Seduta n.260 del 06/10/2011
CCLX SEDUTA
(Pomeridiana)
GIOVEDI' 6 OTTOBRE 2011
Presidenza del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente BRUNO
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 16 e 05.
BIANCAREDDU, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 22 settembre 2011 (253), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Mariano Contu, Marco Meloni, Antonello Peru, Sisinnio Piras, Antonio Pitea, Adriano Salis, Carlo Sechi e Angelo Stochino hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 6 ottobre 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per dieci minuti per dar modo ai consiglieri di raggiungere l'Aula.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 06, viene ripresa alle ore 16 e 16.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Daniele Secondo Cocco.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Cappai, Cocco Daniele, Obinu e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Comunico che sono presenti 30 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Dessì - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 18, viene ripresa alle ore 16 e 48.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione del disegno di legge numero 265/A.
E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, in riferimento al testo di legge che stiamo per esaminare non farò ricorso al richiamo sul disastro economico nel settore dell'edilizia, tengo solo a precisare che questo settore non è composto solo da impresari ma ne fanno parte anche manovali, muratori, idraulici, elettricisti e falegnami. Non credo quindi che ci sia bisogno, da questo punto di vista, per dare giustificazioni o motivazioni di fare un richiamo demagogico. Credo sia giusto invece valutare che, in un momento di crisi, è importante la possibilità di fare qualcosa.
Faccio un raffronto, quando c'è qualcosa per cui vale la pena protestare si fanno dei legittimi cortei; in questi legittimi cortei, in particolare nelle città importanti come Roma o Genova, si annidano però spesso e volentieri dei gruppi organizzati che vanno lì per creare violenza, disordine, e che ormai tutti noi identifichiamo nei Black Bloc, il cui unico intento è quello di usare una violenza alle istituzioni e alla cittadinanza e quindi alla collettività.
I provvedimenti come questi in discussione nascono sull'onda di un'esigenza giusta e sacrosanta, cioè la possibilità di dare respiro, ossigeno a un'economia per altri versi in gravissima sofferenza, e non solo nel settore dell'edilizia, hanno un carattere certamente utile, se non proprio necessario, ma comunque di emergenzialità, dobbiamo pertanto evitare che i Black Bloc del cemento si inseriscano in questa protesta sullo stato di crisi, e quindi sulla conseguente proposta per cercare di risolverla, facendo un danno alla collettività.
Io credo che le motivazioni per cui si debba analizzare questo testo ci siano tutte se non altro perché a partire dalla legge primigenia, dal Piano casa uno e due, si sono create in tutta la nostra isola delle ingiustizie, ci sono comuni che la applicano e comuni che non la applicano, si è creata soprattutto, ed è un elemento estremamente pericoloso nel campo della burocrazia, una discrezionalità. Una discrezionalità da parte di uffici, da parte di impiegati, di dirigenti, da parte di Assessori, una discrezionalità che sappiamo non fa bene né alla giustizia né alla morale quando è esercitata dal settore pubblico.
Allora credo che poter chiarire molti aspetti della precedente legge sia sicuramente un'opera utile anche se, ripeto, dobbiamo stare attenti ai Black Bloc. L'onorevole Soru ha parlato più volte del cavallo di Troia, non ho paura di finire stritolato dai serpenti anche io timeo Danaos, però qua l'artificio o se preferite il maleficio non è nascosto, non c'è bisogno della lancia per sentire che il ventre è vuoto, basta leggere il testo: i passaggi in cui in qualche maniera la filosofia dei Black Block del cemento è entrata nel testo sono evidenti.
Di questi passaggi ne sono stati citati alcuni, ne cito anch'io uno perché per me è uno dei più indicativi e l'ha già sottolineato l'onorevole Sanna. Mi riferisco alla possibilità di consentire gli ampliamenti. La filosofia del Piano casa iniziale consentiva, in presenza di volumetrie, dei piccoli ampliamenti proporzionati all'entità dei volumi originali per favorire da un lato il rilancio dell'economia e dall'altro per soddisfare la richiesta di ulteriori spazi abitativi di una famiglia. Ebbene, consentire che questi ampliamenti avvengano come dei corpi staccati, come nuove unità abitative a sé stanti, beh, credo che c'entri molto poco con la filosofia primigenia del Piano casa.
E questo è un tipico esempio di infiltrazione della mentalità speculativa all'interno di questo testo. Però non è nascosto, è lì nero su bianco, sta a noi espungerlo dal testo, sta a noi liberare la nostra manifestazione, il nostro corteo dai Black Bloc. Sono lì, evidenti, possono essere emendati, è il nostro dovere, è il nostro mestiere, è nella nostra possibilità, nella nostra capacità, si tratta solo di dimostrare che sappiamo legiferare anche nell'interesse collettivo, oltre che nell'interesse particulare; e che possiamo legiferare nell'interesse particulare, grazie a Dio, purtroppo ne abbiamo dato ampia dimostrazione nell'ultima votazione di questa Aula, e l'interesse particulare in quel caso, ci viene detto, è quello di tutti noi, della nostra casta.
Dobbiamo quindi affrontare rapidamente, mi auguro, questo testo, per ripulirlo e per renderlo coerente con lo spirito di rendere trasparenti le procedure, di eliminare le migliaia di domande che, per malizia, o per incapacità, o perché effettivamente alcuni passaggi - e non lo nascondo, l'ho già detto altre volte - del primo testo non erano chiari, per non dire che erano torbidi, giacciono nei comuni della Sardegna.
Ebbene, questo è quello che noi dobbiamo fare, dobbiamo rendere un servizio alla collettività ripulendo il testo, rendendolo chiaro, rendendolo trasparente, rendendolo fruibile, perché certamente sono disposizioni sottoposte a interruzione, perché è chiaro che stiamo parlando di una legge che è una deroga, di una legge che è quindi un'anomalia, perché una deroga è qualcosa che deroga alla normalità. Sta a noi pertanto evitare che questa deviazione dalla normalità diventi un cappottamento, diventi un'uscita di strada, diventi quell'incidente stradale da cui possono guadagnare certamente i carrozzieri, ma che poi pagano invece tutti gli altri.
Spero lasceremo da parte i preconcetti e le suddivisioni per cui ognuno di noi sta di qua o di là, deve difendere o attaccare per pregiudizio, o per posizione politica; anche questo fa parte del nostro mandato, certamente, ma non quando abbiamo la responsabilità di esitare un testo da cui possa trarre dei vantaggi la collettività, e non solo quei pochi che hanno saputo come infiltrarsi nel nostro corteo.
Io mi riservo di intervenire sui singoli punti compresi nei vari articoli, anche nella presentazione e illustrazione degli emendamenti, o nell'esprimere il mio parere sugli emendamenti che presenteranno i colleghi. Voglio solo fare un brevissimo riferimento al PPR, al Piano paesaggistico, che è stato richiamato in tutti gli interventi.
Il PPR non è né un mostro né un santo protettore, non deve essere demonizzato a prescindere, ma non deve essere nemmeno santificato a prescindere, è un quadro normativo che anche nella sua natura deve essere, perché così era scritto, rivisto, revisionato e adeguato in base alle contingenze. Sicuramente il PPR ha creato dei disagi. Io faccio un riferimento, e non vuole essere una polemica nei confronti di alcuno, a ciò che è avvenuto nel Comune di Sassari. Il Comune con delibera numero 61 del 2008, confermata poi con la delibera numero 71 del 2009, aveva approvato in Consiglio il nuovo Piano urbanistico comunale. Questo Piano urbanistico comunale, credo composto da 140 punti, si poneva in contrasto col PPR.
Io, quando il PPR venne approvato, a colui che attualmente è il Sindaco di Sassari dicevo che forse il PPR era troppo invasivo nei confronti della nostra città, mentre lui che stava dall'altra parte sosteneva, invece, il contrario. Ora, mi deve spiegare come ha fatto a fare approvare al suo Consiglio e alla sua maggioranza un PPR che contrastava, in oltre 140 punti, con il Piano paesaggistico.
Il contrasto era talmente evidente che gli uffici tecnici della Regione non dettero il parere di coerenza; il Piano tornò pertanto a Sassari, dove l'economia era ancora più ingessata, per cui finalmente il Comune decise di revocare le precedenti adozioni del Piano urbanistico e ripartire da zero. Il Piano urbanistico è stato riscritto, e devo leggervi una perla di saggezza ripresa dal testo. In quest'Aula infatti si sta discutendo, e giustamente si invita l'Assessore dell'urbanistica a stare attento, perchè modificare il PPR non è una cosa così semplice.
Sono previsti infatti dei passaggi obbligati, e il raggio d'azione della Giunta ha delle limitazioni sancite da leggi sacrosante. Anch'io, durante la discussione sulla legge sul golf, ho detto di fare attenzione a seguire assolutamente tutti i passaggi. Se il PPR deve essere revisionato, revisioniamolo rispettando la massima trasparenza, la massima visibilità, ma soprattutto la massima legittimità in tutti i passaggi.
La perla di saggezza che voglio leggervi fa parte della relazione allegata al parere "regolarità tecnica" della delibera di nuova adozione del Piano urbanistico del Comune di Sassari, da parte del dirigente dell'urbanistica del Comune di Sassari. Cito testualmente: "In tema di tematismi del Piano paesaggistico regionale, il Piano urbanistico comunale apporta correzioni dei tematismi della cartografia del PPR, modificando automaticamente lo stesso PPR qualora abbia esito positivo la verifica di coerenza del Piano urbanistico". Cioè, il PPR può essere modificato semplicemente col parere degli uffici tecnici della Regione.
Io credo che su questo dobbiamo stare molto attenti, perché se è vero che il PPR è delicato, che dal PPR deriva l'uso o l'abuso del nostro territorio e del nostro ambiente, credo anche che qualcosa debba essere fatto, perché se da un lato una città come Sassari è bloccata da un punto di vista edilizio, vuoi per la crisi vuoi perché da ormai quattro anni vigeva il regime della doppia compatibilità (e voi sapete che una doppia compatibilità significa non poter fare niente), credo che bene faccia la Giunta a rivedere, aggiornare, spiegare il PPR, ma soprattutto a vigilare affinché il PPR non diventi di nuovo quella maglia elastica che qualcuno può allargare o stringere a seconda delle circostanze, perché questo non deve essere.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue CAMPUS.) Io ritengo che si possa veramente ritornare a quello spirito iniziale, a quella filosofia iniziale, che voleva coniugare la necessità di ridare ossigeno e speranza a un'economia attraverso un sostegno dell'attività edilizia con interventi di limitato impatto ambientale, di limitato consumo del territorio, sia che essi siano ampliamenti, sia che essi siano le demolizioni e le ricostruzioni con delocalizzazione, oppure demolizione e ricostruzione dei ruderi che occupano ugualmente lo spazio, incidono sul nostro ambiente, magari anche in maniera offensiva e, sicuramente, totalmente inutile e improduttiva.
Se noi con questa discussione riusciremo a esitare un testo che sia chiaro, limpido, che non possa essere interpretato, ma che debba essere applicato e basta consentendo anche di poter soddisfare la domanda di spazio e di lavoro, credo che avremo dato una dimostrazione forse ancora migliore di quella che potremmo dare riportando il testo bocciato in Aula sulla riduzione del numero dei consiglieri. Avremo dimostrato nei fatti che sappiamo allontanare e fermare i Black Bloc, perchè legiferiamo nell'interesse collettivo, e non di chi ci spinge con modi più violenti perchè più vicino.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (P.D.). Presidente, svolgerò due brevi considerazioni. Ho ascoltato con particolare attenzione la relazione dell'onorevole Sanna, della quale condivido soprattutto un concetto. Noi abbiamo un approccio culturale diverso, ha sottolineato l'onorevole Sanna, e io con grande franchezza, quella che è dovuta a un amico, qual è Matteo Sanna, voglio sottolinearla ancora questa diversità, questa concezione diversa che abbiamo nell'approccio al tema dell'urbanistica, dell'uso del territorio, della difesa dell'ambiente, eccetera.
Effettivamente la diversità sta nel fatto che il vostro è il modo vecchio di approcciarsi, di procedere, è il modo che ha determinato la crisi che sta vivendo il settore dell'edilizia. Ma davvero ritenete che la crisi del settore edilizio si risolva passando per la costruzione di case, e poi di case, e poi ancora di case?
Ma avete o no consapevolezza del gigantesco patrimonio edilizio esistente? Non alludo a quello vetusto, ma a quello di recente costruzione, invenduto in quantità mai registrate in passato. Solo a Olbia si contano diverse migliaia di appartamenti invenduti. Ma possiamo o no trarre insegnamento da altre realtà, vedi la Costa andalusa, le Baleari, che dopo aver costruito senza criterio, registrano una crisi spaventosa proprio per gli investimenti a senso unico nel settore immobiliare? Oggi, in quelle realtà, sono in vendita persino gli appartamenti non finiti, naturalmente a basso prezzo.
Allora, un Piano serio, sorretto dalla sincera volontà di rispondere alle modeste esigenze di ampliamento di case, soprattutto della povera gente, come voi vi affannate a dimostrare, avrebbe evitato di smantellare, come vi proponete, le norme di salvaguardia lungo le coste, avrebbe evitato le premialità volumetriche anche all'interno della fascia dei 300 metri, così come fate con il comma 8 quando prevedete la realizzazione di corpi di fabbrica separati dal fabbricato principale.
Un Piano serio, insomma, avrebbe tentato di allontanare il sospetto che si voglia premiare, ancora una volta, la speculazione. Io voglio riconoscere all'onorevole Campus l'onestà intellettuale di avere sottolineato, in maniera forte e chiara, questa contraddizione che caratterizza il disegno di legge in discussione. Gli va dato atto, ripeto, dell'onestà intellettuale con la quale tratta questi temi. Se la volontà fosse stata veramente quella di intervenire con un testo di legge serio, appropriato, corretto, per tentare di risollevare l'economia agonizzante, attraverso un contributo che può venire anche da una legge non confusa, non incerta, che dà spazi, troppo spesso, a diverse interpretazioni, le più varie, le più contraddittorie, sicuramente si sarebbe potuto ottenere un atteggiamento costruttivo, di disponibilità a discuterlo e a migliorarlo da parte dell'opposizione; questo testo, però, così come è concepito, non credo che offra spazi di miglioramento.
Il vostro, a mio avviso, è davvero un modo strano di procedere; è difficile capire quali siano lo spirito e gli obiettivi della Giunta e della maggioranza. Viviamo la più grave crisi economica, sociale e delle rappresentanze politiche istituzionali dal dopoguerra in poi, e noi, o meglio, voi, anziché affrontare con serietà le cause di tanto diffuso disagio e malessere sociale, girate lo sguardo dall'altra parte. Che la crisi del settore edilizio sia così drammatica lo si vede e lo vedono anche i più distratti, diciamo, ma che si pensi di risolverla con questo tipo di provvedimenti mi pare quantomeno ingenuo, se non ci fosse il sospetto che possano essere altri i fattori a condizionare la proposta e quindi la discussione, quelli a cui faceva riferimento in modo appropriato l'onorevole Campus.
Insomma, io credo che l'Aula sarebbe dovuta essere impegnata, oggi, ma non da oggi, ad affrontare i problemi, i veri problemi che attanagliano la nostra Isola, ma la verità è che mostrate, a oggi, una totale incapacità a immaginare uno sviluppo diverso, vero, che faccia da volano a un'economia globalizzata, che richiede ben altri interventi, ben altre azioni, per esempio interventi sulla qualità dei servizi.
I nostri servizi nel settore turistico sono quelli degli anni '80. Occorre intervenire sulle infrastrutture, e invece i fondi per le infrastrutture ci vengono sottratti, ci vengono scippati, e voi non avete fatto nulla, in realtà, per impedire le vessazioni del Governo "amico". I mezzi per far sentire la nostra voce non sono stati usati, e la discussione di oggi sul Piano casa e quella dei giorni precedenti sui campi da golf, mentre fuori la gente fa i conti con la crisi economica, inducono a pensare che il Governo centrale non lo si contrasti non tanto perché mancano gli strumenti, quanto per la comunanza di vedute, evidentemente, tra voi e la maggioranza che sostiene quel Governo.
Qui come a Roma le Aule sono impegnate, ancora una volta, a risolvere i problemi di pochi, non certo quelli del Paese. A Roma, infatti, oggi si discute del disegno di legge sulle intercettazioni, qui sul Piano casa, mentre le Agenzie declassano il rating dello Stato italiano, mentre le Agenzie ci condannano per la scarsa organicità e inadeguatezza dei piani di risanamento e delle proposte di sviluppo. Cioè noi parliamo di altro invece che dei problemi seri, dei problemi che se affrontati con determinazione, in modo strutturale, e risolti, darebbero l'avvio alla soluzione della drammatica crisi che stiamo affrontando.
Io credo che il senso di responsabilità, che dovrebbe guidarci e animarci sempre, ci induca ad affrontare quel problema così fortemente all'attenzione della pubblica opinione: i costi della politica. Io non sono tra quelli che ritengono che debbano essere inflitte penalizzazioni nei confronti della classe politica come quelle che la cosiddetta piazza "declama", sono però perché il problema venga affrontato nei giusti termini e nel giusto modo.
E'certo comunque che non possiamo restare insensibili di fronte a una richiesta, che giorno dopo giorno si fa sempre più forte, di una assunzione di responsabilità, di una adozione di comportamenti e di decisioni che vedano anche noi personalmente coinvolti in questa opera di risanamento indispensabile, non più rinviabile, dell'economia, che veda anche l'invio di messaggi rassicuranti circa il fatto che poi questa classe politica non è così distante, non è così avulsa dal popolo che la esprime.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi, cercherò nel mio intervento di avere un approccio, come suol dirsi, non dogmatico ma frutto di alcune considerazioni derivanti dalla mia esperienza di sindaco di un comune costiero, attento alle dinamiche di crescita anche del comparto edile e alle sue conseguenze economiche e sociali sulla realtà, partendo da dati di fatto e numerici.
Proprio perché ritengo giusto avere un approccio privo di pregiudizio ideologico, dico di non condividere per nulla la relazione che, per conto della maggioranza, ha svolto il collega Matteo Sanna. Sostenere che la grave crisi economica e sociale sarà risolta dal Piano casa e che l'economia stagnante e in regressione della Sardegna non aspetti altro che questo provvedimento, significa sottovalutare la gravità del periodo che stiamo attraversando e offendere l'intelligenza di noi tutti; significa affrontare le questioni con slogan che il tempo ha già reso sbiaditi e pensare che fuori ci sia una moltitudine di persone sciocche.
Dico in permessa di non essere contrario alla possibilità che si possa edificare, anzi, che si possano effettuare ristrutturazioni, che si possano fare ampliamenti. Sono contrario piuttosto a questo tipo di prassi che obbliga a discutere di norme pasticciate, approssimative, banditesche, in taluni casi completamente inapplicabili, almeno speriamo. Sono contrario al tentativo di espropriare i comuni delle loro prerogative di pianificazione, incuranti degli effetti devastanti che potrebbero esserci anche dal punto di vista urbanistico e architettonico.
Basta vedere, ad esempio, l'articolo 1 sexies in cui è scritto al punto a): "demolizione e ricostruzione, senza l'obbligo del rispetto dell'aspetto, della forma e dell'orientamento dell'edificio originario all'interno del lotto" e ancora per quelli "ricadenti nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia sono ammessi gli interventi di demolizione e ricostruzione" come per il punto precedente. Immaginate che cosa accadrà nei centri storici o nei borghi di mare o in montagna. A me pare che sia sbagliato proprio l'approccio su questa materia.
Legiferare in posizione di inferiorità evidente rispetto al Piano paesaggistico regionale produce norme di piccolo cabotaggio che non solo non contribuiscono a dare una mano alla soluzione della crisi sociale ed economica del nostro tempo, ma complicano oltremodo le cose perché siamo in presenza di articoli e commi che sono dei veri e propri obbrobri, pasticci che tentano di aggirare il Piano paesaggistico cercando oltretutto di "prenderci per i fondelli".
Se il problema è il Piano paesaggistico regionale bisogna avere il coraggio di cassarlo e giustificare un'operazione del genere a viso aperto, senza mascherarsi. D'altronde gran parte della campagna elettorale si è giocata su questo punto. Non si può stare in mezzo al guado perché si corre il rischio di annegare. Non si può dire di essere d'accordo sulla salvaguardia e sulla tutela e poi fare leggi che dicono il contrario. Io credo che il Piano paesaggistico regionale sia stata un'idea, e poi una legge, geniale e lungimirante che purtroppo, purtroppo per i sardi e per la Sardegna, non ha potuto produrre i suoi effetti in tempi rapidi.
Che cos'è il PPR nella sua estensione se non il tentativo nobile di mettere sotto i riflettori le peculiarità e le aspettative di ogni singolo comune della nostra isola? Cos'è se non la volontà di scommettere su una Sardegna che trae forza dalla sua storia millenaria e guarda avanti per concorrere a disegnare un futuro migliore per le nuove generazioni? Cos'è se non il tentativo, certo ardito, di togliere la Sardegna dall'ingordigia e dall'avidità di pochi? Come spesso accade le reazioni possono minare tentativi nobili come questi e, dove non riescono i reazionari, ci pensano i burocrati e la burocrazia a uccidere i sussulti di cambiamento a questo stato di cose, riuscendo persino a far convincere un'opinione pubblica intorpidita e refrattaria a scommettere sul futuro, presa per la gola dalla disperazione.
Ma le cose stanno cominciando a cambiare e ne vedremo delle belle. Provo a spiegare in poche parole questo famigerato Piano paesaggistico e poi non ci tornerò più. D'altro canto non ne ho mai parlato in questi due anni e mezzo, attento anche alle proposte provenienti dalla maggioranza, tanto annunciate quanto inesistenti. Dicevo cos'è questo Piano paesaggistico regionale e come avrebbe dovuto operare, secondo me?
Il primo passo era mettere sotto salvaguardia la Sardegna e costringere i comuni a predisporre i piani urbanistici - lo ha detto molto bene Renato Soru stamattina - per adeguarsi alla norma, dandogli anche le risorse economiche per incaricare i professionisti. Una volta approvati niente più Piano paesaggistico, né vincoli, né richieste da formulare al famigerato Ufficio della tutela del paesaggio. Perché non ha prodotto i risultati auspicati? Per diverse ragioni. Alcune le ho già dette. Certo, la forte avversione di coloro che non vogliono regole ha pesato parecchio e la burocrazia in molti casi ha superato le esigenze degli uomini e i suoi bisogni.
Il buon senso è stato superato e oltraggiato dai cavilli di ogni tipo, fino a far teorizzare che la crisi del mattone in Sardegna dipendesse dal PPR e su questo si è cercato di convincere tutti, anche se stessi. Purtroppo non è così e lo sanno molto bene i cittadini e le imprese di altre regioni d'Italia in cui non esiste il PPR. Pertanto non è una difesa a prescindere, ma la rivendicazione orgogliosa di un provvedimento serio e di prospettiva a cui la storia, credo, renderà il giusto riconoscimento.
Il problema non è l'agro o l'urbano, il turistico e l'extra urbano, la zona commerciale o quella artigianale, il punto è sapere dove si vuole andare a parare. Qui siamo di fronte all'ennesimo tentativo di mettere una pezza su un'altra pezza in una ruota che fa aria da tutte le parti, perennemente sgonfia, che non riesce a far camminare nulla, ma certo favorirà chi alla Sardegna ha poco da dire, favorirà chi alla Sardegna ha poco da dare.
In un momento in cui i riflettori sono puntati verso di noi e verso la classe politica in generale, in un momento in cui probabilmente dovremmo badare alla sostanza delle cose, capendo che l'agenda è completamente stravolta dalle emergenze e dalla crisi occupazionale e sociale, questo Consiglio regionale fa finta di niente e si occupa di provvedimenti assolutamente inefficaci rispetto alla richiesta sempre più forte proveniente dalla società.
Abbiamo poi un Governo nazionale inesistente che fa esclusivamente gli affari suoi e dei suoi amici, come purtroppo ci racconta la cronaca oramai da molto tempo; tutto teso a difendere se stesso, completamente slegato dal Paese, dalla sua gente, a cui chiede sacrifici pesanti che non potrebbe chiedere perché non può essere preso ad esempio, perché non è credibile. Così noi ci trasciniamo stancamente in questioni sterili, lontani anni luce da un mondo che chiede un po' di giustizia sociale e politiche per il lavoro.
Gli ultimi baluardi di frontiera sono i Comuni, i loro rappresentanti, sui quali è scaricato completamente il peso del disagio della società, ai quali sono state portate via ulteriori risorse, già poche, a cui si chiede attraverso patti di stabilità assurdi il controllo della spesa che, di fatto, blocca il pagamento alle aziende che operano nei lavori pubblici, che a loro volta bloccano i pagamenti dei salari agli operai. Su queste cose dovremmo intervenire facendo valere, se ci fosse, il peso della Regione sarda nei confronti dello Stato per negoziare quello che sarebbe giusto rivendicare, che ci spetta. Ma per fare questo ci vorrebbe un Governo regionale all'altezza della situazione, e purtroppo non è così.
Allora siamo costretti a occuparci di Piano casa tris facendo finta che tutto vada bene e la Sardegna non aspetti altro che questo provvedimento. Basta ascoltare l'enfasi con cui il Presidente della Commissione urbanistica ci ha presentato la relazione: il cemento come stella polare, sotto il cemento il tentativo grottesco di nascondere la mancanza di idee e di prospettive per un'Isola sublime che meriterebbe qualcosa di più.
Si dice nella relazione della Giunta che: "Le modifiche consentiranno di pervenire a una agevole e uniforme interpretazione del disposto normativo su tutto il territorio regionale e avviare quello sviluppo economico al quale era finalizzato l'intervento legislativo del 2009". Ma che cosa vuole dire? Si sta forse dicendo che dal 2009 a oggi abbiamo potuto verificare una crescita occupazionale sensibile?
Forse esistono dati in vostro possesso che smentiscono quelli ufficiali forniti dalle associazioni di categoria che parlano di tracollo, in questi due anni, di posti di lavoro in questo settore? Quelli ufficiali parlano di oltre 7 mila posti di lavoro in meno nel settore edilizio, a fronte di roboanti dichiarazioni sulla prospettiva di migliaia e migliaia di nuovi posti di lavoro di cui ci avete parlato e riempito la testa nel 2009. Sarebbe il caso che il Presidente della Commissione ne prendesse atto e il collega Mario Diana utilizzasse a sostegno delle sue ragioni non una chiacchierata fra amici, ma dati un po' più precisi per cercare sostegno su questo disegno di legge.
Credo, piuttosto, che interventi seri nel settore edilizio potrebbero essere messi in piedi favorendo il sostegno sia ai canoni moderati per le giovani coppie che ai piani per l'edilizia economica; così non dovrebbero essere trascurati i finanziamenti per i bandi di riqualificazione dei centri storici e per le sue abitazioni, in molti casi completamente fatiscenti e abbandonate.
Questo potrebbe contribuire, sostanzialmente, all'economia della Sardegna e dare un chiaro e inequivocabile segnale di attenzione verso i problemi concreti che dovrebbero essere affrontati con priorità, oltre che mettere a disposizione risorse che porterebbero davvero nuova occupazione e dare un senso al lavoro di tutti noi ormai poco credibili, tutti ugualmente mischiati in un unico calderone, a torto o a ragione.
Siccome credo di avere niente da spartire con leggi come questa, è doveroso intervenire per prendere le distanze senza indugi, perché rimanga agli atti che simili proposte vanno respinte.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Assessori, onorevoli colleghe e colleghi, ancora una volta siamo chiamati in questa Assise a varare l'ennesimo tentativo per il sostegno dell'economia, visto e considerato che il titolo pomposo del testo rimane, attraverso il rilancio dell'edilizia.
Eppure, sfogliando i giornali, in riferimento peraltro all'area più interessata, a quanto pare, allo sviluppo, cioè il Nord Sardegna dove insistono gli insediamenti turistici più rilevanti, quelli che chiaramente attraggono migliaia di turisti l'anno, che quindi dovrebbero fornire i dati statistici di maggiore interesse per questo settore, leggo che la CNA di Sassari dichiara che in edilizia si hanno solo percentuali negative, infatti nel triennio 2008-2010 si sono persi 11 mila posti di lavoro e, grosso modo, è il periodo di attuazione della legge numero 4.
Si parla ancora di un meno 9 per cento del volume di affari in edilizia, un meno 21 per cento sulle volumetrie, 18 per cento in meno nel mercato residenziale, 31 per cento in quello non residenziale, 5 per cento nelle manutenzioni in riferimento al 2010. Non mi sembrano dati positivi e determinanti né per lo sviluppo edilizio né, tanto meno, per lo sviluppo economico della Sardegna.
L'unico segnale positivo è stato dato (o perlomeno si pensa sia tale, ma non so fino a che punto) dall'Assessore della programmazione secondo il quale ci rifaremo nel 2012, visto e considerato che sono state presentate circa 6300 domande. Mi chiedo: chi ha presentato queste domande?
Spero siano tutti imprenditori o comunque persone dotate di risorse finanziarie, perché già in questa sede abbiamo denunciato, con una nostra proposta di Piano casa, che questa legge è fatta solo ed esclusivamente per chi ha le risorse finanziarie per poterla utilizzare, non certo per il popolo a cui il relatore Sanna nella illustrazione della relazione si riferiva sostenendo che questa legge è fatta per le famiglie e per le piccole e medie imprese. Io dubito che sia così, non foss'altro perché i dati perlomeno lo smentiscono. Io credo che potrà beneficiarne chi ha le risorse finanziarie.
Voglio essere anche cattivo e maligno, pensare ancora alla colata di cemento, perché questa disposizione lo consente, nella linea costiera, tant'è che è possibile demolire e ricostruire senza un minimo di logica, anche architettonica; una logica architettonica che dovrebbe preservare i manufatti esistenti e consentire di inserire quelli pertinenti al paesaggio dell'isola di Sardegna.
Ebbene, questo può essere fatto solo da chi dispone di risorse finanziarie di un certo tipo; ma, in proposito, sappiamo quanta paura ha suscitato (l'abbiamo detto e in certi momenti è stato anche nascosto) la presenza di finanziatori che vengono in Sardegna per ripulire denari di origine non chiara. C'è un tentativo di speculazione in questo senso e di infiltrazioni mafiose per la ripulitura dei denari sporchi. Questo mi preoccupa, perché non è possibile pensare che in questa situazione di grave crisi economica, in cui si trova anche la Sardegna, ci siano persone in grado di disporre di risorse finanziarie per raggiungere quegli incentivi di cubatura che questo disegno di legge prevede.
Non entro nel merito dello stravolgimento operato da questo testo di legge che vanifica lo sforzo che la precedente legislatura tentò di mettere in atto attraverso la legge esitata, allora, da questo Consiglio e di cui l'onorevole Soru ha pienamente illustrato l'alto rilievo. Quel testo conteneva una visione prospettica lungimirante che oggi viene minata da questa pochezza perché, di fatto, in questa proposta si evince che si è entrati nei particolarismi.
Particolarismi che io credo debbano essere lasciati, come si diceva, ai PUC degli enti locali, non certo al più alto organo legislativa della Regione autonoma della Sardegna; organo che dovrebbe dare gli indirizzi e una visione di alto livello più che scendere nei particolari come quello di autorizzare gli scantinati a diventare, di fatto, abitazioni civili. Stiamo incentivando all'uso di questi spazi.
E' vero che, purtroppo, non abbiamo famiglie che dispongono di risorse economiche per realizzare l'appartamento e allora, pur di avere un tetto sopra la testa, consentiamo anche il recupero degli scantinati con le conseguenze che possono verificarsi di situazioni ad alto rischio ambientale e anche di gravi danni alle famiglie che li abitano. E non mi sembra che consentire il riuso o l'uso degli scantinati sia una visione lungimirante, una visione alta del rispetto dell'uomo.
E' quanto cercano di fare dei miei amici che nelle loro lottizzazioni marine, non dico dove, cercano di recuperare gli spazi (quindi stiamo dando una grande mano d'aiuto per trasformare quello scantinato in civile abitazione) per avere un reddito aggiuntivo, perché 1500-1800 euro per un mese d'estate si ottengono e, forse, se si riesce ad affittare per tutti i mesi estivi il guadagno è anche maggiore.
Non mi sembra che sia un atto di alto livello per il Consiglio regionale preoccuparsi di queste questioni, lasciamole ai comuni che pensano di lucrare da simili disposizioni, anche se credo che vi siano comuni lungimiranti che decidono diversamente. Quindi sono d'accordo che si faccia un passo indietro e si ritorni all'ipotesi di pensare a una legge di indirizzo e non a una legge di particolarismi.
I miei colleghi ne hanno elencato diversi che non riprendo, io chiedo soltanto se era necessario presentare queste modifiche conoscendo, ripeto, la povertà delle nostre popolazioni, quindi la mancanza di risorse finanziarie perché non saranno le famiglie che hanno uno stipendio da 1500 euro al mese che potranno fare gli interventi edilizi previsti da questo provvedimento.
E non potranno farli neanche le piccole imprese perché le piccole imprese lavorano su commissione delle famiglie, ma se le famiglie non investono perché non hanno risorse, perchè continuiamo a fare leggi di questa natura che, ripeto, mortificano l'Aula, mortificano l'organo più importante della Regione sarda? Questa non è autodeterminazione; eppure parliamo spesso di livelli alti, di prospettive alte del Consiglio e ci perdiamo in queste piccolezze che ne denigrano il ruolo.
Mi sento offeso nel dover discutere queste disposizioni di bassa lega; è quasi come se dicessimo che il consigliere regionale viene tirato per la giacchetta dall'amico che gli chiede la possibilità di rendere abitabili lo scantinato o il sottotetto! Ma siamo arrivati a questo punto? Allora siamo davvero ridotti male!
E, mentre ci richiamano a essere sobri, mentre in questi giorni sentiamo la spinta emotiva dell'opinione pubblica nei riguardi di un'autonomia regionale cadente, a fronte di migliaia di famiglie quasi sul lastrico, noi facciamo azioni deleterie nei confronti della classe politica, di noi stessi quindi, non riuscendo a prendere una decisione sulla riduzione del numero dei consiglieri come la prima Commissione aveva determinato; avremmo dovuto trattare quella problematica anziché portare questo disegno di legge. Non ci sarebbero dovute essere discussioni ma cogliere quel momento per dare una risposta all'opinione pubblica.
Così come oggi c'è la necessità, e tutti ne siamo consapevoli, di dover fare uno sforzo perché le nostre indennità possano essere riequilibrate in modo giusto, pur senza mortificare sicuramente l'alta attività che dovrebbe essere propria del consigliere regionale e quindi del Parlamento regionale costituito dai rappresentanti del popolo; e invece parliamo di queste cose. Non riesco a capire l'importanza, la necessità e l'urgenza di discutere di questo; forse avremmo fatto bene non solo a dare una risposta alla necessità di sobrietà del Consiglio, ma anche a pensare di spostare un po' di risorse sul lavoro e a dare la possibilità ai comuni di avere risorse da investire in opere pubbliche.
Quelle piccole opere pubbliche che consentono alle famiglie più bistrattate da questa società, che non offre opportunità di lavoro, di potersi sfamare, di poter mettere in circolazione quei pochi denari che possiedono, di ricreare un clima comunque di giusta attesa verso momenti, si spera, migliori per il varo di provvedimento che il nostro Consiglio regionale ha il dovere di esitare in questo momento di grave crisi. Invece, ripeto, ci perdiamo in un esercizio legislativo di bassa lega.
Non è possibile essere ridotti a fare queste discussioni su questi argomenti c'è necessità di una programmazione seria, di una iniezione anche di denaro pubblico nella società per aiutarla a superare questo momento di difficoltà. Vogliamo evitare alle persone l'angoscia di non riuscire a trovare le risorse per il pranzo e la cena del giorno dopo, ma vogliamo dare la speranza di riuscire ad andare avanti perchè noi, nel nostro piccolo, per le nostre azioni, siamo in grado davvero di rilanciare l'autonomia, siamo in grado davvero di rilanciare anche l'edilizia, ma con lo spirito col quale la Giunta Soru impostò il suo provvedimento.
Uno spirito che condivido perché andava nella direzione di recuperare non di affossare l'edilizia, perché l'edilizia invece di costruire ex novo deve recuperare l'esistente nell'ambito della tradizione, della sobrietà dell'architettura della Sardegna perché il turismo, l'abbiamo detto altre volte, non è che non ami vedere i grattacieli, ma chi viene in Sardegna viene perché pensa a un'isola che è riuscita a mantenere la sua identità, i suoi paesaggi, la sua cultura, le sue tradizioni, il suo ritmo di vita che è ancora ambito da molte popolazioni oggi invece proiettate in questo progresso estremo che distrugge.
Quanti di voi sicuramente avranno sentito parlare di qualche mecenate che cerca anche in Sardegna in quei piccoli paesini la vecchia abitazione locale fatta di pietra o di fango? Una semplicità architettonica che però, grazie alla tecnologia, riesce ad aprire gli spazi e gli ambienti sardi alla modernità perché i cortili, le aie, ci riportano indietro nel tempo ma ci permettono di vivere in prospettiva.
Anche questo è edilizia, non faremo edilizia col cemento armato, faremo edilizia con su ladrini, o ladiri come volete chiamarlo e con i travi di legno come una volta ma sempre edilizia è. Possiamo recuperare quindi un patrimonio edilizio sfruttando al meglio l'esistente. Noi abbiamo una edilizia che vive due mesi l'anno, è uno spreco di danaro, uno spreco di denaro pubblico e uno spreco di danaro privato.
Molti alberghi, è stato detto, oggi sono chiusi, rimangono chiusi per buona parte dell'anno. Ma che senso ha? Anche la non vivibilità porta quegli spazi a un deterioramento più rapido, quindi a un non beneficio economico per l'isola di Sardegna. Ma immaginiamo tutte le seconde case sui vari specchi d'acqua che ospitano questi complessi edilizi nati un po' così alla rinfusa, spesso anche con una tecnica e con un'architettura che nulla ha a che vedere con le linee e gli orizzonti dell'ambiente sardo perché anche questo è importante.
L'architettura locale rispettava l'andamento morfologico dei terreni, non vi erano case che andavano oltre l'orizzonte, era un modo per rispettare l'ambiente, non esistevano strutture che potevano svettare rispetto alla linea dell'orizzonte fatta di colline, di montagne non eccessivamente alte. E allora io credo che possiamo recuperare questi elementi e quindi anche un'edilizia che non sia quella del cemento armato, ma che sia quella della materia prima locale, abbiamo e possiamo fare ancora costruzioni in ladiri o ladrini, che dir si voglia. Non mi sembra comunque un'edilizia povera.
Una nazione (continuo a definire la Sardegna come nazione anche se ogni tanto mi richiamano perché uso questo termine pur non essendo molto vicino a questa idea) tutela il suo patrimonio identitario, non ci rendiamo moderni per il fatto di impiantare i grandi palazzi. Guardate che cosa sta succedendo alle Baleari; prima hanno costruito grandi alberghi e grandi palazzi, oggi li stanno buttando giù perché hanno visto che quei palazzi non hanno più senso, non hanno più valore, hanno snaturato quelle bellissime isole mediterranee.
Si tratta solo di un'avidità economica che spesso non ha nulla a che vedere con gli abitanti dell'isola ma è solo un interesse del costruttore; proviamo invece a ragionare nell'interesse delle popolazioni, probabilmente avremmo un sentire diverso nel programmare la nostra legislazione per andare incontro ai bisogni e mantenere quella qualità della vita e quell'identità che, non mi stancherò mai di ripetere, è il valore aggiunto che ci permette di confrontarci prima in Europa e poi nel mondo.
Si verrà in Sardegna se saremo capaci di mantenere quell'identità, di far consumare, come è stato detto, i prodotti tipici, non i pomodori tutto l'anno perché coltivati in serra. Adesso vi parlo dei pomodori per non parlare degli altri prodotti, ma anche per ricordare che la vita era fatta di cicli che si ripetevano; ma quando mai nelle vecchie famiglie il maiale veniva ammazzato ogni mese dell'anno? Il mese in cui veniva ammazzato il maiale era novembre, e i sapori poi si ripetevano.
Ma perché non mantenere queste caratteristiche per attrarre il turista ripetutamente nel corso dell'anno così che possa assaporare i prodotti di qualità? Invece vogliamo pianificare tutto, vogliamo livellare tutto sulla modernità e, quindi, come più volte abbiamo visto, avere altre colate di cemento. Perché non avere ancora la nostra identità, un po' di spirito per sfidare la modernità e fare della nostra tradizione una nostra modernità che ci permetta davvero di confrontarci con il mondo?
In questo momento di priorità ce ne sono tantissime altre, ripeto, prima di tutto quella di dare una risposta di saggezza da parte di questo Consiglio, in questi giorni richiamato peraltro anche dalla Presidente, per aiutare le famiglie che hanno effettivamente bisogno di quella "stanza in più"ad avere le risorse necessarie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signor Presidente, assessori e colleghi, io voglio intervenire per dare un contributo al dibattito su questo disegno di legge di modifica della legge regionale numero 4 del 2009, però dico subito che vorrei riportare il dibattito nella sede giusta, sui giusti ragionamenti, perché dall'impostazione, da certi discorsi che ho sentito oggi, in modo particolare del Presidente Soru e anche dell'ex assessore Gian Valerio Sanna, sembra praticamente che questo sia un intervento sostitutivo del Piano paesistico regionale e della legge urbanistica regionale.
Io non credo che in questo Consiglio regionale, e tanto meno in questa maggioranza, ci sia gente che stia pensando questo; il provvedimento in esame è un intervento straordinario che ha una sua valenza, però certamente non vuole sostituire né il Piano paesistico regionale e né la legge urbanistica regionale. Bisogna ripartire pertanto da questa considerazione, perché se noi pensassimo che questo intervento ha la valenza che gli viene data da alcuni consiglieri dell'opposizione sarebbe davvero un fallimento.
Ma non deve essere un fallimento; questo disegno di legge va riportato alla sua giusta dimensione di intervento straordinario per combattere una fase di emergenza e ridare un po' di ossigeno all'economia favorendo il rilancio del settore edilizio e una semplificazione delle procedure; in questi aspetti sta la valenza di questo intervento. Ho sentito in qualche discorso dire che dovrebbero essere risolti tutti i problemi sociali ed economici della Sardegna. Ma quando mai!? Chi l'ha detto e chi l'ha mai pensato? E' un intervento che darà le sue risposte in base all'obiettivo che si è posto, questa è la sua importanza.
Alcuni colleghi hanno parlato della possibilità di sfruttare meglio l'esistente; io sono d'accordo su questa considerazione, molte cubature in Sardegna andrebbero meglio utilizzate, meglio dimensionate e meglio valorizzate.
Per svolgere il mio intervento parto proprio dalla legge numero 4 del 2009; approvata dopo tante discussioni e tante polemiche, la legge ha generato 17 mila richieste di intervento che non sono poche, considerato il clima registrato nell'accettazione di questa legge, considerati anche i pregiudizi ideologici, bisogna dirlo, che molti comuni hanno avuto nei confronti di questo provvedimento. A mio avviso, se ci fosse stato un approccio diverso gli interventi sarebbero stati molti di più e avrebbero creato maggiori risposte dal punto di vista sia occupazionale che economico.
Ripeto che non si intende stravolgere le leggi urbanistiche vigenti (non credo l'abbia pensato la Giunta o l'Assessore, tanto meno lo pensiamo noi consiglieri di maggioranza), si tratta di piccoli interventi che spesso possono dare grandi risposte; molte volte l'ampliamento di una stanza può risolvere i problemi di una famiglia, e di questi casi ce ne sono tantissimi che non richiedono il consumo di nuovi spazi e di nuovi territori. Ma se c'è questa possibilità perché noi non la dobbiamo sfruttare?
Partendo da queste considerazioni potremmo modificare questa legge, migliorarla, perché non è detto che tutto ciò che vi è contenuto sia accettabile; ci possano essere le condizioni per migliorare il testo pervenuto all'Aula, non avendo la presunzione di risolvere tutti i nostri problemi, come dicevo, di natura urbanistica. Neanche i problemi della casa possono essere risolti con questa legge; in questa direzione ci sono interventi specifici che hanno altri obiettivi rispondenti a una logica diversa.
Ma davvero qualcuno può pensare che questo Piano casa risolva i problemi sociali ed economici della Sardegna? Non è possibile! Come non si risolvono altri problemi importanti, soprattutto dal punto di vista infrastrutturale, della Sardegna e delle zone interne in modo particolare. Siccome si sta parlando di tutto, liberamente, io voglio ricordare che questa Regione è stata capace di approvare importanti programmi di infrastrutturazione, in particolare mi riferisco ai fondi FAS che comprendono migliaia di milioni di euro, ma nessuno di questi programmi di interventi infrastrutturali ha previsto una sola opera nel centro Sardegna.
A questi interventi, programmati prima dal Governo di centrosinistra e continuati dall'attuale, sono state destinate grandi risorse che non vanno però nella direzione giusta; dovrebbero andare nelle aree sottosviluppate, nelle aree che ne hanno maggior bisogno però stranamente queste risorse non sono destinate alle zone interne ma vengono spese in tutt'altre direzioni. Le vogliamo dire queste cose? Quando iniziamo a ragionare sul problema dobbiamo dire tutte le cose perché, se fossimo stati tutti un po' più attenti, avremmo fatto interventi diversi che avrebbero avvantaggiato tutto il territorio della Sardegna e non soltanto il territorio costiero.
Il presidente Soru ha detto che questo è un cavallo di Troia, che è un imbroglio, si è chiesto che cosa c'è veramente all'interno di questo disegno di legge, quali lottizzazioni devono essere rispolverate e rimesse a correre dopo essere state messe da parte. Io sono tra coloro che ritengono, con convinzione che il Piano casa deve mantenere la sua destinazione originaria limitandosi a quel tipo di interventi. Non sono d'accordo che grandi stravolgimenti passino attraverso questo Piano casa.
Quando discuteremo l'articolato esamineremo gli obiettivi e non vogliamo pensare, almeno per quanto mi riguarda non voglio pensare, che in questo disegno di legge si possano inserire disposizioni mille miglia lontane dagli obiettivi originari. Tutti siamo in condizione di emendare il testo di legge, di migliorarlo, di togliere le parti dubbie, ma ritengo che dovremmo comunque approvarlo perchè è un provvedimento importante, che può dare risposte in un momento di particolare crisi come l'attuale.
Il presidente Soru che io ho ascoltato attentamente, ha detto stamattina che sono stati presentati 1007 ricorsi nei confronti del Piano paesaggistico regionale; questo dato è significativo, perché se ci sono stati tutti questi ricorsi vuol dire che la gente aveva qualche motivazione per ricorrere, vuol dire che non è il Vangelo, vuol dire che anche questi strumenti possono essere perfettibili, possono essere migliorabili, e non è detto che quello che è stato approvato fino adesso sia tutto valido.
Questo Consiglio regionale deve avere pertanto la capacità di migliorare le parti che in passato sono state soggette a errore. Mi auguro soprattutto che questo Consiglio regionale abbia un nuovo spirito nell'approccio alle leggi che stiamo approvando. Io, devo dire la verità, sono contro le crociate, sono contro l'affossamento del Piano paesaggistico regionale, sono contro lo stravolgimento della legge urbanistica regionale, sono invece del parere che dobbiamo partire dalle cose buone presenti in quegli strumenti (e ce ne sono tante), mentre tante altre vanno migliorate.
D'altra parte le leggi possono essere approvate solo se noi, all'interno di questo Consiglio regionale, entriamo non nella logica che questi interventi vengono fatti perché bisogna punire qualcuno e favorire altri, ma in una logica di correttezza legislativa Io sono convinto che questo Consiglio regionale possa ancora correggere gli errori che sono stati commessi, mi pare stia imboccando la strada giusta per la cosiddetta legge sulla casta, dato che la prossima settimana questo Consiglio rimedierà in qualche modo a quello che è successo.
Io spero che la stessa cosa possa avvenire anche quando si discute di leggi importanti che impegnano lo sviluppo e la crescita del territorio, le leggi urbanistiche in modo particolare, in una regione come la Sardegna dove questa materia è la materia più importante, perché riguarda lo sviluppo e la crescita dal punto di vista naturalistico, ambientale e turistico di questo territorio. Sono convinto che se saremo portatori di politiche intelligenti in questa materia, daremo grandi possibilità di crescita a questa regione.
Però - mi rivolgo sempre al presidente Soru e anche all'ex assessore Sanna - se queste leggi fossero fatte così bene, come sostenete voi, io credo che i PUC avrebbero avuto un iter molto più veloce; sapete quanti PUC sono stati approvati fino adesso in Sardegna? Pochissimi, e sono stati approvati dopo una serie di interventi, di modifiche, di interlocuzioni, mentre altri che sono in itinere non so se poi arriveranno a conclusione. Si può dire questo?
Probabilmente, se c'è questa situazione, significa che c'è bisogno di rivedere qualcosa, ma questo non deve scandalizzare nessuno, e non è contro alcuno; significa che questo Consiglio regionale deve avere la capacità di rivedere queste norme, di operare una semplificazione, e questo non significa aggirare le leggi; semplificare le norme non significa aggirarle, significa rendere l'intervento più fattibile in tempi ragionevoli.
Infatti, chi deve fare un investimento, lo fa velocemente, in tempi ragionevoli, non aspetta 4 o 5 anni perché ancora non si è completato l'iter delle norme necessarie all'approvazione dei progetti; in questo lasso di tempo chi era interessato all'investimento fa altre scelte, va in altre direzioni. Io so che molti investitori che avrebbero voluto iniziare un'attività in Sardegna hanno rinunciato perché stanchi delle lungaggini e della burocrazia che impregnano spesso le leggi che noi stessi abbiamo approvato, quindi non si riesce a portare in porto i progetti.
Dovremo riflettere su questo perché l'esistente va valorizzato meglio. C'è poi il discorso delle seconde case; ormai le seconde case ci sono e non le possiamo certamente demolire, il vero limite di questo Consiglio regionale è quello di non essere riuscito a fare leggi di valorizzazione anche di questo patrimonio, perché se noi avessimo fatto delle politiche intelligenti, facendo emergere il sommerso e immettendo le seconde case in un circuito importante dal punto di vista della valorizzazione, sono convinto che avremmo posto in essere una politica seria anche dal punto di vista urbanistico.
Io sono del parere, insomma, che le buone leggi dal punto di vista urbanistico non sono solo quelle che creano limitazioni e stabiliscono distanze dal mare (due, tre, cinque, dieci chilometri), a mio avviso dovremmo avere un approccio diverso attraverso questo disegno di legge, perché in certi terreni degradati, anche se situati a mille metri dal mare, le costruzioni fanno meno danno che in zone che distano due, tre, quattro chilometri dal mare. Vogliamo superare la logica per cui l'intervento deve essere fatto usando sempre e comunque il metro, pur essendo importante anche questo, perché se siamo dentro il mare siamo dentro il mare? Sono convinto che daremmo un contributo importante, diverso, di crescita soprattutto dal punto di vista urbanistico e ambientale a questa regione.
Tra le altre misure previste in questo Piano casa, vi è la possibilità di rendere abitabili i seminterrati e i sottotetti; e non mi scandalizzo per questo, collega Agus, perché se vogliamo fare un discorso serio e realistico, dobbiamo dire che quei seminterrati d'estate sono tutti occupati, e perché dobbiamo far finta che non esistono? Sappiamo che sono occupati e allora vogliamo farli uscire dal sommerso, li vogliamo valorizzare? Perché intanto quei seminterrati, anche se noi non inseriamo questa norma nel testo, continueranno a essere occupati, d'estate, d'inverno e tutto l'anno.
Pertanto, se onestamente prendiamo atto della realtà attuale del territorio della Sardegna, renderemo un servizio importante; piuttosto i seminterrati non sono tutti uguali, e se ci sono problemi di natura idrogeologica, problemi particolari, e di conseguenza delle reali situazioni di pericolo, in quel caso bisogna stare attenti. Non è detto, infatti, che dobbiamo comunque approvare tutte queste proposte; ma queste proposte vanno esaminate una per una perché dove ci sono rischi di natura diversa è chiaro che anche queste proposte non possono essere accolte.
In linea di massima sono d'accordo sul fatto che poiché queste realtà esistono, e sappiamo tutti che vengono praticamente utilizzate anche a fini abitativi, occorre fare un discorso serio: facciamo uscire dal sommerso certe situazioni e tentiamo di valorizzare questo grande patrimonio che possediamo in Sardegna; un patrimonio spesso costruito male, che noi possiamo migliorare attraverso leggi intelligenti, a favore della popolazione che noi rappresentiamo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Uras.)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Cappai, Meloni Valerio e Randazzo sono presenti.
PRESIDENTE. Comunico che sono presenti 58 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Petrini - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Soru - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, dico subito all'onorevole Ladu, visto che ha parlato di PUC e di PPR, che il ritardo degli enti locali in materia di PUC è di circa vent'anni, quindi non è addebitabile al Piano paesaggistico regionale. Riprenderò l'argomento in seguito.
Da circa quindici giorni siamo entrati nella seconda parte della legislatura, la prima parte è scaduta, mi pare, il 19 settembre, lo ricordo perché dobbiamo fare di tutto affinché venga attuato l'articolo 29, comma secondo, del Regolamento che prevede il rinnovo delle Commissioni consiliari.
Ho fatto questa affermazione per stigmatizzare, se mai ce ne fosse bisogno, il caos politico che vige nel centrodestra:il programma che non c'è, il Presidente che non c'è, sempre assente, il partito di maggioranza relativa che deve inviare i suoi rappresentanti a Roma per trovare un'intesa. Ma in questo clima di incertezza che vi ha accomunato tutti, che ha accompagnato la coalizione del presidente Cappellacci, io trovo nel vostro comportamento un unico punto fermo che ha accompagnato i vostri primi 30 mesi, il cemento, lo sanno tutti, anche se oggi ho colto sfumature diverse sulle quali forse possiamo anche lavorare.
Però ho visto anche che, dopo anni nei quali siamo stati portati ad esempio nel Mediterraneo e nel mondo per la nostra pianificazione paesaggistica, per la tutela delle coste, nel nome di un aumento immediato di posti di lavoro, che non ci sono stati, che non ci saranno, questo Consiglio regionale decide di omologarsi, lo fa naturalmente attraverso la maggioranza e nel mondo ormai non contiamo niente, non contiamo più niente neanche in Italia, non ci considerano proprio.
E, proprio nel momento in cui tutti capiscono che nel settore turistico sono le differenze, le peculiarità, le diversità del paesaggio, dell'ambiente, della cultura, dell'identità, delle tradizioni, della lingua noi decidiamo, voi decidete di usare il Caterpillar distruggendo tutto quello che di buono è stato fatt. (perché così è, onorevole Rassu, e poi cercherò di spiegarlo) senza pensare alle generazioni future, senza pensare a dati di scenario, senza vedere nelle nostre città, anche quelle turistiche, che le seconde case, non solo i sottotetti, onorevole Ladu, ma le seconde case sono vuote, sono vuote. Purtroppo ci sono, ma sono vuote!
Proprio nel momento in cui tutti capiscono che non è questa la direzione da prendere la Sardegna fa passi indietro, la Sardegna decide di ritornare indietro. E io credo che ci sia una sensibilità ambientale molto più forte oggi nei cittadini, nelle città sarde rispetto a questo Consiglio regionale, molto più forte, che non riuscite a interpretare.
Ho avuto modo, assessore Rassu, di consultare il sito web "Sardegna Nuove Idee" dove si possono leggere gli esiti dei lavori preparatori dei laboratori territoriali; ho trovato rappresentate alcune esigenze, alcune domande, non ho trovato le risposte. Non le ho trovate nel Piano casa, non le ho trovate nella legge sul golf, non le ho trovate neanche nelle nuove norme tecniche di attuazione che ho potuto leggere su "La nuova Sardegna".
E' iscritta in quel sito web l'esigenza di regole certe e voi decidete invece di saltarle, le regole non vi interessano, vi infastidiscono. Poi c'è un'altra esigenza, scritta chiara, la perequazione urbanistica e territoriale per consentire alle amministrazioni di programmare un uso corretto e una migliore organizzazione del territorio.
Non ho visto risposte di questo tipo. La connessione interno - costa è una connessione con le risorse culturali e ambientali, l'esigenza della disciplina delle installazioni energetiche è nel sito, nel vostro sito, le politiche per mantenere la popolazione negli insediamenti esistenti specie nelle zone interne, queste sono le esigenze prospettate dai comuni, dai cittadini che avete interpellato. Io non ho visto la domanda di seconde case, non ho visto la domanda che è invece emersa nella legge sul golf di 3 milioni e mezzo di metri cubi aggiuntivi, non ho visto l'eliminazione delle norme di salvaguardia, in quelle domande, senza l'approvazione del Piano urbanistico comunale.
C'era, invece, l'esigenza di una nuova legge urbanistica regionale e quello è scritto chiaro, e non è più possibile, è stato detto in quei laboratori a voi tanto cari (veramente sono cari solo a parole, perché poi non avete tenuto conto di ciò che hanno detto) agire secondo il cosiddetto decreto Floris, anche questo è emerso, chiaramente, che per esempio considera le spiagge in termini di bagnanti al metro, senza tener conto della capacità di carico degli ecosistemi che le mantengono in vita, a meno che non vogliamo aspettarci altri casi eclatanti di erosione, di perdita di quel paesaggio che piaccia o no è il valore competitivo, è il valore anche economico per la Sardegna di oggi e di domani, la voce più importante dell'economia.
Dostoevskij diceva, e lo possiamo parafrasare adattando la frase a noi, che "la bellezza salverà il mondo", la bellezza ci salverà, ci salverà se prima non la deturpiamo, se prima non la offuschiamo, se la bellezza della Sardegna, il suo paesaggio, il suo ambiente, il suo valore competitivo da noi non viene considerato semplicemente come una merce di scambio per soddisfare esigenze del qui e ora, del tutto e subito.
Allora, che cosa c'entra tutto questo con il Piano casa ter? Mi sembra, è una mia impressione, assessore Rassu, magari la sua sarà diversa, che ci sia un grande disegno (la legge sul golf, la modifica del PPR, il Piano casa ter) per il rilancio mediatico del Presidente assente, il presidente Cappellacci.
Un Presidente che, dopo due anni e mezzo di vuoto totale, decide di trovare un modo per rilanciarsi e lo fa parlando alla pancia dei sardi, trovando nuove alleanze in chi momentaneamente aveva abbandonato in quei mesi l'alleanza stessa, attuando una campagna di propaganda istituzionale sui principali quotidiani sardi, propaganda politica, tentando di utilizzare perfino l'Aga Khan per dare credito a progetti connessi al golf, che non c'entrano niente né con Meridiana né con il golf; prospettando nuove ipotesi di norme tecniche di attuazione.
Onorevole Ladu, non si tratta di stanze in più, di lavoro per le piccole imprese artigiane, si tratta di un altro disegno che riguarda la sopravvivenza politica (è un tentativo, poi non sarà neanche così perché i sardi hanno già capito) di un Presidente assente e di una maggioranza che non ci metterà molto a dissolversi. Perfino i comuni vengono utilizzati come paravento, si creano i laboratori territoriali e il presidente Cappellacci nella prima riunione ha detto: "Prenderò in giro le idee migliori", e le ha prese.
Non si tiene conto però del loro parere, e la sfido, assessore Rassu, a dimostrarmi il contrario. Emerge chiaramente la distanza tra quanto scritto nei verbali di quei laboratori tematici (li porti in Aula) e quanto invece si fa negli atti concreti. Col Piano casa i comuni vengono perfino scippati delle loro competenze, lo avete fatto nel Piano casa uno, continuate a farlo, è tutto in deroga, è tutto oltre gli standard. Nella scorsa legislatura ci avete accusato di essere centralisti, ma i comuni per voi non esistono.
Quei comuni che, pure, hanno una parte importante di responsabilità per non avere approvato in questi anni i Piani urbanistici comunali, per non aver sentito la responsabilità di dotarsi di una pianificazione del loro territorio; pianificazione che, direi, è il loro principale obiettivo e anche probabilmente il loro principale dovere, in sintonia con la popolazione, in coerenza con gli scenari, immaginando le vocazioni delle città. A questo serve leggere un territorio: a dargli una pianificazione, una programmazione.
Non lo hanno fatto, hanno preferito scorciatoie, probabilmente qualcuno gli ha indicato scorciatoie. E noi nella scorsa legislatura, credo in maniera seria, abbiamo predisposto degli strumenti anche dal punto di vista giuridico, tant'è che non è facile smontare il PPR, Assessore. Ripeto, abbiamo dato strumenti. Io penso anche allo strumento dell'intesa, che era un modo per non ingessare tutto in attesa proprio dall'approvazione dei Piani urbanistici comunali; era uno strumento a tutela delle amministrazioni comunali, e con una visione della pianificazione non limitata solo "all'orticello", ma più ampia, perché non ci possono essere trecentocinquanta, trecentottanta regole diverse nel mondo e nella Sardegna.
E' una scorciatoia gravissima, stiamo parlando dell'unico grande disegno anche aver fatto scomparire, lo ribadisco assessore Rassu, dalle nuove norme tecniche di attuazione del PPR un principio cardine accettato da tutti: l'individuazione della fascia costiera come bene paesaggistico d'insieme. Nelle precedenti norme, è l'articolo 19, veniva considerata la risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio sardo; e parlare di sviluppo sostenibile significa pensare ai nostri figli, ai nostri nipoti, non solo a noi. E' cioè un bene non nostro, che non ci appartiene, di cui non possiamo disporre, e che ha necessità di una pianificazione e di una gestione integrate. Questo significava quella impostazione, non brutalmente il mero vincolo paesaggistico, il mero vincolo all'edificazione, ma piuttosto progettare il territorio tenendo conto di complesse dinamiche ecologiche, antropiche, che investono la risorsa primaria per lo sviluppo della nostra Isola, lo sviluppo turistico, lo sviluppo economico, il paesaggio delle nostre coste, con i suoi valori, con i suoi tratti identitari, naturalistici, storici, culturali.
Nel PPR attuale, quello che volete modificare, ci sono ventisei ambiti paesaggistici, e appaiono definiti per processi ambientali, morfologici, per caratteristiche storico-culturali, che prescindono dalle singole componenti per ricomprendere ciò che rappresenta la costa, che "costruisce" la costa, in una visione unitaria: le dune, le falesie, le zone umide, la vegetazione, in uno con quanto vi è di costruito.
Questo principio che volete scalfire è la visione unitaria delle coste come bene paesaggistico di insieme. Eppure era un valore assodato, tant'è che anche qui, mi smentisca se non è così, i comuni chiamati a Cagliari per discutere di una nuova delimitazione degli ambiti hanno manifestato la volontà di conservare la visione unitaria esistente. Era un valore riconosciuto (sono più avanti di noi), ma voi ve ne infischiate, altro che pianificazione partecipata e partecipazione e coinvolgimento dei comuni, il disegno è un altro.
Tant'è che nell'ipotesi di nuove norme di attuazione, all'articolo 9, operate una separazione tra i sistemi naturali e i sistemi identitari, rinviando all'emanazione di specifica disciplina; mentre agli articoli successivi vi limitate a stilare un elenco di beni paesaggistici riportando testualmente la norma nazionale, e vincolando solo la fascia dei 300 metri, c'era già arrivato il decreto Galasso venticinque anni fa, quella fascia dei 300 metri che invece nel Piano casa è stata addirittura violata; un unico disegno come dicevo.
Sempre a proposito di questo Piano casa ter, a parte gli aspetti già visti, già detti, inapplicabili, ci aspettiamo di vedere altre costruzioni nell'agro che costringeranno le amministrazioni comunali a raschiare il fondo del barile; non ce la fanno più, sono state già scippate continuamente da Tremonti, altre due volte questa estate, e dovranno per forza dotare quegli insediamenti delle infrastrutture, dei servizi, e che cosa diamo a chi è meno abbiente, a chi ha bisogno di quelle risorse, a chi ha scelto di rispettare le regole, se non un brutto esempio?
Tra le richieste degli enti locali, riportate nel sito "Sardegna nuove idee", anche questa richiesta non appare. Sul sito ho riscontrato invece, lo dicevo all'assessore Rassu poco fa, che, è emersa dovunque l'esigenza di una nuova norma urbanistica regionale, per usare le parole giuste. Quella era la domanda, le risposte sono altre, e sono sbagliate. Ho visto in quella domanda l'esigenza di una separazione tra l'urbanistica e il paesaggio.
Oggi invece utilizzate, come norma di tutela paesaggistica, che dovrebbe tutelare ancor meglio di quanto abbiamo fatto noi forse in passato, ma la utilizzate per edificare, la utilizzate per togliere le regole, per eliminare regole, non vincoli, Assessore, una legge urbanistica che noi non siamo riusciti ad approvare nella scorsa legislatura. Siamo caduti su quella legge urbanistica, non siamo riusciti a portarla a casa, invece è urgente, è imposta, a dieci anni dalla riforma costituzionale del 2001, dall'inadeguatezza ormai dalla norma vigente, quella del decreto Floris, quasi trentennale.
Mi piacerebbe che in Sardegna riuscissimo a riappropriarci della nostra autonomia legislativa, che vuol dire cercare di legiferare in questo Consiglio regionale tenendo conto delle esigenze dei cittadini, e questa è un'esigenza dei cittadini, non il Piano casa, non la legge sul golf, non la revisione della pianificazione paesaggistica attuale, del PPR. Dobbiamo farlo senza scorciatoie, senza furbizie, senza una legge come questa, di cui veramente non c'è bisogno.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugusi. Ne ha facoltà.
CUGUSI (Gruppo Misto). Io vorrei soffermarmi sul contesto normativo su cui questa legge ha impattato, e secondo alcuni dati in mio possesso ha prodotto un serio fallimento, tradendo anche le attese di quei cittadini che in buona fede ci hanno creduto. Oggi, per esempio, il Presidente della Commissione urbanistica ci ha fornito qualche dato, ma a noi non è sufficiente, non è sufficiente sapere che 17 mila 479 cittadini, non sappiamo se famiglie, artigiani, commercianti, hanno presentato una richiesta, ma non sappiamo neanche di che tipo.
Quindi, anche se per un attimo volessi ammettere, e sicuramente non concedere, che possa essere tollerabile un gravissimo impatto sugli standard ambientali, avrei voluto almeno un dato disaggregato, un flusso di ingresso e di uscita; mi auguro pertanto che in questi giorni possiamo sapere quanti di questi 17.479 cittadini hanno, più o meno, a oggi, tagliato il traguardo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BRUNO
(Segue CUGUSI.) Questa legge, impropriamente chiamata Piano casa, avanza una grande pretesa: stimolare e rivitalizzare l'economia che discende da tutta l'attività edilizia. Ritengo che, purtroppo, non ci siano i requisiti e, di fatto, appartiene e si inserisce nel filone, nella grande tradizione tutta italiana dei condoni edilizi, che con scadenze ormai decennali, hanno consentito sanatorie di abusi; ovviamente ci stiamo riferendo al condono dell'85, del '94 e del 2004.
Questo provvedimento di legge ha una particolarità, è il primo vero esempio di condono edilizio preventivo, perché consente una progettazione di attività edilizia in deroga agli strumenti urbanistici ed edilizi, e lo dico tecnicamente, senza nessun atteggiamento particolarmente critico. Non voglio entrare nel merito degli aspetti e dei profili di legittimità, anche perché vorrei concentrare il ragionamento su un altro aspetto.
Alcuni dati statistici possono aiutare a capire lo scenario in cui si muove questo disegno di legge, e spero che possano essere di stimolo per le nostre intelligenze verso la ricerca di soluzioni concrete e di sviluppo sano per un settore, quale quello dell'edilizia che, purtroppo, sta diventando sempre più terreno di investimento speculativo fine a se stesso, e non terreno dove l'incontro della domanda e dell'offerta soddisfi equamente e nella qualità tutti gli attori, dal sistema delle imprese agli utenti diretti e indiretti.
A me ha incuriosito proprio l'impatto che questo testo di legge ha avuto dal punto di vista normativo e lo stato di sofferenza atroce che ha creato nelle pubbliche amministrazioni, oltre le sofferenze ai cittadini che, purtroppo, ci hanno creduto in tantissimi, perché in tantissimi veramente volevano quella stanza in più. Voglio riferire un dato per capire i contesti. Parliamo di Cagliari città, è una mia deformazione, forse, ma questo mi aiuta a capire, perché forse Cagliari è abbastanza baricentrica dal punto di vista della mole di interventi.
Cagliari città, dove si muovono i grandi numeri dell'edilizia, in questi vent'anni (e teniamo presente che Cagliari città ipotizzo abbia intorno alle 100.000 unità immobiliari), ha prodotto 32.993 pratiche di condono edilizio. Premetto che non è facile partire da questo numero e trasformarlo poi in unità immobiliari. Cagliari, infatti, ha avuto anche altri comuni, una pratica edilizia può interessare più unità immobiliari, un'unità immobiliare può essere interessata da più pratiche di condono edilizio nel tempo, un'altra sanatoria sempre presente dall'85 in poi, l'articolo 16 della "23", l'accertamento di conformità, non vengono quantificati.
Detto tutto questo io posso dire, con estrema tranquillità, che la metà del patrimonio edilizio di Cagliari ha avuto un rilascio di certificazione di sanatoria con livelli diversi di abusivismo edilizio; è giusto un piccolo inciso, mancano all'appello circa 10.000 unità immobiliari che ancora attendono questa certificazione, e grazie a un emendamento di un collega potranno comunque entrare in questo cortocircuito del cosiddetto Piano casa.
Dico questo perché questa legge, caduta in un sistema burocratico atroce, ha messo in evidenza altri aspetti trascurati da questa istituzione, trascurati da sempre. Il sistema burocratico che governa l'edilizia è profondamente malato, questo sistema ha prodotto e produce abusivismo edilizio, solo menti politicamente distratte e superficiali possono pensare che questo Piano casa possa produrre economia importante in un sistema già profondamente ingolfato e mai curato. L'esempio di Cagliari, una città che certifica se stessa al 50 per cento come abusiva, poi sanata, e in parte in fase di sanatoria, che non ci dice nulla dell'altro 50 per cento (pensando male, potremmo pensare che un'altra quota parte molto importante di quel 50 per cento che non ha mai chiesto nulla non è detto che sia un patrimonio edilizio sano), spero ci possa aiutare a trovare soluzioni innovative e concrete.
Io penso che possiamo fare una vera legge sulla casa basandoci su questi fatti, su queste circostanze, su queste sofferenze, una vera legge che risollevi la qualità della normativa. Dobbiamo trovare un sistema diverso, che non generi abusi e poi condoni, e leggi di deroga come questa. E' preoccupante un aspetto; io ho incontrato diversi sindaci e diversi amministratori di centro, destra e sinistra, da quello che mi si è detto, anche voi avete incontrato alcuni amministratori in Commissione urbanistica. Ma è possibile che non ci preoccupiamo davanti all'amministratore pubblico che ci chiede condoni edilizi? E' una disperazione! A me preoccupa sentire un sindaco che dice: "Ci vorrebbe un condono edilizio", anche se lo capisco, capisco la battaglia dei sindaci che tutti i giorni, con le scarsissime risorse a disposizione, devono far fronte a problematiche legate alla sorveglianza edilizia.
Ma chiediamoci: che cosa serve? Serve questa legge sulla casa, o serve, in modo propedeutico, qualcosa che ci faccia uscire da questo incubo? Io penso che, innanzitutto, ci serva uno snellimento autentico del procedimento di rilascio dei titoli abilitativi, con l'allargamento del famoso sportello unico che, timidamente, progressivamente, sta cominciando a entrare nell'immaginario collettivo della città e dei liberi professionisti. Quello sportello unico dovremmo iniziare a pensare di allargarlo anche alle residenze, anche se, di fatto, quando le residenze vengono costruite dall'impresa, secondo me impropriamente c'è già.
Un'altra grande rivoluzione: coinvolgimento degli ordini professionali con forte responsabilizzazione dei liberi professionisti in un sistema di tipo autocertificativo. Io penso sia arrivato il tempo di superare la figura del direttore dei lavori tutto fare, che funge da garante del controllore e del controllato, dell'impresa e dell'amministrazione pubblica. Un sistema come quello attuale, che vede la maggior parte della durata del processo edificatorio destinato alla produzione del titolo abilitativo, è un processo fallito. Su una legge di questo tipo possiamo e dobbiamo confrontarci, allora sarebbe un vero Piano casa.
A chi nutre dubbi sulle statistiche che evidenziano il fallimento del sistema burocratico che rende inutile anche questa legge, posso consigliare un piccolo gioco da fine settimana. Per fare questo gioco basta munirsi del progetto assentito della propria casa, magari per renderlo ancora migliore, ripreso anche dalla planimetria catastale della propria casa, un longimetro e una matita; inviterei veramente ciascuno di noi a verificare le differenze tra la nostra casa disegnata, e la nostra casa reale. Se riscontrate differenze dovete preoccuparvi. Ma, ancora prima di sperare in un ennesimo condono edilizio o di arrampicarvi su questo Piano casa, io direi che dovete ragionare su come superare questo sistema che non fa altro che generare prima abusi e poi condoni.
Io ho comunque letto con attenzione questo Piano casa, non so se mi sono spogliato del ruolo politico, ma ho voluto vederlo dal punto di vista della sintassi, della grammatica, dell'interpretazione, avendo sotto gli occhi la sofferenza che vivono tutti i giorni i nostri uffici tecnici che hanno difficoltà a leggerlo. Ho trovato alcune anomalie nella sintassi, di gestione della coerenza della legge; per esempio sui seminterrati si dice: "da un lato li possiamo trasformare in ambienti abitativi, dall'altro imponiamo che ci siano i requisiti di abitabilità", sono contraddizioni nei termini abbastanza pesanti.
Altrettanta incoerenza anche sulla sicurezza, per fare un altro tra i tanti esempi. Se si demolisce e si ricostruisce un palazzo di 3, 4, 5 piani, perché questa legge potrebbe consentirlo, io ritengo che questo intervento vada assimilato a una normale demolizione e ricostruzione anche rispetto alla tempistica; non si può prescrivere un anno e mezzo per il Piano casa e tre anni, invece, per un intervento simile con tutti i problemi che comporta la sicurezza, anche perché non sempre un'impresa ha tempi celeri,.
Una parte di questo Piano casa, importante e sicuramente anche abbastanza nobile, l'ho letta nel testo coordinato del decreto legge numero 70 del 13 maggio 2011. Ho letto per esempio un sistema secondo me appropriato di tolleranze. Abbiamo tolleranze del 2 per cento, fino adesso abbiamo anche una assenza totale di tolleranza, e ho letto anche la premialità nei casi di demolizione e ricostruzione. Forse alcune parti del Piano casa sono già contenute in legge nazionale che la Regione dovrebbe semplicemente recepire.
A me rattrista che in tempi come questo, dove serve che l'istituzione tutta nobiliti il suo ruolo concentrandosi su temi condivisibili e su proposte per l'uscita da una crisi veramente feroce, si preferisca porre l'attenzione su questioni che producono scarsissimi effetti sull'economia.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, colleghi, in un'Aula spopolata e anche un po' distratta parlare non di Piano casa, ma di demolizione integrale della pianificazione sovraordinata a tutela del paesaggio diventa complicato e difficile. Noi siamo di fronte, assessore Rassu, non a un disegno di legge che si pone il problema di sostenere l'economia mediante il rilancio del settore edilizio e la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo, siamo di fronte a una leggina indecente di aggiustamento di un'altra legge indecente, che è stata fatta all'inizio della legislatura per rilanciare l'occupazione e sostenere l'economia attraverso il settore edilizio, che è stata un grande fallimento…
(Brusio in aula)
Non ci ascoltiamo? Non ci ascoltiamo. Se volete vi leggo che cosa c'è scritto in questo disegno di legge perché così riusciamo anche a capirlo. In questo testo di legge si interviene a pezzetti, a spizzichi e a mozzichi su una legge esistente per divaricarne le gambe - per divaricarne le gambe! - in attesa di ricevere uno stupro che si consuma sul territorio della Sardegna. Si interviene sulla battigia… ma vi rendete conto? Io suggerisco, a chi della stampa forse ascolta in maniera annoiata il nostro dibattito, di verificare che cosa c'è scritto nell'articolo 1 sexies, lettera b). Stiamo parlando di edifici che si possono demolire e ricostruire all'interno dei 300 metri dal mare, dalla battigia e dal mare.
Stiamo parlando per esempio, se fosse una proprietà privata ma è una proprietà pubblica, dell'Ospedale Marino sulla spiaggia a Cagliari, che spostato di 5 metri si prende 2,5 di cubatura in più; se lo spostiamo di 20 metri se ne prende il 10 per cento in più. Se quello vale, che so io, 20, 10, 15 mila metri cubi ne facciamo 1500 in più. Questa norma vuol dire semplicemente questo.
Anziché demolire gli ecomostri che abbiamo costruito in tempi precedenti alla crescita di una cultura, di una sensibilità a difesa del paesaggio, della bellezza naturale eccetera, noi li spostiamo di 20 metri, li lasciamo anche se un po' schifosi perché non siamo legati neppure ad alcuna tipologia, ne facciamo un 10 per cento di cubatura in più, lo vendiamo come una grande seconda casa di fronte al mare e poi magari ci facciamo anche una bella recinzione, perché nel PUL affidiamo a quell'edificio una concessione demaniale che gli consente di gestire la spiaggia in termini esclusivamente padronali.
Noi stiamo scrivendo una cosa indegna di questo tempo! Ogni società civile si vergognerebbe di essere regolata in questo modo! Oltre che violare ovviamente tutte le disposizioni, viola il buonsenso, la buona educazione e anche la cultura di rispetto dell'ambiente e della natura. Noi non vogliamo viverci in questo mondo, vogliamo morire con lui. Noi vogliamo che i nostri nipoti o i nipoti dei nostri nipoti non abbiano sede in questo pianeta! Noi ci vogliamo consumare insieme a questo pianeta il prima possibile e lo vogliamo deturpare il meglio possibile e il più efficacemente possibile. Lo vogliamo rendere orrido!
Che cosa vuol dire che "con uno spostamento di 2,5…" ma chi l'ha scritto? Chi vi ha scritto questa roba? Ve l'hanno scritta quei pidocchiosi - fatemelo dire - quei pidocchiosi speculatori che hanno rovinato l'economia di questo mondo e che continuano a farlo perché sono ingordi, perché non hanno pace fino a quando non mangeranno anche sé stessi. Sono dei cannibali, non sono persone normali! Sono malefici! Hanno una cultura del terrore!
Tutto l'articolo 1 ter (io ho provato a trovarci qualcosa di decente) è veramente straordinario perché toglie quei pochissimi vincoli che erano stati introdotti nel dispositivo del Piano casa uno, che è stato un fallimento. Voi dite che è stato un fallimento perché aveva anche qualche vincolo. Io vi suggerisco di leggere la cosa diversamente. Non è togliendo quei vincoli che si svilupperà l'edilizia; svilupperemo invece qualche orrida cosa che qualcuno che ha un po' di soldi farà, qualcun altro si conserverà la possibilità di farla se riuscirà a venderla prima, sennò non si muoverà nulla perché non ci sono soldi, perché sta fallendo l'Italia e la Sardegna è una delle prime della fila.
Avete letto l'ultima tragica nota delle agenzie di rating? Siamo, tra le regioni declassate, una delle più declassate d'Italia e state governando da tre anni con questi Piani casa che non muovono nulla, che non fanno nulla, che non servono a nulla, che non producono nulla! Che cosa scrivete? Sparisce la parola "pluripiano", al comma 4, sostituita da "composta da più unità immobiliari". Il Piano casa avevamo detto -lo ricorda onorevole Vargiu? - che serviva per consentire a uno che voleva fare la stanza per il figlio, di farla!
Adesso si parla di unità immobiliari, corpi di fabbrica estranei, e poi anche ampliamenti, e poi anche sopraelevazioni. Ma quale stanza per il figlio, quale Piano casa, quale rilancio dell'edilizia! E' una devastazione, quante case crolleranno perché costruiranno... - come dite? - "nel contesto architettonico dell'edificio", basta che sia nel contesto architettonico dell'edificio possiamo fare tutto quello che vogliamo, anche qualcosa fuori dall'edificio. E' una cosa ridicola questa legge, un'offesa all'intelligenza!
Non parliamo poi di quelli, io su questo proprio non resisto, che hanno l'amore per la sanatoria dei seminterrati, cioè per la costruzione di "case galera" con le inferriate da dove passa un filo di luce, che condannano chi le abita a vivere una condizione indecente di insalubrità. Ma quale testa avete che vi dedicate a questo tipo di operazioni? Ma voi a chi pensate, all'essere umano o allo scimmione dello zoo? Ma voi andreste a vivere in un sottano, in un sottoscala con le inferriate, andreste a prendere la luce e l'aria da quel posto? Ci mandereste le vostre mogli e i vostri figli?
Però pensate che altri ci debbano andare, magari per arricchire le tasche di quelli che vogliono queste cose. E poco importa se in un comune come Capoterra, nell'ultima alluvione, pur non essendoci queste disposizioni così "divaricate", sia morta una persona. E' morta una persona perché per necessità viveva in un seminterrato e non è riuscita a salvarsi quando l'acqua, i liquami, il fango hanno invaso quella stanza. E' morta lì: annegata! Ma che coscienza avete che costruite le condizioni del pericolo per soddisfare le speculazioni, che coscienza avete?
Questo è il Piano casa. Un Piano casa che sventra in ogni parte un Piano paesaggistico esistente e prepara un Piano di non tutela ma di violazione del paesaggio, di stupro del paesaggio, di violenza al paesaggio, quel Piano che voi avete in fase di predisposizione negli uffici della Giunta. Guardate, su questo la battaglia che posso fare la farò, fossi solo contro tutti gli appetiti di questo mondo; gli appetiti di quelli che non hanno pace se non si rendono obesi, se non rastrellano ogni risorsa, ogni energia, ogni cosa che anche non gli appartiene.
In questa società che è stata ammalata, ammorbata da questo modo di comportarsi, come si fa a pensare che la gente possa vivere? Noi eravamo un Paese civile, dove stavamo cominciando a stabilire i requisiti per consentire che la salute non fosse colpita dalle condizioni ambientali nelle quali le persone devono vivere. No, facciamo una grande sanatoria, ha ragione il collega Cugusi, la facciamo preventiva e successiva, consentiamo speculazioni, violiamo le leggi che tutelano la salute dei cittadini.
Poi il cittadino lo mandiamo in un ospedale dove c'è anche un amico primario, così si fa anche qualche visita extra, e quel povero disgraziato lo spremiamo come un limone; se ha una pensione piccola ma che viva in un sottoscala, è quello che gli possiamo mettere a disposizione, poco conta se milioni e decine di milioni di euro non sono spesi dalle agenzie e dalle aziende regionali per fare le case! Abbiamo 130 milioni fermi! Poco conta! Gli vendiamo un bel sottano, gli mettiamo le inferriate oppure glielo diamo in affitto, lo costringiamo a quella condizione di vita misera, lo spremiamo come un limone, prima e dopo, in salute, in povertà e in malattia. Questa è la logica.
Quando si fanno leggi simili noi ci dobbiamo preoccupare dell'uomo, non dello speculatore, non del ricco che bisogna arricchire ancora, ci dobbiamo preoccupare dell'uomo. Se avesse avuto anche una qualche giustificazione, una stanza in più per soddisfare le esigenze familiari, il Piano casa l'avremmo potuto chiamare effettivamente così, ma questo non è. Se avessimo voluto, per esempio, far lavorare le imprese, avremmo pensato al patrimonio pubblico da recuperare, ne abbiamo tanto se non ce lo facciamo vendere da Tremonti, quella è una grande opportunità per le imprese.
Noi abbiamo tanto patrimonio pubblico da ristrutturare; un quartiere di Cagliari come quello di via Podgora reclama urgentemente interventi per rendere civili quelle abitazioni che sono state mandate in decadenza in decenni da parte di una amministrazione che non se n'è preoccupata. E poi arriva il centrosinistra, un giovane sindaco, e facciamo le manifestazioni come se fosse colpa sua il fatto che siano in totale decadenza. Noi abbiamo tante scuole che non sono più popolate e che possono essere trasformate, abbiamo un patrimonio edilizio che può essere valorizzato con risorse da mettere in campo e da rendere disponibili.
Abbiamo da fare belle le nostre città. Chiamiamo le imprese artigiane, le piccole e medie imprese per fare le facciate di tutte le case di tutti i comuni della Sardegna. Facciamo un'operazione economica vera, seria, che ha una prospettiva, ma non scriviamo queste indecenze da cui deriva la costruzione di una società veramente divisa, fatta per caste, dove c'è chi deve rastrellare ogni energia, ogni risorsa, c'è chi deve "penare la sua vita", e vivere anche in modo insalubre nei sottoscala che propone una classe dominante, degenerata che fa partiti all'insegna della divaricazione.
Noi siamo così, siamo il Paese, Presidente, dove il Presidente del Consiglio lancia proposte erotico-edonistiche per la costruzione di una politica; siamo un Paese ormai decrepito, ma non vecchio perché non ha nuove generazioni, vecchio perché è questa vecchiezza che comanda, questo vecchiume, questa muffa da cui non riusciamo a liberarci mai, anche perché manteniamo le nostre giovani generazioni all'angolo! Noi che facciamo leggi come queste. Quelle buone che mantengono la gente al lavoro! Abbiamo una serie di funzionari azzeccagarbugli che pensano tutto quello che è possibile per licenziare la gente che, pur precariamente, lavora. A questo non ci pensa nessuno, cioè a difendere il cittadino da questo tipo di leggi.
Ecco perché è degenerata questa società. E' degenerata e merita di morire, lo merita! Merita di essere spazzata via, merita perché non ha attenzione, merita perché non ha equilibrio, merita perché non ha morale. Ma come si fa? Saniamo i sottani, arretriamo di 5 metri e diamo premi di cubatura, non importa più che forma, che tipo; invadiamo le battigie, riduciamo gli spazi di rispetto, rendiamo ciò che è bello brutto, come se la bellezza del paesaggio fosse proprietà di qualcuno e il suo valore nella disponibilità di qualcuno. Non è nella disponibilità di alcuno, non è neppure nella nostra disponibilità. Per questo è impossibile per noi tentare di migliorare questo provvedimento, questo provvedimento deve essere solamente cancellato, bocciato, portato al fallimento.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, il tema del dibattito è così amorale che io ho proprio scelto, per pudore, di rinunciare all'intervento.
PRESIDENTE. L'onorevole Barracciu non è presente in aula, quindi decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Manca. Ne ha facoltà.
MANCA (P.D.). Non utilizzerò tutto il tempo. Presidente, colleghi, Assessore, il clima che si vive stasera non ispira, forse, alcuno di noi a fare interventi particolarmente compiuti e a ridirci le cose che tante volte ci siamo già detti. Io proverò a svolgere un brevissimo ragionamento, anche perché per l'ennesima volta ci troviamo in quest'Aula a discutere un disegno di legge che doveva essere straordinario; così risultava dalla proposta fatta dalla Conferenza Stato-Regioni per la necessità di riavviare il tessuto economico legato al settore edilizio viste le difficoltà del settore, appunto, e quelle della nostra Nazione.
Noi ci troviamo oggi in questa Aula a riparlare dell'ennesimo Piano casa: sta diventando una consuetudine, una sorta di film a puntate (questa dovrebbe essere la quarta perché una è andata anche male) nel quale ognuno di noi cerca di cimentarsi per cercare di far capire a questa maggioranza, all'Assessore, che si commettono degli errori che non possono ora e non potranno più trovare soluzione.
Assessore, noi usiamo questo documento (innanzitutto questo nasce dalla legge numero 4) per creare un percorso privilegiato di modifiche e di approvazione del Piano paesaggistico regionale, mettendo in campo una incoerenza, compiendo un errore colossale e creando, all'interno di questo Consiglio, difficoltà rispetto a un ruolo che noi abbiamo cercato di dare a quest'Aula nella scorsa legislatura con grande impegno.
Io ricordo le battaglie forsennate portate avanti dai banchi dell'opposizione di allora, l'attuale maggioranza, per rivendicare il ruolo del Consiglio regionale nella programmazione, nella possibilità di vedere portato a compimento un percorso del Piano paesaggistico regionale con la partecipazione fattiva del Consiglio regionale. Finché siamo arrivati ad avere un risultato importante, a ottenere che il Piano paesaggistico regionale avesse un percorso in Commissione di 60 giorni, così come previsto anche dalla famosa legge numero 45 che ha fatto storia nella nostra Isola.
Invece, utilizzando l'articolo 11, mi sembra, della legge numero 4 mettiamo in campo una procedura che umilia questo Consiglio regionale, che vede questo Consiglio regionale dare un parere 30 giorni dopo che la Giunta ha già modificato il Piano paesaggistico regionale a completamento di un percorso già scritto, quindi praticamente inutile.
Io dico ai colleghi, ai tanti colleghi che siedono negli altri banchi che dovrebbero avere un sussulto di dignità su questo tema. Ma, mi permetto di dire, apro un inciso, che non mi stupisco, non mi stupisco visto come la Giunta tratta il Consiglio regionale, visto il caso che citavo stamattina della risoluzione disattesa nonostante i pareri espressi dall'Assessorato degli enti locali. Dico pertanto che i colleghi dovrebbero avere il coraggio di dire che, ancora una volta, questo Consiglio regionale viene umiliato nelle sue funzioni e nella sua capacità di poter dare un contributo a un percorso così importante.
Tra l'altro si utilizza, secondo me, uno strumento anomalo perché l'articolo 11 della legge numero 4 prevede una procedura semplificata per quelle che sono considerate delle modifiche marginali, parziali al Piano paesaggistico regionale; invece noi stiamo operando una modifica sostanziale, quasi generale. Come ha detto benissimo il nostro collega, l'onorevole Sanna, ci troviamo di fronte a una modifica radicale del Piano paesaggistico regionale. Una modifica, Assessore, secondo noi illegittima; glielo diciamo: faremo e seguiremo le strade opportune per potergliela contestare in tutte le sedi e con tutte le forme che potremo mettere in campo.
Io però, ritornando all'argomento all'ordine del giorno, e senza dilungarmi più di tanto, Assessore, vorrei chiedere (spero risponderà successivamente quando farà il suo intervento) un parere, delle notizie, delle informazioni. Noi, per capire bene la funzione, le finalità e specialmente i risultati del Piano casa, dovremmo partire dai numeri; i numeri che l'assessore Asunis, suo predecessore, diede in un'intervista eccezionale, brillante a L'Unione Sarda, dove parlava in maniera enfatica degli obiettivi di questo Piano casa: 12 mila cantieri, 40 mila addetti, 8 miliardi di euro di fatturato.
Io, Assessore, nella sua risposta le chiedo di mettere a disposizione di questo Consiglio i dati sui risultati realmente ottenuti; per esempio quanti sono i posti di lavoro in più creati in questa nostra Regione in grandissima difficoltà. Il Piano casa nasce infatti con la finalità, l'abbiamo detto, di riattivare il tessuto economico specialmente nel settore edilizio e nel suo indotto, riavviando i piccoli cantieri, dando alcune opportunità lavorative, incentivando un po' l'economia.
I dati che ho letto, Assessore, sono stati espressi da un suo predecessore, da una persona facente parte di questa Giunta regionale e di questa maggioranza. Se si è in possesso di ulteriori dati, io chiederei di metterli a disposizione di questo Consiglio perché si deve parlare di cose vere, di cose reali, non di ipotesi che probabilmente non trovano riscontro nella realtà.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue MANCA.) In questo Piano casa, Assessore, ci sono diverse questioni che affronteremo discutendo articolo per articolo ed emendamento per emendamento, ma ora ne cito una in particolare.
Prima di parlare dell'articolo 1 octies, voglio ricordare che durante la discussione del primo Piano casa sostenni con forza, cercando di convincere l'allora assessore Asunis, che dalle disposizioni del Piano casa dovevano essere escluse le volumetrie oggetto di sanatoria perché lo ritenevo un elemento di incoerenza, lo ritenevo moralmente sbagliato nei confronti dei cittadini che correttamente, nel rispetto della legge, avevano costruito 50 metri quadrati di casa regolari.
Invece nel primo Piano casa, Assessore, lei fa facce strane ma è così, abbiamo consentito che anche chi, a suo tempo, aveva goduto di una sanatoria potesse utilizzare questa opportunità di un ampliamento volumetrico. Ma, non basta;stiamo consentendo che gli ampliamenti possano essere realizzati anche da chi ha costruito abusivamente e abbia fatto istanza di sanatoria, soltanto la semplice istanza, oppure nel caso in cui è stata fatta un'istanza di accertamento di conformità.
Assessore, questo è un esempio lampante di come stiamo peggiorando questo documento, di come non cogliamo i risultati che questo Piano casa avrebbe dovuto porsi come obiettivo. Lo cito come esempio eclatante perché quando ci riempiamo la bocca sulle necessità dei nostri cittadini, sulla necessità di dare la possibilità di comprare il pane per arrivare al giorno dopo, di mettere in campo azioni che tendano a lenire le difficoltà che si vivono, ci dimentichiamo sempre però di dire che nel fare questo creiamo sempre due categorie di cittadini: i cittadini di serie A e i cittadini di serie B.
I cittadini di serie A sono quelli a cui diamo l'opportunità di avere ulteriori vantaggi dal fatto di essere stati scorretti, di non essere stati coerenti con le leggi, di non essere stati attenti a quello che le norme prescrivevano. Assessore, io penso sia inutile dilungarsi stasera anche in riflessioni più particolareggiate, in seguito faremo alcune considerazioni sull'intervento del collega Campus relativo al piano urbanistico comunale di Sassari, cercando di capire e di andare più a fondo.
Stasera, come dicevo, è anche un po' avvilente continuare a parlare a un'Aula che non sente; questo è stato l'atteggiamento adottato durante la prima fase di questo Piano casa, durante la seconda fase e continua a esserlo, anche nel rispetto delle indicazioni portate in questa Aula. Stamattina il presidente Matteo Sanna ha citato l'ANCI dicendo che ha portato un contributo fattivo in Commissione; l'unico contributo fattivo è stato quello, l'abbiamo citato adesso, di consentire di sanare le cose che erano state fatte: una camera in più la possiamo sanare, diceva la loro rappresentante in maniera bonaria; questo lo porteremo a compimento. Quindi, anche gli enti locali che avrebbero dovuto avere un ruolo nel dare consigli, per migliorare questo strumento, non sono stati sicuramente coerenti con il loro ruolo e la loro funzione.
Io spero, Assessore, che durante la discussione, lei che è persona attenta, intelligente, assolutamente moderata e con la capacità di saper ascoltare, recepisca i suggerimenti che verranno proposti; anche perché, questo ci tengo a dirlo nel concludere l'intervento, il Partito Democratico non era contro il Piano casa, il Partito Democratico era contro questo tipo di Piano casa.
Aveva presentato infatti una sua proposta fattiva che permetteva alcune cose, aveva chiesto a questo Consiglio regionale e alla Giunta l'opportunità di mettere risorse per dare gambe al Piano casa, per consentirgli di essere volano dell'economia. Questo lo dico perché in diversi interventi dei colleghi di centrodestra in maniera enfatica è stato detto che i cittadini devono sapere chi non vuole il Piano casa.
Noi avremmo voluto un Piano casa diverso, sotto forma di un intervento straordinario che gestisse l'emergenza; io capisco l'insofferenza dell'onorevole Sanna perché oggettivamente, quando l'Assessore ci dirà i numeri, ci renderemo conto che rispetto alle finalità non ci sono risultati.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
Poiché non è presente in aula, decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Credo sia sufficiente che quest'Aula ascolti un solo Diana, per cui rinuncio all'intervento.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Io credo che questa cortesia nasconda invece altro: quel pudore, probabilmente, che non avete avuto nel presentare un simile disegno di legge. E' un modo come un altro per allungare il brodo che state cercando di rimestare.
Io stamane, e anche questo pomeriggio, ho ascoltato attentamente tutti i colleghi, in particolare i pochissimi colleghi del centrodestra che sono intervenuti; ho tentato in tutti i modi, lo dico a lei Assessore, mi avrebbe fatto piacere rivolgermi al Presidente, ma continua a essere assente, un'assenza che in qualche maniera oltraggia anche la dignità di quest'Aula, di cogliere anche tra le righe, negli interventi dei colleghi della maggioranza, la strategia politica, il fine, l'obiettivo nobile, soprattutto dopo la lettera del Presidente del Consiglio a tutti i consiglieri in cui c'è un richiamo alla responsabilità di ciascuno, di questo disegno di legge, il cosiddetto Piano casa ter.
Nei vostri interventi avete tentato di convincerci che il vostro disegno di legge sia la panacea che avrà effetti taumaturgici sull'economia di questa Regione, che sia un volano che rimetterà in moto le dinamiche economiche, in particolare del settore edile che poi trascinerà altri settori, in particolare il metalmeccanico e l'artigianato.
A iniziare dall'onorevole Matteo Sanna, relatore di maggioranza, avete usato tutti gli argomenti possibili per convincerci di questo; avete attribuito addirittura un significato salvifico all'ANCE che, vivaddio, si è rivolta alla Giunta, agli estensori di questo disegno di legge e ha detto: "meno male che ci siete voi perché se non ci foste stati, se non ci fosse stato questo disegno di legge le nostre aziende sarebbero state costrette a consegnare i libri contabili in tribunale". L'ANCE ringrazia, bontà sua, questo disegno di legge e i suoi estensori per aver salvato le proprie aziende dal fallimento.
Questa dichiarazione è' stata sottolineata con enfasi, ma permettetemi di non essere d'accordo.
Le ragioni della crisi del comparto edile sono altre; lei, assessore Rassu, credo le conosca bene, anche se oggi deve far finta di ignorarle, ma le hanno ricordate stamattina il relatore di minoranza Lotto, poi l'onorevole Gian Valerio Sanna e, infine, il Presidente Soru. Le ragioni della crisi delle imprese edili risiedono soprattutto nell'assenza di risorse pubbliche da immettere in questo settore, soprattutto per la costruzione di opere importanti; non voglio parlare di grandi opere altrimenti si evoca soltanto una grande opera da realizzare in questo Paese.
Le ragioni della crisi, onorevole Mario Diana, sono nella responsabilità che voi avete delle politiche di bilancio che hanno dilapidato le risorse pubbliche. Le difficoltà delle imprese, assessore Rassu, faccio appello alla sua onestà intellettuale e alla sua esperienza, risiedono nell'incapacità che finora avete dimostrato di rinegoziare il Patto di stabilità, perché l'effetto di quella incapacità manifesta è che i comuni sono nell'impossibilità di pagare anche le imprese che hanno effettuato dei lavori. Oggi ci sono decine, centinaia, migliaia di imprese che chiedono di essere pagate e i comuni non sono nelle condizioni di onorare quegli impegni e per quelle ragioni le imprese, molte di queste, sono costrette a portare i libri contabili in tribunale.
Queste sono le ragioni vere, ripeto, delle difficoltà delle imprese, non quelle che voi state adducendo. Voi avete citato l'ANCE, bene, è presente anche l'onorevole Maninchedda, io cito altre associazioni. Noi abbiamo avuto modo di audire nella Commissione competente, ma anche nella Commissione bilancio, sia in occasione delle manovre finanziarie, sia in occasione dei collegati alle manovre finanziarie, le associazioni del settore artigiano che rappresentano decine di migliaia di imprese del settore.
Queste associazioni hanno chiesto alla Giunta regionale innanzitutto, ma lo hanno chiesto anche al Presidente della Regione, lo hanno chiesto nelle audizioni nelle Commissioni, di non intervenire sul Piano casa 1, 2, 3, ma di promuovere interventi per mettere a norma istituti scolastici fatiscenti che mettono a rischio i nostri ragazzi e gli insegnanti, non consentendo né agli uni né agli altri di frequentare in maniera dignitosa quei luoghi fondamentali per la formazione dei ragazzi stessi.
Non c'è uno straccio di intervento da parte vostra che in qualche modo vada in quella direzione; voi intervenite perché ve l'ha chiesto l'ANCE (poi sentiremo l'ANCE), sul Piano casa tre. Queste sono le ragioni.
Voi siete impegnati, assessore Rassu, con una supponenza alla quale dispiace davvero di dover assistere. Diceva stamattina l'onorevole Gian Valerio Sanna, che siete un po' come "gli unti dal Signore" di berlusconiana memoria, siete coloro i quali dicono "noi agiamo in questa maniera perché ciò ci viene chiesto dalla parte più debole della società, da chi deve in qualche maniera intervenire su un balcone o su altre cose"; l'Assessore che l'ha preceduta ha avuto il barbaro coraggio (lo riporto perché glielo abbiamo detto in Aula) di dire che l'allora Piano casa uno, e poi il Piano casa due, contenevano disposizioni per rispondere alle istanze degli abitanti della zona di "St. Tropez", i cagliaritani sanno di che zona parlo e di quale degrado viva.
Assessore, è possibile che non sentiate almeno il pudore di non imbrogliare la buona fede di tanti cittadini che, ingannati dalla vostra propaganda più becera, pensano che il Piano casa tre sia veramente un intervento della Regione volto a dare una casa, o che concorre a dare una casa, a chi non ha mezzi per acquistarla o costruirla?
Io vi chiedo un atto di onestà intellettuale, Assessore, almeno lo chiedo a lei: dite ai sardi quali sono le vostre ossessioni, perché noi siamo stanchi di assistere alle continue bugie, tra l'altro pagate con risorse pubbliche (ma anche di questo abbiamo avuto modo di discutere); voi siete insofferenti alle regole, questa è la verità, perché le regole sono un impedimento alla vostra sottocultura di governo. Dal primo giorno che siete arrivati al governo di questa Regione una delle prime mosse (non le chiamo così a caso, non azioni di governo ma prime mosse) del Presidente della Regione, che continua a brillare per assenza in questo Consiglio, è stata quella, ed è questo fino a oggi un filo conduttore, di agire per deregolamentare tutto ciò che nella passata legislatura è stato oggetto di pianificazione, di programmazione e di regole per mettere tutti i cittadini nella stessa condizione.
Voi avete avuto questa ossessione, Assessore, e sulla base di questa continuate ad agire; io la prego davvero di intervenire e di dimostrarci che così non è. Io le chiedo, Assessore, cos'altro è in particolare l'intervento sull'energia da fonti rinnovabili del presidente Cappellacci, appena insediato al governo di questa Regione, se non una dimostrazione di insofferenza per le regole e gli strumenti della pianificazione? Un intervento che ancora oggi presenta lati oscuri che vanno chiariti e che gettano discredito su tutta la classe politica sarda per colpa del Presidente della Regione che ancora, probabilmente, ha necessità di chiarire diverse cose,
Cos'altro è il commissariamento delle ASL se non il tentativo di rimettere in discussione uno strumento straordinario di pianificazione e di programmazione di quel settore, varato nella passata legislatura e atteso da oltre quindici anni? Voi non amate le regole perché, ripeto, le regole sono un impedimento alla vostra sottocultura di governo, perché volete governare con discrezionalità e non avete rispetto delle pari opportunità; volete agire in questa maniera e avete avuto il barbaro coraggio di contestare le intese. Ma di che cosa stiamo parlando?
Allora questo dibattito si conclude in questa maniera misera, perché non avete avuto nemmeno il coraggio di intervenire per contestare le ragioni dell'opposizione; non avete avuto il coraggio anche morale, non avete avuto l'etica della responsabilità per dirci "no, sbagliate voi", mi assumo la responsabilità di quel che dico, collega Diana. Non avete avuto, ripeto, il coraggio politico di venire in quest'Aula e di dire perché volete smontare anche il PPR, perché di questo si tratta: voi, attraverso il Piano casa tre, il Piano casa due, il Piano casa uno, la legge sul golf, di fatto state modificando il PPR.
Attenzione, il PPR non è qualcosa della maggioranza di centrosinistra della passata legislatura, il PPR è uno straordinario strumento di salvaguardia del nostro patrimonio ambientale. I turisti che vengono in Sardegna, caro assessore Rassu, vengono per la bellezza del nostro paesaggio, vengono per la bellezza delle coste, vengono per le distanze immense che esistono tra un paese e l'altro, vengono anche per ascoltare i suoni e gli assordanti silenzi che si colgono nelle nostre campagne, nei nostri spazi infiniti, e voi state intervenendo per modificare i connotati di questa regione: per che cosa? Per avere altra cubatura, altro cemento!
Ma, insomma, è davvero così che pensate al turismo come volano per far crescere il prodotto interno lordo in questa regione? Se la risposta è sì, ci spieghi come, assessore Rassu, perché se così fosse, se il volano per far crescere il turismo e per aumentare la ricchezza in questa regione è costruire nuove case, seconde case, terze case, spiegatemi perché - ne abbiamo parlato in occasione della legge sul golf -in un paese come Villasimius che ha 3 mila abitanti ci sono 5 mila seconde case, perché in un paese come San Teodoro ci sono 11 mila seconde case; sono forse zone, assessore Rassu, in cui avete dimostrato di avere una politica turistica in grado di allungare la stagione? E' un intervento effimero, non è vero che il mattone crea economia…
(Interruzione del consigliere Matteo Sanna)
DIANA Giampaolo (P.D.). Perché ti infastidisci in questa maniera, Sanna, perché ti infastidisci così?
Comunque mi fa piacere che alla fine si sia vivacizzato il dibattito; mi fa piacere che almeno qualche reazione ci sia perchè stava finendo in questa maniera miserevole . Mi sarebbe piaciuto che le reazioni ci fossero state rispetto ad alcuni interventi, anche di stamane, che hanno contestato puntualmente una serie di cose; ho notato invece un silenzio imbarazzante e spero che la discussione ci sia poi sugli articoli, anche se spererei che non si arrivasse al loro esame bocciando il provvedimento già all'atto del passaggio agli articoli.
Pensateci perché, ancora una volta, state oltraggiando questa regione e imbrogliando i sardi. E, ciò che più mi dispiace, assessore Rassu, è che si sta imbrogliando la parte più debole e anche quella con meno strumenti di analisi rispetto alla vostra pubblicità e alla vostra propaganda più becera.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Presidente, ringrazio innanzitutto i colleghi per l'apporto ricchissimo di spunti che hanno fornito nel corso di questo dibattito. Le osservazioni sono state tante, per cui non ritengo possibile rispondere razionalmente a tutte, ma avremo modo durante il proseguo del dibattito di poterci confrontare. Io spero, credetemi lo dico in coscienza, senza alcuna velleità, e nel rispetto di tutte le singole posizioni, che il disposto legislativo possa vedere al più presto la luce ma migliorato grazie al dibattito parlamentare, perché l'Aula è sovrana, è il Consiglio che forma, costruisce o boccia le leggi.
La Giunta regionale ha presentato a suo tempo, stiamo parlando ormai di tempi antidiluviani, otto mesi fa, il suo disegno di legge in Commissione; la Commissione, per ovvi motivi, ha potuto esitarla solo di recente e, nel contempo, sono successe tante altre cose, ivi compresa la formulazione della famosa bozza del PPR che, chissà come, è fuoriuscita dagli uffici ed è stata distribuita alla stampa e quant'altro.
Tengo a precisare, ancora una volta, che si tratta di una bozza ancora non approvata dalla Giunta, tanto meno dalla Commissione urbanistica, una bozza che deve essere chiaramente completata, integrata in tutte le sue componenti. Io non voglio comunque soffermarmi e riparlare ancora del Piano paesaggistico che è di là da venire, ecco perché ho parlato di una bozza.
Si dice che questa norma, la legge numero 4, sia un cavallo di Troia che disciplina invece il Piano paesaggistico; l'articolo 13 di fatto detta direttive, direttive che è compito del Consiglio (è prescritto nel PPR) dare per la revisione del Piano paesaggistico. Perché di questo si tratta: di una revisione, perché le linee guide non sono assolutamente toccate. Il Piano dà direttive alla Giunta, ma leggiamolo l'articolo 13, anche se poi il comma 2 dice che sono immediatamente esecutive le sue norme, ma questo esclusivamente per non bloccare in itinere le opere pubbliche già avviate.
Ciò che a me preme, e credo che debba premere a questo Consiglio regionale, è dare se non risposte compiute almeno risposte parziali immediate; io non mi sognerò mai di dire che la crisi economica e strutturale che attraversa la Sardegna sia imputabile al Piano paesaggistico regionale vigente, non lo dice neanche il Consiglio, tanto meno la Giunta. La nostra crisi deriva, lo sappiamo perfettamente, da una crisi più generale, dalla recessione dell'economia del mondo occidentale basata su determinati dogmi che stanno purtroppo crollando.
Ma è anche giusto dire che il Piano paesaggistico, pur essendo stato creato sulla base dei principi di tutela e salvaguardia dell'ambiente, nella sua formulazione ha determinato la paralisi quasi totale dell'attività edilizia; questo dato è di fronte a tutti, non lo dico io, lo dicono i sindaci, lo dicono i professionisti, lo dice lo stato delle cose. Non stiamo dicendo balle, è la verità.
Quando si dice che con l'approvazione dei PUC il Piano paesaggistico di fatto ha finito il suo corso si dice una verità sacrosanta, perché sono norme temporanee, la maggior parte transitorie, che impongono ai comuni l'adozione dei PUC chiaramente nel rispetto del Piano paesaggistico, vero anche questo. Però in Sardegna, dall'adozione del Piano è a oggi, non sono stati approvati più di dieci Piani urbanistici comunali, ma non per mancanza di risorse, allora mancavano. Attualmente, cioè questa Giunta, ha destinato 10 milioni di euro, per i Piani particolareggiati, 9 milioni di euro per i Piani urbanistici comunali.
Ma se voi chiedete chiarimenti alle amministrazioni comunali, agli Uffici tutela del paesaggio, al nostro Assessorato dell'urbanistica vi renderete conto che la difficoltà che incontra l'istruttoria dei Piani urbanistici comunali è una difficoltà imposta, non voluta probabilmente, io non oso dire che è voluta, parto sempre obiettivamente dalla buona fede di chi imposta uno strumento legislativo.
La farraginosità dello strumento quindi non è voluta ma purtroppo esiste, ed è tale per cui, proprio a causa delle difficoltà obiettive che si incontrano nell'istruttoria si arriva a centoquaranta obiezioni, o osservazioni che dir si voglia, formulate nei confronti (è il caso del Comune di Sassari) delle amministrazioni comunali per poter riprendere nuovamente in mano il Piano e rivederlo, dopo che il Piano ha seguito, prima di essere approvato, ben otto passaggi istituzionali. Quindi stiamo parlando di anni. E' necessario o no intervenire? E' necessario o no tentare di rendere più agibile questo strumento? Nessuno, assolutamente, ha mai pensato di poter mettere in dubbio il principio del Piano urbanistico.
Il riferimento al decreto Urbani; ricordo che il ministro Urbani faceva parte del Governo cementificatore di centrodestra di Berlusconi, non dimenticatelo, per essere chiari, non dimenticatelo. Il ministro Urbani era un Ministro del Governo Berlusconi, di un Governo di centrodestra, quel centrodestra cementificatore. Ma, io dico, perché si deve a tutti i costi dimostrare l'indimostrabile, perché a tutti i costi si vuole passare o far passare questa iniziativa come un'iniziativa di cementificazione?
Io non metto in dubbio, non voglio mettere in dubbio, che questa Aula possa migliorare il testo scaturito dalla Commissione: l'Aula è sovrana, l'Aula è chiamata a legiferare. Ci sono certamente degli aspetti che devono essere approfonditi e senz'altro migliorati, ma non si vada a dire o a far capire o intendere alla Sardegna che il Piano paesaggistico attuale è perfetto, è il Vangelo, è intoccabile. Non è così e non deve essere così; tutto è perfettibile e siamo qui, prima di ogni altra cosa, per intervenire e correggere, se ci sono, gli errori del passato.
Io non sono abituato, credetemi, a girarmi indietro perché è una cosa antipatica, veramente antipatica. Così come non sono abituato a usare aggettivi offensivi nei confronti dei colleghi, della Giunta, dell'opposizione; lle cose si possono dire e le proprie opinioni si possono dimostrare restando obiettivi.
E l'obiettività consiste, se veramente una volta tanto si guardasse non con un solo occhio, ma con entrambi, avendo la volontà politica di farlo, nel concorrere assieme in quest'Aula, perchè se fosse stato sufficiente il disegno di legge della Giunta approvato in Giunta non sarebbe passato prima in Commissione edilizia e poi in Aula.
Pertanto sul disegno di legge l'Aula si confronterà e, come altre volte è capitato non dubito che l'Aula abbia la capacità, la volontà di intervenire e di perfezionare questo strumento, perché tutti gli strumenti, non solo gli strumenti di legge, sono perfettibili e non perfetti. Così come non è perfetto, ed è perfettibile, il PPR.
Ora, il problema è di difendere in qualche maniera il principio, ma tentando di adattare il principio proprio come dispone il decreto Urbani, come dispongono quei famosi articoli citati due sedute fa, il 143 e il 156; conseguentemente al PPR c'è stata una modifica del decreto che impone la revisione dei Piani laddove i Piani paesaggistici non rispondano a determinati requisiti. E questo Piano, per molti aspetti, non risponde.
Se ci vogliamo confrontare diversamente, lo faremo durante il dibattito, e vedremo i punti in cui il Piano paesaggistico esistente ha le sue crepe (si sono citate le zone agricole, si sono citati altri contesti) e quindi bisogna intervenire. Io spero che l'Aula su determinati argomenti che cita il Piano casa intervenga, e intervenga in modo positivo e obiettivo affinché ciò che viene scritto in questo disegno di legge possa essere proprio di indirizzo al Piano paesaggistico che deve ancora essere approvato in Giunta, in Commissione, e poi nuovamente in Giunta.
Collega Sanna, se mi giro indietro, potrei elencare parecchie cose, ma non lo faccio perché non mi piace e perché io parto dal presupposto che chi lavora, è sempre in buona fede e, quindi, può anche sbagliare, oppure può soprassedere su determinate cose, oppure ancora si può distrarre. Non mi permetto, pertanto, e non mi permetterò mai, di leggere anche ciò che il collega Sanna e altri colleghi, nella scorsa legislatura, dissero durante l'approvazione del primo Piano casa, anche sui seminterrati, definiti dall'opposizione un'iniziativa encomiabile. E' scritto agli atti, è nel verbale, anche io so leggere i verbali.
A me interessa, e credo debba interessare tutti, la bontà dell'intervento. Se in questo intervento ci sono delle carenze, si intervenga, intervenga l'Aula. Dagli interventi della maggioranza è emersa una qualche disponibilità al dialogo, e sono sicuro che anche da parte della maggioranza la legge verrà emendata in quelle parti in cui si riterrà opportuno farlo.
Nel corso dell'istruttoria molte volte si è presi, non dico da interessi personali, ma da passioni personali, per cui specialmente in Commissione si va in una certa direzione, si difende il proprio orticello, si difende quella esigenza del proprio territorio o del proprio comune. L'Aula è al di sopra di queste esigenze, e si esprimerà di conseguenza.
Ho voluto fare un intervento "senza dare a domanda risposta"; se verrò costretto lo farò nel corso dell'esame degli articoli, proprio perché il messaggio che vuole dare la Giunta è un messaggio di dialogo. Ma non si può dire che questo testo di legge bisogna buttarlo via; questo provvedimento si istruisce, si migliora, lo si rende usufruibile dai sardi.
Ora, volente o nolente io metto da parte quello che ha detto l'ANCE, ma se l'ANCE (Associazione nazionale costruttori edili) dice che questa legge ha dato una mano all'attività edilizia dice la verità, non è che dice: "Bravi, la Giunta ha fatto bene", no, dice la verità. Ma il Sole 24 Ore dice anche che la Sardegna prima, il Veneto poi, sono regioni prime in classifica in Italia per l'adattamento del Piano casa, e non penso di averglielo suggerito io.
In sessantadue comuni costieri (senza verificare le zone dell'interno) sono pervenute 10 mila 859 domande di autorizzazione edilizia. Non sto dicendo che ci sono 10 mila 859 cantieri, ma posso senz'altro immaginare e pensare che buona parte, massima parte di queste domande oggi rappresentano dei piccoli cantieri aperti. Se dovessi fare una proiezione con i comuni che ancora mancano arriverei a 16, 17 mila domande.
Ma voglio anche dire che la spinta più forte alla revisione del Piano casa, che giustamente, come è stato detto dai banchi sia della maggioranza che dell'opposizione, ha dei punti poco chiari dal punto di vista interpretativo, e mi fermo al punto di vista interpretativo, è venuta dalle amministrazioni comunali proprio per quella sofferenza (ne hanno parlato il collega Cugusi, il collega Campus) degli uffici tecnici comunali a istruire le pratiche nel rispetto del Piano casa.
Il primo Piano casa, lo stiamo dicendo e lo affermo, in molti punti non è chiaro e dà adito a interpretazioni equivoche. Bene, stiamo tentando di correggere il tiro. Ma non per un interesse della Giunta o per un interesse di qualche speculatore, assolutamente, se c'è qualche ombra che possa determinare questo sospetto, verifichiamo e allontaniamolo. Da parte di chi vi parla vi posso garantire che non esiste, almeno nei disegni di legge della Giunta, un'ipotesi del genere.
Se c'è l'esigenza di cambiare la legge, la cambiamo, ma non si può dire che sia tutto da buttare. Ciò che è da sostituire e da cambiare, lo si cambi, lo si sostituisca, ma bisogna comunque dare una risposta. Se nella parte di indirizzo al Piano paesaggistico è necessario intervenire diversamente, tentiamo di dialogare e vediamo come procedere, perché credo che la Giunta possa tenere conto delle indicazioni che arrivano dal Consiglio sulla revisione del Piano. Chiaramente, è necessario essere chiari.
Si è intervenuti sul Piano laddove era indispensabile intervenire, ma non per distruggere, calpestare o cementificare l'ambiente, bensì per limitare i vincoli; la filosofia dell'attuale Piano paesaggistico purtroppo è una filosofia vincolistica che esclude l'uomo non è una filosofia dinamica, come prescrive il Codice Urbani, di tutela e salvaguardia. Quando io vincolo il 60 per cento del nostro territorio regionale, perché di questo si tratta, e possiamo dimostrarlo con gli atti alla mano suppongo che si impedisce di fatto, non volendolo, ma è così, la vita in vari settori della Regione sarda. Questo è successo.
Quando si dice, nel Piano paesaggistico, che io devo allontanarmi 150 metri da tutti gli specchi d'acqua, e non si definisce esattamente lo specchio d'acqua, in ogni azienda agricola dove c'è un bacinetto ci si deve allontanare 150 metri, perché questo dice il Piano e questo adottano gli uffici. Quando si dice che ci si deve allontanare 150 metri dall'alveo di un fiume, anche di quei fiumi che da cinquanta, sessanta, settanta anni non esistono più, gli uffici sono obbligati a far rispettare questa disposizione.
Io non sto raccontando balle, io sto dicendo le cose contro cui stiamo sbattendo la faccia giornalmente, le cose di cui i sindaci vengono a lamentarsi. Allora, è necessario intervenire, nel rispetto del principio ispiratore, ma dotandoci di uno strumento fruibile dalle popolazioni. Ed ecco il motivo del richiamo all'Aula. Questa legge non vuole in alcun modo, per quanto è nella volontà della Giunta, favorire alcuna speculazione. Il disegno di legge è stato modificato ritengo al 70, 80 per cento in Commissione, ora confrontiamoci in Aula e tentiamo di dare uno strumento utile ai sardi.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Martedì 11 ottobre alle ore 18 sono convocate le Commissioni permanenti per la costituzione degli Uffici di Presidenza. Il 12 ottobre alle ore 10 è convocata la prima Commissione, mentre il Consiglio è convocato alle ore 16 e 30 di mercoledì 12 ottobre.
La seduta è tolta alle ore 19 e 45.