Seduta n.57 del 13/10/2009
LVII SEDUTA
(POMERIDIANA)
Martedì 13 ottobre 2009
Presidenza della Presidente Lombardo
indi
del Vicepresidente Cossa
indi
della Presidente Lombardo
INDICE
La seduta è aperta alle ore 16 e 25.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 7 ottobre 2009 (50), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pietro Cocco, Gian Vittorio Campus, Paolo Luigi Dessì, Adriano Salis e Angelo Ivano Stochino hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 13 ottobre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Floris Rosanna - Diana Mario - Rodin - Sanjust - Tocco - Pitea - De Francisci - Zedda Alessandra:
"Interventi per la riqualificazione di Cagliari quale moderno capoluogo regionale". (82)
(Pervenuta il 9 ottobre 2009 e assegnata alla Prima Commissione)
Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Mula:
"Provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico". (83)
(Pervenuta il 12 ottobre 2009 e assegnata alla Sesta Commissione)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Cossa - Mula - Vargiu - Dedoni - Fois - Meloni Francesco sui gravi pericoli derivanti dall'esposizione alle fibre di amianto per i lavoratori sardi". (68)
(Risposta scritta in data 12 ottobre 2009.)
"Interrogazione Diana Mario sulle responsabilità della dirigenza dell'Azienda sanitaria locale numero 8 di Cagliari in un grave caso di commercializzazione di prodotti alimentari nocivi per la salute dei cittadini". (75)
(Risposta scritta in data 12 ottobre 2009.)
"Interrogazione Amadu sulla riduzione del numero di posti assegnati dal Ministero dell'università e della ricerca per l'accesso al Corso di laurea in medicina veterinaria nell'Università di Sassari per l'anno accademico 2009/2010". (77)
(Risposta scritta in data 12 ottobre 2009.)
"Interrogazione Dedoni sulla presenza della zanzara Anopheles in tutto il territorio regionale". (79)
(Risposta scritta in data 12 ottobre 2009.)
rilancio dell'economia" (67).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del testo unificato numero 53-67/A.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. La richiesta deve essere appoggiata da un altro Capogruppo.
(Appoggia la richiesta la consigliera Zuncheddu.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Caria e Sanna Giacomo sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 48 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Cappai - Caria - Cherchi - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Vargiu - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire con i nostri lavori.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Quando si aziona la leva fiscale, lo si è dimostrato abbondantemente nella precedente legislatura, ci vuole molta ma molta oculatezza. In questo caso il contributo sugli oneri concessori si configura come una sorta di tassa, non è assolutamente assimilabile a un'imposta e non rilevano, non possono rilevare, oggi, nel meccanismo di calcolo gli aspetti soggettivi, l'età o il fatto che si tratti della prima o della seconda casa. La legge è articolata e strutturata prevedendo due soli parametri: gli oneri di urbanizzazione e il costo di costruzione. Gli oneri di urbanizzazione vengono calcolati a metro cubo e sono per la verità molto bassi, circa 2 euro; il costo di costruzione è invece piuttosto elevato e viene calcolato su una percentuale che varia dal 5,5 sino al 12 per cento del valore dell'immobile, quando si tratta di ville di particolare pregio e lusso. Stiamo parlando, però, di tabelle parametriche che non sono mai state modificate dalla Regione, per cui comunque il costo di costruzione viene parametrato attorno ai 220 euro al metro quadro, e sicuramente non si tratta di un dato aggiornato.
Perché questa premessa? Perché la sentenza della Corte costituzionale numero 102 del 2008 ha precisato, in maniera assolutamente chiara, quali possibilità abbiamo di operare, ai sensi del nostro Statuto speciale, in materia fiscale, nel senso che ci sono ambiti, come per esempio quello delle tasse sul turismo o di soggiorno, sui quali ci era stata consentita una potestà legislativa piena, ampia, totale, e ci sono ambiti nei quali possiamo intervenire solo all'interno di parametri ben definiti dalla legislazione nazionale. E' il caso della legge numero 10 del 1977, la cosiddetta legge Bucalossi, che ha istituito questi oneri e che agli articoli 5 e 6 prevede che la Regione possa intervenire sia con una norma sia con un atto amministrativo, cioè l'Assessore potrebbe rivedere con un atto amministrativo le tabelle parametriche. Quindi si può raggiungere lo stesso obiettivo che probabilmente l'articolo si pone senza un intervento legislativo.
Perché l'intervento legislativo in questo caso corre il rischio di perseguire obiettivi che contraddicono le finalità stesse della legge? Per una serie di ragioni, una di questa è che se vogliamo creare le condizioni perché il proprietario di un esercizio commerciale o anche di una seconda casa intervenga rapidamente, entro i trentasei mesi, non si capisce perché dobbiamo caricarlo di un onere aggiuntivo del 140 per cento. Ricordate che con l'emendamento della Giunta all'articolo 2 abbiamo equiparato alle residenze in generale tutti gli immobili destinati ad attività produttive. Quindi anche un piccolo negozio che decida di ingrandire il magazzino sarà sottoposto a una tassazione speciale. Non so se questo, ne parlavamo prima, possa servire a lavarci la coscienza e poter dire: "Sì, ti stiamo dando qualche metro cubo in più, stiamo forse danneggiando il nostro paesaggio, però ci paghi una tassa e facciamo come se fosse un condono, per il quale sono previsti dei parametri e dei contributi aggiuntivi da pagare". Però questo tema è stato toccato in diverse discussioni che in questi mesi si sono susseguite nelle diverse Regioni e tutte hanno deciso di non trattare questo argomento, a eccezione di tre Regioni. La Regione Veneto, all'articolo 7 della sua legge, prevede uno sconto per la prima casa del 60 per cento, ma non prevede alcuna aggiunta per gli altri immobili, perché si creerebbe il conflitto del quale poi parlerò. Le altre Regioni nelle quali si è discusso questo tema, perché comunque nel piano casa nazionale si era accennato a questa possibilità, visto che la norma poteva essere incostituzionale hanno preferito non inserirla, mentre due Regioni, la Lombardia, all'articolo 5 della legge numero 13 del 16 luglio, e la Basilicata, all'articolo 9, comma 2 della legge numero 25 del 7 agosto, hanno previsto la facoltà che questo tipo di rapporto, in termini esclusivamente di sconto sugli ampliamenti della prima casa, ci possa essere, ma è una facoltà delegata ai comuni. Perché è una facoltà delegata ai comuni? Perché noi stiamo intervenendo con una legge sul bilancio comunale, stiamo prevedendo una riduzione dei costi che i comuni devono sostenere per dotare di servizi quegli immobili e quelle aree, quindi mi sembra che si corra il rischio di agire, non volendolo sicuramente, nello stesso modo in cui agiva l'amministrazione regionale precedente: imponiamo delle tasse, decidiamo noi. Se poi creiamo problemi ai comuni, se poi creiamo problemi al sistema turistico, se poi creiamo problemi a chi dovrà gestirle questo comunque non ci interessa, sarà un problema che risolveranno i comuni.
Credo che gli effetti che si verificheranno saranno questi e vorrei magari proporre delle soluzioni con piccoli accorgimenti. Il primo paradosso è questo: chi non ha una casa e decide di costruire la sua prima casa pagherà gli oneri di urbanizzazione al 100 per cento; chi ha già la prima casa e decide di ampliarla pagherà con lo sconto del 60 per cento. A me sembra una profonda ingiustizia, perché benché abbiamo detto che questo non è il piano casa, non mi pare giusto che chi oggi costruisce la prima casa debba pagare gli oneri per intero e chi realizza l'ampliamento sfruttando questa opportunità debba pagare meno di chi la casa non c'è l'ha e con sacrifici se la costruisce.
Il secondo paradosso riguarda il problema enorme, gravissimo delle residenze fittizie, lo stesso problema che abbiamo generato con la tassa sul lusso. Cosa succederà? Quale sarà il meccanismo? Chi ha avrà la possibilità, per esempio i coniugi residenti nella stessa casa, trasferiranno la residenza di uno dei coniugi o di un figlio nella seconda casa, magari al mare. Un abitante di un paese dell'interno che ha una seconda casa sulla costa trasferirà la residenza dove avrà una comproprietà per poter beneficiare di questa agevolazione, producendo l'effetto che quella seconda casa che generava un reddito in termini di ICI per il comune non genererà più nessun reddito. Quindi ci sarà un danno per il comune costiero, ma nel contempo un danno anche per il comune dell'interno, perché con il trasferimento della residenza il parametro degli abitanti in base al quale la Regione, attraverso il fondo unico, ma anche lo Stato stabiliscono i trasferimenti di risorse ai comuni si ridurrà. Quindi incentiveremo lo spopolamento, almeno quello formale dai piccoli centri, ci sarà una riduzione dei trasferimenti regionali e statali e, nel contempo, la riduzione nei comuni costieri degli introiti ICI relativi alle seconde case, dato che le prime case sono già esentate da questo tributo.
C'è poi un grosso problema che riguarderà gli aspetti applicativi. In una chiacchierata, stamattina l'ingegnere capo del mio comune mi diceva: "Ma non è che tutti hanno consumato fino all'ultimo centimetro cubo che il Piano particolareggiato dà la possibilità di realizzare. Ci sarà qualcuno che può realizzare l'8 per cento e a cui manca il 2 per cento, a quel punto che cosa dobbiamo applicare? Il 100 per cento sull'8 per cento e il 140 per cento sul 2 per cento, ovvero sulla parte residua? Cioè ci saranno dei meccanismi complicatissimi per capire chi sarà assoggettato, in che percentuale, quando la deroga sarà applicata in toto, perché non capiterà mai che tutti avranno ultimato le deroghe sia per quanto concerne le altezze, sia per quanto concerne il volume. Ci sarà sempre e comunque una qualche difficoltà.
Quindi la mia proposta è: in primis, come hanno fatto altre Regioni, l'eliminazione totale di questo articolo; se ciò non fosse possibile chiederei, in analogia con quanto è stato fatto per l'articolo 2, di dare facoltà ai comuni di deliberare entro sessanta giorni sulle modalità applicative - come prevede la legge Bucalossi -, prevedendo che in caso di inerzia dei comuni si applichino gli sconti previsti dalla proposta della Giunta.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Credo che con l'articolo 9 si venga quantomeno a sfatare il mito che il centrodestra non mette mai la mano nelle tasche dei cittadini, nel senso che in questo caso impone, aumenta significativamente le tasse, e poi vedremo come. Ma l'aspetto più impressionante è come si voglia far ricadere questo tipo di impostazione sui comuni. Ora, abbiamo detto degli atteggiamenti costrittivi dell'autonomia che già i comuni pagano. Vorrei invitare i colleghi a leggere il verbale numero 7 del 2009 della Conferenza unificata, capiranno così che il tenore dell'accordo, spacciato come origine del piano casa, è tale che a quell'intesa ha partecipato solamente il sindaco di Roma, mentre i tredici componenti dei comuni non erano presenti. Non è stata pertanto minimamente data la possibilità ai comuni di prendere in considerazione le ricadute dirette che questo provvedimento avrebbe posto alla loro autonomia. Questa è una palese violazione dell'autonomia comunale, che chiaramente non ci vorrà molto a far valere. Il verbale della Conferenza, ripeto, è il numero 7 del 2009, se ne può vedere l'esito.
Quello che diceva il collega Cuccureddu, peraltro, è una questione conseguente. E' bene che si sappia che in Sardegna gli oneri di concessione che dovrebbero concorrere, da parte pubblica, a creare le condizioni infrastrutturali minime, che ovviamente cambiano da contesto a contesto e da zona a zona, sono cinque volte inferiori a quelli necessari per garantire un'adeguata urbanizzazione dei luoghi che vengono lottizzati. Cinque volte inferiori al costo medio, ovvero agli oneri necessari ai comuni per provvedere. Tant'è che non sono io che evidenzio che da anni c'è una polemica sull'incompletezza delle lottizzazioni, sulle strade bianche, sulle fogne che non funzionano, su quello che tutti quanti conosciamo. Considerato che si era in clima di regali, si poteva anche trovare l'occasione, Assessore, per mettere mano, con un decreto assessoriale, a queste tabelle e aggiornarle, il che si rende necessario, perché diversamente continueremo con questo sistema. Rispetto alle volumetrie insediate, se le percentuali che l'Assessore ci riferisce sono esatte - personalmente non ci credo, ma diamole per vere -, in Sardegna saranno aperti 12 mila o 40 mila cantieri, o quanti saranno. Se la legge deve avere successo, e io spero che voi stessi abbiate messo in conto che avrà un minimo di successo, si apriranno un sacco di cantieri e quindi i volumi aumenteranno sostanzialmente. E dove vanno a incidere? Vanno a incidere sulle zone C che sono già carenti di infrastrutture, perché i comuni non hanno e non hanno avuto le risorse per completare le opere di urbanizzazione, e anche sulle zone B, dove già le infrastrutture per antonomasia sono insufficienti rispetto al carico abitativo. Ma, domando, collegandomi a quello che diceva il collega Cuccureddu: e se un cittadino non ha la possibilità di sviluppare tutta la volumetria? A parte il fatto che quello che dice la Regione lo dice la Regione e bisognerebbe ubbidire, quindi lei, onorevole Cuccureddu, ha fatto un ragionamento sbagliato quando ha detto: "Se ho l'8 per cento di volumetria residua…". Ma quale 8 per cento! Ma quale piano particolareggiato! La Regione gli sta dicendo che può aumentare del 20 per cento, poche storie! Il cittadino non deve stare lì a commisurare che ha un 8 per cento residuo. Ma chi gliel'ha detto? Se qui abbiamo scritto che si va in deroga, questo problema non si pone, se ne pone semmai un altro.
E sul cumulo di migliorie volumetriche che facciamo? Applichiamo gli oneri di concessione aggiornarti sulle volumetrie residue. Queste si sommano al miglioramento o no? Oppure quella parte non si applica e si applica solo all'aumento? Quello che veramente vorrei è sentir parlare quelli che hanno detto: "Questo strumento ci libererà dalla morsa della crisi economica". Non si capisce infatti perché agli alberghi in fascia costiera mandate un messaggio, o meglio una botta del 200 per cento in più di oneri concessori! Mettetevi d'accordo: o volete aiutare l'economia o volete essere neutri!
Voi sostenete che gli imprenditori turistici hanno i soldi. Ma i soldi li hanno sì o no? C'è gente che i soldi li ha, ma allora perché avete motivato questa legge dicendo che c'è una situazione economica drammatica, che le imprese turistiche non funzionano e che bisogna incentivare il turismo?
Io vorrei dire una cosa molto semplice: c'è stata un'indagine che ha messo in evidenza la palese diseconomia delle seconde case, sulle quali fondamentalmente questo provvedimento tende a dare una risposta, perché, badate, il fatto è molto chiaro: se in Sardegna su 810 mila case censite dall'Istat, 210 mila sono vuote, cioè non trovano un'occupazione annuale superiore ai quindici giorni...
(Interruzione)
Collega, tu non ci crederai, allora cambia l'Istat! State cambiando, cambiate anche questo istituto. Io sto a quello che mi viene detto, la statistica è questa: 210 mila case sono vuote. Ed è un dato verosimile per la nostra economia. Prendete il caso di Alghero: non si trova una casa per chi si vuole sposare, eppure è pieno di case, ne stanno costruendo ancora, ma la gente se le tiene e si costituisce una rendita, affitta in nero e va avanti, questo è il sistema. E questo sistema sta diventando un surrogato del dovere delle istituzioni, quello cioè di provvedere a che le famiglie si possano formare. Se dobbiamo usare il territorio per fare rendita, avete ragione voi a volere questo provvedimento, che anzi è persino debole, però dovete dire chiaramente che questa è la strada.
Il sistema delle doppie case con questo provvedimento invece di trovare, come abbiamo elaborato nei diversi atti conseguenti al Piano paesaggistico, una fondamentale disincentivazione, trova un incentivo. Anche il sistema della tassazione, tanto criticato, mirava a trovare un equilibrio perché il sistema delle doppie case non porta reddito. Allora, nella graduatoria che è stata stilata, rispetto alla media italiana del 19 per cento di patrimonio di doppie case, la Sardegna ha il 35 per cento, è cioè ai primi posti. Ma quando si fa il calcolo del valore aggiunto ai prezzi base per abitante, che genererebbe questo patrimonio, si rileva che la Sardegna, la Sicilia e la Calabria sono in fondo alla graduatoria: rispetto a una media nazionale di 18 mila euro per abitante, in Sardegna per ogni abitante abbiamo un valore aggiunto di soli 13 mila euro. Sicilia e Calabria sono lì. Questo dato dimostra che è un sistema che non paga, cioè è un sistema che ha bisogno di essere rivisto, proprio perché non paga, a differenza di quello che succede in Valle d'Aosta e in Trentino, dove la percentuale delle doppie case è ancora alta, ma il reddito ne beneficia perché evidentemente c'è qualche componente che interviene in tale contesto, ad esempio le norme urbanistiche, i piani particolareggiati, la particolare qualità delle prescrizioni che vengono seguite e che danno un valore aggiunto tale per cui anche quel sistema contribuisce all'arricchimento dei cittadini.
Su questo articolo 9 c'è poco da dire. Mi domando solo perché vengano penalizzati quelli che abbattono e ricostruiscono. Posto che l'articolo 5 è uno degli articoli - non come l'avete declinato voi, ma dal punto di vista concettuale - più utile, cioè ricostituzione del patrimonio, demolizione e ricostruzione, coloro che abbattono e ricostruiscono sono più disgraziati perché pagano il 140 per cento degli oneri non su tutto, bensì sul 60 per cento di quello che viene aggiunto alla volumetria. E' così, tranquilli! E poi stabilite tutta una tempistica - questa sì che è una bella cosa - in base alla quale gli oneri concessori vengono chiesti alla fine dei lavori!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signora Presidente, colleghi, l'articolo 9 tocca un argomento che abbiamo ripreso più volte in quest'Aula, cioè gli incrementi volumetrici che noi stiamo concedendo implicano o no dei costi per la comunità e le generazioni future? E gli oneri che prevediamo all'articolo 9 sono commisurati a quei costi, ai costi dell'incremento della domanda di servizi pubblici, di aree attrezzate, che fatalmente dovranno essere previsti per far fronte al decadimento degli standard urbanistici? Allora, queste sono le domande che ci dobbiamo porre ed è del tutto evidente che l'articolo 9 conferma che la risposta alla seconda domanda è negativa.
Noi stiamo facendo una promessa, una falsa promessa su questi incrementi volumetrici: ce n'è per tutti e non paga il conto nessuno. Invece stiamo perpetuando l'ennesimo inganno, perché il conto sarà pagato. E chi lo pagherà? Non c'è solo un arraffa-arraffa, ma c'è un conto da pagare ed è molto chiaro, da questo articolo 9, che gli oneri di concessione, per quanto ridotti o incrementati a seconda delle circostanze che ha ricordato chi è intervenuto prima di me, sono una frazione del costo che dovranno sostenere i comuni per realizzare servizi e aree attrezzate adeguati all'aumento della pressione demografica che comportano questi incrementi volumetrici indiscriminati, che certamente colpiranno - come ben diceva l'onorevole Gian Valerio Sanna - proprio le zone che oggi hanno già un deficit di servizi, come le grandi periferie urbane che sono oggetto di degrado, dove mancano le piazze, dove mancano le zone verdi, dove mancano le scuole, dove mancano i campi per giocare, dove mancano i luoghi di aggregazione. Noi andiamo a incidere proprio in quelle zone B e C che sono già oggetto di degrado, sommando degrado a degrado, perché certamente non riusciremo a coprire, con la mancia degli oneri di concessione, quelli che dovrebbero o potrebbero essere i miglioramenti degli standard urbanistici e dei servizi che noi diamo a queste zone.
C'è poi un altro costo, quello che facciamo pagare a chi verrà dopo di noi. Assessore, io paragono questa legge a un terremoto; questa legge crea uno sconquasso, spezza le regole, spezza le leggi, apre le porte. Quando si verifica un terremoto crollano i tetti, vengono giù le porte, vengono giù le serrande, e noi nel far venir giù porte e serrande diamo il messaggio che ce n'è per tutti, avviamo una specie di saccheggio incontrollato e diciamo: "Non c'è nessun costo, c'è un beneficio anche per te". Creiamo così un meccanismo imitativo per cui ciò che fa il vicino lo devo fare anch'io, se si realizza un incremento volumetrico accanto a casa mia lo devo realizzare anch'io, perché ce n'è per tutti e devo approfittare della situazione. Diamo cioè il messaggio che si può fare incetta, che le regole vengono giù e si aprono le porte. C'è uno sconquasso di cui devo approfittare, perché se no sono uno stupido, devo anch'io mettere le mani nella marmellata, devo anch'io tirare su un muretto, devo anch'io chiudere una veranda, devo anch'io creare una stanza in più. Creiamo un effetto imitativo e diamo un messaggio valoriale che è l'opposto di quello che dovrebbe dare la politica. La politica dovrebbe richiamare ognuno di noi al senso di responsabilità, ai diritti che certamente abbiamo per quanto riguarda il lavoro, la dignità, la sicurezza sociale, l'equità dell'assistenza sanitaria, ma anche al dovere di prenderci cura delle nostre cose, di prenderci cura delle nostre case, di rispettare chi è vicino a noi, di rispettare le norme, di rispettare le regole, di avere cura della nostra comunità, di dedicare qualche ora per far sì che il mondo accanto a noi sia più bello e più giusto. Ed ecco che arriva questa norma che mi dice il contrario, cioè mi dice che si è alzata la saracinesca, che si sono aperte le porte e devo arraffare anch'io, perché se non lo faccio sono uno stupido. E alla fine di questo arraffa-arraffa c'è chi entra nel grande magazzino e si porta via un televisore oppure un pezzo pregiato perché è entrato per primo, c'è chi si porta via una sedia, chi un palo, chi un elicottero, anche se non se ne fa nulla, l'importante è arraffare qualcosa e poter dire: "Anch'io ho preso!". Ho in mente un'immagine del dopo terremoto, in cui persone insospettabili si portano via una porta, un cavo elettrico, una presa elettrica, un telefono spezzato, perché ognuno si sente in diritto-dovere di saccheggiare, di prendere qualcosa essendosi rotti gli argini.
Voi oggi con questa legge spezzate gli argini, per questo vi rivolgo ancora l'invito a ritirarla finché siete in tempo. Ritiratela, rendete giustizia a voi stessi, rendete giustizia anche alla buona volontà che sono certo vi anima, perché il messaggio che date con questa legge è diseducativo, è dirompente. E' un messaggio che dice: "Se non arraffi sei uno stupido, chi rispetta le leggi è uno stupido".
Allora, Assessore, le rivolgo veramente un invito: stiamo attenti perché non sappiamo neanche quali conseguenze avrà questo provvedimento. Poco fa ci è stato ricordato che c'è un patrimonio - e lei alla domanda che le ho posto in merito non ha ancora risposto - fatto di centinaia di migliaia di unità abitative che può essere toccato da questa legge. Una volta che voi rompete gli argini delle regole si innesta questo meccanismo, per cui ce n'è per tutti, arraffa, chiudi un muretto, chiudi un tetto, chiudi la vista, blocca la vista sul mare, togli luce al vicino, deroga alle altezze, deroga alla distanza tra pareti prospicienti. Immagini cosa succederà, quanti contenziosi, quante liti! Immagini il messaggio che stiamo dando alle future generazioni.
Io temo, Assessore, che il vero titolo di questo articolo 9, e mi dispiace non aver previsto un apposito emendamento, sia: gli oneri che non si vedono, i costi che non si vedono. E' questo il vero articolo che manca a questa legge, cioè il racconto puntuale dei costi di questa legge, in termini materiali; costi dei servizi pubblici che dovrà pagare la collettività o che non potrà pagare la collettività e che quindi si risolveranno soltanto in un degrado. Il costo per una Sardegna più brutta e più povera, perché dopo il saccheggio, dopo l'arraffa-arraffa non mi rimane più l'ospedale, non mi rimane più il grande magazzino, non mi rimane più il luogo dove posso usufruire di un servizio.
Io prenderò qualcosa, ci sarà chi prenderà di più, chi di meno, chi prenderà una cosa inutile, ma certamente alla fine il risultato sarà una Sardegna più brutta, più povera e più disperata. C'è un costo per le nostre comunità e per chi verrà dopo di noi, che si ritroverà l'incremento volumetrico già fatto e quindi non potrà costruire una nuova casa, se un domani vorrà, anzi si ritroverà un progetto in meno da poter realizzare, perché sarà già stato realizzato un progetto magari inutile. Ci saranno meno spazi e meno opportunità, ma più povertà e più desolazione.
Allora Assessore, pensi agli oneri sommersi, ai costi che non si vedono, al messaggio devastante in termini di valore reale che stiamo dando e ritiri questa legge, lo faccia per il bene della Sardegna e di chi verrà dopo di noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Cuccureddu, sindaco, quindi uomo che ha l'esperienza di chi amministra le nostre comunità e i nostri comuni. Questa purtroppo è una legge che tradisce, sotto il profilo programmatico, le promesse del centrodestra e che commissaria integralmente le funzioni comunali in materia di pianificazione territoriale. Di questo siete consapevoli voi, sicuramente, e sono consapevoli anche i comuni e i sindaci dei comuni. Questo è un tema delicato, badate, è un tema che si vive quotidianamente all'interno delle piccole comunità sarde.
Sull'edilizia si scontano scontri spesso molto lunghi tra famiglie, nei nostri comuni fatti di poche famiglie. Vedremo nei prossimi anni come e quanto aumenterà la piaga dell'impossibilità a governare pacificamente le nostre comunità. Questo provvedimento innesca elementi poco virtuosi sotto questo profilo. Diceva giustamente chi mi ha preceduto che il caos edilizio che deriverà dall'attuazione di questo provvedimento determinerà un onere, generalmente aggiuntivo, in capo alle comunità e un vantaggio, che andrà cercato ma sicuramente lo si individuerà, per alcuni soggetti. Alcuni guadagneranno, in molti perderanno, le comunità si dovranno fare carico delle disfunzioni determinate da questa pianificazione cancellata, da questa liberalizzazione delle volumetrie, da questo lasciapassare a tutti gli incrementi di cubatura. Le comunità pagheranno, in pochi guadagneranno, i conflitti sociali all'interno dei nostri comuni si incrementeranno, ci sarà una situazione di devastazione sociale ed economica, ma anche del paesaggio, del nostro bene primario che è l'ambiente, una devastazione generalizzata a cui molto difficilmente poi si potrà porre rimedio. E tutto questo come lo facciamo? Lo facciamo esautorando le volontà dei comuni. I comuni non solo non potranno pianificare il proprio territorio, ma si troveranno un patrimonio territoriale totalmente compromesso, sul quale sarà pressoché impossibile intervenire con la pianificazione successiva, a meno che tra qualche anno non si pianifichino le demolizioni. Cioè in questa fase si liberalizza la costruzione e fra qualche anno chiediamo agli stessi che hanno costruito di demolire, perché l'economia funziona così. Il PIL cresce in tempo di guerra e anche nel periodo immediatamente successivo, perché prima si comprano le armi e si distrugge - questo è il caso -, poi bisogna ricostruire e quindi di nuovo si fanno investimenti. E' lo show dell'inutilità, è lo spreco per lo spreco e alla fine, però, qualcuno ci guadagna, ma sì, quelli che vendono mattoni e quelli che vendono armi. Questi sono quelli che ci guadagnano, ma le comunità regionali, nazionali, la comunità mondiale non ci guadagna mai dalla guerra. Questa è una guerra edilizia, chi può costruire costruisca, chi può costruire di più costruisca di più. Gli oneri? In capo alla comunità! I vantaggi? In capo a qualcuno! E dopo questo caos della costruzione ci si porrà il problema di intervenire e quindi di riorganizzare il territorio, fare le strade, assicurare i servizi, demolire ciò che eccede.
Il sistema è semplice, è totalmente inutile, è pressoché dannoso, ma è semplice. E non basteranno gli oneri di concessione, che verranno pagati da pochi, alcuni con lo sconto, altri incominceranno a pagarli, poi i comuni si riverseranno presso la Regione e fra qualche mese ci sarà una norma nella finanziaria che dirà, come chiede il sindaco Cuccureddu: "Non si paghi niente". Ma perché pagare oneri sociali, perché pagare oneri di concessione? E perché avete imposto questo? Così imbrigliate l'iniziativa privata, anche voi con le tasse e allora ci sarà una motivazione forte, perché verranno le associazioni, quelle più spregiudicate, a dire che bisogna sorreggere l'economia e praticamente bisogna caricarla sulle spalle di chi paga le tasse. E chi è che paga le tasse? Le avete mai viste le statistiche? Pagano le tasse i lavoratori dipendenti, quelli a reddito fisso. Si carica sempre su di loro, sono sempre gli stessi a pagare il prezzo dei guadagni degli altri!
Questa non solo è una legge devastante sotto ogni profilo e soprattutto dal punto di vista ambientale e territoriale, ma è una legge devastante anche al punto di vista sociale. E'una legge che colpisce chi non ha, è una legge che premia chi ha, è la legge per i ricchi. Siamo alla legge Superciuk! Questa è una legge alla Alan Ford, alla Superciuk: ruba ai poveri per dare ai ricchi. Carica, cioè, tutte le spese sulla comunità e libera alcuni vantaggi a favore dell'iniziativa privata, di chi già possiede volumetrie da implementare. Chi non ha la casa non l'avrà. Posso investire per accrescere del 40 per cento le volumetrie che ho, ma se non ne ho che cosa accresco? Zero! Il 40 per cento di zero è zero! Chi non ha la casa rimane senza casa, chi ce l'ha ne fa un'altra. E' la filosofia del centrodestra, del collega Ladu, che mira a incrementare le differenze, ad arricchire i ricchi e impoverire i poveri, a trattare male chi ha bisogno e premiare chi bisogno non ha. E' la legge Superciuk! Noi nei confronti della legge Superciuk voteremo sicuramente contro ogni articolo, ogni comma, ogni punto e ogni virgola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Credo che questo sia sicuramente un articolo che possiamo definire un'evidente invasione di campo. Non comprendo perché, con tutte le storture di questa legge, siate voluti entrare anche nel merito di una competenza che è dei comuni e che riguarda gli oneri concessori, gli oneri di urbanizzazione, stabilendo una serie di tabelle, quindi arricchendo la legge di una serie di meccanismi contorti di valutazione, di stima, di considerazione e quant'altro. Gli oneri di urbanizzazione, lo ricordava chi mi ha preceduto, sono oggi sottostimati rispetto ai reali costi delle amministrazioni comunali per creare servizi e rendere vivibili le città. Fra l'altro in molti comuni c'è il malvezzo di suddividere gli oneri di urbanizzazione: il 30 per cento viene richiesto al momento del rilascio della concessione, un altro 30 per cento dopo un anno e l'ultima tranche, che corrisponde al 40 per cento, a conclusione dei lavori. Nei comuni disorganizzati, diciamo così, altrimenti dovremmo dire compiacenti e questo implicherebbe conseguenze quasi di tipo penale, anzi direi proprio di tipo penale, spesso non si segue l'iter del pagamento previsto dalla legge Bucalossi e ci si accontenta del pagamento della prima quota. I comuni negligenti non sollecitano e non impongono il rispetto delle tappe successive e quindi il pagamento delle altre tranche. Numerosi sono i contenziosi sugli oneri scaduti andati anche in prescrizione. Oggi, fra l'altro, gli oneri di urbanizzazione sono bassi, troppo bassi rispetto ai costi reali e l'impegno degli enti locali nel realizzare le infrastrutture. L'amministrazione comunale di Alghero, porto l'esempio di una città dove il ritmo frenetico dell'edilizia si percepisce anche dai rumori ormai familiari in città, perché al bip bip caratteristico della retromarcia degli escavatori e delle ruspe che vengono utilizzati per le demolizioni e gli scavi seguono tutti gli altri suoni familiari dei cantieri. L'amministrazione comunale, che si trova evidentemente in grande difficoltà, ha proposto all'attenzione del consiglio comunale, anzi ha proposto in giunta, di aumentare gli oneri di urbanizzazione. Ieri il consiglio comunale di Alghero, riunitosi per affrontare, fra le altre cose, anche questo argomento, ha deciso, poiché la lobby dei "mattonari", dei cementificatori, dei geometri e potrei includere anche altri, ma mi limito a questi, è molto forte, la riduzione del 50 per cento degli oneri di urbanizzazione, andando incontro ancora una volta a chi, fra l'altro arricchendosi, dico legalmente, almeno spero, ha il dovere di contribuire in modo sostanziale alla spesa per i servizi e i sottoservizi che un comune è obbligato a realizzare per rendere la città vivibile e per consentire una convivenza civile.
Io, per esempio, avrei trovato normale la proposta di far pagare gli oneri della Bucalossi indipendentemente dalla destinazione della casa. Secondo me è l'unico modo per fare giustizia, perché, come è stato ricordato anche prima, molte prime case sono di fatto seconde case. Porto ancora l'esempio delle città della costa, delle città rivierasche, dove la gran parte delle seconde case risultano prime case perché sono intestate ai figli, magari studenti. Ad Alghero sono titolari di prima casa studenti del liceo Azuni! Mi chiedo se il pendolarismo, che è un problema avvertito in questa regione, possa essere alimentato anche da fenomeni di questo tipo, che naturalmente lasciano esterrefatto chi pensa che questo non possa accadere, e invece sappiamo che accade.
Credo che qui vada garantito soprattutto un aspetto, che è compromesso dalla legge nel suo intero impianto, in quanto l'aumento volumetrico fa saltare gli standard e quindi non rispetta quanto previsto dalle vigenti leggi urbanistiche. Questo penalizza la realizzazione dei servizi, per cui sempre più case, sempre più costruzioni, sempre più volumi, sempre più cemento e sempre meno servizi. La società è sempre più povera, chi può affronta il problema in termini privati, ma i servizi generali nelle nostre città, nei nostri quartieri vengono meno, anche perché spesso i comuni non hanno le risorse per far fronte alle spese e garantire i servizi e i sottoservizi nelle città.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue SECHI.) Questo è un discorso che noi continuiamo a sostenere e questo articolo prevede un ulteriore intervento solo ed esclusivamente a favore degli aumenti volumetrici, a prescindere dalle necessità della nostra società e dei cittadini, che si troveranno sicuramente a vivere in condizioni sempre meno civili, perché quando in una città non sono garantiti gli standard dei servizi si creano condizioni di inciviltà.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta la consigliera Zuncheddu.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno, Cossa, Greco e Zuncheddu sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 40 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Bruno - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Cossa - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Mariani - Milia - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire.
E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente, l'articolo 9 è uno dei pochi articoli in cui si parla di prima casa, o meglio di residenza, nel senso che c'è uno sconto: gli oneri concessori sono ridotti del 40 per cento se relativi alla prima abitazione. Eppure l'intenzione del presidente Berlusconi, dichiarate nell'intesa Stato-Regioni del 1º aprile 2009, era quella di fare un piano casa che aiutasse le famiglie. Era questo anche il senso del sofferto accordo con le Regioni. Berlusconi lo ha annunciato il 2 aprile: "Costruiremo case per chi non le ha, realizzeremo le new town, le nuove città, vicino a ogni città, vicino a ogni capoluogo saranno edificati nuovi insediamenti e questo sarà il nostro vero piano casa". E in effetti questo sarà il vostro vero piano casa, forse a novembre, come ha annunciato l'assessore Asunis. Il piano casa, ha detto l'Assessore a nome della Giunta, non c'è, non è stato fatto. Resta il cemento. L'ha detto il 30 settembre, cioè qualche giorno fa, in Aula, praticamente smentendo sei, sette mesi di attività di marketing fatta non solo a livello nazionale, ma anche a livello regionale: in tutti gli articoli, in tutta la rassegna stampa, ed è veramente ampia, si parla di piano casa. In realtà poi abbiamo visto che questo provvedimento non è un piano casa, non risponde alle esigenze della prima casa, a esigenze di natura abitativa, però in questo articolo 9 applicate uno sconto sulla prima casa.
Noi, con una serie di emendamenti a questo articolo, così come coerentemente abbiamo fatto rispetto a tutto l'articolato, avanziamo alcune nostre proposte che riguardano la prima casa, che sono contenute nella nostra proposta di legge e che per noi sono la priorità parlando appunto di edilizia abitativa. Intanto con un emendamento provocatorio, ma neanche tanto - l'emendamento numero 416 - vi diciamo che gli oneri concessori dovuti per gli interventi previsti nella presente legge, che non riguardino la prima casa, sono commisurati al 300 per cento di quelli vigenti presso ogni comune. Dopodiché entriamo nelle proposte di carattere finanziario: per l'attuazione della nostra proposta di legge prevediamo una spesa di 100 milioni di euro per ciascuna delle annualità 2010, 2011 e 2012, a valere sulle risorse di cui al nuovo articolo 8 dello Statuto di autonomia. Cioè diciamo: le risorse che avremo da questa finanziaria (1 miliardo e 600 milioni di euro) investiamole non su progetti e spese che poi andranno a ricadere a pioggia sul territorio regionale, ma su grandi progetti, e una delle priorità è la casa. Noi anticipiamo il contenuto che in parte voi avete ripreso nei vostri disegni di legge finanziaria e di bilancio; lo anticipiamo in questa legge proprio perché deve essere un piano casa e prevediamo lo stanziamento di 100 milioni di euro. Dopodiché vi diciamo: non basta inserire risorse, non basta neanche stanziare una cifra così importante, se non troviamo un metodo di distribuzione che copra l'intera Sardegna, sulla base di parametri territoriali definiti per il 30 per cento in parti uguali per ogni territorio provinciale, per il 30 per cento sulla base dell'estensione territoriale e per il 40 per cento sulla base della consistenza demografica.
Vi diciamo altresì che occorre al più presto intervenire anche sui benefici di una legge fortunata nella nostra autonomia, la legge numero 32 del 1985, sulla prima casa, e inseriamo una dotazione annuale di 30 milioni di euro in più su questa legge. Non solo, riproponiamo una misura che ha avuto un grande successo nel 2008, che avevamo introdotto nella finanziaria di quell'anno e che riguarda i contributi a fondo perduto, cioè 25 milioni di euro che interesserebbero, con un contributo di 25 mila euro per ciascun nucleo familiare, circa mille famiglie sarde, mille famiglie che cercano una prima casa. Il ripristino di questo contributo a fondo perduto ci sembra importantissimo: servirebbe per pagare l'acconto del mutuo per la prima casa, soprattutto per le giovani coppie.
E ancora: un piano casa non può non contemplare un piano di edilizia residenziale pubblica ed è per questo che inseriamo ulteriori 25 milioni di euro. Completiamo la proposta con finanziamenti a fondo perduto, nella misura di 20 milioni di euro all'anno, per il completamento del "non finito", cioè di facciate, intonaci, strutture grezze, coperture, selciati, recinzioni. Il contributo è concesso ai cittadini che hanno un reddito inferiore a 35 mila euro e lo prevediamo nella misura del 50 per cento delle spese certificate. Insomma la nostra è una proposta complessiva che tiene conto del problema della prima casa. Noi vi chiediamo ancora una volta, assessore Asunis, lo chiediamo anche al presidente Cappellacci, che è momentaneamente uscito dall'aula, di affrontare con questa legge, proprio per darle dignità, per mettere al primo posto coloro che la casa non ce l'hanno, per far vedere che c'è una priorità verso le esigenze delle famiglie, la politica della casa, della prima casa. Ve lo chiediamo ancora una volta, non ci stancheremo di farlo.
Per il resto, l'ho già detto, questo provvedimento è la rappresentazione di una politica egoistica, è un accanimento urbanistico verso le nostre città, i nostri territori, le nostre coste, accanimento che volete perpetuare senza una motivazione, semplicemente con l'idea che comunque bisogna modificare quello che è stato fatto in passato. Ma per passato intendiamo anche la legge numero 45 del 1989, per passato intendiamo un principio inviolabile, che è il rispetto della fascia dei 300 metri dal mare, per passato intendiamo anche ciò che di buono è stato fatto ed è universalmente riconosciuto dai sardi.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(segue BRUNO.) Io credo che sia concettualmente sbagliato voler approvare a tutti costi questa legge. L'ho detto più volte, non capisco a chi vogliate dare delle risposte, e non sono certo le piccole imprese artigiane. Non lo capisco. Questa legge, che per il collega Uras non è migliorabile, per me può essere migliorata solo se veramente diventa un piano casa. Noi abbiamo tentato e tenteremo ancora fino alla fine, siamo a metà della nostra discussione, a metà dell'esame dell'articolato, di spiegare le nostre ragioni. Tenteremo fino alla fine, so che è difficile, lo dimostra la stanchezza di quest'Aula, che fa sì che non ci ascoltiamo. So che è difficile confrontarsi, però noi preferiamo un'opposizione di governo che si confronta su misure alternative, su visioni diverse anche del governo, ma che di fronte ai sardi sia coerente. E coerenti voi lo siete stati, perché nel vostro DNA c'è comunque la cementificazione selvaggia, c'è comunque la volontà di aggredire il territorio, di scardinare - lo vedremo dall'esame dell'articolo 13 in poi - i principi del Piano paesaggistico regionale, di rimettere in discussione lottizzazioni che erano state sospese con il PPR. Lo fate in maniera generalizzata, senza tener conto delle leggi, anche di quelle sovraordinate, rischiando l'illegittimità del provvedimento. Lo fate veramente sfidando questo Consiglio regionale e cercando di interpretare quel sentimento che è presente nei cittadini specie nei momenti di crisi e che tiene conto del consenso di una democrazia del sondaggio, che però alla lunga non paga e soprattutto non paga per gli interessi dei sardi, che non sono misurabili solo nell'immediato, ma sono misurabili nella prospettiva, nell'idea che si ha della Sardegna che riguarda il presente, ma soprattutto il futuro per i nostri figli.
Io credo che occorra un ripensamento, che occorra fermarsi a riflettere, che occorra tentare almeno di dialogare e soprattutto occorra dare risposte. Assessore Asunis, io capisco che voi abbiate una pianificazione, che magari abbiate in mente che l'Assessore dei lavori pubblici, e quindi non lei, debba occuparsi della legge sulla casa, capisco che magari abbiate problemi in maggioranza, in Giunta forse, e che dobbiate distinguervi, credo però che una politica che tenga conto di un'idea complessiva e che nel Presidente della Regione, che ancora adesso è assente, trova la sua sintesi proprio perché eletto dal popolo, proprio perché deve incarnare un programma...
PRESIDENTE. Il tempo è scaduto, onorevole Bruno.
E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo di poter posticipare il mio intervento.
PRESIDENTE. Se vuole può scambiare il turno con un suo collega.
E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Signor Presidente, anche l'articolo 9 ricalca, nella sua formulazione gli stessi errori e difetti che la legge presenta in tutto l'articolato. Ora si parla di diminuzione degli oneri concessori per alcune categorie, di aumento per altre, ma al di là del giudizio sulla singola questione resta il fatto che decidiamo qua quello che deve essere deciso altrove, e cioè negli enti locali. Da una parte si incentiva proponendo deduzioni degli oneri di concessione e dall'altra si tenta di recuperare intervenendo su quelle imprese e su quei soggetti che si ritengono maggiormente in grado di contribuire. E comunque, ripeto, lo si decide in questa sede, quando quel tema, così come la gran parte dei temi che sono sviluppati in questa legge, sarebbe dovuto restare di competenza e in capo alle amministrazioni comunali. Si decide qui di impedire che i comuni decidano, non è un fatto di poco conto dal punto di vista politico, è una scelta grave che non possiamo condividere e che senz'altro non possono condividere tutti quegli amministratori che tengono alle loro comunità, al loro ruolo e alla possibilità di gestire l'interesse del territorio nel modo migliore possibile.
Torno, in questo mio brevissimo ragionamento, al tema che è stato toccato nell'intesa tra lo Stato e le Regioni. In quel documento si parla, con grande chiarezza, del fatto che il Governo pensava a una norma quadro e che alle Regioni veniva demandato il ruolo di specificare ulteriormente la materia. Noi oggi, con questa legge, stiamo predisponendo un provvedimento che si prende ciò che il Governo gli ha lasciato quanto alla responsabilità anche negativa di decidere in un modo piuttosto che in un altro e che sottrae la possibilità ad altre amministrazioni di svolgere il proprio ruolo con la necessaria autonomia. Stiamo agendo peggio del Governo centrale, il quale proprio sulla materia trattata dall'articolo 9 ha assunto, tempo fa, una decisione penalizzante nei confronti degli enti locali, quella di abolire l'imposta comunale sugli immobili. Con l'abolizione dell'ICI si è fatto un atto d'imperio, una sorta di sopruso istituzionale nei confronti degli enti locali, a cui quegli oneri erano dovuti e che servivano loro per organizzare la vita della comunità, per poterle garantire i servizi. E' stata abolita l'ICI e non c'è stato un ritorno compensativo. Oggi la Regione sta decidendo di dare l'opportunità ai singoli cittadini di incrementare i volumi, togliendo così ai comuni non solo la possibilità di esercitare il loro sacrosanto dovere sul terreno autorizzativo, cioè dare o non dare la concessione a costruire, ma anche la facoltà di decidere cosa è meglio per la propria comunità anche sul fronte degli oneri di concessione.
Questo ci porta a considerare la legge che stiamo discutendo non approvabile, non condivisibile neanche in questa parte. E non è male, in questi pochi minuti che abbiamo a disposizione, precisare qual è la nostra valutazione anche su questa parte della legge e riprendere tutte le questioni fondamentali che ci hanno spinto ad assumere un atteggiamento di ferma e rigorosa opposizione, sempre sul filone del rapporto tra Consiglio regionale e consigli comunali, nel momento in cui bypassiamo gli indici urbanistici e la pianificazione urbanistica dei comuni, nel momento in cui non consideriamo che è assolutamente inopportuno dare a chicchessia, prima che sia stata verificata l'esistenza delle condizioni a che ciò possa essere fatto, la possibilità di costruire ove sussistono situazioni di pericolo. Noi non possiamo oggi, con un provvedimento di legge come questo, mandare ai comuni il messaggio che i piani urbanistici comunali, quelli già approvati e quelli in corso di predisposizione, sono carta straccia e non avranno alcuna influenza sul futuro dei rispettivi comuni perché noi, in quest'Aula, stiamo decidendo il contrario.
L'onorevole Porcu, poco fa, con un appello accorato, com'è nel suo stile, vi ha invitato a un ripensamento. Sono certo che non ci sarà, credo ne sia certo anche lui, però ha fatto bene a lanciarvi questo appello, perché resterà comunque agli atti, così come resta agli atti il vostro rifiuto di approvare anche un solo emendamento. Anche stamattina è stato bocciato un emendamento che richiamava semplicemente le imprese eventualmente coinvolte in questa grande operazione di rinascita economica nei cantieri edili che verranno aperti, ai più elementari doveri della regolarità contributiva prima, della sicurezza nei cantieri poi. Un emendamento come quello è sacrosanto, ciascuno di voi, singolarmente preso, avrebbe il coraggio di dire: "Non è giusto che venga respinto". Per cui non capisco come mai, alla fine, quest'Aula non abbia avuto neanche il coraggio di approvare ciò che era assolutamente inaccettabile venisse respinto. Ecco perché credo che debba essere messo sempre più in chiaro che questa è una legge che viene da una scelta politica decisa quattro o cinque mesi fa, confezionata con una blindatura assoluta: il messaggio iniziale deve passare, non può essere assolutamente modificato. Noi stiamo cercando di impedire che questa legge venga approvata con queste caratteristiche, sono sempre più consapevole che non ci riusciremo, però resterà agli atti di quest'Aula la nostra posizione contraria.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Manca. Ne ha facoltà.
MANCA (P.D.). Signora Presidente, signor Presidente della Regione, signor Assessore, colleghi consiglieri, questo articolo presuppone una serie di disposizioni che tendenzialmente, anzi sicuramente sono dovute nel momento in cui andiamo a reperire risorse che aiuterebbero le amministrazioni comunali, perché a fronte degli aumenti di volumetria consentiti c'è l'opportunità di prevedere anche un aumento dei vari oneri. Questo chiaramente noi lo abbiamo accentuato in un emendamento, in cui probabilmente si è esagerato indicando una percentuale molto elevata di oneri di concessione, il 300 per cento. L'intento è quello di richiamare l'attenzione sul fatto che la proposta della Giunta è, secondo me, abbastanza debole da questo punto di vista e sicuramente i danni provocati alle amministrazioni locali per la non attenta valutazione degli interventi devono essere risarciti. Il beneficio non deve riversarsi solo sul privato; va bene rimettere in moto il sistema economico, riattivare i cantieri edili, ma le amministrazioni comunali devono avere una disponibilità di risorse finanziarie aggiuntive da poter utilizzare per le diverse opere di urbanizzazione necessarie. Questo chiaramente viene fatto nel momento in cui le amministrazioni comunali sono…
Presidente, capisco che oggettivamente la ripetizione delle stesse cose fino all'esasperazione sia un po' pesante per tutti, però, proprio da questo punto di vista vorrei dire al presidente Cappellacci, approfittando della sua presenza in aula, che, secondo me, c'è la necessità di trovare un momento per ragionare su alcuni temi. Quello degli oneri concessori è uno di questi temi, quello del condono citato da me stamattina può essere un altro di questi temi. Il passo in avanti fatto stamani sul discorso dell'individuazione dei limiti per quanto riguarda il piano di assetto idrogeologico, valutato da me come un passo in avanti, deve però servire anche per dare nuovamente spazio alle amministrazioni comunali; amministrazioni comunali che vengono trascurate, ce lo siamo detti più volte, e tanto vengono trascurate che noi riconosciamo questo fatto e cerchiamo di premiarle con una disponibilità di risorse economiche da utilizzare per l'erogazione di servizi.
Da questo punto di vista, penso che le percentuali indicate in questo articolo possano essere riviste e possa essere stabilito un incremento che consenta alle amministrazioni comunali di avere risorse aggiuntive. Allo stesso tempo penso sia importante ridare ai comuni il proprio ruolo, l'opportunità di programmare il loro territorio e di non subire programmazioni calate dall'alto.
Noi chiaramente, nella nostra proposta di legge, all'articolo 9, avevamo pensato a una serie di interventi diversi a favore davvero delle classi più deboli, delle persone disagiate e per la prima casa. Ciò che manca nel testo di legge in esame è l'opportunità di caratterizzare questo provvedimento con interventi che diano risposte vere a chi ha problemi. Per questo noi avevamo pensato a una serie di interventi che andassero nell'ottica di un aumento del finanziamento della legge numero 32 del 1985, di un aumento delle risorse a fondo perduto, prevedendo anche delle novità, come quella di incentivare, sempre a fondo perduto, gli interventi dei privati a completamento degli edifici purtroppo lasciati parzialmente incompiuti.
Questo sarebbe stato un intervento innovativo. L'Assessore più volte, durante questa discussione, ha detto che il piano casa, quello che voi considerate il piano casa, visto che il provvedimento in esame non lo è, sarà presentato entro novembre dall'Assessore dei lavori pubblici. Adesso, chiaramente, nonostante le nostre prese di posizione, c'è la determinazione a portare a casa questa legge, che noi non condividiamo in nessuna delle sue parti, però è anche vero, Assessore, che l'aspettiamo alla prova dei fatti, nel senso che aspettiamo di capire se nel famoso piano casa che predisporrete tramite l'Assessorato dei lavori pubblici saranno previsti gli interventi per la casa, che, come più volte ha detto in quest'Aula, potevano essere qualificanti, ma non erano attinenti a questa legge. Vedremo se nel prossimo provvedimento di legge, che presenterete entro novembre, come lei ha garantito, questi interventi saranno compresi.
Noi ritenevamo opportuno - e lo riteniamo tuttora, tant'è che abbiamo presentato un apposito emendamento - che questo testo di legge contenesse da subito, viste le necessità abitative delle nostre popolazioni, questo tipo di interventi. Così non è stato ed è una scelta politica della quale voi vi assumete le responsabilità. D'altronde io sono molto rispettoso del fatto che la Sardegna ha espresso un voto, i cittadini hanno espresso un voto in base al quale a voi dovete governare e noi dobbiamo controllare quello che voi fate e fare proposte alternative.
La nostra proposta su questo argomento c'è stata. Non è una contrapposizione e non sarà una contrapposizione fine a se stessa quella che sta avvenendo in quest'Aula, ma è una contrapposizione sul merito delle singole cose, giustificata dal testo di legge che è stato presentato. Ecco, io auspico che su questo tema, per ritornare al contenuto dell'articolo 9, relativo agli oneri, Assessore, si possano rivedere le percentuali, perché le amministrazioni comunali subiranno da questo progetto di legge gravi conseguenze. Penso che si possano certamente trovare risorse finanziarie adeguate per cercare almeno di contenere gli esiti negativi di questo provvedimento di legge. Penso che sia uno di quegli elementi che possono, nei prossimi giorni, durante il prosieguo della discussione dell'articolato, trovare la vostra disponibilità a delle aperture in questo senso. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Prosegue l'esame della proposta della maggioranza con un atteggiamento da parte dell'opposizione certamente di non condivisione, questo è abbastanza evidente, né della filosofia né del merito della proposta stessa. Su ogni articolo, su ogni comma, di fronte a una chiusura direi gretta che la maggioranza e la Giunta si ostinano a mantenere, noi avanziamo, attraverso gli emendamenti, proposte per un verso di soppressione e per l'altro, in assenza di un'apertura da parte vostra, colleghi della maggioranza, di miglioramento del testo di legge.
Vorrei che questo fosse in qualche maniera valutato per l'importanza che ha, perché siamo di fronte a un'opposizione che non condivide, voi direte a torto, la vostra proposta. Non è un caso che noi abbiamo presentato una nostra proposta di legge, alternativa se volete, e quindi saremmo portati a parlare soltanto di soppressione. Di fronte, invece, a questo atteggiamento di chiusura da parte vostra, noi ci adoperiamo per correggere, per tentare di migliorare, almeno in alcune parti, il vostro testo. Da parte vostra, nemmeno di fronte a questo atteggiamento, che a me pare abbia un profilo di etica della responsabilità, non c'è da parte vostra un minimo di disponibilità.
Presidente Cappellacci, diverse volte, glielo dirò anche nel prosieguo dell'intervento, ho avuto modo di avvertire tratti di sensibilità su alcune questioni. Io la ringrazio per essere presente quest'oggi al dibattito e la invito davvero ad affrontare un'equazione: è mai possibile che da parte vostra ci sia la convinzione che tutto ciò che arriva dall'opposizione deve essere respinto, anche nella parte, ripeto, che ha l'intendimento di migliorare il vostro testo? Comprendo che rigettiate la parte che ha l'intendimento di sopprimere e di rinviare in Commissione il provvedimento di legge, lo comprendo, ci mancherebbe altro, ma davvero non comprendo che interesse abbiate a registrare e a reiterare continuamente questa gretta chiusura sulla parte con cui cerchiamo di migliorare il testo. E' possibile che da parte vostra ci sia la convinzione che su una questione delicata, sensibile come questa, tutto ciò che proviene dall'opposizione sia da buttare nel cestino che tutti abbiamo a fianco?
Presidente, la invito davvero a riflettere su questo. E' mai possibile che siate convinti che le nostre proposte non abbiano la dignità politica di rappresentare interessi diffusi della società sarda? E' possibile che abbiate la presunzione di pensare che solo voi rappresentate interessi veri che toccano la carne della gente, le ansie, le attese, le aspettative della gente? Io credo, seppure quantitativamente in maniera inferiore, determinata anche dal responso elettorale, che anche l'opposizione rappresenti interessi, che forse non condividete, ma di cui fareste bene, in qualche maniera, a tener conto in un'Aula come questa. A me dispiace, davvero, presidente Cappellacci, che da parte vostra ci sia una chiusura totale anche sotto questo aspetto.
Presidente, c'è abbastanza brusio in aula, capisco, però è fastidioso e diventa complicato ragionare.
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Diana. Prego i colleghi di consentire all'oratore di svolgere il suo intervento. Grazie.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Arriviamo a questo articolo. Con l'articolo 9, il cui titolo è "Oneri", voi richiamate tutti gli interventi degli articoli precedenti destinati, il più delle volte, come abbiamo reiteratamente richiamato, non certamente alla parte più debole della società, quella che vive davvero, Assessore, un disagio abitativo. Io non ho ancora sentito un esempio in merito, Assessore. Se non l'ha fatto lei, prego il presidente Cappellacci, se prenderà la parola stasera o quando deciderà di prenderla su questo testo, di farmi un esempio di un disagio abitativo che viene affrontato e risolto con questa legge. Magari voi siete convinti che tutti gli articoli, tutti i commi si muovano in quella direzione, io di questo non sono affatto convinto e quindi insisto, scusate il tedio, nel chiedervi almeno un esempio.
A me pare, invece, che i vostri interventi siano destinati a chi già ha e ha anche strumenti per intervenire in deroga a tutto, come abbiamo dimostrato in questi giorni di "confronto" in Aula, di dibattito in Aula. Allora, Assessore, siccome questa è una legge che non stanzia un euro di risorse pubbliche per risolvere o intercettare quel disagio abitativo di cui lei parla, mi aspettavo un minimo di coerenza e avrei gradito o sarebbe stato consequenziale prevedere in questo articolo non una riduzione degli oneri di concessione, bensì un aumento, visto che la legge si rivolge alla parte più forte della società, quella che ha strumenti per intervenire in deroga e non ha bisogno di finanziamenti pubblici, perché non ha un disagio abitativo, ma ha soltanto sete e fame di realizzare un sensibile incremento volumetrico, anche nella fascia dei 300 metri. Mi sarei aspettato che gli oneri di concessione fossero sensibilmente superiori a quelli che si applicano nell'ordinaria amministrazione, in condizioni normali di pianificazione e di programmazione da parte degli enti locali, della Regione e via dicendo. Invece non solo non andate in questa direzione, ma intervenite riducendo gli oneri!
Presidente Cappellacci, credo che non le sfugga che in questa maniera voi trasmettete un segnale fortemente negativo. Badate, con questo provvedimento, con questo combinato disposto voi diseducate. Per carità, non è che la Giunta e la maggioranza debbano essere i monitori dei sardi, ma non devono nemmeno rappresentare un'istituzione che diseduca, perché qui, in questa maniera, ripeto, si dà la possibilità, fuori da qualsiasi regola, di incrementare la volumetria anche in aree sensibili e allo stesso tempo riducete gli oneri per questa fattispecie di interventi. Credo che questo sia un aspetto fortemente negativo, perché inculca nella cultura un elemento di furbizia, e cioè che si può aggirare l'ostacolo, si può essere furbi, si può far pagare un costo dovuto, anche se previsto da un provvedimento che non condividiamo, alla collettività. Riesco a non pagare io quel costo con la complicità di chi governa, questo è il messaggio terribilmente negativo.
Presidente Cappellacci, ripeto, io ho avuto modo di vedere che lei in altre occasioni ha mostrato sensibilità rispetto ad alcune questioni di equità, per cui la invito a riflettere sul fatto che davvero voi qui introducete un elemento che dà un messaggio negativo.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Signora Presidente, gli spunti che normalmente arrivano dal dibattito sono sempre interessanti e il desiderio di riprenderli uno per uno è sempre forte. Mi voglio, però, limitare a due sole considerazioni, entrambe brevissime, che credo possano essere utili in termini generali rispetto un po' a tutte le cose che si sono dette.
Proprio nello spirito di prestare attenzione a quelle che sono le istanze di questo Consiglio, spirito che contraddistingue l'animo e la sensibilità non solo del Presidente, ma dell'intera Giunta, consentitemi di aprire una parentesi, perché più volte oggi è stata sottolineata positivamente la mia presenza e sono stato richiamato a una maggiore partecipazione ai lavori dell'Aula. Per il tramite dell'Assessore, che gode della mia totale e incondizionata fiducia, sono sempre stato puntualmente aggiornato su quello che succedeva, quindi potete stare tutti tranquilli che qualora per motivi istituzionali dovessi assentarmi, com'è capitato in precedenza o potrà ancora capitare - mi auguro il meno possibile, perché ho piacere anch'io di partecipare alle sedute del Consiglio -, la presenza della Giunta assicura comunque sempre la massima attenzione.
In ogni caso, rispetto alle istanze che sono state proposte, con riferimento anche al ruolo degli enti locali, quindi al loro coinvolgimento, per la giusta dignità che deve essere loro data, riteniamo utile e opportuno recepire alcuni suggerimenti e quindi ci apprestiamo a indicare una piccola variazione, proprio sulla base di questo ragionamento.
Voglio concludere questa riflessione con una osservazione, non me ne vorranno tutti gli altri colleghi consiglieri, in riferimento all'ultimo intervento, quello dell'onorevole Giampaolo Diana, ma per comodità di ragionamento, non perché non abbia prestato attenzione a tutti gli altri interventi e non perché tutti gli altri interventi non fossero altrettanto meritevoli di attenzione e di considerazione. Nell'ultimo intervento si è detto: "Mi si dia una ragione, una sola, che dimostri che questo provvedimento va nel senso auspicato di trovare soluzioni anche alle esigenze primarie, che non si possono ricondurre a interessi puramente economici". Io devo dire che ho vissuto un episodio che non vorrei raccontare a quest'Aula, però la tentazione è forte, mi perdonerà la mia coscienza, perché lo volevo tenere per me, ed è un episodio che mi ha dato totale soddisfazione rispetto a quello che è lo spirito di questa norma. L'ho vissuto quando sono andato a trovare i genitori di quel povero ragazzo caduto in Afghanistan. Mi sono intrattenuto col padre, il quale tra le altre cose mi ha detto: "Presidente, Matteo chiamava tutti i giorni perché doveva sposarsi a giugno e voleva avere notizie sul piano casa, in quanto la sua sistemazione sarebbe avvenuta attraverso l'ampliamento di questa nostra abitazione".
Veramente, credetemi, non voglio fare demagogia spicciola, non voglio richiamare situazioni che abbiamo tutti quanti noi nel nostro cuore e nel nostro animo e che forse non è nemmeno giusto richiamare, perché il loro valore è troppo alto rispetto a un dibattito su un tema di questo genere, però ho voluto condividere con voi questa circostanza perché in quel momento ho avuto la conferma del fatto che, magari non rispetto a tutti i bisogni primari, magari non rispetto a tutti i problemi dell'edilizia abitativa, certamente eravamo e siamo sulla strada giusta. Ne ho ancora la profonda convinzione. Per me questo è sufficiente. Spero che lo sia anche per tanti altri. Grazie.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore di maggioranza.
SANNA MATTEO (P.d.L.), relatore di maggioranza. Signora Presidente, colleghi, la quarta Commissione permanente esprime relativamente agli emendamenti soppressivi totali numero 43, 346 e 416 parere contrario e rispetto agli emendamenti soppressivi parziali numero 44, 264, 266, 45, 141, 46 e 268 parere ugualmente contrario. L'emendamento numero 140 risulta inammissibile, chiedo conferma. Per quanto concerne gli emendamenti sostitutivi parziali numero 265, 267 e 269 il parere è contrario; sull'emendamento aggiuntivo numero 380 il parere è favorevole, sugli emendamenti numero 270 e 271 è contrario.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere della Giunta è perfettamente in linea col parere della quarta Commissione consiliare.
PRESIDENTE. Faccio presente all'Aula che l'emendamento numero 267 è inammissibile, perché disciplina una materia già trattata all'articolo 5.
Passiamo agli emendamenti numero 43 e 346, che sono uguali.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Noi sosteniamo l'approvazione dell'emendamento numero 43, perché evidentemente, al di là degli aspetti del tutto personali che vanno rispettati, ci mancherebbe altro, la nostra opinione è che questo sia un provvedimento abbastanza pericoloso piuttosto che utile. Vorrei anche ricordare che non abbiamo nessuna intenzione di sottovalutare come intorno a questo argomento le opposizioni stiano facendo un lavoro volto prima di tutto a esercitare il proprio dovere, che è quello di approfondire i contenuti di una norma che si pone l'ambizione di rispondere a esigenze pubbliche e che consegue dal fatto che qualcuno prima di noi, all'inizio della legislatura, diceva che questa sarebbe stata una legislatura che avrebbe avuto nella partecipazione e nel confronto un elemento distintivo, senza però precisare che forse intendeva riferirsi a chicchessia meno che al Consiglio regionale.
Noi qui viviamo in una condizione paradossale: voi non dite una parola, non fate una riflessione e noi non otteniamo una risposta! E non otteniamo una risposta su argomenti che, come poi vedremo, ci saranno in abbondanza occasioni anche dopo, contrastano con le leggi, danno soluzioni opposte a quelle attese, come questa sugli oneri.
Mi dispiace, però credo che incentivare lo spostamento degli immobili dalle zone delicate sia un qualcosa che non deve costare quello che state proponendo voi, perché se volete rinnovare il patrimonio edilizio dovete prevedere qualche incentivo, non basta l'aumento di volumetria, perché quei poveri disgraziati che, come riportato al comma 3, devono demolire la casa, pagare il nuovo lotto e costruire la nuova casa, per un appartamento di 100 metri quadri, per il quale avevano già pagato circa 20 mila euro, con questo provvedimento non solo si accollano tutta quella spesa, ma devono sborsare altri 17 mila e 600 euro! E se si spingono a realizzare un incremento volumetrico del 40 per cento ne pagheranno 35 mila, pur avendoli in parte già pagati. Ma se la politica della Regione è: "Rinnovo il mio patrimonio edilizio e realizzo altre cose", domando: con 17 mila euro sul lotto vuoto cosa si prevede di realizzare? Un parcheggio, un giardino o ci lasciamo crescere le erbacce? Anche a queste cose bisogna pensare. Noi vi poniamo una riflessione concreta sulle conseguenze che ci saranno tutti i giorni nei nostri comuni, che non sono inventate e sulle quali voi non dite una parola e non date una risposta, così come non spiegate perché un onere di concessione può essere chiesto trentasei mesi dopo il rilascio della relativa concessione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Intervengo, rapidamente, perché il presidente Cappellacci ha accennato a un emendamento orale e immagino ci debba essere la disponibilità di tutti ad accoglierlo qualora fosse in linea con quanto previsto dalle altre Regioni, in maniera particolare dalla Lombardia e dalla Basilicata, le uniche Regioni che hanno previsto una riduzione degli oneri concessori. Nessuna Regione ha previsto aumenti naturalmente, sarebbe un controsenso rispetto allo spirito della legge.
Se l'emendamento orale fosse in linea con il contenuto delle leggi delle Regioni Lombardia e Basilicata, e quindi prevedesse un determinato termine, per esempio sessanta giorni, decorso il quale in caso di inerzia interviene un automatismo, evidentemente l'emendamento che reca la mia firma, può essere ritirato. In caso contrario preannuncio il voto favorevole del Gruppo che rappresento all'emendamento numero 346, soppressivo dell'articolo 9.
Volevo soltanto chiarire all'onorevole Gian Valerio Sanna, che non è presente in questo momento, che quando ho parlato di quote intendevo semplicemente dire che sulla volumetria disponibile chiaramente andrà applicata la regola ordinaria, quindi se qualcuno può ancora costruire 20 metri cubi e questa norma gli dà la possibilità di costruirne 40, su 20 metri cubi dovrà pagare il 100 per cento e sugli ulteriori 20 il 140 per cento. Quindi ci saranno dei meccanismi che renderanno di fatto inapplicabile questa legge, perché il computo non sarà mai preciso, mai corretto, appunto perché un cittadino non sa quanto chiederà in deroga e quanto gli spetta, posto che credo nessuno abbia esaurito al centimetro quadro la volumetria disponibile. E se invece che la volumetria la deroga della quale si usufruisce riguardasse l'altezza? Come calcoliamo se un cittadino beneficia di questa norma oppure no?
Questi ragionamenti hanno portato, basta vedere i lavori preparatori, tutte le altre commissioni urbanistiche e tutte le altre aule consiliari, tranne quella del Veneto, a eliminare questa parte dalla legge, benché indicata nell'accordo Stato- Regioni. Tranne il Veneto, ripeto, che però, mi è stato riferito dal consigliere regionale Cancian, eliminerà questa norma, dopo la levata di scudi da parte dell'ANCI, con la legge finanziaria che attualmente è in discussione in quella Regione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intervengo intanto per chiedere la votazione nominale e poi per dichiarare il voto favorevole all'emendamento soppressivo numero 43 per le ragioni contrarie a quelle per le quali l'onorevole Cuccureddu dichiara la sua disponibilità a votare questo emendamento.
Premetto che condivido i ragionamenti che riguardano la confusione normativa di questo provvedimento. Questo è un provvedimento confuso, che determinerà inevitabilmente il ricorso sistematico a sedi di giudizio, che porrà seri problemi all'amministrazione regionale e alle amministrazioni comunali, che porrà seri problemi a coloro che si avventureranno nell'utilizzo di questo provvedimento per realizzare gli incrementi volumetrici. Quindi questa è senz'altro la condizione, però, onorevole Cuccureddu, noi qua ci troviamo di fronte a un tema per il quale, assunta un'equazione non dimostrabile, cioè liberalizzazione dell'incremento delle volumetrie uguale rilancio economico del settore edilizio (questa è una sorta di affermazione gratuita, priva di fondamento scientifico), assunto che qualora questo incremento di volumetrie si verificasse fuori dalla pianificazione urbanistica vigente si determinerebbe di fatto un danno sugli equilibri in materia di servizi, sugli equilibri di natura urbanistica e paesaggistica del paesaggio urbano, con tutto quello che ne consegue, assunto che si viola anche, in molti casi, l'inedificabilità assoluta nelle aree di pregio, soprattutto nei 300 metri dal mare, tutto questo lo vogliamo anche fare gratis? Ma non lo facciamo gratis, lo carichiamo sulla comunità! E' un modo furbesco per premiare alcuni e danneggiare altri, ecco perché non ci convince questo provvedimento. Se avessimo voluto dare casa ai nostri giovani avremmo dovuto mettere risorse per sostenere meglio la legge numero 32, che fu approvata dalla Giunta Melis.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, colleghi, sull'emendamento numero 43 annuncio anch'io il voto favorevole per i motivi che ho richiamato anche durante la discussione dell'articolo 9.
Voglio però tornare brevemente, me lo consenta, Presidente, alle dichiarazioni rese in Aula dal presidente Cappellacci. Sono contento del fatto che il Presidente della Regione sia intervenuto, però devo dire che con il suo intervento ha preso una posizione che io ritengo grave, perché penso che sia politicamente scorretto continuare a mascherare con le buone intenzioni un provvedimento che nella migliore delle ipotesi risolverà l'1 per cento delle situazioni simili a quella che egli ha descritto, cioè il caso di un giovane che ha necessità di ampliare la casa dei genitori per andarci ad abitare. Nel 99 per cento dei casi la legge concede aumenti volumetrici a favore delle seconde case, degli alberghi, nei centri storici, per milioni di metri cubi che si riverseranno sulle coste per effetto dell'articolo 13 che discuteremo in seguito.
Presidente, io mi scuso, ma credo che per l'opposizione non ci siano molte occasioni per interloquire in aula e che quindi ci debba essere lasciata questa facoltà. Noi stiamo perpetuando, presidente Cappellacci, un'operazione politicamente ingannevole: diamo la mancia a chi ha bisogno senza risolvere il problema della casa e non diamo risposte su un'operazione che ha tutte le caratteristiche speculative del dare di più a chi ha già. Io ho posto una domanda a cui l'Assessore non ha ancora risposto: quante sono le seconde case interessate da questo intervento? Quanti milioni di metri cubi si libereranno per effetto dei commi 2 e 3 dell'articolo 13? Milioni di metri cubi che certamente, per il fatto che si alza il velo sulle convenzioni che a maggio del 2006 erano bloccate, non andranno a vantaggio del povero soldato, del giovane o della giovane coppia che non ha casa. Credo che sia un'operazione ingannevole quella che state facendo e credo, Presidente, che sia stato ingannevole il suo intervento. Non si può mascherare con i buoni sentimenti un'operazione che nel 99 per cento dei casi dà a chi ha già e toglie alle generazioni future, perché il prezzo di quegli aumenti volumetrici lo pagherà la collettività.
Quanti milioni di metri cubi, glielo chiedo ancora, Assessore, si libereranno per effetto dell'articolo 13 di questa legge? A questa domanda deve rispondere! Se lei avesse voluto fare un piano casa per i giovani prevedendo l'aumento delle volumetrie dell'abitazione genitoriale o della prima casa, noi saremmo stati d'accordo, ma questo intervento fa tutt'altro e ciò che lei ha detto in Aula non le rende onore, per cui noi voteremo a favore degli emendamenti soppressivi dell'articolo 9.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Non voglio insistere su questo argomento e non voglio commentare l'intervento del Presidente della Regione, ma avremmo rinunziato volentieri alla sua confessione.
In ogni caso, ritornando all'argomento in discussione, l'emendamento numero 43 propone la soppressione dell'articolo 9, che riguarda, come ho detto prima, un'invasione di campo inopportuna che fra l'altro, come dire, accentuerà la divisione tra ricchi e poveri. E vi spiego il perché: chi costruirà la prima casa o casetta, perché dovete sapere, ma tutti ne siamo consapevoli, che si continuerà a costruire in ogni caso attraverso la via ordinaria, con concessione diretta per la realizzazione di nuove abitazioni, pagherà gli oneri di urbanizzazione al 100 per cento. Quindi una persona che oggi chiede una concessione diretta per realizzare la casa, o anche un imprenditore edile, paga gli oneri concessori al 100 per cento; chi, invece, gode di una premialità che gli arriva in deroga a quanto previsto oggi dagli strumenti di pianificazione, usufruisce di una riduzione degli oneri di concessione, se relativi alla prima casa, del 40 per cento. Questo è un criterio che non comprendo, che è proprio difficile da comprendere, perché oltretutto l'agevolazione viene sollecitata facendo sempre richiamo al titolo della legge, cioè per rilanciare l'economia attraverso l'edilizia. E' un incentivo che si vuol dare attraverso un premio volumetrico, ma si paghino almeno gli oneri di urbanizzazione che, come abbiamo detto, sono sottostimati, sono bassissimi rispetto ai costi che i comuni devono sostenere per realizzare le infrastrutture primarie, i servizi e i sottoservizi.
Noi stiamo creando una situazione di disparità tra gli interventi, uno dei quali riguarda la realizzazione della prima casa, mentre gli altri rappresentano una premialità volumetrica, magari su un immobile realizzato in difformità dalla normativa vigente al momento della costruzione, perché non abbiamo chiarito se gli abusi sanati rientrano in questa premialità, ossia il pagamento degli oneri concessori nella misura del 60 per cento. Ditemi voi se non è il caso di sopprimere questo articolo!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente Cappellacci, nella sua replica lei ha anticipato - mi è sembrato con soddisfazione dell'Assessore, che evidentemente è protagonista di ciò che proporrete da qui a breve tempo - che la Giunta farà delle proposte finalizzate ad accogliere alcune osservazioni dell'opposizione. Vedremo quali saranno non appena ce ne metterete al corrente.
Senza provocazione alcuna, presidente Cappellacci, assessore ASUNIS, Assessore Corona, vi prego di inserire nella proposta che voi ci farete quanto ha dichiarato il Presidente, cioè la ragione principale che è alla base di questa proposta. Il presidente Cappellacci, toccando una questione anche molto delicata, ha detto che la ragione principale è quella di soddisfare un'esigenza dei nuclei familiari che, per risolvere il disagio abitativo in cui versano, magari per soddisfare la richiesta di un congiunto, aspettano questo provvedimento per aumentare la volumetria della propria casa. Le chiedo, Presidente, se ne faccia carico, di limitare gli interventi a questa tipologia, perché certamente in questa tipologia non ci sono le seconde case, non ci sono le seconde case della fascia dei 300 metri, eccetera.
Allora, la richiesta è questa, Presidente: limiti questi interventi alla tipologia che lei ha testé richiamato. Sono convinto che se si fa questo probabilmente si apre una fase nuova in questa discussione che davvero sta offendendo tanti di noi e per la quale ci guardano anche con ansia. Se questo davvero è l'obiettivo, presidente Cappellacci, la sfido in termini propositivi, perché se così sarà lei davvero interpreta e intercetta un bisogno reale, ma si limiti a questo e sarà con i bisogni e le attese di tanta parte che sta male di questa società. Attendiamo questa correzione, Assessore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente della Regione, non ci ha convinto neanche con il racconto drammatico del giovane sardo scomparso in Afghanistan. Nella condizione di quel giovane ci sono tanti altri giovani, che probabilmente non sono proprietari di una seconda casa nella fascia dei 300 metri dal mare, né sono proprietari di alberghi di lusso costituiti da migliaia di metri cubi di volumetria a cui aggiungere altre migliaia di metri cubi, e nemmeno potranno spostare da 300 a 301 metri altra cubatura.
Abbiamo più volte sottolineato quanto sarebbe stato utile un provvedimento differente, proprio per rispondere alle esigenze dei giovani che si trovano in situazioni come quella che lei ha citato. Non per consentire loro di vivere in famiglia ampliando un po' la casa dei genitori, ma perché non hanno le risorse per acquistarne una propria e le leggi non danno loro l'opportunità, attraverso contributi pubblici, magari di ristrutturare uno di quei tanti immobili presenti nelle nostre città, nei nostri paesi, che sono in stato di degrado e non vengono inutilizzati. Magari sarebbe stato più opportuno dare a quei proprietari di casa degli incentivi sull'ICI o per la ristrutturazione proprio in caso di affitto a giovani o a giovani coppie. Che si sentisse il bisogno di un piano casa come quello in discussione non ne abbiamo sicuramente nota, mentre di interventi per la casa, per la ristrutturazione, la manutenzione, il recupero, per dare la possibilità a tanti giovani di avere una propria casa, magari ristrutturando gli immobili esistenti, senza bisogno di aggiungere cubature, di questo sì si sentiva il bisogno.
Presidente, lei ha sostenuto durante l'estate, poi capisco che il caldo sciolga le parole come neve al sole, che la fascia dei 300 metri sarebbe stata inviolabile. Ebbene, le chiediamo perlomeno di mantenere quella promessa. In altri Stati, come lei ben sa, le bugie raccontate al Paese, al di là del contenuto, solo per il fatto di essere state raccontate, comportano la messa in stato d'accusa del presidente e del primo ministro. La condanna viene espressa proprio per avere raccontato una bugia al Paese. Siccome non vogliamo che lei racconti bugie e che passi alla storia per questo, le chiediamo di rivedere questo provvedimento e di eliminare la possibilità di edificare nella fascia dei 300 metri dal mare. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Credo che i colleghi Porcu e Diana abbiano colto l'importanza e la portata dell'affermazione fatta dal Presidente. E' da quindici giorni che stiamo discutendo questa legge in quest'Aula, stiamo dicendo cose importanti per chi ne beneficerà, ma fino a ieri la risposta è stata: "Le persone a cui voi fate riferimento saranno prese in considerazione in un secondo tempo da un'altra legge".
Oggi il presidente Cappellacci ha detto: "L'obiettivo fondamentale di questa legge è quello di dare soddisfazione ad esempi come quello che vi racconto". E ha raccontato dell'esigenza di un povero ragazzo di avere una stanza in più nella casa del padre dove poter andare ad abitare. Se questo è vero e se questo fosse stato detto quindici giorni fa, noi la legge l'avremmo ritagliata sulla base di questa esigenza, l'avremmo approvata quindici giorni fa, avremmo già chiuso la partita e staremmo ora discutendo il successivo provvedimento all'ordine del giorno, cioè la legge finanziaria. Il fatto è che così non è, basta guardare tutto ciò che è scritto negli articoli che abbiamo già discusso e ancor di più ciò che è scritto in quelli che dobbiamo ancora discutere per rendersene conto.
E' inutile fare riferimento all'articolo 12 o all'articolo 13, in cui si parla di ben altro, non dell'esigenza di un povero ragazzo che vuole andare a vivere in una nuova stanza in casa del padre. Non è così, Presidente, e non bisogna dire che è così se non lo è, perché lo si sta dicendo in un'Aula dove le parole dette restano agli atti. Noi non ci possiamo permettere di dire certe cose, a meno che non abbiamo, come qualcuno di noi più volte ha detto, un'ottica che guarda dall'altra parte, cioè dalla parte dell'impresa. Qualcuno di noi dice chiaramente di avere quest'ottica, ma né il Presidente della Regione né l'Aula nella sua interezza possono permettersi di dire certe cose. Allora diciamo le cose come stanno, assumiamoci la responsabilità del provvedimento che stiamo portando in porto, perché diversamente si fa mistificazione. E questo non è consentito, non è giusto e quindi noi lo denunciamo.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, degli emendamenti numero 43 e 346.
(Segue la votazione)
Prendo atto che la consigliera Zuncheddu ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Ben Amara - Cocco Daniele - Cucca - Cuccureddu - Diana Giampaolo - Espa - Floris Mario - Lotto - Manca - Meloni Valerio - Mulas - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Steri - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rodin - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 55
votanti 54
astenuti 1
maggioranza 28
favorevoli 19
contrari 35
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione l'emendamento numero 416.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Insomma, l'intervento del Presidente ha portato un certo sconcerto, perché delle due l'una: o non ha letto attentamente il testo di legge in esame o sta parlando di una cosa diversa. E questo è un fatto abbastanza grave perché, mettendosi nella logica del problema drammatico che lui ha sollevato, non c'è in questa legge nessuna possibilità che un padre, pur avendo una casa piccola e su cui si può sviluppare qualche incremento, realizzi col 20 per cento un altro appartamento per il figlio. Non esiste, a meno che non abbia una casa con una capacità edificatoria discendente dal Piano urbanistico - non perché gliela riconosce la Regione in deroga - che gli consente la sopraelevazione.
Non solo, quindi, non è possibile realizzare un altro appartamento, ma laddove quel 20 per cento di incremento volumetrico, nei casi che voi prevedete all'articolo 2, dà origine a nuovi corpi di fabbrica o a sopraelevazioni, voi costringete a considerarle pertinenze dello stesso appartamento, a dimostrazione che non si tratta di un nuovo appartamento, sia perché le pertinenze non possono costituire unità immobiliari autonome, come dite voi, sia perché se si tratta di nuovi corpi di fabbrica devono essere obbligatoriamente pertinenze dell'immobile originario. Questo fatto mette l'utente nella condizione esclusiva di non poter prendere neanche i contributi pubblici per la prima casa. Se infatti la pertinenza è a nome del padre il figlio non può ottenere il contributo o il mutuo perché non può dire che quella costruzione è di sua proprietà, che è uno dei caratteri esclusivi della contribuzione pubblica.
Quello di cui parla il Presidente è dunque un sogno, una cosa che si è immaginato e che dovrebbe verificare leggendo attentamente quello che sta venendo fuori, perché sul piano del fabbisogno abitativo delle famiglie, dei giovani, delle giovani coppie, degli anziani, di chi volete, questo disegno di legge non dà una risposta, non ne dà una, e quelle poche cose che prevede le fa pagare così salate da renderle impraticabili. Ecco perché il discorso sugli oneri è assurdo. Avreste potuto utilizzare gli oneri in maniera diversa, davvero per incentivare, invece questa previsione si rivolge solamente a chi, sapete già evidentemente, dovrà mettersi in campo con questo provvedimento di legge, qualcuno che ha le risorse finanziarie, e non certo quelli che hanno necessità.
(Non è approvato)
Metto in votazione gli emendamenti numero 44, 246 e 266.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). A proposito di quello che diceva il Presidente e di cui siete a conoscenza anche tutti voi, se davvero la volontà di questo testo di legge fosse stata quella di affrontare compiutamente il problema del patrimonio edilizio, del suo rinnovamento e del suo abbellimento, in qualche parte di questo provvedimento sarebbe emersa una delle più evidenti patologie dei nostri sistemi urbani, cioè "il non finito". Quanti genitori hanno costruito il "telaio" superiore della propria casa per il figlio e lo hanno lasciato così? Quante persone hanno sopraelevato, hanno fatto delle chiusure, qualche volta abusive, e non hanno intonacato o completato le facciate esterne? Cioè la sincerità di quello che fate si dimostra anche con le gravi omissioni che ci sono in questo testo. E quella di cui stiamo parlando non è edilizia, collega Murgioni? Non è attività che mette in campo risorse e risponde all'esigenza di rimettere in moto l'edilizia?
E su quelli che hanno avuto la fortuna di fare, incombe anche l'obbligo di completare il non finito. Un architetto portoghese racconta questa storia: un giorno la madre lo chiamò con urgenza perché un amministratore comunale aveva protestato per il fatto che era uscita sul balcone in deshabillé. Lui le rispose: "Attenzione, ciò che dà all'esterno della tua proprietà appartiene anche agli altri". Quindi il decoro delle nostre abitazioni deve rispondere a un criterio generale di interesse collettivo. Questo sarebbe stato un dovere da imporre anche attraverso questa legge, perché avrebbe contribuito a mettere in moto un'economia edilizia anche artigiana che probabilmente avrebbe fatto del bene. Ma ve ne siete guardati bene dal far questo, perché evidentemente gli obiettivi sono ben diversi da quelli annunciati, come abbiamo appreso e stiamo apprendendo in continuazione in questa discussione.
Questo provvedimento è cosa diversa da quello che ha immaginato il Presidente, che forse farebbe bene a seguire di più i lavori del Consiglio per capire che cosa si approva.
PRESIDENTE. Procediamo alla votazione degli emendamenti numero 44, 264 e 266.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, degli emendamenti numero 44, 264 e 266.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Planetta ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Meloni Valerio - Sabatini - Sechi - Solinas Antonio - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rodin - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 49
votanti 48
astenuti 1
maggioranza 25
favorevoli 10
contrari 38
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 45.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Per completare il quadro è bene che almeno dal nostro dibattito emerga qualche informazione vera, rispetto a quella adulterata che è imperversata in queste settimane a favore di coloro che chiedevano a gran voce questo provvedimento risolutore. E vorrò vedere cosa faranno gli imprenditori turistici quando si troveranno a doversi cimentare con questo tipo di previsione. Se voi immaginate che il comma 1 nella parte finale prevede il pagamento del 200 per cento degli oneri di costruzione per gli adeguamenti volumetrici del 10 per cento e se poi immaginate qual è mediamente la superficie di una struttura ricettiva di 500-600 posti letto oggi in Sardegna, vi rendete conto che per questa piccola operazione di gratuità si dovranno sborsare non meno di 120-150 mila euro. E' un'operazione conveniente, non c'è ombra di dubbio, è una tantum e quindi capiranno.
Ma vorrei dirvi anche un'altra cosa: quando nel Piano paesaggistico noi abbiamo previsto, per favorire gli incrementi funzionali, un incremento di queste strutture fino al 25 per cento, ci siamo limitati a chiedere quello che serviva nel pubblico interesse, cioè la capacità di migliorare l'impatto paesaggistico delle cose che si realizzano, in maniera tale da avere un vantaggio collettivo prescrivendo delle norme restrittive e non un vantaggio che non ripaga il danno che si arreca.
Ecco la differenza tra un approccio e l'altro: entrambi riconoscono l'esigenza di adeguare le strutture ricettive, ma uno si limita a far pagare 150 mila euro per un ampliamento del 10 per cento, l'altro consente un ampliamento che valorizzi quel complesso e metta in condizioni l'imprenditore di rimettere a posto, secondo i tratti cromatici del verde, delle urbanizzazioni, i caratteri paesaggistici dell'intervento. Sono due visioni diametralmente opposte: una è molta frettolosa e un po' interessata ai profitti di qualcuno, l'altra ha una lungimiranza un po' diversa.
(Non è approvato)
(Non è approvato)
Passiamo agli emendamenti numero 46 e numero 268.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Ho chiesto di intervenire per porre una domanda pur sapendo che non ci saranno risposte, così come non ce ne sono state fino adesso. La domanda è questa: se stiamo parlando di oneri di concessione la Giunta e la maggioranza hanno verificato se è giuridicamente legittimo - lo dico perché ci sono delle sentenze in merito, non per altro - pretenderne il 50 per cento a concessione erogata?
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, degli emendamenti numero 46 e 268.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Solinas Antonio ha votato a favore e i consiglieri Meloni Francesco e Planetta hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Valerio - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rodin - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 48
votanti 47
astenuti 1
maggioranza 24
favorevoli 12
contrari 35
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 265.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Quando ci è stato svelato che questo non era il piano casa ci è stato detto, in quest'Aula, che il piano casa sarebbe arrivato subito dopo, che questa era una norma diversa e quindi fondamentalmente non era opportuno presentare adesso un piano casa. Noi vi togliamo anche questa scusa con l'emendamento numero 265: la formulazione delle iniziative per la casa sono di fatto demandate alla previsione nella manovra finanziaria. Ma si fanno, guarda un po', delle cose con un minimo di coordinamento, cioè nella misura in cui si tratta un processo derogatorio alla pianificazione che intende incentivare il sistema della casa lo si abbina a un processo anche di incremento della domanda pubblica.
Vedete, la vostra pretesa di risolvere i problemi economici dell'edilizia attraverso questo piano è un po' velleitaria, perché non esiste che un'economia si rimetta in moto se non c'è da parte del pubblico e dell'erario pubblico un'incentivazione adeguata. Tutti gli economisti hanno sempre sostenuto che l'uscita dalla crisi si attua attraverso sistemi di incentivazione e di semplificazione, ma anche attraverso l'aumento della domanda pubblica. Con questo emendamento noi vi proponiamo, a valere sui fondi della manovra finanziaria, quindi non oggi e quindi coerentemente con quello che ci avete detto all'inizio della legislatura, il finanziamento di interventi che daranno una risposta per quanto riguarda il sistema della casa.
Vedo la condizione drammatica della maggioranza nell'ascoltare questi argomenti, capisco quanto sia defatigante ascoltare le ragioni degli altri, ma è davvero triste vedere una maggioranza che non ha argomenti, che non sa dire una parola ed è subalterna al volere di altri, forse neanche qui presenti. Dovete invece sorridere e portare avanti questo capolavoro legislativo, che chiaramente poi si esporrà, per evidenti ragioni, al giudizio di altri.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Farò un intervento molto veloce, Presidente, perché ha già detto più o meno tutto, anzi proprio tutto, chi mi ha preceduto. E' rientrato il presidente Cappellacci, la cosa ci fa ovviamente piacere, lo dico davvero senza ironia, sinceramente.
Con l'emendamento sostitutivo numero 265 noi intendiamo muoverci nel solco che abbiamo richiamato testé, nei precedenti interventi, che a me pare siano stati in qualche maniera accolti, mi creda, Presidente, senza strumentalizzazione alcuna, anche dal suo intervento, quando si è riferito a quel caso particolare che lei ha voluto richiamare. Lo faccio con grande rispetto, spero anche con la sensibilità dovuta. Credo che questo sia il mio stile e questa sia la mia cultura. Io prendo per buono ciò che lei ha detto, non ho motivo di dubitare della sua onestà intellettuale, capisco che è una delle ragioni, forse non la sola, non voglio strumentalizzare un intervento breve come quello che lei ha svolto, e quindi assumo quella ragione come una delle ragioni che giustificano questa vostra proposta. Ebbene, se questa è una delle ragioni, l'ho detto nella discussione generale, non c'è corrente di pensiero filosofica che non intraveda nella immissione di danaro pubblico la ricetta per rimettere in moto un minimo di economia. Se la ragione è quella che diceva lei, Presidente, per rispondere a quella tipologia di disagio, questo emendamento non può che essere accolto da parte vostra.
Mi rivolgo, badate, senza strumentalità alcuna, ai colleghi della maggioranza, perché attraverso questo emendamento noi chiediamo risorse, a valere sui fondi per il 2010, 2011 e 2012, quindi da stanziarsi nella finanziaria che ci apprestiamo a discutere nei prossimi giorni, che vanno in quella direzione. Davvero troverei singolare, non voglio usare altre parole, che non ci fosse da parte vostra un minimo di attenzione a questa proposta. Tutto ci potete dire, ma non certamente che questa opposizione, con questo tipo di proposte, non intercetti quel bisogno che richiamava il Presidente, perché quel bisogno, senza risorse pubbliche, non viene intercettato. Ma io sono convinto che lo si voglia intercettare e allora, per cortesia, tenete conto di questo emendamento che noi abbiamo proposto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Non potete negare che con questo emendamento si voglia offrire un reale spunto, un'occasione per dare un senso al titolo e per alcuni aspetti al contenuto di questa legge. Il progetto è quello di mettere realmente in moto il meccanismo a favore dell'edilizia, non solo attraverso premi di volumetria, ma attraverso proposte concrete come queste, con un riferimento specifico che mi trova particolarmente favorevole, che è quello contenuto nel comma c), che prevede finanziamenti a fondo perduto per il completamento del cosiddetto "non finito", che riguarda sia le opere di nuova realizzazione, i cui lavori per mancanza di fondi non sono stati portati a termine, sia l'edificato di vecchia data, dove facciate, intonaci, infissi, coperture versano in condizioni di degrado e quindi vanno ristrutturati.
E' questa la nostra proposta e il senso di questo emendamento, dare cioè un incentivo che stimoli la ripresa delle attività senza aumenti volumetrici, quindi senza ulteriore aggravio per il nostro territorio, ma solo in funzione di quella qualità architettonica che è anch'essa richiamata nel titolo della legge e nei vari articoli.
(Non è approvato)
Passiamo all'emendamento numero 269.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). E l'emendamento numero 267?
PRESIDENTE. E' inammissibile, l'ho già dichiarato prima, perché norma una materia che è stata già trattata all'articolo 5.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Contesto sommessamente la motivazione. Questo emendamento, così come il precedente, offre uno strumento che, indipendentemente dal contesto nel quale si opera, ma anche in questo, introduce un sistema in base al quale i comuni sono sollevati dal dover reperire risorse per attuare i loro interventi di edilizia residenziale pubblica, sia quelli fatti dall'agenzia AREA sia quelli fatti dalle cooperative, che sono tante e che molte volte hanno dei problemi. Questa proposta mette i proprietari che aderiscono alla cessione volontaria nella condizione di realizzare un meccanismo che evita l'esborso di risorse pubbliche, cioè anziché pagare i terreni si riconoscono volumetrie.
E' un sistema che agevolerebbe di molto i comuni nella localizzazione di questi interventi, ripeto, a prescindere da questa norma, ma in generale creando un meccanismo cosiddetto di permuta, che ha rappresentato e rappresenta tuttora una delle più grosse difficoltà da parte dei comuni nel realizzare insediamenti di edilizia residenziale, per le cooperative come per gli interventi previsti dall'AREA.
Mi sembrava uno strumento attinente al ragionamento sugli oneri, perché impedisce l'esborso di risorse e come tale è surrogatorio del sistema degli oneri, il che può essere utile. Cioè, se non foste assatanati da un'ipotesi un po' talebana, che dimostrate con una chiusura totale su questo testo di legge, vi rendereste conto che questo emendamento a voi non arrecherebbe grossi danni, ma introdurrebbe uno strumento utile in generale alle amministrazioni pubbliche per facilitare l'insediamento di edilizia residenziale. Tutto qua.
PRESIDENTE. Nell'emendamento numero 267 si fa riferimento agli interventi di cui al comma 1, lettera b), ma nel comma 1 dell'articolo 9 non c'è nessuna lettera b). Questa è un'ulteriore motivazione a favore dell'inammissibilità di questo emendamento.
(Non è approvato)
Sul testo dell'articolo c'è una proposta di emendamento orale della Giunta.
Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, signori consiglieri, la Giunta intende proporre un emendamento orale per l'introduzione di un comma aggiuntivo al comma 3. I termini dell'emendamento orale sono questi: "Entro il termine di giorni sessanta dall'entrata in vigore della presente legge, i comuni, con deliberazione del consiglio comunale, possono prevedere una riduzione ovvero una maggiorazione degli oneri di concessione previsti nel presente articolo. In difetto della predetta deliberazione, trovano integrale applicazione le disposizioni contenute nei commi precedenti".
PRESIDENTE. Ci sono opposizioni all'emendamento orale della Giunta?
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). E' irrituale. Lo può tradurre per i profani, Assessore?
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Tenterò di chiarire la portata dell'emendamento orale che dà alle amministrazioni comunali, nello specifico ai consigli comunali, la facoltà di identificare, in riferimento agli oneri concessori, percentuali vuoi in riduzione vuoi in aumento. I termini temporali entro i quali i consigli comunali devono decidere sono previsti in sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge. Nell'ipotesi in cui le amministrazioni comunali non deliberassero, trovano applicazione i commi riportati sempre all'articolo 9.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Noi consentiamo la votazione dell'emendamento orale, anche se non ne condividiamo il contenuto, anzi riteniamo che sia persino peggiorativo, perché in effetti non ci può essere in questa materia un potere sostitutivo della Regione. E comunque il principio in base al quale questa competenza spetta ai comuni per noi è sacrosanto. Quindi non credo che con questa opzione in più o in meno e con la sanzione che poi interviene la Regione si possa condividere la proposta. Pertanto vi consentiamo di votare l'emendamento, ma esprimiamo parere negativo sulla proposta.
PRESIDENTE. Siccome non ci sono state opposizioni, l'articolo 9 sarà messo in votazione così come emendato. Quindi anche le dichiarazioni di voto riguardano il testo dell'articolo 9 emendato dalla Giunta.
Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ancora una volta torna il guazzabuglio. Ma perché non ritirate l'articolo 9 e lasciate le cose come stanno? Lasciate ai comuni le competenze che sono loro proprie. Invece in questo modo si introduce un meccanismo e poi si dice ai comuni che se deliberano entro sessanta giorni possono aumentare o diminuire gli importi previsti. Io continuo a non capire questo modo di procedere e trovo che sia più corretto sopprimere l'articolo 9 e lasciare ai comuni le loro competenze.
PRESIDENTE. Quindi lei sta esprimendo contrarietà all'emendamento orale?
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). La mia dichiarazione coincide con quella dell'onorevole Gian Valerio Sanna, quindi non ho nulla da aggiungere. Utilizzo uno dei tre minuti che mi sono concessi, per chiederle, Assessore, se si esaurisce con questa proposta di emendamento orale la disponibilità della Giunta rispetto alle richieste dell'opposizione. Lo chiedo perché mi era sembrato, evidentemente mi sbagliavo, che a seguito dell'intervento del Presidente della Regione, sempre in relazione al disagio abitativo, ci potesse essere un qualche atteggiamento consequenziale della Giunta.
Se vi limitate a questo, prendo atto che, nonostante l'apertura da parte del Presidente, non c'è nessuna disponibilità da parte vostra. Per quanto mi riguarda, la dichiarazione dell'onorevole Sanna è quella che impegna il Gruppo.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 9. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'emendamento numero 380.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Vorrei innanzitutto sapere, per poter discernere, qual è il comma 4 bis dell'articolo 2? Noi abbiamo un testo in cui si parla del comma 4, però, probabilmente è stato inserito nel corso del dibattito, e siccome mi sfugge, vorrei che me lo ricordasse per poterlo valutare.
PRESIDENTE. Il comma 4 bis, onorevole Sanna, è stato introdotto dall'emendamento numero 355 all'articolo 2, che abbiamo approvato, quindi si riferisce al testo già aggiornato rispetto alle modifiche introdotte dal Consiglio.
Prego, onorevole Sanna.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Supponevo che si trattasse dell'emendamento che liberalizza gli interventi nella fascia dei 300 metri e avendone avuta conferma esprimo su di esso un parere del tutto negativo, quindi dichiaro il mio voto contrario, perché credo che riconoscere in questa fascia costiera delicata, ancorché ci siano dei residenti, dei vantaggi anche sugli oneri di ampliamento sia davvero un'ingiustizia, perché fondamentalmente si prevede che l'applicazione del primo comma dell'articolo 9, mi riferisco alla riduzione degli oneri, creerà una palese distonia fra chi deve pagare il 200 per cento e chi invece si vede persino ridurre gli oneri da corrispondere.
Il principio è questo: le fasce di territorio tutelate dalla legge appartengono alla indisponibilità della collettività e sono beni collettivi. Laddove si incide su di esse bisogna che in qualche modo chi fa le leggi esprima gli stessi comportamenti. Noi non possiamo chiedere a un cittadino di pagare 150 mila euro e a un altro praticargli uno sconto, perché quello che pregiudica la condizione di quell'area è talmente prezioso che implica un trattamento idoneo. Invece voi premiate: si possono fare gli ampliamenti e si usufruisce anche della riduzione degli oneri. Ma stiamo scherzando! Si fanno figli e figliastri, come sempre.
Questo emendamento è altamente peggiorativo, perché continua a portare avanti l'idea che la Regione, cioè noialtri, facciamo delle leggi e possiamo andare addosso a tizio o a caio per realizzare non eguaglianze, ma ingiustizie. E allora, siccome non c'è un criterio direttivo in questo comma, perché c'è solo l'idea di aumentare o ridurre i costi in maniera del tutto arbitraria, senza una logica, credo che su questo emendamento noi non possiamo che esprimere il parere che sia altamente peggiorativo.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 380. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
(Non è approvato)
(Non è approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dei relativi emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 10 e dei relativi emendamenti:
Articolo 10
Norme sulla semplificazione delle procedure amministrative in materia edilizia
1. Nel rispetto delle normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell'attività edilizia e, in particolare, delle norme di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all'efficienza energetica nonché delle disposizioni contenute nel decreto legislativo numero 42 del 2004, e successive modificazioni ed integrazioni, possono essere eseguiti senza alcun titolo abitativo:
a) interventi di manutenzione ordinaria;
b) interventi di manutenzione straordinaria, sempre che non riguardino le parti strutturali dell'edificio, non comportino aumento delle unità immobiliari e non implichino incremento degli standard urbanistici;
c) interventi volti all'eliminazione di barriere architettoniche che non comportino la realizzazione di rampe o di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma dell'edificio;
d) opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico o siano eseguite in aree esterne al centro edificato;
e) movimenti di terra strettamente pertinenti all'esercizio dell'attività agricola - zootecnica e le pratiche agro-silvo-pastorali compresi gli interventi su impianti idraulici agrari;
f) opere oggettivamente precarie dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee tali da poter essere immediatamente rimosse alla cessazione della necessità e, comunque, entro un termine di utilizzazione non superiore a novanta giorni;
g) serre mobili stagionali, sprovviste di strutture in muratura, funzionali allo svolgimento dell'attività agricola;
h) opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta, che siano contenute entro l'indice di permeabilità stabilito dallo strumento urbanistico comunale;
i) interventi e impianti funzionali all'incremento dell'efficienza energetica, di cui al decreto legislativo n. 115 del 2008, articolo 11, comma 3;
j) interventi e impianti funzionali all'incremento dell'efficienza energetica, di cui al decreto legislativo numero 115 del 2008, articolo 11, comma 3;
k) elementi di arredo di aree di pertinenza degli edifici esistenti.
2. Prima dell'inizio degli interventi di cui al comma 1, l'interessato, anche per via telematica, informa l'amministrazione comunale dell'avvio dei lavori, comunicando gli estremi delle autorizzazioni eventualmente obbligatorie ai sensi delle normative di settore.
3. Gli interventi di cui agli articoli 2, 3 e 4 sono assoggettati alla procedura di denuncia di inizio attività (DIA), ad eccezione di quelli ricadenti nella zona omogenea A, nelle zone omogenee E ed F localizzate nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia, ridotta a 150 metri nelle isole minori e di quelli previsti all'articolo 5, per i quali deve essere ottenuta la concessione edilizia.
4. La denuncia di inizio attività o la comunicazione di inizio lavori è inoltrata improrogabilmente entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e la comunicazione di fine lavori entro trentasei mesi dalla medesima data.
5. Per gli interventi di cui al presente capo, ad eccezione di quelli ricadenti nella fascia extraurbana dei 300 metri dalla linea di battigia, ridotta a 150 metri nelle isole minori, di quelli ricadenti in centro storico e di quelli disciplinati dall'articolo 5, l'autorizzazione paesaggistica, qualora necessaria, è rilasciata dall'organo comunale ai sensi della legge regionale 12 agosto 1998, numero 28 (Norme per l'esercizio delle competenze in materia di tutela paesistica trasferite alla Regione autonoma della Sardegna con l'articolo 6 del D.P.R. 22 maggio 1975, numero 480, e delegate con l'articolo 57 del D.P.R. 19 giugno 1979, numero 348).
6. Ai fini del monitoraggio degli interventi di cui alla presente legge e delle conseguenti trasformazioni urbanistiche ed edilizie del territorio, i comuni trasmettono all'Assessorato regionale competente in materia di governo del territorio i relativi dati tecnici e amministrativi, secondo direttive emanate dalla Giunta regionale.
7. All'articolo 31 della legge regionale 22 aprile 2002, numero 7 (legge finanziaria 2002), dopo il comma 5 è aggiunto il seguente:
"5 bis. Ai fini della verifica di cui al comma 5, i comuni sono tenuti a trasmettere gli atti di pianificazione e i relativi dati di analisi anche su supporto informatico, secondo direttive emanate dalla Giunta regionale.".
Emendamento soppressivo totale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
L'articolo 10 è soppresso. (47)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
Il comma 1 dell'articolo 10 è soppresso. (161)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
La lettera a), comma 1 dell'articolo 10 è soppressa. (49)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
La lettera a) del comma 1 è soppressa. (272)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
La lettera b), comma 1 dell'articolo 10 è soppressa. (50)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
La lettera a) del comma 1 è soppressa. (273)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
La lettera c), comma 1 dell'articolo 10 è soppressa. (51)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
La lettera c) del comma 1 è soppressa. (274)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
La lettera d), comma 1 dell'articolo 10 è soppressa. (52)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
La lettera d) del comma 1 è soppressa. (275)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
La lettera e), comma 1 dell'articolo 10 è abrogata. (53)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
La lettera e) del comma 1 è soppressa. (276)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
La lettera f), comma 1 dell'articolo 10 è abrogata. (54)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
La lettera f) del comma 1 è soppressa. (277)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
La lettera g), comma 1 dell'articolo 10 è abrogata. (55)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
La lettera g) del comma 1 è soppressa. (278)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
La lettera h), comma 1 dell'articolo 10 è abrogata. (56)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
La lettera h) del comma 1 è soppressa. (279)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
La lettera i), comma 1 dell'articolo 10 è abrogata. (57)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
La lettera i) del comma 1 è soppressa. (280)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
La lettera j), comma 1 dell'articolo 10 è abrogata. (58)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
La lettera j) del comma 1 è soppressa. (281)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
Il comma 2 dell'articolo 10 è soppresso. (59)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
Il comma 2 è soppresso. (283)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
Il comma 3 dell'articolo 10 è soppresso. (60)
Emendamento soppressivo parziale Zuncheddu - Zedda Massimo - Ben Amara - Sechi - Uras - Salis
Articolo 10
Il comma 3 dell'articolo 10 è soppresso. (119)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
Il comma 3 è soppresso. (285)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
Il comma 4 dell'articolo 10 è soppresso. (61)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
Il comma 4 è soppresso. (287)
Emendamento soppressivo parziale Giunta Regionale
Articolo 10
Il comma 4 dell'articolo 10 è soppresso. (382)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
Il comma 5 dell'articolo 10 è soppresso. (62)
Emendamento soppressivo parziale Zuncheddu - Zedda Massimo - Ben Amara - Sechi - Uras - Salis
Articolo 10
Il comma 5 dell'articolo 10 è soppresso. (118)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
Il comma 5 è soppresso. (288)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
Il comma 6 dell'articolo 10 è soppresso. (63)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
Il comma 6 è soppresso. (289)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 10
Il comma 7 dell'articolo 10 è soppresso. (64)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
Il comma 7 è soppresso. (290)
Emendamento sostitutivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
Il comma 1 è sostituito dal seguente:
Non può essere modificata la destinazione d'uso degli edifici abitativi sui quali siano stati realizzati gli interventi di cui agli articoli 3 e 4 oppure il numero degli alloggi legittimato dalla denuncia di inizio attività di cui all'articolo 7, se non siano decorsi almeno dieci anni dalla comunicazione di ultimazione dei lavori. (282)
Emendamento sostitutivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
Il comma 2 è sostituito dal seguente:
Gli interventi di cui agli articoli 3 e 4 sono realizzati mediante la denuncia di inizio attività, nel rispetto delle disposizioni generali. Nella relazione asseverata è espressamente attestata la conformità delle opere da realizzare alle disposizioni della presente legge nonché la certificazione dell'idoneità statica delle strutture realizzate. (284)
Emendamento sostitutivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 10
Il comma 3 è sostituito dal seguente:
La denuncia di inizio attività di cui al comma 1 può essere presentata non oltre il termine del 31 dicembre 2010. (286)
Emendamento sostitutivo totale Cuccureddu
Articolo 10
Il comma 5 dell'articolo 10 è sostituito dal seguente:
5. Per gli interventi di cui al presente capo, configurandosi come deroga rispetto agli strumenti urbanistici comunali, l'autorizzazione paesaggistica, qualora necessaria, è rilasciata dai competenti uffici regionali. (348)
Emendamento aggiuntivo Giunta regionale
Articolo 10
All'articolo 10, comma tre dopo le parole "per i quali deve essere ottenuta la concessione edilizia." sono inserite le seguenti:
"La denuncia di inizio attività o la relativa comunicazione di inizio lavori deve essere inoltrata improrogabilmente entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e la comunicazione di fine lavori entro 36 mesi dalla medesima data". (381)
Emendamento all'emendamento numero 381 aggiuntivo Capelli - Cappai - Steri - Obinu - Milia - Contu - Biancareddu
Articolo 10
Dopo il comma 3 dell'articolo 10 è aggiunto il seguente:
3 bis. Nei casi in cui gli interventi di adeguamento ed incremento previsti dall'articolo 2 riguardino fabbricati la cui costruzione sia stata intrapresa entro il 30 giugno 2009 in forza di regolare concessione edilizia e i lavori siano stati sospesi prima di tale data a seguito di sequestro giudiziario poi annullato o revocato, la data di cui al comma 1 del medesimo articolo 2 è stabilita nel giorno dell'entrata in vigore della presente legge." (508)
Emendamento all'emendamento numero 381 aggiuntivo Giunta regionale
Articolo 10
All'emendamento numero 381 è aggiunta la seguente frase:
"Per gli interventi previsti nel presente capo devono altresì essere rispettate le modalità di cui all'articolo 1 della legge 27 dicembre 1997, numero 449, e successive modificazioni, ed alle relative norme di attuazione previste dal regolamento di cui ai Decreto Interministeriale 18 febbraio 1998, numero 41, e successive modificazioni, ovvero, per le ipotesi di riqualificazione energetica, quelle di cui all'articolo 1, commi 344-349 della L. 27 dicembre 2006, numero 296, e successive modificazioni ed alle relative norme di attuazione previste dal Decreto Interministeriale del 19 febbraio 2007, e successive modificazioni ed integrazioni.
Gli estremi dei pagamenti devono essere, altresì, allegati alla comunicazione di fine lavori" (550)
Emendamento aggiuntivo Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta - Solinas Christian
Articolo 10
Dopo il comma 4 è aggiunto il seguente:
4 bis. Gli interventi di realizzazione di impianti energetici non sono ammessi nella fascia marina delle venti miglia dalla battigia anche per i terreni elevati sul mare, ai fini della tutela paesaggistica della fascia costiera. (417)
Emendamento all'emendamento numero 417 sostitutivo totale Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta - Solinas Christian
Articolo 10
L'emendamento numero 417 è sostituito dal seguente:
All'articolo 10 è aggiunto il seguente:
10 bis. Gli interventi di realizzazione di impianti energetici non sono ammessi nella fascia marina delle venti miglia dalla battigia anche per i terreni elevati sul mare, ai fini della tutela paesaggistica della fascia costiera. (433)
Emendamento all'emendamento numero 433 aggiuntivo Steri - Capelli - Sanna Giacomo - Floris Mario - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Milia - Obinu
Articolo 10
L'emendamento numero 433 è sostituito dal seguente:
"1. Fino all'adeguamento dei piani urbanistici al piano paesaggistico regionale sono sottoposti alle disposizioni di tutela integrale ai fini della realizzazione di impianti per la produzione energetica comunque definiti:
a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;
b) le aree di mare per una profondità di dodici miglia dalla battigia marina.
2. Sono fatti salvi gli interventi per i quali alla data di entrata in vigore della presente legge siano legittimamente avviate le opere nel senso che sia già stato realizzato un mutamento consistente e irreversibile dello stato dei luoghi.
3. Per tali finalità la Regione Sardegna considera dette aree tutelate per legge, persegue, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lett. c), del D.L.vo numero 63/2008, la definizione con il Ministero competente di conseguenti indirizzi e criteri volti ad assicurare le specifiche esigenze di tutela ed in sede di adeguamento e revisione del piano paesaggistico regionale ne assicura una specifica disciplina." (551).)
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'articolo 10 si apre con un comma in cui fondamentalmente si enuncia un'intenzione di rispetto delle normative di settore aventi incidenza sulla disciplina edilizia. Scusate se lo dico con questo tono, ma è del tutto legittimo che dopo tutto quello che abbiamo visto si inizi col dire: nel rispetto della disciplina, delle norme di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie e anche di quelle contenute nel decreto legislativo numero 42. Cioè mi sembra proprio un'idea, una speranza che non muore mai, ma che è contraddetta da tutto quello che abbiamo approvato finora. In questo caso il decreto legislativo numero 42 è totalmente disatteso, salvo la parte che voi avete detto che si deve rispettare, cioè per le domus de janas, i nuraghi, le tombe dei giganti, tutte queste cose, dite che lì vicino non si può costruire, cioè non si possono neanche fare ampliamenti di fronte a queste cose. Tutto il resto, poiché è previsto in questa legge, si può fare e quindi parlate con questa intenzione.
Ma c'è un aspetto, Assessore, che io le voglio ricordare e che dimostra anche il fatto che davvero, secondo me, non approfondite adeguatamente la normativa vigente: al comma 5 voi prevedete che l'autorizzazione paesaggistica venga rilasciata dal comune. Auspicabilissimo! Avevamo affrontato questo problema, ma vi siete dimenticati di leggere l'articolo 146 del Codice urbani. Cosa dice questo articolo? Intanto, al comma 6, dice che la Regione esercita la funzione autorizzatoria in materia di paesaggio avvalendosi di propri uffici dotati di adeguate competenze tecnico-scientifiche e idonee risorse strumentali. Può, tuttavia, delegarne l'esercizio, per i rispettivi territori a determinate condizioni.
Io aspetto, perché credo che l'Assessore questa osservazione la debba ascoltare, perché la norma è illegittima e perché la legge pone dei limiti alla delegazione ai comuni, ai territori, alle province o anche a forme associative e di cooperazione fra enti locali. Questo noi lo stavamo facendo; anche attraverso l'ultima elaborazione della legge urbanistica abbiamo fatto esattamente questo, bastava andare a guardarla. Ma per voi guardare le cose che sono state fatte nella scorsa legislatura è come guardare il fuoco dell'inferno, cioè tutto è fatto male perché è nato in quella legislatura. Eppure qualcosa di saggio è stato fatto anche in quella legislatura, nonostante la nostra povertà, la nostra miseria, i nostri limiti, e bisognerebbe guardarlo qualche volta.
Ovvero lo Stato dice che la Regione può delegare l'esercizio della funzione autorizzatoria in materia di paesaggio ai comuni, purché - Assessore, questa è la condizione posta dallo Stato - gli enti destinatari della delega dispongano di strutture in grado di assicurare un adeguato livello di competenze tecnico-scientifiche nonché di garantire - e questa è l'altra condizione - la differenziazione tra attività di tutela paesaggistica ed esercizio di funzioni amministrative in materia urbanistico-edilizia. Mi spiego: lo Stato impone che la delega ai comuni sia possibile laddove abbiano competenza e strutture adeguate e che colui che rilascia le autorizzazioni, cioè il tecnico comunale che rilascia le concessioni urbanistiche, sia soggetto diverso da quello che deve rilasciare l'autorizzazione paesaggistica. Questa condizione di separatezza è imposta dalla legge.
Cosa avevamo fatto noi? Questo è il suggerimento, poiché noi vogliamo dare l'intera competenza ai comuni abbiamo detto: si costituisca fra le associazioni dei comuni un ufficio tecnico integrato che possa esercitare la funzione paesaggistica differenziandola da quella urbanistica e lo si doti di adeguate professionalità in grado di rispondere efficacemente a questo presupposto.
Ora il comma 5 così come da voi formulato non risponde a questa esigenza, il che significa che in base a questa norma la materia paesaggistica coincide con quella urbanistica. Su questo punto si apre un ragionamento più ampio. Vedete, dalla Convenzione europea del paesaggio a oggi che cosa è cambiato, al di là dei pronunciamenti? Sono cambiate delle cose sostanziali: mentre prima la materia paesaggistica, la materia urbanistica e l'architettura erano considerate, di fatto, materie a sé stanti, la Convenzione europea del paesaggio, quando afferma che la trasformazione del territorio deve avvenire attraverso i criteri della sostenibilità e della riproducibilità delle risorse del territorio, integra fra loro queste materie e dispone che il paesaggio, l'architettura e l'urbanistica diventino un'unica materia integrata. Ma poiché diventa integrata e poiché l'aspetto paesaggistico è oggetto di una tutela costituzionale, lo Stato dice: "Sì, lo puoi gestire tu in maniera delegata, ma mi devi far vedere con competenza che il tuo non è un parere condizionato dall'aspetto urbanistico". E questo la dice lunga sul profilo di confusione fra urbanistica e paesaggio!
Quando furono bocciati i PTP ci fu detto questo: "Attenzione, la materia paesaggistica è di competenza dello Stato ed è solo delegata alla Regione. La materia urbanistica è di competenza della Regione". Non si può usare il profilo urbanistico per condizionare la dimensione paesaggistica, perché la dimensione paesaggistica è disciplinata dallo Stato. Ecco perché ci vuole questa separazione, che deve essere anche accompagnata dalla dimostrazione che i comuni in forma associata costituiscono degli uffici dotati di adeguate professionalità. Diversamente questa previsione non può andare avanti e si rischia di fare un annuncio senza il risultato.
Allora, bisogna leggere quello che ci dice il Codice Urbani e adeguare questa previsione, dopodiché sul resto dirò più avanti, ma la trasmissione della comunicazione per via telematica è una cosa che mi affascina troppo. Vorrò vedere come i comuni saranno in grado, viste le loro dotazioni, non solo di esercitare la vigilanza urbanistica, ma anche di compilare una casistica, di fare una statistica degli interventi che si sono realizzati.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signora Presidente, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghe e colleghi, consentitemi di fare una breve citazione. Kierkegaard, un filosofo tedesco, diceva: "Difficilmente l'uomo fa uso delle libertà che lui ha, per esempio la libertà di pensiero; in compenso insiste a richiedere la libertà di parola". Ecco, io credo che questa frase debba farci riflettere e che possa riassumere - chi ha orecchie per intendere intenda - il senso dell'evoluzione di questa discussione. Per l'intero dibattito, infatti, e si continua ancora, la libertà di parola l'ha fatta da padrona. Noi tutti siamo consapevoli che vi sono state evidenti enfatizzazioni e addirittura vere e proprie drammatizzazioni, che qualche volta, in questa discussione, si è voluto fare della politica uno spettacolo, si è voluta fare della speculazione gratuita, anche laddove la materia del contendere sembrava non consentirlo. Si è tentato, insomma, di trasformare questo Consiglio qualche volta in un'arena, in cui hanno prevalso i toni accesi, le risse verbali, la gazzarra e persino gli insulti. Questo lo si evince anche dagli articoli dei giornali, che informano sia pure parzialmente e per quanto è nei loro limiti, nel senso che le loro notizie non sono certo bollettini ufficiali delle istituzioni, ma l'immagine percepita e ritrasmessa delle istituzioni stesse.
Ebbene, il testo in esame merita ben altro approccio e ben altra attenzione; un'attenzione almeno pari alle attese e alle preoccupazioni dei cittadini che attendono dal Consiglio regionale della Sardegna determinazioni sagge e responsabili. E voglio ribadire, ancora una volta, che la credibilità e l'autorevolezza di questo Consiglio passa anche attraverso la capacità di confronto, di civile relazione che si esercita anche travalicando l'ambito formale della maggioranza e dell'opposizione. Dunque direi che il primo punto che dovremmo verificare è se ci sia sufficiente chiarezza e onestà intellettuale da parte di tutti i consiglieri, cioè se i singoli consiglieri che si sono affannati a intervenire, paventando disastri ambientali irreparabili e denunciando l'esistenza di occulti speculatori in agguato, vogliano invece andare a parare altrove. Mi spiego meglio: vi sono persone che la mattina si svegliano pensando e sperando che arrivi una tempesta, anche se fuori c'è il sole. Queste persone vogliono una tempesta e ne annunciano l'arrivo, anche solo per il gusto di veder girare tutti con l'ombrello! Ognuno, del resto, la politica che sa fare e che può fare la fa nello stile e nel modo in cui è abituato, ma devo rilevare che c'è una parte dell'opposizione convinta che la denigrazione e la disinformazione possa pagare elettoralmente.
Ora, anche l'articolo 10 in discussione si presta magistralmente a essere interpretato come l'arrivo di una tempesta. Ebbene, io credo, cari colleghi, che lo sforzo da compiere da parte nostra non debba essere di rimando quello di individuare e dettagliare chi ha ipotetici interessi nelle fabbriche degli ombrelli. Credo che si debba badare al concreto, fare lo sforzo di leggere con oggettività anche questo articolo e riconoscere che la Sardegna ha un grande limite, fra i tanti, che pesa come un macigno sul suo sviluppo. Questo limite è l'inconcludenza. E l'inconcludenza è fatta di chiacchiere, di distinguo, di demagogia, di burocrazia e di cavilli. Insomma, come intuite dal mio intervento, mi sono scocciato di sentirvi parlare così spesso. Molte volte parlare tanto fa del male e non del bene a noi e alla Sardegna.
Voglio concludere dicendo che chi si erge a censore deve avere non dico la moralità, perché troppo spesso si usano le parole con leggerezza e qualche volta anche a sproposito, bensì il buon senso e l'onestà di non essere inconcludente, perché l'inconcludenza è anche il rito della disputa formale e della retorica autoreferenziale fine a se stessa. Ora, io non sono qui per al solo scopo di discutere, sono qui soprattutto per ascoltare voi, cari colleghi, con la massima attenzione e senza alcuna riserva mentale. Voglio continuare a imparare che si deve ascoltare tutto con attenzione, senza pregiudizi, e si deve parlare con prudenza e con cognizione di causa. Ebbene, io avrei usato in questa discussione ben altra prudenza nell'annunciare questo tanto atteso temporale, che è tutto da dimostrare, su questo testo di legge, ma gli effetti catastrofici che poi ci sono stati in questo tempo sull'ambiente o drammatici sulle persone sono già dimostrati. Si deve parlare anche di quelli e cercare di non ignorarli. Mi riferisco, e non voglio continuare a parlarne, ai tanti disastri ambientali causati dalle industrie di base a Porto Torres, a Ottana, a Macchiareddu o a Portoscuso, tutti naturalmente dovuti all'utilizzo di sostanze cancerogene e venefiche che sono finite nelle falde idriche, nei pozzi, nel mare, alterandone la fauna e la flora, e anche nelle porzioni di territorio ricomprese nella fascia di rispetto dei 300 metri.
Insomma, io non capisco questo doppiopesismo, questa schizofrenia evidente di alcuni colleghi e invito perciò tutti a uno sforzo ulteriore di coerenza e a una maggiore obiettività quando, come in questo gioco, si parla di ambiente, di salute, di territorio e della vita delle stesse persone. Altrimenti, cari colleghi, il rischio è che si continui a oltranza con questa sorta di pantomima, di gioco, perché di gioco si tratta. Un gioco pericoloso, rischioso, spesso inutile e poco qualificante, ma pur sempre un gioco, che forse potrebbe essere delle parti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Poiché non è presente in aula, decade dal diritto alla parola.
E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, l'articolo 10 è un articolo importante di questo provvedimento, perché tratta della semplificazione delle procedure amministrative. Sul terreno della semplificazione delle procedure amministrative ci siamo esercitati in molti. Io parto dal presupposto che la semplificazione delle procedure non può mai intaccare il sistema delle competenze, cioè non può espropriare un soggetto piuttosto che un altro della competenza che gli è attribuita dalla Carta costituzionale per prima, dal sistema delle leggi di principio poi e dalle leggi che hanno al meglio organizzato questo Paese in questi anni.
Altri pensano, invece, che la semplificazione delle procedure amministrative debba passare attraverso un'operazione radicale, una sorta di ruspa che cancella le competenze dei soggetti, che li riduce a una condizione di subalternità. Pare che eliminando i soggetti che sono competenti a svolgere una funzione, quella funzione venga accelerata, e invece così non è. Questo provvedimento fa una grande semplificazione; la fa quando espropria integralmente la funzione di pianificazione territoriale ai comuni. Badate, io ve lo ricordo perché nella precedente legislatura ci avete dato lezioni di autonomismo sotto questo profilo, prima di presentarvi alle elezioni, con il simbolo Berlusconi presidente. Signora Presidente del Consiglio, prima di vedere cassate le norme che questo Consiglio approva anche all'unanimità, perché non fate una cosa molto semplice, lo chiedo anche al Presidente della Regione, cioè perché non fate un editto in cui sia scritto che il Consiglio regionale è sciolto, il Consiglio regionale è soppresso, il Consiglio regionale è cancellato dall'ordinamento come organo della Regione? Ci troviamo proprio di fronte a questo fatto, presi dalla semplificazione amministrativa!
Stamattina mi è capitato di leggere una circolare che è stata trasmessa da un dirigente in ordine all'applicazione di una norma da noi recentemente approvata e che riguarda la stabilizzazione dei lavoratori precari. Lo dico perché su questa materia sono intervenuti anche altri per semplificare. E l'ultima proposizione di una circolare esplicativa, che cioè deve spiegare un concetto che sta dentro la norma, dice che i piani di stabilizzazione del personale precario, ovvero i piani che prevedono l'inserimento di questo personale nei ruoli dell'amministrazione presso i quali lavora con contratti a termine, con contratti flessibili, con contratti atipici, piani che durano quattro anni, non danno titolo alla stabilizzazione, alla prosecuzione del rapporto di lavoro. Cioè, noi facciamo una stabilizzazione che dura quattro anni, prescindendo dal contenuto della legge, ma i piani di stabilizzazione hanno come obiettivo la stabilizzazione non la precarizzazione, né un contratto a termine di quattro anni. Nessuno dice niente, c'è una circolare che diventa legge, alla faccia della legge che abbiamo approvato qua! Quella "roba" che non è legge diventa legge e tutto questo avviene con il consenso di questo Consiglio, che ha deciso di diventare organo subalterno di chiunque, anche del funzionario che fa le circolari. E tutto questo lo si digerisce nel silenzio!
Signor Presidente della Regione, mi sarei aspettato una risposta, evidentemente non la merito. E' da diversi giorni che pongo domande alla Giunta, ma siccome l'onorevole Pittalis e anche l'onorevole Diana ci hanno insegnato che la Giunta può anche non rispondere, la Giunta non risponde. E' possibile che i funzionari dell'Assessorato del lavoro, rispetto a un lutto gravissimo, come quello di un caduto sul lavoro, dicano: "Non abbiamo 30 mila euro perché c'è il Patto di stabilità", pur essendoci 12 milioni di euro impegnati e da spendere e 7 milioni di euro ancora da impegnare nell'ambito del Patto di stabilità? Non sto parlando quindi del bilancio di cassa e non sto parlando neppure di quello di competenza. Proprio i 30 mila euro da dare alla vedova devono risparmiare? Mi domando che cosa ci stiamo a fare. Facciamo una legge che sta dentro l'alveo delle disposizioni nazionali, come quella collegata alla finanziaria, facciamo norme che approviamo all'unanimità sotto questo profilo, poi il ministro Fitto dice: "Faccio un ricorso cautelare, non si sa mai che si violi qualche competenza dello Stato". Dello Stato centralista, quello al quale voi vi ribellavate quando c'era il Governo Prodi. Eppure il ministro Fitto interviene pesantemente su una nostra disposizione di legge. Ma che cos'è questo ministro Fitto? E' "fitopatologico", è uno che ha in mente la denigrazione di questo organo della Regione, di un organo che è stato istituito da una legge costituzionale! Ma la Costituzione non vale più nulla, la Costituzione è totalmente sovvertita, e questa legge ne è un esempio: semplifica di qua, semplifica di là, non serve più la licenza edilizia, basta una dichiarazione di inizio dell'attività. Fanno così anche in Germania. Io ho assistito con molto interesse a una trasmissione televisiva sulla semplificazione delle procedure amministrative proprio in materia edilizia. Guarda caso in Germania rispettano la funzione del comune in modo assolutamente rigoroso, soprattutto quando si tratta della pianificazione generale. Qua interveniamo in deroga, diciamo che i limiti che sono posti dalla pianificazione generale, che non abbiamo neppure ancora ultimato, possono essere tranquillamente superati sulla base di una disposizione regionale. E per semplificare tutto, anziché passare attraverso gli uffici che sono preposti all'esame delle pratiche, da che parte passiamo? Attraverso le commissioni regionali che, anche solo considerando i tempi tecnici, non potranno mai esaminare tutte le istanze che saranno presentate.
Siccome ci siamo passati anche nella precedente legislatura, mi sono permesso di fare questo "numero", perché ho fatto una battaglia totale allo sportello unico per le attività produttive che agiva proprio in deroga, era addirittura una struttura burocratica che superava la competenza delle amministrazioni locali, la cui istituzione è stata approvata nella precedente legislatura ed è in legge, sta dentro una finanziaria. Io ero contrario a quello che si fece allora e sono contrario a quello che si sta facendo oggi. Questa non è semplificazione, questa è confusione e tanto è confusione che il nostro sistema economico istituzionale e politico è sempre più in basso!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Le tempeste per fortuna non verranno mai a mancare, anche perché sono eventi naturali e oltretutto hanno spesso un effetto benefico sull'ambiente naturale in tutto il nostro pianeta. A volte questo non accade e a volte accade, soprattutto se siamo in grado di prevenire i danni che le tempeste creano. E poi, consentitemi di dirlo, quale cosa più bella delle tempeste che hanno ispirato pagine e pagine della letteratura e della musica mondiale! Quindi guai se dovessero venire a mancare le tempeste, l'importante, come ho detto negli interventi precedenti, è mettersi in sicurezza. E mettersi in sicurezza vuol dire creare le condizioni perché le tempeste non abbiano conseguenze gravi, per cui quando si fa riferimento alla pericolosità è sufficiente dire che in certe zone non è opportuno intervenire, ma non c'è bisogno di richiamare la straordinaria ed eccezionale pericolosità di certi eventi.
Io credo che il richiamo al concetto di semplificazione delle procedure, di semplificazione degli atti sia sicuramente opportuno, perché sappiamo quanto le norme siano spesso contorte e come l'interpretazione e l'applicazione di esse contribuiscano a rendere il meccanismo ancora più contorto. Abbiamo visto in tanti, credo anche molti di voi, la puntata della trasmissione "Report", condotta da Milena Gabanelli, dedicata alla situazione che vi è in Italia per quanto riguarda gli strumenti di pianificazione, le norme di attuazione dei piani regolatori generali, gli strumenti urbanistici e tutto quanto è previsto in materia urbanistica. In quella puntata si è anche fatto riferimento al diverso atteggiamento che si registra in altri Paesi, che potremmo definire più civili e più rispettosi delle norme rispetto al nostro Paese, scegliete voi la definizione, resta il fatto che lì nessuno interpreta: laddove le cose funzionano e le pratiche camminano in modo snello si applicano le norme, quelle stesse norme che chi è preposto a predisporre approva e codifica perché siano applicate in modo uguale per tutti. Questo invece da noi spesso non succede.
Allora un modo per semplificare e snellire le procedure quale può essere? Se andiamo nei nostri comuni, che per molti di noi sono un riferimento chiaro ed evidente, perché sappiamo dove nascono i problemi, ci rendiamo conto che in primo luogo occorre creare degli uffici, delle strutture che funzionino, dotate di un organico adeguato alla mole di pratiche che deve esaminare e composto da figure che abbiano competenza e professionalità e siano quindi in grado di entrare nel merito delle norme e di applicarle. Questo io credo sia istruire le pratiche secondo il protocollo d'ingresso, che non è normato, ma sappiamo come vengono "pescate" le pratiche, come in una pesca miracolosa. Pensate a quell'individuo che usciva col pappagallo e che chiamavamo l'uomo della fortuna. Spesso si pescano così le pratiche negli uffici tecnici dei comuni, dove però pare che il pappagallo abbia una capacità straordinaria, così come ce l'hanno spesso gli amministratori e a volte anche i funzionari e i dirigenti: la capacità di estrarre la buona fortuna per qualcuno, mentre per altri persiste la malasorte e si deve aspettare, aspettare, aspettare. Poi si parla di snellimento delle procedure per dare un'accelerata e favorire l'istruttoria delle pratiche, affinché non ci siano ritardi, perché i costruttori, gli imprenditori, gli impresari hanno una fretta maledetta di avere le risposte nel giro di quattro giorni per poter immediatamente far partire i lavori! Ancora oggi, nonostante il mercato del costruito sia in forte crisi, si rileva un'elevata quantità di invenduto nella gran parte delle città della Sardegna, ma in modo particolare in quelle dove si è costruito più del dovuto, dove si è andati oltre quello che era il fabbisogno prevedibile.
Un altro modo per snellire le procedure sarebbe quello di eliminare gli enti inutili. Alcuni comuni continuano a utilizzare certi organismi, ogni anno deliberano sulla soppressione degli enti inutili e poi tengono in piedi le commissioni edilizie. Le commissioni edilizie sono un setaccio per le pratiche edilizie, perché sono quelle che entrano nel merito degli interventi, con discrezionalità, con eccessiva discrezionalità, perché la commissione edilizia non è una commissione asettica e tecnica, ma è una commissione che entra nel merito delle cose. Basta guardare i registri delle concessioni edilizie di tutti i comuni: stranamente c'è una coincidenza tra i tecnici che fanno parte della commissione edilizia e gli incarichi relativi alle progettazioni di quel periodo. Credo che se noi riuscissimo a individuare un metodo per suggerire alle amministrazioni comunali, sempre che queste poi provvedano, di dotarsi di una struttura tecnica agile e competente, le procedure potrebbero essere snellite, come avviene in Paesi molto più avanzati del nostro, dove le pratiche vengono inviate per posta: per posta si riceve la risposta e per posta si comunicano i consensi. Non c'è bisogno né di fare file né di bussare alle porte degli Assessori, dei dirigenti, degli amici o dei compari. Questo è un criterio. Ci possono essere degli uffici presso cui chiedere dei suggerimenti, penso soprattutto al problema delle zone A dei centri storici. Qualche comune era stato dotato di un ufficio per il centro storico, che veniva interpretato come uno strumento per vessare e che invece sarebbe dovuto essere uno strumento al servizio del cittadino, al servizio degli operatori e dei tecnici, proprio per dare loro suggerimenti al fine di poter operare con serenità.
Ancora oggi, in molte città si interviene di nascosto, anche se la concessione potrebbe essere regolare, anche se l'opera da realizzare potrebbe essere regolare. Spesso si fanno accertamenti di conformità, perché quanto realizzato senza concessione era contemplato dal regolamento edilizio comunale. Siamo alla schizofrenia totale! Veramente abbiamo creato in materia edilizia e urbanistica una situazione incredibile, da commedia, se così possiamo dire, in cui gli attori più disparati interpretano personaggi stravaganti. Quindi anche per quanto riguarda questo aspetto credo sia opportuno intervenire per semplificare.
Un'altra cosa che voglio sottolineare riguarda il fatto che comunque in certe situazioni si utilizza, sempre per snellire, un principio considerato sacrosanto: poiché il cittadino deve avere una risposta, se entro sessanta giorni non riceve il parere della Soprintendenza, dell'Ufficio tutela del paesaggio o di chi di dovere, può iniziare i lavori. Noi qui prevediamo, naturalmente, altre forme di semplificazione, però domando: se chi è preposto a istruire la pratica non dà una risposta entro i termini previsti, che è giusto che siano stabiliti, cosa succede? Qualcuno ha mai pagato per la propria inadempienza, per una mancata risposta? L'assurdo, ve l'ho raccontato un'altra volta, è stato raggiunto nell'istruzione di una pratica relativa alla costruzione di una struttura ricettiva ad Alghero. Il progetto prevedeva la costruzione di un volume impressionante fronte mare, in una zona di straordinaria bellezza. La Soprintendenza ai monumenti ha istruito il progetto nel dettaglio; poi, respinto quel progetto, ne è stato presentato un altro che prevedeva una riduzione volumetrica che non raggiungeva neanche il 3 per cento del volume complessivo iniziale. Ebbene nei sessanta giorni previsti non si è trovato il tempo di rigettare anche il secondo progetto, essendo pressoché identico al precedente.
Credo che su queste cose si debba fare chiarezza, si debbano individuare le responsabilità, perché delle responsabilità ci sono, e capire che la semplificazione delle procedure è un obbligo, un dovere per tutti noi e per coloro che amministrano la cosa pubblica. Bisogna, però, individuare anche lì regole precise per poter dare risposte puntuali a tutti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, signori consiglieri, la portata dell'articolo all'attenzione dell'Aula è riferita alle norme sulla semplificazione delle procedure amministrative in materia edilizia. Di fatto, come ebbi modo già in un precedente intervento di rappresentarvi, l'articolo 10 contiene vuoi le norme già in parte presenti nel quadro legislativo regionale vuoi ulteriori norme già identificate nel processo di rapporto tra amministrazioni regionali e amministrazione statale. Sto parlando di quegli elementi che dovevano essere contenuti nel decreto legislativo di semplificazione delle procedure, in massima parte peraltro già previsti in disposizioni legislative di altre Regioni italiane.
Per quanto attiene a un aspetto abbastanza puntuale rappresentato in quest'Aula, ovvero i dettami del Codice Urbani, vuoi all'articolo 146 vuoi al richiamato articolo 159 - sto parlando nello specifico della delega ai comuni -, giustamente il Codice identifica dei capisaldi ai quali le amministrazioni locali si devono attenere, ovvero l'identificazione puntuale delle strutture deputate all'esame e al rilascio dei nulla osta paesaggistici, quindi strutture e competenze delle stesse, per evitare di ricadere nell'errore commesso a suo tempo nell'identificare un soggetto che nel contempo ha competenza in materia urbanistico-edilizia e di paesaggio.
Ricordo anche che, con il decreto legislativo numero 63 del 2008, il termine per la definizione da parte dei comuni delle strutture autonome provviste delle relative competenze era stato già prorogato al 31 dicembre 2008. Allo stato attuale vi informo che il termine temporale entro il quale adempiere è il 31 dicembre 2008, ovvero lo Stato, forse sensibile alle difficoltà che a livello locale venivano rappresentate, ha ritenuto di spostare il termine temporale di adeguamento alla fine di quest'anno. L'amministrazione regionale soltanto nel luglio di quest'anno, con specifica delibera della Giunta regionale, ha adottato un atto di indirizzo al fine di consentire alle amministrazioni comunali di accelerare le procedure in riferimento alla formazione delle strutture con relative competenze scisse dagli uffici tecnici che si occupano espressamente della materia dell'urbanistica e dell'edilizia. Peraltro, la Giunta regionale, con detto adempimento, ha sensibilizzato le amministrazioni locali affinché valutino la possibilità di identificare queste strutture, laddove ce ne sono le possibilità, non già all'interno del singolo comune, ma nell'ambito delle associazioni dei comuni. Questo nello spirito di tenere fermo il dettato del Codice Urbani, consentendo oggettivamente lo svolgimento di una funzione come quella relativa all'esame e al rilascio dei titoli in ordine alla tutela perfettamente separata dagli uffici tecnici locali.
Devo dire che l'amministrazione regionale, con la delibera di luglio, ha avviato questo processo. E' in atto, allo stato attuale, una sensibilizzazione a favore dei comuni e delle unioni dei comuni perché questo processo si completi entro il 31 dicembre di quest'anno. La stessa amministrazione regionale ha ritenuto peraltro opportuno, oltre a dare gli indirizzi agli enti locali, scindere le funzioni della struttura che attualmente opera all'interno dell'amministrazione regionale, che allo stato attuale è allocata presso un servizio che svolge anche funzioni in materia di urbanistica ed edilizia, e quindi lo stesso Assessorato degli enti locali, finanze ed urbanistica ha proceduto a identificare dei servizi specifici a cui delegare tutta la materia riferita all'esame e al rilascio dei nulla osta paesaggistici. Per cui, di fatto, la portata della norma che è stata richiamata dall'Aula in ordine alla delega alle amministrazioni comunali dell'esame e del rilascio dei nulla osta paesaggistici allo stato attuale è perfettamente in linea con il quadro normativo nazionale vigente.
L'amministrazione regionale si sta facendo parte attiva per sensibilizzare gli enti locali in modo che i termini temporali vengano puntualmente rispettati. E' peraltro volontà dell'amministrazione regionale, nello specifico, dare tutti quei supporti di conoscenza e di metodo che i comuni in qualche modo gradiscono avere. Faccio presente all'Aula che la stessa amministrazione regionale sta, nel caso di specie, verificando l'ammissibilità di erogazione di un servizio come questo vuoi attraverso le associazioni di comuni vuoi mettendo in campo le associazioni che raggruppano i comuni sardi, al fine di identificare speditamente una soluzione che dia dignità all'ente locale in tutti i vari aspetti.
Vi preannuncio, in ordine all'articolo 9, la volontà della Giunta regionale di ritirare un emendamento e di fare alcune puntualizzazioni in ordine all'emendamento numero 381. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti, ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore di maggioranza.
SANNA MATTEO (P.d.L.), relatore di maggioranza. Signora Presidente. colleghi, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento soppressivo totale numero 47. Per quanto concerne gli emendamenti soppressivi parziali esprime parere contrario sugli emendamenti numero 161, 49, 272, 50, 273, 51, 274, 52, 275, 53, 276, 54, 277, 55, 278, 56, 279, 57, 280, 58, 281, 59, 283, 60, 119 e 285. Sugli emendamenti numero 61, 287 e 382, quest'ultimo della Giunta, il parere è favorevole. Sui restanti emendamenti numero 62, 118, 288, 63, 289, 64 e 290 il parere è contrario.
Sugli emendamenti sostitutivi parziali numero 282, 284, 286 e 348 il parere è contrario. Sugli emendamenti numero 381 e 550 il parere è favorevole; l'emendamento numero 508 credo sia decaduto, chiedo conferma, Presidente. Sugli emendamenti numero 417, 433 e 581 la Commissione si rimette all'Aula. Grazie.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore agli enti locali, finanze ed urbanistica.
ASUNIS, Assessore agli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, la Giunta in ordine agli emendamenti concorda con la Commissione per quanto riguarda l'emendamento soppressivo totale e gli emendamenti soppressivi parziali e ritira l'emendamento numero 382.
PRESIDENTE. Mi scusi, assessore Asunis, l'emendamento numero 382 è ritirato, quindi sugli emendamenti numero 61 e 287, che sono uguali al numero 382, la Giunta come si esprime?
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. La Giunta procede al ritiro dell'emendamento numero 382.
PRESIDENTE. Manca il parere sugli emendamenti numero 61 e numero 287.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Mi deve consentire un secondo, mi scusi, Presidente.
PRESIDENTE. Si tratta di due emendamenti uguali all'emendamento numero 382.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Perfetto, la Giunta ritira l'emendamento numero 382 ed esprime parere contrario sugli emendamenti numero 61 e 287.
L'emendamento numero 381 è aggiuntivo, ma in riferimento non tanto al comma 3 quanto al comma 4, perché di fatto rispetto al comma 4 è stata inserita soltanto, per un'ulteriore specificazione, la parola "relativa". Per quanto riguarda invece gli emendamenti aggiuntivi numero 417, 433 e 551 la Giunta invita i proponenti, se mi è permesso, a valutare la possibilità di ritirarli.
PRESIDENTE. Quindi sull'emendamento numero 381 il parere è favorevole?
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Sull'emendamento numero 381 il parere della Giunta è favorevole, con la puntualizzazione che di fatto è aggiuntivo al comma 4, nel senso che viene aggiunta la parola "relativa". Quindi era allocato in una posizione errata.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento numero 47.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Ho ascoltato l'intervento dell'Assessore in merito al rilievo che avevo precedentemente fatto. Non sono molto soddisfatto, nel senso che a me va di lusso che voi manteniate questa impostazione, ma le sue stesse parole, assessore Asunis, dicono che l'articolo 159 del Codice Urbani, prorogando al 31 dicembre 2009 il termine lì previsto, dice sostanzialmente che la ricognizione obbligatoria che devono fare le Regioni prima di poter delegare diventa efficace il 31 dicembre 2009. La data odierna è precedente al 31 dicembre 2009, però stiamo delegando, cioè stiamo facendo un'operazione di delegazione prima ancora di verificare che questo avvenga in coerenza di legge e che ci siano le dotazioni previste. L'articolo 159 prevede una sanzione, cioè prevede che qualora noi manteniamo questa impostazione lo Stato possa ritirarci la delega. Sostanzialmente dice questo.
Ora, secondo me, sarebbe logico e ragionevole seguire il dettato dell'articolo 159. Non siamo nella condizione di accertare quello che lo Stato ci chiede per poter delegare i comuni? Sospendiamo la norma, aspettiamo la verifica e solo dopo facciamo la delega. Questo dice l'articolo 159, perché se non c'è l'accertamento della reale possibilità che si concretino le condizioni - lei ha detto che è in corso di valutazione - la delega non può essere data. Posta in questi termini, così come avete formulato il comma 5, la delega è immediata, diretta e non è subordinata. Cioè dal giorno successivo all'entrata in vigore di questa legge un comune potrebbe teoricamente rilasciare l'autorizzazione paesaggistica, non essendo verificato il requisito dell'articolo 159. Di fatto questo metterebbe la Regione Sardegna nella condizione di vedersi ritirare la delega paesaggistica.
Stiamo attenti, perché credo che sia interesse di tutti non incorrere in una censura di questo genere. E lei sa bene che siccome l'autorizzazione paesaggistica è atto impugnabile, la prima che passa può essere il motivo per cui la Regione può essere condannata. Allora mettiamo a posto le date e visto che c'è la proroga il comma 5 va ritirato, perché non siamo nelle condizioni di delegare in questo momento, in quanto, come da lei affermato, Assessore, non è completata la ricognizione che il Ministero ci chiede per delegare l'autorizzazione paesaggistica.
PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'emendamento numero 47.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 47.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Sabatini ha votato a favore e i consiglieri Cossa, Planetta e Sanna Giacomo hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Espa - Lotto - Manca - Mariani - Sabatini - Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Contu Mariano.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 49
votanti 47
astenuti 2
maggioranza 24
favorevoli 9
contrari 38
(Il Consiglio non approva).
(Non è approvato)
Passiamo agli emendamenti numero 49 e 272.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'emendamento soppressivo della lettera a) del comma 1 mi dà l'opportunità, Assessore, di ritornare su una questione che io avevo sollevato e che, nell'esplicitazione delle fattispecie che vengono esonerate dal titolo abilitativo, mi porta a richiamare la previsione in base alla quale questa vostra proposta propone la valutazione, per le aree di particolare pregio e sottoposte a vincoli, della famigerata commissione di tre esperti, come ulteriore organo rispetto a tutte le altre fasi previste.
Ora, sia per quanto riguarda l'abolizione del titolo abilitativo per queste fattispecie, sia per quanto riguarda la funzione della commissione, sempre il decreto legislativo numero 42, poiché opereremo in ambito paesaggistico - è del tutto evidente, non possiamo ignorare che ci troviamo in questo campo - dice che l'autorizzazione paesaggistica costituisce atto autonomo e presupposto rispetto al permesso di costruire o agli altri titoli legittimanti l'intervento urbanistico-edilizio. Cosa vuol dire? Vuol dire che questo tipo di semplificazione, che non prevede una limitazione del suo campo di intervento, di azione, incontra per forza di cose il limite dovuto all'obbligatorietà dell'autorizzazione paesaggistica. E non me ne importa niente se, come dite voi, sono eseguibili senza alcun titolo abilitativo sul piano dell'autorizzazione urbanistica, ma che probabilmente devono essere vverificati sotto il profilo paesaggistico. Se questo è, mi volete spiegare dov'è la semplificazione, posto che l'autorizzazione paesaggistica è presupposto alla concessione?
Il problema si fa spinoso, perché mi porta, ma lo dirò dopo, a estendere la valutazione sull'efficienza amministrativa, che è un altro argomento sul quale c'è un grande tabù, di cui non si parla e che in parte riguarda anche l'assessore Corona, per alcuni aspetti relativi all'andamento nel tempo della pianta organica di questa Regione. Ci sarebbe bisogno di una riflessione anche in relazione ai processi di semplificazione e di maggiore efficientamento della pubblica istruzione, ma ne parlerò dopo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Rinuncio.
PRESIDENTE. Metto in votazione gli emendamenti numero 49 e 272. Chi li approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non li approva alzi la mano.
(Non sono approvati)
Metto in votazione gli emendamenti numero 50 e 273. Chi li approva alzi la
mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non li approva alzi la mano.
(Non sono approvati)
Passiamo agli emendamenti numero 51 e 274.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). La paventata o accennata semplificazione amministrativa dunque non c'è. E non c'è per il semplice fatto che prima di poter liberare questi interventi alla loro realizzazione nelle fasce tutelate, vorrei che ciascuno di voi riflettesse serenamente su qual è oggi, in regime transitorio, la fascia di tutela in Sardegna, perché non parliamo solo dei 300 metri dal mare, e fino a quando i PUC non verranno adeguati bisognerà che qualcuno rifletta su quale sia l'area tutelata sulla base delle norme transitorie. Di questo probabilmente se ne accorgerà qualcuno il giorno che la magistratura metterà mano a qualche pratica e scoprirà che effettivamente la situazione giuridica è un po' diversa. Però, dicevo, non semplificazione ce n'è, perché, Assessore, la semplificazione prima di tutto procede di pari passo con la cultura della legalità. Quando parlo di cultura della legalità non intendo parlarne in maniera astratta e neanche in maniera poco comprensibile, vorrei che fosse chiaro il punto di riferimento. E il punto di riferimento è che la cultura della legalità dovrebbe esistere nei comportamenti virtuosi prima di tutto della legislazione, evitando di introdurre - come è stato introdotto in Italia, non dico in Sardegna, perché da questo punto di vista la Sardegna forse è stata anche una delle Regioni più virtuose nel passato - nella legislazione statale la cultura del condono. La cultura del condono non concorre complessivamente a inculcare nelle società attuali la cultura della legalità. Lo dico perché in altri Stati, dove questa cultura è sviluppata, tutte queste cose si risolvono inviando una semplice lettera che dice: "Ho fatto questo", perché la gente sa quello che può fare e quello che non può fare, e soprattutto non esistono cittadini che fanno cose che non potrebbero fare sperando che ci sia prima o poi un condono.
La seconda questione riguarda le istituzioni, perché le istituzioni concorrono alla non crescita della cultura della legalità nella misura in cui diventa farraginoso e senza via d'uscita il processo autorizzatorio della Regione. L'Assessore sa, perché lo ha in parte visto, che ci sono voluti progetti speciali di produttività per cercare di rimuovere dalla Regione migliaia e migliaia di pratiche arretrate, risalenti anche a quindici anni fa, che ancora aspettavano di avere una risposta in termini di sanatoria, di condono presso la Regione.
(Non sono approvati)
(Non sono approvati)
(Non sono approvati)
(Non sono approvati)
(Non sono approvati)
Passiamo agli emendamenti numero 56 e 279.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Su questo punto volevo solo ricordare brevemente, se posso utilizzare il tempo a mia disposizione, che stiamo autorizzando, senza alcun titolo abilitativo, la possibilità di realizzare opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni anche per le aree di sosta. Abbiamo impiegato anni per finanziare la ristrutturazione dei nostri centri storici, cercando di dare una conformazione il più possibile omogenea ai nostri piccoli centri, qualche volta centrando le scelte architettoniche, qualche volta no, però questo tentativo, secondo me, era da farsi, era positivo. E oggi vorrei dire che decine e decine di centri storici hanno acquisito sembianze totalmente diverse per quanto riguarda questo tipo di aspetti infrastrutturali.
Vi sembra davvero opportuno liberalizzarlo in una maniera così esagerata o non sarebbe il caso di tenere presente che ciò che prospetta le vie pubbliche, ciò che è di pertinenza o di visibilità pubblica appartiene alla collettività e ha bisogno di una valutazione preventiva sulla congruità dei materiali, sulle modalità costruttive, in maniera che non ritorniamo al passato e ognuno realizzi il vicinato o il selciato come meglio crede? Sono aspetti che possono snaturare ampiamente il lavoro che in tutti questi anni si è fatto e molto del lavoro che si sta facendo. Mi sembra un eccesso che, sinceramente, potremmo evitarci.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). L'osservazione avanzata dal collega Gian Valerio Sanna mette in evidenza un aspetto che è fortemente sottovalutato. Aggiungerei intanto un altro aspetto: a mio avviso la pavimentazione a cui si ricorre oggi, per effetto di interventi sia pubblici sia privati, è eccessiva e sta rendendo la gran parte del territorio impermeabile, inoltre contribuisce considerevolmente a un fenomeno, che poi determina l'ingigantirsi dei corsi d'acqua, che un tempo non accadeva, perché la permeabilizzazione dei suoli era garantita da una serie di realtà permeabili.
Per quanto riguarda la possibilità indiscriminata di realizzare questo tipo di interventi, credo che sia eccessiva anche perché sono più le volte che si disattendono i consigli dettati dal buon senso, a iniziare dagli interventi della pubblica amministrazione, che fa uso di materiali inadeguati e spesso inopportuni. Si sta continuando a utilizzare materiale non sardo, importato da mille parti, qualitativamente scadente e non legato alla natura dei luoghi. E su questo hanno grande responsabilità anche gli uffici preposti, come le soprintendenze. Come dire, mi trovo nella condizione di chiedere che questo punto venga normato, però poi chi dovrebbe vigilare e controllare concede autorizzazioni indecenti. Vi potrei portare una documentazione fotografica relativa a opere assolutamente inopportune e inadeguate che sono state realizzate. Si utilizzano forme di pavimentazione che sconvolgono la natura dei luoghi, alterano le immagini della natura dei nostri paesi e delle nostre città. Su questo credo sia opportuno, invece, introdurre un meccanismo. Rimane, però, irrisolto il problema che gli uffici preposti al controllo, il più delle volte si dimostrano inadeguati al loro compito.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANCA (P.D.). Signora Presidente, collegandomi a quello che dicevano i colleghi Gian Valerio Sanna e Sechi, devo dire che la previsione della lettera h) del comma 1 è rischiosa, nel senso che se questi interventi dovessero ricadere all'interno dei centri storici rischiamo di trovarci con pavimentazioni arlecchine. Già stiamo togliendo ai comuni la possibilità di pianificare in questo senso anche all'interno dei centri storici, per di più la semplice comunicazione per via telematica degli interventi di pavimentazione esterna, che possono essere fatti in maniera difforme l'uno dall'altro, ci fa correre rischi spaventosi, specialmente nei centri storici. Io parlo di questi, ma il problema riguarda anche le altre parti delle città.
Penso che su questo tema si debba individuare una procedura, Assessore. Capisco che si voglia accelerare, dare praticità agli interventi, però la lettera h) mi sembra una delle lettere del comma 1 assolutamente a rischio. Chiederei all'Assessore, ma anche al Presidente del Consiglio, di spiegare come si intende procedere su questo punto, perché mi sembra che le argomentazioni portate sia dal collega Sanna sia dal collega Sechi siano assolutamente fondate. Penso che sia importante avere delle risposte in merito. Grazie.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, degli emendamenti numero 56 e 279.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cappellacci, Maninchedda e Pittalis hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Cocco Daniele - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 51
votanti 50
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 12
contrari 38
(Il Consiglio non approva).
Passiamo agli emendamenti numero 57 e 280.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). La lettera i) ha caratteri identici a quelli della precedente lettera h). Detto così significherebbe che dentro i nostri paesi, nei nostri centri storici potremmo veder proliferare i pannelli solari, i boiler sopra i tetti in cotto in maniera indiscriminata. Ora, il problema è questo: lasciare questa formulazione può rendere pericoloso il rilascio del titolo abilitativo; altro è dire che comunque sono fatte salve le autorizzazioni obbligatorie sotto il profilo paesaggistico. Ma è chiaro che questo voi non lo direte mai, perché implicherebbe da parte vostra il riconoscimento della validità dei piani particolareggiati e mi sembra strano che lo possiate dire formalmente, perché i piani particolareggiati li avete fatti saltare negli articoli precedenti, prevedendo una deroga, e mettereste l'uno contro l'altro i cittadini, che alla fine vi direbbero: "Ma come, si va in deroga per fare una stanza in più e a me non concedete di installare i pannelli solari?". Mettiamoci d'accordo perché non è possibile che accada una cosa del genere. Se assumiamo i piani particolareggiati come strumenti centrali della pianificazione in aree così delicate, non possiamo derogare per una parte e non per l'altra.
Ecco perché sostengo che i piani particolareggiati sono saltati con queste norme; sono saltati formalmente e anche sostanzialmente, con conseguenti discriminazioni nella loro applicazione, il che suggerirebbe di dire chiaramente ai comuni quali sono le parti che continuano ad applicarsi e quali quelle che non si applicano più. Questo è il punto vero, posto che il processo di delegificazione, di depianificazione che state attuando lascerà i comuni nel dubbio. Si è derogato anche a questo, dal momento che è prevista la semplice autorizzazione o la semplice comunicazione? Sono domande che pongo a voi, perché siate consapevoli che domani comincia l'eventuale applicazione di questa legge.
(Non sono approvati)
(Non sono approvati)
Passiamo agli emendamenti numero 59 e 283.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Il comma 2, come ho detto prima, è ovviamente strettamente legato ai commi 6 e 7 di questo articolo. In effetti la comunicazione per via telematica sarebbe una cosa giusta se non fosse incardinata in un contesto nel quale mi sembra che l'idea sia quella di far uscire i buoi dal recinto. Però si dice: prima dell'inizio degli interventi l'interessato, anche per via telematica, informa l'amministrazione dell'avvio dei lavori. Sulla base di questo input, cioè l'inizio dei lavori comunicato tramite e-mail", si dovrebbe fare poi, stando al comma 6, "un monitoraggio degli interventi di cui alla presente legge e delle conseguenti trasformazioni urbanistiche ed edilizie del territorio". I comuni trasmetteranno all'Assessorato regionale competente in materia di governo del territorio i relativi dati tecnici e amministrativi, secondo delle direttive che emanerà la Giunta. Ma cosa vi trasmetteranno le e-mail? "Comunico che ho iniziato a costruire una scaletta esterna", o qualcosa del genere? Come si può ricondurre a un monitoraggio una semplice comunicazione per via telematica, che dovrebbe giustamente monitorare, anche in termini statistici, gli effetti di questa legge? La situazione vi sfuggirà di mano.
E poi si dice: "I comuni trasmettono gli atti di pianificazione e i relativi dati delle analisi anche su supporto informatico, secondo direttive emanate dalla Giunta regionale". Questa è un'aggiunta persino inutile, perché ci sarebbe da chiedere: quali atti di pianificazione? In tutta questa legge si parla di atti di deroga, sembrerebbe che gli atti di pianificazione non rispondano più a queste esigenze. Mi parrebbe che seppur positivo l'argomento sia messo nella legge sbagliata, cioè andrebbe inserito in una legge urbanistica a regime, non in questa, perché questa legge parla di cose diverse; non parla della centralità dello strumento urbanistico, ma parla della centralità della deroga urbanistica e quindi sarebbe più opportuno, tutto sommato, eliminare questa previsione perché fondamentalmente si ispira ad altri presupposti non a quelli di questa legge.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Il tema posto dal comma 2 è esattamente il tema che si pone per quanto attiene al funzionamento delle strutture amministrative comunali e che affrontammo anche nella scorsa legislatura in merito a concetto di silenzio assenso. Non si tratta di sviluppare questo concetto, ma di svilupparne un altro, cioè quello della dimensione delle dichiarazioni di inizio di attività che finiranno per invadere gli uffici dei comuni. Un comune si troverà, grazie alle possibilità di questa legge, un numero smisurato di comunicazioni di questo tipo, che sarà molto difficile sottoporre a controllo e quindi verificare che tutte le autorizzazioni che comunque sono richiamate dalle leggi di settore siano state acquisite anticipatamente all'inizio dei lavori.
Una comunicazione può essere carente, quand'è che viene stoppata? Da chi? Se pensiamo a un piccolo comune possiamo ipotizzare l'arrivo di 200, 300 o 400 dichiarazioni di questo tipo in maniera simultanea. Ma pensate ai comuni di una certa dimensione, dove potrebbero arrivarne migliaia di comunicazioni di questo tipo, che vanno dall'abbattimento delle barriere architettoniche, alla manutenzione ordinaria, a quella straordinaria, alle opere temporanee per l'attività di ricerca, agli interventi sull'agro e così via. Quante persone dobbiamo mettere nei comuni? Finiremo per dover stabilizzare tutti, anche quelli che le circolari della Regione non vogliono stabilizzare, anche quelli che il ministro Fitto vuole lasciare in condizioni di precarietà. Dovremo chiamare rinforzi, dovremo cioè spendere soldi in più per pagare gli stipendi, per l'organizzazione burocratica, per poter rispondere. E' stata fatta una simulazione? Sappiamo quante saranno le dichiarazioni di avvio dei lavori e come verranno comunicate? Un po' via e-mail, un po' via posta, un po' a voce? Che cosa succederà? Tutto questo è un mistero. L'unica certezza è che questo sistema non funziona.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ecco, questo è un comma che letto così com'è presentato potrebbe andar bene per una di quelle realtà che Milena Gabanelli ha individuato in Germania, dove tutto funziona e quindi è un modo per semplificare le procedure, snellire le pratiche e informare direttamente. Comunque, siccome ormai sta passando tutto, nonostante le nostre osservazioni e i nostri tentativi di introdurre dei correttivi a questa norma, per cui passerà anche questo punto della vostra proposta di legge, io confido nel fatto che, per fortuna, non tutti usano Internet e non manderanno le comunicazioni via e-mail. Ma penso al povero Comune di Alghero, che verrà sommerso da migliaia di comunicazioni, perché saranno veramente migliaia gli interventi di questo genere, e quindi al caos nel quale regnano gli uffici comunali si aggiungerà ulteriore confusione. Ed è per questo che l'emendamento proposto suggerisce la soppressione del comma 2 dell'articolo 10.
(Non sono approvati)
(Non sono approvati)
Passiamo agli emendamenti numero 61 e 287.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). E' singolare come in questo caso la Commissione dia parere favorevole fino a quando si mantiene l'identico emendamento della Giunta, ma appena l'emendamento della Giunta viene ritirato improvvisamente ciò che era buono diventa cattivo!
Ora, fossi stato al posto dell'Assessore avrei mantenuto l'emendamento soppressivo, perché questo emendamento dice una cosa sostanziale: "Attenzione, la semplificazione è un fatto temporaneo, può durare fino a un massimo di trentasei mesi". La semplificazione, però, perché sullo strumento, ovvero sull'atto di diritto, quello che io chiedo venga precisato e che non viene precisato, non si dice niente. In altre parole questo strumento, questa legge io la posso reiterare nella sua applicazione, perché non c'è una norma che mi dica il contrario, quindi posso ripetere l'applicazione: prima realizzo un pezzo, dopo un paio di mesi ne faccio un altro, tanto per molte cose devo solo comunicare l'inizio dei lavori, figuriamoci se è prevista la vigilanza urbanistica! Insomma, faccio quello che voglio, però la semplificazione collegata a questa legge dura trentasei mesi al massimo, dopodiché finisce. E' un paradosso, vi rendete conto? E' un paradosso dire che la semplificazione dura trentasei mesi. Voi dite: la denuncia di inizio di attività è inoltrata improrogabilmente entro diciotto mesi, mentre la comunicazione di fine lavori entro trentasei mesi. Questo non vuol dire niente, anzi vuol dire che questa comunicazione semplificata ha una durata di trentasei mesi, ma la legge, i suoi effetti, la sua reiterabilità quanto durano? Non lo dite. Cioè lo strumento è a tempo indeterminato, sine die, la semplificazione invece ha un limite. Complimenti, è una novità legislativa di cui mi complimento sinceramente!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sarei per la soppressione di tutto il testo di legge, figuriamoci se non sono per la soppressione della semplificazione a termine che non semplifica quasi nulla, anzi complica tutto. Mi viene una tristezza! Onorevole Murgioni, a lei non viene tristezza? Dovrebbe venirle tristezza. Ma come si può? Lo dico perché sono davvero particolarmente colpito per il fatto che siamo di fronte a una legge che si appresta a essere prorogata in ciascuna delle sue parti con provvedimenti legislativi successivi. E' una specie di treno e guai a perderlo. E se qualcuno l'ha perso, aspettiamolo! Questo è un provvedimento che ragiona in questi termini.
La domanda che prima si poneva l'onorevole Gian Valerio Sanna ha una risposta. Ha la stessa risposta della nostra legislazione, signora Presidente del Consiglio: questo è un Consiglio che si svuota pian piano, ma in maniera assolutamente costante, del proprio potere, della propria funzione. Da una parte c'è l'invadenza dello Stato, per cui ogni norma che viene fatta viene portata davanti alla Corte costituzionale - ma dov'è la specialità, se non abbiamo titolo neppure unanimemente per intervenire nelle situazioni di maggiore tragicità umana, quella che vive la nostra popolazione? -, dall'altra poniamo in essere una produzione normativa che è in mano a una burocrazia decomposta, che è quella dell'amministrazione pubblica alla quale noi facciamo riferimento. Tra poco, lo vedrete, questi diciotto e trentasei mesi avranno bisogno di un altro vagone che dirà che sono ventiquattro e quarantadue, e così via. E ogni volta sullo stesso punto, sulla stessa base vi è un diritto che è stato concesso a qualcuno, che non sarebbe neppure da concedere, e che deve essere alimentato anche per altri.
(Non sono approvati)
(Non sono approvati)
(Non sono approvati)
(Non sono approvati)
Passiamo all'emendamento numero 282.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Ha ragione il collega Uras, c'è una brutta sensazione, un po' desolante. Lo dico senza polemica, Presidente: un Consiglio si regge molto sul rispetto delle regole, sui meccanismi di funzionamento, ma non tratta l'argomento che invece rappresenta la sua anima, cioè la capacità di porre qui davanti a noi, ogni giorno, nel dibattito vero, nella ricerca delle soluzioni, la qualità legislativa, la coerenza con le legislazioni sovraordinate.
Vorrei ricordare che il Parlamento italiano, non sto parlando del consiglio comunale di Boroneddu, ma del Parlamento italiano, al fine di acquisire una diversa qualità della propria legislazione e al fine di usare nei provvedimenti legislativi le giuste connessioni e le giuste coerenze, affinché il testo sia leggibile e applicabile, ha istituito quello che si chiama Comitato per la legislazione, che è un organismo assai utile di questi tempi in cui i livelli di qualità vanno verso il basso. Alle Commissioni consiliari prima di addentrarsi nell'esame dei provvedimenti verrebbe offerta - verrebbe offerta, perché ciò non costituisce un vincolo - un'analisi ragionata sulla leggibilità, sul rispetto della legislazione, sul rispetto di quelli che sono i presupposti della nostra autorevolezza, perché una Regione che non rispetta la legislazione nazionale e comunitaria non ha autorevolezza sul piano legislativo.
Ecco, io mi sarei aspettato un'iniziativa di questo genere, perché probabilmente ne avremo bisogno, al di là delle altre cose. Lo dico senza polemica, ma dovremo certamente lavorare molto su questo terreno, perché stiamo arrivando a un livello che davvero rasenta il ridicolo e che sta esponendo la Regione a una sequenza di impugnative da parte dello Stato che potremmo evitarci molto facilmente anche nell'interesse dei cittadini, avendo leggi immediatamente pronte all'uso.
PRESIDENTE. Ci troviamo perfettamente sulla stessa posizione, onorevole Sanna. Infatti è oggetto di valutazione da parte della Presidenza la possibilità della riorganizzazione dei Servizi del Consiglio e soprattutto il potenziamento del Servizio studi nell'ottica e nella direzione che lei ha tracciato, perché lo riteniamo assolutamente indispensabile per raggiungere gli obiettivi che lei prima ha citato.
Prego, onorevole Sanna.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Mi sono dimenticato di dire che ritiriamo gli emendamenti numero 282, 284 e 286.
PRESIDENTE. Quindi decadono le iscrizioni a parlare su questi emendamenti.
(Non è approvato)
Procediamo alla votazione dell'articolo 10.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Sarei voluto intervenire sull'emendamento numero 348, che rinviava agli uffici dell'amministrazione regionale l'autorizzazione paesaggistica per gli interventi che si configurano in deroga, praticamente per tutti gli interventi di questo provvedimento.
E' debolissima la difesa che ha provato a fare il sindaco Cuccureddu, spogliando di una competenza aggiuntiva il proprio comune. Sarebbe stato più utile che il collega Cuccureddu avesse adottato una posizione come la nostra, di assoluta e intransigente opposizione a questo provvedimento. Prendiamo, però, atto che incomincia a serpeggiare nella maggioranza, probabilmente anche nella Giunta, probabilmente anche in capo agli stessi proponenti, qualche elemento di riflessione. Forse state incominciando a pensare che avete preso una china pericolosa, sbagliata, che sarebbe stato più utile non fare una cosa così generale, una cosa cioè, che nell'idea di dare una possibilità a tutti, in effetti poi toglie tutto a tutti. Costruisce i presupposti per un'illegittimità complessiva del provvedimento, costruisce i presupposti per una sua difficile applicazione, costruisce i presupposti perché ci siano contestazioni di merito in sede di giudizio. Costruisce, cioè, i presupposti perché il lavoro di questo Consiglio attorno a questa proposta sia un esercizio inutile, una fatica priva di frutti.
Io mi auguro, lo dico al Presidente della Regione, all'Assessore dell'urbanistica e alla Giunta nel suo complesso, ma lo dico anche alla maggioranza, che da qui alla conclusione della discussione e all'approvazione definitiva di questo provvedimento ci sia una riflessione matura e si torni indietro. Io voterò contro questo articolo.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 10. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Metto in votazione l'emendamento numero 550. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Metto in votazione l'emendamento numero 381. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Sugli emendamenti numero 551, 433 e 417 c'è un invito al ritiro da parte della Giunta. I proponenti li ritirano?
Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Più che ritirarlo l'emendamento numero 417 ce lo ritroveremo all'articolo 13. Siccome dovremo apportare ulteriori modifiche, lo ritiriamo in quanto è già contenuto in un emendamento all'articolo 13 e abbiamo tempo per concordare le ulteriori modifiche.
PRESIDENTE. Quindi decadono gli emendamenti numero 433 e 551.
I lavori odierni si concludono qui, riprenderanno domani mattina alle ore 10 con l'esame della mozione numero 21, Bruno e più, sui motivi che stanno impedendo la realizzazione della strada Sassari-Olbia. L'esame del testo unificato numero 53-67/A proseguirà domani pomeriggio.
La seduta è tolta alle ore 20 e 32
Allegati seduta
isposta scritta a interrogazioni
Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Cossa - Mula - Vargiu - Dedoni - Fois - Meloni Francesco, sui gravi pericoli derivanti dall'esposizione alle fibre di amianto per i lavoratori sardi. Richiesta di notizie. (68)
Con decreto dell'Assessore dell'igiene, sanità e dell'assistenza sociale numero 25/2006, sono stati individuati i settori di attività economica e le mansioni a maggior rischio in cui ricadono le categorie che potenzialmente possono beneficiare dei controlli sanitari stabiliti per gli ex esposti all'amianto. Con lo stesso decreto è stata identificata nel Dipartimento di prevenzione delle ASL la struttura deputata all'individuazione dei lavoratori da ammettere al programma di sorveglianza sanitaria previa analisi e valutazione dell'entità dell'esposizione.
In base ai dati attualmente disponibili in letteratura, non esistono peraltro studi definitivi sull'efficacia di programmi di sorveglianza attiva (screening) nei lavoratori ex esposti ad amianto, sia per quanto riguarda gli effetti neoplastici che per quanto riguarda gli effetti non neoplastici.
Il Servizio sanitario deve fornire informazioni sui rischi per la salute legati alla pregressa esposizione ad amianto, sulle attuali possibilità di prevenzione, diagnosi e terapia delle patologie neoplastiche e non neoplastiche e sull'iter da seguire per ottenere il riconoscimento di possibili benefici, previsti dalle norme vigenti per le categorie degli ex esposti. A tale scopo il sopraccitato decreto numero 25 del 21.11.2006 ha stabilito di definire, con successivo provvedimento:
- le procedure per la richiesta di iscrizione nel Registro degli ex esposti;
- le modalità di valutazione dei casi;
- i criteri di ammissione a sorveglianza sanitaria;
- i protocolli diagnostici;
- la modulistica necessaria;
A seguito di ciò, con nota numero 10964 del 14.05.2008, l'Assessorato della sanità ha fornito alle ASL le prime indicazioni operative:
1. per l'iscrizione nei registri degli ex esposti;
2. per la sorveglianza sanitaria e per la predisposizione della modulistica necessaria per gestire tali attività.
3. per dare informazioni sulla possibilità che le categorie di lavoratori possano essere iscritte, a domanda, nel registro degli ex esposti.
4. le opportune indicazioni operative in merito alla sorveglianza sanitaria.
Nella maggioranza delle ASL della Sardegna non risultano presenti lavoratori che hanno cessato la propria attività con esposizione ad amianto, se si esclude la ASL di Oristano che da anni sottopone a controllo sanitario i lavoratori ex esposti delle due uniche aziende sarde che hanno utilizzato l'amianto come materia prima per la produzione di manufatti.
In ogni caso, tuttavia, le ASL della Regione sono in grado di sottoporre a sorveglianza sanitaria tutti i cittadini con storia lavorativa di esposizione ad amianto, anche quando questa sia avvenuta fuori dal territorio regionale, nei limiti e con le modalità previste dalla normativa vigente in materia.
Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Diana Mario sulle responsabilità della dirigenza dell'Azienda sanitaria locale numero 8 di Cagliari in un grave caso di commercializzazione di prodotti alimentari nocivi per la salute dei cittadini. (75)
In relazione a quanto richiesto con l'interrogazione in oggetto si conferma che, secondo quanto appreso dagli organi di stampa, tra le persone indagate per la vicenda Ocean Med Fish di Cagliari compaiono anche dipendenti del Servizio di igiene degli alimenti di origine animale della ASL numero 8 di Cagliari e precisamente numero 3 dirigenti veterinari e numero 1 tecnico della prevenzione (Punto 1).
Peraltro questo Assessorato non è stato informato ufficialmente da parte della ASL numero 8 di Cagliari di un'indagine interna volta ad accertare eventuali responsabilità od omissioni nell'ambito dell'attività di vigilanza e controllo ufficiale posta in essere presso lo stabilimento in questione (Punto 2).
Si segnala, inoltre, che nei primi giorni di gennaio c.a. il funzionario del Servizio prevenzione dell'Assessorato veniva contattato telefonicamente dal dottoor Scarano, responsabile del Servizio di ispezione degli alimenti di origine animale della ASL 8, il quale illustrava la problematica in questione ed i provvedimenti intrapresi e da intraprendere (Punto 3).
Da quanto appreso nel colloquio con il dottor Scarano e dopo un'attenta analisi della situazione, la Direzione del Servizio prevenzione dell'Assessorato ha firmato l'atto concernente la sospensione formale dello stabilimento in questione (Determinazione del Direttore del servizio numero 17 del 19/01/09) (Punto 4).
Con riferimento al punto 5) si precisa che la Giunta regionale non ha poteri di intervento diretti nei confronti del personale ASL. Ma una volta assunte le determinazioni del caso da parte dell'autorità giudiziaria può chiedere al Direttore generale della ASL di relazionare circa i conseguenti adempimenti di competenza.
Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Amadu sulla riduzione del numero dei posti assegnati dal Ministero dell'università e della ricerca per l'accesso al corso di laurea in Medicina veterinaria nell'università di Sassari per l'anno accademico 2009/2010. (77)
Come ogni anno il Coordinamento Commissione sanità "Osservatorio fabbisogno formativo" - Regione Toscana - perveniva la richiesta di compilazione delle schede di rilevazione relative ai fabbisogni formativi riguardo alle professioni sanitarie, laureati specialisti delle professioni sanitarie, nonché delle professioni di medico chirurgo, veterinario, odontoiatra, farmacista, biologo, chimico, fisico e psicologo con preghiera di ritrasmettere le stesse compilate in ogni sua parte entro e non oltre il 30 gennaio di ciascun anno.
Si precisa che la Regione Sardegna ha sempre regolarmente ottemperato all'obbligo di legge di segnalare le proprie esigenze formative in materia di fabbisogno formativo.
In relazione all'anno in corso, l'ufficio competente si è immediatamente attivato e, in apposite riunioni avvenute nel mese di gennaio, ha convocato le Università degli Studi di Cagliari e Sassari al fine di acquisire le proprie istanze legate ai fabbisogni formativi e nella fattispecie in questione (veterinari) sono stati richiesti numero 45 posti per l'accesso al corso di laurea per l'anno accademico 2009/2010.
Tale segnalazione è stata trasmessa al Coordinamento Commissione sanità "Osservatorio fabbisogni formativi" di Roma con nota numero 1164/2 del 22.01.2009, con preghiera di voler inviare le stesse ai soggetti competenti a sottoscrivere gli accordi successivi; in data 17 giugno con prot. numero 1454 è pervenuta allo scrivente, da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, una prima ipotesi di Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome concernente la rilevazione del fabbisogno per il SSN, anche suddiviso per regioni, effettuata a norma dell'articolo 6 ter del D.Lgs 30 dicembre 1992, numero 502 e s.m.i., per l'anno accademico 2009/2010 prevedendo come fabbisogno formativo per i veterinari numero 45 unità;
In data 21 luglio 2009 con la nota prot. numero 0041501, il Ministero della salute precisava di aver acquisito il parere favorevole, sulla proposta in argomento, del Ministero dell'università e della ricerca e inviava alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai sensi del già citato articolo 6 ter del D.Lgs numero 502/1992 ed ai fini della definizione del relativo Accordo Stato - Regioni, la proposta di determinazione del fabbisogno di professionisti sanitari per l'anno accademico 2009/2010, confermando per la figura del veterinario un fabbisogno formativo di numero 45 unità;
Con D.M. 3 luglio 2009 il Ministero dell'università e della ricerca ha definito i posti disponibili per ammissioni ai corsi di laurea specialistica in Medicina veterinaria prevedendone per l'ateneo di Sassari numero 26. Tale riduzione di posti, secondo quanto precisato nel D.M., sarebbe da imputare al fatto che alcune sedi universitarie (tra cui quella di Sassari) non adeguate a garantire standard formativi a livello europeo, definiti dalla EAEVE, in applicazione delle direttive CEE inerenti le attività di medico veterinario, e per tale motivo è stata operata una riduzione del 40 per cento dei posti rispetto alla programmazione 2008/2009.
Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Dedoni sulla presenza della zanzara Anopheles in tutto il territorio regionale. (79)
In riferimento all'interrogazione in oggetto si comunica che l'Osservatorio epidemiologico regionale al 30 giugno 2009 non ha notificato alcun caso.