Seduta n.302 del 23/02/2012
CCCII SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
Giovedì 23 febbraio 2012
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 12 e 01.
COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 14 febbraio 2012 (294), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere regionale Attilio Dedoni ha chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 23 febbraio 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Mozione Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo - Bruno - Agus - Barracciu - Corda - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Soru - Ben Amara sull'installazione di stazioni radar di penetrazione per finalità militari presso la località di Capo S. Marco (Cabras)". (166)
PRESIDENTE. Constatata la scarsa presenza dei consiglieri in Aula e l'assenza della Giunta, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 03, viene ripresa alle ore 12 e 17.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge numero 332/A che prosegue con l'esame dell'articolo 4.
E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Su questo articolo importante, per non perdere tempo, darò una lettura del mio pensiero. E' un articolo importante, è un articolo che prevede fondi per il gas (quindi importanti opere infrastrutturali per i comuni), per i centri storici, per l'artigianato, per i consorzi industriali, per i consorzi fidi, per la forestazione, eccetera. C'è un po' di tutto in due articoli, il 4 e il 4 bis, importantissimi.
Vorrei far rilevare che emerge, da un comma in particolare, la decisa volontà della Giunta di risolvere un annoso problema che nell'ultimo periodo ha riempito le pagine dei giornali: il salvataggio della fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe in associazione con altre due strutture sanitarie similari.
Il comma 25 dell'articolo 4 non prevede, come recita la relazione della Giunta, la copertura per gli accordi integrativi della medicina generale e di pediatria, ma si riferisce proprio al salvataggio definitivo della fondazione di Ploaghe; infatti il comma 25 così recita: "E' autorizzata nel 2012 la spesa di euro 25 milioni a favore dell'Ipab Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe per il risanamento dei debiti relativi al personale e per la sua successiva trasformazione in ASP San Giovanni Battista di Ploaghe".
In una nota del gennaio scorso, rivolta al Presidente della Giunta e all'Assessore della sanità, sottolineavo positivamente la determinazione della Giunta di voler portare a soluzione la vertenza di natura sanitaria, che durava da anni, di forte impatto sociale per le importanti prestazioni rese dall'Ipab e per gli importanti risvolti occupazionali; contestualmente, però, chiedevo di sapere quando fosse previsto il trasferimento definitivo alla ASL numero 6 del centro riabilitativo ad alta intensità di Santa Maria Assunta di Guspini. Un trasferimento in attuazione a quanto previsto dal Piano strategico aziendale nel triennio 2012-2014, e per dar seguito alla Convenzione del 2 agosto 2010, sottoscritta dallo stesso Assessore regionale della sanità, che comportava la gestione da parte della ASL stessa a far data dal 9 agosto 2010.
Il Centro Santa Maria Assunta di Guspini, vorrei ricordare a questo Consiglio e alla Giunta, era una delle tre vertenze ancora in atto (con Ploaghe e Oristano) che la Giunta Cappellacci ha ereditato. Parliamo di tre fondazioni, due di natura religiosa: Oristano e Ploaghe; Guspini, di natura pubblica, perché costituita dal comune di Guspini d'intesa e partecipazione con l'Azienda sanitaria locale numero 6 di Sanluri.
L'Assessore della sanità, dopo ripetute proteste, assegna al Santa Maria Bambina, con determinazione numero 1315 del 30 dicembre 2010 del Direttore del servizio di assistenza ospedaliera, al di fuori quindi del dispositivo della deliberazione del 28 marzo 2008 sulla riorganizzazione della rete territoriale, 45 posti letto per la riabilitazione globale a ciclo continuativo a elevato livello assistenziale, 15 posti letto di riabilitazione globale a ciclo continuativo, 20 posti letto di riabilitazione globale a ciclo continuativo diurno e 15 trattamenti giornalieri.
Oggi si presenta una risoluzione che autorizza per il 2012 la spesa di euro 25 milioni a favore dell'Ipab San Giovanni Battista di Ploaghe per il risanamento dei debiti relativi al personale. A fronte di queste due posizioni assunte dalla Regione, che condivido nel merito, non si comprende l'accanita contrarietà al risanamento dei debiti della Fondazione "Guspini per la vita", sempre espressa da parte dell'Assessore della sanità, in tutte le comunicazioni istituzionali pubblicate sul sito regionale, per una risoluzione peraltro mai richiesta dal comune di Guspini ma certificata dalla succitata convenzione del 2 agosto.
Le difficoltà finanziarie del centro di Guspini erano note fin dai primi del 2010, erano note in primo luogo all'Assessore della Sanità che ha cinicamente messo in atto la strategia attendista, fatta di dilazioni e di impegni mai mantenuti, con la comunicazione di importi di stima del disavanzo sempre diversi, usati in maniera strumentale per non attuare l'assunto acquisito e l'impegno preso di fronte al Prefetto e con le organizzazioni sindacali, nonostante le ripetute richieste di dare attuazione a quanto previsto in una deliberazione regionale del 2009 che disponeva di sviluppare, nel centro di Guspini, prestazioni di riabilitazione ad alta intensità assistenziale, mai attuate prima in Regione, con la prospettiva di curare malati gravi, provenienti dall'intero territorio sardo e da altre regioni italiane, in virtù delle dotazioni di impianti e attrezzature uniche e innovative presenti nel centro.
Erano note ancora prima al Presidente Cappellacci il cui studio privato ha curato per anni la contabilità della Fondazione; erano note alla Conferenza provinciale di programmazione sanitaria, composta rappresentanti della provincia e da tutti i sindaci del territorio ASL, alla quale l'Assessore della sanità aveva chiesto nella primavera del 2010 il sacrificio di rinunciare a 50 posti letto e promesso il nuovo ospedale di San Gavino per dare attuazione al salvataggio del centro. La Conferenza con grande senso di responsabilità aveva acconsentito al ridimensionamento dell'ospedale in cambio di ampie garanzie del passaggio della gestione diretta da parte del centro di riabilitazione.
Oggi non sono stati ancora trovati i finanziamenti per il nuovo ospedale e domani chiude il centro di Guspini, dopo che è stata definitivamente posta la parola fine alla già compromessa sopravvivenza economica e finanziaria dagli ultimi mesi di gestione da parte della ASL di Sanluri; gestione che, anziché ottemperare gli impegni assunti con la sigla della convenzione (predisposizione di una perizia di stima del prezzo di cessione, individuazione di un professionista accreditato per condurre la valutazione, avvio di una nuova e più efficace organizzazione interna) ha invece inspiegabilmente proceduto alla chiusura di cinque posti letto accreditati di Hospice, alla chiusura del centro Alzheimer, alla riduzione progressiva dei pazienti in riabilitazione sino al numero di due attuali.
Di conseguenza, aumentando il divario fra costi di esercizio e valore economico delle attività svolte, ha obbligato gli operatori sanitari che da anni svolgevano proprie attività nel centro a licenziarsi per poi farsi assumere attraverso l'agenzia di lavoro interinale di fiducia della ASL, con dubbi benefici in termini di spesa da parte dell'amministrazione e massima precarizzazione delle condizioni occupazionali.
Alla luce di quanto detto credo ci sia bisogno di ripristinare il rispetto istituzionale e nella fattispecie tra le regioni e gli enti locali, così come oggi in questi giorni, ripetutamente, la Regione Sardegna chiede allo Stato di onorare gli impegni assunti anche dai Governi precedenti. Pertanto chiedo al Consiglio regionale, alla Giunta che possa essere adottato un emendamento orale che preveda un finanziamento pari alla metà di quello previsto per Ploaghe; queste risorse debbono servire non per il risanamento del debito, bensì per l'acquisizione e il completamento di un complesso che offre 80 posti letto pienamente attrezzati, così come previsto dalla convenzione dell'agosto 2010, al fine di porre quanto meno sullo stesso piano la Fondazione San Giovanni Battista con il Comune di Guspini, titolare del centro di cura dopo l'impropria estinzione della Fondazione "Guspini per la vita" con determina della Presidenza numero 516 del 29 aprile 2011.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). L'articolo 4 rispecchia la filosofia di questa finanziaria. Una finanziaria che non ha saputo cogliere le emergenze e le richieste dei sardi perdendo la sua funzione di strumento determinante per affrontare i problemi della nostra economia ormai al tracollo. Questa finanziaria si è rivelata un semplice resoconto ragionieristico e, come tale, lontanissima e incapace di programmare qualsiasi tipo di sviluppo secondo la vocazione ambientale e culturale della nostra Isola.
E' paradossale che noi paghiamo con i nostri soldi perché la Sardegna diventi tutta una grande discarica: dall'inceneritore di Tossilo, con l'inganno del revamping, e con altre nuove proposte nebulose, all'inceneritore di Macchiareddu, all'inganno della cosiddetta chimica verde a Porto Torres, esaltata dall'ENI per farci dimenticare gli impegni presi per le bonifiche e dietro la quale si nasconde il più grande inceneritore d'Europa e il suo business legato all'inevitabile importazione di rifiuti da incenerire di cui non sarà possibile conoscere né qualità né provenienza. Con questo modello di sviluppo, cui si ispira la finanziaria, si preannuncia la morte della nostra economia e del nostro ambiente naturale.
E vorrei anche dire che per gli estensori della finanziaria e per l'assessore La Spisa, alla faccia proprio della pesantissima crisi in corso, che coinvolge tutti i settori della nostra economia, è prioritario lo stanziamento di 150 milioni di euro, da pagare in tre tranche, per un gasdotto che, come dice il comma 1 dell'articolo 4 (i colleghi bene farebbero a prestare un po' di attenzione), è destinato all'importazione di gas naturale dall'Algeria all'Italia attraverso la Sardegna.
Cioè gli estensori del comma in modo inequivocabile sposano il concetto di servitù di passaggio ben descritto e sottolineato nel progetto Galsi. La classe politica sarda con questa finanziaria di fatto si sta assumendo la responsabilità, morale e politica, di accettare di pagare con i soldi dei sardi una nuova servitù, cioè paradossalmente noi sardi siamo nella condizione di "comprare sudditanza". E' incomprensibile il perché i sardi paghino 150 milioni di euro alla Galsi per un tubo dorsale che attraversa l'isola per servire Italia ed Europa, contro i 120 milioni stanziati dall'Europa a cui sarebbe destinato concretamente il gas metano, sempre che l'Algeria lo dia visto che ha dichiarato che difficilmente riuscirà a onorare gli impegni internazionali.
E tutto questo noi lo faremmo in nome dell'occupazione tenendo conto che la società partner della Galsi, e mi riferisco alla società HERA, di fatto si occuperà di portare avanti i lavori del gasdotto in Sardegna. Inoltre, dopo che i sardi avranno dato il contributo di 150 milioni di euro per il tubo dorsale, dovrebbero pure pagare e sostenere i costi ben più alti per la rete di distribuzione.
Quindi la morale è che paghiamo con i nostri soldi perché la Sardegna diventi sempre una servitù, sempre al centro ovviamente di interessi che esulano dagli interessi dei sardi, quindi una grande discarica come è stato già sottolineato.
Con questo modello di sviluppo, cui si ispira la finanziaria, si preannuncia la morte della nostra economia e del nostro ambiente naturale. Noi come Regione Sardegna con questa finanziaria stiamo rinunciando al nostro compito politico di rompere le sudditanze e, con atti e leggi conseguenti, dare risposte alle richieste che i sardi in modo inequivocabile continuano a fare in questi giorni.
Quindi io farei un ragionamento molto serio sull'eventuale ricaduta dei 150 milioni di euro, destinati a questo progetto folle, sull'economia locale. Tra l'altro vorrei anche riferirmi ad alcune dichiarazioni rese da Roberto Potì, presidente della società Galsi, che ci dà dei dati su cui riflettere. Il progetto costerebbe in tutto, cioè partendo dall'Algeria e arrivando alla Toscana, oltre 3 miliardi di euro; della realizzazione del tratto internazionale dall'Algeria a Porto Botte praticamente ne risponderebbe economicamente la Galsi. Poi da Porto Botte fino a Piombino ne risponderebbe Snam rete gas. La Commissione europea mette a disposizione 120 milioni di euro, per cui a un certo punto interviene anche la Regione Sardegna non si sa a quale titolo, mettendo a disposizione un finanziamento superiore a quello europeo pari, ribadisco, a 150 milioni di euro. Dico che qui c'è veramente del paradossale, tenendo conto che difficilmente, secondo le dichiarazioni, il gas arriverebbe. Io credo che questo argomento non possa esaurirsi nella stesura di un comma ma debba essere trattato con molta attenzione da tutti i consiglieri.
Anche rispetto all'impatto ambientale sempre Roberto Potì, presidente della società Galsi ,dichiara che le emissioni della centrale riguarderebbero solo gli ossidi di azoto, che sono comunque altamente tossici ma che sarebbero molto limitati e tenderebbero a disperdersi gradualmente allontanandosi dal perimetro della centrale. Vuol dire che sta dichiarando che questi ossidi di azoto superano il confine della centrale perché poi vanno nel resto del territorio ad avvelenare i sardi. Mi sembra anche un grande irresponsabile. Quindi, anche alla luce dei grossi stravolgimenti geopolitici che riguardano tutto il Maghreb, prima di votare a favore di questo comma, io spero che i colleghi facciano davvero una riflessione profonda.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, ho seguito attentamente l'esposizione della collega, e mi trovo in larga parte d'accordo con quanto lei si è soffermata a dire. Siamo davanti a un grande problema che, a causa di questo investimento, interessa la Sardegna; guardate, l'articolo 4 dello Statuto del Partito Sardo d'Azione dice che il partito deve mirare alla valorizzazione, alla tutela del territorio della Sardegna in un quadro di sviluppo economico sostenibile e di partecipazione delle popolazioni.
Io davanti a questo comma, dopo aver presentato tre interpellanze, con quesiti rivolti al Presidente e ai suoi Assessori competenti, senza aver ricevuto risposte; e una prima interrogazione datata settembre 2011alla quale è stata data una risposta completamente parziale e in linea con l'investimento Galsi, non posso dichiararmi a favore di questo progetto.
Colleghi, siamo arrivati a un triste epilogo di una campagna di propaganda e di disinformazione per convincere i sardi ad accettare l'ennesima servitù, che non porterà nessun vantaggio alla Sardegna, ma porterà enormi profitti ancora una volta alla multinazionale ENI, multinazionale responsabile dell'inquinamento, del degrado delle aree dove gli insediamenti petrolchimici e di produzione energetica gravitano, e che sta continuando a svolgere un ruolo per sottrarsi all'obbligo delle bonifiche.
Della società Galsi fanno parte la Sonatrach, col 41,6 per cento, società algerina inquisita per tangenti e anche in relazione ad altri affari che ha trattato con l'ENI; il gruppo HERA Spa, una multiutility creata dagli amministratori di un certo partito, in cui molti dei dipendenti risultano iscritti a quello stesso partito, che all'interno di Galsi ha quasi la stessa partecipazione della SFIRS ed è fortemente coinvolto nel business dei termovalorizzatori.
La decisione di sventrare la Sardegna per 272 chilometri in cui vengono danneggiate aziende agricole, territori di alto valore paesaggistico, consente un affare di diversi miliardi di euro in casa nostra. Per me è una pura speculazione, è uno sperpero di risorse pubbliche e, ahimè, anche questo intervento viene strumentalizzato per evidenti fini politici. A chi va il merito di questo progetto? Il merito va sia al centrosinistra che al centrodestra che si servono di esempi fuori luogo, di tragedie, di fallimenti della Sardegna, quasi che tutte queste tragedie e questi fallimenti fossero dovuti esclusivamente alla mancanza di metano.
Come sapete, questo progetto consiste in un lunghissimo tubo del diametro di 120 centimetri che, attraversando la Sardegna da sud a nord in diagonale, devasterà quanto troverà nel suo percorso, senza neppure garantire la reale distribuzione del metano nell'isola. Questo progetto viene portato avanti quasi all'insaputa di circa 4 mila proprietari, i quali subiranno anche un'area di rispetto dall'asse del tubo che va dai 20 ai 40 metri per lato, con un ulteriore danno alle attività agricole.
La realizzazione di questo intervento procurerà un danno alla pesca, all'agricoltura, alla pastorizia, sbarrerà corsi d'acqua, distruggerà boschi e aree di pregio. Io mi chiedo, secondo voi, questa è davvero un'opportunità per la Sardegna, quando arriva con trent'anni di ritardo rispetto alle reti del gas nel resto dell'Europa? Sappiamo tutti che la disponibilità del gas algerino risulta essere talmente scarsa che la stessa Algeria, a partire dal 2014, avrà seri problemi a sopperire al proprio fabbisogno interno, tanto che la Sonatrach ha messo in discussione, a ottobre di quest'anno, la stessa validità del progetto Galsi.
Io ho l'impressione, come già denunciato nelle mie interpellanze e nell'interrogazione, di trovarci di fronte a un carrozzone affaristico, formato da società inquisite, avallato da una classe politica molto probabilmente distratta, che non vuole farsi sfuggire l'affare di quest'opera, totalmente inutile, scellerata, che però garantisce l'accesso a ingenti finanziamenti pubblici. Ma questo è un film già visto, è l'ennesimo progetto di sfruttamento del nostro territorio, è una colossale opera coloniale come al solito decisa per noi da altri, che non ha come obiettivo centrale la Sardegna ma è solo funzionale a interessi esterni, e non è la prima volta che questo accade.
Ma, pensate, si continua a dire con grande enfasi che sono previste trentotto bocche di allaccio chiamate PIDI, cioè punti di intercettazione e di derivazione importanti, per 772 chilometri.
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, le ricordo che ha a disposizione dieci minuti.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Perché, non si parla sull'articolo?
PRESIDENTE. Per la discussione sull'articolo sono previsti dieci minuti.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Non si dice però che non sono previsti raccordi alle reti di distribuzione già esistenti ad aria propanata, che non sono previste reti di distribuzione che coprano le esigenze dell'intera Sardegna, e queste reti di distribuzione inoltre dovrebbero essere costruite dalla Snam Rete Gas con i soldi dei sardi, e quindi fino a quando…
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e asseto del territorio.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Sull'articolo 4 la discussione è stata molto sintetica, ma devo notare che gran parte degli interventi ha riguardato soprattutto la questione (anche gli ultimi interventi ne hanno parlato)della metanizzazione. Non è l'unico argomento, anzi, ce ne sono altri in questo articolo, che contiene varie autorizzazioni di spesa. Però, questo argomento della metanizzazione credo meriti una ulteriore brevissima considerazione, breve relativamente al tempo, però io spero chiarificatrice sul senso e la portata di quanto è contenuto nel primo comma dell'articolo 4.
La questione della metanizzazione della Sardegna è stata trattata per tanti anni, sicuramente è stata all'ordine del giorno della politica, anche nazionale, quando si è avviato il processo, lungo e difficile, della metanizzazione del Mezzogiorno. Sono state destinate risorse finanziarie consistenti alla realizzazione delle reti; in Sardegna è ancora in corso un forte investimento per la realizzazione di reti di distribuzione all'interno delle quali possano passare non solo il metano, ma anche gas derivati dal petrolio.
La realizzazione di reti di distribuzione consente, comunque, a tanti comuni della Sardegna, anche periferici, di avere un servizio adeguato. L'arrivo effettivo del metano, che poi potrà utilizzare queste reti, con alcuni adeguamenti tecnici, è il nodo della questione. Direi che una svolta sulla metanizzazione si è realizzata quando è stata individuata una soluzione progettuale che non si limitava esclusivamente alla metanizzazione della Sardegna, ma realizzava una grande infrastruttura di trasporto del metano da un grande produttore al resto del continente europeo. Una soluzione derivata dall'accordo fra l'Italia e il resto dell'Europa con l'Algeria che si rendeva disponibile a fare un forte investimento in questa direzione.
Un investimento che indubitabilmente, in quel momento, veniva individuato come utile, non tanto e non solo per la Sardegna, quanto per l'Italia e il continente europeo; la Sardegna, effettivamente, dovrebbe partecipare con un investimento finanziario ridotto al quale, se verrà realizzato, seguirebbero indubitabili vantaggi economici. Noi non dobbiamo considerare soltanto l'oggi, dobbiamo considerare il passato e, soprattutto, il futuro.
La Sardegna ha un grave problema in materia di energia: dipende da un'unica fonte primaria, che è il petrolio; pertanto, una diversificazione della fonte primaria di energia per il futuro metterebbe al riparo la nostra Isola da conseguenze gravissime sul piano della politica energetica. Per questo la realizzazione del metanodotto è importante, ed è una decisione che è stata condivisa da tanti nel corso degli anni.
Certo, noi non stiamo dicendo adesso che va fatta a tutti i costi, stiamo dicendo che all'interno del Consorzio, in cui sono presenti le istituzioni e le imprese italiane e algerine, con una presenza ridotta, ma significativa della Regione sarda, si deve assumere la decisione finale dell'investimento (decisione prossima a essere assunta), tenendo conto di tutti i fattori economici, di mercato, di prospettiva, e anche di natura ambientale, che preoccupano giustamente tutti (anche l'onorevole Planetta e forse anche l'onorevole Zuncheddu, mi è sembrato di capire), per l'impatto sul territorio, sul paesaggio e sull'ambiente. noi non dobbiamo certamente permettere che un'infrastruttura del genere sia a svantaggio di questi valori primari.
In questo momento noi, con il comma 1 dell'articolo 4, stiamo semplicemente dicendo che gli impegni assunti quando siamo entrati nel consorzio GALSI li vogliamo rispettare accantonando le risorse necessarie per la nostra compartecipazione all'investimento. E' un accantonamento di risorse finanziarie prudenziale; utilizziamo, tra l'altro, per il 2012 non risorse del bilancio regionale, ma risorse ancora accantonate nella contabilità speciale del Piano di rinascita, dell'ultima edizione del Piano di rinascita, la legge numero 402, mettiamo queste risorse al riparo e facciamo tutto ciò che va fatto in termini amministrativi e programmatori, perché l'opera possibilmente venga realizzata.
Vogliamo, però, che venga realizzata nel rispetto del paesaggio, dell'ambiente, dell'imprenditoria locale. E' un passo importante che evidentemente avrà necessità, per la sua conclusione, della valutazione sulla decisione finale di investimento. Vedremo se questo accadrà.
PRESIDENTE. Convoco una Conferenza dei Presidenti di Gruppo. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 50, viene ripresa alle ore 13 e 08.)
PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso che il Consiglio riprenderà alle ore 17 e 30 del pomeriggio. Alle ore 15 e 30 è convocata la Commissione bilancio.
La seduta è tolta alle ore 13 e 09.
Allegati seduta
Testo della mozione annunziata in apertura di seduta
MozioneSolinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo - Bruno - Agus - Barracciu - Corda - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Soru - Ben Amara sull'installazione di stazioni radar di penetrazione per finalità militari presso la località di Capo S. Marco (Cabras).
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- in seguito alla straordinaria mobilitazione delle popolazioni e degli enti locali interessati, ed a seguito, inoltre, delle diverse sentenze del TAR Sardegna, la Guardia di finanza ha dovuto rinunciare all'installazione di stazioni radar nelle località di:
1) Capo Sperone (S. Antioco);
2) Santa Vittoria (Tresnuraghes);
3) Argentiera (Sassari);
4) Capo Pecora (Fluminimaggiore);
- in queste ultime settimane, in particolare nel territorio dell'oristanese, la popolazione e l'Amministrazione comunale di Cabras si mobilitano, attraverso assemblee e manifestazioni pubbliche, per opporsi fortemente alla ventilata possibilità di un accordo tra la Marina militare e la Guardia di finanza, finalizzato all'individuazione di alcuni siti militari nei quali installare dei radar, fra i quali vi sarebbe quello di Capo S. Marco;
CONSIDERATO che:
- Capo San Marco è una località ricompresa all'interno dell'area marina protetta "Sinis-Maldiventre", e sottoposta quindi a tutela sia da parte dello Stato e della Regione Sardegna, sia da parte dell'Unione europea;
- il territorio è caratterizzato da una grande valenza turistica, sotto il profilo ambientale, archeologico e culturale;
- sul territorio, l'attività della pesca costituisce la fonte prevalente di reddito per centinaia di famiglie,
impegna la Giunta regionale
1) ad assumere formale contrarietà verso il Governo nazionale, in merito alla decisione di incrementare la presenza militare in Sardegna;
2) a richiedere la convocazione urgente di un incontro tra la Regione e il Ministero della difesa, presso il quale rappresentare la netta contrarietà di questo Consiglio regionale e delle popolazioni interessate da questa vicenda. (166)