Seduta n.338 del 25/07/2012 

CCCXXXVIII SEDUTA

(POMERIDIANA)

MERCOLEDI' 25 LUGLIO 2012

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente BRUNO

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 31.

COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 12 giugno 2012 (330), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Mariano Contu, Paolo Maninchedda, Francesco Meloni, Valerio Meloni, Antonio Pitea e Alessandra Zedda hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 25 luglio 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, con nota del 24 luglio 2012, ha fatto pervenire al Consiglio il ricorso proposto dal Presidente del Consiglio dei Ministri contro la Regione autonoma della Sardegna per dichiarata illegittimità costituzionale degli articoli 2, comma 3, 3, commi 4, 6 e 7, e 4, comma 48, della legge regionale 15 marzo 2012, numero 6, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2012)".

Annunzio di presentazione di disegno di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:

"Norme sull'espropriazione per pubblica utilità". (408)

(Pervenuto il 25 luglio 2012 e assegnato alla quarta Commissione)

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta:

"Adozione di "Su patriottu sardu a sos feudatarios" meglio conosciuto come "Procurad'e moderare, barones, sa tirannia" quale inno ufficiale ed istituzionale della Sardegna". (407)

(Pervenuta il 25 luglio 2012 e assegnata all'ottava Commissione)

Annunzio di petizione

PRESIDENTE. Comunico che in data 19 luglio 2012 è pervenuta una petizione concernente "Ente foreste della Sardegna - Ampliamento pianta organica".

Ricordo che, a norma dell'articolo 103 del Regolamento interno, il fascicolo relativo a detta petizione è a disposizione dei consiglieri presso la quarta Commissione.

Considerata l'assenza di numerosi consiglieri, sospendo la seduta sino alle ore 16 e 45.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 33, viene ripresa alle ore 16 e 52.)

Continuazione della discussione sulle linee guida per la predisposizione del Piano paesaggistico regionale (Doc. n. 27/XIV) e approvazione di ordine del giorno

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione del documento numero 27/XIV.

Ha domandato di parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (U.D.C.-FLI). Presidente, sono stato chiamato a intervenire stamattina mentre mi trovavo nel mio ufficio presso il Gruppo. Ero convinto, sulla base di una mia previsione evidentemente errata, di dover parlare nel pomeriggio, quindi chiedo di poter svolgere comunque il mio intervento. Grazie.

PRESIDENTE. Onorevole Artizzu, come lei ben sa, la regola è uguale per tutti. Ovviamente l'Aula è sovrana nel consentire a un consigliere dichiarato decaduto di intervenire nella discussione.

Ha domandato di parlare il consigliere Peru. Ne ha facoltà.

PERU (P.d.L.). Anch'io, se possibile, chiedo all'Aula di poter intervenire, perché nel momento in cui il Vicepresidente mi ha chiamato non ero presente.

PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, la richiesta dei consiglieri Artizzu e Peru è accolta.

E' iscritto a parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (U.D.C.-FLI). Naturalmente ringrazio lei, Presidente, e i colleghi per avermi consentito di svolgere questo intervento.

Signora Presidente, colleghi, ho apprezzato buona parte degli interventi che si sono fin qui svolti non solo nella loro sostanza, ma anche e soprattutto nel loro stile, generalmente poco incline alla rissa e più indirizzato alla critica costruttiva nel merito di un testo che, in realtà, ha poco merito, nel senso che non è una legge, non è un regolamento, non è un atto che abbia un qualsivoglia valore concreto, immediato, risolutivo. E' un indirizzo generale, e per forza di cose anche generico, di un qualcosa che dovrà esistere in futuro: linee guida del Piano paesaggistico regionale che verrà.

E' fin troppo nota la nostra contrarietà al PPR precedentemente varato, a firma del presidente Soru e della sua Giunta, e in particolare dell'allora assessore Sanna, e alla legge numero 8 che ne era il fondamento giuridico. Contro quella impostazione che consideravamo, e ancora oggi io considero, un'impalcatura costruita in buona parte da ipocrita estremismo ambientalista, noi conducemmo una lunga battaglia politica e consiliare, con occupazione dell'aula consiliare, un referendum, innumerevoli battaglie politiche sul territorio, assemblee e manifestazioni di popolo che oggi qualche collega, che a quei tempi era in prima fila, sembrerebbe dimenticare. Alcuni di coloro che erano qui a occupare l'aula, dormivano nei salottini, combattevano strenuamente il blocco della Sardegna, ora invocano quello scalcinato Piano paesaggistico regionale, che solo il 3 per cento dei comuni sardi ha potuto recepire; lo invocano come lo strumento della salvezza della natura sarda. La trasformazione del territorio può essere contrastata da adeguati provvedimenti legislativi, ma al trasformismo non c'è rimedio!

E' chiaro che, in attesa di conoscere qualcosa di più concreto sull'attuazione che la Giunta Cappellacci vorrà dare ai principi contenuti nelle linee guida, fin d'ora emergono comunque due visioni diverse, due filosofie diverse di approccio all'enorme problema della salvaguardia del patrimonio ambientale e paesaggistico sardo. Quanto, poi, i tedofori delle diverse fiaccole siano sinceri, quanto in realtà siano convinti di ciò che dicono, non sta a me giudicare, ma al popolo sardo. Io sto dalla parte di chi ritiene che salvaguardare l'ambiente sia un obbligo fondamentale di valenza non solo sociale e politica, ma anche morale e religiosa, considerati gli opportuni riferimenti al magistero della Chiesa cattolica forniti ieri dal collega Planetta, che ringrazio. Non sono d'accordo, però, con chi sostiene l'agghiacciante tesi "l'uomo cancro del pianeta", oggi, anzi da alcuni decenni assai di moda. Com'è possibile che all'inizio del terzo millennio tale affermazione sia diventata così diffusa e accettata dal senso comune? Com'è possibile che venga considerato autorevole il teorico dell'animalismo, il filosofo Peter Singer, che sostiene apertamente la necessità dell'infanticidio quando i bambini sono affetti da gravi malattie? E come si è arrivati a un radicalismo così perverso da considerare normale l'attività di un movimento per l'estinzione umana volontaria che propugna la totale estinzione della specie umana per salvare piante e animali? In realtà, quando in futuro se ne occuperanno gli storici, il Novecento sarà con tutta probabilità contrassegnato come il secolo antiumano, come l'epoca dell'odio dell'uomo per il proprio genere.

In effetti, mai prima d'ora nella storia l'uomo si era dedicato con tanta scientificità e crudeltà all'eliminazione di se stesso e dei propri simili. Non voglio riferirmi solo alle guerre mondiali, i cui effetti tutti conoscono, ma a una guerra che ha attraversato tutto il secolo e di cui i due conflitti mondiali costituiscono solo gli aspetti più visibili. Sto parlando soprattutto del relativismo etico, che Benedetto XVI ha definito con straordinaria efficacia in tutta la sua gravità per il genere umano. In realtà, tutti i movimenti di estremismo animalista e ambientalista hanno come caratteristica comune la fiducia in alcune élite illuminate in grado di capire i mali del mondo e porvi rimedio; élite che a un certo punto scelgono il catastrofismo per convincere il resto della popolazione delle loro argomentazioni. Il catastrofismo è ormai il gusto corrente, e noi sardi evidentemente non ne siamo esenti. La catastrofe, quindi, è dietro l'angolo. A sentire le parole del leader del centrosinistra, essa si abbatterà su tutta l'Isola a causa di queste linee guida, prima cancellando le coste e distruggendo, come un immenso blob, tutto ciò che di bello madre natura ci ha consegnato, poi aggredirà le campagne impedendo, causa la realizzazione di case coloniche, capannoni per attrezzi, impianti di irrigazione, ogni forma superstite di agricoltura. I sopravvissuti dunque moriranno di fame, a differenza della tigre del Bengala, che il leader del centrosinistra ha evocato come esempio. Lei, sì, fortunata, potrà continuare a passeggiare indisturbata nella giungla. Magari per salvare una tigre moriranno di fame diecimila contadini indiani, che non potranno più accedere alle proprie terre. Ma di quelli ce ne sono tanti e non se ne accorgerà nessuno!

Scusate la franchezza, ma mi pare, colleghi del centrosinistra, che mentre molte piccole imprese artigiane stanno chiudendo, mentre molti cittadini non possono nemmeno sistemare le tegole del proprio tetto, mentre altri sardi non possono custodire il trattore in campagna, voi stiate scivolando verso quei falsi allarmismi a cui abbiamo dovuto dare ascolto in questi ultimi decenni di demagogia ambientalista e affarista. State sparando cartucce a salve! Perfino un collega pacato, come l'onorevole Sechi, ieri sembrava quasi invasato enumerando le tragedie che ben presto colpiranno la nostra Isola: l'agricoltura e la pastorizia spariranno, le pecore non troveranno più posto tra le stoppie invase dalle ruspe, mentre le betoniere sorvoleranno il mare, nel loro forsennato andirivieni, spaventando i pochi turisti che ancora dovessero avere il coraggio di fare il bagno nel nostro mare inquinato e velenoso!

Gli onorevoli Gian Valerio Sanna e Claudia Zuncheddu hanno puntato invece sull'inossidabile filone pluto-massonico-complottista, che vedono e additano a fasi alterne e a seconda delle circostanze oscuri incappucciati che si spartiscono le spoglie della Sardegna. Non si è capito bene se lo facciano seduti a tavolino oppure, più dannunzianamente, osservando dai finestrini di un elicottero, come è avvenuto in passato durante un'audace indimenticabile impresa, sulla quale da anni chiediamo lumi e mai ne avremo.

Io al catastrofismo di alcuni di voi non credo per almeno due buoni motivi. Il primo, il più importante, è che lo ritengo totalmente ingiustificato: nessuno vuole costruire sulle spiagge, nessuno vuole permettere a chicchessia di realizzare ecomostri in grado di deturpare il paesaggio sardo. Se questo avvenisse, tutti saremmo contrari, nel mio piccolo io per primo. Ma di questa deriva distruttiva non c'è traccia e agitarla è pura demagogia. Ho sentito dire che le intese che saranno concesse da questa Giunta saranno ancora più scandalose di quelle perfezionate in passato, ma per ora non se ne vede traccia e non se ne ha notizia. Gridare "al lupo" senza vedere il lupo è lo sport dei demagoghi. Accusate fatti concreti, fate nomi e cognomi, denunciate abusi e vi seguiremo, se no le vostre parole avranno la sacralità, il peso e la credibilità di quelle di chi, in passato, diceva di aver salvato la Sardegna per i successivi cinquecento anni. Stiamo ancora ridendo!

Il secondo motivo è che voi non siete credibili in questa versione ambientalista spinta e quasi panteistica. Sotto il Governo del centrosinistra, nella passata legislatura, sono stati edificati o autorizzati milioni di metri cubi di cemento nei posti più improbabili e meno opportuni. Il caso più eclatante, ma non certo l'unico, è quello dell'Isola di Santo Stefano, ma se ne contano tanti altri in cui i fortunati vincitori della "lotteria dell'intrallazzo" non erano coloro che avevano presentato credenziali di particolare amore per il paesaggio o per l'ambiente sardo, ma coloro che erano stati premiati con il cosiddetto sistema delle intese, creatura unica al mondo del rito politico sardo, con la quale veniva concesso a pochi quello che era vietato a tutti gli altri. Sono stati premiati squallidi "palazzinari", sciacalli dell'ambiente sardo, altro che storie, colleghi! Intese, strappi alla regola fatti non per vietare, ma per consentire, per dare il via libera a cemento, alberghi, camere in più, piscine e perfino ai famigerati campi da golf, notoriamente responsabili della distruzione della natura e dell'allargamento del buco dell'ozono! Arcipelago di La Maddalena, Monte Concali - non viene mai citata la grande realizzazione del Monte Concali -, Pula, Tortolì, solo per citarne alcuni, tutte zone in cui vive la tigre del Bengala!

Perché non chiedete all'assessore Rassu quanta cubatura ha concesso questa Giunta regionale mediante le intese in tre anni di legislatura? Credo che sarebbe lieto di rispondere, giusto per riportare i termini della discussione nel concreto, nel giusto, nel corretto. Lo dica, Assessore, nel dibattito, prenda la parola, produca uno schema comparativo sulle regalie del passato e su quelle fatte da voi nel presente. Spesso parlano più i numeri delle parole.

Il centrodestra ha vinto la campagna elettorale sul Piano paesaggistico, e su questo non ci sono dubbi, ma non per promettere più cemento per tutti, piuttosto regole certe e uguali per tutti. Non vogliamo cambiare il PPR perché lo vogliamo cambiare per sentire rullare le betoniere, ma perché i cittadini sardi siano messi tutti nelle medesime, rigide e severe condizioni di poter operare sul proprio territorio, e anche per viverci in questa Sardegna che ha bisogno anche di infrastrutture, di servizi di accoglienza, di un miglioramento dell'offerta turistica, di uno standard di servizi che la metta realmente in competizione con le altre località. E per fare questo non servono la demagogia ambientalista o le inesattezze che sono state raccontate stamattina nel corso di una conferenza stampa, che meriterebbe anche qualche ulteriore approfondimento persino sugli organizzatori reali, ma serve ragionare sulle regole, lavoro nel quale non voglio dubitare che tutti, maggioranza e opposizione, si vogliano seriamente cimentare, al di là della strumentalizzazione politica, giusta e legittima del momento, alla quale, però, dovrebbe pur esserci un limite. La campagna, ad esempio: stiamo assistendo all'abbandono irreversibile delle campagne sarde, la cui coltivazione, purtroppo, non è più interessante per molti giovani sardi e le loro famiglie. Non mi pare che il distacco dei giovani sardi dal lavoro dei campi sia da attribuire alla cementificazione delle campagne. Piuttosto la scarsa redditività delle stesse è determinata in molti casi anche dalla scarsa accessibilità. Far realizzare qualche casa in campagna non significa allontanare la gente dal lavoro dei campi, significa semmai riavvicinarla, perché da che mondo è mondo l'agricoltore abita in campagna e deve avere diritto a presidiare la propria proprietà.

Dopo avere clamorosamente fallito proprio sui temi urbanistici, proponendo alla Sardegna un regime fatto solo di divieti, facilmente aggirabile da pochi fortunati, oggi state, a mio avviso, nuovamente sbagliando, gridando in modo scomposto al "sacco delle coste", al cemento selvaggio, alla speculazione, alla distruzione della Sardegna. Sulla stessa carta, che vi ha fatto perdere già una volta, puntate tutto per perdere di nuovo elezioni, ma anche credibilità. Volete continuare a godervi le vostre ville e le vostre aziende costruite, quelli sì, sulle spiagge sacre e inviolabili della Sardegna, ma allo stesso tempo volete anche recitare il ruolo degli assaltatori dei gommoni di Greenpeace. State ingannando il popolo sardo raccontando di un sacco delle coste che non esiste, se non nella strumentalità triste della vostra sterile e inefficace opposizione. Nel frattempo continuate a non produrre proposte e idee per risolvere la crisi della Sardegna e, credetemi, lo dico con il rispetto e anche l'ammirazione per molti di voi, è triste vedere l'opposizione ridotta a questo. State perdendo una buona occasione per partire dalla salvaguardia dell'ambiente, per offrire alla Sardegna una speranza di sviluppo. Parlate di riqualificazione dell'esistente, ma vi opponete anche agli interventi di riqualificazione. Citate l'Australia, la Francia, la Corsica, l'India come esempio di Paesi nei quali è vietato costruire sulle coste e vi rifiutate di fornire indicazioni su come e dove è scritto che qui in Sardegna si potranno distruggere le coste con il cemento. Non c'è scritto, non ci sarà mai scritto! Diciassettemila posti di lavoro persi nell'edilizia non sono frutto di elaborazioni della Giunta regionale. Sono le associazioni di categoria che hanno fornito questi dati; li fornivano anche quando voi eravate al governo e non li avete ascoltati, anzi guardavate con sprezzo chi chiedeva di poter aprire cantieri regolarmente autorizzati, chi chiedeva di lavorare onestamente, chi voleva vedere rispettati i propri diritti e non sopportava di essere spettatore di tanti favoritismi legalizzati. Avevate dedicato cinque minuti a ciascuno dei sindaci per sentire cosa avevano da dirvi sul PPR e l'avevate fatto anche con fastidio, certi che, in realtà, di quel confronto non ci fosse bisogno, perché "il popolo bue" avrebbe dovuto accettare e ringraziare, salvo poi impallinare il vostro Presidente al momento opportuno. Abbiamo sbagliato ad agire solo ora, siamo in ritardo e bisogna affrettarsi, bisogna rispettare gli impegni presi con il popolo sardo. Ecco cosa io rimprovero a questa Giunta e a me stesso, l'avere agito troppo tardi, ma meglio tardi che mai, il tempo c'è ancora per restituire giustizia ed equità.

Nemmeno la riqualificazione dell'esistente è stata possibile con il vostro sistema di divieti. Tante storie di lavoro onesto, di onesta fatica, spazzate via; piccole aziende, che sono l'ossatura dell'economia italiana e sarda, rase al suolo per una demagogia cieca e sorda, spietata e ipocrita. Solo il blocco, il filo spinato, i divieti, mentre in pochi facevano festa. Altro che tigre del Bengala! Ben altre tigri e lupi famelici, sardi e non sardi, parenti e amici del Governo nazionale di sinistra, si sono sfamati sulla carcassa della nostra morente economia. E ora basta, per favore. Regole strette, severe, ma uguali per tutti. Cerchiamo di rendere la Sardegna più vivibile, un posto dove si possa anche campare onestamente senza doversi suicidare, vivere e lavorare senza dover elemosinare il piacere al potente di turno, tutti con le stesse possibilità di competizione. Rispetto le tigri, rispetto i cinghiali, ma amo di più gli esseri umani e soprattutto i miei connazionali, i sardi. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Peru. Ne ha facoltà.

PERU (P.d.L.). Presidente, colleghi, ho riflettuto a lungo sull'argomento in discussione e mi sono chiesto il perché attraverso artifizi e contorsioni di parole si debba trovare a tutti i costi sempre e comunque una motivazione per dire il contrario o sostenere il no a prescindere dal risultato. Questo, colleghi, accade a entrambi gli schieramenti politici, ma non è coerente né per la politica né per la Sardegna e non è giusto neppure per i sardi. In questi giorni si sono sentite espressioni come "Sardegna, pericolo cemento", "le coste verranno devastate", "il patrimonio ambientale verrà intaccato", e perfino un autorevole archeologo e accademico in un'intervista a tutta pagina alla domanda su quale sia il suo pensiero rispetto alle linee guida sul PPR revisionato risponde: "Il PPR di Cappellacci devasterà la Sardegna". Colleghi, il PPR revisionato ancora non esiste e stiamo già parlando di devastazione dell'Isola!

La stessa identica considerazione vale quando si afferma, come spesso accade, che il Presidente e la sua maggioranza sono i responsabili del disastro economico e sociale della Sardegna. Questo non è giusto, non è credibile, è strumentale e non fa bene né alla Sardegna né ai sardi. A mio avviso, chi si esprime così non crede in ciò che afferma, ma è certo che non vuole bene alla nostra terra. Direi, colleghi, che sia tempo di porre fine alle accuse reciproche: "Voi attraverso le intese avete distribuito volumetrie a favore di amici", "Oggi lo fate voi attraverso il piano casa e la legge sul golf, con la quale si sono mascherati metri cubi a favore di amici". Queste sterili diatribe non piacciono più alla gente, perché la gente oggi è attenta, vuole fatti e risposte concrete e quindi non si può perdere più tempo appresso a questo genere di polemiche. Mi dispiace che a sostenere questo siano persone che, guarda caso, siedono in questi banchi da cinque, dieci o quindici anni o persino di più, e hanno contribuito, nel bene o nel male, a creare questo sistema in cui oggi viviamo, che non ci piace, ma ci conviene.

Colleghi, questa concezione sicuramente non l'ha creata il nostro vicino, non l'ha creata la zia Peppina di turno, l'abbiamo creata noi, è il frutto, è il prodotto del nostro lavoro. Questo lo dico anche all'amico Nanni Campus, che afferma che noi siamo considerati come un malato terminale. Io sono convinto che i malati terminali vengano guariti dai bravi medici usando buone terapie e non bisogna differenziarsi staccando la spina, perché anche il comandante Schettino ha abbandonato la barca per salvarsi, ma tutti conosciamo le conseguenze di quel gesto. C'è un pericolo reale, che si chiama ego, al quale bisogna stare molto attenti. Non bisogna stare attenti a chi ha la cazzuola in mano o ai "fratelli della costa"; su questi sono convinto che tutti sapremo vigilare bene.

Proviamo, invece, colleghi, a credere che ci potrebbe essere una svolta. La svolta potrebbe avvenire attraverso il PPR, che è un importante strumento di pianificazione, ma su questo è necessario fare tutti uno sforzo, destra, sinistra e centro, mettendo sicuramente una marcia in più, una marcia di cambiamento, sistemando tutto il nostro peso in un'unica mattonella, dicendoci finalmente la verità e avendo un unico desiderio, quello di servire il nostro popolo. Questa è la nostra vera scommessa e per questo sono convinto che tutti siamo consapevoli che la revisione del PPR, di questo utile strumento, è indispensabile per la crescita, la tutela e lo sviluppo dei nostri territori.

Cari colleghi, sapete bene, anzi sapete benissimo che la revisione del PPR tutela il nostro paesaggio, tutela le nostre coste, riordina, riqualifica il disordine urbanistico e semplifica le procedure. E se le semplifica, in un momento così difficile il PPR può solo aiutare il sistema a svilupparsi senza consumare territorio. Bene ha fatto il nostro Presidente a sottolineare che i principi del PPR vigente non si toccano, bene ha fatto a riconoscere alla precedente maggioranza e al suo Presidente di aver dato una grande spinta culturale riguardo alla tutela del nostro patrimonio ambientale, ma è anche vero che oggi è necessario e indispensabile, dopo sei anni, revisionare questo strumento di pianificazione in quanto il metodo procedurale adottato non ha funzionato come previsto e non si sono raggiunti i risultati prefissati. Noi consideriamo il paesaggio un fattore di sviluppo locale, lo consideriamo una risorsa competitiva e lo sottolineiamo, così come lo sottolinea il PPR vigente, ma per assicurare l'applicabilità di questo strumento sotto l'aspetto economico, sociale, istituzionale e culturale è necessario che esso venga revisionato ed è indispensabile che i territori, le istituzioni, i professionisti, gli operatori, le categorie, la gente, gli attori principali siano parte attiva di questo processo. Questo è un messaggio che tutti dobbiamo trasmettere e che deve essere inculcato culturalmente nella mente di ognuno di noi, nella mente di ogni cittadino, perché il Piano paesaggistico revisionato rappresenterà lo strumento che regola una prospettiva di sviluppo capace di coniugare le esigenze con le opportunità senza compromettere lo straordinario patrimonio naturale della nostra terra.

Colleghi, non deve allarmare l'eventuale realizzazione di impianti da golf, non dovete vedere sempre la speculazione dietro ogni cosa. Gli impianti da golf si possono fare anche in senso giusto, esistono le regole, esistono gli strumenti, esistono gli organi, esistono tutte quelle dinamiche positive che sicuramente conducono verso il riordino e la riqualificazione, senza distruggere nulla. I sindaci sono lì a vigilare, i decreti ministeriali esistono in tutto il perimetro della nostra isola, i siti di importanza comunitaria (SIC) non si toccano, oltre il 60 per cento del territorio della Sardegna, dove insiste l'82 per cento della popolazione, è vincolato. Non ci dobbiamo preoccupare di questo, non è possibile che all'indomani dell'approvazione del nuovo PPR si verifichino le colate di cemento nell'intera Isola. Anche il piano casa aveva allarmato e tanti hanno gridato all'assalto alle coste: tutto si è ridotto al vero obiettivo, cioè alla riqualificazione, al riordino, ai piccoli interventi sull'esistente, sul territorio già consumato, a quello che dava risposte alle famiglie che avevano necessità di una riqualificazione del loro immobile.

Lo stesso discorso vale per i centri storici, oggi considerati dal PPR vigente come un unico monumento da conservare. Noi di questa logica siamo convinti, ma siamo anche convinti che la funzionalità e la fruizione dei centri storici debbano essere rese a chi ci vive. E se questo non avverrà ci sarà un doppio danno, ovvero l'abbandono e la trascuratezza, perché non possiamo costringere le famiglie a vivere nella non funzionalità dell'ambiente. Sul danno economico ambientale derivante dall'abbandono del centro storico dovrà intervenire l'istituzione pubblica per raccogliere i cocci del degrado.

Per fare un altro esempio che ci differenzia e che differenzia la considerazione di bene paesaggistico d'insieme dal sistema di alta tutela, dico che Cala Goloritzé non può essere assolutamente considerata uguale a Platamona - cito Platamona perché è il luogo dove vivo - pur meritando la massima tutela. A differenza di Cala Goloritzé, che necessita di un vincolo assoluto, Platamona necessita di un riordino, di una riqualificazione e per raggiungere questo obiettivo sono necessarie regole certe, regole non da interpretare ma coerenti con il raggiungimento degli obiettivi, che tengano conto della sostenibilità ambientale e non portino al consumo del territorio. Tutti noi siamo convinti di questo, così come siamo convinti che le attività turistico-ricettive non abbiano necessità di ulteriori metri cubi per svilupparsi, che le attività ricettive necessitino di regole, di strumenti di riordino, perché col PPR vigente le attività ricettive non si sono riordinate, ma si sono arenate. Siamo convinti anche noi che il numero degli immobili in Sardegna sia sufficiente per le esigenze dei sardi, e non solo dei sardi, e che l'edilizia possa avere qualche risposta in più non sicuramente da nuovi insediamenti, ma da un riordino, da una riqualificazione, da una riconversione degli immobili esistenti anche verso le attività ricettive. Ma per fare questo sono necessari strumenti e regole, e il PPR potrà dare queste risposte.

Siamo anche tutti d'accordo col collega Soru - mi dispiace che in questo momento non ci sia, lo cito perché di solito ha buone idee - quando chiama a giudizio la natura come entità suprema che non vuole essere trasformata né consumata. Ha ragione su questo. L'uomo ha necessità di vivere ed è giusto che viva danneggiando il meno possibile la propria terra. Ma se si vuole essere coerenti con un pensiero così profondo, lo si deve poi applicare, altrimenti non si è credibili; se si è così convinti che la natura non contempli assolutamente costruzioni edilizie laddove è necessaria la massima tutela, chi le possiede deve certamente demolirle e restituire la superficie all'ambiente.

Questo, cari colleghi, è il momento migliore per fare uno sforzo con lo sguardo sicuramente rivolto non verso i consensi elettorali, ma verso la nostra coscienza, rompendo le logiche del passato per pensare più alla nostra terra e tradurre in fatti il nostro ruolo. Quello che la gente ci chiede consapevolmente è fare finalmente una scelta alta per i sardi e per la Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Io sono un inguaribile volterriano e nonostante le cose dette dai colleghi Artizzu e Peru sono contento di aver dato l'assenso perché potessero intervenire. Dico nonostante le cose che hanno detto, che ha detto soprattutto il collega Artizzu, il quale ha definito il Piano paesaggistico regionale vigente un piano scalcinato. Mi viene il dubbio che non abbia ascoltato neanche il suo Presidente, il quale nell'introduzione alle linee guida che la Giunta propone per la revisione del PPR ha parlato dell'attuale Piano paesaggistico usando queste testuali parole: "Innanzitutto è necessario chiarire, come principio, che quel documento" - il Piano paesaggistico regionale vigente - "frutto delle indicazioni che il Consiglio regionale volle dare e fare proprie nel 2005, sono ancora attuali e costituiscono la solida base su cui costruire i ragionamenti legati allo sviluppo, alla tutela dei territori, della storia e dell'identità della nostra Isola". E aggiunge: "Sono una base talmente solida che neanche una virgola di quel documento è stata modificata". Come può lei, consigliere Artizzu, rappresentante di un partito politico che a livello nazionale si pone su posizioni diverse da quelle del P.d.L., legarsi così strettamente a ipotesi che sono assolutamente propagandistiche e non tenere conto neanche di quello che dice nell'introduzione alle linee guida il Presidente della Regione? Io capisco che lei abbia la necessità di distinguersi, di fare opposizione a tutto campo, però non stiamo discutendo le linee del PPR, in quanto noi abbiamo chiesto, come opposizione, lo dico ai colleghi della maggioranza, che la Giunta riferisse in Aula sulle linee di indirizzo di modifica del PPR. E' stata una decisione politicamente rilevante che l'opposizione, con il sostegno di una parte avveduta e intelligente della maggioranza, ha fatto prendere. Senza questa nostra iniziativa oggi di PPR qui non se ne discuterebbe. Bisognerebbe quindi, uso il condizionale, evitare di utilizzare questo momento importante di riflessione su un lavoro che deve essere ancora fatto, perché il giudizio sul nuovo PPR lo potremo dare quando la Giunta lo presenterà. Adesso dobbiamo impegnarci, come legislatori regionali, come Consiglio regionale, sulle indicazioni che intendiamo dare alla Giunta perché il lavoro sia il più proficuo possibile, partendo anche dalle esperienze del passato, che sono significative e importanti.

Allora io seguo la traccia, non posso fare diversamente, non mi lascio distrarre da questo tentativo propagandistico di fare per forza il difensore o l'oppositore di opposte bandiere. Tento di fare un ragionamento serio. Stiamo parlando di prospettiva e non di passato. E' vero che tre anni e mezzo di legislatura non hanno portato a una nuova legge urbanistica, non hanno portato a una revisione della legge numero 8 del 2004, non hanno portato a una modernizzazione di questo settore in Sardegna. Vivaddio, ci sarebbe davvero bisogno di modernizzare il settore dell'urbanistica in Sardegna, nonostante ci siano leggi ancora attuali che vengono soltanto parzialmente utilizzate dai comuni! Una modernizzazione in tal senso non è stata fatta, ma noi stiamo parlando di prospettiva, di un modello di sviluppo nuovo della Sardegna, ed è vero - mi rivolgo ancora al collega Artizzu - che su questo dibattito si contrappongono due distinte filosofie: una è la sua, consigliere Artizzu, ed è legata al passato. Ma che l'edilizia, il mancato rispetto del territorio, il cemento, gli interventi per seconde, terze e quarte case siano lo sviluppo per il futuro non lo dice più nessuno.

Ho qui, assessore Rassu, gli interventi svolti al convegno della Confapi Sardegna, a cui lei ha partecipato. Tra questi ci sono gli interventi dei costruttori, dei rappresentanti dell'ANCE. La signora Valentina Meloni, del collegio ANIEM della Sardegna, ha detto: "Noi puntiamo sulla sostenibilità ambientale ed economica". L'ha detto in quel convegno, che poi è stato concluso dall'assessore Rassu, il quale ha detto a sua volta delle cose significative. La signora Meloni non ha parlato di volontà di "bruciare" il territorio, di uso selvaggio del territorio, di espansione delle new town berlusconiane, il modello a cui voi vi richiamate, ha invece detto: "Abbiamo redatto una carta di intenti per il rilancio dell'economia. Ristrutturando i centri storici e le periferie possiamo davvero far ripartire un sistema che ora è bloccato". I costruttori parlano del già edificato, di ristrutturazione, di riuso dei volumi esistenti e inutilizzati; non parlano di volontà di "bruciare" altri ettari di territorio. E mi ha fatto piacere che un esponente di un partito a cui noi guardiamo con interesse per la prospettiva, sto parlando del collega Mula, abbia citato l'esempio della Spagna. Quando si dice "turismo uguale edilizia uguale sviluppo", la Spagna è la cartina di tornasole, perché ha consumato ettari ed ettari di territorio, anche di altissimo pregio ambientale, sul totem dello sviluppo turistico senza freni. Ebbene, la Spagna è stata trascinata in una situazione di crisi soprattutto dagli errori che ha fatto in termini immobiliari e urbanistici. Se fosse vero l'assunto da cui voi partite, e cioè "edilizia uguale sviluppo uguale turismo", la Spagna non dovrebbe essere al tracollo economico, così come non dovrebbe esserlo l'Italia, che è vicinissima a quel traguardo negativo, perché l'Italia - sono statistiche europee - è il Paese dove il cemento è avanzato di più rispetto a tutti gli altri Paesi europei, a eccezione della Spagna. Ho qui un grafico, consigliere Artizzu, glielo farò avere, che mostra che l'Italia è all'avanguardia per quanto riguarda il cemento, perché produce 800 chilogrammi di cemento in più all'anno pro capite, contro i 980 della Spagna, mentre - udite, udite! - la Germania e la Francia ne producono 400, la metà rispetto all'Italia, e il Regno Unito addirittura 200. Siamo talmente abituati a fare un uso spropositato delle risorse territoriali e del cemento che non ci rendiamo neanche conto che i dati europei parlano contro questa politica.

Il discorso è questo, assessore Rassu: riusciamo veramente a contrastare i corsari e i bucanieri, per ripetere una definizione utilizzata nel dibattito di stamattina, se non ricordo male, dal collega Campus? Lo chiedo perché di corsari e bucanieri in questo settore ce ne sono tanti! Vogliamo continuare a nasconderci dietro gli imbrogli delle cifre? I 17 mila posti di lavoro persi nell'edilizia sono stati persi per i vincoli del PPR? Ma stiamo scherzando? Neanche i bambini delle scuole materne crederebbero a una favoletta di questo genere! La crisi dell'edilizia ha ragioni ben più profonde, che gli stessi imprenditori del settore hanno colto ed evidenziato. Il presidente Cappellacci fa una premessa - che vi ho letto - assolutamente inattaccabile, poi nelle conclusioni lascia intravedere l'intenzione di individuare tutti i danni e i difetti legati allo sviluppo del settore dell'edilizia nei vincoli del PPR. Quindi parte dall'assunto che bisogna eliminare i vincoli e verificare lo sviluppo compatibile, termine che a me fa paura, perché quando sento di parlare di compatibilità legate all'attività di sviluppo edilizio nelle zone costiere mi vengono in mente tanti esempi da far accapponare la pelle. Di fronte a un mercato immobiliare che è bloccato, di fronte a una crisi finanziaria che ha chiuso i rubinetti del credito alle famiglie e alle imprese, con le bolle immobiliari che dal 2008, partendo dagli Stati Uniti d'America, hanno investito Spagna, Irlanda e Portogallo e stanno arrivando anche da noi, di fronte a milioni e milioni di metri cubi d'invenduto, vogliamo continuare a fare lottizzazioni e sottrarre terreno all'agricoltura?

Questi sono i ragionamenti che mi sento di fare; li avrei voluti fare al presidente Cappellacci, ma purtroppo non è in aula, quindi mi rivolgo all'assessore Rassu in maniera molto seria, sapendo che la discussione che stiamo facendo oggi in Consiglio regionale è importante. Molti pensano - io non sono tra questi, Assessore, voglio essere sincero - che questo dibattito sia inutile, nel senso che le decisioni sono già assunte, che ci sono forze, soprattutto vicine al presidente Cappellacci, che orientano gli atti della Giunta nella direzione vecchia e superata di cui ho parlato sinora. Ma anche nella Giunta e nella maggioranza ci sono persone che hanno capito che continuando con l'andazzo dei piani casa berlusconiani, delle Milano 2, Milano 3 e new town di L'Aquila, anziché recuperare i centri storici si creano nuove città. L'esempio di L'Aquila, badate, è significativo, è una cartina di tornasole di come queste due filosofie siano per certi aspetti inconciliabili. Il centro storico di L'Aquila è disabitato e non si è ancora intervenuti per recuperare la storia, la cultura, l'architettura di questa grande città. Si è invece consumato altro territorio, si sono costruite altre case, altri villaggi, entità fantasma che non rispecchiano la tradizione, la storia, la cultura di quel popolo.

Assessore Rassu, penso di fare il mio dovere se dico che l'esperienza che è stata fatta e le premesse al documento che il presidente Cappellacci ha letto in Aula in avvio di questa discussione debbano essere tenuti presenti. Deve però essere fatta la tara di un eccesso di propaganda che vi tirate dietro dall'inizio della legislatura, quando le cazzuole e le betoniere - non parlo di compassi - venivano richiamate per solleticare l'interesse di vasti bacini elettorali che avevano dato sostegno al tandem Berlusconi-Cappellacci durante la campagna elettorale.

Mi auguro che non vogliate continuare in questa direzione perversa per la Sardegna. Noi ci auguriamo, come Gruppo dell'Italia dei Valori, che significativamente si faccia tesoro delle esperienze anche di altri Paesi, non solo del nostro, e che si punti veramente a indirizzare la politica urbanistica della Sardegna verso il rispetto del patrimonio ambientale e paesaggistico, che è una risorsa, come dice il presidente Cappellacci, di tutti i sardi, non solo di quelli che hanno interessi speculativi e immobiliari; è una risorsa di tutti i sardi che vale per il futuro dei sardi e che non può essere dilapidata sull'altare degli interessi di pochissime persone. Quindi evitiamo di disperdere il patrimonio anche di credibilità che la Sardegna si è costruita.

E' stata una ben strana coincidenza che la discussione sulle linee guida di revisione del PPR sia iniziata con la commemorazione del professor Lilliu. Voglio leggere, cari colleghi, quello che il professor Lilliu scriveva su Tuvixeddu, altro progetto su cui le due filosofie antitetiche di cui ho detto si sono scontrate anche in quest'Aula. Ebbene, il professor Lilliu diceva: "Tuvixeddu è la montagna sacra di Cagliari e della Sardegna, che va salvata". E il professor Lilliu, che ricordiamo con rammarico perché ne abbiamo apprezzato le grandi qualità di uomo, di intellettuale, di studioso, sul compendio di Tuvixeddu e Tuvumannu diceva che si trattava di un grande paesaggio culturale in cui leggere tutta la storia della città. E aggiungeva: "La mia difesa è motivata e ragionata, tiene conto del significato totale che hanno il colle, il paesaggio, la natura, tutta una serie di valori intoccabili che devono restare come sono, perché sono patrimonio dei sardi".

Badate, un altro autorevole accademico dei Lincei, ha partecipato proprio ieri, a Cagliari, a una discussione importante su questi temi, che non si possono snobbare con i richiami alle tigri del Bengala o a facezie similari. La tigre del Bengala è l'animale simbolo dell'India, per cui gli indiani fanno bene a porsi il problema di salvaguardarla. Ebbene il professor Settis, accademico dei Lincei, come il professor Lilliu, ha posto in evidenza in un'intervista rilasciata al quotidiano La Nuova Sardegna alcuni giorni fa un elemento importante, e cioè che forse per la prima volta o in pochissime situazioni la Sardegna è stata all'avanguardia della discussione in Italia e in Europa sul tema del rispetto del paesaggio e dell'ambiente. La Sardegna, prima con la legge numero 8 e poi con il PPR, è stata all'avanguardia del dibattito e delle riflessioni delle Regioni italiane ed europee. Badate questo è un patrimonio di elaborazione, un patrimonio culturale e anche politico importante, un patrimonio di riflessioni su un processo che sta andando avanti nel mondo. Si stanno moltiplicando le iniziative a difesa del territorio, c'è un'associazione…

PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Mi spiace che non ci sia il presidente Soru per il semplice motivo che dopo averlo sentito, ieri, difendere con convinzione il suo operato, avrei voluto fargli osservare alcune cose, quelle che conosciamo, naturalmente, perché l'affermazione che si voglia consumare in modo indiscriminato il territorio non trova riscontro in quello che ancora penso di non aver fatto. Che il Piano paesaggistico regionale sia alla base di un nuovo modello di sviluppo è evidente, non stiamo inventando niente, ma che questo PPR abbia consentito di smettere di consumare la fascia costiera è un'affermazione pesante. Perché dico questo? Perché non è vero che questo PPR abbia fatto cessare l'aggressione e il consumo della fascia costiera. So che a qualcuno darà fastidio sentirlo ripetere, ma lo ripeto perché Santo Stefano, dove con le intese sono stati autorizzati 45 mila metri cubi di cemento, è un'isola nell'isola. Molti di voi sono di quelle parti, chi è del nord Sardegna sa di che cosa sto parlando: una cava di granito doveva essere trasformata in resort, in villette, in attività portuali con tanto di banchine! Non è sufficiente? Ci spostiamo a Tortolì per capire quale concentrazione di metri cubi vi sia stata su una singola persona. Gli ogliastrini questo lo sanno, non glielo devo certamente spiegare io. Le intese si fanno anche per questo! Altre oscenità? Andiamo a Carloforte per capire che l'ex albergo dell'ESIT, a La Caletta, è stato trasformato in qualcosa di mostruoso! Si dirà che il PPR l'ha sfiorato, però ha continuato a lasciar fare. Doveva trattarsi di una ristrutturazione e di un ampliamento e invece quell'albergo è stato letteralmente abbattuto e ricostruito con il 25 per cento di volumetria in più, per incentivare! Questi sono solo alcuni esempi, stasera non ho con me il famoso elenco di cui ho già parlato, perché penso che non sia questo il momento di tornare a elencare tutto ciò che è accaduto.

All'onorevole Soru avrei voluto ricordare una cosa: lui ieri ha accusato questa maggioranza di non aver fatto nessuna legge per lo sfruttamento del vento e del sole. L'onorevole Soru invece l'ha fatta! Il Piano energetico, che non è mai entrato in quest'Aula, neanche in questa legislatura, e sapete che io l'ho sollecitato più volte, l'onorevole Soru l'ha modificato con una delibera di Giunta, al momento necessario, per consentire che 200 ettari di terreni del Casic fossero ceduti all'ingegner De Benedetti, né più né meno come i 50 ettari di Chilivani o qualche altra cosa sparsa nell'Isola. Dico queste cose, ricordandole innanzitutto a me stesso, perché non si possono accusare gli altri di un qualcosa che appartiene direttamente a chi ha pronunciato quelle parole!

Il Consiglio regionale ha discusso nella passata legislatura le linee guida portate dal centrosinistra e oggi sta discutendo quelle portate dal centrodestra: discussione accademica allora quanto oggi. La verità vera è che questo Consiglio in questa materia, così come in altre, è stato esautorato. Abbiamo ereditato tutto ciò e l'unica cosa di cui mi rammarico è che da parte nostra non ci sia stata la capacità di riportare il Consiglio al ruolo di centralità che gli è dovuto. Qua non dobbiamo discutere, a parer mio, delle linee guida, qua dobbiamo discutere del PPR, perché il cuore del problema è questo. Voi avete voluto invece la discrezionalità, ma discrezionalità significa che una persona ha il potere di decidere tutto ciò che ritiene necessario e giusto per alcune persone in modo positivo e per altre in modo negativo. Credo che questo sia un problema che ci dobbiamo porre, se no chi verrà dopo di noi lo erediterà ancora e così via, e non ne usciremo più, continueremo a rinfacciarci le cose. La discrezionalità per quanto riguarda temi come questo, che sono di vitale importanza, non la si può lasciare in mano a una persona. Noi stiamo commettendo questo errore, voi lo avete commesso in passato, convinti che doveste governare per tutta la vita, ma non è così, la ruota gira, il bipolarismo a questo ci ha abituato e da questo bisogna uscirne.

Perché dico questo? Perché ho difficoltà ad accettare la situazione, così come ha difficoltà il mio partito, e in quest'Aula noi non consentiamo a nessuno, né alla maggioranza né all'opposizione, di strumentalizzare le nostre posizioni. L'abbiamo dimostrato con la legge sul golf: quando si è voluto portare da 3 chilometri a 1 chilometro dalla linea di battigia il limite oltre il quale consentire la realizzazione di nuove strutture residenziali e ricettive abbiamo detto che non l'avremmo votata; quando si è fatta la discussione sugli interventi nella fascia dei 300 metri abbiamo detto che non l'avremmo mai votata. Questo perché siamo coerenti con le nostre battaglie e una cosa è certa: noi non abbiamo mai fatto i palazzinari, non siamo mai stati cementificatori nella nostra storia, abbiamo sempre combattuto per il sistema ambientale e la sua salvaguardia, e non a seconda dei momenti o delle maggioranze nelle quali ognuno di noi si trovava. A seconda della maggioranza era infatti necessario anche piegare la testa.

Noi non abbiamo venduto il nostro partito a nessuno. Noi siamo in una coalizione all'interno della quale sul nostro programma c'è stato un confronto reale; quei punti sono stati accettati dal presidente Cappellacci e su quei punti abbiamo sempre aperto le nostre verifiche programmatiche con coerenza. E con coerenza e anche con lealtà abbiamo votato, perché quando le cose non andavano bene l'abbiamo detto qua dentro, non fuori di qui. Abbiamo detto qua dentro che cosa non ci stava bene, non siamo scappati alle nostre responsabilità. Anche stasera siamo qui per questo.

In quest'Isola ci sono 377 comuni e solo 10 di essi hanno approvato il PUC. Io vivo in un comune che da oltre vent'anni cerca di approvare il PUC, ovvero il Comune di Sassari, il cui consiglio comunale si sta ancora riunendo per cercare di approvare questo strumento urbanistico. Ma in questi anni le concessioni edilizie, la possibilità di fare interventi anche di recupero, che sono poi necessari, tutto ciò è stato impedito perché le norme di salvaguardia a questo portano, cioè a imbalsamare il sistema. E in una realtà come la nostra imbalsamare quel sistema significa danneggiarlo economicamente in modo irreversibile, irreparabile. Alcuni miei amici hanno la casa nel centro storico per loro sfortuna vicino a una chiesa, perché il centro storico di Sassari è pieno di chiese. Mi dite voi qual è il torto di questi cittadini, quello di aver ereditato la casa del nonno o del padre e di continuare a vivere nel centro storico? Dovrebbero essere premiati solo perché continuano a vivere in un centro storico abbandonato e invece non possono nemmeno fare interventi di recupero della loro casa! E' possibile che non si possa riparare definitivamente questa stortura?

Dopo le prime affermazioni di alcuni amici del centrosinistra speravo che ci fosse la possibilità di un dialogo, perché non stiamo costruendo qualcosa per pochi, stiamo costruendo qualcosa per tutti e non ci si può chiudere e trincerare dietro i no senza pensare che forse qualche errore è stato commesso anche da chi ha governato prima e va quindi corretto. Quest'Aula deve recuperare la propria credibilità, il proprio ruolo, che col tempo ha perso. Quando sono tornato in questo Consiglio pensavo di mancarvi da vent'anni, perché c'è stato uno stravolgimento. Non so quale epidemia si sia verificata, quale sfacelo vi sia stato o in quale clima si sia vissuta la passata legislatura, non c'ero, lo posso solo intuire, l'ho sentito raccontare, ma non si può rinunciare a tutto. Se questa Assemblea fa le leggi per i sardi a maggior ragione il proprio ruolo lo deve rimarcare, non può abdicarvi. Dobbiamo ritornare a quello che doverosamente questo Consiglio deve essere, se no abbiamo finito, non ci sono i presupposti per andare avanti.

Guardate, io non sono un uomo di mare, ma sono andato lungo le coste, ho scattato delle fotografie, e devo dire che ho visto uno spettacolo indegno. Bisogna andare per mare per vedere certe cose, da terra non si vedono; bisogna andare lungo le coste per capire da dove è saltata fuori una determinata cubatura. Basta assumere informazioni - grazie a Dio la rete ne offre in abbondanza - e si inizia a capire: si compra un albergo all'asta, a cui magari c'è un unico partecipante, che casualmente passava di lì. D'accordo? Poi si firmano le intese e si va avanti. Guardate che funziona sempre così!

Nella prossima legislatura sul piano energetico quest'Aula sarà ancora fuori da qualsiasi logica di competenza, è pensabile? Noi stiamo distribuendo alle multinazionali per ritrovarci in bolletta ciò che loro guadagneranno nei prossimi vent'anni, e stiamo zitti! Si prova a denunciare questa situazione, ma sembra che non ci riguardi. Ma la bolletta non arriva anche al Consiglio regionale e alle nostre famiglie? Non ci rendiamo conto di quello che sta accadendo?

"Padri del vento", "padri del sole": qua ci sono troppi padri e molti figli che però non sono stati riconosciuti! Bisogna abbandonare completamente l'idea che questi siano temi che interessano poche persone. Io sinceramente non me la sento. La terra ha un suo valore produttivo agricolo, ma per rimandare la gente nelle campagne bisogna creare i presupposti. Secondo voi il panorama che c'è oggi è lo stesso di cent'anni fa? Qualcuno quel panorama l'ha modificato, l'ha cambiato. Chi ha realizzato la basilica di San Pietro a Roma pensava di sbagliare o di creare un'opera d'arte? D'accordo, non sono sempre opere d'arte, per quel che ho visto sinceramente lungo la costa di opere d'arte non ce n'è neanche una, ci sono invece degli obbrobri! Va bene, c'è il problema della monetizzazione, c'è il problema dell'assalto alla diligenza, però oggi quell'assalto è finito, per i prossimi dieci o vent'anni anni non si potrà costruire niente e avremo il tempo per capire quali sono le regole vere, democratiche e giuste che i sardi devono avere in questa materia. Diversamente ci trascineremo volta per volta nell'improvvisazione e nell'egoismo, perché basterebbe prendere i resoconti parlamentari della passata legislatura per rendersene conto. Roberto Capelli ne ha letto alcuni, ma se dovessimo leggerne di più ci renderemmo conto che quello che si diceva allora lo si sta dicendo adesso e qualcuno se lo è forse anche rimangiato, perché ora dice cose completamente diverse.

Allora questo non è il gioco delle parti, di chi è maggioranza e di chi è opposizione. Su temi come questo, anziché citare personaggi che hanno dato lustro a questa terra e disturbarli, perché li stiamo anche disturbando, credo sia necessario interrogare prima noi stessi per capire qual è la cosa più giusta: abbassare la testa e andare avanti facendo finta che tutto vada per il meglio oppure cercare di fare adesso un ragionamento diverso da quello che è stato fatto nella passata legislatura. Come posso andare in quarta Commissione e prendere atto del PPR? C'è l'aspetto consultivo, vengo consultato? Ma questo consulto non serve a niente, perché si è già delineato tutto. Io non posso accusare Cappellacci di questo, io accuso chi ha costruito questo strumento e questo percorso. Di che cosa ci possiamo accusare noi? Di volerlo necessariamente mantenere in piedi? Noi dovremmo avere la capacità di modificarlo ulteriormente, in meglio, trovando elementi di democrazia, di equilibrio, che sono quelli che i cittadini chiedono, non i favoritismi, non gli ammiccamenti, non gli interessi di pochi. Io qua dentro a difendere gli interessi di pochi non ci sto, e il mio partito non c'è mai stato. Ecco perché, alla fine di questa giornata, si arriverà al voto di un ordine del giorno. Guardate, noi non parteciperemo a questa votazione. Presidente, lo sto certificando, il Gruppo sardista non parteciperà alla votazione di un ordine del giorno conseguente a un dibattito come quello al quale abbiamo assistito in questi giorni. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Mi coglierebbe il silenzio. Signora Presidente, non so se riuscirò a modificare l'intervento che in questi giorni, con una parte scritta e una parte orale, mi sono permesso di preparare. Mi dispiace che non ci sia l'onorevole Soru, che rimane pur sempre l'elemento a cui fare riferimento per quanto riguarda questa materia. Ma siccome su questa materia è già intervenuto il collega Artizzu, il quale, forse involontariamente, ha demolito la maggioranza, in quanto di tutte le cose che ha detto, e che io condivido, non ce n'è una che possa essere modificata con queste linee guida, faccio riferimento al passato, a quando insieme a lui e ad altri colleghi presenti in quest'Aula (solo quarantadue, ahimè, degli ottantacinque consiglieri di allora) ho partecipato al dibattito sulle precedenti linee guida. Sappiamo quante parole abbiamo speso allora, forse in maniera demagogica, per fare però una grandissima battaglia contro un'iniziativa che oggi il presidente Cappellacci ci fornisce come un elemento importante, fondamentale, bontà sua! La realtà è che, a seguito di quanto noi abbiamo detto in quella circostanza, e per anni abbiamo perseguito quella strada, il presidente Cappellacci di quella grande battaglia politica se n'è fortemente avvantaggiato insieme a noi e insieme non tanto a quei quaranta che sono tornati in questo Consiglio, che sanno benissimo che arrivare qui è abbastanza facile, ma ritornarvi è molto difficile, ma a quegli altri quaranta che non hanno ancora intrapreso la strada per ritornare in quest'Aula e che quindi sono forse poco attenti e certamente non sono illuminati. Illuminati da chi? Illuminati - mi consentirà, Assessore - da un inconsapevole responsabile, e cioè dall'assessore Rassu, che è una degnissima persona, una delle più serie che io conosca, ma che è finito nelle grinfie di un meccanismo che probabilmente lo travolgerà. Ma quel che è più grave è che sarà travolta la Sardegna.

Allora, colleghi del centrosinistra, che vi state lamentando tanto, dovreste avere il buon senso di stare zitti, perché qui non è stata modificata una virgola, se non in peggio, di quello che voi avete fatto. Allora, perché vi lamentate? E mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza: perché non dite esattamente quali problemi risolvono queste linee guida? Peraltro sono solo delle linee guida e infatti immagino che la Giunta regionale, a seguito di queste linee guida, predisporrà, se non lo ha già fatto, delle norme tecniche di attuazione. Quelle sì le dovrà approvare la Giunta, dopo un semplice passaggio in Commissione, e allora vedremo qual è il vero volto di queste linee guida.

Ma non voglio essere solo critico, vorrei essere anche propositivo, perché ho letto le linee guida (non da solo, è difficile "digerire" da soli un simile documento) e penso che ci sia bisogno anche del conforto delle idee altrui. Quindi do qualche spunto all'Assessore non nella speranza che l'onorevole Giacomo Sanna voti il documento finale, perché si è già espresso contro, non perché lo voglia votare io o il Gruppo Sardegna è già Domani, ma perché proprio al domani stiamo pensando. Ha già detto qualcuno che da qui a domani non cambia niente in questa materia. Noi eravamo a suo tempo contro le linee guida del presidente Soru, abbiamo osteggiato fortemente il Piano paesaggistico regionale e dopo tre anni arriva una comunicazione - di questo si tratta - ben impaginata, devo dire. Le linee guida del presidente Soru io non le avrei neanche inserite in questo volume, ma forse ciò serve per memoria o per conoscenza di coloro che non erano presenti allora.

Nel suo intervento il presidente Cappellacci ha detto che si è impegnato molto (magari non lui direttamente, ma altri in nome suo) a discutere con i sindaci, con le istituzioni, con i territori, per concordare delle cose e avere un parere su questa materia. Leggo un'anteprima, ovvero una lettera del Ministero dei beni e delle attività culturali datata 24 luglio 2012. Udite, udite che cosa scrive il Ministero: "All'onorevole Presidente della Regione autonoma della Sardegna. Questa amministrazione ha appreso in via del tutto informale" - il Ministero apprende in via del tutto informale! - "della recente predisposizione delle linee guida relative all'aggiornamento e revisione del Piano paesaggistico relativo agli ambiti costieri ed interni". E' di ieri, assessore Rassu, forse non le è stata ancora passata questa comunicazione. "A seguito di un primo esame di tali linee guida è emersa la non aderenza del percorso intrapreso rispetto a quanto disposto dall'articolo 135 del Codice del paesaggio. Si rende necessario, conseguentemente, predisporre un percorso tecnico attuativo congiunto, volto a definire in maniera inequivocabile tutta la complessa attività di copianificazione, anche al fine di evitare inutili e poco proficue contrapposizioni fra le nostre amministrazioni".

(Interruzioni)

Guardate che a voi, colleghi dell'opposizione, questo non serve affatto!

"Le rinnovo la necessità di promuovere un incontro al fine di definire con questa amministrazione, in conformità alle indicazioni normative, tale percorso".

E' giusto che il Ministero abbia scritto una lettera di questo genere. Il collega Stochino, che è uno dei più attenti osservatori in questa materia, dice che non è utile. Io non sto dicendo che sia utile, ma mi si vuole forse impedire di portare all'attenzione del Consiglio un documento che credo comunque utile? Credo di no!

STOCHINO (P.d.L.). Non è obbligatorio!

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Presidente, la invito per favore a consentirmi di parlare. Io non interrompo mai nessuno.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Diana. Colleghi, consentite all'oratore di svolgere il suo intervento.

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Le nuove linee guida sul PPR rappresentano una mera elencazione di principi e indirizzi che si muovono nell'ambito delle norme nazionali in materia di tutela paesaggistica e in particolare del Codice Urbani. Cose che sanno tutti. Da una prima lettura si direbbe che non ci sono novità importanti. In realtà il testo conferma i problemi che i comuni vivono con la prima introduzione del PPR, ovvero inutili lungaggini nelle procedure concessorie. Dal punto di vista politico si può dire che l'attesa liberazione della Sardegna dai lacci e lacciuoli del PPR Soru non ci sarà. Questo è ciò che devo dire ai sardi. Non lo sto dicendo ai colleghi dell'opposizione o del centrosinistra, ma io devo dire questo ai sardi, perché mi sono sperticato nel promettere loro che avremmo modificato il PPR, che invece con questo meccanismo non stiamo affatto modificando, o perlomeno aspettiamo le nuove norme tecniche di attuazione.

A tre anni e mezzo di legislatura e a un anno dall'annuncio di un nuovo testo del PPR, perché tale è il periodo che è intercorso, il documento arriva in Aula con grande ritardo. Vogliamo dire con ritardo? Con ritardo! Riconosciuto da tutti, anche dal collega Artizzu. Cosa ha comportato questo? Intanto l'annuncio di un nuovo testo ha fatto sì che i comuni costieri sospendessero l'attività di adeguamento dei piani comunali. Ovviamente, stai modificando le linee guida, vuoi modificare il PPR, io mi fermo e aspetto! E i comuni intanto perdono tempo, e infatti hanno perso tempo. Un anno di incertezze ha significato aver fatto perdere certezze ai cittadini interessati a promuovere progetti nella fascia costiera, e i casi sono tanti. Un anno di attesa ha prodotto uno stato di insicurezza che oggi diventa concreto e inutile ritardo, in quanto in Aula si presenta un documento che non propone nuove norme tecniche di attuazione, ma solo indirizzi generali, anche se non è escluso che la Giunta regionale abbia già approvato per conto suo le nuove norme tecniche di attuazione, ma allora si tratterebbe di una discussione in Aula viziata in partenza.

Assessore, a pagina 70 del documento contenente le linee guida - così segnalo anche qualche elemento, per non parlare solo di politica - si dice in pratica che anche i Piani attuativi sono in mano a Regione e MIBAC. Incredibile! L'avete scritto voi, mica io! Questo passaggio può diventare molto pericoloso, anche per i Piani urbanistici già adeguati al PPR, quei famosi dieci piani urbanistici che devono aver avuto chissà quale santo in paradiso, visto che i rispettivi comuni sono riusciti ad approvarli e ad adeguarli al PPR.

La pianificazione attuativa di prerogativa comunale finirebbe in mano alla Soprintendenza e alla RAS. La Soprintendenza, per intenderci, è quella che ha scritto la lettera che vi ho letto. In realtà il Piano urbanistico comunale adeguato al PPR dovrebbe essere la madre di ogni scelta, ma per le nuove linee guida non è così, infatti se un comune ha un PUC in vigore deve comunque interessare Regione e MIBAC per ogni piano attuativo da approvare. Investire nella fascia costiera - non sul mare! - significa sempre rendere la procedura più difficile e più lunga.

Il paragrafo 6.5.2, comma 2, a pagina 71, riguarda i centri di antica e prima formazione. Assessore Rassu, legga bene ciò che voi stessi avete scritto. Negli ultimi anni i comuni sono stati obbligati a riperimetrare i centri matrice, con le caratteristiche di prima e antica formazione, inglobando isolati che di storico non avevano più nulla. Una procedura che, a sentire la Regione, sarebbe dovuta servire solo a creare un tematismo (termine utilizzato per mettere in evidenza delle aree di interesse, ma che non hanno valore urbanistico) che non avrebbe dovuto avere ripercussioni sulle zonizzazioni, le classiche zone urbanistiche del decreto Floris. Non sarà così, vince anche qui Soru e voi, colleghi del centrosinistra, dovreste esserne soddisfatti. Per intenderci, ci sono centri di antica e prima formazione, assessore Rassu, in zona B, cioè in zona completata, dotata di tutte le urbanizzazioni, area per la quale i comuni possono rilasciare direttamente titoli abilitativi senza passare attraverso la Soprintendenza. Con le nuove linee guida non sarà così: la Regione imporrà piani particolareggiati, ovvero costi ulteriori di studi e progettazioni per zone in cui non esistono più beni da tutelare, altrimenti i centri di prima e antica formazione sarebbero urbanisticamente etichettati come zone A, invece sono zone B.

Al secondo capoverso della pagina 74 - voglio che rimanga agli atti, perché così poi la sua struttura, che è molto ma molto attenta, ci dovrà spiegare l'utilità di uno studio di valutazione di incidenza sui siti di importanza comunitaria - si prevede una doppia valutazione, ma è possibile? Sono già dei SIC! Questo non era previsto nel vostro documento, è stato introdotto in queste linee guida.

Alla pagina 79, paragrafo 7.4, troviamo la perla di tutte le perle, che ha fatto e sta facendo dannare tutte le amministrazioni comunali della Sardegna: il PAI, parola pericolosissima oggi! Per il comune serve un solo interlocutore, nelle nuove linee guida non basta il PAI, c'è anche il Piano stralcio fluviale che, guarda caso, non è più di competenza dell'Assessorato degli enti locali ed urbanistica, ma di un altro Assessorato, e quindi gli interlocutori sono due. E chi ha approvato il PUC e lo ha adeguato al PPR sulla base del PAI voluto da Soru adesso deve fare un altro adeguamento. Con chi? Con l'assessore Rassu? No, con l'assessore Nonnis, o con il dottor Cittadini, meglio ancora!

Paragrafo 7.5, alla fine della pagina 79: gli interlocutori li ha scelti Soru, i protagonisti che supportano gli adeguamenti al PPR sono gli stessi della prima stesura del PPR, non è cambiato nulla, stessi tecnici, stessi docenti universitari. Sarebbe stato utile, dico io, interessarne i comuni che hanno già avuto l'adeguamento del PUC e che hanno maturato un'esperienza. Non sarebbe stato forse più costruttivo rivolgersi all'associazione dei comuni, all'ANCI, e farsi segnalare dei tecnici che in qualche maniera toccano sul campo, quotidianamente questa materia? Io credo che sarebbe stato molto utile.

Assessore Rassu, non ho fatto questo intervento con l'intento di demolire le linee guida, perché so benissimo che esse non danno nessun tipo di risposta, così concepite, a tutti i numerosissimi quesiti che ci sono stati posti in campagna elettorale e per i quali ci siamo impegnati tanto, io come tanti altri. Ebbene, oggi noi dovremmo uscire da quest'Aula dopo aver approvato un documento senza dire ai sardi che le linee guida in esso contenute, di fatto, non risolvono nessuno dei problemi per i quali ci siamo tanto impegnati? Non è una responsabilità del centrosinistra.

Il presidente Soru ieri ha parlato del prezzo del grano. L'Assessore dell'agricoltura non era presente, ma probabilmente intendeva rivolgersi a lui, non certamente a me, perché in questo caso gli avrei spiegato io per quale motivo il prezzo del grano alla borsa di New York (visto che lui vi ha partecipato dieci o quindici giorni fa) sta salendo. Gliel'avrei spiegato! Ma non era utile per questo? Era utile anche per questo, perché la salvaguardia delle zone interne della Sardegna dipende anche da quanto è stato costruito in quelle zone. E dato che chi abita in campagna ha spirito di conservazione, noi dobbiamo sostenere quella gente, non allontanarla. Non mi spaventa il vincolo di 1 ettaro, ma nemmeno quello di 5 mila metri quadri, se c'è la possibilità di una deroga comunale dovuta a particolari esigenze storico-culturali del territorio. Vi faccio un esempio, altrimenti qualcuno potrebbe non capire di che cosa sto parlando. Sto parlando, per esempio, della Sartiglia di Oristano. Sapete che la Sartiglia di Oristano è la più grande concentrazione di cavalli che c'è oggi in Italia e forse in Europa? Sapete che le scuderie di Oristano sono circa 80, forse 90, e molti cavalieri hanno la necessità di costruirsi non una villa, ma una scuderia? Debbo per forza porre il vincolo di un ettaro per consentire la costruzione di una scuderia in cui allevare i cavalli e far sì che una manifestazione equestre come quella sia il fiore all'occhiello della Sardegna, con i suoi 35 mila spettatori, con la discesa alla stella di 80 persone, con pariglie per 140 cavalli? Ma stiamo scherzando? Perché non ci deve essere una deroga? Perché ci deve essere il vincolo di 1 ettaro o di 3 ettari? Perché non deve essere data al comune, per particolari esigenze, la possibilità di concedere una deroga per quanto riguarda i 5 mila metri quadri?

E' vero che il mondo sta cambiando. Il presidente Soru ha voluto dire che non si può toccare l'ambiente, non si può toccare il paesaggio. Io sarei stato curioso di vivere nel periodo precedente alla nascita di Venezia per vedere che cos'era questa città. Eppure oggi Venezia è una delle città più visitate al mondo. Ma perché è così visitata? Perché l'ambiente è incontaminato, perché il paesaggio non è stato modificato? No, è cambiato tutto, ma è proprio la trasformazione compiuta dall'uomo che ha reso così bella Venezia. Allora l'uomo c'è o non c'è in questo ambiente? Se ci deve essere, è legittimo che l'uomo trasformi l'ambiente. Certo che non lo deve stravolgere, sono perfettamente d'accordo, però se l'uomo ha una sua funzione…

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Prendo la parola un po' mortificato dal dibattito che si è svolto sinora, perché mentre alcuni interventi sono stati di pregevole proposizione, altri sono apparsi ancora marcati da demagogia, da una parte politica e dall'altra. Non si può, a mio parere, fare demagogia su queste cose e faremmo bene tutti noi, tutti quelli che hanno parlato e parleranno, a ricordarci quello che in altre circostanze abbiamo detto, perché fare fughe in avanti o cercare di mistificare la realtà non giova a nessuno e men che meno al popolo sardo, che noi dovremmo rappresentare.

Oggi stiamo attuando un passaggio che non era previsto, al contrario della passata legislatura, ma che abbiamo voluto noi per poter ampliare un ragionamento, dare democrazia e creare dibattito all'interno di quest'Aula. Questo nessuno lo dimentichi, perché noi Riformatori siamo tra i partiti che hanno voluto fortemente un dibattito sulle linee guida del PPR in quest'Aula proprio per poter dare quelle indicazioni che la Giunta purtroppo, non avendo ancora modificato la legge numero 8, continua ad avere come programma.

L'onorevole Diana ci ha reso nota una lettera proveniente dal Ministero dei beni culturali. So che ci sono state altre lettere nella passata legislatura e che addirittura non c'erano gli accordi che vantava allora il presidente Soru, il quale anzi, in tutta solitudine, senza neanche l'ausilio della maggioranza, ha avuto la "bontà" di varare il PPR attualmente in vigore. Vedete, l'onorevole Soru ha fatto un ragionamento buono dal suo punto di vista, perché conseguente al suo pensiero, all'azione che lui ha svolto nella precedente legislatura, al suo indirizzo mentale, ma questo lo posso capire. Capisco meno chi si attarda a seguire posizioni che non sono le più giuste.

Il PPR andava cambiato, onorevole Diana, e andava cambiato da prima. Certo, più di tre anni sono trascorsi invano rispetto agli interventi che il popolo sardo reclamava, che le autonomie locali volevano, ed è vero che esiste ancora la necessità di una legge urbanistica che sia effettivamente attinente a quelle che sono le esigenze delle nostre popolazioni. Bisogna però stare attenti perché, se è vero che il PPR può essere una parte di un modello di sviluppo, bisogna anche sapere dove si cade. Viviamo un momento di crisi, come è stato rilevato da tutti, ma attenzione a non connettere la crisi con l'edificazione nell'agro. Sono situazioni che cambiano ed evolvono di giorno in giorno e purtroppo sono le bolle finanziarie che fanno "ballare" il sistema complessivo della nostra regione, del nostro Paese, dell'Europa, del mondo intero. E se non riuscissimo, ancora una volta fuori dalla demagogia, ma con un serio ragionamento, a proporre lo strumento del PPR come necessario e stimolante, anche perché dovrebbe contenere un approccio sistemico organizzativo alle varie discipline, ancora una volta saremmo fuori dalle logiche innovative e di proposizione per il domani. Certo che noi non vogliamo né permetteremo che in solitudine il presidente Cappellacci decida quel che meglio ritiene. Gli indirizzi sostanziali li abbiamo dati qui e li riaffermiamo come Riformatori. Noi non siamo, mi consenta onorevole Sechi, tra quelli che dicono che il creato è intoccabile, perché anche leggendo il Libro della Genesi si apprende che l'uomo fu creato per ultimo e fu reso sovrano di tutto il creato. Il creato è in funzione dell'uomo, ma cosa ben diversa è che l'uomo scellerato approfitti delle possibilità del creato, cosa ben diversa è realizzare opere mostruose sulla spiaggia, persino sulla battigia, così come è avvenuto. Queste cose noi non le tolleriamo. Noi siamo per la salvaguardia integrale intanto della fascia dei 300 metri e per una custodia assoluta nella parte legata alla fascia oltre i 300 metri. Verificheremo che ci sia un controllo sui beni identitari, e sono tali anche le dune, i nuraghi, i castelli, nonché i monumenti di pietra che arricchiscono la nostra isola. Certo che a nessuno può interessare se scendiamo nel dettaglio in questo dibattito, ma noi non permetteremo che questi beni siano toccati, e queste cose devono essere scritte con chiarezza in un ordine del giorno. Nel riassumere questo dibattito l'Assessore deve prendere atto di questa nostra necessità di non essere confusi con chi vuole fare demagogia, con chi vuole portare il cemento sin sulle coste.

Vorremmo inoltre essere altrettanto puntuali nei ragionamenti che ci portano a essere critici, ma vicini a una soluzione. Siamo critici perché vogliamo che siano meglio precisate tutte le possibilità che vengono individuate in questi indirizzi, ma siamo altrettanto pronti a dire che il PPR va cambiato, perché su questo abbiamo speso la nostra parola davanti ai cittadini ai quali abbiamo chiesto il voto. Ancora una volta ci dispiace che non si sia provveduto prima, perché era una delle cose essenziali da rimuovere per avere forse meno disoccupati di quelli che registriamo nel settore delle costruzioni. Su queste cose bisogna essere estremamente seri, pragmatici, laici e non cercare scorciatoie che ci portano a fare differenziazioni che non sono sostanziali rispetto a quello che interessa al popolo sardo.

Per noi è certamente importante che ci sia una ripresa sostanziale, un rapporto diverso con il territorio, ma anche una possibilità di arricchimento di quello che il esso offre. E allora vorrei far riflettere un po' quest'Aula su quanti beni culturali vengono sottratti alle iniziative di questo Consiglio e della Giunta, a danno dei sardi. Forse nessuno sa che di recente in Ogliastra è stato smontato un intero megaron, che conteneva importanti testimonianze sui protosardi. E' stata smantellata persino l'iscrizione che era stata rinvenuta e portata non si sa dove, com'è successo per i Giganti di Monte Prama. Poi se ne discute all'Accademia dei Lincei, ma il popolo sardo ne è all'oscuro, non se ne parla nei giornali, non viene informato sulle emergenze archeologiche della nostra isola. La tutela consiste anche nel controllare quello che le Soprintendenze fanno sulla testa della nostra istituzione autonomistica. E' troppo facile dire che loro hanno il controllo su tutto, poi non solo sbaraccano, ma creano un sistema che rovina quello che è il momento identitario della nostra Isola. Per cui noi ci affanniamo a difenderlo, e vogliamo difenderlo più che mai con queste linee guida, ma vogliamo anche di più, vogliamo cioè che lo si faccia in maniera forte, chiara e solenne con la prossima delibera che darà il vero imprinting a questa nuova possibile ipotesi di governo del sistema paesaggistico nella nostra Isola.

E' certo che ciascuno di noi, caro onorevole Soru - che non c'è -, ha conosciuto vallate verdi che tali non sono più. Ahimè, purtroppo ha fatto la sua parte la siccità, che non è un problema solo della nostra Isola, gli incendi invece lo sono, ma poco si fa anche per questi. Disperdere le nostre capacità e possibilità anche sotto questo aspetto è un danno per la nostra Isola. Ma il paesaggio muta, e non perché lo si voglia, a volte, ma semplicemente perché c'è disattenzione, perché le istituzioni non fanno il proprio dovere, perché siamo indifferenti a esso o forse per ciò che è avvenuto nelle campagne intorno a Senorbì, nella mia Marmilla e in altre parti della Sardegna, dove le vallate di questi tempi erano verdeggianti per i vitigni che c'erano allora e che oggi non ci sono più. Quasi per scommessa, confidando sui finanziamenti dell'Unione europea, quei vitigni sono stati infatti estirpati, con grave danno e pregiudizio non solo per la produzione del vino, ma anche per il paesaggio, che tanti si affannano a difendere a parole, ma poi negli atti concreti non sono conseguenti.

Non basta ricercare nella propria memoria "quanto era verde la mia valle", il che richiama anche cose negative. Occorre capire la portata, per il domani, di un progetto, di una progettualità, direi io, più ampia, più articolata, di una difesa seria, convinta e certa dei beni identitari, delle emergenze archeologiche, dei beni naturalistici di cui è piena la nostra Isola. Su queste cose indubbiamente noi come Riformatori vigileremo e pretenderemo che sia previsto un controllo effettivo anche nel prossimo deliberato che verrà posto in essere.

Chiedo scusa oggi all'onorevole Soru perché ieri sono stato il primo a interrompere il suo intervento per ricordargli che il prezzo del grano che viene ammassato è 22 euro al quintale, purtroppo è così, salvo conguaglio, però il problema non è quello di riportare in questo modo una quantificazione. Come diceva qualche collega prima, la gente non la si porta dalla fabbrica all'agro senza dare garanzie. Sapete quanto costa - lo dico per qualcuno che non lo sa - un quintale di grano da semina? Sessanta euro. Pensate quanto sia costoso realizzare quella produzione!

Noi non abbiamo fatto delle scelte vere, non abbiamo mai parlato seriamente di sviluppo della nostra Isola, non abbiamo fatto una riflessione compiuta su un'idea di sviluppo per il futuro della nostra Isola. Ogni tanto pensiamo che la Sardegna sia un'incantevole oasi, da vivere in maniera sognante, e non ci rendiamo conto che basta una briciola, come quella che ci blocca il sistema dei trasporti navale o aereo, perché non esista più neanche il turismo. A oggi, nel momento in cui inizia la stagione turistica per la nostra Isola, si registra il 25 per cento in meno di arrivi in riferimento ai mesi di luglio e agosto, che dovrebbero essere i più fecondi per il turismo. Noi non abbiamo certamente deturpato il paesaggio, come invece ha fatto la Spagna, non abbiamo creato disastri, come è accaduto in altre regioni, pur tuttavia i turisti non arrivano. E allora dobbiamo seriamente porci il problema di fare un piano, un progetto, di concretizzare un'idea di sviluppo complessivo, di cui il PPR può essere un momento importante e assemblante rispetto alle diverse discipline che portano i vari settori economici a essere realmente produttivi.

Su questo credo che ci dovrà essere un dibattito ancora più fecondo e profondo. In conclusione, a me interessa far capire che noi saremo assolutamente vigili sul governo del territorio, sulla possibilità di mantenere integro il patrimonio dei beni identitari, sulla salvaguardia delle coste e di tutto quello che comunque sia è il bene tutelabile della nostra regione. Ma comprendiamo che bisogna, in presenza di regole certe, fare un salto di qualità, superando quello che è stato fino a oggi un abbattimento delle possibilità di innovazione e della capacità di generare una propulsione nuova nell'economia, perché il vecchio PPR, il vecchio progetto Soru è stato un fallimento!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Signora Presidente, onorevole Rassu (se ci fosse stato il Presidente della Regione l'avrei detto a lui), alla luce della discussione di stasera e anche degli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto ci saremmo potuti benissimo risparmiare questo supplizio. Questa è una discussione sostanzialmente inutile, che non produce effetti; è un altro esercizio che ci separa, perché poco comprensibile da chi ci guarda. Perché è inutile questa discussione? Perché dopo questa discussione forse riuscirete a fare un ordine del giorno e ad approvarlo, ancora una volta magari prendendo atto che la supermaggioranza che avevate all'inizio della legislatura pian piano è dimagrita, ma ammesso e non concesso che voi riusciate ad approvarvi un ordine del giorno che dice che queste linee guida sono esitate dal Consiglio regionale, la situazione non cambierà di una virgola. Dovrete incominciare tutto il percorso della copianificazione, e quella grande invenzione che avete chiamato "Sardegna nuove idee" sarà stata anch'essa un esercizio inutile e anche un pochino dispendioso, che ha preceduto questo supplizio, quest'altro esercizio inutile e dispendioso. Dovrete prendere contatti con il Ministero e concordare con lui ogni virgola del Piano paesaggistico regionale che dopo tutto questo percorso dovreste adottare in Giunta, previo parere della Commissione consiliare, in una condizione politica, economica e sociale della Sardegna e dell'Italia devastata e alla vigilia probabilmente di appuntamenti elettorali che non riguarderanno solo il Parlamento nazionale, ma forse anche questa dimensione istituzionale. Per cui quella che io auspico essere ancora la breve vita di questa legislatura terminerà con un prodotto uguale a zero, o peggio a meno di zero.

Il Presidente della Regione nella sua illustrazione dice: "Dobbiamo intervenire sul PPR, e dobbiamo intervenire intanto e per intanto perché i tribunali interpretano al di là della nostra volontà le norme che noi abbiamo fatto". Poi bisogna capire di quale volontà si parla, se di quella di questo Presidente o di quella del Presidente precedente. E fa l'esempio della norma sulla tutela delle zone umide, della fascia di rispetto dei 300 metri che riguarda il perimetro delle lagune. Fa questo esempio perché c'è un fatto specifico a cui è stato obbligato ad attenersi. Nella precedente gestione questa questione era stata valutata dall'ufficio competente non meritoria di autorizzazioni paesaggistiche, per cui poteva benissimo essere oggetto di concessione edilizia nell'ambito della competenza dei comuni. Però si è aperto un contenzioso, come spesso succede per questo tipo di norme, che si è concluso con una sentenza del Consiglio di Stato, il quale ha stabilito che la fascia dei 300 metri da quel perimetro deve essere rispettata e che le concessioni edilizie a suo tempo date sono illegittime, anzi che quella specifica concessione è nulla. E siccome da quello deriva un obbligo in capo al comune e nel frattempo chi ha edificato si ritrova un pezzo di patrimonio di fatto espropriato, destinato probabilmente alla demolizione - quindi ha speso soldi inutilmente -, la Giunta regionale si muove a compassione e anziché affrontare il problema nella sede giusta, con gli strumenti giusti, cosa fa? Predispone un progetto di legge per modificare il Piano paesaggistico regionale, che è depositato, e quindi il 12 giugno approva questo disegno di legge per superare i problemi di natura sociale, di disagio sociale, che derivano da un'interpretazione "ardita" da parte dei tribunali delle norme del Piano paesaggistico regionale. E dunque deposita questo disegno di legge in Commissione e nel contempo dice che nelle more dell'approvazione del disegno di legge, che dà per scontato sia approvabile, interpreta autenticamente quella norma all'indomani dell'interpretazione resa in sede di giudizio dal Consiglio di Stato. Siamo, come dire, alla confusione totale, perché così si apre un altro problema grandissimo, si supera ogni limite a un contenzioso inesauribile.

Che cosa succede? Succede che siamo nella confusione più totale! E siamo nella confusione più totale, mi è capitato di dirlo, perché non ci fermiamo mai, ma lo dice lo stesso Presidente: "Il Piano paesaggistico regionale deve essere in continuo divenire, lo dobbiamo aggiornare ogni due anni", così dobbiamo aggiornare anche la pianificazione urbanistica comunale di adeguamento ogni due anni. E siccome in sei anni, da quando abbiamo approvato il precedente PPR, solo dieci sono i comuni che hanno fatto la pianificazione comunale di adeguamento, vi lascio immaginare che cosa sarà: non avremo mai la pianificazione urbanistica e i comuni della Sardegna saranno privi di strumenti urbanistici idonei a garantire la possibilità di intervento, a garantire la tutela del proprio territorio urbano. Saremo sempre nella confusione, ecco perché è inutile, Presidente, questo supplizio che non produce effetti. Capoterra sta ancora funzionando con un piano di fabbricazione. Mi dispiace che non ci sia il collega Espa, che questua ogni volta che un'alluvione porta via un pezzo di quel territorio, e giustamente questua, perché è un territorio devastato, ed è stato devastato dall'incapacità di progettare uno sviluppo urbanistico corretto, che tenesse conto anche delle condizioni naturali. Ma come è governato il territorio di Capoterra? E' governato con un piano di fabbricazione e con le varianti al piano di fabbricazione, cioè con strumenti urbanistici di decenni e decenni fa! Questo bisogna capirlo e bisogna saperlo, perché poi, ricorrentemente, in ogni legislatura ci ritroviamo, dopo un acquazzone, a dover mettere soldi per rimediare ai danni causati da altri e per assistere popolazioni che hanno avuto l'incuria di investire i propri soldi senza sapere in che ginepraio si stavano cacciando. Ma nessuno paga e pagherà mai le conseguenze di questo disastro, ne sono quasi convinto.

Allora che cosa bisogna fare? Provo a dirlo. Ha ragione l'onorevole Mario Diana: "se noi fossimo una classe dirigente vera…", ma per esserlo dobbiamo cambiare il sistema di scelta del Presidente della Regione. Glielo dico senza titubanze, onorevole Diana: noi dobbiamo cambiare sistema, perché da quando anziché scegliere presidenti abbiamo scelto candidati alla presidenza, siamo andati di male in peggio! Da quando abbiamo scelto la governabilità attraverso il principio che "il cittadino deve indicare il presidente" non c'è quel vaglio, quella valutazione, quell'analisi che era in capo alla classe dirigente che doveva esercitare la funzione politica. Per cui è arrivato un signore che si presentava bene, che aveva un aspetto da "bucare lo schermo", che nel parlare magari faceva le pause giuste e usava ritmi che affascinavano. Poi siamo arrivati qua ed è da quasi dieci anni che non concludiamo nulla! Anzi tutta la normativa che abbiamo fatto è sospesa! Noi facciamo le leggi convinti di rimediare a qualche danno, di aiutare qualche comunità, di sostenere un pezzo di popolazione, e per il 90 per cento queste leggi vengono totalmente disattese dall'organo Esecutivo, il quale, essendo espressione diretta del popolo, avente quindi pari grado rispetto all'Assemblea legislativa, può decidere che anche le leggi approvate dall'organo preposto non si devono applicare.

E' successo così con il PPR, onorevole Rassu, perché la Giunta che lei rappresenta - io ho sentimenti di amicizia nei suoi confronti - appena si è insediata non si è preoccupata di dire: "Voglio fare la pianificazione urbanistica comunale, chiamo mille architetti, convoco i sindaci, facciamo i piani urbanistici, sistemiamo quel bubbone di Capoterra e del suo piano di fabbricazione con varianti che ci hanno portato a spendere soldi e a non tutelare i cittadini dal pericolo, anzi a lasciarli nel pericolo. Facciamo questo e poi, se vediamo che ci sono delle incongruenze, andiamo alla radice del problema e vediamo se il PPR è adeguato o no". Siccome voi avete una visione ideologica da affermare, e cioè che il PPR è il danno dei danni, avete bloccato la pianificazione urbanistica comunale di adeguamento e avete ricacciato la Sardegna nella confusione. Dopo di che avete incominciato a predisporre questo supplizio inutile, perché non siete capaci di far bene le cose, perché agite violando le norme procedurali, perché vi cacciate dentro i conflitti tra i soggetti istituzionali preposti all'approvazione di questo tipo di strumenti. Allora la pianificazione urbanistica comunale non ci sarà. A qualcuno dei malevoli che io conosco è sorto un dubbio: vuoi vedere che lo fanno apposta? Vuoi vedere che il fatto che non ci siano regole è l'obiettivo principale di questa classe dirigente, perché, onorevole Vargiu, è dal 1989 che esiste la legge numero 45, è dal 1989 che è in capo alla Regione il compito di fare la pianificazione paesistica territoriale e poi la pianificazione paesaggistica regionale. Poi sono intervenute anche norme nazionali che hanno sollecitato ad andare in questa direzione, ma è dal 1989 che c'è un disegno per poter procedere alla pianificazione urbanistica comunale in via generale. Dal 1989 sono passati quasi ventiquattro anni e non si conclude mai nulla! Nel frattempo facciamo leggi sul golf, piani casa 1 e 2, diamo interpretazioni autentiche, cioè costruiamo la confusione normativa, perché è nella confusione che si possono compiere i misfatti e uscirne impuniti!

Ed ecco qui la filosofia di questa nostra classe dirigente sarda, anzi della vostra classe dirigente sarda - nella quale c'è un po' di articolazione, non siete solo voi -, perché è il luogo dove si dà la copertura agli egoismi, e così si è portata questa Regione al tracollo economico e sociale, non le si è consentito di emanciparsi, ma la si è chiusa nella sua difficoltà, questo è il problema!

Forse varrebbe la pena di dirle, assessore Rassu: faccia un atto di coraggio, faccia il suo intervento conclusivo e rinviamo a dopo l'estate l'approvazione di questa roba che è del tutto improbabile anche sotto il profilo giuridico. Nel frattempo riflettiamo sulle cose che servono veramente, rilanciamo la pianificazione urbanistica comunale, dotiamo tutti i comuni del piano urbanistico comunale, tutti! Faccia quest'opera, la imposti, vada avanti in questa direzione, poi si vedrà se serve qualche modifica al PPR. Che poi le linee guida sono filosofia: io non so che cosa sia l'edificato diffuso, se non un abusivismo edilizio che mi fa solamente pensare a una sanatoria. Pagina 72, punto 4 del paragrafo 6.5.3. intitolato "Tutela, salvaguardia e sviluppo del paesaggio rurale": "Il Piano paesaggistico analizza e regola il fenomeno dell'edificato urbano diffuso, costituito da edifici residenziali, localizzati nelle aree agricole limitrofe alle espansioni recenti dei centri maggiori". Cosa vuol dire analizza e regola? Io la prendo come una grande sanatoria, perché non mi fido di voi e questo leggo, cioè una grande sanatoria dell'abusivismo edilizio di tipo residenziale, e non solo, che si è realizzato nell'agro. Il grano costerà pure 22, 23 o 25 euro al quintale, non lo so, magari c'è anche un po' di miglio, magari c'è anche qualche altra roba, forse un po' di lattuga, sta di fatto che in questo punto 4 voi avete sintetizzato una filosofia che vuol dire sanatoria a gogò! Stiamo passando la vita nella sanatoria a gogò! Se invece avessi una pianificazione corretta, se avessi le mappe, se potessi individuare, carta per carta, dove sono le cose che non vanno e dove sono quelle che posso salvare, dove c'è la storia dell'uomo che è costitutiva del paesaggio e dove invece c'è la violenza che rende improduttivo il mio territorio, se avessi questo potrei intervenire.

Quindi c'è bisogno di puntualità nell'osservazione e di scelte che non devono essere fatte a grandi maglie rispetto a interessi ottusi che sono sempre gli stessi e che ci hanno portato in questa condizione di difficoltà. Dobbiamo avere il coraggio di comportarci meglio!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Ho ascoltato con attenzione il dibattito, ho potuto rilevare che, nonostante il tempo trascorso, molti degli interventi sono stati volti, con un atteggiamento manicheistico, a dire che il bene è tutto da una parte e il male è tutto dall'altra parte. E' ben vero che ci sono stati anche interventi costruttivi, cito quello del consigliere Cuccu, senza offesa per gli altri, semplicemente perché è stato l'ultimo a intervenire nella seduta antimeridiana. Ritornerò sul suo intervento, dico sin d'ora che noi accogliamo l'invito al confronto che ci è stato rivolto.

Ma non è vero che il bene sia tutto da una parte e il male tutto dall'altra; vi sono ombre e luci sia da una parte che dall'altra. Basti ricordare, vi faceva cenno prima Giacomo Sanna, che con il sistema delle intese - per cui si autorizza quello che altrimenti non è consentito - sono state fatte 186 intese con autorizzazione a realizzare interventi per 1 milione 969 mila 502 metri cubi. Ben diverse sono le intese fatte da questa Giunta.

Ma vi sono anche altre cartine di tornasole: andiamo a valutare tutte le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate nella vecchia legislatura, andiamo a vedere quante ne ha annullato la Soprintendenza, e vediamo ciò che è successo oggi. Questo per dire che da tutte le parti vi sono ombre e luci, siamo in un chiaroscuro. Non è vero che da una parte c'è tutto il bene e dall'altra c'è tutto il male. C'è poi chi è venuto qui a pontificare, a farci la sua solita predica, salvo poi allontanarsi dall'aula, come consuetudine, e non ascoltare lo sviluppo del dibattito.

E' stato anche detto che l'ambiente deve essere conservato così come l'hanno conosciuto i nostri padri. Anche questo non è condivisibile, perché urta contro il concetto di sviluppo sostenibile. Leggo la dichiarazione fatta nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo, che per prima ha coniato il termine: "Lo sviluppo sostenibile, lungi dall'essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri, oltre che con gli attuali". Per fare questo è necessario che il Piano paesaggistico detti anche gli indirizzi di quella che è la programmazione in tutti i settori di attività amministrativa. E questo lo si deve fare non distruggendo il paesaggio ma, ripeto, utilizzandolo in maniera intelligente e avendo cura di salvaguardarlo per le esigenze delle future generazioni. Questo non vuol dire immodificabilità.

Quindi non è semplicemente una parte, oggi la maggioranza, che vuole cementificare e l'altra no. Sicuramente non siamo noi i sostenitori del cemento, cosa a cui siamo totalmente contrari; sicuramente non è la classe politica sarda più in generale che ha tutelato il cemento. Ricordo che la Sardegna, con una serie di leggi regionali, ha per prima, rispetto alle altre Regioni, stabilito la tutela inviolabile della fascia costiera dei 100 metri prima e dei 300 metri poi, ha immediatamente recepito il decreto Galasso e quelli che venivano chiamati "Galassini", che in Sardegna sono diventati i decreti Fadda. Quindi è tutta la classe politica sarda che ha avuto nel tempo attenzione alla tutela dell'ambiente. E' ben vero che vi è anche qualcuno che tende alla cementificazione. Questo qualcuno deve essere isolato e gli si devono tagliare le mani!

Detto questo passiamo ad analizzare le linee guida. Dirò soltanto due parole per significare come noi interpretiamo queste linee guida e giustificare il nostro voto favorevole. Tutto quello che va fatto dopo, deve essere fatto attraverso il confronto. Noi siamo pronti a confrontarci con voi, così come ci siamo confrontati su tanti altri temi. Esattamente ieri e avantieri siamo stati noi a sollecitarvi un incontro politico per parlare delle politiche di genere, siamo quindi disponibili e aperti al confronto sui singoli problemi. Parlare dei singoli problemi, confrontarci, accettare le posizioni dell'opposizione quando queste sono ragionevoli e corrette non vuol dire fare pasticci, vuol dire semplicemente utilizzare la ragione. La democrazia è fondamentalmente ragione e si contrappone ai regimi totalitari, che invece sono azione. Richiamo gli scritti di Ciarlo su questo punto.

Orbene, cosa fanno le linee guida? In prima battuta riportano le linee guida approvate dalla Giunta Soru. Non è irrilevante aver fatto questo, anzi è estremamente significativo: con il riportare le linee guida della Giunta Soru e richiamare il PPR si dà atto che quella strumentazione paesaggistica è entrata a far parte della nostra sensibilità, della sensibilità di tutti, della coscienza collettiva. Indietro non si torna, si può solo migliorare. Sicuramente non si deve peggiorare e noi vigileremo, speriamo con il concorso di tutti, a che questo non avvenga. Quindi è estremamente significativo che siano state riportate le precedenti linee guida.

Ma andiamo avanti, oltre al titolo I ci sono il titolo II e il titolo III. Non ho sentito alcun accenno al titolo III, eppure questo titolo è quanto mai importante, perché pone le premesse per creare il secondo ambito omogeneo. Come tutti sappiamo, esiste la legge numero 8, di cui non vedo oggi l'esigenza di una modificazione. Le disposizioni transitorie hanno esaurito - purtroppo, perché il secondo ambito non esiste - la loro funzione; la disciplina del procedimento se non va bene può essere rivista in qualsiasi momento, ma quelle disposizioni non hanno efficacia sostanziale tale da richiedere un intervento legislativo.

Il secondo ambito omogeneo è particolarmente importante perché tutta la zona interna della Sardegna è priva di disciplina. Attenzione, perché anche le disposizioni del primo ambito omogeneo (ricordo quelle sui beni identitari che, stando alla lettera delle disposizioni stesse, parevano estendersi a tutto il territorio regionale) non possono avere efficacia su tutto il territorio. Il TAR ha detto che hanno un'efficacia limitata perché gli enti locali dell'interno non sono stati chiamati alla copianificazione. L'esigenza di fare il secondo ambito omogeneo è quindi quanto mai importante, di questo bisogna dare atto, però non se ne è parlato nonostante il titolo III riguardi proprio questo punto, che è direi addirittura più importante della revisione del Piano paesaggistico.

Il titolo II disciplina la revisione del Piano paesaggistico. Si è detto: qua fate questo, qua fate quest'altro. Allora, signori, le linee guida sono approvate con un ordine del giorno. L'ordine del giorno non è un provvedimento amministrativo che produce effetti giuridici; è un atto di valenza politica che non produce vincoli giuridici, ma detta semplicemente degli indirizzi. Rimando tutti alla voce "ordine del giorno" dell'enciclopedia del diritto per verificare l'effettiva natura dell'ordine del giorno. L'ordine del giorno con cui si approvano le linee guida ha una valenza politica, dimostra la volontà di andare avanti e, ripeto, non è vincolante. Questo ce l'ha detto anche il TAR, con la sentenza numero 2010, perché quando è stato detto che le linee guida della Giunta Soru prevedevano la pianificazione congiunta con lo Stato e ciò non è stato fatto, il TAR ha precisato che tale previsione non è vincolante, proprio per i motivi che vi ho detto. Quindi non nascono vincoli diretti da quest'ordine del giorno, nasce semmai un orientamento che a seguito delle conferenze di copianificazione e di tutto il procedimento può essere anche modificato.

Quindi io non vedo ostacoli, né tanto meno condivido l'interpretazione dell'onorevole Uras per quanto riguarda l'agro. Noi a quella frase, onorevole Uras, diamo un'interpretazione completamente differente. Nel tempo, intorno alle città, nelle zone classificate E, vi è stata una diffusione dell'edilizia legittima, perché in quel periodo lì si poteva costruire. Noi vogliamo disciplinare questa diffusione, in quanto non vi sono ovviamente l'urbanizzazione primaria e secondaria, e vogliamo proibire che questo accada in futuro. Questa è la lettura che noi diamo di quella norma, che auspico venga accolta.

Ma andiamo avanti. E' stata letta la lettera del Ministero dei beni culturali. Nulla di strano, nulla di più normale, basta leggere, a pagina 69 delle linee guida, il passaggio in cui si dà espressamente atto che deve trovare applicazione l'articolo 135 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. E' ovvio che l'articolo 135 deve trovare applicazione perché, lo premetto, noi stiamo facendo la revisione della legge sul piano casa senza l'intesa con lo Stato. Non abbiamo potuto farle insieme, ma è stata fatta questa scelta.

L'articolo 135, come modificato nel 2008, dice espressamente che i beni paesaggistici vanno disciplinati insieme con lo Stato. Per intenderci, tutti i terreni soggetti a usi civici sono, per decreto Urbani, bene paesaggistico. Noi non possiamo disciplinare gli usi civici se non d'intesa con lo Stato, l'abbiamo detto anche in Commissione l'altro giorno, lo sappiamo benissimo, si tratta di trovare gli strumenti. Peraltro leggo qui che la Regione Sardegna svolge con la Direzione regionale per i beni e le attività culturali una proficua attività congiunta di verifica e adeguamento del Piano paesaggistico. Quindi questi contatti, ancorché forse non formalizzati, vi sono già stati. L'articolo 135 si applica. Non possiamo noi da soli modificare il Piano paesaggistico, pertanto, se la presenza dello Stato è ritenuta una garanzia, questa garanzia c'è. Sappiate che noi siamo per un'altra garanzia: noi siamo contro la cementificazione, siamo contro la costruzione sulle coste.

Si dice: "Attenzione, signori, il Governo ha impugnato la legge sul golf". Per me quella impugnazione, come ho detto in sede di discussione, è errata, perché con la legge sul golf noi non abbiamo autorizzato un bel nulla, bensì abbiamo detto che in presenza del Piano paesaggistico si dovrà verificare se è possibile realizzare quanto previsto. Allora il Piano paesaggistico dovrà contenere un capitolo in cui dirà se in fascia costiera si può costruire oppure no. Se a seguito di questa analisi di merito si dirà che non è possibile, gli impianti da golf non si faranno in fascia costiera, ma all'interno. Tecnicamente è così.

Andiamo avanti. Proprio perché si applica l'articolo 135 del Codice del paesaggio, non è vincolante - è un altro argomento che mi è sembrato di cogliere nella discussione - l'articolo 13 della legge sul piano casa. Se fosse vincolante, sarebbe incostituzionale perché urterebbe contro il citato articolo 135. Quindi, l'articolo 13 si limita a dare delle indicazioni massime al pianificatore, che potrà seguirle oppure no. Laddove si ritiene che quelle indicazioni urtino contro la tutela del bene, ebbene in quel punto la tutela deve essere garantita.

Fascia costiera come bene paesaggistico: anche in questo caso io auspico che vi sia un fraintendimento. La norma la leggo come volontà di assicurare una tutela ulteriore, in questo senso: sappiamo benissimo che in taluni punti la fascia costiera si estende per chilometri e chilometri, in talune ipotesi senza ragion d'essere. Cosa vuol dire? Vuol dire che dobbiamo analizzare con attenzione la linea che segue la fascia costiera, che in taluni casi, anziché a venticinque chilometri, può essere tracciata a ventitré chilometri dalla battigia, sempre che non ci siano esigenze di tutela. Ma la parte che è fuori dalla fascia costiera è pur sempre soggetta a tutela.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Quello è l'ambito paesaggistico.

STERI (U.D.C.-FLI). No, sto parlando della modifica della fascia di tutela. Quello che oggi è in fascia costiera se lo tolgo va in ambito costiero e poi posso comunque assicurare una tutela differente.

Quindi noi abbiamo letto con attenzione queste linee guida che contengono principi generali, quel che conta è ciò che sarà fatto. Questo noi vogliamo farlo con rigore, ripeto, senza consentire che vengano toccate le coste. Ci ha fatto enormemente piacere l'invito rivolto dall'onorevole Cuccu - parlo dell'onorevole Cuccu, ripeto, perché è stato l'ultimo a intervenire questa mattina - e noi lo accogliamo. Siamo pronti a confrontarci su tutto per giungere possibilmente a delle conclusioni concordate in questo procedimento che ci attenderà nei prossimi lunghi mesi. Ecco i motivi per i quali riteniamo di poter votare a favore di queste linee guida. Auspichiamo che, nel prosieguo, quelli che sono dei principi per noi inderogabili non vengano traditi. Vigileremo e chiediamo a tutti di fare altrettanto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Adducere inconveniens non est solvere argumentum. E' un vecchio brocardo latino che mi è tornato alla memoria questo pomeriggio, quando si è tentato di introdurre nel dibattito il colpo di teatro con la lettura di una lettera, a firma di un dirigente della Soprintendenza, come se fosse stato stravolto qualcosa sul piano strettamente procedurale, quando invece bene ha fatto l'onorevole Giulio Steri a riportare nella giusta dimensione il senso e il significato di una normale interlocuzione tra Regione e organi dello Stato.

Vorrei, però, per sgombrare il campo da ogni ombra, sottolineare anzi la trasparenza della Giunta regionale che nelle linee guida, al paragrafo 6.4., ha chiaramente messo in evidenza come possa svilupparsi la collaborazione istituzionale per l'elaborazione e l'attuazione del piano con il Ministero e con le università. Lo dice chiaramente: "In ottemperanza a tale previsione, la Regione Sardegna ha avviato con il Ministero per i beni e le attività culturali una proficua attività congiunta di verifica e di adeguamento del Piano paesaggistico (…). Oltre a specifici protocolli d'intesa tra i due Enti, quale ad esempio quello sottoscritto il 22 marzo del 2011" - quindi non è una novità, è una collaborazione datata - "per la ricognizione degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi dell'articolo 136 del Codice, sono attivi numerosi tavoli tecnici tra la Regione e il Ministero".

Diciamo che semmai mi sarei preoccupato del silenzio del Ministero. Noi non abbiamo richiamato ieri, non l'avremmo richiamato neanche oggi, se non per par condicio, il fatto che nella passata legislatura non un dirigente del Ministero, ma il ministro Rutelli, allora Ministro per i beni e le attività culturali, scrisse al Presidente della Regione, che in quel momento era l'onorevole Renato Soru, una letterina non di poco conto, badate. Una lettera del Ministero non scandalizza nessuno, così come non scandalizzava ieri, ma ognuno fa le valutazioni che ritiene. In quella lettera si metteva bene in evidenza che "l'inclusione, per esempio, nella fascia costiera di ampie zone urbanizzate, soprattutto nell'area metropolitana di Cagliari, e del conseguente obbligo di autorizzazione paesaggistica, porterebbe a un preoccupante e forse inutile appesantimento dell'attività amministrativa. Più opportunamente potrebbero definirsi gli interventi per i quali elaborare una disciplina di immediata applicazione, sottraendoli all'iter di autorizzazione". E ancora: "Il PPR deve definire con chiarezza quali siano i beni paesaggistici" - perché non erano assolutamente definiti - "possibilmente elencandoli precisamente, al fine di non doverli ricercare nei vari titoli" - cosa che sappiamo ha dato luogo a innumerevoli contenziosi davanti ai giudici amministrativi - "alla luce anche delle modifiche e degli ampliamenti apportati dal piano con l'introduzione di ulteriori categorie. Il PPR dovrebbe contenere una puntuale delimitazione delle aree e dei beni sottoposti a vincolo paesaggistico, nel cui ambito gli interventi devono ottenere la preventiva autorizzazione ai sensi dell'articolo 146 e 159 del Codice".

E' una lettera del Ministro che non ha assolutamente creato nessun problema. Per me sono cose molto più pregnanti e gravi quelle che sono indicate in questa nota indirizzata al presidente Soru, ma non ne abbiamo fatto e non ne vogliamo fare assolutamente nessun colpo di teatro, perché riteniamo quella statale, a volte, una burocrazia penalizzante e soffocante. Ma, ripeto, sui rilievi allora mossi forse qualche riflessione l'allora Presidente della Regione l'avrebbe dovuta fare.

E allora, vedete, se è vero che è meglio evitare la contrapposizione ideologica (non ricordo da parte di chi dai banchi dell'opposizione sia giunto un invito in tal senso), che è comunque auspicabile quando si confrontano e si scontrano idee e proposte e si indicano soluzioni, non trovo, però, altrettanto utile e costruttivo che il dibattito continui ogni volta a essere caratterizzato da un'invettiva scontata, logora, bolsa, insignificante, livorosa quanto vergognosa, scusatemi, nei confronti del Presidente della Regione. Ma non avete altri argomenti? Si può parlare del PPR dimenticandosi per un attimo della persona del Presidente della Regione? E' così difficile?

Questo da un lato mi fa pensare che forse l'impostazione è solo quella del muro contro muro, del pregiudizio, della contrapposizione, del tifo da stadio che bisogna suscitare per ogni argomento e in ogni occasione, e dall'altro, per la verità, se si eccettuano alcuni interventi - l'ha richiamato il collega Steri, a cui mi associo -, si è rivolto l'invito ad aprirsi al confronto. Noi ci stiamo. Sono stati portati anche segni concreti per avviare un'interlocuzione, qualche proposta è stata suggerita, ma nel complesso, consentitemi, sono state portate argomentazioni assolutamente inconferenti, da far seriamente dubitare che davvero qualcuno in quest'Aula abbia letto le linee guida del PPR, ha ragione su questo l'onorevole Salis. Io penso che molti forse non ne hanno avuto il tempo, in quest'Aula così come fuori di qui, perché si è cercato di avvelenare questo dibattito, che invece riteniamo debba essere libero da preconcetti e dall'inquinamento prodotto da un certo ambientalismo ipocrita, troppo spesso predicato da lussuose ville in riva al mare, logicamente al mare sardo, che non possono essere certo scambiate per un pulpito adeguato alla predica. E sono quei personaggi che hanno costruito sulle lagune, che hanno costruito a tre metri dalla battigia; sono quelli che parlano di speculazione edilizia, che evidentemente conoscono bene la materia per averla praticata. E allora noi non vogliamo lezioni da questi personaggi, assolutamente no! Non ci iscriviamo alla categoria dei palazzinari e degli speculatori, perché non lo siamo, e non vogliamo lezioni da questi signori!

Chi ha letto le linee guida del PPR sa benissimo che vengono rafforzate sia la centralità del paesaggio sia le azioni per l'esercizio di una sua tutela reale, attiva ed efficace. Altro che speculazione! La materia, vedete, colleghi, non è monopolio di una sola parte politica. Sbaglierebbe questa parte politica se ritenesse che la materia possa essere studiata, approfondita, governata, regolata secondo una sua cieca visione. Ricadremmo nell'errore che ha fatto il presidente Soru. A suo tempo abbiamo contestato al presidente Soru di aver fatto di questa materia una questione per pochi e selezionati suoi privilegiati interlocutori. E' passato come un carro armato su quest'Aula, sul sistema delle autonomie locali, sul sistema culturale, economico e produttivo della nostra Isola. Ricorderete le proteste, gli appelli e i richiami del periodo, indifferente come lui è stato al libero confronto democratico.

E allora, se la materia non è monopolio di una sola parte politica, ribadiamo ancora oggi con forza che siamo aperti al confronto e al dialogo, quello costruttivo, non quello strumentale, non quello animato da pregiudizio e livore. Questo non ci interessa! Penso che abbassando i toni possiamo veramente ipotizzare la creazione di uno strumento che assicuri anche l'onorevole Renato Soru che non darà adito sicuramente né alla speculazione, né alla tentazione di atteggiamenti speculativi, perché sono certo che nessuno potrà permettersi di sorvolare in elicottero la Sardegna per individuare aree agricole e non, vincolate e non, sulle quali poter avviare iniziative per scopi diversi.

A me dispiace che stasera non sia presente l'onorevole Renato Soru, perché fa piacere questo suo ritorno a una sorta di vocazione bucolica di virgiliana memoria: ha esaltato l'agro, ha esaltato l'attività agropastorale, ha sostanzialmente detto di essere preoccupato perché gran parte del territorio viene sottratto alla produttività nel settore agricolo. E allora all'onorevole Soru, che spesso predica bene e altrettanto spesso, però, razzola male, avrei voluto chiedere perché ha firmato quell'accordo di programma che riguarda la zona agricola della Marmilla e che prevede la realizzazione di un campo da golf utilizzando qualcosa come 600 mila metri cubi, cioè sottraendo 600 mila metri cubi di area agricola per destinarla ad altri scopi. Lo stesso è stato fatto con riferimento - non so se in quel caso l'intesa sia stata perfezionata - a circa 400 mila metri cubi in zona Is Molas. E allora non si può, vedete, aprire un confronto su temi di questa portata, quando qualcuno si erge a censore dei costumi altrui, senza prima guardare ai propri.

Ci saremmo aspettati, dunque, una riflessione critica su ciò che non ha funzionato in seguito all'approvazione delle linee guida del 2005 e perché. Noi, l'ha detto bene il Presidente, non abbiamo mai inteso apportare uno stravolgimento o fare chissà quale rivoluzione. Abbiamo ipotizzato, peraltro secondo quello che prescrivono disposizioni di legge ben precise, un aggiornamento e una revisione, che nascono, com'è ovvio, dalle numerose modifiche che sono state apportate al Codice dei beni culturali e del paesaggio, che hanno cambiato il quadro normativo in materia paesaggistica, novità che dunque devono essere recepite. Ma vi sono anche numerose sentenze del TAR Sardegna: perché il presidente Soru non le ha evidenziate e non ci ha dato un contributo spiegandoci se hanno sbagliato i giudici del TAR, nel 2007, quando con numerose sentenze hanno annullato articoli di quel piano? Mi riferisco al quarto, sesto e settimo comma dell'articolo 15 del vecchio PPR. Badate, quelle sentenze non hanno annullato norme di poco conto. Ve ne voglio leggere una per capire perché si sia presentata a questa Giunta e a questa maggioranza la necessità di procedere a una revisione del PPR. Una norma che è stata bocciata dal TAR è questa: "In ogni caso sono inedificabili, in quanto sottoposti a vincolo di integrale conservazione dei singoli caratteri naturalistici, storico-morfologici e dei rispettivi insiemi, i terreni costieri compresi in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche se elevati sul mare, e per le isole minori nei 150 metri, con esclusione di quelli ricadenti nelle zone omogenee, nonché nelle zone C, D e G contermini ai comuni o alle frazioni, e di quelli previsti al comma 2, punto 3, dell'articolo 20. La realizzazione degli interventi nelle suddette aree è subordinata all'intesa di cui all'articolo 11". Guardate, non sono un cultore della materia, un tecnico, ma ne potete sicuramente cogliere la valenza. Norme di questa natura, che erano fondamentali nel Piano paesaggistico, sono state interamente cassate creando non solo un vuoto normativo, ma anche una confusione incredibile; confusione che logicamente ha come diretto destinatario l'interprete in primo luogo. Quindi immaginate il caos nei comuni per stabilire quale norma deve essere applicata, quale vincolo, in che termini, con quali modalità e soprattutto con il dispendio di risorse e di attività da parte dei comuni cittadini che hanno dovuto subire gli effetti della farraginosità di questo provvedimento che davvero ha creato non pochi problemi.

Mi dispiace, ma voglio ricordare che secondo la visione del Piano paesaggistico dell'onorevole Soru il centro storico di Nuxis è bene paesaggistico. Sapete che il centro storico di Firenze che non lo è? Lascio a voi la riflessione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, io accetto l'invito del Capogruppo del P.d.L. e certamente non avrò la supponenza di esprimere giudizi sul dibattito e tanto meno… Pittalis, ti prego di…

PITTALIS (P.d.L.). Sì, sto ascoltando, Giampaolo.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sembravi distratto, chiedo scusa.

Dicevo, non ho la supponenza di esprimere giudizi sulla qualità del dibattito e tanto meno sugli interventi dei colleghi, voglio però ricordare al collega Pittalis che sarebbe istruttivo anche per lui rileggere la rassegna stampa del Consiglio regionale del 22 luglio 2005, quando, in polemica con l'allora consigliere regionale Mauro Pili, che criticava Soru e accusava anche l'Arma dei Carabinieri che aveva accompagnato l'allora Presidente della Regione per sorvolare in elicottero alcune zone della Sardegna, il collega Pittalis accusava - giustamente dico io - Mauro Pili di fare polemiche sterili, ergo difendendo giustamente…

PITTALIS (P.d.L.). Difendevo l'Arma dei Carabinieri!

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). …l'Arma dei Carabinieri, ma anche il presidente Soru. Comunque l'ho detto per amore di cronaca e per fare, a distanza di anni, esercizio di coerenza, il che non guasta mai.

Detto questo vorrei ricordare che certamente c'era attesa per questo dibattito, ma soprattutto preoccupazione; una preoccupazione che va oltre i confini della nostra Isola e l'abbiamo vista espressa anche nei quotidiani nazionali in questi giorni, all'indomani della presentazione delle linee guida del presidente Cappellacci. Ma quella preoccupazione è contenuta anche nella lettera che ci ha letto il collega Mario Diana. Solo voi, cari colleghi della maggioranza, non avvertite il rischio dei danni irreversibili che potrebbero causare, pur nell'accezione in cui le ha illustrate il collega Steri, le linee guida presentate qualche giorno fa dal Presidente della Regione.

Il PPR che voi volete gettare al macero, voglio ricordarvelo, ma lo hanno fatto già i miei colleghi del Partito Democratico a partire dai primissimi interventi di ieri, tutela adeguatamente il paesaggio e, lo voglio sottolineare, lo tutela in rapporto a un modello di sviluppo sostenibile, sfido chiunque a dimostrare il contrario. Questo dà un'idea chiara e forte di ciò che vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli, e non credo che questo sia un elemento trascurabile.

Il Piano paesaggistico adottato nella passata legislatura, assessore Rassu, è un pezzo importante, direi molto importante, di politica urbanistica che traccia un modello di sviluppo dell'economia della nostra regione. Da più parti autorevoli osservatori hanno definito questo piano il migliore mai concepito; lo hanno definito conforme alla Costituzione e capace di raccogliere le ottime leggi italiane, che sono un modello in tutto il mondo. Non è un'affermazione dei consiglieri dell'opposizione, è quanto si è detto del PPR in questi anni. Il Piano paesaggistico non è solo uno strumento di tutela, un modello di sviluppo, un'idea di Sardegna da lasciare alle future generazioni, è anche un bene identitario, come abbiamo detto, è un valore in sé, è lo specchio della diversità di questi luoghi. Dovete sforzarvi, lo dico anche a chi nei banchi della Giunta sorride con un briciolo di ilarità, di capire che questo valore, cioè quello della diversità, presidente Floris, se sapremo tutelarlo rappresenterà un fattore straordinario di competitività per l'intero sistema economico dell'Isola e non soltanto per l'industria turistica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BRUNO

(Segue DIANA GIAMPAOLO.) Voi invece che fate, assessore Rassu? Agite ancora pervasi dall'ossessione di cancellare l'attuale PPR. Posso chiedervi, senza polemica, onorevole Pittalis - l'avrei voluto chiedere al Presidente della Regione - per quale motivo nella vostra testa il PPR è una sorta di barriera architettonica per lo sviluppo? Perché volete smontarlo? E' una palla al piede per lo sviluppo? Se sì, ci dite dove l'attuale PPR ha questi connotati? Lo chiedo a lei, assessore Rassu: ci date un'idea dei costi e dei benefici delle modifiche che vi apprestate a introdurre? Che valore aggiunto produrranno in termini di PIL le correzioni al PPR che vi apprestate ad apportare? Avrei voluto, ripeto, chiederlo al presidente Cappellacci, nell'impossibilità di farlo lo chiedo a lei, assessore Rassu.

Il Presidente, nella relazione che ci ha presentato, ha avuto modo di dirci che il PPR è la causa che ha determinato la perdita di 17 mila posti di lavoro nel settore edile. Badate, è una barzelletta, e mi dispiace che si dicano queste cose. Le ha ripetute perfino Artizzu nel suo "TG" abbastanza fazioso presentato in quest'Aula. Le voglio ricordare, Assessore, che le stesse associazioni di categoria, dalla Confindustria alla Confartigianato, hanno smentito questa affermazione. Non solo, queste stesse organizzazioni hanno categoricamente più volte reiterato all'indirizzo del Presidente della Regione, della Giunta e della maggioranza di centrodestra che i vari piani casa e la legge sul golf non erano, e il tempo trascorso dalla loro approvazione lo dimostra, la risposta alle attese di quelle associazioni datoriali. Ricordo una per tutte la dichiarazione del Presidente dell'ANCE, non voglio fare nomi.

Assessore Rassu, ma se ciò non risponde al vero ci volete dire perché insistete? Perché Cappellacci insiste nel dire che il PPR è la causa del mancato incremento di 17 mila posti di lavoro in edilizia? E' pensar male ritenere che le vostre linee guida sono un imbroglio? A me non pare, so che sono parole forti, ma cos'altro è fare il copia e incolla del titolo I, ma poi stracciare questo titolo attraverso il titolo II? La sintesi del vostro sommo pensiero, come ricordavano ieri Gian Valerio Sanna e altri colleghi, la troviamo a partire dalla pagina 58, dove recepite il piano casa e la legge sul golf e poi le relative leggi di modifica. Di fatto cancellate - assessore Rassu, mi dimostri che non è così - la pianificazione paesaggistica, come hanno detto puntualmente altri colleghi che mi hanno preceduto. Dimostrate a quest'Aula che non è così. Lo fate tra l'altro anche sulla costa. Cos'altro è infatti la sostituzione del concetto di bene paesaggistico d'insieme con quello di tutela d'alto valore? Ci spieghiate che cosa significa e perché avete cambiato questo concetto? Io non ho obiettato alla richiesta di Artizzu perché pensavo che il suo contributo smentisse l'onorevole Campus e la sua metafora sul malato terminale, purtroppo non solo non la smentisce, ma conferma che il malato è già morto, è uno zombie che ogni tanto si aggira in quest'Aula, come è successo una decina di giorni fa.

Sempre per dirla con l'onorevole Campus, voglio ricordare a questo Consiglio che se oggi noi dibattiamo delle modifiche che volete introdurre al PPR questo lo si deve a un emendamento presentato dall'opposizione che vi ha costretto a venire in Aula per discutere di queste modifiche, perché la vostra intenzione era quella di decidere tutto in Giunta, e lo sapete bene. Il collega Campus ha fatto bene a ricordare a quest'Aula che il presidente Cappellacci è arrivato al punto di minacciare le dimissioni. Le minaccia da tre anni e mezzo, ma, ahinoi, non le ha mai messe in essere!

La verità è che Cappellacci, che anche oggi è assente, ci ha consegnato una ventina di paginette, ma se ne è ben guardato dallo stare a seguire quessto dibattito e ha consegnato a lei, assessore Rassu, le conclusioni. Bene, noi vi vogliamo sfidare su questo terreno, sul terreno del confronto. Voglio credere alla buona fede di alcuni colleghi della maggioranza, penso a Sanjust, Lai, Matteo Sanna, Planetta, Dedoni, nonché al collega Steri, positivamente ansioso rispetto al confronto. A sentire voi e i vostri interventi le linee guida presentate da Cappellacci non contengono nessun attacco alle coste, sono bensì il bisogno di una semplificazione, sono dettati dall'ansia di eliminare la discrezionalità degli uffici regionali che vessano i sindaci e i comuni e di dotarsi di strumenti che sostengano i comuni (oltre i dieci che hanno già provveduto) affinché adeguino i loro PUC al PPR. Bene, io voglio credere a questa buona fede. Sembrerebbe da questa buona fede che anche voi come noi non vogliate nuovo cemento, quindi nessuna nuova cubatura, non vogliate consumare un ulteriore metro quadro di territorio e vogliate invece ristrutturare, riqualificare, anche per mantenere quell'identità e via dicendo. Ebbene, Assessore, colleghi della maggioranza, se questo è il tono, il profilo, lo spirito delle vostre affermazioni, e mi scuso se ho citato alcuni di voi, io vi ricordo che tutta questa è materia di legge urbanistica, non di PPR. Mi fa piacere, Assessore, che lei muova la testa verticalmente, al mio paese come al suo vuol dire sì.

Allora la sfida è questa, non sono il primo a dirlo, l'hanno detto diversi colleghi del Partito Democratico prima di me: ritirate le linee guida, perché non contengono materia relativa al PPR. Se è vero ciò che avete affermato, si ritirino le linee di guida, si dia priorità all'esame delle proposte di legge in materia urbanistica (ne abbiamo presentato una noi come Partito Democratico, ce n'è anche una vostra), si impegni la Commissione competente, senza soluzione di continuità, fin da subito affinché esiti quanto prima un testo di legge urbanistica, si dia priorità assoluta in Aula all'esame per l'approvazione della legge urbanistica, si ricostituisca l'Ufficio del piano in Assessorato e lo si doti di risorse umane e finanziarie affinché sia in grado di assistere adeguatamente i comuni e di metterli nelle condizioni di adeguare i loro piani urbanistici al PPR. E' l'unico modo per liberarvi e liberarci anche delle norme di salvaguardia. E' difficile fare questo? E' un terreno di confronto possibile? Non c'è terreno di confronto, voglio essere chiaro, sul PPR, ma a sentire e a seguire la vostra buona fede sembrerebbe che nemmeno voi, se siete preoccupati delle cose che ho richiamato dai vostri interventi, siate ossessionati dalla volontà di modificare questo strumento. E' materia urbanistica, allora prendiamo il confronto di questi due giorni come un esercizio di democrazia al nostro interno, concludiamo il dibattito senza chiudere i bottoni delle giacchette, la discussione sul PPR non esiste per vostra stessa ammissione, quindi eliminiamo le linee guida e discutiamo di legge urbanistica. Se ci state, si può aprire un terreno di confronto, altrimenti ho l'impressione che farete i sordi, come gli assenti, farete finta che queste proposte non ci siano state, continuerete da sordi a dirci che non avete sentito, ma che siete voi che proponete il confronto. Ma quale confronto? Se il merito è questo, è come sparare a un bersaglio sbagliato, ma non è sbagliato per voi, il bersaglio per voi è giusto ed è il PPR. Dimostrate che così non è, caro onorevole Pittalis, liberiamo il terreno da uno scontro che rischia di essere tra tifoserie. Non è il PPR? Bene, vogliamo credervi, togliete le linee guida e discutiamo di legge urbanistica. Su questo terreno ci stiamo, se però il terreno non è questo, sappiate sin d'ora, lo reitero, l'hanno detto anche altri miei colleghi, che il nostro voto, siccome stiamo parlando di linee guida che sono un imbroglio per le cose che ho detto, non può che essere convintamente contrario.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il Presidente della Regione è impegnato con una delegazione della Bielorussia. E' assente per questo, ma avrebbe voluto essere presente.

Leggo, anche se mi dispiace, perché quando si legge non si rende appieno ciò che si vuole dire. Ho seguito con molta attenzione il confronto sulle linee guida, il numero e la ricchezza degli interventi, che confermano come da tutti noi sia vissuto con grandissimo coinvolgimento questo tema fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio e che questa discussione pone all'attenzione dell'Assemblea. Sinceramente è un dato positivo e lo dico con senso di compiacimento. Mi rammarico, però, che più di una volta si sia partiti da posizioni preconcette e ideologiche, che hanno condizionato il dibattito, e quindi lo condizionano anche nella replica. L'argomento trattato, a prescindere dalle posizioni politiche, riveste comunque un interesse straordinario, sia per l'attualità che per il futuro della Sardegna. Spero per questo che possano cambiare nel futuro determinati attuali atteggiamenti e che vi sia un momento di confronto leale e corretto.

E' con questa convinzione che tento di fare un'analisi di quanto emerso dal dibattito, prescindendo da pregiudizi preconcetti e limitandomi a evidenziare ciò che è mancato e che ha causato problemi e ciò che invece si intende cambiare nel nuovo Piano paesaggistico regionale. Tutti in quest'Aula, e non solo qui, hanno espresso come prioritaria la volontà mirante alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente nel nostro territorio, pur evidenziando diverse posizioni nell'interpretare l'importanza che l'ambiente e il paesaggio ricoprono nel processo di sviluppo socioeconomico sostenibile della nostra Isola. Nel tentativo di rispondere esaurientemente, ma non è cosa facile, agli interrogativi emersi nel dibattito, mi preme illustrare quale sia stato l'approccio che si è utilizzato per la revisione e l'aggiornamento del PPR, nel tentativo di superare i problemi, tanti, che sono scaturiti dalla sua attuazione e che la Sardegna ha vissuto in questi sei anni. Vorrei farlo in modo estremamente obiettivo, non trascurando l'importanza e l'indispensabilità di questo essenziale strumento di pianificazione, ma nel contempo con atteggiamento rigoroso rispetto ai problemi che ha creato sul territorio e con un grande senso di responsabilità e prudenza che è doveroso avere quando si vanno a definire politiche così condizionanti per lo sviluppo.

Sarebbe certamente bene nel prossimo futuro, e ci si sta lavorando, adottare una legge urbanistica regionale che rappresenterebbe la legge madre e la soluzione di tutti problemi. Per far questo credo che la cosa migliore sia ripercorrere quelli che io ritengo dei fondamentali punti di debolezza evidenziati dal PPR del 2006, che si è cercato di attenuare e, laddove è stato possibile, di trasformare in altrettanti punti di forza con la revisione e l'aggiornamento dello strumento, e non con la sua demolizione, come si vuol far credere all'esterno. I punti essenziali richiamati in quest'Aula dal dibattito hanno riguardato principalmente la crisi dell'edilizia, le difficoltà di approvare i PUC da parte dei comuni, la semplificazione procedurale e amministrativa, la partecipazione nella fase di costruzione del piano, il contenzioso che lo stesso ha innescato, l'intesa imperfetta con il Ministero, l'incompiuta integrazione ambientale del PPR, la salvaguardia e la valorizzazione del territorio agricolo. E' stata richiamata più volte dagli intervenuti la grave crisi edilizia: mi pare che siamo tutti d'accordo sul fatto che purtroppo sia un dato reale, ma non tutti concordiamo sulle cause. E' un problema complesso e articolato, ma voglio citare dei dati tratti dal Rapporto 2011 dell'ANCE: tra il 2006 e il 2008, in soli due anni, in Sardegna c'è stata una riduzione, rispetto al periodo precedente, di circa il 37 per cento dei volumi edilizi concessi e del numero delle concessioni, mentre nel continente italiano la riduzione si è stabilizzata intorno al 25 per cento. Tra il 2006 e il 2010 la diminuzione dei disoccupati nell'edilizia è stata pari al 19,7 per cento in Sardegna, mentre nel resto d'Italia è stata del 7,4 per cento. Perciò, al netto della componente congiunturale legata alla crisi economica generale degli ultimi anni, e che ha interessato tutto il territorio nazionale, si rileva una forte componente locale della crisi, che mostra come in Sardegna si sia verificato un evidente peggioramento della situazione a partire dal 2006, anno di adozione e approvazione del PPR. Forse, lo dico con convinzione, si tratta solo di una casuale coincidenza, ma così purtroppo è nei fatti, dimostrati dalle quotidiane esperienze che viviamo ancora oggi.

Il comparto dell'edilizia ha sempre costituito, lo sappiamo, una quota importante del prodotto interno lordo della Sardegna, con un elevato tasso di occupazione e un trainante e vastissimo indotto. La crisi del comparto ha evidenziato livelli altissimi di disoccupazione. A questo problema si è tentato di dare risposta, seppure criticata, avversata e demonizzata, con le leggi numero 4 del 2009 e numero 21 del 2011, che comunque hanno prodotto quasi 20 mila istanze per quanto riguarda i 71 comuni costieri, ovvero 30 mila istanze nell'intera regione, il che rimarca come la Sardegna sia stata una delle regioni più sensibili a questa legge. Di fatto - questo lo dice l'ANCE, non il sottoscritto - si è registrata una leggera ripresa produttiva nel settore edilizio nel biennio 2010-2011. L'aggiornamento e la revisione del PPR cercheranno di dare le prime risposte concrete rispetto alle principali incongruenze riscontrate ed evidenziate dalle associazioni di categoria, snellendo e accelerando i procedimenti, vera causa del fallimento del PPR, dando un quadro chiaro e certo delle norme da applicare al fine di sbloccare le pratiche ferme per anni, e rendendo attuabile il binomio tutela-valorizzazione del paesaggio con azioni copianificate che anticipino appunto l'adeguazione dei PUC.

Sei anni circa di applicazione del PPR hanno mostrato, con tutta evidenza, le difficoltà incontrate dai comuni nell'adeguare i loro PUC. A oggi solo dieci comuni hanno concluso il procedimento di approvazione e adeguamento al PPR ed è stato approvato un solo piano provinciale. E' un problema non da poco, perché l'attuazione del PPR doveva realizzarsi attraverso i PUC dei comuni redatti in adeguamento al piano medesimo. Nei comuni che non hanno il PUC purtroppo si blocca l'edilizia, si bloccano tutte le attività ad essa connesse. Il mancato adeguamento degli strumenti urbanistici comunali fa scattare, chiaramente, l'applicazione di rigide norme di salvaguardia previste dal PPR, che hanno bloccato l'operatività dei comuni. Per capire la dimensione del problema, oggi il 60 per cento del territorio regionale è vincolato, per cui l'82 per cento dei cittadini, così com'è stato poc'anzi evidenziato dal collega Peru, è soggetto al rispetto di tale vincolo. La difficoltà di adeguamento dei PUC al PPR del 2006 deriva dalla sfiducia, che molti degli onorevoli colleghi hanno evidenziato, da parte dei comuni nell'affrontare questo percorso nel quadro di incertezze create dall'attuale normativa del PPR, complicata e farraginosa - è un dato di fatto -, rigida e non sempre coerente, che dal suo quadro conoscitivo spesso impreciso arriva al paradosso di applicare una norma vincolistica su aree dove non esiste il vincolo che invece nella cartografia del PPR viene riportato e applicato. E' un esempio ricorrente. Adeguarsi, quindi, al Piano paesaggistico è già oggi un'attività impegnativa, stante la natura dello strumento; adeguarsi a un piano complesso e a volte contradditorio diventa un'impresa quasi impossibile. Da qui le difficoltà dei comuni, non certamente dalla mancata assistenza della Regione, di cui poi parlerò.

A questo problema, che rischia di perpetuare nel tempo le norme di salvaguardia, o forse questo era stato previsto, si cerca di far fronte con la revisione e l'aggiornamento del PPR, rendendo lineare, chiaro e stabile il quadro normativo e cartografico dello stesso.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue RASSU.) Inoltre ai comuni viene fornito un set di strumenti utili per l'adeguamento al piano: un sistema informativo fruibile e accessibile a tutti, supporto tecnico, cartografia, strumenti e software per supportare l'attività di adeguamento.

Voglio sfatare quanto è stato detto da quel signore continentale che ha parlato, penso ieri sera, in un convegno e quanto affermato da alcuni colleghi. Si è detto che la mancata attuazione del PPR sia dovuta allo smantellamento dell'Ufficio del Piano presso l'Assessorato degli enti locali. Questo è scorretto e falso, per essere chiari, perché la struttura è stata invece potenziata e riorganizzata, è stata mantenuta buona parte delle collaborazioni esterne che già avevano operato alla predisposizione del PPR del 2006, sono stati integrati ulteriori gruppi di lavoro a supporto dei comuni per l'elaborazione dei piani di adeguamento e dei piani particolareggiati, sono stati costituiti appositi laboratori distribuiti sul territorio, è stato potenziato il sistema informativo territoriale, sono state stipulate convenzioni con l'Università, sono stati integrati tre nuovi direttori, sono state incrementate del 40 per cento le risorse stanziate a favore dei comuni per l'adeguamento dei PUC.

A proposito del professor Michele Ercolini, che giustamente si trova citato nelle linee guida, vorrei ricordare al collega Sanna, sempre con simpatia, che innanzitutto noi non riteniamo questa persona un Carneade, come lui l'ha definita, è bensì un esperto in progettazione paesaggistica dell'Università di Firenze, che è stato individuato e contrattualizzato dallo stesso onorevole Sanna, nel corso del suo mandato di Assessore, non certamente dal sottoscritto. Prima andava bene, oggi è diventato un Carneade? Decidiamoci! Riconosciamogli i meriti che ha, se ne ha, e basta, lo dico con simpatia. Era solo una precisazione.

La semplificazione procedurale e amministrativa, è questo il punto forte e dolente del PPR. Le linee guida, di allora, dichiaravano che la pianificazione va intesa come strumento di governo dell'insieme dei processi territoriali, che non si governano esclusivamente con la pianificazione paesaggistica. Ed è giusto, questo rappresenta di fatto il primo tassello, il primo quadro del documento di indirizzo regionale per un più vasto sistema di pianificazione, onorevole Diana. Come anticipato al punto precedente questa previsione, se andiamo a vedere lo stato dell'arte del Piano paesaggistico, è stata completamente disattesa, sia per i ritardi imputabili alle difficoltà di adeguamento dei piani urbanistici sia per la vischiosità delle norme in esso rappresentate. Ora, ascoltando i territori è emersa tra l'altro la forte esigenza di uno snellimento delle procedure di rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche e di una semplificazione delle procedure nella fase transitoria di adeguamento dei PUC.

Nelle more della revisione del PPR sono state quindi assunte, per dare una boccata d'ossigeno al territorio, le misure legislative che ho citato poc'anzi, e cioè la legge numero 4 e la legge numero 21, che comunque sia hanno dato una spinta positiva al settore edilizio nella ristrutturazione e nell'ampliamento contenuto di fabbricati esistenti, senza consumo, bisogna dirlo, di nuovo territorio. La differenza è che con 20 mila concessioni si sono sviluppati circa 800 mila metri cubi, con le precedenti 900 concessioni conseguenti alle intese se ne sono sviluppati quasi 3 milioni! Questa è la differenza.

A questo proposito, sinceramente non intendo fare polemica più di tanto su un problema che tutti conosciamo, ma voglio essere chiaro e riportare asetticamente i dati, per non entrare appunto in polemica e o fare divagazioni. Con l'atto di aggiornamento e revisione del PPR si introducono oggi degli strumenti che consentono, con funzione anticipatoria dell'adeguamento dei piani urbanistici comunali, di gestire più dinamicamente le misure di salvaguardia. Si ipotizza infatti di sostituire - sottolineo sostituire - le intese previste dal Piano paesaggistico attuale con lo strumento dell'atto di coordinamento tra Regione, Province, Comuni e MIBAC, quale misura di coordinamento per la pianificazione tra gli stessi enti al fine di garantire la tutela paesaggistica, ma non inibire la possibilità di sviluppo. Non sarà più quindi un rapporto tête à tête, dove a decidere è uno solo, ma sarà un atto di coordinamento con il quale per la prima volta verrà coinvolto il Ministero e verrà data nuovamente autonomia decisionale alle amministrazioni locali, senza imporre loro niente. Il comune, ripeto, assieme alla Regione e al MIBAC redigerà il piano particolareggiato di qualità e il PUC. Una volta redatti questi strumenti, non si andrà più a richiedere una per una le autorizzazioni concessorie agli uffici di tutela del paesaggio, ma sarà il sindaco a rilasciare le concessioni edilizie in base allo strumento approvato prima, al contrario di quello che succede oggi, da cui le lungaggini di oltre 6 mila pratiche ferme nei nostri uffici, onorevole Diana, e che non danno sbocco occupazionale al settore edilizio. Questa è la differenza importante, che ha richiamato l'onorevole Diana, ma probabilmente gli è sfuggito questo particolare. Nelle nostre linee guida è presente questo particolare, che rappresenta proprio il fulcro, il midollo delle stesse linee guida e del nuovo Piano paesaggistico.

Nella stessa prospettiva, nell'ambito della revisione del PPR, interpretando il disposto della legge numero 21, ci si prefigge di valutare la possibilità - attenzione - che la fascia costiera e i centri matrice diventino beni ad alta intensità di tutela e non beni paesaggistici. Questo non vuol dire che verranno cementificate le coste e che verranno demoliti i nostri centri storici, collega Diana. Vuol dire invece dare la possibilità, laddove è necessario, di intervenire con la rigidità delle regole, con la sorveglianza necessaria e con un atto concessorio non univoco, ma che passa al vaglio del Ministero, del Comune, della Regione e della Provincia. Questa è l'enorme differenza! Non si vuole demolire niente, si intende invece dare gambe al Piano paesaggistico, a questo importantissimo strumento che ci ha visti per primi in Italia portare avanti questa iniziativa, così come siamo stati i primi in Italia a recepire la legge Galasso e a istituire la fascia di tutela dei 300 metri dalla linea di battigia. La fascia dei 300 metri, caro onorevole Mula, è intoccabile, sia chiaro! Nessuno si sogna di intervenire sui 300 metri dalla battigia, non è scritto da nessuna parte! Questo per essere chiari, poi saranno le norme di attuazione a esplicitare ciò che le linee guida danno come indirizzo.

Il PPR non è un feticcio intoccabile, è un grande strumento di programmazione e pianificazione urbanistica che nella sua attuazione si è rivelato imperfetto e incompleto; è incompleto anche nella procedura d'intesa, perché questa procedura non è mai stata completata con il Ministero, tant'è che questo piano nel suo complesso non ha mai avuto il parere favorevole del Ministero, che ha imposto che insieme alle zone costiere fossero incluse nel Piano paesaggistico le zone interne della Sardegna. La Regione non poteva fare un piano per una sola zona, ma doveva farlo per tutta la Sardegna. Il Ministero, come ha detto poc'anzi l'onorevole Pittalis, su questo ha dato disposizioni precise, che sono state disattese. Altresì nel PPR non è stata prevista, ad esempio, la valutazione ambientale strategica (VAS), eppure il Codice Urbani la impone.

Come si spiega questo? Noi stiamo completando un iter che volutamente non è stato completato; dico volutamente, perché i tempi per farlo, dal 2006 al 2009, c'erano. Questo non vuol dire depotenziare il PPR o addirittura cancellarlo. Non si tratta assolutamente di questo, ma stiamo operando in coerenza con le osservazioni al PPR fatte nel 2006 dal Ministero per i beni e le attività culturali, nelle quali il MIBAC tra l'altro metteva in evidenza la necessità della certezza e della trasparenza delle indicazioni attuative del PPR. E' scritto nella lettera citata dall'onorevole Pittalis, dove è indicato come obiettivo principale da conseguire quello di sottrarre un considerevole numero di interventi alle procedure di autorizzazione, individuando un'immediata e oggettiva disciplina di applicazione. In tal modo si assicurava la qualità degli interventi, pur svincolandoli dall'obbligo dell'autorizzazione paesaggistica, bastando - imponeva il Ministero - l'adeguamento del PUC al PPR. Una volta approvato il PUC non c'è più necessità dell'autorizzazione dell'Ufficio tutela del paesaggio. Ciò si riferiva principalmente alla fascia costiera, ampliata oltre i 300 metri dal decreto Galasso, nella quale restavano incluse anche determinate zone A e B, come poc'anzi ha detto il collega Pittalis. A proposito, perché sia fugato ogni dubbio emerso nel corso del dibattito, ripeto che la fascia dei 300 metri dalla linea di battigia, le spiagge, le zone umide, le dune e tutto ciò che rende riconoscibile il paesaggio sardo restano e resteranno vincolati. Non è scritto da nessuna parte che si demolisce qualcosa! E' una mistificazione assurda quella a cui stiamo assistendo all'interno di quest'Aula e anche all'esterno! Bisogna stare attenti e scoprire quali sono gli scopi di questa mistificazione, perché niente viene fatto per niente.

Molti consiglieri di opposizione ci hanno segnalato l'esigenza di contenere il consumo del suolo e mantenere l'attività agricola. Nella legge numero 21 abbiamo proibito le lottizzazioni nell'agro e abbiamo determinato in 1 ettaro, estensibile 3 a giudizio dei sindaci, l'area minima in cui può essere realizzato l'intervento edilizio. Non possiamo, onorevole Diana, ridurre il limite di 1 ettaro perché é imposto da una norma precedente. Solo la legge urbanistica può farlo, non un atto amministrativo qual è il Piano paesaggistico. Nella legge urbanistica, se il Consiglio sarà di questo parere, si potrà ridurre a 5 mila, 4 mila o anche 3 mila metri quadri la dimensione del lotto minimo, ma lo si dovrà fare attraverso una legge regionale, non con il Piano paesaggistico. E' necessario conoscere le norme, per essere chiari.

Tutto ciò detto, voglio precisare, visto che poc'anzi è stata letta, giustamente, una parte della lettera inviata dalla Soprintendenza - mi dispiace non poterla leggere tutta, perché l'argomento è troppo vasto -, che noi continueremo il leale rapporto con il MIBAC. Nell'ambito di questo rapporto il presidente Cappellacci ha inviato, in data 1° giugno, una nota al Ministro per i beni e le attività culturali in cui chiedeva di poter dare corso, tramite le strutture tecniche, agli adempimenti in materia di copianificazione. Conseguentemente il 25 luglio la preposta Direzione del Ministero ha confermato la sua piena disponibilità e dal mese di luglio fino a oggi si sono tenuti numerosi incontri a livello sia politico che tecnico. Oggi è arrivata la lettera, ma avantieri c'è stato un incontro con la Soprintendenza che ci ha detto: "Attenzione, guardate che vogliamo essere coinvolti"…

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato, assessore Rassu.

Dichiaro chiusa la discussione. Invito i consiglieri Segretari al banco della Presidenza.

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Chiedo una sospensione di dieci minuti, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, considerata l'ora direi di rinviare i lavori direttamente a domani mattina, perché ci sono due ordini del giorno e l'ora di chiusura dei lavori dipende da quante dichiarazioni di voto ci saranno. Invito un Segretario di maggioranza al banco della Presidenza.

Metto in votazione la proposta di rinvio dei lavori a domani mattina. Chi l'approva alzi la mano. Chi non l'approva alzi la mano.

(Non è approvata)

Sospendo i lavori per dieci minuti. Riprenderanno alle ore 20 e 23.

(La seduta, sospesa alle ore 20 e 13 , viene ripresa alle ore 20 e 23.)

PRESIDENTE. Sono pervenuti due ordini del giorno.

(Si riporta di seguito il testo degli ordini del giorno numero 1 e 2:

Ordine del Giorno Pittalis - Steri - Dedoni - Artizzu - Cuccureddu - Sanna Matteo sull'approvazione delle linee guida per la predisposizione ed approvazione degli atti di aggiornamento e revisione del Piano paesaggistico regionale.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione del documento n. 27 concernente le "Linee guida per il lavoro di predisposizione ed approvazione degli atti di aggiornamento e revisione del Piano paesaggistico regionale degli ambiti costieri e del piano paesaggistico regionale degli ambiti interni",

approva

le linee guida del Piano paesaggistico regionale. (1).)

Ordine Del Giorno Sanjust - Pittalis - Amadu - Bardanzellu - Mariano Contu - Rosanna Floris - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Randazzo - Rodin - Paolo Sanna - Stochino - Tocco - Moriconi - Dessì - Porcu - Fois - Sanna Matteo sulle molteplici problematiche patite dal settore delle imprese balneari, una importante realtà socio-economica del settore turistico della Sardegna.

Il Consiglio regionale

CONSIDERATO che:

• le imprese balneari sono un'importante realtà socio-economica tipica del settore del turismo italiano, e sardo in particolare, e che, nel corso ormai centenario della loro attività, hanno garantito un elevato livello di accoglienza e di servizi a favore dei cittadini e della clientela turistica nazionale e internazionale;

• gli stabilimenti e le strutture balneari operanti nella nostra Regione hanno raggiunto importanti livelli di significatività economica ed hanno assunto una forte rilevanza anche dal punto di vista occupazionale;

• gli stabilimenti e le strutture balneari in Sardegna sono circa 900 ma occorre ricordare che sulle aree demaniali marittime insistono anche alberghi, campeggi, discoteche, ristoranti, chioschi e bar tanto da poter calcolare che l'occupazione diretta - costituita dai concessionari, loro familiari e dipendenti stabili - può essere stimata in circa 1.500 unità. A queste vanno aggiunte le circa 4/5.000 unità stagionalmente impiegate;

• queste imprese, nella loro tipica connotazione formata nella stragrande maggioranza da piccole aziende familiari, ha consentito il consolidarsi di una identità culturale e di uno stile di accoglienza che garantisce quel rapporto umano e diretto col turista, non anonimo ma personalizzato e tale da fidelizzare la frequentazione dando vita così a quel modello italiano, e sardo in particolare, di balneazione attrezzata che è diventato un fondamentale punto di forza della nostra competitività nel mercato internazionale e nazionale delle vacanze;

• tale considerazione è tanto più importante in Sardegna in virtù della naturale vocazione balneare del nostro incoming ed alla conseguente innegabile funzione di front liners esercitata dalle aziende balneari ed in virtù anche del valore aggiunto rappresentato dal nullo impatto ambientale e dalla facilità di rimozione che caratterizza la quasi totalità delle strutture operanti e che costituisce uno dei valori di eccellenza del sistema; trae inoltre ampia giustificazione dal fatto che le aziende in argomento vantano ormai un grande bagaglio di professionalità e di specificità maturate in decenni di esperienza e che non potrebbero essere certo replicate da un qualunque altro soggetto imprenditoriale.

CONSIDERATO inoltre che:

• con provvedimento n. 4908/2008 la Commissione Europea aveva avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, a cui aveva contestato un atteggiamento discriminatorio ed aveva chiesto di adeguare il procedimento di rilascio/rinnovo di concessioni demaniali ad uso turistico ricreativo al principio di "libertà di stabilimento";

• tale richiesta era stata in parte soddisfatta con l'adozione dell'art. 1, c. 18, del Decreto Legge n. 194/2009 (Decreto Milleproroghe 2009), convertito con modificazioni nella Legge 26 febbraio 2010 n. 25. La soddisfazione a tate richiesta è stata poi completata dall'adozione dell'art 11 della Legge 15 dicembre 2011, n. 217 (Legge Comunitaria 2010), la cui approvazione ha reso completamente conforme alla normativa dell'Unione Europea quella italiana ed ha definitivamente portato al provvedimento formale di archiviazione della stessa procedura di infrazione, assunto in data 27.02.2012;

• il richiamato art. 1 della legge 25/2010 prevede per le concessioni in atto una proroga sino al 31.12.2015;

• lo Stato italiano attraverso l'introduzione nel proprio ordinamento dell'istituto del c.d. "diritto di insistenza", che era previsto dall'ari 37 del Codice della Navigazione, e ancor più dell'istituto del c.d. "rinnovo automatico", che era previsto dall'art. 10 della Legge 88/2001, individuando nella precarietà del titolo un limite oggettivo alla crescita e allo sviluppo di questo settore, si era fatto carico di rendere possibile un legame stabile tra imprese balneari ed uso del bene di pubblica proprietà;

• le imprese balneari pensavano quindi di avere davanti a loro un orizzonte temporale ben più lungo del 2015. Con questa certezza, in modo particolare nell'ultimo decennio, hanno investito importanti risorse economiche e hanno impegnato, con scelte definitive, i loro nuclei familiari. Ora invece si trovano a dover affrontare una improvvisa incertezza normativa che riguarda la loro operatività e la loro stessa sopravvivenza, il rischio concreto è che, in nome di uno sbandierato principio comunitario di pari opportunità d'impresa, al quale peraltro non corrisponde altrettanta reciprocità nella possibilità per un imprenditore balneare italiano - e sardo in particolare - di accedere ad analoga risorsa in altri paesi comunitari, si possa assistere in breve tempo alla fine di un sistema di impresa unico ed esclusivo in Europa e nel mondo;

• è di tutta evidenza quale gravissimo danno creerebbe all'economia della Sardegna la scomparsa dal mondo produttivo di così tante piccole imprese sarde - già peraltro gravate dagli handicap della stagionalità, dell'insularità e della mancanza di reciprocità rispetto agi altri paesi europei - e delle relative famiglie, andando a creare un vero e proprio problema sociale. Infatti non si tratta solo di non veder remunerare i capitali investiti, ma anche di vedere dissolta l'attività peculiare e creativa, così fortemente connotata da un punto di vista territoriale, che essi hanno inventato e realizzato e con cui hanno contribuito a costituire e conservare un patrimonio culturale e sociale tipico delle coste italiane e sarde. In sostanza per queste imprese, che non possono fare a meno dei beni pubblici del demanio marittimo dove sono nate - ed a cui sono indissolubilmente legate - e perciò sono prive di qualsiasi mobilità territoriale, perdere la concessione demaniale significherebbe perdere la propria azienda, nei suoi fattori materiali e immateriali e quindi di non poter più svolgere la propria attività, e, per la quasi totalità degli attuali imprenditori di questo settore, l'impossibilità oggettiva di ricollocarsi nel mercato del lavoro;

• l'attuale crisi economica che sta sfiancando l'Italia e tanto più la nostra Isola, il difficile accesso al credito patito dalle imprese sarde, mette le aziende balneari della nostra isola in una posizione di inferiore potere economico rispetto ad altre regioni Europee in caso di messa a bando delle concessioni sulle quali operano. Tutto ciò evidenzia una scarsa equità (tanto acclamata dal nostro Governo) che porterebbe a un monopolio del settore o, peggio ancora, a favorire entità economiche (gruppi, potentati, speculatori di varia natura, criminalità organizzata) esterne ed estranee alla Sardegna stessa, perpetuando quel sistema di sfruttamento economico della nostra Isola storicamente mai interrotto.

Visti

• la comunicazione denominata "Small Business Act" con la quale, nel giugno del 2008, la Commissione Europea ha teso ad ancorare irreversibilmente il principio "Pensare anzitutto in piccolo" ai processi decisionali dei Paesi membri, a partire dalla formulazione delle normative, e a promuovere la crescita delle piccole e medie imprese (PMI) aiutandole ad affrontare i problemi che continuano a ostacolarne lo sviluppo alla luce della considerazione, universalmente riconosciuta, che le PMI "sono creatrici di posti di lavoro e protagoniste nella corsa al benessere delle comunità locali e regionali";

• l'Ordine del Giorno approvato all'unanimità nella seduta del 5 maggio 2011 dal Senato della Repubblica con il quale ha chiesto al Governo (che lo ha accolto) di impegnarsi ad agire presso la Commissione Europea per rappresentare la peculiarità italiana delle imprese turistico-balneari italiane, e per le quali potrebbero essere individuate soluzioni differenti rispetto a quelle previste dalla Direttiva CE 2006/123 relativa ai servizi del mercato interno (anche denominata Direttiva "Servizi" o "Bolkenstein"). Lo stesso O.d.g. ritiene infatti che le concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo siano da escludere dall'applicazione della "direttiva servizi" in virtù della specificità del settore caratterizzato da rilevanti investimenti materiali e occupazionali, dei motivi d'interesse generale, di sicurezza, della salvaguardia della pubblica incolumità, di tutela dell'ambiente;

• la Risoluzione del Parlamento europeo del 27 settembre 2011 (2010/2206/INI) sul turismo nella quale, al punto 56, nel ribadire l'importanza del turismo balneare in alcune regioni costiere dell'Europa, invita, fra l'altro, la Commissione a valutare se la direttiva 2006/123/CE abbia ripercussioni negative sulle PMI di questo settore e, se lo ritiene necessario, a proporre misure per attenuare tali ripercussioni e garantire che le caratteristiche specifiche di questa categoria professionale siano prese in considerazione nell'applicazione della direttiva".

IMPEGNA

il Presidente della Regione Sardegna e la Giunta ad assumere tutte le necessarie iniziative, sia in sede di Conferenza Stato-Regioni che in forma autonoma, nei confronti del Governo e della Unione Europea affinché:

1. sia dichiarata, utilizzando la normativa di recepimento della Direttiva Servizi e ottenendo una deroga dall'Unione Europea, l'esclusione dall'evidenza pubblica delle imprese turistico-ricreative operanti in Sardegna, anche per motivi di interesse generale in forza del fatto che le imprese balneari che operano nella nostra Regione hanno, fin dal loro primo insediamento, installato infrastrutture connotate, nella stragrande maggioranza dei casi, da caratteristiche di precarietà, amovibilità, facilità di rimozione, nel rispetto quindi dell'ambiente costiero e sempre considerando lo stesso non come risorsa da consumare ma come un valore economico aggiunto da salvaguardare e valorizzare, ed inoltre hanno messo al servizio della comunità attività in favore della pubblica incolumità e che - per questi motivi - debbano essere escluse dal generico e generale "settore economico dei servizi";

2. sia adottato ogni ulteriore provvedimento idoneo ad evitare la distruzione di un settore economico vitale per l'economia sarda e fondamentale per conservare ed accrescere la capacità di attrazione del turismo balneare che è una risorsa indispensabile del turismo della nostra Regione;

3. sia sollecitato il Governo a mantenere l'impegno, già assunto nell'ambito della Conferenza Stato- Regioni e dettato perentoriamente dalla Legge 15 dicembre 2011, n. 217, (Legge Comunitaria 2010), di attuare il riordino della materia attraverso i contenuti di un nuovo decreto legislativo sul demanio marittimo che disciplini le modalità di affidamento delle concessioni e i criteri per l'attribuzione degli indennizzi relativi agli investimenti effettuati dai concessionari;

4. l'attuale assetto del comparto delle aziende balneari esercitate in concessione demaniale marittima ad uso turistico-ricreativo sia considerato, strategico nell'ambito delle politiche regionali

sul turismo;

5. siano tempestivamente adeguate le norme dettate con le "Direttive per la redazione del Piano di Utilizzo dei Litorali (PUL) e l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo", approvate con Delibera n. 25/42 del 1 Luglio 2010, alla disciplina nazionale di recente adozione ed in particolare sia garantita senza equivoci, come misura minima ed immediata e nelle more del previsto rinnovo del quadro normativo nazionale di riferimento, la proroga ex art. 1, comma 18, del DL. 194/09 (Decreto Milleproroghe 2009), convertito con modificazioni in legge 26 febbraio 2010, n. 25, delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo, anche nel loro attuale posizionamento e nell'attuale consistenza, quantomeno sino al 31.12.2015 e senza subordinare la stessa proroga ad alcuna condizione, ivi compresa l'approvazione dei Piani di Utilizzo dei Litorali. Ciò onde salvaguardare le condizioni imprescindibili di certezza del diritto funzionali al principio della continuità dell'esercizio dell'attività e scongiurare il rischio che le relazioni tra concessionari demaniali, Regione Sardegna e Comuni siano esposte al concreto e grave rischio di un gigantesco e socialmente costoso contenzioso amministrativo che a nessuno gioverebbe;

6. sia definita in modo inequivocabile la posizione giuridica di dette imprese (attualmente inquadrate quali imprese commerciali alla stregua di un pubblico esercizio) partendo dal riconoscimento dettato dalla Legge 135/2001, Legge Quadro sul Turismo, che all'art. 7 definisce imprese turistiche "…quelle che esercitano attività economiche organizzate per la produzione, la commercializzazione, l'intermediazione e la gestione di prodotti, di servizi, tra cui gli stabilimenti balneari, di infrastrutture e di servizi, …. concorrenti alla formazione dell'offerta turistica";

7. siano invitati formalmente i Comuni costieri della Regione Sarda alla corretta gestione della delega amministrativa sul Demanio e ad agevolare ed affiancare i concessionari balneari nelle strategie tese alla salvaguardia dell'ambiente e del territorio, al continuo adeguamento della qualità nell'offerta di servizi rivolti alle esigenze del mercato turistico, all'adeguamento delle strutture balneari alle prescrizioni in materia igienico-sanitaria e nei servizi primari alla persona;

impegna, inoltre il Presidente della Regione sarda e la Giunta

a convocare urgentemente i Parlamentari Europei, nonché Deputati e Senatori della Repubblica eletti in Sardegna, affinché siano coinvolti in tutte le iniziative per ottenere la deroga dall'Unione Europea. (2).)

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Ovviamente noi confermiamo il voto contrario all'ordine del giorno che approva queste linee guida, fortemente confortati, Assessore, dalla notizia che lo Stato c'è, e c'è non per quella lettera, ma per quell'atto che vi siete dimenticati di rispettare e che comunque avete allegato alle linee guida, cioè l'intesa con il Ministero…

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Non è corretto, lei sta dicendo una cosa non vera.

PRESIDENTE. Onorevole Rassu!

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). E' comunque un documento impegnativo che al punto 5) dice: "La Regione e il Ministero si impegnano a provvedere congiuntamente alla verifica e all'adeguamento periodico della pianificazione paesaggistica regionale, ai sensi e per gli effetti dell'articolo…" del Codice del paesaggio. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che mentre noi eravamo svincolati dal rapporto con lo Stato quando abbiamo scritto le linee guida, voi nel processo di revisione del PPR siete invece vincolati a concordarle con lo Stato.

Le ricordo che tutto quello che non rispettava la procedura nella scorsa esperienza è stato censurato dai tribunali dello Stato anche contro la volontà della Giunta allora in carica. Portare avanti queste linee guida in questo modo, senza il consenso dello Stato, inficia tutto il lavoro successivo, e sarà cura dei successivi soggetti che impugneranno quegli atti dimostrare quello che io le sto dicendo.

Siamo confortati perché lo Stato si è accorto di avere un impegno già siglato con la Regione sarda e questo assicurerà che, laddove doveste avere ripensamenti sugli strumenti realmente necessari alla Regione, la legge urbanistica e l'aggiornamento di tutte le direttive che servono ai comuni per recepire la pianificazione paesaggistica avranno la priorità. L'appello "lo Stato batta un colpo se c'è", lanciato qualche giorno fa, è stato accolto e noi siamo più sereni circa il futuro della Sardegna. Ecco perché votiamo serenamente contro quest'atto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, annuncio il mio voto contrario a queste linee guida per tre fondamentali motivi. Innanzitutto perché sono un esercizio retorico del tutto inutile, lo ha ricordato bene il collega Mario Diana. Non è in corso alcuna revisione del PPR in forza di legge, avete trascorso un anno facendo annunci e conferenze per poi partorire delle linee guida che il MIBAC ha già bocciato in partenza. Questo è un iter che non si concluderà mai, è già scritto.

Il secondo motivo è che ci troviamo di fronte all'ennesimo tentativo da parte del presidente Cappellacci e della sua Giunta di sviare l'attenzione dai propri fallimenti di governo, al tentativo patetico di allontanare da sé le ragioni della crisi e le responsabilità, come ha confermato oggi l'assessore Rassu nel suo tentativo, anche questo un po' patetico, di collegare i dati della disoccupazione con la nascita del PPR e di galvanizzare il proprio elettorato con il solito ritornello: "Meno regole più sviluppo". Il problema, presidente Cappellacci, è che la vostra credibilità politica è ormai al lumicino.

Il terzo motivo è che nel corso della discussione, che pure è stata di merito e in cui non sono mancati i tentativi di andare su un piano diverso da quello della contrapposizione ideologica, è emerso, presidente Cappellacci, che lei non ha più una maggioranza politica. L'hanno dimostrato gli interventi dei Capigruppo del P.S.d'Az. e dell'U.D.C. Ci sono visioni diverse sulla Sardegna all'interno della vostra maggioranza e diventa molto difficile, in queste condizioni, avere un interlocutore col quale confrontarsi per provare a fare qualcosa di utile.

Lei, Presidente, ha la grave responsabilità di insistere sulla strada della demagogia e della retorica, continua a fare l'occhiolino al suo elettorato, a curare la sua immagine, rinunciando così anche a quel poco di utile che, con maggiore saggezza, si potrebbe fare insieme in questo scorcio di legislatura.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Vorrei tranquillizzare il collega Pittalis sul fatto che non si tratta di un colpo di teatro. Noi non siamo alla ricerca di titoloni sui giornali, grazie a Dio abbiamo idee che possono essere portate all'attenzione della gente senza bisogno di scoop. Per cui la nostra presenza e la nostra visibilità è comunque garantita, credo, anche dalla nostra intelligenza.

Per il resto, noi non possiamo votare contro queste linee guida, perché significherebbe condividere le vecchie linee guida, che abbiamo totalmente osteggiato e continueremo a farlo; ovviamente non possiamo nemmeno votare a favore, perché vorrebbe dire condividerle e verrebbero a cadere tutte le motivazioni che ho esposto io, che ha esposto il collega Capelli, che ha esposto il collega Campus e che abbiamo condiviso come Gruppo. Non c'è una sola cosa in queste linee guida che possa rendere la vita più tranquilla, non a noi ma ai sardi. L'abbiamo certificato, l'abbiamo documentato, e queste linee guida non agevolano certamente il percorso. Di fronte a questa situazione, dovremmo abbandonare l'aula e non partecipare al voto. Non lo faremo, perché abbiamo sempre combattuto qui dentro e continueremo a farlo, pertanto noi ci asterremo dalla votazione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Il Gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro l'ordine del giorno di approvazione delle linee guida in discussione perché, come detto nell'intervento che abbiamo svolto in quest'Aula, riteniamo che, rispetto al Piano paesaggistico regionale vigente, le indicazioni contenute nelle linee guida presentate in Consiglio dal presidente Cappellacci siano pericolosamente vicine a un notevole peggioramento del quadro ambientalistico, paesaggistico e urbanistico che ci troviamo in questo momento a poter gestire.

Noi speriamo che le indicazioni pur importanti che sono venute oggi dalla discussione - che abbiamo fortemente voluto, ed è l'unico momento che il Consiglio regionale ha per poter dare un indirizzo di merito sul PPR - siano utilizzate dalla Giunta per evitare quello che è già successo sia per quel che riguarda i vari piani casa approvati sia per quel che riguarda la legge sul golf. Noi abbiamo la fortuna, da un certo punto di vista, di avere una sorta di rete di salvataggio, che è il rigore con cui il Ministero e il Governo nazionale, spero, vigileranno sulla possibile manomissione delle norme per la tutela del paesaggio vigenti in Sardegna. Anche noi guarderemo con attenzione ai prossimi passaggi che la Giunta regionale porrà in essere e vigileremo perché veramente essa non faccia ulteriori passi in direzione dello scempio del paesaggio e delle bellezze ambientali di cui la Sardegna è fortunatamente molto ricca.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto.). Votiamo contro l'ordine del giorno di approvazione delle cosiddette linee guida. Riteniamo che questa continua incertezza in materia di regolazione degli interventi sul territorio sia un danno per l'economia e per la società sarda. Rivedere sistematicamente, continuamente e ideologicamente il quadro normativo generale non consente ai comuni di predisporre la pianificazione urbanistica, che manca orami da decenni, e li costringe a funzionare con strumenti urbanistici scaduti. Questa è una delle ragioni principali del sottosviluppo al quale stiamo condannando la nostra regione.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Cappellacci ha votato a favore e che il consigliere Manca ha votato contro.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus - Capelli - Diana Mario - Mulas.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 67

votanti 62

astenuti 5

maggioranza 32

favorevoli 38

contrari 24

(Il Consiglio approva).

Passiamo all'ordine del giorno numero 2.

Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Credo che sia molto sconveniente che l'Aula venga chiamata a esprimersi su un ordine del giorno di quattro pagine che richiama discipline comunitarie vigenti auspicando revisioni in un momento in cui direi che di deroghe se ne sono viste abbastanza. Chiederei che la discussione di quest'ordine del giorno venisse aggiornata, dandoci la possibilità di documentarci su ciò che siamo chiamati a votare.

PRESIDENTE. Se l'Aula è d'accordo aggiorniamo i lavori a domani mattina.

Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, noi concordiamo pienamente con quello che ha detto l'onorevole Sanna, perché si tratta di un argomento estremamente delicato e approvare un ordine del giorno soltanto per dire che è stato approvato non serve a niente. Bisogna approfondire l'argomento e del resto la sensibilità verso questi problemi c'è da parte di tutti. Ricordo che i problemi dei baretti per l'amianto l'ha risolto esattamente Giorgio Oppi l'altro giorno. Si tratta, ripeto, di un argomento serio da valutare approfonditamente e non con un colpo di mano dell'ultimo minuto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sanjust. Ne ha facoltà.

SANJUST (P.d.L.). Presidente, non ho capito se si intenda rinviare questo argomento a domani o sine die.

PRESIDENTE. E' stato sostanzialmente chiesto che l'ordine del giorno venga ritirato, perché riguarda un argomento particolarmente complesso che richiede un'analisi più approfondita.

SANJUST (P.d.L.). Presidente, posso anche ritirare l'ordine del giorno numero 2, con la speranza che nessuno lo faccia proprio, cosa che i firmatari potrebbero fare. Lo ritiro, però vorrei far notare, a futura memoria, che questo è un precedente per cui io, d'ora in poi, di ogni ordine del giorno che arriverà in Aula all'ultimo momento chiederò il ritiro.

PRESIDENTE. Onorevole Sanjust, si può chiedere il ritiro dell'ordine del giorno, però è una facoltà, non un obbligo, accogliere la richiesta. Se lei l'accoglie vuol dire che la condivide, ciò non significa che si debba porre una condizione per ogni ordine del giorno che verrà presentato, perché questo non è possibile.

L'ordine del giorno numero 2 è ritirato.

Il Consiglio è riconvocato alle ore 10 di domani.

La seduta è tolta alle ore 20 e 37.



Allegati seduta

CCCXXXVIII SEDUTA

(POMERIDIANA)

MERCOLEDI' 25 LUGLIO 2012

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente BRUNO

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 31.

COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 12 giugno 2012 (330), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Mariano Contu, Paolo Maninchedda, Francesco Meloni, Valerio Meloni, Antonio Pitea e Alessandra Zedda hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 25 luglio 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, con nota del 24 luglio 2012, ha fatto pervenire al Consiglio il ricorso proposto dal Presidente del Consiglio dei Ministri contro la Regione autonoma della Sardegna per dichiarata illegittimità costituzionale degli articoli 2, comma 3, 3, commi 4, 6 e 7, e 4, comma 48, della legge regionale 15 marzo 2012, numero 6, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2012)".

Annunzio di presentazione di disegno di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:

"Norme sull'espropriazione per pubblica utilità". (408)

(Pervenuto il 25 luglio 2012 e assegnato alla quarta Commissione)

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta:

"Adozione di "Su patriottu sardu a sos feudatarios" meglio conosciuto come "Procurad'e moderare, barones, sa tirannia" quale inno ufficiale ed istituzionale della Sardegna". (407)

(Pervenuta il 25 luglio 2012 e assegnata all'ottava Commissione)

Annunzio di petizione

PRESIDENTE. Comunico che in data 19 luglio 2012 è pervenuta una petizione concernente "Ente foreste della Sardegna - Ampliamento pianta organica".

Ricordo che, a norma dell'articolo 103 del Regolamento interno, il fascicolo relativo a detta petizione è a disposizione dei consiglieri presso la quarta Commissione.

Considerata l'assenza di numerosi consiglieri, sospendo la seduta sino alle ore 16 e 45.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 33, viene ripresa alle ore 16 e 52.)

Continuazione della discussione sulle linee guida per la predisposizione del Piano paesaggistico regionale (Doc. n. 27/XIV) e approvazione di ordine del giorno

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione del documento numero 27/XIV.

Ha domandato di parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (U.D.C.-FLI). Presidente, sono stato chiamato a intervenire stamattina mentre mi trovavo nel mio ufficio presso il Gruppo. Ero convinto, sulla base di una mia previsione evidentemente errata, di dover parlare nel pomeriggio, quindi chiedo di poter svolgere comunque il mio intervento. Grazie.

PRESIDENTE. Onorevole Artizzu, come lei ben sa, la regola è uguale per tutti. Ovviamente l'Aula è sovrana nel consentire a un consigliere dichiarato decaduto di intervenire nella discussione.

Ha domandato di parlare il consigliere Peru. Ne ha facoltà.

PERU (P.d.L.). Anch'io, se possibile, chiedo all'Aula di poter intervenire, perché nel momento in cui il Vicepresidente mi ha chiamato non ero presente.

PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, la richiesta dei consiglieri Artizzu e Peru è accolta.

E' iscritto a parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (U.D.C.-FLI). Naturalmente ringrazio lei, Presidente, e i colleghi per avermi consentito di svolgere questo intervento.

Signora Presidente, colleghi, ho apprezzato buona parte degli interventi che si sono fin qui svolti non solo nella loro sostanza, ma anche e soprattutto nel loro stile, generalmente poco incline alla rissa e più indirizzato alla critica costruttiva nel merito di un testo che, in realtà, ha poco merito, nel senso che non è una legge, non è un regolamento, non è un atto che abbia un qualsivoglia valore concreto, immediato, risolutivo. E' un indirizzo generale, e per forza di cose anche generico, di un qualcosa che dovrà esistere in futuro: linee guida del Piano paesaggistico regionale che verrà.

E' fin troppo nota la nostra contrarietà al PPR precedentemente varato, a firma del presidente Soru e della sua Giunta, e in particolare dell'allora assessore Sanna, e alla legge numero 8 che ne era il fondamento giuridico. Contro quella impostazione che consideravamo, e ancora oggi io considero, un'impalcatura costruita in buona parte da ipocrita estremismo ambientalista, noi conducemmo una lunga battaglia politica e consiliare, con occupazione dell'aula consiliare, un referendum, innumerevoli battaglie politiche sul territorio, assemblee e manifestazioni di popolo che oggi qualche collega, che a quei tempi era in prima fila, sembrerebbe dimenticare. Alcuni di coloro che erano qui a occupare l'aula, dormivano nei salottini, combattevano strenuamente il blocco della Sardegna, ora invocano quello scalcinato Piano paesaggistico regionale, che solo il 3 per cento dei comuni sardi ha potuto recepire; lo invocano come lo strumento della salvezza della natura sarda. La trasformazione del territorio può essere contrastata da adeguati provvedimenti legislativi, ma al trasformismo non c'è rimedio!

E' chiaro che, in attesa di conoscere qualcosa di più concreto sull'attuazione che la Giunta Cappellacci vorrà dare ai principi contenuti nelle linee guida, fin d'ora emergono comunque due visioni diverse, due filosofie diverse di approccio all'enorme problema della salvaguardia del patrimonio ambientale e paesaggistico sardo. Quanto, poi, i tedofori delle diverse fiaccole siano sinceri, quanto in realtà siano convinti di ciò che dicono, non sta a me giudicare, ma al popolo sardo. Io sto dalla parte di chi ritiene che salvaguardare l'ambiente sia un obbligo fondamentale di valenza non solo sociale e politica, ma anche morale e religiosa, considerati gli opportuni riferimenti al magistero della Chiesa cattolica forniti ieri dal collega Planetta, che ringrazio. Non sono d'accordo, però, con chi sostiene l'agghiacciante tesi "l'uomo cancro del pianeta", oggi, anzi da alcuni decenni assai di moda. Com'è possibile che all'inizio del terzo millennio tale affermazione sia diventata così diffusa e accettata dal senso comune? Com'è possibile che venga considerato autorevole il teorico dell'animalismo, il filosofo Peter Singer, che sostiene apertamente la necessità dell'infanticidio quando i bambini sono affetti da gravi malattie? E come si è arrivati a un radicalismo così perverso da considerare normale l'attività di un movimento per l'estinzione umana volontaria che propugna la totale estinzione della specie umana per salvare piante e animali? In realtà, quando in futuro se ne occuperanno gli storici, il Novecento sarà con tutta probabilità contrassegnato come il secolo antiumano, come l'epoca dell'odio dell'uomo per il proprio genere.

In effetti, mai prima d'ora nella storia l'uomo si era dedicato con tanta scientificità e crudeltà all'eliminazione di se stesso e dei propri simili. Non voglio riferirmi solo alle guerre mondiali, i cui effetti tutti conoscono, ma a una guerra che ha attraversato tutto il secolo e di cui i due conflitti mondiali costituiscono solo gli aspetti più visibili. Sto parlando soprattutto del relativismo etico, che Benedetto XVI ha definito con straordinaria efficacia in tutta la sua gravità per il genere umano. In realtà, tutti i movimenti di estremismo animalista e ambientalista hanno come caratteristica comune la fiducia in alcune élite illuminate in grado di capire i mali del mondo e porvi rimedio; élite che a un certo punto scelgono il catastrofismo per convincere il resto della popolazione delle loro argomentazioni. Il catastrofismo è ormai il gusto corrente, e noi sardi evidentemente non ne siamo esenti. La catastrofe, quindi, è dietro l'angolo. A sentire le parole del leader del centrosinistra, essa si abbatterà su tutta l'Isola a causa di queste linee guida, prima cancellando le coste e distruggendo, come un immenso blob, tutto ciò che di bello madre natura ci ha consegnato, poi aggredirà le campagne impedendo, causa la realizzazione di case coloniche, capannoni per attrezzi, impianti di irrigazione, ogni forma superstite di agricoltura. I sopravvissuti dunque moriranno di fame, a differenza della tigre del Bengala, che il leader del centrosinistra ha evocato come esempio. Lei, sì, fortunata, potrà continuare a passeggiare indisturbata nella giungla. Magari per salvare una tigre moriranno di fame diecimila contadini indiani, che non potranno più accedere alle proprie terre. Ma di quelli ce ne sono tanti e non se ne accorgerà nessuno!

Scusate la franchezza, ma mi pare, colleghi del centrosinistra, che mentre molte piccole imprese artigiane stanno chiudendo, mentre molti cittadini non possono nemmeno sistemare le tegole del proprio tetto, mentre altri sardi non possono custodire il trattore in campagna, voi stiate scivolando verso quei falsi allarmismi a cui abbiamo dovuto dare ascolto in questi ultimi decenni di demagogia ambientalista e affarista. State sparando cartucce a salve! Perfino un collega pacato, come l'onorevole Sechi, ieri sembrava quasi invasato enumerando le tragedie che ben presto colpiranno la nostra Isola: l'agricoltura e la pastorizia spariranno, le pecore non troveranno più posto tra le stoppie invase dalle ruspe, mentre le betoniere sorvoleranno il mare, nel loro forsennato andirivieni, spaventando i pochi turisti che ancora dovessero avere il coraggio di fare il bagno nel nostro mare inquinato e velenoso!

Gli onorevoli Gian Valerio Sanna e Claudia Zuncheddu hanno puntato invece sull'inossidabile filone pluto-massonico-complottista, che vedono e additano a fasi alterne e a seconda delle circostanze oscuri incappucciati che si spartiscono le spoglie della Sardegna. Non si è capito bene se lo facciano seduti a tavolino oppure, più dannunzianamente, osservando dai finestrini di un elicottero, come è avvenuto in passato durante un'audace indimenticabile impresa, sulla quale da anni chiediamo lumi e mai ne avremo.

Io al catastrofismo di alcuni di voi non credo per almeno due buoni motivi. Il primo, il più importante, è che lo ritengo totalmente ingiustificato: nessuno vuole costruire sulle spiagge, nessuno vuole permettere a chicchessia di realizzare ecomostri in grado di deturpare il paesaggio sardo. Se questo avvenisse, tutti saremmo contrari, nel mio piccolo io per primo. Ma di questa deriva distruttiva non c'è traccia e agitarla è pura demagogia. Ho sentito dire che le intese che saranno concesse da questa Giunta saranno ancora più scandalose di quelle perfezionate in passato, ma per ora non se ne vede traccia e non se ne ha notizia. Gridare "al lupo" senza vedere il lupo è lo sport dei demagoghi. Accusate fatti concreti, fate nomi e cognomi, denunciate abusi e vi seguiremo, se no le vostre parole avranno la sacralità, il peso e la credibilità di quelle di chi, in passato, diceva di aver salvato la Sardegna per i successivi cinquecento anni. Stiamo ancora ridendo!

Il secondo motivo è che voi non siete credibili in questa versione ambientalista spinta e quasi panteistica. Sotto il Governo del centrosinistra, nella passata legislatura, sono stati edificati o autorizzati milioni di metri cubi di cemento nei posti più improbabili e meno opportuni. Il caso più eclatante, ma non certo l'unico, è quello dell'Isola di Santo Stefano, ma se ne contano tanti altri in cui i fortunati vincitori della "lotteria dell'intrallazzo" non erano coloro che avevano presentato credenziali di particolare amore per il paesaggio o per l'ambiente sardo, ma coloro che erano stati premiati con il cosiddetto sistema delle intese, creatura unica al mondo del rito politico sardo, con la quale veniva concesso a pochi quello che era vietato a tutti gli altri. Sono stati premiati squallidi "palazzinari", sciacalli dell'ambiente sardo, altro che storie, colleghi! Intese, strappi alla regola fatti non per vietare, ma per consentire, per dare il via libera a cemento, alberghi, camere in più, piscine e perfino ai famigerati campi da golf, notoriamente responsabili della distruzione della natura e dell'allargamento del buco dell'ozono! Arcipelago di La Maddalena, Monte Concali - non viene mai citata la grande realizzazione del Monte Concali -, Pula, Tortolì, solo per citarne alcuni, tutte zone in cui vive la tigre del Bengala!

Perché non chiedete all'assessore Rassu quanta cubatura ha concesso questa Giunta regionale mediante le intese in tre anni di legislatura? Credo che sarebbe lieto di rispondere, giusto per riportare i termini della discussione nel concreto, nel giusto, nel corretto. Lo dica, Assessore, nel dibattito, prenda la parola, produca uno schema comparativo sulle regalie del passato e su quelle fatte da voi nel presente. Spesso parlano più i numeri delle parole.

Il centrodestra ha vinto la campagna elettorale sul Piano paesaggistico, e su questo non ci sono dubbi, ma non per promettere più cemento per tutti, piuttosto regole certe e uguali per tutti. Non vogliamo cambiare il PPR perché lo vogliamo cambiare per sentire rullare le betoniere, ma perché i cittadini sardi siano messi tutti nelle medesime, rigide e severe condizioni di poter operare sul proprio territorio, e anche per viverci in questa Sardegna che ha bisogno anche di infrastrutture, di servizi di accoglienza, di un miglioramento dell'offerta turistica, di uno standard di servizi che la metta realmente in competizione con le altre località. E per fare questo non servono la demagogia ambientalista o le inesattezze che sono state raccontate stamattina nel corso di una conferenza stampa, che meriterebbe anche qualche ulteriore approfondimento persino sugli organizzatori reali, ma serve ragionare sulle regole, lavoro nel quale non voglio dubitare che tutti, maggioranza e opposizione, si vogliano seriamente cimentare, al di là della strumentalizzazione politica, giusta e legittima del momento, alla quale, però, dovrebbe pur esserci un limite. La campagna, ad esempio: stiamo assistendo all'abbandono irreversibile delle campagne sarde, la cui coltivazione, purtroppo, non è più interessante per molti giovani sardi e le loro famiglie. Non mi pare che il distacco dei giovani sardi dal lavoro dei campi sia da attribuire alla cementificazione delle campagne. Piuttosto la scarsa redditività delle stesse è determinata in molti casi anche dalla scarsa accessibilità. Far realizzare qualche casa in campagna non significa allontanare la gente dal lavoro dei campi, significa semmai riavvicinarla, perché da che mondo è mondo l'agricoltore abita in campagna e deve avere diritto a presidiare la propria proprietà.

Dopo avere clamorosamente fallito proprio sui temi urbanistici, proponendo alla Sardegna un regime fatto solo di divieti, facilmente aggirabile da pochi fortunati, oggi state, a mio avviso, nuovamente sbagliando, gridando in modo scomposto al "sacco delle coste", al cemento selvaggio, alla speculazione, alla distruzione della Sardegna. Sulla stessa carta, che vi ha fatto perdere già una volta, puntate tutto per perdere di nuovo elezioni, ma anche credibilità. Volete continuare a godervi le vostre ville e le vostre aziende costruite, quelli sì, sulle spiagge sacre e inviolabili della Sardegna, ma allo stesso tempo volete anche recitare il ruolo degli assaltatori dei gommoni di Greenpeace. State ingannando il popolo sardo raccontando di un sacco delle coste che non esiste, se non nella strumentalità triste della vostra sterile e inefficace opposizione. Nel frattempo continuate a non produrre proposte e idee per risolvere la crisi della Sardegna e, credetemi, lo dico con il rispetto e anche l'ammirazione per molti di voi, è triste vedere l'opposizione ridotta a questo. State perdendo una buona occasione per partire dalla salvaguardia dell'ambiente, per offrire alla Sardegna una speranza di sviluppo. Parlate di riqualificazione dell'esistente, ma vi opponete anche agli interventi di riqualificazione. Citate l'Australia, la Francia, la Corsica, l'India come esempio di Paesi nei quali è vietato costruire sulle coste e vi rifiutate di fornire indicazioni su come e dove è scritto che qui in Sardegna si potranno distruggere le coste con il cemento. Non c'è scritto, non ci sarà mai scritto! Diciassettemila posti di lavoro persi nell'edilizia non sono frutto di elaborazioni della Giunta regionale. Sono le associazioni di categoria che hanno fornito questi dati; li fornivano anche quando voi eravate al governo e non li avete ascoltati, anzi guardavate con sprezzo chi chiedeva di poter aprire cantieri regolarmente autorizzati, chi chiedeva di lavorare onestamente, chi voleva vedere rispettati i propri diritti e non sopportava di essere spettatore di tanti favoritismi legalizzati. Avevate dedicato cinque minuti a ciascuno dei sindaci per sentire cosa avevano da dirvi sul PPR e l'avevate fatto anche con fastidio, certi che, in realtà, di quel confronto non ci fosse bisogno, perché "il popolo bue" avrebbe dovuto accettare e ringraziare, salvo poi impallinare il vostro Presidente al momento opportuno. Abbiamo sbagliato ad agire solo ora, siamo in ritardo e bisogna affrettarsi, bisogna rispettare gli impegni presi con il popolo sardo. Ecco cosa io rimprovero a questa Giunta e a me stesso, l'avere agito troppo tardi, ma meglio tardi che mai, il tempo c'è ancora per restituire giustizia ed equità.

Nemmeno la riqualificazione dell'esistente è stata possibile con il vostro sistema di divieti. Tante storie di lavoro onesto, di onesta fatica, spazzate via; piccole aziende, che sono l'ossatura dell'economia italiana e sarda, rase al suolo per una demagogia cieca e sorda, spietata e ipocrita. Solo il blocco, il filo spinato, i divieti, mentre in pochi facevano festa. Altro che tigre del Bengala! Ben altre tigri e lupi famelici, sardi e non sardi, parenti e amici del Governo nazionale di sinistra, si sono sfamati sulla carcassa della nostra morente economia. E ora basta, per favore. Regole strette, severe, ma uguali per tutti. Cerchiamo di rendere la Sardegna più vivibile, un posto dove si possa anche campare onestamente senza doversi suicidare, vivere e lavorare senza dover elemosinare il piacere al potente di turno, tutti con le stesse possibilità di competizione. Rispetto le tigri, rispetto i cinghiali, ma amo di più gli esseri umani e soprattutto i miei connazionali, i sardi. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Peru. Ne ha facoltà.

PERU (P.d.L.). Presidente, colleghi, ho riflettuto a lungo sull'argomento in discussione e mi sono chiesto il perché attraverso artifizi e contorsioni di parole si debba trovare a tutti i costi sempre e comunque una motivazione per dire il contrario o sostenere il no a prescindere dal risultato. Questo, colleghi, accade a entrambi gli schieramenti politici, ma non è coerente né per la politica né per la Sardegna e non è giusto neppure per i sardi. In questi giorni si sono sentite espressioni come "Sardegna, pericolo cemento", "le coste verranno devastate", "il patrimonio ambientale verrà intaccato", e perfino un autorevole archeologo e accademico in un'intervista a tutta pagina alla domanda su quale sia il suo pensiero rispetto alle linee guida sul PPR revisionato risponde: "Il PPR di Cappellacci devasterà la Sardegna". Colleghi, il PPR revisionato ancora non esiste e stiamo già parlando di devastazione dell'Isola!

La stessa identica considerazione vale quando si afferma, come spesso accade, che il Presidente e la sua maggioranza sono i responsabili del disastro economico e sociale della Sardegna. Questo non è giusto, non è credibile, è strumentale e non fa bene né alla Sardegna né ai sardi. A mio avviso, chi si esprime così non crede in ciò che afferma, ma è certo che non vuole bene alla nostra terra. Direi, colleghi, che sia tempo di porre fine alle accuse reciproche: "Voi attraverso le intese avete distribuito volumetrie a favore di amici", "Oggi lo fate voi attraverso il piano casa e la legge sul golf, con la quale si sono mascherati metri cubi a favore di amici". Queste sterili diatribe non piacciono più alla gente, perché la gente oggi è attenta, vuole fatti e risposte concrete e quindi non si può perdere più tempo appresso a questo genere di polemiche. Mi dispiace che a sostenere questo siano persone che, guarda caso, siedono in questi banchi da cinque, dieci o quindici anni o persino di più, e hanno contribuito, nel bene o nel male, a creare questo sistema in cui oggi viviamo, che non ci piace, ma ci conviene.

Colleghi, questa concezione sicuramente non l'ha creata il nostro vicino, non l'ha creata la zia Peppina di turno, l'abbiamo creata noi, è il frutto, è il prodotto del nostro lavoro. Questo lo dico anche all'amico Nanni Campus, che afferma che noi siamo considerati come un malato terminale. Io sono convinto che i malati terminali vengano guariti dai bravi medici usando buone terapie e non bisogna differenziarsi staccando la spina, perché anche il comandante Schettino ha abbandonato la barca per salvarsi, ma tutti conosciamo le conseguenze di quel gesto. C'è un pericolo reale, che si chiama ego, al quale bisogna stare molto attenti. Non bisogna stare attenti a chi ha la cazzuola in mano o ai "fratelli della costa"; su questi sono convinto che tutti sapremo vigilare bene.

Proviamo, invece, colleghi, a credere che ci potrebbe essere una svolta. La svolta potrebbe avvenire attraverso il PPR, che è un importante strumento di pianificazione, ma su questo è necessario fare tutti uno sforzo, destra, sinistra e centro, mettendo sicuramente una marcia in più, una marcia di cambiamento, sistemando tutto il nostro peso in un'unica mattonella, dicendoci finalmente la verità e avendo un unico desiderio, quello di servire il nostro popolo. Questa è la nostra vera scommessa e per questo sono convinto che tutti siamo consapevoli che la revisione del PPR, di questo utile strumento, è indispensabile per la crescita, la tutela e lo sviluppo dei nostri territori.

Cari colleghi, sapete bene, anzi sapete benissimo che la revisione del PPR tutela il nostro paesaggio, tutela le nostre coste, riordina, riqualifica il disordine urbanistico e semplifica le procedure. E se le semplifica, in un momento così difficile il PPR può solo aiutare il sistema a svilupparsi senza consumare territorio. Bene ha fatto il nostro Presidente a sottolineare che i principi del PPR vigente non si toccano, bene ha fatto a riconoscere alla precedente maggioranza e al suo Presidente di aver dato una grande spinta culturale riguardo alla tutela del nostro patrimonio ambientale, ma è anche vero che oggi è necessario e indispensabile, dopo sei anni, revisionare questo strumento di pianificazione in quanto il metodo procedurale adottato non ha funzionato come previsto e non si sono raggiunti i risultati prefissati. Noi consideriamo il paesaggio un fattore di sviluppo locale, lo consideriamo una risorsa competitiva e lo sottolineiamo, così come lo sottolinea il PPR vigente, ma per assicurare l'applicabilità di questo strumento sotto l'aspetto economico, sociale, istituzionale e culturale è necessario che esso venga revisionato ed è indispensabile che i territori, le istituzioni, i professionisti, gli operatori, le categorie, la gente, gli attori principali siano parte attiva di questo processo. Questo è un messaggio che tutti dobbiamo trasmettere e che deve essere inculcato culturalmente nella mente di ognuno di noi, nella mente di ogni cittadino, perché il Piano paesaggistico revisionato rappresenterà lo strumento che regola una prospettiva di sviluppo capace di coniugare le esigenze con le opportunità senza compromettere lo straordinario patrimonio naturale della nostra terra.

Colleghi, non deve allarmare l'eventuale realizzazione di impianti da golf, non dovete vedere sempre la speculazione dietro ogni cosa. Gli impianti da golf si possono fare anche in senso giusto, esistono le regole, esistono gli strumenti, esistono gli organi, esistono tutte quelle dinamiche positive che sicuramente conducono verso il riordino e la riqualificazione, senza distruggere nulla. I sindaci sono lì a vigilare, i decreti ministeriali esistono in tutto il perimetro della nostra isola, i siti di importanza comunitaria (SIC) non si toccano, oltre il 60 per cento del territorio della Sardegna, dove insiste l'82 per cento della popolazione, è vincolato. Non ci dobbiamo preoccupare di questo, non è possibile che all'indomani dell'approvazione del nuovo PPR si verifichino le colate di cemento nell'intera Isola. Anche il piano casa aveva allarmato e tanti hanno gridato all'assalto alle coste: tutto si è ridotto al vero obiettivo, cioè alla riqualificazione, al riordino, ai piccoli interventi sull'esistente, sul territorio già consumato, a quello che dava risposte alle famiglie che avevano necessità di una riqualificazione del loro immobile.

Lo stesso discorso vale per i centri storici, oggi considerati dal PPR vigente come un unico monumento da conservare. Noi di questa logica siamo convinti, ma siamo anche convinti che la funzionalità e la fruizione dei centri storici debbano essere rese a chi ci vive. E se questo non avverrà ci sarà un doppio danno, ovvero l'abbandono e la trascuratezza, perché non possiamo costringere le famiglie a vivere nella non funzionalità dell'ambiente. Sul danno economico ambientale derivante dall'abbandono del centro storico dovrà intervenire l'istituzione pubblica per raccogliere i cocci del degrado.

Per fare un altro esempio che ci differenzia e che differenzia la considerazione di bene paesaggistico d'insieme dal sistema di alta tutela, dico che Cala Goloritzé non può essere assolutamente considerata uguale a Platamona - cito Platamona perché è il luogo dove vivo - pur meritando la massima tutela. A differenza di Cala Goloritzé, che necessita di un vincolo assoluto, Platamona necessita di un riordino, di una riqualificazione e per raggiungere questo obiettivo sono necessarie regole certe, regole non da interpretare ma coerenti con il raggiungimento degli obiettivi, che tengano conto della sostenibilità ambientale e non portino al consumo del territorio. Tutti noi siamo convinti di questo, così come siamo convinti che le attività turistico-ricettive non abbiano necessità di ulteriori metri cubi per svilupparsi, che le attività ricettive necessitino di regole, di strumenti di riordino, perché col PPR vigente le attività ricettive non si sono riordinate, ma si sono arenate. Siamo convinti anche noi che il numero degli immobili in Sardegna sia sufficiente per le esigenze dei sardi, e non solo dei sardi, e che l'edilizia possa avere qualche risposta in più non sicuramente da nuovi insediamenti, ma da un riordino, da una riqualificazione, da una riconversione degli immobili esistenti anche verso le attività ricettive. Ma per fare questo sono necessari strumenti e regole, e il PPR potrà dare queste risposte.

Siamo anche tutti d'accordo col collega Soru - mi dispiace che in questo momento non ci sia, lo cito perché di solito ha buone idee - quando chiama a giudizio la natura come entità suprema che non vuole essere trasformata né consumata. Ha ragione su questo. L'uomo ha necessità di vivere ed è giusto che viva danneggiando il meno possibile la propria terra. Ma se si vuole essere coerenti con un pensiero così profondo, lo si deve poi applicare, altrimenti non si è credibili; se si è così convinti che la natura non contempli assolutamente costruzioni edilizie laddove è necessaria la massima tutela, chi le possiede deve certamente demolirle e restituire la superficie all'ambiente.

Questo, cari colleghi, è il momento migliore per fare uno sforzo con lo sguardo sicuramente rivolto non verso i consensi elettorali, ma verso la nostra coscienza, rompendo le logiche del passato per pensare più alla nostra terra e tradurre in fatti il nostro ruolo. Quello che la gente ci chiede consapevolmente è fare finalmente una scelta alta per i sardi e per la Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Io sono un inguaribile volterriano e nonostante le cose dette dai colleghi Artizzu e Peru sono contento di aver dato l'assenso perché potessero intervenire. Dico nonostante le cose che hanno detto, che ha detto soprattutto il collega Artizzu, il quale ha definito il Piano paesaggistico regionale vigente un piano scalcinato. Mi viene il dubbio che non abbia ascoltato neanche il suo Presidente, il quale nell'introduzione alle linee guida che la Giunta propone per la revisione del PPR ha parlato dell'attuale Piano paesaggistico usando queste testuali parole: "Innanzitutto è necessario chiarire, come principio, che quel documento" - il Piano paesaggistico regionale vigente - "frutto delle indicazioni che il Consiglio regionale volle dare e fare proprie nel 2005, sono ancora attuali e costituiscono la solida base su cui costruire i ragionamenti legati allo sviluppo, alla tutela dei territori, della storia e dell'identità della nostra Isola". E aggiunge: "Sono una base talmente solida che neanche una virgola di quel documento è stata modificata". Come può lei, consigliere Artizzu, rappresentante di un partito politico che a livello nazionale si pone su posizioni diverse da quelle del P.d.L., legarsi così strettamente a ipotesi che sono assolutamente propagandistiche e non tenere conto neanche di quello che dice nell'introduzione alle linee guida il Presidente della Regione? Io capisco che lei abbia la necessità di distinguersi, di fare opposizione a tutto campo, però non stiamo discutendo le linee del PPR, in quanto noi abbiamo chiesto, come opposizione, lo dico ai colleghi della maggioranza, che la Giunta riferisse in Aula sulle linee di indirizzo di modifica del PPR. E' stata una decisione politicamente rilevante che l'opposizione, con il sostegno di una parte avveduta e intelligente della maggioranza, ha fatto prendere. Senza questa nostra iniziativa oggi di PPR qui non se ne discuterebbe. Bisognerebbe quindi, uso il condizionale, evitare di utilizzare questo momento importante di riflessione su un lavoro che deve essere ancora fatto, perché il giudizio sul nuovo PPR lo potremo dare quando la Giunta lo presenterà. Adesso dobbiamo impegnarci, come legislatori regionali, come Consiglio regionale, sulle indicazioni che intendiamo dare alla Giunta perché il lavoro sia il più proficuo possibile, partendo anche dalle esperienze del passato, che sono significative e importanti.

Allora io seguo la traccia, non posso fare diversamente, non mi lascio distrarre da questo tentativo propagandistico di fare per forza il difensore o l'oppositore di opposte bandiere. Tento di fare un ragionamento serio. Stiamo parlando di prospettiva e non di passato. E' vero che tre anni e mezzo di legislatura non hanno portato a una nuova legge urbanistica, non hanno portato a una revisione della legge numero 8 del 2004, non hanno portato a una modernizzazione di questo settore in Sardegna. Vivaddio, ci sarebbe davvero bisogno di modernizzare il settore dell'urbanistica in Sardegna, nonostante ci siano leggi ancora attuali che vengono soltanto parzialmente utilizzate dai comuni! Una modernizzazione in tal senso non è stata fatta, ma noi stiamo parlando di prospettiva, di un modello di sviluppo nuovo della Sardegna, ed è vero - mi rivolgo ancora al collega Artizzu - che su questo dibattito si contrappongono due distinte filosofie: una è la sua, consigliere Artizzu, ed è legata al passato. Ma che l'edilizia, il mancato rispetto del territorio, il cemento, gli interventi per seconde, terze e quarte case siano lo sviluppo per il futuro non lo dice più nessuno.

Ho qui, assessore Rassu, gli interventi svolti al convegno della Confapi Sardegna, a cui lei ha partecipato. Tra questi ci sono gli interventi dei costruttori, dei rappresentanti dell'ANCE. La signora Valentina Meloni, del collegio ANIEM della Sardegna, ha detto: "Noi puntiamo sulla sostenibilità ambientale ed economica". L'ha detto in quel convegno, che poi è stato concluso dall'assessore Rassu, il quale ha detto a sua volta delle cose significative. La signora Meloni non ha parlato di volontà di "bruciare" il territorio, di uso selvaggio del territorio, di espansione delle new town berlusconiane, il modello a cui voi vi richiamate, ha invece detto: "Abbiamo redatto una carta di intenti per il rilancio dell'economia. Ristrutturando i centri storici e le periferie possiamo davvero far ripartire un sistema che ora è bloccato". I costruttori parlano del già edificato, di ristrutturazione, di riuso dei volumi esistenti e inutilizzati; non parlano di volontà di "bruciare" altri ettari di territorio. E mi ha fatto piacere che un esponente di un partito a cui noi guardiamo con interesse per la prospettiva, sto parlando del collega Mula, abbia citato l'esempio della Spagna. Quando si dice "turismo uguale edilizia uguale sviluppo", la Spagna è la cartina di tornasole, perché ha consumato ettari ed ettari di territorio, anche di altissimo pregio ambientale, sul totem dello sviluppo turistico senza freni. Ebbene, la Spagna è stata trascinata in una situazione di crisi soprattutto dagli errori che ha fatto in termini immobiliari e urbanistici. Se fosse vero l'assunto da cui voi partite, e cioè "edilizia uguale sviluppo uguale turismo", la Spagna non dovrebbe essere al tracollo economico, così come non dovrebbe esserlo l'Italia, che è vicinissima a quel traguardo negativo, perché l'Italia - sono statistiche europee - è il Paese dove il cemento è avanzato di più rispetto a tutti gli altri Paesi europei, a eccezione della Spagna. Ho qui un grafico, consigliere Artizzu, glielo farò avere, che mostra che l'Italia è all'avanguardia per quanto riguarda il cemento, perché produce 800 chilogrammi di cemento in più all'anno pro capite, contro i 980 della Spagna, mentre - udite, udite! - la Germania e la Francia ne producono 400, la metà rispetto all'Italia, e il Regno Unito addirittura 200. Siamo talmente abituati a fare un uso spropositato delle risorse territoriali e del cemento che non ci rendiamo neanche conto che i dati europei parlano contro questa politica.

Il discorso è questo, assessore Rassu: riusciamo veramente a contrastare i corsari e i bucanieri, per ripetere una definizione utilizzata nel dibattito di stamattina, se non ricordo male, dal collega Campus? Lo chiedo perché di corsari e bucanieri in questo settore ce ne sono tanti! Vogliamo continuare a nasconderci dietro gli imbrogli delle cifre? I 17 mila posti di lavoro persi nell'edilizia sono stati persi per i vincoli del PPR? Ma stiamo scherzando? Neanche i bambini delle scuole materne crederebbero a una favoletta di questo genere! La crisi dell'edilizia ha ragioni ben più profonde, che gli stessi imprenditori del settore hanno colto ed evidenziato. Il presidente Cappellacci fa una premessa - che vi ho letto - assolutamente inattaccabile, poi nelle conclusioni lascia intravedere l'intenzione di individuare tutti i danni e i difetti legati allo sviluppo del settore dell'edilizia nei vincoli del PPR. Quindi parte dall'assunto che bisogna eliminare i vincoli e verificare lo sviluppo compatibile, termine che a me fa paura, perché quando sento di parlare di compatibilità legate all'attività di sviluppo edilizio nelle zone costiere mi vengono in mente tanti esempi da far accapponare la pelle. Di fronte a un mercato immobiliare che è bloccato, di fronte a una crisi finanziaria che ha chiuso i rubinetti del credito alle famiglie e alle imprese, con le bolle immobiliari che dal 2008, partendo dagli Stati Uniti d'America, hanno investito Spagna, Irlanda e Portogallo e stanno arrivando anche da noi, di fronte a milioni e milioni di metri cubi d'invenduto, vogliamo continuare a fare lottizzazioni e sottrarre terreno all'agricoltura?

Questi sono i ragionamenti che mi sento di fare; li avrei voluti fare al presidente Cappellacci, ma purtroppo non è in aula, quindi mi rivolgo all'assessore Rassu in maniera molto seria, sapendo che la discussione che stiamo facendo oggi in Consiglio regionale è importante. Molti pensano - io non sono tra questi, Assessore, voglio essere sincero - che questo dibattito sia inutile, nel senso che le decisioni sono già assunte, che ci sono forze, soprattutto vicine al presidente Cappellacci, che orientano gli atti della Giunta nella direzione vecchia e superata di cui ho parlato sinora. Ma anche nella Giunta e nella maggioranza ci sono persone che hanno capito che continuando con l'andazzo dei piani casa berlusconiani, delle Milano 2, Milano 3 e new town di L'Aquila, anziché recuperare i centri storici si creano nuove città. L'esempio di L'Aquila, badate, è significativo, è una cartina di tornasole di come queste due filosofie siano per certi aspetti inconciliabili. Il centro storico di L'Aquila è disabitato e non si è ancora intervenuti per recuperare la storia, la cultura, l'architettura di questa grande città. Si è invece consumato altro territorio, si sono costruite altre case, altri villaggi, entità fantasma che non rispecchiano la tradizione, la storia, la cultura di quel popolo.

Assessore Rassu, penso di fare il mio dovere se dico che l'esperienza che è stata fatta e le premesse al documento che il presidente Cappellacci ha letto in Aula in avvio di questa discussione debbano essere tenuti presenti. Deve però essere fatta la tara di un eccesso di propaganda che vi tirate dietro dall'inizio della legislatura, quando le cazzuole e le betoniere - non parlo di compassi - venivano richiamate per solleticare l'interesse di vasti bacini elettorali che avevano dato sostegno al tandem Berlusconi-Cappellacci durante la campagna elettorale.

Mi auguro che non vogliate continuare in questa direzione perversa per la Sardegna. Noi ci auguriamo, come Gruppo dell'Italia dei Valori, che significativamente si faccia tesoro delle esperienze anche di altri Paesi, non solo del nostro, e che si punti veramente a indirizzare la politica urbanistica della Sardegna verso il rispetto del patrimonio ambientale e paesaggistico, che è una risorsa, come dice il presidente Cappellacci, di tutti i sardi, non solo di quelli che hanno interessi speculativi e immobiliari; è una risorsa di tutti i sardi che vale per il futuro dei sardi e che non può essere dilapidata sull'altare degli interessi di pochissime persone. Quindi evitiamo di disperdere il patrimonio anche di credibilità che la Sardegna si è costruita.

E' stata una ben strana coincidenza che la discussione sulle linee guida di revisione del PPR sia iniziata con la commemorazione del professor Lilliu. Voglio leggere, cari colleghi, quello che il professor Lilliu scriveva su Tuvixeddu, altro progetto su cui le due filosofie antitetiche di cui ho detto si sono scontrate anche in quest'Aula. Ebbene, il professor Lilliu diceva: "Tuvixeddu è la montagna sacra di Cagliari e della Sardegna, che va salvata". E il professor Lilliu, che ricordiamo con rammarico perché ne abbiamo apprezzato le grandi qualità di uomo, di intellettuale, di studioso, sul compendio di Tuvixeddu e Tuvumannu diceva che si trattava di un grande paesaggio culturale in cui leggere tutta la storia della città. E aggiungeva: "La mia difesa è motivata e ragionata, tiene conto del significato totale che hanno il colle, il paesaggio, la natura, tutta una serie di valori intoccabili che devono restare come sono, perché sono patrimonio dei sardi".

Badate, un altro autorevole accademico dei Lincei, ha partecipato proprio ieri, a Cagliari, a una discussione importante su questi temi, che non si possono snobbare con i richiami alle tigri del Bengala o a facezie similari. La tigre del Bengala è l'animale simbolo dell'India, per cui gli indiani fanno bene a porsi il problema di salvaguardarla. Ebbene il professor Settis, accademico dei Lincei, come il professor Lilliu, ha posto in evidenza in un'intervista rilasciata al quotidiano La Nuova Sardegna alcuni giorni fa un elemento importante, e cioè che forse per la prima volta o in pochissime situazioni la Sardegna è stata all'avanguardia della discussione in Italia e in Europa sul tema del rispetto del paesaggio e dell'ambiente. La Sardegna, prima con la legge numero 8 e poi con il PPR, è stata all'avanguardia del dibattito e delle riflessioni delle Regioni italiane ed europee. Badate questo è un patrimonio di elaborazione, un patrimonio culturale e anche politico importante, un patrimonio di riflessioni su un processo che sta andando avanti nel mondo. Si stanno moltiplicando le iniziative a difesa del territorio, c'è un'associazione…

PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Mi spiace che non ci sia il presidente Soru per il semplice motivo che dopo averlo sentito, ieri, difendere con convinzione il suo operato, avrei voluto fargli osservare alcune cose, quelle che conosciamo, naturalmente, perché l'affermazione che si voglia consumare in modo indiscriminato il territorio non trova riscontro in quello che ancora penso di non aver fatto. Che il Piano paesaggistico regionale sia alla base di un nuovo modello di sviluppo è evidente, non stiamo inventando niente, ma che questo PPR abbia consentito di smettere di consumare la fascia costiera è un'affermazione pesante. Perché dico questo? Perché non è vero che questo PPR abbia fatto cessare l'aggressione e il consumo della fascia costiera. So che a qualcuno darà fastidio sentirlo ripetere, ma lo ripeto perché Santo Stefano, dove con le intese sono stati autorizzati 45 mila metri cubi di cemento, è un'isola nell'isola. Molti di voi sono di quelle parti, chi è del nord Sardegna sa di che cosa sto parlando: una cava di granito doveva essere trasformata in resort, in villette, in attività portuali con tanto di banchine! Non è sufficiente? Ci spostiamo a Tortolì per capire quale concentrazione di metri cubi vi sia stata su una singola persona. Gli ogliastrini questo lo sanno, non glielo devo certamente spiegare io. Le intese si fanno anche per questo! Altre oscenità? Andiamo a Carloforte per capire che l'ex albergo dell'ESIT, a La Caletta, è stato trasformato in qualcosa di mostruoso! Si dirà che il PPR l'ha sfiorato, però ha continuato a lasciar fare. Doveva trattarsi di una ristrutturazione e di un ampliamento e invece quell'albergo è stato letteralmente abbattuto e ricostruito con il 25 per cento di volumetria in più, per incentivare! Questi sono solo alcuni esempi, stasera non ho con me il famoso elenco di cui ho già parlato, perché penso che non sia questo il momento di tornare a elencare tutto ciò che è accaduto.

All'onorevole Soru avrei voluto ricordare una cosa: lui ieri ha accusato questa maggioranza di non aver fatto nessuna legge per lo sfruttamento del vento e del sole. L'onorevole Soru invece l'ha fatta! Il Piano energetico, che non è mai entrato in quest'Aula, neanche in questa legislatura, e sapete che io l'ho sollecitato più volte, l'onorevole Soru l'ha modificato con una delibera di Giunta, al momento necessario, per consentire che 200 ettari di terreni del Casic fossero ceduti all'ingegner De Benedetti, né più né meno come i 50 ettari di Chilivani o qualche altra cosa sparsa nell'Isola. Dico queste cose, ricordandole innanzitutto a me stesso, perché non si possono accusare gli altri di un qualcosa che appartiene direttamente a chi ha pronunciato quelle parole!

Il Consiglio regionale ha discusso nella passata legislatura le linee guida portate dal centrosinistra e oggi sta discutendo quelle portate dal centrodestra: discussione accademica allora quanto oggi. La verità vera è che questo Consiglio in questa materia, così come in altre, è stato esautorato. Abbiamo ereditato tutto ciò e l'unica cosa di cui mi rammarico è che da parte nostra non ci sia stata la capacità di riportare il Consiglio al ruolo di centralità che gli è dovuto. Qua non dobbiamo discutere, a parer mio, delle linee guida, qua dobbiamo discutere del PPR, perché il cuore del problema è questo. Voi avete voluto invece la discrezionalità, ma discrezionalità significa che una persona ha il potere di decidere tutto ciò che ritiene necessario e giusto per alcune persone in modo positivo e per altre in modo negativo. Credo che questo sia un problema che ci dobbiamo porre, se no chi verrà dopo di noi lo erediterà ancora e così via, e non ne usciremo più, continueremo a rinfacciarci le cose. La discrezionalità per quanto riguarda temi come questo, che sono di vitale importanza, non la si può lasciare in mano a una persona. Noi stiamo commettendo questo errore, voi lo avete commesso in passato, convinti che doveste governare per tutta la vita, ma non è così, la ruota gira, il bipolarismo a questo ci ha abituato e da questo bisogna uscirne.

Perché dico questo? Perché ho difficoltà ad accettare la situazione, così come ha difficoltà il mio partito, e in quest'Aula noi non consentiamo a nessuno, né alla maggioranza né all'opposizione, di strumentalizzare le nostre posizioni. L'abbiamo dimostrato con la legge sul golf: quando si è voluto portare da 3 chilometri a 1 chilometro dalla linea di battigia il limite oltre il quale consentire la realizzazione di nuove strutture residenziali e ricettive abbiamo detto che non l'avremmo votata; quando si è fatta la discussione sugli interventi nella fascia dei 300 metri abbiamo detto che non l'avremmo mai votata. Questo perché siamo coerenti con le nostre battaglie e una cosa è certa: noi non abbiamo mai fatto i palazzinari, non siamo mai stati cementificatori nella nostra storia, abbiamo sempre combattuto per il sistema ambientale e la sua salvaguardia, e non a seconda dei momenti o delle maggioranze nelle quali ognuno di noi si trovava. A seconda della maggioranza era infatti necessario anche piegare la testa.

Noi non abbiamo venduto il nostro partito a nessuno. Noi siamo in una coalizione all'interno della quale sul nostro programma c'è stato un confronto reale; quei punti sono stati accettati dal presidente Cappellacci e su quei punti abbiamo sempre aperto le nostre verifiche programmatiche con coerenza. E con coerenza e anche con lealtà abbiamo votato, perché quando le cose non andavano bene l'abbiamo detto qua dentro, non fuori di qui. Abbiamo detto qua dentro che cosa non ci stava bene, non siamo scappati alle nostre responsabilità. Anche stasera siamo qui per questo.

In quest'Isola ci sono 377 comuni e solo 10 di essi hanno approvato il PUC. Io vivo in un comune che da oltre vent'anni cerca di approvare il PUC, ovvero il Comune di Sassari, il cui consiglio comunale si sta ancora riunendo per cercare di approvare questo strumento urbanistico. Ma in questi anni le concessioni edilizie, la possibilità di fare interventi anche di recupero, che sono poi necessari, tutto ciò è stato impedito perché le norme di salvaguardia a questo portano, cioè a imbalsamare il sistema. E in una realtà come la nostra imbalsamare quel sistema significa danneggiarlo economicamente in modo irreversibile, irreparabile. Alcuni miei amici hanno la casa nel centro storico per loro sfortuna vicino a una chiesa, perché il centro storico di Sassari è pieno di chiese. Mi dite voi qual è il torto di questi cittadini, quello di aver ereditato la casa del nonno o del padre e di continuare a vivere nel centro storico? Dovrebbero essere premiati solo perché continuano a vivere in un centro storico abbandonato e invece non possono nemmeno fare interventi di recupero della loro casa! E' possibile che non si possa riparare definitivamente questa stortura?

Dopo le prime affermazioni di alcuni amici del centrosinistra speravo che ci fosse la possibilità di un dialogo, perché non stiamo costruendo qualcosa per pochi, stiamo costruendo qualcosa per tutti e non ci si può chiudere e trincerare dietro i no senza pensare che forse qualche errore è stato commesso anche da chi ha governato prima e va quindi corretto. Quest'Aula deve recuperare la propria credibilità, il proprio ruolo, che col tempo ha perso. Quando sono tornato in questo Consiglio pensavo di mancarvi da vent'anni, perché c'è stato uno stravolgimento. Non so quale epidemia si sia verificata, quale sfacelo vi sia stato o in quale clima si sia vissuta la passata legislatura, non c'ero, lo posso solo intuire, l'ho sentito raccontare, ma non si può rinunciare a tutto. Se questa Assemblea fa le leggi per i sardi a maggior ragione il proprio ruolo lo deve rimarcare, non può abdicarvi. Dobbiamo ritornare a quello che doverosamente questo Consiglio deve essere, se no abbiamo finito, non ci sono i presupposti per andare avanti.

Guardate, io non sono un uomo di mare, ma sono andato lungo le coste, ho scattato delle fotografie, e devo dire che ho visto uno spettacolo indegno. Bisogna andare per mare per vedere certe cose, da terra non si vedono; bisogna andare lungo le coste per capire da dove è saltata fuori una determinata cubatura. Basta assumere informazioni - grazie a Dio la rete ne offre in abbondanza - e si inizia a capire: si compra un albergo all'asta, a cui magari c'è un unico partecipante, che casualmente passava di lì. D'accordo? Poi si firmano le intese e si va avanti. Guardate che funziona sempre così!

Nella prossima legislatura sul piano energetico quest'Aula sarà ancora fuori da qualsiasi logica di competenza, è pensabile? Noi stiamo distribuendo alle multinazionali per ritrovarci in bolletta ciò che loro guadagneranno nei prossimi vent'anni, e stiamo zitti! Si prova a denunciare questa situazione, ma sembra che non ci riguardi. Ma la bolletta non arriva anche al Consiglio regionale e alle nostre famiglie? Non ci rendiamo conto di quello che sta accadendo?

"Padri del vento", "padri del sole": qua ci sono troppi padri e molti figli che però non sono stati riconosciuti! Bisogna abbandonare completamente l'idea che questi siano temi che interessano poche persone. Io sinceramente non me la sento. La terra ha un suo valore produttivo agricolo, ma per rimandare la gente nelle campagne bisogna creare i presupposti. Secondo voi il panorama che c'è oggi è lo stesso di cent'anni fa? Qualcuno quel panorama l'ha modificato, l'ha cambiato. Chi ha realizzato la basilica di San Pietro a Roma pensava di sbagliare o di creare un'opera d'arte? D'accordo, non sono sempre opere d'arte, per quel che ho visto sinceramente lungo la costa di opere d'arte non ce n'è neanche una, ci sono invece degli obbrobri! Va bene, c'è il problema della monetizzazione, c'è il problema dell'assalto alla diligenza, però oggi quell'assalto è finito, per i prossimi dieci o vent'anni anni non si potrà costruire niente e avremo il tempo per capire quali sono le regole vere, democratiche e giuste che i sardi devono avere in questa materia. Diversamente ci trascineremo volta per volta nell'improvvisazione e nell'egoismo, perché basterebbe prendere i resoconti parlamentari della passata legislatura per rendersene conto. Roberto Capelli ne ha letto alcuni, ma se dovessimo leggerne di più ci renderemmo conto che quello che si diceva allora lo si sta dicendo adesso e qualcuno se lo è forse anche rimangiato, perché ora dice cose completamente diverse.

Allora questo non è il gioco delle parti, di chi è maggioranza e di chi è opposizione. Su temi come questo, anziché citare personaggi che hanno dato lustro a questa terra e disturbarli, perché li stiamo anche disturbando, credo sia necessario interrogare prima noi stessi per capire qual è la cosa più giusta: abbassare la testa e andare avanti facendo finta che tutto vada per il meglio oppure cercare di fare adesso un ragionamento diverso da quello che è stato fatto nella passata legislatura. Come posso andare in quarta Commissione e prendere atto del PPR? C'è l'aspetto consultivo, vengo consultato? Ma questo consulto non serve a niente, perché si è già delineato tutto. Io non posso accusare Cappellacci di questo, io accuso chi ha costruito questo strumento e questo percorso. Di che cosa ci possiamo accusare noi? Di volerlo necessariamente mantenere in piedi? Noi dovremmo avere la capacità di modificarlo ulteriormente, in meglio, trovando elementi di democrazia, di equilibrio, che sono quelli che i cittadini chiedono, non i favoritismi, non gli ammiccamenti, non gli interessi di pochi. Io qua dentro a difendere gli interessi di pochi non ci sto, e il mio partito non c'è mai stato. Ecco perché, alla fine di questa giornata, si arriverà al voto di un ordine del giorno. Guardate, noi non parteciperemo a questa votazione. Presidente, lo sto certificando, il Gruppo sardista non parteciperà alla votazione di un ordine del giorno conseguente a un dibattito come quello al quale abbiamo assistito in questi giorni. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Mi coglierebbe il silenzio. Signora Presidente, non so se riuscirò a modificare l'intervento che in questi giorni, con una parte scritta e una parte orale, mi sono permesso di preparare. Mi dispiace che non ci sia l'onorevole Soru, che rimane pur sempre l'elemento a cui fare riferimento per quanto riguarda questa materia. Ma siccome su questa materia è già intervenuto il collega Artizzu, il quale, forse involontariamente, ha demolito la maggioranza, in quanto di tutte le cose che ha detto, e che io condivido, non ce n'è una che possa essere modificata con queste linee guida, faccio riferimento al passato, a quando insieme a lui e ad altri colleghi presenti in quest'Aula (solo quarantadue, ahimè, degli ottantacinque consiglieri di allora) ho partecipato al dibattito sulle precedenti linee guida. Sappiamo quante parole abbiamo speso allora, forse in maniera demagogica, per fare però una grandissima battaglia contro un'iniziativa che oggi il presidente Cappellacci ci fornisce come un elemento importante, fondamentale, bontà sua! La realtà è che, a seguito di quanto noi abbiamo detto in quella circostanza, e per anni abbiamo perseguito quella strada, il presidente Cappellacci di quella grande battaglia politica se n'è fortemente avvantaggiato insieme a noi e insieme non tanto a quei quaranta che sono tornati in questo Consiglio, che sanno benissimo che arrivare qui è abbastanza facile, ma ritornarvi è molto difficile, ma a quegli altri quaranta che non hanno ancora intrapreso la strada per ritornare in quest'Aula e che quindi sono forse poco attenti e certamente non sono illuminati. Illuminati da chi? Illuminati - mi consentirà, Assessore - da un inconsapevole responsabile, e cioè dall'assessore Rassu, che è una degnissima persona, una delle più serie che io conosca, ma che è finito nelle grinfie di un meccanismo che probabilmente lo travolgerà. Ma quel che è più grave è che sarà travolta la Sardegna.

Allora, colleghi del centrosinistra, che vi state lamentando tanto, dovreste avere il buon senso di stare zitti, perché qui non è stata modificata una virgola, se non in peggio, di quello che voi avete fatto. Allora, perché vi lamentate? E mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza: perché non dite esattamente quali problemi risolvono queste linee guida? Peraltro sono solo delle linee guida e infatti immagino che la Giunta regionale, a seguito di queste linee guida, predisporrà, se non lo ha già fatto, delle norme tecniche di attuazione. Quelle sì le dovrà approvare la Giunta, dopo un semplice passaggio in Commissione, e allora vedremo qual è il vero volto di queste linee guida.

Ma non voglio essere solo critico, vorrei essere anche propositivo, perché ho letto le linee guida (non da solo, è difficile "digerire" da soli un simile documento) e penso che ci sia bisogno anche del conforto delle idee altrui. Quindi do qualche spunto all'Assessore non nella speranza che l'onorevole Giacomo Sanna voti il documento finale, perché si è già espresso contro, non perché lo voglia votare io o il Gruppo Sardegna è già Domani, ma perché proprio al domani stiamo pensando. Ha già detto qualcuno che da qui a domani non cambia niente in questa materia. Noi eravamo a suo tempo contro le linee guida del presidente Soru, abbiamo osteggiato fortemente il Piano paesaggistico regionale e dopo tre anni arriva una comunicazione - di questo si tratta - ben impaginata, devo dire. Le linee guida del presidente Soru io non le avrei neanche inserite in questo volume, ma forse ciò serve per memoria o per conoscenza di coloro che non erano presenti allora.

Nel suo intervento il presidente Cappellacci ha detto che si è impegnato molto (magari non lui direttamente, ma altri in nome suo) a discutere con i sindaci, con le istituzioni, con i territori, per concordare delle cose e avere un parere su questa materia. Leggo un'anteprima, ovvero una lettera del Ministero dei beni e delle attività culturali datata 24 luglio 2012. Udite, udite che cosa scrive il Ministero: "All'onorevole Presidente della Regione autonoma della Sardegna. Questa amministrazione ha appreso in via del tutto informale" - il Ministero apprende in via del tutto informale! - "della recente predisposizione delle linee guida relative all'aggiornamento e revisione del Piano paesaggistico relativo agli ambiti costieri ed interni". E' di ieri, assessore Rassu, forse non le è stata ancora passata questa comunicazione. "A seguito di un primo esame di tali linee guida è emersa la non aderenza del percorso intrapreso rispetto a quanto disposto dall'articolo 135 del Codice del paesaggio. Si rende necessario, conseguentemente, predisporre un percorso tecnico attuativo congiunto, volto a definire in maniera inequivocabile tutta la complessa attività di copianificazione, anche al fine di evitare inutili e poco proficue contrapposizioni fra le nostre amministrazioni".

(Interruzioni)

Guardate che a voi, colleghi dell'opposizione, questo non serve affatto!

"Le rinnovo la necessità di promuovere un incontro al fine di definire con questa amministrazione, in conformità alle indicazioni normative, tale percorso".

E' giusto che il Ministero abbia scritto una lettera di questo genere. Il collega Stochino, che è uno dei più attenti osservatori in questa materia, dice che non è utile. Io non sto dicendo che sia utile, ma mi si vuole forse impedire di portare all'attenzione del Consiglio un documento che credo comunque utile? Credo di no!

STOCHINO (P.d.L.). Non è obbligatorio!

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Presidente, la invito per favore a consentirmi di parlare. Io non interrompo mai nessuno.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Diana. Colleghi, consentite all'oratore di svolgere il suo intervento.

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Le nuove linee guida sul PPR rappresentano una mera elencazione di principi e indirizzi che si muovono nell'ambito delle norme nazionali in materia di tutela paesaggistica e in particolare del Codice Urbani. Cose che sanno tutti. Da una prima lettura si direbbe che non ci sono novità importanti. In realtà il testo conferma i problemi che i comuni vivono con la prima introduzione del PPR, ovvero inutili lungaggini nelle procedure concessorie. Dal punto di vista politico si può dire che l'attesa liberazione della Sardegna dai lacci e lacciuoli del PPR Soru non ci sarà. Questo è ciò che devo dire ai sardi. Non lo sto dicendo ai colleghi dell'opposizione o del centrosinistra, ma io devo dire questo ai sardi, perché mi sono sperticato nel promettere loro che avremmo modificato il PPR, che invece con questo meccanismo non stiamo affatto modificando, o perlomeno aspettiamo le nuove norme tecniche di attuazione.

A tre anni e mezzo di legislatura e a un anno dall'annuncio di un nuovo testo del PPR, perché tale è il periodo che è intercorso, il documento arriva in Aula con grande ritardo. Vogliamo dire con ritardo? Con ritardo! Riconosciuto da tutti, anche dal collega Artizzu. Cosa ha comportato questo? Intanto l'annuncio di un nuovo testo ha fatto sì che i comuni costieri sospendessero l'attività di adeguamento dei piani comunali. Ovviamente, stai modificando le linee guida, vuoi modificare il PPR, io mi fermo e aspetto! E i comuni intanto perdono tempo, e infatti hanno perso tempo. Un anno di incertezze ha significato aver fatto perdere certezze ai cittadini interessati a promuovere progetti nella fascia costiera, e i casi sono tanti. Un anno di attesa ha prodotto uno stato di insicurezza che oggi diventa concreto e inutile ritardo, in quanto in Aula si presenta un documento che non propone nuove norme tecniche di attuazione, ma solo indirizzi generali, anche se non è escluso che la Giunta regionale abbia già approvato per conto suo le nuove norme tecniche di attuazione, ma allora si tratterebbe di una discussione in Aula viziata in partenza.

Assessore, a pagina 70 del documento contenente le linee guida - così segnalo anche qualche elemento, per non parlare solo di politica - si dice in pratica che anche i Piani attuativi sono in mano a Regione e MIBAC. Incredibile! L'avete scritto voi, mica io! Questo passaggio può diventare molto pericoloso, anche per i Piani urbanistici già adeguati al PPR, quei famosi dieci piani urbanistici che devono aver avuto chissà quale santo in paradiso, visto che i rispettivi comuni sono riusciti ad approvarli e ad adeguarli al PPR.

La pianificazione attuativa di prerogativa comunale finirebbe in mano alla Soprintendenza e alla RAS. La Soprintendenza, per intenderci, è quella che ha scritto la lettera che vi ho letto. In realtà il Piano urbanistico comunale adeguato al PPR dovrebbe essere la madre di ogni scelta, ma per le nuove linee guida non è così, infatti se un comune ha un PUC in vigore deve comunque interessare Regione e MIBAC per ogni piano attuativo da approvare. Investire nella fascia costiera - non sul mare! - significa sempre rendere la procedura più difficile e più lunga.

Il paragrafo 6.5.2, comma 2, a pagina 71, riguarda i centri di antica e prima formazione. Assessore Rassu, legga bene ciò che voi stessi avete scritto. Negli ultimi anni i comuni sono stati obbligati a riperimetrare i centri matrice, con le caratteristiche di prima e antica formazione, inglobando isolati che di storico non avevano più nulla. Una procedura che, a sentire la Regione, sarebbe dovuta servire solo a creare un tematismo (termine utilizzato per mettere in evidenza delle aree di interesse, ma che non hanno valore urbanistico) che non avrebbe dovuto avere ripercussioni sulle zonizzazioni, le classiche zone urbanistiche del decreto Floris. Non sarà così, vince anche qui Soru e voi, colleghi del centrosinistra, dovreste esserne soddisfatti. Per intenderci, ci sono centri di antica e prima formazione, assessore Rassu, in zona B, cioè in zona completata, dotata di tutte le urbanizzazioni, area per la quale i comuni possono rilasciare direttamente titoli abilitativi senza passare attraverso la Soprintendenza. Con le nuove linee guida non sarà così: la Regione imporrà piani particolareggiati, ovvero costi ulteriori di studi e progettazioni per zone in cui non esistono più beni da tutelare, altrimenti i centri di prima e antica formazione sarebbero urbanisticamente etichettati come zone A, invece sono zone B.

Al secondo capoverso della pagina 74 - voglio che rimanga agli atti, perché così poi la sua struttura, che è molto ma molto attenta, ci dovrà spiegare l'utilità di uno studio di valutazione di incidenza sui siti di importanza comunitaria - si prevede una doppia valutazione, ma è possibile? Sono già dei SIC! Questo non era previsto nel vostro documento, è stato introdotto in queste linee guida.

Alla pagina 79, paragrafo 7.4, troviamo la perla di tutte le perle, che ha fatto e sta facendo dannare tutte le amministrazioni comunali della Sardegna: il PAI, parola pericolosissima oggi! Per il comune serve un solo interlocutore, nelle nuove linee guida non basta il PAI, c'è anche il Piano stralcio fluviale che, guarda caso, non è più di competenza dell'Assessorato degli enti locali ed urbanistica, ma di un altro Assessorato, e quindi gli interlocutori sono due. E chi ha approvato il PUC e lo ha adeguato al PPR sulla base del PAI voluto da Soru adesso deve fare un altro adeguamento. Con chi? Con l'assessore Rassu? No, con l'assessore Nonnis, o con il dottor Cittadini, meglio ancora!

Paragrafo 7.5, alla fine della pagina 79: gli interlocutori li ha scelti Soru, i protagonisti che supportano gli adeguamenti al PPR sono gli stessi della prima stesura del PPR, non è cambiato nulla, stessi tecnici, stessi docenti universitari. Sarebbe stato utile, dico io, interessarne i comuni che hanno già avuto l'adeguamento del PUC e che hanno maturato un'esperienza. Non sarebbe stato forse più costruttivo rivolgersi all'associazione dei comuni, all'ANCI, e farsi segnalare dei tecnici che in qualche maniera toccano sul campo, quotidianamente questa materia? Io credo che sarebbe stato molto utile.

Assessore Rassu, non ho fatto questo intervento con l'intento di demolire le linee guida, perché so benissimo che esse non danno nessun tipo di risposta, così concepite, a tutti i numerosissimi quesiti che ci sono stati posti in campagna elettorale e per i quali ci siamo impegnati tanto, io come tanti altri. Ebbene, oggi noi dovremmo uscire da quest'Aula dopo aver approvato un documento senza dire ai sardi che le linee guida in esso contenute, di fatto, non risolvono nessuno dei problemi per i quali ci siamo tanto impegnati? Non è una responsabilità del centrosinistra.

Il presidente Soru ieri ha parlato del prezzo del grano. L'Assessore dell'agricoltura non era presente, ma probabilmente intendeva rivolgersi a lui, non certamente a me, perché in questo caso gli avrei spiegato io per quale motivo il prezzo del grano alla borsa di New York (visto che lui vi ha partecipato dieci o quindici giorni fa) sta salendo. Gliel'avrei spiegato! Ma non era utile per questo? Era utile anche per questo, perché la salvaguardia delle zone interne della Sardegna dipende anche da quanto è stato costruito in quelle zone. E dato che chi abita in campagna ha spirito di conservazione, noi dobbiamo sostenere quella gente, non allontanarla. Non mi spaventa il vincolo di 1 ettaro, ma nemmeno quello di 5 mila metri quadri, se c'è la possibilità di una deroga comunale dovuta a particolari esigenze storico-culturali del territorio. Vi faccio un esempio, altrimenti qualcuno potrebbe non capire di che cosa sto parlando. Sto parlando, per esempio, della Sartiglia di Oristano. Sapete che la Sartiglia di Oristano è la più grande concentrazione di cavalli che c'è oggi in Italia e forse in Europa? Sapete che le scuderie di Oristano sono circa 80, forse 90, e molti cavalieri hanno la necessità di costruirsi non una villa, ma una scuderia? Debbo per forza porre il vincolo di un ettaro per consentire la costruzione di una scuderia in cui allevare i cavalli e far sì che una manifestazione equestre come quella sia il fiore all'occhiello della Sardegna, con i suoi 35 mila spettatori, con la discesa alla stella di 80 persone, con pariglie per 140 cavalli? Ma stiamo scherzando? Perché non ci deve essere una deroga? Perché ci deve essere il vincolo di 1 ettaro o di 3 ettari? Perché non deve essere data al comune, per particolari esigenze, la possibilità di concedere una deroga per quanto riguarda i 5 mila metri quadri?

E' vero che il mondo sta cambiando. Il presidente Soru ha voluto dire che non si può toccare l'ambiente, non si può toccare il paesaggio. Io sarei stato curioso di vivere nel periodo precedente alla nascita di Venezia per vedere che cos'era questa città. Eppure oggi Venezia è una delle città più visitate al mondo. Ma perché è così visitata? Perché l'ambiente è incontaminato, perché il paesaggio non è stato modificato? No, è cambiato tutto, ma è proprio la trasformazione compiuta dall'uomo che ha reso così bella Venezia. Allora l'uomo c'è o non c'è in questo ambiente? Se ci deve essere, è legittimo che l'uomo trasformi l'ambiente. Certo che non lo deve stravolgere, sono perfettamente d'accordo, però se l'uomo ha una sua funzione…

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Prendo la parola un po' mortificato dal dibattito che si è svolto sinora, perché mentre alcuni interventi sono stati di pregevole proposizione, altri sono apparsi ancora marcati da demagogia, da una parte politica e dall'altra. Non si può, a mio parere, fare demagogia su queste cose e faremmo bene tutti noi, tutti quelli che hanno parlato e parleranno, a ricordarci quello che in altre circostanze abbiamo detto, perché fare fughe in avanti o cercare di mistificare la realtà non giova a nessuno e men che meno al popolo sardo, che noi dovremmo rappresentare.

Oggi stiamo attuando un passaggio che non era previsto, al contrario della passata legislatura, ma che abbiamo voluto noi per poter ampliare un ragionamento, dare democrazia e creare dibattito all'interno di quest'Aula. Questo nessuno lo dimentichi, perché noi Riformatori siamo tra i partiti che hanno voluto fortemente un dibattito sulle linee guida del PPR in quest'Aula proprio per poter dare quelle indicazioni che la Giunta purtroppo, non avendo ancora modificato la legge numero 8, continua ad avere come programma.

L'onorevole Diana ci ha reso nota una lettera proveniente dal Ministero dei beni culturali. So che ci sono state altre lettere nella passata legislatura e che addirittura non c'erano gli accordi che vantava allora il presidente Soru, il quale anzi, in tutta solitudine, senza neanche l'ausilio della maggioranza, ha avuto la "bontà" di varare il PPR attualmente in vigore. Vedete, l'onorevole Soru ha fatto un ragionamento buono dal suo punto di vista, perché conseguente al suo pensiero, all'azione che lui ha svolto nella precedente legislatura, al suo indirizzo mentale, ma questo lo posso capire. Capisco meno chi si attarda a seguire posizioni che non sono le più giuste.

Il PPR andava cambiato, onorevole Diana, e andava cambiato da prima. Certo, più di tre anni sono trascorsi invano rispetto agli interventi che il popolo sardo reclamava, che le autonomie locali volevano, ed è vero che esiste ancora la necessità di una legge urbanistica che sia effettivamente attinente a quelle che sono le esigenze delle nostre popolazioni. Bisogna però stare attenti perché, se è vero che il PPR può essere una parte di un modello di sviluppo, bisogna anche sapere dove si cade. Viviamo un momento di crisi, come è stato rilevato da tutti, ma attenzione a non connettere la crisi con l'edificazione nell'agro. Sono situazioni che cambiano ed evolvono di giorno in giorno e purtroppo sono le bolle finanziarie che fanno "ballare" il sistema complessivo della nostra regione, del nostro Paese, dell'Europa, del mondo intero. E se non riuscissimo, ancora una volta fuori dalla demagogia, ma con un serio ragionamento, a proporre lo strumento del PPR come necessario e stimolante, anche perché dovrebbe contenere un approccio sistemico organizzativo alle varie discipline, ancora una volta saremmo fuori dalle logiche innovative e di proposizione per il domani. Certo che noi non vogliamo né permetteremo che in solitudine il presidente Cappellacci decida quel che meglio ritiene. Gli indirizzi sostanziali li abbiamo dati qui e li riaffermiamo come Riformatori. Noi non siamo, mi consenta onorevole Sechi, tra quelli che dicono che il creato è intoccabile, perché anche leggendo il Libro della Genesi si apprende che l'uomo fu creato per ultimo e fu reso sovrano di tutto il creato. Il creato è in funzione dell'uomo, ma cosa ben diversa è che l'uomo scellerato approfitti delle possibilità del creato, cosa ben diversa è realizzare opere mostruose sulla spiaggia, persino sulla battigia, così come è avvenuto. Queste cose noi non le tolleriamo. Noi siamo per la salvaguardia integrale intanto della fascia dei 300 metri e per una custodia assoluta nella parte legata alla fascia oltre i 300 metri. Verificheremo che ci sia un controllo sui beni identitari, e sono tali anche le dune, i nuraghi, i castelli, nonché i monumenti di pietra che arricchiscono la nostra isola. Certo che a nessuno può interessare se scendiamo nel dettaglio in questo dibattito, ma noi non permetteremo che questi beni siano toccati, e queste cose devono essere scritte con chiarezza in un ordine del giorno. Nel riassumere questo dibattito l'Assessore deve prendere atto di questa nostra necessità di non essere confusi con chi vuole fare demagogia, con chi vuole portare il cemento sin sulle coste.

Vorremmo inoltre essere altrettanto puntuali nei ragionamenti che ci portano a essere critici, ma vicini a una soluzione. Siamo critici perché vogliamo che siano meglio precisate tutte le possibilità che vengono individuate in questi indirizzi, ma siamo altrettanto pronti a dire che il PPR va cambiato, perché su questo abbiamo speso la nostra parola davanti ai cittadini ai quali abbiamo chiesto il voto. Ancora una volta ci dispiace che non si sia provveduto prima, perché era una delle cose essenziali da rimuovere per avere forse meno disoccupati di quelli che registriamo nel settore delle costruzioni. Su queste cose bisogna essere estremamente seri, pragmatici, laici e non cercare scorciatoie che ci portano a fare differenziazioni che non sono sostanziali rispetto a quello che interessa al popolo sardo.

Per noi è certamente importante che ci sia una ripresa sostanziale, un rapporto diverso con il territorio, ma anche una possibilità di arricchimento di quello che il esso offre. E allora vorrei far riflettere un po' quest'Aula su quanti beni culturali vengono sottratti alle iniziative di questo Consiglio e della Giunta, a danno dei sardi. Forse nessuno sa che di recente in Ogliastra è stato smontato un intero megaron, che conteneva importanti testimonianze sui protosardi. E' stata smantellata persino l'iscrizione che era stata rinvenuta e portata non si sa dove, com'è successo per i Giganti di Monte Prama. Poi se ne discute all'Accademia dei Lincei, ma il popolo sardo ne è all'oscuro, non se ne parla nei giornali, non viene informato sulle emergenze archeologiche della nostra isola. La tutela consiste anche nel controllare quello che le Soprintendenze fanno sulla testa della nostra istituzione autonomistica. E' troppo facile dire che loro hanno il controllo su tutto, poi non solo sbaraccano, ma creano un sistema che rovina quello che è il momento identitario della nostra Isola. Per cui noi ci affanniamo a difenderlo, e vogliamo difenderlo più che mai con queste linee guida, ma vogliamo anche di più, vogliamo cioè che lo si faccia in maniera forte, chiara e solenne con la prossima delibera che darà il vero imprinting a questa nuova possibile ipotesi di governo del sistema paesaggistico nella nostra Isola.

E' certo che ciascuno di noi, caro onorevole Soru - che non c'è -, ha conosciuto vallate verdi che tali non sono più. Ahimè, purtroppo ha fatto la sua parte la siccità, che non è un problema solo della nostra Isola, gli incendi invece lo sono, ma poco si fa anche per questi. Disperdere le nostre capacità e possibilità anche sotto questo aspetto è un danno per la nostra Isola. Ma il paesaggio muta, e non perché lo si voglia, a volte, ma semplicemente perché c'è disattenzione, perché le istituzioni non fanno il proprio dovere, perché siamo indifferenti a esso o forse per ciò che è avvenuto nelle campagne intorno a Senorbì, nella mia Marmilla e in altre parti della Sardegna, dove le vallate di questi tempi erano verdeggianti per i vitigni che c'erano allora e che oggi non ci sono più. Quasi per scommessa, confidando sui finanziamenti dell'Unione europea, quei vitigni sono stati infatti estirpati, con grave danno e pregiudizio non solo per la produzione del vino, ma anche per il paesaggio, che tanti si affannano a difendere a parole, ma poi negli atti concreti non sono conseguenti.

Non basta ricercare nella propria memoria "quanto era verde la mia valle", il che richiama anche cose negative. Occorre capire la portata, per il domani, di un progetto, di una progettualità, direi io, più ampia, più articolata, di una difesa seria, convinta e certa dei beni identitari, delle emergenze archeologiche, dei beni naturalistici di cui è piena la nostra Isola. Su queste cose indubbiamente noi come Riformatori vigileremo e pretenderemo che sia previsto un controllo effettivo anche nel prossimo deliberato che verrà posto in essere.

Chiedo scusa oggi all'onorevole Soru perché ieri sono stato il primo a interrompere il suo intervento per ricordargli che il prezzo del grano che viene ammassato è 22 euro al quintale, purtroppo è così, salvo conguaglio, però il problema non è quello di riportare in questo modo una quantificazione. Come diceva qualche collega prima, la gente non la si porta dalla fabbrica all'agro senza dare garanzie. Sapete quanto costa - lo dico per qualcuno che non lo sa - un quintale di grano da semina? Sessanta euro. Pensate quanto sia costoso realizzare quella produzione!

Noi non abbiamo fatto delle scelte vere, non abbiamo mai parlato seriamente di sviluppo della nostra Isola, non abbiamo fatto una riflessione compiuta su un'idea di sviluppo per il futuro della nostra Isola. Ogni tanto pensiamo che la Sardegna sia un'incantevole oasi, da vivere in maniera sognante, e non ci rendiamo conto che basta una briciola, come quella che ci blocca il sistema dei trasporti navale o aereo, perché non esista più neanche il turismo. A oggi, nel momento in cui inizia la stagione turistica per la nostra Isola, si registra il 25 per cento in meno di arrivi in riferimento ai mesi di luglio e agosto, che dovrebbero essere i più fecondi per il turismo. Noi non abbiamo certamente deturpato il paesaggio, come invece ha fatto la Spagna, non abbiamo creato disastri, come è accaduto in altre regioni, pur tuttavia i turisti non arrivano. E allora dobbiamo seriamente porci il problema di fare un piano, un progetto, di concretizzare un'idea di sviluppo complessivo, di cui il PPR può essere un momento importante e assemblante rispetto alle diverse discipline che portano i vari settori economici a essere realmente produttivi.

Su questo credo che ci dovrà essere un dibattito ancora più fecondo e profondo. In conclusione, a me interessa far capire che noi saremo assolutamente vigili sul governo del territorio, sulla possibilità di mantenere integro il patrimonio dei beni identitari, sulla salvaguardia delle coste e di tutto quello che comunque sia è il bene tutelabile della nostra regione. Ma comprendiamo che bisogna, in presenza di regole certe, fare un salto di qualità, superando quello che è stato fino a oggi un abbattimento delle possibilità di innovazione e della capacità di generare una propulsione nuova nell'economia, perché il vecchio PPR, il vecchio progetto Soru è stato un fallimento!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Signora Presidente, onorevole Rassu (se ci fosse stato il Presidente della Regione l'avrei detto a lui), alla luce della discussione di stasera e anche degli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto ci saremmo potuti benissimo risparmiare questo supplizio. Questa è una discussione sostanzialmente inutile, che non produce effetti; è un altro esercizio che ci separa, perché poco comprensibile da chi ci guarda. Perché è inutile questa discussione? Perché dopo questa discussione forse riuscirete a fare un ordine del giorno e ad approvarlo, ancora una volta magari prendendo atto che la supermaggioranza che avevate all'inizio della legislatura pian piano è dimagrita, ma ammesso e non concesso che voi riusciate ad approvarvi un ordine del giorno che dice che queste linee guida sono esitate dal Consiglio regionale, la situazione non cambierà di una virgola. Dovrete incominciare tutto il percorso della copianificazione, e quella grande invenzione che avete chiamato "Sardegna nuove idee" sarà stata anch'essa un esercizio inutile e anche un pochino dispendioso, che ha preceduto questo supplizio, quest'altro esercizio inutile e dispendioso. Dovrete prendere contatti con il Ministero e concordare con lui ogni virgola del Piano paesaggistico regionale che dopo tutto questo percorso dovreste adottare in Giunta, previo parere della Commissione consiliare, in una condizione politica, economica e sociale della Sardegna e dell'Italia devastata e alla vigilia probabilmente di appuntamenti elettorali che non riguarderanno solo il Parlamento nazionale, ma forse anche questa dimensione istituzionale. Per cui quella che io auspico essere ancora la breve vita di questa legislatura terminerà con un prodotto uguale a zero, o peggio a meno di zero.

Il Presidente della Regione nella sua illustrazione dice: "Dobbiamo intervenire sul PPR, e dobbiamo intervenire intanto e per intanto perché i tribunali interpretano al di là della nostra volontà le norme che noi abbiamo fatto". Poi bisogna capire di quale volontà si parla, se di quella di questo Presidente o di quella del Presidente precedente. E fa l'esempio della norma sulla tutela delle zone umide, della fascia di rispetto dei 300 metri che riguarda il perimetro delle lagune. Fa questo esempio perché c'è un fatto specifico a cui è stato obbligato ad attenersi. Nella precedente gestione questa questione era stata valutata dall'ufficio competente non meritoria di autorizzazioni paesaggistiche, per cui poteva benissimo essere oggetto di concessione edilizia nell'ambito della competenza dei comuni. Però si è aperto un contenzioso, come spesso succede per questo tipo di norme, che si è concluso con una sentenza del Consiglio di Stato, il quale ha stabilito che la fascia dei 300 metri da quel perimetro deve essere rispettata e che le concessioni edilizie a suo tempo date sono illegittime, anzi che quella specifica concessione è nulla. E siccome da quello deriva un obbligo in capo al comune e nel frattempo chi ha edificato si ritrova un pezzo di patrimonio di fatto espropriato, destinato probabilmente alla demolizione - quindi ha speso soldi inutilmente -, la Giunta regionale si muove a compassione e anziché affrontare il problema nella sede giusta, con gli strumenti giusti, cosa fa? Predispone un progetto di legge per modificare il Piano paesaggistico regionale, che è depositato, e quindi il 12 giugno approva questo disegno di legge per superare i problemi di natura sociale, di disagio sociale, che derivano da un'interpretazione "ardita" da parte dei tribunali delle norme del Piano paesaggistico regionale. E dunque deposita questo disegno di legge in Commissione e nel contempo dice che nelle more dell'approvazione del disegno di legge, che dà per scontato sia approvabile, interpreta autenticamente quella norma all'indomani dell'interpretazione resa in sede di giudizio dal Consiglio di Stato. Siamo, come dire, alla confusione totale, perché così si apre un altro problema grandissimo, si supera ogni limite a un contenzioso inesauribile.

Che cosa succede? Succede che siamo nella confusione più totale! E siamo nella confusione più totale, mi è capitato di dirlo, perché non ci fermiamo mai, ma lo dice lo stesso Presidente: "Il Piano paesaggistico regionale deve essere in continuo divenire, lo dobbiamo aggiornare ogni due anni", così dobbiamo aggiornare anche la pianificazione urbanistica comunale di adeguamento ogni due anni. E siccome in sei anni, da quando abbiamo approvato il precedente PPR, solo dieci sono i comuni che hanno fatto la pianificazione comunale di adeguamento, vi lascio immaginare che cosa sarà: non avremo mai la pianificazione urbanistica e i comuni della Sardegna saranno privi di strumenti urbanistici idonei a garantire la possibilità di intervento, a garantire la tutela del proprio territorio urbano. Saremo sempre nella confusione, ecco perché è inutile, Presidente, questo supplizio che non produce effetti. Capoterra sta ancora funzionando con un piano di fabbricazione. Mi dispiace che non ci sia il collega Espa, che questua ogni volta che un'alluvione porta via un pezzo di quel territorio, e giustamente questua, perché è un territorio devastato, ed è stato devastato dall'incapacità di progettare uno sviluppo urbanistico corretto, che tenesse conto anche delle condizioni naturali. Ma come è governato il territorio di Capoterra? E' governato con un piano di fabbricazione e con le varianti al piano di fabbricazione, cioè con strumenti urbanistici di decenni e decenni fa! Questo bisogna capirlo e bisogna saperlo, perché poi, ricorrentemente, in ogni legislatura ci ritroviamo, dopo un acquazzone, a dover mettere soldi per rimediare ai danni causati da altri e per assistere popolazioni che hanno avuto l'incuria di investire i propri soldi senza sapere in che ginepraio si stavano cacciando. Ma nessuno paga e pagherà mai le conseguenze di questo disastro, ne sono quasi convinto.

Allora che cosa bisogna fare? Provo a dirlo. Ha ragione l'onorevole Mario Diana: "se noi fossimo una classe dirigente vera…", ma per esserlo dobbiamo cambiare il sistema di scelta del Presidente della Regione. Glielo dico senza titubanze, onorevole Diana: noi dobbiamo cambiare sistema, perché da quando anziché scegliere presidenti abbiamo scelto candidati alla presidenza, siamo andati di male in peggio! Da quando abbiamo scelto la governabilità attraverso il principio che "il cittadino deve indicare il presidente" non c'è quel vaglio, quella valutazione, quell'analisi che era in capo alla classe dirigente che doveva esercitare la funzione politica. Per cui è arrivato un signore che si presentava bene, che aveva un aspetto da "bucare lo schermo", che nel parlare magari faceva le pause giuste e usava ritmi che affascinavano. Poi siamo arrivati qua ed è da quasi dieci anni che non concludiamo nulla! Anzi tutta la normativa che abbiamo fatto è sospesa! Noi facciamo le leggi convinti di rimediare a qualche danno, di aiutare qualche comunità, di sostenere un pezzo di popolazione, e per il 90 per cento queste leggi vengono totalmente disattese dall'organo Esecutivo, il quale, essendo espressione diretta del popolo, avente quindi pari grado rispetto all'Assemblea legislativa, può decidere che anche le leggi approvate dall'organo preposto non si devono applicare.

E' successo così con il PPR, onorevole Rassu, perché la Giunta che lei rappresenta - io ho sentimenti di amicizia nei suoi confronti - appena si è insediata non si è preoccupata di dire: "Voglio fare la pianificazione urbanistica comunale, chiamo mille architetti, convoco i sindaci, facciamo i piani urbanistici, sistemiamo quel bubbone di Capoterra e del suo piano di fabbricazione con varianti che ci hanno portato a spendere soldi e a non tutelare i cittadini dal pericolo, anzi a lasciarli nel pericolo. Facciamo questo e poi, se vediamo che ci sono delle incongruenze, andiamo alla radice del problema e vediamo se il PPR è adeguato o no". Siccome voi avete una visione ideologica da affermare, e cioè che il PPR è il danno dei danni, avete bloccato la pianificazione urbanistica comunale di adeguamento e avete ricacciato la Sardegna nella confusione. Dopo di che avete incominciato a predisporre questo supplizio inutile, perché non siete capaci di far bene le cose, perché agite violando le norme procedurali, perché vi cacciate dentro i conflitti tra i soggetti istituzionali preposti all'approvazione di questo tipo di strumenti. Allora la pianificazione urbanistica comunale non ci sarà. A qualcuno dei malevoli che io conosco è sorto un dubbio: vuoi vedere che lo fanno apposta? Vuoi vedere che il fatto che non ci siano regole è l'obiettivo principale di questa classe dirigente, perché, onorevole Vargiu, è dal 1989 che esiste la legge numero 45, è dal 1989 che è in capo alla Regione il compito di fare la pianificazione paesistica territoriale e poi la pianificazione paesaggistica regionale. Poi sono intervenute anche norme nazionali che hanno sollecitato ad andare in questa direzione, ma è dal 1989 che c'è un disegno per poter procedere alla pianificazione urbanistica comunale in via generale. Dal 1989 sono passati quasi ventiquattro anni e non si conclude mai nulla! Nel frattempo facciamo leggi sul golf, piani casa 1 e 2, diamo interpretazioni autentiche, cioè costruiamo la confusione normativa, perché è nella confusione che si possono compiere i misfatti e uscirne impuniti!

Ed ecco qui la filosofia di questa nostra classe dirigente sarda, anzi della vostra classe dirigente sarda - nella quale c'è un po' di articolazione, non siete solo voi -, perché è il luogo dove si dà la copertura agli egoismi, e così si è portata questa Regione al tracollo economico e sociale, non le si è consentito di emanciparsi, ma la si è chiusa nella sua difficoltà, questo è il problema!

Forse varrebbe la pena di dirle, assessore Rassu: faccia un atto di coraggio, faccia il suo intervento conclusivo e rinviamo a dopo l'estate l'approvazione di questa roba che è del tutto improbabile anche sotto il profilo giuridico. Nel frattempo riflettiamo sulle cose che servono veramente, rilanciamo la pianificazione urbanistica comunale, dotiamo tutti i comuni del piano urbanistico comunale, tutti! Faccia quest'opera, la imposti, vada avanti in questa direzione, poi si vedrà se serve qualche modifica al PPR. Che poi le linee guida sono filosofia: io non so che cosa sia l'edificato diffuso, se non un abusivismo edilizio che mi fa solamente pensare a una sanatoria. Pagina 72, punto 4 del paragrafo 6.5.3. intitolato "Tutela, salvaguardia e sviluppo del paesaggio rurale": "Il Piano paesaggistico analizza e regola il fenomeno dell'edificato urbano diffuso, costituito da edifici residenziali, localizzati nelle aree agricole limitrofe alle espansioni recenti dei centri maggiori". Cosa vuol dire analizza e regola? Io la prendo come una grande sanatoria, perché non mi fido di voi e questo leggo, cioè una grande sanatoria dell'abusivismo edilizio di tipo residenziale, e non solo, che si è realizzato nell'agro. Il grano costerà pure 22, 23 o 25 euro al quintale, non lo so, magari c'è anche un po' di miglio, magari c'è anche qualche altra roba, forse un po' di lattuga, sta di fatto che in questo punto 4 voi avete sintetizzato una filosofia che vuol dire sanatoria a gogò! Stiamo passando la vita nella sanatoria a gogò! Se invece avessi una pianificazione corretta, se avessi le mappe, se potessi individuare, carta per carta, dove sono le cose che non vanno e dove sono quelle che posso salvare, dove c'è la storia dell'uomo che è costitutiva del paesaggio e dove invece c'è la violenza che rende improduttivo il mio territorio, se avessi questo potrei intervenire.

Quindi c'è bisogno di puntualità nell'osservazione e di scelte che non devono essere fatte a grandi maglie rispetto a interessi ottusi che sono sempre gli stessi e che ci hanno portato in questa condizione di difficoltà. Dobbiamo avere il coraggio di comportarci meglio!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Ho ascoltato con attenzione il dibattito, ho potuto rilevare che, nonostante il tempo trascorso, molti degli interventi sono stati volti, con un atteggiamento manicheistico, a dire che il bene è tutto da una parte e il male è tutto dall'altra parte. E' ben vero che ci sono stati anche interventi costruttivi, cito quello del consigliere Cuccu, senza offesa per gli altri, semplicemente perché è stato l'ultimo a intervenire nella seduta antimeridiana. Ritornerò sul suo intervento, dico sin d'ora che noi accogliamo l'invito al confronto che ci è stato rivolto.

Ma non è vero che il bene sia tutto da una parte e il male tutto dall'altra; vi sono ombre e luci sia da una parte che dall'altra. Basti ricordare, vi faceva cenno prima Giacomo Sanna, che con il sistema delle intese - per cui si autorizza quello che altrimenti non è consentito - sono state fatte 186 intese con autorizzazione a realizzare interventi per 1 milione 969 mila 502 metri cubi. Ben diverse sono le intese fatte da questa Giunta.

Ma vi sono anche altre cartine di tornasole: andiamo a valutare tutte le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate nella vecchia legislatura, andiamo a vedere quante ne ha annullato la Soprintendenza, e vediamo ciò che è successo oggi. Questo per dire che da tutte le parti vi sono ombre e luci, siamo in un chiaroscuro. Non è vero che da una parte c'è tutto il bene e dall'altra c'è tutto il male. C'è poi chi è venuto qui a pontificare, a farci la sua solita predica, salvo poi allontanarsi dall'aula, come consuetudine, e non ascoltare lo sviluppo del dibattito.

E' stato anche detto che l'ambiente deve essere conservato così come l'hanno conosciuto i nostri padri. Anche questo non è condivisibile, perché urta contro il concetto di sviluppo sostenibile. Leggo la dichiarazione fatta nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo, che per prima ha coniato il termine: "Lo sviluppo sostenibile, lungi dall'essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri, oltre che con gli attuali". Per fare questo è necessario che il Piano paesaggistico detti anche gli indirizzi di quella che è la programmazione in tutti i settori di attività amministrativa. E questo lo si deve fare non distruggendo il paesaggio ma, ripeto, utilizzandolo in maniera intelligente e avendo cura di salvaguardarlo per le esigenze delle future generazioni. Questo non vuol dire immodificabilità.

Quindi non è semplicemente una parte, oggi la maggioranza, che vuole cementificare e l'altra no. Sicuramente non siamo noi i sostenitori del cemento, cosa a cui siamo totalmente contrari; sicuramente non è la classe politica sarda più in generale che ha tutelato il cemento. Ricordo che la Sardegna, con una serie di leggi regionali, ha per prima, rispetto alle altre Regioni, stabilito la tutela inviolabile della fascia costiera dei 100 metri prima e dei 300 metri poi, ha immediatamente recepito il decreto Galasso e quelli che venivano chiamati "Galassini", che in Sardegna sono diventati i decreti Fadda. Quindi è tutta la classe politica sarda che ha avuto nel tempo attenzione alla tutela dell'ambiente. E' ben vero che vi è anche qualcuno che tende alla cementificazione. Questo qualcuno deve essere isolato e gli si devono tagliare le mani!

Detto questo passiamo ad analizzare le linee guida. Dirò soltanto due parole per significare come noi interpretiamo queste linee guida e giustificare il nostro voto favorevole. Tutto quello che va fatto dopo, deve essere fatto attraverso il confronto. Noi siamo pronti a confrontarci con voi, così come ci siamo confrontati su tanti altri temi. Esattamente ieri e avantieri siamo stati noi a sollecitarvi un incontro politico per parlare delle politiche di genere, siamo quindi disponibili e aperti al confronto sui singoli problemi. Parlare dei singoli problemi, confrontarci, accettare le posizioni dell'opposizione quando queste sono ragionevoli e corrette non vuol dire fare pasticci, vuol dire semplicemente utilizzare la ragione. La democrazia è fondamentalmente ragione e si contrappone ai regimi totalitari, che invece sono azione. Richiamo gli scritti di Ciarlo su questo punto.

Orbene, cosa fanno le linee guida? In prima battuta riportano le linee guida approvate dalla Giunta Soru. Non è irrilevante aver fatto questo, anzi è estremamente significativo: con il riportare le linee guida della Giunta Soru e richiamare il PPR si dà atto che quella strumentazione paesaggistica è entrata a far parte della nostra sensibilità, della sensibilità di tutti, della coscienza collettiva. Indietro non si torna, si può solo migliorare. Sicuramente non si deve peggiorare e noi vigileremo, speriamo con il concorso di tutti, a che questo non avvenga. Quindi è estremamente significativo che siano state riportate le precedenti linee guida.

Ma andiamo avanti, oltre al titolo I ci sono il titolo II e il titolo III. Non ho sentito alcun accenno al titolo III, eppure questo titolo è quanto mai importante, perché pone le premesse per creare il secondo ambito omogeneo. Come tutti sappiamo, esiste la legge numero 8, di cui non vedo oggi l'esigenza di una modificazione. Le disposizioni transitorie hanno esaurito - purtroppo, perché il secondo ambito non esiste - la loro funzione; la disciplina del procedimento se non va bene può essere rivista in qualsiasi momento, ma quelle disposizioni non hanno efficacia sostanziale tale da richiedere un intervento legislativo.

Il secondo ambito omogeneo è particolarmente importante perché tutta la zona interna della Sardegna è priva di disciplina. Attenzione, perché anche le disposizioni del primo ambito omogeneo (ricordo quelle sui beni identitari che, stando alla lettera delle disposizioni stesse, parevano estendersi a tutto il territorio regionale) non possono avere efficacia su tutto il territorio. Il TAR ha detto che hanno un'efficacia limitata perché gli enti locali dell'interno non sono stati chiamati alla copianificazione. L'esigenza di fare il secondo ambito omogeneo è quindi quanto mai importante, di questo bisogna dare atto, però non se ne è parlato nonostante il titolo III riguardi proprio questo punto, che è direi addirittura più importante della revisione del Piano paesaggistico.

Il titolo II disciplina la revisione del Piano paesaggistico. Si è detto: qua fate questo, qua fate quest'altro. Allora, signori, le linee guida sono approvate con un ordine del giorno. L'ordine del giorno non è un provvedimento amministrativo che produce effetti giuridici; è un atto di valenza politica che non produce vincoli giuridici, ma detta semplicemente degli indirizzi. Rimando tutti alla voce "ordine del giorno" dell'enciclopedia del diritto per verificare l'effettiva natura dell'ordine del giorno. L'ordine del giorno con cui si approvano le linee guida ha una valenza politica, dimostra la volontà di andare avanti e, ripeto, non è vincolante. Questo ce l'ha detto anche il TAR, con la sentenza numero 2010, perché quando è stato detto che le linee guida della Giunta Soru prevedevano la pianificazione congiunta con lo Stato e ciò non è stato fatto, il TAR ha precisato che tale previsione non è vincolante, proprio per i motivi che vi ho detto. Quindi non nascono vincoli diretti da quest'ordine del giorno, nasce semmai un orientamento che a seguito delle conferenze di copianificazione e di tutto il procedimento può essere anche modificato.

Quindi io non vedo ostacoli, né tanto meno condivido l'interpretazione dell'onorevole Uras per quanto riguarda l'agro. Noi a quella frase, onorevole Uras, diamo un'interpretazione completamente differente. Nel tempo, intorno alle città, nelle zone classificate E, vi è stata una diffusione dell'edilizia legittima, perché in quel periodo lì si poteva costruire. Noi vogliamo disciplinare questa diffusione, in quanto non vi sono ovviamente l'urbanizzazione primaria e secondaria, e vogliamo proibire che questo accada in futuro. Questa è la lettura che noi diamo di quella norma, che auspico venga accolta.

Ma andiamo avanti. E' stata letta la lettera del Ministero dei beni culturali. Nulla di strano, nulla di più normale, basta leggere, a pagina 69 delle linee guida, il passaggio in cui si dà espressamente atto che deve trovare applicazione l'articolo 135 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. E' ovvio che l'articolo 135 deve trovare applicazione perché, lo premetto, noi stiamo facendo la revisione della legge sul piano casa senza l'intesa con lo Stato. Non abbiamo potuto farle insieme, ma è stata fatta questa scelta.

L'articolo 135, come modificato nel 2008, dice espressamente che i beni paesaggistici vanno disciplinati insieme con lo Stato. Per intenderci, tutti i terreni soggetti a usi civici sono, per decreto Urbani, bene paesaggistico. Noi non possiamo disciplinare gli usi civici se non d'intesa con lo Stato, l'abbiamo detto anche in Commissione l'altro giorno, lo sappiamo benissimo, si tratta di trovare gli strumenti. Peraltro leggo qui che la Regione Sardegna svolge con la Direzione regionale per i beni e le attività culturali una proficua attività congiunta di verifica e adeguamento del Piano paesaggistico. Quindi questi contatti, ancorché forse non formalizzati, vi sono già stati. L'articolo 135 si applica. Non possiamo noi da soli modificare il Piano paesaggistico, pertanto, se la presenza dello Stato è ritenuta una garanzia, questa garanzia c'è. Sappiate che noi siamo per un'altra garanzia: noi siamo contro la cementificazione, siamo contro la costruzione sulle coste.

Si dice: "Attenzione, signori, il Governo ha impugnato la legge sul golf". Per me quella impugnazione, come ho detto in sede di discussione, è errata, perché con la legge sul golf noi non abbiamo autorizzato un bel nulla, bensì abbiamo detto che in presenza del Piano paesaggistico si dovrà verificare se è possibile realizzare quanto previsto. Allora il Piano paesaggistico dovrà contenere un capitolo in cui dirà se in fascia costiera si può costruire oppure no. Se a seguito di questa analisi di merito si dirà che non è possibile, gli impianti da golf non si faranno in fascia costiera, ma all'interno. Tecnicamente è così.

Andiamo avanti. Proprio perché si applica l'articolo 135 del Codice del paesaggio, non è vincolante - è un altro argomento che mi è sembrato di cogliere nella discussione - l'articolo 13 della legge sul piano casa. Se fosse vincolante, sarebbe incostituzionale perché urterebbe contro il citato articolo 135. Quindi, l'articolo 13 si limita a dare delle indicazioni massime al pianificatore, che potrà seguirle oppure no. Laddove si ritiene che quelle indicazioni urtino contro la tutela del bene, ebbene in quel punto la tutela deve essere garantita.

Fascia costiera come bene paesaggistico: anche in questo caso io auspico che vi sia un fraintendimento. La norma la leggo come volontà di assicurare una tutela ulteriore, in questo senso: sappiamo benissimo che in taluni punti la fascia costiera si estende per chilometri e chilometri, in talune ipotesi senza ragion d'essere. Cosa vuol dire? Vuol dire che dobbiamo analizzare con attenzione la linea che segue la fascia costiera, che in taluni casi, anziché a venticinque chilometri, può essere tracciata a ventitré chilometri dalla battigia, sempre che non ci siano esigenze di tutela. Ma la parte che è fuori dalla fascia costiera è pur sempre soggetta a tutela.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Quello è l'ambito paesaggistico.

STERI (U.D.C.-FLI). No, sto parlando della modifica della fascia di tutela. Quello che oggi è in fascia costiera se lo tolgo va in ambito costiero e poi posso comunque assicurare una tutela differente.

Quindi noi abbiamo letto con attenzione queste linee guida che contengono principi generali, quel che conta è ciò che sarà fatto. Questo noi vogliamo farlo con rigore, ripeto, senza consentire che vengano toccate le coste. Ci ha fatto enormemente piacere l'invito rivolto dall'onorevole Cuccu - parlo dell'onorevole Cuccu, ripeto, perché è stato l'ultimo a intervenire questa mattina - e noi lo accogliamo. Siamo pronti a confrontarci su tutto per giungere possibilmente a delle conclusioni concordate in questo procedimento che ci attenderà nei prossimi lunghi mesi. Ecco i motivi per i quali riteniamo di poter votare a favore di queste linee guida. Auspichiamo che, nel prosieguo, quelli che sono dei principi per noi inderogabili non vengano traditi. Vigileremo e chiediamo a tutti di fare altrettanto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Adducere inconveniens non est solvere argumentum. E' un vecchio brocardo latino che mi è tornato alla memoria questo pomeriggio, quando si è tentato di introdurre nel dibattito il colpo di teatro con la lettura di una lettera, a firma di un dirigente della Soprintendenza, come se fosse stato stravolto qualcosa sul piano strettamente procedurale, quando invece bene ha fatto l'onorevole Giulio Steri a riportare nella giusta dimensione il senso e il significato di una normale interlocuzione tra Regione e organi dello Stato.

Vorrei, però, per sgombrare il campo da ogni ombra, sottolineare anzi la trasparenza della Giunta regionale che nelle linee guida, al paragrafo 6.4., ha chiaramente messo in evidenza come possa svilupparsi la collaborazione istituzionale per l'elaborazione e l'attuazione del piano con il Ministero e con le università. Lo dice chiaramente: "In ottemperanza a tale previsione, la Regione Sardegna ha avviato con il Ministero per i beni e le attività culturali una proficua attività congiunta di verifica e di adeguamento del Piano paesaggistico (…). Oltre a specifici protocolli d'intesa tra i due Enti, quale ad esempio quello sottoscritto il 22 marzo del 2011" - quindi non è una novità, è una collaborazione datata - "per la ricognizione degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi dell'articolo 136 del Codice, sono attivi numerosi tavoli tecnici tra la Regione e il Ministero".

Diciamo che semmai mi sarei preoccupato del silenzio del Ministero. Noi non abbiamo richiamato ieri, non l'avremmo richiamato neanche oggi, se non per par condicio, il fatto che nella passata legislatura non un dirigente del Ministero, ma il ministro Rutelli, allora Ministro per i beni e le attività culturali, scrisse al Presidente della Regione, che in quel momento era l'onorevole Renato Soru, una letterina non di poco conto, badate. Una lettera del Ministero non scandalizza nessuno, così come non scandalizzava ieri, ma ognuno fa le valutazioni che ritiene. In quella lettera si metteva bene in evidenza che "l'inclusione, per esempio, nella fascia costiera di ampie zone urbanizzate, soprattutto nell'area metropolitana di Cagliari, e del conseguente obbligo di autorizzazione paesaggistica, porterebbe a un preoccupante e forse inutile appesantimento dell'attività amministrativa. Più opportunamente potrebbero definirsi gli interventi per i quali elaborare una disciplina di immediata applicazione, sottraendoli all'iter di autorizzazione". E ancora: "Il PPR deve definire con chiarezza quali siano i beni paesaggistici" - perché non erano assolutamente definiti - "possibilmente elencandoli precisamente, al fine di non doverli ricercare nei vari titoli" - cosa che sappiamo ha dato luogo a innumerevoli contenziosi davanti ai giudici amministrativi - "alla luce anche delle modifiche e degli ampliamenti apportati dal piano con l'introduzione di ulteriori categorie. Il PPR dovrebbe contenere una puntuale delimitazione delle aree e dei beni sottoposti a vincolo paesaggistico, nel cui ambito gli interventi devono ottenere la preventiva autorizzazione ai sensi dell'articolo 146 e 159 del Codice".

E' una lettera del Ministro che non ha assolutamente creato nessun problema. Per me sono cose molto più pregnanti e gravi quelle che sono indicate in questa nota indirizzata al presidente Soru, ma non ne abbiamo fatto e non ne vogliamo fare assolutamente nessun colpo di teatro, perché riteniamo quella statale, a volte, una burocrazia penalizzante e soffocante. Ma, ripeto, sui rilievi allora mossi forse qualche riflessione l'allora Presidente della Regione l'avrebbe dovuta fare.

E allora, vedete, se è vero che è meglio evitare la contrapposizione ideologica (non ricordo da parte di chi dai banchi dell'opposizione sia giunto un invito in tal senso), che è comunque auspicabile quando si confrontano e si scontrano idee e proposte e si indicano soluzioni, non trovo, però, altrettanto utile e costruttivo che il dibattito continui ogni volta a essere caratterizzato da un'invettiva scontata, logora, bolsa, insignificante, livorosa quanto vergognosa, scusatemi, nei confronti del Presidente della Regione. Ma non avete altri argomenti? Si può parlare del PPR dimenticandosi per un attimo della persona del Presidente della Regione? E' così difficile?

Questo da un lato mi fa pensare che forse l'impostazione è solo quella del muro contro muro, del pregiudizio, della contrapposizione, del tifo da stadio che bisogna suscitare per ogni argomento e in ogni occasione, e dall'altro, per la verità, se si eccettuano alcuni interventi - l'ha richiamato il collega Steri, a cui mi associo -, si è rivolto l'invito ad aprirsi al confronto. Noi ci stiamo. Sono stati portati anche segni concreti per avviare un'interlocuzione, qualche proposta è stata suggerita, ma nel complesso, consentitemi, sono state portate argomentazioni assolutamente inconferenti, da far seriamente dubitare che davvero qualcuno in quest'Aula abbia letto le linee guida del PPR, ha ragione su questo l'onorevole Salis. Io penso che molti forse non ne hanno avuto il tempo, in quest'Aula così come fuori di qui, perché si è cercato di avvelenare questo dibattito, che invece riteniamo debba essere libero da preconcetti e dall'inquinamento prodotto da un certo ambientalismo ipocrita, troppo spesso predicato da lussuose ville in riva al mare, logicamente al mare sardo, che non possono essere certo scambiate per un pulpito adeguato alla predica. E sono quei personaggi che hanno costruito sulle lagune, che hanno costruito a tre metri dalla battigia; sono quelli che parlano di speculazione edilizia, che evidentemente conoscono bene la materia per averla praticata. E allora noi non vogliamo lezioni da questi personaggi, assolutamente no! Non ci iscriviamo alla categoria dei palazzinari e degli speculatori, perché non lo siamo, e non vogliamo lezioni da questi signori!

Chi ha letto le linee guida del PPR sa benissimo che vengono rafforzate sia la centralità del paesaggio sia le azioni per l'esercizio di una sua tutela reale, attiva ed efficace. Altro che speculazione! La materia, vedete, colleghi, non è monopolio di una sola parte politica. Sbaglierebbe questa parte politica se ritenesse che la materia possa essere studiata, approfondita, governata, regolata secondo una sua cieca visione. Ricadremmo nell'errore che ha fatto il presidente Soru. A suo tempo abbiamo contestato al presidente Soru di aver fatto di questa materia una questione per pochi e selezionati suoi privilegiati interlocutori. E' passato come un carro armato su quest'Aula, sul sistema delle autonomie locali, sul sistema culturale, economico e produttivo della nostra Isola. Ricorderete le proteste, gli appelli e i richiami del periodo, indifferente come lui è stato al libero confronto democratico.

E allora, se la materia non è monopolio di una sola parte politica, ribadiamo ancora oggi con forza che siamo aperti al confronto e al dialogo, quello costruttivo, non quello strumentale, non quello animato da pregiudizio e livore. Questo non ci interessa! Penso che abbassando i toni possiamo veramente ipotizzare la creazione di uno strumento che assicuri anche l'onorevole Renato Soru che non darà adito sicuramente né alla speculazione, né alla tentazione di atteggiamenti speculativi, perché sono certo che nessuno potrà permettersi di sorvolare in elicottero la Sardegna per individuare aree agricole e non, vincolate e non, sulle quali poter avviare iniziative per scopi diversi.

A me dispiace che stasera non sia presente l'onorevole Renato Soru, perché fa piacere questo suo ritorno a una sorta di vocazione bucolica di virgiliana memoria: ha esaltato l'agro, ha esaltato l'attività agropastorale, ha sostanzialmente detto di essere preoccupato perché gran parte del territorio viene sottratto alla produttività nel settore agricolo. E allora all'onorevole Soru, che spesso predica bene e altrettanto spesso, però, razzola male, avrei voluto chiedere perché ha firmato quell'accordo di programma che riguarda la zona agricola della Marmilla e che prevede la realizzazione di un campo da golf utilizzando qualcosa come 600 mila metri cubi, cioè sottraendo 600 mila metri cubi di area agricola per destinarla ad altri scopi. Lo stesso è stato fatto con riferimento - non so se in quel caso l'intesa sia stata perfezionata - a circa 400 mila metri cubi in zona Is Molas. E allora non si può, vedete, aprire un confronto su temi di questa portata, quando qualcuno si erge a censore dei costumi altrui, senza prima guardare ai propri.

Ci saremmo aspettati, dunque, una riflessione critica su ciò che non ha funzionato in seguito all'approvazione delle linee guida del 2005 e perché. Noi, l'ha detto bene il Presidente, non abbiamo mai inteso apportare uno stravolgimento o fare chissà quale rivoluzione. Abbiamo ipotizzato, peraltro secondo quello che prescrivono disposizioni di legge ben precise, un aggiornamento e una revisione, che nascono, com'è ovvio, dalle numerose modifiche che sono state apportate al Codice dei beni culturali e del paesaggio, che hanno cambiato il quadro normativo in materia paesaggistica, novità che dunque devono essere recepite. Ma vi sono anche numerose sentenze del TAR Sardegna: perché il presidente Soru non le ha evidenziate e non ci ha dato un contributo spiegandoci se hanno sbagliato i giudici del TAR, nel 2007, quando con numerose sentenze hanno annullato articoli di quel piano? Mi riferisco al quarto, sesto e settimo comma dell'articolo 15 del vecchio PPR. Badate, quelle sentenze non hanno annullato norme di poco conto. Ve ne voglio leggere una per capire perché si sia presentata a questa Giunta e a questa maggioranza la necessità di procedere a una revisione del PPR. Una norma che è stata bocciata dal TAR è questa: "In ogni caso sono inedificabili, in quanto sottoposti a vincolo di integrale conservazione dei singoli caratteri naturalistici, storico-morfologici e dei rispettivi insiemi, i terreni costieri compresi in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche se elevati sul mare, e per le isole minori nei 150 metri, con esclusione di quelli ricadenti nelle zone omogenee, nonché nelle zone C, D e G contermini ai comuni o alle frazioni, e di quelli previsti al comma 2, punto 3, dell'articolo 20. La realizzazione degli interventi nelle suddette aree è subordinata all'intesa di cui all'articolo 11". Guardate, non sono un cultore della materia, un tecnico, ma ne potete sicuramente cogliere la valenza. Norme di questa natura, che erano fondamentali nel Piano paesaggistico, sono state interamente cassate creando non solo un vuoto normativo, ma anche una confusione incredibile; confusione che logicamente ha come diretto destinatario l'interprete in primo luogo. Quindi immaginate il caos nei comuni per stabilire quale norma deve essere applicata, quale vincolo, in che termini, con quali modalità e soprattutto con il dispendio di risorse e di attività da parte dei comuni cittadini che hanno dovuto subire gli effetti della farraginosità di questo provvedimento che davvero ha creato non pochi problemi.

Mi dispiace, ma voglio ricordare che secondo la visione del Piano paesaggistico dell'onorevole Soru il centro storico di Nuxis è bene paesaggistico. Sapete che il centro storico di Firenze che non lo è? Lascio a voi la riflessione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, io accetto l'invito del Capogruppo del P.d.L. e certamente non avrò la supponenza di esprimere giudizi sul dibattito e tanto meno… Pittalis, ti prego di…

PITTALIS (P.d.L.). Sì, sto ascoltando, Giampaolo.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sembravi distratto, chiedo scusa.

Dicevo, non ho la supponenza di esprimere giudizi sulla qualità del dibattito e tanto meno sugli interventi dei colleghi, voglio però ricordare al collega Pittalis che sarebbe istruttivo anche per lui rileggere la rassegna stampa del Consiglio regionale del 22 luglio 2005, quando, in polemica con l'allora consigliere regionale Mauro Pili, che criticava Soru e accusava anche l'Arma dei Carabinieri che aveva accompagnato l'allora Presidente della Regione per sorvolare in elicottero alcune zone della Sardegna, il collega Pittalis accusava - giustamente dico io - Mauro Pili di fare polemiche sterili, ergo difendendo giustamente…

PITTALIS (P.d.L.). Difendevo l'Arma dei Carabinieri!

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). …l'Arma dei Carabinieri, ma anche il presidente Soru. Comunque l'ho detto per amore di cronaca e per fare, a distanza di anni, esercizio di coerenza, il che non guasta mai.

Detto questo vorrei ricordare che certamente c'era attesa per questo dibattito, ma soprattutto preoccupazione; una preoccupazione che va oltre i confini della nostra Isola e l'abbiamo vista espressa anche nei quotidiani nazionali in questi giorni, all'indomani della presentazione delle linee guida del presidente Cappellacci. Ma quella preoccupazione è contenuta anche nella lettera che ci ha letto il collega Mario Diana. Solo voi, cari colleghi della maggioranza, non avvertite il rischio dei danni irreversibili che potrebbero causare, pur nell'accezione in cui le ha illustrate il collega Steri, le linee guida presentate qualche giorno fa dal Presidente della Regione.

Il PPR che voi volete gettare al macero, voglio ricordarvelo, ma lo hanno fatto già i miei colleghi del Partito Democratico a partire dai primissimi interventi di ieri, tutela adeguatamente il paesaggio e, lo voglio sottolineare, lo tutela in rapporto a un modello di sviluppo sostenibile, sfido chiunque a dimostrare il contrario. Questo dà un'idea chiara e forte di ciò che vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli, e non credo che questo sia un elemento trascurabile.

Il Piano paesaggistico adottato nella passata legislatura, assessore Rassu, è un pezzo importante, direi molto importante, di politica urbanistica che traccia un modello di sviluppo dell'economia della nostra regione. Da più parti autorevoli osservatori hanno definito questo piano il migliore mai concepito; lo hanno definito conforme alla Costituzione e capace di raccogliere le ottime leggi italiane, che sono un modello in tutto il mondo. Non è un'affermazione dei consiglieri dell'opposizione, è quanto si è detto del PPR in questi anni. Il Piano paesaggistico non è solo uno strumento di tutela, un modello di sviluppo, un'idea di Sardegna da lasciare alle future generazioni, è anche un bene identitario, come abbiamo detto, è un valore in sé, è lo specchio della diversità di questi luoghi. Dovete sforzarvi, lo dico anche a chi nei banchi della Giunta sorride con un briciolo di ilarità, di capire che questo valore, cioè quello della diversità, presidente Floris, se sapremo tutelarlo rappresenterà un fattore straordinario di competitività per l'intero sistema economico dell'Isola e non soltanto per l'industria turistica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BRUNO

(Segue DIANA GIAMPAOLO.) Voi invece che fate, assessore Rassu? Agite ancora pervasi dall'ossessione di cancellare l'attuale PPR. Posso chiedervi, senza polemica, onorevole Pittalis - l'avrei voluto chiedere al Presidente della Regione - per quale motivo nella vostra testa il PPR è una sorta di barriera architettonica per lo sviluppo? Perché volete smontarlo? E' una palla al piede per lo sviluppo? Se sì, ci dite dove l'attuale PPR ha questi connotati? Lo chiedo a lei, assessore Rassu: ci date un'idea dei costi e dei benefici delle modifiche che vi apprestate a introdurre? Che valore aggiunto produrranno in termini di PIL le correzioni al PPR che vi apprestate ad apportare? Avrei voluto, ripeto, chiederlo al presidente Cappellacci, nell'impossibilità di farlo lo chiedo a lei, assessore Rassu.

Il Presidente, nella relazione che ci ha presentato, ha avuto modo di dirci che il PPR è la causa che ha determinato la perdita di 17 mila posti di lavoro nel settore edile. Badate, è una barzelletta, e mi dispiace che si dicano queste cose. Le ha ripetute perfino Artizzu nel suo "TG" abbastanza fazioso presentato in quest'Aula. Le voglio ricordare, Assessore, che le stesse associazioni di categoria, dalla Confindustria alla Confartigianato, hanno smentito questa affermazione. Non solo, queste stesse organizzazioni hanno categoricamente più volte reiterato all'indirizzo del Presidente della Regione, della Giunta e della maggioranza di centrodestra che i vari piani casa e la legge sul golf non erano, e il tempo trascorso dalla loro approvazione lo dimostra, la risposta alle attese di quelle associazioni datoriali. Ricordo una per tutte la dichiarazione del Presidente dell'ANCE, non voglio fare nomi.

Assessore Rassu, ma se ciò non risponde al vero ci volete dire perché insistete? Perché Cappellacci insiste nel dire che il PPR è la causa del mancato incremento di 17 mila posti di lavoro in edilizia? E' pensar male ritenere che le vostre linee guida sono un imbroglio? A me non pare, so che sono parole forti, ma cos'altro è fare il copia e incolla del titolo I, ma poi stracciare questo titolo attraverso il titolo II? La sintesi del vostro sommo pensiero, come ricordavano ieri Gian Valerio Sanna e altri colleghi, la troviamo a partire dalla pagina 58, dove recepite il piano casa e la legge sul golf e poi le relative leggi di modifica. Di fatto cancellate - assessore Rassu, mi dimostri che non è così - la pianificazione paesaggistica, come hanno detto puntualmente altri colleghi che mi hanno preceduto. Dimostrate a quest'Aula che non è così. Lo fate tra l'altro anche sulla costa. Cos'altro è infatti la sostituzione del concetto di bene paesaggistico d'insieme con quello di tutela d'alto valore? Ci spieghiate che cosa significa e perché avete cambiato questo concetto? Io non ho obiettato alla richiesta di Artizzu perché pensavo che il suo contributo smentisse l'onorevole Campus e la sua metafora sul malato terminale, purtroppo non solo non la smentisce, ma conferma che il malato è già morto, è uno zombie che ogni tanto si aggira in quest'Aula, come è successo una decina di giorni fa.

Sempre per dirla con l'onorevole Campus, voglio ricordare a questo Consiglio che se oggi noi dibattiamo delle modifiche che volete introdurre al PPR questo lo si deve a un emendamento presentato dall'opposizione che vi ha costretto a venire in Aula per discutere di queste modifiche, perché la vostra intenzione era quella di decidere tutto in Giunta, e lo sapete bene. Il collega Campus ha fatto bene a ricordare a quest'Aula che il presidente Cappellacci è arrivato al punto di minacciare le dimissioni. Le minaccia da tre anni e mezzo, ma, ahinoi, non le ha mai messe in essere!

La verità è che Cappellacci, che anche oggi è assente, ci ha consegnato una ventina di paginette, ma se ne è ben guardato dallo stare a seguire quessto dibattito e ha consegnato a lei, assessore Rassu, le conclusioni. Bene, noi vi vogliamo sfidare su questo terreno, sul terreno del confronto. Voglio credere alla buona fede di alcuni colleghi della maggioranza, penso a Sanjust, Lai, Matteo Sanna, Planetta, Dedoni, nonché al collega Steri, positivamente ansioso rispetto al confronto. A sentire voi e i vostri interventi le linee guida presentate da Cappellacci non contengono nessun attacco alle coste, sono bensì il bisogno di una semplificazione, sono dettati dall'ansia di eliminare la discrezionalità degli uffici regionali che vessano i sindaci e i comuni e di dotarsi di strumenti che sostengano i comuni (oltre i dieci che hanno già provveduto) affinché adeguino i loro PUC al PPR. Bene, io voglio credere a questa buona fede. Sembrerebbe da questa buona fede che anche voi come noi non vogliate nuovo cemento, quindi nessuna nuova cubatura, non vogliate consumare un ulteriore metro quadro di territorio e vogliate invece ristrutturare, riqualificare, anche per mantenere quell'identità e via dicendo. Ebbene, Assessore, colleghi della maggioranza, se questo è il tono, il profilo, lo spirito delle vostre affermazioni, e mi scuso se ho citato alcuni di voi, io vi ricordo che tutta questa è materia di legge urbanistica, non di PPR. Mi fa piacere, Assessore, che lei muova la testa verticalmente, al mio paese come al suo vuol dire sì.

Allora la sfida è questa, non sono il primo a dirlo, l'hanno detto diversi colleghi del Partito Democratico prima di me: ritirate le linee guida, perché non contengono materia relativa al PPR. Se è vero ciò che avete affermato, si ritirino le linee di guida, si dia priorità all'esame delle proposte di legge in materia urbanistica (ne abbiamo presentato una noi come Partito Democratico, ce n'è anche una vostra), si impegni la Commissione competente, senza soluzione di continuità, fin da subito affinché esiti quanto prima un testo di legge urbanistica, si dia priorità assoluta in Aula all'esame per l'approvazione della legge urbanistica, si ricostituisca l'Ufficio del piano in Assessorato e lo si doti di risorse umane e finanziarie affinché sia in grado di assistere adeguatamente i comuni e di metterli nelle condizioni di adeguare i loro piani urbanistici al PPR. E' l'unico modo per liberarvi e liberarci anche delle norme di salvaguardia. E' difficile fare questo? E' un terreno di confronto possibile? Non c'è terreno di confronto, voglio essere chiaro, sul PPR, ma a sentire e a seguire la vostra buona fede sembrerebbe che nemmeno voi, se siete preoccupati delle cose che ho richiamato dai vostri interventi, siate ossessionati dalla volontà di modificare questo strumento. E' materia urbanistica, allora prendiamo il confronto di questi due giorni come un esercizio di democrazia al nostro interno, concludiamo il dibattito senza chiudere i bottoni delle giacchette, la discussione sul PPR non esiste per vostra stessa ammissione, quindi eliminiamo le linee guida e discutiamo di legge urbanistica. Se ci state, si può aprire un terreno di confronto, altrimenti ho l'impressione che farete i sordi, come gli assenti, farete finta che queste proposte non ci siano state, continuerete da sordi a dirci che non avete sentito, ma che siete voi che proponete il confronto. Ma quale confronto? Se il merito è questo, è come sparare a un bersaglio sbagliato, ma non è sbagliato per voi, il bersaglio per voi è giusto ed è il PPR. Dimostrate che così non è, caro onorevole Pittalis, liberiamo il terreno da uno scontro che rischia di essere tra tifoserie. Non è il PPR? Bene, vogliamo credervi, togliete le linee guida e discutiamo di legge urbanistica. Su questo terreno ci stiamo, se però il terreno non è questo, sappiate sin d'ora, lo reitero, l'hanno detto anche altri miei colleghi, che il nostro voto, siccome stiamo parlando di linee guida che sono un imbroglio per le cose che ho detto, non può che essere convintamente contrario.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il Presidente della Regione è impegnato con una delegazione della Bielorussia. E' assente per questo, ma avrebbe voluto essere presente.

Leggo, anche se mi dispiace, perché quando si legge non si rende appieno ciò che si vuole dire. Ho seguito con molta attenzione il confronto sulle linee guida, il numero e la ricchezza degli interventi, che confermano come da tutti noi sia vissuto con grandissimo coinvolgimento questo tema fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio e che questa discussione pone all'attenzione dell'Assemblea. Sinceramente è un dato positivo e lo dico con senso di compiacimento. Mi rammarico, però, che più di una volta si sia partiti da posizioni preconcette e ideologiche, che hanno condizionato il dibattito, e quindi lo condizionano anche nella replica. L'argomento trattato, a prescindere dalle posizioni politiche, riveste comunque un interesse straordinario, sia per l'attualità che per il futuro della Sardegna. Spero per questo che possano cambiare nel futuro determinati attuali atteggiamenti e che vi sia un momento di confronto leale e corretto.

E' con questa convinzione che tento di fare un'analisi di quanto emerso dal dibattito, prescindendo da pregiudizi preconcetti e limitandomi a evidenziare ciò che è mancato e che ha causato problemi e ciò che invece si intende cambiare nel nuovo Piano paesaggistico regionale. Tutti in quest'Aula, e non solo qui, hanno espresso come prioritaria la volontà mirante alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente nel nostro territorio, pur evidenziando diverse posizioni nell'interpretare l'importanza che l'ambiente e il paesaggio ricoprono nel processo di sviluppo socioeconomico sostenibile della nostra Isola. Nel tentativo di rispondere esaurientemente, ma non è cosa facile, agli interrogativi emersi nel dibattito, mi preme illustrare quale sia stato l'approccio che si è utilizzato per la revisione e l'aggiornamento del PPR, nel tentativo di superare i problemi, tanti, che sono scaturiti dalla sua attuazione e che la Sardegna ha vissuto in questi sei anni. Vorrei farlo in modo estremamente obiettivo, non trascurando l'importanza e l'indispensabilità di questo essenziale strumento di pianificazione, ma nel contempo con atteggiamento rigoroso rispetto ai problemi che ha creato sul territorio e con un grande senso di responsabilità e prudenza che è doveroso avere quando si vanno a definire politiche così condizionanti per lo sviluppo.

Sarebbe certamente bene nel prossimo futuro, e ci si sta lavorando, adottare una legge urbanistica regionale che rappresenterebbe la legge madre e la soluzione di tutti problemi. Per far questo credo che la cosa migliore sia ripercorrere quelli che io ritengo dei fondamentali punti di debolezza evidenziati dal PPR del 2006, che si è cercato di attenuare e, laddove è stato possibile, di trasformare in altrettanti punti di forza con la revisione e l'aggiornamento dello strumento, e non con la sua demolizione, come si vuol far credere all'esterno. I punti essenziali richiamati in quest'Aula dal dibattito hanno riguardato principalmente la crisi dell'edilizia, le difficoltà di approvare i PUC da parte dei comuni, la semplificazione procedurale e amministrativa, la partecipazione nella fase di costruzione del piano, il contenzioso che lo stesso ha innescato, l'intesa imperfetta con il Ministero, l'incompiuta integrazione ambientale del PPR, la salvaguardia e la valorizzazione del territorio agricolo. E' stata richiamata più volte dagli intervenuti la grave crisi edilizia: mi pare che siamo tutti d'accordo sul fatto che purtroppo sia un dato reale, ma non tutti concordiamo sulle cause. E' un problema complesso e articolato, ma voglio citare dei dati tratti dal Rapporto 2011 dell'ANCE: tra il 2006 e il 2008, in soli due anni, in Sardegna c'è stata una riduzione, rispetto al periodo precedente, di circa il 37 per cento dei volumi edilizi concessi e del numero delle concessioni, mentre nel continente italiano la riduzione si è stabilizzata intorno al 25 per cento. Tra il 2006 e il 2010 la diminuzione dei disoccupati nell'edilizia è stata pari al 19,7 per cento in Sardegna, mentre nel resto d'Italia è stata del 7,4 per cento. Perciò, al netto della componente congiunturale legata alla crisi economica generale degli ultimi anni, e che ha interessato tutto il territorio nazionale, si rileva una forte componente locale della crisi, che mostra come in Sardegna si sia verificato un evidente peggioramento della situazione a partire dal 2006, anno di adozione e approvazione del PPR. Forse, lo dico con convinzione, si tratta solo di una casuale coincidenza, ma così purtroppo è nei fatti, dimostrati dalle quotidiane esperienze che viviamo ancora oggi.

Il comparto dell'edilizia ha sempre costituito, lo sappiamo, una quota importante del prodotto interno lordo della Sardegna, con un elevato tasso di occupazione e un trainante e vastissimo indotto. La crisi del comparto ha evidenziato livelli altissimi di disoccupazione. A questo problema si è tentato di dare risposta, seppure criticata, avversata e demonizzata, con le leggi numero 4 del 2009 e numero 21 del 2011, che comunque hanno prodotto quasi 20 mila istanze per quanto riguarda i 71 comuni costieri, ovvero 30 mila istanze nell'intera regione, il che rimarca come la Sardegna sia stata una delle regioni più sensibili a questa legge. Di fatto - questo lo dice l'ANCE, non il sottoscritto - si è registrata una leggera ripresa produttiva nel settore edilizio nel biennio 2010-2011. L'aggiornamento e la revisione del PPR cercheranno di dare le prime risposte concrete rispetto alle principali incongruenze riscontrate ed evidenziate dalle associazioni di categoria, snellendo e accelerando i procedimenti, vera causa del fallimento del PPR, dando un quadro chiaro e certo delle norme da applicare al fine di sbloccare le pratiche ferme per anni, e rendendo attuabile il binomio tutela-valorizzazione del paesaggio con azioni copianificate che anticipino appunto l'adeguazione dei PUC.

Sei anni circa di applicazione del PPR hanno mostrato, con tutta evidenza, le difficoltà incontrate dai comuni nell'adeguare i loro PUC. A oggi solo dieci comuni hanno concluso il procedimento di approvazione e adeguamento al PPR ed è stato approvato un solo piano provinciale. E' un problema non da poco, perché l'attuazione del PPR doveva realizzarsi attraverso i PUC dei comuni redatti in adeguamento al piano medesimo. Nei comuni che non hanno il PUC purtroppo si blocca l'edilizia, si bloccano tutte le attività ad essa connesse. Il mancato adeguamento degli strumenti urbanistici comunali fa scattare, chiaramente, l'applicazione di rigide norme di salvaguardia previste dal PPR, che hanno bloccato l'operatività dei comuni. Per capire la dimensione del problema, oggi il 60 per cento del territorio regionale è vincolato, per cui l'82 per cento dei cittadini, così com'è stato poc'anzi evidenziato dal collega Peru, è soggetto al rispetto di tale vincolo. La difficoltà di adeguamento dei PUC al PPR del 2006 deriva dalla sfiducia, che molti degli onorevoli colleghi hanno evidenziato, da parte dei comuni nell'affrontare questo percorso nel quadro di incertezze create dall'attuale normativa del PPR, complicata e farraginosa - è un dato di fatto -, rigida e non sempre coerente, che dal suo quadro conoscitivo spesso impreciso arriva al paradosso di applicare una norma vincolistica su aree dove non esiste il vincolo che invece nella cartografia del PPR viene riportato e applicato. E' un esempio ricorrente. Adeguarsi, quindi, al Piano paesaggistico è già oggi un'attività impegnativa, stante la natura dello strumento; adeguarsi a un piano complesso e a volte contradditorio diventa un'impresa quasi impossibile. Da qui le difficoltà dei comuni, non certamente dalla mancata assistenza della Regione, di cui poi parlerò.

A questo problema, che rischia di perpetuare nel tempo le norme di salvaguardia, o forse questo era stato previsto, si cerca di far fronte con la revisione e l'aggiornamento del PPR, rendendo lineare, chiaro e stabile il quadro normativo e cartografico dello stesso.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue RASSU.) Inoltre ai comuni viene fornito un set di strumenti utili per l'adeguamento al piano: un sistema informativo fruibile e accessibile a tutti, supporto tecnico, cartografia, strumenti e software per supportare l'attività di adeguamento.

Voglio sfatare quanto è stato detto da quel signore continentale che ha parlato, penso ieri sera, in un convegno e quanto affermato da alcuni colleghi. Si è detto che la mancata attuazione del PPR sia dovuta allo smantellamento dell'Ufficio del Piano presso l'Assessorato degli enti locali. Questo è scorretto e falso, per essere chiari, perché la struttura è stata invece potenziata e riorganizzata, è stata mantenuta buona parte delle collaborazioni esterne che già avevano operato alla predisposizione del PPR del 2006, sono stati integrati ulteriori gruppi di lavoro a supporto dei comuni per l'elaborazione dei piani di adeguamento e dei piani particolareggiati, sono stati costituiti appositi laboratori distribuiti sul territorio, è stato potenziato il sistema informativo territoriale, sono state stipulate convenzioni con l'Università, sono stati integrati tre nuovi direttori, sono state incrementate del 40 per cento le risorse stanziate a favore dei comuni per l'adeguamento dei PUC.

A proposito del professor Michele Ercolini, che giustamente si trova citato nelle linee guida, vorrei ricordare al collega Sanna, sempre con simpatia, che innanzitutto noi non riteniamo questa persona un Carneade, come lui l'ha definita, è bensì un esperto in progettazione paesaggistica dell'Università di Firenze, che è stato individuato e contrattualizzato dallo stesso onorevole Sanna, nel corso del suo mandato di Assessore, non certamente dal sottoscritto. Prima andava bene, oggi è diventato un Carneade? Decidiamoci! Riconosciamogli i meriti che ha, se ne ha, e basta, lo dico con simpatia. Era solo una precisazione.

La semplificazione procedurale e amministrativa, è questo il punto forte e dolente del PPR. Le linee guida, di allora, dichiaravano che la pianificazione va intesa come strumento di governo dell'insieme dei processi territoriali, che non si governano esclusivamente con la pianificazione paesaggistica. Ed è giusto, questo rappresenta di fatto il primo tassello, il primo quadro del documento di indirizzo regionale per un più vasto sistema di pianificazione, onorevole Diana. Come anticipato al punto precedente questa previsione, se andiamo a vedere lo stato dell'arte del Piano paesaggistico, è stata completamente disattesa, sia per i ritardi imputabili alle difficoltà di adeguamento dei piani urbanistici sia per la vischiosità delle norme in esso rappresentate. Ora, ascoltando i territori è emersa tra l'altro la forte esigenza di uno snellimento delle procedure di rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche e di una semplificazione delle procedure nella fase transitoria di adeguamento dei PUC.

Nelle more della revisione del PPR sono state quindi assunte, per dare una boccata d'ossigeno al territorio, le misure legislative che ho citato poc'anzi, e cioè la legge numero 4 e la legge numero 21, che comunque sia hanno dato una spinta positiva al settore edilizio nella ristrutturazione e nell'ampliamento contenuto di fabbricati esistenti, senza consumo, bisogna dirlo, di nuovo territorio. La differenza è che con 20 mila concessioni si sono sviluppati circa 800 mila metri cubi, con le precedenti 900 concessioni conseguenti alle intese se ne sono sviluppati quasi 3 milioni! Questa è la differenza.

A questo proposito, sinceramente non intendo fare polemica più di tanto su un problema che tutti conosciamo, ma voglio essere chiaro e riportare asetticamente i dati, per non entrare appunto in polemica e o fare divagazioni. Con l'atto di aggiornamento e revisione del PPR si introducono oggi degli strumenti che consentono, con funzione anticipatoria dell'adeguamento dei piani urbanistici comunali, di gestire più dinamicamente le misure di salvaguardia. Si ipotizza infatti di sostituire - sottolineo sostituire - le intese previste dal Piano paesaggistico attuale con lo strumento dell'atto di coordinamento tra Regione, Province, Comuni e MIBAC, quale misura di coordinamento per la pianificazione tra gli stessi enti al fine di garantire la tutela paesaggistica, ma non inibire la possibilità di sviluppo. Non sarà più quindi un rapporto tête à tête, dove a decidere è uno solo, ma sarà un atto di coordinamento con il quale per la prima volta verrà coinvolto il Ministero e verrà data nuovamente autonomia decisionale alle amministrazioni locali, senza imporre loro niente. Il comune, ripeto, assieme alla Regione e al MIBAC redigerà il piano particolareggiato di qualità e il PUC. Una volta redatti questi strumenti, non si andrà più a richiedere una per una le autorizzazioni concessorie agli uffici di tutela del paesaggio, ma sarà il sindaco a rilasciare le concessioni edilizie in base allo strumento approvato prima, al contrario di quello che succede oggi, da cui le lungaggini di oltre 6 mila pratiche ferme nei nostri uffici, onorevole Diana, e che non danno sbocco occupazionale al settore edilizio. Questa è la differenza importante, che ha richiamato l'onorevole Diana, ma probabilmente gli è sfuggito questo particolare. Nelle nostre linee guida è presente questo particolare, che rappresenta proprio il fulcro, il midollo delle stesse linee guida e del nuovo Piano paesaggistico.

Nella stessa prospettiva, nell'ambito della revisione del PPR, interpretando il disposto della legge numero 21, ci si prefigge di valutare la possibilità - attenzione - che la fascia costiera e i centri matrice diventino beni ad alta intensità di tutela e non beni paesaggistici. Questo non vuol dire che verranno cementificate le coste e che verranno demoliti i nostri centri storici, collega Diana. Vuol dire invece dare la possibilità, laddove è necessario, di intervenire con la rigidità delle regole, con la sorveglianza necessaria e con un atto concessorio non univoco, ma che passa al vaglio del Ministero, del Comune, della Regione e della Provincia. Questa è l'enorme differenza! Non si vuole demolire niente, si intende invece dare gambe al Piano paesaggistico, a questo importantissimo strumento che ci ha visti per primi in Italia portare avanti questa iniziativa, così come siamo stati i primi in Italia a recepire la legge Galasso e a istituire la fascia di tutela dei 300 metri dalla linea di battigia. La fascia dei 300 metri, caro onorevole Mula, è intoccabile, sia chiaro! Nessuno si sogna di intervenire sui 300 metri dalla battigia, non è scritto da nessuna parte! Questo per essere chiari, poi saranno le norme di attuazione a esplicitare ciò che le linee guida danno come indirizzo.

Il PPR non è un feticcio intoccabile, è un grande strumento di programmazione e pianificazione urbanistica che nella sua attuazione si è rivelato imperfetto e incompleto; è incompleto anche nella procedura d'intesa, perché questa procedura non è mai stata completata con il Ministero, tant'è che questo piano nel suo complesso non ha mai avuto il parere favorevole del Ministero, che ha imposto che insieme alle zone costiere fossero incluse nel Piano paesaggistico le zone interne della Sardegna. La Regione non poteva fare un piano per una sola zona, ma doveva farlo per tutta la Sardegna. Il Ministero, come ha detto poc'anzi l'onorevole Pittalis, su questo ha dato disposizioni precise, che sono state disattese. Altresì nel PPR non è stata prevista, ad esempio, la valutazione ambientale strategica (VAS), eppure il Codice Urbani la impone.

Come si spiega questo? Noi stiamo completando un iter che volutamente non è stato completato; dico volutamente, perché i tempi per farlo, dal 2006 al 2009, c'erano. Questo non vuol dire depotenziare il PPR o addirittura cancellarlo. Non si tratta assolutamente di questo, ma stiamo operando in coerenza con le osservazioni al PPR fatte nel 2006 dal Ministero per i beni e le attività culturali, nelle quali il MIBAC tra l'altro metteva in evidenza la necessità della certezza e della trasparenza delle indicazioni attuative del PPR. E' scritto nella lettera citata dall'onorevole Pittalis, dove è indicato come obiettivo principale da conseguire quello di sottrarre un considerevole numero di interventi alle procedure di autorizzazione, individuando un'immediata e oggettiva disciplina di applicazione. In tal modo si assicurava la qualità degli interventi, pur svincolandoli dall'obbligo dell'autorizzazione paesaggistica, bastando - imponeva il Ministero - l'adeguamento del PUC al PPR. Una volta approvato il PUC non c'è più necessità dell'autorizzazione dell'Ufficio tutela del paesaggio. Ciò si riferiva principalmente alla fascia costiera, ampliata oltre i 300 metri dal decreto Galasso, nella quale restavano incluse anche determinate zone A e B, come poc'anzi ha detto il collega Pittalis. A proposito, perché sia fugato ogni dubbio emerso nel corso del dibattito, ripeto che la fascia dei 300 metri dalla linea di battigia, le spiagge, le zone umide, le dune e tutto ciò che rende riconoscibile il paesaggio sardo restano e resteranno vincolati. Non è scritto da nessuna parte che si demolisce qualcosa! E' una mistificazione assurda quella a cui stiamo assistendo all'interno di quest'Aula e anche all'esterno! Bisogna stare attenti e scoprire quali sono gli scopi di questa mistificazione, perché niente viene fatto per niente.

Molti consiglieri di opposizione ci hanno segnalato l'esigenza di contenere il consumo del suolo e mantenere l'attività agricola. Nella legge numero 21 abbiamo proibito le lottizzazioni nell'agro e abbiamo determinato in 1 ettaro, estensibile 3 a giudizio dei sindaci, l'area minima in cui può essere realizzato l'intervento edilizio. Non possiamo, onorevole Diana, ridurre il limite di 1 ettaro perché é imposto da una norma precedente. Solo la legge urbanistica può farlo, non un atto amministrativo qual è il Piano paesaggistico. Nella legge urbanistica, se il Consiglio sarà di questo parere, si potrà ridurre a 5 mila, 4 mila o anche 3 mila metri quadri la dimensione del lotto minimo, ma lo si dovrà fare attraverso una legge regionale, non con il Piano paesaggistico. E' necessario conoscere le norme, per essere chiari.

Tutto ciò detto, voglio precisare, visto che poc'anzi è stata letta, giustamente, una parte della lettera inviata dalla Soprintendenza - mi dispiace non poterla leggere tutta, perché l'argomento è troppo vasto -, che noi continueremo il leale rapporto con il MIBAC. Nell'ambito di questo rapporto il presidente Cappellacci ha inviato, in data 1° giugno, una nota al Ministro per i beni e le attività culturali in cui chiedeva di poter dare corso, tramite le strutture tecniche, agli adempimenti in materia di copianificazione. Conseguentemente il 25 luglio la preposta Direzione del Ministero ha confermato la sua piena disponibilità e dal mese di luglio fino a oggi si sono tenuti numerosi incontri a livello sia politico che tecnico. Oggi è arrivata la lettera, ma avantieri c'è stato un incontro con la Soprintendenza che ci ha detto: "Attenzione, guardate che vogliamo essere coinvolti"…

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato, assessore Rassu.

Dichiaro chiusa la discussione. Invito i consiglieri Segretari al banco della Presidenza.

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Chiedo una sospensione di dieci minuti, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, considerata l'ora direi di rinviare i lavori direttamente a domani mattina, perché ci sono due ordini del giorno e l'ora di chiusura dei lavori dipende da quante dichiarazioni di voto ci saranno. Invito un Segretario di maggioranza al banco della Presidenza.

Metto in votazione la proposta di rinvio dei lavori a domani mattina. Chi l'approva alzi la mano. Chi non l'approva alzi la mano.

(Non è approvata)

Sospendo i lavori per dieci minuti. Riprenderanno alle ore 20 e 23.

(La seduta, sospesa alle ore 20 e 13 , viene ripresa alle ore 20 e 23.)

PRESIDENTE. Sono pervenuti due ordini del giorno.

(Si riporta di seguito il testo degli ordini del giorno numero 1 e 2:

Ordine del Giorno Pittalis - Steri - Dedoni - Artizzu - Cuccureddu - Sanna Matteo sull'approvazione delle linee guida per la predisposizione ed approvazione degli atti di aggiornamento e revisione del Piano paesaggistico regionale.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione del documento n. 27 concernente le "Linee guida per il lavoro di predisposizione ed approvazione degli atti di aggiornamento e revisione del Piano paesaggistico regionale degli ambiti costieri e del piano paesaggistico regionale degli ambiti interni",

approva

le linee guida del Piano paesaggistico regionale. (1).)

Ordine Del Giorno Sanjust - Pittalis - Amadu - Bardanzellu - Mariano Contu - Rosanna Floris - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Randazzo - Rodin - Paolo Sanna - Stochino - Tocco - Moriconi - Dessì - Porcu - Fois - Sanna Matteo sulle molteplici problematiche patite dal settore delle imprese balneari, una importante realtà socio-economica del settore turistico della Sardegna.

Il Consiglio regionale

CONSIDERATO che:

• le imprese balneari sono un'importante realtà socio-economica tipica del settore del turismo italiano, e sardo in particolare, e che, nel corso ormai centenario della loro attività, hanno garantito un elevato livello di accoglienza e di servizi a favore dei cittadini e della clientela turistica nazionale e internazionale;

• gli stabilimenti e le strutture balneari operanti nella nostra Regione hanno raggiunto importanti livelli di significatività economica ed hanno assunto una forte rilevanza anche dal punto di vista occupazionale;

• gli stabilimenti e le strutture balneari in Sardegna sono circa 900 ma occorre ricordare che sulle aree demaniali marittime insistono anche alberghi, campeggi, discoteche, ristoranti, chioschi e bar tanto da poter calcolare che l'occupazione diretta - costituita dai concessionari, loro familiari e dipendenti stabili - può essere stimata in circa 1.500 unità. A queste vanno aggiunte le circa 4/5.000 unità stagionalmente impiegate;

• queste imprese, nella loro tipica connotazione formata nella stragrande maggioranza da piccole aziende familiari, ha consentito il consolidarsi di una identità culturale e di uno stile di accoglienza che garantisce quel rapporto umano e diretto col turista, non anonimo ma personalizzato e tale da fidelizzare la frequentazione dando vita così a quel modello italiano, e sardo in particolare, di balneazione attrezzata che è diventato un fondamentale punto di forza della nostra competitività nel mercato internazionale e nazionale delle vacanze;

• tale considerazione è tanto più importante in Sardegna in virtù della naturale vocazione balneare del nostro incoming ed alla conseguente innegabile funzione di front liners esercitata dalle aziende balneari ed in virtù anche del valore aggiunto rappresentato dal nullo impatto ambientale e dalla facilità di rimozione che caratterizza la quasi totalità delle strutture operanti e che costituisce uno dei valori di eccellenza del sistema; trae inoltre ampia giustificazione dal fatto che le aziende in argomento vantano ormai un grande bagaglio di professionalità e di specificità maturate in decenni di esperienza e che non potrebbero essere certo replicate da un qualunque altro soggetto imprenditoriale.

CONSIDERATO inoltre che:

• con provvedimento n. 4908/2008 la Commissione Europea aveva avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, a cui aveva contestato un atteggiamento discriminatorio ed aveva chiesto di adeguare il procedimento di rilascio/rinnovo di concessioni demaniali ad uso turistico ricreativo al principio di "libertà di stabilimento";

• tale richiesta era stata in parte soddisfatta con l'adozione dell'art. 1, c. 18, del Decreto Legge n. 194/2009 (Decreto Milleproroghe 2009), convertito con modificazioni nella Legge 26 febbraio 2010 n. 25. La soddisfazione a tate richiesta è stata poi completata dall'adozione dell'art 11 della Legge 15 dicembre 2011, n. 217 (Legge Comunitaria 2010), la cui approvazione ha reso completamente conforme alla normativa dell'Unione Europea quella italiana ed ha definitivamente portato al provvedimento formale di archiviazione della stessa procedura di infrazione, assunto in data 27.02.2012;

• il richiamato art. 1 della legge 25/2010 prevede per le concessioni in atto una proroga sino al 31.12.2015;

• lo Stato italiano attraverso l'introduzione nel proprio ordinamento dell'istituto del c.d. "diritto di insistenza", che era previsto dall'ari 37 del Codice della Navigazione, e ancor più dell'istituto del c.d. "rinnovo automatico", che era previsto dall'art. 10 della Legge 88/2001, individuando nella precarietà del titolo un limite oggettivo alla crescita e allo sviluppo di questo settore, si era fatto carico di rendere possibile un legame stabile tra imprese balneari ed uso del bene di pubblica proprietà;

• le imprese balneari pensavano quindi di avere davanti a loro un orizzonte temporale ben più lungo del 2015. Con questa certezza, in modo particolare nell'ultimo decennio, hanno investito importanti risorse economiche e hanno impegnato, con scelte definitive, i loro nuclei familiari. Ora invece si trovano a dover affrontare una improvvisa incertezza normativa che riguarda la loro operatività e la loro stessa sopravvivenza, il rischio concreto è che, in nome di uno sbandierato principio comunitario di pari opportunità d'impresa, al quale peraltro non corrisponde altrettanta reciprocità nella possibilità per un imprenditore balneare italiano - e sardo in particolare - di accedere ad analoga risorsa in altri paesi comunitari, si possa assistere in breve tempo alla fine di un sistema di impresa unico ed esclusivo in Europa e nel mondo;

• è di tutta evidenza quale gravissimo danno creerebbe all'economia della Sardegna la scomparsa dal mondo produttivo di così tante piccole imprese sarde - già peraltro gravate dagli handicap della stagionalità, dell'insularità e della mancanza di reciprocità rispetto agi altri paesi europei - e delle relative famiglie, andando a creare un vero e proprio problema sociale. Infatti non si tratta solo di non veder remunerare i capitali investiti, ma anche di vedere dissolta l'attività peculiare e creativa, così fortemente connotata da un punto di vista territoriale, che essi hanno inventato e realizzato e con cui hanno contribuito a costituire e conservare un patrimonio culturale e sociale tipico delle coste italiane e sarde. In sostanza per queste imprese, che non possono fare a meno dei beni pubblici del demanio marittimo dove sono nate - ed a cui sono indissolubilmente legate - e perciò sono prive di qualsiasi mobilità territoriale, perdere la concessione demaniale significherebbe perdere la propria azienda, nei suoi fattori materiali e immateriali e quindi di non poter più svolgere la propria attività, e, per la quasi totalità degli attuali imprenditori di questo settore, l'impossibilità oggettiva di ricollocarsi nel mercato del lavoro;

• l'attuale crisi economica che sta sfiancando l'Italia e tanto più la nostra Isola, il difficile accesso al credito patito dalle imprese sarde, mette le aziende balneari della nostra isola in una posizione di inferiore potere economico rispetto ad altre regioni Europee in caso di messa a bando delle concessioni sulle quali operano. Tutto ciò evidenzia una scarsa equità (tanto acclamata dal nostro Governo) che porterebbe a un monopolio del settore o, peggio ancora, a favorire entità economiche (gruppi, potentati, speculatori di varia natura, criminalità organizzata) esterne ed estranee alla Sardegna stessa, perpetuando quel sistema di sfruttamento economico della nostra Isola storicamente mai interrotto.

Visti

• la comunicazione denominata "Small Business Act" con la quale, nel giugno del 2008, la Commissione Europea ha teso ad ancorare irreversibilmente il principio "Pensare anzitutto in piccolo" ai processi decisionali dei Paesi membri, a partire dalla formulazione delle normative, e a promuovere la crescita delle piccole e medie imprese (PMI) aiutandole ad affrontare i problemi che continuano a ostacolarne lo sviluppo alla luce della considerazione, universalmente riconosciuta, che le PMI "sono creatrici di posti di lavoro e protagoniste nella corsa al benessere delle comunità locali e regionali";

• l'Ordine del Giorno approvato all'unanimità nella seduta del 5 maggio 2011 dal Senato della Repubblica con il quale ha chiesto al Governo (che lo ha accolto) di impegnarsi ad agire presso la Commissione Europea per rappresentare la peculiarità italiana delle imprese turistico-balneari italiane, e per le quali potrebbero essere individuate soluzioni differenti rispetto a quelle previste dalla Direttiva CE 2006/123 relativa ai servizi del mercato interno (anche denominata Direttiva "Servizi" o "Bolkenstein"). Lo stesso O.d.g. ritiene infatti che le concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo siano da escludere dall'applicazione della "direttiva servizi" in virtù della specificità del settore caratterizzato da rilevanti investimenti materiali e occupazionali, dei motivi d'interesse generale, di sicurezza, della salvaguardia della pubblica incolumità, di tutela dell'ambiente;

• la Risoluzione del Parlamento europeo del 27 settembre 2011 (2010/2206/INI) sul turismo nella quale, al punto 56, nel ribadire l'importanza del turismo balneare in alcune regioni costiere dell'Europa, invita, fra l'altro, la Commissione a valutare se la direttiva 2006/123/CE abbia ripercussioni negative sulle PMI di questo settore e, se lo ritiene necessario, a proporre misure per attenuare tali ripercussioni e garantire che le caratteristiche specifiche di questa categoria professionale siano prese in considerazione nell'applicazione della direttiva".

IMPEGNA

il Presidente della Regione Sardegna e la Giunta ad assumere tutte le necessarie iniziative, sia in sede di Conferenza Stato-Regioni che in forma autonoma, nei confronti del Governo e della Unione Europea affinché:

1. sia dichiarata, utilizzando la normativa di recepimento della Direttiva Servizi e ottenendo una deroga dall'Unione Europea, l'esclusione dall'evidenza pubblica delle imprese turistico-ricreative operanti in Sardegna, anche per motivi di interesse generale in forza del fatto che le imprese balneari che operano nella nostra Regione hanno, fin dal loro primo insediamento, installato infrastrutture connotate, nella stragrande maggioranza dei casi, da caratteristiche di precarietà, amovibilità, facilità di rimozione, nel rispetto quindi dell'ambiente costiero e sempre considerando lo stesso non come risorsa da consumare ma come un valore economico aggiunto da salvaguardare e valorizzare, ed inoltre hanno messo al servizio della comunità attività in favore della pubblica incolumità e che - per questi motivi - debbano essere escluse dal generico e generale "settore economico dei servizi";

2. sia adottato ogni ulteriore provvedimento idoneo ad evitare la distruzione di un settore economico vitale per l'economia sarda e fondamentale per conservare ed accrescere la capacità di attrazione del turismo balneare che è una risorsa indispensabile del turismo della nostra Regione;

3. sia sollecitato il Governo a mantenere l'impegno, già assunto nell'ambito della Conferenza Stato- Regioni e dettato perentoriamente dalla Legge 15 dicembre 2011, n. 217, (Legge Comunitaria 2010), di attuare il riordino della materia attraverso i contenuti di un nuovo decreto legislativo sul demanio marittimo che disciplini le modalità di affidamento delle concessioni e i criteri per l'attribuzione degli indennizzi relativi agli investimenti effettuati dai concessionari;

4. l'attuale assetto del comparto delle aziende balneari esercitate in concessione demaniale marittima ad uso turistico-ricreativo sia considerato, strategico nell'ambito delle politiche regionali

sul turismo;

5. siano tempestivamente adeguate le norme dettate con le "Direttive per la redazione del Piano di Utilizzo dei Litorali (PUL) e l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo", approvate con Delibera n. 25/42 del 1 Luglio 2010, alla disciplina nazionale di recente adozione ed in particolare sia garantita senza equivoci, come misura minima ed immediata e nelle more del previsto rinnovo del quadro normativo nazionale di riferimento, la proroga ex art. 1, comma 18, del DL. 194/09 (Decreto Milleproroghe 2009), convertito con modificazioni in legge 26 febbraio 2010, n. 25, delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo, anche nel loro attuale posizionamento e nell'attuale consistenza, quantomeno sino al 31.12.2015 e senza subordinare la stessa proroga ad alcuna condizione, ivi compresa l'approvazione dei Piani di Utilizzo dei Litorali. Ciò onde salvaguardare le condizioni imprescindibili di certezza del diritto funzionali al principio della continuità dell'esercizio dell'attività e scongiurare il rischio che le relazioni tra concessionari demaniali, Regione Sardegna e Comuni siano esposte al concreto e grave rischio di un gigantesco e socialmente costoso contenzioso amministrativo che a nessuno gioverebbe;

6. sia definita in modo inequivocabile la posizione giuridica di dette imprese (attualmente inquadrate quali imprese commerciali alla stregua di un pubblico esercizio) partendo dal riconoscimento dettato dalla Legge 135/2001, Legge Quadro sul Turismo, che all'art. 7 definisce imprese turistiche "…quelle che esercitano attività economiche organizzate per la produzione, la commercializzazione, l'intermediazione e la gestione di prodotti, di servizi, tra cui gli stabilimenti balneari, di infrastrutture e di servizi, …. concorrenti alla formazione dell'offerta turistica";

7. siano invitati formalmente i Comuni costieri della Regione Sarda alla corretta gestione della delega amministrativa sul Demanio e ad agevolare ed affiancare i concessionari balneari nelle strategie tese alla salvaguardia dell'ambiente e del territorio, al continuo adeguamento della qualità nell'offerta di servizi rivolti alle esigenze del mercato turistico, all'adeguamento delle strutture balneari alle prescrizioni in materia igienico-sanitaria e nei servizi primari alla persona;

impegna, inoltre il Presidente della Regione sarda e la Giunta

a convocare urgentemente i Parlamentari Europei, nonché Deputati e Senatori della Repubblica eletti in Sardegna, affinché siano coinvolti in tutte le iniziative per ottenere la deroga dall'Unione Europea. (2).)

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Ovviamente noi confermiamo il voto contrario all'ordine del giorno che approva queste linee guida, fortemente confortati, Assessore, dalla notizia che lo Stato c'è, e c'è non per quella lettera, ma per quell'atto che vi siete dimenticati di rispettare e che comunque avete allegato alle linee guida, cioè l'intesa con il Ministero…

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Non è corretto, lei sta dicendo una cosa non vera.

PRESIDENTE. Onorevole Rassu!

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). E' comunque un documento impegnativo che al punto 5) dice: "La Regione e il Ministero si impegnano a provvedere congiuntamente alla verifica e all'adeguamento periodico della pianificazione paesaggistica regionale, ai sensi e per gli effetti dell'articolo…" del Codice del paesaggio. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che mentre noi eravamo svincolati dal rapporto con lo Stato quando abbiamo scritto le linee guida, voi nel processo di revisione del PPR siete invece vincolati a concordarle con lo Stato.

Le ricordo che tutto quello che non rispettava la procedura nella scorsa esperienza è stato censurato dai tribunali dello Stato anche contro la volontà della Giunta allora in carica. Portare avanti queste linee guida in questo modo, senza il consenso dello Stato, inficia tutto il lavoro successivo, e sarà cura dei successivi soggetti che impugneranno quegli atti dimostrare quello che io le sto dicendo.

Siamo confortati perché lo Stato si è accorto di avere un impegno già siglato con la Regione sarda e questo assicurerà che, laddove doveste avere ripensamenti sugli strumenti realmente necessari alla Regione, la legge urbanistica e l'aggiornamento di tutte le direttive che servono ai comuni per recepire la pianificazione paesaggistica avranno la priorità. L'appello "lo Stato batta un colpo se c'è", lanciato qualche giorno fa, è stato accolto e noi siamo più sereni circa il futuro della Sardegna. Ecco perché votiamo serenamente contro quest'atto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, annuncio il mio voto contrario a queste linee guida per tre fondamentali motivi. Innanzitutto perché sono un esercizio retorico del tutto inutile, lo ha ricordato bene il collega Mario Diana. Non è in corso alcuna revisione del PPR in forza di legge, avete trascorso un anno facendo annunci e conferenze per poi partorire delle linee guida che il MIBAC ha già bocciato in partenza. Questo è un iter che non si concluderà mai, è già scritto.

Il secondo motivo è che ci troviamo di fronte all'ennesimo tentativo da parte del presidente Cappellacci e della sua Giunta di sviare l'attenzione dai propri fallimenti di governo, al tentativo patetico di allontanare da sé le ragioni della crisi e le responsabilità, come ha confermato oggi l'assessore Rassu nel suo tentativo, anche questo un po' patetico, di collegare i dati della disoccupazione con la nascita del PPR e di galvanizzare il proprio elettorato con il solito ritornello: "Meno regole più sviluppo". Il problema, presidente Cappellacci, è che la vostra credibilità politica è ormai al lumicino.

Il terzo motivo è che nel corso della discussione, che pure è stata di merito e in cui non sono mancati i tentativi di andare su un piano diverso da quello della contrapposizione ideologica, è emerso, presidente Cappellacci, che lei non ha più una maggioranza politica. L'hanno dimostrato gli interventi dei Capigruppo del P.S.d'Az. e dell'U.D.C. Ci sono visioni diverse sulla Sardegna all'interno della vostra maggioranza e diventa molto difficile, in queste condizioni, avere un interlocutore col quale confrontarsi per provare a fare qualcosa di utile.

Lei, Presidente, ha la grave responsabilità di insistere sulla strada della demagogia e della retorica, continua a fare l'occhiolino al suo elettorato, a curare la sua immagine, rinunciando così anche a quel poco di utile che, con maggiore saggezza, si potrebbe fare insieme in questo scorcio di legislatura.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Vorrei tranquillizzare il collega Pittalis sul fatto che non si tratta di un colpo di teatro. Noi non siamo alla ricerca di titoloni sui giornali, grazie a Dio abbiamo idee che possono essere portate all'attenzione della gente senza bisogno di scoop. Per cui la nostra presenza e la nostra visibilità è comunque garantita, credo, anche dalla nostra intelligenza.

Per il resto, noi non possiamo votare contro queste linee guida, perché significherebbe condividere le vecchie linee guida, che abbiamo totalmente osteggiato e continueremo a farlo; ovviamente non possiamo nemmeno votare a favore, perché vorrebbe dire condividerle e verrebbero a cadere tutte le motivazioni che ho esposto io, che ha esposto il collega Capelli, che ha esposto il collega Campus e che abbiamo condiviso come Gruppo. Non c'è una sola cosa in queste linee guida che possa rendere la vita più tranquilla, non a noi ma ai sardi. L'abbiamo certificato, l'abbiamo documentato, e queste linee guida non agevolano certamente il percorso. Di fronte a questa situazione, dovremmo abbandonare l'aula e non partecipare al voto. Non lo faremo, perché abbiamo sempre combattuto qui dentro e continueremo a farlo, pertanto noi ci asterremo dalla votazione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Il Gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro l'ordine del giorno di approvazione delle linee guida in discussione perché, come detto nell'intervento che abbiamo svolto in quest'Aula, riteniamo che, rispetto al Piano paesaggistico regionale vigente, le indicazioni contenute nelle linee guida presentate in Consiglio dal presidente Cappellacci siano pericolosamente vicine a un notevole peggioramento del quadro ambientalistico, paesaggistico e urbanistico che ci troviamo in questo momento a poter gestire.

Noi speriamo che le indicazioni pur importanti che sono venute oggi dalla discussione - che abbiamo fortemente voluto, ed è l'unico momento che il Consiglio regionale ha per poter dare un indirizzo di merito sul PPR - siano utilizzate dalla Giunta per evitare quello che è già successo sia per quel che riguarda i vari piani casa approvati sia per quel che riguarda la legge sul golf. Noi abbiamo la fortuna, da un certo punto di vista, di avere una sorta di rete di salvataggio, che è il rigore con cui il Ministero e il Governo nazionale, spero, vigileranno sulla possibile manomissione delle norme per la tutela del paesaggio vigenti in Sardegna. Anche noi guarderemo con attenzione ai prossimi passaggi che la Giunta regionale porrà in essere e vigileremo perché veramente essa non faccia ulteriori passi in direzione dello scempio del paesaggio e delle bellezze ambientali di cui la Sardegna è fortunatamente molto ricca.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto.). Votiamo contro l'ordine del giorno di approvazione delle cosiddette linee guida. Riteniamo che questa continua incertezza in materia di regolazione degli interventi sul territorio sia un danno per l'economia e per la società sarda. Rivedere sistematicamente, continuamente e ideologicamente il quadro normativo generale non consente ai comuni di predisporre la pianificazione urbanistica, che manca orami da decenni, e li costringe a funzionare con strumenti urbanistici scaduti. Questa è una delle ragioni principali del sottosviluppo al quale stiamo condannando la nostra regione.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Cappellacci ha votato a favore e che il consigliere Manca ha votato contro.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus - Capelli - Diana Mario - Mulas.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 67

votanti 62

astenuti 5

maggioranza 32

favorevoli 38

contrari 24

(Il Consiglio approva).

Passiamo all'ordine del giorno numero 2.

Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Credo che sia molto sconveniente che l'Aula venga chiamata a esprimersi su un ordine del giorno di quattro pagine che richiama discipline comunitarie vigenti auspicando revisioni in un momento in cui direi che di deroghe se ne sono viste abbastanza. Chiederei che la discussione di quest'ordine del giorno venisse aggiornata, dandoci la possibilità di documentarci su ciò che siamo chiamati a votare.

PRESIDENTE. Se l'Aula è d'accordo aggiorniamo i lavori a domani mattina.

Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, noi concordiamo pienamente con quello che ha detto l'onorevole Sanna, perché si tratta di un argomento estremamente delicato e approvare un ordine del giorno soltanto per dire che è stato approvato non serve a niente. Bisogna approfondire l'argomento e del resto la sensibilità verso questi problemi c'è da parte di tutti. Ricordo che i problemi dei baretti per l'amianto l'ha risolto esattamente Giorgio Oppi l'altro giorno. Si tratta, ripeto, di un argomento serio da valutare approfonditamente e non con un colpo di mano dell'ultimo minuto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sanjust. Ne ha facoltà.

SANJUST (P.d.L.). Presidente, non ho capito se si intenda rinviare questo argomento a domani o sine die.

PRESIDENTE. E' stato sostanzialmente chiesto che l'ordine del giorno venga ritirato, perché riguarda un argomento particolarmente complesso che richiede un'analisi più approfondita.

SANJUST (P.d.L.). Presidente, posso anche ritirare l'ordine del giorno numero 2, con la speranza che nessuno lo faccia proprio, cosa che i firmatari potrebbero fare. Lo ritiro, però vorrei far notare, a futura memoria, che questo è un precedente per cui io, d'ora in poi, di ogni ordine del giorno che arriverà in Aula all'ultimo momento chiederò il ritiro.

PRESIDENTE. Onorevole Sanjust, si può chiedere il ritiro dell'ordine del giorno, però è una facoltà, non un obbligo, accogliere la richiesta. Se lei l'accoglie vuol dire che la condivide, ciò non significa che si debba porre una condizione per ogni ordine del giorno che verrà presentato, perché questo non è possibile.

L'ordine del giorno numero 2 è ritirato.

Il Consiglio è riconvocato alle ore 10 di domani.

La seduta è tolta alle ore 20 e 37.