Seduta n.85 del 19/01/2010
LXXXV Seduta
Martedì 19 gennaio 2010
(POMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 17 e 32.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 15 dicembre 2009 (78), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pier Luigi Caria, Angelo Francesco Cuccureddu, Gavino Manca, Marco Meloni, Teodoro Rodin e Renato Soru hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 19 gennaio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Colleghi, dovremmo riprendere la discussione congiunta delle mozioni numero 29 e 22, ma poiché si stanno predisponendo degli ordini del giorno, sospendiamo l'esame di queste mozioni e passiamo al successivo punto all'ordine del giorno, che reca il disegno di legge numero 38/A.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 38/A. Dichiaro aperta la discussione generale. Ha facoltà di parlare il consigliere Maninchedda, relatore.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore. Signora Presidente, mi rimetto alla relazione scritta.
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, per la Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Intervengo brevissimamente per dire che è in discussione il rendiconto dell'esercizio 2006 e la sua approvazione deriva dalla sopravvenuta parificazione da parte della Corte dei conti, in data 11 dicembre, in ottemperanza alle sentenze della Corte costituzionale che avevano individuato alcuni correttivi da porre a questo conto.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1
Rendiconti
1. Il rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2006 é approvato nelle risultanze di cui ai successivi articoli.)
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 2.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:
Art. 2
Entrate
1. Le entrate tributarie, extratributarie, per alienazione ed ammortamento dei beni patrimoniali e riscossione di crediti, e per accensione di prestiti, accertate nell'esercizio finanziario 2006 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite in euro 6.739.269.261,59.
2. I residui attivi determinati alla chiusura dell'esercizio 2005 in euro 7.289.520.735,10 risultano stabiliti, per effetto di maggiori e minori entrate verificatesi nel corso della gestione 2006 - in euro 7.093.997.520,43.
3. I residui attivi al 31 dicembre 2006 ammontano complessivamente a euro 4.757.246.163,25 così risultanti:
|
Somme rimaste da versare |
Somme rimaste da riscuotere |
Conto della competenza |
0 |
1.831.979.412,72 |
Residui degli esercizi precedenti |
0 |
2.925.266.750,53 |
Totale dei residui attivi |
0 |
4.757.246.163,25 |
.)
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 3.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 3:
Art. 3
Spese
1. Le spese correnti, in conto capitale e per rimborso di prestiti, impegnate nell'esercizio finanziario 2006 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite in euro 6.926.998.260,48.
2. I residui passivi determinati alla chiusura dell'esercizio 2005 in euro 8.156.616.995,87 risultano stabiliti - per effetto di economie e perenzioni, verificatesi nel corso della gestione 2006 - in euro 7.445.799.232,43.
3. I residui passivi, compresi i residui di stanziamento, al 31 dicembre 2006 ammontano complessivamente a euro 7.499.879.214,64, così ripartiti:
|
Somme rimaste da pagare |
Conto della competenza |
2.479.804.884,89 |
Conto residui degli esercizi precedenti |
5.020.074.329,75 |
Totale dei residui attivi |
7.499.879.214,64 |
.)
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 4.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 4:
Art. 4
Situazione finanziaria
1. La gestione finanziaria dell'esercizio 2006 presenta un avanzo di euro 327.565.549,81 che sommato al disavanzo finanziario dell'esercizio 2005, pari a euro -2.822.559.676,30, determina un disavanzo finanziario, alla fine dell'esercizio 2006, di euro 2.494.994.126,49.
2. A tale risultato, evidenziando singolarmente la gestione di competenza e quella dei residui, si perviene nel seguente modo:
GESTIONE DELLA COMPETENZA ENTRATA |
|
Totale accertamenti |
6.739.269.261,59 |
SPESA |
|
Totale impegni |
6.926.998.260,48 |
Risultato della gestione di competenza |
-187.728.998,89 |
GESTIONE DEI RESIDUI ATTIVI |
|
Residui al 1° gennaio 2006 |
7.289.520.735,17 |
Riaccertati al 31 dicembre 2006 |
7.093.997.520,43 |
Minori accertamenti |
-195.523.214,74 |
GESTIONE DEI RESIDUI PASSIVI |
|
Residui al 1° gennaio 2006 |
8.156.616.995,87 |
Riaccertati al 31 dicembre 2006 |
7.445.799.232,43 |
Minori accertamenti |
+710.817.763,44 |
Risultato differenziale della gestione dei residui |
+515.294.548,70 |
Aggiungendo le risultanze dell'esercizio 2006 si giunge al seguente risultato:
Differenza + - Gestione di competenza |
-187.728.998,89 |
Differenza + - Gestione dei residui |
+ 515.294.548,70 |
Disavanzo della gestione dell'esercizio 2006 |
+327.565.549,81 |
Disavanzo al 31 dicembre 2000 |
-2.822.559.676,30 |
Disavanzo finanziario al 31 dicembre 2006 |
-2.494.994.126,49 |
Analizzando sotto un altro profilo i fenomeni gestionali abbiamo:
Fondo cassa al 31 dicembre 2005 |
-1.955.463.415,60 |
|
Versamenti |
9.076.020.618,77 |
|
Pagamenti |
6.872.918.278,27 |
|
Differenza tra riscossioni e pagamenti |
|
2.203.102.340,50 |
Fondo cassa al 31 dicembre 2006 |
247.638.924,90 |
|
Residui attivi al 31 dicembre 2006 |
4.757.246.163,25 |
|
Residui passivi al 31 dicembre 2006 |
7.499.879.214,64 |
|
Differenza tra riscossioni e pagamenti |
-2.742.633.051,39 |
|
Disavanzo finanziario al 31 dicembre 2006 |
-2.494.994.126,49 |
.)
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 5.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 5:
Art. 5
Risultati generali della gestione patrimoniale
1. La situazione patrimoniale della Regione, al 31 dicembre 2006, resta stabilita come segue:
ATTIVITÀ |
|
Attività finanziarie |
5.004.885.088,15 |
Crediti e partecipazioni |
581.575.776,11 |
Beni patrimoniali |
881.773.696,66 |
6.468.234.560,92 |
PASSIVITÀ |
|
Passività finanziarie |
7.499.879.214,64 |
Passività patrimoniali |
4.339.575.752,12 |
11.839.454.966,76 |
|
Eccedenza passiva patrimoniale |
-6.468.234.560,92 |
.)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare su questo articolo, procediamo alla votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Milia. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 5.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Dedoni ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
Presenti 71
Votanti 70
Astenuti 1
Maggioranza 36
Favorevoli 70
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 38/A.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Uras ha votato a favore e il consigliere Pittalis si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri :Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Bruno - Campus - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Pittalis - Sanjust.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
Presenti 70
Votanti 67
Astenuti 3
Maggioranza 34
Favorevoli 67
(Il Consiglio approva).
(Interruzione del consigliere Ben Amara)
PRESIDENTE. Onorevole Ben Amara, gli altri suoi colleghi hanno votato, ma il voto risultava nullo, quindi hanno potuto dichiararlo ed è stato registrato. Lei invece non ha votato, per cui non può dichiarare il suo voto. Le regole sono uguali per tutti i componenti di quest'Aula.
Sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 41, viene ripresa alle ore 18 e 23.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione congiunta delle mozioni numero 29 e 22. Sono pervenuti due ordini del giorno.
(Si riporta di seguito il testo degli ordini del giorno numero 1 e 2:
ORDINE DEL GIORNO BRUNO - URAS - SALIS - AGUS - BARRACCIU - BEN AMARA - CARIA - COCCO Daniele Secondo - COCCO Pietro - CUCCA - CUCCU - DIANA Giampaolo - ESPA - LOTTO - MANCA - MARIANI - MELONI Marco - MELONI Valerio - MORICONI - PORCU - SABATINI - SANNA Gian Valerio - SECHI - SOLINAS Antonio - SORU - ZEDDA Massimo - ZUNCHEDDU sulla crisi occupazionale e industriale della Sardegna. (1)
Il CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
· in Sardegna si registrano livelli di crisi produttiva ormai intollerabili con il progressivo inaccettabile smantellamento di ogni stabilimento industriale, anche prescindendo dalla qualità assoluta del prodotto realizzato e dalla possibilità reale delle produzioni di competere sul mercato nazionale ed internazionale;
· in relazione al predetto processo di liquidazione dell'attività industriale in Sardegna non appare accettabile alcuna giustificazione fondata esclusivamente sui limiti posti agli aiuti di Stato in materia di energia dall'Unione europea, tutti superabili, così come avvenuto per altri settori e in altre realtà regionali della Comunità, sulla base delle idonee iniziative da parte dei singoli Stati membri interessati, pervenendo, soprattutto in relazione alle lavorazioni energivore, al prezzo di 32 euro/MWh;
· le azioni di difesa del lavoro e delle attività produttive industriali intraprese dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dalle loro rappresentanze regionali, territoriali e aziendali, e dalle istituzioni locali dei territori più direttamente interessati debbano trovare attiva solidarietà da parte della Regione autonoma della Sardegna e dei suoi organi statutari,
impegna la Giunta regionale
ad adottare gli idonei strumenti e a promuovere i necessari interventi atti:
1) al confronto diretto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri finalizzato alla individuazione e realizzazione delle necessarie iniziative legislative, finanziarie e operative atte al superamento definitivo della crisi del sistema produttivo regionale, con particolare riferimento alle vertenze industriali, a partire dalle aree di maggior sofferenza, come quella di Porto Torres, del Sulcis e della Sardegna centrale;
2) ad affiancare ogni iniziativa democratica e non violenta di difesa dell'apparato produttivo ed industriale sardo, ad iniziare dalla manifestazione prevista per il 5 febbraio 2010 affermando la volontà di dare un forte segnale unitario delle istituzioni locali regionali, del mondo del lavoro e dell'impresa, della pastorale del lavoro, dell'associazionismo culturale e sociale del mondo della cultura e dell'università;
3) a rilanciare integralmente i principali obiettivi indicati nella piattaforma della mobilitazione generale del 5 febbraio quali elementi costitutivi della "questione sarda" come sintesi dell'insieme delle rivendicazioni istituzionali, economiche e sociali nei confronti del Governo nazionale e della Commissione europea;
4) ad attivare con tempestività, puntualità e trasparenza tutti gli strumenti finanziari e normativi per le politiche del lavoro, sociali e di sostegno al reddito e contrasto alla povertà approvate dal Consiglio regionale;
5) a riferire in Aula, entro sette giorni, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento consiliare, sullo stato dell'apparato produttivo industriale sardo e sul suo progressivo indebolimento, sulla natura, intensità e prospettiva delle vertenze in atto, nei diversi poli industriali e nei diversi stabilimenti, nonché sulle necessarie misure di sostegno e sviluppo, comunitario, nazionale e regionale, finalizzate alla difesa della produzione e del lavoro industriale.
ORDINE DEL GIORNO DIANA Mario - MILIA - VARGIU - SANNA Giacomo - FLORIS Mario sulla grave crisi industriale che attraversa la Sardegna. (2)
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
CONSIDERATE:
· la gravità della crisi industriale che pesa sulla nostra Isola in misura particolarmente rilevante nei comparti metallurgico e chimico, su cui si è basato lo sviluppo economico nella fase di crescita dell'esperienza autonomistica a partire degli anni sessanta;
· l'incidenza della crisi, particolarmente in alcuni territori caratterizzati da una forte prevalenza di tali produzioni in proporzione al reddito;
· l'evidente connessione della crisi attuale con storiche deficienze nella strategia industriale del paese Italia, che per decenni non è riuscito a trovare soluzioni strutturali sul versante dell'energia e degli assetti produttivi, oggi soltanto aggravato dagli effetti della crisi finanziaria-istituzionale iniziata alla fine del 2008;
SOTTOLINEATE:
· la forte incidenza sulla situazione occupazionale di migliaia di lavoratori sardi dipendenti direttamente dalle grandi aziende o indirettamente dalle imprese operanti correlate;
· l'altrettanto forte incidenza sulla qualità del territorio; che in alcune zone ancora attende significative ed urgenti interventi di bonifica a carico dei titolari delle aziende;
RIBADITE:
· la scelta di un indirizzo di politica di sviluppo che non intende rinunciare, in Sardegna, ad una consistente partecipazione dell'industria alla composizione del prodotto interno lordo;
· la netta contrarietà ad ipotesi di sviluppo monosettoriale;
· la chiara volontà di favorire uno sviluppo equilibrato nel primario, nel secondario e nel terziario, con una attenta valorizzazione dell'innovazione e della ricerca;
CONFERMATE:
· la ferma intenzione di difendere gli interessi dei cittadini sardi di fronte alle responsabilità delle aziende e del Governo centrale;
· la decisa volontà di seguire puntualmente le diverse vertenze, a partire da quelle oggi in discussione nei tavoli del Ministero dello Sviluppo Economico e della Presidenza del Consiglio dei Ministri;
impegna la Giunta regionale
· a rappresentare con forza nei confronti dei grandi gruppi industriali presenti in Sardegna (Eni, in virtù delle partecipazioni azionarie dello Stato, ed Enel) e nei confronti dello Stato centrale la volontà del sistema sociale, politico ed economico sardo volta a difendere le produzioni esistenti;
· a partecipare ai programmi di investimento pubblico finalizzati a sostenere le condizioni infrastrutturali e strutturali necessarie per il mantenimento delle filiere produttive strategiche, ricomprese, tra l'altro, nell'Accordo di Programma per la Chimica del 2003;
· ad imporre l'adempimento degli obblighi di bonifica e risanamento nei territori occupati dagli impianti industriali di base.).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione l'ordine del giorno numero 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Intervengo per annunciare il mio voto ovviamente favorevole a quest'ordine del giorno e anche per esprimere sconcerto per il fatto che non c'è stata la possibilità di pervenire a una votazione unitaria su un testo che facesse sintesi del dibattito che si è svolto stamani in quest'Aula.
Davvero, Presidente, io non comprendo cosa impedisca alla maggioranza di votare l'ordine del giorno da noi proposto. Lo impedisce forse il richiamo ad attivare un rapporto negoziale forte con la Presidenza del Consiglio dei Ministri sui temi di cui abbiamo discusso oggi ? Davvero non comprendo. Tutti, compreso l'assessore La Spisa, hanno ricordato l'impegno profuso in particolare dalla Giunta regionale e comunque l'impossibilità che c'è stata finora di pervenire a una risposta soddisfacente. Quindi anche l'Assessore auspicava l'intervento della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Oppure dà fastidio che nell'ordine del giorno dell'opposizione si richiami lo sciopero del 5 febbraio prossimo e i contenuti delle proposte attraverso le quali Cgil, Cisl e Uil si fanno carico di interpretare il profondo disagio che vive quest'Isola? Con la mobilitazione del 5 febbraio queste organizzazioni sindacali non chiedono qualcosa contro qualcuno, ma intendono porre al centro dell'attenzione i temi che attanagliano il nostro sistema economico. E a me pare che con quella iniziativa si voglia soprattutto ricercare un tessuto unitario per rendere più forte l'azione della Regione stessa. E' questo che dà fastidio ? Dà forse fastidio l'indicazione di 32 megawattora quale soglia indispensabile per garantire un minimo di competitività alle imprese energivore sarde?
Davvero, Presidente, non comprendo l'atteggiamento della maggioranza, che stamani si è resa disponibile a un confronto unitario e poi ha presentato un ordine del giorno che voi, colleghi della maggioranza, difenderete nelle vostre dichiarazioni di voto, ma che, dal mio punto di vista, non affronta minimamente i temi e le questioni poste nella replica in particolare dall'assessore La Spisa a nome e per conto della Giunta. E' un ordine del giorno davvero leggero, mi si perdoni l'espressione, che non rappresenta il dibattito che si è svolto stamattina e non comprendo perché dobbiamo sciupare stasera un'occasione per trovare l'unità su un tema che è richiamato da tutti come vitale e che non può vedere una divisione delle forze politiche presenti in Consiglio regionale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, l'ha detto più volte il collega Diana nel corso del dibattito, lo ripeto io adesso molto brevemente. Abbiamo di fronte un ordine del giorno che, lo vorrei sottolineare, non contiene, proprio per essere condiviso, alcun elemento pregiudiziale di critica nei confronti dell'operato del Governo regionale. Non c'è nessun riferimento contro l'inerzia della maggioranza, né quella nazionale né quella regionale. Ci sono invece dei punti-obiettivo e bisogna capire se sono condivisi oppure no.
Primo punto: il confronto con la Presidenza del Consiglio. Noi abbiamo avuto un confronto con i Ministeri, allo stato c'è un fallimento. Secondo punto: affiancare ogni iniziativa democratica e non violenta di difesa dell'apparato produttivo sardo. Chiedo scusa, mi rivolgo a quella parte dell'Aula proprio perché penso che quest'ordine del giorno possa essere integralmente condiviso dal Consiglio regionale. Affiancare ogni iniziativa democratica promossa dai soggetti sociali, a incominciare dalla Pastorale del lavoro e dalle organizzazioni del lavoro e dell'impresa: esattamente quello che si sta facendo e che la Giunta dice di voler fare! Terzo punto: rilanciare i principali obiettivi della mobilitazione, cioè fare della difficoltà della Sardegna una questione nazionale, porre all'attenzione dello Stato e della Commissione europea la questione sarda. Quarto punto: attivare con tempestività, puntualità e trasparenza tutte le leggi che abbiamo approvato e che purtroppo sono state messe nel cassetto da una inefficiente macchina amministrativa e burocratica. Quinto punto: avere un resoconto puntuale da parte della Giunta sullo stato delle vertenze in Sardegna. Cosa c'è in quest'ordine del giorno che non possa essere condiviso?
Io voterò a favore e chiedo che la maggioranza faccia altrettanto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, se c'è una cosa che mi dà fastidio, onorevole Giampaolo Diana, è il fatto che quest'ordine del giorno, sul quale io non posso dire assolutamente nulla, l'ho potuto vedere esattamente nel momento in cui è stato consegnato, quindi non c'è stato modo di interloquire con voi.
Io ho presentato la bozza dell'ordine del giorno della maggioranza, voi l'avete letta e avete detto che non la condividevate. Voi invece non ci avete consegnato nessuna bozza, quindi non c'è stato motivo di discussione. Ora, dire che noi non condividiamo il vostro ordine del giorno non è esatto. Noi condividiamo tutto, ma vorremmo che voi condivideste quello che è scritto nell'altro ordine del giorno. Non abbiamo nessuna difficoltà ad approvare un ordine del giorno unitario, ma non si dica in quest'Aula che noi abbiamo evitato il confronto, perché il confronto semmai lo avete evitato voi. Io vi ho consegnato, ripeto, la bozza del nostro ordine del giorno, voi non ci avete dato la vostra bozza.
Per cui non ho nessuna difficoltà a chiedere una sospensione dei lavori per unificare gli ordini del giorno e votarne uno solo.
PRESIDENTE. C'è una proposta di sospensione per predisporre un ordine del giorno unitario. Se non vi sono opposizioni, sospendo la seduta per dieci minuti, stando in aula. I lavori riprenderanno alle ore 18 e 45.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 34, viene ripresa alle ore 19 e 10.)
PRESIDENTE. E'stato presentato l'ordine del giorno numero 3.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 3:
ORDINE DEL GIORNO BRUNO - DIANA Mario - DIANA Giampaolo - MILIA - VARGIU - SANNA Giacomo - FLORIS Mario - SALIS - URAS sulla crisi occupazionale e industriale della Sardegna.(3).
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- in Sardegna si registrano livelli di crisi produttiva ormai intollerabili con il progressivo inaccettabile smantellamento di ogni stabilimento industriale, anche prescindendo dalla qualità assoluta del prodotto realizzato e dalla possibilità reale delle produzioni di competere sul mercato nazionale ed internazionale;
- in relazione al predetto processo di liquidazione dell'attività industriale in Sardegna non appare accettabile alcuna giustificazione fondata esclusivamente sui limiti posti agli aiuti di Stato in materia di energia dall'Unione europea, tutti superabili, così come avvenuto per altri settori e in altre realtà regionali della Comunità, sulla base delle idonee iniziative da parte dei singoli Stati membri interessati, pervenendo, soprattutto in relazione alle lavorazioni energivore, al prezzo di 32 euro/MWh;
- le azioni di difesa del lavoro e delle attività produttive industriali intraprese dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dalle loro rappresentanze regionali, territoriali e aziendali, e dalle istituzioni locali dei territori più direttamente interessati debbano trovare attiva solidarietà da parte della Regione autonoma della Sardegna e dei suoi organi statutari,
impegna la Giunta regionale
ad adottare gli idonei strumenti e a promuovere i necessari interventi atti:
1) al confronto diretto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri finalizzato alla individuazione e realizzazione delle necessarie iniziative legislative, finanziarie e operative atte al superamento definitivo della crisi del sistema produttivo regionale, con particolare riferimento alle vertenze industriali, a partire dalle aree di maggior sofferenza, come quella di Porto Torres, del Sulcis e della Sardegna centrale;
2) ad affiancare ogni iniziativa democratica di difesa dell'apparato produttivo ed industriale sardo, affermando la volontà di dare un forte segnale unitario delle istituzioni locali regionali, del mondo del lavoro e dell'impresa, della pastorale del lavoro, dell'associazionismo culturale e sociale del mondo della cultura e dell'università;
3) a perseguire gli obiettivi indicati nella piattaforma della mobilitazione generale del 5 febbraio 2010 quali elementi costitutivi della "questione sarda" come sintesi dell'insieme delle rivendicazioni istituzionali, economiche e sociali nei confronti del Governo nazionale e della Commissione europea;
4) ad attivare con tempestività, puntualità e trasparenza tutti gli strumenti finanziari e normativi per le politiche del lavoro, sociali e di sostegno al reddito e contrasto alla povertà approvate dal Consiglio regionale;
5) a rappresentare con forza nei confronti del Governo centrale e dei grandi gruppi industriali presenti in Sardegna (ENI, in virtù delle partecipazioni azionarie dello Stato, ed ENEL) la volontà del sistema sociale politico ed economico sardo volta a difendere le produzioni esistenti;
6) a partecipare ai programmi di investimento pubblico finalizzati a sostenere le condizioni infrastrutturali e strutturali necessarie per il mantenimento delle filiere produttive strategiche, ricomprese, tra l'altro, nell'accordo di programma per la chimica del 2003;
7) ad imporre l'adempimento degli obblighi di bonifica e risanamento nei territori occupati dagli impianti industriali di base;
8) a riferire in Aula, entro sette giorni, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento consiliare, sullo stato dell'apparato produttivo industriale sardo e sul suo progressivo indebolimento, sulla natura, intensità e prospettiva delle vertenze in atto, nei diversi poli industriali e nei diversi stabilimenti, nonché sulle necessarie misure di sostegno e sviluppo, comunitario, nazionale e regionale, finalizzate alla difesa della produzione e del lavoro industriale.).
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io credo, Presidente, che quest'ordine del giorno meriti almeno alcune dichiarazioni di voto, sia da parte della minoranza che della maggioranza, per sottolineare il risultato raggiunto, a conclusione di una discussione che è stata portata avanti nel corso della giornata, come un risultato comunque positivo rispetto all'obiettivo di trovare una dimensione di convergenza nel porre all'autorità nazionale e comunitaria la questione sarda come una questione non solo nazionale, ma anche europea.
Ci sono limiti oggettivi che intervengono nello sviluppo di questa regione. L'aggravamento delle condizioni di crisi che sono frutto delle condizioni di svantaggio - l'insularità è una, ma non è l'unica - delle quali la Sardegna ha sempre sofferto, richiede un salto di qualità anche nella costruzione delle soluzioni, nella dimensione del confronto, nella qualità del coinvolgimento dei soggetti economici, e richiama a responsabilità che sono di tipo diverso rispetto a quelle regionali. Responsabilità che comunque vanno individuate, io sostengo, principalmente nell'attuazione piena di tutte le norme che il Consiglio approva e che hanno il senso del superamento della crisi, del sostegno al reddito o del contrasto alla povertà in una situazione di sofferenza come quella che la Sardegna oggi vive.
Voterò, quindi, a favore dell'ordine del giorno numero 3, proprio perché in questa fase raccoglie questo tipo di forza unitaria e di convergenza di cui abbiamo bisogno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Intervengo per esprimere il voto favorevole a quest'ordine del giorno che sottolinea alcuni punti che sono inseriti nel dispositivo e che sintetizzano il dibattito che si è svolto in Aula nella giornata odierna.
Intanto si impegna la Giunta a spostare a Palazzo Chigi, con la presenza del Consiglio dei Ministri, il confronto diretto finalizzato all'individuazione e alla realizzazione delle necessarie iniziative legislative che riguardano in particolare le aree di maggiore sofferenza, di maggiore crisi della nostra Sardegna, come quelle di Porto Torres, con i problemi della Vinyls, del Sulcis, con i problemi dell'Alcoa, e della Sardegna centrale.
Secondo punto: impegno a portare la questione sarda come sintesi delle rivendicazioni istituzionali che partono proprio dalla nostra Isola. Lo chiediamo nel momento in cui a livello parlamentare le riforme che si stanno discutendo, come l'attuazione del federalismo fiscale, impongono un diverso ruolo della Regione Sardegna, della sua autonomia, della sua sovranità e la ricerca di quegli elementi, di quelle materie che ci rendono speciali e che si inseriscono in una discussione nella quale dobbiamo capire, sulla base dei costi standard, dell'inserimento nel fondo perequativo, quale spazio rimane per una Regione speciale come la nostra.
Terzo punto: rivendicazione forte nei confronti del Governo, che non deve essere solo arbitro di una partita tra la Regione e l'ENI, ma che anche in virtù della sua partecipazione azionaria deve dare all'ENI istruzioni precise anche per salvaguardare il ruolo della chimica in Italia e in Sardegna, la strategicità della chimica e la volontà di arrivare a una ripresa produttiva, difendendo le produzioni esistenti. Chiediamo, inoltre, che la Giunta regionale entro sette giorni riferisca, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento consiliare, sullo stato delle vertenze in atto.
Come Consiglio regionale vogliamo monitorare la situazione nei diversi poli industriali, nelle aree di maggiore crisi; vogliamo capire come intendiamo difendere autorevolmente e complessivamente, con misure di sostegno a tutti i livelli, la produzione e il lavoro industriale. Insomma è un ordine del giorno che unitariamente vuole supportare il lavoro che insieme stiamo facendo e vuole significare, anche rispetto al Governo regionale, la necessità di una maggiore autorevolezza nei confronti dello Stato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.) Signora Presidente, credo che il dibattito odierno venga fortemente rafforzato da quest'ordine del giorno unitario e credo che bene abbiamo fatto a fermarci un attimo. Penso che abbiamo toccato tutti i punti importanti dei quali si è discusso. Oggi qui hanno prevalso le ragioni della politica, che credo debbano prevalere anche in altri siti.
Voglio fare solo un riferimento, che è stato fatto anche dal collega Mario Bruno, relativamente alla partecipazione azionaria dello Stato al capitale dell'ENI. Io credo che questo sia un elemento sul quale si può fare una certa leva. Non vorrei dirlo, mi morsicherei la lingua, ma lo dico: non so se sia il caso di chiedere in via straordinaria che quel 30 per cento del capitale dell'ENI venga affidato in gestione commissariale al Presidente della Regione Sardegna. Forse questo potrebbe essere un elemento di grande forza.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Ma non c'è mai, che gli affidi?
DIANA MARIO (P.d.L.). Onorevole Gian Valerio Sanna, abbia pazienza, abbia pazienza! Sto parlando di una cosa seria, sto lanciando un'idea, che può essere quella di chiedere la gestione commissariale del 30 per cento dell'ENI. Solo questo ho chiesto. Non so se sia possibile, ma credo che sia un ulteriore elemento che può contribuire a risolvere una parte dei problemi. In ogni caso il voto del Popolo della libertà non può che essere favorevole a quest'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, il Gruppo dell'Italia dei Valori vota a favore dell'ordine del giorno, ovviamente, anche perché esso risponde a una delle richieste che avevamo fatto in sede di discussione delle mozioni e a una responsabilità a cui avevamo richiamato la Giunta, quella di far sì che questa vertenza non fosse più legata solo ai territori su cui grava maggiormente la crisi occupazionale e industriale.
Questo documento, legandosi anche alla piattaforma che i sindacati confederali hanno posto a base dello sciopero del 5 febbraio, trasforma questa vertenza in una vertenza di livello nazionale, che impegna tutte le forze politiche, insieme ai sindacati, alle forze culturali e dell'associazionismo, a coloro che sono in prima fila nella battaglia contro le vecchie e nuove povertà, in un'iniziativa di popolo, per dare una risposta che altrimenti sarebbe troppo debole rispetto alla gravità dei problemi. Noi auspichiamo che l'iniziativa del 5 febbraio possa essere una grande manifestazione di popolo e che il Governo nazionale capisca qual è la battaglia che i sardi stanno combattendo per difendere un tessuto industriale e produttivo senza il quale la crisi della Sardegna sarebbe effettivamente drammatica e impossibile da governare.
Concludo manifestando apprezzamento per il fatto che i Gruppi presenti in Consiglio regionale abbiamo trovato un'intesa; intesa fortemente voluta dai sindacati. Devo dire che nell'incontro che i sindacati hanno avuto stamani con i Gruppi dell'opposizione (domani incontreranno i Gruppi della maggioranza) i sindacati stessi hanno detto che a base della loro piattaforma, proprio per poterla realizzare, pongono l'unità delle forze politiche e sociali della Sardegna. Noi abbiamo fatto la nostra parte in Consiglio regionale, per questa ragione il Gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'ordine del giorno numero 3.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signora Presidente, annuncio il voto favorevole all'ordine del giorno numero 3 e lo faccio con un auspicio. Stamattina abbiamo svolto un dibattito credo sincero e in tanti da questa parte del Consiglio hanno auspicato una maggiore autorevolezza della Giunta regionale e in particolare del Presidente della Regione nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L'auspicio è che quest'ordine del giorno, che rappresenta un fatto importante, non dico possa avere effetti taumaturgici per recuperare quell'autorevolezza che secondo me continua a essere assente nel confronto con lo Stato, ma possa dare forza a chi rappresenta la Sardegna in questo momento per avviare un negoziato davvero forte con il Governo di questo Paese.
Badate, l'onorevole Mario Diana sollevava una questione che può anche avere un sottile fascino, lo dico tra il serio e il faceto, mi perdonerete. Io ritengo che in questo Paese chiunque abbia governato, almeno negli ultimi due o tre lustri, purtroppo non ha attuato e non si è dotato di una politica economica e industriale. Manca in questo Paese da troppi anni una politica industriale. La politica industriale deve interessare innanzitutto il sistema Paese, non può essere un qualcosa che viene surrogato da un Governo regionale. E poi, per restare al serio e al faceto, per quanto riguarda la surroga proposta davvero non saprei chi scegliere tra un Governo nazionale che finora non è stato capace di fare un minimo di politica industriale e un Governo regionale che non riesce ad avere l'autorevolezza necessaria per avviare un confronto negoziale, che spero quest'ordine del giorno aiuti a superare.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Milia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Signora Presidente, anche l'U.D.C. vota a favore di quest'ordine del giorno unitario. Brevemente voglio intanto dire che non è questo documento che possa o debba dare coraggio o forza al presidente Cappellacci, il quale non ha bisogno di un ordine del giorno per avanzare delle rivendicazioni nei confronti non solo delle grandi multinazionali, ma anche del Governo nazionale in senso lato.
La questione sarda, che in quest'ordine del giorno viene evocata, è nell'agenda del Presidente della Regione dal momento della sua elezione e crediamo che questo documento rafforzi, se ce ne fosse bisogno, alcuni punti centrali, che chi mi ha preceduto ha già elencato, come quello che riguarda l'azionariato di proprietà del Governo nazionale, che mai come in questo momento della vertenza Sardegna deve essere utilizzato per un piano di rilancio e in ogni caso per bloccare la fuga dell'ENI e di altri enti dalla Sardegna.
L'altra operazione, che noi crediamo di non dover tacere, è relativa al punto 7, con cui si impegna la Giunta a imporre un qualcosa che poche volte è stato utilizzato in quest'Aula, cioè l'adempimento degli obblighi derivanti dalla legge. A nostro avviso, una cosa è pleonastica e allo stesso tempo mai così attuale, cioè lo pseudopiano proposto dall'ENI, che prevedeva l'investimento di 550 milioni di euro per le bonifiche, non è un regalo che debba essere fatto alla Sardegna, ma è il dovere di chi per legge si è assunto oneri di disinquinamento e di bonifica laddove ha seminato non solo inquinamento, ma anche una situazione sanitaria di grandissima criticità a causa degli investimenti e delle operazioni fatte.
Noi crediamo che questi elementi qualifichino quest'ordine del giorno e pensiamo che il presidente Cappellacci riferirà positivamente in ordine a quanto questo Consiglio regionale unitariamente ha voluto puntualizzare. Il mio voto sull'ordine del giorno è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione l'ordine del giorno numero 3.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 3.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Mariani - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Rassu - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Ben Amara - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
Presenti 56
Votanti 53
Astenuti 3
Maggioranza 27
Favorevoli 53
(Il Consiglio approva).
commerciali" (15/A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato numero 13-15/A. Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Rassu, relatore.
RASSU (P.d.L.), relatore. Signora Presidente, nel giugno scorso la sesta Commissione ha esaminato sia il disegno di legge numero 15 sia la proposta di legge numero 13, presentata dal collega Cuccureddu. Ambedue i progetti di legge si prefiggevano di regolamentare, anzi liberalizzare in parte o in toto l'apertura degli esercizi commerciali al dettaglio. E' chiaro che la Giunta, oltre ad aver sentito l'Assessore dell'artigianato e commercio e il collega presentatore della proposta di legge, si è premurata di audire sia le rappresentanze di categoria (Confesercenti e Confcommercio) sia le rappresentanze sindacali, giustamente per quanto riguardava i dipendenti degli esercizi commerciali.
Dopo un'approfondita discussione, prolungatasi per alcune sedute, la Commissione ha ritenuto di liberalizzare in toto, attraverso il testo di legge che è stato esitato, l'apertura degli esercizi commerciali. E questo in base a che cosa? Di fatto noi stiamo variando l'articolo 5 della legge numero 5 del 2006, modificata dalla legge numero 17 dello stesso anno, ovvero l'articolo che norma gli orari di apertura dei negozi. Al comma 6 è riportata la norma per cui non sono derogabili in alcun modo le chiusure relative alle festività del 1º gennaio, del giorno di Pasqua, del 25 aprile, del 1º maggio, del 25 e 26 dicembre. Una deroga è prevista solo per il 1º maggio a Cagliari, in occasione della festa di Sant'Efisio. Già questa è una scelta abbastanza opinabile, perché ci sono altre festività, come la festa del Redentore a Nuoro e la Cavalcata Sarda a Sassari, che penso meritino altrettanta attenzione, comunque così allora disse la legge e così giustamente detta il comma 6.
Con l'articolo 1 del testo di legge unificato la Commissione abroga il comma 6 della legge numero 5, lasciando quindi la possibilità ai sindaci, sentite le associazioni di categoria e dei commercianti, di proporre volta per volta i giorni di festa in cui gli esercizi commerciali restano chiusi. Da una prima lettura della legge sembrerebbe che si vogliano escludere tutte le festività. Io sono cattolico osservante, sinceramente sento moltissimo il Natale, così come la Pasqua e le altre feste comandate, ma dico che non bisogna lasciarsi trarre in inganno. Perché? Perché sempre l'articolo 5, al comma 2, se non erro, dice testualmente che gli esercizi di vendita al dettaglio osservano la chiusura domenicale e festiva. Quindi, se da una parte la legge riconosce all'autorità comunale, e questa è una novità, la facoltà di decidere in merito alla chiusura o apertura degli esercizi commerciali nei giorni di festa, sentite, ripeto, le associazioni di categoria, dall'altra parte impone a questi stessi esercizi la chiusura domenicale e festiva. Quindi non si sta dicendo che tutti i negozi la domenica, nei giorni di festa, il giorno di Natale e di Pasqua, il 25 aprile, il 1º maggio, il 25 e il 26 dicembre restano chiusi, ma si sta dando la possibilità ai sindaci, sentite le associazioni di categoria, di predisporne oppure no la chiusura in quei giorni. Questo dice la legge.
Io ricordo che l'anno scorso, nel giorno della Cavalcata Sarda, a Sassari era rimasto aperto un esercizio commerciale che poi è stato sanzionato, proprio perché in quel giorno la leggge imponeva la chiusura. Ebbene, le centinaia e centinaia di turisti lì presenti non hanno trovato un esercizio commerciale dove poter acquistare un souvenir, farsi preparare un panino o quant'altro. E non è che la presenza delle sole bancarelle sulle strade potesse sopperire a quell'esigenza, perché dopo una certa ora non c'era più niente neanche nelle bancarelle.
E' giusto, quindi, che per quanto riguarda le giornate di particolare afflusso turistico e in occasione di determinate festività - ed è questa la sensibilità che ha avuto la Commissione - venga demandata ai sindaci, sentite le associazioni di categoria, la facoltà di predisporre l'apertura o chiusura degli esercizi commerciali. Fermo restando, ripeto ancora, che il comma 2 dell'articolo 5 impone la chiusura domenicale e festiva. Questo è quanto è stato argomentato durante la discussione e questo è ciò che la sesta Commissione ha proposto, con il voto favorevole della maggioranza e l'astensione dei colleghi dell'opposizione, che comunque assieme ai colleghi della maggioranza hanno discusso e valutato la questione.
Ciò che si propone con l'articolo 1 della legge in esame è, ripeto, l'abrogazione del comma 6 dell'articolo 5 della legge numero 5, quindi lascio all'Aula la discussione. Questo è quanto è stato disposto dalla sesta Commissione. Grazie.
PRESIDENTE. Concludiamo qui i nostri lavori. Il Consiglio è riconvocato per domani mattina alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 19 e 35.