Seduta n.168 del 23/12/2010 

CLXVIII Seduta

Giovedì 23 dicembre 2010

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 05.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 17 novembre 2010 (160), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Roberto Capelli, Angelo Francesco Cuccureddu, Luigi Lotto, Marco Meloni, Valerio Meloni, Sergio Milia, Sergio Obinu, Antonio Pitea, Efisio Planetta e Adriano Salis hanno chiesto congedo per la seduta del 23 dicembre 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di interrogazione

PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interrogazione pervenuta alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sui ritardi nell'erogazione, da parte dell'Ersu di Sassari, del finanziamento per completare la somma relativa alle borse di studio per vitto e alloggio agli studenti ritenuti idonei". (467)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Interpellanza Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Ben Amara - Bruno - Barracciu - Espa - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Agus - Lotto sulla illegittimità della deliberazione della Giunta regionale n. 35/11 del 28 ottobre 2010". (169)

"Interpellanza Caria - Bruno sui gravissimi atti di intimidazione rivolti agli amministratori pubblici in Sardegna". (170)

"Interpellanza Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Bruno sulla illegittimità della pubblicazione sul Buras del PUC di Oristano in assenza della verifica di coerenza". (171)

"Interpellanza Zedda Massimo - Uras - Sechi sulla situazione dell'università sarda". (172)

"Interpellanza Cocco Pietro - Bruno - Espa - Caria - Meloni Valerio sulla situazione dei servizi sanitari della Provincia del Sulcis-Iglesiente". (173)

"Interpellanza Tocco sulle condizioni di degrado ambientale e strutturale in cui versa lo Stagno di Santa Gilla, in particolare a Punta Santa Igia, frequentata da pescatori". (174)

"Interpellanza Diana Giampaolo - Bruno sulla vertenza dei lavoratori della società ex Geas che gestisce per conto di Trenitalia la pulizia dei vagoni ferroviari in Sardegna". (175)

"Interpellanza Agus - Bruno - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Meloni Marco - Lotto - Solinas Antonio sulle bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente e del Guspinese". (176)

"Interpellanza Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sui definanziamenti e rinvii delle opere sulla rete ferroviaria della Sardegna prospettati dall'aggiornamento del Contratto di programma 2007-2011 fra il Ministero delle infrastrutture e trasporti e Rete ferroviaria italiana". (177)

"Interpellanza Solinas Antonio - Agus - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Barracciu sulla gestione da parte della Società bonifiche sarde degli immobili di proprietà". (178)

"Interpellanza Meloni Marco - Bruno - Diana Giampaolo - Cocco Pietro - Solinas Antonio sulla pubblicazione dell'avviso Alta formazione anno 2010 del programma Master and back". (179)

"Interpellanza Diana Giampaolo - Bruno sulla gravissima situazione in cui versano i circa duecento lavoratori addetti alle pulizie nelle basi militari di Decimomannu, Capo Frasca, Capo San Lorenzo (Perdasdefogu), Elmas ed Alghero". (180)

PRESIDENTE. Considerata l'assenza della Giunta e di numerosi colleghi, sospendo i lavori per dieci minuti.

Prego i Capigruppo di richiamare i consiglieri in aula. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 09, viene ripresa alle ore 10 e 25.)

Continuazione e fine della discussione generale congiunta del "Documento annuale di programmazione economica e finanziaria (DAPEF)" (12/A) e dei disegni di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2011)" (219/S/A) e "Bilancio di previsione per l'anno 2011 e bilancio pluriennale per gli anni 2011-2013"

(220/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione del documento numero 12 e dei disegni di legge numero 219 e 220.

E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.

LADU (P.d.L.). Signor Presidente, Assessore, colleghi, ero dubbioso se intervenire nella discussione sulla manovra finanziaria perché qualsiasi cosa si dica in questo Consiglio regionale poco cambia nell'economia del dibattito che stiamo affrontando. Però io credo che sia doveroso intervenire sia per un fatto più che altro istituzionale, sia anche perché stiamo attraversando un momento particolarmente difficile, uno dei più delicati della storia della Sardegna, con una crisi economica e sociale che deve preoccuparci tutti, con un aumento della disoccupazione, un aumento dei cassintegrati, una perdita continua di posti di lavoro, soprattutto nei settori produttivi; persino il settore turistico, che era in crescita fino a qualche anno fa, registra un calo.

Questa manovra finanziaria è iniziata in modo anomalo, perché è stata preceduta da un'occupazione dell'Aula da parte dei consiglieri dell'opposizione, un'occupazione che ha impegnato per un paio di giorni il Consiglio regionale. Devo però riconoscere dire che l'occupazione si è conclusa positivamente, grazie al senso di responsabilità della maggioranza, del Presidente della Giunta regionale, dell'Assessore della programmazione ma anche dell'opposizione, che ha sviluppato in questa fase un ragionamento politico che mi ha soddisfatto e che ha soddisfatto tutta l'Aula, tutti, perché sia è affrontato in termini veramente concreti e realistici uno dei nodi che riguardano la manovra stessa, cioè il nuovo regime delle previsto dall'articolo 8 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna.

Ecco, io credo che sia servito molto questo dibattito, anche perché si è arricchito di ulteriori elementi. nella interlocuzione con la Giunta regionale e la Commissione paritetica, è stata, infatti, presa in considerazione anche una nuova configurazione del capitolo delle entrate relative ai giochi, che riguarda cifre consistenti, ed è stato approfondito il discorso sulle accise. E' condivisibile anche la linea della Giunta regionale che ha praticamente contestato la qualità, oltre che la quantità degli interventi. Quindi, questo Consiglio ha sviluppato una discussione secondo me importante e propositiva.

Io non mi dilungherò, non mi addentrerò sulle cifre che riguardano le entrate, però credo che il risultato che è stato raggiunto (di circa 5 miliardi e 300 milioni di euro per quanto riguarda il 2010, e quasi 5 miliardi e 400 milioni nel 2011) sia già un risultato importante, fermo restando che, così come è stato precisato dalla Giunta, è stato ripetuto in Aula, questi risultati potrebbero migliorare. Io credo che questo ci tranquillizzi un po'; ritengo pertanto che il dibattito che si è attivato in Aula, e che è ancora in corso con la Commissione paritetica, sia un fatto abbastanza positivo. C'è stato un atteggiamento bipartisan da parte di questo Consiglio regionale, che ha visto sia la maggioranza sia l'opposizione impegnate in modo serio per raggiungere dei risultati.

Quest'atteggiamento ricalca un po' quanto è successo nel 2006, quando per la prima volta si è aperto il dibattito in questo Consiglio regionale sulle entrate, che ha visto allo stesso modo coinvolte maggioranza ed opposizione. Anche in questa fase sto respirando lo stesso clima. Detto questo, però, io credo che non dobbiamo abbassare la guardia, considerate anche le esperienze passate, ed uno degli obiettivi che dobbiamo raggiungere è quello di "istituzionalizzare" le conquiste che stiamo acquisendo, nel senso che non si può più tornare indietro, non si può più discutere mettere in discussione quanto conseguito; deve essere pacifico che queste risorse sono della Sardegna e alla Sardegna sempre spetteranno. E' importante che questo concetto venga acquisito definitivamente dal Consiglio regionale, ma soprattutto dallo Stato.

Presidente, Assessore, io ritengo però che uno dei punti importanti che dobbiamo discutere (il più importante dopo quello delle entrate) sia quello relativo al Patto di stabilità, che costituisce un vero e proprio blocco per lo sviluppo, ancora più dei mancati trasferimenti di risorse alla Regione Sardegna. Quindi il pericolo vero è che, anche se facciamo una battaglia per aumentare i trasferimenti dello Stato, rischiamo di vanificarla proprio perché il blocco determinato dal Patto di stabilità ci impedisce di spendere le risorse. E questo determina poi una serie di problemi ai settori produttivi, che non possono utilizzare le risorse, e soprattutto un aumento dei residui, che sono già alti. Al contrario. noi dovremmo perseguire delle politiche che vadano nella direzione di ridurre questa massa di residui.

Io credo che su questo punto vada condotta un'altra battaglia bipartisan, così come abbiamo fatto nel 2006 per le entrate, credo che dovremmo iniziare un'altra battaglia per quanto riguarda la rivisitazione, la riscrittura del Patto di stabilità. Io credo nella diplomazia. Io sono convinto che l'atteggiamento che ha assunto il Governo regionale in questi ultimi mesi nei confronti del Governo nazionale abbia conseguito dei risultati. Spero che non ci sia bisogno di azioni eclatanti da parte di questo Consiglio regionale, però se dovesse essere indispensabile bisogna arrivare anche a queste, ad azioni eclatanti, perché non possiamo più sopportare questo Patto di stabilità che sta bloccando in modo pericolosissimo lo sviluppo economico e sociale della Sardegna.

Quindi, dicevo, il sistema delle imprese è in crisi, perché gli Enti non pagano, i Comuni non pagano, ci sono imprese che hanno effettuato i lavori e i Comuni non possono pagare. Insomma c'è grossa difficoltà perché non ci sono le risorse, e se ci sono non si possono spendere. Io credo che anche su questo problema noi dovremmo fare una riflessione perché, guardate, non è solo il problema della difficoltà di spendere le risorse del bilancio, ma ci sono anche i fondi FAS del 2007-2013 (che ammontano a circa 2 miliardi e 300 milioni di euro quasi) dei quali (ormai mancano 2 anni alla scadenza del sessennio) non abbiamo ancora speso una lira. Credo che vada condotta una battaglia anche su questo, perché non è pensabile che le risorse non vengano trasferite in tempo utile. Se questo, infatti, non avviene, Assessore, è chiaro che queste risorse le impegneranno altri; saranno altri Ministeri a impegnarle.

Abbiamo già visto cos'è successo in questi giorni: le risorse liberate dei POR 2000-2006 (che ammontano a circa 1 miliardo e 100 milioni di euro) non le gestiamo più, le gestisce il Ministero direttamente, così come le risorse dei fondi FAS 2000-2006 non programmate, che ammontano a oltre 1 miliardo di euro. Quelle (assieme ai fondi FAS 2007-2013 che poi non verranno impegnati) praticamente andranno a finire nel grande calderone del Piano per il sud, nella cui gestione sicuramente non sarà la Regione sarda a farla da padrone, e comunque non recupererà più quelle risorse che ad essa erano state destinate, e che non è stata capace di spendere.

Allora che fare, Assessore? Io credo che bisogna prima di tutto rivedere il Patto di stabilità, nella consapevolezza che c'è una crisi, che c'è anche una scarsità di risorse, però partendo dal fatto che noi dobbiamo rivedere il trasferimento delle risorse, perché così com'è oggi non va bene, e dobbiamo avere anche la consapevolezza dei nostri limiti (di questo Consiglio regionale e di questa Giunta regionale) nella spendita delle stesse, perché dobbiamo spendere bene, dobbiamo spendere meglio le risorse che abbiamo.

Intanto, Assessore, bisogna invertire la tendenza, bisogna già iniziare a tagliare i rami secchi e bisogna invece aumentare le spese per gli investimenti. Stiamo raggiungendo livelli preoccupanti per quanto riguarda le spese per gli investimenti: siamo al 13 per cento quest'anno! Allora il problema ce lo dobbiamo porre! Ci dobbiamo porre il problema perché in questo modo noi non possiamo assolutamente crescere, la Sardegna non può crescere se non aumentano le spese per gli investimenti. Io credo che se noi non invertiamo questa tendenza, Assessore, possiamo fare tutte le contorsioni che vogliamo però la situazione non cambierà, non cambierà perché non riusciremo ad impegnare risorse per i settori pubblici che facciano camminare l'economia. Quindi va rallentata e va ridotta la spesa pubblica e invece va trovato un modo perché si impegnino maggiormente i fondi per le spese e gli investimenti.

A proposito di riduzione della spesa, Assessore, emblematico è il disavanzo del settore sanitaria. Questo disavanzo va bloccato, perché credo che con un deficit di circa 250 milioni di euro (a tanto ammonterà alla chiusura del 2010) noi non potremo continuare ad andare avanti. Stiamo spendendo molto ma non stiamo sicuramente migliorando i livelli di assistenza, non stiamo diminuendo le liste d'attesa, la sanità sta offrendo i servizi che sta offrendo, però le spese stanno continuando ad aumentare.

Allora, Assessore (mi dispiace che non sia presente l'Assessore della sanità) è ancora più grave il fatto che noi abbiamo una spesa fuori controllo in una gestione commissariale, perché praticamente le aziende sanitarie sono tutte commissariate. In teoria, infatti, i commissari dovrebbero gestire solo l'ordinaria amministrazione e invece si spende anche più di prima. Io non so come andremo a finire!

Perché è successo questo? Allora iniziamo a vedere perché sta succedendo questo! E' possibile, per quanto riguarda i premi di produttività, che non ci sia nessun limite, nessun controllo in questa situazione? Siamo noi in grado almeno di dire che quelle ASL, quelle aziende che non raggiungono il pareggio non devono avere la possibilità di ottenere premi di produttività? Questo lo possiamo dire? Perché qui praticamente non c'è un'azienda oggi che abbia il bilancio di pareggio però tutti spendono e tutti percepiscono premi di produttività, percepiscono straordinari.

Vogliamo valutare meglio questi straordinari? Sono sempre indispensabili questi straordinari? Ecco, queste sono le questioni che dobbiamo già iniziare a esaminare e che purtroppo non stiamo esaminando. Ma l'atto aziendale, che praticamente non può essere modificato, è stato rispettato in questi anni nelle aziende sanitarie e nelle aziende ospedaliere? Io credo di no, perché l'atto aziendale non viene più rispettato da parte di chi amministra la sanità. Se non poniamo fine, Assessore, a queste situazioni, io non so dove andremo a finire! Se noi spendiamo le risorse come le stiamo spendendo è chiaro che non ci possono essere fondi per i settori produttivi e quindi per gli investimenti.

Abbiamo ripetuto in quest'Aula - l'ho sentito da diverse parti - che questa è una manovra tecnica, asciutta, vuota, senz'anima, ne ho sentite di tutti i colori. Ecco io penso, Assessore, che anche su questo si debba fare una riflessione. E' vero che sono poche le risorse spendibili che abbiamo a disposizione, però noi stiamo rimandando tutto agli allegati, che non vedremo mai più qui, e quindi stiamo firmando una bella delega in bianco alla Giunta che poi opererà certamente non coinvolgendo il Consiglio regionale della Sardegna.

Allora io credo che uno dei motivi per cui questo Consiglio è demotivato, Assessore, è che si sente un po' esautorato dal Presidente della Regione Sardegna, perché quando il Consiglio non sa nulla, di ciò che sta succedendo, è chiaro che chi viene qui ha poca voglia di intervenire e anche di fare battaglie, perché sa che poco cambierà in base a quello che dice. Quindi noi, in questo modo, stiamo allontanando il cittadino dalla politica ma, quello che più è grave è che si sta allontanando il Consiglio regionale dalla Giunta regionale, perché non c'è un raccordo.

Io sfido chiunque a dimostrarmi che in questo Consiglio regionale ci sia un consigliere che sappia quello che sta succedendo nel proprio territorio, come vengono impegnate le risorse nel proprio territorio o se sono programmate le risorse nel proprio territorio. Questo ci dovrebbe far riflettere perché, come me, credo che ci siano tanti altri che non sanno quello che realmente potrà succedere nel prossimo futuro.

Allora Assessore, lei dovrà assumere un impegno - anche se noi oggi non prevediamo nella manovra la destinazione delle risorse - per un successivo coinvolgimento e una maggiore informazione dei consiglieri. Io salto alcune parti del mio intervento perché voglio fare soltanto un accenno, se mi è permesso Presidente, relativamente alle risorse comunitarie. Sono risorse importanti, si tratta di circa 3 miliardi e settecento milioni relativi ai fondi FERS e FEARS, però anche qui c'è il rischio di dover restituire risorse perché c'è un ritardo nella loro spendita e in merito soprattutto alla strategia per la crescita intelligente sostenibile ed inclusiva che è la strategia dell'Europa 2020…

PRESIDENTE. Onorevole Ladu, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente e colleghi, veniamo da giornate intense di confronto durante le quali l'opposizione ha ritenuto, con l'iniziativa forte che è stata ricordata ieri, porre una questione preliminare e pregiudiziale alla discussione della manovra. Io vorrei aprire il mio intervento pronunciando una parola conclusiva sulle conseguenze di quell'atto e sull'atteggiamento che terremo.

La parola conclusiva è molto semplice: credo che ieri con l'approvazione unanime dell'ordine del giorno che intervenga la Giunta in ordine alle modalità di attuazione della vertenza entrate, sia stata tolta ogni scusa al Presidente della Regione e alla Giunta sulla possibilità di portare avanti una trattativa efficace e forte nei confronti dello Stato. Noi lo vogliamo dire chiaramente: vigileremo ogni istante, ogni minuto affinché che quell'ordine del giorno sia attuato. Ci siamo assunti la responsabilità di contribuire a indicare una linea, a fissare dei paletti che non possono essere superati, e a porre condizioni stringenti per aiutare un Presidente che in questi due anni - a nostro avviso - ha mostrato poco coraggio, spesso è rimasto inerme nei confronti delle iniziative dello Stato che hanno certamente sottratto e tagliato risorse alla Sardegna.

E' ancora sulle pagine dei giornali di questi giorni lo scandalo del G8, le cui cicatrici sono assai visibili nell'isola di La Maddalena; un'altra di quelle illusioni che si sono manifestate tali rispetto ai programmi di sviluppo della nostra regione. E noi vigileremo ogni giorno - Assessore, glielo dico - noi saremo inflessibili, implacabili nel richiamare la Giunta e il suo Presidente al rispetto di quell'ordine del giorno e non cederemo di un millimetro sul rispetto delle prerogative della Sardegna.

Ma se da parte nostra, in questo caso, l'assunzione di responsabilità c'è stata (perché dove vede una carenza l'opposizione non si tira indietro e cerca di intervenire e di dare anche forza, di rianimare un Presidente, una Giunta che appaiono deboli) cercheremo di fare la stessa cosa di fronte ad una proposta di legge finanziaria che purtroppo si muove nel solco della continuità con la qualità dell'iniziativa legislativa di questa Giunta e di questa maggioranza.

Io credo che se guardiamo a quanto è successo in questi due anni ci accorgiamo che non c'è stata una singola legge, al di là degli atti obbligatori, che in qualche modo possa aver dato l'idea dell'impronta riformista della Giunta e della maggioranza di centrodestra. Non l'ha data certo il piano casa, che la Sardegna ha ereditato da un decreto legislativo nazionale ed applicato male, un piano casa che è diventato il lasciapassare per nuove costruzioni nell'agro e nelle coste, anziché uno strumento per migliorare la qualità delle zone urbane. A ciò si è cercato in qualche modo di porre rimedio con un emendamento che è stato approvato in Commissione, e che anch'io personalmente approvo. E' chiaro, infatti, che se si vuole qualificare il patrimonio urbanistico dei centri abitati bisogna dotarsi degli strumenti per farlo, ed oggi non aver previsto in legge la monetizzazione delle nuove volumetrie per quanto riguarda i parcheggi di fatto blocca l'applicazione dell'unica parte del piano casa che poteva essere condivisibile, cioè quella relativa alla riqualificazione del tessuto urbanistico nei centri abitati.

Quindi certamente non può essere considerata riformista quella legge, che è stato un finto piano casa, perché non ha consentito di garantire la casa a nessuno, ma ha dato un via libera alle costruzioni nelle coste. E non lo possono essere considerate le altre leggi che avete approvato: da quelle sull'apertura il primo maggio degli esercizi commerciali a quella sugli oratori o a finanziarie che sono state non snelle ma a nostro avviso vuote, spesso dannose, spesso dei libri dei sogni, spesso fabbriche di promesse e di riforme mai realizzate.

Mi ha aiutato molto il collega Ladu perché ha parlato di delega in bianco. Io potrei sottoscrivere le sue parole, il suo intervento è un altro esempio di una maggioranza che non crede in se stessa, che non ha una bussola, che non ha un progetto, che non ha una rotta. Ripeto le parole del collega Ladu: ha parlato di Consiglio esautorato, ha parlato di frattura tra Consiglio e Giunta, ha parlato in qualche modo di mancanza di raccordo totale, ha spiegato che non c'è un singolo consigliere oggi, per effetto di questa delega in bianco che è stata accordata alla Giunta e che ancora oggi accordiamo (perché andrò poi a leggere quello che recita l'articolo 3) che sappia cosa accade nel suo territorio e che cosa la Giunta stia preparando nel suo territorio.

Ecco un segnale di distacco, una maggioranza che prende le distanze da se stessa, e prende le distanze dalla propria Giunta. Questo è quello che siete oggi dopo due anni di governo della Regione. Una Giunta debole, debole nei confronti dello Stato, che noi proviamo a rinvigorire anche con il nostro contributo, che ha bisogno, per trovare stimoli, per ravvivarsi, di gesti forti come quello dei pastori che hanno occupato l'aula; una Giunta che non ha prodotto una sola legge organica di riforma e di riordino e che ha scelto la strada dei commissariamenti "di tutto e di più", a cominciare dalle aziende sanitarie, senza che quei commissariamenti abbiano poi prodotto l'esito voluto.

Il risultato è quello di una riforma di cui non si conoscono nemmeno i contorni se non per quello che voi stessi scrivete negli allegati al bilancio e dove - com'è stato richiamato anche dal collega Sabatini -spiegate che la ricetta di riforma del sistema sanitario (collega Vargiu, lei immagino abbia letto questo libretto) è esattamente quella che abbiamo proposto noi, del centrosinistra, cioè abbattere i posti letto per gli acuti e deospedalizzare la sanità. Insomma, si dice chiaramente in quel documento che occorre continuare nel solco tracciato centrosinistra. E' una prova in più della vostra insipienza. Io credo che i documenti non li abbiate neanche letti, forse ne avete delegato la stesura ai funzionari, e i funzionari scrivono la realtà oggettiva, e cioè che l'unico orientamento, l'unica rotta riformista è ancora quella che abbiamo tracciato nella scorsa legislatura.

Quindi ci troviamo di fronte a una finanziaria vuota, una finanziaria che è poco più di una legge di bilancio dove però, proprio perché manca una bussola, manca una rotta, riemerge la vecchia praticha delle leggine introdotte dalla finestra per accontentare gli amici o gli amici degli amici, torna la vecchia praticha di norme battezzate con nome e cognome e in questo caso non è la Giunta responsabile quanto la maggioranza che, non avendo un indirizzo, non avendo un quadro, capisce che ce n'è per tutti e in Commissione apre le porte e cerca di mantenersi insieme, visto che non c'è un'idea, con le vecchie pratiche spartitorie.

Ricompaiono così commi per la Carta di Zuri, Villa Chiara di Olbia, per le fondazioni, ce n'è per tutti, sono convinto che ce ne sarà per tutti, ci sarà un'equa ripartizione di risorse certamente non finalizzata a progetti organici di sviluppo ma ad accontentare l'uno e l'altro. Questa è la vostra finanziaria, leggetela, provate a leggerla.

E poi quando si parla di norme, quando si parla dei bisogni veri dei sardi, quando si parla di misure per l'occupazione e per il lavoro si torna alle leggi delega. Io credo che quella dell'articolo 3 sia una poesia, una poesia che vada letta e decantata e illustrata e affissa nei manifesti fuori da qui per spiegare qual è il livello riformista del centrodestra oggi e di questa Presidenza. E' un libro dei sogni, un elenco, un elenco di desideri: l'aumento del tasso di occupazione e naturalmente la riduzione di quello di disoccupazione, il reimpiego e l'accompagnamento al lavoro dei lavoratori che beneficiano degli amici ammortizzatori sociali, anche con l'istituzione di un apposito strumento operativo, la riqualificazione e il rafforzamento delle politiche di contrasto alla povertà; la riduzione della dispersione scolastica con il potenziamento degli interventi per la scuola e per la formazione professionale, la valorizzazione delle aree rurali interessate da fenomeni di spopolamento. Bene, benissimo, e chi non è a favore di tutto questo? E poi andiamo a leggere quali sono gli strumenti indicati e scopriamo che quello è soltanto un mero elenco, è soltanto l'ennesimo libro dei sogni, è soltanto la copertina patinata che volete ancora rifilare ai sardi per coprire la vergogna della vostra incapacità di proporre progetti di governo.

E allora la magia è che tutti questi atti, tutti questi obiettivi che io sottoscrivo (e che voto come obiettivi, voterò a favore di quel comma, per votare poi contro tutto il resto) si dovrebbero conseguire - e lo leggo, perché è veramente emblematico - con delibera della Giunta regionale, su proposta degli Assessori competenti, dove saranno definiti il programma degli interventi e il relativo riparto tra gli stessi. Punto, finito, non c'è una parola di più. Un libro dei sogni, un elenco speranzoso, dove non sappiamo neanche come debbano essere impiegate le risorse, perché le risorse hanno senso se sono legate a degli obiettivi.

E naturalmente per le novità successive, cari colleghi, ci sarà un collegato, "un collegato che certamente traccerà la rotta di questi lodevoli obiettivi, e che avrà un programma naturalmente articolato" - e sto testualmente leggendo - "alla cui copertura finanziaria si farà fronte con il fondo dei nuovi oneri legislativi". Ora, colleghi, colleghi del centrodestra, assessore La Spisa, noi siamo stati responsabili e disponibili nel dare nerbo, forza, sostegno e aggiungere coraggio e determinazione alla vertenza con lo Stato; ma diventa difficile, veramente difficile legiferare e offrire il nostro contributo di fronte a una norma di tale genericità, alla richiesta ennesima di una delega in bianco che certifichi la vostra incapacità di essere riformisti, perché poi, se doveste scendere in qualche dettaglio su quello che volete fare, sareste voi per primi a non essere d'accordo tra di voi.

Quindi questa diventa una formula magica, diventa il coperchio con cui coprire la vostra incapacità, l'impossibilità che avete di mettervi poi d'accordo sugli strumenti concreti e pratici con cui raggiungere questi obiettivi che, ripeto, di per sé sono lodevoli. Allora cosa fare, colleghi? Come essere di nuovo di aiuto? Come provare a svolgere responsabilmente il nostro ruolo e provare a offrire un contributo all'interno di una cornice così frammentaria, così nebulosa?

Noi ci proveremo, noi proveremo a fornirvi le idee che voi andate in giro col lanternino a cercare, ma che poi non siete in grado di recepire, perché scegliere tra le idee e svilupparle diventa opera assai difficile. E non chiederemo cose complicate, noi partiamo dalla considerazione che quando non si ha una rotta, una bussola chiara, non si ha un'idea di Sardegna, come nel vostro caso, quando c'è una maggioranza balbettante, quando non c'è una coesione politica valoriale, quando non c'è un'identità comune, è meglio fare poche cose semplici, e noi vi chiederemo di fare poche cose semplici.

La prima cosa che vi chiederemo di fare con i nostri emendamenti, e ai quali vi preghiamo di prestare attenzione, è di valorizzare il sistema degli enti locali. In mancanza di idee, vi chiediamo di assegnare risorse e strumenti agli enti locali che hanno un rapporto diretto col territorio e ne conoscono i problemi. Quindi un piano di opere pubbliche immediatamente cantierabili, le cui priorità siano stabilite dalla cantierabilità ed esecutività dei progetti, senza che quel fondo, come vorreste fare nell'articolo 1, sia in alcun modo accentrato in capo alla Giunta regionale, ma sia un fondo a disposizione degli enti locali, le cui priorità siano stabilite sulla base dell'effettiva cantierabilità.

Poi vi chiederemo e vi chiediamo di pensare a un grande piano di riqualificazione energetica degli edifici pubblici. E' stato detto più volte che ci troviamo in una fase di crisi economica, e le crisi economiche si affrontano e si attenuano con un'unica ricetta, che è quella Keynesiana, quella dell'intervento pubblico, ma l'intervento pubblico può essere un intervento per tenere le imprese impegnate, per scavare buche nel terreno e poi riempirle, quindi senza un progetto, senza un investimento che produca ritorni nel futuro, o un intervento in opere, in attività (come certamente le infrastrutture, o come certamente la riqualificazione energetica) che possono nel tempo portare dei ritorni.

Qual è l'attività oggi più remunerativa, che garantisce il miglior ritorno, se non quella della riqualificazione energetica del patrimonio pubblico? Potremmo intervenire sulle 2 mila scuole della Sardegna che sono in condizioni più difficili, potremmo migliorare l'isolamento termico degli edifici, potremmo creare dei piccoli impianti fotovoltaici di produzione energetica, potremmo in sostanza investire oggi per avere un ritorno domani in termini di minor costi per il riscaldamento degli edifici, per l'illuminazione degli edifici, garantendoci un ritorno nel tempo, e quindi non un investimento di semplice sostegno, non un investimento assistenziale, ma un investimento vero e proprio, che punti a produrre ritorni misurabili e tangibili in prospettiva.

Potremmo parlare di molti altri interventi, ma noi continuiamo a dire che occorre un grande intervento sulle generazioni future. Oggi, per la prima volta dal dopoguerra, le generazioni future che si affacciano al mercato del lavoro non sanno se il loro tenore di vita crescerà, come è stato per i loro genitori e per i loro nonni, non vedono un futuro dove possano crescere, dove le loro aspirazioni possano realizzarsi, ma scorgono nubi all'orizzonte. Per la prima volta, si è spezzato un patto di solidarietà tra generazioni, abbiamo avuto una generazione (quella degli anni '60, '70 e '80) che ha le tutele, che ha un sistema di tutele e di assistenza tra i più avanzati al mondo, che può contare su una posizione che forse scricchiola, ma che c'è, e generazioni future che non vi possono contare.

L'altro elemento quindi su cui noi chiederemo di investire sono le generazioni future, e ciò dovrà avvenire tramite un piano per il lavoro, ma soprattutto tramite interventi molto più circostanziati e dettagliati sull'istruzione e sull'università. Questo sarà il nostro aiuto, lo faremo responsabilmente per suggerirvi quelle idee che non avete, cercando di far sì che questa stagione di governo del centrodestra sia una stagione che comunque non precluda alla Sardegna di tornare a crescere, quando noi, molto presto, torneremo a governare.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (I.d.V.). Presidente, signor assessore La Spisa (visto che c'è solo lei) anche oggi si celebra la liturgia della crocifissione, ovvero della discussione della legge finanziaria. Una liturgia stanca, monotona, inutile, scontata, vuota di contenuti. Ahimè, la celebrazione e il celebrante sanno di déjà vu, film già visto, finale scontato e risaputo. Eppure, signor Presidente, questa volta lei aveva (o, meglio, ha) la possibilità di attribuire un profilo e uno spessore diverso alla sua celebrazione. Sarebbe stato sufficiente (potrebbe ancora esserlo) che ciò che lei si era ripromesso un anno fa, dieci mesi fa, per un anno intero, non fosse rimasto solo un proposito.

Lo Stato continua a mortificare l'autonomia della Sardegna, i trasferimenti che già sarebbero dovuti essere dentro il bilancio regionale allocano ancora nel salvadanaio di Tremonti. Le garanzie, il rispetto del trasferimento del gettito erariale spettanteci per gli anni 2010-2011 giacciono ancora tra le tante promesse e gli impegni inevasi di un Governo e un Presidente del Consiglio clamorosamente decisi a non mantenere un impegno, verso una Regione finora usata e bistrattata come la peggiore delle figlie illegittime.

E' veritiero il bilancio dello Stato? Lo è quello della Regione? Non lo sono tutti e due? E' così difficile, per chi è deputato a farlo, chiarire inequivocabilmente questo aspetto fondamentale dirimente in una situazione socio-economica che dire disastrosa è un eufemismo allo stato puro? L'applicazione dell'articolo 8 dello Statuto è oggi l'unico modo incisivo per dare qualche risposta alle esigenze reali dei sardi, di quei sardi che in numero di 350.000 vivono sotto la soglia di povertà, che contano la percentuale più alta in Italia, e fra le più alte in Europa, in termini di disoccupazione (44, 7 per cento tra i giovani dai 20 ai 45 anni). Quei sardi che disperati occupano strade e piazze, aeroporti e porti per gridare il loro estremo disagio.

Settantacinque piccoli comuni hanno visto chiudere le scuole elementari. I precari continuano ad ingrossare le fila nonostante il Consiglio nel 2009 abbia approvato una legge che prevedeva stabilizzazioni e non più agenzie interinali o clientele di bassa lega. Lo stillicidio dei problemi irrisolti, anzi, aggravati, potrebbe durare a lungo, ma se anche larghe istanze della maggioranza consiliare definiscono questa una finanziaria senza anima, immaginiamo un po' e immaginate che corpo potrà avere se non quello della "ligre".

Colleghi, non so se avete mai sentito parlare della "ligre"; è un incrocio tra un leone maschio e una tigre femmina, è un animale che cresce in maniera smisurata ed abnorme, in quanto la tigre femmina non trasmette nessun gene inibitore della crescita, per cui, cresce per tutta la vita fino a che il suo petto smisurato non può più essere sostenuto dalla struttura ossea e quindi muore. Questo esempio molto cogente è stato fatto dagli amici dell'associazione "liberiamo l'acqua", che si propongono di presentare alla Giunta una proposta seria sugli ambiti ottimali per i servizi idrici. Ma rende bene anche per rappresentare una struttura regionale che cresce a dismisura con il mantenimento di tutte le agenzie, gli enti e diverse articolazioni che dovevano essere ridimensionate e che invece continuano a succhiare sangue dalla carne viva dei sardi, senza che la loro presenza giustifichi qualsiasi compito razionale.

La razionalizzazione della spesa, i tagli, le ASL con i Commissari in proroga, aumentano vergognosamente le liste d'attesa senza una proposta seria, da paese civile, per cercare di ridurle, e i modi ci sarebbero. Se invece di perseguire le spese fuori controllo si conoscesse bene la situazione reale, il bisogno quotidiano e qualcuno facesse propria la tanto decantata politica dell'ascolto, curando altresì la sordità cronica qualche risultato si otterrebbe. Il parere negativo sul disegno di legge finanziario non è strumentale, ma dettato dal fatto che, ancora una volta, non si intravedono scelte di natura riorganizzativa e semplificazioni atte ad incrementare le dotazioni finanziarie a favore dello sviluppo, del lavoro e degli investimenti.

Come rivela l'ANCI, si dissente in ordine alla programmazione del fondo unico per gli enti locali, configurando, tra l'altro, una palese violazione delle disposizioni della legge istitutiva. Più volte vi siete ripromessi di aumentare il fondo per poter finanziare tutti quei bandi che hanno visto comuni, associazioni di comuni e comunità montane partecipare con grandi sacrifici economici senza riuscire, pur presenti nelle graduatorie, ad ottenere i finanziamenti per mancanza di risorse (mi riferisco al bando Civis, al bando Biddas).

Credo che sia giunta l'ora di inviare un segnale per muovere l'economia e lo sviluppo di questi piccoli comuni che insistono soprattutto nelle zone interne, in quell'entroterra a voi tanto caro. Non potete aver dimenticato che all'atto dell'approvazione della finanziaria 2009, e successivamente con il cosiddetto disegno riguardante il Piano casa, assumeste l'impegno di rifinanziare i contributi a fondo perduto di 25 mila euro per l'acquisto della prima casa per le giovani coppie.

Che dire ancora della totale mancanza di risorse necessarie per la realizzazione di interventi strutturali nel settore agricolo la cui situazione permane di estrema difficoltà? Come non è più procrastinabile la riorganizzazione degli enti agricoli e delle agenzie regionali che operano nel settore con una ripartizione più razionale delle funzioni da esse attualmente svolte, riducendo l'incidenza percentuale della spesa del personale sugli stanziamenti di bilancio facenti capo all'Assessorato. Il Consiglio delle autonomie chiede una riflessione sulle percentuali riferite alle spese correnti (69,2 per cento) rispetto alle spese di investimento (9,33 per cento).

Una seria riflessione occorre inoltre fare sulla diminuzione di circa 20 milioni di euro rispetto al 2010 a danno del sistema delle autonomie locali. Ieri l'assessore La Spisa ha fatto una seria riflessione sull'utilizzo, non superficiale, ma razionale, di quelle risorse che dovrebbero arrivare dallo Stato. Io per questo credo sia il caso che, su alcuni articoli, soprattutto sui provvedimenti all'articolo 2, e successivamente al comma 3, si faccia un'attentissima riflessione. Signor Presidente, signori Assessori, la liturgia della crocifissione prevede dopo tre giorni la resurrezione, noi ci accontenteremo se in questo Palazzo avvenisse anche dopo 20 mesi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi). Signor Presidente, colleghi del Consiglio regionale, noi Riformatori interveniamo nel dibattito sulla legge finanziaria con l'idea che questo dibattito possa aiutare quest'Aula a compiere dei passi avanti. E' un dibattito che si svolge sulla terza legge finanziaria di questa legislatura, quindi non è più un dibattito nel quale ci si palleggia reciprocamente responsabilità tra schieramenti, ma è un dibattito dove la maggioranza ha già una posizione matura, che è quella legata all'aver gestito i primi due anni di bilanci regionali e quindi di politiche di sviluppo, di politiche della spesa della Regione e, d'altra parte, la minoranza ha consolidato il proprio atteggiamento sulla base dell'esperienza degli anni in cui ha governato e sulla base delle iniziative assunte dalla maggioranza in questi primi due anni di legislatura. Quindi credo che sia un momento in cui sia possibile scambiarci, tra maggioranza e minoranza (ma direi all'interno del Consiglio regionale con tutti coloro che vogliono ascoltare) delle valutazioni.

Ieri il collega Paolo Maninchedda sul fatto che il Consiglio regionale abbia difficoltà a essere quell'agorà di scambio di opinioni che dovrebbe essere nella realtà, nel senso che effettivamente, se voi ci pensate, noi consiglieri regionali abbiamo grandi difficoltà a trovare dei momenti in cui ragionare fra di noi, nel senso che l'Aula, che dovrebbe essere il luogo centrale del ragionamento, del confronto, della discussione, purtroppo, lo possiamo vedere anche in queste ore, non riesce a far fronte a quella che dovrebbe essere la sua funzione, le Commissioni sono diventate una sede in cui ci si confronta più su dettagli tecnici e più su posizioni di schieramento che non una reale sede di approfondimento delle materie di loro competenza.

Non esiste, fuori dal Consiglio regionale, una sede dove ci possa essere un confronto alto sui temi della politica, dove si possa avere uno scambio di opinioni fra maggioranza e minoranza, tra diverse forze presenti in Consiglio e forze che rappresentano la società civile. Alla fine, la conclusione è che, probabilmente, gli strumenti di democrazia delegata che noi siamo abituati a gestire, che siamo abituati a utilizzare e che non ci poniamo neanche il problema se debbano essere cambiati, cominciano a essere insufficienti rispetto alla fase politica che stiamo vivendo.

Noi abbiamo cercato di iniziare a dare qualche interpretazione a queste difficoltà. Voi troverete all'interno di questa legge finanziaria un emendamento, che proponiamo all'Aula pur nella consapevolezza delle difficoltà che incontrerà per essere approvato. E' una proposta di legge di iniziativa costituzionale, quella per la riduzione da 80 a 60 del numero dei consiglieri regionali, finalizzata fondamentalmente a ridare dimensione a quest'Aula, che possa essere quella utile a riniziare un confronto. Io credo che sia difficile sostenere che questa Regione ha bisogno di 80 consiglieri regionali, credo che sia in salita dire che le dinamiche di quest'Aula di 80 persone siano fondamentali per il prodotto che da quest'Aula arriva.

Forse ha ragione il collega Porcu quando dice che sono poche le leggi sostanziali approvate da quest'Aula. Sicuramente le leggi sostanziali che sono state approvate da quest'Aula non sono state discusse da 80 consiglieri regionali perché non è possibile una discussione in Aula che vede protagonisti 80 consiglieri regionali. Oggi che è in discussione una delle leggi più importanti dell'anno che verrà o dell'anno che si conclude, sono presenti in aula 20 consiglieri regionali, una buona parte dei quali è dedita ad occupazioni che poco hanno a che vedere con il confronto dialettico. Perché? Perché l'Aula non crede che ci sia la possibilità, attraverso il confronto dialettico, di arrivare a un miglioramento della sua produzione reale.

Nel momento in cui noi fossimo disposti a ridurre il numero dei consiglieri regionali da 80 a 60 staremmo inviando un messaggio importante alla gente, ed è un messaggio che ci consentirebbe di introdurre il secondo emendamento che noi stiamo proponendo a quest'Aula: quello della riduzione del numero delle province.

Probabilmente tutte le 8 province sarde potrebbero essere abolite, ma sicuramente ce ne sono 4, sulle quali questo Consiglio regionale ha avuto un ruolo fondamentale per quanto riguarda la loro creazione, che noi possiamo tranquillamente cancellare e nel cancellarle probabilmente faremmo il primo regalo ai cittadini delle zone geografiche della Sardegna che vengono private dello strumento della provincia e che possono utilizzare dei fondi, che sono delegati al funzionamento delle macchine burocratiche e amministrative, per la soluzione di problemi reali del territorio.

Però questo ragionamento che io svolgo è in realtà semplicemente un ragionamento propedeutico agli altri che i Riformatori intenderebbero introdurre in quest'Aula e che ormai mettono le radici anche nella riflessione su quanto ciascuno di noi ha appreso restando per anni all'interno di questa Assemblea regionale.

Io ricordo perfettamente che in occasione di una delle prime, forse la prima finanziaria che venni chiamato a votare, più di dieci anni or sono, la maggioranza - io allora ero consigliere di maggioranza - venne convocata nella sala delle riunioni dell'Assessorato della pubblica istruzione dove il Presidente della Regione di allora e l'Assessore della programmazione di allora ci esposero i conti. Io, che come capacità di lettura dei conti avevo quella familiare e al massimo quella aziendale o quella derivatami dalla poca esperienza che avevo maturato all'interno degli enti locali, ricordo che mi spaventai per quel bilancio regionale, perché era un bilancio che presentava un indebitamento pauroso e nonostante ciò l'Assessore della programmazione e il Presidente di allora proposero l'accensione di nuovi mutui per finanziare spese di investimento. Allo stesso tempo affermavano: "Abbiamo pressoché raggiunto la capacità complessiva di indebitamento della Regione".

Sembrava che la Regione Sardegna stesse seguendo le orme dello Stato, che negli anni 60 e 70 pose a carico del debito pubblico un benessere superiore a quello che poteva garantire ai propri cittadini, sapendo che prima o poi qualcuno avrebbe pagato. Sembrava che la Regione stesse facendo la stessa cosa. Poi imparando, all'interno della terza Commissione, a leggere i bilanci regionali ciascuno di noi apprese di quella valanga di residui che rappresentavano e rappresentano una zona grigia del bilancio regionale e che consentono agli Assessori della programmazione di andare avanti nella gestione della quotidianità e anche della programmazione senza grossi patemi d'animo, ma sostanzialmente privano qualunque consigliere regionale o chiunque voglia capire il bilancio della Regione della possibilità di comprendere alcunché.

Ecco, io credo che una delle operazioni più importanti che questa Giunta regionale stia facendo - e devo dire che la sta facendo anche sulla base di spinte che vengono dal Consiglio regionale - sia quella attuata attraverso la normativa e attraverso la volontà specificamente dimostrata, di ridare alla Regione Sardegna un bilancio reale, un bilancio leggibile, un bilancio dove sia possibile capire quali sono le risorse, dove vanno le risorse, qual è la spesa, dove va la spesa, un bilancio all'interno del quale - e io credo che nei prossimi mesi dovremmo completare questo lavoro - non sia più possibile occultare alcunché, un bilancio dal quale si evincono con chiarezza le politiche di sviluppo, di innovazione ma anche di gestione ordinaria che la Regione vuol fare.

Riflettendo su tutto ciò riprendo ragionamenti espressi da consiglieri di maggioranza, ma soprattutto da consiglieri che non appartengono alla maggioranza, dal relatore di minoranza onorevole Sabatini, da Gian Valerio Sanna, da Chicco Porcu, i quali hanno pronunciato affermazioni ampiamente condivise da chiunque abbia applicato la propria intelligenza e i propri strumenti culturali a studiare i problemi. Chi non l'ha fatto è possibile che abbia percezioni diverse, ma quando si condividono gli strumenti e si sistematizza lo studio è difficile che non ci sia un'area comune nella quale ci si comprenda senza che ci sia il rischio di fraintendimenti.

Voglio partire dalla sanità. Voglio partire dalla sanità un po' perché la conosco bene e un po' perché parlando con il presidente Soru nei giorni scorsi in maniera informale ho provato a dire che è il primo dei settori nel quale dovremmo ragionare senza vincoli di schieramento. Perché affermo questo? Guardate, io sono stanco di ribaltare sulle amministrazioni precedenti e di sentire ribaltare sull'amministrazione attuale o su quelle precedenti alle precedenti le colpe di disavanzi che sono purtroppo, credetemi colleghi, consolidati indipendentemente da chi va a governare.

Nell'anno 2005 - sono i dati che ci fornisce la Ragioneria centrale dello Stato - quando era in carica la Giunta di centrosinistra (l'assessore Dirindin era Assessore della sanità in quell'anno), la perdita netta fu di 328 milioni di euro, cioè il disavanzo tra i fondi CIPE, tra gli stanziamenti statali, lo dico meglio, tra quello che lo Stato dice che a noi dovrebbe bastare per gestire i livelli essenziali di assistenza e quello che spendemmo a fine anno, fu di 328 milioni di euro. Dopo ci fu una politica di contenimento della spesa che sortì risultati significativi perché nel 2006 il disavanzo fu di 124 milioni di euro, nel 2007 fu di 107 milioni di euro. Ma poi finì il virtuosismo perché nel 2008 - sempre al governo il centrosinistra - il disavanzo arrivò a 180 milioni di euro, quindi riniziò a crescere, e nel 2009, che fa il paio con il 2004 - i famosi anni orribili che vedono la gestione di un Assessore di una parte e di direttori generali che non gli rispondono di un'altra parte - il risultato tornò a meno 265 milioni di euro, sostanzialmente simile a quel meno 328 (forse migliore, ma non c'è da fare gare) che aveva caratterizzato il primo anno dell'amministrazione Dirindin.

Cosa vuol dire questo? Guardate, vuol dire due cose. La prima cosa di cui io sono convinto - e la ribadisco - è che lo Stato quando calcola come la Sardegna deve spendere soldi per raggiungere i livelli essenziali di assistenza si sbaglia perché usa per noi parametri di quote capitarie che sono simili a quelli della città di Milano, e garantire la sanità a Milano è cosa diversa da garantirla in Sardegna, dove ci sono 1 milione e 600 mila persone disperse in 24 mila chilometri quadrati di territorio. Noi non abbiamo mai spiegato allo Stato con forza, incatenandoci alla sedia del ministro Fazio, che si sbaglia quando ci calcola i costi basandosi sui livelli essenziali di assistenza, con tutte le pericolosissime conseguenze che ne deriveranno quando andremo a fare una sanità pagata in base ai costi standard.

Però c'è sicuramente un secondo punto, e cioè che in Sardegna i soldi per la sanità non vengono spesi tutti bene e, credetemi, il fatto che non vengano spesi bene non è un problema di centrodestra o di centrosinistra, cioè non è che i fascisti li spendono peggio dei comunisti e i comunisti meglio dei liberali. Il problema è che se un sistema complessivamente funziona, garantendo una fascia di privilegio e di spreco nota a tutti, sulla quale noi non vogliamo intervenire, il sistema continua ad andare avanti così e i suoi costi finiscono per essere consolidati. Perché se noi sappiamo che c'è un 15 per cento di spreco non è che se riduciamo del 15 per cento il finanziamento sparisce lo spreco, sparisce l'85 per cento di prestazioni ai cittadini e il 15 di spreco. Quindi, si riduce di un 15 per cento la spesa, ma la riduzione del 15 per cento della spesa grava, se non si riforma il sistema, sia sugli sprechi sia su ciò che virtuosamente viene fornito al cittadino.

Oggi noi riceviamo continuamente, dal settore della sanità, richieste di aumento di prestazioni, ma non è un problema sardo, è un problema mondiale. Dovunque il cittadino cresce di consapevolezza, automaticamente chiede migliori prestazioni a tutela della sua salute. Quindi, non è un problema locale. Il problema è che mentre la spesa sanitaria cresce del 4 per cento l'anno, il PIL non cresce più e quindi alla fine se noi non riformiamo strutturalmente il sistema siamo condannati alla bancarotta sanitaria, perché quando ogni anno aggiungeremo 150-200 milioni di euro alla nostra spesa sanitaria, altro che fondi ai Comuni, i fondi ai Comuni spariranno! Altro che fondi per lo sviluppo, fondi per le infrastrutturazioni: provate a spiegare ai cittadini che non possiamo più garantirgli le radiografie.

Qualcuno ha chiesto in Aula: perché noi ripianiamo la spesa sanitaria e non ripianiamo il resto? Non è vero che non ripianiamo il resto: Abbanoa la ripianiamo. La ripianeremo perché non possiamo dire ai cittadini che non gli erogheremo più l'acqua, così come non possiamo negargli il ricovero in ospedale e neanche le vaccinazioni e neanche le medicine quando stanno male. Quindi, ci sono dei servizi essenziali per i quali se non riformiamo il sistema saremo sempre costretti a intervenire finanziariamente, e ciò vale per la sanità, vale per Abbanoa e vale per tutti quei settori dove ci sono sacche di spreco che non si possono recuperare se non all'interno di riforme strutturali del sistema. Insomma, non ci sarà cambiamento sino a quando questo Consiglio regionale, insieme, non deciderà di mettere mano alle riforme, perché se non lo decidiamo insieme quando governiamo noi, voi porterete i cittadini di Ittiri a protestare, e quando governerete voi i cittadini di Ittiri in piazza li porteremo noi.

Io raccolgo il ragionamento del consigliere Porcu (l'ultimo che ho ascoltato con attenzione del centrosinistra) però, il consigliere Porcu, lo dice chiaramente, applica politiche Keynesiane. Le politiche Keynesiane sia che si scavino le buche nelle strade e le si riempiano, sia che si investa sui pannelli solari o sulla valorizzazione degli edifici sardi pubblici, rimagono politiche Keynesiane. Noi invece ci dobbiamo porre il problema anche della crescita del PIL perché le politiche Keynesiane sono politiche di ridistribuzione mentre quelle che interessano noi sono anche di produzione.

Una società che voglia fare solidarietà deve essere una società ricca perché per fare solidarietà verso chi sta male, verso i deboli, verso i poveri, per tutelare chi sta peggio la società deve essere ricca! La società povera divide miseria, quindi il criterio redistributivo ha senso quando c'è una grande ricchezza, ma quando la ricchezza non c'è, la ricchezza va prodotta. Interroghiamoci allora se il nostro sistema complessivo Paese è in grado - lo chiedeva ieri il consigliere Diana - di fare questo. La burocrazia regionale, questa burocrazia regionale, signori, che voi conoscete quanto noi, è in grado di supportare una riscossa qualitativa del nostro sistema? Questa nostra università pubblica della Sardegna, di Cagliari e di Sassari, è in grado di supportare quelle politiche di innovazione, quelle politiche di sviluppo tecnologico, quelle politiche di riscoperta di risorse della nostra società che tutti quanti noi abbiamo in bocca? Beh, insomma, chiediamocelo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue VARGIU.) Le nuove politiche di sviluppo, quelle che stiamo sforzandoci di inventare e che non possono essere soltanto politiche Keynesiane, beh, insomma, le nuove politiche di sviluppo ce le abbiamo in mente? C'è qualcuno che le sta pensando, che le sta ideando, c'è un grande brainstorming in Sardegna, una grande concentrazione di cervelli, al di là delle parti politiche, che sta riflettendo sul cosa fare?

Io, al di là della rilassatezza comprensibile, anche in rapporto al periodo dell'anno in cui stiamo iniziando a discutere la legge finanziaria che oggi è in Aula, non vedo questa sofferenza della classe dirigente sarda che è maieutica, levatrice di un grande processo di cambiamento della Sardegna, e non vedo neanche nei consiglieri regionali, in noi stessi, la consapevolezza della drammaticità e della difficoltà del momento che stiamo affrontando. Drammaticità che ci costringe a selezionare, se ne abbiamo, le risorse migliori della nostra classe dirigente, e a far crescere, nelle fasce anagrafiche successive alla nostra, la capacità di fare qualcosa per la Sardegna.

Guardate, non è fondamentale che in questo Consiglio regionale siedano trentenni, è fondamentale che inizino a sedersi trentenni con la testa diversa dalla nostra, perché se arriveranno i nostri cloni sarà uguale. Allora noi dobbiamo avere la capacità di porre le condizioni del cambiamento. Io credo che questa sia la sfida che noi ci stiamo preparando in questo Consiglio regionale anche attraverso la discussione su questa legge finanziaria. Gli strumenti del passato non sono più sufficienti, né quelli economici, né quelli finanziari, né quelli della burocrazia, né quelli della politica. Troviamo modi e sedi per cambiarli e il cambiamento non potrà che avvenire superando steccati di schieramenti ideologici che, sinché rimangono, sono soltanto nocivi a noi e alla Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, non intendo svolgere un intervento particolarmente articolato perché mi interessa esprimere tre, quattro concetti che aiutino la discussione in sede di esame degli articoli e soprattutto aiutino il Consiglio regionale ad approvare celermente la manovra finanziaria di bilancio per consegnare alla Regione, quindi alla Sardegna, uno strumento contabile efficace rispetto non tanto agli interventi immediati e anticrisi (su questo c'è abbastanza distanza tra la maggioranza e le opposizioni) quanto agi interventi strutturali.

La battaglia che ci apprestiamo a condurre nei confronti dello Stato sulla partita delle entrate ha un senso se noi dimostriamo che abbiamo capacità di spesa. Se noi non dimostrassimo di avere capacità di spendere, e utilmente spendere, le risorse finanziarie che possediamo, avrebbe ragione lo Stato centrale a dire che piuttosto che depositarle nelle casse della Regione e di una Regione periferica come la nostra, sarebbe più utile mantenerle nelle sue casse e gestirle direttamente.

Noi riteniamo che sia essenziale, perché questa manovra acquisisca un tratto di serietà aggiuntiva, un intervento risolutivo su due fronti: quello del disavanzo, che è un disavanzo fittizio per mancata contrazione di mutui, che peraltro vanno a coprire spese non realizzate, e quello dei residui, che è una massa finanziaria sproporzionata di promesse di spesa elargite clientelarmente e mai realizzate. Su questi due fronti noi ci aspettiamo serietà da parte della maggioranza, ma ci aspettiamo anche una compattezza generale del Consiglio regionale. Non possiamo pensare che le proroghe ad intervenire su questi argomenti facilitino la spesa degli enti locali o migliorino l'efficienza degli Uffici regionali nell'erogazione e nei trasferimenti delle risorse anche ad altri soggetti pubblici. Servono solo ad avallare la pigrizia amministrativa di cui questa Regione è stata negli anni campione, e soprattutto servono a rimanere nella menzogna, a garantire cose che non si faranno, a esercitare una sorta di pacificazione sociale illudendo una parte della società che prima o poi qualche cosa finalmente gli arriverà.

Noi dobbiamo essere seri e per essere seri dobbiamo spiegare ai sardi qual è esattamente l'entità delle risorse finanziarie disponibili, indicare in modo chiaro le priorità attraverso le quali si sviluppa la spesa regionale, e soprattutto andare ad un sistematico monitoraggio dell'efficienza della spesa perché si sia sottoposti severamente al controllo sociale e quindi anche alla valutazione della nostra capacità di governare. Questo è il primo punto. Il secondo punto. Lo dico all'onorevole Diana, che è autorevolissimo Presidente del Gruppo di maggioranza in questo Consiglio regionale: per noi è fondamentale procedere anche a una pulizia severissima da ogni tipo di spreco, da ogni pratica clientelare perché non sarebbe capita.

Nella realtà sarda esistono situazioni di drammaticità assoluta, non possiamo pertanto regalare consulenze, non possiamo bypassare le norme che sono già contenute nella finanziaria dell'anno scorso e che riguardano le modalità attraverso le quali si assumono anche i contributi straordinari di professionalità di cui ha bisogno la Regione. E' agire in modo distorto costruendo le condizioni perché questo bilancio, perché la manovra di spesa della Regione sia sempre in qualche misura colpita da costumi anche morali che non sono più tollerabili in una condizione di crisi come questa.

La terza cosa che dobbiamo fare riguarda gli impegni che anche vicendevolmente assumiamo. Gli impegni vanno rispettati. A me è capitato di verificare, per esempio, che di fronte ad un voto unanime che riguardava una norma della legge numero 3 del 2009, esattamente l'articolo 3, che prima abbiamo votato tutti quanti insieme, alcuni di coloro che l'hanno votata hanno poi sollevato questioni che successivamente si sono tradotte in un'iniziativa del Governo nazionale che ha portato quella legge davanti alla Corte costituzionale.

La Corte costituzionale ha espresso alcune osservazioni, quelle osservazioni vanno prese, accolte e riproposta quella disposizione di legge. Presidente, c'è troppa confusione. Io i 500 emendamenti ce li ho pronti, forse è utile che si ascolti.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, mi pare che la distrazione sia equamente distribuita.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). C'è confusione, sarà equamente distribuita la confusione, ma non si capisce niente.

PRESIDENTE. Appunto. Prego onorevole Uras.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Noi abbiamo assunto - lo dico all'assessore La Spisa - alcuni impegni; l'anno scorso abbiamo approvato l'articolo 4 della finanziaria. Da sempre noi programmiamo la spesa della Regione, a "nasometro", non la programmiamo in ragione dell'effettivo bisogno, siccome la gran parte delle spese sono obbligatorie, sono spese correnti, per quella parte minima di finanza manovrabile ci affidiamo alle conoscenze. Noi ci dobbiamo invece dotare di procedure di analisi che ci consentano di stare dentro questo mondo, questo mondo che si evolve, che ha una dimensione che non è più solo locale, regionale, nazionale, ma è soprattutto una dimensione internazionale. Ci sono interessi economici che confliggono tra il sud e il nord dell'Europa, tra il bacino mediterraneo e le economie industriali della Germania, della Francia, dell'Inghilterra e di altri Paesi che si stanno affacciando sullo scenario internazionale.

Noi avevamo chiesto, articolo 4, di mettere in piedi un sistema di osservatori internazionali, di attribuire (prevalentemente io dico) alle università questa funzione, perché si intercettassero sia gli allarmi di crisi sia le prospettive, le opportunità di sviluppo, avendo come ottica quella del mercato euromediterraneo che va a liberarsi da molti vincoli di relazione. Questa norma che abbiamo approvato all'unanimità, prevedeva sul fondo regionale per l'occupazione 2 milioni di euro annui per quattro anni, l'anno scorso non è stato speso nulla: la dobbiamo cestinare? E' una delle tante norme che ci rassegniamo a vedere non attuata? Oppure manteniamo gli impegni?

Perché, onorevole Diana, se noi dovessimo anche accedere a una relazione diversa per i prossimi mesi, per questa situazione di crisi pesante che attraversa la Sardegna, per la vertenza alta che abbiamo deciso di intraprendere in comune nei confronti dello Stato, per le riforme che stiamo dicendo essere indispensabili e per cui abbiamo autorizzato la prima Commissione integrata ad andare avanti (e io dico che per andare avanti deve essere anche eletto il Presidente di quella Commissione) se facessimo tutto questo almeno dovremmo avere la garanzia che quello che ci diciamo, poi ciascuno di noi, per quello che gli compete, fa. In ultimo ragioniamo: c'è un articolo 3 che raccoglie alcuni elementi di riflessione su quali siano i necessari prioritari strumenti per sostenere la crisi.

Ascoltavo l'altro giorno Innocenzo Cipolletta - che, come è noto, è un famoso bolscevico che venne nominato direttore generale della Confindustria per alcuni anni - così si esprimeva: "Siamo in una fase nella quale bisogna tutelare gli stipendi e bisogna fare più stipendi, per contribuire ad una gestione della crisi che non mandi le situazioni più delicate, come quella del Mezzogiorno, della Sardegna, in una condizione da non ripresa, o per la quale ci vorrà troppo tempo per riprendersi, mentre gli altri viaggiano a mille. Io sono convinto di questo".

Quindi se interveniamo sul sociale, se interveniamo per lenire le conseguenze di una disoccupazione crescente, facciamolo in modo tale che l'intervento sia immediatamente operativo, che si traduca immediatamente in buste paga, non cerchiamo soluzioni troppo complicate, i cui effetti si vedranno fra 6-7 anni, (se si vedranno) non inventiamoci cose che non hanno un grande senso. Conteniamo questo buco della sanità, perché lì c'è molto da fare, e lì c'è anche un rimprovero da fare.

Io lo dico all'onorevole Vargiu: si ricorda i Commissari? Li state prorogando! Dovevate fare la riforma, non l'avete fatta. Riforme di questo genere non si fanno "contro", riforme di questo genere si fanno "per", e per farle per bisogna anche lì che si ragioni tutti insieme, non ci si può illudere di andare a tagliare con la scure ogni tipo di relazione e di collaborazione politica in questa materia.

In ultimo - e chiudo Presidente - ricorre nel mese di dicembre di quest'anno, e ricorre nel mese di gennaio dell'anno prossimo, il centoventesimo anniversario della nascita di due persone che nella storia della Sardegna hanno poco poco contato, e poco poco contano: parlo di Emilio Lussu, nato ad Armungia, un piccolo paese del Gerrei, e parlo di Antonio Gramsci, nato in un piccolo paese della Marmilla che si chiama Ales. Queste due persone, che sono nate in questi due periferici Comuni di questa periferica Regione, sono due cervelli di prima grandezza mondiale e dal mondo riconosciuti come tali. Forse noi dovremmo destinare una piccola cifra, magari una cifra anche poco poco inferiore a quella che destiniamo per ricordarci di personaggi un poco meno illustri, anche se molto più vicini a noi (e non voglio fare i nomi perché ben li conoscete, perché il Consiglio se ne è occupato anche recentemente) perché il mondo associativo che si occupa della diffusione del pensiero di questi due grandi della Sardegna possa programmare idonee iniziative per ricordare, ma anche per riproporre, il loro pensiero nel corso del prossimo anno.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.). Presidente, oggi l'Aula è chiamata a discutere la legge finanziaria. La legge finanziaria arriva in una versione snella, a seguito di una serie di riforme che sono state compiute sulla legge di contabilità, sulla legge numero 11. Da più parti, anche da esponenti della Giunta, è stato fatto rilevare che questo è uno strumento ormai desueto e che bisogna intervenire per modificarlo, per conferire una nuova forma a questi atti. Concordiamo pienamente su queste posizioni, peraltro rilevando che già con le forme che sono state introdotte con la legge numero 14 la legge finanziaria può cambiare profondamente il suo assetto.

Ricordo infatti che nella legge numero 14 sono state inserite, su proposta nostra, dei Sardisti, ma appoggiate fortemente anche dall'opposizione in prima battuta (già si è espresso favorevolmente l'onorevole Uras) una serie di norme taglia residui, una serie di norme che ci consentiranno di fare pulizia nel bilancio, anche se l'operazione è stata bloccata al 31 dicembre 2008. Io per la verità in Commissione avevo presentato un emendamento per ampliare l'operatività di questo termine, l'emendamento è stato oggetto peraltro in Commissione di forti critiche, sono state sollevate delle perplessità, anche dall'opposizione (mi ricordo i puntuali rilievi dell'onorevole Gian Valerio Sanna) si tratta quindi di approfondire e vedere che cosa andare a fare successivamente.

Queste norme però ci consentiranno di far rientrare nelle casse della Regione ingenti somme di cui non sappiamo che fine hanno fatto, non abbiamo dati precisi. Siamo convinti che al termine di questa operazione di pulizia, che deve essere completata entro un paio di mesi, si avrà la disponibilità di somme tali da consentire di azzerare il disavanzo, e di mettere a disposizione della Regione altre rilevanti somme che noi riteniamo in parte dovranno essere destinate a rifinanziare progetti già finanziati che si dimostrano essere ancora utili.

Per il resto riteniamo che queste ulteriori somme debbano essere messe a disposizione del FNOL, per consentire al Consiglio regionale un'effettiva attività legislativa avendo a disposizione risorse adeguate. Oggi, infatti, com'è stato più volte esposto in quest'Aula, considerando le spese della sanità, le spese obbligatorie per l'apparato della macchina amministrativa (che anche se intervenissimo non riusciremmo a ridurre in tempi brevi) rimane ben poco a disposizione del Consiglio per un'attività veramente riformatrice.

Ritengo - di questo peraltro ne abbiamo già accennato in Commissione - che sarà opportuno che la Commissione bilancio, appena terminata la sessione del bilancio, provveda con un ordine del giorno (per non inserire una norma in finanziaria) ad invitare la Giunta a farci avere entro il mese di marzo il resoconto delle somme a disposizione, in maniera tale che se l'assestamento verrà fatto a marzo si possa intervenire in quel momento, altrimenti si dovrà intervenire immediatamente con una legge stralcio.

Quindi sono pienamente d'accordo sulla pulizia dei residui, pienamente d'accordo sulla necessità di individuare una serie d'interventi che consentano una spesa effettiva. Ed appunto in questa direzione si rivolgono una serie di emendamenti, di cui abbiamo già parlato tra le forze di maggioranza, concordati, e taluni anche presentati, espressamente volti a garantire certezza sui tempi della spesa. E' ben vero che già dalle norme di legge si può ricavare quest'obbligo, già dalle norme di legge esistenti si può ricavare che i vari Assessori competenti possono porre questo come obiettivo ai direttori generali, però siccome sino ad oggi (in questa legislatura, nella passata legislatura, e così via andando) questo non è avvenuto, noi riteniamo opportuno imporre con legge tempi estremamente brevi e ristretti che garantiscano la spendita delle risorse. Ciò onde evitare che le risorse vengano messe a disposizione e non spese, soprattutto quando queste risorse sono volte ad alleviare i problemi della povertà, il problema del reddito dei meno abbienti. Sono quindi situazioni su cui noi dobbiamo intervenire.

Siamo pienamente d'accordo con tutti gli interventi, anche dell'opposizione (di cui abbiamo apprezzato l'apertura per iniziare un discorso comune, per giungere a conclusioni condivise) siamo pienamente d'accordo su questo percorso che ci vede (da quanto è stato esposto sia dagli interventi della maggioranza sia dell'opposizione) andare tutti nella stessa direzione. In questa finanziaria snella noi riteniamo peraltro che debba essere inserito una serie d'interventi urgenti e mirati, che vadano a coprire, a toccare, a risolvere i problemi dei settori che maggiormente richiedono un intervento di emergenza.

Ovviamente non parlo di emendamenti ad hoc, presentati in favore di persone determinate, quelli non li condividiamo, tant'è che su taluni emendamenti, che riguardano anche fondazioni, che sono stati approvati in commissione, presenteremo degli emendamenti soppressivi. Ciò nonostante ritengo di poter aderire alla richiesta dell'onorevole Uras di prevedere risorse specifiche per quanto riguarda i due eminenti personaggi da lui nominati anche se, ripeto, l'U.D.C. ritiene che debba finire il finanziamento ad hoc sulle singole fondazioni e che occorre intervenire in maniera compiuta introducendo una norma di legge che prevede una cifra complessiva a favore delle fondazioni da ripartire tra queste acquisendo gli orientamenti e il parere delle competenti commissioni consiliari.

In questo bilancio snello, quello che conta, quello che incide principalmente ovviamente sono le entrate. Della battaglia sulle entrate ne abbiamo parlato ieri mattina, non sto a ripetere quanto è stato detto. Condivido le preoccupazioni dell'onorevole Maninchedda per quanto riguarda i fondi FAS e i fondi comunitari, noi sappiamo che i fondi FAS 2007-2011, sono stati ridotti dal governo Berlusconi nel 2009, rispetto a quelli originariamente assegnati nel 2007, sappiamo anche che mentre i programmi FAS delle altre regioni sono stati approvati sul nostro ancora tutto tace, e questo è un altro segnale non condivisibile nei confronti della Sardegna da parte del Governo nazionale.

C'è poi il grosso problema dei fondi POR dell'annualità precedente al 2006 su cui vi è il dubbio, (o se preferite la certezza, a seconda dei punti di vista) che alla Regione siano stati sottratti quasi un miliardo e duecento milioni, così come, per quanto riguarda i fondi comunitari le risorse liberate e di cui il Governatore vorrebbe appropriarsi ammontano a quasi 1 miliardo e 250 milioni.

Condividiamo quindi la necessità di invitare la Giunta a verificare questo dato, e se questi dati corrispondono alla realtà, di provvedere immediatamente ad impugnare gli atti deliberativi assunti dall'Amministrazione centrale che possono risultare pregiudizievoli per gli interessi della Regione sarda. Non è accettabile questo comportamento, è inutile dire di più, è già stato detto tanto. Sono comportamenti che la Regione non può accettare. Non possiamo andare con il piattino a chiedere l'elemosina, deve essere lo Stato che deve venire a darci quanto ci compete, rispondendo (come ho detto più volte) anche ad un suo obbligo morale nei confronti della Regione sarda.

Nei vari dibattiti il discorso è stato ampliato, l'amico Vargiu ha parlato del problema della riduzione delle province, ha parlato del problema della riduzione del numero dei consiglieri regionali. Sono problemi su cui dobbiamo confrontarci, che sono sul tappeto e su cui dobbiamo giungere a conclusioni condivise, tra maggioranza ed opposizione, ma non mi pare che la sede sia questa. La sede sarà quella che si aprirà, appena chiusa questa tornata, in seno alla prima Commissione, che deve affrontare il tema delle riforme, lì si potranno valutare compiutamente le riforme che devono essere poste in essere, anche perché la riduzione del numero dei consiglieri regionali comporta la presentazione di una proposta di legge costituzionale che deve essere inviata al Parlamento che poi l'approverà.

Peraltro questa proposta non può andare disgiunta dalla revisione della legge elettorale, perché altrimenti ci troveremmo con 60 consiglieri regionali di cui una parte eletti ne fermo "listino", con le conseguenze che la rappresentanza dei consiglieri eletti e non designati risulterebbe estremamente ridotta e questo non mi pare che sia un risultato accettabile. La riduzione del numero dei consiglieri regionali nel numero che andremo a concordare, dovrà essere decisa insieme con la revisione della legge elettorale, fermo restando che il numero dei consiglieri regionali deve anche consentire alle commissioni di funzionare, deve consentire alle commissioni di svolgere effettivamente un dibattito democratico per cui deve essere un numero adeguato concordato insieme, dovrà essere non un numero indicato a caso, ma il risultato di un ragionamento politico che assicuri l'effettivo funzionamento del Consiglio regionale.

Ma l'effettivo funzionamento del Consiglio regionale richiede anche il potenziamento delle strutture del Consiglio regionale e il potenziamento del personale addetto. Va sempre ripetuto il ringraziamento per l'altissima professionalità manifestata da tutti, dal Segretario generale, ai commessi e agli assistenti; va dato un grazie per il sacrificio che fanno e i servizi che ci rendono, è evidente, ma questo non basta! Nonostante l'alta professionalità bisogna aumentarne fortemente il numero.

Noi parliamo di riforme però ricordo che, dopo le riforme costituzionali del 2001, la Regione Sardegna si è trovata in condizioni di emanare una miriade di norme di legge settoriali in base alle competenze trasferite in quello che definisco lo Statuto non scritto, e non l'ha fatto. Sicuramente sarà incapacità dei consiglieri ma, sicuramente, se le strutture fossero state più adeguate, questa incapacità avrebbe potuto essere in qualche maniera alleviata. Per cui sono d'accordissimo sull'importanza di affrontare tutti i problemi delle riforme, ma non in questa sede, in un'altra più adeguata e a seguito di un dibattito più compiuto e veramente approfondito.

Ripeto, noi riteniamo che questa finanziaria snella in questa sede debba essere incrementata con una serie di interventi finalizzati e veramente importanti. Prendiamo atto con piacere della disponibilità della minoranza a fornire un'opposizione costruttiva e un apporto partecipativo rilevante, l'accettiamo, siamo pronti a confrontarci sperando, nell'interesse della Sardegna, di giungere a soluzione condivise che possano essere utili per noi tutti sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, io mi avvalgo un attimo dell'esperienza politica - ormai è la terza legislatura - per pronunciare alcune brevi considerazioni: succede ormai, perlomeno da quando sono io presente in Consiglio regionale, che chi vince le elezioni abbia la presunzione di voler, con un colpo di bacchetta magica, risolvere tutti i problemi. Viceversa, c'è una naturale forte contrapposizione delle forze che hanno perso le elezioni che ritengono comunque di dover controbattere tutto e di non condividere nulla. In termini generali è sempre accaduto così: c'è la presunzione di voler fare e c'è la convinzione di riuscire a demolire.

Ora, in queste tre legislature, soprattutto nelle ultime due, è capitato raramente di trovare unità di intenti nei tanti argomenti che abbiamo affrontato in quest'aula e che sono stati portati all'attenzione dalla Giunta o dalle Commissioni. C'è stato forse un solo tema che in qualche maniera ha unificato il Consiglio ed è stato la questione delle entrate, che è una questione certamente importante, ma che la dice lunga anche sulla filosofia che ispira un po' tutti quanti noi (e lo dico come critica rivolta anche a me stesso). Siamo convinti che solo l'abbondanza di risorse possa risolvere i problemi. E' vero, le risorse sono importanti, abbiamo condotto una lotta comune l'abbiamo condotta nella legislatura del Presidente Soru, l'abbiamo ribadita in questa legislatura concordando un ordine del giorno che è stato votato nelle sedute precedenti. Quindi questo è l'unico tema che ci ha in qualche maniera uniti.

Ritornando al problema delle risorse, che sono certamente fondamentali, è determinante il disavanzo della Regione, è determinante certamente il patto di stabilità, è determinante la pessima (non la posso definire diversamente) conduzione dell'attività amministrativa della Regione Sardegna. Non avremmo avuto necessità di mettere in piedi una commissione speciale, non avremmo necessità di criticare le numerosissime risorse che non vengono spese (l'ho denunciato diverse volte, anche in maggioranza, ma lo faccio pubblicamente anche in quest'aula) perché è vero che le risorse non bastano mai ma è vero, però, che spesso e volentieri non vengono spese e spesso e volentieri vengono spese male!

Ogni volta che si affrontano però questi problemi tutti quanti ci lasciamo trascinare dal nostro essere rappresentanti comunque di un territorio, e quindi tutti quanti cerchiamo di tutelare parti importanti del territorio regionale o parti sociali importanti del territorio regionale o forze sindacali o forze associative. Sia che si tratti di agricoltura, di industria, di commercio, tutti quanti siamo invogliati a intraprendere una certa azione di lobby, di sostegno, ci sostituiamo quasi ai sindacati.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue DIANA MARIO.) Allora se è vero che dobbiamo razionalizzare la spesa della Regione Sardegna - e sono d'accordo con moltissime affermazioni pronunciate dal collega Uras ma anche da altri - è vero anche che non possiamo preoccuparci solo della spesa irrazionale della Regione Sardegna, forse dovremmo cominciare a pensare anche alla spesa irrazionale degli enti locali, visto che siamo i loro maggiori azionisti, per lo meno la Regione Sardegna è il loro maggiore azionista. Cioè, è possibile che noi andiamo a fare i conti in casa nostra, nella casa dei sardi, nell'amministrazione regionale, e poco ci preoccupiamo di capire che cosa sta accadendo all'interno degli enti locali?

Certo sarebbe un atteggiamento assolutamente impopolare, ma se non possiamo parlare di questo, allora non dovremmo parlare neanche del fatto che ci sono circa 200 milioni di euro non spesi a tutt'oggi, che sono risorse che potrebbero andare tranquillamente ai territori. Mi riferisco alle risorse dei GAL, che ammontano a circa 200 milioni di euro, che aspettano di essere messe a bando e che non sono diverse da quei 200 milioni di euro che erano nella disponibilità dell'autorità d'ambito e che non venivano utilizzati. Per sbloccarli è bastato un solerte commissario che in tre mesi ha offerto la possibilità di appaltare 200 milioni di euro di lavori pubblici; molti di noi non conoscevano neanche l'esistenza di questi 200 milioni di euro.

Entro marzo apriranno 123 cantieri in tutta la Sardegna che serviranno a razionalizzare il consumo delle reti idriche, a cercare di rendere migliore l'acqua che consumiamo. Quindi quei 200 milioni dei GAL sono fermi, questi 200, invece, sono partiti e siamo già a 400 milioni di euro, e abbiamo condotto una grande battaglia sulla questione dell'agricoltura. L'onorevole Porcu che ha ritenuto che fosse indispensabile la battaglia dei pastori; io ritengo che le battaglie siano tutte utili, bisogna vedere quali sono indispensabili.

La realtà è che la progettualità che era stata messa in campo in quel settore da questa amministrazione regionale i risultati li ha dati ancora prima che noi dessimo attuazione alla legge. E' bastata solo l'approvazione di quella legge, cari colleghi, per determinare un aumento del prezzo del pecorino romano che è salito di 0,85 centesimi sui mercati internazionali. Ora 0,85 centesimi sembra un aumento insignificante. Sapete invece cosa determina un aumento di 0,85 centesimi sul prezzo del pecorino romano? Determina un aumento di 14 centesimi al litro sul prezzo del latte ovino. E questo è dovuto solo ad una scelta politica, non alla pressione; è importante anche quella, certamente, però se non ci sono idee che creano le condizioni perché si pongono in essere gli interventi giusti i problemi non si possono certo risolvere.

Allora perché ho fatto riferimento al fatto che solo sulle entrate noi abbiamo trovato condivisione? Perché l'invito è quello di trovare condivisione anche sulle spese, sugli interventi in un momento così difficile per nostra economia. Ma la sede, onorevole Uras, non può essere quella di questa finanziaria. Io continuo a dire che con la finanziaria, per le norme che ci siamo dati, per le restrizioni che abbiamo stabilito con la legge di contabilità, noi dobbiamo preoccuparci fondamentalmente di ripianare il disavanzo della Regione Sardegna, e per quello dobbiamo lavorare e credo che stiamo lavorando.

Poi dobbiamo mettere in piedi degli atti che cerchino di modificare la situazione socio economica. Lo possiamo fare con la finanziaria? E' questo lo strumento più idoneo per poter modificare la situazione economica della Sardegna? Io credo di no, credo proprio di no. Sono andato a rivedere le finanziarie degli anni passati: insomma la nostra si è ridotta a tre articoli, ma le finanziarie degli anni passati (non ultima la prima finanziaria del presidente Soru, che era forse l'erede ultimo di quelle finanziarie) contavano tra i 23 e i 25 articoli, con tutta una serie di commi aggiuntivi e soppressivi che determinavano scelte di vario genere in tutto il territorio della Sardegna. Era una soluzione ai problemi atavici della Sardegna? Era un modo per eseguire un lavoro ordinato e coordinato all'interno della progettazione del DAPEF o del DPEF di allora? Io credo di no.

Quindi anche tutti quegli interventi che si cercano di inserire in finanziaria con emendamenti, che potranno essere certamente legittimi e giusti, come la richiesta della diocesi, la richiesta del seminario, le tantissime richieste che ci vengono sottoposte quotidianamente, hanno certamente un senso; ma hanno un senso in questa manovra finanziaria? E' questo che noi dobbiamo fare? O forse è meglio approvare la finanziaria in tempi brevissimi, occupandoci specificatamente del fatto che dobbiamo ridurre il disavanzo della Regione Sardegna e impegnare le risorse dell'articolo 3 e poi procedere immediatamente, qui sì in forma unitaria, agli interventi necessari? Perché se noi dovessimo prevedere un provvedimento assolutamente straordinario, con risorse che vengono prima individuate, 100 milioni di euro, 200 milioni di euro (non lo so da dove si possano andare a prendere, certamente con la pulizia del bilancio se ne troveranno molte) lo potremmo fare con la finanziaria?

Io credo che con la finanziaria non si possa fare, io credo che lo si possa fare con altri strumenti che questo Consiglio regionale ha, che ha la Giunta, che hanno le Commissioni, che hanno i Gruppi consiliari, altrimenti diventa un guazzabuglio di commi, di aggiunte, di soppressioni che non modificheranno assolutamente nulla, con norme che non potranno essere attuate e con la conseguente formazione di tantissimi residui.

Quindi, insomma, non svolgo un intervento sulla finanziaria o a sostegno degli emendamenti che ancora non sono stati presentati o di quelli che verranno presentati. C'è il grosso problema del disavanzo della sanità: ma perché dobbiamo continuare a pensare che il disavanzo della sanità sia un fatto che riguardi solo questa maggioranza, che riguardi solo l'assessore Liori. Possibile? Sono decenni che il bilancio della sanità è in disavanzo. Io adesso non richiamo la circostanza che prima il disavanzo della sanità lo copriva lo Stato e adesso lo dobbiamo coprire noi, perché è una scelta che abbiamo fatto, e adesso dobbiamo prenderne atto, ma proprio perché dobbiamo accollarci il disavanzo dobbiamo razionalizzare la spesa offrendo maggiori e migliori servizi. Anche questo sembra facilissimo da fare, invece è proprio nell'attuazione che nascono le difficoltà più grosse.

Il bilancio della sanità incide per il 50 per cento sul bilancio della Regione Sardegna, ma non è assolutamente diversa l'incidenza che hanno i bilanci della sanità in altre Regioni. Leggevo ieri che il bilancio della Regione Lombardia è di circa 23 miliardi di euro, di questi 23 miliardi di euro più del 50 per cento vanno in spesa sanitaria. Certo, poi mi si dice: sì, è vero che è spesa sanitaria, ma la sanità della Lombardia, così come quella del Veneto, della Toscana, dell'Emilia, ha una valenza nazionale e forse anche internazionale e quindi attrae i malati che si spostano all'interno della Stato italiano.

Quindi la spesa sanitaria è una spesa che tende naturalmente a salire, ma se la si continua a tenere orientata com'è stata orientata fino adesso, io credo che il problema non si risolva. Certo se dovessimo parlare di una razionalizzazione vera, probabilmente all'interno del Consiglio regionale spunterebbero di nuovo gli attriti territoriali; è normale, è un fatto normale. Forse, se fossimo eletti tutti in una lista unica regionale, potrebbe essere diverso, ma tutti quanti abbiamo la consapevolezza che dobbiamo tutelare i territori dai quali proveniamo, e questo se è un vantaggio per il nostro territorio, diventa un limite per la complessiva amministrazione regionale.

Allora, per rendere ancora più esplicito quello che voglio dire - ma credo che si sia compreso - riusciamo per una volta a mettere da parte le contrapposizioni meramente politiche, sterili, quelle che servono solo a marcare una differenza tra chi è al Governo e chi è all'opposizione? Se riuscissimo a fare questo sforzo, io credo che in tempi neanche molto lunghi potrebbe esserci la possibilità di studiare strumenti importanti, di mettere a disposizione risorse importanti che non siano le solite risorse che servono per tappare i buchi. Perché, vedete, il presidente Soru, quando è diventato presidente, ha trovato delle emergenze straordinarie. Siamo arrivati noi, e di emergenze, se non erano le stesse, ne abbiamo trovato altre. E probabilmente, al termine di questa legislatura, emergenze ce ne saranno tantissime. Ma abbiamo fatto qualcosa noi per cercare di evitare che la gente continui a vivere di agricoltura in questo modo? Abbiamo razionalizzato il settore con una nuova legge.

Io ricordo quando il presidente Soru una volta disse che erano troppe le persone che lavoravano in agricoltura, e, di fatto, sono troppe. Noi abbiamo un territorio frammentato, il 70 per cento del quale che non è assolutamente produttivo. In quel 30, 35 per cento di territorio che potrebbe essere produttivo operano 42 mila imprese agricole. Se vi fate un po' di conti, vi rendete conto di che anomalia esiste. Senza riordino fondiario, senza reti di irrigazione che funzionino, col costo dell'acqua che è il più caro d'Europa, come si può fare?

Io cito il problema dell'agricoltura, ma potrei citare altri esempi. Possiamo ancora salvare aziende collassate nel mondo industriale, è necessario farlo. Se ci aiuta il Governo, lo dobbiamo fare, ma, se lo dovremo fare con le nostre risorse, io credo che sarà un po' in salita. La gente aspetta servizi migliori e attende da noi occupazione, e noi siamo indotti quasi a dire che dobbiamo presentare degli emendamenti che privilegino la fascia dai diciotto ai quarant'anni. Stamattina ne ho parlato col collega Maninchedda e gli ho posto il problema: ci siamo dimenticati che dai quaranta ai cinquanta anni, e forse anche ai cinquantacinque anni, ci sono persone che non hanno raggiunto e non raggiungeranno i contributi necessari per andare in pensione perché non hanno mai avuto un lavoro stabile? Come possiamo risolvere questo problema? Non lo può risolvere la bacchetta magica dell'assessore La Spisa o del presidente Cappellacci, così come non è stato in grado di risolverlo il presidente Soru. E, guardate, io non mi schiero dalla parte del Governo, però vorrei appena appena farlo.

Io credo che il Consiglio regionale, in qualche maniera, dovrebbe acquisire maggiore consapevolezza del fatto che esiste un Governo ed esiste un Consiglio. Se le due istituzioni non agiscono e interagiscono, credo che risultati non riusciremo ad ottenerne. Io sono portato, per propensione mia, a difendere il Governo regionale, così come eravate propensi voi nella precedente legislatura. E' una responsabilità che non può ricadere in maniera indistinta su tutti quanti noi, c'è una responsabilità che fa capo alla Giunta, che fa capo al Presidente della Regione. Certo che se il Presidente della Regione non ha le carte e le capacità per proporre a questo Consiglio iniziative importanti, è chiaro che il problema poi diventerà un problema nostro.

Ma io non vorrei utilizzare la supplenza del Consiglio regionale, io dico che il Consiglio regionale, proprio perché è eletto in maniera diretta (come siamo eletti noi, con le preferenze, ce le siamo cercate, siamo coloro che più di altri vivono nel territorio) è soggetto a tutta una serie di sollecitazioni che arrivano dall'esterno. Se queste due istituzioni, Giunta e Consiglio, non funzionano, o comunque non interagiscono, io credo che risultati non ce ne saranno mai, perché anche gli interventi più importanti che la Regione Sardegna mette in campo per il tramite della Giunta, degli Assessori e del Presidente, se non trovano condivisione nell'Aula, non approdano da nessuna parte. E abbiamo tantissimi esempi di disegni di legge che sono "parcheggiati" nelle Commissioni e che non riusciamo ad esitare, disegni di legge che possono muovere fonti importantissime di danaro.

Un altro argomento, che credo abbiano toccato anche altri, è quello degli emendamenti relativi all'adeguamento dei PUC al Piano paesaggistico regionale. L'ho detto un'altra volta: per me il Piano paesaggistico regionale è in vigore. Se non viene modificato, quello è, e l'adeguamento deve parametrarsi su quello, non su altri strumenti. Però quanti anni sono passati ormai? Non abbiamo approvato una legge urbanistica, i comuni della Sardegna, a parte cinque o sei, non sono riusciti ad ottenere dalla Regione la dichiarazione di coerenza col Piano paesaggistico regionale; cinque o sei, colleghi, da quando è stato approvato il Piano paesaggistico regionale! I novanta giorni famosi non scattano mai, non vengono considerati un termine perentorio, non c'è nessun obbligo per quanto riguarda gli Assessorati. E che cosa c'è che muove più di quanto non possa muovere una riorganizzazione dei comuni in termini urbanistici? Guardate, non avete un'idea, non ce ne rendiamo neanche conto.

Allora, io mi chiedo per quale motivo le banche si devono ingrassare quando io sento dire che gli istituti di credito (parlo solo di quelli della Provincia di Oristano) nel 2010 hanno incamerato risorse per una cifra pari forse a 1 miliardo 200, 1 miliardo 300 milioni di euro, e ne hanno devoluto al territorio, in termini di investimento, forse il 50 per cento? Se c'è una raccolta, è segno evidente che qualcuno ha effettuato depositi presso le banche. Come mai non c'è la necessità di investire? Il Comune di Mogoro ha completato l'iter del Piano urbanistico, e mi risulta che sia due anni che aspetta la dichiarazione di coerenza, due anni che aspetta la coerenza…

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, a me sembra interessante il dibattito che si è sviluppato in sede di discussione generale, interessanti anche le ultime parole dell'onorevole Diana, che ci richiama all'unità di intenti. Unità di intenti sì, con una distinzione di responsabilità che voglio rimarcare, una responsabilità di un governo che deve dimostrare di saper governare, una responsabilità della maggioranza che deve anche impartire indirizzi al governo, e magari anche, insieme a noi, effettuare il controllo.

Perché partiamo da programmi diversi; noi partiamo da un progetto che abbiamo presentato agli elettori e si pone in continuità col lavoro svolto nella scorsa legislatura; vai da una serie di promesse con le quali vi siete presentati agli elettori sardi, senza mantenerne a oggi neanche una. Quindi, per amore della verità, come direbbe l'assessore Oppi, devo rimarcare questa differenza. Poi arriviamo all'unità di intenti che riguarda l'interesse della Sardegna, e pensiamo di aver dimostrato anche nella giornata di ieri di aver fatto la nostra parte, e continueremo a farla.

Vi dico subito che noi abbiamo un'ambizione, lo dico alla maggioranza, lo dico all'assessore La Spisa: l'ambizione è quella di riscrivere questa finanziaria, di riscriverla quasi interamente. Accettiamo solo poche parti di questo testo, vogliamo riscriverla interamente, fare un esercizio (non di "ginnastica parlamentare", come dice il mio collega Porcu) tramite il quale la democrazia in quest'aula riesca, nel dialogo che abbiamo avviato, anche a riscrivere una legge fondamentale, qual è la legge finanziaria. Presenteremo centinaia di emendamenti, forse quattrocento, forse di più, però il nostro obiettivo non è fare ostruzionismo, perché non è nostro obiettivo quello di arrivare all'esercizio provvisorio: sarebbe da folli! L'obiettivo è approvare una legge finanziaria seria, degna di questo nome, che affronti e in qualche modo contribuisca a risolvere i problemi drammatici della Sardegna, la crisi che è in atto.

C'è uno strano modo di legiferare che è stato avviato in Consiglio regionale, in questa legislatura, ne ha parlato il collega Steri, cercando di mettere in evidenza aspetti positivi. Io vedo anche aspetti negativi, per esempio la finanziaria cosiddetta snella, che noi consideriamo vuota e che parte della maggioranza considera senz'anima. Sì, si presenta una finanziaria snella, di pochi articoli, che non entra, se non marginalmente, nella soluzione della crisi in atto, e poi si rimanda al collegato, ai collegati. E' una tecnica che avete usato nel 2009. "Non è la nostra finanziaria" - dicevate - "dobbiamo farla in continuità, e poi presentiamo un collegato". In quel collegato avete semplicemente messo le mani sulla sanità, commissariato le ASL e annunciato una riforma che ancora è bloccata nei cassetti della Commissione. "Dopodichè" - avete detto - "l'anno successivo, finanziaria snella, pochi articoli e un collegato che affronta la crisi".

Io ricordo i consiglieri di maggioranza e di minoranza che intervenivano, proponevano emendamenti, e l'assessore La Spisa che replicava: "No, no, no, questo lo rimandiamo al collegato". E' arrivato il collegato, e si è rivelato semplicemente una manovra di assestamento, che in maniera autonoma ha ridotto per 400 milioni di euro le entrate e le relative spese del bilancio 2010. In maniera autonoma, senza una stima esatta (perché non potevamo farla) riguardante il gettito fiscale, ma proprio sulla base di una presunta diminuzione del gettito fiscale, ci siamo autoridotti 400 milioni che, in qualche modo, vanno a segnare, anche nel quadro delle entrate, una differenza sostanziale tra quanto pattuito con lo Stato e quanto noi iscriviamo oggi nel bilancio della Regione. Un modo di legiferare strano.

O noi siamo capaci di approvare una finanziaria che affronti la crisi e che dia risposte, e contemporaneamente siamo capaci di approvare leggi di settore, oppure non si capisce cosa vogliamo fare. Forse nel passato, con tutte le ambiguità delle leggi omnibus, qualche risposta in più riuscivamo a darla. Tra l'altro, noi dobbiamo anche approvare un documento annuale di programmazione economica e finanziaria, che non è semplicemente uno strumento tecnico che ci dev'essere (perché così prevede la legge di contabilità all'articolo 3) ma per come abbiamo pensato la legge di contabilità, è un elemento essenziale, indispensabile.

Voi vi siete presentati agli elettori - anche se, devo dire, in maniera "sportiva" - con un programma che avete tradotto in un Programma regionale di sviluppo (almeno così avrebbe dovuto essere), e quel programma regionale di sviluppo, anno per anno, avrebbe dovuto essere verificato col DAPEF e tradursi in capitoli, in risorse nella finanziaria proprio attraverso il documento annuale di programmazione economica e finanziaria.

Ora, io ho visto il documento annuale di programmazione economica e finanziaria, assessore La Spisa, e mi chiedo dove siano i vari stadi di attuazione del programma, dove sia la verifica dell'anno appena trascorso, dove troviamo gli elementi che la legge di contabilità all'articolo 3 sottolinea. Mi sembra un collage, un collage poco puntuale, tra l'altro, direi quasi un Bignami (ricordate il Bignami?) del Programma regionale di sviluppo, che procede senza un'idea di fondo, senza una strategia, continuando a vivere alla giornata, a parlare di alcuni temi che riguardano la seconda parte della legislatura, poiché per voi siamo già nella seconda parte della legislatura.

Sembra più un programma di metà mandato, dove non c'è però una verifica su quello che è stato fatto negli anni successivi. Si parla della seconda fase della legislatura, si indicano obiettivi generici: per esempio, il confronto Stato-Regione. Più che obiettivi della seconda parte della legislatura, sembrano la certificazione del fallimento della prima parte. Dite ancora: dobbiamo affrontare con forza alcuni temi essenziali, il nuovo regime delle entrate, il patto di stabilità, il trasferimento delle risorse FAS, la fiscalità di sviluppo eccetera eccetera. Poi, ci dite come deve essere caratterizzata la manovra nel DAPEF.

Per esempio, parlate della riforma del sistema sanitario come uno dei punti importanti dell'azione riformatrice, riforma del sistema sanitario che, al di là della proroga dei Commissari, è ferma lì, e voi state, senza nessuna idea, senza nessun progetto, commissariando tutti gli enti, tutte le agenzie, annunciando riforme che non arrivano mai, prorogando (vi faccio tantissimi esempi, dall'ATO, che è un Consorzio degli enti locali, all'ARPAS, all'AGRIS, alle ASL) centralizzando tutto. E allora capisco i colleghi della maggioranza che, al di là di inserire le persone giuste al posto giusto, non hanno nessun altra possibilità di intervenire nel rapporto col Governo regionale. Capisco le preoccupazioni di oggi.

Allora, guardate, questa non è solo una finanziaria senza anima, è una finanziaria vuota, è una finanziaria da riscrivere, e noi proveremo con voi a riscriverla. Io parto dalle risorse. Permettetemi di riprendere il tema delle entrate, lo abbiamo trattato abbondantemente in questi giorni e, come sappiamo, è solo una parte di una vertenza che è in atto con lo Stato e che riguarda torti subiti negli ultimi vent'anni, almeno, e che sono stati recuperati con l'accordo e poi con la legge che ha riscritto l'articolo 8 dello Statuto. Recuperati - così com'è stato detto in questo Consiglio - cioè noi abbiamo a disposizione 2 miliardi in più nel bilancio della Regione che, come minimo, come ha detto ieri l'assessore La Spisa, ci consentono di non indebitarci. E allora, se questa Regione non si indebita più, se questa Regione non ricorre a nuovi mutui è dovuto al successo della vertenza entrate, e questo è un punto che dobbiamo chiarire rispetto a ciò che è successo nella scorsa legislatura, rispetto alla riscrittura dell'articolo 8.

Io ricordo che la situazione non era così nel 2004, quando il centrosinistra ha assunto la guida del Governo della Regione, non era così, sappiamo benissimo qual era la situazione. Ricordo le nostre prime finanziare fatte anche di tagli, e ricordo il tipo di opposizione che è stata praticata dalla maggioranza attuale, certamente non incline al dialogo. Ricordo che abbiamo trovato un bilancio che era composto da spese fisse, quasi superiori alle entrate correnti, un rapporto che mi pare fosse intorno al 100, 101 per cento nel 2004, e quindi un bilancio rigido, che non consentiva nessuna manovra, nessuna possibilità di impostare una politica di sviluppo per la Sardegna.

Abbiamo quindi ereditato quel bilancio, ma dopo il 2004 c'è stato il 2005, il 2006, il 2007, c'è stata un'azione efficace nel rapporto con lo Stato, nel rapporto conflittuale con lo Stato, sia che fosse rappresentato da Prodi, sia che fosse rappresentato da Berlusconi, e nel 2007, con la riscrittura dell'articolo 8, abbiamo reso possibile presentare un bilancio che mantenesse un certo grado di equilibrio. Però, noi continuiamo, nonostante l'accordo di ieri, nella mobilitazione.

Intanto ci attendiamo, assessore La Spisa, che nella riunione di Giunta di lunedì sia portata la delibera che avvia la procedura di impugnativa del bilancio dello Stato e la procedura di sollevazione del conflitto di attribuzioni; lo dovete a questo Consiglio regionale che ha approvato all'unanimità quell'ordine del giorno. Ma non possiamo non tener conto di un silenzio accondiscendente che ha caratterizzato questi 21 mesi di legislatura, perché prima della legge di stabilità 2011 c'è stata la finanziaria del 2010, poi c'è stato l'assestamento di bilancio del 2010, e poi la legge di stabilità del 2011. E i parlamentari, i parlamentari del centrodestra, come se niente fosse, hanno votato quei provvedimenti, che non contenevano un euro in più per la Sardegna, sulla base di quanto pattuito nella nostra legge fondamentale.

Noi abbiamo chiesto ai parlamentari sardi di non votare, ma evidentemente ci sono altri interessi, che non sono quelli della Sardegna. E la Giunta regionale e il suo Presidente in questi mesi ci hanno accompagnato con dichiarazioni contraddittorie, senza comunicazioni ufficiali, che non hanno sicuramente aiutato a fare chiarezza. E anche il quadro delle entrate, che è stampato nel bilancio che oggi è in discussione e che ci ha portato ad occupare l'Aula, a impegnare la Giunta a procedere con più determinazione, che ha dato più forza al Governo della Regione, quindi più forza alla Sardegna nel rapporto con lo Stato, è ancor un elemento che noi consideriamo basilare per poter procedere con una certa tranquillità nell'esaminare la finanziaria. Noi continueremo nella mobilitazione, che deve essere istituzionale, popolare e sociale.

Tra l'altro non sarebbe stata comprensibile a nessuno la scelta di non ricorrere alla Corte costituzionale di fronte all'approvazione di tre documenti finanziari in due anni con la sottrazione certificata delle somme dovute alla Sardegna. Allora, noi continueremo a vigilare, non abbasseremo la guardia, però se il quadro delle entrate ci ha occupato in queste ultime giornate con la nostra azione di protesta, con un gesto clamoroso, non siamo meno preoccupati dei contenuti della finanziaria. Ci preoccupa quello che contiene la finanziaria, ma ci preoccupa soprattutto quello che non contiene la finanziaria.

A noi non è sfuggito l'imbarazzo di chi (il Presidente della Commissione bilancio) dapprima ha rinunciato al mandato di relazionare in Aula sulla finanziaria che è stata esitata dalla Commissione stessa e poi ha deciso di svolgere un ruolo di relatore tecnico. Per la prima volta nella storia dell'autonomia abbiamo un relatore tecnico della finanziaria.

Non ci è sfuggito neanche l'intervento critico di ieri dell'onorevole Maninchedda, che ha parlato più da esponente sardista che da Presidente della Commissione bilancio e programmazione del nostro Consiglio regionale. Evidentemente è una finanziaria che non è condivisa da gran parte della maggioranza, e lo abbiamo visto anche dagli interventi di oggi, è emerso anche in Commissione nell'ultima seduta che ha indotto i presentatori a ritirare gli emendamenti e ad affrontare in Aula una discussione che noi ci auguriamo serena nei contenuti, ma nella quale vogliamo fare la nostra parte fino in fondo chiedendo a voi di fare la vostra parte.

Come si fa, ci chiediamo, a portare in Aula una legge finanziaria che non prevede la copertura per il mostruoso disavanzo della sanità dell'anno in corso e quello potenziale dell'anno successivo, in assenza di modifiche strutturali di un sistema, di un sistema commissariato, così come ho appena detto? Come si può pretendere di approvare una manovra finanziaria quando le entrate nette corrispondono al massimo alle spese vincolate per legge e quando forse quasi la totalità delle leggi di settore, non potrà neanche essere rifinanziata?

In questi due anni alla Sardegna mancano almeno 5 miliardi di euro. Oltre alle risorse della vertenza entrate sono ancora trattenuti nelle casse del Ministero dell'economia 2 miliardi e 700 milioni di fondi FAS. Sono fondi programmati specificamente dalla Sardegna, sono una parte dei 64 originariamente disponibili per l'Italia e da destinare alle aree del Mezzogiorno del Paese. Mancano poi i fondi non finanziariamente disponibili per i comuni e le province perché vincolati dal patto di stabilità, non ridiscusso dalla Regione con il Governo, e soprattutto mancheranno dai bilanci 2011, 2012, altri 700 milioni in due anni dei trasferimenti dello Stato agli enti locali, tagliati con la manovra correttiva del luglio 2010.

Insomma, il Governo più federalista della storia del Paese punisce le autonomie locali. Altrettanto però fa la Regione, non adeguando neanche quest'anno il fondo unico degli enti locali all'incremento delle entrate come prevede la legge. E' vero, in Commissione c'è stato un emendamento approvato che ha prodotto un fondo aggiuntivo per gli enti locali di 20 milioni, ma che non soddisfa esattamente i criteri del fondo unico per gli enti locali. C'è una percentuale del 40 per cento che va ai comuni sotto i 5 mila abitanti. Noi faremo la nostra parte, con una serie di emendamenti a favore degli enti locali, per riequilibrare questo rapporto. Ce lo ricordano anche il Consiglio delle autonomie locali e l'ANCI. Lo ha fatto l'ANCI nel suo parere, lo ha fatto il Consiglio delle zone locali, è agli atti. Ci chiedono che la dotazione del fondo unico sia riportata almeno ai livelli del 2010.

L'ANCI afferma che la Regione, con la propria proposta di finanziaria, scarica una parte del proprio concorso nel processo di risanamento anche e soprattutto sui comuni che si trovano perciò doppiamente penalizzati: penalizzati da Tremonti, penalizzati da La Spisa. Il decremento percentuale del fondo unico si è assestato su un 3,36 per cento - dice l'ANCI - tradendo le aspettative delle autonomie locali che, pur in presenza di un accordo concertato, fissato in legge, non vedono più il fondo unico crescere sulla base dell'incremento delle entrate tributarie regionali, ma addirittura diminuire in presenza, per il 2011, di un ammontare delle entrate identico al 2010.

Insomma, assessore La Spisa, o noi decidiamo che bisogna cancellare quella norma, che per noi invece è fondamentale, che consente di incrementare il fondo unico alle maggiori entrate tributarie della Regione, oppure la dobbiamo applicare. Non ci sono terze vie. Le leggi si applicano, altrimenti dobbiamo avere il coraggio di cancellarle. E poi ci sono riduzioni sensibili ai finanziamenti agli enti locali anche in altri capitoli: quelli relativi al fondo della montagna, a contributi ai comuni per la redazione degli strumenti urbanistici, gli interventi urgenti in occasione di calamità naturali, eccetera. Quindi un nuovo centralismo regionale, assessore La Spisa.

Noi proponiamo una serie di emendamenti, ne presenteremo diversi, alcuni sono per noi fondamentali. Intanto l'emendamento che riguarda il fondo per lo sviluppo locale e la competitività territoriale, che è finalizzato a definire un sistema di intervento per la gestione del fondo per lo sviluppo e la competitività basato su una procedura negoziale che incentri sul territorio la decisione finale, cioè una decisione concordata con i partenariati pubblico-privati locali.

Poi abbiamo previsto: un intervento nel fondo per gli investimenti degli enti locali di 600 milioni nel triennio finalizzato alla realizzazione di opere pubbliche immediatamente cantierabili; il finanziamento dei programmi pluriennali di stabilizzazione dei lavoratori precari dell'amministrazione locale; un piano di riqualificazione energetica, di messa in sicurezza delle scuole, del patrimonio edilizio scolastico regionale; la riorganizzazione dei servizi per il lavoro e un programma di integrazione e sostegno al reddito nei confronti dei lavoratori in cassa integrazione in deroga e in mobilità con cui garantire un reddito annuo di almeno 12.000 euro a ciascun lavoratore. Insomma, una serie di emendamenti sostanziali...

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, il tempo a sua disposizione è terminato.

Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Anch'io penso che il confronto che si è tenuto, sia adesso in sede di discussione generale, sia anche nel dibattito che ha preceduto l'avvio dell'esame della legge finanziaria sulla questione specifica delle entrate, sia stato e sia molto utile. Sono tanti gli spunti su cui sarebbe importante soffermarsi. Nel tempo che mi è concesso cercherò di farlo non dilungandomi.

Partirei da una premessa: io rispetto le convinzioni e le valutazioni di tutti, però permettetemi di chiedere altrettanto rispetto per le considerazioni che vorrei fare, senza nessuna polemica, però sottolineando alcuni aspetti che ritengo veramente importanti. Io farei questa valutazione: per molti anni nella Regione Sardegna si è perseguita una politica finanziaria e si sono approvate leggi finanziarie e di bilancio, avendo riguardo soltanto al livello della spesa e non alle entrate.

Il problema cominciò a emergere nella legislatura che si concluse nel 2004 e sicuramente - lo riconosco - che in quegli anni l'incremento - dico in quegli anni per dire in quei decenni - e l'attenzione alla spesa non è stato corrispondente all'incremento e anche all'attenzione alla politica delle entrate. Riconosco quindi che nella precedente legislatura, la questione delle entrate è stata affrontata con decisione attraverso un confronto molto forte con lo e sottolineo, come hanno già fatto alcuni colleghi, a quel confronto finché c'è stato possibile partecipare (nel senso che fin quando è stato pubblico e anche fin quando la Giunta l'ha voluto) c'è stata la partecipazione di tutti, maggioranza e opposizione, e l'interlocutore allora era un Governo presieduto da Silvio Berlusconi.

In piazza Colonna e anche nella stanza del sottosegretario Letta c'era il presidente Soru e c'era anche il rappresentante dell'opposizione, e non fu una scelta del tutto comoda, fu fatta responsabilmente. Ero nella stanza del sottosegretario Letta con lei, presidente Soru, me lo ricordo benissimo. La questione delle venne posta con una certa decisione e il risultato fu una modifica del Titolo terzo dello Statuto significativa. Significativa tanto da indurre il Governo nazionale a rinviarne l'entrata a regime al 2010. Un'entrata a regime che è ricaduta su due Governi totalmente diversi (per volontà della storia, degli elettori) che si sono trovati in questi mesi a dover affrontare le implicazioni concrete di tipo finanziario di quella modifica del Titolo terzo. Purtroppo, tra l'altro, questo è capitato in un momento in cui la finanza pubblica statale, di tutto il Paese quindi, oltreché europea, è incappata nella sua peggiore peggiore crisi, una crisi che non si vedeva da tantissimi anni.

Ora, ci ritroviamo in questo momento tutti uniti nel voler portare a compimento la vertenza fino all'ultimo euro possibile. Nel sottoscrivere e nell'esprimere parere favorevole all'ordine del giorno, ci siamo spinti fino a dichiarare di essere disponibili non solo a un ricorso, ma anche a puntare, a verificare tutte le pieghe di un possibile accordo che potrebbe portare ancora qualcosa in più. Abbiamo detto: verifichiamo anche la possibilità, come è stato chiesto dall'opposizione, di ottenere dallo Stato che la somma spettante alla Regione non venga sottratta in anticipo, cioè prima che venga calcolata la quota di compartecipazione dell'IVA, del contributo che lo Stato italiano versa all'Unione europea. Verificheremo se la quota di compartecipazione dell'Irpef possa essere calcolata compiutamente e realisticamente anche sul reddito derivante dalle case in Sardegna di proprietà di cittadini italiani non residenti in Sardegna. Non vogliamo perdere nessuna possibilità positiva che possa derivare da quella modifica dell'articolo 8, tenendo conto che quell'accordo e la modifica dell'articolo 8 erano e rimangono purtroppo incompleti, ma non è stato possibile ottenere di più.

Per quanto riguarda la parte che voi oggi ci chiedete di attivare, cioè la modifica dei criteri del Patto di stabilità, non è agevole ottenerla in questo momento perché il problema del Patto di stabilità non è solo il problema dei Comuni e delle Regioni, ma è il problema di tutto il Paese e di tutta l'Europa.

Però non ci vogliamo sottrarre neanche a questo compito, come non ci vogliamo sottrarre neanche al compito di rivendicare, di chiedere continuamente il trasferimento delle risorse dei fondi FAS, che sono risorse regionali, che sono risorse da programmare qui, sono risorse assolutamente necessarie per affiancare alle risorse destinate e agli interventi ordinari anno per anno di risorse finanziarie da dedicare agli investimenti infrastrutturali di grandi dimensioni.

Vorrei solo ricordare, per amore di verità, che i fondi FAS non sono stati negati solo alla Sardegna, sono stati negati anche alle altre regioni, persino alla Sicilia di cui continua a dirsi - spesso non essendo sufficientemente informati - che gode di queste risorse. Non è vero, purtroppo per loro, hanno avuto soltanto un programma approvato, ma stanno spendendo anticipando risorse del bilancio regionale della Regione Sicilia. Quindi, la situazione non è semplice. Allora, se vogliamo dire: "Passiamo finalmente da una politica finanziaria accentrata tutta sul come spendere a una accentrata sul problema delle entrate" dobbiamo anche riconoscere che stiamo consolidando le entrate? Direi di sì.

Il Capogruppo Bruno del P.D. ha affermato che noi abbiamo fatto un assestamento diminuendo le entrate; in realtà abbiamo fatto un assestamento riportando le entrate alle stime realistiche che corrispondono esattamente a quanto risulta dalle ultime comunicazioni del Ministero sulle quote di compartecipazione che spettano alla Sardegna. Direi che i nostri Uffici (le stime non le ha fatte né l'Assessore, né il Presidente) hanno lavorato molto bene, con molta prudenza e attenzione. Ci hanno offerto dati per fare un bilancio realistico che fortunatamente - entro quindi nel merito - comincia ad assumere una dimensione veramente interessante, salvo la necessità di completare il percorso sollevando un eventuale conflitto di attribuzioni se entro brevissimo tempo non arrivasse una comunicazione di riconoscimento dei nostri diritti. Però abbiamo veramente un assetto che comincia a essere interessante. Senza indebitamento abbiamo entrate pari a 6 miliardi e 700 milioni e speriamo che la crescita porti a un incremento di risorse.

L'onorevole Sanna diceva giustamente: "la crescita delle risorse a nostra disposizione dipende dalla crescita che saremo capaci di imprimere al sistema economico". Quindi le nostre politiche, nell'utilizzare bene sul versante della spesa le nostre risorse, potranno portare un aumento della crescita, della ricchezza e quindi del gettito fiscale derivate dalla nostra quota di compartecipazione. Questo è un meccanismo virtuoso che dobbiamo cercare di perseguire considerando che il nostro bilancio è sostanzialmente diviso a metà sul versante della spesa, com'è stato ricordato anche da Mario Diana poco fa, rispetto ad altre regioni.

Il collega ha citato la Lombardia che si distingue per la proporzione incredibilmente diversa dalla nostra fra spesa sanitaria e resto della spesa: su 23 miliardi complessivi per ciò che non è sanitario la regione Lombardia spende circa 4 miliardi, come ha comunicato qualche giorno fa in Conferenza delle Regioni. Noi abbiamo una proporzione ben diversa, abbiamo una spesa sanitaria che è intorno ai 3 miliardi e 100 milioni più il disavanzo, e il resto della spesa che è di circa 3 miliardi e 600 milioni.

Tra l'altro, voi dite: "Il Patto di stabilità ci frena". Vorrei far osservare che è vero, il Patto di stabilità ci frena nei pagamenti, ma sul livello degli impegni sostanzialmente siamo quasi in linea tra ciò che rimane al netto della sanità e quello che possiamo impegnare ogni anno. Dov'è l'affanno? L'affanno deriva da un cumulo di residui passivi, da un cumulo di spese che dobbiamo effettuare all'inizio dell'anno e che derivano dall'anno precedente o che derivano da impegni assunti e arrivati a pagamento con grande ritardo, che quindi ingolfano i nostri Uffici, la nostra ragioneria di pagamenti che poi si riverberano negativamente su quanto noi programmiamo e cerchiamo di spendere nel corso dell'anno.

Perciò è importantissima l'azione del Consiglio regionale tesa a incidere sul definanziamento e sulla riduzione dei residui passivi, e c'è stata unanimità su questo. Io vi pregherei di perseguire questo scopo con determinazione, non cedendo alla tentazione di essere troppo flessibili su questo tema perché in un bilancio gestito (e che noi speriamo possa essere gestito in un non lontano futuro) in un bilancio caratterizzato non dal disavanzo di amministrazione, ma almeno dal pareggio o addirittura dall'avanzo, noi possiamo avere la possibilità di programmare bene e di spendere anche più velocemente. Questa è la prospettiva della politica finanziaria verso cui ci stiamo passo passo orientando e credo che sia un bene per tutti, per chi governa oggi e per chi governerà domani, chiunque esso sia. Questo è un bene per tutti come è un bene per tutti che l'esercizio finanziario inizi il primo gennaio.

Se acquisiamo questa buona abitudine tutti sapranno anche in futuro di poter gestire la politica finanziaria ordinatamente con metodo in questo modo. E arrivo anche ad un'altra questione che è quella centrale. Io appunto, come ho detto all'inizio, rispetto le idee di tutti, tutte le posizioni che possono essere dettate da valutazioni più o meno pertinenti all'argomento legge finanziaria, però dire che questa legge finanziaria è debole, è povera, non è un'opinione politica, è a mio parere è affermare una cosa non vera. Una legge finanziaria composta di tre articoli non è una manovra finanziaria povera, è una scelta di metodo, di un metodo che potrebbe sortire buoni risultati se approvassimo sempre buone leggi, buoni programmi e buoni atti amministrativi.

Insomma, la debolezza o la forza, la caratteristica di una manovra finanziaria di essere buona o cattiva non deriva dalla legge finanziaria stessa né, di per sé, dal bilancio, ma da ciò che è fonte delle autorizzazioni di spesa che si riversano e si certificano nel bilancio. Una manovra finanziaria è buona se finalmente fa il punto sulla spesa sanitaria e se finalmente può registrare in bilancio un accantonamento per le spese da effettuare nell'anno sulla base di leggi e atti amministrativi, atti di governo, atti di controllo, di gestione, relativi a norme che regolano l'intervento sulla salute dei cittadini, a norme sull'organizzazione delle aziende sanitarie, a norme sul rapporto tra pubblico e privato, a norme sulla razionalità dei centri di spesa. Cioè norme come quelle che dovrebbero essere contenute - e sono già contenute - nella proposta, e che potrebbero essere modificate in quel disegno di legge che la Giunta ha presentato e che il Consiglio deve prima o poi approvare, magari correggendone l'impostazione, apportando modifiche, migliorando ma facendo degli interventi.

Noi ci ritroveremo - ha ragione Vargiu - ci ritroveremo sempre, in qualunque legislatura, a rimbalzare accuse riguardanti il disavanzo della sanità, come avete fatto voi all'inizio di legislatura nel 2004 e come abbiamo fatto noi nel 2009, registrando un disavanzo della sanità nell'ultimo anno di 260 milioni di euro, se non ricordo male, che è schizzato in alto proprio nell'ultimo anno dopo un periodo all''interno della legislatura in cui invece era sceso. E noi ci ritroviamo adesso ad inseguire questa curva e a cercare di ridurlo.

Allora, la manovra è buona non se aggredisce con la finanziaria stessa questi problemi, ma se c'è un metodo di legislazione e di programmazione che nel corso dell'anno affronti questi problemi. Questa della sanità è una sfida che dovremo raccogliere così come credo dovremo raccogliere la sfida relativa all'altra questione, all'altro punto oscuro (quello del servizio idrico integrato) che genera disavanzi, e genera disavanzi non per colpa della politica finanziaria, ma per colpa di scelte e atti gestionali che portano poi ai disavanzi delle società che gestiscono questo servizio.

Questi problemi sembrano quasi un pacco che nessuno vuole aprire: tutti sappiamo che ci sono ma nessuno vuole ancora affrontarli con decisione. Se noi non mettiamo mano ad una riorganizzazione del sistema gestionale delle risorse idriche in Sardegna ci ritroveremo ancora a dover pagare e coprire i disavanzi. Lo stesso discorso vale per il problema delle società partecipate, che richiede una politica condivisa, difficilissima visti i tempi che corriamo, ma che deve però portare a qualche scelta importante.

Io penso che sia questo il compito che noi abbiamo di fronte, così come abbiamo il compito di incrementare le risorse per investimenti razionalizzando e tenendo sotto controllo la spesa corrente. Voglio però precisare (e qui rispondo a un'osservazione fatta dall'opposizione) che c'è una parte della spesa definita tecnicamente spesa corrente che in realtà è investimento, perché ciò che noi eroghiamo sotto forma di spesa corrente alle università, ai centri di ricerca, agli stessi enti locali non sempre è spesa per il funzionamento, in molti casi è spesa per investimenti.

La valutazione, quindi, non va fatta guardando solo al dato formale, all'etichetta di spesa corrente e spesa per investimenti, ma alle scelte, agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Dobbiamo riequilibrare - ed è su questo che credo il prossimo anno possiamo essere tutti coinvolti - ma a partire da questa legge finanziaria e dalla legge di bilancio in cui le scelte che si dovranno operare dovranno essere consone a questo obiettivo. Occorre mantenere la scelta del risanamento finanziario per puntare di più agli investimenti per la crescita e per il lavoro.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli che, per espressa disposizione del Regolamento, è a votazione nominale.

Ha domandato di parlare il consigliere Sabatini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SABATINI (P.D.). I Gruppi dell'opposizione voteranno contro il passaggio degli articoli, i Gruppi dell'opposizione, perché la finanziaria non ci convince, non ci soddisfa, l'abbiamo affermato in sede di discussione generale e abbiamo anche tentato di esporre le nostre proposte di modifica. Saremo conseguenti e presenteremo alcuni emendamenti che esprimeranno le nostre proposte.

Assessore, io non sono contrario in linea di principio ad una finanziaria "asciutta", credo però la nostra finanziaria non possa non tener conto della situazione economica di crisi che la Sardegna vive in questo momento. Ci sono da prendere provvedimenti urgenti, sulle famiglie in difficoltà, sul sostegno all'impresa, all'occupazione, sul rilancio della produzione, sul controllo della spesa. Su alcuni temi noi vi chiediamo di confrontarci; vogliamo aprire un confronto nelle prossime ore, nei prossimi giorni.

Noi vi chiediamo di sederci attorno a un tavolo per ragionare su alcuni temi e provare, a mettere nero su bianco alcune proposte che possano migliorare questa finanziaria. Questa è la proposta che noi vi facciamo; vi chiediamo quindi di attivare subito un confronto serio nel merito dei problemi. Attendiamo da voi una risposta, intanto però votiamo contro una finanziaria che è insufficiente.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Ladu, Stochino e Vargiu hanno votato a favore e che il consigliere Artizzu si è astenuto.

Rispondono sì i consiglieri:Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri:Agus - Barracciu - Bruno - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Mariani - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Artizzu - Sanna Matteo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 67

votanti 64

astenuti 3

maggioranza 33

favorevoli 43

contrari 21

(Il Consiglio approva).

I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 28 dicembre alle ore 16. La Commissione bilancio è convocata per lo stesso giorno alle ore 9 e 30.

La seduta è tolta alle ore 13 e 08.



Allegati seduta

Testo delle interrogazioni e interpellanze annunziate in apertura di seduta

Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sui ritardi nell'erogazione, da parte dell'Ersu di Sassari, del finanziamento per completare la somma relativa alle borse di studio per vitto e alloggio agli studenti ritenuti idonei.

Il sottoscritto,

PREMESSO CHE:

- nelle settimane scorse il consiglio di amministrazione dell'Ersu di Sassari ha disposto una variazione di bilancio al fine di incamerare dalla Regione la somma di 1.730.000 euro, necessaria per aggiudicare 550 borse di studio ad altrettanti studenti ritenuti idonei e meritevoli;

- tale importo andrebbe a sommarsi ai 4.800.000 euro già in possesso dell'Ente e l'intero ammontare di 6.530.000 euro dovrebbe soddisfare le esigenze dei 2.800 studenti giudicati idonei a conseguire la borsa di studio;

CONSIDERATO CHE:

- al ritardo con cui l'Ersu di Sassari avrebbe provveduto alla variazione di bilancio di cui in premessa, sta facendo seguito anche il ritardo dell'Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport a dare il via libera decisivo alla manovra dell'Ente universitario turritano e, di conseguenza, erogare il finanziamento;

- stante questa situazione, dei 2.800 studenti idonei, ben 550 non riusciranno ad ottenere il corrispettivo della borsa di studio entro la fine dell'anno e, con i buoni auspici, si prevede l'erogazione del contributo con un ritardo di almeno un mese;

PRESO ATTO CHE:

- la normativa vigente prevede che tutte le borse di studio debbano essere assegnate entro la data del 31 dicembre;

- tale ritardo costringerà questi 550 studenti dell'Ersu di Sassari a far anticipare alle rispettive famiglie le somme destinate al pagamento dell'affitto casa e dei ticket d'accesso alla mensa universitaria;

- in un momento di crisi economica coincidente con la fine dell'anno, quando le famiglie sono costrette a far fronte a spese improcrastinabili, anticipare le somme per l'università rischia di compromettere la serenità di questi studenti meritevoli,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere quali iniziative intendano assumere allo scopo di accelerare la pratica relativa all'erogazione della somma reclamata dall'Ersu di Sassari e necessaria per il completamento dell'assegnazione, in contemporanea, di tutte le borse di studio riconosciute agli studenti ritenuti idonei e meritevoli. (467)

Interpellanza Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Ben Amara - Bruno - Barracciu - Espa - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Agus - Lotto sulla illegittimità della deliberazione della Giunta regionale n. 35/11 del 28 ottobre 2010.

I sottoscritti,

PREMESSO CHE:

- il Consiglio regionale con legge 23 ottobre 2009, n. 4, avente per oggetto Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo, ha disciplinato, all'articolo 3, interventi di ampliamento per le costruzioni in zona agricola;

- il contenuto dell'articolo 3 argomenta e ipotizza incrementi volumetrici degli immobili insistenti nelle zone omogenee E, e dunque dispone la possibilità di ampliare gli immobili esistenti nell'agro senza per nulla disporre la possibilità di realizzare nuove costruzioni ad uso residenziale;

CONSTATATO CHE:

- lo stesso comma 5 dell'articolo 3, nel richiamare le norme da applicarsi in attesa della revisione del Piano paesaggistico regionale (PPR) richiama esplicitamente il decreto del Presidente della Regione n. 228 del 1994, articolo 3 commi 1, 2 e 3, escludendo da tale previsione il comma 4 e successivi della citata norma che trattano le superfici minime per le residenze nell'agro;

- la materia è complessivamente assoggettata alle norme di salvaguardia del PPR e pertanto, fino all'adeguamento dei PUC al PPR non sono ammessi nuovi interventi nell'agro;

- con deliberazione della Giunta regionale n. 35/11 del 28 ottobre 2010, si è inteso superare con atto deliberativo, e perciò con uno strumento amministrativo, una puntuale e circostanziata condizione posta da norme legislative approvate;

- la citata deliberazione, se pur nell'oggetto tendente a fornire indirizzi interpretativi sull'articolo 3, comma 5 della legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4, assume come presupposto delle sue reali intenzioni il contenuto di un ordine del giorno approvato dal Consiglio che demanda alla Giunta l'emanazione di un atto di interpretazione e non già di modificazione o di integrazione delle norme di cui trattasi,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica per sapere se:

1) non ritenga illegittima la modificazione di una previsione di legge attuata attraverso un atto di indirizzo interpretativo che, attraverso un intento chiarificatorio della norma stessa, di fatto ne estende e modifica il campo di applicazione prescritto nel testo normativo;

2) non ritenga per queste ragioni urgente ed opportuno, in sede di autotutela, revocare l'atto della Giunta regionale n. 35/11 del 28 ottobre 2010;

3) non sia altresì urgente e necessario diramare direttive ed indirizzi operativi agli enti locali al fine di agevolare una corretta applicazione del complesso delle norme contenute nella citata legge regionale n. 4 del 2009, anche alla luce del palese contrasto di alcune previsioni in essa contenute con le vigenti norme di salvaguardia operanti per effetto della vigenza delle norme tecniche di attuazione del Piano paesaggistico regionale. (169)

Interpellanza Caria - Bruno sui gravissimi atti di intimidazione rivolti agli amministratori pubblici in Sardegna.

I sottoscritti,

PRESO ATTO che i 60 e più atti intimidatori perpetrati in Sardegna nel corrente anno 2010 ai danni di amministratori pubblici, imprenditori e comuni cittadini, rappresentano un fenomeno di tale gravità che è lecita la preoccupazione che gli stessi principi fondamentali della nostra democrazia possano collassarsi;

CONSIDERATO CHE:

- soprattutto in Gallura si registra una escalation di fatti criminali che, sia per il numero che per la loro efferatezza, porta ad una definizione del contesto come in piena "emergenza sicurezza" e ad una ammissione da parte delle forze dell'ordine di una situazione che "è gravissima";

- la disamina di tali avvenimenti criminali, fatta sia da organi della magistratura, sia dall'Anci regionale, sia dalle forze dell'ordine, sia dalla classe politica, porta ad una univoca conclusione: ovvero gli atti di intimidazione e terroristici sono lo strumento per mezzo del quale si cerca di creare il discredito nelle istituzioni e impedire che i processi ordinati, trasparenti, fondati sul diritto, sul merito e sull'impegno delle stesse si contrappongano ad interessi di parte spesso e frequentemente di natura criminosa;

CONSTATATO che ad un mese dalla visita in Sardegna del Ministro dell'interno Maroni, visita volta all'analisi delle motivazioni del fenomeno criminale e del pesante clima di intimidazione che da tempo cerca di condizionare gli amministratori locali, nulla risulta degli impegni presi dal Ministro dell'interno ed enfaticamente portati alla ribalta della stampa dal Presidente della Regione Cappellacci,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione per conoscere:

1) se sia a conoscenza di quali siano, ad oggi, le azioni intraprese dal Governo nazionale per arginare il fenomeno criminale e garantire che le amministrazioni comunali in Sardegna adempiano alloro compiti in totale sicurezza;

2) se sia a conoscenza di provvedimenti, adottati dal Ministro dell'interno, volti al potenziamento degli organici della Polizia di Stato e dei reparti investigativi al servizio della magistratura;

3) quali motivi ostino lo svolgimento della preannunciata assemblea con tutti i sindaci della Sardegna sulle problematiche legate alla sicurezza;

4) se non si ritenga opportuno, necessario e urgente adottare qualsiasi atto e svolgere ogni forma di sollecitazione presso il Governo nazionale affinché lo stesso predisponga i necessari e promessi provvedimenti per far rientrare l'emergenza sicurezza in Sardegna. (170)

Interpellanza Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Bruno sulla illegittimità della pubblicazione sul Buras del PUC di Oristano in assenza della verifica di coerenza.

I sottoscritti,

PREMESSO CHE dopo una lunga gestazione il Comune di Oristano ha avviato l'iter procedurale per la definizione del Piano urbanistico comunale e che recentemente lo stesso è stato adottato dal Consiglio comunale, come prescritto, e successivamente inviato alla Regione per la verifica di coerenza;

RILEVATO che a seguito dell'approvazione dell'articolo 31 della legge regionale 22 aprile 2002, n. 7, il controllo di legittimità sulla delibera comunale di adozione definitiva del PUC contenuta al comma 5 dell'articolo 20 della legge regionale n. 45 del 1989, è stato sostituito con la verifica di coerenza sugli atti della pianificazione urbanistica, disciplinata in via transitoria dal Direttore generale della pianificazione urbanistica e territoriale sulla base degli indirizzi politico-amministrativi emanati dalla Giunta regionale;

DATO ATTO che tale atto di indirizzo si è concretizzato nella deliberazione della Giunta regionale n. 15/14 del 14 maggio 2002, la quale, nell'allegato A alla stessa dispone "Direttive procedurali ed indirizzi politico-amministrativi" in materia di verifica di coerenza della pianificazione urbanistica, alla quale tuttora è necessario fare riferimento per il corretto iter di approvazione dei piani urbanistici comunali;

RITENUTO che tali disposizioni esprimono senza alcuna possibilità di dubbio che la verifica di coerenza ed il suo esito positivo "costituisce presupposto necessario per procedere alla pubblicazione del piano ed alla sua conseguente entrata in vigore" e che in ordine ai tempi prescritti per il suo svolgimento, in assenza di specifica previsione normativa, gli stessi sono da considerarsi a carattere ordinatorio e dunque possono essere interrotti a seguito di richiesta di elementi istruttori, come nel caso del Comune di Oristano è avvenuto più volte;

CONSIDERATO che il Comune di Oristano, senza attendere l'espressione delle risultanze della verifica di coerenza ha provveduto alla pubblicazione del PUC sul Buras avviando, di fatto, una indebita applicazione delle previsioni urbanistiche non ancora verificate dalla Regione;

EVIDENZIATO che la verifica di coerenza rappresenta una forma di compartecipazione alla definizione degli strumenti urbanistici comunali e come tale è espressione tipica delle competenze regionali in materia urbanistica e, come affermato dalla Corte costituzionale (sentenza n. 206 del 26 giugno 2001) escludere l'approvazione regionale equivale a "consentire che lo strumento urbanistico sia modificato senza il consenso della Regione, con conseguente lesione della competenza regionale in materia urbanistica.",

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica per conoscere:

1) quali iniziative la Giunta regionale intenda assumere per garantire che il Piano urbanistico comunale del Comune di Oristano sia rispettoso delle norme vigenti e possa entrare in vigore soltanto dopo aver ottemperato all'obbligo di verifica da parte della Regione;

2) se la Giunta regionale non ritenga urgente ed opportuno attivare l'Area legale per valutare ed eventualmente provvedere all'immediata impugnativa in sede amministrativa dell'atto di pubblicazione sul Buras del PUC di Oristano quale atto cautelativo al fine di non ingenerare nei cittadini aspettative prive di valore giuridico, e per evitare che si generi in capo alla disciplina regionale un pericoloso precedente che comporterebbe a cascata il possibile disconoscimento delle competenze regionali in materia di pianificazione urbanistica territoriale. (171)

Interpellanza Zedda Massimo - Uras - Sechi sulla situazione dell'università sarda.

I sottoscritti,

- PREMESSO CHE:

- in tutta Italia si moltiplicano le manifestazioni di studenti e ricercatori contro la proposta di riforma dell'Università promossa dal Ministro Gelmini, attualmente all'attenzione del Parlamento;

- la protesta nazionale ha coinvolto anche studenti e ricercatori delle università sarde e si moltiplicano, a Cagliari e a Sassari, le azioni di lotta e di sospensione delle attività didattiche a difesa dei diritto allo studio e per una più alta qualificazione degli atenei, drasticamente colpiti dalla proposta del Ministro soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia;

- CONSIDERATO CHE:

- la ripartizione di parte del fondo di finanziamento ordinario (FFO) in funzione della produttività dei singoli atenei ha provocato, anche per ciò che concerne l'annualità 2010, un taglio di risorse che nelle università sarde si è tradotto in un taglio dei corsi di laurea e della didattica riducendo di fatto le opportunità dei giovani sardi;

- le proteste coinvolgono gran parte dei ricercatori delle università sarde e ciò sta provocando gravissime disfunzioni ai programmi di studio;

- l'università, sede principale di ogni attività di innovazione, ricopre un ruolo fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno e in particolare per la Sardegna, terra con meno laureati della media nazionale e con università aventi ranking più bassi rispetto agli altri atenei italiani;

- la cosiddetta riforma Gelmini prevede un taglio del fondo integrativo per le borse di studio che peserà non poco e che aumenterà, anche tra gli studenti sardi, il numero degli idonei non beneficiari di borse di studio, realizzando una ulteriore pesante discriminazione tra gli studenti italiani;

- RILEVATO CHE:

- Cagliari e Sassari hanno un economia fortemente legata anche all'università ed è evidente come le problematiche relative al diritto allo studio abbiano ripercussioni su tutta la popolazione delle due città e della Sardegna;

- a causa dello scarso contributo di finanziamenti privati al bilancio i tagli al FFO avranno un peso maggiore sugli atenei del Mezzogiorno piuttosto che su quelli insediati in tessuti produttivi ben più dinamici;

- i tagli all'università e al diritto allo studio previsti nel disegno di legge Gelmini penalizzeranno ulteriormente le università sarde rendendole incapaci di reggere il confronto con gli atenei del resto d'Europa e d'Italia e aumenteranno la fuga dei cervelli che già da anni caratterizza la situazione dei giovani laureati sardi,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e gli assessori competenti per sapere:

1) se intenda opporre ogni legittima resistenza ad una riforma che inequivocabilmente danneggia l'università sarda e i suoi studenti intervenendo con ogni mezzo di pressione istituzionale presso il Governo e il Parlamento;

2) quali politiche e quali misure urgenti intenda mettere comunque in campo al fine di tutelare il diritto allo studio dei giovani sardi arrivando anche ad aprire una controversia formale con lo Stato al fine di porre un argine ad una politica che aggrava lo stato di crisi economica e sociale dell'Isola anziché promuovere e favorire processi virtuosi di sviluppo a partire dal potenziamento di istruzione, formazione, innovazione e ricerca. (172)

Interpellanza Cocco Pietro - Bruno - Espa - Caria - Meloni Valerio sulla situazione dei servizi sanitari della Provincia del Sulcis-Iglesiente.

I sottoscritti,

PREMESSO CHE:

- il Commissario straordinario della ASL n. 7 ha adottato la proposta di razionalizzazione dei servizi sanitari della Provincia del Sulcis-Iglesiente con il parere contrario della Conferenza socio-sanitaria provinciale;

- dall'atto aziendale emerge una situazione di criticità cronica che riguarda la mobilità dei pazienti per esami ed erogazioni verso le altre ASL del territorio regionale associata alla presenza di lunghe lista d'attesa;

- in assenza di un Piano di riorganizzazione che si confronti con le carenze del territorio si prevede la chiusura di alcuni servizi senza il coinvolgimento delle istituzioni locali;

VISTI i rapporti fortemente incrinati fra l'attuale Commissario e i rappresentanti di comuni, provincia, sindacati e associazioni, rapporti difficilmente recuperabili per un necessario e auspicabile confronto sereno e per una efficace riorganizzazione della sanità in quel territorio;

CONSIDERATO CHE:

- la scelta di riduzione con la chiusura per accorpamento di taluni reparti, oltre che generare disagi ai cittadini, nel territorio di riferimento, è in contraddizione con gli attuali investimenti in corso che riguardano il Presidio ospedaliero Sirai di Carbonia e il CTO di Iglesias;

- il commissario della ASL n. 7 prospetta la costruzione di un nuovo ospedale unico territoriale senza la produzione di uno studio di fattibilità che metta a confronto le diverse opzioni e consenta la scelta più razionale in relazione al rapporto costi/benefici per i cittadini;

VERIFICATO CHE:

- lo smantellamento della sanità nel Sulcis-Iglesiente sta causando una fuga dei medici con alta professionalità verso altri presidi ospedalieri, con conseguenze inevitabili sulle prestazioni offerte ai cittadini obbligati a rivolgersi al capoluogo della Sardegna;

- il ridimensionamento della cardiologia e anatomia patologica di Iglesias e della pediatria a Carbonia sta causando una mobilità passiva verso Cagliari, senza considerare che una razionalizzazione dei servizi debba comportare una deospedalizzazione con l'istituzione di presidi sanitari nel territorio;

- tali decisioni hanno causato le proteste di numerosi sindaci del territorio della Provincia del Sulcis-Iglesiente e delle organizzazioni sindacali che hanno manifestato la contrarietà a fantasiose scelte di tagli, accorpamenti e programmazione dell'offerta sanitaria con la futuristica costruzione di un nuovo ed unico ospedale,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:

1) quali azioni intendano intraprendere per scongiurare una riduzione dei servizi erogati dalla ASL n. 7 e la chiusura di reparti;

2) come intendano diminuire le lunghe liste d'attesa e la cronica mobilità passiva dei pazienti da Iglesias e Carbonia verso Cagliari;

3) se intendano superare l'attuale gestione commissariale straordinaria, in particolare presso la ASL n. 7, per riportare a normalità la gestione aziendale e la diretta responsabilità nel rapporto con le istituzioni locali. (173)

Interpellanza Tocco sulle condizioni di degrado ambientale e strutturale in cui versa lo Stagno di Santa Gilla, in particolare a Punta Santa Igia, frequentata da pescatori.

Il sottoscritto,

PREMESSO CHE:

- lo Stagno di Santa Gilla, quotidianamente, richiama un gran numero di pescatori in quanto nelle sue acque è possibile pescare spigole, muggini, anguille, gamberetti oltre a cozze e arselle;

- qualche anno fa lo stagno è stato bonificato e, pare, anche predisposta una vigilanza;

- CONSIDERATO CHE:

- sono tantissime le persone che dalle acque dello stagno, in particolare a Punta Santa Igia (in prossimità del centro commerciale Auchan di Santa Gilla), con il pescato ricavano una giornata di lavoro necessaria per la sopravvivenza delle rispettive famiglie;

- con questa attività si calmiera il grave problema della disoccupazione, producendo un reddito, seppure piccolo, ma necessario al soddisfacimento dei bisogni primari di una famiglia;

- PRESO ATTO CHE:

- il territorio appare degradato e abbandonato all'incuria dei vandali;

- le strade di accesso sono ridotte in uno stato di fatiscenza e, in particolare nei giorni di pioggia, assomigliano più ad un pantano impraticabile alle autovetture dei pescatori;

- il territorio appare ricolmo di rifiuti di ogni genere, quali elettrodomestici, pneumatici, carcasse di auto e sacchetti di rifiuti che, normalmente, dovrebbero essere depositati nei cassonetti delle strade cittadine;

- i pescatori sono costretti a lavorare in mezzo a tali disagi che potrebbero mettere a repentaglio non solo la salute, ma addirittura l'incolumità fisica, con tutto quello che ne consegue, svolgendo un lavoro precario e autonomo,

chiede di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere:

1) quali iniziative intendano attivare per operare una manutenzione delle strade di penetrazione all'interno dello Stagno di Santa Gilla e Punta Santa Igia, così da consentire alle persone che lavorano al loro interno di poter percorrere senza problemi e senza rischi per l'incolumità personale i tratti di strada necessari per il raggiungimento delle postazioni di pesca;

2) quali iniziative si intendano attivare allo scopo di operare una pulizia generale nel territorio dello stagno, attraverso la rimozione di rifiuti ingombranti abbandonati a causa di incuria generalizzata e, forse, del fatto che il servizio di sorveglianza di cui accennato in premessa è insufficiente o addirittura totalmente assente;

3) se non ritengano di coinvolgere anche il Comune di Cagliari in questi interventi, garantendo all'amministrazione cittadina la copertura finanziaria per poter operare tutti questi interventi. (174)

Interpellanza Diana Giampaolo - Bruno sulla vertenza dei lavoratori della società ex Geas che gestisce per conto di Trenitalia la pulizia dei vagoni ferroviari in Sardegna.

I sottoscritti,

PREMESSO CHE:

- Trenitalia ha provveduto a riorganizzare i bandi per le gare di pulizia dei treni sui territori regionali, anche a seguito dei disservizi registrati ed auspicando un miglioramento del servizio;

- a seguito di tali decisioni in Sardegna l'Azienda Nord Servizi Srl dovrebbe subentrare alla società Geas che attualmente fornisce il servizio di pulizia dei treni ferroviari;

CONSIDERATO CHE:

- a seguito di tale scelta e del conseguente ricorso al TAR sull'assegnazione dell'appalto da parte di Geas, si è determinata una situazione che ha creato gravi problemi sulla qualità degli interventi di pulizia con ricadute per i passeggeri e di grande incertezza per i lavoratori dell'azienda;

- attualmente i lavoratori impegnati sono circa 116 e non sanno quanti saranno riassunti dalla nuova azienda appaltatrice;

- i suddetti lavoratori non percepiscono lo stipendio da quattro mesi e hanno indetto una protesta che sta causando il blocco del traffico ferroviario ed un presidio permanente, all'interno della stazione di piazza Matteotti a Cagliari;

PRESO ATTO CHE:

- a seguito del rischio di licenziamento di 50 dipendenti su 116 lavoratori e senza nessuna garanzia sull'assorbimento dei restanti nella nuova società subentrante, la Giunta regionale si è impegnata il 26 ottobre 2010 ad intraprendere iniziative finalizzate alla ripresa dei rapporti fra Trenitalia e il Ministero delle infrastrutture e trasporti per risolvere la vertenza e firmare un accordo di programma per decidere autonomamente la quantità e qualità dei servizi svolti da Trenitalia in Sardegna;

- nell'attesa delle interlocuzioni fra Regione, Ministero e Trenitalia, la Giunta regionale ha deliberato un sussidio una tantum per i lavoratori Geas di euro 1.350 per ciascun lavoratore e stanziando un totale di risorse pari a 139.050 euro;

- in base all'accordo tra l'Assessore regionale dei trasporti e Trenitalia, la Nord Servizi dovrebbe subentrare alla Geas e assorbire i dipendenti per 6 mesi, in attesa che venga sbloccato il bando oggetto di un ricorso al Tar;

- ad oggi il suddetto accordo risulta disatteso per un contenzioso legale fra la società Geas e Trenitalia e anche il sussidio regionale risulta scaduto;

APPRESO dalle organizzazioni sindacali e dagli organi di stampa che la vertenza in atto, nella sua drammaticità, rischia di creare seri problemi di ordine pubblico se non si trova una soluzione in tempi brevi ed il rispetto degli accordi intercorsi con i lavoratori;

SOTTOLINEATO che quanto disposto dal decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, all'articolo 29, comma 911, come modificato dalla legge finanziaria 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) che stabilisce che in caso di "appalto di opere e servizi il committente imprenditore o datore di lavoro, è obbligato in solido con l'appaltatore nonché con ciascuno degli eventuali ulteriori sub appaltatori entro il limite di 2 anni dalla cessazione dell'appalto, a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e i contributi previdenziali dovuti " e che quindi anche la società Trenitalia è interessata e coinvolta direttamente alla vertenza in corso,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti per sapere:

1) se ritengano di intervenire su Trenitalia affinché si assuma le proprie responsabilità secondo quanto stabilito dalla normativa sugli appalti e svolga una funzione di garante in questa vicenda che lede i diritti dei lavoratori;

2) quali urgenti iniziative abbiano intenzione di intraprendere affinché i lavoratori riescano a percepire gli stipendi arretrati e ristabilire la sicurezza e la qualità per i passeggeri;

3) quando intendano procedere ad un accordo di programma con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che garantisca autonomia gestionale dei servizi del trasporto pubblico ferroviario. (175)

Interpellanza Agus - Bruno - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Meloni Marco - Lotto - Solinas Antonio sulle bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente e del Guspinese.

I sottoscritti,

PREMESSO CHE:

- in questi giorni le ex aree minerarie stanno facendo parlare di sè, non certo in termini positivi per i tanto agognati interventi di bonifica, attesi ormai da molti anni e mai concretamente avviati, ma per gli inquietanti interessi economici speculativi che coinvolgono due importanti istituti regionali: l'Arpas ed il Consorzio territorio, ambiente, sviluppo (Tea);

- tali istituti risultano beneficiari di fondi regionali, l'Arpas per l'attuazione delle procedure di caratterizzazione, il Consorzio Tea, costituito dall'unione di privati (Ati - Ifras) e dall'Igea Spa (già beneficiari anche di fondi nazionali) per le bonifiche;

PRESO ATTO che con la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria 2001 - GU della Repubblica italiana n. 302 del 29 dicembre 2000 - Supplemento ordinario n. 219), articolo 114 (Disinquinamento, bonifica e ripristino ambientale), comma 10, veniva istituito e finanziato il Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna: "Al fine di conservare e valorizzare, anche per finalità sociali e produttive, i siti e i beni dell'attività mineraria con rilevante valore storico, culturale ed ambientale, è assegnato un finanziamento di lire 3 miliardi per l'anno 2001 e 6 miliardi di lire a decorrere dall'anno 2002 al Parco geominerario della Sardegna";

CONSIDERATO CHE:

- col decreto del Ministero dell'ambiente 18 settembre 2001, n. 468 (Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati) il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, dichiara e riconosce il Sulcis-Iglesiente e il Guspinese siti di bonifica di interesse nazionale, disponendo un primo finanziamento con uno stanziamento totale di 63,6 miliardi di lire così ripartiti negli anni:

- 2001 39,66 miliardi di lire;

- 2002 12 miliardi di lire;

- 2003 12 miliardi di lire;

- il suddetto stanziamento, in parte utilizzato solo recentemente, grazie alla costituzione del Consorzio Tea mentre per anni l'Ati ha operato con le sole risorse di parte regionale e in buona parte con interventi estranei alle bonifiche, a seguito dell'irrisolto conflitto di competenze fra il titolare delle aree inquinate da bonificare Igea e l'Ati, titolare delle bonifiche;

- il conflitto fra l'Ati ed IGEA risulta in parte superato con la costituzione del Consorzio Tea, oggetto recentemente di indagini da parte della Procura della Repubblica di Cagliari e sinora inadempiente sulla spesa dei fondi nazionali;

RILEVATO che in Sardegna è istituito il Commissario per l'emergenza ambientale, relativamente alle aree minerarie del Sulcis-Iglesiente e del Guspinese, le cui funzioni sono svolte dal Presidente della Regione Ugo Cappellacci,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e l'Assessore regionale dell'industria per sapere se non sia urgente ed opportuno:

1) completare l'iter per il rilancio del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, ultimamente salvato dalla lista di proscrizione dei parchi nazionali grazie al riconoscimento dell'Unesco, superando il commissariamento e affidando ai comuni minerari il ruolo primario di gestione e controllo;

2) riportare in capo al Commissario per l'emergenza ambientale i fondi per le bonifiche con una nuova intesa con lo Stato, che consenta di avviare e attuare l'intesa Regione-Ministero dell'ambiente, Ministero dei beni culturali e Ministero dell'industria, sottoscritta in data 10 dicembre 1997, operazione che consentirebbe un flusso di finanziamento costante dei fondi, sino alla totale bonifica dei siti, come previsto dal decreto del Ministero dell'ambiente 18 settembre 2001, n. 468;

3) lo scioglimento del Consorzio Tea e l'affidamento progettuale ed esecutivo delle opere all'Igea Spa, già società in house regionale e titolare dei beni, consentendo da subito di superare i conflitti che hanno reso vano il decreto ministeriale n. 468 del 2001, e alla Regione Sardegna di scaricare sui fondi nazionali i costi dell'Igea e gestire la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili (LSU) rimasti in capo all'Ati e mai stabilizzati;

4) avviare un nuovo processo di interazione tra Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, Igea Spa e comuni ex minerari, perché si promuova e si realizzi il più grande parco nazionale della storia, dalle miniere metallifere a quella carbonifera, quale importante segmento storico, economico, sociale e culturale della Sardegna, unico al mondo. (176)

Interpellanza Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sui definanziamenti e rinvii delle opere sulla rete ferroviaria della Sardegna prospettati dall'aggiornamento del Contratto di programma 2007-2011 fra il Ministero delle infrastrutture e trasporti e Rete ferroviaria italiana.

I sottoscritti,

PREMESSO CHE:

- in questi giorni le commissioni competenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica stanno esaminando l'aggiornamento del Contratto di programma 2007-2011 per la gestione degli investimenti sulla rete ferroviaria in Italia;

- l'articolo 3, comma 2, del Contratto di programma 2007-2011, nella parte degli investimenti, stabilisce che entro il mese di gennaio di ciascun anno il Ministero delle infrastrutture e trasporti e Rete ferroviaria italiana stabiliscono le modifiche ai relativi finanziamenti tenendo conto delle dovute coperture finanziarie;

- con l'aggiornamento del Contratto di servizio risultano ulteriormente definanziate le risorse destinate alla Sardegna, già ridimensionate dai tagli nelle precedenti leggi finanziarie e dalle decisioni del CIPE dal 2008 ad oggi;

- dalle risorse finanziarie stanziate emerge un taglio per la futura programmazione degli investimenti per i prossimi anni, con una copertura per interventi certi sulla manutenzione straordinaria (2010-2011) e per quelli definiti dal Piano della sicurezza;

- bloccare la progettazione significa escludere l'opera da future riprogrammazioni finanziarie, che normalmente riguardano le opere cantierabili;

PRESO ATTO CHE:

- le opere programmatiche più evidenti con realizzazione pluriennale, per le quali sono previsti finanziamenti a tranches, riguardano:

1) la velocizzazione del percorso dei treni tra San Gavino, Sassari ed Olbia; l'opera vale 607 milioni di euro; previsti nel 2008 due milioni da impiegare per la progettazione; questi vengono cancellati e sino a tutto il 2011 l'opera non riceverà finanziamenti;

2) il potenziamento della tratta Cagliari-Oristano; vale 129 milioni di euro di lavori, 23,3 milioni si sarebbero dovuti spendere immediatamente e sono stati definanziati;

3) lo sviluppo della flotta navale, 50 milioni erano destinati per combinare il trasporto via mare ed il treno (ciò che serve, oltre al traffico merci, ad attività produttive come quella della Keller di Villacidro); si "ridefiniscono i fabbisogni in termini di unità navali", recita il Contratto, e si cancella integralmente la previsione finanziaria;

4) la realizzazione della nuova stazione ferroviaria all'aeroporto di Elmas, 7,7 milioni di euro che risultano bloccati causando un ritardo per la nascita di una interconnessione non solo fra lo scalo di Elmas e Cagliari, ma per tutti i centri dell'hinterland di Cagliari;

- la Sardegna subisce già un ritardo infrastrutturale delle proprie reti ferroviarie caratterizzato da una bassa qualità del servizio e scarsa manutenzione con solo 17 km a doppio binario (Cagliari-Decimomannu ) e 436 km di linea a scartamento ordinario, semplice binario e non elettrificata;

- dalla rimodulazione dei fondi per la legge obiettivo, prevista anche nel Contratto di servizio, nessuna risorsa è destinata alla Sardegna;

- nel piano operativo nazionale Reti e mobilità, avente uno stanziamento previsto di 1.649 milioni di euro, la Regione Sardegna non è stata inserita;

- appare evidente il disimpegno di Trenitalia verso la Sardegna per l'istituzione di un corridoio intermodale delle merci;

- dagli interventi del Piano nazionale sull'alta velocità la Sardegna non viene citata escludendola da un adeguamento della rete;

- vengono violati i principi di riparto delle risorse relative al fondo aree sottoutilizzate che all'interno del quadro strategico nazionale 2007-2013 aveva previsto una quota del 12,61 per cento a favore della Sardegna sul totale delle risorse;

RIBADITO che la Sardegna necessita di un intervento strutturale della rete ferroviaria, e considerati i mancati e ridimensionati trasferimenti di risorse nazionali e comunitarie previsti dall'aggiornamento del Contratto di programma fra il Ministero delle infrastrutture e Rete ferroviaria italiana, che di fatto causa nel futuro una totale situazione di degrado e deficit infrastrutturale ed un notevole ritardo sul recupero del divario insulare che ostacola la crescita economica,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti per conoscere:

1) quali atti intendano adottare verso il Governo nazionale per opporsi all'adozione di un provvedimento che rischia di cancellare l'intero servizio ferroviario della Sardegna;

2) come intendano ripristinare il diritto di compensazione sul divario infrastrutturale della Sardegna con il resto della Penisola previsto dall'articolo 22 della legge n. 42 del 2009;

3) quali azioni vogliano intraprendere verso Rete ferroviaria italiana, per far rispettare l'attribuzione di risorse e programmazione sugli interventi che necessita la rete ferroviaria della Sardegna, che risulta totalmente esclusa da qualsiasi atto adottato. (177)

Interpellanza Solinas Antonio - Agus - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Barracciu sulla gestione da parte della Società bonifiche sarde degli immobili di proprietà.

I sottoscritti,

CONSIDERATO CHE in data 24 febbraio 2010, con lettera inviata all'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale, al Presidente della Regione e al Presidente del Consiglio regionale, in qualità di Consigliere regionale della Sardegna, si inoltrava la richiesta di accedere ad alcuni atti amministrativi della Società bonifiche sarde (SBS) e che solo in data 19 ottobre 2010 si è potuto prendere visione degli atti richiesti;

PRESO ATTO che da tali atti risulta che, con sentenza n. 453 del 13 giugno 2008 della Corte d'appello di Cagliari, sezione distaccata di Sassari (sentenza passata in giudicato), veniva dichiarata la risoluzione dell'atto di concessione contratto di locazione stipulato nell'anno 1972 e per l'effetto veniva ordinato alla signora Laura Gorelli il rilascio dell'immobile oltre che il risarcimento del danno,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per conoscere se:

1) la Società bonifiche sarde abbia ripreso il pieno possesso dell'immobile sino al 2008 tenuto in locazione dalla signora Laura Gorelli e, in caso affermativo, quale destinazione d'uso abbia oggi tale immobile;

2) persone singole o associate, detentori a qualsiasi titolo di terreni e immobili della Società bonifiche sarde, abbiano in corso cause giudiziarie tendenti ad ottenere l'acquisizione del diritto di proprietà. (178)

Interpellanza Meloni Marco - Bruno - Diana Giampaolo - Cocco Pietro - Solinas Antonio sulla pubblicazione dell'avviso Alta formazione anno 2010 del programma Master and back.

I sottoscritti,

PREMESSO CHE:

- il programma Master and back è parte di quel vasto investimento sulla conoscenza, operato dalla Giunta regionale in carica nella XIII legislatura, al fine di investire nella conoscenza, superare i limiti di una formazione localistica, favorire le relazioni e l'interscambio scientifico-culturale con il mondo, ed internazionalizzare la nostra università; un percorso necessario per consentire all'economia sarda di superare decenni di aiuti divenuti oramai inutili attraverso un forte investimento sull'istruzione, sulla ricerca qualificata e sulla cultura diffusa;

- esso prevede l'erogazione di contributi, con il cofinanziamento del Fondo sociale europeo (FSE), per la realizzazione di una serie di azioni dirette a rafforzare il sistema alta formazione/lavoro della Sardegna, tra le quali la parte preponderante per destinazione di risorse è stata costituita, fino ad oggi, dal finanziamento di borse di studio a fondo perduto per la partecipazione a percorsi di alta formazione e tirocini e erogazione di contributi a imprese e organismi per l'attivazione di percorsi di rientro;

- negli anni precedenti, complessivamente, ha garantito l'alta formazione di più di 3.500 giovani sardi;

- in data 22 novembre 2010 è stato pubblicato il nuovo avviso 2010, destinato unicamente all'alta formazione, nel quale è stabilita una considerevole riduzione delle borse di studio finanziabili, decurtate dalle 450 previste nel bando 2009 alle 150 dell'attuale bando, in ragione della rimodulazione negli stanziamenti, essendo stati destinati 6,5 milioni di euro per il presente bando, in luogo dei 13 milioni erogati in precedenza;

- nessuno stanziamento è invero previsto per le scuole di specializzazione post laurea, per i master non universitari altamente professionalizzanti, per i tirocini quali strumento essenziale di avviamento qualificato al lavoro per un laureato, qualunque sia la disciplina di studi conseguita, e straordinario mezzo per conoscere direttamente il mondo del lavoro, applicare le conoscenze acquisite durante il percorso di studi e accrescere le proprie competenze e abilità;

- inoltre, a tutt'oggi, non è stato pubblicato alcun avviso relativo ai percorsi di rientro, e nessuna data certa è stata sino ad ora fornita dalle autorità competenti in merito;

CONSIDERATO CHE:

- il citato avviso si appalesa come assolutamente insufficiente a soddisfare le esigenze per le quali il programma Master and back è stato concepito: infatti, la menzionata esiguità dei fondi rappresenta un taglio netto alla possibilità di alta formazione per i laureati sardi;

- i criteri di selezione sono stati modificati in modo assolutamente inopportuno ed illogico: mentre negli anni precedenti si è verificata una ragionevole distribuzione dei punteggi fra curriculum vitae e tipologia del percorso scelto, con il bando recente è stata accordata precedenza assoluta all'università presso cui effettuare il percorso; questo attraverso la scelta di utilizzare come parametro la classifica delle 300 università ritenute migliori dall'istituto estero che l'ha redatta, e la conseguente decisione di assegnare un punteggio pari a zero a chi non compia il percorso presso una di queste università;

- consegue pertanto la minima rilevanza data a ciascun curriculum, stante il disfavore con cui viene operata la valutazione di un candidato laureatosi regolarmente, col massimo dei voti, rispetto ad altri candidati che non possano vantare altri requisiti se non l'avere scelto di effettuare il percorso in una delle 300 università presenti nella citata classifica;

SOTTOLINEATO CHE:

- la tardiva pubblicazione del bando rispetto all'inizio dei corsi/master di alta specializzazione confligge sia con gli interessi dei singoli concorrenti sia con gli scopi perseguiti dal bando: finanziare la formazione di eccellenza; gran parte dei corsi/master, infatti, ha avuto inizio in un periodo precedente a quello in cui il bando è stato pubblicato; ciò ha determinato l'impossibilità per numerosi giovani laureati di iscriversi ai suddetti corsi, pur avendo essi superato le relative prove di selezione;

- desta, inoltre, ulteriori perplessità l'introduzione di criteri reddituali, i quali non assolvono all'esigenza di sostegno ai giovani meritevoli privi delle disponibilità economiche per l'accesso ai corsi di alta formazione, essendo infatti diretti solo a ridurre l'importo base di 2.000 euro, a titolo di erogazione mensile; tale importo base, decurtato secondo i nuovi criteri dedotti nel bando, risulta infatti inidoneo ad assolvere alla esigenza di operare un'equa e corretta distribuzione di fondi, al fine di permettere a più canditati la fruizione della borsa;

- è necessario e doveroso un pronunciamento dell'Assessore competente, in ordine ad una data certa per la pubblicazione dell'avviso riguardante i tirocini,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere:

1) quali azioni intendano intraprendere per adeguare i finanziamenti alle esigenze dei numerosi giovani laureati sardi, per tutelare l'affidamento che essi fanno su uno strumento che in cinque anni ha permesso a centinaia di loro di formarsi attraverso un percorso di assoluta eccellenza, che ha consentito a questi ultimi un qualificato inserimento nel mondo del lavoro;

2) se intendano effettuare una revisione dei criteri di individuazione dei partecipanti al concorso Master and back 2010 affinché essi siano ispirati a parametri oggettivi, logici e ragionevoli;

3) quali siano state le esigenze che hanno portato ad eliminare gli stanziamenti per i tirocini, per le scuole di specializzazione post laurea e per i master non universitari altamente professionalizzanti;

4) quali determinazioni intendano assumere in ordine alla pubblicazione del bando relativo ai percorsi di rientro. (179)

Interpellanza Diana Giampaolo - Bruno sulla gravissima situazione in cui versano i circa duecento lavoratori addetti alle pulizie nelle basi militari di Decimomannu, Capo Frasca, Capo San Lorenzo (Perdasdefogu), Elmas ed Alghero.

I sottoscritti,

APPRESO che il Ministero della difesa, in una discutibile ottica che dovrebbe essere di contenimento della spesa, ha deciso che dal gennaio 2011 il servizio di pulizia delle basi militari verrà affidato a mezzo gare d'appalto con durata non superiore a uno o due mesi e con costi ribassati anche del 40 per cento;

CONSIDERATO CHE:

- questa decisione desta forti preoccupazioni tra i duecento lavoratori impiegati in tale servizio nelle basi militari di Decimomannu, Capo Frasca, Capo San Lorenzo (Perdasdefogu), Elmas e Alghero, in quanto gli stessi, oltre ad avere l'incertezza dell'occupazione, avranno sicuramente una ulteriore decurtazione del proprio salario già ridotto;

- presso i lavoratori e le organizzazioni sindacali è giustificato il timore che, come è successo in passato, la labilità della durata dell'appalto favorisca l'ingresso di imprese che non garantiscono la puntualità dei pagamenti degli stipendi e del TFR;

PRESO ATTO che le organizzazioni sindacali hanno annunciato lo stato di agitazione e si appellano alle amministrazioni comunali affinché sostengano la giusta protesta di questi lavoratori minacciati dalla sopravvenienza di una ulteriore crisi che, purtroppo, colpisce quei territori della nostra Isola che hanno pagato un tributo altissimo allo Stato permettendo la presenza di invasive servitù militari che come è noto hanno penalizzato lo sviluppo in alcune aree strategiche,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione per conoscere quali atti urgenti e indifferibili intenda compiere presso il Ministero della difesa per scongiurare che questa situazione paradossale, fatta di tagli e di nuove disposizioni, sia una ulteriore penalizzazione per l'occupazione in Sardegna. (180)