Seduta n.102 del 05/05/2015
CII Seduta
Martedì 5 maggio 2015
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 17.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 10 aprile 2015 (98), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Valter Piscedda e Gavino Sale hanno chiesto congedo per la seduta del 5 maggio 2015.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Sabatini - Pietro Cocco - Collu - Comandini - Deriu - Forma - Lotto - Gavino Manca - Rossella Pinna - Ruggeri - Tendas:
"Norme urgenti in materia di organi dei consorzi industriali provinciali". (203)
(Pervenuta il 23 aprile 2015 e assegnata alla quinta Commissione.)
Carta - Orrù:
"Moratoria in cinque anni dell'attività di termovalorizzazione e termodistruzione dei rifiuti. Divieto di realizzazione di nuovi impianti e del potenziamento di quelli esistenti". (204)
(Pervenuta il 24 aprile 2015 e assegnata alla quarta Commissione.)
Crisponi - Cossa - Dedoni - Tocco:
"Istituzione del "Codice ictus". Modifiche alla legge regionale 17 novembre 2014, n. 23 (Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale. Modifiche alle leggi regionali n. 23 del 2005, n. 10 del 2006 e n. 21 del 2012)". (206)
(Pervenuta il 29 aprile 2015 e assegnata alla sesta Commissione.)
Dedoni - Cossa - Crisponi:
"Disciplina in materia di compagnie barracellari. Abrogazione della legge regionale 15 luglio 1988, n. 25". (208)
(Pervenuta il 29 aprile 2015 e assegnata alla prima Commissione.)
Cossa - Dedoni - Crisponi:
"Disposizioni in materia di orti didattici, sociali e urbani". (210)
(Pervenuta il 30 aprile 2015 e assegnata alla quinta Commissione.)
Annunzio di presentazione di disegni di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:
"Trasformazione in agenzia del Consorzio per l'assistenza alle piccole e medie imprese "Sardegna ricerche", istituito con la legge regionale 23 agosto 1985, n. 21 (Istituzione di un fondo per l'assistenza alle piccole e medie imprese, in attuazione dell'articolo 12 della legge 24 giugno 1974, n. 268)". (202)
(Pervenuto il 22 aprile 2015 e assegnato alla quinta Commissione.)
"Sostituzione della tabella E allegata alla legge regionale 9 marzo 2015, n. 5 (legge finanziaria 2015)". (205)
(Pervenuto il 27 aprile 2015 e assegnato alla terza Commissione.)
"Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell'Azienda regionale per l'edilizia abitativa (AREA)". (207)
(Pervenuto il 29 aprile 2015 e assegnato alla quarta Commissione.)
"Modifiche all'articolo 2 della legge regionale 26 luglio 2013, n. 17 (Ulteriori disposizioni urgenti in materia di lavoro e nel settore sociale). Autorizzazione di spesa per l'anticipazione degli ammortizzatori sociali in deroga". (209)
(Pervenuto il 30 aprile 2015 e assegnato alla seconda Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Cozzolino - Deriu sull'appalto dei servizi di automazione della logistica farmaceutica e della gestione della distribuzione in dose unitaria dei farmaci stipulato dall'Azienda ospedaliera Brotzu per un periodo di nove anni". (224)
(Risposta scritta in data 17 aprile 2015.)
"Interrogazione Solinas Christian sull'osservanza delle disposizioni relative al riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni del comparto regionale nonché di contenimento della spesa di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 48/23 dell'11 dicembre 2012". (247)
(Risposta scritta in data 17 aprile 2015.)
"Interrogazione Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Agus - Lai in merito alla colonia felina di 'Su Pallosu'". (249)
(Risposta scritta in data 17 aprile 2015.)
"Interrogazione Tendas - Solinas Antonio sulla necessità di un intervento urgente e inderogabile in merito alle precarie condizioni dei laboratori ARPAS di Oristano". (307)
(Risposta scritta in data 17 aprile 2015.)
"Interrogazione Cherchi Oscar - Tatti - Dedoni sulla distribuzione territoriale dei corsi socio-assistenziali per operatori sanitari in regime di autofinanziamento disposta dalla deliberazione n. 38/24 del 30 settembre 2014". (172)
(Risposta scritta in data 24 aprile 2015.)
"Interrogazione Ledda - Arbau - Azara - Perra sull'impossibilità di procedere alla presentazione delle domande per il bando OSS conseguenti alla richiesta della certificazione ISEE 2015". (256)
(Risposta scritta in data 24 aprile 2015.)
"Interrogazione Pizzuto sulla possibilità di fruizione da parte dei disabili psichici di tutti gli strumenti di collocamento mirato disposti dalla legge n. 68 del 1999. (279)
(Risposta scritta in data 24 aprile 2015.)
"Interrogazione Carta sullo stato dei pagamenti ai lavoratori cassintegrati". (280)
(Risposta scritta in data 24 aprile 2015.)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Agus - Lai - Pizzuto sulle persistenti difficoltà alla presentazione delle domande per i corsi di operatore socio sanitario". (292)
(Risposta scritta in data 24 aprile 2015.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interrogazione Tatti, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione di ridimensionamento del centro intermodale di Abbasanta". (366)
"Interrogazione Locci - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sulla istituzione di un protocollo per l'assistenza integrata e tecnico-operativo per la prescrizione e fornitura degli ausili per diabetici". (367-C6)
"Interrogazione Zedda Alessandra - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis sull'affidamento del servizio organizzazione e realizzazione eventi per "Sa die de sa Sardinia" 2015". (368-C2)
"Interrogazione Pinna Rossella - Collu - Comandini - Deriu - Forma - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sulla chiusura del Centro operativo di protezione civile nel territorio del Medio Campidano". (369)
"Interrogazione Ledda - Arbau - Azara - Perra, con richiesta di risposta scritta, sull'urgenza di adottare i provvedimenti necessari al fine di garantire il definitivo inquadramento del personale dell'Ente foreste inserito nelle graduatorie relative alle selezioni interne per l'accesso al IV livello impiegati svoltesi nel 2006". (370)
"Interrogazione Arbau - Ledda - Azara - Perra, con richiesta di risposta scritta, sullo stato di attuazione dell'articolo 4 della legge regionale 21 gennaio 2014, n. 7, relativo alla stabilizzazione dei dipendenti dell'Ente foreste aventi rapporto di lavoro semestrale". (371)
"Interrogazione Moriconi, con richiesta di risposta scritta, sui disagi al traffico derivanti dalla chiusura della strada statale 554 bis". (372)
Annunzio di mozioni
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Mozione Rubiu - Oppi - Tatti - Pinna Giuseppino - Pittalis - Dedoni - Carta - Fenu - Locci - Zedda Alessandra - Fasolino - Tunis - Peru - Cherchi Oscar - Capellacci - Truzzu - Orrù - Cossa - Crisponi - Tedde sulla situazione di crisi del sistema industriale in Sardegna, con la chiusura di diverse aziende e la cassa integrazione di molti lavoratori, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (139)
"Mozione Dedoni - Cossa - Crisponi sul dimensionamento della rete scolastica regionale". (140)
"Mozione Cocco Daniele Secondo - Manca Pier Mario - Cherchi Augusto - Unali - Lai - Desini - Lotto - Demontis - Collu - Piscedda - Carta - Ruggeri - Arbau - Azara - Perra - Ledda - Cocco Pietro - Busia - Meloni - Rubiu - Cherchi Oscar - Moriconi sull'esigenza di ricondurre in ambito regionale la gestione dei libri genealogici della pecora di razza sarda, della capra di razza sarda e dei registri anagrafici degli ovini "Pecora nera di Arbus", dei caprini della razza sarda-primitiva e dei bovini di razza sarda, sardo-bruna e sardo-modicana". (141)
"Mozione Agus - Cocco Daniele Secondo - Lai - Pizzuto sugli interventi per la messa in sicurezza dell'ex Ospedale marino di Cagliari". (142)
"Mozione Dedoni - Cossa - Crisponi - Pittalis - Rubiu - Fenu - Carta - Tedde - Zedda Alessandra - Locci - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis - Tatti - Pinna Giuseppino - Oppi - Floris - Tocco - Truzzu - Orrù - Solinas Christian sul dimensionamento della rete scolastica regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (143)
PRESIDENTE. Prima di dare lettura del programma bimestrale dei lavori, colgo l'occasione per fare a nome di tutto il Consiglio gli auguri di buon lavoro al nuovo segretario generale, il dottor Marcello Tack, che prende il posto della dottoressa Mariangela Sedda, a cui vanno ovviamente i nostri migliori auguri.
(Applausi)
Comunico il programma bimestrale dei lavori dell'Assemblea e delle Commissioni predisposto, ai sensi dell'articolo 23 del Regolamento, a seguito della Conferenza dei Presidenti di Gruppo tenutasi il 29 aprile 2015, sentita la Conferenza dei Presidenti delle Commissioni permanenti.
Sono stati individuati come prioritari i seguenti argomenti per le Commissioni di seguito elencate.
Prima Commissione: DL 176, riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna. Progetto numero 53, direzione Ufficio del controllo interno di gestione. Proposta di designazione.
Seconda Commissione: PL 36, legge regionale per l'insegnamento della storia, della cultura e della letteratura in Sardegna. PL 167, norme volte ad incentivare l'insegnamento della lingua sarda nelle scuole di ogni ordine e grado. DL Riforma dell'Agenzia del lavoro. PL sull'informazione. Audizioni su formazione professionale e lavoro.
Terza Commissione: DL 205, sostituzione della tabella E. DL 199, interventi in materia di consorzi di garanzia fidi. DL 192, disciplina della partecipazione delle regioni, degli enti regionali e degli enti locali a società di capitali consortili.
Quarta Commissione: DL 198, continuità regionale marittima tra Sardegna e isole minori. DL 150, sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale e locale. PL 82, istituzione dell'Osservatorio sulle aree costiere della Sardegna e altre disposizioni. DL 175, abrogazione dell'articolo 16 della legge regionale numero 2 del 2007 e trasferimento delle competenze dell'Assessorato della difesa dell'ambiente. Proposta di legge di iniziativa popolare numero 2, norme in materia di istituzione del servizio idrico integrato, individuazione e organizzazione degli ambiti territoriali ottimali in attuazione della legge 5 gennaio 1994. Proposta di legge di iniziativa popolare numero 6, norme in materia di gestione da parte dei comuni della Sardegna del servizio idrico integrato. DL 207, norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell'azienda regionale dell'edilizia abitativa (AREA).
Quinta Commissione: Testo unificato proposte di legge numero 45-61 sull'apicoltura. Progetto di legge numero 203, norme urgenti in materia di organi dei consorzi industriali e provinciali. DL 202, trasformazione in agenzia del Consorzio per l'assistenza alle piccole e medie imprese "Sardegna Ricerche", istituito con legge regionale del 23 agosto 1985. DL 201, disposizioni in materia di attestati e prestazioni energetiche di edifici di impianti termici e civili nel territorio della Sardegna. PL 184, norme in materia di risparmio energetico a sostegno dell'edilizia sostenibile e della prestazione energetica degli edifici. PL 180, istituzione dell'autorità per l'energia in Sardegna. PL 185, produzione di energia rinnovabile nelle aziende agricole: modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17 novembre 2010. PL 200, impiego di risorse legnose ai fini produttivi ed energetici. PL 127, norme per la riorganizzazione del comparto ippico ed equestre. PL 93, disposizioni in materia di tutela della panificazione e di pani tipici della Sardegna. Legge sulla caccia.
Sesta Commissione: DL 172, interventi urgenti a favore dei privati e delle attività produttive danneggiate a seguito di eventi calamitosi in Sardegna. PL 5, reddito di cittadinanza e contrasto delle povertà. Fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza. PL 182, programma di riabilitazione protesica odontoiatrica in età geriatrica. PL 53, sostegno alle persone affette da dislessia e da disturbi specifici dell'apprendimento. PL 46, interventi a favore delle persone affette da dislessia e da altri disturbi specifici dell'apprendimento.
Per quanto riguarda i lavori, il calendario dei lavori seguirà il secondo programma. Per quanto riguarda la settimana dal 4 all'8, si riunirà l'Assemblea, il Consiglio, la settimana dall'11 al 15 Commissioni, dal 18 al 22 e dal 25 al 29 si possono riunire le Commissioni compatibilmente con gli impegni elettorali. A giugno, la prima settimana, dall'1 al 5 Commissioni, dall'8 al 12 Commissioni, dal 15 al 19 e dal 22 al 26 Assemblea. Grazie.
Discussione generale del testo unificato: "Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998". (58-79-107-115-121-122/A) delle proposte di legge Crisponi - Cossa - Dedoni: "Classificazione delle aziende agrituristiche" (58), Lotto - Comandini - Moriconi - Tendas - Collu - Cozzolino - Deriu - Forma - Manca Gavino - Pinna Rossella - Sabatini: "Modifiche alla legge regionale 23 giugno 1998, n. 18, recante 'Nuove norme per l'esercizio dell'agriturismo'" (79), Usula - Zedda Paolo Flavio - Cherchi Augusto - Manca Pier Mario - Anedda - Sale - Unali - Cocco Daniele Secondo - Pizzuto - Lai - Agus - Arbau - Perra - Ledda - Azara: "Modifica alla legge regionale 23 giugno 1998, n. 18 (Nuove norme per l'esercizio degli agriturismo) e nuove norme sulle fattorie didattiche e sociali". (107), Crisponi - Cossa - Dedoni: "Disciplina delle attività di ittiturismo e di pesca turismo" (115), Lotto - Cocco Pietro - Comandini - Deriu - Moriconi - Pinna Rossella - Sabatini - Tendas: "Norme in materia di ittiturismo e pesca turismo" (121), Rubiu Gianluigi - Fenu - Carta: "Sull'attività agrituristica in Sardegna". (122)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte 57, 78, 107, 115, 121, 122/A.
Ha facoltà di parlare il consigliere Luigi Lotto, relatore di maggioranza.
LOTTO LUIGI (PD), relatore di maggioranza. Arriva oggi un testo unificato di alcune proposte presentate da diversi colleghi in materia di multifunzionalità e agriturismo. È la quarta legge che questo Consiglio regionale affronta in materia di agricoltura. Abbiamo parlato a suo tempo come prima legge di lingua blu, abbiamo parlato poi di marchio, biodiversità e distretti, abbiamo parlato di peste suina africana e oggi parliamo di multifunzionalità, agriturismo, ittiturismo e altre forme di multifunzionalità. È un segnale di attenzione a questo importante settore economico, e in particolare questa legge presta attenzione ad un aspetto che io reputo essere particolarmente importante. La multifunzionalità è stata a suo tempo lanciata a livello europeo prima, a livello nazionale, come strumento per l'integrazione del reddito degli agricoltori. È il principale obiettivo che si vuole conseguire. A mio parere ce n'è uno collaterale non meno importante che riguarda non tanto e non solo l'integrazione di reddito, ma anche l'integrazione sociale. Con le varie pratiche di multifunzionalità e con l'agriturismo in particolare si riesce a costruire quel collegamento dell'azienda agricola col resto della società che consente all'agricoltore di uscire dall'isolamento culturale ed economico e sociale come in nessun altro caso. L'idea della nuova legge in materia di agriturismo deriva da alcune criticità che la legge attuale, la numero 18 del '98, presenta, una legge che si è tentato di correggere nello scorso mandato, e però di fatto abbiamo chiuso il mandato precedente con il mondo degli agriturismi che non riuscivano con le caratteristiche della legge attualmente in vigore ad esprimere al meglio la loro attività. Uno degli obiettivi di fondo che ci si era posti anche nel 2009 modificando la legge numero 18 era quello di far sì che l'agriturismo fosse uno strumento adeguato a lanciare e rilanciare i prodotti agricoli sardi. Con questo scopo venne introdotto l'albo dei fornitori, però di fatto una misura pensata e condivisa anche dal Consiglio regionale con l'idea di promuovere i prodotti agricoli sardi è diventata uno strumento che bloccava l'avvio e la prosecuzione dell'attività degli agriturismi. Ecco che è sorta la necessità di costruire altre soluzioni e fare a meno di questo che è diventato una palla al piede. Nel contempo erano emerse, esaminando la legge in vigore, delle assenze che riguardano la possibilità di effettuare in azienda la macellazione, la classificazione delle aziende agrituristiche e su vari aspetti che poi dirò sono emerse delle criticità eccessive. Ecco la necessità, quindi, di metterci mano.
Si è partiti da due proposte di legge, una della minoranza e una della maggioranza, una sull'abolizione, di fatto, dell'albo dei fornitori e l'altra sull'introduzione della classificazione. Mentre abbiamo iniziato la discussione sorge la necessità, proposta da diversi consiglieri in Commissione, di allargare a 360 gradi la visione su questo aspetto, e quindi sono arrivate altre due proposte, dall'onorevole Usula da una parte e dall'onorevole Rubiu dall'altra, con altri firmatari, che andavano a proporre una legge quadro. La scelta della Commissione è stata di puntare su questo difficile, ma assolutamente meritorio obiettivo, quindi abbiamo deciso, con una discussione ampia, aperta a tutti e con il contributo di tutti in Commissione, di andare, partendo da quattro proposte, diciamo così, parziali e due proposte di legge quadro, a fare un testo unificato. Quindi la decisione fondamentale è stata quella di un testo complessivo che affrontasse i vari nodi che per anni, pur esistendo e pur essendo il mondo agricolo consapevole che esistevano, non sono mai stati importanti.
Quali sono i temi più controversi e più importanti di questa legge sull'agriturismo? Articolo 4: si parla dei prodotti che sono utilizzabili. Io ho presentato una relazione e lascio ai colleghi la lettura di quella relazione organica e più puntuale, io voglio mettere in evidenza le questioni principali in queste brevi considerazioni. Circa la questione dei prodotti utilizzabili è stato fatto un elenco ben preciso di quali possono essere i prodotti che l'agriturismo può utilizzare. Si parte dai prodotti aziendali ovviamente, e abbiamo stabilito un limite minimo del 35 per cento, includendo tra questi prodotti materie prime, ma anche prodotti trasformati.
È sorta poi l'esigenza - e questo lo dico perché vale per questo articolo, ma vale anche per degli altri -, dopo che abbiamo approvato la legge in Commissione, di continuare la discussione con il mondo degli agricoltori. Sono arrivate delle proposte di ulteriori miglioramenti, ne abbiamo, più di uno di noi, colto l'essenza e abbiamo anche lavorato a possibili emendamenti che contribuiranno a migliorare complessivamente il testo. Comunque, dicevo, circa la questione dei prodotti utilizzabili sono prodotti aziendali, prodotti provenienti da aziende sarde, singole o associate che siano, prodotti da marchio di origine, quindi oggettivamente sardi, e prodotti inclusi nell'elenco regionale dei prodotti tipici. I prodotti che rientrano in queste categorie non devono essere inferiori all'80 per cento. Con questa dicitura noi stiamo dicendo, di fatto, che gli agriturismi si devono alimentare, per quanto riguarda l'attività di ristorazione, principalmente dalla fonte dei prodotti agricoli sardi. Quel 20 per cento resta per tutti quei prodotti che in Sardegna non vengono prodotti, non sono presenti e di cui però gli agriturismi hanno necessità di poter disporre e quindi, di fatto, si sta proponendo una soluzione da questo punto di vista abbastanza equilibrata.
L'altro articolo importante riguarda la questione dei pasti e dei posti letto. Teniamo conto innanzitutto che in Italia l'agriturismo viene identificato principalmente come attività di ospitalità; in Sardegna, in maniera difforme da molte altre regioni, è caratterizzante l'aspetto della ristorazione. Sono due temi abbastanza importanti. Per quanto riguarda i posti letto noi proponiamo in questa modifica di legge, nella legge complessiva che verrà fuori da questo Consiglio, un aumento dei posti letto disponibili, e passiamo da un massimo di 20 a un massimo di 26 nella proposta. Proponiamo anche la riedizione di un limite massimo di pasti giornalieri e non solo riferiti ai numeri complessivi del mese. La legge attuale recita "massimo 1800 pasti mensili", noi riteniamo che si debba reintrodurre un massimo anche per i pasti giornalieri, pur con delle eventuali deroghe per situazioni particolari. Per quanto riguarda i posti letto introduciamo, in maniera molto saggia secondo me, il fatto che non vengano conteggiati il numero dei posti letto destinati ai minori di 12 anni e quindi si crea, di fatto, una situazione di questo tipo, questo è l'obiettivo di fondo che…
PRESIDENTE. Onorevole Lotto, il tempo a sua disposizione è terminato.
LOTTO LUIGI (PD), relatore di maggioranza. Non sono venti minuti?
PRESIDENTE. Sono dieci.
LOTTO LUIGI (PD), relatore di maggioranza. Il resto lo rimando alla relazione scritta.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu, relatore di minoranza.
RUBIU GIANLUIGI (Area Popolare Sarda), relatore di minoranza. Presidente, colleghi, colleghe, Assessore presente stasera, siamo finalmente arrivati alla discussione di una legge molto importante, una legge che ha impegnato la Commissione per settimane, anche se ha concluso il suo iter già dal dicembre del 2014, siamo a maggio e oggi riprendiamo a discutere di questo argomento. È una legge sulla quale vanno riconosciute alla Commissione una grande professionalità e una grande collaborazione perché in questa legge abbiamo tutti cercato di costruire una legge per la Sardegna, per l'economia e soprattutto per quel mondo che ruota intorno agli agriturismi, quindi prima di leggere la relazione di minoranza voglio dire un grazie a tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione perché hanno contribuito in modo attivo a costruire questa legge. In realtà, come ha accennato il Presidente della Commissione Lotto, questa legge era nata dall'idea di modificare qualche articolo. Poi non ce la siamo sentita di limitare il nostro intervento a pochi articoli e abbiamo messo mano e costruito una legge quadro vera e propria per cercare di dare una risposta definitiva al mondo degli agriturismi.
Quindi preso atto della superata e ormai anacronistica normativa regionale, la proposta di testo unificato presentata dalla maggioranza, recante il titolo "Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998", rappresenta un'inderogabile necessità per il sistema economico-agricolo della Regione Sardegna alla luce di molteplici aspetti.
In primis, temi come la tutela dell'ambiente e la biodiversità cominciano ad assumere un ruolo sempre più strategico e un peso sempre maggiore nella politica agricola comune, tanto da condizionare sempre più gli aiuti e i finanziamenti dell'Unione europea verso il settore. Un ulteriore aspetto da non sottovalutare è l'attuale contingenza economica che attanaglia il settore primario, generando la necessità di interventi complementari che possano alleviare le cicliche flessioni di mercato delle diverse filiere produttive. Cari colleghi, la parola chiave dell'agriturismo è la complementarietà, cioè l'agriturismo è un'attività connessa a quella agricola e come tale deve rimanere e noi vogliamo cercare di salvaguardare con questa legge soprattutto questo aspetto.
A fronte di tale condivisa finalità, la proposta di testo unificato in esame presenta però più di un aspetto di criticità, tanto da dover esprimere una valutazione non positiva sulla stessa. Inoltre, per quanto concerne l'attività agrituristica, la proposta in esame non apporta, di fatto, alcuna novità di particolare rilievo rispetto alla normativa regionale attualmente in vigore, precludendo qualsiasi margine di miglioramento per le aziende agrituristiche sarde. La principale criticità riscontrata concerne le parti da definire del provvedimento in esame, le quali non risultano essere coerenti e conformi sia con la disciplina civilistica sia con la normativa statale speciale di riferimento. A questo riguardo si fa presente come le definizioni di attività agrituristica, ittiturismo, pescaturismo, agricoltura sociale rientrino nella materia dell'ordinamento civile e, come tali, appartengano alla competenza esclusiva della legislazione statale. In particolare, l'articolo 2 del predetto testo unico in esame si pone in contrasto con le norme quadro nazionali derivanti dalla legge numero 96 del 2006, che risolve le questioni sulla titolarità della materia, nonché la modifica dell'articolo 2135 del Codice civile, nonché l'introduzione del principio di "multifunzionalità" dell'impresa agricola.
L'agriturismo deve essere visto alla luce del principio della complementarietà e della connessione con l'attività dell'azienda agricola, quindi il legame tra la produzione agricola e il contesto territoriale deve giocare un ruolo di primaria importanza. Proprio per tale ragione, è da ritenersi indispensabile che allorquando l'attività agrituristica preveda la somministrazione dei pasti, la provenienza prevalente della materia prima deve essere di produzione aziendale. La bozza di legge prevede che la percentuale di prodotti originari dell'azienda sia almeno del 35 per cento. Ecco, qui noi siamo contrari. Noi chiediamo che la percentuale prodotta dall'azienda debba raggiungere almeno il 50 per cento. Quota sicuramente inadeguata e insufficiente al raggiungimento di quell'obiettivo di complementarietà prefissato. Alla luce di tale aspetto, sentiti gli esercenti del settore, riteniamo inammissibile una percentuale inferiore al 50 per cento.
Un ulteriore elemento di innovazione colpevolmente trascurato nella stesura della bozza del testo unificato concerne l'indicazione del principio di anzianità, secondo cui una azienda agricola può diventare agriturismo nella produzione di beni primari. Cosa vogliamo dire con questo, Presidente? Poi lo spiegheremo negli emendamenti nella discussione dei prossimi giorni. Che non ci si può improvvisare azienda agrituristica. L'azienda agrituristica trasmette un messaggio. Sono in realtà, le aziende agrituristiche, quello strumento che rappresenta la nostra ruralità, la nostra cultura e la nostra economia, lo strumento per trasferire il messaggio di cosa significa anche la Sardegna, la sua ruralità, la sua storia e la sua tradizione. Quindi è impensabile che si possa diventare azienda agrituristica dalla mattina alla sera. Un'azienda agrituristica deve avere dietro una storia di azienda agricola, una cultura di azienda agricola, senza questo passaggio non si può assolutamente concedere l'autorizzazione per trasferire quelli che sono i valori e le tradizioni delle nostre campagne. Di conseguenza, per non tradire il significato e lo spirito dell'agriturismo che invece ha bisogno di essere tutelato rispetto a quelle forme di ristorazione collegate forzosamente all'agricoltura, va rimarcata l'importanza dei principi di prevalenza dei prodotti somministrati e di anzianità, in termini di esperienza nella produzione.
I limiti all'attività agrituristica, statuiti dall'articolo 7 del testo unificato in esame, pongono dei quesiti importanti all'applicabilità della stessa alle attività già avviate, le quali subirebbero inevitabilmente un danno economico non trascurabile. Proponiamo a tal fine una applicabilità non retroattiva e quindi relativa solamente alle nuove attività. Anche qui spiegheremo cosa intendiamo dire sotto l'aspetto di chi già è stato autorizzato anche in termini di posti letto e di altre questioni.
Per quanto concerne l'ultimo punto di analisi è necessario partire dal presupposto che le caratteristiche peculiari dell'attività in oggetto nella regione sono fortemente condizionate dalla stagionalità dei flussi turistici, per cui l'attività ha dei picchi stagionali ai quali corrispondono lunghi periodi di stasi nei quali la clientela è per la grande maggioranza costituita da residenti. Proprio per tali motivi i limiti statuiti dall'articolo 7 della proposta di legge appaiono ingiustificati e gravemente dannosi. Per questo ci troviamo fortemente obbligati a porci in contrapposizione nei confronti di una proposta di legge incapace di rispondere ai problemi degli operatori del settore agrituristico, destabilizzandone ulteriormente il mercato.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
È iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, grazie anche ai colleghi che mi hanno appena preceduto, i due relatori di maggioranza e di minoranza nel caso specifico, perché comunque bisogna riconoscere che questa legge, questa somma di norme che poi arriva in sintesi all'interno del Consiglio regionale, è stata comunque dibattuta, in molte parti condivisa, in altre invece modificata coinvolgendo non solo l'attività della Commissione, ma allargando poi anche a tutte le associazioni di categoria, le associazioni professionali agricole e i riferimenti comunque di un mondo che oramai da qualche anno faceva parlare di sé e aveva necessità di una norma con delle risposte chiare e importanti.
Siamo nel 2010 quando il Consiglio regionale si attiva per dare una risposta (adesso non ricordo se nel 2010 o 2009, però siamo in quegli anni) per iniziare ad intraprendere e a dare delle novità ad un mondo che fino a quel momento aveva solo riferimenti di tipo nazionale, ma non aveva invece qualità, riferimenti e norme chiare per quanto riguarda le questioni e i ragionamenti territoriali e nel nostro caso specifico regionale. Perché dico questo e perché faccio questa anticipazione? Perché le finalità in senso generale che noi abbiamo voluto abbracciare e che si vogliono abbracciare all'interno di questo articolato di legge riguarda gli agriturismo sicuramente, ma allargando poi a tutta un'altra serie di ambiti di applicazione che sono l'ittiturismo, la pescaturismo, le fattorie didattiche e ancor di più le fattorie sociali. Quindi, allarghiamo il ragionamento e lo si porta all'attenzione di questo Consiglio regionale con una finalità unica e quindi con un ragionamento unico abbracciando tutti questi ambiti di applicazione, ma relativamente ad uno sviluppo fondamentale che è quello del collegamento agricoltura-turismo. Questo fondamentalmente è il ragionamento che noi cerchiamo oggi di portare avanti e di condividere insieme all'interno di quest'Aula. Quindi, il collegamento tra il testo dell'articolato stesso e quello che è il mondo delle campagne più il mondo che si affaccia a quello del turismo che va chiaramente di pari passo. È quindi un messaggio chiaro che si deve mandare arrivando poi ad una condivisione e questo lo faremo chiaramente quando si entrerà nel merito dell'articolato e quindi articolo per articolo, condividendone ove possibile o non criticando, ma proponendo situazioni differenti nel momento in cui non ne condividiamo il testo stesso, ma sempre con un unico obiettivo fondamentale che credo debba essere unico di tutto il Consiglio regionale, cioè legato a quello del mondo agricolo che si collega al famoso ragionamento "mangia sardo e compra sardo". Questo è fondamentalmente il messaggiofinale che questa norma e questa legge deve dare al settore e quindi agli operatori stessi del settore. E fondamentalmente ci ricolleghiamo anche se poi lo faremo come ho detto prima nell'articolato, ma credo che l'aspetto più importante e forse il punto dove va focalizzata l'attenzione di questo ragionamento, riguarda proprio l'articolo 4 cioè quell'articolo che elenca in modo chiaro i prodotti che sono utilizzati e utilizzabili meglio nella somministrazione di pasti, alimenti e naturalmente bevande, quel famoso riferimento alla percentuale di utilizzo che è stata fatta da tutti quelli che sono fino adesso intervenuti e che ci vede in una forte posizione di contrapposizione perché comunque la proposta di legge che entra in Aula per quanto riguarda i prodotti che sono diretti, della stessa azienda, cioè i prodotti nell'azienda stessa, nell'azienda agricola ricavate e/o ricavate meglio da materie prime sempre della stessa azienda, deve stare nella misura di almeno il 35 per cento. Ecco, la proposta nostra, ma non viene solo da noi, ma viene anche dalle associazioni di categoria, sarebbe molto più opportuno che si arrivasse ad una percentuale del 50 per cento, questo però è un ragionamento talmente ampio, talmente profondo che abbiamo fatto in modo continuo all'interno della Commissione che probabilmente dovrà essere l'elemento che caratterizzerà molto probabilmente il ragionamento di tutta l'aula con, dicevo prima, un obiettivo che noi ci siamo comunque posti, quello dell'utilizzo dei prodotti a marchio di qualità. Prodotti a marchio di qualità che si dividono in due parti cioè i marchi chiaramente biologici DOP e poi quelli DOP, IGP, IGT, DOC e DOCG ma anche i prodotti che avranno e saranno certificati attraverso il marchio collettivo di qualità che questo Consiglio regionale con una norma, già con una delibera precedente quindi con un iter già attivato, ma una norma regionale, sta portando avanti. E credo che davvero questo sia molto probabilmente l'elemento caratterizzante di tutta la discussione che noi dovremo portare avanti, legato chiaramente anche poi, così come il Presidente della Commissione, l'onorevole Lotto ha ben chiarito, quello del numero dei pasti all'interno degli agriturismo. Allargare poi il ragionamento all'ittiturismo quindi coinvolgere il mondo della pesca quindi non leghiamoci soltanto a quello del mondo dell'agricoltura ma allarghiamo al mondo della pesca, e come ho detto prima sia alle fattorie didattiche che a quelle di tipo sociale. Durante la lettura del testo stesso, e qui deve andare merito al collega, all'onorevole Marco Tedde che nelle sue considerazioni di presentazione degli emendamenti ha voluto porre molta attenzione non solo all'aspetto della percentuale di utilizzo dei prodotti dell'azienda ma anche alla tipologia e alla qualità dei fabbricati che devono ospitare quel tipo di attività cioè la realizzazione dei fabbricati, ma allargare e dare la possibilità agli stessi fabbricati di avere, visto che abbiamo appena terminato una norma edilizia, una legge edilizia che dà premialità volumetriche a tutta una serie di attività produttive prevederle in modo chiaro e in modo diretto anche al mondo dell'agriturismo e al mondo dell'ittiturismo. Dicevo quindi con una premialità volumetrica che sia chiara, importante e che dia forza all'azienda stessa nel proporsi e nel proporre servizi che devono essere chiaramente non solo di qualità, legati alla somministrazione di pasti, bevande e quant'altro ma anche del servizio di accoglienza che l'agriturismo stesso o l'ittiturismo in senso generale deve portare avanti. Quindi credo che in conclusione di tutto il mio ragionamento, la legge ha sicuramente un'importanza non la definirei vitale perché non è assolutamente così, però credo che sia davvero una risposta importante al mondo agricolo e al mondo della pesca, però con una condivisione che credo vada un attimino approfondita e che questo debba essere fatto nelle prossime ore con la proposta di emendamenti che noi stiamo presentando, con la proposta di emendamenti così come già annunciato dal presidente Lotto da parte vostra, da parte della maggioranza, che deve tendere solo ed esclusivamente a migliorare il testo di legge e non certo a trovare grandi difficoltà. Anche perché siamo comunque disponibili e credo che questo sia il messaggio ancora più importante che fatta la legge è chiaro che siamo pronti eventualmente ad intervenire successivamente nel momento in cui dovessero venir fuori delle criticità che durante la discussione noi non abbiamo affrontato e non abbiamo potuto quindi risolvere.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Daniela Forma. Ne ha facoltà.
FORMA DANIELA (PD). Il Testo unificato che detta "Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pesca turismo, fattorie didattiche e sociali" è certamente frutto di un grande lavoro di ascolto e di sintesi fatto dalla quinta Commissione alla quale riconosciamo grande impegno e laboriosità. Entrando subito in medias res risulta evidente che la questione dirimente sulla quale la Commissione si è certamente ritrovata a dibattere a più riprese riguarda principalmente tre questioni.
Primo. La percentuale di prodotti propri dell'azienda agrituristica e ittituristica nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande. Secondo. Il numero massimo di coperti giornalieri e mensili consentito all'attività agrituristica. E infine, relativamente all'ospitalità, il limite massimo di camere e posti letto nonché di piazzole e numeri di campeggiatori per chi è in grado di offrire anche il servizio di agricampeggio. Queste tre questioni risultano dirimenti perché segnano lo spartiacque tra attività agrituristica e attività di ristorazione e alberghiera vera e propria. Ed infatti i rappresentanti di Confesercenti, di Federalberghi e di Confcommercio uditi in Commissione hanno espresso la preoccupazione che il rischio maggiore fosse proprio quello di consentire agli agriturismo di trasformarsi, fra virgolette, in alberghi e ristoranti rimanendo però assoggettati ad una disciplina più favorevole in materia fiscale e sanitaria rispetto agli altri operatori del settore. Ma se legittime sono le preoccupazioni dei rappresentanti di categoria degli albergatori e dei ristoratori, emerge anche che alcuni rappresentanti di categoria del mondo agricolo e alcuni stessi operatori agrituristici ritengano troppo bassa la percentuale fissata al 35 per cento di prodotti propri nella somministrazione di pasti, alimenti e bevande fissata agli articoli 4 e 13. E anche se si prova a bilanciare questa percentuale minima di prodotti propri con prodotti acquistati direttamente da altre imprese agricole, con prodotti biologici, DOP e IGP oppure con prodotti agroalimentari regionali tradizionali per un valore pari ad almeno l'80 per cento sono gli stessi operatori agrituristici a fare presente che il regolamento richiamato dal decreto ministeriale numero 350 del 1999 recante "Norme per l'individuazione dei prodotti tradizionali", considera tali quelli le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultano consolidate nel tempo senza fare quindi riferimento alla provenienza delle materie prime. Ad esempio è possibile acquistare grano dai Paesi dell'est Europa, fare pane carasau e dichiarare che si tratta di un prodotto tradizionale come è possibile acquistare vino dal Cile e fare la sapa per dolci che vengono considerati prodotti tradizionali e farli rientrare quindi nel conteggio per il raggiungimento dell'80 per cento del totale della proposta gastronomica dell'azienda. Per questi motivi ho personalmente ricevuto da operatori agrituristici la richiesta di innalzare la percentuale di prodotti propri complessivamente impiegati nella somministrazione di pasta, alimenti e bevande e riporto questa richiesta alla valutazione e ai ragionamenti dell'aula. Un dato sicuramente positivo è la possibilità tanto attesa dagli agriturismo di poter macellare i propri capi all'interno dell'azienda agricola, e su questo aspetto se ritenete potrò dare il mio contributo per un miglioramento della previsione normativa. Entrerò poi maggiormente nel merito durante la discussione dell'articolato, rilevando comunque il grande sforzo, e quindi lo rilevo con grande favore, e come pure i risultati di sintesi raggiunti da questo testo unificato e ritenendo che questo testo contribuisca a valorizzare la multifunzionalità delle aziende agricole, grazie anche alle norme sulle fattorie sociali e didattiche fino ad ora non contemplate nella normativa regionale. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianmario Tendas. Ne ha facoltà.
TENDAS GIANMARIO (PD). Presidente, l'agriturismo credo che sia una forma di integrazione al reddito agricolo abbastanza recente, nel senso che le prime forme di agriturismo sostanzialmente si sono realizzate circa cinquanta anni fa, quindi parliamo di un'attività che sostanzialmente sino ad adesso ha avuto vita breve, però è anche altrettanto vero che questo settore sta crescendo a differenza anche dello stesso comparto agricolo che attraversa un momento di difficoltà e di stagnazione, a riprova del fatto che può costituire una risposta importante di complementarietà e di integrazione a quello che è il reddito agricolo. Ovviamente di questo ha tenuto conto in primis la Commissione, nel senso che c'è stata un attività di confronto propositiva alla quale sicuramente non si è sottratta la minoranza, anzi al contrario ha dato un contributo molto importante così come lo hanno dato anche tutte le organizzazioni di categoria con le quali c'è stato un confronto continuo e costante. Però proprio dal confronto con le organizzazioni agricole in primis e dagli operatori del settore sono venute le richieste più pressanti che erano quelle relative al fatto che si poneva come elemento imprescindibile, per cercare di ricreare condizioni di prospettiva e di crescita al settore, quello di andare ad un superamento della legge regionale 18 del 98, oltre ovviamente alla legge regionale 1 del 2010, nella quale erano contenuti alcuni aspetti che, a detta degli stessi operatori, condizionavano molto e non poco l'attività degli agriturismo, e mi riferisco in modo particolare al discorso legato all'albo dei fornitori, eliminazione della produzione propria aziendale, oltre al discorso sul quale ancora non siamo entrati che riguarda gli organi di controllo, tenuto conto che nella legge regionale 1 del 2010 si aggiungeva anche il Corpo Forestale che aveva compiti e competenze legate proprio all'attività di controllo. Quindi diciamo che siamo partiti da questi elementi di criticità e questi elementi di criticità io credo di poter dire che nella norma, grazie anche al contributo che c'è stato da parte di tutti, sono stati ampiamente superati. Sono stati ampiamente superati con tutta una serie di aspetti innovativi che caratterizzano e qualificano, a mio avviso, molto e non poco questo disposto legislativo, e mi riferisco in modo particolare, giusto per cercare di evidenziare quelli che a mio avviso sono gli elementi che caratterizzano e qualificano la proposta: al fatto dell'abolizione dell'albo dei fornitori, che era la prima richiesta che ci veniva proprio dal mondo agrituristico; alla semplificazione burocratica e amministrativa, aspetto non certamente secondario (Se ricordate bene proprio dagli operatori del settore ci veniva detto: "Guardate mediamente siamo costretti a spendere 5-6 giorni al mese solo per adempimenti di natura burocratica), e quindi quella della semplificazione, anche con il concerto dell'attività di controllo, credo che sia un aspetto importantissimo e fortemente richiesto dagli operatori del settore; altro elemento importantissimo, che credo non possa essere trascurato e sul quale giustamente ha posto l'accento anche nella presentazione il Presidente della Commissione, è il discorso legato alla possibilità di macellare in proprio, che era una cosa che snaturava gli agriturismo, che spesso erano costretti, diciamocelo chiaramente, a comprare carne a basso costo proprio perché gli oneri legati al trasporto dei capi da macellare e i costi di macellazione non creavano le condizioni perché questa attività potesse essere svolta in proprio; altra cosa importante l'incremento dei posti letto, credo che anche questo sia un aspetto sul quale ci confronteremo quando entreremo nell'articolato del disposto legislativo, però siamo venuti incontro ovviamente anche a questa esigenza; altro aspetto importante che è stato posto all'attenzione, credo gliene dobbiamo dare atto, è anche l'attività e l'attenzione posta dall'onorevole Crisponi relativamente alla classificazione degli agriturismo, proprio come elemento di maggiore trasparenza con i clienti e un modo proprio per dare al settore, così come succede in altri settori, diciamo così elementi di riconoscibilità. Non solo, ci sono anche altri aspetti a mio avviso importanti, che sono quelli legati al sostegno delle produzioni tipiche con il discorso legato al fatto che almeno l'80 per cento dei prodotti che si consuma in agriturismo devono essere prodotti a marchio di qualità, e quindi anche questo è un aspetto che potenzialmente è in grado di incentivare un settore importante come questo. Credo peraltro che in tutta questa cornice non si possa fare a meno di evidenziare, visto che al momento non è stato ancora posto all'attenzione di quest'Assemblea, è il discorso legato all'attività formativa e di aggiornamento, che è un altro aspetto importante per il quale credo che giustamente anche le attività agrituristiche debbano avere un'attività di miglioramento continuo attraverso la formazione e l'aggiornamento.
Ecco, io credo che questi aspetti consentano ad un settore che è vero si trova in condizioni di difficoltà, ma ha enormi potenzialità di sviluppo, e spesso quando abbiamo avuto anche degli incontri con degli operatori, o quando ci siamo messi in condizioni di acquisire quegli elementi conoscitivi legati alla situazione e al contesto operativo in ambito regionale è emerso chiaramente che in Sardegna ci sono grosso modo 800-900 imprese agrituristiche, meno comunque di un migliaio, che generano un reddito di oltre 50 milioni di euro e che danno occupazione a oltre 2500 lavoratori. Perché evidenzio questi numeri? Perché potrebbero sembrare dei numeri importanti, mentre invece se sono rapportati a quello che è il contesto nazionale ci rendiamo conto che ci troviamo in una situazione che ha in termini di potenzialità enormi margini di sviluppo, tenuto conto che in Sardegna mediamente c'è un 2-3 per cento delle aziende agricole che dispongono dell'azienda anche agrituristica, e questo è un numero estremamente esiguo se si rapporta ad esempio ad altre realtà, altre regioni, e mi riferisco in modo particolare alla Toscana, al Veneto, per non parlare addirittura di regioni come il Trentino, dove sostanzialmente un'azienda agricola su cinque dispone anche di un'attività agrituristica.
Ecco, io credo che questi numeri diano diciamo così un quadro generale del contesto nel quale ci troviamo ad operare, ci diano l'idea del fatto che si tratta di un settore che dispone di ampissime potenzialità in una Regione tipo la nostra, e se è pur vero che esistono delle sfaccettature che differenziano, soprattutto per ciò che attiene l'articolo 4 la minoranza rispetto alla maggioranza che ha curato questa normativa, credo di poter dire che il disposto normativo nel suo complesso è un disposto che consente di fare dei notevoli passi avanti in un'ottica di crescite e di prospettiva di un settore che può risultare importantissimo anche per lo sviluppo dell'intero comparto agricolo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Piermario Manca. Ne ha facoltà.
MANCA PIERMARIO (Soberania e Indipendentzia). Iniziamo oggi una discussione su una proposta di legge elaborata, direi anche in tempi stretti, dalla Quinta commissione che, facendo sintesi e trovando anche ampie convergenze tra le varie proposte, va a regolare e a porre una serie di punti fermi sul comparto agricolo in continua evoluzione. Teniamo conto che fino a pochi anni fa si parlava solamente di agriturismo, di fattorie didattiche, adesso è cambiato il linguaggio ma anche le attenzioni: si parla di ittiturismo, di pesca-turismo, di fattorie sociali. Con l'abrogazione, che proponiamo, della legge regionale numero 18 del '98 si passa, con questa nostra proposta, ad eliminare evidenti storture soddisfacendo le esigenze degli operatori e dando al comparto delle norme più stringenti che delimitano, a mio parere in modo netto, il settore dell'agriturismo da quello del turismo garantendo al contempo i consumatori. Sicuramente questa legge con la discussione in Aula potrà essere migliorata ma non stravolta perché rispecchia il nostro modo di vedere l'agricoltura del futuro, un'agricoltura del futuro che non vede l'icona dell'agricoltore, del pastore chino alle produzioni ma, al contrario, un professionista del settore primario che gestisce un'azienda multifunzionale integrata nel territorio e aperta all'ospitalità. L'articolo 1 rimane il cardine di questa proposta che non vede per il futuro un'agricoltura sempre più specializzata, votata alla produzione in termini di quantità, ma al contrario un'agricoltura sostenibile dove si produce non semplice materia prima per essere trasformata dall'industria conserviera, ma cibo da consumare direttamente in azienda. Noi non possiamo competere, a mio parere, con le grandi produzioni americane, con l'agricoltura iper specializzata del Nord Europa, ma possiamo, con il recupero dei nostri saperi, con la riscoperta delle nostre produzioni enogastronomiche, creare un'agricoltura sostenibile radicata nel territorio che sa produrre e garantire ai consumatori standard quali-quantitativi elevati. Si pongono, dicevo, le regole per mettere al passo con i tempi questo settore, evitando la competizione con il settore del turismo e della ristorazione in genere, ridefinendo i limiti dell'attività agrituristica e dei prodotti utilizzabili nella somministrazione dei pasti, sostenendo le produzioni tipiche e le tradizioni alimentari della nostra Isola. Naturalmente questa legge non va a stravolgere l'esistente ma crea le basi per definire in modo univoco cosa debba essere l'agriturismo, ovvero dove si fa agriturismo e come si fa agriturismo, è importante mettere in risalto, inoltre, che questa proposta per la prima volta consente di chiudere la filiera a livello aziendale, dando la possibilità, quando vengono garantiti gli standard igienico sanitari decisi dalle ASL di competenza, di macellare all'interno dell'azienda le nostre produzioni zootecniche tradizionali e quindi agnelli, "Porcetti" e piccoli ruminanti. Ma se per un verso questa legge promuove l'agriturismo, dall'altra garantisce i consumatori, i fruitori sempre più numerosi di un'alimentazione sana, legata ai prodotti del territorio in un contesto naturale ambientale incontaminato. É in questa logica che si definiscono per questa attività, che vi ricordo colleghi è vista dal legislatore come integrazione al reddito della campagna, quali sono i prodotti da utilizzare nella somministrazione dei pasti, dando la priorità alle produzioni aziendali, comunque utilizzando e valorizzando i prodotti agroalimentari regionali. Questo è a mio parere la strada da percorrere per dare a questo comparto prospettive future, come abbiamo ribadito del resto anche come Regione Sardegna con la partecipazione ad Expo 2015, dove abbiamo proposto un progetto strategico e promozionale incentrato sulla longevità e la qualità della vita, ovvero uno stile di vita che tiene conto dell'eccellenza naturale, della qualità dei prodotti agroalimentari, dell'innovazione sostenibile. Naturalmente tutto questo discorso è stato incentrato, sicuramente per deformazione professionale, sull'agriturismo, ma va riproposto, pari pari, per l'ittiturismo e la pesca-turismo. Si passa, signori, dalla terra all'acqua ma la sostanza non cambia, per garantire un futuro ai nostri giovani non si può più pensare allo sfruttamento indiscriminato delle risorse ittiche ma bisogna pensare piuttosto alla valorizzazione del pescato con la riscoperta del mare, dei suoi prodotti e naturalmente con l'ospitalità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Signor Presidente, ammetto che il lavoro fatto dalla Quinta commissione è stato davvero proficuo, quindi anche con una certa intensità si è inteso operare e lavorare per portare a compimento un provvedimento legislativo che "desse il la" e potesse naturalmente assistere un comparto per noi davvero importante e privilegiato. Ho sentito qualche collega fare riferimento ad una potenziale competizione nel comparto del turismo, invece in realtà non vi è alcuna competizione quando si parla di accoglienza, valori pari alla qualità, al garbo, all'attenzione, al saper dedicare agli utenti e alla gente che vuole frequentare luoghi dell'accoglienza con tutti questi elementi, dove soprattutto su tutti emerge naturalmente quello del saper valorizzare e dare alto valore ai nostri prodotti, quindi naturalmente alla qualità. Oggi certamente dobbiamo dibattere di una norma che è arrivata nel suo testo definitivo in spazi che non ci soddisfano nel suo complesso, ci sono delle questioni che sono rimaste appese, altre sono state discusse e, in qualche modo, mi si consenta, in termini politici combattute che naturalmente hanno visto gli uomini dell'opposizione soccombere rispetto ai numeri importanti portati dalla maggioranza, ma questo naturalmente non ci fa arretrare nemmeno di un millimetro rispetto ai nostri convincimenti che non sono convincimenti personali, sono i convincimenti dell'ascolto e quindi del sapersi mettere a disposizione degli utenti da un lato, quindi del mondo dei consumatori ma, anche e soprattutto, della filiera importantissima dei buoni produttori, quindi degli stessi uomini dell'agriturismo e degli stessi agricoltori che trovano in questo ambito un importante fonte di reddito, però per chiarire esattamente quali sono i temi del dibattito basterebbe richiamare l'articolo che a suo tempo alla fine del 2014 Terra Nostra, a nome e per conto di tutti gli uomini associati, di tutte le aziende associate a quell'organismo facevano riferimento ad un dettaglio mica da poco, dicevano: "Va bene a noi questa legge nel suo impianto va anche bene, ma ci sono elementi che non ci soddisfano, se così resterà noi adotteremo un disciplinare interno che sarà ben più rigoroso di quello che sta prevedendo la normativa regionale". Io credo che questo sia l'elemento centrale sul quale fare delle riflessioni e sul quale magari aprire un dibattito, non sono molti gli elementi su cui c'è stato il braccio di ferro che richiamavo poc'anzi, sono quegli elementi che sono contenuti da un lato nell'articolo 4 e gli altri nell'articolo 7. Tutti gli altri elementi sono stati condivisi, ampiamente dibattuti, discussi, portati all'attenzione delle stesse categorie operative e hanno trovato ampissima accoglienza. Com'è stato più volte richiamato l'elemento per esempio innovativo della classificazione degli agriturismo è un elemento di libertà, libertà del consumatore di poter scegliere dove andare e soprattutto nell'avere titolo per poter intervenire per dire che quella classificazione, è fatta bene o è fatta male o addirittura per poterla censurare sugli strumenti che oggi l'innovazione tecnologica mette a noi e loro a disposizione: il web! Quindi tutto questo deve essere un elemento di valore che ci deve servire per perfezionare e migliorare l'impianto legislativo e dobbiamo anche fare in fretta, ricordo a voi altri che in occasione dell'inizio del dibattito proprio su questa legge, quindi stiamo parlando subito dopo l'estate 2014, sul portale più importante di Internet che è Booking.com erano iscritte in quel momento quasi 4100 aziende, non le raggiungevamo ancora, oggi queste aziende sono 4364 quindi vuol dire che nello spazio di pochi mesi si sono iscritte ulteriori 250 attività, questo significa che dobbiamo correre e dare un'attività legislativa che abbia prospettiva, e quindi che sia intelligente e sappia soprattutto dare un risultato moderno. E a me però pare che in quegli elementi che richiamavo poc'anzi, per esempio quelli dell'articolo 4, di modernizzazione c'è ben poco: c'è stato tanto impegno per elementi che vogliono richiamare e mettere a disposizione tutte le nostre buone produzioni, però, se quel numerino finale, quella percentuale beffarda resta pari al 35 per cento, abbiamo fatto un autogol clamoroso. Se noi dovessimo immaginare che il 35 per cento va sommato al 45 per cento di possibilità di approvvigionamento presso altre imprese regionali, significa che abbiamo lasciato a queste imprese una forbice ampia del 20 per cento per poter attingere da imprese nazionali, e possiamo anche dare la stura per portare, come già sta accadendo in alcuni casi che ci sono stati segnalati, nella tavola dei nostri consumatori pane carasau che è prodotto in Umbria, corriamo rischi di questo genere. Noi dobbiamo essere rigorosi e molto attenti, dobbiamo portare la severità su queste cose perché noi dobbiamo tutelare il consumatore e dare semmai la possibilità agli operatori dell'agriturismo di mostrare il volto migliore della propria azienda, e il volto migliore della propria azienda non è in termini numerici ma in termini di qualità. Quando si parla di qualità noi dobbiamo dire che quello è il perfezionamento della produzione quotidiana portata a legittimo compimento nella fatica, nel duro lavoro della quotidianità di questi operatori, non per numeri che vengono erogati o regalati in seno ad un dibattito consiliare, o addirittura previsti nello strumento legislativo. Dobbiamo fare moltissima attenzione, e quella modernizzazione alla quale ci dobbiamo richiamare naturalmente significa anche prevedere che i segni migliori dell'identità, della buona produzione, delle buone coltivazioni, dell'allevamento, possano trovare sostegno di carattere legislativo, e quindi mettere a loro degli strumenti che gli possano permettere di far valere la bontà del buon prodotto sardo. L'Expo non finisce il 30 di ottobre, il nostro Expo è una partita aperta che dura un'intera vita, e noi, con tutte le difficoltà che abbiamo, dobbiamo saper giocare quella carta in cui i valori delle buone produzioni agro-alimentari possono essere rappresentative; una bandiera, non solo simbolica, della nostra terra ma anche di ciò che commercialmente può valere, e vale naturalmente se essa è buona, se essere è coltivata in casa, se essa è trasformata con quella attenzione che anche la legge deve saper prevedere. In questo caso le lamentele sotto quell'accordo che c'è stato fra l'Assessorato dell'agricoltura, la collaborazione con la stessa Commissione, e l'Assessorato della sanità, in particolar modo per i servizi veterinari, mi risulta non dia soddisfazione agli operatori. Noi abbiamo dato il massimo sotto questo profilo, abbiamo affidato completamente una partita che fosse rispondente al dettato europeo ed ai dettati nazionali, abbiamo provato a trovare una strada che ci è stata indicata, è stata individuata ed è stata messa all'interno dell'articolato, ma gli operatori dicono che così come è questo tipo di riferimento non va decisamente bene, e quindi purtroppo dovranno adeguarsi e utilizzare quegli spazi che già avevano attrezzato a suo tempo, e li dovranno definire con ulteriore spendita di risorse e anche con dei fastidi di carattere pratico e non solo economico.
Questi sono gli elementi sui quali noi dovremo fare una riflessione, e quindi gli approfondimenti, e perciò lasceremo al momento del lavoro sui singoli articoli gli interventi di ognuno di noi, ma certamente non possiamo dimenticare che questa è un'attività davvero importante. Questo non è un provvedimento di serie B che arriva dopo i tanti importanti che sono stati affrontati in quest'Aula, dalla sanità all'edilizia; questo è un elemento centrale perché è la prima volta, ed è una fortuna, che si può discutere finalmente anche di economia, di produzione, di filiere organizzate e produttive della nostra terra, e dobbiamo fare molta attenzione. Quelli oltre 630 agriturismo che possono offrire alloggio, e nel complesso gli oltre 800 che offrono alloggio ed anche solamente pasti, devono continuare a rappresentare un sistema originale, genuino, con caratteristiche familiari e non pre o paraindustriali; devono continuare ad essere elementi che rappresentano una particella della loro attività di buoni agricoltori, a loro diamo anche il compito di essere continuativamente presidio di quel territorio, e devono essere riferimento di quel territorio senza svendere nemmeno un pezzo della loro solidità, della loro storia e quindi dell'identità che hanno appreso con le buone pratiche familiari. Noi dobbiamo fare molta attenzione, questa è un'occasione dura, siamo chiamati ad intervenire su questioni che hanno un range molto ampio, dalla fattoria didattica all'ittiturismo, che vanno normate e non lo erano fino a quando la quinta Commissione fortunosamente…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Crisponi, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Come diceva il collega Crisponi, finalmente in quest'Aula parliamo di economia e di produzione, una produzione e un'economia particolari perché legati alla terra, al territorio, alle tradizioni, alla cultura e all'identità della nostra Isola, e sicuramente questa proposta di legge nasce da discussioni fra maggioranza e opposizione in Commissione, discussioni che però fanno emergere l'obiettivo comune, al di là del confronto dialettico, che è quello di superare la vetusta legge 18 e di emanare una nuova legge che ponga chiari principi di multifunzionalità, e poi, anche se non sono marginali, ci sono in questo articolato le norme che disciplinano l'agriturismo, l'ittiturismo, le fattorie didattiche e le fattorie sociali. Confermo che il clima in Commissione è stato positivo, c'è stata anche la collaborazione, tanto è vero che si arriva ad un testo unificato. Noi dell'opposizione ci siamo astenuti, ma ci siamo astenuti per un motivo di principio: la sintesi è stata raggiunta ma era insufficiente, e il principio è relativo al fatto che noi valutiamo diversamente la complementarietà, la connessione dell'azienda agricola, quindi valutiamo che in relazione a questo testo unificato il bicchiere è per un quarto pieno per tre quarti vuoto; lo sforzo di sintesi ha prodotto un risultato significativo ma non totale, assoluto e completo, avremmo gradito altro, avremmo gradito che i principi di cui parlavo poc'anzi avessero trovato una condivisione piena. Il significato di complementarietà e di connessione ci divide, anche perché noi evidentemente riteniamo che l'azienda agricola abbia altre caratteristiche, abbia altre radici, abbia un altro significato, abbia un'altra connessione con il territorio rispetto quella che voi ritenete essere tale. L'agriturismo è azienda agricola e l'azienda agricola è agriturismo; non è possibile continuare ad assistere ad agriturismo e fanno pizza al metro, a volte fanno pizza all'ettaro però non sono assolutamente agriturismo, non sono legati all'azienda agricola. Ecco, noi siamo molto lontani da questi principi e da questi concetti; l'azienda agricola per noi è quella nella quale si mangiano prodotti agricoli genuini, è un'azienda agrituristica e quindi un'azienda agricola nella quale si valorizzano i prodotti del territorio, si promuove l'enogastronomia, si promuove la tipicità dei prodotti che vengono offerti agli ospiti, con la somministrazione di pasti la cui materia prima deve provenire o prevalentemente, a nostro avviso, dalla terra della azienda agricola, o dalla terra delle aziende agricole vicine o comunque dal territorio, con prodotti, materie prime del territorio. Quindi cibi e bevande anche alcoliche, che devono provenire alla produzione aziendali. Il progetto di legge invece prevede un 35 percento di prodotti propri, 45 percento di prodotti che possono essere basati su materie prime non sarde, e un 20 percento di prodotti invece svincolati. Ecco, quindi che ipoteticamente ci può essere nell'azienda agrituristica un 65 percento di prodotti extra aziendali, questo ci fa correre il rischio di creare danni all'immagine dell'isola, all'immagine bucolica dell'isola dove si vive meglio, si vive di più, quell'immagine che costituisce il emanatismo, o uno dei tematismi, che vengono presentati all'Expo. L'agriturismo deve per la maggior parte fornire passi che abbiano alla base prodotti dell'azienda o dei territorio e non che arrivano magari da altre località. Questo perché la cosiddetta multifunzionalità deve essere una vera integrazione del reddito, deve promuovere lo sviluppo turistico, deve promuovere la crescita, però riempiendola di contenuti legati al territorio. Noi abbiamo proposto alcuni emendamenti che vanno nella direzione di offrire strumenti affinché questo valore della connessione stretta col territorio abbia veramente attuazione, emendamenti che puntano a una ottimizzazione dimensionaria, emendamenti che puntano a trattare gli agenti sotto il profilo fiscale, previdenziale e assicurativo come lavoratori agricoli, emendamenti che prevedono la possibilità di realizzare incrementi volumetrici adeguati, perché comunque anche gli agriturismo devono fornire anche servizi per gli ospiti che devono ritenere l'esperienza fatta in agriturismo un'esperienza unica. Emendamenti anche finalizzati ad abbattere in modo agevole le barriere architettoniche ove queste vi fossero, ma di questo discuteremo domani. Poi un altro elemento che è stato messo in rilievo non da noi, noi ci facciamo portavoce ma dalle associazioni che tutelano gli imprenditori turistici, un altro rilievo critico è relativo al pesca-turismo o ittiturismo, così come vengono delineate in questo articolato, in quanto non si può, in relazione a questi istituti, parlare di complementarietà, poiché la legge nazionale invece qualifica questi istituti come pesca professionale. Quindi anche in relazione a questo elemento noi abbiamo proposto degli emendamenti che vanno a modificare questo articolato in modo da renderlo coerente con la norma nazionale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO LUIGI (PD). Alcune considerazioni per completare il ragionamento avviato ma anche per riprendere alcuni ragionamenti che questa bella discussione sta mettendo in evidenza. Innanzitutto una considerazione di fondo: la legge nazionale sull'agriturismo prevede che possa esercitare questa attività, in rapporto di connessione, coloro che esercitano attività di coltivazione del fondo, di selvicoltura e di allevamento animale. Questo significa che sono autorizzati a fare agriturismo tutti coloro che sono giudicati agricoltori, qualsiasi tipo di agricoltore, noi non possiamo, con una legge nostra, individuare come coloro che hanno solo degli indirizzi produttivi molto articolati la possibilità di svolgere attività di agriturismo e di ristorazione nell'ambito di questa attività. Se una persona fa solo l'olivicoltore, o fa solo il viticoltore, fai il cerealicoltore, andare a raggiungere il 35 percento con prodotti propri, credetemi, chi bazzica in agricoltura lo sa, è molto problematico. Ecco perché proporremo un emendamento dove di fatto consideriamo produzioni proprie anche quelle che significa trasformazione in azienda di materie prime comprate da aziende agricole. Perché vogliamo dare la possibilità a chiunque sia regolarmente agricoltore di fare regolarmente agriturismo. Lo dobbiamo dire con chiarezza questa, questa è una legge per gli agricoltori non è una legge per coloro che agricoltori non sono. Per coloro che fanno attività di ristorazione o di ospitalità, al di fuori della azienda agricola, esistono altre norme, potremmo anche avere l'onere di affrontarle qua, non è oggi questo l'oggetto della discussione. Allora, io sarei d'accordo se qualcuno mi proponesse aumentiamo quel 80 percento all'85, non sono assolutamente d'accordo che si aumenti quel 35 percento, anzi, se qualcuno mi propone di riportarlo a 30, come era originariamente nella nostra proposta in Commissione, io sarei d'accordo per portarlo a 30. Perché dobbiamo creare le condizioni perché le aziende agricole non debbano adeguare i loro indirizzi produttivi all'attività di agriturismo, l'attività di agriturismo deve essere qualcosa di complementare, non può essere l'attività principale. Questo è un assioma dal quale non possiamo assolutamente uscire.
Il numero dei posti letto. Noi proporremo un emendamento che elimina quel riferimento ai 10 ettari che anche in questo testo abbiamo conservato ma che è assolutamente ingiusto, è presente anche dalla legge in vigore, io credo che la dimensione aziendale sia legata al tipo di produzione che si fa, il rapporto di complementarietà e di prevalenza va definito dalle nostre agenzie. Nelle direttive di attuazione si definiranno meglio i parametri, oggi noi dobbiamo dire che chiunque fa agricoltura deve poter fare con un 50 percento in meno, di un impegno di lavoro, anche attività di ristorazione, di ospitalità o tutti glie altri aspetti legati alla multifunzionalità. Ecco perché io sono d'accordo perché si aumentino, così come proponiamo in legge, il numero dei posti letto fino a 26, io personalmente sarei anche perché si arrivasse a 30 perché è una cosa giusta, non che si vada a chi sa quanto, però quello si può fare e non si fa danno a nessuno.
La questione della macellazione. Noi abbiamo chiesto espressamente all'Assessorato alla sanità che è avvenuto in Commissione e ci ha detto: non si può fare nulla se non dei macelli a norma CEE. Abbiamo chiesto espressamente che si aprisse un ragionamento con il Ministero per poter creare le condizioni perché nelle aziende agricole si potessero macellare oltre ai polli e ai conigli, che già oggi è possibile, anche i porchetti, agnelli e capretti, l'Assessorato alla sanità, con molta diligenza, c'ha fatto una proposta dove di fatto includere la possibilità di macellare con strutture semplici anche le pecore, le capre e i maiali, fino certo numero di unità annuali, e questo ci consente di fatto di raggiungere molto prima di quello che io prevedevo l'obiettivo di consentire, a chiunque alleva del bestiame in azienda, macellare per la propria attività agrituristica le bestie che gli servono per poterle somministrare nei pasti. Questo è un fatto estremamente importante, qualcuno dirà: non è sufficiente. Noi abbiamo rimandato all'articolo in cui si parla delle direttive di attuazione la possibilità di identificare in maniera esatta, perché non può essere affatto in legge, le caratteristiche di questi locali, però badate un risultato noi dobbiamo riuscire a raggiungerlo che così come viene giudicato nel Sulcis Iglesiente quella struttura deve essere giudicata a Olbia, a Sassari e in Ogliastra, cosa che non è oggi, se non con un macello al norma CEE, che però un piccolo agriturismo non potrà permettersi mai.
Semplificazione. Ne parlava giustamente poco fa il collega Tendas. Noi dedichiamo tre o quattro articoli a questo tema, e vi porto un esempio c'è una signora che fa agriturismo da 15 anni a Sassari, è due anni che tenta di farsi iscrivere nell'elenco delle fattorie didattiche e non c'è ancora riuscita perché una volta non le hanno riconosciuto un corso di formazione che ha fatto, la seconda volta si è ammalata per due giornate e non gliel'hanno data, noi non possiamo consentire che diventi impossibile, secondo le norme attuali, applicate in maniera anche un po' troppo alla carlona, e diventa impossibile poter esercitare queste attività. Con questa legge stiamo creando le condizioni perché si faciliti l'accesso a questo tipo di attività.
Certo chiediamo anche però che siano disponibili gli agricoltori ad aggiornarsi e a seguire i corsi di aggiornamento che le nostre agenzie faranno, ma in un rapporto di collaborazione e non in un rapporto di caserma dove se non farai questo ti punisco. Noi abbiamo interesse ad avere gli agricoltori che si presentino bene, abbiamo interesse che le nostre agenzie li agevolino e gli insegnino bene a fare il proprio mestiere, quindi la formazione.
Infine io voglio tornare sul tema iniziale e chiudo, oggi noi stiamo parlando di agriturismo e anche di ittiturismo, e al riguardo voglio richiamare anche io ciò che diceva il collega Tedde poco fa, in questa legge, che abbiamo in discussione, manca un punto in cui si tenga conto del fatto che la legge nazionale considera l'attività di ristorazione fatta dai pescatori come attività professionale, questo è vero, abbiamo presentato anche noi un emendamento che di fatto toglie le attività di ittiturismo da quelle per le quali si deve considerare le attività di prevalenza. Non possiamo però evitare di chiedere ai pescatori, per poter fare ittiturismo, di essere pescatori e quindi di somministrare prodotti, anche prodotti della loro attività di pesca. Quindi riconoscere, perché non possiamo fare diversamente, ma è anche giusto, perché è anche un fondamento importante dal punto di vista ambientale, ciò che prevede la legge nazionale che dice: ai pescatori si riconosce l'attività di ristorazione come attività professionale perché, perché si vuole diminuire la pressione di pesca sui mari, si vuole dare la possibilità ai pescatori di poter integrare il reddito in maniera ancora più evidente che non per gli agricoltori con l'attività di ristorazione, senza però dare la possibilità, almeno qua in Sardegna, a che uno che non fa neanche il pescatore ma lo fa solo proforma e non pesca di fare il ristoratore, quel punto sta rubando il mestiere a qualche altro e questo non glielo dobbiamo consentire. Però l'emendamento che abbiamo presentato di fatto tiene conto di questo aspetto. Vedo che è finito il tempo, mi fermo qua.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Grazie Presidente, questa è una proposta di legge ricca di significato e di contenuti ma è importante anche e proprio per il percorso seguito sinora. Ci arriviamo dopo un lavoro di discussione, di mediazione, di elaborazione gestito benissimo dal presidente Lotto e dai funzionari della Commissione che vista la presentazione di più testi sul tema ha correttamente avviato un lavoro di analisi e modifiche in sottocommissione cui ho potuto partecipare anch'io in qualità di primo firmatario della proposta numero 107. Ma a mio parere l'importanza del percorso che ha preceduto questa presentazione non sta solo qui, ossia nel lavoro svolto dentro questo palazzo, ma anche e per quanto mi riguarda soprattutto nelle tante interlocuzioni, tanti incontri, confronti e dibattiti con tantissimi operatori e operatrici agricoli singoli e in rappresentanza di associazioni di categoria con delegati rappresentanza di agriturismo da Nuoro a Cabras, ad Alghero, Sanluri eccetera. È stato un percorso che in sé rappresenta un valore e un grande significato.
Si arriva cioè a una proposta di legge dopo averla discussa, approfondita, modificata e arricchita con i diretti interessati arrivando con loro alle ultime modifiche che verranno proposte anche con gli emendamenti che presenteremo. Si tratta quindi di un tentativo di arrivare ad una legge non calata dall'alto, studiata a tavolino o imposta ex cathedra ma che possa essere frutto di una partecipazione diretta con discussioni formali e informali, interlocuzioni via Web dove tutti gli operatori hanno avuto occasione di fare osservazioni, portare idee e correzioni. Un percorso e metodo politico nuovo con il coinvolgimento di coloro i quali questa legge dovranno osservare avendone capito e condiviso lo spirito, la filosofia, gli intendimenti.
Il primo punto che voglio sottolineare è, appunto, la filosofia che sta alla base della proposta, la filosofia, l'intendimento principale sta semplicemente nella volontà di agevolare lo sviluppo delle attività agricole e zootecniche in Sardegna, uno sviluppo del settore produttivo primario che vada di pari passo e proceda in modo sinergico rafforzandosi con uno sviluppo, un incremento e un miglioramento quantitativo e qualitativo dei flussi turistici organizzati in particolare nei periodi di bassa e media stagione. Come legislatori sardi dobbiamo immediatamente in ogni nostro atto tenere conto del problema dello spopolamento delle aree interne e delle crescenti difficoltà delle aree rurali e questa legge si pone questi problemi con l'intento di apportare condizioni favorenti il rilancio e uno sviluppo e un riequilibrio delle aree del territorio a vocazione agricola.
Vogliamo agevolare chi nell'agricoltura investe e accetta la sfida di rimanere o vuole tornare a vivere, a lavorare, a credere nelle potenzialità di futuro nelle aree rurali. Dobbiamo sostenere chi accetta di svolgere e si accolla il ruolo e il merito di tutelare, difendere salvaguardare territori altrimenti abbandonati preservandoli, spessissimo con risorse proprie, dal dissesto idrogeologico, incendi, degrado o quant'altro avviene nelle campagne lasciate in balia del nulla.
Vogliamo una legge che non penalizzi ma stimoli la multifunzionalità cioè le attività connesse all'agricoltura e all'itticoltura dando modo, soddisfazione e speranza quei giovani e a quelle tantissime donne che cercano e puntano su questo settore per trovare un inserimento lavorativo. Una legge che dia regole chiare, rispettabili e semplificazione al settore agrituristico, lo chiamerò così per semplicità, ma è sotto inteso che si parla anche di ittiturismo, di fattoria sociale e didattica.
Qualcuno parla del bicchiere mezzo pieno, anche secondo me questo è un bicchiere mezzo pieno, però non vogliamo vuotarlo ulteriormente, noi vogliamo riempirlo di più. Se il lavoro, l'opportunità di reddito sono l'obiettivo principale lo strumento attraverso cui si vuole arrivare a questo sta semplicemente nel valorizzare e promuovere la produzione e consumo dei nostri prodotti agricoli, aziendali, tipici locali e delle nostre eccellenze enogastronomiche, delle nostre unicità e delle nostre diversità agroalimentari.
Questo intendiamo sottolineare, un concetto semplice ma chiaro e inequivocabile che sta alla base della nostra proposta che vogliamo rappresenti il perno della legge che questa Aula dovrà esitare.
Nei nostri agriturismo si deve consumare sardo, si devono proporre cibi, alimenti e bevande, specialità o sfiziosità varie provenienti dal nostro sistema agricolo e zootecnico e trattate dalle nostre aziende agricole e agro-alimentari. Cibi, alimenti e bevande che per la grandissima parte, noi diciamo l'80 per cento, derivi unicamente dalle nostre produzioni, dalle nostre materie prime lavorate, create, trasformate in Sardegna da materie prime sarde.
Secondo me questo non significa che ogni azienda agricola o agriturismo deve produrre tutto, i suoi antipasti, le sue olive, le sue melanzane o carciofi e deve allevare il porcetto o l'agnello, la pecora, il coniglio o quant'altro si porta a tavola per i suoi ospiti. È chiaro a tutti che sarebbe antiproduttivo, antieconomico e se vogliamo, in termini di sicurezza e benessere animale degli allevamenti, anche mistificatorio, improponibile, e sarebbe anche sciocco e ipocrita pretenderlo. E ancora una volta sarebbe continuare con il vecchio sistema che obbligava di fatto molti agriturismi, molti imprenditori agricoli e operatori agrituristici, gente e lavoratori onesti a vivere, operare, lavorare fuori legge, obbligati cioè a far finta di produrre tutto inseguendo il fallimentare metodo dell'albo dei fornitori, che malgrado le buone intenzioni è risultato essere uno strumento di grande ostacolo che costringe ad approvvigionarsi di merci e prodotti senza poter seguire percorsi legali, sicuri e in qualche caso ha anche creato tante e tali difficoltà costringendo a chiudere attività con perdita di reddito di investimenti, di lavoro. Con questa legge si vuole e si deve ovviare a queste storture, si vuole proprio stimolare la creazione di una rete di connessione e di collaborazione fra aziende agricole e fra le stesse aziende agrituristiche, creando quelle condizioni di sicurezza e di stimolo reciproci con contatti interaziendali di fornitura di merci e di prodotti. Si deve arrivare ad un sistema di programmazione della produzione sulla base di valutazioni di mercato e di richiesta che possa costituire la base per veri e propri piani aziendali su base locale e più in generale su base regionale, permettere e stimolare l'associazionismo tra produttori agricoli e creare accordi di filiera su base territoriale a garanzia di sicurezza del reddito, operando nella serenità della pianificazione della produzione e degli investimenti. Questo rappresenta anche una forte crescita culturale del come può svilupparsi l'agricoltura nella nostra terra, dove devono ancora trovare consenso e consapevolezza concetti e criteri di collaborazione, associazionismo, superamento del limite antico ma ancora attuale dell'agire soli e in diffidente e sospettosa solitudine. Il sistema agrituristico, oltre a rappresentare un volano per la produzione del settore agro-zootecnico, deve essere anche uno stimolo potente, un testimonial efficace delle nostre potenzialità e capacità in termini di offerta turistica, delocalizzata e destagionalizzata, in particolare nelle aree rurali, nelle zone dell'interno, nelle zone di montagna. Con queste convinzioni, con questo intendimento, come Rosso Mori vediamo questa legge e ci siamo fatti portatori di un testo portato in Commissione. Proprio con il proposito di rispondere agli obiettivi che ho cercato di esporre, ho presentato anche emendamenti che verranno spero accolti da quest'aula per contribuire ad arrivare a mio parere a una legge buona e utile per la Sardegna. Io spero che da questa discussione parta anche…
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Brevemente, per portare il contributo del nostro Gruppo consiliare sul testo unificato, testo unificato sicuramente importante che va a disciplinare delle attività che risultano dei tasselli importanti di un mosaico molto più complesso. Tuttavia, anche per non ripetere le cose che sono state dette con particolare efficacia, non me ne vogliano altri, nello specifico l'onorevole Lotto, io vorrei soffermarmi su tre o quattro questioni invece fondamentali per la nostra agricoltura, che ricordo a tutti è un settore in forte crescita in questo periodo. È un settore basilare, è un settore che deve essere aiutato a fare un salto di qualità, e noi abbiamo tre o quattro questioni che non stiamo per il momento affrontando, e sono innanzitutto la questione relativa all'interprofessionale, e cioè al fatto di costruire quella rete che mette assieme dal produttore sino anche al consumatore e che consenta di creare il governo ad esempio del prezzo del latte piuttosto che quello delle carni, o di qualsiasi altro prodotto. Cioè, ci serve costruire la macchina perché questa che è una congiuntura venga governata dai produttori direttamente. Per il momento non abbiamo ancora affrontato la questione, il completamento della riforma Soru sugli enti agricoli, e in particolare relativamente al soggetto ente pagatore, e dal punto di vista del nostro Gruppo consiliare è fondamentale arrivare alla creazione di un soggetto pagatore in Sardegna, che istruisca le pratiche, che rafforzi quelle professionalità che abbiamo che vengono molto spesso frustrate, perché si istruiscono le pratiche, si è a contatto e si danno le risposte immediate agli agricoltori, però il nodo dello snodo definitivo del pagamento sta a Roma e quindi anche le persone che lavorano per questa attività sono frustrate e non possono dare risposte. Abbiamo, sempre relativamente all'organizzazione della macchina, la questione ARAS, che è una questione allo stesso tempo fondamentale che riguarda l'assistenza tecnica in agricoltura, dobbiamo decidere se vogliamo proseguire in quella direzione che ci eravamo dati relativamente al fatto che l'assistenza tecnica in agricoltura è pubblica, oppure se vogliamo fare delle altre cose, naturalmente bisogna affrontarla e definirla in tempi molto certi. Abbiamo poi, naturalmente legato alla questione del personale, tutta la questione relativa a come devono essere gestite le agenzie agricole, il nostro Gruppo consiliare a riguardo ha un'idea precisa, nel senso che anche attraverso la riforma degli enti locali noi dobbiamo mettere in connessione la struttura delle agenzie agricole direttamente col mondo degli amministratori locali, per far sì che gli amministratori locali, è pure cronaca giudiziaria di questi giorni, non siano costretti a ricercare esternamente delle consulenze che possono invece avere dalle strutture pubbliche.
Chiudo dicendo questo, che relativamente all'agricoltura però la questione fondamentale, la questione principale è quella che ha sfiorato l'onorevole Tendas, che è relativa alla formazione, ma non alla formazione dei signori di sessanta e sessantacinque anni, ai quali pure possiamo dare una medaglia per aver fatto moltissimo con gli strumenti che dovevano avere, ma alla formazione di quei ragazzi che vanno dai dieci ai quindici anni e dai quindici anni ai venti, quelli che devono essere invogliati, portati anche con una forte spinta educativa e anche propositiva da parte nostra ad impegnarsi in agricoltura.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
ERRIU CRISTIANO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. La Giunta non replica.
PRESIDENTE. Non c'è replica della Giunta e quindi procediamo in questa maniera, facciamo la votazione per il passaggio agli articoli, sospendiamo, diamo tempo sino a domani alle ore 9 per la presentazione degli emendamenti, dalle 9 e 30 alle 10 e 30 si riunisce la Commissione, alle 10 e 30 riprende il Consiglio su questo argomento. Nel frattempo procediamo con la proposta di legge invece numero 126, "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 maggio 2013, numero 12", che è iscritta all'ordine del giorno. Quindi, facciamo la votazione per il passaggio agli articoli, sospendiamo la discussione degli articoli ed entro domani mattina fino alle ore 9 c'è tempo per presentare gli emendamenti, e dalle 9 e 30 alle 10 e 30 si riunisce la Commissione.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli con votazione elettronica.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Crisponi si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Lotto - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zedda Paolo.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Cappellacci - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Dedoni - Fasolino - Fenu - Floris - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Zedda Alessandra.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 31
astenuti 21
maggioranza 16
favorevoli 31
(Il Consiglio approva).
Quindi, sospendiamo la discussione degli articoli e mettiamo invece in discussione la proposta di legge numero 126.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 126.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Poiché il relatore non è presente, la relazione sarà illustrata dall'onorevole Desini.
Ha facoltà di parlare il consigliere Roberto Desini.
DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, ritorno in campo dopo l'espulsione per presentare e illustrare questa proposta di legge di cui primo firmatario è il collega onorevole Sale che purtroppo, per motivi di salute, non è presente in aula.
Questa proposta di legge, come possiamo evincere dal titolo, "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 maggio 2013, n. 12", riguarda le norme per la formazione specialistica medica, medico-veterinaria e non medica dell'area sanitaria. L'obiettivo di questa legge è volto a cambiare i requisiti aggiuntivi per concorrere alla formazione specialistica medica in Sardegna, ovvero alle borse regionali riservate e finanziate con risorse rese disponibili dalla Regione autonoma della Sardegna. L'obiettivo di questa legge è soprattutto quello di favorire una formazione che sia legata al territorio e al sistema sanitario regionale in una realtà, come la Sardegna, che presenta un gap rispetto alle medie europee in relazione al tasso di studenti che completano un percorso di istruzione superiore e che, dato ancor più preoccupante, mantiene ancora livelli di abbandono scolastico tra i più alti tra le regioni europee. La ragione per la quale è necessario tutelare i cittadini sardi e chi sceglie la Sardegna come luogo della propria formazione universitaria, laddove la Regione con propri fondi finanzia la formazione specialistica medica. Il senso di questa proposta di legge, Presidente e onorevoli colleghi, è soprattutto quello di salvaguardare e tutelare gli studenti sardi e in particolar modo coloro i quali in questo momento, dal momento in cui è stata adottata la legge nel 2013, praticamente vengono qualche volta scavalcati dai propri colleghi che vengono dalla penisola. Siccome stiamo parlando di borse di studio che vengono erogate con dei fondi regionali, noi ci chiediamo perché non dobbiamo cercare di tutelare i nostri studenti così come altre regioni in Italia fanno. Per esempio lo fa la Regione Veneto, che pone come condizione per poter beneficiare delle borse di studio che gli studenti siano laureati presso un ateneo veneto, lo fa la Regione Val d'Aosta che chiede una residenza di almeno tre anni nella propria regione, lo fa la Provincia autonoma di Bolzano, che chiede come requisito di praticare e parlare le due lingue, quindi altre regioni svolgono delle azioni di salvaguardia nei confronti dei propri concittadini. Noi spesso parliamo della nostra regione, della nostra specificità, della nostra autonomia, del fatto che siamo un'isola e che spesso i nostri concittadini e i nostri amministrati, rispetto ai propri connazionali italiani della penisola, partono in condizioni sfavorevoli. Ebbene, noi cerchiamo con questa legge, che è costituita soltanto da tre articoli, di mettere i nostri studenti nelle condizioni di non essere scavalcati, con tutto il rispetto degli altri cittadini italiani, ma non vediamo il motivo per il quale con delle risorse nostre, della Regione autonoma della Sardegna, diamo una possibilità di formarsi, con i nostri denari, a studenti che provengono dalla penisola. Inoltre le borse di studio che sono di emanazione statale servono a compensare quelle che sono le risorse esigue e che non sono sufficienti erogate dallo Stato. Quindi è una contraddizione nei fatti quella che noi stiamo vivendo e soprattutto io dico con convinzione, e l'altro giorno ho fatto una battuta. Ho detto: "Orgoglioso di essere espulso se è per tutelare e salvaguardare gli interessi degli studenti sardi", ma ovviamente sorrido guardando il Presidente, è una battuta che non ha nessuna vena polemica, tutt'altro, ma che stava a significare l'importanza del fatto che spesso noi ci riempiamo la bocca di voler tutelare e difendere i nostri colori e i nostri cittadini, ma dopo nei fatti, e soprattutto nell'emanazione di leggi, non siamo conseguenti. Quindi lo spirito di questa legge è proprio quello di cercare di rimettere i nostri studenti nelle condizioni di parità, ma anche, diciamocelo pure, di autotutela rispetto ai colleghi continentali e ritengo che sia un atto giusto e soprattutto di correttezza nei confronti dei nostri amministrati.
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.
Comunico che è pervenuto un emendamento all'articolo 1, che leggo: "Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente articolo 1 bis: "Le disposizioni contenute nella presente legge si applicano anche ai concorsi in svolgimento alla data di entrata in vigore della presente legge". Siccome mi pare di capire che era scaduto il termine, quindi stiamo in questa maniera coprendo anche i concorsi che sono in essere.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, proprio per capire il senso di questo emendamento chiederei qualche minuto di sospensione in aula perché non riusciamo a capire se è legato all'oggetto della legge oppure a tutti i concorsi…
(Interruzioni)
Allora bisogna probabilmente esplicitarlo meglio perché letto così, davvero mi sembrava che fosse una norma addirittura intrusa. Forse bisogna chiarirlo, anche per evitare eventuali fraintendimenti e impugnative del provvedimento se non è chiarito meglio. Almeno questa è la perplessità, però se voi siete sicuri… È per non far naufragare la legge su questioni che mi paiono controvertibili. Per lo meno, Presidente, se possiamo sospendere proprio un minuto per verificare il senso di questo emendamento…
PRESIDENTE. Sì, sospendiamo due minuti per chiarire.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 11, viene ripresa alle ore 18 e 17.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. L'emendamento è stato ritirato.
Possiamo procedere alla votazione del passaggio all'esame degli articoli.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Meloni - Moriconi - Orru' - Perra - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Tatti.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 50
votanti 48
astenuti 2
maggioranza 25
favorevoli 48
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 e del relativo emendamento.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e del relativo emendamento:
Art.1
Modifica del comma 46 dell'articolo 5 della legge regionale n. 12
del 2013
(Requisiti per accedere ai contributi)
1. La lettera c) del comma 46 dell'articolo 5 della legge regionale del 23 maggio 2013 n. 12 (legge finanziaria 2013), è cosi sostituita:
"c) siano residenti nel territorio della Regione da almeno cinque anni alla data della richiesta di assegnazione del contratto di formazione specialistica o abbiano conseguito il diploma di laurea in Medicina e Chirurgia in un uno degli atenei presenti in Sardegna, ovvero Sassari o Cagliari".
Emendamento aggiuntivo Desini - Usula - Augusto Cherchi - Paolo Flavio Zedda - Pier Mario Manca - Unali - Anedda - Pizzuto - Rossella Pinna - Cozzolino - Busia.
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:
art. 1 bis
"Le disposizioni contenute della presente legge si applicano anche ai concorsi in svolgimento alla data di entrata in vigore della presente legge". (1).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare su questo articolo, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.
(È approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 2.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:
Art. 2
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare su questo articolo, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.
(È approvato)
Metto in votazione il testo della legge.
Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Desini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Presidente, ovviamente per annunciare il voto favorevole alla legge, soprattutto perché con questa legge introduciamo due requisiti fondamentali e cioè che per beneficiare di queste borse di studio bisogna essere residenti nella regione Sardegna da almeno 5 anni o, qualora non si avesse questo requisito, bisogna essere laureati presso un ateneo della Sardegna, ovvero un ateneo di Cagliari o di Sassari. Così, con questi due accorgimenti, tuteliamo ulteriormente i nostri studenti sardi, e soprattutto li rimettiamo in una condizione paritaria rispetto agli altri colleghi della penisola.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Giovanni Battista Tatti. Ne ha facoltà.
TATTI IGNAZIO GIOVANNI BATTISTA (Area Popolare Sarda). Io sto intervenendo solo per chiedere almeno il parere della Giunta, Presidente.
PRESIDENTE. Lei ha perfettamente ragione.
Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
ERRIU CRISTIANO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. La Giunta si rimette alla volontà dell'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Presidente, per esprimere il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia perché crediamo che sia un argomento importante. Spesso e volentieri si parla dell'istruzione e della formazione e noi crediamo che quando si devono dimostrare con i fatti le nostre posizioni non facciamo mancare di certo il nostro supporto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO LUIGI (PD). Per dare il mio parere positivo su questa proposta di legge che supera, di fatto, un errore commesso negli anni passati quando si fece il contrario.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, semplicemente per annunciare il voto favorevole del Gruppo dei Riformatori.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Emilio Usula per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Per annunciare il voto favorevole di tutto il Gruppo Soberania e Indipendentzia, ribadendo il concetto che tutte le misure possibili per agevolare e per favorire i nostri ragazzi devono essere messe in atto. Questa è una di quelle.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Per annunciare il voto favorevole del Gruppo SEL.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Orrù per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ORRÙ MARCELLO (PSd'Az). Presidente, solo per esprimere il voto favorevole del Gruppo del Partito Sardo d'Azione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Idem, per annunciare il nostro voto favorevole, Presidente.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 126.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Orru' - Perra - Peru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Tatti.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 51
votanti 49
astenuti 2
maggioranza 25
favorevoli 49
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per una rapida Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 23, viene ripresa alle ore 18 e 31.)
PRESIDENTE. La seduta è tolta, il Consiglio è convocato domani mattina alle ore 10 e 30.
La seduta è tolta alle ore 18 e 32.
Allegati seduta
Risposta scritta a interrogazioni
Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Cozzolino - Deriu, sull'appalto dei servizi di automazione della logistica farmaceutica e della gestione della distribuzione in dose unitaria dei farmaci stipulato dall'Azienda ospedaliera Brotzu per un periodo di nove anni. (224)
In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si trasmette la relazione predisposta dall'ufficio competente per materia di questo Assessorato di cui si allega copia.
Per quanto riguarda il terzo quesito si precisa che, dai controlli approvati con determinazione n. 1135 del 15.10.2014, non sono state rilevate dagli uffici violazioni di legge.
In riscontro alla nota n. 30849 del 18.12.2014 di pari oggetto, è necessario precisare che il controllo che la Regione esercita sugli Atti delle Aziende sanitarie è unicamente quello assegnatole dalla Legge Regionale n. 10/2006 che all'art. 29, commi 1c, e 3 dispone il controllo preventivo da parte della Regione su "atti o contratti che comportino impegni di spesa su base pluriennale per un importo complessivo superiore a euro 5.000.000; il controllo deve avvenire entro quindici giorni lavorativi, trascorsi i quali gli atti si intendono approvati, il controllo di cui al comma 1 è di legittimità e di merito. Il controllo di legittimità consiste nel giudizio circa la conformità dell'atto rispetto a disposizioni legislative e regolamentari. Il controllo di merito ha natura di atto di alta amministrazione e consiste nella valutazione della coerenza dell'atto adottato dall'azienda rispetto agli indirizzi della programmazione regionale, alle regole di buona amministrazione e alle direttive della Giunta regionale nella materia oggetto dell'atto",
Per quanto non previsto dalla normativa vigente le Aziende hanno completa autonomia nella organizzazione del Servizio e nell'adozione degli atti.
Si comunica ancora che, al fine di completare l'istruttoria relativa al parere di merito, con nota n. 20707 del 18.08.2014 è stato chiesto al Direttore Generale dell'AO Brotzu di specificare:
» risparmio quantificato con l'allestimento in dose unitaria dei farmaci;
» costo relativo ai personale impiegato;
» se allestimento era previsto per tutti i reparti o in caso contrario per quali reparti e numero posti letto.
Con nota n. 22198 del 30.09.2014 l'AO Brotzu ha inviato una dettagliata relazione in cui vengono riportati sia i risultati ottenuti nei due anni di sperimentazione del progetto con i risparmi rilevati sui reparti inseriti sia la valutazione complessiva costi/benefici del progetto. Dall'esame effettuato su quanto dichiarato dall'Azienda il progetto è stato ritenuto valido da un punto di vista sia economico, con risparmi rilevanti sulla spesa farmaceutica, sia della qualità dell'assistenza dovuta ad una verifica dell'appropriatezza terapeutica sul singolo paziente e riduzione del rischio clinico per errori nella somministrazione della terapia a livello dei reparti.
Il Servizio competente, con Determinazione n. 1135 del 15 ottobre 2014, ha approvato la Deliberazione n. 1378 del 4 agosto 2014 dell'AO Brotzu in quanto non presenta rilievi sotto profili della legittimità e del merito, unici controlli posti in capo alla Regione dalla normativa attualmente in vigore.
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione Solinas Christian sull'osservanza delle disposizioni relative al riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni del comparto regionale nonché di contenimento della spesa di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 48/23 dell'11 dicembre 2012. (247)
In relazione ai contenuti dell'interrogazione in oggetto, tenuto conto delle considerazioni della Direzione Generale della Difesa dell'Ambiente, si rappresenta quanto segue,
I siti istituzionali di Ente Foreste, ARPAS e Conservatoria delle Coste contengono tutti l'apposita sezione "Amministrazione Trasparente". Le varie voci delle tante sottosezioni appaiono costantemente aggiornate, probabilmente non tutte con la stessa tempestività.
Si può affermare che, nel complesso, l'adempimento all'obbligo, per quanto perfettibile, è da considerarsi rispettato. In ogni caso, sarà cura della Direzione Generale della Difesa dell'Ambiente continuare a sollecitare costantemente i diretti interessati a un presidio più puntuale dei rispettivi siti web.
Il Portale Partecipazioni RAS, dove la Direzione Generale della Difesa dell'Ambiente cura l'inserimento dei dati contabili e di bilancio, è aggiornato al 24 febbraio per ARPAS, al 18 febbraio per l'Ente Foreste e al 22 dicembre 2014 per la Conservatoria delle Coste (commissariata dal 2014).
Si osserva, altresì, che le disposizioni dell'art. 22 del d.lgs. n. 33/2013 sono state sempre rispettate dagli Uffici della Direzione Generale della Difesa dell'Ambiente, come richiesto regolarmente dalla Ragioneria regionale in occasione dell'invio di provvedimenti di impegno e spesa.
In merito ai punti 3), 4) e 5) dell'interrogazione in oggetto, infine, si rimanda alla Direzione Generale del Personale, competente per materia ai sensi di quanto disposto dalle LL.RR, 14/95 e 5/09 e dalla Deliberazione della Giunta Regionale n. 21/44 del 3 giugno 2010.
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Agus - Lai in merito alla colonia felina di "Su Pallosu". (249)
In relazione ai contenuti dell'interrogazione in oggetto, tenuto conto delle considerazioni della Direzione Generale della Difesa dell'Ambiente, si rappresenta quanto segue,
Quesito 1. Se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali provvedimenti urgenti di competenza, nel rispetto delle prerogative statutarie della Regione, intendano adottare al fine di impedire la chiusura della colonia felina che costituisce chiaramente un argine volto a fronteggiare il fenomeno dei randagismo, finalizzato alla tutela degli animali, dell'ecosistema nonché dell'igiene pubblica in un area di elevato pregio naturalistico.
Per inquadrare la problematica in oggetto è necessario premettere che la colonia felina di Su Pallosu si trova localizzata in prossimità del Sito di Importanza Comunitaria "Stagno di Putzu Idu -Salina Manna e Pauli Marigosa", istituito per la presenza di numerose specie di uccelli di importanza comunitaria che qui vi trovano ricovero e spazi per riprodursi.
A tal proposito, secondo il parere del Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistemi informativi ambientali - SAVI (nota prot. n. 3121 del 07/02/2013) e quello dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - ISPRA (nota prot. n. 1628 del 13/01/2015), la presenza dei gatti a Su Pallosu potrebbe determinare delle interferenze negative su molte specie di importanza comunitaria, soprattutto su quelle avifaunistiche presenti nello Stagno di Putzu Idu.
Il SAVI, in risposta ad una richiesta da parte del Comune di San Vero Mìlis (nota n. 28650 del 05/12/2012 e con nota integrativa n.1861 del 23 gennaio 2013), avente ad oggetto "il riconoscimento della colonia felina, loc. Su Pallosu, Comune di San Vero Miiis", afferma che "A seguito dell'analisi della documentazione fornita e di approfondimenti bibliografici si rileva che studi in merito all'attività predatoria dei gatti ancorché domestici e/o tenuti allo stato semi domestico evidenziano che il gatto può risultare il principale predatore di un'area naturale arrivando a predare da un minimo di 14 a 56 prede l'anno tra mammiferi, anfibi, rettili e uccelli... La colonia si trova ad una distanza di 200 metri dal SIC che comprende stagni ed aree umide che sono luoghi di nidificazione e riproduzione per specie di interesse comunitario, gli studi sopra citati evidenziano che i gatti domestici lasciati liberi possono percorrere alcuni chilometri per le attività di predazione": La nota conclude: "nel rilevare che il riconoscimento della colonia felina non è direttamente connesso o necessario alla gestione del sito e che la stessa colonia potrebbe avere effetti significativi sulle specie animali dell'area interessata è necessario procedere alla valutazione d'incidenza".
L'ISPRA interpellato dal Comune dì San Vero Milis circa la presenza della colonia felina risponde che "la presenza della colonia felina a breve distanza dai siti di nidificazione di specie ornitiche di interesse comunitario può determinare gravissimi impatti sulla biodiversità del sito. In particolare la zona umida di Sa Salina Manna essendo caratterizzata da regolari fasi di prosciugamento estivo, può risultare accessibile in ogni sua parte al predatore, determinando quindi un rischio di predazione particolarmente elevato. Al fine di prevenire tali impatti si raccomanda lo spostamento della colonia felina presso altra sede, escludendo in particolare aree prossime a siti di pregio faunistico, assicurando una separazione spaziale superiore alla distanza di percorrenza nota per il gatto domestico".
Al fine di valutare il contemperamento delle diverse esigenze, la Direzione Generale della difesa dell'ambiente sta provvedendo a promuovere gli opportuni incontri tra i soggetti interessati per valutare soluzioni condivise. Tuttavia si può prevedere che per mantenere la colonia felina in tale area sia necessario, anche alla luce di quanto rappresentato dall'ISPRA e dal Servizio SAVI, la predisposizione di una apposita procedura di valutazione d'incidenza ambientale di cui al DPR 357/97 e ss.mm.ii,, da cui si evincerà in maniera definitiva se la presenza della stessa possa avere effetti significativi su habitat e specie presenti nel SIC "Stagno di Putzu Idu - Salina Manna e Pauli Marigosa".
Quesito 3. Se l'Assessore della difesa dell'ambiente non ritenga opportuno e urgente esprimere un parere di merito sulle motivazioni a fondamento della richiesta della scheda IA09 dei Piano di gestione del sito comunitario SIC ITB 030038 Stagni di Putzu Idu-Salina Manna e Pauli Marigosa, che sembrerebbero basarsi su studi generici realizzati in altri continenti e non sul reale esame della particolare condizione, su appropriate osservazioni e analisi effettuate in loco, e soprattutto se non ritenga utile attivarsi al fine dì individuare le soluzioni istituzionali più idonee a respingere la richiesta di finanziamento per la delocalizzazione della colonia felina incompatibile con gli obiettivi di tutela e salvaguardia del sito SIC in oggetto.
A tale riguardo si specifica che il Servizio tutela della natura della Direzione Generale della Difesa dell'Ambiente attraverso la misura 3.2.3. del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) ha finanziato l'aggiornamento dei Plani di gestione dei Siti di importanza Comunitaria tra cui anche quello relativo al SIC "Stagno di Putzu Idu - Salina Manna e Pauli Marigosa".
Si ritiene importante precisare che i Piani di gestione sono strumenti di pianificazione del territorio che hanno come obiettivo fondamentale la salvaguardia degli habitat e la conservazione a lungo termine delle specie di importanza comunitaria presenti, tenendo al contempo in adeguata considerazione i fattori socio-economici che insistono in ambito locale.
Tali Piani sono infatti finalizzati all'individuazione delle misure di conservazione necessarie per garantire il "mantenimento ovvero, all'occorrenza, il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, dei tipi di habitat naturali e degli habitat delle specie" di interesse comunitario, e all'individuazione di tipologie di azioni ammissibili (in quanto compatibili con la tutela del sito) che potrebbero essere finanziate, tra l'altro, attraverso strumenti di finanziamento pubblici comunitari, nazionali e regionali.
Il Piano di gestione riveste quindi un ruolo chiave per il perseguimento degli obiettivi di conservazione, in quanto è specifico per il sito per cui viene redatto, e inoltre fornisce un quadro generale per la definizione di dettaglio delle necessarie misure di conservazione sito-specifiche.
Il Piano di gestione si articola fondamentalmente in due parti.
La prima parte (Studio generale) contiene una caratterizzazione del sito da cui deriverà una valutazione generale delle valenze naturalistiche, dei fattori di pressione (in atto e potenziali) e degli effetti di impatto (puntuali e diffusi). La seconda parte (Quadro di gestione) contiene l'identificazione degli obiettivi, delle azioni e degli indicatori per la valutazione dell'attuazione del Piano.
In questo contesto si deve collocare l'azione "IA9 Delocalizzazione gatti presenti nell'area di Su Pallosu" come una delle numerose azioni che nel piano viene proposta allo scopo di rimuovere una minaccia o per minimizzarne l'effetto .
Dev'essere chiaro innanzitutto che anche se l'azione è quantificata dal punto di vista dei costi non è stata né finanziata né approvata in quanto il Piano deve ancora concludere il suo iter.
L'azione IA9 risulta giustificata dalla necessità di "limitare la predazione delle specie di interesse comunitario da parte di predatori alloctoni (gatti)" e prevede le seguenti attività (da scheda):
1. identificazione, da parte del Comune di San Vero Milis, di un'area idonea ad ospitare una colonia felina,
2. Attrezzare l'area sulla base delle normative vigenti e di un apposito Regolamento Comunale che disciplini la gestione della Colonia felina.
3. Affidamento della gestione della Colonia felina a un'associazione legalmente riconosciuta.
4. Cattura e spostamento di tutti i gatti presenti nell'area di Su Pallosu".
Sarà dunque compito del Servizio tutela della natura, non appena il Piano verrà presentato ufficialmente con tutti gli allegati, valutarne i contenuti e concludere l'istruttoria per la successiva approvazione, e sarà compito del Servizio SAVI effettuare la relativa valutazione d'incidenza. Saranno oggetto di valutazione, come per tutti i piani, anche le azioni proposte che dovranno essere principalmente finalizzate alla tutela degli habitat e delle specie di importanza comunitaria.
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione Tendas - Solinas Antonio sulla necessità di un intervento urgente e inderogabile in merito alle precarie condizioni dei laboratori ARPAS di Oristano. (307)
In relazione ai contenuti dell'interrogazione in oggetto, si rimanda nota prot. n. 9325 del 25.03.2015 trasmessa dalla Direzione Generale dell'ARPAS.
Si riscontra la vostra nota, prot n. 787/Gab del 18 marzo u.s., per rappresentare quanto segue:
la nuova organizzazione dell'ARPAS ha l'obiettivo, in ottemperanza alla normativa legislativa vigente in materia ed agli indirizzi strategici della Giunta Regionale (Deliberazione N° 1/8 del 13.1.2015), di razionalizzare le proprie strutture operanti sul territorio al fine di un mantenimento dei propri mandati di servizio alla popolazione e alle Autorità Competenti e con l'applicazione di misure organizzative di contenimento della spesa.
La riorganizzazione della rete dei laboratori è finalizzata ad implementare i servizi e le funzioni volte a migliorare le scelte di politica ambientale degli enti territoriali di riferimento (Sistema Regione ed Enti Locali) e della tutela/promozione della salute della popolazione. In tal senso la scelta di ridurre il numero di laboratori presenti sul territorio prevede l'istituzione di un servizio analitico concentrato su tre strutture laboratoristiche che dovranno essere specializzate e accreditate. Pertanto il trasferimento delle attività analitiche in strutture che, oltre ad essere a norma e quindi aspirare all'accreditamento ed alla certificazione, consente l'erogazione di un miglior servizio specifico al territorio in termini qualitativi, di tempi di risposta e di completezza delle tipologie di analisi offerte.
Nello specifico il Laboratorio di Oristano, infatti, pur avendo un costo di esercizio annuo di circa 1,5 M€, attualmente non copre tutte le esigenze analitiche necessarie al monitoraggio e alla tutela ambientale del suo territorio di competenza, limitando fortemente l'attività analitica all'ambito "sanitario" e appoggiandosi in misura consistente agli altri laboratori della rete ARPAS per l'attività analitica "ambientale". L'interrogazione enfatizza quello che è solo un Servizio e lo porta quasi a rango di Dipartimento: il Laboratorio dipartimentale è, per sua natura, un servizio di supporto alle attività che il Dipartimento svolge sul territorio. La chiusura del laboratorio, consentendo la riconversione del personale, fatta salva la prerogativa dei lavoratori che manifestano la volontà di essere ricollocati nelle strutture laboratoristiche previste dalla riorganizzazione agenziale, nelle linee di attività di monitoraggio e valutazione (previo un periodo di formazione specifica) avrà un impatto positivo sul presidio del territorio tramite il forte rafforzamento delle unità lavorative dedicate ai controllo delle pressioni sul territorio, al monitoraggio dello stato dell'ambiente e alle attività di valutazione (tramite istruttorie e l'espressione di pareri e/o osservazioni e produzione di relazioni sullo stato dell'ambiente). Tutte queste attività, attualmente, soffrono nel Dipartimento di Oristano di cronica carenza di personale.
La previsione, nella riorganizzazione dell'Arpa Sardegna di istituire il Servizio Rete Laboratori nasce, oltre che dall'obbligo di ottemperare agli indirizzi della Giunta della Regione Autonoma della Sardegna, da un'attenta e ponderata analisi del funzionamento del Sistema delle Arpa nel territorio nazionale dove i laboratori sono organizzati al di fuori dei Dipartimenti territoriali. Lo stesso percorso programmato da Arpa Sardegna è stato attivato da diverse altre Agenzie Regionali come Toscana (da 10 strutture laboratoristiche a 3 laboratori di area vasta nel 2013), Lombardia (passaggio da 12 strutture laboratoristiche a 2 in 40 mesi), Veneto (passaggio da 7 strutture laboratoristiche a 2 dal 2007 al 2013), Friuli Venezia Giulia (da 4 laboratori a 1 entro la fine dell'anno), Emilia Romagna (da 9 a 4 laboratori territoriali + alcune strutture tematiche).
Per quanto attiene le specificità regionali rappresentate dal CRRA e dal Centro di riferimento regionale Legionella, nella nuova organizzazione non è prevista né la chiusura né lo spostamento.
Riguardo poi all'annosa e oramai non più procrastinabile questione della sede del Dipartimento di Oristano (la ricerca di una soluzione è in piedi dal 2009) si è avuta solo recentemente (febbraio 2015) la disponibilità, da parte dell'Ass. EELL, di locali destinati a uffici che in parte consentirebbero di collocare la maggior parte del personale.
Rimarrebbe comunque necessaria la ricerca, peraltro già in fase avanzata, di spazi attrezzati per i laboratori "Amianto", "Legionella" e ricevimento campioni, nonché di locali tecnici destinati alle attrezzature e materiali per le attività di campo.
Sulla base di tali premesse è ipotizzabile il trasferimento del dipartimento in nuovi locali idonei in tempi rapidi e comunque in linea con la scadenza dei contratti di locazione in corso.
Si rimane a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento e si coglie l'occasione per porgere distinti saluti.
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Cherchi Oscar - Tatti - Dedoni sulla distribuzione territoriale dei corsi socio-assistenziali per operatori sanitari in regime di autofinanziamento disposta dalla deliberazione n. 38/24 del 30 settembre 2014. (172)
In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale su quali parametri siano stati adottati, nello specifico, al fine della ripartizione territoriale dei corsi da avviare, si comunica quanto segue:
sulla base delle risorse disponibili e delle ricognizioni effettuate sul territorio da parte degli uffici dell'Assessorato dell'igiene e sanità, l'Assessore scrivente e quello dell'igiene e sanità, hanno individuato un fabbisogno compreso tra i 1200 ed i 1500 destinatari, nel settore privato ed in quello pubblico. A tale criterio si è aggiunta la necessità di destinare un maggior numero di occasioni formative alle realtà caratterizzate non solo da una più elevata percentuale di popolazione residente, ma anche da una più alta richiesta di accesso al programma Garanzia Giovani e soprattutto a quelle caratterizzate da un elevato numero di lavoratori in uscita dagli ammortizzatori sociali. I corsi risultano quindi, articolati in 4 categorie:
1. Disoccupati e inoccupati residenti in Sardegna, di età non inferiore ai 18 e non superiore ai 29 anni che abbiano conseguito la licenzia media e non siano impegnati in alcun corso di istruzione e formazione.
2. Occupati con esperienza pregressa certificata da 120 a 600 ore (Delib. G.R. n.47/43 del 4/11/2013),
3. Disoccupati e inoccupati di età non inferiore a 18 anni in possesso della licenza media,
4. Lavoratori che nel 2012/2013/2014 sono stati destinatari di ammortizzatori sociali, in possesso della licenza media.
Tale fabbisogno, risulta essere articolato nella realizzazione di n.4 corsi per ciascuna delle predette categorie nella provincia di Cagliari, n.3 corsi nella provincia di Sassari. n. 2 corsi nelle province di Nuoro e Carbonia-lglesias e n.1 corso nelle province di Oristano, Villacidro-Sanluri, Olbia-Tempio, Ogliastra.
Oltre ai predetti criteri, la ripartizione territoriale dei corsi, si è basata innanzitutto su un criterio oggettivo, ovvero, assicurare a tutti i territori individuabili nelle 8 province sarde, la presenza di almeno un corso per ognuna delle 4 predette categorie.
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Ledda - Arbau - Azara - Perra sull'impossibilità di procedere alla presentazione delle domande per il bando OSS conseguenti alla richiesta della certificazione ISEE 2015. (256)
In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere se sia a conoscenza delle difficoltà incontrate dai richiedenti in ordine all'acquisizione della nuova documentazione ISEE, per significare quanto segue.
Il bando OSS che inizialmente prevedeva un termine di scadenza per il giorno 16/02 è stato prorogato, una prima volta fino al 2 di Marzo e successivamente fino al 16 dello stesso mese.
Non è stato possibile concedere ulteriori proroghe a causa della necessità di certificare il finanziamento -in parte- ascrivibile alla programmazione 2007/2013 del F.S.E. entro l'anno in corso, pena la perdita delle risorse.
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Pizzuto sulla possibilità di fruizione da parte dei disabili psichici di tutti gli strumenti di collocamento mirato disposti dalla legge n. 68 del 1999. (279)
In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare il Presidente della Regione e per competenza, l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, per sapere se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali provvedimenti di competenza, nel rispetto delle prerogative statutarie della Regione intendano adottare al fine di favorire l'inclusione dei disabili psichici nel mercato del lavoro attraverso l'utilizzo degli strumenti di cui alla legge n.68 del 1999; per sapere se non ritengano opportuno proporre al Parlamento una modifica dell'art. 9 della legge 68/1999 per offrire maggiori possibilità di collocamento ai disabili psichici, si comunica quanto segue:
Il numero degli avviamenti delle persone con disabilità vede confermato negli ultimi anni un trend negativo a livello nazionale che aveva precedentemente determinato il minimo storico nel 2009, con un calo degli avviamenti che colpisce in maniera più acuta le donne (i cui avviamenti diminuiscono complessivamente del 6% contro il 3% degli uomini).
La crisi economica e occupazionale si ripercuote anche sulle tipologie contrattuali utilizzate per l'assunzione in generale dei lavoratori con disabilità, determinando un processo di progressiva precarizzazione: le posizioni a tempo indeterminato scendono infatti al 35,1% del totale mentre quelle a tempo determinato salgono al 57,7%.
A ciò si aggiunga che si registra una contrazione delle quote di riserva (ossia dei posti riservati alle assunzioni di persone con disabilità), tanto nel settore privato quanto in quello pubblico.
Per quanto concerne specificamente gli avviamenti delle persone con disabilità psichica, considerando i valori assoluti in serie storica, la richiesta nominativa e le convenzioni, come risulta dalle ultime rilevazioni, si sono di nuovo collocate al di sotto della precedente soglia minima del 2009, mentre la chiamata numerica sperimenta una ulteriore flessione. In sostanza, i due istituti che hanno rappresentato in maniera più completa il portato fortemente innovativo della riforma, rispetto alla normativa precedente, cioè la richiesta nominativa e lo strumento della convenzione, mostrano di aver risentito in maniera pesante della conclusione del periodo di espansione occupazionale che aveva caratterizzato la fase immediatamente successiva al varo della legge 68/99.
Quanto poi ai provvedimenti di competenza di questo Assessorato, si rammenta che la legge regionale n. 20/2005 attribuisce all'Amministrazione regionale compiti di programmazione e coordinamento, demandando le funzioni amministrative e gestionali alle province.
Proprio nell'esercizio di tali compiti di programmazione e coordinamento, è da tempo attivo in Assessorato del lavoro un tavolo tecnico, composto oltre che da funzionari regionali, da rappresentanti delle province, che affronta problematiche operative sorte in sede di applicazione della legge 68. Tale tavolo, ha poi il compito di porre all'attenzione delta Commissione regionale per i servizi e le politiche del lavoro le questioni che richiedono un intervento di coordinamento a livello regionale.
Proprio di recente, in occasione di una seduta della Commissione tenutasi nel mese di febbraio, è stata affrontata, tra le altre, la questione degli avviamenti dei disabili psichici, che incontra particolari ostacoli per il fatto che, spesso, nei verbali rilasciati dalla Commissione medica integrata INPS/INAIL non viene specificata la natura della disabilità.
La mancata indicazione delle minorazioni psichiche non solo crea problemi nella predisposizione delle graduatorie per gli avviamenti numerici (dai quali i disabili psichici sono esclusi), ma impedisce di attivare efficacemente gli strumenti che la legge 68 destina specificamente a questa categoria di lavoratori.
Su questa come su altre questioni relative agli aspetti della certificazione della disabilità e delle capacità lavorative residue, è in corso di predisposizione un Protocollo d'intesa tra gli Assessorati del lavoro e della sanità, INPS ed INA1L al fine di consentire un più efficace raggiungimento di un reale "collocamento mirato".
Con riferimento all'invito formulato dall'interrogante per sapere se la Giunta non ritenga opportuno proporre al Parlamento una modifica dell'art. 9 della legge 68 per offrire maggiori possibilità di collocamento ai disabili psichici, si segnala che la recente legge delega lavoro (Legge n. 183/2014, meglio nota come Jobs Act), contempla un generale riordino della materia. La norma, infatti, prevede che, entro sei mesi dalla sua entrata in vigore, vengano emanati decreti attuativi che, nello specifico, disciplinino la razionalizzazione e revisione delle procedure e degli adempimenti in materia di inserimento mirato delle persone con disabilità di cui alla legge 68/99 - e quindi anche dell'articolo 9 - al fine di favorirne l'inclusione sociale, l'inserimento e l'integrazione nel mercato del lavoro, avendo cura di valorizzare le competenze delle persone.
Inoltre, sempre in sede di decreti attuativi del Jobs Act, con il riordino dei servizi per l'impiego e la costituzione dell'Agenzia Unica per l'Occupazione si ritiene verrà definito un nuovo e diverso ruolo dei servizi per il collocamento mirato.
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Carta sullo stato dei pagamenti ai lavoratori cassintegrati. (280)
In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, per conoscere da quando l'INPS abbia sospeso il pagamento degli assegni ai lavoratori cassintegrati; per sapere a quanto ammonti il fabbisogno finanziario per pagare i lavoratori cassintegrati; per conoscere quali somme il Governo aveva promesso per la copertura degli arretrati da pagare ai lavoratori sardi in cassa integrazione e per quali periodi; per conoscere quali concrete ed incisive azioni l'esecutivo abbia messo in atto verso il Governo per ottenere finalmente ciò che promette e che finora non mantiene disconoscendo addirittura un accordo scritto e sottoscritto, si comunica quanto segue:
Le richieste di accesso agli ammortizzatoci sociali in deroga relative all'anno 2014 interessano, complessivamente, in Sardegna, 9.494 lavoratori in cassa integrazione.
Le risorse necessarie per l'integrale copertura del fabbisogno 2014 ammontano ad €59.156.733 per i trattamenti di Cassa Integrazione in deroga. Il Ministro Poletti ha preannunziato un ulteriore DI per la ripartizione dei fondi tra le Regioni, ed in seguito a stringenti trattative nei confronti del Ministero stesso e delle altre Regioni beneficiarie dei trattamenti è stato possibile recuperare 55 milioni (in luogo dei 10 milioni spettanti in base alle regole ordinarie).
Con le risorse già assegnate, come da accordo con le Parti Sociali, sono state pagate due mensilità dei trattamento di CIGS in deroga. Nel mese di dicembre 2014, l'INPS ha iniziato a corrispondere altre due mensilità di trattamenti di CIGS, ma dai primi di febbraio 2015 ha sospeso i pagamenti per l'esaurimento dei fondi.
Il Ministro Poletti, per il completamento dei pagamenti relativi al 2014 (per il quale sono necessari ancora circa 165 milioni di euro per C.I.G.S e Mobilità in deroga, dai quali vanno decurtati i 55 milioni di cui al precitato emanando DI), nello scorso mese di dicembre, aveva rappresentato al presidente Pigliaru ed all'Assessore Mura la possibilità di reperire altre risorse statali a fronte della disponibilità da parte della Regione Sardegna di mettere a disposizione fondi propri.
La Regione Sardegna ha reperito consistenti risorse (Fondi P.A.C.) ma, in occasione di un incontro tenutosi in data 12 febbraio 2015, il Ministro Potetti ha comunicato che, a seguito di una modifica della normativa, i fondi individuati dalla Regione non potranno essere più dirottati per il pagamento degli ammortizzatori sociali per i lavoratori sardi. Comunque, in considerazione della eccezionale gravità della situazione sarda, cosi come più volte rappresentato con forza dall'Assessore scrivente, ha comunicato di aver avviato interlocuzioni con il Ministro Del Rio, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha assicurato il suo impegno per una positiva soluzione della questione.
Corre l'obbligo di evidenziare che il problema della copertura solo parziale dei pagamenti degli ammortizzatori in deroga 2014 non costituisce una peculiarità della Sardegna, ma un problema di livello nazionale. E' stato infatti calcolato che, per il completamento dei pagamenti per il 2014 servono, a livello nazionale, 950 milioni di euro.
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Cocco Daniele Secondo - Agus - Lai - Pizzuto sulle persistenti difficoltà alla presentazione delle domande per i corsi di operatore socio sanitario. (292)
In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere se sia a conoscenza dei fatti esposti in oggetto e quali provvedimenti urgenti di competenza intenda adottare al fine di agevolare gli utenti attualmente impossibilitati a presentare la domanda nei termini stabiliti.
Si precisa che questo Assessorato è a conoscenza delle difficoltà incontrate dai richiedenti in ordine all'acquisizione della nuova documentazione ISEE, per significare quanto segue.
Il bando OSS che inizialmente prevedeva un termine di scadenza per il giorno 16/02 è stato prorogato, una prima volta fino al 2 di Marzo e successivamente fino al 16 dello stesso mese.
Non è stato possibile concedere ulteriori proroghe a causa della necessità di certificare il finanziamento -in parte- ascrivibile alla programmazione 2007/2013 del F.S.E. entro l'anno in corso, pena la perdita delle risorse.
Testo delle interrogazioni e mozioni annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Tatti, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione di ridimensionamento del centro intermodale di Abbasanta.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- sono passati solo alcuni mesi dall'inaugurazione del centro intermodale di Abbasanta e, nell'occasione, gli amministratori, sia comunali sia regionali, si sono impegnati a potenziare i nodi di interscambio (ferrovia-ferrovia, ferrovia-autobus) già presenti ad Abbasanta, e punto di riferimento fondamentale per la rete regionale dei trasporti, grazie soprattutto alla sua posizione strategica;
- inoltre, il detto centro occupa venti unità lavorative;
PRECISATO che, in difformità a quanto annunciato, si sta assistendo a una parziale modifica delle linee facenti capo al deposito ARST di Abbasanta attraverso un potenziamento del centro ARST di Macomer;
emblematica è l'aggiunta di un nuovo collegamento tra Macomer-Noragugume-Borore-Sedilo-Ottana-Nuoro, nonostante Macomer disponga già di una linea diretta di collegamento con Nuoro attraverso un tragitto più breve e come effetto di questa modifica si paventi la sottrazione di un'unita di lavoro dal deposito di Abbasanta: la linea viene, infatti, verrebbe coperta da un operatore del deposito di Macomer;
CONSIDERATO che così operando si presenterà un disagio anche da parte degli utenti che saranno costretti a trasbordi di mezzi e allungamento delle tratte con conseguente sacrificio di tempo e comodità nonché la stabilità lavorativa degli occupati nel centro intermodale di Abbasanta;
CONSIDERATO, inoltre, che risulterebbe imminente la riprogrammazione della linea Abbasanta-Alghero, sottraendo così un'ulteriore unità lavorativa dallo stesso deposito di Abbasanta;
CONCLUSO che dalla data situazione emergerebbero atteggiamenti in favore al deposito di Macomer ponendo, così, in secondo piano le difficoltà per i passeggeri e i costi reali sostenuti dall'azienda,
chiede di interrogare l'Assessore regionale dei trasporti al fine di riferire sulla situazione presentata e su quali azioni intenda porre a tutela della forza lavoro e i passeggeri del territorio. (366)
Interrogazione Locci - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sulla istituzione di un protocollo per l'assistenza integrata e tecnico-operativo per la prescrizione e fornitura degli ausili per diabetici.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- il diabete mellito è una delle patologie considerate tra le più invalidanti;
- la Sardegna è la Regione che presenta il più alto numero annuale di nuovi casi di diabete di tipo 1, con un'incidenza del diabete infanto-giovanile di oltre 50 casi per 100.000 abitanti, mentre nel resto d'Italia i nuovi casi annuali registrati si aggirano intorno a 6-7 per 100.000 abitanti;
RILEVATO che:
- ogni anno in Sardegna si riscontrano circa 700 nuovi casi di diabete tipo 1 e si ipotizzano almeno 5.000 nuovi casi di diabete tipo 2;
- attualmente in Sardegna il numero dei diabetici (tipo 1 e tipo 2) è di oltre 50.000 e se a questi si aggiunge il cosiddetto "diabete ignoto" si raggiunge facilmente un numero, approssimato per difetto, di oltre 80.000 persone interessate;
CONSIDERATO che:
- in Sardegna, a fronte di oltre 80.000 persone interessate dalla patologia, altrettanti nuclei familiari, per un totale di circa 300.000 persone pari a quasi il 20 per cento della popolazione sarda, hanno a che fare con problemi legati alla gestione della patologia diabetica;
- il diabete mellito possa ritenersi a tutti gli effetti una vera e propria emergenza socio-sanitaria per la Sardegna;
DATO ATTO che:
- il diabete mellito di tipo 2, il cosiddetto diabete dell'adulto, in Sardegna è in costante e drammatica crescita per vari motivi;
- le diverse ASL della Sardegna, in assenza dì una regolamentazione regionale erogano in forma differente i servizi medico-ospedalieri per i pazienti affetti dal diabete mellito;
- vi sono molteplici punti di erogazione delle prestazioni e soggetti con diverso grado di complessità, per cui è difficile coordinare ed integrare le diverse figure sanitarie;
- il Ministero della salute ha proceduto ad individuare in maniera puntuale una lista di dispositivi erogabili, codificati uniformemente su tutto il territorio nazionale e che le regioni sono tenute a garantire le prestazioni e i servizi specificati nei Livelli essenziali di assistenza (LEA);
RITENUTO che:
- non si possano consentire disparità di trattamento tra pazienti affetti da diabete appartenenti alle differenti ASL della Sardegna;
- sia possibile intervenire più efficacemente nell'assistenza delle persone affette da diabete e che per ottenere ciò sia necessario un nuovo modello gestionale e un protocollo tecnico-operativo per la prescrizione e la fornitura degli ausili,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
1) se siano a conoscenza della situazione relativa ai malati di diabete mellito delle diverse ASL della Sardegna e delle disposizioni del Ministro della salute in materia di dispositivi erogabili;
2) quali azioni intendano avviare per scongiurare la disparità di trattamento tra pazienti affetti da diabete appartenenti alle differenti ASL della Sardegna;
3) quali iniziative intendano porre in essere, con estrema urgenza, al fine di varare un protocollo per l'assistenza integrata dei soggetti affetti da diabete mellito e tecnico-operativo per la prescrizione e la fornitura degli ausili. (367-C6)
Interrogazione Zedda Alessandra - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis sull'affidamento del servizio organizzazione e realizzazione eventi per "Sa die de sa Sardinia" 2015.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- con le deliberazioni n. 14/21 dell'8 aprile 2015 e n. 17/1 del 17 aprile 2015, la Giunta regionale ha definito il programma relativo alla celebrazione de Sa die de sa Sardinia 2015;
- con direttiva dell'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, prot. n. 983/GAB del 20 aprile 2015, le attività sono state definite nel dettaglio;
RILEVATO che:
- con determinazione n. 6251/l.4.3 n. 470 del 20 aprile 2015, recante l'oggetto "Indizione RdO per affidamento servizio organizzazione e realizzazione eventi per Sa die de sa Sardinia 2015", è stato disposto di procedere alla richiesta di preventivo ed eventuale successivo affidamento diretto, ai sensi dell'articolo 125, comma 11, del decreto legislativo n. 163 del 2006 e articolo 12, comma 1, allegato 1), della deliberazione della Giunta regionale n. 38/12 del 30 settembre 2014 alla ditta Terra de Punt di Decimomannu per il servizio di organizzazione e realizzazione di eventi per "Sa die de sa Sardinia" 2015;
- secondo quanto riportato dal lancio dell'agenzia ANSA del 23 aprile 2015, è stato disposto un affidamento diretto sul mercato elettronico regionale pari a 40 mila euro, su uno stanziamento complessivo di 160 mila;
CONSIDERATO che:
- la situazione in cui si è reso necessario provvedere con ogni consentita sollecitudine è stata cagionata dal ritardo con cui la Giunta regionale ha deliberato il programma;
- una ricorrenza annuale non è certamente un evento improvviso dinanzi al quale la Giunta possa essere impreparata,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere:
1) se non ritengano anomalo il ricorso all'affidamento diretto dei servizi di organizzazione e realizzazione degli eventi per "Sa die de sa Sardinia";
2) se, alla luce dei servizi erogati, considerino congruo il tempo intercorso tra la determinazione dirigenziale e la data di svolgimento;
3) quale iniziativa intendano porre in essere per evitare che, per l'edizione 2016, si segua nuovamente un procedimento che, ancorché legittimo, di fatto non consente la massima partecipazione dei soggetti potenzialmente idonei a offrire i servizi connessi all'evento. (368-C2)
Interrogazione Pinna Rossella - Collu - Comandini - Deriu - Forma - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sulla chiusura del Centro operativo di protezione civile nel territorio del Medio Campidano.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- come è noto, il Piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI), redatto ai sensi della legge n. 183 del 1989 e del decreto-legge n. 180 del 1998, approvato con decreto del Presidente della Regione Sardegna n. 67 del 10 luglio 2006, rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo nell'ambito della difesa del suolo, delle popolazioni e della prevenzione del rischio idrogeologico che, per caratteristiche fisiche ed ambientali, interessa la Sardegna;
- nel PAI diversi comuni del Medio Campidano sono classificati aree pericolose a vari livelli, come Arbus (fattore R4) o Guspini (fattore R3) con rischio di alluvioni terrazzate, rischio idraulico, geomorfologico e da frane;
- la legge regionale 20 dicembre 2013, n. 36, recante "Disposizioni urgenti in materia di protezione civile" nelle more della definizione del nuovo ordinamento degli enti locali, ha previsto l'istituzione degli uffici territoriali di protezione civile, quali strutture periferiche della Direzione generale della protezione civile che operano in ambito sovra comunale;
- tali strutture nascono con lo scopo di curare in loco aspetti di supporto alla pianificazione, alle attività istruttorie e di verifica delle gestioni comunali, e per assolvere, in particolare, a funzioni di cerniera tra coordinamento regionale e gestione locale della protezione civile, assumendo, sul territorio, una valenza strategica, oltre all'importantissima funzione operativa garantita dall'esercizio delle funzioni suddette;
- l'articolo 4 della citata norma regionale ha abrogato la lettera c) del comma 2 e i commi 3 e 4 dell'articolo 70 della legge regionale 12 giugno 2006, n. 9, che conferiva tali funzioni alle province;
RICHIAMATI:
- il decreto del Presidente della Regione n. 73 del 25 maggio 2012, che in esito al referendum popolare regionale del 6 maggio 2012 abroga la legge regionale 12 luglio 2001, n. 9, recante disposizioni in materia di "Istituzione delle Province di Carbonia-lglesias, del Medio Campidano, dell'Ogliastra e di Olbia-Tempio";
- la legge regionale 28 giugno 2013, n. 15, con la quale sono stati nominati i commissari straordinari per "assicurare la continuità delle funzioni già svolte dalle province";
- la delibera n. 23/20 del 25 giugno 2014 con la quale la Giunta formula "gli indirizzi cui i commissari devono attenersi nell'espletamento dell'incarico", che comportano limitazioni all'operatività della provincia;
RILEVATA l'assenza di un'espressa norma transitoria, che accompagni gradualmente la modifica degli assetti e delle competenze onde evitare il vuoto normativo, atta a garantire la continuità dell'esercizio di quelle funzioni fondamentali quali sono quelle trasferite dall'articolo 1 della legge regionale n. 36 del 2013, dalle province agli uffici territoriali di protezione civile, tese a tutelare interessi fondamentali come l'incolumità e la sicurezza pubblica;
PRESO ATTO che la Giunta regionale, proprio per evitare ingiustificabili interruzioni dei servizi connessi alle attività di protezione civile, con deliberazione n. 1/43 del 17 gennaio 2014 ha voluto assicurare continuità alle citate attività ponendo in capo alle province l'obbligo di proseguire nell'esercizio delle funzioni, per il periodo necessario all'attivazione dei nuovi soggetti istituiti dalla norma;
CONSIDERATO che:
- il Centro di protezione civile del Medio Campidano è notoriamente dotato di una struttura tecnico-operativa tra le più avanzate, con una colonna mobile pronta ad intervenire entro 40 minuti dalla chiamata di emergenza, provvista delle migliori e più avanzate attrezzature, correttamente conservate per evitarne il deterioramento, fornita di cucina mobile da campo, sala operativa mobile, sala radio, servizi igienici, ospedale per 20 posti, mensa, tende pneumatiche per alloggiamento operatori e popolazione, automezzi per interventi polivalenti, furgoni e camion;
- peraltro, la stessa colonna mobile è stata inviata nel 2009 nella Regione Abruzzo, in soccorso alle popolazioni colpite dal violento sisma del 6 aprile nei Comuni di Acciano e Camarda;
- nell'orbita di questo sistema ruotano circa 581 volontari di protezione civile appartenenti alle associazioni del territorio;
- il centro è annoverato dal Dipartimento nazionale della protezione civile come ottimo esempio di buona pratica, con una gestione media di 1.300 interventi di emergenza all'anno (incendi boschivi, allagamenti, nubifragi, frane, alluvioni, salvataggi in mare, soccorso persone, ricerche dispersi, ecc.) con un bacino medio di utenza giornaliero di circa 120.000 persone;
- negli ultimi anni la Sardegna si è trovata a fronteggiare situazioni di rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico con ingentissimi danni che hanno interessato i Comuni di Villacidro, San Gavino Monreale, Sardara, Pabillonis e Sanluri;
- dopo il ciclone Cleopatra del novembre 2013, con 19 morti e devastazioni che hanno interessato oltre la metà del nostro territorio, il Consiglio regionale ha approvato nel dicembre del 2013 la legge regionale n. 36, nata proprio dall'esigenza e dall'urgenza della riallocazione di alcune funzioni, drammaticamente rese ancor più chiare e necessarie da quegli avvenimenti calamitosi;
RICORDATE:
- l'interrogazione n. 29/A del 12 maggio 2014 "sulla necessità di assicurare un adeguato sistema di sicurezza e Protezione civile nel territorio del Medio Campidano per la prossima stagione estiva";
- la nota di risposta prot. n. 1402/Gab del 18 giugno 2014 dell'Assessore della difesa dell'ambiente che impegna la Regione ad adoperarsi per evitare "che preziose esperienze maturate nel campo della protezione civile non vengano disperse, ma mantenute e trasfuse nei nuovi Uffici territoriali previsti dalla nuova norma";
RICHIAMATE:
- la nota prot. n. 129/14/SO del 22 maggio 2014 (Interruzione dei servizi di Protezione Civile sul territorio della ex Provincia del Medio Campidano), inviata dal responsabile del servizio della protezione civile del Medio Campidano, in merito alle problematiche, anche di natura finanziaria, insorte a seguito dell'emanazione della legge regionale n. 36 del 2013;
- la nota di risposta prot. n. 4210 del 19 giugno 2014, con la quale l'Assessore della difesa dell'ambiente e il Presidente della Regione confermano l'impegno, in particolare quello della titolare dell'Assessorato, per "valutare tutte le possibili soluzioni operative, di concerto con tutti i servizi provinciali, anche attraverso un tavolo politico-tecnico per scongiurare il pericolo che l'impegno profuso dalle strutture operative dei servizi provinciali della protezione civile venga vanificato", riconoscendo in capo alla Regione il compito di evitare soluzioni di continuità nelle prestazioni dei servizi;
RICHIAMATA altresì la nota prot. n. 2053 dello scorso 26 febbraio 2015 dell'attuale commissario straordinario della Provincia del Medio Campidano, che illustra le gravi problematiche, anche sotto il profilo amministrativo e penale, derivanti da eventuali danni all'incolumità pubblica per omesso o ritardato adempimento, causato dall'impossibilità di rendere funzionale il centro operativo;
OSSERVATO che:
- proprio per colmare tale carenza, la Regione ha recentemente diffuso e illustrato, sia ai prefetti che ai sindaci dei comuni, il manuale operativo di protezione civile, approvato lo scorso dicembre dalla Giunta, che assegna alle province, nonché a tutti i soggetti che concorrono al sistema di protezione civile, compiti ed attività estremamente dettagliate, con specifiche direttive in casi di allerta, e vari adempimenti in relazione ai diversi gradi di criticità;
- in data 13 giugno 2014 il centro operativo de quo è stato visitato personalmente dall'Assessore della difesa dell'ambiente, che ne ha verificato l'organizzazione e la dotazione di mezzi, al fine di individuare le soluzioni più idonee a garantire la continuazione delle prestazioni e l'efficienza della struttura;
CONSIDERATO che:
- si apprende, con non poco stupore e conseguente preoccupazione, che con nota prot. n. 4008 del 16 aprile 2015, a firma del dirigente della provincia, si dispone la temporanea chiusura della sala operativa del Medio Campidano "per mancanza di personale qualificato", venendo così a mancare un punto di riferimento indispensabile per l'intera collettività dei 28 comuni della ex Provincia del Medio Campidano;
- la situazione descritta appare agli interroganti ancor più grave se inserita in un contesto in cui, fin dal maggio 2014, più volte si richiama l'attenzione delle istituzioni per dare impulso a tempestive e concrete azioni volte al superamento delle difficoltà segnalate, nell'ottica della prevenzione, della salvaguardia, dell'incolumità e della sicurezza pubblica,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, per sapere:
1) come ritengano possano essere raggiunte le finalità di cui alla legge regionale n. 36 del 2013, anche in vista dell'imminente stagione estiva con le relative problematiche legate ai servizi antincendio, o affrontate eventuali situazioni di criticità, dalla protezione civile del Medio Campidano, coerentemente con i propri compiti istituzionali, stante la chiusura del centro operativo più efficiente e all'avanguardia della Sardegna;
2) lo stato dell'arte, reale e temporale, riguardo all'attivazione degli uffici territoriali, come stabilito dalla norma succitata a distanza di oltre un anno dalla sua promulgazione;
3) quali siano, alla data odierna, le risultanze dei lavori del tavolo politico-tecnico, richiamato nella nota prot. n. 4210 del 19 giugno2014 dell'Assessore regionale della difesa dell'ambiente;
4) quali iniziative si intendano assumere per porre ordine alla materia e adottare idonei provvedimenti per una univoca corrispondenza degli stessi, rispetto alla normativa di legge vigente, posto che la legge n. 36 del 2013 e la deliberazione n. 1/43 del 17 gennaio 2014 rappresentano atti di differente valore giuridico, in ordine ai quali è opportuno fare ulteriore chiarezza. (369)
Interrogazione Ledda - Arbau - Azara - Perra, con richiesta di risposta scritta, sull'urgenza di adottare i provvedimenti necessari al fine di garantire il definitivo inquadramento del personale dell'Ente foreste inserito nelle graduatorie relative alle selezioni interne per l'accesso al IV livello impiegati svoltesi nel 2006.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- le rilevanti e perduranti carenze dell'organico dell'Ente foreste hanno reso necessario, già da diversi anni, il ricorso all'assegnazione del personale operaio allo svolgimento di mansioni superiori di impiegato, per garantire il regolare svolgimento delle funzioni cui l'Ente è preposto;
- la legge regionale 9 giugno 1999, n. 24, istitutiva dell'Ente foreste, all'articolo 9 stabilisce che: "Al personale dell'Ente, che costituisce un comparto di contrattazione distinto dal comparto del personale dell'Amministrazione regionale e degli altri enti regionali, si applica il contratto collettivo nazionale di lavoro degli operai forestali ed impiegati agricoli addetti ai lavori di sistemazione idraulico forestale.... e il contratto integrativo regionale";
- la dotazione organica di impiegati, quadri e dirigenti dell'Ente foreste, revisionata con deliberazione del Consiglio di amministrazione n. 133 del 21 ottobre 2013, stabilita in complessive 758 unità, è rimasta immutata rispetto al 2001;
- ai sensi dell'articolo 13 della legge istitutiva, "per le mansioni di operaio qualificato o superiore e per le funzioni impiegatizie e dirigenziali l'ente deve preliminarmente attivare procedure di selezione interne del personale dipendente, nella misura del 50 per cento, secondo le modalità stabilite dal regolamento interno";
PRESO ATTO che:
- nell'anno 2006, l'Ente pertanto ha proceduto, per superare i gravissimi impedimenti al regolare svolgimento delle proprie funzioni istituzionali, a espletare le selezioni interne per titoli ed esami per la copertura del 50 per cento dei posti vacanti nel IV livello impiegati, per un totale di 80 posti, così suddivisi: 25 nell'area amministrativo-contabile e 55 nell'area tecnica;
- le procedure selettive hanno consentito di coprire il 50 per cento delle vacanze presenti nella dotazione organica, mentre per gli ulteriori posti vacanti dovevano essere avviate procedure concorsuali pubbliche, che non sono mai state svolte in ragione degli stringenti vincoli finanziari e dei limiti normativi alle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni;
- per sopperire alle vacanze di organico, prioritarie nell'ambito del IV livello impiegati, sia nell'area tecnica che amministrativa-contabile, l'Ente ha attinto dalle graduatorie degli idonei nelle selezioni interne svolte per l'accesso al predetto livello e, con decorrenza dai primi mesi del 2008, il personale così individuato è stato assegnato a mansioni superiori di IV livello impiegati, ma non è stato inquadrato definitivamente nel livello assegnato;
CONSIDERATO che:
- l'assegnazione di mansioni superiori ha riguardato prevalentemente operai che, in possesso del titolo di studio necessario o di titoli superiori (laureati), hanno superato le prove selettive risultando essere idonei, ma non vincitori;
- in base alle disposizioni di legge sul pubblico impiego, che prevedono l'uso di questo istituto solo in via temporanea, in questi ultimi mesi molti di questi lavoratori si sono visti revocare le mansioni superiori e da capi cantiere, assistenti tecnici, amministrativi e contabili, sono stati costretti a ritornare al ruolo di operaio generico presso i cantieri forestali di origine;
RILEVATO che:
- il sostanziale demansionamento di cui sono stati oggetto ha creato enormi disagi per i lavoratori, causato comprensibili tensioni e disfunzioni nell'ambito lavorativo, oltre a costituire uno spreco di risorse pubbliche e di professionalità, competenze acquisite e perfezionate nel corso di anni di lavoro, anche con la partecipazione a percorsi formativi e di aggiornamento professionale nelle materie attinenti ai compiti svolti;
- il percorso individuato nel recentissimo "piano triennale" proposto dal commissario straordinario dell'Ente foreste, risulterebbe oltremodo penalizzante per i lavoratori citati, laddove prevede l'assegnazione di 18 posti di impiegati del IV livello tramite concorso pubblico, mortificando le legittime aspirazioni dei "demansionati", lasciando, di fatto, persistere l'insufficienza di organico nel livello stesso;
- in analogia alla soluzione normativa adottata nel 2008 per i dipendenti dell'Amministrazione regionale, idonei ma non vincitori nelle selezioni interne svolte nel 2005 per l'accesso alla categoria B, sul modello del comma 13 dell'articolo 3 della legge regionale n. 3 del 2008 (legge finanziaria), può essere individuato un percorso normativo che consenta all'Ente di scorrere le graduatorie relative alle selezioni interne svolte nel 2006 per il IV livello impiegati, fino a copertura di ulteriori n. 80 posti vacanti: n. 25 nell'area amministrativo-contabile e n. 55 nell'area tecnica;
- tale soluzione verrebbe a coprire solo una parte delle carenze presenti nel IV livello impiegati, precisamente n. 80 posti a fronte di 225 posti vacanti, come emerge dalla vigente dotazione organica dell'Ente, ma, comunque, superiori ai 18 posti previsti nel citato piano triennale, che comporta oneri finanziari molto più elevati;
- sono state già avviate numerose azioni per far valere in sede giudiziaria lo scorrimento di fatto delle predette graduatorie, che, qualora si concludessero con il definitivo inquadramento di questi lavoratori sin dal 2008, potrebbero comportare pesanti oneri per le casse regionali;
- dipendenti dell'Ente foreste si trovano a subire una grave sperequazione rispetto ai dipendenti dell'Amministrazione regionale che, in situazioni analoghe, hanno beneficiato della disposizione contenuta nella predetta legge finanziaria del 2008,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e l'Assessore regionale degli affari generali, personale e riforma della Regione per sapere:
1) se siano a conoscenza della situazione suesposta e se intendano adottare i provvedimenti necessari al fine di garantire il definitivo inquadramento di questo personale nel livello contrattuale ricoperto da anni;
2) se non ritengano, a tal fine, opportuno porre in essere tutte le azioni necessarie affinché l'Ente foreste provveda allo scorrimento delle graduatorie in oggetto, in attuazione del principio ormai consolidato dello "scivolamento" sino a esaurimento dell'ultima graduatoria interna per la copertura dei posti vacanti nel IV livello impiegati, pubblicata nel dicembre 2010, in esecuzione della sentenza del TAR Sardegna n. 1080 del 2010;
3) se non ritengano, altresì, possibile il ricorso a una soluzione normativa, in analogia a quella adottata nel 2008 per i dipendenti dell'Amministrazione regionale, che consenta all'Ente di scorrere le graduatorie relative alle selezioni interne svolte nel 2006 per il IV livello impiegati, consentendo all'Ente di far fronte, a costo zero, alle carenze organiche prioritarie e, nel contempo, di riconoscere le professionalità acquisite. (370)
Interrogazione Arbau - Ledda - Azara - Perra, con richiesta di risposta scritta, sullo stato di attuazione dell'articolo 4 della legge regionale 21 gennaio 2014, n. 7, relativo alla stabilizzazione dei dipendenti dell'Ente foreste aventi rapporto di lavoro semestrale.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- l'Ente foreste, fin dalla propria istituzione avvenuta con legge regionale 9 giugno 1999, n. 24, per poter garantire il regolare svolgimento delle proprie funzioni, ha dovuto far ricorso all'attivazione di rapporti di lavoro semestrali che hanno determinato la formazione di un contingente di lavoratori che negli anni ha raggiunto dimensioni rilevanti;
- allo stato sono infatti oltre 700 i lavoratori precari impegnati nei vari livelli retributivi e funzionali dell'Ente foreste della Sardegna;
CONSIDERATO che:
- i suddetti lavoratori, pur nella drammatica posizione di incertezza lavorativa, hanno sempre garantito un costante apporto professionale, rivestendo un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi dell'Ente;
- la legge regionale n. 2 del 2007 (legge finanziaria 2007), al comma 26 dell'articolo 15, a seguito dei gravi problemi ingenerati dalla situazione di precarietà e incertezza occupazionale, autorizzava l'Ente foreste, ad avviare un procedimento di stabilizzazione dei lavoratori all'interno della dotazione di personale presente al 1° gennaio 2005;
- al fine di garantire le risorse necessarie al procedimento di stabilizzazione, in Consiglio regionale veniva approvato all'unanimità l'articolo 4 della legge 21 gennaio 2014, n. 7 (legge finanziaria 2014), che incrementava di 6.000.000 di euro l'UPB S04.08.007 per il triennio 2014-2016 e indicava nel numero massimo di 500 le unità lavorative con rapporto semestrale da stabilizzare con rapporto annuale;
- ad oltre un anno di vigenza, tale disposizione non ha trovato alcuna attuazione e per contro, con variazione al bilancio di previsione, esercizio 2014, si è provveduto ad operare una "riduzione del fondo per le stabilizzazioni del personale assunto con rapporto di lavoro semestrale, non essendo stati ancora approvati i provvedimenti di attuazione del relativo piano";
RILEVATO che:
- le previsioni contenute nel recente "Piano triennale del fabbisogno di personale dell'Ente foreste", nell'individuare i criteri di reclutamento del personale, di fatto pregiudicano i diritti e le legittime aspettative proprio di quei lavoratori precari che da anni hanno garantito il regolare funzionamento dell'Ente, pur con gli innegabili disagi e sacrifici dovuti alla perdurante mancanza di un rapporto di lavoro stabile e duraturo;
- il suddetto piano risulta essere in netto contrasto con una piena attuazione del processo di stabilizzazione dei precari dell'Ente, in particolare nella parte in cui prevede assunzioni di dirigenti, quadri ed impiegati col conseguente aggravio dei costi a carico del bilancio dell'ente, a discapito delle risorse previste per la stabilizzazione dei precari,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione per sapere:
1) quali siano a tutt'oggi i provvedimenti assunti in merito all'attuazione della procedura di stabilizzazione del personale precario dell'Ente foreste e quali siano state le modalità attuative della medesima;
2) quali urgenti provvedimenti intendano adottare per dare piena e immediata attuazione all'articolo 4 della legge regionale n. 7 del 2014, salvaguardando al contempo il regolare funzionamento dell'Ente e i diritti e le legittime aspettative dei lavoratori. (371)
Interrogazione Moriconi, con richiesta di risposta scritta, sui disagi al traffico derivanti dalla chiusura della strada statale 554 bis.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- si stanno verificando puntualmente i paventati disagi al traffico automobilistico derivanti sia dal mancato completamento della strada statale 554 bis, che dal crollo verificatosi recentemente al chilometro 3 della suddetta arteria, strada che riveste una fondamentale importanza per lo sviluppo turistico, il traffico commerciale e quello residenziale, in quanto collega l'area metropolitana della Città di Cagliari, il porto, l'aeroporto e la strada statale 131 col sistema costiero sino al centro di Villasimius;
- lo scorso fine settimana si è avuto un anticipo di quanto di disastroso potrebbe accadere nella imminente stagione estiva, dove si sono formate code chilometriche e ingorghi, anche all'interno delle gallerie, sino a rasentare situazioni di oggettivo pericolo per gli automobilisti intrappolati e i cittadini dei centri collegati lungo la fascia costiera letteralmente isolati dal sistema stradale collassato;
ATTESO che l'ANAS, in un recente incontro tenutosi a Sinnai alla presenza dell'Assessore regionale dei lavori pubblici, dei sindaci e amministratori interessati, degli operatori economici e di consiglieri regionali, aveva assunto impegni stringenti, garantendo un'immediata azione di controllo e supporto al traffico, nel tratto interessato alla chiusura e negli snodi stradali interessati al traffico costiero, al fine di evitare intasamenti, code e blocchi nello scorrimento del traffico;
RILEVATO che:
- questo manifesto impegno dell'ANAS, come detto in premessa, è stato clamorosamente disatteso ed è facile ipotizzare che, a parte il gravissimo disagio arrecato, il danno all'immagine turistica dell'Isola ne uscirà verosimilmente ridimensionato, cagionando un grave pregiudizio per un territorio che, puntando principalmente sul turismo per il proprio rilancio economico, risulta totalmente privo di strutture e collegamenti all'altezza delle esigenze;
- lo stato disastroso in cui versa la 554 bis, proprio a causa di tale superficialità e cattiva conduzione dell'ANAS, non può e non deve riversarsi sulle comunità e sui centri che insistono nell'area interessata alla rete stradale gestita dall'Azienda con gravi ripercussioni di carattere economico e sociale,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei lavori pubblici per sapere se, alla luce di quanto esposto, al fine di evitare che i continui disservizi e le carenze organizzative dell'ANAS possano comportare pericolose conseguenze a danno della sicurezza dei cittadini e dell'ordine pubblico in generale, oltre un grave pregiudizio per un territorio che punta principalmente sul turismo come volano di sviluppo per il proprio rilancio economico, non ritengano opportuno intraprendere ulteriori iniziative idonee a definire un vero e proprio piano di emergenza del traffico automobilistico, col quale garantire ai cittadini e agli automobilisti gli standard minimi di sicurezza necessari per il periodo estivo e richiamare, in modo formale, l'ANAS a espletare in modo rigoroso la vigilanza e la regolazione del traffico sulle strade di loro competenza e richiedere una rafforzata azione di supporto onde evitare pericoli, code e disservizi, per l'intero periodo estivo e sino al completamento dei lavori di ripristino della strada. (372)
Mozione Rubiu - Oppi - Tatti - Pinna Giuseppino - Pittalis - Dedoni - Carta - Fenu - Locci - Zedda Alessandra - Fasolino - Tunis - Peru - Cherchi Oscar - Capellacci - Truzzu - Orrù - Cossa - Crisponi - Tedde sulla situazione di crisi del sistema industriale in Sardegna, con la chiusura di diverse aziende e la cassa integrazione di molti lavoratori, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che negli ultimi anni si è acutizzata la crisi economica, con una miscela che ha prodotto le industrie in fallimento, l'inquinamento in seguito alla dismissione delle fabbriche soprattutto nel Sulcis Iglesiente, la desertificazione e lo spopolamento delle campagne con conseguente declino dell'agricoltura, crisi sociale, disoccupazione e scioperi. La Sardegna appare come un territorio ormai al collasso, lo specchio del fallimento dell'Italia, forse più di ogni altra regione meridionale. Ci ritroviamo quasi intrappolati in un enorme incubo, stretti in una morsa fra la rabbia per la situazione odierna e la paura per la mancanza di futuro. La crisi economica ha infatti mostrato i suoi effetti peggiori proprio sul nostro territorio, con diverse aree che sono diventate ormai dei cimiteri industriali. Secondo gli ultimi dati delle associazioni di categoria, la Sardegna avrebbe perso, dall'inizio della crisi, 5.305 aziende. Solo nell'ultimo anno il saldo negativo registra la cessazione di 1.088 imprese, che corrisponde a 1.584 iscrizioni contro 2.672 cancellazioni; una situazione pesantissima;
CONSIDERATO che:
- il disfacimento del sistema è avvenuto in conseguenza del forte calo della produzione delle multinazionali e piccole-medie imprese presenti sul territorio, che si sono inesorabilmente avviate verso la strada del fallimento. Molte di queste attività sono in mano a imprenditori non sardi, che hanno deciso la serrata mettendo fine all'esperienza occupazionale di migliaia di lavoratori e lasciando nella disperazione le famiglie al seguito. A questi fattori si aggiunge poi il problema inquinamento, specie nell'area del Sulcis, dove tante aziende metallurgiche e siderurgiche hanno lasciato il territorio senza effettuare il risanamento dei terreni né alcuna bonifica;
- da Porto Torres al Sulcis sino a Villacidro e Ottana si assiste ormai ad uno scenario di devastazione industriale, con fabbriche deserte e tanta cassa integrazione. Si presume ci siano i presupposti perché molte filiere possono essere rilanciate. Buona parte della storia dell'industria sarda si rispecchia in quella del settore estrattivo e successivamente in quella della chimica e della metallurgia. Il Sulcis Iglesiente subisce ancora oggi i contraccolpi di una crisi che appare senza via d'uscita, a cominciare dal polo dell'alluminio. Emblematico è il caso della Portovesme Srl, la società ha chiesto certezze sul prezzo dell'energia perché sta usando la "super interrompibile" che scadrà nel 2015. Potrebbe esserci una razionalizzazione sui costi di esercizio. Una situazione di crisi legata dunque alla rete delle infrastrutture dell'area, assolutamente inadeguate. Nel frattempo, la progressiva flessione delle attività ha portato all'apertura della vertenza, con l'assegnazione degli ammortizzatori sociali a circa 700 lavoratori diretti;
APPURATO che la via crucis del non lavoro riguarda da vicino una pattuglia di tredici lavoratori della ex Rockwool che sono arrivati a scene di protesta eclatanti, asserragliandosi nella galleria Villamarina della miniera di piombo e zinco di Monteponi a Iglesias. Gli operai sono finiti in cassa integrazione dal 2010, ma si sono ritrovati anche senza l'assegnazione di un minimo sostegno economico. I lavoratori della fabbrica di lana di roccia hanno più volte lanciato il grido d'allarme per il loro mancato inserimento nella società Ati-Ifras della Regione, nella quale invece hanno trovato sistemazione altri 54 lavoratori in base al suddetto accordo firmato il 22 dicembre 2011. Per questo motivo, questi operai sono stati ribattezzati "gli invisibili", proprio perché della loro vicenda - a quanto pare - nessuno si vuole occupare. Il caso degli operai Rockwool rappresenta però un importante precedente nella situazione di crisi attuale. Sono stati gli operai stessi a mettersi in gioco e a rischiare in prima persona pretendendo non la riapertura della fabbrica, ma il reinserimento tramite riqualificazione. Hanno immaginato dunque un'alternativa;
CONSTATATO che la mancanza di prospettiva per il futuro preoccupa non poco gli ormai ex lavoratori Alcoa, con 600 lavoratori interessati nello stabilimento di Portovesme. Otefal (laminati di alluminio) è stata acquistata da un imprenditore locale che ha difficoltà sugli investimenti (pale eoliche) che contribuirebbero ad abbattere i costi energetici. Circa 200 lavoratori sono in forte sofferenza per l'instabilità dell'azienda. È necessario poi non dimenticare le difficoltà della Eurallumina, la società impegnata nella raffinazione della bauxite, che ciclicamente presenta situazione di crisi che si sono tradotte nel taglio dei dipendenti;
OSSERVATO che un discorso a parte meritano le aziende a partecipazione regionale Igea e Carbosulcis. Per Igea (297 dipendenti) è stata sancita la fine e dovrà operare al suo posto l'agenzia regionale nel campo delle bonifiche. Il costo è a carico della Regione. Per Carbosulcis (472 dipendenti), è stato presentato dalla Regione un piano di chiusura graduale (fino al 2027) che è da discutere. I lavoratori attendono soluzioni urgenti a vertenze che appaiono infinite. C'è poi lo stato di disagio dei 1.500 dipendenti tra diretti e indiretti che aspettano le decisioni sulla filiera piombo e zinco;
PRESO ATTO che per la Keller - stabilimento a Villacidro - sono arrivati i titoli di coda a seguito del fallimento decretato per l'azienda di carrozze ferroviarie. La fabbrica ha smesso l'attività produttiva da cinque anni per mancanza di liquidità e pesante deficit di cassa, finendo poi in liquidazione giudiziale. I tentativi del commissario liquidatore di trovare acquirenti non sono andati in porto. Nel Medio Campidano hanno così perso il posto di lavoro 276 lavoratori;
VERIFICATO che molte vertenze su Cagliari riguardano aziende a carattere regionale. Su tutte si segnala il caso Abbanoa, azienda controllata dalla Regione. La società che dovrebbe occuparsi dell'acqua, ma che sarebbe in forte crisi sul piano finanziario, mettendo a rischio i dipendenti. Resta in piedi la vertenza Unilever dopo la chiusura della fabbrica di gelati Algida a Cagliari. C'è attesa per i corsi di riqualificazione del personale per ricollocare i lavoratori presso un'azienda specializzata in ascensori. Tra le vertenze aperte quella della Sardinia Green Island i cui lavoratori (84) sono in attesa di un rinnovo della concessione di cassa integrazione in deroga;
ANALIZZATO che nel Nuorese, infine, c'è la debacle del polo tessile: Queen Macomer chiusa, tutti licenziati da tempo ed in attesa di una risoluzione della crisi; FT calze (60 persone in attesa di cassa integrazione da un anno), mentre Lorica sud Ottana (produzione di pelli sintetiche) dichiarata fallita, sta delocalizzando la produzione dalla Sardegna. Consorzio latte di Macomer: confronto aperto con la Regione, ma è in corso la liquidazione di 14 lavoratori. Una devastazione senza fine. Si evidenziano poi le emergenze di Ottana polimeri: 120 dipendenti per la produzione di plastiche per alimenti (proprietà in joint venture fra la multinazionale tailandese Indorama e l'imprenditore Paolo Olivati. Situazione delicata anche per Ottana energia, per via della conflittualità con Terna. In azienda ci sono 120 operatori; diventano ormai inevitabili molti interventi strutturali per scongiurare un altro disastro sociale;
ESAMINATO che nel Sassarese si certifica l'emergenza della centrale termoelettrica della E.On, con 250 dipendenti diretti e altrettanti indiretti. È stato presentato al Ministero il piano per lo smontaggio dei gruppi in modo da effettuare le bonifiche. Un'operazione propedeutica all'investimento e alla costruzione dei nuovi gruppi. Ora ci si appresta a cancellare dalla pianta organica nuovi posti di lavoro, favorendo un precariato incontrollato. Le forze sociali hanno da poco proclamato lo stato di agitazione. Altre situazioni di crisi sono evidenti nell'area industriale di Porto Torres. È il caso della Vinyls, con 88 dipendenti dello stabilimento ormai licenziati. Per cinque anni hanno atteso che l'impianto potesse riprendere l'attività, invece il disimpegno di Ineos ed Eni ha mandato in frantumi le loro speranze. In Gallura l'emergenza lavorativa si è acuita con la vertenza di Meridiana che riguarda da vicino oltre 1.600 dipendenti in mobilità. Una condizione che ha aggravato la crisi dell'industria delle vacanze;
VAGLIATO che è ormai al tracollo anche il comparto legato all'industria agro-alimentare, visto che in pochi sembrano volersi occupare della terra. Le campagne di svuotano giorno dopo giorno e la politica ignora da anni il problema, piuttosto che escogitare piani concreti di investimento nel settore;
OSSERVATO che, in tutto questo scenario, la Sardegna ha raggiunto livelli altissimi sul tasso di disoccupazione, una delle percentuali più alte d'Italia. Se poi ci si sofferma sulla disoccupazione giovanile, i dati sono ancor più allarmanti: con un giovane su due senza lavoro. Per tale motivo, sempre più giovani abbandonano la Sardegna, preferendo studiare e lavorare altrove;
CONDIVISE le preoccupazioni per la complessa situazione delle vertenze ancora aperte nei diversi territori della Sardegna e portate avanti dai lavoratori (che restano anche senza i necessari sostegni economici) e per il difficile momento che intere aree del Sulcis Iglesiente e del Nuorese stanno attraversando, con il susseguirsi di eventi di forte protesta e disagio sociale, che nel caso di mancate soluzioni alle vertenze potrebbero sfociare in drammatiche manifestazioni di dissenso generalizzato su tutta l'Isola, viste le difficoltà economiche e sociali di migliaia di famiglie;
VISTO che ad oggi si sono susseguiti rinvii su rinvii e non vi sono stati passi avanti credibili per la risoluzione delle annose vertenze del sistema industriale, da troppo tempo rimaste incancrenite ed aggravate dall'inadeguatezza strutturale della Sardegna, che ancora attende un piano per ridurre i gap strutturali che vanno dal costo dell'energia e del gas. Nel frattempo sono stati persi diversi posti di lavoro, con gli indici riguardanti la disoccupazione che si spingono verso l'alto;
CONSTATATO non sufficiente, a giudicare dai fatti, l'impegno della Regione per rilanciare i settori strategici dell'economia isolana e salvaguardare i posti di lavoro dell'industria,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'industria
1) ad elaborare un piano che preveda di far ripartire l'economia della Sardegna, un programma che passi da una maggiore competitività del settore industriale (mediante la riduzione dei costi per le imprese) e dalla ripresa del lavoro degli operai; è necessario però un drastico cambio di prospettiva e su tutta la questione dello sviluppo industriale in Sardegna;
2) a mettere nelle condizioni di poter proseguire l'attività alle aziende che vogliono ristrutturare, riacquistare competitività o per cui investire in Sardegna non è più conveniente, attraverso una pianificazione mirata per i diversi territori;
3) a convocare immediatamente un tavolo di confronto con il Governo, volto ad identificare le criticità della Sardegna, a porre in essere una riconversione industriale e sviscerare le problematiche che determinano una disoccupazione così galoppante;
4) a predisporre in tempi certi soluzioni alle vertenze ormai annose che vanno dal settore del petrolchimico sino al comparto energivoro, minerario ed agro-alimentare, con il riconoscimento di un sostegno certo al reddito ai lavoratori che restano senza un'occupazione stabile e duratura;
5) ad esprimere la dovuta vicinanza ai lavoratori ed alle loro famiglie, anche mediante la convocazione di un tavolo di confronto con le realtà industriali in forte crisi. (139)
Mozione Dedoni - Cossa - Crisponi sul dimensionamento della rete scolastica regionale.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- l'articolo 117, comma 2, lettera n), della Costituzione attribuisce allo Stato la potestà legislativa esclusiva in materia di "norme generali sull'istruzione";
- l'articolo 117, comma 3, della Costituzione inserisce tra le materie oggetto di legislazione concorrente l'istruzione, "salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione dell'istruzione e della formazione professionale";
- l'articolo 5, comma 1, lettera a) della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), attribuisce alla Regione la facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione, in materia di "istruzione di ogni ordine e grado, ordinamento degli studi";
CONSIDERATO che:
- con le deliberazioni n. 5/26 del 6 febbraio 2015 e n. 15/1 del 10 aprile 2015, la Giunta regionale ha adottato un "Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015/2016";
- il Piano è stato predisposto ai sensi delle linee guida adottate dalla stessa Giunta regionale con le deliberazioni n. 48/24 del 2 dicembre 2014 e n. 3/9 del 20 gennaio 2015;
- nelle linee guida si legge quanto segue: "L'analisi del contesto regionale relativo all'istruzione vede la Sardegna caratterizzarsi per bassi livelli di apprendimento degli studenti e per alti tassi di abbandono scolastico. Tutto ciò è causa di forti disparità tra i giovani della regione, in uno scenario nazionale e internazionale di crisi economica che ha ulteriormente accentuato le disuguaglianze sociali e territoriali. La dispersione scolastica in Sardegna costituisce una vera e propria emergenza sociale; la percentuale stimata di giovani che abbandonano prematuramente gli studi è pari al 24,7 per cento, superiore di 7,4 punti alla media nazionale e di 3,3 alla media del mezzogiorno, mentre il tasso di abbandono alla fine del primo biennio delle scuole secondarie si attesta al 10,8 per cento, a fronte di una media italiana pari al 7,3 per cento e a una media del mezzogiorno di 8,3 per cento (ISTAT-DPS). Inoltre i dati relativi alle prove OCSE-PISA sulle competenze di base attestano che il 27,3 per cento studenti ha scarse competenze in lettura (19,5 per cento in Italia), mentre sono 33 per cento (24,7 per cento Italia) quelli con scarse competenze in matematica (ISTAT-DPS). La rinuncia agli studi porta tanti giovani a entrare in un limbo nel quale non studiano, non lavorano e non si formano professionalmente, i cosiddetti neet (dall'inglese not in education, employment, training), che si stima rappresentino ormai il 28 per cento della popolazione nella fascia d'età tra i 15 e i 19 anni. Tutte queste problematiche si riflettono poi nell'evoluzione dell'istruzione superiore (terziaria). Gli indicatori relativi al rapporto studenti maturi/studenti immatricolati, ai tassi di passaggio dal primo al secondo anno dei corsi di studio universitario e i tassi di abbandono, l'alta percentuale di laureati fuoricorso, segnalano una condizione di difficoltà del sistema di istruzione e formazione sardo alla quale occorre rispondere in maniera sistemica";
VALUTATO che:
- con sentenze n. 200 del 2009, n. 235 del 2010, n. 92 del 2011 e n. 147 del 2012, la Corte costituzionale ha cassato per vizio di incostituzionalità tutte le norme nazionali tendenti a dettare criteri e parametri per il dimensionamento delle autonomie scolastiche, riconoscendo il principio per cui il dimensionamento della rete di istituzioni scolastiche non rientra tra le norme generali dell'istruzione di cui all'articolo 117, comma 2, lettera n) della Costituzione, ma tra le materie concorrenti di cui al successivo comma 3 e, pertanto, lo Stato può legiferare unicamente sui principi generali;
- le sentenze di cui sopra riconoscono inoltre il principio per cui anche le disposizioni nazionali aventi oggetto la razionalizzazione della spesa pubblica ricadono nel campo della legislazione concorrente;
- ne deriva che i criteri e i parametri adottati dalla Giunta regionale nelle linee guida per la redazione del Piano non trovano alcun riscontro nella vigente normativa di riferimento e sono frutto di una scelta politica della medesima Giunta regionale;
ATTESTATO che:
- nella deliberazione n. 5/26 del 2015, a seguito di una prima adozione del Piano, la Giunta regionale ha disposto di inviare la delibera stessa alla competente commissione consiliare ai sensi dell'articolo 14 della legge regionale 25 giugno 1984, n. 31;
- non si ravvisa alcuna attinenza tra il Piano e quanto disposto nell'articolo 14 della legge regionale n. 31 del 1984, che prevede l'acquisizione del parere della competente commissione consiliare sul programma annuale degli interventi per il diritto allo studio, il quale niente ha a che vedere con il dimensionamento della rete scolastica;
- la richiesta alla commissione consiliare di esprimere un parere di merito non dovuto ravvisa l'intenzione, da parte della Giunta regionale, di ottenere una sorta di "legittimazione politica rafforzata" per un atto che, già in partenza, si sapeva avrebbe provocato forti proteste da parte dell'opinione pubblica e di condividere così con l'organo legislativo la responsabilità dell'atto stesso, che invece appartiene interamente all'esecutivo;
- quanto testé riportato configura una gravissima lesione dei corretti e leali rapporti istituzionali tra la Giunta e il Consiglio e deve, pertanto, essere censurato;
EVIDENZIATO che:
- il Piano adottato in prima istanza dalla Giunta regionale prevedeva circa ottanta tra soppressioni e accorpamenti di istituti autonomi e plessi scolastici, concentrati principalmente nei comuni più piccoli e nelle aree più marginali dell'Isola, caratterizzate da un elevato rischio di spopolamento e desertificazione;
- le soppressioni e gli accorpamenti previsti nel Piano sono stati decisi senza tener conto di criteri oggettivi come l'orografia dei territori, le condizioni della rete viaria, la disponibilità dei mezzi di trasporto pubblico e le caratteristiche degli edifici scolastici;
- nei comuni interessati dalle soppressioni e dagli accorpamenti si è immediatamente attivata una forte mobilitazione da parte degli studenti, delle loro famiglie e dei sindaci, contrari alle imposizioni del Piano;
- in taluni casi sono stati oggetto di accorpamento istituti che rispettano i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida e che pertanto avrebbero dovuto mantenere l'autonomia, così come non è stato generalmente rispettato il principio, espresso nelle linee guida, per cui i parametri sarebbero stati derogati a vantaggio dei territori che presentano particolari condizioni di marginalità geografica e isolamento;
- la stessa Seconda Commissione consiliare, nel parere di merito adottato, ancorché non dovuto, il 19 marzo u.s., rileva quanto segue: "L'attuazione delle linee guida non dovrebbe limitarsi alla semplice applicazione di parametri numerici, ma dovrebbe essere accompagnata da un'analisi delle specifiche situazioni territoriali al fine di garantire un'equità di carattere sostanziale" e "Si sarebbe potuto tenere in maggior conto il criterio della gradualità, soprattutto in determinate situazioni dove sono presenti maggiori criticità a livello territoriale";
- a integrazione di quanto testé riportato, giova ricordare come le linee guida attuate nella redazione del Piano sono un atto politico adottato dalla stessa Giunta e, pertanto, i parametri numerici non soltanto non dovevano essere applicati tali e quali, ma dovevano essere diversamente individuati essendosi rivelati inadeguati a soddisfare le legittime richieste provenienti dai diversi territori della Sardegna;
- a seguito delle interlocuzioni avvenute con la Seconda Commissione nella fase di redazione del parere di merito, la Giunta ha apportato, con deliberazione n. 9/41 del 10 marzo 2015, alcune modifiche di natura marginale all'elenco delle soppressioni e degli accorpamenti, senza modificare significativamente l'impianto del Piano;
- a seguito dell'acquisizione del parere di merito di cui sopra, nell'adottare definitivamente il Piano, la Giunta ha apportato ulteriori modifiche, anche in questo caso di natura marginale;
- la Giunta non ha sostanzialmente tenuto conto dei rilievi mossi dalla commissione consiliare;
SOTTOLINEATO che:
- nelle sentenze sopra citate, la Corte costituzionale ha riconosciuto che la distribuzione del personale docente tra le autonomie scolastiche è compito della Regione, in quanto strettamente connessa al dimensionamento della rete scolastica;
- quanto affermato dalla Consulta è stato recepito nella legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, che all'articolo 9, comma 4, recita quanto segue: "Nelle more di una riforma organica della normativa regionale in materia di istruzione, la Giunta regionale, nell'ambito delle dotazioni organiche complessive definite in base alle vigenti disposizioni e tenuto conto delle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali, definisce le modalità e i criteri per la distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche. Nel rispetto dei criteri e delle modalità definiti dalla Giunta regionale, la Direzione generale dell'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, provvede alla distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche";
- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche decisa dalla Giunta con le linee guida per la redazione del Piano avrà effetto sulla dotazione organica del comparto scolastico sardo, determinando una riduzione dei posti di lavoro nell'Isola e un risparmio a esclusivo vantaggio dello Stato;
- la riduzione della dotazione organica del comparto avrà, di fatto, effetto definitivo, poiché, se negli anni a venire la Giunta regionale dovesse decidere di incrementare il numero delle autonomie scolastiche, dovrebbe richiedere al Governo il potenziamento di tale dotazione e appare altamente improbabile che quest'ultimo possa essere disponibile a concederlo;
- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche avrà inoltre effetti estremamente negativi relativamente alle prospettive di stabilizzazione del numeroso personale precario, che in Sardegna conta non meno di 800 unità secondo le più recenti stime delle organizzazioni sindacali di categoria;
- si rammenta che già in passato, con l'articolo 9, comma 3, della legge regionale n. 3 del 2009, la Regione ha favorito l'utilizzo del personale precario attraverso l'estensione del tempo-scuola e l'attivazione di moduli didattici integrativi, impiegando risorse proprie;
- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche avrà effetti negativi anche sulle future iniziative che la Regione intenderà adottare al fine di favorire l'utilizzo e, laddove possibile, l'eventuale stabilizzazione del personale precario;
VALUTATO che:
- con la deliberazione n. 12/18 del 27 marzo 2015, la Giunta regionale ha dato mandato all'Autorità di gestione del Piano di sviluppo rurale 2007-2013 di affidare alla Direzione generale della pubblica istruzione dell'Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport l'attuazione della Misura 321, Azione 6, dello stesso Piano di sviluppo rurale, per la parte relativa all'acquisto degli scuolabus;
- tale deliberazione è così motivata: "A seguito della soppressione nel territorio regionale dei plessi scolastici, compresa quella in atto a seguito del Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015-2016 (deliberazione della Giunta regionale n. 5/26 del 6 febbraio 2015), l'Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport ha manifestato all'Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale l'esigenza di intervenire in modo incisivo sul sistema di trasporto scolastico mediante l'acquisto di scuolabus, in modo da alleviare qualsiasi eventuale disagio agli studenti e alle loro famiglie";
- nella deliberazione si rileva che la Misura 321, nella sua attuale formulazione, consente l'acquisto degli scuolabus soltanto ai comuni classificati come rurali, limitatamente ad automezzi aventi al massimo nove posti, tanto che si è rivelato necessario avviare una procedura di modifica della Misura stessa al fine di consentire l'acquisto di automezzi con un numero maggiore di posti;
- circa l'esito e i tempi di tale procedura di modifica non è dato sapere alcunché;
- lo stanziamento per l'acquisto degli scuola bus è stimato in circa euro 4.000.000;
- la misura posta in essere appare ampiamente insufficiente a fronte del grande numero di soppressioni e accorpamenti previsti nel Piano, soprattutto alla luce del numero di comuni interessati, del territorio che il servizio di trasporto dovrebbe coprire e delle condizioni particolarmente disagiate della rete viaria;
- si fa inoltre notare come l'incremento del numero delle soppressioni e degli accorpamenti comporta un risparmio maggiore per lo Stato, che finanzia l'istruzione, e una spesa maggiore per la Regione, che finanzia l'acquisto degli scuolabus impiegando fondi di rivenienza comunitaria che potrebbero essere investiti in iniziative diverse;
RITENUTO che:
- l'analisi dell'attuale situazione del sistema scolastico sardo fatta dalla Giunta nelle linee guida per la redazione del Piano, riportata in precedenza, appare precisa, puntuale e pienamente condivisibile;
- il Piano adottato dalla Giunta va in direzione opposta rispetto agli obiettivi di lotta alla dispersione scolastica e di miglioramento del livello qualitativo dell'offerta di istruzione in Sardegna espressi nelle linee guida;
- il Piano avrà inoltre tra i suoi effetti, ai sensi di quanto precedentemente esposto, un incremento della spesa pubblica regionale, del tasso di disoccupazione e di precariato nel comparto della scuola, del tasso di disoccupazione generale in conseguenza del maggiore abbandono scolastico e dell'inferiore livello qualitativo dell'istruzione, del tasso di spopolamento e desertificazione dei territori più marginali e disagiati e, in ultima analisi, un peggioramento della situazione economica generale in cui versa la Sardegna,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport
1) a comunicare se risponda al vero che, già nello scorso mese di febbraio, dopo la prima adozione del Piano e il suo invio alla Seconda Commissione consiliare per l'espressione del parere di merito e prima dell'espressione di tale parere e dell'adozione definitiva del Piano da parte della Giunta, la Dirigenza scolastica regionale stava adottando gli atti di propria competenza per dare attuazione alle soppressioni e agli accorpamenti previsti nel Piano;
2) a riferire quali siano le ragioni di natura politica che hanno portato all'adozione delle linee guida per la redazione del Piano ed in particolare dei criteri e dei parametri per il dimensionamento;
3) a riferire per quali ragioni si sia ritenuto di acquisire il parere di merito della Seconda Commissione, pur in assenza di una specifica normativa che prevedesse l'acquisizione di tale parere;
4) a comunicare perché, nella redazione del Piano, si sia deciso di sopprimere istituti che rispettano i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida e perché non sono state applicate le previste deroghe per i territori in condizioni di marginalità geografica e isolamento;
5) a riferire per quali ragioni, a fronte delle proteste dei cittadini e dei rilievi mossi dalla Seconda Commissione, la Giunta non abbia ritenuto di modificare i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida;
6) a riferire per quali ragioni la Giunta abbia ritenuto di non tenere conto del parere di merito sul Piano espresso dalla Seconda Commissione;
7) a comunicare di quante unità sarà ridotta la dotazione organica del comparto scolastico sardo a seguito della riduzione del numero delle autonomie scolastiche disposta dalla Giunta;
8) a illustrare quali misure la Giunta intenda adottare al fine di favorire la stabilizzazione o, quantomeno, un maggiore utilizzo del personale scolastico precario;
9) a comunicare quale sia il numero esatto degli studenti che, a seguito dell'attuazione del Piano, avranno necessità di spostarsi al di fuori del proprio comune di residenza per raggiungere gli istituti scolastici cui sono iscritti;
10) a comunicare quanti studenti si preveda di servire con l'utilizzo degli scuolabus di cui alla deliberazione n. 12/18 del 2015;
11) a riferire se tutti i comuni interessati dalle soppressioni e dagli accorpamenti previsti nel Piano siano classificati come rurali e, in caso contrario, se la Giunta intende procedere all'acquisto di scuolabus anche per i comuni non classificati come rurali e dove intende reperire le risorse necessarie,
censura l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport
1) per aver sottoposto all'approvazione della Giunta le proposte di deliberazione citate in premessa, la cui applicazione è da ritenersi pesantemente dannosa per il sistema scolastico, per il tessuto socio-economico della Sardegna e per le finanze della Regione;
2) per la gravissima lesione dei corretti e leali rapporti istituzionali tra la Giunta e il Consiglio motivata in premessa;
3) per aver richiesto l'espressione del parere di merito da parte della Seconda Commissione quando il Piano risultava essere già in fase di attuazione da parte della Dirigenza scolastica regionale,
impegna la Giunta regionale
1) ad annullare le deliberazioni n. 48/24 del 2 dicembre 2014, n. 3/9 del 20 gennaio 2015, n. 5/26 del 6 febbraio 2015, n. 9/41 del 10 marzo 2015 e n. 15/1 del 10 aprile 2015;
2) a presentare un disegno di legge di riforma organica della normativa regionale in materia di istruzione che definisca l'iter procedurale da seguire nell'adozione del Piano di dimensionamento della rete scolastica regionale e fissi i criteri e i parametri cui attenersi per il dimensionamento delle autonomie scolastiche, che confermi le competenze della Giunta regionale in merito alla distribuzione del personale tra le istituzioni scolastiche di cui alla legge regionale n. 3 del 2009, articolo 9, comma 4, che confermi la misura di cui alla legge regionale n. 3 del 2009, articolo 9, comma 3, per gli anni scolastici a venire e che stanzi le opportune risorse per l'acquisto degli scuolabus necessari a garantire un adeguato servizio di trasporto a tutti gli studenti sardi delle scuole dell'obbligo, iscritti in istituti siti in Comuni diversi da quello di residenza. (140)
Mozione Cocco Daniele Secondo - Manca Pier Mario - Cherchi Augusto - Unali - Lai - Desini - Lotto - Demontis - Collu - Piscedda - Carta - Ruggeri - Arbau - Azara - Perra - Ledda - Cocco Pietro - Busia - Meloni - Rubiu - Cherchi Oscar - Moriconi sull'esigenza di ricondurre in ambito regionale la gestione dei libri genealogici della pecora di razza sarda, della capra di razza sarda e dei registri anagrafici degli ovini "Pecora nera di Arbus", dei caprini della razza sarda-primitiva e dei bovini di razza sarda, sardo-bruna e sardo-modicana.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- in base alla legge n. 30 del 1991 sulla Disciplina della riproduzione animale, si intende per "libro genealogico" il libro tenuto da una associazione nazionale di allevatori (AIA) dotata di personalità giuridica o da un ente di diritto pubblico, in cui sono iscritti gli animali riproduttori di una determinata razza con l'indicazione dei loro ascendenti e per i quali sono stati effettuati controlli delle attitudini produttive e vengono definite sul piano tecnico i criteri per il miglioramento genetico;
- i libri genealogici ed i registri anagrafici sono gli strumenti primari dell'attività di selezione delle diverse specie e razze di interesse zootecnico ed entrambi mirano alla conservazione e valorizzazione economica di popolazioni animali geneticamente distinte definendone le caratteristiche sul piano tecnico;
- i registri anagrafici, destinati alle razze e popolazioni a limitata diffusione, mirano non tanto ad operare una selezione su tali popolazioni, spesso in pericolo di estinzione, quanto piuttosto a conservare patrimoni genetici di grande valenza storico-culturale, anche valorizzandone le qualità produttive ed incentivandone l'impiego in particolari condizioni ambientali;
- sia i libri genealogici che i registri anagrafici sono regolamentati da appositi disciplinari e norme tecniche, approvati dal Ministero per le politiche agricole e forestali (MIPAAF) che descrivono gli standard delle razze interessate e disciplinano l'iscrizione dei soggetti ad esse appartenenti;
- l'AIA gestisce, allo stato attuale, su mandato del MIPAAF, i registri anagrafici:
1) delle popolazioni bovine autoctone e gruppi etnici a limitata diffusione;
2) delle popolazioni equine riconducibili a gruppi etnici locali;
TENUTO CONTO che:
- attualmente oltre all'AIA vi sono altri 11 organismi con sede nella regione o provincia autonoma dove la razza ha maggior consistenza, autorizzati o riconosciuti ai fini della tenuta o dell'istituzione dei registri o dei libri genealogici per le razze bovine;
- i libri genealogici e i registri anagrafici delle razze ovine e caprine sono tenuti dall'Associazione nazionale della pastorizia (ASSONAPA) con sede in Roma, sulla base del decreto del Presidente della Repubblica n. 1871, del 28 ottobre 1963;
PRESO ATTO che:
- l'allevamento della pecora di razza sarda, della capra di razza sarda, delle razze bovine autoctone sarda, sardo-bruna e modicana, sono la quasi totalità delle produzioni zootecniche isolane;
- la Regione autonoma della Sardegna, da sempre, ha svolto un ruolo positivo di incentivazione della zootecnia ovicaprina per il latte e della carne per le razze bovine attivando diverse misure del Programma di sviluppo rurale (PSR) e indirizzando le aziende a iscriversi ai registri o ai libri genealogici;
- nel territorio della Regione si allevano oltre i due terzi delle pecore di razza sarda (quelle presenti fuori dall'Isola derivano da greggi sarde allevate geneticamente in purezza) e la totalità delle razze bovine autoctone sarda, sardo-bruna e modicana della capra sarda allevati in Italia;
- le linee guida per la selezione degli ovini di razza sarda non sono stabilite a livello locale, ma a livello nazionale direttamente dalla sede di Roma dell'ASSONAPA e tale accentramento a livello nazionale comporta che non si tenga conto delle peculiari esigenze degli allevatori sardi, che al contrario sono gli artefici e i custodi di questa razza;
SOTTOLINEATO che:
- le APA regionali nonostante le difficoltà finanziarie e la mancata certezza dei finanziamenti per le attività già svolte e in essere continuano a svolgere un grande lavoro che nel corso degli anni si è dimostrato vincente con la quasi totalità degli allevamenti bovini iscritti ai registri;
- è in dirittura d'arrivo l'applicazione della nuova PAC per il settore bovino, che prevede l'erogazione del premio solo per le vacche nutrici iscritte ai registri anagrafici (RRAA) e ai libri genealogici (LLGG) da carne che hanno partorito e i cui vitelli sono registrati entro i termini previsti dalla regolamentazione nazionale e comunitaria;
- il plafond destinato alla misura è di euro 40,5 milioni, per un importo stimato a capo di euro 202;
- all'AIPA, per il comparto bovino sono presenti, regolarmente iscritte ai RRAA oltre 35.000 femmine e oltre 1.500 femmine da carne sono iscritte ai LLGG che, per poter ricevere l'aiuto comunitario, devono rispettare tre parametri: iscrizione al registro anagrafico (razza sarda, sardo-bruna e sardo-modicana) o al libro genealogico (charolaise, limousine, chianina, marchigiana, romagnola, piemontese, podolica), partorire nell'anno in cui riceve l'aiuto ed infine la registrazione in Banca dati nazionale di Teramo (BDN) entro i termini previsti dalla regolamentazione nazionale e comunitaria;
- nella Regione sarda risultano essere ancora in attesa di esame circa 9.000 femmine che senza l'esame preventivo dell'esperto di razza inviato dall'AIA non possono essere iscritte ai RRAA e quindi non possono accedere all'aiuto comunitario; si precisa al riguardo che in tutta Italia risultano essere in attesa di esame circa 12.000 capi di cui ben 9.000 nella sola Sardegna, con conseguente mancata erogazione di ingenti somme che nell'odierno periodo di crisi avrebbero portato una boccata di respiro alla già provata economia agricola locale;
- le APA, in previsione dell'applicazione della nuova PAC, con la volontà di agevolare i soci e il fine di sollevarli da una serie di incombenze burocratiche, garantirebbero una verifica puntuale dei soggetti idonei, con controlli incrociati tra BDN e archivi dei registri anagrafici o libri genealogici;
- le AIPA provinciali, essendo inserite nella realtà locale, risultano essere gli organismi più idonei alla gestione del comparto zootecnico con un evidente miglioramento dell'attività di consulenza, della registrazione anagrafica e soprattutto nel controllo e nella valutazione degli animali da parte degli "esperti di razza" attualmente nominati da Roma;
- la maggiore importanza che il settore zootecnico riveste in ambito locale rispetto al livello nazionale rende necessario che la Regione, al fine di dare nuovo impulso sia all'economia locale che alle aziende agricole costituite e/o costituende, si occupi di definire direttamente le linee guida della selezione, evitando in tal modo che tale compito continui ad essere gestito da un organismo a livello nazionale per il quale gli ovini di razza sarda non rivestono grande importanza ed evitando pure che nuove razze ovine prendano il sopravvento sugli ovini di razza sarda;
ACCERTATO che la Regione autonoma della Sardegna, per salvaguardare il patrimonio zootecnico e garantire la ricerca e l'iscrizione ai libri genealogici interviene, dal 2010, direttamente nel finanziare le APA regionali, sostituendosi allo Stato e garantendo circa i due terzi delle spese di funzionamento con oltre 3 milioni di euro l'anno;
- nei registri delle razze bovine autoctone sarda, sardo-bruna e modicana sono iscritti attualmente 1982 allevamenti per un totale di circa 40.000 capi e la politica di gestione dei registri anagrafici da parte dell'ente affidatario del libro si è rivelata insufficiente e inadeguata rispetto alle reali esigenze degli allevatori sardi;
- oltre i due terzi degli ovini di razza sarda presenti a livello nazionale risultano essere iscritti in Sardegna e tale razza è una delle poche con un programma di selezione ad hoc con il relativo calcolo degli indici produttivi;
- attualmente con la gestione dell'AIA migliaia di animali del RRAA bovini sono in attesa di esame con il rischio conseguente che l'allevatore perda il premio comunitario a causa della mancata valutazione da parte dell'esperto di razza (gestita da Roma);
- allo stato attuale il libro genealogico della pecora di razza sarda, della capra di razza sarda, e i RRAA delle razze bovine autoctone sarda, sardo-bruna e modicana sono gestiti a Roma e, al contrario, la legge di stabilità del 2014 ha previsto espressamente, nel collegato per l'agricoltura, che i libri genealogici vengano assegnati alle relative associazioni di razza;
- con la gestione nel territorio regionale dei libri genealogici e dei RRAA si avrà una grande ricaduta in termini economici, soprattutto nelle zone centrali della Sardegna (Province di Nuoro e Ogliastra) in quanto nella programmazione PAC 2007/2013 erano previsti per i bovini euro 49/anno con l'esclusione di quelli di razza sarda mentre con la nuova PAC 2014/2020 sarà ricompresa la razza sarda con un premio massimo di euro 202/anno a vacca nutrice,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore
regionale dell'agricoltura
e riforma agro-pastorale
1) a porre in essere tutte le necessarie iniziative per ricondurre in Sardegna la gestione dei libri genealogici della pecora di razza sarda, della capra di razza sarda e degli ovini "Pecora nera di Arbus", dei caprini della razza sardo-primitiva e dei bovini di razza sarda, sardo-bruna e sardo-modicana;
2) a valorizzare ulteriormente il lavoro delle APA con finanziamenti certi e con l'attribuzione di competenze di gestione del comparto zootecnico, di attività di consulenza, di registrazione anagrafica oltre che di controllo. (141)
Mozione Agus - Cocco Daniele Secondo - Lai - Pizzuto sugli interventi per la messa in sicurezza dell'ex Ospedale marino di Cagliari.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- l'ex Ospedale marino, nato nel 1937 come "Colonia Dux", è stato dichiarato di interesse storico culturale, ai sensi dell'articolo 10, comma 1 del decreto legislativo n. 42 del 2004, e vincolato con decreto ministeriale n. 85 del 19 settembre 2007;
- la Regione, con deliberazione della Giunta regionale n. 12/10 del 28 marzo 2006, ha dettato le direttive per la valorizzazione dell'immobile;
- in attuazione della sopracitata deliberazione, il Servizio centrale demanio e patrimonio della Regione, con determinazione n. 1206/D del 12 luglio 2006, ha indetto specifico bando di gara, invitando gli operatori economici per la presentazione di proposte di valorizzazione;
- con determinazione n. 1261 del 16 giugno 2010, il Direttore del servizio centrale demanio e patrimonio ha proclamato l'aggiudicazione provvisoria della gara sopracitata e, di conseguenza, indetto apposita conferenza di servizi, ai sensi della legge n. 241 del 1990, per sottoporre la proposta tecnica all'acquisizione dei pareri preliminari delle amministrazioni coinvolte nel procedimento amministrativo;
RILEVATO che:
- la Regione, con nota del 5 gennaio 2011 e allegato progetto, ha proposto al Comune di Cagliari un'istanza per la ristrutturazione e l'ampliamento del compendio noto come "ex Ospedale marino", ricadente in un'area classificata dal PUC come zona urbanistica GA1, quella relativa al sedime del fabbricato dell'ex ospedale, e tutte le aree al contorno in zona urbanistica H;
- il Progetto di valorizzazione presentato dalla Regione proponeva interventi non coerenti con le destinazioni urbanistiche del PUC vigente e il Comune di Cagliari, condividendo l'intervento di valorizzazione e riqualificazione del compendio dell'"ex Ospedale marino" e la rinaturalizzazione delle adiacenti aree in zona H, attualmente occupate dal fatiscente edificio utilizzato in precedenza come pronto soccorso, si è adoperato per adottare una variante urbanistica che modificasse la classificazione dell'area, approvata definitivamente il 9 ottobre 2012;
- la soluzione progettuale consiste nella realizzazione di un centro di riabilitazione di alta specialità nel quale si prevede:
a) riabilitazione intensiva ed estensiva;
b) sezione di eccellenza per ricovero riabilitativo cod. 75;
c) centro domotica e formazione al lavoro del disabile;
d) riabilitazione sportiva e riatletizzazione;
e) foresteria;
f) centro benessere - healt farm - termale talasso-elioterapico che prevede:
1) turismo di benessere e terapeutico;
2) sezione antiaging (con annessa sezione di dietologia e intolleranza alimentare);
3) sezione benessere.
g) a seguito della riunione del 18 febbraio 2015 negli uffici dell'Assessorato degli enti locali, è emerso che non possono essere accolte nuove richieste di autorizzazione che accreditino posti letto di riabilitazione globale;
EVIDENZIATO che:
- nonostante l'iter previsto per poter dare avvio alla realizzazione dei lavori si sia concluso da oltre due anni, l'ex struttura ospedaliera versa, a oggi, in uno stato di totale abbandono e degrado ambientale e igienico;
- la Regione si è formalmente impegnata ad attuare la rinaturalizzazione delle aree adiacenti l'ex Ospedale, occupate da un edificio fatiscente utilizzato in precedenza come pronto soccorso;
- il Comune di Cagliari sta provvedendo a riqualificare l'intero lungomare Poetto e la presenza del rudere determina una situazione di pericolo e grave situazione igienico sanitaria e ambientale, oltre che di assenza di decoro che nuoce all'immagine della città;
- gli edifici che insistono sulla spiaggia, privi di messa in sicurezza, di vigilanza e di controllo, sono solo parzialmente recintati e facilmente accessibili per chiunque,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) a elaborare, in accordo con il Comune di Cagliari e con tutti gli enti interessati, un programma di riqualificazione dell'ex Ospedale marino;
2) a provvedere, nelle more della chiusura delle procedure in corso, alla messa in sicurezza dell'edificio, all'inibizione dell'accesso e all'allestimento di pannelli camouflage, anche in collaborazione con sponsor privati, che ne riproducano le facciate celando l'attuale situazione di degrado;
3) ad attuare la demolizione dell'ex pronto soccorso e la rinaturalizzazione delle aree adiacenti;
4) a provvedere perché l'area venga vigilata. (142)
Mozione Dedoni - Cossa - Crisponi - Pittalis - Rubiu - Fenu - Carta - Tedde - Zedda Alessandra - Locci - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis - Tatti - Pinna Giuseppino - Oppi - Floris - Tocco - Truzzu - Orrù - Solinas Christian sul dimensionamento della rete scolastica regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- l'articolo 117, comma 2, lettera n), della Costituzione attribuisce allo Stato la potestà legislativa esclusiva in materia di "norme generali sull'istruzione";
- l'articolo 117, comma 3, della Costituzione inserisce tra le materie oggetto di legislazione concorrente l'istruzione, "salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione dell'istruzione e della formazione professionale";
- l'articolo 5, comma 1, lettera a) della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), attribuisce alla Regione la facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione, in materia di "istruzione di ogni ordine e grado, ordinamento degli studi";
CONSIDERATO che:
- con deliberazioni n. 5/26 del 6 febbraio 2015 e n. 15/1 del 10 aprile 2015, la Giunta regionale ha adottato un "Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015/2016" (di seguito Piano);
- il Piano è stato predisposto ai sensi delle linee guida adottate dalla stessa Giunta regionale con deliberazioni n. 48/24 del 2 dicembre 2014 e 3/9 del 20 gennaio 2015;
- nelle linee guida si legge quanto segue: "L'analisi del contesto regionale relativo all'istruzione vede la Sardegna caratterizzarsi per bassi livelli di apprendimento degli studenti e per alti tassi di abbandono scolastico. Tutto ciò è causa di forti disparità tra i giovani della regione, in uno scenario nazionale e internazionale di crisi economica che ha ulteriormente accentuato le disuguaglianze sociali e territoriali. La dispersione scolastica in Sardegna costituisce una vera e propria emergenza sociale; la percentuale stimata di giovani che abbandonano prematuramente gli studi è pari al 24,7%, superiore di 7,4 punti alla media nazionale e di 3,3 alla media del mezzogiorno, mentre il tasso di abbandono alla fine del primo biennio delle scuole secondarie si attesta al 10,8%, a fronte di una media italiana pari al 7,3% e a una media del mezzogiorno di 8,3% (ISTAT-DPS). Inoltre i dati relativi alle prove OCSE-PISA sulle competenze di base attestano che il 27,3% studenti ha scarse competenze in lettura (19,5% in Italia), mentre sono 33% (24,7% Italia) quelli con scarse competenze in matematica (ISTAT-DPS). La rinuncia agli studi porta tanti giovani ad entrare in un limbo nel quale non studiano, non lavorano e non si formano professionalmente, i cosiddetti 'Neet' (dall'inglese "not in education, employment, training"), che si stima rappresentino ormai il 28% della popolazione nella fascia d'età tra i 15 e i 19 anni. Tutte queste problematiche si riflettono poi nell'evoluzione dell'istruzione superiore (terziaria). Gli indicatori relativi al rapporto studenti maturi/studenti immatricolati, ai tassi di passaggio dal primo al secondo anno dei corsi di studio universitario e i tassi di abbandono, l'alta percentuale di laureati fuoricorso, segnalano una condizione di difficoltà del sistema di istruzione e formazione sardo alla quale occorre rispondere in maniera sistemica";
VALUTATO che:
- con sentenze n. 200/2009, 235/2010, 92/1011 e 147/2012, la Corte costituzionale ha cassato per vizio di incostituzionalità tutte le norme nazionali tendenti a dettare criteri e parametri per il dimensionamento delle autonomie scolastiche, riconoscendo il principio per cui il dimensionamento della rete di istituzioni scolastiche non rientra tra le norme generali dell'istruzione di cui all'articolo 117, comma 2, lettera n) della Costituzione, ma tra le materie concorrenti di cui al successivo comma 3 e pertanto lo Stato può legiferare unicamente sui principi generali;
- tali sentenze riconoscono inoltre il principio per cui anche le disposizioni nazionali aventi oggetto la razionalizzazione della spesa pubblica ricadono nel campo della legislazione concorrente;
- ne deriva che i criteri e i parametri adottati dalla Giunta regionale nelle linee guida per la redazione del Piano non trovano alcun riscontro nella vigente normativa di riferimento e sono frutto di una scelta politica della medesima Giunta regionale;
ATTESTATO che:
- nella deliberazione n. 5/26 del 2015, a seguito di una prima adozione del Piano, la Giunta regionale ha disposto di inviare la delibera alla competente Commissione consiliare ai sensi dell'articolo 14 della legge regionale 25 giugno 1984, n. 31;
- non si ravvisa alcuna attinenza tra il Piano e quanto disposto nell'articolo 14 della legge regionale n. 33 del 1984, che prevede l'acquisizione del parere della competente Commissione consiliare sul programma annuale degli interventi per il diritto allo studio, il quale niente ha a che vedere con il dimensionamento della rete scolastica;
- la richiesta alla Commissione consiliare di esprimere un parere di merito non dovuto ravvisa l'intenzione, da parte della Giunta regionale, di ottenere una sorta di "legittimazione politica rafforzata" per un atto che, già in partenza, si sapeva avrebbe provocato forti proteste da parte dell'opinione pubblica e di condividere così con l'organo legislativo la responsabilità dell'atto stesso, che invece appartiene interamente all'Esecutivo;
- quanto testé riportato configura una gravissima lesione dei corretti e leali rapporti istituzionali tra la Giunta e il Consiglio e deve pertanto essere censurato;
EVIDENZIATO che:
- il Piano adottato in prima istanza dalla Giunta regionale prevedeva circa ottanta tra soppressioni e accorpamenti di istituti autonomi e plessi scolastici, concentrati principalmente nei comuni più piccoli e nelle aree più marginali dell'Isola, caratterizzate da un elevato rischio di spopolamento e desertificazione;
- le soppressioni e gli accorpamenti previsti nel Piano sono stati decisi senza tener conto di criteri oggettivi come l'orografia dei territori, le condizioni della rete viaria, la disponibilità dei mezzi di trasporto pubblico e le caratteristiche degli edifici scolastici;
- nei comuni interessati dalle soppressioni e dagli accorpamenti si è immediatamente attivata una forte mobilitazione da parte degli studenti, delle loro famiglie e dei sindaci, contrari alle imposizioni del Piano;
- in taluni casi sono stati oggetto di accorpamento istituti che rispettano i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida e che pertanto avrebbero dovuto mantenere l'autonomia, così come non è stato generalmente rispettato il principio, espresso nelle linee guida, per cui i parametri sarebbero stati derogati a vantaggio dei territori che presentano particolari condizioni di marginalità geografica e isolamento;
- la stessa Seconda Commissione consiliare, nel parere di merito adottato - ancorché non dovuto - il 19 marzo 2015, rileva quanto segue: "L'attuazione delle linee guida non dovrebbe limitarsi alla semplice applicazione di parametri numerici, ma dovrebbe essere accompagnata da un'analisi delle specifiche situazioni territoriali al fine di garantire un'equità di carattere sostanziale" e "Si sarebbe potuto tenere in maggior conto il criterio della gradualità, soprattutto in determinate situazioni dove sono presenti maggiori criticità a livello territoriale";
- ad integrazione di quanto testé riportato, giova ricordare come le linee guida attuate nella redazione del Piano sono un atto politico adottato dalla stessa Giunta e, pertanto, i parametri numerici non soltanto non dovevano essere applicati tali e quali, ma dovevano essere diversamente individuati essendosi rivelati inadeguati a soddisfare le legittime richieste provenienti dai diversi territori della Sardegna;
- a seguito delle interlocuzioni avvenute con la Seconda Commissione nella fase di redazione del parere di merito, la Giunta ha apportato, con la deliberazione n. 9/41 del 10 marzo 2015, alcune modifiche di natura marginale all'elenco delle soppressioni e degli accorpamenti, senza modificare significativamente l'impianto del Piano;
- a seguito dell'acquisizione del parere di merito di cui sopra, nell'adottare definitivamente il Piano, la Giunta ha apportato ulteriori modifiche, anche in questo caso di natura marginale;
- la Giunta non ha sostanzialmente tenuto conto dei rilievi mossi dalla Commissione consiliare;
SOTTOLINEATO che:
- nelle sentenze sopra citate, la Corte costituzionale ha riconosciuto che la distribuzione del personale docente tra le autonomie scolastiche è compito della Regione, in quanto strettamente connessa al dimensionamento della rete scolastica;
- quanto affermato dalla Consulta è stato recepito nella legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, che all'articolo 9, comma 4, recita quanto segue: "Nelle more di una riforma organica della normativa regionale in materia di istruzione, la Giunta regionale, nell'ambito delle dotazioni organiche complessive definite in base alle vigenti disposizioni e tenuto conto delle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali, definisce le modalità e i criteri per la distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche. Nel rispetto dei criteri e delle modalità definiti dalla Giunta regionale, la Direzione generale dell'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, provvede alla distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche";
- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche decisa dalla Giunta con le linee guida per la redazione del Piano avrà effetto sulla dotazione organica del comparto scolastico sardo, determinando una riduzione dei posti di lavoro nell'Isola e un risparmio ad esclusivo vantaggio dello Stato;
- la riduzione della dotazione organica del comparto avrà, di fatto, effetto definitivo, poiché, se negli anni a venire la Giunta regionale dovesse decidere di incrementare il numero delle autonomie scolastiche, dovrebbe richiedere al Governo il potenziamento di tale dotazione e appare altamente improbabile che quest'ultimo possa essere disponibile a concederlo;
- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche avrà inoltre effetti estremamente negativi relativamente alle prospettive di stabilizzazione del numeroso personale precario, che in Sardegna conta non meno di 800 unità secondo le più recenti stime delle organizzazioni sindacali di categoria;
- si rammenta che già in passato, con l'articolo 9, comma 3, della legge regionale n. 3 del 2009, la Regione ha favorito l'utilizzo del personale precario attraverso l'estensione del tempo-scuola e l'attivazione di moduli didattici integrativi, impiegando risorse proprie;
- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche avrà effetti negativi anche sulle future iniziative che la Regione intenderà adottare al fine di favorire l'utilizzo e, laddove possibile, l'eventuale stabilizzazione del personale precario;
VALUTATO che:
- con la deliberazione n. 12/18 del 27 marzo 2015, la Giunta regionale ha dato mandato all'autorità di gestione del Piano di sviluppo rurale (PSR) 2007-2013 di affidare alla Direzione generale della pubblica istruzione dell'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport l'attuazione della Misura 321, Azione 6, dello stesso PSR, per la parte relativa all'acquisto degli scuolabus;
- tale deliberazione è così motivata: "A seguito della soppressione nel territorio regionale dei plessi scolastici, compresa quella in atto a seguito del Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015-2016 (deliberazione della Giunta regionale n. 5/26 del 6 febbraio 2015), l'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport ha manifestato all'Assessorato dell'agricoltura e riforma agro-pastorale l'esigenza di intervenire in modo incisivo sul sistema di trasporto scolastico mediante l'acquisto di scuolabus, in modo da alleviare qualsiasi eventuale disagio agli studenti e alle loro famiglie";
- nella deliberazione si rileva che la Misura 321, nella sua attuale formulazione, consente l'acquisto degli scuolabus soltanto ai comuni classificati come rurali, limitatamente ad automezzi aventi al massimo nove posti, tanto che si è rivelato necessario avviare una procedura di modifica della Misura stessa al fine di consentire l'acquisto di automezzi con un numero maggiore di posti;
- circa l'esito e i tempi di tale procedura di modifica non è dato sapere alcunché;
- lo stanziamento per l'acquisto degli scuolabus è stimato in circa euro 4.000.000;
- la misura posta in essere appare ampiamente insufficiente a fronte del grande numero di soppressioni e accorpamenti previsti nel Piano, soprattutto alla luce del numero di comuni interessati, del territorio che il servizio di trasporto dovrebbe coprire e delle condizioni particolarmente disagiate della rete viaria;
- si fa inoltre notare come l'incremento del numero delle soppressioni e degli accorpamenti comporta un risparmio maggiore per lo Stato, che finanzia l'istruzione, e una spesa maggiore per la Regione, che finanzia l'acquisto degli scuolabus impiegando fondi di provenienza comunitaria che potrebbero essere investiti in iniziative diverse;
RITENUTO che:
- l'analisi dell'attuale situazione del sistema scolastico sardo fatta dalla Giunta regionale nelle linee guida per la redazione del Piano, riportata in precedenza, appare precisa, puntuale e pienamente condivisibile;
- il Piano adottato dalla Giunta regionale va in direzione opposta rispetto agli obiettivi di lotta alla dispersione scolastica e di miglioramento del livello qualitativo dell'offerta di istruzione in Sardegna espressi nelle linee guida;
- il Piano avrà inoltre tra i suoi effetti, ai sensi di quanto precedentemente esposto, un incremento della spesa pubblica regionale, del tasso di disoccupazione e di precariato nel comparto della scuola, del tasso di disoccupazione generale in conseguenza del maggiore abbandono scolastico e dell'inferiore livello qualitativo dell'istruzione, del tasso di spopolamento e desertificazione dei territori più marginali e disagiati e, in ultima analisi, un peggioramento della situazione economica generale in cui versa la Sardegna,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport
a riferire quanto segue:
1) se risponda al vero che, già nello scorso mese di febbraio 2015, dopo la prima adozione del Piano e il suo invio alla Seconda Commissione consiliare per l'espressione del parere di merito e prima dell'espressione di tale parere e dell'adozione definitiva del Piano da parte della Giunta regionale, la Dirigenza scolastica regionale stava adottando gli atti di propria competenza per dare attuazione alle soppressioni e agli accorpamenti previsti nel Piano;
2) quali siano le ragioni di natura politica che hanno portato all'adozione delle linee guida per la redazione del Piano ed in particolare dei criteri e dei parametri per il dimensionamento;
3) per quali ragioni si sia ritenuto di acquisire il parere di merito della Seconda Commissione, pur in assenza di una specifica normativa che prevedesse l'acquisizione di tale parere;
4) perché, nella redazione del Piano, si sia deciso di sopprimere istituti che rispettano i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida e perché non siano state applicate le previste deroghe per i territori in condizioni di marginalità geografica e isolamento;
5) per quali ragioni, a fronte delle proteste dei cittadini e dei rilievi mossi dalla Seconda Commissione, la Giunta non abbia ritenuto di modificare i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida;
6) per quali ragioni la Giunta abbia ritenuto di non tenere conto del parere di merito sul Piano espresso dalla Seconda Commissione;
7) di quante unità sarà ridotta la dotazione organica del comparto scolastico sardo a seguito della riduzione del numero delle autonomie scolastiche disposta dalla Giunta;
8) quali misure la Giunta intenda adottare al fine di favorire la stabilizzazione o quantomeno un maggiore utilizzo del personale scolastico precario;
9) quale sia il numero esatto degli studenti che, a seguito dell'attuazione del Piano, avranno necessità di spostarsi al di fuori del proprio comune di residenza per raggiungere gli istituti scolastici in cui sono iscritti;
10) quanti studenti si preveda di servire con l'utilizzo degli scuolabus di cui alla deliberazione n. 12/18 del 2015;
11) se tutti i comuni interessati dalle soppressioni e dagli accorpamenti previsti nel Piano siano classificati come rurali e, in caso contrario, se la Giunta intenda procedere all'acquisto di scuolabus anche per i comuni non classificati come rurali e dove intenda reperire le risorse necessarie,
censura l'Assessore regionale della pubblica
istruzione, beni culturali,
informazione, spettacolo e sport
1) per aver sottoposto all'approvazione della Giunta le proposte di deliberazione citate in premessa, la cui applicazione è da ritenersi pesantemente dannosa per il sistema scolastico, per il tessuto socio-economico della Sardegna e per le finanze della Regione;
2) per la gravissima lesione dei corretti e leali rapporti istituzionali tra la Giunta e il Consiglio motivata in premessa;
3) per aver richiesto l'espressione del parere di merito da parte della Seconda Commissione quando il Piano risultava essere già in fase di attuazione da parte della Dirigenza scolastica regionale,
impegna altresì la Giunta regionale
1) ad annullare le deliberazioni n. 48/24 del 2 dicembre 2014, n. 3/9 del 20 gennaio 2015, n. 5/26 del 6 febbraio 2015, n. 9/41 del 10 marzo 2015 e n. 15/1 del 10 aprile 2015;
2) a presentare un disegno di legge di riforma organica della normativa regionale in materia di istruzione che definisca l'iter procedurale da seguire nell'adozione del Piano di dimensionamento della rete scolastica regionale e fissi i criteri e i parametri cui attenersi per il dimensionamento delle autonomie scolastiche, che confermi le competenze della Giunta regionale in merito alla distribuzione del personale tra le istituzioni scolastiche di cui alla legge regionale n. 5 del 2009, articolo 9, comma 4, che confermi la misura di cui alla legge regionale n. 3 del 2009, articolo 9, comma 3, per gli anni scolastici a venire e che stanzi le opportune risorse per l'acquisto degli scuolabus necessari a garantire un adeguato servizio di trasporto a tutti gli studenti sardi delle scuole dell'obbligo iscritti in istituti siti in comuni diversi da quello di residenza. (143)