Seduta n.143 del 28/09/2010 

CXLIII Seduta

Martedì 28 settembre 2010

(POMERIDIANA)

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 35.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 13 settembre 2010 (136), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pier Luigi Caria, Domenico Gallus, Matteo Sanna, Paolo Terzo Sanna e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 28 settembre 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Per dare la possibilità ai consiglieri di essere presenti in aula nel corso dell'intervento del Presidente della Regione, sospendo i lavori per dieci minuti. La seduta riprenderà alle ore 16 e 45.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 36, viene ripresa alle ore 16 e 45.)

Continuazione della discussione congiunta delle mozioni Maninchedda - Sanna Giacomo - Planetta - Dessì - Solinas Christian sull'indipendenza della Sardegna (6); Floris Mario - Cuccureddu - Mulas su "sviluppo e riforme" nell'unità del popolo sardo per il progresso civile ed economico della Sardegna (20); Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di dare immediato avvio ad un dibattito sulle riforme e sullo Statuto di autonomia, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (27); Contu Felice - Dedoni - Cuccu, sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per la stipula di un nuovo patto costituzionale (così come previsto dall'articolo 51 dello Statuto sardo) (46); Sechi - Zedda Massimo - Uras sull'affermazione del diritto di autodeterminazione dei popoli in funzione del più efficace contrasto all'aggressione e progressivo indebolimento dei valori di libertà, di uguaglianza e solidarietà politica, economica e sociale tra le comunità nazionali, linguistiche e culturali in Sardegna, in Italia e in Europa (80); Diana Mario - Sanna Matteo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Cherchi Oscar - Contu Mariano Ignazio - De Francisci - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra sulla riscrittura dello Statuto di autonomia della Regione autonoma della Sardegna (81); Zuncheddu - Uras - Sechi - Zedda Massimo sulla riscrittura dello Statuto sardo e sull'apertura, con lo Stato italiano, del processo di sovranità e indipendenza (82); Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Mula sul ruolo dell'Assemblea costituente del popolo sardo (85); Bruno - Soru - Sanna Gian Valerio - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Solinas Antonio sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento (articolo 51, comma 1, dello Statuto sardo) (87); Porcu - Sabatini - Meloni Valerio - Moriconi - Cuccu - Cucca sui principi e sugli obiettivi di revisione dello Statuto di autonomia della Regione autonoma della Sardegna (88)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione congiunta delle mozioni numero 6, 20, 27, 46, 80, 81, 82, 85, 87 e 88.

Ha facoltà di parlare, per la Giunta, il Presidente della Regione.

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Onorevole Presidente del Consiglio, cari colleghi, signori Assessori, prendo la parola al termine di un dibattito molto sentito, appassionato, e lo faccio nel tentativo di dare un contributo alla sintesi; sintesi che mi auguro sia possibile sulla base più condivisa.

Non c'è stato un dibattito al quale non abbia, non abbiamo o i sardi non abbiano rivolto attenzione, com'è stato talvolta detto. Al contrario, le cose che si sono dette qua, le discussioni di questi giorni stanno comunque appassionando molti e io credo che noi abbiamo il dovere di cercare di fare in modo che questa passione, questo interesse sia sempre maggiore. Dobbiamo fare uno sforzo per tentare di ottenere questo risultato. Devo anche dire che, purtroppo, per ragioni istituzionali non mi è stato possibile essere sempre presente al dibattito, ciò nondimeno l'ho seguito e quando non sono stato presente mi sono premurato di chiedere i resoconti degli interventi e di leggerli tutti, uno per uno. Questo non è stato un mero dovere istituzionale, ma la consapevolezza e il riconoscimento che dietro le varie mozioni che sono state illustrate e discusse vi è veramente una volontà politica forte di riappropriarci della nostra identità. Identità che non è mai stata smarrita, certo, ma che oggi va valorizzata, va difesa e, perché no, forse va anche adeguata al momento storico, al nostro tempo, che non è più quello della Sardegna di dieci, venti o cinquant'anni fa.

Occorre adeguare lo Statuto per comprendere, affrontare, integrare il processo che è in corso, che è un processo di globalizzazione. E' un processo che è in atto e nessuno di noi lo può fermare, ma dobbiamo gestirlo per evitare di subirlo, questo sì abbiamo il dovere di farlo. E a questo mi voglio riferire quando parlo di aggiornamento contemporaneo della nostra autonomia. Auspico una sensibilità moderna, sulla quale innestare i valori saldi della tradizione sarda. Al di là del percorso che ci porterà alla riscrittura dello Statuto, penso che la storia ancora una volta, come sempre, sia maestra di insegnamenti. Oggi, come ieri, accade che il nostro tempo sia repentinamente mutevole e anche estremamente fragile, allora per tenere dritta la rotta occorre ricercare la solidità istituzionale; una nuova solidità istituzionale, perché certamente quella che conosciamo probabilmente ha fatto il suo tempo. E per andare oltre la crisi, integrarsi in una società aperta, multietnica, multiculturale, porre le basi di una nuova solidità istituzionale, come l'ho chiamata, è indispensabile innanzitutto che noi sardi riscopriamo in modo forte il nostro senso di appartenenza. Questo credo che sia il passaggio decisivo, determinante.

Penso che a questa classe politica spetti il compito di trovare risposte e di coinvolgere i sardi in quel cammino di cui parlavo prima, un cammino di autodeterminazione del nostro futuro. L'auspicio è quello di porre in essere una reale gestione autonoma della nostra eredità materiale e immateriale, attraverso quella consapevolezza che spetta a noi che oggi abbiamo il dovere di lavorare per le future generazioni. La quotidianità, il presente ci rappresenta una Repubblica attraversata da un pressante confronto sul merito delle riforme, tese a modificare in senso federale la stessa architettura costituzionale delle nostre istituzioni democratiche. La Sardegna, che da questo punto di vista può essere considerata una terra antesignana della cultura federalista, che da noi ha tradizioni molto lontane nel tempo e di grande spessore politico-culturale, deve, può, ha il dovere di recitare un ruolo da protagonista. La specialità e l'autonomia rappresentano per questa terra un diritto inalienabile, e di questo ne siamo tutti convinti, tutti noi l'abbiamo più volte rimarcato; è un diritto che abbiamo acquisito in forza di fondamenti storici, linguistici e culturali. Ma oggi siamo qui per tentare di capire quale strada dobbiamo percorrere per tagliare questo traguardo, per raggiungere questo risultato.

E' chiara in me, in tutti noi credo, la consapevolezza che il vecchio modello di sviluppo della Sardegna e soprattutto il quadro istituzionale dei rapporti con lo Stato, fondato sul regionalismo, non reggono più. La complessità della situazione attuale rende necessaria una più attenta e puntuale articolazione di una nuova strategia e di nuovi obiettivi da conseguire. E questo coinvolge sia la Giunta sia, soprattutto per le riforme istituzionali, questo onorevole Consiglio. E' necessario uscire dalla crisi economica internazionale, uscirne a testa alta, uscirne in piedi, e contemporaneamente cercare di varare un nuovo modello di sviluppo e una riforma istituzionale che sia capace di garantire ai sardi un livello di benessere equivalente a quello che i Paesi più avanzati dell'Europa possono vantare, che si vive nelle regioni più avanzate dell'Europa.

Per queste ragioni le forze di maggioranza, ovvero le forze della coalizione di centrodestra e sardista che governano la Regione, hanno aperto una fase di confronto che è orientata alla condivisione delle scelte strategiche; una fase di confronto orientata a dare sempre maggiore coesione e unità di intenti all'azione di governo; una fase nuova capace di contribuire al miglioramento dei rapporti tra Giunta e Consiglio e alla migliore gestione dei rapporti istituzionali, in un momento così delicato per il presente e per il futuro della Sardegna. In questa difficile e delicata fase della legislatura regionale appare fondamentale rilanciare il rapporto di collaborazione costruttiva con il Governo nazionale attraverso una nuova intesa istituzionale, quale tappa di un percorso di medio periodo orientato alla riforma su basi federali dello Stato, ma in grado di incidere fin da subito sui principali nodi dello sviluppo della Sardegna.

La nostra discussione sulle riforme credo di poter dire che sia parte integrante, fondante di questa prospettiva. Credo vada sottolineato, lo voglio sottolineare in modo forte, che il principale merito di questa seduta sulle riforme è il fatto che il Consiglio regionale, la Giunta, i singoli consiglieri, tutti noi siamo chiamati ad assumerci delle responsabilità, non nei confronti dei partiti che ci hanno espresso, ma nei confronti dei sardi, nei confronti della Sardegna. Mi pare indiscutibile, al di là delle differenze di merito che certamente ci sono - questo è ovvio ed evidente, guai se non fosse così -, che il Consiglio regionale sia però impegnato in un percorso che deve essere aperto al contributo di tutte le forze politiche e pronto al confronto con tutte le rappresentanze istituzionali, economiche e sociali del popolo sardo.

Prima di entrare, però, nel merito delle mozioni desidero rivolgermi alla classe dirigente di questa terra, quella classe dirigente che è stata più volte citata, più volte chiamata in causa, anche nel corso del dibattito. Oggi, una volta per tutte, va dimostrata la nostra capacità, o la nostra incapacità, in tal caso ce ne dovremmo assumere tutta la responsabilità, di essere uniti, veramente uniti intorno a un ideale, di essere uniti, veramente uniti per una causa comune. Abbiamo inoltre un'altra responsabilità, quella di aderire convintamente e concretamente a questa nuova stagione di riforme. Credo, per questo motivo, che sia indispensabile precisare, nei termini più chiari possibili, quali sono i punti di questa stessa riforma, perché, vedete, non sfugge a nessuno che sia una riforma di portata storica per il nostro Paese, in quanto investe direttamente quelli che sono i principi fondanti dello Stato nazionale, che dal modello regionale evolve verso un modello federale. Quella tra regionalismo e federalismo è una distinzione fondamentale, che dobbiamo comprendere anche nella sua dimensione storica, per come si è sviluppata, per come si sta evolvendo nel nostro Paese. Il modello di Stato regionale, che ha connotato la storia del nostro Paese, è progressivamente entrato in crisi, e questo ormai è un dato oggettivo. E' un dato oggettivo quello che individua, nell'evoluzione verso un modello di Stato federale, il processo ormai avviato e largamente, unanimemente condiviso per riformare le basi istituzionali del nostro Stato nazionale. La trasformazione dello Stato su basi federali significa per la Sardegna e per le altre Regioni, in estrema sintesi, arrivare a definire oggi un nuovo patto costituzionale con lo Stato. Questo è il contesto di riferimento.

Va sancito con estrema chiarezza, credo, che l'obiettivo è quello di arrivare alla riforma federale dello Stato, anche per tappe successive, e che oggi stiamo ponendo le basi per riscrivere questo patto costituzionale con lo Stato. Questo è fondamentale e questo deve essere il contesto dal quale partire per fare qualunque altro tipo di considerazione. Credo che solo dentro questo processo di riforma federale sia possibile porre con forza, e anche in termini nuovi, il concetto di sovranità e indipendenza della Sardegna, come è stato chiesto in quest'Aula. Non avrebbe alcun senso porre un principio di sovranità dentro l'attuale prospettiva dell'autonomismo propria dello Stato regionale. Sovranità e autonomia sono cose totalmente differenti. L'autonomia, com'è stato detto in modo efficace in questa'Aula, non è un elastico che se tirato diventa sovranità. L'ampliamento dell'autonomia speciale deve però essere perseguito avendo già in mente gli obiettivi strategici da perseguire con la riforma federale che noi vogliamo. Abbiamo bisogno di una posizione chiara e condivisa, di una visione che è anche ideale, e quindi dobbiamo impostare in modo corretto, e questo credo che sia fondamentale, la negoziazione con lo Stato per avere più ampio margine di autonomia speciale, anche a quadro costituzionale vigente, per essere pronti a passare alla fase successiva.

Cari colleghi, le forze politiche sono chiamate oggi a delineare questo nuovo quadro, e sono chiamate a farlo passando innanzitutto da quello che deve essere il metodo, il percorso per arrivare a questo tipo di soluzione. In quest'Aula sono arrivate diverse proposte: si è partiti dall'ipotesi di referendum, per passare poi all'Assemblea costituente, alla Consulta, alla Commissione speciale, alla prima Commissione permanente. Allora, lo voglio dire in termini molto chiari qua, perché ho il dovere di farlo e perché non vengo mai meno agli impegni che assumo: io personalmente, a suo tempo, quando ho proposto un progetto di governo alla Sardegna ho sottoscritto con gli alleati del Partito Sardo d'Azione un patto che prevedeva, in modo chiaro e inequivocabile, il passaggio attraverso l'Assemblea costituente. Siccome non sono solito venir meno ai patti, questo principio per me è basilare, è un principio dal quale partire per fare un ragionamento e una riflessione. Questa riflessione, però, e anche gli strumenti che utilizziamo vanno contestualizzati rispetto al momento particolare che viviamo. Vedete, se fossi totalmente libero da condizionamenti, cioè se non ci fossero variabili esterne che incidono sulla nostra scelta, forse addirittura mi sentirei di andare verso l'ipotesi del referendum, forse mi sentirei di promuovere una scelta che vada verso il maggiore coinvolgimento popolare possibile. Però, come dicevo, questo accade con un obiettivo, che è quello della riscrittura del patto costituzione con lo Stato, in un contesto che è quello di una riforma che è già avanzata, che è già in corso. La settimana scorsa ho partecipato a un'importante Conferenza Stato-Regioni, in cui le Regioni del Sud hanno stipulato un patto per poter fare massa critica e potersi contrapporre alle Regioni del Nord, perché è evidente come in tutti i momenti, anche di confronto sulle riforme, tutto si gioca evidentemente sulla difesa delle posizioni, sulla possibilità di ottenere il miglior risultato possibile. Questo è successo la settimana scorsa. Per la settimana in corso sono già previste delle riunioni e per la prossima è previsto un ulteriore appuntamento con la Conferenza Stato-Regioni. Perché vi racconto tutto questo? Perché voglio precisare che questo momento è già iniziato, questo appuntamento così importante per la riforma dello Statuto lo stiamo già vivendo, non è un qualcosa che arriverà. E se è vero com'è vero che abbiamo il dovere di fare di tutto per essere pronti all'appuntamento, credo che una riflessione sullo strumento da adottare sia necessaria. E allora, pur non rinnegando quello che ho sottoscritto, anzi condividendolo ancora oggi, dico agli amici Sardisti, agli amici Riformatori e a tutte le forze politiche che sono presenti in quest'Aula: riflettete, riflettiamo tutti insieme e troviamo la strada capace di intercettare un treno che oggi sta passando, perché se non lo intercettiamo nel modo corretto, nel modo giusto e nel momento giusto, corriamo il rischio di non essere tra i passeggeri, o comunque di non salire sulle migliori carrozze di quel treno.

Perché si possa invece realizzare questo obiettivo credo sia importante - e questo è lo spirito di chi oggi ha proposto, in termini anche forti, una scelta di tipo diverso - ragionare su uno strumento che consenta di arrivare più velocemente al risultato e di salire rapidamente su quel treno nella carrozza giusta. Probabilmente la scelta della prima Commissione, che può essere rafforzata e può assumere i connotati della Commissione speciale, è la scelta che dà maggiori certezze e garanzie di riuscita in termini di tempo (una variabile non indifferente in questo momento), che può consentirci di arrivare al risultato.

Credetemi, questo non è un modo per cercare di dare un colpo alla botte e uno al cerchio. Amici Sardisti, sono profondamente convinto delle posizione che abbiamo concordato e che oggi non intendo disconoscere, però ho il dovere di richiamare anche quello che è lo stato dell'arte e di farlo da un osservatorio privilegiato, quello di un Presidente di Regione che partecipa ai tavoli del Governo, che partecipa alla Conferenza Stato-Regioni, che partecipa ai tavoli in cui si cerca di fare massa critica per difendere le ragioni di un Sud che ha un forte bisogno di essere difeso, di vedere le proprie ragioni difese.

Per questo motivo, per il particolare momento che viviamo, per la necessità di essere il più possibile uniti e coesi, e quindi forti di fronte a questo appuntamento, credo che sia giusto che il Presidente della Regione convochi a breve - nelle prossime due settimane è l'auspicio - una riunione alla quale invitare tutti i parlamentari sardi, deputati e senatori, da qualunque schieramento provengano, estendendo l'invito ai Capigruppo del Consiglio regionale, ma anche ai consiglieri e alle forze economiche e sociali, per ritrovarci tutti insieme a fare un ragionamento sull'attuale stato dei rapporti con lo Stato, ma soprattutto su quelli che sono i principi fondanti che andranno a determinare la riscrittura del patto costituzionale con lo Stato. Questa credo sia un'occasione unica e abbiamo il dovere di coglierla. E' l'occasione nella quale dobbiamo ritrovare quello spirito unitario che può farci arrivare al risultato.

Noi abbiamo già avviato un percorso con lo Stato e tutti noi nutriamo grandi speranze rispetto ad esso. Riteniamo che quel percorso possa portare dei risultati, ma è chiaro ed evidente, lo abbiamo sempre detto e dimostrato nei fatti quando c'è stato bisogno, che non abbiamo nessuna intenzione di farci calpestare e non ci faremo calpestare da nessuno. Lo abbiamo dimostrato nel luglio dell'anno scorso, quando di fronte a una situazione, quella dell'ENI, che correva il rischio di recare grave svantaggio, grave nocumento all'economia della Sardegna e del territorio interessato, abbiamo concertato tutti insieme una strategia e di fronte a un'ipotesi che non raccoglieva il nostro consenso, che non garantiva la possibilità di soluzione auspicata, tutti insieme ci siamo alzati e abbiamo detto no all'ENI e al Governo.

Allora io dico: ritroviamo quello spirito che ci dà forza, che ci dà una forza enorme. Proprio oggi, in cui in quest'Aula abbiamo più volte sentito pronunciare le parole autonomia, identità, spirito identitario, sardità, sardismo, nazione, popolo, proviamo, una volta per tutte e in un momento estremamente importante, a riunirci davvero intorno a questi valori per arrivare a una soluzione condivisa, che passi attraverso uno strumento snello che non ci faccia perdere un treno, ma che ci faccia intercettare quel treno e ci faccia accomodare nel posto giusto, nel posto che la Sardegna e i sardi meritano. Sono sicuro che questo onorevole Consiglio saprà trovare, con senso di responsabilità, con passione, con spirito di servizio, la strada per ottenere questo risultato.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Paolo Terzo Sanna è rientrato dal congedo.

La Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha stabilito che i lavori dell'Aula siano sospesi per trenta minuti, dopodiché il Presidente della Giunta renderà le comunicazioni sugli esiti della Commissione paritetica.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Io vorrei che il Presidente del Consiglio fosse più preciso in ordine al prosieguo di questo dibattito. Sono state presentate delle mozioni, abbiamo fatto una discussione fruttuosa, importante, dopodiché siamo come sospesi, cioè questo è un dibattito sospeso, non è un dibattito definito. Nella fase cruciale del nostro dibattito, quando le posizioni dei Gruppi dovrebbero chiarire quali sono le ragioni che hanno portato a identificare un percorso, un tragitto piuttosto che un altro, noi sospendiamo il dibattito.

Io comprendo che si possa sospendere il dibattito dopo che tutti i Gruppi politici hanno espresso la loro opinione e hanno indicato, anche attraverso gli ordini del giorno, o se preferiscono a voce, le diverse posizioni, nella consapevolezza che ognuno di noi è propenso a fare non uno ma dieci passi indietro, ma sospendere il dibattito in questo modo significa che il Consiglio regionale non è riuscito a individuare una linea che possa consentirgli di aprire eventualmente le porte anche ai contributi esterni.

Vorrei, quindi, sapere dal Presidente del Consiglio che cosa significa interrompere il dibattito. Iniziarne un altro, portarne avanti un altro ancora? Quando, dove e come si concluderà questo dibattito?

PRESIDENTE. Il prosieguo dei lavori, onorevole Floris, è stato definito dalla Conferenza dei Presenti di Gruppo, che fin dall'inizio aveva deciso di cercare in tutti i modi di pervenire a un ordine del giorno unitario e di rimandare eventualmente la votazione dell'ordine del giorno alla chiusura dell'intero dibattito, compreso quello sul federalismo fiscale, nel caso non si fosse pervenuti, dopo l'intervento del Presidente della Regione, alla definizione di un ordine del giorno unitario, per dare maggiore possibilità alle forze politiche di confrontarsi e di trovare una sintesi unitaria. Questa mattina, alla fine dei lavori, i sindacati, come richiesto, hanno incontrato i Capigruppo e il Presidente del Consiglio e hanno rappresentato la richiesta di un loro coinvolgimento. Tutti si è stati d'accordo nel rinviare a una successiva riunione dei Capigruppo, da tenersi immediatamente dopo la pausa del Consiglio, l'organizzazione di un'assemblea straordinaria per un confronto anche con le parti sociali, al fine di consentire al Consiglio di esprimersi compiutamente appunto dopo aver ottenuto anche il punto di vista e il contributo delle parti sociali.

Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Chiedo che sia convocata la Conferenza dei Capigruppo.

PRESIDENTE. L'avevo già convocata, per cui la seduta è sospesa. I lavori riprenderanno alle ore 17 e 40.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 10, viene ripresa alle ore 19 e 15.)

PRESIDENTE. E' stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 6:

Ordine del giorno Diana Mario - Bruno - Milia - Cuccu - Uras Luciano - Sanna Gian Valerio - Vargiu - Salis

A conclusione della discussione sulle mozioni numero 6, 20, 27, 46, 80, 81, 82, 85, 87 e 88, prima della illustrazione e votazione degli ordini del giorno concernenti la revisione dello Statuto speciale di autonomia

il Consiglio regionale della Sardegna

al fine di iniziare il percorso di coinvolgimento delle rappresentanze istituzionali, sociali ed economiche, del mondo della cultura e della solidarietà sarde

delibera

di convocare gli "stati generali" per il giorno martedì 5 ottobre 2010 al fine di acquisire le loro opinioni. (6) ).

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 6. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Comunicazioni della Giunta regionale, ex articolo 121 del Regolamento, sui lavori della Commissione paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni della Giunta regionale sui lavori della Commissione paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale.

Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Signora Presidente, come da intesa, procedo in estrema sintesi a dare conto dei lavori della prima riunione della Commissione paritetica che, come tutti voi sapete, si è tenuta lo scorso 21 settembre.

I lavori si sono svolti secondo l'ordine che vi illustro. Intanto, in apertura il Direttore generale della Presidenza ha rappresentato la necessità che la Commissione pervenga in tempi rapidi alla definizione del suo percorso, e lo ha fatto richiamando la circostanza che il nuovo regime delle entrate, previsto dal novellato articolo 8 dello Statuto, entra in vigore dal 1° gennaio 2010 e quindi si pone la necessità di arrivare velocemente a definire i criteri di calcolo degli stanziamenti destinati alle devoluzioni a favore della Sardegna; criteri che, come sapete, adesso soffrono di provvisorietà, diciamo così, e quindi non consentono una determinazione esatta delle entrate. Anche perché alcune delle fonti di entrata sono riferibili a tributi erariali che in precedenza non erano ammessi a compartecipazione e quindi manca un'esperienza pregressa alla quale fare riferimento.

Al fine di accelerare i lavori della Commissione è stata depositata la copia di tutta la corrispondenza intercorsa tra la Regione, i tecnici della Regione, la struttura dell'Assessorato e il Ministero dell'economia e delle finanze, nonché la copia della lettera inviatami dal viceministro Vegas, di cui avevo dato informazione a questo Consiglio in occasione della discussione della mozione numero 78.

La Regione, rappresentata dal Direttore generale della Presidenza, come dicevo, ha riassunto il nuovo regime finanziario dell'articolo 8 sottolineando innanzitutto che la disposizione contenuta nella lettera m) non limita la compartecipazione al gettito in senso stretto, ma la estende a tutte le entrate erariali. E' stata poi prodotta la documentazione relativa alle previsioni legislative e giurisprudenziali in materia di accise, un elemento come tutti voi sapete molto importante, perché tali previsioni definiscono quale fatto generatore del tributo il momento di fabbricazione e non quello di immissione in consumo. Questo è molto importante ed è fonte di risultati altrettanto importanti. E' stata poi ricordata la "clausola di chiusura", contenuta nel secondo comma dell'articolo 8, per cui nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche quelle derivanti da tributi che pur avendo il presupposto di essere maturati nel territorio regionale affluiscono per disposizione di legge a uffici finanziari situati fuori del territorio della Regione.

La Commissione è stata quindi informata dell'esistenza di un tavolo tecnico, del quale ho avuto modo di riferire in Consiglio, formato da funzionari della Regione e funzionari del Ministero, i quali stanno compiendo un primo esame, una prima istruttoria. La Commissione ha ritenuto questo passaggio importante e necessario al fine di arrivare a una prima indispensabile istruttoria. Per poter tener conto dei risultati di questo lavoro la Commissione si è aggiornata al 13 ottobre prossimo.

Questo è lo stato dell'arte. Naturalmente sarà cura della Presidenza tenere informato il Consiglio degli ulteriori passaggi. Sempre che, è stato chiarito e lo voglio ribadire ancora una volta, questo lavoro di definizione delle norme di attuazione non pregiudichi in alcun modo gli effetti immediatamente precettivi delle disposizioni contenute nell'articolo 8 dello Statuto.

PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina, alle ore 10, con l'illustrazione della risoluzione della terza Commissione e della mozione presentata dal consigliere Ben Amara, concernenti entrambi l'attuazione del federalismo fiscale.

La seduta è tolta alle ore 19 e 23.