Seduta n.118 del 24/06/2010 

CXVIII Seduta

Giovedì 24 giugno 2010

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 32.

ZUNCHEDDU, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 10 giugno 2010 (111), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pier Luigi Caria, Paolo Dessì, Domenico Gallus, Antonello Peru, Nicolò Rassu, Giacomo Sanna, Carlo Sanjust, Antonio Solinas, Christian Solinas e Renato Soru hanno chiesto congedo per la seduta del 24 giugno 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che, in ottemperanza a quanto previsto dall'ordine del giorno numero 27 dell'8 aprile 2010, ho nominato componenti della Commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali i seguenti consiglieri: Giuseppe Cuccu, Simona De Francisci, Giampaolo Diana, Renato Lai, Francesco Meloni, Massimo Mulas, Sergio Obinu, Teodoro Venceslao Rodin, Adriano Salis, Gian Valerio Sanna, Christian Solinas, Edoardo Tocco, Luciano Uras e Alessandra Zedda.

Annunzio di mozione

PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.

ZUNCHEDDU, Segretaria:

"Mozione Capelli - Maninchedda - Ladu - Cucca - Barracciu - Sabatini - Cocco Daniele Secondo - Mula - Mariani - Milia - Campus - Obinu - Sanna Giacomo - Planetta - Bardanzellu - Vargiu - Contu Felice - Oppi - Biancareddu - Dedoni - Steri - Sanna Gian Valerio - Rassu - Dessì - Meloni Francesco - Salis - Meloni Valerio - Ben Amara - Solinas Antonio - Manca - Bruno - Uras - Diana Giampaolo - Cuccureddu sull'inserimento, da parte del Ministero dell'ambiente, del cosiddetto "Parco nazionale del Gennargentu" nell'elenco delle aree protette nazionali, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (64)

PRESIDENTE. Considerate l'assenza della Giunta e la scarsa presenza di consiglieri in aula, sospendo per dieci minuti la seduta, che pertanto riprenderà alle ore 10 e 45.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 34, viene ripresa alle ore 10 e 46.)

Discussione della mozione Diana Giampaolo - Bruno - Uras - Salis - Caria - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sul processo di liquidazione da parte di Italia Lavoro della società Insar - Iniziative Sardegna Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3

dell'articolo 54 del Regolamento (61)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 61.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Diana Giampaolo - Bruno - Uras - Salis - Caria - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sul processo di liquidazione da parte di Italia lavoro della società Insar - Iniziative Sardegna Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- Italia lavoro è una società per azioni, costituita nel 1997 in attuazione di una direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri, totalmente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze;

- Italia lavoro opera, per legge, come agenzia tecnica per conto del Ministero del lavoro e delle altre amministrazioni centrali dello Stato, nella promozione e nella gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell'occupazione, dell'inclusione sociale e della salute;

- la legge 28 dicembre 2001, n. 448 (finanziaria 2002), stabilisce che "il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si avvale di Italia lavoro Spa per la promozione e la gestione di azioni nel campo delle politiche attive del lavoro e dell'assistenza tecnica ai servizi per l'impiego"; in tale contesto normativo Italia lavoro Spa si configura come una "in house agency" per l'amministrazione;

- la legge 31 marzo 2005, n. 43, stabilisce che "il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nell'esercizio delle proprie funzioni in materia di politiche del lavoro, dell'occupazione, della tutela dei lavoratori e delle competenze in materia di politiche sociali e previdenziali, si avvale di Italia lavoro Spa previa stipula di apposita convenzione". "Per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali assegna a Italia lavoro Spa 10 milioni di euro quale contributo agli oneri di funzionamento ed ai costi generali di struttura";

- il decreto legge n. 112 del 2008, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 147 del 25 giugno 2008, ha previsto disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria; in particolare, l'articolo 18, comma 1, dispone che, a decorrere dal sessantesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge, le società che gestiscono servizi pubblici locali a totale partecipazione pubblica adottino, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi di cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001; le altre società a partecipazione pubblica totale o di controllo adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità;

- il decreto legge n. 185 del 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 novembre 2008, ha previsto che il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali assegni alla società Italia lavoro Spa 14 milioni di euro per il 2009, a carico del Fondo per l'occupazione, quale contributo agli oneri di funzionamento e ai costi generali di struttura;

CONSIDERATO che:

- Italia lavoro detiene una quota azionaria maggioritaria del capitale sociale dell'Insar, che ha il compito di porre in essere i progetti di politiche attive del lavoro e dell'occupazione con particolare riferimento alle fasce più deboli del mercato del lavoro, di favorire le nuove imprese promosse dalle donne e dai disoccupati, con le risorse assegnate dallo Stato e dalla Regione e attraverso la gestione di bandi pubblici a valere sui fondi del POR Sardegna;

- la distribuzione attuale delle quote societarie di Italia lavoro è determinata dall'aumento gratuito di capitale sociale effettuato nel mese di aprile 2001, prima dell'ingresso della Regione nel capitale sociale dell'Insar;

- per tale aumento gratuito del capitale gli azionisti di allora hanno utilizzato il fondo attribuito all'Insar dalla legge n. 236 del 1993 per la realizzazione delle attività di reimpiego del personale in Cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS);

- con l'aumento gratuito di capitale la partecipazione di controllo consolidata è detenuta da Italia lavoro con il 59,87 per cento, mentre la Regione detiene il 28,17 per cento;

- il capitale sociale dell'Insar, senza l'aumento gratuito effettuato nel mese di aprile 2001, sarebbe detenuto, più correttamente, dalla Regione per il 46,49 per cento e da Italia lavoro per il 44,60 per cento, con evidenti conseguenze sugli assetti di governance della società;

- il valore del capitale sociale detenuto da Italia lavoro in Insar è iscritto nel bilancio di Italia lavoro per un valore di circa 8 milioni di euro rispetto a 15,7 milioni circa del valore delle azioni detenute nel capitale dell'Insar;

PRESO ATTO che:

- ad oggi il capitale sociale Insar ammonta a 26,2 milioni di euro, di cui appunto 15,7 milioni di euro (il 59,87 per cento del totale) in quota Italia lavoro (provenienti ex Eni, ed ex Gepi); 7,4 milioni di euro (28,17 per cento) in capo alla Regione; 1,5 milioni di euro (5,66 per cento) in capo rispettivamente al gruppo Fintecna Spa (provenienti dalle ex IRI e dall'ex Efim) e con una quota marginale dello 0,63 per cento in mano alla Banca di credito sardo;

- tale configurazione azionaria consegue dall'ingiustificato, ed illegittimo, aumento gratuito di capitale sociale deliberato nel 2001 prima e proprio in vista dell'ingresso della Regione nel capitale sociale (2003); per di più utilizzando, per tale aumento gratuito, un fondo di 10,33 milioni di euro assegnato ad Insar per perseguire la sua missione di reimpiego dei disoccupati del Sulcis;

- prima del 22 gennaio 2009, nonostante la dichiarata disponibilità di Italia lavoro a favorire il passaggio della sua partecipazione azionaria detenuta nell'Insar alla Regione, e nonostante la politica della Regione ad acquisire al patrimonio regionale le partecipazioni detenute nell'Insar da soggetti terzi e da Italia lavoro, queste intenzioni non hanno avuto un terreno di incontro con un esito finale;

- il 22 gennaio 2009 l'assemblea straordinaria degli azionisti dell'Insar ha deliberato, con il voto contrario del rappresentante della Regione, il trasferimento delle sede sociale a Roma e la messa in liquidazione della società con la nomina del liquidatore;

- il trasferimento della sede sociale a Roma ha consentito al notaio verbalizzante l'omologazione delle deliberazioni assembleari precedentemente rifiutate con motivazioni giuridiche;

- in precedenza, in data 24 aprile 2008, su imposizione di Italia lavoro, era stato deliberato dall'assemblea societaria, sempre con il parere contrario della Regione, lo scioglimento e la nomina di un liquidatore, con modalità e criteri giudicati illegittimi dallo stesso notaio verbalizzante, stante il quadro normativo di riferimento che prevedeva e prevede, tra l'altro, il raggiungimento degli scopi istitutivi e l'utilizzo a tal fine dei fondi pubblici conferiti all'Insar che, pertanto, non possono essere retrocessi ai soci, quale residuo attivo di liquidazione;

- nel febbraio 2009 la Giunta regionale della Sardegna decise di ricorrere in giudizio contro le delibere assembleari del 22 gennaio dello stesso anno, formalizzando al Presidente di Italia lavoro, Natale Forlani, e per conoscenza a Maurizio Prato, Presidente di Fintecna, la richiesta della Regione di acquisire al patrimonio regionale, al prezzo simbolico di un euro, la partecipazione detenuta da Italia lavoro in Insar, coerentemente con le risorse assegnate dal Parlamento all'Insar al fine di evitare la liquidazione della società ed il conseguente licenziamento dei dipendenti, con l'inevitabile perdita delle professionalità esistenti;

- il personale dipendente Insar ha lavorato, efficacemente e con qualità, anche nella crisi economica recessiva, nello svolgimento delle azioni di politiche attive del lavoro e per la creazione di nuove imprese in favore dei soggetti deboli e svantaggiati del mercato del lavoro sardo;

- l'Insar negli anni precedenti ha ideato ed attuato diversi strumenti di politica occupazionale: per le fasce deboli ha gestito il programma di inclusione e coesione sociale (Ics); ha curato la promozione e creazione d'impresa con il progetto Pres per circa 800 disoccupati; ha promosso i servizi di assistenza tecnica e tutoraggio dei bandi per l'imprenditoria femminile (legge n. 215 del 1992); ha svuotato, prima in Italia, il bacino dei lavoratori socialmente utili (circa 7.000 Lsu) con il reimpiego, l'autoimpiego, la progettazione, la partecipazione societaria e gestione di decine di società miste dei servizi pubblici locali;

- tutto il personale Insar e chi ha collaborato con la società ha contribuito a realizzare rilevante parte delle politiche occupazionali della Regione collaborando con l'Assessorato regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale da 15 anni a questa parte; inoltre ha ideato, gestito ed attuato centinaia di bandi per l'articolo 19 della legge n. 37 del 1998 del Piano straordinario per l'occupazione con la gran parte dei comuni della Sardegna contribuendo, assistendo le amministrazioni locali, a diffondere la cultura d'impresa, a creare diverse migliaia di imprese locali e diverse migliaia di occupati;

- la liquidazione dell'Insar, fortemente voluta dal Presidente di Italia lavoro, ha riguardato solo la riduzione del personale dell'Insar che prima della messa in liquidazione ammontava a 32 unità;

- il 16 novembre 2009 il liquidatore della società ha informato i sindacati e gli uffici competenti di "dover procedere al ridimensionamento del proprio organico mediante licenziamento collettivo per il decremento dell'attività sociale";

- il 4 febbraio 2010 la Regione tramite l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, Francesco Manca, comunica "un importante passo in avanti nella vertenza Insar" tramite un accordo tra il liquidatore, avv. Giuseppe Grillo, e le organizzazioni sindacali che riguarda il personale impiegatizio in eccedenza di 14 unità; tre dipendenti accedono alla procedura di mobilità per essere collocati in pensione nei prossimi tre anni; per gli altri 11 dipendenti è avviata la cassa integrazione guadagni straordinaria di 12 mesi in due fasi: 5 a partire dal 1° marzo e 6 dal 1° giugno;

- non si comprende la soddisfazione della Regione per la messa in Cigs del personale Insar ed il licenziamento di tre dirigenti nel mese di dicembre 2009, procedendo verso un graduale svuotamento delle capacità professionali di un'agenzia del Ministero del lavoro nata per promuovere l'occupazione;

- le parti interessate, in quanto maggiori azionisti dell'Insar, Italia lavoro, Regione e Fintecna, hanno convenuto di istituire un tavolo permanente per la verifica di possibili soluzioni per il sostegno della società ed individuare "un percorso tecnico giuridico" fattibile per far sì che la Regione abbia la maggioranza o la totalità delle azioni,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) a rendere note le motivazioni che hanno indotto l'ingiustificato aumento gratuito di capitale azionario di Italia lavoro nell'Insar Spa viste le intenzioni da parte della Regione di acquisirne l'intera partecipazione azionaria;

2) a verificare quali siano stati i motivi di collocazione delle risorse, che provengono da assegnazioni statali finalizzate alla reindustrializzazione della Sardegna, in quote societarie azionarie di Italia lavoro;

3) ad identificare quali siano le reali motivazioni che hanno indotto Italia lavoro ad attivare il processo di liquidazione dell'Insar precludendo nuove iniziative ed attività della stessa;

4) a chiedere l'immediata convocazione di una assemblea straordinaria dell'Insar per il trasferimento della sede legale in Sardegna e la contestuale revoca dell'illegittimo stato di liquidazione;

5) a respingere qualsiasi azione di ridimensionamento dell'Insar in un momento di grave crisi economica che sta travolgendo la Sardegna, proprio quando l'operatività di una partecipata della Regione dovrebbe essere ai suoi massimi livelli di operatività per ricostruire e compensare i troppi posti di lavoro cancellati dalla crisi;

6) a non procedere né al licenziamento né alla messa in Cigs dei dipendenti fino alla completa attuazione dei compiti istituzionali e dei progetti in corso;

7) ad assumere le proprie responsabilità nel tavolo tecnico degli azionisti nell'eventualità di rilevare l'intero assetto societario;

8) ad identificare nell'immediato quale sarà il futuro dell'Insar - Iniziative Sardegna, per dare immediata prospettiva ed operatività alle politiche occupazionali e alle politiche attive per il lavoro, necessarie sempre più in questo momento di crisi economica. (61).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Un attimo solo, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Diana, per cortesia, le ho già dato la parola, la prego di svolgere il suo intervento.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Un attimo, un attimo solo!

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, chiedo la parola.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, ho già dato la parola all'onorevole Diana. Su che cosa intende intervenire?

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Vorrei chiedere la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Avevo già dato la parola all'onorevole Diana. Avevamo anche già chiarito che le richieste da parte di chi intende intervenire devono essere fatte prima che sia data la parola. Prego, onorevole Diana.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, allora chiedo io la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. E' presente il suo Capogruppo, per cui lei non la può richiedere, onorevole Diana.

BRUNO (P.D.). La richiedono cinque consiglieri!

PRESIDENTE. In fase di discussione generale la richiesta di verifica del numero legale può essere avanzata solo da due Capigruppo congiuntamente, non da cinque consiglieri.

Prego, onorevole Diana.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Ho capito! Va bene, nonostante tutto grazie, Presidente.

Presidente, gradirei almeno che lei si adoperasse perché si presti un minimo di attenzione!

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto, grazie.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Forse avrebbe fatto bene a disporre dieci minuti ulteriori di sospensione, Presidente.

Per la mozione che discutiamo oggi, relativa alla messa in liquidazione, da parte di Italia Lavoro, della società Insar-Iniziative Sardegna Spa, noi abbiamo richiesto la convocazione straordinaria del Consiglio regionale perché siamo convinti che quella liquidazione, voluta pervicacemente da Italia Lavoro e che la Giunta regionale non ha saputo o voluto contrastare…

Presidente, abbia pazienza, io posso anche rinunciare perché in questa situazione non presento nessuna mozione.

PRESIDENTE. Onorevole Steri, onorevole Ladu, onorevole Petrini, vi prego di stare ai vostri posti. Grazie.

Prego, onorevole Diana.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Dicevo che per la mozione che discutiamo oggi, relativa alla messa in liquidazione da parte di Italia Lavoro della società Insar abbiamo richiesto la convocazione straordinaria del Consiglio regionale, perché siamo convinti che quella liquidazione, voluta pervicacemente da Italia Lavoro, e che la Giunta non ha saputo o voluto contrastare, assuma una valenza che va ben oltre la tutela dei lavoratori che vi operano, che pure vanno tutelati, innanzitutto conservando il loro posto di lavoro.

Perciò, Presidente, assessore La Spisa, non condividiamo affatto la messa in mobilità di alcuni dipendenti e l'avvio delle procedure per la cassa integrazione per un numero più consistente di lavoratori. Tuttavia, come ho appena detto, la liquidazione assume una valenza che va oltre le vicissitudini dei lavoratori: con la liquidazione dell'Insar si priva la Regione dello strumento che, fin dal 1982, ha prima svolto il compito e la funzione di reimpiegare in iniziative imprenditoriali i lavoratori disoccupati e inoccupati della Sardegna, poi via via, in particolare negli ultimi anni, l'Insar ha profuso il proprio impegno nella gestione di importanti progetti rivolti alle categorie più deboli del mercato del lavoro e nella fattispecie, nel febbraio del 2008, gestisce i progetti di inclusione sociale per circa 1.000 lavoratori, il prestito d'onore che interessa circa 2.200 domande per un'assegnazione di circa 31 milioni di euro, i piccoli sussidi e i progetti di eccellenza che hanno coinvolto 20 gruppi di amministrazioni locali, impegnando circa 21 milioni di euro e creando 340 nuove imprese. E' utile ricordare a quest'Aula che questi ultimi due lavori l'Insar li ha avuti aggiudicandosi la gara pubblica di assegnazione di due bandi del POR 2000-2006.

Complessivamente gli interventi che ho testé richiamato hanno prodotto circa 1.700 nuovi occupati e circa 700 nuove imprese. Risultati, a noi pare, certamente importanti, tant'è che sul finire della passata legislatura, in una conferenza stampa, l'Assessore del lavoro, a nome della Giunta, annuncia la disponibilità a raddoppiare le risorse per queste misure al fine di raddoppiare il numero dei beneficiari; impegno che non ci risulta sia stato mantenuto in questa legislatura dall'attuale Giunta. Non va poi sottovalutato che nel corso degli ultimi quindici anni l'Insar è stata protagonista nell'attuazione del programma per l'emersione del sommerso, nei servizi di assistenza tecnica relativa ai bandi per l'imprenditoria femminile, nella ricollocazione al lavoro di 7.000 lavoratori socialmente utili con l'autoimpiego, la progettazione, la partecipazione societaria e gestione di decine di società miste dei servizi pubblici locali. Ha poi gestito, come sappiamo, centinaia di bandi per l'articolo 19 della legge numero 37 del 1998, cioè del Piano straordinario per il lavoro, con la gran parte dei comuni sardi, contribuendo a diffondere la cultura d'impresa e creando la quasi totalità dei 10.000 posti di lavoro posti in essere con quel piano attraverso alcune migliaia di piccole imprese.

Ho voluto richiamare il ruolo e, molto schematicamente, alcune delle cose fatte dall'Insar dal 1982 fino alla fine del 2008 per dire che cosa, in buona sostanza? Per dire che questa società, questo strumento della Regione, il personale di questa società, le professionalità in essa presenti, per le quali la Regione ha investito risorse, hanno contribuito ad attuare la gran parte delle politiche occupazionali della Regione in stretto rapporto con l'Assessorato del lavoro e, negli ultimi anni, anche con le province. Ecco perché, come dicevo all'inizio, la liquidazione di uno strumento straordinario per gestire le politiche occupazionali ha una valenza, ripeto, che va oltre il destino, per quanto importante, dei lavoratori.

Fin qui una faccia dell'Insar, quella più politica, quella che riguarda la sua missione, il ruolo svolto in alcuni lustri della sua attività nelle politiche occupazionali. C'è un'altra faccia, quella relativa agli assetti societari, alla ricapitalizzazione fatta da Italia Lavoro utilizzando risorse di un fondo attribuito all'Insar dalla legge numero 236 del 1993 per la realizzazione delle attività di reimpiego di personale in cassa integrazione straordinaria. Siamo agli inizi del 2001 e la composizione del capitale sociale dell'Insar è la seguente: Italia Lavoro ha una partecipazione di oltre 7 milioni di euro, la Banca di Credito Sardo di poco meno di 75 mila euro, la Fintecna di 670 mila euro, la Ligestra di 670 mila euro, per un totale di 8,5 milioni di euro. La Regione autonoma della Sardegna non aveva allora nessuna partecipazione. Quattro mesi dopo, quindi ad aprile del 2001, in vista tra l'altro dell'imminente ingresso della Regione nel capitale sociale, l'Assemblea dell'Insar provvede, con il solo voto favorevole di Italia Lavoro, a un aumento gratuito di capitale pari a circa 10,5 milioni di euro. Perché gratuito? Perché non sono soldi dei soci, ma risorse assegnate dal Parlamento all'Insar e vincolate all'utilizzo per la reindustrializzazione del Sulcis.

Siamo di fronte a un'operazione vergognosa, sulla quale è doveroso che il Presidente della Regione si impegni a fare chiarezza quanto prima. Siamo di fronte a uno scippo di risorse destinate alla Sardegna, e non è il primo caso, e in particolare al Sulcis. Probabilmente questa parte è materia che può interessare la stessa Procura della Repubblica.

E' utile ricordare che la Regione in quel momento non è ancora socia dell'Insar; entra nel capitale sociale nel dicembre del 2003 e sottoscrive una quota di 7 milioni e 386 mila euro. Pertanto il capitale sociale a quella data è detenuto per il 59 per cento da Italia Lavoro, per lo 0,63 dalla Banca di Credito Sardo, per il 5,66 da Fintecna, per il 5,66 da Ligestra e per il 28,17 dalla Regione. Ovviamente, se non ci fosse stata questa ricapitalizzazione ad opera della Regione, con i soldi del Sulcis, la partecipazione della Regione sarebbe stata del 46 per cento e quella di Italia Lavoro di circa il 44 per cento.

In questa situazione, oltre allo scippo e alla vergogna, la vicenda rischia il grottesco. Infatti, nel febbraio del 2008, il Presidente di Italia Lavoro, Natale Forlani, impone la convocazione straordinaria dell'assemblea Insar per la liquidazione della stessa, a meno che la Regione autonoma della Sardegna - dice Italia Lavoro - non intenda acquistare le sue quote. Siamo, ripeto, nel febbraio del 2008. Per tutta risposta l'allora Presidente della Regione, Soru, comunica al Ministero del lavoro e al Ministero dell'economia - che sono ovviamente, passatemi il termine, i proprietari di Italia Lavoro dai quali essa dipende - di essere disponibile ad acquistare l'intera partecipazione, precisando, per quanto ovvio, che le azioni dovranno essere pagate al prezzo simbolico di un euro, perché rappresentano risorse assegnate agli enti dalle partecipazioni statali (ex Gepi, ENI, IRI, Efim) appositamente per la dotazione di capitale dell'Insar e con il vincolo esclusivo di utilizzarli per i compiti istituzionali in Sardegna. Nel frattempo l'Insar prosegue sulla strada pretesa da Italia Lavoro, tuttavia i suoi amministratori chiedono un parere a un esperto di diritto commerciale, il quale afferma che la liquidazione non si può fare perché esclusa dal vigente sistema normativo. Inoltre l'utilizzo dei fondi per uno scopo diverso da quello voluto dal legislatore costituisce illecito perseguibile penalmente. Nonostante ciò, il 24 aprile del 2008, su imposizione di Italia Lavoro e con parere contrario della Regione, l'assemblea scioglie la società e nomina un liquidatore, con modalità e criteri giudicati illegittimi dallo stesso notaio verbalizzante. Successivamente parte un ricorso al Tribunale a seguito delle dichiarazioni del notaio incaricato, che riferisce dell'impossibilità di omologare l'atto in quanto non sussistono le condizioni richiamate dalla legge. A ottobre del 2008 Italia Lavoro non si dà per vinta e convoca un'altra assemblea straordinaria imponendo una modifica dello statuto che provoca la decadenza dell'intero consiglio di amministrazione e la nomina di un nuovo organo collegiale, che a sua volta ritira il ricorso presentato al Tribunale di Cagliari e convoca una nuova assemblea, da tenersi a Roma presso Italia Lavoro, con all'ordine del giorno il trasferimento della sede dell'Insar da Cagliari a Roma e lo scioglimento dell'Insar stessa. A questo punto, siamo al 22 gennaio 2009, l'assemblea delibera il trasferimento della sede legale a Roma e nomina l'avvocato Grillo quale liquidatore della società. La Regione autonoma della Sardegna, attraverso il Presidente, in quel momento Carlo Mannoni, dichiara lo scioglimento della società, in contrasto con lo statuto della medesima, reiterando nel contempo l'intendimento di acquisire al patrimonio della Regione le partecipazioni detenute da Italia Lavoro e da soggetti terzi. Siamo, ovviamente, nel periodo delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, ma prima delle stesse, l'onorevole La Spisa - mi fa piacere che sia presente - dichiara alla stampa che tutta questa vicenda contraddistingue l'inadeguata azione della Giunta regionale guidata da Renato Soru, che si dimostra incapace di valorizzare e tutelare le professionalità dell'Insar e che il centrodestra da lì a poco avrebbe risolto le cose. E' trascorso un anno e le cose non solo non sono risolte, ma sono persino peggiorate!

Presidente, Assessore, vi chiedo: qual è la situazione attuale e qual è l'intendimento della Giunta regionale relativamente ai processi avviati di mobilità, di cassa integrazione e di ridimensionamento degli organici? Condividete la strategia del liquidatore, che sta di fatto producendo uno smantellamento della società? Siete in questi mesi anche voi intervenuti per chiedere al Governo, ovvero al Ministero dell'economia, al Ministero del lavoro, di acquisire le partecipazioni di Italia Lavoro nell'Insar? E se lo avete fatto, a che prezzo? State chiedendo anche voi di acquisire quella partecipazione al prezzo simbolico di un euro oppure è in corso una trattativa diversa? Vorremmo capire, al momento, qual è lo stato della trattativa e qual è il merito della stessa.

Ancora: secondo voi l'Insar deve trasformarsi, insieme ad altri strumenti, in una nuova società? Se sì, per che cosa e con quali fondi? Lo chiedo visto che probabilmente di fondi non ce ne sono tanti a disposizione e sarebbe utile, invece, per recuperare il capitale di Insar avviare una trattativa forte nei confronti del Governo, il quale dovrebbe licenziare un atto che imponga a Italia Lavoro di trasferire alla Regione, a un prezzo simbolico, la propria quota di partecipazione. E ancora vi chiedo: se state pensando a una società - così come traspare anche da un accordo che avete sottoscritto con le organizzazioni sindacali il 4 febbraio di quest'anno, se non ricordo male -, che ruolo avrà l'Insar, che ruolo avranno le altre società che in questi anni si sono occupate anche di politiche attive del lavoro e che ruolo avranno le province, alle quali è demandato di gestire le politiche del lavoro? Ma vi chiedo anche: qual è il futuro dei lavoratori dell'Insar?

Insomma, assessore La Spisa, presidente Lombardo, stiamo vivendo un momento drammatico: il tasso di occupazione è tornato ai livelli di sei o sette anni fa; il tasso di disoccupazione in questa regione ha superato nuovamente e drammaticamente il 13 per cento; i lavoratori precari sono circa 120 mila su poco più di 400 mila occupati; la disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni, come sappiamo, è la più alta d'Europa, raggiunge quasi il 45 per cento; siamo in assenza di un qualsiasi strumento che faccia promozione industriale, che surroghi le funzioni di un incubatore d'impresa. E' possibile che in una situazione come questa lasciate tutto in mano a un liquidatore, che mi pare non abbia nessuna preoccupazione per l'economia di quest'Isola, non gli diate un indirizzo preciso e non pretendiate di trattare con il Governo per acquisire quelle quote, così come si è fatto negli anni passati? Assessore, le chiedo di darci finalmente una risposta in ordine a queste questioni.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera De Francisci. Ne ha facoltà.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.

DE FRANCISCI (P.d.L.). Grazie, Presidente, sarò molto breve e non utilizzerò tutto il tempo a disposizione.

L'Insar-Iniziative Sardegna S.p.a., come ha ben detto l'onorevole Diana, è stata costituita agli inizi degli anni '80 per il reimpiego dei lavoratori espulsi dalle crisi della prima industrializzazione e dei poli della chimica di base; uno strumento disegnato per quel modello economico, onorevole Diana, per quel mercato del lavoro, oggi completamente cambiato nei processi fondamentali, nelle modalità di funzionamento e di crescita. Oggi le caratteristiche del mercato del lavoro sono molto diverse da quelle di allora: è cambiata l'economia, è cambiata la modalità di creazione del reddito e dell'occupazione, sono diventate più complesse le politiche occupazionali. Nella società complessa di oggi sono richiesti approcci integrati tra le politiche locali, regionali, nazionali ed europee (ieri a tal proposito abbiamo approvato una legge fondamentale); è necessaria una maggiore partecipazione da parte delle imprese, istituzioni e individui; è decisiva una migliore formazione e una gamma di contenuti e di conoscenza superiore al recente passato. Le condizioni di oggi necessitano, dunque, oltre che di nuove politiche economiche e occupazionali, di nuovi strumenti di attuazione delle politiche stesse, adeguatamente innovativi, di qualità e di alta produttività, tanto più in un contesto di grave crisi come quello che sta attraversando l'economia della Sardegna.

L'Insar è stata messa in liquidazione volontaria da parte di Italia Lavoro, l'ha spiegato bene l'onorevole Diana. Che la liquidazione dell'Insar sia illegittima mi sembra un parere quanto meno da approfondire. Il fatto incontrovertibile è che la posizione della Regione Sardegna sia stata oppositiva, e tale posizione non è mutata da parte della Giunta Cappellacci. La Giunta si sta facendo carico di risolvere la complessa questione Insar così come la maggioranza, quando invece la Giunta precedente, dal 2004 al 2008, onorevole Diana, non ha fatto fare nessun passo nella direzione della soluzione del problema, nonostante quello che lei ha appena detto.

Detto questo, tuttavia, tutte le risorse finanziarie assegnate all'Insar dalle leggi nazionali e destinate alla Sardegna per assolvere il reimpiego dei lavoratori sardi dovranno essere nella disponibilità della Sardegna, questo è sicuro, comprese quelle transitate attraverso gli azionisti nazionali, Italia Lavoro e Fintecna, che lei ha citato, compresi, dunque, anche quelle utilizzate da Italia Lavoro e da Fintecna per l'aumento gratuito di capitale, avvenuto nel 2002. L'Insar in questi ultimi anni ha lavorato bene per le politiche occupazionali dei soggetti deboli del mercato del lavoro, col prestito d'onore, con i piccoli sussidi, con la stabilizzazione del lavoratori socialmente utili, con il piano straordinario per il lavoro.

Le professionalità distintive che lavorano in Insar potranno essere ben impiegate in un nuovo strumento disegnato per l'intero mercato del lavoro, integrato con province, imprese, politiche regionali che stiamo mettendo in campo, che l'assessore La Spisa sta mettendo in campo. Abbiamo bisogno, tuttavia, di una struttura efficiente, professionale, disegnata per le complessità dell'economia di oggi, trasparente, onorevole Diana, competitiva e sostenibile nei costi di funzionamento; una struttura, un'agenzia, così come è nelle intenzioni della Giunta Cappellacci, dove chi ci lavora ci lavori per merito e non per clientela. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gavino Manca. Ne ha facoltà.

MANCA GAVINO (P.D.). Signora Presidente, colleghi, signor Assessore, io penso che l'illustrazione della mozione fatta dall'onorevole Giampaolo Diana sia stata assolutamente esaustiva e abbia evidenziato in maniera chiara la situazione che vive l'Insar in questo momento. Penso, però, che sarebbe opportuno aggiungere alcuni elementi che certamente saranno utili all'Assessore nella replica, nelle sue considerazioni finali. Noi abbiamo avuto modo di parlare personalmente di questo problema con l'Assessore, che in verità si è sempre mostrato molto disponibile a trovare una soluzione anche rispetto alle prospettive da mettere in campo, che citava poco fa l'onorevole De Francisci.

Occorre, però, fare chiarezza, occorre capire come sia possibile che, in questo momento di grave situazione economica che attraversa la nostra Regione, un ente di totale proprietà pubblica metta in cassa integrazione i dipendenti pur disponendo di risorse per avviare iniziative che andrebbero a beneficio non soli dei dipendenti, ma sicuramente anche delle nostre imprese e dell'intera regione. Corrisponde al vero, e sicuramente l'Assessore lo sa, che nelle casse dell'Insar ci siano residui passivi che avrebbero consentito di far ripartire i bandi, che erano stati sospesi, per far fronte alle richieste di finanziamento fatte dalle imprese.

Questo è solo uno degli elementi. Io trovo, però, quantomeno singolare che nello stesso periodo in cui i sindacati, il liquidatore, l'assessore Manca (sarebbe stato opportuno che l'Assessore fosse oggi in Aula perché credo che proprio lui stia seguendo direttamente tutto il processo di liquidazione) intrattengono i contatti in merito alla decisione di messa in cassa integrazione degli impiegati e licenziamento dei dirigenti dell'Insar, Italia Lavoro stipuli una convenzione con la Regione autonoma della Sardegna. La Regione, infatti, ha aderito al progetto AR.CO., ovvero al Programma di sviluppo del territorio per la crescita dell'occupazione, che prevede contributi finalizzati all'inserimento occupazionale e contributi destinati all'assistenza tecnica/consulenza specialistica a favore delle micro imprese. Attualmente la Regione ha aderito anche al programma nazionale e cofinanzia gli incrementi dell'importo dei bonus occupazionali e degli incentivi per l'assistenza tecnica e la consulenza specialistica a favore delle imprese. Il programma sarà attuato in Sardegna da Italia Lavoro, che aveva l'opportunità di utilizzare l'Insar come strumento operativo e che invece l'ha messa in liquidazione. Mi sembra un controsenso, cioè la Regione autonoma della Sardegna stipula una convenzione con Italia Lavoro nel momento in cui questa mette in liquidazione l'Insar, che è il suo braccio operativo. Cito come esempio la Sicilia: l'Insar Sicilia, che è di proprietà per il 51 per cento della Regione siciliana e per la restante quota di Italia Lavoro, sarà la società che darà gambe a questo progetto a livello nazionale. Ecco, in questo momento, secondo me, noi siamo assolutamente in contraddizione in queste scelte e quanto meno occorre fare chiarezza.

Io capisco le difficoltà, capisco i ragionamenti su una rivisitazione di quello che fanno l'Insar e tutte le società anche a partecipazione regionale su questi problemi, però penso, Assessore, che sarebbe stato doveroso da parte della Regione intervenire, perché sembra quasi che si confrontino due entità istituzionali diverse, con una maggioranza politica a livello regionale diversa da quella che governa in questo momento lo Stato italiano. Sappiamo che non è esattamente così, sappiamo che si poteva interagire meglio e che Italia Lavoro, società totalmente pubblica, avrebbe avuto necessità di un indirizzo più chiaro, considerato che in questo momento in una regione in difficoltà come la nostra anche soltanto pensare di mettere in cassa integrazione le 24 unità lavorative che operano nell'Insar è una cosa assolutamente inadeguata.

Assessore, io penso che il ragionamento che abbiamo fatto parlando personalmente di questo problema, ma anche ciò a cui si riferiva l'onorevole De Francisci rappresentino una prospettiva importante e vadano fatti tutti gli sforzi affinché chi è stato messo in cassa integrazione e chi, in base al programma, sarà messo a fine giugno in cassa integrazione venga reintegrato per poter portare avanti quei progetti, per spendere i residui di cui Italia Lavoro dispone.

Ci sono senz'altro problemi giuridici dovuti al fatto che la società Insar è in liquidazione, penso però che la volontà politica possa superare queste difficoltà. A tal fine è importante dare risposta a tutta la serie di quesiti posti dall'onorevole Diana, perché questa vicenda non può passare sotto silenzio. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, signor Assessore, cari colleghi, sulla carta la società Italia Lavoro è un ente pubblico, come ha accertato la Corte costituzionale con sentenza numero 363 del 2003, in ragione della totale partecipazione pubblica, dei poteri di indirizzo spettanti agli organi di governo e della funzione pubblica che l'ente è chiamato a perseguire. Funzioni che sono oggi, alla luce della grave crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando in questi anni, fondamentali trattandosi di politiche attive di sostegno del lavoro e dell'occupazione, di politiche di tutela dei lavoratori, di competenze in materia di politica sociale e previdenziale sotto la direzione del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.

Tra i suoi compiti, secondo quanto stabilito dal decreto interministeriale del Ministero del tesoro e del Ministero del lavoro del 21 maggio 1998, vi è quello di fornire un supporto specifico agli enti locali al fine di attuare interventi di politiche attive per il lavoro. Sulla carta sono belle parole, nella pratica il discorso è diverso, lo sanno bene i 31 dipendenti dell'Insar che sono scesi in piazza per protestare contro la messa in liquidazione della società voluta a tutti i costi dalla direzione generale di Italia Lavoro con mezzi apparentemente legittimi alcuni, altri elusivi. Non si capisce questo accanimento verso l'Insar e il volerla metterla a tutti i costi in liquidazione, nonostante la Regione abbia più volte chiesto di acquisire la totale partecipazione azionaria della società. La domanda da farsi è: chi ci guadagna? Che fine farà il capitale residuo di liquidazione attiva, se ce ne sarà?

Finisci la telefonata, collega Salis, per cortesia!

Non dimentichiamo che l'aumento di capitale sociale a titolo gratuito è stato effettuato prima dell'ingresso in quota societaria della Regione Sardegna e sembrerebbe un modo per modificare fittiziamente le quote di capitale affinché la Regione desistesse dall'ingresso in società. L'Insar svolge per la Sardegna un ruolo fondamentale, un ruolo che consente ai lavoratori appartenenti alle fasce deboli della società, come gli ultraquarantacinquenni che hanno perso il lavoro, le donne, gli ex tossicodipendenti, ex carcerati, di avere un posto di lavoro che altrimenti con le regole spietate del mercato non troverebbero mai, dunque un vero lavoro socialmente utile, lavoro di inserimento, di inclusione e di deprecarizzazione che permetterebbe a coloro che soffrono di inserirsi nella società e di superare lo stato del trauma, sia esso psicologico o esistenziale.

E' assurdo che un ente pubblico, Italia Lavoro, che si occupa di porre un freno alla disoccupazione, faccia di tutto per liquidare un ente che cerca per quanto possibile di raggiungere tale obiettivo.

A che cosa serve, Presidente, questo concilio? Secondo me è una rapsodia di nonsenso. E' come il velo, nascondimento e svelamento, esatto.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Ben Amara.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Posso anche rinunciare, comunque.

PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Ben Amara.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' una politica insensata, considerando anche che lo scioglimento anticipato della società e la sua messa in liquidazione per volontà dei soci è in contrasto con quanto previsto dallo statuto dell'ente.

Non può pertanto considerarsi positivo il fatto che l'Assessore del lavoro abbia firmato il verbale di accordo che prevede il completamento della procedura di messa in mobilità di 3 dipendenti e l'avvio della procedura per la concessione del trattamento di cassa integrazione straordinaria per altri 11 dipendenti. Non è ammissibile perché frutto di un'azione prepotente e illegittima di Italia Lavoro e dato che, secondo quanto appreso dalla stampa, le parti si sono impegnate a istituire un tavolo di lavoro per trovare delle possibili soluzioni per rivitalizzare la società, e il primo incontro è previsto per metà luglio.

Chiedo all'Assessore e alla Giunta di farsi valere, di essere determinati per impedire la messa in liquidazione dell'Insar e ottenere la sua acquisizione alla Regione Sardegna in modo da salvare i posti di lavoro dei dipendenti e continuare a fargli svolgere le sue funzioni, che sono fondamentali. Non possiamo permetterci, con tutti i posti di lavoro che sono andati perduti in Sardegna, di subire questo smacco vergognoso. Mi fermo qui.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, io vorrei tentare di fare un ragionamento che parte dalla mozione, ma che si estende al tema di maggiore attualità che abbiamo di fronte, cioè come si attrezza l'Amministrazione regionale, come si attrezza il Consiglio regionale della Sardegna per affrontare gli effetti devastanti di una crisi profonda che colpisce l'occupazione, colpisce il sistema, colpisce l'attività produttiva di questa nostra Regione, colpisce i consumi, quindi la condizione di vita delle nostre famiglie, dei cittadini, e incrementa fenomeni preoccupanti come quelli delle vecchie e nuove povertà.

Come ci si attrezza, perché abbiamo gli strumenti principali in materia di politiche del lavoro che, allo stato, non godono del massimo della salute possibile. Io faccio riferimento a una legge che noi tutti conosciamo, perché l'abbiamo approvata, fra l'altro, a larghissima maggioranza in quest'Aula nella precedente legislatura, la legge numero 20 del 2005. Sono passati più di cinque anni e mezzo e questa legge non è ancora attuata. Gli organi collegiali di governo delle politiche del lavoro, istituzionali e sociali non sono stati costituiti; il regolamento di funzionamento dell'Agenzia regionale del lavoro non è mai stato presentato alla Commissione competente per la sua valutazione e poi al Consiglio per la definitiva approvazione; l'utilizzo dei fondi che abbiamo stanziato in questo campo è a rilento, spesso costituisce una voce significativa dei residui passivi e si trascina di anno in anno. Il sistema delle società pubbliche, in genere nate a livello centrale, quindi emanazione dello Stato, è stato smantellato. Questo riguarda Sviluppo Italia e altre realtà, ma riguarda anche l'Insar. E l'Insar, badate, nasce in Sardegna proprio per svolgere la missione di cui noi oggi abbiamo assolutamente bisogno, cioè come reinserire nel sistema del lavoro, nel mercato del lavoro, coloro che perdono il lavoro. Su questo terreno l'Insar ha maturato un'esperienza significativa, anche qualità professionali alte; è un soggetto che ha saputo trasformarsi positivamente da strumento finalizzato principalmente alla reindustrializzazione a soggetto che si occupa anche, se non prioritariamente, di politiche del lavoro. Ma l'Insar, l'Agenzia regionale del lavoro, Sviluppo Italia e quant'altri rappresentano anche un sistema; ognuno di essi ha una ragione sociale diversa, una condizione di operatività diversa. Si tratta di soggetti che non sono in competizione tra loro, ma che hanno il carattere della complementarietà e quindi possono svolgere al meglio, in cooperazione, le funzioni per le quali sono nati. L'Insar è un soggetto che noi abbiamo provveduto non solo a capitalizzare, ma anche a sostenere nella sua attività, individuandolo come uno dei principali destinatari degli interventi regionali in materia di politiche del lavoro e di reindustrializzazione.

Quindi che cosa dobbiamo chiedere l'Assessore lo sa benissimo, ma lo ripeto: dobbiamo chiedere al principale azionista, che è lo Stato, il Governo, di stabilire un prezzo simbolico per l'immediato trasferimento della partecipazione statale alla Regione. Dobbiamo chiedere questo perché l'Insar può diventare, in un quadro attuato e rivisitato degli strumenti di intervento in materia di politiche del lavoro e, diciamo, di incubazione di impresa, di attivazione di nuove iniziative, uno strumento assolutamente utile.

Non mi voglio trattenere molto nella discussione e il mio intervento direi che può anche terminare qua, Assessore, perché penso che questo sia uno degli argomenti che noi dobbiamo affrontare con urgenza nel quadro della manovra correttiva che il Consiglio regionale deve licenziare; manovra che deve essere licenziata con estrema urgenza e che deve essere considerata dalla Giunta regionale, dalla maggioranza, sicuramente anche da noi, non solo urgente, ma anche capace di contenere elementi di prospettiva, cioè di anticipare altre ipotesi di lavoro che si devono poi concretizzare nella manovra di bilancio annuale e pluriennale 2011-2014. Questo perché la riduzione del gettito, prevalentemente dovuta alla contrazione dei consumi, piuttosto che solo esclusivamente alla contrazione comunque pesante anche dei salari e delle retribuzioni, ci impone un cambio di passo, un'attenzione diversa, l'individuazione di priorità più chiare, e impone anche un'operatività, da parte dell'Amministrazione regionale nel suo complesso e di tutti i soggetti che concorrono alla realizzazione delle politiche che vengono definite, assolutamente all'altezza del momento.

Voglio portare un esempio, perché attiene a un qualcosa che mi procura un senso di fastidio, quasi di ribellione nei confronti dell'Istituzione: per un contributo di 30 mila euro per la casa museo di Antonio Gramsci a Ghilarza abbiamo fatto una norma che dice che basta un'autocertificazione che attesti, tramite rappresentante legale, che quel contributo è stato usato per le finalità che la legge ha stabilito. Ebbene, quel contributo sta impegnando interi uffici dell'Amministrazione, che mandano lettere e controlettere e minacciano sistematicamente controlli a tappeto su questa casa museo di Ghilarza. E anziché moduli per l'autocertificazione, inviano moduli per la definizione di un rendiconto, quindi tornando indietro rispetto alla legge. Nel contempo abbiamo un'Amministrazione che, attraverso il silenzio-assenso e l'autocertificazione, consente la costruzione di grattacieli! Allora bisogna essere congrui: se una cosa vale per il grattacielo facciamola valere anche per le politiche del lavoro, per le iniziative che vanno a incidere sulla difficile condizione della nostra società.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, mi è parso di capire che una collega, credo la collega De Francisci, abbia posto un dubbio sull'illegittimità della messa in liquidazione dell'Insar. Ma la minaccia di messa in liquidazione dell'Insar è la metafora di una stagione lunga di subalternità della politica sarda, che ha liquidato un'autonomia a responsabilità limitata, inadeguata sin dalla nascita. Per dirla con le parole di Emilio Lussu: il miagolio di un gatto, non già il ruggito di un leone.

La messa in liquidazione dell'Insar equivale a un'ammissione di fallimento di un'intera classe dirigente, sorda ai problemi posti dal mondo del lavoro e muta nei palazzi del potere romano, che nega ai sardi pari opportunità in materia energetica, trasporti e credito, sovraccaricandoli di balzelli non più tollerabili. Di tale patologia soffre ancora la classe politica sarda, che parla e ha parlato in quest'Aula, in diverse occasioni, di popolo, di nazione, di sovranità, ma è immobile quando i padroni d'oltremare decretano la negazione del lavoro alla nostra gente. Ma un popolo che ha coscienza di essere nazione e che è determinato a esercitare la sovranità che gli compete per diritto naturale non può essere liquidato né da una telefonata della cricca di turno né dalla delibera di un consiglio di amministrazione che esercita abusivamente il controllo azionario dell'Insar. In liquidazione dobbiamo mandare lo stato di dipendenza economica, politica e sociale di cui soffre la Sardegna, presentando il conto per gli ultimi centocinquant'anni allo Stato italiano. Questo è il messaggio che io percepisco dalla grande maggioranza dei sardi, che con lo sciopero del voto alle ultime elezioni amministrative ci dice che la politica sarda è da rifondare, chi deppi ponni ciorbeddu po sa Sardigna e po is sardus.

Questa Giunta ci deve comunicare quali sono le strategie per fronteggiare la messa in liquidazione dell'Insar e come intende affrontare il dramma occupazionale in generale. Questa è una Giunta che ha molte capacità: ha avuto, per esempio, la capacità di stanziare 25 milioni di euro da destinare agli oratori. Una delle tante opere di bene compiute. Questa è anche la dimostrazione di come questa Giunta sia capace di trovare soluzioni quando vuole. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Rinuncio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, intervengo in questa discussione per provare a capire se un tema come questo - mi rivolgo agli Assessori presenti, all'assessore La Spisa in particolare, ma anche ai colleghi della maggioranza - possa vederci, come accade purtroppo assai di rado in quest'Aula, superare gli steccati e ragionare insieme per affrontare un problema che credo riguardi tutti; riguarda certamente il destino dei dipendenti Insar, ma riguarda anche uno strumento che può essere utile per le politiche di sviluppo della Sardegna.

Assessore, a me sembra che qui si pongano due temi, uno dei quali è legato al capitale sociale dell'Insar, sul quale ha espresso molto efficacemente il suo punto di vista l'onorevole Giampaolo Diana. E' un capitale che in qualche modo ci appartiene, perché deriva in parte da fondi per lo sviluppo del Mezzogiorno e in parte addirittura, con un aumento di capitale che consideriamo improprio, da fondi destinati al reimpiego del personale in cassa integrazione in zone, come quella del Sulcis, che andavano incontro a un processo di reindustrializzazione. Quindi c'è un capitale che in qualche modo riteniamo nostro e che, secondo noi, dovrebbe essere trasferito, a titolo gratuito, alla Regione, e c'è un patrimonio di competenze che non sono incarnate nello strumento - mi rivolgo all'onorevole De Francisci -, al quale non siamo affezionati.

Assessore, le prometto di essere breve, mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza. Capisco che, purtroppo, questa discussione non appassioni, ma dovrebbe invece appassionare perché quando parliamo di strumenti per il lavoro in una situazione di crisi economica e sociale gravissima come quella che attraversano il nostro Paese e la Sardegna, credo che l'attenzione dovrebbe essere più alta di quella che sta dimostrando l'Aula questa mattina.

Dicevo, Assessore, che c'è comunque un patrimonio di competenze all'interno dell'Insar che deriva non tanto dalla missione istitutiva della società, quanto da quello che essa ha fatto nel tempo. Abbiamo parlato di prestito d'onore, abbiamo parlato di sussidi, abbiamo parlato di strumenti anche attuali e moderni che l'Insar attraverso bandi e affidamenti ha gestito in questi anni. Allora la domanda che noi le poniamo, Assessore, non è una difesa d'ufficio dell'esistente, non è una difesa della scatola, non è nemmeno una critica a tutto campo. La domanda vera che noi le poniamo è se in qualche circostanza, per esempio in questa, intendiamo farci sentire nei rapporti con lo Stato e rivendicare quello che è nostro, come il capitale dell'Insar, e se partendo magari da questa esperienza e anche dalle competenze sviluppate all'interno dell'Insar, intendiamo procedere nella creazione di uno strumento per le politiche del lavoro che magari ricomprenda l'Agenzia del lavoro e altri strumenti organizzativi che devono affrontare questo tema assolutamente importante per la coesione sociale e per assistere chi soffre di più in questo momento di crisi.

Quindi, Assessore, la vera domanda che le rivolgiamo non è volta a stabilire chi ha fatto meglio o chi ha fatto peggio e se noi, quando governavamo, abbiamo ottenuto quello che dovevamo ottenere, ma a capire se ci sono in quest'Aula dei punti di contatto che ci possano portare, per esempio, ad approvare un ordine del giorno unitario - perché questo deve essere l'auspicio, al di là delle divisioni di parte - finalizzato a rivendicare con forza dallo Stato l'acquisizione al patrimonio della Regione dei 26 milioni di euro del capitale sociale Insar. Questo è un capitale che va speso per interventi di politiche del lavoro, per creare strumenti che possano assistere le imprese in crisi anche nel segno della modernità, anche nel segno di interventi che certamente vedano partecipi, in maniera non passiva, il capitale privato. Il comune auspicio deve essere che il capitale e le professionalità dell'Insar possano essere, per esempio, ricompresi in un nuovo strumento più agile, più efficiente, meno legato alle clientele passate, attraverso il quale ci impegniamo tutti a privilegiare competenze e professionalità adeguate ai tempi e alle sfide dell'oggi.

Ecco, le chiedo, Assessore, di rispondere alla sostanza della mozione presentata dall'onorevole Diana, che non è conservativa, ma è volta a capire almeno in quest'ambito che cosa intendete fare. Lei sa che noi spesso rivolgiamo alla maggioranza la critica di non avere un'idea per la Sardegna, di non portare in Aula disegni di legge concernenti riforme organiche, di andare avanti con leggine, con rattoppi, affrontando piccole emergenze, ma senza chiarire un percorso. Non siete capaci di indicare un percorso, non avete un'idea di Sardegna, non avete in mente un modello di sviluppo, allora cominciamo almeno dalle piccole cose. Forse su cose come queste, che non sono piccole o almeno possono sembrare piccole per la semplicità degli strumenti cui si riferiscono, ma sono grandi nell'impatto che possono avere sul nostro sistema economico, ce la potete fare e noi vi aiuteremo, perché quando si tratta di aiutare la Sardegna o di fare cose utili noi ci siamo sempre. La nostra preoccupazione sale quando non ci siete, quando non difendete gli interessi della Sardegna nei confronti dello Stato, per esempio sui fondi per le infrastrutture oppure sui tagli, come quelli molto pesanti che lei ha annunciato e che avverranno non solo per effetto del calo del gettito fiscale, e che quindi ci porteranno a ridimensionare il nostro bilancio, ma anche perché la manovra finanziaria dello Stato vuole far pagare agli enti locali e alle Regioni il costo di disastri che certamente essi non hanno determinato.

Assessore, l'auspicio che formulo è che anche sulla base della sua risposta ci sia spazio per un ordine del giorno in cui insieme rivendichiamo dallo Stato la possibilità di acquisire l'Insar a titolo simbolico, gratuito o semigratuito, e partendo anche da quelle competenze di creare uno strumento che racchiuda gli altri strumenti, a cominciare dall'Agenzia del lavoro, per far sì che la Regione possa dotarsi di una struttura specializzata, una sorta di Sardegna lavoro che possa dare le risposte che certamente in questo settore vanno date alla crisi, all'emergenza, a chi soffre, per il rilancio delle politiche sociali e delle politiche per il lavoro nella nostra regione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Io vorrei senz'altro, a nome della Giunta, cogliere l'occasione di questa mozione per fare il punto della situazione e consentire a tutto il Consiglio regionale di acquisire piena conoscenza dello stato del percorso che, lo voglio dire subito, fin dai primi giorni di avvio della legislatura e di questa esperienza di governo la Giunta regionale aveva indicato come obiettivo finale, anche in seguito alla polemica scoppiata proprio nel periodo preelettorale (fine 2008 inizio 2009), che aveva visto tutti rivendicare da parte dello Stato un passo indietro rispetto alla decisione di mettere l'Insar in liquidazione. Da subito, quindi, l'obiettivo individuato dalla Giunta regionale è stato quello di recuperare Insar dall'attuale situazione di liquidazione non semplicemente per un'operazione di salvaguardia dei posti di lavoro, pur legittima, ma soprattutto per una chiara volontà di poter disporre di uno strumento di politica attiva del lavoro, dal momento che ci troviamo ad affrontare continuamente vicende difficili, soprattutto riguardo alla crisi industriale e comunque complessivamente alla carenza di occupazione, senza avere strumenti adeguati. Poi potremmo discutere pper giorni su quale sia stata l'evoluzione dell'Agenzia del lavoro, che in fondo doveva avere esattamente questo ruolo che credo tutti riconosciamo solo in parte svolge. Questo per dare un giudizio molto benevolo.

E' inutile fare polemiche rispetto a un passato che è addirittura forse un trapassato remoto, però oggi ci troviamo in questa situazione. Quando affrontiamo una situazione di crisi industriale abbiamo alcuni strumenti (agenzie, società in house) che ci danno un ottimo supporto sul piano della consulenza e dell'approfondimento dei temi, per esempio sul versante finanziario, sulla partecipazione alle azioni di sviluppo. Non abbiamo invece a disposizione uno strumento agile per la Regione che sia utile nel porre in essere azioni di sostegno al reimpiego, di scouting rispetto a possibili percorsi di reindustrializzazione; uno strumento che sia cioè utile per dare nuove opportunità di lavoro utilizzando tutti gli strumenti finanziari che possono essere a disposizione, di livello regionale o nazionale.

Quindi l'intenzione della Giunta, da subito, ma questo è negli atti e nei fatti che si sono realizzati in questi mesi, è stata quella di concludere la liquidazione dell'Insar per arrivare ad avere una società in house - mi limiterei a questa formulazione, quindi non alla creazione di un'ulteriore agenzia - sotto il controllo della Regione, che possa essere utilizzata per queste finalità. La scelta è tra una società in house totalmente sotto il controllo della Regione o una società comunque pubblica che possa essere definita in house, ma che veda ancora la presenza del Governo italiano attraverso Italia Lavoro come strumento, non dimentichiamolo, che è a disposizione per le stesse finalità di politica attiva del lavoro. Questa è la valutazione di fronte alla quale ci siamo trovati in un confronto che si è avviato immediatamente con il Governo e in particolare con il Ministero del welfare.

Per dire dove stiamo andando, voglio fare una precisazione sull'attuale assetto azionario dell'Insar. E' stato già detto, ma lo ricordo per tutti: oltre il 59 per cento della partecipazione di controllo la detiene Italia Lavoro, mentre la Regione Sardegna ne detiene circa il 28 per cento, attraverso un ingresso nel capitale sociale avvenuto nel 2003, successivamente, com'è stato correttamente osservato, a un aumento di capitale fatto - noi potremmo dirlo - in maniera quanto meno avventurosa, utilizzando cioè risorse a riserva, per un incremento gratuito di capitale che ha evidentemente rafforzato la posizione di Italia Lavoro e degli altri soci. Sottolineo che Italia Lavoro non ha completato l'operazione, cioè non ha iscritto nel proprio bilancio la quota di capitale incrementata, ma ne ha mantenuto il valore iniziale. Questo è un indizio interessante che ci può permettere, tra l'altro, di arrivare alla soluzione che poi vorrei illustrare. Fintecna, invece, anche nel proprio bilancio, quindi nel proprio patrimonio, ha registrato in aumento la quota di capitale acquistata e incrementata di valore attraverso quella operazione scorretta.

Cosa si è pensato di fare e a cosa si sta lavorando? Si sta lavorando all'ipotesi di arrivare ad avere una società in house. L'orientamento è quello di tenere il rapporto con Italia Lavoro, che ci può essere utile, utilissimo, nel senso che Italia Lavoro è un vettore di risorse finanziarie sulle politiche attive del lavoro nazionali che possono essere, in qualche modo, unificate rispetto a una nostra società in house di cui faccia parte Italia Lavoro. Questa è la valutazione che, io credo, realisticamente si può fare e non dipende evidentemente da una valutazione politica rispetto a chi oggi è al Ministero del lavoro, ma è una valutazione che può valere in prospettiva e per sempre. Come si può arrivare a questo scopo? Voi dite: "Insistendo sulla richiesta fatta dalla precedente Giunta di costringere il Governo a venderci le quote di Italia Lavoro al prezzo simbolico di un euro". Tutto è possibile a questo mondo, io vi inviterei a provarci con la persona che ho incontrato ieri o, se volete, quando cambierà il Governo nazionale, con la persona che al Ministero dell'economia, che detiene la quota maggioritaria e governa le finanze della Regione, vi confrontavate voi. Cioè, si può anche tentare questa strada, ma è lunghissima e non ci permetterebbe di arrivare rapidamente a una soluzione. Mi sembra che invece sia possibile un'altra cosa, ed è quello che stiamo cercando di fare operativamente, non restando assolutamente con le mani in mano, e cioè concludere un accordo con il Governo (sul piano politico l'accordo è ormai già raggiunto, si tratta solo di firmarlo) che porti a considerare sia da parte della Regione, anche se non è necessario, ma soprattutto da parte di Italia Lavoro non più disponibili quelle risorse che erano state mandate al capitale sociale con un aumento gratuito, utilizzando riserve finanziarie. Anzi, nel momento in cui la liquidazione si completerà, l'accordo prevede che la quota di capitale detenuta da Italia Lavoro scenda dall'attuale 59 per cento a una posizione minoritaria che arriverà al massimo al 45 per cento. In questo modo la quota attualmente detenuta dalla Regione Sardegna, che è stata acquisita nel 2003, quindi non con un aumento artificioso del proprio azionariato riprenderebbe quota e arriverebbe intorno al 50 per cento. L'azione si completerebbe con l'acquisizione delle azioni detenute da Fintecna, Ligestra e Banca di Credito Sardo (che le ha ereditate dalla Banca CIS) per il valore antecedente all'aumento di capitale.

Questo è il punto su cui ancora stiamo lavorando. Siamo in attesa di una risposta da parte del Ministero, che riteniamo possa essere positiva. L'aspettiamo nell'arco di poche settimane e se questo avverrà potremo avere la maggioranza dell'Insar, al 55 per cento, e potremo gestirla in collaborazione con il Ministero e la sua agenzia, che è Italia Lavoro, per fare politiche del lavoro positive con risorse finanziarie che attingano non solo al bilancio regionale, ma anche a quello dello Stato. Si arriverebbe, quindi, a un controllo di maggioranza della società con un rapporto forte col Governo, che speriamo possa essere produttivo, con la spesa di 1 milione 500 mila euro, che sarebbe il costo di acquisto di quelle quote residue al valore antecedente l'aumento artificioso di capitale fatto nel 2001.

Un ultimo dato: nei confronti dei lavoratori si è avuto un atteggiamento di grande comprensione, però, attenzione, se - come qualcuno di voi giustamente ha detto - vogliamo uno strumento agile che serva per fare politiche del lavoro, credo che a nessuno interessi avere un'Insar con l'assetto organico che aveva all'inizio della liquidazione che, vi ricordo, era di 22 dipendenti e 7 dirigenti! Sette dirigenti per 22 dipendenti! Credo che non sia il massimo esempio di efficienza e utilizzo appropriato delle risorse. E' uno di quei cattivi esempi che ci espongono alle critiche dello Stato quando poi stila le classifiche fra Regioni virtuose e Regioni non virtuose, fra Regioni ricche e Regioni povere. Credo che a queste cose occorra unitariamente mettere mano per ripristinare una situazione ragionevole. E la situazione ragionevole può essere quella che abbiamo cercato di disegnare, cioè l'acquisizione al patrimonio della Regione di una società che dovrebbe avere, alla fine, questo assetto: 18 dipendenti e 1 o al massimo 2 dirigenti. Credo che 3 dipendenti, in seguito a un accordo, siano comunque in fase di accompagnamento alla pensione. Diciotto dipendenti evidentemente possono essere una risorsa preziosa da valorizzare, accrescendone la professionalità, per fare politiche del lavoro e quindi avere uno strumento agile ed efficiente che possa essere utile per sempre per la Regione Sardegna.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Abbiamo tutti, ovviamente, ascoltato l'assessore La Spisa. Noi abbiamo concluso la mozione impegnando il Presidente della Regione su determinati punti, alcuni dei quali sono stati ripresi adesso dall'Assessore della programmazione. Nessuno è certamente in grado di dire oggi se la strada perseguita finora - io credo legittimamente -, quella cioè di pretendere dal Ministero dell'economia e dal Ministero del lavoro la cessione delle quote societarie alla cifra simbolica di un euro, sarà proficua. Poi, è vero, nessuno ci è riuscito, è un dato inconfutabile.

Ora voi avete in atto una trattativa alla quale guardiamo ovviamente con grande rispetto, non è questo in discussione. Lei, Assessore, però, diceva: "Noi stiamo tentando, proprio perché riteniamo l'altra strada difficilmente perseguibile, se non altro per l'esperienza che abbiamo maturato finora, di proporre un accordo ai due Ministeri interessati, quindi a Italia Lavoro, perché abbiamo interesse a mantenere con essa un rapporto corretto". Io condivido quest'ultima valutazione, cioè che per noi è importante mantenere un rapporto corretto con Italia Lavoro, per le ragioni che lei ha testé richiamato. Cerchiamo di raggiungere un accordo, facendo che cosa? Considerando i 10,5 milioni di euro di ricapitalizzazione avvenuta nell'aprile del 2001 che, ricordo, sono iscritti in bilancio e sono risorse che Italia Lavoro non poteva assolutamente utilizzare, io insisto su questo aspetto, confortato dalle cose che ha detto l'assessore La Spisa rispetto a una ricapitalizzazione perlomeno discutibile. Non voglio andare oltre.

Allora lo dico banalmente, perdonatemi, noi siamo in presenza di un atteggiamento arrogante, tracotante, tutto quel che vogliamo, non corretto - sono d'accordo con lei - di Italia Lavoro, che utilizza risorse destinate al reimpiego attraverso la reindustrializzazione, cioè risorse destinate dallo Stato, dal Parlamento, che passano attraverso l'Insar per essere utilizzate per quella finalità. Italia Lavoro di fatto distrae risorse, cioè utilizza per la ricapitalizzazione risorse che non può utilizzare. La nostra proposta qual è, ovvero la proposta della Giunta? C'è questo dato: siccome ho capito che tu, Stato, non vuoi cedere gratuitamente o a un prezzo simbolico le tue quote… Ma quali sono queste quote, assessore La Spisa? Anche le altre risorse sono comunque risorse provenienti dalle ex partecipazioni statali, ex Gepi, IRI, eccetera, sempre destinate per quella finalità precisa, oltre alle risorse della singolare ricapitalizzazione. Allora qual è l'oggetto della trattativa? Non ho capito qual è il meccanismo, Assessore, può darsi che sia un limite mio, quindi il problema è risolto, ma poiché parliamo di somme iscritte a bilancio come si fa a non tenerne conto?

(Interruzione dell'assessore La Spisa)

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Erano già riservate per quella finalità, erano già un fondo di riserva per quella finalità, Giorgio. Si fa il percorso inverso, vabbè. A quel punto è chiaro, la situazione delle quote porta ovviamente, come dice la mozione, a una partecipazione della Regione maggiore di quella altrui. Bene, può essere una strada, per carità, vediamo un po' se nel giro di poche settimane si arriva a una soluzione di questa natura.

C'è un altro aspetto, Assessore, e pur comprendendo, per carità, l'intendimento lei non ci ha spiegato esattamente cosa c'è all'interno di questo intendimento. E' indubbio che l'Insar-Iniziative Sardegna Spa in questi anni ha svolto un ruolo importante, secondo noi. Alcuni di voi pensano, per carità, legittimamente, che gli organici siano sovradimensionati, probabilmente, come diceva l'onorevole De Francisci, anche con qualche clientela. Non lo so, non mi interessa, io so che questo strumento ha funzionato. Se andiamo a vedere il conto economico degli ultimi anni troviamo qualche sorpresa. Non siamo di fronte a un conto economico negativo, in rosso, anzi è l'esatto contrario. Entro i tempi di discussione di una mozione è difficile soffermarsi su tutto, però vi invito a rivedere il conto economico. Probabilmente quell'esame potrebbe indurvi se non altro a qualche ripensamento.

Ma andiamo oltre questo. Voi parlate di una nuova agenzia, diceva l'onorevole De Francisci, o di una società in house, diceva l'Assessore. Quale che sia non è questo il problema. Io vorrei capire, noi vorremmo capire non tanto qual è la personalità giuridica del nuovo soggetto o del nuovo strumento, ma qual è la sua missione, perché, onorevole La Spisa, lei sa bene almeno quanto me, che se ha in mano una liquidazione finalizzata anche alla creazione di un nuovo strumento con caratteristiche più rispondenti alle esigenze attuali… Comprendiamo e sappiamo perfettamente che il mercato del lavoro e la crisi drammatica che investe l'economia del Paese e di questa regione necessitano di strumenti che non abbiamo. Ne avevamo uno che bene o male svolgeva un ruolo, lo abbiamo massacrato! Perché lo abbiamo massacrato? Io avrei capito, invece, una proposta della Giunta regionale che di fronte a uno strumento che non è sufficiente per affrontare la drammaticità della crisi, come diceva lei, onorevole La Spisa, si pone l'obiettivo di creare un nuovo strumento all'interno del quale recuperare tutte le risorse, le professionalità, le capacità, i saperi dello strumento che avevamo e che non è più sufficiente. Allora mi doto di un nuovo strumento e trovo le forme per inglobare al suo interno, in base alle nuove esigenze, anche quei lavoratori o parte di essi. Magari poi si arriverà a scoprire che nessuno di quei lavoratori è adatto per svolgere un ruolo nel nuovo soggetto, però faccio un'operazione, come dire, con una scansione logica, cioè mi pongo un obiettivo, fisso la missione, la ragione sociale dello strumento, vedo quello che ho a disposizione, verifico ciò che è utile recuperare e trovo le forme per non lasciare per strada chi in quel nuovo strumento non mi serve. Ma qui avviene il contrario: mettiamo l'Insar in liquidazione, cacciamo via i dipendenti e creiamo un nuovo strumento di cui non si capisce nulla, nemmeno la missione. Questo è. Questo non significa che io penso che voi non abbiate idee. Non è questo, per carità, ho grande rispetto dell'intelligenza di tutti noi, però sarebbe bene, ripeto, discutere di queste cose sapendo chiaramente qual è il progetto e quale lo strumento per realizzarlo. Mi pare che questa chiarezza non ci sia, per questo ho difficoltà a trovare una sintesi, a meno che non ci sia qualche novità fra qualche minuto.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. Procediamo alla votazione della mozione.

Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Io ho rinunciato prima all'intervento perché credo di poter dire in tre minuti cosa penso della mozione e dell'argomento in discussione. Tra l'altro il problema dell'Insar è già stato affrontato in Commissione. Si è parlato di tanti falsi problemi, ma ciò di cui necessitano le imprese oggi non è sicuramente la pletora di società, agenzie e quant'altro che per anni sono sopravvissute grazie alla contribuzione pubblica e che nel rapporto costo della prestazione e obiettivi raggiunti hanno sicuramente fallito il loro mandato.

Con questo non ha niente a che vedere la professionalità delle persone che in vari modi sono entrate a lavorare in queste agenzie. Credo che il problema vero in questo momento, sposando la tesi portata all'attenzione dell'Aula da lei, Assessore, sia l'equità e la correttezza della gestione dei rapporti con i lavoratori attuali. Lei ha parlato del rapporto tra dirigenti e impiegati, un rapporto sul quale credo non ci siano discussioni, perché esiste ancora questa sproporzione. Io non ho capito chi dei dirigenti sia stato accompagnato alla pensione; probabilmente i più anziani, ma ce ne sono altri e credo che costi molto meno accompagnare anche loro alla pensione che continuare a pagare stipendi da dirigente. Mi domando perché non c'è equità nella rotazione della cassa integrazione, perché sono sempre gli stessi che vanno in cassa integrazione mentre altri rimangono al loro posto, e perché l'accordo che è stato sottoscritto dall'assessore Manca, che prevedeva alla data del 1° giugno la presenza di un dirigente e l'ingresso in cassa integrazione di altri dipendenti, non è stato posto in essere.

Allora, questa non è equità nei confronti del personale dipendente ancora in carica e credo che su questo sarà opportuno dare delle risposte o quanto meno, Assessore, lo dico a lei per l'assessore Manca, occorre verificare attentamente se questo processo sta pesando in maniera equa su tutti i dipendenti oppure se si continua - come è avvenuto in passato proprio nell'Insar - a utilizzare misure diverse a seconda dell'appartenenza o del padrinaggio con cui quelle persone sono state accompagnate all'interno di quella società.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intervengo brevemente per dire che ovviamente noi voteremo a favore della mozione che è stata presentata, che al punto 8), recita: "ad identificare nell'immediato quale sarà il futuro dell'Insar-Iniziative Sardegna, per dare immediata prospettiva ed operatività alle politiche occupazionali e alle politiche attive per il lavoro, necessarie sempre più in questo momento di crisi economica". Questo lo dico perché non sono molto convinto che la strumentazione pubblica sia di ostacolo né allo sviluppo dell'economia d'impresa, né alla soluzione dei problemi per l'occupazione. Credo che sia la qualità della strumentazione pubblica che incide positivamente o negativamente in questi settori, ma l'assenza incide sicuramente negativamente. Quindi noi abbiamo due compiti, il primo dei quali è capire come stiamo funzionando noi, al di là delle posizioni ideologiche e, io dico, anche di schieramento, cioè vedere come possiamo mettere in piedi una macchina che soddisfi le esigenze della società. L'altro compito è quello di riconoscere l'utilità di qualche strumento.

L'onorevole Diana prima citava l'Insar come uno dei soggetti che hanno aiutato a risolvere il problema del bacino dei lavoratori socialmente utili. Io richiamo l'attenzione sul fatto che buona parte delle società cosiddette in house, che operano presso gli enti locali, sono state costituite attraverso un lavoro che si è sviluppato tramite l'Insar. Il reinserimento 7.000 lavoratori non è un pugno nello stomaco e non sono convinto - bisognerebbe verificarlo con i dati e anche in questo la macchina amministrativa della Regione ci deve aiutare - che i costi di quella operazione di reinserimento siano stati costi a perdere.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Oppi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

OPPI (U.D.C.). Intervengo per dichiarare l'astensione del nostro Gruppo e per tracciare, in tre minuti, un po' la storia dell'Insar, affinché nessuno assuma atteggiamenti da vittima di un sistema.

Io sono stato per un anno volutamente nel consiglio di amministrazione di Italia Lavoro soltanto con l'obiettivo di salvare l'Insar, perché sin dal primo momento l'intendimento di Italia Lavoro - e c'eravate voi in maggioranza - era quello di chiudere questa società. Ma l'Insar ha fatto carne di porco nelle società miste in tutt'Italia. Bisogna dare atto ai suoi dipendenti di aver operato peraltro avendo vinto delle gare, ma vi era da parte del presidente Soru la volontà di non interessarsi dell'Insar, tant'è che lo si convinse a indicare un consigliere d'amministrazione, Gianni Loy, divenuto poi presidente. L'Insar ha cercato in tutti i modi di appropriarsi delle risorse della legge istitutiva e di liberarsi della società stessa. Queste sono responsabilità essenzialmente a carico di coloro i quali hanno amministrato in quegli anni e non hanno condotto un'azione adeguata per difendere l'Insar, per far sì che restasse in Sardegna, anche perché si era aggiudicata una serie di gare in quel periodo. Tutto questo, però, non veniva riconosciuto, mentre si andavano a costituire società miste e a fare discutibili sanatorie, al limite della legittimità, più volte messe a verbale dalla stessa società. Questa è la storia dell'Insar.

Io ho fatto alcune riflessioni: che si mettano soldi o si istituisca una nuova società, credo che in ogni caso sia opportuno fare una battaglia contro l'Insar perché non possa appropriarsi di risorse previste nella legge istitutiva, che è il vero obiettivo dell'Insar. Io poi mi sono dimesso, al contrario di molti autorevoli esponenti del centrosinistra e della Lega, che sono ancora in condizione di incompatibilità, ma fino a quando sono rimasto nel consiglio di amministrazione di Italia Lavoro la società è stata salvata e ricostituita. Dopodiché l'Insar è arrivata allo scopo preciso di acquisire risorse finanziarie e penalizzare i lavoratori prevedendo trasferimenti a Sassari con la scusa dell'esubero. Troviamo una forma per aiutare questi lavoratori, però ovviamente le responsabilità non vengano rimpallate da una parte all'altra. Anzi noto che coloro i quali si sono attivati nel promuovere un'azione contro l'Insar casualmente fanno parte di questa maggioranza. Questo va detto per amore della verità.

Noi ci asterremo nella votazione perché quella dell'Insar è una pagina oscura e perché diverse parti non hanno certamente contribuito a salvare una struttura operativa, che disponeva di alte professionalità e stava dando lustro alla Sardegna.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 61.

(Segue la votazione)

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Cherchi - Contu Mariano - De Francisci - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Sanna Paolo - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Biancareddu - Capelli - Cappai - Contu Felice - Cuccureddu - Dedoni - Floris Mario - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Obinu - Oppi - Steri - Vargiu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 63

votanti 47

astenuti 16

maggioranza 24

favorevoli 22

contrari 25

(Il Consiglio non approva).

I lavori odierni si concludono qui ed è convocata la Conferenza dei Capigruppo. Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.

La seduta è tolta alle ore 12 e 18.



Allegati seduta

Testo della mozione annunziata in apertura di seduta

Mozione Capelli - Maninchedda - Ladu - Cucca - Barracciu - Sabatini - Cocco Daniele Secondo - Mula - Mariani - Milia - Campus - Obinu - Sanna Giacomo - Planetta - Bardanzellu - Vargiu - Contu Felice - Oppi - Biancareddu - Dedoni - Steri - Sanna Gian Valerio - Rassu - Dessì - Meloni Francesco - Salis - Meloni Valerio - Ben Amara - Solinas Antonio - Manca - Bruno - Uras - Diana Giampaolo - Cuccureddu sull'inserimento, da parte del Ministero dell'ambiente, del cosiddetto "Parco nazionale del Gennargentu" nell'elenco delle aree protette nazionali, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- il Ministro dell'ambiente, con decreto ministeriale del 27 aprile 2010, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 31 maggio 2010, n. 125, ha disposto l'approvazione dello schema aggiornato relativo al VI Elenco ufficiale delle aree protette, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 3, comma 4, lettera c), della legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette), e dall'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;

- il Comitato per le aree naturali protette, di cui al citato articolo 3 della richiamata legge n. 394 del 1991, è stato soppresso e le relative funzioni sono state trasferite alla Conferenza Stato-regioni ai sensi dell'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo n. 281 del 1997;

CONSIDERATO che:

- la Conferenza Stato-regioni del 17 dicembre 2009, con repertorio atti n. 262/CSR, ha approvato il VI aggiornamento dell'Elenco ufficiale delle aree protette;

- il VI elenco aggiornato allegato al decreto richiama, al n. 21, il Parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu per complessivi 79.935 ettari;

- la legge 23 dicembre 2005, n. 266, recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006), all'articolo 1, comma 573, ha disposto: "La concreta applicazione delle misure disposte ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1998, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 110 del 14 maggio 1998, avviene previa intesa tra lo Stato e la Regione Sardegna nella quale si determina anche la ripartizione, tra i comuni interessati, delle risorse finanziarie già stanziate sulla base dell'estensione delle aree soggette a vincolo. I comuni ricadenti nell'area individuata potranno aderire all'intesa e far parte dell'area parco attraverso apposita deliberazione dei propri consigli";

- tale norma aveva sostanzialmente e formalmente reso inattiva l'istituzione del Parco del Gennargentu, la cui definizione e perimetrazione era stata decisa in dispregio della volontà delle comunità e istituzioni locali; la volontà del legislatore era chiaramente quella di affidare l'eventuale istituzione e attivazione del parco alla volontà espressamente dichiarata sia dai consigli comunali interessati che dalla stessa Regione autonoma della Sardegna;

- contro l'istituzione del parco vi fu una enorme mobilitazione popolare, culminata con la grande manifestazione tenutasi a Cagliari il 21 ottobre del 2005, durante la quale decine di migliaia di sardi, con in testa i sindaci della Barbagia e dell'Ogliastra, espressero chiaramente una volontà popolare assolutamente contraria al parco e ai vincoli che, in virtù della legge n. 394 del 1991, sarebbero entrati in vigore in un territorio così vasto; è altresì da considerare che la legge n. 394 del 1991, ha provveduto alla classificazione delle aree naturali protette e ha istituito l'elenco ufficiale delle aree naturali protette, nel quale vengono iscritte tutte le aree che rispondono a criteri stabiliti dalla deliberazione 21 dicembre 1993 del Comitato per le aree naturali protette, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 62 del 16 marzo 1994;

- la classificazione delle aree protette è stata integrata arbitrariamente con la deliberazione 2 dicembre 1996 del Comitato per le aree naturali protette, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 139 del 17 giugno 1997, che ha incluso nell'elenco, sottoponendole ai vincoli previsti dalla legge n. 394 del 1991, le seguenti tipologie:

a) zone di protezione speciale (ZPS) designate ai sensi della direttiva n. 79/409/CEE, costituite da territori idonei per estensione o localizzazione geografica alla conservazione delle specie di uccelli di cui all'allegato I della direttiva citata, concernente la conservazione degli uccelli selvatici;

b) zone speciali di conservazione (ZSC) designate dallo Stato, mediante un atto regolamentare, amministrativo o contrattuale, ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE (cosiddetta "direttiva habitat"); contengono zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, naturali o seminaturali (habitat naturali), e che contribuiscono in modo significativo a conservare o a ripristinare un tipo di habitat naturale o una specie della flora e della fauna, selvatiche di cui alla direttiva n. 92/43/CEE;

- l'inclusione arbitraria di tali zone nella classificazione delle aree protette ha generato di fatto un'illegittima applicazione a tali siti delle misure di salvaguardia e dei divieti previsti dalla legge sulle aree protette; poiché l'articolo 4 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, di attuazione della direttiva habitat, riserva alle regioni l'adozione di specifiche misure, tale inclusione ha di fatto provocato un palese contrasto normativo sia nel quadro delle competenze istitutive che in quelle attuative. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, con il decreto ministeriale 25 marzo 2005, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 155 del 6 luglio 2005, ha correttamente proceduto all'annullamento della deliberazione 2 dicembre 1996, definendo nel contempo una specifica disciplina di tutela da applicare alle ZPS e alle ZSC. Il decreto citato è stato impugnato. Il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, con le ordinanze n. 6854/2005, n. 6856/2005 e n. 6870/2005, accogliendo la richiesta dei ricorrenti, ha disposto la sospensione del provvedimento, che è stata confermata dal Consiglio di Stato con le proprie ordinanze del 14 febbraio 2006, n. 797, n. 798 e n. 799. La complessa situazione normativa venutasi a creare dopo la sospensione del decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 25 marzo 2005, rende contrastanti gli obiettivi di tutela con quelli dello sviluppo sostenibile, provocando un conseguente blocco di tutte le attività economicamente sostenibili nelle aree oggetto di nuova classificazione; in particolar modo si evidenzia che l'adozione di nuove perimetrazioni costituisce l'estensione di nuovi vincoli legati alla conseguente applicazione della legge quadro sulle aree protette n. 394 del 1991; tale estensione, adottata sul piano amministrativo, costituisce di fatto una sostanziale modifica legislativa intervenuta con una deliberazione di un organismo che lo stesso Parlamento ha successivamente soppresso con il decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Il venir meno dell'organismo che ha inizialmente adottato la nuova classificazione e l'intervenuta decisione di sospendere l'efficacia del provvedimento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio ha di fatto provocato un'insostenibile paralisi sia sul piano della fruizione del patrimonio ambientale che della chiara interpretazione della norma;

- a 19 anni dall'adozione della normativa quadro in tema di aree naturali protette si pone con forza l'esigenza di rivedere il concetto di fondo della tutela ambientale, e che quest'ultima non può essere interpretata come una somma di vincoli anacronistici e gravosi per le popolazioni locali;

- sottoporre un territorio ai vincoli della legge n. 394 del 1991 significa, nella sostanza, privarlo di ogni attività umana: agricoltura, allevamento, caccia, pesca, raccolta della legna e dei frutti, transito, utilizzo delle acque, attività sportive; le aziende agricole e zootecniche sarde, già gravate da una crisi gravissima, dovrebbero misurarsi con nuovi vincoli e divieti, che renderebbero inevitabile l'abbandono delle campagne già drammaticamente in atto; l'economia parallela presente in tutti i centri dell'interno della Sardegna sarebbe dunque a rischio di scomparsa in nome di regole di conservazione che non tengono in alcun conto le usanze e le tradizioni delle nostre popolazioni; molti usi civici, sui quali si regge il sostentamento di numerose famiglie sarde, sarebbero cancellati; è evidente che troppo spesso tali estremismi hanno profondamente minato il rapporto tra l'ambiente e l'uomo, rendendo quest'ultimo un soggetto estraneo alla vita stessa dell'ambiente, fino a provocare vere e proprie contrapposizioni sociali, mentre è indispensabile riproporre la necessità di perseguire una politica di tutela ambientale condivisa e partecipata, ispirata al concetto fondamentale che l'uomo è il protagonista del suo ambiente,

impegna il Presidente della Regione

a porre in essere ogni opportuna azione contro i tentativi di imporre alla Sardegna vincoli non voluti e non accettabili, ribadendo con forza in tutti i livelli istituzionali, nel nome dell'autonomia sarda e della dignità delle istituzioni e del popolo sardo, la ferma opposizione del Consiglio regionale della Sardegna, sollevando, qualora questa vicenda non dovesse essere chiarita con un pronunciamento ufficiale del Governo, un conflitto di attribuzione nei confronti del Governo stesso. (64)