Seduta n.214 del 21/06/2011 

CCXIV Seduta

Martedì 21 giugno 2011

(POMERIDIANA)

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 04.

MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana dell'8 giugno 2011 (207), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Attilio Dedoni, Radhouan Ben Amara, Massimo Mulas, Onorio Petrini, Paolo Terzo Sanna, Carlo Sechi ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 21 giugno 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Sabatini sull'inspiegabile ritardo del servizio di elisoccorso in Ogliastra". (120)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo su provvedimenti e iniziative che il Presidente della Regione intende intraprendere per opporsi all'installazione di centrali nucleari e siti di stoccaggio di scorie in Sardegna (come da ordine del giorno n. 11 approvato dal Consiglio regionale in data 23 settembre 2009)". (185)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Barracciu - Bruno - Uras - Salis - Agus - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla ridotta ed iniqua rappresentanza femminile all'interno dell'Esecutivo regionale". (189)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Zuncheddu - Uras - Sechi - Zedda Massimo sul rispetto della legge n. 354 del 1975 e del protocollo d'intesa del 7 febbraio 2006 sottoscritto tra la Regione autonoma della Sardegna ed il Ministero di grazia e giustizia in materia di trasferimento dei detenuti sardi dalla Penisola alla Sardegna". (191)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo sul dimezzamento delle terapie di ossigenoterapia iperbarica presso il centro di Platamona". (269)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Rodin sulla "Disciplina delle autorizzazioni relative agli incarichi extraistituzionali del personale dipendente della A.S.L. n. 8" approvata con deliberazione del direttore generale n. 1130 in data 24 ottobre 2007, modificata con deliberazione del Commissario straordinario n. 1267 del 14 novembre 2009". (303)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Dedoni sulla ipotesi di sopprimere uno dei due musei destinati alle statue di Monti Prama presenti nella Cittadella dei musei di Cagliari". (380)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Meloni Valerio - Caria - Espa - Manca - Lotto - Bruno sulla drammatica situazione della sanità di Sassari e del suo territorio". (411)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Sanjust sulla possibilità che nelle AA.SS.LL. della Sardegna possa essere avviata la sperimentazione del metodo promosso dal prof. Paolo Zamboni per la cura della sclerosi multipla attraverso l'intervento di angioplastica per la cura della CCSVI". (436)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Zuncheddu sul grave fenomeno sanitario di neoplasie alle persone emerso dalle recenti ricerche, con particolare interessamento delle popolazioni e delle persone occupate nell'allevamento degli animali nei territori del Quirra, in particolare nella zona perimetrale della base militare di Capo San Lorenzo". (473)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Espa - Diana Giampaolo sul trasferimento provvisorio del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura I di Cagliari in un'area ospedaliera ristrutturata e attrezzata per ospitare una struttura carceraria sanitaria". (475)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Murgioni sul fenomeno delle patologie tumorali delle persone che vivono nella frazione di Quirra, in territorio di Villaputzu e che lavorano negli allevamenti intorno alla base militare di Capo San Lorenzo, parte integrante del Poligono interforze sperimentale del Salto di Quirra". (478)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Lai sulla grave situazione dell'ordine pubblico nella Provincia di Olbia-Tempio, con particolare riferimento alla città di Olbia ed alla carenza di personale, infrastrutture e mezzi delle forze dell'ordine". (485)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Barracciu - Cucca sui gravi disservizi del Centro di salute mentale di Sorgono e del Servizio per le dipendenze (Serd) del distretto sanitario di Sorgono". (501)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Barracciu - Cucca sulla violazione da parte della ASL n. 3 di Nuoro delle disposizioni in materia di mobilità intraziendale adottate con deliberazione della Giunta regionale n. 8/16 del 23 febbraio 2010". (550)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Capelli sulla mancata equiparazione del personale del Corpo forestale alle forze del comparto sicurezza". (558)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Maninchedda - Sanna Giacomo - Capelli - Dessì - Planetta - Sanna Matteo - Artizzu sulla sentenza del TAR n. 213/2011 relativa ai presidi ospedalieri San Francesco e C. Zonchello di Nuoro, San Camillo di Sorgono e ai presidi sanitari distrettuali di Macomer e Siniscola". (570)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

"Interrogazione Diana Mario sull'adozione preliminare del progetto di Piano stralcio delle fasce fluviali". (579)

(Risposta scritta in data 20 giugno 2011.)

Commemorazione di ex consigliere

PRESIDENTE. Colleghi, poco più di un anno fa è scomparso, all'età di 83 anni, l'onorevole Giovanni Maria Lai.

Il Consiglio lo ricorda come un politico moderato, sempre impegnato nel dibattito politico, attento ai problemi sociali, con particolare riferimento alle componenti più deboli della popolazione isolana.

L'onorevole Lai nacque a Teulada il 22 febbraio del 1927. Nel 1961 si candidò, nella lista della Democrazia Cristiana, per la circoscrizione di Cagliari. Primo dei non eletti subentrò, nell'ottobre del 1964, all'onorevole Daniele Ghilardi. Nonostante il poco tempo a disposizione, perché la legislatura ormai volgeva al termine, l'onorevole Lai fece parte della Commissione speciale "Per lo studio dei criteri di revisione delle circoscrizioni comunali", della prima, "Autonomia, Ordinamento regionale, Affari interni, Enti locali", della quarta, "Agricoltura e foreste, caccia e pesca, Stagni e foreste demaniali, Disciplina annonaria".

Copiosa la sua attività legislativa, soprattutto in materia di lavoro, di formazione professionale e nel settore dell'istruzione, attività che fu indubbiamente influenzata dal suo impegno profuso nel sociale e che lo rese l'interprete dei bisogni delle fasce più deboli della società. La sua costante attenzione ai problemi reali della gente gli valse la riconferma in Consiglio regionale. Al termine della IV legislatura l'onorevole Lai decise, infatti, di ripetere l'esperienza elettorale, sempre nelle liste della D.C., e fu eletto per due volte: nella V e nella VI.

Durante la V legislatura fece parte della Commissione speciale per il Piano di rinascita, fu segretario della Commissione "Industria, commercio e dogane" e della Commissione Integrata bilancio. Anche in quegli anni la sua attività legislativa fu dedicata soprattutto al settore del lavoro, con particolare riferimento ai problemi sindacali e a quelli relativi alla sicurezza.

Eletto per la terza volta, nella VI legislatura fu segretario della quarta Commissione "Industria, commercio, artigianato, dogane, trasporti, comunicazioni e turismo".

Nonostante l'attività istituzionale, l'impegno dell'onorevole Lai nei confronti della gente è sempre stato costante. Quello stesso impegno che lo aveva portato ad assumere l'incarico di segretario provinciale dei minatori della Cisl, di consigliere comunale di Carbonia, di dirigente dell'azione cattolica, di presidente della Carbonia calcio, di socio fondatore del Centro professionale e della società sportiva "Don Vito Sguotti".

Conclusa la sua esperienza in Consiglio regionale l'onorevole Lai proseguì con grande abnegazione le molte iniziative di carattere sociale e culturale che aveva contribuito a creare, soprattutto a favore dei giovani sardi.

L'onorevole Giovanni Maria Lai ha lasciato in tutti noi il ricordo di un politico rispettoso degli alti valori democratici dell'istituzione. Nell'esprimere ai familiari tutti il cordoglio dell'intera Assemblea regionale e mio personale, sospendo la seduta in segno di lutto.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 15, viene ripresa alle ore 16 e 23.)

Discussione della "Relazione dell'attività della Commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali" (Doc. n. 15/XIV/A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento numero 15/XIV/A.

Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Uras, relatore. Ricordo che il tempo a sua disposizione è di venti minuti.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas), relatore. Presidente, io intendo sostanzialmente dare per illustrata buona parte del contenuto della relazione sull'attività della Commissione d'inchiesta che è stata diffusa tra i colleghi e che è nella loro disponibilità. Ritengo sia utile principalmente definire qual è stato l'ambito dell'indagine deciso unanimemente dalla Commissione, in maniera tale da individuare un periodo di riferimento che non fosse in qualche misura riconducibile alle maggioranze politiche o alle compagini di governo che hanno caratterizzato in questi ultimi anni le legislature regionali, procedendo ad un esame che riguardasse atti e argomenti che fossero coerenti con il contenuto dell'ordine del giorno istitutivo della Commissione, e ad una verifica, la più puntuale possibile, delle anomalie amministrative riscontrate ed eventualmente delle ragioni di ordine tecnico o organizzativo che le avessero originate, oltre che dell'eventuale presenza di violazioni di legge. Ovviamente parlo di violazioni di legge immediatamente rinvenibili dagli atti che sono stati acquisiti e che sono in possesso della Commissione e oggi in possesso del Consiglio regionale.

In proposito mi corre l'obbligo, Presidente, di sottolineare che sarebbe utile che gli allegati relativi alla relazione che sto illustrando, essendo particolarmente consistenti, fossero digitalizzati e venissero resi disponibili magari attraverso una scannerizzazione dei documenti in possesso in formato digitale.

In ultimo si è ritenuto di dover verificare l'efficacia delle procedure adottate in attuazione delle leggi in esame e quindi anche la natura, la consistenza, il contenuto dei relativi atti amministrativi. Abbiamo dovuto occuparci, nel corso dei lavori di questa Commissione - io sostengo in via del tutto incidentale, in relazione alla presentazione di una specifica interpellanza e in relazione a una conseguente richiesta che è stata accolta dal Consiglio regionale - anche delle procedure di nomina. In proposito voglio specificare che la parte che siamo riusciti a concludere riguarda le figure apicali dell'amministrazione regionale. Sono però stati raccolti, sono oggetto di riflessione da parte dei colleghi della Commissione e possono essere esaminati da tutti i colleghi, anche gli atti relativi alla gran parte delle nomine apicali che riguardano l'amministrazione regionale, i suoi enti, le agenzie e anche le aziende sanitarie locali.

Qual è stato l'approccio che abbiamo adottato nei lavori della Commissione? Intanto abbiamo distinto le questioni riconducendole a queste: la formazione delle leggi (ragioni politiche, sociali, economiche che ne determinano l'esigenza, procedure di elaborazione, discussione e approvazione in sede consiliare, piena e tempestiva attuazione da parte degli organi esecutivi ed amministrativi preposti) il monitoraggio dell'efficacia delle disposizioni legislative; l'adeguatezza della macchina amministrativa e burocratica ai fini dell'attuazione delle disposizioni normative; i rapporti con il sistema istituzionale locale; la confusione normativa originata dalla coesistenza di disposizioni provenienti da fonti differenti e spesso in conflitto tra loro.

Questi ambiti di riflessione, di esame delle leggi regionali che hanno costituito oggetto dell'indagine della Commissione consentono di capire il meglio possibile - e per questo poi dirò sulla richiesta di proroga almeno semestrale dei lavori della Commissione - quali possano essere gli strumenti più efficaci per intervenire a migliorare il sistema di legislazione, ma anche il sistema di attuazione e applicazione coerente delle disposizioni che sono licenziate con l'approvazione da parte del Consiglio regionale.

Dicevo sulla parte relativa alle nomine che ci ha riguardato in via incidentale. Quell'esame ha riguardato le figure apicali dell'amministrazione regionale. E' stata riscontrata in modo specifico su una specifica contestazione - che peraltro era oggetto anche dell'interpellanza che prima ho citato - una grave violazione delle disposizioni di legge concernenti l'attività istruttoria per l'affidamento dell'incarico, nonché le stesse procedure di affidamento dell'incarico, i requisiti e i criteri attraverso i quali l'amministrazione avrebbe dovuto procedere. Di questo è stata data notizia al Presidente del Consiglio, il quale Presidente del Consiglio, a nome della Commissione e del Consiglio stesso, ha inviato una raccomandazione alla Giunta regionale perché provvedesse di conseguenza a rimediare alla violazione riscontrata dalla Commissione. Questa procedura ha registrato una conclusione unanime su una risoluzione che è stata consegnata al Presidente del Consiglio e che è nella piena disponibilità della Giunta regionale.

Presidente, mi spiace constatare che il Presidente della Regione non sia in aula, perché la responsabilità dell'Esecutivo nell'attuazione delle disposizioni di legge di questo Consiglio e gli atti che abbiamo in discussione oggi ne avrebbero reso opportuna la presenza. Se la Regione non funziona e le leggi non vengono attuate io credo debba essere una preoccupazione, la prima preoccupazione del Presidente della Regione.

Che cos'è che abbiamo verificato? Lo dico brevemente. Risultano prive di applicazione leggi importanti dal punto di vista del sostegno economico, del lavoro e per il contrasto al disagio sociale. In proposito abbiamo evidenziato che, di fatto, è disattesa l'intera normativa in materia di pianificazione regionale per i servizi, le politiche del lavoro e l'occupazione della legge numero 20 del 2005, legge che però è stata ripresa e anche modificata con leggi finanziarie successive o con atti legislativi collegati alle manovre finanziarie, anch'essi pressoché totalmente non attuati.

Risulta non applicata, inoltre, la normativa in materia di lavoro e pieno utilizzo del Fondo regionale per l'occupazione presente nelle finanziarie 2008, 2009, 2010, (potrei dire oggi anche 2011). Risulta in ritardo, ed oggetto di indagine da parte della specifica Commissione d'inchiesta consiliare (forse il collega Sabatini ci dirà qualcosa) la normativa concernente gli interventi in materia di sicurezza sul lavoro presente nella finanziaria 2008 e nella legge numero 8 del 2008; mi pare che l'unica parte che sia in fase comunque di attuazione sia quella relativa al ristoro alle famiglie superstiti in caso di decesso del lavoratore.

Sono prive di sostanziale applicazione diverse disposizioni di legge in materia di organizzazione degli uffici regionali e del personale. Si riscontra la mancata attivazione di strutture istituite con legge (vedi l'Agenzia regionale della sanità) e risultano bloccate norme e procedure per la stabilizzazione di personale precario, pienamente in vigore. Risultano, inoltre, fortemente in ritardo di attuazione le norme per la gestione di importanti servizi acquisiti nell'ambito pubblico a carico di agenzie regionali sulla base di specifiche disposizioni di legge (si veda l'ARA). Appaiono violate sistematicamente le normative in materia di controllo da parte degli Assessorati nei confronti degli atti disposti da agenzie, enti, aziende o società partecipate o controllate dalla Regione; del resto non si spiegherebbe perché si registrino disavanzi così cospicui su agenzie o enti regionali che sono sottoposti a controllo.

Sono disattese le disposizioni approvate in materia di trasporto aereo. A circa un anno e qualche mese dalla approvazione della legge numero 10, valuta proprio per risolvere il problema del funzionamento delle nostre società di gestione aeroportuali e per il sostegno al sistema di collegamento aereo, quella legge è oggi oggetto in collegato di una rivisitazione perché sostanzialmente inapplicata. Una particolare attenzione meritano questi argomenti in ragione di oggettive e delicate questioni attinenti la compatibilità con le disposizioni di legge nazionali e le direttive e i regolamenti comunitari, anche in materia di libera concorrenza.

Risulta, di fatto, sostanzialmente priva di applicazione la normativa in materia paesaggistica, urbanistica ed edilizia, verificandosi la pressoché mancata predisposizione degli strumenti urbanistici comunali di adeguamento al Piano paesaggistico regionale. Mi pare che siano poche unità e, da questo punto di vista, pochi Comuni che hanno predisposto gli adeguamenti al Piano paesaggistico. Il Piano paesaggistico stesso risulta solo parzialmente redatto, in quanto riguarda prevalentemente il territorio costiero e risulta mancante della parte relativa al territorio non costiero.

Risultano, di fatto, inapplicate le disposizioni in materia di Sportello unico per le attività produttive, ma lo sono state sempre. La prima disposizione fu emana nel 1998 con la legge numero 37 (l'articolo 7), e dal '98 ad oggi le norme sullo Sportello unico per le attività produttive, nonostante ci siano disposizioni di legge nazionali di riforma economica e sociale, non sono state attuate. Tali disposizioni, finalizzate all'accelerazione del rilascio delle autorizzazioni relative all'insediamento di nuovi impianti e all'avvio di nuove attività produttive non hanno, ad oggi, determinato, quindi, un'apprezzabile semplificazione delle procedure.

Specifici problemi sono posti dai vincoli del patto di stabilità sulla puntuale erogazione delle risorse spettanti alle autonomie locali relative al fondo unico. E' inoltre in grave e pesante ritardo l'attuazione delle disposizioni in materia di sostegno al sistema della cultura, cinema e spettacolo. Ritardi si registrano, pari a circa un anno, nell'erogazione dei fondi stanziati a favore delle Università di Cagliari e Sassari.

Diverse disposizioni contenute nelle leggi finanziarie in materia di accelerazione della spesa, appalti di opere, forniture e servizi, rimangono disattese, anche quelle destinate a pagare le forniture e a dare il giusto compenso alle imprese che sono state impegnate nelle attività di lavori pubblici. Ugualmente avviene per norme relative alla realizzazione di progetti finalizzati, programmazione negoziata, finanziamento e realizzazione di opere pubbliche e altro tipo di interventi di infrastrutturazione materiale e immateriale del territorio, con riferimento all'articolo 2 della legge finanziaria 2006, che stabilisce che entro sessanta giorni dall'approvazione della stessa legge finanziaria devono essere definite tutte le gare d'appalto che riguardano l'esercizio.

Uno specifico capitolo attiene alla sostanziale mancata applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 12 della legge numero 3 del 2009 relativa alla riforma sanitaria. La riforma sanitaria era stata prefigurata attraverso la nomina di commissari, quella legge è, di fatto, scaduta e i termini sono trascorsi improduttivamente, non determinando alcuna riforma del sistema sanitario.

E' doveroso, inoltre, credo, portare all'attenzione del Consiglio altre due questioni emerse dall'istruttoria della Commissione. La prima questione riguarda la mancata applicazione, da parte della burocrazia regionale, delle disposizioni contenute in quelle leggi regionali che sono state impugnate dal Governo in via principale avanti la corte Costituzionale. In assenza di una ordinanza di sospensione - e chiedo che su questo ci sia attenzione - in assenza di una ordinanza di sospensione adottata dalla stessa sovrana Corte, infatti, tali disposizioni sono da considerarsi pienamente vigenti e conseguentemente non possono essere disconosciute dall'amministrazione regionale che è, al contrario, obbligata a dare alle stesse piena attuazione. Questo è il caso, per esempio, di norme contenute nell'ultima finanziaria regionale.

La seconda questione riguarda il non compiuto rispetto - e questo è un altro tema che concerne in modo particolare l'attività di controllo della Commissione seconda - delle procedure previste nella normativa regionale e comunitaria per quanto concerne il sistema di notificazione alla Commissione europea di provvedimenti in legge recanti aiuti e incentivi. Questa anomalia infatti può determinare gravi conseguenze, anche economiche, in danno dei cittadini sardi che abbiano usufruito di agevolazioni previste in norme ritenute, in seguito, non legittime dall'Unione Europea.

Presidente, noi chiediamo a nome della Commissione - non per svolgere una funzione inquisitoria ulteriore nei confronti dei singoli Assessorati o della stessa Presidenza della Giunta, ma partendo dai risultati di questo primo periodo di lavoro - di poter avere altri sei mesi di tempo per poter indicare strumenti idonei a superare questo stato di cose. Personalmente ritengo che questo debba essere l'oggetto principale del dibattito e anche la conclusione che, penso, debba essere adottata con un ordine del giorno approvato e concordato tra tutte le componenti dello stesso Consiglio.

Io ho fatto stampare (e trasferirò agli Uffici questo lavoro) tutte e 61 le leggi che sono state approvate in questi ultimi cinque anni perché raccontano, con abbondante dettaglio, qual è l'attività legislativa di questo Consiglio, quale sia la sua capacità di produzione ma anche quale sia la capacità di realizzazione dell'Esecutivo e della macchina amministrativa e burocratica della Regione. In queste 61 leggi c'è poca sostanza, quasi tutta concentrata in leggi omnibus che, di fatto, non sono altro che le leggi finanziarie, e in quelle collegate alla manovra finanziaria di ciascun anno.

PRESIDENTE. In sede di Conferenza dei Capigruppo si è deciso di assegnare dieci minuti ad ogni consigliere. La prima iscritta a parlare è la consigliera De Francisci. Ricordo che chi intende intervenire si deve iscrivere entro la fine dell'intervento della consigliera De Francisci.

E' iscritta a parlare la consigliera De Francisci. Ne ha facoltà.

DE FRANCISCI (P.d.L.). Presidenti, colleghi, io ho molto apprezzato il lavoro svolto dal presidente Uras in questi sei mesi. Ho molto apprezzato il lavoro soprattutto nei primi mesi quando si è parlato appunto della mancata applicazione delle leggi.

E davvero è un segnale preoccupante vedere quante leggi non hanno funzionato e quante non vengono attuate. Quindi io avanzerei al Consiglio regionale e ai colleghi della Commissione, alla quale peraltro ho già presentato questa proposta, proprio una proposta di lavoro perché, a mio modo di vedere, occorre ripensare alla funzione di controllo delle assemblee legislative, tradizionalmente intesa come sindacato ispettivo (principalmente interrogazioni, interpellanze e mozioni) che da sola non è in grado di offrire le risposte alle esigenze conoscitive relative al grado di attuazione ed efficacia delle leggi approvate dal Consiglio regionale.

Il sindacato ispettivo ha l'obiettivo principale di indagare sull'operato della Giunta al fine di individuare singoli atti e decisioni da mettere in discussione. Lo scopo è quello di richiamare la Giunta o il singolo Assessore alle sue responsabilità rispetto a scelte specifiche: la nomina di un direttore, l'approvazione di un bando, l'affidamento di un incarico. Ma c'è un'altra necessità che non è quella di mettere in discussione l'operato della Giunta ma la politica pubblica intesa come soluzione adottata per affrontare un determinato problema collettivo. In questo caso l'obiettivo è che il Consiglio possa apprendere dalle soluzioni ai problemi contenuti nelle proprie decisioni legislative e comprendere se abbiano o meno funzionato e quali siano le cause di eventuali malfunzionamenti. Detto in altri termini non si devono cercare colpe o colpevoli ma motivazioni e possibili rimedi, peraltro quello che abbiamo tentato di fare già nella Commissione d'inchiesta.

All'interno di questo secondo ambito di analisi il Consiglio potrebbe porre domande su due aspetti della politica pubblica. Da un lato tentare di capire se e come il disegno originario dell'intervento pubblico che, a grandi linee, è contenuto nella legge, si sia tradotto in azioni concrete e quali siano le ragioni delle principali difformità; è un tipo di analisi sull'attuazione delle leggi. Dall'altro lato verificare se e in che misura l'intervento pubblico abbia prodotto i cambiamenti desiderati sui problemi che si intendono risolvere; in questo caso si devono valutare gli effetti delle politiche, cioè per esempio se i soldi sono stati ben spesi.

Per meglio comprendere la distinzione tra questi due concetti (attuazione ed effetti) possiamo ricorrere ad un semplice esempio. Ipotizziamo di analizzare una politica di formazione professionale rivolta a disoccupati di lungo periodo. I legislatori possono essere interessati a conoscere come è stato attuato l'intervento: quanti disoccupati sono stati coinvolti; quali sono le loro caratteristiche; che tipo di formazione è stata erogata; quanto si è speso per erogarla; se la didattica è stata gradita dai partecipanti. Si tratta di informazioni importanti per stabilire come l'azione prevista dalle norme abbia preso concretamente forma e in cosa sia davvero consistito l'intervento pubblico. Se qualcosa non ha funzionato è bene che i legislatori lo sappiano affinché possano operare le opportune correzioni attraverso modifiche legislative o nuovi atti di indirizzo non ex post ma possibilmente ex ante, quindi non con Commissioni d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi, ma lavorare prima.

Però anche ammettendo che le domande sopraelencate abbiano trovato la risposta positiva e che il successo attuativo sia stato pieno, resta ancora da capire se la politica di formazione abbia davvero aiutato i partecipanti ai corsi a trovare lavoro. La legge può essere stata applicata perfettamente, ma davvero si è rivelata utile? Gli interventi finanziati in virtù di quella legge sono riusciti a conseguire gli obiettivi? Potremmo scoprire che tutto quello che è stato fatto, nonostante sia stato fatto bene, non sia servito a far trovare il lavoro ai formati. Se così fosse avremmo sprecato sia il loro tempo sia i soldi dei contribuenti.

In caso di politiche inefficaci, cioè non capaci di incidere positivamente nella realtà, i legislatori possono decidere l'abrogazione delle norme relative oppure possono riallocare le risorse disponibili a favore di interventi che si sono dimostrati più utili. Si tratta di chiedere ai soggetti incaricati dell'attuazione della stessa legge di raccogliere, elaborare ed infine comunicare all'organismo legislativo una serie di informazioni selezionate. Tali informazioni servono a conoscere tempi e modalità di attuazione della stessa legge, ad evidenziare eventuali difficoltà emerse nella fase di implementazione, a valutare le conseguenze che ne sono scaturite tra i destinatari diretti e più in generale per l'intera collettività regionale.

Ma se vogliamo conoscere come hanno funzionato le leggi precedenti occorre attrezzarsi per tempo e stabilire fin dall'inizio della politica - e quindi dell'approvazione della legge - su quali dimensioni valuteremo se e in che misura la politica avrà avuto successo. Dal punto di vista normativo molti Consigli regionali hanno compito diversi passi avanti nel tentativo di introdurre la valutazione delle politiche tra le attività delle assemblee legislative. Lo dello Statuto del Piemonte, per esempio, approvato nel 2005, all'articolo 71 afferma che il Consiglio regionale esercita il controllo sull'attuazione delle leggi e predispone gli strumenti per valutare gli effetti delle politiche regionali al fine di verificare il raggiungimento dei risultati previsti. Formulazioni simili sono contenute negli Statuti di molte altre Regioni italiane e in molti casi nei Regolamenti consiliari è proprio previsto l'impiego di istituti innovativi come le clausole valutative (che peraltro il Consiglio regionale della Sardegna sta già usando) e le missioni valutative.

Affinché ciò sia reso possibile occorre individuare un organismo consiliare al quale attribuire in maniera permanente il compito di promuovere l'uso di strumenti di valutazione e al quale affidare esplicitamente il presidio di una funzione così delicata, una sorta di organismo super partes svincolato dalla dialettica contingente tra le coalizioni. Questa soluzione consentirebbe di creare un luogo nel quale la produzione di evidenza empirica sulle politiche rappresenti un bene comune da tutelare indipendentemente dalle convinzioni di parte. Un tassello essenziale per tenere insieme e far funzionare l'intero sistema fin qui delineato è la disponibilità di competenze professionali in analisi e valutazione delle politiche. Se le assemblee intendono esercitare una funzione di controllo sull'attuazione delle leggi e di valutazione degli effetti delle politiche devono attrezzarsi in modo adeguato, e devono attrezzare in modo adeguato le loro strutture tecniche. Senza un serio investimento in personale qualificato, le innovazioni introdotte servirebbero a ben poco. Credo che lavorando in questa direzione, cioè ex ante come ho detto poco fa, in futuro sarà sempre meno necessario nominare commissioni di inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi, perché le leggi a quel punto funzioneranno.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente Lombardo, scusi se mi permetto, ma penso sia importante che lei abbia deciso di presiedere questa parte dei lavori del Consiglio, e credo sia importante che le dedichi, come normalmente fa anche attenzione. Credo anche sia importante che lei si senta in qualche maniera - lo dico in senso positivo - destinataria di queste prime, seppure parziali, conclusioni della Commissione d'inchiesta. Perché - lo diceva il Presidente Uras - credo che chi ha lavorato in questi mesi in nome e per conto del Consiglio abbia la necessità di sapere che c'è un qualcuno all'interno del Consiglio (nella fattispecie non può che essere il Presidente del Consiglio) che in qualche maniera raccolga (e non si limita a raccogliere) il lavoro svolto finora dalla Commissione d'inchiesta. Quindi, ripeto, per me è importante la sua presenza, ed è altrettanto importante che lei presti la massima attenzione.

Con altrettanta franchezza - e mi dispiace ripetere un concetto che a testè ricordato anche il Presidente Uras - affermo che ritengo molto grave l'assenza del Presidente della Regione a questa discussione. E' davvero, questa assenza, inqualificabile. So di usare un termine pesante, ma davvero non me ne vengono altri. E' possibile, mi chiedo - e lo chiedo all'intero Consiglio - che il Presidente della Regione non avverta la responsabilità di far sapere al Consiglio regionale come intenda intervenire in relazione a questa prima parte dei lavori della Commissione d'inchiesta? Credo che la relazione che è a disposizione di tutti i consiglieri, di tutta l'Aula, contenga degli elementi importanti; davvero non comprendo come il Presidente della Regione non senta il bisogno (l'etica della responsabilità, cara collega De Francisci) di intervenire in questa discussione.

So bene che non sarebbe un intervento risolutivo, ma certamente sarebbe dovuto essere un intervento importante e, permettetemi, anche un monito nei confronti di chi finora aveva la responsabilità e il dovere di applicare le leggi che abbiamo preso in esame e che sono rimaste del tutto inapplicate. Non è possibile che in questa Regione ci sia una parte che è convinta di agire nella cultura della immunità. Non è possibile! E se ci sono aree di questa natura (e ci sono e lo dimostra questa prima relazione della Commissione d'inchiesta) io credo che il Presidente della Regione abbia il dovere di dire innanzitutto qualcosa.

Io, sono d'accordo con il Presidente Uras, credo che la Commissione tutta abbia svolto un lavoro importante. Mi è sembrato di cogliere, man mano che la Commissione esaminava le leggi di cui ha riferito il Presidente della Commissione, una preoccupazione in tutta la Commissione. E' difficile, del resto, non essere preoccupati quando si ha la responsabilità che abbiamo noi. Assistiamo con impotenza al fatto che legiferiamo e questo lavoro viene del tutto sottovalutato, quando siamo fortunati, perché talvolta, anzi spesso, viene calpestato con disprezzo, con tracotanza ed arroganza. Non è concepibile che di fronte a comportamenti come questi non ci sia un intervento della Presidenza del Consiglio, ed innanzitutto del Presidente della Regione.

Abbiamo esaminato, com'è stato ricordato dal Relatore, diverse leggi. Leggi che sono rimaste inapplicate inapplicate, oppure applicate non correttamente. Ecco, io credo che quando una parte dell'amministrazione regionale, che è tenuta ad applicare le leggi, non le applica in maniera corretta, precisa, ponga in essere volontariamente un atto che mortifica il Consiglio regionale. Di questo stiamo parlando! Ci sono comportamenti, atti, che mortificano il Consiglio regionale. Non è possibile che di fronte ad una situazione come questa si resti fermi, non si dica nulla. Ovviamente i lavori non sono conclusi, non c'è ancora la conclusione, che auspicava il Presidente Uras, del Consiglio regionale, però io credo che questo dibattito avrebbe meritato una attenzione maggiore, in particolare da parte del Presidente della Regione.

Io voglio richiamare, per finire, pochissime delle leggi che ha menzionato il Presidente della Commissione. Voglio richiamare soltanto la legge numero 20 del 2005, voglio richiamare la finanziaria del 2009, voglio richiamare, infine, lo sportello unico per le attività produttive. Stiamo parlando di tre leggi - è stato detto dal Relatore -che non possono lasciarci semplici spettatori nel prender atto che non sono state applicate. Non applicare la legge numero 20 del 2005 significa consentire - a chi con arroganza mette in essere quei comportamenti - di non utilizzare uno strumento che può venire incontro alla parte più disagiata, più debole della società sarda. Io credo che anche questo non sia un aspetto secondario o marginale.

Non applicare, o interpretare in maniera discrezionale per non applicare il dettato della legge finanziaria nella parte relativa alle stabilizzazioni, io credo sia un atto di arroganza che davvero non possa essere tollerato. E se non sono io il solo qua dentro a pensare che non debba essere tollerato, allora qualcuno deve anche dichiarare (ad iniziare dal Presidente della Regione) come intende intervenire per evitare che si continui a tollerare un atteggiamento che davvero non può essere giustificato o lasciato passare sotto.

Cosa significa non attuare il dettato dello sportello unico per le attività produttive? Abbiamo parlato qualche giorno fa, e ci siamo sbizzarriti, anche con alchimie legislative e organizzative, su come aumentare di qualche punto, di qualche zero virgola qualcosa, il tasso di crescita di una regione che non cresce, che cresce sempre dello zero virgola qualcosa, rispetto al resto della Penisola che cresce sempre di 1, di 2 e qualcosa, ebbene, abbiamo uno strumento che semplifica, e non facciamo nulla.

Per non parlare delle nomine. Ma come pensiamo di far funzionare gli enti o altre strutture quando le posizioni apicali non hanno i requisiti previsti per legge?

PRESIDENTE. Onorevole Diana, lei si rivolge sempre al Presidente del Consiglio, la ringrazio per la manifestazione di fiducia, le posso assicurare che il Presidente del Consiglio esercita tutte le prerogative per cercare di tutelare le attribuzioni e le funzioni dell'Aula. Però, al di là della sollecitazione, rivolta molto spesso anche alla Giunta, a dare attuazione agli ordini del giorno e alle norme esitate da quest'Aula, il Presidente del Consiglio non ha altri strumenti in mano per poter obbligare chi di dovere a seguire l'indirizzo indicato dal Consiglio regionale.

E' iscritto a parlare il consigliere Rodin. Ne ha facoltà.

RODIN (P.d.L.). Presidente, la vita di una legge è scandita da una serie di attività, scadenze ed eventi che variano da norma a norma, quando queste scansioni mancano significa che la legge presenta aspetti patologici e non trova applicazione, allora è compito del legislatore ricercare le cause e trovare i rimedi.

Quali possono essere le cause della mancata applicazione di una legge? Rispondere a questa domanda è un'impresa difficile, data la molteplicità delle ragioni che ne impediscono il funzionamento. Proprio per rispondere a questa domanda il Consiglio ha opportunamente istituito la Commissione d'inchiesta che ha concluso questa prima fase del suo lavoro portandone in Consiglio il risultato, come si evince dalla lettura della relazione in atti. Per molte fattispecie il Consiglio dovrà mettere mano per interpretare, emendare e abrogare la norma, per altre è necessaria un'attività di sollecitazione all'amministrazione. Cito per tutte la mancata applicazione delle leggi impugnate dinanzi alla Corte costituzionale, fattispecie di cui ha parlato il Presidente, che, per una malintesa interpretazione della norma, non trovano applicazione nonostante, in assenza di sospensione, rimangono efficaci.

La Commissione ha svolto una gran mole di lavoro, ne siamo testimoni, resta tuttavia molto da fare per completare la ricognizione delle leggi non applicate. Il Consiglio valuterà perciò se ritenere giustificata e utile la proroga del mandato affidato alla Commissione. Ritengo che la Commissione possa e debba continuare il suo lavoro; personalmente credo che il Consiglio debba istituire una Commissione permanente con i compiti affidati a questa Commissione, e concludo con questo auspicio nella convinzione che la norma giuridica abbia bisogno di essere rivisitata ogni qualvolta manifesti segni di inapplicazione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo se è possibile richiamare i consiglieri a essere presenti in aula, altrimenti sarò costretto a chiedere la verifica del numero legale. Tra l'altro avremmo potuto forse fare una riunione in più della Commissione, visto che il numero delle presenze sostanzialmente coincide.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, lei ha perfettamente ragione. Io posso esortare i Capigruppo a richiamare i consiglieri in aula. Sospendiamo per cinque minuti però, se la situazione non dovesse cambiare, l'unica alternativa rimane quella della verifica del numero legale.

Sospendo la seduta per cinque minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 05, viene ripresa alle ore 17 e 10.)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Grazie, Presidente. Facciamo finire la riunione che c'è lì…

PRESIDENTE. Colleghi, grazie, se prendete posto.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Se questo è il modo di continuare la discussione, noi abbandoniamo l'aula e l'abbandono io per primo!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Sanna.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Io credo, colleghi, che l'esistenza in questa Regione di una Commissione d'inchiesta sull'applicazione delle leggi regionali denunci di per sé una patologia preoccupante, perché di norma le leggi si applicano, pertanto se dobbiamo indagare sul perché non si applicano significa che c'è qualche problema, e questo dovrebbe interessare tutti. Io non credo che il problema sia capire perché una parte di una legge finanziaria non trovi applicazione; cerchiamo di configurare meglio i problemi.

Intanto registro - ed è molto grave - l'assenza del Presidente della Regione; io non ne faccio una colpa al Presidente del Consiglio, anzi lo incarico di riferirgli, da parte mia ma penso anche di altri colleghi, che è un grandissimo irresponsabile. Un Presidente della Regione che non si presenta in Aula di fronte a un problema di questa delicatezza è quantomeno una persona irresponsabile, che sta ricoprendo un ruolo sproporzionato alla sua reale responsabilità.

Perché dico questo? Perché una delle cause della non applicazione delle nostre leggi va ricercata non ex post ma all'origine delle mutazioni che sono intervenute in questi anni, in questi decenni nel rapporto prima di tutto fra esecutivo e legislativo; questo rapporto è cambiato in ragione del cambiamento della legge elettorale e dell'elezione diretta del Presidente del Consiglio, che ha diminuito il potere contrattuale delle Assemblee legislative allontanando queste anche da una funzione di controllo sull'esecuzione e sull'attuazione delle leggi. Da questo non possiamo scampare. E l'assenza di quel signore lì è la dimostrazione di questo stacco, dell'idea che noi maciniamo acqua nel mortaio, e lui sa che può prescindere da noi, e siccome noi siamo coloro che fanno le leggi è conseguente che questo stacco ricada nell'applicazione delle leggi.

Contemporaneamente, in questi anni abbiamo maturato la cosiddetta separazione dei poteri fra potere di indirizzo politico e potere amministrativo; della rottura del sistema dei feudi politici hanno trovato giovamento i potentati amministrativi, tanto che i direttori generali - e questo vale un pò ovunque, Presidente, anche da noi - sanno di potersi esentare dal rendere conto del loro operato; nessuno si cura di misurare la produttività e il raggiungimento degli obiettivi. Perché? Perché se io scelgo il direttore generale sulla base di un rapporto fiduciario, non gli posso rovinare la carriera; questo il punto.

Tutto questo meccanismo ha condotto alla ricerca di una maggiore efficacia del processo legislativo, ad un eccesso continuo di delega all'Esecutivo che si manifesta nelle nomine. Lo diceva il collega Giampaolo Diana, lo voglio dire perché, senza offendere nessuno, un tempo quando si bandivano i concorsi pubblici e si dovevano scegliere i commissari, la raccomandazione era: attenzione, i commissari devono essere scelti fra persone che rivestono una qualifica almeno pari a quella per la quale si sta svolgendo il concorso. Cioè se io devo esaminare un laureato devo essere almeno laureato.

Colleghi, io questo lo dico perché abbiamo perso moltissimo tempo ad inseguire le nomine: ma è possibile che il direttore generale della più grande (e unica) finanziaria della Regione non possieda il titolo minimo pari almeno a quello di tutti i componenti del consiglio di amministrazione? Verificatelo. Abbiamo un direttore generale che, stando agli atti, non ha quel titolo minimo (la laurea) che dovrebbe avere, a mio giudizio, chi esercita una funzione di quel genere.

E' stato emanato un bando, questo bando non conteneva la richiesta di questo requisito, e infatti la sussistenza di quel requisito non è stata verificata perché non era richiesta.

Quindi, come vedete, se si vuole l'amministrazione si addomestica per fare, attraverso delle procedure apparentemente lineari, quello che logico non è. Perché dico questo? Perché quando la distanza tra controllori e controllati, quando la distanza tra di noi è così grande accade di tutto. Allora io credo che il problema non sia solo chiedere altri sei mesi di tempo, ci vorrebbe una vita per recuperare il tempo perso, perché c'è un anomalo rapporto tra la direzione politica e direzione amministrativa. Io sono qua per dire: abbiamo di fronte questo fenomeno che sta accadendo in questi giorni, e tutto quello che è scomodo non si fa altro che rinviarlo al disegno di legge numero 71. Al disegno di legge numero 71 sono stati presentati 300 emendamenti dove c'è tutto il personale, mancano solo i nomi, e abbiamo rinviato tutto a quel disegno di legge perché ce li volevamo levare dai piedi.

Ma poi c'è il disegno di legge dell'Assessore che vuole riformare la legge numero 31 del 1998. Ma che cosa facciamo, un pasticcio? Siamo d'accordo su una cosa, l'Assessore lo sa, io sono perché le parole abbiano un significato, e questa "31" ci ha scocciato, chiamiamola diversamente, invece di approvare una legge di riforma che si chiami: "modifica della 31", approviamo una nuova legge, dimentichiamo il passato, azzeriamo questi principi. Ma è possibile che in questa nostra Regione più del 50 per cento del personale si trovi in categoria D, ma vi sembra una Regione normale, una Regione che tende a portare tutto il personale (duemilacinquecento persone) in categoria D?

Questo succede perché non si ragiona più; ed è anche una responsabilità nostra che approviamo delle leggi che sono (perdonatemi, non vorrei dire la parola giusta) dei giochetti tra di noi, delle cose poco serie. E vorrei dire alla collega De Francisci che ha ragione lei, però non bisogna dimenticare che agli atti di questa legislatura, come anche della precedente, c'è un progetto di legge, che è il numero 85, che chiede l'istituzione, anche in questa Regione, del comitato per la legislazione, che è un organismo paritetico che funziona da anni nel Parlamento italiano e che serve a corroborare l'istruttoria delle Commissioni sulla qualità della legge con riguardo alla comprensibilità, ai termini, alla coerenza con la legislazione comunitaria, con quella nazionale e così via.

Credo che sarebbe il tempo di metterlo in piedi (magari si possono prendere in esame altre proposte, non necessariamente la numero 85) in modo da creare un organismo che accompagni il lavoro della Commissione qualificando il nostro lavoro in maniera da renderlo immune da vizi preventivi, che sono quelli che poi danno la stura e l'alibi ad una cattiva burocrazia per prendere in mano il controllo della situazione. Quel controllo non gli spetta, spetta a noi…

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Steri.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che il consigliere Dessì è presente.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 54 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: Agus - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.

Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire.

E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Presidente, dagli interventi che abbiamo ascoltato anche oggi, che si rifanno in parte alle discussioni che ho avuto modo di seguire in Commissione, indubbiamente emergono dei consensi diffusi ma anche delle piccole discrepanze e certamente questa Commissione d'inchiesta, così come è nata e così come ha lavorato, può anche fungere da arma di distruzione di massa in mano all'opposizione, come dimostrato da alcuni passaggi, abbastanza pesanti di esponenti dell'opposizione. Però abbiamo colto, anche in esponenti dell'opposizione, il tentativo, soprattutto nel lavoro svolto dal Presidente nella sua relazione, di rendere questa Commissione effettivamente utile a questa Aula e non solo a questa Aula ma direi alla Sardegna.

Io non ho partecipato a tutti i lavori della Commissione perché sono subentrato successivamente e ho trovato la Commissione impegnata in un'attività di verifica dei requisiti di carriera dei soggetti nominati dalla Giunta in enti, aziende e quant'altro; un'attività che - devo dire la verità - continua. Ho ritenuto e ho detto allora in Commissione e continuo a ritenere, che questa attività non sia totalmente pertinente con gli scopi della Commissione e soprattutto sia un'attività per la quale quella Commissione non era qualificata, posto che gli argomenti che sono stati trattati erano più argomenti da tribunale amministrativo regionale che non da un organo politico come una Commissione di un Consiglio regionale.

Allo stesso tempo, però, si è parlato anche d'altro, si è parlato molto di altro, si è parlato, soprattutto, quando si doveva discutere di questa relazione e della possibilità di chiedere una proroga, di cosa far fare realmente a questa Commissione, e nella relazione c'è scritto. Già il titolo richiama l'esigenza di individuare le ragioni della anomalia amministrativa e di verificare se vi siano motivazioni di ordine tecnico e/o organizzativo e io aggiungerei lo studio delle possibilità di intervento.

Abbiamo già sentito, nei discorsi dei colleghi della maggioranza e anche dell'opposizione, alcune importanti sottolineature di interventi che possono migliorare la situazione, oltre al richiamo che è stato fatto, - molto puntuale, molto preciso - sugli effetti di una riforma incompiuta come la "Bassanini". E non la definisco solo "riforma incompiuta", la definì lo stesso Bassanini in un dibattito che si tenne a Sassari, rispondendo a un mio richiamo. Io ho vissuto con attenzione quegli anni, dal 96 al 98 in cui vennero presentate la Bassanini uno, la Bassanini bis, la Bassanini ter, la Bassanini quater e per questo la considero una riforma incompiuta. La Bassanini, soprattutto a livello di Regioni e di enti locali, aveva creato una classe di intoccabili, una classe potentissima costituita dai burocrati che, come è noto, a differenza dei politici, non sono sottoposti al vagliodel giudizio popolare. E questo lui stesso lo ammise. La gravissima colpa della sua riforma era rappresentata dal fatto di essere una riforma incompiuta, perché doveva assegnare gli strumenti per poter verificare puntualmente anche l'attività degli alti dirigenti degli enti locali, così come di quelli della Regione, e non lo ha fatto.

C'è un altro aspetto che però è stato richiamato e che mi ha colpito, e sul quale voglio soffermarmi nei minuti che mancano. Spesso e volentieri le leggi che noi approviamo - e ne abbiamo avuto dimostrazione anche in questi giorni con la discussione del collegato - sono realmente inapplicabili. E' vero che esiste una mancata applicazione, ma esiste anche una reale inapplicabilità, probabilmente perché - ed è stato anche detto - manca una sufficiente fase istruttoria. In Commissione forse questa fase esiste, c'è più tempo per valutare, pensare, parlare e confrontare, ma sicuramente non esiste in aula, soprattutto non esiste quando si valutano leggi come la finanziaria o i suoi collegati, in cui si interviene su tutto, sull'universo mondo, su leggi di settore, sul personale piuttosto che sulle agenzie e quant'altro. Ebbene, io credo davvero che, da questo punto di vista, questa Commissione possa dare dei suggerimenti.

Uno, ad esempio, è la modifica del Regolamento, perché in altre assemblee legislative si ha la possibilità di valutare quali sono gli effetti degli emendamenti che vengono presentati alle leggi. Noi infatti vediamo spesso emendamenti del seguente tenore: "Il comma x della legge y dell'anno z è abrogato". Non si sa cosa dica il comma x, cosa dica l'articolo y, a cosa faccia riferimento la legge z, e l'Aula è chiamata a votare, e nessuno, sia esattamente come vota, perché, in fase di discussione sull'articolo e sugli emendamenti, non esiste obbligo di illustrazione di questi ultimi, non esiste l'obbligo di rendere quegli emendamenti completamente intelligibili per l'Aula.

In altre assemblee legislative, se uno vuole modificare qualcosa, deve scrivere prima: "Il comma x della legge y che recita 'a, b, c, d, e, f' è così modificato 'g, h, i, l, m, o,n'", in modo che chi deve votare quella legge e per chi deve votare quell'emendamento, sappia quali sono gli effetti che quell'emendamento porterà, dando modo anche gli Uffici di poterne valutare la compatibilità.

La relazione parla di "compatibilità delle leggi con le disposizioni delle leggi nazionali, delle direttive e regolamenti comunitari", ma, io dirò di più, con le stesse leggi regionali, perché spesso e volentieri questa nostra maniera di legiferare, di emendare in maniera estemporanea, spesso lobbistica, ma comunque parziale, dà luogo a dei cunei che si inseriscono su testi precedenti e porta spesso all'inapplicabilità delle leggi perché è anche difficile, a volte, avere la stessa univoca interpretazione di quel testo, così come viene novellato, anche da parte degli Uffici.

A me è capitato di constatare difficoltà di interpretazione, anzi totale differenza di interpretazione tra quest'Aula, tra i funzionari di quest'Aula e i funzionari e i dirigenti di un Assessorato. Ecco, io credo che questo Regolamento debba essere modificato, io credo che noi dobbiamo essere messi in condizioni prima di tutto per noi stessi, ma soprattutto per l'esterno, per chi ci guarda, per chi da noi si aspetta leggi che possono essere realmente applicate e applicabili, di conoscere meglio quello che siamo chiamati a votare. Dobbiamo modificare il Regolamento, dobbiamo poter concedere magari più tempo all'illustrazione degli emendamenti, e sottrarlo alla fase di discussione generale su ogni singolo articolo.

Questi possono essere interventi che la Commissione può fare, e questo io credo che possa essere uno dei motivi per cui anche la maggioranza, lungi dal giudicare questa Commissione come uno strumento di lotta tra maggioranza e opposizione, uno strumento dato nelle mani dell'opposizione per poter avere un ulteriore motivo di attrito, un ulteriore momento di confronto inutile, possa trovare in esso uno strumento utile a quest'Aula, ma, ribadisco, utile soprattutto fuori da quest'Aula, e quindi per quelli che da noi si aspettano leggi e che dai nostri Uffici e dagli Uffici della Giunta si aspettano che quelle leggi vengano applicate.

Occorre avere leggi semplici, chiare, intelligibili, che siano compatibili con le norme, non solo con le norme nazionali e le direttive comunitarie, ma anche con gli stessi testi regionali e con la stessa capacità e funzionalità degli Uffici. Se il fine di questa proroga sarà questo, quello di individuare davvero gli strumenti per poter modificare, e in meglio, la nostra possibilità di legiferare, credo che la maggioranza farà bene a schierarsi a favore della proroga. Se invece semplicemente si vorrà continuare con l'uso di questa Commissione, sulla base - come è avvenuto per quanto riguarda i direttori generali - di un mandato che ha ricevuto dall'Aula, allora non servirà a niente, perché fino ad ora non è abbiamo risolto granché, anche perché quello della nomina è un argomento che non si può risolvere politicamente, non si può risolvere in un consesso politico, ma si deve risolvere, se è il caso, davanti a un tribunale amministrativo, perché gli effetti di quelle risoluzioni sono degli effetti che incidono sulla vita e sulla carriera di persone.

Però, se la Commissione vorrà riprendere l'obiettivo iniziale, che è quello di dare una mano al Parlamento sardo per poter legiferare meglio, io credo che la maggioranza farà bene a prestare il suo assenso alla proroga di altri sei mesi.

STERI (U.D.C.-FLI). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Mario Diana.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cappai, Diana Giampaolo e Solinas Antonio sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 53 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: Agus - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Uras - Zedda Alessandra - Zuncheddu.

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.

E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.

SABATINI (P.D.). Io, onorevole Campus, sono d'accordo con lei: guai se una Commissione d'inchiesta svolgesse la sua attività come attività di parte. Nella scorsa legislatura fu istituita una Commissione su un caso molto delicato, su una gara per l'affidamento della pubblicità istituzionale (il caso Saatchi & Saatchi) e credo che anche in quel caso la Commissione svolse un ottimo lavoro, al di là delle appartenenze politiche. Credo che questo debba essere il senso.

Io sono Presidente di una Commissione, quella sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, e anche in questa Commissione stiamo procedendo in questo modo, affrontando i temi e eseguendo il mandato che il Consiglio ha dato alle Commissioni d'inchiesta. Quindi credo che sia opportuno che la Commissione si prenda tutto il tempo necessario per approfondire il tema, perché è un tema davvero importante.

Vedete, la riflessione che oggi andiamo a fare è una riflessione che non si può fermare all'applicazione delle leggi che questo Consiglio approva, ma la riflessione e il tema oggi ci richiama a un tema più ampio, a un ragionamento più ampio, che è quello della burocrazia regionale, perché la non applicazione delle leggi deriva dal mancato funzionamento della macchina amministrativa. La macchina amministrativa, infatti, non solo non applica le leggi, ma blocca, rallenta, cancella ogni tipo di domanda che il cittadino rivolge, ogni tipo di richiesta che l'impresa avanza, ogni tipo di procedura che è richiesta da una qualsiasi associazione.

Siamo sommersi da pratiche e da procedure che non sappiamo che fine hanno fatto in questa elefantiaca macchina, che non riesce a dare risposta, che non riesce a riammodernarsi, che non riesce a essere al passo coi tempi. Mentre l'economia marcia a tappe forzate, e quindi ci sarebbe bisogno di una macchina amministrativa efficiente, efficientissima, noi assistiamo a una macchina che non funziona, e ce lo ripetiamo continuamente. A volte troviamo cittadini alla disperazione, imprenditori alla disperazione, perché non riescono a ricevere un minimo di risposta. Anche noi consiglieri, Presidente, qualche volta avremmo bisogno di una risposta più puntuale.

In apertura della seduta consiliare è stata annunciata la risposta ad una mia interrogazione, la numero 120/A sull'inspiegabile ritardo del servizio di elisoccorso in Ogliastra. A causa di questi ritardi ci ha rimesso la vita una persona. Questa interrogazione era stata da me presentata il 25 giugno del 2009, mi è arrivata risposta stamattina; due anni dopo! L'assessore Liori mi fa sapere - leggo - che per mero errore non gli è stata trasmessa per tempo. Poi viene allegata una relazione del "118" di Sassari in cui vengono citati degli allegati, che però mancano nella copia a me inviata. Quindi, la risposta arriva dopo due anni, è incompleta, e intanto una persona ci ha lasciato la vita e il consigliere non è stato in grado di darsi una risposta.

Allora, tutti abbiamo bisogno di una burocrazia che funzioni meglio, di una macchina amministrativa che funzioni meglio, perché la burocrazia blocca lo sviluppo, ed è un fatto gravissimo, rallenta lo sviluppo, è uno dei motivi per cui la nostra Regione è in ritardo nello sviluppo, e questo ritardo si accresce sempre di più, perché noi non riusciamo a far funzionare la macchina amministrativa. E allora, ecco, io ho appreso dai giornali che l'assessore Floris sta presentando una legge di riforma; anch'io sono d'accordo che si debba finire col parlare di una riforma della legge numero 31, e che si inizi a ragionare in termini nuovi pensando a una macchina amministrativa e a una legge sul personale che prevede modalità nuove di funzionamento, perché la nostra Regione ne ha profondamente bisogno.

Pensiamo, ad esempio, alle imprese e al mancato funzionamento dello sportello unico per le imprese; in questa materia ad una legge sono seguite montagne di circolari che hanno complicato il funzionamento. Ma questa Regione non pensa neanche ad aiutare i comuni, a farli funzionare, a sostenerli economicamente anche dal punto di vista degli organici, del personale, a disposizione delle imprese. E' importantissimo dare risposte immediate alle imprese. Eppure non ci riusciamo.

La burocrazia, però, non è l'unico blocco allo sviluppo, lo sappiamo benissimo; è un blocco allo sviluppo il mancato funzionamento della scuola, è un blocco allo sviluppo la mancanza di infrastrutture. Voglio ricordare, ad esempio, che è stato smantellato il trasporto merci ferroviarie, che dai nostri Porti sono stati smantellati i binari perché Trenitalia ha ritenuto non economica quell'attività, e un'Azienda come la Keller, per questi motivi rischia di chiudere.

Sono un blocco allo sviluppo i costi eccessivi del trasporto merci, è un blocco allo sviluppo la mancata realizzazione del Gasdotto e quindi la non presenza del metano in Sardegna, è un blocco allo sviluppo la mancanza di ricerca vera di finanziamento, di sostegno alla ricerca e all'innovazione delle nostre imprese. Ecco, il mancato funzionamento di questa macchina amministrativa si inserisce dentro questo contesto, ed è un motivo che blocca lo sviluppo della nostra Regione.

Io volevo far cenno ad un indice, ad una graduatoria, a uno studio che ha portato avanti e che ha pubblicato da poco l'Unione Europea; l'indice della competitività delle Regioni dell'Europa. Sono state esaminate 268 Regioni europee, la Sardegna è al 234° posto, siamo al penultimo posto in Italia, dietro di noi c'è solo la Basilicata. Ecco, uno dei motivi per cui siamo in fondo a questa graduatoria è il mancato funzionamento della macchina amministrativa.

Allora continuiamo a ripeterci che dobbiamo incrementare il prodotto interno lordo, che dobbiamo riavviare l'economia, che dobbiamo rilanciare le imprese, che dobbiamo sostenere la produzione, perché solo così si possono creare nuovi posti di lavoro. La Regione, la Giunta regionale ha approvato da poco il Piano del lavoro, utile, le politiche del lavoro sono cosa utile, ma sono del tutto inutili se non ci sono le imprese che le possono utilizzare. Le imprese vanno messe in condizioni di competere, di competere con le imprese del Nord Italia e del Nord Europa, mentre in questo momento, non sono in grado di competere. Allora, come possiamo pensare che la Sardegna diventi centro di attrazione di investimenti che vengono dal di fuori, quando le imprese qui non possono insediarsi, perché non possono svilupparsi, non possono crescere, non hanno la possibilità di produrre a costi che rendono poi il prodotto in grado di essere immesso nel mercato, e quindi possa competere con le altre aziende? Questo è il tema, a mio modo di vedere, che dobbiamo affrontare.

Allora, se la Commissione nel suo lavoro è impegnata ad individuare i problemi che non consentono a questa macchina di funzionare, si prenda tutto il tempo che vuole; rendiamola permanente, perché credo sia di importanza vitale per l'attività economica e per lo sviluppo della nostra Isola.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). Presidente, il collega Sabatini ha concluso con l'auspicio che venga istituita una Commissione permanente. Ecco, se ci fosse una Commissione permanente, una Commissione sull'attuazione delle leggi e di valutazione dell'efficacia delle politiche, una Commissione che chieda conto a tutti i soggetti indicati di attuare una determinata legge, una Commissione che possa valutare quali effetti sono prodotti dalle politiche regionali con le leggi che dovrebbero dargli impulso, non ci sarebbe stato bisogno della Commissione d'inchiesta. Questo è stato detto anche dalla collega De Francisci, ma mi sembra che sia un po' il senso anche di alcuni interventi che mi hanno preceduto.

Ecco, verificare l'esecuzione delle disposizioni contenute nella legge e quindi capire quali sono state le concrete modalità di attuazione, individuare i motivi di eventuali inadempienze, disfunzioni e inefficacia, questo avrebbe dovuto fare una Commissione permanente. Verificare in quale misura determinate politiche contenute nelle leggi si sono rivelate efficaci, o rivelate inefficaci; se ci fosse stata questa Commissione, non avremmo avuto bisogno della Commissione d'inchiesta. Una Commissione, quella d'inchiesta, che ha provato a lavorare cercando di valutare l'attuazione delle leggi esercitando un ruolo di valutazione sull'efficacia delle politiche inserite nelle leggi, e quindi una Commissione che ha cercato di lavorare senza intenti inquisitori o sanzionatori, ma con una finalità meramente conoscitiva.

Dal lavoro di questi mesi emerge un quadro allarmante, perché c'è una miriade di leggi che non sono attuate, o che sono attuate in maniera difforme rispetto all'intenzione del legislatore. E l'elenco sarebbe lunghissimo. Di queste leggi, alcune sono state anche citate, ma io vorrei citare la legge sui Consorzi di bonifica, una legge che si dava l'obiettivo di stabilire un prezzo dell'acqua compatibile con la politica agricola regionale, con la situazione delle aziende agricole regionali. Ebbene, questa legge è completamente inattuata. E' una legge della passata legislatura; la mancata attuazione è iniziata già nella passata legislatura. La legge sugli oratori, una legge recente, è di un anno è mezzo fa e non è ancora stata attuata. Per non parlare della legge di riordino delle agenzie agricole; è emblematico il caso di Laore.

Laore è un corpo con due gambe, come deve essere, ma che si rifiuta di utilizzarne una perché, la macchina amministrativa regionale si rifiuta di dare attuazione a quella legge, si rifiuta di dare la seconda gamba all'agenzia Laore. Questa agenzia ha due dipartimenti: il dipartimento per le produzioni vegetali e il dipartimento per le produzioni zootecniche. Bene, quello per le produzioni vegetali ha una dotazione organica, quello per le produzioni zootecniche non ha nessun veterinario, non ha nessuna dotazione organica. Qui noi abbiamo approvato la legge, l'abbiamo modificata due o tre volte sempre in quella direzione (e nella passata legislatura e in questa) e ancora oggi quel corpo è un corpo con una sola gamba perché, non si sa come, ancora quei veterinari dell'ARA non vengono assunti da Laore. E chi paga? C'è qualche responsabile di questa mancata attuazione? Non è ancora saltato fuori. Che dire poi delle leggi sul lavoro? Se ne è anche parlato, sono tante le leggi regionali alle quali non si dà attuazione.

Ecco, noi abbiamo provato, in questi mesi di lavoro in Commissione, a cercare di capire quali sono le cause. Sono le leggi fatte male? E' possibile, ci sono anche leggi fatte male, anzi sono tante le leggi fatte male, ma io non penso che possa essere questa l'unica causa della mancata attuazione delle leggi. Ci sono problemi di natura burocratica? Anche questo è possibile. Sicuramente abbiamo una macchina burocratica che non sempre recepisce o interpreta nella maniera migliore le volontà del legislatore. Io penso che spesso però, oltre a queste due cause, che sono concause, manchi anche la volontà politica.

Spesso avviene, ieri come oggi, che qualora una legge sia difforme o in contrasto rispetto alla volontà della Giunta non le si dà attuazione oppure si dà attuazione solo a piccole parti. Io penso che se noi avessimo la serenità di fare una valutazione (lo abbiamo fatto in questi 6 mesi ma penso che lo possiamo fare anche nei 6 mesi successivi) senza pregiudizi, e facessimo proprio un esame delle cause che non consentono di dare una definitiva attuazione alle nostre leggi, probabilmente riusciremmo anche a trovare degli strumenti.

Cosa fare quindi per evitare che si creino illusorie aspettative nei nostri cittadini? Cosa fare per evitare che ingenti risorse rimangano non spese? Perché comunque un motivo nel formarsi dei residui è anche la cattiva legislazione o la mancata attuazione delle leggi che noi approviamo. Io dico intanto cominciamo noi, cominciamo con il far bene le leggi, dotiamoci di strumenti che valutino le ricadute attese - ne ha parlato l'onorevole Campus, ma ne ha parlato anche l'onorevole Sanna, lo ha chiamato comitato per la legislazione, non so in che maniera lo potremmo chiamare -incominciamo a decidere prima, quando stiamo approvando le leggi, a valutare le ricadute attese di un determinato provvedimento legislativo. Proviamo a vedere quali sono i risultati che ci aspettiamo che vengano prodotti da una determinata norma. E poi io penso che dovremmo accompagnare questo lavoro preventivo con l'inserimento all'interno delle leggi di strumenti di valutazione dei risultati, strumenti come le clausole valutative.

Noi non abbiamo una legge che contenga una clausola valutativa, una clausola che consenta di individuare tempi e modalità con cui i soggetti attuatori producono informazioni al fine del controllo e della valutazione delle leggi. Ecco, io penso che dovremmo incominciare a fare questo, a prevedere delle valutazioni ex ante e valutazioni ex post; una clausola, quindi, che preveda delle scadenze (perché è chiaro che ci vuole tempo per rendere conto del risultato di determinate politiche) che preveda anche risorse (perché è chiaro che una clausola valutativa ha bisogno di un lavoro ulteriore rispetto a quello che viene fatto normalmente) e che indichi anche quali sono le responsabilità, perché non è pensabile che noi facciamo delle valutazioni e poi non apportiamo dei correttivi, e un correttivo è anche individuare quali sono le responsabilità per evitare che nelle prossime leggi possa ripresentarsi la stessa situazione.

Quindi io penso che altri 6 mesi di proroga possano essere utili. Dobbiamo lavorare perché siano utili, per far sì che le leggi che approviamo producano tutte i loro effetti, per far sì che la nostra produzione legislativa possa essere migliore. Ecco, io penso che i presupposti, almeno negli interventi, ci siano tutti. Io sono preoccupato perché non mi sembra che tutti quanti abbiamo contezza dell'urgenza e della necessità di fare questo lavoro qua. Io penso che sia grave che così tanti colleghi siano assenti, che manchi il Presidente della Giunta, che manchi quindi e che non sia diffusa in quest'Aula e nell'Esecutivo regionale la consapevolezza che è necessario per tutti quanti noi e per dare attuazione anche al programma per il quale la Giunta è stata eletta, che noi ci dotiamo di strumenti legislativi che siano adeguati e che possano produrre i loro effetti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Devo dire che l'intervento del collega Cuccu mi ha un po' riportato al dibattito e al lavoro svolto dalla Commissione. Mi sembrava quasi di avere partecipato a qualcosa di diverso.

Io credo che intanto il torto ce l'abbia chi è assente stasera perché, guardate, se parliamo di livello di legittimità e di applicazione delle leggi parliamo di un qualcosa che ci riguarda tutti qua dentro e potrà anche succedere - come è successo e come sta succedendo - che poi il livello di legittimità qualcuno se lo vada a cercare da qualche altra parte. Perché quando la gente fa finta di non sentire, di non vedere e anche di non ascoltare anche questo può accadere.

Stasera è stato detto che forse noi siamo incapaci, che molte volte commettiamo errori nel fare le leggi. Guardate, tutto può succedere. Non siamo infallibili, ma quando facciamo leggi di settore c'è l'Assessore di riferimento e c'è il gruppo dirigente che con quell'Assessore ha una collaborazione diretta, e se dovessimo fare qualcosa che non va bene arriverebbe dall'ufficio legislativo, e quindi dalla Presidenza del Consiglio, o dall'Assessorato di riferimento il giusto correttivo, e questo è accaduto tante volte.

La "verità vera" è che invece quando si fanno leggi delle quali qualcuno non sente la necessità, non la condivide, le rigetta completamente. Ha portato un esempio pratico il collega Cuccu. Noi avevamo approvato un passaggio importante, ritengo. Avevamo detto che i dipendenti dell'ARA dovevano essere trasferiti: circa 280 persone dovevano essere inserite all'interno di Laore. Questo non è successo, ma non è successo perché? Perché giustamente Laore ha rifatto la sua pianta organica aggiungendoci più di 280 persone e prevedendo quanto meno 4 nuovi dirigenti, perché qualcuno dovrà pure dirigerle queste persone. Ora questi 4 nuovi dirigenti non sono contemplati nel pensiero del direttore generale degli affari generali dell'Assessorato, e quindi resta tutto fermo.

Resta tutto fermo, non si va avanti! Cioè la legge l'abbiamo approvata, ma non viene eseguita. I dipendenti dell'ARA sono ancora lì, noi la legge l'abbiamo approvata e dobbiamo ritornare indietro per verificare il perché della mancata attuazione. E il perché è questo. E' pensabile? Siamo in queste condizioni!

Guardate, io avevo presentato un'interpellanza che poi ho chiesto all'Aula che venisse assegnata alla stessa Commissione d'inchiesta. Noi abbiamo visto una serie di documenti in cui si riscontravano illegittimità provate dai documenti stessi che ci venivano consegnati (altri li abbiamo consegnati noi) e abbiamo portato alla luce una situazione della quale si parlava (se n'è parlato fra di noi) ma che non si è mai avuta la possibilità di denunciare com'è stato fatto in questa Commissione. Ma non per essere giudici, tribunali, inquisitori, perché, guardate, è successo nella passata legislatura e in quella precedente ancora e sta succedendo oggi, ma perché, io credo sia necessario impedire che fatti analoghi si possano verificare con una insistenza e una continuità che crea un forte allarme.

Le persone se non hanno i titoli non devono rivestire ruoli che non possono rivestire. Se ci sono leggi che stabiliscono determinati requisiti, chi esercita una determinata funzione i requisiti li deve avere, se no non ha senso. Tra un po' permetteremo anche quello che succede talvolta in qualche pubblica amministrazione, che cioè un dipendente ricopre un posto da ingegnere pur non essendo ingegnere. Poi ci lamentiamo! Questa è la verità di fondo. Noi siamo in questa situazione e la stiamo forzando volutamente, venendo meno a una legge della Regione, noi per primi!

Poi dobbiamo verificare che la stessa legge venga attuata dalla classe dirigente, da questa burocrazia alla quale tutto si può chiedere tranne che la velocità di esecuzione. Quando poi alla mancata velocità di esecuzione si aggiunge anche quella volontà di non attivare e applicare le leggi abbiamo raggiunto il massimo. Questo accade, è sempre accaduto. Oggi stiamo riuscendo a parlarne. Vogliamo farlo fino in fondo? Perché quando la sussistenza dei requisiti viene addirittura certificata da altri enti in modo falso, allora vuol dire che questo cordone, questo anello che comunque si è creato, è arrivato il momento di tagliarlo definitivamente.

Guardate che stasera però non c'è la volontà di arrivare a questo, io stasera ho solo riscontrato la volontà di lasciar perdere, di accantonare tutto, di non parlarne. Stiamo sbagliando, saremo costretti a farlo in altri momenti, saremo costretti a farlo con termini forse più pesanti, ma saremo comunque costretti a riportare la questione all'interno di quest'Aula.

Io credo che stasera sia necessario invece, con questo dibattito che comunque si è aperto, arrivare a delle conclusioni dirette a bonificare la situazione. Guardate, se non dovessimo arrivare a questo, come ho detto poc'anzi in apertura, se questo Consiglio non è in condizione di garantire la legittimità, qualcuno la legittimità certamente ce la farà rispettare, e se non sarà quest'Aula sarà qualcuno al di fuori di quest'Aula. Questo è l'errore più grande che la politica possa fare, che questo Consiglio regionale possa fare. Io credo che a questo sia necessario porre rimedio, diversamente quando la situazione ci sfuggirà di mano non saremo più in grado di porvi rimedio, non lo saremo assolutamente e saremo noi per primi additati come quelli che hanno permesso questo modo di fare, un modo sbagliato, un modo irrispettoso, un modo che certamente lede l'autorevolezza del Consiglio regionale.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Io fin dal primo intervento ho un dubbio che mi assale, cioè, noi stiamo parlando della Commissione d'inchiesta istituita ai sensi dell'ordine del giorno numero 27? Perché io fin dall'inizio non ho capito di cosa stiamo parlando. La Commissione d'inchiesta è stata istituita per verificare se vi siano motivazioni di ordine tecnico o organizzativo, se vi siano determinate violazioni di legge - sottolineo dice violazioni di legge - o vi siano specifiche responsabilità gestionali nella mancata applicazione delle leggi regionali. A me sembra invece che stiamo parlando di dichiarazioni programmatiche, di qualcosa di simile, mi sembra che siamo fuori argomento. Cioè, noi dobbiamo discutere di questo, e se dobbiamo parlare di specifiche responsabilità, dobbiamo parlare di specifiche responsabilità. E' questo comunque l'ordine del giorno integrato poi, mi sembra, dall'indirizzo del Consiglio sull'interpellanza numero 137/A? Siccome devo intervenire dopo, volevo sapere se ero in linea con l'ordine dei lavori o meno.

PRESIDENTE. Sì, onorevole Capelli, l'argomento in discussione è questo.

Continuazione della discussione della "Relazione dell'attività della Commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi

regionali" (Doc. n. 15/XIV/A).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Presidente, perché questa discussione e perché l'istituzione da parte del Consiglio di una Commissione di inchiesta? Certamente si sentiva l'esigenza di far sì che l'attività legislativa si traducesse in fatti concreti, in estrema sintesi questo è il problema. Quando una legge non viene applicata, di fatto, la si sta violando. Sapere se questo fenomeno è diffuso o è invece caratterizzato da qualche eccezione è importante, serve al Consiglio regionale affinché non consideri il suo lavoro del tutto inutile, ma serve ancor di più alla società sarda che dall'attività legislativa di questo Consiglio conta di far derivare soluzioni adeguate ai molteplici problemi che l'assillano, che sono sempre più numerosi, complessi, che singolarmente presi magari non appaiono particolarmente gravi, ma che nel loro complesso contribuiscono a dare vita a quella gravissima crisi economica e sociale in cui si dibatte la nostra Regione.

Tante volte negli interventi e anche nei dibattiti sulle leggi ordinarie o sulle finanziarie in questo Consiglio si sente dire: "non si è riusciti a far sì che quella legge producesse i risultati attesi". La motivazione è che troppo spesso le leggi che vengono approvate non diventano strumenti operativi. Molti sono i temi toccati dalla Commissione, spesso le situazioni riscontrate si traducono in violazione di diritti di singole persone, di associazioni, in altri casi in aggravamento ingiustificato di situazioni economiche già di per sé gravi.

Io richiamerò l'attenzione su alcuni dei temi toccati dal relatore, che sono a mio parere particolarmente importanti e sui quali è particolarmente urgente che si ponga rimedio. Uno è quello relativo alla stabilizzazione del personale precario, che ha determinato evidenti disparità di trattamento tra agenzie della Regione: in alcuni casi si considerano determinati parametri, in alcuni casi se ne considerano degli altri e si fa in entrambi i casi riferimento alla stessa norma di legge; se andiamo a verificare come è stata gestita questa partita dalle tre agenzie agricole possiamo appurare che c'è un comportamento assolutamente diverso, che ha contribuito a determinare delle assolutamente ingiustificate disparità di trattamento tra persone che hanno gli stessi titoli e le stesse condizioni di lavoro.

C'è poi l'annosa questione che altri colleghi - il collega Cuccu in particolare ma anche il collega Giacomo Sanna - hanno sollevato relativa al personale tecnico dell'ARA, per il quale da alcuni anni è previsto in legge che debba essere inserito nella pianta organica di Laore (articolo di legge della finanziaria del 2009 ancora oggi disatteso). Eppure tutte quelle persone sono persone che venticinque o trent'anni fa sono entrate nel grandissimo calderone dell'assistenza tecnica in agricoltura, alcuni con la sfortuna di andare a lavorare, quelli del settore zootecnico, nell'ARA, altri con la fortuna di andare a lavorare, con gli stessi titoli e con la stessa modalità di assunzione tra l'altro (la famosa "285", una delle leggi che provocò l'ingresso di tantissime figure, tecnici, laureati o diplomati in agraria) nella struttura regionale. Andavano a fare lo stesso lavoro con gli stessi titoli, hanno seguito un percorso professionale con identiche responsabilità ma con ingiuste differenze di trattamento.

C'è una legge che voleva porre rimedio a questo stato di cose, non si riesce a capire perché non viene attuata. E' inaccettabile, è inaccettabile perché ne va della serenità delle persone che ci lavorano. Non è bello essere ignorati ed è pesante essere trattati in maniera ingiusta in quella che è la parte principale della nostra vita, e cioè il lavoro. Abbiamo quindi situazioni di precarietà che durano da anni, in alcuni casi, come dicevo prima, da decenni, e non c'è giustificazione alcuna a questo ritardo nell'applicazione della legge. Ora, un altro caso di non puntuale applicazione delle leggi.

Un altro problema è quello delle tantissime situazioni di blocco di spesa e ritardi di procedure e formazione di residui passivi a cui faceva riferimento la relazione. Le conseguenze di questi ritardi sono gravi in particolare per la nostra economia. Abbiamo milioni e milioni di euro fermi che non possono contribuire ad alleviare la già grave situazione della nostra Isola, abbiamo strutture burocratiche nelle diverse aziende o agenzie regionali che si attardano in procedure assolutamente complesse e poco affidabili. Ci ritroviamo con aziende controllate della Regione che non utilizzano le semplificazioni che pure sono state prodotte dalla politica nell'affidamento degli incarichi al di sotto di una certa soglia e per lo stesso affidamento dei lavori spesso non si utilizzano gli strumenti di velocizzazione che la politica ha pur messo a disposizione.

Sembra quasi che si trovi sempre la strada per impiegare più tempo. Sembra quasi che i nostri dirigenti individuino sempre la strada per arrivare a mettere la firma di assunzione di responsabilità sui propri atti il più tardi possibile, con l'obiettivo nascosto di non metterla mai. Eppure i nostri dirigenti sono pagati per fare quel lavoro in particolare e noi dobbiamo essere invece, da questo punto di vista, assolutamente attenti a che la struttura burocratica si assuma fino in fondo le responsabilità. Perché se questo non accade, se questo non accade noi non potremo combattere questo fenomeno che pure è sempre più evidente. Un altro settore dove la relazione riscontrava delle anomalie è quello della cultura, cinema e spettacolo. Si tratta di un settore che è tradizionalmente povero. Chi lavora nei teatri, chi lavora nello spettacolo solitamente ha a che fare con risorse estremamente limitate, sono persone che vivono con stipendi veramente minimi, sono associazioni che hanno bilanci assolutamente striminziti, ebbene spesso queste persone o associazioni si ritrovano a operare con una struttura burocratica che ritarda di mesi (se non di anni) l'erogazione di contributi che pure gli vengono riconosciuti e allo stesso tempo pretende puntualità nel pagamento di oneri che se...

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Io ho chiesto quel chiarimento poc'anzi perché dalle parole di alcuni colleghi nei precedenti interventi (non tutti per la verità) ho sentito parlare di tutt'altro. Io faccio parte della Commissione d'inchiesta e ringrazio i colleghi che insieme a me hanno lavorato in questa Commissione. Credo che tutti noi abbiamo lavorato con uno spirito diverso (o meglio non proprio tutti) nello spirito indicato dall'ordine del giorno che ho richiamato poc'anzi. Perciò io non ho nessun timore di svolgere il mio mandato ispettivo. Qui invece sembra, a un uditore esterno, che si voglia mettere la sordina, che si vogliano abbassare i toni, che sia necessario proteggere "la casta", e Dio solo sa quanto bisogno abbiamo tutti noi di recuperare credibilità e dignità.

Oggi essere politico è quasi un dispregiativo usato comunemente nel linguaggio, è da disprezzare essere politici. Perché? Perché negli anni si è lavorato male cercando di coltivare soltanto i privilegi, cercando in maniera autoreferenziale di porsi al di sopra di tutto e di tutti, a noi tutto è consentito, fare le leggi, non applicarle, non rispettarle perché noi siamo qualche metro più in su rispetto ai comuni cittadini. Ma questa è dignità? Io voglio lavorare per recuperare dignità, io sono un istituzionalista profondo, io rispetto le istituzioni, rispetto nonostante tutto il mio Presidente della Regione. Nonostante tutto io rispetto quel ruolo e quella funzione, l'uomo è un'altra cosa. Perciò dico: voglio lavorare perché questa Regione abbia una guida, abbia un'assemblea che sia all'altezza della situazione.

Io dovrei parlare ora al Presidente, e mi richiamo a quello che diceva il collega Gian Valerio Sanna. Caro Gian Valerio, noi ci dobbiamo abituare a lavorare da soli, senza l'interlocutore, ci dobbiamo abituare così come ci stiamo abituando ad avere Presidenti che sono nelle mani di burattinai molto più esperti, e che qualcuno tiri i fili e se li faccia tirare da burattinai interni ed esterni, lo dimostra questa Aula. Si sta parlando di un caso storico (mai nell'autonomia della Sardegna è stata istituita una Commissione d'inchiesta per controllare se noi Regione applichiamo le leggi che facciamo, già questa è una contraddizione) e nell'Aula regna il disinteresse. Eppure siamo di fronte a un fatto enorme che dovrebbe aiutarci, facendo chiarezza, ma in maniera serena, a riacquistare quella credibilità che abbiamo perso, che stiamo perdendo, che la politica ha perso.

La politica si sta riducendo, da qualche parte, alla contrattazione ministeriale (da Scilipoti a Bossi)! Ma senza andare lontano (non abbiamo bisogno di andare a Roma per riscontrare queste cose) la politica oggi, anche qui, non è il problema della Sardegna, è l'ente dove dobbiamo mettere qualcuno, è l'Assessore che va cambiato. Noi abbiamo cambiato in questa legislatura ventitré Assessori. Abbiamo cambiato già ventitré Assessori! Non so se ve ne rendete conto! E la Commissione è stata istituita perché quest'Aula si è resa conto che la Giunta non applica le leggi che approviamo, non perché sono di difficile interpretazione (o, meglio, non tutte) non perché non è possibile applicarle per problemi burocratici, ma perché le disattende.

Quando nelle delibere della Giunta noi leggiamo che, visti gli l'articoli 27 e 28 della legge numero 31 del 1998, si nomina Tizio il direttore generale, e sappiamo, riscontriamo, abbiamo riscontrato dai curricula, quasi mai firmati, e da più curricula, che non ha i titoli per rivestire quella posizione, cosa dobbiamo pensare? Presidente, noi stiamo esaminando dei casi in cui per una posizione, colui che si propone quel ruolo presenta tre curricula, o meglio siamo venuti in possesso di tre curricula. Il primo non andava bene perché "Sai, quello non risponde alla legge, quindi modificalo e fallo in altro modo". Cioè noi (o, meglio, questa Giunta) siamo dei rubagalline!

Io nella passata legislatura ho firmato insieme all'assessore Liori le mozioni numero 141, 121 e 108 relative alle questioni che stiamo discutendo qui, relative alla mancata applicazione delle leggi a seguito della nomina di direttori generali, di consulenti e i direttori generali della Presidenza, e richiamano i casi che noi siamo stati costretti ad esaminare e discutere.

Faccio un esempio, uno per tutti (abbiamo presentato anche la comunicazione alla Presidenza) il caso del Direttore generale dell'Assessorato della Sanità. In risposta - e lo dico alla gente, non lo dico a voi, perché voi siete disinteressati, siete al di sopra, lo dico alla gente - questa comunicazione fatta dal Presidente della Commissione sapete che cosa ha partorito? La nomina di quel direttore generale. Che abbiamo nominato commissari e direttori generali delle AA.SS.LL. senza titoli ormai è stato acclarato dalla Commissione. Per non parlare dei direttori amministrativi e dei direttori sanitari, per non parlare di presidenti di enti, per non parlare di direttori degli enti: ne abbiamo una montagna. Ecco perché abbiamo necessità di una proroga di altri sei mesi, minimo, perché i casi sono troppi, perché continuiamo a calpestare le leggi per interesse personale, e chi le sta applicando lo sa bene. Gli Assessori sanno bene che stanno compiendo degli atti illegittimi.

E allora, mi rifaccio a quello che diceva il collega Sanna. Il collega Sanna diceva: "State attenti, perché se noi continuiamo a mettere la sordina, o la sabbia dentro il cassetto (per non dire che continuiamo a insabbiare) ci saranno altre istituzioni che se ne occuperanno". Bene, in questi due anni e mezzo io ho riscontrato il fallimento della politica. E badate che quando fallisce la politica su questi argomenti che sono la trasparenza, la legittimità degli atti, la meritocrazia premiata, quando fallisce su questi tre punti siamo noi che cerchiamo l'intervento della tanto vituperata Magistratura. Guardate che la Magistratura, così come a Roma, a Milano, a Pompu, o dove volete voi, non agisce perché si inventa le cose, ma perché parte della politica le denuncia. E ci sono due casi di denunce: quella per far fuori l'avversario (e questa è la denuncia becera) e quella per sottolineare il fallimento dell'azione politica, dell'azione ispettiva, quell'azione ispettiva che qualcuno nominava così, quasi fosse un reato.

Quando fallisce quell'azione, o quando si è costretti ad esercitarla, siamo noi che cerchiamo, noi quali persone responsabili (non quel tipo di "responsabili" che ci sono a Roma) siamo noi che cerchiamo aiuto, perché quando si esauriscono gli strumenti politici è chiaro che si va dalla Magistratura. Io ho portato sette cartelle in Procura, per dire che la politica ha fallito e sta continuando ad insabbiare, sta continuando a negare l'evidenza. La politica chiede ai cittadini di rispettare le leggi, i curricula vanno presentati per i concorsi entro 60 giorni, è previsto in legge, ma noi queste leggi non le rispettiamo, non le conosciamo, ce ne freghiamo.

Per questo è nata, per la prima volta nella storia dell'Autonomia, questa Commissione, è nata per recuperare, noi stessi, dignità, perché non tutti siamo così, perché la maggioranza non è così. E la maggioranza vuole dare voce alla dignità della politica, alla dignità del nostro ruolo, e andare a testa alta per le strade.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io in premessa debbo dire che non sono d'accordo sull'intervento pronunciato dal collega Campus. Non sono d'accordo perché non condivido la lettura che ha dato dei lavori di questa Commissione e della richiesta di proroga della Commissione stessa, che io ritengo indispensabile, anzi vado ancora più avanti.

Io concordo con quanti hanno detto che questa Commissione, alla luce proprio delle competenze del Consiglio, del ruolo di controllo dell'attività legislativa e del rispetto delle leggi che questo Consiglio ha, e in considerazione delle difficoltà che stiamo incontrando nel rispondere in maniera adeguata ai problemi e alle esigenze che i sardi ci pongono, come organo legislativo possa e debba essere trasformata in Commissione permanente. E questa visione che tende ad edulcorare la situazione, a renderla, come dire, una visione vicina quasi al sopire, al chetare manzoniano, cercando di attenuare i toni, di eliminare gli spigoli, di buttarla tutta in "politichese", è una visione, a mio avviso, non solo sbagliata, ma controproducente per il rispetto del ruolo del Consiglio.

Badate, tra i dati contenuti nella relazione della Commissione d'inchiesta, una corposissima relazione (io mi associo alla richiesta del presidente Uras, che ringrazio anche per il lavoro eccezionale che ha svolto, mi associo alla richiesta che prontamente, questo lavoro venga consegnato a tutti i consiglieri regionali) ci sono alcuni elementi che ci impongono uno scatto di dignità per cercare di rafforzare, di potenziare il lavoro di questo Consiglio regionale.

Io ricordo che a fine anni '80 il settore qualità della Telecom (io sono un funzionario della Telecom, come molti di voi sanno, e lavoravo in quel settore) quando non c'era concorrenza ancora, veniva effettuata con una sorta di verifica di qualità interna, nel senso che i dati di qualità venivano elaborati all'interno della struttura, e i dati erano tutti eccezionali. Avevamo i clienti che manifestavano sotto i palazzi della Telecom, però i dati interni di qualità erano assolutamente eccezionali.

Vi invito a prendere la relazione a pagina 14 e 15, dove questo principio della verifica della qualità interna, di fronte alla situazione disastrosa dell'applicazione delle leggi regionali, viene trasformata, nella sintesi interna sull'attività di un particolare Assessorato, in giudizi che sono tutti ottimi: "giudizio sull'attività dell'Ufficio di supporto al Direttore generale, ottimo; giudizio sull'attività del Servizio, ottimo; giudizio sull'attività…", due pagine di "ottimo", neanche un "sufficiente", non parliamo poi di insufficienza, tutti ottimi! Cioè, di fronte ad una situazione che scoppia ci sono direttori di servizio, certificati con documenti ufficiali, che nascondono l'insufficienza di una struttura burocratica che fa acqua da tutte le parti, perché è impegnata solamente a gestire le proprie problematiche interne! Questo lo dobbiamo dire, altrimenti noi non svolgiamo il nostro ruolo, altrimenti diventiamo subalterni alla struttura burocratica.

Quando leggo - sono sempre documenti in possesso della Commissione d'inchiesta - nella relazione dell'Assessorato degli affari generali, Servizio bilancio, Rapporto di monitoraggio regionale delle entrate e delle spese, anno 2010 - che a ottobre 2010 i residui certificati da questa relazione ammontano a 7 miliardi 323 milioni 850 mila e rotti, contro un bilancio di competenza che è quasi pari a 7 miliardi 712 milioni 878 mila e con servizi che arrivano ad ottobre ad un rapporto tra pagamento e impegni che non supera spesso il 30 per cento, a fine anno, non posso consentire che tutto passi sotto.

Di tutto ciò dobbiamo parlare, così come dobbiamo parlare, collega Campus, del fatto che non vengano neanche rispettate le leggi. Questa Commissione d'inchiesta è già straordinaria di per sé, perché è stato rilevato che mai nella storia dell'Autonomia si era reso necessario costituire una Commissione d'inchiesta consiliare per verificare il mancato rispetto delle leggi dell'organo legislativo della Sardegna. E' un paradosso, un'assurdità! E allora, di fronte a questo, il sopire e chetare non ha senso, di fronte a questo ci vuole il coraggio di recuperare la dignità di una funzione che non deve avere timore di scontrarsi anche con una struttura burocratica che è potentissima.

Noi ci rendiamo conto del potere che negli anni ha accumulato la struttura burocratica ma siamo convinti che un Assessore debba contare molto di più della struttura burocratica, molto di più! Quando arriva l'Assessore, il funzionario deve alzarsi in piedi (io sono abituato così) per rispetto alla funzione! Perché l'Assessore rappresenta, anche se indirettamente, il popolo sardo. Di questo io sono convinto. Pur nel rispetto reciproco dei ruoli, c'è una funzione che è quella che deriva dall'investitura popolare, che non può essere negata né tantomeno sottaciuta o resa meno forte da sistemi consolidati che ormai negli anni si sono accumulati in questa Regione.

Un Consiglio regionale non può continuare a non preoccuparsi del fatto che la Sardegna sia agli ultimi posti in tutte le statistiche rispetto alle altre Regioni italiane, o quasi tutte. Dovrebbe pur avere uno scatto d'orgoglio. E allora, senza voler disconoscere le difficoltà e gli errori che noi commettiamo anche nel nostro approccio con le leggi, la qualità delle leggi, eccetera, non neghiamo che il problema è più ampio. E in questa situazione bisogna avere il coraggio di affermare che occorre invertire una tendenza, e che la pigrizia, le consuetudini, il "volemose bene", non sono più percorsi che possono essere sopportati all'interno della struttura regionale. Ognuno deve fare il proprio dovere.

PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Francesco Meloni. Ne ha facoltà.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Presidente, colleghi, premetto che anche io ho apprezzato molto il fatto di avere partecipato ai lavori di questa Commissione, che è un po' diversa dalle altre e ha rappresentato elementi di novità. Mi è piaciuto lavorarci per lo spirito che aleggiava, uno spirito sostanzialmente bypartisan, dove si è collaborato molto bene. Nel complesso un'eccellente esperienza.

Abbiamo lavorato su due filoni fondamentalmente: uno è quello della verifica vera e propria dell'applicazione delle leggi, in senso tecnico, l'altro è quello delle nomine dei dirigenti, e su questo sono d'accordo (non totalmente ma in buona parte) con quello che ha detto l'onorevole Capelli nel suo precedente intervento. E' indubbio che molti dirigenti siano stati nominati col "sistema di gatto Silvestro" cioè arrampicandosi sugli specchi per ovviare alla mancanza dei titoli richiesti. Però io vorrei e preferirei parlare dell'applicazione delle leggi, e credo che ci sia poco da aggiungere alla relazione che ha fatto il presidente Uras, nel senso che si può sintetizzare il tutto dicendo che non c'è un solo settore dove le leggi regionali approvate negli ultimi cinque anni siano state compiutamente applicate.

La relazione del presidente Uras è un elenco impressionante di carenze, insufficienze, equivoci interpretativi, e chi più ne ha più ne metta. E si badi bene: non è che l'apparato amministrativo, che peraltro è pletorico, avesse poi tutte queste leggi da applicare. Come ha ricordato il presidente Uras le leggi approvate in questi cinque anni sono state sessantuno in tutto. E' pur vero che parte di queste leggi sono mal fatte, sono pasticciate, piene di commi e di codicilli, e, come ha ricordato il collega Campus, noi stessi sottovalutiamo spesso l'impatto che la pletora di emendamenti e subemendamenti che appiccichiamo alle leggi in maniera convulsa, magari la sera alle 10 o le 2 di notte, dopo aver lavorato tutto il giorno, hanno un impatto feroce, per cui in parte siamo noi legislatori a rendere difficilmente applicabile il nostro stesso lavoro. Questo crea sicuramente difficoltà ai funzionari che devono dare attuazione, considerato anche che la burocrazia tende a autogenerarsi, ad autoriprodursi e quindi a creare nuova burocrazia.

La funzione dei burocrati è sempre la stessa, in tutto il mondo: rendere difficile l'applicazione e l'utilizzo delle norme. E' così dappertutto, a tutte le latitudini e in tutto il mondo, è così anche nei Paesi dove la burocrazia è più efficiente, quindi non facciamo di questo una colpa solo ai nostri impiegati e funzionari. Ma insomma, alla fin fine la domanda che ci dobbiamo porre è sempre la stessa: perché le leggi che approviamo non vengono applicate, o almeno vengono applicate solo in termini estremamente ridotti?

Il collega Cuccu - mi pare che sia stato lui - ha parlato di carenza di volontà politica, però mi sembra una spiegazione debole: se abbiamo votato e approvato una determinata norma, perché dovrebbe mancarci la volontà politica di portarla fino all'attuazione? Ad esempio io posso ricordare qui i 26 milioni di euro che abbiamo inserito nella finanziaria approvata il 29 gennaio per la riduzione delle liste d'attesa -qui c'è l'assessore Liori - che non sono stati ancora spesi: sono passati 5 mesi e per farraginosità burocratiche, interpretazioni, coinvolgimenti di piani nazionali e internazionali, non sono stati ancora spesi.

Però io credo, francamente, che il problema non sia dovuto a carenza di volontà politica o della politica, credo che sia principalmente riconducibile a ragioni di amministrazione, cioè di funzionamento dell'apparato amministrativo della Regione ma anche dei comuni, delle Province di tutta la pubblica amministrazione. Caso mai la mancanza di volontà politica riguarda proprio questa parte amministrativa, nel senso che, spesso, la parte amministrativa non interpreta il suo ruolo con la neutralità che dovrebbe avere, ma si schiera e si è schierata con il centrosinistra e ha messo le zeppe al centrodestra, si è schierata con il centrodestra e ha messo le zeppe al centrosinistra. Non cambia.

Io direi: non chiudiamo gli occhi. Pensate a quello che è successo con il "piano casa", che, seppure in maniera talvolta un po' contorta, pasticciata e confusa, esprimeva comunque una chiara volontà politica, giusta o sbagliata che fosse. Bene chiunque abbia avuto a che fare con la necessità di applicare il piano casa, sia per aggiungere una stanza di 100 metri quadri, sia per di aggiungere un'ala in un palazzo, conosce bene le difficoltà e gli ostacoli frapposti dagli uffici tecnici dei comuni, o almeno da una buona parte di essi. Abbiamo in Sardegna l'esempio di un magistrato che, se non mi ricordo male, ha scritto una lettera ai servizi tecnici di tutti i comuni della sua provincia dicendo di non applicare quella legge, perché è incostituzionale. Lo decideva lui se era incostituzionale. Quindi…

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Ad Oristano.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Ad Oristano, va bene. Allora il problema è sicuramente quello di migliorare la nostra tecnica legislativa da un lato e di approvare leggi chiare, facilmente applicabili, ma quando non si riesce a dare attuazione neppure alle norme che sono chiare e applicabili già dall'origine allora ritorniamo davanti al nostro problema.

Noi dobbiamo - mettiamocelo in testa, colleghi, lo diciamo sempre lo ripete ad ogni suo intervento il collega Uras, però poi non facciamo nulla di tutto questo - dobbiamo ripensare la nostra burocratizia, dobbiamo fare una grande rivoluzione nel nostro apparato amministrativo, dobbiamo inventare nuove strade per selezionare i nostri funzionari e i nostri dirigenti se no non ne usciremo. Sentiti gli interventi di stasera, mi pare che la diagnosi sia condivisa, forse manca la terapia. Noi possiamo istituire delle Commissioni d'inchiesta, come abbiamo fatto (sono sicuramente utili e io mi dichiaro finora a favore dell'eventuale proroga) possiamo fissare dei limiti temporali (li abbiamo fissati nell'ultima finanziaria, abbiamo inserito in tutte le norme un comma che prevedeva entro 60 giorni i programmi dovessero essere portati a buon fine e non è successo nulla, mi pare). Possiamo fare quello che vogliamo ma se non cambiamo le teste non ci sarà nulla da fare, non c'è "barba" di valutazione che tenga.

Non mi ricordo chi ha parlato della necessità di inserire sistemi di valutazione, io ho l'esperienza della sanità e i sistemi di valutazione ci sono; ma valutare un individuo e dargli una valutazione negativa, pesantemente negativa al punto da rimuoverlo dal suo incarico, è una cosa talmente complicata che la gente non ci prova neppure, anche perché se uno in questo procedimento sbaglia una virgola poi va dal giudice del lavoro e magari rischia di pagare di tasca sua. Quindi si preferisce non procedere nelle valutazioni.

Lo ribadisco: noi dobbiamo cambiare le teste, se no non ci sarà nulla da fare, continueremo a approvare leggi che verranno applicate solo in quelle parti più o meno ridotte o più o meno estese che l'apparato amministrativo, i nostri burocrati riterranno essere fit come direbbe the economist parlando di Berlusconi.

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Petrini è rientrato dal congedo.

Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 47 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Mula - Murgioni - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.

Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire.

E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Ho dovuto pronunciare un intervento da Presidente di una Commissione che, come si sa, è composta da maggioranza e minoranza, e quindi avevo il dovere di attenermi esclusivamente ai contenuti della relazione che unanimemente abbiamo provato. Adesso intervengo come Presidente di un Gruppo consiliare, come consigliere regionale e quindi mi sento più libero da quel, diciamo, obbligo nei confronti dei colleghi che facevano parte della Commissione, e posso più apertamente esprimere la mia opinione. E la voglio esprimere così come mi è capitato altre volte in questa aula.

Perché noi siamo arrivati all'istituzione di questa Commissione. Perché non se ne può più. Ma non se ne può più delle cose che non si fanno.

Uno dei primi interrogativi - diceva prima benissimo il collega Salis - che ci dobbiamo porre è perché noi eroghiamo, per esempio, il cosiddetto premio di produttività, o meglio la retribuzione (così si chiama) di rendimento. Di quale rendimento stiamo parlando? Ma di quale rendimento stiamo parlando? Ci troviamo di fronte a una amministrazione regionale che avrà attuato, al massimo, l'80 per cento delle disposizioni normative che sono state approvate negli ultimi cinque anni dal Consiglio regionale. Ci capita in queste ore di dover discutere, per esempio, delle disposizioni in materia di trasporto aereo. Noi un anno e qualche mese fa siamo abbiamo approvato una legge che le strutture di quell'Assessorato, la direzione generale di quell'Assessorato, ci avevano garantito risolutiva del problema. Il problema è rimasto. Quella norma non è stata notificata, il programma che si doveva realizzare sulla base di quella norma non è stato notificato, siamo rimasti "appesi".

Ma vogliamo fare un altro esempio? Quando era Assessore degli enti locali l'attuale direttore generale di una delle direzioni generali della Presidenza, l'ingegner Asunis con una circolare, assolutamente illegittima (non lui, la direzione, generale di quell'Assessorato, la direzione di servizio di quell'Assessorato) "stoppò" una disposizione in vigore, approvata dal Consiglio regionale all'unanimità.

Si trattava di una disposizione - badate bene - che se fosse stata attuata tempestivamente avrebbe risolto il problema di centinaia di precari, ivi compresi quelli del Comune di Cagliari. Poi sono stati puniti coloro che hanno amministrato, perdendo le elezioni provinciali, perdendo le elezioni comunali. Perché non hanno dato risposta anche a quelle esigenze giuste e regolarmente codificate attraverso la norma. Eppure io avevo sollevato il problema, Presidente, proprio in una Conferenza dei Capigruppo, avendo lei, Presidente, convocato una riunione con la presenza del Presidente della Regione e di tutti i Presidenti di Gruppo. Ma nessuno aveva letto quella norma, che non è stata approvata da un bolscevico, contenuta nella cosiddetta "legge La Loggia".

La Loggia è stato un ministro autorevolissimo del centrodestra, che aveva proposto un disegno di legge (poi approvato) che all'articolo 9 stabiliva che le norme, anche oggetto di impugnativa o da parte dello Stato o da parte della Regione, se non interviene una sospensione attraverso un atto della Corte costituzionale, esplicano tutti integralmente i loro effetti.

Presidente, lo sanno tutti, lo sanno tutti che la Regione non funziona. Quindi la prima cosa che avrebbe dovuto fare un Assessore degli affari generali della precedente legislatura, di questa legislatura è dire: ma quale retribuzione di rendimento, intanto risparmiamo, quei soldi li accantoniamo, vediamo se ci sono problemi tra le persone non autosufficienti, tra i poveri, tra coloro che aspettano una risposta da questa amministrazione. E avrebbero dovuto porsi un problema: chi dirige la macchina amministrativa della Regione? Com'è che, essendo così bravi, non riescono ad attuare nessuna o pressoché nessuna disposizione?

Sto parlando del fatto che dovreste prendere i vostri direttori generali e mandarli a casa, e dovreste mandarli a casa perché non funziona nulla, e, non solo non funziona nulla, ma non fanno nemmeno l'istruttoria che dovrebbero fare sugli atti, e costringono anche voi, Assessori, a firmare atti che non dovreste firmare. Lo stiamo dicendo per evitare problemi, al di là delle posizioni politiche, e i problemi ce li abbiamo perché, se non effettuiamo il controllo delle nostre aziende, poi il deficit di bilancio si colma, si aggrava.

Noi abbiamo aziende, faccio un esempio, l'AREA, il cui l'amministratore in Commissione, in sede di audizione ci ha detto: "Io ho fatto tutto quello che era possibile, ma non funziona nulla, sono stato chiamato ma non funziona nulla". Poi ha concesso la retribuzione di rendimento; per quello erano tutti bravi. Però ha lasciato 115 milioni di euro a marcire, e le case che dovevamo costruire con quei 115 milioni di euro non le abbiamo costruite. E non è un problema di destra e sinistra, perché se noi decidiamo di inserire una posta di bilancio per fare qualcosa, quel qualcosa deve essere fatto.

Io non ce l'ho contro l'Assessore della sanità, ce l'ho con chi che non ha fatto ciò che doveva fare, poi le giustificazioni non le accetto più. Quando abbiamo approvato due anni fa (era la vostra norma rivoluzionaria) il commissariamento di tutte le AA.SS.LL. (avete compiuto un blitz per dire che facevate la riforma, e non vi abbiamo neppure ossessionato molto) dovevate mettere i dirigenti, i funzionari a elaborare un progetto di riforma, e noi eravamo disponibili a confrontarci agevolmente con voi su questo terreno, e invece non avete fatto nulla.

Ve la ricordate la legge sugli oratori? Non perché ce l'abbia con lei, Assessore, è rimasta inattuata anche quella. Avrebbero dovuto recuperare tutti i disperati che stanno sulla strada, così non si sarebbero drogati, invece è rimasta inattuata anche quella. Noi dobbiamo proseguire questo lavoro per individuare gli strumenti, per uscire da questa condizione, perché, se noi non usciamo da questa condizione, possiamo governare noi, potete governare voi, ma tutto rimarrà fermo, tutto fermo a danno del cittadino.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, io ho ascoltato con interesse tutti gli interventi. Ritengo in primo luogo che ci sia un'esigenza di chiarezza. Questa Commissione d'inchiesta non è nata come Commissione d'inchiesta per mettere sotto accusa la Giunta regionale, quello non era lo scopo, non siamo disponibili a modificare gli scopi istitutivi della Commissione.

Come ha ricordato poc'anzi l'onorevole Uras, vi era un'esigenza avvertita, affiorante da tutti, di efficienza. Ci siamo trovati e scontrati di fronte a un problema concreto ed effettivo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso - lo ha ricordato l'onorevole Uras - è stata la circolare in tema di precariato emanata dall'Assessorato degli enti locali. A quel punto si è deciso di costituire questa Commissione per verificare e studiare le cause di questa inefficienza. Questo era lo scopo della Commissione, di questo voglio parlare. Non siamo disponibili in alcun modo a mettere sotto accusa chicchessia, né questa Giunta né la Giunta precedente. Sia l'una che l'altra Giunta hanno emanato atti illegittimi, ci sono le sentenze del TAR che lo testimoniano, non è questo che ci interessa in questa sede. Le illegittimità, le illiceità vanno valutate in altra sede, non in questa sede.

Anche io rispetto le istituzioni, rispetto anche la classe politica, sono stanco di sentire parlare di casta, sono stanco degli insulti che arrivano alla classe politica. Ritengo - e così come me tanti altri colleghi - di lavorare, di lavorare molto e di cercare nel mio piccolo di fare il meglio. Non sono disponibile a che tutto questo lavoro venga sacrificato e vengano riversate sulla classe politica le colpe discendenti dall'inefficienza di una classe amministrativa e da una serie di norme di legge.

Chiarito questo, dico subito: la situazione di inefficienza sicuramente si attesta a svariati livelli. C'è un primo livello che è proprio di tutta la legislazione, non solo dalla Regione sarda, ma anche della Repubblica e delle altre regioni, e indubbiamente vi è stato un abbassamento, chiamiamolo così, di livello della legislazione. Spesso si legifera sulla spinta dell'urgenza, senza un adeguato approfondimento, senza un adeguato supporto tecnico. Giustamente, l'onorevole Gian Valerio Sanna ha ricordato la sua proposta di legge per istituire una Commissione che ci porti il supporto in questa attività. Peraltro, anche in queste cose, noi dobbiamo essere coerenti con la normativa vigente. Quella che è una proposta sicuramente apprezzabile, sicuramente da accogliere nel merito, è sbagliata nella scelta dello strumento, perché l'istituzione di una Commissione è competenza regolamentare, non competenza legislativa. E, se è competenza regolamentare, vuol dire che è necessaria una norma sub-costituzionale, che va approvata a maggioranza qualificata. Quindi si deve seguire un altro il percorso; su questo sbagliamo spesso.

Io l'ho detto in tutti i modi quando abbiamo approvato la cosiddetta legge comunitaria, che noi per primi abbiamo violato più e più volte il Regolamento, stabilendo con norma di legge addirittura una sessione del Consiglio regionale. E' sbagliato, questi sistemi noi per primi dobbiamo correggerli e dobbiamo evitarli. Sicuramente dobbiamo trovare tutti gli strumenti, e quello è lo strumento adeguato per migliorare il livello della produzione legislativa. In questo però, signor Presidente, occorre anche un aumento del supporto che ci offrono i pur ottimi funzionari del Consiglio regionale.

Io non smetto mai di ringraziare e di portare ad esempio di tutti il livello di efficienza e di preparazione dei funzionari del Consiglio. Purtroppo sono pochi. Ricordo che, dopo la riforma del Titolo V del 2001, alla Regione è stata attribuita una serie infinita di competenze, che noi non esercitiamo, e sicuramente, se non abbiamo un supporto amministrativo, questo non possiamo farlo. Questo è un punto sul quale dovremmo intervenire e che dovremmo esaminare.

Detto questo per il livello legislativo, sicuramente noi troviamo una macchina amministrativa che non funziona. Io non voglio scendere a fare l'esempio di Tizio nominato illegittimamente o di Caio, non mi interessa, il problema è strutturale ed è un problema di fondo, perché, con tutte le critiche che noi possiamo muovere, prima avevamo una classe amministrativa che quantomeno funzionava. Il problema non era il non funzionamento, era l'eccessiva discrezionalità riconosciuta all'organo politico nelle decisioni. Questo era il problema, però, con tutte le riforme che sono state introdotte (abbiamo legiferato purtroppo sulla base di norme legislative nazionali, alle quali, in quanto norme di riforma economico-sociale, dobbiamo attenerci) abbiamo approvato una serie di norme che hanno peggiorato la situazione.

Ma se vogliamo fare uno studio scientifico del perché la struttura amministrativa non funziona, due sono i passaggi da compiere. Un primo passaggio ci porta storicamente lontano, agli anni '69 -'70, quando il Governo Andreotti introdusse le norme sulle cosiddette "pensioni d'oro", che consentirono di "decapitare" tutte le strutture amministrative e di porre ai vertici dei dirigenti che non si erano ancora formati, che non avevano ancora la preparazione, scelti politicamente e non più in base al Cursus honorum che in precedenza veniva richiesto e che, di conseguenza, non furono in grado di fare "scuola" nei confronti degli altri funzionari. Da quel momento noi possiamo dire che è sorto un primo profilo di inadeguatezza della struttura amministrativa, essendo venuta meno la formazione maturata con la pratica.

Un secondo passaggio ci porta agli anni '90 quando abbiamo abbandonato - a partire dalle prime riforme, da Bassanini in poi - il vecchio sistema di amministrazione. Noi avevamo un'amministrazione di stampo napoleonico, che era fondata sul sistema dei controlli; controlli dei comitati per enti locali e della Corte dei conti per la Regione sarda. Noi abbiamo abbandonato iil modello napoleonico cercando di applicare il nuovo modello che valutava l'amministrazione sulla base degli obiettivi assegnati e dei risultati conseguiti. Purtroppo questa modifica è rimasta in mezzo al guado, cioè noi abbiamo mantenuto la mentalità napoleonica, abbiamo detto: "Ci sono gli obiettivi e i risultati", però non abbiamo individuato in alcun modo dei meccanismi seri per far funzionare l'amministrazione secondo questa nuova ottica, secondo questa nuova mentalità. Ecco il problema dell'amministrazione; non c'è una formazione, siamo una via di mezzo tra due modelli e non sappiamo bene quale dei due modelli dobbiamo seguire.

Esattamente nel collegato, proprio per questo motivo, è stato presentato, proprio dall'onorevole Uras, un emendamento per reintrodurre i controlli sugli enti locali. Questo perché? Perché è particolarmente avvertita l'esigenza di verificare la legittimità degli atti. Ovviamente è un'evidente provocazione, perché sappiamo benissimo tutti che vigente l'articolo 130 della Costituzione non possiamo introdurre queste forme di controlli, però potremmo introdurre quantomeno delle forme di controlli di coerenza sulla falsariga di quella norma di legge che è stata approvata relativamente agli strumenti urbanistici, che prevedeva una valutazione di coerenza della Regione che non comporta annullamento, ma che segnala eventuali vizi per poi rimettere all'ente locale la decisione. Successivamente l'ente locale potrà adeguarsi o non adeguarsi, è una forma di coerenza che è ancora una forma di controllo, una via di mezzo tra i due modelli.

Ecco, se noi non riusciamo ad incidere sulla cosiddetta "31", sulla famigerata "31", se non riusciamo ad incidere su questa norma di legge rendendo veramente effettiva l'attività amministrativa, da questo problema noi non usciamo. E attenzione che se l'amministrazione non si pone come uno strumento utile per il cittadino, ma arriva a essere uno strumento antagonista al cittadino, ebbene, tutti questi difetti ricadranno sulla classe politica, che continuerà ad essere additata come casta e ad essere screditata. E' assolutamente necessario intervenire, sicuramente migliorando il livello della legislazione, sicuramente incidendo profondamente sulla struttura amministrativa, per renderla effettivamente al servizio del cittadino.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, anch'io sono subentrato in questa Commissione quando i lavori erano già ad uno stadio avanzato. Devo però dire che i colleghi, che ringrazio, e che hanno sempre partecipato a questa Commissione, i colleghi del P.d. L. mi hanno sempre adeguatamente informato. Fin dal primo momento ho manifestato una certa insofferenza nei confronti di questa Commissione, non ne ho fatto mistero col Presidente della Commissione, non ne ho fatto mistero neanche quando sono intervenuto, perché secondo me l'investitura che era stata data dal Consiglio regionale è stata abbondantemente stravolta. Questo lo dico per quei colleghi che probabilmente avevano anche dei sassolini da levarsi, e che avevano l'assoluta necessità di fare pressioni di un certo genere: oggi ne abbiamo avuto la conferma, visto che ci si è attardati molto sulle illegittimità, sulle violazioni.

Ma io mi rifaccio al giusto e corretto ragionamento che ha svolto il collega Steri; potrei rimettermi a quanto ha detto il collega Steri, perché credo che abbia centrato il problema. Ora, se la Commissione d'Inchiesta, le sue relazioni, i nostri documenti debbono essere un segno della nostra contrapposizione politica, beh, io non sono assolutamente d'accordo e il Gruppo del P.d.L. mediterà bene prima di concedere una proroga a questa Commissione, se le cose vengono gestite in questo modo. Onorevole Giacomo Sanna, lei sa quanto io sia legato da grandissima amicizia...

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Prima di iniziare, se ne scelga un altro.

DIANA MARIO (P.d.L.). No, scelgo proprio lei, perché involontariamente lei è stato colui che ha dato il via alle polemiche all'interno della Commissione. Non tiro in ballo l'ordine del giorno che abbiamo votato tutti; mi riferisco all'interpellanza 137, con la quale lei, onorevole Giacomo Sanna, chiede che si avvii alla Commissione d'Inchiesta un provvedimento relativo alla nomina dei manager o dei commissari delle AA.SS.LL., punto. Questo ha chiesto l'onorevole Giacomo Sanna, questo è l'atto che è stato trasmesso alla Commissione.

Bene, colleghi, si è parlato anche delle AA.SS.LL., ma si è parlato di tutto l'universo mondo, di tutte le nomine, giuste, ingiuste, corrette, in violazione di legge, tutto quello che si vuole, che sono state fatte, guarda caso, nell'ultima legislatura, certamente non nella precedente, perché ormai quelle della precedente legislatura non hanno più nessun valore. Allora mi chiedo: era questo l'obiettivo per il quale, dopo una giornata di dibattito, ci siamo attardati a votare un ordine del giorno all'unanimità? Per investire una Commissione, con un autorevole Presidente come l'onorevole Uras, che discutesse di tutte le nomine di questa Giunta regionale? Benissimo, ci sono nomine illegittime, lo ha confessato, e non ne ha fatto mistero, il collega Capelli; ha portato 4 faldoni alla Procura della Repubblica, ha seguito la strada che altri potrebbero seguire quando si notano violazioni di legge.

Lo spirito con cui era nato l'ordine del giorno era però quello di indagare, parlava della mancata attuazione delle leggi. Poi, collega Sabatini, collega Cuccu, se la legge non consegue gli esiti che noi ci siamo prefissi, a chi diamo la colpa? A noi che siamo i legislatori? Alla dirigenza regionale che non l'ha applicata? O che non l'ha saputa applicare? O all'assessore di riferimento che non è in grado di mandare avanti la baracca? E' questo che noi vogliamo? Ci siamo mai posti il problema che forse siamo incapaci noi di approvare delle buone leggi? Potrebbe essere anche questo, o lo vogliamo escludere? Cioè, vogliamo escludere le ipotesi sollevate dal collega Campus, sollevate dal collega Steri? Che, cioè, spesso e volentieri siamo animati da chissà quali propositi e presentiamo emendamenti irricevibili? Lo abbiamo fatto tante volte, tutti quanti! Maggioranza e opposizione, chi più chi meno, certamente! E di questo non teniamo conto? Tutte le colpe adesso sono della dirigenza regionale?

Peraltro per molti aspetti sono d'accordo con quanto è stato detto, che l'indennità di rendimento andrebbe valutata, e che i nuclei di valutazione dovrebbero operare nel modo corretto. Di questo io intendo parlare. Un indirizzo simile è venuto dalla Commissione d'inchiesta. Io ho apprezzato la relazione dell'onorevole Uras, perché l'ha scritta con grandissimo equilibrio, e non era facile. Certo, poi si è spogliato delle vesti di Presidente della Commissione e ha fatto come il dottor Jekyll e Mister Hyde, l'ha fatto e non ha neanche esagerato. Ma se noi dobbiamo mettere sotto accusa un sistema, dobbiamo mettere sotto accusa noi stessi e nessuno ha avanzato una proposta, salvo forse la proposta che è stata avanzata ultimamente dall'Assessore degli affari generali con la riforma della legge numero 31 del 1998, o la sua riscrittura, se la si volesse fare.

Ma forse non sappiamo che è impossibile rimuovere i direttori generali? Ma forse non sappiamo che non è possibile lo spoil system? Ma forse non sappiamo che la maggioranza di turno deve prendersi ciò che ha ereditato dalla precedente? Quanti direttori generali abbiamo avuto noi ancora in carica dopo che abbiamo vinto le elezioni? E' bugia forse? Ma come è che allora il direttore generale quando c'era l'onorevole Gian Valerio Sanna era il primo della classe, quando siamo arrivati noi è diventato un "cesso"; ma è possibile una cosa di questo genere? Ma ce le vogliamo dire queste cose?

Allora -e guardate che mi costa molta fatica - o siamo seri e siamo certi di quello che dobbiamo fare e che vogliamo fare o altrimenti il P.d.L. sarà assolutamente contrario alla proroga dell'attività della Commissione perché non è questo il modo di gestire una Commissione d'inchiesta. Io leggo il titolo della relazione e il titolo non riguarda ciò che hanno detto l'onorevole Capelli, l'onorevole Giacomo Sanna, l'onorevole Gian Valerio Sanna…

CAPELLI (Gruppo Misto). Io ho parlato dell'ordine del giorno, non della relazione.

DIANA MARIO (P.d.L.). Sì, certamente sull'ordine del giorno. L'ordine del giorno fa riferimento alla mancata applicazione delle leggi, neanche attuazione, mancata applicazione delle leggi! Benissimo. Identifichiamo quali sono le leggi che non sono state applicate, andiamo a verificare qual è la struttura degli Assessorati che non ha applicato la legge, ma non è possibile continuare a mettere sotto accusa una parte politica, un Presidente della Regione, un gruppo di Assessori. Non è assolutamente corretto, soprattutto per chi sta in maggioranza.

Io credo di dover difendere la maggioranza che rappresento, io credo di dover difendere il Presidente che rappresento, credo di dover difendere tutti gli Assessori, ma non ci si può mettere sotto accusa in questo modo perché stiamo offrendo una pessima immagine del modo di fare politica. Certo, poi sono d'accordo con l'onorevole Steri quando ha affermato che forse abbiamo bisogno di un aiuto superiore all'interno del Consiglio regionale. Sono d'accordo. Spesso e volentieri…

(Interruzione del consigliere Gian Valerio Sanna)

DIANA MARIO (P.d.L.). Onorevole Gian Valerio Sanna, lei lo ha visto come lo vedo io, che sto qui, come altri, dal lunedì al venerdì, e siamo sempre qua, eppure abbiamo grandissime difficoltà a interpretare le norme, grandissime difficoltà a rapportarci con la Giunta, grandissime difficoltà a rapportarci con i testi scritti, grandissime difficoltà ad interpretare anche la giurisprudenza. Abbiamo difficoltà con tutto, ma è un problema nostro, non lo dobbiamo scaricare sugli altri. Facciamo prima noi un esame di coscienza e chiediamoci se è vero che stiamo facendo fino in fondo il nostro dovere. Se siamo convinti di questo (e la presunzione ci attanaglia tutti) allora ben sia, ma se non si chiariscono questi elementi - ma lo dico a nome del Gruppo del Popolo della libertà - noi non siamo disponibili a queste condizioni a concedere una proroga a questa Commissione.

PRESIDENTE. Poiché la Giunta non intende intervenire, dichiaro chiusa la discussione generale.

(Interruzioni)

Ho chiesto se la Giunta intendesse intervenire e mi è stato risposto di no. Sono in attesa della presentazione dell'ordine del giorno.

Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta sino alle ore 19 e 15.

(La seduta, sospesa alle ore 19 e 08, viene ripresa alle ore 19 e 35.)

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Diana Mario - Bruno - Steri - Vargiu - Sanna Giacomo - Salis - Cuccureddu - Uras sulla proroga del mandato della Commissione consiliare di inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulla relazione resa dalla Commissione di inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali;

RITENUTO di approvare la relazione e gli obiettivi in essa contenuti;

RITENUTO inoltre di dover definire idonee misure di intervento per il superamento delle criticità evidenziate,

dispone

che sia prorogato di sei mesi il mandato, così come definito dall'ordine del giorno n. 27 dell'8 aprile 2010, della Commissione consiliare di inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali.)

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.

STERI (U.D.C.-FLI). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Cocco Daniele ha votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Mula - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.

Si è astenuta: la presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 56

votanti 55

astenuti 1

maggioranza 28

favorevoli 55

(Il Consiglio approva).

I lavori del Consiglio riprenderanno domani pomeriggio alle ore 16 e 30.

La seduta è tolta alle ore 19 e 38.



Allegati seduta

Risposta scritta a interrogazioni

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Sabatini sull'inspiegabile ritardo del servizio di elisoccorso in Ogliastra. (120)

Con riferimento all'interrogazione in oggetto, relativa ai fatti occorsi in occasione di un intervento attivato dal centro operativo 118 di Sassari per un trasporto urgente di un paziente presso un centro di cardiochirurgia vascolare tramite il servizio di elisoccorso di Cagliari, si ritiene opportuno, per un maggior dettaglio, trasmettere la relazione del responsabile della centrale operativa 118 di Cagliari (predisposta in data 25.09.2009 e non inviata a questo Ufficio di Gabinetto per mero errore materiale), con la quale si dà conto della dinamica e la tempistica dell'intervento richiamato dall'onorevole interrogante.

(La relazione allegata è agli atti del Consiglio.)

Risposta scritta del Presidente della Regione all'interrogazione Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo su provvedimenti e iniziative che il Presidente della Regione intende intraprendere per opporsi all'installazione di centrali nucleari e siti di stoccaggio di scorie in Sardegna (come da ordine del giorno n. 11 approvato dal Consiglio regionale in data 23 settembre 2009). (185)

La questione della produzione di energia attraverso le centrali nucleari è tornata drammaticamente di attualità a seguito degli incidenti gravissimi avvenuti alla centrale di Fukushima, dopo il tragico terremoto e tzunami che ha colpito il Giappone. Il dibattito e le scelte politiche nazionali relative ad un nuovo piano energetico che preveda l'istallazione di centrali nucleari anche in Italia ha subito una generale e condivisa pausa di riflessione che ha portato il Governo nazionale a ripensare alle proprie scelte e a riaprire una discussione sull'opportunità di andare avanti su questa strada.

Nel Consiglio dei ministri del 22 marzo 2011, tenuto conto che, nelle attuali circostanze, occorresse approfondire le valutazioni sul ritorno al nucleare e che la Comunità europea intende sottoporre a scrupolose verifiche le centrali nucleari in funzione, i Ministri dello sviluppo economico Romani e dell'ambiente Prestigiacomo hanno proposto un'opportuna moratoria. La proposta è stata collegialmente condivisa dal Consiglio dei ministri. Allo stato della situazione quindi sono al momento scongiurati anche i pericoli paventati dalla interrogazione in oggetto relativi alla possibile installazione di centrali nucleari in Sardegna, dal momento che sul punto, a livello nazionale, si è deciso di interrompere ogni progetto in corso.

Relativamente alla questione specifica del mancato ricorso della Sardegna avverso la legge 23 luglio 2009, n. 99, recante "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia" si osserva quanto segue. Il ricorso avverso la legge in oggetto, sebbene proposto da 12 Regioni, come indicato nella presente interrogazione, è stato portato avanti solo da 11, in quanto il Piemonte ha poi ritirato la propria impugnazione.

Nel merito del ricorso proposto la Corte costituzionale, confermando una sua costante giurisprudenza relativa alla legittimità dell'esercizio dei poteri dello Stato in materia, si è espressa con la sentenza 23 luglio 2010, n. 78, che ha dichiarato "in parte infondate e in parte inammissibili" le censure contenute nel ricorso delle Regioni sul riparto di competenza legislativa con lo Stato sul nucleare.

Quanto poi alla posizione della Regione Sardegna sulla questione del nucleare il punto è assai chiaro. Più volte e in termini netti è stato ribadito dal Presidente e dalla Giunta regionale, anche nell'ambito dei lavori della Conferenza delle Regioni, che la Sardegna è contraria alla realizzazione di siti nucleari di produzione di energia e di stoccaggio di rifiuti radioattivi nel suo territorio. E' una scelta consapevole fondata su motivazioni forti e profonde, non certo suscitata dagli eventi avvenuti in Giappone. La nostra isola ha imboccato con decisione un'altra strada: quella della green economy, delle energie rinnovabili, di un modello di sviluppo compatibile con il nostro patrimonio ambientale e paesaggistico. Pertanto un'eventuale proposta da parte del Governo di realizzare centrali nucleari in Sardegna sarebbe irricevibile nel metodo e nel merito: sotto il primo punto di vista, non può essere imposta una volontà in spregio alla volontà dei territori; sotto il secondo, è incompatibile con scelte già consolidate, che la Regione intende portare avanti con determinazione.

Si rileva infine come il 15 e 16 maggio si è svolto il referendum regionale consultivo per l'espressione del parere dei cittadini sardi sulla questione, proponendo agli elettori il seguente quesito: "sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?". La consultazione elettorale è stata da me fortemente voluta e in numerose occasioni non ho mancato di esprimere una volontà inequivoca contro il nucleare in Sardegna, chiamando a mobilitazione i sardi sulla questione. Anche la fissazione della data del referendum in concomitanza alle elezioni amministrative è stata una chiara scelta a favore di una partecipazione popolare estesa.

Non ho mancato poi di esprimere viva soddisfazione per i risultati della consultazione che hanno visto una schiacciante vittoria dei SI: evidentemente il dibattito e le scelte successive non potranno non tenere in conto dell'espressione democratica della volontà popolare sul punto.

La questione infine risulta del tutto superata a seguito della celebrazione del referendum nazionale del 12 e 13 giugno scorsi, in cui pure c'è stata una forte presa di posizione della Regione per il raggiungimento del quorum e per la vittoria dei SI. L'esito della consultazione referendaria, che ha visto una schiacciante vittoria delle posizioni contrarie al nucleare, avendo un preciso valore giuridico in termini abrogativi, ha precluso quindi la possibilità di installazione di centrali su tutto il territorio nazionale.

Risposta scritta del Presidente della Regione all'interrogazione Barracciu - Bruno - Uras - Salis - Agus - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla ridotta ed iniqua rappresentanza femminile all'interno dell'Esecutivo regionale. (189)

L'interrogazione in oggetto lamenta una presunta scarsa attenzione alle politiche di parità da parte della Giunta regionale, in particolare stigmatizzando l'assenza di una adeguata componete femminile nell'Esecutivo regionale, invocando un "rimedio al forte sbilanciamento nell'attribuzione delle cariche".

Una tale posizione parte da un evidente pregiudizio non condivisibile secondo cui una tale composizione della Giunta sarebbe illegittima "in virtù dei principi costituzionali garantiti all'equa rappresentanza e alle pari opportunità".

La più recente giurisprudenza amministrativa (TAR Lombardia, prima sezione, sentenza n. 354/2011), proprio in relazione alla composizione di un esecutivo regionale, ha avuto modo di dimostrare infondata in casi analoghi una presunta violazione dei principi di democrazia paritaria fra uomini e donne nella vita sociale, culturale, economica e politica e dunque anche nell'accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive, nonché delle disposizioni normative poste a garanzia dell'equilibrio tra i sessi tra i componenti degli organi di governo.

Giudici amministrativi hanno ritenuto che non può pervenirsi a una dichiarazione di illegittimità della formazione della Giunta regionale in quanto composta senza una rappresentanza di assessori di sesso femminile.

Il modello delineato dalla Costituzione, anche così come poi modificato nel corso degli anni, pur postulando il principio generale di eguaglianza sostanziale fra uomini e donne nella vita sociale, culturale, economica e politica e dunque anche nell'accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive, non impone una composizione negli organi collegiali che preveda necessariamente una presenza di entrambi i sessi.

Anche secondo il pensiero della giurisprudenza costituzionale, il legislatore è certamente legittimato ad adottare misure legislative, volutamente diseguali, per eliminare situazioni di inferiorità sociale ed economica, o, più in generale, per compensare e rimuovere le disuguaglianze materiali tra gli individui, quale presupposto del pieno esercizio dei diritti fondamentali.

Tali misure legislative non possono, tuttavia, mai incidere direttamente sul contenuto stesso di quei medesimi diritti, rigorosamente garantiti in egual misura a tutti i cittadini in quanto tali. E' stato, infatti, statuito che "in tema di diritto all'elettorato passivo, la regola inderogabile stabilita dallo stesso Costituente, con il primo comma dell'articolo 51, è quella dell'assoluta parità, sicché ogni differenziazione in ragione del sesso non può che risultare oggettivamente discriminatoria, diminuendo per taluni cittadini il contenuto concreto di un diritto fondamentale in favore di altri, appartenenti ad un gruppo che si ritiene svantaggiato" (sentenza n. 422/1995).

Le nuove disposizioni costituzionali relative all'articolo 51 (cui si aggiunge l'analoga previsione dell'articolo 117, settimo comma, della Costituzione, come modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001) hanno posto esplicitamente l'obiettivo del riequilibrio tra donne e uomini e hanno stabilito come doverosa l'azione promozionale per la parità di accesso alle consultazioni, riferendo specificamente alla legislazione elettorale il compito di perseguire la finalità della "parità effettiva" fra uomini e donne anche nell'accesso alla rappresentanza elettiva; il modello delineato non ha valenza costrittiva, ma solo di promozione dell'auspicabile parità fra i sessi (sentenza n. 49/2003).

Anche in seguito alla riforma costituzionale dell'articolo 51 della Carta, i diritti fondamentali di elettorato attivo e passivo rimangono inalterati; vi è solo un'eguaglianza di opportunità particolarmente rafforzata da una norma che promuove, ma non induce coattivamente, il riequilibrio di genere nella rappresentanza elettiva (sentenza n. 4/2010).

Sul punto specifico lamentato nell'interrogazione in oggetto relativo all'"abrogazione" della legge statutaria della Sardegna che imponeva una quota minima per genere all'interno della composizione della Giunta regionale, si fa presente come una tale previsione legislativa stringente e vincolante relativa alle "quote" sia contraria nella sua impostazione a quanto fin qui espresso dalla giurisprudenza amministrativa sopra citata.

Si rileva inoltre che ad ogni modo la legge statutaria, che conteneva queste previsioni, non è stata abrogata per una scelta deliberata da parte dall'attuale maggioranza politica né tantomeno per una presunta volontà discriminatoria nei confronti delle donne, quanto invece per effetto della sentenza della Corte costituzionale n. 149/2009 che ne ha dichiarato l'illegittimità costituzionale.

Relativamente poi alla Commissione regionale per le pari opportunità, istituita con la legge regionale n. 39 del 13 giugno 1989, e operativa dal 1992, si rappresenta che essa risulta essere al momento regolarmente costituita e operante.

Ai sensi dell'articolo 8 della L.R. n. 39/1989, la Commissione regionale per le pari opportunità ha presentato il programma operativo relativo all'anno 2011, approvato dalla stessa Commissione in data 14 marzo u.s. La Commissione prevede di realizzare interventi pari a complessivi euro 37.800.

La Giunta regionale ha approvato il programma in oggetto, che prevede diversi interventi relativi su vari ambiti, con propria delibera n. 17/2 del 31 marzo 2011.

Risposta scritta del Presidente della Regione all'interrogazione Zuncheddu - Uras - Sechi - Zedda Massimo sul rispetto della legge n. 354 del 1975 e del protocollo d'intesa del 7 febbraio 2006 sottoscritto tra la Regione autonoma della Sardegna ed il Ministero di grazia e giustizia in materia di trasferimento dei detenuti sardi dalla Penisola alla Sardegna. (191)

La funzione rieducativa nei confronti dei condannati a pene detentive è prevista dall'articolo 27, comma 3, della Costituzione ed è uno dei principi fondamentali dell'ordinamento penitenziario nazionale previsto dalla legge 26 luglio 1975, n. 354.

Le competenze sull'organizzazione e l'amministrazione penitenziaria e sul rispetto delle condizioni che garantiscano una reale funzione rieducativa del carcere, anche attraverso l'applicazione delle norme della citata legge n. 354/75 - di cui l'interrogazione in oggetto lamenta il mancato rispetto - fanno capo evidentemente in termini esclusivi allo Stato, in particolare al Ministero della giustizia - Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria. Problemi purtroppo cronici e ricorrenti delle carceri italiane, quali quelli relativi a locali angusti, sovraffollamento, carenza di personale, detenuti in difficili condizioni di salute, spesso tossicodipendenti, rappresentano una situazione comune alla totalità degli istituti penitenziari nazionali, tra i quali quelli sardi non sono tra l'altro tra quelli che presentano le maggiori criticità. Si rileva altresì che anche su questi aspetti organizzativi e gestionali degli istituti non c'è alcuna competenza della Regione, né quindi è possibile un intervento da parte dell'Amministrazione regionale, se non in termini di confronto e di stimolo verso i competenti organi statali.

L'Amministrazione regionale non ignora la condizione difficile in cui versano le carceri isolane e le difficoltà dei detenuti che ivi scontano pene detentive. Ugualmente sono ben presenti i problemi legati alla condizione dei sardi che scontano pene detentive fuori dall'isola, lontani dalla loro terra e dalle loro famiglie.

Per questo più volte è stato ribadito l'impegno della Regione nei confronti del Governo nazionale e in particolare del Ministro della giustizia perché si possano trovare adeguate soluzioni a queste criticità.

In quest'ottica di collaborazione interistituzionale è stato siglato il protocollo di intesa tra il Ministro della giustizia e la Regione autonoma della Sardegna del 7 febbraio 2006. Tale protocollo ha già avuto una sua prima attuazione nell'ambito del trasferimento della sanità penitenziaria all'interno del sistema sanitario regionale. Per quanto riguarda invece la problematica relativa ai detenuti sardi che scontano la pena in istituti penitenziari fuori dalla Sardegna, di cui l'interrogazione in esame lamenta la mancata applicazione, si fa presente che il protocollo d'intesa citato, alla voce "Territorializzazione della pena" prevede un impegno del Ministero della giustizia - e non della Regione sarda che non ha competenze dirette nella gestione della situazione carceraria - a destinare e favorire il rientro dei detenuti sardi in istituti dell'isola.

Si fa presente come non si tratti propriamente di un obbligo imperativo la cui mancata esecuzione possa essere sanzionata, sebbene rappresenti comunque un impegno serio e concreto in questo senso che deve tuttavia fare inevitabilmente i conti con la concretezza e le esigenze contingenti dell'amministrazione e gestione penitenziaria. Proprio per questo, testualmente l'articolato del protocollo prevede questo impegno in capo allo Stato "per quanto possibile".

Al fine tuttavia di intervenire in termini sostanziali per un miglioramento della situazione penitenziaria dell'isola, anche attraverso il costante impegno della Regione in questo senso con i competenti organi del Ministero della giustizia, sono in fase di realizzazione avanzata i nuovi e moderni istituti penitenziari di Cagliari, Sassari e Tempio Pausania che permetteranno di avere condizioni di gran lunga migliori della attuali, con una maggiore capacità di accoglienza di detenuti in condizioni adeguate. Si determineranno quindi le condizioni di fatto necessarie per rendere concretamente possibile l'applicazione del protocollo anche per quanto riguarda il rientro in Sardegna dei detenuti che scontano la pena fuori dall'isola.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Cocco Daniele Secondo sul dimezzamento delle terapie di ossigenoterapia iperbarica presso il centro di Platamona. (269)

Il contratto definito nell'anno 2010 con la struttura Centro iperbarico sassarese di Platamona convenzionato con la ASL 1, prevedeva un tetto netto di euro 201.366 ed un tetto lordo di euro 238.681, mentre per gli anni 2011-2012 è stato proposto alla struttura un tetto netto di euro 183.000 ed un tetto lordo di euro 201.300. Dai dati fomiti dalla ASL 1 risulta, dunque, una riduzione di euro 37.381 rispetto al contratto dell'anno precedente, con una diminuzione del 15,66 per cento e non del 50 per cento come erroneamente asserito dall'onorevole interrogante.

La riduzione dell'offerta di prestazioni indicate nel contratto proposto per gli anni 2011-2012, è stata determinata dalla necessità di garantire ulteriori tipologie di prestazioni, altrettanto necessarie per la tutela della salute della popolazione e per le quali ben più numerosi pazienti sono costretti a rivolgersi presso altre ASL per avere assistenza (ad esempio, la risonanza magnetica nucleare).

Per quanto concerne l'interruzione del servizio di reperibilità si precisa che questo Assessorato, con determinazione dirigenziale n. 638 del 9.06.2006 e successiva determinazione n. 827 del 7.08.2006, ha rilasciato l'autorizzazione all'apertura e funzionamento e l'accreditamento provvisorio della struttura iperbarica di Platamona, per l'erogazione delle prestazioni specificatamente indicate nello atto stesso. Il Centro non può erogare prestazioni di ossigenoterapia iperbarica in regime di urgenza in quanto privo dei requisiti indicati nell'allegato D della DGR 41/29 del 29.07.2008. Si precisa che la reperibilità prevista negli anni precedenti era riferita esclusivamente all'assistenza dei pazienti meno gravi.

Lo scarso numero delle prestazioni erogate in tale forma non giustificherebbe, infatti, gli ingenti costi relativi al mantenimento del servizio.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Rodin sulla "Disciplina delle autorizzazioni relative agli incarichi extraistituzionali del personale dipendente della ASL n. 8" approvata con deliberazione del Direttore generale n. 1130 in data 24 ottobre 2007, modificata con deliberazione del Commissario straordinario n. 1267 del 14 novembre 2009. (303)

Con riferimento all'interrogazione in oggetto, per quanto concerne le osservazioni specificatamente riferite alla ASL n. 8 di Cagliari si evidenzia che "Il regolamento aziendale adottato in materia è stato emanato in ossequio a quanto previsto dall'articolo 53 d.lgs. n. 165/2001 novellato dal d.lgs. n. 150/2009. Detto regolamento ha provveduto a disciplinare molteplici tipologie di attività assicurando, anche attraverso l'introduzione di limiti quantitativi per il rilascio delle autorizzazioni, il perseguimento dei fini istituzionali aziendali, contrastando il verificarsi di fattispecie che possono configurare ipotesi di incompatibilità, conflitto di interessi e concorrenza sleale".

Con successiva delibera del Commissario straordinario n. 323 del 29/03/2011 è stato aggiornato il regolamento aziendale, ed in particolare si è proceduto all'eliminazione del limite quantitativo nei casi di perizia o consulenza conferita dall'autorità giudiziaria (sia in materia penale che in materia civile) trattandosi di incarichi obbligatori ai sensi delle norme di legge in materia.

Nello specifico, in tali casi, per il dipendente nominato perito o consulente, prima di accettare il suddetto incarico, sussiste solo l'obbligo di comunicazione all'Amministrazione, secondo le modalità previste dal suddetto regolamento.

Condividendo le osservazioni dell'onorevole interrogante riguardo la necessità di fare chiarezza e conferire uniformità ai sistema degli incarichi extraistituzionali del personale appartenente ai SSR, si sta procedendo alla predisposizione di linee guida e direttive mirate a regolamentare la materia, che in modo univoco dettino i principi generali a cui tutte le Aziende sanitarie dovranno attenersi nell'esercizio della propria potestà regolamentare.

Risposta scritta dell'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport all'interrogazione Dedoni sulla ipotesi di sopprimere uno dei due musei destinati alle statue di Monti Prama presenti nella Cittadella dei musei di Cagliari. (380)

In riferimento all'oggetto, il Servizio, per quanto di competenza, comunica di essere a conoscenza dell'importanza dei "Giganti" di Monte Prama (15 pugnatori, 6 arcieri, 2 guerrieri, 12 modelli di nuraghe ad oggi ricostruiti, seppure parzialmente, grazie all'assemblaggio di 3026 frammenti; altri 1477 frammenti, sui quali il lavoro di ricomposizione è in corso presso il Centro di conservazione e restauro dei beni culturali di Li Punti, a cura della Soprintendenza archeologica di Sassari) per la forte valenza identitaria, l'alto valore artistico e storico e il grande ritorno di immagine, convertibile anche in termini economico-turistici, che essi possono offrire alla Sardegna, se opportunamente presentati e valorizzati.

Si informa altresì che il Servizio non ha avuto informazione della visita del dottor Mario Resca, Direttore generale del Mibac, effettuata il 5 agosto 2010, e che altresì non è a conoscenza di un progetto dello stesso Ministero volto a "sopprimere uno dei due musei della cittadella per accogliere parte delle statue di Monte Prama".

Nel caso fosse veritiera l'ipotesi della soppressione del museo della Cittadella, si vuole rappresentare che, da un punto di vista archeologico e storico-culturale, non parrebbe un'operazione corretta smembrare un contesto di ritrovamento unitario e sottrarre le statue al luogo e alla cultura che le ha originate (esiste del resto anche l'ottima soluzione di creare copie delle sculture da collocare nei musei nazionali).

Il Servizio infine informa di avere in atto attività istruttoria per intraprendere azioni di promozione e di valorizzazione del Centro di restauro di Li Punti, dove le statue sono custodite, e che tale attività porterà comunque benefici all'azione di valorizzazione delle statue.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Meloni Valerio - Caria - Espa - Manca - Lotto - Bruno sulla drammatica situazione della sanità di Sassari e del suo territorio. (411)

Con specifico riferimento alla problematica della gestione del Centro unico di prenotazione di cui al punto due dell'interrogazione in oggetto, occorre preliminarmente precisare che i dati inerenti alle liste d'attesa riferite alla ASL 1 e la AOU - SS, desumibili dal sistema CUP regionale non contemperano l'intera gestione del sistema di prenotazione a causa della presenza residua di un elevato numero di agende di prenotazione esclusivamente cartacee non ancora integrate nel sistema. Ad ogni buon conto, le risultanze che emergono dai dati estratti dal sistema CUP regionale mostrano un livello dei tetti di prenotazione sostanzialmente allineato con il biennio precedente. Attualmente, con l'uscita dalla fase di gestione commissariale, il sistema è in fase di riorganizzazione, e, al momento, i dati dei tempi d'attesa aziendale non risultano disponibili. Ad ogni modo, sia la ASL 1 che la AOU di Sassari stanno procedendo all'inserimento delle agende cartacee sinora non inserite (come le visite di controllo, taluni esami diagnostici e strumentali, oltre che tutta la libera professione) nel sistema CUP regionale; al termine del completamento della procedura si sarà in grado di disporre di dati realmente significativi.

Si fa comunque presente che dall'avvio del sistema CUP regionale, settembre 2008, sino ai primi mesi del 2009 c'è stato un importante sforzo dell'azienda che ha portato ad un aumento significativo del numero delle agende informatizzate con un incremento delle prenotazioni fatte attraverso il sistema CUP regionale, in particolare con il vecchio sistema CUP aziendale dal 20 settembre 2007 al 22 settembre 2008 (data in cui è entrato in funzione il nuovo sistema CUP Regionale) sono state eseguite circa 120.000 prenotazioni corrispondenti ad una media di circa 10.000/mese. Le agende aperte erano circa 140 (125 ASL e 15 AOU). Con l'adozione del nuovo sistema le agende aperte oscillano nell'arco dell'anno dalle 400 alle 500 (75 per cento ASL e 25 per cento AOU) (dato luglio 2009), mentre le prenotazioni sul sistema CUP regionale sono mediamente 23000/mese (non vengono conteggiate le prenotazioni fatte sulle agende cartacee).

In questo momento si sta intervenendo sia mediante azioni di carattere regionale (vedasi la DGR n. 46/44 del 27.12.2010), sia mediante attività di supporto alla azienda di carattere tecnico ed organizzativo, attraverso interventi mirati alla riorganizzazione del sistema CUP come auspicato dagli onorevoli interroganti, ed a intensificare il processo di informatizzazione interrotto.

Per quanto riguarda il servizio dedicato alle prenotazioni attraverso canale telefonico, dopo una fase di riorganizzazione che ha interessato l'ultimo semestre del 2010 e che ha causato un abbassamento significativo dei livelli di servizio, già dai primi mesi del 2011, il contact center della ASL 1 (che gestisce anche le prenotazioni per la AOU SS) ha ripreso a lavorare in maniera efficiente con livelli di servizio sia quantitativi che qualitativi ottimi; il numero di chiamate risposte è infatti passato dal 65 per cento al 90 per cento rispetto alla chiamate in arrivo e le chiamate perse si sono ridotte di oltre il 50 per cento.

Con specifico riferimento alle liste d'attesa, la riduzione dei tempi è un'esigenza primaria del nostro sistema sanitario; tale obiettivo è pienamente condiviso dal Governo regionale che, con la legge finanziaria, ha stanziato nel bilancio 2011, 21 milioni di euro per riorganizzare l'intero sistema. Nello specifico, la legge regionale n. 1/2011 all'articolo 13, comma 1, prevede: "Per la riduzione delle liste d'attesa è autorizzata complessivamente la spesa aggiuntiva di euro 21.000.000 di cui: a) euro 9.000.000 destinati a prestazioni in regime di ricovero ospedaliere, di cui euro 6.000.000 al settore pubblico ed euro 3.000.000 al settore privato; b) euro 12.000.000 destinati a prestazioni di carattere ambulatoriale e/o strumentale, di cui euro 6.000.000 al settore pubblico ed euro 6.000.000 al settore privato".

Tale stanziamento, fondamentale per affrontare e conseguire uno degli obiettivi strategici della sanità isolana, si aggiunge alla somma di 2.500.000 euro che la Giunta regionale, con deliberazione n. 46/44 del 27.12.2010 aveva già stanziato nel bilancio regionale, per una serie di interventi per il governo delle liste d'attesa, finalizzati al perseguimento degli obiettivi definiti dall'intesa Stato-Regioni del 28.10.2010 contenente il Piano nazionale di governo delle liste d'attesa (PNGLA) per il triennio 2010-2012, nelle more dell'attuazione del PRGLA.

In attuazione di quanto disposto dall'articolo 13, comma 1, della legge regionale n.1/11, la Giunta regionale, con deliberazione n. 20/3 del 26 aprile 2011, ha predisposto, sulla base delle indicazioni contenute nel Piano nazionale, delle attività di indirizzo e di monitoraggio svolte dall'Assessorato su quanto finora attuato a livello aziendale, ed all'interno dei processi di avvio e messa a regime del CUP regionale, il programma degli interventi per la definizione del piano regionale delle liste di attesa (PRGLA) 2010-2012. Il PRGLA conterrà le linee di indirizzo da attuare, a livello complessivo regionale, sui seguenti aspetti:

- fissazione dei tempi massimi di attesa regionali per le prestazioni ambulatoriali (visite specialistiche e prestazioni strumentali) e in regime di ricovero (ordinario e diurno);

- miglioramento dell'appropriatezza prescrittiva (prestazioni di specialistica ambulatoriale e di ricovero ospedaliero) anche attraverso la sensibilizzazione dei prescrittori, la definizione di linee guida e l'applicazione di provvedimenti specifici che regolamentino le condizioni di derogabilità;

- definizione dei percorsi diagnostico-terapeutici specifici su cui garantire l'appropriatezza temporale;

- sostegno alle attività del CUP regionale ed alle relative organizzazioni interne alle aziende per il coordinamento e la condivisione delle attività intra ed inter-aziendali;

- Aumento della capacità di erogazione di prestazioni;

- Monitoraggio dei tempi di attesa per un elenco di prestazioni ambulatoriali (visite specialistiche e prestazioni strumentali) e di ricovero (ordinario e diurno).

- Azioni per la trasparenza delle liste d'attesa.

Il succitato provvedimento deliberativo è stato trasmesso alla competente Commissione consiliare per il parere di cui all'articolo 13, comma 1, della L.R. 1/2011. L'approvazione definitiva del programma degli interventi, che costituirà la struttura portante del PRGLA 2010-2012, consentirà di migliorare la gestione delle liste d'attesa, nonché di ridurre agli standard minimi definiti, i tempi per l'accesso alle prestazioni sanitarie con "l'obiettivo di promuovere la capacità del SSN di intercettare il reale bisogno di salute, di ridurre l'inappropriatezza e di rendere compatibile la domanda con la garanzia dei LEA" (PNGLA 2010-2012).

Occorre, infine, evidenziare che l'esigenza della riduzione delle liste d'attesa non è riferibile solamente alle prestazioni di specialistica ambulatoriale (visite e strumentali) o in regime di ricovero, ma anche alle attività di postacuzie relativamente all'inserimento nelle residenze sanitarie assistite. A tal fine l'articolo 13, comma 2, della L.R. n. 1/11 ha autorizzato, per gli anni 2011 e seguenti, lo stanziamento di euro 5.000.000 per le attività di postacuzie da svolgersi nelle residenze sanitarie assistite (RSA) del territorio regionale.

Per quanto attiene ai punti 4), 5) e 6) inerenti all'attuale situazione degli screening (mammella, colon retto e cervice), si evidenzia che nel territorio regionale gli screening oncologici organizzati sono stati avviati a seguito dell'approvazione del Piano regionale della prevenzione 2005-2007 con deliberazione della Giunta regionale n. 20/2 del 5 luglio 2005 che, tra i vari ambiti di intervento, prevedeva l'attivazione degli screening oncologici del tumore della mammella, del carcinoma della cervice uterina e del carcinoma del colon retto in tutto il territorio regionale attraverso l'individuazione di ASL pilota.

Inizialmente si è reso necessario promuovere ed attivare in ogni Azienda sanitaria locale, compresa quella di Sassari, un'adeguata struttura organizzativa di gestione degli screening ed effettuare una specifica ricognizione delle risorse umane e dotazioni strutturali e strumentali necessaria. Le ASL sono state dotate di un unico sistema informatizzato, predisposto per l'integrazione con il Sistema informativo sanitario regionale (SISAR) ed è stata avviata l'offerta di un servizio integrato di produzione, recapito e gestione delle comunicazioni necessaria a promuovere le campagne di screening. E' stata, inoltre, attivata e realizzata la formazione degli operatori impegnati nello screening.

La ASL di Sassari è stata individuata, dal Piano Regionale di Prevenzione, quale AA.SS.LL. pilota per lo screening del carcinoma della mammella, avviato nel novembre del 2006. Secondo quanto riportato nel piano operativo aziendale, l'esame di primo livello viene effettuato grazie ad un'unità mobile acquisita in service e le letture delle mammografie sono effettuate presso il centro screening di Sassari e l'Istituto di scienze radiologiche dell'università di Sassari; il trattamento delle lesioni viene effettuato presso il reparto di chirurgia del P.O. di Sassari.

Al fine di incrementare la partecipazione della popolazione target destinataria dello screening, si è provveduto a sensibilizzare le amministrazioni comunali e ad organizzare sistematicamente incontri con la popolazione, coinvolgendo anche l'Ordine provinciale dei medici e i medici di medicina generale. Dal mese di novembre 2006 al mese di giugno 2008 sono state invitate allo screening mammografia tutte le donne della popolazione eleggibile della ASL di Sassari. La seconda serie di chiamate ha preso avvio nel mese di settembre 2009 e prosegue a tutt'oggi. I risultati dell'attività aziendale di screening, alcuni dei quali riportati di seguito, sono semestralmente monitorati e verificati dall'Assessorato attraverso gli indicatori GISMA (Gruppo italiano screening mammografia)) dell'ONS (Osservatorio nazionale screening) e riportano per il 2008 un'adesione corretta pari al 53,09 per cento e per il 2009 un'adesione pari al 49,17 per cento.

Popolaz. resid. in fascia età bersaglio 50/69 Popolaz. bersaglio annua età 50/69

Anno

2007 43.507 21.754

2008 44.487 22.440

2009 44.359 22.180

donne invitate donne rispondenti

Anno

2007 29.470 12.138

2008 37.848 16.889

2009 6.379 2.888

Per quanto concerne le rilevazioni relative al periodo 1.01.2010-1.12.2010, dai dati acquisiti presso la ASL 1 relativamente ai risultati dell'attività di screening (da elaborare alla fine del periodo secondo il programma GISMA), al momento non ultimativi, si evince che le donne invitate sono state 17.934 e fra queste 8.827 risultano essere state sottoposte allo screening, ma il dato è ancora parziale e la partecipazione definitiva viene stimata intorno al 50 per cento. A seguito dell'attività di screening sono stati accertati 44 casi di tumore.

Per quanto riguarda lo screening dei carcinoma del colon retto e della cervice uterina, la ASL di Sassari ha sottoposto gli specifici piani operativi e organizzativi all'attenzione della Commissione regionale screening. Conformemente alle istruzioni impartite, la citata ASL ha concordato con l'AOU le migliori modalità operative sulla base dello sviluppo di ogni possibile utile sinergia tra le due aziende. I piani operativi e organizzativi, in tal senso modificati, dovranno essere sottoposti all'esame dell'Assessorato e l'avvio degli screening oncologici avverrà presumibilmente entro il primo semestre dell'anno corrente, previa approvazione da parte della Commissione regionale competente.

Si precisa infine che questo Assessorato, nell'ottica del costante miglioramento dell'attività e della qualità di screening nel territorio, si è fatto promotore della collaborazione tra la ASL e l'AOU di Sassari, secondo modalità reciprocamente condivise e concordate. Tale collaborazione è stata resa operativa con l'avvio dello screening del carcinoma della mammella nel territorio della ASL di Sassari.

Va da sé che la rete ospedaliere sassarese è interessata in maniera cospicua dal disegno di riforma del SSR, attualmente in fase di discussione presso il Consiglio regionale, e non appena si procederà ad esitare la riforma, sarà possibile dare esecuzione al riassetto del sistema organizzativo delgli ospedali dell'intera regione, come del resto auspicato dagli stessi onorevoli interroganti.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Sanjust sulla possibilità che nelle AA.SS.LL. della Sardegna possa essere avviata la sperimentazione del metodo promosso dal professor Paolo Zamboni per la cura della sclerosi multipla attraverso l'intervento di angioplastica per la cura della CCSVI. (436)

Con riferimento all'interrogazione in oggetto, relativa alla necessità di inserire le AA.SS.LL. della Sardegna nella sperimentazione clinica finalizzata a verificare l'efficacia del metodo terapeutico promosso dal professor Zamboni per la cura della sclerosi multipla, si concorda con l'onorevole interrogante sulla necessità di garantire alle persone affette dalla patologia le più moderne opportunità diagnostiche e terapeutiche. Tuttavia, pur condividendo l'opportunità di mettere a disposizione dei pazienti metodiche efficaci e all'avanguardia, non pare ragionevole consentire l'utilizzo di protocolli diagnostici e terapeutici non sufficientemente validati dalla comunità scientifica, in particolare quando non siano scevri da rischi e, quindi, ingenerare false speranze nelle persone ammalate.

Il Ministero della salute, con propria nota del 27 ottobre 2010, inviata a tutti gli assessori regionali alla sanità, ribadiva il divieto di utilizzare le procedure di disostruzione delle vene centrali per la terapia della sclerosi multipla, nonché la necessità, alla luce delle numerose e autorevoli perplessità manifestate in letteratura non solo sulla procedura diagnostica ma sull'esistenza di un legame causale tra CCSVI e SM, di una sperimentazione multicentrica che verifichi gli assunti del professor Zamboni.

Ciò premesso, gli indirizzi politici e gestionali non possono costringere ad utilizzare metodologie diagnostiche e terapeutiche, soprattutto invasive, potenzialmente rischiose per l'incolumità dei pazienti (la Stanford University ha sospeso le procedure di disostruzione per un decesso, e sono segnalati altri gravi eventi avversi) quando non validate dalla comunità scientifica. L'Assessorato della sanità non è un organo scientifico e non ha competenza nel campo della ricerca, perciò non spetta all'organo politico prendere decisioni inerenti alla validità delle metodologie di cura. Ad ogni modo, la Giunta regionale ed in particolare il sottoscritto che ha delega per la sanità, non può che ribadire quanto sopra affermato in merito alla massima disponibilità a sostenere le sperimentazioni sul metodo Zamboni qualora dovesse essere dimostrato il fondamento scientifico e giungessero dal Ministero della salute direttive per rendere disponibili le succitate procedure terapeutiche, nel superiore interesse dei pazienti affetti da sclerosi multipla.

Per quanto riguarda l'opportunità di incrementare nelle AA.SS.LL. della Sardegna il numero di ecocolordoppler necessari per la diagnosi della CCSVI, l'Assessorato ha già provveduto a dare disposizioni affinché le Aziende universitarie di Cagliari e di Sassari acquistino due ecografi dedicati e validati per la diagnosi di CCSVI.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Zuncheddu sul grave fenomeno sanitario di neoplasie alle persone emerso dalle recenti ricerche, con particolare interessamento delle popolazioni e delle persone occupate nell'allevamento degli animali nei territori del Quirra, in particolare nella zona perimetrale della base militare di Capo San Lorenzo. (473)

L'area di Quirra comprende circa 12 mila ettari e si estende su tutta quella zona del Salto di Quirra che, partendo dai confini sud-orientali dell'abitato di Perdasdefogu, arriva quasi ai margini della baia di Capo San Lorenzo. La frazione di Quirra ammonta a circa 150 abitanti e fa parte del comune di Villaputzu. Quest'area è da tempo oggetto di attenzione da parte delle istituzioni, della comunità scientifica e dell'opinione pubblica per il possibile impatto che la presenza del Poligono interforze del Salto di Quirra (PISQ), il più grande d'Italia e d'Europa, può avere sull'ambiente e sulla salute, umana e veterinaria, soprattutto in relazione all'ipotetico utilizzo militare di uranio impoverito. Il PISQ è suddiviso geograficamente in due blocchi: base poligono a terra di Perdasdefogu e distaccamento A.M. di Capo San Lorenzo con annesso poligono a mare. Due terzi del territorio del poligono a terra sono ricompresi nei confini territoriali dell'Ogliastra e pertinenza dell'ASL 4 di Lanusei, mentre il restante territorio ricade nell'ambito della Provincia di Cagliari e quindi dell'ASL 8. Il distaccamento di Capo San Lorenzo e l'annesso poligono a mare sono interamente ricompresi nella Provincia di Cagliari.

La recente pubblicazione sul web (6 gennaio 2011) della relazione stilata dai medici veterinari delle AA.SS.LL. di Lanusei e Cagliari (riguardante esclusivamente il territorio circostante il distaccamento di Capo San Lorenzo), riportava alcune considerazioni sulla casistica oncologica riscontrata a carico di allevatori che avevano lavorato intorno al poligono di Quirra-Perdasdefogu. Questa relazione preliminare è stata presentata il 13 novembre 2010 alla "Commissione tecnica mista di esperti" CTME, istituita dal "Comitato misto territoriale d'indirizzo" CIPT composto da autorità militari e civili (presieduto dal Comandante del PISQ e istituito con DM difesa del 28 aprile 2008 in base a specifica indicazione da parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito del 20 dicembre 2007). I lavori finalizzati all'espletamento del monitoraggio ambientale e sanitario nelle aree interne ed adiacenti il PISQ, sono stati avviati nell'estate 2008 sulla base di un finanziamento dei Ministero della difesa (2.5 milioni di euro) con un capitolato tecnico che ripartiva le attività in cinque lotti:

1. determinazione della radioattività aerodispersa e misura dell'equivalente di dose ambientale;

2. valuazione dell'inquinamento elettromagnetico;

3. analisi degli elementi chimici in matrici ambientali e biologiche;

4. formazione e certificazione ambientale;

5. realizzazione di un sistema informativo ambientale.

La relazione presentata al CTME era all'interno delle attività del lotto 3 e la sua divulgazione a mezzo stampa cartacea e via web ha scatenato l'escalation mediatica a tutt'oggi nota. All'interno di tutti i lotti, non v'era alcuna attività con specifica caratterizzazione epidemiologica umana dell'area in questione ma la relazione riportava "(...) il 60-65 per cento degli allevatori che lavora entro un raggio di 2.7 Km dalla base militare di Capo San Lorenzo a Quirra risulta essere stato colpito da gravi malattie tumorali e molti animali in questi anni sono nati con gravi malformazioni". Questo aspetto non è di poco conto, in relazione al fatto che la stessa CTME (per voce del suo coordinatore in audizione alla Commissione DU del Senato del 16 e 23 febbraio 2011) ha dichiarato come il programma sanitario e ambientale che il Ministero della difesa avrebbe dovuto predisporre, in base alle indicazioni contenute nella relazione conclusiva dell'inchiesta parlamentare svolta nel corso della precedente legislatura, sia incompleto in quanto prevede soltanto un monitoraggio ambientale e non sanitario; in tale contesto lo studio condotto dai veterinari non può sostituirsi ad una indagine epidemiologica adeguata per tipologia di studio e metodologia di indagine.

In ambito epidemiologico umano, infatti, se pur vero che si possono rilevare molti studi in letteratura (per lo più grigia, cioè non pubblicata ufficialmente su riviste scientifiche di spessore) riferiti a quell'area o genericamente condotti su tutto il territorio regionale, questi non sono mai stati accomunati da una metodologia univoca (spesso neanche robusta) o condotti sulla base di un unico protocollo di studio e, pertanto, risultano inutilizzabili, oltre che non attuali, per delle considerazioni conclusive.

Attualmente, l'evidenza più rilevante e recente disponibile è riferibile all'attività condotta in Regione nel 2005 e sfociata nella pubblicazione: Biggeri A., Lagazio C., Catelan D., Pirastu R., Casson F., Terracini B., Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree interessate da poli industriali, minerari o militari della Sardegna. Epidemiol Prev 2006 Jan-Feb; 30 (1) Suppl. 1: 5-95. In esso si riporta (dall'abstract su PUBMed): "Aree militari: sono stati riscontrati eccessi di mortalità ed ospedalizzazione statisticamente significativi per linfoma non Hodgkin a La Maddalena (mortalità, 1981-2001, M 17 casi osservati vs 6.13 attesi, F 8 casi osservati vs 5.64 attesi). Nell'area del Salto di Quirra nella mortalità 1997-2001 i decessi per mieloma (M 5 casi osservati vs 2.3 attesi) e per leucemie sono aumentati in entrambi i sessi (osservati/attesi totali 20/13.3, statisticamente non significativi)''. Queste evidenze, però, potrebbero essere state distorte in relazione a due aspetti principali:

1. l'area indagata ha un territorio che ricade sotto la competenza di diversi comuni ed il dato sulla mortalità allora disponibile per lo studio non permetteva di arrivare ad isolare l'area medesima se non comprendendola in un territorio più ampio in base alle aree comunali di competenza;

2. il dato esiguo sull'ospedalizzazione (2001-2003) e la non omogenea completezza e qualità allora raggiunte sul tutto il territorio (stili e modalità di codifica), assieme all'aggiornamento del dato di mortalità disponibile, poteva "oscurare" una quota recente della casistica.

Inoltre, i risultati del rapporto sono espressione di un dato "prevalente", non avendo l'analisi - da un punto di vista metodologico - la capacità di indagare in termini di incidenza (cioè comparsa di nuovi casi).

Recentemente sono stati pubblicati dati riferiti alla distribuzione geografica delle emopatie maligne diagnosticate in Sardegna dal 1974 al 1993 (Broccia G., Longinotti M., Giannico B., Porcu C., Chessa E., Haematological Malignancies on the Island of Sardinia, 1974-1993: A Geographical Study, The Open Hematology Journal, 2011 (5) 4-9). Lo studio rileva un dato di incidenza a livello comunale su tutto il territorio regionale e riferisce come vi sia un rapporto di rischio statisticamente significativo in un numero limitato di casi, non evidenziando incrementi di rischio nei pressi di aree minerarie o militari per le diagnosi di emopatie maligne. Come gli stessi autori rilevano, questi risultati non possono essere confrontabili rispetto allo studio citato in precedenza, sia in relazione al disegno, sia in relazione alla definizione di emopatia maligna, oltreché ad un differente approccio statistico. Queste evidenze (integrate anche da dati più aggiornati) sono state presentate il 10 marzo 2011 ad una conferenza organizzata dal Comune di Perdasdefogu.

Ciò premesso, lo scrivente, condividendo con gli onorevoli interroganti la necessità di aggiornare le informazioni disponibili con l'avvio di uno studio epidemiologico umano mirato, con proprio decreto assessoriale n. 26 del 17.05.2011 recante "Costituzione Commissione e comitato scientifico per la vantazione epidemiologica del profilo di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da attività militari attive o dismesse," ha istituito formalmente una Commissione regionale di coordinamento ed un comitato scientifico di supervisione per la pianificazione e l'attuazione di uno specifico studio epidemiologico umano, da condurre non solo con riferimento alla popolazione residente nell'area del PISQ ma esteso a tutte quelle residenti in aree militari attive o dismesse.

Infine, si informa che il 20 maggio u.s. sono state presentate dalla CTME, nell'ambito dei lavori finalizzati all'espletamento del monitoraggio ambientale e sanitario nelle aree interne ed adiacenti il PISQ citati in premessa, le evidenze preliminari dei primi tre lotti dell'appalto Nato sulla caratterizzazione ambientale del Poligono interforze del Salto di Quirra (PISQ). Le indagini hanno rilevato come quel territorio sia, comunque, sottoposto ad una non trascurabile pressione ambientale (non necessariamente associata alla sola presenza del PISQ, ma riconducibile anche ad una particolare ed eterogenea litografia oltre che all'impatto delle pregresse attività minerarie) e suggeriscono, in conclusione, di porre in essere attività specifiche inerenti:

1. lo studio della biodisponibilità dei contaminanti rilevati;

2. l'analisi "storica" ed il "monitoraggio" dello stato di salute degli allevamenti del territorio;

3. l'analisi dell'impatto sulla catena alimentare;

4. l'analisi epidemiologica specifica sullo stato di salute della popolazione.

In relazione a quanto sopra esposto, ancorché allo stato attuale delle conoscenze quanto asserito dagli onorevoli interroganti circa "il grave fenomeno sanitario di neoplasie alle persone che vivono o si occupano di allevamento nell'area di Quirra emerso dalle recenti ricerche" non abbia alcun riscontro oggettivo diretto, l'Assessore scrivente, in considerazione del possibile impatto che la presenza del PISQ potrebbe avere sulla salute umana, ha prontamente avviato le necessarie attività istituzionali finalizzate all'approfondimento delle informazioni attualmente disponibili.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Espa - Diana Giampaolo sul trasferimento provvisorio del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura I di Cagliari in un'area ospedaliera ristrutturata e attrezzata per ospitare una struttura carceraria sanitaria. (475)

In riferimento all'interrogazione consiliare in oggetto, sulla base di quanto illustrato dal Direttore del Dipartimento di salute mentale della ASL n. 8 di Cagliari, si rappresenta quanto segue.

Il giorno 27 novembre 2010, a causa di un incendio sviluppatosi intorno alle ore 20.00 nei locali del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura 1 all'interno del presidio ospedaliero SS.Trinità, si rendeva urgente ed inderogabile garantire nell'immediato l'assistenza, in condizioni di sicurezza, ai tredici pazienti ricoverati nel reparto, compreso un paziente in trattamento sanitario obbligatorio. Venivano, quindi, trasferiti provvisoriamente sei pazienti presso il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura 2 e altri sette pazienti presso il reparto sanitario carcerario, contiguo ed in comunicazione con il SPDC 2.

Le motivazioni che hanno giustificato la scelta del trasferimento provvisorio presso la struttura carceraria ospedaliera, sono da ricondurre, in primo luogo, a fattori organizzativi:

- il reparto sanitario carcerario era la sola struttura ospedaliera immediatamente utilizzabile all'interno dei presidi ospedalieri aziendali, possedeva i requisiti di sicurezza richiesti per un SPDC sito in un piano sopraelevato (finestre antisfondamento per la prevenzione dei comportamenti suicidari) e fruiva di una capienza di posti letto sufficienti per la consueta attività del SPDC (da 8 a 12 letti);

- la contiguità del reparto sanitario carcerario con gli spazi del SPDC 2 e quindi la disponibilità di personale di portineria dislocato nel corridoio di passaggio tra i due reparti, garantiva ai ricoverati la possibilità di potersi muovere e spostare anche negli spazi riservati all'aperto del SPDC 2, nonché di soggiornare e ricevere i familiari in adeguati locali comuni.

In secondo luogo, la gravita delle condizioni di salute dei degenti, per i quali gli psichiatri di riferimento dei CSM e quelli ospedalieri avevano ritenuto necessario ed appropriato proporre trattamenti sanitari in regime di degenza ospedaliera, non consentiva di ricorrere ad altre tipologie di intervento territoriale o residenziale, né tantomeno di far ricorso all'utilizzo dei posti letto extraospedalieri quali quelli sperimentali dei CSM di Cagliari e di Quartu, richiamati nell'interrogazione in esame. Al riguardo, si precisa che il Dipartimento di salute mentale ha da tempo sospeso questi posti letto sperimentali, in quanto scarsamente utilizzati e ritenuti poco utili a fronte delle esigenze assistenziali del dipartimento.

La durata del trasferimento nel reparto sanitario penitenziario, inizialmente prevista per 15-20 giorni, si è prolungata sino a 62 giorni a causa del progressivo emergere di ingenti danni nel reparto incendiato. Il periodo di trasferimento provvisorio si è, infatti, concluso in data 29 gennaio 2011.

Per completezza di informazione pare utile precisare che, durante il periodo di trasferimento provvisorio, le presenze nel SPDC 1 sono state complessivamente 831, con una media di 13 ricoverati al giorno, di cui 11 ricoverati nel reparto penitenziario e 2 nei contigui locali del SPDC 2. I trattamenti sanitari obbligatori sono stati 11, mentre un paziente è stato ricoverato con misura di arresti ospedalieri disposta dall'autorità giudiziaria.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Murgioni sul fenomeno delle patologie tumorali delle persone che vivono nella frazione di Quirra, in territorio di Villaputzu e che lavorano negli allevamenti intorno alla base militare di Capo San Lorenzo, parte integrante del Poligono interforze sperimentale del Salto di Quirra. (478)

L'area di Quirra comprende circa 12 mila ettari e si estende su tutta quella zona del Salto di Quirra che, partendo dai confini sud-orientali dell'abitato di Perdasdefogu, arriva quasi ai margini della baia di Capo San Lorenzo. La frazione di Quirra ammonta a circa 150 abitanti e fa parte dei comune di Villaputzu. Quest'area è da tempo oggetto di attenzione da parte delle istituzioni, della comunità scientifica e dell'opinione pubblica per il possibile impatto che la presenza del Poligono interforze del Salto di Quirra (PISQ), il più grande d'Italia e d'Europa, può avere sull'ambiente e sulla salute, umana e veterinaria, soprattutto in relazione all'ipotetico utilizzo militare di uranio impoverito. Il PISQ è suddiviso geograficamente in due blocchi: base poligono a terra di Perdasdefogu e distaccamento A.M. di Capo San Lorenzo con annesso poligono a mare. Due terzi del territorio del poligono a terra sono ricompresi nei confini territoriali dell'Ogliastra e pertinenza dell'ASL 4 di Lanusei, mentre il restante territorio ricade nell'ambito della Provincia di Cagliari e quindi dell'ASL 8. Il distaccamento di Capo San Lorenzo e l'annesso poligono a mare sono interamente ricompresi nella Provincia di Cagliari.

La recente pubblicazione sul web (6 gennaio 2011) della relazione stilata dai medici veterinari delle AA.SS.LL. di Lanusei e Cagliari (riguardante esclusivamente il territorio circostante il distaccamento di Capo San Lorenzo), riportava alcune considerazioni sulla casistica oncologica riscontrata a carico di allevatori che avevano lavorato intorno al poligono di Quirra-Perdasdefogu. Questa relazione preliminare è stata presentata il 13 novembre 2010 alla "Commissione tecnica mista di esperti" CTME, istituita dal "Comitato misto territoriale d'indirizzo" CIPT composto da autorità militari e civili (presieduto dal Comandante del PISQ e istituito con DM difesa del 28 aprile 2008 in base a specifica indicazione da parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito del 20 dicembre 2007). I lavori finalizzati all'espletamento del monitoraggio ambientale e sanitario nelle aree interne ed adiacenti il PISQ, sono stati avviati nell'estate 2008 sulla base di un finanziamento dei Ministero della difesa (2.5 milioni di euro) con un capitolato tecnico che ripartiva le attività in cinque lotti:

1. determinazione della radioattività aerodispersa e misura dell'equivalente di dose ambientale;

2. valuazione dell'inquinamento elettromagnetico;

3. analisi degli elementi chimici in matrici ambientali e biologiche;

4. formazione e certificazione ambientale;

5. realizzazione di un sistema informativo ambientale.

La relazione presentata al CTME era all'interno delle attività del lotto 3 e la sua divulgazione a mezzo stampa cartacea e via web ha scatenato l'escalation mediatica a tutt'oggi nota. All'interno di tutti i lotti non v'era alcuna attività con specifica caratterizzazione epidemiologica umana dell'area in questione ma la relazione riportava "(...) il 60-65 per cento degli allevatori che lavora entro un raggio di 2.7 Km dalla base militare di Capo San Lorenzo a Quirra risulta essere stato colpito da gravi malattie tumorali e molti animali in questi anni sono nati con gravi malformazioni". Questo aspetto non è di poco conto, in relazione al fatto che la stessa CTME (per voce del suo coordinatore in audizione alla Commissione DU del Senato del 16 e 23 febbraio 2011) ha dichiarato come il programma sanitario e ambientale che il Ministero della difesa avrebbe dovuto predisporre, in base alle indicazioni contenute nella relazione conclusiva dell'inchiesta parlamentare svolta nel corso della precedente legislatura, sia incompleto in quanto prevede soltanto un monitoraggio ambientale e non sanitario; in tale contesto lo studio condotto dai veterinari non può sostituirsi ad una indagine epidemiologica adeguata per tipologia di studio e metodologia di indagine.

In ambito epidemiologico umano, infatti, se pur vero che si possono rilevare molti studi in letteratura (per lo più grigia, cioè non pubblicata ufficialmente su riviste scientifiche di spessore) riferiti a quell'area o genericamente condotti su tutto il territorio regionale, questi non sono mai stati accomunati da una metodologia univoca (spesso neanche robusta) o condotti sulla base di un unico protocollo di studio e, pertanto, risultano inutilizzabili, oltre che non attuali, per delle considerazioni conclusive.

Attualmente, l'evidenza più rilevante e recente disponibile è riferibile all'attività condotta in Regione nel 2005 e sfociata nella pubblicazione: Biggeri A., Lagazio C., Catelan D., Pirastu R., Casson F., Terracini B., Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree interessate da poli industriali, minerari o militari della Sardegna. Epidemiol Prev 2006 Jan-Feb; 30 (1) Suppl. 1: 5-95. In esso si riporta (dall'abstract su PUBMed): "Aree militari: sono stati riscontrati eccessi di mortalità ed ospedalizzazione statisticamente significativi per linfoma non Hodgkin a La Maddalena (mortalità, 1981-2001, M 17 casi osservati vs 6.13 attesi, F 8 casi osservati vs 5.64 attesi). Nell'area del Salto di Quirra nella mortalità 1997-2001 i decessi per mieloma (M 5 casi osservati vs 2.3 attesi) e per leucemie sono aumentati in entrambi i sessi (osservati/attesi totali 20/13.3, statisticamente non significativi)''. Queste evidenze, però, potrebbero essere state distorte in relazione a due aspetti principali:

1. l'area indagata ha un territorio che ricade sotto la competenza di diversi comuni ed il dato sulla mortalità allora disponibile per lo studio non permetteva di arrivare ad isolare l'area medesima se non comprendendola in un territorio più ampio in base alle aree comunali di competenza;

2. il dato esiguo sull'ospedalizzazione (2001-2003) e la non omogenea completezza e qualità allora raggiunte sul tutto il territorio (stili e modalità di codifica), assieme all'aggiornamento del dato di mortalità disponibile, poteva "oscurare" una quota recente della casistica.

Inoltre, i risultati del rapporto sono espressione di un dato "prevalente", non avendo l'analisi - da un punto di vista metodologico - la capacità di indagare in termini di incidenza (cioè comparsa di nuovi casi).

Recentemente sono stati pubblicati dati riferiti alla distribuzione geografica delle emopatie maligne diagnosticate in Sardegna dal 1974 al 1993 (Broccia G., Longinotti M., Giannico B., Porcu C., Chessa E., Haematological Malignancies on the Island of Sardinia, 1974-1993: A Geographical Study, The Open Hematology Journal, 2011 (5) 4-9). Lo studio rileva un dato di incidenza a livello comunale su tutto il territorio regionale e riferisce come vi sia un rapporto di rischio statisticamente significativo in un numero limitato di casi, non evidenziando incrementi di rischio nei pressi di aree minerarie o militari per le diagnosi di emopatie maligne. Come gli stessi autori rilevano, questi risultati non possono essere confrontabili rispetto allo studio citato in precedenza, sia in relazione al disegno, sia in relazione alla definizione di emopatia maligna, oltreché ad un differente approccio statistico. Queste evidenze (integrate anche da dati più aggiornati) sono state presentate il 10 marzo 2011 ad una conferenza organizzata dal Comune di Perdasdefogu.

Ciò premesso, lo scrivente, condividendo con gli onorevoli interroganti la necessità di aggiornare le informazioni disponibili con l'avvio di uno studio epidemiologico umano mirato, con proprio decreto assessoriale n. 26 del 17/05/2011 recante "Costituzione Commissione e comitato scientifico per la vantazione epidemiologica del profilo di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da attività militari attive o dismesse," ha istituito formalmente una Commissione regionale di coordinamento ed un comitato scientifico di supervisione per la pianificazione e l'attuazione di uno specifico studio epidemiologico umano, da condurre non solo con riferimento alla popolazione residente nell'area del PISQ ma esteso a tutte quelle residenti in aree militari attive o dismesse.

Infine, si informa che il 20 maggio u.s. sono state presentate dalla CTME, nell'ambito dei lavori finalizzati all'espletamento del monitoraggio ambientale e sanitario nelle aree interne ed adiacenti il PISQ citati in premessa, le evidenze preliminari dei primi tre lotti dell'appalto Nato sulla caratterizzazione ambientale del Poligono interforze del Salto di Quirra (PISQ). Le indagini hanno rilevato come quel territorio sia, comunque, sottoposto ad una non trascurabile pressione ambientale (non necessariamente associata alla sola presenza del PISQ, ma riconducibile anche ad una particolare ed eterogenea litografia oltre che all'impatto delle pregresse attività minerarie) e suggeriscono, in conclusione, di porre in essere attività specifiche inerenti:

1. lo studio della biodisponibilità dei contaminanti rilevati;

2. l'analisi "storica" ed il "monitoraggio" dello stato di salute degli allevamenti del territorio;

3. l'analisi dell'impatto sulla catena alimentare;

4. l'analisi epidemiologica specifica sullo stato di salute della popolazione.

In relazione a quanto sopra esposto, ancorché allo stato attuale delle conoscenze quanto asserito dagli onorevoli interroganti circa "il grave fenomeno sanitario di neoplasie alle persone che vivono o si occupano di allevamento nell'area di Quirra emerso dalle recenti ricerche" non abbia alcun riscontro oggettivo diretto, l'Assessore scrivente, in considerazione del possibile impatto che la presenza del PISQ potrebbe avere sulla salute umana, ha prontamente avviato le necessarie attività istituzionali finalizzate all'approfondimento delle informazioni attualmente disponibili.

Risposta scritta del Presidente della Regione all'interrogazione Lai sulla grave situazione dell'ordine pubblico nella Provincia di Olbia-Tempio, con particolare riferimento alla città di Olbia ed alla carenza di personale, infrastrutture e mezzi delle forze dell'ordine. (485)

I recenti fatti di cronaca relativi alla serie di episodi criminali che hanno interessato anche la città di Olbia hanno destato non poca preoccupazione e allarme sociale.

Il Presidente della Regione ribadisce la ferma condanna di simili vili gesti e la solidarietà e la vicinanza personale e istituzionale alle parti lese da tali deprecabili gesti criminali.

La stigmatizzazione di questi episodi deve essere la più ferma possibile e non deve avere colore politico: tutte le forze rappresentate in Consiglio regionale, su questi argomenti così delicati, dovrebbero trovare il coraggio di superare sterili quanto pretestuose polemiche e contrapposizioni, per unirsi invece nel condannare questi episodi e trovare insieme adeguate forme di risposta verso simili azioni violente ordite da mani criminali.

L'impegno della Regione e di questa Giunta nella diffusione di una cultura della legalità e di tutela del cittadino è sempre stato massimo. Se è vero che la competenza istituzionale in materia di ordine e sicurezza pubblica è di esclusiva competenza dello Stato, quindi del Ministero dell'interno, degli organi di polizia e della magistratura, la Regione non ha potuto e voluto restare indifferente di fronte a problemi così gravi, sollecitando tutti i livelli istituzionali perché ciascuno, nell'ambito delle proprie competenze, compia la sua parte, e intervenendo anche direttamente con una seria di azioni volte a favorire un clima di legalità ed il contrasto della violenza e della delinquenza.

Diversi protocolli di intesa interistituzionali sottoscritti anche di recente hanno visto la Regione assumere importanti impegni in questo settore e chiedere con rigore agli interlocutori l'assunzione per parte loro di altrettanti impegni per migliorare la situazione in essere e concorrere a diffondere la cultura della legalità.

Il 22 dicembre 2010 è stato siglato un protocollo con la Procura generale della Repubblica per la tutela della sicurezza e del rispetto della legalità nei luoghi di lavoro. Due diversi protocolli sono stati ugualmente firmati con gli organi giudiziari, rispettivamente con il tribunale di Cagliari e la Procura della Repubblica presso lo stesso tribunale, per l'informatizzazione dell'attività giudiziaria, lo snellimento del lavoro inquirente e giudicante dei magistrati e quindi, in ultima analisi, il maggiore contrasto alla criminalità e la tutela dei diritti dei cittadini.

La collaborazione ed il supporto che la Regione ha fornito concretamente alla magistratura non si è fermato qui: una previsione di legge regionale fortemente voluta da questa Giunta e accompagnata ogni anno da specifiche delibere di accompagnamento ha previsto la possibilità per tanti giovani sardi capaci e volenterosi, neolaureati in giurisprudenza, di svolgere un tirocinio presso gli uffici giudiziari; un momento di altissima formazione per i giovani e un contributo importante al lavoro dei magistrati sardi impegnati nella lotta al crimine.

Per sopperire alle carenze di organico presso le sedi più difficili, la Giunta ha approvato uno specifico disegno di legge per agevolare e incentivare quei giovani magistrati volenterosi che con coraggio scelgono di svolgere la loro funzione in zone a rischio, cronicamente esposte al problema del personale sottodimensionato rispetto ai pesanti carichi di lavoro.

Un ulteriore aiuto alle procure da parte della Regione è venuto dall'assegnazione in comando presso quegli uffici di personale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione per lo svolgimento di attività di polizia giudiziaria.

L'attenzione della Giunta regionale sul tema è quindi evidentemente massimo. Per questo il Presidente ha richiesto con determinazione un intervento del Ministro dell'interno, massimo responsabile nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica a livello nazionale.

Il Ministro Roberto Maroni ha voluto raccogliere l'invito del Presidente per verificare di persona la situazione, attivare gli opportuni raccordi con le prefetture e avviare un confronto per elaborare tutte le misure idonee che i gravi episodi criminali recentemente avvenuti rendono urgenti. Come noto, il Ministro dell'interno è venuto di persona proprio a Olbia il 27 gennaio 2011 e ha incontrato il Presidente e gli amministratori locali, oltre che Prefetto e Questore e vertici delle forze di polizia, nell'ambito di un Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica allargato a tutte le istituzioni interessate. L'intervento diretto del Ministro ha dato l'idea dell'attenzione e dell'impegno del Governo nella lotta alla criminalità e della volontà di assicurare il rispetto della legalità e dell'ordine pubblico, in particolare a Olbia.

Il Ministro ha sottolineato in particolare la deroga al blocco delle assunzioni nel comparto della sicurezza e lo svolgimento di procedure concorsuali per l'assunzione di nuovi agenti delle forze dell'ordine, che andranno a supportare gli organici dislocati su tutto il territorio regionale.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Barracciu - Cucca sui gravi disservizi del Centro di salute mentale di Sorgono e del Servizio per le dipendenze (Serd) del distretto sanitario di Sorgono. (501)

Con riferimento all'interrogazione in oggetto sulla base dell'istruttoria eseguita dagli uffici dell'Assessorato, si espone quanto segue.

Il CSM di Sorgono, fino al 2007, disponeva di due psichiatri di ruolo e di un posto di dirigente psichiatra a tempo determinato. L'ex responsabile del CSM di Sorgono, nel 2007 cambiava sede andando a ricoprire l'incarico di direttore del CSM di Nuoro. Tale trasferimento interno spostava risorse da una sede (Sorgono) che disponeva allora di uno psichiatra ogni 6.000 abitanti, a una sede (Nuoro) che disponeva di uno psichiatra ogni 12.500 abitanti, andando a riequilibrare una obiettiva disparità di carichi di lavoro.

Nel 2010 l'organico del CSM di Sorgono si riduceva ulteriormente a causa delle dimissioni di uno psichiatra a tempo determinato, il rapporto medico/abitanti passava quindi da un rapporto di un medico ogni 12.500 abitanti a un medico per 17.716 abitanti. Per coprire questo vuoto d'organico, si attingeva a una precedente graduatoria concorsuale ancora valida, ma nessuno dei medici interpellati si rendeva disponibile a prendere servizio a tempo determinato nel CSM di Sorgono, poiché considerata sede disagiata.

La ASL di Nuoro nel 2009 procedeva a bandire un concorso i cui esiti davano luogo a una nuova graduatoria composta da 27 dirigenti psichiatri, che comportava l'assunzione di quattro medici, fra l'altro già in servizio con altra forma contrattuale da diversi anni.

Per integrare la pianta organica del CSM di Sorgono e per attivare ex novo anche in quel distretto sanitario il Servizio per le dipendenze aatologiche, il Commissario straordinario pro tempore, nel novembre 2010 disponeva l'implementazione dell'offerta di servizi all'utenza che ricade nell'area delle dipendenze patologiche, in vista della formalizzazione dell'istituzione di un Ser.D. distrettuale, avendo come riferimento le previsioni di un organico per un Ser.D. a bassa utenza. Veniva quindi disposta l'assunzione di due medici psichiatri, attingendo dalla nuova graduatoria, con chiamata a tempo determinato. Anche in questo caso le rinunce dei medici in graduatoria non consentivano che l'assunzione di un solo dirigente medico psichiatra.

Nell'ultimo periodo, a causa della prolungata e persistente assenza del dirigente medico del Ser.D. di Macomer, il dirigente medico di Sorgono è stato impiegato anche sulla sede di Macomer, causando i disservizi lamentati dagli onorevoli interroganti.

Onde porre rimedio alla situazione venutasi a creare, la ASL di Nuoro ha comunicato che si sta adoperando per coprire stabilmente e con la massima celerità consentita, nel rispetto delle procedure di legge, le acclarate esigenze del CSM di Sorgono; nella situazione contingente, le eventuali assenze del dirigente del CSM saranno coperte con supplenze da parte di altri dirigenti psichiatri del DSMD.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Barracciu - Cucca sulla violazione da parte della ASL n. 3 di Nuoro delle disposizioni in materia di mobilità intraziendale adottate con deliberazione della Giunta regionale n. 8/16 del 23 febbraio 2010. (550)

In riferimento all'interrogazione consiliare in oggetto, sulla base degli accertamenti istruttori effettuati dagli uffici dell'Assessorato, si rappresenta quanto segue.

Come noto, la Giunta regionale, con deliberazione n. 8/16 del 23.02.2010, conformandosi a quanto indicato dalla legislazione nazionale, ha disposto il blocco parziale del turnover del personale, nonché, la sospensione di tutti i processi di mobilità ove non accompagnati da relativa compensazione. Il temporaneo blocco parziale del turnover e della mobilità nasce dalla prioritaria esigenza di raggiungere gli obiettivi economico-finanziari imposti dalla normativa nazionale e comunitaria, finora disattesi, nonché dalla necessità di attendere il concreto compimento della riforma strutturale con la costituzione della macroarea Sardegna e la definitiva attuazione degli scorpori. Tale prescrizione rappresenta, allo stato attuale, un'indifferibile disposizione di direzione e di coordinamento per il contenimento della spesa per il personale cui i direttori generali devono attenersi.

Con l'interrogazione in oggetto viene contestato lo spostamento temporaneo di un'unità amministrativa dal presidio ospedaliero San Camillo, agli uffici del distretto di Sorgono, sulla base di una presunta violazione delle disposizioni di cui alla succitata DGR n. 8/16 del 23 febbraio 2010.

Gli accertamenti istruttori effettuati dagli uffici dell'Assessorato evidenziano che il provvedimento oggetto di contestazione non configura in alcun modo un processo di mobilità interna, posto che lo spostamento della dipendente in questione è avvenuto nell'ambito della stessa località di assegnazione. Peraltro, il succitato provvedimento non ha disposto alcuna assegnazione definitiva, ma solo un temporaneo spostamento ad altro servizio per far fronte a contingenti picchi di attività connessi alle nuove procedure di controllo delle dichiarazioni di esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria per motivi di reddito, introdotti dal DM dell'11.12.2009 che ha fissato all'1.05.2011 l'avvio delle nuove procedure.

Non pare, dunque, che il caso di specie possa configurare una violazione delle disposizioni impartite dalla DGR n. 8/16 in tema di mobilità interna.

A detta dell'interrogante, inoltre, il provvedimento oggetto di contestazione parrebbe finalizzato al perseguimento di interessi personali e familiari da parte della dirigenza della ASL 3, ossia, rendere vacante un posto di personale amministrativo presso il presidio ospedaliero di Sorgono ai fini di un'eventuale assunzione dalla graduatoria del recente concorso della ASL di Nuoro per n. 7 posti di assistente amministrativo.

Tale affermazione risulta destituita di alcun fondamento posto che lo spostamento temporaneo ad altro servizio riguarda una dipendente con il profilo professionale di coadiutore amministrativo, diverso dunque dal profilo di assistente amministrativo. Al riguardo si precisa che i posti vacanti relativi all'esperita procedura concorsuale per 7 posti di assistente amministrativo non hanno subito alcuna variazione rispetto al fabbisogno che ha determinato la procedura stessa.

Risposta scritta dell'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione all'interrogazione Capelli sulla mancata equiparazione del personale del Corpo forestale alle forze del comparto sicurezza. (558)

Con riferimento all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti chiarimenti.

1) Mancata equiparazione del Corpo forestale alle forze del comparto sicurezza, o quanto meno al Corpo forestale dello Stato. L'ordinamento del Corpo forestale e di vigilanza ambientale è definito dalla legge regionale 5 novembre 1985, n. 26, in forma organica e senza rinvii alla disciplina del Corpo forestale dello Stato.

Inoltre, la legge regionale 13 novembre 1998, n. 31, che ha riformato l'ordinamento complessivo del personale regionale, nel cui interno è anche compreso il Corpo forestale e di vigilanza ambientale regionale, ha contrattualizzato la fonte della disciplina del rapporto di lavoro.

Dunque, l'intera materia del rapporto di lavoro e del trattamento economico del personale regionale è rimessa alla contrattazione collettiva, nell'ambito della quale, a norma dell'articolo 58, comma 3, della legge citata, al corpo forestale viene riservata una "distinta disciplina".

Su questi presupposti normativi, il primo contratto collettivo del personale regionale (relativo al quadriennio 1998-2011) ha ridefinito, in linea con le piattaforme presentate dalle associazioni sindacali di categoria, la classificazione del personale del corpo forestale e ne ha determinato il trattamento economico. I successivi contatti hanno parzialmente modificato e integrato l'ordinamento del personale in questione, che rappresenta un insieme di norme organico e autonomo e, pertanto, non sovrapponibile con la corrispondente disciplina nazionale. Risulterebbe, pertanto, incongruo e non razionale il trasferimento con legge, nel sistema regionale, di istituti propri del Corpo forestale dello Stato.

2) Interventi normativi previsti nell'ambito del collegato alla finanziaria 2011. Gli interventi previsti nell'ambito del collegato alla finanziaria 2011 non contengono disposizioni riguardanti il personale del Corpo forestale. Si ricorda, inoltre, che al momento non è consentito ridefinire in aumento il trattamento economico del personale per effetto delle misure di contenimento delle spese in materie di pubblico impiego stabilite dal d.l. 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni nella legge 30 luglio 2010, n. 122 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica), aventi diretta applicazione anche nella Regione, in quanto riferite a tutti i pubblici dipendenti. L'articolo 9 del d.l., in particolare, ha sancito il divieto di superamento, nel triennio 2011-2013 dell'importo complessivo del trattamento economico ordinariamente spettante ai pubblici dipendenti nel 2010 ed il divieto di procedere, senza possibilità di recupero, al rinnovo dei contratti collettivi relativi al periodo 2010-2012, fatta salva l'erogazione dell'indennità di vacanza contrattuale.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Maninchedda - Sanna Giacomo - Capelli - Dessì - Planetta - Sanna Matteo - Artizzu sulla sentenza del TAR n. 213/2011 relativa ai presidi ospedalieri San Francesco e C. Zonchello di Nuoro, San Camillo di Sorgono e ai presidi sanitari distrettuali di Macomer e Siniscola. (570)

Con riferimento all'interrogazione in oggetto, sulla base dell'istruttoria eseguita dagli uffici dell'Assessorato, si espone quanto segue:

La vicenda narrata nel ricorso trae le proprie origini dall'espletamento di una gara d'appalto conclusasi con deliberazione del Direttore generale della ASL n. 3 di Nuoro n. 463 del 31.03.2008 mediante la quale lo stesso approvava l'intera documentazione relativa all'affidamento della concessione di lavori di ristrutturazione e completamento dei PP.OO. San Francesco e C. Zonchello Nuoro, San Camillo di Sorgono e dei presidi sanitari distrettuali di Macomer e Siniscola, con ricorso alla finanza di progetto (project financing) ai sensi degli articoli 153 e seguenti del d.lgs. 12.04.2006, n. 163.

Il procedimento in parola è stato scandito dall'adozione degli atti di seguito specificati:

- deliberazioni del Direttore generale della ASL n. 3 di Nuoro n. 495 del 10.04.2007 e n. 514 del 19.04.2007, d'approvazione, e successiva modifica, dello studio di fattibilità per i lavori di ristrutturazione e completamento dei PP.OO. San Francesco e Cesare Zonchello di Nuoro, San Camillo di Sorgono e dei PP.OO. distrettuali di Macomer e Siniscola ai fini dell'accorpamento dei relativi servizi;

- deliberazione del Direttore generale AA.SS.LL. n. 3 di Nuoro n. 500 del 12.04.2007, così come modificata da pari atto n. 515 del 19.04.2007, per la specificazione ed approvazione, sulla base delle disposizioni di cui all'articolo 13 della l.r. 10/2006, del programma triennale delle opere pubbliche per il triennio 2007/2009, sottoposto ad esame e parere della Conferenza provinciale sanitaria e socio-sanitaria, con esito favorevole (rispettivamente allegati "C" e "D" dell'atto di controllo);

- deliberazione del Direttore generale della ASL n. 3 di Nuoro n. 527 del 19.04.2007 inerente gli schemi di avviso indicativo ex art. 163, comma 3., D.lgs. 12.04.2006, n. 163 per l'individuazione di un promotore per la realizzazione di un intervento di finanza di progetto finalizzato alla realizzazione degli interventi di ristrutturazione e completamento dei PP.OO. San Francesco e Zonchello di Nuoro, San Camillo di Sorgono e dei presidi sanitari distrettuali di Macomer a Siniscola per l'accorpamento dei servizi.

Tutti gli atti di cui sopra sono stati approvati con DGR n. 17/1 del 27.04.2007, cui ha fatto seguito la presa d'atto della ASL n. 3 di Nuoro mediante deliberazione n. 531 del 27.04.2007 (allegato "F" dell'atto di controllo).

Al termine della fase di gara, instaurata con deliberazione del Direttore generale della ASL n. 3 di Nuoro n. 1316 del 16.08.2007, ai sensi del nuovo Codice degli appalti, con aggiudicazione determinata in base all'articolo 83, comma 1, d.lgs. 12.04.2006, n. 163, per la quale è stata dichiarata la deserzione d'incanto, con deliberazione n. 1726 del 31.10.2007 (allegato "L" dell'atto di controllo), l'appalto è stato affidato al soggetto iniziale promotore, ATI Confathec Servizi Spa & INSO Sistemi sulla base del relativo piano economico finanziario, asseverato dalla BIIS, Banca infrastrutture innovazione e sviluppo del Gruppo Intesa San Paolo, in data 25.03.2008.

Sulla base dello schema del contratto di concessione relativo alla progettazione, costruzione e gestione dei lavori di ristrutturazione in questione (della durata complessiva di anni 27 suscettibile di proroga soltanto per cause di forza maggiore o di altre non previste o prevedibili comunque non imputabili al Concessionario), le prestazioni a carico della ASL sono specificate negli articoli 19 e 20 del contratto di fornitura, in base ai quali, a fronte dal versamento da parte dell'ATI Confathec Servizi Spa e INSO Sistemi dell'ammontare pari ad euro 51.780.351,80 l'Azienda dovrà corrispondere al Concessionario le seguenti somme:

- euro 8.258.898,95 (IVA compresa al lordo della somma già liquidata dal Concedente per le spese sostenute da questi per la progettazione definitiva dei lavori per la realizzazione di un padiglione da adibire a Radioterapia del POS Francesco di Nuoro che sarebbero comunque dovute essere a carico del Concessionario medesimo), quale contributo pubblico ai sensi dell'articolo 143 del d.lgs. 12.04.2006, n. 163 da liquidarsi in corso d'opera attraverso acconti calcolati con cadenza mensile mediante SAL;

- euro 4.250.000,00 annui, (euro 708.333,33 in ragione bimestrale) oltre IVA di legge, da corrispondersi per un periodo pari ad anni 25 (venticinque) e mesi 4 (quattro), quale canone integrativo per la disponibilità, per un totale pari a euro 129.200.000,00 IVA al 20 per cento inclusa;

- euro 28.569.193,68 annui (euro 4.761.532,28 in ragione bimestrale) oltre IVA di legge, quale canone complessivo per ciascuno dei servizi prestati alla ASL, come specificato in dettaglio nel contratto in questione al punto 20.2 dell'articolo 20, da corrispondersi per il periodo di vigenza del rapporto contrattuale (27 anni), per un totale pari ad euro 787.941.875,23 IVA inclusa.

L'esposizione complessiva della ASL n. 3 di Nuoro viene pertanto quantificata in complessivi euro 925.400.774,18 (IVA al 20 per cento inclusa) per i prossimi 27 anni.

Per la valutazione complessiva della legittimità del procedimento di cui trattasi, con nota n. 7591 del 2.04.2008 sono stati interpellati i direttori del 2° e 3° Servizio dell'Assessorato per l'analisi degli aspetti legati alle materie di propria rispettiva competenza. Al riguardo, in risposta:

1. il Direttore del 2° Servizio "Programmazione sanitaria, economico finanziaria e controllo di gestione", con nota n. 9065 del 17.04.2008 ha dichiarato la sussistenza della copertura finanziaria per l'intero importo del contributo a carico della ASL n. 3, ai sensi dell'articolo 143, d.lgs. 12.04.2006, n. 163; con nota n. 9168 del 21.04.2008 ha attestato inoltre la coerenza dell'intervento "con gli obiettivi del Piano regionale dei servizi sanitari 2006/2008 ed è previsto nel programma sanitario annuale e triennale 2007/2009 dell'Azienda approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 17/1 del 27 aprile 2007 (...)".

2. il Direttore del 3° Servizio, con nota n. 9326 del 22.04.2008, ha dichiarato che: "i contenuti desumibili dal progetto preliminare e dagli allegati tecnici alla delibera n. 463/2008 della ASL n. 3 di Nuoro, risultano compatibili con gli obiettivi del Piano regionale dei servizi sanitari 2006/2008".

Ancora, sempre in fase di controllo, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 1 della convenzione stipulata tra la Regione autonoma della Sardegna - Assessorato dell'igiene, sanità e dell'assistenza sociale e la SRRS Spa in data 2.04.2008, su espressa richiesta del Direttore generale della sanità dell'Assessorato (nota n. 6532 del 19.03.2008), la SFIRS Spa ha recapitato una relazione illustrativa sulla sostenibilità economico finanziaria del contratto di project financing formulando, in conclusione, "(...) un parere positivo sulla valutazione degli aspetti di carattere economico e finanziario dell'intervento (…) analizzato".

Da ultimo, con note n. 6531 del 19.03.2008 e n. 8145 dell'8.04.2008, sono stati richiesti due pareri professionali allo Studio legale associato Macciotta & Piseddu, resi rispettivamente in data 28.03.2008 e 18.04.2008, nei quali viene evidenziata l'apparente assenza di particolari profili d'irregolarità, suscettibili di assumere rilevanza ai fini dell'aggiudicazione definitiva dell'appalto.

La deliberazione in questione è stata quindi dichiarata esente da vizi con determinazione del Direttore del Servizio affari generali e istituzionali e sistema informativo n. 174, del 22.04.2008.

Successivamente, a parziale modifica di quanto disposto a suo tempo con deliberazione n. 463 del 31.03.2008, con pari atto n. 2081 del 22.12.2008, il Direttore generale della ASL n. 3 di Nuoro approvava gli atti relativi alle modifiche ed integrazioni apportate al primitivo progetto per l'affidamento dei lavori di ristrutturazione e completamento dei PP.OO. San Francesco e C. Zonchello di Nuoro, San Camillo di Sorgono e dei presidi sanitari distrettuali di Macomer e Siniscola, n. 16.

Il procedimento di cui trattasi è stato avviato in seguito all'approvazione della DGR n. 46/15 del 3.09.2008 che, disponendo "la rimodulazione del Programma di investimenti di edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico del Servizio sanitario regionale (…)", autorizzava il Direttore generale della ASL n. 3 all'impiego della ulteriore somma di euro 7.160.000,00.

Detta somma, già stanziata a suo tempo con DGR n. 40/25 del 9.10.2007 e destinata alla realizzazione di opere complementari al project financing, doveva essere adoperata nell'osservanza degli indirizzi di programmazione sanitaria contenuti nelle DGR n. 48/21 del 29.11.2007 (Progetto di riorganizzazione della rete delle strutture pubbliche e private di diagnostica di laboratorio ex articolo 1, comma 796, lettera "O", legge 296/2006) e n. 32/10 del 4.06.2008 (Programma regionale "Case della salute"). Tenuto conto che l'ulteriore somma e gli indirizzi di programmazione sanitaria in questione sono stati assegnati prima della stipula del contratto definitivo di cui al punto I e, comunque, successivamente all'approvazione dello studio di fattibilità e della indizione della procedura per la ricerca del promotore, in accordo con l'Affidatario, l'ASL ha intrapreso la via della rimodulazione di talune delle prestazioni previste a carico di quest'ultimo, sintetizzabili nei punti che seguono:

1. Elevazione degli standard costruttivi con specifiche modifiche strutturali da apportare all'ala est delle degenze dell'Ospedale San Francesco di Nuoro, solo lievemente interessato dal progetto precedentemente approvato. Tali modifiche prevedevano:

- il rifacimento dei servizi igienici e dell'assetto dei locali;

- l'utilizzo di materiali che offrono maggiori garanzie di sicurezza, igienicità e durata rispetto a quanto previsto nella precedente redazione del progetto;

2. Ampliamento dei lavori di ristrutturazione del 2° seminterrato dell'ospedale San Francesco di Nuoro. Detti interventi di ristrutturazione, già previsti nel progetto approvato a suo tempo, erano limitati al ripristino d'intonaci, pavimenti e verifica dell'impianto elettrico. Con l'ampliamento in questione, sono stati previsti interventi di maggiore impatto quali:

- la ristrutturazione integrale dell'intero piano per destinarlo agli spogliatoi generali per il personale e all'archivio clinico recente;

- l'installazione di un sistema automatizzato di distribuzione delle divise che garantisce, rispetto al sistema tradizionale, maggiore sicurezza e igienicità all'intero processo;

3. Elevazione degli standard dei laboratori che tenesse conto in particolare degli indirizzi contenuti nella DGR n. 48/21 del 29.11.2007, relativa alla riorganizzazione della rete delle strutture pubbliche e private dedicate alla diagnostica di laboratorio;

4. Adeguamento del progetto di ristrutturazione e ampliamento del presidio distrettuale di Siniscola in esecuzione degli indirizzi contenuti nella DGR n. 32/10 del 4.06.2008, in materia di programmazione regionale delle "Case della salute".

Prima di recapitare al Concessionario la richiesta di rimodulazione degli interventi previsti dalla precedente redazione del progetto economico finanziario, l'ASL ha incaricato l'area legale della Divisione industria di RINA Industries di formulare un parere legale a supporto della eventuale praticabilità degli interventi sopra descritti.

Il parere in questione, reso con rapporto n. 14657/RC/01 del 7.11.2008, ha sostanzialmente affermato la modificabilità del progetto iniziale e la riconoscibilità in capo alla ASL di Nuoro del diritto all'adeguamento delle struttura del project fìnancing, rispetto a quanto inizialmente previsto configurando gli interventi di cui ai punti a) e b) come lavori complementari ex articolo 147, d.lgs. 163/2006 con ricorso all'articolo 143, comma 8, d.lgs. 163/2006 per quanto riguarda i conseguenti adeguamenti degli equilibri economico-finanziari. Non solo, per quanto concerneva gli interventi di cui ai punti e) e d), la rilevanza delle novità di indirizzo di politica sanitaria introdotte dopo la prima stesura del project financing, l'accresciuta disponibilità finanziaria, unitamente alla mancata stipula del contratto definitivo, se per un verso permettevano di configurare in capo all'ASL di Nuoro un vero e proprio obbligo di adeguare le prestazioni originariamente previste dalla convenzione al mutato panorama normativo, specularmente, imponevano che al Concessionario fosse riconosciuta la corrispondente facoltà di rimodulare il piano economico finanziario già asseverato. E ciò per consentirgli l'individuazione di un nuovo punto di equilibrio finanziario, visto che, sebbene in misura minima (euro 117.464,46 a fronte di un investimento privato complessivo pari a euro 37.688.616,26), le modifiche delle prestazioni oggetto della concessione avrebbero comunque comportato evidenti ricadute sul versante economico.

Pertanto, ritenuta giuridicamente percorribile la parziale modifica delle obbligazioni in questione e ottenuta la disponibilità regionale per l'utilizzo dell'ulteriore finanziamento di cui sopra, con nota n. 26212 del 19.11.2208, il R.U.P. ha formalizzato noi confronti del Concessionario la richiesta di rimodulazione del piano economico finanziario, tenute in conto le ulteriori prestazioni individuate nella deliberazione del Direttore generale della ASL di Nuoro n. 1729 del 17.11.2008.

Il Concessionario ha quindi provveduto alla presentazione di un nuovo piano economico finanziario che la BUS - Banca infrastrutture innovazione e sviluppo del Gruppo Intesa San Paolo - Direzione infrastrutture e finanza di progetto - ha asseverato in data 12.12.2008.

Al termine dell'intero procedimento, l'ASL 3 ha quindi predisposto un atto aggiuntivo che, nel senso sopra delineato, apportava i necessari correttivi alle prestazioni a carico del Concessionario a suo tempo già determinate nella convenzione stipulata in data 14.05.2008, rep. n. 1037 che, dal punto di vista economico, dovrà quindi ritenersi modificata secondo il prospetto riepilogativo rinvenibile alla pagina n. 3 della deliberazione del Direttore generate della ASL n. 3 di Nuoro n. 2081 del 22.12.2008.

Analogamente a quanto già esposto al punto I, anche in quest'ultimo caso, per la valutazione complessiva della legittimità del procedimento, con nota n. 27495 del 23.12.2008 sono stati interpellati i direttori del 2° e 3° Servizio dell'Assessorato per l'analisi degli aspetti legati alle materie di propria rispettiva competenza. Al riguardo, in risposta:

1. Il Direttore del 2° Servizio, con lettera n. 316 del 08.01.2009 ha affermato la coerenza dell'intervento "(...) con le linee programmatiche del Programma di investimenti in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico del Servizio sanitario regionale 2007/2209, di cui alla DGR n. 40/25 del 9 ottobre 2007, così come rimodulato con DGR n. 46/15 del 3 settembre 2008; in particolare, con tale ultima deliberazione il finanziamento di euro 7.160.000assegnato alla ASL 3 è stato destinato per euro 6.260.000 per la realizzazione di interventi strutturali e impiantistici nell'ambito del project financing e per euro 900.000 ad ammodernamento tecnologico comunque compreso nel project financing medesimo". Con le determinazioni n. 135 del 9 aprile 2008, 384 del 16 giugno 2008 e n. 1188 del 18 dicembre 2008 si è già provveduto ad impegnare in favore della ASL n. 3 di Nuoro l'importo suddetto di euro 7.160.000 di cui euro 3.660.000 per l'anno 2008 ed euro 3.500.000 per l'anno 2009.

2. Il Direttore del 3° Servizio, con nota n. 27698 del 30.12.2008, ha affermato che: "i contenuti desumibili dal progetto preliminare e dagli allegati tecnici così come modificati a seguito della deliberazione n. 2081 del 22.12.2008 della ASL 3 di Nuoro, risultano compatibili con gli obiettivi del Piano regionale dei servizi sanitari 2006/2008 e delle successive norme di attuazione emanate dalla Giunta regionale, con particolare riferimento al progetto di riorganizzazione dei laboratori di diagnostica clinica e al programma di realizzazione delle case della salute".

La deliberazione in questione è stata quindi dichiarata esente da vizi con determinazione del Direttore del Servizio affari generali e istituzionali e sistema informativo n. 12 del 15.01.2009.

Dato atto dell'iter procedurale dell'appalto in questione, considerato il fatto che gli interroganti di fatto richiedono la formulazione di pareri e intendimenti da parte della Giunta regionale su argomenti già ampiamente dibattuti e illustrati nelle sentenze dei competenti organi giurisdizionali, che allo stato hanno valutato illegittima la procedura di cui trattasi, va da se che con riferimento alle specifiche attribuzioni dell'Assessore della sanità regionale non vi sia certamente la funzione di esprimere pareri sulle sentenze degli organi giurisdizionali o sulle procedure d'appalto delle AA.SS.LL., mentre incombe certamente in capo a queste ultime l'obbligo di conformarsi alle sentenze della magistratura, nel caso di specie amministrativa.

Risposta scritta del Presidente della Regione all'interrogazione Diana Mario inerente all'adozione preliminare del Piano stralcio fasce fFluviali (PSFF) da parte del Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino. (579)

Con riferimento alla interrogazione in oggetto, si precisa quanto segue.

Il Piano stralcio delle fasce fluviali è stato redatto ai sensi dell'articolo 17, comma 6, della legge 18 maggio 1989, n. 183, quale Piano stralcio del Piano di bacino regionale di cui al comma 3 del medesimo articolo 17; è sostanzialmente uno studio di dettaglio che ha perimetrato lungo i corsi d'acqua principali del territorio regionale le aree a diverso grado di pericolosità di allagamento in caso di alluvioni.

La decisione di elaborare tale piano fu assunta, su proposta dell'Assessore dei lavori pubblici, con deliberazione della Giunta regionale n. 44/22 del 30 dicembre 2002 avente ad oggetto "Legge 183/89. Triennio 1997/1999 - d.l. 180/89. Rimodulazione dei finanziamenti programmati con DGR n. 49/5 del 10.11.1998 e DGR n. 36/9 del 2.08.1999 e con DPCM 12.01.1999"; con tale deliberazione, tra l'altro, vennero programmate le risorse finanziarie necessarie ammontanti a euro 1.093.314,87. Successivamente, in seguito alle procedure di scelta del contraente, ebbe inizio la sua elaborazione che fu sviluppata dal RTI aggiudicatario sotto la guida della direzione scientifica, incaricata appositamente, e la regia dell'Assessorato dei lavori pubblici.

Frattanto con deliberazione della Giunta regionale n. 54/33 del 30 dicembre 2004 e con decreto del Presidente n. 67 del 10 luglio 2006, furono adottati ed approvati il Piano stralcio per l'assetto idrogeologico, le relative norme di attuazione e le perimetrazioni delle aree pericolose (H4, H3, H2, H1) e di rischio, unitamente all'elenco degli interventi volti alla mitigazione del rischio. Le norme di attuazione del PAI contengono in particolare gli articoli 4, 8, 23, 24, 27, 28, 29 e 30, in cui sono specificate le norme di salvaguardia da applicare nelle aree caratterizzate da pericolosità idraulica molto elevata, elevata, media e moderata.

Premesso quanto sopra, si evidenzia che le norme di attuazione con le relative misure di salvaguardia a cui si fa riferimento nell'interrogazione in oggetto, non sono relative al Piano paesaggistico regionale, come erroneamente riportato nella medesima interrogazione, ma bensì al PAI.

Le attività di elaborazione del PSFF, che hanno visto un continuo confronto tra gli uffici dell'Assessorato dei lavori pubblici della RAS., la Direzione di progetto e consulenza scientifica e l'RTI affidataria dell'appalto, sono iniziate nel 2006 e concluse nell'aprile 2010 con la consegna della copia cartacea degli elaborati definitivi e relativi ai sette sub bacini oggetto di studio.

Effettuate le istruttorie necessarie ed acquisite le validazioni da parte della Direzione di progetto e consulenza scientifica, non sussistendo ulteriori motivi di indugio, nel rispetto delle procedure previste dalla l.r. 19/2006 e dal d.lgs. 152/2006, si è sottoposto il Piano di che trattasi al Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino che, con deliberazione n. 1 del 31 marzo 2011, lo ha adottato preliminarmente ed ha apposto i vincoli di salvaguardia finalizzati a prevenire nei territori perimetrati ulteriori situazioni di rischio idraulico.

L'introduzione delle misure di salvaguardia è disposta dall'articolo 10 della l.r. 19 del 2006 che fa riferimento al comma 7 dell'articolo 65 del d.lgs. n. 152 del 2006.

A tal proposito si evidenzia che l'aggettivo "massime" usato nell'interrogazione in argomento, con riferimento alle misure di salvaguardia, non trova riscontro nel quadro normativo vigente in cui le misure di salvaguardia medesime sono individuate dalle norme di attuazione del PAI, citate in precedenza, graduate in funzione del grado di pericolosità idraulica anche con riferimento ai limiti di edificabilità eventuali.

Il PSFF, in quanto integrazione e completamento del PAI, ai sensi dell'articolo 4, comma 4, delle norme di attuazione del PAI, ha valore di piano territoriale di settore e, poiché ha finalità di salvaguardia di persone, beni, ed attività dai pericoli e dai rischi idrogeologici, prevale sugli altri piani e programmi di settore di livello regionale, provinciale e comunale, per cui non prevede, nelle more dell'adozione preliminare del progetto di Piano stralcio, alcun coinvolgimento dei comuni interessati dal piano, né relativamente alla perimetrazione delle fasce fluviali avente carattere squisitamente tecnico, né relativamente alle misure di salvaguardia da apporre sul territorio le quali discendono direttamente dal DPCM del 29.09.1998, recante "Atto di indirizzo e coordinamento per l'individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all'articolo 2, commi 1 e 2, del decreto-legge 11.06.1998 n. 180".

La procedura di adozione ed approvazione del Piano è definita dall'articolo 9 della l.r. 19/2006, e fissa quale unica fase disponibile per le autonomie locali, le organizzazioni, le associazioni economiche e sociali e tutti i soggetti interessati, per presentare eventuali osservazioni, quella riferita ai 60 giorni di tempo a fare data dalla ultima pubblicazione sul BURAS dello schema preliminare di piano.

Dunque, l'apposizione delle suddette misure di salvaguardia non costituisce alcuna espropriazione delle competenze dei comuni in materia di pianificazione urbanistica, bensì giusta applicazione della normativa vigente che ha individuato nelle Autorità di bacino l'organismo deputato ad apporre le suddette misure di salvaguardia nelle more della conclusione dell'iter approvativo (art. 67, comma 2, d.lgs. 152/2006).

Premesso quanto sopra si deve segnalare che la prevenzione degli effetti nefasti e spesso tragici delle alluvioni costituisce non solo un orientamento di buon governo ormai consolidato, ma anche un obbligo normativo che da ultimo trova nella direttiva 2007/60 CE, recepita nel d.lgs. 49/2010 imposizioni ben precise.

La Regione autonoma della Sardegna, grazie al PSFF, potrebbe riuscire ad ottemperare nei tempi alle prescrizioni della direttiva 2007/60 CE evitando, nel futuro, procedure di infrazione e allineandosi alle realtà maggiormente avanzate in campo nazionale, e non solo, sul fronte della gestione del rischio alluvioni.

Purtroppo la tipologia degli atti di pianificazione di cui si tratta ha, in prima battuta, una ricaduta impopolare perché evidenzia criticità storicamente sottaciute o comunque sottovalutate sconvolgendo le attese di alcune comunità, abituate a gestire il territorio senza tenere debitamente conto dei possibili effetti di una alluvione.

Si deve tuttavia giungere alla convinzione che il passaggio attraverso lo studio del territorio, prioritariamente a qualunque altra sua destinazione comportante trasformazioni, è oggi ineludibile, in quanto legislativamente imposto e comporta, ove necessario, l'imposizione di norme di salvaguardia, a tutela della pubblica incolumità, tanto necessarie quanto antipatiche, per taluni, in quanto costituenti ostacolo al libero utilizzo dei territori. Sul punto è bene chiarire che sia il PSFF quanto il Piano stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico (PAI) costituiscono la risultante di analisi fisiche dei territori, poiché ne esaminano gli eventuali profili di pericolosità idrogeologica e, in quanto tali, sono assoggettabili ad ulteriori approfondimenti di carattere tecnico-scientifico. Del resto l'esperienza del PAI, in vigore dal 31 dicembre 2004, che ha innescato un percorso virtuoso di sensibilizzazione e partecipazione attiva degli enti locali, ha dimostrato questo fatto e cioè la dinamicità con la quale i piani devono essere gestiti e continuamente aggiornati per tener conto di nuove situazioni o eventi.

In definitiva "il gravissimo danno che le comunità locali si trovano a patire" di cui alla interrogazione dell'onorevole Diana sarebbe eventualmente quello che si verificherebbe in caso di accadimento delle previsioni del PSFF piuttosto che le limitazioni urbanistiche imposte.

Relativamente alla tempistica di adozione ed approvazione del Piano in argomento si precisa che la medesima è definita dal già citato articolo 9 della l.r. 19/2006: il Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino deve procedere alla adozione definitiva del Piano entro 60 giorni dalla data dell'ultima istruttoria pubblica, ed il Consiglio regionale deve approvare lo stesso Piano entro i successivi 90 giorni.

Infine si deve, inoltre, evidenziare che a supporto di quanto assunto con la deliberazione n. 1 del 31 marzo 2011, al fine di evitare errori procedurali, preliminarmente all'adozione del PSFF è stato chiesto un parere all'area legale della Presidenza, che si allega in copia, relativamente al momento in cui devono apporsi le norme di salvaguardia, ricevendo una risposta chiara e ben motivata.

Si ritiene, in definitiva, che il differimento dell'apposizione del regime di salvaguardia possa comportare ricadute negative per la tutela della pubblica incolumità, soprattutto ove si verificassero eventi alluvionali nei territori che il PSFF ha indicato pericolosi dal punto di vista idraulico, particolarmente nel caso in cui quegli stessi territori se non vincolati venissero, o siano già, destinati a trasformazioni urbanistiche e si incrementasse ad esempio il valore dei beni esposti a rischio o aumentasse la popolazione insediata e ancora non si adottassero per quelle aree i necessari piani di emergenza.

In conclusione giova rammentare che procedure assolutamente analoghe a quella avviata con la deliberazione del Comitato istituzionale n. 1 del 31 marzo 2011, sono state seguite anche da altre Autorità di bacino di rilievo nazionale con riferimento ai territori delle numerosi regioni ricomprese nei propri bacini di competenza.

Si conclude precisando il procedimento, ai sensi della l.r. 19/2006, di adozione del PSFF che, a meno di ulteriori diverse indicazioni da parte del Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino, sinteticamente prevede:

1. Adozione preliminare del progetto di Piano stralcio delle fasce fluviali;

2. Indizione delle conferenze programmatiche (le quali vanno convocate decorsi 60 giorni dalla data di pubblicazione della deliberazione di adozione preliminare);

3. Acquisizione di tutte le osservazioni;

4. Svolgimento delle conferenze programmatiche per l'istruttoria pubblica del Piano articolata per province;

5. Analisi delle osservazioni ed eventuali modifiche delle perimetrazioni recate dal Piano;

6. Deliberazione del Comitato istituzionale di adozione definitiva del PSFF(entro 60 giorni dall'ultima istruttoria pubblica);

7. Invio al Consiglio regionale che si esprime per l'approvazione entro i successivi 90 giorni, sentito il Consiglio delle autonomie locali.

(Il parere dell'area legale della Presidenza, allegato alla presente risposta, è agli atti del Consiglio.)