Seduta n.9 del 23/04/2014 

IX SEDUTA

MERCOLEDÌ 23 APRILE 2014

Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU

indi

del Vicepresidente Eugenio LAI

indi

del Presidente Gianfranco GANAU

La seduta è aperta alle ore 10 e 45.

FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 9 aprile 2014 (6), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Anna Maria Busia, Lorenzo Cozzolino, Gavino Manca, Valter Piscedda, Marco Tedde e Alessandro Unali hanno chiesto congedo per la seduta del 23 aprile 2014.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Lotto - Pietro Cocco - Comandini - Cozzolino - Deriu - Gavino Manca - Meloni - Piscedda - Sabatini - Antonio Solinas - Tendas - Forma: "Istituzione, individuazione e disciplina dei distretti rurali, dei distretti agroalimentari di qualità e dei bio distretti.". (13)

(Pervenuta il 9 aprile 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)

Lotto - Pietro Cocco - Comandini - Cozzolino - Deriu - Gavino Manca - Meloni - Piscedda - Sabatini - Antonio Solinas - Tendas: "Tutela, conservazione e valorizzazione dell'agrobiodiversità della Sardegna.". (14)

(Pervenuta il 9 aprile 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)

Lotto - Pietro Cocco - Comandini - Cozzolino - Deriu - Gavino Manca - Meloni - Piscedda - Sabatini - Antonio Solinas - Tendas: "Promozione e costituzione delle organizzazioni interprofessionali per prodotti agroalimentari.". (15)

(Pervenuta il 9 aprile 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)

Lotto - Pietro Cocco - Comandini - Cozzolino - Deriu - Gavino Manca - Meloni - Piscedda - Sabatini - Antonio Solinas - Tendas - Forma: "Istituzione del marchio collettivo della Regione Sardegna per la tracciabilità e la promozione dei prodotti agricoli e agro-alimentari di qualità". (16)

(Pervenuta il 9 aprile 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)

Oscar Cherchi - Pittalis - Cappellacci - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tunis - Alessandra Zedda - Tocco: "Riforma delle aziende agricole. Istituzione dell'Agenzia ARARS.". (17)

(Pervenuta il 9 aprile 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)

Arbau - Azara - Ledda - Perra: "Procedura di comando del personale dirigenziale extra-comparto regionale (Provvedimenti legge regionale 15 gennaio 2014, n. 6 - Modificazioni agli articoli 38 e 40 della legge regionale n. 31 del 1998 - Disposizioni integrative.". (18)

(Pervenuta il 14 aprile 2014 e assegnata alla prima Commissione.)

Peru - Pittalis - Cappellacci - Oscar Cherchi - Fasolino - Locci - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Alessandra Zedda: "Norme per il governo del territorio e per la tutela, salvaguardia e sviluppo delle aree destinate all'agricoltura". (19)

(Pervenuta il 16 aprile 2014 e assegnata alla quarta Commissione.)

Annunzio di interrogazione

PRESIDENTE. Si dia annunzio della interrogazione pervenuta alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interrogazione Dedoni - Cossa - Crisponi, con richiesta di risposta scritta, sulle iniziative che si intendono adottare in merito all'impugnativa da parte del Governo presso la Corte costituzionale della legge regionale n. 7 del 21 gennaio 2014". (8)

Annunzio di interpellanza

PRESIDENTE. Si dia annunzio della interpellanza pervenuta alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interpellanza Arbau alla Giunta regionale affinché precisi se è a conoscenza dei suoi gravi problemi determinati dai limiti alla percorrenza sulla strada provinciale n. 7 Fonni-Desulo e quali siano le azioni che intende porre in essere di concerto con l'Amministrazione provinciale di Nuoro ed i Comuni del territorio". (2)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Mozione Peru - Pittalis - Rubiu - Dedoni - Solinas Christian - Fenu - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Randazzo - Tedde - Tunis - Zedda Alessandra - Tatti - Pinna Giuseppino - Oppi - Cossa - Crisponi - Carta - Orrú - Tocco - Truzzu sull'operato del gruppo BPER relativo al progetto di fusione per incorporazione della società ABF LEASING nella società SARDALEASING, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (16)

"Mozione Locci - Pittalis - Tunis - Cappellacci - Fasolino - Peru - Tedde - Tocco - Cherchi Oscar - Randazzo - Truzzu sulla situazione delle aziende produttrici del settore ovino e agricolo site nell'agro di Portoscuso". (17)

"Mozione Lai - Agus - Cocco Daniele Secondo - Pizzuto - Arbau - Azara - Ledda - Perra, sulla costituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta relativa al caso Moby Prince". (18)

"Mozione Truzzu - Fenu - Pittalis - Rubiu - Solinas Christian - Tocco - Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Oppi - Orrú - Peru - Pinna Giuseppino - Randazzo - Tatti - Tedde - Tunis - Zedda Alessandra, sulla necessità di procedere immediatamente alla metanizzazione dell'Isola e ridurre i costi energetici per le imprese e le famiglie sarde, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (19)

"Mozione Meloni - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Deriu - Forma - Lotto - Manca Gavino - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas sulla necessità di intervenire presso il Governo nazionale al fine di concordare gli aiuti alle famiglie, alle attività produttive e agli enti locali colpiti dall'alluvione del 18 novembre 2013, per la mitigazione dei rischi idrogeologici e per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle aree a rischio idrogeologico, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (20)

Discussione e non approvazione della mozione Dedoni - Pittalis - Rubiu - Solinas Christian - Fenu - Cossa - Crisponi - Cappellacci - Zedda Alessandra - Tunis - Tocco - Randazzo - Peru - Tedde - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Oppi - Pinna - Tatti - Orrù - Carta - Truzzu sul trasferimento della quota di accise spettante alla Regione ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto speciale per la Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai

sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento. (4)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 4.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Dedoni - Pittalis - Rubiu - Solinas Christian - Fenu - Cossa - Crisponi - Cappellacci - Zedda Alessandra - Tunis - Tocco - Randazzo - Peru - Tedde - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti - Orrù - Carta - Truzzu sul trasferimento della quota di accise spettante alla Regione ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto speciale per la Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- ilcarburante per autotrazione, ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, è soggetto ad accise;

- l'articolo 2, comma 1, del medesimo decreto legislativo stabilisce che, per i prodotti sottoposti ad accise, l'obbligazione tributaria sorge al momento della loro fabbricazione o importazione;

- il comma 2 del medesimo articolo 2 prevede che l'accisa diventa esigibile all'atto dell'immissione in consumo del prodotto nel territorio dello Stato;

- l'articolo 5 del predetto decreto legislativo n. 504 del 1995 prevede che l'amministrazione finanziaria possa autorizzare la realizzazione e l'utilizzo di depositi fiscali all'interno dei quali i prodotti sottoposti ad accise possano transitare in regime sospensivo, senza, cioè, che tali scambi abbiano rilevanza fiscale e, quindi, comportino l'esigibilità delle accise;

- in presenza di depositi fiscali, infatti, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera b), del decreto legislativo n. 504 del 1995, l'immissione in consumo che determina l'esigibilità delle accise è data dallo svincolo da un regime di sospensione e cioè dall'uscita del prodotto dal deposito fiscale verso un destinatario che non ha tale qualifica di deposito fiscale;

- l'articolo 8, lettera e), dello Statuto speciale per la Sardegna, nella sua originaria formulazione, prevedeva che le entrate della Regione sono costituite, tra l'altro, dai 9/10 dell'imposta di fabbricazione percetta nel territorio della Sardegna;

RAMMENTATO che:

- la società SARAS è titolare in Sardegna di un impianto di produzione di carburanti, che produce una quota di poco superiore al 15 per cento dei prodotti petroliferi nel nostro paese, pari a circa 15,5 milioni di tonnellate di petrolio lavorate;

- tale società si è dotata di diversi depositi fiscali presso Arcola (La Spezia), Civitavecchia, Livorno e Ravenna;

- la gran parte dei prodotti petroliferi prodotti in Sardegna viene, quindi, inviata in questi depositi fiscali e, uscendo dai medesimi, viene immessa in commercio;

- in conseguenza di ciò solo una piccola parte dei prodotti petroliferi fabbricati in Sardegna dalla SARAS viene, invece, immessa in commercio nel nostro territorio;

RILEVATO che in virtù del descritto meccanismo, e in forza dell'originaria formulazione dell'articolo 8, lettera e), dello Statuto speciale, tutte le accise relative alla maggior parte dei prodotti petroliferi fabbricati dalla SARAS in Sardegna diventavano esigibili e, quindi, venivano riscosse fuori dalla Sardegna, di guisa che tali accise, in quanto non percette in Sardegna, non concorrevano a formare le entrate della Regione;

ATTESO che:

- il descritto quadro normativo è stato modificato dall'articolo 1, comma 834, della legge 27 dicembre n. 296 (finanziaria 2007), che ha aggiunto, all'articolo 8 dello Statuto speciale sardo, il seguente comma: "Nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell'ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della Regione";

- detta norma faceva parte di un complessivo accordo Stato-Regione in virtù del quale la Sardegna, a fronte delle maggiori entrate, si accollava gli oneri relativi alla sanità e ai trasporti;

- lo Stato per la parte relativa all'entrata ha continuato a dare, unilateralmente, l'interpretazione più sfavorevole alla Sardegna della norma suddetta, calcolando le accise sempre sulla base del criterio della loro percezione nel territorio isolano, non trasferendo alla Regione le quote di spettanza sulle accise relative ai prodotti fabbricati in Sardegna, ma riscosse altrove;

CONSIDERATO che:

- il Consiglio regionale, ritenendo non più tollerabile la situazione, nell'ultima legge finanziaria ha introdotto la norma dell'articolo 1, comma 1, approvata peraltro all'unanimità, che recita: "1. Ai sensi dell'articolo 8, primo comma, lettera d), e secondo comma della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche le imposte di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati generate nel territorio regionale anche se riscosse nel restante territorio dello Stato";

- l'adozione di detta norma ha comportato l'inserimento di una posta in entrata di un miliardo in più nel bilancio regionale, somma da ritenere puramente indicativa (per difetto) di quanto dovuto e non versato dalla Stato su base annua;

RITENUTOche, accanto all'aspetto economico, dette somme rappresenterebbero anche un segnale di ristoro dei danni ambientali ed ecologici arrecati al territorio sardo dalla presenza della raffineria della SARAS;

RILEVATOche il Governo nazionale ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge finanziaria regionale 2014 proprio in ragione della citata norma in materia di accise;

RILEVATOaltresì che le prime dichiarazioni di esponenti della Giunta regionale a seguito dell'impugnativa appaiono improntate ad un atteggiamento di arrendevolezza nei confronti del Governo, laddove è necessaria massima consapevolezza e determinazione nella difesa delle prerogative della Sardegna e dei diritti dei cittadini sardi,

impegna la Giunta regionale

a far valere convintamente ed efficacemente presso la Corte costituzionale le ragioni della Sardegna per ottenere dallo Stato il rispetto dell'articolo 8 dello Statuto speciale sardo e, segnatamente, il trasferimento delle quote delle accise nella misura prevista dal menzionato articolo 8, lettera e), con particolare riferimento alle accise riscosse sui carburanti e sui derivati petroliferi prodotti in Sardegna. (4).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Signor Presidente, francamente non so se ci sia la giusta attenzione verso i temi in discussione in questa mattinata. Lo dico perché quando si vuole fare il bene della Sardegna si devono, necessariamente, porre in campo tutte le più opportune azioni perché siano difesi gli interessi di quest'Isola. Io mi auguro anche che a conclusione del dibattito sia presentato un ordine del giorno unitario (unitaria infatti fu la votazione di quest'Aula sulla linea di confronto con lo Stato per quanto riguarda le accise) per reclamare quanto effettivamente dovrebbe essere corrisposto, come ristoro, alla Sardegna. Dico anche che non si tratta solo di una questione di legittimità, ma anche di merito, in quanto sussiste una forte probabilità che la Corte costituzionale dia ragione alla Regione. Per cui rivolgo un invito formale, e anche sostanziale se vogliamo, alla Giunta affinché dica in quest'Aula se intende o no opporsi, davanti alla Corte, alla presa di posizione del Governo che ha voluto bloccare la legge finanziaria della Regione sarda proprio nella parte che riguarda le accise. Ma vi anche è un'altra ragione sostanziale, ed è il fatto che oltre centomila persone hanno firmato la petizione sulle accise. Non si vuole tener conto dell'aspettativa di quei centomila sardi, oltre che di tutti coloro che non hanno firmato la petizione ma che certamente hanno la stessa aspettativa sulle accise? Invito pertanto la Giunta a dire chiaramente se intende opporsi oppure no alla posizione assunta dal Governo centrale su questo punto.

Vedete, che sia stata una battaglia condotta in particolare dai Riformatori poco importa, noi siamo disponibili a dire che è la battaglia di tutti, come abbiamo sostenuto nel momento in cui maggioranza e opposizione, nella scorsa legislatura, hanno votato insieme questa presa di posizione nei confronti dello Stato. Se queste cose non hanno valore potremmo dire: chiudiamola qui. Ma all'onorevole Presidente della Regione vorrei ricordare che esiste uno studio sul possibile impatto dell'articolo 8 dello Statuto sardo, così come modificato dalla legge numero 296 del 2006, studio commissionato dalla Giunta, di cui lei a suo tempo ha fatto parte come Assessore della programmazione. In questo studio, che è stato esitato nel 2009, e che credo dovrebbe essere conosciuto da chi fa politica e interpreta il ruolo di rappresentante della Sardegna davanti al mondo, sono ben enucleate tutte le possibilità e non si nasconde, in chiusura, che ci sono grandi probabilità di ottenere dallo Stato il riconoscimento delle accise prodotte in Sardegna. Poi entrerò nel merito, comunque questo studio esiste e dice che possono esserci difficoltà, ma questo è normale quando si compiono azioni politiche e in particolare quando è in atto una crisi che tocca la carne di tutti, come in questo periodo.

Io mi domando se siete lì per fare gli interessi della Sardegna e dei sardi o se invece pensate di non dover andare contro i "dirimpettai", nel Governo nazionale, del vostro stesso colore politico. Su questo credo di essermi pronunciato più di una volta sostenendo che non ci sono Governi amici, né di centrodestra né di centrosinistra, ma c'è la necessità che la Sardegna faccia valere i propri interessi. Per inciso, vorrei ricordare che io sono stato uno dei costitutori della Banca di Credito Cooperativo di Arborea e cosa non ho dovuto sudare, insieme ad altri del posto che erano interessati di me a questa intrapresa! Eppure avevamo la possibilità, attraverso l'applicazione dello Statuto, di superare alcune remore della Banca d'Italia. Non si fu capaci allora né si è stati mai capaci di essere difensori seri e veri degli interessi del popolo sardo. Eppure abbiamo vinto in quella circostanza con la forza della volontà, buttando il cuore oltre l'ostacolo.

Certo, se si ha paura di contrastare Renzi perché è del proprio partito capisco, ma non l'accetto perché è un fatto grave nei confronti dei sardi. Se avete convincimenti diversi, presentateci uno studio di qualche tributarista che ci dica che quello che noi sosteniamo sulle accise non va bene. Io ritengo che non sia possibile sostenerlo. Esiste comunque la necessità che la decisione sia presa al più presto, perché non so se l'impugnativa del Governo, che è stata notificata per mezzo del servizio postale il 24 marzo del 2014, sia stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, secondo quanto prevede la normativa. La Corte dei conti, con proprio decreto, dice che è stata presentata impugnativa da parte del Governo e dalla data di pubblicazione sulla G.U. decorrono i venti giorni per proporre opposizione. Se non lo fate, non sarete solo dei Ponzio Pilato, ma anche quelli che materialmente pianteranno sulla carne viva dei sardi i chiodi che certamente renderanno ancora più grave la situazione.

Voi avete dichiarato che la Sardegna ha bisogno di politiche, ma per attuare quelle politiche c'è necessità di denari; denari che lo Stato non ci riconosce quasi mai, in nessuna circostanza, anzi è questa Regione che anticipa le risorse per le scuole - e ve lo dimostrerò -, per il sociale, per mille altre cose. Lo Stato è negativo verso la Sardegna e quando si verificano emergenze come quelle di Olbia, Uras, Solarussa o della Baronia, che hanno causato la morte per annegamento di alcune persone, hanno distrutto strade, provocato danni ingenti, se non intervenite, se non avete la dignità necessaria per difendere la Sardegna e il popolo sardo contribuite a crocifiggere la nostra terra.

Ancora più grave è il fatto che stiamo a disquisire sulla possibilità di introiettare le accise prodotte in Sardegna. Io non so quanto tempo abbia, Presidente…

PRESIDENTE. Per l'illustrazione della mozione sono previsti quindici minuti.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). E quanto tempo mi rimane?

PRESIDENTE. Al momento le restano quattro minuti e quaranta secondi.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Che la nostra legge contrasti con la direttiva europea, come sostiene il Governo, è falso! La direttiva europea numero 2008/118/CE, relativa al regime generale delle accise, abroga la direttiva numero 92/12/CEE[PS1] , e all'articolo 1, comma 1, stabilisce che la direttiva si applica alle accise gravanti direttamente o indirettamente sul consumo; l'articolo 2 prevede che i prodotti sono soggetti all'imposta all'atto della loro fabbricazione, della loro importazione nel territorio della comunità. Purtroppo devo saltare dei passaggi altrimenti vi convincerei definitivamente che c'è un'opportunità e che esiste una sentenza della Corte costituzionale, relatore il giudice Gallo, che dà ragione alla Sardegna, perché c'era un contrasto con la posizione della Regione siciliana. Dirò di più: esiste un ordine del giorno votato alla Camera che accoglie da parte della Sicilia una richiesta che invece noi non vogliamo avanzare, nonostante ci sia consentito dallo Statuto di autonomia.

Nel capo II, articolo 7 e seguenti, vengono disciplinati l'esigibilità, il rimborso e l'estinzione dell'imposta. L'articolo 7, comma 1, prevede che l'accisa diviene esigibile al momento e nello stato di immissione nel consumo, cioè quando si forma qui in Sardegna. Caro professor Paci, auguro veramente buona "paci" alla Sardegna se lei assumerà una posizione sottomessa nei confronti dello Stato centrale. Non è possibile che non abbia letto attentamente quello che dice lo Statuto, ma anche le altre norme di livello regionale e nazionale e soprattutto quelle di livello europeo. È chiaro che la nascita dell'obbligazione tributaria è collegata alla fabbricazione o all'importazione e non al consumo, pertanto la devoluzione delle quote di accise alla Regione è dovuta per il fatto che il prodotto è stato fabbricato in Sardegna, o in Sardegna sono state espletate le formalità doganali. Vorrei anche ricordare che l'Ufficio Tecnico di Finanza (UTF) accerta quanto è stato prodotto e quindi qual è l'accisa. E poi la SARAS chiede di poter derogare dal pagamento e aprire un altro deposito UTF, ma l'accisa è riscontrata nel momento in cui si forma, quindi quando si produce. Pertanto per fattispecie maturata deve intendersi soltanto la fattispecie impositiva.

La legislazione italiana differenzia tra presupposto per la nascita dell'obbligazione tributaria e sua esigibilità; questo era già contenuto negli articoli 1 e 2 del decreto legislativo numero 504 del 1995. Secondo la vostra tesi, che è stata fino a oggi contraria, il diritto della Regione sarda coinciderebbe col verificarsi dei presupposti dell'esigibilità, in quanto l'imposta sarebbe concepita come un tributo di consumo. C'è la netta, chiara e precisa posizione dell'Unione europea, perché su questo punto è l'Unione europea che decide. Siccome non ho il tempo di spiegarvelo analiticamente, vi prego di consultare un buon tributarista, anziché fidarvi delle vostre intuizioni, e di difendere con forza l'interesse della Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.

Ricordo che il consigliere Arbau ha sei minuti a sua disposizione e che le iscrizioni a parlare devono pervenire entro la conclusione del suo intervento.

ARBAU EFISIO (Sardegna Vera).Credo che abbia ragione l'onorevole Dedoni, bisogna evitare di fidarsi delle proprie impressioni, per questo la Giunta fa molto bene ad affidarsi agli uffici legali per valutare concretamente quali sono gli effetti del ricorso del Governo. Sono questioni tecnico-giuridiche molto delicate che vanno affrontate come tali. Il nostro Gruppo ha deciso di votare contro questa mozione proprio perché sia la Giunta, attraverso gli uffici legali, a valutare la necessità o meno di costituirsi in giudizio, e naturalmente di utilizzare la linea difensiva necessaria. Questo perché sarebbe molto sconveniente che il primo avvocato dello Stato dicesse: "Questa è la delibera che ha obbligato il mio collega a difendere le ragioni della Regione autonoma della Sardegna", mentre è molto più sensato che sia la Giunta, attraverso i suoi uffici, a decidere quale linea adottare.

Sul merito: la questione è sempre quella dei tributi e del sistema fiscale. Onorevole Dedoni, è la maggioranza che amministrava fino al 16 febbraio 2014 che ha deciso di non andare incontro al sistema fiscale sardo, come invece era stato sancito in un emendamento di sintesi sottoscritto da tutti i consiglieri, compresi quelli di maggioranza, che è stato cestinato per un'imposizione proveniente dal di fuori di questo palazzo e per una questione solo ed esclusivamente elettoralistica. In quell'emendamento di sintesi, di cui era attrice principale l'ex assessore Alessandra Zedda, erano sancite due cose fondamentali, o addirittura tre: riscrivere, attraverso un sistema di zona franca integrale, il nostro sistema fiscale, quindi zona franca uguale sistema fiscale sardo; costituire immediatamente, e tenerci la cassa, l'Agenzia delle entrate e utilizzare l'articolo 10 per quelle iniziative di fiscalità di vantaggio che erano proprie della zona franca extra-doganale. Alla fine della scorsa legislatura abbiamo perso questa occasione, e non l'abbiamo persa per responsabilità dei partiti e dei movimenti che oggi governano la Regione. Quindi bisogna ricordarsi quello che abbiamo fatto fino a questo momento. Su questa questione credo che i componenti della Giunta abbiano una posizione seria, concreta, pratica, quella tipica di persone che conoscono la situazione e non si affidano agli stregoni dell'ultimo momento, ma a uffici giuridici che conoscono le questioni.

Sulla questione dell'Agenzia delle entrate, che considero prioritaria, il presidente Pigliaru ha preso degli impegni nelle dichiarazioni programmatiche. Io propongo di mettere immediatamente in campo, nella competente Commissione, la discussione della legge di iniziativa popolare promossa dal comitato "Fiocco Verde". Passiamo dalle chiacchiere e dagli spot alle azioni concrete, finalmente!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Edoardo Tocco. Ne ha facoltà.

TOCCO EDOARDO (FI). Questo è un argomento che si è avuto modo di discutere più volte nella scorsa legislatura, lo sappiamo tutti. È una battaglia che già il nostro ex presidente, Ugo Cappellacci, ha portato avanti in maniera anche sfrontata, oserei dire, per molto tempo. Il collega Dedoni ha snocciolato diversi dati, che ovviamente non sto qui a ripetere, però, come sappiamo, poter disporre di entrate fiscali autonome riferite alla base imponibile del valore dei beni e dei servizi prodotti all'interno del territorio regionale è un elemento di fondamentale importanza soprattutto per le scelte politiche e amministrative della Regione, e quindi ovviamente anche di questa nuova Giunta. Assunto ancor più giustificato da questo grave stato di crisi economica che, come sappiamo, sta attanagliando il territorio sardo, e da qui appunto la necessità impellente di recuperare e liberare il più possibile risorse spendibili in investimenti, rilanciando i settori che possono trainare l'economia isolana. Per questo rappresenta una grave assurdità la circostanza per cui i carburanti e i derivati petroliferi prodotti in Sardegna debbano generare entrate fiscali riscosse dallo Stato in altri territori, dove vengono attivati poi i cosiddetti depositi fiscali, facilitando gli interessi privati e di uno Stato che molte volte viene definito onnivoro degli interessi altrui, specialmente per quanto riguarda le comunità disagiate, come quella sarda, quindi le isole.

Come suggerisce l'integrazione dell'articolo 8 dello Statuto sardo, le fattispecie tributarie maturate nell'ambito regionale dovrebbero restare all'interno, quindi, come sappiamo, dovrebbero essere riscosse unicamente dalla nostra Regione. Il caso emblematico, come ha citato nella mozione il collega Dedoni, è quello ovviamente dell'area industriale di Sarroch, quindi parliamo della SARAS, la cui produzione porta pochi benefici alla Sardegna e il prezzo finito, considerando anche il gas in bombola, è decisamente elevato per il consumatore finale. Questi sono costi che poi ricadono anche sull'ambiente e sulla sanità; sono costi chiaramente derivanti da decenni di attività industriali altamente inquinanti.

Gli accordi tra lo Stato e la Regione non hanno avuto concreta attuazione, poiché tutte le entrate fiscali non sono state incamerate dalle casse regionali, sono accordi rimasti ancora sulla carta. È tempo quindi che questa situazione abbia fine, abbia un termine, perché i cittadini e le imprese sarde hanno bisogno di certezze; certezze che purtroppo ancora non ci sono, come sappiamo. A questo punto, Presidente, lei e, in questo caso, l'assessore Paci avete un compito e un dovere importante per la Sardegna, quello di agire nei confronti dello Stato, portando avanti la battaglia amministrativa e politica che è iniziata nella legislatura scorsa. Credo che il mandato che vi è stato dato dagli elettori e da questo Consiglio, che rappresenta tutto il popolo sardo, dobbiate rispettarlo, anzi sono certo che avrete il coraggio di portare avanti le vostre battaglie.

Per questo aderisco a questa mozione, auspicando il consenso di tutta l'Aula. Mi dispiace che il collega Arbau abbia già denegato la cosa, però giustamente la sua posizione è quella che ha espresso. Mi auguro che chi ha sempre combattuto e si è speso alacremente per vedere la Sardegna indipendente e autorevole nelle sue scelte politiche e amministrative possa ottenere un grande risultato in futuro.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.

AGUS FRANCESCO (SEL). Signor Presidente, non penso sia possibile fare anche solo un passo indietro rispetto al tema, di vitale importanza per noi, del rapporto tra lo Stato e la Regione sarda, anche e soprattutto in materia di fiscalità, diretta e indiretta; rapporto, tra l'altro, in continuo divenire e soggetto, in quest'ultimo periodo più che nei periodi precedenti, a forti modificazioni, purtroppo non sempre benevole nei nostri confronti. Penso, però, che per essere credibili e forti nelle nostre rivendicazioni sia opportuno uscire dal clima di campagna elettorale che ha caratterizzato il dibattito politico negli ultimi anni. Non saranno certo le agenzie di comunicazione o gli slogan a salvare la Sardegna dal magro presente che purtroppo vive. Al massimo le agenzie di comunicazione, gli slogan e le strategie elettorali possono servire per vincere qualche elezione o a prendere qualche voto in più. È opportuno, quindi, in primo luogo separare le cose che si possono fare da quelle che non si possono fare, discernere gli atti che possono avere una traduzione immediata in termini di miglioramento delle condizioni di vita dei sardi, da quelli che hanno l'unico beneficio di permettere a un partito politico di farsi un pezzo di campagna elettorale, magari corredata da un bello spot televisivo e da un efficace slogan. E pazienza se sarà solo l'ennesimo buco nell'acqua. Ci sono strade tortuose che portano a risultati, magari nel medio e lungo periodo; ce ne sono altre che portano a schiantarsi, come nel caso delle leggi impugnate dal Governo oggi, bocciate dalla Consulta domani, perché in evidente contraddizione con la normativa nazionale e comunitaria, oltre che con il nostro stesso Statuto. E queste ultime strade durano il tempo di un sogno, di un'illusione, di un titolo di giornale o di uno spot elettorale.

Riguardo alle accise è evidente che la strada scelta in passato, nell'ultima finanziaria, quella di porre come fonte d'entrata per la Regione tutte le accise che fossero generate, ma non maturate, attraverso la produzione di carburanti nel nostro territorio, si è rivelata sbagliata. È sbagliata perché la gerarchia delle fonti impone che le norme di rango costituzionale possano essere modificate esclusivamente da leggi costituzionali e non dà la facoltà a questo Consiglio di modificare disposizioni contenute nello Statuto di autonomia e modificabili da leggi di pari rango. È sbagliata perché la deroga per le fattispecie tributarie, maturate nell'ambito regionale ma che affluiscono in uffici finanziari situati al di fuori del territorio della Regione, deroga contenuta nell'accordo Soru-Prodi del 2007, come integrazione dell'articolo 8, è applicabile ai redditi delle persone fisiche, non potendo avere applicazione sulle accise, oggetto di una stringente normativa europea legata a un lungo processo di armonizzazione delle accise che ha caratterizzato tutto il percorso di costituzione e consolidamento del mercato unico europeo. Una delle prime cose su cui si è deciso di armonizzare a livello europeo è proprio la normativa sulle accise. La normativa europea, in particolare la direttiva 96/2003, descrive l'accisa come una fattispecie tributaria a formazione progressiva, che si genera al momento della fabbricazione, ma diventa esigibile solo all'atto dell'immissione in consumo. Stando alla normativa comunitaria, quindi, l'accisa si esercita all'atto del perfezionamento, e quindi non basta il trasferimento in un deposito fiscale, ma è esigibile all'atto dell'uscita dalla fabbrica o con l'esportazione definitiva. Certo è che nessuno Stato dell'Unione, e tanto meno una Regione, ha facoltà di derogare a questa impostazione. È evidente, quindi, come la strada tracciata dall'ultima finanziaria non fosse quella corretta. L'impugnazione da parte del Governo è stata solo un tonfo annunciato; siamo andati a sbattere contro un muro di cui conoscevamo l'esistenza. Insistere non gioverebbe a nessuno, se non a noi stessi, forse, che magari per qualche ora e qualche mese potremmo giovarci di aver regalato, un'altra volta, un'illusione ai cittadini, un atto autocelebrativo inutile, che credo questo Consiglio e questa Giunta dovrebbero evitare. Con questo non voglio dire che il rapporto tra Stato e Sardegna in questa materia sia stato finora giusto. In Sardegna si produce il 15 per cento degli oli combustibili raffinati in Italia, ed è evidente che il salatissimo prezzo che paga la nostra Isola non sia retribuito per quello che realmente vale, e che è costato ai sardi in termini di salute e territori. Credo, però, che siano poco utili i sotterfugi: solo una legge dello Stato, approvata a seguito di un confronto con la Regione, può modificare le disposizioni sulle accise contenute nel nostro Statuto e può restituirci quanto ci è stato tolto, nel rispetto della normativa europea. Ogni altro mezzo, come la norma contenuta nell'ultima finanziaria, e ogni sua strenua difesa, rischiano di essere una controproducente perdita di tempo. Le battaglie sulle entrate, sull'adeguamento del patto di stabilità, sul riconoscimento delle penalizzazioni derivanti dalle condizioni di insularità, sui problemi dell'approvvigionamento energetico, sui temi della finanza locale e dei rapporti con lo Stato e con l'Unione in tema di fiscalità si fanno in modo serio, fondandole sugli argomenti e non sui pretesti, e si fanno senza avere l'ansia elettorale perennemente in corpo.

Io chiedo alla Giunta regionale, al presidente Pigliaru e all'assessore Paci di non essere mai arrendevoli nelle battaglie per la definizione dei rapporti tra lo Stato e la nostra Regione, ancor più in questa fase caratterizzata dalla possibile ridefinizione degli stessi al ribasso per noi. Ma chiedo anche di essere seri: vi misureremo, e ci misureranno, sul miglioramento delle condizioni di vita dei sardi, non sulle belle parole o sulle soluzioni facili a parole e impossibili nei fatti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marcello Orrù. Ne ha facoltà.

ORRÙ MARCELLO (PSd'Az). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signori Assessori, onorevoli colleghi, questa mozione sul trasferimento della quota di accise spettante alla Regione mi ha offerto l'occasione per un approfondimento più intenso sull'articolo 8 dello Statuto speciale, che da anni è motivo di dissidi e interpretazioni più o meno capziose tra il Governo nazionale e la Regione. Ebbene, questo approfondimento mi ha consentito anche di leggere la proposta di legge nazionale numero 5, presentata dal Gruppo dei Riformatori nella XIV legislatura, esattamente il 1° settembre 2009, relativa all'interpretazione autentica delle norme statutarie sul pagamento delle accise nel territorio della Regione autonoma della Sardegna e concernente agevolazioni fiscali a favore dei cittadini sardi per l'abbattimento del costo dei carburanti e combustibili.

Ebbene, questa mozione nasce dal fatto che, sull'onda della proposta di legge nazionale che ho appena citato, il Consiglio regionale, nell'ultima legge finanziaria, ha introdotto la norma dell'articolo 1, comma 1, approvata all'unanimità dal Consiglio, in cui si statuisce che alla Sardegna spettano i 9 decimi delle imposte di fabbricazione su tutti i prodotti generati nel territorio regionale, anche se riscosse nel restante territorio dello Stato. Quindi, la legge finanziaria, forte di questa statuizione, ha introdotto una posta di 1 miliardo di euro in più nel bilancio regionale. Che cosa ha fatto il Governo nazionale? Ha impugnato la legge finanziaria, e segnatamente la norma dell'articolo 1, comma 1, sollevando un conflitto di competenze nanti la Corte costituzionale nei confronti della Regione sarda, sostenendo che le spettano i 9 decimi delle imposte riscosse nell'Isola e non quelle generate. A mio modo di vedere e a mio giudizio non solo c'è una scorretta interpretazione da parte del Governo nazionale delle norme dello Statuto sardo che, è bene ricordarlo sempre, è legge costituzionale e quindi secondo nella gerarchia delle fonti soltanto alla Costituzione della Repubblica, ma lo stesso Governo nazionale contraddice se stesso, rinnegando praticamente il comma 834 dell'articolo 1 della legge finanziaria dello Stato del 2007, comma che in pratica recepisce il precedente accordo tra l'allora presidente Prodi e il governatore Soru, e che testualmente recita: "Nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche quelle che affluiscono ad uffici finanziari situati fuori dal territorio della Regione". Infatti, il fatto che l'articolo 8 dello Statuto sardo parli di imposta di fabbricazione, indica chiaramente che il legislatore si riferiva alla produzione e non al consumo.

La confusione che la Corte costituzionale dovrà dirimere nasce dalla legge 22 dicembre 1980, numero 891, nella quale il legislatore consente il pagamento differito dell'imposta di fabbricazione al momento e nel luogo dell'immissione del prodotto nel circuito commerciale, quindi nel momento in cui i carburanti lasciano il cosiddetto deposito fiscale. Ma l'esistenza dei cosiddetti depositi fiscali della SARAS in Italia, e cioè a La Spezia, Civitavecchia, Livorno e Ravenna, ha consentito al Governo nazionale di trasformare surrettiziamente quella che è un'imposta di fabbricazione in un'imposta di consumo, ed è per questa ragione che la Sardegna, con la corretta interpretazione dell'articolo 8 dello Statuto, avrebbe diritto, per le imposte di fabbricazione, a una cifra che si aggira sui 3-3,5 miliardi di euro, oggi, invece, incassa soltanto 700 milioni di euro.

Pertanto, alla luce di queste considerazioni, con questa mozione si chiede l'impegno del governatore Pigliaru, e di tutta la sua Giunta, affinché ci sia un intervento più deciso sia verso la Corte costituzionale, sia presso l'opinione pubblica, ma anche sui media, affinché non venga ulteriormente leso il diritto dei sardi ad avere somme loro dovute e che in questi gravi momenti allevierebbero le terribili situazioni di disoccupazione e povertà che la nostra isola da troppo tempo patisce.

Voglio terminare questo mio breve intervento annunciando naturalmente il mio voto favorevole alla mozione e citando le parole di un eminente esponente politico: "Oggi l'autonomia è morta, è diventata uno strumento inservibile e inadeguato rispetto ai bisogni di autogoverno e di autodeterminazione che provengono dalla società sarda. L'autonomia è finita perché è stato disatteso il patto costituzionale che legava la Sardegna allo Stato. Quel patto è stato disconosciuto per primo da uno dei contraenti, cioè dallo Stato italiano, che ripetutamente l'ha reso carta straccia. Oggi la Sardegna non è più una Regione speciale ed è meno di una Regione ordinaria, e la ventilata riforma annunciata dal Governo Renzi si limiterà a certificare proprio la fine dell'autonomia speciale". Sa, signor Presidente, da chi sono state pronunciate queste parole? Da un suo collega di partito ed ex assessore regionale, Massimo Dadea. Spero che lei le condivida e che le condividano i Sovranisti, perché senza una rivendicazione forte dei diritti dei sardi presso la Corte costituzionale ci sarà la fine dell'autonomia. Presidente, è questo che lei vuole? Io credo di no, perché se lei lo vuole noi non lo vogliamo e neanche i sardi, tutti i sardi che condividono i valori veri della sardità e del sardismo, quindi vogliamo fatti e non parole.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Salvatore Demontis. Ne ha facoltà.

DEMONTIS SALVATORE (PD). Presidente, io mi richiamo a un principio che il presidente Pigliaru ha espresso molto bene durante le sue linee di mandato. È un principio che mi sta molto a cuore anche perché è sinonimo di credibilità ed è il principio di responsabilità di gestione fra le entrate e le spese. È quel principio che sta alla base della vertenza entrate, della quale si è parlato anche qua oggi, e che risale alla Giunta Soru, di cui il presidente Pigliaru è stato Assessore. È stato quel Governo regionale, nonostante ce ne fossero stati ben altri prima, anche di centrodestra evidentemente, ad accorgersi che dal 1991 non veniva corrisposto alla Regione Sardegna quanto si sarebbe dovuto corrispondere ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto, ed è sempre stato quel Governo che è riuscito a negoziare con lo Stato il rientro di quelle risorse non corrisposte. Ci stiamo riferendo al periodo di transizione 2006-2008, per arrivare a regime nel 2009, poi però a regime non si è arrivati. Quel principio diceva: "Stato, riconoscimi le mie entrate e mi farò carico delle mie spese in maniera responsabile". Responsabilità di gestione significa non sforare le entrate evidentemente, ma responsabilità, e quindi credibilità, significa anche pretendere ciò che è dovuto, non ciò che pensiamo possa essere dovuto. Io sono molto d'accordo con il consigliere Arbau quando sostiene che deve essere la Giunta a verificare se ci sono gli estremi per la fondatezza di un ricorso, perché, come dire, non siamo usi a fare ricorsi quando gli estremi non ci sono. Peraltro non sfuggirà che l'articolo 8 dello Statuto ha valenza di norma costituzionale, per cui la Corte costituzionale comunque si esprimerà su questo aspetto, che la Regione sarda si costituisca o meno in giudizio, e in ogni caso la costituzione in giudizio deve essere ponderata, perché si chiede ciò che è giusto chiedere, ciò che sta nelle cose chiedere, altrimenti si perde credibilità, e la credibilità è anche economia.

Al consigliere Dedoni, che si riferisce, secondo me - chiedo scusa - con un po' di autonomismo di facciata, al fatto che questa Giunta avrebbe timore a pretendere dal Governo Renzi, ovvero dal Governo amico, chissà che cosa, voglio ricordare che nel 2009, quando si doveva arrivare in equilibrio con il nuovo regime delle entrate, c'era il Governo Berlusconi e infatti il ricorso non fu fatto; è stato fatto invece nel 2011, quando arrivò il Governo Monti. E allora chi è che ha timore di rivolgersi con fermezza ai "Governi amici"?

Peraltro, secondo me, la vertenza entrate è esattamente l'antitesi della zona franca integrale fiscale, e su questo non sono d'accordo con quanto sostiene l'amico Arbau. È esattamente il contrario: una cosa è rivendicare le nostre entrate, altra cosa è dire che invece quelle entrate non le rivendichiamo più, significa che anche l'IVA e le accise non le riscuotiamo più. Chi ce li deve dare, però, questi denari? Spesso si fa l'esempio di Livigno. È chiaro, a Livigno i denari sono dati, ma alla Sardegna chi li dovrebbe dare? Io non voglio invadere il campo degli amici Sovranisti, ma credo che il problema della cittadinanza di serie B, che spesso viviamo in Sardegna (io ho una coscienza autonomista forte e quindi credo che ci sia una cittadinanza di serie B in Sardegna) possa essere aggravato, anzi verrebbe aggravato, e di molto, da una zona franca integrale fiscale, perché verrebbero a mancare le nostre entrate in un momento nel quale con il federalismo fiscale le Regioni più forti vedranno, invece, riconosciute le proprie entrate. Allora credo che questo porterebbe, ripeto, a una cittadinanza di serie B.

Penso che la fiscalità debba essere utilizzata in termini di leva fiscale, non di zona franca integrale; leva fiscale su obiettivi strategici, ad esempio prevedendo che le imprese di giovani per dieci anni non debbano pagare tasse. Quello è usare la leva fiscale, ben consapevoli che la pubblica amministrazione non può più essere un polmone occupazionale. Ma una cosa è la leva fiscale, altra cosa è rinunciare alle proprie entrate.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.

CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Certo, il tema delle accise non vale decisamente uno spot, collega Agus, e non vale sicuramente evocare zulu o stregoni per fare un salto nel buio per trovare la definizione di un tema così serio e profondo per la nostra terra. È proprio per il periodo di crisi, è proprio per questa stretta fiscale nei confronti delle famiglie che i Riformatori hanno voluto presentare, con il voto di tutto il Consiglio regionale, un'iniziativa di questo genere, e proprio oggi che attraversiamo una fase ancora più severa e difficile immaginiamo che il tema delle accise ben si associ all'idea di una spia rossa che lampeggia inesorabilmente sul bilancio delle famiglie, quindi sul consumatore finale. Ed è una spia rossa, guarda caso, esattamente uguale a quella del bilancio della Regione, che lampeggia sul cruscotto della crisi, insieme a tante altre spie, come quella dell'ostracismo dello Stato nei nostri confronti. Ci sono poi tutte le altre cose: la difficoltà di colmare lo svantaggio competitivo, di attivare strumenti e sistemi che ci facciano superare l'arretratezza infrastrutturale. Tutto questo succede non solo rispetto alle altre regioni italiane, ma addirittura alle destinazioni più periferiche della stessa Unione europea alla quale spesso ci si richiama. E ora, appunto, oltre alle criticità generali, c'è quella del Governo nazionale che, beffardamente, sembra incline a ridurre tutte le opportunità di crescita della nostra regione, addirittura negandoci le entrate dovute che, se attivate a nostro vantaggio, potrebbero tranquillamente contribuire a spegnere quel lampeggio rosso sul cruscotto della crisi della nostra terra.

In questo stato di cose non si comprende perché questa iniziativa, che rappresenta una sacrosanta battaglia, non veda al fianco del Consiglio regionale della scorsa legislatura la Giunta regionale attuale. Non si capisce perché quella posta da oltre 1 miliardo di euro non possa essere iscritta nel bilancio della Regione e non possa essere spesa a vantaggio dei nostri territori. Non vorrei che data l'arroganza che lo Stato dimostra si debba restare al guinzaglio del Governo nazionale. Per avere una restituzione in termini di proposta organica, seria, ben approfondita, non ci si è rivolti esclusivamente alle capacità e alle qualità dei colleghi consiglieri regionali, ma ci si è affidati (attraverso un percorso serio, rigoroso e ben approfondito) anche a eminenti studiosi, a giuristi di fama che, guarda caso, così come è accaduto la scorsa settimana, hanno restituito valore alle nostre idee e alle nostre iniziative.

Quindi insisto nel sostenere che quanto è stato approvato con l'articolo 1 della finanziaria 2014 è corretto e non si capisce per quale motivo la Giunta regionale debba appiattirsi sull'idea del cane da guardia attivata dal Governo nazionale nei confronti della nostra terra. È qui che va espressa assoluta contrarietà a un atteggiamento di questo genere, che può essere anche foriero di altri stop, di altri avvisi per i quali il passaggio a livello dello sviluppo rimarrà sempre e comunque desolatamente abbassato.

Al di là degli schemi squisitamente tecnico-giuridici ai quali alcuni dei colleghi consiglieri hanno fatto riferimento (lasciamo ai tecnici il compito di fare un approfondimento serio, su mandato specifico della Giunta regionale, che possa dare veramente gambe e valore a questa iniziativa), credo però che si debba affermare una grande opportunità con questo tipo di iniziativa, che è un'iniziativa popolare proprio perché avvalorata dal sentimento di oltre centomila sardi, ma anche perché riesce ad affermare le specialità, tutte quante insieme, della nostra isola.

Va fatta una scelta coraggiosa e questa lo è, proprio perché rompe quegli schemi ai quali siamo purtroppo spesso abituati. Questa è una soluzione seriamente riformista, totalmente innovativa e possiamo in questo modo esercitare la funzione di una politica seria che interpreta le esigenze dei cittadini e che magari riesce finalmente a riavvicinarsi agli stessi cittadini, agli elettori, ma soprattutto alle famiglie, alle imprese e ai giovani senza lavoro. Questa è una politica a favore della pubblica opinione perché è seria e può essere decisamente concreta. Questo è il momento di fare scelte che possano essere configurabili come autenticamente ambiziose, che sappiano andare oltre gli egoismi di parte e gli inutili tentativi di mediazione e di convincimento nei confronti dello Stato. Credo sia proprio nostro dovere insistere con iniziative di questo genere, senza indugio...

PRESIDENTE. Onorevole Crisponi, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Augusto Cherchi. Ne ha facoltà.

CHERCHI AUGUSTO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, ascoltando gli interventi che si sono fino adesso susseguiti, preferisco non addentrarmi su dettagli tecnico-economico-finanziari in merito alla mozione in discussione. Non mi soffermo nemmeno sulle norme comunitarie che regolamentano e disciplinano il gettito fiscale legato alle accise, che comunque sia sono uno strumento fondamentale per la fiscalità interna dei singoli Stati membri dell'Unione, in quanto costituiscono una cospicua parte delle entrate del bilancio di ogni Paese. Le norme comunitarie ne fanno uno strumento tendente ad armonizzare le strutture dei tributi nell'ambito di un regime generale valido in ogni Stato membro e considerano principalmente alcuni punti, quale il momento generativo dell'obbligazione tributaria all'atto della fabbricazione dei prodotti, il perfezionamento dell'esigibilità del tributo all'atto dell'immissione in consumo dei prodotti e la possibilità di trattenere il prodotto in regime di sospensiva d'accisa. Oltre, naturalmente, a tutta una serie di norme che introducono l'istituto del deposito fiscale, stabiliscono i principi generali del regime impositivo, fissando in modo chiaro la necessità che l'imposta venga prelevata non alla produzione, ma necessariamente al consumo, al fine di non alterare la circolazione dei beni nell'ambito comunitario e sottrarre quindi risorse agli Stati membri all'atto del consumo. Questo per quanto attiene alle norme comunitarie.

Sono d'accordo con il consigliere Arbau sull'idea che la Regione debba verificare la possibilità di intraprendere un'azione nei confronti dello Stato, azione che dovrà essere valutata da specifico personale tecnico. Tutto questo discorso viene comunque vanificato o ridotto a puro atto dialettico dall'incapacità che la Regione sino a oggi ha manifestato nel difendere i nostri interessi. Avrebbe un senso discutere e battere i pugni sul tavolo se la nostra capacità di autogoverno ci permettesse di disciplinare materie fondamentali per il popolo sardo e di non subire imposizioni sleali in modo unilaterale. Abbiamo avuto forse la possibilità di difenderci dall'abuso dei poligoni militari, da un fisco ingiusto che usa lo stesso metro per il pastore sardo e per l'industriale milanese, dal furto delle compartecipazioni erariali (nonostante due sentenze della Corte costituzionale), dall'iniquità della tesoreria unica dello Stato o dagli oligopoli di Enel e Terna sull'energia? Abbiamo avuto la possibilità di difenderci, per esempio, dal dominio dell'Anas, dalle ingiustizie nei confronti dei contribuenti sardi o dal monopolio della Tirrenia ai danni del turismo in Sardegna? O ancora, abbiamo potuto opporci al diniego della possibilità di eleggere direttamente i nostri rappresentanti in Europa? No, non abbiamo avuto sino ad oggi la possibilità di difenderci da tutto questo. Allora dobbiamo iniziare a ragionare da subito partendo da queste considerazioni sulla slealtà dello Stato nei nostri confronti e creare subito gli strumenti per chiedere a gran voce e incidere, con competenza di mezzi, sulla nostra fiscalità, sul welfare, sul mercato del lavoro, sui trasporti, sulla viabilità, sull'Agenzia sarda delle entrate.

La rottura delle consuetudini politico-istituzionali va realizzata immediatamente con la Costituente, non solo perché lo diciamo in quest'Aula, ma perché lo ha chiesto il popolo sardo esprimendosi a favore con un referendum che autorizza l'istituzione di un'Assemblea costituente che discuta di sovranità con lo Stato, che ponga i presupposti per un rapporto competitivo con lo Stato e che permetta alla Sardegna di essere rispettata e di essere garantita sulle legittime richieste che avanza. La Costituente è l'unica arma dissuasiva della slealtà di Stato e lei, Presidente, dovrebbe andare a Roma a condurre le trattative per i nostri soldi e i nostri diritti a Costituente convocata. Non si può più attendere, la gente ha fame ed è senza lavoro e noi abbiamo il dovere di cambiare lo stato delle cose in senso equo e giusto, di pensare allo stato sardo e alla tutela del suo popolo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.

FENU MODESTO (Sardegna). Signor Presidente, ho seguito gli interventi e vorrei evidenziare che le elezioni sono finite ed è ora di iniziare a usare toni e termini propositivi in virtù di obiettivi comuni da raggiungere e di smetterla di offendersi reciprocamente o di tacciare gli altri da stregoni. Ci sono cose su cui ci si può dividere, di cui si può discutere, ma esistono delle realtà pratiche e una di queste è la gravissima situazione economica che la Sardegna attraversa attualmente, su cui non ci si può dividere. Siamo tutti chiamati doverosamente a trovare soluzioni percorribili al fine di risolvere i problemi.

Dalla mozione che è stata presentata, suffragata da tutta una serie di pareri autorevoli, si desume chiaramente un vantaggio per il popolo sardo. Considerato che dovevamo parlare di questo argomento, mi sarei atteso - spero che arrivi con i prossimi interventi - da parte della Giunta e della maggioranza una proposta alternativa a quella presentata che, sviscerate tutte le situazioni, fosse percorribile, positiva e votabile, perché sono assolutamente convinto che una proposta di quel tipo rispetto agli interessi dei sardi qualora arrivasse in Aula avrebbe il nostro consenso.

Dagli interventi che si sono succeduti da parte della maggioranza ho cercato di capire se ci fosse una linea comune. Mi sono preoccupato, ahimè, perché da tre interventi che ho sentito mi è sembrato di capire che ci sia divergenza di vedute anche su tutta una serie di aspetti fondamentali, come la fiscalità di vantaggio e l'attuazione della zona franca integrale. Secondo me la Sardegna, come Regione speciale, abitata da un popolo diverso dagli altri popoli del Mediterraneo, ha di diritto maturato l'autorità di percorrere le sue scelte economiche e sociali in totale autonomia. Il rapporto che esiste tra la Sardegna e lo Stato italiano non va visto in un dato momento, come fosse una fotografia, ma nel corso di decenni, direi di secoli. Permettetemi di ricordare le parole del primo ministro dello Stato italiano, De Gregorio, quando la Brigata Sassari rientrò dal fronte di guerra, dopo aver pagato con 23 mila morti il suo tributo di sangue alla difesa dei confini italiani: "Abbiamo maturato nei confronti del popolo sardo un debito che dobbiamo onorare". Il prezzo pagato fu altissimo, tutta una serie di cose sono state previste nello Statuto sardo, sono state legiferate all'unanimità, e visto che se ne è parlato in questa occasione le cito anch'io: zona franca integrale e fiscalità di vantaggio.

Qualcuno si pone oggi il problema, rispetto a quel gravissimo tributo pagato, di quante entrate in meno possono derivare dall'attuazione della zona franca e della fiscalità di vantaggio. Si parla, per esempio, di riduzione del gettito IVA, ma fra un po' non ci sarà comunque più nessuno in grado di pagare le tasse, quindi quelle entrate verrebbero meno comunque!

E allora noi dobbiamo aprire oggi una vertenza forte e complessiva nei confronti dello Stato, nell'ambito della quale ritrattare tutte queste cose. Dobbiamo negoziare con lo Stato la possibilità di avere una copertura nel momento in cui si esce da un regime e si entra in un altro. Questo dobbiamo avere il coraggio di fare. Di fronte a queste tematiche, che riguardano tutti i sardi, l'invito non può essere quello di offendersi vicendevolmente o di tacciarsi da stregoni!

PRESIDENTE. Onorevole Fenu, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.

LAI EUGENIO (Centro Democratico). Signor Presidente, torno al discorso che ho fatto qualche tempo fa. E' ora di riportare in quest'Aula un po' di serietà, penso che la campagna elettorale sia finita, è sotto gli occhi di tutti che è finita: ci sono dei consiglieri eletti, un Consiglio che si è insediato e una Giunta che sta già governando. E' finita insomma l'era degli spot, di tutti quegli spot che si sono susseguiti in questi mesi. Abbiamo bisogno di serietà e di affrontare le questioni senza avere in mente solo le tornate elettorali, altrimenti rischiamo di rincorrere le campagne elettorali senza riuscire a risolvere nessuno dei problemi che attanagliano quest'Isola. Penso anche ai fondi sulla mobilità in deroga che ancora non sono arrivati ai nostri cassintegrati e ai nostri disoccupati.

Abbiamo assistito a troppi spot in tutti questi anni, come quelli sulle accise e la zona franca. Io ricordo il periodo di inizio della questione zona franca, quando si inseguiva la chimera di giugno: "Se non si fa la zona franca entro giugno rischiamo di perdere tutti i nostri diritti". Poi, pian piano la realizzazione della zona franca è slittata, siamo arrivati a dicembre e poi di nuovo a giugno. Avevo anche sentito dire: "Non ci saranno liste elettorali, siamo solo un movimento che mira a tenere in piedi i diritti della nostra Isola", poi invece si è fatta la lista elettorale e si è costituito un movimento politico. Bisogna tornare alla serietà, bisogna risolvere i reali problemi della gente.

Ricordo anche la questione delle province: "Abbiamo abolito le province, siamo la prima Regione in Italia che abolisce le province". Poi vediamo che vengono sì aboliti i consigli provinciali eletti democraticamente, ma per sostituirli con dei commissari, così come avviene nella gestione amministrativa degli enti, senza pensare che sono lì per liquidare le province, senza pensare che sono lì per cambiare un sistema. Invece continuiamo con lo stesso sistema: abbiamo abolito i consigli provinciali senza però toccare tutte le altre questioni, senza neanche proporre una legge seria sul riordino degli enti locali.

Che il costo del carburante sia eccessivo e insostenibile è sotto gli occhi di tutti. Continuiamo a pagare accise per questioni attinenti alla guerra in Libia, continuiamo a discutere di eccesso del prezzo del carburante senza che ci sia da parte del Governo nazionale una riforma seria neanche in questo caso.

Credetemi, non esiste una parte politica a cui piaccia far pagare di più il carburante e una parte politica a cui piaccia farlo pagare di meno. Penso che su questo punto siamo tutti d'accordo. Che il prezzo del carburante sia eccessivo in Sardegna e in Italia è sotto gli occhi di tutti, ripeto, non c'è nessuna difficoltà a riconoscerlo, è vero, però, che dobbiamo attivare tutta una serie di politiche che mirino anche alla riduzione del consumo del carburante, perché il prezzo del carburante si può abbattere con una politica seria sulle energie rinnovabili, le vetture elettriche, il bike sharing, la mobilità pubblica (una mobilità pubblica funzionante e non somministrata con il contagocce), gli investimenti sulla metropolitana leggera. Penso che si debba riprendere anche il progetto della metropolitana leggera Dolianova-Cagliari, bisogna iniziare a investire sulla mobilità cosiddetta pulita, in maniera tale che i costi del carburante scendano e non ci dobbiamo quasi neanche porre il problema, perché se avremo una mobilità pubblica funzionante ed efficiente sicuramente non dovremo affrontare tutti questi tipi di problemi.

E' vero, però, che dobbiamo aprire un'ulteriore vertenza con il Governo centrale, che troppe volte tenta di usare la mano larga per toglierci alcuni dei nostri poteri. Il problema energetico nella nostra isola non è da sottovalutare, non possiamo più solo ed esclusivamente subire l'inquinamento, la perdita di posti di lavoro, ma dobbiamo attuare una programmazione seria. Anche per quanto riguarda le energie rinnovabili invito la Giunta a portare subito in Aula un disegno di legge che non consenta più agli speculatori di approfittarsi del nostro territorio e di riempire la nostra amata Sardegna di pale eoliche e pannelli fotovoltaici che non portano alcun vantaggio al nostro territorio.

Ricominciamo a parlare dei veri problemi della nostra terra, a discutere di come riformare questa Regione. Discutiamo di leggi che creino sviluppo, combattano la disoccupazione, arrivata a livelli storici in questa terra, e mirino anche a infondere nei cittadini un po' di speranza per il domani. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonello Peru. Ne ha facoltà.

PERU ANTONELLO (FI). Signor Presidente, il Consiglio regionale si era espresso all'unanimità sulla norma che consente alla Regione sarda di recuperare fra le entrate circa 1 miliardo di euro con il trasferimento della quota parte delle accise relative alla fabbricazione di carburanti nell'Isola, ma qui si è sentita qualche voce contraria tra quelli che pure avevano a suo tempo votato a favore. Il Governo, com'è noto, ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge finanziaria 2014, che conteneva quella norma, confermando così un'interpretazione sfavorevole del provvedimento approvato senza alcun voto contrario in quest'Aula. Anche se le norme sono spesso di difficile interpretazione, non si è sollevata in quest'Aula, da parte della maggioranza, nessuna voce che dicesse: "Ci battiamo per chiarire, per poter disciplinare una norma di difficile interpretazione al fine di difendere la Sardegna e i sardi". Si è invece sentito dire che la mozione presentata stamattina era un semplice spot elettorale.

Nel corso del dibattito odierno sarà allora prioritario comprendere se dal confronto potrà scaturire un'altra posizione politica unitaria o se nell'attuale maggioranza prevarrà invece un atteggiamento di arrendevolezza nei confronti del Governo.

Per quanto ci riguarda ribadiamo, insieme alle altre forze dell'opposizione, quanto già affermato in sede di discussione delle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione, e cioè che non intendiamo arretrare di un millimetro nella vertenza aperta con lo Stato: dalla questione delle entrate, alla fiscalità di vantaggio, al problema dell'energia e delle infrastrutture, per arrivare al problema dei trasporti, che ha isolato la nostra terra dal resto del territorio italiano. Per questo diciamo che, ieri come oggi, restiamo schierati in difesa degli interessi e dei diritti delle famiglie e imprese sarde e di tutto il nostro popolo. Il cosiddetto provvedimento sulle accise è infatti una straordinaria occasione per rinnovare unità e forza nel parlamento dei sardi, ma è anche un'opportunità politica per far emergere con nettezza e coerenza le diverse posizioni su una questione vitale per la nostra Isola. La prima delle quali è comprendere se il nuovo Esecutivo regionale voglia battersi per una nuova fiscalità sarda o voglia far valere le ragioni dell'Isola davanti a uno Stato sempre più accentratore e sempre più negatore delle risorse e dei diritti dei sardi. Ritengo infatti che non sarà facile spiegare quali sono le ragioni per le quali le accise sui prodotti petroliferi della SARAS non debbono andare alla Regione sarda, ma devono essere destinate altrove. Come per tutte le cose difficili, è necessario battersi per riconquistare non un privilegio, ma un diritto del nostro popolo.

È quindi evidente, colleghi, la triplice penalizzazione che ne deriva alla Sardegna: da un lato la Regione perde 1 miliardo di euro di entrate, perché non le viene riconosciuta la quota parte delle accise sul carburante prodotto a Sarroch, dall'altro continua a sopportare il peso ambientale delle raffinerie petrolifere senza alcun ristoro da parte dello Stato. Tutti ricordiamo che l'accisa è nata proprio per ripagare dell'inquinamento, e chi inquina la Sardegna deve pagare le imposte in Sardegna e alla Sardegna. Ma la beffa più clamorosa è che la SARAS è la più grande raffineria del Mediterraneo e nel recente passato i suoi buoni risultati di bilancio, equivalenti a un punto percentuale del prodotto interno lordo della Sardegna, fecero scivolare la nostra Regione fuori dalla fascia degli aiuti (Obiettivo 1) che erano previsti dall'Europa per le regioni in ritardo di sviluppo.

Per questo noi diciamo che la richiesta formulata dall'intero Consiglio regionale con l'approvazione dell'ultima legge finanziaria deve essere ribadita con forza e soprattutto deve essere difesa in ogni sede dal Presidente della Regione e dalla sua Giunta. La questione è molto chiara e molto politica, perché dalla condotta politica della Giunta emergerà la linea del nuovo Governo regionale e quella della maggioranza sul tema strategico della fiscalità sarda. Noi ribadiamo ancora che la battaglia sulle accise è di fondamentale importanza per lo sviluppo economico dell'Isola, perché consentirà da un lato di incrementare le entrate del bilancio regionale, dall'altro di ridurre sensibilmente il costo dei trasporti e dell'energia per le imprese e per i cittadini. La Sardegna non vede alternative a questa lotta di libertà per il popolo sardo. Questa battaglia, com'è stato detto nelle dichiarazioni programmatiche, non ha colore, è una lotta di popolo. La norma sulle accise non è infatti scollegata da quella a suo tempo approvata per la riduzione dell'Irap ed è coerente con il progetto di zona franca.

Noi abbiamo avuto un'idea di Sardegna, abbiamo dato corpo, cuore e gambe per un progetto organico, l'unico che potrebbe far rinascere la nostra isola. Sono queste le azioni che l'Esecutivo precedente, il Governo Cappellacci, ha messo in campo per disegnare un percorso virtuoso di crescita, di occupazione, di sviluppo per la nostra isola.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL). Signor Presidente, sul fatto che vada ricordato tutti i giorni, quotidianamente, al Governo centrale che esiste anche la Sardegna, credo che non vi possano essere posizioni discordanti, la pensiamo tutti allo stesso modo. Abbiamo ricordato, nelle sedute precedenti, che quello che avviene in continente - come si dice dalle nostre parti - in negativo a livello congiunturale da noi è strutturale, quello che lì è straordinario da noi è ordinario. Credo che su questo ritorneremo sempre.

Comincio dalla fine, dall'impegno della Giunta regionale per far valere convintamente presso la Corte costituzionale le ragioni della Sardegna. Io condivido in pieno l'intervento che ha fatto il collega Arbau, che da buon avvocato suggerisce linee comportamentali e giuridiche che come Gruppo di SEL condividiamo, perché crediamo che la Giunta e il suo Presidente sappiano bene quali possono essere i comportamenti e gli atti da proporre per far valere le ragioni del popolo sardo, e non abbiamo dubbi che quella del Presidente saprà essere, nel più grande rispetto anche delle prerogative che sono proprie dei consiglieri regionali e dell'intero Consiglio regionale, una posizione chiara, seria e determinata.

Come ben diceva il collega Agus, noi abbiamo voglia di serietà, di chiarezza e di concretezza. Dobbiamo dare risposte e io pensavo che oggi si sarebbe parlato d'altro, e cioè di tutti quei problemi, troppi e irrisolti, sui quali occorre arrivare a sintesi. Mi riferisco a tutte le persone che sono sotto ammortizzatori sociali. Sappiamo che ci sono problemi negli uffici regionali e che per questo le risposte a questo riguardo non vengono date. Mi riferisco ai precari dell'Agris e dell'Ente Foreste, nonché alla stagione degli incendi che si sta approssimando e sulla quale abbiamo notizie molto scoraggianti. Noi su questo vorremmo, insieme alla Giunta regionale, dire la nostra, non per fare degli spot, ma per dare risposte davvero serie e concrete. Mi riferisco anche al fondo unico: credo che i sindaci di tutti i comuni della Sardegna siano molto preoccupati per l'imponente riduzione che c'è stata sui trasferimenti di risorse ai comuni.

Per quanto riguarda il ricorso alla Corte costituzionale, credevo che si potesse e si dovesse parlare anche di un altro aspetto che, secondo me, è gravissimo per il nostro popolo e per i nostri comuni, e cioè la non applicabilità della norma che consentiva ai comuni di avviare al lavoro, tramite la cantieristica verde, decine e decine di disoccupati. Credo che su questo dovremo lavorare, visto che le Commissioni sono costituite e sono stati eletti i relativi presidenti. Ritengo che d'ora in poi questo Consiglio non possa ridursi, come in passato, a essere il Consiglio del "mozionismo". Io ho vissuto i cinque anni della precedente legislatura in cui le tante, troppe mozioni che sono state portate in quest'Aula non hanno sortito alcun risultato positivo. Si parlava di lotta di popolo e credo che il popolo sardo che è andato a votare - non tutto, per la verità - abbia dato fiducia a un Presidente e a una maggioranza per cercare di proporre soluzioni e dare risposte. Noi abbiamo grande fiducia in questo, per cui credo che, per quel che ci riguarda come Gruppo, voteremo contro questa mozione e diciamo pure che non abbiamo mozioni alternative, perché in questo momento non ci interessa presentarne, per le ragioni che ho rappresentato poc'anzi.

Per rispondere a qualche amico dell'opposizione, che diceva che gli interventi che si sono succeduti hanno evidenziato che non ci troviamo d'accordo quasi su nessun punto di questa mozione, provvederò presto a far incontrare i due consiglieri che la pensano in maniera diversa, Demontis e Arbau. Li inviterò nel mio piccolo paese per far in modo che trovino una convergenza.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ugo Cappellacci. Ne ha facoltà.

CAPPELLACCI UGO (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione che si sta tenendo oggi in quest'Aula rappresenta l'ideale prosecuzione del dibattito che si è tenuto una settimana fa sulla riforma del Titolo V della Costituzione e a quelle che sono le possibili ripercussioni sulla nostra autonomia e sulla nostra specialità. Possiamo dire che ai "tavoli romani" che sono stati attivati nei giorni successivi il presidente Pigliaru ha ben rappresentato la posizione del Consiglio regionale, così come ha sostenuto ragioni condivisibili, oltre che sulle questioni che riguardano la riforma del Titolo V, anche sul patto di stabilità, altro grande tema dal quale dipende il futuro di quest'Isola. Siamo certi che egli abbia detto quello che ci saremmo aspettati, ma non è altrettanto certo che le sue parole abbiano avuto la giusta considerazione da parte dei rappresentanti del Governo e dell'amministrazione centrale dello Stato. Per questo soprattutto per quanto attiene al patto di stabilità dissentiamo dalle dichiarazioni tendenti a riconoscere alla riapertura del relativo tavolo di discussione un risultato positivo. Si è tornati indietro di quasi un anno, quando è venuto meno il termine della scadenza dei centoventi giorni che il Senato della Repubblica aveva indicato per l'arrivo a un accordo, questo in spregio anche ai pronunciamenti della Corte costituzionale.

Poiché la nostra linea di difesa dell'autonomia non è di pura e semplice tutela del quadro esistente, ma di ampliamento dell'autonomia stessa, non possiamo rinfacciare nulla a chi muove in queste settimane i primi passi alla guida della Regione, ma dissentiamo con tutta la nostra forza rispetto a quello che è l'oggetto della mozione odierna. Non approviamo il silenzio del Presidente della Regione sul punto, perché ci sono situazioni rispetto alle quali non ci si può rifugiare nel silenzio, non ci si può rifugiare in un cantuccio, e questa delle accise è una di quelle. Respingiamo anche le affermazioni dell'Assessore della programmazione. Accusare l'avversario di aver detto frottole, caro Assessore, a noi sembra un insulto. L'insulto è l'arma disperata di chi non ha argomenti, ma è anche in contrasto con le affermazioni del Presidente della Regione, con i suoi propositi riguardo a un dialogo aperto con l'opposizione sui temi cruciali per la Sardegna. Parlare di serietà come se tale qualità fosse monopolio di una coalizione o della categoria alla quale si appartiene appare il trionfo dell'autoreferenzialità e la sconfitta della dialettica democratica. La vicenda delle coperture del DEF nazionale sarà per la sinistra una prova di questa ostentata serietà. Speriamo che non sia la stessa dimostrata dai protagonisti delle passerelle post-alluvione, i quali hanno nell'immediato fatto promesse solenni, ma da allora si sono occupati di tutto, dalle nomine ai soldi per Roma capitale (in questi minuti sta iniziando al Senato la discussione sul "salva Roma") o per l'Expo di Milano, tranne che della Sardegna. Peraltro, sibilare alla stampa che in passato ci sono stati tavoli trascurati, caro Assessore, significa mentire senza pudore. Mi dispiace dire queste cose perché ho stima della sua persona e della sua competenza e per questo mi auguro che per il futuro si voglia considerare in modo diverso il rapporto con l'opposizione, soprattutto in momenti delicati come questo, che sono importanti per il futuro della Sardegna. Per questo motivo facciamo finta di non aver sentito. La Sardegna è un'entità ben più grande di chi la governa pro tempore e indugiare sulle formazioni poco significative per il risultato elettorale conseguito significa perdere il senso delle proporzioni. Diciamo, però, che sono parole che non avremmo voluto sentire.

Presidente, in questi casi il gioco delle parti della politica ci appassiona ben poco e appassiona sicuramente ancor meno la Sardegna, che in questo momento ci osserva, ci giudica, si aspetta da noi grandi prove e non miseri battibecchi. Vorremmo piuttosto comprendere se l'accorata difesa dell'autonomia da lei sostenuta in seno alla Conferenza delle Regioni rappresenti un convincimento vero, profondo, intimo e se lei sia in grado di affrontare la prova con atti conseguenti, oppure se la sua sia una difesa di maniera, inscenata per l'opinione pubblica, controvoglia, con il rammarico di scontentare i riferimenti politici romani e regionali. Ci auguriamo di no. I sardi hanno diritto di sapere se sono governati da un fervido sostenitore dell'autonomia o invece da chi sino a pochi mesi fa vedeva in una parziale rinunzia alla sovranità della Sardegna una delle possibili soluzioni dei nostri mali.

Siamo dinnanzi a un bivio: o la Giunta delibera di resistere in giudizio verso l'impugnativa decisa dal Governo, oppure la bandiera autonomistica, ostentata quando a Roma c'era un Esecutivo di diverso colore politico, è stata ammainata e messa nella naftalina insieme al vostro coraggio, in attesa che possa ridiventare utile per i tatticismi del momento. L'opposizione sta ponendo sul tavolo una proposta politica, qual è il vostro indirizzo nel merito? Attenzione, perché a seconda della risposta che darete da domani non potrete andare in giro a parlare di "sovranismo".

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi consiglieri sul tema in discussione. Siamo di fronte a un argomento affascinante, che suscita grandi aspettative, scalda i cuori ma che, come spesso accade, è irto di ostacoli e intralci normativi non di poco conto. Per questa ragione credo sia il caso di affrontare la discussione senza preconcetti, senza schemi ideologici, né con frasi fatte, come quelle che ho sentito pronunciare da alcuni colleghi: "gli interessi dei sardi", "i governi amici".

Non condivido l'idea che questa discussione sia la naturale prosecuzione della discussione che abbiamo fatto la settimana scorsa sulla riforma del Titolo V della Costituzione, sulla questione dell'autonomia, della specialità, eccetera. Quella che stiamo affrontando è un'altra vicenda, parliamo di tributi, di imposte che con la questione dell'autonomia e della specialità non c'entrano assolutamente nulla. L'altra volta abbiamo fatto una discussione seria, importante, fondata su questioni che hanno una storia in questa nostra terra, per cui legare la questione delle accise che devono essere versate alla questione dell'autonomia è una forzatura inaudita, che secondo me non trova molto spazio in una discussione come questa. Credo che su argomenti di questa portata, anche per il conseguente impatto mediatico e le attese che creano nell'opinione pubblica, ci sia bisogno di un atteggiamento non superficiale, non propagandistico, non demagogico, sapendo che non è poi questo il modo di reggere l'urto con le norme in vigore, conosciute da tutti, anche dai colleghi che insistono sostenendo il contrario.

Quando il Consiglio regionale ha approvato la legge numero 7 del 21 gennaio 2014, prevedendo per le casse regionali maggiori entrate da imposte di fabbricazione, ovvero da accise sui carburanti, più di uno di noi aveva manifestato perplessità, sostenendo che si trattava di una forzatura verso cui il Governo non avrebbe non potuto presentare ricorso. Tuttavia nessuno si oppose, anche perché l'argomento fu trattato in una discussione più articolata, che era, appunto, quella della legge finanziaria. Ma che si trattasse di un azzardo legislativo lo riteneva lo stesso ex presidente Cappellacci, che è appena intervenuto, tant'è che si è ben guardato dall'iscrivere maggiori e ipotetiche entrate nel bilancio della Regione, cosa che avrebbe invece dovuto fare in coerenza con quanto sostenuto in campagna elettorale, al netto della propaganda. Non è stato fatto perché lui stesso ha ritenuto non opportuno iscrivere in bilancio quelle entrate in quanto non erano assolutamente esigibili, anche dal suo punto di vista, imposte di questa natura. E a proposito di propaganda, credo che in tanti abbiamo visto il candidato al Consiglio regionale aggirarsi per i rifornitori promettendo benzina a metà prezzo! Non si fanno queste cose se si ha buon senso e si amministra in un certo modo, neanche durante la campagna elettorale, anche se non mi pare che ci abbiano creduto in tanti, proprio perché non è questo il modo di procedere.

È chiaro a tutti che la Regione non può, con propria legge, modificare quanto ha scritto nello Statuto, che è legge di rango costituzionale, così come è risaputo che le direttive comunitarie, e in particolare la numero 118 del 2008, stabiliscono che l'accisa è esigibile al momento dell'immissione in consumo e non al momento della sua fabbricazione. Ci sono contraddizioni evidenti nel modo di procedere che, anche se dette e ridette, vanno sottolineate. Ad esempio, si può chiedere per quale ragione i Riformatori, che sono i presentatori della mozione oggi in discussione, attraverso il loro Capogruppo, l'onorevole Dedoni, e che erano maggioranza fino all'altro giorno, non abbiano portato in Aula questo argomento prima. Non lo dico per polemizzare, è una constatazione. Qua non c'è una questione su cui polemizzare con i colleghi di opposizione, qua si constata il fatto che fino all'altro giorno quella che adesso è minoranza era maggioranza in questo Consiglio regionale e ha avuto abbondante tempo (cinque anni!) per fare quello di cui oggi ci scrive nelle mozioni.

I Riformatori avevano portato in Aula la proposta di legge nazionale numero 5, depositata il 1° settembre 2009, di cui era primo firmatario l'onorevole Franco Meloni e che recitava nel titolo: "Interpretazione autentica delle norme statutarie relative al pagamento delle accise nel territorio della Regione Autonoma della Sardegna…". C'erano ben cinque anni di tempo per approvare una legge in grado di sostenere questa materia, in virtù del fatto che, come i Riformatori a quanto pare sapevano, era necessario l'intervento dello Stato attraverso una legge ordinaria, previa istituzione di una commissione paritetica di confronto, per concertare le questioni tra Stato e Regione. La proposta di legge nazionale in questione è stata presentata il 1° settembre 2009, cioè all'inizio della scorsa legislatura. Quando è in discussione una proposta di legge nazionale il Consiglio regionale si esprime sul tema oggetto della stessa, approva la proposta e la trasmette al Parlamento affinché venga approvata una legge ordinaria che possa modificare lo stato delle cose, se ce ne sono gli estremi. Insomma, delle due l'una: o funziona in un modo o funziona nell'altro. Non si può sostenere sempre tutto e il contrario di tutto. O il giorno dopo si cambia casacca oppure si cambia posto nei banchi del Consiglio regionale e si sostiene che la cosa funziona in certo modo.

Vorrei dire molte altre cose, però vedo che il tempo sta per scadere. Chi non sarebbe d'accordo nel dire che i sardi possono pagare di meno la benzina o che noi possiamo fare investimenti con quei soldi? La risposta è ovvia ed è stata data. Una questione è stata testé citata dall'onorevole Cappellacci: il patto di stabilità. È questa la vera questione della quale dobbiamo discutere e della quale lei, presidente Pigliaru, si deve far carico fino in fondo con il suo lavoro. Il Governo deve modificare il patto di stabilità della Sardegna, fare in modo che ci siano le condizioni per spendere anche i 1.200 milioni di euro che sono fermi nelle casse della Regione. Quindi l'obiettivo è poter spendere i soldi che ci sono e che devono essere usati. Su questo la maggioranza di centrodestra, nei cinque anni passati, non ha fatto granché, nonostante fosse l'argomento principale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Signor Presidente, signore e signori consiglieri, stiamo dando il nostro parere su una mozione specifica che riguarda le accise e l'impugnativa da parte dello Stato, quindi il mio intervento verterà innanzitutto sulla questione della legittimità della forma legislativa, dopodiché farò alcune considerazioni sul merito e, infine, una valutazione più politica in riferimento anche all'attuale situazione.

Sulla legittimità della forma legislativa devo dire che l'articolo 1, comma 1, della legge regionale 21 gennaio 2014, numero 7, impugnata dal Governo, potrebbe essere inteso come norma interpretativa, modificativa o attuativa dell'articolo 8 dello Statuto. In tutti e tre i casi lo strumento normativo utilizzato, ossia una legge regionale, non è idoneo a raggiungere l'obiettivo, in quanto chiaramente viziato da illegittimità, pertanto riteniamo che non abbia alcuna possibilità di avere successo in un eventuale vaglio della Consulta. Già altri consiglieri prima hanno argomentato al riguardo e ci vuole piena consapevolezza su questo punto. Una norma interpretativa di una legge approvata dal Parlamento non può che essere adottata dallo stesso organo; una norma modificativa dell'articolo 8 dello Statuto si pone in conflitto con l'articolo 54 dello stesso Statuto, che stabilisce che le modifiche al Titolo III possono essere effettuate solo con legge ordinaria, su proposta del Governo della Regione, in ogni caso sentita la Regione. Inoltre le norme di attuazione dello Statuto possono essere approvate solo con decreto legislativo e solo con una specifica procedura prevista dall'articolo 56 dello Statuto. Questa è la posizione sulla legittimità, posizione che, è bene ricordarlo, si basa su motivato parere dei dirigenti e dell'Ufficio legale della Regione, le stesse persone, che non abbiamo messo lì noi, che fanno il loro dovere di funzionari pubblici, come lo facevano alcuni mesi fa. Si basa anche sul parere di esperti giuristi e costituzionalisti che abbiamo il piacere di avere all'interno della compagine di Giunta. Qui potrei finire il mio intervento, ma voglio fare qualche considerazione sul merito.

L'argomento è complesso, l'abbiamo sentito, si tratta quasi di giocare sulle parole, se cioè il tributo è dove è percetto, dove è generato, dove è maturato ovvero, nel caso delle accise, se ci si ferma al momento generativo o si analizza il perfezionamento attuativo. Ebbene, lo dico con chiarezza, se ci saranno nel futuro elementi di discussione, di confronto con lo Stato, li affronteremo. Non c'è un'opposizione a prescindere su qualunque argomento che possa portare giovamento al caso della Sardegna. È stato detto più volte, le cose si fanno seriamente. Non si apre un conflitto giusto per aprirlo; le cose si fanno seriamente, ripeto, e noi abbiamo intenzione di farle in questo modo. Ricordiamo che le accise non sono una tassa di scopo, non servono per abbattere l'inquinamento, battiamoci per avere una specifica tassa di scopo sulle industrie chimiche inquinanti e tutti sappiamo che a quel punto la tassa di scopo viene utilizzata, dalle comunità locali, esattamente per abbattere quell'inquinamento. Le accise non sono una tassa di scopo, sono tutt'altro e quindi mischiare le due cose veramente non ci porta a nulla. Possiamo stare qui a discutere, ma veramente non è una cosa che ci porta lontano.

Aggiungo che lo stesso articolo 8, nell'assegnare alla Regione le nuove risorse, prevede che la Sardegna non possa compartecipare alle entrate già riconosciute ad altri enti. A questo proposito è bene ricordare che lo Stato ha da tempo riconosciuto la compartecipazione a questo tributo delle Regioni ordinarie per il sostenimento della spesa sanitaria, inoltre la norma che è stata impugnata confligge con i regimi finanziari delle altre Regioni e Province autonome a statuto speciale che hanno rango costituzionale e che prevedono la compartecipazione al gettito riscosso nei loro territori. Pertanto, se le benzine della SARAS sono consumate, ad esempio, in Trentino-Alto Adige, la compartecipazione alle accise dovrebbe spettare alla Sardegna anziché a Trento e a Bolzano? È chiaro che si entra in un chiaro conflitto: noi non possiamo avere le accise sulla produzione e le accise sul consumo. Ovviamente le possiamo chiedere, attraverso norme corrette, ma allo stesso tempo è evidente che andremmo a confliggere immediatamente con tutte le altre Regioni e Province a statuto speciale e anche con le Regioni a statuto ordinario. Niente ci vieta di farlo, sia chiaro, però lo dobbiamo fare attraverso norme e metodo legislativo corretti.

Tutte queste questioni erano abbastanza chiare, come ha ricordato l'onorevole Pietro Cocco, anche al momento della predisposizione del bilancio. Non è prevista alcuna entrata nel bilancio per quanto riguarda le accise. Da questo punto di vista, quindi, l'impugnazione da parte del Governo non crea alcun problema al nostro bilancio che, devo dire fortunatamente, lo dico come attuale Assessore pro tempore del bilancio, non deve subire una riduzione drastica di 1 miliardo di euro, per il semplice motivo che non è stata inserita in previsione alcuna entrata aggiuntiva, proprio perché probabilmente si riteneva veramente debole l'idea di poter avere le accise.

Infine faccio qualche valutazione sull'attuale situazione. Innanzitutto ribadisco il nostro obiettivo primario di dare concreta attuazione al nuovo ordinamento finanziario regionale, così come revisionato dall'articolo 1, comma 834, della legge numero 296 del 2006. Questo è uno dei nostri obiettivi primari, al quale legheremo, come il Presidente ha ricordato anche nelle dichiarazioni programmatiche, l'istituzione dell'Agenzia regionale delle entrate. Vorrei però richiamare l'attenzione di tutto il Consiglio sul fatto che il problema prioritario che deve affrontare oggi la Sardegna nei suoi rapporti con lo Stato è l'adeguamento del patto di stabilità. Come veniva richiamato prima, non si tratta di un problema di entrate, credetemi, signori consiglieri. Anch'io penso che la campagna elettorale sia finita e che dobbiamo cercare di lavorare seriamente insieme per affrontare i problemi, e il problema principale oggi è appunto l'adeguamento del patto di stabilità. Abbiamo attivato tutti i rapporti istituzionali, come il Presidente ha ricordato, domani ci sarà un ulteriore incontro tecnico, quell'incontro che l'onorevole Cappellacci criticava. Però un tavolo, onorevole Cappellacci, si riapre anche in questo modo e noi abbiamo chiesto con forza che domani la Ragioneria dello Stato faccia la sua proposta, perché in tanti mesi di incontri che voi avete avuto non siete mai arrivati, non certo per vostra incapacità, ma per difficoltà oggettive, a ottenere una risposta. Questo è il punto. Ad oggi la Sardegna non ha ricevuto dalla Ragioneria generale dello Stato la quantificazione dell'anomalia che viene riconosciuta dalla sentenza della Corte costituzionale e dalla stessa legge nazionale. Non siamo mai riusciti a farci dire: "Bene, cara Sardegna, per raggiungere il livello delle altre Regioni ti dobbiamo riconoscere tot". Domani, in sede di tavolo tecnico, chiederemo esattamente questa cifra, cercheremo di capire per quale periodo questo aumento del limite del patto di stabilità può essere riconosciuto alla Sardegna e in che modo possiamo ottenere gli allentamenti del patto ai quali avevamo diritto negli anni precedenti. Come sapete ad oggi il limite del patto è di 2,4 miliardi di euro, possiamo spendere questa cifra a fronte di stanziamenti disponibili, per questa tipologia, di 4 miliardi di euro.

Quindi il problema oggi non sono le entrate, non è avere un aumento delle entrate, ma avere la possibilità di spendere i soldi nostri. E da questo punto di vista state certi che il Presidente e tutta la Giunta terranno la schiena ben dritta, nessuno ha intenzione di piegarla. È stato detto con chiarezza nelle dichiarazioni programmatiche: non esistono governi amici o nemici, esistono i diritti della Sardegna e siamo tutti pronti a difenderli sino all'ultimo. Ci sono stati dei segnali positivi e crediamo di riuscire ad andare avanti con una trattativa con lo Stato, ma per fare la trattativa bisogna essere seri, bisogna essere credibili. La credibilità delle istituzioni è un bene fondamentale e anche di questo dovremmo essere tutti partecipi, perché la credibilità di questa istituzione non è la credibilità di alcune persone che oggi rappresentano la Giunta, ma è la credibilità della nostra Istituzione. Allora per rendere credibile un'istituzione non è conveniente, non è opportuno, non ci fa comodo andare avanti in rivendicazioni che non hanno fondamento giuridico. Riteniamo che essere credibili significhi chiedere nei modi dovuti, attraverso le forme procedurali corrette, ciò che alla Sardegna spetta.

Quindi questa è la nostra posizione, come ripeto è una posizione che si basa innanzitutto su considerazioni di legittimità della forma legislativa che è stata utilizzata, ma ritengo anche importante che ci sia la convinzione da parte di tutto il Consiglio che è il patto di stabilità la questione principale sulla quale tutti insieme dovremo confrontarci con lo Stato. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Signor Presidente, siccome non siamo in un'aula di convegni a parlare di diritto e giurisprudenza, mi sottraggo a questo modo di argomentare da parte dell'assessore Paci. Vorrei che l'Assessore capisse che se fossi anch'io un docente universitario potrei dire, con dovizia di particolari, l'esatto contrario di quanto lui ha affermato, anche perché di recente è stata approvata una legge ordinaria sull'interpretazione dell'articolo 8. Ma non intendo entrare nel merito di questo argomento. Sono piuttosto interessato, essendo consigliere regionale, a rappresentare il popolo sardo e vorrei ricollegarmi al pendant liquoroso tra l'assessore Paci e il capogruppo del PD. Vorrei sapere, presidente Pigliaru, se è vero che per quanto riguarda l'IVA la Sardegna avrebbe dovuto incamerare, per un accordo a cui lei sicuramente ha contribuito anche in maniera eccellente, 1 miliardo e 600 milioni di euro. Quanto di questa cifra è stato finora incamerato, anno per anno? L'assessore Paci ha testé affermato che non c'è un problema di entrate per la Sardegna. Udite udite, la Sardegna non ha bisogno di denaro, perché ne ha in sovrabbondanza, sembrerebbe di capire! Se è vero che la Sardegna è in crisi e sopporta il martirio che ho richiamato prima pensando alla Settimana Santa, voi non solo siete dei Ponzio Pilato, ma siete anche quelli che baciano il Cristo prima di crocifiggerlo, perché state violando in maniera grave quelli che sono i diritti, gli interessi, le aspettative del popolo sardo!

Vorrei dirvi che mi dispiace per chi, nell'altra legislatura, ha votato parimenti, come opposizione ieri, come maggioranza oggi, e viceversa, a favore di quel provvedimento sulle accise. Mi chiedo se per caso il problema non sia di altra natura: non scomodare gli interessi che si hanno a Roma. Poco importa se Olbia ce l'ha fatta da sola o con l'aiuto dei poveri a risollevarsi. Così è stato per le alluvioni e così è stato per altre emergenze. È così che soffriamo! Io vi sfiderò sulla cassa integrazione, sugli operai richiamati qui da SEL, che da un lato propugna la conservazione assoluta di uno Stato centralista, dogmatico, che deve affermare in Sardegna la propria volontà, e dall'altro chiede assistenza per gli operai, per i disoccupati. Vi sfideremo anche su questo per trovare delle soluzioni.

Ma se non ci sono risorse, non ci può essere autonomia di gestione. Vorrei sapere cosa ne pensano i Sovranisti, gli Indipendentisti - peccato, non vedo oggi in aula il rappresentante dell'IRS - della capacità di autogoverno serio, vero, della nostra Isola se poi si rinuncia alle entrate e non si fa una difesa vera degli interessi del popolo sardo. Ecco perché, al di là del chiacchiericcio che si può fare in un salotto o in un convegno su giurisprudenza e legislazione, noi non chiedevamo altro oggi che mettere all'attenzione la necessità che voi facciate delle valutazioni serie, attraverso dei tributaristi, così come abbiamo fatto noi. Ci ha dato un parere, che vi farò avere, il presidente Altieri, che è stato Presidente della Commissione tributaria della Cassazione e che dice esattamente il contrario di quello che ha affermato il professor Paci.

Allora vi chiedo: fate almeno gli interessi della Sardegna. Non vi chiedo di rovesciare il mondo o di rinunciare alle vostre idee! Caro amico Demontis, tu che parli di etica rispetta quello che uno sente nell'animo, perché io non vado a sindacare il tuo pensiero. Io non sono in apparenza autonomista, lo sono anche di più, perché sento la necessità, il gemito della gente di Sardegna…

PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL). Noi abbiamo già dichiarato prima che voteremo contro. Voglio solo ricordare all'amico Dedoni che la tessera onoraria al Presidente del Consiglio non gliel'ha data SEL, ma il partito dei Riformatori. In quella maggioranza SEL non c'è, mentre ci risulta che ci sia il partito dei Riformatori.

Va benissimo, assessore Paci, volevamo sentire quello che ha detto e a noi sta più che bene.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZEDDA ALESSANDRA (FI). Sono dispiaciuta perché ho sentito utilizzare termini come serietà, parole farlocche, campagne elettorali. Ormai è finito tutto, io credo che gli elettori ci abbiano mandati qui per rappresentarli secondo coscienza e per fare il bene della Sardegna, senza accusarci tra di noi. In particolare voglio dire ai giovani colleghi che certe parole di sicuro non riavvicinano il popolo alla politica, mentre in questo momento abbiamo bisogno del contrario.

Assessore Paci, le norme in genere vanno interpretate e ciò avviene in modo intensivo, estensivo o restrittivo, quindi io dico che dobbiamo entrare nel merito della questione. Quando abbiamo approvato all'unanimità l'articolo 1 della legge finanziaria, concernente la riscossione delle accise, abbiamo semplicemente voluto dare un indirizzo. Le ricordo che anche l'articolo 10 del nostro Statuto è stato modificato con legge nazionale, niente di più di quello che deve avvenire adesso. La nostra è una proposta, e infatti il milione di euro non è stato iscritto in bilancio proprio perché deve essere ratificato da una legge nazionale. In quel momento lo si iscriverà in bilancio. Se noi già da oggi rinunciamo, solo per questioni di carattere giuridico, a fare una lotta che per noi sarebbe epocale, evidentemente non abbiamo capito qual è la nostra strada.

Tornando ai termini giuridici, le suggerisco di leggere attentamente, o di farli leggere da chi ci deve difendere o deve avanzare la proposta in termini normativi, gli articoli 8 e 9 del nostro Statuto e di combinarli in modo tale che si possa capire qual è il percorso normativo per un'interpretazione estensiva. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salvatore Demontis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEMONTIS SALVATORE (PD). Consigliere Dedoni, io non ho parlato di etica, non ho capito quale intervento abbia ascoltato lei, non mi risulta che qualcuno qua abbia parlato di etica. Io ho parlato di autonomismo di facciata e dico che è autonomismo di facciata rivendicare ciò che non è rivendicabile; dico che è stato autonomismo di facciata, nel 2009-2010, dimenticarsi di chiedere allo Stato di arrivare a regime sulla vertenza fiscale. Questo è autonomismo di facciata, consigliere Dedoni!

Noi riteniamo che la credibilità sia un punto irrinunciabile, come ha ben detto l'Assessore. Noi vogliamo essere credibili ed essere credibili significa non portare in ogni modo e all'attenzione di chiunque cose che non possono esservi portate. Voterò contro la mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Sabatini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SABATINI FRANCESCO (PD). A proposito di chiacchiericcio o di cose poco serie vorrei invitare l'onorevole Dedoni a recarsi a Selegas, che è il paese dell'onorevole Sergio Pisano, o magari a Masullas, che è il paese di origine dell'onorevole Dedoni, per vedere se lì oggi il costo della benzina sia inferiore a quello praticato negli altri paesi della Sardegna o nelle altre Regioni. Voglio dire all'onorevole Cappellacci che, quando si dice che sono state raccontate frottole, ci si riferisce a uno spot elettorale in cui, di fronte alle pompe di benzina di Masullas e Selegas…

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Non c'ero! La invito…

SABATINI FRANCESCO (PD). Ah, lei non c'era? Allora mi sono sbagliato. Non se la prenda così, sto facendo solo un po' d'ironia. Presidente, devo recuperare i secondi che mi ha fatto perdere il collega.

Se si raccontano, attraverso spot elettorali, cose che risultano prive di fondamento è chiaro che poi uno dice che si sono raccontate delle frottole. Questa è una verità, perché non si può dire ai sardi ciò che non è. Noi abbiamo votato, lo voglio precisare una volta per tutte, a favore del comma 1 dell'articolo 1 della finanziaria 2014, che è stata presentata dalla Giunta regionale come un libro bianco, che abbiamo scritto in Commissione e nell'accordo complessivo che riguardava una serie di provvedimenti importanti come condizione perché passasse quel pacchetto di provvedimenti c'era questa esigenza dei Riformatori, rispetto alla quale non si poteva fare nessun passo indietro. All'ultimo momento, pur di approvare la legge finanziaria con tutti quei provvedimenti importanti, abbiamo esposto, ed è agli atti della Commissione, tutti gli aspetti negativi di quel provvedimento e sottolineato che si trattava di una sfida, di una provocazione allo Stato. Sapevamo già che fine avrebbe fatto quel provvedimento, e infatti ha fatto la fine che doveva fare. Voglio ricordare all'assessore Paci e all'ex assessore Zedda che noi non abbiamo presentato una proposta di legge nazionale, abbiamo bensì presentato una legge regionale, che ci è stata cassata attraverso un'impugnativa dello Stato. Avremmo potuto eventualmente presentare una proposta di legge nazionale, sarebbe stato diverso. Quel provvedimento finisce qui, chiude qui la partita, non c'è più niente da discutere, ed è un provvedimento privo di ogni significato.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Efisio Arbau per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Per ribadire il voto contrario alla mozione e sottolineare che quando si alzano i toni e ci si dimostra infastiditi per un certo atteggiamento superficiale, questo è dovuto anche al fatto che c'è una nuova generazione di politici, e non è solo una questione anagrafica, che è molto infastidito da questo rivendicazionismo perenne: "Sempere a pedire, a pedire, a pedire. E basta puru!".

Iniziamo a creare le condizioni per costruire veramente un sistema fiscale in Sardegna, mettiamo immediatamente all'ordine del giorno la questione dell'Agenzia delle entrate, e su questo portiamo la cassa in Sardegna, perché come ha detto l'assessore Paci, che in modo tecnico, politico e chiaro ha precisato all'Aula quali sono i termini della questione, noi non conosciamo neanche i dati. È umiliante che ci mettano tutt'oggi nelle condizioni di non sapere qual è il livello delle nostre entrate e i termini esatti della questione relativa al patto di stabilità.

Partiamo dalle cose concrete e finiamola con questo rivendicazionismo che ci ha portato solo problemi. Io non ho votato il comma che è stato impugnato dal Governo, perché ero assente in quella seduta, ho verificato e, grazie a Dio, non ho votato neanche questo. Onorevole Dedoni, su questioni che sono importanti, ma non vitali, evitiamo di citare Cristo e Ponzio Pilato!

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Desini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Io mi rifaccio sempre alla realtà quotidiana, forse perché vivendo in un paese ho il famoso contatto diretto con i cittadini. Mi rifaccio a quanto mi ha detto una signora del mio paese durante la solita campagna elettorale, il solito porta a porta: "Ho visto lo spot de cussu chi fu ponzende sa benzina. Non mi piaghede". "E proite?" "Proite non l'anta fatu prima e non in custas dies de s'eleziones?". E allora cosa voglio dire ai colleghi consiglieri proponenti di questa mozione? Io ne ero convinto prima e lo sono ancor di più dopo aver sentito l'esposizione dell'onorevole Dedoni, ma soprattutto quella dell'assessore Paci, che in maniera chiara e inequivocabile ha detto a tutti come stanno le cose. Come diceva il collega Arbau, forse sono cambiati i tempi, la gente non vuole più sentire spot elettorali, ma soprattutto dobbiamo dire alla gente le cose così come stanno, non dobbiamo prenderla più in giro.

E allora ritengo che sia più utile, più importante, più corretto e soprattutto possa portare risultati tangibili e concreti rivendicare, nei confronti dello Stato, l'allentamento del patto di stabilità, perché è un paradosso quello che ci ha detto l'assessore Paci, e cioè che abbiamo i danari ma non li possiamo spendere. Ma vi sembra una cosa normale? E allora abituiamoci a dire ai nostri amministrati come stanno realmente le cose e tutti, in maniera seria, responsabile, razionale e di buon senso cerchiamo di mettere in campo tutte le nostre energie, tutte le nostre risorse intellettuali, e non solo, per portare a casa risultati tangibili. Ecco il motivo per il quale voterò contro questa mozione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

TUNIS STEFANO (FI). Signor Presidente, come giovane consigliere prendo atto di una vicenda che credevo sconosciuta al Consiglio, ovvero la temporanea incapacità, la temporanea infermità di una parte del Consiglio nel sostenere una propria tesi, per cui si rivendica il voto favorevole dato in passato per una temporanea capacità di agire. Questa era una cosa veramente inaspettata. Quella che vedo archiviata è la pulsione rivoluzionaria di questa proposta politica, mentre si detta la linea del "cappello in mano". Prendiamo atto di questa linea adottata dalla Giunta regionale e dalla maggioranza che la sostiene, la accogliamo con lo stupore che naturalmente accompagna queste vicende, però ci domandiamo: se l'archiviazione della lotta nei confronti dello Stato e tutto ciò che c'era di rivoluzionario in certe proposte fosse stata presentata in campagna elettorale che effetto avrebbe sortito? Quali sono le proposte fasulle o farlocche, quelle che hanno consentito di vincere le elezioni, oppure quelle che si sono proposte in Aula subito dopo? Voterò a favore della mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Emilio Usula per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). La campagna elettorale è finita e quindi a me sembra davvero inutile continuare in una campagna che, a questo punto, si può definire post-elettorale, ma con gli stessi toni, con la stessa acredine, con la stessa violenza verbale. Non mi piace e non ci piace che qualcuno punti il dito contro i Sovranisti dicendo: "Se non votate questa mozione, non siete assolutamente sovranisti". E' come dire che posso puntare il dito su qualcun altro dicendo: "Se non voti questa riforma non sei riformista, non sei riformatore". Non ci piace, non è assolutamente una pratica che accettiamo e quindi respingiamo al mittente queste cose.

Abbiamo discusso su come interpretare questa mozione e quale posizione assumere. Quello che abbiamo visto è semplicemente l'impraticabilità, l'incoerenza, l'impossibilità di ottenere un risultato. In campagna elettorale, presentandoci ai cittadini, noi abbiamo chiesto di darci fiducia semplicemente perché avremmo cercato di portare avanti delle proposte praticabili, delle proposte percorribili. In questo caso ci è sembrato e ci sembra, dopo questo dibattito, ancor di più che la proposta di cui si parla non possa sortire alcun risultato. Per noi esercizio di sovranità significa portare avanti delle proposte che possano portare davvero dei risultati, creare opportunità di sviluppo per la nostra terra. Ed è per questo che il Gruppo Soberania e Indipendentzia voterà assolutamente contro. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (PD). Signor Presidente, esprimo il mio voto contrario a questa mozione, soprattutto alla luce delle motivazioni che l'assessore Paci ha dato a questa Aula, che sono motivazioni di grande serietà e di grande credibilità nel rapporto col Governo nazionale. Credo, però, che le cose sentite stamattina, e anche la settimana scorsa, ci confermino ancora una volta che la campagna elettorale per qualcuno non è ancora finita, perché non si spiegherebbe in altro modo che in trenta giorni qualcuno voglia recuperare quello che in cinque anni non è riuscito a fare o non ha voluto fare. Non si spiega in altro modo come sia possibile che nel 2009, appena insediata la passata legislatura, un Gruppo consiliare abbia presentato una proposta di legge di cui per cinque anni non si è fatta menzione. Era in maggioranza, avrebbe potuto tranquillamente fare in modo che venisse iscritta all'ordine del giorno della Commissione competente o dell'Aula e la si sarebbe potuta approvare a maggioranza o, se ci avesse convinto, all'unanimità. Quella proposta di legge è invece morta lì, lo stesso giorno in cui è stata depositata. Questo comportamento viene confermato anche dall'assenza totale dell'allora maggioranza di questo Consiglio regionale, e soprattutto di quel Gruppo, sulla battaglia su cui questa maggioranza, allora minoranza, ha cercato di convincere prima di tutto il presidente Cappellacci, e cioè che era opportuno mantenere vivo e forte il confronto e lo scontro con il Governo nazionale per difendere quella che fu la conquista sulle entrate, con la modifica dell'articolo 8 dello Statuto, ottenuta dalla Giunta Soru.

Questa maggioranza occupò l'Aula per un giorno e una notte, l'allora maggioranza fu assente e si accontentò solo ed esclusivamente della famosa letterina del sottosegretario Vegas. Questo per dimostrare qual era il livello dell'autonomia e della contrapposizione che l'allora maggioranza aveva nei confronti del Governo nazionale.

Noi non siamo contrari a una battaglia come questa, però la vogliamo fare con serietà, sulla base di ragioni vere, serie e concrete, come abbiamo fatto nel passato, e invitiamo l'attuale minoranza a unirsi a questa maggioranza e a questa Giunta per fare le battaglie per l'autonomia, anche finanziaria, della Regione sarda, ma sulla base di cose concrete, non dell'illusione creata nel popolo sardo in campagna elettorale e che purtroppo continua ancora oggi.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cesare Moriconi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MORICONI CESARE (PD). Fuori dalla campagna elettorale vorrei dire che se fosse possibile coltivare il sogno di un miliardo in più nessuno dentro l'Aula e fuori dell'Aula sarebbe contrario. Dichiaro il mio voto contrario alla mozione, che non è certo contro il principio delle maggiori entrate, ma per il problema di legittimità che l'Assessore ha ben illustrato, di cui, onorevole Dedoni, si può e si deve parlare in quest'Aula. Se ne può discutere fuori di qui, nei convegni, dove vogliamo, ma prima di tutto in quest'Aula, soprattutto per motivare, nel caso in cui qualcuno di noi lo volesse fare, le ragioni di una scelta politica, il voto a favore o contro la mozione, per non ingannare noi stessi, né i sardi - è la mia posizione - e perché i concetti di percetto e di immesso in consumo non appartengono alla libera interpretazione di nessuno di noi, e neppure possono essere oggetto di modifica attraverso una legge regionale, neanche quella che più ci potrebbe piacere. Nel nostro caso non è possibile, perché dobbiamo ricorrere a disposizioni di pari rango gerarchico senza le quali, in riferimento a norme di carattere costituzionale, non ci è consentito operare modifiche né tanto meno dare libere interpretazioni.

È politicamente valida la ragione che ci è stata rappresentata dall'Assessore sulla questione di legittimità? Per me sì. Per questa ragione confermo il voto contrario alla mozione, come pure ritengo utile e valida, nell'ordine delle priorità politiche che l'Assessore ci ha voluto ricordare, la necessità di rimodulare il patto di stabilità, rimodulazione senza la quale qualsiasi risorsa in più non rientrerebbe nelle nostre possibilità di spendita.

Allora questa è la battaglia principale rispetto alla quale io confido nel lavoro che sta facendo la Giunta. Penso che la convinzione e anche la correttezza con cui essa si approccia ai problemi di cui oggi discutiamo con questa mozione possano condurci, senza ingannare nessuno, né dentro né fuori dell'Aula, verso una vittoria che io intravedo soprattutto nella possibilità che nei prossimi giorni il Governo presti la giusta considerazione e attenzione, faccia cioè il proprio dovere nei confronti di una Regione che ha il diritto e il dovere di spendere almeno le risorse di cui dispone e poi combattere per aumentare quelle che eventualmente potrebbero rientrare…

PRESIDENTE. Onorevole Moriconi, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, personalmente ai colleghi della maggioranza dico basta con questo continuo richiamo a un collega che non c'è e che non può rispondere a queste vostre insinuazioni, basta con i continui richiami alla campagna elettorale! La campagna elettorale è finita, avete il potere di governare in maggioranza la nostra isola e cercheremo di essere coerenti con il mandato che ci è stato affidato dagli elettori. Non verremo in quella specie di educational tour che qualcuno vorrebbe fare a Selegas e a Masullas. Se avete voglia di fare un educational tour lo possiamo fare tutti quanti insieme, visto che quest'Aula si è ammantata improvvisamente di responsabilità, ma nell'ambito della responsabilità richiamata nei vostri interventi, colleghi della maggioranza, non ho sentito parlare di salute. E quindi se vogliamo fare un educational tour andiamo tutti insieme a Sarroch, dove potrete ammirare le fasi del topping, del cracking, della disoleazione e della distillazione atmosferica. Vedremo i 182 serbatoi, i 24 milioni di barili di greggio stoccato, vedremo cherosene, gas, oli alimentari, benzina e anche gli oltre 3 milioni e 800 mila metri cubi di oli minerali stoccati. Quella potrebbe invece essere una bella occasione! E poi si potrebbe passare davanti alle scuole materne, agli ospizi per verificare quali sono le condizioni di salute dei bambini, degli anziani e degli stessi lavoratori. Certo, è sacro il posto di lavoro, quello lo dobbiamo mantenere e custodire, ma non possiamo nemmeno immaginare che quest'Aula non abbia il coraggio, sul tema salute, di fare un ragionamento serio e approfondito per arrivare al convincimento che ci debba essere per quei territori, per quei cittadini, per quelle persone che si ammalano, ristoro per un danno ambientale patito da decenni.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO LUIGI (PD). Due brevissime considerazioni per evidenziare un problema. Oggi emerge con chiarezza che quando un tema molto serio viene messo in campo a due mesi dalla campagna elettorale per vedere se si riesce a lucrare un eventuale risultato, se non c'è una base iniziale forte alla fine si scopre il bluff.

Abbiamo assistito negli ultimi due anni a un modo di governare da eterna campagna elettorale e oggi ne vediamo plasticamente i risultati. Serve che questioni così serie vengano affrontate con la dovuta consapevolezza di ciò che si può e non si può ottenere, serve che tutto ciò che può essere portato in Sardegna come maggiori entrate venga seriamente perseguito da questo Consiglio e da questa Giunta; si lavorerà poi anche per creare le condizioni affinché ciò di cui si dispone possa essere speso. Quello che non possiamo accettare è che oggi si riparta dalla situazione di un anno fa, quando eravamo agli inizi di una campagna elettorale permanente fondata su due parole d'ordine: accise e zona franca, entrambe sostanzialmente campate in aria, così come erano state messe insieme. Si è riusciti a evitare che l'intero popolo sardo cascasse in questo inganno collettivo, oggi dobbiamo ripartire su nuove basi. Credo che il ragionamento fatto dall'Assessore ci consenta di cominciare in maniera seria da ciò che è davvero essenziale. Non basta, non sarà solo quello, però è un buon punto di partenza.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). La campagna elettorale inizia il giorno in cui finisce quella precedente e non la stiamo facendo per giocare. Noi evidenzieremo in ogni circostanza, luogo e momento, davanti al popolo sardo, l'incapacità di dare risposte alle aspettative che questo popolo sofferente ha. Non basta dire serietà, come se fosse una vuota parola, perché la serietà si rappresenta in molti momenti e con i dovuti argomenti. Io capisco di aver toccato molti nervi scoperti della maggioranza e di singole persone, siccome però sono convinto di quel che dico, prego uno dei commessi di consegnare alla Giunta - mi scuso per la forma - il parere del dottor Enrico Altieri, che è un tributarista.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LAI EUGENIO

(Segue DEDONI ATTILIO.) Probabilmente gli Assessori ne trarranno qualche consiglio e capiranno che non stanno solo in quello che ha raccontato l'assessore Paci la verità e la serietà di questo Consiglio e soprattutto l'interesse del popolo sardo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, al di là dei tecnicismi è un dato di fatto che la Sardegna subisca dalla presenza della SARAS e dalla produzione di carburanti, oli e quant'altro nei suoi stabilimenti, un inquinamento rilevante. È un dato di fatto che questo inquinamento e la presenza di queste strutture determinano problemi di carattere sanitario importanti, basta vedere i dati che emergono da quel territorio. È un dato di fatto che la produzione di gran parte dei carburanti utilizzati nel resto d'Italia e anche in Europa e nel mondo avviene in Sardegna. È un dato di fatto che questa produzione ha contribuito all'uscita dall'Obiettivo 1 della Sardegna, con la perdita di ingenti risorse finanziarie per il nostro territorio. Ed è purtroppo un dato di fatto che di fronte a tutti questi scompensi non ci sia stata nessuna compensazione, né concordata né concessa. È un dato di fatto inoltre che norme, regole, leggi, articoli, statuti e interpretazioni sono prerogative dell'uomo e in quanto tali possono essere scritti e modificati.

Mi riferisco anche all'intervento dell'Assessore: abbiamo davanti cinque anni di governo della Sardegna e non possiamo sempre trincerarci dietro il fatto che qualcuno ci dice: "Questo si può fare, questo non si può fare, non mettere l'accento lì, non toccare la marmellata di là". No, l'obiettivo di questa mozione è quello di pretendere dallo Stato la modifica di norme, regolamenti e leggi che penalizzano i sardi, è quello di pretendere che lo Stato ci ascolti di fronte all'ingiustizia che la Sardegna sta subendo, in conseguenza dei fatti che ho citato prima, e sulla quale non è disposto a venirci incontro. Questo è il punto in questione. Allora non possiamo accettare passivamente, Assessore, che qualcuno da Roma ci dica: "Questo lo potete fare, quello no".

PRESIDENTE. Onorevole Fenu, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di parlare il consigliere Piermario Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MANCA PIER MARIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, colleghi, cercherò di essere breve. Quel che è emerso da questo dibattito più che altro tende a sottolineare la diversa impostazione della maggioranza e della minoranza. Io sono stato obiettore di coscienza e utilizzerò qualche termine che attiene alla guerra. Emerge chiaramente da parte di questa maggioranza che non siamo disposti a fare delle battaglie per il gusto di farle. Emerge chiaramente che tutti i nostri interventi sono improntati invece a un ragionamento teso a confrontarci in modo organico con lo Stato. Quello che interessa a noi, lo dico proprio come componente del Gruppo Soberania e Indipendentzia, di cui mi vanto di far parte, non è vincere una battaglia o apparire in una battaglia, oltremodo persa in partenza, ma vincere la guerra.

È stato chiaro nel suo programma il nostro presidente Pigliaru, è stato chiaro oggi l'Assessore. Qua non si tratta solamente di fare delle rivendicazioni, delle battaglie; si tratta, caro Fenu, di vincere la guerra. La guerra va impostata in modo organico, si dovrebbe leggere Gramsci forse, da questo punto di vista, per capire che non si può agire in base a un'idea che ci balza in testa. Bisogna invece lavorare seriamente, riproporre quelli che sono i temi fondamentali e contrapporci allo Stato italiano, quindi avere il nostro ufficio delle entrate, non dipendere più dallo Stato italiano, ricominciare tutta una serie di battaglie che ci vedono protagonisti.

Quello che emerge, consiglieri, è un modo diverso, per la prima volta forse, di interpretare la politica grazie a tutti i giovani che sono qui, non andare a Roma solamente per rimarcare a parole delle battaglie a volte magari futili, che ci fanno perdere del tempo, ma iniziare invece una battaglia vera nei confronti dello Stato italiano.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, poche parole per replicare, naturalmente per fare la dichiarazione di voto e per dire qualcosa su alcuni interventi che ho sentito. La questione, onorevole Crisponi, non è quella della tassa sulla salute, di cui ha parlato l'assessore Paci. Non si sta parlando di salute, qua stiamo parlando di accise, di un'imposta, che è un'altra cosa. Per cui, se dobbiamo discutere della questione della salute faremo una sessione a parte del Consiglio regionale per discutere di questo tema, ma non c'entra assolutamente nulla con le cose di cui stiamo discutendo questa mattina.

Il collega Dedoni è fantastico, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, perché è capace di dire tutto e il contrario di tutto! Non è stato in grado di replicare nemmeno alla questione di cui si è parlato prima, durante gli interventi. I Riformatori hanno presentato una proposta di legge nazionale, mi pareva fosse stato chiarito che non serve una legge regionale per superare una legge di rango superiore, serve bensì una legge ordinaria dello Stato. D'altro canto mi pare evidentissimo anche da ciò che ha detto l'onorevole Zedda, e cioè che questa mozione non serve a nulla, ma serve una legge nazionale per superare l'ostacolo, cosa della quale, se si vorrà, si discuterà, ma occorre una legge nazionale, non una legge regionale che superi una legge di rango superiore e che verrebbe impugnata dal Governo. È chiaro che una cosa del genere non sta né in cielo né in terra. Questo mi sembrava chiarito, invece l'onorevole Dedoni insiste, sostenendo che non è così. Per questa ragione non voglio che l'onorevole Dedoni si adiri per le cose che gli sto dicendo, gliele dico con simpatia perché accolgo molto volentieri le ragioni che lui sostiene.

Altra cosa, si è parlato di "cappello in mano", di "pulsioni rivoluzionarie perdute". Non scherziamo! Non si possono sentire da quei banchi cose che ugualmente non stanno né in cielo né in terra, onorevole Tunis. Le pulsioni rivoluzionarie ci sono tutte, glielo posso garantire, sono solo sopite, però la storia racconta che quando qualcuno sbaglia strada e i risultati della sua azione politica sono fallimentari, come minimo bisogna cambiare strada, cercarne un'altra per trovare soluzioni. Quello che si è fatto negli anni passati è completamente sbagliato e il risultato lo dice, la storia lo racconta. Gli uomini che non imparano dalla storia non andranno avanti. Noi dobbiamo capire quali errori sono stati fatti e cercare altre strade. In questi anni faremo questo, naturalmente senza supponenza, senza arroganza, lavorando seriamente, senza andare appresso a cose che non stanno né in cielo né in terra e che non solo non hanno fondamento giuridico, ma non rientrano nemmeno nelle normali discussioni che si fanno ogni giorno da ogni parte, non solo in quest'Aula.

Per cui, a nome mio e del Gruppo del Partito Democratico dichiaro il voto contrario a questa mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gavino Sale per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALE GAVINO (Gruppo Misto). Signor Presidente, è sempre una sorpresa parlare in quest'Aula. Si invertono le parti: statalisti che diventano indipendentisti, indipendentisti che diventano statalisti, non si cumprende prus nudda. È veramente incredibile! A Banari c'era un pazzo che voleva buttar giù a colpi di uova il campanile, che è alto 25 metri ed è fatto di trachite rossa potentissima!

Carissimo Dedoni, io non vorrei neanche risponderle, de minimis non curat praetor, m'ana imparadu, però i nodi stanno arrivando al pettine. Il rapporto strutturale tra la Regione sarda e lo Stato est carente, quel rapporto lì è rotto. Ada rajone Arbau, non si può andare a Roma comente pedidores. Avevate cinque anni per stravolgere questo tipo di rapporto, credo che siamo in una fase di transizione in cui iniziamo a prenderci noi le responsabilità. E lì, con le uova, il campanile non de lu ettasa! Allora bisogna semplicemente organizzarsi in maniera differente.

Penso che le risposte che ha dato l'Assessore siano assolutamente esaurienti e devimos cambiare linea. All'assessore Demuro ho detto l'altro giorno, in un colloquio amicale: "Carissimo Assessore, lei è arrivato a un bivio: o è il guardiano della Corte costituzionale o interpreta le maturate condizioni politiche in termini di sovranità.

Quindi nos devimos attrezzare senza coriandoli, senza gazzosa, senza fuochi artificiali, perché quei tempi sono finiti, la crisi è veramente seria, nos devimos leare le responsabilità in mano e soprattutto centrare gli obiettivi. Quella via non è purtroppo percorribile, tocada a 'nde cambiare ateras. Quindi occorre cambiare strategia (probabilmente il gioco sarà nella riscrittura del nuovo Statuto), prendersi tutte le competenze e bocciare cussu tipu de proposta, che secondo noi è oltremodo demagogica e irreale.

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Valter Piscedda è rientrato dal congedo.

Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Assessore Paci, formulo, ma non per mera forma, gli auguri più sinceri, a lei, al presidente Pigliaru e a tutta la Giunta, perché voi oggi ponete le basi per una svolta nel rapporto con lo Stato italiano.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GANAU GIANFRANCO

(Segue PITTALIS PIETRO.) Le ponete su un presupposto che noi nella scorsa legislatura abbiamo cercato di portare avanti. Per chi ha memoria storica, basta leggere le dichiarazioni del presidente Cappellacci e dell'Assessore della programmazione dell'epoca, perché ricalcavano sostanzialmente alcune parti del suo intervento sulla necessità di aprire un dialogo a tutto campo ed evitare quelle forme di rivendicazionismo fini a sé stesse. Tutto questo, però, di fronte a uno Stato assente e lontano dalla Sardegna e ai Governi che si sono succeduti, di centrodestra e centrosinistra, che non hanno posto all'ordine del giorno dell'agenda politica la Sardegna, le assicuro che tutte queste buone intenzioni purtroppo si sono scontrate con una realtà che io mi auguro nel vostro caso possa essere superata.

Allora, colleghi, abbassiamo i toni, non parlate di credibilità, voi avete fatto anche un falso in bilancio mettendo 500 milioni di euro per un triennio e nessuno si è scandalizzato, salvo la Corte costituzionale che ha cassato quella disposizione. Qui non è stato impegnato neanche un centesimo, è stato assunto un atteggiamento che denota una linea di indirizzo politico che non è rinunciataria rispetto a uno Stato sordo e assente. Noi verificheremo se quello che andrete a fare domani, assessore Paci, lo farete perché è stato proposto un conflitto davanti alla Corte costituzionale, perché la Corte costituzionale, grazie all'iniziativa che ha assunto la Giunta Cappellacci, vi consente di sedere a quel tavolo.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Metto in votazione la mozione numero 4.

Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 4.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Floris, Locci, Pinna Giuseppino e Tatti hanno votato a favore e che i consiglieri Pinna Rossella, Piscedda e Tendas hanno votato contro.

Rispondono sì i consiglieri: Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Crisponi - Dedoni - Fasolino - Fenu - Floris - Locci - Orrù - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Rubiu - Solinas Christian - Tatti - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Arbau - Azara - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Demontis - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pigliaru - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Usula - Zedda Paolo Flavio.

Si è astenuto: il Presidente Ganau.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 51

votanti 50

astenuti 1

maggioranza 26

favorevoli 21

contrari 29

(Il Consiglio non approva).

Sospendo la seduta per una brevissima riunione dei Capigruppo.

(La seduta, sospesa alle ore 13 e 25, viene ripresa alle ore 13 e 32.)

PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha deciso di terminare qui la seduta odierna e di riconvocare il Consiglio per lunedì 28 aprile, alle ore 11, per la celebrazione de Sa Die de sa Sardinia. Nel pomeriggio, alle ore 16, saranno discusse le mozioni numero 6 e 20, che erano all'ordine del giorno di questa seduta, e a seguire le mozioni numero 11, 16 e 19.

La seduta è tolta alle ore 13 e 33.


[PS1]E' corretto: la delibera del 2008 è della CE quella del 1992 della CEE