Seduta n.195 del 19/04/2011 

CXCV Seduta

(POMERIDIANA)

Martedì 19 aprile 2011

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente CUCCA

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della Presidente LOMBARDO

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del Vicepresidente CUCCA

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della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 42.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 16 marzo 2011 (188), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pietro Cocco, Michele Cossa, Simona De Francisci, Paolo Maninchedda, Marco Meloni, Efisio Planetta e Massimo Zedda hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 19 aprile 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Commemorazione di ex consigliere

PRESIDENTE. E' con profonda commozione che il Consiglio regionale commemora oggi l'onorevole Ferruccio Bertolotti, scomparso recentemente dopo una vita dedicata anche alla politica. Esponente della Democrazia Cristiana fu eletto nella sesta legislatura. Il ricordo che ha lasciato è quello di un politico corretto, attento ai problemi della gente, ligio verso le istituzioni e sensibile alle esigenze del popolo.

Eletto nel 1969 nelle liste della Democrazia Cristiana, circoscrizione di Cagliari, ha fatto parte del Gruppo consiliare D.C. per tutta la legislatura. Al centro dei suoi interessi politici i problemi relativi alle riforme, all'agricoltura e all'ambiente. Durante la sua attività legislativa l'onorevole Bertolotti ha firmato numerosi progetti di legge che con la sua determinazione contribuì a far approvare. Il suo dinamismo politico-istituzionale lo portò a partecipare e a dare il suo prezioso apporto ai lavori delle Commissioni e alle sedute di alcuni organismi consiliari. Fece parte della Giunta delle elezioni, della Commissione speciale "Palazzo Consiglio", della Commissione autonomia, della Commissione bilancio e della dodicesima Commissione integrata bilancio. Della prima Commissione e della terza per circa due anni fu anche segretario.

L'onorevole Bertolotti, nonostante l'intensa attività che svolse all'interno del Palazzo, non dimenticò mai i problemi della gente, che anzi furono la direttrice unica della sua azione politica. L'esponente della Democrazia Cristiana nel corso della sesta legislatura, presentando interrogazioni e mozioni, si occupò soprattutto di riforme, con particolare riferimento all'organizzazione burocratica dell'apparato regionale. Ma la sua iniziativa legislativa spaziò dall'agricoltura all'ambiente, dall'industria ai trasporti. A parte il suo grande impegno politico, i sardi lo ricordano per la sua grande disponibilità e per l'umiltà che ha caratterizzato il suo impegno nelle istituzioni. Conclusa la legislatura, l'onorevole Bertolotti proseguì nell'impegno politico, mettendo a disposizione dei cittadini la sua grande esperienza nel rispetto degli alti valori democratici che lo hanno ispirato.

Nell'esprimere al figlio Massimo, consigliere regionale nell'undicesima legislatura, e ai familiari tutti il cordoglio dell'intera Assemblea regionale e mio personale, sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 46, viene ripresa alle ore 16 e 51.)

Continuazione della discussione e approvazione della proposta di legge Sanna Matteo - Contu Felice - Meloni Francesco - Murgioni - Peru - Diana Mario: "Proroga dei termini di cui alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo)" (273/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale della proposta di legge numero 273/A.

Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, colleghi, mi corre l'obbligo, lo dico senza paura di essere smentito, di ringraziare il Presidente della quarta Commissione e la Commissione nella sua interezza per aver dato la possibilità, con questa proposta di legge, di approfondire il contenuto della seconda propost[PS1] a di legge sul piano casa, perché, come tutti sappiamo, la materia urbanistica è talmente complessa e dinamica che occorre, se non di giorno in giorno, di periodo in periodo, rivisitare le norme, stanti gli adattamenti che la materia può subire nel contesto urbanistico ed economico generale.

In audizione in Commissione la Giunta ha proposto degli emendamenti, con la speranza che altri ne venissero presentati al fine di arrivare ad avere uno strumento legislativo che rispondesse con trasparenza e concretezza alle problematiche, che non sono poche, legate all'edilizia e di pari passo all'occupazione e alla salvaguardia dell'ambiente. Sinceramente, per fare questo io ritengo sia necessario da parte dell'Aula che questa problematica sia esaminata il più possibile con obiettività, pensando all'interesse generale e non - io sono chiaro quando parlo - alla difesa a spada tratta di qualche feticcio, di qualche dogma che pare o parrebbe assolutamente intoccabile e non rivedibile. Nulla è perfetto, tutto è perfettibile, anche e principalmente le norme che vengono approvate in quest'Aula.

Perché dico questo? Perché non ho nessuna difficoltà ad ammettere che il piano casa, ossia la legge numero 4 del 2009, ha destato qualche perplessità interpretativa negli uffici tecnici comunali, ma anche in tutto il sistema economico che ruota attorno all'edilizia. E' per questo che si è intervenuti con le direttive sull'agro - rispondendo, tengo a precisarlo, esclusivamente a un ordine del giorno del Consiglio regionale -, che davano l'interpretazione autentica di un comma dell'articolo 3. In seguito è stata presentata la seconda proposta di piano casa, e invito i colleghi a leggere la norma contenuta nell'articolo 13, che chiaramente, per chi la sa leggere, è fondamentalmente diversa dalle direttive sull'agro, le quali, ripeto, erano state emanate in risposta a un ordine del giorno, mentre quella norma si rifà al decreto Floris e prevede la possibilità di realizzare vari interventi nella fascia costiera, in quella famosa fascia costiera per la quale il Piano paesaggistico regionale prevede le intese. Mi domando, tra l'altro, che cosa siano le intese se non delle deroghe alla legge, di cui si dà pur sempre un'interpretazione soggettiva, e l'intervento di qualche collega in riferimento ad altre intese ne è stata la dimostrazione perché il concerto o l'intesa è sempre un rapporto tra due o più parti che si può porre in essere oppure no. Questo sì che genera interpretazioni differenti e probabilmente qualche volta anche motivi speculativi.

In quella norma, ripeto, è stato chiarito che le amministrazioni comunali possono disciplinare in riferimento alla fascia costiera: a partire da un lotto minino di un ettaro nessuno impedisce di arrivare a dieci ettari, per essere chiari, per poter costruire un metro cubo. Quindi è data nuovamente facoltà alle amministrazioni di autodeterminarsi per quanto riguarda la fascia costiera.

Ho seguito attentamente la discussione e sto dicendo queste cose proprio perché credo che se una norma così importante viene da tutti considerata nella sua oggettività probabilmente riusciamo a dare alla Sardegna uno strumento utile. Io non ho mai contestato né contesto l'impianto del Piano paesaggistico, me ne guardo bene, ma dico anche che nella sua applicazione quel piano ha determinato tante di quelle difficoltà, tante di quelle perplessità da ingessare qualsiasi attività urbanistica. Allora bisogna stare attenti, perché se è necessario intervenire lo si deve poter fare. La legge numero 4 probabilmente, anzi certamente, è nata perché, stante l'approvazione del PPR, occorreva uno strumento che potesse in qualche maniera sbloccare dei punti critici, peraltro segnalati dalle amministrazioni comunali e dai cittadini in tutti gli incontri in cui si è parlato di revisione del PPR e del programma "Sardegna fatti bella". Abbiamo recepito tutte le criticità segnalateci dalle amministrazioni comunali nonché il parere della Commissione urbanistica durante l'esame della proposta di legge sul cosiddetto "piano casa 2", che poi in Aula non è passata. Non si è fatto altro, è stato aggiunto qualcosa, ovviamente, ma in positivo.

E allora, anche se la discussione odierna è stata un'anteprima di quella che potrà essere la discussione sul nuovo piano casa, in quanto la proposta di legge oggi in esame prevede solo una proroga per evitare un vuoto amministrativo, prego il Presidente della Commissione di continuare nell'esame della proposta della Giunta o di altre proposte che possano essere presentate dal Consiglio e di esitare al più presto la nuova normativa, sperando che essa raccolga il contributo di tutte le forze politiche di centrosinistra e di centrodestra, con l'intento, una volta tanto, di varare uno strumento urbanistico trasparente, chiaro e rispondente alle esigenze immediate di lavoro.

Parliamoci chiaro, perché nessuno in quest'Aula lo dice, ma sono sicuro che in coscienza molti lo pensano: non c'è un solo cittadino sardo che non ritenga che la proroga del piano casa e il piano casa stesso siano una cosa giusta. Si potrà dire che la legge è perfettibile, che è necessario intervenire su alcuni punti. Certamente, e infatti nell'esaminare la nuova legge l'Aula è chiamata a fare questo.

Ho ascoltato attentamente tutti gli intervenuti e in particolare il collega Campus mi dovrà spiegare a cosa si riferiva quando ha parlato di speculazione, perché tutto potrà esservi, nella mia proposta, eccetto che la volontà di favorire la speculazione. Ma forse sono io che ho frainteso. E' chiaramente detto, per esempio, che i rustici devono essere completati entro il 31 marzo 2009 e che le demolizioni e le ricostruzioni devono riguardare fabbricati completati entro il 31 dicembre 1989. Chi ha sospeso i lavori oggi non avrà niente, per essere chiari. Quindi bisogna stare attenti a ciò che qualche volta si dice.

Chiaramente ho seguito con attenzione l'intervento del collega Gian Valerio Sanna, ex Assessore dell'urbanistica e proponente del Piano paesaggistico, al quale domando: se è vero com'è vero che sono state complessivamente presentate 8.500 o 9.000 domande, che attengono all'1,5 per cento dell'intero patrimonio edilizio regionale, dov'è lo sfascio ambientale di cui qualcuno parla? Cioè il problema non è dire a tutti i costi che il piano casa non va bene; il problema, secondo me, è essere più costruttivi. Si propone pertanto uno strumento che dia sbocco non alla speculazione indiscriminata, ma a quel minimo di interventi che possono consentire alle famiglie (per essere chiari, il 99 per cento dei richiedenti è costituito da famiglie) di ampliare la propria casa, specialmente nei centri storici. Però nei centri storici tutto è bloccato a meno di 100 metri dai beni identitari, perché c'è il vincolo del centro matrice e quant'altro. Qui sta il problema ed è necessario uscire da questa impasse proprio per rendere fruibile il Piano paesaggistico, senza per questo voler in alcun modo, credetemi, causare uno sfascio. Quando si è parlato di zone agricole nella fascia costiera non si è aperto indiscriminatamente a tutto, e infatti c'è la possibilità per i comuni di bloccare quello che vogliono. Saranno loro a deciderlo, perché nessuno si è mai sognato di togliere ai comuni questa autonomia. E' chiaro che questa norma, per altro adottata in tutte le regioni d'Italia, va in deroga poiché consente volumi in eccesso. Mi si dirà che bisogna stare attenti al tipo di deroga. Benissimo, il testo di legge all'esame della Commissione è aperto ai suggerimenti, alle rettifiche, agli emendamenti che si vorranno presentare; quando arriverà in Aula sarà ancora oggetto di discussione, ma l'idea, credetemi, è quella di approvare uno strumento efficace.

Collega Salis, la nuova proposta di legge rispecchia quello che lei ha chiesto - la invito a leggerla -, ma è assolutamente perfettibile. L'Aula è sovrana e così la Commissione, il problema è incontrarsi, discutere, entrare nell'ordine di idee che ciò che è positivo bisogna mantenerlo e migliorarlo e ciò che è negativo va magari soppresso. Tutto qui. Ci vuole molto per fare questo? Bisogna dire a tutti i costi che il piano casa è un mostro da eliminare perché - attenzione - va a toccare il PPR? Ma il PPR non è mica il Verbo del Vangelo! Il PPR è una norma che può essere attentamente vagliata e revisionata là dove purtroppo vincola senza criterio, certo non consentendo l'abuso, ma impedendo anche la vivibilità dell'ambiente. Non è facile amministrare l'ambiente, anzi è difficilissimo, lo è sempre stato, ma è necessario proprio per questo evitare le imposizioni. E infatti questa Giunta regionale in un anno e mezzo ha contattato tutti i comuni costieri per sapere dagli amministratori comunali che cosa è necessario fare per tutelare l'impianto del Piano paesaggistico e per tutelare l'ambiente, che non può e non deve essere una cartolina o un bene da tenere sotto una campana di vetro, ma deve essere uno strumento che l'uomo utilizza e rispetta, vivendo quasi in simbiosi con esso.

Lungi da me l'intento di creare norme speculative e tanto meno di favorire chicchessia. Sono attentissimo a queste cose, ma è attenta anche la Giunta. Allora, vogliamo discuterne seriamente di questo argomento oppure vogliamo sostenere che per la popolazione il PPR sia perfetto e non bisogna toccarlo? Non l'ha detto nessuno, anzi è stato detto il contrario! Allora, discutiamone al momento opportuno. Tenete presente che noi oggi stiamo parlando della prima legge sul piano casa, ovvero della legge numero 4, che ha carattere transitorio, mentre le norme del Piano paesaggistico sono a regime. Sono aperto al confronto, ci mancherebbe altro, perché non mi illudo e tanto meno ritengo di essere il deus ex machina dell'urbanistica. Qualsiasi apporto è necessario e indispensabile, è stato detto a chiare lettere in Commissione ed è questo che ci si aspetta dall'Aula, non la contrarietà a tutti i costi. Non è corretto dire che questo dibattito è indegno, perché non è così; è un confronto tra consiglieri regionali, tra persone che rappresentano la Sardegna. Così come è stato più o meno giusto ieri, può essere più o meno giusto oggi presentare una norma, ma non si deve dire di no a tutti i costi, perché non è costruttivo, perché così si fa il muro contro muro che non consente di fare bene le cose. Questo è il punto ed è di una semplicità estrema! La nuova proposta di modifica del piano casa è all'esame della Commissione, dove può essere discussa ed emendata, così come potrà poi essere fatto in Aula.

Per quanto riguarda la famosa intesa a cui si è accennato nulla sfugge, o per lo meno io sono abbastanza attento a queste cose e non mi è assolutamente sfuggita l'ordinanza del TAR, in base alla quale stiamo provvedendo, ci mancherebbe altro! Qualche cosa sicuramente sfuggirà, però c'è attenzione da parte nostra a determinati passaggi proprio per non dare adito ai sospetti ventilati dal collega Sanna sui comportamenti dell'Assessorato. Se poi c'è qualche persona che lavora lì da quarant'anni ed è legata da motivi "affettivi" a quell'Assessorato io non posso impedire che sia così; cerco di fare in modo che queste "affezioni" non siano troppo morbose, ma non posso fare altro.

Non entro nello specifico di quanto i colleghi hanno rappresentato, perché non basterebbe il tempo, prego però l'Aula di considerare che in questo momento la proroga è indispensabile. Non sono un giurista, ma ho letto bene il comma 4 dell'articolo 10, che testualmente detta: "La denuncia di inizio attività o la relativa comunicazione di inizio lavori è inoltrata improrogabilmente entro...". La proposta di legge in esame proroga il termine indicato in questo comma, che ritengo sia esaustivo. Può darsi che non sia così, valutiamolo, emendiamolo se del caso, ma che oggi questa proroga sia indispensabile è sotto gli occhi di tutti. Perché a tutti noi, non speculatori, ma cittadini comuni hanno chiesto la proroga del piano casa? Perché molti cittadini (io l'ho notato nei dati statistici e penso che tutti noi l'abbiamo potuto appurare) solo ultimamente, proprio in prossimità della scadenza dei termini, hanno presentato le domande per poter usufruire di questa benedetta legge. Se poi ci sono motivi di incostituzionalità lasciamolo dire alla Corte costituzionale, ma - come giustamente ha detto il collega Steri, che di leggi ne capisce più di me - finché la legge numero 4 è vigente deve essere applicata e chi finora non l'ha applicata ha fatto male. E non penso che non sia stata applicata esclusivamente perché si pensava che non andasse incontro alle esigenze contingenti dei cittadini. Non è stata applicata per obbedire a un principio e perché non si dicesse che veniva toccato un certo dogma. Qui sta il vulnus! Quando riesamineremo, entro brevissimo tempo, il Piano paesaggistico sarà indispensabile incontrarsi per concordare i punti su cui intervenire, che non sono quelli che possono indicare Nicola Rassu, Mario Bruno o Gian Valerio Sanna, ma sono quelli che ci sono stati indicati da tutte le amministrazioni costiere. Questo non vuol dire favorire qualcuno, ma semplicemente intervenire su alcuni aspetti in modo da consentire pur sempre la salvaguardia dell'ambiente, ma dando giustamente la possibilità alle amministrazioni locali e ai cittadini di vivere l'ambiente.

Non entro nel merito della legge numero 13, la cosiddetta legge "salva cantieri", dico solo che anche quella legge intaccava, forse non così incisivamente, il PPR. Ma perché? Perché anche quello fu un tentativo per intervenire sui punti in cui il PPR, pur con tutto il suo costrutto diretto alla salvaguardia e alla tutela dell'ambiente, purtroppo vessava, imponeva, vincolava e non consentiva alcun intervento. Lo scopo è solo questo: tentare di dare alla Sardegna degli strumenti legislativi il più possibile condivisi stante la delicatezza dell'argomento, stante la complessità della materia, stante la perplessità che l'interpretazione di ogni norma ingenera, specialmente in materia urbanistica, materia non facile, oggetto di studio quotidiano e caratterizzata, io ritengo, da un incredibile dinamismo. E' necessario ragionarci su, perché se ci si limita a dire: "No, perché va a toccare..." non si fa un ragionamento giusto.

La proposta di legge di modifica del piano casa è ancora in Commissione e bene hanno fatto i colleghi che ne fanno parte e il presidente Matteo Sanna a proporre questa proroga. Spero che entro pochi giorni, o al massimo tra qualche settimana, questa proposta possa essere esaminata, sviscerata e completata in Aula, perché è l'Aula che legifera. Io la penso così e il mio comportamento, credetemi, anche per quanto riguarda questa proroga è volto a rispettare solo ed esclusivamente questo orientamento. Il problema non è prorogare o meno la vigenza del piano casa, vi prego quindi di esaminare d'ora in avanti questa materia (compresi il "piano casa 3" e il progetto di legge di modifica del Piano paesaggistico, che arriverà in Commissione a breve) con obiettività, per cercare di dare alla Sardegna uno strumento chiaro e trasparente che consenta, sì, il rispetto del paesaggio, ma anche la possibilità, insisto, di vivere l'ambiente. Si vuole solo questo.

Non c'è tempo per approfondire alcune tematiche che sono state toccate. Le approfondiremo probabilmente quando arriverà in Aula la nuova proposta di legge sul piano casa.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Passiamo alla votazione del passaggio all'esame degli articoli.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Intervengo per chiedere intanto la votazione nominale e poi per esprimere la mia contrarietà a questo provvedimento, che è una sorta di accanimento terapeutico nei confronti di un cadavere.

L'accanimento terapeutico è già difficilmente comprensibile su un corpo non solo straziato da una malattia inguaribile - come questa legge -, ma anche in una condizione ormai compromessa della vita. Il piano casa, Presidente, invece è già cadavere. Qualunque proroga possa essere concessa non toglierà a quel provvedimento il peso dei vizi gravi, gravissimi che su di esso esistono dal momento in cui è stato pensato, scritto, corretto e poi approvato. Se i capaci consiglieri regionali presenti nel centrodestra, tra cui vi sono amministratori locali e uomini di legge, fossero obiettivi, oggi insieme a me a scrutinio palese voterebbero "no" al passaggio agli articoli e si tornerebbe in Commissione.

Noi in Commissione ci andiamo, Assessore! Noi in Commissione ci andiamo per lavorare sulle cose serie, non per correggere una cosa pasticciata che non ha futuro. Questo provvedimento, che nasce come correzione ancora una volta di una legge schifezza, non può che produrre un aggiustamento della schifezza, ma anche il perdurare della stessa!

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Ladu ha votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Corda - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 63

votanti 62

astenuti 1

maggioranza 32

favorevoli 40

contrari 22

(Il Consiglio approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale è stato presentato un emendamento.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e del relativo emendamento:

Art. 1

Proroga di termini

1. I termini di cui all'articolo 10, comma 4, della legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo), sono prorogati di sei mesi.

Emendamento sostitutivo totale Uras - Sechi - Zedda Massimo -zuncheddu - Ben Amara

Articolo 1

La legge regionale numero 4 del 23.10.2009 è abrogata. (1).)

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che intendono intervenire che si devono iscrivere entro la fine del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, perché mi ostino? Mi ostino per una ragione molto semplice. Intanto sottolineo che è agli atti anche quello che noi avevamo detto quando è stato approvato il "piano casa 1", cioè la legge che contiene gli interventi strategici per lo sviluppo e le disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia attraverso il rilancio dell'edilizia. Avevamo detto in quella circostanza… Onorevole Dedoni, io ci tengo a essere ascoltato da lei, che è Presidente della Commissione cultura, e quindi ha una responsabilità in più rispetto a noi.

Avevamo già detto durante la discussione del cosiddetto "piano casa 1" che gli effetti di quella legge, rispetto al pomposo titolo che si era scelto, sarebbero stati pressoché nulli. Su questo è stato chiarissimo l'onorevole Sanna nel ricordarci l'impatto così positivo per l'economia, per lo sviluppo strategico del settore edilizio, per lo sviluppo più complessivo della Sardegna che ha avuto quella legge! E tanto è stato positivo l'impatto del piano casa, e noi l'avevamo previsto, che quando furono portate in Aula le prime correzioni anche la maggioranza decise di bocciarle. E così quelle correzioni non si sono fatte. Due anni dopo quel famoso disastro - disastro normativo, è una delle tante leggi che non si attuano, onorevole Rassu -, quando il Direttore del servizio territoriale è venuto in Commissione d'inchiesta si è lamentato di essere invaso da richieste di nullaosta paesaggistico, proprio perché la gran parte delle istanze avanzate risulta essere di dubbia coerenza rispetto allo strumento di pianificazione più generale e sovraordinata, di avere l'ufficio intasato da circa 6.000 pratiche giacenti - poi probabilmente saranno pure aumentate -, che ovviamente non hanno la possibilità di essere accolte se non vengono esaminate. Quindi anche l'esame delle domande è complesso. Le procedure di accelerazione, quelle previste da quella legge, la dichiarazione di inizio attività come sostitutiva di un percorso in cui invece viene fatta salva la pianificazione del comune, viene fatto salvo il potere dello strumento urbanistico che regola quella porzione di territorio, non è stata una grande soluzione perché non si è accelerato nulla. Non solo non si è andati avanti, ma anzi si sono creati i presupposti per un blocco vero anche delle cose che si sarebbero potute fare e che non si fanno perché si è scelto il percorso della deroga, cioè del superamento della regola fino ad arrivare alla violazione della regola stessa e anche alla violazione dei poteri costituzionalmente tutelati, che hanno la facoltà di porre quella regola e di farla applicare.

Se questa maggioranza avesse interesse, interesse vero a rilanciare anche l'economia del settore edilizio, avrebbe utilizzato altri strumenti: avrebbe sistemato l'Azienda regionale per l'edilizia abitativa (AREA), che non funziona; avrebbe speso utilmente tutti i fondi (abbiamo scoperto che 115 milioni di euro di assegnazioni statali per la realizzazione di nuovi alloggi sono bloccati); avrebbe incominciato un grande piano di opere pubbliche, anche solo di manutenzione e sistemazione di quelle che sono in condizioni compromesse, dalle strade alle strutture sportive, dalle scuole ai centri sociali; avrebbe reso le nostre città vivibili anche per coloro che hanno la sfortuna di subire un handicap fisico, abbattendo ogni barriera architettonica e quindi mettendosi in regola con la normativa comunitaria. Avrebbe, cioè, fatto un programma, l'avrebbe sostenuto finanziariamente e avrebbe recuperato (come abbiamo tentato di fare noi, lo diceva l'onorevole Gian Valerio Sanna stamattina) la possibilità realizzatrice della Regione e degli enti locali, anche per quanto riguarda le opere immediatamente cantierabili, utilizzando una buona fetta dei residui passivi, che cominciano a marcire quanto lungo è il tempo che giacciono fermi nelle casse della Regione. Insomma la maggioranza avrebbe fatto un'operazione che invece si condanna ancora una volta a non fare.

Questa proroghetta si farà, voi la voterete e sarete soddisfatti, dopo di che ci rivedremo a fine estate per le eventuali, ipotetiche correzioni di questo disastro normativo. Non avrete più il tempo, in quella circostanza, di mettere mano alle cose, perché sarete in una condizione di difficoltà politica oggettiva. La seconda parte della legislatura incomincerà con un progressivo, inarrestabile, sistematico tracollo della vostra possibilità di governare; morirete tra i vostri litigi e non sarete in condizioni di approvare alcuna norma se non ricorrendo a qualche aiuto esterno, se non ricorrendo alla sensibilità dell'opposizione, ma da garantire solo per questioni vere, che risolvano i problemi di vita dei sardi, di ciascuno dei cittadini che hanno bisogno di questa Regione. Diverso è dire: "Abbiamo sbagliato". E siccome avete sbagliato, non sarebbe - lo diceva anche l'onorevole Campus - una così grande tragedia, dopo due anni, accorgervene e dichiararlo pubblicamente. Non sarebbe una tragedia, Assessore, chiamare tutti noi a lavorare a una nuova normazione che regoli in maniera significativa la materia urbanistica e in proiezione tenga conto anche del sostegno allo sviluppo, quello vero, che tutela l'ambiente ed è ecosostenibile nel rispetto dei valori difesi dal Piano paesaggistico regionale (e meno male che c'è!). Non sarebbe una tragedia dire: "Vabbè, sediamoci a un tavolo e troviamo delle soluzioni". Ma per trovare soluzioni insieme, badate, la prima cosa da fare è eliminare questo pasticcio!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Assessore Rassu, ovviamente quando parlo dell'andazzo dell'urbanistica in Sardegna me ne guardo bene dal riferirlo a lei e al suo operato, è chiaro, è chiarissimo. Lo riferisco, invece, a una cultura che è prevalente e sotto qualche banco, a volte in sua assenza, ancora incide e produce certe cose.

Lei mi ha posto una domanda: "Se l'impatto del piano casa è stato così insignificante, perché tanta preoccupazione?". Proprio perché questa cultura è ancora radicata e noi stiamo continuando a sostenere una classe amministrativa che si conforma a questa cultura del saccheggio, e non a quella delle regole. Dopodiché sul Piano paesaggistico ha ragione lei, ma nessuno aveva la pretesa che un'opera di quelle dimensioni fosse perfetta al primo varo. Il problema è un altro: dall'inizio di questa legislatura voi non avete mai avuto un atteggiamento rispettoso dei valori contenuti nel PPR, perché fin dal primo giorno avete cominciato a fare proclami per attaccare a testa bassa tutto. Questa è la verità di questi due anni e passa, non ce n'è altra. I campi da golf, tutto quello che vi capita sottomano è oggetto di assedio da parte vostra! E non vi bastano neanche le oltre duecento sentenze dei tribunali amministrativi che hanno dato per chiusa la partita su questo versante.

A parte la sciccheria linguistica (siamo legislatori di rara finezza, tanto che la gente che è qui fuori potrebbe credere che siamo davvero dei legislatori impressionanti!), vorrei sottolineare una cosa: avevamo scritto nella legge numero 4 - e le parole hanno sempre un significato - che "la denuncia di inizio attività o la relativa comunicazione dell'inizio dei lavori è inoltrata improrogabilmente…". Cioè avevamo già detto che quella legge non era prorogabile e avevate votato anche voi l'articolo in cui era scritto "improrogabilmente". Pensate davvero che i cittadini, i nostri elettori siano disposti ancora a credere alle panzane che mettiamo in campo dalla mattina alla sera? Quello era un impegno!

Tuttavia, al di là del fatto che tutto contraddice tutto in questa regione meravigliosa, dove tutti sorridono e tutti stanno bene, sia chiara una cosa: questa proroga riguarda la presentazione della denuncia di inizio attività o di inizio dei lavori e non presuppone affatto che la domanda presentata durante i sei mesi di proroga possa essere accolta. E' chiarissimo! Dopodiché noi abbiamo un metro di valutazione, Assessore, per capire quello che stiamo facendo e le rivolgo una domanda, la stessa che si è posto qualche procuratore: se faccio un ampliamento del 20 per cento in zona B, ma il piano urbanistico del mio comune non lo consente perché ho esaurito la cubatura, che cosa fa la Procura della Repubblica? Mi denuncia per abuso edilizio oppure no? Io le dico che lo farà e lo farà legittimamente, perché non esiste nell'ordinamento una norma che sollevi l'autorità giudiziaria dal riferirsi alla pianificazione urbanistica come conseguenza della delega dello Stato alle Regioni della gestione del territorio. Questo è il punto. Il cittadino, in base a questa meraviglia di norma, è indotto dal legislatore a commettere un reato! E' così, tant'è vero che la Procura della Repubblica ha già sollevato alcune questioni di questo genere, perché non esiste una norma delega nazionale, ma solo un "accordino" Stato-Regioni, che è carta, non serve a niente e non ha valore di legge. Ma per poter fare una deroga di questo genere c'è necessità di una fonte normativa che, come voi sapete, deve avere carattere di riforma economico-sociale della Repubblica. Detto questo, siete contenti di mettere i cittadini in queste condizioni? Fatelo pure! Ma se non avete la certezza, cioè se avete un dubbio, sappiate che state generando un altro problema, oltre agli innumerevoli problemi di contenzioso amministrativo che ha la Sardegna.

Un altro aspetto attiene all'applicazione. La recente sentenza del TAR che riguarda Arzachena dice una cosa semplicissima: l'impianto delle deroghe che sono previste nella legge numero 4 presuppone il preventivo recepimento delle stesse all'interno della pianificazione paesaggistica regionale, mediante modifica del PPR e delle correlative misure di salvaguardia. Cosa vuol dire questo? Vuol dire non solo che dovete modificare il PPR, ma anche che fino a quando non sarà modificato ed entrerà in vigore dovete modificare persino le norme di salvaguardia, che non possono essere superate da questo provvedimento. Ergo: non potete far fare nulla, questo è il punto vero!

Ci sarebbero cose più urgenti invece, Assessore. Per esempio: anziché dedicarci a questa perdita di tempo, perché non liberiamo le aree urbanizzate dai vincoli del PAI, laddove sono state realizzate le opere di prevenzione, essendo peraltro aree in parte insediate e in parte urbanizzate e per le quali sono stati spesi soldi pubblici? Perché non ci dedichiamo a fare queste cose, a utilizzare il territorio già insediato? Perché non sblocchiamo le situazioni d'incertezza normativa, come quella del comune di Oristano, dove la giunta comunale evita di presentarsi in consiglio comunale per rendere conto di come ha recepito le osservazioni formulate dalla Regione sul PUC? A Oristano, vorrei ricordarlo, si applicano due livelli di salvaguardia: quello del PPR e quello del PUC. Perché non si commissariano i comuni che non hanno mosso un dito per definire la pianificazione urbanistica comunale, dopo che per 30 o 40 anni sono andati avanti con i soli piani regolatori generali, sapendo bene che il PUC è lo strumento della democrazia partecipata a livello di trasformazione del territorio? Di queste cose non ve ne occupate, meglio proclamare: "Costruite case in campagna, fate questo, fate quest'altro", salvo poi capire che non si può fare niente.

La cosa che mi preoccupa maggiormente, ed è il caso che citavano l'onorevole Campus e l'onorevole Lotto, è che se non ci fosse stata questa legge non sarebbe mai stato possibile distruggere e ricostruire un fabbricato di pregio storico all'interno di un centro storico, perché quel danno è fatto e tale rimane. Perché questo mi preoccupa? Perché è evidente che quando si fanno norme di questo genere è come se si dicesse: "La pianificazione urbanistica e i piani particolareggiati sono messi da parte, operiamo liberamente".

Allora a che cosa serve che noi cerchiamo di inculcare negli amministratori locali la cultura della pianificazione, che significa prendersi cura dei valori così come sono? Siamo stati noi a dire loro di buttare quel palazzo! Quel palazzo è nella responsabilità e nella coscienza nostra, non del comune. A che cosa serve lavorare sulla cultura? Serve a evitare che, come avete fatto per il Romazzino, gli uffici della Regione rilascino il nulla osta paesaggistico per una cosa che non sta né in cielo né in terra! Serve a evitare che questa amministrazione regionale faccia doppi giochi, dica una cosa e poi ne faccia un'altra! Serve a questo, Assessore, cioè ad avere cura di infondere in Sardegna una riforma culturale prima ancora che urbanistica, perché se voi continuate ad ascoltare i sindaci che sono a fine mandato questi vi devasteranno la Sardegna! La Regione ha anche la responsabilità di indicare una direzione, di avere una lungimiranza che non può chiedere ai piccoli comuni, agli amministratori pro tempore. E' il legislatore regionale che deve impostare una cultura di lungo periodo per cambiare la Sardegna, per fare in modo che rimanga qualcosa sulla quale scommettere la nostra faccia e la nostra dignità. Noi ormai abbiamo superato la metà del tempo che ci è dato da vivere, ma per lo meno cerchiamo di avere cura e passione per coloro che lasciamo su questa terra, per quando arriverà anche per loro il momento di giocarsi il proprio destino anche attraverso la risorsa territoriale.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Intervengo nuovamente perché anch'io mi ostino. Mi ostino intanto per solidarietà verso il mio Capogruppo, che in termini di ostinazione è maestro di tutti noi. Mi ostino, però, anche perché voi vi ostinate: vi ostinate a insistere su una proposta di legge che ormai ha segnato i tempi trascorsi in quest'aula, mettendo in evidenza tutti i suoi limiti, la sua efficacia, la sua incapacità, soprattutto a dare risposte a quell'ampolloso titolo che recita: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo". Dietro questo titolo potevano esserci ben altre proposte, ben altre idee, ben altri programmi, invece si è scelta una strada - più che una strada un vicolo cieco - che ha portato questa Giunta, il Governo della Sardegna, a perdersi dietro a una legge che è irrecuperabile. Ed è per questo che, dal momento che stiamo intervenendo sull'articolo 1 e sul relativo emendamento, il nostro Gruppo propone l'abrogazione della legge numero 4 del 23 ottobre 2009, la quale ha dimostrato tutto il suo fallimento, tutta la sua impossibilità di dare risposte all'ampolloso titolo che, ripeto, le avete dato. Lo dico perché, probabilmente, se avessimo dedicato il nostro tempo a occuparci di ben altri problemi e di ben altre urgenze, di fronte al dramma che vive il popolo sardo, che vivono i lavoratori licenziati, i cassintegrati, i disoccupati, i giovani senza futuro, le madri senza possibilità di soddisfare le richieste e le esigenze dei figli, coloro che il lavoro l'hanno perso e hanno la convinzione di non poterne trovare un altro, probabilmente avremmo dato risposte molto più serie e concrete.

La legge numero 4, come abbiamo più volte detto, pretende di andare in deroga a tutto: alle regole, alle leggi e, come ho detto stamattina, persino alla Costituzione repubblicana. Entra pesantemente in quella che è la competenza pianificatoria degli enti locali, violando leggi e regole. Perché? Perché si consente di costruire residenze e attività commerciali, officine meccaniche e quanto di più variegato è pensabile e immaginabile, per esempio in agro, dove si dovrebbe fare invece solo ed esclusivamente attività agricola, zootecnica e agropastorale. Eppure noi sappiamo in che condizioni si trovano le nostre campagne: vi si vede di tutto senza limite alla fantasia, tanto che ogni giorno ci sorprendiamo per quanto di fantasioso si è riusciti a realizzare nelle nostre campagne, uno dei beni più importanti del nostro territorio. Si è arrivati ad andare in deroga alla legge dello Stato sulla monetizzazione dei parcheggi, sulla quale ho iniziato da tempo una battaglia, anche all'interno di realtà come quella della città di Alghero, sottoposta a una pressione speculativa e immobiliare disumana, dove non si è mai rispettata la superficie riservata ai posto auto, prevista da una legge nazionale e, addirittura, la si è allargata oggi con una monetizzazione selvaggia e diffusa. Si va in deroga ad altezze e distanze come se nulla fosse, come se si potesse entrare pesantemente in quello che è stato il frutto di una pianificazione portata avanti da enti locali e tecnici nel rispetto degli equilibri che a volte è difficile far valere e far rispettare. Si va in deroga alle condizioni di abitabilità, quindi del vivere civile, consentendo di rendere abitabili i sottotetti e i seminterrati, insomma anziché fare passi in avanti si va all'incontrario.

Tutte queste ragioni e molte altre che abbiamo già esposto ci portano a sostenere un convinto voto contrario a questa proposta di legge, alla quale proponiamo l'emendamento numero 1, che prevede l'abrogazione della legge numero 4 del 2009.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Matteo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore. Signora Presidente, signor Assessore, intanto ritengo doveroso intervenire per non vanificare il prezioso lavoro che è stato fatto sino a oggi dalla Commissione quarta, che mi onoro di presiedere, e da tutti i suoi componenti, di maggioranza e di minoranza, che con serietà, dedizione e grande parsimonia hanno lavorato insieme all'attuale Assessore. Ma vorrei ringraziare anche il precedente Assessore, che oggi più volte è stato tirato in ballo, in maniera anche poco elegante, da più parti.

Abbiamo fatto un lavoro senza essere tirati per la giacca; non abbiamo sentito e non sentiamo la necessità di avere padrini o sponsor esterni amanti del cemento e del mattone. Abbiamo lavorato con ciò che i regolamenti ci mettono a disposizione e soprattutto l'abbiamo fatto con una grande concertazione sia nella prima fase, che ha portato all'approvazione della legge regionale numero 4, sia nella seconda fase, che ha portato alla bocciatura del passaggio all'esame degli articoli. Anche questa volta procederemo con l'audizione di tutti quei soggetti che potranno, a nostro avviso, dare un contributo fattivo per migliorare il testo della legge numero 4.

Dai banchi della maggioranza ho sentito il collega Campus utilizzare termini forti nei confronti di questa legge: ha parlato di consiglieri che in qualche modo si fanno abbindolare e ha usato termini anche più forti, che ho persino letto poc'anzi su un'agenzia di stampa; ha parlato di palazzinari e di palazzi i cui lavori di costruzione sono stati improvvisamente bloccati in attesa della proroga, per ottenere chissà che cosa; ha parlato di campagne elettorali e di interventi in qualche modo sponsorizzati da imprenditori interessati. Noi siamo sinceramente estranei a questi fatti e se il collega Campus è a conoscenza di fatti di questo tipo faccia le dovute denunce presso le autorità competenti e faccia i nomi, altrimenti rimangono solamente delle calunnie e delle delazioni che sinceramente, essendo il Presidente della quarta Commissione, non mi sento di sottacere in quest'Aula. La Commissione ha lavorato tanto, ha audito tutti, caro Assessore, questo lei lo sa benissimo, per cui la invito ad andare avanti.

Vorrei ricordare al collega Gian Valerio Sanna che nella passata legislatura il Piano paesaggistico, che è tuttora vigente, è stato oggetto di numerose contestazioni, anche in forme che io personalmente condanno: lei è stato bersaglio del lancio di uova all'ingresso di alcuni comuni, fatti che ovviamente spero non si ripetano. Quando noi andiamo in giro per le strade e per le piazze, la gente ci ferma e ci dice: "Abbiamo necessità di lavorare, rimettete in moto l'economia". Noi siamo convinti che questo strumento, il piano casa, sia uno strumento valido; è però uno strumento che sicuramente, come ha asserito l'Assessore nel suo intervento, può essere migliorato e noi lo vogliamo migliorare insieme a voi, avvalendoci della vostra esperienza amministrativa e anche degli errori che avete commesso in passato, perché errare è umano, l'importante è non perseverare nell'errore.

Noi siamo qui per migliorare questo testo, lo faremo nelle prossime settimane in Commissione, lo faremo con voi in Aula, dando una risposta a tutti quei cittadini che dall'esterno ci guardano con attenzione, anche nella diretta Web in questo momento, mentre ci avvicendiamo ai microfoni di quest'Aula. Ma soprattutto è importante non perdere di vista il principio che ha ispirato questo provvedimento; un provvedimento che, lo vorrei ricordare a tutti i colleghi, di maggioranza e di opposizione, è stato considerato non dall'Ance Sardegna, ma dall'Ance Italia, come il migliore provvedimento in materia di rilancio e di sviluppo dell'economia nel campo dell'edilizia. A livello nazionale anche di recente, in un'intervista mandata in onda tra l'altro nella trasmissione "Ballarò" (a voi molto cara, ma anche a me, essendo un estimatore di Giovanni Floris), il Presidente nazionale dell'Ance ha vantato il nostro piano casa per essere forse l'unico in Italia ad aver prodotto qualcosa di positivo.

Noi siamo a disposizione, colleghi. Vorrei ringraziare i colleghi dell'opposizione per la grande disponibilità dimostrata nei confronti della maggioranza e della quarta Commissione su questi temi, e non solo su questi temi. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Signora Presidente, anch'io vorrei fare alcune brevissime considerazioni, per dire innanzitutto che resta un rammarico in un certo qual modo, perché a un anno e mezzo dall'approvazione della legge numero 4 di fatto poco si è fatto, perché effettivamente poco si poteva fare. Quello che si è fatto, però, riguarda gli aspetti più deteriori della legge e ha voglia l'Ance nazionale di dire che è la migliore legge d'Italia. Se avessimo fatto fare le leggi su questa materia all'associazione dei costruttori, signori, vi sfido a dirmi quale sarebbe stato il risultato. E' ovvio che questa che da noi viene giudicata la legge più permissiva in assoluto possa essere giudicata dall'Ance una delle migliori d'Italia. Non è però un giudizio oggettivo, è un giudizio chiaramente di parte e non va bene portarlo ad esempio, come ha fatto l'onorevole Matteo Sanna in Aula e anche in Commissione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA

(Segue LOTTO.) Si è detto della parte deteriore della legge e stamattina sono stati ricordati alcuni casi, abbastanza incresciosi, di costruzioni che dall'oggi al domani sono scomparse dal contesto storico in cui erano inserite, senza un preliminare passaggio in consiglio comunale, senza che il sindaco ne sapesse nulla e senza che nulla egli potesse dire ai tecnici che niente gli avevano comunicato, perché questa legge così consentiva di fare. Questa, signori, è una vergogna e noi dobbiamo prenderne atto. Se questo è accaduto è colpa di questo Consiglio regionale e noi non possiamo ignorarlo.

Dicevo inizialmente del mio rammarico per non essere riusciti a realizzare alcune altre cose che potevano dare risposta a piccole esigenze di singoli cittadini, esigenze che però per loro sono molto importanti. Perché? A me nei mesi scorsi, quando abbiamo discusso il disegno di legge numero 265, concernente modifiche al piano casa, è stato chiesto, chiaramente da tecnici e da singoli cittadini, di semplificare le procedure perché stava diventando troppo difficile applicare la legge. Mi domando: è possibile pensare che una questione così delicata come un intervento nell'edilizia, che è normata da piani urbanistici comunali e da tantissime leggi e regole, possa essere gestita in maniera superficiale? O un cittadino riesce a muoversi nell'ambito degli strumenti approvati dai consigli comunali, e allora le norme ci sono già e non c'è lungaggine burocratica che tenga, perché ha diritto ad avere quanto gli è dovuto, oppure è ovvio che si debbano effettuare controlli di carattere diverso e più stringente.

Quindi il mio rammarico deriva dal fatto che quel poco di buono che poteva contenere questa legge non siamo riusciti a conseguirlo. Peraltro l'onorevole Mario Diana - non lo vedo in aula, ma mi permetto comunque di citarlo - faceva riferimento all'atteggiamento della minoranza. Se avrà la bontà di controllare i verbali della Commissione del 5 e 6 aprile potrà notare, onorevole Diana, che questa proposta di legge è stata inserita all'ordine del giorno della Commissione il 6 aprile. E' stato chiesto alla minoranza se era d'accordo su questa procedura e noi ci siamo astenuti. Per cui io che sono convintissimo di votare contro questa proroga della legge numero 4 voglio ricordare all'onorevole Diana che l'atteggiamento in questo caso responsabile e volutamente non ostruzionistico dell'opposizione non può essere svillaneggiato così come lui ha fatto. E' stata detta una cosa ingiusta e chiedo che venga rettificata. Gli atti non dicono quello che lei, onorevole Diana, ha riportato e quindi credo sia giusto che lei su questo si pronunci in maniera più corretta. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

Scusate, colleghi, consentiamo al collega di intervenire.

SALIS (I.d.V.). Sto ascoltando e vedo come si svolge il gioco nel "campo".

PRESIDENTE. Onorevole Murgioni, per cortesia.

Prego, onorevole Salis.

SALIS (I.d.V.). Grazie, signor Presidente. Richiamavo la necessità di una sufficiente attenzione sul mio intervento, senza pretese, chiaramente, perché stamattina io ho ritirato la mia adesione all'emendamento numero 1 e vorrei spiegarne all'Aula il perché.

Sono convinto che la legge regionale numero 4 del 23 ottobre 2009 vada non dico abrogata, che mi sembra un termine troppo pesante per quest'Aula, ma di certo sostituita. E' una legge insufficiente, abbiamo già spiegato per quali ragioni, e quindi quell'emendamento all'inizio mi sembrava giusto, di buon senso. Ho ritirato la mia firma dall'emendamento per le ragioni espresse in maniera molto sincera dall'onorevole Mario Diana nel suo intervento. Sì, perché l'onorevole Diana in tutta sincerità ha, come dire, esposto all'Aula un elemento che è sufficientemente presente alla nostra attenzione, ma che a volte viene rimosso, e cioè il fatto che spesso la sinistra perde consensi perché la propaganda riesce a superare quelli che sono i termini di un ragionamento più complesso, più fine, che necessita di maggiori strumenti.

Allora io ho fatto il ragionamento che ha fatto l'onorevole Mario Diana e mi sono detto: in una situazione del genere, in cui viene chiamata in Aula una proroga di sei mesi di una legge che, a torto o a ragione - io penso più a torto che ha ragione -, viene considerata da molti cittadini una soluzione anche ad alcuni loro problemi… Non c'è solo il caso del Romazzino, parliamoci chiaro, o altri interventi turistici di un certo livello, ma ci sono anche migliaia di cittadini sardi che purtroppo - lo devo dire e lo denuncio in quest'Aula - sono stati imbrogliati e sono sottoposti a un imbroglio da disposizioni legislative a cui sicuramente non potranno accedere. Lo dico con estrema sincerità e tranquillità. C'è chi vuole chiudersi la veranda, chi vuole ampliarsi il sottotetto, chi vuole cedere una parte della casa al figlio, tutte esigenze assolutamente legittime, nel senso che a causa della crisi economica le famiglie a reddito medio basso sono costrette a utilizzare tutte le possibilità che anche leggi bislacche come questa potrebbero offrire loro.

Ho riletto stamattina la legge numero 4. Dio Santo, alcune cose mi erano sfuggite e adesso capisco la disperazione degli uffici tecnici comunali! Però ho tolto la firma dall'emendamento perché non voglio essere ancora una volta complice di un equivoco; l'equivoco secondo cui - e temo che anche domani sui giornali e sulle televisioni locali questo equivoco sarà ribadito - il centrosinistra è nemico della soluzione dei problemi della gente. Pertanto il mio Gruppo e io ci sottraiamo a questo rischio!

Richiamo solamente alcune delle cose che ho detto nel mio intervento in discussione generale: la legge numero 4 non può neanche minimamente risolvere i problemi di quei poveracci che vogliono utilizzare sottotetti, cantine o scantinati o realizzare pertinenze al di fuori dei propri fabbricati, che la legge sembrerebbe consentire. E' una legge che è stata utilizzata in maniera minimale per sei mesi e continuerà a essere utilizzata in maniera minimale, dando lavoro magari a qualche ufficio tecnico per il corpo a corpo che dovranno ingaggiare con gli uffici tecnici comunali. E' una legge che risolverà solamente pochissimi casi, come dire, di edilizia di necessità, mentre potrebbe consentire qualche consistente recupero di complessi edilizi di carattere turistico, alberghiero o quant'altro.

Badate, non è stata una scelta facile, lo confesso in quest'Aula, per chi come me è abituato a dichiarare in maniera molto chiara le proprie posizioni. In questa situazione mi sono trovato in difficoltà, anche perché il mio popolo, come ho avuto modo di dire altre volte, è il popolo delle borse frigo, quello che alle 6 del mattino si ferma nei bar per prendere il caffè e poi si avvia per i cantieri edili del sud-est cagliaritano. E' questo il mio popolo di riferimento, un popolo che vive di precarietà, di ricatti, di paura per la scarsità del lavoro sempre più evidente e che avrebbe bisogno di un sostegno diverso.

Io sono convinto che la legge numero 4 vada abrogata, ma, come dicevo stamattina, avremmo dovuto pensarci alcuni mesi fa, quando si è cominciato a parlare di proroga. Nel prendere atto delle parole dell'Assessore e del Presidente della quarta Commissione, devo dire che noi siamo disponibili a fare un ragionamento complessivo sulla situazione urbanistica in Sardegna, però non è possibile, Assessore, essere sempre in ritardo rispetto agli appuntamenti. Che ci fossero problemi circa questa legge e le modifiche che sono state a essa apportate lo si sapeva anche quattro o cinque mesi fa, quando l'Aula ha bocciato il "piano casa 2", per cui uno dei rilievi che dobbiamo fare è che non è stato utilizzato il tempo in maniera utile.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Rinuncio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Rinuncio.

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'emendamento numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, vorrei solo capire meglio, visto che alcuni colleghi non erano presenti in Aula, ma poi sono rientrati, a che punto siamo.

PRESIDENTE. Abbiamo terminato la discussione dell'articolo 1 e del relativo emendamento. Verrà messo in votazione prima l'emendamento e poi l'articolo.

DIANA MARIO (P.d.L.). Quindi siamo in sede di votazione dell'emendamento?

PRESIDENTE. Vanno prima espressi i pareri.

Per esprimere il parere sull'emendamento numero 1 ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore. Esprimo parere contrario, signor Presidente.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere della Giunta è conforme a quello del relatore.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Intanto dichiaro il voto favorevole all'emendamento che abbiamo presentato noi del Gruppo Sinistra Ecologia e Libertà-Comunisti-Indipendentistas. E' con un certo orgoglio che pronunzio per intero il nome del Gruppo, che è il Gruppo che raccoglie la sinistra, quella vera, cioè capace di mantenere con coerenza un'opinione su questo provvedimento che non è di natura ideologica. E questa sinistra non si preoccupa di raccogliere i voti di tutti, anche di quelli che si adattano a comportamenti che non sono legittimi. Sono invece legittimi quei comportamenti che consentono di realizzare le cose nel rispetto delle leggi; nel rispetto delle leggi costituzionali e nel rispetto delle leggi che tutelano i diritti dei cittadini ad avere parametri di servizio che rendano vivibile la loro esistenza.

Questo provvedimento fa acqua da tutte le parti rispetto alla legittimità, ecco perché ne chiediamo l'abrogazione. Non è una richiesta strumentale e neppure ideologica, perché stiamo parlando di una schifezza che non produce effetti, che sta lì, appiccicata, ci costringe a parlarne e da tre anni non si fa un passo avanti neppure nell'edilizia, neppure nel governo del territorio! E' una vergogna che si difenda quel provvedimento! Ci vuole qualcosa che ci faccia capire su quale strada stiamo andando. Dobbiamo avere coraggio! Io non rifiuto l'invito: dobbiamo discutere di territorio, di urbanistica e di edilizia? Siamo pronti! Rimuovete l'ostacolo, il che ci aiuta.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Signora Presidente, esprimo il mio voto contrario all'emendamento, perché credo che comunque non possiamo lasciare un vuoto normativo in attesa che in quest'Aula avvenga l'auspicata - auspicata anche da me - manutenzione straordinaria, come l'ha definita il collega Diana, perché di manutenzione realmente straordinaria necessita la legge numero 4. Credo pertanto che non si debba lasciare un vuoto legislativo e che la legge debba essere prorogata, invitando, come hanno fatto correttamente l'Assessore, la Commissione e l'Aula, a dare il prima possibile il via libera a una nuova legge che migliori una legge sbagliata e fatta male.

Concludo il mio intervento dicendo che voterò contro l'emendamento che abrogherebbe la legge numero 4. All'onorevole Matteo Sanna, che ha l'onore di presiedere la Commissione urbanistica, come egli stesso ha ricordato, che oggi ha parlato a nome della maggioranza e che nel suo dire ha stigmatizzato il parere da me espresso sulla legge numero 4, mi limito a ricordare la pagliuzza e la trave. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Noi del Partito Democratico siamo aperti anche alle proposte della vera sinistra e voteremo a favore. A proposito del piano casa, assessore Rassu, lei ha parlato di modifica del PPR, ma in realtà stiamo parlando della proroga di una legge che è chiamata impropriamente piano casa. Le ricordo che il suo predecessore, l'assessore Asunis, nel presentarci la legge, aveva detto molto candidamente che non era quello il piano casa, che il vero piano casa sarebbe arrivato dopo. Ci sarà una fase 2, aveva assicurato, indicando anche una data: novembre 2009. Ecco, noi stiamo ancora aspettando quel piano casa!

L'assessore Asunis ci aveva anche anticipato che avrebbe ripreso quasi integralmente la nostra proposta di legge, perché la condivideva. Noi avevamo parlato di interventi per la prima casa, quindi per esigenze di natura abitativa vera dei sardi, con una differenziazione relativa all'aspetto finanziario. Questa legge non mette neanche un euro per la casa, non è una legge sulla prima casa! Avevamo proposto di riattivare i contributi a fondo perduto, quelli previsti nella finanziaria del 2008, che avrebbero consentito l'erogazione a oltre mille nuclei familiari di un contributo a fondo perduto di 25 mila euro. Avevamo parlato, lo hanno ricordato i colleghi molto bene, del completamento del cosiddetto "non finito", di un piano organico di interventi per l'edilizia residenziale pubblica, ma tutto nel rispetto delle autonomie locali (aspetto che questa legge trascura), del Codice dei beni culturali e del paesaggio e delle leggi sovraordinate. C'era una differenza sostanziale, quindi, nella nostra proposta, che riformuleremo con altre innovazioni e sulla quale ci confronteremo in Commissione e in Aula, nel prosieguo eventualmente della discussione di una vostra proposta di legge alternativa.

Per cui il nostro è un sì convinto: un sì convinto alla casa e alle esigenze di edilizia abitativa dei sardi e un sì convinto all'abrogazione di questo finto piano casa.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Io mi chiedo se abbiate idea di che cosa si sarebbe potuto fare se tutti i comuni avessero approvato i piani urbanistici comunali? Mi do anche la risposta: sicuramente sì. La legge numero 45 è stata approvata nel 1989, ho voluto verificare perché a volte mi viene il dubbio che siano veramente trascorsi ventidue anni dall'approvazione di quella legge che prevedeva la pianificazione provinciale e comunale. E i comuni che cosa hanno fatto in questi ventidue anni? Lo ha richiamato Gian Valerio Sanna, lo avevo detto anch'io precedentemente: bisogna assumere la determinazione che quando gli enti locali, come i comuni, grandi o piccoli, non sono in grado di approvare uno strumento di pianificazione urbanistica bisogna commissariarli, con commissariamenti ad acta.

Se uno strumento come il PUC fosse stato approvato in tutti i comuni della Sardegna avremmo veramente dato risposte a quelli che sono oggi i bisogni della gente, i bisogni delle imprese, i bisogni di chi potrebbe trovare sbocco occupativo in quel lavoro che gli viene negato. La cosiddetta legge sul piano casa non dà queste risposte. C'è il discorso della mancanza di aree edificabili, perché quelle esistenti praticamente vengono accaparrate da pochi che non le mettono a disposizione di un vero piano casa che potrebbe essere realizzato se il mercato non fosse "drogato" per effetto appunto dell'accaparramento delle aree e del monopolio dell'attività edilizia. Non abbiamo aree a sufficienza per l'edilizia convenzionata economico-popolare e quindi per dare risposte al fabbisogno.

La legge numero 45 prevedeva interventi puntuali, per esempio, nei centri storici. Alcuni comuni si sono dotati dei piani particolareggiati, totalmente disattesi perché la pratica è quella di disattendere le norme, di andare in deroga, di far finta di niente. Si sono persino fatti abbattimenti, ricostruzioni, modifiche strutturali all'interno dei centri storici, di quei centri storici di cui tutti ci riempiamo la bocca: facciamo belle fotografie che utilizziamo per promuovere l'immagine della Sardegna, facciamo altrettanto per quanto riguarda lo straordinario paesaggio che ancora abbiamo, ma poi non siamo conseguenti, non reclamizziamo davvero la Sardegna, e non lo fate soprattutto voi, considerate le nefandezze e le porcate che avete permesso di costruire! Questo significa predicare in un modo e razzolare in un altro! Se vi piace tanto abbiate la dignità, il coraggio e la coerenza di reclamizzare la Sardegna con quegli obbrobri che avete consentito!

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, mi riferisco a una battuta fatta dall'onorevole Campus e dall'onorevole Diana: noi voteremo a favore dell'emendamento numero 1 perché siamo convinti che non ci sia necessità di una "manutenzione" straordinaria della legge. C'è bisogno, invece, di una demolizione e di una ricostruzione, e sulla ricostruzione noi siamo assolutamente d'accordo.

Ci auguriamo, assessore Rassu, che non capiti alla proposta di legge che è in discussione in Commissione quello che è successo alle promesse fatte sul piano casa dalla Giunta regionale: le stiamo aspettando da sei mesi! Erano state annunciate per settembre, ottobre, novembre 2010 e non sono ancora arrivate. Noi verificheremo se c'è la volontà da parte della maggioranza di pervenire a uno strumento che possa veramente essere definito piano casa e che, per inciso, dia veramente la casa a chi ne ha bisogno, però su questo specifico provvedimento di legge non possiamo che esprimere un voto favorevole all'emendamento numero 1 e contrario alla proroga, perché la legge numero 4 è assolutamente insufficiente a gestire le problematiche poste dai sardi che hanno necessità di un'abitazione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stochino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

STOCHINO (P.d.L.). Presidente, dichiaro il mio voto contrario a un emendamento che non riesco a capire. Onorevole Uras, io la reputo persona intelligente e attenta, ma non capisco se questo emendamento sia stato fatto esclusivamente con intento provocatorio o se sia stato fatto veramente per procedere all'abrogazione della legge regionale numero 4. Se è stato fatto con il secondo intento mi preoccupo, onorevole Uras, lo dico anche agli altri firmatari, e mi domando se comprendiamo ciò che facciamo in quest'Aula, nel senso che le nostre leggi, anche se qualcuno ha qualche dubbio in merito, dovrebbero avere un'applicazione pratica.

Se per sbaglio questo emendamento passa e si abroga la legge regionale numero 4 del 2009, ai presentatori di quelle 8.500 domande - poche, secondo l'onorevole Gian Valerio Sanna - e a coloro che hanno già iniziato i lavori e poi chiederanno l'agibilità al comune, che cosa diciamo, che cosa direte? Cioè vogliamo aggiungere danno a danno per i cittadini? Vi volete davvero assumere questa responsabilità? Io sinceramente no, perché se sono in quest'Aula è per approvare leggi ed emendamenti che abbiano uno scopo. Allora credo che dobbiamo essere seri. Come diceva l'onorevole Sanna stamattina, quando un consigliere approva una legge lo fa perché ci crede, ma anche quando presenta emendamenti di questo tipo lo fa perché ci crede e sa cosa c'è dietro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Presidente, avrei voluto fare un intervento articolato, invece sarò molto breve perché l'intervento articolato lo ha già fatto l'onorevole Matteo Sanna. Voglio solo ribadire quello che ha detto l'onorevole Sanna, che condivido dalla prima all'ultima parola.

Ho sentito dire delle cose che, a mio modesto parere, non stanno né in cielo né in terra, peraltro con l'uso di termini davvero pesanti. Io non ho, e sono convinto di poter parlare anche a nome del resto della Commissione, alcun interesse in palazzi costruendi, da costruire, quasi terminati o ancora nella mente dei costruttori. Abbiamo lavorato solo per cercare di fare qualcosa di utile per i cittadini che ci hanno votato e magari dovremmo un po' tutti, maggioranza e opposizione, pensare che ci sono delle cose che possono essere utili alla gente e sulle quali dovremmo collaborare. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Matteo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore. Signora Presidente, esprimo il mio voto contrario all'emendamento in discussione, a firma Uras e Sechi, che ovviamente fa parte del gioco, ma che non possiamo condividere.

Mi permetta, Presidente, non voglio polemizzare con il simpatico collega Campus, che ti stimo e apprezzo, però dico che qui non ci sono né baroni né professori - anzi un professore c'è ed è il professor Oppi, che tutti conosciamo - che possano dare lezioni di coerenza e tanto meno d'altro. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Vedo che, nonostante il provvedimento "epocale", l'armonia regna nella maggioranza, come è sempre stato dall'inizio della legislatura. Per fortuna abbiamo sentito anche il collega Stochino!

Voterò ovviamente a favore dell'emendamento, ma vorrei dire che non mi preoccupo tanto di quel piccolo gruppo che si troverà nel mezzo della procedura, perché questo emendamento, secondo me, ha un significato diverso, che è quello di dirvi: fate un bilancio di quello che avete combinato in questa quasi metà di legislatura. Il piano casa doveva essere l'emblema del vostro avvio, è rimasto un avvio in surplace, zero spaccato! Cos'altro avete fatto? E' la stessa cosa che succede a Roma: Berlusconi ha l'ossessione dei giudici e delle donne, voi avete l'ossessione dell'urbanistica. Non vi muovete da lì! La Sardegna sta scoppiando e io, Angelo, piuttosto che pensare a quale sia il dubbio di chi ha posto la domanda, mi preoccuperei di quelli che non riescono a chiudere il mese per sfamare e istruire la propria famiglia.

La domanda di questo emendamento è: avete la coscienza a posto su tutto? Se l'avete, se state in pace con voi stessi nessuno vi disturba, però noi faremo il lavoro che dobbiamo fare perché abbiamo non solo la visione della materia urbanistica, ma anche quella dei bisogni di questa Sardegna che voi fino adesso in questa legislatura avete dimostrato di disattendere colpevolmente, e sta tutto sulla vostra coscienza. Non pensate che a colpi di mattone sfamiate la gente!

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 1.

(Segue la votazione)

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Corda - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zuncheddu.

Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Contu Felice - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 63

votanti 62

astenuti 1

maggioranza 32

favorevoli 21

contrari 41

(Il Consiglio non approva).

Metto in votazione l'articolo 1. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 2.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:

Art. 2

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). "La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione…": è una proroga. La proroga e la deroga sono esattamente gli strumenti più utilizzati nella gestione del territorio in questa regione. Nel bene e nel male abbiamo prorogato regimi di tutela, abbiamo derogato a regimi di tutela, abbiamo prorogato strumenti urbanistici fino all'infinito. Per tutti a me viene da nominare uno dei comuni emblema di questa vicenda: il comune di Capoterra, che realizza ancora in deroga a uno strumento urbanistico, che è il Piano di fabbricazione.

La legge urbanistica esiste dal 1989, lo sottolineo perché il tema vero, quello che noi non abbiamo affrontato neppure oggi, purtroppo, è che non esiste una regolazione coerente, funzionale, oggettiva e certa in materia di territorio che aiuti anche l'impresa. C'è una serie - ha ragione, onorevole Campus - di occasionali favori e noi interveniamo esattamente con questa logica anche in questa materia, cioè con occasionali favori, e quando tentiamo di fare regolazioni vere, nella loro complessità, di ragionare avendo in mente un programma di sviluppo più complessivo della nostra economia e della nostra società, le Giunte, le maggioranze politiche crollano, colpite esattamente dal loro tentativo di regolare questa materia.

Abbiamo chiuso la precedente legislatura esattamente per questa ragione. Si poteva condividere o no il tipo di segno, ma stavamo comunque segnando una legislatura che partendo dalla regolazione degli interventi sul territorio, dagli strumenti di tutela del territorio e dagli strumenti di valorizzazione dei beni del territorio procedesse alla creazione di occasioni di sviluppo, di lavoro, di economia. Avevamo quest'idea. E siccome avevamo quest'idea e siamo intervenuti per regolare la materia, per mettere in piedi un corpo di norme coerenti, che cosa è stato fatto? E' stata battuta quella maggioranza politica, che è andata incontro a una sconfitta. Io lo capisco che è poco interessante, onorevole Meloni, quello che sto dicendo!

DEDONI (Riformatori Sardi). No, è ripetitivo, Luciano!

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). No, non è ripetitivo, e se anche fosse ripetitivo non lo sarebbe mai abbastanza! E sapete perché non sarebbe mai abbastanza ripetitivo? Perché non abbiamo ancora imparato! Quando cito il piano di fabbricazione di Capoterra implicitamente sto citando anche i danni che noi paghiamo sistematicamente per una pessima gestione del territorio, implicitamente sto indicando le responsabilità per le morti che avvengono in una gestione sciagurata del territorio. Poi non serve fare i coccodrilli, non serve dire che non abbiamo un'economia, non serve dire che siamo una regione arretrata!

(Interruzioni)

PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, per cortesia!

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Poi non serve piangere sul latte versato, perché ormai non ne abbiamo più da versare! Quello che avevamo di appetibile, anche per gli speculatori, non l'abbiamo più e quello che abbiamo non lo vuole più nessuno! I vostri sforzi di mantenere in piedi strumenti normativi di questo genere per favorire qualcuno non colgono più l'obiettivo perché non c'è più nessuno da favorire, perché non c'è nessuno che abbia intenzione di spendere soldi per questa regione, per questo territorio, per questa economia. Il Governo manda una serie di prestanome a comprare le fabbriche, gente che fa un versamento di 2.500 euro, attraverso uno studio notarile compiacente, per comprare gli impianti della chimica! Vi ricordate di Sartor? Vi ricordate del facoltosissimo emigrato svizzero interessato allo sviluppo della Sardegna? E i lavoratori della Vinyls dove sono? Non gliene importa più niente a nessuno di questa regione!

Dovremmo avere noi l'interesse a coltivare il bene di questa regione, di questa comunità, e invece stiamo lì: se si parla di trasporti stiamo attenti a non urtare la suscettibilità degli armatori napoletani; se si tratta di aerei stiamo attenti a non urtare la suscettibilità dei proprietari dei vettori irlandesi e se si parla di territorio stiamo attenti a non urtare la suscettibilità dei possibili ed eventuali investitori immobiliari. Ma di che cosa stiamo parlando? Non ci rendiamo conto che siamo alla frutta? Qualcuno di voi si è posto il problema che non c'è più nulla? Non riusciremo neppure, fra un po', a pagare gli stipendi pubblici e mettiamoci in testa che i primi stipendi da tagliare saranno i nostri, non quelli dei lavoratori dei comuni!

Non abbiamo più niente nelle mani, perché ce lo siamo fatto sfuggire con la nostra presunzione. E' la presunzione di questa Giunta, onorevole Rassu. Ma, Dio santo, siamo venuti qua, e l'assessore Asunis, che, grazie al cielo, ha lavorato all'Assessorato regionale dell'urbanistica per anni, ha diretto quelle strutture in ogni tempo, ci ha detto che con la sua proposta avrebbe rilanciato l'economia di questa regione. Ma quale economia abbiamo rilanciato? Lei, onorevole Rassu, può sostenere qua in coscienza, due anni dopo l'approvazione del cosiddetto "piano casa 1", che siamo tranquilli, che l'economia, anzi l'intervento straordinario che abbiamo fatto ha avuto successo?

Ci parlano di 8 mila richieste che chissà se andranno in porto, ma che porto devono andare a trovare queste 8 mila richieste, se per iniziare a lavorare bastava fare la dichiarazione di inizio attività? Ma che tipo di esame deve essere fatto? Qual è l'iter in mezzo, se quella era una legge immediatamente operativa? Non era solo immediatamente operativa, era una schifezza incalcolabile di presunzione!

STOCHINO (P.d.L.). Non è così, Luciano!

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). E quando ve lo dicevo, onorevole Stochino, vi alzavate per dire che noi siamo i soliti comunisti ideologici contrari a tutto. Ma cosa dite? Voi siete pasticcioni! Avete fatto la legge per dare agli oratori 5 milioni all'anno per quattro anni e non avete dato loro una lira, perché quella legge non funziona. Io ve l'avevo detto che quella legge non avrebbe funzionato, ma qua non si scherza più, dobbiamo fare le cose per bene.

Assessore, la butti nel cestino quella legge, mi dia retta e ricominciamo daccapo. Ci sono proposte in materia urbanistica, andiamo avanti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Ho assistito un po' divertito alla discussione sul merito di questa legge, perché di fatto stiamo discutendo la proroga di una legge che per certi versi non ha prodotto i risultati auspicati. E' una delle poche leggi che sono state fatte in questa legislatura che, però, anche per le dichiarazioni e le osservazioni fatte dalla minoranza, non ha aggiunto né tolto più di tanto. Se infatti è vero che non ha prodotto gli effetti auspicati è anche vero che danni non ne ha fatto.

Allora ai colleghi della minoranza, o meglio del centrosinistra, vorrei ricordare una cosa, e vuol essere appunto soltanto un ricordo e non una provocazione: avete perso le elezioni, per la prima volta nella storia dell'autonomia si è chiusa anticipatamente una legislatura, e si è chiusa proprio a causa di un provvedimento sull'urbanistica e su altri fatti a latere, ma è stato un voto in materia urbanistica che ha determinato le dimissioni del presidente Soru. Sui temi dell'urbanistica il centrodestra ha vinto le elezioni, facendo in merito delle promesse. Ricordo che in prima persona nella mia campagna elettorale, ma rientrava nella campagna elettorale del centrodestra, dissi: abbiamo un impegno con gli elettori e il primo atto da porre in essere è la modifica - non l'abrogazione, badate bene - del PPR. A due anni e poco più dall'inizio di questa legislatura questo non è stato fatto ed è stato prodotto un surrogato, proveniente da un'iniziativa nazionale. Bene, io non ci sto a farmi condizionare dagli interessi politici nazionali e prego i colleghi di lasciar perdere le campane romane. Molto spesso ho esortato il presidente Cappellacci a staccarsi dai sussurri romani e ad ascoltare le voci, le urla che provengono dalla Sardegna. Lo dico ora a tutti noi: la partita che si gioca a livello romano di contrapposizione politica, di delegittimazione reciproca, eccetera, a noi non interessa e io non voglio cadere in questa trappola. Anzi proprio su questo, su una deroga che potevamo definire stamattina stessa, avevamo voglia e necessità di parlare, perché sul fatto specifico avremo da dirci di tutto e di più quando esamineremo il cosiddetto "piano casa 2", che spero sia il mantenimento di una promessa elettorale e sia razionale, serio, concordato e confrontato.

Signori consiglieri, Presidente, Assessori, dobbiamo smetterla! Io non voglio delegittimare nessuno, semplicemente osservo le schermaglie di questo periodo in cui si parla di nuovo, di novità, di cambiamento, si dice di tutto e di più degli avversari politici, oggi più che mai nemici politici, si vedono persino squadre di tifosi schierate davanti ai tribunali. Dio non voglia che su quell'esempio magari un capomafia domani organizzi la suaclaque davanti a un tribunale. Cosa farà allora il Ministro dell'interno? Disperderà quelle persone? Perché non lo fa ora?

Ecco, io non voglio stare a questo gioco, al gioco di tutte queste persone che da venti o trent'anni, tutte indistintamente, da Veltroni a Bersani, da Berlusconi a Casini, da Rutelli a Fini, sono alla guida del Paese. E loro parlano di novità! La novità siamo noi, recuperare valori del passato oggi è una novità, essere seri è una novità, essere onesti è una novità! Permettetemi un inciso: anche essere cattolici è una novità.

Allora perché confrontarci su una cosa inesistente? Questa era una proroga, passiamola, andiamo avanti, miglioriamo la produzione legislativa. Parliamo di proroghe perché qui si proroga tutto: si prorogano i commissari, si prorogano i direttori generali, si prorogano le leggi. Si proroga tutto, anche gli sbagli, certo, ma nel frattempo non produciamo, non c'è produzione legislativa, c'è una guerra di potere che non porta a nulla, una povera guerra di potere. Pensiamo a quello che non produrrà questa legge, abusi e quant'altro, non li produrrà, c'è ben altro. E poi, magari distratti, non notiamo un articolo importante sui quotidiani locali di oggi, che dice che visto che nessuno compra più niente compra la Regione, magari anche uffici che non servono, per contribuire a un volano economico che non appartiene all'interesse generale, bensì appartiene all'interesse di pochi che da sempre governano con voi, con loro, con noi.

Allora, se davvero abbiamo a cuore gli interessi generali della Sardegna, non dobbiamo mettere su mattoni, sono d'accordo, ma infrastrutture sì. Dedichiamoci a un confronto sull'infrastrutturazione della Sardegna, che poi avrà necessità anche di mattoni, ma in maniera razionale, in maniera rispettosa dell'ambiente. Vi ricordo le vostre proroghe: le intese del PPR che cosa erano? Deroghe, non proroghe. Sani principi con le intese venivano superati. Per favorire Sorgenia avete deviato un fiume! Allora basta con la delegittimazione reciproca, confrontiamoci su valori alti, confrontiamoci sui valori che sono in noi stessi, recuperiamo la socialità, stiamo insieme pur nelle diversità.

Io non seguirò nessuna indicazione romana o nazionale e non mi contrapporrò a nessuno per indicazione romana o nazionale. Vorrei sicuramente confrontare le mie idee con le vostre sui valori fondanti, che sono quelli che vi ho annunciato prima, per quanto mi riguarda, ma presumo che altro avrete da dire. Presumo che sicuramente possiamo guardare all'innovazione, alle idee del futuro non vergognandoci di avere salde radici nel passato, non vergognandoci di avere salde radici nei valori che hanno sorretto la nostra società per migliaia di anni. Su questi valori, rispettosamente e rispettosi gli uni degli altri possiamo costruire qualcosa. Perciò non mi sto rivolgendo ai partiti politici, non mi sto rivolgendo al centrosinistra o al centrodestra, ma agli uomini e alle donne che hanno la responsabilità di rappresentare e guidare il popolo sardo. Un popolo sardo che ha contribuito e contribuisce alla creazione di una nazione, l'Italia. Abbiamo contribuito a fondarla e l'abbiamo fondata anche sul mattone; non sulle deroghe, non sulle proroghe, ma su ragionamenti precisi e su valori che un giorno o l'altro, mettetevelo in testa, dovremo riprendere a difendere e diffondere, che non sono quelli dell'ultimo periodo.

La Sardegna non è questa, la Sardegna non è quella rappresentata da un Presidente debole, da una maggioranza debole e da una minoranza altrettanto debole. La Sardegna è fatta di uomini e donne che sanno quello che vogliono, pronti a sacrificarsi, ma l'esempio deve venire sempre dall'alto. Oggi abbiamo perso del tempo e un'occasione!

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 2. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 273/A.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Cappai e Murgioni hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Corda - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 62

votanti 61

astenuti 1

maggioranza 31

favorevoli 39

contrari 22

(Il Consiglio approva).

Discussione congiunta delle mozioni Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla crisi libica e l'accoglienza di profughi nord africani, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (118) e Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di apprestare tutte le azioni necessarie per fronteggiare la situazione di emergenza che si potrebbe determinare a causa dello sbarco degli immigrati nella nostra Isola (122) abbinate all'interpellanza Uras - Sechi - Zedda Massimo - Ben Amara sulla situazione degli immigrati provenienti, soprattutto, dalle aree di instabilità politica e di guerra del Nord Africa e in generale dei paesi del Mediterraneo (225)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 118 e 122 e della interpellanza numero 225.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni e della interpellanza:

Mozione Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla crisi libica e l'accoglienza di profughi nord africani, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la crisi in atto nell'area nord africana coinvolge e interpella le nazioni frontaliere del bacino mediterraneo con gravi ripercussioni anche sul piano internazionale;

- l'intervento militare della coalizione internazionale in Libia ha aperto un fronte di instabilità dal quale conseguirà un forte impulso alle migrazioni di massa della popolazione;

- il processo popolare di ribellione delle popolazioni egiziane, libiche e tunisine ai regimi totalitari e oppressori che li ha visti per svariati decenni privati delle più elementari libertà civili e democratiche, interpella la coscienza di tutti i popoli democratici e alimenta l'esigenza di affrontare con solidarietà e adeguatezza il fenomeno di un esodo umano dalle rilevanti proporzioni;

CONSIDERATO che:

- a seguito dell'emergenza profughi concatenata allo scoppio del conflitto libico il Governo italiano ha avviato un coinvolgimento delle regioni e dei comuni per un piano equilibrato di accoglienza e di sistemazione delle migliaia di profughi in fuga dai loro paesi di origine;

- la Regione sarda ha espresso la disponibilità per accogliere circa 2.000 profughi, precisando ulteriormente, di esclusiva nazionalità libica, da collocare in non meglio precisate località della Regione;

- non si comprende affatto la ragione di una discriminazione così esplicita fra cittadini libici e altri profughi di diversa nazionalità, di fronte allo scenario assai più ampio ed articolato dell'instabilità nord africana in questa fase politica;

- la Sardegna, in ragione della sua rilevante posizione geografica in rapporto all'area di crisi, e della sua riconosciuta e storica vocazione all'ospitalità e all'accoglienza, non può accettare un programma di solidarietà e di sostegno improntato su un inspiegabile principio discriminatorio che di fatto sembrerebbe voler consapevolmente ignorare la complessità e la portata dei cambiamenti in atto nelle comunità che si affacciano di fronte alle nostre coste,

impegna il Presidente della Regione

1) a voler riferire in Consiglio regionale del contributo e delle modalità operative di accoglienza che la Sardegna intende offrire ai profughi nord africani;

2) a rimuovere ogni limite e ogni possibile imposizione rispetto a discriminazioni che intendono distinguere fra cittadini libici e di altre nazionalità comunque coinvolte nel più generale esodo conseguente alla crisi dell'area nord africana;

3) a voler promuovere con maggiore energia e chiarezza l'immagine di una Sardegna come terra di pace e di accoglienza per tutti gli uomini e le donne che nella difficile transizione verso la libertà e la democrazia del proprio popolo, chiedono temporaneamente di essere accolti, protetti e sostenuti. (118)

Mozione Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di apprestare tutte le azioni necessarie per fronteggiare la situazione di emergenza che si potrebbe determinare a causa dello sbarco degli immigrati nella nostra Isola.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- i tragici avvenimenti degli ultimi tempi del Nord Africa, in particolare dei paesi del Maghreb, stanno alimentando una nuova e prepotente fuga delle popolazioni da queste zone teatro di sanguinosi avvenimenti;

dopo la saturazione dell'Isola di Lampedusa i migranti stanno dirottando la loro attenzione verso la Sardegna, la quale rappresenta, unitamente alla Sicilia, il primo punto di arrivo degli stessi in Italia;

- nella giornata del 4 aprile 2011 la spiaggia di Cala Cipolla, in territorio di Chia (Comune di Domus de Maria), è stata interessata dallo sbarco di 25 tunisini e nella giornata odierna sono attesi circa 700 immigrati;

- il Frontex (agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea) ha stimato il possibile arrivo in Italia di 1/1,5 milioni di rifugiati/clandestini/immigrati;

- si prevede, inoltre, che nell'immediato, parte notevole di questo flusso possa approdare in Sardegna clandestinamente, avvantaggiato anche dall'avvicinarsi della bella stagione e dalla transitabilità del canale di Sardegna;

- in relazione a queste previsioni è precipuo dovere della nostra Regione, nel rispetto dell'obbligo morale e istituzionale di solidarietà, predisporre tutti i rimedi atti a gestire l'imponente flusso migratorio che potrebbe vedere coinvolto il nostro territorio;

CONSIDERATO che:

- nell'immediato la nostra Isola si potrebbe quindi trovare nelle condizioni di dover fronteggiare una emergenza umanitaria, sanitaria e di ordine pubblico senza precedenti;

- moltissimi immigrati giungeranno nella nostra Isola in maniera illegale e clandestina potendo così produrre inediti problemi di ordine pubblico e tensioni sociali difficilmente controllabili;

- il fenomeno in Sardegna è per il momento limitato e, pertanto, ci si può ancora attrezzare in tempo per governare i problemi che potranno verificarsi, evitando di correre ai ripari solo in condizioni di emergenza;

RITENUTO che al fine di contemperare gli interessi degli immigrati e quelli del popolo sardo si impone la necessità di monitorare le presenze sin dal loro arrivo, al fine di valutare la portata del flusso ed intervenire nella gestione delle problematiche ad esso legate,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) a non sottovalutare le gravi tensioni che stanno sconvolgendo molti paesi del Nord Africa e ad intervenire tempestivamente al fine di organizzare, in collaborazione con il Governo nazionale, un piano dettagliato di assistenza umanitaria e di accoglienza in strutture idonee, con lo scopo di conciliare il dovere di assistenza e solidarietà con la tutela del diritto del popolo sardo a vivere in un territorio tranquillo ed ordinato;

2) ad interloquire con il Prefetto di Cagliari al fine di rivedere la decisione di adibire il centro sito in viale Elmas all'ospitalità di 700 migranti, in contrasto con quanto stabilito in merito alla allocazione dei siti fuori dalla cinta urbana;

3) a definire le necessarie intese per intensificare e/o predisporre controlli, 24 ore su 24, sulle coste sarde, in particolare sui punti strategici che hanno costituito anche nel recente passato zona di approdo per gli immigrati; ciò al fine di intercettare le presenze sin dal loro arrivo e monitorare con precisione la dimensione del flusso migratorio per poterlo fronteggiare ed indirizzare, nell'interesse degli stessi migranti. (122)

Interpellanza Uras - Sechi - Zedda Massimo - Ben Amara sulla situazione degli immigrati provenienti, soprattutto, dalle aree di instabilità politica e di guerra del Nord Africa e in generale dei paesi del Mediterraneo.

I sottoscritti,

premesso che:

- il fenomeno della migrazione di massa, frutto di dissennate politiche predatorie dei paesi più ricchi a danno di quelli più poveri, assume ormai un carattere di grave crisi umanitaria;

- le predette politiche hanno determinato squilibri di vita e di condizioni politiche, sociali ed economiche di gravità assoluta ai quali bisogna porre rimedio;

- in tanti dei paesi in sottosviluppo si sono colpevolmente sostenuti, non solo finanziariamente, governi autoritari e liberticidi e si sono tollerate forme di persecuzione violenta verso le persone desiderose di migrare, al fine di evitare la mobilità verso gli stati industrializzati dell'occidente;

- i sardi sentono viva la solidarietà nei confronti delle persone, delle comunità e dei popoli coinvolti in quelle tragiche situazioni derivanti da instabilità politica, da azioni tiranniche e aggressive dei diritti fondamentali dell'uomo e delle libertà democratiche e da guerre, anche civili;

- tale sentimento di solidarietà si estende a tutti coloro che stiano in condizioni di grave bisogno e fuggano dai territori di residenza, colpiti da inarrestabili fenomeni di disgregazione politica, sociale ed economica;

premesso, inoltre, che si ritiene che:

- la vicinanza alle sofferenze delle donne e degli uomini mediterranei che vivono in quelle condizioni debba essere espressa, in modo organizzato ed efficiente, da ogni livello istituzionale della Repubblica;

- pertanto, vi sia un dovere da esercitare anche come Regione sarda, considerato che il Consiglio regionale, in più occasioni, ha dichiarato la Sardegna terra di pace e di amicizia tra i popoli;

- l'arrivo degli immigrati in Italia e in Sardegna non doveva, e non deve, essere affrontato nel modo posto in essere dall'attuale Governo, spesso prigioniero delle pulsioni razziste della parte politicamente più retriva e reazionaria di esso;

- si sarebbe dovuta impegnare, meglio di quanto in altre occasioni è stato fatto, la Protezione civile, che non è solo la struttura preposta a questi interventi, ma è anche l'interfaccia dei comuni, dell'associazionismo e del volontariato, e poteva consentire, così come è stato argomentato anche da autorevoli presidenti di regione come quello della Puglia, Nichi Vendola, un impatto morbido: cioè quello che consente, per piccoli gruppi di migranti, di essere accolti nelle comunità senza destare alcun allarme;

- si può prevedere che nei prossimi mesi il fenomeno migratorio non si arresti ma, in considerazione degli eventi bellici in corso, possa ulteriormente crescere,

chiedono di interpellare la il Presidente della Regione per conoscere:

1) cosa intenda fare per assistere e sostenere i migranti e tra loro i profughi a cui sia riconosciuto lo status di rifugiato;

2) se ritenga debba essere aperto dalla Regione un tavolo partecipato di solidarietà attiva con le rappresentanze politico-istituzionali, regionali e locali, delle organizzazioni sociali, del mondo della cultura e del volontariato, che definisca una proposta di piano di accoglienza, suscettibile di aggiornamenti in relazione alle urgenze;

3) se non si ritenga, inoltre, che gli accadimenti che attualmente interessano il Mediterraneo non richiedano l'attivazione degli specifici osservatori previsti nell'ambito dei progetti speciali di cui all'articolo 4 della legge regionale n. 5 del 2009, con le modalità stabilite nella stessa norma e precisate con ordine del giorno n. 48 approvato il 12 gennaio 2011 dal Consiglio regionale. (225).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 118 ha facoltà di illustrarla.

BRUNO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signori Assessori, colleghi consiglieri, la mozione in discussione è stata presentata dai ventisette consiglieri del centrosinistra lo scorso 29 marzo. Sono trascorsi meno di venti giorni, ma i fatti che si sono succeduti sono tanti e tali da dover aggiornare e ampliare in parte le premesse che ci hanno spinto a chiedere la discussione in Aula con urgenza del tema riguardante la crisi libica e l'accoglienza in Sardegna dei profughi nordafricani. A dire il vero il dispositivo della mozione è invece ancora attualissimo. Chiedevamo di impegnare la Giunta regionale: a riferire in Consiglio regionale del contributo e delle modalità operative di accoglienza che la Sardegna intende offrire ai profughi nordafricani; a rimuovere ogni limite, ogni possibile imposizione, rispetto a discriminazioni fra cittadini libici e cittadini di altre nazionalità comunque coinvolte nel più generale esodo conseguente alla crisi dell'area nordafricana; a promuovere con maggiore energia e chiarezza l'immagine di una Sardegna terra di pace e di accoglienza per tutti gli uomini e le donne che, nella difficile transizione verso la libertà e la democrazia del proprio popolo, chiedono di essere temporaneamente accolti, protetti e sostenuti. Lo chiediamo ancora oggi, soprattutto chiediamo alla Giunta regionale chiarezza sugli orizzonti e sul ruolo della Sardegna.

E' bene contestualizzare: in quei giorni di fine marzo, l'assessore La Spisa aveva partecipato al vertice romano, con i Presidenti di Regione, con le Province, e con l'Anci, per discutere insieme ai ministri Maroni, Fitto e Fazio dell'emergenza immigrazione. Un incontro, dicono le cronache di quei giorni, piuttosto acceso, con momenti di tensione per gli interventi di amministratori locali, come il sindaco di Padova, Zanonato, che hanno contestato la Lega e le politiche del Governo in materia. Alla fine si è giunti a un accordo, sottoscritto da Regioni, Comuni e Province, per accogliere (a esclusione dell'Abruzzo) sino a 50 mila profughi, con una cabina di regia retta dal Governo, lasciando alle Regioni la scelta dei siti. In questa suddivisione l'Isola avrebbe dovuto accogliere 1.400 profughi. "Una cosa sono i clandestini", dichiarò immediatamente l'assessore La Spisa, "un'altra i profughi". Per i primi la Sardegna - era il 30 marzo - non sarebbe stata presa in considerazione; per gli altri, i profughi, si sarebbe potuto trovare posto - sono parole del vicepresidente La Spisa - in diversi centri di assistenza già esistenti e condivisi o da condividere con le comunità locali.

Il piano di emergenza prevede una proporzione di un migrante ogni 1.000 abitanti, come soglia massima di accoglienza per diciotto Regioni e due Province autonome. Se la Lombardia, con i suoi 9 milioni e 800 mila abitanti conta il 16 per cento della popolazione italiana, dovrà contribuire all'accoglienza per il 16 per cento, alla Basilicata viceversa non si potrà chiedere oltre lo 0,9 per cento, cioè 500 migranti. In Sardegna solo profughi, si affrettò dunque a comunicare la Giunta regionale, forse perché in quelle ore la situazione esplosiva a Lampedusa faceva presagire i primi trasferimenti in Sardegna. Le indiscrezioni riportate dalla stampa parlavano allora di 1.500 tunisini da trasferire in Sardegna nei centri di accoglienza e di espulsione, per dar luogo alla procedura lunga e complessa della legge Bossi-Fini.

In quel contesto si è sviluppata la mozione che discutiamo oggi, nella quale affermiamo che è irragionevole pensare a una discriminazione tra cittadini libici e altri profughi di diversa nazionalità, dal momento che lo scenario di stabilità nordafricana è assai più ampio e complesso e che la Sardegna, in funzione della sua posizione geografica e della sua riconosciuta vocazione all'ospitalità e all'accoglienza, non può accettare un programma di solidarietà improntato a un inspiegabile principio discriminatorio. Nello stesso tempo nella mozione alla Giunta regionale chiediamo chiarezza e un piano preciso di accoglienza, nella massima condivisione con le comunità locali.

Proprio in quelle ore anche il presidente Napolitano faceva appello alla solidarietà e allo spirito di coesione: "L'Italia e le singole Regioni" - disse Napolitano - "non possono dare uno spettacolo d'incertezza e di divisioni che purtroppo si rischia invece di dare. Non ci può essere una Regione che accetta di accogliere una parte degli immigrati e un'altra Regione che dice di no. La situazione a Lampedusa è inaccettabile". Il presidente Berlusconi non ci pensò un attimo, si recò a Lampedusa e disse: "Svuoteremo quest'isola in quarantotto o sessanta ore". E, al di là del piano di liberazione, promise un lungo elenco di azioni: rimboschimento, ritinteggiatura delle case, un casinò, campi da golf, esenzioni fiscali, una zona franca, semplificazione delle procedure, gasolio a prezzi ridotti, una nuova scuola, fogne dovunque, il potenziamento dell'ospedale, programmi tv per promuovere Lampedusa, il premio Nobel per la pace. E poi l'affondo che noi sardi ben conosciamo da parte di chi già si è dichiarato sardo d'adozione. Disse Berlusconi: "Ieri notte mi chiedevo come fare perché mi credano e allora ho pensato: compro una casa, che ho poi trovato su Internet, e divento isolano anch'io". Un film già visto da queste parti, con i risultati che tristemente conosciamo, e che poco fa il collega Uras ha elencato. "Vogliamo diventare come la Sardegna", è il titolo virgolettato, il giorno dopo, de La Stampa di Torino, sulla base delle dichiarazioni degli abitanti di Lampedusa. Forse sarà bene, assessore La Spisa, avvertirli che da noi la presa in giro è continua. Ma la vicenda immigrazione ha un altro colore e toni più seri, responsabili, perfino al di là delle appartenenze di colore, di partito, di coalizione. Anche se la politica leghista e leghizzante di questo Governo la respingiamo con forza.

I migranti sbarcati in Italia sono stati suddivisi regione per regione, ma finora nessuno è andato al nord. Svanita la previsione del ministro Maroni di disperdere oltre la frontiera francese buona parte dei 20 mila ospiti che hanno già raggiunto l'Italia, fra cosiddetti clandestini e profughi, torna ora a concretizzarsi la ripartizione tra le regioni. Sono numeri destinati a salire con l'aumento dei flussi dei profughi dalla Libia.

Oggi il Consiglio regionale chiede, Assessore, innanzitutto chiarezza, vuole conoscere i piani del Governo regionale, gli accordi, i siti individuati o da individuare, le procedure di condivisione dei percorsi, quali sono le richieste della Protezione civile e del Commissario per l'emergenza profughi. Non ci sono clandestini, abbiamo ripetuto, ma migranti per emergenza umanitaria. E anche se qualcuno dovesse approdare illegalmente nel nostro Paese, non perde il diritto a essere sfamato, dissetato, vestito, curato, anche se poi si devono applicare le norme vigenti in materia, che mai possono impedire ciò che è dovuto all'uomo in quanto tale. Quindi i diritti umani vanno garantiti, vanno garantiti a tutti. La Sardegna, e Cagliari in particolare, lo sta dimostrando ancora una volta, non ha paura dello straniero. L'accoglienza fa parte della nostra cultura, insieme alla fraternità. Quello che è successo a favore dei 700 migranti tunisini, ospitati a Cagliari da quasi quindici giorni, è una gara di solidarietà, è una mobilitazione positiva per dare sostegno concreto a persone in fuga, in cerca di una vita migliore. I sardi sono fatti così, sono orgogliosi e solidali sempre.

Poi ci sono le critiche sul metodo, le abbiamo fatte tutti; è stata l'ennesima imposizione calata dall'alto, con la delegittimazione dei Comuni e della Regione. Il Presidente della Regione e le autorità locali non sono state interpellate, ma avvisate dal Governo a decisione avvenuta. Non è la prima volta in questa legislatura. Lo schiaffo alla Regione e a Cagliari, come ha scritto nell'interrogazione al presidente Cappellacci il collega Cesare Moriconi, mostra ancor di più la scarsa considerazione che il Governo ha della nostra Regione. La scelta del sito, l'ex caserma, in prossimità di una zona di Cagliari densamente abitata, in una struttura forse non nelle condizioni di poter ospitare decentemente un numero così elevato di persone doveva trovare maggiore condivisione. Ma non si tratta di un ghetto, come hanno potuto constatare i deputati del Partito Democratico che immediatamente si sono recati in visita al centro di Viale Elmas. Forse la scelta della città ha contribuito a rasserenare gli animi e a non ghettizzare gli ospiti.

I sardi stanno dimostrando grande sensibilità: volontari, Caritas, "Sardegna solidale", sindacati, organizzazioni sociali, cittadini singoli, è davvero una gara di solidarietà. Tuttavia si può fare di più anche da parte nostra, anche da parte delle istituzioni. L'identificazione di 700 immigrati tunisini, con il rilascio del permesso previsto dall'articolo 20 del Testo Unico sull'immigrazione, lascerà queste persone libere di spostarsi nell'area Schengen, alla ricerca di un lavoro che da noi difficilmente troverebbero. Ma non basta, e non solo perché rimane l'ostacolo francese, la rigidità nell'applicare la selezione d'ingresso e in particolare la richiesta di dare garanzia economica al momento del passaggio della frontiera. Non basta perché serviva e forse serve, da parte della Regione, il ruolo di guida di una vera e propria politica dell'accoglienza, capace di individuare percorsi, magari per una piccola percentuale di loro, da integrare nella nostra società.

Qualche giorno prima dell'arrivo dei giovani tunisini a Cagliari il mondo del volontariato aveva lanciato un appello: un profugo in ognuna delle 700 associazioni sarde, con un percorso personalizzato all'interno di ciascuna associazione. Anche le Università sarde si stanno ponendo il problema di come sostenere la battaglia di libertà dei giovani nordafricani. Mi risulta che proprio oggi il problema sia stato posto all'attenzione del Senato accademico dell'Università di Sassari, mettendo al vaglio la possibilità di accogliere alcuni giovani per un periodo di studio e di formazione. Altrettanto potrebbe essere fatto nelle scuole superiori; non servirebbe moltissimo per sostenere qualche decina di ospiti, di migranti, nelle varie scuole attivando anche circuiti di solidarietà volontaria. Le varie facoltà riservano posti ai cittadini extracomunitari e altrettanto potrebbero fare scuole superiori, istituzioni, fondazioni, soggetti privati, oltre all'Ersu, per garantire borse di studio e percorsi di formazione che accompagnino a un ritorno proficuo i giovani dopo il diploma o dopo la laurea. Giovani, donne e uomini che conquistano a duro prezzo e con coraggio la libertà sono una risorsa, sono una risorsa per tutti. E' il tema del presente e non possiamo sfuggirlo, non solo perché a pochi chilometri da noi c'è la guerra, ma perché siamo sempre di più un villaggio globale, multietnico, multireligioso, multiculturale. Forse per la prima volta in Sardegna viviamo un fenomeno storico di queste proporzioni.

Non sfugge, vicepresidente La Spisa, neanche il tema sicurezza, che non è tanto e solo sicurezza a livello di criminalità, ma sicurezza sul futuro, su un futuro incerto, che riguarda anche noi, riguarda soprattutto una popolazione che invecchia: un quinto di essa è costituito da persone con più di 65 anni e i nostri giovani sono precari e senza lavoro. Allora anche il tema immigrazione si intreccia con l'idea che abbiamo del futuro, e direi anche del futuro della Sardegna, che deve fare i conti con la cultura nella quale siamo immersi, nella quale è immersa, una terra di pace, una terra di accoglienza, che guarda più alla comunità, al "noi" che all'individualità, all'"io".

Il vero problema, dice Andrea Riccardi, storico, fondatore della comunità di Sant'Egidio, è avere idee, senza queste non si educa. Io mi permetto di dire che non si governa nemmeno! La paura, dice Riccardi, nasce da una speranza illanguidita, che ha dimenticato la forza costruttiva, anzi creativa dell'amore. I sardi nella più profonda identità e tradizione hanno dimostrato di credere nella convivenza, di credere nella solidarietà, e noi, rappresentanti delle istituzioni, non possiamo e non dobbiamo essere da meno.

Allora il tema immigrazione è generale e noi abbiamo competenze precise anche come Regione. In Italia, su 60 milioni di cittadini 4 milioni e mezzo sono immigrati e non sfugge a nessuno che abbiamo uno dei più bassi tassi di natalità al mondo. Gli immigrati in Italia hanno 2 milioni di conti correnti bancari; 234 mila sono imprenditori iscritti a Unioncamere; il 7 per cento degli studenti in Italia è costituito da immigrati; i figli di immigrati sono il 15 per cento circa dei nati in Italia. E' un tema che non possiamo non affrontare e non solo per queste emergenze.

Lo scopo di questa mozione, in conclusione, è dunque quello di avere chiarezza, vicepresidente La Spisa, sui processi operativi, sul ruolo della Sardegna, di coinvolgere il Consiglio e la società sarda; un Consiglio assente, distratto, che pensa più al mattone che alla persona. Se ne faccia una ragione, Assessore, lei e anche il Programma regionale di sviluppo: è un Consiglio assente. Quello dell'immigrazione, dell'accoglienza, dell'apertura è un tema ampio, complesso, che riguarda le persone e anche il futuro di ciascuno di noi e che non può lasciare indifferente la massima Assemblea legislativa sarda. La ringrazio, Presidente.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 122 ha facoltà di illustrarla.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, la mozione numero 122 si muove in un'ottica leggermente successiva a quella esposta dal collega Bruno. Al di là delle questioni poste nell'illustrazione della mozione numero 118, che assolutamente condividiamo, noi abbiamo voluto porre alla Giunta regionale il problema di come affrontare un'emergenza che nel momento in cui abbiamo presentato la mozione ci sembrava assolutamente preoccupante. E la situazione che si è creata in Sardegna, a Cagliari in particolare, con il trasferimento di circa 700 immigrati in prossimità del capoluogo della regione, non va assolutamente sottovalutata. Sappiamo quello che poi è successo, le tensioni che sono emerse tra l'Italia e la Francia e i permessi di soggiorno temporaneo, che in un primo momento sono stati negati dal Governo italiano e poi sono stati utilizzati per cercare di trasferire all'estero il flusso di immigrati bloccati a Lampedusa. C'era il rischio che anche le coste della Sardegna potessero essere interessate da flussi di immigrati in cerca di sollievo alle condizioni assolutamente intollerabili che vivono nel loro Paesi natali. Per cui abbiamo ritenuto opportuno richiamare la Giunta e il Consiglio regionale su questo problema.

Noi sappiamo che è necessario legare strettamente la solidarietà nei confronti di questi popoli lacerati e dilaniati da guerre, da carestie, da problemi assolutamente innegabili, con la necessaria sicurezza che al popolo sardo deve essere garantita. Ecco perché, in maniera assolutamente preventiva rispetto allo scoppiare di problemi che possono essere legati a questa evenienza, abbiamo chiesto alla Giunta di preparare un programma e avviare una serie di iniziative volte a far sì che la Sardegna sia preparata a intervenire con un piano dettagliato di assistenza umanitaria e di accoglienza in strutture idonee, allo scopo di conciliare il dovere di assistenza e solidarietà con la tutela del diritto del popolo sardo a vivere in un territorio tranquillo e ordinato.

E' un problema che sta interessando, e in alcuni casi lacerando, il dibattito politico in Sardegna, ma pensiamo che il Consiglio regionale e la Giunta regionale possano trovare un punto comune d'incontro che ponga la Sardegna tra le regioni non egoiste e non refrattarie alla solidarietà, che possa consentire la predisposizione di un piano per l'emergenza che consenta di garantire le due condizioni che abbiamo posto nella mozione. Ecco perché siamo interessati ad ascoltare le indicazioni che la Giunta ritiene di poter o di dover dare per la soluzione di questo problema.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della interpellanza numero 225 ha facoltà di illustrarla.

BEN AMARA (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Cari colleghi, Assessore, Presidente, questa nostra interpellanza è un richiamo, o meglio un appello alla nostra responsabilità etica, politica e culturale, per poter disegnare un patto di solidarietà relazionale con questi nostri vicini mediterranei che hanno lasciato i loro Paesi per venire qui a cercare lavoro e spesso per andare altrove.

L'arrivo dei migranti in Sardegna non deve spaventarci. Sicuramente i sardi non la pensano come Jacob Riis che diceva degli italiani stipati nei bassifondi di Mulberry Street, a New York, che erano considerati - cito - "una moltitudine misera, ignorante, analfabeta, rissosa e facilmente delinquente". Tutto ciò che accade nella polis, come affermava Aristotele, è opera dell'amicizia e dell'accoglienza, ma attenzione perché la radice di polis, Stato, e di polemos, guerra, è la stessa. Noi vorremmo solo che la nostra Isola fosse terra di pace, accoglienza e amicizia tra i popoli. La Sardegna lo è sempre stata, i sardi sono amici per natura.

Il nostro compito, oggi, soprattutto dopo queste "rivoluzioni del gelsomino" del Nord Africa, è di ripensare altrimenti la venuta dell'altro e l'idea della legge a cui l'ospite o il migrante deve sottostare: se si vuole accogliere l'altro lo si deve fare in modo assoluto e indiscriminato. L'accoglienza, così come la giustizia, deve essere infinita, come una sorta di dono senza restituzione, senza riappropriazione. E' possibile pensare a una democrazia e a una politica che si emancipano dal ricatto della buona nascita? E' possibile ancora pensare a un altro tipo di amicizia, di accoglienza e di politica non fondate esclusivamente sul legame tra Paesi europei?

Noi, come amministratori e come Regione autonoma, dobbiamo essere contro ogni atto materiale e tecnico della civiltà. Dobbiamo, da isolani, dare più importanza ai sentimenti, perché no, alla solidarietà, all'ospitalità, allo spirito e alle relazioni con sé e con gli altri. Bisogna dunque tornare a ripensare un ethos capace di definire un orizzonte umano dal quale nessuno rimanga escluso; ripensare anche il nostro approccio al fenomeno della migrazione, alle tradizioni alle quali siamo formati e dal cui punto di vista abbiamo pensato e organizzato i progetti che oggi egemonizzano il mondo.

E' per questo che noi oggi interpelliamo la Giunta regionale, cioè per sapere cosa intende fare per assistere i migranti e tra loro i profughi cui sia riconosciuto lo status di rifugiati. Vogliamo sapere se la Giunta intende aprire un tavolo di partecipazione con le varie rappresentanze politiche, istituzionali e culturali per affrontare questa emergenza umanitaria.

Quale giustizia, allora, per una democrazia a venire che rinunci a fondarsi sul legame genealogico nonché sul rapporto simmetrico di uguaglianza, ma che abbia invece come riferimento gli amici della solitudine, le singolarità irriducibili di coloro che non hanno appartenenza o comunità?

Bisogna anche modificare, cari colleghi, il lessico che noi usiamo molto spesso per definire questi non italiani: alieno, africano, extracomunitario, clandestino, immigrato, uomo di colore, marocchino, nomade, rom, diverso, straniero. Un vero lessico epistematico, incinto di futurismo, che dovrebbe appunto forse servire come base di partenza e di arrivo per formare, o meglio formatizzare, una società multiculturale e multietnica. Ma una parola come "diverso" che significato ha? Diverso rispetto a che cosa o a chi? Diverso rispetto all'uguale? Come aggiustare dunque il linguaggio rispetto…

PRERSIDENTE. Grazie, onorevole Ben Amara, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.

ESPA (P.D.). Signora Presidente, sarò breve, lo dico per i colleghi che volessero iscriversi, perché ovviamente il tempo è quello che è. Non intendo aggiungere molto a ciò che è statoo detto, perché credo che abbiano già spiegato tutto il mio Capogruppo e soprattutto il collega Ben Amara, il quale mi sembra abbia messo in campo la prospettiva giusta rispetto a una questione che oggettivamente ci riguarda.

Mi rivolgo in particolar modo all'Assessore e al Presidente della Regione: sul pericolo dei cosiddetti stranieri, purtroppo sulla stampa, a livello nazionale ma anche locale sono apparse delle notizie eccessivamente negative. So che è difficile giudicare la stampa, però quando si leggono notizie che lasciano intendere che l'arrivo di 700 tunisini a Cagliari ha creato situazioni di difficoltà, che sin dai primi giorni ci sono stati episodi di violenza e furti e poi si scopre che gli episodi sono stati tre al massimo, non si può non stigmatizzare questo tipo di informazione. E quando si richiama esclusivamente - come giustamente la Giunta e anche noi abbiamo fatto più volte - il fatto che il Governo nazionale ha preso a schiaffi, come succede spesso, la Giunta regionale e le istituzioni sarde decidendo di suo conto la location e la sistemazione dei 700 tunisini, io penso (e questa è la cosa più dignitosa che mi sembra alla fine abbia preso il sopravvento) che ciò che il popolo sardo deve fare davanti a queste situazioni è dire: "Noi tifiamo per la democrazia in Tunisia, noi tifiamo per la democrazia in Libia, noi tifiamo per la democrazia in Egitto". Gli esodi biblici, diciamo così, non sono che una conseguenza di come noi interpretiamo la solidarietà, tipica del popolo sardo. Penso ai problemi che ci sono alla frontiera tra Libia e Tunisia: 100 mila sfollati dalla Libia sono stati accolti e soccorsi dal volontariato tunisino - non dalle istituzioni, ma dal volontariato tunisino -, che fa di tutto e in maniera assolutamente spontanea per mobilitarsi e accogliere i migranti libici.

Ora, se noi partiamo da questo concetto di democrazia, dal fatto che siamo coscienti che sta succedendo qualcosa di epocale, dobbiamo avere, soprattutto come sardi, il senso dell'accoglienza e anteporlo a qualunque altra questione, al problema della location e anche, pur contestandolo fortemente, al fatto che il Governo nazionale continua a pensare a noi come a dei servi inutili, continua a pensare alla Giunta come a una serva inutile, tanto che non ha ritenuto di informarla neanche per telefono. Su questi fatti qualche reazione anche istituzionale l'ho vista, perché giustamente straniero non vuol dire delinquente, nordafricano non vuol dire delinquente. Queste equazioni sono una vergogna per la cultura sarda e a me pare che anche noi ci stiamo "leghizzando", mentre dovremmo "deleghizzare" la Sardegna. La piaga del leghismo (a me non interessa parlare dei leghisti, ma del leghismo), ovvero la paura dello straniero per il solo fatto che sia tale, è un sentimento che non può attecchire nella cultura sarda.

Purtroppo, l'ho detto anche prima, qualche rappresentante istituzionale - per fortuna mi sembra che poi le cose si siano raddrizzate - e alcuni cittadini hanno cominciato, senza che fosse successo niente di particolare, a intonare la cantilena che ritroviamo su alcuni mezzi di informazione nazionali, devo dire abbastanza orientati politicamente, e su alcune tv, per cui lo straniero è il pericolo numero uno e basta che vi siano degli stranieri perché succeda di tutto: si ruba il lavoro ai nostri cittadini, aumenta la violenza, soprattutto di notte, e così via. Mi fa piacere constatare che noi avevamo visto giusto: se la società civile si mobilita ottiene un riconoscimento. E' stato commovente vedere fuori dello stabile di viale Elmas, due giorni dopo l'arrivo dei 700 migranti, uno striscione con su scritto: "Grazie Cagliari". Quello striscione, come dire, era già una ricompensa per gli atti di solidarietà che stavano provenendo dal mondo non istituzionale.

Però, ripeto, chi si ritiene democratico non può nascondere la testa sotto la sabbia. Stanno succedendo cose straordinariamente importanti, che credo riguardino il futuro dell'umanità e che toccano la Sardegna. La Sardegna da questo punto di vista adesso e per il futuro, perché questa emergenza non è finita, dovrà fare in modo che tutti i percorsi siano assolutamente condivisi, ma che al primo punto ci sia l'accoglienza. L'accoglienza vera, l'accoglienza solidale.

A me la parola solidarietà non piace molto, perché mi dà l'idea che si tratti di fare un favore a qualcuno, però ci deve essere questo spirito, che è tipico della cultura sarda. Noi dobbiamo essere d'esempio a tutta l'Italia, perché non ci sono né se né ma davanti all'esigenza di accogliere delle persone. Dopo di che si affrontano i problemi.

Dopo la paura indotta da un leghismo strisciante e imperante, al quale dobbiamo ribellarci, al quale tutti si devono ribellare, sono stati dati i primi novantotto permessi di soggiorno. Ora verrebbe da dire: purtroppo nessuno è rimasto in Sardegna. Ma guarda un po', noi l'avevamo detto che non c'era nessun pericolo per l'occupazione, nessun pericolo per la Sardegna! Anzi a me dispiace che stiano andando via tutti, perché questo prova una volta di più che la Sardegna è una terra con dei problemi. I giovani tunisini, che non sono diversi dai giovani della Sardegna, per quello che vedono, per i ritmi di vita che hanno, per le informazioni che ormai sono accessibili a tutti, sanno benissimo quali sono le condizioni economiche della nostra isola. Quindi i pericoli paventati si stanno sciogliendo come neve al sole.

Pertanto credo che la Giunta regionale - è questo l'invito che è arrivato da tutto il centrosinistra - debba mantenere stabilità a un sistema di accoglienza che prevede che le istituzioni facciano il loro dovere, a prescindere dal fatto (questo lo dico ora qui, ma l'ho detto anche in altre circostanze) che i cittadini si mobilitino spontaneamente per offrire un'accoglienza reale, senza aspettare le istituzioni, così come stanno facendo i tunisini nei confronti dei libici che stanno andando via dal loro Paese a causa della guerra.

Dobbiamo, ripeto, individuare delle soluzioni di accoglienza senza che ci siano prevaricazioni da parte di nessuno. Dobbiamo concretamente tifare per la democrazia in Tunisia, per la democrazia in Libia, per la democrazia in Egitto, e quindi noi sardi diciamo a tutto il mondo, ma soprattutto agli italiani: siamo pronti a fare la nostra parte come istituzioni e siamo pronti a fare la nostra parte come popolo sardo.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Signora Presidente, intanto credo che questo Consiglio regionale debba esprimere un ringraziamento alle associazioni di volontariato, ai cittadini sardi, anche singoli, e alle cittadine sarde che in questi giorni hanno contribuito fattivamente all'accoglienza delle persone che sono arrivate nella nostra Isola e hanno cercato di rendere meno duro il loro soggiorno, fuori della propria terra, qui in Sardegna.

E' da molti anni, devo dire, Presidente, che il centrodestra ha coniato uno slogan: "Cagliari capoluogo del Mediterraneo". A dire il vero questo è uno slogan che è stato coniato per quasi tutte le città che si affacciano su questo mare, tutte capoluogo. La stessa Catania, per esempio, è stata definita in questo modo e questo slogan riecheggia spesso nelle parole del centrodestra. Tutti capoluoghi a parole, grandi centri per grandi eventi, grandi politiche, grandi trasformazioni, peccato però che tutto questo rimanga avulso dalla realtà e in particolare sia assolutamente distante dai fatti che si pongono in essere. Altro che Cagliari capoluogo del Mediterraneo! Altro che la Sardegna centro strategico del Mediterraneo! Nel Mediterraneo scoppia l'emergenza e la Sardegna non viene neanche interpellata, perché di questo si tratta. In fretta e furia il Viminale dispone un piano sfilacciato e 700 persone vengono sbarcate sull'Isola, scortate in un edificio che non è proprio totalmente adeguato a riceverle, e tenute lontano dalla comunità dei sardi, come se avessero problemi particolari e anche contagiosi.

Dico e sottolineo: 700 "persone". Non libici, non tunisini, ma persone: è questo il concetto che tengo a sottolineare. Uomini e donne che hanno affrontato un viaggio per un mare in cui altri prima hanno trovato purtroppo la morte, nella speranza di poter guadagnare opportunità migliori di vita e possibilmente anche un futuro. Ciò di cui stiamo parlando sono le grandi ingiustizie del mondo, l'esistenza sullo stesso mare di una sponda ricca e di una sponda nella quale invece si muore d'inedia, di un teatro di disuguaglianze e ingiustizie che offendono certamente lo spirito stesso sotteso alla parola umanità. Ma in questa sponda finalmente, soprattutto grazie ai giovani, si sta risvegliando la voglia di libertà, di democrazia e di un sistema sociale e politico più giusto, al quale noi dovremo guardare con grande interesse e che dovremo anche sostenere con grande forza.

La verità è che - mi dispiace dirlo ancora una volta - anche nel Programma regionale di sviluppo c'è tutta una serie di affermazioni importanti e ridondanti, come questa, cito testualmente: "L'ambizione è di offrire a tutti i Paesi che si affacciano nel Mediterraneo, con particolare riferimento alla sponda sud, un luogo di eccellenza che faciliti gli scambi multidisciplinari". E ancora: "Rafforzare la propria identità significa anche farsi attori del percorso di sviluppo con una contestuale disponibilità al dialogo interculturale e interreligioso in particolare con le regioni del Mediterraneo". Queste e altre affermazioni contenute nel Programma regionale di sviluppo sottolineano la posizione baricentrica della Sardegna e individuano mille possibilità di cooperazione e di dialogo. La verità, però, è che a oggi di tutto ciò nei fatti non c'è traccia. Non è stata mai attivata una vera politica dell'accoglienza e non si è neanche valutato se le migliaia di persone, come quelle che da anni arrivano comunque sulle nostre coste e che qualche giorno fa sono state riversate d'imperio, per un atto statale, sul nostro territorio, possono essere un potenziale che porta con sé esperienze, competenze, possibilità, ricchezza, umanità, crescita reciproca, sviluppo. Lo sappiamo, siamo un milione e mezzo di abitanti in Sardegna, la nostra popolazione invecchia e non aumenta, al contrario diminuisce, il che è molto preoccupante; ma il trend demografico sarebbe ancora più in diminuzione se non fosse per l'incremento segnato proprio dall'arrivo degli extracomunitari e delle loro famiglie. Le classi nelle scuole si svuotano, i punti nascita vengono chiusi, i reparti idem, e per la stessa ragione il servizio pubblico locale dismette migliaia di chilometri su strada, lo Stato dismette i suoi servizi nei territori e certamente non si sono esauriti gli effetti della bassa densità di popolazione, della scarsa natalità, dell'alto indice di invecchiamento della nostra Isola. Davanti, quindi, c'è un problema per la Sardegna e c'è un problema per altri popoli al di là del Mediterraneo, popoli che possono nel loro incontro trovare un reciproco interesse di soddisfazione.

Davanti alle vostre dichiarazioni e atteggiamenti viene spontaneo domandarsi perché, per esempio, non si sia ancora contemplata l'idea di accogliere queste persone e predisporre una via di integrazione, di inclusione. C'è stata un'altra visione che ha fatto invece emergere la possibilità che queste persone siano una minaccia o, se non una minaccia, almeno un fastidio. Eppure nessuno è proprietario di un luogo solo perché vi è nato, assolutamente no! Dovremmo ricordarci tutti quanti di essere non solo ospiti su questa terra e sui territori nei quali nasciamo, ma di essere anche ospiti dal carattere effimero. Dovremmo ricordarci che anche la Sardegna ha conosciuto, come si sa, periodi di emigrazione verso Paesi più ricchi.

Nel vostro programma di governo, assessore La Spisa, avete scritto: "La persona prima di tutto, lo sviluppo nasce dall'io". Siamo ora di fronte a un'emergenza che richiama esattamente questi termini, questi concetti; l'emergenza di migliaia di persone in cerca di possibilità di sviluppo. Siamo anche di fronte all'emergenza di una regione in cui la desertificazione umana è una delle maggiori cause di malessere. Altro che aver paura o provare fastidio, quindi, di fronte all'arrivo di queste persone sulla nostra Isola! Siamo di fronte a interessi reciproci, che vanno coltivati piuttosto che allontanati o trattati con un atteggiamento teso a escluderli il più possibile dal nostro territorio.

Possibile che non venga in mente velocemente di far quadrare il cerchio? Bisogna andare oltre l'attributo formale della nazionalità; questa è una questione di ordine culturale, di ordine etico, che niente dice in proposito di queste persone, dei loro desideri, delle loro potenzialità, delle loro conoscenze. Bisogna considerare che integrare e valorizzare le persone che arrivano dall'Africa con le loro storie e le loro competenze non è soltanto un dovere di solidarietà, di coesione e di inclusione sociale imprescindibile, ma anche un vantaggio in termini economici, sociali e culturali.

Questo mese si è aperto con l'emergenza di una guerra che si è imposta per entità e sviluppi sulle precedenti ribellioni nordafricane. Alle vittime di terra si sono aggiunte centinaia di naufraghi inghiottiti dal mare mentre cercavano di sfuggire, come si sa, agli orrori del conflitto; morti che forse si sarebbero potuti evitare, teniamolo a mente. Poiché abbiamo la possibilità di farlo, poiché noi siamo anche pochi rispetto al territorio che abitiamo e abbiamo necessità di teste, di competenze e di braccia, credo che sia arrivato il momento di mettere nell'agenda politica di questa Regione il tema dell'immigrazione al centro dell'attività di chi guida il governo regionale; le politiche dell'immigrazione per la coesione, per l'integrazione, perché quanto avviene negli ultimi decenni e quanto continuerà ad accadere nei prossimi anni possa finalmente essere letto, piuttosto che come un problema, come una potenzialità e un'opportunità per tutti.

Questa mozione, è vero, nasce dall'emergenza, dall'atteggiamento anche imperioso e per niente collaborativo che è stato tenuto dal Governo nazionale verso le Regioni, dalla mancata interpellanza di questo Consiglio su un tema così importante, però è anche vero che l'emergenza è stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Oggi, quello che si chiede con questa mozione è che questo tema venga rimesso all'ordine del giorno della Giunta regionale e che si perseguano finalmente delle politiche che certamente abbiano come scopo quello dell'inclusione, della solidarietà, della coesione, ma anche che coniughino questo aspetto anche con gli interessi specifici della Sardegna.+++

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, credo sia giusto testimoniare, con un breve intervento, la vicinanza alle donne e agli uomini che sono costretti a migrare dai loro Paesi, a fuggire da condizioni di vita insostenibili, da pericoli gravissimi che riguardano anche e persino la loro incolumità fisica; una vicinanza che va alle donne e agli uomini che emigrano, ma anche alle loro famiglie che rimangono in patria, se vi rimangono, colpite profondamente nei loro diritti fondamentali.

Noi pensiamo, così come diceva prima il collega Radhouan Ben Amara, che questa vicinanza la Giunta regionale in modo particolare possa manifestarla fondamentalmente attraverso due comportamenti: primo, porre in essere nell'urgenza forme, le più efficaci, di assistenza e sostegno ai migranti, e tra loro in modo particolare ai profughi a cui sia stato riconosciuto o per i quali sia in esame lo status di rifugiato; secondo, aprire un tavolo partecipato di solidarietà attiva con le rappresentanze politico-istituzionali, regionali e locali delle organizzazioni sociali, del mondo della cultura e del volontariato, perché venga definito un piano di accoglienza, suscettibile di aggiornamenti in relazione alle urgenze, che non sia solo un fatto contingente, ma che guardi a questo fenomeno rispetto alla gravità che ha assunto e anche alla durata che può avere.

Noi non abbiamo l'atteggiamento di coloro che non hanno vissuto la condizione dell'emigrazione come comunità di popolo; abbiamo un atteggiamento di grande rispetto per chi è costretto a fuggire dalla fame, oppure dalla persecuzione politica. Questo è un elemento che non contraddistingue tutti e questo Paese, che era un Paese evoluto, socialmente retto, ispirato a principi di solidarietà che sono tipici della cultura cristiana, si è trovato invece ormai avvolto da una grigia nebbia di razzismo che discende dall'egoismo, quello meno giustificato, quello che difende il privilegio, e che proviene da una parte di questo Paese e da forze politiche particolari che oggi reggono anche le sorti del Governo, speriamo per poco. Speriamo che vengano travolti da una buona volontà, quella di cui è capace un popolo come quello italiano, che ha gravi difetti, ma è anche capace di grandi slanci.

L'altra cosa che chiediamo, perché è attuale, e la chiediamo all'Assessore del bilancio perché ne ha in qualche misura una responsabilità, è che l'articolo 4 della legge finanziaria del 2010 venga finalmente attuato. Lì parliamo di progetti speciali destinati all'area euromediterranea, a osservatori che devono intercettare le opportunità di sviluppo e gli allarmi di crisi, cioè di strumenti di indagine che possano essere utili per sviluppare politiche di scambio culturale, politico, sociale e anche commerciale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA

(Segue URAS.) Noi pensiamo che quell'articolo debba essere attuato, Assessore, come uno dei tanti articoli di legge che abbiamo approvato. In questo mondo attraversato da turbolenze pesanti, come quelle che si vivono oggi in quest'area così travagliata del Mediterraneo, forse faremmo bene a essere un pochino meno disattenti e più conseguenti.

Chiudo, Presidente, con un richiamo a tutti noi: troviamo il modo, anche il più semplice, magari votiamo tutte le mozioni che sono state presentate, diamo una risposta affermativa a tutte le interpellanze che sono state presentate, affinché si veda che questo Consiglio regionale è vicino alla sofferenza di questi uomini e di queste donne e vuole attivamente proporsi con iniziative che in qualche misura quella sofferenza riducano.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Signor Presidente, il problema dell'immigrazione è stato affrontato dall'Italia, e quindi anche dalla Sardegna, già prima che lo stesso fosse aggravato dalla crisi nel Nord Africa, dalle "rivoluzioni del gelsomino" o da quant'altro. E' un problema che nasce dal fenomeno del sottosviluppo del continente africano, che richiederebbe degli interventi non limitati all'ospitalità nei confronti dei migranti, ma ben più poderosi e importanti, proprio per affrontare drasticamente il problema del sottosviluppo. Non è, però, questa la sede per parlare dei problemi del sottosviluppo.

Noi oggi ci troviamo di fronte al problema dell'aumento, rispetto al passato, della migrazione dalle coste tunisine e libiche verso l'Italia. Questo fenomeno ha fatto sì che le istituzioni italiane e anche le forze al governo, tra cui gli esponenti della Lega, che notoriamente sono antieuropeisti, si siano lamentate per la mancata solidarietà dell'Europa nei confronti del nostro Paese che sta affrontando questo problema. Peraltro la solidarietà richiesta all'Europa non è stata dall'Italia offerta quando altri Paesi europei hanno affrontato lo stesso fenomeno, diffusosi nei loro territori in maniera ben più massiccia di quanto non sia accaduto in Italia. Basta considerare che (i dati disponibili risalgono al 2010) nei primi nove mesi del 2010 l'immigrazione in Italia è fortemente diminuita. Si è passati dagli 8.289 immigrati dei primi nove mesi del 2009 ai 2.866 immigrati dei primi nove mesi del 2010. Questo perché? E' il frutto degli accordi fatti con la Tunisia e con la Libia, del "bacio di anelli" e quant'altro è stato attuato.

Quindi noi abbiamo posto in essere, con egoismo, una politica volta a limitare l'ingresso degli immigrati nel territorio italiano, senza porci il problema di affrontare alle radici il perché di questo fenomeno migratorio. Nello stesso periodo in Grecia e in Turchia si è passati da 6.607 immigrati a 31.186, e altri 27.030 sono provenuti dall'Albania. Come vediamo c'è un netto divario tra l'incidenza del fenomeno in altri Paesi e quella verificatasi in Italia. Ma anche se consideriamo i rifugiati politici, l'apporto dell'Italia negli anni passati è stato molto limitato. Pensate che nelle classifiche fatte dall'agenzia dell'ONU per i rifugiati politici, l'Italia nel 2008 era al quinto posto tra i Paesi ospitanti e nel 2010 è scesa al quattordicesimo, con 8.200 rifugiati politici. Nello stesso periodo la Francia ne aveva 47.800, la Germania 41.300, la Svezia 31.800 e così via. Addirittura l'Austria e l'Olanda hanno accolto oltre 11.000 rifugiati politici, un numero ben superiore a quello accolto dall'Italia. Questo per dire che l'Italia ha affrontato il problema sulla scia di una linea politica nazionale che noi non condividiamo, che non è accettabile, cioè ci siamo posti in una posizione semplicemente di difesa, volta a porre dei paletti all'ingresso nei nostri confini per non far accedere le persone in Italia e non ci siamo preoccupati di quanto succedeva negli altri Paesi europei. Oggi è troppo facile chiedere all'Europa il sostegno e l'aiuto che noi a suo tempo non abbiamo dato, anzi abbiamo mirato a tutelare solo ed esclusivamente la nostra posizione.

Sicuramente questo tipo di politica non è solidale, sicuramente i vari esponenti antieuropeisti che oggi chiedono aiuto all'Europa non sono credibili. Sia chiaro, anche il comportamento della Francia, quello che abbiamo visto in questi giorni, non è assolutamente condivisibile, però dobbiamo dare atto che in questa situazione sino a oggi l'Italia è stata su una linea di retroguardia. Non solo abbiamo mirato a limitare i "danni" dell'immigrazione, ma non ci siamo neanche preoccupati di affrontare seriamente questo problema e di vedere in quale modo potevamo essere di aiuto per ridurre il fenomeno del sottosviluppo.

In questa situazione, ovviamente, i fatti del Nord Africa aumentano notevolmente il fenomeno dell'immigrazione. Siamo pienamente favorevoli a offrire ospitalità a coloro che ne hanno bisogno; non possiamo chiuderci dietro egoismi più o meno accettabili, paure o quant'altro. Si tratta di persone come noi, ma di persone che soffrono e che hanno bisogno di tutta l'ospitalità che possiamo offrire. In questo ovviamente la Sardegna non può tirarsi indietro, ma qua nasce il problema del rapporto Italia-Sardegna, perché la nostra Regione può mettere a disposizione strutture, può fare tutto quello che è in grado di fare, ma il Governo nazionale deve essere chiamato a fare la sua parte. La Regione Sardegna può anche anticipare, per via della situazione di urgenza, degli oneri finanziari, ma il Governo deve poi essere chiamato a rimborsarne almeno una parte. Noi non adottiamo, al contrario di talune Regioni del Nord, un atteggiamento di rigida chiusura, secondo quella mentalità a cui accennavo prima, e riteniamo che sia giusto offrire a tutti ospitalità, ma sosteniamo ancora una volta che nel clima che attualmente viviamo nei rapporti con lo Stato non debba essere fatto nessuno sconto allo Stato medesimo, il quale deve essere chiamato espressamente a dare il suo contributo, che è dovuto non solo moralmente, ma anche giuridicamente.

Quindi la nostra è una posizione favorevole al sostegno agli immigrati, però riteniamo di dover cogliere questa occasione per presentarci pesantemente, con tutta la nostra autorevolezza, nel rapporto col Governo e far pesare il fatto che la Sardegna ancora una volta non si tira indietro di fronte a un obbligo di solidarietà, a differenza di altre regioni ricche dell'Italia. Vogliamo che la nostra dignità e i nostri diritti siano rispettati. Siamo, quindi, a fianco della Giunta, che siamo convinti vorrà fare quest'opera meritoria e offrire il suo contributo e che invitiamo a farsi valere con autorevolezza nei confronti del Governo nazionale.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Moriconi. Ne ha facoltà.

MORICONI (P.D.). Presidente, colleghi, Assessore, un'emergenza umanitaria di tali proporzioni impone un atteggiamento equilibrato, come quello che quest'Aula questa sera sta mostrando, lontano dal rischio di ogni strumentalizzazione possibile. Ciononostante, anche se è passata più di una settimana, essendo questa la prima occasione utile risulta difficile esimersi dall'esprimere almeno imbarazzo per la bocciatura UE del Piano sull'immigrazione del nostro Governo, lo stesso imbarazzo che in tanti proviamo per i limiti che impediscono all'Italia di parlare nelle sedi europee e internazionali con quell'autorevolezza che avremmo sperato e che invece evidentemente non ha.

Questa nuova ventata di antieuropeismo che abbiamo respirato soprattutto la settimana scorsa, espressa subito dopo tale bocciatura attraverso le parole dei massimi rappresentanti del Governo nazionale, mi sia consentito dirlo in quest'Aula, mi preoccupa e mi indigna, per certi versi, alla pari del sospetto che ho di una reazione del Governo, secondo me, strettamente correlata alla propria incapacità di affrontare il problema di tale emergenza. Ho apprezzato la disapprovazione manifestata dalla Giunta regionale la settimana scorsa circa la decisione assunta da Roma, soprattutto per il modo in cui è stata attuata in Sardegna, di trasferire nella città di Cagliari 700 immigrati, ospitati in viale Elmas, senza alcun coordinamento preliminare con le istituzioni sarde e in palese violazione degli accordi con cui le comunità locali della nostra regione si erano preparate al dovere dell'accoglienza e della solidarietà.

E' palese, lo dico così, la superficialità e l'approssimazione del Governo nazionale nella conduzione politica che attiene all'emergenza di cui parliamo e all'intero sistema dell'accoglienza in Italia, ma di questo in tanti potremmo anche non stupirci più di tanto. Appare piuttosto disgustosa e irresponsabile, invece, la deriva razzista che la Lega, il partito a cui appartiene il Ministro dell'interno, sta imprimendo all'intera vicenda, con le esternazioni a effetto speciale dei suoi leader nazionali e locali, che, ci piaccia o no, condizionano in modo significativo l'opinione pubblica e il dibattito generale. Io sono sicuro che in Veneto come in Sardegna debbano essere garantiti i termini di sicurezza, a tutela delle popolazioni ospitanti così come degli immigrati, ai quali vanno peraltro riservate le condizioni di vivibilità e di dignità umana per il tempo almeno in cui dovranno stare nel nostro Paese e nelle nostre città. E' una questione di civiltà. Mi sembra importante sottolinearlo qui, perché le parole, e soprattutto gli atti politici conseguenti, assunti da chi ha evidentemente responsabilità pubbliche, diventano il più delle volte macigni, specie quando sono veri e propri slogan, come in questo caso, capaci di alimentare sentimenti di solidarietà oppure, come è successo e sta ancora succedendo altrove, impulsi razzisti e generatori di odio e di violenza.

I cagliaritani si sono distinti in questi giorni per la straordinaria generosità e l'ospitalità verso le centinaia di extracomunitari costretti a migrare dalla loro terra per inseguire i loro sogni o sfuggire agli incubi della guerra o di una povertà peggiore della nostra. Ne siamo tutti fieri, ma non c'è dubbio alcuno che se da una parte la solidarietà dei cagliaritani alla lunga non risolverà il dramma vero di questa gente alla ricerca di una prospettiva e di un futuro diverso dalla transizione di questi giorni, dall'altra, superate le prime settimane, saranno gli stessi immigrati a non poter contenere più questa loro nuova condizione che rischia di somigliare di più a una sorta di reclusione con libertà vigilata, tutta concentrata all'interno di pochi edifici, per adesso dell'edificio di viale Elmas, dove convivono centinaia di persone. E la delusione, sommata ai nuovi disagi che comunque, lo si voglia o no, saranno destinati a crescere, rischia di degenerare quegli stessi disordini di cui abbiamo letto, avvenuti nei giorni scorsi in altre parti d'Italia e ieri notte anche a Cagliari. Ecco perché considero folle e irresponsabile l'atteggiamento del Governo, laddove ha preferito ignorare la fatica dei nostri sindaci nell'elaborazione di soluzioni che sarebbero state sicuramente più consone per la nostra Isola sia dal punto di vista logistico che sociale, quindi della sicurezza generale, per imporre una soluzione voluta e valutata chissà dove e chissà da chi. Per questo la disapprovazione bipartisan nei confronti del Governo nazionale, quella che supera gli steccati della politica tradizionale per porre al centro sia i valori umanitari dell'accoglienza che della solidarietà, sia i doveri di garanzia e rassicurazione nei confronti delle nostre comunità, costituisce un'importante risposta all'ennesimo schiaffo subito a danno delle nostre istituzioni democratiche, ma aggiungerei di tutti i sardi, da un Governo che davvero non perde occasioni per infliggerci umiliazioni e offese.

Resta, in ogni caso, Assessore, incomprensibile la discriminazione con la quale la nostra Regione ha voluto distinguere la propria disponibilità all'accoglienza nei termini dell'esclusione di tutti coloro i quali non fossero stati profughi di provenienza libica. Ritengo imprescindibile, per qualsiasi impegno di tipo umanitario, in un contesto tra l'altro complesso e delicato come quello dell'area di crisi dalla quale giunge il flusso di migranti, rimuovere ogni limite e discriminazione possibile per un atto dovuto a chi soffre di più e nel contempo promuovere veramente l'immagine di una Sardegna terra di pace e di accoglienza.

Mi preme, infine, rappresentare o rinnovare in questa sede, non avendo avuto riscontro prima, un'interrogazione sullo stesso tema indirizzata al Presidente della Regione, il rischio, che credo non possa essere considerato remoto né deve esser sottovalutato, di nuovi e più importanti sbarchi nelle coste meridionali della nostra Isola, rischio per il quale esprimo la mia viva preoccupazione. Chiedo che il Consiglio regionale venga informato dei piani della Giunta, necessari per prevenire ulteriori situazioni emergenziali che non solo aggraverebbero la situazione, peraltro già abbastanza critica, delle nostre popolazioni, ma a ridosso della nostra stagione turistica, ormai alle porte, potrebbero addirittura determinare gravi ricadute all'intero sistema economico della nostra Isola. Sarebbe utile, Assessore, sapere se è già stato predisposto un coordinamento degli enti locali più esposti a tale pericolo, con il diretto coinvolgimento dei rispettivi sindaci, quali decisioni sono state adottate o la Giunta intende adottare per garantire la sicurezza delle coste sarde e quali mezzi e soluzioni sono stati individuati al fine di contenere le possibili problematiche, che non vorremmo assumessero mai i toni drammatici di cui abbiamo già detto, che possono conseguire agli enormi carichi di sofferenza e disperazione, come quelli che in parte hanno già varcato i confini della nostra regione. Alla solidarietà ai migranti è necessario aggiungere parole e impegni capaci di rassicurare anche le nostre piccole comunità locali. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Io sono fra quelli che, con preoccupazione, registrano non tanto il ricorso allo strumento della mozione, che è uno strumento legittimo e nella disponibilità non solo delle opposizioni, ma di tutti i consiglieri regionali, quanto la frequenza con la quale questo Consiglio regionale viene convocato per discutere di mozioni. E se ormai gli si attribuisce l'appellativo di "mozionificio", anziché di assemblea legislativa, qualche ragione ci deve essere.

Argomenti come quelli riportati in questa mozione sono propriamente oggetto di un dibattito serio e avrebbero richiesto forse anche una maggiore tensione, lo dico richiamando soprattutto i colleghi dei banchi della maggioranza, perché stiamo parlando di persone, stiamo parlando di politiche che questa Regione deve approntare nei confronti di soggetti che, per accidenti storici, conflitti, situazioni terribili nei Paesi di appartenenza, sono costretti a cercare sistemi democratici, sistemi di libertà, sistemi che diano dignità alla loro persona. E allora, da un lato ci sono aspetti che richiamano i doveri di fratellanza, di accoglienza, di carità, nel senso cristiano del termine, però, colleghi, mi riferisco soprattutto alle mozioni che hanno come primi firmatari gli onorevoli Bruno e Uras, non si può introdurre un argomento di questa portata già prevedendo una sorta di conflitto politico a tutti i costi.

Io ho letto le tre mozioni e devo dare atto, pur nella distanza che c'è fra un partito come Italia dei Valori e il nostro, di un apprezzamento che esprimo pubblicamente, perché si tratta di argomenti che io mi auguro non debbano sempre trovare la contrapposizione a tutti i costi, soprattutto laddove il problema lo si pone in maniera serena e pacata, come hanno fatto gli onorevoli Adriano Salis, Daniele Cocco e Giannetto Mariani. Badate, lo dico senza infingimenti, io non ho difficoltà ad apprezzare e ad approvare una mozione di questa natura, perché si pone in termini non pregiudizialmente critici per quello che si è fatto, ma in termini assolutamente responsabili per quello che è necessario fare rispetto a un fenomeno che può essere di dimensioni davvero epocali. Quindi ben venga questo contributo serio, questa indicazione alla Giunta per trovare le soluzioni più adeguate al problema.

A me non interessa dare ora la pagella al Governo nazionale, giudicare se abbia operato bene, se poteva fare di più - sicuramente sì - di fronte a un evento straordinario. Mi interessa qui, da sardo, in Sardegna, sapere se la Giunta regionale, il Presidente e l'assessore La Spisa, che se n'è occupato in prima persona, hanno posto in essere tutte le azioni possibili per far fronte a questo problema. Io ritengo che qualunque presidente o assessore di qualunque colore politico, data la situazione, non avrebbe potuto operare così bene come ritengo abbiano fatto i nostri rappresentanti. L'assessore La Spisa, per la verità, non si è nascosto dietro un dito quando ha ritenuto di dover sollevare giustamente anche i toni nei confronti del ministro Maroni, il quale aveva assunto l'iniziativa unilaterale di localizzare in un sito vicino al centro della città di Cagliari il punto di accoglienza. Giustamente la Giunta regionale e l'assessore La Spisa ritenevano che altra avrebbe potuto essere la soluzione più adeguata e non hanno avuto nessun tentennamento nell'evidenziare gli aspetti anche critici di alcune scelte.

Ma al di là di questi aspetti, ciò che ci ha convinti, per le notizie che abbiamo e che sentiremo dall'assessore La Spisa, è che in questa circostanza è stato fatto davvero tutto il possibile; tutto il possibile per dare accoglienza, tutto il possibile perché quelle persone non patissero ulteriore disagio rispetto a quello che già di per sé rappresenta un disagio gravissimo, ovvero doversi spostare dal Paese d'origine nelle condizioni che tutti conosciamo. Abbiamo soprattutto apprezzato il fatto che la Giunta regionale e l'assessore La Spisa in particolare hanno avuto il bon ton istituzionale di coinvolgere il sistema degli enti locali, i comuni interessati, le organizzazioni di volontariato e un'organizzazione importante, che ha già esperienza nel settore, come la Caritas.

Ecco perché mi auguro che noi tutti possiamo avere occasioni per utilizzare lo strumento della mozione per discutere argomenti di questa natura, che sono qualificanti, ma soprattutto mi auguro che su questioni di questa natura non si debba ricorrere sempre allo scontro ideologico o pregiudiziale. Mi auguro, conoscendo la sensibilità dei presentatori delle altre due mozioni, che, ripeto, hanno come primi firmatari gli onorevoli Bruno e Uras, che si possa davvero pervenire a un ordine del giorno unitario di questo Consiglio, purché vada nella direzione giusta, purché sia volto a sostenere lo sforzo del Governo regionale e anche indicare, se ne abbiamo, idee e soluzioni, perché penso che nessuno, né l'assessore La Spisa, né il Presidente, né la Giunta nella sua interezza, né questa maggioranza, si opponga a suggerimenti che davvero aiutino a dare soluzione concreta al problema.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Sento il dovere e il bisogno di intervenire su un argomento come questo anche per testimoniare e solidarizzare con popoli, donne e uomini ai quali sono stati perpetrati molti danni, ai quali sono state negate molte cose, a iniziare dalla libertà e dal lavoro. Probabilmente, come richiamava poc'anzi il collega Pittalis, avremmo dovuto dedicare qualche minuto in meno alla proroga della legge sul piano casa e forse riservare maggiore tempo e spazio a un dibattito come questo, proposto attraverso gli strumenti che abbiamo ritenuto opportuno utilizzare (il mio Gruppo l'interpellanza, altri Gruppi le mozioni), perché va detto a gran voce, va gridato, se fosse possibile, il dramma che una parte dell'umanità sta vivendo. Si ripete una storia antica, in cui un Nord sempre ricco, arrogante e prevaricatore, dopo aver sfruttato e utilizzato le risorse del Sud, agisce per ricacciare in quei territori in larga parte depredati chi da essi cerca di andar via. Stranamente, però, questo accade in un momento in cui il Nord più di altri ha sostenuto la globalizzazione, la libera circolazione delle persone e ancor più delle merci, che consentono operazioni di facile arricchimento a danno di altre popolazioni. Popolazioni rapinate e depredate due volte: prima da chi ha sfruttato i loro territori e ha depredato le loro risorse, oggi da dittatori senza scrupoli che si sono arricchiti a dismisura sfruttandole e derubandole.

Il mondo, badate, non sta cambiando, il mondo è già cambiato e ci rendiamo conto o dovremmo renderci conto tutti che la situazione è così mutata che va fatta una riflessione seria e vanno adottati strumenti che devono, come dire, ristabilire regole e criteri su questo pianeta. Non fuggono solo donne e uomini perseguitati in patria, fuggono anche popolazioni che sono forse all'avanguardia rispetto al mondo occidentale. Fuggono persino i giapponesi dopo il disastro dell'inquinamento atomico, perché vittime di un'esasperata industrializzazione che è sicuramente il frutto di una concezione della vita che deve invece ritornare, come ho detto stamattina, a un vivere più austero e parco rispetto a quello che ci siamo permessi fino a oggi, consumando quello che era di altri o almeno una parte del mondo sta consumando la parte di altri.

L'ospitalità è per noi, popolo sardo, una condizione innata. Ricordo che ancora oggi, in una terra come la Romagna, il comune di Bertinoro mantiene viva la tradizione dell'ospitalità con la festa delle Anella, in cui si rievoca un rito dell'antichità, quando l'ospite era, come dire, desiderato perché portava novità, notizie, cultura, informazione, esperienza, arricchiva la comunità che lo accoglieva ed era quasi conteso in una gara di ospitalità. Oggi, invece, assistiamo a situazioni decisamente diverse; abbiamo l'arroganza e la presunzione di conoscere tutto e invece conosciamo poco o abbiamo molte lacune. E comunque noi dobbiamo essere richiamati e dobbiamo richiamare gli altri a un principio sul quale non ci può essere alcuna deroga: chi va per mare va aiutato nel momento del bisogno e se arriva a terra va accolto e assistito. E va assistito chiunque, tanto più se è profugo e in attesa di un asilo politico che non sempre gli viene offerto con generosità e altruismo.

La verità vera è che purtroppo, come riporta oggi il quotidiano La Repubblica, nel far riferimento a una situazione creatasi in Ungheria, c'è una crescita a dismisura dei partiti della destra xenofoba, con punte devo dire preoccupanti che si notano soprattutto in Paesi che per noi sono un esempio di democrazia, di tolleranza, di condizioni di vita avanzate: in Finlandia la destra raggiunge il 19 per cento, in Olanda il 15,5 per cento, in Austria il 25, 8 per cento, in Svizzera quasi il 30 per cento. Credo che questo debba preoccupare, così come deve preoccupare la situazione della Francia, dove il partito di Le Pen si attesta intorno al 15 per cento, ma deve preoccupare anche l'atteggiamento della Lega Nord, che in Italia supera l'8 per cento e soprattutto assume quelle posizioni e quell'atteggiamento che abbiamo visto sostenere dal ministro Maroni e da tutti gli aderenti alla Lega Nord.

La Sardegna, che certamente non vive un momento felice, ma che non si è mai tirata indietro di fronte alla necessità di offrire ospitalità, lo ha fatto in modo istintivo. Credo che noi oggi dobbiamo innanzitutto chiedere - ed è questa la ragione dell'interpellanza che il nostro Gruppo ha presentato - che la Regione Sardegna, quindi la Giunta regionale, sia solidale in primo luogo con quel popolo sardo che si è dichiarato pronto a ospitare coloro che vivono una situazione di difficoltà, per aiutarli, e questa deve essere la fase successiva, a trovare condizioni di recupero della propria dignità e della libertà nei propri Paesi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Anch'io penso che su questo tema sia stato opportuno che il Consiglio regionale abbia avuto la possibilità di riflettere e di assumere una sua posizione e do atto a tutti gli interventi, veramente a tutti, di aver affrontato questa questione, almeno mediamente, diciamo così, con una certa attenzione a non cadere in dibattiti o polemiche strumentali.

La questione ovviamente non è semplice, infatti non è immediato che si possa parlare di questo argomento trovando unanimità di posizioni, unanimità di valutazioni. Ci sono evidentemente anche posizioni diversificate oppure sfumature diverse nel modo di affrontare questo problema. Vorrei sintetizzare quella che è stata la posizione assunta fin dall'inizio dalla Giunta regionale, a iniziare dal Presidente, da me personalmente che ho partecipato alle riunioni a Roma, e dall'Assessore degli enti locali, che insieme a me fin dal primo giorno ha convocato le rappresentanze degli enti locali proprio per dare una comunicazione sulla dimensione del problema e per attivare immediatamente una disponibilità di massima ad affrontare ragionevolmente questo problema.

La nostra posizione, che tutto sommato, per quanto è emerso dagli interventi fatti, mi sembra sia condivisa dal Consiglio, è questa: noi condividiamo il fatto che rispetto al fenomeno dell'immigrazione non si debba assumere una posizione pregiudizialmente discriminatoria. E' stato detto: "Nessuna discriminazione tra i migranti a seconda del Paese di origine". Siamo d'accordo, nessuna discriminazione, ma una ragionevole distinzione è necessaria, una distinzione cioè tra chi va via dal proprio Paese a causa di calamità naturali o perché vi è in corso una guerra (situazioni estreme che provocano fenomeni migratori intensi, pressanti, spesso incontrollabili) e chi lo fa per altri motivi. Occorre fare una distinzione tra le diverse situazioni perché dobbiamo essere buoni, ma non buonisti; buoni nel vero senso della parola, ma non accondiscendenti rispetto ad alcune spinte migratorie che, non dimentichiamolo, sono di fatto favorite da trafficanti o da governi che per non affrontare il problema dello sviluppo locale scaricano le proprie responsabilità favorendo di fatto un vero e proprio mercato di persone. Ignorare che siamo di fronte anche a questi fatti sarebbe veramente semplicistico.

Fatta questa distinzione, che è una distinzione non una discriminazione, noi siamo certamente favorevoli a mettere il nostro territorio, le nostre risorse, la nostra gente, le nostre organizzazioni di volontariato, la rete di solidarietà, che è propria tra l'altro di questo territorio e di questo popolo, a disposizione di chi viene nella nostra terra e chiede aiuto. Questa è stata la nostra posizione fin da subito. Noi non respingiamo nessuno, stiamo evidentemente a quello che una distinzione legislativa - piaccia o non piaccia - stabilisce, cioè che l'accoglienza è diversa se si tratta di richiedenti asilo, quindi di profughi, oppure di persone che arrivano senza alcuna motivazione e senza alcun controllo e che devono essere quantomeno identificate. Una delle 700 persone arrivate a Cagliari con la nave Clodia, se non ricordo male, qualche giorno fa, è stata immediatamente arrestata perché era un trafficante di droga. Credo che a nessuno sfugga che l'accoglienza non può essere scambiata con la totale e irresponsabile accoglienza, e sostanzialmente il favoreggiamento di persone che certamente non arrivano con buone intenzioni. Chi viene è ben accolto, ma credo sia giusto che rispetti le nostre leggi, le nostre usanze e la nostra cultura.

Sono perfettamente convinto che la mobilità sociale e anche la mobilità etnica siano un valore. Ogni civiltà si è sempre mossa non chiudendosi in se stessa, e quel che vivono oggi la Sardegna, l'Italia e l'Europa, cioè una spinta demografica prossima allo zero o addirittura inferiore, pone problemi enormi proprio per la sopravvivenza stessa della nostra civiltà. E' una civiltà che non vuole crescere quella europea, italiana e purtroppo anche sarda, per mille problemi, ma che non può considerare il fenomeno migratorio di per sé come un pericolo; lo deve invece guardare in faccia e considerare eventualmente come una possibilità di confronto tra popolazioni, civiltà e culture, certamente con la dovuta attenzione a difesa di se stessa.

Dette queste cose, un altro aspetto è molto importante, e cioè ciò che noi dobbiamo e vogliamo fare di fronte a questo fenomeno deve essere affrontato, nella distinzione dei ruoli istituzionali, all'interno dei diversi livelli: statale, regionale, provinciale, comunale e della società civile. La materia dell'immigrazione deve comunque continuare a essere gestita con una responsabilità organizzativa e finanziaria dallo Stato italiano. Questo deve rimanere un punto fermo, poi certamente le istituzioni, le realtà istituzionali regionali, provinciali, comunali, insieme a tutta la società civile, possono coordinarsi - e stiamo cercando di farlo - in modo tale che ciascuno faccia la propria parte. Se arriveranno famiglie con minori o con persone in condizioni di particolare difficoltà, vengano accolte e in qualche modo sostenute da una rete di servizi nell'ambito delle politiche sociali dei nostri enti locali, con tutto quel che può fare il sistema istituzionale e sociale, ma stando bene attenti a che non vi sia da parte del Governo la volontà di scaricare frettolosamente sui livelli regionali e comunali tutte le responsabilità, a partire da quella finanziaria.

Nel primo incontro, svoltosi al Ministero dell'interno, noi abbiamo avuto l'assicurazione che il fondo per la protezione civile sarebbe stato dotato di sufficienti risorse finanziarie per far fronte a questo problema e che il commissario delegato, che a oggi è il prefetto Gabrielli, Capo del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, avrebbe avuto la responsabilità di attivare anche localmente persone che potessero essere abilitate a gestire dei fondi, delle risorse, e che però rispondessero a un centro di responsabilità ben preciso. Fatte queste due distinzioni, credo che tutti gli sforzi, tutto l'impegno nostro possa essere quello di dare unitariamente un'indicazione a tutto il nostro sistema perché affronti questo problema con senso di responsabilità, tenendo presente che trattiamo con persone e non con cose, ma che esiste anche un problema di sicurezza del nostro territorio comunque da garantire.

PRESIDENTE. Sulla mozione numero 118 ha domandato di replicare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Signor Presidente, noi abbiamo preso atto delle dichiarazioni dell'Assessore e riteniamo che il dibattito, comunque importante, che si è sviluppato in quest'Aula ci possa portare a formulare un ordine del giorno, speriamo unitario, che tenga conto del lavoro che è già stato fatto, ma anche del lavoro che sicuramente ci attende, con la predisposizione di un piano articolato che dovrà vedere ancora protagonisti, dovrà coinvolgere, sulla base delle indicazioni della Protezione civile nazionale, che dovrà comunque farsi carico del finanziamento dell'emergenza, il Consiglio regionale, le comunità locali, la rete dell'associazionismo e del volontariato, insomma tutte le istituzioni e probabilmente anche il sistema scolastico e le università.

In questo senso, Presidente, noi abbiamo elaborato un ordine del giorno, che i Gruppi stanno adesso valutando, per cui le chiederei qualche minuto di sospensione per definirlo e arrivare al voto.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, nel frattempo procediamo con le repliche.

Sulla mozione numero 122 ha domandato di replicare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo velocissimamente, Presidente, per prendere atto della replica dell'assessore La Spisa e per confermare che noi siamo attenti e partecipi rispetto a qualsiasi iniziativa volta a incanalare tutti gli atti della Giunta regionale e della Regione Sardegna in provvedimenti che puntino ad alleviare le condizioni di sofferenza e disagio che vivono in maniera assolutamente evidente i nostri fratelli che vengono dal Nord Africa e che sono sottoposti a pesanti pressioni di carattere familiare, economico e anche psicologico.

Noi riteniamo che la Sardegna abbia la possibilità di dare complessivamente una risposta fors'anche più attenta di quella che è stata data con la scelta della struttura di viale Elmas, in quanto dispone di insediamenti militari assolutamente inutilizzati e di tutta una serie di strutture che sono funzionali a uso accoglienza. Siamo assolutamente contrari - ma mi è sembrato che l'assessore La Spisa non prendesse in considerazione questa ipotesi - all'allestimento di tendopoli gigantesche che possono solamente accentuare il disagio, sia degli immigrati che delle nostre popolazioni, per cui auspichiamo che questa discussione possa essere provvisoriamente chiusa con un'indicazione unitaria del Consiglio che dia alla Giunta il mandato di definire delle soluzioni consone ai problemi posti dalle mozioni e soprattutto dia alla Sardegna la possibilità di presentarsi al mondo con soluzioni assolutamente in linea con la civiltà e l'ospitalità che contrassegnano il nostro operato. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Hanno diritto di replica anche i presentatori dell'interpellanza, che hanno tre minuti a disposizione.

Sulla interpellanza numero 225 ha domandato di replicare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Io non ho nessuna voglia di commentare la replica dell'Assessore, perché abbiamo due concetti diversi di immigrazione: lui è per la sicurezza, io sono per la contaminazione culturale.

Devo soltanto assicurare all'Assessore che quegli immigrati, che ieri erano 700 e oggi sono diventati 600, non rimarranno in Sardegna. Glielo assicuro io, Assessore. Usano la Sardegna e l'Italia solo come un ventre molle per poter attraversare l'Europa e arrivare in Germania o in Francia. Dunque, pace!

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Poiché viene mantenuta la richiesta di sospensione di cinque minuti, sospendo i lavori sino alle ore 20 e 30.

(La seduta, sospesa alle ore 20 e 25, viene ripresa alle ore 20 e 32.)

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Bruno - Ben Amara - Salis - Diana Mario - Steri - Fois -Dedoni - Dessì - Capelli sulla crisi libica e l'accoglienza dei profughi nordafricani.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle mozioni n. 118 e n. 122 e sull'interpellanza n. 225/A, relative alla crisi libica e all'accoglienza di profughi nordafricani,

CONSIDERATO che la Sardegna, in ragione della sua particolare posizione geografica al centro del Mediterraneo intende perseguire la sua storica vocazione all'ospitalità e all'accoglienza, anche nei confronti dei popoli nordafricani che, in fuga dai loro paesi di origine cercano rifugio, libertà e solidarietà;

RILEVATO che a tal fine deve essere rimossa una pregiudiziale discriminazione fra coloro che sono coinvolti nel più generale esodo derivante dalla crisi del Nord Africa e nel contempo garantita la sicurezza;

RICONOSCIUTO che giovani, donne e uomini, che conquistano a duro prezzo, con coraggio, la libertà rappresentano una risorsa per tutti;

DATO ATTO che l'articolata e ricca rete di associazionismo e del volontariato della Sardegna ha già dimostrato di essere all'altezza della sfida di solidarietà e di fraternità richiesta;

RILEVATO altresì, che questo esodo deve rappresentare un momento di riflessione generale e di conseguente azione nei nuovi fenomeni migratori che ci interesseranno nei prossimi decenni,

impegna la Giunta regionale

1) a operare, d'intesa con il Governo centrale, per la definizione di un piano regionale di accoglienza e sistemazione dei migranti provenienti dai paesi del Nord Africa col massimo coinvolgimento e condivisione da parte delle comunità locali, del sistema associazionistico e del volontariato regionale;

2) a conseguire ogni utile confronto istituzionale perché la Sardegna possa disporre di strumenti e indirizzi volti all'attuazione di una concreta politica di integrazione e di inserimento socio-culturale in armonia con le capacità di solidarietà della comunità sarda;

3) a riferire in Consiglio regionale sulla proposta di piano regionale di accoglienza e sui relativi indirizzi, in coerenza con le indicazioni della Protezione civile nazionale che dovrà, comunque, farsi carico del finanziamento del piano di emergenza. (1).)

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Il parere della Giunta è favorevole.

PRESIDENTE. Ovviamente le mozioni si intendono ritirate.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Dessì, Manca e Petrini hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cucca - Cuccu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Stochino - Zedda Alessandra - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 51

votanti 50

astenuti 1

maggioranza 26

favorevoli 50

(Il Consiglio approva).

I lavori odierni si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per martedì, 3 maggio, alle ore 10, con all'ordine del giorno il disegno di legge numero 222/A, parte I.

La seduta è tolta alle ore 20 e 37.


[PS1]PL 256 Modifiche alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4?



Allegati seduta

CXCV Seduta

(POMERIDIANA)

Martedì 19 aprile 2011

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente CUCCA

indi

della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente CUCCA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 42.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 16 marzo 2011 (188), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pietro Cocco, Michele Cossa, Simona De Francisci, Paolo Maninchedda, Marco Meloni, Efisio Planetta e Massimo Zedda hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 19 aprile 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Commemorazione di ex consigliere

PRESIDENTE. E' con profonda commozione che il Consiglio regionale commemora oggi l'onorevole Ferruccio Bertolotti, scomparso recentemente dopo una vita dedicata anche alla politica. Esponente della Democrazia Cristiana fu eletto nella sesta legislatura. Il ricordo che ha lasciato è quello di un politico corretto, attento ai problemi della gente, ligio verso le istituzioni e sensibile alle esigenze del popolo.

Eletto nel 1969 nelle liste della Democrazia Cristiana, circoscrizione di Cagliari, ha fatto parte del Gruppo consiliare D.C. per tutta la legislatura. Al centro dei suoi interessi politici i problemi relativi alle riforme, all'agricoltura e all'ambiente. Durante la sua attività legislativa l'onorevole Bertolotti ha firmato numerosi progetti di legge che con la sua determinazione contribuì a far approvare. Il suo dinamismo politico-istituzionale lo portò a partecipare e a dare il suo prezioso apporto ai lavori delle Commissioni e alle sedute di alcuni organismi consiliari. Fece parte della Giunta delle elezioni, della Commissione speciale "Palazzo Consiglio", della Commissione autonomia, della Commissione bilancio e della dodicesima Commissione integrata bilancio. Della prima Commissione e della terza per circa due anni fu anche segretario.

L'onorevole Bertolotti, nonostante l'intensa attività che svolse all'interno del Palazzo, non dimenticò mai i problemi della gente, che anzi furono la direttrice unica della sua azione politica. L'esponente della Democrazia Cristiana nel corso della sesta legislatura, presentando interrogazioni e mozioni, si occupò soprattutto di riforme, con particolare riferimento all'organizzazione burocratica dell'apparato regionale. Ma la sua iniziativa legislativa spaziò dall'agricoltura all'ambiente, dall'industria ai trasporti. A parte il suo grande impegno politico, i sardi lo ricordano per la sua grande disponibilità e per l'umiltà che ha caratterizzato il suo impegno nelle istituzioni. Conclusa la legislatura, l'onorevole Bertolotti proseguì nell'impegno politico, mettendo a disposizione dei cittadini la sua grande esperienza nel rispetto degli alti valori democratici che lo hanno ispirato.

Nell'esprimere al figlio Massimo, consigliere regionale nell'undicesima legislatura, e ai familiari tutti il cordoglio dell'intera Assemblea regionale e mio personale, sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 46, viene ripresa alle ore 16 e 51.)

Continuazione della discussione e approvazione della proposta di legge Sanna Matteo - Contu Felice - Meloni Francesco - Murgioni - Peru - Diana Mario: "Proroga dei termini di cui alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo)" (273/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale della proposta di legge numero 273/A.

Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, colleghi, mi corre l'obbligo, lo dico senza paura di essere smentito, di ringraziare il Presidente della quarta Commissione e la Commissione nella sua interezza per aver dato la possibilità, con questa proposta di legge, di approfondire il contenuto della seconda propost[PS1] a di legge sul piano casa, perché, come tutti sappiamo, la materia urbanistica è talmente complessa e dinamica che occorre, se non di giorno in giorno, di periodo in periodo, rivisitare le norme, stanti gli adattamenti che la materia può subire nel contesto urbanistico ed economico generale.

In audizione in Commissione la Giunta ha proposto degli emendamenti, con la speranza che altri ne venissero presentati al fine di arrivare ad avere uno strumento legislativo che rispondesse con trasparenza e concretezza alle problematiche, che non sono poche, legate all'edilizia e di pari passo all'occupazione e alla salvaguardia dell'ambiente. Sinceramente, per fare questo io ritengo sia necessario da parte dell'Aula che questa problematica sia esaminata il più possibile con obiettività, pensando all'interesse generale e non - io sono chiaro quando parlo - alla difesa a spada tratta di qualche feticcio, di qualche dogma che pare o parrebbe assolutamente intoccabile e non rivedibile. Nulla è perfetto, tutto è perfettibile, anche e principalmente le norme che vengono approvate in quest'Aula.

Perché dico questo? Perché non ho nessuna difficoltà ad ammettere che il piano casa, ossia la legge numero 4 del 2009, ha destato qualche perplessità interpretativa negli uffici tecnici comunali, ma anche in tutto il sistema economico che ruota attorno all'edilizia. E' per questo che si è intervenuti con le direttive sull'agro - rispondendo, tengo a precisarlo, esclusivamente a un ordine del giorno del Consiglio regionale -, che davano l'interpretazione autentica di un comma dell'articolo 3. In seguito è stata presentata la seconda proposta di piano casa, e invito i colleghi a leggere la norma contenuta nell'articolo 13, che chiaramente, per chi la sa leggere, è fondamentalmente diversa dalle direttive sull'agro, le quali, ripeto, erano state emanate in risposta a un ordine del giorno, mentre quella norma si rifà al decreto Floris e prevede la possibilità di realizzare vari interventi nella fascia costiera, in quella famosa fascia costiera per la quale il Piano paesaggistico regionale prevede le intese. Mi domando, tra l'altro, che cosa siano le intese se non delle deroghe alla legge, di cui si dà pur sempre un'interpretazione soggettiva, e l'intervento di qualche collega in riferimento ad altre intese ne è stata la dimostrazione perché il concerto o l'intesa è sempre un rapporto tra due o più parti che si può porre in essere oppure no. Questo sì che genera interpretazioni differenti e probabilmente qualche volta anche motivi speculativi.

In quella norma, ripeto, è stato chiarito che le amministrazioni comunali possono disciplinare in riferimento alla fascia costiera: a partire da un lotto minino di un ettaro nessuno impedisce di arrivare a dieci ettari, per essere chiari, per poter costruire un metro cubo. Quindi è data nuovamente facoltà alle amministrazioni di autodeterminarsi per quanto riguarda la fascia costiera.

Ho seguito attentamente la discussione e sto dicendo queste cose proprio perché credo che se una norma così importante viene da tutti considerata nella sua oggettività probabilmente riusciamo a dare alla Sardegna uno strumento utile. Io non ho mai contestato né contesto l'impianto del Piano paesaggistico, me ne guardo bene, ma dico anche che nella sua applicazione quel piano ha determinato tante di quelle difficoltà, tante di quelle perplessità da ingessare qualsiasi attività urbanistica. Allora bisogna stare attenti, perché se è necessario intervenire lo si deve poter fare. La legge numero 4 probabilmente, anzi certamente, è nata perché, stante l'approvazione del PPR, occorreva uno strumento che potesse in qualche maniera sbloccare dei punti critici, peraltro segnalati dalle amministrazioni comunali e dai cittadini in tutti gli incontri in cui si è parlato di revisione del PPR e del programma "Sardegna fatti bella". Abbiamo recepito tutte le criticità segnalateci dalle amministrazioni comunali nonché il parere della Commissione urbanistica durante l'esame della proposta di legge sul cosiddetto "piano casa 2", che poi in Aula non è passata. Non si è fatto altro, è stato aggiunto qualcosa, ovviamente, ma in positivo.

E allora, anche se la discussione odierna è stata un'anteprima di quella che potrà essere la discussione sul nuovo piano casa, in quanto la proposta di legge oggi in esame prevede solo una proroga per evitare un vuoto amministrativo, prego il Presidente della Commissione di continuare nell'esame della proposta della Giunta o di altre proposte che possano essere presentate dal Consiglio e di esitare al più presto la nuova normativa, sperando che essa raccolga il contributo di tutte le forze politiche di centrosinistra e di centrodestra, con l'intento, una volta tanto, di varare uno strumento urbanistico trasparente, chiaro e rispondente alle esigenze immediate di lavoro.

Parliamoci chiaro, perché nessuno in quest'Aula lo dice, ma sono sicuro che in coscienza molti lo pensano: non c'è un solo cittadino sardo che non ritenga che la proroga del piano casa e il piano casa stesso siano una cosa giusta. Si potrà dire che la legge è perfettibile, che è necessario intervenire su alcuni punti. Certamente, e infatti nell'esaminare la nuova legge l'Aula è chiamata a fare questo.

Ho ascoltato attentamente tutti gli intervenuti e in particolare il collega Campus mi dovrà spiegare a cosa si riferiva quando ha parlato di speculazione, perché tutto potrà esservi, nella mia proposta, eccetto che la volontà di favorire la speculazione. Ma forse sono io che ho frainteso. E' chiaramente detto, per esempio, che i rustici devono essere completati entro il 31 marzo 2009 e che le demolizioni e le ricostruzioni devono riguardare fabbricati completati entro il 31 dicembre 1989. Chi ha sospeso i lavori oggi non avrà niente, per essere chiari. Quindi bisogna stare attenti a ciò che qualche volta si dice.

Chiaramente ho seguito con attenzione l'intervento del collega Gian Valerio Sanna, ex Assessore dell'urbanistica e proponente del Piano paesaggistico, al quale domando: se è vero com'è vero che sono state complessivamente presentate 8.500 o 9.000 domande, che attengono all'1,5 per cento dell'intero patrimonio edilizio regionale, dov'è lo sfascio ambientale di cui qualcuno parla? Cioè il problema non è dire a tutti i costi che il piano casa non va bene; il problema, secondo me, è essere più costruttivi. Si propone pertanto uno strumento che dia sbocco non alla speculazione indiscriminata, ma a quel minimo di interventi che possono consentire alle famiglie (per essere chiari, il 99 per cento dei richiedenti è costituito da famiglie) di ampliare la propria casa, specialmente nei centri storici. Però nei centri storici tutto è bloccato a meno di 100 metri dai beni identitari, perché c'è il vincolo del centro matrice e quant'altro. Qui sta il problema ed è necessario uscire da questa impasse proprio per rendere fruibile il Piano paesaggistico, senza per questo voler in alcun modo, credetemi, causare uno sfascio. Quando si è parlato di zone agricole nella fascia costiera non si è aperto indiscriminatamente a tutto, e infatti c'è la possibilità per i comuni di bloccare quello che vogliono. Saranno loro a deciderlo, perché nessuno si è mai sognato di togliere ai comuni questa autonomia. E' chiaro che questa norma, per altro adottata in tutte le regioni d'Italia, va in deroga poiché consente volumi in eccesso. Mi si dirà che bisogna stare attenti al tipo di deroga. Benissimo, il testo di legge all'esame della Commissione è aperto ai suggerimenti, alle rettifiche, agli emendamenti che si vorranno presentare; quando arriverà in Aula sarà ancora oggetto di discussione, ma l'idea, credetemi, è quella di approvare uno strumento efficace.

Collega Salis, la nuova proposta di legge rispecchia quello che lei ha chiesto - la invito a leggerla -, ma è assolutamente perfettibile. L'Aula è sovrana e così la Commissione, il problema è incontrarsi, discutere, entrare nell'ordine di idee che ciò che è positivo bisogna mantenerlo e migliorarlo e ciò che è negativo va magari soppresso. Tutto qui. Ci vuole molto per fare questo? Bisogna dire a tutti i costi che il piano casa è un mostro da eliminare perché - attenzione - va a toccare il PPR? Ma il PPR non è mica il Verbo del Vangelo! Il PPR è una norma che può essere attentamente vagliata e revisionata là dove purtroppo vincola senza criterio, certo non consentendo l'abuso, ma impedendo anche la vivibilità dell'ambiente. Non è facile amministrare l'ambiente, anzi è difficilissimo, lo è sempre stato, ma è necessario proprio per questo evitare le imposizioni. E infatti questa Giunta regionale in un anno e mezzo ha contattato tutti i comuni costieri per sapere dagli amministratori comunali che cosa è necessario fare per tutelare l'impianto del Piano paesaggistico e per tutelare l'ambiente, che non può e non deve essere una cartolina o un bene da tenere sotto una campana di vetro, ma deve essere uno strumento che l'uomo utilizza e rispetta, vivendo quasi in simbiosi con esso.

Lungi da me l'intento di creare norme speculative e tanto meno di favorire chicchessia. Sono attentissimo a queste cose, ma è attenta anche la Giunta. Allora, vogliamo discuterne seriamente di questo argomento oppure vogliamo sostenere che per la popolazione il PPR sia perfetto e non bisogna toccarlo? Non l'ha detto nessuno, anzi è stato detto il contrario! Allora, discutiamone al momento opportuno. Tenete presente che noi oggi stiamo parlando della prima legge sul piano casa, ovvero della legge numero 4, che ha carattere transitorio, mentre le norme del Piano paesaggistico sono a regime. Sono aperto al confronto, ci mancherebbe altro, perché non mi illudo e tanto meno ritengo di essere il deus ex machina dell'urbanistica. Qualsiasi apporto è necessario e indispensabile, è stato detto a chiare lettere in Commissione ed è questo che ci si aspetta dall'Aula, non la contrarietà a tutti i costi. Non è corretto dire che questo dibattito è indegno, perché non è così; è un confronto tra consiglieri regionali, tra persone che rappresentano la Sardegna. Così come è stato più o meno giusto ieri, può essere più o meno giusto oggi presentare una norma, ma non si deve dire di no a tutti i costi, perché non è costruttivo, perché così si fa il muro contro muro che non consente di fare bene le cose. Questo è il punto ed è di una semplicità estrema! La nuova proposta di modifica del piano casa è all'esame della Commissione, dove può essere discussa ed emendata, così come potrà poi essere fatto in Aula.

Per quanto riguarda la famosa intesa a cui si è accennato nulla sfugge, o per lo meno io sono abbastanza attento a queste cose e non mi è assolutamente sfuggita l'ordinanza del TAR, in base alla quale stiamo provvedendo, ci mancherebbe altro! Qualche cosa sicuramente sfuggirà, però c'è attenzione da parte nostra a determinati passaggi proprio per non dare adito ai sospetti ventilati dal collega Sanna sui comportamenti dell'Assessorato. Se poi c'è qualche persona che lavora lì da quarant'anni ed è legata da motivi "affettivi" a quell'Assessorato io non posso impedire che sia così; cerco di fare in modo che queste "affezioni" non siano troppo morbose, ma non posso fare altro.

Non entro nello specifico di quanto i colleghi hanno rappresentato, perché non basterebbe il tempo, prego però l'Aula di considerare che in questo momento la proroga è indispensabile. Non sono un giurista, ma ho letto bene il comma 4 dell'articolo 10, che testualmente detta: "La denuncia di inizio attività o la relativa comunicazione di inizio lavori è inoltrata improrogabilmente entro...". La proposta di legge in esame proroga il termine indicato in questo comma, che ritengo sia esaustivo. Può darsi che non sia così, valutiamolo, emendiamolo se del caso, ma che oggi questa proroga sia indispensabile è sotto gli occhi di tutti. Perché a tutti noi, non speculatori, ma cittadini comuni hanno chiesto la proroga del piano casa? Perché molti cittadini (io l'ho notato nei dati statistici e penso che tutti noi l'abbiamo potuto appurare) solo ultimamente, proprio in prossimità della scadenza dei termini, hanno presentato le domande per poter usufruire di questa benedetta legge. Se poi ci sono motivi di incostituzionalità lasciamolo dire alla Corte costituzionale, ma - come giustamente ha detto il collega Steri, che di leggi ne capisce più di me - finché la legge numero 4 è vigente deve essere applicata e chi finora non l'ha applicata ha fatto male. E non penso che non sia stata applicata esclusivamente perché si pensava che non andasse incontro alle esigenze contingenti dei cittadini. Non è stata applicata per obbedire a un principio e perché non si dicesse che veniva toccato un certo dogma. Qui sta il vulnus! Quando riesamineremo, entro brevissimo tempo, il Piano paesaggistico sarà indispensabile incontrarsi per concordare i punti su cui intervenire, che non sono quelli che possono indicare Nicola Rassu, Mario Bruno o Gian Valerio Sanna, ma sono quelli che ci sono stati indicati da tutte le amministrazioni costiere. Questo non vuol dire favorire qualcuno, ma semplicemente intervenire su alcuni aspetti in modo da consentire pur sempre la salvaguardia dell'ambiente, ma dando giustamente la possibilità alle amministrazioni locali e ai cittadini di vivere l'ambiente.

Non entro nel merito della legge numero 13, la cosiddetta legge "salva cantieri", dico solo che anche quella legge intaccava, forse non così incisivamente, il PPR. Ma perché? Perché anche quello fu un tentativo per intervenire sui punti in cui il PPR, pur con tutto il suo costrutto diretto alla salvaguardia e alla tutela dell'ambiente, purtroppo vessava, imponeva, vincolava e non consentiva alcun intervento. Lo scopo è solo questo: tentare di dare alla Sardegna degli strumenti legislativi il più possibile condivisi stante la delicatezza dell'argomento, stante la complessità della materia, stante la perplessità che l'interpretazione di ogni norma ingenera, specialmente in materia urbanistica, materia non facile, oggetto di studio quotidiano e caratterizzata, io ritengo, da un incredibile dinamismo. E' necessario ragionarci su, perché se ci si limita a dire: "No, perché va a toccare..." non si fa un ragionamento giusto.

La proposta di legge di modifica del piano casa è ancora in Commissione e bene hanno fatto i colleghi che ne fanno parte e il presidente Matteo Sanna a proporre questa proroga. Spero che entro pochi giorni, o al massimo tra qualche settimana, questa proposta possa essere esaminata, sviscerata e completata in Aula, perché è l'Aula che legifera. Io la penso così e il mio comportamento, credetemi, anche per quanto riguarda questa proroga è volto a rispettare solo ed esclusivamente questo orientamento. Il problema non è prorogare o meno la vigenza del piano casa, vi prego quindi di esaminare d'ora in avanti questa materia (compresi il "piano casa 3" e il progetto di legge di modifica del Piano paesaggistico, che arriverà in Commissione a breve) con obiettività, per cercare di dare alla Sardegna uno strumento chiaro e trasparente che consenta, sì, il rispetto del paesaggio, ma anche la possibilità, insisto, di vivere l'ambiente. Si vuole solo questo.

Non c'è tempo per approfondire alcune tematiche che sono state toccate. Le approfondiremo probabilmente quando arriverà in Aula la nuova proposta di legge sul piano casa.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Passiamo alla votazione del passaggio all'esame degli articoli.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Intervengo per chiedere intanto la votazione nominale e poi per esprimere la mia contrarietà a questo provvedimento, che è una sorta di accanimento terapeutico nei confronti di un cadavere.

L'accanimento terapeutico è già difficilmente comprensibile su un corpo non solo straziato da una malattia inguaribile - come questa legge -, ma anche in una condizione ormai compromessa della vita. Il piano casa, Presidente, invece è già cadavere. Qualunque proroga possa essere concessa non toglierà a quel provvedimento il peso dei vizi gravi, gravissimi che su di esso esistono dal momento in cui è stato pensato, scritto, corretto e poi approvato. Se i capaci consiglieri regionali presenti nel centrodestra, tra cui vi sono amministratori locali e uomini di legge, fossero obiettivi, oggi insieme a me a scrutinio palese voterebbero "no" al passaggio agli articoli e si tornerebbe in Commissione.

Noi in Commissione ci andiamo, Assessore! Noi in Commissione ci andiamo per lavorare sulle cose serie, non per correggere una cosa pasticciata che non ha futuro. Questo provvedimento, che nasce come correzione ancora una volta di una legge schifezza, non può che produrre un aggiustamento della schifezza, ma anche il perdurare della stessa!

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Ladu ha votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Corda - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 63

votanti 62

astenuti 1

maggioranza 32

favorevoli 40

contrari 22

(Il Consiglio approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale è stato presentato un emendamento.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e del relativo emendamento:

Art. 1

Proroga di termini

1. I termini di cui all'articolo 10, comma 4, della legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo), sono prorogati di sei mesi.

Emendamento sostitutivo totale Uras - Sechi - Zedda Massimo -zuncheddu - Ben Amara

Articolo 1

La legge regionale numero 4 del 23.10.2009 è abrogata. (1).)

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che intendono intervenire che si devono iscrivere entro la fine del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, perché mi ostino? Mi ostino per una ragione molto semplice. Intanto sottolineo che è agli atti anche quello che noi avevamo detto quando è stato approvato il "piano casa 1", cioè la legge che contiene gli interventi strategici per lo sviluppo e le disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia attraverso il rilancio dell'edilizia. Avevamo detto in quella circostanza… Onorevole Dedoni, io ci tengo a essere ascoltato da lei, che è Presidente della Commissione cultura, e quindi ha una responsabilità in più rispetto a noi.

Avevamo già detto durante la discussione del cosiddetto "piano casa 1" che gli effetti di quella legge, rispetto al pomposo titolo che si era scelto, sarebbero stati pressoché nulli. Su questo è stato chiarissimo l'onorevole Sanna nel ricordarci l'impatto così positivo per l'economia, per lo sviluppo strategico del settore edilizio, per lo sviluppo più complessivo della Sardegna che ha avuto quella legge! E tanto è stato positivo l'impatto del piano casa, e noi l'avevamo previsto, che quando furono portate in Aula le prime correzioni anche la maggioranza decise di bocciarle. E così quelle correzioni non si sono fatte. Due anni dopo quel famoso disastro - disastro normativo, è una delle tante leggi che non si attuano, onorevole Rassu -, quando il Direttore del servizio territoriale è venuto in Commissione d'inchiesta si è lamentato di essere invaso da richieste di nullaosta paesaggistico, proprio perché la gran parte delle istanze avanzate risulta essere di dubbia coerenza rispetto allo strumento di pianificazione più generale e sovraordinata, di avere l'ufficio intasato da circa 6.000 pratiche giacenti - poi probabilmente saranno pure aumentate -, che ovviamente non hanno la possibilità di essere accolte se non vengono esaminate. Quindi anche l'esame delle domande è complesso. Le procedure di accelerazione, quelle previste da quella legge, la dichiarazione di inizio attività come sostitutiva di un percorso in cui invece viene fatta salva la pianificazione del comune, viene fatto salvo il potere dello strumento urbanistico che regola quella porzione di territorio, non è stata una grande soluzione perché non si è accelerato nulla. Non solo non si è andati avanti, ma anzi si sono creati i presupposti per un blocco vero anche delle cose che si sarebbero potute fare e che non si fanno perché si è scelto il percorso della deroga, cioè del superamento della regola fino ad arrivare alla violazione della regola stessa e anche alla violazione dei poteri costituzionalmente tutelati, che hanno la facoltà di porre quella regola e di farla applicare.

Se questa maggioranza avesse interesse, interesse vero a rilanciare anche l'economia del settore edilizio, avrebbe utilizzato altri strumenti: avrebbe sistemato l'Azienda regionale per l'edilizia abitativa (AREA), che non funziona; avrebbe speso utilmente tutti i fondi (abbiamo scoperto che 115 milioni di euro di assegnazioni statali per la realizzazione di nuovi alloggi sono bloccati); avrebbe incominciato un grande piano di opere pubbliche, anche solo di manutenzione e sistemazione di quelle che sono in condizioni compromesse, dalle strade alle strutture sportive, dalle scuole ai centri sociali; avrebbe reso le nostre città vivibili anche per coloro che hanno la sfortuna di subire un handicap fisico, abbattendo ogni barriera architettonica e quindi mettendosi in regola con la normativa comunitaria. Avrebbe, cioè, fatto un programma, l'avrebbe sostenuto finanziariamente e avrebbe recuperato (come abbiamo tentato di fare noi, lo diceva l'onorevole Gian Valerio Sanna stamattina) la possibilità realizzatrice della Regione e degli enti locali, anche per quanto riguarda le opere immediatamente cantierabili, utilizzando una buona fetta dei residui passivi, che cominciano a marcire quanto lungo è il tempo che giacciono fermi nelle casse della Regione. Insomma la maggioranza avrebbe fatto un'operazione che invece si condanna ancora una volta a non fare.

Questa proroghetta si farà, voi la voterete e sarete soddisfatti, dopo di che ci rivedremo a fine estate per le eventuali, ipotetiche correzioni di questo disastro normativo. Non avrete più il tempo, in quella circostanza, di mettere mano alle cose, perché sarete in una condizione di difficoltà politica oggettiva. La seconda parte della legislatura incomincerà con un progressivo, inarrestabile, sistematico tracollo della vostra possibilità di governare; morirete tra i vostri litigi e non sarete in condizioni di approvare alcuna norma se non ricorrendo a qualche aiuto esterno, se non ricorrendo alla sensibilità dell'opposizione, ma da garantire solo per questioni vere, che risolvano i problemi di vita dei sardi, di ciascuno dei cittadini che hanno bisogno di questa Regione. Diverso è dire: "Abbiamo sbagliato". E siccome avete sbagliato, non sarebbe - lo diceva anche l'onorevole Campus - una così grande tragedia, dopo due anni, accorgervene e dichiararlo pubblicamente. Non sarebbe una tragedia, Assessore, chiamare tutti noi a lavorare a una nuova normazione che regoli in maniera significativa la materia urbanistica e in proiezione tenga conto anche del sostegno allo sviluppo, quello vero, che tutela l'ambiente ed è ecosostenibile nel rispetto dei valori difesi dal Piano paesaggistico regionale (e meno male che c'è!). Non sarebbe una tragedia dire: "Vabbè, sediamoci a un tavolo e troviamo delle soluzioni". Ma per trovare soluzioni insieme, badate, la prima cosa da fare è eliminare questo pasticcio!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Assessore Rassu, ovviamente quando parlo dell'andazzo dell'urbanistica in Sardegna me ne guardo bene dal riferirlo a lei e al suo operato, è chiaro, è chiarissimo. Lo riferisco, invece, a una cultura che è prevalente e sotto qualche banco, a volte in sua assenza, ancora incide e produce certe cose.

Lei mi ha posto una domanda: "Se l'impatto del piano casa è stato così insignificante, perché tanta preoccupazione?". Proprio perché questa cultura è ancora radicata e noi stiamo continuando a sostenere una classe amministrativa che si conforma a questa cultura del saccheggio, e non a quella delle regole. Dopodiché sul Piano paesaggistico ha ragione lei, ma nessuno aveva la pretesa che un'opera di quelle dimensioni fosse perfetta al primo varo. Il problema è un altro: dall'inizio di questa legislatura voi non avete mai avuto un atteggiamento rispettoso dei valori contenuti nel PPR, perché fin dal primo giorno avete cominciato a fare proclami per attaccare a testa bassa tutto. Questa è la verità di questi due anni e passa, non ce n'è altra. I campi da golf, tutto quello che vi capita sottomano è oggetto di assedio da parte vostra! E non vi bastano neanche le oltre duecento sentenze dei tribunali amministrativi che hanno dato per chiusa la partita su questo versante.

A parte la sciccheria linguistica (siamo legislatori di rara finezza, tanto che la gente che è qui fuori potrebbe credere che siamo davvero dei legislatori impressionanti!), vorrei sottolineare una cosa: avevamo scritto nella legge numero 4 - e le parole hanno sempre un significato - che "la denuncia di inizio attività o la relativa comunicazione dell'inizio dei lavori è inoltrata improrogabilmente…". Cioè avevamo già detto che quella legge non era prorogabile e avevate votato anche voi l'articolo in cui era scritto "improrogabilmente". Pensate davvero che i cittadini, i nostri elettori siano disposti ancora a credere alle panzane che mettiamo in campo dalla mattina alla sera? Quello era un impegno!

Tuttavia, al di là del fatto che tutto contraddice tutto in questa regione meravigliosa, dove tutti sorridono e tutti stanno bene, sia chiara una cosa: questa proroga riguarda la presentazione della denuncia di inizio attività o di inizio dei lavori e non presuppone affatto che la domanda presentata durante i sei mesi di proroga possa essere accolta. E' chiarissimo! Dopodiché noi abbiamo un metro di valutazione, Assessore, per capire quello che stiamo facendo e le rivolgo una domanda, la stessa che si è posto qualche procuratore: se faccio un ampliamento del 20 per cento in zona B, ma il piano urbanistico del mio comune non lo consente perché ho esaurito la cubatura, che cosa fa la Procura della Repubblica? Mi denuncia per abuso edilizio oppure no? Io le dico che lo farà e lo farà legittimamente, perché non esiste nell'ordinamento una norma che sollevi l'autorità giudiziaria dal riferirsi alla pianificazione urbanistica come conseguenza della delega dello Stato alle Regioni della gestione del territorio. Questo è il punto. Il cittadino, in base a questa meraviglia di norma, è indotto dal legislatore a commettere un reato! E' così, tant'è vero che la Procura della Repubblica ha già sollevato alcune questioni di questo genere, perché non esiste una norma delega nazionale, ma solo un "accordino" Stato-Regioni, che è carta, non serve a niente e non ha valore di legge. Ma per poter fare una deroga di questo genere c'è necessità di una fonte normativa che, come voi sapete, deve avere carattere di riforma economico-sociale della Repubblica. Detto questo, siete contenti di mettere i cittadini in queste condizioni? Fatelo pure! Ma se non avete la certezza, cioè se avete un dubbio, sappiate che state generando un altro problema, oltre agli innumerevoli problemi di contenzioso amministrativo che ha la Sardegna.

Un altro aspetto attiene all'applicazione. La recente sentenza del TAR che riguarda Arzachena dice una cosa semplicissima: l'impianto delle deroghe che sono previste nella legge numero 4 presuppone il preventivo recepimento delle stesse all'interno della pianificazione paesaggistica regionale, mediante modifica del PPR e delle correlative misure di salvaguardia. Cosa vuol dire questo? Vuol dire non solo che dovete modificare il PPR, ma anche che fino a quando non sarà modificato ed entrerà in vigore dovete modificare persino le norme di salvaguardia, che non possono essere superate da questo provvedimento. Ergo: non potete far fare nulla, questo è il punto vero!

Ci sarebbero cose più urgenti invece, Assessore. Per esempio: anziché dedicarci a questa perdita di tempo, perché non liberiamo le aree urbanizzate dai vincoli del PAI, laddove sono state realizzate le opere di prevenzione, essendo peraltro aree in parte insediate e in parte urbanizzate e per le quali sono stati spesi soldi pubblici? Perché non ci dedichiamo a fare queste cose, a utilizzare il territorio già insediato? Perché non sblocchiamo le situazioni d'incertezza normativa, come quella del comune di Oristano, dove la giunta comunale evita di presentarsi in consiglio comunale per rendere conto di come ha recepito le osservazioni formulate dalla Regione sul PUC? A Oristano, vorrei ricordarlo, si applicano due livelli di salvaguardia: quello del PPR e quello del PUC. Perché non si commissariano i comuni che non hanno mosso un dito per definire la pianificazione urbanistica comunale, dopo che per 30 o 40 anni sono andati avanti con i soli piani regolatori generali, sapendo bene che il PUC è lo strumento della democrazia partecipata a livello di trasformazione del territorio? Di queste cose non ve ne occupate, meglio proclamare: "Costruite case in campagna, fate questo, fate quest'altro", salvo poi capire che non si può fare niente.

La cosa che mi preoccupa maggiormente, ed è il caso che citavano l'onorevole Campus e l'onorevole Lotto, è che se non ci fosse stata questa legge non sarebbe mai stato possibile distruggere e ricostruire un fabbricato di pregio storico all'interno di un centro storico, perché quel danno è fatto e tale rimane. Perché questo mi preoccupa? Perché è evidente che quando si fanno norme di questo genere è come se si dicesse: "La pianificazione urbanistica e i piani particolareggiati sono messi da parte, operiamo liberamente".

Allora a che cosa serve che noi cerchiamo di inculcare negli amministratori locali la cultura della pianificazione, che significa prendersi cura dei valori così come sono? Siamo stati noi a dire loro di buttare quel palazzo! Quel palazzo è nella responsabilità e nella coscienza nostra, non del comune. A che cosa serve lavorare sulla cultura? Serve a evitare che, come avete fatto per il Romazzino, gli uffici della Regione rilascino il nulla osta paesaggistico per una cosa che non sta né in cielo né in terra! Serve a evitare che questa amministrazione regionale faccia doppi giochi, dica una cosa e poi ne faccia un'altra! Serve a questo, Assessore, cioè ad avere cura di infondere in Sardegna una riforma culturale prima ancora che urbanistica, perché se voi continuate ad ascoltare i sindaci che sono a fine mandato questi vi devasteranno la Sardegna! La Regione ha anche la responsabilità di indicare una direzione, di avere una lungimiranza che non può chiedere ai piccoli comuni, agli amministratori pro tempore. E' il legislatore regionale che deve impostare una cultura di lungo periodo per cambiare la Sardegna, per fare in modo che rimanga qualcosa sulla quale scommettere la nostra faccia e la nostra dignità. Noi ormai abbiamo superato la metà del tempo che ci è dato da vivere, ma per lo meno cerchiamo di avere cura e passione per coloro che lasciamo su questa terra, per quando arriverà anche per loro il momento di giocarsi il proprio destino anche attraverso la risorsa territoriale.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Intervengo nuovamente perché anch'io mi ostino. Mi ostino intanto per solidarietà verso il mio Capogruppo, che in termini di ostinazione è maestro di tutti noi. Mi ostino, però, anche perché voi vi ostinate: vi ostinate a insistere su una proposta di legge che ormai ha segnato i tempi trascorsi in quest'aula, mettendo in evidenza tutti i suoi limiti, la sua efficacia, la sua incapacità, soprattutto a dare risposte a quell'ampolloso titolo che recita: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo". Dietro questo titolo potevano esserci ben altre proposte, ben altre idee, ben altri programmi, invece si è scelta una strada - più che una strada un vicolo cieco - che ha portato questa Giunta, il Governo della Sardegna, a perdersi dietro a una legge che è irrecuperabile. Ed è per questo che, dal momento che stiamo intervenendo sull'articolo 1 e sul relativo emendamento, il nostro Gruppo propone l'abrogazione della legge numero 4 del 23 ottobre 2009, la quale ha dimostrato tutto il suo fallimento, tutta la sua impossibilità di dare risposte all'ampolloso titolo che, ripeto, le avete dato. Lo dico perché, probabilmente, se avessimo dedicato il nostro tempo a occuparci di ben altri problemi e di ben altre urgenze, di fronte al dramma che vive il popolo sardo, che vivono i lavoratori licenziati, i cassintegrati, i disoccupati, i giovani senza futuro, le madri senza possibilità di soddisfare le richieste e le esigenze dei figli, coloro che il lavoro l'hanno perso e hanno la convinzione di non poterne trovare un altro, probabilmente avremmo dato risposte molto più serie e concrete.

La legge numero 4, come abbiamo più volte detto, pretende di andare in deroga a tutto: alle regole, alle leggi e, come ho detto stamattina, persino alla Costituzione repubblicana. Entra pesantemente in quella che è la competenza pianificatoria degli enti locali, violando leggi e regole. Perché? Perché si consente di costruire residenze e attività commerciali, officine meccaniche e quanto di più variegato è pensabile e immaginabile, per esempio in agro, dove si dovrebbe fare invece solo ed esclusivamente attività agricola, zootecnica e agropastorale. Eppure noi sappiamo in che condizioni si trovano le nostre campagne: vi si vede di tutto senza limite alla fantasia, tanto che ogni giorno ci sorprendiamo per quanto di fantasioso si è riusciti a realizzare nelle nostre campagne, uno dei beni più importanti del nostro territorio. Si è arrivati ad andare in deroga alla legge dello Stato sulla monetizzazione dei parcheggi, sulla quale ho iniziato da tempo una battaglia, anche all'interno di realtà come quella della città di Alghero, sottoposta a una pressione speculativa e immobiliare disumana, dove non si è mai rispettata la superficie riservata ai posto auto, prevista da una legge nazionale e, addirittura, la si è allargata oggi con una monetizzazione selvaggia e diffusa. Si va in deroga ad altezze e distanze come se nulla fosse, come se si potesse entrare pesantemente in quello che è stato il frutto di una pianificazione portata avanti da enti locali e tecnici nel rispetto degli equilibri che a volte è difficile far valere e far rispettare. Si va in deroga alle condizioni di abitabilità, quindi del vivere civile, consentendo di rendere abitabili i sottotetti e i seminterrati, insomma anziché fare passi in avanti si va all'incontrario.

Tutte queste ragioni e molte altre che abbiamo già esposto ci portano a sostenere un convinto voto contrario a questa proposta di legge, alla quale proponiamo l'emendamento numero 1, che prevede l'abrogazione della legge numero 4 del 2009.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Matteo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore. Signora Presidente, signor Assessore, intanto ritengo doveroso intervenire per non vanificare il prezioso lavoro che è stato fatto sino a oggi dalla Commissione quarta, che mi onoro di presiedere, e da tutti i suoi componenti, di maggioranza e di minoranza, che con serietà, dedizione e grande parsimonia hanno lavorato insieme all'attuale Assessore. Ma vorrei ringraziare anche il precedente Assessore, che oggi più volte è stato tirato in ballo, in maniera anche poco elegante, da più parti.

Abbiamo fatto un lavoro senza essere tirati per la giacca; non abbiamo sentito e non sentiamo la necessità di avere padrini o sponsor esterni amanti del cemento e del mattone. Abbiamo lavorato con ciò che i regolamenti ci mettono a disposizione e soprattutto l'abbiamo fatto con una grande concertazione sia nella prima fase, che ha portato all'approvazione della legge regionale numero 4, sia nella seconda fase, che ha portato alla bocciatura del passaggio all'esame degli articoli. Anche questa volta procederemo con l'audizione di tutti quei soggetti che potranno, a nostro avviso, dare un contributo fattivo per migliorare il testo della legge numero 4.

Dai banchi della maggioranza ho sentito il collega Campus utilizzare termini forti nei confronti di questa legge: ha parlato di consiglieri che in qualche modo si fanno abbindolare e ha usato termini anche più forti, che ho persino letto poc'anzi su un'agenzia di stampa; ha parlato di palazzinari e di palazzi i cui lavori di costruzione sono stati improvvisamente bloccati in attesa della proroga, per ottenere chissà che cosa; ha parlato di campagne elettorali e di interventi in qualche modo sponsorizzati da imprenditori interessati. Noi siamo sinceramente estranei a questi fatti e se il collega Campus è a conoscenza di fatti di questo tipo faccia le dovute denunce presso le autorità competenti e faccia i nomi, altrimenti rimangono solamente delle calunnie e delle delazioni che sinceramente, essendo il Presidente della quarta Commissione, non mi sento di sottacere in quest'Aula. La Commissione ha lavorato tanto, ha audito tutti, caro Assessore, questo lei lo sa benissimo, per cui la invito ad andare avanti.

Vorrei ricordare al collega Gian Valerio Sanna che nella passata legislatura il Piano paesaggistico, che è tuttora vigente, è stato oggetto di numerose contestazioni, anche in forme che io personalmente condanno: lei è stato bersaglio del lancio di uova all'ingresso di alcuni comuni, fatti che ovviamente spero non si ripetano. Quando noi andiamo in giro per le strade e per le piazze, la gente ci ferma e ci dice: "Abbiamo necessità di lavorare, rimettete in moto l'economia". Noi siamo convinti che questo strumento, il piano casa, sia uno strumento valido; è però uno strumento che sicuramente, come ha asserito l'Assessore nel suo intervento, può essere migliorato e noi lo vogliamo migliorare insieme a voi, avvalendoci della vostra esperienza amministrativa e anche degli errori che avete commesso in passato, perché errare è umano, l'importante è non perseverare nell'errore.

Noi siamo qui per migliorare questo testo, lo faremo nelle prossime settimane in Commissione, lo faremo con voi in Aula, dando una risposta a tutti quei cittadini che dall'esterno ci guardano con attenzione, anche nella diretta Web in questo momento, mentre ci avvicendiamo ai microfoni di quest'Aula. Ma soprattutto è importante non perdere di vista il principio che ha ispirato questo provvedimento; un provvedimento che, lo vorrei ricordare a tutti i colleghi, di maggioranza e di opposizione, è stato considerato non dall'Ance Sardegna, ma dall'Ance Italia, come il migliore provvedimento in materia di rilancio e di sviluppo dell'economia nel campo dell'edilizia. A livello nazionale anche di recente, in un'intervista mandata in onda tra l'altro nella trasmissione "Ballarò" (a voi molto cara, ma anche a me, essendo un estimatore di Giovanni Floris), il Presidente nazionale dell'Ance ha vantato il nostro piano casa per essere forse l'unico in Italia ad aver prodotto qualcosa di positivo.

Noi siamo a disposizione, colleghi. Vorrei ringraziare i colleghi dell'opposizione per la grande disponibilità dimostrata nei confronti della maggioranza e della quarta Commissione su questi temi, e non solo su questi temi. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Signora Presidente, anch'io vorrei fare alcune brevissime considerazioni, per dire innanzitutto che resta un rammarico in un certo qual modo, perché a un anno e mezzo dall'approvazione della legge numero 4 di fatto poco si è fatto, perché effettivamente poco si poteva fare. Quello che si è fatto, però, riguarda gli aspetti più deteriori della legge e ha voglia l'Ance nazionale di dire che è la migliore legge d'Italia. Se avessimo fatto fare le leggi su questa materia all'associazione dei costruttori, signori, vi sfido a dirmi quale sarebbe stato il risultato. E' ovvio che questa che da noi viene giudicata la legge più permissiva in assoluto possa essere giudicata dall'Ance una delle migliori d'Italia. Non è però un giudizio oggettivo, è un giudizio chiaramente di parte e non va bene portarlo ad esempio, come ha fatto l'onorevole Matteo Sanna in Aula e anche in Commissione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA

(Segue LOTTO.) Si è detto della parte deteriore della legge e stamattina sono stati ricordati alcuni casi, abbastanza incresciosi, di costruzioni che dall'oggi al domani sono scomparse dal contesto storico in cui erano inserite, senza un preliminare passaggio in consiglio comunale, senza che il sindaco ne sapesse nulla e senza che nulla egli potesse dire ai tecnici che niente gli avevano comunicato, perché questa legge così consentiva di fare. Questa, signori, è una vergogna e noi dobbiamo prenderne atto. Se questo è accaduto è colpa di questo Consiglio regionale e noi non possiamo ignorarlo.

Dicevo inizialmente del mio rammarico per non essere riusciti a realizzare alcune altre cose che potevano dare risposta a piccole esigenze di singoli cittadini, esigenze che però per loro sono molto importanti. Perché? A me nei mesi scorsi, quando abbiamo discusso il disegno di legge numero 265, concernente modifiche al piano casa, è stato chiesto, chiaramente da tecnici e da singoli cittadini, di semplificare le procedure perché stava diventando troppo difficile applicare la legge. Mi domando: è possibile pensare che una questione così delicata come un intervento nell'edilizia, che è normata da piani urbanistici comunali e da tantissime leggi e regole, possa essere gestita in maniera superficiale? O un cittadino riesce a muoversi nell'ambito degli strumenti approvati dai consigli comunali, e allora le norme ci sono già e non c'è lungaggine burocratica che tenga, perché ha diritto ad avere quanto gli è dovuto, oppure è ovvio che si debbano effettuare controlli di carattere diverso e più stringente.

Quindi il mio rammarico deriva dal fatto che quel poco di buono che poteva contenere questa legge non siamo riusciti a conseguirlo. Peraltro l'onorevole Mario Diana - non lo vedo in aula, ma mi permetto comunque di citarlo - faceva riferimento all'atteggiamento della minoranza. Se avrà la bontà di controllare i verbali della Commissione del 5 e 6 aprile potrà notare, onorevole Diana, che questa proposta di legge è stata inserita all'ordine del giorno della Commissione il 6 aprile. E' stato chiesto alla minoranza se era d'accordo su questa procedura e noi ci siamo astenuti. Per cui io che sono convintissimo di votare contro questa proroga della legge numero 4 voglio ricordare all'onorevole Diana che l'atteggiamento in questo caso responsabile e volutamente non ostruzionistico dell'opposizione non può essere svillaneggiato così come lui ha fatto. E' stata detta una cosa ingiusta e chiedo che venga rettificata. Gli atti non dicono quello che lei, onorevole Diana, ha riportato e quindi credo sia giusto che lei su questo si pronunci in maniera più corretta. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

Scusate, colleghi, consentiamo al collega di intervenire.

SALIS (I.d.V.). Sto ascoltando e vedo come si svolge il gioco nel "campo".

PRESIDENTE. Onorevole Murgioni, per cortesia.

Prego, onorevole Salis.

SALIS (I.d.V.). Grazie, signor Presidente. Richiamavo la necessità di una sufficiente attenzione sul mio intervento, senza pretese, chiaramente, perché stamattina io ho ritirato la mia adesione all'emendamento numero 1 e vorrei spiegarne all'Aula il perché.

Sono convinto che la legge regionale numero 4 del 23 ottobre 2009 vada non dico abrogata, che mi sembra un termine troppo pesante per quest'Aula, ma di certo sostituita. E' una legge insufficiente, abbiamo già spiegato per quali ragioni, e quindi quell'emendamento all'inizio mi sembrava giusto, di buon senso. Ho ritirato la mia firma dall'emendamento per le ragioni espresse in maniera molto sincera dall'onorevole Mario Diana nel suo intervento. Sì, perché l'onorevole Diana in tutta sincerità ha, come dire, esposto all'Aula un elemento che è sufficientemente presente alla nostra attenzione, ma che a volte viene rimosso, e cioè il fatto che spesso la sinistra perde consensi perché la propaganda riesce a superare quelli che sono i termini di un ragionamento più complesso, più fine, che necessita di maggiori strumenti.

Allora io ho fatto il ragionamento che ha fatto l'onorevole Mario Diana e mi sono detto: in una situazione del genere, in cui viene chiamata in Aula una proroga di sei mesi di una legge che, a torto o a ragione - io penso più a torto che ha ragione -, viene considerata da molti cittadini una soluzione anche ad alcuni loro problemi… Non c'è solo il caso del Romazzino, parliamoci chiaro, o altri interventi turistici di un certo livello, ma ci sono anche migliaia di cittadini sardi che purtroppo - lo devo dire e lo denuncio in quest'Aula - sono stati imbrogliati e sono sottoposti a un imbroglio da disposizioni legislative a cui sicuramente non potranno accedere. Lo dico con estrema sincerità e tranquillità. C'è chi vuole chiudersi la veranda, chi vuole ampliarsi il sottotetto, chi vuole cedere una parte della casa al figlio, tutte esigenze assolutamente legittime, nel senso che a causa della crisi economica le famiglie a reddito medio basso sono costrette a utilizzare tutte le possibilità che anche leggi bislacche come questa potrebbero offrire loro.

Ho riletto stamattina la legge numero 4. Dio Santo, alcune cose mi erano sfuggite e adesso capisco la disperazione degli uffici tecnici comunali! Però ho tolto la firma dall'emendamento perché non voglio essere ancora una volta complice di un equivoco; l'equivoco secondo cui - e temo che anche domani sui giornali e sulle televisioni locali questo equivoco sarà ribadito - il centrosinistra è nemico della soluzione dei problemi della gente. Pertanto il mio Gruppo e io ci sottraiamo a questo rischio!

Richiamo solamente alcune delle cose che ho detto nel mio intervento in discussione generale: la legge numero 4 non può neanche minimamente risolvere i problemi di quei poveracci che vogliono utilizzare sottotetti, cantine o scantinati o realizzare pertinenze al di fuori dei propri fabbricati, che la legge sembrerebbe consentire. E' una legge che è stata utilizzata in maniera minimale per sei mesi e continuerà a essere utilizzata in maniera minimale, dando lavoro magari a qualche ufficio tecnico per il corpo a corpo che dovranno ingaggiare con gli uffici tecnici comunali. E' una legge che risolverà solamente pochissimi casi, come dire, di edilizia di necessità, mentre potrebbe consentire qualche consistente recupero di complessi edilizi di carattere turistico, alberghiero o quant'altro.

Badate, non è stata una scelta facile, lo confesso in quest'Aula, per chi come me è abituato a dichiarare in maniera molto chiara le proprie posizioni. In questa situazione mi sono trovato in difficoltà, anche perché il mio popolo, come ho avuto modo di dire altre volte, è il popolo delle borse frigo, quello che alle 6 del mattino si ferma nei bar per prendere il caffè e poi si avvia per i cantieri edili del sud-est cagliaritano. E' questo il mio popolo di riferimento, un popolo che vive di precarietà, di ricatti, di paura per la scarsità del lavoro sempre più evidente e che avrebbe bisogno di un sostegno diverso.

Io sono convinto che la legge numero 4 vada abrogata, ma, come dicevo stamattina, avremmo dovuto pensarci alcuni mesi fa, quando si è cominciato a parlare di proroga. Nel prendere atto delle parole dell'Assessore e del Presidente della quarta Commissione, devo dire che noi siamo disponibili a fare un ragionamento complessivo sulla situazione urbanistica in Sardegna, però non è possibile, Assessore, essere sempre in ritardo rispetto agli appuntamenti. Che ci fossero problemi circa questa legge e le modifiche che sono state a essa apportate lo si sapeva anche quattro o cinque mesi fa, quando l'Aula ha bocciato il "piano casa 2", per cui uno dei rilievi che dobbiamo fare è che non è stato utilizzato il tempo in maniera utile.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Rinuncio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Rinuncio.

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'emendamento numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, vorrei solo capire meglio, visto che alcuni colleghi non erano presenti in Aula, ma poi sono rientrati, a che punto siamo.

PRESIDENTE. Abbiamo terminato la discussione dell'articolo 1 e del relativo emendamento. Verrà messo in votazione prima l'emendamento e poi l'articolo.

DIANA MARIO (P.d.L.). Quindi siamo in sede di votazione dell'emendamento?

PRESIDENTE. Vanno prima espressi i pareri.

Per esprimere il parere sull'emendamento numero 1 ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore. Esprimo parere contrario, signor Presidente.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere della Giunta è conforme a quello del relatore.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Intanto dichiaro il voto favorevole all'emendamento che abbiamo presentato noi del Gruppo Sinistra Ecologia e Libertà-Comunisti-Indipendentistas. E' con un certo orgoglio che pronunzio per intero il nome del Gruppo, che è il Gruppo che raccoglie la sinistra, quella vera, cioè capace di mantenere con coerenza un'opinione su questo provvedimento che non è di natura ideologica. E questa sinistra non si preoccupa di raccogliere i voti di tutti, anche di quelli che si adattano a comportamenti che non sono legittimi. Sono invece legittimi quei comportamenti che consentono di realizzare le cose nel rispetto delle leggi; nel rispetto delle leggi costituzionali e nel rispetto delle leggi che tutelano i diritti dei cittadini ad avere parametri di servizio che rendano vivibile la loro esistenza.

Questo provvedimento fa acqua da tutte le parti rispetto alla legittimità, ecco perché ne chiediamo l'abrogazione. Non è una richiesta strumentale e neppure ideologica, perché stiamo parlando di una schifezza che non produce effetti, che sta lì, appiccicata, ci costringe a parlarne e da tre anni non si fa un passo avanti neppure nell'edilizia, neppure nel governo del territorio! E' una vergogna che si difenda quel provvedimento! Ci vuole qualcosa che ci faccia capire su quale strada stiamo andando. Dobbiamo avere coraggio! Io non rifiuto l'invito: dobbiamo discutere di territorio, di urbanistica e di edilizia? Siamo pronti! Rimuovete l'ostacolo, il che ci aiuta.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Signora Presidente, esprimo il mio voto contrario all'emendamento, perché credo che comunque non possiamo lasciare un vuoto normativo in attesa che in quest'Aula avvenga l'auspicata - auspicata anche da me - manutenzione straordinaria, come l'ha definita il collega Diana, perché di manutenzione realmente straordinaria necessita la legge numero 4. Credo pertanto che non si debba lasciare un vuoto legislativo e che la legge debba essere prorogata, invitando, come hanno fatto correttamente l'Assessore, la Commissione e l'Aula, a dare il prima possibile il via libera a una nuova legge che migliori una legge sbagliata e fatta male.

Concludo il mio intervento dicendo che voterò contro l'emendamento che abrogherebbe la legge numero 4. All'onorevole Matteo Sanna, che ha l'onore di presiedere la Commissione urbanistica, come egli stesso ha ricordato, che oggi ha parlato a nome della maggioranza e che nel suo dire ha stigmatizzato il parere da me espresso sulla legge numero 4, mi limito a ricordare la pagliuzza e la trave. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Noi del Partito Democratico siamo aperti anche alle proposte della vera sinistra e voteremo a favore. A proposito del piano casa, assessore Rassu, lei ha parlato di modifica del PPR, ma in realtà stiamo parlando della proroga di una legge che è chiamata impropriamente piano casa. Le ricordo che il suo predecessore, l'assessore Asunis, nel presentarci la legge, aveva detto molto candidamente che non era quello il piano casa, che il vero piano casa sarebbe arrivato dopo. Ci sarà una fase 2, aveva assicurato, indicando anche una data: novembre 2009. Ecco, noi stiamo ancora aspettando quel piano casa!

L'assessore Asunis ci aveva anche anticipato che avrebbe ripreso quasi integralmente la nostra proposta di legge, perché la condivideva. Noi avevamo parlato di interventi per la prima casa, quindi per esigenze di natura abitativa vera dei sardi, con una differenziazione relativa all'aspetto finanziario. Questa legge non mette neanche un euro per la casa, non è una legge sulla prima casa! Avevamo proposto di riattivare i contributi a fondo perduto, quelli previsti nella finanziaria del 2008, che avrebbero consentito l'erogazione a oltre mille nuclei familiari di un contributo a fondo perduto di 25 mila euro. Avevamo parlato, lo hanno ricordato i colleghi molto bene, del completamento del cosiddetto "non finito", di un piano organico di interventi per l'edilizia residenziale pubblica, ma tutto nel rispetto delle autonomie locali (aspetto che questa legge trascura), del Codice dei beni culturali e del paesaggio e delle leggi sovraordinate. C'era una differenza sostanziale, quindi, nella nostra proposta, che riformuleremo con altre innovazioni e sulla quale ci confronteremo in Commissione e in Aula, nel prosieguo eventualmente della discussione di una vostra proposta di legge alternativa.

Per cui il nostro è un sì convinto: un sì convinto alla casa e alle esigenze di edilizia abitativa dei sardi e un sì convinto all'abrogazione di questo finto piano casa.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Io mi chiedo se abbiate idea di che cosa si sarebbe potuto fare se tutti i comuni avessero approvato i piani urbanistici comunali? Mi do anche la risposta: sicuramente sì. La legge numero 45 è stata approvata nel 1989, ho voluto verificare perché a volte mi viene il dubbio che siano veramente trascorsi ventidue anni dall'approvazione di quella legge che prevedeva la pianificazione provinciale e comunale. E i comuni che cosa hanno fatto in questi ventidue anni? Lo ha richiamato Gian Valerio Sanna, lo avevo detto anch'io precedentemente: bisogna assumere la determinazione che quando gli enti locali, come i comuni, grandi o piccoli, non sono in grado di approvare uno strumento di pianificazione urbanistica bisogna commissariarli, con commissariamenti ad acta.

Se uno strumento come il PUC fosse stato approvato in tutti i comuni della Sardegna avremmo veramente dato risposte a quelli che sono oggi i bisogni della gente, i bisogni delle imprese, i bisogni di chi potrebbe trovare sbocco occupativo in quel lavoro che gli viene negato. La cosiddetta legge sul piano casa non dà queste risposte. C'è il discorso della mancanza di aree edificabili, perché quelle esistenti praticamente vengono accaparrate da pochi che non le mettono a disposizione di un vero piano casa che potrebbe essere realizzato se il mercato non fosse "drogato" per effetto appunto dell'accaparramento delle aree e del monopolio dell'attività edilizia. Non abbiamo aree a sufficienza per l'edilizia convenzionata economico-popolare e quindi per dare risposte al fabbisogno.

La legge numero 45 prevedeva interventi puntuali, per esempio, nei centri storici. Alcuni comuni si sono dotati dei piani particolareggiati, totalmente disattesi perché la pratica è quella di disattendere le norme, di andare in deroga, di far finta di niente. Si sono persino fatti abbattimenti, ricostruzioni, modifiche strutturali all'interno dei centri storici, di quei centri storici di cui tutti ci riempiamo la bocca: facciamo belle fotografie che utilizziamo per promuovere l'immagine della Sardegna, facciamo altrettanto per quanto riguarda lo straordinario paesaggio che ancora abbiamo, ma poi non siamo conseguenti, non reclamizziamo davvero la Sardegna, e non lo fate soprattutto voi, considerate le nefandezze e le porcate che avete permesso di costruire! Questo significa predicare in un modo e razzolare in un altro! Se vi piace tanto abbiate la dignità, il coraggio e la coerenza di reclamizzare la Sardegna con quegli obbrobri che avete consentito!

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, mi riferisco a una battuta fatta dall'onorevole Campus e dall'onorevole Diana: noi voteremo a favore dell'emendamento numero 1 perché siamo convinti che non ci sia necessità di una "manutenzione" straordinaria della legge. C'è bisogno, invece, di una demolizione e di una ricostruzione, e sulla ricostruzione noi siamo assolutamente d'accordo.

Ci auguriamo, assessore Rassu, che non capiti alla proposta di legge che è in discussione in Commissione quello che è successo alle promesse fatte sul piano casa dalla Giunta regionale: le stiamo aspettando da sei mesi! Erano state annunciate per settembre, ottobre, novembre 2010 e non sono ancora arrivate. Noi verificheremo se c'è la volontà da parte della maggioranza di pervenire a uno strumento che possa veramente essere definito piano casa e che, per inciso, dia veramente la casa a chi ne ha bisogno, però su questo specifico provvedimento di legge non possiamo che esprimere un voto favorevole all'emendamento numero 1 e contrario alla proroga, perché la legge numero 4 è assolutamente insufficiente a gestire le problematiche poste dai sardi che hanno necessità di un'abitazione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stochino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

STOCHINO (P.d.L.). Presidente, dichiaro il mio voto contrario a un emendamento che non riesco a capire. Onorevole Uras, io la reputo persona intelligente e attenta, ma non capisco se questo emendamento sia stato fatto esclusivamente con intento provocatorio o se sia stato fatto veramente per procedere all'abrogazione della legge regionale numero 4. Se è stato fatto con il secondo intento mi preoccupo, onorevole Uras, lo dico anche agli altri firmatari, e mi domando se comprendiamo ciò che facciamo in quest'Aula, nel senso che le nostre leggi, anche se qualcuno ha qualche dubbio in merito, dovrebbero avere un'applicazione pratica.

Se per sbaglio questo emendamento passa e si abroga la legge regionale numero 4 del 2009, ai presentatori di quelle 8.500 domande - poche, secondo l'onorevole Gian Valerio Sanna - e a coloro che hanno già iniziato i lavori e poi chiederanno l'agibilità al comune, che cosa diciamo, che cosa direte? Cioè vogliamo aggiungere danno a danno per i cittadini? Vi volete davvero assumere questa responsabilità? Io sinceramente no, perché se sono in quest'Aula è per approvare leggi ed emendamenti che abbiano uno scopo. Allora credo che dobbiamo essere seri. Come diceva l'onorevole Sanna stamattina, quando un consigliere approva una legge lo fa perché ci crede, ma anche quando presenta emendamenti di questo tipo lo fa perché ci crede e sa cosa c'è dietro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Presidente, avrei voluto fare un intervento articolato, invece sarò molto breve perché l'intervento articolato lo ha già fatto l'onorevole Matteo Sanna. Voglio solo ribadire quello che ha detto l'onorevole Sanna, che condivido dalla prima all'ultima parola.

Ho sentito dire delle cose che, a mio modesto parere, non stanno né in cielo né in terra, peraltro con l'uso di termini davvero pesanti. Io non ho, e sono convinto di poter parlare anche a nome del resto della Commissione, alcun interesse in palazzi costruendi, da costruire, quasi terminati o ancora nella mente dei costruttori. Abbiamo lavorato solo per cercare di fare qualcosa di utile per i cittadini che ci hanno votato e magari dovremmo un po' tutti, maggioranza e opposizione, pensare che ci sono delle cose che possono essere utili alla gente e sulle quali dovremmo collaborare. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Matteo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore. Signora Presidente, esprimo il mio voto contrario all'emendamento in discussione, a firma Uras e Sechi, che ovviamente fa parte del gioco, ma che non possiamo condividere.

Mi permetta, Presidente, non voglio polemizzare con il simpatico collega Campus, che ti stimo e apprezzo, però dico che qui non ci sono né baroni né professori - anzi un professore c'è ed è il professor Oppi, che tutti conosciamo - che possano dare lezioni di coerenza e tanto meno d'altro. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Vedo che, nonostante il provvedimento "epocale", l'armonia regna nella maggioranza, come è sempre stato dall'inizio della legislatura. Per fortuna abbiamo sentito anche il collega Stochino!

Voterò ovviamente a favore dell'emendamento, ma vorrei dire che non mi preoccupo tanto di quel piccolo gruppo che si troverà nel mezzo della procedura, perché questo emendamento, secondo me, ha un significato diverso, che è quello di dirvi: fate un bilancio di quello che avete combinato in questa quasi metà di legislatura. Il piano casa doveva essere l'emblema del vostro avvio, è rimasto un avvio in surplace, zero spaccato! Cos'altro avete fatto? E' la stessa cosa che succede a Roma: Berlusconi ha l'ossessione dei giudici e delle donne, voi avete l'ossessione dell'urbanistica. Non vi muovete da lì! La Sardegna sta scoppiando e io, Angelo, piuttosto che pensare a quale sia il dubbio di chi ha posto la domanda, mi preoccuperei di quelli che non riescono a chiudere il mese per sfamare e istruire la propria famiglia.

La domanda di questo emendamento è: avete la coscienza a posto su tutto? Se l'avete, se state in pace con voi stessi nessuno vi disturba, però noi faremo il lavoro che dobbiamo fare perché abbiamo non solo la visione della materia urbanistica, ma anche quella dei bisogni di questa Sardegna che voi fino adesso in questa legislatura avete dimostrato di disattendere colpevolmente, e sta tutto sulla vostra coscienza. Non pensate che a colpi di mattone sfamiate la gente!

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 1.

(Segue la votazione)

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Corda - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zuncheddu.

Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Contu Felice - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 63

votanti 62

astenuti 1

maggioranza 32

favorevoli 21

contrari 41

(Il Consiglio non approva).

Metto in votazione l'articolo 1. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 2.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:

Art. 2

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). "La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione…": è una proroga. La proroga e la deroga sono esattamente gli strumenti più utilizzati nella gestione del territorio in questa regione. Nel bene e nel male abbiamo prorogato regimi di tutela, abbiamo derogato a regimi di tutela, abbiamo prorogato strumenti urbanistici fino all'infinito. Per tutti a me viene da nominare uno dei comuni emblema di questa vicenda: il comune di Capoterra, che realizza ancora in deroga a uno strumento urbanistico, che è il Piano di fabbricazione.

La legge urbanistica esiste dal 1989, lo sottolineo perché il tema vero, quello che noi non abbiamo affrontato neppure oggi, purtroppo, è che non esiste una regolazione coerente, funzionale, oggettiva e certa in materia di territorio che aiuti anche l'impresa. C'è una serie - ha ragione, onorevole Campus - di occasionali favori e noi interveniamo esattamente con questa logica anche in questa materia, cioè con occasionali favori, e quando tentiamo di fare regolazioni vere, nella loro complessità, di ragionare avendo in mente un programma di sviluppo più complessivo della nostra economia e della nostra società, le Giunte, le maggioranze politiche crollano, colpite esattamente dal loro tentativo di regolare questa materia.

Abbiamo chiuso la precedente legislatura esattamente per questa ragione. Si poteva condividere o no il tipo di segno, ma stavamo comunque segnando una legislatura che partendo dalla regolazione degli interventi sul territorio, dagli strumenti di tutela del territorio e dagli strumenti di valorizzazione dei beni del territorio procedesse alla creazione di occasioni di sviluppo, di lavoro, di economia. Avevamo quest'idea. E siccome avevamo quest'idea e siamo intervenuti per regolare la materia, per mettere in piedi un corpo di norme coerenti, che cosa è stato fatto? E' stata battuta quella maggioranza politica, che è andata incontro a una sconfitta. Io lo capisco che è poco interessante, onorevole Meloni, quello che sto dicendo!

DEDONI (Riformatori Sardi). No, è ripetitivo, Luciano!

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). No, non è ripetitivo, e se anche fosse ripetitivo non lo sarebbe mai abbastanza! E sapete perché non sarebbe mai abbastanza ripetitivo? Perché non abbiamo ancora imparato! Quando cito il piano di fabbricazione di Capoterra implicitamente sto citando anche i danni che noi paghiamo sistematicamente per una pessima gestione del territorio, implicitamente sto indicando le responsabilità per le morti che avvengono in una gestione sciagurata del territorio. Poi non serve fare i coccodrilli, non serve dire che non abbiamo un'economia, non serve dire che siamo una regione arretrata!

(Interruzioni)

PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, per cortesia!

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Poi non serve piangere sul latte versato, perché ormai non ne abbiamo più da versare! Quello che avevamo di appetibile, anche per gli speculatori, non l'abbiamo più e quello che abbiamo non lo vuole più nessuno! I vostri sforzi di mantenere in piedi strumenti normativi di questo genere per favorire qualcuno non colgono più l'obiettivo perché non c'è più nessuno da favorire, perché non c'è nessuno che abbia intenzione di spendere soldi per questa regione, per questo territorio, per questa economia. Il Governo manda una serie di prestanome a comprare le fabbriche, gente che fa un versamento di 2.500 euro, attraverso uno studio notarile compiacente, per comprare gli impianti della chimica! Vi ricordate di Sartor? Vi ricordate del facoltosissimo emigrato svizzero interessato allo sviluppo della Sardegna? E i lavoratori della Vinyls dove sono? Non gliene importa più niente a nessuno di questa regione!

Dovremmo avere noi l'interesse a coltivare il bene di questa regione, di questa comunità, e invece stiamo lì: se si parla di trasporti stiamo attenti a non urtare la suscettibilità degli armatori napoletani; se si tratta di aerei stiamo attenti a non urtare la suscettibilità dei proprietari dei vettori irlandesi e se si parla di territorio stiamo attenti a non urtare la suscettibilità dei possibili ed eventuali investitori immobiliari. Ma di che cosa stiamo parlando? Non ci rendiamo conto che siamo alla frutta? Qualcuno di voi si è posto il problema che non c'è più nulla? Non riusciremo neppure, fra un po', a pagare gli stipendi pubblici e mettiamoci in testa che i primi stipendi da tagliare saranno i nostri, non quelli dei lavoratori dei comuni!

Non abbiamo più niente nelle mani, perché ce lo siamo fatto sfuggire con la nostra presunzione. E' la presunzione di questa Giunta, onorevole Rassu. Ma, Dio santo, siamo venuti qua, e l'assessore Asunis, che, grazie al cielo, ha lavorato all'Assessorato regionale dell'urbanistica per anni, ha diretto quelle strutture in ogni tempo, ci ha detto che con la sua proposta avrebbe rilanciato l'economia di questa regione. Ma quale economia abbiamo rilanciato? Lei, onorevole Rassu, può sostenere qua in coscienza, due anni dopo l'approvazione del cosiddetto "piano casa 1", che siamo tranquilli, che l'economia, anzi l'intervento straordinario che abbiamo fatto ha avuto successo?

Ci parlano di 8 mila richieste che chissà se andranno in porto, ma che porto devono andare a trovare queste 8 mila richieste, se per iniziare a lavorare bastava fare la dichiarazione di inizio attività? Ma che tipo di esame deve essere fatto? Qual è l'iter in mezzo, se quella era una legge immediatamente operativa? Non era solo immediatamente operativa, era una schifezza incalcolabile di presunzione!

STOCHINO (P.d.L.). Non è così, Luciano!

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). E quando ve lo dicevo, onorevole Stochino, vi alzavate per dire che noi siamo i soliti comunisti ideologici contrari a tutto. Ma cosa dite? Voi siete pasticcioni! Avete fatto la legge per dare agli oratori 5 milioni all'anno per quattro anni e non avete dato loro una lira, perché quella legge non funziona. Io ve l'avevo detto che quella legge non avrebbe funzionato, ma qua non si scherza più, dobbiamo fare le cose per bene.

Assessore, la butti nel cestino quella legge, mi dia retta e ricominciamo daccapo. Ci sono proposte in materia urbanistica, andiamo avanti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Ho assistito un po' divertito alla discussione sul merito di questa legge, perché di fatto stiamo discutendo la proroga di una legge che per certi versi non ha prodotto i risultati auspicati. E' una delle poche leggi che sono state fatte in questa legislatura che, però, anche per le dichiarazioni e le osservazioni fatte dalla minoranza, non ha aggiunto né tolto più di tanto. Se infatti è vero che non ha prodotto gli effetti auspicati è anche vero che danni non ne ha fatto.

Allora ai colleghi della minoranza, o meglio del centrosinistra, vorrei ricordare una cosa, e vuol essere appunto soltanto un ricordo e non una provocazione: avete perso le elezioni, per la prima volta nella storia dell'autonomia si è chiusa anticipatamente una legislatura, e si è chiusa proprio a causa di un provvedimento sull'urbanistica e su altri fatti a latere, ma è stato un voto in materia urbanistica che ha determinato le dimissioni del presidente Soru. Sui temi dell'urbanistica il centrodestra ha vinto le elezioni, facendo in merito delle promesse. Ricordo che in prima persona nella mia campagna elettorale, ma rientrava nella campagna elettorale del centrodestra, dissi: abbiamo un impegno con gli elettori e il primo atto da porre in essere è la modifica - non l'abrogazione, badate bene - del PPR. A due anni e poco più dall'inizio di questa legislatura questo non è stato fatto ed è stato prodotto un surrogato, proveniente da un'iniziativa nazionale. Bene, io non ci sto a farmi condizionare dagli interessi politici nazionali e prego i colleghi di lasciar perdere le campane romane. Molto spesso ho esortato il presidente Cappellacci a staccarsi dai sussurri romani e ad ascoltare le voci, le urla che provengono dalla Sardegna. Lo dico ora a tutti noi: la partita che si gioca a livello romano di contrapposizione politica, di delegittimazione reciproca, eccetera, a noi non interessa e io non voglio cadere in questa trappola. Anzi proprio su questo, su una deroga che potevamo definire stamattina stessa, avevamo voglia e necessità di parlare, perché sul fatto specifico avremo da dirci di tutto e di più quando esamineremo il cosiddetto "piano casa 2", che spero sia il mantenimento di una promessa elettorale e sia razionale, serio, concordato e confrontato.

Signori consiglieri, Presidente, Assessori, dobbiamo smetterla! Io non voglio delegittimare nessuno, semplicemente osservo le schermaglie di questo periodo in cui si parla di nuovo, di novità, di cambiamento, si dice di tutto e di più degli avversari politici, oggi più che mai nemici politici, si vedono persino squadre di tifosi schierate davanti ai tribunali. Dio non voglia che su quell'esempio magari un capomafia domani organizzi la suaclaque davanti a un tribunale. Cosa farà allora il Ministro dell'interno? Disperderà quelle persone? Perché non lo fa ora?

Ecco, io non voglio stare a questo gioco, al gioco di tutte queste persone che da venti o trent'anni, tutte indistintamente, da Veltroni a Bersani, da Berlusconi a Casini, da Rutelli a Fini, sono alla guida del Paese. E loro parlano di novità! La novità siamo noi, recuperare valori del passato oggi è una novità, essere seri è una novità, essere onesti è una novità! Permettetemi un inciso: anche essere cattolici è una novità.

Allora perché confrontarci su una cosa inesistente? Questa era una proroga, passiamola, andiamo avanti, miglioriamo la produzione legislativa. Parliamo di proroghe perché qui si proroga tutto: si prorogano i commissari, si prorogano i direttori generali, si prorogano le leggi. Si proroga tutto, anche gli sbagli, certo, ma nel frattempo non produciamo, non c'è produzione legislativa, c'è una guerra di potere che non porta a nulla, una povera guerra di potere. Pensiamo a quello che non produrrà questa legge, abusi e quant'altro, non li produrrà, c'è ben altro. E poi, magari distratti, non notiamo un articolo importante sui quotidiani locali di oggi, che dice che visto che nessuno compra più niente compra la Regione, magari anche uffici che non servono, per contribuire a un volano economico che non appartiene all'interesse generale, bensì appartiene all'interesse di pochi che da sempre governano con voi, con loro, con noi.

Allora, se davvero abbiamo a cuore gli interessi generali della Sardegna, non dobbiamo mettere su mattoni, sono d'accordo, ma infrastrutture sì. Dedichiamoci a un confronto sull'infrastrutturazione della Sardegna, che poi avrà necessità anche di mattoni, ma in maniera razionale, in maniera rispettosa dell'ambiente. Vi ricordo le vostre proroghe: le intese del PPR che cosa erano? Deroghe, non proroghe. Sani principi con le intese venivano superati. Per favorire Sorgenia avete deviato un fiume! Allora basta con la delegittimazione reciproca, confrontiamoci su valori alti, confrontiamoci sui valori che sono in noi stessi, recuperiamo la socialità, stiamo insieme pur nelle diversità.

Io non seguirò nessuna indicazione romana o nazionale e non mi contrapporrò a nessuno per indicazione romana o nazionale. Vorrei sicuramente confrontare le mie idee con le vostre sui valori fondanti, che sono quelli che vi ho annunciato prima, per quanto mi riguarda, ma presumo che altro avrete da dire. Presumo che sicuramente possiamo guardare all'innovazione, alle idee del futuro non vergognandoci di avere salde radici nel passato, non vergognandoci di avere salde radici nei valori che hanno sorretto la nostra società per migliaia di anni. Su questi valori, rispettosamente e rispettosi gli uni degli altri possiamo costruire qualcosa. Perciò non mi sto rivolgendo ai partiti politici, non mi sto rivolgendo al centrosinistra o al centrodestra, ma agli uomini e alle donne che hanno la responsabilità di rappresentare e guidare il popolo sardo. Un popolo sardo che ha contribuito e contribuisce alla creazione di una nazione, l'Italia. Abbiamo contribuito a fondarla e l'abbiamo fondata anche sul mattone; non sulle deroghe, non sulle proroghe, ma su ragionamenti precisi e su valori che un giorno o l'altro, mettetevelo in testa, dovremo riprendere a difendere e diffondere, che non sono quelli dell'ultimo periodo.

La Sardegna non è questa, la Sardegna non è quella rappresentata da un Presidente debole, da una maggioranza debole e da una minoranza altrettanto debole. La Sardegna è fatta di uomini e donne che sanno quello che vogliono, pronti a sacrificarsi, ma l'esempio deve venire sempre dall'alto. Oggi abbiamo perso del tempo e un'occasione!

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 2. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 273/A.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Cappai e Murgioni hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Corda - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 62

votanti 61

astenuti 1

maggioranza 31

favorevoli 39

contrari 22

(Il Consiglio approva).

Discussione congiunta delle mozioni Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla crisi libica e l'accoglienza di profughi nord africani, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (118) e Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di apprestare tutte le azioni necessarie per fronteggiare la situazione di emergenza che si potrebbe determinare a causa dello sbarco degli immigrati nella nostra Isola (122) abbinate all'interpellanza Uras - Sechi - Zedda Massimo - Ben Amara sulla situazione degli immigrati provenienti, soprattutto, dalle aree di instabilità politica e di guerra del Nord Africa e in generale dei paesi del Mediterraneo (225)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 118 e 122 e della interpellanza numero 225.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni e della interpellanza:

Mozione Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla crisi libica e l'accoglienza di profughi nord africani, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la crisi in atto nell'area nord africana coinvolge e interpella le nazioni frontaliere del bacino mediterraneo con gravi ripercussioni anche sul piano internazionale;

- l'intervento militare della coalizione internazionale in Libia ha aperto un fronte di instabilità dal quale conseguirà un forte impulso alle migrazioni di massa della popolazione;

- il processo popolare di ribellione delle popolazioni egiziane, libiche e tunisine ai regimi totalitari e oppressori che li ha visti per svariati decenni privati delle più elementari libertà civili e democratiche, interpella la coscienza di tutti i popoli democratici e alimenta l'esigenza di affrontare con solidarietà e adeguatezza il fenomeno di un esodo umano dalle rilevanti proporzioni;

CONSIDERATO che:

- a seguito dell'emergenza profughi concatenata allo scoppio del conflitto libico il Governo italiano ha avviato un coinvolgimento delle regioni e dei comuni per un piano equilibrato di accoglienza e di sistemazione delle migliaia di profughi in fuga dai loro paesi di origine;

- la Regione sarda ha espresso la disponibilità per accogliere circa 2.000 profughi, precisando ulteriormente, di esclusiva nazionalità libica, da collocare in non meglio precisate località della Regione;

- non si comprende affatto la ragione di una discriminazione così esplicita fra cittadini libici e altri profughi di diversa nazionalità, di fronte allo scenario assai più ampio ed articolato dell'instabilità nord africana in questa fase politica;

- la Sardegna, in ragione della sua rilevante posizione geografica in rapporto all'area di crisi, e della sua riconosciuta e storica vocazione all'ospitalità e all'accoglienza, non può accettare un programma di solidarietà e di sostegno improntato su un inspiegabile principio discriminatorio che di fatto sembrerebbe voler consapevolmente ignorare la complessità e la portata dei cambiamenti in atto nelle comunità che si affacciano di fronte alle nostre coste,

impegna il Presidente della Regione

1) a voler riferire in Consiglio regionale del contributo e delle modalità operative di accoglienza che la Sardegna intende offrire ai profughi nord africani;

2) a rimuovere ogni limite e ogni possibile imposizione rispetto a discriminazioni che intendono distinguere fra cittadini libici e di altre nazionalità comunque coinvolte nel più generale esodo conseguente alla crisi dell'area nord africana;

3) a voler promuovere con maggiore energia e chiarezza l'immagine di una Sardegna come terra di pace e di accoglienza per tutti gli uomini e le donne che nella difficile transizione verso la libertà e la democrazia del proprio popolo, chiedono temporaneamente di essere accolti, protetti e sostenuti. (118)

Mozione Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di apprestare tutte le azioni necessarie per fronteggiare la situazione di emergenza che si potrebbe determinare a causa dello sbarco degli immigrati nella nostra Isola.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- i tragici avvenimenti degli ultimi tempi del Nord Africa, in particolare dei paesi del Maghreb, stanno alimentando una nuova e prepotente fuga delle popolazioni da queste zone teatro di sanguinosi avvenimenti;

dopo la saturazione dell'Isola di Lampedusa i migranti stanno dirottando la loro attenzione verso la Sardegna, la quale rappresenta, unitamente alla Sicilia, il primo punto di arrivo degli stessi in Italia;

- nella giornata del 4 aprile 2011 la spiaggia di Cala Cipolla, in territorio di Chia (Comune di Domus de Maria), è stata interessata dallo sbarco di 25 tunisini e nella giornata odierna sono attesi circa 700 immigrati;

- il Frontex (agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea) ha stimato il possibile arrivo in Italia di 1/1,5 milioni di rifugiati/clandestini/immigrati;

- si prevede, inoltre, che nell'immediato, parte notevole di questo flusso possa approdare in Sardegna clandestinamente, avvantaggiato anche dall'avvicinarsi della bella stagione e dalla transitabilità del canale di Sardegna;

- in relazione a queste previsioni è precipuo dovere della nostra Regione, nel rispetto dell'obbligo morale e istituzionale di solidarietà, predisporre tutti i rimedi atti a gestire l'imponente flusso migratorio che potrebbe vedere coinvolto il nostro territorio;

CONSIDERATO che:

- nell'immediato la nostra Isola si potrebbe quindi trovare nelle condizioni di dover fronteggiare una emergenza umanitaria, sanitaria e di ordine pubblico senza precedenti;

- moltissimi immigrati giungeranno nella nostra Isola in maniera illegale e clandestina potendo così produrre inediti problemi di ordine pubblico e tensioni sociali difficilmente controllabili;

- il fenomeno in Sardegna è per il momento limitato e, pertanto, ci si può ancora attrezzare in tempo per governare i problemi che potranno verificarsi, evitando di correre ai ripari solo in condizioni di emergenza;

RITENUTO che al fine di contemperare gli interessi degli immigrati e quelli del popolo sardo si impone la necessità di monitorare le presenze sin dal loro arrivo, al fine di valutare la portata del flusso ed intervenire nella gestione delle problematiche ad esso legate,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) a non sottovalutare le gravi tensioni che stanno sconvolgendo molti paesi del Nord Africa e ad intervenire tempestivamente al fine di organizzare, in collaborazione con il Governo nazionale, un piano dettagliato di assistenza umanitaria e di accoglienza in strutture idonee, con lo scopo di conciliare il dovere di assistenza e solidarietà con la tutela del diritto del popolo sardo a vivere in un territorio tranquillo ed ordinato;

2) ad interloquire con il Prefetto di Cagliari al fine di rivedere la decisione di adibire il centro sito in viale Elmas all'ospitalità di 700 migranti, in contrasto con quanto stabilito in merito alla allocazione dei siti fuori dalla cinta urbana;

3) a definire le necessarie intese per intensificare e/o predisporre controlli, 24 ore su 24, sulle coste sarde, in particolare sui punti strategici che hanno costituito anche nel recente passato zona di approdo per gli immigrati; ciò al fine di intercettare le presenze sin dal loro arrivo e monitorare con precisione la dimensione del flusso migratorio per poterlo fronteggiare ed indirizzare, nell'interesse degli stessi migranti. (122)

Interpellanza Uras - Sechi - Zedda Massimo - Ben Amara sulla situazione degli immigrati provenienti, soprattutto, dalle aree di instabilità politica e di guerra del Nord Africa e in generale dei paesi del Mediterraneo.

I sottoscritti,

premesso che:

- il fenomeno della migrazione di massa, frutto di dissennate politiche predatorie dei paesi più ricchi a danno di quelli più poveri, assume ormai un carattere di grave crisi umanitaria;

- le predette politiche hanno determinato squilibri di vita e di condizioni politiche, sociali ed economiche di gravità assoluta ai quali bisogna porre rimedio;

- in tanti dei paesi in sottosviluppo si sono colpevolmente sostenuti, non solo finanziariamente, governi autoritari e liberticidi e si sono tollerate forme di persecuzione violenta verso le persone desiderose di migrare, al fine di evitare la mobilità verso gli stati industrializzati dell'occidente;

- i sardi sentono viva la solidarietà nei confronti delle persone, delle comunità e dei popoli coinvolti in quelle tragiche situazioni derivanti da instabilità politica, da azioni tiranniche e aggressive dei diritti fondamentali dell'uomo e delle libertà democratiche e da guerre, anche civili;

- tale sentimento di solidarietà si estende a tutti coloro che stiano in condizioni di grave bisogno e fuggano dai territori di residenza, colpiti da inarrestabili fenomeni di disgregazione politica, sociale ed economica;

premesso, inoltre, che si ritiene che:

- la vicinanza alle sofferenze delle donne e degli uomini mediterranei che vivono in quelle condizioni debba essere espressa, in modo organizzato ed efficiente, da ogni livello istituzionale della Repubblica;

- pertanto, vi sia un dovere da esercitare anche come Regione sarda, considerato che il Consiglio regionale, in più occasioni, ha dichiarato la Sardegna terra di pace e di amicizia tra i popoli;

- l'arrivo degli immigrati in Italia e in Sardegna non doveva, e non deve, essere affrontato nel modo posto in essere dall'attuale Governo, spesso prigioniero delle pulsioni razziste della parte politicamente più retriva e reazionaria di esso;

- si sarebbe dovuta impegnare, meglio di quanto in altre occasioni è stato fatto, la Protezione civile, che non è solo la struttura preposta a questi interventi, ma è anche l'interfaccia dei comuni, dell'associazionismo e del volontariato, e poteva consentire, così come è stato argomentato anche da autorevoli presidenti di regione come quello della Puglia, Nichi Vendola, un impatto morbido: cioè quello che consente, per piccoli gruppi di migranti, di essere accolti nelle comunità senza destare alcun allarme;

- si può prevedere che nei prossimi mesi il fenomeno migratorio non si arresti ma, in considerazione degli eventi bellici in corso, possa ulteriormente crescere,

chiedono di interpellare la il Presidente della Regione per conoscere:

1) cosa intenda fare per assistere e sostenere i migranti e tra loro i profughi a cui sia riconosciuto lo status di rifugiato;

2) se ritenga debba essere aperto dalla Regione un tavolo partecipato di solidarietà attiva con le rappresentanze politico-istituzionali, regionali e locali, delle organizzazioni sociali, del mondo della cultura e del volontariato, che definisca una proposta di piano di accoglienza, suscettibile di aggiornamenti in relazione alle urgenze;

3) se non si ritenga, inoltre, che gli accadimenti che attualmente interessano il Mediterraneo non richiedano l'attivazione degli specifici osservatori previsti nell'ambito dei progetti speciali di cui all'articolo 4 della legge regionale n. 5 del 2009, con le modalità stabilite nella stessa norma e precisate con ordine del giorno n. 48 approvato il 12 gennaio 2011 dal Consiglio regionale. (225).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 118 ha facoltà di illustrarla.

BRUNO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signori Assessori, colleghi consiglieri, la mozione in discussione è stata presentata dai ventisette consiglieri del centrosinistra lo scorso 29 marzo. Sono trascorsi meno di venti giorni, ma i fatti che si sono succeduti sono tanti e tali da dover aggiornare e ampliare in parte le premesse che ci hanno spinto a chiedere la discussione in Aula con urgenza del tema riguardante la crisi libica e l'accoglienza in Sardegna dei profughi nordafricani. A dire il vero il dispositivo della mozione è invece ancora attualissimo. Chiedevamo di impegnare la Giunta regionale: a riferire in Consiglio regionale del contributo e delle modalità operative di accoglienza che la Sardegna intende offrire ai profughi nordafricani; a rimuovere ogni limite, ogni possibile imposizione, rispetto a discriminazioni fra cittadini libici e cittadini di altre nazionalità comunque coinvolte nel più generale esodo conseguente alla crisi dell'area nordafricana; a promuovere con maggiore energia e chiarezza l'immagine di una Sardegna terra di pace e di accoglienza per tutti gli uomini e le donne che, nella difficile transizione verso la libertà e la democrazia del proprio popolo, chiedono di essere temporaneamente accolti, protetti e sostenuti. Lo chiediamo ancora oggi, soprattutto chiediamo alla Giunta regionale chiarezza sugli orizzonti e sul ruolo della Sardegna.

E' bene contestualizzare: in quei giorni di fine marzo, l'assessore La Spisa aveva partecipato al vertice romano, con i Presidenti di Regione, con le Province, e con l'Anci, per discutere insieme ai ministri Maroni, Fitto e Fazio dell'emergenza immigrazione. Un incontro, dicono le cronache di quei giorni, piuttosto acceso, con momenti di tensione per gli interventi di amministratori locali, come il sindaco di Padova, Zanonato, che hanno contestato la Lega e le politiche del Governo in materia. Alla fine si è giunti a un accordo, sottoscritto da Regioni, Comuni e Province, per accogliere (a esclusione dell'Abruzzo) sino a 50 mila profughi, con una cabina di regia retta dal Governo, lasciando alle Regioni la scelta dei siti. In questa suddivisione l'Isola avrebbe dovuto accogliere 1.400 profughi. "Una cosa sono i clandestini", dichiarò immediatamente l'assessore La Spisa, "un'altra i profughi". Per i primi la Sardegna - era il 30 marzo - non sarebbe stata presa in considerazione; per gli altri, i profughi, si sarebbe potuto trovare posto - sono parole del vicepresidente La Spisa - in diversi centri di assistenza già esistenti e condivisi o da condividere con le comunità locali.

Il piano di emergenza prevede una proporzione di un migrante ogni 1.000 abitanti, come soglia massima di accoglienza per diciotto Regioni e due Province autonome. Se la Lombardia, con i suoi 9 milioni e 800 mila abitanti conta il 16 per cento della popolazione italiana, dovrà contribuire all'accoglienza per il 16 per cento, alla Basilicata viceversa non si potrà chiedere oltre lo 0,9 per cento, cioè 500 migranti. In Sardegna solo profughi, si affrettò dunque a comunicare la Giunta regionale, forse perché in quelle ore la situazione esplosiva a Lampedusa faceva presagire i primi trasferimenti in Sardegna. Le indiscrezioni riportate dalla stampa parlavano allora di 1.500 tunisini da trasferire in Sardegna nei centri di accoglienza e di espulsione, per dar luogo alla procedura lunga e complessa della legge Bossi-Fini.

In quel contesto si è sviluppata la mozione che discutiamo oggi, nella quale affermiamo che è irragionevole pensare a una discriminazione tra cittadini libici e altri profughi di diversa nazionalità, dal momento che lo scenario di stabilità nordafricana è assai più ampio e complesso e che la Sardegna, in funzione della sua posizione geografica e della sua riconosciuta vocazione all'ospitalità e all'accoglienza, non può accettare un programma di solidarietà improntato a un inspiegabile principio discriminatorio. Nello stesso tempo nella mozione alla Giunta regionale chiediamo chiarezza e un piano preciso di accoglienza, nella massima condivisione con le comunità locali.

Proprio in quelle ore anche il presidente Napolitano faceva appello alla solidarietà e allo spirito di coesione: "L'Italia e le singole Regioni" - disse Napolitano - "non possono dare uno spettacolo d'incertezza e di divisioni che purtroppo si rischia invece di dare. Non ci può essere una Regione che accetta di accogliere una parte degli immigrati e un'altra Regione che dice di no. La situazione a Lampedusa è inaccettabile". Il presidente Berlusconi non ci pensò un attimo, si recò a Lampedusa e disse: "Svuoteremo quest'isola in quarantotto o sessanta ore". E, al di là del piano di liberazione, promise un lungo elenco di azioni: rimboschimento, ritinteggiatura delle case, un casinò, campi da golf, esenzioni fiscali, una zona franca, semplificazione delle procedure, gasolio a prezzi ridotti, una nuova scuola, fogne dovunque, il potenziamento dell'ospedale, programmi tv per promuovere Lampedusa, il premio Nobel per la pace. E poi l'affondo che noi sardi ben conosciamo da parte di chi già si è dichiarato sardo d'adozione. Disse Berlusconi: "Ieri notte mi chiedevo come fare perché mi credano e allora ho pensato: compro una casa, che ho poi trovato su Internet, e divento isolano anch'io". Un film già visto da queste parti, con i risultati che tristemente conosciamo, e che poco fa il collega Uras ha elencato. "Vogliamo diventare come la Sardegna", è il titolo virgolettato, il giorno dopo, de La Stampa di Torino, sulla base delle dichiarazioni degli abitanti di Lampedusa. Forse sarà bene, assessore La Spisa, avvertirli che da noi la presa in giro è continua. Ma la vicenda immigrazione ha un altro colore e toni più seri, responsabili, perfino al di là delle appartenenze di colore, di partito, di coalizione. Anche se la politica leghista e leghizzante di questo Governo la respingiamo con forza.

I migranti sbarcati in Italia sono stati suddivisi regione per regione, ma finora nessuno è andato al nord. Svanita la previsione del ministro Maroni di disperdere oltre la frontiera francese buona parte dei 20 mila ospiti che hanno già raggiunto l'Italia, fra cosiddetti clandestini e profughi, torna ora a concretizzarsi la ripartizione tra le regioni. Sono numeri destinati a salire con l'aumento dei flussi dei profughi dalla Libia.

Oggi il Consiglio regionale chiede, Assessore, innanzitutto chiarezza, vuole conoscere i piani del Governo regionale, gli accordi, i siti individuati o da individuare, le procedure di condivisione dei percorsi, quali sono le richieste della Protezione civile e del Commissario per l'emergenza profughi. Non ci sono clandestini, abbiamo ripetuto, ma migranti per emergenza umanitaria. E anche se qualcuno dovesse approdare illegalmente nel nostro Paese, non perde il diritto a essere sfamato, dissetato, vestito, curato, anche se poi si devono applicare le norme vigenti in materia, che mai possono impedire ciò che è dovuto all'uomo in quanto tale. Quindi i diritti umani vanno garantiti, vanno garantiti a tutti. La Sardegna, e Cagliari in particolare, lo sta dimostrando ancora una volta, non ha paura dello straniero. L'accoglienza fa parte della nostra cultura, insieme alla fraternità. Quello che è successo a favore dei 700 migranti tunisini, ospitati a Cagliari da quasi quindici giorni, è una gara di solidarietà, è una mobilitazione positiva per dare sostegno concreto a persone in fuga, in cerca di una vita migliore. I sardi sono fatti così, sono orgogliosi e solidali sempre.

Poi ci sono le critiche sul metodo, le abbiamo fatte tutti; è stata l'ennesima imposizione calata dall'alto, con la delegittimazione dei Comuni e della Regione. Il Presidente della Regione e le autorità locali non sono state interpellate, ma avvisate dal Governo a decisione avvenuta. Non è la prima volta in questa legislatura. Lo schiaffo alla Regione e a Cagliari, come ha scritto nell'interrogazione al presidente Cappellacci il collega Cesare Moriconi, mostra ancor di più la scarsa considerazione che il Governo ha della nostra Regione. La scelta del sito, l'ex caserma, in prossimità di una zona di Cagliari densamente abitata, in una struttura forse non nelle condizioni di poter ospitare decentemente un numero così elevato di persone doveva trovare maggiore condivisione. Ma non si tratta di un ghetto, come hanno potuto constatare i deputati del Partito Democratico che immediatamente si sono recati in visita al centro di Viale Elmas. Forse la scelta della città ha contribuito a rasserenare gli animi e a non ghettizzare gli ospiti.

I sardi stanno dimostrando grande sensibilità: volontari, Caritas, "Sardegna solidale", sindacati, organizzazioni sociali, cittadini singoli, è davvero una gara di solidarietà. Tuttavia si può fare di più anche da parte nostra, anche da parte delle istituzioni. L'identificazione di 700 immigrati tunisini, con il rilascio del permesso previsto dall'articolo 20 del Testo Unico sull'immigrazione, lascerà queste persone libere di spostarsi nell'area Schengen, alla ricerca di un lavoro che da noi difficilmente troverebbero. Ma non basta, e non solo perché rimane l'ostacolo francese, la rigidità nell'applicare la selezione d'ingresso e in particolare la richiesta di dare garanzia economica al momento del passaggio della frontiera. Non basta perché serviva e forse serve, da parte della Regione, il ruolo di guida di una vera e propria politica dell'accoglienza, capace di individuare percorsi, magari per una piccola percentuale di loro, da integrare nella nostra società.

Qualche giorno prima dell'arrivo dei giovani tunisini a Cagliari il mondo del volontariato aveva lanciato un appello: un profugo in ognuna delle 700 associazioni sarde, con un percorso personalizzato all'interno di ciascuna associazione. Anche le Università sarde si stanno ponendo il problema di come sostenere la battaglia di libertà dei giovani nordafricani. Mi risulta che proprio oggi il problema sia stato posto all'attenzione del Senato accademico dell'Università di Sassari, mettendo al vaglio la possibilità di accogliere alcuni giovani per un periodo di studio e di formazione. Altrettanto potrebbe essere fatto nelle scuole superiori; non servirebbe moltissimo per sostenere qualche decina di ospiti, di migranti, nelle varie scuole attivando anche circuiti di solidarietà volontaria. Le varie facoltà riservano posti ai cittadini extracomunitari e altrettanto potrebbero fare scuole superiori, istituzioni, fondazioni, soggetti privati, oltre all'Ersu, per garantire borse di studio e percorsi di formazione che accompagnino a un ritorno proficuo i giovani dopo il diploma o dopo la laurea. Giovani, donne e uomini che conquistano a duro prezzo e con coraggio la libertà sono una risorsa, sono una risorsa per tutti. E' il tema del presente e non possiamo sfuggirlo, non solo perché a pochi chilometri da noi c'è la guerra, ma perché siamo sempre di più un villaggio globale, multietnico, multireligioso, multiculturale. Forse per la prima volta in Sardegna viviamo un fenomeno storico di queste proporzioni.

Non sfugge, vicepresidente La Spisa, neanche il tema sicurezza, che non è tanto e solo sicurezza a livello di criminalità, ma sicurezza sul futuro, su un futuro incerto, che riguarda anche noi, riguarda soprattutto una popolazione che invecchia: un quinto di essa è costituito da persone con più di 65 anni e i nostri giovani sono precari e senza lavoro. Allora anche il tema immigrazione si intreccia con l'idea che abbiamo del futuro, e direi anche del futuro della Sardegna, che deve fare i conti con la cultura nella quale siamo immersi, nella quale è immersa, una terra di pace, una terra di accoglienza, che guarda più alla comunità, al "noi" che all'individualità, all'"io".

Il vero problema, dice Andrea Riccardi, storico, fondatore della comunità di Sant'Egidio, è avere idee, senza queste non si educa. Io mi permetto di dire che non si governa nemmeno! La paura, dice Riccardi, nasce da una speranza illanguidita, che ha dimenticato la forza costruttiva, anzi creativa dell'amore. I sardi nella più profonda identità e tradizione hanno dimostrato di credere nella convivenza, di credere nella solidarietà, e noi, rappresentanti delle istituzioni, non possiamo e non dobbiamo essere da meno.

Allora il tema immigrazione è generale e noi abbiamo competenze precise anche come Regione. In Italia, su 60 milioni di cittadini 4 milioni e mezzo sono immigrati e non sfugge a nessuno che abbiamo uno dei più bassi tassi di natalità al mondo. Gli immigrati in Italia hanno 2 milioni di conti correnti bancari; 234 mila sono imprenditori iscritti a Unioncamere; il 7 per cento degli studenti in Italia è costituito da immigrati; i figli di immigrati sono il 15 per cento circa dei nati in Italia. E' un tema che non possiamo non affrontare e non solo per queste emergenze.

Lo scopo di questa mozione, in conclusione, è dunque quello di avere chiarezza, vicepresidente La Spisa, sui processi operativi, sul ruolo della Sardegna, di coinvolgere il Consiglio e la società sarda; un Consiglio assente, distratto, che pensa più al mattone che alla persona. Se ne faccia una ragione, Assessore, lei e anche il Programma regionale di sviluppo: è un Consiglio assente. Quello dell'immigrazione, dell'accoglienza, dell'apertura è un tema ampio, complesso, che riguarda le persone e anche il futuro di ciascuno di noi e che non può lasciare indifferente la massima Assemblea legislativa sarda. La ringrazio, Presidente.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 122 ha facoltà di illustrarla.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, la mozione numero 122 si muove in un'ottica leggermente successiva a quella esposta dal collega Bruno. Al di là delle questioni poste nell'illustrazione della mozione numero 118, che assolutamente condividiamo, noi abbiamo voluto porre alla Giunta regionale il problema di come affrontare un'emergenza che nel momento in cui abbiamo presentato la mozione ci sembrava assolutamente preoccupante. E la situazione che si è creata in Sardegna, a Cagliari in particolare, con il trasferimento di circa 700 immigrati in prossimità del capoluogo della regione, non va assolutamente sottovalutata. Sappiamo quello che poi è successo, le tensioni che sono emerse tra l'Italia e la Francia e i permessi di soggiorno temporaneo, che in un primo momento sono stati negati dal Governo italiano e poi sono stati utilizzati per cercare di trasferire all'estero il flusso di immigrati bloccati a Lampedusa. C'era il rischio che anche le coste della Sardegna potessero essere interessate da flussi di immigrati in cerca di sollievo alle condizioni assolutamente intollerabili che vivono nel loro Paesi natali. Per cui abbiamo ritenuto opportuno richiamare la Giunta e il Consiglio regionale su questo problema.

Noi sappiamo che è necessario legare strettamente la solidarietà nei confronti di questi popoli lacerati e dilaniati da guerre, da carestie, da problemi assolutamente innegabili, con la necessaria sicurezza che al popolo sardo deve essere garantita. Ecco perché, in maniera assolutamente preventiva rispetto allo scoppiare di problemi che possono essere legati a questa evenienza, abbiamo chiesto alla Giunta di preparare un programma e avviare una serie di iniziative volte a far sì che la Sardegna sia preparata a intervenire con un piano dettagliato di assistenza umanitaria e di accoglienza in strutture idonee, allo scopo di conciliare il dovere di assistenza e solidarietà con la tutela del diritto del popolo sardo a vivere in un territorio tranquillo e ordinato.

E' un problema che sta interessando, e in alcuni casi lacerando, il dibattito politico in Sardegna, ma pensiamo che il Consiglio regionale e la Giunta regionale possano trovare un punto comune d'incontro che ponga la Sardegna tra le regioni non egoiste e non refrattarie alla solidarietà, che possa consentire la predisposizione di un piano per l'emergenza che consenta di garantire le due condizioni che abbiamo posto nella mozione. Ecco perché siamo interessati ad ascoltare le indicazioni che la Giunta ritiene di poter o di dover dare per la soluzione di questo problema.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della interpellanza numero 225 ha facoltà di illustrarla.

BEN AMARA (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Cari colleghi, Assessore, Presidente, questa nostra interpellanza è un richiamo, o meglio un appello alla nostra responsabilità etica, politica e culturale, per poter disegnare un patto di solidarietà relazionale con questi nostri vicini mediterranei che hanno lasciato i loro Paesi per venire qui a cercare lavoro e spesso per andare altrove.

L'arrivo dei migranti in Sardegna non deve spaventarci. Sicuramente i sardi non la pensano come Jacob Riis che diceva degli italiani stipati nei bassifondi di Mulberry Street, a New York, che erano considerati - cito - "una moltitudine misera, ignorante, analfabeta, rissosa e facilmente delinquente". Tutto ciò che accade nella polis, come affermava Aristotele, è opera dell'amicizia e dell'accoglienza, ma attenzione perché la radice di polis, Stato, e di polemos, guerra, è la stessa. Noi vorremmo solo che la nostra Isola fosse terra di pace, accoglienza e amicizia tra i popoli. La Sardegna lo è sempre stata, i sardi sono amici per natura.

Il nostro compito, oggi, soprattutto dopo queste "rivoluzioni del gelsomino" del Nord Africa, è di ripensare altrimenti la venuta dell'altro e l'idea della legge a cui l'ospite o il migrante deve sottostare: se si vuole accogliere l'altro lo si deve fare in modo assoluto e indiscriminato. L'accoglienza, così come la giustizia, deve essere infinita, come una sorta di dono senza restituzione, senza riappropriazione. E' possibile pensare a una democrazia e a una politica che si emancipano dal ricatto della buona nascita? E' possibile ancora pensare a un altro tipo di amicizia, di accoglienza e di politica non fondate esclusivamente sul legame tra Paesi europei?

Noi, come amministratori e come Regione autonoma, dobbiamo essere contro ogni atto materiale e tecnico della civiltà. Dobbiamo, da isolani, dare più importanza ai sentimenti, perché no, alla solidarietà, all'ospitalità, allo spirito e alle relazioni con sé e con gli altri. Bisogna dunque tornare a ripensare un ethos capace di definire un orizzonte umano dal quale nessuno rimanga escluso; ripensare anche il nostro approccio al fenomeno della migrazione, alle tradizioni alle quali siamo formati e dal cui punto di vista abbiamo pensato e organizzato i progetti che oggi egemonizzano il mondo.

E' per questo che noi oggi interpelliamo la Giunta regionale, cioè per sapere cosa intende fare per assistere i migranti e tra loro i profughi cui sia riconosciuto lo status di rifugiati. Vogliamo sapere se la Giunta intende aprire un tavolo di partecipazione con le varie rappresentanze politiche, istituzionali e culturali per affrontare questa emergenza umanitaria.

Quale giustizia, allora, per una democrazia a venire che rinunci a fondarsi sul legame genealogico nonché sul rapporto simmetrico di uguaglianza, ma che abbia invece come riferimento gli amici della solitudine, le singolarità irriducibili di coloro che non hanno appartenenza o comunità?

Bisogna anche modificare, cari colleghi, il lessico che noi usiamo molto spesso per definire questi non italiani: alieno, africano, extracomunitario, clandestino, immigrato, uomo di colore, marocchino, nomade, rom, diverso, straniero. Un vero lessico epistematico, incinto di futurismo, che dovrebbe appunto forse servire come base di partenza e di arrivo per formare, o meglio formatizzare, una società multiculturale e multietnica. Ma una parola come "diverso" che significato ha? Diverso rispetto a che cosa o a chi? Diverso rispetto all'uguale? Come aggiustare dunque il linguaggio rispetto…

PRERSIDENTE. Grazie, onorevole Ben Amara, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.

ESPA (P.D.). Signora Presidente, sarò breve, lo dico per i colleghi che volessero iscriversi, perché ovviamente il tempo è quello che è. Non intendo aggiungere molto a ciò che è statoo detto, perché credo che abbiano già spiegato tutto il mio Capogruppo e soprattutto il collega Ben Amara, il quale mi sembra abbia messo in campo la prospettiva giusta rispetto a una questione che oggettivamente ci riguarda.

Mi rivolgo in particolar modo all'Assessore e al Presidente della Regione: sul pericolo dei cosiddetti stranieri, purtroppo sulla stampa, a livello nazionale ma anche locale sono apparse delle notizie eccessivamente negative. So che è difficile giudicare la stampa, però quando si leggono notizie che lasciano intendere che l'arrivo di 700 tunisini a Cagliari ha creato situazioni di difficoltà, che sin dai primi giorni ci sono stati episodi di violenza e furti e poi si scopre che gli episodi sono stati tre al massimo, non si può non stigmatizzare questo tipo di informazione. E quando si richiama esclusivamente - come giustamente la Giunta e anche noi abbiamo fatto più volte - il fatto che il Governo nazionale ha preso a schiaffi, come succede spesso, la Giunta regionale e le istituzioni sarde decidendo di suo conto la location e la sistemazione dei 700 tunisini, io penso (e questa è la cosa più dignitosa che mi sembra alla fine abbia preso il sopravvento) che ciò che il popolo sardo deve fare davanti a queste situazioni è dire: "Noi tifiamo per la democrazia in Tunisia, noi tifiamo per la democrazia in Libia, noi tifiamo per la democrazia in Egitto". Gli esodi biblici, diciamo così, non sono che una conseguenza di come noi interpretiamo la solidarietà, tipica del popolo sardo. Penso ai problemi che ci sono alla frontiera tra Libia e Tunisia: 100 mila sfollati dalla Libia sono stati accolti e soccorsi dal volontariato tunisino - non dalle istituzioni, ma dal volontariato tunisino -, che fa di tutto e in maniera assolutamente spontanea per mobilitarsi e accogliere i migranti libici.

Ora, se noi partiamo da questo concetto di democrazia, dal fatto che siamo coscienti che sta succedendo qualcosa di epocale, dobbiamo avere, soprattutto come sardi, il senso dell'accoglienza e anteporlo a qualunque altra questione, al problema della location e anche, pur contestandolo fortemente, al fatto che il Governo nazionale continua a pensare a noi come a dei servi inutili, continua a pensare alla Giunta come a una serva inutile, tanto che non ha ritenuto di informarla neanche per telefono. Su questi fatti qualche reazione anche istituzionale l'ho vista, perché giustamente straniero non vuol dire delinquente, nordafricano non vuol dire delinquente. Queste equazioni sono una vergogna per la cultura sarda e a me pare che anche noi ci stiamo "leghizzando", mentre dovremmo "deleghizzare" la Sardegna. La piaga del leghismo (a me non interessa parlare dei leghisti, ma del leghismo), ovvero la paura dello straniero per il solo fatto che sia tale, è un sentimento che non può attecchire nella cultura sarda.

Purtroppo, l'ho detto anche prima, qualche rappresentante istituzionale - per fortuna mi sembra che poi le cose si siano raddrizzate - e alcuni cittadini hanno cominciato, senza che fosse successo niente di particolare, a intonare la cantilena che ritroviamo su alcuni mezzi di informazione nazionali, devo dire abbastanza orientati politicamente, e su alcune tv, per cui lo straniero è il pericolo numero uno e basta che vi siano degli stranieri perché succeda di tutto: si ruba il lavoro ai nostri cittadini, aumenta la violenza, soprattutto di notte, e così via. Mi fa piacere constatare che noi avevamo visto giusto: se la società civile si mobilita ottiene un riconoscimento. E' stato commovente vedere fuori dello stabile di viale Elmas, due giorni dopo l'arrivo dei 700 migranti, uno striscione con su scritto: "Grazie Cagliari". Quello striscione, come dire, era già una ricompensa per gli atti di solidarietà che stavano provenendo dal mondo non istituzionale.

Però, ripeto, chi si ritiene democratico non può nascondere la testa sotto la sabbia. Stanno succedendo cose straordinariamente importanti, che credo riguardino il futuro dell'umanità e che toccano la Sardegna. La Sardegna da questo punto di vista adesso e per il futuro, perché questa emergenza non è finita, dovrà fare in modo che tutti i percorsi siano assolutamente condivisi, ma che al primo punto ci sia l'accoglienza. L'accoglienza vera, l'accoglienza solidale.

A me la parola solidarietà non piace molto, perché mi dà l'idea che si tratti di fare un favore a qualcuno, però ci deve essere questo spirito, che è tipico della cultura sarda. Noi dobbiamo essere d'esempio a tutta l'Italia, perché non ci sono né se né ma davanti all'esigenza di accogliere delle persone. Dopo di che si affrontano i problemi.

Dopo la paura indotta da un leghismo strisciante e imperante, al quale dobbiamo ribellarci, al quale tutti si devono ribellare, sono stati dati i primi novantotto permessi di soggiorno. Ora verrebbe da dire: purtroppo nessuno è rimasto in Sardegna. Ma guarda un po', noi l'avevamo detto che non c'era nessun pericolo per l'occupazione, nessun pericolo per la Sardegna! Anzi a me dispiace che stiano andando via tutti, perché questo prova una volta di più che la Sardegna è una terra con dei problemi. I giovani tunisini, che non sono diversi dai giovani della Sardegna, per quello che vedono, per i ritmi di vita che hanno, per le informazioni che ormai sono accessibili a tutti, sanno benissimo quali sono le condizioni economiche della nostra isola. Quindi i pericoli paventati si stanno sciogliendo come neve al sole.

Pertanto credo che la Giunta regionale - è questo l'invito che è arrivato da tutto il centrosinistra - debba mantenere stabilità a un sistema di accoglienza che prevede che le istituzioni facciano il loro dovere, a prescindere dal fatto (questo lo dico ora qui, ma l'ho detto anche in altre circostanze) che i cittadini si mobilitino spontaneamente per offrire un'accoglienza reale, senza aspettare le istituzioni, così come stanno facendo i tunisini nei confronti dei libici che stanno andando via dal loro Paese a causa della guerra.

Dobbiamo, ripeto, individuare delle soluzioni di accoglienza senza che ci siano prevaricazioni da parte di nessuno. Dobbiamo concretamente tifare per la democrazia in Tunisia, per la democrazia in Libia, per la democrazia in Egitto, e quindi noi sardi diciamo a tutto il mondo, ma soprattutto agli italiani: siamo pronti a fare la nostra parte come istituzioni e siamo pronti a fare la nostra parte come popolo sardo.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Signora Presidente, intanto credo che questo Consiglio regionale debba esprimere un ringraziamento alle associazioni di volontariato, ai cittadini sardi, anche singoli, e alle cittadine sarde che in questi giorni hanno contribuito fattivamente all'accoglienza delle persone che sono arrivate nella nostra Isola e hanno cercato di rendere meno duro il loro soggiorno, fuori della propria terra, qui in Sardegna.

E' da molti anni, devo dire, Presidente, che il centrodestra ha coniato uno slogan: "Cagliari capoluogo del Mediterraneo". A dire il vero questo è uno slogan che è stato coniato per quasi tutte le città che si affacciano su questo mare, tutte capoluogo. La stessa Catania, per esempio, è stata definita in questo modo e questo slogan riecheggia spesso nelle parole del centrodestra. Tutti capoluoghi a parole, grandi centri per grandi eventi, grandi politiche, grandi trasformazioni, peccato però che tutto questo rimanga avulso dalla realtà e in particolare sia assolutamente distante dai fatti che si pongono in essere. Altro che Cagliari capoluogo del Mediterraneo! Altro che la Sardegna centro strategico del Mediterraneo! Nel Mediterraneo scoppia l'emergenza e la Sardegna non viene neanche interpellata, perché di questo si tratta. In fretta e furia il Viminale dispone un piano sfilacciato e 700 persone vengono sbarcate sull'Isola, scortate in un edificio che non è proprio totalmente adeguato a riceverle, e tenute lontano dalla comunità dei sardi, come se avessero problemi particolari e anche contagiosi.

Dico e sottolineo: 700 "persone". Non libici, non tunisini, ma persone: è questo il concetto che tengo a sottolineare. Uomini e donne che hanno affrontato un viaggio per un mare in cui altri prima hanno trovato purtroppo la morte, nella speranza di poter guadagnare opportunità migliori di vita e possibilmente anche un futuro. Ciò di cui stiamo parlando sono le grandi ingiustizie del mondo, l'esistenza sullo stesso mare di una sponda ricca e di una sponda nella quale invece si muore d'inedia, di un teatro di disuguaglianze e ingiustizie che offendono certamente lo spirito stesso sotteso alla parola umanità. Ma in questa sponda finalmente, soprattutto grazie ai giovani, si sta risvegliando la voglia di libertà, di democrazia e di un sistema sociale e politico più giusto, al quale noi dovremo guardare con grande interesse e che dovremo anche sostenere con grande forza.

La verità è che - mi dispiace dirlo ancora una volta - anche nel Programma regionale di sviluppo c'è tutta una serie di affermazioni importanti e ridondanti, come questa, cito testualmente: "L'ambizione è di offrire a tutti i Paesi che si affacciano nel Mediterraneo, con particolare riferimento alla sponda sud, un luogo di eccellenza che faciliti gli scambi multidisciplinari". E ancora: "Rafforzare la propria identità significa anche farsi attori del percorso di sviluppo con una contestuale disponibilità al dialogo interculturale e interreligioso in particolare con le regioni del Mediterraneo". Queste e altre affermazioni contenute nel Programma regionale di sviluppo sottolineano la posizione baricentrica della Sardegna e individuano mille possibilità di cooperazione e di dialogo. La verità, però, è che a oggi di tutto ciò nei fatti non c'è traccia. Non è stata mai attivata una vera politica dell'accoglienza e non si è neanche valutato se le migliaia di persone, come quelle che da anni arrivano comunque sulle nostre coste e che qualche giorno fa sono state riversate d'imperio, per un atto statale, sul nostro territorio, possono essere un potenziale che porta con sé esperienze, competenze, possibilità, ricchezza, umanità, crescita reciproca, sviluppo. Lo sappiamo, siamo un milione e mezzo di abitanti in Sardegna, la nostra popolazione invecchia e non aumenta, al contrario diminuisce, il che è molto preoccupante; ma il trend demografico sarebbe ancora più in diminuzione se non fosse per l'incremento segnato proprio dall'arrivo degli extracomunitari e delle loro famiglie. Le classi nelle scuole si svuotano, i punti nascita vengono chiusi, i reparti idem, e per la stessa ragione il servizio pubblico locale dismette migliaia di chilometri su strada, lo Stato dismette i suoi servizi nei territori e certamente non si sono esauriti gli effetti della bassa densità di popolazione, della scarsa natalità, dell'alto indice di invecchiamento della nostra Isola. Davanti, quindi, c'è un problema per la Sardegna e c'è un problema per altri popoli al di là del Mediterraneo, popoli che possono nel loro incontro trovare un reciproco interesse di soddisfazione.

Davanti alle vostre dichiarazioni e atteggiamenti viene spontaneo domandarsi perché, per esempio, non si sia ancora contemplata l'idea di accogliere queste persone e predisporre una via di integrazione, di inclusione. C'è stata un'altra visione che ha fatto invece emergere la possibilità che queste persone siano una minaccia o, se non una minaccia, almeno un fastidio. Eppure nessuno è proprietario di un luogo solo perché vi è nato, assolutamente no! Dovremmo ricordarci tutti quanti di essere non solo ospiti su questa terra e sui territori nei quali nasciamo, ma di essere anche ospiti dal carattere effimero. Dovremmo ricordarci che anche la Sardegna ha conosciuto, come si sa, periodi di emigrazione verso Paesi più ricchi.

Nel vostro programma di governo, assessore La Spisa, avete scritto: "La persona prima di tutto, lo sviluppo nasce dall'io". Siamo ora di fronte a un'emergenza che richiama esattamente questi termini, questi concetti; l'emergenza di migliaia di persone in cerca di possibilità di sviluppo. Siamo anche di fronte all'emergenza di una regione in cui la desertificazione umana è una delle maggiori cause di malessere. Altro che aver paura o provare fastidio, quindi, di fronte all'arrivo di queste persone sulla nostra Isola! Siamo di fronte a interessi reciproci, che vanno coltivati piuttosto che allontanati o trattati con un atteggiamento teso a escluderli il più possibile dal nostro territorio.

Possibile che non venga in mente velocemente di far quadrare il cerchio? Bisogna andare oltre l'attributo formale della nazionalità; questa è una questione di ordine culturale, di ordine etico, che niente dice in proposito di queste persone, dei loro desideri, delle loro potenzialità, delle loro conoscenze. Bisogna considerare che integrare e valorizzare le persone che arrivano dall'Africa con le loro storie e le loro competenze non è soltanto un dovere di solidarietà, di coesione e di inclusione sociale imprescindibile, ma anche un vantaggio in termini economici, sociali e culturali.

Questo mese si è aperto con l'emergenza di una guerra che si è imposta per entità e sviluppi sulle precedenti ribellioni nordafricane. Alle vittime di terra si sono aggiunte centinaia di naufraghi inghiottiti dal mare mentre cercavano di sfuggire, come si sa, agli orrori del conflitto; morti che forse si sarebbero potuti evitare, teniamolo a mente. Poiché abbiamo la possibilità di farlo, poiché noi siamo anche pochi rispetto al territorio che abitiamo e abbiamo necessità di teste, di competenze e di braccia, credo che sia arrivato il momento di mettere nell'agenda politica di questa Regione il tema dell'immigrazione al centro dell'attività di chi guida il governo regionale; le politiche dell'immigrazione per la coesione, per l'integrazione, perché quanto avviene negli ultimi decenni e quanto continuerà ad accadere nei prossimi anni possa finalmente essere letto, piuttosto che come un problema, come una potenzialità e un'opportunità per tutti.

Questa mozione, è vero, nasce dall'emergenza, dall'atteggiamento anche imperioso e per niente collaborativo che è stato tenuto dal Governo nazionale verso le Regioni, dalla mancata interpellanza di questo Consiglio su un tema così importante, però è anche vero che l'emergenza è stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Oggi, quello che si chiede con questa mozione è che questo tema venga rimesso all'ordine del giorno della Giunta regionale e che si perseguano finalmente delle politiche che certamente abbiano come scopo quello dell'inclusione, della solidarietà, della coesione, ma anche che coniughino questo aspetto anche con gli interessi specifici della Sardegna.+++

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, credo sia giusto testimoniare, con un breve intervento, la vicinanza alle donne e agli uomini che sono costretti a migrare dai loro Paesi, a fuggire da condizioni di vita insostenibili, da pericoli gravissimi che riguardano anche e persino la loro incolumità fisica; una vicinanza che va alle donne e agli uomini che emigrano, ma anche alle loro famiglie che rimangono in patria, se vi rimangono, colpite profondamente nei loro diritti fondamentali.

Noi pensiamo, così come diceva prima il collega Radhouan Ben Amara, che questa vicinanza la Giunta regionale in modo particolare possa manifestarla fondamentalmente attraverso due comportamenti: primo, porre in essere nell'urgenza forme, le più efficaci, di assistenza e sostegno ai migranti, e tra loro in modo particolare ai profughi a cui sia stato riconosciuto o per i quali sia in esame lo status di rifugiato; secondo, aprire un tavolo partecipato di solidarietà attiva con le rappresentanze politico-istituzionali, regionali e locali delle organizzazioni sociali, del mondo della cultura e del volontariato, perché venga definito un piano di accoglienza, suscettibile di aggiornamenti in relazione alle urgenze, che non sia solo un fatto contingente, ma che guardi a questo fenomeno rispetto alla gravità che ha assunto e anche alla durata che può avere.

Noi non abbiamo l'atteggiamento di coloro che non hanno vissuto la condizione dell'emigrazione come comunità di popolo; abbiamo un atteggiamento di grande rispetto per chi è costretto a fuggire dalla fame, oppure dalla persecuzione politica. Questo è un elemento che non contraddistingue tutti e questo Paese, che era un Paese evoluto, socialmente retto, ispirato a principi di solidarietà che sono tipici della cultura cristiana, si è trovato invece ormai avvolto da una grigia nebbia di razzismo che discende dall'egoismo, quello meno giustificato, quello che difende il privilegio, e che proviene da una parte di questo Paese e da forze politiche particolari che oggi reggono anche le sorti del Governo, speriamo per poco. Speriamo che vengano travolti da una buona volontà, quella di cui è capace un popolo come quello italiano, che ha gravi difetti, ma è anche capace di grandi slanci.

L'altra cosa che chiediamo, perché è attuale, e la chiediamo all'Assessore del bilancio perché ne ha in qualche misura una responsabilità, è che l'articolo 4 della legge finanziaria del 2010 venga finalmente attuato. Lì parliamo di progetti speciali destinati all'area euromediterranea, a osservatori che devono intercettare le opportunità di sviluppo e gli allarmi di crisi, cioè di strumenti di indagine che possano essere utili per sviluppare politiche di scambio culturale, politico, sociale e anche commerciale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA

(Segue URAS.) Noi pensiamo che quell'articolo debba essere attuato, Assessore, come uno dei tanti articoli di legge che abbiamo approvato. In questo mondo attraversato da turbolenze pesanti, come quelle che si vivono oggi in quest'area così travagliata del Mediterraneo, forse faremmo bene a essere un pochino meno disattenti e più conseguenti.

Chiudo, Presidente, con un richiamo a tutti noi: troviamo il modo, anche il più semplice, magari votiamo tutte le mozioni che sono state presentate, diamo una risposta affermativa a tutte le interpellanze che sono state presentate, affinché si veda che questo Consiglio regionale è vicino alla sofferenza di questi uomini e di queste donne e vuole attivamente proporsi con iniziative che in qualche misura quella sofferenza riducano.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Signor Presidente, il problema dell'immigrazione è stato affrontato dall'Italia, e quindi anche dalla Sardegna, già prima che lo stesso fosse aggravato dalla crisi nel Nord Africa, dalle "rivoluzioni del gelsomino" o da quant'altro. E' un problema che nasce dal fenomeno del sottosviluppo del continente africano, che richiederebbe degli interventi non limitati all'ospitalità nei confronti dei migranti, ma ben più poderosi e importanti, proprio per affrontare drasticamente il problema del sottosviluppo. Non è, però, questa la sede per parlare dei problemi del sottosviluppo.

Noi oggi ci troviamo di fronte al problema dell'aumento, rispetto al passato, della migrazione dalle coste tunisine e libiche verso l'Italia. Questo fenomeno ha fatto sì che le istituzioni italiane e anche le forze al governo, tra cui gli esponenti della Lega, che notoriamente sono antieuropeisti, si siano lamentate per la mancata solidarietà dell'Europa nei confronti del nostro Paese che sta affrontando questo problema. Peraltro la solidarietà richiesta all'Europa non è stata dall'Italia offerta quando altri Paesi europei hanno affrontato lo stesso fenomeno, diffusosi nei loro territori in maniera ben più massiccia di quanto non sia accaduto in Italia. Basta considerare che (i dati disponibili risalgono al 2010) nei primi nove mesi del 2010 l'immigrazione in Italia è fortemente diminuita. Si è passati dagli 8.289 immigrati dei primi nove mesi del 2009 ai 2.866 immigrati dei primi nove mesi del 2010. Questo perché? E' il frutto degli accordi fatti con la Tunisia e con la Libia, del "bacio di anelli" e quant'altro è stato attuato.

Quindi noi abbiamo posto in essere, con egoismo, una politica volta a limitare l'ingresso degli immigrati nel territorio italiano, senza porci il problema di affrontare alle radici il perché di questo fenomeno migratorio. Nello stesso periodo in Grecia e in Turchia si è passati da 6.607 immigrati a 31.186, e altri 27.030 sono provenuti dall'Albania. Come vediamo c'è un netto divario tra l'incidenza del fenomeno in altri Paesi e quella verificatasi in Italia. Ma anche se consideriamo i rifugiati politici, l'apporto dell'Italia negli anni passati è stato molto limitato. Pensate che nelle classifiche fatte dall'agenzia dell'ONU per i rifugiati politici, l'Italia nel 2008 era al quinto posto tra i Paesi ospitanti e nel 2010 è scesa al quattordicesimo, con 8.200 rifugiati politici. Nello stesso periodo la Francia ne aveva 47.800, la Germania 41.300, la Svezia 31.800 e così via. Addirittura l'Austria e l'Olanda hanno accolto oltre 11.000 rifugiati politici, un numero ben superiore a quello accolto dall'Italia. Questo per dire che l'Italia ha affrontato il problema sulla scia di una linea politica nazionale che noi non condividiamo, che non è accettabile, cioè ci siamo posti in una posizione semplicemente di difesa, volta a porre dei paletti all'ingresso nei nostri confini per non far accedere le persone in Italia e non ci siamo preoccupati di quanto succedeva negli altri Paesi europei. Oggi è troppo facile chiedere all'Europa il sostegno e l'aiuto che noi a suo tempo non abbiamo dato, anzi abbiamo mirato a tutelare solo ed esclusivamente la nostra posizione.

Sicuramente questo tipo di politica non è solidale, sicuramente i vari esponenti antieuropeisti che oggi chiedono aiuto all'Europa non sono credibili. Sia chiaro, anche il comportamento della Francia, quello che abbiamo visto in questi giorni, non è assolutamente condivisibile, però dobbiamo dare atto che in questa situazione sino a oggi l'Italia è stata su una linea di retroguardia. Non solo abbiamo mirato a limitare i "danni" dell'immigrazione, ma non ci siamo neanche preoccupati di affrontare seriamente questo problema e di vedere in quale modo potevamo essere di aiuto per ridurre il fenomeno del sottosviluppo.

In questa situazione, ovviamente, i fatti del Nord Africa aumentano notevolmente il fenomeno dell'immigrazione. Siamo pienamente favorevoli a offrire ospitalità a coloro che ne hanno bisogno; non possiamo chiuderci dietro egoismi più o meno accettabili, paure o quant'altro. Si tratta di persone come noi, ma di persone che soffrono e che hanno bisogno di tutta l'ospitalità che possiamo offrire. In questo ovviamente la Sardegna non può tirarsi indietro, ma qua nasce il problema del rapporto Italia-Sardegna, perché la nostra Regione può mettere a disposizione strutture, può fare tutto quello che è in grado di fare, ma il Governo nazionale deve essere chiamato a fare la sua parte. La Regione Sardegna può anche anticipare, per via della situazione di urgenza, degli oneri finanziari, ma il Governo deve poi essere chiamato a rimborsarne almeno una parte. Noi non adottiamo, al contrario di talune Regioni del Nord, un atteggiamento di rigida chiusura, secondo quella mentalità a cui accennavo prima, e riteniamo che sia giusto offrire a tutti ospitalità, ma sosteniamo ancora una volta che nel clima che attualmente viviamo nei rapporti con lo Stato non debba essere fatto nessuno sconto allo Stato medesimo, il quale deve essere chiamato espressamente a dare il suo contributo, che è dovuto non solo moralmente, ma anche giuridicamente.

Quindi la nostra è una posizione favorevole al sostegno agli immigrati, però riteniamo di dover cogliere questa occasione per presentarci pesantemente, con tutta la nostra autorevolezza, nel rapporto col Governo e far pesare il fatto che la Sardegna ancora una volta non si tira indietro di fronte a un obbligo di solidarietà, a differenza di altre regioni ricche dell'Italia. Vogliamo che la nostra dignità e i nostri diritti siano rispettati. Siamo, quindi, a fianco della Giunta, che siamo convinti vorrà fare quest'opera meritoria e offrire il suo contributo e che invitiamo a farsi valere con autorevolezza nei confronti del Governo nazionale.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Moriconi. Ne ha facoltà.

MORICONI (P.D.). Presidente, colleghi, Assessore, un'emergenza umanitaria di tali proporzioni impone un atteggiamento equilibrato, come quello che quest'Aula questa sera sta mostrando, lontano dal rischio di ogni strumentalizzazione possibile. Ciononostante, anche se è passata più di una settimana, essendo questa la prima occasione utile risulta difficile esimersi dall'esprimere almeno imbarazzo per la bocciatura UE del Piano sull'immigrazione del nostro Governo, lo stesso imbarazzo che in tanti proviamo per i limiti che impediscono all'Italia di parlare nelle sedi europee e internazionali con quell'autorevolezza che avremmo sperato e che invece evidentemente non ha.

Questa nuova ventata di antieuropeismo che abbiamo respirato soprattutto la settimana scorsa, espressa subito dopo tale bocciatura attraverso le parole dei massimi rappresentanti del Governo nazionale, mi sia consentito dirlo in quest'Aula, mi preoccupa e mi indigna, per certi versi, alla pari del sospetto che ho di una reazione del Governo, secondo me, strettamente correlata alla propria incapacità di affrontare il problema di tale emergenza. Ho apprezzato la disapprovazione manifestata dalla Giunta regionale la settimana scorsa circa la decisione assunta da Roma, soprattutto per il modo in cui è stata attuata in Sardegna, di trasferire nella città di Cagliari 700 immigrati, ospitati in viale Elmas, senza alcun coordinamento preliminare con le istituzioni sarde e in palese violazione degli accordi con cui le comunità locali della nostra regione si erano preparate al dovere dell'accoglienza e della solidarietà.

E' palese, lo dico così, la superficialità e l'approssimazione del Governo nazionale nella conduzione politica che attiene all'emergenza di cui parliamo e all'intero sistema dell'accoglienza in Italia, ma di questo in tanti potremmo anche non stupirci più di tanto. Appare piuttosto disgustosa e irresponsabile, invece, la deriva razzista che la Lega, il partito a cui appartiene il Ministro dell'interno, sta imprimendo all'intera vicenda, con le esternazioni a effetto speciale dei suoi leader nazionali e locali, che, ci piaccia o no, condizionano in modo significativo l'opinione pubblica e il dibattito generale. Io sono sicuro che in Veneto come in Sardegna debbano essere garantiti i termini di sicurezza, a tutela delle popolazioni ospitanti così come degli immigrati, ai quali vanno peraltro riservate le condizioni di vivibilità e di dignità umana per il tempo almeno in cui dovranno stare nel nostro Paese e nelle nostre città. E' una questione di civiltà. Mi sembra importante sottolinearlo qui, perché le parole, e soprattutto gli atti politici conseguenti, assunti da chi ha evidentemente responsabilità pubbliche, diventano il più delle volte macigni, specie quando sono veri e propri slogan, come in questo caso, capaci di alimentare sentimenti di solidarietà oppure, come è successo e sta ancora succedendo altrove, impulsi razzisti e generatori di odio e di violenza.

I cagliaritani si sono distinti in questi giorni per la straordinaria generosità e l'ospitalità verso le centinaia di extracomunitari costretti a migrare dalla loro terra per inseguire i loro sogni o sfuggire agli incubi della guerra o di una povertà peggiore della nostra. Ne siamo tutti fieri, ma non c'è dubbio alcuno che se da una parte la solidarietà dei cagliaritani alla lunga non risolverà il dramma vero di questa gente alla ricerca di una prospettiva e di un futuro diverso dalla transizione di questi giorni, dall'altra, superate le prime settimane, saranno gli stessi immigrati a non poter contenere più questa loro nuova condizione che rischia di somigliare di più a una sorta di reclusione con libertà vigilata, tutta concentrata all'interno di pochi edifici, per adesso dell'edificio di viale Elmas, dove convivono centinaia di persone. E la delusione, sommata ai nuovi disagi che comunque, lo si voglia o no, saranno destinati a crescere, rischia di degenerare quegli stessi disordini di cui abbiamo letto, avvenuti nei giorni scorsi in altre parti d'Italia e ieri notte anche a Cagliari. Ecco perché considero folle e irresponsabile l'atteggiamento del Governo, laddove ha preferito ignorare la fatica dei nostri sindaci nell'elaborazione di soluzioni che sarebbero state sicuramente più consone per la nostra Isola sia dal punto di vista logistico che sociale, quindi della sicurezza generale, per imporre una soluzione voluta e valutata chissà dove e chissà da chi. Per questo la disapprovazione bipartisan nei confronti del Governo nazionale, quella che supera gli steccati della politica tradizionale per porre al centro sia i valori umanitari dell'accoglienza che della solidarietà, sia i doveri di garanzia e rassicurazione nei confronti delle nostre comunità, costituisce un'importante risposta all'ennesimo schiaffo subito a danno delle nostre istituzioni democratiche, ma aggiungerei di tutti i sardi, da un Governo che davvero non perde occasioni per infliggerci umiliazioni e offese.

Resta, in ogni caso, Assessore, incomprensibile la discriminazione con la quale la nostra Regione ha voluto distinguere la propria disponibilità all'accoglienza nei termini dell'esclusione di tutti coloro i quali non fossero stati profughi di provenienza libica. Ritengo imprescindibile, per qualsiasi impegno di tipo umanitario, in un contesto tra l'altro complesso e delicato come quello dell'area di crisi dalla quale giunge il flusso di migranti, rimuovere ogni limite e discriminazione possibile per un atto dovuto a chi soffre di più e nel contempo promuovere veramente l'immagine di una Sardegna terra di pace e di accoglienza.

Mi preme, infine, rappresentare o rinnovare in questa sede, non avendo avuto riscontro prima, un'interrogazione sullo stesso tema indirizzata al Presidente della Regione, il rischio, che credo non possa essere considerato remoto né deve esser sottovalutato, di nuovi e più importanti sbarchi nelle coste meridionali della nostra Isola, rischio per il quale esprimo la mia viva preoccupazione. Chiedo che il Consiglio regionale venga informato dei piani della Giunta, necessari per prevenire ulteriori situazioni emergenziali che non solo aggraverebbero la situazione, peraltro già abbastanza critica, delle nostre popolazioni, ma a ridosso della nostra stagione turistica, ormai alle porte, potrebbero addirittura determinare gravi ricadute all'intero sistema economico della nostra Isola. Sarebbe utile, Assessore, sapere se è già stato predisposto un coordinamento degli enti locali più esposti a tale pericolo, con il diretto coinvolgimento dei rispettivi sindaci, quali decisioni sono state adottate o la Giunta intende adottare per garantire la sicurezza delle coste sarde e quali mezzi e soluzioni sono stati individuati al fine di contenere le possibili problematiche, che non vorremmo assumessero mai i toni drammatici di cui abbiamo già detto, che possono conseguire agli enormi carichi di sofferenza e disperazione, come quelli che in parte hanno già varcato i confini della nostra regione. Alla solidarietà ai migranti è necessario aggiungere parole e impegni capaci di rassicurare anche le nostre piccole comunità locali. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Io sono fra quelli che, con preoccupazione, registrano non tanto il ricorso allo strumento della mozione, che è uno strumento legittimo e nella disponibilità non solo delle opposizioni, ma di tutti i consiglieri regionali, quanto la frequenza con la quale questo Consiglio regionale viene convocato per discutere di mozioni. E se ormai gli si attribuisce l'appellativo di "mozionificio", anziché di assemblea legislativa, qualche ragione ci deve essere.

Argomenti come quelli riportati in questa mozione sono propriamente oggetto di un dibattito serio e avrebbero richiesto forse anche una maggiore tensione, lo dico richiamando soprattutto i colleghi dei banchi della maggioranza, perché stiamo parlando di persone, stiamo parlando di politiche che questa Regione deve approntare nei confronti di soggetti che, per accidenti storici, conflitti, situazioni terribili nei Paesi di appartenenza, sono costretti a cercare sistemi democratici, sistemi di libertà, sistemi che diano dignità alla loro persona. E allora, da un lato ci sono aspetti che richiamano i doveri di fratellanza, di accoglienza, di carità, nel senso cristiano del termine, però, colleghi, mi riferisco soprattutto alle mozioni che hanno come primi firmatari gli onorevoli Bruno e Uras, non si può introdurre un argomento di questa portata già prevedendo una sorta di conflitto politico a tutti i costi.

Io ho letto le tre mozioni e devo dare atto, pur nella distanza che c'è fra un partito come Italia dei Valori e il nostro, di un apprezzamento che esprimo pubblicamente, perché si tratta di argomenti che io mi auguro non debbano sempre trovare la contrapposizione a tutti i costi, soprattutto laddove il problema lo si pone in maniera serena e pacata, come hanno fatto gli onorevoli Adriano Salis, Daniele Cocco e Giannetto Mariani. Badate, lo dico senza infingimenti, io non ho difficoltà ad apprezzare e ad approvare una mozione di questa natura, perché si pone in termini non pregiudizialmente critici per quello che si è fatto, ma in termini assolutamente responsabili per quello che è necessario fare rispetto a un fenomeno che può essere di dimensioni davvero epocali. Quindi ben venga questo contributo serio, questa indicazione alla Giunta per trovare le soluzioni più adeguate al problema.

A me non interessa dare ora la pagella al Governo nazionale, giudicare se abbia operato bene, se poteva fare di più - sicuramente sì - di fronte a un evento straordinario. Mi interessa qui, da sardo, in Sardegna, sapere se la Giunta regionale, il Presidente e l'assessore La Spisa, che se n'è occupato in prima persona, hanno posto in essere tutte le azioni possibili per far fronte a questo problema. Io ritengo che qualunque presidente o assessore di qualunque colore politico, data la situazione, non avrebbe potuto operare così bene come ritengo abbiano fatto i nostri rappresentanti. L'assessore La Spisa, per la verità, non si è nascosto dietro un dito quando ha ritenuto di dover sollevare giustamente anche i toni nei confronti del ministro Maroni, il quale aveva assunto l'iniziativa unilaterale di localizzare in un sito vicino al centro della città di Cagliari il punto di accoglienza. Giustamente la Giunta regionale e l'assessore La Spisa ritenevano che altra avrebbe potuto essere la soluzione più adeguata e non hanno avuto nessun tentennamento nell'evidenziare gli aspetti anche critici di alcune scelte.

Ma al di là di questi aspetti, ciò che ci ha convinti, per le notizie che abbiamo e che sentiremo dall'assessore La Spisa, è che in questa circostanza è stato fatto davvero tutto il possibile; tutto il possibile per dare accoglienza, tutto il possibile perché quelle persone non patissero ulteriore disagio rispetto a quello che già di per sé rappresenta un disagio gravissimo, ovvero doversi spostare dal Paese d'origine nelle condizioni che tutti conosciamo. Abbiamo soprattutto apprezzato il fatto che la Giunta regionale e l'assessore La Spisa in particolare hanno avuto il bon ton istituzionale di coinvolgere il sistema degli enti locali, i comuni interessati, le organizzazioni di volontariato e un'organizzazione importante, che ha già esperienza nel settore, come la Caritas.

Ecco perché mi auguro che noi tutti possiamo avere occasioni per utilizzare lo strumento della mozione per discutere argomenti di questa natura, che sono qualificanti, ma soprattutto mi auguro che su questioni di questa natura non si debba ricorrere sempre allo scontro ideologico o pregiudiziale. Mi auguro, conoscendo la sensibilità dei presentatori delle altre due mozioni, che, ripeto, hanno come primi firmatari gli onorevoli Bruno e Uras, che si possa davvero pervenire a un ordine del giorno unitario di questo Consiglio, purché vada nella direzione giusta, purché sia volto a sostenere lo sforzo del Governo regionale e anche indicare, se ne abbiamo, idee e soluzioni, perché penso che nessuno, né l'assessore La Spisa, né il Presidente, né la Giunta nella sua interezza, né questa maggioranza, si opponga a suggerimenti che davvero aiutino a dare soluzione concreta al problema.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Sento il dovere e il bisogno di intervenire su un argomento come questo anche per testimoniare e solidarizzare con popoli, donne e uomini ai quali sono stati perpetrati molti danni, ai quali sono state negate molte cose, a iniziare dalla libertà e dal lavoro. Probabilmente, come richiamava poc'anzi il collega Pittalis, avremmo dovuto dedicare qualche minuto in meno alla proroga della legge sul piano casa e forse riservare maggiore tempo e spazio a un dibattito come questo, proposto attraverso gli strumenti che abbiamo ritenuto opportuno utilizzare (il mio Gruppo l'interpellanza, altri Gruppi le mozioni), perché va detto a gran voce, va gridato, se fosse possibile, il dramma che una parte dell'umanità sta vivendo. Si ripete una storia antica, in cui un Nord sempre ricco, arrogante e prevaricatore, dopo aver sfruttato e utilizzato le risorse del Sud, agisce per ricacciare in quei territori in larga parte depredati chi da essi cerca di andar via. Stranamente, però, questo accade in un momento in cui il Nord più di altri ha sostenuto la globalizzazione, la libera circolazione delle persone e ancor più delle merci, che consentono operazioni di facile arricchimento a danno di altre popolazioni. Popolazioni rapinate e depredate due volte: prima da chi ha sfruttato i loro territori e ha depredato le loro risorse, oggi da dittatori senza scrupoli che si sono arricchiti a dismisura sfruttandole e derubandole.

Il mondo, badate, non sta cambiando, il mondo è già cambiato e ci rendiamo conto o dovremmo renderci conto tutti che la situazione è così mutata che va fatta una riflessione seria e vanno adottati strumenti che devono, come dire, ristabilire regole e criteri su questo pianeta. Non fuggono solo donne e uomini perseguitati in patria, fuggono anche popolazioni che sono forse all'avanguardia rispetto al mondo occidentale. Fuggono persino i giapponesi dopo il disastro dell'inquinamento atomico, perché vittime di un'esasperata industrializzazione che è sicuramente il frutto di una concezione della vita che deve invece ritornare, come ho detto stamattina, a un vivere più austero e parco rispetto a quello che ci siamo permessi fino a oggi, consumando quello che era di altri o almeno una parte del mondo sta consumando la parte di altri.

L'ospitalità è per noi, popolo sardo, una condizione innata. Ricordo che ancora oggi, in una terra come la Romagna, il comune di Bertinoro mantiene viva la tradizione dell'ospitalità con la festa delle Anella, in cui si rievoca un rito dell'antichità, quando l'ospite era, come dire, desiderato perché portava novità, notizie, cultura, informazione, esperienza, arricchiva la comunità che lo accoglieva ed era quasi conteso in una gara di ospitalità. Oggi, invece, assistiamo a situazioni decisamente diverse; abbiamo l'arroganza e la presunzione di conoscere tutto e invece conosciamo poco o abbiamo molte lacune. E comunque noi dobbiamo essere richiamati e dobbiamo richiamare gli altri a un principio sul quale non ci può essere alcuna deroga: chi va per mare va aiutato nel momento del bisogno e se arriva a terra va accolto e assistito. E va assistito chiunque, tanto più se è profugo e in attesa di un asilo politico che non sempre gli viene offerto con generosità e altruismo.

La verità vera è che purtroppo, come riporta oggi il quotidiano La Repubblica, nel far riferimento a una situazione creatasi in Ungheria, c'è una crescita a dismisura dei partiti della destra xenofoba, con punte devo dire preoccupanti che si notano soprattutto in Paesi che per noi sono un esempio di democrazia, di tolleranza, di condizioni di vita avanzate: in Finlandia la destra raggiunge il 19 per cento, in Olanda il 15,5 per cento, in Austria il 25, 8 per cento, in Svizzera quasi il 30 per cento. Credo che questo debba preoccupare, così come deve preoccupare la situazione della Francia, dove il partito di Le Pen si attesta intorno al 15 per cento, ma deve preoccupare anche l'atteggiamento della Lega Nord, che in Italia supera l'8 per cento e soprattutto assume quelle posizioni e quell'atteggiamento che abbiamo visto sostenere dal ministro Maroni e da tutti gli aderenti alla Lega Nord.

La Sardegna, che certamente non vive un momento felice, ma che non si è mai tirata indietro di fronte alla necessità di offrire ospitalità, lo ha fatto in modo istintivo. Credo che noi oggi dobbiamo innanzitutto chiedere - ed è questa la ragione dell'interpellanza che il nostro Gruppo ha presentato - che la Regione Sardegna, quindi la Giunta regionale, sia solidale in primo luogo con quel popolo sardo che si è dichiarato pronto a ospitare coloro che vivono una situazione di difficoltà, per aiutarli, e questa deve essere la fase successiva, a trovare condizioni di recupero della propria dignità e della libertà nei propri Paesi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Anch'io penso che su questo tema sia stato opportuno che il Consiglio regionale abbia avuto la possibilità di riflettere e di assumere una sua posizione e do atto a tutti gli interventi, veramente a tutti, di aver affrontato questa questione, almeno mediamente, diciamo così, con una certa attenzione a non cadere in dibattiti o polemiche strumentali.

La questione ovviamente non è semplice, infatti non è immediato che si possa parlare di questo argomento trovando unanimità di posizioni, unanimità di valutazioni. Ci sono evidentemente anche posizioni diversificate oppure sfumature diverse nel modo di affrontare questo problema. Vorrei sintetizzare quella che è stata la posizione assunta fin dall'inizio dalla Giunta regionale, a iniziare dal Presidente, da me personalmente che ho partecipato alle riunioni a Roma, e dall'Assessore degli enti locali, che insieme a me fin dal primo giorno ha convocato le rappresentanze degli enti locali proprio per dare una comunicazione sulla dimensione del problema e per attivare immediatamente una disponibilità di massima ad affrontare ragionevolmente questo problema.

La nostra posizione, che tutto sommato, per quanto è emerso dagli interventi fatti, mi sembra sia condivisa dal Consiglio, è questa: noi condividiamo il fatto che rispetto al fenomeno dell'immigrazione non si debba assumere una posizione pregiudizialmente discriminatoria. E' stato detto: "Nessuna discriminazione tra i migranti a seconda del Paese di origine". Siamo d'accordo, nessuna discriminazione, ma una ragionevole distinzione è necessaria, una distinzione cioè tra chi va via dal proprio Paese a causa di calamità naturali o perché vi è in corso una guerra (situazioni estreme che provocano fenomeni migratori intensi, pressanti, spesso incontrollabili) e chi lo fa per altri motivi. Occorre fare una distinzione tra le diverse situazioni perché dobbiamo essere buoni, ma non buonisti; buoni nel vero senso della parola, ma non accondiscendenti rispetto ad alcune spinte migratorie che, non dimentichiamolo, sono di fatto favorite da trafficanti o da governi che per non affrontare il problema dello sviluppo locale scaricano le proprie responsabilità favorendo di fatto un vero e proprio mercato di persone. Ignorare che siamo di fronte anche a questi fatti sarebbe veramente semplicistico.

Fatta questa distinzione, che è una distinzione non una discriminazione, noi siamo certamente favorevoli a mettere il nostro territorio, le nostre risorse, la nostra gente, le nostre organizzazioni di volontariato, la rete di solidarietà, che è propria tra l'altro di questo territorio e di questo popolo, a disposizione di chi viene nella nostra terra e chiede aiuto. Questa è stata la nostra posizione fin da subito. Noi non respingiamo nessuno, stiamo evidentemente a quello che una distinzione legislativa - piaccia o non piaccia - stabilisce, cioè che l'accoglienza è diversa se si tratta di richiedenti asilo, quindi di profughi, oppure di persone che arrivano senza alcuna motivazione e senza alcun controllo e che devono essere quantomeno identificate. Una delle 700 persone arrivate a Cagliari con la nave Clodia, se non ricordo male, qualche giorno fa, è stata immediatamente arrestata perché era un trafficante di droga. Credo che a nessuno sfugga che l'accoglienza non può essere scambiata con la totale e irresponsabile accoglienza, e sostanzialmente il favoreggiamento di persone che certamente non arrivano con buone intenzioni. Chi viene è ben accolto, ma credo sia giusto che rispetti le nostre leggi, le nostre usanze e la nostra cultura.

Sono perfettamente convinto che la mobilità sociale e anche la mobilità etnica siano un valore. Ogni civiltà si è sempre mossa non chiudendosi in se stessa, e quel che vivono oggi la Sardegna, l'Italia e l'Europa, cioè una spinta demografica prossima allo zero o addirittura inferiore, pone problemi enormi proprio per la sopravvivenza stessa della nostra civiltà. E' una civiltà che non vuole crescere quella europea, italiana e purtroppo anche sarda, per mille problemi, ma che non può considerare il fenomeno migratorio di per sé come un pericolo; lo deve invece guardare in faccia e considerare eventualmente come una possibilità di confronto tra popolazioni, civiltà e culture, certamente con la dovuta attenzione a difesa di se stessa.

Dette queste cose, un altro aspetto è molto importante, e cioè ciò che noi dobbiamo e vogliamo fare di fronte a questo fenomeno deve essere affrontato, nella distinzione dei ruoli istituzionali, all'interno dei diversi livelli: statale, regionale, provinciale, comunale e della società civile. La materia dell'immigrazione deve comunque continuare a essere gestita con una responsabilità organizzativa e finanziaria dallo Stato italiano. Questo deve rimanere un punto fermo, poi certamente le istituzioni, le realtà istituzionali regionali, provinciali, comunali, insieme a tutta la società civile, possono coordinarsi - e stiamo cercando di farlo - in modo tale che ciascuno faccia la propria parte. Se arriveranno famiglie con minori o con persone in condizioni di particolare difficoltà, vengano accolte e in qualche modo sostenute da una rete di servizi nell'ambito delle politiche sociali dei nostri enti locali, con tutto quel che può fare il sistema istituzionale e sociale, ma stando bene attenti a che non vi sia da parte del Governo la volontà di scaricare frettolosamente sui livelli regionali e comunali tutte le responsabilità, a partire da quella finanziaria.

Nel primo incontro, svoltosi al Ministero dell'interno, noi abbiamo avuto l'assicurazione che il fondo per la protezione civile sarebbe stato dotato di sufficienti risorse finanziarie per far fronte a questo problema e che il commissario delegato, che a oggi è il prefetto Gabrielli, Capo del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, avrebbe avuto la responsabilità di attivare anche localmente persone che potessero essere abilitate a gestire dei fondi, delle risorse, e che però rispondessero a un centro di responsabilità ben preciso. Fatte queste due distinzioni, credo che tutti gli sforzi, tutto l'impegno nostro possa essere quello di dare unitariamente un'indicazione a tutto il nostro sistema perché affronti questo problema con senso di responsabilità, tenendo presente che trattiamo con persone e non con cose, ma che esiste anche un problema di sicurezza del nostro territorio comunque da garantire.

PRESIDENTE. Sulla mozione numero 118 ha domandato di replicare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Signor Presidente, noi abbiamo preso atto delle dichiarazioni dell'Assessore e riteniamo che il dibattito, comunque importante, che si è sviluppato in quest'Aula ci possa portare a formulare un ordine del giorno, speriamo unitario, che tenga conto del lavoro che è già stato fatto, ma anche del lavoro che sicuramente ci attende, con la predisposizione di un piano articolato che dovrà vedere ancora protagonisti, dovrà coinvolgere, sulla base delle indicazioni della Protezione civile nazionale, che dovrà comunque farsi carico del finanziamento dell'emergenza, il Consiglio regionale, le comunità locali, la rete dell'associazionismo e del volontariato, insomma tutte le istituzioni e probabilmente anche il sistema scolastico e le università.

In questo senso, Presidente, noi abbiamo elaborato un ordine del giorno, che i Gruppi stanno adesso valutando, per cui le chiederei qualche minuto di sospensione per definirlo e arrivare al voto.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, nel frattempo procediamo con le repliche.

Sulla mozione numero 122 ha domandato di replicare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo velocissimamente, Presidente, per prendere atto della replica dell'assessore La Spisa e per confermare che noi siamo attenti e partecipi rispetto a qualsiasi iniziativa volta a incanalare tutti gli atti della Giunta regionale e della Regione Sardegna in provvedimenti che puntino ad alleviare le condizioni di sofferenza e disagio che vivono in maniera assolutamente evidente i nostri fratelli che vengono dal Nord Africa e che sono sottoposti a pesanti pressioni di carattere familiare, economico e anche psicologico.

Noi riteniamo che la Sardegna abbia la possibilità di dare complessivamente una risposta fors'anche più attenta di quella che è stata data con la scelta della struttura di viale Elmas, in quanto dispone di insediamenti militari assolutamente inutilizzati e di tutta una serie di strutture che sono funzionali a uso accoglienza. Siamo assolutamente contrari - ma mi è sembrato che l'assessore La Spisa non prendesse in considerazione questa ipotesi - all'allestimento di tendopoli gigantesche che possono solamente accentuare il disagio, sia degli immigrati che delle nostre popolazioni, per cui auspichiamo che questa discussione possa essere provvisoriamente chiusa con un'indicazione unitaria del Consiglio che dia alla Giunta il mandato di definire delle soluzioni consone ai problemi posti dalle mozioni e soprattutto dia alla Sardegna la possibilità di presentarsi al mondo con soluzioni assolutamente in linea con la civiltà e l'ospitalità che contrassegnano il nostro operato. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Hanno diritto di replica anche i presentatori dell'interpellanza, che hanno tre minuti a disposizione.

Sulla interpellanza numero 225 ha domandato di replicare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Io non ho nessuna voglia di commentare la replica dell'Assessore, perché abbiamo due concetti diversi di immigrazione: lui è per la sicurezza, io sono per la contaminazione culturale.

Devo soltanto assicurare all'Assessore che quegli immigrati, che ieri erano 700 e oggi sono diventati 600, non rimarranno in Sardegna. Glielo assicuro io, Assessore. Usano la Sardegna e l'Italia solo come un ventre molle per poter attraversare l'Europa e arrivare in Germania o in Francia. Dunque, pace!

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Poiché viene mantenuta la richiesta di sospensione di cinque minuti, sospendo i lavori sino alle ore 20 e 30.

(La seduta, sospesa alle ore 20 e 25, viene ripresa alle ore 20 e 32.)

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Bruno - Ben Amara - Salis - Diana Mario - Steri - Fois -Dedoni - Dessì - Capelli sulla crisi libica e l'accoglienza dei profughi nordafricani.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle mozioni n. 118 e n. 122 e sull'interpellanza n. 225/A, relative alla crisi libica e all'accoglienza di profughi nordafricani,

CONSIDERATO che la Sardegna, in ragione della sua particolare posizione geografica al centro del Mediterraneo intende perseguire la sua storica vocazione all'ospitalità e all'accoglienza, anche nei confronti dei popoli nordafricani che, in fuga dai loro paesi di origine cercano rifugio, libertà e solidarietà;

RILEVATO che a tal fine deve essere rimossa una pregiudiziale discriminazione fra coloro che sono coinvolti nel più generale esodo derivante dalla crisi del Nord Africa e nel contempo garantita la sicurezza;

RICONOSCIUTO che giovani, donne e uomini, che conquistano a duro prezzo, con coraggio, la libertà rappresentano una risorsa per tutti;

DATO ATTO che l'articolata e ricca rete di associazionismo e del volontariato della Sardegna ha già dimostrato di essere all'altezza della sfida di solidarietà e di fraternità richiesta;

RILEVATO altresì, che questo esodo deve rappresentare un momento di riflessione generale e di conseguente azione nei nuovi fenomeni migratori che ci interesseranno nei prossimi decenni,

impegna la Giunta regionale

1) a operare, d'intesa con il Governo centrale, per la definizione di un piano regionale di accoglienza e sistemazione dei migranti provenienti dai paesi del Nord Africa col massimo coinvolgimento e condivisione da parte delle comunità locali, del sistema associazionistico e del volontariato regionale;

2) a conseguire ogni utile confronto istituzionale perché la Sardegna possa disporre di strumenti e indirizzi volti all'attuazione di una concreta politica di integrazione e di inserimento socio-culturale in armonia con le capacità di solidarietà della comunità sarda;

3) a riferire in Consiglio regionale sulla proposta di piano regionale di accoglienza e sui relativi indirizzi, in coerenza con le indicazioni della Protezione civile nazionale che dovrà, comunque, farsi carico del finanziamento del piano di emergenza. (1).)

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Il parere della Giunta è favorevole.

PRESIDENTE. Ovviamente le mozioni si intendono ritirate.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Dessì, Manca e Petrini hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cucca - Cuccu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Stochino - Zedda Alessandra - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 51

votanti 50

astenuti 1

maggioranza 26

favorevoli 50

(Il Consiglio approva).

I lavori odierni si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per martedì, 3 maggio, alle ore 10, con all'ordine del giorno il disegno di legge numero 222/A, parte I.

La seduta è tolta alle ore 20 e 37.


[PS1]PL 256 Modifiche alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4?