Seduta n.335 del 24/07/2012
CCCXXXV SEDUTA
MARTEDI' 24 LUGLIO 2012
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
La seduta è aperta alle ore 11 e 11.
COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 7 giugno 2012 (327), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri Mariano Contu, Paolo Maninchedda, Franco Meloni, Marco Meloni, Massimo Mulas, Eugenio Murgioni, Onorio Petrini e Angelo Stochino hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 24 luglio 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di disegno di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:
"Legge europea regionale 2011". (406)
(Pervenuto il 19 luglio 2012 e assegnata alla seconda Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
dal consigliere Maninchedda:
"Modifiche alla legge regionale 28 ottobre 2002, n. 21 (Disciplina del referendum sulle leggi statutarie)". (405)
(Pervenuta il 19 luglio 2012 e assegnata alla prima Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione LADU sulle spese di progettazione del porto La Caletta nel Comune di Siniscola". (90)
(Risposta scritta in data 13 luglio 2012.)
"Interrogazione DE FRANCISCI - SANJUST sulla precarietà, in termini di sicurezza, delle principali strade statali della Provincia di Cagliari che registrano un forte incremento di incidenti stradali, di vittime e di feriti". (470)
(Risposta scritta in data 13 luglio 2012.)
PRESIDENTE. Comunico che in data 18 luglio 2012 è pervenuta a questa Presidenza una petizione concernente: "Attribuzione alla Regione della potestà legislativa in materia di ordine pubblico, di sicurezza, di ordinamento civile e penale e di giustizia, nonché norme in favore del personale della medesima Regione".
Ricordo che, a norma dell'articolo 103 del Regolamento interno, il fascicolo relativo a detta petizione è a disposizione dei consiglieri presso la prima Commissione.
Comunico che in data 19 luglio 2012 è pervenuta a questa Presidenza una petizione dal titolo: "Contro la chiusura dell'ospedale di Thiesi".
Ricordo che, a norma dell'articolo 103 del Regolamento interno, il fascicolo relativo a detta petizione è a disposizione dei consiglieri presso la Settima Commissione.
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Interrogazione CUCCUREDDU, con richiesta di risposta scritta, sulla possibilità di smantellamento e smembramento delle collezioni ex ISOLA, destinate a costituire il Museo dell'artigianato artistico della Sardegna "Eugenio Tavolara"". (915)
"Interrogazione BRUNO - BARRACCIU, con richiesta di risposta scritta, sulle nomine compiute illegittimamente dal Direttore generale della ASL di Sassari, dott. Marcello Giannico, e sulle gravi conseguenze sulla finanza sanitaria regionale". (916)
"Interrogazione PLANETTA, con richiesta di risposta scritta, sulle sperequazioni subite dal personale degli enti e agenzie regionali in seguito alla mancata applicazione del comma 13 dell'articolo 3 della legge regionale n. 3 del 2008, in riferimento a selezioni interne svolte dall'Amministrazione regionale nell'anno 2005". (917)
"Interrogazione SANJUST, con richiesta di risposta scritta, sull'aumento, da parte dello Stato, della quota di partecipazione alla spesa sanitaria specialistica in vigore per l'anno 2012". (918)
"Interrogazione CAPELLI, con richiesta dl risposta scritta, sulla realizzazione e istituzione della scuola di formazione del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Sardegna". (920)
"Interrogazione MULAS, con richiesta di risposta scritta, sul Piano paesaggistico regionale". (921)
"Interrogazione SANNA Giacomo, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione drammatica in cui si trovano le comunità terapeutiche della Sardegna". (922)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Interpellanza PLANETTA sull'opportunità della revoca degli indirizzi dati al consiglio di amministrazione dell'Ente foreste della Sardegna in merito all'applicabilità del decreto legge n. 78 del 2010 sul rinnovo del contratto dei dipendenti dell'Ente, alla luce della sentenza n. 96 depositata il 28 maggio 2012 nella causa civile promossa da un operaio forestale dipendente della Regione autonoma della Valle d'Aosta ed iscritta al n. 17/2012 del ruolo generale Affari contenziosi civili, Sezione lavoro del Tribunale ordinario di Aosta". (346)
"Interpellanza LOTTO - MELONI Valerio - MANCA - BRUNO sulla firma dell'accordo di programma Stato-Regione, relativo al trasporto pubblico locale ferroviario, nonché sulla soppressione da parte di Trenitalia di diverse corse nell'Isola, con particolare riferimento ai collegamenti tra Sassari e Porto Torres". (347)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Mozione Solinas Antonio - Lotto - Cucca - Cocco Daniele Secondo - Zuncheddu - Diana Giampaolo - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Espa - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sechi - Sanna Gian Valerio - Soru sulla nomina dei rappresentanti presso gli organi decisionali esecutivi dei singoli gruppi di azione locale (GAL), con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (194)
Commemorazione di ex consigliere
PRESIDENTE. Colleghi, è con profonda commozione che oggi il Consiglio regionale commemora l'onorevole Giovanni Lilliu. Consigliere regionale eletto nelle liste della Democrazia Cristiana nella quinta e nella sesta legislatura, l'onorevole Lilliu ha fatto onore a questo Consiglio e all'intera Sardegna. Lo ricordiamo come un politico attento ai temi della cultura, delle peculiarità della nostra isola, ma anche come un insigne studioso, archeologo di fama internazionale, e massimo conoscitore della civiltà nuragica.
Nacque a Barumini il 13 marzo del 1914. Dopo la laurea in lettere classiche si specializzò in archeologia a Roma; fondò e diresse per vent'anni la scuola di specializzazione di studi sardi dell'Università di Cagliari, ricoprendo il ruolo di professore ordinario di antichità sarde e poi di Preside della Facoltà di lettere e filosofia dell'ateneo del capoluogo.
Con la sua scomparsa, il 19 febbraio scorso, all'età di 97 anni, si è creato un vuoto incolmabile sia nel mondo politico, che in quello culturale e scientifico, essendo stato un sardo che più di tutti ha rappresentato la nostra isola nel mondo. La sua profonda umanità, la sua semplicità e il suo attaccamento ai valori della vita hanno lasciato un ricordo indelebile anche come politico.
E' stato consigliere regionale per una parte della quinta legislatura e per tutta la sesta, dal 1969 al 1974. Nella quinta legislatura fece parte della Commissione lavori pubblici, della Commissione sanità e di quella speciale Statuto. Eletto anche nella sesta legislatura, per un breve periodo fece parte dell'Ufficio di Presidenza, ricoprendo la carica di Segretario del Consiglio. Fu Presidente della Commissione lavori pubblici fino al 1970, Presidente della Commissione speciale Palazzo del Consiglio fino al 1972, per essere poi eletto Presidente della Commissione di vigilanza per la biblioteca, incarico che ricoprì fino al 1974. Fece anche parte delle Commissioni industria, statuto e integrata bilancio.
La sua attività legislativa è stata influenzata dalla sua formazione culturale. Molti dei progetti di legge che portano la sua firma riguardano l'università, la valorizzazione della lingua sarda, l'insegnamento della storia della Sardegna nelle scuole, ma è stato anche molto attento ai problemi della sanità, dell'ambiente e alla tutela delle fasce più deboli della popolazione. Appena terminata la sua esperienza in Consiglio regionale ha deciso di proseguire la sua attività politica nel Consiglio comunale di Cagliari, dove ricoprì l'incarico di consigliere dal 1975 al 1980.
L'onorevole Giovanni Lilliu è stato un simbolo per noi tutti. E' stato e sarà sempre l'emblema della nostra cultura, della nostra storia e della dedizione alla sua terra. Neanche le sue numerose esperienze internazionali hanno scalfito l'attaccamento alla sua Barumini e alla Sardegna, luoghi che ha tanto amato e che è riuscito, grazie al suo lavoro e ai suoi studi, a portare al centro dell'interesse scientifico internazionale. La sua natura di uomo schietto e ligio al dovere, attento ai bisogni dei sardi, non cambiò mai nonostante i numerosi riconoscimenti scientifici internazionali, come la nomina, nel 1990, nell'Accademia dei Lincei o l'onorificenza sardus pater conferitagli dalla Regione Sardegna, nel 2007, per il suo particolare valore sociale e culturale.
La sua scomparsa lascia in tutti noi un vuoto incolmabile, la sua eredità però è chiara: alla classe politica spetta il compito di proteggere la Sardegna e al tempo stesso valorizzare l'immenso patrimonio di storia, cultura e tradizioni. Nel ricordare l'impegno civile, sociale e politico dell'onorevole Giovanni Lilliu, giunga ai familiari il cordoglio mio personale e del Consiglio regionale.
Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 20, viene ripresa alle ore 19 e 29.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Cossa, Dessì, Diana Giampaolo, Floris Mario, Solinas Christian, Uras e Zedda sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 34 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lunesu - Mula - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Uras - Vargiu - Zedda.
Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo i lavori che riprenderanno alle ore 12.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 31, viene ripresa alle ore 12 e 05.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Cappai, Cossa, Diana Giampaolo e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 40 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lunesu - Mula - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda.
Poiché il Consiglio è in numero legale, i lavori possono proseguire.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento numero 27/XIV. Dichiaro aperta la discussione.
Ricordo che i colleghi che intendono prendere la parola devo iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi consiglieri, dico subito ai colleghi, ai fini delle iscrizioni a parlare, che non utilizzerò tutto il tempo a disposizione, avvertirò quando starò per concludere l'intervento, però vorrei fissare alcuni concetti.
Il Piano paesaggistico regionale ha certamente rappresentato, nella scorsa legislatura, un momento fondamentale per la nostra Regione nell'ambito di un progetto di Sardegna che guardava alle attuali, ma direi soprattutto alle future generazioni, accanto alla centralità della scuola, dell'istruzione, della conoscenza e alla valorizzazione dell'intera Isola, direi di ogni paese, delle coste come dell'interno.
La nostra Regione ha adottato, per prima fra le Regioni d'Italia, un Piano paesaggistico, emanazione del Codice Urbani, basato sulla centralità del paesaggio come valore competitivo, direi come valore economico, nell'ambito di un progetto di sviluppo sostenibile, di un'idea di Sardegna che guardava all'alleanza fra le coste e l'interno, al futuro delle nuove generazioni. Era un progetto volto a rendere responsabili le autonomie locali; penso che anche l'istituzione del fondo unico, che non ha un valore scollegato dal PPR, in quanto anch'esso fa parte di un unico progetto - abbia permesso di responsabilizzare le amministrazioni locali e di valorizzarle in un quadro organico e chiaro.
C'era allora, nessuno lo può negare, a differenza del momento buio che viviamo adesso, un'idea di Sardegna molto chiara e il Piano paesaggistico è stato un atto dirompente, non un semplice atto di tutela del paesaggio, fine a se stesso, ma un atto di governo del territorio innovativo e strategico. Presidente Cappellacci, l'avete scritto anche voi nelle vostre linee guida: prima c'era il caos normativo, un far west, un assalto alle coste generalizzato, anche per effetto dei PTP annullati. L'avete scritto persino voi, e questo mi ha sorpreso.
Il Piano paesaggistico regionale è un atto fortemente innovativo, anche rispetto alla prima esperienza della pianificazione territoriale paesaggistica; trae origine da valori ambientali e storico-culturali presenti nel nostro territorio per consentirne - questo mi sembra il primo atto fondamentale - la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione in chiave di turismo sostenibile. Non è stato solo - l'hanno detto illustri urbanisti - una carta dell'uso del territorio, come i vecchi PTP, ma è stato innanzitutto uno straordinario e formidabile strumento di conoscenza delle risorse ambientali, paesaggistiche, storico-culturali e architettoniche, anche ai fini della pianificazione urbanistica affidata agli enti locali.
E' fondamentale la disciplina di salvaguardia dei beni ambientali, così come definiti dal Codice Urbani, fra i quali è stata individuata la fascia costiera, e su questo punto tornerò perché è centrale nel nostro e nel vostro ragionamento. Con l'entrata in vigore del decreto legislativo 22 gennaio 2004, numero 42 (Codice Urbani), la Regione sarda ha avviato, con la legge numero 4 del 2004, la cosiddetta legge salvacoste, le procedure per la redazione del Piano paesaggistico regionale, ispirato ai principi e ai valori scaturiti dalla Convenzione europea del paesaggio, tenutasi a Firenze nel 2000, che ha sicuramente innovato la cultura della pianificazione territoriale in Italia, riportando al centro degli interventi della programmazione la risorsa ambientale e paesaggistica, secondo i criteri della tutela e della sostenibilità.
Quando parliamo di Piano paesaggistico regionale parliamo - l'ho detto all'inizio - di un'idea di Sardegna che guarda ai giovani e cerca di restituire loro il diritto di sognare di poter avere un futuro e di poterlo avere nella loro terra. La centralità del paesaggio della Sardegna a parole viene riportata, presidente Cappellacci, anche nelle linee guida di cui oggi discutiamo, riprendendo il Codice Urbani, che indica nel concetto di paesaggio l'ambito privilegiato dell'interazione tra l'uomo e la natura, tra le comunità e il territorio. Il paesaggio viene definito, nelle vostre linee guida, elemento chiave del benessere individuale e sociale, primo riferimento delle politiche di governo del territorio, fattore di sviluppo locale e risorsa competitiva. Nei principi ispiratori, che sono sostanzialmente identici a quelli del precedente PPR (è stato fatto quasi per intero un "copia e incolla", mi permetterà, presidente Cappellacci, anche con qualche refuso), voi parlate di uno sviluppo basato su regole, principi, meccanismi del tutto diversi rispetto allo sviluppo dissipatore - è scritto così - di risorse limitate e irriproducibili. Come non essere d'accordo, trattandosi di due orientamenti che sembrano strategici anche negli obiettivi: non toccare il territorio intatto, ricostruire, recuperare?
Si ribadisce un concetto chiave anche dell'attuale PPR: far emergere, più che i vincoli, le prescrizioni, gli indirizzi che generano comportamenti virtuosi. Mi riferisco a quello che probabilmente non siamo riusciti a fare, cioè l'adeguamento dei PUC delle amministrazioni locali, ma credo che ci sia un discorso più ampio da analizzare e da portare avanti, e cercheremo di farlo.
Dopo una sessantina di pagine perfettamente condivisibili o quasi perfettamente condivisibili, assessore Rassu, nel documento preliminare al nuovo PPR appare invece uno stravolgimento della visione precedente, un pericoloso ritorno al passato - è così -, senza un progetto di futuro, così com'è stato in questi tre anni di legislatura. Si intravede un nodo subdolo, sempre lo stesso: la mediazione tra la tutela delle risorse primarie del territorio e dell'ambiente e le esigenze socioeconomiche della comunità (quasi come fosse una contraddizione ed è invece il valore strategico della proposta di Sardegna che noi abbiamo avanzato e che è contenuta nel Piano paesaggistico regionale), con la ferma, precisa volontà di sanare o comunque di rendere compatibili con il PPR le uniche leggi, per quanto devastanti, dal mio punto di vista, fatte dal centrodestra in questa legislatura, ovvero i piani casa e la legge sul golf. Forse l'obiettivo vero è proprio questo, cioè sanare, introdurre nel PPR gli obiettivi di quelle leggi che avete tentato di portare avanti in questa legislatura, con scarso successo devo dire. Proprio quelle leggi, di natura ordinaria, che in deroga alla pianificazione territoriale vigente, agli standard urbanistici, alle leggi sovraordinate, hanno tentato già, senza l'intesa necessaria, per esempio, con l'amministrazione dei beni culturali dello Stato, di stravolgere il PPR - perché questo è l'obiettivo - e di permettere di costruire nella fascia costiera e nei centri storici, aumentando in modo esponenziale il numero di residenze e di seconde case.
Insomma, come abbiamo detto durante le "maratone" sul piano casa e sulla legge sul golf, è una politica basata ancora una volta sul mattone; certo mascherata bene, ma basata sul mattone! E' un'ossessione per voi, presidente Cappellacci - che non mi ascolta e pensa a telefonare -, e avete provato anche a farne oggetto di marketing, a spese dei sardi, con le pagine a pagamento sui quotidiani. "Domande e risposte", ricordate? E lei in particolare, Presidente - anche adesso assente -, probabilmente intende spostare sul piano della comunicazione, sul piano della propaganda, sul piano del marketing, quest'ultimo inevitabile scorcio di legislatura; una legislatura fallimentare per lei, per la Giunta, per questa maggioranza, ma soprattutto per i sardi, purtroppo. Non riuscirà a portarci sul piano dello spot, perché i sardi hanno capito che sta tendendo lì. Diversi di noi lo avevano già intuito da tempo, ora ne abbiamo la conferma.
Con il PPR, assessore Rassu, volete far scomparire la tutela della fascia costiera, è questo uno degli obiettivi. Fino a oggi infatti la fascia costiera, come bene paesaggistico d'insieme, era la risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio sardo. Il centrodestra invece ora elimina l'esigenza di progettare il territorio tenendo conto delle complesse dinamiche che investono la risorsa primaria per lo sviluppo del turismo e dell'economia della nostra isola. Il paesaggio delle nostre coste, i suoi valori naturalistici, storici, culturali e identitari sono un tutt'uno, sono un insieme, per questo nel PPR si parla di fascia costiera come bene paesaggistico d'insieme. Era un principio ormai assodato, tant'è che i comuni, assessore Rassu, chiamati a Cagliari per discutere di una nuova delimitazione degli ambiti del paesaggio costiero, avevano manifestato la volontà di conservare la visione unitaria esistente, ma voi non ne avete tenuto conto, alla faccia della partecipazione degli enti locali e del coinvolgimento! Questo è agli atti, assessore Rassu, persino in "Sardegna nuove idee".
La fascia costiera viene qualificata come "sistema ambientale ad alta densità di tutela", non avente però natura di bene paesaggistico d'insieme. L'espressione "sistema ambientale ad alta intensità di tutela", adottata dalla Giunta per sostituire quella di "bene paesaggistico" per situazioni di grande sensibilità, come la fascia costiera, introduce un elemento pericolosissimo. Ci riporta alla tutela di una fascia della profondità di trecento metri, cioè ci riporta indietro di venticinque anni, al decreto Galasso, con buona pace delle spiagge e delle dune che osano estendersi per una profondità maggiore. Ne elenco alcune: Chia, Piscinas, Is Arenas, Porto Ferro, Platamona, Rena Majore, Porto Pollo, Capo Comino, Costa Rey.
Questa scelta appare come una formula per depotenziare e forse cancellare definitivamente un altro degli strumenti che facevano parte del progetto, e cioè la Conservatoria delle coste, e per favorire, senza attendere l'elaborazione dei PUC da parte dei comuni, l'applicazione nelle zone costiere del piano casa e dei suoi principi, che stravolgono la pianificazione paesaggistica precedente. Come è avvenuto per la legge sul golf, si utilizza perfino una norma, che è la norma di tutela del paesaggio per definizione, per permettere di costruire sulla costa.
E' uno scempio che ci chiama, colleghi, sia della maggioranza che della minoranza, a una forte, fortissima opposizione dentro e fuori il Consiglio regionale. Non c'è dialogo su questo tema, si tratta veramente di principi non negoziabili, eppure le richieste degli enti locali, riportate sul vostro sito web "Sardegna nuove idee", erano altre e gliele elenco, Assessore: perequazione urbanistica e territoriale, per consentire alle amministrazioni di programmare un uso corretto e una migliore organizzazione del territorio; connessione interno-costa e con le risorse culturali e ambientali; un livello intermedio di pianificazione; articolazione locale delle norme tecniche di attuazione, per adeguarle alle specificità locali, e in questo gli ambiti costituirebbero la dimensione ideale, così hanno detto i comuni; disciplina delle installazioni energetiche; politiche per mantenere la popolazione negli insediamenti esistenti, soprattutto all'interno della Sardegna. Di tutto questo non c'è traccia, se non in vuote affermazioni di principio, in quelle sessanta pagine che poi sono contraddette quando entrate nei nodi veri, negli obiettivi. Manca soprattutto un punto di equilibrio, quello che voi a parole dite di voler ricercare, manca un punto di caduta, ma in tema di governo del territorio, se vogliamo, il punto di caduta lo troviamo. Lo troviamo in una nuova legge urbanistica, non stravolgendo il Piano paesaggistico regionale, che ci vede come un'isola modello in Italia e nel Mediterraneo. La legge urbanistica, per chiamare le cose con il loro giusto nome, è urgentissima e inevitabile. Sottolineo, e mi rivolgo ai colleghi del centrosinistra, che proprio sulla legge urbanistica noi siamo caduti nella scorsa legislatura e da qui dobbiamo ripartire per tornare al governo della Regione con le carte in regola. Il centrosinistra se ne vuole fare carico immediatamente, sapendo che occorre aggiornare, innovare la disciplina urbanistica della Sardegna, a oltre vent'anni di distanza dall'approvazione della legge numero 45 del 1989, assessore Floris. Mi pare questo il punto principale della nostra proposta politica.
La legge urbanistica è certamente più urgente delle modifiche al PPR, ma è soprattutto da contrapporre al suo stravolgimento. Le modifiche al PPR possono apparire opportune se si guarda all'esigenza di migliorare, adeguare, approvare i PUC, se si individua nell'Ufficio del Piano, che voi avete soppresso o comunque congelato, il luogo tecnico per accompagnare le amministrazioni locali alla progettazione urbanistica, per un coinvolgimento pieno e diretto degli enti locali, ma queste rimangono affermazioni vuote, assessore Rassu, se poi non diamo ai comuni degli strumenti. L'Ufficio del Piano era uno strumento importante, e lo avete cancellato.
Sono aspetti certamente differenti rispetto al modello culturale subalterno che attraverso queste linee guida la Giunta regionale vuole propinare ai sardi. Noi ci opporremo con tutti i mezzi possibili a un ritorno al passato più buio. Probabilmente non basterà l'opposizione in Consiglio regionale; occorrerà un'azione importante, capillare nella società sarda, perché, a differenza di quello che probabilmente pensate, i sardi non stanno con voi neanche su questi temi.
Mi avvio a concludere, colleghi. L'invito è quello di ripartire da una legge urbanistica condivisa con le autonomie locali, con i cittadini, da un metodo di governo del territorio innovativo, moderno, al passo con i tempi, in grado di completare anche i progressi fatti e accettati universalmente con la pianificazione paesaggistica nella scorsa legislatura; pianificazione che davvero, lo dico senza paura di essere in qualche modo contraddetto, ha rappresentato un modello per tutte le Regioni d'Italia che poi si sono dovute cimentare con questa materia, che hanno dovuto programmare, che hanno dovuto tener conto del Codice dei beni culturali e del paesaggio e di una sensibilità ambientale che non è fine a se stessa. Sensibilità ambientale infatti significa saper interpretare la realtà che viviamo, il momento che viviamo, sapendo che c'è nell'economia, attuale e del futuro, un unico valore. Questo valore, soprattutto per la Sardegna, si chiama paesaggio, si chiama ricerca di un modello di sviluppo sostenibile, si chiama guardare alle nuove generazioni, perché solo lì noi troviamo veramente la risposta ai problemi che attanagliano quest'isola. Parlare di Piano paesaggistico significa, per noi, parlare di progetto, di scuola, di attenzione agli ultimi; significa parlare di responsabilità delle amministrazioni locali, di adeguatezza, di prossimità ai cittadini; significa parlare di una Sardegna che non ha bisogno di pressapochismo, che non ha bisogno di spot, che non ha bisogno di parole vuote, come quelle che abbiamo sentito dal presidente Cappellacci nel presentare le linee guida, che non ha bisogno di demagogia. Ha bisogno invece di essere un modello, una guida, un faro, soprattutto per noi, e di rappresentare un futuro e una ricchezza per i nostri figli. La ringrazio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sanjust. Ne ha facoltà.
SANJUST (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, sono trascorsi oramai sei anni dalla delibera del 2006 con la quale si approvava il Piano paesaggistico regionale, otto invece sono gli anni trascorsi dalle prime norme di salvaguardia, varate con la legge numero 8 del 2004. In questo trascorrere degli anni si sono evidenziate tante criticità e altrettante difficoltà applicative, e per noi oggi è diventato oltremodo obbligatorio prevedere nuove linee guida per rendere il Piano paesaggistico regionale facilmente applicabile attraverso un'interpretazione che sia chiara per tutti e netta, senza alcuna possibilità che possa essere interpretata per gli amici e applicata invece per tutti gli altri.
Le criticità più evidenti riscontrate negli anni sono state per lo più quelle relative agli adeguamenti al PPR dei piani urbanistici comunali. La riprova di questa difficoltà, dettata dalle criticità esplicative del PPR, è data soprattutto dal fatto che in questi sei anni soltanto 10 comuni, su un totale di 370 in tutta la Sardegna, hanno redatto i piani urbanistici comunali in adeguamento al PPR. Ma ancor più tragico appare il fatto che appena un solo PUC, nell'intera provincia di Cagliari, sia stato considerato coerente. Peraltro i comuni, alle prese con le difficoltà evidenti nel riproporre i tematismi riportati nelle cartografie del PPR, su scala territoriale, e nell'adeguamento degli strumenti di pianificazione, si sono trovati anche a definire le procedure di VAS, cosa che era prevista nelle linee guida del 2005 e che nel 2006, anno di approvazione del PPR, non era stata fatta. E' evidente a tutti, ormai, quanto le cartografie dei vincoli proposti dal PPR fossero grossolane e di difficile lettura e quanti problemi abbiano creato nei vari comuni.
Altrettanto problematica è stata l'eccessiva rigidità dell'articolato normativo e della vincolistica, tanto più che le varie circolari esplicative non hanno certo aiutato amministratori e tecnici a trovare delle soluzioni adeguate. A questo proposito va evidenziato che circa l'80 per cento del contenzioso della direzione generale dell'Assessorato dell'urbanistica è dovuto, in maniera diretta o indiretta, proprio alle difficoltà relative all'applicazione del PPR. E se soltanto dieci comuni in tutta la Sardegna sono riusciti a redigere il PUC in adeguamento al PPR, vuol dire che il supporto dato dalla RAS ai comuni, sia in termini economici sia soprattutto in termini operativi, nella sostanza ha prodotto relativamente poco, o forse il supporto non è stato sufficiente in virtù di centinaia di richieste di chiarimenti provenienti da parte degli enti e dei privati che sono rimaste purtroppo inevase.
Difficoltà ci sono state anche nel rapporto con gli uffici della tutela del paesaggio, degli enti locali con delega, della sovrintendenza, incapaci di essere propositivi e di generare un approccio tendente a una tutela più vitale, in grado di produrre più sviluppo. E' evidente la lentezza nella procedura relativa alle autorizzazioni paesaggistiche, gravate da un sistema normativo che ha creato, e ancora crea purtroppo, confusione e incertezza. L'adeguamento e l'aggiornamento di cui si sta dibattendo ora dovrebbero dare risposte a tante di queste problematiche, attraverso un approccio costruttivo e responsabile. Per questo credo, Assessore, che le modifiche alle linee guida debbano prevedere: un nuovo sistema informatico con la banca dati geografica del PPR accessibile a tutti i comuni; la predisposizione da parte della Regione, e non più dei comuni, del quadro conoscitivo; la perimetrazione e l'individuazione puntuale dei beni paesaggistici; il recepimento nella cartografia dei centri di antica e prima formazione, con l'eliminazione delle imprecisioni nel quadro conoscitivo del PPR; l'aumento delle risorse finanziarie a favore dei comuni; l'armonizzazione dei processi di VAS e di approvazione dei PUC di concerto con l'Assessorato dell'ambiente; l'introduzione dell'atto di coordinamento Regione-Province-Comuni. Sono tutte modifiche atte a snellire il procedimento di adeguamento dei piani urbanistici comunali.
Su quest'ultimo punto, però, occorre fare una piccola e ulteriore riflessione. Con il PPR del 2006, il processo per la realizzazione di un'opera partiva dal PPR, passando per il PUC e per il piano attuativo, ma prima della realizzazione dell'opera occorreva tutta una serie di cose di non poco conto: la relazione RAS sul piano attuativo, la relazione RAS sull'opera, il parere del Ministero e il nullaosta della Regione. Con il PPR 2011, tutti i passaggi oltre il piano attuativo dovrebbero essere superati da una sorta di conferenza di servizi definiti "atto di coordinamento". Questo discorso vale sia per la fascia costiera che per i centri matrice.
La proposta che più di tutti appare interessante, almeno così spero, è rappresentata dalla struttura del nuovo articolato. Dalle linee guida, infatti, si evince che sarà un articolato improntato alla massima semplicità e chiarezza, in quanto - così si legge - i concetti chiari si esprimono in poche parole; a ogni componente del territorio corrisponderà una sola norma e un solo simbolo in leggenda. La ridondanza - sempre continuando a leggere - crea confusione e fare propria la regola diventa difficile. In ultimo la semplificazione evita che sia necessario ricorrere all'interpretazione, potenziale fonte di arbitrarietà. Su questo, posso affermare senza tema di smentita, che esistono casi in cui la Commissione paesaggio, composta da personalità di indubbia professionalità, ha espresso parere favorevole senza condizioni, mentre gli uffici della tutela del paesaggio hanno, per lo stesso bene, espresso parere contrario, riscontrando criticità tali che solo la grande arbitrarietà a cui si presta l'attuale PPR può portare. Per questo è sempre bene affermare che la certezza dei ruoli e lo snellimento delle procedure consentono di ripristinare un corretto rapporto di collaborazione con gli enti locali.
Credo fortemente, inoltre, che concertare la scrittura delle norme anche con operatori del settore, tecnici degli enti, oltre che esperti legali, possa essere un passo avanti verso un'interpretazione univoca della norma. In precedenza raramente sono stati coinvolti gli ordini professionali e i tecnici delle amministrazioni locali, e ciò viene evidenziato dal numero considerevole di contenziosi.
Ritengo che il concetto più importante e basilare delle linee guida di questo nuovo PPR sia quello dell'abbandono dell'approccio statico del cosa non si deve fare. Occorre inoltre fissare il concetto che il paesaggio ha una naturale disposizione alla trasformazione, per questo ritengo valida l'idea di non considerare più la fascia costiera e il centro matrice beni paesaggistici interamente vincolati, ma beni da valorizzare tramite strumenti di pianificazione che li governino nel loro insieme. La Regione manterrebbe il coordinamento intervenendo solo sugli atti di pianificazione, lasciando ai comuni la gestione degli interventi sulle singole opere attraverso la definizione di strumenti urbanistici di qualità.
Infine, riprendendo il concetto iniziale, in cui si sottolineava il blocco quasi totale delle pianificazioni comunali dovuto alle difficoltà di interpretazione e di applicazione delle linee guida, volute dalla precedente maggioranza, si è dovuto obbligatoriamente modificare queste linee per dare nuovo impulso ai comuni per redigere i PUC nella salvaguardia dei vincoli imposti col PPR vigente. Sono convinto, infine, che l'applicazione di queste modifiche darà modo di avere ulteriori e più approfonditi riscontri relativamente all'uniformità interpretativa delle norme, e per quanto si può auspicare, Assessore, mi pare che le intenzioni siano ottime.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Petrini è rientrato dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Cocco Daniele, Diana Giampaolo, Oppi, Petrini e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 42 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lunesu - Mula - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda.
Poiché c'è il numero legale, possiamo proseguire.
E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signora Presidente, colleghi, Assessori, credo che la commemorazione di stamattina non sia del tutto casuale - almeno io così la interpreto -, anzi in un certo qual modo dispone su questo dibattito un richiamo profetico, se ci vogliamo credere. Alla fine degli anni '60, nell'aula del Consiglio regionale, il compianto Giovanni Lilliu diceva: "In un'isola come la nostra, strutturalmente irrazionale e disarmonica nel suo temperamento, il processo di razionalizzazione urbanistica trova una naturale ostilità, perciò certi sviluppi stanno avvenendo in modo disordinato e contraddittorio, tale che, se non interviene la regola, l'assetto territoriale potrà essere compromesso irrimediabilmente". Sono parole di tanti anni fa, ma vi invito, colleghi, a leggere le parole pronunciate dal presidente Cappellacci nel suo intervento di presentazione delle linee guida, quando espone la sua concezione originale, o perlomeno la concezione originale di questa maggioranza, del rapporto che intercorre tra i principi e le regole: "I principi vanno bene, li ha anche deliberati il Consiglio regionale, non li tocchiamo, ma le regole sì". Come se le regole non fossero sempre e doverosamente al servizio dei principi! Questa è la cifra di quello che voi rappresentate, cioè uno scoordinamento logico fra il dire e il fare, perché avete in mente altre cose.
Queste linee di indirizzo sono alquanto singolari, Assessore. Io credo che si siano interrogati un po' tutti e l'opinione pubblica si stia ancora interrogando sul motivo per cui delle linee che vogliono tracciare l'orizzonte verso il futuro richiamino un passato che voi avete sempre demonizzato e continuate a demonizzare. Lo riproponete come parte centrale delle vostre linee con un incipit che è del tutto sbagliato e che dimostra quanto siate fuori dalla comprensione minima delle cose.
Voi iniziate il paragrafo "Prospettive" dicendo: "Dopo cinque anni di applicazione del Piano paesaggistico regionale…". Assessore, lei sa benissimo che il Piano paesaggistico non è stato applicato in questi cinque anni e che le uniche cose che si stanno applicando sono le norme di salvaguardia, questo bubbone che vi dà tanto fastidio e che nella civiltà giuridica urbanistica nazionale, ma direi anche europea, è inamovibile fino a quando coloro che hanno l'obbligo di adeguarsi a una pianificazione superiore non ottempereranno. Questa è la regola che non può essere scardinata né da voi o da noi e voi messi assieme, né da nessun ordinamento regionale e credo neanche da nessun ordinamento nazionale, ma è esattamente quello che tentate di fare fin dall'inizio di questa legislatura, cioè sopprimere le norme di salvaguardia per riportare tutto com'era prima. Ecco il nocciolo della questione che ci deve aiutare a capire che cosa c'è dentro questo documento, in cui per certi versi rievocate il passato. E allora la prima domanda è questa: ma se le linee guida del 2005, che voi esaltate come punto di riferimento inviolabile, anche presente, sono da confermare, perché quelle stesse linee non le utilizziamo per andare verso il futuro? C'è qualche problema? Lo spiegate al Titolo II, e lo spiegate molto bene, esattamente come lo sto dicendo io: volete sì i principi, le belle cose, le belle parole, però volete le norme di salvaguardia fuori, cioè volete ripristinare la situazione antecedente all'entrata in vigore del Piano paesaggistico!
Siccome voi dovete fare i conti con le leggi nazionali, con i decreti legislativi, ma anche con quello che hanno stabilito i giudici amministrativi, a beneficio della conoscenza vi inviterei a fotocopiare e a tenervi vicino la sentenza numero 2241 del 2007. Si tratta di oltre centoventi pagine, in cui i giudici amministrativi dello Stato analizzano il nostro Piano paesaggistico sulla base di 34 censure - mica di 2! - e dicono che cosa esso rappresenta. Credo che un giudice e un collegio giudicante, che sono fuori dal fuoco delle polemiche, degli interessi politici, speculativi, imprenditoriali, debbano avere una considerazione appena appena più attenta di quella che possiamo avere noi in quest'Aula. Dicono i giudici, riguardo a quel Piano paesaggistico: "Gli esiti di questo lavoro ricognitivo sono stati riversati nella documentazione allegata al Piano paesaggistico e sono l'oggettiva dimostrazione dello svolgimento di uno studio approfondito e dettagliato del territorio sardo, mai in precedenza condotto con tanta accuratezza e specificità. Della consistenza e rilevanza degli esiti dell'istruttoria hanno dato atto, nella fase di adozione e di approvazione del Piano, tutti gli organi titolari di specifiche competenze, che hanno condiviso e fatto proprie le risultanze acquisite attraverso il lavoro congiunto di esperti e di funzionari. La pianificazione territoriale ha la funzione di illustrare, con metodologie all'avanguardia, lo stato di fatto nelle sue varie componenti e il cosiddetto sistema informativo territoriale, sicché i relativi dati, riassunti e illustrati, tra l'altro, nella relazione del Comitato scientifico e nel glossario, hanno il compito di consentire la valutazione a posteriori della logicità delle scelte effettuate e della corrispondenza tra analisi e previsione pianificatoria". Queste parole, Assessore, le tenga presenti perché qualunque aggiornamento o modifica del Piano paesaggistico vorrete fare dovrà tener conto del fatto che quel rapporto di logicità e corrispondenza tra le analisi e le previsioni dovrà risultare anche dal vostro lavoro. E quando qualcuno, ovvero il Governo, ovvero il Ministero, si accorgerà, come si è già accorto, che avete anche questa volta tentato, come state facendo dall'inizio della legislatura, di fare i furbi rimuovendo le norme di salvaguardia, cioè la garanzia che si proceda rapidamente alla diffusione di questa regola su base regionale, come era nell'intendimento della pianificazione paesaggistica, sarete nuovamente fermati.
Ma andiamo a vedere, a pagina 58, qual è il succo di quello che volete fare: dite che sono bellissimi i principi del 2005, ma è uno specchietto per le allodole per l'opposizione, sperando così che non vi rompa troppo attaccandovi e dicendovi tutto quello che al riguardo si può dire, e per altro verso mandate un messaggio al vostro elettorato, probabilmente già disperso all'idea che quel "mettete in moto le betoniere", che avevano sentito dire tre anni e mezzo fa, non ha trovato attuazione. Ecco, voi spiegate qua che cosa intendete per rivisitazione e semplificazione: recepire le disposizioni normative statali e regionali intervenute successivamente all'approvazione del Piano paesaggistico regionale e le disposizioni contenute nelle leggi regionali numero 4/2009, 19/2011 e 21/2011, cioè piano casa, piano sul golf e legge di correzione del piano casa e del piano sul golf. Questo per rassicurare il collega Sanjust, che auspica che ci sia una legislazione attenta, semplificata, puntuale, univocamente comprensibile. Questa è la dimostrazione di quanto siate in grado di fare legislazioni univoche, comprensibili e semplici! Siete sempre alla rincorsa di correttivi per mettere a posto le leggi che approvate sbagliate!
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Lo legga tutto il comma, onorevole Sanna!
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Certamente: "…nonché a eliminare le distonie e incongruenze evidenziate dagli enti locali…", e così via. Arrivo anche a quello che sottintende lei, non la deluderò.
La legge numero 4 sapete già che fine ha fatto. Leggete l'ordinanza del tribunale amministrativo numero 135 del 2011, che vi ha sostanzialmente detto: furbacchioni, se dovete modificare il PPR seguite la strada corretta e non provateci con questa. Ve l'hanno già detto. Quindi da un certo punto di vista state riconoscendo che avendovi trovato con le mani nella marmellata dovete usare le linee guida per rimettercele dentro. Le leggi numero 19 e 21, legate appunto da un filo di illogicità tra loro, sono oggetto dell'impugnativa del Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2012, in cui vi viene detto che la stragrande maggioranza di queste norme è illegittima perché viola le previsioni dei regolamenti edilizi e degli strumenti urbanistici comunali vigenti, nonché le norme sovraordinate. La fine di quelle norme è chiara, ma nonostante siano pendenti i giudizi voi arrivate al punto di dire: "Vogliamo recepirle", cioè non avete neanche il giudizio compiuto sulla potenziale incostituzionalità di quelle norme e voi le volete recepire nella pianificazione paesaggistica.
Il problema è un altro. Il problema è che siete riusciti nell'attività di demolizione di tutto l'impianto che vi avrebbe consentito di fare un passo avanti, è evidente ed è quello che noi consideriamo quando diciamo che siamo disponibili a fare un passo avanti rispetto alla pianificazione paesaggistica, ma non a smantellarla, perché questo è smantellamento, puro smantellamento. E lo spiegate dopo, dove c'è il declassamento della fascia costiera, che dite non essere più un bene paesaggistico d'insieme, ma un bene meritevole di alta tutela, come a dire: poi vedremo che cosa fare. Dite la stessa cosa anche per i centri storici e per l'agro, gli altri due elementi che considerate per aggredire questo punto di qualificazione della civiltà giuridica di questa Regione. E il punto è esattamente questo: aggiornare significa prendere atto che dopo cinque anni la pianificazione paesaggistica non sta più producendo effetti. Perché? Perché avete destrutturato l'Ufficio del Piano, avete…
(Interruzione dell'assessore Rassu)
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Certo, l'ho fatto io. A lei risulta che ci sia? Allora mi deve spiegare qual è il senso dello spoil system fatto, prima che arrivasse lei, quando c'era il suo predecessore, all'interno dell'Assessorato dell'urbanistica all'indomani dell'opera ciclopica che è stata fatta; opera che è merito di quella struttura, ma non della parte di essa che è stata poi scelta da una parte della direzione generale di quell'Assessorato. Avete fatto lo spoil system e quelle conoscenze le avete destrutturate, le avete disperse, perché se aveste voluto proseguire su quella strada anche il Comitato scientifico sarebbe stato un punto di riferimento da utilizzare per orientare, anziché inventarvi questa storia del paesaggio senz'arte né parte rispetto ai problemi da affrontare.
Ma dopo cinque anni voi sapete che le intese, che tra l'altro quella famosa sentenza del Tar giudica come uno dei sistemi costituzionalmente previsti per collaborare con il vasto sistema delle autonomie locali, non erano un sistema di deroghe, ma un sistema di anticipazione degli effetti della pianificazione paesaggistica laddove vi erano difficoltà di recepimento da parte della pianificazione urbanistica locale. Non erano una deroga, erano un'anticipazione, quindi un vincolo anticipato, un'autoimposizione di una regola anticipata, ma immediatamente produttiva di effetti. E questo dimostra che il PPR non inibisce lo sviluppo, bensì lo regola secondo alcuni principi.
Ebbene le intese potevano essere fatte per dodici mesi a partire dall'atto di approvazione del Piano paesaggistico, ma oggi, di fatto, la Sardegna è priva anche di uno strumento che, per chi lo volesse, possa anticipare gli effetti benefici del Piano paesaggistico, perché quel termine è scaduto e nessuno si preoccupa che i comuni, oltre a non avere il loro piano urbanistico, perché operiamo ancora con i piani di fabbricazione o con i piani di risanamento urbanistico, subiscono due livelli di vincolo: il vincolo di salvaguardia della pianificazione paesaggistica e quello della pianificazione urbanistica locale, che chiaramente creano un disagio. L'unica via d'uscita sarebbe stata quella di consentire ai comuni di recepire nel proprio PUC quelle disposizioni, che avrebbero portato a una semplificazione amministrativa, perché un PUC coerente con il Piano paesaggistico non ha bisogno dell'Ufficio del paesaggio per il parere su ogni pratica, il comune può cioè dare automaticamente il nullaosta paesaggistico.
Al di là di questo, procedere finanziando i comuni e imponendo il recepimento del Piano paesaggistico sarebbe stato utile anche per portare avanti le riforme che accompagnano il PPR e che sono quelle che servono. L'ha detto prima il collega Bruno: la legge urbanistica è urgentissima, ma non ha senso che la riforma degli standard urbanistici, ovvero il decreto Floris, rimanga in quella logica di fronte ai nuovi schemi della pianificazione territoriale; le direttive per le zone agricole, le direttive per i centri storici sono tutte cose da modificare per allinearle al nuovo e perché i comuni possano dotarsi di strumenti attuativi.
Tutte queste cose doveva costituire l'attuazione e l'aggiornamento del Piano paesaggistico, per semplificare la vita ai comuni, non per inondarli di inutile cemento con messaggi populistici: "Torniamo alla libertà". Vi avverto di una cosa: è teorizzato qui dentro un semplice aspetto e voi dite esattamente come intendete fare citando un tal Michele Ercolini. Noi nelle nostre linee guida abbiamo citato pochissime persone, ma abbiamo cercato sostanzialmente di lasciare fuori statisti e scienziati.
(Interruzione dell'assessore Rassu)
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). La invito a leggere il relativo curriculum, con tutto il rispetto, però, voglio dire, queste sono linee guida oggetto di dibattito in Consiglio regionale. Scrive questo signore: "Governare significa rispondere positivamente e concretamente al sistema delle esigenze a cui il territorio e il paesaggio devono sottostare". Questa è la certificazione del vizio formale che ha consentito l'annullamento di quattordici piani territoriali paesistici, cioè quello di governare per assecondare le esigenze. Quella era la ragione della bocciatura dei quattordici PTP.
(Interruzione)
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Tredici, poi uno l'abbiamo annullato noi perché non potevano coesistere, ma è giusto precisarlo.
Quindi voi dovete capire che state andando incontro alla reiterazione di quell'errore, quello che ha consentito alla Sardegna di non avere per anni una pianificazione paesaggistica e state esponendo questo strumento a un indubitabile attacco da parte delle autorità di controllo. Spero una cosa e mi auguro che qualcuno ci ascolti: è ora che il Ministero, lo Stato, che esercita un concorso di tutela con noi dei beni di tutti, si svegli e capisca che non è tutto attribuibile alle forze politiche e istituzionali. Gli uffici dello Stato e degli enti che devono attuare l'articolo 9 della Costituzione, infatti, per la parte che li riguarda, escano allo scoperto, battano un colpo e si dispongano ad arginare quest'idea che avete di debordazione della pianificazione. La nostra opposizione su queste linee è chiara e non può che essere univoca. L'unica strada è che voi ritiriate questo documento e insieme condividiamo le linee guida del 2005, che sono state valide per la predisposizione della prima parte del PPR, ma si disponevano ad esserlo altrettanto per la seconda parte. Non c'è nessun bisogno, vista la pochezza dei contenuti, di questa vostra proposta.
Il 19 ultimo scorso, un giornalista affezionato alla Sardegna ha scritto sul Corriere della Sera: "Allarme rosso. Lo dico da amico rispettoso di questa terra: ristrutturate, riqualificate, riutilizzate l'esistente. E' casa vostra. Ma non portate altro cemento sulle coste. E' morfina economica, un po' di sollievo prima della fine. La Sardegna attraversa certamente un brutto momento, ma non è moribonda".
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Murgioni è rientrato dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Uras)
Quarta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
PRESIDENTE. Sono presenti 66 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Lunesu - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Uras - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
SORU (P.D.). Signor Presidente, intervengo con un po' di emozione stamattina in quest'Aula. Vorrei trovare le parole adatte a un dibattito importante come quello che si sta svolgendo oggi in quest'Aula. Ha fatto bene il mio collega Gian Valerio Sanna a ricordare Giovanni Lilliu, che è stato commemorato qui stamattina, perché il nostro dibattito si colloca nella storia di quanti prima di noi hanno difeso l'ambiente e il patrimonio paesaggistico di questa regione, di quanti si sono succeduti in questi banchi facendo il possibile perché venisse posto un freno al consumo indiscriminato del territorio e all'impoverimento successivo della nostra terra. Penso che questa nostra discussione e quello che decideremo oggi rimarrà nella storia di questa regione per gli effetti importanti che avrà sul futuro di chi verrà dopo di noi. Credo quindi che sia un dibattito che ciascuno di noi deve affrontare in piena coscienza, fuori dai pregiudizi, fuori dai luoghi comuni e consapevole dell'importanza del risultato che alla fine vi sarà.
Io ritengo che le nuove linee guida vadano bocciate e riportate in seno alla Giunta regionale, che ha altri strumenti per migliorare la situazione e darsi quegli obiettivi che a parole si dà, dalla legge urbanistica a tutti gli atti successivi. Oggi non voglio parlare del valore del paesaggio, del valore dell'ambiente, della necessità di interromperne il consumo o dei valori identitari legati al paesaggio. Di tutte queste cose ne parlate ampiamente anche voi, per contraddirle però subito dopo nell'azione pratica, dicendo delle cose che mostrano che forse non avete ancora compreso che cos'era e sia ancora il Piano paesaggistico regionale che vorreste cambiare. Il Piano paesaggistico era la base di un nuovo modello di sviluppo, era uno strumento improntato all'idea che questa regione potesse guardare a un proprio futuro e creare nuove occasioni di lavoro non più consumando il territorio e impoverendolo per il futuro, per le nuove generazioni; nasceva dall'idea che si può stare al mondo e vivere in armonia con la terra che ci è dato abitare senza necessariamente consumarla.
Onorevole Sanjust, oggi le ho sentito dire che il paesaggio non deve essere visto in maniera statica, bensì come un qualcosa che è naturalmente predisposto alla sua trasformazione. La natura, la terra che viviamo non è in maniera naturale predisposta alla sua trasformazione; è in maniera naturale predisposta alla sua conservazione. Noi la dobbiamo usare e trasformare il meno possibile e conservare invece il più possibile per il futuro. Esattamente il contrario di quello che ha detto lei. E' la mia opinione, naturalmente, ma la dico senza polemica, cercando semplicemente di favorire il confronto, di provare a capire dove qualcuno di noi sbaglia, magari io stesso, ma forse vi convincerete del contrario. Sui giornali di oggi leggo che la Corte costituzionale indiana ha deciso di chiudere una vastissima area del proprio territorio al turismo e all'antropizzazione semplicemente perché lì vive la tigre, che sta scomparendo. C'è una naturale predisposizione alla scomparsa di questo felino e per evitare che ciò accada hanno deciso di tutelarlo in quella maniera così severa. Paesi ancora per poco più poveri di noi, Paesi che hanno una visione di prospettiva stanno correndo, mentre noi ci attardiamo in ragionamenti che sono ormai fuori dalla storia.
Che cosa dice essenzialmente il PPR? Possiamo stare al mondo, costruire nuovi e migliori posti di lavoro smettendo di consumare la fascia costiera, il territorio costiero, concentrandoci sul riuso, sul recupero, sulla ristrutturazione, sul risanamento, ma dicendo stop al consumo di una fascia così importante di territorio. E poiché è così importante tutta, noi abbiamo detto che la fascia costiera è un bene paesaggistico d'insieme. Nessuno può oggi giocare con le parole dicendo che se questo bene smette di essere un bene paesaggistico d'insieme e lo consideriamo pezzo per pezzo lo tuteliamo di più. E magari questa tutela la rivediamo ogni due anni, come si dice! E' evidente che stiamo parlando di qualcos'altro; stiamo parlando di quella volontà naturale di trasformare il territorio, laddove invece deve essere conservatto.
Il PPR dice un'altra cosa importante, che oggi non ho ancora sentito dire: la terra ha un suo valore produttivo agricolo, serve innanzitutto per sfamarci. E' servita per questo fino a oggi e servirà per questo ancora di più nel futuro. Con queste nuove linee guida noi stiamo dicendo che basta un ettaro di terreno agricolo perché l'area diventi edificabile e ci si possa realizzare qualunque cosa, anche totalmente avulsa dalla sua destinazione e dall'uso produttivo. Ogni ettaro di terreno in Sardegna servirà non più a sfamarci, ma per costruire quello che si vuole. Questa è la sostanza delle vostre linee guida e io dico che siete totalmente fuori dalla storia e dalla realtà. Basta leggere i quotidiani sardi: qualche giorno fa La Nuova Sardegna citava la quantità enorme di edificato invenduto in Sardegna. Siamo in piena estate e non si sta più vendendo un solo appartamento a fini turistici. Chi ha degli appartamenti li vuole vendere, anche perché sono pesantemente gravati da IMU, e chi possiede aree edificabili non vuole neanche costruire. Provate a chiederlo agli artigiani. E se qualcuno volesse costruire, chi glieli darà i soldi? Provate a chiederlo alle banche.
Stiamo vivendo la più grande crisi dagli anni Venti, proprio per una bolla speculativa nata dallo scriteriato uso del territorio e dal costruire senza senso, dai famosi mutui subprime degli Stati Uniti, rimbalzati in Europa fino alla crisi gravissima della Spagna, che tutti pensavano fosse un modello perché era stata bravissima a costruire tanto in Costa Brava. Ha costruito tanto: tanto vuoto, tanti mutui non restituiti, tanti debiti dei costruttori che sono diventati debiti delle banche, che si sono poi dovuti risanare a spese dello Stato e che hanno creato e stanno creando lo sconquasso in Europa. Dentro questo sistema noi ancora pensiamo di dover rendere edificabile il nostro suolo, con l'idea che lo sviluppo passi dalla speculazione edilizia e dal cemento sulle coste. Siamo totalmente fuori dalla storia!
Come pure siamo fuori dalla storia nel pensare che la campagna debba essere sottratta al suo uso produttivo e ogni tanto disseminata di casette perché sia più bella o abbia maggiori possibilità di soddisfare le nostre esigenze. Per chi può interessare, il dato più bello che ho letto nei giornali di questi giorni è il prezzo del grano negli Stati Uniti, dove viene misurato in bushel (1 bushel equivale a 25 chilogrammi, per cui basta moltiplicare per quattro per avere il costo al quintale). Il grano negli Stati Uniti è arrivato a costare 39 dollari al quintale, con consegne a settembre. Al tasso di cambio attuale vuol dire circa 31 euro al quintale; quando il tasso di cambio del dollaro sarà pari a 1 rispetto all'euro - e lo sarà, lo dicono in tanti - vorrà dire che il grano costerà 38-39 euro al quintale. Qualche anno fa il grano costava 13 euro al quintale, e i contadini della Sardegna erano contenti quando è arrivato a costare prima 17, poi 18 e poi 20 euro al quintale; quest'anno il prezzo è salito a 28 euro al quintale, potrebbe arrivare a 38 euro!
(Interruzione)
Se l'ha venduto a 22 euro ha fatto male.
PRESIDENTE. Onorevole Soru, continui il suo intervento.
SORU (P.D.). No, mi fa piacere parlarne. Dicevo che se l'ha venduto a 22 euro al quintale ha fatto male, e se le hanno dato un acconto vedrà che le daranno il conguaglio!
Spero che mi restituisca i minuti persi, Presidente. Non è un gioco, perché in Sardegna abbiamo avuto fino a 180 mila ettari coltivati a grano, che sembrava non valere più nulla e che nel giro di pochi anni è arrivato a valere tre volte tanto. E' interessante che mentre tutto va a rotoli, il grano da farina, da pane, così, come lo chiamano, valga tre volte tanto! Dobbiamo dunque parlare di come facilitare il riaccorpamento fondiario, di come fare in modo che le piccole terre si mettano insieme o di come ogni ettaro può essere autonomamente sottratto alla sua vocazione produttiva e trasformato in area edificabile?
Credo che stiamo sbagliando profondamente, che questo Consiglio regionale stia sbagliando profondissimamente; non riesce a capire quali sono i valori in campo e quali le priorità per garantire un po' di benessere alla nostra gente nel futuro. Il mondo sta andando verso l'autosufficienza dal punto di vista energetico e dal punto di vista alimentare innanzitutto. Dal punto di vista energetico certo non c'è molto sottoterra, però siamo stati "abilissimi" in questi ultimi anni, purtroppo, innanzitutto con la prima legge finanziaria di questa legislatura, a cancellare le leggi che ci eravamo dati nella legislatura precedente, a organizzare discussioni che non si sarebbero dovute fare nelle modalità in cui sono state fatte, finendo per rimanere senza legge di salvaguardia nello sfruttamento del vento e del sole. Ci siamo lasciati sottrarre una grande risorsa che non sapevamo di avere e che è gestita totalmente all'esterno della nostra regione per interessi che vanno al di là della nostra regione, alla quale si sono lasciate meno che le briciole.
La storia si ripete: avete cancellato le leggi e si è assistito, in questi tre anni, a un'invasione barbarica che non ci lasciato nulla. Abbiamo perso un'opportunità importante per garantire innanzitutto alla pubblica amministrazione i vantaggi diffusi presso la società sarda di una risorsa che avremmo dovuto sapere di avere. Ora vorreste fare lo stesso con il suolo fertile della campagna, sottraendolo appunto alla capacità di sfamarci anche nel futuro e di garantirci un'autosufficienza alimentare in un'economia che sta cambiando alla velocità che vi ho appena descritto e che sta vedendo triplicare, nei mercati internazionali, non il prezzo del petrolio, ma il prezzo del grano, assessore Rassu, e di tutto quello che viene di conseguenza.
Credo che non dovremmo insistere nell'idea di smontare delle regole che dovremmo invece proteggere, rendere ancora più forti e spiegare alla società sarda, facendole capire che abbiamo davanti una possibilità di futuro se cambiamo radicalmente il pensiero, se ci convinciamo che un modello di sviluppo possibile non può essere diverso da quello che altre parti del mondo si stanno dando, e cioè un modello di sviluppo che ci metta in sintonia con l'ambiente, che i posti di lavoro li crei con l'attività di tutela dell'ambiente, non con la sua devastazione. Un modello di sviluppo che metta al primo posto la crescita dell'istruzione e del sapere diffuso, perché è solo da questo che può nascere il lavoro, non dal consumo del nostro territorio.
Non userò tutto il tempo a mia disposizione, termino qui. Questa legislatura è già finita, i danni che poteva fare li ha già fatti tutti, e ne ha fatti tanti. Ha visto il disavanzo della sanità arrivare a 360 milioni di euro; ha visto quel che ha visto in tema di continuità territoriale aerea e marittima; ha visto quel che ha visto in tema di istruzione, ad esempio, con la rinuncia all'attività avviata nella passata legislatura; ha visto quel che ha visto persino nell'uso dei fondi europei fuori dal patto di stabilità: restituzione di 380 milioni di euro non spesi, 220 milioni "parcheggiati" presso la Sfirs, altri 190 già destinati a essere anch'essi restituiti. Questa legislatura ha visto anche cose straordinarie; per esempio, ha visto un Presidente del Consiglio e un Capogruppo cambiare Gruppo e un ex Assessore denunciare la Regione per lavoro nero!
Questa maggioranza è finita! L'unico modo che avevate per tentare di ricompattarla e discutere d'altro è stato rispolverare un vecchio slogan elettorale: "Cancelliamo il PPR"! E' finito quel tempo, la Sardegna non è tornata a sorridere, i centomila nuovi posti di lavoro non ci sono. Mettiamo da parte tutte queste storie. C'è una responsabilità in ciascuno di noi per quello che faremo, vogliamo lavorare per il futuro degli altri, per il benessere degli altri, per la possibilità di metterci in una linea di modernità, invece che spostare indietro le lancette dell'orologio, o vogliamo lavorare per ciascuno di noi, in questa Assemblea, per il tatticismo del momento, per quello che è più utile alla nostra parte politica? Credo valga la pena di avere tutti uno scatto d'orgoglio. Caro collega, ci sono altri modi per rendere più facile il prosieguo, per fare in modo che non siano solo dieci comuni ad avere il PUC approvato. Un modo può essere quello di investire di nuovo sull'Ufficio del Piano. Lasciamo stare il fatto che è stato cancellato e che un quinto delle persone che ci si dedicavano ci si dedica ancora. Proviamo a investire su questo, proviamo a investire sul futuro per migliorare questi processi. Il Sistema informativo territoriale e cartografico esiste già, esiste già la possibilità di dare accesso ai comuni, purché lo si voglia fare. In tutto questo noi siamo disposti a fare la nostra parte, a darvi una mano per la predisposizione della prossima legge urbanistica, ma mettete da parte lo slogan elettoralistico sulla cancellazione del PPR.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signor Presidente, signori Assessori, colleghe e colleghi, devo dire che mi sarebbe piaciuto ascoltare interventi che rispondessero di più a principi e parametri di discussione coerenti con l'accresciuta sensibilità e maggiore attenzione per l'ambiente, così come indica il livello di civiltà, responsabilità e consapevolezza raggiunto e acquisito dalla società in cui viviamo. Il "principio e valore" della tutela ambientale, che in un passato anche recente è stato spesso percepito nella sola accezione vincolistica e limitativa del termine, oggi conferisce una netta evidenza alla coscienza dell'imprescindibile interdipendenza tra tutti gli esseri viventi e l'ambiente.
Oggi le tematiche ambientali per fortuna sono entrate con forza anche nell'agenda della politica e dell'economia della Sardegna; sono diventate parte strutturale importante sia dell'amministrazione che della spesa pubblica; hanno condizionato in maniera determinante il cambiamento delle filiere produttive e degli stessi prodotti; sono progressivamente entrate in costume, mentalità e di stili di vita di un sempre maggior numero di persone. L'indiscussa centralità dei problemi ambientali risponde oggi, a mio parere, prima di tutto a un principio di realtà: è il frutto dell'evidenza conclamata delle differenti emergenze ambientali che si sono stabilmente insediate nelle coscienze e nelle opinioni individuali e collettive. Dobbiamo partire innanzitutto dalla memoria e dalla capacità di trattenere i segni di un vissuto culturale e identitario e di una ricchezza naturale e paesaggistica sulla quale esercitare vere politiche di programmazione, sviluppo e modernizzazione.
Di recente ci è capitato di leggere o ascoltare dei commenti nei diversi mezzi di comunicazione che non rispondevano davvero all'equilibrio e all'oggettività del tema complesso e fondamentale che stiamo trattando. Si è parlato di assalto alle coste, di allentamento dei vincoli decisi per le nuove costruzioni, del pericolo che anche le campagne vengano cementificate, credo proprio perché sulla promessa di un Piano paesaggistico si è giocata anche una parte importante della passata campagna elettorale, come anche implicitamente ci ha ricordato da poco la CNA Sardegna, che ha diffuso i dati del settimo anno di crisi per l'edilizia isolana, che registra un meno 36 per cento.
Credo, colleghe e colleghi, di aver dimostrato nei fatti, durante tutto il mio impegno istituzionale, di essere distante da chi aggredisce e intossica il nostro ambiente, da chi deturpa, da chi vuole stravolgere il nostro paesaggio, eppure sono anche molto distante da un certo ambientalismo catastrofista che, spesso e per partito preso, invoca un generico aumento di regole che limitano la libertà, quasi trascurando il fatto che la libertà è un bene fondamentale.
Ma per fortuna non esiste solo questo tipo di ambientalismo, e noi Sardisti credo possiamo costituire un esempio di quanto vado affermando. A me in particolare poi, quale cristiano impegnato nella politica, consentitemi di dire che lo stesso Magistero sociale della Chiesa sollecita a non ridurre utilitaristicamente la natura a mero oggetto di manipolazione e sfruttamento, insomma a non assolutizzare la natura né a sovrapporla in dignità alla stessa persona umana.
Giovanni Paolo II, nella lettera enciclica Centesimus annus, aveva ben spiegato la concezione cristiana del rapporto tra umanità e creato: dignità e unicità della persona umana, centralità della famiglia con la sua opera educativa, per incrementare la capacità sociale del lavoro umano. L'errore più grande di certe ideologie ambientaliste è invece quello di considerare l'uomo come problema e non come risorsa, benché nessuno di noi, cari colleghi, possa non condividere che lo sviluppo autentico non può essere quello sostenibile, poiché dove le condizioni di vita per l'uomo migliorano, dove maggiore è la sensibilità per la difesa del creato, maggiore è il suo rispetto.
Ancora, nella lettera enciclica Caritas in veritate, Benedetto XVI dice che solo incentivando lo sviluppo economico e culturale delle popolazioni si tutela anche la natura. Bisogna allora sviluppare un parametro culturale "ottimista", non più basato sul conflitto tra attività lavorative e ambiente, poiché l'ambiente condiziona in modo fondamentale proprio la vita e lo sviluppo dell'uomo, dunque l'essere umano ha il compito obbligato di perfezionare e nobilitare l'ambiente mediante la sua attività creativa.
Vi è invece il rischio, quando si parla di tutela del paesaggio che si contrappongano due visioni: quella di chi considera la natura un tabù intoccabile o, al contrario, quella di chi ritiene di poterne abusare. Ebbene, questi due atteggiamenti non sono conformi alla visione cristiana della natura. Sempre Benedetto XVI, per la celebrazione della "Giornata mondiale della pace 2008", scriveva: "Dobbiamo avere cura dell'ambiente; esso è stato affidato all'uomo perché lo custodisca e lo coltivi, con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione".
In questo Consiglio siamo stati spesso buoni testimoni di quanto l'ambiente sia stato deturpato, inquinato, snaturato per fini egoistici e di profitto che non hanno minimamente voluto tener conto del diritto di trarre beneficio da esso da parte di chi oggi lo abita e tanto meno del diritto delle future generazioni. Mi riferisco alle tragedie causate dalle industrializzazioni forzose che la Sardegna ha subito e purtroppo continua a subire, alle avventure nefaste dei poli petrolchimici, a Porto Torres come a Sarroch, ma pure a Ottana, a Macchiareddu e nel Sulcis. Mi riferisco anche ai pericoli incombenti che sottopongono il nostro paesaggio a rischi di distruzione irreversibili che il nuovo PPR dovrebbe, per coerenza con i principi di tutela dell'ambiente e del paesaggio, rendere inoffensivi non consentendo il prosieguo dell'iter di realizzazione. Questo è anche il caso della rallentatissima dismissione dell'industria pesante, che per alcuni invece andrebbe addirittura implementata, malgrado le scorie nucleari, malgrado gli avvelenamenti ambientali, malgrado le mancate bonifiche. E' anche il caso del progetto illogico, a mio giudizio, e paradossale del Galsi, dell'imbroglio della chimica verde, dei cosiddetti termovalorizzatori, che bruciano di tutto e che nient'altro sono se non inceneritori di rifiuti che aggrediscono l'ambiente e la salute, con conseguenze drammatiche e inaccettabili.
Aggiungo, per completezza di informazione e di riflessione, che questi veri e propri attentati al nostro ambiente, alla nostra incolumità fisica, sono accompagnati dalla prospettiva di nuovi posti di lavoro oppure alla loro perdita, a seconda del caso. Tutto questo, consentitemelo di dirlo, colleghi, è vergognoso e inaccettabile.
Allora se di tutela dell'ambiente e del paesaggio si vuole parlare, se ne vogliamo parlare seriamente bisogna sottolineare l'importanza di uno sviluppo completo della persona umana e di una giustizia sociale in cui anche solidarietà e sussidiarietà concorrano insieme a ridurre le disuguaglianze che abbiamo sotto gli occhi. Insomma lo sviluppo cosiddetto sostenibile, l'occhio di riguardo dato agli ambiti costieri - che rischierebbe il richiamo della vecchia equazione cemento uguale turismo uguale sviluppo -, già interessati da progetti per trivellazioni petrolifere, gli stessi strumenti di attuazione come pure quelli di divulgazione oppure quelli di progettazione del paesaggio devono tutti, con estrema chiarezza, tener conto di alcuni fattori che non ammettono deroghe e neppure zone d'ombra, nelle quali sarebbe troppo facile che nascano le speculazioni. Mi sto riferendo alla questione della destinazione universale di questi beni, a significare che dobbiamo tutti sentire il richiamo di adottare sia stili di vita che modelli di produzione di consumo improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze del progresso sostenibile.
Questa, secondo la mia modesta opinione, è la vera tutela e salvaguardia del paesaggio e dello sviluppo rurale, il vero stimolo al turismo sostenibile, ma anche l'impostazione corretta per ridurre, per esempio, il rischio idrogeologico, così come riportato nelle linee guida che stiamo esaminando. Lo sviluppo sostenibile va infatti considerato come componente dello sviluppo mono-integrale, che è concetto più ampio che va più in profondità.
Ora, fatte queste considerazioni mi chiedo: queste linee guida in che termini cambieranno l'impianto del PPR? Se finora la costa era considerata bene paesaggistico nel suo complesso, ora potrebbe diventare sistema ambientale ad alta intensità di tutela, da garantire con alcune misure di salvaguardia caso per caso. Insomma, e questo è anche il mio auspicio: meno vincoli globali, ma regole più precise e più trasparenti.
Come abbiamo visto, la prima delle tre parti fondamentali in cui si suddividono le linee guida illustra il Piano paesaggistico attuale, mentre la seconda fa riferimento al cosiddetto "piano casa 1", ovvero alla legge regionale numero 4 del 2009, e in particolare all'articolo 11 che prevede, appunto, la revisione del PPR. Ma nell'ultima parte sono definiti meglio i principi e io credo che proprio nell'ambito dei principi debba essere stimolato un confronto serio fra tutti noi, perché non vi siano equivoci di sorta e perché le maglie delle interpretazioni siano veramente ristrette, così da impedire per il futuro che, per esempio, a una multinazionale come E.ON sia consentito di impiantare un parco voltaico, mentre a dei privati cittadini che lo vorrebbero realizzare nelle immediate adiacenze sia letteralmente impedito.
Allora ben venga la ricognizione dell'esistente in virtù anche dell'ultimo piano casa, come da legge regionale numero 21 del 2011, perché si tratta il più delle volte di aree in cui spesso si sono costruiti senza regole e abusivamente, nelle campagne ma anche a pochi passi dal mare, alberghi e strutture ricettive, che mi fanno anche pensare all'opportunità di prestare minori attenzioni alle sirene incantatrici di qualche emiro o di qualche sceicco, che di certo non arriva qui da noi per caso, soltanto per fare sfoggio di opulenza e per accattivarsi, spendendo e spandendo, le simpatie di chi ancora crede alle belle favole.
Ma il nodo fondamentale resta la mediazione tra la tutela delle risorse primarie del territorio e dell'ambiente e le esigenze socioeconomiche della comunità all'interno delle strategie di sviluppo territoriale e sostenibilità ambientale.
Quanto da me affermato, colleghi, implica oltre alla valenza religiosa che attiene a una scelta di coscienza individuale, una valenza etica che coinvolge anche tutti coloro i quali, anche se non cristiani o non credenti, si ritrovano nei valori etici che accomunano le più antiche sapienze e saggezze dell'umanità in ogni tempo e in ogni cultura. Talvolta, infatti, la stessa politica delle istituzioni si è rivelata subalterna ai poteri forti, indifferente all'interesse generale, e dovrà perciò celermente ritrovare una maggiore autonomia dalla dialettica degli interessi sociali ed economici emancipandosi dai vincoli di parte, a cui ancora oggi sembra palesemente essere subordinata.
Per conseguire uno sviluppo così concepito, cioè umano e integrale, non si deve però mai perdere di vista il parametro interiore dell'uomo, quel parametro che è nella natura specifica dell'essere umano. E' per questo che accanto alla questione ecologica comunemente intesa, che concerne la salvaguardia dell'ambiente naturale, Giovanni Paolo II pose la questione di "un'autentica ecologia umana", sottolineando come ci si preoccupi troppo poco di salvaguardarne le condizioni morali in un continuo e fatale rischio del liberismo etico che propone l'idea di una scienza senza coscienza autoreferenziale e socialmente ed eticamente irresponsabile, preda di una crescente mercificazione e subalternità alle logiche del profitto.
Oggi parliamo in sostanza di natura, paesaggio, architettura, arte, storia, ma dovremmo parlare di un ambiente che si arricchisce anche del lavoro dell'uomo, che moltiplica i suoi frutti grazie allo sviluppo e all'applicazione delle nuove tecnologie e che dovrebbe rappresentare per tutti noi il complemento reale dei beni sui quali costruire immagini di futuro per le nuove generazioni. Un futuro che ha bisogno di grandi cambiamenti, che ha bisogno di un ambientalismo del fare che si batta anche per realizzare le opere e le infrastrutture necessarie alla sostenibilità e che, dunque, non tenda pregiudizialmente a fermare il cammino della tecnologia, della scienza e della ricerca, ma quanto a inserire le nuove frontiere in un quadro complessivo di profondo rispetto dell'essere umano e delle sue condizioni originarie di esistenza.
Concludo questo mio intervento, che ha voluto essere un invito alla riflessione a noi tutti, alla Giunta regionale e al nostro Presidente, con un'altra citazione di alcune parole illuminanti, tratte dall'enciclica Caritas in veritate: "Il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. Troppo spesso la questione culturale e il degrado morale ed etico che derivano dalla mancanza del rispetto della vita e della dignità dell'uomo in ogni sua fase sono sottovalutati. Le modalità con cui l'uomo tratta l'ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso, e viceversa". Penso che noi tutti, colleghe e colleghi, abbiamo bisogno, per andare avanti, di rivalutare anche la politica. Grazie.
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Ben Amara.
La seduta è tolta alle ore 13 e 31.
Allegati seduta
CCCXXXV SEDUTA
MARTEDI' 24 LUGLIO 2012
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
La seduta è aperta alle ore 11 e 11.
COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 7 giugno 2012 (327), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri Mariano Contu, Paolo Maninchedda, Franco Meloni, Marco Meloni, Massimo Mulas, Eugenio Murgioni, Onorio Petrini e Angelo Stochino hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 24 luglio 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di disegno di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:
"Legge europea regionale 2011". (406)
(Pervenuto il 19 luglio 2012 e assegnata alla seconda Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
dal consigliere Maninchedda:
"Modifiche alla legge regionale 28 ottobre 2002, n. 21 (Disciplina del referendum sulle leggi statutarie)". (405)
(Pervenuta il 19 luglio 2012 e assegnata alla prima Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione LADU sulle spese di progettazione del porto La Caletta nel Comune di Siniscola". (90)
(Risposta scritta in data 13 luglio 2012.)
"Interrogazione DE FRANCISCI - SANJUST sulla precarietà, in termini di sicurezza, delle principali strade statali della Provincia di Cagliari che registrano un forte incremento di incidenti stradali, di vittime e di feriti". (470)
(Risposta scritta in data 13 luglio 2012.)
PRESIDENTE. Comunico che in data 18 luglio 2012 è pervenuta a questa Presidenza una petizione concernente: "Attribuzione alla Regione della potestà legislativa in materia di ordine pubblico, di sicurezza, di ordinamento civile e penale e di giustizia, nonché norme in favore del personale della medesima Regione".
Ricordo che, a norma dell'articolo 103 del Regolamento interno, il fascicolo relativo a detta petizione è a disposizione dei consiglieri presso la prima Commissione.
Comunico che in data 19 luglio 2012 è pervenuta a questa Presidenza una petizione dal titolo: "Contro la chiusura dell'ospedale di Thiesi".
Ricordo che, a norma dell'articolo 103 del Regolamento interno, il fascicolo relativo a detta petizione è a disposizione dei consiglieri presso la Settima Commissione.
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Interrogazione CUCCUREDDU, con richiesta di risposta scritta, sulla possibilità di smantellamento e smembramento delle collezioni ex ISOLA, destinate a costituire il Museo dell'artigianato artistico della Sardegna "Eugenio Tavolara"". (915)
"Interrogazione BRUNO - BARRACCIU, con richiesta di risposta scritta, sulle nomine compiute illegittimamente dal Direttore generale della ASL di Sassari, dott. Marcello Giannico, e sulle gravi conseguenze sulla finanza sanitaria regionale". (916)
"Interrogazione PLANETTA, con richiesta di risposta scritta, sulle sperequazioni subite dal personale degli enti e agenzie regionali in seguito alla mancata applicazione del comma 13 dell'articolo 3 della legge regionale n. 3 del 2008, in riferimento a selezioni interne svolte dall'Amministrazione regionale nell'anno 2005". (917)
"Interrogazione SANJUST, con richiesta di risposta scritta, sull'aumento, da parte dello Stato, della quota di partecipazione alla spesa sanitaria specialistica in vigore per l'anno 2012". (918)
"Interrogazione CAPELLI, con richiesta dl risposta scritta, sulla realizzazione e istituzione della scuola di formazione del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Sardegna". (920)
"Interrogazione MULAS, con richiesta di risposta scritta, sul Piano paesaggistico regionale". (921)
"Interrogazione SANNA Giacomo, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione drammatica in cui si trovano le comunità terapeutiche della Sardegna". (922)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Interpellanza PLANETTA sull'opportunità della revoca degli indirizzi dati al consiglio di amministrazione dell'Ente foreste della Sardegna in merito all'applicabilità del decreto legge n. 78 del 2010 sul rinnovo del contratto dei dipendenti dell'Ente, alla luce della sentenza n. 96 depositata il 28 maggio 2012 nella causa civile promossa da un operaio forestale dipendente della Regione autonoma della Valle d'Aosta ed iscritta al n. 17/2012 del ruolo generale Affari contenziosi civili, Sezione lavoro del Tribunale ordinario di Aosta". (346)
"Interpellanza LOTTO - MELONI Valerio - MANCA - BRUNO sulla firma dell'accordo di programma Stato-Regione, relativo al trasporto pubblico locale ferroviario, nonché sulla soppressione da parte di Trenitalia di diverse corse nell'Isola, con particolare riferimento ai collegamenti tra Sassari e Porto Torres". (347)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Mozione Solinas Antonio - Lotto - Cucca - Cocco Daniele Secondo - Zuncheddu - Diana Giampaolo - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Espa - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sechi - Sanna Gian Valerio - Soru sulla nomina dei rappresentanti presso gli organi decisionali esecutivi dei singoli gruppi di azione locale (GAL), con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (194)
Commemorazione di ex consigliere
PRESIDENTE. Colleghi, è con profonda commozione che oggi il Consiglio regionale commemora l'onorevole Giovanni Lilliu. Consigliere regionale eletto nelle liste della Democrazia Cristiana nella quinta e nella sesta legislatura, l'onorevole Lilliu ha fatto onore a questo Consiglio e all'intera Sardegna. Lo ricordiamo come un politico attento ai temi della cultura, delle peculiarità della nostra isola, ma anche come un insigne studioso, archeologo di fama internazionale, e massimo conoscitore della civiltà nuragica.
Nacque a Barumini il 13 marzo del 1914. Dopo la laurea in lettere classiche si specializzò in archeologia a Roma; fondò e diresse per vent'anni la scuola di specializzazione di studi sardi dell'Università di Cagliari, ricoprendo il ruolo di professore ordinario di antichità sarde e poi di Preside della Facoltà di lettere e filosofia dell'ateneo del capoluogo.
Con la sua scomparsa, il 19 febbraio scorso, all'età di 97 anni, si è creato un vuoto incolmabile sia nel mondo politico, che in quello culturale e scientifico, essendo stato un sardo che più di tutti ha rappresentato la nostra isola nel mondo. La sua profonda umanità, la sua semplicità e il suo attaccamento ai valori della vita hanno lasciato un ricordo indelebile anche come politico.
E' stato consigliere regionale per una parte della quinta legislatura e per tutta la sesta, dal 1969 al 1974. Nella quinta legislatura fece parte della Commissione lavori pubblici, della Commissione sanità e di quella speciale Statuto. Eletto anche nella sesta legislatura, per un breve periodo fece parte dell'Ufficio di Presidenza, ricoprendo la carica di Segretario del Consiglio. Fu Presidente della Commissione lavori pubblici fino al 1970, Presidente della Commissione speciale Palazzo del Consiglio fino al 1972, per essere poi eletto Presidente della Commissione di vigilanza per la biblioteca, incarico che ricoprì fino al 1974. Fece anche parte delle Commissioni industria, statuto e integrata bilancio.
La sua attività legislativa è stata influenzata dalla sua formazione culturale. Molti dei progetti di legge che portano la sua firma riguardano l'università, la valorizzazione della lingua sarda, l'insegnamento della storia della Sardegna nelle scuole, ma è stato anche molto attento ai problemi della sanità, dell'ambiente e alla tutela delle fasce più deboli della popolazione. Appena terminata la sua esperienza in Consiglio regionale ha deciso di proseguire la sua attività politica nel Consiglio comunale di Cagliari, dove ricoprì l'incarico di consigliere dal 1975 al 1980.
L'onorevole Giovanni Lilliu è stato un simbolo per noi tutti. E' stato e sarà sempre l'emblema della nostra cultura, della nostra storia e della dedizione alla sua terra. Neanche le sue numerose esperienze internazionali hanno scalfito l'attaccamento alla sua Barumini e alla Sardegna, luoghi che ha tanto amato e che è riuscito, grazie al suo lavoro e ai suoi studi, a portare al centro dell'interesse scientifico internazionale. La sua natura di uomo schietto e ligio al dovere, attento ai bisogni dei sardi, non cambiò mai nonostante i numerosi riconoscimenti scientifici internazionali, come la nomina, nel 1990, nell'Accademia dei Lincei o l'onorificenza sardus pater conferitagli dalla Regione Sardegna, nel 2007, per il suo particolare valore sociale e culturale.
La sua scomparsa lascia in tutti noi un vuoto incolmabile, la sua eredità però è chiara: alla classe politica spetta il compito di proteggere la Sardegna e al tempo stesso valorizzare l'immenso patrimonio di storia, cultura e tradizioni. Nel ricordare l'impegno civile, sociale e politico dell'onorevole Giovanni Lilliu, giunga ai familiari il cordoglio mio personale e del Consiglio regionale.
Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 20, viene ripresa alle ore 19 e 29.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Cossa, Dessì, Diana Giampaolo, Floris Mario, Solinas Christian, Uras e Zedda sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 34 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lunesu - Mula - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Uras - Vargiu - Zedda.
Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo i lavori che riprenderanno alle ore 12.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 31, viene ripresa alle ore 12 e 05.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Cappai, Cossa, Diana Giampaolo e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 40 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lunesu - Mula - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda.
Poiché il Consiglio è in numero legale, i lavori possono proseguire.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento numero 27/XIV. Dichiaro aperta la discussione.
Ricordo che i colleghi che intendono prendere la parola devo iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi consiglieri, dico subito ai colleghi, ai fini delle iscrizioni a parlare, che non utilizzerò tutto il tempo a disposizione, avvertirò quando starò per concludere l'intervento, però vorrei fissare alcuni concetti.
Il Piano paesaggistico regionale ha certamente rappresentato, nella scorsa legislatura, un momento fondamentale per la nostra Regione nell'ambito di un progetto di Sardegna che guardava alle attuali, ma direi soprattutto alle future generazioni, accanto alla centralità della scuola, dell'istruzione, della conoscenza e alla valorizzazione dell'intera Isola, direi di ogni paese, delle coste come dell'interno.
La nostra Regione ha adottato, per prima fra le Regioni d'Italia, un Piano paesaggistico, emanazione del Codice Urbani, basato sulla centralità del paesaggio come valore competitivo, direi come valore economico, nell'ambito di un progetto di sviluppo sostenibile, di un'idea di Sardegna che guardava all'alleanza fra le coste e l'interno, al futuro delle nuove generazioni. Era un progetto volto a rendere responsabili le autonomie locali; penso che anche l'istituzione del fondo unico, che non ha un valore scollegato dal PPR, in quanto anch'esso fa parte di un unico progetto - abbia permesso di responsabilizzare le amministrazioni locali e di valorizzarle in un quadro organico e chiaro.
C'era allora, nessuno lo può negare, a differenza del momento buio che viviamo adesso, un'idea di Sardegna molto chiara e il Piano paesaggistico è stato un atto dirompente, non un semplice atto di tutela del paesaggio, fine a se stesso, ma un atto di governo del territorio innovativo e strategico. Presidente Cappellacci, l'avete scritto anche voi nelle vostre linee guida: prima c'era il caos normativo, un far west, un assalto alle coste generalizzato, anche per effetto dei PTP annullati. L'avete scritto persino voi, e questo mi ha sorpreso.
Il Piano paesaggistico regionale è un atto fortemente innovativo, anche rispetto alla prima esperienza della pianificazione territoriale paesaggistica; trae origine da valori ambientali e storico-culturali presenti nel nostro territorio per consentirne - questo mi sembra il primo atto fondamentale - la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione in chiave di turismo sostenibile. Non è stato solo - l'hanno detto illustri urbanisti - una carta dell'uso del territorio, come i vecchi PTP, ma è stato innanzitutto uno straordinario e formidabile strumento di conoscenza delle risorse ambientali, paesaggistiche, storico-culturali e architettoniche, anche ai fini della pianificazione urbanistica affidata agli enti locali.
E' fondamentale la disciplina di salvaguardia dei beni ambientali, così come definiti dal Codice Urbani, fra i quali è stata individuata la fascia costiera, e su questo punto tornerò perché è centrale nel nostro e nel vostro ragionamento. Con l'entrata in vigore del decreto legislativo 22 gennaio 2004, numero 42 (Codice Urbani), la Regione sarda ha avviato, con la legge numero 4 del 2004, la cosiddetta legge salvacoste, le procedure per la redazione del Piano paesaggistico regionale, ispirato ai principi e ai valori scaturiti dalla Convenzione europea del paesaggio, tenutasi a Firenze nel 2000, che ha sicuramente innovato la cultura della pianificazione territoriale in Italia, riportando al centro degli interventi della programmazione la risorsa ambientale e paesaggistica, secondo i criteri della tutela e della sostenibilità.
Quando parliamo di Piano paesaggistico regionale parliamo - l'ho detto all'inizio - di un'idea di Sardegna che guarda ai giovani e cerca di restituire loro il diritto di sognare di poter avere un futuro e di poterlo avere nella loro terra. La centralità del paesaggio della Sardegna a parole viene riportata, presidente Cappellacci, anche nelle linee guida di cui oggi discutiamo, riprendendo il Codice Urbani, che indica nel concetto di paesaggio l'ambito privilegiato dell'interazione tra l'uomo e la natura, tra le comunità e il territorio. Il paesaggio viene definito, nelle vostre linee guida, elemento chiave del benessere individuale e sociale, primo riferimento delle politiche di governo del territorio, fattore di sviluppo locale e risorsa competitiva. Nei principi ispiratori, che sono sostanzialmente identici a quelli del precedente PPR (è stato fatto quasi per intero un "copia e incolla", mi permetterà, presidente Cappellacci, anche con qualche refuso), voi parlate di uno sviluppo basato su regole, principi, meccanismi del tutto diversi rispetto allo sviluppo dissipatore - è scritto così - di risorse limitate e irriproducibili. Come non essere d'accordo, trattandosi di due orientamenti che sembrano strategici anche negli obiettivi: non toccare il territorio intatto, ricostruire, recuperare?
Si ribadisce un concetto chiave anche dell'attuale PPR: far emergere, più che i vincoli, le prescrizioni, gli indirizzi che generano comportamenti virtuosi. Mi riferisco a quello che probabilmente non siamo riusciti a fare, cioè l'adeguamento dei PUC delle amministrazioni locali, ma credo che ci sia un discorso più ampio da analizzare e da portare avanti, e cercheremo di farlo.
Dopo una sessantina di pagine perfettamente condivisibili o quasi perfettamente condivisibili, assessore Rassu, nel documento preliminare al nuovo PPR appare invece uno stravolgimento della visione precedente, un pericoloso ritorno al passato - è così -, senza un progetto di futuro, così com'è stato in questi tre anni di legislatura. Si intravede un nodo subdolo, sempre lo stesso: la mediazione tra la tutela delle risorse primarie del territorio e dell'ambiente e le esigenze socioeconomiche della comunità (quasi come fosse una contraddizione ed è invece il valore strategico della proposta di Sardegna che noi abbiamo avanzato e che è contenuta nel Piano paesaggistico regionale), con la ferma, precisa volontà di sanare o comunque di rendere compatibili con il PPR le uniche leggi, per quanto devastanti, dal mio punto di vista, fatte dal centrodestra in questa legislatura, ovvero i piani casa e la legge sul golf. Forse l'obiettivo vero è proprio questo, cioè sanare, introdurre nel PPR gli obiettivi di quelle leggi che avete tentato di portare avanti in questa legislatura, con scarso successo devo dire. Proprio quelle leggi, di natura ordinaria, che in deroga alla pianificazione territoriale vigente, agli standard urbanistici, alle leggi sovraordinate, hanno tentato già, senza l'intesa necessaria, per esempio, con l'amministrazione dei beni culturali dello Stato, di stravolgere il PPR - perché questo è l'obiettivo - e di permettere di costruire nella fascia costiera e nei centri storici, aumentando in modo esponenziale il numero di residenze e di seconde case.
Insomma, come abbiamo detto durante le "maratone" sul piano casa e sulla legge sul golf, è una politica basata ancora una volta sul mattone; certo mascherata bene, ma basata sul mattone! E' un'ossessione per voi, presidente Cappellacci - che non mi ascolta e pensa a telefonare -, e avete provato anche a farne oggetto di marketing, a spese dei sardi, con le pagine a pagamento sui quotidiani. "Domande e risposte", ricordate? E lei in particolare, Presidente - anche adesso assente -, probabilmente intende spostare sul piano della comunicazione, sul piano della propaganda, sul piano del marketing, quest'ultimo inevitabile scorcio di legislatura; una legislatura fallimentare per lei, per la Giunta, per questa maggioranza, ma soprattutto per i sardi, purtroppo. Non riuscirà a portarci sul piano dello spot, perché i sardi hanno capito che sta tendendo lì. Diversi di noi lo avevano già intuito da tempo, ora ne abbiamo la conferma.
Con il PPR, assessore Rassu, volete far scomparire la tutela della fascia costiera, è questo uno degli obiettivi. Fino a oggi infatti la fascia costiera, come bene paesaggistico d'insieme, era la risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio sardo. Il centrodestra invece ora elimina l'esigenza di progettare il territorio tenendo conto delle complesse dinamiche che investono la risorsa primaria per lo sviluppo del turismo e dell'economia della nostra isola. Il paesaggio delle nostre coste, i suoi valori naturalistici, storici, culturali e identitari sono un tutt'uno, sono un insieme, per questo nel PPR si parla di fascia costiera come bene paesaggistico d'insieme. Era un principio ormai assodato, tant'è che i comuni, assessore Rassu, chiamati a Cagliari per discutere di una nuova delimitazione degli ambiti del paesaggio costiero, avevano manifestato la volontà di conservare la visione unitaria esistente, ma voi non ne avete tenuto conto, alla faccia della partecipazione degli enti locali e del coinvolgimento! Questo è agli atti, assessore Rassu, persino in "Sardegna nuove idee".
La fascia costiera viene qualificata come "sistema ambientale ad alta densità di tutela", non avente però natura di bene paesaggistico d'insieme. L'espressione "sistema ambientale ad alta intensità di tutela", adottata dalla Giunta per sostituire quella di "bene paesaggistico" per situazioni di grande sensibilità, come la fascia costiera, introduce un elemento pericolosissimo. Ci riporta alla tutela di una fascia della profondità di trecento metri, cioè ci riporta indietro di venticinque anni, al decreto Galasso, con buona pace delle spiagge e delle dune che osano estendersi per una profondità maggiore. Ne elenco alcune: Chia, Piscinas, Is Arenas, Porto Ferro, Platamona, Rena Majore, Porto Pollo, Capo Comino, Costa Rey.
Questa scelta appare come una formula per depotenziare e forse cancellare definitivamente un altro degli strumenti che facevano parte del progetto, e cioè la Conservatoria delle coste, e per favorire, senza attendere l'elaborazione dei PUC da parte dei comuni, l'applicazione nelle zone costiere del piano casa e dei suoi principi, che stravolgono la pianificazione paesaggistica precedente. Come è avvenuto per la legge sul golf, si utilizza perfino una norma, che è la norma di tutela del paesaggio per definizione, per permettere di costruire sulla costa.
E' uno scempio che ci chiama, colleghi, sia della maggioranza che della minoranza, a una forte, fortissima opposizione dentro e fuori il Consiglio regionale. Non c'è dialogo su questo tema, si tratta veramente di principi non negoziabili, eppure le richieste degli enti locali, riportate sul vostro sito web "Sardegna nuove idee", erano altre e gliele elenco, Assessore: perequazione urbanistica e territoriale, per consentire alle amministrazioni di programmare un uso corretto e una migliore organizzazione del territorio; connessione interno-costa e con le risorse culturali e ambientali; un livello intermedio di pianificazione; articolazione locale delle norme tecniche di attuazione, per adeguarle alle specificità locali, e in questo gli ambiti costituirebbero la dimensione ideale, così hanno detto i comuni; disciplina delle installazioni energetiche; politiche per mantenere la popolazione negli insediamenti esistenti, soprattutto all'interno della Sardegna. Di tutto questo non c'è traccia, se non in vuote affermazioni di principio, in quelle sessanta pagine che poi sono contraddette quando entrate nei nodi veri, negli obiettivi. Manca soprattutto un punto di equilibrio, quello che voi a parole dite di voler ricercare, manca un punto di caduta, ma in tema di governo del territorio, se vogliamo, il punto di caduta lo troviamo. Lo troviamo in una nuova legge urbanistica, non stravolgendo il Piano paesaggistico regionale, che ci vede come un'isola modello in Italia e nel Mediterraneo. La legge urbanistica, per chiamare le cose con il loro giusto nome, è urgentissima e inevitabile. Sottolineo, e mi rivolgo ai colleghi del centrosinistra, che proprio sulla legge urbanistica noi siamo caduti nella scorsa legislatura e da qui dobbiamo ripartire per tornare al governo della Regione con le carte in regola. Il centrosinistra se ne vuole fare carico immediatamente, sapendo che occorre aggiornare, innovare la disciplina urbanistica della Sardegna, a oltre vent'anni di distanza dall'approvazione della legge numero 45 del 1989, assessore Floris. Mi pare questo il punto principale della nostra proposta politica.
La legge urbanistica è certamente più urgente delle modifiche al PPR, ma è soprattutto da contrapporre al suo stravolgimento. Le modifiche al PPR possono apparire opportune se si guarda all'esigenza di migliorare, adeguare, approvare i PUC, se si individua nell'Ufficio del Piano, che voi avete soppresso o comunque congelato, il luogo tecnico per accompagnare le amministrazioni locali alla progettazione urbanistica, per un coinvolgimento pieno e diretto degli enti locali, ma queste rimangono affermazioni vuote, assessore Rassu, se poi non diamo ai comuni degli strumenti. L'Ufficio del Piano era uno strumento importante, e lo avete cancellato.
Sono aspetti certamente differenti rispetto al modello culturale subalterno che attraverso queste linee guida la Giunta regionale vuole propinare ai sardi. Noi ci opporremo con tutti i mezzi possibili a un ritorno al passato più buio. Probabilmente non basterà l'opposizione in Consiglio regionale; occorrerà un'azione importante, capillare nella società sarda, perché, a differenza di quello che probabilmente pensate, i sardi non stanno con voi neanche su questi temi.
Mi avvio a concludere, colleghi. L'invito è quello di ripartire da una legge urbanistica condivisa con le autonomie locali, con i cittadini, da un metodo di governo del territorio innovativo, moderno, al passo con i tempi, in grado di completare anche i progressi fatti e accettati universalmente con la pianificazione paesaggistica nella scorsa legislatura; pianificazione che davvero, lo dico senza paura di essere in qualche modo contraddetto, ha rappresentato un modello per tutte le Regioni d'Italia che poi si sono dovute cimentare con questa materia, che hanno dovuto programmare, che hanno dovuto tener conto del Codice dei beni culturali e del paesaggio e di una sensibilità ambientale che non è fine a se stessa. Sensibilità ambientale infatti significa saper interpretare la realtà che viviamo, il momento che viviamo, sapendo che c'è nell'economia, attuale e del futuro, un unico valore. Questo valore, soprattutto per la Sardegna, si chiama paesaggio, si chiama ricerca di un modello di sviluppo sostenibile, si chiama guardare alle nuove generazioni, perché solo lì noi troviamo veramente la risposta ai problemi che attanagliano quest'isola. Parlare di Piano paesaggistico significa, per noi, parlare di progetto, di scuola, di attenzione agli ultimi; significa parlare di responsabilità delle amministrazioni locali, di adeguatezza, di prossimità ai cittadini; significa parlare di una Sardegna che non ha bisogno di pressapochismo, che non ha bisogno di spot, che non ha bisogno di parole vuote, come quelle che abbiamo sentito dal presidente Cappellacci nel presentare le linee guida, che non ha bisogno di demagogia. Ha bisogno invece di essere un modello, una guida, un faro, soprattutto per noi, e di rappresentare un futuro e una ricchezza per i nostri figli. La ringrazio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sanjust. Ne ha facoltà.
SANJUST (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, sono trascorsi oramai sei anni dalla delibera del 2006 con la quale si approvava il Piano paesaggistico regionale, otto invece sono gli anni trascorsi dalle prime norme di salvaguardia, varate con la legge numero 8 del 2004. In questo trascorrere degli anni si sono evidenziate tante criticità e altrettante difficoltà applicative, e per noi oggi è diventato oltremodo obbligatorio prevedere nuove linee guida per rendere il Piano paesaggistico regionale facilmente applicabile attraverso un'interpretazione che sia chiara per tutti e netta, senza alcuna possibilità che possa essere interpretata per gli amici e applicata invece per tutti gli altri.
Le criticità più evidenti riscontrate negli anni sono state per lo più quelle relative agli adeguamenti al PPR dei piani urbanistici comunali. La riprova di questa difficoltà, dettata dalle criticità esplicative del PPR, è data soprattutto dal fatto che in questi sei anni soltanto 10 comuni, su un totale di 370 in tutta la Sardegna, hanno redatto i piani urbanistici comunali in adeguamento al PPR. Ma ancor più tragico appare il fatto che appena un solo PUC, nell'intera provincia di Cagliari, sia stato considerato coerente. Peraltro i comuni, alle prese con le difficoltà evidenti nel riproporre i tematismi riportati nelle cartografie del PPR, su scala territoriale, e nell'adeguamento degli strumenti di pianificazione, si sono trovati anche a definire le procedure di VAS, cosa che era prevista nelle linee guida del 2005 e che nel 2006, anno di approvazione del PPR, non era stata fatta. E' evidente a tutti, ormai, quanto le cartografie dei vincoli proposti dal PPR fossero grossolane e di difficile lettura e quanti problemi abbiano creato nei vari comuni.
Altrettanto problematica è stata l'eccessiva rigidità dell'articolato normativo e della vincolistica, tanto più che le varie circolari esplicative non hanno certo aiutato amministratori e tecnici a trovare delle soluzioni adeguate. A questo proposito va evidenziato che circa l'80 per cento del contenzioso della direzione generale dell'Assessorato dell'urbanistica è dovuto, in maniera diretta o indiretta, proprio alle difficoltà relative all'applicazione del PPR. E se soltanto dieci comuni in tutta la Sardegna sono riusciti a redigere il PUC in adeguamento al PPR, vuol dire che il supporto dato dalla RAS ai comuni, sia in termini economici sia soprattutto in termini operativi, nella sostanza ha prodotto relativamente poco, o forse il supporto non è stato sufficiente in virtù di centinaia di richieste di chiarimenti provenienti da parte degli enti e dei privati che sono rimaste purtroppo inevase.
Difficoltà ci sono state anche nel rapporto con gli uffici della tutela del paesaggio, degli enti locali con delega, della sovrintendenza, incapaci di essere propositivi e di generare un approccio tendente a una tutela più vitale, in grado di produrre più sviluppo. E' evidente la lentezza nella procedura relativa alle autorizzazioni paesaggistiche, gravate da un sistema normativo che ha creato, e ancora crea purtroppo, confusione e incertezza. L'adeguamento e l'aggiornamento di cui si sta dibattendo ora dovrebbero dare risposte a tante di queste problematiche, attraverso un approccio costruttivo e responsabile. Per questo credo, Assessore, che le modifiche alle linee guida debbano prevedere: un nuovo sistema informatico con la banca dati geografica del PPR accessibile a tutti i comuni; la predisposizione da parte della Regione, e non più dei comuni, del quadro conoscitivo; la perimetrazione e l'individuazione puntuale dei beni paesaggistici; il recepimento nella cartografia dei centri di antica e prima formazione, con l'eliminazione delle imprecisioni nel quadro conoscitivo del PPR; l'aumento delle risorse finanziarie a favore dei comuni; l'armonizzazione dei processi di VAS e di approvazione dei PUC di concerto con l'Assessorato dell'ambiente; l'introduzione dell'atto di coordinamento Regione-Province-Comuni. Sono tutte modifiche atte a snellire il procedimento di adeguamento dei piani urbanistici comunali.
Su quest'ultimo punto, però, occorre fare una piccola e ulteriore riflessione. Con il PPR del 2006, il processo per la realizzazione di un'opera partiva dal PPR, passando per il PUC e per il piano attuativo, ma prima della realizzazione dell'opera occorreva tutta una serie di cose di non poco conto: la relazione RAS sul piano attuativo, la relazione RAS sull'opera, il parere del Ministero e il nullaosta della Regione. Con il PPR 2011, tutti i passaggi oltre il piano attuativo dovrebbero essere superati da una sorta di conferenza di servizi definiti "atto di coordinamento". Questo discorso vale sia per la fascia costiera che per i centri matrice.
La proposta che più di tutti appare interessante, almeno così spero, è rappresentata dalla struttura del nuovo articolato. Dalle linee guida, infatti, si evince che sarà un articolato improntato alla massima semplicità e chiarezza, in quanto - così si legge - i concetti chiari si esprimono in poche parole; a ogni componente del territorio corrisponderà una sola norma e un solo simbolo in leggenda. La ridondanza - sempre continuando a leggere - crea confusione e fare propria la regola diventa difficile. In ultimo la semplificazione evita che sia necessario ricorrere all'interpretazione, potenziale fonte di arbitrarietà. Su questo, posso affermare senza tema di smentita, che esistono casi in cui la Commissione paesaggio, composta da personalità di indubbia professionalità, ha espresso parere favorevole senza condizioni, mentre gli uffici della tutela del paesaggio hanno, per lo stesso bene, espresso parere contrario, riscontrando criticità tali che solo la grande arbitrarietà a cui si presta l'attuale PPR può portare. Per questo è sempre bene affermare che la certezza dei ruoli e lo snellimento delle procedure consentono di ripristinare un corretto rapporto di collaborazione con gli enti locali.
Credo fortemente, inoltre, che concertare la scrittura delle norme anche con operatori del settore, tecnici degli enti, oltre che esperti legali, possa essere un passo avanti verso un'interpretazione univoca della norma. In precedenza raramente sono stati coinvolti gli ordini professionali e i tecnici delle amministrazioni locali, e ciò viene evidenziato dal numero considerevole di contenziosi.
Ritengo che il concetto più importante e basilare delle linee guida di questo nuovo PPR sia quello dell'abbandono dell'approccio statico del cosa non si deve fare. Occorre inoltre fissare il concetto che il paesaggio ha una naturale disposizione alla trasformazione, per questo ritengo valida l'idea di non considerare più la fascia costiera e il centro matrice beni paesaggistici interamente vincolati, ma beni da valorizzare tramite strumenti di pianificazione che li governino nel loro insieme. La Regione manterrebbe il coordinamento intervenendo solo sugli atti di pianificazione, lasciando ai comuni la gestione degli interventi sulle singole opere attraverso la definizione di strumenti urbanistici di qualità.
Infine, riprendendo il concetto iniziale, in cui si sottolineava il blocco quasi totale delle pianificazioni comunali dovuto alle difficoltà di interpretazione e di applicazione delle linee guida, volute dalla precedente maggioranza, si è dovuto obbligatoriamente modificare queste linee per dare nuovo impulso ai comuni per redigere i PUC nella salvaguardia dei vincoli imposti col PPR vigente. Sono convinto, infine, che l'applicazione di queste modifiche darà modo di avere ulteriori e più approfonditi riscontri relativamente all'uniformità interpretativa delle norme, e per quanto si può auspicare, Assessore, mi pare che le intenzioni siano ottime.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Petrini è rientrato dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Cocco Daniele, Diana Giampaolo, Oppi, Petrini e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 42 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lunesu - Mula - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda.
Poiché c'è il numero legale, possiamo proseguire.
E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signora Presidente, colleghi, Assessori, credo che la commemorazione di stamattina non sia del tutto casuale - almeno io così la interpreto -, anzi in un certo qual modo dispone su questo dibattito un richiamo profetico, se ci vogliamo credere. Alla fine degli anni '60, nell'aula del Consiglio regionale, il compianto Giovanni Lilliu diceva: "In un'isola come la nostra, strutturalmente irrazionale e disarmonica nel suo temperamento, il processo di razionalizzazione urbanistica trova una naturale ostilità, perciò certi sviluppi stanno avvenendo in modo disordinato e contraddittorio, tale che, se non interviene la regola, l'assetto territoriale potrà essere compromesso irrimediabilmente". Sono parole di tanti anni fa, ma vi invito, colleghi, a leggere le parole pronunciate dal presidente Cappellacci nel suo intervento di presentazione delle linee guida, quando espone la sua concezione originale, o perlomeno la concezione originale di questa maggioranza, del rapporto che intercorre tra i principi e le regole: "I principi vanno bene, li ha anche deliberati il Consiglio regionale, non li tocchiamo, ma le regole sì". Come se le regole non fossero sempre e doverosamente al servizio dei principi! Questa è la cifra di quello che voi rappresentate, cioè uno scoordinamento logico fra il dire e il fare, perché avete in mente altre cose.
Queste linee di indirizzo sono alquanto singolari, Assessore. Io credo che si siano interrogati un po' tutti e l'opinione pubblica si stia ancora interrogando sul motivo per cui delle linee che vogliono tracciare l'orizzonte verso il futuro richiamino un passato che voi avete sempre demonizzato e continuate a demonizzare. Lo riproponete come parte centrale delle vostre linee con un incipit che è del tutto sbagliato e che dimostra quanto siate fuori dalla comprensione minima delle cose.
Voi iniziate il paragrafo "Prospettive" dicendo: "Dopo cinque anni di applicazione del Piano paesaggistico regionale…". Assessore, lei sa benissimo che il Piano paesaggistico non è stato applicato in questi cinque anni e che le uniche cose che si stanno applicando sono le norme di salvaguardia, questo bubbone che vi dà tanto fastidio e che nella civiltà giuridica urbanistica nazionale, ma direi anche europea, è inamovibile fino a quando coloro che hanno l'obbligo di adeguarsi a una pianificazione superiore non ottempereranno. Questa è la regola che non può essere scardinata né da voi o da noi e voi messi assieme, né da nessun ordinamento regionale e credo neanche da nessun ordinamento nazionale, ma è esattamente quello che tentate di fare fin dall'inizio di questa legislatura, cioè sopprimere le norme di salvaguardia per riportare tutto com'era prima. Ecco il nocciolo della questione che ci deve aiutare a capire che cosa c'è dentro questo documento, in cui per certi versi rievocate il passato. E allora la prima domanda è questa: ma se le linee guida del 2005, che voi esaltate come punto di riferimento inviolabile, anche presente, sono da confermare, perché quelle stesse linee non le utilizziamo per andare verso il futuro? C'è qualche problema? Lo spiegate al Titolo II, e lo spiegate molto bene, esattamente come lo sto dicendo io: volete sì i principi, le belle cose, le belle parole, però volete le norme di salvaguardia fuori, cioè volete ripristinare la situazione antecedente all'entrata in vigore del Piano paesaggistico!
Siccome voi dovete fare i conti con le leggi nazionali, con i decreti legislativi, ma anche con quello che hanno stabilito i giudici amministrativi, a beneficio della conoscenza vi inviterei a fotocopiare e a tenervi vicino la sentenza numero 2241 del 2007. Si tratta di oltre centoventi pagine, in cui i giudici amministrativi dello Stato analizzano il nostro Piano paesaggistico sulla base di 34 censure - mica di 2! - e dicono che cosa esso rappresenta. Credo che un giudice e un collegio giudicante, che sono fuori dal fuoco delle polemiche, degli interessi politici, speculativi, imprenditoriali, debbano avere una considerazione appena appena più attenta di quella che possiamo avere noi in quest'Aula. Dicono i giudici, riguardo a quel Piano paesaggistico: "Gli esiti di questo lavoro ricognitivo sono stati riversati nella documentazione allegata al Piano paesaggistico e sono l'oggettiva dimostrazione dello svolgimento di uno studio approfondito e dettagliato del territorio sardo, mai in precedenza condotto con tanta accuratezza e specificità. Della consistenza e rilevanza degli esiti dell'istruttoria hanno dato atto, nella fase di adozione e di approvazione del Piano, tutti gli organi titolari di specifiche competenze, che hanno condiviso e fatto proprie le risultanze acquisite attraverso il lavoro congiunto di esperti e di funzionari. La pianificazione territoriale ha la funzione di illustrare, con metodologie all'avanguardia, lo stato di fatto nelle sue varie componenti e il cosiddetto sistema informativo territoriale, sicché i relativi dati, riassunti e illustrati, tra l'altro, nella relazione del Comitato scientifico e nel glossario, hanno il compito di consentire la valutazione a posteriori della logicità delle scelte effettuate e della corrispondenza tra analisi e previsione pianificatoria". Queste parole, Assessore, le tenga presenti perché qualunque aggiornamento o modifica del Piano paesaggistico vorrete fare dovrà tener conto del fatto che quel rapporto di logicità e corrispondenza tra le analisi e le previsioni dovrà risultare anche dal vostro lavoro. E quando qualcuno, ovvero il Governo, ovvero il Ministero, si accorgerà, come si è già accorto, che avete anche questa volta tentato, come state facendo dall'inizio della legislatura, di fare i furbi rimuovendo le norme di salvaguardia, cioè la garanzia che si proceda rapidamente alla diffusione di questa regola su base regionale, come era nell'intendimento della pianificazione paesaggistica, sarete nuovamente fermati.
Ma andiamo a vedere, a pagina 58, qual è il succo di quello che volete fare: dite che sono bellissimi i principi del 2005, ma è uno specchietto per le allodole per l'opposizione, sperando così che non vi rompa troppo attaccandovi e dicendovi tutto quello che al riguardo si può dire, e per altro verso mandate un messaggio al vostro elettorato, probabilmente già disperso all'idea che quel "mettete in moto le betoniere", che avevano sentito dire tre anni e mezzo fa, non ha trovato attuazione. Ecco, voi spiegate qua che cosa intendete per rivisitazione e semplificazione: recepire le disposizioni normative statali e regionali intervenute successivamente all'approvazione del Piano paesaggistico regionale e le disposizioni contenute nelle leggi regionali numero 4/2009, 19/2011 e 21/2011, cioè piano casa, piano sul golf e legge di correzione del piano casa e del piano sul golf. Questo per rassicurare il collega Sanjust, che auspica che ci sia una legislazione attenta, semplificata, puntuale, univocamente comprensibile. Questa è la dimostrazione di quanto siate in grado di fare legislazioni univoche, comprensibili e semplici! Siete sempre alla rincorsa di correttivi per mettere a posto le leggi che approvate sbagliate!
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Lo legga tutto il comma, onorevole Sanna!
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Certamente: "…nonché a eliminare le distonie e incongruenze evidenziate dagli enti locali…", e così via. Arrivo anche a quello che sottintende lei, non la deluderò.
La legge numero 4 sapete già che fine ha fatto. Leggete l'ordinanza del tribunale amministrativo numero 135 del 2011, che vi ha sostanzialmente detto: furbacchioni, se dovete modificare il PPR seguite la strada corretta e non provateci con questa. Ve l'hanno già detto. Quindi da un certo punto di vista state riconoscendo che avendovi trovato con le mani nella marmellata dovete usare le linee guida per rimettercele dentro. Le leggi numero 19 e 21, legate appunto da un filo di illogicità tra loro, sono oggetto dell'impugnativa del Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2012, in cui vi viene detto che la stragrande maggioranza di queste norme è illegittima perché viola le previsioni dei regolamenti edilizi e degli strumenti urbanistici comunali vigenti, nonché le norme sovraordinate. La fine di quelle norme è chiara, ma nonostante siano pendenti i giudizi voi arrivate al punto di dire: "Vogliamo recepirle", cioè non avete neanche il giudizio compiuto sulla potenziale incostituzionalità di quelle norme e voi le volete recepire nella pianificazione paesaggistica.
Il problema è un altro. Il problema è che siete riusciti nell'attività di demolizione di tutto l'impianto che vi avrebbe consentito di fare un passo avanti, è evidente ed è quello che noi consideriamo quando diciamo che siamo disponibili a fare un passo avanti rispetto alla pianificazione paesaggistica, ma non a smantellarla, perché questo è smantellamento, puro smantellamento. E lo spiegate dopo, dove c'è il declassamento della fascia costiera, che dite non essere più un bene paesaggistico d'insieme, ma un bene meritevole di alta tutela, come a dire: poi vedremo che cosa fare. Dite la stessa cosa anche per i centri storici e per l'agro, gli altri due elementi che considerate per aggredire questo punto di qualificazione della civiltà giuridica di questa Regione. E il punto è esattamente questo: aggiornare significa prendere atto che dopo cinque anni la pianificazione paesaggistica non sta più producendo effetti. Perché? Perché avete destrutturato l'Ufficio del Piano, avete…
(Interruzione dell'assessore Rassu)
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Certo, l'ho fatto io. A lei risulta che ci sia? Allora mi deve spiegare qual è il senso dello spoil system fatto, prima che arrivasse lei, quando c'era il suo predecessore, all'interno dell'Assessorato dell'urbanistica all'indomani dell'opera ciclopica che è stata fatta; opera che è merito di quella struttura, ma non della parte di essa che è stata poi scelta da una parte della direzione generale di quell'Assessorato. Avete fatto lo spoil system e quelle conoscenze le avete destrutturate, le avete disperse, perché se aveste voluto proseguire su quella strada anche il Comitato scientifico sarebbe stato un punto di riferimento da utilizzare per orientare, anziché inventarvi questa storia del paesaggio senz'arte né parte rispetto ai problemi da affrontare.
Ma dopo cinque anni voi sapete che le intese, che tra l'altro quella famosa sentenza del Tar giudica come uno dei sistemi costituzionalmente previsti per collaborare con il vasto sistema delle autonomie locali, non erano un sistema di deroghe, ma un sistema di anticipazione degli effetti della pianificazione paesaggistica laddove vi erano difficoltà di recepimento da parte della pianificazione urbanistica locale. Non erano una deroga, erano un'anticipazione, quindi un vincolo anticipato, un'autoimposizione di una regola anticipata, ma immediatamente produttiva di effetti. E questo dimostra che il PPR non inibisce lo sviluppo, bensì lo regola secondo alcuni principi.
Ebbene le intese potevano essere fatte per dodici mesi a partire dall'atto di approvazione del Piano paesaggistico, ma oggi, di fatto, la Sardegna è priva anche di uno strumento che, per chi lo volesse, possa anticipare gli effetti benefici del Piano paesaggistico, perché quel termine è scaduto e nessuno si preoccupa che i comuni, oltre a non avere il loro piano urbanistico, perché operiamo ancora con i piani di fabbricazione o con i piani di risanamento urbanistico, subiscono due livelli di vincolo: il vincolo di salvaguardia della pianificazione paesaggistica e quello della pianificazione urbanistica locale, che chiaramente creano un disagio. L'unica via d'uscita sarebbe stata quella di consentire ai comuni di recepire nel proprio PUC quelle disposizioni, che avrebbero portato a una semplificazione amministrativa, perché un PUC coerente con il Piano paesaggistico non ha bisogno dell'Ufficio del paesaggio per il parere su ogni pratica, il comune può cioè dare automaticamente il nullaosta paesaggistico.
Al di là di questo, procedere finanziando i comuni e imponendo il recepimento del Piano paesaggistico sarebbe stato utile anche per portare avanti le riforme che accompagnano il PPR e che sono quelle che servono. L'ha detto prima il collega Bruno: la legge urbanistica è urgentissima, ma non ha senso che la riforma degli standard urbanistici, ovvero il decreto Floris, rimanga in quella logica di fronte ai nuovi schemi della pianificazione territoriale; le direttive per le zone agricole, le direttive per i centri storici sono tutte cose da modificare per allinearle al nuovo e perché i comuni possano dotarsi di strumenti attuativi.
Tutte queste cose doveva costituire l'attuazione e l'aggiornamento del Piano paesaggistico, per semplificare la vita ai comuni, non per inondarli di inutile cemento con messaggi populistici: "Torniamo alla libertà". Vi avverto di una cosa: è teorizzato qui dentro un semplice aspetto e voi dite esattamente come intendete fare citando un tal Michele Ercolini. Noi nelle nostre linee guida abbiamo citato pochissime persone, ma abbiamo cercato sostanzialmente di lasciare fuori statisti e scienziati.
(Interruzione dell'assessore Rassu)
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). La invito a leggere il relativo curriculum, con tutto il rispetto, però, voglio dire, queste sono linee guida oggetto di dibattito in Consiglio regionale. Scrive questo signore: "Governare significa rispondere positivamente e concretamente al sistema delle esigenze a cui il territorio e il paesaggio devono sottostare". Questa è la certificazione del vizio formale che ha consentito l'annullamento di quattordici piani territoriali paesistici, cioè quello di governare per assecondare le esigenze. Quella era la ragione della bocciatura dei quattordici PTP.
(Interruzione)
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Tredici, poi uno l'abbiamo annullato noi perché non potevano coesistere, ma è giusto precisarlo.
Quindi voi dovete capire che state andando incontro alla reiterazione di quell'errore, quello che ha consentito alla Sardegna di non avere per anni una pianificazione paesaggistica e state esponendo questo strumento a un indubitabile attacco da parte delle autorità di controllo. Spero una cosa e mi auguro che qualcuno ci ascolti: è ora che il Ministero, lo Stato, che esercita un concorso di tutela con noi dei beni di tutti, si svegli e capisca che non è tutto attribuibile alle forze politiche e istituzionali. Gli uffici dello Stato e degli enti che devono attuare l'articolo 9 della Costituzione, infatti, per la parte che li riguarda, escano allo scoperto, battano un colpo e si dispongano ad arginare quest'idea che avete di debordazione della pianificazione. La nostra opposizione su queste linee è chiara e non può che essere univoca. L'unica strada è che voi ritiriate questo documento e insieme condividiamo le linee guida del 2005, che sono state valide per la predisposizione della prima parte del PPR, ma si disponevano ad esserlo altrettanto per la seconda parte. Non c'è nessun bisogno, vista la pochezza dei contenuti, di questa vostra proposta.
Il 19 ultimo scorso, un giornalista affezionato alla Sardegna ha scritto sul Corriere della Sera: "Allarme rosso. Lo dico da amico rispettoso di questa terra: ristrutturate, riqualificate, riutilizzate l'esistente. E' casa vostra. Ma non portate altro cemento sulle coste. E' morfina economica, un po' di sollievo prima della fine. La Sardegna attraversa certamente un brutto momento, ma non è moribonda".
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Murgioni è rientrato dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Uras)
Quarta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
PRESIDENTE. Sono presenti 66 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Lunesu - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Uras - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
SORU (P.D.). Signor Presidente, intervengo con un po' di emozione stamattina in quest'Aula. Vorrei trovare le parole adatte a un dibattito importante come quello che si sta svolgendo oggi in quest'Aula. Ha fatto bene il mio collega Gian Valerio Sanna a ricordare Giovanni Lilliu, che è stato commemorato qui stamattina, perché il nostro dibattito si colloca nella storia di quanti prima di noi hanno difeso l'ambiente e il patrimonio paesaggistico di questa regione, di quanti si sono succeduti in questi banchi facendo il possibile perché venisse posto un freno al consumo indiscriminato del territorio e all'impoverimento successivo della nostra terra. Penso che questa nostra discussione e quello che decideremo oggi rimarrà nella storia di questa regione per gli effetti importanti che avrà sul futuro di chi verrà dopo di noi. Credo quindi che sia un dibattito che ciascuno di noi deve affrontare in piena coscienza, fuori dai pregiudizi, fuori dai luoghi comuni e consapevole dell'importanza del risultato che alla fine vi sarà.
Io ritengo che le nuove linee guida vadano bocciate e riportate in seno alla Giunta regionale, che ha altri strumenti per migliorare la situazione e darsi quegli obiettivi che a parole si dà, dalla legge urbanistica a tutti gli atti successivi. Oggi non voglio parlare del valore del paesaggio, del valore dell'ambiente, della necessità di interromperne il consumo o dei valori identitari legati al paesaggio. Di tutte queste cose ne parlate ampiamente anche voi, per contraddirle però subito dopo nell'azione pratica, dicendo delle cose che mostrano che forse non avete ancora compreso che cos'era e sia ancora il Piano paesaggistico regionale che vorreste cambiare. Il Piano paesaggistico era la base di un nuovo modello di sviluppo, era uno strumento improntato all'idea che questa regione potesse guardare a un proprio futuro e creare nuove occasioni di lavoro non più consumando il territorio e impoverendolo per il futuro, per le nuove generazioni; nasceva dall'idea che si può stare al mondo e vivere in armonia con la terra che ci è dato abitare senza necessariamente consumarla.
Onorevole Sanjust, oggi le ho sentito dire che il paesaggio non deve essere visto in maniera statica, bensì come un qualcosa che è naturalmente predisposto alla sua trasformazione. La natura, la terra che viviamo non è in maniera naturale predisposta alla sua trasformazione; è in maniera naturale predisposta alla sua conservazione. Noi la dobbiamo usare e trasformare il meno possibile e conservare invece il più possibile per il futuro. Esattamente il contrario di quello che ha detto lei. E' la mia opinione, naturalmente, ma la dico senza polemica, cercando semplicemente di favorire il confronto, di provare a capire dove qualcuno di noi sbaglia, magari io stesso, ma forse vi convincerete del contrario. Sui giornali di oggi leggo che la Corte costituzionale indiana ha deciso di chiudere una vastissima area del proprio territorio al turismo e all'antropizzazione semplicemente perché lì vive la tigre, che sta scomparendo. C'è una naturale predisposizione alla scomparsa di questo felino e per evitare che ciò accada hanno deciso di tutelarlo in quella maniera così severa. Paesi ancora per poco più poveri di noi, Paesi che hanno una visione di prospettiva stanno correndo, mentre noi ci attardiamo in ragionamenti che sono ormai fuori dalla storia.
Che cosa dice essenzialmente il PPR? Possiamo stare al mondo, costruire nuovi e migliori posti di lavoro smettendo di consumare la fascia costiera, il territorio costiero, concentrandoci sul riuso, sul recupero, sulla ristrutturazione, sul risanamento, ma dicendo stop al consumo di una fascia così importante di territorio. E poiché è così importante tutta, noi abbiamo detto che la fascia costiera è un bene paesaggistico d'insieme. Nessuno può oggi giocare con le parole dicendo che se questo bene smette di essere un bene paesaggistico d'insieme e lo consideriamo pezzo per pezzo lo tuteliamo di più. E magari questa tutela la rivediamo ogni due anni, come si dice! E' evidente che stiamo parlando di qualcos'altro; stiamo parlando di quella volontà naturale di trasformare il territorio, laddove invece deve essere conservatto.
Il PPR dice un'altra cosa importante, che oggi non ho ancora sentito dire: la terra ha un suo valore produttivo agricolo, serve innanzitutto per sfamarci. E' servita per questo fino a oggi e servirà per questo ancora di più nel futuro. Con queste nuove linee guida noi stiamo dicendo che basta un ettaro di terreno agricolo perché l'area diventi edificabile e ci si possa realizzare qualunque cosa, anche totalmente avulsa dalla sua destinazione e dall'uso produttivo. Ogni ettaro di terreno in Sardegna servirà non più a sfamarci, ma per costruire quello che si vuole. Questa è la sostanza delle vostre linee guida e io dico che siete totalmente fuori dalla storia e dalla realtà. Basta leggere i quotidiani sardi: qualche giorno fa La Nuova Sardegna citava la quantità enorme di edificato invenduto in Sardegna. Siamo in piena estate e non si sta più vendendo un solo appartamento a fini turistici. Chi ha degli appartamenti li vuole vendere, anche perché sono pesantemente gravati da IMU, e chi possiede aree edificabili non vuole neanche costruire. Provate a chiederlo agli artigiani. E se qualcuno volesse costruire, chi glieli darà i soldi? Provate a chiederlo alle banche.
Stiamo vivendo la più grande crisi dagli anni Venti, proprio per una bolla speculativa nata dallo scriteriato uso del territorio e dal costruire senza senso, dai famosi mutui subprime degli Stati Uniti, rimbalzati in Europa fino alla crisi gravissima della Spagna, che tutti pensavano fosse un modello perché era stata bravissima a costruire tanto in Costa Brava. Ha costruito tanto: tanto vuoto, tanti mutui non restituiti, tanti debiti dei costruttori che sono diventati debiti delle banche, che si sono poi dovuti risanare a spese dello Stato e che hanno creato e stanno creando lo sconquasso in Europa. Dentro questo sistema noi ancora pensiamo di dover rendere edificabile il nostro suolo, con l'idea che lo sviluppo passi dalla speculazione edilizia e dal cemento sulle coste. Siamo totalmente fuori dalla storia!
Come pure siamo fuori dalla storia nel pensare che la campagna debba essere sottratta al suo uso produttivo e ogni tanto disseminata di casette perché sia più bella o abbia maggiori possibilità di soddisfare le nostre esigenze. Per chi può interessare, il dato più bello che ho letto nei giornali di questi giorni è il prezzo del grano negli Stati Uniti, dove viene misurato in bushel (1 bushel equivale a 25 chilogrammi, per cui basta moltiplicare per quattro per avere il costo al quintale). Il grano negli Stati Uniti è arrivato a costare 39 dollari al quintale, con consegne a settembre. Al tasso di cambio attuale vuol dire circa 31 euro al quintale; quando il tasso di cambio del dollaro sarà pari a 1 rispetto all'euro - e lo sarà, lo dicono in tanti - vorrà dire che il grano costerà 38-39 euro al quintale. Qualche anno fa il grano costava 13 euro al quintale, e i contadini della Sardegna erano contenti quando è arrivato a costare prima 17, poi 18 e poi 20 euro al quintale; quest'anno il prezzo è salito a 28 euro al quintale, potrebbe arrivare a 38 euro!
(Interruzione)
Se l'ha venduto a 22 euro ha fatto male.
PRESIDENTE. Onorevole Soru, continui il suo intervento.
SORU (P.D.). No, mi fa piacere parlarne. Dicevo che se l'ha venduto a 22 euro al quintale ha fatto male, e se le hanno dato un acconto vedrà che le daranno il conguaglio!
Spero che mi restituisca i minuti persi, Presidente. Non è un gioco, perché in Sardegna abbiamo avuto fino a 180 mila ettari coltivati a grano, che sembrava non valere più nulla e che nel giro di pochi anni è arrivato a valere tre volte tanto. E' interessante che mentre tutto va a rotoli, il grano da farina, da pane, così, come lo chiamano, valga tre volte tanto! Dobbiamo dunque parlare di come facilitare il riaccorpamento fondiario, di come fare in modo che le piccole terre si mettano insieme o di come ogni ettaro può essere autonomamente sottratto alla sua vocazione produttiva e trasformato in area edificabile?
Credo che stiamo sbagliando profondamente, che questo Consiglio regionale stia sbagliando profondissimamente; non riesce a capire quali sono i valori in campo e quali le priorità per garantire un po' di benessere alla nostra gente nel futuro. Il mondo sta andando verso l'autosufficienza dal punto di vista energetico e dal punto di vista alimentare innanzitutto. Dal punto di vista energetico certo non c'è molto sottoterra, però siamo stati "abilissimi" in questi ultimi anni, purtroppo, innanzitutto con la prima legge finanziaria di questa legislatura, a cancellare le leggi che ci eravamo dati nella legislatura precedente, a organizzare discussioni che non si sarebbero dovute fare nelle modalità in cui sono state fatte, finendo per rimanere senza legge di salvaguardia nello sfruttamento del vento e del sole. Ci siamo lasciati sottrarre una grande risorsa che non sapevamo di avere e che è gestita totalmente all'esterno della nostra regione per interessi che vanno al di là della nostra regione, alla quale si sono lasciate meno che le briciole.
La storia si ripete: avete cancellato le leggi e si è assistito, in questi tre anni, a un'invasione barbarica che non ci lasciato nulla. Abbiamo perso un'opportunità importante per garantire innanzitutto alla pubblica amministrazione i vantaggi diffusi presso la società sarda di una risorsa che avremmo dovuto sapere di avere. Ora vorreste fare lo stesso con il suolo fertile della campagna, sottraendolo appunto alla capacità di sfamarci anche nel futuro e di garantirci un'autosufficienza alimentare in un'economia che sta cambiando alla velocità che vi ho appena descritto e che sta vedendo triplicare, nei mercati internazionali, non il prezzo del petrolio, ma il prezzo del grano, assessore Rassu, e di tutto quello che viene di conseguenza.
Credo che non dovremmo insistere nell'idea di smontare delle regole che dovremmo invece proteggere, rendere ancora più forti e spiegare alla società sarda, facendole capire che abbiamo davanti una possibilità di futuro se cambiamo radicalmente il pensiero, se ci convinciamo che un modello di sviluppo possibile non può essere diverso da quello che altre parti del mondo si stanno dando, e cioè un modello di sviluppo che ci metta in sintonia con l'ambiente, che i posti di lavoro li crei con l'attività di tutela dell'ambiente, non con la sua devastazione. Un modello di sviluppo che metta al primo posto la crescita dell'istruzione e del sapere diffuso, perché è solo da questo che può nascere il lavoro, non dal consumo del nostro territorio.
Non userò tutto il tempo a mia disposizione, termino qui. Questa legislatura è già finita, i danni che poteva fare li ha già fatti tutti, e ne ha fatti tanti. Ha visto il disavanzo della sanità arrivare a 360 milioni di euro; ha visto quel che ha visto in tema di continuità territoriale aerea e marittima; ha visto quel che ha visto in tema di istruzione, ad esempio, con la rinuncia all'attività avviata nella passata legislatura; ha visto quel che ha visto persino nell'uso dei fondi europei fuori dal patto di stabilità: restituzione di 380 milioni di euro non spesi, 220 milioni "parcheggiati" presso la Sfirs, altri 190 già destinati a essere anch'essi restituiti. Questa legislatura ha visto anche cose straordinarie; per esempio, ha visto un Presidente del Consiglio e un Capogruppo cambiare Gruppo e un ex Assessore denunciare la Regione per lavoro nero!
Questa maggioranza è finita! L'unico modo che avevate per tentare di ricompattarla e discutere d'altro è stato rispolverare un vecchio slogan elettorale: "Cancelliamo il PPR"! E' finito quel tempo, la Sardegna non è tornata a sorridere, i centomila nuovi posti di lavoro non ci sono. Mettiamo da parte tutte queste storie. C'è una responsabilità in ciascuno di noi per quello che faremo, vogliamo lavorare per il futuro degli altri, per il benessere degli altri, per la possibilità di metterci in una linea di modernità, invece che spostare indietro le lancette dell'orologio, o vogliamo lavorare per ciascuno di noi, in questa Assemblea, per il tatticismo del momento, per quello che è più utile alla nostra parte politica? Credo valga la pena di avere tutti uno scatto d'orgoglio. Caro collega, ci sono altri modi per rendere più facile il prosieguo, per fare in modo che non siano solo dieci comuni ad avere il PUC approvato. Un modo può essere quello di investire di nuovo sull'Ufficio del Piano. Lasciamo stare il fatto che è stato cancellato e che un quinto delle persone che ci si dedicavano ci si dedica ancora. Proviamo a investire su questo, proviamo a investire sul futuro per migliorare questi processi. Il Sistema informativo territoriale e cartografico esiste già, esiste già la possibilità di dare accesso ai comuni, purché lo si voglia fare. In tutto questo noi siamo disposti a fare la nostra parte, a darvi una mano per la predisposizione della prossima legge urbanistica, ma mettete da parte lo slogan elettoralistico sulla cancellazione del PPR.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signor Presidente, signori Assessori, colleghe e colleghi, devo dire che mi sarebbe piaciuto ascoltare interventi che rispondessero di più a principi e parametri di discussione coerenti con l'accresciuta sensibilità e maggiore attenzione per l'ambiente, così come indica il livello di civiltà, responsabilità e consapevolezza raggiunto e acquisito dalla società in cui viviamo. Il "principio e valore" della tutela ambientale, che in un passato anche recente è stato spesso percepito nella sola accezione vincolistica e limitativa del termine, oggi conferisce una netta evidenza alla coscienza dell'imprescindibile interdipendenza tra tutti gli esseri viventi e l'ambiente.
Oggi le tematiche ambientali per fortuna sono entrate con forza anche nell'agenda della politica e dell'economia della Sardegna; sono diventate parte strutturale importante sia dell'amministrazione che della spesa pubblica; hanno condizionato in maniera determinante il cambiamento delle filiere produttive e degli stessi prodotti; sono progressivamente entrate in costume, mentalità e di stili di vita di un sempre maggior numero di persone. L'indiscussa centralità dei problemi ambientali risponde oggi, a mio parere, prima di tutto a un principio di realtà: è il frutto dell'evidenza conclamata delle differenti emergenze ambientali che si sono stabilmente insediate nelle coscienze e nelle opinioni individuali e collettive. Dobbiamo partire innanzitutto dalla memoria e dalla capacità di trattenere i segni di un vissuto culturale e identitario e di una ricchezza naturale e paesaggistica sulla quale esercitare vere politiche di programmazione, sviluppo e modernizzazione.
Di recente ci è capitato di leggere o ascoltare dei commenti nei diversi mezzi di comunicazione che non rispondevano davvero all'equilibrio e all'oggettività del tema complesso e fondamentale che stiamo trattando. Si è parlato di assalto alle coste, di allentamento dei vincoli decisi per le nuove costruzioni, del pericolo che anche le campagne vengano cementificate, credo proprio perché sulla promessa di un Piano paesaggistico si è giocata anche una parte importante della passata campagna elettorale, come anche implicitamente ci ha ricordato da poco la CNA Sardegna, che ha diffuso i dati del settimo anno di crisi per l'edilizia isolana, che registra un meno 36 per cento.
Credo, colleghe e colleghi, di aver dimostrato nei fatti, durante tutto il mio impegno istituzionale, di essere distante da chi aggredisce e intossica il nostro ambiente, da chi deturpa, da chi vuole stravolgere il nostro paesaggio, eppure sono anche molto distante da un certo ambientalismo catastrofista che, spesso e per partito preso, invoca un generico aumento di regole che limitano la libertà, quasi trascurando il fatto che la libertà è un bene fondamentale.
Ma per fortuna non esiste solo questo tipo di ambientalismo, e noi Sardisti credo possiamo costituire un esempio di quanto vado affermando. A me in particolare poi, quale cristiano impegnato nella politica, consentitemi di dire che lo stesso Magistero sociale della Chiesa sollecita a non ridurre utilitaristicamente la natura a mero oggetto di manipolazione e sfruttamento, insomma a non assolutizzare la natura né a sovrapporla in dignità alla stessa persona umana.
Giovanni Paolo II, nella lettera enciclica Centesimus annus, aveva ben spiegato la concezione cristiana del rapporto tra umanità e creato: dignità e unicità della persona umana, centralità della famiglia con la sua opera educativa, per incrementare la capacità sociale del lavoro umano. L'errore più grande di certe ideologie ambientaliste è invece quello di considerare l'uomo come problema e non come risorsa, benché nessuno di noi, cari colleghi, possa non condividere che lo sviluppo autentico non può essere quello sostenibile, poiché dove le condizioni di vita per l'uomo migliorano, dove maggiore è la sensibilità per la difesa del creato, maggiore è il suo rispetto.
Ancora, nella lettera enciclica Caritas in veritate, Benedetto XVI dice che solo incentivando lo sviluppo economico e culturale delle popolazioni si tutela anche la natura. Bisogna allora sviluppare un parametro culturale "ottimista", non più basato sul conflitto tra attività lavorative e ambiente, poiché l'ambiente condiziona in modo fondamentale proprio la vita e lo sviluppo dell'uomo, dunque l'essere umano ha il compito obbligato di perfezionare e nobilitare l'ambiente mediante la sua attività creativa.
Vi è invece il rischio, quando si parla di tutela del paesaggio che si contrappongano due visioni: quella di chi considera la natura un tabù intoccabile o, al contrario, quella di chi ritiene di poterne abusare. Ebbene, questi due atteggiamenti non sono conformi alla visione cristiana della natura. Sempre Benedetto XVI, per la celebrazione della "Giornata mondiale della pace 2008", scriveva: "Dobbiamo avere cura dell'ambiente; esso è stato affidato all'uomo perché lo custodisca e lo coltivi, con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione".
In questo Consiglio siamo stati spesso buoni testimoni di quanto l'ambiente sia stato deturpato, inquinato, snaturato per fini egoistici e di profitto che non hanno minimamente voluto tener conto del diritto di trarre beneficio da esso da parte di chi oggi lo abita e tanto meno del diritto delle future generazioni. Mi riferisco alle tragedie causate dalle industrializzazioni forzose che la Sardegna ha subito e purtroppo continua a subire, alle avventure nefaste dei poli petrolchimici, a Porto Torres come a Sarroch, ma pure a Ottana, a Macchiareddu e nel Sulcis. Mi riferisco anche ai pericoli incombenti che sottopongono il nostro paesaggio a rischi di distruzione irreversibili che il nuovo PPR dovrebbe, per coerenza con i principi di tutela dell'ambiente e del paesaggio, rendere inoffensivi non consentendo il prosieguo dell'iter di realizzazione. Questo è anche il caso della rallentatissima dismissione dell'industria pesante, che per alcuni invece andrebbe addirittura implementata, malgrado le scorie nucleari, malgrado gli avvelenamenti ambientali, malgrado le mancate bonifiche. E' anche il caso del progetto illogico, a mio giudizio, e paradossale del Galsi, dell'imbroglio della chimica verde, dei cosiddetti termovalorizzatori, che bruciano di tutto e che nient'altro sono se non inceneritori di rifiuti che aggrediscono l'ambiente e la salute, con conseguenze drammatiche e inaccettabili.
Aggiungo, per completezza di informazione e di riflessione, che questi veri e propri attentati al nostro ambiente, alla nostra incolumità fisica, sono accompagnati dalla prospettiva di nuovi posti di lavoro oppure alla loro perdita, a seconda del caso. Tutto questo, consentitemelo di dirlo, colleghi, è vergognoso e inaccettabile.
Allora se di tutela dell'ambiente e del paesaggio si vuole parlare, se ne vogliamo parlare seriamente bisogna sottolineare l'importanza di uno sviluppo completo della persona umana e di una giustizia sociale in cui anche solidarietà e sussidiarietà concorrano insieme a ridurre le disuguaglianze che abbiamo sotto gli occhi. Insomma lo sviluppo cosiddetto sostenibile, l'occhio di riguardo dato agli ambiti costieri - che rischierebbe il richiamo della vecchia equazione cemento uguale turismo uguale sviluppo -, già interessati da progetti per trivellazioni petrolifere, gli stessi strumenti di attuazione come pure quelli di divulgazione oppure quelli di progettazione del paesaggio devono tutti, con estrema chiarezza, tener conto di alcuni fattori che non ammettono deroghe e neppure zone d'ombra, nelle quali sarebbe troppo facile che nascano le speculazioni. Mi sto riferendo alla questione della destinazione universale di questi beni, a significare che dobbiamo tutti sentire il richiamo di adottare sia stili di vita che modelli di produzione di consumo improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze del progresso sostenibile.
Questa, secondo la mia modesta opinione, è la vera tutela e salvaguardia del paesaggio e dello sviluppo rurale, il vero stimolo al turismo sostenibile, ma anche l'impostazione corretta per ridurre, per esempio, il rischio idrogeologico, così come riportato nelle linee guida che stiamo esaminando. Lo sviluppo sostenibile va infatti considerato come componente dello sviluppo mono-integrale, che è concetto più ampio che va più in profondità.
Ora, fatte queste considerazioni mi chiedo: queste linee guida in che termini cambieranno l'impianto del PPR? Se finora la costa era considerata bene paesaggistico nel suo complesso, ora potrebbe diventare sistema ambientale ad alta intensità di tutela, da garantire con alcune misure di salvaguardia caso per caso. Insomma, e questo è anche il mio auspicio: meno vincoli globali, ma regole più precise e più trasparenti.
Come abbiamo visto, la prima delle tre parti fondamentali in cui si suddividono le linee guida illustra il Piano paesaggistico attuale, mentre la seconda fa riferimento al cosiddetto "piano casa 1", ovvero alla legge regionale numero 4 del 2009, e in particolare all'articolo 11 che prevede, appunto, la revisione del PPR. Ma nell'ultima parte sono definiti meglio i principi e io credo che proprio nell'ambito dei principi debba essere stimolato un confronto serio fra tutti noi, perché non vi siano equivoci di sorta e perché le maglie delle interpretazioni siano veramente ristrette, così da impedire per il futuro che, per esempio, a una multinazionale come E.ON sia consentito di impiantare un parco voltaico, mentre a dei privati cittadini che lo vorrebbero realizzare nelle immediate adiacenze sia letteralmente impedito.
Allora ben venga la ricognizione dell'esistente in virtù anche dell'ultimo piano casa, come da legge regionale numero 21 del 2011, perché si tratta il più delle volte di aree in cui spesso si sono costruiti senza regole e abusivamente, nelle campagne ma anche a pochi passi dal mare, alberghi e strutture ricettive, che mi fanno anche pensare all'opportunità di prestare minori attenzioni alle sirene incantatrici di qualche emiro o di qualche sceicco, che di certo non arriva qui da noi per caso, soltanto per fare sfoggio di opulenza e per accattivarsi, spendendo e spandendo, le simpatie di chi ancora crede alle belle favole.
Ma il nodo fondamentale resta la mediazione tra la tutela delle risorse primarie del territorio e dell'ambiente e le esigenze socioeconomiche della comunità all'interno delle strategie di sviluppo territoriale e sostenibilità ambientale.
Quanto da me affermato, colleghi, implica oltre alla valenza religiosa che attiene a una scelta di coscienza individuale, una valenza etica che coinvolge anche tutti coloro i quali, anche se non cristiani o non credenti, si ritrovano nei valori etici che accomunano le più antiche sapienze e saggezze dell'umanità in ogni tempo e in ogni cultura. Talvolta, infatti, la stessa politica delle istituzioni si è rivelata subalterna ai poteri forti, indifferente all'interesse generale, e dovrà perciò celermente ritrovare una maggiore autonomia dalla dialettica degli interessi sociali ed economici emancipandosi dai vincoli di parte, a cui ancora oggi sembra palesemente essere subordinata.
Per conseguire uno sviluppo così concepito, cioè umano e integrale, non si deve però mai perdere di vista il parametro interiore dell'uomo, quel parametro che è nella natura specifica dell'essere umano. E' per questo che accanto alla questione ecologica comunemente intesa, che concerne la salvaguardia dell'ambiente naturale, Giovanni Paolo II pose la questione di "un'autentica ecologia umana", sottolineando come ci si preoccupi troppo poco di salvaguardarne le condizioni morali in un continuo e fatale rischio del liberismo etico che propone l'idea di una scienza senza coscienza autoreferenziale e socialmente ed eticamente irresponsabile, preda di una crescente mercificazione e subalternità alle logiche del profitto.
Oggi parliamo in sostanza di natura, paesaggio, architettura, arte, storia, ma dovremmo parlare di un ambiente che si arricchisce anche del lavoro dell'uomo, che moltiplica i suoi frutti grazie allo sviluppo e all'applicazione delle nuove tecnologie e che dovrebbe rappresentare per tutti noi il complemento reale dei beni sui quali costruire immagini di futuro per le nuove generazioni. Un futuro che ha bisogno di grandi cambiamenti, che ha bisogno di un ambientalismo del fare che si batta anche per realizzare le opere e le infrastrutture necessarie alla sostenibilità e che, dunque, non tenda pregiudizialmente a fermare il cammino della tecnologia, della scienza e della ricerca, ma quanto a inserire le nuove frontiere in un quadro complessivo di profondo rispetto dell'essere umano e delle sue condizioni originarie di esistenza.
Concludo questo mio intervento, che ha voluto essere un invito alla riflessione a noi tutti, alla Giunta regionale e al nostro Presidente, con un'altra citazione di alcune parole illuminanti, tratte dall'enciclica Caritas in veritate: "Il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. Troppo spesso la questione culturale e il degrado morale ed etico che derivano dalla mancanza del rispetto della vita e della dignità dell'uomo in ogni sua fase sono sottovalutati. Le modalità con cui l'uomo tratta l'ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso, e viceversa". Penso che noi tutti, colleghe e colleghi, abbiamo bisogno, per andare avanti, di rivalutare anche la politica. Grazie.
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Ben Amara.
La seduta è tolta alle ore 13 e 31.