Seduta n.189 del 16/03/2011 

CLXXXIX Seduta

(POMERIDIANA)

Mercoledì 16 marzo 2011

Presidenza del Vicepresidente CUCCA

Indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 06.

CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 1° febbraio 2011 (182), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Paolo Luigi Dessì, Marco Meloni ed Efisio Planetta hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 16 marzo 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Congedo per motivi istituzionali

PRESIDENTE. Comunico altresì, ai sensi del comma 5 dell'articolo 58 del Regolamento, che il vicepresidente Michele Cossa è assente nella seduta pomeridiana del 16 marzo 2011 per motivi istituzionali.

Considerato il numero di consiglieri presenti, sospendo i lavori per dieci minuti invitando i Capigruppo a convocare in aula i colleghi consiglieri.

La seduta è sospesa e i lavori riprenderanno alle ore 16 e 18.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 08, viene ripresa alle ore 16 e 20.)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Prego i consiglieri di prendere posto.

Discussione e approvazione della proposta di legge Cuccureddu - Bruno - Steri - Fois - Cocco Daniele Secondo - Sanna Giacomo - Uras - Salis: "Composizione dei consigli e delle giunte dei comuni e delle province della Sardegna e disposizioni diverse in materia di enti locali". (242/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 242/A.

Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Molto brevemente. Vorrei partire da una brevissima riflessione che attiene all'operato della prima Commissione e soprattutto alla riunione che la prima Commissione ha tenuto un paio di giorni fa con all'ordine del giorno una sorta di ricognizione del lavoro che è stato già fatto nella scorsa legislatura e nelle proposte che sono state presentate in questa legislatura per quanto riguarda la materia delle riforme. Sono partito da questo aspetto per mettere bene in evidenza un dato, che c'è da parte di tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, anzi direi proprio senza distinzione di appartenenza, un comune sentimento, che io ho registrato e che voglio manifestare pubblicamente, della necessità di avviare seriamente e responsabilmente una stagione per le riforme, non una qualunque riforma o tante riforme, ma per le riforme possibili, quelle che possono essere fatte in questa legislatura e aventi ad oggetto le cose che concretamente…

Chiedo scusa, c'è un brusio però che…

PRESIDENTE. Scusate, se riusciamo a far completare la relazione all'onorevole Pittalis. Prego.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Lo voglio dire non perché voglia convincere qualcuno, ma per dare atto che concretamente vi sono tutti i presupposti in positivo perché si avvii questa stagione. E dunque cosa c'entra, voi mi direte, con il provvedimento in esame? C'entra sì, perché intanto il provvedimento in esame, vogliamo subito dirlo, non è una riforma, ma si tratta di un provvedimento necessario, necessitato anche tenuto conto dell'imminenza delle elezioni amministrative, per dare una chiarezza, perché non sorgano dubbi interpretativi in ordine all'applicazione ora della legge statale, ora delle norme regionali in ordine alla composizione dei consigli comunali. Debbo dire che proprio con l'ottica di rivedere in una prossima occasione il tema complessivo della riforma dell'ordinamento degli enti locali ci siamo posti il problema di come disciplinare nell'immediato e come trattare la questione e si è appunto convenuto da tutti che la soluzione saggia, responsabile, prudente, tenuto conto che oramai nell'ambito dei piccoli, medi o grandi comuni, le forze politiche avevano già avviato la formazione delle liste, si è ritenuto di salvaguardare anche il lavoro eventualmente già posto in essere e evitare che mentre la partita è in corso si potessero modificare le regole del gioco. Si è pertanto ritenuto in questa prima fase di lasciare inalterato il sistema di composizione dei consigli comunali, ma dando nel contempo anche un significativo messaggio che vi è la consapevolezza che bisogna iniziare a rivedere (anche nell'ottica se si vuole di un contenimento dei costi e non solo) il sistema della composizione di tutti gli organi elettivi a cui non è certamente sottratto lo stesso Consiglio regionale che, per come è dato però sapere, non è con legge ordinaria che possiamo intervenire trattandosi di norma di rango costituzionale e dunque con una procedura più complessa e articolata e in quella sede eventualmente ci occuperemo anche degli aspetti che riguardano la composizione del Consiglio regionale.

Ecco, questo è lo spirito che ci ha animato in Commissione che è quello appunto di non creare situazioni che potessero in qualche modo complicare la già difficile attività che svolgono le forze politiche soprattutto in comuni di piccole e piccolissime dimensioni. Dunque la prima nostra preoccupazione è stata quella di dare certezza e quindi chiarezza in ordine alla interpretazione delle norme ma, ripeto, si è voluto dare anche un segnale, per esempio attraverso una proposta significativa che è venuta da un collega della Commissione e che ha rappresentato poi neanche un banco di prova perché è stata accolta all'unanimità, per esempio la riduzione dei presidenti dei consigli comunali al di sotto dei 15 mila abitanti, figura che viene eliminata. Così come la riduzione davvero significativa del sistema delle circoscrizioni, talora assolutamente... non dico che non abbiano adeguata funzione, però da tutti c'è stata la consapevolezza che era anacronistico mantenere un sistema di quella portata. Soprattutto, devo mettere in evidenza, in chiusura, che c'è stata da parte di tutti di rifuggire anche da un facile populismo o da iniziative demagogiche perché sarebbe stato facile ipotizzare tagli di indennità alle già esigue indennità soprattutto dei nostri amministratori in comuni con popolazioni non superiori ai 5 mila o ai 10 mila abitanti. Abbiamo ritenuto di fare cosa più sensata cercando di intervenire sui meccanismi che possono assicurare la reale rappresentanza democratica e soprattutto cercare di sostenere e supportare l'azione del sistema delle autonomie locali in relazione alle quali abbiamo ricevuto il parere anche del Consiglio delle autonomie che dà un giudizio che è sostanzialmente positivo in ordine al lavoro della prima Commissione.

Quindi l'invito prima di tutto che formulo a me stesso, ma anche ai colleghi consiglieri, di ritenere questa non come la riforma del sistema degli enti locali, ma come un provvedimento necessario ed urgente, ragione per la quale l'invito è anche ad evitare, per quanto è possibile, salvo ragioni che rendono assolutamente necessario integrare o modificare alcune norme, la presentazione di emendamenti proprio per la finalità che ho dianzi richiamato; avremo altra occasione e altri momenti per occuparci della vera riforma dell'ordinamento degli enti locali. Quindi, con questo auspicio devo dare atto del contributo davvero costruttivo soprattutto non solo dei componenti la Commissione di maggioranza ma anche di tutte le forze di opposizione presenti che hanno reso possibile che questo provvedimento pervenisse in Aula e, come ci auguriamo, possa essere esitato in tempi brevissimi.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Per chiedere dieci minuti di sospensione in aula.

PRESIDENTE. L'onorevole Steri chiede dieci minuti di sospensione. Sospendiamo i lavori che riprenderanno alle 16 e 45.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 31, viene ripresa alle ore 16 e 45.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi, il presidente Pittalis ha giustamente ricordato all'aula come questo sia un provvedimento necessitato dall'urgenza, dal fatto che oggi abbiamo alle porte una nuova tornata elettorale per il rinnovo di un centinaio di consigli comunali in tutta la Sardegna e perché non ci siano nemmeno dubbi interpretativi rispetto alle diverse modifiche che la "267" ha subìto per effetto dei diversi provvedimenti assunti dal governo nazionale, dal Parlamento nazionale e che non ci siano dubbi interpretativi rispetto anche all'esercizio della nostra autonomia esercitata da questa Aula attraverso anche delle leggi apposite come appunto la legge numero 10 del 2002 che all'articolo 10 ha disciplinato la composizione dei consigli comunali, ma non ha disciplinato sicuramente la materia che riguarda la composizione delle giunte. Però il presidente Pittalis ci ha anche ricordato della necessità di avviare una stagione di riforme, stagione di riforme che ci vede impegnati anche a disciplinare la materia complessa dell'ordinamento degli enti locali. Ordinamento degli enti locali che ha subito il primo grosso scossone con la legge numero 81 del '93 nata in epoca di Tangentopoli che ha previsto l'elezione diretta del sindaco e allo stesso tempo però anche disciplinato il funzionamento dei consigli comunali con una sua anche riduzione, in quell'epoca lì abbiamo avuto la prima riduzione del numero dei consiglieri comunali. Ma si è anche ridisegnato il ruolo dei consigli comunali con la "81" del '93. Con la "81" del '93 si sono sacrificati grandi e larghi spazi di democrazia sull'altare della governabilità. Si è passati da un sistema in cui i consigli avevano il loro peso, eleggevano addirittura il sindaco, amministrazioni e sindaci che cambiavano anche più in fretta delle stagioni politiche, si è passati ad un sistema in cui con l'elezione diretta del sindaco il ruolo dei consigli comunali è stato ridisegnato e dicevo sull'altare della governabilità si sono sacrificati larghi spazi di democrazia. Quindi un ridimensionamento del ruolo dei consigli comunali a vantaggio degli esecutivi, del sindaco e degli esecutivi. Ecco, da quel momento storico lì sono passati ormai quasi vent'anni e sicuramente è necessario e si impone una revisione del sistema delle autonomie. Io penso e sono d'accordo con l'onorevole Pittalis che la revisione del complesso delle autonomie locali possiamo farlo noi esercitando la nostra autonomia. La nostra autonomia va esercitata con la scrittura di un nostro codice delle autonomie locali che ridisegni anche il ruolo dei consigli comunali, a mio avviso, con un riequilibrio dei poteri all'interno dei consigli comunali fra esecutivo e consiglio e in quel contesto lì, dentro quello che è l'oggetto dell'argomento che abbiamo oggi all'ordine del giorno, in quel contesto lì possiamo anche ragionare senza nessuna preclusione della riduzione del numero dei consiglieri comunali, senza nessuna preclusione nel momento in cui ragioniamo sul riequilibrio dei poteri possiamo anche ragionare su quello. Però farlo oggi inseguendo una legge nazionale che con ipocrisia parla di risparmi, ecco io penso che noi facciamo bene a fermarci, a dire: "Noi abbiamo già legiferato, abbiamo una legge che definisce il numero dei consiglieri comunali perché abbiamo la legge numero 10 del 2002 che già ci dice come devono essere composti i consigli comunali, aspettiamo a quando riordiniamo ma non facciamoci trascinare dall'ipocrisia della riduzione dei costi per ridurre i consigli comunali". Perché cari colleghi la riduzione dei costi del sistema delle autonomie non si fa sicuramente riducendo il numero dei consiglieri comunali. Ciascuno di voi, la maggior parte di voi ha fatto anche il consigliere comunale ma comunque ha bene in testa qual è l'entità dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali quando la maggior parte dei consigli comunali della Sardegna sono comuni sotto i 5000 abitanti e in un comune sotto i 5000 abitanti un consigliere comunale arriva a malapena a 150 euro lordi all'anno, in tutto l'anno. Ma cosa fanno questi consiglieri comunali in questi nostri comuni? Forse la casta sono due consiglieri comunali in meno nel comune di Setzu? Forse la casta sono quattro consiglieri comunali in meno nel comune di Sardara? Ecco, questi consiglieri comunali nei nostri comuni suppliscono spesso alle carenze di personale che i nostri comuni hanno, perché i consiglieri comunali vanno a controllare i cantieri, i consiglieri comunali organizzano le feste dei nostri comuni, i consiglieri comunali spesso vanno ad aprire il campo sportivo, spesso vanno ad accendere le luci al campo sportivo. Ecco, i nostri consiglieri comunali suppliscono ai tagli che sono stati fatti in questi anni, che hanno comportato la mancanza del turn-over nei nostri comuni e oltretutto, fatto non secondario, garantiscono comunque una presenza democratica diffusa nei nostri paesi. Non è pensabile che noi lasciamo in capo, perché poi tutta questa norma porta anche a una riduzione dei sindaci, comporta anche una riduzione del carico di responsabilità che nell'amministrazione di un paese deve essere diffusa, non può essere in capo ad una singola persona, anche alla luce delle cose che stiamo vedendo nei nostri paesi. Ecco, io penso che dovremo ragionarci in maniera pacata, penso che bene abbia fatto la prima Commissione a trovare un punto di sintesi su alcune materie che fanno chiarezza e su alcune comunque si dà anche un segnale perché effettivamente ragionare sulle circoscrizioni, ragionare sulle presidenze dei consigli comunali che spesse volte si è abusato anche della necessità comunque di ordinare il consiglio comunale attraverso la presidenza sui direttore generali, eccetera eccetera, non ci fa male se troviamo un minimo comune denominatore. Per il resto, io la faccio breve, l'impegno che noi dovremmo assumere è che in tempi brevi e non penso che dovremmo lasciarne neanche il richiamo nel comma 2 dell'articolo 2 perché è limitativo della nostra autonomia perché ci riempiamo la bocca dei nostri spazi di autonomia e poi diciamo che sospendiamo per alcuni mesi l'attuazione di una legge nazionale e la rimandiamo alle prossime tornate elettorali. Io penso che sia un'aberrazione dal punto di vista giuridico, io penso che l'impegno solenne che assume il Consiglio regionale che è quello di impegnarsi di fronte anche alla Giunta che ha già avuto modo in Commissione di impegnarsi in questa direzione, di impegnarsi a scrivere il codice delle autonomie per la Sardegna non abbia bisogno di richiami di questo tipo che sicuramente minano anche la nostra credibilità nel momento in cui rivendichiamo spazi di autonomia. Ecco, per il resto ho visto che anche gli emendamenti sono abbastanza contenuti, sono quelli che ci consentono probabilmente di scrivere un po' meglio la norma, l'impegno da parte nostra è quello di partecipare attivamente alla scrittura del codice di autonomia per la Sardegna quando arriverà in Commissione e in aula.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Solo per rimarcare il lavoro che è stato svolto in Commissione che ha portato a un accordo in larga parte condiviso con passi indietro più o meno di tutte le forze politiche rispetto alle posizioni iniziali che non sono state fatte solo sulla base del tentativo di trovare un compromesso purché fosse, ma nel tentativo di dare chiarezza al prossimo turno di elezioni amministrative, cosa che altrimenti come ha già detto il collega non ci sarebbe stata, però allo stesso tempo di rimarcare alcuni passaggi. Certo, non è il taglio dei consiglieri comunali o degli assessori, non è un problema di risparmio ma come abbiamo detto in Commissione è un problema di una politica che si riforma, che si rimodula dall'interno. L'opposizione che noi stessi abbiamo riconosciuto come tale è che però è sempre il livello superiore che rimodula il livello inferiore. E tra le proposte che sono state discusse a lungo in Commissione, negli impegni che sono stati presi, c'è anche quello di rivalutare certamente, noi, come Consiglio regionale, la composizione del Consiglio regionale, così come auspichiamo che questo avvenga a livello di Parlamento, di Camera e di Senato. Per cui i pochi emendamenti stanno a dimostrare che questo accordo, in qualche maniera, ha trovato una stabilità, anche se ripeto, con rinunzia da parte di molti perché, e qui devo correggere l'intervento precedente del collega, proprio perché il secondo periodo del comma 2, all'articolo 2, dava chiarezza su quelle che fossero le intenzioni, non c'è nessuna incongruenza in questo, si è arrivati a quella definizione del comma 2 per dire in Commissione esisteva la larga parte dei commissari che sarebbero stati favorevoli ad un segnale all'esterno di riduzione dei numeri della politica, non dei costi della politica, perché non sono questi i costi, e lo sappiamo, però i numeri sì. E questo secondo comma è stato inserito per dire: riconosciamo come vero il problema, però data l'immanenza delle prossime consultazioni amministrative, per non voler disturbare quelli che erano già accordi presi all'interno dei gruppi, all'interno dei partiti, nella coalizioni e quant'altro, si è deciso di soprassedere. Diciamo che è un post it, un elemento di memoria, un richiamo, che però è un richiamo certamente a dover portare questo Consiglio a fare una normativa unica e appropriata, ma è allo stesso tempo un richiamo che questo Consiglio sente, e ha sentito da parte della gente la necessità di rivedere i numeri della politica, ed ecco il motivo per cui sosteniamo la permanenza, anche del comma 2, dell'articolo 2, (anche se può sembrare un po' cacofonico, è tutto un"2") del secondo periodo. Grazie Presidente.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, brevemente, anche perché mi sembra che in Aula ci sia un clima positivo, che punta anche a procedere ad una rapida approvazione. Io mi sento di sottoscrivere quanto detto dal relatore della legge, e anche affermato dai colleghi, certamente questa norma non ha la pretesa di essere una riforma organica, affronta un tema in maniera transitoria, e si ripropone di rivisitare l'intera materia con una legge che sia organica. Io mi voglio limitare ad un auspicio, che questo Consiglio regionale, come anche nelle parole del relatore, non voglia cominciare dalla coda, ma sappia affrontare anche in maniera decisiva, anche il tema del numero dei componenti del Consiglio regionale. Io credo che non possiamo sottrarci, non possiamo sottrarci perché dobbiamo essere certamente da esempio, non possiamo sottrarci perché credo che anche funzionalmente non se ne avrebbe un danno, ma forse un vantaggio, non possiamo sottrarci perché credo che anche il ruolo stesso di ogni consigliere regionale ne uscirebbe rafforzato. E credo anche che dobbiamo dirci che viceversa, quando parliamo dei costi della politica, dobbiamo anche essere certi che l'attività di chi svolge una funzione amministrativa nelle nostre comunità, e piccole comunità, deve essere salvaguardata e valorizzata, e credo che in qualche modo voler fare della facile demagogia, nel richiamare il tema dei costi, quando si tratta di piccole comunità, non sia assolutamente opportuno. Credo che anzi abbiamo spesso il problema opposto, di richiamare ad una funzione di servizio i nostri cittadini, richiamare ad una funzione di partecipazione, di far sì che chi svolge una direzione politica lo possa fare anche compatibilmente con altre attività, e non lo debba o possa fare soltanto in base a condizioni particolari in cui si trova perché magari è un funzionario pubblico, quindi a una maggior tutela, o è anche in condizioni economiche migliori. Io credo che in alcuni casi, nei casi delle amministrazioni comunali dei piccoli paesi, veramente dobbiamo porci il problema di chi un domani vorrà affrontare le gravi responsabilità amministrative nelle condizioni attuali. E io credo che ci sia addirittura un problema opposto che dobbiamo affrontare, dobbiamo stare attenti a non scoraggiare l'assunzione di responsabilità, e di far sì che l'assunzione di responsabilità nelle nostre piccole comunità non sia possibile per pochi. Cioè il costo della democrazia è anche la politica che si fa solo per censo, per questo stiamo attenti a non cominciare dalla coda, a non scaricare una facile discussione sui costi della politica, incominciando dalle realtà più deboli, dove maggiore e più importante è la funzione di rappresentanza, e credo che noi dovremmo affrontare in maniera organica la discussione, mettendo anche al centro, come ho detto prima, l'attuale dimensionamento del Consiglio regionale. Se lo sapremo fare, io credo che sarà una pagina importante di questo Consiglio, sarà una pagina dove, certamente, maggioranza e minoranza sapranno trovare delle ragioni comuni di azione, e finalmente daremo, come dire, spazio…

Presidente c'è…

PRESIDENTE. Scusate, c'è un brusio di sottofondo che ovviamente disturba chi sta intervenendo.

PORCU (P.D.). No, io non è che sono disturbato, continuo anche tranquillamente, ma credo che anche gli argomenti trattati forse meritino una maggiore attenzione. Ecco, io credo che usciremo per una volta, come dire, dalla strumentalità di un dibattito, e ci metteremo anche nelle condizioni, almeno su questa materia, di dare un esempio importante. Quindi anch'io non posso che unirmi alle raccomandazioni di una rapida approvazione, e a formulare l'auspicio che la prima Commissione sappia essere il luogo e sede per una riforma coraggiosa, che non tocchi soltanto chi ha meno voce, ma sappia anche incidere e toccare chi deve svolgere funzioni alte, funzioni da esempio, come il Consiglio regionale.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Grazie presidente. Io vorrei rompere un po' quest'idillio, questa situazione anche un po' di semplicità, se non superficialità, con la quale stiamo affrontando la discussione della "242/A". Perché mi sarei trovato molto a mio agio nel discutere su questa riforma, se noi avessimo concluso quella sessione di riforme annunciata in Consiglio regionale quattro mesi fa, prima di Natale insomma. Ricorderete che il Consiglio regionale è stato convocato, e solo quella convocazione costa più di cinque comuni messi insieme, per iniziare la stagione delle riforme, riforme istituzionali, statutarie, riforme di sistema, legge elettorale e quant'altro. C'è stata una partecipata discussione in quest'Aula. Tutti quanti noi discutiamo, e non in maniera demagogica, della necessità di riformare il sistema. Lo stesso Governo centrale, il Parlamento, discutere sulla riduzione del numero dei parlamentari, dei mille non, quelli di Garibaldi, ma di quelli, oltre mille, che fanno parte del sistema parlamentare italiano. Allora i signori parlamentari invece decidono di iniziare una stagione virtuosa, di ridimensionamento e razionalizzazione, partendo dai Comuni. Non partendo dalla organizzazione, dai costi della macchina burocratico-politico-amministrativa nazionale, ma partono dal taglio dei Comuni. E quindi mi sarei, tornando a noi, sentito sicuramente a mio agio se avessimo fatto noi il passo propedeutico, cioè rivediamo l'organizzazione burocratico-amministrativo-politica della Regione, e quindi con grande libertà d'animo di approccio possiamo discutere del ridimensionamento, possiamo discutere della razionalizzazione degli enti intermedi, e di tutta la macchina conseguente. E invece ci troviamo a discutere di quel che dobbiamo fare, razionalizzare presso gli enti intermedi ma noi non abbiamo dato seguito agli ordini del giorno e non abbiamo dato seguito a quello che ci siamo detti in quest'aula sulla necessità impellente prioritaria nei lavori d'aula, su proposta ovviamente della Giunta o dei gruppi che vorranno fare le adeguate proposte, di quelle giacenti in Commissione per iniziare questa grande stagione delle riforme che ovviamente, per chi non conoscesse ancora adeguatamente i meccanismi consiliari, essendo noi a due anni di legislatura, non si faranno più! Non si faranno! E' come la modifica e la riforma della legge sulla giustizia nazionale che si farà, forse, chissà quando, però ottiene le prime pagine dei giornali. Noi abbS statuto dell'organizzazione della nostra vita politica e sociale ma noi non abbiamo fatto niente! E adesso ci impegniamo nel riformare questi enti intermedi. Io mi sento come il nonno o il papà che ruba la merendina al bambino che gli è a fianco. A livello di risparmio non dice niente, abbiamo scelto anche di non intervenire, giustamente, regolarmente, eccetera, ma non abbiamo ancora ben presente, non tutti purtroppo in quest'aula hanno fatto i consiglieri comunali, hanno amministrato nei comuni o nelle province purtroppo, ma sono quelli che sono in prima linea rispetto a noi! sono quelli che sono a contatto quotidiano! Sono quelli che giornalmente vivono le problematiche della città, del cittadino, del lavoro, dell'organizzazione dei servizi sociali, ogni giorno, quotidianamente, e sappiamo anche che i consiglieri comunali di opposizione è in opposizione o qui o lì ci sono un po' tutti, non servono a niente…dicevo, sanno benissimo che consiglieri comunali di opposizione non possono fare nulla! Non servono! E' una figura che non serve con questo sistema. Non hanno più spazi! Non hanno più niente! Cancelliamo il difensore civico dice la legge nazionale, abbiamo già cancellato i COCICO, a chi si rivolge il consigliere comunale per il controllo degli atti? Al TAR! E quindi ci guadagna, probabilmente, sono gli avvocati. Se non quelli che si offrono gratuitamente - pochissimi a dire il vero - i loro servigi per la pubblica utilità. Allora dico, tagliamo riduciamo il 40, il 32 il 20 per cento, 50 per cento, possiamo farlo, non possiamo farlo, ma io mi sentirei di fare una proposta di riduzione drastica del numero dei consiglieri comunali se avessi già provveduto a razionalizzare il Consiglio regionale, stiamo tagliando delle cose signori miei che non produrranno nessun effetto se non un po' di fumo negli occhi nei confronti di chi magari guadagna meno di un'indennità aggiuntiva che noi abbiamo, per esempio i segretari d'aula, guadagnano molto meno! Non è demagogia, badate bene! Non è demagogia! Lo sto dicendo e sono direttamente interessato! Andiamo a tagliare … c'è qualche proposta di emendamento, tagliamo, riduciamo, di quanto? Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando complessivamente di 100 mila euro? Neanche! Bene, sapete benissimo che un Sindaco dei nostri paesi non guadagna quanto l'indennità aggiuntiva dei ruoli che ci sono in questo Consiglio, abusati in questo Consiglio regionale, ecco perché mi sentirei più libero se, confermando la situazione attuale, o rivedendo la situazione attuale, riformando la situazione attuale, avessimo già provveduto noi! Poi possiamo confermare tutto ma lo facciamo coscientemente, quindi questo tipo di riforme non sono riforme che partono dal basso, ma sono riforme che devono obbligatoriamente, per essere credibili, partire dall'alto e noi, in questa Regione costituiamo il punto alto dell'organizzazione politica amministrativa. Una Regione che, a quanto è dato sapere, impegna la maggior parte dei suoi fondi a disposizione del bilancio regionale per tenere insieme la macchina! E non posso definire quanto impegni, perché ancora oggi la Giunta non ci ha risposto su quanto ammonta l'impegno sulla spesa corrente per tenere in piedi la macchina! La Giunta non ha risposto alle richieste del Presidente della Commissione bilancio, non ci ha dato i numeri, non li conosciamo, presumibilmente nei rapporti di gestione, mi dice il Presidente della commissione bilancio, abbiamo indicativamente dal 70 all'80 per cento dei fondi di bilancio impegnati nel tenere la macchina regionale che è composta anche da noi! Anche da noi! Ecco perché l'approccio alla discussione di questa legge, al di là di quello che c'è scritto, condivisibile o meno, io mi asterrò su tutti fuorché sul comma 4 dell'articolo 3 che fa riferimento ai dati ufficiali relativi ai rilevamenti Istat al 31 dicembre 2009 per il computo degli abitanti con diritto di voto, fuorché su quello io mi asterrò su tutto perché non sono sereno! Può essere giusto, può essere sbagliato quello che giustamente con impegno i colleghi della Commissione hanno prodotto, può essere giusto o sbagliato ma non riesco ad avere l'approccio di libertà di giudizio. Non posso averlo perché non sono sereno nell'affrontare questo tema che vorrei non si affrontasse fin che prima non ci assumiamo noi le nostre responsabilità nei confronti degli amministratori degli enti locali che sono quelli che ricevono le lettere anonime, che sono quelli che ricevono gli atti delinquenziali presso le loro famiglie, che mettono in difficoltà i loro figli e la loro famiglia nell'esercizio delle loro funzioni! Non succede a noi che siamo lontani da quelle realtà! Stiamo parlando di quelli che per 800 euro, 300 euro, per 200 euro in alcuni casi, per massimo 1.000 euro in altri, e mettono la loro faccia direttamente sulla finestra della comunità e non hanno nessuna barriera protettiva. Io ho l'ardire incoscienza di poter discutere che partendo da loro, faccio la riforma di questa macchina perversa che è la politica e l'amministrazione pubblica? Io non me la sento! Ed è per questo che ho deciso di astenermi ed è per questo che invito a riflessioni ulteriori, che invito a riprendere quella stagione delle riforme annunciata che se non lo fa la Giunta lo facciamo noi del Consiglio regionale e stabiliamo le priorità, non è sicuramente questa una priorità, neanche in prossimità delle prossime elezioni amministrative che non cambierà la storia del mondo se lasceremo le cose così come stanno e credo che abbiamo la piena autonomia per lasciare le cose come stanno e su questo credo non ci siano discussioni, allora impegniamo davvero le nostre risorse, tante risorse che ci sono in questo Consiglio regionale, impegniamole davvero per fare e dare un servizio alla comunità, lo possiamo fare in tanti, anche quelli che sanno che non ci saranno in questo prossimo Consiglio avranno ancora più libertà di stabilire delle regole oggettive che non necessariamente debbono essere riconducibili alla sua posizione personale del futuro. Quelli sono più liberi, sono ancora più liberi degli altri!

Allora, Presidente, io credo di avere illustrato il mio pensiero, nel pieno rispetto del pensiero degli altri: ci sarà chi è d'accordo, ci sarà chi non lo è, ascolterò ovviamente i pareri degli altri ma sicuramente non mi aiuterà a risolvere un problema di grande imbarazzo che è creato soprattutto dalla mia, nostra inefficienza.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, poi alla fine ci siamo trovati ad avere in Commissione, credo tutti quanti, il fiato sul collo, forse perché siamo partiti in ritardo, forse perché si usa, come spesso accade in queste circostanze, eccessiva prudenza, però la prudenza ci può portare ad essere traditori. La prudenza ci porterà ad essere traditori di un'idea e di un'aspettativa che è quella di mettere mano all'organizzazione degli enti locali in Sardegna: è un dovere che noi abbiamo, lo dobbiamo fare.

Il presidente Pittalis ha ricordato e ha richiamato il clima che si è venuto a creare in Commissione: siamo partiti ognuno con delle convenzioni, ognuno portava istanze personali e convinzioni condivise nel Gruppo però si è registrata una piena disponibilità a comprendere le esigenze degli altri e a dialogare per trovare una via d'uscita condivisa. Siamo arrivati che il tempo non era più utile per mettere mano a un minimo di organizzazione che potesse garantire un sereno svolgimento dell'appuntamento elettorale del 15 maggio, e si è, come dire, salomonicamente deciso di soprassedere, perché di fatto noi stiamo cambiando poco e niente con questa proposta di legge visto che rimane praticamente il contenuto dell'articolo 10 della legge 10 per quanto riguarda la composizione dei consigli comunali e provinciali, che era poi alla fine l'argomento principe di quella che doveva essere la riforma.

Noi credo che in ogni caso è comunque, pur se ci sentiamo responsabili di non essere riusciti a mettere mano a questo riordino, comunque rimane fermo è chiaro l'impegno di mettere subito mano, fin da ora, perché il dibattito di oggi è propedeutico a quello che sarà il dibattito e il confronto che avvieremo da qui a poco con il lavoro in Commissione, le consultazioni e il contributo di tutti coloro che vorranno dare una mano, forti anche di esperienze personali vissute all'interno degli enti locali. Il collega Cappelli diceva "purtroppo non tutti hanno fatto l'esperienza del consigliere comunale" però qui dentro in quest'Aula ci sono tanti ex consiglieri comunali, ex consiglieri provinciali, Assessori comunali e provinciali, Sindaci, Presidenti di Provincia che portano il loro contributo, ma non è detto, c'è chi ha comunque una cultura del governo e di come dovrebbero muoversi gli enti locali per dare al dibattito un contributo proficuo.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue SECHI.) Noi siamo fermamente convinti che la riforma in ogni caso, lo dico come rappresentante del Gruppo de La Sinistra Sarda, debba sì puntare anche ad un discorso di risparmio e di economicità, però deve puntare come primo obiettivo alla funzionalità, all'efficacia e all'efficienza degli enti locali: le assemblee locali, le Giunte e gli Esecutivi devono essere strumenti al servizio degli interessi generali dei cittadini, perché se non riusciamo a fare questo dimostreremo di non essere all'altezza del momento.

Prima è stata richiamata la legge 81 del 1993, quella è stata la prima vera grande riforma, sotto la spinta emotiva, in un momento particolare, però si è voluto comunque metter mano alla riorganizzazione e al riordino degli enti locali, e si è passati all'elezione diretta del Sindaco e ad un sistema elettorale diverso per il rinnovo delle assemblee elettive comunali e provinciali, tant'è che il modello poi è stato esportato. Io non lo so se noi oggi possiamo dire, dopo diciotto anni, che quel modello sia ancora valido, perché esempi negativi e situazioni di negatività ne abbiamo riscontrato, perché quel modello ha come suo limite il fatto che la caduta o la sfiducia di un Sindaco e di un Presidente travolge l'intera assemblea. Questo per esempio è un problema e nel sistema precedente, nel quale io ho vissuto una larghissima esperienza di quindici anni, quando cadeva una Giunta se ne formava un'altra, così come accadeva con il Governo, e l'operatività, l'efficacia dell'azione di governo comunque riprendeva agile e snella, sicuramente molto più ritmata rispetto invece a quell'infiacchimento che avviene quando nel nuovo sistema la maggioranza e l'Esecutivo viene colpito da crisi che la portano a segnare il passo e ad avere soprattutto un limite in quelle che sono le scelte, l'operatività, e devo dire anche la capacità di legiferare se si tratta di un'Assemblea regionale.

Io credo che sia interessante anche il richiamo che ha fatto il collega Capelli alla soppressione dei COCICO e dei CORECO. Caro Roberto, io sarei favorevole a ripristinare i COCICO e i CORECO, io non lo so se questo comporti una maggiore spesa ma chi se ne importa, direi, se questo garantisce democrazia. Perché oggi un singolo cittadino, un consigliere comunale o provinciale di opposizione, una forza politica, un'associazione, un ente, qualcuno che non è d'accordo con i provvedimenti di una Giunta che va avanti a testa bassa a difendere spesso anche interessi non generali ma direi a volte anche interessi di parte, non gli rimane che percorrere la via del giudizio, con spese e impegni a cui spesso non tutti possono ricorrere, e io credo che sia comunque una verifica dell'operato, una verifica trasparente e democratica di quello che è l'operato degli Esecutivi dei nostri enti locali.

Io credo quindi che il campo sul quale noi dobbiamo aprire questo dibattito è questo confronto sia ampio. Sicuramente noi, per convinzione e per coerenza, eravamo, lo abbiamo dichiarato fin dal primo momento, su una nostra posizione favorevole ad accogliere una via tracciata dal Governo nazionale che era quella dei tagli, come ho detto prima sia per un discorso di economicità ma soprattutto per un discorso di efficacia e di operatività, e faccio riferimento non tanto alle assemblee elettive soprattutto dei piccoli Comuni ma in particolare vorrei guardare a quegli Esecutivi a volte eccessivamente ampi nei numeri, mentre un Esecutivo più ristretto consentirebbe più snellezza e agilità. Lo diciamo soprattutto perché siamo coerenti come Gruppo, perché voglio ricordare a voi tutti che la proposta di legge numero 1 che giace in questo Consiglio regionale, che porta la firma mia, del collega Uras e del collega Chicco Porcu, fa riferimento alla riduzione del numero dei consiglieri regionali, quindi ridurre un Parlamento dei sardi dai suoi ottanta, forse eccessivi, componenti, a un numero sul quale potremmo discutere, magari pensando di eliminare il listino, il che sarebbe già un notevole risparmio, che voi tutti intervenendo in quest'Aula, anche in altre circostanze, avete richiamato. Dico il listino perché comunque dobbiamo sempre tener presente che il discorso della rappresentatività democratica, che è un discorso che più volte è stato presente nel dibattito in Commissione, deve essere garantita, e allora anche questa è una forma come dire di garanzia democratica, perché tutti che vengono qui in questa Aula a rappresentare il popolo sardo siano, come dire, ufficialmente investiti da un mandato elettorale. Non se ne abbia chi è stato eletto nel listino, tutto il mio rispetto, stima personale e apprezzamento per quanto fanno in questa Assemblea, però io credo che ognuno possa dare un suo contributo di idee. Noi pensiamo che questo sia sicuramente il modo meno doloroso e più agile per cominciare a mettere mano.

Poi alla fine rispetto a quella iniziale strada che abbiamo imboccato sono rimaste o quasi la soppressione delle circoscrizioni, quella del difensore civico, che poi anche alla luce di qualche esperienza fatta dimostra grandi limiti, rimane il discorso del direttore generale, che io avrei portato al limite delle popolazioni di 100 mila abitanti e non scendendo ai 30 mila, che rappresentano per esempio un risparmio autentico, considerando che i comuni che stanno nella fascia tra i 30 mila e i 100 mila abitanti dispongono di un costituente numero di dirigenti che hanno altrettanto disponibilità, capacità, competenze e soprattutto sono al servizio di un progetto dell'amministrazione.

Ogni comune con quei denari che risparmia dalla nomina di un direttore generale può realizzare opere pubbliche significative, per esempio: può migliorare i servizi al cittadino, ad iniziare all'assistenza della scuola, della scuola materna. Abbiamo comuni che dispongono e che hanno a loro disposizione un direttore generale e non hanno impianti sportivi di quartiere, ad esempio, e la lista potrebbe essere lunga.

Quindi io credo, per essere in linea con chi mi ha preceduto, non voglio dilungarmi in questo intervento, anche perché come ha detto ritorneremo, e come tutti ritorneremo ad affrontare una discussione. L'impegno c'è da parte di tutti, voglio citare solo un esempio di una realtà che conosco molto, e che credo che stia molto vicino a noi, proprio per pensare ai numeri, al risparmio e all'efficacia. In Spagna per esempio le amministrazioni locali, io credo che valga la pena guardarsi anche attorno, guardare i vicini di casa, un comune per esempio che va da 20 mila a 50 mila abitanti ha una assemblea comunale di 21 consiglieri comunali e vi ricordo però che nei 21 consiglieri comunali tra maggioranza e opposizione è compreso anche l'esecutivo, perché la maggioranza elegge l'esecutivo all'interno del consiglio comunale, come accadeva una volta col vecchio sistema. Noi per esempio, cito l'esempio di Alghero per tutti, una città di 42 mila abitanti prima avevamo i consigli comunali a 40 consiglieri comunali. La riforma ha ridotto drasticamente i numeri del consiglio portandoli da 40 a 30 consiglieri comunali, però vi ricordo che in più c'è il sindaco e arriviamo a 31 più 10 assessori E siamo arrivati ad un'assemblea di 41; quindi non solo non abbiamo tagliato niente ma abbiamo addirittura aumentato di una unità e abbiamo aumentato soprattutto i costi della gestione di quello. Perché io ho fatto il consigliere comunale, prima di essere eletto sindaco, sino al 1993 dove prendevamo come indennità un gettone di presenza al giorno, al giorno se c'era commissione la mattina e consiglio la sera, comunque il gettone era unico 20 mila lire lorde, che credo che a fine anno non arrivasse a superare i 150 mila euro di cui si è fatto riferimento prima per un piccolo comune. Perché questa era la disponibilità piena e totale.

Noi qui non dobbiamo fare demagogia facendo riferimento ai tagli e risparmi, ci dobbiamo guardare in faccia, dobbiamo capire che prima del risparmio, io dico, viene efficienza e operatività, questo è l'aspetto che dobbiamo privilegiare. Se all'interno di questo quadro poi riusciamo anche a fare economia tanto meglio, e il discorso io credo che sia ben noto a tutti, su questo io credo sia soprattutto da sottolineare e rimarcare, quindi, come dicevo prima, la volontà condivisa da parte di tutti i consiglieri regionali e gruppi presenti in Consiglio di aprire quella stagione di riforme che tutti a parole sosteniamo ma che ancora abbiamo avuto difficoltà realmente ad avviare e ancora una volta abbiamo perso l'occasione sotto la pressione della scadenza elettorale del 15 maggio. Il tutto è rinviato ma l'impegno di tutti è quello di mantener fede all'impegno preso. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sì grazie Presidente. Io spero, penso di non utilizzare i 20 minuti ma in qualche minuto di chiarire alcuni aspetti. Innanzitutto devo dire in maniera netta, anche all'onorevole Carlo Sechi, che non siamo arrivati in ritardo, questa proposta di legge, che è figlia di una precedente proposta di legge, la proposta di legge numero 184 firmata da Cuccureddu, Diana Mario, Sanna Giacomo, Salis, Milia, Uras e Fois, tutti Capogruppo, Fois in rappresentanza dei Riformatori, tranne il P.D. è stata depositata il 5 agosto del 2010. E prima di essere presentata c'è stato un approfondimento di qualche mese su queste tematiche, poi il P.D. ha presentato una propria proposta, si è creato, mediando, un testo, una sorta di testo unificato delle due proposte ed è nata la proposta di legge numero 282, che vorrei ricordare era pronta per andare in Aula perché era frutto di 7-8 mesi di mediazione. Fatto sta che, è la prima volta, sono in Consiglio regionale da 2 anni ho avuto la fortuna che diverse mie proposte siano diventate leggi quindi hanno seguito un percorso ordinario, questa volta si è seguito un percorso che definire poco coerente o schizofrenico è poco.

Nel senso che oggi la proposta che abbiamo in Aula al netto degli emendamenti chiaramente, più o meno ricalca la proposta originaria se non per due aspetti: la riduzione dei costi, poi entrerò nel dettaglio su questo aspetto, e i direttori generali dei quali si parla in un apposito emendamento. Sostanzialmente il testo è quello, e anche per la verità la soppressione (dell'atto) che fa parte di un altro disegno di legge presentato dalla Giunta, per il resto la proposta sostanzialmente quella che tutti i Gruppi avevano concordato. E' il metodo al quale si è arrivato che è sbalorditivo dal mio punto di vista, nel senso che si è entrati in Commissione, devo dire anche grazie alla capacità di mediazione del Presidente si è anche riusciti ad uscirne con un testo in Commissione, con questa sorta di fuoco sacro dell'asciugare il provvedimento, ridurlo all'essenziale, non dobbiamo mettere niente che non sia strettamente connesso all'elezione dei consigli neppure stabilire e definire la composizione delle giunte, asciughiamo, il testo è essenziale, meglio se scritto in maniera incomprensibile, meglio se scritto in negativo, meglio se con norme di rinvio, e oggi andremo ad approvare un testo, se dovessero passare gli emendamenti, dove parliamo di acquisizione di terreni e azioni della società bonifiche sarde, di stabilizzazione, di (IMPG) e problemi legati ai giornalisti, insomma di tutto.

Quindi diciamo che ho più di una perplessità sul metodo di lavoro delle Commissioni e della coerenza tra ciò che avviene in Commissione e ciò che avviene in Aula.

Io su questo intervento in discussione generale mi attengo al testo presentato che dal mio punto di vista è assolutamente soddisfacente perché, perché lo scopo iniziale della proposta, lo ha detto bene anche il relatore all'inizio, era quello di stabilire alcuni pochi principi essenziali. Il primo è dare certezza del diritto, dire a tutti i segretari comunali da quante persone sarebbero dovute essere composte le liste che si andavano a presentare nei diversi comuni; nessuno lo sapeva, nessuno era in grado di dire se la legge numero 10 poteva essere considerata una disciplina organica, oppure no, visto che si occupava di una piccola parte dell'ordinamento, della parte dei consigli comunali, e il paradosso sarebbe stato, qualora avessimo ritenuto efficace la legge numero 10, nonostante le successive norme statali, che avremo regolato con una legge regionale il numero dei consiglieri e con una legge statale il numero degli assessori. Quindi era necessario fare chiarezza, e lo era per evitare le distorsioni accadute per esempio lo scorso anno con l'elezione dei consigli provinciali, dove qualche presidente di provincia ha ritenuto di non poter nominare più di 6 assessori, qualcuno più di 7 e qualcuno ne ha nominato 8: caos totale. Quindi questo aspetto è stato sicuramente disciplinato, sicuramente si è arrivati a proporre una disciplina positiva, chiara: si applica la legge numero 10, l'articolo 10, gli assessori sono un terzo dei consigli comunali, calcolando il sindaco, dando regole precise e facilmente interpretabili. Il secondo tema era quello dell'adeguamento alla scala demografica dei comuni sardi della disciplina nazionale. Perché pensare che la legge nazionale imponga il divieto di … direttori generali, tanto per fare un esempio, nei comuni al di sotto dei 100.000 abitanti, significa che moltissimi comuni della Cintura milanese, - Cinisello Balsamo, Monza e così via - avranno tutti il Direttore generale, da noi, città importanti per storia, per ruolo, per numero di abitanti, - Olbia, Alghero, Nuoro, Oristano - non lo dovrebbero avere, ma la realtà sarda è una realtà demografica totalmente differente, andava sicuramente individuata una scala demografica che riportasse quelle scelte alla realtà e alla specialità della Sardegna. Specialità che emerge in maniera ancora più evidente, in maniera ancora più marcata se andiamo ad esaminare la legge numero 122 di conversione del D. L. numero 78, che impone una serie di vincoli ai comuni italiani tali da rendere difficilmente applicabile anche una sola delle norme che abbiamo previsto nella nostra legge finanziaria, se non avessimo proposto e se non approveremo l'esclusione da quei vincoli, così come proposto nel testo che è arrivato in Aula. Perché questo? Perché da noi i comuni sono il braccio operativo delle scelte della Regione, la finanziaria regionale da, anche quest'ultima, anche quando abbiamo ristrettezze economiche e utilizziamo gli enti locali per la realizzazione di cantieri, per fare assunzioni di diverso genere, per dare sollievo alle fasce più deboli, per realizzare infrastrutture, abbiamo previsto anche un apposito fondo quest'anno, tutto questo sarebbe stato del tutto inapplicabile con i vincoli dettati dalla numero 122, ma avrebbe portato a delle aberrazioni. Pensate che l'esclusione della possibilità di utilizzare l'auto degli amministratori e degli amministrativi, dei dipendenti comunali, avrebbe implicato che anche il più piccolo comune della Sardegna si sarebbe dovuto dotare di un'auto blu e di un autista; questi sono i paradossi della normativa nazionale, che da un lato spinge verso i tagli e verso una sobrietà nei confronti dell'apparato amministrativo e, dall'altro, crea queste aberrazioni. Io voglio soffermarmi un attimo sui costi; perché? Perché in questi giorni ci sono stati degli interventi, anche sulla stampa, che definirei ipocriti, stucchevoli, fatti da chi ha avuto indennità per incarichi politici dalla Regione sarda di centinaia di migliaia di euro… Fulvio Dettori, nomi e cognomi… e si permette di definire una casta quella degli assessori e dei consiglieri comunali che sarebbero stati tagliati, e noi avremmo difeso questa casta. Allora, siccome sono abituato a citare dati e a documentare le cose, vi dico che in Sardegna sono moltissimi gli assessori e i consiglieri comunali che rinunciano totalmente alle indennità in favore dei comuni, e fanno volontariato puro, ed è per questo che ho proposto un articolo in questo senso, perché sono assolutamente disponibili a tagliare una percentuale minima, come prevede la legge nazionale, ma non a tagliare l'assessore o il consiglio, che sono spesso l'unico baluardo democratico che rappresenta le istituzioni e i territori. Ora, un sindaco in un comune fino a 1000 abitanti, ha un'indennità lorda, complessiva, se è lavoratore autonomo, di 1291, 14 euro, che si riduce al 50 per cento, quindi a 640 euro se è un lavoratore dipendente, ai quali va sottratta la ritenuta, stiamo parlando di cifre lorde, va sottratto il 40 per cento di ritenuta. Un consigliere comunale prende 17, 04 euro lordi a seduta, non arriva a 100 euro alla fine dell'anno. Il vicesindaco, per esempio, di un comune fino a 1000 abitanti prende 193, 67 euro al mese, che vengono ridotti del 50 per cento se è lavoratore autonomo, quindi 90 euro al mese, e se è un assessore e non il vicesindaco gli euro diventano 64, 56, ridotti del 40 per cento al netto, all'unghia, incassa la cifra ragguardevole di 25, 82 euro al mese; questo è il taglio che stavamo praticando, questo è il taglio che si proponeva, questa è l'ipocrisia di alcuni che individuano nella rete di soggetti democraticamente eletti, che rappresentano le istituzioni, che sono spesso bersagli sui quali si scaricano le tensioni, perché non sono in grado di risposta, perché neppure noi siamo in grado di dargli gli strumenti, se andiamo a tagliare questi soggetti, che sono un presidio fondamentale. E quindi io credo che bene faccia il Consiglio, mi dispiace che l'onorevole Capelli abbia voluto differenziare la sua posizione, perché bene farebbe il Consiglio a pronunciarsi all'unanimità difendendo queste presenze, che non significa difendere dei privilegi, lo ripeto, credo che moltissimi sarebbero disposti, e sono disposti, rinunciano ai gettoni pur di fare volontariato al servizio dei propri concittadini, al servizio della propria città. Tornando alla proposta. Io ho alcune perplessità su alcuni aspetti. E' evidente e mi auguro che questa sia un norma ponte, non sono convinto che noi da qui a 6 mesi riusciremo ad approvare un ordinamento organico sugli enti locali della Sardegna; me lo auguro, mi auguro che si possa approvare. Sicuramente, lo dico all'onorevole Carlo Sechi in maniera particolare, una delle scelte da fare è quella di eliminare questa anacronistica incompatibilità nei comuni sopra i 15.000 abitanti tra assessori e consiglieri; non ce l'abbiamo più neanche in Regione questa incompatibilità, e credo che un Assessore regionale sia più impegnato di un assessore di un comune di 15.000 abitanti e dobbiamo creare questa incompatibilità in questi comuni, arrivando al paradosso che i Comuni come quello di Oristano, mi viene in mente Oristano, ma sono quasi tutti i Comuni della Sardegna, appena l'Assessore entra in conflitto con il sindaco lo caccia, e quello perde anche il diritto a far parte del consiglio comunale, così abbiamo consigli comunali che sono scarsamente rappresentativi, fatti di persone che hanno preso pochissimi voti, che vanno avanti per 3, 4 anni, perché coloro che sono stati scelti dall'elettorato, coloro che hanno la legittimazione popolare vengono esclusi dal consiglio comunale solo perché hanno fatto un transito, magari rapido, in Giunta. Io credo che dovremmo metterci mano a questo aspetto, o eliminando del tutto l'incompatibilità, o anche ipotizzando strumenti quali quelli della sospensione dalla carica di consigliere e quindi della surroga a tempo, per cui il consigliere si dimette, entra in Giunta, ma appena cessa di fare l'Assessore perché magari viene cacciato dal sindaco torna al suo posto di consigliere comunale perché sono i cittadini che gli hanno assegnato quel posto e non può essere il sindaco a disegnarsi il suo consiglio comunale, il consiglio comunale che più gli aggrada. Io sinceramente non ci ho pensato prima altrimenti questo sarebbe potuto essere un emendamento da inserire già forse ora per dare maggiore stabilità e maggiore rappresentatività ai comuni.

Dicevo, la specialità della Sardegna ci ha indotto a intervenire sulla legge numero 122, ma c'è un aspetto - lo dico ora e lo dirò poi quando esamineremo gli emendamenti - che mi preme moltissimo: stiamo attenti e maneggiamo con la cautela massima ogni intervento sul patto di stabilità. Abbiamo visto che anche la legge sul patto di stabilità che abbiamo approvato prendendo a modello quella della Toscana, dopo che quella della Toscana non era stata impugnata dal Governo, ci è stata impugnata, quindi non so se ci sia un pregiudizio negativo nei confronti della Regione Sardegna da parte del Governo, fatto sta che è una materia che dobbiamo maneggiare con grandissima cautela. Per questo ho presentato un emendamento che chiarisce che la deroga alla legge numero 122, all'articolo 14, comma 6 e comma 9, non significa lo sbrago totale, non significa libertà di assunzioni, non significa non mantenere la virtuosità, non significa bypassare le norme che vietano le nuove assunzioni nei comuni che non hanno rispettato il patto. Dobbiamo precisare questo aspetto per evitare un'impugnativa che sarebbe devastante a questa legge perché porre nel dubbio o avere la spada di Damocle che questa legge possa essere espunta dall'ordinamento dopo che sono state fatte le elezioni è la cosa più grave che può accadere. Quindi io vi chiedo di prestare attenzione per riportare a legittimità quella norma. Credo che lo si possa fare con un piccolo intervento di forma e non di sostanza. Per il resto sono assolutamente convinto che questa norma possa essere approvata stasera, mi dispiace non all'unanimità, per la distinzione che ha voluto marcare l'onorevole Capelli, ma mi auguro che tutti gli altri Gruppi possano, così come si è fatto in Commissione, convergere e dare certezza del diritto a chi oggi sta operando negli uffici elettorali dei comuni, ai partiti e ai movimenti che nei 94 comuni interessati al voto, che interessano circa un terzo dell'elettorato della Sardegna, possano sapere da stasera quanti consiglieri dovranno far parte delle loro liste e quanti assessori dovranno far parte delle giunte che verranno elette.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, questo è un testo che nasce di corsa e un testo che nasce di corsa non è un grande testo riformatore, non ha questo respiro. E' un testo che nasce di corsa perché di corsa bisogna andare a votare. Non è un grande testo riformatore anche perché non c'è, in questo Consiglio prima che in altri luoghi, questa grande voglia riformatrice. Io penso che ci sia, invece, una grande voglia di conservare l'esistente, anche quello che non funziona, anche quello che grida vendetta. Se fosse stato per me, lo dico, avrei questa volta usato le cesoie, ma non perché non credo al sistema locale organizzato, alle nostre autonomie, ma perché le vedo soffocate e le vedo soffocate perché non hanno neppure più possibilità di decidere su qualcosa, hanno solo - come peraltro fra un po' la Regione - la possibilità di continuare a sopravvivere, nell'opinione generale della comunità che dovrebbero amministrare assolutamente negativa. Le parole più echeggianti in questo Consiglio, nei giornali, tra il parlare della gente sono "i costi della politica", che vogliono dire i costi dell'amministrazione, i direttori generali, gli impiegati e poi ancora gli amministratori, i consiglieri, quelli comunali, quelli regionali - costosissimi - e poi ancora i parlamentari, i ministeri, i ministri e tutto ciò che riguarda la vita di uno Stato e il suo funzionamento. Ma lo Stato a che cosa serve? Serve a governare positivamente la convivenza civile, gli interessi di una comunità, a difenderla, a proiettarla verso un futuro migliore e invece si dà il caso che poi noi questa cosa non la facciamo perché troviamo il modo di giustificare il nostro conservatorismo con che cosa? E fate un po' di silenzio!

PRESIDENTE. Colleghi! Onorevole Vargiu, grazie.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Giustifichiamo il nostro conservatorismo attraverso formalismi. Adesso prendiamo questo provvedimento. Questo provvedimento noi ci attacchiamo e questo provvedimento per essere serio non deve innovare, non deve contenere norme, pure legittime, che trattano argomenti altri che sono sul tappeto e che richiedono risposte urgenti e anche correzioni di comportamenti lesivi di interessi e di diritti e fatti anche illegittimamente, anzi illegalmente! E noi di che cosa ci preoccupiamo? Della forma e nascondiamo il nostro conservatorismo con che cosa? Con la forma! E diventiamo rivoluzionari, riformatori e qualche volta anche più moderatamente innovatori solo ed esclusivamente curando questa forma e tutto quello che ci passa davanti non ci tocca perché non tocca noi, tocca quelli che sono lì sotto, gli operai dell'Eurallumina! Tocca quelli che non hanno lavoro oppure quelli a cui lo togliamo!

Abbiamo approvato una finanziaria l'altro giorno. Onorevole Maninchedda, lei era il sostenitore dello scriviamoci la finanziaria perché bisogna mettere contenuto e bisogna mettere contenuto perché bisogna risolvere i problemi. Abbiamo lavorato, ci siamo anche applicati, abbiamo fatto anche qualche ora tarda e abbiamo inserito un paio di norme. Non abbiamo inserito il Codice Rocco, abbiamo inserito un paio di norme che sono nella competenza di questa Regione, che domani dovrebbe festeggiare l'unità d'Italia, punto di domanda, grave punto di domanda. Il Governo ce l'ha impugnato. Adesso io dico una cosa. Ho presentato un emendamento che è un'interpretazione autentica di una delle disposizioni che sono contenute nella legge finanziaria, che riguarda il precariato, per chiarire al Governo che ce l'ha impugnata senza neppure leggerla e senza neppure riflettere, perché tanto lo fanno i funzionari e così vuol dire che la procedura è questa, e la forma è fatta salva e abbiamo colpito i lavoratori, quelli che non hanno stipendio! E siccome la forma è fatta salva e ne dobbiamo fare salva una anche oggi noi, che cosa succede? Succede che questo problema rimane aperto, i precari precari, quelli senza stipendio senza impegno e siamo tutti contenti e quando verremo colpiti dal disprezzo di quelli che stanno fuori, dei lavoratori di Euroallumina o dei precari del Comune o dei disoccupati o di quant'altri, noi non ce lo dobbiamo chiedere il perché, perché la risposta è chiara, siamo dei formalisti conservatoristi! Una categoria spregevole, spregevole. Ma domani usciranno sulla stampa tutti i giornali, quelli locali prima di tutto: "Grande progetto di riforma" oppure "Riforma a metà", un paio di pettegolezzi da Consiglio, qualche cosa di Palazzo, un po' di gossip e chiusa la partita e a domani, perché non bisogna svegliare le coscienze, bisogna addormentarle, bisogna addormentarle!

Provocatoriamente ho presentato emendamenti, a cominciare dal titolo. Non più questo provvedimento deve essere un'operazione rituale in cui conserviamo un po' di ceto politico sparso in tutta la Sardegna, sono 6 mila tra consiglieri comunali, giunte comunali, giunte municipali, consiglieri regionali, apparato pubblico: 6 mila, un paesone grande grande! 6 mila. E noi garantiamo ancora una volta. Giustamente, perché le regole non si cambiano prima di votare, giustamente, è un principio, condivido. 6 mila. Noi manteniamo dodici consiglieri comunali anche nel Comune di Baradili che mi pare conti 98, 96 abitanti. Probabilmente decidono in cucina chi farà l'assessore! Però è giusto, perché viene fatta salva la rappresentanza di una comunità, magari la si potrebbe far salva decidendo che in quella realtà si elegge solo il sindaco, che per governare una comunità di novanta abitanti forse basta il sindaco oppure il sindaco e due assessori, ma non dodici consiglieri comunali, il sindaco, gli assessori e così via. Perché sì, alla fine bisogna chiamare tutti a partecipare, ma è giusto che partecipino, perché noi siamo democratici e si dà il caso che tutta questa cosa poi scontra con l'esigenza... noi facciamo norme, in parte ce le impugna il Governo, onorevole Maninchedda, però non le possiamo correggere perché siamo formalisti conservatoristi e quindi in questa legge possiamo parlare solo delle cose che non servono. Succede che approviamo le leggi e le burocrazie, quelle che sono alle dipendenze dell'onorevole Floris e dell'onorevole Rassu, fanno esattamente quello che vogliono, cioè non solo le violano non applicandole le norme, ma le violano inventandosi procedure facendo atti illegali, e voglio sottolineare illegali, cioè compiono delitti! Fanno così, compiono delitti e si inventano procedure che contraddicono le leggi. Io vi invito ad andare a verificare due cose, sono le cose più eclatanti che mi viene sempre da sottolineare: una è il piano dei servizi per le politiche del lavoro e per l'occupazione. E' previsto dalla legge numero 20 del 2005. Sono passati sei anni, anche due legislature, quella dell'onorevole Sanna e quella dell'onorevole Cappellacci. Sei anni, non hanno attuato nulla, hanno violato la norma non solo non attuandola, ma anche costruendo percorsi chiaramente in violazione di quella legge, perché tutte le politiche del lavoro dovevano stare lì dentro e non potevano stare fuori perché l'Agenzia regionale del lavoro doveva avere un regolamento interno approvato dal Consiglio regionale e non funzionare con ordini di servizio o disposizioni assessoriali. Tutto questo è illegale! Non è legale, non è solo trascuratezza, è più grave! E arrivo a dire ancora di più. Succede che noi abbiamo fatto nel 2008 una legge sulla sicurezza in materia di lavoro. Dovevamo fare tre cose. Prima cosa: garantire un contributo alle famiglie superstiti dei caduti sul lavoro. Questa cosa a "spizzichi e a mozzichi" alla fine qualche decina di migliaia di euro li hanno erogati, non a tutti quelli che avevano diritto e non subito. Poi doveva mettere in piedi un coordinamento serio degli interventi pubblici in materia di sicurezza sul lavoro. Cosa si è fatto in questa materia? Nulla! Nulla. La terza cosa. Doveva fare un piano di formazione come piano stralcio del piano del lavoro di cui parlavo prima per formare lavoratori, datori di lavoro e addetti alla sicurezza. Non si è fatto nulla! Noi che cosa abbiamo fatto? Una Commissione d'inchiesta per capire che cosa non si fosse fatto, cioè abbiamo istituito una Commissione d'inchiesta sulla sicurezza in materia di lavoro per verificare perché la legge numero 8 del 2008 non si era applicata e purtroppo noi non abbiamo risposta. Succede che facciamo norme, ve la ricordate la legge numero 3 del 2009? Una delle prime leggi che è stata impugnata dal Governo, sempre i precari, ha istituito l'ufficio stampa della Regione. Ve lo ricordate? Nell'ufficio stampa della Regione si sono fatte due cose: una l'assunzione dei lavoratori a tempo determinato (quella è scivolata benissimo), poi si doveva regolare meglio il rapporto di lavoro del personale giornalistico interno alla Regione. Quello non solo non si è fatto, ma si è punito il lavoratore per una ragione molto semplice, perché quei lavoratori, tramite l'ordine, o meglio, l'associazione della stampa, hanno sollevato una questione sulla loro previdenza e il tribunale è intervenuto due volte con una sentenza a dire che bisognava pagare per i giornalisti della Regione i contributi presso l'INPGI. Quando si è andati a regolare tutta la materia e abbiamo detto: "Si applichi il contratto collettivo di lavoro giornalistico", che cosa si è fatto? Si è preso questo personale, si è licenziato, si è riassunto, cioè facendo un'operazione, come dire, farneticante, gli si è tolta la previdenza integrativa e gli hanno tolto i buoni pasto, gli hanno tolto le indennità aggiuntive che avevano, gli hanno sostanzialmente ridotto la retribuzione perché avevano avuto l'ardire di chiedere e di avere riconosciuti i loro diritti. Giornalisti che fanno i giornalisti, che sono giornalisti professionisti, che sono iscritti all'ordine dei giornalisti con anni e anni di anzianità sono stati inquadrati in un livello inferiore rispetto a quelli a tempo determinato violando ancora una volta la legge! Ma noi siamo formalisti e conservatoristi cioè conserviamo tutti i difetti nella formalità più assoluta e pur riconoscendo che sono tutte cose sbagliate e che portano, minano le istituzioni, il Consiglio regionale e la Giunta. Ma che Giunta è questa, io lo dico a voi che non sa risolvere un problema di questo genere, ma li avete visti gli atti dell'ufficio del personale qualche volta? Ma c'è qualcuno che si vuole alzare qua e difendere quella struttura che è un peso per l'amministrazione? Si dà il caso che ogni tanto presentiamo un emendamento per fare una correzione e allora lì, "ma è inammissibile, ma in questa legge non lo possiamo fare, è una norma intrusa", siamo noi gli intrusi non sono le norme! Non risolviamo un problema neppure il più sciocco! Che cosa ci facciamo? Cosa ci facciamo? Andiamo a casa! Il Presidente faccia un'opera di misericordia, faccia un fioretto, si diceva una volta, si dimetta! Lasci il campo, facciamo elezioni! Chiamiamo qualcuno che ha qualche anno meno di noi, meno voglia di conservare, più voglia di fare. Non riusciamo a fare nulla! Presidente, ci siamo fatti un ordine del giorno unanime, io ho paura degli ordini del giorno unanimi, d'ora in avanti voglio ordini del giorno che non siano unanimi perché quando sono unanimi vuol dire che li stiamo già mettendo nel cassetto.

Onorevole Pittalis, noi dovremmo riformare la Regione grazie all'ordine del giorno unanime che deve decidere se si fa l'assemblea costituente, se non si fa, se ci chiamiamo costituenti, se questo Consiglio si trasforma, se veniamo con giacca e cravatta oppure solo con la cravatta, cioè bisogna riuscire a capire qual è la nostra utilità. Se non possiamo decidere di niente ma che cosa ci facciamo? Se dobbiamo aspettare sempre domani, qua ogni tanto si alza qualcuno e dice: "Fermi tutti, questa cosa non si può fare, stiamo scherzando". Diamo carta bianca, mi pare che si chiami Manca il direttore del personale, affidiamogli le chiavi della Regione, che decida lui, che faccia tutto come sta facendo da vent'anni che così almeno le pietre se le prenda lui perché io al posto suo non me le voglio più prendere!

PRESIDENTE. Onorevole Uras non è il caso di sbattere il microfono in questo modo. Onorevole Uras, la Presidenza non si ritiene formalista né conservatorista, lei lo sa perfettamente bene perché anche in occasione della finanziaria come lei ha ricordato c'è stata la totale disponibilità in accordo con tutte le forze politiche di inserire nella finanziaria anche norme intruse ma che rappresentassero norme di buon senso e in questa direzione, lo sa perfettamente bene, abbiamo agito. Noi abbiamo un Regolamento che fissa le norme che regolano il funzionamento di questo Consiglio per cui quando si fanno le deroghe, come dice lei per norme di buon senso, le deroghe aprono il varco per tutte le norme intruse così come è successo in sede di finanziaria che molti colleghi in quest'aula hanno lamentato che emendamenti che configuravano norme intruse analoghi ad altri che sono stati ammessi, si sono chiesti il perché di questo discrimine. Allora, se noi istituiamo in questo Consiglio regionale una Commissione di verifica per l'attuazione delle leggi quando siamo noi per primi a non rispettare le norme che regolano il funzionamento del Consiglio, ma che testimonianza possiamo dare all'esterno ma soprattutto all'interno di questo Consiglio a tutti i consiglieri che fanno riferimento a delle regole certe che siano uguali per tutti? Per cui deroghe per norme di buon senso sì ma che non diano adito poi a delle discussioni in quest'aula di discrimine rispetto a emendamenti presentati da consiglieri su materie analoghe. Perché questo è il problema perché anche per la finanziaria eravamo tutti d'accordo che con tutte le forze politiche che manifestassero il consenso su determinati emendamenti non si dovessero fare discussioni su quelli esclusi e invece questo è avvenuto in quest'aula. Allora noi dobbiamo dare certezze per tutti.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Solo per chiarire una cosa. Mi sembra che il collega Uras abbia chiesto le dimissioni del Presidente della Giunta, non le sue.

PRESIDENTE. Onorevole Capelli, ho capito perfettamente il senso dell'intervento dell'onorevole Uras e ho percepito anche quello che diceva l'onorevole Uras. Io sono d'accordo che si possono fare, sono la prima a essere disponibile per le deroghe per le norme di buon senso ma non quando queste danno luogo poi a discussioni che possano far pensare alcuni consiglieri che presentano emendamenti analoghi di essere discriminati. Allora se c'è l'accordo di tutti la deroga si può fare ma non per questo poi si devono escludere gli altri. Ci deve essere il consenso unanime e non ci devono essere discussioni di nessun tipo. L'ho già vissuta nella finanziaria e non intendo più vivere situazioni di questo tipo.

E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Premetto che aggiungo la firma all'emendamento dell'onorevole Uras in maniera tale che se anche gli altri Capigruppo dovessero acconsentire c'è il consenso unanime. Detto questo vorrei in primo luogo dare atto...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Steri, non è un problema di consenso unanime all'onorevole, devono essere ritirati gli altri emendamenti che configurano norme intruse con l'accordo di tutti coloro i quali le hanno proposte.

STERI (U.D.C.-FLI). D'accordissimo. Dicevo, in primo luogo devo dare atto del modo in cui ha proceduto nei lavori la Commissione. Un modo chiamiamolo informale che ha consentito pur con iniziali difficoltà e notevoli divergenze di opinione di appianare queste divergenze e di giungere a un testo concordato in aula.

E' sicuramente un modo di operare che già aveva introdotto il presidente Floris all'inizio della legislatura poi portato avanti anche dal presidente Pittalis che è di buon auspicio ora che dovremo iniziare a lavorare per le riforme. Quindi da questa vicenda quantomeno traiamo un elemento positivo che induce a ben sperare circa la possibilità di fare un percorso insieme per il procedimento delle riforme. Detto questo queste norme di legge sono norme di legge necessitate e urgenti, norme di legge necessitate e urgenti perché ci siamo trovati di fronte a delle norme nazionali che hanno modificato la disciplina in materia. Queste norme che a livello nazionale noi non le abbiamo condivise riteniamo che siano delle norme meramente demagogiche, volte a dire: "Abbiamo ridotto i costi della casta senza che si sia scesi ad affrontare quelli che sono i veri problemi di cui avremmo più (...)". In questa situazione siccome anche noi siamo in colpa perché pur avendo tutte le competenze, non abbiamo provveduto a dare una disciplina organica a 360° ci siamo trovati nella necessità di verificare come queste norme statali incidevano sulla nostra Regione in conseguenza del fatto che noi come ho detto non abbiamo normato la materia, in particolare per quanto riguarda il numero dei consiglieri regionali è di tutta evidenza che la norma nazionale non si applicava in Sardegna. Abbiamo competenza legislativa per quanto riguarda la composizione del Consiglio, abbiamo dato una disciplina organica e le norme statali non sono norme di riforma economico sociale.

Pertanto quei principi sui consiglieri regionali in Sardegna a mio avviso sicuramente non si applicavano tant'è vero che anche nel decreto legge del 2010 il legislatore nazionale ha detto: "Le Regioni disciplinano" e non ha detto "Adeguandosi a questi principi", quindi ci ha lasciato la più ampia libertà di adeguarci o meno a quei principi. Il problema qual era? Che sicuramente questa è una soluzione interpretativa e non legislativa pertanto in queste ipotesi, chi si trovava nella condizione di perdere le elezioni poteva essere indotto a fare un ricorso al Tar, determinando attese, e determinando in ogni caso dei costi. Solo per questo motivo vi era un'esigenza di intervenire, onde eliminare ogni possibilità che taluni si spingessero dal giudice amministrativo per proporre dei ricorsi. A mio avviso, ripeto, non vi era dubbio che la disciplina di quell'articolo 10 della legge 10 avrebbe continuato a trovare applicazione in Sardegna. Però, noi ci troviamo, come ho detto, in una situazione in cui noi non avevamo legiferato. Quindi di questa situazione ce ne dobbiamo fare carico, e dobbiamo dare le colpe anche a noi. In questa situazione che cosa si poteva fare? Per noi, e l'abbiamo rappresentato con energia in commissione, in tutti gli incontri, anche informali, che abbiamo avuto con i vari Gruppi, uno dei principi cardine è che le carte del gioco non si cambiano a gioco iniziato, le regole non si cambiano il giorno prima delle elezioni, le regole si cambiano il giorno dopo. Ecco uno dei motivi per cui, per quanto possibile, sulla composizione dei consigli comunali, a nostro avviso non si poteva andare ad incidere. Si parla di numero elevato, si può discutere, si può vedere il numero, però attenzione, noi non siamo d'accordo, come è stato detto ancorché in maniera provocatoria: "Badate, che ci può essere solo il sindaco che amministra", al di là del richiamo della figura del Podestà e quant'altro, anche per quanto riguarda il numero bisogna essere particolarmente attenti, noi dobbiamo garantire la rappresentatività e la funzionalità delle assemblee. Un numero estremamente ridotto di consiglieri comunali, o provinciali, o regionali, non consente un funzionamento ottimale delle commissioni e dell'aula. Quindi anche su questo, sì benissimo, andiamo ad una riduzione, però stiamo attenti, e facciamo le cose a ragion veduta e non spinti da mera demagogia, per poter domani uscire sui giornali per dire: "Hanno ridotto i costi". Che poi, ridurre i costi non vuol dire nulla se noi non interveniamo e non modifichiamo il sistema. Quello su cui dovrebbe incidere la riforma è principalmente la creazione di un ordinamento efficiente, e che dia risposte ai cittadini. Se noi riusciamo a snellire la burocrazia, se riusciamo a creare una struttura che sia in grado di dare risposte certe in tempi brevi ai cittadini, questo, anche se costa, se mi consentite, è un risultato positivo. Allora quando, subito dopo la tornata elettorale, dovremo mettere mano a tutta la disciplina elettorale, disciplina degli enti locali, l'obiettivo secondo noi non deve essere la riduzione del numero dei consiglieri regionali, ci sta come ho detto, l'obiettivo deve essere quello di dettare una serie di norme che rendano il servizio efficiente. In questo sistema ci sta anche l'esigenza che prima ha con calore segnalato Roberto Capelli, quando parlava dei Cocico soppressi, sicuramente siccome ce lo impedisce la norma costituzionale non possiamo reintrodurre un Cocico o un Coreco, però possiamo introdurre delle forme di verifica, fatte a livello regionale, su quell'attività, così come avviene per i piani urbanistici. Va da sé che queste forme urbanistiche non devono essere, come nel caso dei piani urbanistici, un'ipotesi in cui si blocca tutto, e si aspetta mesi prima di avere delle risposte. Non se ne abbia a male l'Assessore, non è una critica a lui, non è una critica alla sua struttura, semmai è una critica ad un sistema che non consente alla struttura di dare risposte efficienti. Io non me la piglio col funzionario, sì ci sono anche le ipotesi del funzionario che scantona, o del funzionario che fa pignolerie senza senso, però me la piglio principalmente col fatto che non riusciamo a creare un sistema veramente efficiente. È questo che ci viene chiesto. Se noi anche riduciamo il numero dei consiglieri, riduciamo di 3, 4, 5 mila euro la spesa perché è ridotto il numero dei consiglieri comunali, che cosa abbiamo fatto? Assolutamente niente! Abbiamo fatto solo ed esclusivamente demagogia! Quindi è una norma questa qua che viene per eliminare alcuni dubbi, si è riusciti, secondo me, in coerenza con questo principio che secondo noi è basilare, che non si cambiano le regole del gioco prima delle elezioni, a dire, a manifestare espressamente la volontà che noi vogliamo cambiare il sistema elettorale. E ci siamo dati anche una sanzione, perché abbiamo detto: "Se non provvediamo, dal 1 gennaio si applica quella riduzione. Una riduzione in sé, che spero che non si andrà mai ad applicare, perché spero che prima entri in vigore questa norma e riusciremo a riformare il sistema, e a dare delle risposte piene e adeguate. Questo è il senso di questa norma di legge. Norma di legge, faceva prima riferimento l'amico Cuccureddu, a chi voleva asciugare la norma di legge. Sono stato io il primo ad utilizzare questo termine in Commissione, perché ritenevo che effettivamente noi dovessimo limitarci a dare delle risposte certe a dei dubbi che sono sorti, punto e basta. Se poi, come ha puntualmente esposto l'onorevole Uras, emerge una situazione di urgenza ulteriore e differente, e questa situazione indilazionabile non ci dà tempo per provvedere, che so, attendere il collegato o altre norme di legge, ebbene se si verificano le condizioni, non mi sembra che aver chiesto, in quell'ottica, di asciugare una norma di legge sia una preclusione ad inserire queste ulteriori norme. Noi non siamo né formalisti, né conservatori, però riteniamo che le cose debbano essere fatte sempre avendo ben di mira il risultato a cui si vuole arrivare. Il risultato è un sistema che dia delle risposte ai cittadini. Il risultato non può essere solo ed esclusivamente la riduzione dei consiglieri, quella è solo ed esclusivamente demagogia, e questi giochetti non ci stiamo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Grazie Presidente. Vorrei dire in premessa, che se per caso qualcuno pensa che questa legge, qualcuno dice fatta di corsa, frettolosa, certamente una legge di transizione, non abbia un rilievo nel dibattito di questo tempo della politica, fa un errore madornale. E cercherò di spiegarlo. Questo è un provvedimento di transizione, Presidente e Assessore, che è nato dall'esigenza prima di tutto di evitare, come sta accadendo in questi giorni e in queste ore, che mentre noi parliamo uffici delle prefetture del nostro Stato emanano direttive alle amministrazioni, non dovendo svolgere questa funzione. Si tratta di una norma che, a ben vedere, ripristina confermando una nostra titolarità, unica e non cedibile, nella materia dell'ordinamento degli enti locali. Voi sapete che questo passaggio è stato breve e labile, e le pulsione a ritornarci sopra ci sono, a ergersi ad interpreti di normative, le più varie, e a mettere confusione nel nostro sistema. Questa era la natura. Ma questa era la natura anche del mandato che il Consiglio ha dato alla Commissione, perché quel provvedimento non ha avuto un dibattito in Commissione, aveva un carattere di urgenza, arrivato direttamente in Aula, e privo di qualunque confronto. E poi su questo provvedimento, che parla di enti locali, abbiamo fatto una premessa che credo riguardi tutta l'Aula, nella sua interezza, abbiamo premesso che un tema come quello delle autonomie locali in Sardegna non poteva essere messo, o escluso, dalla copertura di quella obbligazione - che abbiamo contratto in questo Consiglio - unitaria, di provvedere ad un contesto di riforme in questa Regione. Il sistema delle autonomie locali non è estraneo a questo, se pensiamo, come dovremmo pensare, che il sistema delle autonomie locali e una parte integrante di un sistema unitario istituzionale della nostra Regione. Questo per calmare i bollori di chi si solleva, un giorno sì e l'altro pure, a pensare di essere il decisore del mondo. Non è così, noi non siamo i giudici, siamo una parte del giudizio, e dovremmo acquisire un po' di sobrietà quando trattiamo certi argomenti. Presidente, Assessore, in questa materia ci sono due concetti fondamentali che entrano in gioco: il concetto della democrazia e il concetto dei costi della politica. Allora, diceva uno che non è passato nella politica per caso, un certo De Gasperi, che il governo va dato ai governanti! Il governo è dei governati non dei governanti! Ma il governo ai governati nelle democrazie che stiamo vivendo adesso è diventata una metafora ideologica perché? Perché il governo non è neppure dei rappresentati è direttamente di una maggioranza dei rappresentati. Così facendo la democrazia contemporanea non è più in grado, come ci diciamo ogni giorno, di rispecchiare neppure i corpi sociali di cui spesso ci facciamo portavoce! Vi vorrei far notare per inciso che non è stato un caso che fra le due guerre mondiali due democrazie liberali: quella del Regno d'Italia e della Repubblica di Weimar si siano degradate per via elettorale a Stati totalitari e liberticidi. Siamo arrivati a quello per via elettorale! Il concetto di interpretazione quotidiana della democrazia non è un elemento da lanciare alle ortiche con semplicità e allora, siccome io mi ritengo parte identica a quelli di chi nei comuni lavora per il bene della propria comunità, vorrei capire, e lo vorrei capire in un contesto di riforme strutturali, complessive di questa regione, se noi dobbiamo continuare, camminando tra le elezioni dirette e le riduzioni progressive delle rappresentanze come scenario ineluttabile, a pensare che la democrazia si debba sempre per ridurre a pochissime persone. Forse dovremmo pensare prima o poi di venire qui, o nei nostri comuni, ad eleggere un amministratore delegato. In altre epoche si chiamava podestà, richiamando memorie di tipo asburgico e poi riprese dal fascismo, ma in Italia la democrazia dei comuni ha scelto un'altra parola, ha scelto la parola "sindaco", che deriva dalla cultura greca (s??d????): d???: "giustizia" e s??: "con, insieme", significa:" gestiamo insieme la giustizia", l'eguaglianza, i diritti!

Non è mica una cosa casuale che noi nei nostri comuni abbiamo un sindaco e non un podestà o un amministratore delegato! Ma la ragione della sua funzione di governare insieme è legata a prescindere dall'elezione diretta, è legata alla capacità di garantire una rappresentanza ai governati! E quando si parla di costo della politica io penso, Assessore, che chi ha fatto una militanza un po'storica nella politica, sa che la democrazia non è barattabile con i meccanismi finanziari! La democrazia non è barattabile con i meccanismi finanziari!

Lo vorrei spiegare: lavoriamo spesso per il nostro ombelico e andiamo a giudicare gli altri sulle rappresentanze. La democrazia è nata come la capacità di chiunque, anche di persone dei ceti più deboli e più marginali che avessero la capacità di poter assurgere al governo della propria comunità, voi pensate che in questi tempi moderni restringere il campo della rappresentanza equivalga a mantenere questa possibilità che è un segno di civiltà o equivarrebbe a dare la possibilità a pochi eletti che hanno risorse e strumenti di farsi spazio magari per gestire non sempre l'interesse generale o forse qualche interesse particolare? E' questa la china che dobbiamo dare alla democrazia? I costi della politica… colleghi, ve lo vorrei dire mettendo prima di tutto in questo giudizio me stesso, per non incorrere nell'errore di rilasciare i giudizi arbitrari, ma ce lo vogliamo dire che i costi della politica sono prima di tutto i costi dell'improduttività della politica? Quando la politica non ha più idee, non ha più la forza di dare risposte va sempre a cercare per pararsi la sua giustificazione, il problema dei costi della politica! Questa città consiliare comincia ad animarsi ogni mattina dopo le 10 quando i lavoratori e gli operai hanno sulla groppa qualche ora di lavoro. E' irrilevante l'idea che ogni legge che passa non è un provvedimento e una funzione di servizio a chi la legge, a chi la deve comprendere e a chi lo deve applicare, ma è un valore dove ci dobbiamo mettere tutto quello che la visione del nostro ombelico ci dice in quel momento. Per essere riformisti e andare ad eseguire nel miglior modo possibile quell'ordine del giorno bisogna- ha ragione Presidente, ed è un evento che io dica una cosa del genere - bisogna darsi un'autodisciplina! Bisogna sapere che parliamo di un argomento ed esauriamo quell'argomento, perché a scuola se fai un'altra cosa ti mettono cinque e ti dicono che sia uscito fuori tema!

Semplicemente per questo, perché è così! Siccome il problema dei costi della politica è prima di tutto il problema della nostra improduttività, cominciamo ad andare a vedere di risolvere questo perché se tagliamo un pezzetto dei soggetti improduttivi qualcuno di voi può dare la certezza che abbiamo superato l'improduttività? O l'abbiamo solo ridotta? Di un pezzo, ma sempre improduttività rimane! I costi della politica in questa Regione sono stati affrontati! Sono stati affrontati seriamente e concretamente, qualche volta anche con un reciproco dissenso! Quando noi abbiamo eliminato le 25 comunità montane in questa Regione prima che si svegliasse Calderoli con i suoi rigurgiti centralisti di sapore leghista non l'avevamo già fatto!

Quando noi per due anni, per tre anni di seguito, abbiamo ridotto il gettito del fondo unico agli enti locali, noi abbiamo tagliato i costi della politica! Quando anche nel silenzio, perché poi c'è un'attenzione… perché poi sul giornale escono le nostre retribuzioni, il giorno che qualcuno decide di spiegare a questi giornalisti frettolosi che cosa è stato fatto, magari nel silenzio, in tutti questi anni e vedere che cosa è cambiato, anche nella nostra posizione, da dieci anni o quindici anni a oggi, ci sarebbe da tappare loro la bocca per tutto il resto della loro vicenda professionale! Quindi, lezioni e questa orda di populismo che ci prende, dobbiamo contenerla e la dobbiamo contenere in ordine soprattutto al nostro orgoglio autonomista perché al di là della difficoltà di questo tempo noi e dico noi non di questo tempo ma tutti quelli che hanno rappresentato questa Regione, hanno titolo per dare lezioni a molta classe politica di questo tempo e anche alle nuove maggioranze! Quando noi abbiamo affrontato questa materia degli enti locali abbiamo detto: non ci esponiamo al giudizio di farci dire perché non pensiamo alle nostre indennità, ma abbiamo detto che cercheremo di affrontare insieme regione, province e comuni l'idea di ridarci un assetto che non deve essere obbligatoriamente un assetto che risponda alle esigenze della riduzione ma un assetto che deve rispondere alle esigenze di produttività, di riconoscibilità, di efficienza, perché poi i problemi che hanno gli elettori a votarci cominciano da qui, non è che cominciano dal basso, dal basso si registrano ma cominciano da qui. E poi dovremo fare un altro ragionamento, dovremo, in quel momento, capire che, mentre il mondo che si sta affacciando alla democrazia sulle sponde del Mediterraneo guarda a noi perché siamo in qualche modo identificati come portatori di una cultura democratica, noi in questo momento, presi da questa orda populista, ci tagliamo il terreno da sotto i piedi, rinunciamo a quelle che sono state le opzioni che hanno fatto crescere questo Paese, che lo hanno ricostruito dopo la guerra, ma non perché c'erano statisti ma perché c'erano anche tanti operai, tanti lavoratori, tanti muratori, tante donne che hanno lavorato nei nostri comuni per ricostruire il Paese. E io devo partecipare a questa foga, che si accompagna più che a un linguaggio di innestatori, cioè di coloro che danno vita nuova, ad un linguaggio di potatori? Credo che non sia questa l'aspirazione dell'autonomia. E quando qualcuno vuole dare dei segnali, diamo dei segnali dove sappiamo che questi segnali non incidono su questi valori, questo è il senso del lavoro che abbiamo fatto. Presidente, Assessore, noi in Commissione abbiamo discusso di questi argomenti e abbiamo secondo me anticipato temi molto profondi che abbiamo cominciato a misurare nel confronto, e l'ambizione di questo provvedimento è che nel corso di questo lavoro ciascuno ha rinunciato a un pezzo delle proprie convinzioni, e badate se non si usa questo metodo non se ne farà una di riforma. Ecco perché io annetto a questo lavoro fatica ma positività, e quando veniamo qua a presentare gli emendamenti, abbiate la consapevolezza che chi esce da quel seminato è uno che sta dimostrando di non credere moltissimo a questa idea. Certo, su quel testo ci sono anche dei punti sui quali non abbiamo trovato unanimità, ci siamo detti "ci confrontiamo in Aula" e questo è legittimo, sulle cose che abbiamo discusso ma non sulle cose che non abbiamo discusso. Questo è l'ordine che ci siamo dati. Ecco perché io credo - lo dico all'onorevole Capelli che ha molto frettolosamente detto che si asteneva - che noi dobbiamo partecipare al fatto non che questo provvedimento ha il senso di un provvedimento di transizione, che dice "le regole si cambiano ad evidenza pubblica, in un momento nel quale non dobbiamo creare disparità", perché anche quella norma che c'è nella legge che fa riferimento per il calcolo demografico ai dati Istat e non all'ultimo censimento vi avverto che è una norma discriminatoria, noi non siamo d'accordo. Perché qualche sindaco che può beneficiare del fatto che sotto i tremila abitanti esiste una norma per cui non c'è più il vincolo di mandato, ne approfitta per farsi un terzo mandato, contro il sindaco che l'anno scorso, pochi mesi fa si è assoggettato a quel dato demografico e non è stato più candidato: noi queste condizioni non le dobbiamo più realizzare se vogliamo essere credibili quando faremo le riforme. Se poi prevale la cultura dei cosiddetti potatori, faremo i potatori, io non mi metto da questa parte, credo che ci siano molte cose che sono inutili, sovrastrutture che si sono realizzate, come quelle per esempio dei Presidenti dei consigli nei Comuni sotto i 15 mila abitanti: io ho fatto l'amministratore comunale quando non esisteva questa figura e il consiglio funzionava egregiamente presieduto dal Sindaco, egregiamente e con maggiore efficienza. Quelle presidenze molte volte sono diventate merce di scambio politico, non efficienza. Abbiamo dato un segnale, ma un segnale per analizzare poi il livello superiore; abbiamo cercato di fare il meno chiasso possibile sotto i 15 mila abitanti, ma è un problema da affrontare.

I direttori generali, anche qua ci sono direttori generale che non avrebbero neanche i requisiti per diventare istruttori direttivi della pubblica amministrazione, eppure ce li abbiamo, tanto c'è la contrattualistica privata, si raccontano un sacco di storielle sul curriculum, perché uno basta che abbia fatto un "corsino" qua e là e diventa chissà chi. C'è un problema di efficienza? Bene, bisogna istituire un albo regionale, bisogna regolamentare e disciplinare regionalmente i requisiti, bisogna dare la possibilità a chi ne ha bisogno di usufruirne ma con criterio e con serietà, e non cercando di prendere l'amico dell'amico come è successo nelle Province. Quando io ho fatto il Presidente della Provincia ho fatto il Presidente della Provincia senza avere il capo di Gabinetto né il direttore generale: ne sono uscito vivo, credo che qualche cosa sia stata fatta e non per questo è successo il cataclisma. Queste sovrastrutture saranno l'oggetto della nostra osservazione.

In questo momento è chiesto un atto di fiducia e anche di reciprocità nei confronti degli enti locali; il lavoro che abbiamo fatto merita il voto dell'Aula almeno per questo sforzo faticosissimo ma di prospettiva che atterrà alla stagione delle riforme.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sanna. Lei ha richiamato gli interventi sui costi della politica che riguardano direttamente i consiglieri, e non è vero che sono conosciuti perché per esempio la sottoscritta in ogni conferenza stampa puntualizza gli interventi che dalla legislatura scorsa fino a questa sono stati fatti, soltanto che queste non sono notizie appetibili per gli organi d'informazione e conviene fare disinformazione. Io dico sempre che non bisogna fare finta che non si sia fatto niente: noi abbiamo fatto e tanto, nella scorsa legislatura e anche in questa legislatura. Proprio l'altro giorno nella conferenza stampa ho dato l'informazione relativa al fatto che quanto realizzato in termini di risparmio da questo Consiglio non ha eguali in altra Assemblea legislativa regionale né nei due rami del Parlamento, la Camera e il Senato. Gli interventi mirati al contenimento dei costi della politica hanno portato a un risparmio in questa legislatura del 15,2 per cento. C'è stato un taglio nella dotazione finanziaria del Consiglio di 13 milioni di euro: 13 milioni di euro, sommati ai 9 milioni e mezzo di euro della scorsa legislatura, sono pari al 23,81 per cento, una misura che non trova eguali in tutta Italia, quindi sotto questo punto di vista il Consiglio regionale può andare a testa alta perché ha fatto la sua parte, non solo in termini di tagli di dotazione finanziaria ma anche in termini di avanzo di amministrazione, perché a ciò si accompagna anche questo risultato.

Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanza e urbanistica. Grazie, Presidente. Solo brevemente in quanto la legge è scaturita completamente dal Consiglio regionale; Consiglio regionale che in Commissione l'ha vista e proposta in Aula, ed anch'io vorrei raccomandare solo questo, di attenersi esclusivamente a quanto la Commissione ha prodotto e portato in Aula, affinché non si possa andare incontro magari ad una impugnazione da parte del Governo che sarebbe catastrofica, perché già nell'articolato presentato ci sono delle perplessità abbastanza evidenti, che possono essere oggetto appunto di impugnazione, ma poi leggendo gli emendamenti presentati si va veramente oltre. E quindi la raccomandazione, già fatta da alcuni consiglieri regionali che si sono espressi, è quella di poter oggi normare esclusivamente e limitatamente l'indispensabile, perché giustamente una norma compiuta e completa è necessario farla solo dopo le elezioni amministrative.

Chi ha seguito attentamente il dibattito ha senz'altro migliorato la sua cultura amministrativa, alcuni interventi sono stati di alto livello politico e amministrativo, e questo fa parte della preparazione che questo Consiglio regionale ha e sta esprimendo, vorrei che lo stesso atteggiamento e gli stessi interventi potessero continuare anche in altre occasioni, affinché si trovi quella collaborazione e quella unità di intenti che deve vedere e vuol vedere solamente prima di tutto il benessere dei sardi e della nostra Sardegna.

Quindi la Giunta si atterrà senz'altro a quello che l'Aula riterrà opportuno fare, chiaramente rispettando la volontà del Consiglio regionale. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo al voto sul passaggio agli articoli, prego i colleghi di prendere posto. Se nessuno chiede il procedimento elettronico, votiamo per alzata di mano...

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Voto elettronico palese.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Lotto, Manca, Stochino, Uras hanno votato a favore.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.). Per chiedere una sospensione di 10 minuti in aula per consentire l'interlocuzione tra i Gruppi.

PRESIDENTE. Sospendiamo i lavori per 10 minuti. I lavori riprenderanno alle ore 19. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 48, viene ripresa alle ore 19 e 23.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.

Dobbiamo passare all'esame degli emendamenti. Ci sono comunicazioni all'Aula rispetto al ritiro di alcuni emendamenti?

Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-La Sinistra Sarda). Per chiedere il voto segreto per l'emendamento numero 1.

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Zuncheddu. Intanto comunico che gli emendamenti numero 11, 12 e 15 sono inammissibili.

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Sì, Presidente, proprio sugli emendamenti numero 11, numero 12 e numero 16 mi pare di aver registrato la convergenza di tutti i Presidenti dei Gruppi, quindi valuti lei da questo punto di vista se possono essere sottoposti all'esame e all'approvazione dell'Aula; registrando, appunto, in questa breve sospensione la concorde volontà da parte di tutti i Presidenti dei Gruppi.

PRESIDENTE. Allora, io mi sembra di aver fatto un discorso molto chiaro in precedenza. Allora intanto l'emendamento numero 16 non è in discussione, onorevole Pittalis, però se mi ascolta visto che ha posto un problema. Io ho detto che norme intruse non possono essere inserite per cui si può fare anche una deroga, eventualmente, ma una deroga non può aprire il varco a tante deroghe. E ho precisato che se c'era il consenso di tutta l'Aula sull'emendamento dell'onorevole Uras gli altri due emendamenti che configuravano norme intruse dovevano essere ritirati. Questa era la posizione della Presidenza, per cui oltre questo la Presidenza non va. Il Regolamento lascia al Presidente la facoltà di dichiararli inammissibili, non è che la volontà dei Capigruppo possa... io ho dato una disponibilità in questo senso, perché non possiamo fare ogni volta delle leggi omnibus dove inseriamo di tutto e di più.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Per dire che quanto mi riguarda io ritiro gli emendamenti, quindi non sono neppure da dichiarare inammissibili perché sono ritirati. E' evidente, Presidente, che bisogna capire l'interpretazione di ciò che è intruso, in ragione dell'oggetto, delle discussioni che si sono fatte e degli emendamenti che sono stati ammessi. Rimangono problemi aperti, non v'è dubbio, di ordine politico, ma anche e soprattutto di ordine pratico, perché vi sono questioni che non sono risolte e che siccome non trovano soluzione in via legislativa, troveranno soluzione in via amministrativa, dovendo, chi difende quegli interessi e chi sta dentro quegli interessi, che sono di lavoratori o di proprietà, di beni della Regione, difendere quegli interessi in tutte le sedi.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, dei suoi emendamenti è solo uno che è stato dichiarato nel caso inammissibile, siccome lei ha detto: "Ritiro i miei emendamenti"…

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Li ritiro tutti!

PRESIDENTE. Tutti quelli presentati?

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Tutti quelli che io ho presentato.

PRESIDENTE. Quindi il numero 13, su cui era stato chiesto il voto segreto, il numero 11…

(Interruzioni del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Il numero 16 io non l'ho dichiarato inammissibile, ho dichiarato inammissibile il numero 11.

(Interruzioni del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Le sto precisando, visto che lei ha formulato una domanda alla Presidenza… lei adesso ha chiesto come mai il numero 16 veniva dichiarato inammissibile; non è inammissibile!

(Interruzioni del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa che non si apre discussione su questo.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Sì, però siccome riguarda i progetti comunali per l'occupazione, vorrei riuscire a capire, riguardo l'applicazione dei contratti collettivi da parte dei comuni, che cos'è che viola quella disposizione.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa perfettamente bene quale è l'oggetto della norma oggi in discussione, e lo conosce tutta l'Aula.

(Interruzioni del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Onorevole Uras, questa è la decisione della Presidenza. Passiamo al titolo. E' aperta la discussione sul titolo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Io chiedo di parlare e chiederò di parlare tutta la sera perché si deve sapere una cosa: io non concordo su questo provvedimento, e voterò contro, voterò contro su ogni articolo di questo provvedimento, perché ritengo che sia un provvedimento contro riformatore; non mi convince la tesi di chi sostiene atteggiamenti di sobrietà quando riguardano gli altri, mi convince che gli atteggiamenti di sobrietà debbano riguardare tutti, e debbano riguardare più il merito delle questioni che le evocazioni. In questa norma noi ci siamo atteggiati, come Gruppo, positivamente fino al passaggio agli articoli in ragione di una questione, che, peraltro, viene in qualche emendamento contrastata, ci siamo espressi a favore di un principio che c'era stato avanzato dall'onorevole Steri in Commissione. Il principio era questo: noi prendiamo atto che il sistema debba essere riformato, che debba essere riformato profondamente, che debba essere riformato in tutte le sue parti, perché questa dimensione molto ampia di apparato pubblico non corrisponde più alle esigenze di governo della cosa pubblica, dell'interesse pubblico, ma corrisponde di più all'esigenza di governo del consenso. Per questa fase, perché non vanno cambiate le regole in corso d'opera, manteniamo ferma la vecchia disposizione regionale nella composizione dei consigli comunali e sostanzialmente nella composizione degli esecutivi, accettando come norma di salvaguardia della pigrizia istituzionale, cioè alla pigrizia riformatrice che pure si manifesta non solo oggi ma, purtroppo, in tutte le legislatura che ci hanno preceduto anche in questo Consiglio, facciamo scattare l'automatismo dell'applicazione della legge nazionale. Perché ci diamo questa regola? E perché innestiamo il meccanismo? Perché non abbiamo fiducia in noi stessi come soggetti riformatori, e non è un insulto che ci diamo, è una sorta di esame di coscienza, di consapevolezza di quello che effettivamente siamo in grado di esprimere, e non perché costi troppo, io non ho la visione leghista della falce che passa sopra il sistema istituzionale locale che sento essere la radice propria della democrazia, è lo strumento migliore per difenderla la democrazia, e proprio perché voglio difendere questo sistema istituzionale locale, la sua funzione, la sua capacità di intervenire sul merito delle questioni ho sollevato alcuni problemi, che non mi vergogno di aver sollevato, per dire che non basta solo la costruzione del sistema, ma ci dev'essere anche la motivazione del perché lo costruiamo, la finalizzazione di quel sistema, cioè, perché stanno in piedi 370 comuni in Sardegna, molti dei quali, oltre 270, con una popolazione inferiore ai 3000 abitanti? Perché vivono, sopravvivono anche comuni che sono non al di sotto dei 1000, non al di sotto dei cinquecento, ma anche al di sotto dei 300, dei 200, anche dei 100 abitanti? E non vale il ragionamento che ogni tanto ci somministra l'onorevole Cuccureddu, che è persona dotta in questa materia, per cui ci sono comuni montani del cuneese, o da altre parti sulle Dolomiti che hanno popolazioni ancora inferiori, perché il tema è un altro, e se quel tipo di forma istituzionale, se quel modello è un modello che corrisponde alle esigenze complessive di questo Paese, o se questo Paese deve essere un pochino più liberato, se questo Paese possa respirare più a pieni polmoni, se non possa essere alla fine controllato, anzi, quasi soggiogato dal controllo che anche un ceto politico diffuso, così diffuso, esercita un controllo che, badate, è conservazione. Cosa vale un piccolo comune? Vale in ragione del numero degli abitanti oggi? Mi verrebbe da dire di no. Abbiamo comuni come Domus de Maria, Arzachena e altri che hanno molti meno abitanti di altri comuni, per esempio di Monserrato oppure di Quartucciu oppure dello stesso Quartu, magari hanno un pregio nel loro territorio che supera di gran lunga l'importanza che comuni più grandi hanno in ragione dei loro abitanti. Hanno un'importanza nell'economia della regione, hanno un'importanza nei valori ambientali, hanno un'importanza nei valori culturali. Ecco il tema, ecco perché bisogna ragionare sul sistema, come renderlo efficace, come produrre economia, come stare attenti ai bisogni sociali.

Io avevo chiesto di modificare il titolo, che sarebbe stato un po' come modificare l'oggetto della legge perché, colleghi, noi non ci arriviamo spesso qua e purtroppo ci arriviamo poco, ce lo dice anche L'Espresso. Siamo uno dei consigli regionali, forse il consiglio regionale più improduttivo. Lo dico all'onorevole Pittalis che ha la croce di una Commissione che si deve occupare di riforme, noi abbiamo il problema che non facciamo una grande produzione legislativa, non facciamo nessun tipo di manutenzione legislativa, non abbiamo leggi che sono attuate. Io ho verificato nella Commissione d'inchiesta che prima lei citava, Presidente, che c'è quasi un atteggiamento eversivo nei confronti della produzione normativa del Consiglio regionale e allora forse la riflessione da fare è questa. Ecco perché io voterò a favore del titolo e probabilmente voterò contro il provvedimento.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Non intendo intervenire. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Metto in votazione il titolo. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

L'articolo 1 è soppresso.

Passiamo all'esame dell'articolo 2. All'articolo 2 sono stati presentati degli emendamenti.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e dei relativi emendamenti:

Art 2

Composizione dei Consigli comunali e delle Giunte comunali e provinciali

1. Fino all'approvazione di una legge regionale di riforma organica dell'ordinamento degli enti locali, per la composizione dei consigli comunali e delle giunte comunali e provinciali nel territorio della Regione si applicano le disposizioni che seguono.

2. Limitatamente al turno delle elezioni amministrative del 2011, per la composizione dei consigli comunali continua ad applicarsi l'articolo 10 della legge regionale 1° luglio 2002, n. 10 (Adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4). Dal successivo turno di elezioni amministrative si applica l'articolo 37 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) come modificato dall'articolo 2, comma 184, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2010).

3. Il numero degli assessori comunali e provinciali non deve essere superiore a un terzo, arrotondato aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali e provinciali, computando a tale fine il sindaco e il presidente della provincia, e comunque non superiore a dodici unità.

4. Per il computo degli abitanti, ai fini dell'applicazione della presente legge, si fa riferimento ai dati ufficiali relativi ai rilevamenti ISTAT al 31 dicembre 2009.

EMENDAMENTI 9, 7, 5, 2, 14.)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Sull'articolo 1?

PRESIDENTE. Sull'articolo 2 che diventerà articolo 1 in sede di coordinamento perché l'articolo 1 è stato soppresso sul testo originario.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Composizione dei consigli comunali e delle giunte comunali e provinciali. L'articolo 2 ha, come è noto, una regolazione che è limitata, come dicevo prima, a due formulazioni, una che è quella relativa al mantenimento del sistema precedente (sta nel comma 2), l'altra che introduce dopo questo turno il nuovo regime, che è quello previsto dalla legge dello Stato.

Onorevole Pittalis - lo dico anche all'onorevole Campus che in Commissione è intervenuto più volte su questo -, questo diverso regime è esattamente la ragione per la quale alcuni di noi, anziché fare una battaglia campale, hanno lavorato per creare un clima propositivo attorno a questo provvedimento che non li convinceva molto, cioè il fatto che, accogliendo il principio che veniva richiamato dall'onorevole Steri del non giochiamo carte diverse in vigilia di elezioni, ma non accettando di ingessare il sistema istituzionale locale nella dimensione precedente, si è intervenuti a determinare che dal prossimo turno, cioè quello del 2012, si va verso un nuovo regime che è l'unica garanzia che noi abbiamo forse per mettere mano a questa vicenda perché diversamente se noi avessimo accettato di dire solamente, per esempio, da questo turno…

Chiedo scusa.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Rinuncio.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, vorrei chiederle cinque minuti di sospensione in aula se è possibile.

PRESIDENTE. Che siano cinque perché siamo già in notevole ritardo. Sospendo i lavori per cinque minuti, riprenderanno alle ore 19 e 50.

(La seduta, sospesa alle ore 19 e 44, viene ripresa alle ore 19 e 50.)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, prego i colleghi di prendere posto.

E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'articolo 2 è la parte principale della legge. Su questo articolo ci sono due elementi sui quali noi abbiamo apportato degli emendamenti. Il primo riguarda l'emendamento numero 7 sul quale ovviamente è una questione che riguarda pochi comuni ma è un elemento di profonda ingiustizia e preannuncio la richiesta di voto segreto. L'emendamento numero 9 attiene all'ultimo capoverso del comma 2. Vorrei che i colleghi prestassero un attimo di attenzione perché è una questione che genererà un precedente nella legislazione regionale. Io capisco, capisco tutto, ma una legge è uno strumento che deve disciplinare e dare ai cittadini gli strumenti di regolazione della loro vita. Quando una legge va a essere utile invece per autoregolare la stessa dimensione, la stessa vita dei legislatori c'è qualcosa che non funziona. E' un'autodichiarazione di inaffidabilità. Cioè, che noi dobbiamo fare la riforma degli enti locali, costruire il testo unico sull'ordinamento degli enti locali, esitare il codice degli enti locali è un'obbligazione che abbiamo perché abbiamo la competenza primaria, ma vogliamo eludere questa priorità del nostro lavoro dicendo: "Guarda che tu legislatore, io legislatore mi sto dando un'autocensura, se non faccio la riforma entro l'anno il castigo è che - agli altri, non a me, perché il castigo è agli altri cioè agli enti locali - ti ricadono addosso le norme statali". Che modo di legiferare è questo? Io capisco, ma io vi propongo... capisco che c'è questa esigenza, togliamo questa frase perché è lesiva della nostra autorevolezza e sostituiamola con un ordine del giorno unitario dove ci impegniamo a questo, ma è più logico. Ma mettere in legge, dare in pasto ai cittadini l'idea o la prova che noi siamo inaffidabili mi sembra un autogol che si può evitare. Se è il problema dell'impegno nostro, l'impegno nostro lo prendiamo con un ordine del giorno unitario che rappresenti questo, senza bisogno che diventi una parte di una legge che i nostri interlocutori difficilmente capiranno perché dice: "Come, questi sanno già che si danno degli inaffidabili in quanto non sono in grado di fare le riforme e quindi si pongono un'autolimitazione"? Mi viene da fare questa proposta nell'interesse della dignità nostra pur capendo le ragioni, sostituiamo questa frase con un ordine del giorno che ci impegni perché è la cosa più seria che possiamo fare perché si genera un precedente di divulgazione pubblica dei nostri limiti, ci rideranno dietro. E' come dire: "Ma scusate, non sapete che la riforma la dovete fare"? E poi vi mettete questo obiettivo che fa ricadere sugli amministratori locali la sanzione, come dire, si applica la norma nazionale che è anche un'affermazione grave perché vuol dire che noi disconosciamo la nostra competenza primaria in questa materia. Ci sono in una frase due cose allucinanti e vi prego, vi prego, io ritiro l'emendamento se viene espressa la volontà di tradurlo in un ordine del giorno perché questa è una delle cose... diversamente se non c'è questa volontà io sono costretto a chiedere anche il voto segreto sul "9" perché ritengo che ogni consigliere deve rispondere della sua dignità alla propria coscienza e questo mi sembra il succo delle cose.

Per cui, voto segreto anche sul "9" nel caso non venga accolta l'istanza di fare un ordine del giorno di medesimo contenuto, la stessa cosa, si impegna unitariamente, lo votiamo a chiusura della legge, ma non deve costituire parte della legge perché la ritengo, anche se è stato definito un fattore genetico dell'accordo. Vabbè, l'accordo è accordo e nessuno lo vuole disconoscere, però io preferisco spendermi totalmente fino alla fine per rispettare un impegno che ho preso nei confronti dell'Aula piuttosto che mettere al ludibrio pubblico la funzione del Consiglio regionale. Questo è il mio pensiero e credo che sia una cosa altamente grave che si generi attraverso questa norma che tutto sommato non farà vivere serenamente gli amministratori e genererà un'altra disparità. Noi ci possiamo accordare su questo e io posso garantire che se c'è questa volontà ci sarà il voto unanime, esplicito all'ordine del giorno da parte di tutto il nostro Gruppo.

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, per precisare che il voto segreto può essere richiesto dal Capogruppo o dal Vicecapogruppo, quindi deve essere appoggiata contestualmente la sua richiesta.

(Appoggia la richiesta il consigliere Diana Giampaolo.)

Ho fatto la precisazione, è stato confermato che è condiviso dal responsabile del Gruppo perché non è presente il Capogruppo.

Onorevole Cuccureddu e onorevole Steri vi siete iscritti oltre la fine del primo intervento, quindi non potete intervenire. Il primo intervento è stato quello dell'onorevole Uras.

Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Intanto è doveroso rimettersi all'Aula in relazione agli emendamenti, però debbo anche precisare e su questo penso si debba dare atto che l'emendamento... chiedo scusa, così poi non stiamo a ripeterci perché è materia delicata sulla quale penso bisogna stare anche attenti... l'emendamento numero 9 prevede la soppressione del capoverso del comma 2 e questo capoverso costituiva parte integrante in Commissione di un accordo che è stato raggiunto sull'articolo 2 e in particolare sul comma 2 e anche sui successivi. Quindi io questo lo richiamo all'attenzione dell'Aula perché ci potrebbe essere anche un rischio all'esito del voto che questo provvedimento possa anche prendere altre vie. Questo lo devo dire con franchezza e chiarezza perché il capoverso del comma 2 costituiva parte integrante di un accordo che prevedeva... quindi anche dare il segnale di una riduzione in prospettiva. Era solo questo, Presidente, per doveroso richiamo all'Aula perché non si tiene conto di un faticoso accordo raggiunto in Commissione con questo emendamento numero 9.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Conforme al parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti. Sull'emendamento numero 9 è stato chiesto il voto segreto.

Comunico che il collega Marco Meloni è rientrato dal congedo.

Votazione a scrutinio segreto

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 9.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Passiamo all'emendamento numero 7. E' stato chiesto il voto segreto.

Votazione a scrutinio segreto

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 7.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Metto in votazione il testo dell'articolo. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

PITTALIS (P.d.L.). Voto elettronico palese!

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, no, l'ha chiesto dopo che io ho proclamato il voto. Non c'era qui la richiesta di voto elettronico.

Passiamo agli emendamenti aggiuntivi. Emendamento numero 5.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis l'ha già espresso il parere, siamo in fase di votazione. Pensavo avesse chiesto la parola per dichiarazione di voto.

Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Dovrò essere sintetica in tre minuti e non sarà facile.

Questa legge che stiamo discutendo sorge perché ci si è posti il problema di dover salvaguardare e garantire il diritto di rappresentanza, la partecipazione laddove questa rischiava anche in maniera discordante da ciò che è successo nell'altra tornata amministrativa di essere ridimensionata. Un problema quindi di democrazia ci si è posti e di rispetto della democrazia. Allora io sono assolutamente convinta quindi che questa aula mossa da questo sentimento democratico così profondo possa accettare e approvare e votare positivamente anche l'emendamento numero 5 che si pone lo stesso problema di salvaguardia della democrazia e anzi di allargamento della democrazia proponendo la norma secondo la quale nella costituzione delle giunte comunali e provinciali venga rispettata la parità di genere e comunque che i due generi non possono essere rappresentati al di sotto del 40 per cento nella costituzione delle giunte. So bene che questo è un tema complesso che potrà essere affrontato per quanto riguarda le assemblee elettive con la riforma della legge elettorale e in particolare spero presto con l'approvazione della legge che prevede la doppia preferenza, oggi noi possiamo dare un segnale positivo... Presidente, mi scusi posso recuperare?

PRESIDENTE. Colleghi vi prego di prendere posto. Onorevole Barracciu nel momento in cui il Presidente richiama la parola con l'accensione del proprio microfono sospende il suo tempo. Quindi lo recupera automaticamente.

BARRACCIU (P.D.). Dicevo, con questa legge possiamo imprimere comunque una prima accelerazione alla sotto rappresentanza delle donne nelle istituzioni e nelle Giunte e quindi determinare anche in Sardegna ciò che è stato interrotto in maniera davvero traumatica anche dall'esempio costituito dalla Giunta regionale, dal presidente Cappellacci in questo senso. Chiedo alle colleghe di verificare questo emendamento e mi aspetto che come da tradizione in questo Consiglio regionale le colleghe si facciano portavoce della bontà di questo emendamento, votino a favore e facciano votare a favore i colleghi del Gruppo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Brevemente per ricordare che al Senato ieri è stato votato un provvedimento similare e questo vuol dire che l'esclusione di genere che è purtroppo una costante italiana da tutti i posti di direzione, sia politica che... c'è fermento in aula, c'è fermento in aula...

PRESIDENTE. Prego onorevole Salis.

SALIS (I.d.V.). Fa piacere che ci sia questo. E quindi il Gruppo dell'Italia dei Valori è d'accordo e sostiene questo emendamento, anzi i componenti del gruppo chiedono di poter apporre le proprie firme sull'emendamento.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Per sostenere l'emendamento anche se la collega Barracciu non me l'ha chiesto se non per interposte persone che non si sono presentate comunque e per dire che io penso che qualche anno fa non sarei stato d'accordo, però alla luce dei fatti, alla luce degli eventi, compresa anche l'ultima Giunta regionale, io credo che comunque in qualche modo bisogna iniziare. Bisogna iniziare a salvaguardare dei diritti perché non siamo stati capaci di creare le condizioni perché ci sia parità fra i generi. Abbiamo avuto tante occasioni per poter essere conseguenti e non le abbiamo messe in pratica. Ecco perché io questa volta, e se la collega Barracciu me lo consentirà, vorrei anche aggiungere la firma all'emendamento e votare a favore. Ma colgo anche l'occasione nonostante i tumulti in aula, Presidente colgo l'occasione nonostante i tumulti in aula! Presidente chiedo, colgo l'occasione nonostante i tumulti in aula!

PRESIDENTE. Onorevole Capelli ha ragione. Prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Contu, onorevole Locci, onorevole Floris, onorevole Meloni, grazie.

CAPELLI (Gruppo Misto). Per auto compiacermi di aver col mio intervento precedente in discussione generale provocato un dibattito. Ricordo che sono intervenuto dopo il collega Porcu che sottolineava come le cose stessero andando in modo liscio, tranquillo, vista l'unanimità della Commissione, preoccupante sempre come dice il collega Uras. Però qualche animo si è svegliato e gli emendamenti poc'anzi votati a voto segreto dimostrano che a volte le coscienze possono dire qualcosa e dimostrano che questa non è una leggina e dimostrano anche che non c'era l'impegno poi a fare una riforma strutturale del sistema, ma che voleva essere la riforma. Io credo, non so se questa legge verrà votata dall'aula, ma credo che forse, finalmente e mi prendo qualche merito, qualche coscienza si è finalmente svegliata.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MELONI MARCO (P.D.). Per esprimere il mio voto favorevole a questo emendamento. Credo che sia un'opportunità che è data già in questa circostanza a questo Consiglio di affermare un principio nel quale a parole crediamo tutti. Io voglio ricordare che da molti mesi sono state presentate una serie di proposte di legge da parte del centrosinistra e da parte del centrodestra che lo traducono il principio della parità di genere nelle istituzioni in norme che si riferiscono sia al Consiglio e alla Giunta regionale sia alle istituzioni rappresentative ed esecutive degli enti locali, io mi auguro che tutti, le colleghe e i colleghi del centrodestra e tutti noi possiamo dare un segnale che è molto pratico, è molto capace di portare a delle conseguenze, uno shock positivo, voglio ricordare che il Parlamento appena ieri ha approvato in prima lettura al Senato e passerà ora alla Camera per il voto finale una norma che è relativa ai consigli d'amministrazione delle società quotate ma parliamo della stessa materia, parliamo di una materia che obiettivamente in Sardegna negli ultimi anni non è stata trattata nel modo più adeguato, ma questa è un'occasione per tutti, votando a favore di quest'emendamento, per ridare una speranza di una composizione delle nostre amministrazioni che rifletta la composizione della nostra società e riesca a portare qualità ed efficienza democratica nelle nostre istituzioni.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Per anticipare il voto, mio e credo del Gruppo, a favore di questo emendamento. E come non essere d'accordo? Soprattutto in considerazione del fatto che più volte ci siamo espressi in favore della parità di genere. Mentre diventa difficile raggiungere un risultato come questo nelle assemblee elettive, perché poi bisogna fare i conti con il voto, e sappiamo com'è difficile trovare un equilibrio, nella composizione delle giunte io invece credo che sia un risultato facilmente raggiungibile, perché le giunte vanno nominate dal Presidente e dal Sindaco, e quindi è una norma che una volta approvata, e contenuta nella proposta, credo possa essere rispettata. Rispettata soprattutto nel rispetto di un genere che non sempre è stato adeguatamente considerato. E sappiamo quanto gioverà soprattutto raggiungere una parità di genere. Io ho che ho una età, che ho vissuto un'esperienza della frequenza nelle classi unisex, so con quanta difficoltà gli insegnanti riuscivano a tenere quelle classi. Lo dico con un esempio comunque concreto, e quanto abbia migliorato invece il funzionamento delle scuole e delle classi quando si fece la scelta della formazione delle classi miste. L'ho vissuto su esperienza personale come alunno, e poi come insegnante. Però, a parte questa divagazione, questa reminiscenza scolastica, io credo che sia doveroso, e mi auguro che il Consiglio all'unanimità possa cogliere quest'emendamento, sostenendolo col voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Io voterò a favore di questo emendamento, come voterò a favore di molte altre cose prima della fine della legislatura, con lo sconforto nel cuore, collega Barracciu, perché ho la certezza che quello che noi approviamo troverà un Governo attento all'impugnazione presso la Corte costituzionale, una burocrazia attenta ad osteggiare ogni nostra decisione, e una disattenzione fondamentale da parte nostra a difendere la nostra funzione e il nostro ruolo. Questo lo dico perché non basta fare le leggi, l'onorevole Maninchedda lo sa, magari bastasse fare le leggi. Bisogna fare le leggi, bisogna riformare l'apparato pubblico, bisogna riorganizzare gli uffici, bisogna avere tribunali in grado di decidere sull'applicabilità di una disposizione in tempo celerissimo, così come richiede…

Presidente, ci trasferiamo là? Chiediamo una sospensione di un quarto d'ora, venti minuti, un'ora? Sospendiamo? Io sono per sospendere i lavori! Perché se non dobbiamo stare attenti a quello che approviamo è meglio che li sospendiamo i lavori!

PRESIDENTE. Sono perfettamente d'accordo con lei, onorevole Uras. Per cui dopo che terminiamo questo emendamento i lavori dell'Aula verranno sospesi. Prego onorevole Uras, può terminare. Non possiamo…

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, non posso terminare!

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Semplicemente per dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento, chiedere che venga apposta la mia firma in questo stesso emendamento, e per mostrare grande soddisfazione qualora questo venisse approvato dall'Aula.

PRESIDENTE. Si, dopo questo emendamento sospendo i lavori!

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Sì, intanto io ritengo che questo provvedimento, anche con l'incidente di percorso, che però bisogna chiarire non giova, perché se si decide di fare una cosa, e si decide tutti, i patti vanno rispettati, a voto palese o a voto segreto. Ma siamo rispettosissimi dell'esito, però attenzione, che la soppressione di quel comma non ha modificato nulla, perché l'inciso, qui si dice: "Limitatamente al turno delle elezioni amministrative del 2011, continua ad applicarsi l'articolo 10", il che significa che noi stiamo davvero in questo modo dicendo ancora forse più chiaramente ed esplicitamente che entrano automaticamente in vigore, e questo perché rimanga agli atti, le norme statali dal prossimo turno delle elezioni. Questo è la… Quindi non è modificato e non è mutato nulla rispetto all'impianto. Avrei voluto, onorevole Gian Valerio Sanna, siccome lei ha lavorato, e io le riconosco davvero che è uno di quelli che in Commissione ha più, anche di me, parlo per me stesso, lavorato proprio per trovare sintesi, che poi, ecco, ciò possa pregiudicare il successivo iter di questo importante provvedimento. Questo lo dico anche per notizie i colleghi, ai quali avevamo dato notizia di un accordo che si è raggiunto su queste basi. Ecco, che una lettura attenta della norma, salvaguarda l'impianto originario. Questo lo dico soprattutto per amore della verità. E mi auguro che, anche successivamente, ci si possa confrontare davvero, perché se ci sono problemi è meglio sollevarli e affrontarli, anche palesandoli, perché su una materia delicata come questa, davvero non penso che sia il ricorso al voto segreto che può aiutarci ad andare avanti.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-La Sinistra Sarda). Grazie Presidente, per annunciare naturalmente il mio voto favorevole, con l'invito un po' a tutta l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole all'unanimità, perché questo è un voto alla democrazia. Anche perché dobbiamo ricordare in questo momento che abbiamo subito, come genere, un'ingiustizia gravissima quando il presidente Cappellacci ha formulato e ha espresso la Giunta. Una Giunta assolutamente amputata, oltreché essere costantemente assente. Ricordo pure che quando c'erano le Assessore donna le presenze erano decisamente più intense e partecipate. Quindi io invito davvero l'Assemblea ad esprimere il voto favorevole per la parità di genere. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Per chiedere il voto elettronico palese.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZEDDA ALESSANDRA (P.d.L.). Grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole, anche se alcune osservazioni sembrano doverose. Sono tra l'altro all'attenzione anche dei lavori delle commissioni delle proposte di legge che di fatto dovrebbero contemplare tutta la materia, cito per esempio la doppia preferenza. Io credo che ovviamente come donna non posso che essere a favore di quest'emendamento, tuttavia mi sembra alquanto riduttivo pensare solo alla composizione delle giunte, dove di fatto c'è la gestione, però in ogni caso noi vorremmo che si trattasse la materia. E quindi, onorevole Uras, su questo credo che la vorrei vedere in futuro votare a favore sulle proposte che riguarderanno anche la composizione e la partecipazione ai consigli comunali, dove sostanzialmente l'assenza delle donne mi sembra molto più grave. Quindi il voto è favorevole. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie. È stato chiesto il voto elettronico palese, chiedo ai colleghi di prendere posto.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 5.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio non approva).

Metto in votazione l'emendamento numero 14.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Lo sottoscrivo. Gli uffici non l'hanno neppure letto! In questo emendamento si dice che le disposizioni si applicano a tutti i comuni tranne che al comune di Castelsardo.

Allora questo non è un emendamento, è uno scherzo! Ma carnevale è finito! Ma noi possiamo tollerare che questo Consiglio, che trova un accordo in Commissione per salvaguardare un pizzico di principio riformatore che dovrebbe sovraintendere la nostra attività, finisca per venire qua e presentare emendamenti burla? Emendamenti burla! Siamo un circo? Io non avevo dubbi, al di là della sobrietà, e non rido! Mi viene da piangere! Ma che figura ci facciamo Presidente'

Che figura ci facciamo?

PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 14.

(Il consigliere Cuccureddu chiede il voto elettronico palese)

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 14.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio non approva).

Passiamo all'emendamento numero 2.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). E' chiaro che l'emendamento numero 14 è un emendamento provocatorio. Io spero che l'onorevole Cuccureddu ritiri il 2, perché la strumentalità dell'emendamento numero 2 è talmente evidente che rompe anche lo spirito con cui stiamo facendo la legge, perché è chiaro che se vogliamo mettere il cappello su alcune parole d'ordine che fanno presa sulla pancia della gente siamo capaci tutti, ma dire che vogliamo risparmiare e che il risparmio sulla spesa pubblica si fa tagliando il 5 per cento degli assessori comunali, dei sindaci, se diciamo a quelle comunità dove i sindaci subiscono gli attentati, dove prendono le bombe, dove sono minacciati, dove gli tagliano le piante di ulivo che stanno rubando i soldi e che non gli tagliamo il 5 per cento, stiamo facendo demagogia, stiamo facendo un atto irresponsabile, è una vergogna questo emendamento! Per chi l'ha presentato e per chi lo vota! Io voterò contro se non viene ritirato!

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). E' evidente che il consigliere Cuccu vuole strumentalizzare tutto e tutto è strumentalizzabile! Tutto è strumentalizzabile! Io credo di aver detto più volte che lo Stato ha stabilito un taglio sulle indennità e che le indennità sono ridicole! Questo emendamento è costituito di 2 commi: il primo stabilisce che sia l'Assessore regionale a stabilire indennità che devono essere sicuramente adeguate alle funzioni, competenze che non abbiamo mai esercitato, noi oggi ci troviamo ad applicare una normativa nazionale e sono stato io a dire quali sono le cifre, sono ridicole! Sono 25 euro per un Assessore, al mese, se è lavoratore dipendente, quindi nessuno vi supera in questo! Però è articolato in 2 commi la seconda norma non è assolutamente transitoria perché vuole che l'Assessore regionale immediatamente prenda in mano questo argomento e decreti cifre che siano adeguate alle funzioni e rischi anche fisici che qualche sindaco corre in questo periodo. Quindi strumentalizzare una parte di una norma transitoria mi sembra quanto di più dannoso si può fare nei confronti dei sindaci e degli amministratori perché questa norma saltando giù dal Consiglio dà il primo segnale di federalismo interno perché non dice tagliate il 5 per cento dell'indennità, dice valutate voi come applicare tagli, anche rinunciando e sono moltissimi i sindaci, gli assessori e gli amministratori che rinunciano alle indennità per svolgere quella funzione, perché non sono il 25 euro che inducono gli assessori e i consiglieri ad andare in Consiglio e ad impegnarsi per la propria comunità. Strumentalizzare questo significa non aver compreso la norma. Quindi, se è possibile, ritiro il secondo comma e la norma transitoria e vorrei mantenere la competenza in capo alla Regione per disciplinare la materia.

PRESIDENTE. Quindi il secondo comma è ritirato rimane il primo?

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Il primo comma fa parte della legge numero 10 che è una legge in vigore nella Sardegna in tutto e per tutto e che non ha bisogno di essere reiterata, cioè stiamo reiterando una formulazione che è già nella legislazione corrente della Regione Sardegna.

PRESIDENTE. Nel momento in cui vengono fatte le altre dichiarazioni di voto approfondiamo l'osservazione fatta dall'onorevole Sanna.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Sì Signora Presidente, io sono stato d'accordo e ho partecipato in Commissione come auditore, in quanto non faccio parte e non posso votare in prima commissione, però ho apprezzato lo spirito che alla fine è prevalso, cioè quello di considerare indifferibile una riforma complessiva dell'assetto istituzionale della Sardegna, a cominciare dalla Regione. Io sottoscrivo completamente l'intervento che ha fatto il collega Capelli nel dire che il Consiglio regionale è la prima istituzione della Sardegna che deve iniziare a dare segnali, anche se ne abbiamo già dato come la Presidente ha detto poco fa, però è necessario dare complessivamente un'idea di una volontà riformatrice che tenga conto della necessità di evitare gli sprechi, partendo dalla Regione, non certamente dagli amministratori che sono più esposti alle difficoltà della crisi e alle tensioni altissime che si vivono nei comuni, e non solo nei comuni sardi. Per cui io ho accolto questa soluzione minimale di questo progetto di legge che ha affrontato alcune tematiche che sono importanti con l'impegno a voler da subito - questo è un impegno che il Presidente della Commissione ha assunto a nome di tutti i componenti - accelerare i propositi di riforma che abbiamo unitariamente espresso anche in quest'Aula. Per cui io chiederei al collega Cuccureddu di ritirare non solo il comma 2, anche perché anche io sono dell'avviso che il comma 1 sia già previsto nella legislazione regionale e sia già normato; per questa ragione, ove fosse vero, io veramente chiedo al collega Cuccureddu che tolga un po' dall'impaccio di dover noi poi sindacare, anche con emendamenti che sono giusti dal punto di vista complessivo ma che rischiano di essere ridotti a propaganda. Cioè la riduzione del 3 per cento prevista dal Governo nazionale, la soppressione delle circoscrizioni: non è lì il costo della politica. E poi contemporaneamente che cosa succede? Che si annunciano i Sottosegretari in più…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.

Dagli approfondimenti fatti, le osservazioni dell'onorevole Sanna sono corrette, però la Presidenza non può intervenire, quindi tutto è rimesso alla volontà del presentatore con il ritiro dell'emendamento, o altrimenti alla volontà dell'Aula, perché l'approvazione creerebbe i problemi fatti presenti dall'onorevole Sanna.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, solo per sapere se dobbiamo approvare una cosa utile o una cosa inutile, perché insieme agli emendamenti burla abbiamo anche gli emendamenti inutili, abbiamo una legge che fa schifo. E poi ci prendiamo il giudizio che ci meritiamo.

PRESIDENTE. Ho già espresso la posizione della Presidenza: la Presidenza non può dichiarare l'emendamento inammissibile, questo è rimesso alla volontà dell'Aula che può votare contro, oppure del presentatore che lo ritira.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-F.L.I.). Grazie, Presidente. Solo per due brevissimi cenni. Questo emendamento è stato oggetto di approfondita discussione in Commissione e già in Commissione era stato rilevato, i funzionari avevano dato atto, che questo primo comma era del tutto inutile, poi c'eravamo soffermati sul secondo e avevamo ritenuto che non fosse in questo momento una norma opportuna (non usiamo altro termine), decidendo di non approvarla con il consenso di tutti. Si riteneva quindi che, in base agli accordi, questo emendamento, così come altri che sono stati presentati, non dovesse essere ripresentato in quest'Aula. Non faccio commenti su questo, su quanto è avvenuto, voglio però fare un brevissimo passo indietro in relazione all'emendamento numero 9 che è stato accolto, per segnalare che concordo pienamente con quanto ha affermato prima l'onorevole Pittalis. La norma dice "limitatamente al turno", allora, noi applicavano l'articolo 10 perché avevamo competenza esclusiva, se nell'esercizio di una competenza esclusiva limitatamente al turno applico questa norma, vuol dire che se poi non legifero torno alla norma nazionale. Quindi sostanzialmente il risultato della norma rimane esattamente lo stesso anche con quell'ultimo periodo che è stato soppresso.

Ritengo invece utile richiamare, se vi è ancora la disponibilità, quanto affermato dall'onorevole Gianvalerio Sanna prima della votazione, e invitare a presentare un ordine del giorno che ribadisca esattamente quanto diceva quel periodo che è stato soppresso e che comunque dice anche il periodo approvato.

PRESIDENTE. Il Consiglio non si può esprimere su una cosa su cui si è già votato e si è già espresso, quindi non ci possiamo ritornare.

STERI (U.D.C.-F.L.I.). Sul primo comma sì.

PRESIDENTE. Sul primo comma sì, ma non si può entrare nel merito di una volontà già espressa dal Consiglio con la soppressione dell'ultimo capoverso del comma secondo.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sull'ordine dei lavori, Presidente. Non ho compreso bene una sua affermazione: lei ha detto "se dovesse essere approvato, creerebbe problemi" perché a seguito dell'approfondimento…

PRESIDENTE. Io non ho detto che creerebbe problemi, ho detto che si verificherebbe ciò che ha portato all'attenzione dell'Aula l'onorevole Sanna, quindi è rimesso alla volontà dell'Aula…

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Posso porre un quesito io, scusi? Quindi, si ribadisce una volontà già espressa in una legge, se dovesse essere invece bocciato, se questo nuovo Consiglio dovesse esprimere una volontà contraria a demandare all'Assessore, che cosa succederebbe?

PRESIDENTE. Nell'emendamento non si dice che si abroga quella norma della legge 10, quindi non succederebbe assolutamente nulla.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cuccureddu.

L'emendamento numero 12 è inammissibile. L'articolo 3 è soppresso, l'articolo 4 è soppresso, passiamo quindi all'esame dell'articolo 5. All'articolo 5 sono stati presentati l'emendamento numero 8, che è stato ritirato, l'emendamento sostitutivo parziale numero 10 e gli emendamenti aggiuntivi numero 6, 3, 17 e 1. Sull'emendamento numero 1 è stato chiesto il voto segreto: onorevole Uras, siccome adesso lei è presente in aula, conferma la richiesta avanzata dall'onorevole Zuncheddu di voto segreto?

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Se l'ha chiesto la collega ovviamente è confermato.

PRESIDENTE. L'emendamento numero 11 è inammissibile, l'emendamento numero 16 è ritirato.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 5 e dei relativi emendamenti:

Art. 5 Riduzione dei costi e disposizioni varie

1. Le circoscrizioni di decentramento comunale di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni sono soppresse, fatta eccezione per la Municipalità di Pirri e per quelle esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge rappresentative di nuclei residenziali omogenei ed esterni al tessuto urbano principale del comune di riferimento. Gli statuti comunali possono prevedere la soppressione o l'accorpamento delle circoscrizioni così risultanti ovvero la loro trasformazione in differenti forme di decentramento comunale. Al presidente e ai componenti i consigli circoscrizionali è riconosciuto il solo gettone di presenza per le sole riunioni dell'assemblea. In nessun caso l'ammontare percepito nell'ambito di un mese, può superare l'importo pari ad un quarto dell'indennità massima prevista per il rispettivo sindaco. Il presente comma si applica dal primo rinnovo del consiglio comunale successivo alla data di entrata in vigore della presente legge.

2. Per determinare il quorum dei votanti nei comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti non sono computati fra gli elettori iscritti nelle liste elettorali del comune quelli iscritti all'anagrafe degli elettori residenti all'estero.

3. Al comma 1 dell'articolo 3 della legge regionale 2 agosto 2005, n. 12 (Norme per le unioni di comuni e le comunità montane. Ambiti adeguati per l'esercizio associato di funzioni. Misure di sostegno per i piccoli comuni) dopo le parole "le Unioni di comuni sono" sono aggiunte le parole "associazioni di". Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le unioni di comuni adeguano i propri statuti alle disposizioni del presente comma.

4. Nei comuni con popolazione pari o inferiore a 15.000 abitanti il consiglio è presieduto dal Sindaco. Il presente comma si applica dal primo rinnovo del consiglio comunale successivo alla data di entrata in vigore della presente legge.

5. In attesa di una disciplina regionale di razionalizzazione della materia non si applica in Sardegna l'articolo 2, comma 186, lettera e), del della legge n. 191 del 2009.

6. Fino a diversa disposizione di legge regionale, negli enti locali della Sardegna non si applica l'articolo 6, commi 7, 8, 9 e 12 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica) convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, relativamente alle somme trasferite dalla Regione autonoma della Sardegna.

7. In attesa di una disciplina organica regionale dell'ordinamento degli enti locali di cui al comma 5 dell'art. 10, della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione - legge finanziaria 2007) e successive modificazioni, alle assunzioni di personale a tempo determinato e indeterminato e agli incarichi di collaborazione coordinata derivanti da processi di decentramento di funzioni e competenze stabilite con legge regionale, nonché da processi di riorganizzazione, trasformazione o soppressione di enti locali, il cui onere è finanziato con risorse regionali, ivi comprese quelle del fondo previsto dall'articolo 10 della legge regionale n. 2 del 2007, non si applicano le disposizioni dell'articolo 14, commi 7 e 9, del decreto legge n. 78 del 2010, convertito con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010.

INSERIRE EMENDAMENTI ).

È iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). L'articolo 5 di questo provvedimento riguarda alcune figure ritenute superate all'interno dell'organizzazione degli enti locali, ma colgo l'occasione anche per ritornare alla soppressione che il Consiglio ha fatto della disposizione relativa all'entrata in vigore, anche nel territorio regionale, della norma nazionale di riduzione dei consigli comunali e degli organi di governo della Regione… Presidente, io oggi ho poca pazienza, sono anche abbastanza affaticato, anche fisicamente affaticato, e sono anche profondamente disgustato…

PRESIDENTE. Ha perfettamente ragione, onorevole Uras. Onorevole Meloni, prenda posto, grazie.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Noi abbiamo discusso in Commissione, abbiamo discusso tra forze politiche, abbiamo discusso tra Gruppi e abbiamo accettato in Commissione - lo dico perché tra noi non può esserci l'equivoco - abbiamo accettato di portare qui un testo che aveva dei bilanciamenti e dei controbilanciamenti, che aveva un equilibrio, e aveva un equilibrio per rispondere a un'esigenza sociale. Personalmente io avevo chiesto, per esempio, ad altri Gruppi politici, di minoranza e di maggioranza, di sostenere insieme all'approvazione di questo provvedimento l'approvazione della norma costituzionale di iniziativa regionale che prevede la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 60; avevamo anzi in Commissione proposto di operare la riduzione - ne parlavamo anche con l'onorevole Campus - del Consiglio regionale e in Commissione abbiamo detto "eliminiamo almeno il listino", cioè i consiglieri regionali che vengono eletti sulla base della sola indicazione del Presidente e lasciamo allo scrutinio su base provinciale la scelta di 64 consiglieri, e sempre sopra ogni altra Regione rispetto al rapporto con la popolazione. Noi siamo i più arretrati da questo punto di vista e non è vero che abbiamo esigenze o che la popolazione ha esigenze di miglior rappresentanza, non è vero! Non vedono l'ora di ridurre il numero dei consiglieri regionali, degli assessori e dei consiglieri comunali, di assessori e presidenti provinciali, non c'è cittadino di questa Regione, di altre regioni che non voglia fare così. E poi c'è un ceto politico che si difende, io lo capisco. Dobbiamo presentare le liste, abbiamo un amico, un compagno a cui abbiamo garantito di stare dentro, abbiamo garantito visibilità pubblica, un ruolo. Ma siamo veramente certi che questo serva a gestire al meglio la disperazione che abbiamo tra le mani cioè la disoccupazione dei lavoratori, la cassa integrazione dei lavoratori, la precarietà dei lavoratori? Io penso di no, penso di no.

E allora siamo venuti qua e abbiamo trovato emendamenti inammissibili e lo diciamo quali sono: è inammissibile l'emendamento che voleva mantenere la disposizione dell'articolo 94 della 11/88 sui contratti che si applicano ai lavoratori dei cantieri comunali. Perché alcune province agendo autonomamente stanno dando indicazioni di applicazione di contratti collettivi per cui c'è una riduzione del numero dei lavoratori che si possono impiegare. Se prima ne potevamo impiegare 100 applicando disposizioni come quella che rinvia al contratto collettivo del settore edile noi ne potremmo assumere cinquanta. Quindi era un'urgenza, una necessità. L'altra necessità la vogliamo dire, perché abbiamo fatto una conferenza dei capigruppo, l'abbiamo fatta... io non posso urlare perché ho avuto anche una piccola emorragia e non vorrei averne un'altra, se mi fate la cortesia di ascoltarmi, io parlo con voce più bassa.

PRESIDENTE. No però colleghi, scusate, ognuno al proprio posto, chi deve parlare al telefono lo faccia fuori dall'aula.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Il secondo caso riguardava la SBS che è una società per azioni di proprietà della Regione che ha una grave situazione e per la quale si era trovato uno strumento assolutamente legittimo per evitare l'irreparabile che noi speriamo si possa evitare con un provvedimento da approvare presso il collegato.

La terza questione riguardava la non difforme applicazione di una norma ma l'invenzione di una norma per cui hanno preso dei lavoratori li hanno licenziati, li hanno riassunti, gli hanno tolto la previdenza integrativa, gli hanno tolto tutte le indennità, gli hanno ridotto lo stipendio, perché hanno avuto l'ardire di chiedere una regolazione come il diritto e la legge gli riconosceva nel loro contratto collettivo di lavoro.

E noi abbiamo avuto il tempo però, riformando tutto, di lasciare le cose esattamente com'erano prima e d'intervenire con l'articolo 5 solo sulle cose di contorno sul difensore civico che non ha nessuno, oppure sull'utilizzo o meno di un direttore generale che è meglio che non si abbia, è un rafforzamento dell'apparato degli enti locali, cioè su cose di contorno. L'unica cosa che non abbiamo colpito, lo dico anche al Partito Democratico che è lento da questo punto di vista, purtroppo, mentre viaggiano avanti i loro dirigenti nazionali ogni tanto ci sono cadute che non traducono il messaggio che viene dato anche politicamente dello schieramento avanzato in sede locale. Lo dico perché non posso non dirlo, che non si raccoglie il messaggio, l'esigenza di rispondere meglio al bisogno, alla chiamata che il cittadino fa.

Ma è possibile che si possa trovare il modo per superare la cosa che ci siamo detti, che abbiamo concordato in Commissione e trasversalmente perché ci sono liste da fare oggi e domani e i comuni che interessano me non sono tra quelli di oggi ma sono tra quelli di domani, che noi lasciamo le cose come stanno. Onorevole Floris, lei è l'Assessore delle riforme, non è l'Assessore del personale, perché la sua carriera politica, le funzioni istituzionali che hanno ricoperto, richiamano la partita delle riforme non quella della gestione spicciola di un apparato ormai decrepito come quello dell'amministrazione regionale.

Noi abbiamo bisogno di un respiro riformatore. Io non voterò contro questa legge, mi asterrò, come una sorta di atto di buona volontà, ma non è la strada giusta, lo dico ai colleghi tutti, lo dico anche agli altri partiti della minoranza, non è la strada giusta, abbiamo bisogno di più e di meglio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Sì signora Presidente io vorrei tornare leggermente indietro perché non ho sentito il parere che ella ha dato sull'emendamento numero 12 all'articolo 3 bis "SBS", è considerato inammissibile?

PRESIDENTE. L'ho dichiarato inammissibile dall'inizio.

SALIS (I.d.V.). Questo ci dà ancora il senso spesso della difficoltà che abbiamo di potere intervenire su situazioni che sono effettivamente disperate. E ci pone ancora di più nella necessità di accelerare, di dare segnali. Io riprendo velocemente l'intervento che stavo iniziando prima. Ci pone nella necessità di dover velocemente dare dei segnali veloci sulla riforma della Regione.

Sul numero dei consiglieri regionali io pregherei il Presidente della prima Commissione di interloquire con i Capigruppo e i componenti della Commissione stessa perché su questo versante abbiamo la sensazione che ci sia non dico unanimità di vedute ma quanto mano una sintonia ampia tra molti Gruppi presenti in Consiglio. L'eliminazione del listino per esempio mi sembra quasi cosa acquisita.

Ebbene io comincerei proprio a dare un segnale in questo senso, proprio per evitare le misure propagandistiche di coloro che hanno i privilegi rispetto a situazioni di vertice nella pubblica amministrazione e si riducono il 3, il 4, il 5 per cento delle proprie indennità e poi vanno a sciogliere l'unico presidio di presenza democratica che c'è in un piccolo comune o in una circoscrizione. Io non sopporto, io disprezzo questo genere di propaganda, questo genere di propaganda.

E sono dell'avviso che, come dicono i romani con un'espressione non molto elegante e mi scuso perché la uso in questa sala, in questa aula solenne: il pesce comincia a puzzare dalla testa, quindi è la testa che deve dare dei segnali importanti e deve dare l'esempio, anche in questa situazione, e, per esempio, le Sbs, è una situazione drammatica, di lavoratori con famiglia, decine di famiglie che sono mesi che non hanno lo stipendio e io spero di poter trovare velocemente quell'intesa che abbiamo trovato su questo emendamento che, però, le norme ci impediscono di approvare oggi. Lo rinvieremo a domani, a dopodomani, io spero che si possa fare nel più breve tempo possibile perché, al di là delle questioni di carattere istituzionale, ci sono problemi di carattere familiare, di disperazione che, probabilmente, dovrebbero vedere nella nostra azione una priorità di intervento che, anche stavolta, così come succede per i lavoratori delle Sbs, dobbiamo rinviare ancora.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Conforme.

PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento sostitutivo parziale numero 10. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Metto in votazione il testo dell'articolo 5. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'emendamento numero 6.

Ha domandato di parlare il consigliere Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MANCA (P.D.). Grazie, Presidente, colleghi, Assessore. Io ascoltavo, prima che venisse data la parola al Presidente della Commissione, l'onorevole Pittalis… noi voteremo contro l'emendamento… e c'è stata un'interazione, un'interlocuzione su questo tema. Onorevole Pittalis, per questo emendamento lei sa benissimo che c'è stata nell'interlocuzione anche la disponibilità a ritirare…

(Interruzione del consigliere Pittalis)

MANCA (P.D.). … Io faccio un ragionamento, poi lei pensi quello che crede. Stiamo commettendo un'ingiustizia, stiamo dicendo che nel rispettare il discorso delle circoscrizioni per le quali prevediamo il reinserimento dalle prossime elezioni, ovvero domani a Cagliari, noi sappiamo che le circoscrizioni esistono a Sassari e a Cagliari, e basta, e molti di noi hanno fatto passi indietro sul discorso di presentare emendamenti per inserirli nelle città superiore ai 100.000 abitanti, siamo rimasti di intesa che su questo tema avremo portato, almeno in votazione, un emendamento che prevedeva il reinserimento dei gettoni di presenza per i consigli circoscrizionali anche per le circoscrizioni di Sassari, che andranno eliminate, così come stiamo dicendo in questo articolo, con l'approvazione di questa legge, che però vengono trattate in maniera difforme rispetto al fatto che sono state elette l'anno scorso e hanno 4 anni di mandato. Questo è un emendamento che vuole essere corretto con tutti, perché se vogliamo eliminare il discorso del problema dei costi, lo facciamo eliminando i gettoni di presenza da tutte le circoscrizioni. Io chiedo ai colleghi sassaresi del centrosinistra, ma anche del centrodestra, di verificare questa cosa, perché le circoscrizioni hanno un'esistenza che deve finire, finirà dalle prossime elezioni, in questo momento però stiamo dicendo che a Sassari, dove ci sono 4, 5 circoscrizioni finiscono lo stesso, perché sappiamo benissimo le difficoltà che hanno trasversalmente ad operare, ci sono consiglieri circoscrizionali di centrosinistra e di centrodestra, chiaramente, questo è un emendamento esclusivamente di correttezza rispetto a un impegno che abbiamo preso e rispetto al fatto che ci siamo ritirati dal punto di vista di proporre emendamenti che potevano creare difficoltà all'Aula perché erano condivisi trasversalmente, rispetto al fatto che potessero essere inserite le circoscrizioni nelle città con più di 100.000 abitanti. Io capisco che ci siano stati dei problemi, non ne sono stato l'autore, sicuramente questo è un tema che riguarda tutti trasversalmente. Voterò a favore dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Per chiedere il voto elettronico palese.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, vorrei tornare… se fosse così gentile da verificare con gli uffici l'emendamento numero 10, perché mi sembra inopportuno…

PRESIDENTE. E' stato già approvato.

SALIS (I.d.V.). … Sì, ma mi sembra inopportuno far seguire il nome del collega Biancareddu dal termine "canaglia". E' di pessimo gusto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Presidente, l'emendamento che parla dei consiglieri di circoscrizione contribuisce a creare confusione in un testo che sta venendo fuori assolutamente inintelligibile, per la gran parte, ed è esattamente il motivo per cui in Commissione abbiamo lavorato per giorni e giorni cercando di dare chiarezza a una norma che poteva essere male interpretata. Il fatto che si possa dire che ai consiglieri attuali di circoscrizione si applica il gettone di presenza, posto che la norma nazionale parla di annullamento delle circoscrizioni ma, chiaramente, non di quelle già insediate, francamente non riesco davvero a capire il perché dobbiamo rimarcare che rimane quello che c'è…

(Interruzioni del consigliere Manca)

CAMPUS (P.d.L.). … Dicevo questo, noi abbiamo cercato di fare una legge per dare chiarezza e per dare un segnale di cambiamento. Se l'unico segnale di cambiamento che poi da questa legge alla fine viene fuori è che inseriamo un gettone di presenza a chi non lo prendeva in questo primo anno di presenza in circoscrizione, francamente ho difficoltà. Per cui voterò contro questo emendamento, come voterò contro tutti gli emendamenti e contro questo testo di legge.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Abbiamo visto che con rapidissima celerità abbiamo modificato il comma 1 dell'articolo 5. Ho le mie idee da dove proviene questa sostituzione, vorrei solo far presente che il Consiglio regionale approvando questa ha approvato una norma particolare, cioè ha deciso quali sono le circoscrizioni in Sardegna che devono rimanere, il che vuol dire che è saltato il principio, e a proposito delle discussioni che si facevano prima sui piccoli comuni, è del tutto evidente che il nostro Partito sosterrà fortemente, da qui al futuro, tutte quelle comunità di 3000 abitanti e più a cui è stata negata la democrazia partecipativa della loro realtà comunale attraverso le circoscrizioni, sosterrà la loro richiesta dell'autonomia comunale, perché quei cittadini li avete dichiarati cittadini di serie B, e questo è un fatto molto grave. Su queste cose bisogna stare attenti, anche se ci sono interessi elettoralistici, di collegio o di altra natura, che noi capiamo, ma che hanno delle conseguenze sul piano della spiegazione pubblica che dobbiamo dare delle norme che sono state fatte. Noi sosterremo pienamente l'autonomia di quelle comunità, perché quei cittadini hanno i medesimi diritti degli altri, e questa cosa è una cosa di cui qualcuno dovrà rispondere.

PRESIDENTE. Grazie. Metto in votazione l'emendamento numero 6. E' stato chiesto il voto elettronico palese. Prego i colleghi di prendere posto.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 6.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

(Il Consiglio non approva).

Passiamo all'emendamento numero 3, a firma Cuccureddu.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

Non avevo ancora dichiarato aperta la votazione, onorevole Cuccureddu.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Va bene. Io la inviterei, prima di dare la parola a me, sempre di dargli uno sguardo prima, così evitiamo contenziosi.

L'emendamento numero 3 è una mera precisazione, non entra nel merito della norma, però siccome stiamo intervenendo su una materia delicatissima, che è quella del patto di stabilità, posto che la norma che abbiamo introdotto è assolutamente necessaria se vogliamo che la legge finanziaria regionale possa dispiegare i propri effetti e quindi si possano fare le assunzioni anche al di là dei vincoli imposti dalla legge numero 122, e mi riferisco al fatto che oggi a qualunque titolo vengano assunti, a tempo determinato o a tempo indeterminato, non si può mai superare il monte mesi di una persona ogni cinque che vanno in pensione. Ciò significa paralizzare tutte le possibilità che noi abbiamo nei centri CESIL, nei cantieri di forestazione, dappertutto. Sarebbe un blocco totale. Però siccome stiamo andando ad intervenire, ripeto, in una materia delicatissima dove lo Stato e il Governo si sono dimostrati particolarmente attenti nel proporre impugnative in Corte costituzionale anche quando non ne sussistevano…

Io vi chiedo un attimo di attenzione perché la materia è difficile. Sono sicurissimo che tutti i colleghi sono espertissimi sul patto di stabilità, però io ho necessità sicuramente di fare una precisazione, poi sono tutti estremamente competenti.

Perché serve questo aspetto? Perché la norma sul patto vieta esplicitamente ai comuni che non l'abbiano rispettato la possibilità di fare qualunque genere di assunzioni, quindi se non si inserisce questa precisazione e non la si inserisce per i comuni virtuosi sotto i 5 mila abitanti questa legge verrà sicuramente impugnata dalla Corte costituzionale. Quindi non entra nel merito, lo conferma, è un aspetto formale soltanto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale, Presidente.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 3.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Passiamo all'emendamento numero 17.

Sul Regolamento

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras sul Regolamento . Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, sul Regolamento. Adesso noi abbiamo votato un emendamento che non c'entra niente con i consigli comunali, non c'entra niente con l'organizzazione delle giunte, cioè è un emendamento che è diventato ammissibile. Perché è diventato ammissibile? Io immagino che la risposta sarà: è ammissibile perché tratta una materia degli enti locali. Ma tratta materia di enti locali anche l'applicazione dei contratti collettivi di lavoro per i cantieri comunali.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, siamo in dichiarazione di voto sull'emendamento numero 17.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, io chiesto di parlare sul Regolamento, Presidente. Io ho chiesto di parlare sul Regolamento.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Uras, se lei voleva porre una questione su un emendamento che è stato già approvato dall'Aula lo doveva fare prima che si votasse quell'emendamento.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, io chiedo di parlare sul Regolamento.

PRESIDENTE. Sul Regolamento, ma non su cose su cui l'Aula si è già espressa.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Sul Regolamento per riuscire a capire esattamente come ci dobbiamo regolare. Io ho l'impressione che stasera abbiamo fatto un grande pasticcio che non so più, per domani lo dico, come potremo andare avanti perché vorrei, e questo lo chiedo, che ci fosse una declaratoria in maniera tale che ci possiamo regolare quando presentiamo gli emendamenti di quel contenuto, se no si convochi la Giunta per il Regolamento, della quale io faccio parte, e si apra una discussione sul Regolamento perché se no non abbiamo più possibilità di regolarci.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, l'emendamento che è stato testé approvato dall'Aula è strettamente connesso al comma 7 dell'articolo 5.

Discussione e approvazione della proposta di legge Cuccureddu - Bruno - Steri - Fois - Cocco Daniele Secondo - Sanna Giacomo - Uras - Salis: "Composizione dei consigli e delle giunte dei comuni e delle province della Sardegna e disposizioni diverse in materia di enti locali". (242/A)

PRESIDENTE. Siamo all'emendamento numero 17.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ritiro l'emendamento perché io, a differenza di qualche partito di maggioranza, rispetto gli accordi quando si prendono. Noi l'abbiamo preso prima, quindi…

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento numero 4, che è un aggiuntivo dell'emendamento numero 1, a firma Cuccureddu. Ricordo che gli aggiuntivi si votano prima degli emendamenti. E' un emendamento all'emendamento aggiuntivo dell'emendamento numero 1.

Metto in votazione l'emendamento numero 4. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.

(Non è approvato)

Sull'emendamento numero 1 è stato chiesto il voto segreto. Prego i colleghi di prendere posto.

Votazione a scrutinio segreto

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 1.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio non approva).

L'articolo 6 è soppresso.

Passiamo all'esame dell'articolo 7.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 7:

Art. 7

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno della pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

Prego, onorevole Uras. Onorevole Sanna, grazie.

Prego, onorevole Uras. Colleghi! Onorevole Peru, onorevole Randazzo! Prego, onorevole Uras.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). E' anche vero che questo è un Consiglio non è un Parlamento, che dovrebbe consigliere a noi tutti, fra di noi ci dovremo consigliare per fare il meglio. Questa legge entrerà in vigore, non si è scritta una bella pagina. Personalmente non vincolo neppure il mio Gruppo...

PRESIDENTE. Onorevole Campus, onorevole Peru.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Personalmente non vincolo neppure il mio Gruppo al voto che esprimerò io, perché io voterò contro questa legge. Voto contro perché non la sento, non riforma, non riordina, non risolve problemi e non sono neppure convinto che non ne ponga altri di natura interpretativa e applicativa. Non mi convince. Mi convinceva di più il testo della Commissione, mi avrebbe convinto ancora di più se avesse tentato di affrontare un paio di emergenze che invece sono rinviate, forse, a fra un paio di settimane. Il "fra un paio di settimane" dipende da tante turbolenze che ci sono in giro che sono legate anche alle elezioni amministrative, ma prendiamo il caso che il "paio di settimane" si prolunghino, lo dico anche al collega Franco Meloni, può essere anche che si prolunghino, due, tre, quattro settimane e allora si arriverà alla vigilia del voto e ogni parola che noi spenderemo qua sarà viziata, ogni atto che faremo sarà condizionato, forse non ci sarà neppure il tempo di affrontarle le questioni che sono rimaste lì, ferme.

Siamo alla fine di marzo, abbiamo una legge finanziaria che è stata impugnata dal Governo, abbiamo un patto di stabilità che non ci consente di spendere, abbiamo vertenze importanti nel settore industriale, nel settore dei trasporti, nel settore della scuola, nel settore della cultura, nel settore dell'informazione, dell'editoria, abbiamo un'esigenza fortissima dell'università di raccattare qualche risorsa in più per non essere declassata, abbiamo cioè una situazione di disastro complessivo e noi non siamo maturi ad affrontare queste vicende. Io non voterò questa legge perché non mi sento di diventarne complice, è lenta, non è rock. E' antica, non è nuova. E' una riproposizione. Qualcuno dei miei colleghi, a cui mi sento anche vicino, quando vede queste leggi dice: "Questa è una operazione di cosmetologia, di cosmesi". Abbiamo fatto poco poco di imbellettamento, un po' di cipria, un po' di rossetto e abbiamo portato la vecchia signora di nuovo in scena, la vecchia signora è di nuovo in scena con il rossetto, la cipria, i capelli tinti. Le vecchie signore truccate sono meno belle delle vecchie signore che non si truccano. Avremmo fatto benissimo a non fare trucchi, avremmo dovuto scrivere articolo 1: tutto quello che conosciamo rimane fermo, viva su connottu. Saremmo stati più seri, avremmo retto meglio il confronto con la popolazione. Qualcuno dice: "Ma no, ma non è, l'opinione pubblica se ne frega". Non è vero e qualche segnale che ogni tanto appare quello e là ci dovrebbe convincere che non è vero! Abbiamo fatto un'operazione sbagliata, lo dico per il mio schieramento, per noi è un'operazione sbagliata. Sbagliata! Questa è una legge che ci carica di un peso, che ci pone un problema, che ci pone il problema di rispondere come noi avremmo voluto sempre di più rispondere al confronto con il centrodestra sul terreno del miglioramento del sistema pubblico. Invece no, siamo caduti di nuovo sulla difesa della macchina del consenso, di come garantire a questo e a quello comunque quel piccolo spazio che ne giustifica la relazione con noi. Questo è il dato. Così non andremo avanti. Lo sa, onorevole Mario Diana, quant'è più o meno quello che noi spendiamo per mantenere tutto questo sistema? Tutto, il Consiglio regionale, la Giunta, gli enti, anche quelli dei conti, le nostre controllate e partecipate che dobbiamo foraggiare, anche ai limiti della legittimità delle norme comunitarie. Lo sappiamo quanto costa tutto questo che dovrebbe produrre, diceva Lussu, maggiore efficacia, robustezza nell'economia e nella società sarda? Il sistema dell'autonomia, il sistema dell'autonomia si mangia tra il 90 e il 95 per cento del nostro bilancio, di quello spendibile il 100 per cento perché abbiamo il patto di stabilità che ci impedisce di spendere di più, di quello spendibile il 100 per cento. Onorevole Diana, facciamo un piano straordinario per il lavoro, cioè un collegato che è stato anche fermato in Commissione sesta, noi facciamo un piano straordinario per il lavoro con 45 milioni di euro e il bilancio della Regione è quasi di 9 miliardi di euro. Cioè, tutto il resto... quello è il piano straordinario, la punta di diamante, l'azione innovatrice verso un'economia... e la Giunta è di centrodestra, della sua maggioranza. E lo sa perché ... 45 milioni, cioè briciole? Perché non ci sono soldi, perché non se ne possono spendere, perché è un apparato che costa un pacco di quattrini che non si mette neppure sulla lunghezza d'onda della spesa regionale, si mette lì a frenare, al limite si inventa norme giustappunto per creare qualche fastidio in modo tale che noi dobbiamo tornare di nuovo qua, tentare le interpretazioni autentiche oppure cercare di fare... perché? Perché non si applica rispetto a quello che c'è scritto o a quello che si è detto qua, non c'è uno sforzo interpretativo rispetto alla finalità, c'è un adagiarsi sulla procedura.

Io non voterò a favore di questa legge, voto contro perché noi non siamo stati capaci ad introdurre miglioramenti nella situazione data, perché ci siamo ancora una volta rinchiusi in noi stessi e non c'è bisogno di cercare grandi argomentazioni per capire che questo abbiamo fatto, ma l'avremmo potuto fare anche più correttamente. Fermi tutti, questo è quello che vogliamo, il blocco la conservazione. E' meglio un conservatore sincero che un riformatore fasullo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Anche se qualcuno o forse più di uno aveva dichiarato che c'era un impegno, le cose non sarebbero dovute andare così come invece sono andate in quest'aula quest'oggi, siamo riusciti come ha detto il collega Uras a creare un grande pasticcio e quindi la sensazione che noi abbiamo oggi è di profonda delusione e insoddisfazione. Siamo partiti da una posizione come gruppo che era ben altra, abbiamo sostenuto con convinzione una nostra linea, condivisa da altre forze politiche, da alcune forze politiche e poi per senso e responsabilità abbiamo incominciato a fare dei passi indietro. Lo abbiamo dichiarato ripetutamente nel corso dei lavori di una Commissione che si è riunita ripetutamente e ha cercato di mediare. L'aspetto come dire maggiormente apprezzato è stato la capacità del Presidente di non perdere mai la calma e di guidarci sino in fondo però in fondo in fondo covava qualcosa sotto quell'apparente calma. Siamo arrivati in aula dove sono stati presentati, mentre doveva essere una legge asciutta, una proposta di legge asciutta, sono stati presentati 17 emendamenti di cui solamente tre dichiarati inammissibili e non erano i tre che minavano l'asciuttezza e l'efficacia della proposta di legge perché gli emendamenti dichiarati inammissibili per come dire atteggiamenti forse eccessivamente prudenti, di quella prudenza che stamattina ho detto però ci rende responsabili, complici, traditori di un'aspettativa, di un'idea, di un bisogno che erano quelli che andavano a favore e tutela dei lavoratori compreso lo stesso emendamento che riguardava l'SBS che oltre a tutelare lavoratori in difficoltà è un'azienda che è una vergogna per lo stato in cui si trova perché chi ha avuto modo di vedere le fotografie dello stato in cui versa quell'azienda è una cosa che grida allo scandalo e dovrebbe farci vergognare tutti profondamente, tutelava anche un altro aspetto che è il pericolo che corre una grande risorsa di noi tutti che sono le proprietà dell'SBS e non mi metto qui a fare la storia di come quei terreni espropriati a suo tempo che poi sono diventati e come sono finiti, il pericolo che hanno corso, alcuni sono spariti e oggi invece si è parlato di non dare sponda a norme come dire intruse, si usa a volte questo termine che invece avrebbero dato risposte concrete. Forse era l'unico aspetto positivo a conclusione di questa giornata di quello che è stata la discussione in quest'aula. Comunque noi siamo arrivati al dunque, al dunque di un cammino che ci ha visto mediare, ritornare, si è fatto appello a una esigenza di rappresentanza democratica che credo sono convinto nessuno di noi mette in discussione. Comprese alcune affermazioni che voglio richiamare, contenute nella relazione della proposta di legge quando si fa riferimento al superare perché questa era la ragione, era quella di superare il momento, di riuscire a navigare senza intoppi a gioco iniziato che erano le amministrative di maggio perché altrimenti avremmo corso l'effetto paradossale di vedere il comune di Cagliari capoluogo regionale scendere a 32 consiglieri e 9 assessori. Ebbene dove stava? Perché è in competizione con la città di Sassari. Se la competizione sta su questi termini veramente noi abbiamo scarsa considerazione di quelli che sono i valori democratici, il discorso di rappresentatività democratica, la funzione. Ma chi le fa le classifiche? Le classifiche si fanno in base a che cosa? Io credo che una città sia individuata più in alto in una classifica come qualche volta ci capita di leggere se magari è dotata di maggiori servizi, non se ha un numero di consiglieri comunali maggiore o minore. Se ha strutture idonee a favore della scuola, se ha buoni servizi sociali, se ha buoni parcheggi, buona viabilità, se ha una dotazione di impianti sportivi adeguata, quello mette una città in una posizione come dire più di prestigio rispetto a chi queste cose non le garantisce. Sarebbe stata una fase momentanea perché questo comunque accadrà prima, prima o poi accadrà credetemi, noi nel merito della questione ci ritorneremo perché comunque e in ogni caso questa legge dovrebbe durare, se almeno su questo siamo coerenti e manteniamo l'impegno, da Natale a Santo Stefano perché se metteremo mano alla nuova organizzazione degli enti locali in Sardegna tutta questa cosa verrà spazzata via per essere incardinata all'interno di una nuova proposta di legge che sarà il riordino degli enti locali, l'organizzazione complessiva degli enti locali con annessi e connessi. Ed è per questa ragione, non la voglio fare lunga, che il nostro voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Campus si è iscritto in ritardo.

Metto in votazione l'articolo 7.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Voto segreto.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. Dichiaro aperta la votazione. Un attimo solo. Non era stato impostato il voto segreto. Dobbiamo resettare il computer e per farlo ed evitare che compaia nel tabellone dobbiamo attendere qualche minuto. Non c'è niente da aggiustare, purtroppo c'è stato un attimo di disattenzione da parte degli Uffici che non avevano impostato la votazione come segreta. Quindi non è una disfunzione del sistema.

PRESIDENTE. Io invece proporrei, in attesa che mettano a posto il sistema, siccome è stato presentato un ordine del giorno, sospendiamo magari un attimo, se siete d'accordo, per non perdere il tempo, la votazione dell'articolo 7, e così illustriamo l'ordine del giorno e lo votiamo. Siamo d'accordo?

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine Del Giorno Salis - Bruno - Steri - Uras - Cuccureddu - Capelli - Artizzu - Zuncheddu sulla necessità di accorpare i referendum nazionali e le prossime elezioni. (1) .)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Uno dei presentatori dell'ordine del giorno ha facoltà di illustrarlo.

SALIS (I.d.V.). No, sarebbe già esaustivo il titolo, quindi potrei anche fermarmi qui. Stiamo parlando di risparmio di risorse, cioè tutto questo dibattito, badate, no non voglio gridare, sono una persona di bon ton. Abbiamo parlato in Commissione I, abbiamo parlato in Aula per parecchie ore di risparmi, di tagli ai comuni, ai consigli circoscrizionali, ridurre le indennità eccetera. L'ordine del giorno che è stato presentato, e che voi avete avuto, firmato da Salis, Bruno, Steri, Uras Cuccureddu, Capelli, Artizzu e Zuncheddu, in rappresentanza dei rispettivi gruppi e partiti, pone un'esigenza che è stata, Presidente, è stata già posta. Questo argomento è stato già discusso, e ordini del giorno similari sono già stati approvati da altri consigli regionali, ultimo il Consiglio regionale del Lazio, che all'unanimità il 9 marzo ha approvato un ordine del giorno similare, che si pone il problema di evitare lo spreco di circa 300 milioni di euro, ribadisco e sottolineo, di circa 300 milioni di euro, in caso non si riuscisse a modificare la volontà…

PRESIDENTE. Prosegua onorevole Salis, perché era impostato sui due minuti.

SALIS (I.d.V.). … il referendum del 12 giugno. Con questo ordine del giorno il Consiglio regionale chiede alla Giunta, e al presidente Cappellacci, di fare quello che ha già fatto per la Sardegna, cioè di accorpare anche a livello nazionale il referendum nazionali, che sono previsti ripeto per il 12 giugno, accorparli ad una delle giornate delle elezioni amministrative in cui si svolgeranno le elezioni amministrative, il 15 o il 29 maggio. Ci sembra una cosa assolutamente ovvia e di buon senso, e chiediamo al Consiglio che quest'ordine del giorno possa essere votato, in modo che la Regione Sardegna si aggiunga alle già numerose Regioni che hanno chiesto al Governo di fare questo accorpamento, per evitare sprechi di danaro pubblico. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Salis. Ci sono altri iscritti a parlare?

Metto in votazione l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Salis.

SALIS (I.d.V.). Elettronico palese.

PRESIDENTE. Elettronico palese. Se riusciamo a fare la votazione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Ho notato Presidente… il sistema andrebbe mantenuto meglio, andrebbe riparato…

PRESIDENTE. No, onorevole Uras, la prego, sono le 21 e 37, siamo tutti stanchi…

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, ma perché siamo tutti stanchi? Siamo freschi come rose!

PRESIDENTE. Sì, siamo tutti freschi da stamattina! Prego onorevole Uras.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Ne ho visto sanguinare anche con altri sistemi! Io voterò a favore dell'ordine del giorno presentato dal collega Salis, che oggi un po' si è perso, però noi puntiamo a recuperarlo. Sono quelli che si possono recuperare, onorevole Salis. Voterò a favore dell'ordine del giorno perché mi pare che anche questo sia un problema di costi della politica, perché è vero che le consultazioni elettorali tutte, ivi comprese quelle referendarie, sono un grande momento di democrazia, ma ci sono tanti paesi che fanno uno sforzo e cercano di condensare questi momenti di partecipazione democratica in un'unica data in un anno, e molte volte in un'unica data anche in più anni, e lo fanno, le chiamano elezione day, e cose di questo genere, e lo fanno per una ragione molto semplice, perché non vogliono aggravare il peso finanziario dello sforzo, ma anche perché vogliono che la linea politica, i ragionamenti che stanno alla base di quelle consultazioni, le prooposte, vengano capite, vengano intese con più chiarezza dall'elettore, che è attratto, per un motivo o per un altro, alla partecipazione in quel momento. Le elezioni e anche i referendum non devono essere demonizzati, e non bisogna pensare alle date in funzione strumentale, la realizzazione di un quorum, o non la realizzazione di un quorum, dobbiamo pensare ad altro, cioè ad organizzare al meglio un'occasione in cui meglio si possa esprimere il cittadino.

PRESIDENTE. Grazie. Sì, in questo momento è tutto manuale, quindi non c'è neanche il timer perché stanno riavviando il sistema. Ci sono altre dichiarazioni di voto? Altrimenti possiamo votare l'ordine del giorno.

L'elettronico palese non è possibile in questo momento, onorevole Diana.

Per alzata di mano. Prego i colleghi di prendere posto, perché i consiglieri Segretari devono contare. Chi è favorevole?

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Ritorniamo alla votazione a scrutinio segreto dell'articolo 7.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'articolo numero 7.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Passiamo ora alla votazione finale della legge.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 242/A.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

I lavori si concludono qui, vorrei raccomandare per domani mattina la massima puntualità perché le celebrazioni inizieranno alle ore 9 e 30.

La seduta è tolta alle ore 21 e 45.



Allegati seduta

CLXXXIX Seduta

(POMERIDIANA)

Mercoledì 16 marzo 2011

Presidenza del Vicepresidente CUCCA

Indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 06.

CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 1° febbraio 2011 (182), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Paolo Luigi Dessì, Marco Meloni ed Efisio Planetta hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 16 marzo 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Congedo per motivi istituzionali

PRESIDENTE. Comunico altresì, ai sensi del comma 5 dell'articolo 58 del Regolamento, che il vicepresidente Michele Cossa è assente nella seduta pomeridiana del 16 marzo 2011 per motivi istituzionali.

Considerato il numero di consiglieri presenti, sospendo i lavori per dieci minuti invitando i Capigruppo a convocare in aula i colleghi consiglieri.

La seduta è sospesa e i lavori riprenderanno alle ore 16 e 18.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 08, viene ripresa alle ore 16 e 20.)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Prego i consiglieri di prendere posto.

Discussione e approvazione della proposta di legge Cuccureddu - Bruno - Steri - Fois - Cocco Daniele Secondo - Sanna Giacomo - Uras - Salis: "Composizione dei consigli e delle giunte dei comuni e delle province della Sardegna e disposizioni diverse in materia di enti locali". (242/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 242/A.

Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Molto brevemente. Vorrei partire da una brevissima riflessione che attiene all'operato della prima Commissione e soprattutto alla riunione che la prima Commissione ha tenuto un paio di giorni fa con all'ordine del giorno una sorta di ricognizione del lavoro che è stato già fatto nella scorsa legislatura e nelle proposte che sono state presentate in questa legislatura per quanto riguarda la materia delle riforme. Sono partito da questo aspetto per mettere bene in evidenza un dato, che c'è da parte di tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, anzi direi proprio senza distinzione di appartenenza, un comune sentimento, che io ho registrato e che voglio manifestare pubblicamente, della necessità di avviare seriamente e responsabilmente una stagione per le riforme, non una qualunque riforma o tante riforme, ma per le riforme possibili, quelle che possono essere fatte in questa legislatura e aventi ad oggetto le cose che concretamente…

Chiedo scusa, c'è un brusio però che…

PRESIDENTE. Scusate, se riusciamo a far completare la relazione all'onorevole Pittalis. Prego.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Lo voglio dire non perché voglia convincere qualcuno, ma per dare atto che concretamente vi sono tutti i presupposti in positivo perché si avvii questa stagione. E dunque cosa c'entra, voi mi direte, con il provvedimento in esame? C'entra sì, perché intanto il provvedimento in esame, vogliamo subito dirlo, non è una riforma, ma si tratta di un provvedimento necessario, necessitato anche tenuto conto dell'imminenza delle elezioni amministrative, per dare una chiarezza, perché non sorgano dubbi interpretativi in ordine all'applicazione ora della legge statale, ora delle norme regionali in ordine alla composizione dei consigli comunali. Debbo dire che proprio con l'ottica di rivedere in una prossima occasione il tema complessivo della riforma dell'ordinamento degli enti locali ci siamo posti il problema di come disciplinare nell'immediato e come trattare la questione e si è appunto convenuto da tutti che la soluzione saggia, responsabile, prudente, tenuto conto che oramai nell'ambito dei piccoli, medi o grandi comuni, le forze politiche avevano già avviato la formazione delle liste, si è ritenuto di salvaguardare anche il lavoro eventualmente già posto in essere e evitare che mentre la partita è in corso si potessero modificare le regole del gioco. Si è pertanto ritenuto in questa prima fase di lasciare inalterato il sistema di composizione dei consigli comunali, ma dando nel contempo anche un significativo messaggio che vi è la consapevolezza che bisogna iniziare a rivedere (anche nell'ottica se si vuole di un contenimento dei costi e non solo) il sistema della composizione di tutti gli organi elettivi a cui non è certamente sottratto lo stesso Consiglio regionale che, per come è dato però sapere, non è con legge ordinaria che possiamo intervenire trattandosi di norma di rango costituzionale e dunque con una procedura più complessa e articolata e in quella sede eventualmente ci occuperemo anche degli aspetti che riguardano la composizione del Consiglio regionale.

Ecco, questo è lo spirito che ci ha animato in Commissione che è quello appunto di non creare situazioni che potessero in qualche modo complicare la già difficile attività che svolgono le forze politiche soprattutto in comuni di piccole e piccolissime dimensioni. Dunque la prima nostra preoccupazione è stata quella di dare certezza e quindi chiarezza in ordine alla interpretazione delle norme ma, ripeto, si è voluto dare anche un segnale, per esempio attraverso una proposta significativa che è venuta da un collega della Commissione e che ha rappresentato poi neanche un banco di prova perché è stata accolta all'unanimità, per esempio la riduzione dei presidenti dei consigli comunali al di sotto dei 15 mila abitanti, figura che viene eliminata. Così come la riduzione davvero significativa del sistema delle circoscrizioni, talora assolutamente... non dico che non abbiano adeguata funzione, però da tutti c'è stata la consapevolezza che era anacronistico mantenere un sistema di quella portata. Soprattutto, devo mettere in evidenza, in chiusura, che c'è stata da parte di tutti di rifuggire anche da un facile populismo o da iniziative demagogiche perché sarebbe stato facile ipotizzare tagli di indennità alle già esigue indennità soprattutto dei nostri amministratori in comuni con popolazioni non superiori ai 5 mila o ai 10 mila abitanti. Abbiamo ritenuto di fare cosa più sensata cercando di intervenire sui meccanismi che possono assicurare la reale rappresentanza democratica e soprattutto cercare di sostenere e supportare l'azione del sistema delle autonomie locali in relazione alle quali abbiamo ricevuto il parere anche del Consiglio delle autonomie che dà un giudizio che è sostanzialmente positivo in ordine al lavoro della prima Commissione.

Quindi l'invito prima di tutto che formulo a me stesso, ma anche ai colleghi consiglieri, di ritenere questa non come la riforma del sistema degli enti locali, ma come un provvedimento necessario ed urgente, ragione per la quale l'invito è anche ad evitare, per quanto è possibile, salvo ragioni che rendono assolutamente necessario integrare o modificare alcune norme, la presentazione di emendamenti proprio per la finalità che ho dianzi richiamato; avremo altra occasione e altri momenti per occuparci della vera riforma dell'ordinamento degli enti locali. Quindi, con questo auspicio devo dare atto del contributo davvero costruttivo soprattutto non solo dei componenti la Commissione di maggioranza ma anche di tutte le forze di opposizione presenti che hanno reso possibile che questo provvedimento pervenisse in Aula e, come ci auguriamo, possa essere esitato in tempi brevissimi.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Per chiedere dieci minuti di sospensione in aula.

PRESIDENTE. L'onorevole Steri chiede dieci minuti di sospensione. Sospendiamo i lavori che riprenderanno alle 16 e 45.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 31, viene ripresa alle ore 16 e 45.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi, il presidente Pittalis ha giustamente ricordato all'aula come questo sia un provvedimento necessitato dall'urgenza, dal fatto che oggi abbiamo alle porte una nuova tornata elettorale per il rinnovo di un centinaio di consigli comunali in tutta la Sardegna e perché non ci siano nemmeno dubbi interpretativi rispetto alle diverse modifiche che la "267" ha subìto per effetto dei diversi provvedimenti assunti dal governo nazionale, dal Parlamento nazionale e che non ci siano dubbi interpretativi rispetto anche all'esercizio della nostra autonomia esercitata da questa Aula attraverso anche delle leggi apposite come appunto la legge numero 10 del 2002 che all'articolo 10 ha disciplinato la composizione dei consigli comunali, ma non ha disciplinato sicuramente la materia che riguarda la composizione delle giunte. Però il presidente Pittalis ci ha anche ricordato della necessità di avviare una stagione di riforme, stagione di riforme che ci vede impegnati anche a disciplinare la materia complessa dell'ordinamento degli enti locali. Ordinamento degli enti locali che ha subito il primo grosso scossone con la legge numero 81 del '93 nata in epoca di Tangentopoli che ha previsto l'elezione diretta del sindaco e allo stesso tempo però anche disciplinato il funzionamento dei consigli comunali con una sua anche riduzione, in quell'epoca lì abbiamo avuto la prima riduzione del numero dei consiglieri comunali. Ma si è anche ridisegnato il ruolo dei consigli comunali con la "81" del '93. Con la "81" del '93 si sono sacrificati grandi e larghi spazi di democrazia sull'altare della governabilità. Si è passati da un sistema in cui i consigli avevano il loro peso, eleggevano addirittura il sindaco, amministrazioni e sindaci che cambiavano anche più in fretta delle stagioni politiche, si è passati ad un sistema in cui con l'elezione diretta del sindaco il ruolo dei consigli comunali è stato ridisegnato e dicevo sull'altare della governabilità si sono sacrificati larghi spazi di democrazia. Quindi un ridimensionamento del ruolo dei consigli comunali a vantaggio degli esecutivi, del sindaco e degli esecutivi. Ecco, da quel momento storico lì sono passati ormai quasi vent'anni e sicuramente è necessario e si impone una revisione del sistema delle autonomie. Io penso e sono d'accordo con l'onorevole Pittalis che la revisione del complesso delle autonomie locali possiamo farlo noi esercitando la nostra autonomia. La nostra autonomia va esercitata con la scrittura di un nostro codice delle autonomie locali che ridisegni anche il ruolo dei consigli comunali, a mio avviso, con un riequilibrio dei poteri all'interno dei consigli comunali fra esecutivo e consiglio e in quel contesto lì, dentro quello che è l'oggetto dell'argomento che abbiamo oggi all'ordine del giorno, in quel contesto lì possiamo anche ragionare senza nessuna preclusione della riduzione del numero dei consiglieri comunali, senza nessuna preclusione nel momento in cui ragioniamo sul riequilibrio dei poteri possiamo anche ragionare su quello. Però farlo oggi inseguendo una legge nazionale che con ipocrisia parla di risparmi, ecco io penso che noi facciamo bene a fermarci, a dire: "Noi abbiamo già legiferato, abbiamo una legge che definisce il numero dei consiglieri comunali perché abbiamo la legge numero 10 del 2002 che già ci dice come devono essere composti i consigli comunali, aspettiamo a quando riordiniamo ma non facciamoci trascinare dall'ipocrisia della riduzione dei costi per ridurre i consigli comunali". Perché cari colleghi la riduzione dei costi del sistema delle autonomie non si fa sicuramente riducendo il numero dei consiglieri comunali. Ciascuno di voi, la maggior parte di voi ha fatto anche il consigliere comunale ma comunque ha bene in testa qual è l'entità dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali quando la maggior parte dei consigli comunali della Sardegna sono comuni sotto i 5000 abitanti e in un comune sotto i 5000 abitanti un consigliere comunale arriva a malapena a 150 euro lordi all'anno, in tutto l'anno. Ma cosa fanno questi consiglieri comunali in questi nostri comuni? Forse la casta sono due consiglieri comunali in meno nel comune di Setzu? Forse la casta sono quattro consiglieri comunali in meno nel comune di Sardara? Ecco, questi consiglieri comunali nei nostri comuni suppliscono spesso alle carenze di personale che i nostri comuni hanno, perché i consiglieri comunali vanno a controllare i cantieri, i consiglieri comunali organizzano le feste dei nostri comuni, i consiglieri comunali spesso vanno ad aprire il campo sportivo, spesso vanno ad accendere le luci al campo sportivo. Ecco, i nostri consiglieri comunali suppliscono ai tagli che sono stati fatti in questi anni, che hanno comportato la mancanza del turn-over nei nostri comuni e oltretutto, fatto non secondario, garantiscono comunque una presenza democratica diffusa nei nostri paesi. Non è pensabile che noi lasciamo in capo, perché poi tutta questa norma porta anche a una riduzione dei sindaci, comporta anche una riduzione del carico di responsabilità che nell'amministrazione di un paese deve essere diffusa, non può essere in capo ad una singola persona, anche alla luce delle cose che stiamo vedendo nei nostri paesi. Ecco, io penso che dovremo ragionarci in maniera pacata, penso che bene abbia fatto la prima Commissione a trovare un punto di sintesi su alcune materie che fanno chiarezza e su alcune comunque si dà anche un segnale perché effettivamente ragionare sulle circoscrizioni, ragionare sulle presidenze dei consigli comunali che spesse volte si è abusato anche della necessità comunque di ordinare il consiglio comunale attraverso la presidenza sui direttore generali, eccetera eccetera, non ci fa male se troviamo un minimo comune denominatore. Per il resto, io la faccio breve, l'impegno che noi dovremmo assumere è che in tempi brevi e non penso che dovremmo lasciarne neanche il richiamo nel comma 2 dell'articolo 2 perché è limitativo della nostra autonomia perché ci riempiamo la bocca dei nostri spazi di autonomia e poi diciamo che sospendiamo per alcuni mesi l'attuazione di una legge nazionale e la rimandiamo alle prossime tornate elettorali. Io penso che sia un'aberrazione dal punto di vista giuridico, io penso che l'impegno solenne che assume il Consiglio regionale che è quello di impegnarsi di fronte anche alla Giunta che ha già avuto modo in Commissione di impegnarsi in questa direzione, di impegnarsi a scrivere il codice delle autonomie per la Sardegna non abbia bisogno di richiami di questo tipo che sicuramente minano anche la nostra credibilità nel momento in cui rivendichiamo spazi di autonomia. Ecco, per il resto ho visto che anche gli emendamenti sono abbastanza contenuti, sono quelli che ci consentono probabilmente di scrivere un po' meglio la norma, l'impegno da parte nostra è quello di partecipare attivamente alla scrittura del codice di autonomia per la Sardegna quando arriverà in Commissione e in aula.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Solo per rimarcare il lavoro che è stato svolto in Commissione che ha portato a un accordo in larga parte condiviso con passi indietro più o meno di tutte le forze politiche rispetto alle posizioni iniziali che non sono state fatte solo sulla base del tentativo di trovare un compromesso purché fosse, ma nel tentativo di dare chiarezza al prossimo turno di elezioni amministrative, cosa che altrimenti come ha già detto il collega non ci sarebbe stata, però allo stesso tempo di rimarcare alcuni passaggi. Certo, non è il taglio dei consiglieri comunali o degli assessori, non è un problema di risparmio ma come abbiamo detto in Commissione è un problema di una politica che si riforma, che si rimodula dall'interno. L'opposizione che noi stessi abbiamo riconosciuto come tale è che però è sempre il livello superiore che rimodula il livello inferiore. E tra le proposte che sono state discusse a lungo in Commissione, negli impegni che sono stati presi, c'è anche quello di rivalutare certamente, noi, come Consiglio regionale, la composizione del Consiglio regionale, così come auspichiamo che questo avvenga a livello di Parlamento, di Camera e di Senato. Per cui i pochi emendamenti stanno a dimostrare che questo accordo, in qualche maniera, ha trovato una stabilità, anche se ripeto, con rinunzia da parte di molti perché, e qui devo correggere l'intervento precedente del collega, proprio perché il secondo periodo del comma 2, all'articolo 2, dava chiarezza su quelle che fossero le intenzioni, non c'è nessuna incongruenza in questo, si è arrivati a quella definizione del comma 2 per dire in Commissione esisteva la larga parte dei commissari che sarebbero stati favorevoli ad un segnale all'esterno di riduzione dei numeri della politica, non dei costi della politica, perché non sono questi i costi, e lo sappiamo, però i numeri sì. E questo secondo comma è stato inserito per dire: riconosciamo come vero il problema, però data l'immanenza delle prossime consultazioni amministrative, per non voler disturbare quelli che erano già accordi presi all'interno dei gruppi, all'interno dei partiti, nella coalizioni e quant'altro, si è deciso di soprassedere. Diciamo che è un post it, un elemento di memoria, un richiamo, che però è un richiamo certamente a dover portare questo Consiglio a fare una normativa unica e appropriata, ma è allo stesso tempo un richiamo che questo Consiglio sente, e ha sentito da parte della gente la necessità di rivedere i numeri della politica, ed ecco il motivo per cui sosteniamo la permanenza, anche del comma 2, dell'articolo 2, (anche se può sembrare un po' cacofonico, è tutto un"2") del secondo periodo. Grazie Presidente.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, brevemente, anche perché mi sembra che in Aula ci sia un clima positivo, che punta anche a procedere ad una rapida approvazione. Io mi sento di sottoscrivere quanto detto dal relatore della legge, e anche affermato dai colleghi, certamente questa norma non ha la pretesa di essere una riforma organica, affronta un tema in maniera transitoria, e si ripropone di rivisitare l'intera materia con una legge che sia organica. Io mi voglio limitare ad un auspicio, che questo Consiglio regionale, come anche nelle parole del relatore, non voglia cominciare dalla coda, ma sappia affrontare anche in maniera decisiva, anche il tema del numero dei componenti del Consiglio regionale. Io credo che non possiamo sottrarci, non possiamo sottrarci perché dobbiamo essere certamente da esempio, non possiamo sottrarci perché credo che anche funzionalmente non se ne avrebbe un danno, ma forse un vantaggio, non possiamo sottrarci perché credo che anche il ruolo stesso di ogni consigliere regionale ne uscirebbe rafforzato. E credo anche che dobbiamo dirci che viceversa, quando parliamo dei costi della politica, dobbiamo anche essere certi che l'attività di chi svolge una funzione amministrativa nelle nostre comunità, e piccole comunità, deve essere salvaguardata e valorizzata, e credo che in qualche modo voler fare della facile demagogia, nel richiamare il tema dei costi, quando si tratta di piccole comunità, non sia assolutamente opportuno. Credo che anzi abbiamo spesso il problema opposto, di richiamare ad una funzione di servizio i nostri cittadini, richiamare ad una funzione di partecipazione, di far sì che chi svolge una direzione politica lo possa fare anche compatibilmente con altre attività, e non lo debba o possa fare soltanto in base a condizioni particolari in cui si trova perché magari è un funzionario pubblico, quindi a una maggior tutela, o è anche in condizioni economiche migliori. Io credo che in alcuni casi, nei casi delle amministrazioni comunali dei piccoli paesi, veramente dobbiamo porci il problema di chi un domani vorrà affrontare le gravi responsabilità amministrative nelle condizioni attuali. E io credo che ci sia addirittura un problema opposto che dobbiamo affrontare, dobbiamo stare attenti a non scoraggiare l'assunzione di responsabilità, e di far sì che l'assunzione di responsabilità nelle nostre piccole comunità non sia possibile per pochi. Cioè il costo della democrazia è anche la politica che si fa solo per censo, per questo stiamo attenti a non cominciare dalla coda, a non scaricare una facile discussione sui costi della politica, incominciando dalle realtà più deboli, dove maggiore e più importante è la funzione di rappresentanza, e credo che noi dovremmo affrontare in maniera organica la discussione, mettendo anche al centro, come ho detto prima, l'attuale dimensionamento del Consiglio regionale. Se lo sapremo fare, io credo che sarà una pagina importante di questo Consiglio, sarà una pagina dove, certamente, maggioranza e minoranza sapranno trovare delle ragioni comuni di azione, e finalmente daremo, come dire, spazio…

Presidente c'è…

PRESIDENTE. Scusate, c'è un brusio di sottofondo che ovviamente disturba chi sta intervenendo.

PORCU (P.D.). No, io non è che sono disturbato, continuo anche tranquillamente, ma credo che anche gli argomenti trattati forse meritino una maggiore attenzione. Ecco, io credo che usciremo per una volta, come dire, dalla strumentalità di un dibattito, e ci metteremo anche nelle condizioni, almeno su questa materia, di dare un esempio importante. Quindi anch'io non posso che unirmi alle raccomandazioni di una rapida approvazione, e a formulare l'auspicio che la prima Commissione sappia essere il luogo e sede per una riforma coraggiosa, che non tocchi soltanto chi ha meno voce, ma sappia anche incidere e toccare chi deve svolgere funzioni alte, funzioni da esempio, come il Consiglio regionale.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Grazie presidente. Io vorrei rompere un po' quest'idillio, questa situazione anche un po' di semplicità, se non superficialità, con la quale stiamo affrontando la discussione della "242/A". Perché mi sarei trovato molto a mio agio nel discutere su questa riforma, se noi avessimo concluso quella sessione di riforme annunciata in Consiglio regionale quattro mesi fa, prima di Natale insomma. Ricorderete che il Consiglio regionale è stato convocato, e solo quella convocazione costa più di cinque comuni messi insieme, per iniziare la stagione delle riforme, riforme istituzionali, statutarie, riforme di sistema, legge elettorale e quant'altro. C'è stata una partecipata discussione in quest'Aula. Tutti quanti noi discutiamo, e non in maniera demagogica, della necessità di riformare il sistema. Lo stesso Governo centrale, il Parlamento, discutere sulla riduzione del numero dei parlamentari, dei mille non, quelli di Garibaldi, ma di quelli, oltre mille, che fanno parte del sistema parlamentare italiano. Allora i signori parlamentari invece decidono di iniziare una stagione virtuosa, di ridimensionamento e razionalizzazione, partendo dai Comuni. Non partendo dalla organizzazione, dai costi della macchina burocratico-politico-amministrativa nazionale, ma partono dal taglio dei Comuni. E quindi mi sarei, tornando a noi, sentito sicuramente a mio agio se avessimo fatto noi il passo propedeutico, cioè rivediamo l'organizzazione burocratico-amministrativo-politica della Regione, e quindi con grande libertà d'animo di approccio possiamo discutere del ridimensionamento, possiamo discutere della razionalizzazione degli enti intermedi, e di tutta la macchina conseguente. E invece ci troviamo a discutere di quel che dobbiamo fare, razionalizzare presso gli enti intermedi ma noi non abbiamo dato seguito agli ordini del giorno e non abbiamo dato seguito a quello che ci siamo detti in quest'aula sulla necessità impellente prioritaria nei lavori d'aula, su proposta ovviamente della Giunta o dei gruppi che vorranno fare le adeguate proposte, di quelle giacenti in Commissione per iniziare questa grande stagione delle riforme che ovviamente, per chi non conoscesse ancora adeguatamente i meccanismi consiliari, essendo noi a due anni di legislatura, non si faranno più! Non si faranno! E' come la modifica e la riforma della legge sulla giustizia nazionale che si farà, forse, chissà quando, però ottiene le prime pagine dei giornali. Noi abbS statuto dell'organizzazione della nostra vita politica e sociale ma noi non abbiamo fatto niente! E adesso ci impegniamo nel riformare questi enti intermedi. Io mi sento come il nonno o il papà che ruba la merendina al bambino che gli è a fianco. A livello di risparmio non dice niente, abbiamo scelto anche di non intervenire, giustamente, regolarmente, eccetera, ma non abbiamo ancora ben presente, non tutti purtroppo in quest'aula hanno fatto i consiglieri comunali, hanno amministrato nei comuni o nelle province purtroppo, ma sono quelli che sono in prima linea rispetto a noi! sono quelli che sono a contatto quotidiano! Sono quelli che giornalmente vivono le problematiche della città, del cittadino, del lavoro, dell'organizzazione dei servizi sociali, ogni giorno, quotidianamente, e sappiamo anche che i consiglieri comunali di opposizione è in opposizione o qui o lì ci sono un po' tutti, non servono a niente…dicevo, sanno benissimo che consiglieri comunali di opposizione non possono fare nulla! Non servono! E' una figura che non serve con questo sistema. Non hanno più spazi! Non hanno più niente! Cancelliamo il difensore civico dice la legge nazionale, abbiamo già cancellato i COCICO, a chi si rivolge il consigliere comunale per il controllo degli atti? Al TAR! E quindi ci guadagna, probabilmente, sono gli avvocati. Se non quelli che si offrono gratuitamente - pochissimi a dire il vero - i loro servigi per la pubblica utilità. Allora dico, tagliamo riduciamo il 40, il 32 il 20 per cento, 50 per cento, possiamo farlo, non possiamo farlo, ma io mi sentirei di fare una proposta di riduzione drastica del numero dei consiglieri comunali se avessi già provveduto a razionalizzare il Consiglio regionale, stiamo tagliando delle cose signori miei che non produrranno nessun effetto se non un po' di fumo negli occhi nei confronti di chi magari guadagna meno di un'indennità aggiuntiva che noi abbiamo, per esempio i segretari d'aula, guadagnano molto meno! Non è demagogia, badate bene! Non è demagogia! Lo sto dicendo e sono direttamente interessato! Andiamo a tagliare … c'è qualche proposta di emendamento, tagliamo, riduciamo, di quanto? Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando complessivamente di 100 mila euro? Neanche! Bene, sapete benissimo che un Sindaco dei nostri paesi non guadagna quanto l'indennità aggiuntiva dei ruoli che ci sono in questo Consiglio, abusati in questo Consiglio regionale, ecco perché mi sentirei più libero se, confermando la situazione attuale, o rivedendo la situazione attuale, riformando la situazione attuale, avessimo già provveduto noi! Poi possiamo confermare tutto ma lo facciamo coscientemente, quindi questo tipo di riforme non sono riforme che partono dal basso, ma sono riforme che devono obbligatoriamente, per essere credibili, partire dall'alto e noi, in questa Regione costituiamo il punto alto dell'organizzazione politica amministrativa. Una Regione che, a quanto è dato sapere, impegna la maggior parte dei suoi fondi a disposizione del bilancio regionale per tenere insieme la macchina! E non posso definire quanto impegni, perché ancora oggi la Giunta non ci ha risposto su quanto ammonta l'impegno sulla spesa corrente per tenere in piedi la macchina! La Giunta non ha risposto alle richieste del Presidente della Commissione bilancio, non ci ha dato i numeri, non li conosciamo, presumibilmente nei rapporti di gestione, mi dice il Presidente della commissione bilancio, abbiamo indicativamente dal 70 all'80 per cento dei fondi di bilancio impegnati nel tenere la macchina regionale che è composta anche da noi! Anche da noi! Ecco perché l'approccio alla discussione di questa legge, al di là di quello che c'è scritto, condivisibile o meno, io mi asterrò su tutti fuorché sul comma 4 dell'articolo 3 che fa riferimento ai dati ufficiali relativi ai rilevamenti Istat al 31 dicembre 2009 per il computo degli abitanti con diritto di voto, fuorché su quello io mi asterrò su tutto perché non sono sereno! Può essere giusto, può essere sbagliato quello che giustamente con impegno i colleghi della Commissione hanno prodotto, può essere giusto o sbagliato ma non riesco ad avere l'approccio di libertà di giudizio. Non posso averlo perché non sono sereno nell'affrontare questo tema che vorrei non si affrontasse fin che prima non ci assumiamo noi le nostre responsabilità nei confronti degli amministratori degli enti locali che sono quelli che ricevono le lettere anonime, che sono quelli che ricevono gli atti delinquenziali presso le loro famiglie, che mettono in difficoltà i loro figli e la loro famiglia nell'esercizio delle loro funzioni! Non succede a noi che siamo lontani da quelle realtà! Stiamo parlando di quelli che per 800 euro, 300 euro, per 200 euro in alcuni casi, per massimo 1.000 euro in altri, e mettono la loro faccia direttamente sulla finestra della comunità e non hanno nessuna barriera protettiva. Io ho l'ardire incoscienza di poter discutere che partendo da loro, faccio la riforma di questa macchina perversa che è la politica e l'amministrazione pubblica? Io non me la sento! Ed è per questo che ho deciso di astenermi ed è per questo che invito a riflessioni ulteriori, che invito a riprendere quella stagione delle riforme annunciata che se non lo fa la Giunta lo facciamo noi del Consiglio regionale e stabiliamo le priorità, non è sicuramente questa una priorità, neanche in prossimità delle prossime elezioni amministrative che non cambierà la storia del mondo se lasceremo le cose così come stanno e credo che abbiamo la piena autonomia per lasciare le cose come stanno e su questo credo non ci siano discussioni, allora impegniamo davvero le nostre risorse, tante risorse che ci sono in questo Consiglio regionale, impegniamole davvero per fare e dare un servizio alla comunità, lo possiamo fare in tanti, anche quelli che sanno che non ci saranno in questo prossimo Consiglio avranno ancora più libertà di stabilire delle regole oggettive che non necessariamente debbono essere riconducibili alla sua posizione personale del futuro. Quelli sono più liberi, sono ancora più liberi degli altri!

Allora, Presidente, io credo di avere illustrato il mio pensiero, nel pieno rispetto del pensiero degli altri: ci sarà chi è d'accordo, ci sarà chi non lo è, ascolterò ovviamente i pareri degli altri ma sicuramente non mi aiuterà a risolvere un problema di grande imbarazzo che è creato soprattutto dalla mia, nostra inefficienza.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, poi alla fine ci siamo trovati ad avere in Commissione, credo tutti quanti, il fiato sul collo, forse perché siamo partiti in ritardo, forse perché si usa, come spesso accade in queste circostanze, eccessiva prudenza, però la prudenza ci può portare ad essere traditori. La prudenza ci porterà ad essere traditori di un'idea e di un'aspettativa che è quella di mettere mano all'organizzazione degli enti locali in Sardegna: è un dovere che noi abbiamo, lo dobbiamo fare.

Il presidente Pittalis ha ricordato e ha richiamato il clima che si è venuto a creare in Commissione: siamo partiti ognuno con delle convenzioni, ognuno portava istanze personali e convinzioni condivise nel Gruppo però si è registrata una piena disponibilità a comprendere le esigenze degli altri e a dialogare per trovare una via d'uscita condivisa. Siamo arrivati che il tempo non era più utile per mettere mano a un minimo di organizzazione che potesse garantire un sereno svolgimento dell'appuntamento elettorale del 15 maggio, e si è, come dire, salomonicamente deciso di soprassedere, perché di fatto noi stiamo cambiando poco e niente con questa proposta di legge visto che rimane praticamente il contenuto dell'articolo 10 della legge 10 per quanto riguarda la composizione dei consigli comunali e provinciali, che era poi alla fine l'argomento principe di quella che doveva essere la riforma.

Noi credo che in ogni caso è comunque, pur se ci sentiamo responsabili di non essere riusciti a mettere mano a questo riordino, comunque rimane fermo è chiaro l'impegno di mettere subito mano, fin da ora, perché il dibattito di oggi è propedeutico a quello che sarà il dibattito e il confronto che avvieremo da qui a poco con il lavoro in Commissione, le consultazioni e il contributo di tutti coloro che vorranno dare una mano, forti anche di esperienze personali vissute all'interno degli enti locali. Il collega Cappelli diceva "purtroppo non tutti hanno fatto l'esperienza del consigliere comunale" però qui dentro in quest'Aula ci sono tanti ex consiglieri comunali, ex consiglieri provinciali, Assessori comunali e provinciali, Sindaci, Presidenti di Provincia che portano il loro contributo, ma non è detto, c'è chi ha comunque una cultura del governo e di come dovrebbero muoversi gli enti locali per dare al dibattito un contributo proficuo.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue SECHI.) Noi siamo fermamente convinti che la riforma in ogni caso, lo dico come rappresentante del Gruppo de La Sinistra Sarda, debba sì puntare anche ad un discorso di risparmio e di economicità, però deve puntare come primo obiettivo alla funzionalità, all'efficacia e all'efficienza degli enti locali: le assemblee locali, le Giunte e gli Esecutivi devono essere strumenti al servizio degli interessi generali dei cittadini, perché se non riusciamo a fare questo dimostreremo di non essere all'altezza del momento.

Prima è stata richiamata la legge 81 del 1993, quella è stata la prima vera grande riforma, sotto la spinta emotiva, in un momento particolare, però si è voluto comunque metter mano alla riorganizzazione e al riordino degli enti locali, e si è passati all'elezione diretta del Sindaco e ad un sistema elettorale diverso per il rinnovo delle assemblee elettive comunali e provinciali, tant'è che il modello poi è stato esportato. Io non lo so se noi oggi possiamo dire, dopo diciotto anni, che quel modello sia ancora valido, perché esempi negativi e situazioni di negatività ne abbiamo riscontrato, perché quel modello ha come suo limite il fatto che la caduta o la sfiducia di un Sindaco e di un Presidente travolge l'intera assemblea. Questo per esempio è un problema e nel sistema precedente, nel quale io ho vissuto una larghissima esperienza di quindici anni, quando cadeva una Giunta se ne formava un'altra, così come accadeva con il Governo, e l'operatività, l'efficacia dell'azione di governo comunque riprendeva agile e snella, sicuramente molto più ritmata rispetto invece a quell'infiacchimento che avviene quando nel nuovo sistema la maggioranza e l'Esecutivo viene colpito da crisi che la portano a segnare il passo e ad avere soprattutto un limite in quelle che sono le scelte, l'operatività, e devo dire anche la capacità di legiferare se si tratta di un'Assemblea regionale.

Io credo che sia interessante anche il richiamo che ha fatto il collega Capelli alla soppressione dei COCICO e dei CORECO. Caro Roberto, io sarei favorevole a ripristinare i COCICO e i CORECO, io non lo so se questo comporti una maggiore spesa ma chi se ne importa, direi, se questo garantisce democrazia. Perché oggi un singolo cittadino, un consigliere comunale o provinciale di opposizione, una forza politica, un'associazione, un ente, qualcuno che non è d'accordo con i provvedimenti di una Giunta che va avanti a testa bassa a difendere spesso anche interessi non generali ma direi a volte anche interessi di parte, non gli rimane che percorrere la via del giudizio, con spese e impegni a cui spesso non tutti possono ricorrere, e io credo che sia comunque una verifica dell'operato, una verifica trasparente e democratica di quello che è l'operato degli Esecutivi dei nostri enti locali.

Io credo quindi che il campo sul quale noi dobbiamo aprire questo dibattito è questo confronto sia ampio. Sicuramente noi, per convinzione e per coerenza, eravamo, lo abbiamo dichiarato fin dal primo momento, su una nostra posizione favorevole ad accogliere una via tracciata dal Governo nazionale che era quella dei tagli, come ho detto prima sia per un discorso di economicità ma soprattutto per un discorso di efficacia e di operatività, e faccio riferimento non tanto alle assemblee elettive soprattutto dei piccoli Comuni ma in particolare vorrei guardare a quegli Esecutivi a volte eccessivamente ampi nei numeri, mentre un Esecutivo più ristretto consentirebbe più snellezza e agilità. Lo diciamo soprattutto perché siamo coerenti come Gruppo, perché voglio ricordare a voi tutti che la proposta di legge numero 1 che giace in questo Consiglio regionale, che porta la firma mia, del collega Uras e del collega Chicco Porcu, fa riferimento alla riduzione del numero dei consiglieri regionali, quindi ridurre un Parlamento dei sardi dai suoi ottanta, forse eccessivi, componenti, a un numero sul quale potremmo discutere, magari pensando di eliminare il listino, il che sarebbe già un notevole risparmio, che voi tutti intervenendo in quest'Aula, anche in altre circostanze, avete richiamato. Dico il listino perché comunque dobbiamo sempre tener presente che il discorso della rappresentatività democratica, che è un discorso che più volte è stato presente nel dibattito in Commissione, deve essere garantita, e allora anche questa è una forma come dire di garanzia democratica, perché tutti che vengono qui in questa Aula a rappresentare il popolo sardo siano, come dire, ufficialmente investiti da un mandato elettorale. Non se ne abbia chi è stato eletto nel listino, tutto il mio rispetto, stima personale e apprezzamento per quanto fanno in questa Assemblea, però io credo che ognuno possa dare un suo contributo di idee. Noi pensiamo che questo sia sicuramente il modo meno doloroso e più agile per cominciare a mettere mano.

Poi alla fine rispetto a quella iniziale strada che abbiamo imboccato sono rimaste o quasi la soppressione delle circoscrizioni, quella del difensore civico, che poi anche alla luce di qualche esperienza fatta dimostra grandi limiti, rimane il discorso del direttore generale, che io avrei portato al limite delle popolazioni di 100 mila abitanti e non scendendo ai 30 mila, che rappresentano per esempio un risparmio autentico, considerando che i comuni che stanno nella fascia tra i 30 mila e i 100 mila abitanti dispongono di un costituente numero di dirigenti che hanno altrettanto disponibilità, capacità, competenze e soprattutto sono al servizio di un progetto dell'amministrazione.

Ogni comune con quei denari che risparmia dalla nomina di un direttore generale può realizzare opere pubbliche significative, per esempio: può migliorare i servizi al cittadino, ad iniziare all'assistenza della scuola, della scuola materna. Abbiamo comuni che dispongono e che hanno a loro disposizione un direttore generale e non hanno impianti sportivi di quartiere, ad esempio, e la lista potrebbe essere lunga.

Quindi io credo, per essere in linea con chi mi ha preceduto, non voglio dilungarmi in questo intervento, anche perché come ha detto ritorneremo, e come tutti ritorneremo ad affrontare una discussione. L'impegno c'è da parte di tutti, voglio citare solo un esempio di una realtà che conosco molto, e che credo che stia molto vicino a noi, proprio per pensare ai numeri, al risparmio e all'efficacia. In Spagna per esempio le amministrazioni locali, io credo che valga la pena guardarsi anche attorno, guardare i vicini di casa, un comune per esempio che va da 20 mila a 50 mila abitanti ha una assemblea comunale di 21 consiglieri comunali e vi ricordo però che nei 21 consiglieri comunali tra maggioranza e opposizione è compreso anche l'esecutivo, perché la maggioranza elegge l'esecutivo all'interno del consiglio comunale, come accadeva una volta col vecchio sistema. Noi per esempio, cito l'esempio di Alghero per tutti, una città di 42 mila abitanti prima avevamo i consigli comunali a 40 consiglieri comunali. La riforma ha ridotto drasticamente i numeri del consiglio portandoli da 40 a 30 consiglieri comunali, però vi ricordo che in più c'è il sindaco e arriviamo a 31 più 10 assessori E siamo arrivati ad un'assemblea di 41; quindi non solo non abbiamo tagliato niente ma abbiamo addirittura aumentato di una unità e abbiamo aumentato soprattutto i costi della gestione di quello. Perché io ho fatto il consigliere comunale, prima di essere eletto sindaco, sino al 1993 dove prendevamo come indennità un gettone di presenza al giorno, al giorno se c'era commissione la mattina e consiglio la sera, comunque il gettone era unico 20 mila lire lorde, che credo che a fine anno non arrivasse a superare i 150 mila euro di cui si è fatto riferimento prima per un piccolo comune. Perché questa era la disponibilità piena e totale.

Noi qui non dobbiamo fare demagogia facendo riferimento ai tagli e risparmi, ci dobbiamo guardare in faccia, dobbiamo capire che prima del risparmio, io dico, viene efficienza e operatività, questo è l'aspetto che dobbiamo privilegiare. Se all'interno di questo quadro poi riusciamo anche a fare economia tanto meglio, e il discorso io credo che sia ben noto a tutti, su questo io credo sia soprattutto da sottolineare e rimarcare, quindi, come dicevo prima, la volontà condivisa da parte di tutti i consiglieri regionali e gruppi presenti in Consiglio di aprire quella stagione di riforme che tutti a parole sosteniamo ma che ancora abbiamo avuto difficoltà realmente ad avviare e ancora una volta abbiamo perso l'occasione sotto la pressione della scadenza elettorale del 15 maggio. Il tutto è rinviato ma l'impegno di tutti è quello di mantener fede all'impegno preso. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sì grazie Presidente. Io spero, penso di non utilizzare i 20 minuti ma in qualche minuto di chiarire alcuni aspetti. Innanzitutto devo dire in maniera netta, anche all'onorevole Carlo Sechi, che non siamo arrivati in ritardo, questa proposta di legge, che è figlia di una precedente proposta di legge, la proposta di legge numero 184 firmata da Cuccureddu, Diana Mario, Sanna Giacomo, Salis, Milia, Uras e Fois, tutti Capogruppo, Fois in rappresentanza dei Riformatori, tranne il P.D. è stata depositata il 5 agosto del 2010. E prima di essere presentata c'è stato un approfondimento di qualche mese su queste tematiche, poi il P.D. ha presentato una propria proposta, si è creato, mediando, un testo, una sorta di testo unificato delle due proposte ed è nata la proposta di legge numero 282, che vorrei ricordare era pronta per andare in Aula perché era frutto di 7-8 mesi di mediazione. Fatto sta che, è la prima volta, sono in Consiglio regionale da 2 anni ho avuto la fortuna che diverse mie proposte siano diventate leggi quindi hanno seguito un percorso ordinario, questa volta si è seguito un percorso che definire poco coerente o schizofrenico è poco.

Nel senso che oggi la proposta che abbiamo in Aula al netto degli emendamenti chiaramente, più o meno ricalca la proposta originaria se non per due aspetti: la riduzione dei costi, poi entrerò nel dettaglio su questo aspetto, e i direttori generali dei quali si parla in un apposito emendamento. Sostanzialmente il testo è quello, e anche per la verità la soppressione (dell'atto) che fa parte di un altro disegno di legge presentato dalla Giunta, per il resto la proposta sostanzialmente quella che tutti i Gruppi avevano concordato. E' il metodo al quale si è arrivato che è sbalorditivo dal mio punto di vista, nel senso che si è entrati in Commissione, devo dire anche grazie alla capacità di mediazione del Presidente si è anche riusciti ad uscirne con un testo in Commissione, con questa sorta di fuoco sacro dell'asciugare il provvedimento, ridurlo all'essenziale, non dobbiamo mettere niente che non sia strettamente connesso all'elezione dei consigli neppure stabilire e definire la composizione delle giunte, asciughiamo, il testo è essenziale, meglio se scritto in maniera incomprensibile, meglio se scritto in negativo, meglio se con norme di rinvio, e oggi andremo ad approvare un testo, se dovessero passare gli emendamenti, dove parliamo di acquisizione di terreni e azioni della società bonifiche sarde, di stabilizzazione, di (IMPG) e problemi legati ai giornalisti, insomma di tutto.

Quindi diciamo che ho più di una perplessità sul metodo di lavoro delle Commissioni e della coerenza tra ciò che avviene in Commissione e ciò che avviene in Aula.

Io su questo intervento in discussione generale mi attengo al testo presentato che dal mio punto di vista è assolutamente soddisfacente perché, perché lo scopo iniziale della proposta, lo ha detto bene anche il relatore all'inizio, era quello di stabilire alcuni pochi principi essenziali. Il primo è dare certezza del diritto, dire a tutti i segretari comunali da quante persone sarebbero dovute essere composte le liste che si andavano a presentare nei diversi comuni; nessuno lo sapeva, nessuno era in grado di dire se la legge numero 10 poteva essere considerata una disciplina organica, oppure no, visto che si occupava di una piccola parte dell'ordinamento, della parte dei consigli comunali, e il paradosso sarebbe stato, qualora avessimo ritenuto efficace la legge numero 10, nonostante le successive norme statali, che avremo regolato con una legge regionale il numero dei consiglieri e con una legge statale il numero degli assessori. Quindi era necessario fare chiarezza, e lo era per evitare le distorsioni accadute per esempio lo scorso anno con l'elezione dei consigli provinciali, dove qualche presidente di provincia ha ritenuto di non poter nominare più di 6 assessori, qualcuno più di 7 e qualcuno ne ha nominato 8: caos totale. Quindi questo aspetto è stato sicuramente disciplinato, sicuramente si è arrivati a proporre una disciplina positiva, chiara: si applica la legge numero 10, l'articolo 10, gli assessori sono un terzo dei consigli comunali, calcolando il sindaco, dando regole precise e facilmente interpretabili. Il secondo tema era quello dell'adeguamento alla scala demografica dei comuni sardi della disciplina nazionale. Perché pensare che la legge nazionale imponga il divieto di … direttori generali, tanto per fare un esempio, nei comuni al di sotto dei 100.000 abitanti, significa che moltissimi comuni della Cintura milanese, - Cinisello Balsamo, Monza e così via - avranno tutti il Direttore generale, da noi, città importanti per storia, per ruolo, per numero di abitanti, - Olbia, Alghero, Nuoro, Oristano - non lo dovrebbero avere, ma la realtà sarda è una realtà demografica totalmente differente, andava sicuramente individuata una scala demografica che riportasse quelle scelte alla realtà e alla specialità della Sardegna. Specialità che emerge in maniera ancora più evidente, in maniera ancora più marcata se andiamo ad esaminare la legge numero 122 di conversione del D. L. numero 78, che impone una serie di vincoli ai comuni italiani tali da rendere difficilmente applicabile anche una sola delle norme che abbiamo previsto nella nostra legge finanziaria, se non avessimo proposto e se non approveremo l'esclusione da quei vincoli, così come proposto nel testo che è arrivato in Aula. Perché questo? Perché da noi i comuni sono il braccio operativo delle scelte della Regione, la finanziaria regionale da, anche quest'ultima, anche quando abbiamo ristrettezze economiche e utilizziamo gli enti locali per la realizzazione di cantieri, per fare assunzioni di diverso genere, per dare sollievo alle fasce più deboli, per realizzare infrastrutture, abbiamo previsto anche un apposito fondo quest'anno, tutto questo sarebbe stato del tutto inapplicabile con i vincoli dettati dalla numero 122, ma avrebbe portato a delle aberrazioni. Pensate che l'esclusione della possibilità di utilizzare l'auto degli amministratori e degli amministrativi, dei dipendenti comunali, avrebbe implicato che anche il più piccolo comune della Sardegna si sarebbe dovuto dotare di un'auto blu e di un autista; questi sono i paradossi della normativa nazionale, che da un lato spinge verso i tagli e verso una sobrietà nei confronti dell'apparato amministrativo e, dall'altro, crea queste aberrazioni. Io voglio soffermarmi un attimo sui costi; perché? Perché in questi giorni ci sono stati degli interventi, anche sulla stampa, che definirei ipocriti, stucchevoli, fatti da chi ha avuto indennità per incarichi politici dalla Regione sarda di centinaia di migliaia di euro… Fulvio Dettori, nomi e cognomi… e si permette di definire una casta quella degli assessori e dei consiglieri comunali che sarebbero stati tagliati, e noi avremmo difeso questa casta. Allora, siccome sono abituato a citare dati e a documentare le cose, vi dico che in Sardegna sono moltissimi gli assessori e i consiglieri comunali che rinunciano totalmente alle indennità in favore dei comuni, e fanno volontariato puro, ed è per questo che ho proposto un articolo in questo senso, perché sono assolutamente disponibili a tagliare una percentuale minima, come prevede la legge nazionale, ma non a tagliare l'assessore o il consiglio, che sono spesso l'unico baluardo democratico che rappresenta le istituzioni e i territori. Ora, un sindaco in un comune fino a 1000 abitanti, ha un'indennità lorda, complessiva, se è lavoratore autonomo, di 1291, 14 euro, che si riduce al 50 per cento, quindi a 640 euro se è un lavoratore dipendente, ai quali va sottratta la ritenuta, stiamo parlando di cifre lorde, va sottratto il 40 per cento di ritenuta. Un consigliere comunale prende 17, 04 euro lordi a seduta, non arriva a 100 euro alla fine dell'anno. Il vicesindaco, per esempio, di un comune fino a 1000 abitanti prende 193, 67 euro al mese, che vengono ridotti del 50 per cento se è lavoratore autonomo, quindi 90 euro al mese, e se è un assessore e non il vicesindaco gli euro diventano 64, 56, ridotti del 40 per cento al netto, all'unghia, incassa la cifra ragguardevole di 25, 82 euro al mese; questo è il taglio che stavamo praticando, questo è il taglio che si proponeva, questa è l'ipocrisia di alcuni che individuano nella rete di soggetti democraticamente eletti, che rappresentano le istituzioni, che sono spesso bersagli sui quali si scaricano le tensioni, perché non sono in grado di risposta, perché neppure noi siamo in grado di dargli gli strumenti, se andiamo a tagliare questi soggetti, che sono un presidio fondamentale. E quindi io credo che bene faccia il Consiglio, mi dispiace che l'onorevole Capelli abbia voluto differenziare la sua posizione, perché bene farebbe il Consiglio a pronunciarsi all'unanimità difendendo queste presenze, che non significa difendere dei privilegi, lo ripeto, credo che moltissimi sarebbero disposti, e sono disposti, rinunciano ai gettoni pur di fare volontariato al servizio dei propri concittadini, al servizio della propria città. Tornando alla proposta. Io ho alcune perplessità su alcuni aspetti. E' evidente e mi auguro che questa sia un norma ponte, non sono convinto che noi da qui a 6 mesi riusciremo ad approvare un ordinamento organico sugli enti locali della Sardegna; me lo auguro, mi auguro che si possa approvare. Sicuramente, lo dico all'onorevole Carlo Sechi in maniera particolare, una delle scelte da fare è quella di eliminare questa anacronistica incompatibilità nei comuni sopra i 15.000 abitanti tra assessori e consiglieri; non ce l'abbiamo più neanche in Regione questa incompatibilità, e credo che un Assessore regionale sia più impegnato di un assessore di un comune di 15.000 abitanti e dobbiamo creare questa incompatibilità in questi comuni, arrivando al paradosso che i Comuni come quello di Oristano, mi viene in mente Oristano, ma sono quasi tutti i Comuni della Sardegna, appena l'Assessore entra in conflitto con il sindaco lo caccia, e quello perde anche il diritto a far parte del consiglio comunale, così abbiamo consigli comunali che sono scarsamente rappresentativi, fatti di persone che hanno preso pochissimi voti, che vanno avanti per 3, 4 anni, perché coloro che sono stati scelti dall'elettorato, coloro che hanno la legittimazione popolare vengono esclusi dal consiglio comunale solo perché hanno fatto un transito, magari rapido, in Giunta. Io credo che dovremmo metterci mano a questo aspetto, o eliminando del tutto l'incompatibilità, o anche ipotizzando strumenti quali quelli della sospensione dalla carica di consigliere e quindi della surroga a tempo, per cui il consigliere si dimette, entra in Giunta, ma appena cessa di fare l'Assessore perché magari viene cacciato dal sindaco torna al suo posto di consigliere comunale perché sono i cittadini che gli hanno assegnato quel posto e non può essere il sindaco a disegnarsi il suo consiglio comunale, il consiglio comunale che più gli aggrada. Io sinceramente non ci ho pensato prima altrimenti questo sarebbe potuto essere un emendamento da inserire già forse ora per dare maggiore stabilità e maggiore rappresentatività ai comuni.

Dicevo, la specialità della Sardegna ci ha indotto a intervenire sulla legge numero 122, ma c'è un aspetto - lo dico ora e lo dirò poi quando esamineremo gli emendamenti - che mi preme moltissimo: stiamo attenti e maneggiamo con la cautela massima ogni intervento sul patto di stabilità. Abbiamo visto che anche la legge sul patto di stabilità che abbiamo approvato prendendo a modello quella della Toscana, dopo che quella della Toscana non era stata impugnata dal Governo, ci è stata impugnata, quindi non so se ci sia un pregiudizio negativo nei confronti della Regione Sardegna da parte del Governo, fatto sta che è una materia che dobbiamo maneggiare con grandissima cautela. Per questo ho presentato un emendamento che chiarisce che la deroga alla legge numero 122, all'articolo 14, comma 6 e comma 9, non significa lo sbrago totale, non significa libertà di assunzioni, non significa non mantenere la virtuosità, non significa bypassare le norme che vietano le nuove assunzioni nei comuni che non hanno rispettato il patto. Dobbiamo precisare questo aspetto per evitare un'impugnativa che sarebbe devastante a questa legge perché porre nel dubbio o avere la spada di Damocle che questa legge possa essere espunta dall'ordinamento dopo che sono state fatte le elezioni è la cosa più grave che può accadere. Quindi io vi chiedo di prestare attenzione per riportare a legittimità quella norma. Credo che lo si possa fare con un piccolo intervento di forma e non di sostanza. Per il resto sono assolutamente convinto che questa norma possa essere approvata stasera, mi dispiace non all'unanimità, per la distinzione che ha voluto marcare l'onorevole Capelli, ma mi auguro che tutti gli altri Gruppi possano, così come si è fatto in Commissione, convergere e dare certezza del diritto a chi oggi sta operando negli uffici elettorali dei comuni, ai partiti e ai movimenti che nei 94 comuni interessati al voto, che interessano circa un terzo dell'elettorato della Sardegna, possano sapere da stasera quanti consiglieri dovranno far parte delle loro liste e quanti assessori dovranno far parte delle giunte che verranno elette.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, questo è un testo che nasce di corsa e un testo che nasce di corsa non è un grande testo riformatore, non ha questo respiro. E' un testo che nasce di corsa perché di corsa bisogna andare a votare. Non è un grande testo riformatore anche perché non c'è, in questo Consiglio prima che in altri luoghi, questa grande voglia riformatrice. Io penso che ci sia, invece, una grande voglia di conservare l'esistente, anche quello che non funziona, anche quello che grida vendetta. Se fosse stato per me, lo dico, avrei questa volta usato le cesoie, ma non perché non credo al sistema locale organizzato, alle nostre autonomie, ma perché le vedo soffocate e le vedo soffocate perché non hanno neppure più possibilità di decidere su qualcosa, hanno solo - come peraltro fra un po' la Regione - la possibilità di continuare a sopravvivere, nell'opinione generale della comunità che dovrebbero amministrare assolutamente negativa. Le parole più echeggianti in questo Consiglio, nei giornali, tra il parlare della gente sono "i costi della politica", che vogliono dire i costi dell'amministrazione, i direttori generali, gli impiegati e poi ancora gli amministratori, i consiglieri, quelli comunali, quelli regionali - costosissimi - e poi ancora i parlamentari, i ministeri, i ministri e tutto ciò che riguarda la vita di uno Stato e il suo funzionamento. Ma lo Stato a che cosa serve? Serve a governare positivamente la convivenza civile, gli interessi di una comunità, a difenderla, a proiettarla verso un futuro migliore e invece si dà il caso che poi noi questa cosa non la facciamo perché troviamo il modo di giustificare il nostro conservatorismo con che cosa? E fate un po' di silenzio!

PRESIDENTE. Colleghi! Onorevole Vargiu, grazie.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Giustifichiamo il nostro conservatorismo attraverso formalismi. Adesso prendiamo questo provvedimento. Questo provvedimento noi ci attacchiamo e questo provvedimento per essere serio non deve innovare, non deve contenere norme, pure legittime, che trattano argomenti altri che sono sul tappeto e che richiedono risposte urgenti e anche correzioni di comportamenti lesivi di interessi e di diritti e fatti anche illegittimamente, anzi illegalmente! E noi di che cosa ci preoccupiamo? Della forma e nascondiamo il nostro conservatorismo con che cosa? Con la forma! E diventiamo rivoluzionari, riformatori e qualche volta anche più moderatamente innovatori solo ed esclusivamente curando questa forma e tutto quello che ci passa davanti non ci tocca perché non tocca noi, tocca quelli che sono lì sotto, gli operai dell'Eurallumina! Tocca quelli che non hanno lavoro oppure quelli a cui lo togliamo!

Abbiamo approvato una finanziaria l'altro giorno. Onorevole Maninchedda, lei era il sostenitore dello scriviamoci la finanziaria perché bisogna mettere contenuto e bisogna mettere contenuto perché bisogna risolvere i problemi. Abbiamo lavorato, ci siamo anche applicati, abbiamo fatto anche qualche ora tarda e abbiamo inserito un paio di norme. Non abbiamo inserito il Codice Rocco, abbiamo inserito un paio di norme che sono nella competenza di questa Regione, che domani dovrebbe festeggiare l'unità d'Italia, punto di domanda, grave punto di domanda. Il Governo ce l'ha impugnato. Adesso io dico una cosa. Ho presentato un emendamento che è un'interpretazione autentica di una delle disposizioni che sono contenute nella legge finanziaria, che riguarda il precariato, per chiarire al Governo che ce l'ha impugnata senza neppure leggerla e senza neppure riflettere, perché tanto lo fanno i funzionari e così vuol dire che la procedura è questa, e la forma è fatta salva e abbiamo colpito i lavoratori, quelli che non hanno stipendio! E siccome la forma è fatta salva e ne dobbiamo fare salva una anche oggi noi, che cosa succede? Succede che questo problema rimane aperto, i precari precari, quelli senza stipendio senza impegno e siamo tutti contenti e quando verremo colpiti dal disprezzo di quelli che stanno fuori, dei lavoratori di Euroallumina o dei precari del Comune o dei disoccupati o di quant'altri, noi non ce lo dobbiamo chiedere il perché, perché la risposta è chiara, siamo dei formalisti conservatoristi! Una categoria spregevole, spregevole. Ma domani usciranno sulla stampa tutti i giornali, quelli locali prima di tutto: "Grande progetto di riforma" oppure "Riforma a metà", un paio di pettegolezzi da Consiglio, qualche cosa di Palazzo, un po' di gossip e chiusa la partita e a domani, perché non bisogna svegliare le coscienze, bisogna addormentarle, bisogna addormentarle!

Provocatoriamente ho presentato emendamenti, a cominciare dal titolo. Non più questo provvedimento deve essere un'operazione rituale in cui conserviamo un po' di ceto politico sparso in tutta la Sardegna, sono 6 mila tra consiglieri comunali, giunte comunali, giunte municipali, consiglieri regionali, apparato pubblico: 6 mila, un paesone grande grande! 6 mila. E noi garantiamo ancora una volta. Giustamente, perché le regole non si cambiano prima di votare, giustamente, è un principio, condivido. 6 mila. Noi manteniamo dodici consiglieri comunali anche nel Comune di Baradili che mi pare conti 98, 96 abitanti. Probabilmente decidono in cucina chi farà l'assessore! Però è giusto, perché viene fatta salva la rappresentanza di una comunità, magari la si potrebbe far salva decidendo che in quella realtà si elegge solo il sindaco, che per governare una comunità di novanta abitanti forse basta il sindaco oppure il sindaco e due assessori, ma non dodici consiglieri comunali, il sindaco, gli assessori e così via. Perché sì, alla fine bisogna chiamare tutti a partecipare, ma è giusto che partecipino, perché noi siamo democratici e si dà il caso che tutta questa cosa poi scontra con l'esigenza... noi facciamo norme, in parte ce le impugna il Governo, onorevole Maninchedda, però non le possiamo correggere perché siamo formalisti conservatoristi e quindi in questa legge possiamo parlare solo delle cose che non servono. Succede che approviamo le leggi e le burocrazie, quelle che sono alle dipendenze dell'onorevole Floris e dell'onorevole Rassu, fanno esattamente quello che vogliono, cioè non solo le violano non applicandole le norme, ma le violano inventandosi procedure facendo atti illegali, e voglio sottolineare illegali, cioè compiono delitti! Fanno così, compiono delitti e si inventano procedure che contraddicono le leggi. Io vi invito ad andare a verificare due cose, sono le cose più eclatanti che mi viene sempre da sottolineare: una è il piano dei servizi per le politiche del lavoro e per l'occupazione. E' previsto dalla legge numero 20 del 2005. Sono passati sei anni, anche due legislature, quella dell'onorevole Sanna e quella dell'onorevole Cappellacci. Sei anni, non hanno attuato nulla, hanno violato la norma non solo non attuandola, ma anche costruendo percorsi chiaramente in violazione di quella legge, perché tutte le politiche del lavoro dovevano stare lì dentro e non potevano stare fuori perché l'Agenzia regionale del lavoro doveva avere un regolamento interno approvato dal Consiglio regionale e non funzionare con ordini di servizio o disposizioni assessoriali. Tutto questo è illegale! Non è legale, non è solo trascuratezza, è più grave! E arrivo a dire ancora di più. Succede che noi abbiamo fatto nel 2008 una legge sulla sicurezza in materia di lavoro. Dovevamo fare tre cose. Prima cosa: garantire un contributo alle famiglie superstiti dei caduti sul lavoro. Questa cosa a "spizzichi e a mozzichi" alla fine qualche decina di migliaia di euro li hanno erogati, non a tutti quelli che avevano diritto e non subito. Poi doveva mettere in piedi un coordinamento serio degli interventi pubblici in materia di sicurezza sul lavoro. Cosa si è fatto in questa materia? Nulla! Nulla. La terza cosa. Doveva fare un piano di formazione come piano stralcio del piano del lavoro di cui parlavo prima per formare lavoratori, datori di lavoro e addetti alla sicurezza. Non si è fatto nulla! Noi che cosa abbiamo fatto? Una Commissione d'inchiesta per capire che cosa non si fosse fatto, cioè abbiamo istituito una Commissione d'inchiesta sulla sicurezza in materia di lavoro per verificare perché la legge numero 8 del 2008 non si era applicata e purtroppo noi non abbiamo risposta. Succede che facciamo norme, ve la ricordate la legge numero 3 del 2009? Una delle prime leggi che è stata impugnata dal Governo, sempre i precari, ha istituito l'ufficio stampa della Regione. Ve lo ricordate? Nell'ufficio stampa della Regione si sono fatte due cose: una l'assunzione dei lavoratori a tempo determinato (quella è scivolata benissimo), poi si doveva regolare meglio il rapporto di lavoro del personale giornalistico interno alla Regione. Quello non solo non si è fatto, ma si è punito il lavoratore per una ragione molto semplice, perché quei lavoratori, tramite l'ordine, o meglio, l'associazione della stampa, hanno sollevato una questione sulla loro previdenza e il tribunale è intervenuto due volte con una sentenza a dire che bisognava pagare per i giornalisti della Regione i contributi presso l'INPGI. Quando si è andati a regolare tutta la materia e abbiamo detto: "Si applichi il contratto collettivo di lavoro giornalistico", che cosa si è fatto? Si è preso questo personale, si è licenziato, si è riassunto, cioè facendo un'operazione, come dire, farneticante, gli si è tolta la previdenza integrativa e gli hanno tolto i buoni pasto, gli hanno tolto le indennità aggiuntive che avevano, gli hanno sostanzialmente ridotto la retribuzione perché avevano avuto l'ardire di chiedere e di avere riconosciuti i loro diritti. Giornalisti che fanno i giornalisti, che sono giornalisti professionisti, che sono iscritti all'ordine dei giornalisti con anni e anni di anzianità sono stati inquadrati in un livello inferiore rispetto a quelli a tempo determinato violando ancora una volta la legge! Ma noi siamo formalisti e conservatoristi cioè conserviamo tutti i difetti nella formalità più assoluta e pur riconoscendo che sono tutte cose sbagliate e che portano, minano le istituzioni, il Consiglio regionale e la Giunta. Ma che Giunta è questa, io lo dico a voi che non sa risolvere un problema di questo genere, ma li avete visti gli atti dell'ufficio del personale qualche volta? Ma c'è qualcuno che si vuole alzare qua e difendere quella struttura che è un peso per l'amministrazione? Si dà il caso che ogni tanto presentiamo un emendamento per fare una correzione e allora lì, "ma è inammissibile, ma in questa legge non lo possiamo fare, è una norma intrusa", siamo noi gli intrusi non sono le norme! Non risolviamo un problema neppure il più sciocco! Che cosa ci facciamo? Cosa ci facciamo? Andiamo a casa! Il Presidente faccia un'opera di misericordia, faccia un fioretto, si diceva una volta, si dimetta! Lasci il campo, facciamo elezioni! Chiamiamo qualcuno che ha qualche anno meno di noi, meno voglia di conservare, più voglia di fare. Non riusciamo a fare nulla! Presidente, ci siamo fatti un ordine del giorno unanime, io ho paura degli ordini del giorno unanimi, d'ora in avanti voglio ordini del giorno che non siano unanimi perché quando sono unanimi vuol dire che li stiamo già mettendo nel cassetto.

Onorevole Pittalis, noi dovremmo riformare la Regione grazie all'ordine del giorno unanime che deve decidere se si fa l'assemblea costituente, se non si fa, se ci chiamiamo costituenti, se questo Consiglio si trasforma, se veniamo con giacca e cravatta oppure solo con la cravatta, cioè bisogna riuscire a capire qual è la nostra utilità. Se non possiamo decidere di niente ma che cosa ci facciamo? Se dobbiamo aspettare sempre domani, qua ogni tanto si alza qualcuno e dice: "Fermi tutti, questa cosa non si può fare, stiamo scherzando". Diamo carta bianca, mi pare che si chiami Manca il direttore del personale, affidiamogli le chiavi della Regione, che decida lui, che faccia tutto come sta facendo da vent'anni che così almeno le pietre se le prenda lui perché io al posto suo non me le voglio più prendere!

PRESIDENTE. Onorevole Uras non è il caso di sbattere il microfono in questo modo. Onorevole Uras, la Presidenza non si ritiene formalista né conservatorista, lei lo sa perfettamente bene perché anche in occasione della finanziaria come lei ha ricordato c'è stata la totale disponibilità in accordo con tutte le forze politiche di inserire nella finanziaria anche norme intruse ma che rappresentassero norme di buon senso e in questa direzione, lo sa perfettamente bene, abbiamo agito. Noi abbiamo un Regolamento che fissa le norme che regolano il funzionamento di questo Consiglio per cui quando si fanno le deroghe, come dice lei per norme di buon senso, le deroghe aprono il varco per tutte le norme intruse così come è successo in sede di finanziaria che molti colleghi in quest'aula hanno lamentato che emendamenti che configuravano norme intruse analoghi ad altri che sono stati ammessi, si sono chiesti il perché di questo discrimine. Allora, se noi istituiamo in questo Consiglio regionale una Commissione di verifica per l'attuazione delle leggi quando siamo noi per primi a non rispettare le norme che regolano il funzionamento del Consiglio, ma che testimonianza possiamo dare all'esterno ma soprattutto all'interno di questo Consiglio a tutti i consiglieri che fanno riferimento a delle regole certe che siano uguali per tutti? Per cui deroghe per norme di buon senso sì ma che non diano adito poi a delle discussioni in quest'aula di discrimine rispetto a emendamenti presentati da consiglieri su materie analoghe. Perché questo è il problema perché anche per la finanziaria eravamo tutti d'accordo che con tutte le forze politiche che manifestassero il consenso su determinati emendamenti non si dovessero fare discussioni su quelli esclusi e invece questo è avvenuto in quest'aula. Allora noi dobbiamo dare certezze per tutti.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Solo per chiarire una cosa. Mi sembra che il collega Uras abbia chiesto le dimissioni del Presidente della Giunta, non le sue.

PRESIDENTE. Onorevole Capelli, ho capito perfettamente il senso dell'intervento dell'onorevole Uras e ho percepito anche quello che diceva l'onorevole Uras. Io sono d'accordo che si possono fare, sono la prima a essere disponibile per le deroghe per le norme di buon senso ma non quando queste danno luogo poi a discussioni che possano far pensare alcuni consiglieri che presentano emendamenti analoghi di essere discriminati. Allora se c'è l'accordo di tutti la deroga si può fare ma non per questo poi si devono escludere gli altri. Ci deve essere il consenso unanime e non ci devono essere discussioni di nessun tipo. L'ho già vissuta nella finanziaria e non intendo più vivere situazioni di questo tipo.

E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Premetto che aggiungo la firma all'emendamento dell'onorevole Uras in maniera tale che se anche gli altri Capigruppo dovessero acconsentire c'è il consenso unanime. Detto questo vorrei in primo luogo dare atto...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Steri, non è un problema di consenso unanime all'onorevole, devono essere ritirati gli altri emendamenti che configurano norme intruse con l'accordo di tutti coloro i quali le hanno proposte.

STERI (U.D.C.-FLI). D'accordissimo. Dicevo, in primo luogo devo dare atto del modo in cui ha proceduto nei lavori la Commissione. Un modo chiamiamolo informale che ha consentito pur con iniziali difficoltà e notevoli divergenze di opinione di appianare queste divergenze e di giungere a un testo concordato in aula.

E' sicuramente un modo di operare che già aveva introdotto il presidente Floris all'inizio della legislatura poi portato avanti anche dal presidente Pittalis che è di buon auspicio ora che dovremo iniziare a lavorare per le riforme. Quindi da questa vicenda quantomeno traiamo un elemento positivo che induce a ben sperare circa la possibilità di fare un percorso insieme per il procedimento delle riforme. Detto questo queste norme di legge sono norme di legge necessitate e urgenti, norme di legge necessitate e urgenti perché ci siamo trovati di fronte a delle norme nazionali che hanno modificato la disciplina in materia. Queste norme che a livello nazionale noi non le abbiamo condivise riteniamo che siano delle norme meramente demagogiche, volte a dire: "Abbiamo ridotto i costi della casta senza che si sia scesi ad affrontare quelli che sono i veri problemi di cui avremmo più (...)". In questa situazione siccome anche noi siamo in colpa perché pur avendo tutte le competenze, non abbiamo provveduto a dare una disciplina organica a 360° ci siamo trovati nella necessità di verificare come queste norme statali incidevano sulla nostra Regione in conseguenza del fatto che noi come ho detto non abbiamo normato la materia, in particolare per quanto riguarda il numero dei consiglieri regionali è di tutta evidenza che la norma nazionale non si applicava in Sardegna. Abbiamo competenza legislativa per quanto riguarda la composizione del Consiglio, abbiamo dato una disciplina organica e le norme statali non sono norme di riforma economico sociale.

Pertanto quei principi sui consiglieri regionali in Sardegna a mio avviso sicuramente non si applicavano tant'è vero che anche nel decreto legge del 2010 il legislatore nazionale ha detto: "Le Regioni disciplinano" e non ha detto "Adeguandosi a questi principi", quindi ci ha lasciato la più ampia libertà di adeguarci o meno a quei principi. Il problema qual era? Che sicuramente questa è una soluzione interpretativa e non legislativa pertanto in queste ipotesi, chi si trovava nella condizione di perdere le elezioni poteva essere indotto a fare un ricorso al Tar, determinando attese, e determinando in ogni caso dei costi. Solo per questo motivo vi era un'esigenza di intervenire, onde eliminare ogni possibilità che taluni si spingessero dal giudice amministrativo per proporre dei ricorsi. A mio avviso, ripeto, non vi era dubbio che la disciplina di quell'articolo 10 della legge 10 avrebbe continuato a trovare applicazione in Sardegna. Però, noi ci troviamo, come ho detto, in una situazione in cui noi non avevamo legiferato. Quindi di questa situazione ce ne dobbiamo fare carico, e dobbiamo dare le colpe anche a noi. In questa situazione che cosa si poteva fare? Per noi, e l'abbiamo rappresentato con energia in commissione, in tutti gli incontri, anche informali, che abbiamo avuto con i vari Gruppi, uno dei principi cardine è che le carte del gioco non si cambiano a gioco iniziato, le regole non si cambiano il giorno prima delle elezioni, le regole si cambiano il giorno dopo. Ecco uno dei motivi per cui, per quanto possibile, sulla composizione dei consigli comunali, a nostro avviso non si poteva andare ad incidere. Si parla di numero elevato, si può discutere, si può vedere il numero, però attenzione, noi non siamo d'accordo, come è stato detto ancorché in maniera provocatoria: "Badate, che ci può essere solo il sindaco che amministra", al di là del richiamo della figura del Podestà e quant'altro, anche per quanto riguarda il numero bisogna essere particolarmente attenti, noi dobbiamo garantire la rappresentatività e la funzionalità delle assemblee. Un numero estremamente ridotto di consiglieri comunali, o provinciali, o regionali, non consente un funzionamento ottimale delle commissioni e dell'aula. Quindi anche su questo, sì benissimo, andiamo ad una riduzione, però stiamo attenti, e facciamo le cose a ragion veduta e non spinti da mera demagogia, per poter domani uscire sui giornali per dire: "Hanno ridotto i costi". Che poi, ridurre i costi non vuol dire nulla se noi non interveniamo e non modifichiamo il sistema. Quello su cui dovrebbe incidere la riforma è principalmente la creazione di un ordinamento efficiente, e che dia risposte ai cittadini. Se noi riusciamo a snellire la burocrazia, se riusciamo a creare una struttura che sia in grado di dare risposte certe in tempi brevi ai cittadini, questo, anche se costa, se mi consentite, è un risultato positivo. Allora quando, subito dopo la tornata elettorale, dovremo mettere mano a tutta la disciplina elettorale, disciplina degli enti locali, l'obiettivo secondo noi non deve essere la riduzione del numero dei consiglieri regionali, ci sta come ho detto, l'obiettivo deve essere quello di dettare una serie di norme che rendano il servizio efficiente. In questo sistema ci sta anche l'esigenza che prima ha con calore segnalato Roberto Capelli, quando parlava dei Cocico soppressi, sicuramente siccome ce lo impedisce la norma costituzionale non possiamo reintrodurre un Cocico o un Coreco, però possiamo introdurre delle forme di verifica, fatte a livello regionale, su quell'attività, così come avviene per i piani urbanistici. Va da sé che queste forme urbanistiche non devono essere, come nel caso dei piani urbanistici, un'ipotesi in cui si blocca tutto, e si aspetta mesi prima di avere delle risposte. Non se ne abbia a male l'Assessore, non è una critica a lui, non è una critica alla sua struttura, semmai è una critica ad un sistema che non consente alla struttura di dare risposte efficienti. Io non me la piglio col funzionario, sì ci sono anche le ipotesi del funzionario che scantona, o del funzionario che fa pignolerie senza senso, però me la piglio principalmente col fatto che non riusciamo a creare un sistema veramente efficiente. È questo che ci viene chiesto. Se noi anche riduciamo il numero dei consiglieri, riduciamo di 3, 4, 5 mila euro la spesa perché è ridotto il numero dei consiglieri comunali, che cosa abbiamo fatto? Assolutamente niente! Abbiamo fatto solo ed esclusivamente demagogia! Quindi è una norma questa qua che viene per eliminare alcuni dubbi, si è riusciti, secondo me, in coerenza con questo principio che secondo noi è basilare, che non si cambiano le regole del gioco prima delle elezioni, a dire, a manifestare espressamente la volontà che noi vogliamo cambiare il sistema elettorale. E ci siamo dati anche una sanzione, perché abbiamo detto: "Se non provvediamo, dal 1 gennaio si applica quella riduzione. Una riduzione in sé, che spero che non si andrà mai ad applicare, perché spero che prima entri in vigore questa norma e riusciremo a riformare il sistema, e a dare delle risposte piene e adeguate. Questo è il senso di questa norma di legge. Norma di legge, faceva prima riferimento l'amico Cuccureddu, a chi voleva asciugare la norma di legge. Sono stato io il primo ad utilizzare questo termine in Commissione, perché ritenevo che effettivamente noi dovessimo limitarci a dare delle risposte certe a dei dubbi che sono sorti, punto e basta. Se poi, come ha puntualmente esposto l'onorevole Uras, emerge una situazione di urgenza ulteriore e differente, e questa situazione indilazionabile non ci dà tempo per provvedere, che so, attendere il collegato o altre norme di legge, ebbene se si verificano le condizioni, non mi sembra che aver chiesto, in quell'ottica, di asciugare una norma di legge sia una preclusione ad inserire queste ulteriori norme. Noi non siamo né formalisti, né conservatori, però riteniamo che le cose debbano essere fatte sempre avendo ben di mira il risultato a cui si vuole arrivare. Il risultato è un sistema che dia delle risposte ai cittadini. Il risultato non può essere solo ed esclusivamente la riduzione dei consiglieri, quella è solo ed esclusivamente demagogia, e questi giochetti non ci stiamo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Grazie Presidente. Vorrei dire in premessa, che se per caso qualcuno pensa che questa legge, qualcuno dice fatta di corsa, frettolosa, certamente una legge di transizione, non abbia un rilievo nel dibattito di questo tempo della politica, fa un errore madornale. E cercherò di spiegarlo. Questo è un provvedimento di transizione, Presidente e Assessore, che è nato dall'esigenza prima di tutto di evitare, come sta accadendo in questi giorni e in queste ore, che mentre noi parliamo uffici delle prefetture del nostro Stato emanano direttive alle amministrazioni, non dovendo svolgere questa funzione. Si tratta di una norma che, a ben vedere, ripristina confermando una nostra titolarità, unica e non cedibile, nella materia dell'ordinamento degli enti locali. Voi sapete che questo passaggio è stato breve e labile, e le pulsione a ritornarci sopra ci sono, a ergersi ad interpreti di normative, le più varie, e a mettere confusione nel nostro sistema. Questa era la natura. Ma questa era la natura anche del mandato che il Consiglio ha dato alla Commissione, perché quel provvedimento non ha avuto un dibattito in Commissione, aveva un carattere di urgenza, arrivato direttamente in Aula, e privo di qualunque confronto. E poi su questo provvedimento, che parla di enti locali, abbiamo fatto una premessa che credo riguardi tutta l'Aula, nella sua interezza, abbiamo premesso che un tema come quello delle autonomie locali in Sardegna non poteva essere messo, o escluso, dalla copertura di quella obbligazione - che abbiamo contratto in questo Consiglio - unitaria, di provvedere ad un contesto di riforme in questa Regione. Il sistema delle autonomie locali non è estraneo a questo, se pensiamo, come dovremmo pensare, che il sistema delle autonomie locali e una parte integrante di un sistema unitario istituzionale della nostra Regione. Questo per calmare i bollori di chi si solleva, un giorno sì e l'altro pure, a pensare di essere il decisore del mondo. Non è così, noi non siamo i giudici, siamo una parte del giudizio, e dovremmo acquisire un po' di sobrietà quando trattiamo certi argomenti. Presidente, Assessore, in questa materia ci sono due concetti fondamentali che entrano in gioco: il concetto della democrazia e il concetto dei costi della politica. Allora, diceva uno che non è passato nella politica per caso, un certo De Gasperi, che il governo va dato ai governanti! Il governo è dei governati non dei governanti! Ma il governo ai governati nelle democrazie che stiamo vivendo adesso è diventata una metafora ideologica perché? Perché il governo non è neppure dei rappresentati è direttamente di una maggioranza dei rappresentati. Così facendo la democrazia contemporanea non è più in grado, come ci diciamo ogni giorno, di rispecchiare neppure i corpi sociali di cui spesso ci facciamo portavoce! Vi vorrei far notare per inciso che non è stato un caso che fra le due guerre mondiali due democrazie liberali: quella del Regno d'Italia e della Repubblica di Weimar si siano degradate per via elettorale a Stati totalitari e liberticidi. Siamo arrivati a quello per via elettorale! Il concetto di interpretazione quotidiana della democrazia non è un elemento da lanciare alle ortiche con semplicità e allora, siccome io mi ritengo parte identica a quelli di chi nei comuni lavora per il bene della propria comunità, vorrei capire, e lo vorrei capire in un contesto di riforme strutturali, complessive di questa regione, se noi dobbiamo continuare, camminando tra le elezioni dirette e le riduzioni progressive delle rappresentanze come scenario ineluttabile, a pensare che la democrazia si debba sempre per ridurre a pochissime persone. Forse dovremmo pensare prima o poi di venire qui, o nei nostri comuni, ad eleggere un amministratore delegato. In altre epoche si chiamava podestà, richiamando memorie di tipo asburgico e poi riprese dal fascismo, ma in Italia la democrazia dei comuni ha scelto un'altra parola, ha scelto la parola "sindaco", che deriva dalla cultura greca (s??d????): d???: "giustizia" e s??: "con, insieme", significa:" gestiamo insieme la giustizia", l'eguaglianza, i diritti!

Non è mica una cosa casuale che noi nei nostri comuni abbiamo un sindaco e non un podestà o un amministratore delegato! Ma la ragione della sua funzione di governare insieme è legata a prescindere dall'elezione diretta, è legata alla capacità di garantire una rappresentanza ai governati! E quando si parla di costo della politica io penso, Assessore, che chi ha fatto una militanza un po'storica nella politica, sa che la democrazia non è barattabile con i meccanismi finanziari! La democrazia non è barattabile con i meccanismi finanziari!

Lo vorrei spiegare: lavoriamo spesso per il nostro ombelico e andiamo a giudicare gli altri sulle rappresentanze. La democrazia è nata come la capacità di chiunque, anche di persone dei ceti più deboli e più marginali che avessero la capacità di poter assurgere al governo della propria comunità, voi pensate che in questi tempi moderni restringere il campo della rappresentanza equivalga a mantenere questa possibilità che è un segno di civiltà o equivarrebbe a dare la possibilità a pochi eletti che hanno risorse e strumenti di farsi spazio magari per gestire non sempre l'interesse generale o forse qualche interesse particolare? E' questa la china che dobbiamo dare alla democrazia? I costi della politica… colleghi, ve lo vorrei dire mettendo prima di tutto in questo giudizio me stesso, per non incorrere nell'errore di rilasciare i giudizi arbitrari, ma ce lo vogliamo dire che i costi della politica sono prima di tutto i costi dell'improduttività della politica? Quando la politica non ha più idee, non ha più la forza di dare risposte va sempre a cercare per pararsi la sua giustificazione, il problema dei costi della politica! Questa città consiliare comincia ad animarsi ogni mattina dopo le 10 quando i lavoratori e gli operai hanno sulla groppa qualche ora di lavoro. E' irrilevante l'idea che ogni legge che passa non è un provvedimento e una funzione di servizio a chi la legge, a chi la deve comprendere e a chi lo deve applicare, ma è un valore dove ci dobbiamo mettere tutto quello che la visione del nostro ombelico ci dice in quel momento. Per essere riformisti e andare ad eseguire nel miglior modo possibile quell'ordine del giorno bisogna- ha ragione Presidente, ed è un evento che io dica una cosa del genere - bisogna darsi un'autodisciplina! Bisogna sapere che parliamo di un argomento ed esauriamo quell'argomento, perché a scuola se fai un'altra cosa ti mettono cinque e ti dicono che sia uscito fuori tema!

Semplicemente per questo, perché è così! Siccome il problema dei costi della politica è prima di tutto il problema della nostra improduttività, cominciamo ad andare a vedere di risolvere questo perché se tagliamo un pezzetto dei soggetti improduttivi qualcuno di voi può dare la certezza che abbiamo superato l'improduttività? O l'abbiamo solo ridotta? Di un pezzo, ma sempre improduttività rimane! I costi della politica in questa Regione sono stati affrontati! Sono stati affrontati seriamente e concretamente, qualche volta anche con un reciproco dissenso! Quando noi abbiamo eliminato le 25 comunità montane in questa Regione prima che si svegliasse Calderoli con i suoi rigurgiti centralisti di sapore leghista non l'avevamo già fatto!

Quando noi per due anni, per tre anni di seguito, abbiamo ridotto il gettito del fondo unico agli enti locali, noi abbiamo tagliato i costi della politica! Quando anche nel silenzio, perché poi c'è un'attenzione… perché poi sul giornale escono le nostre retribuzioni, il giorno che qualcuno decide di spiegare a questi giornalisti frettolosi che cosa è stato fatto, magari nel silenzio, in tutti questi anni e vedere che cosa è cambiato, anche nella nostra posizione, da dieci anni o quindici anni a oggi, ci sarebbe da tappare loro la bocca per tutto il resto della loro vicenda professionale! Quindi, lezioni e questa orda di populismo che ci prende, dobbiamo contenerla e la dobbiamo contenere in ordine soprattutto al nostro orgoglio autonomista perché al di là della difficoltà di questo tempo noi e dico noi non di questo tempo ma tutti quelli che hanno rappresentato questa Regione, hanno titolo per dare lezioni a molta classe politica di questo tempo e anche alle nuove maggioranze! Quando noi abbiamo affrontato questa materia degli enti locali abbiamo detto: non ci esponiamo al giudizio di farci dire perché non pensiamo alle nostre indennità, ma abbiamo detto che cercheremo di affrontare insieme regione, province e comuni l'idea di ridarci un assetto che non deve essere obbligatoriamente un assetto che risponda alle esigenze della riduzione ma un assetto che deve rispondere alle esigenze di produttività, di riconoscibilità, di efficienza, perché poi i problemi che hanno gli elettori a votarci cominciano da qui, non è che cominciano dal basso, dal basso si registrano ma cominciano da qui. E poi dovremo fare un altro ragionamento, dovremo, in quel momento, capire che, mentre il mondo che si sta affacciando alla democrazia sulle sponde del Mediterraneo guarda a noi perché siamo in qualche modo identificati come portatori di una cultura democratica, noi in questo momento, presi da questa orda populista, ci tagliamo il terreno da sotto i piedi, rinunciamo a quelle che sono state le opzioni che hanno fatto crescere questo Paese, che lo hanno ricostruito dopo la guerra, ma non perché c'erano statisti ma perché c'erano anche tanti operai, tanti lavoratori, tanti muratori, tante donne che hanno lavorato nei nostri comuni per ricostruire il Paese. E io devo partecipare a questa foga, che si accompagna più che a un linguaggio di innestatori, cioè di coloro che danno vita nuova, ad un linguaggio di potatori? Credo che non sia questa l'aspirazione dell'autonomia. E quando qualcuno vuole dare dei segnali, diamo dei segnali dove sappiamo che questi segnali non incidono su questi valori, questo è il senso del lavoro che abbiamo fatto. Presidente, Assessore, noi in Commissione abbiamo discusso di questi argomenti e abbiamo secondo me anticipato temi molto profondi che abbiamo cominciato a misurare nel confronto, e l'ambizione di questo provvedimento è che nel corso di questo lavoro ciascuno ha rinunciato a un pezzo delle proprie convinzioni, e badate se non si usa questo metodo non se ne farà una di riforma. Ecco perché io annetto a questo lavoro fatica ma positività, e quando veniamo qua a presentare gli emendamenti, abbiate la consapevolezza che chi esce da quel seminato è uno che sta dimostrando di non credere moltissimo a questa idea. Certo, su quel testo ci sono anche dei punti sui quali non abbiamo trovato unanimità, ci siamo detti "ci confrontiamo in Aula" e questo è legittimo, sulle cose che abbiamo discusso ma non sulle cose che non abbiamo discusso. Questo è l'ordine che ci siamo dati. Ecco perché io credo - lo dico all'onorevole Capelli che ha molto frettolosamente detto che si asteneva - che noi dobbiamo partecipare al fatto non che questo provvedimento ha il senso di un provvedimento di transizione, che dice "le regole si cambiano ad evidenza pubblica, in un momento nel quale non dobbiamo creare disparità", perché anche quella norma che c'è nella legge che fa riferimento per il calcolo demografico ai dati Istat e non all'ultimo censimento vi avverto che è una norma discriminatoria, noi non siamo d'accordo. Perché qualche sindaco che può beneficiare del fatto che sotto i tremila abitanti esiste una norma per cui non c'è più il vincolo di mandato, ne approfitta per farsi un terzo mandato, contro il sindaco che l'anno scorso, pochi mesi fa si è assoggettato a quel dato demografico e non è stato più candidato: noi queste condizioni non le dobbiamo più realizzare se vogliamo essere credibili quando faremo le riforme. Se poi prevale la cultura dei cosiddetti potatori, faremo i potatori, io non mi metto da questa parte, credo che ci siano molte cose che sono inutili, sovrastrutture che si sono realizzate, come quelle per esempio dei Presidenti dei consigli nei Comuni sotto i 15 mila abitanti: io ho fatto l'amministratore comunale quando non esisteva questa figura e il consiglio funzionava egregiamente presieduto dal Sindaco, egregiamente e con maggiore efficienza. Quelle presidenze molte volte sono diventate merce di scambio politico, non efficienza. Abbiamo dato un segnale, ma un segnale per analizzare poi il livello superiore; abbiamo cercato di fare il meno chiasso possibile sotto i 15 mila abitanti, ma è un problema da affrontare.

I direttori generali, anche qua ci sono direttori generale che non avrebbero neanche i requisiti per diventare istruttori direttivi della pubblica amministrazione, eppure ce li abbiamo, tanto c'è la contrattualistica privata, si raccontano un sacco di storielle sul curriculum, perché uno basta che abbia fatto un "corsino" qua e là e diventa chissà chi. C'è un problema di efficienza? Bene, bisogna istituire un albo regionale, bisogna regolamentare e disciplinare regionalmente i requisiti, bisogna dare la possibilità a chi ne ha bisogno di usufruirne ma con criterio e con serietà, e non cercando di prendere l'amico dell'amico come è successo nelle Province. Quando io ho fatto il Presidente della Provincia ho fatto il Presidente della Provincia senza avere il capo di Gabinetto né il direttore generale: ne sono uscito vivo, credo che qualche cosa sia stata fatta e non per questo è successo il cataclisma. Queste sovrastrutture saranno l'oggetto della nostra osservazione.

In questo momento è chiesto un atto di fiducia e anche di reciprocità nei confronti degli enti locali; il lavoro che abbiamo fatto merita il voto dell'Aula almeno per questo sforzo faticosissimo ma di prospettiva che atterrà alla stagione delle riforme.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sanna. Lei ha richiamato gli interventi sui costi della politica che riguardano direttamente i consiglieri, e non è vero che sono conosciuti perché per esempio la sottoscritta in ogni conferenza stampa puntualizza gli interventi che dalla legislatura scorsa fino a questa sono stati fatti, soltanto che queste non sono notizie appetibili per gli organi d'informazione e conviene fare disinformazione. Io dico sempre che non bisogna fare finta che non si sia fatto niente: noi abbiamo fatto e tanto, nella scorsa legislatura e anche in questa legislatura. Proprio l'altro giorno nella conferenza stampa ho dato l'informazione relativa al fatto che quanto realizzato in termini di risparmio da questo Consiglio non ha eguali in altra Assemblea legislativa regionale né nei due rami del Parlamento, la Camera e il Senato. Gli interventi mirati al contenimento dei costi della politica hanno portato a un risparmio in questa legislatura del 15,2 per cento. C'è stato un taglio nella dotazione finanziaria del Consiglio di 13 milioni di euro: 13 milioni di euro, sommati ai 9 milioni e mezzo di euro della scorsa legislatura, sono pari al 23,81 per cento, una misura che non trova eguali in tutta Italia, quindi sotto questo punto di vista il Consiglio regionale può andare a testa alta perché ha fatto la sua parte, non solo in termini di tagli di dotazione finanziaria ma anche in termini di avanzo di amministrazione, perché a ciò si accompagna anche questo risultato.

Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanza e urbanistica. Grazie, Presidente. Solo brevemente in quanto la legge è scaturita completamente dal Consiglio regionale; Consiglio regionale che in Commissione l'ha vista e proposta in Aula, ed anch'io vorrei raccomandare solo questo, di attenersi esclusivamente a quanto la Commissione ha prodotto e portato in Aula, affinché non si possa andare incontro magari ad una impugnazione da parte del Governo che sarebbe catastrofica, perché già nell'articolato presentato ci sono delle perplessità abbastanza evidenti, che possono essere oggetto appunto di impugnazione, ma poi leggendo gli emendamenti presentati si va veramente oltre. E quindi la raccomandazione, già fatta da alcuni consiglieri regionali che si sono espressi, è quella di poter oggi normare esclusivamente e limitatamente l'indispensabile, perché giustamente una norma compiuta e completa è necessario farla solo dopo le elezioni amministrative.

Chi ha seguito attentamente il dibattito ha senz'altro migliorato la sua cultura amministrativa, alcuni interventi sono stati di alto livello politico e amministrativo, e questo fa parte della preparazione che questo Consiglio regionale ha e sta esprimendo, vorrei che lo stesso atteggiamento e gli stessi interventi potessero continuare anche in altre occasioni, affinché si trovi quella collaborazione e quella unità di intenti che deve vedere e vuol vedere solamente prima di tutto il benessere dei sardi e della nostra Sardegna.

Quindi la Giunta si atterrà senz'altro a quello che l'Aula riterrà opportuno fare, chiaramente rispettando la volontà del Consiglio regionale. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo al voto sul passaggio agli articoli, prego i colleghi di prendere posto. Se nessuno chiede il procedimento elettronico, votiamo per alzata di mano...

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Voto elettronico palese.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Lotto, Manca, Stochino, Uras hanno votato a favore.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.). Per chiedere una sospensione di 10 minuti in aula per consentire l'interlocuzione tra i Gruppi.

PRESIDENTE. Sospendiamo i lavori per 10 minuti. I lavori riprenderanno alle ore 19. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 48, viene ripresa alle ore 19 e 23.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.

Dobbiamo passare all'esame degli emendamenti. Ci sono comunicazioni all'Aula rispetto al ritiro di alcuni emendamenti?

Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-La Sinistra Sarda). Per chiedere il voto segreto per l'emendamento numero 1.

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Zuncheddu. Intanto comunico che gli emendamenti numero 11, 12 e 15 sono inammissibili.

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Sì, Presidente, proprio sugli emendamenti numero 11, numero 12 e numero 16 mi pare di aver registrato la convergenza di tutti i Presidenti dei Gruppi, quindi valuti lei da questo punto di vista se possono essere sottoposti all'esame e all'approvazione dell'Aula; registrando, appunto, in questa breve sospensione la concorde volontà da parte di tutti i Presidenti dei Gruppi.

PRESIDENTE. Allora, io mi sembra di aver fatto un discorso molto chiaro in precedenza. Allora intanto l'emendamento numero 16 non è in discussione, onorevole Pittalis, però se mi ascolta visto che ha posto un problema. Io ho detto che norme intruse non possono essere inserite per cui si può fare anche una deroga, eventualmente, ma una deroga non può aprire il varco a tante deroghe. E ho precisato che se c'era il consenso di tutta l'Aula sull'emendamento dell'onorevole Uras gli altri due emendamenti che configuravano norme intruse dovevano essere ritirati. Questa era la posizione della Presidenza, per cui oltre questo la Presidenza non va. Il Regolamento lascia al Presidente la facoltà di dichiararli inammissibili, non è che la volontà dei Capigruppo possa... io ho dato una disponibilità in questo senso, perché non possiamo fare ogni volta delle leggi omnibus dove inseriamo di tutto e di più.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Per dire che quanto mi riguarda io ritiro gli emendamenti, quindi non sono neppure da dichiarare inammissibili perché sono ritirati. E' evidente, Presidente, che bisogna capire l'interpretazione di ciò che è intruso, in ragione dell'oggetto, delle discussioni che si sono fatte e degli emendamenti che sono stati ammessi. Rimangono problemi aperti, non v'è dubbio, di ordine politico, ma anche e soprattutto di ordine pratico, perché vi sono questioni che non sono risolte e che siccome non trovano soluzione in via legislativa, troveranno soluzione in via amministrativa, dovendo, chi difende quegli interessi e chi sta dentro quegli interessi, che sono di lavoratori o di proprietà, di beni della Regione, difendere quegli interessi in tutte le sedi.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, dei suoi emendamenti è solo uno che è stato dichiarato nel caso inammissibile, siccome lei ha detto: "Ritiro i miei emendamenti"…

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Li ritiro tutti!

PRESIDENTE. Tutti quelli presentati?

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Tutti quelli che io ho presentato.

PRESIDENTE. Quindi il numero 13, su cui era stato chiesto il voto segreto, il numero 11…

(Interruzioni del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Il numero 16 io non l'ho dichiarato inammissibile, ho dichiarato inammissibile il numero 11.

(Interruzioni del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Le sto precisando, visto che lei ha formulato una domanda alla Presidenza… lei adesso ha chiesto come mai il numero 16 veniva dichiarato inammissibile; non è inammissibile!

(Interruzioni del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa che non si apre discussione su questo.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Sì, però siccome riguarda i progetti comunali per l'occupazione, vorrei riuscire a capire, riguardo l'applicazione dei contratti collettivi da parte dei comuni, che cos'è che viola quella disposizione.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa perfettamente bene quale è l'oggetto della norma oggi in discussione, e lo conosce tutta l'Aula.

(Interruzioni del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Onorevole Uras, questa è la decisione della Presidenza. Passiamo al titolo. E' aperta la discussione sul titolo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Io chiedo di parlare e chiederò di parlare tutta la sera perché si deve sapere una cosa: io non concordo su questo provvedimento, e voterò contro, voterò contro su ogni articolo di questo provvedimento, perché ritengo che sia un provvedimento contro riformatore; non mi convince la tesi di chi sostiene atteggiamenti di sobrietà quando riguardano gli altri, mi convince che gli atteggiamenti di sobrietà debbano riguardare tutti, e debbano riguardare più il merito delle questioni che le evocazioni. In questa norma noi ci siamo atteggiati, come Gruppo, positivamente fino al passaggio agli articoli in ragione di una questione, che, peraltro, viene in qualche emendamento contrastata, ci siamo espressi a favore di un principio che c'era stato avanzato dall'onorevole Steri in Commissione. Il principio era questo: noi prendiamo atto che il sistema debba essere riformato, che debba essere riformato profondamente, che debba essere riformato in tutte le sue parti, perché questa dimensione molto ampia di apparato pubblico non corrisponde più alle esigenze di governo della cosa pubblica, dell'interesse pubblico, ma corrisponde di più all'esigenza di governo del consenso. Per questa fase, perché non vanno cambiate le regole in corso d'opera, manteniamo ferma la vecchia disposizione regionale nella composizione dei consigli comunali e sostanzialmente nella composizione degli esecutivi, accettando come norma di salvaguardia della pigrizia istituzionale, cioè alla pigrizia riformatrice che pure si manifesta non solo oggi ma, purtroppo, in tutte le legislatura che ci hanno preceduto anche in questo Consiglio, facciamo scattare l'automatismo dell'applicazione della legge nazionale. Perché ci diamo questa regola? E perché innestiamo il meccanismo? Perché non abbiamo fiducia in noi stessi come soggetti riformatori, e non è un insulto che ci diamo, è una sorta di esame di coscienza, di consapevolezza di quello che effettivamente siamo in grado di esprimere, e non perché costi troppo, io non ho la visione leghista della falce che passa sopra il sistema istituzionale locale che sento essere la radice propria della democrazia, è lo strumento migliore per difenderla la democrazia, e proprio perché voglio difendere questo sistema istituzionale locale, la sua funzione, la sua capacità di intervenire sul merito delle questioni ho sollevato alcuni problemi, che non mi vergogno di aver sollevato, per dire che non basta solo la costruzione del sistema, ma ci dev'essere anche la motivazione del perché lo costruiamo, la finalizzazione di quel sistema, cioè, perché stanno in piedi 370 comuni in Sardegna, molti dei quali, oltre 270, con una popolazione inferiore ai 3000 abitanti? Perché vivono, sopravvivono anche comuni che sono non al di sotto dei 1000, non al di sotto dei cinquecento, ma anche al di sotto dei 300, dei 200, anche dei 100 abitanti? E non vale il ragionamento che ogni tanto ci somministra l'onorevole Cuccureddu, che è persona dotta in questa materia, per cui ci sono comuni montani del cuneese, o da altre parti sulle Dolomiti che hanno popolazioni ancora inferiori, perché il tema è un altro, e se quel tipo di forma istituzionale, se quel modello è un modello che corrisponde alle esigenze complessive di questo Paese, o se questo Paese deve essere un pochino più liberato, se questo Paese possa respirare più a pieni polmoni, se non possa essere alla fine controllato, anzi, quasi soggiogato dal controllo che anche un ceto politico diffuso, così diffuso, esercita un controllo che, badate, è conservazione. Cosa vale un piccolo comune? Vale in ragione del numero degli abitanti oggi? Mi verrebbe da dire di no. Abbiamo comuni come Domus de Maria, Arzachena e altri che hanno molti meno abitanti di altri comuni, per esempio di Monserrato oppure di Quartucciu oppure dello stesso Quartu, magari hanno un pregio nel loro territorio che supera di gran lunga l'importanza che comuni più grandi hanno in ragione dei loro abitanti. Hanno un'importanza nell'economia della regione, hanno un'importanza nei valori ambientali, hanno un'importanza nei valori culturali. Ecco il tema, ecco perché bisogna ragionare sul sistema, come renderlo efficace, come produrre economia, come stare attenti ai bisogni sociali.

Io avevo chiesto di modificare il titolo, che sarebbe stato un po' come modificare l'oggetto della legge perché, colleghi, noi non ci arriviamo spesso qua e purtroppo ci arriviamo poco, ce lo dice anche L'Espresso. Siamo uno dei consigli regionali, forse il consiglio regionale più improduttivo. Lo dico all'onorevole Pittalis che ha la croce di una Commissione che si deve occupare di riforme, noi abbiamo il problema che non facciamo una grande produzione legislativa, non facciamo nessun tipo di manutenzione legislativa, non abbiamo leggi che sono attuate. Io ho verificato nella Commissione d'inchiesta che prima lei citava, Presidente, che c'è quasi un atteggiamento eversivo nei confronti della produzione normativa del Consiglio regionale e allora forse la riflessione da fare è questa. Ecco perché io voterò a favore del titolo e probabilmente voterò contro il provvedimento.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Non intendo intervenire. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Metto in votazione il titolo. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

L'articolo 1 è soppresso.

Passiamo all'esame dell'articolo 2. All'articolo 2 sono stati presentati degli emendamenti.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e dei relativi emendamenti:

Art 2

Composizione dei Consigli comunali e delle Giunte comunali e provinciali

1. Fino all'approvazione di una legge regionale di riforma organica dell'ordinamento degli enti locali, per la composizione dei consigli comunali e delle giunte comunali e provinciali nel territorio della Regione si applicano le disposizioni che seguono.

2. Limitatamente al turno delle elezioni amministrative del 2011, per la composizione dei consigli comunali continua ad applicarsi l'articolo 10 della legge regionale 1° luglio 2002, n. 10 (Adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4). Dal successivo turno di elezioni amministrative si applica l'articolo 37 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) come modificato dall'articolo 2, comma 184, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2010).

3. Il numero degli assessori comunali e provinciali non deve essere superiore a un terzo, arrotondato aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali e provinciali, computando a tale fine il sindaco e il presidente della provincia, e comunque non superiore a dodici unità.

4. Per il computo degli abitanti, ai fini dell'applicazione della presente legge, si fa riferimento ai dati ufficiali relativi ai rilevamenti ISTAT al 31 dicembre 2009.

EMENDAMENTI 9, 7, 5, 2, 14.)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Sull'articolo 1?

PRESIDENTE. Sull'articolo 2 che diventerà articolo 1 in sede di coordinamento perché l'articolo 1 è stato soppresso sul testo originario.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Composizione dei consigli comunali e delle giunte comunali e provinciali. L'articolo 2 ha, come è noto, una regolazione che è limitata, come dicevo prima, a due formulazioni, una che è quella relativa al mantenimento del sistema precedente (sta nel comma 2), l'altra che introduce dopo questo turno il nuovo regime, che è quello previsto dalla legge dello Stato.

Onorevole Pittalis - lo dico anche all'onorevole Campus che in Commissione è intervenuto più volte su questo -, questo diverso regime è esattamente la ragione per la quale alcuni di noi, anziché fare una battaglia campale, hanno lavorato per creare un clima propositivo attorno a questo provvedimento che non li convinceva molto, cioè il fatto che, accogliendo il principio che veniva richiamato dall'onorevole Steri del non giochiamo carte diverse in vigilia di elezioni, ma non accettando di ingessare il sistema istituzionale locale nella dimensione precedente, si è intervenuti a determinare che dal prossimo turno, cioè quello del 2012, si va verso un nuovo regime che è l'unica garanzia che noi abbiamo forse per mettere mano a questa vicenda perché diversamente se noi avessimo accettato di dire solamente, per esempio, da questo turno…

Chiedo scusa.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Rinuncio.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, vorrei chiederle cinque minuti di sospensione in aula se è possibile.

PRESIDENTE. Che siano cinque perché siamo già in notevole ritardo. Sospendo i lavori per cinque minuti, riprenderanno alle ore 19 e 50.

(La seduta, sospesa alle ore 19 e 44, viene ripresa alle ore 19 e 50.)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, prego i colleghi di prendere posto.

E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'articolo 2 è la parte principale della legge. Su questo articolo ci sono due elementi sui quali noi abbiamo apportato degli emendamenti. Il primo riguarda l'emendamento numero 7 sul quale ovviamente è una questione che riguarda pochi comuni ma è un elemento di profonda ingiustizia e preannuncio la richiesta di voto segreto. L'emendamento numero 9 attiene all'ultimo capoverso del comma 2. Vorrei che i colleghi prestassero un attimo di attenzione perché è una questione che genererà un precedente nella legislazione regionale. Io capisco, capisco tutto, ma una legge è uno strumento che deve disciplinare e dare ai cittadini gli strumenti di regolazione della loro vita. Quando una legge va a essere utile invece per autoregolare la stessa dimensione, la stessa vita dei legislatori c'è qualcosa che non funziona. E' un'autodichiarazione di inaffidabilità. Cioè, che noi dobbiamo fare la riforma degli enti locali, costruire il testo unico sull'ordinamento degli enti locali, esitare il codice degli enti locali è un'obbligazione che abbiamo perché abbiamo la competenza primaria, ma vogliamo eludere questa priorità del nostro lavoro dicendo: "Guarda che tu legislatore, io legislatore mi sto dando un'autocensura, se non faccio la riforma entro l'anno il castigo è che - agli altri, non a me, perché il castigo è agli altri cioè agli enti locali - ti ricadono addosso le norme statali". Che modo di legiferare è questo? Io capisco, ma io vi propongo... capisco che c'è questa esigenza, togliamo questa frase perché è lesiva della nostra autorevolezza e sostituiamola con un ordine del giorno unitario dove ci impegniamo a questo, ma è più logico. Ma mettere in legge, dare in pasto ai cittadini l'idea o la prova che noi siamo inaffidabili mi sembra un autogol che si può evitare. Se è il problema dell'impegno nostro, l'impegno nostro lo prendiamo con un ordine del giorno unitario che rappresenti questo, senza bisogno che diventi una parte di una legge che i nostri interlocutori difficilmente capiranno perché dice: "Come, questi sanno già che si danno degli inaffidabili in quanto non sono in grado di fare le riforme e quindi si pongono un'autolimitazione"? Mi viene da fare questa proposta nell'interesse della dignità nostra pur capendo le ragioni, sostituiamo questa frase con un ordine del giorno che ci impegni perché è la cosa più seria che possiamo fare perché si genera un precedente di divulgazione pubblica dei nostri limiti, ci rideranno dietro. E' come dire: "Ma scusate, non sapete che la riforma la dovete fare"? E poi vi mettete questo obiettivo che fa ricadere sugli amministratori locali la sanzione, come dire, si applica la norma nazionale che è anche un'affermazione grave perché vuol dire che noi disconosciamo la nostra competenza primaria in questa materia. Ci sono in una frase due cose allucinanti e vi prego, vi prego, io ritiro l'emendamento se viene espressa la volontà di tradurlo in un ordine del giorno perché questa è una delle cose... diversamente se non c'è questa volontà io sono costretto a chiedere anche il voto segreto sul "9" perché ritengo che ogni consigliere deve rispondere della sua dignità alla propria coscienza e questo mi sembra il succo delle cose.

Per cui, voto segreto anche sul "9" nel caso non venga accolta l'istanza di fare un ordine del giorno di medesimo contenuto, la stessa cosa, si impegna unitariamente, lo votiamo a chiusura della legge, ma non deve costituire parte della legge perché la ritengo, anche se è stato definito un fattore genetico dell'accordo. Vabbè, l'accordo è accordo e nessuno lo vuole disconoscere, però io preferisco spendermi totalmente fino alla fine per rispettare un impegno che ho preso nei confronti dell'Aula piuttosto che mettere al ludibrio pubblico la funzione del Consiglio regionale. Questo è il mio pensiero e credo che sia una cosa altamente grave che si generi attraverso questa norma che tutto sommato non farà vivere serenamente gli amministratori e genererà un'altra disparità. Noi ci possiamo accordare su questo e io posso garantire che se c'è questa volontà ci sarà il voto unanime, esplicito all'ordine del giorno da parte di tutto il nostro Gruppo.

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, per precisare che il voto segreto può essere richiesto dal Capogruppo o dal Vicecapogruppo, quindi deve essere appoggiata contestualmente la sua richiesta.

(Appoggia la richiesta il consigliere Diana Giampaolo.)

Ho fatto la precisazione, è stato confermato che è condiviso dal responsabile del Gruppo perché non è presente il Capogruppo.

Onorevole Cuccureddu e onorevole Steri vi siete iscritti oltre la fine del primo intervento, quindi non potete intervenire. Il primo intervento è stato quello dell'onorevole Uras.

Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Intanto è doveroso rimettersi all'Aula in relazione agli emendamenti, però debbo anche precisare e su questo penso si debba dare atto che l'emendamento... chiedo scusa, così poi non stiamo a ripeterci perché è materia delicata sulla quale penso bisogna stare anche attenti... l'emendamento numero 9 prevede la soppressione del capoverso del comma 2 e questo capoverso costituiva parte integrante in Commissione di un accordo che è stato raggiunto sull'articolo 2 e in particolare sul comma 2 e anche sui successivi. Quindi io questo lo richiamo all'attenzione dell'Aula perché ci potrebbe essere anche un rischio all'esito del voto che questo provvedimento possa anche prendere altre vie. Questo lo devo dire con franchezza e chiarezza perché il capoverso del comma 2 costituiva parte integrante di un accordo che prevedeva... quindi anche dare il segnale di una riduzione in prospettiva. Era solo questo, Presidente, per doveroso richiamo all'Aula perché non si tiene conto di un faticoso accordo raggiunto in Commissione con questo emendamento numero 9.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Conforme al parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti. Sull'emendamento numero 9 è stato chiesto il voto segreto.

Comunico che il collega Marco Meloni è rientrato dal congedo.

Votazione a scrutinio segreto

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 9.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Passiamo all'emendamento numero 7. E' stato chiesto il voto segreto.

Votazione a scrutinio segreto

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 7.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Metto in votazione il testo dell'articolo. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

PITTALIS (P.d.L.). Voto elettronico palese!

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, no, l'ha chiesto dopo che io ho proclamato il voto. Non c'era qui la richiesta di voto elettronico.

Passiamo agli emendamenti aggiuntivi. Emendamento numero 5.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis l'ha già espresso il parere, siamo in fase di votazione. Pensavo avesse chiesto la parola per dichiarazione di voto.

Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Dovrò essere sintetica in tre minuti e non sarà facile.

Questa legge che stiamo discutendo sorge perché ci si è posti il problema di dover salvaguardare e garantire il diritto di rappresentanza, la partecipazione laddove questa rischiava anche in maniera discordante da ciò che è successo nell'altra tornata amministrativa di essere ridimensionata. Un problema quindi di democrazia ci si è posti e di rispetto della democrazia. Allora io sono assolutamente convinta quindi che questa aula mossa da questo sentimento democratico così profondo possa accettare e approvare e votare positivamente anche l'emendamento numero 5 che si pone lo stesso problema di salvaguardia della democrazia e anzi di allargamento della democrazia proponendo la norma secondo la quale nella costituzione delle giunte comunali e provinciali venga rispettata la parità di genere e comunque che i due generi non possono essere rappresentati al di sotto del 40 per cento nella costituzione delle giunte. So bene che questo è un tema complesso che potrà essere affrontato per quanto riguarda le assemblee elettive con la riforma della legge elettorale e in particolare spero presto con l'approvazione della legge che prevede la doppia preferenza, oggi noi possiamo dare un segnale positivo... Presidente, mi scusi posso recuperare?

PRESIDENTE. Colleghi vi prego di prendere posto. Onorevole Barracciu nel momento in cui il Presidente richiama la parola con l'accensione del proprio microfono sospende il suo tempo. Quindi lo recupera automaticamente.

BARRACCIU (P.D.). Dicevo, con questa legge possiamo imprimere comunque una prima accelerazione alla sotto rappresentanza delle donne nelle istituzioni e nelle Giunte e quindi determinare anche in Sardegna ciò che è stato interrotto in maniera davvero traumatica anche dall'esempio costituito dalla Giunta regionale, dal presidente Cappellacci in questo senso. Chiedo alle colleghe di verificare questo emendamento e mi aspetto che come da tradizione in questo Consiglio regionale le colleghe si facciano portavoce della bontà di questo emendamento, votino a favore e facciano votare a favore i colleghi del Gruppo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Brevemente per ricordare che al Senato ieri è stato votato un provvedimento similare e questo vuol dire che l'esclusione di genere che è purtroppo una costante italiana da tutti i posti di direzione, sia politica che... c'è fermento in aula, c'è fermento in aula...

PRESIDENTE. Prego onorevole Salis.

SALIS (I.d.V.). Fa piacere che ci sia questo. E quindi il Gruppo dell'Italia dei Valori è d'accordo e sostiene questo emendamento, anzi i componenti del gruppo chiedono di poter apporre le proprie firme sull'emendamento.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Per sostenere l'emendamento anche se la collega Barracciu non me l'ha chiesto se non per interposte persone che non si sono presentate comunque e per dire che io penso che qualche anno fa non sarei stato d'accordo, però alla luce dei fatti, alla luce degli eventi, compresa anche l'ultima Giunta regionale, io credo che comunque in qualche modo bisogna iniziare. Bisogna iniziare a salvaguardare dei diritti perché non siamo stati capaci di creare le condizioni perché ci sia parità fra i generi. Abbiamo avuto tante occasioni per poter essere conseguenti e non le abbiamo messe in pratica. Ecco perché io questa volta, e se la collega Barracciu me lo consentirà, vorrei anche aggiungere la firma all'emendamento e votare a favore. Ma colgo anche l'occasione nonostante i tumulti in aula, Presidente colgo l'occasione nonostante i tumulti in aula! Presidente chiedo, colgo l'occasione nonostante i tumulti in aula!

PRESIDENTE. Onorevole Capelli ha ragione. Prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Contu, onorevole Locci, onorevole Floris, onorevole Meloni, grazie.

CAPELLI (Gruppo Misto). Per auto compiacermi di aver col mio intervento precedente in discussione generale provocato un dibattito. Ricordo che sono intervenuto dopo il collega Porcu che sottolineava come le cose stessero andando in modo liscio, tranquillo, vista l'unanimità della Commissione, preoccupante sempre come dice il collega Uras. Però qualche animo si è svegliato e gli emendamenti poc'anzi votati a voto segreto dimostrano che a volte le coscienze possono dire qualcosa e dimostrano che questa non è una leggina e dimostrano anche che non c'era l'impegno poi a fare una riforma strutturale del sistema, ma che voleva essere la riforma. Io credo, non so se questa legge verrà votata dall'aula, ma credo che forse, finalmente e mi prendo qualche merito, qualche coscienza si è finalmente svegliata.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MELONI MARCO (P.D.). Per esprimere il mio voto favorevole a questo emendamento. Credo che sia un'opportunità che è data già in questa circostanza a questo Consiglio di affermare un principio nel quale a parole crediamo tutti. Io voglio ricordare che da molti mesi sono state presentate una serie di proposte di legge da parte del centrosinistra e da parte del centrodestra che lo traducono il principio della parità di genere nelle istituzioni in norme che si riferiscono sia al Consiglio e alla Giunta regionale sia alle istituzioni rappresentative ed esecutive degli enti locali, io mi auguro che tutti, le colleghe e i colleghi del centrodestra e tutti noi possiamo dare un segnale che è molto pratico, è molto capace di portare a delle conseguenze, uno shock positivo, voglio ricordare che il Parlamento appena ieri ha approvato in prima lettura al Senato e passerà ora alla Camera per il voto finale una norma che è relativa ai consigli d'amministrazione delle società quotate ma parliamo della stessa materia, parliamo di una materia che obiettivamente in Sardegna negli ultimi anni non è stata trattata nel modo più adeguato, ma questa è un'occasione per tutti, votando a favore di quest'emendamento, per ridare una speranza di una composizione delle nostre amministrazioni che rifletta la composizione della nostra società e riesca a portare qualità ed efficienza democratica nelle nostre istituzioni.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Per anticipare il voto, mio e credo del Gruppo, a favore di questo emendamento. E come non essere d'accordo? Soprattutto in considerazione del fatto che più volte ci siamo espressi in favore della parità di genere. Mentre diventa difficile raggiungere un risultato come questo nelle assemblee elettive, perché poi bisogna fare i conti con il voto, e sappiamo com'è difficile trovare un equilibrio, nella composizione delle giunte io invece credo che sia un risultato facilmente raggiungibile, perché le giunte vanno nominate dal Presidente e dal Sindaco, e quindi è una norma che una volta approvata, e contenuta nella proposta, credo possa essere rispettata. Rispettata soprattutto nel rispetto di un genere che non sempre è stato adeguatamente considerato. E sappiamo quanto gioverà soprattutto raggiungere una parità di genere. Io ho che ho una età, che ho vissuto un'esperienza della frequenza nelle classi unisex, so con quanta difficoltà gli insegnanti riuscivano a tenere quelle classi. Lo dico con un esempio comunque concreto, e quanto abbia migliorato invece il funzionamento delle scuole e delle classi quando si fece la scelta della formazione delle classi miste. L'ho vissuto su esperienza personale come alunno, e poi come insegnante. Però, a parte questa divagazione, questa reminiscenza scolastica, io credo che sia doveroso, e mi auguro che il Consiglio all'unanimità possa cogliere quest'emendamento, sostenendolo col voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Io voterò a favore di questo emendamento, come voterò a favore di molte altre cose prima della fine della legislatura, con lo sconforto nel cuore, collega Barracciu, perché ho la certezza che quello che noi approviamo troverà un Governo attento all'impugnazione presso la Corte costituzionale, una burocrazia attenta ad osteggiare ogni nostra decisione, e una disattenzione fondamentale da parte nostra a difendere la nostra funzione e il nostro ruolo. Questo lo dico perché non basta fare le leggi, l'onorevole Maninchedda lo sa, magari bastasse fare le leggi. Bisogna fare le leggi, bisogna riformare l'apparato pubblico, bisogna riorganizzare gli uffici, bisogna avere tribunali in grado di decidere sull'applicabilità di una disposizione in tempo celerissimo, così come richiede…

Presidente, ci trasferiamo là? Chiediamo una sospensione di un quarto d'ora, venti minuti, un'ora? Sospendiamo? Io sono per sospendere i lavori! Perché se non dobbiamo stare attenti a quello che approviamo è meglio che li sospendiamo i lavori!

PRESIDENTE. Sono perfettamente d'accordo con lei, onorevole Uras. Per cui dopo che terminiamo questo emendamento i lavori dell'Aula verranno sospesi. Prego onorevole Uras, può terminare. Non possiamo…

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, non posso terminare!

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Semplicemente per dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento, chiedere che venga apposta la mia firma in questo stesso emendamento, e per mostrare grande soddisfazione qualora questo venisse approvato dall'Aula.

PRESIDENTE. Si, dopo questo emendamento sospendo i lavori!

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Sì, intanto io ritengo che questo provvedimento, anche con l'incidente di percorso, che però bisogna chiarire non giova, perché se si decide di fare una cosa, e si decide tutti, i patti vanno rispettati, a voto palese o a voto segreto. Ma siamo rispettosissimi dell'esito, però attenzione, che la soppressione di quel comma non ha modificato nulla, perché l'inciso, qui si dice: "Limitatamente al turno delle elezioni amministrative del 2011, continua ad applicarsi l'articolo 10", il che significa che noi stiamo davvero in questo modo dicendo ancora forse più chiaramente ed esplicitamente che entrano automaticamente in vigore, e questo perché rimanga agli atti, le norme statali dal prossimo turno delle elezioni. Questo è la… Quindi non è modificato e non è mutato nulla rispetto all'impianto. Avrei voluto, onorevole Gian Valerio Sanna, siccome lei ha lavorato, e io le riconosco davvero che è uno di quelli che in Commissione ha più, anche di me, parlo per me stesso, lavorato proprio per trovare sintesi, che poi, ecco, ciò possa pregiudicare il successivo iter di questo importante provvedimento. Questo lo dico anche per notizie i colleghi, ai quali avevamo dato notizia di un accordo che si è raggiunto su queste basi. Ecco, che una lettura attenta della norma, salvaguarda l'impianto originario. Questo lo dico soprattutto per amore della verità. E mi auguro che, anche successivamente, ci si possa confrontare davvero, perché se ci sono problemi è meglio sollevarli e affrontarli, anche palesandoli, perché su una materia delicata come questa, davvero non penso che sia il ricorso al voto segreto che può aiutarci ad andare avanti.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-La Sinistra Sarda). Grazie Presidente, per annunciare naturalmente il mio voto favorevole, con l'invito un po' a tutta l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole all'unanimità, perché questo è un voto alla democrazia. Anche perché dobbiamo ricordare in questo momento che abbiamo subito, come genere, un'ingiustizia gravissima quando il presidente Cappellacci ha formulato e ha espresso la Giunta. Una Giunta assolutamente amputata, oltreché essere costantemente assente. Ricordo pure che quando c'erano le Assessore donna le presenze erano decisamente più intense e partecipate. Quindi io invito davvero l'Assemblea ad esprimere il voto favorevole per la parità di genere. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Per chiedere il voto elettronico palese.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZEDDA ALESSANDRA (P.d.L.). Grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole, anche se alcune osservazioni sembrano doverose. Sono tra l'altro all'attenzione anche dei lavori delle commissioni delle proposte di legge che di fatto dovrebbero contemplare tutta la materia, cito per esempio la doppia preferenza. Io credo che ovviamente come donna non posso che essere a favore di quest'emendamento, tuttavia mi sembra alquanto riduttivo pensare solo alla composizione delle giunte, dove di fatto c'è la gestione, però in ogni caso noi vorremmo che si trattasse la materia. E quindi, onorevole Uras, su questo credo che la vorrei vedere in futuro votare a favore sulle proposte che riguarderanno anche la composizione e la partecipazione ai consigli comunali, dove sostanzialmente l'assenza delle donne mi sembra molto più grave. Quindi il voto è favorevole. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie. È stato chiesto il voto elettronico palese, chiedo ai colleghi di prendere posto.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 5.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio non approva).

Metto in votazione l'emendamento numero 14.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Lo sottoscrivo. Gli uffici non l'hanno neppure letto! In questo emendamento si dice che le disposizioni si applicano a tutti i comuni tranne che al comune di Castelsardo.

Allora questo non è un emendamento, è uno scherzo! Ma carnevale è finito! Ma noi possiamo tollerare che questo Consiglio, che trova un accordo in Commissione per salvaguardare un pizzico di principio riformatore che dovrebbe sovraintendere la nostra attività, finisca per venire qua e presentare emendamenti burla? Emendamenti burla! Siamo un circo? Io non avevo dubbi, al di là della sobrietà, e non rido! Mi viene da piangere! Ma che figura ci facciamo Presidente'

Che figura ci facciamo?

PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 14.

(Il consigliere Cuccureddu chiede il voto elettronico palese)

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 14.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio non approva).

Passiamo all'emendamento numero 2.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). E' chiaro che l'emendamento numero 14 è un emendamento provocatorio. Io spero che l'onorevole Cuccureddu ritiri il 2, perché la strumentalità dell'emendamento numero 2 è talmente evidente che rompe anche lo spirito con cui stiamo facendo la legge, perché è chiaro che se vogliamo mettere il cappello su alcune parole d'ordine che fanno presa sulla pancia della gente siamo capaci tutti, ma dire che vogliamo risparmiare e che il risparmio sulla spesa pubblica si fa tagliando il 5 per cento degli assessori comunali, dei sindaci, se diciamo a quelle comunità dove i sindaci subiscono gli attentati, dove prendono le bombe, dove sono minacciati, dove gli tagliano le piante di ulivo che stanno rubando i soldi e che non gli tagliamo il 5 per cento, stiamo facendo demagogia, stiamo facendo un atto irresponsabile, è una vergogna questo emendamento! Per chi l'ha presentato e per chi lo vota! Io voterò contro se non viene ritirato!

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). E' evidente che il consigliere Cuccu vuole strumentalizzare tutto e tutto è strumentalizzabile! Tutto è strumentalizzabile! Io credo di aver detto più volte che lo Stato ha stabilito un taglio sulle indennità e che le indennità sono ridicole! Questo emendamento è costituito di 2 commi: il primo stabilisce che sia l'Assessore regionale a stabilire indennità che devono essere sicuramente adeguate alle funzioni, competenze che non abbiamo mai esercitato, noi oggi ci troviamo ad applicare una normativa nazionale e sono stato io a dire quali sono le cifre, sono ridicole! Sono 25 euro per un Assessore, al mese, se è lavoratore dipendente, quindi nessuno vi supera in questo! Però è articolato in 2 commi la seconda norma non è assolutamente transitoria perché vuole che l'Assessore regionale immediatamente prenda in mano questo argomento e decreti cifre che siano adeguate alle funzioni e rischi anche fisici che qualche sindaco corre in questo periodo. Quindi strumentalizzare una parte di una norma transitoria mi sembra quanto di più dannoso si può fare nei confronti dei sindaci e degli amministratori perché questa norma saltando giù dal Consiglio dà il primo segnale di federalismo interno perché non dice tagliate il 5 per cento dell'indennità, dice valutate voi come applicare tagli, anche rinunciando e sono moltissimi i sindaci, gli assessori e gli amministratori che rinunciano alle indennità per svolgere quella funzione, perché non sono il 25 euro che inducono gli assessori e i consiglieri ad andare in Consiglio e ad impegnarsi per la propria comunità. Strumentalizzare questo significa non aver compreso la norma. Quindi, se è possibile, ritiro il secondo comma e la norma transitoria e vorrei mantenere la competenza in capo alla Regione per disciplinare la materia.

PRESIDENTE. Quindi il secondo comma è ritirato rimane il primo?

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Il primo comma fa parte della legge numero 10 che è una legge in vigore nella Sardegna in tutto e per tutto e che non ha bisogno di essere reiterata, cioè stiamo reiterando una formulazione che è già nella legislazione corrente della Regione Sardegna.

PRESIDENTE. Nel momento in cui vengono fatte le altre dichiarazioni di voto approfondiamo l'osservazione fatta dall'onorevole Sanna.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Sì Signora Presidente, io sono stato d'accordo e ho partecipato in Commissione come auditore, in quanto non faccio parte e non posso votare in prima commissione, però ho apprezzato lo spirito che alla fine è prevalso, cioè quello di considerare indifferibile una riforma complessiva dell'assetto istituzionale della Sardegna, a cominciare dalla Regione. Io sottoscrivo completamente l'intervento che ha fatto il collega Capelli nel dire che il Consiglio regionale è la prima istituzione della Sardegna che deve iniziare a dare segnali, anche se ne abbiamo già dato come la Presidente ha detto poco fa, però è necessario dare complessivamente un'idea di una volontà riformatrice che tenga conto della necessità di evitare gli sprechi, partendo dalla Regione, non certamente dagli amministratori che sono più esposti alle difficoltà della crisi e alle tensioni altissime che si vivono nei comuni, e non solo nei comuni sardi. Per cui io ho accolto questa soluzione minimale di questo progetto di legge che ha affrontato alcune tematiche che sono importanti con l'impegno a voler da subito - questo è un impegno che il Presidente della Commissione ha assunto a nome di tutti i componenti - accelerare i propositi di riforma che abbiamo unitariamente espresso anche in quest'Aula. Per cui io chiederei al collega Cuccureddu di ritirare non solo il comma 2, anche perché anche io sono dell'avviso che il comma 1 sia già previsto nella legislazione regionale e sia già normato; per questa ragione, ove fosse vero, io veramente chiedo al collega Cuccureddu che tolga un po' dall'impaccio di dover noi poi sindacare, anche con emendamenti che sono giusti dal punto di vista complessivo ma che rischiano di essere ridotti a propaganda. Cioè la riduzione del 3 per cento prevista dal Governo nazionale, la soppressione delle circoscrizioni: non è lì il costo della politica. E poi contemporaneamente che cosa succede? Che si annunciano i Sottosegretari in più…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.

Dagli approfondimenti fatti, le osservazioni dell'onorevole Sanna sono corrette, però la Presidenza non può intervenire, quindi tutto è rimesso alla volontà del presentatore con il ritiro dell'emendamento, o altrimenti alla volontà dell'Aula, perché l'approvazione creerebbe i problemi fatti presenti dall'onorevole Sanna.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, solo per sapere se dobbiamo approvare una cosa utile o una cosa inutile, perché insieme agli emendamenti burla abbiamo anche gli emendamenti inutili, abbiamo una legge che fa schifo. E poi ci prendiamo il giudizio che ci meritiamo.

PRESIDENTE. Ho già espresso la posizione della Presidenza: la Presidenza non può dichiarare l'emendamento inammissibile, questo è rimesso alla volontà dell'Aula che può votare contro, oppure del presentatore che lo ritira.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-F.L.I.). Grazie, Presidente. Solo per due brevissimi cenni. Questo emendamento è stato oggetto di approfondita discussione in Commissione e già in Commissione era stato rilevato, i funzionari avevano dato atto, che questo primo comma era del tutto inutile, poi c'eravamo soffermati sul secondo e avevamo ritenuto che non fosse in questo momento una norma opportuna (non usiamo altro termine), decidendo di non approvarla con il consenso di tutti. Si riteneva quindi che, in base agli accordi, questo emendamento, così come altri che sono stati presentati, non dovesse essere ripresentato in quest'Aula. Non faccio commenti su questo, su quanto è avvenuto, voglio però fare un brevissimo passo indietro in relazione all'emendamento numero 9 che è stato accolto, per segnalare che concordo pienamente con quanto ha affermato prima l'onorevole Pittalis. La norma dice "limitatamente al turno", allora, noi applicavano l'articolo 10 perché avevamo competenza esclusiva, se nell'esercizio di una competenza esclusiva limitatamente al turno applico questa norma, vuol dire che se poi non legifero torno alla norma nazionale. Quindi sostanzialmente il risultato della norma rimane esattamente lo stesso anche con quell'ultimo periodo che è stato soppresso.

Ritengo invece utile richiamare, se vi è ancora la disponibilità, quanto affermato dall'onorevole Gianvalerio Sanna prima della votazione, e invitare a presentare un ordine del giorno che ribadisca esattamente quanto diceva quel periodo che è stato soppresso e che comunque dice anche il periodo approvato.

PRESIDENTE. Il Consiglio non si può esprimere su una cosa su cui si è già votato e si è già espresso, quindi non ci possiamo ritornare.

STERI (U.D.C.-F.L.I.). Sul primo comma sì.

PRESIDENTE. Sul primo comma sì, ma non si può entrare nel merito di una volontà già espressa dal Consiglio con la soppressione dell'ultimo capoverso del comma secondo.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sull'ordine dei lavori, Presidente. Non ho compreso bene una sua affermazione: lei ha detto "se dovesse essere approvato, creerebbe problemi" perché a seguito dell'approfondimento…

PRESIDENTE. Io non ho detto che creerebbe problemi, ho detto che si verificherebbe ciò che ha portato all'attenzione dell'Aula l'onorevole Sanna, quindi è rimesso alla volontà dell'Aula…

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Posso porre un quesito io, scusi? Quindi, si ribadisce una volontà già espressa in una legge, se dovesse essere invece bocciato, se questo nuovo Consiglio dovesse esprimere una volontà contraria a demandare all'Assessore, che cosa succederebbe?

PRESIDENTE. Nell'emendamento non si dice che si abroga quella norma della legge 10, quindi non succederebbe assolutamente nulla.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cuccureddu.

L'emendamento numero 12 è inammissibile. L'articolo 3 è soppresso, l'articolo 4 è soppresso, passiamo quindi all'esame dell'articolo 5. All'articolo 5 sono stati presentati l'emendamento numero 8, che è stato ritirato, l'emendamento sostitutivo parziale numero 10 e gli emendamenti aggiuntivi numero 6, 3, 17 e 1. Sull'emendamento numero 1 è stato chiesto il voto segreto: onorevole Uras, siccome adesso lei è presente in aula, conferma la richiesta avanzata dall'onorevole Zuncheddu di voto segreto?

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Se l'ha chiesto la collega ovviamente è confermato.

PRESIDENTE. L'emendamento numero 11 è inammissibile, l'emendamento numero 16 è ritirato.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 5 e dei relativi emendamenti:

Art. 5 Riduzione dei costi e disposizioni varie

1. Le circoscrizioni di decentramento comunale di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni sono soppresse, fatta eccezione per la Municipalità di Pirri e per quelle esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge rappresentative di nuclei residenziali omogenei ed esterni al tessuto urbano principale del comune di riferimento. Gli statuti comunali possono prevedere la soppressione o l'accorpamento delle circoscrizioni così risultanti ovvero la loro trasformazione in differenti forme di decentramento comunale. Al presidente e ai componenti i consigli circoscrizionali è riconosciuto il solo gettone di presenza per le sole riunioni dell'assemblea. In nessun caso l'ammontare percepito nell'ambito di un mese, può superare l'importo pari ad un quarto dell'indennità massima prevista per il rispettivo sindaco. Il presente comma si applica dal primo rinnovo del consiglio comunale successivo alla data di entrata in vigore della presente legge.

2. Per determinare il quorum dei votanti nei comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti non sono computati fra gli elettori iscritti nelle liste elettorali del comune quelli iscritti all'anagrafe degli elettori residenti all'estero.

3. Al comma 1 dell'articolo 3 della legge regionale 2 agosto 2005, n. 12 (Norme per le unioni di comuni e le comunità montane. Ambiti adeguati per l'esercizio associato di funzioni. Misure di sostegno per i piccoli comuni) dopo le parole "le Unioni di comuni sono" sono aggiunte le parole "associazioni di". Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le unioni di comuni adeguano i propri statuti alle disposizioni del presente comma.

4. Nei comuni con popolazione pari o inferiore a 15.000 abitanti il consiglio è presieduto dal Sindaco. Il presente comma si applica dal primo rinnovo del consiglio comunale successivo alla data di entrata in vigore della presente legge.

5. In attesa di una disciplina regionale di razionalizzazione della materia non si applica in Sardegna l'articolo 2, comma 186, lettera e), del della legge n. 191 del 2009.

6. Fino a diversa disposizione di legge regionale, negli enti locali della Sardegna non si applica l'articolo 6, commi 7, 8, 9 e 12 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica) convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, relativamente alle somme trasferite dalla Regione autonoma della Sardegna.

7. In attesa di una disciplina organica regionale dell'ordinamento degli enti locali di cui al comma 5 dell'art. 10, della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione - legge finanziaria 2007) e successive modificazioni, alle assunzioni di personale a tempo determinato e indeterminato e agli incarichi di collaborazione coordinata derivanti da processi di decentramento di funzioni e competenze stabilite con legge regionale, nonché da processi di riorganizzazione, trasformazione o soppressione di enti locali, il cui onere è finanziato con risorse regionali, ivi comprese quelle del fondo previsto dall'articolo 10 della legge regionale n. 2 del 2007, non si applicano le disposizioni dell'articolo 14, commi 7 e 9, del decreto legge n. 78 del 2010, convertito con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010.

INSERIRE EMENDAMENTI ).

È iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). L'articolo 5 di questo provvedimento riguarda alcune figure ritenute superate all'interno dell'organizzazione degli enti locali, ma colgo l'occasione anche per ritornare alla soppressione che il Consiglio ha fatto della disposizione relativa all'entrata in vigore, anche nel territorio regionale, della norma nazionale di riduzione dei consigli comunali e degli organi di governo della Regione… Presidente, io oggi ho poca pazienza, sono anche abbastanza affaticato, anche fisicamente affaticato, e sono anche profondamente disgustato…

PRESIDENTE. Ha perfettamente ragione, onorevole Uras. Onorevole Meloni, prenda posto, grazie.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Noi abbiamo discusso in Commissione, abbiamo discusso tra forze politiche, abbiamo discusso tra Gruppi e abbiamo accettato in Commissione - lo dico perché tra noi non può esserci l'equivoco - abbiamo accettato di portare qui un testo che aveva dei bilanciamenti e dei controbilanciamenti, che aveva un equilibrio, e aveva un equilibrio per rispondere a un'esigenza sociale. Personalmente io avevo chiesto, per esempio, ad altri Gruppi politici, di minoranza e di maggioranza, di sostenere insieme all'approvazione di questo provvedimento l'approvazione della norma costituzionale di iniziativa regionale che prevede la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 60; avevamo anzi in Commissione proposto di operare la riduzione - ne parlavamo anche con l'onorevole Campus - del Consiglio regionale e in Commissione abbiamo detto "eliminiamo almeno il listino", cioè i consiglieri regionali che vengono eletti sulla base della sola indicazione del Presidente e lasciamo allo scrutinio su base provinciale la scelta di 64 consiglieri, e sempre sopra ogni altra Regione rispetto al rapporto con la popolazione. Noi siamo i più arretrati da questo punto di vista e non è vero che abbiamo esigenze o che la popolazione ha esigenze di miglior rappresentanza, non è vero! Non vedono l'ora di ridurre il numero dei consiglieri regionali, degli assessori e dei consiglieri comunali, di assessori e presidenti provinciali, non c'è cittadino di questa Regione, di altre regioni che non voglia fare così. E poi c'è un ceto politico che si difende, io lo capisco. Dobbiamo presentare le liste, abbiamo un amico, un compagno a cui abbiamo garantito di stare dentro, abbiamo garantito visibilità pubblica, un ruolo. Ma siamo veramente certi che questo serva a gestire al meglio la disperazione che abbiamo tra le mani cioè la disoccupazione dei lavoratori, la cassa integrazione dei lavoratori, la precarietà dei lavoratori? Io penso di no, penso di no.

E allora siamo venuti qua e abbiamo trovato emendamenti inammissibili e lo diciamo quali sono: è inammissibile l'emendamento che voleva mantenere la disposizione dell'articolo 94 della 11/88 sui contratti che si applicano ai lavoratori dei cantieri comunali. Perché alcune province agendo autonomamente stanno dando indicazioni di applicazione di contratti collettivi per cui c'è una riduzione del numero dei lavoratori che si possono impiegare. Se prima ne potevamo impiegare 100 applicando disposizioni come quella che rinvia al contratto collettivo del settore edile noi ne potremmo assumere cinquanta. Quindi era un'urgenza, una necessità. L'altra necessità la vogliamo dire, perché abbiamo fatto una conferenza dei capigruppo, l'abbiamo fatta... io non posso urlare perché ho avuto anche una piccola emorragia e non vorrei averne un'altra, se mi fate la cortesia di ascoltarmi, io parlo con voce più bassa.

PRESIDENTE. No però colleghi, scusate, ognuno al proprio posto, chi deve parlare al telefono lo faccia fuori dall'aula.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Il secondo caso riguardava la SBS che è una società per azioni di proprietà della Regione che ha una grave situazione e per la quale si era trovato uno strumento assolutamente legittimo per evitare l'irreparabile che noi speriamo si possa evitare con un provvedimento da approvare presso il collegato.

La terza questione riguardava la non difforme applicazione di una norma ma l'invenzione di una norma per cui hanno preso dei lavoratori li hanno licenziati, li hanno riassunti, gli hanno tolto la previdenza integrativa, gli hanno tolto tutte le indennità, gli hanno ridotto lo stipendio, perché hanno avuto l'ardire di chiedere una regolazione come il diritto e la legge gli riconosceva nel loro contratto collettivo di lavoro.

E noi abbiamo avuto il tempo però, riformando tutto, di lasciare le cose esattamente com'erano prima e d'intervenire con l'articolo 5 solo sulle cose di contorno sul difensore civico che non ha nessuno, oppure sull'utilizzo o meno di un direttore generale che è meglio che non si abbia, è un rafforzamento dell'apparato degli enti locali, cioè su cose di contorno. L'unica cosa che non abbiamo colpito, lo dico anche al Partito Democratico che è lento da questo punto di vista, purtroppo, mentre viaggiano avanti i loro dirigenti nazionali ogni tanto ci sono cadute che non traducono il messaggio che viene dato anche politicamente dello schieramento avanzato in sede locale. Lo dico perché non posso non dirlo, che non si raccoglie il messaggio, l'esigenza di rispondere meglio al bisogno, alla chiamata che il cittadino fa.

Ma è possibile che si possa trovare il modo per superare la cosa che ci siamo detti, che abbiamo concordato in Commissione e trasversalmente perché ci sono liste da fare oggi e domani e i comuni che interessano me non sono tra quelli di oggi ma sono tra quelli di domani, che noi lasciamo le cose come stanno. Onorevole Floris, lei è l'Assessore delle riforme, non è l'Assessore del personale, perché la sua carriera politica, le funzioni istituzionali che hanno ricoperto, richiamano la partita delle riforme non quella della gestione spicciola di un apparato ormai decrepito come quello dell'amministrazione regionale.

Noi abbiamo bisogno di un respiro riformatore. Io non voterò contro questa legge, mi asterrò, come una sorta di atto di buona volontà, ma non è la strada giusta, lo dico ai colleghi tutti, lo dico anche agli altri partiti della minoranza, non è la strada giusta, abbiamo bisogno di più e di meglio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Sì signora Presidente io vorrei tornare leggermente indietro perché non ho sentito il parere che ella ha dato sull'emendamento numero 12 all'articolo 3 bis "SBS", è considerato inammissibile?

PRESIDENTE. L'ho dichiarato inammissibile dall'inizio.

SALIS (I.d.V.). Questo ci dà ancora il senso spesso della difficoltà che abbiamo di potere intervenire su situazioni che sono effettivamente disperate. E ci pone ancora di più nella necessità di accelerare, di dare segnali. Io riprendo velocemente l'intervento che stavo iniziando prima. Ci pone nella necessità di dover velocemente dare dei segnali veloci sulla riforma della Regione.

Sul numero dei consiglieri regionali io pregherei il Presidente della prima Commissione di interloquire con i Capigruppo e i componenti della Commissione stessa perché su questo versante abbiamo la sensazione che ci sia non dico unanimità di vedute ma quanto mano una sintonia ampia tra molti Gruppi presenti in Consiglio. L'eliminazione del listino per esempio mi sembra quasi cosa acquisita.

Ebbene io comincerei proprio a dare un segnale in questo senso, proprio per evitare le misure propagandistiche di coloro che hanno i privilegi rispetto a situazioni di vertice nella pubblica amministrazione e si riducono il 3, il 4, il 5 per cento delle proprie indennità e poi vanno a sciogliere l'unico presidio di presenza democratica che c'è in un piccolo comune o in una circoscrizione. Io non sopporto, io disprezzo questo genere di propaganda, questo genere di propaganda.

E sono dell'avviso che, come dicono i romani con un'espressione non molto elegante e mi scuso perché la uso in questa sala, in questa aula solenne: il pesce comincia a puzzare dalla testa, quindi è la testa che deve dare dei segnali importanti e deve dare l'esempio, anche in questa situazione, e, per esempio, le Sbs, è una situazione drammatica, di lavoratori con famiglia, decine di famiglie che sono mesi che non hanno lo stipendio e io spero di poter trovare velocemente quell'intesa che abbiamo trovato su questo emendamento che, però, le norme ci impediscono di approvare oggi. Lo rinvieremo a domani, a dopodomani, io spero che si possa fare nel più breve tempo possibile perché, al di là delle questioni di carattere istituzionale, ci sono problemi di carattere familiare, di disperazione che, probabilmente, dovrebbero vedere nella nostra azione una priorità di intervento che, anche stavolta, così come succede per i lavoratori delle Sbs, dobbiamo rinviare ancora.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.

PITTALIS (P.d.L.), relatore. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Conforme.

PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento sostitutivo parziale numero 10. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Metto in votazione il testo dell'articolo 5. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'emendamento numero 6.

Ha domandato di parlare il consigliere Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MANCA (P.D.). Grazie, Presidente, colleghi, Assessore. Io ascoltavo, prima che venisse data la parola al Presidente della Commissione, l'onorevole Pittalis… noi voteremo contro l'emendamento… e c'è stata un'interazione, un'interlocuzione su questo tema. Onorevole Pittalis, per questo emendamento lei sa benissimo che c'è stata nell'interlocuzione anche la disponibilità a ritirare…

(Interruzione del consigliere Pittalis)

MANCA (P.D.). … Io faccio un ragionamento, poi lei pensi quello che crede. Stiamo commettendo un'ingiustizia, stiamo dicendo che nel rispettare il discorso delle circoscrizioni per le quali prevediamo il reinserimento dalle prossime elezioni, ovvero domani a Cagliari, noi sappiamo che le circoscrizioni esistono a Sassari e a Cagliari, e basta, e molti di noi hanno fatto passi indietro sul discorso di presentare emendamenti per inserirli nelle città superiore ai 100.000 abitanti, siamo rimasti di intesa che su questo tema avremo portato, almeno in votazione, un emendamento che prevedeva il reinserimento dei gettoni di presenza per i consigli circoscrizionali anche per le circoscrizioni di Sassari, che andranno eliminate, così come stiamo dicendo in questo articolo, con l'approvazione di questa legge, che però vengono trattate in maniera difforme rispetto al fatto che sono state elette l'anno scorso e hanno 4 anni di mandato. Questo è un emendamento che vuole essere corretto con tutti, perché se vogliamo eliminare il discorso del problema dei costi, lo facciamo eliminando i gettoni di presenza da tutte le circoscrizioni. Io chiedo ai colleghi sassaresi del centrosinistra, ma anche del centrodestra, di verificare questa cosa, perché le circoscrizioni hanno un'esistenza che deve finire, finirà dalle prossime elezioni, in questo momento però stiamo dicendo che a Sassari, dove ci sono 4, 5 circoscrizioni finiscono lo stesso, perché sappiamo benissimo le difficoltà che hanno trasversalmente ad operare, ci sono consiglieri circoscrizionali di centrosinistra e di centrodestra, chiaramente, questo è un emendamento esclusivamente di correttezza rispetto a un impegno che abbiamo preso e rispetto al fatto che ci siamo ritirati dal punto di vista di proporre emendamenti che potevano creare difficoltà all'Aula perché erano condivisi trasversalmente, rispetto al fatto che potessero essere inserite le circoscrizioni nelle città con più di 100.000 abitanti. Io capisco che ci siano stati dei problemi, non ne sono stato l'autore, sicuramente questo è un tema che riguarda tutti trasversalmente. Voterò a favore dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Per chiedere il voto elettronico palese.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, vorrei tornare… se fosse così gentile da verificare con gli uffici l'emendamento numero 10, perché mi sembra inopportuno…

PRESIDENTE. E' stato già approvato.

SALIS (I.d.V.). … Sì, ma mi sembra inopportuno far seguire il nome del collega Biancareddu dal termine "canaglia". E' di pessimo gusto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Presidente, l'emendamento che parla dei consiglieri di circoscrizione contribuisce a creare confusione in un testo che sta venendo fuori assolutamente inintelligibile, per la gran parte, ed è esattamente il motivo per cui in Commissione abbiamo lavorato per giorni e giorni cercando di dare chiarezza a una norma che poteva essere male interpretata. Il fatto che si possa dire che ai consiglieri attuali di circoscrizione si applica il gettone di presenza, posto che la norma nazionale parla di annullamento delle circoscrizioni ma, chiaramente, non di quelle già insediate, francamente non riesco davvero a capire il perché dobbiamo rimarcare che rimane quello che c'è…

(Interruzioni del consigliere Manca)

CAMPUS (P.d.L.). … Dicevo questo, noi abbiamo cercato di fare una legge per dare chiarezza e per dare un segnale di cambiamento. Se l'unico segnale di cambiamento che poi da questa legge alla fine viene fuori è che inseriamo un gettone di presenza a chi non lo prendeva in questo primo anno di presenza in circoscrizione, francamente ho difficoltà. Per cui voterò contro questo emendamento, come voterò contro tutti gli emendamenti e contro questo testo di legge.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Abbiamo visto che con rapidissima celerità abbiamo modificato il comma 1 dell'articolo 5. Ho le mie idee da dove proviene questa sostituzione, vorrei solo far presente che il Consiglio regionale approvando questa ha approvato una norma particolare, cioè ha deciso quali sono le circoscrizioni in Sardegna che devono rimanere, il che vuol dire che è saltato il principio, e a proposito delle discussioni che si facevano prima sui piccoli comuni, è del tutto evidente che il nostro Partito sosterrà fortemente, da qui al futuro, tutte quelle comunità di 3000 abitanti e più a cui è stata negata la democrazia partecipativa della loro realtà comunale attraverso le circoscrizioni, sosterrà la loro richiesta dell'autonomia comunale, perché quei cittadini li avete dichiarati cittadini di serie B, e questo è un fatto molto grave. Su queste cose bisogna stare attenti, anche se ci sono interessi elettoralistici, di collegio o di altra natura, che noi capiamo, ma che hanno delle conseguenze sul piano della spiegazione pubblica che dobbiamo dare delle norme che sono state fatte. Noi sosterremo pienamente l'autonomia di quelle comunità, perché quei cittadini hanno i medesimi diritti degli altri, e questa cosa è una cosa di cui qualcuno dovrà rispondere.

PRESIDENTE. Grazie. Metto in votazione l'emendamento numero 6. E' stato chiesto il voto elettronico palese. Prego i colleghi di prendere posto.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 6.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

(Il Consiglio non approva).

Passiamo all'emendamento numero 3, a firma Cuccureddu.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

Non avevo ancora dichiarato aperta la votazione, onorevole Cuccureddu.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Va bene. Io la inviterei, prima di dare la parola a me, sempre di dargli uno sguardo prima, così evitiamo contenziosi.

L'emendamento numero 3 è una mera precisazione, non entra nel merito della norma, però siccome stiamo intervenendo su una materia delicatissima, che è quella del patto di stabilità, posto che la norma che abbiamo introdotto è assolutamente necessaria se vogliamo che la legge finanziaria regionale possa dispiegare i propri effetti e quindi si possano fare le assunzioni anche al di là dei vincoli imposti dalla legge numero 122, e mi riferisco al fatto che oggi a qualunque titolo vengano assunti, a tempo determinato o a tempo indeterminato, non si può mai superare il monte mesi di una persona ogni cinque che vanno in pensione. Ciò significa paralizzare tutte le possibilità che noi abbiamo nei centri CESIL, nei cantieri di forestazione, dappertutto. Sarebbe un blocco totale. Però siccome stiamo andando ad intervenire, ripeto, in una materia delicatissima dove lo Stato e il Governo si sono dimostrati particolarmente attenti nel proporre impugnative in Corte costituzionale anche quando non ne sussistevano…

Io vi chiedo un attimo di attenzione perché la materia è difficile. Sono sicurissimo che tutti i colleghi sono espertissimi sul patto di stabilità, però io ho necessità sicuramente di fare una precisazione, poi sono tutti estremamente competenti.

Perché serve questo aspetto? Perché la norma sul patto vieta esplicitamente ai comuni che non l'abbiano rispettato la possibilità di fare qualunque genere di assunzioni, quindi se non si inserisce questa precisazione e non la si inserisce per i comuni virtuosi sotto i 5 mila abitanti questa legge verrà sicuramente impugnata dalla Corte costituzionale. Quindi non entra nel merito, lo conferma, è un aspetto formale soltanto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale, Presidente.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 3.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Passiamo all'emendamento numero 17.

Sul Regolamento

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras sul Regolamento . Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, sul Regolamento. Adesso noi abbiamo votato un emendamento che non c'entra niente con i consigli comunali, non c'entra niente con l'organizzazione delle giunte, cioè è un emendamento che è diventato ammissibile. Perché è diventato ammissibile? Io immagino che la risposta sarà: è ammissibile perché tratta una materia degli enti locali. Ma tratta materia di enti locali anche l'applicazione dei contratti collettivi di lavoro per i cantieri comunali.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, siamo in dichiarazione di voto sull'emendamento numero 17.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, io chiesto di parlare sul Regolamento, Presidente. Io ho chiesto di parlare sul Regolamento.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Uras, se lei voleva porre una questione su un emendamento che è stato già approvato dall'Aula lo doveva fare prima che si votasse quell'emendamento.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, io chiedo di parlare sul Regolamento.

PRESIDENTE. Sul Regolamento, ma non su cose su cui l'Aula si è già espressa.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Sul Regolamento per riuscire a capire esattamente come ci dobbiamo regolare. Io ho l'impressione che stasera abbiamo fatto un grande pasticcio che non so più, per domani lo dico, come potremo andare avanti perché vorrei, e questo lo chiedo, che ci fosse una declaratoria in maniera tale che ci possiamo regolare quando presentiamo gli emendamenti di quel contenuto, se no si convochi la Giunta per il Regolamento, della quale io faccio parte, e si apra una discussione sul Regolamento perché se no non abbiamo più possibilità di regolarci.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, l'emendamento che è stato testé approvato dall'Aula è strettamente connesso al comma 7 dell'articolo 5.

Discussione e approvazione della proposta di legge Cuccureddu - Bruno - Steri - Fois - Cocco Daniele Secondo - Sanna Giacomo - Uras - Salis: "Composizione dei consigli e delle giunte dei comuni e delle province della Sardegna e disposizioni diverse in materia di enti locali". (242/A)

PRESIDENTE. Siamo all'emendamento numero 17.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ritiro l'emendamento perché io, a differenza di qualche partito di maggioranza, rispetto gli accordi quando si prendono. Noi l'abbiamo preso prima, quindi…

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento numero 4, che è un aggiuntivo dell'emendamento numero 1, a firma Cuccureddu. Ricordo che gli aggiuntivi si votano prima degli emendamenti. E' un emendamento all'emendamento aggiuntivo dell'emendamento numero 1.

Metto in votazione l'emendamento numero 4. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.

(Non è approvato)

Sull'emendamento numero 1 è stato chiesto il voto segreto. Prego i colleghi di prendere posto.

Votazione a scrutinio segreto

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 1.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio non approva).

L'articolo 6 è soppresso.

Passiamo all'esame dell'articolo 7.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 7:

Art. 7

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno della pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

Prego, onorevole Uras. Onorevole Sanna, grazie.

Prego, onorevole Uras. Colleghi! Onorevole Peru, onorevole Randazzo! Prego, onorevole Uras.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). E' anche vero che questo è un Consiglio non è un Parlamento, che dovrebbe consigliere a noi tutti, fra di noi ci dovremo consigliare per fare il meglio. Questa legge entrerà in vigore, non si è scritta una bella pagina. Personalmente non vincolo neppure il mio Gruppo...

PRESIDENTE. Onorevole Campus, onorevole Peru.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Personalmente non vincolo neppure il mio Gruppo al voto che esprimerò io, perché io voterò contro questa legge. Voto contro perché non la sento, non riforma, non riordina, non risolve problemi e non sono neppure convinto che non ne ponga altri di natura interpretativa e applicativa. Non mi convince. Mi convinceva di più il testo della Commissione, mi avrebbe convinto ancora di più se avesse tentato di affrontare un paio di emergenze che invece sono rinviate, forse, a fra un paio di settimane. Il "fra un paio di settimane" dipende da tante turbolenze che ci sono in giro che sono legate anche alle elezioni amministrative, ma prendiamo il caso che il "paio di settimane" si prolunghino, lo dico anche al collega Franco Meloni, può essere anche che si prolunghino, due, tre, quattro settimane e allora si arriverà alla vigilia del voto e ogni parola che noi spenderemo qua sarà viziata, ogni atto che faremo sarà condizionato, forse non ci sarà neppure il tempo di affrontarle le questioni che sono rimaste lì, ferme.

Siamo alla fine di marzo, abbiamo una legge finanziaria che è stata impugnata dal Governo, abbiamo un patto di stabilità che non ci consente di spendere, abbiamo vertenze importanti nel settore industriale, nel settore dei trasporti, nel settore della scuola, nel settore della cultura, nel settore dell'informazione, dell'editoria, abbiamo un'esigenza fortissima dell'università di raccattare qualche risorsa in più per non essere declassata, abbiamo cioè una situazione di disastro complessivo e noi non siamo maturi ad affrontare queste vicende. Io non voterò questa legge perché non mi sento di diventarne complice, è lenta, non è rock. E' antica, non è nuova. E' una riproposizione. Qualcuno dei miei colleghi, a cui mi sento anche vicino, quando vede queste leggi dice: "Questa è una operazione di cosmetologia, di cosmesi". Abbiamo fatto poco poco di imbellettamento, un po' di cipria, un po' di rossetto e abbiamo portato la vecchia signora di nuovo in scena, la vecchia signora è di nuovo in scena con il rossetto, la cipria, i capelli tinti. Le vecchie signore truccate sono meno belle delle vecchie signore che non si truccano. Avremmo fatto benissimo a non fare trucchi, avremmo dovuto scrivere articolo 1: tutto quello che conosciamo rimane fermo, viva su connottu. Saremmo stati più seri, avremmo retto meglio il confronto con la popolazione. Qualcuno dice: "Ma no, ma non è, l'opinione pubblica se ne frega". Non è vero e qualche segnale che ogni tanto appare quello e là ci dovrebbe convincere che non è vero! Abbiamo fatto un'operazione sbagliata, lo dico per il mio schieramento, per noi è un'operazione sbagliata. Sbagliata! Questa è una legge che ci carica di un peso, che ci pone un problema, che ci pone il problema di rispondere come noi avremmo voluto sempre di più rispondere al confronto con il centrodestra sul terreno del miglioramento del sistema pubblico. Invece no, siamo caduti di nuovo sulla difesa della macchina del consenso, di come garantire a questo e a quello comunque quel piccolo spazio che ne giustifica la relazione con noi. Questo è il dato. Così non andremo avanti. Lo sa, onorevole Mario Diana, quant'è più o meno quello che noi spendiamo per mantenere tutto questo sistema? Tutto, il Consiglio regionale, la Giunta, gli enti, anche quelli dei conti, le nostre controllate e partecipate che dobbiamo foraggiare, anche ai limiti della legittimità delle norme comunitarie. Lo sappiamo quanto costa tutto questo che dovrebbe produrre, diceva Lussu, maggiore efficacia, robustezza nell'economia e nella società sarda? Il sistema dell'autonomia, il sistema dell'autonomia si mangia tra il 90 e il 95 per cento del nostro bilancio, di quello spendibile il 100 per cento perché abbiamo il patto di stabilità che ci impedisce di spendere di più, di quello spendibile il 100 per cento. Onorevole Diana, facciamo un piano straordinario per il lavoro, cioè un collegato che è stato anche fermato in Commissione sesta, noi facciamo un piano straordinario per il lavoro con 45 milioni di euro e il bilancio della Regione è quasi di 9 miliardi di euro. Cioè, tutto il resto... quello è il piano straordinario, la punta di diamante, l'azione innovatrice verso un'economia... e la Giunta è di centrodestra, della sua maggioranza. E lo sa perché ... 45 milioni, cioè briciole? Perché non ci sono soldi, perché non se ne possono spendere, perché è un apparato che costa un pacco di quattrini che non si mette neppure sulla lunghezza d'onda della spesa regionale, si mette lì a frenare, al limite si inventa norme giustappunto per creare qualche fastidio in modo tale che noi dobbiamo tornare di nuovo qua, tentare le interpretazioni autentiche oppure cercare di fare... perché? Perché non si applica rispetto a quello che c'è scritto o a quello che si è detto qua, non c'è uno sforzo interpretativo rispetto alla finalità, c'è un adagiarsi sulla procedura.

Io non voterò a favore di questa legge, voto contro perché noi non siamo stati capaci ad introdurre miglioramenti nella situazione data, perché ci siamo ancora una volta rinchiusi in noi stessi e non c'è bisogno di cercare grandi argomentazioni per capire che questo abbiamo fatto, ma l'avremmo potuto fare anche più correttamente. Fermi tutti, questo è quello che vogliamo, il blocco la conservazione. E' meglio un conservatore sincero che un riformatore fasullo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Anche se qualcuno o forse più di uno aveva dichiarato che c'era un impegno, le cose non sarebbero dovute andare così come invece sono andate in quest'aula quest'oggi, siamo riusciti come ha detto il collega Uras a creare un grande pasticcio e quindi la sensazione che noi abbiamo oggi è di profonda delusione e insoddisfazione. Siamo partiti da una posizione come gruppo che era ben altra, abbiamo sostenuto con convinzione una nostra linea, condivisa da altre forze politiche, da alcune forze politiche e poi per senso e responsabilità abbiamo incominciato a fare dei passi indietro. Lo abbiamo dichiarato ripetutamente nel corso dei lavori di una Commissione che si è riunita ripetutamente e ha cercato di mediare. L'aspetto come dire maggiormente apprezzato è stato la capacità del Presidente di non perdere mai la calma e di guidarci sino in fondo però in fondo in fondo covava qualcosa sotto quell'apparente calma. Siamo arrivati in aula dove sono stati presentati, mentre doveva essere una legge asciutta, una proposta di legge asciutta, sono stati presentati 17 emendamenti di cui solamente tre dichiarati inammissibili e non erano i tre che minavano l'asciuttezza e l'efficacia della proposta di legge perché gli emendamenti dichiarati inammissibili per come dire atteggiamenti forse eccessivamente prudenti, di quella prudenza che stamattina ho detto però ci rende responsabili, complici, traditori di un'aspettativa, di un'idea, di un bisogno che erano quelli che andavano a favore e tutela dei lavoratori compreso lo stesso emendamento che riguardava l'SBS che oltre a tutelare lavoratori in difficoltà è un'azienda che è una vergogna per lo stato in cui si trova perché chi ha avuto modo di vedere le fotografie dello stato in cui versa quell'azienda è una cosa che grida allo scandalo e dovrebbe farci vergognare tutti profondamente, tutelava anche un altro aspetto che è il pericolo che corre una grande risorsa di noi tutti che sono le proprietà dell'SBS e non mi metto qui a fare la storia di come quei terreni espropriati a suo tempo che poi sono diventati e come sono finiti, il pericolo che hanno corso, alcuni sono spariti e oggi invece si è parlato di non dare sponda a norme come dire intruse, si usa a volte questo termine che invece avrebbero dato risposte concrete. Forse era l'unico aspetto positivo a conclusione di questa giornata di quello che è stata la discussione in quest'aula. Comunque noi siamo arrivati al dunque, al dunque di un cammino che ci ha visto mediare, ritornare, si è fatto appello a una esigenza di rappresentanza democratica che credo sono convinto nessuno di noi mette in discussione. Comprese alcune affermazioni che voglio richiamare, contenute nella relazione della proposta di legge quando si fa riferimento al superare perché questa era la ragione, era quella di superare il momento, di riuscire a navigare senza intoppi a gioco iniziato che erano le amministrative di maggio perché altrimenti avremmo corso l'effetto paradossale di vedere il comune di Cagliari capoluogo regionale scendere a 32 consiglieri e 9 assessori. Ebbene dove stava? Perché è in competizione con la città di Sassari. Se la competizione sta su questi termini veramente noi abbiamo scarsa considerazione di quelli che sono i valori democratici, il discorso di rappresentatività democratica, la funzione. Ma chi le fa le classifiche? Le classifiche si fanno in base a che cosa? Io credo che una città sia individuata più in alto in una classifica come qualche volta ci capita di leggere se magari è dotata di maggiori servizi, non se ha un numero di consiglieri comunali maggiore o minore. Se ha strutture idonee a favore della scuola, se ha buoni servizi sociali, se ha buoni parcheggi, buona viabilità, se ha una dotazione di impianti sportivi adeguata, quello mette una città in una posizione come dire più di prestigio rispetto a chi queste cose non le garantisce. Sarebbe stata una fase momentanea perché questo comunque accadrà prima, prima o poi accadrà credetemi, noi nel merito della questione ci ritorneremo perché comunque e in ogni caso questa legge dovrebbe durare, se almeno su questo siamo coerenti e manteniamo l'impegno, da Natale a Santo Stefano perché se metteremo mano alla nuova organizzazione degli enti locali in Sardegna tutta questa cosa verrà spazzata via per essere incardinata all'interno di una nuova proposta di legge che sarà il riordino degli enti locali, l'organizzazione complessiva degli enti locali con annessi e connessi. Ed è per questa ragione, non la voglio fare lunga, che il nostro voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Campus si è iscritto in ritardo.

Metto in votazione l'articolo 7.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Voto segreto.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. Dichiaro aperta la votazione. Un attimo solo. Non era stato impostato il voto segreto. Dobbiamo resettare il computer e per farlo ed evitare che compaia nel tabellone dobbiamo attendere qualche minuto. Non c'è niente da aggiustare, purtroppo c'è stato un attimo di disattenzione da parte degli Uffici che non avevano impostato la votazione come segreta. Quindi non è una disfunzione del sistema.

PRESIDENTE. Io invece proporrei, in attesa che mettano a posto il sistema, siccome è stato presentato un ordine del giorno, sospendiamo magari un attimo, se siete d'accordo, per non perdere il tempo, la votazione dell'articolo 7, e così illustriamo l'ordine del giorno e lo votiamo. Siamo d'accordo?

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine Del Giorno Salis - Bruno - Steri - Uras - Cuccureddu - Capelli - Artizzu - Zuncheddu sulla necessità di accorpare i referendum nazionali e le prossime elezioni. (1) .)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Uno dei presentatori dell'ordine del giorno ha facoltà di illustrarlo.

SALIS (I.d.V.). No, sarebbe già esaustivo il titolo, quindi potrei anche fermarmi qui. Stiamo parlando di risparmio di risorse, cioè tutto questo dibattito, badate, no non voglio gridare, sono una persona di bon ton. Abbiamo parlato in Commissione I, abbiamo parlato in Aula per parecchie ore di risparmi, di tagli ai comuni, ai consigli circoscrizionali, ridurre le indennità eccetera. L'ordine del giorno che è stato presentato, e che voi avete avuto, firmato da Salis, Bruno, Steri, Uras Cuccureddu, Capelli, Artizzu e Zuncheddu, in rappresentanza dei rispettivi gruppi e partiti, pone un'esigenza che è stata, Presidente, è stata già posta. Questo argomento è stato già discusso, e ordini del giorno similari sono già stati approvati da altri consigli regionali, ultimo il Consiglio regionale del Lazio, che all'unanimità il 9 marzo ha approvato un ordine del giorno similare, che si pone il problema di evitare lo spreco di circa 300 milioni di euro, ribadisco e sottolineo, di circa 300 milioni di euro, in caso non si riuscisse a modificare la volontà…

PRESIDENTE. Prosegua onorevole Salis, perché era impostato sui due minuti.

SALIS (I.d.V.). … il referendum del 12 giugno. Con questo ordine del giorno il Consiglio regionale chiede alla Giunta, e al presidente Cappellacci, di fare quello che ha già fatto per la Sardegna, cioè di accorpare anche a livello nazionale il referendum nazionali, che sono previsti ripeto per il 12 giugno, accorparli ad una delle giornate delle elezioni amministrative in cui si svolgeranno le elezioni amministrative, il 15 o il 29 maggio. Ci sembra una cosa assolutamente ovvia e di buon senso, e chiediamo al Consiglio che quest'ordine del giorno possa essere votato, in modo che la Regione Sardegna si aggiunga alle già numerose Regioni che hanno chiesto al Governo di fare questo accorpamento, per evitare sprechi di danaro pubblico. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Salis. Ci sono altri iscritti a parlare?

Metto in votazione l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Salis.

SALIS (I.d.V.). Elettronico palese.

PRESIDENTE. Elettronico palese. Se riusciamo a fare la votazione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Ho notato Presidente… il sistema andrebbe mantenuto meglio, andrebbe riparato…

PRESIDENTE. No, onorevole Uras, la prego, sono le 21 e 37, siamo tutti stanchi…

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, ma perché siamo tutti stanchi? Siamo freschi come rose!

PRESIDENTE. Sì, siamo tutti freschi da stamattina! Prego onorevole Uras.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Ne ho visto sanguinare anche con altri sistemi! Io voterò a favore dell'ordine del giorno presentato dal collega Salis, che oggi un po' si è perso, però noi puntiamo a recuperarlo. Sono quelli che si possono recuperare, onorevole Salis. Voterò a favore dell'ordine del giorno perché mi pare che anche questo sia un problema di costi della politica, perché è vero che le consultazioni elettorali tutte, ivi comprese quelle referendarie, sono un grande momento di democrazia, ma ci sono tanti paesi che fanno uno sforzo e cercano di condensare questi momenti di partecipazione democratica in un'unica data in un anno, e molte volte in un'unica data anche in più anni, e lo fanno, le chiamano elezione day, e cose di questo genere, e lo fanno per una ragione molto semplice, perché non vogliono aggravare il peso finanziario dello sforzo, ma anche perché vogliono che la linea politica, i ragionamenti che stanno alla base di quelle consultazioni, le prooposte, vengano capite, vengano intese con più chiarezza dall'elettore, che è attratto, per un motivo o per un altro, alla partecipazione in quel momento. Le elezioni e anche i referendum non devono essere demonizzati, e non bisogna pensare alle date in funzione strumentale, la realizzazione di un quorum, o non la realizzazione di un quorum, dobbiamo pensare ad altro, cioè ad organizzare al meglio un'occasione in cui meglio si possa esprimere il cittadino.

PRESIDENTE. Grazie. Sì, in questo momento è tutto manuale, quindi non c'è neanche il timer perché stanno riavviando il sistema. Ci sono altre dichiarazioni di voto? Altrimenti possiamo votare l'ordine del giorno.

L'elettronico palese non è possibile in questo momento, onorevole Diana.

Per alzata di mano. Prego i colleghi di prendere posto, perché i consiglieri Segretari devono contare. Chi è favorevole?

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Ritorniamo alla votazione a scrutinio segreto dell'articolo 7.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'articolo numero 7.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Passiamo ora alla votazione finale della legge.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 242/A.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

I lavori si concludono qui, vorrei raccomandare per domani mattina la massima puntualità perché le celebrazioni inizieranno alle ore 9 e 30.

La seduta è tolta alle ore 21 e 45.