Seduta n.40 del 24/09/2009 

XL Seduta

(POMERIDIANA)

Giovedì 24 settembre 2009

Presidenza del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 45.

CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 30 luglio 2009 (33), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Rosanna Floris e Marco Meloni hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 24 settembre 2009.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Piras - Diana Mario - Zedda Alessandra, Contu Mariano Ignazio - Stochino - Sanna Matteo sulla chiusura del comparto merci di Trenitalia Spa". (76)

(Risposta scritta in data 22 settembre 2009.)

"Interrogazione Sanna Giacomo - Planetta - Dessì - Maninchedda - Solinas Christian sulla deliberazione n. 30/3 del 30 giugno 2009 avente per oggetto: "Programma attuativo interregionale 2007/2013 Attrattori culturali, naturali e turismo delle regioni del mezzogiorno - PAIN - FAS: approvazione candidatura reti interregionali e poli"". (86)

(Risposta scritta in data 22 settembre 2009.)

"Interrogazione Solinas Antonio sulla situazione degli enti locali in Sardegna". (87)

(Risposta scritta in data 22 settembre 2009.)

Continuazione della discussione generale del testo unificato: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo" (53-67/A) del disegno di legge: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo" (53) e della proposta di legge Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Soru: "Disposizioni urgenti e straordinarie volte alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente ed al rilancio

dell'economia" (67).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del testo unificato numero 53-67/A.

Il primo iscritto a parlare è il consigliere Bruno.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Poichè non sono ancora trascorsi dieci minuti dall'inizio della seduta, non potendosi procedere a votazione a termini di Regolamento, sospendo la seduta.

Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). La verifica del numero legale non è una votazione e non soggiace (è capitato altre volte in quest'Aula) alle regole delle votazioni. E' una verifica che si fa subito, utilizzando il metodo del riscontro. In ogni caso sto segnalando la mia presenza ma non sto votando.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa per dieci minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 48, viene ripresa alle ore 17.)

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Colleghi, prima della sospensione era stata chiesta la verifica del numero legale. Invito prima di tutto due consiglieri Segretari, uno di maggioranza e uno di opposizione, al banco della Presidenza e chiedo che due Presidenti di Gruppo appoggino questa richiesta.

(Interruzione)

Cinque consiglieri possono richiedere la verifica del numero legale in prossimità di una votazione per alzata di mano, soltanto i Capigruppo possono richiederla in qualsiasi momento.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, so che non è necessario, ma vorrei ricordarle che è in corso un incontro tra i Capigruppo e una delegazione dei pastori e degli agricoltori. Credo sia interesse del Consiglio regionale che l'assenza dei Capigruppo sia giustificata e che, pertanto, possano essere sostituiti dai vice Capigruppo. Non è un'autoproclamazione, però questa è la contingenza. Quindi, la prego di tenere conto che i vice Capigruppo in questo caso rappresentano i Capigruppo.

PRESIDENTE. Vorrei ricordarvi che nella scorsa legislatura la possibilità di sostituire i Capigruppo veniva data soltanto nel momento in cui questi erano assenti. Capisco le ragioni, però capisco anche che essendo impegnati i Capigruppo si potrebbe procedere con i lavori del Consiglio, visto che molte assenze sono legate all'incontro che è in corso con gli agricoltori e con i pastori. E' necessario quindi che un altro Capogruppo o vice Capogruppo appoggi la sua richiesta.

(Appoggiano la richiesta i consiglieri Giampaolo Diana e Giacomo Sanna.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Mula, Sanna Paolo e De Francisci risultano presenti.

Risultato della verifica

Risultano presenti i consiglieri: AGUS - ARTIZZU - BARRACCIU - BEN AMARA - BIANCAREDDU - CAMPUS - CAPPAI - CARIA - CHERCHI - COCCO Pietro - COSSA - CUCCA - CUCCU - DE FRANCISCI - DEDONI - DESSI' - DIANA Giampaolo - DIANA Mario - ESPA - GRECO - LADU - LAI - LOCCI - LOMBARDO - LOTTO - MANCA - MARIANI - MELONI Valerio - MILIA - MORICONI - MULA - MULAS - MURGIONI - PERU - PETRINI - PITTALIS - PLANETTA - PORCU - RANDAZZO - RASSU - RODIN - SABATINI - SANJUST - SANNA Giacomo - SANNA Gian Valerio - SANNA Matteo - SANNA Paolo - SOLINAS Antonio - SOLINAS Christian - STERI - STOCHINO - TOCCO - VARGIU - ZEDDA Alessandra - ZEDDA Massimo.

Sono presenti 55 consiglieri. Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire i lavori.

E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Presidente, signor Assessore, colleghi consiglieri, il provvedimento di legge su cui il Consiglio sta lavorando in questi giorni si inserisce nel più generale quadro del cosiddetto Piano casa, lanciato e proclamato mesi fa dal Governo nazionale e di cui all'Intesa Stato-Regioni del 1º aprile del 2009. Una iniziativa, quella del Governo, tendente all'obiettivo dichiarato di rilanciare l'economia attraverso una ripresa del settore edilizio, e dare risposta abitativa.

Una iniziativa che io giudico nel suo complesso sbagliata, quella del Governo, come sbagliate lo sono state negli anni passati le iniziative sui condoni edilizi, le iniziative sui condoni fiscali, come oggi è sbagliata la legge sullo scudo fiscale di cui si sta parlando in questi giorni per il rientro dei capitali dall'estero. Si è teso e si tende a dare corso ad una costante attività di perdono delle attività illecite, spesso in cambio di qualche minimo gettito fiscale; e, al di là dell'entità, non si può giustificare il continuo ricorso allo strumento del condono perchè il danno che ne deriva nel corpo della società è profondo e difficile da rimediare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue LOTTO.) Nel caso in esame stiamo ledendo un valore inestimabile che si è fatto strada nella nostra società, cioè quello dell'importanza dell'urbanistica (e spesso il condono è stato pensato per rimediare ai danni causati dal mancato rispetto di questo valore) come principio organizzatore delle città. Oggi stiamo rimettendo in discussione l'inestimabile valore della pianificazione e della sua accettazione come bene primario tra i cittadini.

Certo, il disegno di legge desta interesse e attese tra i cittadini e nel mondo delle imprese, ed è comprensibile che questo accada. Il messaggio che viene dato, infatti, attraverso questo provvedimento è una sorta di "fate pure come volete, l'importante è che facciate". Non va bene, ma trova consensi ampi e, debbo dire, anche di provenienza variegata. Il danno che ne deriverà però non potrà essere giustificato dal raggiungimento di qualche obiettivo immediato - che pure ci sarà, probabilmente non dell'entità attesa, ma ci sarà - di rilancio dell'attività economica. Penso a un danno principalmente politico e culturale, ma anche in particolare a un danno proprio all'urbanistica e all'ambiente.

Rischiano di essere sacrificati sull'altare della ripresa economica, peraltro effimera, indici e parametri urbanistici, ambiti urbanistici, aree e paesaggi da tutelare, la tutela dei centri storici, i limiti necessari per la convivenza civile di rispetto delle zone con situazione a rischio idrogeologico. Viene inoltre sacrificata, sempre sullo stesso altare, la necessaria legittimità dei provvedimenti che vengono messi in campo. C'è un rischio concreto, infatti, che l'intero provvedimento resti bloccato da questi evidenti vizi, sia quando si bypassano i codici dei beni culturali e altre leggi dello Stato, sia quando si ledono i diritti e l'autonomia delle Amministrazioni locali.

All'Intesa del primo aprile non è seguita alcuna legge quadro statale, si è dato il via libera alle singole Regioni affinché dessero vita alle leggi attuative, quasi tutte passibili di impugnativa del Governo davanti alla Corte costituzionale; è anche certo, però, che il Governo non ricorrerà svolgendo, in questo modo, una sorta di ruolo di istigatore e complice in questa operazione legislativa che non è tra le più limpide che possiamo annoverare nell'arco dell'attività legislativa italiana e regionale.

Una domanda io me la pongo: ma questa è serietà? Io credo di no. Al di là però del giudizio sulla filosofia e sull'impianto generale della legge, resta da esprimere un giudizio articolato sulle singole parti del provvedimento che è articolato nel Capo I: "Disposizioni straordinarie per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente", nel Capo II: "Norme in materia di pianificazione paesaggistica" e nel Capo III: "Disposizioni in materia di sottotetti, di seminterrati e norme finali.

Quest'ultimo Capo forse è la parte meno importante, ma l'unica che potrebbe essere considerata uno strumento positivo; pertanto è la prima che voglio prendere brevemente in considerazione. Prevede norme per definire situazioni che si stanno incancrenendo da tempo; abbiamo condonato milioni di metri cubi abusivi, ritengo più giusto e più accettabile che i volumi esistenti, che presentano caratteristiche recuperabili, possano essere regolarizzati all'interno di nuove norme e utilizzati a vantaggio di un minor consumo di territorio.

Si tratta di una norma che potrà avere effetti positivi in prospettiva ma, come ho già detto, è una minima parte di questa legge ed è l'unica che avrà un carattere permanente. Infatti la restante parte del disegno di legge prevede interventi straordinari, ed è bene che questo carattere di straordinarietà venga ribadito con maggiore chiarezza.

Andando a ritroso passiamo al Capo II che è inaccettabile, direi che è il più inaccettabile. Rappresenta un ritorno indietro preoccupante sul fronte della salvaguardia del patrimonio paesaggistico esistente; e, al di là del diverso giudizio che le diverse forze politiche danno del Piano paesaggistico regionale, resta il fatto che si interviene su un Piano con deroghe senza seguire procedure e parametri stabiliti dalle leggi statali e, pertanto, di livello sovraordinato da cui non possiamo derogare se non seguendo percorsi definiti e precisi.

La nostra proposta di legge cassa per intero il Capo II (e credo che abbiamo fatto bene a muoverci in questa direzione) e sostituisce con proposte sulla casa quell'intero articolato; queste proposte, sì, in linea con l'obiettivo di dare risposta abitativa, con l'esigenza di venire incontro sia alle fasce sociali più deboli, ai cittadini che soffrono con evidenza sempre maggiore il disagio abitativo, sia alle amministrazioni di città e comuni con elevata tensione abitativa e tutto ciò che da questo ne consegue: abitazioni improprie, occupazioni abusive, drammi sociali infiniti.

La nostra proposta inoltre intende creare le condizioni per agevolare il recupero di tantissimi edifici costruiti e non finiti presenti in diversi comuni; sarà così possibile recuperare il decoro di queste comunità e mettere in campo ulteriori volumi esistenti che hanno già consumato il territorio ma che o non sono utilizzabili o, se sono utilizzabili, sono in pessime condizioni.

Per fare tutto questo però servono investimenti, ma è quello che manca drammaticamente in questo provvedimento di legge ed è quello che con la nostra proposta, invece, abbiamo cercato di mettere in campo. Che cosa vogliamo fare? Vogliamo rilanciare il comparto economico dell'edilizia sperando e confidando solo sul risparmio privato, senza l'effetto moltiplicatore delle agevolazioni pubbliche, lasciando che vengano tagliati i fondi per le grandi opere?

E, a proposito, è di oggi la notizia che sembrerebbe che siano stati stanziati 111 milioni di euro per la strada Sassari-Olbia. Io ho partecipato, da Assessore comunale di Sassari, a una Conferenza di servizi nella quale erano stati resi già disponibili 475 milioni per avviare i lavori. Questi 111 rappresentano soltanto un quarto di quello che a quel tempo era necessario. E' una situazione ovviamente inaccettabile.

Ugualmente inaccettabile è la parte iniziale del progetto di legge, il Capo I, che presenta una serie di possibilità di intervento per l'ampliamento e il recupero del patrimonio esistente. Molti sono i limiti e le contraddizioni dell'articolato. Innanzitutto si concedono possibilità di incrementi volumetrici, pari al 20 per cento, slegandoli completamente dalla qualità architettonica e, in particolare, dalla qualità in termini di risparmio energetico. A quest'ultimo vengono legate soltanto ulteriori premialità.

Presidente Sanna, nella sua relazione lei dice: "Né deve essere sottovalutato che gli incentivi volumetrici finalizzati alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente sono legati, dalle norme che ne disciplinano l'applicazione, al miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici". Lei, signor Presidente, sa benissimo che questo non è vero o che è vero soltanto in minima parte, è un difetto di questa legge che la differenzia in maniera drastica da tutte o quasi tutte le altre leggi regionali. Non vengono inoltre definite norme precise, messe in campo competenze per una valutazione attenta e rigorosa dei riscontri qualitativi in termini energetici; e, oggi più che mai, sarebbe opportuno riprendere una vecchia proposta di dotare i comuni grandi e piccoli, eventualmente questi ultimi consorziati, di un "Energy manager" che potrebbe garantire un intervento serio su questo tema e anche altri servizi in quel settore abbastanza importanti per le amministrazioni locali.

Non viene stabilito nessun limite sui bonus volumetrici conseguibili, come hanno fatto altre regioni; anche la stessa nostra proposta pone ragionevoli limiti per dare un senso a un provvedimento che altrimenti di senso non ne ha. Non è previsto, e questa è una delle parti più delicate, il limite del 31 marzo 2009 per l'esistente da ampliare; è una situazione paradossale e inaccettabile. Anche in questo caso c'è una sorta di istigazione, di incoraggiamento al cittadino affinché consideri le norme e i piani degli intralci burocratici, lacci e lacciuoli si sarebbe detto qualche anno fa.

Di particolare importanza inoltre, e anche estremamente delicata, è la questione del rapporto con gli enti locali. Non vengono tenuti in conto e, anzi, si bypassano abbondantemente i piani urbanistici comunali mortificando gli sforzi e le competenze degli enti locali, così come si ignora completamente la questione annosa degli edifici condonati. Questo è un problema sul quale si tende a stendere un velo pietoso, però ci dobbiamo porre il problema di case, anche di dimensioni considerevoli, costruite abusivamente e successivamente condonate che oggi possono usufruire di ulteriori possibilità costruttive.

E' un tema molto delicato inerente il rapporto con la legalità, mi riferisco al cittadino che tende a non andare contro la legge. E' un problema serio che, secondo me, si sta sottovalutando eccessivamente; sono arrivate diverse sollecitazioni in questo senso anche da organizzazioni che complessivamente hanno appoggiato questa legge, ne hanno salutato gli aspetti a loro dire positivi.

Io credo che complessivamente noi stiamo facendo un grave errore nel portare avanti questo disegno di legge. Non stiamo considerando il danno che alla lunga ne deriverà nel rapporto tra cittadino e amministrazione, perchè molto dovrà essere fatto in seguito da coloro che si troveranno in prima linea (i sindaci, gli assessori comunali) a gestire un rapporto tra cittadino e amministrazione locale, tra cittadino e regole, per costruire e per far crescere le nostre comunità, all'interno di parametri e di piani che siano nell'interesse di tutti.

Io non condivido questo testo di legge e voterò contro, credo che i vantaggi economici che ne deriveranno saranno infatti inferiori ai danni che produrrà.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.

LADU (P.d.L.). Presidente, Assessore, colleghi, il disegno di legge in discussione, relativo a disposizioni straordinarie per il sostegno all'economia mediante il rilancio del settore edilizio, è un provvedimento importante che, al di là del titolo, interessa anche altri settori: quello urbanistico, quello turistico-ricettivo, quello agricolo, complessivamente tocca pertanto diversi comparti dell'economia sarda.

Questo Consiglio regionale riprende a parlare anche di urbanistica, una materia strategica per la nostra Regione, una materia che può produrre sviluppo se, naturalmente, è programmata e gestita in modo intelligente, una materia talmente importante che ha fatto cadere la precedente Giunta regionale, portandoci così a elezioni anticipate.

Questo Consiglio regionale inizia una nuova fase politica; nuova nel metodo perchè si vuole coinvolgere in modo diverso sia il Consiglio che le istituzioni interessate al problema, ma soprattutto nuova nella sostanza, come emerge dai contenuti, diversi, di questo provvedimento che possono creare importanti occasioni di sviluppo in Sardegna. Ma devo dire che va colta un'altra sfida importante, che è quella di riuscire ad abbinare il rispetto dell'ambiente con la creazione di occupazione duratura.

Il provvedimento in discussione è l'attuazione dell'Intesa Stato-Regioni del 31 marzo 2009, è il primo passo, non può essere però questo disegno di legge il solo che darà le risposte vere a questa Intesa. Assessore, io credo che vada detto subito che bisogna riscrivere le norme urbanistiche, e nel momento in cui noi scriveremo queste nuove norme urbanistiche potremo esaltare le vere competenze autonomistiche della Regione sarda.

Nel momento in cui discuteremo la nuova legge urbanistica valuteremo anche il grado di competenza di questo Consiglio regionale, e quanto riuscirà ad ottenere dallo Stato in tema di autonomia, quindi in materia di competenze specifiche della Regione stessa.

La nuova legge urbanistica, Assessore, serve anche per semplificare il quadro legislativo, perché oggi abbiamo un dedalo di leggi regionali; tutti si occupano di urbanistica, molte volte le norme si sovrappongono e vi è confusione.

Assessore (se le verrà data la possibilità di ascoltare bene), io ritengo che sia estremamente importante riscrivere anche il Piano paesistico regionale, perché le modifiche che stiamo introducendo con questo provvedimento non possono essere assolutamente sufficienti, per quanto importanti e, devo dire, anche opportune. La legge urbanistica inoltre va inserita in un contesto complessivo, che tenga conto anche dell'ambito sociale ed economico della Regione sarda; pertanto, dato che stanno per arrivare in Consiglio regionale altri strumenti importanti di pianificazione e di programmazione del territorio, sicuramente una legge urbanistica, approvata in questo contesto, darà i risultati che i sardi sperano.

Il disegno di legge in discussione è una misura straordinaria, che darà i suoi frutti perché, prevedendo interventi importanti di edilizia abitativa, ma anche turistico-ricettiva, rivitalizzerà l'economia e l'occupazione. Bene ha fatto la Giunta regionale a proporre questo provvedimento, e la Commissione a migliorarne il contenuto. Per quanto riguarda lo sviluppo del settore turistico-ricettivo io credo però che noi dovremo lavorare ancora molto come Regione; indubbiamente questo settore, nel quale siamo ancora indietro, può diventare l'asse portante della nostra economia perchè abbiamo la materia prima, abbiamo il sole, abbiamo il mare.

Noi dovremmo valorizzare soprattutto questo aspetto, perché se riuscissimo davvero a dare risposte in questa direzione, potremmo avere grandi risultati anche per lo sviluppo e l'occupazione. Eppure, questo settore stenta a decollare; la stagione turistica, lo diceva stamattina anche il collega Murgioni, dura poco, dura due o tre mesi, in certi casi anche un mese, e non è pensabile che una regione come questa si possa permettere di avere uno sviluppo turistico così breve, quando vediamo che altre regioni, sicuramente meno importanti della Sardegna, che hanno meno potenziale della Sardegna, riescono ad avere una stagione turistica lunga sei, sette, anche dieci mesi nell'arco dell'anno. La sfida che noi ci dobbiamo porre è quindi quella dell'allungamento della stagione.

Nel disegno di legge sono previsti anche interventi nel settore agricolo veramente importanti; si interviene in un settore che sta vivendo un momento di profonda crisi, un settore che è stato bistrattato durante la passata legislatura e che, finalmente, anche con questi provvedimenti parziali, vede un po' di luce grazie alla prevista riqualificazione delle strutture agricole. Mi rendo conto che non può essere certamente questa l'unica risposta da dare al mondo agricolo; un mondo che ha bisogno di interventi importanti, di interventi infrastrutturali, che aspetta risposte forti da parte della Regione per uscire dalla crisi, come dimostrano le numerose manifestazioni che proprio in questi giorni, in queste ore, si stanno svolgendo anche fuori dal Consiglio regionale.

Ma io, Assessore, devo dire che nel merito avrei preferito sinceramente un approccio diverso a questo disegno di legge. A mio avviso si sarebbero potute stralciare le modifiche al Piano paesistico regionale che potrebbero, io spero di no, intralciare il percorso di questo Piano casa; avrei ritenuto più opportuno infatti seguire due percorsi diversi. Assessore, io credo che bisognerà riscrivere in tempi rapidi il Piano paesistico regionale, la Giunta regionale faccia le consultazioni che deve fare ma in tempi rapidi metta mano al Piano paesistico regionale così come noi abbiamo detto durante la campagna elettorale. E' un impegno che noi abbiamo preso con gli elettori, e non vorrei che le modifiche introdotte con questo provvedimento ne allungassero i tempi di riscrittura e di riapprovazione. Il Piano paesistico regionale è una priorità in quanto è uno strumento di valorizzazione dell'ambiente che crea sviluppo vero in Sardegna.

Però, considerato che è stato scelto un percorso che prevede di esaminare il Piano casa assieme alle modifiche del Piano paesistico regionale (modifiche comunque opportune), vorrei dare un contributo per migliorare gli interventi di modifica del Piano paesistico regionale. Lo strumento dell'intesa, che è sempre previsto dalle norme di attuazione al Piano paesistico regionale, più precisamente all'articolo 11, è in deroga agli strumenti urbanistici e, devo dirglielo, ne abbiamo già parlato, io ho qualche dubbio su questo istituto.

Nella passata legislatura, dai banchi dell'opposizione, noi abbiamo fortemente contestato questo strumento che era diventato il luogo dove si consumavano abusi, dove si potevano punire gli avversari politici e dove si potevano favorire invece i compagni di cordata.

Io sono convinto che questo non succederà in questa legislatura, però lo strumento dell'intesa può dare adito a questo tipo di situazioni per cui, potrei fare tantissimi esempi, in passato abbiamo assistito a qualche abuso da parte del Governo, e abbiamo anche visto che quando l'Assessore e il Presidente della Giunta regionale volevano si poteva fare tutto, quando non volevano non si poteva fare nulla. Questa discrezionalità vorremmo che venisse superata subito, possibilmente, perché noi ci siamo apertamente schierati contro questo strumento nella passata legislatura, e durante la nostra campagna elettorale abbiamo detto che avremmo creato strumenti urbanistici alternativi, in grado di dare risposte rapide alla popolazione.

Un altro intervento di modifica al Piano paesaggistico regionale che ritengo opportuno fare, anche se non è sicuramente molto semplice, riguarda l'articolo 103 sul sistema delle infrastrutture. A mio avviso di quell'articolo 103 va rivisto il comma 4, lettera e) dove si parla di strade di appoderamento, di strade rurali e di penetrazione agraria e forestale, e il successivo comma 5 relativo agli interventi di nuova realizzazione e manutenzione che esclude l'uso di asfalto o manufatti in calcestruzzo.

Devo dire che questa misura ha penalizzato e sta penalizzando moltissimo il mondo delle campagne e non solo, perché le strade rurali oggi sono percorse non soltanto dagli uomini delle campagne ma da tutti. Questa norma credo vada cassata immediatamente (la gente deve vedere da subito che c'è un cambiamento) perché ritengo che vada contro l'interesse del mondo delle campagne e, ripeto, non solo. E' una disposizione che noi abbiamo contestato nel passato perché, almeno in alcune sue parti, ritengo che abbia bloccato lo sviluppo non solo del mondo agricolo e pastorale ma anche quello del territorio in generale.

Un'altra osservazione che volevo fare, Assessore, riguarda la legge regionale numero 8 del 2004, in particolare l'articolo 4, comma 3, dove si dice che nelle aree boscate l'edificazione è permessa purché gli interventi consentano una zona di rispetto dal limite del bosco non inferiore a 100 metri. Allora, anche una modifica di questa misura credo possa essere tranquillamente inserita perché, ancora oggi, sta creando confusione; chi fa i controlli confonde aree forestate e aree cespugliate, ho letto verbali nei quali due macchie di lentischio diventano terreni boscati, ma non è così!

Questo punto va chiarito, va chiarito con legge, così si evitano equivoci; ma bisogna anche dire, a parer mio, che questo limite dei 100 metri dalle zone boscate è eccessivo, anzi non opportuno. Su questo punto pertanto credo si debba valutare da subito la necessità di una modifica da inserire in questo Piano perché, molte situazioni che si sono create potrebbero essere risolte modificando, con poche parole, il comma in questione.

Assessore, avrei tantissime altre osservazioni da fare su questo Piano che mi riservo di esporre quando entreremo nel merito dell'articolato; ci sono molte disposizioni che possono essere modificate fermo restando che io ritengo che questo in discussione sia uno strumento quanto mai opportuno che la gente sta aspettando. Deve essere approvato quindi nel più breve tempo possibile perché nel più breve tempo possibile si deve sbloccare la situazione in essere.

Assessore, in materia di urbanistica (è una questione di principio per noi consiglieri regionali) nella passata legislatura abbiamo fatto diverse battaglie in generale, e su alcuni punti in particolare abbiamo sostenuto posizioni che vorremmo difendere anche oggi che sediamo nei banchi della maggioranza: non andavano bene allora non vanno bene neanche oggi.

Sulla materia dell'urbanistica ribadisco, pertanto, che dovremmo reintervenire in tempi brevi anche perché noi dobbiamo essere conseguenti e coerenti con le cose che abbiamo detto e anche perché, devo dirlo, la gente aspetta risposte.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.

SABATINI (P.D.). Presidente, colleghi, intervengo per svolgere alcune brevi considerazioni. Il Piano casa sappiamo che ha aperto nell'opinione pubblica un grande dibattito, iniziato subito dopo la presentazione della proposta del Governo; le Regioni inizialmente avevano contestato fortemente questo provvedimento, che le vedeva soccombere, le vedeva private del ruolo loro riconosciuto dalla Costituzione, fino quasi a farlo "saltare" mettendo il Governo in grande difficoltà. Ma si arrivò poi, il 31 marzo 2009, a stilare un'Intesa alla cui definizione, voglio ricordare, parteciparono lo Stato, le Regioni e anche gli enti locali.

Quell'Intesa riportò quindi nel solco della legalità e del riconoscimento dei ruoli delle Regioni e degli enti locali il Piano casa; infatti, in premessa, il documento parlava di "favorire l'armonizzazione delle rispettive legislazioni o il conseguimento di obiettivi comuni", e poi si rilevava "l'esigenza di predisporre misure legislative coordinate tra Stato e Regioni nell'ambito delle rispettive competenze.

La prima osservazione che vorrei fare sulla vostra proposta di Piano casa è che rinunciate a quanto vi è stato riconosciuto da quell'Intesa, rinunciate a svolgere un vostro ruolo, a vedervi riconoscere un ruolo, riprendete il Piano casa presentato dal Governo nazionale e non intendete riflettere sulle esigenze della nostra Regione, sulle norme e sulla pianificazione che questa Regione nei diversi anni ha messo in atto; in questo modo vi scavalcate da soli e riproducete il Piano casa nazionale applicandolo alla nostra Regione. Questo è un dato di fatto.

Il nodo, chiaramente, è rappresentato dal Piano paesaggistico regionale. Io sono del parere che commette un errore chi oggi usa, ancora una volta in modo strumentale, il PPR; perché che il Piano paesaggistico regionale abbia messo in ginocchio l'economia sarda, come si dice, non trova riscontro in nessun dato economico. Quando avete detto questo nelle campagne elettorali avete sempre perso le elezioni; avete vinto le ultime regionali non citando mai il PPR, quindi non penso che vi convenga proporre ancora questo tema all'attenzione.

Voi non siete in grado di dimostrare niente, nessun dato economico supporta la vostra affermazione. Questa è la realtà, tenetene conto se volete, altrimenti prenderemo atto di una vostra mancanza di aggiornamento sui dati dell'economia sarda che dimostrano il contrario. Io non sono stato mai tenero, oltretutto, con il Piano paesaggistico regionale. Ero membro della Commissione urbanistica, ho partecipato alla stesura del parere che la Commissione espresse e in cui esponemmo una serie di dubbi e proponemmo delle correzioni, che la Giunta approvò, da apportare a quella proposta. Alcune correzioni furono inserite subito e alcune non furono prese in considerazione, altre furono apportate successivamente da delibere della Giunta, da circolari, dalla sentenza del TAR. Oggi abbiamo un Piano paesaggistico regionale certamente diverso da quello originariamente presentato dalla Giunta regionale.

A onor del vero voglio sottolineare, come un fatto positivo, una posizione più volte espressa dall'assessore Asunis nei vari territori. Di fronte a sindaci, di centrodestra e di centrosinistra, che pensavano si potesse rivedere, riscrivere, smantellare il Piano paesaggistico regionale ha tenuto a precisare che il Piano paesaggistico regionale è questo, rimane un punto fermo, deriva dal codice Urbani, è frutto di un'intesa, è stato monitorato costantemente dal Governo nazionale e dal Ministero, quindi non si può smantellare. L'ha detto con molta chiarezza e di questo gliene va dato atto.

Il Piano paesaggistico regionale può essere ulteriormente migliorato, certamente; voi avete scritto una norma di revisione che anche noi avevamo previsto perchè nella legge urbanistica che intendevamo approvare si parlava di un aggiornamento puntuale ogni tot anni per verificare lo stato di attuazione del PPR.

Io sostengo questo; però, non basta sostenere la validità del PPR e poi mettere in piedi un disegno di legge, come quello che ci state presentando, che aggira e contraddice il Piano paesaggistico regionale; non basta sostenere una tesi e poi contraddirsi proponendo un disegno di legge che è certamente poco chiaro, confuso, che non rispetta il ruolo degli enti locali, che non prende atto della pianificazione regionale, che non costituisce un Piano casa vero, cioè non riflette la stessa Intesa (la riprendo questa Intesa, è molto interessante, bisognerebbe leggerla con attenzione) in cui si parla di un Piano casa vero che tenga conto del fabbisogno abitativo delle famiglie e di quelle particolari categorie che, trovandosi nella condizione di più alto disagio sociale, hanno difficoltà ad accedere al libero mercato della locazione.

Allora, noi non siamo contrari al Piano casa, altrimenti non avremmo presentato un disegno alternativo, una nostra proposta di legge; abbiamo presentato una nostra idea di Piano casa che deriva certamente dalla proposta del Governo, ma che prende atto anche di una pianificazione che è in atto nella nostra Regione, e delle esigenze dei nostri territori e delle nostre popolazioni.

E' una proposta in campo, noi intendiamo discuterla perché siamo convinti che sarà vostra la responsabilità di non volervi confrontare con noi per migliorare questo testo di legge e per renderne possibile l'attuazione, perché siamo convinti che così com'è non troverà mai modo di essere applicato. Qualsiasi persona che si metterà in testa di fare ricorso contro questo provvedimento contribuirà a farlo cassare perché, così come è scritto, è del tutto inaccettabile.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas.

BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, la sua richiesta deve essere appoggiata da un altro Capogruppo.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Appoggio la richiesta.

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, l'onorevole Uras non risulta in congedo. Pertanto lei non può essere considerata Capogruppo e, quindi, non credo di poter accedere alla richiesta dell'onorevole Bruno.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az). La ringrazio, ma rinuncio all'intervento riservandomi di intervenire sull'articolato.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, devo dire che rispetto al Piano casa mi aspettavo qualcos'altro, di fatto mi trovo di fronte a una grande farsa, la chiamerei pure una grande truffa mediatica che fa illudere tutte le persone, tutti i cittadini che ambiscono ad avere una casa... Presidente, siamo già in pochi... se non mi sente neppure lei...

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, rinuncia all'intervento?

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). No, ho interrotto il mio intervento perché non ero seguita da nessuno, compreso lei, Presidente. Mi scusi ma io non parlo e attendo che si presti un minimo di attenzione. Se questa non è l'intenzione si può uscire dall'aula.

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, proceda con l'intervento.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). La ringrazio. Le mie aspettative rispetto al Piano casa, come ho già detto, erano tutt'altre e considero questa proposta una grande farsa, una truffa mediatica che fa illudere chi non ha la possibilità di avere una casa. Io pensavo che questo Piano effettivamente nascesse per soddisfare le esigenze di tutti quei cittadini che purtroppo non usufruiscono di questo bene primario.

Tutto ciò avviene in una società italiana dove, secondo i dati ISTAT, il numero delle case esistenti è di gran lunga superiore al numero delle famiglie. Mi chiedo come sia possibile oggi, visto il costo delle case qui in Sardegna, per le giovani coppie, per gli anziani (o chiunque si trovi nella necessità di avere una casa, con una capacità di spesa bassa), poter accedere ad un bene che dovrebbe essere garantito a tutti in una società più giusta, in una società più civile, più ugualitaria e più sensibile soprattutto ai problemi dei ceti più deboli.

Il presidente Cappellacci già dall'inizio del suo insediamento "minacciò" il rilancio dell'edilizia come volano di sviluppo della nostra economia. Ma il concetto secondo cui la ricchezza di uno Stato… Presidente, lei però deve assolvere il suo ruolo...

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, svolga il suo intervento. Non può pretendere l'attenzione dell'Aula. Svolga il suo intervento, ogni volta è la stessa storia!

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). ... eh sì!

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Applicate il Regolamento! Sta diventando una vergogna questo Consiglio regionale!

BRUNO (P.D.). Applichi il Regolamento!

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, per cortesia proceda con l'intervento.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ricordavo che il presidente Cappellacci sin dall'esordio in Consiglio regionale "minacciò" il rilancio dell'edilizia come volano di sviluppo per l'economia sarda; ma il concetto secondo il quale la ricchezza di uno Stato e di una Regione può derivare da un incremento dell'edilizia è assolutamente falso.

L'Italia, allora, che rispetto agli altri Paesi europei, ad esempio, è il paese che possiede più case e che ha un consumo del territorio, da parte delle cosiddette infrastrutture, il più alto per densità in assoluto, dovrebbe essere anche il paese più ricco e con il maggior benessere diffuso in Europa. Ma così non è, e questo è sotto gli occhi di tutti.

La Sardegna è una delle ultime Regioni, tuttora sotto il Governo italiano, che ha resistito alla cementificazione indiscriminata e senza criteri se non quello del profitto individuale. Quindi ha resistito alla cementificazione indiscriminata delle proprie coste e di alcune parti delle aree urbane principali.

Ora io ritengo che l'identità di un popolo, di una Nazione, è data non solo dall'urbanistica e dell'architettura delle proprie città o villaggi, ma anche da quel paesaggio che nei secoli e negli anni lo ha caratterizzato e reso unico. Quel paesaggio che, con le sue peculiarità e differenze, ha plasmato non solo un'identità culturale ma anche le caratteristiche umorali e linguistiche di noi sardi. Così come è ampiamente documentato negli scritti e nelle opere dell'architetto Simon Mossa, noto non solo per le sue pregevoli opere architettoniche rispettose dell'ambiente (è l'autore del museo del costume di Nuoro), non solo per aver rifiutato di mettere la propria intelligenza e professionalità al servizio dei disegni dell'Aga Khan in Costa Smeralda negli anni '60, ma anche per essere un patriota sardo e teorico moderno dell'esigenza dei sardi alla propria indipendenza.

Ora l'asprezza del paesaggio della Gallura si contrappone creativamente al selvaggio di quello barbaricino che, attraverso il sinuoso delle colline del Mandrolisai, si trasforma nella grande piana del Campidano, contornato ad est e ad ovest da catene montuose. Le stesse città e gli stessi villaggi sono il frutto dell'orografia del paesaggio che l'uomo, in maniera criminale e colpevole, potrebbe trasformare a uso e consumo esclusivamente personale, generando con ciò un processo di distruzione del proprio essere e della propria identità, divenendo un "uno" indifferenziato e sconfitto dalla globalizzazione mondiale.

Noi sardi liberi, allora, non vogliamo essere complici del processo di distruzione delle risorse delle nostre coste, del nostro ambiente, del nostro paesaggio e della nostra identità in cambio dell'arricchimento di pochi speculatori. Non permetteremo che i nostri centri storici, grandi e piccoli, vengano devastati dal cemento in nome di un falso bisogno di case.

A questo proposito voglio anche dire che Cagliari, ad esempio, è una città che possiede oltre dieci mila appartamenti sfitti di proprietà di enti pubblici, localizzati a partire dal centro storico; un centro storico abbandonato al peggiore degrado, in totale abbandono. A questo punto vorrei capire anche qual è la ragione per la quale si debba sviluppare l'edilizia in una città come Cagliari dove (i dati la dicono lunga) le nascite sono nettamente inferiori al numero dei decessi. Ripeto quindi che non capisco la necessità di edificare quando si parla di migliaia di appartamenti sfitti.

Considero strana inoltre la sensibilità con la quale questa maggioranza, mi riferisco non solo alla Regione, ma anche al Comune di Cagliari, guarda gli spazi strategici; mi riferisco agli spazi creati drammaticamente dalla storia dove si vuole ricostruire.

Io credo che gli spazi strategici facciano parte di una storia drammatica, quindi sono comunque memoria storica della nostra gente; gli stessi bombardamenti subiti dalla nostra città non sono un fatto da dimenticare, per cui questi spazi andrebbero recuperati diversamente, senza cementificazione. Da parte nostra ci batteremo per un recupero intelligente di tutta l'architettura tradizionale, per un recupero di tutto quello che dal punto di vista urbanistico è in stato di abbandono.

Noi non saremo complici di chi permetterà che Cagliari, Sassari, Nuoro divengano un unicum indifferenziato, privo di identità architettonica, urbanistica e paesaggistica. Non permetteremo che il nostro ambiente, parte integrante della nostra identità, venga cancellato dai nuovi colonizzatori del metro cubo, da qualsiasi parte essi provengano.

Io concludo manifestando una profonda delusione, perché il Piano casa nell'immaginario collettivo e di tutti i sardi sarebbe dovuto essere tutt'altro progetto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Reitero la richiesta di verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta la consigliera Zuncheddu)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Bruno, Campus, Piras, Sanna Giacomo, Tocco e Zuncheddu risultano presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Dichiaro che sono presenti 30 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: AMADU - BIANCAREDDU - BRUNO - CAMPUS - CHERCHI - CONTU Mariano - COSSA - DEDONI - DIANA Mario - GRECO - LADU - LAI - LOCCI - MILIA - MULAS - MURGIONI - PERU - PIRAS - PITEA - PITTALIS - RODIN - SANJUST - SANNA Giacomo - SANNA Matteo - SANNA Paolo - SOLINAS Christian - STOCHINO - TOCCO - VARGIU - ZEDDA Alessandra - ZUNCHEDDU.

Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 03, viene ripresa alle ore 18 e 41.)

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. E' iscritto a parlare il consigliere Stochino. Ne ha facoltà.

STOCHINO (P.d.L.). Presidente, colleghe, colleghi, Assessore, io inizierò questo intervento con una considerazione sull'ideatore del Piano casa nazionale, cioè il presidente Berlusconi e il suo Governo; secondo me l'idea di questo Piano è stata un colpo di genio, la leva che può contribuire a far uscire l'Italia e la Sardegna dalla grande crisi in atto. Le disposizioni contenute nel disegno di legge adottato dalla Giunta e modificato poi dalla Commissione credo siano il giusto vestito per la nostra Sardegna, a differenza del Piano paesaggistico regionale che, purtroppo, nulla aveva a misura dell'Isola.

Ritengo che il disegno di legge sul nostro Piano casa sia sufficientemente snello, importante per il rilancio della nostra economia, ma anche per migliorare la qualità della vita. E' infatti interessante sapere che cosa pensano gli italiani della casa; il 53 per cento degli italiani considera la casa il luogo dei propri affetti, quindi rientra tra le nostre priorità. Ecco perchè credo sia di rilevante importanza azionare un meccanismo che abbia come punto focale la casa.

Di conseguenza, Assessore, credo sia doveroso da parte mia, ma anche da parte del Gruppo del P.d.L., chiederle di intervenire anche a favore delle famiglie meno abbienti, quelle che purtroppo hanno una casa che non supera i 100 metri quadrati lordi, quelle che in un periodo di congiuntura economica particolare richiedono una particolare attenzione. In che modo dobbiamo star loro vicino? A queste famiglie dobbiamo dare un segnale importante consentendo che possano ampliare le loro abitazioni nella misura non del 30 per cento ma del 50 per cento; oggi purtroppo la qualità della vita nelle abitazioni di ampiezza limitata è molto sacrificata e pertanto, con interventi limitati dal punto di vista economico, aggiungendo una o due stanze, queste famiglie possono trovare ristoro al loro stato di grave difficoltà.

Io ho ascoltato gli interventi dei colleghi dell'opposizione. Alcuni importanti e attenti, altri puramente volti alla critica della maggioranza che ha voluto proporre questo Piano casa. Io voglio tornare sulla questione dei sottotetti per dire ai colleghi dell'opposizione che questa questione è stata affrontata da diverse Regioni italiane, e non nel 2009. Se scorrete le "Leggi d'Italia" potrete verificare che la Regione Sicilia, la Regione Piemonte, la Regione Campania, la Regione Liguria, la Regione Emilia-Romagna, la Regione Veneto e la Regione Lombardia hanno già legiferato a tale proposito.

Onorevole Ben Amara, se lei vuole io sono qui a sua disposizione perché a me il confronto piace, ma sulle cose serie, sulle cose concrete e sulle cose che uno sa perché a me risulta che lei abbia molte conoscenze in altri campi, ma sulla pianificazione urbanistica mi consenta di darle qualche suggerimento che può ritrovare nelle leggi vigenti in Italia e in quelle delle varie regioni che ho citato.

Vorrei anche parlare del Piano paesaggistico regionale e rispondere al mio amico Franco Sabatini - dico amico seriamente e non in tono ironico - per dirgli che io in Ogliastra ho fatto la campagna elettorale parlando di Piano paesaggistico (prendendo spunto dall'onorevole Soru anche con dei grandi cartelloni) e dicendo che Soru, la Giunta di centrosinistra, la coalizione di centrosinistra avevano bloccato le edificazioni all'interno dei centri storici nelle aree dei cento metri dai beni identitari, nelle zone C per quanto riguarda i centri extra perimetro urbano, nelle zone agricole perché erano state inserite delle norme incostituzionali, e precisamente le disposizioni, presenti nelle norme transitorie, sui 3 ettari e i 5 ettari.

Sono d'accordo pertanto con quanto ha fatto la Giunta e mi riferisco agli articoli in cui è scritto a chiare lettere che devono essere modificate e aggiornate le norme del Piano paesaggistico regionale. In riferimento a questi temi siamo a disposizione per un confronto, consapevoli però, cari amici, che voi le elezioni le avete perse anche perché non siete stati in grado di interpretare il volere dei sardi.

Non si può concepire la pianificazione urbanistica facendo astrazione dall'uomo; questa non è una mia affermazione, è stato detto a Firenze in occasione della Conferenza sul paesaggio da autorevoli esperti i quali hanno ribadito che l'uomo deve essere attore principale e protagonista dello sviluppo economico, della pianificazione del paesaggio e di tutto quello che ad esso attiene.

Io concludo il mio breve intervento con la sicurezza che questo provvedimento di legge possa essere per i sardi una leva in grado di modificare e movimentare l'economia, così da portare dei risultati concreti e non l'aria fritta che voi avete prodotto negli ultimi cinque anni.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Presidente, Assessore, onorevoli colleghi e colleghe, il mio intervento vuole essere una semplice riflessione su alcuni punti della normativa in discussione che, a mio avviso, poteva essere più concreta e propositiva in quanto il tema è senz'altro sentito e atteso, ma ho l'impressione che molto resterà sulla carta come buone intenzioni.

Si parla tanto di crisi socio-economica e si avvia la presentazione del dispositivo con la medesima affermazione che, a mio avviso, contraddice lo sforzo legislativo posto in atto. Infatti, se la popolazione si trova in sofferenza quale risultato potrà essere raggiunto se la Regione Sardegna, come ha fatto lo Stato, il Governo nazionale, scarica sui privati le opportunità normative senza dare un sostegno economico reale? Chi dispone di risorse potrà sicuramente utilizzare le opportunità volumetriche consentite, mentre la maggioranza degli amministrati non viene posta in condizione di recuperare o ampliare la propria abitazione.

Pertanto, l'obiettivo che il provvedimento di legge si propone, il rilancio dell'economia, mi pare che con il richiamo alla crisi appaia molto debole. Si afferma inoltre che si mira anche a incentivare il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente e il miglioramento della qualità architettonica. Credo sia a tutti noto che il degrado del patrimonio edilizio è diffuso nei nostri centri e che le proprietà sono in buona parte in capo a nuclei familiari in sofferenza ai quali, peraltro, è precluso l'accesso al credito.

Nella nostra proposta di legge, che voleva essere un contributo propositivo per migliorare il testo (il tema è sentito, per carità, siamo tutti d'accordo che c'è bisogno di risposte a queste esigenze diffuse), si sollecitava la Regione Sardegna a concorrere concretamente al rinnovo del patrimonio edilizio esistente con nuovi e consistenti finanziamenti degli strumenti legislativi già in essere e, in particolare, con risorse a fondo perduto per la costruzione, il restauro e il ripristino della abitazione di proprietà.

Credo che basti poco per capire che c'è bisogno di sostegno in tal senso; basta transitare nei nostri centri abitati ove la cultura della abitazione di proprietà si mantiene tradizionalmente forte per verificarlo. Si guardi con attenzione e credo che a nessuno sfuggiranno tutte le opere incompiute: piani abitativi parziali, facciate grezze e assenza totale di tecnologie e accorgimenti sull'efficienza energetica degli edifici.

Un aspetto che reputo ad alto rischio sociale, che anche altri miei colleghi hanno sottolineato, è il marginale coinvolgimento dei comuni. È un rischio in questa fase di gestione dell'operazione, è un rischio che lo stesso Consiglio delle autonomie locali denuncia, soprattutto l'assenza di un limite massimo di cubatura concedibile in deroga può comportare uno stravolgimento dell'assetto urbano ed extraurbano.

Altro elemento rischioso è la non presenza di una regolamentazione delle altezze e delle distanze dai confini. Credo di non dire nulla di nuovo se affermo che molte richieste di intervento presso gli uffici tecnici dei comuni e presso i comandi dei vigili urbani riguardano liti e contenziosi fra i confinanti. Il non governo da parte dei comuni di questi processi può creare situazioni di tensioni sociali non da poco.

Non basta sentire in audizione i comuni, bisogna renderli attori in primis. Per riqualificare le bellezze architettoniche dei nostri centri abitati, io credo che ci sia bisogno di uno studio organico e ragionato che dia vita a un lavoro puntuale e sistematico, come avviene per i centri storici dove ogni singola abitazione è in relazione con quella confinante e assieme costituiscono l'isolato, la via.

Condivido che l'inquadramento di questa proposta di legge come Piano casa sia riduttivo, perché sono altre le misure, le mire cui tende questo provvedimento. In particolare, si vuole rivedere il Piano paesaggistico che limita e blocca l'edificazione nella fascia costiera, mentre con questo testo legislativo si consentono incrementi del 10 per cento delle volumetrie, non è una mia affermazione, ma lo afferma anche la Confederazione Nazionale dell'Artigianato.

Nel testo legislativo non si tiene conto dell'abusivismo edilizio; le statistiche regionali certificano circa 60 mila casi di abuso nel periodo settembre 2006 - ottobre 2007; di questi 4500 sono dichiarati insanabili e 1694, monitorati dall'osservatorio con riferimento al 48,28 per cento dei comuni, in gran parte sono situati lungo la fascia costiera.

Nell'articolato mi lascia perplesso la costituzione della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica. Mi pare uno schiaffo dato agli uffici regionali degli Assessorati interessati, dotati di professionalità che, a fianco degli amministratori sia di destra che di sinistra, hanno prodotto normative avanzate a tutela del nostro patrimonio storico e architettonico verificandone puntualmente la corretta attuazione. Gli uffici vengono chiamati peraltro a supportare una Commissione che svolge esclusivamente funzioni consultive.

Per quanto riguarda gli interventi sul patrimonio pubblico (mi sembra anche questo un elemento importante del quale abbiamo parlato in modo particolare quando abbiamo affrontato il tema della scuola) sappiamo quanti edifici scolastici non sono a norma, fatiscenti e spesso abbandonati perché l'accorpamento delle classi in un unico plesso scolastico comporta che il resto del patrimonio venga appunto abbandonato a se stesso e non ci si preoccupi di recuperarlo.

Nel testo c'è un passaggio relativo agli interventi sul patrimonio edilizio pubblico e, pur plaudendo al buon intendimento, mi chiedo con quali risorse l'ente locale potrà far fronte alla riqualificazione del patrimonio edilizio di proprietà pubblica. La situazione finanziaria dei comuni credo sia a tutti nota e, forse, basterebbe guardare quante richieste di finanziamento sono depositate in uffici regionali per capire che gli interventi previsti dall'articolo 6 (ma anche quelli degli articoli 3 e 4) hanno bisogno di essere supportati con risorse pubbliche.

Apprezzo e certamente va incoraggiata la semplificazione delle procedure amministrative. Mi auguro possa essere estesa anche ad altri ambiti consentendo minore burocrazia e risposte più rapide ai bisogni dei cittadini.

Rifacendomi ancora alla relazione delle autonomie locali, che contesta il capo secondo come corpo separato dal capo primo, è evidente (vedi la finanziaria, vedi il collegato) l'adozione sistematica di norme che destabilizzano la normativa vigente.

Non sarebbe stato meglio porre mano compiutamente al Piano paesaggistico anche se sarebbero stati necessari più tempo e più impegno? Invece si fa una scelta parziale non affrontando le emergenze ma l'esigenza spesso populistica di dare risposte, per quanto possa essere importante il bisogno alla base della richiesta.

Questo spezzettamento delle norme vigenti porta spesso alla confusione e all'incoerenza normativa ponendo in difficoltà gli stessi utilizzatori e contraddicendo la buona pratica della semplificazione delle procedure che il dispositivo contiene.

L'aspetto più delicato, però, e chiudo, è che il primo comma dell'articolo 11 vanifica il ruolo dello stesso Consiglio regionale espropriandolo dalla funzione legislativa e portando, come spesso è stato rimarcato anche nella precedente legislatura, alla non chiarezza nella distinzione dei ruoli fra l'organo legislativo e l'organo esecutivo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Bruno, Dessì, Randazzo e Salis sono presenti.

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Risultato della verifica

Risultano presenti i consiglieri: ARTIZZU - BRUNO - CAMPUS - CAPELLI - CHERCHI - COSSA - CUCCUREDDU - DE FRANCISCI - DESSI' - GRECO - LADU - LAI - LOCCI - LOMBARDO - MANCA - MANINCHEDDA - MARIANI - MELONI Francesco - MULA - MULAS - MURGIONI - OPPI - PERU - PIRAS - PITEA - PITTALIS - RANDAZZO - RODIN - SALIS - SANJUST - SANNA Giacomo - SANNA Matteo - SANNA Paolo - SOLINAS Christian - STERI - STOCHINO - TOCCO - URAS - VARGIU.

Sono presenti 39 consiglieri. Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 19 e 02, viene ripresa alle ore 19 e 30.)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.

E' iscritto a parlare il consigliere Francesco Meloni. Ne ha facoltà.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Rinuncio all'intervento.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, nel corso dell'esame del disegno di legge, che già nel titolo parla di sostegno all'economia attraverso il rilancio del settore edilizio, vanno smentite alcune delle affermazioni fatte in questi anni relativamente alla crisi profonda, alla paralisi, alla catastrofe che avrebbe investito il mondo dell'edilizia isolana.

Tra il 2003 e il 2007, secondo i dati delle Casse edili provinciali, dell'Edilcassa, dell'Inail e dell'Inps, il numero degli addetti è cresciuto di 10 mila unità; per numero di addetti si intende gli operai, ma non gli ingegneri e le alte professionalità presenti nelle aziende. Sempre tra il 2003 e il 2007 sono cresciute, Assessore, anche le "ore versate": più di 10 milioni di ore nell'arco del quadriennio; ma, in particolare, proprio tra il 2006 e il 2007 la crescita di "ore versate" è stata maggiore e non proporzionale rispetto a quella degli anni precedenti. C'è stata invece una flessione (non ha toccato l'incremento del 17 per cento per quanto riguarda il numero degli addetti e il 18 per cento per le ore versate) tra il 2008 e il 2009, dovuta alla crisi economica che ha colpito anche il nostro paese, e al fatto che il costo della vita è di conseguenza cresciuto ulteriormente.

La positività di questi dati, accessibili sul sito della Regione, certificati dagli unici enti accreditati, si dirà che è dovuta all'emersione dal nero; comunque i termini "catastrofe", "paralisi", "disastro" attribuiti al settore dell'edilizia sicuramente non si rispecchiano in questi dati, così come tutto non è giustificato dall'emersione dal nero.

Perché questi dati? Perché è vero che in alcuni settori dell'edilizia isolana si è avuta una paralisi, una crisi, in particolar modo nell'ambito della speculazione edilizia sulle coste (e farò un esempio in merito), ma è sotto gli occhi di tutti il risultato degli investimenti per il recupero delle abitazioni nei centri storici dei nostri paesi e delle nostre città. Dal grigio, imperante un tempo nelle città, nei paesi in particolar modo, siamo passati ai colori della terra, alla pavimentazione nelle vie dove un tempo predominava l'asfalto, e così via.

Persino nei comuni più piccoli, faccio l'esempio del comune di Seui ad esempio, su 4 milioni di investimento iniziale, grazie anche agli apporti dei privati si è arrivati a 8-9 milioni di euro. Quindi in un paesino di mille anime si è avuta una ricaduta, in quel particolare settore dell'edilizia, così come in tanti altri paesi, di milioni e milioni di euro. Quindi, non è vero che c'è stato un calo ovunque nel settore, ma si è guadagnato anche in termini di decoro del centri urbani e dei paesi.

Nel vostro disegno di legge, invece, c'è l'eliminazione dei vincoli, dei lacci e lacciuoli, così definiti, meno regole per favorire lo sviluppo, in controtendenza rispetto alla regolamentazione, al principio del "più pubblico", che si sta imponendo in altri paesi in Europa e nel mondo, primi fra tutti gli Stati Uniti che, da questo punto di vista, hanno aperto la strada ad una nuova idea di urbanistica e di edilizia promuovendo regole, intervento pubblico, controllo nel settore.

I danni che potranno derivare dalla mancanza di regole si sono già verificati in questo Paese e nella nostra regione, e sono sotto gli occhi di tutti. In particolar modo ricordiamo quelli datati al periodo del boom economico negli anni '60 e '70, di cui ancora paghiamo i costi; sono visibili le ferite nei centri storici dove, a fianco di palazzi del '700, dell'800, sono cresciuti edifici di altezze incredibili rispetto a quelli preesistenti, si sono stravolte le caratteristiche architettoniche, è stata eliminata la pietra, sostituita col cemento; sono visibili nella nostra Sardegna i mattoni a vista, il blocchetto, il mattone unito al blocchetto, il mattone unito al blocchetto e all'eternit, i prospetti principali senza intonaco.

E' sufficiente girare nei paesi, fuori dai centri storici recuperati, per vedere una tipologia architettonica che va dallo chalet di montagna alla villa al mare trasportata nell'interno del paese, fino alle ville tipo Long Island, un fiorire di immaginazione architettonica, un fiorire di stili tutti uniti per un'unica bruttura. A questo tipo di danno occorre sommare i danni alle persone, i costi in termini di vite umane, in termini di risorse pubbliche, in particolar modo in quelle aree dove si è costruito senza tener conto alcuno del rischio idrogeologico, delle possibili frane, della incompatibilità dell'ambiente con le abitazioni e la vita umana.

Nel disegno di legge presentato, da un lato, a parole, si parla di sviluppo sostenibile, di risparmio energetico (previsto da leggi nazionali per cui non ci siamo inventati nulla), di patrimonio ambientale e della sua tutela, di tutela dell'identità dei centri urbani e dei paesi, di tutela del territorio, delle coste, e quant'altro, persino del giunco palustre; dall'altra parte, nei fatti, nei pochi articoli previsti si vedono chiaramente incrementi volumetrici nelle città, nei paesi, nelle campagne, sulle coste, persino nei 300 e nei 150 metri dal mare, chiusura di pilotis, sopraelevazioni, deroghe ai limiti di altezze e di distanza, superamento degli indici massimi di edificabilità in misura del 10, 20, 30, 45 per cento, corpi edilizi separati rispetto agli edifici principali, modifiche al PPR compresa la norma sulla fascia dei 100 metri dai beni paesaggistici ed identitari.

Che cosa potrà accadere con queste disposizioni? Non è dato sapere perché immagino, è confermato dai dati, che nessuno (né gli Assessorati, né la Presidenza) abbia immaginato che cosa possa accadere. Forse ci saranno delle opportunità per i giovani, le giovani coppie, coloro che non possono permettersi di comprare la casa ai costi attuali? No, tutto ciò non è previsto.

Che cosa accadrà invece? Per la gioia degli speculatori, di qualche imprenditore edile, non di tutti per carità, vi saranno liti condominiali perché a fronte di un proprietario (e mi auguro che i colleghi della maggioranza siano tutti proprietari di attici e superattici per non incorrere in questi problemi) che potrà realizzare nuova cubatura sull'attico e sul superattico, se il disegno di legge lo consentirà, cento proprietari di altri immobili verranno privati di luce, di aria e di panorama. Pertanto liti condominiali, guadagni per gli avvocati, sicuramente un incremento di cause nei nostri tribunali, ma non ci saranno nuove opportunità per i giovani, per le giovani coppie e per coloro che non possono permettersi una casa.

Ne deriverà sicuramente un maggior carico di popolazione nei nostri centri abitati a fronte di una carenza di servizi, un incremento di traffico di veicoli e, quindi, un peggioramento della qualità e dello stile di vita nelle nostre città. Non mi pare che abbiate ipotizzato e previsto ciò che potrà accadere nelle nostre città, nei nostri paesi, nelle campagne e sulle coste. Molti immobili privati sorgeranno forse proprio sulle coste, verranno sicuramente raddoppiati i volumi edificati, in controtendenza con altre realtà e anche con le sentenze del Consiglio di Stato e della Corte costituzionale.

Il Consiglio di Stato, proprio di recente, ha bloccato una richiesta, avanzata da uno degli imprenditori edili sardi tra i più conosciuti, per la realizzazione di immobili a Cala Giunco. Nella sua decisione, il collegio giudicante, ispirandosi alle disposizioni contenute nel Codice del paesaggio, scrive: "nella valutazione comparativa di contrapposti interessi, quello generale alla salvaguardia del paesaggio, anche a tutela delle generazioni future, e quello individuale e imprenditoriale allo sviluppo degli insediamenti turistici, trova piena legittimità costituzionale la previsione regionale, estesa anche alle lottizzazioni in corso"; prevale appunto la salvaguardia del paesaggio rispetto agli interessi individuali e imprenditoriali.

Insomma, laddove il paesaggio e il territorio sono rimasti incontaminati così devono rimanere, non per noi ma per le future generazioni. Anche la Corte costituzionale si è espressa in materia definendo il concetto di paesaggio come valore generale da difendere, non da sfruttare e da utilizzare.

Io mi auguro ovviamente che voi abbiate previsto i pericoli, i rischi, le possibili conseguenze e, soprattutto, che questo disegno di legge vada effettivamente nella direzione, come voi affermate, del risparmio energetico, del futuro per i giovani, per le famiglie, per il possesso di nuova abitazione, di una casa per tutti. Verificheremo nei fatti, e mi auguro di non dover in futuro dire "purtroppo".

Il rilancio dell'edilizia (su una cosa bisogna essere sicuramente d'accordo, e cioè che dal punto di vista economico l'edilizia è uno dei settori che dà risposte immediate se messo nelle condizioni di crescere e di svilupparsi) poteva avvenire su altre basi. I dati ci dicono che non di seconde case o di nuove cubature avevamo bisogno ma semmai di valorizzazione del patrimonio pubblico che in parte è in condizioni di degrado; valorizzazione di un patrimonio pubblico che gli enti locali, in qualità di proprietari di gran parte degli immobili, non sono nelle condizioni di poter valorizzare e di poter mettere a norma con le loro poche risorse.

Si potrebbe intervenire sull'edilizia scolastica, sull'impiantistica sportiva, e magari nelle campagne provvedendo a eliminare le recinzioni fatte con materiali di ogni genere, compreso l'eternit e altri materiali prelevati nelle discariche. Attraversando le campagne, sono visibili a tutti alcune brutture che avrebbero avuto bisogno di essere invece trasformate per migliorare il paesaggio e l'estetica dei luoghi, per il rispetto dell'ambiente.

Questo si sarebbe dovuto fare per aiutare anche le piccole realtà produttive; così come si sarebbe dovuto pensare a seguito della dismissione di beni militari a un loro recupero e riutilizzo, e anche a una manutenzione ordinaria e straordinaria dei marciapiedi, delle vie, delle piazze, dei sottoservizi, dei parchi cittadini; interventi per i quali i comuni, pur volendoli fare, non hanno le risorse. Sono problemi che continuiamo a rincorrere tappando i buchi delle nostre strade.

Per non parlare poi degli interventi per la messa in sicurezza delle aree a rischio idrogeologico; abbiamo avuto purtroppo testimonianza di che cosa è accaduto l'anno scorso in diverse aree della Sardegna, non perché la natura, il destino cinico e baro abbiano causato ingenti piogge e provocato quindi devastazione e qualche volta purtroppo lutti, ma perché si è costruito laddove non bisognava costruire, sono state realizzate case laddove non si è rispettato l'ambiente.

È probabile che un'opportuna indagine in quelle zone avrebbe potuto, e potrebbe ancora, portare, ovviamente con utilizzo di risorse pubbliche (risorse che noi oggi utilizziamo per mettere in sicurezza, per mettere una pezza là dove è difficile rattoppare) a correggere questi errori per evitare nuovi rischi idrogeologici, rischi per la vita umana e per le cose.

Sommessamente dico che mi piacerebbe vedere queste indicazioni, questi suggerimenti trasformati in leggi della Regione Sardegna. Mi pare invece che si vada in tutt'altra direzione. L'augurio quindi, poiché ancora si è in tempo, è che si correggano questi errori, che si abbia consapevolezza di ciò che potrà accadere in futuro, in modo tale da evitare che ulteriori danni si verifichino nella nostra Isola.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). "Padroni a casa propria", questo è stato uno dei temi qualificanti del programma elettorale del P.d.L., sia a livello nazionale che a livello regionale. In altri termini che cosa si è inteso? Si è inteso valorizzare e tutelare uno dei beni primari, la casa, attraverso una serie di interventi che supera quella "visione parolaia" alla quale ci ha abituato la sinistra, attraverso una strategia che ha visto poste in essere misure concrete come l'eliminazione dell'ICI, l'aiuto sui mutui, la conferma degli incentivi per le ristrutturazioni e il risparmio energetico. Questo per fare solo alcuni esempi.

Coerentemente con questa impostazione ha fatto bene il Governo regionale a presentare il disegno di legge in discussione, e ha fatto bene la Commissione urbanistica, con il suo bravo Presidente, a esitare il provvedimento, direi a tempo di record tenuto conto della complessità, ben interpretando quella positiva aspettativa che si è creata, badate, non tra le elite, non tra chissà quali potentati, ma tra i comuni cittadini, soprattutto quei cittadini abituati, nel corso di questi ultimi cinque anni, a essere sistematicamente vessati da disposizioni di carattere vincolistico, disposizioni create all'insegna della logica dei divieti; logica che ha finito per influenzare anche gli uffici tecnici di quasi tutti i comuni della Sardegna assumendosi ora il potere di interpretare ad libitum le disposizioni, ingenerando pertanto equivoci.

E chi ne ha pagato le spese? Nessun dirigente, nessun uomo politico, ne ha pagato le spese il cittadino che a febbraio, quando è andato a votare, si è ricordato dei disastri che il governo Soru ha creato soprattutto nel campo edilizio ed urbanistico; e parliamo di disastri a ragion veduta, con documenti alla mano e soprattutto con pronunce di giudici dello Stato italiano alle quali io vi rimando per verificare che idea avevano e hanno i giudici anche sulla qualità normativa nel settore.

Non più tardi di qualche settimana fa, mi è capitato di leggere una sentenza del Consiglio di Stato, datata 10 settembre 2009, che, proprio sulla qualità della normativa urbanistica posta in essere dalla scorsa Giunta, dice chiaramente: "Il Collegio non può esimersi dallo stigmatizzare la cattiva tecnica utilizzata dal legislatore regionale" - riferendosi alla legge regionale numero 8 del 2004 - "che viola i canoni di semplificazione normativa e chiarezza del linguaggio legislativo, e dunque il principio di ragionevole affidamento del cittadino".

Ecco cosa penso che soprattutto quella stagione abbia in qualche modo tradito, ed ecco perché, responsabilmente, questo Governo regionale (la maggioranza che lo sostiene) non vuole certamente fare lo stesso errore ma, anzi, si pone responsabilmente il problema di come intervenire in questa materia con, logicamente, la sobrietà, la serenità ma anche con l'invito, che è stato fatto, ad un dialogo; ma, evidentemente, il dialogo quando una parte non vuole sentire è davvero difficile portarlo a termine.

Questa maggioranza è decisa ad andare avanti lo stesso in quanto coglie la bontà di questa riforma, perché è una riforma a costo zero fatta, come abbiamo detto, rimuovendo blocchi e burocrazia; e, come ha detto bene il ministro Tremonti, è una riforma che anche in Sardegna non avrà effetto zero, perché significherà pure qualcosa la riqualificazione della proprietà, il miglioramento degli standard abitativi, energetici e ambientali. E significherà qualcosa il fatto che questo Piano, finalmente, consentirà di attribuire a un gran numero di famiglie la possibilità di abbellire e di ingrandire la propria abitazione.

Non si tratta, noi riteniamo, di una misura keynesiana, non si tratta di far crescere i consumi, di creare artificiosamente attività in questo o in quel settore ma, dal nostro punto di vista, rimane prioritario l'obiettivo anzitutto di restituire il controllo delle loro case ai legittimi titolari, sottraendole a quegli amministratori che per decenni hanno costruito le loro fortune politiche sulla gestione dei diversi strumenti urbanistici e sull'esercizio di quel potere di interdizione cui ho fatto prima riferimento.

Noi ripudiamo questa cultura di stampo dirigistico di chi pretende di gestire la società dall'alto, e constatiamo che finalmente l'urbanistica (uno degli ultimi fortini del socialismo reale dopo la cultura e l'istruzione) oggi viene restituita veramente al libero confronto, alla disponibilità vera delle parti. Di conseguenza saranno i codici, le leggi, quelle fatte bene, a disciplinare la materia e non soltanto l'arbitrio, non soltanto la compiacenza, l'essere di una parte politica, l'essere di questo o di quell'altro gruppo, come spesso è accaduto. Quindi si tratta di fare un'operazione, da questo punto di vista, anche di trasparenza.

Diciamo allora, colleghi, soprattutto del centrosinistra, che chi di voi ha davvero letto e approfondito il disegno di legge non può certamente criticarlo, o almeno osteggiarlo, per le ragioni che ho sentito. La verità è che questo Piano lo osteggiate perché è stato promosso dal governo Berlusconi. Altro che farsa, truffa mediatica, il solito "argomentario" di chi non ha altro da dire… "Cappellacci che minacciò il rilancio dell'edilizia", ma usate almeno un frasario positivo!

Il presidente Capellacci non ha minacciato nessuno, il presidente Capellacci ha scritto un programma dove ha detto quello che lui e la sua maggioranza intendevano fare. Perché usare il termine "minaccia"? C'è tutta questa acredine nella sinistra che davvero riesce difficile scrollarvi dalle spalle. Ma perché lo osteggiate? Perché siete cultori del disordine legislativo, come avete dimostrato con tutte le vostre leggi che sono state cassate sistematicamente, anche sulla materia in esame, dalla Corte costituzionale o sulle quali hanno avuto molto da dire i giudici amministrativi di ogni livello e grado, come appunto la decisione che ho testé richiamato.

La osteggiate perché, ripeto, siete i cultori del disordine urbanistico, dei dibattiti improduttivi e soprattutto dell'immobilismo. Un Piano casa adesso c'è, perfettibile, modificabile, ma l'alternativa qual è stata? Spostare il contenuto del Piano sulla necessità di costruire case; ora emergono tutte le esigenze di cui in questi ultimi cinque anni mai si era parlato! E c'è una contraddizione anche logica nella vostra proposta; siete contrari agli aumenti del 20 per cento di volumetria però volete costruire case per tutti! Mettetevi d'accordo, qual è la vostra linea?

Volete impedire che chi possiede una casa l'abbellisca, abbia maggiore confort, volete impedire tutto questo? L'edilizia pubblica, oltretutto, l'avete gestita voi, l'avete gestita attraverso un Assessore dei lavori pubblici che ha un nome e un cognome, attraverso un presidente di AREA che ha un nome e un cognome, attraverso un consiglio di amministrazione, dateci conto di quello che voi avete fatto in quel settore: quante case avete costruito? Di quale entità è stato lo sforzo per incrementare il comparto edilizio pubblico e popolare?

I risultati sono scarsi, di questo vi vergognate, e oggi chiedete a noi di farci carico di un problema di cui peraltro il Governo nazionale si sta facendo carico; infatti il prossimo intervento sarà proprio il Piano casa per le giovani coppie, e le abitazioni sorgeranno nell'hinterland dei centri urbani abitati. Questi sono fatti concreti, non è chiacchiera; voi dovreste dare conto di quello che non avete fatto, e probabilmente colgo anche l'imbarazzo, su temi di primaria importanza, temi sui quali davvero non occorre speculare in nessun senso.

E allora perché vi opponete al Piano casa, che rappresenta anche un elemento di novità, di vero federalismo, non di quello chiacchierato, ma di quello praticato? Perché? Perché è la vostra cultura e noi la capiamo, pur non giustificandola dal nostro punto di vista, perché per voi è necessario difendere l'idea neocentralista regionale in luogo della contrattazione con il sistema degli enti locali, della mediazione con le associazioni di categoria, con tutto il mondo che ruota attorno a un comparto che per noi è strategico, quello edilizio. Per noi ha un valore strategico l'economia rappresentata dai piccoli e medi artigiani che lavorano in quel settore e che voi avete sempre messo al bando.

E allora, questo Piano casa non consente quello che alcuni di voi hanno cercato strumentalmente di far giungere all'opinione pubblica: non consente alcun sacco edilizio, non consente chissà quali stravolgimenti. Questo Piano consente ai cittadini comuni, consente a chi abita ad Onifai piuttosto che a Oniferi piuttosto che a Monastir o a Santa Teresa di Gallura, consente a tutti veramente di riappropriarsi del bene primario, di poter vivere comodamente, di poter veramente beneficiare di una grande opportunità in luogo delle chiacchiere che ho sentito.

Anche ieri, a proposito dell'accordo sull'energia nucleare tra Sarkozy e Berlusconi si è parlato di "accordo scandalo"; ma vergognatevi, perché quell'accordo se male non ricordate è proprio figlio di quella pax elettrica che fu firmata al vertice di Nizza del 2007, da chi? Guarda caso proprio dall'allora presidente Romano Prodi.

In altre Regioni, oggi, per esempio la Campania si sta approvando il Piano casa; ebbene, leggete quel Piano casa, quello che hanno presentato Bassolino, la sinistra e l'Assessore di Italia dei valori…

(Interruzioni)

Assessore o consigliere regionale, comunque è un componente della Commissione urbanistica perché ho letto una sua nota stampa nella quale gridava allo scandalo non perché non si faceva il Piano casa, ma perché lo si faceva in ritardo, perché doveva essere fatto, perché era una istanza legittima, diceva testualmente, che proveniva addirittura dal territorio.

Questo dice la sinistra in Campania su un Piano casa rispetto al quale, per tutte le norme che vi sono contenute, noi dovremmo sentirci "piccoli"; e non richiamo quello della Toscana nel quale, come sapete benissimo, è stata eliminata la richiesta del nullaosta in materia di parchi.

Quindi, cari esponenti della sinistra sarda, mettetevi d'accordo anche con i vostri omologhi delle altre Regioni, perché in alcune Regioni si inna e si incensa e si grida con soddisfazione al provvedimento; qui poiché siete all'opposizione, ed è anche legittimo per il ruolo che vi è stato assegnato anche se non mi pare che sia una cosa seria, dovete demolire e osteggiare per partito preso.

Io penso che la maggioranza, di conseguenza, pur nel dibattito interno su alcuni temi anche delicati che coinvolgono la materia, deve assolutamente trovare punti di forza e di unione perché questo provvedimento deve essere esitato in tempi celerissimi. Non accetteremo pratiche ostruzionistiche, signor Presidente, fino al punto di rimanere in Aula anche nelle ore notturne, perché c'è un'attesa del popolo sardo, delle categorie interessate; non è possibile pertanto che rispetto a questi provvedimenti davvero noi si debba essere ostaggi di una sinistra illiberale.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Il collega Pittalis mi ha convinto a chiedere la verifica del numero legale, perché ho necessità di riflettere su alcune delle sue affermazioni.

(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)

Quarta verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Bruno, Cherchi e Uras sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Dichiaro che sono presenti 34 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: BEN AMARA - BRUNO - CHERCHI - COSSA - CUCCA - CUCCUREDDU - DE FRANCISCI - DEDONI - DIANA Mario - GRECO - LAI - LOCCI - LOMBARDO - MELONI Valerio - MULA - MURGIONI - PERU - PETRINI - PIRAS - PITEA - PITTALIS - RANDAZZO - RODIN - SALIS - SANJUST - SANNA Matteo - SANNA Paolo - SOLINAS Christian - STOCHINO - TOCCO - URAS - VARGIU - ZEDDA Alessandra - ZEDDA Massimo.

Poiché il Consiglio non è in numero legale, riconvoco l'Assemblea per domani, venerdì 25, alle ore 10.

La seduta è tolta alle ore 20 e 09.



Allegati seduta

Risposta scritta a interrogazioni

Risposta scritta dell'assessore dei trasporti all'interrogazione Piras - Diana Mario - Zedda Alessandra, Contu Mariano Ignazio - Stochino - Sanna Matteo sulla chiusura del comparto merci di Trenitalia Spa. (76)

Si comunica alle SS.VV. On.li che il processo di dismissione del collegamento marittimo tra Golfo Aranci e Civitavecchia, adibito al traghettamento dei carri ferroviari, è iniziato da diversi anni in seguito alta soppressione del servizio passeggeri e alla riduzione del servizio merci ad un unico collegamento giornaliero operato con il traghetto Garibaldi. Prima dell'inizio di tale processo, il collegamento aveva una frequenza plurigiornaliera.

Da quasi un anno il servizio giornaliero è stato soppresso e ridotto ad un unico collegamento settimanale che si effettuava su prenotazione.

Da quanto comunicato da Trenitalia Cargo, in seguito ad una nuova disposizione aziendale il servizio è stato ulteriormente ridotto, non soppresso, e vincolato ad una prenotazione del viaggio che la stessa Trenitalia Cargo, una volta accolto un numero sufficiente di richieste dai clienti, deve effettuare con 45 giorni di anticipo.

Si rileva che un servizio così organizzato non è certamente tollerabile, seppur nel breve periodo possa consentire la programmazione di consegne e/o acquisizioni solo ad aziende che non necessitano di spedizioni giornaliere. Quindi, nonostante sia garantito almeno un servizio di traghettamento su richiesta, la Regione Sardegna chiederà a Trenitalia Cargo e a RFI-Rete Ferroviaria Italiana, proprietaria della nave Garibaldi, le necessarie garanzie affinché questo non venga soppresso definitivamente.

Per lo scenario di medio - lungo periodo, la Giunta Regionale e l'Assessorato dei Trasporti sono impegnati nello studio di tutte le alternative possibili volte alla soluzione del problema della continuità territoriale ferroviario/marittima. Questa vertenza, essendo contestuale al processo di privatizzazione delle compagnie Tirrenia e Saremar, e quindi alla predisposizione della nuova continuità territoriale marittima, troverà soluzione anche all'interno dei nuovi scenari che si concretizzeranno a partire dal 2010.

Inoltre, preme precisare che in data 26 giugno 2009 è stato ultimato uno studio, affidato dall'Assessorato tramite una gara ad evidenza pubblica, con lo scopo di analizzare la geografia del sistema produttivo sardo e le dinamiche di mobilità delle merci, per poter successivamente individuare gli interventi prioritari necessari, utilizzando valutazioni economiche che tengano conto anche dei costi esterni di trasporto.

Tale studio persegue l'obiettivo generale di garantire un efficiente sistema di trasporto delle merci all'interno dell'isola e da/verso il continente, quale elemento strategico per favorire la competitività e lo sviluppo dell'economia sarda, proponendone la riorganizzazione anche in virtù della prossima scadenza della convenzione Stato-Tirrenia, delle nuove competenze assunte dalla Regione in materia di trasporto ferroviario e collegamenti marittimi interni, nonché delle opportunità offerte dagli interventi infrastrutturali in atto e previsti dalla programmazione regionale.

Risposta scritta dell'assessore dei trasporti all'interrogazione SANNA Giacomo - Planetta - Dessì - Maninchedda - Solinas Christian sulla deliberazione n. 30/3 del 30 giugno 2009 avente per oggetto: "Programma attuativo interregionale 2007/2013 Attrattori culturali, naturali e turismo delle regioni del mezzogiorno - PAIN - FAS: approvazione candidatura reti interregionali e poli". (86)

Con deliberazione della Giunta regionale n. 25/48 del 3/07/2007 "Attuazione Programma Nazionale Interregionale Mezzogiorno - Cultura e Turismo: Progetto pilota "Trenino Verde" il Presidente d'intesa con gli Assessori del Turismo, dei Trasporti, dei Beni culturali e della Difesa dell'ambiente, preso atto della necessità dì assicurare nel tempo una positiva risposta alla crescente domanda di turismo ambientale e culturale orientata ai territori dell'interno della Sardegna, al fine di favorire la destagionalizzazione e l'allargamento delle dinamiche turistiche, aveva deliberato di assegnare la dotazione finanziaria prevista dal Programma Nazionale Interregionale Mezzogiorno - Cultura e Turismo (PNIM), a valere sui fondi FAS Interregionali 2007/2013, alla linea d'intervento "Trenino Verde, Turismo, Cultura e Ambiente", in coerenza con le indicazioni del Programma Regionale di Sviluppo (PRS), finalizzato alla migliore fruizione e valorizzazione dei beni ambientali, culturali, naturali e storici interessati dall'itinerario.

Con la medesima delibera, inoltre, la Giunta regionale proponeva alle altre Regioni del Mezzogiorno, l'attivazione di una linea d'intervento interregionale, alternativa e complementare alla dimensione balneare, "Trenino Verde, Turismo, Cultura e Ambiente" legata alla promozione dei territori dell'interno attraverso il turismo ferroviario. Nel corso dell'incontro del 12 aprile 2007, tenutosi a Roma presso la sede della Regione Sardegna, tale proposta aveva ricevuto l'apprezzamento sia delle Regioni che dei Ministeri dei Beni Culturali e Turismo, Ambiente e Sviluppo Economico presenti e tali indirizzi sono stati, inoltre, recepiti con l'indicazione delle tematiche relative alla valorizzazione delle linee ferroviarie secondarie (migliori pratiche: trenino rosso del Bernina).

Anche su iniziativa della Commissione Nazionale ASS.TRA Treni Storici e ferrovie Turistiche, tale proposta aveva ricevuto significativi riscontri in Campania (treno slow food nell'Irpinia, servizi dedicati per le crociere sulla circumvesuviana, treno dell'archeologia, tram della storia a Caserta), in Abruzzo (Treno della valle, Treno del parco) in Puglia (Treno dei sapori e delle tradizioni), etc.

Il vigente Programma Regionale di Sviluppo (PRS), inoltre, assumeva l'impegno di valorizzare e promuovere, quale attrattore turistico di rilevanza nazionale ed europea, il sistema delle linee ferroviarie che attraversa il territorio dell'isola, sulle quali si sviluppa una domanda di turismo ambientale, rivolta alla fruizione dei territori dell'interno, solo parzialmente coperta dall'attuale insufficiente offerta di mobilità ferroviaria, per la quale appare necessario procedere ad un selettivo rinnovo della linea e ad una significativa riqualificazione del materiale rotabile, parallelamente allo sviluppo di una partnership strategica tra Regione, comunità locali, operatori del settore turistico per la promozione del prodotto Trenino Verde".

Con due distinte lettere l'Assessore dei Trasporti chiedeva al Presidente, all'Assessore del Turismo, Artigianato e Commercio ed all'Assessore della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio un incontro per verificare lo stato di attuazione del Programma PAIn 2007/2013 "Attrattori culturali, naturali e turismo" (ex PNIM) e per la definizione del progetto pilota del "Trenino Verde, Turismo, Cultura e Ambiente" al fine di una fattiva ripresa della collaborazione tra i diversi Assessorati coinvolti e con l'obiettivo di portare avanti, con le risorse finanziarie previste dal PAIn "Attrattori culturali, naturali e turismo", il progetto del Trenino Verde che aveva già raggiunto un livello di condivisione e definizione progettuale tale da non poter essere più rinviato.

Da ultimo la delibera n. 30/3 del 30 giugno 2009, il cui proponente è stato l'Assessore del Turismo, Artigianato e Commercio, ha ridefinito i Poli che si propone di candidare e il progetto risulta essere modificato in parte anche nei contenuti ed è diventato progetto strategico integrato "Atlantide" .

Ciò nonostante, considerata la strategicità riconosciuta al progetto riguardante il Trenino Verde e la volontà di dare risposte concrete alle attese dei territori interessati, l'Assessore dei Trasporti, nelle more della definitiva approvazione da parte del CIPE del Programma PAIn 2007/2013 "Attrattori culturali, naturali e turismo", intende proseguire nel progetto con interventi mirati alla valorizzazione dette linee ferroviarie storiche dell'isola.

Pertanto, in coerenza con il più generale obiettivo della valorizzazione di culture, identità, paesaggi dei territori dell'interno non può che sottolinearsi l'attenzione per l'intero sistema delle ferrovie secondarie che dalle coste della Gallura (Arzachena e Palau), di Alghero e Bosa, del Cagliaritano, dell'Ogliastra, richiama i turisti verso i territori dell'interno.

A tal fine con il P.A.R. FAS 2007/2013 vengono previste risorse pari a € 30 milioni, per una prima fase di intervento specificamente dedicata all'ammodernamento delle linee turistiche, al ripristino delle locomotiva a vapore e delle carrozze d'epoca, al rinnovo dei binari, all'estensione delle frequenza all'intero corso dell'anno, al restauro di stazioncine e caselli.

Allo stesso scopo saranno destinati ulteriori € 12 milioni provenienti dalla riprogrammazione della delibera CIPE 3/2006.

Una recente nota del Presidente dell'UNCEM ricorda, infine, che i comuni interessati al Trenino Verde stanno predisponendo la bozza di candidatura per ottenere il riconoscimento da parte dell'UNESCO, oltre ad aver già avuto l'apprezzamento, da parte del Ministero per il Turismo, dei Beni Culturali e dell'Ambiente e delle Regioni in sede ufficiale, per l'individuazione del Trenino quale attrattore turistico di rilevanza nazionale.

Risposta scritta dell'assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica all'interrogazione Solinas Antonio sulla situazione degli enti locali in Sardegna. (87)

• Alla data del 29 luglio 2009 i comuni della Sardegna che ancora non avevano deliberato il bilancio di previsione per l'esercizio 2009, la relazione previsionale e programmatica e il bilancio pluriennale per il triennio 2009/2011 erano Desulo, Buddusò e Lotzorai.

• Relativamente al comune di Desulo, occorre sottolineare che a causa della crisi politica che ha investito l'ente, dapprima le dimissioni del sindaco, poi rientrate nell'arco dei venti giorni di cui all'art.53 del D.Lgs 267/2000 e, successivamente, le dimissioni della metà più uno dei componenti dell'organo consiliare che hanno determinato lo scioglimento dello stesso consiglio e la nomina del commissario straordinario, il predetto documento contabile è stato approvato da quest'ultimo in data 13 agosto 2009.

• I consigli comunali di Buddusò e Lotzorai hanno provveduto ad approvare il bilancio di previsione 2009 e i relativi allegati rispettivamente in data 30 luglio e 13 agosto 2009.

• Il decreto assessoriale concernente l'invito a provvedere è stato trasmesso a tutti i comuni risultanti inadempienti, ad eccezione degli enti che seppure oltre la data stabilita dalla legge hanno comunicato tempestivamente la data di convocazione dei Consiglio Comunale.