Seduta n.351 del 25/09/2012
CCCLI SEDUTA
(POMERIDIANA)
MARTEDI' 25 SETTEMBRE 2012
Presidenza del Vicepresidente BRUNO
indi
del Vicepresidente COSSA
La seduta è aperta alle ore 16 e 31.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 29 agosto 2012 (343), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Antonio Cappai, Mariano Contu, Giampaolo Diana, Pietro Fois, Onorio Petrini, Pietro Pittalis, Luciano Uras e Pierpaolo Vargiu hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 25 settembre 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Visto lo scarso numero di consiglieri presenti, sospendo per dieci minuti la seduta. I lavori riprenderanno alle ore 16 e 42.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 32, viene ripresa alle ore 16 e 42.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del disegno di legge numero 346/A-Parte I.
E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Sardegna è già Domani). Signor Presidente, quello della continuità territoriale è uno dei temi caldi non solo di questa legislatura, ma anche dell'intero percorso dell'autonomia sarda. Stamattina, meglio di me altri colleghi hanno ripercorso le tappe delle varie vertenze. Alcuni l'hanno fatto in termini generali e nell'interesse comune, altri nel puro interesse territoriale, rimarcando cioè l'interesse di questa o di quell'altra zona della Sardegna, ma sminuendo - secondo me - il dibattito a mero interesse territoriale. Così non è, è un interesse di tutta la Sardegna.
Nel ripercorrere le tappe dell'autonomia sarda necessariamente dobbiamo incrociare le vicende del trasporto delle merci e delle persone da e per la Sardegna con la storia della società Tirrenia. Non sto qui a ripetere gli eventi degli ultimi anni, dal 2005 a oggi (li ha già ben illustrati il collega Soru nel suo intervento), però tutto questo va riportato anche alla grande battaglia da sempre condotta dagli uomini politici, non dico dai partiti. Certo, poi ci sono partiti che si identificano più di altri, nel loro stesso senso di vivere, con l'autonomia della Sardegna, fino ad arrivare a motivare linee di pensiero indipendentiste. La libertà e l'equità del trasporto delle persone e delle merci ha sicuramente qualcosa a che fare con la libertà e l'autonomia, con la concorrenza leale e con l'equità nazionale.
Appurato che la continuità territoriale è un costo (non condivido questa situazione, ma è un costo a carico della Sardegna, unico caso nella storia della continuità territoriale europea), dobbiamo affrontare il tema in libertà e facendo anche due conti, perché i principi devono essere poi posti su due gambe che possano consentire un percorso idoneo a raggiungere tali obiettivi.
Ci troviamo ad affrontare questo disegno di legge nel testo esitato dalla quarta Commissione che ci porta a esaminare una soluzione, la costituzione della cosiddetta Flotta sarda Spa, per semplificare la capitalizzazione e la futura privatizzazione della Saremar, che dovrebbe assumere la responsabilità di calmiere per la navigazione nel mar Tirreno tra la Sardegna e il continente. Ora, io capisco che dietro questo disegno di legge ci sia molto di più di una semplice convinzione o determinazione nel fondare una Spa che varchi il Tirreno al servizio dei sardi. C'è anche l'espressione di un'idea, di un valore, di un principio che è difficile non condividere, che è il principio dell'autonomia e della libertà. Perciò è molto difficile - perlomeno per me - assumere una decisione in merito svincolata da tale principio. Per tanti anni abbiamo combattuto la Tirrenia da questi banchi e fuori di qui; per tanti anni abbiamo detto che eravamo stanchi di sentir parlare napoletano sulle navi che ci trasportavano a Roma o a Genova da Porto Torres, da Olbia o da Cagliari; per troppi anni abbiamo subito la Tirrenia. Però abbiamo anche a che fare con la gestione pubblica di un servizio imprenditoriale. Io ho seguito molto attentamente le valutazioni di alcuni colleghi e ne riassumo una, quella del collega Soru, il quale ha fatto presente all'Aula e alla Giunta: "Ripartiamo da oggi per guardare al domani". Anch'io sinceramente nutro molti dubbi sul fatto che un'avventura imprenditoriale pubblica, che poi sarà privatizzata, possa concorrere con chi ha più strumenti, più know how, più conoscenza del mercato, insomma con chi è del settore. Sappiamo bene che il pubblico non può essere concorrenziale, se non con gli aiuti pubblici, appunto, nei confronti di un'impresa privata. Ma questo lo dice anche la Corte dei conti.
Approfitto dell'occasione per ricordare ai colleghi che nella verifica del Rendiconto generale della Regione autonoma della Sardegna del 2011 la Corte dei conti rileva che la Regione detiene quote di partecipazione in ventinove società e organismi prevalentemente costituiti secondo i moduli civilistici. Di grande interesse si rivela la descrizione delle attività sociali, in quanto tale notizia rileva ai fini dell'opportuna valutazione della conservazione o meno di ciascuna di tali partecipazioni. Diciannove di queste ventinove società partecipate dalla Regione sono partecipate interamente. Nel corso del 2011 hanno percepito dalla Regione erogazioni finanziarie per circa 210 milioni di euro e presentano dotazioni di personale dipendente a diverso titolo di 4.138 unità. E' estremamente significativo rilevare che tra queste società ben nove versano notoriamente da numerosi anni in stato di liquidazione. Oltre alla spesa a suo tempo sostenuta per l'acquisto delle quote, si sono ricostruite le erogazioni assegnate alle società e organismi a carico del bilancio regionale negli ultimi due esercizi, 2010 e 2011, distinguendole a titolo di contratti di servizio e altri casi. Si sottolinea l'anomalia secondo cui il socio Regione assegna finanziamenti ordinari a titolo di contributi di funzionamento alle società, ciò al di fuori dei corrispettivi dovuti per i contratti di servizio, cioè senza ricevere controprestazioni, alterando macroscopicamente la logica societaria. Le notizie acquisite confermano tale rilievo. Aggiungo: le risorse complessive assegnate per i contratti di servizio sono pari rispettivamente a 45 milioni 570 mila euro nel 2010 e a 115 milioni 254 mila euro nel 2011. Le restanti erogazioni risultano superiori all'ammontare di 239 milioni 173 mila euro. Inoltre, in qualità di socio, la Regione ha sostenuto coperture di perdite per complessivi 63 milioni 638 mila euro nel 2010. Non sono ancora disponibili i dati del 2011.
Credo che chi ha voluto ascoltare questi numeri riportati nella relazione sulla verifica del Rendiconto del 2011 da parte della Corte dei conti si possa fare un'idea di come la Regione sarda spenda gran parte del suo bilancio per sostenere aziende decotte. Tra l'altro si evidenzia che poche di queste aziende realizzano utili e prestano i servizi attesi. Allora noi oggi di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di autonomia, di servizi, di flotta sarda, di miglioramento del trasporto marittimo per le merci e per le persone, ma stiamo entrando in un'intrapresa, in un business, almeno per un certo momento, stiamo entrando cioè nel business delle flotte mercantili.
Vi leggo un altro passaggio interessante che dice che oggi la flotta italiana dei traghetti è, in termini di tonnellaggio, di stazza lorda, la più importante del mondo. Questo lo è anche perché il principale mercato, per lo meno il più appetibile, non tanto in termini di numero e di movimenti, quanto in termini di volume di traffico, è quello dei collegamenti con la Sardegna. Non c'è nessun altro termine di paragone utile. Non lo è in particolare la Corsica, con i suoi 250 mila abitanti, un'isola più piccola che attira meno traffico, richiede un numero minore di movimenti e introita un turismo forse meno forte. In effetti l'Italia, in particolare con la Sardegna, si trova a essere, in prospettiva, un ottimo mercato di espansione per imprese di altri Paesi dell'Unione che, tuttavia, non offrono mercati altrettanto appetibili di sbocco per le nostre imprese. Anche questo credo sia un passaggio interessante.
Allora con quali forze, con quali prospettive noi ci sediamo in questo mercato? Abbiamo detto che partiamo da punti di debolezza: know how, conoscenza del mercato, collegamenti nel mercato. Quindi partiamo con il 50 per cento di handicap rispetto a imprenditori navigati, non necessariamente solo nazionali, in un mercato a noi professionalmente sconosciuto. Come affrontare dunque il problema? Qui emergono anche le mie difficoltà. Dalle affermazioni di alcuni colleghi ho colto una sintesi commerciale, perché stiamo parlando di investimenti, quindi allontaniamoci un po' da quello che vorremmo ottenere con questa legge come enunciazione di principio. La legge del business, la legge commerciale, dice che quando non posso combattere il nemico, inteso come nemico commerciale, devo cercare di farmelo amico. Bene, in questo credo che noi abbiamo sbagliato tutte le regole commerciali, abbiamo combattuto un nemico commerciale e abbiamo perso. Non sto qui a ricordare il perché e il percome, se ne è già abbondantemente parlato. Ma per di più, pur conoscendo la sconfitta cerchiamo di andare comunque alla guerra!
Credo invece sia saggio dialogare con il nemico, soprattutto se vogliamo tutelare gli interessi generali perché, ahimè, da questa battaglia si potrà determinare una sconfitta definitiva, e cioè perderemo la guerra. Con questo non voglio dire che osterò al disegno di legge, perché ritengo che apra una breccia importante e che sia opportuno che finalmente in questi termini si parli con chiarezza, qui in quest'Aula, della continuità territoriale e delle forze che la Sardegna vuole mettere in campo per sancire definitivamente non un principio, ma un diritto. Credo che questo disegno di legge possa essere, anzi sia un'adeguata provocazione, ma non supererà l'esame della Comunità europea, per la quale ci sono vincoli insormontabili, anche se nella sua storia e nelle sentenze della Corte europea non ci sono casi simili per quanto riguarda il trasporto passeggeri e merci, per cui la Comunità europea avrà un bel daffare, eventualmente, per recuperare dei precedenti. Non ce ne sono perché c'è solo qualche caso di trasporto interno, per esempio tra l'Inghilterra e la Scozia. In questo caso non stiamo parlando di trasporti interni, cioè intraregionali, sui quali sono state emesse molte sentenze, ma stiamo parlando di trasporti extraregionali; sbarchiamo in altre regioni che sono, ad esempio, la Liguria, la Toscana e il Lazio. Perciò tutto questo contesto, a mio avviso, creerà sicuramente un caso.
Allora c'è un contesto politico per il quale io approvo il disegno di legge in esame, approvo la provocazione o quanto meno non osterò a che questo testo di legge venga discusso ed eventualmente, con opportune modifiche, approvato. Credo che non arriverà a dare la soluzione sul trasporto marittimo delle merci e delle persone, credo che non vedrà la luce, ma voglio favorire l'apertura della discussione, l'apertura di un caso. Per cui, ripeto, non osterò al disegno di legge, con queste motivazioni. Questa è la parte politica, ma in questo caso noi non dobbiamo essere estranei alla parte imprenditoriale, e per l'aspetto imprenditoriale io boccio l'iniziativa in questi termini, non essendo sorretta o quanto meno non essendo da me conosciuta come piano industriale di investimento. E quando parlo di piano industriale di investimento intendo riferirmi al ritorno economico che, nel caso specifico, non deve necessariamente corrispondere a una quantificazione di utili, ma più che altro al raggiungimento di quel livello di servizi che deve tornare utile alla comunità, ma che non deve neanche costare oltremodo, e quindi penalizzare le casse comuni.
Questo è un altro discorso, sul quale non sono nelle condizioni di poter esprimere un giudizio, sia per l'esame dei bilanci precedenti, poco significativi per quanto riguarda il 2011 e non ancora conosciuti per il 2012, sia per l'assenza di un chiaro, esplicito e dettagliato piano industriale. Su quello gradirei confrontarmi, di quello gradirei essere a conoscenza, per questo credo che dovremo fissare una data di rinvio della discussione, perché i bilanci vanno esaminati nelle poste analitiche. Si può anche coprire una perdita, se c'è un piano industriale che prospetta un utile nel medio periodo - mai nel lungo periodo! - e soprattutto considerata la consistenza della società che porta avanti il piano e dei suoi partecipanti. Rileggevo che proprio nell'agosto del 2011 - non ieri per intenderci, ma un anno fa circa - la stessa Confesercenti regionale propose di acquistare il 51 per cento della Saremar. Perciò io credo che consorziare gli imprenditori regionali che vogliono partecipare direttamente a un'iniziativa che è lanciata dalla parte istituzionale di questa regione possa essere una cosa buona, possa essere un'iniziativa sicuramente da sostenere, da aiutare, da completare, ma senza intervento pubblico. L'intervento pubblico, ahimè, non è fattibile, con tutta la buona volontà e fiducia che posso esprimere sull'attuale conduzione dell'Assessorato dei trasporti, mai e poi mai sull'attuale conduzione di questa Regione. Di questo me ne dispiaccio molto e non vorrei che fosse fraintesa una mia presa di posizione non necessariamente contraria né favorevole a questa legge per una condivisione della linea di questa maggioranza e di questo Presidente, dicevo però, che in una condizione di fiducia nei confronti dell'Assessorato che oggi è guidato dal collega Christian Solinas possiamo anche andare avanti. Ma non basta la fiducia nelle intenzioni, bisogna avere la certificazione dei fatti, dei numeri e degli impegni che qui stiamo prendendo o che prenderete nei confronti dei sardi e sulle tasche dei sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Valerio Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI VALERIO (P.D.). Signor Presidente, mi dispiace che il Presidente della Regione non sia in aula stasera, perché il mio intervento individua principalmente nel suo ruolo politico le responsabilità legate anche al tema dei trasporti. La Sardegna vive delle difficoltà storiche nei rapporti con lo Stato, difficoltà a vedersi riconoscere il gap geografico al fine di ottenere pari opportunità rispetto alle altre Regioni d'Italia. Queste difficoltà sono state aggravate, nell'ultimo periodo, da due fattori negativi e insindacabili: il governatore Cappellacci, con la sua azione politica insufficiente e inconsistente, e la grave crisi economica. Li propongo in quest'ordine poiché temporalmente sono arrivati in questo modo. Come sono soliti ripetere i nostri vecchi, nessun male arriva mai da solo, e cioè se arriva una disgrazia aspettatevene subito un'altra. E le disgrazie, si sa, quasi mai si riesce a evitarle.
Il Governo Cappellacci nei primi due anni del suo mandato ha fatto perdere alla Sardegna credibilità, dignità e risorse economiche (si ricordino i fondi FAS e la partita delle entrate, denari che erano già nella disponibilità dei bilanci della Regione sarda), e si è caratterizzato per l'assoluta inconsistenza e sudditanza nei confronti di un Governo che doveva esserci amico, ma che trattava la Sardegna come terra di conquista. Poi, ecco la devastante crisi economica che mette in ginocchio il sistema economico occidentale e quello italiano in particolare. Ebbene, questa grave crisi trova la Sardegna, più di altre regioni, in una situazione di debolezza proprio a causa del saccheggio perpetrato nei due anni precedenti per l'insipienza di cui ho appena detto.
Come si può ben vedere si tratta di una congiuntura devastante che mette in ginocchio il sistema isolano con la crisi delle economie agropastorali, la crisi del comparto industriale sardo, la crisi dell'edilizia, la crisi del turismo legata per l'appunto al tema dei trasporti. A fronte di questa devastazione il nulla, un'assenza totale di strategie, di progetti, di idee, un'incapacità assoluta di prevedere e di prevenire. Cosa si fa allora? Si aspetta che il disagio esploda, che i comparti organizzati a causa della crisi manifestino tutta la propria rabbia con le modalità che conosciamo, cioè mettendo a rischio la propria e l'altrui incolumità, salendo magari sulle torri degli impianti industriali. Solo allora, a partita persa, si interviene cercando di porre rimedio, di tappare le falle. E per fare questo si chiede l'unitarietà del Consiglio e delle forze sociali.
Perché faccio questa premessa, Assessore? Perché anche nel caso in discussione un'imperdonabile leggerezza ha consentito al Governo nazionale "amico" di fare una gara per la privatizzazione della Tirrenia senza alcun coinvolgimento della Regione al fine di rappresentarne le istanze e i diritti, come previsto dallo Statuto. E' questa la debolezza, il senso della premessa che ho fatto è proprio l'inconsistenza e l'insussistenza di una guida che doveva in qualche modo prendere in mano i gravi problemi che attanagliano la nostra regione, non ultimo quello dei trasporti, di cui oggi si discute. Debolezza della Regione e imperdonabile arroganza del Governo hanno prodotto il risultato che ben conosciamo, e cioè la creazione di un monopolio che penalizza le aspettative dei sardi rispetto al diritto di avere dei costi di trasporto per le persone e per le merci sostenibili.
Ora con questo disegno di legge si cerca di dare una soluzione al caro traghetti con l'istituzione della flotta sarda, cioè si cerca di lavare l'onta, feriti nell'orgoglio e nella dignità, con armi spuntate ovvero prive di munizioni. Viene a mancare piuttosto una ficcante, sapiente e incalzante azione politica tesa a trovare le soluzioni attraverso il dialogo con il Governo, che seppure infarcito del dogma della spending review, non può non considerare con attenzione, disattendendolo, il diritto dei sardi e della Sardegna a esistere. Questo tentativo, Assessore, si configura piuttosto come un tentativo dal sapore, mi perdoni, vagamente ideologico che tenta di attuare un'azione di forza facile da prevedere e che ci vedrebbe, qualora questo provvedimento venisse approvato, sconfitti.
Si intende costituire la Flotta sarda Spa, ma non si può pensare di risolvere da soli questo problema. E' necessario dialogare con il Governo, che è una controparte e non uno Stato nemico con le armi puntate sulla Sardegna, pronto ad affondarla! Alitalia ha annunciato in questi ultimi giorni il taglio dei voli da e per la Sardegna. Che facciamo, Assessore, costituiamo anche la Flotta sarda aerea? Sospendiamo questo provvedimento e magari aggiungiamo un pezzetto, un emendamento per costituire anche la flotta aerea contemporaneamente?
Nel merito, intanto vi sono alcune perplessità legate al progetto. In via sperimentale è stato tentato, nel 2011, l'affidamento alla Saremar di due tratte, Vado Ligure e Civitavecchia. Non ci è dato sapere con precisione quali siano i costi di gestione, però sappiamo con certezza una cosa: questo Consiglio è stato qui chiamato in fretta e furia per sgravare il bilancio dello Stato di 10 milioni di euro necessari per tappare una falla aperta dalla Saremar. Questi 10 milioni di euro ci dovrebbero tornare indietro da parte del Governo qualora, attraverso questo provvedimento, prevedessimo il bando di gara per le tratte da e per le isole minori.
Manca poi un piano industriale, manca un business plan. Noi l'abbiamo chiesto anche in Commissione, Assessore, ma il testo non ci è dato conoscerlo, non sappiamo se esista o se si tratti semplicemente di una velleità per l'appunto, come dicevo prima, dal sapore ideologico. Vi è rischio di illegittimità, viene a mancare il principio della libera concorrenza, potremmo essere richiamati per infrazione delle norme comunitarie. Queste sono le perplessità che noi manifestiamo al di là delle manchevolezze e dell'insipienza, Assessore, riferite al Presidente della Regione. Ci si vuole misurare con un colosso, la Cin, che oltretutto può godere di 72 milioni di euro annui che lo Stato le trasferisce in forza della gestione di queste tratte.
Lo Stato deve garantire, come dicevo prima, pari opportunità alla Sardegna, così come le garantisce alle altre Regioni d'Italia, perché altrimenti avreste ragione voi Sardisti nel dire che la Sardegna deve fare altro, deve pensare a un futuro differente, ove vi sia la possibilità e la forza di attuare progetti differenti. Sino a prova contraria, la Sardegna è un'isola, ma è una regione di questa nazione, l'Italia, e deve pretendere con determinazione e con la forza dei ragionamenti che le siano riconosciute dal Governo pari opportunità, per l'appunto, rispetto alle altre Regioni, nella misura in cui queste hanno visto realizzate, nei loro territori, le autostrade e le vedono manutenzionate. Esattamente pensando al sistema di trasporto su rotaie che viene pagato dallo Stato, non si capisce perché la Sardegna debba pagarsi la tratta marittima, alla luce anche dell'esperienza negativa della Saremar.
Mi consenta, Assessore, di concludere con una battuta queste brevi considerazioni: se s'ha da fare questa Flotta sarda - ovviamente non c'è niente di personale, tanto meno nei suoi confronti, è semplicemente una valutazione politica - la si faccia, si imbarchi tutta la maggioranza in prima fila, l'opposizione è pronta a seguire in seconda fila, e si porti a casa questo Consiglio. Sgraviamo la Sardegna da questo fardello e vedrà che poi si risolveranno con maggiore autorevolezza anche questi problemi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Flotta sarda: la declamazione di queste due parole induce nel mio fragile sistema cardiocircolatorio una serie di fibrillazioni e aritmie molto difficili da compensare. Oggi finalmente si parla di contenimento delle tariffe e di garanzia per i sardi del diritto alla mobilità. L'azione preventiva rispetto alla formazione di monopoli, oligopoli e cartelli non può che essere accolta con grande interesse, che spero si possa tradurre nei giorni seguenti in condivisione, poiché ciò porterebbe la Sardegna ad affrancarsi e liberarsi finalmente dalle prepotenze sinora subite dai "signori del mare".
Il Titolo V della Costituzione modifica la ripartizione tra Stato e Regioni, e riscrivendo l'articolo 117 inserisce tra le materie di legislazione le grandi reti di trasporto e di navigazione. Finalmente, quale opportunità per la Sardegna e il suo popolo! La privatizzazione della Tirrenia e il fenomeno caro traghetti, per troppo tempo sottovalutato, non può più esimere questo Consiglio regionale da un intervento legislativo serio rispetto a delle criticità che ancora una volta indeboliscono il tessuto sociale ed economico della Sardegna, già dentro un processo irreversibile di destrutturazione complessiva. Come legislatori abbiamo, quindi, il dovere indifferibile di definire organicamente una disciplina della materia affinché sia garantito al popolo sardo, vittima sacrificale e sacrificata da sempre alla condizione di insularità (qualcuno da tempo ne parla come opportunità, ahimè) un diritto che, se non sancito, non verrà sicuramente regalato da nessuno, tanto meno da uno Stato sempre più patrigno. L'analisi, credo condivisa, forse anche tardiva, sulla privatizzazione della Tirrenia deve oggi far rialzare la testa a chi ha subito negativamente e supinamente l'ennesimo sopruso. Non si può speculare su una materia così fondamentale per il presente della nostra Isola.
Vorrei entrare nel merito della proposta legislativa per capire se il male che ci tormenta può davvero essere curato o solamente alleviato, o piuttosto dichiarato incurabile. All'onorevole Porcu dico che non agisce male il medico che valuta le possibilità di guarire il malato. Se l'anamnesi e poi la diagnosi indicano una terapia adeguata, perché non provare a non far morire il paziente? Almeno questa libertà, o meglio il diritto alla salute, credo non possa essere contestato da nessuno. Con questo annuncio il mio voto di astensione, che vuole essere un invito a tutto il Consiglio a discutere il disegno di legge.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Mi sembra perfino superfluo sottolineare l'importanza della questione che stiamo dibattendo stasera, perché - ce lo siamo detti tante volte - attiene a un problema che sta alla base dello sviluppo economico della nostra regione. Gran parte delle merci che vanno e vengono dalla Sardegna viaggiano infatti su navi. C'è un condizionamento innanzitutto psicologico, che è rappresentato dal fatto di risiedere in un'isola e di dover vivere ogni nostro spostamento come un evento. Ogni spostamento per noi è un viaggio, dobbiamo prepararci, dobbiamo pensarci, e questo condiziona un po' tutta la nostra vita. Per cui il problema non è - lo dico all'Assessore, ma l'avrei voluto dire anche al Presidente della Regione - quanto siamo convinti della centralità di questa questione; il problema è, ovviamente, come affrontare efficacemente e in modo strutturale la questione dell'accessibilità della Sardegna, che non investe soltanto il tema della continuità territoriale marittima, ma investe, come ben sappiamo, anche quello della continuità territoriale aerea, a cui la Regione destina cifre molto più importanti di quelle di cui stiamo parlando oggi. Noi abbiamo sempre affermato che pensare a una continuità territoriale aerea a costo zero è assolutamente velleitario; pensiamo anche che le risorse, peraltro ingenti, che vengono destinate a questo scopo debbono essere erogate con il massimo della razionalità, evitando quello che si è verificato nell'ultima versione della continuità territoriale aerea rispetto, in particolare, alle rotte diverse da quelle per Roma e Milano, quando - voglio segnalarlo all'Assessore - alle compagnie venivano erogati, e credo sia ancora così, contributi sostanzialmente a pioggia e senza alcun rapporto con il numero dei passeggeri trasportati. Sono risorse che dovrebbero essere utilizzate non per creare nuovi monopoli, ma per stimolare la concorrenza tra i vettori e per far scattare dei meccanismi che rendano le compagnie promotrici esse stesse della nostra isola, che le incentivino a trasportare le persone da e per la Sardegna.
Ora stiamo parlando di un settore che meno di altri si presta a una vera concorrenza, stiamo cioè parlando del trasporto marittimo, il quale per mille motivi, per questioni che sono nella natura stessa di questo particolare tipo di mercato, si presta a essere gestito sotto forma di oligopolio. Cominciamo col dire che stiamo parlando di una situazione che è fuori dalla fisiologia, sia pure in un quadro di oligopolio che, come ben sappiamo, da alcuni anni si è trasformato in cartello tra le compagnie. Questa situazione vede un monopolio su una rotta importante, la Civitavecchia-Cagliari-Arbatax, con una vicenda di pirateria marittima quale quella della privatizzazione della Tirrenia, un "regalo" che ci è stato fatto dal ministro Matteoli, il quale ha gestito in prima persona la questione e ha prodotto lo straordinario risultato di affidare di fatto, anche se poi formalmente si è cercato di ottenere un risultato diverso, al cartello di armatori la proprietà della Tirrenia. Quindi non siamo nell'ambito della fisiologia, stiamo parlando di un sistema che è malato e che andrebbe curato con i rimedi che l'ordinamento nazionale ed europeo appronta contro l'abuso di posizione dominante.
Teoricamente il sistema dovrebbe essere in grado di difendersi: esiste un commissario europeo per la concorrenza, esiste una normativa europea molto precisa in materia di concorrenza e di ostacolo agli aiuti di Stato, esiste in Italia un'autorità garante della concorrenza. Il sistema però non è stato in grado di produrre i propri anticorpi e credo che sarebbe interessante chiedersi che cosa non ha funzionato, se ci sono stati movimenti così importanti in grado di condizionare, quindi snaturando il principio stesso dell'antitrust, questi meccanismi oppure se la Regione non ha agito con sufficiente convinzione su questo fronte. Sarebbe interessante, Assessore, approfondire, sia pur brevemente, questo aspetto. Ebbene, questa legge è una delle possibili risposte al problema, forse non l'unica. Questa è la risposta che la Giunta ha scelto, noi la rispettiamo ma abbiamo manifestato e vogliamo confermare in questa sede delle perplessità, soprattutto una, e cioè che dopo tanti anni, dopo aver avuto tante prove della negatività dell'intervento pubblico in economia, soprattutto in un momento particolare quale quello che l'intera economia mondiale sta vivendo, si possa aprire un varco verso un nuovo intervento diretto della Regione nell'economia. Le controindicazioni sono note, non mi ci soffermo nemmeno, perché andare in questa direzione significherebbe aprire la strada alle inefficienze, agli sprechi, al clientelismo, alla creazione in piccolo di una n[PS1] uova Tirrenia, che è quello che, dal nostro punto di vista, bisogna assolutamente evitare.
Non c'è dubbio che questa legge rappresenti una risposta contingente, per come la vediamo noi, suggestiva, ma non vorremmo che alla fine fosse la suggestione della bandiera dei quattro mori a diventare dominante. Noi dubitiamo di trovarci davvero davanti alla soluzione del problema, a una chiave che permetta di rendere più equilibrato il sistema e di garantire il grande obiettivo della mobilità dei sardi e della mobilità da e verso la Sardegna. Onestamente dubitiamo che questa normativa possa reggere a una verifica in ordine al rispetto della normativa comunitaria, però vediamo un aspetto positivo nella norma dell'articolo 7 della legge, che è proprio quello che si riferisce alla Flotta sarda Spa. Intanto stiamo parlando - lo ha sottolineato nella sua relazione l'onorevole Giacomo Sanna - di un'ipotesi residuale, ed è scritto chiaramente nel testo del disegno di legge. Un altro aspetto è quello della deterrenza, che credo non vada sottovalutato in un momento in cui la Sardegna si trova ad affrontare una straordinaria rapacità da parte degli armatori. D'altra parte un effetto di calmieramento con le iniziative fatte in questi anni si è già prodotto, anche se non è stato sufficiente ad arginare il calo dei turisti, che è legato al costo dei trasporti, ma ha origini purtroppo di carattere più generale, che riguardano la disponibilità economica delle persone, né è servito a migliorare in modo significativo la qualità del servizio, però è servito calmierare i prezzi, è servito a riportare i prezzi a livelli quantomeno dettati da un minimo di ragionevolezza. Invito i colleghi a vedere i prezzi che venivano praticati in una certa fase del 2010.
L'ultimo punto che vorrei toccare, Assessore, riguarda le isole minori, di cui si parla nel testo della legge. Al riguardo noi abbiamo presentato un emendamento, perché quando parliamo di continuità territoriale non dobbiamo mai dimenticare il tema della continuità territoriale interna. Quando abbiamo condiviso il principio della tariffa unica per il trasporto aereo credo che abbiamo in qualche modo affermato il principio che la tariffa unica debba valere anche all'interno della nostra Isola, quindi chiediamo che ci sia una maggiore attenzione a questo riguardo, che si vada verso una tariffa unica per i sardi che vogliono andare a Carloforte o a La Maddalena e che si vada, Assessore, verso una razionalizzazione del servizio. Ci chiediamo che senso abbia avere due porti dai quali partire per Carloforte e se non sia il caso di eliminare uno dei due approdi. Secondo me sarebbe più razionale tenere l'approdo di Calasetta, che permetterebbe di ridurre e modernizzare il naviglio, perché credo che non si possa pensare di continuare a utilizzare imbarcazioni che hanno ormai più di quarant'anni e che non sono degne di un Paese civile. Operare questi interventi, in buona sostanza, permetterebbe di ammortizzare nel giro di pochi anni l'investimento, di garantire i posti di lavoro e di offrire un servizio senza dubbio migliore.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Poiché non è in aula decade dal diritto alla parola.
E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Signor Presidente, non mi sorprende il fatto che alla discussione di questa legge si siano prenotati moltissimi colleghi. Ciò testimonia l'interesse di tutta l'Aula ad affrontare la questione e quindi a riconoscere al tema oggetto della discussione un'importanza davvero fuori dal comune. Noi stiamo uscendo da una lunghissima discussione sulla crisi dell'industria sarda, abbiamo avuto modo di parlare, nei mesi scorsi, della crisi dell'agricoltura e dell'economia nel suo complesso. Ebbene, il problema dei trasporti interessa, nella sua generalità, tutti questi altri argomenti, sui quali incide in maniera determinante; diciamo pure che in alcuni casi crea le condizioni perché ci possa essere o una prospettiva di sviluppo o una prospettiva di decadenza. Quindi, a parte la questione del diritto alla mobilità dei sardi, ovvero della possibilità che anch'essi debbono avere di poter raggiungere la penisola facilmente e in condizioni agevoli, resta il problema di come il resto del mondo possa venire in Sardegna godendo degli stessi diritti.
Noi abbiamo interesse a che questo accada, ma resta il problema grossissimo del trasporto delle merci, che incide sullo sviluppo economico. E' un tema delicatissimo, che va assolutamente affrontato e risolto possibilmente nei prossimi mesi, o comunque nei prossimi anni, ma non possiamo lasciare che le cose vadano avanti così come sono andate avanti finora. Quindi il problema dei trasporti, del cabotaggio marittimo e dell'intervento del pubblico per agevolare i collegamenti da e per la Sardegna noi non possiamo ignorarlo. Lo hanno riconosciuto tutti, ne siamo tutti consapevoli, si tratta di capire come, da chi, con quali strumenti, con quali risorse e a carico di chi.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue LOTTO.) Come hanno detto diversi colleghi, non si parte da zero e non si partiva da zero, e questo forse è stato l'handicap più grosso. C'era un soggetto pubblico fino a pochi mesi fa, la cui concessione scadeva alla fine del 2008 e in vista di quella scadenza ci si stava preparando alla possibilità di intervenire in questa materia, sapendo che non sarebbe stato facile, però bisognava inserirsi in quel contesto, bisognava cercare in tutti i modi e con tutti i mezzi di condizionarlo, di creare cioè le premesse affinché lo sbocco finale dell'utilizzo dei 70 milioni di euro messi in campo dal Governo italiano per il cabotaggio marittimo tra la Sardegna e le isole minori e la penisola italiana trovasse una destinazione che potesse portare al popolo sardo e agli altri popoli interessati il miglior risultato possibile. C'è stata molta indecisione da parte nostra nel seguire quel percorso, mentre dall'altra parte c'è stata molta decisione, molta determinazione, molta convinzione, e credo sia stata colta dai nostri responsabili della Giunta, dal Presidente e dall'Assessore competente, la grande determinazione con cui il Governo, nella persona dell'allora ministro Matteoli, difendeva le scelte che stava per fare. E queste scelte le difendeva perché era interessato al problema dei sardi e dell'economia della Sardegna? Non credo che al Governo si siano mai posti questo problema. Avevano un altro problema, grande quanto una casa, che era quello di decidere come salvare un carrozzone che si era ingigantito negli anni, che aveva creato tantissimi debiti e assorbito tantissime risorse. Per dirla in termini più puliti, più digeribili, più vicini alla terminologia che usavano i sindacati che su questo terreno avevano avuto la medesima posizione, il problema era come salvare i posti di lavoro. Badate, nessuno di noi penso possa dire che non sia un intento nobile, ne siamo convinti tutti, però non poteva e non può essere messo in contrapposizione all'interesse complessivo del popolo sardo. Diciamo quindi che, vista la decisione con cui il Governo si muoveva sulle linee da lui scelte, in Sardegna noi abbiamo fatto un'altra scelta. L'Assessore, una volta nominato, ha quasi subito posto al centro della questione l'utilizzo della Saremar, per disturbare il manovratore, per dirla in termini positivi, per creare problemi alle grandi compagnie di navigazione che detenevano e detengono il vero potere sui mari della Sardegna. Usando le parole del collega Capelli, diciamo che ci siamo contrapposti al nemico, siamo entrati in competizione scegliendo noi il terreno di scontro. E pur essendo piuttosto minuti, dovendoci confrontare con un gigante abbiamo scelto di sfidarlo a braccio di ferro! Il risultato è stato quello che è stato, purtroppo. Non era possibile fare con la Saremar una vera concorrenza, non lo si poteva neanche pretendere, però.
Siamo intervenuti con questa compagnia da noi controllata nel periodo, diciamo così, di punta e nonostante questo abbiamo realizzato un passivo, considerato il contributo che la Regione ha dato in forme diverse (2 milioni di euro su un totale di 11 milioni sono una bella cifra, non sono poi così poco). Resta il grosso dubbio di cosa sarebbe successo se avessimo operato per l'intero anno.
Diciamo che questa legge per la costituzione della Flotta sarda, perché poi tutto il resto ruota intorno a questa scelta di fondo, ha il significato di continuare ad andare in quella direzione. Domanda: è la strada giusta? Ho già avuto modo di dirlo, quindi non mi dilungo: non è la strada giusta! Noi dobbiamo assolutamente porci un obiettivo e la costituzione della Flotta sarda, con tutto ciò che ne deriverà, se si andrà in questa direzione, ci impedirà di conseguirlo. L'obiettivo è fare in modo che i 72 milioni di euro che sono stati messi a disposizione durante la gara, che sono stati compresi, cosa che tutti noi non abbiamo condiviso, nella cessione della compagnia Tirrenia (per fare quello che diceva l'onorevole Uras, cioè pagare qualcuno affinché comprasse qualcosa, e non il contrario), o più precisamente i 50 milioni che possono essere individuati a carico delle rotte per la Sardegna, possano fruttare per i sardi il miglior risultato possibile. Se noi lavoriamo per mettere in piedi la Flotta sarda non possiamo farlo distrattamente. Credo che l'Assessore dei trasporti sia persona seria e quindi profonderà tutto l'impegno possibile e immaginabile - questo lo do per scontato - per conseguire questo obiettivo, però questo lo distrarrà dall'obiettivo vero, quello di pretendere di poter verificare e condizionare il modo in cui vengono utilizzati quei fondi e quindi fare in modo che chi utilizza fondi pubblici sui mari della Sardegna li spenda nel migliore dei modi possibili e nell'interesse dei nostri amministrati. Ci siamo già distratti abbastanza, secondo me, su questo terreno, non possiamo permetterci di distrarci ancora.
Qualche settimana fa, mentre ci apprestavamo alla discussione di questo testo di legge, alcuni operatori del settore mi dicevano: "Circola voce che appena la Saremar smetterà di fare traversate dalla Sardegna per la penisola, la Tirrenia incrementerà immediatamente le tariffe". La Saremar ha già chiuso la linea Porto Torres-Genova, e mi dicono che in questi giorni circoli voce - potrebbe non essere vero, quindi lo dico come ipotesi - che la Tirrenia stia già predisponendo un aumento di 2,5 o 3 euro al metro lineare per il trasporto merci, il che significa che il trasporto di un camion costerà 40-50 euro in più rispetto al costo sostenuto fino a oggi. Eppure mi sembra di ricordare, Assessore, che la Tirrenia avesse chiesto di poter applicare le tariffe di mercato, diciamo così, nel periodo di punta e di poter tornare su altre ipotesi - che non sappiamo quali siano - nei periodi invece di bassa stagione. Il fatto che circoli questa voce e che probabilmente tra una settimana vedremo concretizzato questo aumento delle tariffe la dice lunga. Ci stanno truffando e noi lasciamo che lo facciano!
E mentre ci distraiamo con il nostro giocattolo, il problema non viene affrontato. Noi questo non lo possiamo consentire perché alla fine quello che conterà per i nostri autotrasportatori e per la nostra economia saranno le tariffe applicate dalla Tirrenia, non quelle che applicheremo noi quando ci saremo, se riusciremo a esserci e a praticare prezzi migliori. E allora si apra una vertenza col Governo, si apra una vertenza con la Cin. Diceva il collega Capelli, che mi scuserà se lo cito due volte: "Se non si può sconfiggere il nemico se lo si faccia amico". Non è neanche questo l'obiettivo, però impediamogli di farci del male, obblighiamolo, se è pagato per questo, a utilizzare i soldi pubblici nell'interesse non solo di 1.400 lavoratori, che avranno centomila diritti da salvaguardare, ma anche e in maniera preminente nell'interesse del popolo sardo.
E allora il vero problema che noi dobbiamo affrontare nelle prossime settimane, non quando avremo costruito la nostra flotta e avremo definito tutto, è quello di mettere i piedi sul tavolo che si sta adesso apparecchiando e in cui si sta già iniziando a mangiare. Si creino le condizioni affinché l'eventuale rotta intrapresa venga modificata il più presto possibile. Noi abbiamo espresso l'intenzione di votare contro questo disegno di legge in quanto giudichiamo non positiva, non foriera di risultati buoni per la nostra gente questa scelta, quindi confermo quanto ho già avuto modo di dire, e non solo io. Faccio però un appello affinché con il Governo, che ha il sacrosanto dovere di ascoltare i principali rappresentanti della Sardegna, si apra una discussione seria e rigorosa, si consultino le carte e si contestino le cose da contestare. Non si lasci che le questioni davvero importanti seguano il loro corso, perché noi possiamo pure seguire i nostri disegni, che un giorno potranno diventare interessanti ma che per il momento sono solo disegni, mentre quello che accade realmente sui mari e nei porti è drammaticamente concreto e sfavorevole per le nostre popolazioni.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Non occuperò tutto il tempo a mia disposizione, però, assessore Solinas, ritengo opportuno intervenire in questo dibattito certamente per dire la mia sulla continuità territoriale marittima, visto il contenuto del disegno di legge in discussione, ma anche per parlare necessariamente di continuità territoriale a tutto campo, e quindi anche della continuità territoriale aerea.
Dico subito che la proposta di una flotta sarda di proprietà della Regione, che diventa così armatrice, lo diceva poco fa il collega Cossa, è suggestiva, persino affascinante e orgogliosa, però dal mio punto di vista è semplicemente uno spot propagandistico. Da qui si capisce anche il perché della presenza di questa mattina del presidente Cappellacci, che viene in aula solo quando c'è da fare qualche spot o bisogna mettersi d'accordo con qualche alleato ribelle. Credo però che, al di là di questo, del disegno di legge in discussione rimarrà ben poco, nonostante le buone intenzioni dei proponenti.
La continuità territoriale marittima, come hanno spiegato meglio di me altri colleghi anche stamattina, deve osservare delle regole, che sono le regole comunitarie, ma anche quelle che ci si dà nel rapporto Stato-Regione, nell'ambito dello Statuto speciale della Sardegna, che comunque è legge costituzionale e attiene al rapporto pattizio. E poiché la Regione, bene o male, si è fatta carico delle funzioni relative alla continuità territoriale con l'accordo del 2007, che ha portato alla modifica dell'articolo 8 dello Statuto, aveva tutte le possibilità per intervenire, alla scadenza della convenzione con la Tirrenia, per fare quello che doveva fare, e cioè una gara con oneri di servizio (parliamo del gennaio del 2009) per avere il miglior naviglio, la migliore tariffa, la migliore qualità del servizio, per indicare la velocità delle navi, per avere una continuità territoriale passeggeri e merci degna di questo nome. E lo ha fatto rispettando tutte le regole, così come si dovrebbe fare per la continuità territoriale aerea, per tutti i porti della Sardegna, che ha indicato uno per uno, e per ciascun porto della penisola.
Ora mi pare che invece la decisione della Regione, il cambio continuo dell'Assessore, la difficoltà nella quale l'Assessorato dei trasporti vive e ha vissuto, in particolare in questi tre anni e probabilmente tuttora, Assessore, ci abbiano portato, senza un indirizzo politico, a una Regione assente, a una Regione che non ha preso con autorevolezza l'iniziativa politica nella trattativa con la Tirrenia e che poi ha generato quella situazione di monopolio nella quale siamo. Altri prima di me hanno detto che da una parte c'è la Cin, a cui vengono assegnati 72 milioni di euro all'anno per garantire la continuità territoriale con la Sardegna, dall'altra c'è una Regione che giustamente cerca di calmierare i prezzi, di fare concorrenza, ma lo fa probabilmente nel modo sbagliato. E' giusto farsene carico come Regione? Certamente è giusto, ma quanto ci costa in termini di risorse? Quanto ci costa anche e soprattutto perché non abbiamo visto un business plan, non abbiamo visto un piano industriale, non abbiamo visto come e in che modo poter fare concorrenza non alla Tirrenia, non alla Cin, non a tre armatori, ma allo Stato che prende un'altra strada, quella tradizionale forse, allo Stato che diventa controparte, allo Stato che in questa vicenda legata alla Tirrenia sicuramente non solo non ha fatto gli interessi della Sardegna, ma non ha nemmeno considerato i diritti dei sardi. E parlare di Tirrenia senza parlare di Sardegna è veramente assurdo.
Allora noi riteniamo che siano sbagliati gli strumenti e pur considerando davvero affascinante questa proposta pensiamo che non ci siano le condizioni per realizzarla e che diventerà un altro flop qualora vada veramente in porto. La situazione della continuità territoriale marittima fa il paio con quella aerea. Assessore Solinas, oggi La Stampa, edizione di Torino, annuncia il taglio del volo Alghero-Torino dal 27 ottobre, un volo in continuità territoriale soggetto a oneri di servizio e che rientra nella cosiddetta continuità territoriale 2 che abbiamo inaugurato nella scorsa legislatura. Alitalia e le altre compagnie aeree ormai ragionano come se, e probabilmente è così, non ci fosse continuità territoriale, fanno cioè quello che vogliono, cancellano voli, non tengono conto delle fasce orarie e cancellano i voli domenicali e festivi. Ora si permettono anche di annunciare il taglio di un volo in continuità territoriale. Allora, lei ci deve spiegare, Assessore, in che fase siamo. Sicuramente sappiamo che sta partendo una fase che ci vedrà impegnati in una nuova gara, una fase per la quale stanno iniziando le conferenze di servizi, ma a che punto siamo con la continuità territoriale 2? O torniamo al passato per quanto riguarda i voli per Roma e Milano, senza risorse, dopo il fallimento della tariffa unica e con i 56 milioni e mezzo di euro impegnati con una legge di questo Consiglio regionale, di questa Regione?
Credo che ci sia una confusione in atto e che la Regione, prima di parlare di flotta sarda, debba con determinazione impegnare le compagnie e l'ENAC al rispetto degli oneri di servizio, di quella che è l'ordinaria continuità territoriale alla quale i cittadini sardi hanno diritto. Lo dico perché da oltre dieci anni, bene o male, questa legge ha funzionato e in questa legislatura invece sono sorti i problemi, per intoppi vari, per una contraddizione interna alla maggioranza. Ricordiamo tutti le posizioni diverse tra voi, la posizione dell'onorevole Pili, quella della Giunta, quella dell'Assessore dei trasporti che era probabilmente diversa da quella del presidente Cappellacci. Credo che i sardi abbiano bisogno di certezze e di chiarezza soprattutto in questa materia, perché andiamo a incidere sul principio di uguaglianza sostanziale tra loro e gli altri cittadini italiani. Siamo infatti ancora in Italia, assessore Solinas; siamo in Italia e operiamo all'interno di una Costituzione, all'interno di principi che sono per noi non negoziabili. E allora prima di parlare di indipendenza, prima di parlare di sovranità, credo ci sia la necessità di attuare almeno i principi che abbiamo sancito nel nostro Statuto e nella nostra Costituzione.
Abbiamo bisogno di risposte rapide, non bastano le dichiarazioni che leggiamo sui giornali, perché questa è spesso la Giunta degli annunci, la Giunta degli spot, ma ogni giorno a noi e a voi i cittadini sardi chiedono conto del prezzo del biglietto, chiedono conto del modo con il quale vengono serviti e del modo con il quale i servizi una volta conquistati vengono persi. E allora, nell'affrontare un disegno di legge che contiene disposizioni in materia di continuità territoriale e di trasporto pubblico locale credo dobbiamo principalmente garantire questo tipo di risposte. La Flotta sarda è un espediente che sancisce il fallimento di questa Giunta nei rapporti con lo Stato, sia quando c'era il Governo Berlusconi sia oggi, con responsabilità, queste sì, da condividere probabilmente. Credo che l'autorevolezza debba esserci da parte di tutte le forze politiche, anche quelle che, come la mia, come la nostra, partecipano in qualche modo al governo dello Stato.
Assessore, io non credo che questa sia la soluzione al problema vero della continuità territoriale. Credo che dobbiamo fare in modo di inserirci veramente, seppure in ritardo, nella trattativa e di chiedere con forza che quei 72 milioni di euro tornino nella disponibilità della Regione e che siano fatte le gare, quelle gare di cui comunque anche la Flotta sarda, qualora trovasse il modo di esistere e di entrare nel mercato, dovrebbe necessariamente tener conto per poter avere dei contributi pubblici. Per questo noi non possiamo dare l'assenso a un altro spot, a un'altra iniziativa propagandistica, però faremo per intero la nostra parte qualora e se questo Governo regionale volesse affrontare seriamente e a tutto campo la materia dei trasporti, della continuità territoriale aerea e di quella marittima, e nelle sedi opportune trovare il modo per coinvolgere l'opposizione in un disegno organico. Prima o poi ci troveremo tutti al governo o all'opposizione, ma abbiamo la necessità di dare complessivamente delle risposte ai sardi, e questa non è una risposta.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Signor Presidente, a proposito di diritti dei sardi a me dispiace molto che stasera non sia presente il presidente Cappellacci, perché è una giornata un po' speciale. Oggi è il 25 settembre e nel tribunale di Perugia è previsto, credo stamattina, il processo contro la famigerata "cricca di lestofanti del G8" che hanno depredato grosse risorse sarde. C'è la possibilità di riprenderci i 100 milioni di euro di fondi FAS che ci sono stati sottratti, per cui io vorrei che il Presidente - che non c'è - o qualche suo portavoce relazionasse in merito al fatto che si sia costituito o meno di parte civile per difendere i nostri interessi. Non vorrei che fosse arrivato tardi, come è successo per la vicenda di Quirra, oppure che avesse addirittura rinunciato in favore di altri interessi.
Tornando all'ordine del giorno, e quindi al tema della flotta sarda, non possiamo non parlare della Tirrenia. Sulla gestione della privatizzazione della Tirrenia ci sono ovviamente delle responsabilità politiche ed economiche, nonché culturali, da parte di tutta la classe politica, che ha creduto molto in questi ultimi quindici anni al vento delle privatizzazioni, un vento spacciato come rimedio alla cattiva gestione della "cosa pubblica" da parte di tutte le istituzioni, dallo Stato alla Regione autonoma della Sardegna. Quindi la "torta" delle privatizzazioni e del liberismo ha portato solo benefici ai gruppi monopolistici del settore e danni all'erario pubblico, a scapito dei contribuenti. Ora la cartolarizzazione di molti beni pubblici immobiliari, alienati negli anni scorsi, ha fatto la fortuna soltanto degli immobiliaristi privati, che hanno comprato il bene pubblico sotto il prezzo di mercato per poi rimetterlo nel mercato garantendosi degli utili favolosi. La gestione politica e culturale del caso Tirrenia ne è un esempio, è espressione proprio di quella cultura. Si è lasciato cadere nel dimenticatoio il bando di interesse dell'acquisizione e della privatizzazione del naviglio e delle rotte finanziate con soldi pubblici, favorendo in questo modo i monopoli privati che sono poi confluiti tutti nella cordata Cin. L'operato della RAS in questi anni ha coperto questa operazione politica a danno dei sardi. Il presidente Cappellacci e la sua Giunta hanno preso in mano il caso Tirrenia quando i buoi erano già scappati del recinto, ovvero limitandosi a denunciare, anche se giustamente, alla Corte europea e in altre sedi le varie fasi dell'aggiudicazione monopolistica della Tirrenia, in violazione del principio di libera concorrenza, e inoltre i lati oscuri sui tempi della creazione della stessa Cin, che sarebbe avvenuta dopo l'aggiudicazione delle rotte e del naviglio. Peccato che tutto ciò sia avvenuto troppo tardi perché la RAS potesse partecipare in termini concreti all'acquisizione della Tirrenia e delle sue linee, promuovendo una cordata pubblico-privata e di azionariato popolare, per evitare di cadere nell'infrazione delle leggi comunitarie.
Di fatto questa politica miope e succube, portata avanti dal presidente Cappellacci, non ha ottenuto alcun beneficio sulla gestione delle rotte pubbliche storiche sovvenzionate dallo Stato italiano, ma ha permesso che le politiche dei prezzi in questi ultimi due anni venissero dettate proprio dai monopolisti citati. Del resto la sperimentazione Saremar, tutta da verificare in termini economici e di ricaduta di immagine, non è purtroppo riuscita a contrapporsi ai monopolisti delle rotte. Queste scelte politiche hanno determinato un crollo dei flussi turistici di oltre il 40 per cento - questo è sotto gli occhi di tutti -, creando diseconomie e forte impoverimento del settore turistico medio-basso.
L'aumento dei costi dei trasporti marittimi ha creato anche un aumento generale dei prezzi dell'importazione dell'agroalimentare, con un'ulteriore servitù economica a decremento delle già povere risorse del settore. Una Regione virtuosa avrebbe programmato un altro tipo di politica, ovvero nelle more delle liberalizzazioni forzate e imposte dalla Comunità europea avrebbe promosso anche, come ha fatto la Sicilia, una società mista, cioè a capitale pubblico e privato, che avrebbe rilevato le rotte supportate dai finanziamenti dello Stato italiano, garantendo con ciò la continuità territoriale a prezzi assolutamente favorevoli.
Per fare un po' di conti, la Cin (è tutto il giorno che si fanno i conti riguardo a questa compagnia) avrà dallo Stato italiano 72 milioni e 600 mila euro all'anno per otto anni, per un totale di 570 milioni di euro, somma che la RAS avrebbe potuto scontare da quelle che lo Stato italiano ci deve per la vertenza sulle entrate, ottenendo con questa azione anche un successo politico ed economico straordinario sulle inadempienze e i debiti dello Stato nei nostri confronti.
Il costo di aggiudicazione della Tirrenia da parte della Cin è stato di circa 600 milioni di euro, fra l'altro non versati in un'unica tranche, ma rateizzati, il che vuol dire pagare a babbu mortu, senza parlare del valore del naviglio ex Tirrenia, anche a peso (come il ferro), pagato negli anni scorsi con i soldi dei contribuenti sardi, e cioè con i soldi dei piani di rinascita. Perciò la politica attuata dal presidente Cappellacci di fatto ha privilegiato gli interessi dei monopolisti, interpretando in modo liberistico "l'affare delle tratte da e per la Sardegna contribuite dallo Stato".
L'adesione culturale incondizionata al liberismo e alle liberalizzazioni imposte dalla Comunità europea ha trovato terreno fertile anche nell'opposizione. Tutto ciò ha fatto sì che un tema così importante come quello dei trasporti marittimi da e per la Sardegna per persone e merci cadesse nell'oblio della legislazione e dei dibattiti consiliari come fatto assolutamente marginale. Questa realtà ha permesso le esternazioni pubblicitarie e demagogiche del presidente Cappellacci su una questione strategica per l'economia sarda, focalizzandola solamente sulla violazione delle regole della libera concorrenza, fra l'altro a oggi inesistente.
In questo clima nasce la proposta della flotta sarda, un tema che è stato portato avanti, a fasi alterne, nelle precedenti legislature da autorevoli esponenti di forze autonomiste. Non è infatti una proposta di oggi, ma oggi la risposta è stata organizzata in modo assolutamente maldestro e inadeguato a contrastare i monopolisti. Sicuramente sull'operato della Flotta sarda Saremar è necessaria un'analisi economica dei costi-benefici e della gestione nei mesi estivi del 2011 e del 2012. D'altro canto questo tema per essere risolto positivamente ha bisogno di un dibattito e di accordi che vedano la soluzione necessariamente oltre gli schieramenti politici precostituiti presenti in quest'Aula. Io questo lo auspico. Devono vincere le ragioni dei sardi contro i monopolisti delle rotte. Non possiamo permettere che questi ci isolino dal mondo e dalle altre economie facendoci diventare soggetti di servitù coloniali anche nel settore dei trasporti da e per la Sardegna e pregiudicando le nostre relazioni con tutte le sponde del Mediterraneo. Da ciò non è accettabile che in modo subalterno la Flotta sarda Spa possa gestire in house il servizio, come dice la proposta di legge, "solo e soltanto" qualora venisse a mancare l'interesse degli armatori della concorrenza europea; interesse da interpretare come profitti che comunque, anche se leciti, non devono di certo essere realizzati a discapito dei sardi.
Oggi, a maggior ragione, l'imposizione della Comunità europea sulla privatizzazione della Saremar, cosa accettata come ineluttabile in questa proposta di legge, non può essere fatta a danno e a beffa delle tariffe e dell'efficienza del servizio per le popolazioni residenti nelle isole minori (mi riferisco alle isole di San Pietro e La Maddalena e anche al collegamento con la Corsica), creando problemi di continuità territoriale e di discriminazione fra l'isola maggiore e le isole minori. Il trasporto è un servizio sociale di cui le nostre popolazioni non possono essere private e il costo marittimo va rigorosamente stabilito sul chilometraggio, ad esempio con riferimento alla media autostradale, media ovviamente "epurata". Lo Stato italiano sul trasporto marittimo non può più permettere che si facciano figli e figliastri, anche se la maggioranza dei sardi non si sente figlia e tanto meno figliastra dell'Italia. Non possiamo accettare, cosa che di fatto sta avvenendo, che i costi della continuità territoriale ricadano totalmente sulle casse sarde e ancor meno possiamo pensare che la soluzione del problema sardo possa essere rimandato a una rivisitazione totale di un piano dei trasporti in Italia.
Questa proposta di legge spazia in modo generale su tutto quello che si muove in Sardegna - terra, mare e aria - in ambito di rotte e di vettori, da quelli internazionali sino agli ambiti del trasporto locale comunali e comprensoriali. Il ritardo che scontiamo sul trasporto globale e locale è noto. Spesso nella fretta di voler dare comunque delle risposte, anche tardive, a problemi reali e impellenti, intervenire con una proposta di legge globale e onnicomprensiva se teoricamente può essere una buona soluzione, di fatto può comportare nell'iter dei problemi forme di strabismo politico, ombre e trappole che sicuramente non contribuiscono alla soluzione del problema. Di fronte alle dichiarazioni fatte alla stampa qualche ora fa dall'assessore Solinas, che ho sentito in TV, emerge il reale pericolo che l'idea giusta che la RAS, quindi i sardi, si doti di una flotta per soddisfare le esigenze di trasporto di persone e merci su tutte le sponde del Mediterraneo possa diventare l'ennesimo "carrozzone regionale" che, lungi dal dare la giusta soluzione al problema, nella migliore delle ipotesi entrerà in funzione solo quando gli armatori privati non saranno in grado di garantire il servizio. Questa è una visione minimalista della flotta sarda rispetto a quella a cui ad esempio io ambisco. Non è certo questa idea di flotta sarda che può risolvere le esigenze dei sardi in ogni momento dell'anno. Dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili affinché si costituisca una flotta sarda permannente e affinché l'Italia non sfugga alle sue responsabilità, anche di tipo economico, sul tema del trasporto marittimo e dell'isolamento della Sardegna, che purtroppo ormai è cronico e che distrugge qualsiasi possibilità di scambio e di sviluppo autonomo della nostra terra e del nostro popolo. Noi che sosteniamo la necessità di una flotta sarda permanente - voglio evidenziare che deve essere permanente - a capitale pubblico-privato e di azionariato popolare, che veda il coinvolgimento di tutti i sardi per quanto riguarda la necessità e il diritto che essi hanno di comunicare con il resto del mondo, non possiamo accettare che questa idea venga svilita con discorsi del tipo: "Non esiste una storicità della flotta", come ha dichiarato qualcuno. Se non partiamo col piede giusto non potremo raggiungere il nostro obiettivo di rottura dell'isolamento e di gestione in proprio del servizio marittimo pubblico, assolutamente indispensabile per il nostro affrancamento economico e politico. Quindi vale sempre la regola: rompere la dipendenza per creare l'indipendenza. Del resto, la teoria secondo cui i sardi non possono essere armatori di sé stessi per cultura è smentita anche da recenti studi archeologici che hanno praticamente confermato come i nostri antenati scorrazzassero per il Mediterraneo.
Comunque non possiamo nasconderci dietro le nostre piccole convenienze politiche. E' ora di dare una risposta concreta, compiuta e continuativa alla necessità di far viaggiare uomini e merci da e per la Sardegna, isole minori comprese, e per tutte le sponde del Mediterraneo. Dotiamoci pertanto di strumenti culturali, oltre che economici, per far fronte a queste necessità. Auspico davvero che si affronti un dibattito molto sereno e che si dia un contributo massimo di capacità e di intelligenza oltre l'interesse partitico di ciascuno di noi, per far prevalere l'interesse del popolo sardo, un interesse di libertà e di benessere che restituisca alla nostra insularità un senso di peculiarità e come tale di ricchezza, e non di maledizione e condanna all'isolamento. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, Assessore, mi domandavo poco fa quale sconosciuta forza fisica ci porti sistematicamente a essere qua in un luogo di immemori, di uomini senza memoria. Arriviamo da fuori percependo lo stato di drammaticità che vive la nostra società, spesse volte consapevoli della nostra impotenza a riorientare le condizioni irreversibili della crisi che vivono i nostri concittadini, perché io credo che chi fa politica, chi vuole arrivare qui dentro, deve avere la vocazione fondamentale di proporre soluzioni in grado di riorientare le condizioni del malessere. Ecco, io non capisco quale sconosciuta forza fisica si concretizzi in quest'Aula facendoci diventare persone immemori di questa condizione, perché parlare oggi di flotta sarda, di costi di organizzazione, di società per azioni, solo per mettere in piedi un nuovo simulacro di autonomia e di sardismo - perché questo è il disegno di legge in esame - è un atto di irresponsabilità!
Allora se il collega Lotto diceva che noi abbiamo pensato di votare contro, io dico che noi utilizziamo il nostro voto contrario, determinatamente contrario a questa legge, per ricordarci di avere memoria di quello che c'è fuori di qui. Il voto contrario ci serve per questo ed è un obbligo di serietà. Non è l'esito di una ricerca, ma è l'automatismo della vocazione autentica che abbiamo di servire i cittadini. E perché ve lo dico? Ve lo dico perché qui dentro c'è una truffa, una doppia truffa, la prima che certifica il nostro fallimento e spiega perché il fallimento della nostra autonomia rispetto al diritto della continuità territoriale si è concretato. Si è concretato per una sola ragione; poi ci sono tanti aspetti, ognuno può fare quello che vuole, usare i tecnicismi che più gli aggradano, ma la ragione per la quale stiamo qui a ratificare il fallimento su questo tema è la mancanza totale di qualsiasi autorevolezza del Governo regionale che ci ha rappresentati in questi anni cruciali in cui un processo di privatizzazione si è realizzato senza che noi potessimo intervenire, anzi - posso dire una cosa un po' sconveniente per alcune parti di questo Consiglio? - assecondando un signore che, anche rispetto alle altre Regioni e alle altre rappresentanze, faceva dell'espressione dialettale ghe pensi mi la sua filosofia politica! Questa è la ragione dello stare qua. E noi dovremmo entrare nel merito scrupoloso, tecnicistico di questa legge? Sarebbe una buffonata! Scusate colleghi, sarebbe una buffonata! Ecco perché il nostro voto contrario è il richiamo onesto e direi genuino di una nostra vocazione alla politica perché si facciano cose vere. Lo dico perché all'articolo 7, comma 4, con cui si intenderebbe dare una copertura finanziaria, si concretizza la truffa aggravata, cioè si dice che quel milione di euro - se vi ricordate - che nella legge finanziaria del 2011 avevamo previsto per entrare nella quota di partecipazione della Cin Tirrenia, cercando di entrare dalla finestra all'ultimo momento per non farci togliere dalle mani quella partecipazione, ora trova un'altra destinazione. Allora vi chiedemmo: "Perché non mettete 10 milioni? Mettere 1 milione sa proprio di presa in giro!". L'assessore La Spisa ci rispose: "No, è un importo simbolico, poi se servirà troveremo anche gli altri milioni!". Non potete negare che allora noi sinceramente dicemmo: "Se dobbiamo sfidare qualcuno sul terreno della nostra presenza facciamolo seriamente!". Questo per dimostrare che non avevamo nessun pregiudizio a recuperare il diritto alla continuità territoriale nell'ambito naturale.
Adesso quel milione, quella autorizzazione di spesa, vale per contrarre un milione di azioni di questa nuova società che si vuole costituire. Non basterà, è solo un'idea, una posta simbolica, però vi voglio dire una cosa: io non me la sento di pagare a questo prezzo la creazione di un nuovo simulacro! C'è troppa gente che si sta ammazzando perché non trova lavoro, c'è troppa gente che ha difficoltà quotidiane e non me la sento - lo voglio dire così, senza entrare nel merito - di sperperare soldi pubblici, di cui oggi non conosciamo neanche l'entità esatta, per un carrozzone che ci costerà un sacco di denari che oggi, ripeto, non siamo neppure in grado di quantificare!
Non voglio neanche dare le colpe al passato, però qualche forza politica si deve mettere la mano sul petto. Assessore Solinas, mi darà conto che oggi esiste una singolare condizione, cioè che si sono capovolti i termini della questione: le forze politiche che sono naturalmente liberiste sono diventate improvvisamente stataliste ("Vogliamo la flotta governativa!") e noi che siamo sempre stati tacciati di essere degli statalisti sosteniamo che non è il tempo di statalizzare nulla, perché il mercato sarà l'unico strumento attraverso il quale potremo riprendere il cammino di una possibile crescita, dislocando le risorse regionali che abbiamo sul terreno del riequilibrio dei bisogni.
Allora, quello che mi disturba maggiormente è che noi tutto questo lo stiamo facendo in un momento nel quale - ce l'ha comunicato l'assessore La Spisa l'altro giorno in Commissione, non sto inventando niente - le imprese che stanno aspettando i soldi pubblici per poter decidere se vivere o morire, con tutte le famiglie che ci sono dietro, oggi aspettano dalla Regione la bellezza di 200 milioni di euro che non possono essere pagati a causa del vincolo del patto di stabilità. Vi rendete conto se siamo ancora nella condizione di sperperare un solo milione rispetto ai bisogni che abbiamo? Questo è il punto, sapendo bene che rispetto al vincolo del patto di stabilità neanche una loro revisione immaginabile, possibile e auspicabile sarà tale da poter consentire a questa Regione di provvedere al sostentamento di tutti questi carrozzoni, Spa o altro, che vogliamo aumentare piuttosto che eliminare. Porto ad esempio solo quello che è successo all'aeroporto di Oristano quando si è voluto a ogni costo che le autorità pubbliche, che sono vocate a trovare le soluzioni della convivenza civile, rispettando però le regole del mercato, si mettessero esse stesse a fare mercato con soluzioni che avrebbero dovuto per forza procurare dei vantaggi politici, perché questa è la naturale degenerazione alla quale stiamo ovviamente assistendo. Il pericolo c'è. Io non voglio dare patenti a nessuno, però questo pericolo ce l'abbiamo davanti a fronte di un'esperienza pluriennale fallimentare delle gestioni pubbliche. Guardate Abbanoa o le altre situazioni nelle quali abbiamo avuto difficoltà. E oggi noi non siamo in condizioni, assessore Solinas, di aspettare molti anni perché ci sia il cosiddetto break even d'impresa, ovvero il punto di equilibrio, perché le risorse necessarie per arrivare all'equilibrio ci serviranno sul terreno del fabbisogno quotidiano della gente più umile!
Non abbiamo spazi di manovra, ecco perché dico: non facciamo, colleghi, troppi giri alla ricerca di simulacri. Abbiamo avuto tempi di vacche grasse, in cui la contrazione del debito ci ha consentito persino di erigere i simulacri più vari, ma oggi nessuno si salverà, neanche il Partito Sardo d'Azione, portando a casa questo tipo di flotta sarda. Non vi salverete, perché la gente percepisce ormai che la prospettiva di una dimensione autonomista e anche indipendentista della nostra Regione non sta nel mettersi in evidenza sulla tutela dei bisogni essenziali che sono già tutelati per legge. Stiamo infatti parlando di una cosa che è già tutelata da una legge e che avrebbe bisogno invece di autorevolezza - che non c'è - per essere azzerata e ripristinata anche a costo di impedire alle navi della Cin di attraccare, anche a costo di fare manifestazioni di questo genere, che avrebbero più senso per riaprire nei confronti dello Stato una condizione contrattuale in cui stiamo anche noi.
E' chiaro che le partecipate pubbliche si offrono e si aprono a un'idea di fallimento, e lasciatemi poi il dubbio sul management. In tema di management la Regione sarda brilla fra tutte per incapacità: si mettono i medici al posto degli ingegneri e gli ingegneri al posto dei vigili del fuoco! Non ne azzecchiamo una! Mi consentirete di affermare che non esiste una scuola culturale, nella nostra regione, per poter sostenere questa sfida. La buona volontà non è sufficiente, ci vuole proprio una scuola culturale per affrontare le sfide in maniera nuova, mandando un interessante messaggio anche di marketing alle imprese private, dicendo loro che la Regione è in grado di selezionare in proprio il meglio riportandolo dall'estero. Ieri alla TV è stato trasmesso un bellissimo servizio su dodici ragazzi italiani, due dei quali sardi, che si trovano a Houston per studiare e fare profitto per le aziende americane. E perché sono lì? Sono lì forse perché qui nessuno li ha cercati, nessuno li ha scoperti!
Voglio dire che, secondo me, la cosa più urgente è domandarsi perché abbiamo questi problemi, senza farne delle colpe a nessuno. Credo sia venuto il momento in cui la nostra parte politica ha solo bisogno di parlare in maniera semplice con la gente e di farle capire che non siamo disponibili a impegnare per conto suo questi denari, perché vorremmo che fossero destinati ad altro. Vorremmo anche che ci interrogassimo qui dentro sul perché quest'anno l'abbinata turismo-trasporti non ha funzionato. Perché il vispo assessore Crisponi non viene a dirci se il crollo del turismo è tutto da imputare ai controlli della finanza o è dovuto ad altre questioni? Perché la politica del turismo non deve essere discussa assieme alla politica dei trasporti?
Ecco, di queste cose dovremmo parlare per prevenire sin da adesso quello che avverrà nella prossima stagione. E poi vorrei anche dire che capisco l'impresa privata, ma il trasporto marittimo in Sardegna - anche quello aereo, ma molto di più quello marittimo - è molto particolare, ha una diseconomia nella sua stessa concezione: noi sardi siamo pochissimi e abbiamo bisogno, come residenti, di avere tutto l'anno la continuità territoriale, ma appunto per pochissimi, e questo ha un costo. Contemporaneamente dobbiamo costruire un sistema che a moltissimi, attraverso una politica combinata di turismo e trasporti, offra una possibilità vantaggiosa per venire qua. Ma questo non lo fa la Flotta sarda Spa, c'è bisogno di molto altro; c'è bisogno di un progetto politico, di un'idea di sviluppo che metta in gioco le singole componenti. Questo elemento ha bisogno di un'azienda flessibile, che d'inverno metta a disposizione quattro navi ma che d'estate ne metta sedici, e non è una cosa facile senza il sostegno dello Stato, e soprattutto di uno Stato che quel diritto lo ha scritto in legge e lo deve perciò rispettare. Ecco perché non sono disposto a eludere questo passaggio. Prendiamo atto di aver perso quella partita e andiamo avanti. E' troppo costoso, è troppo costoso per il bisogno che hanno i sardi!
Ecco perché dico: è nostro dovere votare contro seriamente, sinceramente, senza astio nei confronti di chi ha invece voglia di portare avanti questo progetto, perché evidentemente ha realizzato un meccanismo politico diverso, ma noi dobbiamo riprendere a parlare con la nostra gente con il linguaggio delle cose dirette. Io preferisco aprire qualche cantiere che metta a lavorare i disoccupati oggi e che prevenga qualche destrutturazione familiare, qualche disgrazia, qualche problema come i tanti che abbiamo, anziché portare avanti l'idea di una flotta sarda. Lo dico perché anche la legge si presta, Assessore, a essere esposta a sicura impugnativa. Al comma 3 dell'articolo 5 voi dite che la Giunta regionale decide entro un certo periodo come attuare la costituzione della Flotta sarda e in quel comma 3 date per scontato quello che invece al comma 2 non è ancora scontato, perché infatti questo comma dice che qualora si ravvisino condizioni di inefficienza del servizio allora si interviene. Voi state realmente costituendo la Flotta sarda, ma perché dobbiamo prenderci in giro? Avete previsto anche le quote! Non si costituisce una società "a scopo", cioè "solo se…"! Avete già deciso che il servizio è scadente, ma state andando, così facendo e così scrivendo, contro il principio della libera concorrenza. Stiamo accusando il libero mercato, che si è svolto più o meno correttamente, di essere criminale, per cui decidiamo di supplire noi in maniera diversa. Io credo che i soldi, i nostri soldi siano in quella convenzione; quella convenzione appartiene alla Sardegna e bisogna fare di tutto per recuperare soprattutto la nostra autorevolezza. Assessore, lo comunichi al solito assente e gli chieda anche se è vero, a proposito dei trasporti marittimi, che sta promettendo di nuovo i 60 milioni di euro che erano già stati destinati al completamento delle opere portuali di Porto Torres, per cercare di lucrare la conclusione delle infrastrutture su Portovesme. Il gioco di spostare le risorse, tipico di chi non ha idee, porterà a lui solo guai. Sappiamo che i soldi sono quelli, ma l'immane compito di questa Giunta regionale è rendersi conto essa stessa dei soldi che ha, perché non può andare in giro a promettere sempre lo stesso soldo, facendolo girare in una moltitudine di piazze. Alla politica è richiesta serietà, e la serietà non consiste nell'evitare un luogo di scandalismo intollerabile, come quello che si è visto e che spero vivamente sia circoscritto, ma nell'aiutarci reciprocamente nel rispetto delle nostre diversità a recuperare l'affidabilità della nostra funzione, a essere qui dentro persone che non hanno perso la memoria e che come tali concorrono a costruire qualcosa.
Io credo che anche il Partito Sardo d'Azione di fronte alla condizione che viviamo sia capace di intravedere gli interessi futuri, perché a noi interessa parlare del futuro, dato che ormai il giro di boa è fatto e dobbiamo per forza guardare in direzione dell'approdo. Lo dico con un preciso significato politico, perché non si può stare su tutti i mezzi: o si sta sulla nave o si sta sull'asino, bisogna decidere con quale veicolo procedere! E bisogna anche smetterla di alzare la bandiera della presunta caduta della Giunta per lucrare e portare a casa, a ogni giro di tornante, un pezzo del proprio tornaconto. Non c'è conciliazione tra servizio alla disperazione di questa Sardegna e gestione del potere così come l'abbiamo conosciuto noi in questi tre anni e mezzo. Lo dico perché voi per primi ne avete denunciato la forma, gli abusi e gli eccessi, non noi; noi ci siamo accodati, ma siete stati voi i primi a denunciare queste cose. Ripeto, non c'è conciliazione, ecco perché dico che il nostro voto deve significare non solo la consapevolezza di questo servizio che vogliamo rendere alla nostra gente, ma anche l'idea che tra di noi dobbiamo usare tutti gli strumenti di persuasione morale sull'uso che dobbiamo fare, in questo tempo difficile, di ogni euro delle nostre risorse pubbliche.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Signor Presidente, non annuncerò il mio voto in questa circostanza, mi riservo di farlo eventualmente quando mi pronuncerò sulla modalità di voto. Mi spiace che non sia presente il Presidente della Regione, perché in questa vicenda credo che, al di là della competenza assessoriale e della grande responsabilità che si è assunta il Partito Sardo d'Azione nell'aver voluto forzare l'approvazione di questa legge, mi sarebbe piaciuto guardare negli occhi il Presidente e fargli anche qualche domanda. Ma il Presidente ha ritenuto di dover venire questa mattina per ricucire eventuali strappi e poi andar via, convinto com'è che questa legge ormai non avrà più intoppi.
Mi basterà un cenno di assenso da parte dell'Assessore su una delle domande che pongo a lui. Abbiamo l'obbligo di privatizzare la Saremar, vero, Assessore? Se è vero, così com'è vero, mi chiedo cosa avrebbe compromesso una fase di privatizzazione come hanno fatto tutte le altre Regioni che si sono trovate nella nostra stessa situazione. Ci sarebbe servito anche per capire in che stato sono i conti della Saremar, perché nessuno di noi li conosce. Sentiamo dire tante cose, ma nessuno ci ha portato dei libri contabili e il bilancio a cui si fa riferimento è quello del 2010. E' vero che il bilancio del 2011 probabilmente non è stato ancora approvato, ma sarei curioso di sapere che cosa dicono i revisori dei conti della Saremar, sarei curioso di capire se tutte le poste che sono in quel bilancio corrispondono a eventuali crediti, certi ed esigibili, della Saremar.
Faccio riferimento, per esempio, a una posta, mi pare di 300 mila euro, che la Saremar dovrebbe incassare - udite, udite! - per aver favorito il passaggio di cisterne di latte verso il continente. I signori che hanno esportato il latte in continente quel latte l'hanno venduto, ma pare che non abbiano pagato regolarmente il trasporto. Voglio ricordare che 300 mila euro trasformati in costo di passaggio di una cisterna da 27 mila litri (dividete 300 mila euro per 1.200 o 1.300 euro a passaggio) non possono essere il costo totale, ma ne rappresentano solo il 50 per cento, perché, come tutti sanno, il restante 50 per cento se lo "pappano" le tasse. Un cittadino sardo - si sappia anche questo - per il passaggio ponte paga 40 euro, 21 dei quali vanno allo Stato, tra IVA e tasse. Lo stesso accade per i mezzi. Questo vuol dire che quei 300 mila euro probabilmente corrispondono a 600 mila euro. Tradotto in numero di cisterne, ciò significa che può essere stato favorito il passaggio di circa 15 milioni di litri di latte dalla Sardegna verso il continente. Per fare che cosa? Perché poi si sa chi li ha presi, chi li ha caricati, dove sono andati e che tipo di formaggio sono serviti a produrre.
Voi direte: "Ma cosa c'entra?". Come cosa c'entra? Sono serviti per produrre pecorino romano sulla base della legge numero 15 che noi avevamo invece indicato come la legge finalizzata a determinare una diminuzione della produzione di pecorino romano. Questo è uno degli usi che si è fatto della Saremar. Ne parlo perché sembrerebbe che dalla settimana prossima le due navi che sono alla fonda, così come il contratto prevedeva, perché non sono operative in quanto non ci viaggia più nessuno, saranno ormeggiate al porto di Oristano, dove faranno bella mostra di sé. Due navi per le quali la Regione sarda sta ancora pagando e continuerà a pagare fino a febbraio prossimo. Ma chi paga in realtà? I sardi!
Perché mi arrabatto tanto per capire come sono i conti della Saremar? Perché non capisco per quale motivo la Regione debba costituire la Flotta sarda. Non era meglio mettere in liquidazione la Saremar? Non era meglio fare una gara internazionale? Non era meglio affidare il servizio a privati, a quei privati che certamente non stanno nell'animo del Presidente, visto che prima è stato fatto un accordo con uno degli armatori, poi improvvisamente c'è stata una rottura. E' quello che avrei voluto chiedere al Presidente, il quale prima ha dato l'ok per la gara internazionale (e l'ok lo ha dato ai ministri), poi si è tirato indietro. Non lo ha fatto l'Assessore, lo ha fatto il Presidente della Regione! E come mai il Presidente della Regione ha prima avallato quel tipo di gara e poi è tornato indietro? Questa spiegazione ce l'avrebbe dovuta dare per fare chiarezza, e invece si continua a sparare a zero su una compagnia che oggi esiste, la Nuova Tirrenia. Ma le cose non stanno come le ha descritte l'onorevole Uras, perché coloro che hanno acquistato la Tirrenia hanno sborsato 382 milioni di euro. Sì, è vero che poi riceveranno 72 milioni di euro all'anno per un certo numero di anni, ma quei 382 milioni di euro li hanno pagati, non l'hanno avuta gratis la Tirrenia! Si tratta di capire che cosa ha comprato la Nuova Tirrenia. Ha comprato un servizio, perché lo ha effettivamente comprato, e c'è una convenzione.
Altra domanda per l'Assessore dei trasporti, ma da girare al Presidente della Regione: quante volte negli ultimi otto mesi il Presidente della Regione ha incontrato i signori che hanno acquistato la Tirrenia? Forse non li ha incontrati mai, ma sarebbe curioso sapere per quale motivo, di fronte a un soggetto così importante, con il quale ormai dobbiamo fare i conti e che riceve dallo Stato 72 milioni di euro, o 50 che siano, come qualcuno dice, per andare incontro alle esigenze di chi viaggia da e per la Sardegna, non ci si è preoccupati di capire se la convenzione in essere può essere modificata oppure no. E' possibile una cosa di questo genere? Io credo che le convenzioni si possano modificare, ma nessuno si preoccupa di questo. E' giustificata oggi l'esistenza della rotta Cagliari-Palermo-Trapani, che costa un sacco di quattrini e non ci viaggia nessuno? Senza suscitare l'ira dell'onorevole Stochino, ha ancora un senso la rotta Cagliari-Arbatax-Civitavecchia, che solo per quel transito richiede il consumo di 11 mila litri di carburante ogni volta? Ha ancora un senso questo o non sarebbe più opportuno raddoppiare le corse da Porto Torres a Genova, piuttosto che da Cagliari a Civitavecchia? Non sono queste le cose che chiedono i cittadini sardi e soprattutto gli operatori del settore? Non sarebbe molto meglio raddoppiare la linea Porto Torres-Genova, affiancando un'altra nave a quella che adesso viaggia tutti i giorni a pieno carico, con anche 300 metri lineari di [PS2] merci, mentre la nave da Cagliari viaggia a metà carico? Ci vuole molto per togliere questa nave da Cagliari e destinarla alla tratta Porto Torres-Genova e viceversa? Queste sono le cose da fare. Di che cosa stiamo parlando?
Certo, qualcuno ha toccato dei commi particolari sui quali torneremo, ma per quanto riguarda il comma 8 dell'articolo 7 scherziamo veramente! Leggo: "Per garantire l'equilibrio economico della società, l'Assessore regionale dei trasporti è autorizzato….". E' autorizzato a fare che cosa? Un'autorizzazione al massimo gliela può dare la finanziaria, non basta scriverlo qui. E la copertura finanziaria dov'è?
Chiederemo agli Uffici se c'è una copertura finanziaria, quello che io non riesco a capire, per quanto mi sforzi, è il motivo di quello che si sta facendo. Nel momento in cui esprimerò il mio voto vorrei che l'Assessore rispondesse a certi quesiti, vorrei che ci dicesse perché si crea la Flotta sarda, visto che ciò che è scritto nella legge è incomprensibile e si presta a tutta una serie di congetture che io non voglio fare.
Qualcuno però mi chiede: "I conti della Saremar non sono in ordine, come li sistemiamo?". Una bella domanda! Sulla sistemazione dei conti della Saremar bisogna ragionare, ma io non sono disponibile a votare una legge che verrà certamente impugnata, anzi mi meraviglia che non sia stata impugnata ancora prima di uscire da questo Consiglio regionale, perché non è possibile una cosa di questo genere! Questa è una legge che non può andare da nessuna parte! E allora non si tratta di dire che noi siamo contrari a una fase calmierante dei prezzi. Assessore, i prezzi che fa la Tirrenia sono scritti nella convenzione; la Tirrenia non può cambiare i prezzi dall'oggi al domani se non segue la convenzione. Ma il Presidente della Regione con i signori della Nuova Tirrenia, o Cin che sia, non parla; il Presidente della Regione, quando gli è stato offerto il 30 per cento - dicono i giornali - di quel capitale gratis, non ha neanche risposto, anzi lo ha rifiutato. Scusate, ma per quale motivo? Potevamo essere partner importanti all'interno di questa società e invece quando ci viene offerto il 30 per cento gratis et amore Dei la Regione che cosa risponde? "No, grazie"!
"Voi siete quelli che vogliono massacrare il popolo sardo": arrivano le maggiori invettive a questi signori, che non ho capito perché non parlino. Stanno zitti, non rispondono alle accuse che ricevono, forse fanno anche bene, e non perché siano napoletani. Io non credo che dipenda da questo, perché quei napoletani, con le loro flotte, in Sardegna non utilizzano personale napoletano, ma personale sardo formato in Sardegna. E anche se così fosse, vogliamo trattare con questa società, che comunque ha quarantaquattro rotte settimanali in campo? Ci vogliamo far sentire? Vogliamo parlare con questi signori? Dica a quest'Aula, Assessore, quante volte lei ha parlato con l'amministratore della Cin. Lo dica quando interviene, perché così il Consiglio saprà che lei si è attivato. Lo dico a lei, ma so benissimo che questa materia le passa sotto il naso, perché di fatto è pienamente nelle mani del Presidente della Regione e tutti voi state cadendo in una grande trappola.
Non si può quindi continuare a fare con i sardi la demagogia spicciola che fa qualche ex Assessore dell'agricoltura, secondo il quale noi saremmo tutti dei lestofanti e degli imbroglioni. E' tempo di finirla, perché di imbrogli ce ne sono già tanti e io non li sopporto più, ma credo che non li dovrebbe sopportare nessuno in questo Consiglio, perché bisognerebbe avere la forza di reagire e quantomeno di dire la verità, una verità che il Presidente della Regione non vuole evidentemente dire. Invece lui deve venire qui a spiegare pubblicamente perché non ha accettato il dialogo con la Tirrenia. Ce lo dica! Ci deve dire se i libri contabili della Saremar sono in ordine, se e come è stato pareggiato il bilancio e come sono state ripianate le perdite. Noi lo vogliamo sapere, così come abbiamo sempre saputo come vengono ripianate, ahimè, le perdite di tutte le società che abbiamo in campo. Per quale motivo questo non ci deve essere detto? Non vorrei che fossero state utilizzate delle risorse che a tutto potevano servire fuorché a ripianare le perdite della Saremar!
E allora, se c'è un atteggiamento negativo da parte di questo Consiglio o di una parte di esso (come ho detto non mi pronuncio ancora sul mio voto, aspetto che l'Assessore nella replica dia risposta ai quesiti miei, ai quesiti dei colleghi e di tutti sulle grandi problematiche che stiamo affrontando) è il fatto che non siamo messi in condizioni di capire se questa è la soluzione per i trasporti da e per la Sardegna o per le piccole isole minori. Quando l'Assessore mi farà capire qual è il reale intendimento della Giunta e darà una parziale, se non totale, risposta ai quesiti che ho posto, a quel punto deciderò come votare, altrimenti mi affiderò a quella che è una possibilità di questo Consiglio, chiedere cioè una precisa modalità di voto, così come è previsto dal Regolamento e come ho annunciato.
Io mi auguro che questa legge venga rimandata in Commissione, anche dopo che l'Assessore avrà esposto la sua relazione, anche dopo che ci avrà detto che cosa esattamente sottende questa legge, perché non traspare in nessuno degli articoli o dei commi niente che possa far capire che stiamo facendo il bene dei sardi. In questa legge non lo si dice. Ma il ripianamento dei debiti della Saremar come avviene? Da dove prendete i soldi? I 10 milioni di euro di passivo che ha la Saremar da dove li tirate fuori? Per quale motivo continuate a pagare le navi ormeggiate a Oristano, con l'equipaggio a bordo, perché non può abbandonare la nave, e considerata l'acqua potabile che serve? E allora perché non le parcheggiate al porto di Olbia, a Porto Torres, a Cagliari o ad Arbatax, quelle navi? C'è l'Autorità portuale ad Arbatax? Forse no. Si ormeggino le navi dove c'è l'Autorità portuale, non a Oristano, dove non c'è l'Autorità portuale, ma dove, guarda caso, il costo per l'ormeggio è decisamente inferiore.
Insomma, di che cosa stiamo parlando? Assessore, io la invito a fare chiarezza. Glielo chiedo io come consigliere regionale, ma credo che lei debba fare chiarezza con i sardi, perché se ha la bacchetta magica, mentre la Tirrenia fa pagare 40 euro per il passaggio ponte ai passeggeri sardi e non, lei domani mattina dovrebbe dire che un'operazione del genere la fate pagare 30 o 28 o 25 euro. E' in grado di fare questo? E' in grado di competere con questa gente? O non sarà invece il caso di sedersi a un tavolo e dire: "Signori, facciamo come hanno fatto in Corsica", dove la riduzione del prezzo del biglietto viene data direttamente al passeggero e non è oggetto di contrattazione con la compagnia di navigazione o con l'armatore? Facciamo un'operazione diversa, dividiamo 15 o 20 milioni di euro per il numero dei passeggeri. Mi si dirà: "Ma tu sta parlando solo del passaggio ponte". Ma perché, 2.800 persone su una nave dove le mettete, tutte in cuccetta? Se la nave più grande che c'è in Sardegna ha 350 posti letto, tutti gli altri passeggeri dove vengono sistemati? Me lo dovete spiegare! E mi dovete anche spiegare per quale motivo in questo periodo la nave da Porto Torres viaggia sempre a pieno carico, anzi rimangono a terra i semirimorchi, e la nave da Cagliari viaggia invece a mezzo carico. Ne vogliamo parlare di queste cose? Se non si parla di queste cose, come si può pensare che noi votiamo a cuor leggero una legge sulla quale non è stata fatta chiarezza, in cui non sono indicate le risorse finanziarie, di cui non si capisce la finalità ultima, se non quella - lo dico, non ne sono convinto, ma ne ho il vago sospetto - di salvare esclusivamente la Saremar? Se serve solo per questo, caro Assessore, il mio voto sarà totalmente contrario, dico sarà, perché, come le ho già detto, e glielo ribadisco per la terza volta, in sede di dichiarazione di voto deciderò quale sarà la modalità di votazione. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signor Presidente, io capisco il gioco delle parti, perché l'ho fatto, avendo ricoperto in quest'Aula soprattutto un ruolo di opposizione, a parte questa legislatura, però di fronte a temi di questa valenza io ho sempre ritenuto che il gioco delle parti non possa essere volto a distruggere. Ma mentre capisco gli amici che sono all'opposizione, capisco meno, ad esempio, l'intervento altero del collega Diana, molto altero per la verità.
Perché fare questa legge? Prendiamo il primo punto: privatizzazione della Saremar. Dobbiamo farla, ce lo chiede l'Unione europea, ce lo chiede il Governo italiano. Nel frattempo ci hanno sospeso i finanziamenti, significa che in questo momento noi stiamo pagando la Saremar anche nei collegamenti con le isole minori e fin quando continueremo a farlo, tenendola a totale capitale pubblico, continueremo a pagarcela di tasca, perché dell'iniziale finanziamento di 13 milioni di euro quest'anno ce ne hanno sospeso sette dodicesimi, l'anno prossimo ce ne sospenderanno dodici dodicesimi, e pagheremo quindi tutto noi. Questo è uno dei motivi della presenza di questa legge in quest'Aula.
Guardate, noi siamo quelli che qui dentro hanno presentato l'emendamento per stanziare quel famoso milione di euro con la legge finanziaria; noi siamo quelli che su questo argomento hanno portato in quest'Aula delle mozioni che proprio il collega Diana non voleva votare perché desiderava che non fossero fatti i nomi degli armatori, mentre quei nomi erano citati su tutta la stampa nazionale. E' un aspetto protettivo che dà anche fastidio. Sono qua, siamo qua per rappresentare gli interessi dei sardi; se poi qualcuno chiama da Roma e dobbiamo stare sull'attenti, anzi dovete stare sull'attenti, per i motivi che vi sono ben noti, è un altro discorso. Non mi appartiene quel tipo di cultura, non l'ho mai avuta in dotazione come militante del mio partito, ma non ce l'ha nessun sardista.
Qui ci si attacca a dei pretesti, perché se il latte non l'avesse trasportato la Saremar sarebbe stato esportato lo stesso, come accadeva nel resto dell'anno; l'avrebbe cioè trasportato la Tirrenia o la Moby (che invece trasportava armi, ma questo era più produttivo, su questo non si è scandalizzato nessuno!). Abbiamo detto di tutto, diciamo anche la verità: sulla prima gara c'è stato un errore di fondo, l'avete evidenziato voi, ed è quello iniziale di non aver separato le due cose. Questo cosa significa? Che ci dobbiamo arrendere, che dobbiamo far fare agli altri tutto quello che vogliono, che abbassiamo le armi e cediamo completamente il territorio a questi avventurieri? Io credo di no, credo assolutamente di no. Allora, sapete perché la prima gara, con la Regione Sicilia dentro, non è andata a buon fine, a parte l'uscita di Lombardo dalla maggioranza di governo? Non è andata a buon fine perché la prima cosa che è stata detta è che in tre giorni si doveva presentare una fideiussione di 500 milioni di euro. Praticamente impossibile! E' stata fatta una nuova gara, con una valutazione di 380 milioni di euro, che è andata scemando. Lo ripeto per l'ennesima volta: se un sindaco - ci sono tanti colleghi qua dentro che stanno facendo questa esperienza o che l'hanno già fatta - avesse fatto una gara d'appalto come quella che è stata fatta per la Tirrenia sarebbe in galera. Sarebbe in galera! Questa è una notizia di reato. Perché? Perché da 380 milioni si è scesi a 200 milioni dicendo: "Se mi paghi i famosi 580 milioni in otto anni io ti do a rate gli altri 180 milioni, se non me li paghi non ti do più niente". Cioè chi fa l'offerta stabilisce anche le condizioni di una gara! Beh, alla fine non sono stati dati neanche 200 milioni, ne sono stati dati 150, e non è stata chiesta nessuna fideiussione, motivo di esclusione dalla gara precedente.
In questo scenario, però, dopo mesi e mesi, che cosa emerge? Il Governo precedente ha fatto il pacco e questo Governo, a iniziare da Passera e Catricalà, l'ha approvato interamente. Questo non scandalizza nessuno, ma possiamo essere noi sardisti a impedire a questo Governo, che è tenuto in piedi da voi, di realizzare uno scenario come questo sulle spalle dei sardi? Parte di quei 580 milioni era ed è dei sardi; parte di quella flotta e di quel patrimonio è dei sardi - questo ci dovrebbe scandalizzare - e ce l'hanno portata via, l'hanno letteralmente regalata agli altri! L'Advisor ha fatto una valutazione che non è reale, perché se le ultime cinque navi, al prezzo di 80 milioni di euro l'una, valgono complessivamente 400 milioni di euro, vogliamo provare a quantificare il valore di tutto il resto? Su questo non ci siamo scandalizzati.
La Giunta ha ritenuto di fare una battaglia per correggere una situazione certamente negativa nei nostri confronti, e credo che questo fatto debba essere considerato positivamente. Ma, scusate, perché preoccuparsi del fatto che l'Unione europea potrebbe bocciare questa legge? Intanto notifichiamogliela, poi se la boccia sarà un altro discorso, ma questa non può essere una giustificazione per non fare niente! Intanto, a proposito di notifiche, abbiamo visto che in Regione ce ne siamo dimenticate molte di belle leggi! Dovremmo provare a sentire il pensiero degli agricoltori e degli albergatori per capire quante leggi non sono state notificate, e adesso ci stiamo preoccupando della notifica di questa legge! Discutiamola, miglioriamola, non è che questo testo di legge sia il verbo arrivato in quest'Aula, ma stiamo già criticando tutto e aspettiamo che gli altri la correggano perché tanto non ci piacerebbe comunque. Atteggiamento più strumentale di così credo non possa esserci!
Quanto ci costa la costituzione della Flotta sarda? In quest'Aula è stato detto, l'ho affermato anch'io l'altro giorno, che ci costerà 15 milioni per il primo anno, andando a scalare. Però non ci chiediamo quanto ci costa l'Ente lirico, senza per questo volergli togliere niente. Ci costa 30 milioni di euro. Non ci scandalizziamo per questo, o devo aggiungere altre cose per capire come spendiamo i soldi? Invece la Flotta sarda non si può costituire, è un carrozzone! Il carrozzone lo si crea se la gente è incapace, se si usano i vecchi sistemi, i vecchi modi di amministrare, ma noi saremo i primi a stare attenti eventualmente a che una cosa del genere non accada. Si dice: "Qua non ci sono manager, non c'è gente capace". Prendiamola da fuori la gente capace e impariamo il mestiere, se no io per primo vi dico che sulle navi della Tirrenia non ci sono sardi, da sempre, perché non abbiamo mai facilitato l'accesso dei sardi alla Tirrenia, perché i corsi di formazione per prendere il patentino questa Regione non li ha mai istituiti, non li ha mai patrocinati e non li ha mai finanziati, e poiché costano denari chi non ha un lavoro non si può permettere di frequentarli. Questa è la verità! Proviamo a spendere meglio e ad avere fantasie diverse rispetto al passato.
Guardate, l'amministratore delegato della Tirrenia, Franco Pecorini, aveva valutato la società 900 milioni di euro; poi ci siamo rivolti a una certa Banca Profilo, come advisor. Andate a vedere chi è Matteo Arpe, da dove arriva, quali legami ci sono, come si chiude la filiera e capirete perché si riesce ad abbassare il prezzo, e anche con facilità. Ma voi dite: "A che cosa serve?". Come a che cosa serve? Io credo che sia servita e anche molto! E perché è servita molto? Perché intanto ha dato un'alternativa a 330 mila passeggeri: in questi mesi, ha trasportato 330 mila passeggeri, ha spostato 96 mila auto e 200 mila metri lineari di merci, che sono quelle che piacciono all'onorevole Diana, che è sempre altero. A qualcosa è servita, non è una cosa di poco conto.
Tutti citate la Corsica, ma perché non andate in Corsica a vedere come funzionano i trasporti? Badate, io della Corsica ho stima, perché nel 1995 fui io a copiare il loro sistema di trasporto aereo, traducendo dal francese all'italiano la gara internazionale fatta da loro e copiando nel migliore dei modi, penso, quell'iniziativa che per noi era tabù. Chi ne parlava qua dentro sembrava un marziano o peggio qualcuno da ricoverare immediatamente. Allora andate a vedere quanto spende il Governo francese: 200 milioni di euro, che non spende direttamente, ma che dà alla Corsica. Una parte di questa somma viene destinata all'armatoria privata, l'altra parte all'armatoria pubblica, perché è quella parte dello "zoccolo" che deve restare come salvaguardia dei residenti e soprattutto del sistema tariffario.
Volete che ve le legga? Non le leggo, le elenco soltanto: mozione Cuccureddu-Mulas, interpellanza Salis-Cocco-Mariani, interpellanza Meloni Marco- Bruno-Moriconi. Sapete che cosa riguardavano? Ve lo ricordo io: riguardavano le tariffe che l'anno scorso quei signori stavano applicando sulle tratte da e per la Sardegna, strangolando il sistema economico di quest'isola, e che quest'estate hanno riproposto! Solo una presenza calmieratrice come quella della Saremar ne ha impedito il decollo definitivo e ha evitato a noi di esserne prigionieri. Allora, se vogliamo essere prigionieri diamo pure a Onorato e compagni questo compito; se vogliamo essere gente che combatte anche contro le arroganze, contro le ingiustizie, gli strumenti li dobbiamo inventare, li dobbiamo cercare. Non ci si arrende, a questo bisogna arrivare! Se non arriviamo a questo, se non è questo il concetto, diventa facile smontare tutto. Presentate tutte le leggi che volete, se dobbiamo dire che sono negative troviamo gli argomenti per dire che sono negative.
Dice l'onorevole Diana: "Ma perché la nave che è ancorata a Cagliari non va a Porto Torres?". Onorevole Diana, lei mi sembra un vigile urbano! Deve sapere che quella nave non può andar via da Cagliari perché è l'unica contributata. Gli amici napoletani questo lo sanno e pur non caricandola sono pagati per restare lì e garantire il servizio, mentre le navi che viaggiano da Olbia e da Porto Torres non sono contributate, ed è diverso. E' un'informazione che le sto dando, così la smette di spostare le navi da Cagliari a Porto Torres! Io non avrei mai scritto, glielo posso giurare, alla Cin per pregarla di intervenire e di mettere a disposizione una nave a Porto Torres. Ma chi devo pregare? Tre armatori ai quali hanno regalato il mio patrimonio e a cui stanno dando anche milioni di euro? Devo pregarli perché aggiungano una nave sulla tratta Porto Torres-Genova? Ci siamo arresi, abbiamo abbassato le armi, questo è il risultato finale!
E allora possiamo criticare quanto vogliamo, se la critica è costruttiva a me piace, se si può migliorare una legge va bene migliorarla e deve essere fatto, ma non si può pensare solo con spirito distruttivo, perché fuori di qua c'è gente che comunque quella nave l'ha presa e la tariffa era nettamente inferiore a quella che applicavano gli amici napoletani, che poi sono arrivati qua, hanno preso anche loro le navi in affitto e vi hanno apposto una scritta in greco. Non credo che i sardi si siano ancora adattati, ma c'è tempo, visto e considerato che questi devono stare qui per tanti anni. Sapete qual è la cosa da fare, sulla quale vi sfido perché la sto predisponendo? Un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, perché quella gara merita vendetta, non bisogna farla passare in cavalleria pensando di spostare l'attenzione su altro! Quella gara è una truffa, va bene? Questa è una notizia di reato e quell'esposto a Roma io lo presenterò, caschi il mondo, perché quella gara non può passare in cavalleria! E' un'infamia nei nostri confronti, altro che cercare il pelo nell'uovo, pensando di chiedere il voto segreto. Collega Diana, lei sa benissimo che io ho stima di lei, ci conosciamo da tanto tempo, so che è abituato alle battaglie, altrettanto lo sono io, però non è così che si combatte, non con la minaccia del voto segreto. Ma se qualcuno pensa che minacciando il voto segreto e non facendo passare questa legge possa condizionare la vita del mio partito, si sbaglia. La vita del mio partito sarà condizionata dalle scelte politiche che si faranno nel mese entrante al suo congresso, al suo interno, in piena libertà e autonomia e non attraverso questi passaggi furbeschi che qualcuno pensa di mettere in pratica!
Non è questo che ci può impressionare, assolutamente no. Noi crediamo in questa battaglia, a prescindere da come potrà eventualmente finire. Ci crediamo veramente, non ragioniamo come qualche imprenditore turistico che è andato alla grande manifestazione di Olbia a dire: "Mettete le navi e io i turisti che vengono nei miei villaggi li farò passare su quella nave". Sapete dove li ha fatti passare quei turisti? Sulla nave degli amici corsi! Tremila passaggi sono stati spostati lì. Questa è la coerenza di alcuni imprenditori che non fanno altro che lamentarsi, ma quando è il momento di affrontare il problema pensano alle proprie tasche e scappano via.
Ma le tasche, guardate, sono anche le nostre. Stiamo parlando di denaro pubblico e nessuno lo vuole buttar via, va fatto tutto alla luce del sole. E' inutile dire: "Con questo bilancio!". La Saremar è una società per azioni e io credo che l'Assessore dei trasporti non se lo sia infilato in tasca il relativo bilancio! Il bilancio di una società per azioni va pubblicato, lo prevedono le leggi. Lei stesso, onorevole Diana, ha detto che il bilancio del 2011 sarà pubblicato a tempo debito, e lei lo sa meglio di me, in questo è molto bravo, io lo sono meno, non mi intendo di bilanci, tanto meno di bilanci di società per azioni, però alla luce di quello che stiamo vedendo, scusatemi ma mi sembra difficile che in quest'Isola qualcuno possa ancora accampare motivi di contrarietà a un discorso di sovranità e di indipendenza. Mi spiace che non ci sia il collega Bruno. E come si manifestano la sovranità e l'indipendenza? Chiedendo il permesso agli armatori napoletani di poter uscire da quest'isola? Noi non ci stiamo, se questo è il percorso diciamo che non ci appartiene. Le battaglie noi le facciamo alla luce del sole, non le abbiamo certamente vinte sempre e se, dopo qualche decennio, in quest'Aula stiamo parlando in questi termini di continuità territoriale credo che qualche merito questo partito l'abbia avuto nei suoi novant'anni di vita. Uno di questi meriti è la coerenza nelle battaglie che ha condotto fino a questo momento, sia sulle servitù militari sia sulla continuità territoriale e quant'altro in quest'Aula faccia parte ormai della storia politica della Sardegna.
Non voglio fare appelli a nessuno né tanto meno voglio "pietire" consenso su questo disegno di legge. Sto dicendo soltanto che il gioco delle parti qualche volta non ha motivo di esistere. Il gioco delle parti qualche volta fa più danni di quanto si possa pensare. Io ho accusato qualcuno qua dentro di essere un infiltrato degli armatori, ed è grave quello che sto dicendo, però proviamo a fare memoria, proviamo a ragionare tutti insieme, proviamo a dire perché, ad esempio, non si parla del monopolio che nei porti sardi hanno i rimorchiatori di Onorato, il quale stabilisce tutto, tariffe comprese. Che cosa devono pagare le altre compagnie, costrette come sono a utilizzare rimorchiatori che solo lui ha? Proviamo a scandalizzarci su questo e forse riusciremo a capire con chi abbiamo a che fare. Ricordatevi le interviste rilasciate da Onorato, l'arroganza con la quale egli si presentò ai sardi e forse riuscirete a capire perché questa Giunta non ha potuto mai dialogare con un personaggio come lui.
PRESIDENTE. Comunico che gli onorevoli Vargiu, Mariano Contu e Pittalis sono rientrati dal congedo.
I lavori odierni si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato alle ore 10 e 30 di domani.
La seduta è tolta alle ore 19 e 09.