Seduta n.281 del 17/11/2011 

CCLXXXI SEDUTA

GIOVEDI' 17 NOVEMBRE 2011

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 04.

BIANCAREDDU, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 27 ottobre 2011 (274), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Marco Espa, Sergio Obinu, Marco Meloni, Franco Mula, Carlo Sechi e Luciano Uras hanno chiesto congedo per la seduta del 17 novembre 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito delle dimissioni, in data 17 novembre 2011, dell'onorevole Pier Paolo Vargiu da Presidente del Gruppo consiliare Riformatori-Liberaldemocratici, è stato nominato Presidente del Gruppo l'onorevole Attilio Dedoni.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Diana Giampaolo - Espa - Agus - Barracciu - Bruno - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Soru:

"Norme in materia di tutela dei diritti e degli interessi dei consumatori e degli utenti". (326)

(Pervenuta l'8 novembre 2011 e assegnata alla seconda Commissione.)

Greco - Pittalis - Tocco - Pitea - Locci - Amadu - Rodin - Lai - Bardanzellu - Sanjust - Stochino:

"Strategie di prevenzione e di contrasto alla povertà attraverso interventi di microcredito per le persone e le famiglie che si trovano in temporanea difficoltà economica per accadimenti imprevedibili e straordinari". (329)

(Pervenuta il 10 novembre 2011 e assegnata alla settima Commissione.)

Annunzio di presentazione di disegni di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:

"Integrazione alla legge regionale 4 agosto 2011, n. 16 (Norme in materia di organizzazione e personale), relativa ai contratti di collaborazioni coordinate e continuative". (327)

(Pervenuto il 9 novembre 2011 e assegnato alla prima Commissione.)

"Riforma della disciplina in materia di prestazioni integrative del trattamento di quiescenza e norme per l'erogazione del trattamento di fine rapporto. Modifiche alla legge regionale 5 maggio 1965, n. 15 (Istituzione di un Fondo per l'integrazione del trattamento di quiescenza, di previdenza e di assistenza del personale dipendente dell'Amministrazione regionale)". (328)

(Pervenuto il 9 novembre 2011 e assegnato alla prima Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, sulla somministrazione e fornitura di presidi sanitari". (726)

"Interrogazione Agus - Diana Giampaolo - Cuccu - Capelli - Maninchedda, con richiesta di risposta scritta, in merito alla definitiva acquisizione del Centro di cura e riabilitazione ad alta intensità Santa Maria Assunta - Guspini". (727)

"Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione del Consorzio del Parco geominerario storico ambientale della Sardegna". (728)

"Interrogazione Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta, con richiesta di risposta scritta, sul trasferimento del budget per l'acquisizione di prestazioni di recupero e riabilitazione funzionale dalla Casa di cura San Salvatore alla Casa di cura polispecialistica Sant'Elena e conseguente modifica dei tetti di spesa di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 35/23 del 28 ottobre 2010". (729)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Interpellanza Planetta sulla prospettiva di ennesima speculazione di carattere coloniale, con annesso attentato ambientale, ai danni dei sardi e della Sardegna, ad opera di società del tipo multiutility, municipalizzate e cooperative riconducibili a ben noti gruppi politico-affaristici e relativa alla realizzazione e gestione del gasdotto Galsi". (282)

"Interpellanza Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sull'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 17, comma 6, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12". (283)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Mozione Steri - Diana Mario - Sanna Matteo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla grave crisi del sistema produttivo isolano e sull'insostenibilità del sistema di riscossione coattivo". (154)

"Mozione Maninchedda - Sanna Giacomo - Dessì - Planetta sulle proposte per l'attivazione di strumenti finanziari atti ad aiutare le imprese sarde a onorare i debiti nei confronti dell'erario, dell'INPS e dei comuni". (155)

Discussione congiunta delle mozioni Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall'attività di riscossione della Equitalia Sardegna Spa (128), Bruno - Agus - Barracciu - Corda - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sull'emergenza fiscale in Sardegna (129), Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall'attività di riscossione della Equitalia Sardegna Spa ed il preannunciato intento dell'ente di riscossione di scindersi in tre società autonome volte alla gestione di tre diverse macroaree geografiche nazionali (149), Zuncheddu - Uras - Salis - Sechi - Cugusi - Mariani - Cocco Daniele Secondo sulla mancata applicazione da parte della Giunta regionale dell'articolo 51 dello Statuto speciale che recita: "La Giunta regionale, quando constati che l'applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa all'Isola, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica, il quale, constatata la necessità e l'urgenza, può provvedervi, ove occorra, a norma dell'articolo 77 della Costituzione" (153), Steri - Diana Mario - Sanna Matteo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla grave crisi del sistema produttivo isolano e sull'insostenibilità del sistema di riscossione coattivo (154), Maninchedda - Sanna Giacomo - Dessì - Planetta sulle proposte per l'attivazione di strumenti finanziari atti ad aiutare le imprese sarde a onorare i debiti nei confronti dell'erario, dell'INPS e dei comuni (155) abbinate alle interpellanze Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Cugusi -Sechi sugli interventi urgenti per i contribuenti indebitati con Equitalia (245), Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di annullare la deliberazione della Giunta regionale n. 23/3 del 12 maggio 2011 avente ad oggetto "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia" (246) e Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Cugusi - Sechi sugli sfratti esecutivi in corso nella Provincia di Carbonia-Iglesias ai danni di famiglie di agricoltori-allevatori a seguito della messa all'asta delle proprie abitazioni e aziende da parte del tribunale (247)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 128, 129, 149, 153, 154 e 155 e delle interpellanze numero 245, 246 e 247.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni e delle interpellanze:

MozioneSalis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall'attività di riscossione della Equitalia Sardegna Spa.

IL CONSIGLIO REGIONALE

VISTE le dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze, nel corso della recente audizione alla Commissione finanze alla Camera, sulla necessità di interrompere "un'oppressione fiscale" eccessiva sulle imprese che genera tra l'altro "costi come tempo perso, stress, e occasioni di corruzione";

PRESO ATTO:

- con soddisfazione, che perfino il Ministro dell'economia e delle finanze si è finalmente reso conto della farraginosità e "crudeltà" del sistema fiscale italiano che continua ad accanirsi con i deboli, lasciando integra ed indisturbata la vasta area dei grandi evasori;

- inoltre, del sostanziale fallimento registrato nella lotta all'evasione fiscale da Equitalia Spa, società creata e voluta con forza proprio dal Ministro Tremonti e trasformatasi invece nel tempo in ente di esazione famelica che colpisce soprattutto le famiglie e le piccole e piccolissime imprese;

PREMESSO che:

- l'economia sarda è al collasso;

- le aziende sarde indebitate con il fisco ammontavano, al 31 dicembre 2010, a 64.104 su un attivo di 160.000 imprese presenti sul territorio, ossia il 40 per cento delle stesse era gravata da debiti verso l'erario, ed il dato risulta purtroppo in costante aumento;

- alla stessa data l'esposizione debitoria delle imprese sarde, tradotta numericamente, ammontava ad un totale di 3 miliardi e 516 milioni di euro;

- 2.351 aziende sarde non sono riuscite a fronteggiare la forte ed incontrollata pressione fiscale e hanno dovuto dichiarare fallimento;

- le previsioni per il 2011 sono tutt'altro che confortanti; invero, i dati numerici annunciano che nel gennaio del 2011 "la spada Equitalia" incomberà su 70.430 imprese sarde per riscuotere un importo di 4,27 miliardi di euro, ossia, circa, il 22 per cento in più rispetto all'anno precedente;

- molti imprenditori sardi, in particolare piccole e medie imprese artigiane ed aziende agricole a conduzione familiare, raggiunti dalle cartelle di riscossione emesse dalla Equitalia Sardegna non sono in grado, a causa della gravissima crisi in atto, di far fronte a questa incontrollata pressione fiscale;

- nel nostro territorio, la primaria causa di fallimento è costituita proprio dalla impossibilità di fronteggiare il debito fiscale;

CONSIDERATO che:

- il sistema di riscossione delle imposte, così come articolato, attribuisce all'ente incaricato un potere incontrollato e potenzialmente lesivo;

- il ritardo nei pagamenti genera costi in capo al contribuente, già pesantemente gravato dal carico fiscale, che determinano un aumento del debito nella misura anche del 30/40 per cento rispetto al debito iniziale; sul capitale iniziale vengono calcolati, dalla società di riscossione, interessi in misura differente da quella legale, con la pesante aggiunta di non meglio specificati "oneri accessori" e costi di riscossione;

- nonostante l'Equitalia sia una Spa a partecipazione pubblica, o meglio il suo capitale sociale sia controllato interamente da soggetti di diritto pubblico, parrebbe che, con le metodologie di riscossione attuate, essa ponga in essere un'attività speculativa e lucrativa alla pari o addirittura superiore ai soggetti di diritto privato;

- per come l'intervento Equitalia è attualmente normato, quest'ultima, nell'esercizio del suo potere, ha la possibilità, in assenza di contraddittorio con il contribuente e senza preavviso alcuno, di iscrivere ipoteca sui beni dei malcapitati, di bloccare i conti correnti bancari e di porre i fermi amministrativi sui mezzi di proprietà dei cittadini morosi;

- per esempio, nella sola città di Sassari sono previsti pignoramenti per 12.500 immobili e fermi amministrativi per 20.000 veicoli;

RILEVATO che:

- Equitalia Spa, società costituita per combattere l'evasione fiscale, esplica invece la propria attività quasi esclusivamente nella vessatoria persecuzione degli errori compiuti proprio dai cittadini che le tasse le pagano;

- il comportamento di Equitalia appare essere iniquo ed ingiusto, nonché violativo delle norme costituzionali in materia di eguaglianza;

- invero, sulle somme dovute dal contribuente all'erario vengono calcolati, in caso di ritardo nei pagamenti, costi aggiuntivi estremamente onerosi, mentre altrettanto non viene fatto allorquando a vantare il credito sia il cittadino nei confronti dello Stato;

EVIDENZIATO che:

- gli imprenditori bersagliati da Equitalia, bollati come cattivi pagatori, perdono persino il diritto di accesso al credito bancario, trovandosi nella prevedibile impossibilità di costituire la liquidità per fronteggiare gli esborsi pretesi dalla società stessa, con la conseguenza spesso inevitabile della dichiarazione di fallimento per tantissime attività;

- nella giornata del 14 aprile 2011, un esercito di imprenditori bersagliati da Equitalia, provenienti da tutta la Sardegna, si è radunato a Cagliari al fine di portare a conoscenza delle forze politiche ed istituzionali, nonché della stessa società di riscossione, il livello di esasperazione che caratterizza la loro situazione, in troppi casi disperata e senza vie d'uscita;

- lo stesso amministratore delegato di Equitalia, come emerge dalle dichiarazioni riportate da diversi organi di informazione nelle giornate successive alla manifestazione, ha dichiarato che solo le forze politiche possono intervenire al fine di arginare il fenomeno;

RITENUTO che un mancato e tempestivo intervento da parte degli organi di governo statali e regionali, soprattutto a favore delle piccole e medie imprese, delle aziende agricole e delle famiglie monoreddito, potrebbe tradursi in un tracollo economico e sociale dell'intera Isola, determinando inevitabili tensioni sociali e forme di protesta, con elevata difficoltà di recupero,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

ad intervenire tempestivamente presso il Governo italiano, senza ritardo alcuno, al fine di chiedere ed ottenere, a favore delle piccole e medie imprese sarde, nonché a favore di commercianti, pastori ed agricoltori con esposizione debitoria nei confronti del fisco, una moratoria di un anno;

a sollecitare l'emissione di un provvedimento legislativo che riveda le modalità di calcolo delle sanzioni da parte di Equitalia Spa, stabilendo obbligatoriamente gli interessi al tasso legale ed eliminando tutte le voci relative a costi e oneri aggiuntivi, nonché aumentando il periodo massimo di estinzione del debito attualmente attestato a 72 mensilità;

ad intervenire presso il Governo italiano affinché, data l'emergenza che sta vivendo il territorio sardo, vengano revocati tutti i provvedimenti di fermo amministrativo disposti su mezzi necessari per lo svolgimento di attività lavorativa o provvedimenti disposti su veicoli che rappresentino l'unico mezzo di trasporto della famiglia;

a valutare, dati i risultati negativi maturati da Equitalia Sardegna Spa, controllata da Equitalia Spa, l'opportunità di attivare l'autonoma capacità di imposizione e di riscossione delle imposte, prevista dall'articolo 9 del vigente Statuto, con la creazione di un apposito ente di riscossione sardo. (128)

Mozione Bruno - Agus - Barracciu - Corda - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sull'emergenza fiscale in Sardegna.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- i dati del sistema economico, la crisi dell'industria, dell'edilizia, lo stato del sistema agricolo e pastorale e i tassi di disoccupazione mostrano la grave crisi del sistema economico e sociale in Sardegna, che richiede interventi immediati nei confronti del Governo, non rimandando eventuali soluzioni al tavolo del federalismo fiscale che, peraltro, potrebbe avere scarsi margini di incidenza;

- le imprese sarde non riescono più ad assolvere gli obblighi fiscali anche a causa dei vincoli del patto di stabilità che le vede obbligate ad anticipare somme per poter iniziare i lavori ed aspettare anche anni per il recupero degli oneri sostenuti sui lavori già eseguiti;

- il numero delle imprese sarde e l'entità del debito complessivo nei confronti di Equitalia è tale da costituire una vera e propria emergenza economica e sociale;

PRESO ATTO che:

- da qualche mese le cartelle esattoriali di Equitalia, società di riscossione dei tributi imposti dallo Stato e dagli enti locali, sono più che raddoppiate per i ritardi da parte delle aziende nei pagamenti dei contributi INPS, dell'ICI, dell'IVA, prospettandosi il serio rischio del loro fallimento o la cancellazione dall'albo delle imprese, precludendo così ogni futura iniziativa a partecipare a nuove gare d'appalto;

- il sistema attuale di pressione fiscale fa lievitare il costo degli interessi, delle more e delle sanzioni del 30-40 per cento sul debito iniziale, portando il debito al doppio della cifra in circa cinque anni;

EVIDENZIATO che:

- è necessario rivedere assolutamente i meccanismi sanzionatori e le procedure di riscossione, che oggi appaiono insostenibili e amplificano fino alla paralisi il peso delle imposizioni sulle imprese;

- le difficoltà generalizzate di accesso al credito e quelle create dai ritardi di pagamento dei grandi committenti ed in particolare dalla pubblica amministrazione, generano un effetto domino deleterio per la liquidità delle aziende;

- occorre un urgente sostegno da parte delle istituzioni nazionali e regionali a favore dell'intero sistema produttivo isolano messo a dura prova dall'emergenza fiscale, ponendo la questione Sardegna al centro delle trattative negoziali fra Governo e Regione,

impegna la Giunta regionale

1) ad assumere le necessarie iniziative nei confronti del Governo affinché venga dichiarata la situazione eccezionale di crisi della Sardegna;

2) a chiedere al Governo di abrogare subito lo strumento dell'accertamento esecutivo che entrerà in vigore il 1° luglio 2011 e che cancella il periodo di iscrizione a ruolo;

3) a chiedere al Governo la moratoria fiscale per 12 mesi ai sensi dell'articolo 19 bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, dovuta quando si verificano situazioni eccezionali che alterano gravemente lo svolgimento di un corretto rapporto con i contribuenti o, in alternativa la sospensione del 50 per cento dei carichi da omessi versamenti (non quelli da accertamenti);

4) a chiedere al Governo la inapplicabilità degli studi di settore per l'anno di imposta 2010 o, in alternativa, una riduzione standard, ad esempio del 10 per cento;

5) ad intervenire nel sostegno alle imprese che richiedono finanziamenti alle banche per il pagamento delle cartelle esattoriali, dedicando esclusivamente fondi SFIRS per aumentare dal 20 all'80 per cento la capacità di garanzia dei consorzi fidi da utilizzare come co-garanzia a prima richiesta e non come garanzia sussidiaria;

6) a sospendere la funzione della Regione come ente creditore, promuovendo un patto con una moratoria di un anno, su pagamenti dovuti per tributi regionali o per servizi connessi ad attività regionali. (129)

Mozione Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall'attività di riscossione della Equitalia Sardegna Spa ed il preannunciato intento dell'ente di riscossione di scindersi in tre società autonome volte alla gestione di tre diverse macroaree geografiche nazionali.

IL CONSIGLIO REGIONALE

VISTE le ultime dichiarazioni apparse sugli organi di stampa in merito all'intento dell'Equitalia Spa di scindersi in tre diverse autonome società, volte a spartirsi lo scettro dell'oppressione fiscale in tre macroaree geografiche nazionali;

PRESO ATTO che:

- secondo quanto riportato dagli organi di stampa, le aree geografiche nazionali, teatro dell'intervento al massacro da parte dell'Equitalia, saranno Nord, Centro e Sud;

- la Sardegna, contrariamente alla logica ed alle aspettative, non sarà inserita nell'area meridionale, ma in quella centrale, tra regioni come l'Emilia Romagna e la Toscana;

- perfino il Ministro dell'economia e finanze si è finalmente reso conto della farraginosità e "crudeltà" del sistema fiscale italiano, che continua ad accanirsi contro i deboli, lasciando integra ed indisturbata la vasta area dei grandi evasori;

PREMESSO che:

- il manifestato intento dell'Equitalia di inserire la Regione sarda nell'area di appartenenza di regioni ricche, quali l'Emilia Romagna e la Toscana, appesantirebbe maggiormente la posizione della nostra terra;

- tale scelta metterebbe la Sardegna sullo stesso piano di regioni non caratterizzate dalla sue stesse criticità;

- nel confronto con queste aree più ricche risulterebbero, inevitabilmente, amplificate le insolvenze forzate di tanti contribuenti nell'Isola;

- verrebbe meno, perlomeno in questo caso, il divario tra nord e sud, divario preso in considerazione dallo stesso legislatore per l'ambito degli studi di settore, per il nuovo redditometro, per la fiscalità di vantaggio destinata al Mezzogiorno e quanto altro;

- tale iniziativa avrebbe, per la nostra Isola, conseguenze drammatiche;

CONSTATATO che:

- le aziende sarde indebitate con il fisco ammontavano, al 31 dicembre 2010, a 64.104 su un attivo di 160.000 imprese presenti sul territorio, ossia il 40 per cento delle stesse era gravata da debiti verso l'erario ed il dato risulta purtroppo in costante aumento;

- alla stessa data l'esposizione debitoria delle imprese sarde, tradotta numericamente, ammontava ad un totale di 3 miliardi e 516 milioni di euro;

- 2.351 aziende sarde non sono riuscite a fronteggiare la forte ed incontrollata pressione fiscale e hanno dovuto dichiarare fallimento;

- i numeri del 2011 sono tutt'altro che confortanti;

- molti imprenditori sardi, in particolare piccole e medie imprese artigiane ed aziende agricole a conduzione familiare, raggiunti dalle cartelle di riscossione emesse dalla Equitalia Sardegna non sono in grado, a causa della gravissima crisi in atto, di far fronte a questa incontrollata pressione fiscale;

- nel nostro territorio, la primaria causa di fallimento è costituita proprio dall'impossibilità a fronteggiare il debito fiscale;

CONSIDERATO che:

- il sistema di riscossione delle imposte, così come articolato, attribuisce all'ente incaricato un potere incontrollato e potenzialmente lesivo;

- questo potere, dati i presupposti, è volto ad aumentare, a danno dei contribuenti;

- il ritardo nei pagamenti genera costi in capo al contribuente, già pesantemente gravato dal carico fiscale, che determinano un aumento del debito nella misura, anche, del 30-40 per cento rispetto al debito iniziale;

- sul capitale iniziale vengono calcolati, dalla società di riscossione, interessi in misura differente da quella legale, con la pesante aggiunta di non meglio specificati "oneri accessori" e costi di riscossione;

- nonostante l'Equitalia sia una Spa a partecipazione pubblica, o meglio il suo capitale sociale sia controllato interamente da soggetti di diritto pubblico, parrebbe che, con le metodologie di riscossione attuate, essa ponga in essere una attività speculativa e lucrativa alla pari o addirittura superiore ai soggetti di diritto privato;

- per come l'intervento Equitalia è attualmente normato, quest'ultima, nell'esercizio del suo potere, ha la possibilità, in assenza di contraddittorio con il contribuente e senza preavviso alcuno, di iscrivere ipoteca sui beni dei malcapitati, di bloccare i conti correnti bancari, di porre i fermi amministrativi sui mezzi di proprietà dei cittadini morosi;

- per esempio, nella sola città di Sassari sono previsti pignoramenti per 12.500 immobili e fermi amministrativi per 20.000 veicoli;

- tali metodi coercitivi appaiono essere sproporzionati rispetto all'entità del debito e volti, data l'assenza di liquidità da parte delle "vittime", a mettere all'asta immobili di grande pregio accaparrabili da facoltosi personaggi a prezzi inferiori a meno della metà del loro effettivo valore;

RILEVATO che:

- Equitalia Spa, società costituita per combattere l'evasione fiscale, esplica invece la propria attività quasi esclusivamente nella vessatoria persecuzione degli errori compiuti proprio dai cittadini che le tasse le pagano;

- il comportamento dell'Equitalia appare essere iniquo ed ingiusto, nonché violativo delle norme costituzionali in materia di eguaglianza;

- invero, sulle somme dovute dal contribuente all'erario vengono calcolati, in caso di ritardo nei pagamenti, costi aggiuntivi estremamente onerosi mentre altrettanto non viene fatto allorquando a vantare il credito sia il cittadino nei confronti dello Stato;

EVIDENZIATO che:

- gli imprenditori bersagliati dall'Equitalia, bollati come cattivi pagatori, perdono persino il diritto di accesso al credito bancario, trovandosi nella prevedibile impossibilità di costituire la liquidità per fronteggiare gli esborsi pretesi dalla società stessa, con la conseguenza spesso inevitabile della dichiarazione di fallimento per tantissime attività;

- lo stesso amministratore delegato di Equitalia, come emerge dalle dichiarazioni riportate da diversi organi di informazione, ha dichiarato che solo le forze politiche possono intervenire al fine di arginare il fenomeno;

RITENUTO che un mancato e tempestivo intervento da parte degli organi di governo statali e regionali, soprattutto a favore delle piccole e medie imprese, delle aziende agricole e delle famiglie mono reddito, potrebbe tradursi in un tracollo economico e sociale dell'intera Isola, determinando inevitabili tensioni sociali, forme di protesta, con elevata difficoltà di recupero,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale:

1) ad intervenire tempestivamente, presso il Governo italiano, senza ritardo alcuno, al fine di far sì che, nell'eventualità in cui l'iniziativa di Equitalia di scindersi in tre diverse società dovesse concretizzarsi, la Sardegna venga inserita nell'area geografica del Sud;

2) ad intervenire tempestivamente, presso il Governo italiano, senza ritardo alcuno, al fine di chiedere ed ottenere, a favore delle piccole e medie imprese sarde, nonché a favore dì commercianti, pastori ed agricoltori con esposizione debitoria nei confronti del fisco, una moratoria di un anno;

3) a sollecitare l'emissione di un provvedimento legislativo che riveda le modalità di calcolo delle sanzioni da parte della Equitalia Spa, stabilendo obbligatoriamente gli interessi al tasso legale ed eliminando tutte le voci relative a costi e oneri aggiuntivi, nonché aumentando il periodo massimo di estinzione del debito attualmente attestato a 72 mensilità;

4) ad intervenire presso il Governo italiano affinché, data l'emergenza che sta vivendo il territorio sardo, vengano revocati tutti i provvedimenti di fermo amministrativo disposti su mezzi necessari per lo svolgimento di attività lavorativa o provvedimenti disposti su veicoli che rappresentino l'unico mezzo di trasporto della famiglia;

5) a valutare, dati i risultati negativi maturati dall'Equitalia Sardegna Spa, controllata dalla Equitalia Spa, l'opportunità di attivare l'autonoma capacità di imposizione e di riscossione delle imposte, prevista dall'articolo 9 del vigente Statuto, con la creazione di un apposito ente di riscossione sardo. (149)

Mozione Zuncheddu - Uras - Salis - Sechi - Cugusi - Mariani - Cocco Daniele Secondo sulla mancata applicazione da parte della Giunta regionale dell'articolo 51 dello Statuto speciale che recita: "La Giunta regionale, quando constati che l'applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa all'Isola, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica, il quale, constatata la necessità e l'urgenza, può provvedervi, ove occorra, a norma dell'art. 77 della Costituzione".

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- dalla stampa recente si apprende che la sola Equitalia Sardegna vanta un incremento di oltre il 25 per cento di iscrizioni a ruolo, rispetto alla media italiana del 12 per cento, ed è ormai stato appurato che l'Agenzia delle entrate ed Equitalia, vantano di aver raggiunto e oltrepassato in Sardegna, gli obiettivi di riscossione previsti;

- tale realtà appare ancora più grave se raffrontata all'emergenza economica e sociale che coinvolge tutto il tessuto produttivo sardo, non solo per la crisi finanziaria mondiale in corso, ma anche per l'azione devastante del fisco italiano contro il settore agro-pastorale, artigianale, del commercio, di tutte le piccole attività locali e delle partite IVA;

CONSIDERATO che:

- l'azione di Equitalia in Sardegna (la regione più povera d'Italia), travalicando in modo elevato i suoi compiti istituzionali, con abusi attuati ai danni dei cittadini, ha contribuito a scatenare una situazione di forte impoverimento economico, delle imprese e delle famiglie, creando di conseguenza l'insorgenza di situazioni patologiche pregiudizievoli per la stessa salute dei contribuenti: tale situazione è talmente drammatica da far riconoscere alla Sardegna il triste primato, in questi ultimi tempi, dei suicidi;

- numerosi cittadini in gravi difficoltà denunciano di essere oggetto di sollecitazioni telefoniche da parte, presumibilmente, di personale riconducibile a Equitalia, che intimerebbe pagamenti immediati, pena la messa in vendita della prima e unica casa: tutto ciò in violazione dell'articolo 590 del Codice penale, che contempla tali pressioni come "delitto di lesione colposa";

- oltre al contrasto con le leggi costituzionali, l'Agenzia delle entrate omette pure la sentenza n. 18983 del 7 giugno 2007, della Corte di cassazione, secondo cui, in tema di accertamento delle imposte sui redditi "deve essere escluso ogni automatismo e che eventuali strumenti presuntivi, quali gli studi di settore, per essere validamente applicati, necessitano di una particolare flessibilità alla peculiarità dell'attività svolta in ossequio al principio costituzionale sancito dall'articolo 53", che recita: "tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva";

TENUTO CONTO che:

- la sanzione tributaria deve tener conto sia della situazione oggettiva della realtà come quella sarda, sia della capacità reddituale di ogni singolo soggetto, così come sancito anche dai giudici del Tribunale di Lecce, i quali affermano che "particolare rilievo può essere dato alle caratteristiche dell'area territoriale in cui opera l'azienda";

- la gravissima sofferenza dei diversi settori dell'economia in Sardegna verte non sui capitali dovuti, bensì sulle insostenibili sanzioni e interessi che vengono applicati ai cittadini in caso di mancato pagamento;

- sulle cartelle esattoriali gravano procedimenti civili e penali per le irregolarità denunciate dai cittadini contro Equitalia, alla luce di numerose denunce secondo cui a molti contribuenti sardi sono stati notificati tributi già prescritti e spesso già pagati;

- migliaia di imprese sarde, continuano ad essere sottoposte a ipoteche e pignoramenti non solo delle aziende, fonte di sostentamento, ma della stessa prima casa, in violazione della Carta sociale europea, sottoscritta dall'Italia;

- Equitalia può ricorrere alle ganasce fiscali e bloccare i mezzi di lavoro, anche essi nella stragrande maggioranza dei casi indispensabili all'espletamento del lavoro e fonte di sostentamento, oltre che a mettere gli immobili all'asta, direttamente, senza alcuna ipoteca preventiva;

VISTO l'ostruzionismo di Equitalia Sardegna di fronte alle richieste di accesso agli atti per consentire ai contribuenti di verificare la regolarità e la legittimità delle procedure;

SOTTOLINEATO che:

- da una perizia pilota su cartelle esattoriali di Equitalia Sardegna emergerebbe l'applicazione illecita di tassi superiori al cosiddetto "tasso soglia usura" (vedi la legge n. 108 del 1996);

- Equitalia recentemente è stata dotata dallo Stato italiano di poteri ancora più aggressivi nel recupero dei crediti, con 80 mila cartelle esattoriali in imminente esecuzione con pignoramenti e ipoteche;

- di fronte alla violazione dello statuto del contribuente, che sulla base dei canoni costituzionali di razionalità, di uguaglianza, di imparzialità e di buon andamento della pubblica amministrazione, tutela in egual misura sia gli interessi erariali che quelli del contribuente;

- le azioni sopracitate hanno contribuito alla crescita incontrollata della povertà e di indigenza di migliaia di famiglie, privandole anche del tetto, nonché causando come effetto il forte incremento dei costi sociali e un acuirsi incontrollabile della conflittualità sociale, generando e contribuendo con ciò alla distruzione irreversibile di tutta l'economia in Sardegna;

- il territorio dell'Isola è ipotecato al 70 per cento dalle banche e da Equitalia,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale affinché

1) provvedano per il caso in oggetto all'applicazione dell'articolo 51 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna;

2) esercitino, in tempi brevi e attraverso specifici provvedimenti istituzionali, la nostra sovranità, derivata dallo Statuto di autonomia, nei confronti dello Stato italiano, per la difesa della nostra economia, del diritto al lavoro e a una vita dignitosa per migliaia di imprese e famiglie sarde, altrimenti condannate alla disperazione sociale e ad una povertà certa;

3) impongano allo Stato italiano il rispetto delle leggi costituzionali che regolano i rapporti tra esso e la Regione;

4) impongano il riconoscimento dello stato di crisi;

5) intervengano sulle presunte illegalità nelle prassi adottate da Equitalia e dall'Agenzia delle entrate in Sardegna;

6) pongano in essere tutte le iniziative necessarie a tutela delle aziende, delle famiglie sarde e quindi di tutta l'economia dell'Isola;

7) a pari dignità istituzionale con lo Stato italiano e nel rispetto della nostra sovranità, ricorrano allo Statuto speciale della Regione per adottare provvedimenti di urgenza atti a inibire e bloccare:

a) l'aggravio di qualsiasi onere aggiuntivo, oltre che la sanzione omnicomprensiva, sul debito originale;

b) l'automatismo del ricorso all'asta giudiziaria e il pignoramento della prima casa e dell'immobile, delle strutture e degli strumenti di lavoro e sostentamento dei cittadini;

c) il superamento nel rimborso di 1/5 del reddito accertato (anche in ossequio ai dettati costituzionali sul dovere a contribuire in base alle proprie possibilità e sul diritto a una vita dignitosa delle famiglie);

8) chiedano che i debiti contratti dalle aziende sarde nei confronti dell'Agenzia delle entrate, dell'INPS e nella fattispecie di Equitalia, con relativi interessi spropositati e gli atti giuridici conseguenti, vengano bloccati, congelati e ricalcolati;

9) chiedano la riapertura urgente della vertenza delle entrate e il ricorso alla Corte costituzionale. (153)

Mozione Steri - Diana Mario - Sanna Matteo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla grave crisi del sistema produttivo isolano e sull'insostenibilità del sistema di riscossione coattivo.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la crisi economica in atto ha determinato una situazione drammatica, degenerata negli ultimi anni, che ha gravi effetti pregiudizievoli per le imprese operanti in Sardegna; in questo contesto è particolarmente pregiudizievole l'azione di recupero posta in essere dalla società Equitalia la cui azione determina una serie di conseguenze non sostenibili; invero e tra l'altro:

1) l'allungamento dei tempi di incasso;

2) il blocco della produzione;

3) l'inutilizzo delle linee di credito bancarie costituite essenzialmente dai castelletti bancari (sconti sulle fatture e sulle ricevute bancarie);

4) il rallentamento dei pagamenti in favore di dipendenti e di fornitori;

5) l'irrigidimento degli istituti bancari con ampliamento delle richieste di garanzie al fine del mantenimento delle linee di credito in essere;

6) l'inevitabile sospensione dei pagamenti di tributi, contributi, ritenute e imposta sul valore aggiunto che oramai, da semplice ritardo, si è trasformata in impossibilità di provvedervi;

- l'attuale sistema sanzionatorio dell'ente di riscossione Equitalia prevede (per legge), in caso di omissione dei versamenti, l'addebito di sanzioni e di interessi, calcolati sulla base degli importi omessi, con aggravio dei compensi per la riscossione, che globalmente possono raggiungere importi insostenibili;

- non solo, ma è anche stato introdotto un sistema eccezionale di riscossione in forza del quale:

1) non è più necessaria l'iscrizione a ruolo, così come non è più prevista la notifica obbligatoria, con esclusione della possibilità di proporre ricorso già in questa fase;

2) i tempi tra l'emissione della cartella esattoriale e l'obbligo di provvedere ai pagamenti, da circa il massimo di un anno e mezzo del passato, si attestano oggi su un periodo ben più breve che, in alcuni casi, pare possa essere anche di soli due mesi;

3) vi è l'obbligo di provvedere immediatamente al versamento dell'intera somma richiesta; non solo, ma nell'ipotesi di presentazione di ricorso alla commissione tributaria, vi è l'obbligo di provvedere al pagamento di almeno un terzo della somma ingiunta e solo in un momento successivo si accederà alla domanda di sospensiva;

4) decorso circa un mese dal completamento di queste fasi, Equitalia può provvedere a porre in essere azioni esecutive;

- invero, a seguito della notifica delle cartelle esattoriali (con aumento esponenziale del debito), scattano le azioni cautelative ed esecutive da parte del concessionario (società Equitalia); queste azioni possono determinare anche la cessazione dell'attività delle aziende; infatti, è possibile che vengano poste in essere le seguenti misure:

1) pignoramento immobiliare (qualora l'azienda sia proprietaria di beni immobili) e iscrizione di ipoteca esattoriale con la fissazione a breve di vendita all'asta, talora a prezzi non corrispondenti al valore reale dei beni stessi stante il sistema esattoriale oggi vigente;

2) pignoramento mobiliare, con la vendita di tutte le attrezzature entro il breve termine di una settimana a prezzi determinati da funzionari della società Equitalia Spa, anche in questo caso talora lontani dal reale valore dei beni;

3) in caso di pignoramento insufficiente (la maggior parte dei casi), avvio immediato della procedura di fallimento;

4) blocco di tutti i conti correnti intestati alla ditta e notifica di pignoramenti di crediti presso terzi, con contestuale impossibilità di accedere al credito, per non parlare del nocumento dell'immagine aziendale;

- questo sistema incide negativamente, compromettendo gravemente lo sviluppo della Regione, non solo nei confronti delle aziende che hanno evaso il fisco, ma anche nei confronti delle aziende che non hanno potuto adempiere alle proprie obbligazioni per difficoltà finanziarie ed economiche legate alla congiuntura economica;

- la Giunta regionale è già intervenuta in materia con la deliberazione n. 23/3 del 12 maggio 2011, attivando una serie di iniziative che hanno alleviato, almeno in parte, la situazione di difficoltà;

RILEVATO che:

- la drammatica situazione venutasi a determinare può essere risolta solo con strumenti eccezionali; in particolare, per il futuro, occorre individuare uno strumento più flessibile di risoluzione del carico pendente; per le situazioni pendenti, invece, è necessario intervenire introducendo una serie di previsioni legislative che consentano alle aziende di ridimensionare il carico fiscale e previdenziale con la possibilità di riduzione degli interessi e delle sanzioni per omessi versamenti nonché con la possibilità di rateizzare il debito in più annualità; contestualmente deve essere prevista la sospensione o l'abbandono delle procedure esecutive poste in essere dalla società Equitalia Spa; ciò, in definitiva, andrebbe a vantaggio non solo dell'interesse pubblico generale di salvaguardare il sistema produttivo isolano, ma anche delle stesse casse erariali e previdenziali che, in tale modo, ancorché ratealmente, avrebbero una concreta possibilità di recuperare i crediti capitali effettivamente vantati; solo così possono essere tutelate le aziende che non hanno potuto adempiere alle proprie obbligazioni non per propria colpa ma, come detto, per difficoltà finanziarie ed economiche legate alla congiuntura economica;

- occorre ribadire la richiesta al Governo di dichiarare lo stato di area di crisi ai sensi dell'articolo 19 bis (Sospensione della riscossione per situazioni eccezionali) del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in forza del quale: "1. Se si verificano situazioni eccezionali, a carattere generale o relative ad un'area significativa del territorio, tali da alterare gravemente lo svolgimento di un corretto rapporto con i contribuenti, la riscossione può essere sospesa, per non più di dodici mesi, con decreto del Ministero delle finanze"; dell'articolo 2 della legge 23 luglio 2009, n. 99, e del decreto ministeriale applicativo del 24 marzo 2010;

- inoltre, occorre incrementare gli interventi urgenti rientranti nella competenza della Regione che già si è iniziato a porre in essere con la citata deliberazione n. 23/3 del 12 maggio 2011,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

a ribadire al Governo lo stato di crisi ed a richiedere di intervenire con la massima urgenza affinché adotti le misure indicate in premessa. (154)

Mozione Maninchedda - Sanna Giacomo - Dessì - Planetta sulle proposte per l'attivazione di strumenti finanziari atti ad aiutare le imprese sarde a onorare i debiti nei confronti dell'erario, dell'INPS e dei comuni.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- lo Stato italiano, a differenza degli altri stati membri dell'Unione europea, non ha mai inserito la Sardegna tra le regioni insulari del vecchio continente alle quali viene riconosciuto uno svantaggio oggettivo colmabile con politiche di fiscalità di vantaggio;

- la Regione è dunque l'unica regione insulare dell'Unione a non godere di fiscalità di vantaggio e ad essersi fatta carico, a valere sulle proprie risorse e non su quelle generali dello Stato italiano, dei costi della continuità territoriale;

- lo Stato italiano ad oggi non ha riconosciuto né versato alla Regione 1.600 milioni di euro, dovuti ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto come compartecipazione al gettito fiscale prodotto e versato dai cittadini sardi;

- lo Stato italiano trattiene illegittimamente nelle sue casse circa 1 miliardo di euro stanziato dal Cipe per la Sardegna a valere sui fondi Fas, inficiando in tal modo gravemente la principale fonte finanziaria attuativa del comma 4 dell'articolo 119 della Costituzione italiana che recita: "Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni";

- lo Stato italiano si è illegittimamente appropriato delle "risorse liberate" della Regione riferite al settennio di programmazione comunitaria 2000-2006, pari a circa 1,2 miliardi di euro;

- lo Stato italiano ha determinato la paradossale situazione attuale, nella quale le imprese vincitrici di appalti banditi dagli enti locali finanziano questi ultimi con la propria esposizione bancaria, la quale cresce proporzionalmente al programmato ritardo dei pagamenti verso gli enti locali, attuato dalla pubblica amministrazione nei suoi diversi rami in esecuzione delle restrizioni previste dal patto di stabilità;

- lo Stato italiano è dunque attivamente corresponsabile della crisi economica che affligge la Sardegna;

- la pressione fiscale dello Stato italiano non è compatibile con il diritto dei sardi allo sviluppo, né è commisurata alla realtà del sistema economico isolano;

- lo Stato italiano, nel momento di crisi descritto, ha ulteriormente efficientato la propria capacità di riscossione dei versamenti tributari coattivi in Sardegna, recuperando in un anno ciò che non aveva fatto negli anni precedenti, concorrendo in tal modo a consumare la residua capacità operativa di molte imprese;

CONSTATATO che:

- le norme contenute nelle manovre di assestamento estive del Governo italiano hanno eliminato l'anatocismo generato dal calcolo degli interessi moratori su quanto iscritto a ruolo (già comprensivo di sanzioni e interessi) disponendo che gli interessi moratori si calcolano esclusivamente sul capitale;

- tuttavia le norme di cui sopra agiscono solo sui carichi a ruolo dal 13 luglio 2011 (data di conversione della legge) escludendo quelli iscritti precedentemente a tale data, che sono una parte rilevante del sistema delle imprese sarde in crisi;

- sono in atto diverse iniziative, parlamentari e popolari, per modificare le norme che disciplinano la riscossione coattiva dei tributi non versati volontariamente;

- tali iniziative difficilmente avranno la capacità di incidere immediatamente sul sistema delle imprese sarde;

- la sospensione della riscossione coattiva in ragione della crisi in atto deve evitare come effetto collaterale la correlativa sospensione anche dei pagamenti volontari dei tributi, con evidenti effetti negativi devastanti sul sistema dei servizi e del welfare;

- la società italiana è fortemente caratterizzata dall'acquisizione in proprietà della prima abitazione e pertanto è urgente disporre una limitazione normativa alla pignorabilità della prima ed unica casa dell'intero nucleo familiare;

- sempre più frequentemente vengono lamentate infiltrazioni malavitose nelle aste giudiziarie per le vendite immobiliari, nonché l'attività di soggetti che, sfruttando il meccanismo delle aste, ottengono immobili o quote di essi per poi riproporne la vendita a prezzi maggiorati ai titolari o comproprietari;

- il pignoramento dei beni strumentali necessari all'esercizio dell'attività è contraddittorio rispetto all'aspettativa di riscossione da parte degli inadempienti e fortemente lesivo della dignità umana e della libertà d'impresa;

- l'aggio di Equitalia è in larga misura proporzionato al finanziamento della sua attività e ai costi della sua dimensione, la quale, se fatta oggetto di ristrutturazioni, potrebbe ampiamente giustificarne una riduzione,

impegna la Giunta regionale

1) ad attuare una moratoria non onerosa dei crediti regionali iscritti a ruolo (si tratta di sanzioni amministrative irrogate dal CFVA, dall'Assessorato regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica per violazioni edilizie, da assessorati vari per il recupero di contributi, anche comunitari, indebitamente concessi);

2) a favorire una moratoria non onerosa (per periodo temporale da stabilire) dei crediti dei comuni iscritti in ruoli coattivi;

3) ad attivare un fondo per finanziare le rateazioni in corso da parte delle imprese, tendente a raddoppiare il tempo di restituzione: stabilite le fasce di importo sostenibile e la potenzialità dell'impresa, si finanzierebbe fino al 50 per cento della rata mensile, con obbligo di restituzione alla Regione o alla SFIRS della differenza, al termine della rateazione concessa e per altri settantadue mesi, al tasso legale di riferimento;

4) ad attivare un fondo di garanzia atto a garantire la rateazione del debito in cambio della liberazione degli immobili d'impresa ipotecati;

5) ad attivare un tavolo permanente operativo tra banche, Equitalia e Regione, atto a studiare, caso per caso, gli interventi possibili per sbloccare i finanziamenti per l'impresa anche in presenza di carichi a ruolo;

6) ad attivare una rilevazione degli indicatori economici e sociali utili a verificare la vigenza della situazione prevista dall'articolo 51 dello Statuto speciale per la Sardegna,

impegna il Consiglio regionale

a predisporre proposte di legge nazionali su:

1) limitazione dell'espropriabilità della prima abitazione e relativa inalienabilità della stessa;

2) modifiche al sistema delle aste immobiliari;

3) aggio esattoriale, proroga dei termini di adempimento e ristrutturazione aziendale di Equitalia;

4) impignorabilità assoluta dei beni strumentali;

5) riallineamento delle nuove modalità di riscossione con la previsione dell'estensione delle nuove norme alle posizioni debitorie non estinte alla data dell'entrata in vigore del decreto legge n. 98 del 2011. (155)

Interpellanza Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Cugusi -Sechi sugli interventi urgenti per i contribuenti indebitati con Equitalia

I sottoscritti,

premesso che:

- la Giunta regionale con delibera n. 23/3 del 12 maggio 2011, dispone di destinare 10 milioni di euro alle persone ed ai nuclei familiari con reddito pari o inferiore alla soglia di povertà che non sono in grado di far fronte agli oneri di natura tributaria con Equitalia;

- tale somma, che riteniamo estremamente insufficiente in rapporto al dramma sociale ed economico che vivono le nostre comunità, viene recuperata all'interno delle risorse di 30 milioni di euro, stanziate per gli interventi di contrasto alle povertà e nello specifico sulla concessione di contributi finalizzati all'abbattimento dei costi dei servizi essenziali;

- nella stessa delibera, tra i vari interventi, c'è l'istituzione di un tavolo di confronto con Equitalia, INPS e Agenzia delle entrate;

considerato che:

- i debiti con Equitalia da parte dei contribuenti ammontano a circa 600 milioni di euro;

- i comuni anche utilizzando per intero i 30 milioni delle risorse stanziate, non riescono a sanare una condizione di sempre maggior povertà dei sardi e dovranno destinarne 1/3 per pagare di fatto Equitalia con priorità rispetto agli altri destinatari dei contributi già estremamente disagiati;

- la Regione, per sua stessa ammissione "trasferisce" al Governo italiano la piattaforma richiesta dai manifestanti anti-Equitalia, senza dichiarare una sua formale adesione, condivisione e sostegno ai temi sopracitati,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'intera Giunta regionale per sapere se:

1) non ritengano insufficiente la destinazione di soli 10 milioni di euro (sottratti dal fondo destinato agli interventi di contrasto alle povertà) a fronte di debiti dei contribuenti morosi di 600 milioni di euro che, pur considerando come unico criterio di destinazione delle risorse la soglia di povertà, risultano essere assolutamente insufficienti e non risolutori;

2) non ritengano perlomeno scandaloso e inopportuno, sottrarre ai già poveri per destinare ai nuovi poveri risorse che potrebbero essere prelevate da altri capitoli di bilancio al posto di quello sulla spesa sociale, già penalizzata da innumerevoli tagli;

3) sia opportuno che la Regione debba solamente confrontarsi con Equitalia, quando a priori essa ha dimostrato nei fatti di non avere nessun interesse al bene reale della collettività e anzi finora, i suoi metodi e i suoi atti, siano andati oltre la legalità, con l'alibi della lotta all'evasione fiscale;

4) la Regione, anziché fare l'ulteriore "regalia" ad Equitalia di 10 milioni di euro, non ritenga invece urgente e necessario denunciare l'operato di Equitalia alle autorità competenti e mettere in mora il suo cosiddetto "servizio alle collettività";

5) la Regione, visto anche il controverso esito della cosiddetta vertenza delle entrate con lo Stato italiano, ritenga opportuno dotarsi di uno strumento regionale atto alla riscossione dei tributi e delle entrate, e come tale sensibile e vicino alle situazioni di disagio economico e sociale che le nostre collettività hanno espresso purtroppo in modo drammatico;

6) la Giunta regionale, vista la sua delibera n. 23 del 12 maggio 2011, non ritenga, nonostante i suoi enunciati apparentemente tesi a dare risposte al forte disagio economico e sociale delle nostre collettività, questi provvedimenti, i loro iter e le modalità di coinvolgimento delle istituzioni locali insufficienti, farraginosi, poco chiari e inadeguati alla portata della crisi, con ciò creando in alcuni casi nuovi conflitti fra istituzioni e collettività, senza dare alcun contributo reale alle imprese e alle famiglie sarde per il superamento di una crisi economica, che da noi è al massimo del suo corso, diversamente dalle dinamiche italiane. (245)

Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di annullare la deliberazione della Giunta regionale n. 23/3 del 12 maggio 2011 avente ad oggetto "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia".

Premesso che:

- l'Intervento di azioni di contrasto alle povertà parte nell'anno 2007 - delibera della Giunta regionale n. 40/17 del 2007, e si realizza negli anni 2007-2008-2009-2010;

- fino all'anno 2009 la Regione dava indicazioni ai comuni per la ripartizione delle somme assegnate, stabilendo la percentuale da destinare alle diverse linee di intervento, ovvero linea 1, linea 2, linea 3 (delibera n. 30/31 del 2009 e allegato);

- a partire dall'anno 2010, a seguito della richiesta presentata dai comuni di poter ripartire liberamente le somme assegnate tenendo conto delle reali esigenze manifestate dalla popolazione residente, la Regione non ha più imposto la ripartizione e ha lasciato che fossero i comuni a stabilire liberamente quanto destinare a ciascuna linea di intervento, procedura che anche per il 2011 ha trovato conferma con la delibera n. 20/8 del 26 aprile 2011;

- con delibera della Giunta regionale n. 23/3 del 12 maggio 2011 avente ad oggetto "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia", si modifica parzialmente la precedente delibera n. 20/8 "l'utilizzo in via dedicata, a parziale modifica di quanto previsto dalla deliberazione n. 20/8 del 26 aprile 2011, di una quota parte pari a euro 10.000.000 della somma di cui all'art. 5, comma 1, lettera d) della L.R. n. 1/2011 a favore di persone e nuclei familiari con reddito pari o inferiore alla soglia di povertà calcolata secondo il metodo dell'indice della Situazione Economica Equivalente (ISEE) per far fronte all'abbattimento dei costi dei servizi essenziali di cui all'allegato n. 2 della deliberazione della Giunta regionale n. 20/8 del 26 aprile 2011, dando priorità alla concessione di contributi per gli obblighi di natura tributaria."; è seguita poi la trasmissione ai comuni delle note dell'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale - Direzione generale delle politiche sociali n. 8295 del 25 maggio 2011, n. 10444 del 5 luglio 2011, n. 10556 dell'8 luglio 2011;

- si richiama in ogni sua parte la mozione n. 128 del 21 marzo 2011, a firma Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall'attività di riscossione della Equitalia Sardegna Spa;

considerato che:

- queste azioni, seppur pensate per sostenere le famiglie nel far fronte agli obblighi di natura tributaria, hanno la conseguenza diretta di privare le persone e i nuclei familiari inseriti nei programmi comunali di azioni di contrasto alle povertà, anno 2011, dell'unica fonte di reddito e sostentamento;

- alcuni comuni, a seguito della pubblicazione della delibera della Giunta regionale n. 20/8 del 26 aprile 2011, nel prendere consapevolezza della grave crisi economica e sociale che interessa le proprie comunità, hanno in tempi strettissimi convocato i consigli comunali per l'approvazione del regolamento per l'attuazione dell'intervento denominato "Azioni di contrasto alla povertà - anno 2011";

- in alcuni casi l'acquisizione delle istanze di ammissione al programma è antecedente alla nota della Regione del 25 maggio 2011;

- attraverso questo intervento si ha una presa in carico globale della persona e della sua famiglia finalizzato alla costruzione di percorsi di uscita dalla condizione di povertà e percorsi di responsabilizzazione a fronte del contributo economico ricevuto, questo nel rispetto di quanto previsto dalle stesse linee guida della Regione;

- le persone inserite nelle graduatorie sono tutte prive di occupazione (disoccupati o inoccupati) per cui il beneficio mensile è indispensabile per garantire il sostentamento dei singoli e in più casi dei nuclei familiari dove sono inoltre presenti figli minori;

evidenziato che:

- la nota del 5 luglio 2011 invita i comuni ad inviare comunicazione dell'avvenuto adempimento al fine di poter ricevere le somme relative al bando Azioni di contrasto alle povertà anche per l'anno 2012;

- con la nota dell'8 luglio 2011 si invitano i comuni a trasmettere, entro breve giro posta e non oltre il 15 settembre 2011, alla Direzione generale delle politiche sociali, la scheda di monitoraggio nella quale devono essere riportati dettagliatamente il numero di richieste, la tipologia degli obblighi tributari (tributi ICI prima casa, rifiuti solidi urbani, acqua potabile, energia elettrica) e gli importi totali;

- sindaci e operatori sociali diventerebbero così esattori delle tasse, i servizi sociali diventerebbero succursali gratuite, in ogni comune sardo, di Equitalia,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e la Giunta regionale per sapere:

1) se non ritengano opportuno e necessario annullare in tempi brevi la delibera regionale n. 23/3 del 12 maggio 2011 avente ad oggetto "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia", che andrebbe ad impattare, con risultati pregiudizievoli, con programmi e procedimenti già avviati dai comuni sardi da diversi anni ed già in fase di esecuzione per l'annualità in corso;

2) se non ritengano altresì intollerabile sottrarre 10 milioni di euro, pari ad un terzo della già esigua ed insufficiente dotazione dei fondi per le povertà estreme, al fine di agevolare Equitalia nella riscossione di tributi, triplicati da aggravi e balzelli di dubbia legittimità, nei confronti di famiglie o singole persone in situazioni di grandissimo disagio, che prioritariamente necessitano di essere messe in condizioni di vivere o addirittura sopravvivere;

3) quali urgenti iniziative vogliano adottare al fine di predisporre un procedimento per il sostegno alle imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia con copertura finanziaria autonoma e sufficiente, che eviti di incidere sulle già scarse risorse destinate dalla Regione agli aiuti per le estreme povertà. (246)

Interpellanza Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Cugusi - Sechi sugli sfratti esecutivi in corso nella Provincia di Carbonia-Iglesias ai danni di famiglie di agricoltori-allevatori a seguito della messa all'asta delle proprie abitazioni e aziende da parte del tribunale.

I sottoscritti,

premesso che:

- la grave crisi che sta colpendo l'economia sarda ed in particolar modo le famiglie e le aziende del settore agro-pastorale ha avuto in questi ultimi giorni dei risvolti drammatici sotto il profilo sociale;

- non accenna infatti a placarsi la drammatica realtà delle aziende agricole sarde oramai al collasso dopo aver contratto ingenti debiti anche a seguito della concessione dei mutui previsti dalla legge regionale n. 44 del 1988, che avrebbe dovuto in realtà consentire agli agricoltori di ripianare i debiti a tasso agevolato;

- i titolari delle suddette aziende continuano a subire l'esproprio dei loro beni e in particolare delle proprie abitazioni e delle stesse aziende, sottoposte all'ordine di sfratto forzato perché ancora oggetto di aste giudiziarie da parte dei tribunali;

preso atto:

- dei problemi di ordine pubblico e delle tensioni sorti in queste ultime soprattutto in alcuni comuni della Provincia di Carbonia-Iglesias (ultimo caso quello in località di Terra Segada) durante le manifestazioni di protesta con pacifici intenti partecipate da centinaia di cittadini e attivisti di vari movimenti;

- che ai danni di queste famiglie di agricoltori-allevatori, proprio a causa della crisi economica e degli indebitamenti conseguenti, il tribunale ha emesso l'ennesimo provvedimento di sfratto, in ragione del quale i proprietari devono rinunciare ai propri beni e alle proprie terre per cederle al nuovo acquirente;

- che alla luce delle testimonianze dei diretti interessati, diversi dei casi sopra descritti sarebbero oggetto di inchieste giudiziarie non ancora concluse, per cui i titolari delle aziende indebitate rischiano in questo modo di cedere i propri beni ancor prima che vengano verificati fatti ed accertate eventuali responsabilità dalle autorità competenti;

sottolineato che l'ultimo sfratto forzato, previsto per il 20 luglio 2011 in località Terra Segada, è stato temporaneamente sospeso e rinviato a data da definirsi,

chiedono di interpellare la Giunta regionale, e in particolare l'Assessore regionale dei lavori pubblici, l'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica, l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per riferire su quali iniziative e misure urgenti intendano intraprendere, in sinergia con le amministrazioni competenti e le autorità, anche statali, preposte all'ordine pubblico, per ottenere una sospensione immediata degli atti esecutivi in corso, allo scopo di assicurare la necessaria istruttoria finalizzata ad individuare soluzioni definitive per garantire il blocco dell'ordine di sfratto e che, salvando le aziende, assicurino la prosecuzione delle attività produttive e un reddito certo alla famiglie interessate. (247).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Comunico che la Conferenza dei Capigruppo ha stabilito per l'illustrazione di ciascuna mozione un tempo massimo di dieci minuti.

Uno dei presentatori della mozione numero 128 ha facoltà di illustrarla.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, la mozione numero 128 è l'ultima mozione presentata dal Gruppo dell'Italia dei Valori in riferimento al problema Equitalia e a quella che abbiamo definito l'oppressione fiscale di Equitalia sugli imprenditori e su numerosissime famiglie sarde. E' una mozione relativa alla ristrutturazione che il Ministero dell'economia ha portato avanti rispetto all'organizzazione della società Equitalia. Vorrei ricordare, Presidente, che il problema Equitalia il Gruppo Italia dei Valori lo sollevò in Consiglio regionale inizialmente con la mozione numero 17 del 22 luglio 2009, in cui sollecitava la Giunta regionale a intervenire sul problema, poi rivelatosi drammatico - come da nostre previsioni -, delle circa 5 mila aziende agricole sarde, distribuite in ben 342 comuni della nostra regione, che erano interessate dalle questioni relative all'applicazione della legge numero 44 del 1988. Con quella mozione noi tentammo di far intervenire la Giunta regionale dopo che il movimento degli agricoltori, riunitosi a Decimoputzu, aveva posto con forza il problema. Chiedemmo al Presidente della Regione di impegnarsi sollecitamente per promuovere le richieste del movimento degli agricoltori nelle competenti sedi istituzionali, impegnando la Giunta regionale a un confronto col Governo e col Ministero dell'economia per verificare la possibilità di risolvere tutte queste problematiche che nel corso degli ultimi due anni hanno portato migliaia di famiglie sarde ad attendere disperati tentativi di salvezza.

Noi pensiamo che oggi, con la proposta portata avanti dalla Presidente, in accordo con i Capigruppo, di prendere in esame i problemi drammatici che l'attività di Equitalia sta determinando in Sardegna, sia indispensabile tentare di recuperare le iniziative enunciate nelle numerose mozioni e interpellanze che sul tema sono state presentate e che testimoniano l'interesse che in questi anni ha portato il Consiglio regionale a porre in evidenza la necessità di un intervento risolutivo.

Noi abbiamo provocatoriamente ripresentato la mozione numero 17 nei mesi scorsi, quando con un'identica mozione alcuni Gruppi del centrodestra hanno rappresentato questo problema al presidente Cappellacci. Abbiamo letto dalla stampa che il presidente Cappellacci si è impegnato per far sì che i problemi posti dagli imprenditori agricoli sardi sul tema della legge numero 44 potessero essere risolti. A questo punto chiediamo all'assessore La Spisa se può dare al Consiglio notizie utili a capire a che punto è la vertenza con lo Stato su questo tema, manifestando la convinzione che sia assolutamente necessario che il Consiglio regionale concluda questa tornata di discussioni delle mozioni su questo tema, anche per dare una risposta ormai ineludibile alle centinaia di aziende che sono in lotta per la soluzione di questo problema; lotta testimoniata dallo sciopero della fame portato avanti dalle donne del movimento degli agricoltori, che stanno sottoponendo con drammaticità e disperazione questo problema all'Aula.

Il Gruppo dell'Italia dei Valori auspica che da questa discussione possa venire una soluzione immediata al problema in questione. Ricordo a quest'Aula che il Gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori ha posto questo problema nella Commissione finanze della Camera, chiedendo l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sul comportamento vessatorio di Equitalia, che sta falcidiando e drammaticamente colpendo centinaia e centinaia di famiglie e imprese sarde.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 129 ha facoltà di illustrarla.

BRUNO (P.D.). Presidente, il tema che affrontiamo stasera, relativo alla crisi della Sardegna e all'emergenza fiscale, è in qualche modo legato a quello che è avvenuto stamattina nell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. Occorre dare l'esempio in un momento di emergenza della Sardegna, dei cittadini e delle imprese che può essere affrontato solo con interventi immediati, a legislatura vigente, e senza demagogia. Ce lo impongono i dati del sistema economico, la situazione di crisi straordinaria che ha portato il nostro Paese a essere commissariato dalla BCE e a dover trovare larghe intese in Parlamento, fino ad arrivare al Governo Monti, che salutiamo. Ce lo impongono la crisi straordinaria che vive la Sardegna, la crisi dell'industria e dell'edilizia, nonostante i piani casa, lo stato del sistema agricolo e pastorale, nonché il tasso di disoccupazione. Servono interventi immediati, non rinvii.

L'entità dell'emergenza è ancora più chiara se si guarda ai dati della Sardegna, ai numeri delle aziende sarde che, al 31 dicembre 2010, risultano indebitate con il fisco. Più di 64 mila imprese sarde sono esposte per un totale di 3 miliardi 516 milioni di euro, vale a dire che il 40 per cento delle imprese sarde è gravato da un debito verso l'erario in media di circa 55 mila euro. Nel 2010 hanno dovuto dichiarare fallimento 2.351 aziende. La situazione delle aziende artigiane, commerciali e anche di quelle agricole è, quindi, a dir poco catastrofica e si colloca in una crisi più vasta, fatta di disoccupazione, di cassa integrazione, di blocco degli investimenti, di impoverimento del tessuto industriale, di cui è triste esempio la situazione del Sulcis-Iglesiente. Molti imprenditori sardi, in particolare titolari di piccole e medie imprese artigiane o di aziende agricole a conduzione familiare, che sono sempre state in regola con i versamenti delle imposte e dei contributi, oggi non sono in grado di far fronte al debito fiscale, anche a causa dell'attuale sistema di computo degli interessi di mora e delle sanzioni, che fanno lievitare il debito oltre ogni ragionevole misura (la cifra dovuta cinque anni dopo l'accertamento risulta raddoppiata). Sulle somme dovute dal contribuente vengono in ogni caso calcolati costi aggiuntivi estremamente onerosi, mentre non si procede simmetricamente al computo degli interessi allorquando a vantare il credito sia il cittadino nei confronti dello Stato. L'attuale sistema fiscale, i pignoramenti, le procedure di fermo amministrativo di macchinari e automezzi utilizzati per il lavoro sia in ambito artigianale che agropastorale rischiano di compromettere il tessuto produttivo delle imprese regionali, già gravemente colpito dalla crisi economica internazionale e del nostro Paese.

Il tema che oggi affrontiamo riguarda sostanzialmente l'esigenza che la normativa in questa materia venga complessivamente rivista. Però, per arrivare al concreto, il presidente Cappellacci e l'assessore La Spisa ci spieghino come mai hanno cancellato, lo scorso gennaio, l'Agenzia regionale per le entrate e oggi propongono il sistema regionale di riscossione. Non serve rimandare la responsabilità solo all'ente di riscossione quando i crediti sono resi esecutivi dagli enti creditori, e tra questi la Regione, gli enti e le società regionali.

Nella nostra mozione noi impegniamo la Giunta a chiedere al Governo di dichiarare la situazione straordinaria di crisi della Sardegna e di abrogare l'accertamento esecutivo previsto dal decreto sviluppo del 6 maggio scorso che cancella il periodo di iscrizione a ruolo permettendo alle aziende di fare ricorso amministrativo, spesso però a quel punto di fatto l'azienda è già morta. Serve una normativa nazionale che riordini l'operatività di Equitalia con interventi reali e non con finzioni, come la doppia dilazione. La Regione deve insistere fortemente con il Governo per ottenere la moratoria fiscale per dodici mesi, ai sensi dell'articolo 19-bis del DPR 602/73, che è un atto dovuto quando si verificano situazioni eccezionali che alterano gravemente lo svolgimento di un corretto rapporto con i contribuenti. In alternativa, occorre ottenere la sospensione del 50 per cento dei carichi da omessi versamenti. La Regione deve, all'interno della situazione eccezionale di crisi, chiedere al Governo anche l'inapplicabilità degli studi di settore o, in alternativa, una riduzione standard di almeno il 10 per cento.

Sono misure contenute nella nostra mozione, ma che sono state oggetto del testo di un ordine del giorno approvato dalla Camera dei deputati e presentato dai deputati sardi del Partito Democratico. So che non interessa all'assessore Rassu…

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Chiedo scusa.

BRUNO (P.D.). In quell'ordine del giorno si chiedeva di confermare proprio la deliberazione della Giunta regionale del 12 maggio 2011 - lo stesso giorno di presentazione della nostra mozione - avente come oggetto: "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia". Si chiedeva, in subordine, di circoscrivere la dichiarazione di stato di crisi alle aree industriali, impegnando il Governo a individuare, di concerto con la Giunta regionale, le aree del territorio regionale in stato di crisi, ai sensi dell'articolo 2 della legge numero 99 del 2009. La risposta del Governo è arrivata il 9 novembre scorso, qualche giorno fa, e il testo è molto chiaro: "Con riferimento alla richiesta di impegno di moratoria fiscale, ovvero la sospensione del 50 per cento dei carichi da omessi versamenti, si esprime parere negativo in quanto le attuali misure sembrano poter tener conto del giusto equilibrio tra la tutela delle particolari situazioni di difficoltà del contribuente con le più generali esigenze di salvaguardia del gettito tributario e della funzione di deterrenza del sistema di riscossione coattiva, anche a tutela dei contribuenti che assolvono comunque ai loro obblighi fiscali e contributivi".

Insomma il Governo Berlusconi ci ha trattato da evasori, non da persone e imprese in difficoltà. E cosa ci propongono? Ci propongono quello che di fatto stanno già facendo con difficoltà, cioè la rateazione. Insomma il Governo Berlusconi, al di là delle promesse da marinaio dei parlamentari del centrodestra sardo e del Presidente della Regione, conferma di non capire quanto grave sia l'attuale momento economico che vive la Sardegna, afflitta da un grave problema di liquidità delle nostre imprese, dalla crescita del tasso di disoccupazione, dall'arretratezza del sistema agricolo, dalla crisi del settore industriale ed edilizio.

Cosa possiamo fare noi, cosa può fare la Regione lo abbiamo scritto nel dispositivo della mozione. Intanto occorre, all'interno della situazione eccezionale di crisi, fare in modo che ci sia in ambito regionale il sostegno alle imprese che richiedono finanziamenti alle banche per il pagamento delle cartelle esattoriali. Si possono dedicare i fondi SFIRS, assessore La Spisa, per aumentare dal 20 all'80 per cento la capacità di garanzia dei consorzi fidi da utilizzare come cogaranzia "a prima richiesta" e non come garanzia sussidiaria. Occorre un patto fra la Regione e gli enti creditori; la Regione deve sospendere la sua funzione di ente creditore che porti a una moratoria…

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, il tempo a sua disposizione è terminato.

Uno dei presentatori della mozione numero 149 ha facoltà di illustrarla.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Quante ne hai presentate? Dieci?

. Ne ho presentate molte su Equitalia. Prima ho fatto una sintesi, adesso la integro. Abbiamo iniziato nel 2009 a presentare mozioni e interpellanze su Equitalia, senza che la Giunta regionale ci abbia dato una risposta. A partire dal 2009, assessore La Spisa, sono stato costretto a fare questo. La mozione numero 149 è stata presentata perché, secondo le ultime notizie, il Governo nazionale ha operato una ristrutturazione dell'attività di Equitalia scindendo la nostra nazione in tre diverse aree geografiche e collocando la Sardegna nell'area centrale, quindi basando le valutazioni non più su parametri legati al PIL e al tasso di crescita proprio delle regioni dell'area meridionale, bensì su quelli delle regioni centrali, determinando così un ulteriore aggravio dei requisiti richiesti alle aziende sarde per non incorrere nel capestro delle norme Equitalia.

In questa mozione chiediamo alla Giunta di sollecitare l'emissione di un provvedimento legislativo che riveda le modalità di calcolo delle sanzioni da parte della Equitalia Spa e di intervenire tempestivamente, presso il Governo italiano, senza ritardo alcuno, al fine di chiedere e ottenere, a favore delle piccole e medie imprese sarde, nonché di commercianti, pastori e agricoltori con esposizione debitoria nei confronti del fisco, una moratoria per lo meno di un anno. Ci riferiamo poi alla necessità - ho visto che questo tema è stato riproposto in mozioni e interpellanze di altri Gruppi consiliari - di far valere le specificità legate alle condizioni di insularità della Sardegna perché esistono delle norme particolari che consentono, richiamando questa condizione di disagio del territorio regionale, di intervenire per limitare notevolmente quella che è, come dire, la prepotenza di Equitalia nei confronti delle imprese sarde.

Assessore La Spisa, noi abbiamo posto anche un altro problema già dal 2009, quando portammo in Aula la questione della legge numero 44 del 1988. La Giunta regionale, per la verità, alla richiesta che era stata avanzata ha risposto con una delibera che ha inoltrato al Governo nazionale. Come spesso succede, però, quella delibera è rimasta lettera morta. Mi riferisco alla richiesta di dichiarazione dello stato di crisi per il comparto agropastorale sardo, che è l'unico elemento che consentirebbe alla Sardegna di poter accedere a provvedimenti che possano limitare i disagi e i disastri causati dalla spada di Damocle dei ricorsi, pignoramenti e atti giudiziari attivati da Equitalia. Quindi la dichiarazione dello stato di crisi, ai sensi dell'articolo 19-bis del decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973 è, a nostro avviso, un elemento su cui basare un'azione della Giunta regionale che punti ad alleviare le condizioni dei nostri produttori, dei nostri imprenditori e delle centinaia e centinaia se non migliaia di famiglie che sono sottoposte a una pressione ormai insopportabile del fisco nei loro confronti.

C'è tutta una serie di elementi, quindi, assessore La Spisa, che noi riteniamo assolutamente indispensabili per cercare di riportare, non dico a normalità, ma quantomeno a un limite di sopportabilità la pressione fiscale nei confronti delle aziende sarde. Al 31 dicembre 2010, le aziende indebitate col fisco risultavano essere addirittura 64.104, stando ai dati ufficiali. Cioè nel 2010 il 40 per cento delle aziende sarde era gravato da debiti verso l'erario e il dato del 2011 è assolutamente in costante e insopportabile aumento. L'esposizione delle imprese sarde, tradotta numericamente, ammonta a 3 miliardi e 516 milioni di euro; 2.351 aziende non sono riuscite a fronteggiare l'emergenza dell'incontrollata pressione fiscale e hanno dovuto dichiarare fallimento.

Siamo di fronte a una tragedia sociale ed è assolutamente indispensabile che questo Consiglio regionale metta in atto tutte le opportune misure, anche quelle straordinarie, per cercare di dare una risposta positiva e urgente a un fenomeno che rischia altrimenti di assumere proporzioni devastanti, incontrollate e purtroppo diffuse su tutto il territorio regionale, o quanto meno nelle aree interne che, come sappiamo, sono le più povere e quindi quelle con maggiore necessità di aiuto e sostegno. Ecco perché noi riteniamo e auspichiamo che il dibattito di oggi su un tema così urgente e importante possa portare questo Consiglio regionale ad assumere iniziative straordinarie nei confronti del Governo nazionale che ha la competenza per attenuare il peso dei vincoli di carattere fiscale che opprimono i nostri operatori. Auspichiamo che si arrivi a una posizione condivisa, possibilmente unanime di questo Consiglio, che dia forza alla forte richiesta che viene da tutta la Sardegna per una soluzione auspicata dei problemi di migliaia di famiglie e imprenditori sardi.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 153 ha facoltà di illustrarla.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Mi rincresce dover denunciare la gravità dell'assenza del presidente Cappellacci, che quando sono in discussione temi così importanti dovrebbe essere in quest'aula e non altrove. Ci ha abituati così, purtroppo. Comunque, i fatti di questi giorni, col clamoroso digiuno di protesta portato avanti in diverse parti della Sardegna da numerose donne (alle quali oggi si aggiungono anche le donne che protestano nel sassarese), sono alla base della mozione che abbiamo presentato per cercare di dare una risposta certa e urgente alla crisi economica che attanaglia le famiglie e le imprese sarde e con ciò ribadire che lo Statuto speciale di autonomia va esercitato come momento di sovranità e di difesa dei diritti dei sardi; diritti che vanno rispettati in quanto tali, sanciti con il patto sottoscritto con lo Stato e tutt'oggi in vigore.

Premesso questo, noi chiediamo l'applicazione dell'articolo 51 dello Statuto speciale da parte della Giunta regionale, ovvero l'articolo che recita: "La Giunta regionale, quando constati che l'applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa all'Isola, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica, il quale, constatata la necessità e l'urgenza, può provvedervi, ove occorra, a norma dell'articolo 77 della Costituzione". E' a tutti noto che la riscossione da parte di Equitalia in Sardegna ha il primato di un incremento di oltre il 25 per cento rispetto alla media italiana, che risulta solo del 12 per cento. Con questo dato l'Agenzia delle entrate ed Equitalia vantano di aver raggiunto e oltrepassato in Sardegna gli obiettivi di riscossione previsti, quindi l'azione devastante portata avanti dal fisco italiano ha messo in ginocchio il settore agropastorale, artigianale, del commercio, tutte le piccole attività locali e delle partite IVA, il che determinerà tra breve tempo una nuova ondata, ovviamente, di licenziamenti e di chiusura di imprese.

Equitalia in Sardegna, la regione purtroppo più povera d'Italia, è andata oltre i suoi compiti istituzionali, con abusi compiuti ai danni dei contribuenti, quindi generando una situazione di ulteriore impoverimento economico delle imprese e delle famiglie, arrivando persino a scatenare situazioni patologiche pregiudizievoli per la salute stessa dei contribuenti. E' noto il dato sull'elevata incidenza delle patologie depressive fra i sardi, ma anche sull'alto indice di suicidi per le pressioni che vengono esercitate sui nostri cittadini. Tutto ciò in violazione dell'articolo 590 del Codice penale, che contempla tali pressioni come "delitto di lesione colposa".

Presidente, andrebbe gestita meglio l'Assemblea, abbia pazienza, lei è pure brava in questo, quindi provveda.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, prendete posto, grazie..

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Mi fa recuperare il tempo, per gentilezza, Presidente?

PRESIDENTE. Non c'è bisogno di recuperare, perché il conteggio del tempo si ferma quando si accende il microfono del Presidente.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Va bene, grazie, Presidente. Oltre al contrasto con le leggi costituzionali, l'Agenzia delle entrate omette pure una sentenza del giugno 2007, della Corte di cassazione, che dice che "in tema di accertamento delle imposte sui redditi deve essere escluso ogni automatismo e che eventuali strumenti presuntivi, quali gli studi di settore, per essere validamente applicati, necessitano di una particolare flessibilità e adattabilità alla peculiarità dell'attività svolta dal contribuente, in ossequio al principio costituzionale sancito dall'articolo 53", che recita: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva". La sanzione tributaria deve tener conto sia della situazione oggettiva della realtà sarda, sia della capacità reddituale di ogni singolo soggetto, così come sancito anche dai giudici del Tribunale di Lecce, i quali affermano che "particolare rilievo può essere dato alle caratteristiche dell'area territoriale in cui opera l'azienda". La gravissima sofferenza dei diversi settori dell'economia in Sardegna verte non solo sui capitali dovuti ma, come tutti sappiamo, principalmente sulle insostenibili sanzioni e sugli interessi che vengono applicati ai cittadini in caso di mancato pagamento; interessi che sono tutti al di sopra della soglia di usura e come tali illegali e perseguibili a norma di legge. Inoltre, sulle cartelle esattoriali in numerosi casi gravano procedimenti civili e penali per le irregolarità denunciate dai cittadini contro Equitalia. Spesso infatti sono stati notificati tributi già prescritti o già pagati.

La maggior parte delle imprese sarde è oggetto di ipoteche e pignoramenti non solo delle aziende o dei mezzi di lavoro, fonte di reddito e di sostentamento, ma anche della stessa prima casa, tutto questo in violazione della Carta sociale europea che è stata fra l'altro firmata dall'Italia. Inoltre sono messi direttamente all'asta immobili senza alcuna ipoteca preventiva.

Equitalia Sardegna, di fronte alle richieste di accesso agli atti per consentire ai contribuenti di verificare la regolarità e la legittimità delle procedure, porge sempre più spesso scusanti e dinieghi. Da una perizia pilota su cartelle esattoriali di Equitalia Sardegna emergerebbe l'applicazione illecita di tassi superiori al cosiddetto "tasso soglia usura", contemplato dalla legge numero 108 del 1996 del Codice penale. Equitalia recentemente è stata dotata - questa è la novità - dallo Stato italiano di poteri ancora più aggressivi nel recupero dei crediti, con 80 mila cartelle esattoriali in imminente esecuzione con pignoramenti e ipoteche.

I comportamenti e le azioni sopraccitate da parte di Equitalia e delle banche hanno contribuito alla crescita incontrollata della povertà e dell'indigenza di migliaia di famiglie, hanno avuto come effetto un forte incremento dei costi sociali e l'acuirsi incontrollabile della conflittualità sociale, generando e contribuendo con ciò alla distruzione irreversibile dell'economia della nostra Isola. Il territorio sardo risulta ipotecato dalle banche e da Equitalia per il 70 per cento della sua estensione, un dato direi abbastanza inquietante.

E' su queste premesse che chiediamo l'impegno solenne da parte del Presidente della Regione, che, ripeto, sarebbe stato il caso fosse presente in aula. L'assessore La Spisa per una volta che viene si distrae, ma dovrebbe prestare maggiore attenzione, perché noi stiamo chiedendo l'impegno solenne del Presidente della Regione, e quindi anche suo, nonché di tutta l'Assemblea, affinché provvedano immediatamente all'applicazione dell'articolo 51 dello Statuto speciale. Vorrei anche aggiungere che non siamo disposti a sentire che già da tempo sono state spedite richieste formali da parte del presidente Cappellacci al Governo italiano più o meno amico; richieste che, come sappiamo, finiscono misteriosamente in cassetti o forse vengono cestinate. I risultati di questi miagolii non hanno portato nessun sollievo all'economia, alle imprese, alle famiglie sarde, anzi la situazione peggiora ogni giorno di più. Chiediamo, dunque, che il Presidente e la Giunta esercitino in tempi brevi, attraverso specifici provvedimenti istituzionali, la nostra sovranità derivata dallo Statuto di autonomia nei confronti dello Stato italiano, questo per la difesa della nostra economia e del diritto al lavoro e a una vita dignitosa per migliaia di imprese e famiglie sarde altrimenti condannate alla disperazione sociale e alla povertà certa. Con l'esercizio della nostra sovranità si imponga allo Stato italiano il rispetto delle leggi costituzionali che regolano i rapporti con la Regione autonoma della Sardegna e il riconoscimento concreto e immediato dello stato di crisi con le agevolazioni del caso; si intervenga sulle presunte illegalità nelle prassi adottate da Equitalia e dall'Agenzia delle entrate in Sardegna, ponendo in essere tutte le iniziative necessarie a tutela delle aziende, delle famiglie sarde e di tutta l'economia dell'Isola.

Ribadendo la nostra sovranità si ricorra, quindi, all'applicazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna per adottare provvedimenti d'urgenza atti a inibire e bloccare: l'aggravio di qualsiasi onere aggiuntivo, oltre alla sanzione onnicomprensiva, sul debito originale; l'automatismo del ricorso all'asta giudiziaria e il pignoramento della prima casa e dell'immobile, delle strutture e degli strumenti di lavoro e sostentamento dei cittadini; il superamento nel rimborso di un quinto del reddito accertato, anche in ossequio ai dettati costituzionali sul dovere a contribuire in base alle proprie possibilità e sul diritto a una vita dignitosa delle famiglie. Si chieda che i debiti contratti dalle aziende sarde nei confronti dell'Agenzia delle entrate, dell'INPS e nella fattispecie di Equitalia, con relativi interessi spropositati, e gli atti giudiziari conseguenti vengano bloccati, congelati e ricalcolati. Si chieda, infine, la riapertura urgente della vertenza sulle entrate.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 154 ha facoltà di illustrarla.

STERI (U.D.C.-FLI). Oggi ci troviamo a parlare di un altro grave problema che la Regione si trova ad affrontare: il problema Equitalia. Io non mi stanco di ripetere che di fronte a problemi di questa natura non servono a nulla la demagogia e le parole se non sono seguite da impegni concreti e fattivi. Quindi dobbiamo smetterla di parlarci addosso e, una volta vista qual è la crisi, se siamo d'accordo, dobbiamo concentrarci di più su quelli che sono gli strumenti pratici per intervenire su di essa.

Il problema della crisi deve essere visto su due piani: sul piano della crisi economica generale che ha aggravato la situazione e sul piano del problema specifico di Equitalia e delle azioni che questo ente sta ponendo in essere sulla base del sistema normativo vigente. L'attuale situazione di crisi è stata descritta in maniera mirabile, giusto stamattina, dal presidente Monti, che ha detto in cinque parole: "L'Italia ha fatto molto per riportare in equilibrio i conti pubblici, sebbene alzando l'imposizione fiscale su lavoratori dipendenti e imprese, più che riducendo in modo permanente la spesa pubblica corrente. Tuttavia, quegli sforzi sono stati frustrati dalla mancanza di crescita". Questo è il problema per cui in Italia si è aggravata la crisi che è nata a livello internazionale.

Quali sono gli strumenti per intervenire su questa crisi? A livello nazionale il presidente Monti dice che occorre porre in essere "provvedimenti volti a rendere meno ingessata l'economia, facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita, migliorare l'efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, favorire l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne, le due grandi risorse sprecate nel nostro Paese". Questi sono i problemi e lo stesso Mario Monti ha dichiarato di volerli risolvere valorizzando le autonomie speciali riconosciute dalla Costituzione nell'ambito di un leale e corretto rapporto istituzionale. Queste sono parole che, se bene intese e applicate, consentono di riportare sul tavolo del Governo la vertenza sulle entrate e di ottenere quelle richieste minime che sono state finora avanzate.

A fronte di questi provvedimenti che il Governo ha oggi annunciato, a fronte di una lealtà nei confronti dell'autonomia speciale della Sardegna, che è stata una delle Regioni che particolarmente hanno risentito di un comportamento contrario, con la messa a disposizione delle risorse dovute in base all'articolo 8 dello Statuto sardo e a tutte le altre norme (somme che non ci sono mai state corrisposte a seguito del trasferimento di competenza) anche la Regione potrà intervenire e porre in essere una serie di azioni che consentano lo sviluppo. Possibilmente questi interventi devono essere fatti dalla maggioranza confrontandosi, ancor prima della loro presentazione, con l'opposizione nel tentativo di giungere, per quanto possibile, a delle soluzioni condivise, come richieste dalla grave crisi economica che stiamo affrontando. Questa è la situazione generale, il quadro generale in cui ci andiamo a inserire.

Per quanto riguarda specificamente il problema Equitalia, il problema è quello del sistema normativo. Già nei precedenti interventi è stato specificato quali sono le difficoltà di questo sistema e i suoi punti critici. Nella mozione che abbiamo presentato sono analiticamente illustrate tutte le incongruenze, soprattutto quelle derivanti dalle nuove norme introdotte di recente. Questo ha fatto sì che soprattutto nei confronti delle imprese in fascia più debole l'azione di Equitalia si sia rivelata disastrosa e nefasta, bloccandone sostanzialmente l'attività. Non sto parlando degli evasori fiscali dolosi, per intenderci, perché ci sono anche coloro che non pagano le tasse per mancanza di risorse, quindi sto parlando di quest'ultima categoria. Incidere in maniera così pesante nei confronti di questa categoria ovviamente grava sullo sviluppo della regione e aumenta la crisi che tutti abbiamo sotto gli occhi.

Come intervenire? Ripeto, qua non si tratta di parlare, ma di individuare degli strumenti. E' stato fatto riferimento all'articolo 51 dello Statuto. Per la verità mi sembra che il riferimento a questo articolo dal punto di vista tecnico-legislativo sia errato, perché quella norma si riferisce alle norme economiche. Quello che in questa vicenda incide non sono le norme economico-finanziarie, ma le norme procedimentali sulla riscossione. Proprio nelle norme procedimentali sulla riscossione troviamo la soluzione, perché l'articolo 19-bis del DPR numero 603 del 1972 dice espressamente che il ministro può sospendere la riscossione a seguito di richiesta in presenza di condizioni eccezionali, quindi senza andare lontano abbiamo uno strumento pratico attuativo che può essere applicato immediatamente con un semplice decreto ministeriale. Questo è quello che noi chiediamo alla Giunta di fare immediatamente. Chiediamo inoltre alla Giunta di rifinanziare la delibera del 12 maggio 2011 con cui erano state poste a disposizione, ancorché attingendo ai fondi per la povertà (e questo forse non ci trova molto d'accordo), delle somme per concorrere ad alleviare le situazioni più deboli e di portare avanti gli interventi che con la stessa delibera si era iniziato a porre in essere. Queste sono le due azioni che possono essere avviate in tempi brevissimi e che consentono di alleviare la situazione.

Nel contempo occorre, sempre sul piano procedimentale, intervenire sul Governo perché vengano riviste tutte le norme sulla riscossione coattiva da parte degli esattori. Va da sé che tra queste norme sulla riscossione coattiva non può esserci una norma per la Sardegna, una norma per la Lombardia o quant'altro; sono norme comunque ingiuste, quale che sia la regione in cui vengono applicate, quindi devono essere riviste per tutto il territorio dello Stato. Si chiede pertanto un intervento forte della Regione presso il Governo perché riveda questa normativa.

A fianco dei primi due interventi, che possono essere realizzati in tempi brevissimi, a fianco di questi interventi strutturali che noi possiamo solo sollecitare, si chiede, ritornando al problema della crisi generale, che venga applicata la normativa della legge numero 99 del 2009, articolo 2, e che venga dichiarato lo stato di crisi, in maniera tale da consentire il superamento dello stato di difficoltà.

Non voglio ripetere le cose che sono state già dette. Dobbiamo essere concreti, non serve a nulla parlare se non individuiamo degli strumenti operativi pratici. Poi possiamo anche parlare dei massimi sistemi, possiamo parlare di tutto, ma in questo momento serve l'immediata sospensione ai sensi dell'articolo 19-bis del DPR 603 e un rifinanziamento da parte della Giunta regionale. Tutte le altre azioni, che vanno dall'applicazione dell'articolo 8 alla dichiarazione dello stato di crisi e a tutta una serie di altri interventi, dovranno essere esercitate rivendicando dallo Stato tutte le competenze che lo Statuto d'autonomia ci attribuisce. Grazie.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 155 ha facoltà di illustrarla.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Signora Presidente, onorevoli colleghi, il 17 febbraio 2010 la Commissione bilancio da me presieduta, quando ancora le piazze non erano animate da proteste quali quelle che vediamo in questi giorni, sollevò il problema Equitalia e convocò i vertici dell'azienda di riscossione in Commissione. Dagli atti di quella audizione, che sono nella disponibilità non solo dei consiglieri, ma anche dei cittadini, emerge una certezza: erano presenti già da allora gli elementi utili per elaborare una strategia di reazione e di soluzione ai problemi in atto, strategia che certamente non era in capo al Consiglio regionale. Rimanemmo allora inascoltati da parte del Governo regionale, speriamo che lo stesso non accada oggi.

Noi riteniamo, come Sardisti, che non si possa parlare di fisco senza parlare di sovranità, cioè del tema che la Corte costituzionale italiana ha inibito a questo Consiglio regionale. Il perimetro dei poteri autonomistici è assolutamente insufficiente per intervenire sul tema di cui ci stiamo occupando, e cioè l'adeguatezza del sistema fiscale italiano al sistema economico della Sardegna. Non a caso tutte le mozioni presentate si concludono con una richiesta al Governo nazionale, ma non con una proposta di intervento e soluzione del problema messo in capo alla Regione.

Ricordo tutto questo non per fare della facile memoria, ma per richiamare alla memoria dei colleghi ciò che come Sardisti noi abbiamo posto alla loro attenzione quando si è discussa la mozione sull'indipendenza della Sardegna, facilmente liquidata. Chiediamo che si prenda atto che senza discutere seriamente di sovranità la Sardegna non può seriamente parlare di sviluppo, di fisco e di ricchezza. Ne è la prova il fatto che le forze politiche sarde sono costrette, da questo difetto di poteri, a rivolgersi, sul caso Equitalia, a uno Stato che ha una responsabilità enorme per aver concorso a generare la crisi sarda. Ricordo alcune di queste responsabilità: è lo stesso Stato che nel 2007, quando si accertò che doveva (era presidente Renato Soru) 500 milioni di euro alla Sardegna per aver calcolato male il gettito IVA, non restituì quei 500 milioni con le stesse sanzioni e la stessa ferocia con cui chiede ai cittadini sardi la restituzione dei tributi non pagati, ma decise di restituirli in comode rate venticinquennali senza interessi. E' lo stesso Stato che, a oggi, deve alla Sardegna 1,5 miliardi di euro di compartecipazioni, cioè di tasse pagate dai sardi, che per legge devono tornare ai sardi e che sono invece nelle casse appunto dello Stato. Lo stesso Stato che trattiene questi soldi fa pagare - caso unico in Europa per le isole - la continuità territoriale della Sardegna ai sardi. E' lo stesso Stato che sottrae 1,2 miliardi di euro di risorse liberate dalla Sardegna nel settennio di programmazione 2000-2006. E' lo Stato che trattiene nelle sue casse ancora 1 miliardo di euro dei fondi FAS della Sardegna. E' dunque un fatto, non un'opinione, che lo Stato italiano non lavora per lo sviluppo della Sardegna, ma anzi ne rappresenta un drammatico limite, ed è una causa della crisi in cui siamo. Limite che viene acuito dal fatto che lo stesso Stato che provoca e aggrava la crisi è ferocissimo nella riscossione coattiva dei tributi, che in Sardegna è stata efficientata, come ricordava la collega Zuncheddu, proprio durante l'acuzie della crisi finanziaria.

La posizione dei Sardisti è quella di una competizione con lo Stato per la soluzione del problema; competizione che richiede in primo luogo di dimostrare che sappiamo fare, come sardi, ciò che lo Stato non fa. Intanto deve essere la Regione a ordinare a Equitalia - e può farlo - la moratoria non onerosa dei crediti regionali iscritti a ruolo e deve favorire una parallela moratoria non onerosa dei crediti dei comuni iscritti in ruoli coattivi. Non si può chiedere allo Stato di sospendere i suoi crediti e noi, come Regione, non sospendere i nostri, tanto più che tra i crediti a ruolo ci sono anche quelli relativi a risorse europee illegittimamente percepite, oltre che le sanzioni irrorate dall'Assessorato degli enti locali e dal Corpo forestale. Per fare questo non occorre nessuna procedura particolare, sono sufficienti una delibera di Giunta e una comunicazione a Equitalia. Cominciamo a fare la nostra parte.

La seconda iniziativa che i Sardisti propongono è quella di utilizzare i cospicui fondi di garanzia che abbiamo attivato per garantire un prodotto finanziario che raddoppi i tempi di restituzione rateizzata e faccia iniziare il periodo della restituzione dell'importo finanziato dalla Regione dopo l'estinzione del debito con Equitalia. Gli stessi fondi possono agevolmente garantire la rateazione in cambio della liberazione dell'ipoteca sugli immobili. Inoltre il tavolo permanente del credito, dove già siedono imprese, banche e SFIRS, può facilmente diventare una sede di esame caso per caso, non in generale quindi, per sbloccare i finanziamenti bancari per le imprese anche in presenza di carichi iscritti a ruolo. Tutto questo può essere fatto subito, senza "pietire" niente allo Stato italiano.

E' pur vero che è urgente modificare la normativa nazionale, ma allora, colleghi, facciamolo usando la forma dignitosa dell'iniziativa legislativa di questo Consiglio. Niente ci impedisce di avanzare al Parlamento italiano proposte di legge per stabilire un limite alla espropriabilità della prima abitazione, per modificare il regime delle aste immobiliari (dove oggi agiscono veri delinquenti, vera gente senza cuore che compra le case degli altri per rivenderle ai legittimi proprietari a costo maggiorato), per fondere Equitalia con l'Agenzia delle entrate, per ridurre i costi di gestione di Equitalia e abbassare l'aggio. Ma soprattutto occorre intervenire per ottenere subito una cosa semplice, lo dico ai parlamentari sardi, sempre concentrati sul numero dei consiglieri regionali, che oggi hanno ascoltato il presidente Monti affermare che occorre rendere più stringente l'esazione fiscale. Con le manovre estive del Governo uscente è stato eliminato l'anatocismo generato dal calcolo degli interessi moratori su quanto già iscritto a ruolo e si è disposto che gli interessi moratori si calcolano esclusivamente sul capitale. La norma si applica, però, solo sui carichi a ruolo a partire dalla data del 31 luglio 2011, mentre ne sono esclusi quelli iscritti precedentemente a tale data. O si predispone una disciplina transitoria per quanti sono iscritti a ruolo anche prima di questa data oppure questa innovazione legislativa, che è nata sull'onda delle proteste della Sardegna, non si applicherà a gran parte dei sardi. Voglio vedere se i parlamentari sardi la finiscono di fare le vedette televisive e si danno da fare!

Resta da dire una cosa sull'articolo 51 dello Statuto. E' uno strumento importante, che ci impone però anche equità. Noi non possiamo chiedere la sospensione della riscossione coattiva dei tributi e lasciare attivo il pagamento volontario, perché nessuno potrebbe sostenere che è necessario sospendere la riscossione delle imposte da chi non è riuscito a pagarle e pretenderla ancora da chi vi è riuscito. Per cui deve essere richiesta la procedura dell'articolo 51, ma per le parti delle norme della riscossione coattiva che sono palesemente ingiuste e inumane, in modo da ottenere la sospensione degli effetti di quelle norme che si intende abrogare successivamente.

In conclusione, una sospensione generica della riscossione coattiva produrrebbe una richiesta analoga del pagamento volontario e potremmo avere una ripercussione che non gradiamo sul welfare e sulla sanità sarda, mentre noi gradiamo unire la società sarda in questa rivendicazione, e non impoverirla.

PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze.

Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 245 ha facoltà di illustrarla.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, rinuncio a illustrare questa interpellanza.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 246 ha facoltà di illustrarla. Onorevole Salis, la considera compresa nell'illustrazione delle due mozioni?

SALIS (I.d.V.). Sì, Presidente, per cui rinuncio.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 247 ha facoltà di illustrarla.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, anche questa interpellanza la considero già illustrata.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Sanjust. Ne ha facoltà.

SANJUST (P.d.L.). Inizio col dire che mi trovo d'accordo su molte delle cose appena dette dall'onorevole Maninchedda, non su tutto, però sicuramente su molto del contenuto del suo intervento.

Vorrei intanto fare una considerazione che ci dovrebbe far riflettere: Equitalia è presente su tutto il territorio nazionale, a esclusione della solita regione, cioè della Sicilia. Questo potrebbe anche avere per noi un significato perché, parimenti alla Sicilia, la Sardegna è una Regione a statuto speciale. Proviamo, però, a parlare in quest'Aula di quello che è avvenuto in questi ultimi anni. E' avvenuto che il sistema attuato da Equitalia, ritenuto - di certo non a torto - altamente vessatorio, ha procurato un duplice danno sulle entrate: ci sono state sicuramente più vessazioni, ci sono stati sicuramente molti più fallimenti, ci sono state anche molte meno entrate per lo Stato.

Penso che sia importante citare qualche dato relativo alla nostra regione: 160 mila, a oggi, sono le imprese che operano in Sardegna; di queste, 64.184 sono le imprese che risultano indebitate con il fisco, con l'INPS, con l'INAIL e così via, ovvero il 40 per cento del totale; 3 miliardi e 516 milioni di euro è l'ammontare complessivo del debito fino a oggi accumulato; 2.354 sono le imprese che hanno dichiarato fallimento, il che ha prodotto una perdita definitiva sulle entrate tributarie di 950 milioni di euro. Questa crisi, che secondo le previsioni degli economisti si estenderà fino a tutto il 2012, occorre affrontarla per tempo al fine di tutelare chi è già stato vittima di quella che stiamo definendo "vessazione" e chi purtroppo potrà essere destinato a rientrare in questa categoria in un futuro, ahimè, molto prossimo.

Occorre inoltre precisare che da parte nostra, di questa forza politica, ma sicuramente anche da parte dei colleghi della minoranza, la lotta all'evasione e all'elusione fiscale è un obiettivo - lo è sempre stato - primario e diventa pertanto oltremodo giusto avviare e rendere efficaci azioni di riscossione corretta, senza danneggiare in maniera indebita e irragionevole il contribuente, che magari sta vivendo un momento di crisi o di complessità dovuto a quello che sta accadendo in tutto il mondo e al quale appare quindi logico e sensato potersi tutelare e difendere contro ogni genere di vessazione e ancor più non essere considerato sempre e comunque un evasore o una persona inaffidabile, come diciamo noi in Sardegna, malu pagadori.

Ma perché parlando di Equitalia continuiamo a parlare di vessazione? Perché è lampante che l'aggio al 9 per cento, con annessi e connessi che vengono richiesti da questo ente, è davvero vessatorio per chi entra nella spirale della riscossione forzosa, per cui sempre più spesso il debitore è costretto a dichiarare fallimento mandando all'aria una vita di lavoro, i piccoli frutti che ha potuto realizzare, compresa purtroppo la casa di abitazione, e la serenità della sua stessa famiglia.

L'entità dell'aggio ha subito rilevanti modifiche e l'articolo 17 del disegno di legge numero 212 del 1999 è stato più volte corretto, fino a giungere a stabilire che la percentuale dell'aggio oggi è calcolata due voci: le somme iscritte a ruolo e riscosse e i relativi interessi di mora. In definitiva, oggi, il contribuente deve pagare a Equitalia le seguenti percentuali di aggio: il 4,65 in caso di pagamento entro sessanta giorni dalla notifica della cartella esattoriale, senza tener conto della sospensione feriale dei termini; il 9 per cento in caso contrario, senza alcun frazionamento annuale e senza tener conto della sospensione feriale dei termini; l'1 per cento limitatamente alla riscossione spontanea a mezzo ruolo; il 9 per cento sui relativi interessi di mora in caso di pagamento dopo sessanta giorni dalla notifica della cartella esattoriale, novità rispetto agli anni precedenti, e senza tener conto della sospensione feriale dei termini. Così anche gli annessi e connessi appaiano talmente esosi, insostenibili e palesemente non consoni al sistema tributario.

Vorrei fare un esempio, sempre citando dei numeri, perché forse sono quelli che rendono più di tutti l'evidenza di quello che sta capitando. Per quanto riguarda la sola prima rata, a fronte di un debito di 1.559 euro circa quale quota capitale questi risultano i calcoli: 566,49 euro di interessi di mora; 715,78 come quota di interessi di dilazione; 287,60 come quota compensi di riscossione; 939,97 per spese esecutive; 245,63 per diritti di notifica della cartella. Ricapitolando, a fronte di una quota capitale, per la prima rata, di 1.559,84 viene richiesto da Equitalia un importo pari a 4.315,31 euro. La rateizzazione in settantadue rate mensili comporta che un onere da 113.458 euro di quota capitale passa a un complessivo importo delle rate pari a 181.392, ovvero quasi 68 mila euro di oneri aggiuntivi!

Sempre per affrontare meglio questa discussione, cito dati relativi ai territori più penalizzati della nostra terra: a Nuoro città risulterebbero notificati 3.000 preavvisi di fermo amministrativo in appena sei mesi; a Sassari rischierebbero di essere pignorati 12 mila e 500 immobili e 20 mila automezzi; nel Sulcis-Iglesiente, in Ogliastra e nel Medio Campidano, vale a dire in aree geografiche sempre più deboli, risultano esserci centinaia di aziende e imprese familiari a serio rischio di fallimento (con tutto ciò che questo comporta, tra l'altro, proprio in termini di mancate entrate per lo Stato), che andranno a sommarsi a quelle 2.354 imprese già fallite che hanno prodotto poco meno di 1 miliardo di mancate entrate per lo Stato.

Credo che il Governo regionale, pur con grande fatica, stia intervenendo. Abbiamo oggi letto sulla stampa l'impegno del presidente Cappellacci di presentare un disegno di legge per consentire che la Sardegna diventi, per la parte che le spetta sulla base dell'articolo 9 del nostro Statuto, ente riscossore, predisponendo aggi e aliquote di mora più consoni alla grave situazione di crisi economica che più di altre regioni sta attanagliando la nostra terra. A livello parlamentare sono state presentate delle proposte di legge che prevedono la drastica e giusta diminuzione dell'aggio dal 9 al 2 per cento. Queste due diverse iniziative dovrebbero viaggiare, a mio modo di vedere, seppure ovviamente su canali diversificati, in modo parallelo e non conflittuale, così da evitare che le eventuali proposte diventate poi esecutive non si annullino a vicenda, perché questo è un altro dei rischi che si possono correre.

Credo inoltre che la nostra terra, da una parte in forte crisi debitoria da parte delle imprese, dall'altra affamata di risorse, debba trovare un po' di ingegno e anche di fantasia per far conciliare entrambe le parti. Mi permetto di buttar giù una proposta che mi auguro possa diventare una proposta o un disegno di legge: unitamente a una drastica riduzione dell'aggio, delle percentuali di mora e degli scatti temporanei sui ritardi nei pagamenti, credo possa trovarsi una formula legale e consona per trasformare una parte del debito in nuove occasioni di lavoro per i nostri giovani, vale a dire concedere alle imprese di versare all'erario una parte del debito e di restituire l'altra quota attraverso la disponibilità ad assumere personale il cui costo in un biennio possa corrispondere alla quota del debito sanato. Da questa disponibilità è possibile separare chi dell'evasione e dell'elusione ha fatto uno stile di vita dai tanti, tantissimi che invece hanno sempre espresso la disponibilità ad assolvere il debito maturato, ma si oppongono in modo giusto e corretto agli esosi incrementi che hanno fatto aumentare in maniera esponenziale il giusto dovuto. In questo contesto, anche gli enti locali che hanno affidato a Equitalia la riscossione dei crediti per le tasse loro dovute potrebbero, con una decisione unilaterale, se non soddisfatti del servizio e del trattamento riservato ai contribuenti, recedere dal contratto e affidare la riscossione ad altro ente con il quale stabilire aggi consoni ed eventuali more, più o meno da applicare, ma non tali da mettere in crisi un intero sistema produttivo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, credo si possa dire che l'argomento di cui stiamo parlando oggi attiene all'usura. L'usura, come è ben noto, non è solo bancaria, anche se sta trovando fertili prospettive di sviluppo, ma qui si parla di usura di Stato, di un'usura da parte della stessa Agenzia delle entrate. Fatti come questi oggi impongono a noi legislatori di individuare celermente strumenti di intervento adeguati e tali da impedire il consolidamento fra la pratica dell'usura e lo stato di necessità in alcune categorie ben definite (sociali, economiche, produttive) che sono costrette a operare sotto l'attuale gravissima crisi che investe il nostro sistema produttivo, economico, culturale e anche politico.

Assistiamo oggi in Sardegna alla forte espansione di fenomeni devianti di delinquenza, di criminalità più o meno organizzata, che si riconducono a pratiche usuraie, traendo spesso da queste ultime cospicue risorse per finanziare ulteriori illeciti, determinando così effetti fortemente negativi anche nei confronti di comparti produttivi quali l'industria, l'artigianato e il commercio. Il ricorso al credito illegale è quasi sempre la conseguenza diretta dell'impossibilità di accedere a quello cosiddetto legale praticato dagli istituti di credito, che sovente, al pari del credito illegale e usuraio, provoca gravissime ripercussioni economiche e implicazioni psicologiche tali da renderlo un delitto particolarmente pericoloso e occulto, e quindi difficile da contrastare e debellare. Ma quando questo delitto, cioè l'usura, o per meglio dire lo strozzinaggio, nei confronti delle persone e delle imprese viene portato cinicamente e insensibilmente avanti da emanazioni dello Stato, come nel caso di Equitalia, allora lo scenario già drammatico tende a precipitare inesorabilmente fino al collasso.

Almeno per perimetrare i problemi dell'emergenza fiscale della Sardegna desidero rendicontare in questa sede i dati più importanti - non l'ha fatto il mio collega Maninchedda, ma li ha citati - emersi dall'audizione di Equitalia presso la Commissione bilancio del Consiglio regionale. In Sardegna ben 65 mila imprese sono in condizioni di sofferenza e hanno debiti con lo Stato, cioè con il fisco, con l'INPS e con l'INAIL, per oltre 3,5 miliardi di euro. Sempre per quanto riguarda le imprese, nel dettaglio il debito di quelle della provincia di Cagliari è di circa 1 milione e 800 mila euro per le 3.227 imprese coinvolte, quello delle imprese della provincia di Sassari è di 1 milione e 300 mila euro, quello delle imprese del Nuorese è di 343 mila euro e quello delle imprese dell'Oristanese è di 173 mila euro. I soggetti falliti, invece, risultano essere circa 2.350 in totale, con un debito di oltre 9,5 milioni di euro; le imprese che hanno fatto ricorso alla rateizzazione sono 4.700, per un importo del debito pari a 287 milioni 446 mila 722 euro. Se dunque si prendono asetticamente i soli dati dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza, si potrebbe da essi evincere di un'Isola di perfetti imboscati che poco lavora e che consuma più di quanto produce; un'Isola che praticamente evade il fisco. Solo che la situazione si è aggravata soprattutto nell'ultimo anno. La Sardegna ha così migliorato - si fa per dire - un record non propriamente invidiabile, collocandosi addirittura al sesto posto in Italia tra le regioni con il maggiore sovraindebitamento da parte delle famiglie. Vi sono inoltre circa 12 mila e 500 immobili a rischio di pignoramento e 20 mila automobili messe sotto sequestro. Il dato, pubblicato sul quotidiano Il Sole 24 Ore su un'elaborazione del Centro Studi Sintesi, ha fotografato un'Isola che, come gran parte delle regioni, soprattutto del Meridione, soffre il peso maggiore dell'economia, sia sul livello di liquidità, sia per l'indebitamento dovuto a mutui, obbligazioni e insoluti verso le banche e le finanziarie, sia per la povertà delle famiglie. Per la cronaca, in testa alla classifica dell'esposizione a sovraindebitamento si trova la popolazione della Campania, con il 108,3 per cento rispetto alla base 100 dell'Italia, seguita dalla Sicilia, con il 106,3 per cento, e dalla Puglia, con il 106,1 per cento. Al quarto posto è la Calabria, con il 103,6 per cento, al quinto posto l'Abruzzo, con il 103,4 per cento, e al sesto posto, per l'appunto, la Sardegna, con il 103,1 per cento.

Il Partito Sardo d'Azione ha già chiarito, con l'esposizione della mozione da parte dell'onorevole Maninchedda, la sua posizione. Non la ripeto, ma un dato politico emerge, e cioè che parliamo del fatto che ora le banche pretendono dai sardi crediti per oltre 700 milioni di euro, parliamo della situazione più abnorme che si conosca in Italia e con molta probabilità in Europa. Nel 1992, quando la media del rapporto su base regionale tra indebitamento con il sistema bancario e produzione regionale lorda vendibile era di circa il 17 per cento, in Sardegna era già oltre il 90 per cento.

Ecco questi sono i fatti e i dati, sono anche la fotografia di una regione in ginocchio, su cui si abbatte il colpo di grazia degli esattori del fisco. E' bene dunque dire che davanti a questa situazione…

PRESIDENTE. Onorevole Planetta, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Gruppo Misto). Signora Presidente, sarebbe bastata una sola mozione concordata e non tutta una serie di mozioni, che rischiano di provocare una certa inflazione discorsiva. Il problema Equitalia non è solo un problema locale, ma è soprattutto un problema nazionale e da molto tempo. Mi ricordo ancora l'inchiesta di Giovanna Boursier andata in onda su Rai 3, nell'aprile del 2010, in una puntata di Report. Equitalia è stata sempre morbida con i soggetti eccellenti, mentre inflessibile con migliaia di contribuenti a cui, in caso di ritardo nei pagamenti, fa lievitare enormemente il debito, con spese di iscrizione e cancellazione che raddoppiano se il debito è sopra i mille euro e addirittura triplicano se è sopra i 5 mila. Sono moltissime le segnalazioni che arrivano ogni giorno, le proteste, la rabbia e soprattutto la frustrazione. Molte sono proteste di cittadini che si ritengono vessati soprattutto per la riscossione di multe; alcuni cittadini hanno venduto tutto per pagare questa ingiustizia sociale, altri hanno dichiarato il fallimento.

Sotto questo aspetto Equitalia sta spingendo sul baratro famiglie già disagiate, approfittando malvagiamente e con vessazioni di questa situazione, fino a togliere loro l'unico futuro del proprio sudore, che sarà prontamente acquisito per pochi spiccioli da altri sciacalli che agiscono sotto false spoglie, sicché a Equitalia vanno compensi in percentuale sullo strozzinaggio compiuto a danno di persone che a breve la faranno finita.

Lo Stato, che deve ancora dare le entrate dovute alla Sardegna, continua a chiedere delle entrate che la popolazione non riesce più a sopportare, e il pugno di ferro che sta usando viene giustificato e rimandato alle norme di legge. E si sa, la legge è legge, soprattutto l'interpretazione discrezionale delle sue norme è a vantaggio della controparte più forte. I nostri cittadini tartassati da Equitalia chiedono l'intervento della Regione in misura straordinaria per tutelare almeno la loro sopravvivenza alimentare. Che ci vuole? Uno psichiatra, un pedagogista? I nostri cittadini chiedono un salvataggio, ricorrendo all'applicazione dell'articolo 51 dello Statuto sardo, affinché lo Stato cambi quelle regole che hanno consentito a Equitalia di dare la mazzata finale a un'Isola già in stato comatoso. E' qui che bisogna parlare di autonomia, di autodeterminazione e di indipendentismo.

Le imprese sarde debitrici di Equitalia sono più di 70 mila, per una somma che supera i 4 miliardi di euro; 80 mila le cartelle esattoriali che stanno raggiungendo i sardi in questi giorni, 8 mila solo a Cagliari. Che fare per far sentire la voce dei nostri cittadini? Dichiarare lo stato di disobbedienza civile o lo sciopero della fame di tutta la classe politica? E perché no! La Sardegna si trova in un vero cul-de-sac, a un grosso bivio e lo Stato, dopo averci depredato delle risorse derivanti dalle entrate fiscali, delle accise provenienti dai prodotti petroliferi ed energetici e delle infrastrutture fondamentali, continua oggi a dismettere la sua presenza in questa bella Isola, con chiusure di scuole, uffici pubblici e ospedali in nome di una pseudosolidarietà nazionale, che però è sempre stata negata ai sardi.

Questa Equitalia gioca liberamente soprattutto in Sardegna: può iscrivere ipoteca sull'artigianato considerato infedele, può pignorare il suo conto corrente, rendendo impossibile il pagamento di dipendenti e fornitori, avviare il pignoramento presso terzi e far partire le ganasce fiscali su auto e van posseduti. Equitalia in certi casi può anche avere il mandato per fare quello che crede, come sequestrare una pensione o mandare un bene all'asta immobiliare. Ma il paradosso di tutto ciò è che i vari ricorsi davano molto spesso ragione ai contribuenti. Non esiste più diritto alla difesa e il colpito deve versare, che abbia torto o ragione. Si colpisce quasi sempre chi ha fatto dichiarazioni fedeli e oggi, a causa della crisi, non è in grado di pagare le tasse. Non poter impugnare quello che si è dichiarato è la condanna a morte delle imprese oneste e con tassi prossimi all'usura crescerà il debito dei contribuenti. Le misure introdotte e ogni misura viene vanificata, ed è qui che la politica deve "bucare lo schermo" e risolvere tempestivamente questa ingiustizia non confessata. Non si tratta di esercitare quel potere falso, ingannevole, sottoprodotto di patti segreti, di egoismo politico e di egotismo socioculturale. La politica non è l'appropriarsi del potere fasullo, ma l'esercitare il culto della trasparenza, non del banditismo politico. La bravura e l'onestà politica contano molto. Equitalia sta distruggendo quel rimanente tessuto produttivo che è rimasto in piedi fino a oggi. In questo scenario poco decoroso esiste però anche una Sardegna composta da persone che non vogliono rassegnarsi a essere dei perdenti o degli isolati. Queste persone oneste stanno portando avanti battaglie esistenziali per cercare di garantirsi il proprio futuro e quello dei figli. Non vorrei che queste mozioni restassero solo negli archivi, finendo sempre con la sola frase: "il Consiglio impegna la Giunta a…".

Equitalia rimane un gran problema. E' necessario, dunque, apportare delle modifiche serie nel rapporto tra Equitalia e i cittadini, altrimenti si rischia di compromettere il rapporto tra Stato e cittadini. Le istituzioni, la politica e tutto il mondo associativo devono risolvere questa vicenda con molta concretezza, evitando di minare la solidità di tante micro realtà aziendali. Speriamo che questo Consiglio partorisca subito una modalità di lotta effettiva, e non un semplice documento di solidarietà. Occorre dare un ultimatum alle strutture istituzionali per porre fine ai costi e alle ingiustizie sociali. Il problema è dunque esistenziale. Per riuscire nel mondo del capitalismo linguistico bisogna mappare la lingua meglio di quanto qualsiasi linguista sappia fare oggi. La sfida non è più tanto quella di captare gli sguardi, ma quella di mediatizzare la parola orale e scritta. L'uso del linguaggio è ormai l'oggetto di tutte le brame. Non c'è dubbio che la lingua stessa ne sarà presto trasformata, ma ci auguriamo di no. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Presidente, condividendo i contenuti dei precedenti interventi, dico anch'io che la crisi che ha colpito il cosiddetto popolo delle partite IVA, ovvero tanti imprenditori della Sardegna, nasce da un'inadeguata valutazione delle complesse conseguenze di una crisi economica che non ha precedenti, ma anche dall'azione dell'Agenzia delle entrate che, in sinergia con Equitalia, ha applicato alle aziende e alle persone morose tassi vessatori che non è improprio definire usurai. E' stato certamente opportuno il richiamo fatto dall'allora Presidente della terza Commissione, Paolo Maninchedda (ora Presidente della prima Commissione), durante l'audizione dei rappresentanti di Equitalia Sardegna. Ero presente anch'io a quell'audizione e provo gli stessi sentimenti di delusione e sdegno di fronte al divario tra gli enfatici intenti espressi in quell'occasione e le azioni messe in atto. E' una situazione insostenibile, perché non solo incide sulla serenità di troppe famiglie sarde, ma mina in modo grave la sopravvivenza di queste ultime, che vedendosi private di tutto sono costrette a porre in essere azioni eclatanti, le cui conseguenze potrebbero essere sempre più gravi.

Ritengo, quindi, che il nostro dovere sia quello di essere sensibili e solidali per cercare una soluzione che sottragga queste oneste persone a una morsa tributaria che è stata calibrata male nei loro riguardi e fino a oggi non ha visto ancora azioni di rimedio veramente efficaci e concrete, capaci di incidere sulle direttive impartite dall'Agenzia delle entrate a Equitalia. Una delle strade percorribili è certamente quella di dichiarare lo stato di crisi e facendo leva su questo ottenere una moratoria immediata, perché il valore delle vite delle famiglie sconvolte da questo sistema di riscossione veramente vessatorio merita una reazione efficace e immediata.

Inoltre, il ricorso alla magistratura da parte dei soggetti colpiti da queste cartelle esattoriali e dai relativi interessi testimonia quanto grande sia il disagio e la disperazione per un sistema di riscossione non equilibrato, né tanto meno calibrato sulla misura della crisi che stiamo vivendo. E' molto importante certamente la vicinanza umana, come quella portata sia dalla Presidente del Consiglio Lombardo che dal governatore Cappellacci, a cui si unisce tutto il Consiglio regionale, a coloro che lottano ogni giorno per uscire dall'incubo dei pignoramenti e in particolare alle donne che stanno facendo lo sciopero della fame davanti al palazzo della Regione per le case espropriate e le aziende messe all'asta. Ma adesso occorrono misure efficaci e immediate che restituiscano la speranza a tutti quelli che l'hanno perduta.

Io accolgo l'invito dell'onorevole Steri ad attenersi alla concretezza degli aspetti normativi, ma non penso sia demagogico dire che se una cartella esattoriale non pagata innesca l'usura allora è veramente doveroso reagire. E sempre richiamandoci ad azioni concrete, la richiesta dello stato di crisi e le conseguenti misure volte a liberare i soggetti colpiti dai pignoramenti devono essere immediate, altrimenti a essere compromesso sarà un intero territorio la cui unica colpa è il disagio, la povertà. Auspico che la verifica della quale ha parlato il presidente Cappellacci, circa la possibilità di permettere alle aziende in difficoltà con le banche di accedere ai finanziamenti GAL, possa trovare concreta attuazione già con la manovra finanziaria del 2012, per cui gli interventi con le banche sul credito possono rappresentare la bussola per uscire da questa grave crisi. Il fatto, peraltro, che tutto quello che riguarda Equitalia e la riscossione sia normato da leggi nazionali riduce certamente l'autonomia di azione che abbiamo come Regione, limitandola, purtroppo, al solo ottenimento dello stato di crisi, che comunque rappresenterebbe un passo importante.

I fondi per le aziende in crisi e quelli per le famiglie che sono esposte alle procedure esecutive rappresentano la prima linea d'azione che può essere messa in campo. Ritengo che le pressioni che sia il Consiglio che la Giunta possono esercitare sul nuovo Governo siano fondamentali per andare incontro alle famiglie coinvolte nei pignoramenti e alleviare il loro dramma. Se la produttività di un'intera isola cala in modo drastico, ci deve essere una reazione di segno opposto. Occorre compiere un salto di qualità nelle risposte che noi dobbiamo dare per rilanciare l'economia sarda e contenere l'impatto della crisi e quello della disoccupazione conseguente al fallimento di troppe piccole e medie imprese attanagliate da debiti e da condizioni di morosità.

Così come ci si è mossi uniti per le grandi vertenze industriali, l'auspicio è che l'urgenza della situazione che ha colpito il popolo delle cartelle esattoriali di Equitalia ci veda compatti nel reagire a una situazione grave che non ha un solo colpevole, ma è la risultante di un complesso di norme nazionali in tema di tributi e della loro rigorosa applicazione; norme che certamente devono essere riviste, ricalibrate in ragione della straordinaria crisi che sta attanagliando molte aree della Sardegna. Si pone, quindi, l'esigenza di un'immediata moratoria che sia realmente efficace per dare tempo a una seria ripresa delle aziende sarde colpite dalla crisi.

Un'altra via d'uscita, è già stato detto, è rappresentata dall'istituzione di un fondo di garanzia dedicato alle imprese in difficoltà, che possa essere utilizzato, appunto, come garanzia per le posizioni debitorie, come è avvenuto concretamente nella Regione Lazio, almeno per impedire che i criteri vantati dalla pubblica amministrazione nei confronti delle imprese si trasformino in un fallimento certo di queste ultime a causa degli interessi di mora, degli aggi e dei pignoramenti.

Si devono perseguire nuove forme di flessibilità che concretizzino e modifichino la disciplina normativa, volte ad attutire la pressione tributaria esercitata da Equitalia. A quest'ultima iniziativa dovrà accompagnarsi una marcata riforma del meccanismo di calcolo delle sanzioni tributarie; dovrebbero essere istituite soglie limite al di sotto delle quali sia previsto un mero sollecito di pagamento, anziché il severo percorso sanzionatorio rappresentato da ingenti interessi di mora e dagli eventuali e conseguenti pignoramenti.

Ritengo infine che siano condivisibili dall'Assemblea le proposte di moratoria fiscale per dodici mesi - è il contenuto di una delle mozioni -, l'abrogazione dello strumento dell'accertamento esecutivo, già in vigore dal luglio di quest'anno, e l'inapplicabilità degli studi di settore per l'anno 2010, e aggiungerei anche per il 2011, a fronte di una crisi che rende vano e dannoso quest'ultimo mezzo di accertamento.

Credo che le proteste alle quali abbiamo assistito fino a oggi abbiano un valore importante, che è stato fatto proprio dalla rappresentanza politica sia qui in Consiglio regionale che in Parlamento. La discussione odierna rappresenta l'impegno a trovare, insieme alla Giunta e ai parlamentari sardi, tutte le misure idonee a fronteggiare questa emergenza. E' in gioco una parte importantissima dell'economia sarda, auspico perciò che il nuovo Governo possa fare proprie le istanze che saranno portate a Roma e che dovranno essere il risultato di un accordo istituzionale che sappia andare davvero oltre gli schieramenti, per incidere in modo positivo su questa terribile crisi che si fa ogni giorno più grave. L'approvazione avvenuta ieri del disegno di legge della Giunta finalizzato a modificare il sistema di riscossione è un passo importante per bloccare il carattere vessatorio della riscossione dei tributi IVA, ICI e INPS, ma la predisposizione di idonei piani di rientro è un'ulteriore misura che aiuta a completare un quadro di interventi e richieste nei riguardi dello Stato.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, cercherò di non ripetermi e di non ripetere quanto di condivisibile è stato esposto dagli estensori delle varie mozioni e da chi le ha illustrate. Vorrei partire, nella mia analisi della situazione, da un aspetto di valutazione di quanto sta avvenendo oggi nel nostro Paese.

Ho seguito l'insediamento del nuovo Capo del Governo, il senatore Monti, e dei nuovi ministri, e devo dire che immediatamente ho avvertito un sentimento di rispetto che da tempo non riuscivo a provare nei confronti delle rappresentanze istituzionali. E' stato un effetto immediato ed è forse quello che permetterà anche alla politica di recuperare il rispetto della gente. Ho pensato subito: questa è una squadra di governo che difficilmente vedremo a Sanremo; difficilmente vedremo i rappresentanti di questo Governo, uomini o donne che siano, esibirsi nei talk show di vario tipo o a livello cabarettistico; difficilmente sentiremo raccontare scherzosi aneddoti attraverso la tv o le comunicazioni di Palazzo Chigi, perché c'è bisogno di recuperare rispetto. E allora bisogna essere corretti nei confronti dei nostri cittadini, quelli che ci hanno dato la delega per amministrarli, ed essere seri fino in fondo. Confido molto, per esempio, nel sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Catricalà, il quale prese posizione, alla fine del 2009, nei confronti di Equitalia e del sistema monopolistico che praticamente era stato costruito in nome e per conto di Equitalia. Ci fu un braccio di ferro molto aspro con il ministro Tremonti e per certi versi l'attuale sottosegretario Catricalà vinse quel braccio di ferro. Fu un primo passo, perché non garantire il monopolio anche nei servizi offerti allo Stato, alle Regioni, agli enti locali da parte di queste aziende, che fino a prova contraria sono aziende private, metterle in concorrenza vuol dire anche creare condizioni migliori per l'utente. E quindi è chiaro che una società che ha la tutela di legge per applicare il 9 per cento di interesse ha la patente di usuraio, che le viene consegnata da chi? Dalla politica, dallo Stato, dal Governo! Però noi dobbiamo calarci nella nostra realtà; la realtà dei contribuenti che molto spesso si autodenunciano. Ha detto bene qualche collega poco fa, non parliamo di evasori fiscali, ma di piccoli o medi contribuenti che denunciano: "Non ce la faccio più". A questi contribuenti, il Governo, lo Stato, ahimè, col silenzio delle Regioni, compresa la nostra, applica un tasso di usura, le ganasce fiscali, l'ipoteca sulla casa e a volte anche sui mezzi dell'impresa che servono proprio per lavorare e cercare di pagare quel debito. Ma se si blocca lo strumento principale di produzione di reddito come si può pagare il debito?

E allora come possiamo noi intervenire in tutto questo? Lo Stato ha già fatto la sua scelta. I veri evasori fiscali, cioè quelli che non pagano, li premia: 5 per cento e riportano i capitali in Italia, oppure dà agli evasori un'altra possibilità, quella di transare e cioè di pagare sempre meno in ogni caso. Ci sono in Italia esempi eclatanti di mega evasori nei settori dello sport, dello spettacolo e dell'industria, i quali, una volta beccati, dicono: "Non me n'ero accorto, possiamo transare". E quindi anziché pagare 5 milioni di euro, pagano 1 milione subito e il debito viene sanato. Non altrettanto avviene per il debitore non evasore. Eppure non ho sentito in nessuna intervista nessun cittadino sardo o della penisola iugulato da Equitalia dichiarare ai microfoni: "Non voglio pagare". Tutti dichiarano: "Non riesco a pagare, ma voglio pagare! Ho bisogno di tempo, ho bisogno di una rateizzazione equa, i tassi di interesse devono essere abbassati. Se devo 3 mila euro non me ne possono chiedere 8 mila!".

E allora dobbiamo trovare una soluzione. Quali sono le nostre possibilità? Ha detto bene il collega Maninchedda, noi come terza Commissione abbiamo cercato di suggerirlo alla Giunta fin dal febbraio del 2010, lontano dalle telecamere, al di là dei comunicati stampa, fuori dal teatro della politica. Abbiamo fatto il nostro lavoro, abbiamo convocato i dirigenti di Equitalia, abbiamo chiesto loro spiegazioni e abbiamo suggerito alla Giunta alcune azioni che ovviamente dovevano essere portate avanti con autorevolezza - e torno al Governo Monti -, quell'autorevolezza che, guardiamoci bene in faccia, noi non abbiamo. Non ce l'abbiamo! Addirittura non c'è neanche l'umiltà di seguire i suggerimenti che erano stati concordati con la dirigenza di Equitalia, perché la dirigenza di Equitalia in quella sede ufficiale, come risulta a verbale, ha dato la massima disponibilità ad accogliere le proposte che fossero arrivate dalla Giunta regionale. Noi abbiamo trasmesso quei suggerimenti, ma è come se avessimo parlato a un muro, eppure ci avrebbero consentito di non arrivare alla giornata odierna.

In quella riunione di Commissione abbiamo parlato anche degli studi di settore che hanno creato questa situazione in Equitalia. Noi non li condividiamo, ma siccome non lo possiamo fare direttamente, come Consiglio regionale, abbiamo delegato la Giunta a contestare quegli studi di settore. L'altro giorno sono andato a cambiare le gomme della macchina e il gommista mi ha raccontato di essere stato perseguito perché chiedeva per la convergenza e il controllo delle gomme solo 20 euro, perciò la Finanza non gli credeva. Perché? Perché a Milano se ne pagano 60! Chi ha fatto quel verbale non conosce la realtà dei nostri artigiani, non la conosce proprio, però è legato allo studio di settore, quindi si fa un recupero forzoso della quota non dichiarata.

Abbiamo parlato anche di questo e della fiscalità di vantaggio mai chiesta e mai applicata nella nostra Sardegna, in quest'isola che manifesta e protesta per la mancata autonomia, perché ha uno Statuto speciale che doveva essere applicato, che doveva differenziarci in qualche modo dal resto d'Italia, ma che, ahimè, è rimasto sempre inapplicato e mai guardato di buon occhio dal Governo centrale. Abbiamo fatto anche altre proposte sui termini di pagamento perché, vedete, molte imprese sono perseguitate e non riescono a pagare perché le istituzioni regionale, comunale e provinciale, gli enti e le agenzie regionali non rispettano i tempi di pagamento con le imprese. Perciò molto spesso è la stessa istituzione che crea le condizioni prefallimentari o di intervento di Equitalia perché non rispetta i trenta giorni previsti dal contratto e paga dopo centosessanta, centottanta o duecento giorni, ma lo Stato bussa prima.

Rateizzazione, tasso, aggio di Equitalia, insomma, cosa possiamo dire oltre a quello che è già stato suggerito? Le istituzioni regionali hanno convenzioni con Equitalia, gli enti locali hanno convenzioni con Equitalia, le agenzie e gli enti regionali hanno convenzioni con Equitalia, iniziamo a bruciare quelle, iniziamo a cancellarle, a rendere difficile la permanenza di Equitalia nella nostra regione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Stochino. Ne ha facoltà.

STOCHINO (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, sicuramente la problematica Equitalia è gravosa e importante per la nostra regione. Purtroppo, ahimè, come classe politica forse ce ne siamo occupati un tantino in ritardo, perché credo che già dal lontano 2006, quando la riscossione dei tributi era affidata a istituti bancari privati, i quali rispetto a Equitalia oggi avevano un sistema vessatorio molto più blando, avremmo già dovuto capire o la politica avrebbe già dovuto capire che forse alcune cose andavano riviste. Nel 2006, con l'istituzione di Equitalia (che per il 51 per cento è in mano all'Agenzia delle entrate e per il 49 per cento all'INPS) è entrato in campo un ente che ha portato gravissimi problemi nella nostra Isola agli imprenditori privati, ma anche ai comuni cittadini. Quindi credo che già dal lontano 2006 avremmo dovuto prendere in mano la questione e vederla in un modo completamente diverso.

Voglio però scendere nel dettaglio - non che gli altri colleghi non l'abbiano fatto - parlando anche dell'ente creditore e impositore che di fatto delega Equitalia a eseguire la riscossione. L'ente creditore e impositore dà questo ampio mandato al soggetto Equitalia, ma di fatto quando incarica Equitalia ha già caricato sulle imprese e sul cittadino un interesse di mora importante, che non è solo l'aggio al 9 per cento a favore di Equitalia e che a volte arriva quasi al 30 per cento del capitale iniziale. Perché dico questo? Perché non sono d'accordo con l'amico Paolo Maninchedda quando dice che non dobbiamo "pietire" allo Stato nazionale. Purtroppo, onorevole Maninchedda, dobbiamo non solo "pietire", ma anche rivendicare dallo Stato un qualcosa che ci spetta come cittadini sardi e che qualche parlamentare sardo ha già chiesto, perché non tutti stanno guardando solamente alla riduzione del numero dei parlamentari. C'è un parlamentare, ne cito il nome e il cognome, l'onorevole Salvatore Cicu, che la questione Equitalia la sta ponendo già dal lontano 2009. Questo parlamentare sardo ha ottenuto qualcosa il 21 giugno 2011, certo è poco rispetto a quello che si può fare e si deve fare, ma comunque è riuscito a far inserire nel maxiemendamento al decreto sviluppo 2011 una risoluzione sul caso Equitalia che ha portato alcune migliorie all'interno di questo sistema vessatorio di riscossione. Egli stesso, concludendo il suo intervento alla Camera, ha detto che è importante aver portato a 20 mila euro l'importo per l'iscrizione a ruolo e aver portato la soglia minima per l'iscrizione dell'ipoteca a 8 mila euro, però ha anche aggiunto che questo è poco o niente e che molto ancora si può fare.

Allora, credo che il presidente Cappellacci dovrà avviare un confronto con il Governo Monti, come ha già fatto, ma stavolta insieme al Consiglio regionale, questa volta sì unito in rappresentanza delle persone che a causa di Equitalia hanno purtroppo visto fallire la propria azienda, non hanno potuto pagare i dipendenti e non hanno potuto di conseguenza esercitare la normale attività d'impresa. Bisogna infatti riconoscere che con l'intervento di Equitalia molte imprese che non ricevevano i pagamenti loro dovuti da parte di enti pubblici si sono trovate a non poter avere il documento unico di regolarità contributiva (DURC) e quindi a non poter partecipare ad appalti pubblici oppure, nel caso delle imprese individuali, a non poter ottenere finanziamenti e contributi, perché poi il succo vero della questione è questo.

Credo che in questo la Regione debba e possa intervenire per accelerare i pagamenti, perché purtroppo questa è una grave carenza della nostra Regione, alimentata dal patto di stabilità e dalla burocrazia che è diventata troppo farraginosa. Ho visto che l'assessore La Spisa si sta impegnando in questa direzione prevedendo delle forme di cessione del credito da parte delle aziende alle banche per poter sopperire al mancato pagamento da parte degli enti pubblici, però credo, Assessore, che molto altro debba essere fatto. A proposito di questo, le avevo già parlato del fatto che le imprese non possono essere "pesate" perché sono i soggetti che devono ricevere dalla pubblica amministrazione i denari che servono magari per pagare il debito verso Equitalia. E' capitato che alcune imprese che dovevano ricevere dei pagamenti dall'ente pubblico si sono viste negare da parte della banca la cessione del credito perché magari avevano sforato il plafond per l'anticipo delle fatture o il rating. Anche questo è un problema. Credo che si debba spostare l'attenzione dal peso delle imprese al peso della pubblica amministrazione. E' la pubblica amministrazione, assessore La Spisa, colleghi, che deve essere pesata, non l'impresa, perché l'impresa deve ricevere i soldi per il lavoro svolto negli anni precedenti. Ecco, credo che in questo caso il Consiglio regionale e la Giunta possano fare qualcosa per risolvere queste questioni.

In riferimento al tema della riscossione da parte di Equitaliavedo con favore la proposta avanzata dal presidente Cappellacci di rivedere la questione del soggetto riscossore, anche se dobbiamo ammettere che questo mostro che chiamiamo Equitalia altro non è che un ente dello Stato italiano che cerca in tutti i modi di riscuotere degli introiti. Ecco, credo che affinché lo Stato capisca, se non dovesse capirlo il Governo Monti, la Regione Sardegna possa, come ha già fatto la Regione Sicilia, togliere a Equitalia tutti i ruoli che ha in carico nella nostra regione. Però credo che anche sulla questione dell'aggio sia giusto ricordare - e per questo riporto in campo la questione dell'ente creditore e impositore - i tassi piuttosto elevati che vengono applicati. Come diceva il collega Sanjust, Equitalia applica un aggio del 9 per cento sull'attività di riscossione: il 4,65 per cento è a carico del debitore, mentre il restante 4,35 è a carico dell'ente creditore, se il pagamento avviene entro sessanta giorni dalla notifica della cartella esattoriale. Anche questo è importante perché, secondo me, la quota del 4,35 per cento a carico dell'ente creditore può da subito essere defalcata alleggerendo la pressione fiscale subita da cittadini e imprese subiscono. C'è da dire che dopo i sessanta giorni l'aggio, sempre nella misura del 9 per cento, è totalmente a carico del debitore, ma anche qui credo che una modifica si possa e si debba fare.

Concludendo questo breve intervento dico che da subito, insieme ai parlamentari sardi, dobbiamo aprire una vertenza forte con lo Stato nazionale scindendo quello che deve fare la Regione da quello che deve fare lo Stato.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.

Poiché non è presente in aula, decade dal diritto alla parola.

E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo molto brevemente, al di là delle necessità imposte dalla situazione contingente, per porre un tema che nelle ultime settimane è stato all'attenzione della Giunta, e cioè la possibilità di applicare l'articolo 9 dello Statuto e di cominciare a pensare a un'autonoma attività di riscossione delle entrate da parte della Regione sarda. Penso che il dramma vissuto dalle famiglie e dalle aziende, che oggi è all'attenzione di questo Consiglio, debba e possa essere motivo di accelerazione di una nostra decisione in questo senso, anche perché questa scelta andrebbe verso la concreta applicazione di una misura legata alla gestione delle risorse della nostra Isola in maniera autonomistica e moderna, dando alla nostra Regione la possibilità di esercitare un controllo più affidabile sulle risorse che la Sardegna deve e può riscuotere.

Badi, assessore La Spisa, che la vicenda delle entrate e il tema delle famiglie sarde ossessionate dal fisco e da Equitalia, un tema ormai da anni all'attenzione della stampa e della politica, ci impongono un'accelerazione verso questo processo. Noi il problema l'abbiamo posto esattamente due anni fa, ma riteniamo che adesso, anche di fronte al fallimento del processo federalista imposto dalla Lega Nord, sia necessario pensare a un processo autonomistico e federalistico vero, che parta dall'utilizzazione delle risorse locali.

Questo tema non l'ho trattato nei miei due precedenti interventi, ma penso che possa e debba essere il punto di caduta in prospettiva per definire una nuova politica fiscale gestita direttamente dalla Sardegna, che ci veda coinvolti in un processo di rinnovamento anche delle strutture deputate alla riscossione delle entrate nella nostra isola che possa consentirci di intervenire su problemi delicati come quelli che sono oggi all'attenzione di quest'Aula per dare un senso anche alla necessità della tanto sbandierata e giusta convinzione che non può esservi autonomia, in tutti i sensi, se non c'è autonomia fiscale e finanziaria. Questo la nostra Isola lo vive purtroppo sulla propria pelle, così come sulla propria pelle lo vivono le centinaia di migliaia di famiglie a cui va oggi tutta la nostra solidarietà e il nostro impegno affinché il problema di cui stiamo discutendo possa essere prontamente risolto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Oggi dibattiamo un tema che dovrebbe farci riflettere come parlamento dei sardi. E' un male che abbiamo visto emergere con forza solo quando ha toccato la carne viva della gente di Sardegna che vedeva le case sequestrate e i contribuenti perseguitati in tutti i modi. E' un male che colpisce tutte le categorie, ma in maniera più gravosa gli agricoltori; è un male che si è silenziosamente impadronito del corpo della nostra Isola, ma quando la diagnosi viene fatta in modo tardivo generalmente il cancro ha già invaso ciò che si sarebbe invece potuto salvare operando con attenzione attorno ai problemi.

E' con orgoglio che rivendico ai Riformatori Sardi di aver avanzato in tempi non sospetti la proposta dell'Assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto di autonomia. Ma allora, quando si parlava di innovazione istituzionale e di riforme, si rispondeva che le riforme non danno da mangiare. Oggi ci accorgiamo che non solo servono per mangiare, ma che addirittura senza riforme si priva persino del pane chi ha bisogno. Se avessimo fatto il nostro dovere e avessimo realizzato un nuovo patto istituzionale tra la Regione, lo Stato e l'Unione europea oggi avremmo potuto ben governare questi processi e dire allo Stato: "Non ti devi immischiare in problemi che non ti riguardano!".

Ma devo anche dire, sommessamente, se qualcuno non se ne fosse accorto, che anche in base allo Statuto vigente abbiamo capacità, forza per incidere sul credito, addirittura sulle banche, per superare persino la barriera della Banca d'Italia. Leggete gli articoli 4 e 5 dello Statuto, che probabilmente qualcuno non ha letto con attenzione. Sono passati sessant'anni dall'approvazione dello Statuto e noi stiamo ancora a discutere del problema del rapporto tra Stato e Regione che non abbiamo risolto in termini positivi. Potrei attardarmi a parlare di anatocismo, del fatto che si applicano tassi passivi del 9 o 10 per cento, probabilmente è usura garantita per qualcuno, soprattutto per alcuni sistemi che consentono che si depredi la proprietà altrui. Potrei fare demagogia, ma non serve, servono interventi concreti, serve un'attività sinergica non guardando a destra, a sinistra o al centro, ma operando coralmente per difendere gli interessi della Sardegna. Su questi aspetti ci si deve confrontare, su questi aspetti noi risolveremo i mali della nostra Isola e rimetteremo in campo tutta la nostra capacità di confronto con lo Stato e l'Unione europea. Su questi temi si apre la sfida, ma non perché ci siano dei poveracci costretti a digiunare per richiamare la nostra attenzione o perché il Parlamento si dimentica della nostra Isola. Credo sia opportuno riprendere a tessere un rapporto tra le forze politiche che ci consenta di dotarci di uno strumento efficace, al di là del solito "pietire" a Roma con il cappello in mano. Noi vogliamo mantenere la dignità di sardi e garantire al popolo di Sardegna, con la Costituente, un patto nuovo e diverso con lo Stato.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Ho ascoltato i vari interventi, credo però che sia importante decidere cosa fare, perché i problemi li conosciamo tutti e soprattutto li conoscono i cittadini che sono finiti nelle grinfie di un sistema che non è nato oggi, lo voglio ricordare, perché sembrerebbe che le responsabilità siano da ascrivere solo ed esclusivamente a questa Giunta regionale o al Governo nazionale precedente o ad altri Governi.

La realtà è che esiste il decreto legge numero 203 del 2005 - lo voglio ricordare perché è importante - e in particolare l'articolo 3, recante: "Disposizioni in materia di servizio nazionale della riscossione". E' un decreto piuttosto complesso e ovviamente non è il caso di citarlo, se non per la parte che riguarda il mio ragionamento. Colgo con favore il fatto che il Presidente della Regione e la Giunta abbiano annunciato la richiesta di modifica dell'articolo 9 del nostro Statuto, ma stiamo parlando di una modifica appunto dello Statuto, cioè di una norma costituzionale. Sono convinto che quella modifica potrebbe anche partorire effetti positivi, mi chiedo però perché nell'articolo 3 del decreto legge numero 203 - chiedo l'attenzione anche dell'Assessore - sia stato inserito il comma 29-bis che dice che nel territorio della Regione siciliana, relativamente alle entrate, le funzioni di cui al comma 1 - cioè quelle dell'Agenzia delle entrate - sono di fatto affidate alla Regione Sicilia, che opererà con le modalità che riterrà. Non si fa riferimento alla modifica di un qualsiasi articolo dello Statuto della Regione siciliana, cioè la Sicilia ha ottenuto in quella circostanza l'affidamento delle funzioni di riscossione. Forse qualche disattento c'era anche allora. Voglio dire che se sono stati disattenti allora e se si deve fare una battaglia nei confronti del Governo, considerando che questo Governo sembrerebbe essere molto attento ai problemi della gente (io credo che sia più attento ai problemi dell'Europa piuttosto che a quelli della gente di Sardegna e degli italiani in genere), una norma come quella approvata per la Sicilia si può inserire. Si tratta di cinque righe, colleghi, con le quali aggiriamo anche la modifica dell'articolo 9 dello Statuto, che comunque è la strada da perseguire con un adeguato disegno di legge.

Ho ricostruito ciò che è accaduto in Sicilia che - pensate! - ha approvato la riforma del servizio regionale di riscossione con la manovra finanziaria regionale del 2005, cioè con uno strumento ordinario. E' chiaro che se anche noi ci dotiamo di una norma come questa o similare possiamo ottenere dei risultati.

Ho ascoltato il ragionamento dell'onorevole Maninchedda, che probabilmente non è abituato ai dieci minuti e avrebbe avuto bisogno dei venti minuti canonici, perché si può dire tutto, ma compatibilmente con il tempo che ci è assegnato. Siccome mi pare di capire che ci sia grande convergenza sul fatto che comunque quest'Aula si deve esprimere, immagino con un ordine del giorno unitario, voglio dire che per quanto riguarda coloro che sono sotto le grinfie di Equitalia e che hanno rapporti stringenti e importanti con le pubbliche amministrazioni si può anche prevedere una compensazione, si può trovare un modo per risolvere il problema, ma poi c'è anche una moltitudine di soggetti che non hanno rapporti con la pubblica amministrazione e che per il mancato pagamento del bollo dell'auto, per una rata non pagata o per non aver pagato i fornitori non riescono a ottenere il D[PS1] URC.

Insomma ci sono migliaia di casi diversi, sui quali però bisogna intervenire. Come si interviene? Io dico che una norma la possiamo fare, ma vi voglio leggere che cosa è scritto nel decreto legge che ho citato: "L'aggio, al netto dell'eventuale ribasso, è aumentato, per i singoli concessionari, in misura pari a una percentuale delle maggiori riscossioni conseguite rispetto alla media dell'ultimo biennio (…)". Praticamente è un invito a forzare la mano: maggiori sono le riscossioni più aumenta l'aggio. Indovinate chi paga l'aggio? L'aggio lo paga il debitore, per una quota pari al 4,59 per cento. Quindi dopo il danno anche la beffa! Non stiamo parlando di grandi imprese, stiamo parlando di chi spesso e volentieri non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena; stiamo parlando di coloro che si indebitano per mandare i figli a scuola; stiamo parlando di coloro che hanno difficoltà che nascono dalla disoccupazione, dalla precarietà o mancanza del posto di lavoro, dal mancato percepimento dello stipendio. Ne veniamo a conoscenza tutti i giorni di casi di questo genere che si verificano anche nelle aziende a totale partecipazione della Regione sarda, per le quali questo Consiglio stanzia finanziamenti. Stamattina mi è stata rappresentata la situazione di una società a totale capitale pubblico, dove è stata pagata una quota infinitesimale degli stipendi (un acconto di 500 euro), eppure questo Consiglio alcuni mesi fa aveva stanziato le necessarie risorse. Questa società - che non è Equitalia - ha adottato gli atti legali per sequestrare un impianto a una società sportiva, e dunque in un terreno di due ettari, sito in provincia di Oristano, è stato apposto il cartello "Sotto sequestro". Ma è un terreno completamente inutilizzabile! Sto parlando del più grande impianto sportivo della Sardegna per quanto riguarda quel settore, dove va ad allenarsi la nazionale italiana. E' un fatto che ho già denunciato in quest'Aula diverse volte e oggi scopro che la stessa Regione sarda - si trattasse di Equitalia, ancora ancora! - fa pignoramenti in casa sua contro una società sportiva! E ci lamentiamo? Questo accade!

Allora, colleghi, a scrivere un disegno di legge la Giunta impiegherà molto poco, perché credo gli uffici regionali abbiano le competenze, la capacità, l'abilità e soprattutto le idee chiare per capire cosa c'è da fare. Facciamolo subito, non aspettiamo ancora, e non lo dico per fare polemica politica, che sarebbe fuori luogo. Il decreto legge numero 203 è datato settembre 2005, si sono avvicendate due amministrazioni regionali e nessuno si è svegliato per dire che forse si sarebbe dovuto fare quello che ha fatto la Sicilia dopo quattro mesi. Non ci hanno impiegato vent'anni, dopo quattro mesi la Regione siciliana ha normato in questa materia. Credo che la strada più veloce sia quella di chiedere al Governo di inserire, nella prima manovra finanziaria utile, una norma come quella che è stata fatta per la Sicilia e in tempi brevissimi si potrà risolvere una parte dei problemi. Per la parte restante è forse disdicevole pensare di chiedere un concordato fiscale? E' disdicevole chiederlo per le fasce più deboli in un momento di grande difficoltà economica in un'area di crisi come la Sardegna? Io credo che non lo sia. La domanda è certamente lecita, poi chissà come ci risponderanno, ma io credo che quella di un concordato fiscale sia una richiesta opportuna e necessaria, prima ancora di predisporre un indispensabile disegno di legge. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, è stato detto in maniera univoca da diversi colleghi che mi hanno preceduto che la novità in questo Paese è certamente rappresentata dal nuovo Governo guidato da Mario Monti. Lo testimoniano anche alcune dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio dei Ministri in queste ore. Il Presidente cita per esempio - e già il fatto di citarle è di per sé importante - la condizione delle Regioni a statuto speciale, per le quali richiama la necessità di una particolare attenzione, pone l'obiettivo della crescita puntando in particolare all'aumento dei consumi e lo fa indicando la direttrice di alleggerire il peso fiscale sul lavoro nell'accezione più ampia, quindi anche nei confronti dell'impresa, parla di un regime di tassazione proporzionato alla capacità di produrre reddito e di una lotta seria all'evasione fiscale, come ci comunicano le agenzie di stampa in questi minuti. Ecco, queste sono alcune delle dichiarazioni del presidente Monti che ho voluto richiamare non a caso, perché credo che possano essere messe in rapporto alla discussione che stiamo svolgendo in queste ore in Consiglio regionale.

Questa è certamente la novità, non voglio fare polemica, collega Diana, ma c'è purtroppo, ahinoi, una conferma e quella conferma è il Presidente della Regione, Cappellacci, che si è distinto anche ieri per alcune dichiarazioni. Ieri il Presidente della Regione ha annunciato l'approvazione - prego i consiglieri della maggioranza di prestare un minimo di attenzione, anche l'Assessore dell'agricoltura, Cherchi, visto che molte imprese operano nel settore agricolo -, e ne dà ampia notizia la stampa locale, di un disegno di legge finalizzato a modificare il regime delle competenze in materia di riscossione. Il Presidente della Regione ci fa sapere - bontà sua - che ciò darebbe la possibilità alla Regione di predisporre idonei piani di rientro, di applicare aggi meno vantaggiosi per le agenzie di riscossione, di evitare l'applicazione di interessi da vera usura e consentirebbe ai contribuenti di compensare i propri debiti con eventuali crediti nei confronti di enti regionali. Giusto! Metto almeno ventisette punti esclamativi dopo questo giusto! Assessore La Spisa, mi dispiace rivolgermi a lei perché mi sarei voluto rivolgere al presidente Cappellacci, il quale ha fatto bene a portare la solidarietà della Regione e del Governo regionale alle donne che con un'azione di lotta estrema, come lo sciopero della fame, stanno cercando di richiamare l'attenzione di tutti noi in difesa dei loro diritti, ma sarebbe dovuto essere qui oggi. Vorrei chiedere al presidente Cappellacci, lo chiedo a lei, perché se tutto questo è giusto avete cancellato, qualche mese fa, l'Agenzia regionale per le entrate? Me lo volete spiegare? Di che cosa stiamo parlando? Quello era lo strumento di cui si era dotata la Regione proprio per attuare le finalità che sembrano essere contenute nel disegno di legge a cui fa riferimento il Presidente della Regione!

Detto questo, insisto su una cosa: credo che dovremmo assumere un impegno concreto che abbia un minimo di cogenza, se ci riusciamo, anche qui facendo un po' di chiarezza, perché sembra quasi che non sia successo nulla. Tutti abbiamo delle responsabilità; non che, per carità, individuare le responsabilità di questo o di altri risolva il problema delle persone che stanno conducendo questa battaglia estrema, però credo sia giusto che ognuno di noi si assuma le proprie responsabilità. E' giusto e serve a tutti noi per evitare errori nel prossimo futuro.

Allora, se è vero come è vero - o almeno tutti lo auspichiamo e abbiamo buone ragioni per pensarlo - che siamo finalmente di fronte a un Governo fatto di gente seria, credo che con il Governo vada riaperto immediatamente il negoziato per attuare l'ordine del giorno approvato dalla Camera nel giugno di quest'anno e proposto dai parlamentari sardi del Partito Democratico, che, come ricorderete, impegnava il Governo al riconoscimento dell'area di crisi della Sardegna in base all'articolo 19-bis del DPR numero 602 del 1973, e in subordine a circoscrivere le aree di crisi alle aree industriali, il tutto finalizzato, come sapete, a disporre una moratoria di dodici mesi, sempre ai sensi dell'articolo 19-bis. La risposta del Governo, mi pare l'abbia richiamato il collega Mario Bruno illustrando la nostra mozione, è lapidaria: "Con riferimento alla richiesta di impegno di moratoria fiscale, ovvero alla sospensione del 50 per cento dei carichi da omessi versamenti, si esprime parere negativo". Questa è la testuale risposta del Governo in carica sino a qualche ora fa, prima del Governo Monti, che, nonostante sia stato impegnato da un ordine del giorno votato all'unanimità dalla Camera dei deputati, a giugno ha dato risposta negativa e ha costretto tante persone a manifestare il proprio disagio attraverso lo sciopero della fame.

Di questo stiamo parlando. Siamo adesso in presenza - è l'auspicio di tutti mi pare - di un Governo serio, diverso da quello che, per fortuna, ha lasciato questo Paese e allora credo si tratti, come è scritto anche nel dispositivo della nostra mozione, di impegnare il Governo regionale. Non so se sia sufficiente impegnare il Presidente della Regione, perché se balla come ha ballato in questi anni e in questi mesi non credo sia la persona più idonea per rappresentare gli indirizzi di quest'Isola. A me fa specie che per due anni e mezzo si sia tenuto un atteggiamento supino nei confronti del Governo nazionale e ieri il presidente Cappellacci sia partito lancia in resta contro il Governo appena insediato. Per carità, ognuno ha il suo stile, ognuno ha la dignità che ha, Cappellacci ha quella dignità e se la tiene, ahinoi.

Rispetto a questa moratoria vi leggo cosa recita testualmente l'articolo 19-bis del DPR numero 602 del 1973, sul quale il Governo ha dato risposta negativa. L'articolo 19-bis, che ha per titolo "Sospensione della riscossione per situazioni eccezionali", recita: "Se si verificano situazioni eccezionali, a carattere generale o relative a un'area significativa del territorio, tali da alterare gravemente lo svolgimento di un corretto rapporto con i contribuenti, la riscossione può essere sospesa, per non più di dodici mesi, con decreto del Ministero delle finanze". Non impegna nemmeno la globalità del Governo. Credo che una delle prime cose che dovremmo chiedere immediatamente sia l'attuazione di questo articolo del DPR numero 602. Noi siamo pronti, presidente Lombardo, assessore La Spisa, a valutare ovviamente l'ipotesi di un ordine del giorno, che su questa materia non può che essere unitario, perché se davvero mancassimo anche in questo renderemmo un servizio pessimo a chi ci guarda riponendo in noi attese rispetto al loro futuro.

Non possiamo dividerci su una materia come questa, però, per cortesia, lo dico all'assente Cappellacci, non prendiamoci nemmeno in giro, perché ciò che è avvenuto ieri, con la proposta di un disegno di legge che di fatto reintroduce l'Agenzia regionale per le entrate, che voi stessi avete cancellato, ha qualcosa che rasenta il buffonesco. Però adesso l'assessore La Spisa smentirà queste affermazioni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di rispondere l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Dopo questo invito a smentire dovrò smentire me stesso, questo è l'augurio! Io credo davvero che sia importante che quest'Aula si pronunci unitariamente su questo problema per la gravità della questione e per rispetto verso i tantissimi nostri concittadini che vivono le condizioni di forte difficoltà già descritte. Per fare questo ritengo si possa partire innanzitutto dal riconoscimento che tutta la Regione, è stato detto che di questo problema si è occupato il Consiglio, la Commissione consiliare, ma vi assicuro che anche la Giunta regionale, e in prima persona, in primissima persona il Presidente, che ha seguito personalmente da mesi questo problema molto assiduamente, che non è presente oggi perché è in corso una riunione presso il Comitato delle Regioni, quindi in una delle più alte istituzioni dell'Unione europea, in cui oggi è necessaria la presenza del Presidente - che ha lasciato un appunto al riguardo -, ovvero la presenza della nostra Regione, che d'altra parte in quest'Aula può rappresentare analiticamente ciò che ha fatto, ciò che intende fare e ciò che intende proporre nell'immediato, con tutta autorevolezza per il lavoro già svolto e anche con l'autorevolezza derivante da un sostegno sociale che abbiamo tutti.

Direi sinteticamente, perché il tempo è brevissimo, che gli interventi possibili nel breve, anzi nel brevissimo termine la Giunta li ha fatti tutti, responsabilmente, su sollecitazione delle migliaia di persone oberate da esposizioni debitorie nei confronti dello Stato: è stata chiesta la trasmissione degli atti relativi alle situazioni di chi manifestava; è stato chiesto di intervenire presso il Governo per sollecitare il riconoscimento di tutto il territorio regionale come area di crisi, ai sensi del DPR numero 602, per la sospensione della riscossione, per almeno dodici mesi, di tutti i pagamenti; è stato ripetutamente chiesto al Governo, in data 13 maggio 2011 e anche l'8 novembre 2011, l'attivazione di un tavolo di confronto con Equitalia, INPS e Agenzia delle entrate (incontri che si sono svolti) allo scopo di esaminare ogni iniziativa possibile per alleviare lo stato di crisi, come la riduzione delle sanzioni contributive, la modifica dei criteri di applicazione degli interessi moratori, la limitazione dei pignoramenti di immobili, l'estensione del periodo di rateizzazione e altre richieste analitiche. E' stato fatto, poi, un ulteriore passaggio, anche questo su richiesta dei cittadini, è stato cioè chiesto e ottenuto, nello scorso mese di settembre, un approfondimento che è stato affidato alla Società per gli studi di settore, la quale è stata utile almeno in questo, in quanto ha certificato, con dati statistici rilevati con un'indagine sul territorio, la particolarità della gravità dei debiti nei confronti dell'erario dei cittadini sardi e delle imprese sarde rispetto ai cittadini e alle imprese del resto del territorio nazionale. Con gli strumenti della politica regionale, una parte delle risorse già dedicate nel bilancio regionale agli interventi a favore delle povertà è stata dedicata esclusivamente a chi è soggetto a obblighi di natura tributaria; è stato inoltre attivato il fondo di garanzia etica per i problemi di insolvenza nel pagamento delle rate dei mutui per la prima casa. Purtroppo il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese non può essere utile per affrontare questo tipo di esposizioni, perché è un fondo dedicato agli impegni finanziari per lo sviluppo. Sono risorse comunitarie soggette quindi a regolamenti che ci impediscono di intervenire su situazioni di sofferenza nei confronti non solo dell'erario, ma anche del sistema bancario. Nella legge finanziaria che sta per arrivare in Aula è stata prevista l'istituzione di un fondo anticrisi che potrà intervenire proprio in favore delle imprese che abbiano particolari situazioni di difficoltà e sono stati attivati anche i rapporti con le banche per studiare le modalità operative di questo fondo nel momento in cui potrà essere attivato.

Non è questo il momento per fare un elenco, che potrebbe risultare persino noioso, di ciò che è stato fatto, quasi come una giustificazione, ma è il momento per dire che questo problema è sentito da tutti noi ed è sentito dal Presidente che, anche se manca fisicamente, lo ha seguito personalmente. Quel che è giusto bisogna riconoscerlo e io credo di doverlo riconoscere, non per una difesa d'ufficio, ma perché è la verità. Ma detto questo, dobbiamo anche cercare di capire se possiamo fare un passo ulteriore, e la seduta di oggi è veramente importante in questa direzione, perché, se è vero che ci troviamo di fronte a uno Stato che vessa i cittadini, che è velocissimo e forte nel chiedere e molto lento nel dare quel che deve dare (lo sappiamo bene anche in termini di quanto ci è dovuto come Regione), è anche vero però che abbiamo una possibilità che in un momento storico particolare può essere colta, ed è quella della modifica dello Statuto. Noi potremmo davvero lanciare una sfida allo Stato centrale, vorrei dirlo riprendendo una parte delle cose che sosteneva l'onorevole Maninchedda a proposito di sovranità. Non entro nel merito della questione dell'indipendenza, ma la questione della sovranità e della libertà dei popoli e dei territori è certamente in gioco in questo problema, perché il nostro Stato ha un sistema amministrativo che prevede che l'atto amministrativo abbia una caratteristica fondamentale, che gli amministrativisti conoscono bene, che è l'autoritarietà, la possibilità cioè per lo Stato di incidere unilateralmente sulla sfera giuridica soggettiva della persona. E questa caratteristica del nostro sistema amministrativo è frutto di una concezione dello Stato-persona che lo vede sovraordinato rispetto all'uomo-persona, questo è il problema. Certo, c'è anche la questione del riconoscimento della sovranità di una Regione come la nostra e di altre Regioni, su cui si può discutere moltissimo, ma dentro il problema della sovranità c'è anche il problema del rapporto tra la persona e l'ente pubblico, tra la persona e lo Stato, che ha la capacità di declassare i diritti soggettivi, farli diventare interessi legittimi e agire su questi proprio attraverso l'autoritarietà dell'atto amministrativo. D'altra parte dobbiamo riconoscere, con amarezza, che siamo in un sistema in cui sempre di più di fronte a questo Stato forte, a questi Stati forti, ai poteri sovrastatali e sovranazionali molto forti che hanno agito e stanno agendo in questi tempi nei confronti dell'Europa e dell'Italia, ci sono purtroppo una società debole e una politica debole. Questo è il vero problema!

Allora, noi oggi abbiamo di fronte un Governo con una maggioranza parlamentare fortissima, almeno sulla carta. Abbiamo una grande occasione; questo Governo e questa maggioranza parlamentare hanno l'occasione per dimostrare che non sono totalmente soggetti ad altri poteri, come quelli che hanno determinato azioni sul mercato finanziario che tutti riconoscono avere inciso negativamente sulla nostra situazione economica e sociale. Abbiamo questa possibilità che può concretizzarsi nell'approvazione di un disegno di legge di modifica dello Statuto sardo, per la precisione dell'articolo 9 del Titolo III, che può essere modificato con legge ordinaria, sentita la Regione. Oggi il Parlamento italiano ha tutti i numeri per poterci ascoltare. Non è in carica un Governo che possiamo definire di colore omologo a quello dell'attuale Governo regionale, ma dimostriamo tutti la nostra determinazione chiedendo con forza al Governo e al Parlamento di modificare lo Statuto sardo introducendo una norma che preveda che la Regione possa avere la competenza della riscossione delle entrate di cui all'articolo 8, con una possibile regolamentazione con legge regionale dei sistemi di riscossione. Questo permetterebbe di agire con legge regionale per superare certamente le asperità e gli aspetti maggiormente autoritativi che caratterizzano il sistema di riscossione che è il motore fondamentale di Equitalia.

PRESIDENTE. Grazie, Assessore, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di replicare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Non era mia intenzione intervenire in sede di replica, però le affermazioni dell'assessore La Spisa non ci lasciano indifferenti. Dovremo arrivare naturalmente a un ordine del giorno unitario, perché quest'Aula si deve esprimere unitariamente su una questione così importante in un momento di crisi come questo, però non possiamo sottacere gli aspetti politici e dire intanto che tra le attribuzioni dell'Agenzia regionale per le entrate, indicate nel suo statuto (articolo 3, lettera i), vi era la possibilità di intervenire in questa materia, per cui cancellarla è stato quantomeno imprudente se ora si deve arrivare a un disegno di legge che reintroduca un sistema di riscossione regionale. Insomma, quella era la strada giusta. Non bisogna sempre attaccare i simboli della precedente legislatura, assessore La Spisa, non bisogna sempre ricominciare daccapo. L'Agenzia regionale per le entrate era uno strumento che aveva in mano la Giunta regionale, che aveva in mano la Regione, che aveva in mano la Sardegna. Non bisogna, ripeto, ricominciare sempre daccapo e attaccare i simboli della precedente legislatura, perché forse qualcosa di buono è stato fatto anche allora. Quell'agenzia sarebbe dovuta rimanere in piedi. Adesso magari vi trincerate dietro il Governo Monti, ma non si cancellano due anni e mezzo di Giunta Cappellacci, non si può cancellare l'atteggiamento subalterno tenuto dalla Giunta in due anni e mezzo. Occorrevano autorevolezza e determinazione su partite importanti come le entrate, e non l'atteggiamento dilatorio che avete seguito per quanto riguarda le norme di attuazione, la commissione paritetica, i fondi FAS, il debolissimo rapporto con lo Stato; questo atteggiamento non può essere cancellato. La strada da intraprendere non era sicuramente quella di identificarvi con Berlusconi. Noi riteniamo che nei mesi che abbiamo di fronte dovremo alzare la voce, essere autorevoli e far sì che la Sardegna venga prima di tutto, prima degli interessi della coalizione, del partito, del premier. Dobbiamo farlo adesso, se non l'abbiamo fatto prima, però certamente non dobbiamo nasconderci, non dobbiamo mischiare le carte. L'atteggiamento che avete assunto è stato debolissimo ed è da condannare; è un atteggiamento che meriterebbe, quello sì, le dimissioni del presidente Cappellacci e della vostra Giunta, ma non siete capaci di fare neanche questo, perché non c'è probabilmente, come dire, la consapevolezza del ruolo che si ricopre.

Ora siamo in un'altra fase, che vogliamo affrontare con la consapevolezza che non nasce tutto oggi. Lo facciamo ora, in questi momenti, cercando di arrivare a un ordine del giorno unitario, ma ne abbiamo visto a decine di ordini del giorno unitari non rispettati dalla Giunta regionale, non rispettati dal presidente Cappellacci. Noi vogliamo che quest'ordine del giorno, che è importantissimo, sia invece rispettato, che gli sia dato seguito. Ricordo che l'ordine del giorno approvato quasi all'unanimità dal Parlamento, votato dal P.d.L. con qualche astensione nella Lega, su proposta dei parlamentari sardi del Partito Democratico, garantiva già la moratoria per dodici mesi, garantiva già il riconoscimento dello stato di crisi eccezionale per la Sardegna. Qualche giorno fa il Governo Berlusconi ha risposto che stava scherzando. Dobbiamo essere seri fino in fondo ed è per questo che noi ribadiamo la nostra posizione e il contenuto del dispositivo della nostra mozione. Ora siamo alla ricerca di un ordine del giorno che faccia sintesi in questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, non voglio partecipare adesso alla discussione sulla risposta dell'Assessore e sull'eventuale ordine del giorno, perché mi sembra importante in questo momento chiedere una sospensione dei lavori dell'Aula proprio per dare la possibilità di predisporre un ordine del giorno unitario. Come mi suggerivano alcuni colleghi, tra cui il collega Ben Amara, possiamo dare alle donne e agli uomini che stanno facendo lo sciopero della fame delle ragioni che li inducano a sospendere questa loro iniziativa se riusciamo ad approvare un documento unitario che sia concreto e risponda ai loro problemi. Chiedo pertanto la sospensione dei lavori per dieci o quindici minuti.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Rinuncio.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S. d'Az.). Noi siamo d'accordo sulla sospensione, però chiediamo che durante la sospensione la Giunta ci dica una parola chiara sulle tre proposte che abbiamo fatto, cioè la moratoria non onerosa dei crediti iscritti a ruolo della Regione e degli enti regionali, la possibilità di utilizzare già i fondi di garanzia presenti nella SFIRS per il raddoppio del tempo di rateizzazione e l'utilizzazione dei fondi di garanzia in SFIRS e nei consorzi fidi per consentire la liberazione degli immobili dalle ipoteche e la rateazione del debito. Durante la sospensione avremmo il piacere di capire che cosa dice la Giunta su queste proposte, perché al di là della speculazione elettorale su questa fase di difficoltà, che a noi non interessa, ci interessa capire se questa giornata potrà avere un effetto pratico da domani.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa sino alle ore 19.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 44, viene ripresa alle ore 20 e 16.)

PRESIDENTE. E' stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Diana Mario - Steri - Dedoni - Sanna Giacomo - Salis

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito svoltosi in ordine alle mozioni n.128 - Salis e più, n. 129 - Bruno e più, n. 149 Salis e più, n. 153 - Zuncheddu e più, n. 154 Steri e più e n. 155 - Maninchedda e più sull'emergenza fiscale in Sardegna,

PREMESSO che:

- costituiscono oramai fatto notorio le difficoltà in cui si dibattono imprese e cittadini sardi raggiunti da cartelle di riscossione emesse da Equitalia Spa. Le doglianze non attengono al "se" è dovuto un determinato importo a titolo di imposta o contributo, bensì al "come" viene esercitata l'attività di riscossione sempre più gravosa e penalizzante nei confronti dei soggetti debitori;

- le legittime proteste hanno determinato iniziative forti a livello di manifestazioni pubbliche, nonché iniziative di carattere politico;

CONSIDERATO che nel breve termine è necessario richiedere al Governo una moratoria per il pagamento dei debiti oggetto di riscossione;

RITENUTO che:

- il vero obiettivo da perseguire deve essere lo scardinamento dei sistema Equitalia, trasferendo competenze in materia di riscossione dallo Stato alla Regione, anche in forma compartecipata. Ciò consentirebbe di adeguare i meccanismi di recupero alle peculiarità e, quindi, alla gravita della situazione economico-sociale dell'Isola di modo che, in altri termini, vi sia la possibilità di predisporre idonei piani di rientro, di applicare aggi meno vantaggiosi per l'Agenzia di riscossione, evitare l'applicazione di interessi anatocistici, compensare i debiti con eventuali crediti nei confronti di Enti pubblici regionali che non possono provvedere ai pagamenti perché impediti da patto di stabilità interno, etc.;

- lo strumento normativo è rappresentato anche dall'articolo 9 dello Statuto regionale deve prevedere autonoma capacità impositiva e di riscossione in capo alla Regione Sardegna, di cui deve essere chiesta l'integrazione al fine di ottenere l'attribuzione di competenza alla Regione,

impegna la Giunta Regionale

1) a trasmettere al Consiglio un disegno di legge avente per oggetto la modifica dell'articolo 9 dello Statuto funzionale ad assicurare la riscossione dei tributi, anche in forma compartecipata;

2) a richiedere al Governo la dichiarazione dello stato di crisi ai sensi dell'articolo 2 della Legge n. 99 del 2009;

3) a richiedere al Governo la sospensione delle azioni esecutive in atto ai sensi dell'articolo 19 del DPR n. 603 del 1972;

4) a richiedere al Governo il concordato fiscale;

5) a rifinanziare per l'anno 2012 gli interventi previsti nella deliberazione della Giunta regionale n.23/3 del 12 maggio 2011;

6) ad attuare una moratoria non onerosa dei crediti regionali assoggettati a riscossione coattiva;

7) a favorire una moratoria non onerosa dei crediti dei comuni assoggettati a riscossione coattiva;

8) ad attivare il sistema dei Consorzi fidi per finanziare, a condizioni di mercato, le rateazioni in corso da parte delle piccole e medie imprese, tendente a raddoppiare il tempo di restituzione, con obbligo di restituzione alla Regione o alla SFIRS della differenza, al termine della rateazione concessa e per altri settantadue mesi, al tasso legale di riferimento, con uno specifico regolamento attuativo;

9) ad attivare un fondo di garanzia atto a garantire la rateazione del debito in cambio della liberazione degli immobili d'impresa ipotecati;

10) ad attivare un tavolo permanente operativo tra banche, Equitalia e Regione, atto a studiare, caso per caso, gli interventi possibili per sbloccare i finanziamenti per l'impresa anche in presenza di carichi a ruolo. )

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Espa è rientrato dal congedo.

Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. La Giunta esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo cinque minuti di sospensione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa sino alle ore 20 e 27.

(La seduta, sospesa alle ore 20 e 22, viene ripresa alle ore 20 e 28.)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 1, che reca anche le firme degli onorevoli Giampaolo Diana, Luciano Uras e Roberto Capelli.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la votazione per parti del dispositivo.

PRESIDENTE. Prego, espliciti la richiesta di votazione.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sono dieci punti, le chiedo di metterli in votazione uno per uno.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Diana, anziché fare dieci distinte votazioni, facciamo prima se mi dice quali punti sono da votare separatamente, tutti gli altri verranno accorpati.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Va bene, si tratta del punto 4) e del punto 9).

PRESIDENTE. Su che cosa intende intervenire, onorevole Salis?

SALIS (I.d.V.). Vorrei fare una dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Un attimo perché prima devo dire che cosa metto in votazione.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Io vorrei proporre un emendamento orale.

PRESIDENTE. L'emendamento orale può essere proposto dopo che il Presidente ha chiamato in votazione la parte da emendare. Non mi fate neanche finire di dire che cosa metto in votazione!

Metto in votazione l'ordine del giorno sino a tutta la parte compresa nel "Ritenuto che", esclusa la parte che inizia con le parole " impegna la Giunta regionale".

Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Vorrei proporre un emendamento orale, Presidente, per l'inserimento dell'articolo 51 dello Statuto speciale in testa all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Scusi, cosa vuol dire, onorevole Zuncheddu? Deve esplicitare in che punto e che cosa chiede sia inserito.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). La Giunta regionale ricorrerà all'applicazione dell'articolo 51 ogni qualvolta le leggi italiane non siano…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Zuncheddu, mi deve dire che cosa dobbiamo inserire e in che punto preciso dell'ordine del giorno.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Perfetto. Mi dia un secondo.

PRESIDENTE. Allora passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, se posso vorrei aiutare la collega Zuncheddu. Io concordo con la richiesta che è stata fatta, e pregherei gli altri Capigruppo di associarsi, anche perché il richiamo all'articolo 51 è contenuto nella delibera di Giunta approvata a maggio: "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia". E' una posizione assolutamente condivisa. La formulazione potrebbe essere: "impegna la Giunta regionale ad attivare la richiesta ai sensi dell'articolo 51".

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Salis, stiamo votando la parte precedente. Vogliamo procedere con ordine? La proposta di emendamento orale che riguarda la parte dopo le parole "impegna la Giunta regionale" deve essere avanzata quando sarà messa in votazione quella parte.

SALIS (I.d.V.). Quindi siamo ancora alla premessa?

PRESIDENTE. Sì.

SALIS (I.d.V.). Chiedo scusa.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della prima parte dell'ordine del giorno numero 1, sino a tutto il "Ritenuto che".

(Segue la votazione)

Prendo atto che la consigliera Zedda ha votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 68

votanti 68

maggioranza 35

Favorevoli 68

(Il Consiglio approva).

Metto in votazione la parte da "impegna la Giunta regionale", tranne i punti 4) e 9).

Se ci sono proposte di emendamento orale devono essere fatte adesso.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, intendevo chiedere la votazione separata anche del punto 8), sul quale ho qualche perplessità, ma sorvolando sui miei dubbi mantengo la richiesta di votazione separata dei punti 4) e 9).

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, noi ci asterremo sul punto 4) e anche sul punto 9), come avevo già annunciato. Le ragioni sono le seguenti: noi riteniamo che in questo dispositivo siano in parte accolte le ragioni e le proposte che sono contenute nel dispositivo della nostra mozione, anzi su alcune parti, in particolare la parte che impegna la SFIRS, secondo noi il dispositivo contenuto nella nostra mozione era più forte, aveva un carattere di maggiore cogenza, se si può dire questo. Però, siccome siamo convinti che su una materia delicata come questa non si possa scadere in un atteggiamento non rispondente alla realtà, secondo noi in particolare al punto 4) e al punto 9) sono contenuti impegni difficilmente attuabili, perché alcuni di questi possono essere considerati aiuti di Stato.

Ora, noi non vogliamo certamente votare contro, perché non c'è assolutamente questa volontà da parte nostra, ma ci asterremo proprio perché, ripeto, in particolare su questi punti mi pare che ci sia una volontà di fare in fretta per dare una risposta che difficilmente potrà essere data. Sono convinto che in questo momento di tutto abbiamo bisogno tranne che di fare un qualcosa che rischia di essere illusorio per chi in questo momento è in una condizione di sofferenza estrema. Queste sono le ragioni per cui noi ci asteniamo su questi punti e votiamo a favore degli altri otto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, propongo di inserire al punto 3), dopo le parole "a richiedere al Governo la sospensione delle azioni esecutive in atto", le parole "ai sensi dell'articolo 51 dello Statuto speciale di autonomia".

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni, la proposta di emendamento orale è accolta.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della seconda parte dell'ordine del giorno numero 1, esclusi i punti 4) e 9).

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Barracciu, Lotto e Stochino hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 68

votanti 68

maggioranza 35

favorevoli 68

(Il Consiglio approva).

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dei punti 4) e 9) dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che la consigliera Zedda ha votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Maninchedda - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda.

Si sono astenuti: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Zuncheddu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 67

votanti 45

astenuti 22

maggioranza 23

favorevoli 45

(Il Consiglio approva).

Discussione e approvazione della mozione Cossa - Piras - Vargiu - Steri - Salis - Sanna Giacomo - Diana Mario - Greco - Cuccu - Bruno - Agus - Lotto - Corda - Fois - Meloni Francesco - Mula - Soru - Artizzu - Sanna Matteo - Tocco - Floris Rosanna - Contu Felice - Pitea - Randazzo - Petrini - Pittalis - Sanjust - De Francisci - Ladu - Stochino - Amadu - Bardanzellu - Lai - Rodin - Zedda - Dessì - Cocco Pietro - Espa - Solinas Antonio - Barracciu - Meloni Marco - Sanna Gian Valerio - Meloni Valerio - Moriconi - Diana Giampaolo sulla richiesta di assegnazione al Comune di Gonnosfanadiga della medaglia d'oro al valor civile (137)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 137.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Cossa - Piras - Vargiu - Steri - Salis - Sanna Giacomo - Diana Mario - Greco - Cuccu - Bruno - Agus - Lotto - Corda - Fois - Meloni Francesco - Mula - Soru - Artizzu - Sanna Matteo - Tocco - Floris Rosanna - Contu Felice - Pitea - Randazzo - Petrini - Pittalis - Sanjust - De Francisci - Ladu - Stochino - Amadu - Bardanzellu - Lai - Rodin - Zedda - Dessì - Cocco Pietro - Espa - Solinas Antonio - Barracciu - Meloni Marco - Sanna Gian Valerio - Meloni Valerio - Moriconi - Diana Giampaolo sulla richiesta di assegnazione al Comune di Gonnosfanadiga della medaglia d'oro al valor civile.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che il 17 febbraio 1943 un violento bombardamento si è abbattuto sul paese di Gonnosfanadiga provocando una vera carneficina con circa 100 morti (tra i quali 27 bambini) e 330 feriti;

CONSIDERATO che a quel tempo Gonnosfanadiga contava circa 5.000 abitanti, il numero delle vittime fu altissimo, uno dei più alti in Italia in rapporto alla popolazione residente, tanto che alcuni giorni dopo il Principe di Savoia visitò il paese e testimoniò il cordoglio della famiglia reale;

VALUTATO che nel paese, dove a tutt'oggi permangono i segni di quella tragedia, la memoria è ancora vivissima tra la popolazione, com'è stato recentemente documentato anche da un pregevole documentario prodotto dalla testata giornalistica regionale della RAI;

SOTTOLINEATO che nel 2003 il paese è stato insignito dal Presidente della Repubblica, Ciampi, della medaglia di bronzo al valor civile;

TENUTO CONTO che nel 2013 ricorrerà il 70 anniversario di un episodio ingiustificabile, non essendo Gonnosfanadiga un punto di rilevanza strategica dal punto di vista bellico, ma semplicemente un tranquillo centro della Sardegna che si è trovato all'improvviso travolto dagli eventi;

impegna la Giunta regionale

a promuovere presso la Presidenza della Repubblica la richiesta di assegnazione al Comune di Gonnosfanadiga della medaglia d'oro al valor civile. (137).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, la mozione è stata firmata da moltissimi consiglieri, questo mi permette di darla per illustrata e le chiedo l'autorizzazione a depositare la relazione illustrativa.

Vorrei chiedere, tuttavia, di poter presentare un emendamento orale perché al Comune di Gonnosfanadiga è già stata concessa la medaglia di bronzo al valor civile e quindi non si può ora chiedere la medaglia d'oro al valor civile. Per cui nella parte in cui si impegna la Giunta regionale propongo di sostituire le parole "al valor civile" con "al valor militare". Tutto il resto è confermato. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Sì, intervengo brevemente, solo per ricordare l'evento.

(Brusio in aula)

PRESIDENTE. Colleghi, c'era un accordo, siccome c'è l'unanimità…

AGUS (P.D.). Va bene, rinuncio.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (U.D.C.-FLI). Presidente, intendo solo chiedere, se i colleghi che hanno preparato il documento sono d'accordo, di potervi apporre anche la mia firma.

PRESIDENTE. Saranno apposte le firme di tutti i consiglieri.

Dichiaro chiusa la discussione.

Metto in votazione la mozione numero 137. Chi l'approva alzi la mano.

(E' approvata)

Richiesta di procedura abbreviata

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Molto velocemente, Presidente, intervengo per chiedere, ai sensi degli articoli 100 e 101 del Regolamento, l'inserimento nella programmazione bimestrale della proposta di legge numero 315, che - lo voglio ricordare ai colleghi - ha per titolo: "Determinazione delle indennità di carica spettanti al Presidente del Consiglio regionale, ai componenti dell'Ufficio di Presidenza, al Presidente della Regione e agli Assessori regionali. Razionalizzazione enti, agenzie e società regionali".

PRESIDENTE. Onorevole Capelli, l'Aula si deve prima esprimere sulla richiesta di procedura abbreviata ai sensi dell'articolo 101. Qualora venisse approvata, si esprimerà sulla richiesta di inserimento ai sensi dell'articolo 100. Faccio presente, però, che la proposta di legge di cui chiede l'inserimento deve essere abbinata a tutte le altre proposte che trattano la stessa materia e quindi alla proposta di iniziativa popolare numero 1, "Norme in materia di trattamento economico dei consiglieri regionali della Sardegna", alla proposta di legge numero 206, Zuncheddu, "Norme per la riduzione dei costi della politica", alla proposta di legge numero 291, Cuccu e più, "Disposizioni in materia di assegno vitalizio e di indennità dei consiglieri regionali della Sardegna".

Prego i colleghi di prendere posto. Invito i consiglieri Segretari al banco della Presidenza.

Metto in votazione la richiesta di procedura abbreviata, avanzata dall'onorevole Capelli ai sensi dell'articolo 101 del Regolamento, per l'inserimento nella programmazione bimestrale della proposta di legge numero 315, che è stata presentata il 6 ottobre. Chi l'approva alzi la mano. Chi non l'approva alzi la mano.

(Non è approvata)

I lavori odierni si concludono qui. Il Consiglio verrà riconvocato a domicilio.

La seduta è tolta alle ore 20 e 40.


[PS1]Documento unico di regolarità contributiva



Allegati seduta

CCLXXXI SEDUTA

GIOVEDI' 17 NOVEMBRE 2011

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 04.

BIANCAREDDU, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 27 ottobre 2011 (274), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Marco Espa, Sergio Obinu, Marco Meloni, Franco Mula, Carlo Sechi e Luciano Uras hanno chiesto congedo per la seduta del 17 novembre 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito delle dimissioni, in data 17 novembre 2011, dell'onorevole Pier Paolo Vargiu da Presidente del Gruppo consiliare Riformatori-Liberaldemocratici, è stato nominato Presidente del Gruppo l'onorevole Attilio Dedoni.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Diana Giampaolo - Espa - Agus - Barracciu - Bruno - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Soru:

"Norme in materia di tutela dei diritti e degli interessi dei consumatori e degli utenti". (326)

(Pervenuta l'8 novembre 2011 e assegnata alla seconda Commissione.)

Greco - Pittalis - Tocco - Pitea - Locci - Amadu - Rodin - Lai - Bardanzellu - Sanjust - Stochino:

"Strategie di prevenzione e di contrasto alla povertà attraverso interventi di microcredito per le persone e le famiglie che si trovano in temporanea difficoltà economica per accadimenti imprevedibili e straordinari". (329)

(Pervenuta il 10 novembre 2011 e assegnata alla settima Commissione.)

Annunzio di presentazione di disegni di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:

"Integrazione alla legge regionale 4 agosto 2011, n. 16 (Norme in materia di organizzazione e personale), relativa ai contratti di collaborazioni coordinate e continuative". (327)

(Pervenuto il 9 novembre 2011 e assegnato alla prima Commissione.)

"Riforma della disciplina in materia di prestazioni integrative del trattamento di quiescenza e norme per l'erogazione del trattamento di fine rapporto. Modifiche alla legge regionale 5 maggio 1965, n. 15 (Istituzione di un Fondo per l'integrazione del trattamento di quiescenza, di previdenza e di assistenza del personale dipendente dell'Amministrazione regionale)". (328)

(Pervenuto il 9 novembre 2011 e assegnato alla prima Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, sulla somministrazione e fornitura di presidi sanitari". (726)

"Interrogazione Agus - Diana Giampaolo - Cuccu - Capelli - Maninchedda, con richiesta di risposta scritta, in merito alla definitiva acquisizione del Centro di cura e riabilitazione ad alta intensità Santa Maria Assunta - Guspini". (727)

"Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione del Consorzio del Parco geominerario storico ambientale della Sardegna". (728)

"Interrogazione Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta, con richiesta di risposta scritta, sul trasferimento del budget per l'acquisizione di prestazioni di recupero e riabilitazione funzionale dalla Casa di cura San Salvatore alla Casa di cura polispecialistica Sant'Elena e conseguente modifica dei tetti di spesa di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 35/23 del 28 ottobre 2010". (729)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Interpellanza Planetta sulla prospettiva di ennesima speculazione di carattere coloniale, con annesso attentato ambientale, ai danni dei sardi e della Sardegna, ad opera di società del tipo multiutility, municipalizzate e cooperative riconducibili a ben noti gruppi politico-affaristici e relativa alla realizzazione e gestione del gasdotto Galsi". (282)

"Interpellanza Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sull'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 17, comma 6, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12". (283)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Mozione Steri - Diana Mario - Sanna Matteo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla grave crisi del sistema produttivo isolano e sull'insostenibilità del sistema di riscossione coattivo". (154)

"Mozione Maninchedda - Sanna Giacomo - Dessì - Planetta sulle proposte per l'attivazione di strumenti finanziari atti ad aiutare le imprese sarde a onorare i debiti nei confronti dell'erario, dell'INPS e dei comuni". (155)

Discussione congiunta delle mozioni Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall'attività di riscossione della Equitalia Sardegna Spa (128), Bruno - Agus - Barracciu - Corda - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sull'emergenza fiscale in Sardegna (129), Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall'attività di riscossione della Equitalia Sardegna Spa ed il preannunciato intento dell'ente di riscossione di scindersi in tre società autonome volte alla gestione di tre diverse macroaree geografiche nazionali (149), Zuncheddu - Uras - Salis - Sechi - Cugusi - Mariani - Cocco Daniele Secondo sulla mancata applicazione da parte della Giunta regionale dell'articolo 51 dello Statuto speciale che recita: "La Giunta regionale, quando constati che l'applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa all'Isola, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica, il quale, constatata la necessità e l'urgenza, può provvedervi, ove occorra, a norma dell'articolo 77 della Costituzione" (153), Steri - Diana Mario - Sanna Matteo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla grave crisi del sistema produttivo isolano e sull'insostenibilità del sistema di riscossione coattivo (154), Maninchedda - Sanna Giacomo - Dessì - Planetta sulle proposte per l'attivazione di strumenti finanziari atti ad aiutare le imprese sarde a onorare i debiti nei confronti dell'erario, dell'INPS e dei comuni (155) abbinate alle interpellanze Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Cugusi -Sechi sugli interventi urgenti per i contribuenti indebitati con Equitalia (245), Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di annullare la deliberazione della Giunta regionale n. 23/3 del 12 maggio 2011 avente ad oggetto "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia" (246) e Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Cugusi - Sechi sugli sfratti esecutivi in corso nella Provincia di Carbonia-Iglesias ai danni di famiglie di agricoltori-allevatori a seguito della messa all'asta delle proprie abitazioni e aziende da parte del tribunale (247)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 128, 129, 149, 153, 154 e 155 e delle interpellanze numero 245, 246 e 247.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni e delle interpellanze:

MozioneSalis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall'attività di riscossione della Equitalia Sardegna Spa.

IL CONSIGLIO REGIONALE

VISTE le dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze, nel corso della recente audizione alla Commissione finanze alla Camera, sulla necessità di interrompere "un'oppressione fiscale" eccessiva sulle imprese che genera tra l'altro "costi come tempo perso, stress, e occasioni di corruzione";

PRESO ATTO:

- con soddisfazione, che perfino il Ministro dell'economia e delle finanze si è finalmente reso conto della farraginosità e "crudeltà" del sistema fiscale italiano che continua ad accanirsi con i deboli, lasciando integra ed indisturbata la vasta area dei grandi evasori;

- inoltre, del sostanziale fallimento registrato nella lotta all'evasione fiscale da Equitalia Spa, società creata e voluta con forza proprio dal Ministro Tremonti e trasformatasi invece nel tempo in ente di esazione famelica che colpisce soprattutto le famiglie e le piccole e piccolissime imprese;

PREMESSO che:

- l'economia sarda è al collasso;

- le aziende sarde indebitate con il fisco ammontavano, al 31 dicembre 2010, a 64.104 su un attivo di 160.000 imprese presenti sul territorio, ossia il 40 per cento delle stesse era gravata da debiti verso l'erario, ed il dato risulta purtroppo in costante aumento;

- alla stessa data l'esposizione debitoria delle imprese sarde, tradotta numericamente, ammontava ad un totale di 3 miliardi e 516 milioni di euro;

- 2.351 aziende sarde non sono riuscite a fronteggiare la forte ed incontrollata pressione fiscale e hanno dovuto dichiarare fallimento;

- le previsioni per il 2011 sono tutt'altro che confortanti; invero, i dati numerici annunciano che nel gennaio del 2011 "la spada Equitalia" incomberà su 70.430 imprese sarde per riscuotere un importo di 4,27 miliardi di euro, ossia, circa, il 22 per cento in più rispetto all'anno precedente;

- molti imprenditori sardi, in particolare piccole e medie imprese artigiane ed aziende agricole a conduzione familiare, raggiunti dalle cartelle di riscossione emesse dalla Equitalia Sardegna non sono in grado, a causa della gravissima crisi in atto, di far fronte a questa incontrollata pressione fiscale;

- nel nostro territorio, la primaria causa di fallimento è costituita proprio dalla impossibilità di fronteggiare il debito fiscale;

CONSIDERATO che:

- il sistema di riscossione delle imposte, così come articolato, attribuisce all'ente incaricato un potere incontrollato e potenzialmente lesivo;

- il ritardo nei pagamenti genera costi in capo al contribuente, già pesantemente gravato dal carico fiscale, che determinano un aumento del debito nella misura anche del 30/40 per cento rispetto al debito iniziale; sul capitale iniziale vengono calcolati, dalla società di riscossione, interessi in misura differente da quella legale, con la pesante aggiunta di non meglio specificati "oneri accessori" e costi di riscossione;

- nonostante l'Equitalia sia una Spa a partecipazione pubblica, o meglio il suo capitale sociale sia controllato interamente da soggetti di diritto pubblico, parrebbe che, con le metodologie di riscossione attuate, essa ponga in essere un'attività speculativa e lucrativa alla pari o addirittura superiore ai soggetti di diritto privato;

- per come l'intervento Equitalia è attualmente normato, quest'ultima, nell'esercizio del suo potere, ha la possibilità, in assenza di contraddittorio con il contribuente e senza preavviso alcuno, di iscrivere ipoteca sui beni dei malcapitati, di bloccare i conti correnti bancari e di porre i fermi amministrativi sui mezzi di proprietà dei cittadini morosi;

- per esempio, nella sola città di Sassari sono previsti pignoramenti per 12.500 immobili e fermi amministrativi per 20.000 veicoli;

RILEVATO che:

- Equitalia Spa, società costituita per combattere l'evasione fiscale, esplica invece la propria attività quasi esclusivamente nella vessatoria persecuzione degli errori compiuti proprio dai cittadini che le tasse le pagano;

- il comportamento di Equitalia appare essere iniquo ed ingiusto, nonché violativo delle norme costituzionali in materia di eguaglianza;

- invero, sulle somme dovute dal contribuente all'erario vengono calcolati, in caso di ritardo nei pagamenti, costi aggiuntivi estremamente onerosi, mentre altrettanto non viene fatto allorquando a vantare il credito sia il cittadino nei confronti dello Stato;

EVIDENZIATO che:

- gli imprenditori bersagliati da Equitalia, bollati come cattivi pagatori, perdono persino il diritto di accesso al credito bancario, trovandosi nella prevedibile impossibilità di costituire la liquidità per fronteggiare gli esborsi pretesi dalla società stessa, con la conseguenza spesso inevitabile della dichiarazione di fallimento per tantissime attività;

- nella giornata del 14 aprile 2011, un esercito di imprenditori bersagliati da Equitalia, provenienti da tutta la Sardegna, si è radunato a Cagliari al fine di portare a conoscenza delle forze politiche ed istituzionali, nonché della stessa società di riscossione, il livello di esasperazione che caratterizza la loro situazione, in troppi casi disperata e senza vie d'uscita;

- lo stesso amministratore delegato di Equitalia, come emerge dalle dichiarazioni riportate da diversi organi di informazione nelle giornate successive alla manifestazione, ha dichiarato che solo le forze politiche possono intervenire al fine di arginare il fenomeno;

RITENUTO che un mancato e tempestivo intervento da parte degli organi di governo statali e regionali, soprattutto a favore delle piccole e medie imprese, delle aziende agricole e delle famiglie monoreddito, potrebbe tradursi in un tracollo economico e sociale dell'intera Isola, determinando inevitabili tensioni sociali e forme di protesta, con elevata difficoltà di recupero,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

ad intervenire tempestivamente presso il Governo italiano, senza ritardo alcuno, al fine di chiedere ed ottenere, a favore delle piccole e medie imprese sarde, nonché a favore di commercianti, pastori ed agricoltori con esposizione debitoria nei confronti del fisco, una moratoria di un anno;

a sollecitare l'emissione di un provvedimento legislativo che riveda le modalità di calcolo delle sanzioni da parte di Equitalia Spa, stabilendo obbligatoriamente gli interessi al tasso legale ed eliminando tutte le voci relative a costi e oneri aggiuntivi, nonché aumentando il periodo massimo di estinzione del debito attualmente attestato a 72 mensilità;

ad intervenire presso il Governo italiano affinché, data l'emergenza che sta vivendo il territorio sardo, vengano revocati tutti i provvedimenti di fermo amministrativo disposti su mezzi necessari per lo svolgimento di attività lavorativa o provvedimenti disposti su veicoli che rappresentino l'unico mezzo di trasporto della famiglia;

a valutare, dati i risultati negativi maturati da Equitalia Sardegna Spa, controllata da Equitalia Spa, l'opportunità di attivare l'autonoma capacità di imposizione e di riscossione delle imposte, prevista dall'articolo 9 del vigente Statuto, con la creazione di un apposito ente di riscossione sardo. (128)

Mozione Bruno - Agus - Barracciu - Corda - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sull'emergenza fiscale in Sardegna.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- i dati del sistema economico, la crisi dell'industria, dell'edilizia, lo stato del sistema agricolo e pastorale e i tassi di disoccupazione mostrano la grave crisi del sistema economico e sociale in Sardegna, che richiede interventi immediati nei confronti del Governo, non rimandando eventuali soluzioni al tavolo del federalismo fiscale che, peraltro, potrebbe avere scarsi margini di incidenza;

- le imprese sarde non riescono più ad assolvere gli obblighi fiscali anche a causa dei vincoli del patto di stabilità che le vede obbligate ad anticipare somme per poter iniziare i lavori ed aspettare anche anni per il recupero degli oneri sostenuti sui lavori già eseguiti;

- il numero delle imprese sarde e l'entità del debito complessivo nei confronti di Equitalia è tale da costituire una vera e propria emergenza economica e sociale;

PRESO ATTO che:

- da qualche mese le cartelle esattoriali di Equitalia, società di riscossione dei tributi imposti dallo Stato e dagli enti locali, sono più che raddoppiate per i ritardi da parte delle aziende nei pagamenti dei contributi INPS, dell'ICI, dell'IVA, prospettandosi il serio rischio del loro fallimento o la cancellazione dall'albo delle imprese, precludendo così ogni futura iniziativa a partecipare a nuove gare d'appalto;

- il sistema attuale di pressione fiscale fa lievitare il costo degli interessi, delle more e delle sanzioni del 30-40 per cento sul debito iniziale, portando il debito al doppio della cifra in circa cinque anni;

EVIDENZIATO che:

- è necessario rivedere assolutamente i meccanismi sanzionatori e le procedure di riscossione, che oggi appaiono insostenibili e amplificano fino alla paralisi il peso delle imposizioni sulle imprese;

- le difficoltà generalizzate di accesso al credito e quelle create dai ritardi di pagamento dei grandi committenti ed in particolare dalla pubblica amministrazione, generano un effetto domino deleterio per la liquidità delle aziende;

- occorre un urgente sostegno da parte delle istituzioni nazionali e regionali a favore dell'intero sistema produttivo isolano messo a dura prova dall'emergenza fiscale, ponendo la questione Sardegna al centro delle trattative negoziali fra Governo e Regione,

impegna la Giunta regionale

1) ad assumere le necessarie iniziative nei confronti del Governo affinché venga dichiarata la situazione eccezionale di crisi della Sardegna;

2) a chiedere al Governo di abrogare subito lo strumento dell'accertamento esecutivo che entrerà in vigore il 1° luglio 2011 e che cancella il periodo di iscrizione a ruolo;

3) a chiedere al Governo la moratoria fiscale per 12 mesi ai sensi dell'articolo 19 bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, dovuta quando si verificano situazioni eccezionali che alterano gravemente lo svolgimento di un corretto rapporto con i contribuenti o, in alternativa la sospensione del 50 per cento dei carichi da omessi versamenti (non quelli da accertamenti);

4) a chiedere al Governo la inapplicabilità degli studi di settore per l'anno di imposta 2010 o, in alternativa, una riduzione standard, ad esempio del 10 per cento;

5) ad intervenire nel sostegno alle imprese che richiedono finanziamenti alle banche per il pagamento delle cartelle esattoriali, dedicando esclusivamente fondi SFIRS per aumentare dal 20 all'80 per cento la capacità di garanzia dei consorzi fidi da utilizzare come co-garanzia a prima richiesta e non come garanzia sussidiaria;

6) a sospendere la funzione della Regione come ente creditore, promuovendo un patto con una moratoria di un anno, su pagamenti dovuti per tributi regionali o per servizi connessi ad attività regionali. (129)

Mozione Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall'attività di riscossione della Equitalia Sardegna Spa ed il preannunciato intento dell'ente di riscossione di scindersi in tre società autonome volte alla gestione di tre diverse macroaree geografiche nazionali.

IL CONSIGLIO REGIONALE

VISTE le ultime dichiarazioni apparse sugli organi di stampa in merito all'intento dell'Equitalia Spa di scindersi in tre diverse autonome società, volte a spartirsi lo scettro dell'oppressione fiscale in tre macroaree geografiche nazionali;

PRESO ATTO che:

- secondo quanto riportato dagli organi di stampa, le aree geografiche nazionali, teatro dell'intervento al massacro da parte dell'Equitalia, saranno Nord, Centro e Sud;

- la Sardegna, contrariamente alla logica ed alle aspettative, non sarà inserita nell'area meridionale, ma in quella centrale, tra regioni come l'Emilia Romagna e la Toscana;

- perfino il Ministro dell'economia e finanze si è finalmente reso conto della farraginosità e "crudeltà" del sistema fiscale italiano, che continua ad accanirsi contro i deboli, lasciando integra ed indisturbata la vasta area dei grandi evasori;

PREMESSO che:

- il manifestato intento dell'Equitalia di inserire la Regione sarda nell'area di appartenenza di regioni ricche, quali l'Emilia Romagna e la Toscana, appesantirebbe maggiormente la posizione della nostra terra;

- tale scelta metterebbe la Sardegna sullo stesso piano di regioni non caratterizzate dalla sue stesse criticità;

- nel confronto con queste aree più ricche risulterebbero, inevitabilmente, amplificate le insolvenze forzate di tanti contribuenti nell'Isola;

- verrebbe meno, perlomeno in questo caso, il divario tra nord e sud, divario preso in considerazione dallo stesso legislatore per l'ambito degli studi di settore, per il nuovo redditometro, per la fiscalità di vantaggio destinata al Mezzogiorno e quanto altro;

- tale iniziativa avrebbe, per la nostra Isola, conseguenze drammatiche;

CONSTATATO che:

- le aziende sarde indebitate con il fisco ammontavano, al 31 dicembre 2010, a 64.104 su un attivo di 160.000 imprese presenti sul territorio, ossia il 40 per cento delle stesse era gravata da debiti verso l'erario ed il dato risulta purtroppo in costante aumento;

- alla stessa data l'esposizione debitoria delle imprese sarde, tradotta numericamente, ammontava ad un totale di 3 miliardi e 516 milioni di euro;

- 2.351 aziende sarde non sono riuscite a fronteggiare la forte ed incontrollata pressione fiscale e hanno dovuto dichiarare fallimento;

- i numeri del 2011 sono tutt'altro che confortanti;

- molti imprenditori sardi, in particolare piccole e medie imprese artigiane ed aziende agricole a conduzione familiare, raggiunti dalle cartelle di riscossione emesse dalla Equitalia Sardegna non sono in grado, a causa della gravissima crisi in atto, di far fronte a questa incontrollata pressione fiscale;

- nel nostro territorio, la primaria causa di fallimento è costituita proprio dall'impossibilità a fronteggiare il debito fiscale;

CONSIDERATO che:

- il sistema di riscossione delle imposte, così come articolato, attribuisce all'ente incaricato un potere incontrollato e potenzialmente lesivo;

- questo potere, dati i presupposti, è volto ad aumentare, a danno dei contribuenti;

- il ritardo nei pagamenti genera costi in capo al contribuente, già pesantemente gravato dal carico fiscale, che determinano un aumento del debito nella misura, anche, del 30-40 per cento rispetto al debito iniziale;

- sul capitale iniziale vengono calcolati, dalla società di riscossione, interessi in misura differente da quella legale, con la pesante aggiunta di non meglio specificati "oneri accessori" e costi di riscossione;

- nonostante l'Equitalia sia una Spa a partecipazione pubblica, o meglio il suo capitale sociale sia controllato interamente da soggetti di diritto pubblico, parrebbe che, con le metodologie di riscossione attuate, essa ponga in essere una attività speculativa e lucrativa alla pari o addirittura superiore ai soggetti di diritto privato;

- per come l'intervento Equitalia è attualmente normato, quest'ultima, nell'esercizio del suo potere, ha la possibilità, in assenza di contraddittorio con il contribuente e senza preavviso alcuno, di iscrivere ipoteca sui beni dei malcapitati, di bloccare i conti correnti bancari, di porre i fermi amministrativi sui mezzi di proprietà dei cittadini morosi;

- per esempio, nella sola città di Sassari sono previsti pignoramenti per 12.500 immobili e fermi amministrativi per 20.000 veicoli;

- tali metodi coercitivi appaiono essere sproporzionati rispetto all'entità del debito e volti, data l'assenza di liquidità da parte delle "vittime", a mettere all'asta immobili di grande pregio accaparrabili da facoltosi personaggi a prezzi inferiori a meno della metà del loro effettivo valore;

RILEVATO che:

- Equitalia Spa, società costituita per combattere l'evasione fiscale, esplica invece la propria attività quasi esclusivamente nella vessatoria persecuzione degli errori compiuti proprio dai cittadini che le tasse le pagano;

- il comportamento dell'Equitalia appare essere iniquo ed ingiusto, nonché violativo delle norme costituzionali in materia di eguaglianza;

- invero, sulle somme dovute dal contribuente all'erario vengono calcolati, in caso di ritardo nei pagamenti, costi aggiuntivi estremamente onerosi mentre altrettanto non viene fatto allorquando a vantare il credito sia il cittadino nei confronti dello Stato;

EVIDENZIATO che:

- gli imprenditori bersagliati dall'Equitalia, bollati come cattivi pagatori, perdono persino il diritto di accesso al credito bancario, trovandosi nella prevedibile impossibilità di costituire la liquidità per fronteggiare gli esborsi pretesi dalla società stessa, con la conseguenza spesso inevitabile della dichiarazione di fallimento per tantissime attività;

- lo stesso amministratore delegato di Equitalia, come emerge dalle dichiarazioni riportate da diversi organi di informazione, ha dichiarato che solo le forze politiche possono intervenire al fine di arginare il fenomeno;

RITENUTO che un mancato e tempestivo intervento da parte degli organi di governo statali e regionali, soprattutto a favore delle piccole e medie imprese, delle aziende agricole e delle famiglie mono reddito, potrebbe tradursi in un tracollo economico e sociale dell'intera Isola, determinando inevitabili tensioni sociali, forme di protesta, con elevata difficoltà di recupero,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale:

1) ad intervenire tempestivamente, presso il Governo italiano, senza ritardo alcuno, al fine di far sì che, nell'eventualità in cui l'iniziativa di Equitalia di scindersi in tre diverse società dovesse concretizzarsi, la Sardegna venga inserita nell'area geografica del Sud;

2) ad intervenire tempestivamente, presso il Governo italiano, senza ritardo alcuno, al fine di chiedere ed ottenere, a favore delle piccole e medie imprese sarde, nonché a favore dì commercianti, pastori ed agricoltori con esposizione debitoria nei confronti del fisco, una moratoria di un anno;

3) a sollecitare l'emissione di un provvedimento legislativo che riveda le modalità di calcolo delle sanzioni da parte della Equitalia Spa, stabilendo obbligatoriamente gli interessi al tasso legale ed eliminando tutte le voci relative a costi e oneri aggiuntivi, nonché aumentando il periodo massimo di estinzione del debito attualmente attestato a 72 mensilità;

4) ad intervenire presso il Governo italiano affinché, data l'emergenza che sta vivendo il territorio sardo, vengano revocati tutti i provvedimenti di fermo amministrativo disposti su mezzi necessari per lo svolgimento di attività lavorativa o provvedimenti disposti su veicoli che rappresentino l'unico mezzo di trasporto della famiglia;

5) a valutare, dati i risultati negativi maturati dall'Equitalia Sardegna Spa, controllata dalla Equitalia Spa, l'opportunità di attivare l'autonoma capacità di imposizione e di riscossione delle imposte, prevista dall'articolo 9 del vigente Statuto, con la creazione di un apposito ente di riscossione sardo. (149)

Mozione Zuncheddu - Uras - Salis - Sechi - Cugusi - Mariani - Cocco Daniele Secondo sulla mancata applicazione da parte della Giunta regionale dell'articolo 51 dello Statuto speciale che recita: "La Giunta regionale, quando constati che l'applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa all'Isola, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica, il quale, constatata la necessità e l'urgenza, può provvedervi, ove occorra, a norma dell'art. 77 della Costituzione".

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- dalla stampa recente si apprende che la sola Equitalia Sardegna vanta un incremento di oltre il 25 per cento di iscrizioni a ruolo, rispetto alla media italiana del 12 per cento, ed è ormai stato appurato che l'Agenzia delle entrate ed Equitalia, vantano di aver raggiunto e oltrepassato in Sardegna, gli obiettivi di riscossione previsti;

- tale realtà appare ancora più grave se raffrontata all'emergenza economica e sociale che coinvolge tutto il tessuto produttivo sardo, non solo per la crisi finanziaria mondiale in corso, ma anche per l'azione devastante del fisco italiano contro il settore agro-pastorale, artigianale, del commercio, di tutte le piccole attività locali e delle partite IVA;

CONSIDERATO che:

- l'azione di Equitalia in Sardegna (la regione più povera d'Italia), travalicando in modo elevato i suoi compiti istituzionali, con abusi attuati ai danni dei cittadini, ha contribuito a scatenare una situazione di forte impoverimento economico, delle imprese e delle famiglie, creando di conseguenza l'insorgenza di situazioni patologiche pregiudizievoli per la stessa salute dei contribuenti: tale situazione è talmente drammatica da far riconoscere alla Sardegna il triste primato, in questi ultimi tempi, dei suicidi;

- numerosi cittadini in gravi difficoltà denunciano di essere oggetto di sollecitazioni telefoniche da parte, presumibilmente, di personale riconducibile a Equitalia, che intimerebbe pagamenti immediati, pena la messa in vendita della prima e unica casa: tutto ciò in violazione dell'articolo 590 del Codice penale, che contempla tali pressioni come "delitto di lesione colposa";

- oltre al contrasto con le leggi costituzionali, l'Agenzia delle entrate omette pure la sentenza n. 18983 del 7 giugno 2007, della Corte di cassazione, secondo cui, in tema di accertamento delle imposte sui redditi "deve essere escluso ogni automatismo e che eventuali strumenti presuntivi, quali gli studi di settore, per essere validamente applicati, necessitano di una particolare flessibilità alla peculiarità dell'attività svolta in ossequio al principio costituzionale sancito dall'articolo 53", che recita: "tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva";

TENUTO CONTO che:

- la sanzione tributaria deve tener conto sia della situazione oggettiva della realtà come quella sarda, sia della capacità reddituale di ogni singolo soggetto, così come sancito anche dai giudici del Tribunale di Lecce, i quali affermano che "particolare rilievo può essere dato alle caratteristiche dell'area territoriale in cui opera l'azienda";

- la gravissima sofferenza dei diversi settori dell'economia in Sardegna verte non sui capitali dovuti, bensì sulle insostenibili sanzioni e interessi che vengono applicati ai cittadini in caso di mancato pagamento;

- sulle cartelle esattoriali gravano procedimenti civili e penali per le irregolarità denunciate dai cittadini contro Equitalia, alla luce di numerose denunce secondo cui a molti contribuenti sardi sono stati notificati tributi già prescritti e spesso già pagati;

- migliaia di imprese sarde, continuano ad essere sottoposte a ipoteche e pignoramenti non solo delle aziende, fonte di sostentamento, ma della stessa prima casa, in violazione della Carta sociale europea, sottoscritta dall'Italia;

- Equitalia può ricorrere alle ganasce fiscali e bloccare i mezzi di lavoro, anche essi nella stragrande maggioranza dei casi indispensabili all'espletamento del lavoro e fonte di sostentamento, oltre che a mettere gli immobili all'asta, direttamente, senza alcuna ipoteca preventiva;

VISTO l'ostruzionismo di Equitalia Sardegna di fronte alle richieste di accesso agli atti per consentire ai contribuenti di verificare la regolarità e la legittimità delle procedure;

SOTTOLINEATO che:

- da una perizia pilota su cartelle esattoriali di Equitalia Sardegna emergerebbe l'applicazione illecita di tassi superiori al cosiddetto "tasso soglia usura" (vedi la legge n. 108 del 1996);

- Equitalia recentemente è stata dotata dallo Stato italiano di poteri ancora più aggressivi nel recupero dei crediti, con 80 mila cartelle esattoriali in imminente esecuzione con pignoramenti e ipoteche;

- di fronte alla violazione dello statuto del contribuente, che sulla base dei canoni costituzionali di razionalità, di uguaglianza, di imparzialità e di buon andamento della pubblica amministrazione, tutela in egual misura sia gli interessi erariali che quelli del contribuente;

- le azioni sopracitate hanno contribuito alla crescita incontrollata della povertà e di indigenza di migliaia di famiglie, privandole anche del tetto, nonché causando come effetto il forte incremento dei costi sociali e un acuirsi incontrollabile della conflittualità sociale, generando e contribuendo con ciò alla distruzione irreversibile di tutta l'economia in Sardegna;

- il territorio dell'Isola è ipotecato al 70 per cento dalle banche e da Equitalia,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale affinché

1) provvedano per il caso in oggetto all'applicazione dell'articolo 51 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna;

2) esercitino, in tempi brevi e attraverso specifici provvedimenti istituzionali, la nostra sovranità, derivata dallo Statuto di autonomia, nei confronti dello Stato italiano, per la difesa della nostra economia, del diritto al lavoro e a una vita dignitosa per migliaia di imprese e famiglie sarde, altrimenti condannate alla disperazione sociale e ad una povertà certa;

3) impongano allo Stato italiano il rispetto delle leggi costituzionali che regolano i rapporti tra esso e la Regione;

4) impongano il riconoscimento dello stato di crisi;

5) intervengano sulle presunte illegalità nelle prassi adottate da Equitalia e dall'Agenzia delle entrate in Sardegna;

6) pongano in essere tutte le iniziative necessarie a tutela delle aziende, delle famiglie sarde e quindi di tutta l'economia dell'Isola;

7) a pari dignità istituzionale con lo Stato italiano e nel rispetto della nostra sovranità, ricorrano allo Statuto speciale della Regione per adottare provvedimenti di urgenza atti a inibire e bloccare:

a) l'aggravio di qualsiasi onere aggiuntivo, oltre che la sanzione omnicomprensiva, sul debito originale;

b) l'automatismo del ricorso all'asta giudiziaria e il pignoramento della prima casa e dell'immobile, delle strutture e degli strumenti di lavoro e sostentamento dei cittadini;

c) il superamento nel rimborso di 1/5 del reddito accertato (anche in ossequio ai dettati costituzionali sul dovere a contribuire in base alle proprie possibilità e sul diritto a una vita dignitosa delle famiglie);

8) chiedano che i debiti contratti dalle aziende sarde nei confronti dell'Agenzia delle entrate, dell'INPS e nella fattispecie di Equitalia, con relativi interessi spropositati e gli atti giuridici conseguenti, vengano bloccati, congelati e ricalcolati;

9) chiedano la riapertura urgente della vertenza delle entrate e il ricorso alla Corte costituzionale. (153)

Mozione Steri - Diana Mario - Sanna Matteo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla grave crisi del sistema produttivo isolano e sull'insostenibilità del sistema di riscossione coattivo.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la crisi economica in atto ha determinato una situazione drammatica, degenerata negli ultimi anni, che ha gravi effetti pregiudizievoli per le imprese operanti in Sardegna; in questo contesto è particolarmente pregiudizievole l'azione di recupero posta in essere dalla società Equitalia la cui azione determina una serie di conseguenze non sostenibili; invero e tra l'altro:

1) l'allungamento dei tempi di incasso;

2) il blocco della produzione;

3) l'inutilizzo delle linee di credito bancarie costituite essenzialmente dai castelletti bancari (sconti sulle fatture e sulle ricevute bancarie);

4) il rallentamento dei pagamenti in favore di dipendenti e di fornitori;

5) l'irrigidimento degli istituti bancari con ampliamento delle richieste di garanzie al fine del mantenimento delle linee di credito in essere;

6) l'inevitabile sospensione dei pagamenti di tributi, contributi, ritenute e imposta sul valore aggiunto che oramai, da semplice ritardo, si è trasformata in impossibilità di provvedervi;

- l'attuale sistema sanzionatorio dell'ente di riscossione Equitalia prevede (per legge), in caso di omissione dei versamenti, l'addebito di sanzioni e di interessi, calcolati sulla base degli importi omessi, con aggravio dei compensi per la riscossione, che globalmente possono raggiungere importi insostenibili;

- non solo, ma è anche stato introdotto un sistema eccezionale di riscossione in forza del quale:

1) non è più necessaria l'iscrizione a ruolo, così come non è più prevista la notifica obbligatoria, con esclusione della possibilità di proporre ricorso già in questa fase;

2) i tempi tra l'emissione della cartella esattoriale e l'obbligo di provvedere ai pagamenti, da circa il massimo di un anno e mezzo del passato, si attestano oggi su un periodo ben più breve che, in alcuni casi, pare possa essere anche di soli due mesi;

3) vi è l'obbligo di provvedere immediatamente al versamento dell'intera somma richiesta; non solo, ma nell'ipotesi di presentazione di ricorso alla commissione tributaria, vi è l'obbligo di provvedere al pagamento di almeno un terzo della somma ingiunta e solo in un momento successivo si accederà alla domanda di sospensiva;

4) decorso circa un mese dal completamento di queste fasi, Equitalia può provvedere a porre in essere azioni esecutive;

- invero, a seguito della notifica delle cartelle esattoriali (con aumento esponenziale del debito), scattano le azioni cautelative ed esecutive da parte del concessionario (società Equitalia); queste azioni possono determinare anche la cessazione dell'attività delle aziende; infatti, è possibile che vengano poste in essere le seguenti misure:

1) pignoramento immobiliare (qualora l'azienda sia proprietaria di beni immobili) e iscrizione di ipoteca esattoriale con la fissazione a breve di vendita all'asta, talora a prezzi non corrispondenti al valore reale dei beni stessi stante il sistema esattoriale oggi vigente;

2) pignoramento mobiliare, con la vendita di tutte le attrezzature entro il breve termine di una settimana a prezzi determinati da funzionari della società Equitalia Spa, anche in questo caso talora lontani dal reale valore dei beni;

3) in caso di pignoramento insufficiente (la maggior parte dei casi), avvio immediato della procedura di fallimento;

4) blocco di tutti i conti correnti intestati alla ditta e notifica di pignoramenti di crediti presso terzi, con contestuale impossibilità di accedere al credito, per non parlare del nocumento dell'immagine aziendale;

- questo sistema incide negativamente, compromettendo gravemente lo sviluppo della Regione, non solo nei confronti delle aziende che hanno evaso il fisco, ma anche nei confronti delle aziende che non hanno potuto adempiere alle proprie obbligazioni per difficoltà finanziarie ed economiche legate alla congiuntura economica;

- la Giunta regionale è già intervenuta in materia con la deliberazione n. 23/3 del 12 maggio 2011, attivando una serie di iniziative che hanno alleviato, almeno in parte, la situazione di difficoltà;

RILEVATO che:

- la drammatica situazione venutasi a determinare può essere risolta solo con strumenti eccezionali; in particolare, per il futuro, occorre individuare uno strumento più flessibile di risoluzione del carico pendente; per le situazioni pendenti, invece, è necessario intervenire introducendo una serie di previsioni legislative che consentano alle aziende di ridimensionare il carico fiscale e previdenziale con la possibilità di riduzione degli interessi e delle sanzioni per omessi versamenti nonché con la possibilità di rateizzare il debito in più annualità; contestualmente deve essere prevista la sospensione o l'abbandono delle procedure esecutive poste in essere dalla società Equitalia Spa; ciò, in definitiva, andrebbe a vantaggio non solo dell'interesse pubblico generale di salvaguardare il sistema produttivo isolano, ma anche delle stesse casse erariali e previdenziali che, in tale modo, ancorché ratealmente, avrebbero una concreta possibilità di recuperare i crediti capitali effettivamente vantati; solo così possono essere tutelate le aziende che non hanno potuto adempiere alle proprie obbligazioni non per propria colpa ma, come detto, per difficoltà finanziarie ed economiche legate alla congiuntura economica;

- occorre ribadire la richiesta al Governo di dichiarare lo stato di area di crisi ai sensi dell'articolo 19 bis (Sospensione della riscossione per situazioni eccezionali) del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in forza del quale: "1. Se si verificano situazioni eccezionali, a carattere generale o relative ad un'area significativa del territorio, tali da alterare gravemente lo svolgimento di un corretto rapporto con i contribuenti, la riscossione può essere sospesa, per non più di dodici mesi, con decreto del Ministero delle finanze"; dell'articolo 2 della legge 23 luglio 2009, n. 99, e del decreto ministeriale applicativo del 24 marzo 2010;

- inoltre, occorre incrementare gli interventi urgenti rientranti nella competenza della Regione che già si è iniziato a porre in essere con la citata deliberazione n. 23/3 del 12 maggio 2011,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

a ribadire al Governo lo stato di crisi ed a richiedere di intervenire con la massima urgenza affinché adotti le misure indicate in premessa. (154)

Mozione Maninchedda - Sanna Giacomo - Dessì - Planetta sulle proposte per l'attivazione di strumenti finanziari atti ad aiutare le imprese sarde a onorare i debiti nei confronti dell'erario, dell'INPS e dei comuni.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- lo Stato italiano, a differenza degli altri stati membri dell'Unione europea, non ha mai inserito la Sardegna tra le regioni insulari del vecchio continente alle quali viene riconosciuto uno svantaggio oggettivo colmabile con politiche di fiscalità di vantaggio;

- la Regione è dunque l'unica regione insulare dell'Unione a non godere di fiscalità di vantaggio e ad essersi fatta carico, a valere sulle proprie risorse e non su quelle generali dello Stato italiano, dei costi della continuità territoriale;

- lo Stato italiano ad oggi non ha riconosciuto né versato alla Regione 1.600 milioni di euro, dovuti ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto come compartecipazione al gettito fiscale prodotto e versato dai cittadini sardi;

- lo Stato italiano trattiene illegittimamente nelle sue casse circa 1 miliardo di euro stanziato dal Cipe per la Sardegna a valere sui fondi Fas, inficiando in tal modo gravemente la principale fonte finanziaria attuativa del comma 4 dell'articolo 119 della Costituzione italiana che recita: "Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni";

- lo Stato italiano si è illegittimamente appropriato delle "risorse liberate" della Regione riferite al settennio di programmazione comunitaria 2000-2006, pari a circa 1,2 miliardi di euro;

- lo Stato italiano ha determinato la paradossale situazione attuale, nella quale le imprese vincitrici di appalti banditi dagli enti locali finanziano questi ultimi con la propria esposizione bancaria, la quale cresce proporzionalmente al programmato ritardo dei pagamenti verso gli enti locali, attuato dalla pubblica amministrazione nei suoi diversi rami in esecuzione delle restrizioni previste dal patto di stabilità;

- lo Stato italiano è dunque attivamente corresponsabile della crisi economica che affligge la Sardegna;

- la pressione fiscale dello Stato italiano non è compatibile con il diritto dei sardi allo sviluppo, né è commisurata alla realtà del sistema economico isolano;

- lo Stato italiano, nel momento di crisi descritto, ha ulteriormente efficientato la propria capacità di riscossione dei versamenti tributari coattivi in Sardegna, recuperando in un anno ciò che non aveva fatto negli anni precedenti, concorrendo in tal modo a consumare la residua capacità operativa di molte imprese;

CONSTATATO che:

- le norme contenute nelle manovre di assestamento estive del Governo italiano hanno eliminato l'anatocismo generato dal calcolo degli interessi moratori su quanto iscritto a ruolo (già comprensivo di sanzioni e interessi) disponendo che gli interessi moratori si calcolano esclusivamente sul capitale;

- tuttavia le norme di cui sopra agiscono solo sui carichi a ruolo dal 13 luglio 2011 (data di conversione della legge) escludendo quelli iscritti precedentemente a tale data, che sono una parte rilevante del sistema delle imprese sarde in crisi;

- sono in atto diverse iniziative, parlamentari e popolari, per modificare le norme che disciplinano la riscossione coattiva dei tributi non versati volontariamente;

- tali iniziative difficilmente avranno la capacità di incidere immediatamente sul sistema delle imprese sarde;

- la sospensione della riscossione coattiva in ragione della crisi in atto deve evitare come effetto collaterale la correlativa sospensione anche dei pagamenti volontari dei tributi, con evidenti effetti negativi devastanti sul sistema dei servizi e del welfare;

- la società italiana è fortemente caratterizzata dall'acquisizione in proprietà della prima abitazione e pertanto è urgente disporre una limitazione normativa alla pignorabilità della prima ed unica casa dell'intero nucleo familiare;

- sempre più frequentemente vengono lamentate infiltrazioni malavitose nelle aste giudiziarie per le vendite immobiliari, nonché l'attività di soggetti che, sfruttando il meccanismo delle aste, ottengono immobili o quote di essi per poi riproporne la vendita a prezzi maggiorati ai titolari o comproprietari;

- il pignoramento dei beni strumentali necessari all'esercizio dell'attività è contraddittorio rispetto all'aspettativa di riscossione da parte degli inadempienti e fortemente lesivo della dignità umana e della libertà d'impresa;

- l'aggio di Equitalia è in larga misura proporzionato al finanziamento della sua attività e ai costi della sua dimensione, la quale, se fatta oggetto di ristrutturazioni, potrebbe ampiamente giustificarne una riduzione,

impegna la Giunta regionale

1) ad attuare una moratoria non onerosa dei crediti regionali iscritti a ruolo (si tratta di sanzioni amministrative irrogate dal CFVA, dall'Assessorato regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica per violazioni edilizie, da assessorati vari per il recupero di contributi, anche comunitari, indebitamente concessi);

2) a favorire una moratoria non onerosa (per periodo temporale da stabilire) dei crediti dei comuni iscritti in ruoli coattivi;

3) ad attivare un fondo per finanziare le rateazioni in corso da parte delle imprese, tendente a raddoppiare il tempo di restituzione: stabilite le fasce di importo sostenibile e la potenzialità dell'impresa, si finanzierebbe fino al 50 per cento della rata mensile, con obbligo di restituzione alla Regione o alla SFIRS della differenza, al termine della rateazione concessa e per altri settantadue mesi, al tasso legale di riferimento;

4) ad attivare un fondo di garanzia atto a garantire la rateazione del debito in cambio della liberazione degli immobili d'impresa ipotecati;

5) ad attivare un tavolo permanente operativo tra banche, Equitalia e Regione, atto a studiare, caso per caso, gli interventi possibili per sbloccare i finanziamenti per l'impresa anche in presenza di carichi a ruolo;

6) ad attivare una rilevazione degli indicatori economici e sociali utili a verificare la vigenza della situazione prevista dall'articolo 51 dello Statuto speciale per la Sardegna,

impegna il Consiglio regionale

a predisporre proposte di legge nazionali su:

1) limitazione dell'espropriabilità della prima abitazione e relativa inalienabilità della stessa;

2) modifiche al sistema delle aste immobiliari;

3) aggio esattoriale, proroga dei termini di adempimento e ristrutturazione aziendale di Equitalia;

4) impignorabilità assoluta dei beni strumentali;

5) riallineamento delle nuove modalità di riscossione con la previsione dell'estensione delle nuove norme alle posizioni debitorie non estinte alla data dell'entrata in vigore del decreto legge n. 98 del 2011. (155)

Interpellanza Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Cugusi -Sechi sugli interventi urgenti per i contribuenti indebitati con Equitalia

I sottoscritti,

premesso che:

- la Giunta regionale con delibera n. 23/3 del 12 maggio 2011, dispone di destinare 10 milioni di euro alle persone ed ai nuclei familiari con reddito pari o inferiore alla soglia di povertà che non sono in grado di far fronte agli oneri di natura tributaria con Equitalia;

- tale somma, che riteniamo estremamente insufficiente in rapporto al dramma sociale ed economico che vivono le nostre comunità, viene recuperata all'interno delle risorse di 30 milioni di euro, stanziate per gli interventi di contrasto alle povertà e nello specifico sulla concessione di contributi finalizzati all'abbattimento dei costi dei servizi essenziali;

- nella stessa delibera, tra i vari interventi, c'è l'istituzione di un tavolo di confronto con Equitalia, INPS e Agenzia delle entrate;

considerato che:

- i debiti con Equitalia da parte dei contribuenti ammontano a circa 600 milioni di euro;

- i comuni anche utilizzando per intero i 30 milioni delle risorse stanziate, non riescono a sanare una condizione di sempre maggior povertà dei sardi e dovranno destinarne 1/3 per pagare di fatto Equitalia con priorità rispetto agli altri destinatari dei contributi già estremamente disagiati;

- la Regione, per sua stessa ammissione "trasferisce" al Governo italiano la piattaforma richiesta dai manifestanti anti-Equitalia, senza dichiarare una sua formale adesione, condivisione e sostegno ai temi sopracitati,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'intera Giunta regionale per sapere se:

1) non ritengano insufficiente la destinazione di soli 10 milioni di euro (sottratti dal fondo destinato agli interventi di contrasto alle povertà) a fronte di debiti dei contribuenti morosi di 600 milioni di euro che, pur considerando come unico criterio di destinazione delle risorse la soglia di povertà, risultano essere assolutamente insufficienti e non risolutori;

2) non ritengano perlomeno scandaloso e inopportuno, sottrarre ai già poveri per destinare ai nuovi poveri risorse che potrebbero essere prelevate da altri capitoli di bilancio al posto di quello sulla spesa sociale, già penalizzata da innumerevoli tagli;

3) sia opportuno che la Regione debba solamente confrontarsi con Equitalia, quando a priori essa ha dimostrato nei fatti di non avere nessun interesse al bene reale della collettività e anzi finora, i suoi metodi e i suoi atti, siano andati oltre la legalità, con l'alibi della lotta all'evasione fiscale;

4) la Regione, anziché fare l'ulteriore "regalia" ad Equitalia di 10 milioni di euro, non ritenga invece urgente e necessario denunciare l'operato di Equitalia alle autorità competenti e mettere in mora il suo cosiddetto "servizio alle collettività";

5) la Regione, visto anche il controverso esito della cosiddetta vertenza delle entrate con lo Stato italiano, ritenga opportuno dotarsi di uno strumento regionale atto alla riscossione dei tributi e delle entrate, e come tale sensibile e vicino alle situazioni di disagio economico e sociale che le nostre collettività hanno espresso purtroppo in modo drammatico;

6) la Giunta regionale, vista la sua delibera n. 23 del 12 maggio 2011, non ritenga, nonostante i suoi enunciati apparentemente tesi a dare risposte al forte disagio economico e sociale delle nostre collettività, questi provvedimenti, i loro iter e le modalità di coinvolgimento delle istituzioni locali insufficienti, farraginosi, poco chiari e inadeguati alla portata della crisi, con ciò creando in alcuni casi nuovi conflitti fra istituzioni e collettività, senza dare alcun contributo reale alle imprese e alle famiglie sarde per il superamento di una crisi economica, che da noi è al massimo del suo corso, diversamente dalle dinamiche italiane. (245)

Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di annullare la deliberazione della Giunta regionale n. 23/3 del 12 maggio 2011 avente ad oggetto "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia".

Premesso che:

- l'Intervento di azioni di contrasto alle povertà parte nell'anno 2007 - delibera della Giunta regionale n. 40/17 del 2007, e si realizza negli anni 2007-2008-2009-2010;

- fino all'anno 2009 la Regione dava indicazioni ai comuni per la ripartizione delle somme assegnate, stabilendo la percentuale da destinare alle diverse linee di intervento, ovvero linea 1, linea 2, linea 3 (delibera n. 30/31 del 2009 e allegato);

- a partire dall'anno 2010, a seguito della richiesta presentata dai comuni di poter ripartire liberamente le somme assegnate tenendo conto delle reali esigenze manifestate dalla popolazione residente, la Regione non ha più imposto la ripartizione e ha lasciato che fossero i comuni a stabilire liberamente quanto destinare a ciascuna linea di intervento, procedura che anche per il 2011 ha trovato conferma con la delibera n. 20/8 del 26 aprile 2011;

- con delibera della Giunta regionale n. 23/3 del 12 maggio 2011 avente ad oggetto "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia", si modifica parzialmente la precedente delibera n. 20/8 "l'utilizzo in via dedicata, a parziale modifica di quanto previsto dalla deliberazione n. 20/8 del 26 aprile 2011, di una quota parte pari a euro 10.000.000 della somma di cui all'art. 5, comma 1, lettera d) della L.R. n. 1/2011 a favore di persone e nuclei familiari con reddito pari o inferiore alla soglia di povertà calcolata secondo il metodo dell'indice della Situazione Economica Equivalente (ISEE) per far fronte all'abbattimento dei costi dei servizi essenziali di cui all'allegato n. 2 della deliberazione della Giunta regionale n. 20/8 del 26 aprile 2011, dando priorità alla concessione di contributi per gli obblighi di natura tributaria."; è seguita poi la trasmissione ai comuni delle note dell'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale - Direzione generale delle politiche sociali n. 8295 del 25 maggio 2011, n. 10444 del 5 luglio 2011, n. 10556 dell'8 luglio 2011;

- si richiama in ogni sua parte la mozione n. 128 del 21 marzo 2011, a firma Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di fronteggiare la situazione di emergenza determinata dall'attività di riscossione della Equitalia Sardegna Spa;

considerato che:

- queste azioni, seppur pensate per sostenere le famiglie nel far fronte agli obblighi di natura tributaria, hanno la conseguenza diretta di privare le persone e i nuclei familiari inseriti nei programmi comunali di azioni di contrasto alle povertà, anno 2011, dell'unica fonte di reddito e sostentamento;

- alcuni comuni, a seguito della pubblicazione della delibera della Giunta regionale n. 20/8 del 26 aprile 2011, nel prendere consapevolezza della grave crisi economica e sociale che interessa le proprie comunità, hanno in tempi strettissimi convocato i consigli comunali per l'approvazione del regolamento per l'attuazione dell'intervento denominato "Azioni di contrasto alla povertà - anno 2011";

- in alcuni casi l'acquisizione delle istanze di ammissione al programma è antecedente alla nota della Regione del 25 maggio 2011;

- attraverso questo intervento si ha una presa in carico globale della persona e della sua famiglia finalizzato alla costruzione di percorsi di uscita dalla condizione di povertà e percorsi di responsabilizzazione a fronte del contributo economico ricevuto, questo nel rispetto di quanto previsto dalle stesse linee guida della Regione;

- le persone inserite nelle graduatorie sono tutte prive di occupazione (disoccupati o inoccupati) per cui il beneficio mensile è indispensabile per garantire il sostentamento dei singoli e in più casi dei nuclei familiari dove sono inoltre presenti figli minori;

evidenziato che:

- la nota del 5 luglio 2011 invita i comuni ad inviare comunicazione dell'avvenuto adempimento al fine di poter ricevere le somme relative al bando Azioni di contrasto alle povertà anche per l'anno 2012;

- con la nota dell'8 luglio 2011 si invitano i comuni a trasmettere, entro breve giro posta e non oltre il 15 settembre 2011, alla Direzione generale delle politiche sociali, la scheda di monitoraggio nella quale devono essere riportati dettagliatamente il numero di richieste, la tipologia degli obblighi tributari (tributi ICI prima casa, rifiuti solidi urbani, acqua potabile, energia elettrica) e gli importi totali;

- sindaci e operatori sociali diventerebbero così esattori delle tasse, i servizi sociali diventerebbero succursali gratuite, in ogni comune sardo, di Equitalia,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e la Giunta regionale per sapere:

1) se non ritengano opportuno e necessario annullare in tempi brevi la delibera regionale n. 23/3 del 12 maggio 2011 avente ad oggetto "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia", che andrebbe ad impattare, con risultati pregiudizievoli, con programmi e procedimenti già avviati dai comuni sardi da diversi anni ed già in fase di esecuzione per l'annualità in corso;

2) se non ritengano altresì intollerabile sottrarre 10 milioni di euro, pari ad un terzo della già esigua ed insufficiente dotazione dei fondi per le povertà estreme, al fine di agevolare Equitalia nella riscossione di tributi, triplicati da aggravi e balzelli di dubbia legittimità, nei confronti di famiglie o singole persone in situazioni di grandissimo disagio, che prioritariamente necessitano di essere messe in condizioni di vivere o addirittura sopravvivere;

3) quali urgenti iniziative vogliano adottare al fine di predisporre un procedimento per il sostegno alle imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia con copertura finanziaria autonoma e sufficiente, che eviti di incidere sulle già scarse risorse destinate dalla Regione agli aiuti per le estreme povertà. (246)

Interpellanza Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Cugusi - Sechi sugli sfratti esecutivi in corso nella Provincia di Carbonia-Iglesias ai danni di famiglie di agricoltori-allevatori a seguito della messa all'asta delle proprie abitazioni e aziende da parte del tribunale.

I sottoscritti,

premesso che:

- la grave crisi che sta colpendo l'economia sarda ed in particolar modo le famiglie e le aziende del settore agro-pastorale ha avuto in questi ultimi giorni dei risvolti drammatici sotto il profilo sociale;

- non accenna infatti a placarsi la drammatica realtà delle aziende agricole sarde oramai al collasso dopo aver contratto ingenti debiti anche a seguito della concessione dei mutui previsti dalla legge regionale n. 44 del 1988, che avrebbe dovuto in realtà consentire agli agricoltori di ripianare i debiti a tasso agevolato;

- i titolari delle suddette aziende continuano a subire l'esproprio dei loro beni e in particolare delle proprie abitazioni e delle stesse aziende, sottoposte all'ordine di sfratto forzato perché ancora oggetto di aste giudiziarie da parte dei tribunali;

preso atto:

- dei problemi di ordine pubblico e delle tensioni sorti in queste ultime soprattutto in alcuni comuni della Provincia di Carbonia-Iglesias (ultimo caso quello in località di Terra Segada) durante le manifestazioni di protesta con pacifici intenti partecipate da centinaia di cittadini e attivisti di vari movimenti;

- che ai danni di queste famiglie di agricoltori-allevatori, proprio a causa della crisi economica e degli indebitamenti conseguenti, il tribunale ha emesso l'ennesimo provvedimento di sfratto, in ragione del quale i proprietari devono rinunciare ai propri beni e alle proprie terre per cederle al nuovo acquirente;

- che alla luce delle testimonianze dei diretti interessati, diversi dei casi sopra descritti sarebbero oggetto di inchieste giudiziarie non ancora concluse, per cui i titolari delle aziende indebitate rischiano in questo modo di cedere i propri beni ancor prima che vengano verificati fatti ed accertate eventuali responsabilità dalle autorità competenti;

sottolineato che l'ultimo sfratto forzato, previsto per il 20 luglio 2011 in località Terra Segada, è stato temporaneamente sospeso e rinviato a data da definirsi,

chiedono di interpellare la Giunta regionale, e in particolare l'Assessore regionale dei lavori pubblici, l'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica, l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per riferire su quali iniziative e misure urgenti intendano intraprendere, in sinergia con le amministrazioni competenti e le autorità, anche statali, preposte all'ordine pubblico, per ottenere una sospensione immediata degli atti esecutivi in corso, allo scopo di assicurare la necessaria istruttoria finalizzata ad individuare soluzioni definitive per garantire il blocco dell'ordine di sfratto e che, salvando le aziende, assicurino la prosecuzione delle attività produttive e un reddito certo alla famiglie interessate. (247).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Comunico che la Conferenza dei Capigruppo ha stabilito per l'illustrazione di ciascuna mozione un tempo massimo di dieci minuti.

Uno dei presentatori della mozione numero 128 ha facoltà di illustrarla.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, la mozione numero 128 è l'ultima mozione presentata dal Gruppo dell'Italia dei Valori in riferimento al problema Equitalia e a quella che abbiamo definito l'oppressione fiscale di Equitalia sugli imprenditori e su numerosissime famiglie sarde. E' una mozione relativa alla ristrutturazione che il Ministero dell'economia ha portato avanti rispetto all'organizzazione della società Equitalia. Vorrei ricordare, Presidente, che il problema Equitalia il Gruppo Italia dei Valori lo sollevò in Consiglio regionale inizialmente con la mozione numero 17 del 22 luglio 2009, in cui sollecitava la Giunta regionale a intervenire sul problema, poi rivelatosi drammatico - come da nostre previsioni -, delle circa 5 mila aziende agricole sarde, distribuite in ben 342 comuni della nostra regione, che erano interessate dalle questioni relative all'applicazione della legge numero 44 del 1988. Con quella mozione noi tentammo di far intervenire la Giunta regionale dopo che il movimento degli agricoltori, riunitosi a Decimoputzu, aveva posto con forza il problema. Chiedemmo al Presidente della Regione di impegnarsi sollecitamente per promuovere le richieste del movimento degli agricoltori nelle competenti sedi istituzionali, impegnando la Giunta regionale a un confronto col Governo e col Ministero dell'economia per verificare la possibilità di risolvere tutte queste problematiche che nel corso degli ultimi due anni hanno portato migliaia di famiglie sarde ad attendere disperati tentativi di salvezza.

Noi pensiamo che oggi, con la proposta portata avanti dalla Presidente, in accordo con i Capigruppo, di prendere in esame i problemi drammatici che l'attività di Equitalia sta determinando in Sardegna, sia indispensabile tentare di recuperare le iniziative enunciate nelle numerose mozioni e interpellanze che sul tema sono state presentate e che testimoniano l'interesse che in questi anni ha portato il Consiglio regionale a porre in evidenza la necessità di un intervento risolutivo.

Noi abbiamo provocatoriamente ripresentato la mozione numero 17 nei mesi scorsi, quando con un'identica mozione alcuni Gruppi del centrodestra hanno rappresentato questo problema al presidente Cappellacci. Abbiamo letto dalla stampa che il presidente Cappellacci si è impegnato per far sì che i problemi posti dagli imprenditori agricoli sardi sul tema della legge numero 44 potessero essere risolti. A questo punto chiediamo all'assessore La Spisa se può dare al Consiglio notizie utili a capire a che punto è la vertenza con lo Stato su questo tema, manifestando la convinzione che sia assolutamente necessario che il Consiglio regionale concluda questa tornata di discussioni delle mozioni su questo tema, anche per dare una risposta ormai ineludibile alle centinaia di aziende che sono in lotta per la soluzione di questo problema; lotta testimoniata dallo sciopero della fame portato avanti dalle donne del movimento degli agricoltori, che stanno sottoponendo con drammaticità e disperazione questo problema all'Aula.

Il Gruppo dell'Italia dei Valori auspica che da questa discussione possa venire una soluzione immediata al problema in questione. Ricordo a quest'Aula che il Gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori ha posto questo problema nella Commissione finanze della Camera, chiedendo l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sul comportamento vessatorio di Equitalia, che sta falcidiando e drammaticamente colpendo centinaia e centinaia di famiglie e imprese sarde.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 129 ha facoltà di illustrarla.

BRUNO (P.D.). Presidente, il tema che affrontiamo stasera, relativo alla crisi della Sardegna e all'emergenza fiscale, è in qualche modo legato a quello che è avvenuto stamattina nell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. Occorre dare l'esempio in un momento di emergenza della Sardegna, dei cittadini e delle imprese che può essere affrontato solo con interventi immediati, a legislatura vigente, e senza demagogia. Ce lo impongono i dati del sistema economico, la situazione di crisi straordinaria che ha portato il nostro Paese a essere commissariato dalla BCE e a dover trovare larghe intese in Parlamento, fino ad arrivare al Governo Monti, che salutiamo. Ce lo impongono la crisi straordinaria che vive la Sardegna, la crisi dell'industria e dell'edilizia, nonostante i piani casa, lo stato del sistema agricolo e pastorale, nonché il tasso di disoccupazione. Servono interventi immediati, non rinvii.

L'entità dell'emergenza è ancora più chiara se si guarda ai dati della Sardegna, ai numeri delle aziende sarde che, al 31 dicembre 2010, risultano indebitate con il fisco. Più di 64 mila imprese sarde sono esposte per un totale di 3 miliardi 516 milioni di euro, vale a dire che il 40 per cento delle imprese sarde è gravato da un debito verso l'erario in media di circa 55 mila euro. Nel 2010 hanno dovuto dichiarare fallimento 2.351 aziende. La situazione delle aziende artigiane, commerciali e anche di quelle agricole è, quindi, a dir poco catastrofica e si colloca in una crisi più vasta, fatta di disoccupazione, di cassa integrazione, di blocco degli investimenti, di impoverimento del tessuto industriale, di cui è triste esempio la situazione del Sulcis-Iglesiente. Molti imprenditori sardi, in particolare titolari di piccole e medie imprese artigiane o di aziende agricole a conduzione familiare, che sono sempre state in regola con i versamenti delle imposte e dei contributi, oggi non sono in grado di far fronte al debito fiscale, anche a causa dell'attuale sistema di computo degli interessi di mora e delle sanzioni, che fanno lievitare il debito oltre ogni ragionevole misura (la cifra dovuta cinque anni dopo l'accertamento risulta raddoppiata). Sulle somme dovute dal contribuente vengono in ogni caso calcolati costi aggiuntivi estremamente onerosi, mentre non si procede simmetricamente al computo degli interessi allorquando a vantare il credito sia il cittadino nei confronti dello Stato. L'attuale sistema fiscale, i pignoramenti, le procedure di fermo amministrativo di macchinari e automezzi utilizzati per il lavoro sia in ambito artigianale che agropastorale rischiano di compromettere il tessuto produttivo delle imprese regionali, già gravemente colpito dalla crisi economica internazionale e del nostro Paese.

Il tema che oggi affrontiamo riguarda sostanzialmente l'esigenza che la normativa in questa materia venga complessivamente rivista. Però, per arrivare al concreto, il presidente Cappellacci e l'assessore La Spisa ci spieghino come mai hanno cancellato, lo scorso gennaio, l'Agenzia regionale per le entrate e oggi propongono il sistema regionale di riscossione. Non serve rimandare la responsabilità solo all'ente di riscossione quando i crediti sono resi esecutivi dagli enti creditori, e tra questi la Regione, gli enti e le società regionali.

Nella nostra mozione noi impegniamo la Giunta a chiedere al Governo di dichiarare la situazione straordinaria di crisi della Sardegna e di abrogare l'accertamento esecutivo previsto dal decreto sviluppo del 6 maggio scorso che cancella il periodo di iscrizione a ruolo permettendo alle aziende di fare ricorso amministrativo, spesso però a quel punto di fatto l'azienda è già morta. Serve una normativa nazionale che riordini l'operatività di Equitalia con interventi reali e non con finzioni, come la doppia dilazione. La Regione deve insistere fortemente con il Governo per ottenere la moratoria fiscale per dodici mesi, ai sensi dell'articolo 19-bis del DPR 602/73, che è un atto dovuto quando si verificano situazioni eccezionali che alterano gravemente lo svolgimento di un corretto rapporto con i contribuenti. In alternativa, occorre ottenere la sospensione del 50 per cento dei carichi da omessi versamenti. La Regione deve, all'interno della situazione eccezionale di crisi, chiedere al Governo anche l'inapplicabilità degli studi di settore o, in alternativa, una riduzione standard di almeno il 10 per cento.

Sono misure contenute nella nostra mozione, ma che sono state oggetto del testo di un ordine del giorno approvato dalla Camera dei deputati e presentato dai deputati sardi del Partito Democratico. So che non interessa all'assessore Rassu…

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Chiedo scusa.

BRUNO (P.D.). In quell'ordine del giorno si chiedeva di confermare proprio la deliberazione della Giunta regionale del 12 maggio 2011 - lo stesso giorno di presentazione della nostra mozione - avente come oggetto: "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia". Si chiedeva, in subordine, di circoscrivere la dichiarazione di stato di crisi alle aree industriali, impegnando il Governo a individuare, di concerto con la Giunta regionale, le aree del territorio regionale in stato di crisi, ai sensi dell'articolo 2 della legge numero 99 del 2009. La risposta del Governo è arrivata il 9 novembre scorso, qualche giorno fa, e il testo è molto chiaro: "Con riferimento alla richiesta di impegno di moratoria fiscale, ovvero la sospensione del 50 per cento dei carichi da omessi versamenti, si esprime parere negativo in quanto le attuali misure sembrano poter tener conto del giusto equilibrio tra la tutela delle particolari situazioni di difficoltà del contribuente con le più generali esigenze di salvaguardia del gettito tributario e della funzione di deterrenza del sistema di riscossione coattiva, anche a tutela dei contribuenti che assolvono comunque ai loro obblighi fiscali e contributivi".

Insomma il Governo Berlusconi ci ha trattato da evasori, non da persone e imprese in difficoltà. E cosa ci propongono? Ci propongono quello che di fatto stanno già facendo con difficoltà, cioè la rateazione. Insomma il Governo Berlusconi, al di là delle promesse da marinaio dei parlamentari del centrodestra sardo e del Presidente della Regione, conferma di non capire quanto grave sia l'attuale momento economico che vive la Sardegna, afflitta da un grave problema di liquidità delle nostre imprese, dalla crescita del tasso di disoccupazione, dall'arretratezza del sistema agricolo, dalla crisi del settore industriale ed edilizio.

Cosa possiamo fare noi, cosa può fare la Regione lo abbiamo scritto nel dispositivo della mozione. Intanto occorre, all'interno della situazione eccezionale di crisi, fare in modo che ci sia in ambito regionale il sostegno alle imprese che richiedono finanziamenti alle banche per il pagamento delle cartelle esattoriali. Si possono dedicare i fondi SFIRS, assessore La Spisa, per aumentare dal 20 all'80 per cento la capacità di garanzia dei consorzi fidi da utilizzare come cogaranzia "a prima richiesta" e non come garanzia sussidiaria. Occorre un patto fra la Regione e gli enti creditori; la Regione deve sospendere la sua funzione di ente creditore che porti a una moratoria…

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, il tempo a sua disposizione è terminato.

Uno dei presentatori della mozione numero 149 ha facoltà di illustrarla.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Quante ne hai presentate? Dieci?

. Ne ho presentate molte su Equitalia. Prima ho fatto una sintesi, adesso la integro. Abbiamo iniziato nel 2009 a presentare mozioni e interpellanze su Equitalia, senza che la Giunta regionale ci abbia dato una risposta. A partire dal 2009, assessore La Spisa, sono stato costretto a fare questo. La mozione numero 149 è stata presentata perché, secondo le ultime notizie, il Governo nazionale ha operato una ristrutturazione dell'attività di Equitalia scindendo la nostra nazione in tre diverse aree geografiche e collocando la Sardegna nell'area centrale, quindi basando le valutazioni non più su parametri legati al PIL e al tasso di crescita proprio delle regioni dell'area meridionale, bensì su quelli delle regioni centrali, determinando così un ulteriore aggravio dei requisiti richiesti alle aziende sarde per non incorrere nel capestro delle norme Equitalia.

In questa mozione chiediamo alla Giunta di sollecitare l'emissione di un provvedimento legislativo che riveda le modalità di calcolo delle sanzioni da parte della Equitalia Spa e di intervenire tempestivamente, presso il Governo italiano, senza ritardo alcuno, al fine di chiedere e ottenere, a favore delle piccole e medie imprese sarde, nonché di commercianti, pastori e agricoltori con esposizione debitoria nei confronti del fisco, una moratoria per lo meno di un anno. Ci riferiamo poi alla necessità - ho visto che questo tema è stato riproposto in mozioni e interpellanze di altri Gruppi consiliari - di far valere le specificità legate alle condizioni di insularità della Sardegna perché esistono delle norme particolari che consentono, richiamando questa condizione di disagio del territorio regionale, di intervenire per limitare notevolmente quella che è, come dire, la prepotenza di Equitalia nei confronti delle imprese sarde.

Assessore La Spisa, noi abbiamo posto anche un altro problema già dal 2009, quando portammo in Aula la questione della legge numero 44 del 1988. La Giunta regionale, per la verità, alla richiesta che era stata avanzata ha risposto con una delibera che ha inoltrato al Governo nazionale. Come spesso succede, però, quella delibera è rimasta lettera morta. Mi riferisco alla richiesta di dichiarazione dello stato di crisi per il comparto agropastorale sardo, che è l'unico elemento che consentirebbe alla Sardegna di poter accedere a provvedimenti che possano limitare i disagi e i disastri causati dalla spada di Damocle dei ricorsi, pignoramenti e atti giudiziari attivati da Equitalia. Quindi la dichiarazione dello stato di crisi, ai sensi dell'articolo 19-bis del decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973 è, a nostro avviso, un elemento su cui basare un'azione della Giunta regionale che punti ad alleviare le condizioni dei nostri produttori, dei nostri imprenditori e delle centinaia e centinaia se non migliaia di famiglie che sono sottoposte a una pressione ormai insopportabile del fisco nei loro confronti.

C'è tutta una serie di elementi, quindi, assessore La Spisa, che noi riteniamo assolutamente indispensabili per cercare di riportare, non dico a normalità, ma quantomeno a un limite di sopportabilità la pressione fiscale nei confronti delle aziende sarde. Al 31 dicembre 2010, le aziende indebitate col fisco risultavano essere addirittura 64.104, stando ai dati ufficiali. Cioè nel 2010 il 40 per cento delle aziende sarde era gravato da debiti verso l'erario e il dato del 2011 è assolutamente in costante e insopportabile aumento. L'esposizione delle imprese sarde, tradotta numericamente, ammonta a 3 miliardi e 516 milioni di euro; 2.351 aziende non sono riuscite a fronteggiare l'emergenza dell'incontrollata pressione fiscale e hanno dovuto dichiarare fallimento.

Siamo di fronte a una tragedia sociale ed è assolutamente indispensabile che questo Consiglio regionale metta in atto tutte le opportune misure, anche quelle straordinarie, per cercare di dare una risposta positiva e urgente a un fenomeno che rischia altrimenti di assumere proporzioni devastanti, incontrollate e purtroppo diffuse su tutto il territorio regionale, o quanto meno nelle aree interne che, come sappiamo, sono le più povere e quindi quelle con maggiore necessità di aiuto e sostegno. Ecco perché noi riteniamo e auspichiamo che il dibattito di oggi su un tema così urgente e importante possa portare questo Consiglio regionale ad assumere iniziative straordinarie nei confronti del Governo nazionale che ha la competenza per attenuare il peso dei vincoli di carattere fiscale che opprimono i nostri operatori. Auspichiamo che si arrivi a una posizione condivisa, possibilmente unanime di questo Consiglio, che dia forza alla forte richiesta che viene da tutta la Sardegna per una soluzione auspicata dei problemi di migliaia di famiglie e imprenditori sardi.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 153 ha facoltà di illustrarla.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Mi rincresce dover denunciare la gravità dell'assenza del presidente Cappellacci, che quando sono in discussione temi così importanti dovrebbe essere in quest'aula e non altrove. Ci ha abituati così, purtroppo. Comunque, i fatti di questi giorni, col clamoroso digiuno di protesta portato avanti in diverse parti della Sardegna da numerose donne (alle quali oggi si aggiungono anche le donne che protestano nel sassarese), sono alla base della mozione che abbiamo presentato per cercare di dare una risposta certa e urgente alla crisi economica che attanaglia le famiglie e le imprese sarde e con ciò ribadire che lo Statuto speciale di autonomia va esercitato come momento di sovranità e di difesa dei diritti dei sardi; diritti che vanno rispettati in quanto tali, sanciti con il patto sottoscritto con lo Stato e tutt'oggi in vigore.

Premesso questo, noi chiediamo l'applicazione dell'articolo 51 dello Statuto speciale da parte della Giunta regionale, ovvero l'articolo che recita: "La Giunta regionale, quando constati che l'applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa all'Isola, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica, il quale, constatata la necessità e l'urgenza, può provvedervi, ove occorra, a norma dell'articolo 77 della Costituzione". E' a tutti noto che la riscossione da parte di Equitalia in Sardegna ha il primato di un incremento di oltre il 25 per cento rispetto alla media italiana, che risulta solo del 12 per cento. Con questo dato l'Agenzia delle entrate ed Equitalia vantano di aver raggiunto e oltrepassato in Sardegna gli obiettivi di riscossione previsti, quindi l'azione devastante portata avanti dal fisco italiano ha messo in ginocchio il settore agropastorale, artigianale, del commercio, tutte le piccole attività locali e delle partite IVA, il che determinerà tra breve tempo una nuova ondata, ovviamente, di licenziamenti e di chiusura di imprese.

Equitalia in Sardegna, la regione purtroppo più povera d'Italia, è andata oltre i suoi compiti istituzionali, con abusi compiuti ai danni dei contribuenti, quindi generando una situazione di ulteriore impoverimento economico delle imprese e delle famiglie, arrivando persino a scatenare situazioni patologiche pregiudizievoli per la salute stessa dei contribuenti. E' noto il dato sull'elevata incidenza delle patologie depressive fra i sardi, ma anche sull'alto indice di suicidi per le pressioni che vengono esercitate sui nostri cittadini. Tutto ciò in violazione dell'articolo 590 del Codice penale, che contempla tali pressioni come "delitto di lesione colposa".

Presidente, andrebbe gestita meglio l'Assemblea, abbia pazienza, lei è pure brava in questo, quindi provveda.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, prendete posto, grazie..

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Mi fa recuperare il tempo, per gentilezza, Presidente?

PRESIDENTE. Non c'è bisogno di recuperare, perché il conteggio del tempo si ferma quando si accende il microfono del Presidente.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Va bene, grazie, Presidente. Oltre al contrasto con le leggi costituzionali, l'Agenzia delle entrate omette pure una sentenza del giugno 2007, della Corte di cassazione, che dice che "in tema di accertamento delle imposte sui redditi deve essere escluso ogni automatismo e che eventuali strumenti presuntivi, quali gli studi di settore, per essere validamente applicati, necessitano di una particolare flessibilità e adattabilità alla peculiarità dell'attività svolta dal contribuente, in ossequio al principio costituzionale sancito dall'articolo 53", che recita: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva". La sanzione tributaria deve tener conto sia della situazione oggettiva della realtà sarda, sia della capacità reddituale di ogni singolo soggetto, così come sancito anche dai giudici del Tribunale di Lecce, i quali affermano che "particolare rilievo può essere dato alle caratteristiche dell'area territoriale in cui opera l'azienda". La gravissima sofferenza dei diversi settori dell'economia in Sardegna verte non solo sui capitali dovuti ma, come tutti sappiamo, principalmente sulle insostenibili sanzioni e sugli interessi che vengono applicati ai cittadini in caso di mancato pagamento; interessi che sono tutti al di sopra della soglia di usura e come tali illegali e perseguibili a norma di legge. Inoltre, sulle cartelle esattoriali in numerosi casi gravano procedimenti civili e penali per le irregolarità denunciate dai cittadini contro Equitalia. Spesso infatti sono stati notificati tributi già prescritti o già pagati.

La maggior parte delle imprese sarde è oggetto di ipoteche e pignoramenti non solo delle aziende o dei mezzi di lavoro, fonte di reddito e di sostentamento, ma anche della stessa prima casa, tutto questo in violazione della Carta sociale europea che è stata fra l'altro firmata dall'Italia. Inoltre sono messi direttamente all'asta immobili senza alcuna ipoteca preventiva.

Equitalia Sardegna, di fronte alle richieste di accesso agli atti per consentire ai contribuenti di verificare la regolarità e la legittimità delle procedure, porge sempre più spesso scusanti e dinieghi. Da una perizia pilota su cartelle esattoriali di Equitalia Sardegna emergerebbe l'applicazione illecita di tassi superiori al cosiddetto "tasso soglia usura", contemplato dalla legge numero 108 del 1996 del Codice penale. Equitalia recentemente è stata dotata - questa è la novità - dallo Stato italiano di poteri ancora più aggressivi nel recupero dei crediti, con 80 mila cartelle esattoriali in imminente esecuzione con pignoramenti e ipoteche.

I comportamenti e le azioni sopraccitate da parte di Equitalia e delle banche hanno contribuito alla crescita incontrollata della povertà e dell'indigenza di migliaia di famiglie, hanno avuto come effetto un forte incremento dei costi sociali e l'acuirsi incontrollabile della conflittualità sociale, generando e contribuendo con ciò alla distruzione irreversibile dell'economia della nostra Isola. Il territorio sardo risulta ipotecato dalle banche e da Equitalia per il 70 per cento della sua estensione, un dato direi abbastanza inquietante.

E' su queste premesse che chiediamo l'impegno solenne da parte del Presidente della Regione, che, ripeto, sarebbe stato il caso fosse presente in aula. L'assessore La Spisa per una volta che viene si distrae, ma dovrebbe prestare maggiore attenzione, perché noi stiamo chiedendo l'impegno solenne del Presidente della Regione, e quindi anche suo, nonché di tutta l'Assemblea, affinché provvedano immediatamente all'applicazione dell'articolo 51 dello Statuto speciale. Vorrei anche aggiungere che non siamo disposti a sentire che già da tempo sono state spedite richieste formali da parte del presidente Cappellacci al Governo italiano più o meno amico; richieste che, come sappiamo, finiscono misteriosamente in cassetti o forse vengono cestinate. I risultati di questi miagolii non hanno portato nessun sollievo all'economia, alle imprese, alle famiglie sarde, anzi la situazione peggiora ogni giorno di più. Chiediamo, dunque, che il Presidente e la Giunta esercitino in tempi brevi, attraverso specifici provvedimenti istituzionali, la nostra sovranità derivata dallo Statuto di autonomia nei confronti dello Stato italiano, questo per la difesa della nostra economia e del diritto al lavoro e a una vita dignitosa per migliaia di imprese e famiglie sarde altrimenti condannate alla disperazione sociale e alla povertà certa. Con l'esercizio della nostra sovranità si imponga allo Stato italiano il rispetto delle leggi costituzionali che regolano i rapporti con la Regione autonoma della Sardegna e il riconoscimento concreto e immediato dello stato di crisi con le agevolazioni del caso; si intervenga sulle presunte illegalità nelle prassi adottate da Equitalia e dall'Agenzia delle entrate in Sardegna, ponendo in essere tutte le iniziative necessarie a tutela delle aziende, delle famiglie sarde e di tutta l'economia dell'Isola.

Ribadendo la nostra sovranità si ricorra, quindi, all'applicazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna per adottare provvedimenti d'urgenza atti a inibire e bloccare: l'aggravio di qualsiasi onere aggiuntivo, oltre alla sanzione onnicomprensiva, sul debito originale; l'automatismo del ricorso all'asta giudiziaria e il pignoramento della prima casa e dell'immobile, delle strutture e degli strumenti di lavoro e sostentamento dei cittadini; il superamento nel rimborso di un quinto del reddito accertato, anche in ossequio ai dettati costituzionali sul dovere a contribuire in base alle proprie possibilità e sul diritto a una vita dignitosa delle famiglie. Si chieda che i debiti contratti dalle aziende sarde nei confronti dell'Agenzia delle entrate, dell'INPS e nella fattispecie di Equitalia, con relativi interessi spropositati, e gli atti giudiziari conseguenti vengano bloccati, congelati e ricalcolati. Si chieda, infine, la riapertura urgente della vertenza sulle entrate.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 154 ha facoltà di illustrarla.

STERI (U.D.C.-FLI). Oggi ci troviamo a parlare di un altro grave problema che la Regione si trova ad affrontare: il problema Equitalia. Io non mi stanco di ripetere che di fronte a problemi di questa natura non servono a nulla la demagogia e le parole se non sono seguite da impegni concreti e fattivi. Quindi dobbiamo smetterla di parlarci addosso e, una volta vista qual è la crisi, se siamo d'accordo, dobbiamo concentrarci di più su quelli che sono gli strumenti pratici per intervenire su di essa.

Il problema della crisi deve essere visto su due piani: sul piano della crisi economica generale che ha aggravato la situazione e sul piano del problema specifico di Equitalia e delle azioni che questo ente sta ponendo in essere sulla base del sistema normativo vigente. L'attuale situazione di crisi è stata descritta in maniera mirabile, giusto stamattina, dal presidente Monti, che ha detto in cinque parole: "L'Italia ha fatto molto per riportare in equilibrio i conti pubblici, sebbene alzando l'imposizione fiscale su lavoratori dipendenti e imprese, più che riducendo in modo permanente la spesa pubblica corrente. Tuttavia, quegli sforzi sono stati frustrati dalla mancanza di crescita". Questo è il problema per cui in Italia si è aggravata la crisi che è nata a livello internazionale.

Quali sono gli strumenti per intervenire su questa crisi? A livello nazionale il presidente Monti dice che occorre porre in essere "provvedimenti volti a rendere meno ingessata l'economia, facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita, migliorare l'efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, favorire l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne, le due grandi risorse sprecate nel nostro Paese". Questi sono i problemi e lo stesso Mario Monti ha dichiarato di volerli risolvere valorizzando le autonomie speciali riconosciute dalla Costituzione nell'ambito di un leale e corretto rapporto istituzionale. Queste sono parole che, se bene intese e applicate, consentono di riportare sul tavolo del Governo la vertenza sulle entrate e di ottenere quelle richieste minime che sono state finora avanzate.

A fronte di questi provvedimenti che il Governo ha oggi annunciato, a fronte di una lealtà nei confronti dell'autonomia speciale della Sardegna, che è stata una delle Regioni che particolarmente hanno risentito di un comportamento contrario, con la messa a disposizione delle risorse dovute in base all'articolo 8 dello Statuto sardo e a tutte le altre norme (somme che non ci sono mai state corrisposte a seguito del trasferimento di competenza) anche la Regione potrà intervenire e porre in essere una serie di azioni che consentano lo sviluppo. Possibilmente questi interventi devono essere fatti dalla maggioranza confrontandosi, ancor prima della loro presentazione, con l'opposizione nel tentativo di giungere, per quanto possibile, a delle soluzioni condivise, come richieste dalla grave crisi economica che stiamo affrontando. Questa è la situazione generale, il quadro generale in cui ci andiamo a inserire.

Per quanto riguarda specificamente il problema Equitalia, il problema è quello del sistema normativo. Già nei precedenti interventi è stato specificato quali sono le difficoltà di questo sistema e i suoi punti critici. Nella mozione che abbiamo presentato sono analiticamente illustrate tutte le incongruenze, soprattutto quelle derivanti dalle nuove norme introdotte di recente. Questo ha fatto sì che soprattutto nei confronti delle imprese in fascia più debole l'azione di Equitalia si sia rivelata disastrosa e nefasta, bloccandone sostanzialmente l'attività. Non sto parlando degli evasori fiscali dolosi, per intenderci, perché ci sono anche coloro che non pagano le tasse per mancanza di risorse, quindi sto parlando di quest'ultima categoria. Incidere in maniera così pesante nei confronti di questa categoria ovviamente grava sullo sviluppo della regione e aumenta la crisi che tutti abbiamo sotto gli occhi.

Come intervenire? Ripeto, qua non si tratta di parlare, ma di individuare degli strumenti. E' stato fatto riferimento all'articolo 51 dello Statuto. Per la verità mi sembra che il riferimento a questo articolo dal punto di vista tecnico-legislativo sia errato, perché quella norma si riferisce alle norme economiche. Quello che in questa vicenda incide non sono le norme economico-finanziarie, ma le norme procedimentali sulla riscossione. Proprio nelle norme procedimentali sulla riscossione troviamo la soluzione, perché l'articolo 19-bis del DPR numero 603 del 1972 dice espressamente che il ministro può sospendere la riscossione a seguito di richiesta in presenza di condizioni eccezionali, quindi senza andare lontano abbiamo uno strumento pratico attuativo che può essere applicato immediatamente con un semplice decreto ministeriale. Questo è quello che noi chiediamo alla Giunta di fare immediatamente. Chiediamo inoltre alla Giunta di rifinanziare la delibera del 12 maggio 2011 con cui erano state poste a disposizione, ancorché attingendo ai fondi per la povertà (e questo forse non ci trova molto d'accordo), delle somme per concorrere ad alleviare le situazioni più deboli e di portare avanti gli interventi che con la stessa delibera si era iniziato a porre in essere. Queste sono le due azioni che possono essere avviate in tempi brevissimi e che consentono di alleviare la situazione.

Nel contempo occorre, sempre sul piano procedimentale, intervenire sul Governo perché vengano riviste tutte le norme sulla riscossione coattiva da parte degli esattori. Va da sé che tra queste norme sulla riscossione coattiva non può esserci una norma per la Sardegna, una norma per la Lombardia o quant'altro; sono norme comunque ingiuste, quale che sia la regione in cui vengono applicate, quindi devono essere riviste per tutto il territorio dello Stato. Si chiede pertanto un intervento forte della Regione presso il Governo perché riveda questa normativa.

A fianco dei primi due interventi, che possono essere realizzati in tempi brevissimi, a fianco di questi interventi strutturali che noi possiamo solo sollecitare, si chiede, ritornando al problema della crisi generale, che venga applicata la normativa della legge numero 99 del 2009, articolo 2, e che venga dichiarato lo stato di crisi, in maniera tale da consentire il superamento dello stato di difficoltà.

Non voglio ripetere le cose che sono state già dette. Dobbiamo essere concreti, non serve a nulla parlare se non individuiamo degli strumenti operativi pratici. Poi possiamo anche parlare dei massimi sistemi, possiamo parlare di tutto, ma in questo momento serve l'immediata sospensione ai sensi dell'articolo 19-bis del DPR 603 e un rifinanziamento da parte della Giunta regionale. Tutte le altre azioni, che vanno dall'applicazione dell'articolo 8 alla dichiarazione dello stato di crisi e a tutta una serie di altri interventi, dovranno essere esercitate rivendicando dallo Stato tutte le competenze che lo Statuto d'autonomia ci attribuisce. Grazie.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 155 ha facoltà di illustrarla.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Signora Presidente, onorevoli colleghi, il 17 febbraio 2010 la Commissione bilancio da me presieduta, quando ancora le piazze non erano animate da proteste quali quelle che vediamo in questi giorni, sollevò il problema Equitalia e convocò i vertici dell'azienda di riscossione in Commissione. Dagli atti di quella audizione, che sono nella disponibilità non solo dei consiglieri, ma anche dei cittadini, emerge una certezza: erano presenti già da allora gli elementi utili per elaborare una strategia di reazione e di soluzione ai problemi in atto, strategia che certamente non era in capo al Consiglio regionale. Rimanemmo allora inascoltati da parte del Governo regionale, speriamo che lo stesso non accada oggi.

Noi riteniamo, come Sardisti, che non si possa parlare di fisco senza parlare di sovranità, cioè del tema che la Corte costituzionale italiana ha inibito a questo Consiglio regionale. Il perimetro dei poteri autonomistici è assolutamente insufficiente per intervenire sul tema di cui ci stiamo occupando, e cioè l'adeguatezza del sistema fiscale italiano al sistema economico della Sardegna. Non a caso tutte le mozioni presentate si concludono con una richiesta al Governo nazionale, ma non con una proposta di intervento e soluzione del problema messo in capo alla Regione.

Ricordo tutto questo non per fare della facile memoria, ma per richiamare alla memoria dei colleghi ciò che come Sardisti noi abbiamo posto alla loro attenzione quando si è discussa la mozione sull'indipendenza della Sardegna, facilmente liquidata. Chiediamo che si prenda atto che senza discutere seriamente di sovranità la Sardegna non può seriamente parlare di sviluppo, di fisco e di ricchezza. Ne è la prova il fatto che le forze politiche sarde sono costrette, da questo difetto di poteri, a rivolgersi, sul caso Equitalia, a uno Stato che ha una responsabilità enorme per aver concorso a generare la crisi sarda. Ricordo alcune di queste responsabilità: è lo stesso Stato che nel 2007, quando si accertò che doveva (era presidente Renato Soru) 500 milioni di euro alla Sardegna per aver calcolato male il gettito IVA, non restituì quei 500 milioni con le stesse sanzioni e la stessa ferocia con cui chiede ai cittadini sardi la restituzione dei tributi non pagati, ma decise di restituirli in comode rate venticinquennali senza interessi. E' lo stesso Stato che, a oggi, deve alla Sardegna 1,5 miliardi di euro di compartecipazioni, cioè di tasse pagate dai sardi, che per legge devono tornare ai sardi e che sono invece nelle casse appunto dello Stato. Lo stesso Stato che trattiene questi soldi fa pagare - caso unico in Europa per le isole - la continuità territoriale della Sardegna ai sardi. E' lo stesso Stato che sottrae 1,2 miliardi di euro di risorse liberate dalla Sardegna nel settennio di programmazione 2000-2006. E' lo Stato che trattiene nelle sue casse ancora 1 miliardo di euro dei fondi FAS della Sardegna. E' dunque un fatto, non un'opinione, che lo Stato italiano non lavora per lo sviluppo della Sardegna, ma anzi ne rappresenta un drammatico limite, ed è una causa della crisi in cui siamo. Limite che viene acuito dal fatto che lo stesso Stato che provoca e aggrava la crisi è ferocissimo nella riscossione coattiva dei tributi, che in Sardegna è stata efficientata, come ricordava la collega Zuncheddu, proprio durante l'acuzie della crisi finanziaria.

La posizione dei Sardisti è quella di una competizione con lo Stato per la soluzione del problema; competizione che richiede in primo luogo di dimostrare che sappiamo fare, come sardi, ciò che lo Stato non fa. Intanto deve essere la Regione a ordinare a Equitalia - e può farlo - la moratoria non onerosa dei crediti regionali iscritti a ruolo e deve favorire una parallela moratoria non onerosa dei crediti dei comuni iscritti in ruoli coattivi. Non si può chiedere allo Stato di sospendere i suoi crediti e noi, come Regione, non sospendere i nostri, tanto più che tra i crediti a ruolo ci sono anche quelli relativi a risorse europee illegittimamente percepite, oltre che le sanzioni irrorate dall'Assessorato degli enti locali e dal Corpo forestale. Per fare questo non occorre nessuna procedura particolare, sono sufficienti una delibera di Giunta e una comunicazione a Equitalia. Cominciamo a fare la nostra parte.

La seconda iniziativa che i Sardisti propongono è quella di utilizzare i cospicui fondi di garanzia che abbiamo attivato per garantire un prodotto finanziario che raddoppi i tempi di restituzione rateizzata e faccia iniziare il periodo della restituzione dell'importo finanziato dalla Regione dopo l'estinzione del debito con Equitalia. Gli stessi fondi possono agevolmente garantire la rateazione in cambio della liberazione dell'ipoteca sugli immobili. Inoltre il tavolo permanente del credito, dove già siedono imprese, banche e SFIRS, può facilmente diventare una sede di esame caso per caso, non in generale quindi, per sbloccare i finanziamenti bancari per le imprese anche in presenza di carichi iscritti a ruolo. Tutto questo può essere fatto subito, senza "pietire" niente allo Stato italiano.

E' pur vero che è urgente modificare la normativa nazionale, ma allora, colleghi, facciamolo usando la forma dignitosa dell'iniziativa legislativa di questo Consiglio. Niente ci impedisce di avanzare al Parlamento italiano proposte di legge per stabilire un limite alla espropriabilità della prima abitazione, per modificare il regime delle aste immobiliari (dove oggi agiscono veri delinquenti, vera gente senza cuore che compra le case degli altri per rivenderle ai legittimi proprietari a costo maggiorato), per fondere Equitalia con l'Agenzia delle entrate, per ridurre i costi di gestione di Equitalia e abbassare l'aggio. Ma soprattutto occorre intervenire per ottenere subito una cosa semplice, lo dico ai parlamentari sardi, sempre concentrati sul numero dei consiglieri regionali, che oggi hanno ascoltato il presidente Monti affermare che occorre rendere più stringente l'esazione fiscale. Con le manovre estive del Governo uscente è stato eliminato l'anatocismo generato dal calcolo degli interessi moratori su quanto già iscritto a ruolo e si è disposto che gli interessi moratori si calcolano esclusivamente sul capitale. La norma si applica, però, solo sui carichi a ruolo a partire dalla data del 31 luglio 2011, mentre ne sono esclusi quelli iscritti precedentemente a tale data. O si predispone una disciplina transitoria per quanti sono iscritti a ruolo anche prima di questa data oppure questa innovazione legislativa, che è nata sull'onda delle proteste della Sardegna, non si applicherà a gran parte dei sardi. Voglio vedere se i parlamentari sardi la finiscono di fare le vedette televisive e si danno da fare!

Resta da dire una cosa sull'articolo 51 dello Statuto. E' uno strumento importante, che ci impone però anche equità. Noi non possiamo chiedere la sospensione della riscossione coattiva dei tributi e lasciare attivo il pagamento volontario, perché nessuno potrebbe sostenere che è necessario sospendere la riscossione delle imposte da chi non è riuscito a pagarle e pretenderla ancora da chi vi è riuscito. Per cui deve essere richiesta la procedura dell'articolo 51, ma per le parti delle norme della riscossione coattiva che sono palesemente ingiuste e inumane, in modo da ottenere la sospensione degli effetti di quelle norme che si intende abrogare successivamente.

In conclusione, una sospensione generica della riscossione coattiva produrrebbe una richiesta analoga del pagamento volontario e potremmo avere una ripercussione che non gradiamo sul welfare e sulla sanità sarda, mentre noi gradiamo unire la società sarda in questa rivendicazione, e non impoverirla.

PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze.

Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 245 ha facoltà di illustrarla.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, rinuncio a illustrare questa interpellanza.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 246 ha facoltà di illustrarla. Onorevole Salis, la considera compresa nell'illustrazione delle due mozioni?

SALIS (I.d.V.). Sì, Presidente, per cui rinuncio.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 247 ha facoltà di illustrarla.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, anche questa interpellanza la considero già illustrata.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Sanjust. Ne ha facoltà.

SANJUST (P.d.L.). Inizio col dire che mi trovo d'accordo su molte delle cose appena dette dall'onorevole Maninchedda, non su tutto, però sicuramente su molto del contenuto del suo intervento.

Vorrei intanto fare una considerazione che ci dovrebbe far riflettere: Equitalia è presente su tutto il territorio nazionale, a esclusione della solita regione, cioè della Sicilia. Questo potrebbe anche avere per noi un significato perché, parimenti alla Sicilia, la Sardegna è una Regione a statuto speciale. Proviamo, però, a parlare in quest'Aula di quello che è avvenuto in questi ultimi anni. E' avvenuto che il sistema attuato da Equitalia, ritenuto - di certo non a torto - altamente vessatorio, ha procurato un duplice danno sulle entrate: ci sono state sicuramente più vessazioni, ci sono stati sicuramente molti più fallimenti, ci sono state anche molte meno entrate per lo Stato.

Penso che sia importante citare qualche dato relativo alla nostra regione: 160 mila, a oggi, sono le imprese che operano in Sardegna; di queste, 64.184 sono le imprese che risultano indebitate con il fisco, con l'INPS, con l'INAIL e così via, ovvero il 40 per cento del totale; 3 miliardi e 516 milioni di euro è l'ammontare complessivo del debito fino a oggi accumulato; 2.354 sono le imprese che hanno dichiarato fallimento, il che ha prodotto una perdita definitiva sulle entrate tributarie di 950 milioni di euro. Questa crisi, che secondo le previsioni degli economisti si estenderà fino a tutto il 2012, occorre affrontarla per tempo al fine di tutelare chi è già stato vittima di quella che stiamo definendo "vessazione" e chi purtroppo potrà essere destinato a rientrare in questa categoria in un futuro, ahimè, molto prossimo.

Occorre inoltre precisare che da parte nostra, di questa forza politica, ma sicuramente anche da parte dei colleghi della minoranza, la lotta all'evasione e all'elusione fiscale è un obiettivo - lo è sempre stato - primario e diventa pertanto oltremodo giusto avviare e rendere efficaci azioni di riscossione corretta, senza danneggiare in maniera indebita e irragionevole il contribuente, che magari sta vivendo un momento di crisi o di complessità dovuto a quello che sta accadendo in tutto il mondo e al quale appare quindi logico e sensato potersi tutelare e difendere contro ogni genere di vessazione e ancor più non essere considerato sempre e comunque un evasore o una persona inaffidabile, come diciamo noi in Sardegna, malu pagadori.

Ma perché parlando di Equitalia continuiamo a parlare di vessazione? Perché è lampante che l'aggio al 9 per cento, con annessi e connessi che vengono richiesti da questo ente, è davvero vessatorio per chi entra nella spirale della riscossione forzosa, per cui sempre più spesso il debitore è costretto a dichiarare fallimento mandando all'aria una vita di lavoro, i piccoli frutti che ha potuto realizzare, compresa purtroppo la casa di abitazione, e la serenità della sua stessa famiglia.

L'entità dell'aggio ha subito rilevanti modifiche e l'articolo 17 del disegno di legge numero 212 del 1999 è stato più volte corretto, fino a giungere a stabilire che la percentuale dell'aggio oggi è calcolata due voci: le somme iscritte a ruolo e riscosse e i relativi interessi di mora. In definitiva, oggi, il contribuente deve pagare a Equitalia le seguenti percentuali di aggio: il 4,65 in caso di pagamento entro sessanta giorni dalla notifica della cartella esattoriale, senza tener conto della sospensione feriale dei termini; il 9 per cento in caso contrario, senza alcun frazionamento annuale e senza tener conto della sospensione feriale dei termini; l'1 per cento limitatamente alla riscossione spontanea a mezzo ruolo; il 9 per cento sui relativi interessi di mora in caso di pagamento dopo sessanta giorni dalla notifica della cartella esattoriale, novità rispetto agli anni precedenti, e senza tener conto della sospensione feriale dei termini. Così anche gli annessi e connessi appaiano talmente esosi, insostenibili e palesemente non consoni al sistema tributario.

Vorrei fare un esempio, sempre citando dei numeri, perché forse sono quelli che rendono più di tutti l'evidenza di quello che sta capitando. Per quanto riguarda la sola prima rata, a fronte di un debito di 1.559 euro circa quale quota capitale questi risultano i calcoli: 566,49 euro di interessi di mora; 715,78 come quota di interessi di dilazione; 287,60 come quota compensi di riscossione; 939,97 per spese esecutive; 245,63 per diritti di notifica della cartella. Ricapitolando, a fronte di una quota capitale, per la prima rata, di 1.559,84 viene richiesto da Equitalia un importo pari a 4.315,31 euro. La rateizzazione in settantadue rate mensili comporta che un onere da 113.458 euro di quota capitale passa a un complessivo importo delle rate pari a 181.392, ovvero quasi 68 mila euro di oneri aggiuntivi!

Sempre per affrontare meglio questa discussione, cito dati relativi ai territori più penalizzati della nostra terra: a Nuoro città risulterebbero notificati 3.000 preavvisi di fermo amministrativo in appena sei mesi; a Sassari rischierebbero di essere pignorati 12 mila e 500 immobili e 20 mila automezzi; nel Sulcis-Iglesiente, in Ogliastra e nel Medio Campidano, vale a dire in aree geografiche sempre più deboli, risultano esserci centinaia di aziende e imprese familiari a serio rischio di fallimento (con tutto ciò che questo comporta, tra l'altro, proprio in termini di mancate entrate per lo Stato), che andranno a sommarsi a quelle 2.354 imprese già fallite che hanno prodotto poco meno di 1 miliardo di mancate entrate per lo Stato.

Credo che il Governo regionale, pur con grande fatica, stia intervenendo. Abbiamo oggi letto sulla stampa l'impegno del presidente Cappellacci di presentare un disegno di legge per consentire che la Sardegna diventi, per la parte che le spetta sulla base dell'articolo 9 del nostro Statuto, ente riscossore, predisponendo aggi e aliquote di mora più consoni alla grave situazione di crisi economica che più di altre regioni sta attanagliando la nostra terra. A livello parlamentare sono state presentate delle proposte di legge che prevedono la drastica e giusta diminuzione dell'aggio dal 9 al 2 per cento. Queste due diverse iniziative dovrebbero viaggiare, a mio modo di vedere, seppure ovviamente su canali diversificati, in modo parallelo e non conflittuale, così da evitare che le eventuali proposte diventate poi esecutive non si annullino a vicenda, perché questo è un altro dei rischi che si possono correre.

Credo inoltre che la nostra terra, da una parte in forte crisi debitoria da parte delle imprese, dall'altra affamata di risorse, debba trovare un po' di ingegno e anche di fantasia per far conciliare entrambe le parti. Mi permetto di buttar giù una proposta che mi auguro possa diventare una proposta o un disegno di legge: unitamente a una drastica riduzione dell'aggio, delle percentuali di mora e degli scatti temporanei sui ritardi nei pagamenti, credo possa trovarsi una formula legale e consona per trasformare una parte del debito in nuove occasioni di lavoro per i nostri giovani, vale a dire concedere alle imprese di versare all'erario una parte del debito e di restituire l'altra quota attraverso la disponibilità ad assumere personale il cui costo in un biennio possa corrispondere alla quota del debito sanato. Da questa disponibilità è possibile separare chi dell'evasione e dell'elusione ha fatto uno stile di vita dai tanti, tantissimi che invece hanno sempre espresso la disponibilità ad assolvere il debito maturato, ma si oppongono in modo giusto e corretto agli esosi incrementi che hanno fatto aumentare in maniera esponenziale il giusto dovuto. In questo contesto, anche gli enti locali che hanno affidato a Equitalia la riscossione dei crediti per le tasse loro dovute potrebbero, con una decisione unilaterale, se non soddisfatti del servizio e del trattamento riservato ai contribuenti, recedere dal contratto e affidare la riscossione ad altro ente con il quale stabilire aggi consoni ed eventuali more, più o meno da applicare, ma non tali da mettere in crisi un intero sistema produttivo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, credo si possa dire che l'argomento di cui stiamo parlando oggi attiene all'usura. L'usura, come è ben noto, non è solo bancaria, anche se sta trovando fertili prospettive di sviluppo, ma qui si parla di usura di Stato, di un'usura da parte della stessa Agenzia delle entrate. Fatti come questi oggi impongono a noi legislatori di individuare celermente strumenti di intervento adeguati e tali da impedire il consolidamento fra la pratica dell'usura e lo stato di necessità in alcune categorie ben definite (sociali, economiche, produttive) che sono costrette a operare sotto l'attuale gravissima crisi che investe il nostro sistema produttivo, economico, culturale e anche politico.

Assistiamo oggi in Sardegna alla forte espansione di fenomeni devianti di delinquenza, di criminalità più o meno organizzata, che si riconducono a pratiche usuraie, traendo spesso da queste ultime cospicue risorse per finanziare ulteriori illeciti, determinando così effetti fortemente negativi anche nei confronti di comparti produttivi quali l'industria, l'artigianato e il commercio. Il ricorso al credito illegale è quasi sempre la conseguenza diretta dell'impossibilità di accedere a quello cosiddetto legale praticato dagli istituti di credito, che sovente, al pari del credito illegale e usuraio, provoca gravissime ripercussioni economiche e implicazioni psicologiche tali da renderlo un delitto particolarmente pericoloso e occulto, e quindi difficile da contrastare e debellare. Ma quando questo delitto, cioè l'usura, o per meglio dire lo strozzinaggio, nei confronti delle persone e delle imprese viene portato cinicamente e insensibilmente avanti da emanazioni dello Stato, come nel caso di Equitalia, allora lo scenario già drammatico tende a precipitare inesorabilmente fino al collasso.

Almeno per perimetrare i problemi dell'emergenza fiscale della Sardegna desidero rendicontare in questa sede i dati più importanti - non l'ha fatto il mio collega Maninchedda, ma li ha citati - emersi dall'audizione di Equitalia presso la Commissione bilancio del Consiglio regionale. In Sardegna ben 65 mila imprese sono in condizioni di sofferenza e hanno debiti con lo Stato, cioè con il fisco, con l'INPS e con l'INAIL, per oltre 3,5 miliardi di euro. Sempre per quanto riguarda le imprese, nel dettaglio il debito di quelle della provincia di Cagliari è di circa 1 milione e 800 mila euro per le 3.227 imprese coinvolte, quello delle imprese della provincia di Sassari è di 1 milione e 300 mila euro, quello delle imprese del Nuorese è di 343 mila euro e quello delle imprese dell'Oristanese è di 173 mila euro. I soggetti falliti, invece, risultano essere circa 2.350 in totale, con un debito di oltre 9,5 milioni di euro; le imprese che hanno fatto ricorso alla rateizzazione sono 4.700, per un importo del debito pari a 287 milioni 446 mila 722 euro. Se dunque si prendono asetticamente i soli dati dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza, si potrebbe da essi evincere di un'Isola di perfetti imboscati che poco lavora e che consuma più di quanto produce; un'Isola che praticamente evade il fisco. Solo che la situazione si è aggravata soprattutto nell'ultimo anno. La Sardegna ha così migliorato - si fa per dire - un record non propriamente invidiabile, collocandosi addirittura al sesto posto in Italia tra le regioni con il maggiore sovraindebitamento da parte delle famiglie. Vi sono inoltre circa 12 mila e 500 immobili a rischio di pignoramento e 20 mila automobili messe sotto sequestro. Il dato, pubblicato sul quotidiano Il Sole 24 Ore su un'elaborazione del Centro Studi Sintesi, ha fotografato un'Isola che, come gran parte delle regioni, soprattutto del Meridione, soffre il peso maggiore dell'economia, sia sul livello di liquidità, sia per l'indebitamento dovuto a mutui, obbligazioni e insoluti verso le banche e le finanziarie, sia per la povertà delle famiglie. Per la cronaca, in testa alla classifica dell'esposizione a sovraindebitamento si trova la popolazione della Campania, con il 108,3 per cento rispetto alla base 100 dell'Italia, seguita dalla Sicilia, con il 106,3 per cento, e dalla Puglia, con il 106,1 per cento. Al quarto posto è la Calabria, con il 103,6 per cento, al quinto posto l'Abruzzo, con il 103,4 per cento, e al sesto posto, per l'appunto, la Sardegna, con il 103,1 per cento.

Il Partito Sardo d'Azione ha già chiarito, con l'esposizione della mozione da parte dell'onorevole Maninchedda, la sua posizione. Non la ripeto, ma un dato politico emerge, e cioè che parliamo del fatto che ora le banche pretendono dai sardi crediti per oltre 700 milioni di euro, parliamo della situazione più abnorme che si conosca in Italia e con molta probabilità in Europa. Nel 1992, quando la media del rapporto su base regionale tra indebitamento con il sistema bancario e produzione regionale lorda vendibile era di circa il 17 per cento, in Sardegna era già oltre il 90 per cento.

Ecco questi sono i fatti e i dati, sono anche la fotografia di una regione in ginocchio, su cui si abbatte il colpo di grazia degli esattori del fisco. E' bene dunque dire che davanti a questa situazione…

PRESIDENTE. Onorevole Planetta, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Gruppo Misto). Signora Presidente, sarebbe bastata una sola mozione concordata e non tutta una serie di mozioni, che rischiano di provocare una certa inflazione discorsiva. Il problema Equitalia non è solo un problema locale, ma è soprattutto un problema nazionale e da molto tempo. Mi ricordo ancora l'inchiesta di Giovanna Boursier andata in onda su Rai 3, nell'aprile del 2010, in una puntata di Report. Equitalia è stata sempre morbida con i soggetti eccellenti, mentre inflessibile con migliaia di contribuenti a cui, in caso di ritardo nei pagamenti, fa lievitare enormemente il debito, con spese di iscrizione e cancellazione che raddoppiano se il debito è sopra i mille euro e addirittura triplicano se è sopra i 5 mila. Sono moltissime le segnalazioni che arrivano ogni giorno, le proteste, la rabbia e soprattutto la frustrazione. Molte sono proteste di cittadini che si ritengono vessati soprattutto per la riscossione di multe; alcuni cittadini hanno venduto tutto per pagare questa ingiustizia sociale, altri hanno dichiarato il fallimento.

Sotto questo aspetto Equitalia sta spingendo sul baratro famiglie già disagiate, approfittando malvagiamente e con vessazioni di questa situazione, fino a togliere loro l'unico futuro del proprio sudore, che sarà prontamente acquisito per pochi spiccioli da altri sciacalli che agiscono sotto false spoglie, sicché a Equitalia vanno compensi in percentuale sullo strozzinaggio compiuto a danno di persone che a breve la faranno finita.

Lo Stato, che deve ancora dare le entrate dovute alla Sardegna, continua a chiedere delle entrate che la popolazione non riesce più a sopportare, e il pugno di ferro che sta usando viene giustificato e rimandato alle norme di legge. E si sa, la legge è legge, soprattutto l'interpretazione discrezionale delle sue norme è a vantaggio della controparte più forte. I nostri cittadini tartassati da Equitalia chiedono l'intervento della Regione in misura straordinaria per tutelare almeno la loro sopravvivenza alimentare. Che ci vuole? Uno psichiatra, un pedagogista? I nostri cittadini chiedono un salvataggio, ricorrendo all'applicazione dell'articolo 51 dello Statuto sardo, affinché lo Stato cambi quelle regole che hanno consentito a Equitalia di dare la mazzata finale a un'Isola già in stato comatoso. E' qui che bisogna parlare di autonomia, di autodeterminazione e di indipendentismo.

Le imprese sarde debitrici di Equitalia sono più di 70 mila, per una somma che supera i 4 miliardi di euro; 80 mila le cartelle esattoriali che stanno raggiungendo i sardi in questi giorni, 8 mila solo a Cagliari. Che fare per far sentire la voce dei nostri cittadini? Dichiarare lo stato di disobbedienza civile o lo sciopero della fame di tutta la classe politica? E perché no! La Sardegna si trova in un vero cul-de-sac, a un grosso bivio e lo Stato, dopo averci depredato delle risorse derivanti dalle entrate fiscali, delle accise provenienti dai prodotti petroliferi ed energetici e delle infrastrutture fondamentali, continua oggi a dismettere la sua presenza in questa bella Isola, con chiusure di scuole, uffici pubblici e ospedali in nome di una pseudosolidarietà nazionale, che però è sempre stata negata ai sardi.

Questa Equitalia gioca liberamente soprattutto in Sardegna: può iscrivere ipoteca sull'artigianato considerato infedele, può pignorare il suo conto corrente, rendendo impossibile il pagamento di dipendenti e fornitori, avviare il pignoramento presso terzi e far partire le ganasce fiscali su auto e van posseduti. Equitalia in certi casi può anche avere il mandato per fare quello che crede, come sequestrare una pensione o mandare un bene all'asta immobiliare. Ma il paradosso di tutto ciò è che i vari ricorsi davano molto spesso ragione ai contribuenti. Non esiste più diritto alla difesa e il colpito deve versare, che abbia torto o ragione. Si colpisce quasi sempre chi ha fatto dichiarazioni fedeli e oggi, a causa della crisi, non è in grado di pagare le tasse. Non poter impugnare quello che si è dichiarato è la condanna a morte delle imprese oneste e con tassi prossimi all'usura crescerà il debito dei contribuenti. Le misure introdotte e ogni misura viene vanificata, ed è qui che la politica deve "bucare lo schermo" e risolvere tempestivamente questa ingiustizia non confessata. Non si tratta di esercitare quel potere falso, ingannevole, sottoprodotto di patti segreti, di egoismo politico e di egotismo socioculturale. La politica non è l'appropriarsi del potere fasullo, ma l'esercitare il culto della trasparenza, non del banditismo politico. La bravura e l'onestà politica contano molto. Equitalia sta distruggendo quel rimanente tessuto produttivo che è rimasto in piedi fino a oggi. In questo scenario poco decoroso esiste però anche una Sardegna composta da persone che non vogliono rassegnarsi a essere dei perdenti o degli isolati. Queste persone oneste stanno portando avanti battaglie esistenziali per cercare di garantirsi il proprio futuro e quello dei figli. Non vorrei che queste mozioni restassero solo negli archivi, finendo sempre con la sola frase: "il Consiglio impegna la Giunta a…".

Equitalia rimane un gran problema. E' necessario, dunque, apportare delle modifiche serie nel rapporto tra Equitalia e i cittadini, altrimenti si rischia di compromettere il rapporto tra Stato e cittadini. Le istituzioni, la politica e tutto il mondo associativo devono risolvere questa vicenda con molta concretezza, evitando di minare la solidità di tante micro realtà aziendali. Speriamo che questo Consiglio partorisca subito una modalità di lotta effettiva, e non un semplice documento di solidarietà. Occorre dare un ultimatum alle strutture istituzionali per porre fine ai costi e alle ingiustizie sociali. Il problema è dunque esistenziale. Per riuscire nel mondo del capitalismo linguistico bisogna mappare la lingua meglio di quanto qualsiasi linguista sappia fare oggi. La sfida non è più tanto quella di captare gli sguardi, ma quella di mediatizzare la parola orale e scritta. L'uso del linguaggio è ormai l'oggetto di tutte le brame. Non c'è dubbio che la lingua stessa ne sarà presto trasformata, ma ci auguriamo di no. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Presidente, condividendo i contenuti dei precedenti interventi, dico anch'io che la crisi che ha colpito il cosiddetto popolo delle partite IVA, ovvero tanti imprenditori della Sardegna, nasce da un'inadeguata valutazione delle complesse conseguenze di una crisi economica che non ha precedenti, ma anche dall'azione dell'Agenzia delle entrate che, in sinergia con Equitalia, ha applicato alle aziende e alle persone morose tassi vessatori che non è improprio definire usurai. E' stato certamente opportuno il richiamo fatto dall'allora Presidente della terza Commissione, Paolo Maninchedda (ora Presidente della prima Commissione), durante l'audizione dei rappresentanti di Equitalia Sardegna. Ero presente anch'io a quell'audizione e provo gli stessi sentimenti di delusione e sdegno di fronte al divario tra gli enfatici intenti espressi in quell'occasione e le azioni messe in atto. E' una situazione insostenibile, perché non solo incide sulla serenità di troppe famiglie sarde, ma mina in modo grave la sopravvivenza di queste ultime, che vedendosi private di tutto sono costrette a porre in essere azioni eclatanti, le cui conseguenze potrebbero essere sempre più gravi.

Ritengo, quindi, che il nostro dovere sia quello di essere sensibili e solidali per cercare una soluzione che sottragga queste oneste persone a una morsa tributaria che è stata calibrata male nei loro riguardi e fino a oggi non ha visto ancora azioni di rimedio veramente efficaci e concrete, capaci di incidere sulle direttive impartite dall'Agenzia delle entrate a Equitalia. Una delle strade percorribili è certamente quella di dichiarare lo stato di crisi e facendo leva su questo ottenere una moratoria immediata, perché il valore delle vite delle famiglie sconvolte da questo sistema di riscossione veramente vessatorio merita una reazione efficace e immediata.

Inoltre, il ricorso alla magistratura da parte dei soggetti colpiti da queste cartelle esattoriali e dai relativi interessi testimonia quanto grande sia il disagio e la disperazione per un sistema di riscossione non equilibrato, né tanto meno calibrato sulla misura della crisi che stiamo vivendo. E' molto importante certamente la vicinanza umana, come quella portata sia dalla Presidente del Consiglio Lombardo che dal governatore Cappellacci, a cui si unisce tutto il Consiglio regionale, a coloro che lottano ogni giorno per uscire dall'incubo dei pignoramenti e in particolare alle donne che stanno facendo lo sciopero della fame davanti al palazzo della Regione per le case espropriate e le aziende messe all'asta. Ma adesso occorrono misure efficaci e immediate che restituiscano la speranza a tutti quelli che l'hanno perduta.

Io accolgo l'invito dell'onorevole Steri ad attenersi alla concretezza degli aspetti normativi, ma non penso sia demagogico dire che se una cartella esattoriale non pagata innesca l'usura allora è veramente doveroso reagire. E sempre richiamandoci ad azioni concrete, la richiesta dello stato di crisi e le conseguenti misure volte a liberare i soggetti colpiti dai pignoramenti devono essere immediate, altrimenti a essere compromesso sarà un intero territorio la cui unica colpa è il disagio, la povertà. Auspico che la verifica della quale ha parlato il presidente Cappellacci, circa la possibilità di permettere alle aziende in difficoltà con le banche di accedere ai finanziamenti GAL, possa trovare concreta attuazione già con la manovra finanziaria del 2012, per cui gli interventi con le banche sul credito possono rappresentare la bussola per uscire da questa grave crisi. Il fatto, peraltro, che tutto quello che riguarda Equitalia e la riscossione sia normato da leggi nazionali riduce certamente l'autonomia di azione che abbiamo come Regione, limitandola, purtroppo, al solo ottenimento dello stato di crisi, che comunque rappresenterebbe un passo importante.

I fondi per le aziende in crisi e quelli per le famiglie che sono esposte alle procedure esecutive rappresentano la prima linea d'azione che può essere messa in campo. Ritengo che le pressioni che sia il Consiglio che la Giunta possono esercitare sul nuovo Governo siano fondamentali per andare incontro alle famiglie coinvolte nei pignoramenti e alleviare il loro dramma. Se la produttività di un'intera isola cala in modo drastico, ci deve essere una reazione di segno opposto. Occorre compiere un salto di qualità nelle risposte che noi dobbiamo dare per rilanciare l'economia sarda e contenere l'impatto della crisi e quello della disoccupazione conseguente al fallimento di troppe piccole e medie imprese attanagliate da debiti e da condizioni di morosità.

Così come ci si è mossi uniti per le grandi vertenze industriali, l'auspicio è che l'urgenza della situazione che ha colpito il popolo delle cartelle esattoriali di Equitalia ci veda compatti nel reagire a una situazione grave che non ha un solo colpevole, ma è la risultante di un complesso di norme nazionali in tema di tributi e della loro rigorosa applicazione; norme che certamente devono essere riviste, ricalibrate in ragione della straordinaria crisi che sta attanagliando molte aree della Sardegna. Si pone, quindi, l'esigenza di un'immediata moratoria che sia realmente efficace per dare tempo a una seria ripresa delle aziende sarde colpite dalla crisi.

Un'altra via d'uscita, è già stato detto, è rappresentata dall'istituzione di un fondo di garanzia dedicato alle imprese in difficoltà, che possa essere utilizzato, appunto, come garanzia per le posizioni debitorie, come è avvenuto concretamente nella Regione Lazio, almeno per impedire che i criteri vantati dalla pubblica amministrazione nei confronti delle imprese si trasformino in un fallimento certo di queste ultime a causa degli interessi di mora, degli aggi e dei pignoramenti.

Si devono perseguire nuove forme di flessibilità che concretizzino e modifichino la disciplina normativa, volte ad attutire la pressione tributaria esercitata da Equitalia. A quest'ultima iniziativa dovrà accompagnarsi una marcata riforma del meccanismo di calcolo delle sanzioni tributarie; dovrebbero essere istituite soglie limite al di sotto delle quali sia previsto un mero sollecito di pagamento, anziché il severo percorso sanzionatorio rappresentato da ingenti interessi di mora e dagli eventuali e conseguenti pignoramenti.

Ritengo infine che siano condivisibili dall'Assemblea le proposte di moratoria fiscale per dodici mesi - è il contenuto di una delle mozioni -, l'abrogazione dello strumento dell'accertamento esecutivo, già in vigore dal luglio di quest'anno, e l'inapplicabilità degli studi di settore per l'anno 2010, e aggiungerei anche per il 2011, a fronte di una crisi che rende vano e dannoso quest'ultimo mezzo di accertamento.

Credo che le proteste alle quali abbiamo assistito fino a oggi abbiano un valore importante, che è stato fatto proprio dalla rappresentanza politica sia qui in Consiglio regionale che in Parlamento. La discussione odierna rappresenta l'impegno a trovare, insieme alla Giunta e ai parlamentari sardi, tutte le misure idonee a fronteggiare questa emergenza. E' in gioco una parte importantissima dell'economia sarda, auspico perciò che il nuovo Governo possa fare proprie le istanze che saranno portate a Roma e che dovranno essere il risultato di un accordo istituzionale che sappia andare davvero oltre gli schieramenti, per incidere in modo positivo su questa terribile crisi che si fa ogni giorno più grave. L'approvazione avvenuta ieri del disegno di legge della Giunta finalizzato a modificare il sistema di riscossione è un passo importante per bloccare il carattere vessatorio della riscossione dei tributi IVA, ICI e INPS, ma la predisposizione di idonei piani di rientro è un'ulteriore misura che aiuta a completare un quadro di interventi e richieste nei riguardi dello Stato.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, cercherò di non ripetermi e di non ripetere quanto di condivisibile è stato esposto dagli estensori delle varie mozioni e da chi le ha illustrate. Vorrei partire, nella mia analisi della situazione, da un aspetto di valutazione di quanto sta avvenendo oggi nel nostro Paese.

Ho seguito l'insediamento del nuovo Capo del Governo, il senatore Monti, e dei nuovi ministri, e devo dire che immediatamente ho avvertito un sentimento di rispetto che da tempo non riuscivo a provare nei confronti delle rappresentanze istituzionali. E' stato un effetto immediato ed è forse quello che permetterà anche alla politica di recuperare il rispetto della gente. Ho pensato subito: questa è una squadra di governo che difficilmente vedremo a Sanremo; difficilmente vedremo i rappresentanti di questo Governo, uomini o donne che siano, esibirsi nei talk show di vario tipo o a livello cabarettistico; difficilmente sentiremo raccontare scherzosi aneddoti attraverso la tv o le comunicazioni di Palazzo Chigi, perché c'è bisogno di recuperare rispetto. E allora bisogna essere corretti nei confronti dei nostri cittadini, quelli che ci hanno dato la delega per amministrarli, ed essere seri fino in fondo. Confido molto, per esempio, nel sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Catricalà, il quale prese posizione, alla fine del 2009, nei confronti di Equitalia e del sistema monopolistico che praticamente era stato costruito in nome e per conto di Equitalia. Ci fu un braccio di ferro molto aspro con il ministro Tremonti e per certi versi l'attuale sottosegretario Catricalà vinse quel braccio di ferro. Fu un primo passo, perché non garantire il monopolio anche nei servizi offerti allo Stato, alle Regioni, agli enti locali da parte di queste aziende, che fino a prova contraria sono aziende private, metterle in concorrenza vuol dire anche creare condizioni migliori per l'utente. E quindi è chiaro che una società che ha la tutela di legge per applicare il 9 per cento di interesse ha la patente di usuraio, che le viene consegnata da chi? Dalla politica, dallo Stato, dal Governo! Però noi dobbiamo calarci nella nostra realtà; la realtà dei contribuenti che molto spesso si autodenunciano. Ha detto bene qualche collega poco fa, non parliamo di evasori fiscali, ma di piccoli o medi contribuenti che denunciano: "Non ce la faccio più". A questi contribuenti, il Governo, lo Stato, ahimè, col silenzio delle Regioni, compresa la nostra, applica un tasso di usura, le ganasce fiscali, l'ipoteca sulla casa e a volte anche sui mezzi dell'impresa che servono proprio per lavorare e cercare di pagare quel debito. Ma se si blocca lo strumento principale di produzione di reddito come si può pagare il debito?

E allora come possiamo noi intervenire in tutto questo? Lo Stato ha già fatto la sua scelta. I veri evasori fiscali, cioè quelli che non pagano, li premia: 5 per cento e riportano i capitali in Italia, oppure dà agli evasori un'altra possibilità, quella di transare e cioè di pagare sempre meno in ogni caso. Ci sono in Italia esempi eclatanti di mega evasori nei settori dello sport, dello spettacolo e dell'industria, i quali, una volta beccati, dicono: "Non me n'ero accorto, possiamo transare". E quindi anziché pagare 5 milioni di euro, pagano 1 milione subito e il debito viene sanato. Non altrettanto avviene per il debitore non evasore. Eppure non ho sentito in nessuna intervista nessun cittadino sardo o della penisola iugulato da Equitalia dichiarare ai microfoni: "Non voglio pagare". Tutti dichiarano: "Non riesco a pagare, ma voglio pagare! Ho bisogno di tempo, ho bisogno di una rateizzazione equa, i tassi di interesse devono essere abbassati. Se devo 3 mila euro non me ne possono chiedere 8 mila!".

E allora dobbiamo trovare una soluzione. Quali sono le nostre possibilità? Ha detto bene il collega Maninchedda, noi come terza Commissione abbiamo cercato di suggerirlo alla Giunta fin dal febbraio del 2010, lontano dalle telecamere, al di là dei comunicati stampa, fuori dal teatro della politica. Abbiamo fatto il nostro lavoro, abbiamo convocato i dirigenti di Equitalia, abbiamo chiesto loro spiegazioni e abbiamo suggerito alla Giunta alcune azioni che ovviamente dovevano essere portate avanti con autorevolezza - e torno al Governo Monti -, quell'autorevolezza che, guardiamoci bene in faccia, noi non abbiamo. Non ce l'abbiamo! Addirittura non c'è neanche l'umiltà di seguire i suggerimenti che erano stati concordati con la dirigenza di Equitalia, perché la dirigenza di Equitalia in quella sede ufficiale, come risulta a verbale, ha dato la massima disponibilità ad accogliere le proposte che fossero arrivate dalla Giunta regionale. Noi abbiamo trasmesso quei suggerimenti, ma è come se avessimo parlato a un muro, eppure ci avrebbero consentito di non arrivare alla giornata odierna.

In quella riunione di Commissione abbiamo parlato anche degli studi di settore che hanno creato questa situazione in Equitalia. Noi non li condividiamo, ma siccome non lo possiamo fare direttamente, come Consiglio regionale, abbiamo delegato la Giunta a contestare quegli studi di settore. L'altro giorno sono andato a cambiare le gomme della macchina e il gommista mi ha raccontato di essere stato perseguito perché chiedeva per la convergenza e il controllo delle gomme solo 20 euro, perciò la Finanza non gli credeva. Perché? Perché a Milano se ne pagano 60! Chi ha fatto quel verbale non conosce la realtà dei nostri artigiani, non la conosce proprio, però è legato allo studio di settore, quindi si fa un recupero forzoso della quota non dichiarata.

Abbiamo parlato anche di questo e della fiscalità di vantaggio mai chiesta e mai applicata nella nostra Sardegna, in quest'isola che manifesta e protesta per la mancata autonomia, perché ha uno Statuto speciale che doveva essere applicato, che doveva differenziarci in qualche modo dal resto d'Italia, ma che, ahimè, è rimasto sempre inapplicato e mai guardato di buon occhio dal Governo centrale. Abbiamo fatto anche altre proposte sui termini di pagamento perché, vedete, molte imprese sono perseguitate e non riescono a pagare perché le istituzioni regionale, comunale e provinciale, gli enti e le agenzie regionali non rispettano i tempi di pagamento con le imprese. Perciò molto spesso è la stessa istituzione che crea le condizioni prefallimentari o di intervento di Equitalia perché non rispetta i trenta giorni previsti dal contratto e paga dopo centosessanta, centottanta o duecento giorni, ma lo Stato bussa prima.

Rateizzazione, tasso, aggio di Equitalia, insomma, cosa possiamo dire oltre a quello che è già stato suggerito? Le istituzioni regionali hanno convenzioni con Equitalia, gli enti locali hanno convenzioni con Equitalia, le agenzie e gli enti regionali hanno convenzioni con Equitalia, iniziamo a bruciare quelle, iniziamo a cancellarle, a rendere difficile la permanenza di Equitalia nella nostra regione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Stochino. Ne ha facoltà.

STOCHINO (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, sicuramente la problematica Equitalia è gravosa e importante per la nostra regione. Purtroppo, ahimè, come classe politica forse ce ne siamo occupati un tantino in ritardo, perché credo che già dal lontano 2006, quando la riscossione dei tributi era affidata a istituti bancari privati, i quali rispetto a Equitalia oggi avevano un sistema vessatorio molto più blando, avremmo già dovuto capire o la politica avrebbe già dovuto capire che forse alcune cose andavano riviste. Nel 2006, con l'istituzione di Equitalia (che per il 51 per cento è in mano all'Agenzia delle entrate e per il 49 per cento all'INPS) è entrato in campo un ente che ha portato gravissimi problemi nella nostra Isola agli imprenditori privati, ma anche ai comuni cittadini. Quindi credo che già dal lontano 2006 avremmo dovuto prendere in mano la questione e vederla in un modo completamente diverso.

Voglio però scendere nel dettaglio - non che gli altri colleghi non l'abbiano fatto - parlando anche dell'ente creditore e impositore che di fatto delega Equitalia a eseguire la riscossione. L'ente creditore e impositore dà questo ampio mandato al soggetto Equitalia, ma di fatto quando incarica Equitalia ha già caricato sulle imprese e sul cittadino un interesse di mora importante, che non è solo l'aggio al 9 per cento a favore di Equitalia e che a volte arriva quasi al 30 per cento del capitale iniziale. Perché dico questo? Perché non sono d'accordo con l'amico Paolo Maninchedda quando dice che non dobbiamo "pietire" allo Stato nazionale. Purtroppo, onorevole Maninchedda, dobbiamo non solo "pietire", ma anche rivendicare dallo Stato un qualcosa che ci spetta come cittadini sardi e che qualche parlamentare sardo ha già chiesto, perché non tutti stanno guardando solamente alla riduzione del numero dei parlamentari. C'è un parlamentare, ne cito il nome e il cognome, l'onorevole Salvatore Cicu, che la questione Equitalia la sta ponendo già dal lontano 2009. Questo parlamentare sardo ha ottenuto qualcosa il 21 giugno 2011, certo è poco rispetto a quello che si può fare e si deve fare, ma comunque è riuscito a far inserire nel maxiemendamento al decreto sviluppo 2011 una risoluzione sul caso Equitalia che ha portato alcune migliorie all'interno di questo sistema vessatorio di riscossione. Egli stesso, concludendo il suo intervento alla Camera, ha detto che è importante aver portato a 20 mila euro l'importo per l'iscrizione a ruolo e aver portato la soglia minima per l'iscrizione dell'ipoteca a 8 mila euro, però ha anche aggiunto che questo è poco o niente e che molto ancora si può fare.

Allora, credo che il presidente Cappellacci dovrà avviare un confronto con il Governo Monti, come ha già fatto, ma stavolta insieme al Consiglio regionale, questa volta sì unito in rappresentanza delle persone che a causa di Equitalia hanno purtroppo visto fallire la propria azienda, non hanno potuto pagare i dipendenti e non hanno potuto di conseguenza esercitare la normale attività d'impresa. Bisogna infatti riconoscere che con l'intervento di Equitalia molte imprese che non ricevevano i pagamenti loro dovuti da parte di enti pubblici si sono trovate a non poter avere il documento unico di regolarità contributiva (DURC) e quindi a non poter partecipare ad appalti pubblici oppure, nel caso delle imprese individuali, a non poter ottenere finanziamenti e contributi, perché poi il succo vero della questione è questo.

Credo che in questo la Regione debba e possa intervenire per accelerare i pagamenti, perché purtroppo questa è una grave carenza della nostra Regione, alimentata dal patto di stabilità e dalla burocrazia che è diventata troppo farraginosa. Ho visto che l'assessore La Spisa si sta impegnando in questa direzione prevedendo delle forme di cessione del credito da parte delle aziende alle banche per poter sopperire al mancato pagamento da parte degli enti pubblici, però credo, Assessore, che molto altro debba essere fatto. A proposito di questo, le avevo già parlato del fatto che le imprese non possono essere "pesate" perché sono i soggetti che devono ricevere dalla pubblica amministrazione i denari che servono magari per pagare il debito verso Equitalia. E' capitato che alcune imprese che dovevano ricevere dei pagamenti dall'ente pubblico si sono viste negare da parte della banca la cessione del credito perché magari avevano sforato il plafond per l'anticipo delle fatture o il rating. Anche questo è un problema. Credo che si debba spostare l'attenzione dal peso delle imprese al peso della pubblica amministrazione. E' la pubblica amministrazione, assessore La Spisa, colleghi, che deve essere pesata, non l'impresa, perché l'impresa deve ricevere i soldi per il lavoro svolto negli anni precedenti. Ecco, credo che in questo caso il Consiglio regionale e la Giunta possano fare qualcosa per risolvere queste questioni.

In riferimento al tema della riscossione da parte di Equitaliavedo con favore la proposta avanzata dal presidente Cappellacci di rivedere la questione del soggetto riscossore, anche se dobbiamo ammettere che questo mostro che chiamiamo Equitalia altro non è che un ente dello Stato italiano che cerca in tutti i modi di riscuotere degli introiti. Ecco, credo che affinché lo Stato capisca, se non dovesse capirlo il Governo Monti, la Regione Sardegna possa, come ha già fatto la Regione Sicilia, togliere a Equitalia tutti i ruoli che ha in carico nella nostra regione. Però credo che anche sulla questione dell'aggio sia giusto ricordare - e per questo riporto in campo la questione dell'ente creditore e impositore - i tassi piuttosto elevati che vengono applicati. Come diceva il collega Sanjust, Equitalia applica un aggio del 9 per cento sull'attività di riscossione: il 4,65 per cento è a carico del debitore, mentre il restante 4,35 è a carico dell'ente creditore, se il pagamento avviene entro sessanta giorni dalla notifica della cartella esattoriale. Anche questo è importante perché, secondo me, la quota del 4,35 per cento a carico dell'ente creditore può da subito essere defalcata alleggerendo la pressione fiscale subita da cittadini e imprese subiscono. C'è da dire che dopo i sessanta giorni l'aggio, sempre nella misura del 9 per cento, è totalmente a carico del debitore, ma anche qui credo che una modifica si possa e si debba fare.

Concludendo questo breve intervento dico che da subito, insieme ai parlamentari sardi, dobbiamo aprire una vertenza forte con lo Stato nazionale scindendo quello che deve fare la Regione da quello che deve fare lo Stato.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.

Poiché non è presente in aula, decade dal diritto alla parola.

E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo molto brevemente, al di là delle necessità imposte dalla situazione contingente, per porre un tema che nelle ultime settimane è stato all'attenzione della Giunta, e cioè la possibilità di applicare l'articolo 9 dello Statuto e di cominciare a pensare a un'autonoma attività di riscossione delle entrate da parte della Regione sarda. Penso che il dramma vissuto dalle famiglie e dalle aziende, che oggi è all'attenzione di questo Consiglio, debba e possa essere motivo di accelerazione di una nostra decisione in questo senso, anche perché questa scelta andrebbe verso la concreta applicazione di una misura legata alla gestione delle risorse della nostra Isola in maniera autonomistica e moderna, dando alla nostra Regione la possibilità di esercitare un controllo più affidabile sulle risorse che la Sardegna deve e può riscuotere.

Badi, assessore La Spisa, che la vicenda delle entrate e il tema delle famiglie sarde ossessionate dal fisco e da Equitalia, un tema ormai da anni all'attenzione della stampa e della politica, ci impongono un'accelerazione verso questo processo. Noi il problema l'abbiamo posto esattamente due anni fa, ma riteniamo che adesso, anche di fronte al fallimento del processo federalista imposto dalla Lega Nord, sia necessario pensare a un processo autonomistico e federalistico vero, che parta dall'utilizzazione delle risorse locali.

Questo tema non l'ho trattato nei miei due precedenti interventi, ma penso che possa e debba essere il punto di caduta in prospettiva per definire una nuova politica fiscale gestita direttamente dalla Sardegna, che ci veda coinvolti in un processo di rinnovamento anche delle strutture deputate alla riscossione delle entrate nella nostra isola che possa consentirci di intervenire su problemi delicati come quelli che sono oggi all'attenzione di quest'Aula per dare un senso anche alla necessità della tanto sbandierata e giusta convinzione che non può esservi autonomia, in tutti i sensi, se non c'è autonomia fiscale e finanziaria. Questo la nostra Isola lo vive purtroppo sulla propria pelle, così come sulla propria pelle lo vivono le centinaia di migliaia di famiglie a cui va oggi tutta la nostra solidarietà e il nostro impegno affinché il problema di cui stiamo discutendo possa essere prontamente risolto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Oggi dibattiamo un tema che dovrebbe farci riflettere come parlamento dei sardi. E' un male che abbiamo visto emergere con forza solo quando ha toccato la carne viva della gente di Sardegna che vedeva le case sequestrate e i contribuenti perseguitati in tutti i modi. E' un male che colpisce tutte le categorie, ma in maniera più gravosa gli agricoltori; è un male che si è silenziosamente impadronito del corpo della nostra Isola, ma quando la diagnosi viene fatta in modo tardivo generalmente il cancro ha già invaso ciò che si sarebbe invece potuto salvare operando con attenzione attorno ai problemi.

E' con orgoglio che rivendico ai Riformatori Sardi di aver avanzato in tempi non sospetti la proposta dell'Assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto di autonomia. Ma allora, quando si parlava di innovazione istituzionale e di riforme, si rispondeva che le riforme non danno da mangiare. Oggi ci accorgiamo che non solo servono per mangiare, ma che addirittura senza riforme si priva persino del pane chi ha bisogno. Se avessimo fatto il nostro dovere e avessimo realizzato un nuovo patto istituzionale tra la Regione, lo Stato e l'Unione europea oggi avremmo potuto ben governare questi processi e dire allo Stato: "Non ti devi immischiare in problemi che non ti riguardano!".

Ma devo anche dire, sommessamente, se qualcuno non se ne fosse accorto, che anche in base allo Statuto vigente abbiamo capacità, forza per incidere sul credito, addirittura sulle banche, per superare persino la barriera della Banca d'Italia. Leggete gli articoli 4 e 5 dello Statuto, che probabilmente qualcuno non ha letto con attenzione. Sono passati sessant'anni dall'approvazione dello Statuto e noi stiamo ancora a discutere del problema del rapporto tra Stato e Regione che non abbiamo risolto in termini positivi. Potrei attardarmi a parlare di anatocismo, del fatto che si applicano tassi passivi del 9 o 10 per cento, probabilmente è usura garantita per qualcuno, soprattutto per alcuni sistemi che consentono che si depredi la proprietà altrui. Potrei fare demagogia, ma non serve, servono interventi concreti, serve un'attività sinergica non guardando a destra, a sinistra o al centro, ma operando coralmente per difendere gli interessi della Sardegna. Su questi aspetti ci si deve confrontare, su questi aspetti noi risolveremo i mali della nostra Isola e rimetteremo in campo tutta la nostra capacità di confronto con lo Stato e l'Unione europea. Su questi temi si apre la sfida, ma non perché ci siano dei poveracci costretti a digiunare per richiamare la nostra attenzione o perché il Parlamento si dimentica della nostra Isola. Credo sia opportuno riprendere a tessere un rapporto tra le forze politiche che ci consenta di dotarci di uno strumento efficace, al di là del solito "pietire" a Roma con il cappello in mano. Noi vogliamo mantenere la dignità di sardi e garantire al popolo di Sardegna, con la Costituente, un patto nuovo e diverso con lo Stato.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Ho ascoltato i vari interventi, credo però che sia importante decidere cosa fare, perché i problemi li conosciamo tutti e soprattutto li conoscono i cittadini che sono finiti nelle grinfie di un sistema che non è nato oggi, lo voglio ricordare, perché sembrerebbe che le responsabilità siano da ascrivere solo ed esclusivamente a questa Giunta regionale o al Governo nazionale precedente o ad altri Governi.

La realtà è che esiste il decreto legge numero 203 del 2005 - lo voglio ricordare perché è importante - e in particolare l'articolo 3, recante: "Disposizioni in materia di servizio nazionale della riscossione". E' un decreto piuttosto complesso e ovviamente non è il caso di citarlo, se non per la parte che riguarda il mio ragionamento. Colgo con favore il fatto che il Presidente della Regione e la Giunta abbiano annunciato la richiesta di modifica dell'articolo 9 del nostro Statuto, ma stiamo parlando di una modifica appunto dello Statuto, cioè di una norma costituzionale. Sono convinto che quella modifica potrebbe anche partorire effetti positivi, mi chiedo però perché nell'articolo 3 del decreto legge numero 203 - chiedo l'attenzione anche dell'Assessore - sia stato inserito il comma 29-bis che dice che nel territorio della Regione siciliana, relativamente alle entrate, le funzioni di cui al comma 1 - cioè quelle dell'Agenzia delle entrate - sono di fatto affidate alla Regione Sicilia, che opererà con le modalità che riterrà. Non si fa riferimento alla modifica di un qualsiasi articolo dello Statuto della Regione siciliana, cioè la Sicilia ha ottenuto in quella circostanza l'affidamento delle funzioni di riscossione. Forse qualche disattento c'era anche allora. Voglio dire che se sono stati disattenti allora e se si deve fare una battaglia nei confronti del Governo, considerando che questo Governo sembrerebbe essere molto attento ai problemi della gente (io credo che sia più attento ai problemi dell'Europa piuttosto che a quelli della gente di Sardegna e degli italiani in genere), una norma come quella approvata per la Sicilia si può inserire. Si tratta di cinque righe, colleghi, con le quali aggiriamo anche la modifica dell'articolo 9 dello Statuto, che comunque è la strada da perseguire con un adeguato disegno di legge.

Ho ricostruito ciò che è accaduto in Sicilia che - pensate! - ha approvato la riforma del servizio regionale di riscossione con la manovra finanziaria regionale del 2005, cioè con uno strumento ordinario. E' chiaro che se anche noi ci dotiamo di una norma come questa o similare possiamo ottenere dei risultati.

Ho ascoltato il ragionamento dell'onorevole Maninchedda, che probabilmente non è abituato ai dieci minuti e avrebbe avuto bisogno dei venti minuti canonici, perché si può dire tutto, ma compatibilmente con il tempo che ci è assegnato. Siccome mi pare di capire che ci sia grande convergenza sul fatto che comunque quest'Aula si deve esprimere, immagino con un ordine del giorno unitario, voglio dire che per quanto riguarda coloro che sono sotto le grinfie di Equitalia e che hanno rapporti stringenti e importanti con le pubbliche amministrazioni si può anche prevedere una compensazione, si può trovare un modo per risolvere il problema, ma poi c'è anche una moltitudine di soggetti che non hanno rapporti con la pubblica amministrazione e che per il mancato pagamento del bollo dell'auto, per una rata non pagata o per non aver pagato i fornitori non riescono a ottenere il D[PS1] URC.

Insomma ci sono migliaia di casi diversi, sui quali però bisogna intervenire. Come si interviene? Io dico che una norma la possiamo fare, ma vi voglio leggere che cosa è scritto nel decreto legge che ho citato: "L'aggio, al netto dell'eventuale ribasso, è aumentato, per i singoli concessionari, in misura pari a una percentuale delle maggiori riscossioni conseguite rispetto alla media dell'ultimo biennio (…)". Praticamente è un invito a forzare la mano: maggiori sono le riscossioni più aumenta l'aggio. Indovinate chi paga l'aggio? L'aggio lo paga il debitore, per una quota pari al 4,59 per cento. Quindi dopo il danno anche la beffa! Non stiamo parlando di grandi imprese, stiamo parlando di chi spesso e volentieri non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena; stiamo parlando di coloro che si indebitano per mandare i figli a scuola; stiamo parlando di coloro che hanno difficoltà che nascono dalla disoccupazione, dalla precarietà o mancanza del posto di lavoro, dal mancato percepimento dello stipendio. Ne veniamo a conoscenza tutti i giorni di casi di questo genere che si verificano anche nelle aziende a totale partecipazione della Regione sarda, per le quali questo Consiglio stanzia finanziamenti. Stamattina mi è stata rappresentata la situazione di una società a totale capitale pubblico, dove è stata pagata una quota infinitesimale degli stipendi (un acconto di 500 euro), eppure questo Consiglio alcuni mesi fa aveva stanziato le necessarie risorse. Questa società - che non è Equitalia - ha adottato gli atti legali per sequestrare un impianto a una società sportiva, e dunque in un terreno di due ettari, sito in provincia di Oristano, è stato apposto il cartello "Sotto sequestro". Ma è un terreno completamente inutilizzabile! Sto parlando del più grande impianto sportivo della Sardegna per quanto riguarda quel settore, dove va ad allenarsi la nazionale italiana. E' un fatto che ho già denunciato in quest'Aula diverse volte e oggi scopro che la stessa Regione sarda - si trattasse di Equitalia, ancora ancora! - fa pignoramenti in casa sua contro una società sportiva! E ci lamentiamo? Questo accade!

Allora, colleghi, a scrivere un disegno di legge la Giunta impiegherà molto poco, perché credo gli uffici regionali abbiano le competenze, la capacità, l'abilità e soprattutto le idee chiare per capire cosa c'è da fare. Facciamolo subito, non aspettiamo ancora, e non lo dico per fare polemica politica, che sarebbe fuori luogo. Il decreto legge numero 203 è datato settembre 2005, si sono avvicendate due amministrazioni regionali e nessuno si è svegliato per dire che forse si sarebbe dovuto fare quello che ha fatto la Sicilia dopo quattro mesi. Non ci hanno impiegato vent'anni, dopo quattro mesi la Regione siciliana ha normato in questa materia. Credo che la strada più veloce sia quella di chiedere al Governo di inserire, nella prima manovra finanziaria utile, una norma come quella che è stata fatta per la Sicilia e in tempi brevissimi si potrà risolvere una parte dei problemi. Per la parte restante è forse disdicevole pensare di chiedere un concordato fiscale? E' disdicevole chiederlo per le fasce più deboli in un momento di grande difficoltà economica in un'area di crisi come la Sardegna? Io credo che non lo sia. La domanda è certamente lecita, poi chissà come ci risponderanno, ma io credo che quella di un concordato fiscale sia una richiesta opportuna e necessaria, prima ancora di predisporre un indispensabile disegno di legge. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, è stato detto in maniera univoca da diversi colleghi che mi hanno preceduto che la novità in questo Paese è certamente rappresentata dal nuovo Governo guidato da Mario Monti. Lo testimoniano anche alcune dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio dei Ministri in queste ore. Il Presidente cita per esempio - e già il fatto di citarle è di per sé importante - la condizione delle Regioni a statuto speciale, per le quali richiama la necessità di una particolare attenzione, pone l'obiettivo della crescita puntando in particolare all'aumento dei consumi e lo fa indicando la direttrice di alleggerire il peso fiscale sul lavoro nell'accezione più ampia, quindi anche nei confronti dell'impresa, parla di un regime di tassazione proporzionato alla capacità di produrre reddito e di una lotta seria all'evasione fiscale, come ci comunicano le agenzie di stampa in questi minuti. Ecco, queste sono alcune delle dichiarazioni del presidente Monti che ho voluto richiamare non a caso, perché credo che possano essere messe in rapporto alla discussione che stiamo svolgendo in queste ore in Consiglio regionale.

Questa è certamente la novità, non voglio fare polemica, collega Diana, ma c'è purtroppo, ahinoi, una conferma e quella conferma è il Presidente della Regione, Cappellacci, che si è distinto anche ieri per alcune dichiarazioni. Ieri il Presidente della Regione ha annunciato l'approvazione - prego i consiglieri della maggioranza di prestare un minimo di attenzione, anche l'Assessore dell'agricoltura, Cherchi, visto che molte imprese operano nel settore agricolo -, e ne dà ampia notizia la stampa locale, di un disegno di legge finalizzato a modificare il regime delle competenze in materia di riscossione. Il Presidente della Regione ci fa sapere - bontà sua - che ciò darebbe la possibilità alla Regione di predisporre idonei piani di rientro, di applicare aggi meno vantaggiosi per le agenzie di riscossione, di evitare l'applicazione di interessi da vera usura e consentirebbe ai contribuenti di compensare i propri debiti con eventuali crediti nei confronti di enti regionali. Giusto! Metto almeno ventisette punti esclamativi dopo questo giusto! Assessore La Spisa, mi dispiace rivolgermi a lei perché mi sarei voluto rivolgere al presidente Cappellacci, il quale ha fatto bene a portare la solidarietà della Regione e del Governo regionale alle donne che con un'azione di lotta estrema, come lo sciopero della fame, stanno cercando di richiamare l'attenzione di tutti noi in difesa dei loro diritti, ma sarebbe dovuto essere qui oggi. Vorrei chiedere al presidente Cappellacci, lo chiedo a lei, perché se tutto questo è giusto avete cancellato, qualche mese fa, l'Agenzia regionale per le entrate? Me lo volete spiegare? Di che cosa stiamo parlando? Quello era lo strumento di cui si era dotata la Regione proprio per attuare le finalità che sembrano essere contenute nel disegno di legge a cui fa riferimento il Presidente della Regione!

Detto questo, insisto su una cosa: credo che dovremmo assumere un impegno concreto che abbia un minimo di cogenza, se ci riusciamo, anche qui facendo un po' di chiarezza, perché sembra quasi che non sia successo nulla. Tutti abbiamo delle responsabilità; non che, per carità, individuare le responsabilità di questo o di altri risolva il problema delle persone che stanno conducendo questa battaglia estrema, però credo sia giusto che ognuno di noi si assuma le proprie responsabilità. E' giusto e serve a tutti noi per evitare errori nel prossimo futuro.

Allora, se è vero come è vero - o almeno tutti lo auspichiamo e abbiamo buone ragioni per pensarlo - che siamo finalmente di fronte a un Governo fatto di gente seria, credo che con il Governo vada riaperto immediatamente il negoziato per attuare l'ordine del giorno approvato dalla Camera nel giugno di quest'anno e proposto dai parlamentari sardi del Partito Democratico, che, come ricorderete, impegnava il Governo al riconoscimento dell'area di crisi della Sardegna in base all'articolo 19-bis del DPR numero 602 del 1973, e in subordine a circoscrivere le aree di crisi alle aree industriali, il tutto finalizzato, come sapete, a disporre una moratoria di dodici mesi, sempre ai sensi dell'articolo 19-bis. La risposta del Governo, mi pare l'abbia richiamato il collega Mario Bruno illustrando la nostra mozione, è lapidaria: "Con riferimento alla richiesta di impegno di moratoria fiscale, ovvero alla sospensione del 50 per cento dei carichi da omessi versamenti, si esprime parere negativo". Questa è la testuale risposta del Governo in carica sino a qualche ora fa, prima del Governo Monti, che, nonostante sia stato impegnato da un ordine del giorno votato all'unanimità dalla Camera dei deputati, a giugno ha dato risposta negativa e ha costretto tante persone a manifestare il proprio disagio attraverso lo sciopero della fame.

Di questo stiamo parlando. Siamo adesso in presenza - è l'auspicio di tutti mi pare - di un Governo serio, diverso da quello che, per fortuna, ha lasciato questo Paese e allora credo si tratti, come è scritto anche nel dispositivo della nostra mozione, di impegnare il Governo regionale. Non so se sia sufficiente impegnare il Presidente della Regione, perché se balla come ha ballato in questi anni e in questi mesi non credo sia la persona più idonea per rappresentare gli indirizzi di quest'Isola. A me fa specie che per due anni e mezzo si sia tenuto un atteggiamento supino nei confronti del Governo nazionale e ieri il presidente Cappellacci sia partito lancia in resta contro il Governo appena insediato. Per carità, ognuno ha il suo stile, ognuno ha la dignità che ha, Cappellacci ha quella dignità e se la tiene, ahinoi.

Rispetto a questa moratoria vi leggo cosa recita testualmente l'articolo 19-bis del DPR numero 602 del 1973, sul quale il Governo ha dato risposta negativa. L'articolo 19-bis, che ha per titolo "Sospensione della riscossione per situazioni eccezionali", recita: "Se si verificano situazioni eccezionali, a carattere generale o relative a un'area significativa del territorio, tali da alterare gravemente lo svolgimento di un corretto rapporto con i contribuenti, la riscossione può essere sospesa, per non più di dodici mesi, con decreto del Ministero delle finanze". Non impegna nemmeno la globalità del Governo. Credo che una delle prime cose che dovremmo chiedere immediatamente sia l'attuazione di questo articolo del DPR numero 602. Noi siamo pronti, presidente Lombardo, assessore La Spisa, a valutare ovviamente l'ipotesi di un ordine del giorno, che su questa materia non può che essere unitario, perché se davvero mancassimo anche in questo renderemmo un servizio pessimo a chi ci guarda riponendo in noi attese rispetto al loro futuro.

Non possiamo dividerci su una materia come questa, però, per cortesia, lo dico all'assente Cappellacci, non prendiamoci nemmeno in giro, perché ciò che è avvenuto ieri, con la proposta di un disegno di legge che di fatto reintroduce l'Agenzia regionale per le entrate, che voi stessi avete cancellato, ha qualcosa che rasenta il buffonesco. Però adesso l'assessore La Spisa smentirà queste affermazioni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di rispondere l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Dopo questo invito a smentire dovrò smentire me stesso, questo è l'augurio! Io credo davvero che sia importante che quest'Aula si pronunci unitariamente su questo problema per la gravità della questione e per rispetto verso i tantissimi nostri concittadini che vivono le condizioni di forte difficoltà già descritte. Per fare questo ritengo si possa partire innanzitutto dal riconoscimento che tutta la Regione, è stato detto che di questo problema si è occupato il Consiglio, la Commissione consiliare, ma vi assicuro che anche la Giunta regionale, e in prima persona, in primissima persona il Presidente, che ha seguito personalmente da mesi questo problema molto assiduamente, che non è presente oggi perché è in corso una riunione presso il Comitato delle Regioni, quindi in una delle più alte istituzioni dell'Unione europea, in cui oggi è necessaria la presenza del Presidente - che ha lasciato un appunto al riguardo -, ovvero la presenza della nostra Regione, che d'altra parte in quest'Aula può rappresentare analiticamente ciò che ha fatto, ciò che intende fare e ciò che intende proporre nell'immediato, con tutta autorevolezza per il lavoro già svolto e anche con l'autorevolezza derivante da un sostegno sociale che abbiamo tutti.

Direi sinteticamente, perché il tempo è brevissimo, che gli interventi possibili nel breve, anzi nel brevissimo termine la Giunta li ha fatti tutti, responsabilmente, su sollecitazione delle migliaia di persone oberate da esposizioni debitorie nei confronti dello Stato: è stata chiesta la trasmissione degli atti relativi alle situazioni di chi manifestava; è stato chiesto di intervenire presso il Governo per sollecitare il riconoscimento di tutto il territorio regionale come area di crisi, ai sensi del DPR numero 602, per la sospensione della riscossione, per almeno dodici mesi, di tutti i pagamenti; è stato ripetutamente chiesto al Governo, in data 13 maggio 2011 e anche l'8 novembre 2011, l'attivazione di un tavolo di confronto con Equitalia, INPS e Agenzia delle entrate (incontri che si sono svolti) allo scopo di esaminare ogni iniziativa possibile per alleviare lo stato di crisi, come la riduzione delle sanzioni contributive, la modifica dei criteri di applicazione degli interessi moratori, la limitazione dei pignoramenti di immobili, l'estensione del periodo di rateizzazione e altre richieste analitiche. E' stato fatto, poi, un ulteriore passaggio, anche questo su richiesta dei cittadini, è stato cioè chiesto e ottenuto, nello scorso mese di settembre, un approfondimento che è stato affidato alla Società per gli studi di settore, la quale è stata utile almeno in questo, in quanto ha certificato, con dati statistici rilevati con un'indagine sul territorio, la particolarità della gravità dei debiti nei confronti dell'erario dei cittadini sardi e delle imprese sarde rispetto ai cittadini e alle imprese del resto del territorio nazionale. Con gli strumenti della politica regionale, una parte delle risorse già dedicate nel bilancio regionale agli interventi a favore delle povertà è stata dedicata esclusivamente a chi è soggetto a obblighi di natura tributaria; è stato inoltre attivato il fondo di garanzia etica per i problemi di insolvenza nel pagamento delle rate dei mutui per la prima casa. Purtroppo il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese non può essere utile per affrontare questo tipo di esposizioni, perché è un fondo dedicato agli impegni finanziari per lo sviluppo. Sono risorse comunitarie soggette quindi a regolamenti che ci impediscono di intervenire su situazioni di sofferenza nei confronti non solo dell'erario, ma anche del sistema bancario. Nella legge finanziaria che sta per arrivare in Aula è stata prevista l'istituzione di un fondo anticrisi che potrà intervenire proprio in favore delle imprese che abbiano particolari situazioni di difficoltà e sono stati attivati anche i rapporti con le banche per studiare le modalità operative di questo fondo nel momento in cui potrà essere attivato.

Non è questo il momento per fare un elenco, che potrebbe risultare persino noioso, di ciò che è stato fatto, quasi come una giustificazione, ma è il momento per dire che questo problema è sentito da tutti noi ed è sentito dal Presidente che, anche se manca fisicamente, lo ha seguito personalmente. Quel che è giusto bisogna riconoscerlo e io credo di doverlo riconoscere, non per una difesa d'ufficio, ma perché è la verità. Ma detto questo, dobbiamo anche cercare di capire se possiamo fare un passo ulteriore, e la seduta di oggi è veramente importante in questa direzione, perché, se è vero che ci troviamo di fronte a uno Stato che vessa i cittadini, che è velocissimo e forte nel chiedere e molto lento nel dare quel che deve dare (lo sappiamo bene anche in termini di quanto ci è dovuto come Regione), è anche vero però che abbiamo una possibilità che in un momento storico particolare può essere colta, ed è quella della modifica dello Statuto. Noi potremmo davvero lanciare una sfida allo Stato centrale, vorrei dirlo riprendendo una parte delle cose che sosteneva l'onorevole Maninchedda a proposito di sovranità. Non entro nel merito della questione dell'indipendenza, ma la questione della sovranità e della libertà dei popoli e dei territori è certamente in gioco in questo problema, perché il nostro Stato ha un sistema amministrativo che prevede che l'atto amministrativo abbia una caratteristica fondamentale, che gli amministrativisti conoscono bene, che è l'autoritarietà, la possibilità cioè per lo Stato di incidere unilateralmente sulla sfera giuridica soggettiva della persona. E questa caratteristica del nostro sistema amministrativo è frutto di una concezione dello Stato-persona che lo vede sovraordinato rispetto all'uomo-persona, questo è il problema. Certo, c'è anche la questione del riconoscimento della sovranità di una Regione come la nostra e di altre Regioni, su cui si può discutere moltissimo, ma dentro il problema della sovranità c'è anche il problema del rapporto tra la persona e l'ente pubblico, tra la persona e lo Stato, che ha la capacità di declassare i diritti soggettivi, farli diventare interessi legittimi e agire su questi proprio attraverso l'autoritarietà dell'atto amministrativo. D'altra parte dobbiamo riconoscere, con amarezza, che siamo in un sistema in cui sempre di più di fronte a questo Stato forte, a questi Stati forti, ai poteri sovrastatali e sovranazionali molto forti che hanno agito e stanno agendo in questi tempi nei confronti dell'Europa e dell'Italia, ci sono purtroppo una società debole e una politica debole. Questo è il vero problema!

Allora, noi oggi abbiamo di fronte un Governo con una maggioranza parlamentare fortissima, almeno sulla carta. Abbiamo una grande occasione; questo Governo e questa maggioranza parlamentare hanno l'occasione per dimostrare che non sono totalmente soggetti ad altri poteri, come quelli che hanno determinato azioni sul mercato finanziario che tutti riconoscono avere inciso negativamente sulla nostra situazione economica e sociale. Abbiamo questa possibilità che può concretizzarsi nell'approvazione di un disegno di legge di modifica dello Statuto sardo, per la precisione dell'articolo 9 del Titolo III, che può essere modificato con legge ordinaria, sentita la Regione. Oggi il Parlamento italiano ha tutti i numeri per poterci ascoltare. Non è in carica un Governo che possiamo definire di colore omologo a quello dell'attuale Governo regionale, ma dimostriamo tutti la nostra determinazione chiedendo con forza al Governo e al Parlamento di modificare lo Statuto sardo introducendo una norma che preveda che la Regione possa avere la competenza della riscossione delle entrate di cui all'articolo 8, con una possibile regolamentazione con legge regionale dei sistemi di riscossione. Questo permetterebbe di agire con legge regionale per superare certamente le asperità e gli aspetti maggiormente autoritativi che caratterizzano il sistema di riscossione che è il motore fondamentale di Equitalia.

PRESIDENTE. Grazie, Assessore, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di replicare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Non era mia intenzione intervenire in sede di replica, però le affermazioni dell'assessore La Spisa non ci lasciano indifferenti. Dovremo arrivare naturalmente a un ordine del giorno unitario, perché quest'Aula si deve esprimere unitariamente su una questione così importante in un momento di crisi come questo, però non possiamo sottacere gli aspetti politici e dire intanto che tra le attribuzioni dell'Agenzia regionale per le entrate, indicate nel suo statuto (articolo 3, lettera i), vi era la possibilità di intervenire in questa materia, per cui cancellarla è stato quantomeno imprudente se ora si deve arrivare a un disegno di legge che reintroduca un sistema di riscossione regionale. Insomma, quella era la strada giusta. Non bisogna sempre attaccare i simboli della precedente legislatura, assessore La Spisa, non bisogna sempre ricominciare daccapo. L'Agenzia regionale per le entrate era uno strumento che aveva in mano la Giunta regionale, che aveva in mano la Regione, che aveva in mano la Sardegna. Non bisogna, ripeto, ricominciare sempre daccapo e attaccare i simboli della precedente legislatura, perché forse qualcosa di buono è stato fatto anche allora. Quell'agenzia sarebbe dovuta rimanere in piedi. Adesso magari vi trincerate dietro il Governo Monti, ma non si cancellano due anni e mezzo di Giunta Cappellacci, non si può cancellare l'atteggiamento subalterno tenuto dalla Giunta in due anni e mezzo. Occorrevano autorevolezza e determinazione su partite importanti come le entrate, e non l'atteggiamento dilatorio che avete seguito per quanto riguarda le norme di attuazione, la commissione paritetica, i fondi FAS, il debolissimo rapporto con lo Stato; questo atteggiamento non può essere cancellato. La strada da intraprendere non era sicuramente quella di identificarvi con Berlusconi. Noi riteniamo che nei mesi che abbiamo di fronte dovremo alzare la voce, essere autorevoli e far sì che la Sardegna venga prima di tutto, prima degli interessi della coalizione, del partito, del premier. Dobbiamo farlo adesso, se non l'abbiamo fatto prima, però certamente non dobbiamo nasconderci, non dobbiamo mischiare le carte. L'atteggiamento che avete assunto è stato debolissimo ed è da condannare; è un atteggiamento che meriterebbe, quello sì, le dimissioni del presidente Cappellacci e della vostra Giunta, ma non siete capaci di fare neanche questo, perché non c'è probabilmente, come dire, la consapevolezza del ruolo che si ricopre.

Ora siamo in un'altra fase, che vogliamo affrontare con la consapevolezza che non nasce tutto oggi. Lo facciamo ora, in questi momenti, cercando di arrivare a un ordine del giorno unitario, ma ne abbiamo visto a decine di ordini del giorno unitari non rispettati dalla Giunta regionale, non rispettati dal presidente Cappellacci. Noi vogliamo che quest'ordine del giorno, che è importantissimo, sia invece rispettato, che gli sia dato seguito. Ricordo che l'ordine del giorno approvato quasi all'unanimità dal Parlamento, votato dal P.d.L. con qualche astensione nella Lega, su proposta dei parlamentari sardi del Partito Democratico, garantiva già la moratoria per dodici mesi, garantiva già il riconoscimento dello stato di crisi eccezionale per la Sardegna. Qualche giorno fa il Governo Berlusconi ha risposto che stava scherzando. Dobbiamo essere seri fino in fondo ed è per questo che noi ribadiamo la nostra posizione e il contenuto del dispositivo della nostra mozione. Ora siamo alla ricerca di un ordine del giorno che faccia sintesi in questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, non voglio partecipare adesso alla discussione sulla risposta dell'Assessore e sull'eventuale ordine del giorno, perché mi sembra importante in questo momento chiedere una sospensione dei lavori dell'Aula proprio per dare la possibilità di predisporre un ordine del giorno unitario. Come mi suggerivano alcuni colleghi, tra cui il collega Ben Amara, possiamo dare alle donne e agli uomini che stanno facendo lo sciopero della fame delle ragioni che li inducano a sospendere questa loro iniziativa se riusciamo ad approvare un documento unitario che sia concreto e risponda ai loro problemi. Chiedo pertanto la sospensione dei lavori per dieci o quindici minuti.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Rinuncio.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S. d'Az.). Noi siamo d'accordo sulla sospensione, però chiediamo che durante la sospensione la Giunta ci dica una parola chiara sulle tre proposte che abbiamo fatto, cioè la moratoria non onerosa dei crediti iscritti a ruolo della Regione e degli enti regionali, la possibilità di utilizzare già i fondi di garanzia presenti nella SFIRS per il raddoppio del tempo di rateizzazione e l'utilizzazione dei fondi di garanzia in SFIRS e nei consorzi fidi per consentire la liberazione degli immobili dalle ipoteche e la rateazione del debito. Durante la sospensione avremmo il piacere di capire che cosa dice la Giunta su queste proposte, perché al di là della speculazione elettorale su questa fase di difficoltà, che a noi non interessa, ci interessa capire se questa giornata potrà avere un effetto pratico da domani.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa sino alle ore 19.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 44, viene ripresa alle ore 20 e 16.)

PRESIDENTE. E' stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Diana Mario - Steri - Dedoni - Sanna Giacomo - Salis

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito svoltosi in ordine alle mozioni n.128 - Salis e più, n. 129 - Bruno e più, n. 149 Salis e più, n. 153 - Zuncheddu e più, n. 154 Steri e più e n. 155 - Maninchedda e più sull'emergenza fiscale in Sardegna,

PREMESSO che:

- costituiscono oramai fatto notorio le difficoltà in cui si dibattono imprese e cittadini sardi raggiunti da cartelle di riscossione emesse da Equitalia Spa. Le doglianze non attengono al "se" è dovuto un determinato importo a titolo di imposta o contributo, bensì al "come" viene esercitata l'attività di riscossione sempre più gravosa e penalizzante nei confronti dei soggetti debitori;

- le legittime proteste hanno determinato iniziative forti a livello di manifestazioni pubbliche, nonché iniziative di carattere politico;

CONSIDERATO che nel breve termine è necessario richiedere al Governo una moratoria per il pagamento dei debiti oggetto di riscossione;

RITENUTO che:

- il vero obiettivo da perseguire deve essere lo scardinamento dei sistema Equitalia, trasferendo competenze in materia di riscossione dallo Stato alla Regione, anche in forma compartecipata. Ciò consentirebbe di adeguare i meccanismi di recupero alle peculiarità e, quindi, alla gravita della situazione economico-sociale dell'Isola di modo che, in altri termini, vi sia la possibilità di predisporre idonei piani di rientro, di applicare aggi meno vantaggiosi per l'Agenzia di riscossione, evitare l'applicazione di interessi anatocistici, compensare i debiti con eventuali crediti nei confronti di Enti pubblici regionali che non possono provvedere ai pagamenti perché impediti da patto di stabilità interno, etc.;

- lo strumento normativo è rappresentato anche dall'articolo 9 dello Statuto regionale deve prevedere autonoma capacità impositiva e di riscossione in capo alla Regione Sardegna, di cui deve essere chiesta l'integrazione al fine di ottenere l'attribuzione di competenza alla Regione,

impegna la Giunta Regionale

1) a trasmettere al Consiglio un disegno di legge avente per oggetto la modifica dell'articolo 9 dello Statuto funzionale ad assicurare la riscossione dei tributi, anche in forma compartecipata;

2) a richiedere al Governo la dichiarazione dello stato di crisi ai sensi dell'articolo 2 della Legge n. 99 del 2009;

3) a richiedere al Governo la sospensione delle azioni esecutive in atto ai sensi dell'articolo 19 del DPR n. 603 del 1972;

4) a richiedere al Governo il concordato fiscale;

5) a rifinanziare per l'anno 2012 gli interventi previsti nella deliberazione della Giunta regionale n.23/3 del 12 maggio 2011;

6) ad attuare una moratoria non onerosa dei crediti regionali assoggettati a riscossione coattiva;

7) a favorire una moratoria non onerosa dei crediti dei comuni assoggettati a riscossione coattiva;

8) ad attivare il sistema dei Consorzi fidi per finanziare, a condizioni di mercato, le rateazioni in corso da parte delle piccole e medie imprese, tendente a raddoppiare il tempo di restituzione, con obbligo di restituzione alla Regione o alla SFIRS della differenza, al termine della rateazione concessa e per altri settantadue mesi, al tasso legale di riferimento, con uno specifico regolamento attuativo;

9) ad attivare un fondo di garanzia atto a garantire la rateazione del debito in cambio della liberazione degli immobili d'impresa ipotecati;

10) ad attivare un tavolo permanente operativo tra banche, Equitalia e Regione, atto a studiare, caso per caso, gli interventi possibili per sbloccare i finanziamenti per l'impresa anche in presenza di carichi a ruolo. )

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Espa è rientrato dal congedo.

Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. La Giunta esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo cinque minuti di sospensione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa sino alle ore 20 e 27.

(La seduta, sospesa alle ore 20 e 22, viene ripresa alle ore 20 e 28.)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 1, che reca anche le firme degli onorevoli Giampaolo Diana, Luciano Uras e Roberto Capelli.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la votazione per parti del dispositivo.

PRESIDENTE. Prego, espliciti la richiesta di votazione.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sono dieci punti, le chiedo di metterli in votazione uno per uno.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Diana, anziché fare dieci distinte votazioni, facciamo prima se mi dice quali punti sono da votare separatamente, tutti gli altri verranno accorpati.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Va bene, si tratta del punto 4) e del punto 9).

PRESIDENTE. Su che cosa intende intervenire, onorevole Salis?

SALIS (I.d.V.). Vorrei fare una dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Un attimo perché prima devo dire che cosa metto in votazione.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Io vorrei proporre un emendamento orale.

PRESIDENTE. L'emendamento orale può essere proposto dopo che il Presidente ha chiamato in votazione la parte da emendare. Non mi fate neanche finire di dire che cosa metto in votazione!

Metto in votazione l'ordine del giorno sino a tutta la parte compresa nel "Ritenuto che", esclusa la parte che inizia con le parole " impegna la Giunta regionale".

Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Vorrei proporre un emendamento orale, Presidente, per l'inserimento dell'articolo 51 dello Statuto speciale in testa all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Scusi, cosa vuol dire, onorevole Zuncheddu? Deve esplicitare in che punto e che cosa chiede sia inserito.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). La Giunta regionale ricorrerà all'applicazione dell'articolo 51 ogni qualvolta le leggi italiane non siano…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Zuncheddu, mi deve dire che cosa dobbiamo inserire e in che punto preciso dell'ordine del giorno.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Perfetto. Mi dia un secondo.

PRESIDENTE. Allora passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, se posso vorrei aiutare la collega Zuncheddu. Io concordo con la richiesta che è stata fatta, e pregherei gli altri Capigruppo di associarsi, anche perché il richiamo all'articolo 51 è contenuto nella delibera di Giunta approvata a maggio: "Interventi urgenti per le imprese e i contribuenti indebitati con Equitalia". E' una posizione assolutamente condivisa. La formulazione potrebbe essere: "impegna la Giunta regionale ad attivare la richiesta ai sensi dell'articolo 51".

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Salis, stiamo votando la parte precedente. Vogliamo procedere con ordine? La proposta di emendamento orale che riguarda la parte dopo le parole "impegna la Giunta regionale" deve essere avanzata quando sarà messa in votazione quella parte.

SALIS (I.d.V.). Quindi siamo ancora alla premessa?

PRESIDENTE. Sì.

SALIS (I.d.V.). Chiedo scusa.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della prima parte dell'ordine del giorno numero 1, sino a tutto il "Ritenuto che".

(Segue la votazione)

Prendo atto che la consigliera Zedda ha votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 68

votanti 68

maggioranza 35

Favorevoli 68

(Il Consiglio approva).

Metto in votazione la parte da "impegna la Giunta regionale", tranne i punti 4) e 9).

Se ci sono proposte di emendamento orale devono essere fatte adesso.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, intendevo chiedere la votazione separata anche del punto 8), sul quale ho qualche perplessità, ma sorvolando sui miei dubbi mantengo la richiesta di votazione separata dei punti 4) e 9).

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, noi ci asterremo sul punto 4) e anche sul punto 9), come avevo già annunciato. Le ragioni sono le seguenti: noi riteniamo che in questo dispositivo siano in parte accolte le ragioni e le proposte che sono contenute nel dispositivo della nostra mozione, anzi su alcune parti, in particolare la parte che impegna la SFIRS, secondo noi il dispositivo contenuto nella nostra mozione era più forte, aveva un carattere di maggiore cogenza, se si può dire questo. Però, siccome siamo convinti che su una materia delicata come questa non si possa scadere in un atteggiamento non rispondente alla realtà, secondo noi in particolare al punto 4) e al punto 9) sono contenuti impegni difficilmente attuabili, perché alcuni di questi possono essere considerati aiuti di Stato.

Ora, noi non vogliamo certamente votare contro, perché non c'è assolutamente questa volontà da parte nostra, ma ci asterremo proprio perché, ripeto, in particolare su questi punti mi pare che ci sia una volontà di fare in fretta per dare una risposta che difficilmente potrà essere data. Sono convinto che in questo momento di tutto abbiamo bisogno tranne che di fare un qualcosa che rischia di essere illusorio per chi in questo momento è in una condizione di sofferenza estrema. Queste sono le ragioni per cui noi ci asteniamo su questi punti e votiamo a favore degli altri otto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, propongo di inserire al punto 3), dopo le parole "a richiedere al Governo la sospensione delle azioni esecutive in atto", le parole "ai sensi dell'articolo 51 dello Statuto speciale di autonomia".

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni, la proposta di emendamento orale è accolta.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della seconda parte dell'ordine del giorno numero 1, esclusi i punti 4) e 9).

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Barracciu, Lotto e Stochino hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 68

votanti 68

maggioranza 35

favorevoli 68

(Il Consiglio approva).

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dei punti 4) e 9) dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che la consigliera Zedda ha votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Maninchedda - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda.

Si sono astenuti: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Zuncheddu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 67

votanti 45

astenuti 22

maggioranza 23

favorevoli 45

(Il Consiglio approva).

Discussione e approvazione della mozione Cossa - Piras - Vargiu - Steri - Salis - Sanna Giacomo - Diana Mario - Greco - Cuccu - Bruno - Agus - Lotto - Corda - Fois - Meloni Francesco - Mula - Soru - Artizzu - Sanna Matteo - Tocco - Floris Rosanna - Contu Felice - Pitea - Randazzo - Petrini - Pittalis - Sanjust - De Francisci - Ladu - Stochino - Amadu - Bardanzellu - Lai - Rodin - Zedda - Dessì - Cocco Pietro - Espa - Solinas Antonio - Barracciu - Meloni Marco - Sanna Gian Valerio - Meloni Valerio - Moriconi - Diana Giampaolo sulla richiesta di assegnazione al Comune di Gonnosfanadiga della medaglia d'oro al valor civile (137)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 137.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Cossa - Piras - Vargiu - Steri - Salis - Sanna Giacomo - Diana Mario - Greco - Cuccu - Bruno - Agus - Lotto - Corda - Fois - Meloni Francesco - Mula - Soru - Artizzu - Sanna Matteo - Tocco - Floris Rosanna - Contu Felice - Pitea - Randazzo - Petrini - Pittalis - Sanjust - De Francisci - Ladu - Stochino - Amadu - Bardanzellu - Lai - Rodin - Zedda - Dessì - Cocco Pietro - Espa - Solinas Antonio - Barracciu - Meloni Marco - Sanna Gian Valerio - Meloni Valerio - Moriconi - Diana Giampaolo sulla richiesta di assegnazione al Comune di Gonnosfanadiga della medaglia d'oro al valor civile.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che il 17 febbraio 1943 un violento bombardamento si è abbattuto sul paese di Gonnosfanadiga provocando una vera carneficina con circa 100 morti (tra i quali 27 bambini) e 330 feriti;

CONSIDERATO che a quel tempo Gonnosfanadiga contava circa 5.000 abitanti, il numero delle vittime fu altissimo, uno dei più alti in Italia in rapporto alla popolazione residente, tanto che alcuni giorni dopo il Principe di Savoia visitò il paese e testimoniò il cordoglio della famiglia reale;

VALUTATO che nel paese, dove a tutt'oggi permangono i segni di quella tragedia, la memoria è ancora vivissima tra la popolazione, com'è stato recentemente documentato anche da un pregevole documentario prodotto dalla testata giornalistica regionale della RAI;

SOTTOLINEATO che nel 2003 il paese è stato insignito dal Presidente della Repubblica, Ciampi, della medaglia di bronzo al valor civile;

TENUTO CONTO che nel 2013 ricorrerà il 70 anniversario di un episodio ingiustificabile, non essendo Gonnosfanadiga un punto di rilevanza strategica dal punto di vista bellico, ma semplicemente un tranquillo centro della Sardegna che si è trovato all'improvviso travolto dagli eventi;

impegna la Giunta regionale

a promuovere presso la Presidenza della Repubblica la richiesta di assegnazione al Comune di Gonnosfanadiga della medaglia d'oro al valor civile. (137).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, la mozione è stata firmata da moltissimi consiglieri, questo mi permette di darla per illustrata e le chiedo l'autorizzazione a depositare la relazione illustrativa.

Vorrei chiedere, tuttavia, di poter presentare un emendamento orale perché al Comune di Gonnosfanadiga è già stata concessa la medaglia di bronzo al valor civile e quindi non si può ora chiedere la medaglia d'oro al valor civile. Per cui nella parte in cui si impegna la Giunta regionale propongo di sostituire le parole "al valor civile" con "al valor militare". Tutto il resto è confermato. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Sì, intervengo brevemente, solo per ricordare l'evento.

(Brusio in aula)

PRESIDENTE. Colleghi, c'era un accordo, siccome c'è l'unanimità…

AGUS (P.D.). Va bene, rinuncio.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (U.D.C.-FLI). Presidente, intendo solo chiedere, se i colleghi che hanno preparato il documento sono d'accordo, di potervi apporre anche la mia firma.

PRESIDENTE. Saranno apposte le firme di tutti i consiglieri.

Dichiaro chiusa la discussione.

Metto in votazione la mozione numero 137. Chi l'approva alzi la mano.

(E' approvata)

Richiesta di procedura abbreviata

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Molto velocemente, Presidente, intervengo per chiedere, ai sensi degli articoli 100 e 101 del Regolamento, l'inserimento nella programmazione bimestrale della proposta di legge numero 315, che - lo voglio ricordare ai colleghi - ha per titolo: "Determinazione delle indennità di carica spettanti al Presidente del Consiglio regionale, ai componenti dell'Ufficio di Presidenza, al Presidente della Regione e agli Assessori regionali. Razionalizzazione enti, agenzie e società regionali".

PRESIDENTE. Onorevole Capelli, l'Aula si deve prima esprimere sulla richiesta di procedura abbreviata ai sensi dell'articolo 101. Qualora venisse approvata, si esprimerà sulla richiesta di inserimento ai sensi dell'articolo 100. Faccio presente, però, che la proposta di legge di cui chiede l'inserimento deve essere abbinata a tutte le altre proposte che trattano la stessa materia e quindi alla proposta di iniziativa popolare numero 1, "Norme in materia di trattamento economico dei consiglieri regionali della Sardegna", alla proposta di legge numero 206, Zuncheddu, "Norme per la riduzione dei costi della politica", alla proposta di legge numero 291, Cuccu e più, "Disposizioni in materia di assegno vitalizio e di indennità dei consiglieri regionali della Sardegna".

Prego i colleghi di prendere posto. Invito i consiglieri Segretari al banco della Presidenza.

Metto in votazione la richiesta di procedura abbreviata, avanzata dall'onorevole Capelli ai sensi dell'articolo 101 del Regolamento, per l'inserimento nella programmazione bimestrale della proposta di legge numero 315, che è stata presentata il 6 ottobre. Chi l'approva alzi la mano. Chi non l'approva alzi la mano.

(Non è approvata)

I lavori odierni si concludono qui. Il Consiglio verrà riconvocato a domicilio.

La seduta è tolta alle ore 20 e 40.


[PS1]Documento unico di regolarità contributiva