Seduta n.92 del 27/01/2010
XCII SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
Mercoledi' 27 gennaio 2010
Presidenza della Presidente LOMBARDO
INDICE
La seduta è aperta alle ore 10 e 03.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana di martedì 19 gennaio 2010 (85), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Mario Bruno, Pietro Fois, Domenico Gallus, Giorgio Oppi e Teodoro Rodin hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana di mercoledì 27 gennaio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
MARIANI, Segretario:
"Interrogazione Diana Mario - Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione di crisi in cui versa la cooperativa Cosacem Costruttori di Portoscuso in seguito alla realizzazione di lavori in subappalto presso lo stabilimento Saras di Sarroch." (221)
"Interrogazione Zuncheddu - Uras - Sechi - Zedda Massimo - Ben Amara, con richiesta di risposta scritta, sul mancato rinnovo del contratto di 21 custodi dell'ex Arsenale di La Maddalena." (222)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della interpellanza pervenuta alla Presidenza.
MARIANI, Segretario:
"Interpellanza Zedda Massimo - Uras - Sechi - Zuncheddu sul bando per l'attribuzione di assegni di merito 2009." (65)
svolta mediante attività di oratorio o attività similari" (60/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame dell'articolato del testo unificato: "Norme in materia di valorizzazione e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari" (8-21-60/A).
Poiché non è presente la Giunta sospendo i lavori per 10 minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 05, viene ripresa alle ore 10 e 15.)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del punto all'ordine del giorno, è stato votato il passaggio all'esame degli articoli.
Passiamo all'esame del titolo A e dei realtivi emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo del titolo e dei relativi emendamenti:
Norme in materia di valorizzazione e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari.
Titolo
Emendamento aggiuntivo Cuccu - Bruno - Caria - Espa - Meloni Valerio
Titolo
Al titolo dopo la parola: "valorizzazione" sono aggiunte le seguenti:
"dei centri di aggregazione giovanile". (4)
Emendamento aggiuntivo Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Titolo
Al titolo della legge: "Norme in materia di valorizzazione e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari" è aggiunta la seguente frase: "e delle strutture socio assistenziali gestite dai Comuni e dalle Associazioni del privato sociale". (23).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà. Ricordo ai colleghi che intendono intervenire che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'onorevole Porcu, che ha a disposizione 10 minuti.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, credo che la discussione sul titolo non sia una discussione banale perché in realtà la disponibilità ad accogliere alcuni nostri emendamenti su di esso potrebbe essere d'aiuto per procedere in un cammino spedito di questa legge. Infatti, nel titolo si parla di valorizzazione e riconoscimento della funzione sociale ed educativa limitata agli oratori e alle attività similari. Nel corso della discussione generale sono emersi sostanzialmente vari punti di vista; uno di questi, di cui mi faccio carico è quello che ribadisce che la funzione sociale ed educativa degli oratori va intesa come funzione sociale ed educativa in quanto centri di aggregazione sociale e quindi, per poter meglio raggiungere le finalità stesse di questa legge, è importante che siano ricompresi anche i centri di aggregazione sociale dei comuni.
Abbiamo accolto e ascoltato le osservazioni di autorevoli colleghi del centrodestra, come diceva l'onorevole Contu, che ci ricordavano che il motivo per cui questa legge si limiterebbe a prendere in considerazione una fattispecie specifica di centri di aggregazione sociale, cioè quelli animati e ideati e gestiti dalle associazioni religiose, dalle parrocchie, sarebbe riconducibile alla considerazione che i centri di aggregazione sociale dei comuni sono già finanziati da leggi o provvedimenti esistenti.
Io credo che questa osservazione non impedisca o non possa impedire a questa legge di avere uno spettro di applicazione più ampio, perché alcuni di quei provvedimenti, onorevole Contu, sono provvedimenti di carattere puntuale, cioè non si trovano all'interno di una legge organica, e le risorse afferenti al fondo unico hanno un carattere di ordinarietà, riguardano la gestione ordinaria, l'attività ordinaria dei comuni. Quindi, io credo che se noi fossimo in grado, almeno nel titolo - e quindi, da questo punto di vista, poi credo che ci sarà comunicato anche il parere della Commissione - di accogliere un allargamento della destinazione delle provvidenze, questo ci potrebbe aiutare (senza far venire meno l'osservazione che questi fondi debbano essere prevalentemente destinati agli oratori e ad altri istituti religiosi che abbiano la stessa finalità di aggregazione e prevenzione del disagio minorile) a superare alcune osservazioni che possono sembrare ideologiche, ma che, secondo me, vanno ugualmente prese in considerazione.
Alcuni colleghi, anche della minoranza, hanno ribadito come questa legge entri in un campo di rapporti che potrebbero sembrare o sono stati considerati da alcuni colleghi come competenze dello Stato quindi e non riconducibili alla nostra Regione. E anche le osservazioni che esprimeva il collega Pittalis in merito a leggi analoghe approvate in altre regioni non possono automaticamente far venir meno queste obiezioni, credo, perché poi quelle leggi dobbiamo andare a leggerle oltre che nel titolo, dobbiamo anche capire come e attraverso quali tramiti quelle provvidenze vengono assegnate, perché potrebbero essere anche gli stessi comuni che si fanno carico, all'interno delle proprie competenze di sostegno alle attività sociali, di finanziare anche gli oratori.
Io credo che sia importante accogliere le osservazioni che sono state espresse dai colleghi di tutta la minoranza, ma in particolare dal Partito Democratico, perché manca e mancherebbe, se noi approvassimo questa legge in questa forma, un luogo dove queste attività possano essere effettivamente coordinate e rese sinergiche, dove sia possibile capire e specificare, magari all'interno del territorio di un comune o all'interno di un quartiere della città, quali siano i centri a cui dare sostegno e quali siano i luoghi dove magari questi centri non ci sono. Un luogo di raccordo tra l'attività svolta dai comuni, e quindi direttamente dal pubblico, e quell'attività che viene svolta attraverso le parrocchie per un servizio pubblico, ma non gestito dal pubblico, è strettamente necessario. Quindi, io invito tutta l'Aula a superare quella che non deve essere una contrapposizione, anche perché nello spirito mi sembra che questa legge trovi un accoglimento ampio.
Io richiamo anche in questo mio intervento la necessità, su queste leggi che hanno una finalità sociale importante, ma che non risolvono e che non risolveranno i problemi più ampi di sviluppo economico e sociale della nostra terra, di sforzarci di superare gli steccati che esistono, per far sì che al più presto quest'Aula, questo Consiglio e le nostre Commissioni, possano affrontare quelle leggi che invece, a cominciare da quelle sull'energia, sulla scuola, sul mercato del lavoro, sulle infrastrutture, sull'acqua, possono effettivamente cambiare o modificare le prospettive di sviluppo economico e sociale della nostra Regione.
Quindi io non farei di questa legge una legge bandiera, una legge manifesto; è una legge di buon senso, che deve vederci tutti impegnati perché sia accolta nel modo migliore. Credo che sia importante trovare punti di convergenza per poter poi invece affrontare i problemi che non abbiamo ancora affrontato in questa legislatura, che sono i nodi veri dello sviluppo di questa Regione. Io non vorrei che noi ci attardassimo in queste leggi, o le sbandierassimo oltre la loro rilevanza, per poi non andare ad affrontare i temi che sono veramente importanti e decisivi per la nostra Regione. Il mio è anche un richiamo e buon senso.
Ci sono emendamenti che sono stati presentati e che assolutamente non confliggono, e indicano come soggetti prioritari della destinazione delle risorse gli oratori. Io credo che se fossero accettati ci aiuterebbero a creare un luogo dove questi interventi possono essere coordinati, tenendo conto delle esigenze più ampie di un servizio che, anche se gestito da soggetti di natura diversa, rimane e deve avere una finalità pubblica. Quindi, da questo punto di vista, io invito i colleghi con attenzione a guardare gli emendamenti presentati anche al titolo e, in generale, all'oggetto degli emendamenti presentati anche dalla minoranza, per far sì che questa legge possa trovare rapida e celere approvazione con il consenso di tutti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente e cari colleghi, io non ho niente da insegnare a nessuno, se sono qui è per imparare. Non credo nell'orazione ma preferisco l'oralità e la relazione. Non ho fatto il chierichetto, purtroppo, e non faccio parte di nessuna parrocchia. Faccio anche la differenza tra opposizioni e posizioni. Non amo nessun corteggiamento politico, perché non ho nessun favore da chiedere a nessuno, e preferisco parlare poco perché ogni vegetazione linguistica è anche segno di castrazione mentale.
Prima di procedere a commentare il primo articolo del testo della Commissione, permettetemi di ribadire che questa legge, nel suo insieme, è un colpo duro per i laici e anche per i cattolici onesti, tanto da evocare davvero il processo onesto e giusto contro Galileo Galilei, soprattutto se si considera che ogni recupero, ogni inserimento sociale, educativo e culturale debba passare attraverso lo scanner delle parrocchie e degli enti della Chiesa cattolica. Siamo già nella sfera della metafisica, così la laicità diventa alienazione, in una regione che ha scelto una conversione confessionalista della laicità.
Questa è una legge che avvalla una politica di disimpegno delle istituzioni nel settore delle politiche giovanili e di sostegno all'istruzione, all'educazione, all'arricchimento culturale e alle famiglie. A che cosa e per chi servono gli oratori? Che cosa devono fare? Insegnarci la scrittura creativa, lo sport, la danza, l'uso della pillola del giorno del giudizio, i vari modelli e gusti dei preservativi?
Ma la laicità del nostro ordinamento giuridico non è autonomia decisionale rispetto ad ogni condizionamento ideologico, morale o religioso altrui? Non può essere la chiesa o altre confessioni a indicare quale ordinamento politico e sociale sia da preferirsi, ma è il popolo che deve decidere liberamente. Laicità, cari colleghi, significa unità nel pluralismo, tolleranza e rispetto reciproco, valorizzazione della coscienza individuale e collettiva, impegno civile e solidarietà sociale; significa anche partecipazione alle istituzioni, che siano Stato o partiti, senza che questa partecipazione venga entificata in soggetti autoritari e condizionanti, senza farli diventare soggetti della storia e dei destini individuali. Laicità è etica della responsabilità più che etica della convinzione e della conversione, ma è connessa con l'etica della comunicazione, che implica il rispetto e il dialogo come valore chiave. E' dunque questo ethos diffuso che, nelle differenze, riconosce occasioni di arricchimento culturale e non una minaccia e una sfida ai propri pregiudizi, quindi uno stimolo a ripensare costantemente alla propria identità e a valorizzare la possibilità del métissage, del meticciato.
L'articolo 1 di questa legge è dunque un'evangelizzazione del concetto stesso di laicità. La laicità non si concretizza nell'opera istruttiva ed educativa delle Conferenze episcopali e delle confessioni religiose. Così fate entrare il sociale (fatto mondano) nella sfera dell'aldilà, diventando modello e valore del progresso e del tessuto sociale e culturale. Io, ateo, non praticante, nomade per eccellenza e ammiratore della figura di Cristo, sono sempre stato convinto che bisogna combattere la tentazione teocratica della Chiesa; è un compito sacrosanto per far maturare la società democratica che nella laicità trova il proprio volano.
Come fa la Commissione a redigere un testo che dice chiaro e tondo che, per valorizzare e coordinare la funzione sociale aggregativa, educativa e formativa, occorre l'intervento automatico dalle parrocchie dalla Chiesa, aggiungendo anche le altre confessioni religiose? Con quali altre confessioni religiose lo Stato ha stipulato intese? Dove sono rappresentati i loro luoghi? Mi basta un unico esempio in Sardegna. La religione non può in nessun caso essere un modello pedagogico o educativo, perché viene sempre bloccata dalle varie interpretazioni degli uomini.
Cari colleghi, questo modo di fare politica non ha persone da coltivare, ma solo clienti da sedurre. L'appartenenza religiosa, che deve rimanere sotto l'ombrello del profano della vita privata, è oggi utilizzata principalmente come risorsa dell'ego, e in questa nostra società "liquida", moderna, la solidità delle cose, come la solidità dei legami umani, è vista come una minaccia. E in questa Isola, affidata alle parrocchie, si chiede agli uomini di cercare soluzioni private a problemi di origine sociale, anziché soluzioni di origine sociale a problemi privati. Badate, cari colleghi, che ciò che si vende bene è la differenza, non l'uniformità. Occorre avere sempre idee inconsuete e presentare progetti fuori dal comune; si può cambiare la nostra società anche senza prendere il potere.
E i vostri "tamtam" sull'importanza dell'autonomia dove sono finiti? L'autonomia sociale o culturale non esiste, non può esistere in una società capitalista, controllata in più dalla Chiesa. Il capitale, in tutte le sue forme, è la negazione dell'autodeterminazione. Sono i cittadini e le varie associazioni educative e culturali laiche il vero movimento dell'autodeterminazione. Rivolgete lo sguardo alla gente che sta attorno a voi, nel lavoro, nelle strade e nei supermercati, e notate che è ribelle, a prescindere dall'apparenza; la gente non è quella che sembra, ancora di più non è quella che è, non è contenuta nell'identità, ma la superano, fuoriesce da essa, si muove contro.
Per recuperare e valorizzare l'educazione e la cultura, non dobbiamo mai cercare un soggetto puro, ma tutto il contrario, cercare la presenza confusa e contraddittoria della ribellione nella vita quotidiana; c'è in ogni scambio quotidiano, in ogni incrocio culturale, un movimento sotterraneo, un impulso a creare, costruire e risolvere in forma cooperativa, a modo nostro, senza l'intervento di autorità esterne. Non tutte le relazioni sociali sono relazioni mercificate, la forma merce si impone, ma la vita in comune porta con sé un processo costante di costruzione di relazioni non mercificate e anche contrarie alle merci. Mi fermo qui, grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, questa è una legge che ha come riferimento l'area giovanile, il disagio, il disagio primo che noi dobbiamo recuperare e il disagio che deriva dalla condizione economica, sociale, nella quale purtroppo la nostra gente oggi vive. Il fatto - e lo dico come un elemento di riflessione che ci aiuterà poi anche nel percorso per la normazione questa materia - che da una parte si stanzino 5 milioni di euro l'anno per questo intervento, anche meritorio, di attenzione al mondo giovanile, e dall'altra parte non si spendano i 3 milioni di euro che unanimemente abbiamo destinato alla stabilizzazione dei lavoratori precari (e abbiamo la gente per strada, anche quelli hanno figli) è una cosa che fa pensare.
Allora, questo è un Consiglio regionale che è chiamato a coerenza. L'intervento di accompagnamento, di informazione, di aggregazione funziona se noi non lasciamo le famiglie di quei giovani nella condizione disperata di vita nella quale stanno; non si può qua alzare la mano pensando di risolvere i problemi di quei giovani, non affrontando i problemi delle loro famiglie e dei loro genitori senza lavoro. Quindi, in ragione di questo io chiudo. Va bene l'inserimento della valorizzazione dei centri di aggregazione in quanto tali, ma sappiamo che il problema vero è come noi mettiamo le famiglie nelle condizioni di rispondere alle esigenze dei propri figli e alle esigenze di vita della nostra società.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az). Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, questo testo, a mio giudizio, riconosce la specifica identità ecclesiale degli oratori, soggetti abilitati ad agire nel campo degli interventi a favore dei minori, ad operare nell'ambito della promozione dei diritti, delle opportunità dell'infanzia e dell'adolescenza. L'argomento però è delicato, e si è prestato purtroppo in questi giorni ad equivoci, forzature, talvolta anche alla demagogia di luoghi comuni come pure la cronaca recente sull'argomento c'è stata testimone. Molto spesso coloro che fanno politica corrono il terribile rischio di lasciarsi andare, lasciarsi andare ad affermazioni un tantino gratuite e fuorvianti che stanno nel mezzo delle frasi fatte e anche degli slogan. Scivolano incautamente nei distinguo più attorcigliati che vorrebbero correlare premesse e conclusioni palesemente contraddittorie che fatalmente invece risultano retoriche e persino banali.
Ebbene, io credo che fede e politica possano trovare sintesi in una parola sola che è "testimonianza". Da cristiano praticante intendo la politica - e cito sua santità Paolo VI, come ieri ha fatto il collega Mario Bruno - innanzitutto come apostolato laico. Non capisco tutto questo mettere avanti quando si vuole ricercare febbrilmente una sorta di bilanciamento e di contrappasso che possa garantire la chiara ispirazione laica del nostro agire. Insomma, penso che sia utile innanzitutto inquadrare la questione oggi in esame chiedendoci che senso abbia un intervento legislativo regionale nei confronti di una istituzione tipicamente ecclesiale quale è l'oratorio. Si tratterà poi, o si sta facendo, di precisare il concreto ambito operativo di questa norma, ponendo particolare attenzione alle diverse soluzioni adottate dalla legge nazionale e dalle tante leggi regionali che hanno preceduto la nostra, e bene ha fatto il collega Pittalis a ricordarne alcune ieri.
Gli oratori costituiscono uno dei più vivaci, originali esiti dell'azione pastorale della Chiesa in Sardegna e, più in generale, in Italia. Hanno sempre rappresentato un momento di aggregazione, di formazione e di crescita sociale. Mi sembra giusto affidare ad essi compiti di grande rilievo formativo ed educativo, soprattutto in presenza dei grandi cambiamenti che oggi stanno attraversando la società, sia a causa della pressione migratoria che determina problemi complessi, che vanno oltre la generosa accoglienza delle comunità locali, sia a causa dei forti cambiamenti determinati dall'innovazione tecnologica.
Gli oratori, se adeguatamente sostenuti, possono svolgere un ruolo decisivo per ridurre le aree del disagio sociale, per aiutare i più deboli che spesso restano esclusi e marginalizzati dal cambiamento e dal progresso. Tutto questo favorendo l'integrazione degli stranieri di prima e seconda generazione, valorizzando la capacità degli individui, diffondendo il volontariato virtuale, aiutando i più deboli, sostenendo le famiglie in un progetto educativo. Del resto, chi opera negli oratori sa per esperienza diretta - e qui ne ho sentito tante - che le istituzioni ecclesiastiche, mosse dalla preoccupazione di rispondere alle sollecitazioni che provengono dalle istituzioni pubbliche e dalla base, sono sempre e spesso chiamate loro a farsi carico di interventi diretti in molteplici ambiti sociali a favore degli adolescenti, dei giovani più svantaggiati ed esposti al rischio della devianza. Tutto ciò operando in ambiti che travalicano le dimensioni più propriamente religiose e culturali dell'agire della Chiesa.
Voglio dire che la capillare presenza sul territorio sia delle realtà oratoriali, sia di quelle espressione di associazioni e aggregazioni laicali, e costituisce un valido sostegno all'azione educativa delle famiglie, un prezioso sussidio nella formazione di cittadini consapevoli e motivati e, di conseguenza, un efficace baluardo nei confronti dei rischi della devianza minorile. E' innegabile il contributo arrecato dalla rete capillare degli oratori alla prevenzione del disagio minorile, alla promozione dei valori della solidarietà sociale, senza misconoscerne le peculiarità che derivano dalla loro genetica connotazione confessionale.
In questa prospettiva credo, però, che debba essere rilanciata e rinnovata anche la funzione degli stessi oratori. Certo, da realizzare in forme più aperte rispetto al territorio. Nel tempo libero, ma non solo in esso, diventa sempre più importante, per esempio, la ricerca di raccordi chiari, e veramente al servizio dei giovani, con le strutture delle amministrazioni locali.
Ho voluto pronunciare questo breve intervento e lo voglio concludere con una semplice riflessione, rivolta soprattutto a coloro i quali fanno professione di fede e di laicità ad intermittenza, spesso con malintesa invasione di campo. Insomma, colleghi, come diceva Cavour "libera Chiesa in libero Stato", ma aggiungo "libero Stato con libera Chiesa". Voglio concludere dicendo questa frase: quando un laico si erige a maestro di morale sbaglia spesso; in determinati ambiti può essere soltanto discepolo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Non mi appassiona la discussione su meriti, fede, religione. Noi qui ci troviamo di fronte alla necessità di dare risposta a un'esigenza che abbiamo posto al centro della discussione in Aula attraverso una proposta di legge che fa riferimento al quadro della situazione sociale nel nostro Paese. Quello che non condividiamo è aver individuato gli operatori come un'area da privilegiare, un settore da privilegiare rispetto a un quadro generale. Tutti abbiamo, come dire, la conoscenza, la capacità di osservare quello che accade nella nostra società e di riconoscere a coloro che operano nel mondo del volontariato (sia esso laico o religioso) meriti, qualità e capacità spesso condizionati dal fai-da-te e spesso invece organizzati in forme più puntuali ed attente.
Tutti avete dichiarato di aver avuto un ruolo, di aver frequentato gli oratori, io ho frequentato la strada, era più attraente, più interessante, è stato quello l'ambiente nel quale mi sono formato. Non ero figlio di nessuno, mio padre era insegnante elementare ma condivideva queste scelte. Questo non toglie che conoscessimo quello che accadeva nelle parrocchie e le attività che svolgevano le parrocchie.
Allora, io - superato questo aspetto - ritorno alla situazione attuale. Noi abbiamo, forse rispetto a tanti altri settori, un quadro normativo di riferimento straordinario che è quello dettato dalla legge Prodi - Del Turco, la numero 328 del 2000, che supera e sostituisce la vecchia "legge Crispi" del 1890. Quindi era assolutamente necessario mettere mano e governare. Come a volte non accade, la legge numero 328 si è rivelata capace di riordinare e inquadrare il problema e individuare soprattutto nei comuni, coloro che privilegiati dalla legge, dovevano farsi carico del problema, quindi assegnando ai Comuni un ruolo fondamentale e vitale che gli stessi stanno svolgendo con grande puntualità e attenzione.
In riferimento poi alle competenze regionali viene stabilito e chiarito dalla legge regionale numero 23 del 2005, proposta dalla Giunta Soru e dall'assessore Dirindin.
Chiarito questo aspetto, io ritorno a dire che la posizione del nostro Gruppo non è assolutamente di avversione nei confronti del mondo del volontariato e degli oratori. Ricordo, fra l'altro, come riportato dalla stampa di ieri, che l'assessore Manca, ricevendo i rappresentanti delle associazioni di volontariato ha offerto ampia disponibilità per creare un osservatorio permanente e ha riconosciuto al mondo del volontariato un ruolo fondamentale nella nostra società, anche perché si parla di 1600 associazioni con 100 mila soci che svolgono lavoro gratuito stimato pari a 10 milioni di euro.
Io però, pur apprezzandone l'impegno e lo sforzo, debbo dire che non posso guardare a quel mondo per dare risposte alla mancanza di strutture educative e sociali adeguate e quindi trasferiamo agli oratori ruoli e competenze. Io credo che se si riconosce che esistono carenze in termini di strutture educative e sociali adeguate bisogna provvedere in merito, non trovare chi deve farsene carico. Il recupero dei giovani oggi è, infatti, un aspetto più che mai delicato, anche se non riguarda solo i giovani. Ma un intervento adeguato oggi più che mai, superando quel fai-da-te che abbiamo denunciato in altre occasioni che ho ricordato poc'anzi, dev'essere effettuato attraverso personale specializzato e strutture qualificate.
Io mi permetto anche di introdurre un elemento forse polemico però devo dire, se analizzo il lavoro di questo Consiglio regionale, che a parte le leggi finanziarie collegate alla finanziaria, questo Consiglio regionale ha licenziato tre leggi. Una è la legge cosiddetta "Piano casa" che possiamo definire come la cambiale pagata al partito del mattone e del cemento che ha sostenuto con vigore in alternativa al progetto di Soru, questa maggioranza. L'altra legge è quella sul commercio, ed è stata pagata la cambiale al mondo dei bottegai e dei commercianti che, in una richiesta sempre più accentuata di liberismo sfrenato, ha ottenuto soddisfazione. Ora, con questa proposta di legge, paghiamo la cambiale alla Chiesa cattolica e ai vescovi, così attivi nella campagna elettorale che li ha visti in primo piano sostenere e accompagnare il Capo del governo.
Ricordo a voi tutti che il consenso che avete ottenuto in così vasta proporzione è stato sostenuto anche dai tanti disoccupati e da quei lavoratori che il collega Luciano Uras richiamava. Forse è tempo di mettere in pagamento anche la cambiale nei confronti di costoro. E questo lo dico perché l'eccessiva attenzione manifestata nei confronti del ruolo degli oratori, così magnificati e beatificati per le cose che sono in grado di fare, io credo superi quella che è la laicità delle istituzioni che richiamava il collega Ben Amara.
Io sono ben lieto quando un oratorio nasce così come quando nasce e si costituisce un'associazione di volontariato, culturale, sportiva, ricreativa, ambientalista, perché sono tutti soggetti che svolgono un ruolo importante nella nostra società. Magari dovremmo fare anche un altro sforzo, quello di imporre ai comuni che hanno l'obbligo di pianificare, di rispettare gli urbanistici di pianificazione che prevedono che certe aree siano destinate a servizi di quartiere e quindi impedirgli di destinarle ad altre attività, come la grande distribuzione e l'attività ricettiva. Quegli spazi devono essere destinati alla socialità, all'incontro, alla ricreazione, magari anche affidandoli alle parrocchie che operano all'interno di quelle aree. Quindi parrocchie, luoghi di culto, verde attrezzato e attrezzature sportive di quartiere.
E questo non accade, non accade perché sappiamo che fine fanno quelle aree e le difficoltà e il disagio che le parrocchie incontrano per trovare spazi spesso inadeguati. E all'interno di questa inadeguatezza degli spazi faccio riferimento alla legge. Un'ipotesi poteva essere quella di proporre l'inquadramento degli oratori all'interno della legge numero 23, dandogli magari quegli strumenti necessari per mettersi a norma. La legge numero 23, infatti, richiedeva particolari requisiti di professionalità del personale e allo stesso tempo la disponibilità di locali adeguati.
Oggi una cooperativa sociale che fa richiesta per aprire una struttura deve, per quanto riguarda gli spazi che intende mettere a disposizione, presentare planimetria quotata del locale, individuare gli ambienti, le pertinenze, la destinazione dei locali, le aperture, le uscite, e ottenere tutti i certificati igenico-sanitari. Io credo che l'inquadramento all'interno della legge numero 23 sarebbe stato il modo migliore di sollecitare, stimolare, spingere gli oratori a mettersi a norma, in un quadro normativo che è ben definito dalla legge numero 328 del 2000 che pone al centro di tutto il comune. In questa legge che noi abbiamo oggi in discussione invece non è mai una volta citata la parola comune...
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Come noi sappiamo per esperienza, il titolo delle leggi, per quanto appropriato, quasi mai corrisponde al contenuto delle stesse. Quindi il problema non è tanto calibrare adeguatamente il titolo, anche se in questo caso il titolo precedente, come è stato detto, rispetto al titolo della proposta che i colleghi del Partito Democratico hanno presentato, aveva uno spirito diverso, che è esattamente lo spirito che è stato richiamato (e non capisco perché poi censurato o comunque contestato in maniera polemica da altri colleghi) quello spirito laico che dovrebbe ispirare il nostro agire.
Io rimango su questo punto perché, al di là dei titoli, al di là degli emendamenti, resta una impostazione a mio giudizio sbagliata, discriminatoria rispetto ai contesti diversi nei quali si esplica questa attività, debolmente e inutilmente giustificata dal profilo delle contestazioni sulle risorse. E vorrei dire semplicemente questo: è vero, è verissimo che i comuni hanno il fondo unico (però osserviamo come l'abbiamo rimaneggiato ultimamente per poter pretendere, dai comuni o dalle associazioni dei comuni, che svolgano anche questa funzione) ma se da un lato c'è il fondo unico, dall'altro lato, colleghi, dobbiamo anche dire che la Chiesa è ampiamente finanziata per le sue attività con l'8 per 1000, cioè con i soldi dei cittadini.
Peraltro - forse a qualcuno di voi è sfuggito - attraverso una leggina incomprensibile ultimamente lo Stato ha fatto un altro regalo alla gerarchia ecclesiastica, stabilendo che alla Chiesa cattolica non va solo l'8 per 1000 (che comunque è una percentuale altissima rispetto alle scelte che vengono effettuate dai cittadini italiani), il Governo, questo Governo, con una leggina ha detto che la parte di chi non ha operato la scelta dell'8 per 1000 si ripartisce ulteriormente tra i diversi beneficiari (Stato e confessioni religiose) sulla base delle percentuali delle opzioni che sono state espresse. Quindi, la Chiesa prende molto di più di quanto dovrebbe percepire sulla base delle scelte effettuate dai cittadini a suo favore. Questo sulla base di una legge approvata sotto questo Governo.
Vorrei anche aggiungere che mentre noi osserviamo e ci prodighiamo, quasi paurosi di toccare la sensibilità delle gerarchie, nel cercare di trovare dei punti di equilibrio sul nostro agire, sulla nostra responsabilità, non sulla dissacrazione della Chiesa, perché nessuno di noi si vuole cimentare su questo terreno, perché chi chiede il rispetto di tutti è il primo che deve rispettare, non sempre altrettanto avviene da parte ecclesiastica. Laddove infatti abbiamo la possibilità di riscontrare la presenza di elementi illuminati della gerarchia ecclesiastica che, invece che chiedere allo Stato, hanno (vorrei ricordare che qualche mese fa il cardinale Tettamanzi ha preso 1 milione di euro dei fondi della Chiesa e li ha messi a disposizione dei cittadini poveri della sua diocesi, ha preso del suo per integrare quello che lo Stato, con difficoltà, riesce a fare nei confronti di questa povera gente, e quindi anche noi siamo consapevoli che dobbiamo operare delle distinzioni) ci sono parti della gerarchia che sembrano geneticamente strutturate solo per chiedere.
E' vero che a me la gerarchia, dal punto di vista personale, non rappresenta molto, perché così come avviene in politica, Assessore, dove i sardi - e in questo momento molto più che in altri periodi - spesso sono molto più avanti della propria classe dirigente, anche nella Chiesa ci sono dei parroci, dei poveri parroci, spesso anche emarginati dalle scelte della gerarchia, che sono molto più avanti della stessa gerarchia ecclesiastica e che operano nell'ambito educativo, in maniera trasversale rispetto anche ai limiti che impone l'esercizio di questa funzione. Quindi non può essere vantato l'elemento finanziario, perché i Comuni hanno un loro ruolo.
Ma vorrei dire un'altra cosa: qui è stato detto che le altre regioni hanno approvato leggi analoghe, leggi "rosse". Guardate, onorevole Pittalis, io sono più propenso a parlare di Regioni un po' rimbecillite e Regioni più sveglie, più che di Regioni rosse e Regioni non rosse. Perché trasversalmente in molte regioni che hanno deliberato, non si fa riferimento alla legge che avete citato voi, alla "206", che una legge specifica, ma alla legge numero 328, che è sostanzialmente una legge quadro per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali all'interno del quale va letta la legge numero 328. Cosa vuol dire realizzare un sistema integrato? Vuol dire che l'obiettivo di queste leggi non è quello di fare delle elargizioni gratuite alla Chiesa, ma è quello di riconoscere la funzione integrativa che la Chiesa svolge in parallelo allo Stato, e infatti in quelle leggi non c'è nessuna copertura finanziaria specifica, c'è l'abbinamento, il riconoscimento, la parificazione dell'organizzazione ecclesiale degli oratori, in concorso con quella pubblica, per garantire degli standard, dei livelli formativi e di sostegno alla gioventù pari a quelli gratuiti del settore pubblico. Andateveli a vedere, l'unica eccezione la fa la legge della Calabria, che ha fatto una cosa che noi abbiamo già fatto (l'ha fatta la precedente Giunta) cioè ha stanziato una certa somma perché attraverso i Comuni si potesse finanziarie il recupero, il riutilizzo degli edifici degli oratori parrocchiali, proprio propedeutici all'uso formativo. Noi l'abbiamo fatto nel 2005, stanziando 2 milioni di euro e finanziando più di 16 o 17 Comuni per 150 mila euro ciascuno, per poter effettuare questo intervento infrastrutturale.
Altro è il discorso di carattere formativo, su cui tornerò dopo, perché è bene approfondire, ma questa legge fa tutto, meno che parificare; effettua una elargizione prescindendo dall'obiettivo di mettere la Chiesa in concorso col pubblico, e di parificato al pubblico, anche relativamente agli standard formativi ed educativi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, l'onorevole Salis, ha affermato che questa legge costituirebbe un privilegio in favore della Chiesa. Abbiamo sentito dire che si tratterebbe di una forzatura di carattere ideologico; l'onorevole Porcu ieri ci ha detto che ci sono leggi più importanti per lo sviluppo, e stamattina ci ha invitato ad un atteggiamento, come dire, sobrio: "Attenzione, non enfatizzate questa legge, che può essere pur sempre una buona legge, ma non caricatela di enfasi".
Eh, onorevole Porcu, il richiamo lo ha fatto con riferimento a questa parte politica, o ai banchi dove lei siede? Perché, per la verità, se c'è enfasi, se c'è voglia di creare il casus belli, beh, tutto questo è il portato degli interventi che da ieri fino a questo momento abbiamo sentito in quest'Aula. La verità è che noto, soprattutto da parte delle posizioni più moderate del centrosinistra, un certo imbarazzo, notevole imbarazzo, un perché una parte ha sollevato vere e proprie barricate contro questa proposta di legge solo perché ha avuto il merito di riportare, anche all'attenzione dell'agenda politica sarda, un aspetto non irrilevante che, guarda caso, la sinistra utilizza a corrente alternata al bisogno, e cioè il ruolo fondamentale della Chiesa.
Anche questa mattina si è cercato di metterla sul banco degli accusati rievocando addirittura il processo a Galileo Galilei, come se qui ci dovessimo confrontare, fare i difensori della Chiesa o gli accusatori, come se non avessimo qualche cosa da dire su chi ordinava di bruciare i testi sacri perché tanto la verità era contenuta nella legge del profeta, e che quindi se quei testi non contenevano verità non c'era da giustificarsi assolutamente.
Non abbiamo forse tutti il bisogno di ascoltare le parole del cardinale Bagnasco che richiama i cattolici impegnati in politica a trovare momenti di coesione su valori, su questioni che possono accomunarci? Lo dico serenamente all'onorevole Gianvalerio Sanna, che ci invita - anche in forma, mi sia consentito, forse un po' stucchevole - ad essere laici, ma la sua non è una posizione laica, la sua è una posizione laicista, la sua è una posizione di pregiudizio per qualunque attività che abbia anche una funzione sociale rilevante come quella che svolge la Chiesa.
E allora mi dovete spiegare, colleghi del centrosinistra, come mai quando la pastorale sociale del lavoro vi invita alla mobilitazione, grazie a quell'encomiabile lavoro che svolge a capo della pastorale Don Pietro Brotzu, c'è una mobilitazione di tutta la sinistra a sostenere, a enfatizzare il ruolo della Chiesa, il ruolo che sta svolgendo la Chiesa sarda? Ditemi che cos'è il laicismo, che cosa sono i laici e che cosa significa avere attenzione ai problemi che anche in quel contesto - e non dico che faccia bene, fa benissimo! - la Chiesa sarda pone all'attenzione della politica? Cosa significa: quando c'è un'iniziativa che sostiene il centrodestra - ma per la verità è aperta al confronto e al contributo di tutti - allora c'è qualcosa che non va, si attenta al diritto civico, si attenta al ruolo dei comuni? Di che cosa stiamo parlando? Quando invece c'è qualche manifestazione che agita temi che possono andare contro il Governo nazionale o contro il Governo regionale allora alla Chiesa stendete tappeti rossi! Signori della sinistra, da questo punto di vista forse bisogna che un po' tutti ci chiariamo le idee.
La verità è che c'è nel centrosinistra una componente che soffre ancora di un pregiudizio che è naturale, legato ad una visione comunista, marxista, leninista, e come mi suggerisce il collega Petrini anche maoista della società. Questo è il problema! Allora, è giusto che voi continuiate a perorare una strenua opposizione a questa legge, perché è radicalmente opposta alla visione che ha la vostra parte politica. Noi enfatizziamo il ruolo svolto territorialmente dalle parrocchie, e dunque ci rivolgiamo in particolare, a quegli istituti che svolgono questo ruolo: gli oratori.
Io non mi vergogno, per esempio, di riconoscere che nella mia funzione di Assessore regionale della programmazione, ho finanziato l'oratorio dei salesiani a Nuoro, tanto per citarne uno, dove sono stati investiti circa 6 milioni di euro, e inviterei tutti i recalcitranti, tutti i titubanti, tutti i dubbiosi (chi lo è per spirito di polemica ma anche a chi lo fa in buona fede) ad andare in quella realtà e verificare quanto disagio sociale hanno dovuto affrontare, quanta supplenza hanno dovuto esercitare rispetto ad una assenza cronica delle istituzioni (in questo caso del comune di Nuoro) sicuramente più propense a finanziare il saltimbanco a fine anno piuttosto che a rendersi veramente disponibili ad affrontare le questioni del disagio sociale, le questioni giovanili e tutto ciò che ne è corollario.
Allora penso che se tutti abbassassimo davvero i toni e se davvero prendessimo il testo di legge per quello che è, non per i significati anacronistici che si vogliono attribuire, penso che finalmente questo Consiglio regionale eserciterebbe la propria funzione in senso nobile, senza che si possa parlare di privilegi in favore della Chiesa piuttosto che di interventi a favore di istituzioni civili. Qui il problema è creare situazioni di privilegio per i cittadini, per i bisognosi, per coloro che da queste istituzioni veramente hanno avuto risposte serie, certe e concrete. Per questo io mi auguro che questa legge, sia pure in alcune parti, possa essere emendata per migliorarla, ma che rimanga inalterata nel suo impianto essenziale, perché certo non ha bisogno di essere vanificata come si tende a fare da parte della sinistra.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Assessore, onorevoli colleghi e colleghe, intervengo per ribadire un concetto che avevo già espresso e lo faccio da ex dirigente "oratoriano" quindi credo di non parlare fuori luogo ma parlo per esperienza vissuta. Infatti non voglio preannunciare argomentazioni di tipo eccelso, ma vorrei soffermarmi su alcuni aspetti di natura pratica che la norma ci impone di esaminare.
Più di una volta ho avuto la sensazione, in questo Consiglio, di trovarmi di fronte a proposte di legge importantissime di cui condividevo lo spirito, ma non ne condivido la prospettiva, perché spesso il legislatore, come in questo caso, perseguiva un obiettivo (in questo caso il finanziamento degli oratori) senza valutare a 360 gradi il possibile impatto delle norme nel contesto sociale delle nostre comunità.
Preso atto che la nostra cultura, la nostra storia si fonda sul binomio comuni-Chiesa, perché in ogni nostro centro c'è il Municipio e c'è la Chiesa, ad esso non possiamo non guardare se vogliamo evitare di rompere questo connubio che ormai ci accomuna da secoli e su cui è forgiata la nostra cultura, quindi anche la nostra formazione e la nostra visione della società anche in Sardegna. Quindi, è un binomio che io credo dobbiamo mantenere integro e dobbiamo mantenerlo anche su livelli che si intersechino. Ritengo pertanto che si possa fare uno sforzo, un piccolo sforzo, per far sì che queste due entità, che sono fondamentali alla formazione, in modo particolare della nostra gioventù, possano concorrere assieme.
Porto degli esempi pratici, proprio perché non voglio dilungarmi in oratorie che forse hanno poco senso, se non in altri ambiti, perché qui dobbiamo risolvere i problemi concreti della gente. Quante parrocchie, mi chiedo, dispongono di strutture, di immobili o di spazi per poter realizzare l'oratorio, visto e considerato che la norma finanzia ristrutturazioni e percorsi di formazione, ma in particolare le ristrutturazioni? Io credo che non tutte le parrocchie abbiano questi spazi, ma non solo non hanno tutti questi spazi, non hanno neanche i parroci, non hanno neanche i sacerdoti, perché sta venendo meno la vocazione, quindi comunque in Sardegna avremo dei vuoti, dei vuoti che qualcuno dovrà pur colmare.
Io credo che il legislatore abbia il compito di far sì che la norma possa raggiungere il maggior numero di amministrati. E quindi (parlo in termini pratici), se è vero, e lo condividiamo tutti, che l'attività degli oratori è fondamentale per la formazione e il recupero dei giovani che spesso, per gli stimoli della nostra società moderna, vanno incontro a devianze creando anche un costo materiale alle finanze dello Stato, quindi della Regione e dei Comuni, allora mi chiedo: considerato che i Comuni spesso hanno un patrimonio di immobili inestimabile, quindi spazi che rischiano di essere degradati, abbandonati a loro stessi, perché non recuperarli e metterli a disposizione di quelle parrocchie che non hanno spazi? Dobbiamo cercare di stimolare l'intesa tra "campanile e municipio"; solo così potremo offrire risposte reali. Quindi penso che non ci voglia granché per trovare quell'accorgimento che ci permetta, anche stavolta, di votare assieme.
Un altro aspetto è questo: attenzione, noi stiamo usando soldi pubblici, ed è giusto che questi soldi pubblici abbiano una ricaduta. Lo dico senza voler offendere perché in oratorio ci ho lavorato, e ci ho lavorato "a gratis" come si suol dire. E allora, siccome finanziamo percorsi per recupero, e spesso, diciamocela tutta, gli oratori mettono a disposizione volontari e non professionisti, il rischio è quello di finanziare lavoro nero, con fondi pubblici. Per cui, ripeto, facciamo uno sforzo per trovare quel parallelismo che eviti conflitti e che permetta alla Chiesa e allo Stato di procedere ognuno per proprio conto pur in un rapporto di collaborazione che è utile e fondamentale per il recupero di tutte quelle frange sociali che rischiano di essere emarginate.
Solo la Chiesa, il Comune, o i centri di aggregazione sociale possono, collaborando e lavorando in sinergia, creare quella rete Chiesa-Comune importante per raggiungere il maggior numero di amministrati. Perché questo deve essere il nostro criterio guida: guardare la risposta che diamo con le norme: la norma non può essere solo a vantaggio di una parte ma deve raggiungere il maggior numero possibile di amministrati, e questo, ripeto, possiamo farlo con un'interazione (lo dico brutalmente) "campanile-municipio". Si può fare, non ci vuole tanto, basta solo trovare, all'interno dell'articolato, quei piccoli punti capaci di ricucire questa stretta collaborazione. Se non faremo questo io credo che non faremo un bene né alla nostra comunità né alla Chiesa, perché la Chiesa non deve sentirsi privilegiata dallo Stato ma deve essere "usata", tra virgolette e in senso buono, per risolvere i problemi gravissimi che ci attanagliano.
Questo dei giovani, poi, è un problema che dobbiamo tenere presente in tutte le nostre norme, dobbiamo tenerlo presente, perché prevenire significa risparmi futuri. Se un giovane, infatti, prende, per esempio, la strada sbagliata delle tossicodipendenze, poi alla società costa, costa con il carcere, costa con le spese per il recupero, ma costa anche sotto il profilo sanitario perché ci sono patologie che esplodono all'interno di queste situazioni e che comportano costi enormi. Questo intervento mi sembra pertanto un fattore importantissimo di prevenzione: diamogli tutto il peso necessario, creiamo le condizioni perché "campanile e municipio" collaborino per il bene comune, per il bene dei nostri giovani.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Grazie, Presidente. Poi, alla fine di questo intervento, chiederò all'onorevole Pittalis in quale categoria vengo enucleato, ovviamente con grande affetto.
A parte questo - scusate l'ilarità ma sentire alcuni interventi suscita anche questa, ovviamente con grande rispetto - c'è da parte nostra, almeno da parte mia, la consapevolezza della necessità di normare una materia delicata come quella relativa alla funzione sociale ed educativa che lo Stato, nel nostro caso la Regione, deve svolgere attraverso i suoi strumenti; tra questi strumenti, io e noi pensiamo debbano rientrare anche gli oratori. Fin qui siamo perfettamente d'accordo.
Non siamo, o perlomeno non sono assolutamente d'accordo, che quest'Aula licenzi un testo in cui questa funzione viene riconosciuta esclusivamente agli oratori, perché questo è il tema in discussione. Ce lo ha ricordato nel suo intervento, in maniera molto chiara e puntuale, il Capogruppo del Partito della Libertà, onorevole Diana, quando ci ha detto "stiamo parlando di una legge presentata da noi che sostiene gli oratori". Legittimo, ma è chiaro, quindi, che l'oggetto della discussione è questo. Quindi, per cortesia non accusateci almeno di cose che non stiamo facendo.
Questo Consiglio regionale sta deresponsabilizzando anche il ruolo dell'articolazione istituzionale nel territorio costituita dagli enti locali. Voi delegate, è legittimo che lo facciate, per carità, ma non è onesto intellettualmente che chiediate il nostro assenso, perché voi delegate questa funzione esclusivamente alla Chiesa. Esclusivamente alla Chiesa! E quando parlate di organi similari vi riferite comunque a organi similari religiosi; questo è il dettato del testo che voi avete portato in discussione in questa Aula.
Allora io vorrei ricordare a noi tutti, scusate la banalità, che anche per fare questo stiamo utilizzando risorse pubbliche che derivano ovviamente dalla politica impositiva di questo Stato alla quale tutti quanti partecipiamo, nessuno escluso. Quelle risorse, per la parte che siamo chiamati ad amministrare, io vorrei venissero utilizzate riconoscendo la sensibilità culturale di ognuno di noi, cosa che non avviene, anche nella funzione delicatissima di cui noi stiamo discutendo, e cioè quella di educare e formare i giovani.
Ci avete accusati stamattina di voler provocare un casus belli, ci dite che una parte del centrosinistra sta vivendo con imbarazzo questa discussione, l'onorevole Pittalis ci ha accusato di tutto, dall'essere comunisti a maoisti ha dimenticato soltanto la categoria dei trozkisti (così sarebbero rientrati più o meno tutti), ci avete detto che è una contraddizione il fatto che la sinistra usi la pastorale del lavoro (a parte il fatto che non la usiamo la "pastorale", con la pastorale ci siamo trovati, ci troviamo e ho paura per noi tutti che ci troveremo ancora, a condividere i drammi della società che siamo chiamati in qualche maniera a governare) e quindi, in sostanza, ci avete chiesto di spiegare qual è la natura del nostro laicismo. Io ci provo molto brevemente, scusato l'atto di presunzione.
Allora io credo che, da parte nostra, laicismo significhi anche riconoscere in una società plurale, governata da istituzioni laiche, anche da parte di chi non è religioso, la funzione fondamentale di strumenti della Chiesa per educare i giovani.
DEDONI (Riformatori Sardi). Quello è laicismo non è laicità.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Io credo che anche questo sia laicità, io credo che anche questo sia laicità: riconoscere in una società plurale l'esigenza di far partecipare alla formazione, all'educazione di giovani, organi che non rispondono alla nostra cultura; anche questo secondo me è laicità.
Io credo che esempi di laicità ce ne siano tanti, voluti anche da questa Aula, credo che esempio di laicità sia anche la possibilità di poter fruire di un'offerta pubblica e privata in tanti settori strategici della nostra società. Penso alla scuola; penso alla sanità anche questo è laicità. Ma allora mi volete dire, senza parlare di laicità, ma parlando di qualcosa forse anche più importante, di democrazia, che senso ha, di fronte a una posizione politica che non nega la funzione straordinaria degli oratori, che senso ha invece da parte vostra non prendere nemmeno in esame la funzione importante di altri organi, di altri strumenti che non sono gli oratori?
Noi non stiamo dicendo: "fuori gli oratori e dentro gli altri"; stiamo dicendo che insieme agli oratori devono starci anche gli altri, onorevole Pittalis, perché, per cortesia, non mistifichiamo questa discussione, non possiamo essere accusati di quello che potevamo essere accusati strumentalmente negli anni 50, per cortesia, non evochiamo queste situazioni. Non c'è questa posizione, nessuno da parte dell'opposizione ha chiesto di eliminare gli oratori; abbiamo riconosciuto la loro funzione straordinariamente importante, vi abbiamo solo chiesto di valutare se altri strumenti possano avere un qualche ruolo. Noi, così come siamo convinti che debbano svolgere quella funzione gli oratori, siamo convinti che dobbiamo garantire un'offerta che non si limiti in questo campo strategico soltanto agli oratori.
Ma allora perché non pensare, non perfezionare il testo che vi apprestate a votare indipendentemente da questa discussione, in base a criteri di qualità; perché non basate quegli accordi di programma, quei protocolli su criteri, su certificazioni che testimoniano la qualità e la professionalità nello svolgimento di quella funzione e fate in modo che si aggiudichiano quelle risorse, possa utilizzare quelle risorse, chi ha quei requisiti. Questo è laicità; chi invece non si rende disponibile ad una riflessione come questa non solo non è laico (e non lo pretendo), ma pecca anche di rispetto e di riconoscimento dei valori della democrazia, perché questa è la responsabilità che vi state assumendo.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Pietro Fois è rientrato dal congedo.
E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, visto che i colleghi in quest'Aula hanno praticamente denunciato il proprio credo politico e le frequentazioni degli oratori, io devo dire che, forse a torto o a ragione, questa frequentazione mi è stata negata. Nel corso della vita ho avuto però l'opportunità di conoscerli e ne ho incontrato di validi come ne ho incontrato veramente di pessimi, come succede per tutte le associazioni, per cui non capisco l'ipocrisia di questa proposta di legge tesa a privilegiare queste strutture, che sono le strutture della Chiesa, di una certa Chiesa, gestite dai preti.
C'è il tentativo, da parte delle istituzioni, di trasferire le proprie responsabilità e i propri compiti verso strutture periferiche anche fortemente sospette per quello che noi vediamo. Si trasferisce alla Chiesa il compito di gestire il disagio giovanile; quindi questa Chiesa si dovrà occupare del disagio, della disgregazione in generale, del problema della tossicodipendenza, del problema della scolarizzazione. Ma io mi chiedo: chi si occuperà dei problemi reali che generano questo stato di cose, chi è che si occuperà della disgregazione delle famiglie legata a un problema grosso come quello dell'occupazione?
Mi sembra quindi un modo di affrontare i problemi reali superficiale e anche molto ingenuo o forse anche in mala fede. Mi dispiace per l'onorevole Contu, che è forse il più pluridecorato politicamente in questa Aula, che si sia sorpreso per le reazioni scatenate soprattutto dall'opposizione, perché è stato toccato un nervo scoperto, che è quello della laicità delle istituzioni, del fatto che, ad esempio, onorevole Contu, molte risorse pubbliche sono state dirottate dalla scuola pubblica verso la scuola privata, una scuola privata gestita dalla Chiesa cattolica, principalmente.
Poi si è parlato di oratori, dove si deve forgiare il carattere dei giovani, formarli politicamente. Io, sinceramente, eviterei di trattare tutti questi aspetti, perché assistiamo a spettacoli veramente disgustosi. Queste cose però le vediamo tutti i giorni. Nel sud Italia è diffuso un giornale cattolico, si tratta di un settimanale con un inserto, un inserto a sostegno delle centrali nucleari, dove ci si dice: "La chiesa è d'accordo per le centrali nucleari perché il nucleare è bello, è buono, e ci serve, e ce l'hanno tutti". Io parlo molto chiaramente: ho l'impressione che, attraverso queste leggi ipocrite ci sia anche la tendenza a saldare conti legati alla politica e ad altre storie. Pertanto io, in quanto laica, proporrei di stendere un velo pietoso su tutto questo argomento, che arriva in un momento pericolosissimo, nel quale la gente da noi è davvero disperata.
Cerchiamo di affrontare il problema del disagio delle famiglie per evitare che si disgreghino e che generino questi mostri, di cui gli oratori si devono occupare. Occuparsi di questi giovani non è cosa facile; non è compito della Chiesa occuparsi dei prodotti di una società dei consumi, che vuole questi giovani consumatori, e nello stesso tempo oggetti di consumo. Però, sembra quasi che io ce l'abbia a morte con la Chiesa. Badate, io sono atea, ma ho un rispetto assoluto di tutte le manifestazioni di culto e delle persone credenti di qualsiasi tipo e genere. E rispetto le associazioni, le funzioni sociali che possono avere gli oratori, come tutte le altre associazioni di volontariato, e punto molto il dito verso l'impegno sociale che hanno altre chiese nel nostro territorio, e che è negato, è maltrattato.
Ho già dichiarato che le nostre istituzioni, ad esempio, negano i luoghi di culto a decine di migliaia di cittadini che ormai sono cittadini sardi. Ciò è gravissimo, perché noi abbiamo spazio, abbiamo chiese abbandonate, sconsacrate, abbiamo luoghi comunque, anche se non sono chiese, che sono in stato di abbandono, per cui io credo che affidare questi spazi laicamente e in modo equo significherebbe anche recuperare questi beni architettonici in stato di abbandono. Dopodiché, io dico che questa legge, onorevole Contu, a me va benissimo, io gliela firmo, però deve passare l'impegno a spazi ad altre religioni e a improntare a criteri di equità la distribuzione di questi fondi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Grazie, Presidente, io credo che, indubbiamente, la discussione a volte assume dei toni abbastanza critici, però certamente nessuno, con la discussione di questa legge, vuole mettere in dubbio minimamente la laicità dello Stato e della Regione Sardegna. Credo davvero che non ci si possa dividere in tanti Peppone e Don Camillo, anche perché, forse alcuni di noi qua faranno ridere, ma non siamo dei Fernandel, né mi permetterei mai di dire che voi siete dei Cervi. Quindi credo che si debba tornare allo spirito della legge, che è quello di non mettere in discussione la funzione che da sempre, e non solo gli oratori delle parrocchie della Chiesa cattolica, svolgono come centri di aggregazione.
Questa pluralità è confermata nell'articolo 1 e nell'articolo 2; sta poi agli enti locali mantenere gli impegni che sono costituzionalmente tutelati nei confronti di tutte le religioni e confessioni. Però non possiamo nemmeno disconoscere che intere generazioni forse, io direi, anzi, certamente migliori della nostra, sono state educate (e qua c'è una differenza fondamentale tra aggregare ed educare) all'interno degli oratori della Chiesa cattolica, e il progresso, il futuro non può essere certamente quello di sostituire questa funzione educatrice, o educativa se preferite, che si svolge negli oratori, con i centri di aggregazione sociale gestiti dai comuni. Non sarò certamente io, un ex sindaco, a criminalizzare i centri sociali gestiti dai comuni, ma è altrettanto vero che non sarò certamente io a negare che troppo spesso questi centri non nascono per l'utenza, ma per chi da quei centri percepisce comunque una forma di stipendio; questo purtroppo avviene.
E' vero, sono tantissimi, importantissimi i centri di aggregazione comunali, funzionano bene, però questo non significa che non si debba riconoscere la funzione degli oratori. Questo disegno di legge non vuole prevaricare nessuno, vuole semmai equiparare. Perché se è vero come è vero che l'anno scorso, in articulo mortis, nel febbraio del 2009, la precedente Giunta ha stanziato circa 13 milioni di euro (di cui certamente 5 erano del fondo nazionale per le politiche giovanili) per i centri di aggregazione sociale in tutti o quasi tutti i comuni della Sardegna, analoghi stanziamenti, in questi anni, nei confronti degli oratori o dei centri similari di altre confessioni religiose non ci sono stati. Questa legge quindi copre un buco.
La Sardegna purtroppo arriva ultima - è stato ricordato - rispetto a regioni rosse, verdi, azzurre, bianche, semplicemente nel sancire il riconoscimento di questa funzione educativa e sociale svolta negli oratori, in particolare (per numero e per importanza) negli oratori della Chiesa cattolica, ma non esclude i centri similari delle altre confessioni religiose. Io credo che sia semplicemente un riconoscimento dovuto per un'azione che è stata svolta per anni, e che ancora continuamente viene svolta.
E' stato anche detto che gli oratori possono nascondere del lavoro nero; ma per carità, davvero pensate che svolgere la propria opera presso gli oratori sia una maniera di svolgere del lavoro nero? Pensate che negli oratori lavorino nuovi schiavi? Negli oratori ci sono persone che donano il loro tempo con spirito di servizio, per volontariato, che non conoscono certo né orari, né festività, né turni di recupero, che non sono sindacalizzati, che lo svolgono con abnegazione, quell'abnegazione che la nostra religione ha mostrato non solo a noi ma al mondo intero.
Allora, riportiamo la discussione nei giusti binari: sono stati proposti in Commissione, e discussi, alcuni emendamenti che rendono questa legge certamente più trasparente, che la rendano più comprensibile e più garantista nei confronti sia delle altre religioni sia della gestione delle risorse. Questo è un aspetto fondamentale; anche noi ci siamo posti questo problema, e anche noi ci siamo sforzati di tutelare il più possibile una distribuzione equa, adeguata, premiale, e non gestita dall'alto, sulla base di interessi che magari a molti possono sfuggire, o da una sola persona. Abbiamo cercato di inserire garanzie per i progetti che realmente vengono svolti nelle nostre città, e credo che, al di là di tutto, un'azione svolta in una maniera così capillare, così diffusa, nella Sardegna ricca come nella Sardegna povera, nella Sardegna delle coste come nella Sardegna dell'interno, molto spesso, o sotto o a fianco, abbia una croce che vorrei fosse rispettata da tutti come simbolo della nostra civiltà.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Bruno è rientrato dal congedo. Onorevole Salis, lei si è iscritto oltre tempo massimo.
Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Felice Contu, relatore di maggioranza.
CONTU FELICE (U.D.C.), relatore di maggioranza. Onorevole Presidente, mi limiterò a esprimere il parere sugli emendamenti dopo aver ascoltato ovviamente la Commissione, e mi limiterò solo a pronunciare il parere, poi ci sarà modo e momento per poter intervenire nel dibattito.
Sull'emendamento numero 4 il parere è negativo, e io invito ovviamente al ritiro, sull'emendamento numero 23 il parere è negativo, sempre con l'invito al ritiro, emendamento numero 21…
PRESIDENTE. No, Onorevole Contu, solo sul titolo adesso.
CONTU FELICE (U.D.C.), relatore di maggioranza. Sì, ha ragione, stavo correndo un po' troppo.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Il parere è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Metto in votazione il titolo.
Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Metto in votazione l'emendamento numero 4.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 4.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cuccu - Dessì - Diana Giampaolo - Lotto - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenute: la presidente Lombardo - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 71
votanti 69
astenuti 2
maggioranza 35
favorevoli 22
contrari 47
(Il Consiglio non approva).
(Non è approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti:
Art. 1
Oggetto
1. La Regione Sardegna sostiene gli interventi finalizzati a favorire il recupero, l'integrazione e la prevenzione del disagio minorile nonché a coinvolgere le nuove generazioni in azioni di miglioramento del quadro sociale di riferimento, affinché possano acquisire consapevolezza, dinamismo e iniziativa rispetto ai processi di sviluppo.
2. A tal fine la Regione riconosce, valorizza e coordina la funzione sociale, aggregativa, educativa e formativa svolta dalle parrocchie e dagli enti della Chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose con le quali lo Stato abbia stipulato un'intesa ai sensi dell'articolo 8, comma 3 della Costituzione, mediante attività di oratorio o attività similari, in conformità ai principi e per gli scopi di cui alla legge 1° agosto 2003, n. 206 (Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione del loro ruolo).
Emendamento soppressivo totale Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu - Salis
Articolo 1
L'articolo 1 è soppresso. (21)
Emendamento sostitutivo totale Uras - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu - Ben Amara - Salis
Articolo 1
L'articolo 1 è sostituito dal seguente:
"Art 1
1. I soggetti associativi religiosi che svolgono attività di valorizzazione e promozione delle funzioni di aggregazione sociale, educativa e formativa sono ricompresi tra i soggetti destinatari degli interventi di cui alla legge regionale 23 dicembre 2005,. n. 23;
2. A tal fine l'UPB di spesa, sulla quale sono contenute le dotazioni finanziarie per l'attuazione della predetta legge, è integrata con lo stanziamento di euro 5.000.000 a valere su quota parte delle entrate proprie della- Regione ai sensi dell'articolo 8 della Legge costituzionale n. 3 del 1948, così come modificato dalla Legge n. 296 del 2007. (37)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 1
E' soppresso il comma 1 dell'articolo 1. (64)
Emendamento soppressivo parziale Uras - Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Salis
Articolo 1
Il comma 2 dell'articolo 1 è soppresso. (19)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 1
E' soppresso il comma 2 dell'articolo 1. (65)
Emendamento sostitutivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras
Articolo 1
All'articolo 1 comma 1, la frase "affinché possano acquisire consapevolezza, dinamismo e iniziativa rispetto ai processi di sviluppo" è sostituita dalla seguente: in armonia con la Legge 8 novembre 2000 n. 328 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato dei servizi sociali", della L.R. 23 dicembre 2005 n. 23 "Sistema integrato dei servizi alla persona" e della L.R. 13 settembre 1993 n. 39 "disciplina dell'attività di volontariato". (77)
Emendamento sostitutivo parziale Cuccu - Bruno - Caria - Espa - Meloni Valerio
Articolo 1
All'articolo 1 il comma 2 è sostituito dal seguente:
2. A tal fine la Regione riconosce, valorizza e coordina la funzione sociale, aggregativa, educativa e formativa svolta:
a) dalle parrocchie e dagli enti della Chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose con le quali lo Stato abbia stipulato un'intesa ai sensi dell'articolo 8, comma 3 della Costituzione, mediante attività di oratorio o attività similari, in conformità ai principi e per gli scopi di cui alla legge 1° agosto 2003, n. 206 (Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono, attività similari e per la valorizzazione del loro ruolo);
b) dagli enti locali mediante i centri di aggregazione giovanile, intesi quali luoghi di servizio educativo socio-culturale, preposti all'organizzazione di un tempo libero qualificato. (5)
Emendamento sostitutivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras
Articolo 1
All'articolo 1 comma 2, la frase "dagli enti della Chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose con le quali lo Stato abbia stipulato un'intesa ai sensi dell'articolo 8, comma 3 della Costituzione, mediante attività di oratorio o attività similari, in conformità ai principi e per gli scopi di cui alla legge 1° agosto 2003, n. 206 (Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione del loro ruolo) è sostituita dalla seguente: dai Comuni singoli o associati ai sensi dell'articolo 6 della L.R. 23 dicembre 2005 n. 23 "Sistema integrato dei servizi alla persona". (78)
Emendamento aggiuntivo Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 1
Al comma 1 dell'articolo 1 è aggiunta la seguente frase: "nel quadro complessivo della L.R. 23 dicembre 2005 n. 23 Sistema integrato dei servizi alla persona.". (24)
Emendamento aggiuntivo Cuccu - Bruno - Caria - Espa - Meloni Valerio
Articolo 1
All'articolo 1, comma 2, è aggiunto il seguente:
"2 bis. La Regione, inoltre, sostiene l'attività di altri soggetti che svolgono azioni di rilevanza sociale ed educativa in relazione al mondo giovanile e adolescenziale.". (6)
Emendamento aggiuntivo Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 1
Al comma 2 dell'articolo 1 è aggiunta la seguente frase: "e dalle Associazioni riconosciute dalla L.R. 13 settembre 1993 n. 39 "Disciplina dell'attività di volontariato e modifiche alle leggi regionali 25 gennaio 1988, n. 4, e 17 gennaio 1989, n. 3". (25)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Io credo che rischiamo certamente di ripeterci e che anche la discussione sul titolo, da questo punto di vista, non abbia inviato segnali particolari. E' un peccato, perché anche con l'articolo 1 avevamo l'opportunità (e abbiamo ancora l'opportunità) di scrivere una legge che, pur avendo un orientamento e una specificità che riguarda certamente la funzione sociale e educativa degli oratori, e quindi la funzione svolta dalle parrocchie, dagli enti della Chiesa cattolica, potesse ricomprendere finalità e strumenti all'interno di un quadro un po' più ampio, che aiutasse e favorisse un raccordo in quella che deve essere una rete integrata tra soggetti pubblici, tra i comuni e tra gli enti che svolgono una funzione sociale e di prevenzione del disagio minorile.
Certamente l'intervento del collega Pittalis (non so se l'intento era quello di ideologizzare la discussione o di rappacificare, mi sembra più possibile che fosse il primo) non ha contribuito ad aiutare quei colleghi, che credo siano presenti trasversalmente in quest'Aula, che vorrebbero ricondurre questa legge al suo spirito originario, cioè non ad una presa di posizione contro o a favore del ruolo fondamentale della Chiesa cattolica e degli oratori, non contro o a favore del ruolo fondamentale dei centri di aggregazione sociale dei comuni, ma alla necessità di evitare che il ruolo di centro di aggregazione sociale degli enti religiosi e delle parrocchie venga, in qualche modo, messo in secondo piano rispetto a quello svolto dai centri di aggregazione sociale dei comuni.
Però, noi insistiamo nel dire che non vorremmo che questa legge rovesciasse i termini, cioè che rendesse impossibile intervenire, in maniera almeno straordinaria, nel caso in cui i comuni intendessero, per esempio, creare dei nuovi centri di aggregazione sociale in zone della città dove questa funzione non può essere svolta dagli oratori. Ecco, quindi, se tutti noi fossimo veramente laici (non laici nei nostri comportamenti personali, dove ognuno evidentemente agisce in base alle proprie credenze, alla propria fede, ma laici nei nostri comportamenti di consiglieri regionali) credo niente ci impedirebbe, mantenendo l'orientamento di questa legge rivolto prevalentemente agli enti della Chiesa cattolica o di altre confessioni religiose, di creare, all'interno di questa legge, attraverso il comitato tecnico previsto dall'articolo 3, e nell'oggetto previsto dall'articolo 1 (in particolare al comma 2 che andrebbe certamente ampliato) un luogo dove questi interventi possano trovare un coordinamento dando vita ad una rete integrata.
Allora, io credo che senza che ognuno di noi collochi l'altro in categorie particolari (quella di sostenitore fino alla fine del ruolo straordinario e unico degli enti religiosi, o quella di sostenitore dell'azione di coordinamento e di intervento in capo ai comuni) se noi ci limitassimo, tenendo i piedi per terra, a migliorare questo testo, faremmo una cosa buona e dimostreremmo che anche quest'Aula, quando deveaffrontare leggi di cui vengono condivise le finalità, riesce a trovare dei momenti unitari, senza erigere steccati di tipo ideologico, e senza costringere ognuno di noi a essere tirato per la giacca, perché si trasforma in conflitto o indifferenza quello che conflitto o indifferenza non è, ma è puro buon senso.
Quindi, onorevole Pittalis, mi appello alle sue capacità di vedere oltre anche quando ognuno di noi parla in base ad appartenenze e convinzioni personali, perché questo non significa che ognuno di noi non abbia la capacità poi di entrare nel merito dei problemi e di trovare su questa legge specifica quelle soluzioni che possono migliorarla. Ecco, io credo che, siccome chi comincia è a metà dell'opera, se questo segnale deve arrivare, deve arrivare dal primo articolo, perché è il primo articolo che ci consente di ricomprendere, in particolare nel comma 2, che quella funzione sociale di aggregazione educativa è svolta certamente dalle parrocchie, certamente dagli enti religiosi, ma è svolta certamente anche dai centri di aggregazione sociale dei comuni, che sono altrettanto centri di aggregazione sociale di quelli che vengono gestiti e condotti dagli enti religiosi.
Io credo che ci sia spazio per accogliere gli emendamenti che da questo punto di vista (ce ne sono alcuni, io richiamo in particolare l'emendamento numero 6) possono aiutarci a trovare, nel corso della discussione del testo, quei correttivi che possono consentirci di licenziare con voto unanime (io credo che sarebbe buona cosa) la legge da quest'Aula.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Presidente, io non avrei voluto intervenire questa mattina in questo dibattito perché non ho seguito l'esame della legge, non faccio parte della Commissione che ha esaminato il testo e ne avrei fatto a meno anche perché, secondo me, stando anche al dibattito che stamattina si sta tenendo in quest'Aula, ci sono tutte le condizioni perché la legge possa essere approvata all'unanimità. Intervengo però perché la discussione, il confronto tra maggioranza e opposizione sta portandoci fuori, ci sta sviando da questa possibilità. E davvero me ne rammarico perché siamo continuamente richiamati dalla maggioranza ad aprire un confronto per arrivare ad una posizione condivisa, invece ci troviamo davanti ad un muro che non offre nessuna possibilità di apertura, di discussione, di ricerca di una soluzione unitaria.
I colleghi che ieri hanno partecipato all'esame degli emendamenti in Commissione mi hanno riferito che c'è stata una chiusura assoluta, che non lasciava intravedere nessuna possibilità di recepire anche il più insignificante emendamento che noi abbiamo proposto. Questo contraddice quanto voi continuamente affermate; il confronto viene reso impossibile da questa vostra chiusura e da questo vostro atteggiamento. Noi chiediamo l'approvazione di un disegno di legge organico su questo tema, che riconosca il ruolo degli oratori parrocchiali e in cui, però, venga inserito il riconoscimento dei centri di aggregazione giovanile che, è vero, sono stati finanziati con fondi della Regione, ma attraverso interventi una tantum.
Noi crediamo che attraverso questo disegno di legge si possa approvare una legge organica che riconosca le diverse funzioni dei diversi organismi che lavorano e che si impegnano nell'educazione dei giovani, ma che provengono da realtà diverse: dagli enti locali, dalle parrocchie e da altre religioni riconosciute dallo Stato. Questo è il nodo su cui vi chiediamo di riflettere.
Io esprimo la mia difficoltà, tutta la mia difficoltà davanti ad alcuni interventi pronunciati anche da colleghi del centrosinistra. Agli oratori parrocchiali va riconosciuta una funzione storica educativa, ieri e oggi, perché, eccetto qualche collega che è cresciuto per la strada, tanti di noi hanno partecipato alle attività oratoriali e riconosciamo tutti che un tempo il riferimento era la piazza della Chiesa, era il salone parrocchiale e l'unica possibilità, ad esempio, di assistere alla proiezione di un film era quella offerta dall'oratorio parrocchiale.
Ognuno di noi potrebbe raccontare situazioni particolari di comuni isolati dei nostri territori in cui davvero quei centri hanno svolto un ruolo fondamentale fino a diventare patrimonio delle nostre comunità, un patrimonio importante dove tra l'altro si svolge una forma di volontariato che parte da valori fondamentali che sono quelli della disponibilità, della gratuità. E' chiaro però che niente vieta a quest'Aula la ricerca di un accordo che riconosca questo ruolo anche ad altre entità che si muovono in questa stessa direzione, perché credo che lo stesso principio della laicità dello Stato si eserciti nell'esaminare ciò che ci accade attorno, i fenomeni sociali, con mente sgombra da posizioni precostituite, da preconcetti, e credo che attorno a questo principio si debba giudicare positivamente il ruolo che gli oratori hanno svolto.
Io mi fermo qui, vorrei solo ricordare, visto che stiamo trattando il tema dell'educazione e della formazione, che alcune settimane fa quest'Aula approvò all'unanimità un ordine del giorno sulla scuola che impegnava la Giunta regionale a rivedere l'accordo tra la Regione e il Ministero della pubblica istruzione. Quell'ordine del giorno è rimasto lettera morta; si sta procedendo nella stessa direzione in cui era stato deciso dalla Gelmini e dal nostro assessore Baire. E' un fatto grave perché continuano ad arrivarci segnalazioni preoccupanti di fenomeni distorsivi all'interno della scuola sarda che preoccupano sia i presidi, sia gli altri operatori della scuola. Ma ciò che è davvero preoccupante è il fatto che ci sia il silenzio totale e che nulla si sia fatto per dare attuazione a quell'ordine del giorno nonostante sia stato approvato all'unanimità da quest'Aula.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, colleghi, lo diceva adesso il collega Sabatini e prima di lui l'onorevole Porcu: l'articolo 1 è senz'altro l'articolo più importante della legge che stiamo affrontando perché gli articoli successivi ne costituiscono solo l'esplicitazione.
Noi, in questi due giorni, noi che abbiamo presentato la proposta di legge e anche la Commissione, tutti quelli che hanno fornito un contributo, abbiamo provato a mettere al centro del dibattito politico l'emergenza educativa. Emergenza educativa che ovviamente impone attenzione verso la formazione dei giovani. Ecco, noi pensiamo che all'interno di questo dibattito, con questa legge, si possa cogliere l'occasione (si possa e si debba perché ci sono le condizioni se non ci chiudiamo a riccio) per fornire un quadro di insieme delle politiche giovanili, per creare una rete di strutture, per prevedere un quadro di coordinamento e, al suo interno, una politica per tutti i centri di aggregazione giovanile, presi in considerazione dalla legge. Quindi un quadro di insieme che contempli gli oratori ma anche i centri di aggregazione giovanile dei comuni, perché è vero che gli oratori sono un luogo nel quale è possibile garantire un percorso formativo, educativo, ricreativo, aggregativo per i giovani, ma è anche vero (e qui è stato riconosciuto un po' da tutti) che non sono l'unico luogo all'interno del quale questi percorsi possono essere seguiti.
Penso anche che sia emerso o possa emergere un altro significato molto importante: che un valore debba essere proprio individuato nella pluralità dei soggetti che offrono questi servizi, queste prestazioni sociali. Quindi i soggetti erogatori di prestazioni sociali non sono più identificabili solo con l'attore pubblico, ma ci sono operatori pubblici e operatori privati che erogano lo stesso servizio, che sono "sul pezzo" per dirla in termini giornalistici, che operano nello stesso campo. Quindi operatori che vanno dagli enti pubblici alle organizzazioni di volontariato fino a comprendere per l'appunto gli oratori.
Secondo me con questo disegno di legge, con questa legge abbiamo la possibilità di raggiungere un altro obiettivo che è quello di consentire l'integrazione tra i diversi soggetti. Perché trascurare l'opportunità di integrare i diversi soggetti, i centri di aggregazione giovanile che già esistono nella stragrande maggioranza dei comuni con gli oratori che esistono e che operano da decenni? Io penso che questo possa essere fatto e ovviamente deve essere articolato all'interno di confini tracciati dalla Regione nella sua programmazione generale.
Dove, in quale momento, quale è il luogo in cui noi integriamo e creiamo una rete di strutture? Lo facciamo all'interno di un quadro di programmazione generale che deve essere ovviamente promosso dalla Regione secondo principi di sussidiarietà. E' il principio di sussidiarietà che noi richiamiamo quando diciamo che la Regione riconosce enti che svolgono una funzione sociale utile alla comunità; è questo il principio che richiamiamo: richiamiamo la sussidiarietà prevista anche dalla nostra Costituzione, ma la stessa sussidiarietà prevede il riconoscimento di soggetti privati che svolgono una funzione pubblica (quindi il riconoscimento della loro funzione) a fianco ovviamente di soggetti pubblici che già esistono. Quindi se noi richiamiamo il principio di sussidiarietà, ma non lo decliniamo in tutta la sua interezza e non prevediamo i soggetti pubblici che già esistono e che affiancano quelli privati e che vengono riconosciuti, stiamo facendo veramente un esercizio dialettico, però di parte.
Ecco quindi che nel momento in cui decliniamo il principio di sussidiarietà in questa maniera, riconosciamo che gli oratori condividono doveri e responsabilità pubbliche e nel momento in cui ricevono risorse pubbliche, dovranno rendicontare; lo stiamo prevedendo nella proposta di legge. Io mi riconosco sicuramente in una visione di questo tipo, che è quella dell'applicazione del principio di sussidiarietà anche a questa materia. Nel momento in cui riconosciamo che gli oratori assumono oneri e doveri pubblici, noi però non facciamo altro che una presa d'atto di ciò che avviene da decenni. Praticamente riconduciamo ad un disegno quale l'attività di soggetti che sono sulla piazza e che operano con i giovani da decenni. Ma il disegno generale deve comprendere tutti, deve comprendere anche i soggetti pubblici. Ecco perché, secondo me, abbiamo ancora l'opportunità e la possibilità di liberarci di un'impostazione ideologica nell'affrontare questa materia.
Io rivolgo un appello ovviamente ad ambo le parti, alla maggioranza e anche ai gruppi dell'opposizione: liberiamoci delle rigidità, perché le rigidità non ci fanno ragionare sulla materia, sul fatto concreto, sulla sostanza di quello che stiamo approvando.
Entrando invece nel merito della sostanza, il problema sollevato da alcuni è quello delle risorse. Viene detto: i comuni attingono al fondo unico per garantire la gestione dei centri di aggregazione giovanile, quelli già operanti. Si dice, a ragione, che nella a fine della passata legislatura 12 milioni di euro sono stati destinati alla realizzazione di centri di aggregazione giovanile, e anche questo è vero. Io dico però - provo a fare un passo in avanti nel ragionamento - che se è un valore la pluralità dei prestatori di servizi sociali, quindi se questo è un valore, se riteniamo che tutti quanti debbano operare all'interno di una regia regionale, allora cogliamo e traduciamo in norma questi principi che stiamo enunciando, riconosciamo quanto stavate dicendo voi, che i comuni accedono al fondo unico per la gestione dei centri che hanno. Vorrà dire che stabiliremo che le risorse per la gestione delle attività educative degli oratori verranno previste da questa legge, mentre i comuni attingeranno dal fondo unico.
Stiamo affermando che le risorse sono esigue e quindi non possono essere destinate anche alla costruzione di nuovi centri, ma gli oratori già ci sono, quindi probabilmente prima è il caso di sviluppare ulteriormente l'attività degli esistenti poi eventualmente si potrà pensare a finanziare i nuovi. E' anche vero che la maggior parte dei comuni hanno attinto da quei 12 milioni di euro ma ci sono comuni, specialmente quelli piccoli, che non hanno potuto, non hanno avuto la possibilità di attingervi. Una parte esigua di queste risorse può essere destinata solo alla costruzione delle ludoteche nei comuni, tutto il resto viene destinato all'attività di formazione, attività ordinaria degli oratori.
Io penso che noi possiamo fare uno sforzo per "togliere le bandierine", colleghi. Non serve a nessuno, se vogliamo approvare delle leggi condivise, che ci siano delle primogeniture, non serve a nessuno che si voglia dividere i Gruppi o i partiti nel partito degli oratori e nel partito dei centri di aggregazione. Io non mi ritrovo in un'ipotesi di questo tipo, io ritengo che debba essere riconosciuto il ruolo sociale svolto da decenni dagli oratori e che questo vada valorizzato all'interno di un quadro generale di regole stabilite, di programmazione, stabilito dalla Regione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, l'articolo 1 è il senso di questa legge. Io rimango un po' sorpreso dal tentativo, peraltro non utile, di rappresentare il confronto su questo provvedimento come un dibattito tra coloro che hanno un atteggiamento di comprensione oppure di condivisione dello spirito religioso e coloro che invece svolgerebbero in modo un po' antico il ruolo di Peppone. Qua non c'è la lotta tra Don Camillo e Peppone, qua c'è un tema che riguarda tutti noi. Non sfugge a nessuno, io so che l'onorevole Sanjust, per esempio, sta preparando un provvedimento a favore dei giovani...
SANJUST (P.d.L.). Presentato!
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Noi siamo molto attenti a tutto ciò che si muove e che è orientato verso il sostegno nei confronti delle categorie più deboli. I giovani sono, purtroppo, nella nostra realtà, una categoria debole, i tassi di disoccupazione sono elevatissimi, ma quanto più giovani sono, più sono in una condizione di difficoltà, comunque di pericolo. Quindi non si tratta, Presidente, colleghi, soprattutto colleghi del centrodestra, di ragionare in questi termini, si tratta di capire se ad occuparsi della condizione giovanile, del disagio che può attraversare un adolescente debba essere solo l'oratorio, l'organizzazione religiosa, oppure debba essere (io dico soprattutto) anche lo Stato, e chi opera come volontario anche nel mondo laico.
Noi viviamo, dicono i giuristi, in una condizione di democrazia pluralista, che non è pluralista solo perché si ripartisce in più poteri, è pluralista anche per convinzioni politiche, per confessioni religiose. Siamo in molti, e molti di noi pensano in modo diverso, ciò nonostante coloro che hanno qualità, anziché animare lo scontro, cercano il confronto e anche una soluzione positiva. Io di questo provvedimento mi sono occupato poco, altri colleghi del centrosinistra l'hanno fatto anche per me, e sostanzialmente nell'articolo 1 cosa propongono? Un'estensione di principio, superando i limiti della legge numero 23, che allocava tutto nell'ambito della struttura pubblica, estendendo il reciproco riconoscimento a tutte le realtà che operano nell'ambito dell'attenzione nei confronti dei giovani e degli adolescenti.
Vogliamo fare uno sforzo? Mi rivolgo all'onorevole Pittalis che prima stava, diciamo, recitando il ruolo del falco rapace, chiamando in causa tutti i sacri mostri. Guardi, Mao Tse Tung ormai è diventato una specie di Budda, nella capitalistica Cina: lo onorano come se fosse un santo, ci mettono le candeline, gli costruiscono gli altarini. E' diventato un fatto quasi religioso. Le religioni sono spuntate in questo pianeta anche così, non solo nel modo in cui ci viene raccontato dalle sacre scritture.
Quindi non è il tema questo, non c'è Don Camillo e Peppone, c'è solo una richiesta molto semplice del centrosinistra: quella di estendere l'invito anche ad altri soggetti. Si vuole accelerare l'approvazione di questa legge? Ieri abbiamo detto: "In Commissione si sviluppi un percorso", perché sennò viene il sospetto che l'obiettivo di questa legge non siano i giovani, la crisi dell'adolescenza, la difficoltà di vivere una condizione di disagio, ma che l'obiettivo di questa legge sia una sorta di scambio: "Badate vi abbiamo dato 5 milioni di soldi pubblici per cinque anni, e quindi anche voi ci dovete ringraziare".
Lei, onorevole Pittalis, ricordava giustamente: "Anche il vescovo di Sassari ieri era lì con i lavoratori in lotta"; importanti organizzazioni della Chiesa impegnate sistematicamente ad affrontare i problemi della povertà, in contrasto alla povertà. Però bisogna essere coerenti sempre. Lo ricordavo prima: non si può andare in chiesa, non si possono cercare risorse finanziarie da destinare agli oratori, pregare, inginocchiarsi, dire di non peccare, svolgere la funzione che il Santo padre chiama tutti i cattolici a svolgere, soprattutto quelli impegnati in politica, e poi dimenticarsi in una piazza i lavoratori precari, coloro che versano in stato di bisogno.
Io ieri ho ricevuto una coppia di questi lavoratori, hanno una figlia che rischia la cecità, sono senza lavoro, vivono di assistenza; bisogna essere cattolici attenti sempre, comunque, in ogni luogo, in qualunque organo operiamo, che sia il Comune di Cagliari, che sia il Consiglio regionale. Cattolici sempre attenti ai bisogni delle persone, sempre, non a corrente alternata, non quando ci conviene, non per inviare un segnale di tipo clientelare, non per accaparrarsi favori. Questo è il tema su cui noi qualche volta dissentiamo. Per cui vale la pena di ricordare che vanno spesi anche i 12 milioni di euro in 4 anni (3 milioni di euro all'anno). Lo dico anche al Presidente del Consiglio: è necessario che si spendano anche quei milioni, quelli destinati a dare occupazione, a garantire alle famiglie di quei giovani, di quegli adolescenti, il tanto per vivere. Vanno spesi anche quelli, e con questo tipo di attenzione.
Io invito l'onorevole Contu, che è una persona saggia, e tanti di voi, l'onorevole Diana, a ragionare, a venirci incontro su un percorso che ci può vedere condividere, magari in modo articolato, la conclusione positiva della discussione di oggi, e l'approvazione della legge in tempi brevissimi. Ma l'attenzione a qualche richiesta deve essere in qualche modo manifestata.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io in prima battuta vorrei rispondere amichevolmente al collega Pittalis, dicendo che sono d'accordo con l'affermazione fatta dal suo professore, che dalle rape non si può cavare nient'altro che il succo di rapa. Per questa ragione credo che sia necessario pensare anche che le rape spesso sono un boomerang, perché se si esaminano le leggi regionali elencate ieri dal collega e amico Pittalis non sarà difficile notare che non hanno copertura finanziaria per interventi di finanziamento di alcun tipo.
Quindi io torno al problema che prima ho posto, al discorso del "senza oneri per la finanza pubblica". Non ho ben capito chi è che sta gestendo per la maggioranza questa chiusura totale nei confronti delle richieste, pur di buon senso, avanzate dall'opposizione in Consiglio regionale, e ribadite ieri anche in Conferenza dei Capigruppo. Non riesco a capirlo! Non riesco a capire la chiusura nei confronti, per esempio, dell'unica richiesta che noi stiamo avanzando, quella cioè di evitare che questa legge possa essere indirizzata esclusivamente a favore degli oratori. Questa è una condizione minima che abbiamo posto.
Badi bene onorevole Pittalis, non c'entra niente la politica, non c'entrano Mao Tse Tung, Stalin, non c'entrano niente di niente! Noi abbiamo il dovere di dimostrare in quest'Aula la nostra laicità di amministratori pubblici, di legislatori, noi siamo sì i rappresentanti dei nostri territori e dei nostri elettori ma quando veniamo eletti rappresentiamo i sardi.
Onorevole Pittalis, lei ci ha chiesto di spiegarle cosa intendiamo con il termine "laico". Riporto quanto scritto su Wikipedia, enciclopedia accessibile a tutti: "La parola è originata dal greco ëáikòò, del popolo - estensione del termine ëáóò, popolo - e contraddistingueva l'appartenenza alla moltitudine degli uomini in contrapposizione agli appartenenti a una comunità chiusa. Tale origine spiega la ragione della pluralità dei significati correnti della parola. Il termine laico nell'accezione moderna ha significato di "aconfessionale", ossia di slegato da qualsiasi autorità ecclesiastica e da qualsiasi confessione religiosa".
Io chiedo ai colleghi di sforzarsi di seguire un ragionamento, perché in nuce contene la spiegazione di tanti conflitti. Quei conflitti che noi spesso chiamiamo pulizia etnica, guerre etniche sono spesso e soltanto guerre di religione perché la radicalizzazione del concetto di appartenenza a comunità chiuse, e quindi l'abbandono dell'atteggiamento laico, sta portando a questo. Quando ieri ho posto il problema di evitare privilegi ulteriori alla Chiesa cattolica sostenevo questo, perché l'articolo uno, visto che è in discussione l'articolo uno, io lo voterei, se non aveste perso l'occasione di una riflessione più approfondita sugli emendamenti 4 e 23 che avete bocciato.
L'articolo 1 è un articolo di principi che io sono disposto a votare perché confermo qui, in questa sede, che riconosco la funzione sociale degli oratori e delle confessioni religiose. Io da laico lo riconosco, l'ho sempre riconosciuto. Faccio un esempio di carattere personale: l'oratorio di settimo San Pietro se è sorto è sorto perché il sottoscritto da Sindaco ha concesso al parroco di allora la deroga urbanistica, perché in Consiglio comunale, con qualche tensione anche nel mio Gruppo di allora, ho fatto passare questa tesi. Ma c'è un altro discorso che è legato.
L'articolo uno è seguito da tutta un'altra serie di articoli dove, come diceva Piero Calamandrei, si parla della "roba" della Chiesa: i soldi, i finanziamenti, gli sgravi fiscali, cioè altro. Leggo una frase di Monsignor Giovanni Lajolo, segretario per i rapporti della Santa Sede con gli Stati esteri, che dà il senso della discussione di oggi, che è una discussione alta, e che non è il caso di "buttarla in caciara" con termini politici da campagna elettorale o da piccolo comune al di sotto dei 1000 abitanti. Monsignor Lajolo dice: "Dobbiamo ottere sempre il riconoscimento della dimensione pubblica della libertà religiosa". Questa è l'indicazione delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche. Dimensione pubblica quindi, non privata, della fede. La fede l'abbiamo sempre considerata un intoccabile elemento di diritto privato di ognuno di noi, non dimensione pubblica, perché poi dalla dimensione pubblica della fede discende tutto il resto, discendono i privilegi, i finanziamenti, gli sgravi fiscali, i 22 mila insegnanti di religione cattolica non precari, (sono i pochi non precari della scuola italiana) l'otto per 1000, gli sgravi Ici, tutto quello che poi possiamo leggere perché abbiamo anche i dati di quanto lo Stato italiano versa alla Chiesa cattolica.
Il riconoscimento della dimensione pubblica del fatto religioso si traduce quindi nell'obbligo di trasferire fondi pubblici alla Chiesa cattolica, creando così una sorta di tassa ecclesiastica che devono pagare tutti i cittadini, compresi quelli che sono atei, quelli che appartengono ad altre confessioni religiose.
Tornando al fondamento della discussione, quando noi poniamo il problema di evitare che ci sia un provvedimento legislativo della Regione Sardegna che, a differenza di tutte le altre regioni italiane, impone un trasferimento di fondi (anche rilevante, se lo consideriamo nel quinquennio) per finanziare gli oratori e che inserisce anche la potestà delle gerarchie ecclesiastiche all'interno di questa distribuzione di risorse…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.
ARTIZZU (P.d.L.). Presidente, io ero intenzionato a non intervenire su questa legge, non per cercare di sveltire i lavori ma perché la considero talmente giusta, talmente opportuna in modo incontestabile che francamente mi aspettavo, anche da parte dell'opposizione, un atteggiamento un po' diverso da quello che invece ha mostrato. Proprio stamattina invece ho ritenuto di dover condividere con i colleghi alcune riflessioni perché ho sentito alcune frasi che mi hanno particolarmente stimolato, da parte del collega Porcu e da parte, adesso, del collega Salis. Credo che sia opportuno riflettere colleghi, se si cita il concetto di laicità, su quello che effettivamente la laicità è, da un punto di vista filosofico e da un punto di vista storico e umanistico. Qualcuno di noi probabilmente sulla laicità non ha le idee molto chiare.
Incominciamo a dire che cosa non è la laicità alla quale alcuni colleghi si sono inopportunamente, a mio modesto avviso, richiamati: la laicità non è anticlericalismo, l'essere laico non comporta né avversione verso la presenza, verso il ruolo, verso il valore storico della Chiesa cattolica, né avversione rispetto ad altre confessioni religiose e rispetto all'azione del clero di altre confessioni religiose. Quindi non è laicità, ma non è nemmeno relativismo, il richiamo dell'oratorio come uno dei tanti soggetti pubblici chiamati a svolgere una funzione terapeutica di tipo sociale, o di prevenzione di tipo sociale. Questa concezione non è storicamente e non è culturalmente accettabile, perché non stiamo parlando, se impostiamo il discorso in questo modo, degli oratori, che invece sono oggetto di questa legge, anche se naturalmente e opportunamente questa legge fa riferimento non solo agli oratori ma anche ad attività similari.
L'oratorio, al quale questa legge è dedicata, nasce con Giovanni Bosco, che peraltro sviluppa ed elabora un modello che esisteva già prima e che è quello delle comunità cristiane, che non è nato neanche con il cristianesimo ma certamente con il cristianesimo si è sviluppato e ha assunto la forma di oratorio che ancora oggi esiste. Quindi la laicità non è neanche relativismo o laicismo come lo si intende oggi, la laicità è semplicemente separazione dei poteri e separazione - con rispetto reciproco si spera - dei ruoli, cioè lo Stato compie le funzioni dello Stato, la Chiesa compie le funzioni della Chiesa, e non è accettabile, non è opportuno, che la Chiesa faccia le leggi, che la Chiesa si intrometta nei poteri dello Stato, che la Chiesa abbia un'ingerenza in poteri non propri, perché la funzione primaria della Chiesa è una funzione che rimanda al trascendente, che rimanda alla spiritualità, che rimanda al mondo spirituale.
Ma se quei valori religiosi, se la storia di quella incarnazione di valori si trasforma anche in una presenza sociale, che ha un valore sociale, ma non perché nasce come uno dei tanti soggetti che erogano servizi sociali ma perché storicamente realizza anche un beneficio per l'intera società, a prescindere dal fatto che questo beneficio nasca in nome di valori religiosi, beh, allora non c'è una violazione di laicità, c'è semplicemente il riconoscimento di un ruolo storico, c'è semplicemente il riconoscimento di una funzione utile non solo ai credenti ma evidentemente utile a tutti i cittadini italiani e a tutti i cittadini sardi.
Allora è inutile richiamarsi alla laicità per dire che noi dobbiamo mettere gli oratori sullo stesso piano di altre realtà, è inutile lamentare che questa legge si occupa solo di oratori, perché questa legge è nata per svolgere una funzione relativa agli oratori, e giustamente si occupa degli oratori o di attività similari. Non c'è quindi nessuno scandalo, non c'è nessuna intromissione, non c'è nessuna violazione della vostra e della nostra laicità, se per laicità si intende l'autentica laicità, che è quella, cari colleghi, che consente ad alcuni personaggi laici, assolutamente laici, indiscutibilmente laici, non clericali, di chiedere che il crocifisso venga ancora esposto nelle scuole, nei tribunali, nei luoghi pubblici (potrebbe essere esposto, e io ne sarei lieto anche, all'interno dell'aula del Consiglio regionale).
Al di là dell'adesione o non adesione ai valori religiosi, infatti, quel simbolo rappresenta anche qualcos'altro, che universalmente, credo, viene riconosciuto come positivo (perlomeno nel nostro mondo occidentale) per ciò che ha rappresentato in termini culturali, di difesa dell'identità, di difesa della cultura, dell'arte, della storia, di tutto ciò che ha reso l'Occidente una comunità di popoli abbastanza evoluta, abbastanza rispettabile e nella quale vengono coltivati e perseguiti dei valori universalmente positivi.
Mi aspettavo qualcos'altro da parte dei collegi dell'opposizione; invece gli emendamenti che avete presentato rispecchiano un pò questa, se mi consentite, povertà di proposta, questa scarsa capacità propositiva: vi siete fossilizzati e attestati semplicemente su due filoni. Il filone più volterriano, illuminista, rappresentato egregiamente dall'onorevole Gian Valerio Sanna che ha pronunciato un ottimo intervento, come sempre di alto valore culturale, e dal professor Ben Amara, che ha svolto anch'egli un intervento che io non condivido ma che comunque ho apprezzato, certamente di grande valore culturale; e poi il filone che Pittalis ha chiamato un po' più comunista, un po' più trotzkista, un po' più maoista, ma che io definirei in un modo che mi piace ancora meno (ma così comunemente viene chiamato) "cattocomunista", o, peggio ancora, "buonista". Il filone cioè che tende a edulcorare tutto, ad annacquare tutto, a mettere la Chiesa sullo stesso piano dell'assessorato dei servizi sociali e a mettere l'oratorio sullo stesso piano di altre realtà che nulla c'entrano con gli oratori.
Su questo filone si è distinto l'onorevole Porcu, ma anche l'onorevole Salis che ha fatto una specie di minestrone dal quale si capisce sì che gli oratori vanno rispettati ma non si capisce bene se lui ha capito cosa sono gli oratori. L'onorevole Salis si scandalizza - perché fa parte del partito di Di Pietro che si scandalizza per come vengono spesi dagli altri i soldi e mai si scandalizza per come all'interno del suo partito vengono utilizzati i finanziamenti pubblici -, si scandalizza e si ferma soltanto al filone economico-finanziario, senza cimentarsi invece in una riflessione un pochino più profonda che certamente gli gioverebbe.
Allora, questa legge può piacere o non piacere, voi siete liberissimi di considerare disdicevole che dei soldi pubblici vadano alla Chiesa cattolica, però non potete chiedere che questa legge cambi la propria natura. Questa legge è nata per tutelare una realtà che ha la sua storia, che ha la sua identità, che ha la sua funzione sociale, e quella funzione sociale - che vi piaccia o no - in Italia l'hanno svolta e la svolgono gli oratori. Quindi è chiaro che se lo Stato o la Regione decidono di sostenere questa attività perché è positiva per l'intera società, i soldi pubblici devono - onorevole Salis abbia pazienza - andare a quelli che gli oratori li gestiscono, non li possiamo assegnare ad altri.
Quindi non vogliamo cambiare questa legge nella sua radice, siamo ovviamente disponibili ad accogliere proposte che siano veramente meritevoli di attenzione e che portino un contributo. Cercate di uscire da questi due filoni nei quali un po' inopportunamente, a mio avviso, vi siete fossilizzati: è molto meglio prendere posizioni nettamente contrarie piuttosto che cercare di snaturare una legge che è nata con un obiettivo e che giustamente questa maggioranza non ha intenzione di cambiare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, colleghi, devo ammettere che quest'ultimo intervento del collega Artizzu è particolarmente stimolante.
Io credo che, nel portare in Aula questa proposta, vi siate ispirati alla legge quadro nazionale, quindi alla legge numero 206 del 2003, e generalmente, quando andiamo a recepire una legge, tentiamo di migliorarla, magari adeguandola alla realtà sarda. Questa legge, proprio nell'articolo 1, come premessa, dice che si ispira alla legge 8 novembre 2000, numero 238, che è quella che noi abbiamo recepito in Sardegna con la legge numero 23 del 2005; voi questo lo dimenticate. Questo lo dico perché dobbiamo procedere coerenti con la legislazione che è in atto e con le scelte che sono state operate anche da questo Consiglio regionale relative ai servizi alla persona, così come ha fatto il legislatore nazionale.
Io peraltro condivido quanto detto dal collega Artizzu: dare a Cesare quel che è di Cesare e dare a Dio quel che è di Dio, e questa è la definizione a mio avviso di laicità. Però non bisogna essere neanche presuntuosi: nella proposta di legge che è arrivata in Aula, ad un certo punto, nel comma 2, si dice addirittura che "la Regione riconosce, valorizza e coordina la funzione sociale, aggregativa, educativa e formativa svolta dalle parrocchie". La Regione "coordina", mi sembra intanto sbagliato, mi sembra presuntuoso, non so se questo sia stato concordato nelle audizioni, onorevole Contu, con la Conferenza episcopale sarda, ma che la Regione coordini le parrocchie mi sembra quantomeno fuori luogo.
Nella legge nazionale si parla solo di riconoscimento, si parla di incentivo, si parla di riconoscimento e incentivo della funzione educativa degli oratori, delle parrocchie eccetera, mentre noi abbiamo voluto raggiungere anche il coordinamento delle attività svolte dalle parrocchie. Almeno questo credo che, con un emendamento orale, dovremmo modificarlo. Magari valorizzando invece la parola "incentiva". Poi non c'è, onorevole Artizzu, neanche una definizione di oratorio e di attività similari. Io l'ho già detto in sede di discussione generale: è vero, magari io lei sappiamo cosa sono gli oratori, però dobbiamo stabilire in legge se sono spazi fisici, se è una metodologia educativa, se va riconosciuto come attività similare tutto ciò che la parrocchia svolge in funzione educativa. Allora, siccome dobbiamo destinare risorse, io credo che occorra anche legare i contributi al progetto e poi ai risultati conseguiti. Questo dovrebbe valere per ogni euro che spendiamo in questa Regione.
Poi c'è, un'altra parolina importante contenuta nel comma 2 della legge a cui ci ispiriamo, quella nazionale: si dice che le attività svolte dai soggetti di cui al comma 1 (quindi gli oratori, le attività similari delle parrocchie, degli enti ecclesiastici) vengono favorite prioritariamente. Prioritariamente non significa esclusivamente. Io credo che anche questo vada recepito nella legge, perché noi abbiamo già una legge che va a coordinare e in qualche modo anche a promuovere le politiche sociali di questa Regione, così come a livello nazionale c'è la legge numero 328.
Ci sono anche altri istituti che sono già citati in legge e che, pur con modalità differenti, la Regione ha riconosciuto, ha valorizzato, ha promosso, e si chiamano centri di aggregazione sociale. Allora io credo che se gli oratori svolgono queste funzioni che noi abbiamo elencato in legge (secondo me gli oratori svolgono anche altre funzioni e con altre finalità) e cioè prevenzione del disagio minorile coinvolgimento delle nuove generazioni in azioni di miglioramento del quadro sociale di riferimento affinché possano acquisire consapevolezza, dinamismo e iniziativa rispetto ai processi di sviluppo, gli stessi obbiettivi e le stesse funzioni possiamo attribuirle anche ad altri centri di aggregazione sociale. Se invece vogliamo che svolgano altre funzioni, dobbiamo scriverlo in legge.
Se è questo quello che noi vogliamo, queste funzioni, questi obiettivi possono essere perseguiti dagli oratori come da altri soggetti, e proprio per questo l'articolo 1 della legge 1° agosto 2003 numero 206 parla di "prioritaria" destinazione di finanziamenti alle attività svolte da questi soggetti.
Credo pertanto che dobbiamo definire meglio qual è il campo di attività, dobbiamo definire meglio cosa sono gli oratori, quali sono i loro compiti, quali sono le attività similari. Dobbiamo dire in maniera chiara, richiamando anche la legge nazionale, quali obiettivi vogliamo che questa legge consegue. La legge nazionale parla di promozione e di programmi, azioni, interventi finalizzati alla diffusione dello sport, della solidarietà, alla promozione sociale e di iniziative culturali nel tempo libero, al contrasto dell'emarginazione sociale, della discriminazione razziale, del disagio e della devianza in ambito minorile. Per cui entriamo in un campo - mi permetta, onorevole Artizzu - prettamente laico.
Poi questo ruolo possiamo farlo svolgere (come già avviene) dalle parrocchie, che finora - lo dico e lo ripeto - in Sardegna lo hanno svolto in maniera residuale attraverso gli oratori, però ci sono altre associazioni, movimenti, che svolgono un'attività più varia che finora in Sardegna, in questa fase storica, in questo momento storico, non è stata svolta dagli oratori. Però noi, come già detto ieri, possiamo con una legge creare la domanda garantendo l'offerta. Allora dobbiamo essere in condizioni di dire, come legislatori, come Regione, che cosa vogliamo che questi soggetti, che rientrano comunque nell'ambito di una legislazione generale, effettivamente vadano a svolgere.
Io credo che nella metodologia che ha promosso alla fine del secolo scorso Don Bosco ci siano quelle risposte di gratuità, di solidarietà, ci siano quelle risposte che vanno incontro proprio alle esigenze dei giovani; il primo contratto di apprendistato è stato predisposto da Don Bosco. Allora mi chiedo se noi siamo in condizioni (e parlo della società sarda, delle comunità sarde) di ripristinare quel modello; se è questa l'esigenza che ha la società sarda e che hanno anche le comunità ecclesiali in Sardegna. Questo lo dico perché è vero che queste leggi, che queste proposte di legge sono state elaborate in parte nella scorsa legislatura, è vero anche che dobbiamo sgomberare il campo da ogni equivoco e quindi fare in modo che veramente ciascun nostro intervento, ciascuna nostra legge sia ispirata a criteri generali e volta a soddisfare il bene comune, altrimenti rischiamo di interpretare male anche ogni nostra risposta, magari di legarla a meccanismi elettorali. Io so che non è così, e proprio perché non è così dobbiamo essere chiarissimi nell'articolazione della legge e nel cercare di misurare gli obiettivi.
Insomma se noi vogliamo riconoscere una funzione che fa veramente bene a tutti, che rientra nel benessere generale dobbiamo fare in modo che sia agganciata ad un contesto anche normativo che il Consiglio regionale ha già posto in essere negli anni scorsi, altrimenti avremmo dovuto far precedere questa legge dalla modifica per esempio della legge numero 23 del 2005. Ed è per questi motivi che abbiamo predisposto una serie di emendamenti che non vanno in direzione soppressiva, almeno dal punto di vista del Gruppo del Partito Democratico…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Io credo che normalmente succeda questo in questa Aula: quando non si vuol sentire e non si vuole ragionare sulle proposte degli altri, si evocano scenari presi in prestito dalle commedie di Guareschi. E su un punto do ragione, senza scandalo, al collega Artizzu.
Questa è una legge giusta - vorrei precisarlo - è una legge giusta in un punto però, nel punto nel quale, come fanno tutte le Regioni, riconosce la parificazione nella funzione e nella finalità educativa e formativa di organismi ecclesiali, che chiamiamo oratori, all'interno di un contesto nel quale lo Stato, cioè le istituzioni laiche, esercitano una loro funzione di istituto. Fino a quando si tratta di riconoscere noi siamo d'accordo, lo hanno fatto anche le altre Regioni, nel bene e nel male, anche se costituisce l'ammissione di un limite o di un'insufficienza dello Stato. Questo riconoscimento, del resto l'abbiamo fatto nell'ambito della scuola, lo facciamo nell'ambito della sanità, lo facciamo in tanti campi. Lo Stato ha bisogno anche di altre forze per esercitare la sua funzione generale onnicomprensiva nei confronti di tutti i cittadini. Questo è il punto e su questo noi siamo d'accordo.
Il problema è quando si va oltre, quando, come fa questa legge, onorevole Contu, il riconoscimento viene trasformato in un privilegio, perché non parificato, nella dinamica attuativa, alle condizioni e opportunità offerte agli altri. E a questo proposito vorrei ricordarvi che mentre l'articolo 20 della Costituzione stabilisce che fondamentamente il carattere ecclesiastico o religioso o di culto delle associazioni in questo Stato non può costituire una ragione di gravame da parte dello Stato sulla loro libertà di azione, è anche vero automaticamente il contrario, che non deve costituire un elemento di privilegio rispetto a tutto il resto,
Voi però dite: "Ma gli altri organismi non sono esclusi, ci sono i soldi". Andatevi allora a vedere la legge del Molise, che è stata approvata probabilmente in un periodo in cui in cui era governata da una coalizione diversa da quella attuale, ma in questo campo, badate, chi è saggio e vuole stare nella modernità nella quale viviamo e vorremo vivere salta anche questo ostacolo. La civiltà giuridica di una comunità, di un popolo, si dimostra dalla competitività e dalla lungimiranza delle leggi, non da chi le fa.
Che cosa stabilisce questa legge? Stabilisce, a proposito di finalità - e noi stiamo parlando di finalità - che la finalità della legge regionale è quella di realizzare un'organica e integrata politica sociale intesa a promuovere la crescita della gioventù; e afferma anche che, attraverso opportuni accordi con gli enti locali (cioè il Molise non disarciona e mette gli enti locali da una parte e la Chiesa dall'altra con un canale diretto) la parrocchia e gli enti morali propongono e gestiscono programmi e iniziative di carattere formativo e aggregativo riguardanti i minori, e di conseguenza possono avere accesso alle risorse, alle sovvenzioni, ai contributi previsti dalla normativa nazionale e regionale. Cioè, attraverso accordi, concorrono al monte di risorse pubbliche per le stesse finalità.
Noi realizzeremo quelle condizioni nelle comunità, perché dove abbiamo negli enti locali un centro di aggregazione sociale, e verrà finanziato un oratorio, cosa facciamo? Ci mettiamo a competere o a integrare l'offerta? Ci mettiamo a litigare o a far scegliere? Litigare perché? Perché le dimensioni di un finanziamento ordinario dei comuni non è uguale e preciso al sistema che voi usate qua.
CONTU FELICE (U.D.C.). Li ha visti i finanziamenti ai comuni?
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Sì, li ho visti.
CONTU FELICE (U.D.C.). Parlate di 500 mila euro.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Li ho visti, infatti è da lì che devono prendere i soldi anche gli oratori, secondo me. Veda, onorevole Contu, i protocolli di intesa che avete scritto voi, in questo articolo 2 realizzano, sotto il profilo della modalità psicologica, educativa, culturale, una subordinazione di queste pratiche, e quindi delle politiche regionali, a quelle confessionali. Domanda: se noi daremo questi soldi agli oratori, onorevole Contu (a proposito di gravami che non devono essere realizzati) siamo sicuri che verranno accolti i figli dei non battezzati, dei divorziati, dei musulmani? Siete davvero convinti che con questo sistema, col quale noi poniamo la sovranità della programmazione di questa attività totalmente in capo agli accordi di programma, saranno garantiti questi equilibri?
Non ne parlate, perché avete di fatto operato una separazione in virtù della quale si tratta con la Chiesa e le si danno quei soldi, e poi i comuni sono un'altra cosa. Invece tutte le altre regioni hanno fatto del processo formativo un'uniica strategia regionale, alla quale hanno chiamato a concorrere "anche" gli oratori e la Chiesa, non "sbragandosi", come facciamo noi. Le altre regioni riconoscono la titolarità delle diocesi ad essere consultate nella fase in cui si elaborano i programmi, ma non alla formulazione di programmi autonomi, perché non perde la centralità l'istituzione regionale, è anche per questo che non vengono previste risorse, perché le risorse sono quelle che appartengono alla strategia e al programma regionale. Ecco perché noi diciamo che questa legge va oltre il limite del giusto riconoscimento della parificazione e della messa in competitività col sistema pubblico.
Noi non vogliamo eliminare questa possibilità, vogliamo anzi che quegli esempi, in regime di parificazione, siano di stimolo alle strutture pubbliche per fare di più, per fare meglio. Noi stiamo perdendo un'occasione, continuando a tenere separate le due realtà, e soprattutto a non stabilire che gli oratori devono seguire un protocollo formativo, delle clausole e degli standard formativi che siano tali da poter essere confrontabili e paragonabili a quelli pubblici, perché solo il riconoscimento avrebbe i termini paritari. E' questo il punto nevralgico.
Peraltro quei 5 milioni - vorrei ricordarlo ai colleghi - 5 milioni di euro all'anno, equivalgono a quanto si stanzia in un anno per mantenere 525 persone in cassa integrazione, e molto spesso, prima dei problemi formativi, vengono altri problemi, soprattutto quando la gente non ha di che apparecchiare la tavola. Quindi dobbiamo stare attenti a come usiamo le risorse.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gianpaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). In una nota di un'agenzia di stampa ho letto da poco di una proposta di legge presentata dall'onorevole Sanjust, dallo stesso definita (se non è stato riportato male dalla stessa agenzia) una proposta di legge d'aiuto laico ai giovani.
Come spesso capita, si legge il titolo e, prima di leggere il resto, ci si forma un giudizio. Pensavo, leggendo soltanto il titolo, che ci fosse una certa disponibilità alla discussione. Poi ho letto il testo e mi sono reso conto che si trattava di una proposta di legge relativa a un argomento diverso da quello che avevo pensato, peraltro un'iniziativa interessante su temi che sono stati già in qualche maniera sperimentati, che funzionano bene. Credo che sarà una discussione interessante, ma, ripeto, pensavo ad una proposta diversa.
Ora, noi siamo all'articolo 1. L'onorevole Artizzu, che in questo momento non c'è, ha voluto salire in cattedra e spiegarci qual è il significato di laicismo. Io sono d'accordo con lui: essere laici non significa essere anticlericali. Tuttavia, noi stiamo esaminando l'articolo 1. E' la terza volta che intervengo in questo dibattito, rischiamo di tediarci perché ripetiamo sempre gli stessi concetti, però a me dà fastidio, scusate il termine, che proprio non ci sia la volontà di tener conto delle nostre proposte. Proposte che non si contraddistinguono, onorevole Artizzu, per pochezza, credo che nessuno meriti un tale giudizio, e credo che tale giudizio non faccia onore nemmeno a chi l'ha pronunciato.
Ora, ripeto, noi siamo all'articolo 1, insisto nel dire che proprio per rispetto a quel laicismo che è stato evocato, nessuno di noi ha chiesto non solo di eliminare gli oratori dalla legge (sarebbe un esercizio a dir poco sciocco, visto che è una legge a sostegno degli oratori) ma non abbiamo nemmeno svolto un intervento che nutrisse l'intendimento di derubricare l'importanza e la funzione degli stessi; non c'è da parte di nessuno delle forze d'opposizione questa intenzione. Io vorrei che almeno di questo ci dessimo atto.
Mi pare ovvio che da parte dell'opposizione non c'è una avversione,un'ostilità, infatti nessuno vi sta chiedendo, ripeto, non di eliminare, ma di derubricare l'importanza e la funzione degli oratori, che è universalmente riconosciuta. Ho ripetuto nel precedente intervento - mi scuso per l'autocitazione - che lo Stato, lo Stato laico in altri servizi strategici - la scuola, la sanità - da tempo ha operato la scelta di garantire, a noi tutti, 1'offerta plurima, pubblica e privata, in settori chiavi come quelli della formazione e della scuola, che non sono meno importanti di quelli di cui stiamo parlando oggi, e l'ha fatto con il concorso di tutti, destra, sinistra e centro. Oggi invece, di fronte a questo tema, c'è da parte vostra - e mi scuso per il termine - una gretta chiusura, non c'è assolutamente la disponibilità a discutere.
Nel comma 1 dell'articolo 1 enunciate una serie di funzioni che deve svolgere la Regione: "Sostiene gli interventi finalizzati a favorire il recupero, l'integrazione" eccetera…; va benissimo, non c'è nulla che vada corretto. Nel comma 2 dell'articolo 1, quando indicate attraverso quali strumenti la Regione sostiene queste finalità, questi obiettivi, voi, guarda caso, vi limitate ad indicare solo e soltanto la Chiesa e i suoi oratori. A me pare da laico (lo capisco invece da parte vostra) che proprio calpestiate la laicità con questa proposta.
Allora, io mi chiedo, e chiedo a voi, chiedo almeno su questo la disponibilità; cosa osta, insieme agli oratori, su un tema così delicato, in una società come la nostra (non sto qui a richiamare la sua pluralità eccetera) prevedere un'offerta plurima, cosa impedisce a questo Consiglio regionale di stabilire dei parametri, dei criteri di qualità per gli enti, gli oratori, per tutto ciò che volete, attraverso protocolli d'intesa, che garantiscano il perseguimento di finalità e obiettivi? E' possibile che nemmeno su questo ci sia da parte vostra un minimo di discussione!
Del resto - l'ha detto ieri l'onorevole Diana, l'ha detto oggi l'onorevole Artizzu - ci avete precisato molto chiaramente: "Badate, potete intervenire anche su tutti gli articoli, ma questa è una legge, nata per sostenere gli oratori e così deve concludersi, pertanto ogni proposta, ogni contributo di miglioramento (dal vostro punto di vista) è inutile; questa proposta è blindata, è chiusa". Non ci negate, e ci mancherebbe altro, il fatto che esistano centri di aggregazione sociale, ma negate che possano diventare uno degli strumenti per il raggiungimento di quelle finalità che vi proponete.
Salvatore Satta (visto che ogni tanto si cita qualcuno), quando litigava con la moglie le diceva: "Tu stai zitta, perché sei al mondo solo perché c'è posto"; lo stesso state facendo voi con noi quando ci dite: "Si possono riconoscere…". Ma non è questo, non è questo il problema! Io davvero vi chiedo di fermarvi un attimo, di riflettere su queste considerazioni e di non evitare il dialogo dentro questo Consiglio, perché badate, non è un dialogo che può aprire fratture e delle qua dentro (sarebbe poco male) mentre questa legge apre lesioni gravi fuori da quest'Aula, e questa società, in particolar modo in questo momento, non ha bisogno di ulteriori divisioni, ne abbiamo già tante. Rifletteteci un attimo anche voi.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Felice Contu, relatore di maggioranza.
CONTU FELICE (U.D.C.), relatore di maggioranza. Onorevoli colleghi, su tutti gli emendamenti presentati il parere è negativo, con una precisazione relativa all'emendamento numero 6 che farò dopo. Poiché il Regolamento mi consente cinque minuti per formulare il parere, ne approfitto per esprimere la mia opinione, anche relativamente agli appelli che, molto spesso, mi sono stati rivolti, come se fossi il dominus della situazione (e non lo sono, in quanto non sono neanche il presentatore del progetto di legge) ai quali comunque risponderei in quanto come relatore per un certo aspetto mi toccano.
Onorevole Diana, io mi meraviglio di ciò che afferma. Lei sostiene che si creerà un vulnus, cioè ci sarà qualcosa che accadrà dopo, perché ci sarà quasi un privilegio per gli oratori o un privilegio per i non oratori. Qui, francamente, siamo di fronte ad un equivoco che è terribile: questo provvedimento riguarda gli oratori, ma non prevede certamente che i famosi centri di aggregazione sociale si possano eliminare, o che a questi non si debbano dare contributi, non c'è nessun divieto. Questo provvedimento copre soltanto un vuoto.
Io vorrei farle notare che la Regione Sardegna - l'ho già detto l'altro giorno, mi dispiace doverlo ripetere - ha approfittato, giustamente, della disponibilità del fondo nazionale sulle politiche giovanili che destina 130 milioni annui a questa finalità, per, giustamente, implementare il fondo di Stato alla Sardegna che è di 1 milione 776 mila euro annui. Nella finanziaria del 2008 voi avete implementato il capitolo relativo e l'avete portato, con soldi regionali a 10 milioni. 2 milioni li avete probabilmente fatti spendere ai comuni, perché ho visto che il finanziamento è di 12 milioni. Quando avete approvato questa delibera, amici cari, però degli oratori non ne avete parlato!
Io mi sono documentato, ho l'elenco della distribuzione dei fondi e ho potuto notare che su 240 contributi, solo in un comune, Lanusei, la Regione è intervenuta due volte: per il centro di aggregazione giovanile del comune e anche per l'oratorio dei salesiani. L'unica ipotesi di lavoro che è stata consentita dalla precedente Giunta. Consentirete ora a noi di cercare, in qualche maniera, di riempire un vuoto.
Noi diciamo: "Anche gli oratori hanno diritto all'aiuto della Regione", ma non diciamo che siamo contrari a concedere l'aiuto anche ai centri di aggregazione del comune. Ecco perché sull'emendamento numero 6 io mi permetto di dire che forse, se quest'emendamento che recita: "La Regione, inoltre, sostiene l'attività di altri soggetti che svolgono azioni di rilevanza sociale ed educativa in relazione al mondo giovanile e adolescenziale", fosse stato presentato non all'articolo 1, ma a un articolo 8 bis, 9 bis finale, noi non saremmo stati contrari. Noi non siamo contrari che anche i centri di aggregazione comunale vengano finanziati, assolutamente no! Potremmo anche inserire questo principio in legge e così accontenteremo credo anche la vostra parte politica. Ma la verità è che qui ci sono due filosofie: c'è chi è laico e c'è anche chi è clericale. Io, per esempio, non ho vergogna a dire che sono un clericale, magari illuminato, ma sono un clericale per tradizione, per storia, sono un clericale! E non me ne vergogno, può darsi che altri si vergognino di dire che sono clericali, io no! Allora, non ho capito bene, rappresento anch'io una parte della popolazione che probabilmente mi ha anche votato...
PRESIDENTE. L'onorevole Contu ha proposto ai presentatori dell'emendamento numero 6 di stralciarlo dall'articolo 1 ed eventualmente di presentarlo come un ulteriore articolo anziché come un comma aggiuntivo all'articolo 1. La proposta non viene accolta, onorevole Contu, per cui procediamo.
(Interruzioni)
Mi ha fatto un segnale il vostro Capogruppo!
CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Allora mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Scusate, possiamo comunque procedere con i nostri lavori tanto l'emendamento numero 6 è un emendamento aggiuntivo.
Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Il parere della Giunta è conforme a quello della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento numero 21.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sanjust per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANJUST (P.d.L.). Dichiaro il mio voto contrario a questo emendamento e approfitto per dichiarare che la legge, così com'è, mi vede assolutamente favorevole, io la voterò, ma la voterò solo qualora non ne venga stravolta l'imposizione originaria. Questa è una legge che si può anche chiamare "salva oratorio", "recupera funzione degli oratori" e così deve restare, a mio parere. E' una legge che non ha niente a che fare con le politiche giovanili, tant'è che nel suo articolato niente è previsto sulle politiche rivolte ai giovani.
Rispondo anche al collega che prima ha citato la nota stampa sulla proposta di legge presentata oggi, che metteva l'accento e sottolineava la laicità della proposta. La sottolineava proprio non in contrapposizione alla legge che oggi stiamo discutendo, ma per far capire che è comunque altra legge, che sono due leggi diverse.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Io forse non voglio sopprimere tutto l'articolo però, ripeto, ho grandi problemi nel pensare che - lo dico con simpatia - Assessore, lei possa coordinare la funzione delle parrocchie, ovvero non so se lei sarà deputato a stabilire gli orari delle messe oppure le confessioni, perché questo termine "coordinare l'attività delle parrocchie", abbiate pazienza, è inaccettabile. Io vi lascio a questa riflessione, perché poi non vorremmo che fossimo giudicati come degli emuli della Cina dove esiste una Chiesa cattolica di Governo. Mi sembra, pertanto, che questo passo che voi intendete fare sia un po' azzardato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, dichiaro il voto favorevole all'emendamento, nonostante sia contrario alla proposta di legge. Contrario non perché sia contrario per le questioni sollevate dall'onorevole Pittalis che richiamo, avendo calcato la mano su una divisione che non c'è e non c'è più. Sono caduti i muri, probabilmente, speriamo, ne cadranno altri, come ad esempio in Terra Santa.
Però, onorevole Pittalis, le ricordo che nella storia del Governo italiano i momenti di più duro scontro politico, di più aspra divisione e conflittualità hanno portato (vado per sintesi e per flash) alla scuola media unificata, alla nazionalizzazione dell'Enel, all'istituzione delle Regioni, alle prime elezioni regionali, all'approvazione dello Statuto dei lavoratori, alla riforma del sistema pensionistico, al divorzio, ala legge sul referendum, alla riforma del diritto di famiglia attuata nel '75, alla riforma sanitaria, alla legge sull'aborto, alla "Basaglia", all'abbassamento della maggiore età ai diciott'anni eccetera, eccetera, eccetera.
Onorevole Pittalis, la divisione, le opinioni diverse, la diversità di vedute o anche il DNA diverso su valori e principi non comporta che non si possa essere d'accordo su nulla e su niente, comporta anzi che, pur nella diversità delle idee e delle passioni che esse comportano, si possa trovare un punto comune. Ebbene, la legge che voi invece presentate è una legge che si pone in un'ottica precedente al Concilio Vaticano secondo, è antistorica. E' semplicemente una legge che non serve, ma non perché non servano gli oratori, ma perché non hanno le professionalità e le competenze per operare nei confronti delle giovanili legate alle tossicodipendenze o per il reinserimento nella società dei giovani usciti dalle carceri; non hanno queste capacità e queste professionalità.
Mi riservo di approfondire anche successivamente questi aspetti e dichiaro il voto favorevole sull'emendamento presentato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io sono in difficoltà perché di fronte alla chiusura netta, espressa ieri dal Capogruppo del P.d.L. e dall'onorevole Artizzu stamattina, a fronte invece dell'apertura, da verificare, sull'emendamento numero 6 espressa dal presidente Contu, l'onorevole Artizzu mi perdonerà, preferisco dare più credito al presidente Contu. Andiamo a verificare quale è la disponibilità.
Su questo articolo di principi, sul primo comma di principi, la mia posizione, il mio Gruppo si astiene perché pensiamo che sia ancora da verificare la possibilità di trovare un punto di accordo. Sono scettico, molto scettico però resto in attesa. Anche perché, presidente Contu, io ho apprezzato la sua apertura però, glielo dico con estrema sincerità, la frase così orgogliosamente pronunciata in quest'Aula "io sono un clericale" non era opportuna anche perché clericale e anticlericale...
(Interruzione del consigliere Felice Contu)
SALIS (I.d.V.). Presidente, mi consenta Presidente, clericale e anticlericale sono termini ai quali spesso viene attribuito un significato negativo. Lei è un cattolico praticante che si onora di svolgere e difendere con passione la sua fede religiosa, ma io non mi sento anticlericale se porto altri argomenti, soprattutto sulla visione temporale della Chiesa, non sull'aspetto religioso, sul potere temporale della Chiesa, non mi sento anticlericale e nessuno può affibbiarmi questa etichetta, non lo permetto a nessuno.
Al collega Artizzu consiglierei di non preoccuparsi dei partiti degli altri, di non preoccuparsi delle proprietà, tanto hanno già risposto i tribunali, atteniamoci alla legge. Poi soprattutto non io personalmente, ma tutto il mio Gruppo, non è disposto ad accettare lezioni da un rappresentante politico il cui Presidente corrompe i giudici.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Rinuncio.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Dichiaro il voto di astensione su questo articolo. Guardate, qui non c'è una battaglia tra clericali e anticlericali, tra cattolici e non cattolici. Qui stiamo semplicemente cercando di favorire il recupero, l'integrazione e la prevenzione del disagio minorile. Questo è l'obiettivo della legge e noi riteniamo che questo obiettivo possa essere perseguito dagli oratori parrocchiali e dagli altri centri di aggregazione previsti dalla legge numero 23 del 2005, a meno che non decidiamo di modificare o di abrogare quella legge. Noi ci asteniamo su questo articolo, abbiamo pertanto degli emendamenti aggiuntivi che vorremmo proporre e che vorremmo discutere con questa Aula. Chiediamo anche di ammettere, Presidente...
PRESIDENTE. Scusi onorevole Bruno.
BRUNO (P.D.). Chiediamo di ammettere anche un emendamento orale, se è possibile, che sopprima la parola "coordina". Credo che sia abbastanza "che riconosca e valorizzi le attività". Che la Regione coordini anche le parrocchie mi sembra un po' troppo.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, questo emendamento lo esamineremo quando esamineremo il testo dell'articolo. Va bene? Proseguiamo adesso con l'emendamento numero 21, poi lei riproporrà l'emendamento orale quando voteremo il testo dell'articolo.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, io che non sono uno dei consiglieri regionali che rimane seduto nel proprio banco, ma che si muove (come è giusto che si faccia nelle aule parlamentari) non per disturbare ma per dialogare, annuncio il ritiro dell'emendamento numero 21 come segnale di buona volontà in ragione delle interlocuzioni che sono in corso.
Sono molti i punti che non condivido nella stesura della legge, alcuni di principio, sotto il profilo non tanto dei contenuti quanto anche delle forme. Per esempio penso che ci sia una violazione delle prerogative consiliari quando si rinvia a linee guida demandate alla Giunta. Io ricordo che per il Piano paesaggistico regionale dalla precedente legislatura furono approvate dal Consiglio regionale, non furono demandate alla Giunta. Ma tolto questo, diamo spazio alle possibili interlocuzioni e a esiti positivi tra le due coalizioni.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, evidentemente nella scorsa legislatura si era formata una volontà politica diversa.
Metto in votazione l'emendamento numero 37.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ritiro gli emendamenti numero 37, 64, 19 e 65.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 77.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 77.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Uras ha votato a favore
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Porcu - Sabatini - Salis - Sechi - Solinas Antonio - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Locci - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Ben Amara.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 63
votanti 61
astenuti 2
maggioranza 31
favorevoli 20
contrari 41
(Il Consiglio non approva).
(Non è approvato)
(Non è approvato)
Passiamo al testo dell'articolo. C'è una proposta dell'onorevole Bruno di emendamento orale. Di eliminare la parola "coordina" a che comma?
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Propongo il seguente emendamento orale all'articolo 1: la parola "coordina" è soppressa.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono opposizioni metto in votazione il testo dell'articolo con la proposta di emendamento orale dell'onorevole Bruno. Chi lo approva alzi la mano.
(Non è approvato)
Passiamo all'emendamento numero 6.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Vorrei far notare che mi sembra che ci sia un orientamento a prendere in considerazione questo emendamento…
CONTU FELICE (U.D.C.). Si è rimesso all'Aula!
PORCU (P.D.). Si è rimesso all'Aula. Vorrei perorare la causa di chi si rimette all'Aula favorevolmente. Io credo che se noi aggiungessimo all'articolo 1 un comma con questa dicitura, che non è vincolante per il resto della legge, né per la destinazione dei fondi, avrebbe il significato di consentire all'interno dei protocolli d'intesa di riconoscere che c'è una rete integrata, che riguarda sia gli enti religiosi sia soggetti pubblici, e quindi di porre le premesse per indirizzare le risorse di questa legge in maniera più efficace.
Quindi non è un vincolo che ci impone di dare poi una risposta agli altri soggetti, ma è un elemento che consente, negli articoli successivi, di tenere conto che la Regione comunque già sostiene altre realtà. L'intervento specifico della legge, anche se rimanesse com'è, e quindi anche se non venissero accolti gli altri emendamenti, deve comunque tenere conto di quello che la Regione fa già in altri ambiti. Sarebbe, pertanto, utile…
(Interruzione)
Onorevole Contu, mi faccia fare il mio mestiere, se non le dispiace, che è quello di sostenere le mie idee; almeno questo credo che ci sia consentito, e so che lei lo riconosce. Quindi io chiederei - e sarebbe un segno, come dire, di attenzione ai temi che abbiamo posto, non vincolante - di far sì che l'emendamento numero 6 diventi un comma aggiuntivo all'articolo 1. E' innocuo e sarebbe un segno di attenzione. Credo che se questa proposta venisse accolta anche l'esigenza di sospensione verrebbe meno e potremmo procedere speditamente.
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, l'emendamento numero 6 è già un comma aggiuntivo all'articolo 1.
PORCU (P.D.). Mantenerlo così!
PRESIDENTE. Ma la proposta del Relatore era differente.
PORCU (P.D.). Io ho provato a convincerlo!
PRESIDENTE. Sì, però lei sta mantenendo la richiesta!
Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, qua c'è un problema di dinamica. Se l'emendamento numero 6 è l'oggetto del confronto si sospenda la discussione e la votazione, se non è l'oggetto del confronto è chiaro che noi ci dobbiamo esprimere, non possiamo bocciare l'emendamento sperando che ci sia da parte dello schieramento opposto una considerazione diverse. Sospendiamo l'emendamento numero 6, andiamo avanti con le altre votazioni, e verifichiamo se ci sono le condizioni di una sua…
PRESIDENTE. Va bene, onorevole Uras, possiamo sospendere l'emendamento numero 6 dove rimane ferma la proposta del Relatore di costituire un articolo aggiuntivo in coda all'ultimo articolo, per cui si tratta di stabilire se dai presentatori viene accolta questa proposta o meno.
Passiamo all'emendamento numero 25.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). No, sull'ordine dei lavori Presidente. Vorrei sapere per che ora è prevista l'interruzione.
PRESIDENTE. Per le 14, come sempre.
SALIS (I.d.V.). Quindi la proposta del collega Uras era assolutamente fondata.
PRESIDENTE. Infatti stiamo procedendo lasciando sospeso l'emendamento numero 6.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Avremmo bisogno, sarò telegrafico, di precisare se l'emendamento sospeso è sospeso.
PRESIDENTE. E' così: stiamo proseguendo, perché l'abbiamo sospeso, ferma restando la possibilità di metterlo in coda, oppure di doverlo votare con riferimento all'articolo 1, perché comunque è un emendamento aggiuntivo.
(Non è approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dei relativi emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e dei relativi emendamenti:
Articolo 2
Emendamento soppressivo totale Uras - Zedda Massimo - Sechi - Ben Amara - Zuncheddu - Salis
Articolo 2
L'art. 2 è soppresso. (20)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
E' soppresso il comma 1 dell'art. 2. (66)
Emendamento soppressivo parziale Steri
Articolo 2
Al comma 1 sono soppresse le parole:
"con la Conferenza italiana superiori maggiori della Sardegna, con l'Unione superiori maggiori d'Italia della Sardegna". (1)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
E' soppresso il comma 2 dell'art. 2. (67)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
E' soppressa la lettera a) comma 2 dell'art. 2. (38)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
E' soppressa la lettera b) comma 2 dell'art. 2. (39)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
E' soppressa la lettera c) comma 2 dell'art. 2. (40)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
E' soppressa la lettera d) comma 2 dell'art. 2. (41)
Emendamento sostitutivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras
Articolo 2
All'art. 2 comma 1, la frase "la Regione sottoscrive appositi protocolli d'intesa con la Conferenza episcopale sarda, con la Conferenza italiana superiori maggiori della Sardegna, con l'Unione maggiori d'Italia della Sardegna e con le organizzazioni che rappresentano nella Regione le confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato un'intesa" è sostituita dalla seguente:
"la Regione sottoscrive appositi protocolli d'intesa con i comuni singoli o associati ai sensi della L.R 23 dicembre 2005, n.23 "Sistema integrato dei servizi alla persona" e con le associazioni di volontariato iscritte nel registro Regionale istituito ai sensi della L.R. 13 settembre 1993 n.39 "disciplina dell'attività di volontariato". (79)
Emendamento sostitutivo parziale Cuccu - Bruno - Caria - Espa - Meloni Valerio
Articolo 2
All'art. 2, comma 1, le parole "la Conferenza episcopale sarda" sono sostituite dalle seguenti: "le diocesi della Sardegna". (9)
Emendamento sostitutivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras
Articolo 2
All'art. 2, comma 2, lettera a), la frase "svolta dagli oratori o attività similari di altre confessioni religiose" è sostituita dalla seguente: "svolta dai comuni singoli o associati ai sensi della L.R. 23 dicembre 2005 n. 23 "Sistema integrato dei servizi alla persona" e dalle associazioni di volontariato iscritte nel Registro Regionale istituito ai sensi della L.R. 13 settembre 1993 n. 39 "disciplina dell'attività di volontariato". (80)
Emendamento aggiuntivo Cuccu - Bruno - Caria - Espa - Meloni Valerio
Articolo 2
All'art. 2, alla fine del comma 1, dopo la parola "un'intensa" sono aggiunte le seguenti: "e con gli enti che già hanno promosso o intendono promuovere attività di aggregazione giovanile". (7)
Emendamento aggiuntivo Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
Al comma 1 dell'art. 2 è aggiunta la seguente frase: "e con le Associazioni riconosciute dalla L.R. 13 settembre 1993 n. 39 "Disciplina dell'attività di volontariato e modifiche alle leggi regionali 25 gennaio 1988, n. 4 e 17 gennaio 1989, n. 3". (26)
Emendamento aggiuntivo Cuccu - Bruno - Caria - Espa - Meloni Valerio
Articolo 2
All'art. 2, comma 2 lettera a) dopo la parola "religiose" sono aggiunte le seguenti: "e dai centri di aggregazione giovanile". (8)
Emendamento aggiuntivo Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
Alla lettera a), comma 2 dell'art. 2 è aggiunta la seguente frase: "e dalle Associazioni riconosciute dalla L.R. 13 settembre 1993 n. 39 "Disciplina dell'attività di volontariato e modifiche alle leggi regionali 25 gennaio 1988, n. 4 e 17 gennaio 1989, n. 3". (27)
Emendamento aggiuntivo Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
Alla lettera b) comma 2 dell'art. 2 è aggiunta la seguente frase: "e siano conformi ai PLUS in vigore presso ogni singolo Comune in cui si svolgano le attività previste dalla legge". (28)
Emendamento aggiuntivo Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
Alla lettera c) comma 2 dell'art. 2 è aggiunta la seguente frase: "e siano conformi ai PLUS in vigore presso ogni singolo Comune in cui si svolgano le attività previste dalla legge". (29)
Emendamento aggiuntivo Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 2
Alla lettera c) comma 2 dell'art. 2 è aggiunta la seguente frase: "e siano conformi ai PLUS in vigore presso ogni singolo Comune in cui si svolgano le attività previstedalla legge". (30).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà. Ricordo ai colleghi che intendono intervenire che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'onorevole Uras, che sarà ovviamente l'ultimo intervento della mattinata.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Il mio è l'ultimo intervento?
PRESIDENTE. Sì, l'ultimo intervento della mattinata.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). L'ho chiesto, perché ha un senso che sia l'ultimo intervento della mattinata, perché ovviamente noi non vogliamo procedere prima della sospensione pomeridiana, quando speriamo che l'interlocuzione in atto possa concludersi positivamente. Lo speriamo per altre formazioni politiche, non per la mia, che ha un'opinione già configurata (al di là delle modificazioni che potranno intervenire) e che io ho avuto modo di annunciare. Non si tratta, ripeto, di ragioni ideologiche, ma di questioni di natura tecnico legislativa, e anche della difficoltà di individuare quelle differenze, che per esempio prima suggeriva il collega Sanjust.
Questa è una legge che interviene non a sostenere gli oratori in quanto tali, questa è una legge che interviene a sostenere gli oratori in quanto svolgono una funzione sociale che non si configura nelle sue funzioni religiose, ma che va a richiamare funzioni di tipo laico che sono esercitate dalla Chiesa. Cioè la funzione sociale aggregativa ed educativa è una funzione laica, non è una funzione religiosa, non stiamo pagando il catechismo, per intenderci, perché questo non lo potremo fare, sarebbe una violazione implicita dei diritti costituzionali delle persone delle comunità.
Lo Stato laico consente e sostiene le confessioni religiose nei modi che sono previsti dalle intese e dal Concordato, non in altri modi, e non è dato a noi, amministrazione regionale, Regione autonoma della Sardegna, Consiglio regionale, di intervenire su questa materia che è specifica competenza dello Stato, in gran parte affidata dal Parlamento al Governo. Quindi noi interveniamo a sostenere una funzione sociale che riconosciamo laica, che riconosciamo essere svolta dagli oratori, anche quindi da articolazioni organizzative-operative che si incardinano all'interno del sistema più ampio delle confessioni religiose. Questo è il tema.
Per cui io non so se noi dobbiamo fare una legge-quadro dove ricomprendere tutti gli interventi che vanno a favore degli adolescenti, dei giovani, non lo so. Io ho una esperienza dell'ordinamento regionale molto frastagliata; noi abbiamo "appiccicato" norme "su tutto e su di più", in ogni disposizione, anche di ordine finanziario, l'abbiamo fatto per decine d'anni, ci siamo inventati leggi onnibus, collegati "tutto compreso"… non abbiamo - come a me piacerebbe - la cultura del Testo Unico, abbiamo una cultura legislativa abbastanza criticabile sotto il profilo della qualità in ragione dell'accorpamento omogeneo di norme che trattano un argomento.
Se l'onorevole Sanjust nella sua proposta dovesse esprimere una diversa modalità di relazione tra maggioranza e minoranze, e cioè fosse un pochino più disponibile di come fino ad oggi si sta dimostrando il centrodestra in ordine a questo provvedimento, può darsi anche che quella disposizione possa assumere il ruolo di legge quadro sugli interventi di questa natura. Perché non sta scritto da nessuna parte che per forza ci debba essere la legge degli oratori e non ci possa essere invece una legge che intervenga a regolare in modo ordinato la funzione laica che viene anche esercitata da strutture di natura aggregativa, educativa e formativa.
Ciò detto Presidente io mi auguro che questa pausa possa servire almeno ad una parte della minoranza per condividere il testo del provvedimento.
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16 e 30. Convoco la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta alle ore 13 e 51.
Allegati seduta
Testo delle interrogazioni e interpellanze annunziate in apertura di seduta.
Interrogazione Diana Mario - Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione di crisi in cui versa la cooperativa Cosacem Costruttori di Portoscuso in seguito alla realizzazione di lavori in subappalto presso lo stabilimento Saras di Sarroch.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- il 31 dicembre 2008, la società cooperativa Cosacem Costruttori di Portoscuso ha rilevato in subappalto dalla Sirz Energy Srl di Padova la realizzazione di lavori di montaggio e verniciatura di una caldaia presso lo stabilimento della Saras Spa con sede a Sarroch;
- in precedenza, la Saras aveva appaltato alla Sirz Energy lavori di demolizione, costruzione e montaggio della suddetta caldaia nel proprio stabilimento, autorizzando il ricorso al subappalto;
- a fronte di un importo iniziale complessivo di euro 3.200.000, il prezzo dei lavori relativi all'appalto di cui sopra è lievitato fino a un importo finale di oltre euro 6.000.000;
CONSIDERATO che:
- nel corso dell'esecuzione dei lavori, alla Cosacem Costruttori è stato richiesto un impegno via via maggiore rispetto a quanto indicato nel contratto di subappalto, tanto da necessitare l'impiego di oltre quaranta unità lavorative;
- successivamente ai primi mancati pagamenti di fatture della Cosacem Costruttori da parte della Sirz Energy, la Saras ha revocato, all'inizio del mese di luglio del 2009, la concessione dell'appalto a quest'ultima, affidando i lavori ad un'altra società;
- a tale data, i crediti maturati dalla Cosacem Costruttori nei confronti della Sirz Energy ammontavano a euro 684.192,53;
PRESO ATTO che:
- il 30 luglio 2009, la Cosacem Costruttori ha completato l'esecuzione dei lavori in subappalto;
- il 6 agosto 2009, a seguito di lettere di diffida inviate dalla Cosacem Costruttori alla Sirz Energy (in qualità di soggetto debitore) e alla Saras (affinché bloccasse eventuali pagamenti nei confronti del soggetto debitore) rimaste prive di riscontro, la società cooperativa ha ottenuto un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo nei confronti della Sirz Energy, richiedendo nel contempo un procedimento esecutivo presso terzi che vede la Saras in qualità di terzo pignorato;
- la tardiva attivazione della Cosacem Costruttori per richiedere la procedura esecutiva è da motivarsi con le ripetute rassicurazioni ricevute da parte della Saras sul fatto che la Sirz Energy avrebbe provveduto a saldare i propri debiti;
- la procedura esecutiva di cui sopra è stata resa vana dalla sopravvenuta sentenza di fallimento della Sirz Energy, che ha reso pressoché impossibile la riscossione dei crediti maturati dalla Cosacem Costruttori;
- a seguito di quanto esposto, la Cosacem Costruttori si è trovata impossibilitata a corrispondere le retribuzioni ai propri quaranta lavoratori, tra soci e dipendenti, sin dallo scorso mese di luglio;
- risulta che altre aziende sarde si trovino nella posizione di creditori nei confronti della Sirz Energy, per altri lavori in subappalto eseguiti nello stabilimento Saras di Sarroch;
VERIFICATO che:
- la Sirz Energy ha rilevato il ramo d'azienda della Sirz Spa di Padova, in liquidazione, che si occupava della costruzione e manutenzione di caldaie;
- la Sirz Energy è stata costituita il 31 gennaio 2008, vale a dire pochi mesi prima dell'aggiudicazione dell'appalto della Saras;
- il capitale sociale della Sirz Energy risultava versato in massima parte dalla Alice Srl, società immobiliare nel cui oggetto sociale non figura l'esecuzione di lavori quali quelli oggetto dell'appalto della Saras;
- quanto sopra denota un comportamento quantomeno superficiale, se non addirittura negligente, da parte della Saras nell'assegnare l'appalto alla Sirz Energy, tenuto conto che l'assegnazione sarebbe stata preceduta da approfondite verifiche sulla capacità produttiva della Sirz Energy svolte nel suo stabilimento padovano e da controlli sulla sua situazione finanziaria affidati ad una società specializzata,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale dell'industria affinché riferisca:
1) se risulti che la Saras abbia regolarmente liquidato alla Sirz Energy gli oltre euro 6.000.000 da questa richiesti per la realizzazione dei lavori oggetto dell'appalto di cui alla premessa;
2) se ritenga che da parte della Sirz Energy vi sia stato un comportamento deliberato volto all'acquisizione di un'ingente somma di denaro da parte della Saras a danno di diverse imprese sarde cui la ditta padovana ha subappaltato i lavori che si era impegnata a realizzare e per i quali non ha corrisposto quanto dovuto alle imprese subappaltatrici;
3) quali misure intenda adottare al fine di risolvere la grave crisi societaria e occupazionale della Cosacem Costruttori, che rischia di travolgere oltre quaranta lavoratori e le relative famiglie, eventualmente proponendo alla Saras, in quanto responsabile dell'assegnazione dell'appalto alla Sirz Energy, l'acquisizione totale o parziale dei crediti vantati nei confronti di quest'ultima dalla società cooperativa, per un importo da concordarsi tra le parti. (221)
Interrogazione Zuncheddu - Uras - Sechi - Zedda Massimo - Ben Amara, con richiesta di risposta scritta, sul mancato rinnovo del contratto di 21 custodi dell'ex Arsenale di La Maddalena.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- domenica 24 gennaio 2010 sono scaduti i contratti dei 21 custodi della Nautilus, la società che per 18 mesi ha garantito il servizio di vigilanza presso l'Arsenale del Forte, ex Arsenale militare de La Maddalena, ora complesso turistico di lusso gestito dalla Mita Resort, società che fa capo a Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria;
- la società Porto Arsenale La Maddalena Srl, che ha ottenuto il subappalto di alcuni servizi da parte della MITA Resort, non intende confermare l'affidamento del servizio di portierato e sicurezza all'azienda Cogecal, che a sua volta ha subappaltato la gestione alla società maddalenina Nautilus;
- non sono chiare le ragioni che stanno alla base della scelta aziendale della Porto Arsenale La Maddalena Srl di non rinnovare i contratti dei 21 custodi visto che questa continua ad assumere personale a cui paradossalmente sono affidate le stesse mansioni di vigilanza che hanno svolto coloro a cui non è stato prorogato il contratto;
- da quanto si apprende dalla stampa di oggi, lunedì 25 gennaio 2010, la stessa amministratrice della Nautilus chiede che venga fatta chiarezza sul mancato rinnovo della convenzione dei 21 custodi in quanto la continuità del rapporto sarebbe stata concordata con l'amministratore delegato, Paolo Mancuso, e il consulente della Mita Resort, Pino Cucciari; la stessa afferma infatti: "(...) Avevamo concordato l'aspetto economico e quantificato il numero delle assunzioni. Ci era stato garantito che i lavoratori in eccesso sarebbero stati reimpiegati in base ai singoli curriculum" (rif. L'Unione Sarda);
SOTTOLINEATO che:
- in un periodo di profonda crisi in cui la Sardegna registra livelli record di disoccupazione e in cui queste aziende e le relative opere hanno usufruito di benefici, agevolazioni e contribuzioni statali e regionali, le istituzioni e tutte le forze politiche sarde di ogni schieramento sono chiamate ad un impegno a tutela di ogni singolo posto di lavoro per i sardi;
- alla luce degli ultimi eventi relativi al trasferimento del G8 questi licenziamenti rischiano di essere un affronto beffardo per tutti i sardi e le nostre istituzioni di ogni ordine e grado,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione per sapere che tipo di iniziative intenda intraprendere per far sì che le suddette società, che fanno capo alla Mita Resort, dispongano che per le assunzioni previste per il nuovo organico sia data priorità ai lavoratori sardi che già hanno prestato servizio presso l'ex Arsenale e che hanno maturato la necessaria professionalità per svolgere le mansioni richieste. (222)
Interpellanza Zedda Massimo - Uras - Sechi - Zuncheddu sul bando per l'attribuzione di assegni di merito 2009.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- in data 31 dicembre 2009 è stato pubblicato il bando per l'attribuzione di assegni di merito a studenti diplomati nell'anno scolastico 2007/2008 e iscritti all'università nell'anno accademico 2008/2009;
- la dotazione finanziaria stanziata al fine di garantire tale sostegno ammonta a euro 14.779.050 e il bando in oggetto prevede la suddivisione dei beneficiari in tre graduatorie equamente finanziate;
- il bando fissa il termine per la presentazione della domanda on line alle ore 13.00 del 5 febbraio 2010 e, al fine di consentire ai partecipanti di reperire tutte le informazioni richieste dal bando e ritenute essenziali alla compilazione della domanda, la procedura online (all'URL www.regione.sardegna.it/assegnidimerito) è prevista dal bando a partire dal 15 gennaio 2010;
- in data 20 luglio 2009 il Presidente della Regione, con delibera n. 34/27 ha autorizzato la pubblicazione di un bando di gara a procedura aperta per la prestazione di servizi relativi al bando 2008 (la cui procedura non risulta ancora conclusa) e al bando 2009 vinto in seguito dalla società Sgt 10 di Taccori Giampiero & C. Sas;
CONSIDERATO che:
- non è ancora stato pubblicato il form on line relativo al bando 2009 e all'URL prevista dal bando alla data di oggi è presente solo una comunicazione di problemi tecnici;
- il punto 5.1 del bando 2009 considera studenti in sede, quindi beneficiari di un contributo massimo di tremila euro in luogo dei seimila previsti per gli studenti considerati fuori sede, anche gli studenti fuori sede beneficiari del contributo per il fitto casa il quale può raggiungere al massimo la cifra di milleottocento euro all'anno e viene attribuito, a differenza del bando in oggetto, anche in virtù di parametri legati al reddito familiare;
- il punto 4 del bando 2009 fissa, per le tre categorie, criteri d'età e di prima immatricolazione all'università non previsti nel precedente bando;
- non è prevista alcuna distinzione, in merito ai succitati criteri anagrafici, per quanto riguarda gli studenti affetti da disabilità;
EVIDENZIATO che:
- in questo periodo la società vincitrice dell'appalto è contemporaneamente impegnata nelle funzioni relative al bando 2008 e a quello 2009;
- l'espletazione delle funzioni relative al primo bando per l'attribuzione di assegni di merito, pubblicato in data 7 luglio 2008, ha mostrato situazioni di criticità tali da non consentire agli uffici regionali di espletare tutte le funzioni del bando e in particolare di non riuscire a provvedere alla compilazione della terza categoria (studenti iscritti ad annualità successive alla prima);
- il bando 2008 per l'attribuzione di assegni di merito specificava, riguardo alla categoria 3 relativa a studenti iscritti ad annualità successive alla prima, il termine ultimo del 27 marzo per l'invio della documentazione supplementare attestante il numero di crediti effettivamente conseguiti e le relative valutazioni;
- tale scadenza è stata poi prorogata al 20 gennaio 2010,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere:
1) quando sarà disponibile il form on line e se intenda, a seguito del ritardo nella pubblicazione, prorogare la scadenza del termine per la presentazione delle domande;
2) se la società appaltatrice sia in grado di fornire un'ipotetica data entro la quale intende assolvere i termini relativi al nuovo bando 2009 e alla compilazione della terza categoria del bando 2008;
3) a cosa sia dovuta la reiterazione della richiesta di invio di documentazione relativa al bando 2008 e se essa non sia scorretta nei confronti di tutti coloro i quali abbiano provveduto a fornire la stessa documentazione entro i termini stabiliti dal bando;
4) se il punto 5.1 del bando, il quale considera i beneficiari del contributo fitto casa come studenti in sede, non sia penalizzante per chi usufruisce di tale contributo, anche in virtù di criteri di reddito, che a luogo dei seimila euro previsti come massimale dal presente bando rischia di poterne avere soltanto quattromilaottocento e non sia da considerarsi quindi vessatorio per gli studenti provenienti da famiglie meno abbienti;
5) se i tetti inderogabili riguardo la data di prima immatricolazione all'università e l'età massima non siano penalizzanti per chi abbia subito ritardi per gravissimi motivi di salute o economici e se non sia il caso di provvedere a eliminare i limiti previsti dal bando;
6) se non sia il caso di provvedere a stabilire criteri più flessibili e graduatorie separate per gli studenti che sono o sono stati colpiti da gravi disabilità. (65)