Seduta n.48 del 06/10/2009
XLVIII Seduta
(ANTIMERIDIANA)
Lunedì 6 ottobre 2009
Presidenza della Presidente LOMBARDO
Indice
La seduta è aperta alle ore 10 e 18.
ZUNCHEDDU, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 25 settembre 2009 (41), che è approvato.
Assenza per motivi istituzionali
PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 5 dell'articolo 58 del Regolamento, che il consigliere Marco Espa è assente nella seduta odierna per motivi istituzionali.
Comunico altresì che il Presidente della Regione da lunedì 5 ottobre a venerdì 9 ottobre sarà all'estero per motivi istituzionali, conseguentemente non potrà partecipare ai lavori consiliari.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesca Barracciu, Gian Vittorio Campus, Roberto Capelli, Silvestro Ladu, Paolo Maninchedda, Eugenio Murgioni e Nicolò Rassu hanno chiesto congedo per la seduta del 6 ottobre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Pitea:
"Disposizioni urgenti e straordinarie a sostegno dell'utilizzo a scopi industriali e produttivi delle energie alternative". (79)
(Pervenuta il 1° ottobre 2009 e assegnata alla sesta Commissione.)
Risposta scritta a interrogazione
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alla seguente interrogazione:
"Interrogazione Bruno sul rischio di cancellazione delle rotte Ryanair da e per l'aeroporto di Alghero". (99)
(Risposta scritta in data 30 settembre 2009.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
ZUNCHEDDU, Segretaria:
"Interrogazione Lai - Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sulle modalità di erogazione degli aiuti agli allevatori ovini per l'acquisto di soggetti maschi riproduttori al fine di aumentare la resistenza alla scrapie, e degli aiuti per investimenti nelle aziende zootecniche per l'acquisto di riproduttori maschi e fattrici femmine di qualità pregiata, al fine di migliorare la produzione ed incrementare la qualità delle carni bovine". (124)
"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, in merito all'istituzione del Dipartimento provinciale dell'ARPAS nel Medio Campidano". (125)
"Interrogazione Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Uras, con richiesta di risposta scritta, sulle modalità di affidamento degli incarichi di docenza a collaboratori esterni per attività corsuali a diretta gestione regionale". (127)
"Interrogazione Bruno - Uras - Salis - Espa - Caria - Mariani - Meloni Valerio, con richiesta di risposta scritta, sulla legittimità delle procedure di commissariamento delle aziende sanitarie e di nomina dei commissari". (128)
"Interrogazione Lai - Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sulle direttive relative alla movimentazione sul territorio regionale degli animali sensibili al Blue tongue virus (BTV) della Provincia Olbia-Tempio". (129)
"Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sulla domanda per la realizzazione ed esercizio di un parco eolico offshore nel golfo di Is Arenas (Oristano)". (130)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
ZUNCHEDDU, Segretaria:
"Interpellanza Uras - Zedda Massimo - Sechi - Zuncheddu - Ben Amara sulle vicende relative alla miniera di Furtei". (43)
"Interpellanza Diana Giampaolo - Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sul Piano dell'ENI di riconversione del sito petrolchimico di Porto Torres in deposito nazionale carburanti". (44)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
ZUNCHEDDU, Segretaria:
"Mozione Diana Giampaolo - Bruno - Uras - Salis - Zedda Massimo - Cuccu - Meloni Valerio - Solinas Antonio - Espa - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Zuncheddu sul Piano dell'ENI di riconversione del sito petrolchimico di Porto Torres in deposito nazionale carburanti, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (22)
rilancio dell'economia" (67).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del testo unificato numero 53-37/A. Siamo in sede di votazione degli emendamenti aggiuntivi all'articolo 2 e poiché per poter procedere a una votazione devono essere trascorsi dieci minuti dall'inizio della seduta sospendo i lavori sino alle ore 10 e 35.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 25, viene ripresa alle ore 10 e 36.)
PRESIDENTE. Siamo in fase di votazione dell'emendamento numero 357.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Siamo in fase di votazione per cui la verifica del numero legale può essere fatta attraverso la votazione nominale, onorevole Bruno. E' conveniente perché la verifica del numero legale deve essere richiesta da due Capigruppo, mentre per la votazione nominale è sufficiente che la richiesta sia avanzata da un solo Capogruppo. Per cui votiamo direttamente l'emendamento.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 357.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Bruno si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri:Amadu - Bardanzellu - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Cossa - De Francisci - Diana Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Bruno.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 32
votanti 30
astenuti 2
maggioranza 16
favorevoli 30
(Il Consiglio non è in numero legale)
Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo la seduta per trenta minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 38, viene ripresa alle ore 11 e 11.)
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 357. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'emendamento numero 184.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signora Presidente, sull'emendamento numero 184 vorrei dichiarare il mio voto favorevole, perché in realtà il comma 6 dell'articolo 2 pone un problema in quanto fa una generica distinzione tra gli immobili che hanno più o meno di cinquant'anni anni. Credo che da questo punto di vista sia giusto prevedere nell'emendamento che l'omogeneità, la compatibilità e l'ammissibilità di questi interventi siano dichiarate con apposita delibera del consiglio comunale. Quindi stiamo ribadendo un concetto che abbiamo più volte espresso perché crediamo che nessuno meglio dell'ente locale possa sapere se un immobile è in contrasto con i caratteri architettonici e tipologici del contesto, anche volendo rimanere nello spirito di questa legge, che noi abbiamo più volte denunciato come inopportuna e inadeguata, perché certamente, con tutte le deroghe previste per quanto riguarda i limiti di altezza e di distanza dai confini, determinerà nei centri storici non un abbellimento, ma un peggioramento.
Riteniamo pertanto molto opportuno che sia l'ente locale, con propria delibera, a sancire che cosa è in contrasto e che cosa non lo è, perché anche tra gli edifici di cinquant'anni ci possono essere tipologie che meritano di essere mantenute oppure no. Qui non si capisce bene quale sia il soggetto che deve stabilire tale contrasto, quindi credo, mi rivolgo anche all'Assessore, che l'emendamento aggiuntivo proposto da alcuni colleghi del mio Gruppo sia assolutamente opportuno, altrimenti il testo rimarrebbe monco. Il mio voto è favorevole.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Marco Espa ed Eugenio Murgioni sono rientrati dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Anche il mio voto sull'emendamento in questione sarà favorevole, però vorrei approfittare della circostanza per comunicare ai colleghi - ovviamente di questa parte, perché quelli dell'altra parte non sentono - e all'assessore Asunis che l'emendamento numero 357 è una perla di finzione! Che cosa dice, infatti, l'emendamento che avete poc'anzi approvato? Dice che tutti gli incrementi di cui ai commi precedenti - cioè gli incrementi del 20 per cento, del 30 per cento e quelli previsti nelle zone F - sono ulteriormente incrementati del 30 per cento, per cui si passa rispettivamente al 26 e al 39 per cento. Quanto alle zone F, con il comma 4 si riduce la volumetria del 30 per cento e con l'emendamento numero 357 la si riaumenta del 30 per cento. Giusto per capire qual è l'imbroglio cosmico che c'è in questa dottrina!
Ma se andate a vedere l'emendamento successivo, il numero 358, la Giunta dice che a quelle condizioni, gli incrementi di prima (già aumentati del 30 per cento) possono essere ulteriormente aumentati del 20 per cento, per cui si passa rispettivamente al 32 e al 48 per cento. Bellissimo, una logica ferrea, misurata e strategicamente coerente con quello che state facendo!
Quello che mi domando, Assessore, è questo: è possibile che, anche alla luce di quello che sta accadendo in Italia, non siate presi da un barlume di resipiscenza, di responsabilità? Non dite una parola sui dissesti idrogeologici, non vi ricordate quello che è successo prima di Messina. Non dite una parola! L'attuale assessore Liori, durante la discussione della legge urbanistica, pose come condizione imprescindibile il rispetto delle condizioni previste dal Piano idrogeologico, ma a voi quello che interessa è questa catena di aumenti percentuali che chiaramente disporrà, nel futuro, sulla vostra coscienza tutto quello che succederà.
Badate, l'occupazione del territorio a questo porta, piaccia o non piaccia, perché qui si sta derogando anche all'unico strumento di regolazione dell'attività edilizia, che è il Piano urbanistico comunale. Quindi questa responsabilità ve la dovete prendere per intero, anche alla luce di quello che sta succedendo in questi giorni.
L'emendamento numero 357, che avete approvato, è la dimostrazione che volete ingannare anche il Consiglio regionale!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, signori consiglieri, mi permetto soltanto di far rilevare a chi è intervenuto poc'anzi che la norma di cui all'emendamento numero 356 si applica esclusivamente alle zone B e C.
Ne approfitto anche per informare l'Aula, qualora non avesse avuto modo di leggere gli emendamenti agli emendamenti che sono stati presentati dalla Giunta, che è stato presentato un emendamento all'articolo 5 e mi ripropongo di presentare, anzi lo presento in questo preciso istante, un emendamento all'articolo 8. I due emendamenti ai quali faccio riferimento riguardano in particolare l'impossibilità da parte di chicchessia di utilizzare le norme sulle aree di pericolosità media, elevata e molto elevata in riferimento sia agli aspetti idrogeologici che agli aspetti collegati alla franosità del territorio.
Ne approfitto per consegnare l'emendamento all'articolo 8 che stamattina, alle ore 8 e 45, non ho avuto modo di presentare. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Sì, Assessore, vi siete ricordati. Allora, con l'emendamento numero 357, che abbiamo appena votato, voi fuori da ogni standard, fuori da ogni regola, fuori dagli strumenti urbanistici e in deroga al Codice Urbani, aumentate i volumi previsti in zona urbana e in zona di espansione - l'abbiamo capito assessore Asunis, nelle zone B e C - non solo del 20 per cento rispetto ai volumi esistenti al 30 giugno 2009 (così avete rettificato la data), ma anche di un ulteriore 30 per cento. Non capisco come questa ulteriore norma possa trovare accoglimento nell'ottica dell'organizzazione della città, della sua programmazione, della sua armonia, tenuto conto che questo aumento volumetrico può essere fatto con una semplice dichiarazione di inizio attività. Sarà il caos!
Non salvate niente, non salvate neanche i centri storici! Con l'emendamento numero 184 noi vi proponiamo di fare un'eccezione, di sentire almeno i comuni. Guardate, la salvaguardia dei centri storici è prevista nell'intesa tra lo Stato e la Regione ed è prevista in quasi tutte le norme approvate finora: la prevedono i piani casa del Veneto, della Valle d'Aosta, dell'Umbria, delle Marche, della Puglia, della Toscana, del Piemonte, della Campania, dell'Emilia-Romagna, della Lombardia e della Sicilia che dicono testualmente - dovremmo scriverlo anche noi - che su ogni tipologia di incremento volumetrico i comuni possono escludere l'applicabilità degli interventi in relazione a specifici ambiti del proprio territorio, per ragioni di ordine urbanistico, edilizio, paesaggistico, ambientale e culturale ovvero stabilire limiti differenziati in ordine alle possibilità di ampliamento. E' quello che prevede anche la nostra proposta di legge, che stiamo tentando, attraverso i nostri emendamenti, compreso il numero 184, di riportare alla vostra attenzione per dare la possibilità ai comuni di armonizzare la loro pianificazione con gli interventi di questa legge, di questo finto piano casa, di questo vero piano cemento. Perfino la Consulta delle professioni intellettuali dell'area tecnica della Sardegna vi chiede di consentire almeno gli interventi nei centri storici previsti dal piano particolareggiato ai comuni che ne siano dotati. Tralasciamo il parere del Consiglio delle autonomie locali.
Vedete, questa è una legge che voi avete fatto nascere - lo dice tutta la rassegna stampa di questi mesi - per aiutare le famiglie. Berlusconi il 2 aprile diceva: "Costruiremo case per chi non le ha, realizzeremo le new town, le nuove città, vicino a ogni capoluogo saranno edificati nuovi insediamenti. Questo sarà il nostro vero piano casa". State facendo altro, state consentendo una cementificazione selvaggia! Poi le Regioni hanno applicato quelle indicazioni, ma le hanno applicate in maniera differenziata: il Lazio investe nell'edilizia sociale, la Lombardia punta sulle ristrutturazioni. Il piano casa vostro, invece, nasce a villa Certosa!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dichiaro il mio voto favorevole all'emendamento in discussione che tenta, come dire, disperatamente di fare una breccia nel muro elevato dalla maggioranza rispetto a qualsiasi proposta migliorativa di questa legge assurda che è in discussione. Vorrei anche fare un commento specifico su un punto che non è chiaro, non è espressamente dichiarato, ossia la delibera del consiglio comunale dovrebbe essere, laddove i comuni abbiano già adottato un piano particolareggiato per le zone A, conseguente a quel piano.
Trovo, quindi, che la possibilità di una premialità volumetrica all'interno dei centri storici sia inutile, perché se un comune è conseguente con i propri strumenti urbanistici dovrebbe ogni volta dichiarare l'inammissibilità di una richiesta di aumento volumetrico, visto che dovrebbe per primo fare riferimento e rispettare lo strumento particolareggiato relativo alla zona A del proprio centro urbano. Quindi ancora una volta rivolgiamo un appello per tentare di contenere l'azione devastante che questa legge produrrà.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, anche Italia dei Valori voterà a favore dell'emendamento numero 184, che d'altronde riguarda un argomento che abbiamo già trattato. L'assessore Asunis ha già sentito le motivazioni che abbiamo portato relativamente agli altri articoli e agli altri emendamenti nel corso della discussione generale. Cioè dal momento in cui abbiamo iniziato la discussione su questa legge per alcuni aspetti sciagurata, abbiamo sempre tentato di richiamare l'attenzione di quest'Aula sulla delicatezza di questo argomento, sulla necessità di una sensibilità elevata relativamente agli interventi nei nostri centri storici.
Abbiamo fatto richiamo inutilmente alla necessità che interventi di questo genere, di questo impatto siano attentamente valutati, perché gli incrementi volumetrici dal 20 fino al 45 per cento se non controllati, se non guidati, rischiano di essere devastanti per larga parte dei nostri centri storici, compresi quelli dei piccoli paesi, i quali si trovano nell'impossibilità pratica, non disponendo di adeguati uffici tecnici e di strutture pubbliche deputate al controllo dell'edilizia abitativa, di poter effettuare un controllo costante su questo genere di interventi.
E allora noi diciamo che la Giunta e la maggioranza farebbero bene a cominciare ad ascoltare i segnali provenienti anche da settori che inizialmente avevano manifestato interesse sia per la proposta di piano casa del Governo nazionale sia per la proposta di piano casa o piano "a caso" della Giunta regionale.
Perché dico questo? Perché man mano che si va avanti nella discussione sulle modalità degli interventi, soprattutto sull'impatto che essi possono avere in determinate realtà sensibili - e abbiamo visto quante ce ne siano in Sardegna -, l'attenzione di molti operatori si sposta da un'adesione acritica, appunto perché non se ne conosceva l'impatto, a una prudente richiesta di riesame di alcune decisioni.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sabatini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Signora Presidente, noi siamo intervenuti più volte con emendamenti che erano tesi a riconoscere il ruolo dei comuni. Questo emendamento rappresenta l'ennesimo tentativo in questo senso, ma sappiamo già da adesso che verrà bocciato.
Noi crediamo che i comuni debbano giocare un ruolo nel piano casa. E' veramente allucinante che dopo tutto un processo pianificatorio, dopo la fatica che gli enti locali hanno fatto per predisporre i piani particolareggiati, per individuare i lotti, per individuare le tipologie costruttive, le prescrizioni, l'indice edificatorio lotto per lotto, oggi si voglia azzerare un lavoro iniziato tantissimi anni fa nei comuni. Sono stati attuati diversi interventi finanziati dalla Regione per migliorare i centri storici, tante case sono state ristrutturate. Purtroppo, è vero, si è perso tanto del patrimonio dei nostri centri storici, se ne è persa l'identità, però tanto è stato conservato e tanto è stato fatto per ripristinarlo e migliorarlo.
Oggi con questo provvedimento si dà la possibilità, ripeto, di azzerare tutto un processo teso a migliorare i nostri centri storici e davvero non se ne capisce la ragione, per di più lo si fa scavalcando gli enti locali, ignorando la loro funzione. Il Piano paesaggistico regionale, tra l'altro, prevede la verifica di coerenza dei piani particolareggiati dei comuni, quindi i comuni si sono sottoposti a tale controllo, hanno fatto un ulteriore passaggio importante ridisegnando i confini dei centri storici, hanno verificato se il lavoro che era stato fatto con i piani particolareggiati era coerente col PPR. Oggi tutto questo viene cancellato dando la possibilità di incrementare le volumetrie nei centri storici.
Io sono pienamente convinto che questo sia un emendamento da tenere in seria considerazione e da votare favorevolmente, perché certamente migliorerebbe questo vostro testo di legge che in moltissimi punti è fortemente carente. Noi dissentiamo fortemente da voi, siamo su posizioni diverse, abbiamo visioni diverse della gestione del nostro territorio e in modo particolare dei centri storici, che così andranno verso il disastro totale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Assessore Asunis, io non so se lei intenda passare alla storia come colui che ha messo in moto il sacco della Sardegna. Come si possano aumentare le volumetrie del 30 per cento e poi, con l'emendamento che avete approvato prima, aumentare di un ulteriore 30 per cento anche nei centri storici le volumetrie di edifici che hanno quattro o cinque piani e che potrebbero arrivare ad avere otto o nove piani, io, Assessore, non lo capisco. Non so se lei abbia presente che cosa questa norma potrà determinare nei nostri centri storici.
Già il testo di legge andrebbe ritirato per le cose che contiene, ma se poi ogni vostro emendamento pone ulteriori problemi e aggrava la situazione, scavalcando addirittura i comuni che si sono dotati di un Piano urbanistico e di un Piano particolareggiato per il centro storico, il lavoro fatto dagli uffici tecnici dei diversi comuni viene buttato nel cestino, non serve a nulla! Voi che sostenevate che ogni comune doveva avere la libertà di definire dal punto di vista urbanistico il proprio territorio, voi che sostenevate che gli enti locali erano fondamentali anche per la diversità dei centri storici e del territorio di ogni singolo comune, ora con un emendamento negate ciò che avete sostenuto negli anni passati. Ed è per questo che il mio voto sull'emendamento numero 184, presentato da alcuni colleghi del mio Gruppo, è favorevole.
Come si possono superare, con una legge, tutti gli strumenti urbanistici di cui si sono dotati i comuni, e ragionare sui singoli immobili e persino sull'identità dei centri storici? Come si possono stravolgere integralmente i centri storici dei comuni della nostra regione? Assessore, le chiedo di ripensare queste cose, di correggerle, di porvi rimedio. Oltretutto voi negate anche quello che avete sostenuto, perché mentre prevedete un ulteriore incremento volumetrico del 30 per cento, consentendo di arrivare fino al 60 per cento, la riduzione del fabbisogno energetico richiesta resta invece ferma al 15 per cento. Quindi alla fine anche l'impianto fondamentale teso a risolvere i problemi del risparmio energetico viene meno.
Assessore, ci ripensi, verifichi meglio le norme, controlli il comma 3 dell'articolo 2 e quello che comporterà con questi ulteriori emendamenti. Grazie.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, intendo soltanto fare un tentativo di specificazione. In alcuni interventi si è parlato del venir meno del ruolo dei comuni, del fatto che si scavalcano gli enti locali. Richiamo pertanto la vostra attenzione sul comma 3 dell'articolo 10, in riferimento alle procedure che devono anticipare la realizzazione delle opere. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Assessore, i comuni hanno creduto negli anni alla necessità che i centri storici andassero salvaguardati, hanno fatto i piani particolareggiati spesso mettendosi contro i propri cittadini, che non vedevano di buon occhio, per lo meno quindici o vent'anni fa, l'apposizione di vincoli al loro diritto di proprietà. La salvaguardia dei centri storici è diventata nel tempo un'esigenza collettiva nelle nostre comunità e oggi i cittadini apprezzano la valenza dei vincoli imposti quindici o vent'anni fa. L'hanno potuto constatare grazie anche agli interventi pubblici che sono stati fatti, agli interventi finanziati dalla Regione per il rifacimento delle facciate e dei tetti. Perché vanificare tutto, oggi, con un colpo di ruspa? Perché introdurre questa deregulation? Perché espropriare i consigli comunali di una propria competenza? Sono i consigli comunali che hanno approvato i piani particolareggiati, sono i consigli comunali che hanno detto che cosa va salvaguardato nei centri storici dei comuni. Perché lasciare, oggi, all'iniziativa privata il potere di decidere quali immobili costruiti meno di cinquant'anni fa sono in contrasto con i caratteri architettonici e la tipologia del contesto? Trasferiamo ai consigli comunali questa competenza, lasciamo che siano loro a decidere che cosa è in contrasto. Sono loro che hanno fatto i piani particolareggiati, hanno deciso quali immobili sono meritevoli di tutela e salvaguardia, per cui manteniamo in capo ai consigli comunali questa competenza.
Noi pensiamo che la norma che si vuole introdurre con l'emendamento numero 184 sia una norma di buon senso, perché riporta negli ambiti naturali, cioè nei consigli comunali, la facoltà di prendere decisioni in questa materia. Noi pensiamo che con un piccolo comma di questa legge si arrechi un danno enorme al patrimonio di conoscenza e di consapevolezza che ormai c'è nelle nostre comunità e che è costato fatica ai nostri amministratori, e non solo a loro. E' costato fatica far capire alla gente che sarebbe stato un bene per la collettività salvaguardare la nostra storia, i nostri centri storici e le nostre abitazioni tipiche.
Pertanto invito la maggioranza e la Giunta a riflettere sull'emendamento numero 184, che non pone nessun vincolo, ma semplicemente riporta nel loro ambito naturale quelle che sono le decisioni che devono essere prese per le nostre comunità.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Signora Presidente, io credo che vada respinto il taglio che è stato dato al comma 6 dell'articolo 2, perché per la delicatezza dell'argomento che tratta questo comma è troppo generico e si presta a interpretazioni che ne possono stravolgere il contenuto se non viene prestata la necessaria attenzione.
Anni fa, al Comune di Sassari, ci fu qualcuno che propose di demolire una parte di Corso Vico per ricostruirla in condizioni migliori, più adeguate e moderne. Il consiglio comunale, che aveva allora competenza su decisioni di questo genere, disse di no e quella zona particolarmente pregiata del centro storico è ancora in piedi. Con questa nuova norma probabilmente oggi una cosa del genere non sarebbe possibile. Quello che il nostro emendamento prevede di aggiungere al comma 6 dell'articolo 2 è, a mio avviso, il minimo che il Consiglio regionale debba fare per evitare che i comuni vengano messi nelle condizioni di non poter dire la propria opinione in merito a una questione così delicata. Il centro storico è patrimonio dell'intera comunità più di qualsiasi altra parte della città e non può essere che questo Consiglio regionale faccia diventare interesse principale un interesse privato, che non sempre coincide con l'interesse pubblico; non può essere che questo Consiglio regionale decida che il ruolo principale in questo tema non sia svolto dall'amministrazione civica.
Ecco perché ritengo che l'Aula, ma soprattutto la maggioranza di centrodestra, su questo tema debba assolutamente riflettere al fine di approvare un emendamento che è assolutamente ragionevole e consente di rendere questa legge leggermente meno peggiore. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Agus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signora Presidente, signori Assessori, colleghe e colleghi, intendo esprimere il mio voto a favore dell'emendamento numero 184. Abbiamo su questo tema più volte rimarcato l'impegno e il coinvolgimento dei comuni, abbiamo detto che non basta sentirli e che proprio sul controllo del territorio essi hanno un ruolo fondamentale. La Regione Sardegna può fare ottime norme, però se non se ne verifica l'applicazione quotidiana si rischia di incorrere in storture che la legge non ha previsto.
In questo caso stiamo parlando di ampliamento delle cubature all'interno dei centri storici. Ricordo solo ed esclusivamente quegli aspetti particolari che riguardano peraltro i caseggiati che hanno meno cinquant'anni, il cui inserimento nelle zone A di fatto ha già stravolto l'assetto urbanistico dei nostri centri storici, che hanno una loro peculiarità, una valenza culturale elevatissima. Tutti gli interventi nei centri storici, a mio avviso, dovrebbero riguardare la ricucitura delle lacerazioni che gli edifici con meno di cinquant'anni hanno creato nei nostri centri storici, che sono funzionali alla nostra cultura agropastorale, che ancora si ritrova nei comuni più avanzati del Campidano, per esempio, che hanno un tessuto economico legato in modo particolare all'attività agricola, che hanno grandi estensioni di terreno su cui sorgono le case a corte, di cui ho avuto modo di parlare, che sono una ricchezza e uno degli elementi caratterizzanti della nostra cultura.
Oggi i centri storici stanno diventando un elemento cardine anche nella prospettiva di un'economia diversa dei nostri centri abitati. Parliamo spesso di turismo, ci riempiamo la bocca di belle parole sul turismo, ebbene i centri storici, a mio avviso, sono quell'elemento di raccordo con la costa che può permetterci di estendere la stagione turistica a tutto l'anno. C'è un gran bisogno, una gran sete di vivere le realtà dei centri storici, c'è un grande flusso turistico che mira a vivere le realtà dei territori. Quindi il fatto che queste ferite non vengano ulteriormente amplificate, ma vengano invece ricucite per ridare omogeneità ai centri storici è un elemento cardine e sono i comuni che possono intervenire in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Moriconi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MORICONI (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, io risiedo a Sinnai, dove sono da tanti anni consigliere comunale e dove si sta conducendo da decenni una battaglia per tentare di riportare alla sua originaria bellezza il centro storico, che è stato in gran parte restituito al suo antico valore. Ma è una battaglia che non si riesce a vincere e che ha impegnato la comunità intera e lo stesso consiglio comunale di Sinnai addirittura nel racimolare risorse per acquistare un "palazzaccio" - la definizione calza a pennello rispetto all'argomento che stiamo discutendo oggi - di cinque piani, costruito negli anni Sessanta o Settanta, che qualora il provvedimento che stiamo discutendo venisse approvato non soltanto non potrà essere consegnato a un intervento di riqualificazione, ma addirittura esaspererebbe ulteriormente il suo impatto con il centro storico, perché i cinque piani diventerebbero sei. Eppure è stato compiuto uno sforzo economico ed è stata fatta una conquista di civiltà, di maturità e di cultura, perché l'intera comunità si è ritrovata a condividere la necessità addirittura di porre mano alle proprie tasche per acquistarlo. Il Comune di Sinnai è riuscito ad acquistarne un piano, però acquistarli tutti e cinque è difficile. Questo provvedimento andrebbe a confliggere con la manifestata volontà di un'intera comunità di concorrere alla realizzazione di un'opera importante e alla ricostruzione del centro storico del proprio paese.
Questo emendamento aggiuntivo restituirebbe voce ai consigli comunali dei nostri paesi e delle nostre città che hanno combattuto e stanno combattendo delle battaglie per porre un freno che invece questo provvedimento vorrebbe levare. E' decisamente un provvedimento contro tendenza e sicuramente irriguardoso nei confronti delle nostre comunità e dei nostri consigli comunali che hanno combattuto per decenni quelle battaglie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, noi discutiamo questa normativa di appesantimento disordinato delle volumetrie già esistenti nel territorio sardo in una fase nella quale si è scatenata nel Paese - è intervenuto anche il Presidente del Consiglio dei Ministri - un'analisi approfondita di come il territorio italiano è stato violentato in questi decenni.
Io voterò a favore dell'emendamento numero 184, lo dico anche al sindaco di Sant'Anna Arresi. A me pare che il campanile della chiesa di Sant'Anna Arresi ricada nel centro storico, a dieci metri da un nuraghe, in una piazza modernista. Giusto per dire che se accettassimo il comma 6 dell'articolo 2 e venisse in mente a qualcuno, non a questo illuminato sindaco, o all'attuale illuminato parroco, di realizzare altri due piani su quel pessimo, bruttissimo campanile a dieci metri dal nuraghe, aggiungeremmo bruttura alla bruttura già esistente. Questo è il senso del comma che voi proponete. Assessore Asunis, voi aggiungete bruttura alla bruttura già esistente che ha invaso i nostri centri storici! E' possibile che dobbiamo discutere di questo?
Mi dispiace che non ci sia il Presidente della Regione, ma lo scriverò, lo farò sapere, d'ora in avanti lo dirò: questo provvedimento va riportato in Commissione. Si valuti la congruità di queste norme rispetto all'obiettivo. Non c'è congruità, queste norme non sono congrue rispetto all'obiettivo!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANCA (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, onorevoli consiglieri, ovviamente dichiaro il voto favorevole all'emendamento numero 184, ma vorrei far notare una cosa: più consiglieri in quest'Aula hanno portato all'attenzione dell'Assessore, il quale si è sentito giustamente in dovere di replicare, il fatto che i comuni vengono trascurati in questo iter. Io questo fatto lo ribadisco, perché effettivamente è così, e lo riscontra in maniera decisa anche il Consiglio delle autonomie locali. Ricordo ai colleghi della maggioranza, ancora una volta, che nella scorsa legislatura siamo stati continuamente accusati di trascurare quelli che erano i pareri del Consiglio delle autonomie locali, dell'ANCI, delle rappresentanze degli enti locali della nostra regione. Lo dico perché rimanga a memoria durante i cinque anni di questa legislatura.
Assessore Asunis, leggendo con attenzione il decreto legge del Governo, ma l'avevo già riscontrato nell'attenta lettura dell'accordo Stato-Regioni, mi sembra che sia abbastanza esplicito un inciso che dice: "Tali interventi edilizi non possono riferirsi ad edifici abusivi o nei centri storici". Quindi noi stiamo facendo una cosa in deroga addirittura al famoso decreto di Berlusconi sul piano casa, perché continuando nella lettura non si trovano fattispecie particolari segnalate per le Regioni a Statuto speciale. Questo lo pongo come elemento di riflessione. Penso che la sua esperienza, Assessore, l'abbia portato sicuramente a fare le dovute valutazioni, però questo è oggettivamente un motivo di illegittimità del provvedimento. Andiamo a toccare una parte fondamentale delle nostre città che ormai, l'hanno ripetuto benissimo i colleghi più volte, è oggetto di grande attenzione, ovvero i centri storici, e lo facciamo in deroga all'accordo Stato-Regioni.
Io chiederei all'Assessore di esprimersi su questo punto. Già nella discussione generale ho sottolineato come la legge potrebbe essere a rischio di ricorsi di illegittimità. Quello che ho indicato è, secondo me, un evidente motivo di ricorso. Non capisco perché ci si voglia intestardire su questo punto. Ripeto, Assessore, io consiglierei di prestare attenzione a questa questione e la valuterei con riguardo. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, voto chiaramente a favore dell'emendamento numero 184, considerando il comma 6 dell'articolo 2 assolutamente inopportuno perché rispecchia la subcultura del cemento e gli interessi di pochi privati a discapito della valorizzazione della cultura, della storia e del patrimonio artistico di un popolo.
Qui si tratta, praticamente, di quella che è la memoria storica dei sardi. Noi abbiamo portato avanti diverse battaglie in questa direzione, anche per quanto concerne il palazzo Aymerich nel quartiere storico di Castello, che è un simbolo del tentativo di cementificazione della nostra memoria storica. Si tratta di un palazzo di pregio perché è stato progettato dall'architetto Cima, poggia su strutture medievali e così via. E' vero che questo palazzo in parte è stato abbattuto dai bombardamenti del '43, per cui farebbe parte di quelli che sono gli spazi vuoti della nostra città, come se questi spazi non facessero parte della nostra memoria, anche triste, come quella dei bombardamenti, però noi vogliamo annullare tutto in nome dell'interesse del mattone.
Noi ci opponiamo a questo discorso, perché è un tentativo veramente grave quello di cementificare i centri storici. Si inizia sempre così, con un metro quadro di cemento piazzato nel posto meno opportuno. Io mi auguro che questo comma venga assolutamente rimesso in discussione e cancellato, perché costituisce una grandissima vergogna assolutamente in armonia con un piano casa che esprime aggressività verso il nostro territorio e rappresenta il tentativo di consumare con l'ambiente anche la storia del popolo sardo.
Quindi io continuo ad appellarmi al senso di orgoglio che ciascuno di noi sardi deve avere a prescindere dall'appartenenza politica. La memoria storica è di un popolo, non è di destra e non è di sinistra. Chiedo veramente una profonda riflessione su questo comma. Voto a favore, ripeto, dell'emendamento numero 184.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Mi dispiace che manchi il Presidente della Regione, però sono presenti gli assessori Asunis e Corona. Più volte vi siete vantati di aver finalmente instaurato un rapporto corretto con il sistema delle autonomie locali. Ci avete fatto notare che nella passata legislatura non era presente questa sensibilità nella maggioranza che ha governato la Regione per quattro anni e mezzo e ci avete detto che anche l'articolato che stiamo discutendo è frutto di una negoziazione e di una concertazione innanzitutto con i comuni. A me pare davvero che di concertazione con i comuni ci sia poco, a meno che i comuni non abbiano scelto di delegare totalmente il proprio ruolo e le proprie funzioni alla Giunta regionale e in particolare all'assessore Asunis!
Ma come si fa, Assessore, a intervenire su una materia che attiene all'autonomia delle assemblee elettive comunali? Badi bene, tra l'altro si interviene sui centri storici, che sono la storia, la cultura, le tradizioni, il valore aggiunto dei nostri paesi, anche per produrre un minimo di economia. Ed è quello che sta avvenendo perfino nei piccoli comuni della nostra regione in particolare in questi ultimi anni. Voi con questo provvedimento, Assessore, di fatto esautorate completamente il ruolo e la funzione dei consigli comunali.
Il nostro emendamento, di fronte a un atteggiamento di totale chiusura da parte vostra, mira se non altro a recuperare questa funzione. E' mai possibile, Assessore, che non ci sia la disponibilità da parte vostra ad accogliere un emendamento che ha l'obiettivo semplicissimo di mantenere il ruolo e la funzione dei comuni nella pianificazione e nel governo del proprio territorio?
Assessore, se dimostra chiusura di fronte a questo nostro emendamento, lei si assume la responsabilità - spero davvero che non voglia assumersela - di esautorare completamente l'autonomia e la funzione dei consigli comunali.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Valerio Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MELONI VALERIO (P.D.). Assessore, le chiedo di ritirare l'intero comma 6 dell'articolo 2. Qualora non lo ritirasse e questa maggioranza intendesse confermarlo, ovviamente voterei la proposta di emendamento che tende a riaffermare il diritto-dovere dei comuni di esercitare una delle loro funzioni primarie, che è la pianificazione del proprio territorio.
Io mi chiedo, assessore Asunis: chi dovrà stabilire il contrasto con i caratteri architettonici e tipologici del contesto? Qua c'è una formuletta, cioè si dice che si può intervenire nelle zone A nei palazzi che hanno meno di cinquant'anni se in contrasto con i caratteri architettonici e tipologici del contesto. Bene, mi dica chi lo stabilisce. Credo che accogliere l'emendamento numero 184 della minoranza, che tende a riaffermare il diritto del comune di esprimersi rispetto a questioni così importanti, sarebbe quanto meno un tentativo per riequilibrare una forzatura bella e buona che voi state facendo con tutto questo provvedimento, in particolare con il comma 6 dell'articolo 2.
Assessore, la verità, quella vera, un giusto modo di procedere, il rispetto delle comunità, il rispetto delle filosofie urbanistiche, che lei ben conosce, possono esserci solo nella misura in cui si riconosce alle amministrazioni il valore del lavoro che hanno svolto, ovviamente a quelle che l'hanno svolto. Mi riferisco ai piani particolareggiati. I comuni hanno fatto dei piani particolareggiati per i centri storici; questa amministrazione regionale ha finanziato quegli studi attraverso la legge numero 29 del 1998, che prevede l'istituzione dei laboratori per il recupero dei centri storici. I comuni, quanto meno quelli più importanti, hanno svolto un lavoro importantissimo, fondamentale e imprescindibile, all'interno del quale si prevede pure la possibilità di demolire e di ricostruire nelle zone A, ma solo a seguito di uno studio attento che prevede tutte le implicazioni relative a questi possibili interventi perché tiene conto di tutte le variabili che intercorrono. Là sì che c'è lo studio delle tipologie, dei caratteri architettonici e quant'altro.
Insomma, Assessore, con questo provvedimento non stiamo rendendo un bel servizio alle nostre comunità. Io capisco che vi sia una volontà alta che in qualche modo questa maggioranza deve accogliere, ma abbiate un sussulto di dignità, un po' di decoro e di rispetto per chi ha lavorato e per chi lavora rispettando le regole che sempre tutti abbiamo condiviso.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. In uno degli ultimi interventi si poneva un problema: chi stabilisce la sussistenza del miglioramento della qualità architettonica estesa all'intero edificio e in armonia col contesto? La risposta è all'articolo 10, comma 3: il comune. Ci mancherebbe altro!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cucca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCA (P.D.). Assessore, se la risposta che ha dato è valida ed efficace allora maggiormente ci si domanda perché questo emendamento non debba essere accolto, perché se è vero che dovrebbe essere il comune a stabilire quali sono gli edifici in contrasto con i caratteri architettonici e tipologici del contesto, a maggior ragione un emendamento che sarebbe, secondo questa sua precisazione, semplicemente esplicativo dovrebbe essere accolto e passare de plano. Ma io credo che l'appello sia da fare anche ai colleghi della maggioranza, che forse non hanno preso in considerazione il vero contenuto di questo emendamento. Badate che si sta tentando di restituire dignità alle autonomie locali, come validamente è stato già detto da tutti i colleghi che sono intervenuti e in particolare dall'onorevole Meloni.
Se non viene accolta la preghiera rivolta dall'onorevole Meloni di ritirare il comma 6 e non viene accolto nemmeno l'emendamento numero 184 ci ritroveremo sostanzialmente a dover vedere delle brutture che possiamo ben immaginare, simili a quelle che abbiamo visto nel passato quando sono stati approvati i condoni, dal 1905 in poi, e quando per l'esecuzione dei lavori era sufficiente l'autocertificazione. Altrettanto accadrà per la dichiarazione della vetustà dell'edificio sotto i cinquant'anni, se non daremo ai comuni la responsabilità di stabilire quali siano gli edifici in contrasto con i caratteri architettonici e tipologici del contesto.
Non comprendo perché ci sia una chiusura così netta su un emendamento che, secondo quello che ha detto l'Assessore, sarebbe semplicemente esplicativo del contenuto della legge. A questo punto mi viene veramente da pensare che ci sia un retropensiero e che si intenda comunque lasciar fuori totalmente le autonomie locali dalle decisioni sull'assetto architettonico e urbanistico delle nostre città. Il mio voto è evidentemente favorevole all'emendamento numero 184, ma la preghiera è a una migliore valutazione di questo emendamento da parte di tutti i colleghi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ben Amara per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Visto che siamo diventati dei dischi rotti alla ricerca di un patrimonio in via di perdizione, vorrei cortesemente chiedere all'Assessore di spiegare linguisticamente il significato di "adeguamento e ampliamento del patrimonio edilizio esistente". Qui a me risulta che
si parli di patrimonio, dunque di ciò che esiste già. Non significa, come avete deciso voi, il superamento e lo sconvolgimento del territorio. Noi siamo per il recupero, il ripristino di ciò che possediamo; noi siamo per l'urbanistica del mutamento, della conservazione e non della conversione.
Questo piano, che non è un piano casa, ma è un "piano caos", è fatto e modellato ad hoc per lobb[s1] ies e grandi elettori. Noi vogliamo adeguare i progetti tenendo conto del nostro tessuto socioculturale, lontani dalla vostra expertise nella filosofia della dispersione e del nomadismo urbano. Per noi il territorio rimane sempre un prodotto culturale, una categoria di percezioni e un'articolazione di senso. L'abitare, come ci hanno insegnato, è una pratica dell'arte geografica, non un'alchimia misteriosa gestita dai poteri forti. La territorialità della nidificazione non ci interessa. L'urbanistica come pavillon di compiacenza, uno shopping che tratti i diritti nazionali come prodotti in competizione dentro un mercato internazionale di norme non concordate non ci interessa. La maggioranza - e lo vediamo bene - è esperta nella scienza della drom[s2] ologia, un campo dove anche l'esplosione diventa una promessa, anche il sacro territorio diventa un luogo di desacralizzazione ed è qui che risiede il vero contagio - magari fosse contaminazione! - della politica dei favori, o meglio la metapolitica come metarealtà.
Il vostro piano è un vero piano debole - magari fosse almeno un piano forte! -, un vero simulacro, cioè una copia senza originale, senza nessuna simulazione. Coinvolgete anche altri attori.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Annuncio il mio voto favorevole a questo emendamento. Se ci fosse la disponibilità della Giunta, ed evidentemente anche degli altri colleghi del Consiglio, proporrei un emendamento verbale modificativo, cioè nell'ultima parte, dove si dice che in mancanza della delibera gli ampliamenti non sono ammessi, bisogna porre un termine oltre il quale, in caso di inerzia da parte dei consigli comunali, la norma comunque viene applicata in tutti i comuni.
Perché dico questo? Perché ha sicuramente ragione l'Assessore sul fatto che c'è la possibilità della DIA o del passaggio nelle commissioni edilizie, eventualmente con il rappresentante delegato per quanto riguarda il paesaggio, però è anche vero che nelle zone A è il consiglio comunale che determina quali edifici sono detrattori ambientali.
Io ho una forte preoccupazione per il mio comune dove, meno di cinquant'anni fa, sono stati costruiti degli edifici addossati alle mura e ai limiti delle feritoie e delle merlature del castello, proprio nella zona in cui visse Eleonora d'Arborea. Ora, il fatto che in mancanza delle risorse per espropriarlo in questa fase vi sia la possibilità di una trasformazione e di un ampliamento degli immobili senza che il consiglio comunale abbia la facoltà di incidere, credo meriti una riflessione. Credo che qualunque tutela ulteriore nella fascia dei 300 metri dalla battigia e nei centri storici della Sardegna, posto che non mi pare che questo emendamento tolga qualcosa alla finalità della legge, meriti una riflessione. E la nostra riflessione è che i piani particolareggiati, posto che la scelta è stata fatta su singoli edifici, debbano ripassare in consiglio comunale, col vincolo per quest'ultimo di individuare le caratteristiche in questione e i detrattori ambientali entro il termine di sessanta giorni.
Se non c'è la disponibilità ad accogliere un emendamento orale per eliminare quella frase, il nostro Gruppo voterà a favore dell'emendamento numero 184.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, intervengo anch'io per fare qualche riflessione sull'argomento in discussione. Condivido l'intervento del collega che mi ha appena preceduto, ovviamente, perché essendo entrambi sindaci viviamo da vicino e magari più di altri sia le problematiche che riguardano il mare sia quelle sui centri storici e sulle zone omogenee A. Credo che in questo caso, Assessore, occorra fare una riflessione ulteriore, un surplus di valutazione sulle cose che si stanno mettendo in piedi perché, come ha detto lei, bisogna considerare il comma 3 dell'articolo 10, cioè gli interventi nella zona A non sono assoggettati alla procedura di DIA, ma al rilascio della concessione edilizia. I consigli comunali, tuttavia, vengono espropriati ovviamente della facoltà di fare delle valutazioni, perché le concessioni edilizie vengono rilasciate dagli uffici tecnici.
Chi mi ha preceduto, compreso il collega Cuccureddu, ha fatto degli esempi in merito. Assessore, un altro esempio che può essere fatto riguarda Cagliari: il palazzo dove stiamo discutendo adesso può essere modificato, può essere ingrandito del 30 per cento, ma ci sono problemi di ordine strutturale oltreché architettonico. Il collega Cuccureddu poneva la questione delle mura del Castello di Castelsardo, ma, ripeto, ci sono problemi strutturali e architettonici da tenere in considerazione.
Io credo che sia il caso che noi tutti facciamo uno sforzo, lo faccia anche lei, Assessore. Le chiedo, da questo punto di vista, di non concorrere a modificare i centri storici della Sardegna, anche se la norma riguarda soltanto gli edifici che hanno meno di cinquant'anni, perché corriamo davvero il rischio di stravolgere completamente il lavoro fatto dalle amministrazioni comunali e anche regionali in tutti questi anni. Dopo aver violato la fascia di tutela dei 300 metri dal mare, non possiamo consentire che i paesi siano deturpati da brutture di vario genere, perché è vero che gli interventi nella zone A non saranno assoggettati alla DIA, che occorrerà la concessione edilizia, ma figuriamoci se i comuni non la rilasceranno visto che la legge prevede che possa essere aumentata la volumetria. Saranno pochissimi quelli che si barricheranno in difesa dei centri storici.
Noi dobbiamo intervenire e la Giunta, secondo me, deve apportare una modifica da questo punto di vista al testo di legge. Credo che sia il caso di riflettere. Assessore Asunis, il collega Cuccureddu ha posto un problema importante e io credo che si possa accogliere l'emendamento orale da lui presentato, perché quello che conta poi è la sostanza. Noi abbiamo presentato un emendamento, ma se le modifiche proposte con l'emendamento orale collimano con le osservazioni fatte dai colleghi che sono intervenuti credo possano essere accolte, in caso contrario voterò a favore dell'emendamento numero 184.
PRESIDENTE. Onorevole Manca, lei risulta iscritto, ma è già intervenuto e non posso darle di nuovo la parola.
Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, fermo restando che la Giunta conferma che la bontà del terzo comma dell'articolo 10, in ordine alla salvaguardia e integrità dei nostri centri storici, sia pienamente raggiunta, nella considerazione per altro che, di fatto, l'emendamento aggiuntivo numero 184 nei suoi contenuti cardine non introduce elementi di appesantimento reale della procedura, chiederei all'Assemblea di poter presentare un emendamento orale all'emendamento numero 184. Questo nella considerazione che probabilmente con una piccolissima integrazione si potrebbe raggiungere l'obiettivo che tutti si stanno prefiggendo in riferimento ai centri storici. Quindi non c'è la volontà da parte dell'Esecutivo di scardinare il sistema architettonico compositivo presente nei centri storici, anzi c'è l'intento contrario. Non ci sono elementi di contrasto.
MANCA (P.D.). Lo legga!
PRESIDENTE. Assessore Asunis, può esplicitare la proposta di emendamento orale?
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ho sott'occhio l'emendamento numero 184 che dice: "Tale contrasto è espressamente dichiarato con delibera del consiglio comunale del comune competente approvata entro il termine di sessanta giorni…". Propongo di aggiungere: "dalla presentazione dell'istanza da parte del soggetto proponente..."
Tento di esplicitare il mio pensiero. Un consiglio comunale dovrebbe, entro sessanta giorni, fare una ricognizione su tutto - questo è il vostro pensiero - e adottare una delibera per poi scoprire che in alcuni contesti urbani nessuno fa istanza. Questo è.
(Interruzioni)
Giusto per capire. Non sto facendo né ironia né qualsivoglia battuta. Possiamo sospendere?
PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni, sospendo la seduta per cinque minuti per consentire eventuali interlocuzioni. I lavori riprenderanno alle ore 12 e 21.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 16, viene ripresa alle ore 12 e 27.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Provo a leggere, signori consiglieri: "Tale contrasto è espressamente dichiarato con delibera del consiglio comunale, approvata perentoriamente entro il termine di novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge". Suggerirei di non identificare questa frase come comma 7, ma di inserirla a chiusura del comma 6.
Gli Uffici mi chiedevano notizie in riferimento all'ultima parte del testo che non ho letto perché, a mio giudizio, va depurata, ovvero vanno soppresse le parole: "in mancanza di tale delibera non sono ammessi ampliamenti nelle zone urbanistiche omogenee A".
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Voglio precisare che il nostro Gruppo consente la presentazione dell'emendamento orale, ma è contrario al suo contenuto, quindi voterà contro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Ho letto attentamente la proposta che è scaturita da un'approfondita discussione sul valore dell'emendamento numero 184. Il Gruppo dell'Italia dei Valori farà una valutazione, come dire, molto realista della portata dell'emendamento. Con la proposta che è stata testé letta dall'assessore Asunis facciamo rientrare in gioco i comuni, con la loro potestà, così come previsto dall'emendamento numero 184 presentato dai colleghi del centrosinistra e così come noi abbiamo richiesto espressamente in tutta la discussione sul comma 6. In assenza di questo emendamento i comuni rischiavano di essere completamente tagliati fuori.
Non è il massimo rispetto a quello che avremmo potuto avere, perché l'emendamento numero 184 era probabilmente più rigoroso. Continuiamo tuttavia ad avere fiducia negli amministratori comunali, ancorché ci siano tra loro esempi non certo illustri, ma complessivamente siamo disperatamente obbligati ad avere fiducia negli amministratori comunali, perché vogliamo pensare che nella trincea avanzata della democrazia, ovvero nei comuni, ci siano persone di cui possiamo fidarci. E allora, questo emendamento rimette nelle mani dei nostri amministratori comunali una potestà che la non approvazione dell'emendamento numero 184 avrebbe sicuramente potuto eliminare.
Sono dell'avviso che si tratti di un compromesso, come dicono coloro che parlano bene, ma mi sembra un compromesso importante, per cui il Gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore della proposta avanzata dall'assessore Asunis.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Mi ero iscritto prima, ma non dovevo più intervenire.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Comunico ai colleghi che la collega Barracciu è rientrata dal congedo.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 184.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Dedoni, Fois, Lotto E Planetta hanno votato a favore e che la consigliera Zuncheddu ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri:Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Ben Amara - Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 67
votanti 66
astenuti 1
maggioranza 34
favorevoli 61
contrari 5
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'emendamento numero 358.
Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, la Giunta regionale ha ulteriormente esaminato tutti gli emendamenti che sono stati presentati e le verifiche in ordine all'emendamento numero 185, presentato dai consiglieri Bruno, Moriconi, Manca, Lotto, Porcu ed Espa, hanno evidenziato che di fatto questo emendamento introduce, rispetto all'emendamento numero 358, un elemento innovativo molto importante che è riferito ai termini minimali entro i quali il bene può essere oggetto di ricommercializzazione. Quindi la Giunta regionale, fatte queste ulteriori riflessioni, ritiene di dover ritirare l'emendamento numero 358. Grazie.
PRESIDENTE. Assessore Asunis, esprime parere favorevole sull'emendamento numero 185?
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Sì.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento numero 185.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Lo devi ritirare? Se lo ritiri evito di parlare contro.
ESPA (P.D.). Lo ritiro, se mi fanno parlare.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Se l'emendamento è in procinto di essere ritirato non intervengo, ma se rimane devo intervenire. Presidente, vorrei sapere se l'emendamento numero 185 è in votazione oppure viene ritirato.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, la Giunta ha ritirato l'emendamento numero 358 e sul numero 185 ha espresso parere favorevole, quindi non risulta, allo stato, che questo emendamento debba essere ritirato. Adesso ha la parola lei, onorevole Uras.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ripeto, prima di esprimere il mio voto io vorrei sapere se l'emendamento numero 185 è in votazione oppure no. Tutto qui, Presidente.
PRESIDENTE. Ci sono altri iscritti a parlare per dichiarazione di voto, non risulta allo stato che l'emendamento numero 185 debba essere ritirato.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Va bene, allora voterò contro questo emendamento, qualora venisse messo in votazione, e spiego le ragioni per le quali il mio voto è contrario. La disposizione che viene citata, cioè quella della legge finanziaria, ha consentito la riorganizzazione degli spazi nelle abitazioni in cui risiede un invalido, un portatore di handicap, un diversamente abile grave, già con la finanziaria del 2007, che prevedeva il superamento degli indici volumetrici in deroga. Sulla base di quella normativa si sistema la casa per il disabile grave. Che necessità ci sia di dare un premio di cubatura aggiuntiva del 20 per cento in una situazione di questo genere io francamente non lo capisco.
Allora, vogliamo pagare danni? Vogliamo morti? Vogliamo devastare il territorio della Sardegna? Vogliamo fare questo? Accomodiamoci! Persino quando palesemente non c'è nessuna motivazione, noi vogliamo aggiungere mattoni! Io voto contro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Signor Presidente, noi abbiamo visto - lo dico anche a beneficio dei colleghi - che esiste già una disciplina consolidata che è stata approvata con la legge numero 2 del 2007. C'è troppo rumore, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, sentiamo la sua voce anziché quella dell'onorevole Espa. Grazie.
ESPA (P.D.). Esiste una disciplina consolidata che è stata coordinata con la legge regionale 3 del 2008, proposta dal centrosinistra, e che prevede già un ampliamento di cubatura in questi casi. Allora, la situazione qual è? Io volevo invitare la Giunta a ritirare l'emendamento numero 358, che poi è stato ritirato, dicendo contemporaneamente che anche il nostro emendamento - abbiamo fatto delle valutazioni e degli studi in merito - in realtà potrebbe danneggiare proprio le persone con disabilità.
Mi rivolgo anche ai colleghi del centrodestra, non solo all'onorevole Uras, per chiarire che c'è una disciplina che è già operativa e il nostro emendamento potrebbe addirittura andare a scapito delle persone con disabilità. Quindi io chiederei di sospendere questo punto, perché la materia è già disciplinata, lo strumento legislativo esiste già. Si pensava di utilizzare un processo semplificato, però la norma scritta così, seppure da noi stessi, non funziona. Quindi ritiro l'emendamento e propongo chiaramente agli altri firmatari di fare altrettanto, con l'intento di riportare l'argomento in Commissione, per disciplinarlo in un altro momento in maniera esatta.
Invito i colleghi a non fare proprio l'emendamento, perché anche quello della Giunta non andava bene e si rischia di causare un danno proprio ai beneficiari se non si pongono dei vincoli d'uso. In questo caso è necessario prevedere un vincolo di destinazione d'uso. Presidente, non riesco a parlare.
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, se riusciamo a fare un po' di silenzio possiamo concludere il dibattito. Consentite all' onorevole Espa di proseguire il suo intervento.
ESPA (P.D.). Ripeto, noi ritiriamo l'emendamento perché la formulazione prevista sia nell'emendamento della Giunta sia nel nostro, che pure introduce tutti i vincoli per fare in modo che chi utilizza questa norma non possa rivendere subito l'immobile e non possa fare tutta una serie di operazioni, andrebbe a scapito delle persone con disabilità. Quindi riteniamo di mantenere la disciplina che c'è adesso ed eventualmente modificarla e integrarla con una apposita legge che sarà approvata dal Consiglio.
PRESIDENTE. Onorevole Espa, non si è compreso se l'emendamento numero 185 è ritirato.
ESPA (P.D.). Sì, è ritirato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Intervengo sull'ordine dei lavori, Presidente, in quanto il tema è molto delicato. Come si è capito dalla discussione appassionata, stiamo parlando di portatori di handicap, di famiglie che vivono situazioni di disagio e così via. Proporrei, Presidente, se l'Aula fosse d'accordo, di sospendere l'emendamento numero 185 per dare modo di approfondire l'argomento in tutti gli aspetti che stanno emergendo. Prendo atto che il collega Espa ha manifestato l'intenzione di ritirarlo, questa può essere una soluzione, però chiederei, se i presentatori sono d'accordo, di sospendere momentaneamente questo emendamento per riprenderlo quando la Presidenza lo riterrà opportuno.
PRESIDENTE. L'Aula si deve esprimere sulla richiesta di sospensione.
Ha domandato di parlare il consigliere Matteo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA MATTEO (P.d.L.), relatore di maggioranza. Presidente, chiedo una sospensione di cinque minuti.
PRESIDENTE. Mi sta chiedendo una sospensione in aula?
SANNA MATTEO (P.d.L.). Cinque minuti per interloquire con l'Assessore relativamente a questo emendamento.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 44 viene ripresa alle ore 12 e 52.)
rilancio dell'economia" (67)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'emendamento numero 185 aveva ragione di esistere in quanto era stato presentato l'emendamento numero 358, a significare che a un'azione di sovrapposizione di incrementi su una materia molto specifica si contrapponeva un elemento di tutela e di rispetto dei vincoli.
Una volta ritirato l'emendamento numero 358 non ha più senso mantenere il numero 185, per due ulteriori ragioni. La prima ragione è che ritengo - uso una parola abbastanza appropriata - indecente mettere in relazione le situazioni dell'handicap con le condizioni per le quali stiamo facendo questa legge, perché la tematica dell'handicap meriterebbe un po' più di cautela e di rispetto; la seconda ragione è che la condizione vantaggiosa che si dovrebbe ritrovare in questo testo, rispetto alla legge che già esiste e che ha trattato, per fortuna, con delicatezza e decenza questo argomento, è la possibilità di un incremento di 120 metri cubi, che equivalgono a 40 metri quadri. Da qui a realizzare il 20 per cento per avere 40 metri quadri si dovrebbe disporre di un appartamento di non meno di 200 metri quadri.
Signori, chi ha 200 metri quadri non ha problemi di emergenza, quindi questa norma è del tutto inutile. Ecco perché l'emendamento numero 185 era strumentale e tendeva a contrastare una trattazione della problematica da parte della Giunta del tutto incongrua e fuorviante, ed ecco perché va ritirato.
PRESIDENTE. Ovviamente, in seguito al ritiro dell'emendamento numero 185, gli iscritti a parlare su questo emendamento decadono dal diritto alla parola.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dei relativi emendamenti
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 3 e dei relativi emendamenti:
Art. 3
Interventi di ampliamento per le costruzioni
in zona agricola
1. Nelle zone omogenee E, così come individuate dagli strumenti urbanistici vigenti, gli incrementi volumetrici sono disciplinati dalle seguenti disposizioni, anche mediante il superamento degli indici massimi di edificabilità previsti dagli strumenti urbanistici e dalle vigenti disposizioni normative regionali.
2. Per gli immobili destinati ad usi agro-silvo-pastorali e per quelli ad uso residenziale, compresi nella fascia costiera dai 300, o 150 metri nelle isole minori, ai 2.000 metri dalla linea di battigia, è consentito l'incremento della volumetria, esistente alla data di presentazione della denuncia di inizio attività di cui all'articolo 10, nella misura del 10 per cento per funzioni agro-silvo-pastorali e nella misura del 10 per cento per uso residenziale. Oltre la fascia dei 2.000 metri l'incremento volumetrico consentito è del 20 per cento.
3. All'interno della fascia costiera dei 300 metri dalla linea di battigia, ridotta a 150 metri nelle isole minori, per i fabbricati di proprietà dell'imprenditore agricolo destinati ad usi agro-silvo-pastorali è consentito il solo incremento del 10 per cento della volumetria esistente alla data di presentazione della richiesta di concessione edilizia di cui all'articolo 10, a condizione che le nuove volumetrie siano finalizzate agli stessi usi ed al miglioramento della qualità architettonica e del contesto paesaggistico; la proposta di intervento deve ottenere la positiva valutazione della Commissione regionale di cui all'articolo 7.
4. Sono comunque ammesse varianti per i fabbricati legittimamente realizzati lasciando invariati i parametri urbanistici senza variazioni di volumi e superfici coperte.
Emendamento soppressivo totale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 3
L'articolo 3 è soppresso. (12)
Emendamento soppressivo totale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 3
L'articolo 3 è soppresso. (186)
Emendamento sostitutivo totale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 3
L'articolo è sostituto dal seguente:
Le politiche di "Housing Sociale" consistono nell'offerta in affitto di abitazioni a costi contenuti, attraverso interventi di mediazione e sostegno sul mercato privato, l'accesso alla proprietà e all'auto costruzione della prima casa per le fasce di popolazione a reddito medio basso, la possibilità di offrire residenze comunitarie per soddisfare bisogni vitali in favore di particolari categorie : centri di accoglienza, comunità alloggio, pensionati, residenze assistite da servizi comuni. (392)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 3
Il comma 1 dell'articolo 3 è soppresso. (13)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 3
Il comma 1 è soppresso. (187)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 3
Nell'art. 3, comma 1, la frase anche mediante il superamento degli indici massimi di edificabilità previsti dagli strumenti urbanistici e dalle vigenti disposizioni normative regionali" è soppressa. (125)
Emendamento soppressivo parziale SECHI - BEN AMARA - ZEDDA Massimo - ZUNCHEDDU - URAS - SALIS.
Articolo 3
Il comma 2 dell'articolo 3 è soppresso. (14)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 3
Il comma 2 è soppresso. (188)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 3
Nell'articolo 3, comma 2, la frase: "compresi nella fascia costiera dai 300, o 150 meri nelle isole minori, ai 2000 metri dalla linea di battigia" è soppressa. (126)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 3
Nell'articolo 3, comma 2, la frase: "Oltre la fascia dei 2000 metri l'incremento volumetrico consentito è del 20 per centro" è soppressa. (127)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 3
Il comma 3 dell'articolo 3 è soppresso. (15)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 3
Il comma 3 è soppresso. (190)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 3
Il comma 4 dell'articolo 3 è soppresso. (16)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 3
Il comma 4 è soppresso. (191)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 3
Il comma 1 dell'articolo 3 è sostituto dal seguente:
Al fine di attivare le politiche di Housing Sociale, i Comuni sono autorizzati all'acquisto o al recupero di immobili non utilizzati, preferibilmente da reperire nel perimetro urbano, da destinare alle finalità indicate nell'art. 3. (393)
Emendamento sostitutivo parziale Giunta Regionale
Articolo 3
Al comma I dell'art. 3 le parole "e dalle vigenti" sono sostituite dalle seguenti:
« ed in deroga alle vigenti ». (360)
Emendamento sostitutivo totale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto - Porcu
Articolo 3
Il comma 2 dell'art. è sostituito dal seguente:
"Per gli immobili destinati ad usi agrosilvopastorali e per quelli ad uso residenziale, compresi nella fascia costiera dai 300, o 150 metri nelle isole minori, ai 2000 metri dalla linea di battigia, non è consentito alcun incremento della volumetria esistente". (189)
Emendamento all'emendamento numero 189 sostitutivo totale Capelli - Biancareddu - Obinu - Steri - Cappai - Milia - Contu Mariano - Solinas Christian - Dessì - Fois - Meloni Francesco - Dedoni - Sanna Giacomo - Planetta - Rassu - Ladu
Articolo 3
L'emendamento numero 189 è sostituito dal seguente:
"5. In attesa della revisione o adeguamento del piano paesaggistico regionale, nelle zone omogenee E trova applicazione la disciplina di cui all'art. 3, commi 1, 2 e 3 del decreto del Presidente della Regione 3 agosto 1994, n. 228.". (424)
Emendamento sostitutivo parziale Zuncheddu - Zedda Massimo - Ben Amara - Sechi - Uras - Salis
Articolo 3
Nel comma 2 dell'articolo 3 la frase: "Per gli immobili destinati ad usi agro-silvopastorali e per quelli ad uso residenziale, compresi nella fascia costiera dai 300, o 150 metri nelle isole minori, ai 2.000 metri dalla linea di battigia, è consentito l'incremento della volumetria, esistente alla data di presentazione della denuncia di inizio attività di cui all'articolo 10, nella misura del 10 per cento per funzioni agro-silvo-pastorali e nella misura del 10 per cento per uso residenziale" è così modificato "Per gli immobili destinati ad usi agro-silvo-pastorali e per quelli ad uso residenziale, compresi nella fascia costiera dai 300, o 150 metri nelle isole minori, ai 2000 metri dalla linea di battigia, non è consentito alcun incremento della volumetria, esistente". (337)
Emendamento sostitutivo parziale Giunta Regionale
Articolo 3
Al comma 2 all'art. 3 le parole "dai 300, o 150 metri nelle isole minori, ai 2.000 metri dalla linea di battigia" sono sostituite dalle seguenti:
«tra i 300 e i 2000 metri dalla linea di battigia, ridotti a 150 e 1000 metri nelle isole minori, ». (361)
Emendamento sostitutivo parziale Zuncheddu - Zedda Massimo - Ben Amara - Sechi - Uras - Salis
Articolo 3
Nel comma 3 dell'articolo 3 la frase: "All'interno della fascia costiera dei 300 metri dalla linea di battigia, ridotta a 150 metri nelle isole minori, per i fabbricati di proprietà dell'imprenditore agricolo destinati ad usi agro-silvo-pastorali è consentito il solo incremento del 10 per cento della volumetria esistente alla data di presentazione della richiesta di concessione edilizia di cui all'articolo 10, a condizione che le nuove volumetrie siano finalizzate agli stessi usi ed al miglioramento della qualità architettonica e del contesto paesaggistico" è così modificato, "All'interno della fascia costiera dei 300 metri dalla linea di battigia, ridotta a 150 metri nelle isole minori, per i fabbricati di proprietà dell'imprenditore agricolo destinati ad usi agrosilvopastorali è escluso ogni incremento volumetrico". (339)
Emendamento all'emendamento numero 339 sostitutivo totale Giunta Regionale
Articolo 3
L'emendamento numero 339 è sostituito dal seguente:
Al comma 3 dell'articolo 3 le parole "alla data di presentazione della richiesta di concessione edilizia di cui all'art. 10", sono sostituite dalle seguenti:
"alla data del 30.06.2009". (429)
Emendamento aggiuntivo Giunta Regionale
Articolo 3
Al titolo dell'art. 3 dopo le parole "Interventi di" sono inserite le seguenti:
« di adeguamento e ». (359)
Emendamento aggiuntivo Giunta Regionale
Articolo 3
Al comma 2 all'art. 3 dopo le parole "Oltre la fascia dei 2.000 metri sono inserite le seguenti:
« , ovvero 1000 metri nelle isole minori, ». (362)
Emendamento aggiuntivo Dessì - Sanna Giacomo
Articolo 3
Nell'art 3 comma 2 vengono aggiunte, dopo le parole "linea di battigia,": "ovvero 1000 metri nelle isole minori". (420).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno)
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per due minuti. Chiedo ai Capigruppo di avvicinarsi al banco della Presidenza.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 55, viene ripresa alle ore 12 e 56.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Bruno è presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 60 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dessì - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Il Consiglio è in numero legale.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signora Presidente, l'articolo 3, che tratta degli interventi di ampliamento per le costruzioni in zona agricola, credo sia un esempio di come questa legge veramente non risparmi alcuna porzione del nostro territorio. Credo anche che nel discutere questo articolo vada reso merito a questa minoranza di aver apportato al testo di legge, attraverso emendamenti e proposte concrete, degli elementi migliorativi. Va anche dato merito all'Assessore di essere stato disponibile, in queste ultime fasi, ad accogliere alcune di queste proposte. Certamente rimane la nostra contrarietà profonda sull'impianto della legge, però vorrei sottolineare, approfitto di questa opportunità in sede di discussione dell'articolo 3, che anche quanto è avvenuto poc'anzi in Aula, e mi rivolgo alla Presidenza, dimostra che quello che è in atto è certamente un confronto politico serrato, serio, profondo, che mette in evidenza differenze insanabili, ma anche la capacità del Partito Democratico e di tutte le forze dell'opposizione di portare, punto per punto, argomentazioni che possono comunque servire a qualificare e migliorare questo provvedimento di legge. Noi auspichiamo che venga ritirato e non rinunceremo a far sì che possa essere ritirato o bocciato, ma nello stesso tempo continueremo ad avanzare proposte tese a migliorarlo anche di poco. Il nostro auspicio, in ogni caso, è che questo provvedimento sia rinviato in Commissione.
Credo, signora Presidente, mi rivolgo a lei, che non sia opportuno né utile contingentare o forzare i tempi, andare a oltranza e ipotizzare che si possa dare un contributo di questa qualità, con questo livello di attenzione, lavorando fino alle 2 o alle 3 del mattino. Credo che su un provvedimento di questa importanza, che mette mano all'assetto urbanistico del nostro territorio, al nostro ambiente, alle nostre città, alle zone urbane ed extraurbane, ai centri storici, all'agro, alla fascia costiera e interviene anche nelle zone tutelate, si debba dare la possibilità al Consiglio di discutere e di esprimersi senza forzature, senza colpi di mano, senza ritenere di poter prendere qualcuno per stanchezza, perché quando si parla della nostra terra, del nostro ambiente, dei nostri paesi non c'è stanchezza che tenga. Non vorremmo che proprio questa eventuale richiesta che dovesse arrivare dalla Presidenza del Consiglio portasse l'opposizione, che è stata sinora seria e responsabile, che ha portato contributi di merito, che ha dimostrato di accogliere i suggerimenti orali e anche di portare punto per punto degli elementi migliorativi, ad assumere atteggiamenti di mero ostruzionismo che non vorremmo dover assumere, anche con la presentazione di ulteriori emendamenti. Ciò avrebbe soltanto l'effetto di far decadere la qualità della nostra discussione che, comunque, fino a questo momento è stata franca, seria, circostanziata e ha portato, anche se in maniera modesta, a fare piccoli correttivi che noi riteniamo assolutamente insufficienti, ma che danno il senso del ruolo che può svolgere un'opposizione responsabile. Mi appello, quindi, alla Presidente affinché il dibattito in quest'Aula possa essere mantenuto nei tempi e nei modi nei quali si è svolto fino a questo momento, perché certamente questo migliora il nostro lavoro e ne accorcia i tempi.
Entrando nel merito dell'articolo 3 non posso che far notare, e mi rivolgo all'Assessore, che proprio non vogliamo risparmiare alcuna porzione del nostro territorio! Cioè questo provvedimento non risparmia nulla, non ha cura di nulla, tanto meno del nostro agro, perché in questo articolo si prevedono aumenti volumetrici fino al 20 per cento nella fascia oltre i 2.000 metri e anche all'interno della fascia dei 300 metri si prevedono aumenti volumetrici fino al 10 per cento, ancorché sottoposti al parere della Commissione regionale per il paesaggio
e la qualità architettonica, di cui all'articolo 7. Questo articolo dimostra, ancora una volta, questa specie di parossismo costruttivo, questa volontà cementificatoria che non risparmia niente e nessuno.
Con l'articolo 3 torna in pieno il tema delle coste, perché all'interno della linea dei 300 metri dalla battigia che, come dimostrano gli eventi di questi giorni a San Teodoro, è ormai un limite che non ha più alcun senso dal punto di vista geologico e fisico, sono previsti gli incrementi di cui all'emendamento che abbiamo lungamente discusso nella giornata di venerdì. Ma siccome non c'è limite al peggio, richiamo l'attenzione dei colleghi sul fatto che con gli emendamenti numero 361 e 362 facciamo scempio delle isole minori: il limite di 2.000 metri viene portato a 1.000 metri, quindi oltre i 1.000 metri si va avanti con gli incrementi del 20 per cento, senza l'intervento della Commissione citata. Immaginate cosa vuol dire un limite di 1.000 metri in isole come Sant'Antioco o San Pietro! Vuol dire aumenti volumetrici del 20 per cento dappertutto! E immaginate cosa vuol dire dare il via libera, perché con puntualità si riportano questi termini, nella fascia dai 150 ai 1.000 metri. Anche qui si abbassa quel limite a 1.000 metri dando il via libera ad aumenti volumetrici del 20 per cento. Veramente non c'è limite al peggio!
Mi dispiace che adesso l'Assessore sia assente, spero che abbia modo di ascoltare, ma c'è una autorevole rappresentante della Giunta, anche se manca in maniera costante e continua il Presidente della Regione, che evidentemente ha impartito qualche dispaccio che va rispettato. Credo, però, che alla discussione in Aula su un tema così importante e che solleva così tante preoccupazioni il Presidente dovrebbe partecipare.
Onorevole Matteo Sanna, forse lei, da Presidente della Commissione, dovrebbe leggersi bene il testo degli emendamenti.
SANNA MATTEO (P.d.L.). Io li ho letti bene e non mi faccio imporre le cose come te le facevi imporre tu!
PORCU (P.D.). Uno si sarebbe aspettato che negli emendamenti della Giunta ci fosse qualche ripensamento su un testo che dà il via libera alla cementificazione delle nostre coste anche nella fascia dei 300 metri, che fosse previsto, così come hanno chiesto le associazioni ambientaliste, di portare la linea di battigia da 150 a 300 metri, che ci fosse la salvaguardia delle isole minori. Invece, in questi emendamenti, siccome non c'è limite al peggio, viene proposto, come negli emendamenti numero 361 e 362, che ho prima richiamato, di abbassare quei limiti e aprire la possibilità a ulteriori incrementi volumetrici rispetto al testo licenziato dalla Commissione. Anche il lavoro che è stato fatto in Commissione viene dunque vanificato e, con un'analisi e un'attenzione certosina, si cercano nuove occasioni per aumentare i volumi, per dare la possibilità di maggiori incrementi anche nelle fasce pregiate.
Per cui il parere su questo articolo e sugli emendamenti che ho richiamato è assolutamente negativo e spero che nel corso della discussione sia possibile riconsiderare questi emendamenti e semmai introdurre anche nell'articolo 3 degli aspetti migliorativi che possano ridurre l'impatto di quanto in esso previsto.
PRESIDENTE. Le faccio presente, onorevole Porcu, che la programmazione dei lavori del Consiglio è stata definita in sede di Conferenza dei Capigruppo venerdì. Per cui la Conferenza, preso atto della lentezza dell'iter di questo disegno di legge, ha deciso di andare a oltranza. Le ricordo che l'ordine del giorno non prevede solo il piano casa, ma anche altri argomenti, tra cui alcune mozioni. Sono stati inoltre presentati il Programma regionale di sviluppo e la legge finanziaria, per cui c'è la necessità di procedere, così come definito, con orari di lavoro che vanno oltre quelli che erano stati definiti per la prima settimana.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia richiesta il consigliere Uras)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Bruno è presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 40 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Bruno - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Locci - Lombardo - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.
E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Esprimo comprensione umana per la maggioranza che dovrà mantenere il numero legale fino a tarda notte o forse fino a domani mattina, perché noi, l'onorevole Bruno, l'onorevole Salis ed io, lo dico con rincrescimento, il numero legale lo chiameremo, lo chiameremo spesso per poter essere tutti vigili e in grado di comprendere quello che stiamo facendo, dato che, secondo me, non l'abbiamo compreso. Abbiamo proceduto troppo in fretta, lo dico alla maggioranza, si è avuta troppa fretta di rispondere alla chiamata elettorale. Troppa fretta e poca riflessione.
Un tempo brutto l'autunno per decidere di sommergere la Sardegna di nuovi manufatti, di nuovo cemento, di nuovo mattone! Questo lo dico soprattutto quando si tratta, come si dice nell'articolo 3, di interventi di ampliamento per le costruzioni in zona agricola. Uno potrebbe pensare che si tratti del rilancio dell'agricoltura e che nei banchi della Giunta apparirà l'assessore Prato per dirci la ragione per cui c'è bisogno di nuove costruzioni, di nuovi fabbricati, di nuovi edifici nell'agro. Poi, però, si scopre l'arcano, perché è vero che si possono realizzare, grazie a Dio, nuovi volumi per funzioni agrosilvopastorali, però se ne possono realizzare altrettanti per le residenze. E chi conosce la Sardegna sa qual è la destinazione principale delle case che vengono realizzate nell'agro. Quelle case sono destinate alle vacanze dei proprietari o di coloro che le prendono in affitto nel corso dei mesi estivi o prima o dopo tali mesi, quando cioè la stagione è ancora buona. E la gestione degli affitti delle seconde case anche nell'agro è una gestione che in gran parte puntualmente evade il fisco, aggrava di costi la comunità e non dà neppure il contributo che è dovuto dalle leggi. Cioè stiamo discutendo di una legge che legittima comportamenti che sono dannosi per la comunità, che sono dannosi per le risorse scarne di questa Regione, del suo bilancio.
Sono andato a cercare alcuni articoli sulle sciagure che purtroppo la Sardegna ha dovuto patire in questi anni, nei mesi immediatamente successivi all'estate. Non basta ricordare i cinque morti del 2008 a Capoterra. Badate, questo è un articolo di un noto quotidiano sardo: "Capoterra appare, insana novità, nella lista dei disastri a partire dagli anni Sessanta. Perché? Sino a quell'epoca il paese non aveva costruzioni intorno. L'acqua che proveniva dal monte defluiva a valle senza ostacoli. Ma negli anni Sessanta il Comune vara il piano regolatore". Credo che il piano che ha varato negli anni Sessanta sia ancora quello in vigore, cioè non c'è stata neppure l'accortezza di rimediare, lo dico anche agli amministratori attuali, a quelli regionali prima di tutto e poi anche a quelli dei comuni. Ma veramente, che cosa dobbiamo aspettare? Dobbiamo aspettare di vederne ancora? Cioè se il prossimo anno dovesse piovere e noi ci ritrovassimo a dover pagare altri 50 milioni di euro circa (la gran parte dei fondi regionali) per rimediare ai danni che registriamo in un territorio come Capoterra, dove esiste da decenni un piano di fabbricazione, ma che diritto avremmo di dire qualcosa, posto che abbiamo autorizzato e continuiamo ad autorizzare aumenti delle cubature esistenti, che già non ci dovrebbero essere, che dovrebbero essere rimosse e dovrebbero essere oggetto di attività di delocalizzazione e quindi di investimenti per la rigenerazione di quel territorio? Se ci trovassimo a dover piangere per i lutti di coloro che sono andati ad abitare nelle stanze realizzate con gli incrementi volumetrici senza limite che questa legge propone, ma che coraggio avremmo di dire qualcosa? Lo dico a chi ha responsabilità di direzione politica, lo dico al Presidente della Regione che qualche volta dovrebbe venire in Aula. E lo dico ai colleghi Cappai e altri che nella scorsa legislatura non facevano altro che citare il "nobile assente". Ma con chi parliamo, con chi ci confrontiamo? Ma com'è che adesso l'assenza del Presidente diventa la normalità? Nella discussione di questi argomenti la sua assenza non è più accettabile! Lo chiedo al Capogruppo del partito di maggioranza: ma è possibile che ciò succeda anche per quanto riguarda questi temi, su cui il confronto è politico? Ed è politico perché non stiamo trattando di quattro lire da destinare a questa o a quell'impresa; non stiamo trattando di come organizzare meglio questo o quell'ufficio; non stiamo trattando di come intervenire in modo parziale attorno a uno dei settori dell'economia, contribuendo con questa o quella misura di sostegno. Stiamo parlando del territorio della Sardegna, dell'unico vero patrimonio di cui i sardi sono in possesso! Stiamo parlando della necessità di valutare se per rilanciare il sistema edilizio e l'economia sarda sia necessario dare un'autorizzazione generalizzata a incrementi di cubature fuori da ogni regola. Stiamo parlando di questo, stiamo parlando della costruzione del 20 o 30 per cento in più della cubatura che già insiste nel nostro territorio, e senza un'utile finalità. Di questo stiamo parlando. E perché non possiamo parlarne con il Presidente, cioè con chi ha la responsabilità politica di questa maggioranza?
Io credo che il Presidente farebbe cosa utile se chiedesse la sospensione dell'esame di questo provvedimento di legge e il rinvio dello stesso in Commissione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghe e colleghi, l'articolo 3 pone un altro importante tassello su questa normativa, che ha come finalità il rilancio dell'economia in Sardegna. Sicuramente l'attività edilizia implementa la ricchezza economica, però è anche vero che non può essere il filo conduttore di un'economia generalizzata, perché anche il "mattone" ha un suo termine. Quindi credo che ci sia la necessità di valutare lo sviluppo economico della Sardegna all'interno di un ragionamento più complesso, che non può essere solo ed esclusivamente questo provvedimento, peraltro minato, come detto, da una situazione economica difficile, che limita l'applicazione della norma e limita anche la possibilità di accesso alla sua utilizzazione da parte di tutta quella fascia di cittadini deboli che non hanno le risorse per attuare quanto la legge consente. Quindi solo chi avrà le risorse potrà farlo.
Sull'articolo 3 si pone lo stesso problema, peraltro aggravato. Negli anni Settanta in Sardegna si scoprì una gran voglia di andare al mare e si diffuse un fenomeno lungo i litorali, quello dei cosiddetti casotti, che la Regione Sardegna ebbe poi la forza di demolire, riportando la linea costiera al suo originario aspetto. Fu un atto di grande coraggio, una grande azione politica e di tutela del territorio. Ebbene, a seguito di quel grande evento si scatenò la frenesia da parte di coloro che avevano detenuto quelle localizzazioni abusive fronte mare di realizzare nei terreni limitrofi, quindi nell'entroterra prospiciente il litorale, ma nel rispetto della normativa che allora lo consentiva, la seconda casa per uso estivo. Di questo si tratta. Molti terreni agricoli vennero sottratti alla fruibilità da parte dell'agricoltura, perché vennero utilizzati per edificarvi costruzioni funzionali alla fruizione marina, che nulla aveva a che vedere con la valorizzazione dell'agro sardo che, come tutti sappiamo, è uno dei più interessanti per la sua diversità, per la sua caratterizzazione, e arriva sino a lambire le nostre coste. Lungo quella fascia - potrei parlare del mio territorio così come di tanti altri territori - si accrebbe il frazionamento della superficie agraria, già di per sé frantumata dalla piccola proprietà, per la nostra cultura del volere, detto in sardo, unu prammu de s'arrogu de su terrenu 'e babbu, perché così avveniva, senza un passaggio notarile, ma esclusivamente con un accordo scritto su un foglietto. Io avevo un pezzo di terreno da una parte e un pezzo da un'altra, perché dovevo avere un pezzo del terreno bello e un pezzo di quello buono. Quindi la frantumazione della proprietà terriera nella nostra regione si manifesta per cultura e peggiora con questo tipo di insediamenti, che nulla hanno a che vedere con l'attività e la valorizzazione dell'agro sardo.
Io credo che con questa norma, con un minimo di attenzione, si possa ancora non dico arrivare ad avere il coraggio di abbattere queste case improprie, che non sono in capo al proprietario dell'azienda agricola, che non sono in capo al fattore, ma sono di proprietà di cittadini che, addirittura, per avere più volumetria hanno accorpato le volumetrie consentite in terreni distanti per ottenere una superficie maggiore su cui calcolare la volumetria complessiva edificabile. Ebbene, per fortuna i comuni che hanno redatto il Piano urbanistico sono riusciti, in qualche maniera, ad arginare questo fenomeno; laddove, invece, il PUC non esiste questo fenomeno perdura, con gravi ripercussioni anche sotto il profilo economico e sociale, perché alla situazione di difficoltà economica si aggiunge appunto il fatto che molte persone, non avendo la casa, utilizzano questi spazi, ripeto, costruiti esclusivamente per soddisfare un bisogno istintivo, come dimora permanente. Il grave rischio, e avviene spesso nei sobborghi dei paesi, è che queste costruzioni diventino case di residenza, tant'è che subentra la necessità, e possono esserne testimoni i sindaci, di provvedere al ritiro della spazzatura, con aggravio di costi per i comuni, perché gli addetti al servizio di nettezza urbana oltre alle strade urbane devono percorrere anche quelle extraurbane.
E se in questi fabbricati abitano anche dei minori non solo si va incontro a un processo di desocializzazione, ossia l'allontanamento dall'ambito sociale del centro abitato, ma nel periodo scolastico viene richiesto lo scuolabus affinché i bambini possano frequentare le scuole cittadine. Quindi ci sono situazioni di disagio socioeconomico che non aiutano l'integrazione sociale e creano ulteriore disagio e ulteriori costi, penalizzando uno degli elementi caratterizzanti del nostro agro, che andrebbe recuperato. Infatti spesso si parla di riunificazione particellare dei terreni al fine di creare aziende modello. Abbiamo degli esempi a cui ispirarci: la campagna toscana credo possa essere un esempio, se è vero com'è vero che la Regione Sardegna sta puntando verso l'agriturismo.
Allora le cubature vanno date all'azienda realmente iscritta come azienda agricola, che ha una proprietà nell'agro e in quella proprietà svolge la sua attività. Quindi la cubatura va giustamente concessa non solo per l'azienda, ma anche per il nucleo familiare che lavora nell'azienda, e non per la seconda casa. Oppure l'aumento di volumetria può essere finalizzato a quello che oggi abbiamo riscoperto essere un ulteriore tassello del turismo in Sardegna, ovvero l'agriturismo, che è un elemento di confronto con l'esterno che consente di attuare i nostri principi di vita sociale, che sono quelli dell'accoglienza e della proposizione al turista della qualità dei nostri prodotti, delle loro caratteristiche agroalimentari, fondate su un ritmo di vita che non prevede la somministrazione di prodotti agroalimentari presenti tutto l'anno. In Sardegna si consumavano i frutti delle produzioni cicliche che la natura offriva; questo è un altro elemento dell'agriturismo in Sardegna o del turismo rurale, perché anche di questo si è parlato. Sono però attività economiche che nulla hanno a che fare con il fatto che io costruisca per il ricovero degli attrezzi un locale di 30 metri quadri che poi diventano 60, perché nel fine settimana lo utilizzo per divertirmi con gli amici, per trascorrervi serate liete, togliendo in questo modo all'azienda agraria l'opportunità di avere una superficie tanto vasta da consentire l'economicità, la proposizione e l'implementazione dell'azienda stessa. Allora, su questo dovremmo puntare per migliorare le condizioni dell'agro. Ripeto, non sono contrario agli aumenti volumetrici, purché siano finalizzati allo svolgimento effettivo di un'attività agricola da parte di coloro che in campagna operano e vivono per migliorare il nostro agro e il nostro territorio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io non parlerò di casa o di seconda casa, ma svilupperò il mio discorso in modo diverso. Direi che ogni intervento di ampliamento per le costruzioni in zona agricola è inutile se non si capisce che un fabbricato rurale, per esempio, ha un valore patrimoniale non soltanto in quanto parte del patrimonio immobiliare di un singolo, ma anche per il significato che gli è attribuito in relazione al tempo come vettore di memoria, allo spazio come elemento identificativo del territorio e alla società come segno di appartenenza.
Patrimonializzare significa fare di un bene privato un bene collettivo, avente un valore collettivo potenziale. La patrimonializzazione stabilisce un tipo di legame specifico di appropriazione di carattere spesso affettivo, tra un dato elemento e delle persone che non hanno un legame giuridico con esso. Da ciò l'uso di questo bene suppone l'elaborazione di un consenso - cosa forse inimmaginabile per alcuni colleghi della maggioranza - tra i diversi attori potenziali, da un lato il legittimo proprietario dall'altro gli altri utilizzatori potenziali. Ricordiamoci che le nuove destinazioni d'uso possono anche non ottenere il consenso della popolazione che vive quel bene come parte del suo patrimonio.
Per evitare che sopraggiungano nuove tensioni o antagonismo sul problema della patrimonializzazione è, dunque, indispensabile associare il maggior numero di attori interessati e mobilitare il massimo di conoscenze sugli usi possibili. Altro che volumetria e selvaggia costruzione! Direi che, dal momento che bisogna osservare il passato per costruire l'avvenire e guardare al futuro per confortare il passato, la valorizzazione del patrimonio, fenomeno culturale e sociale, rappresenta per gli abitanti della campagna la possibilità di essere attori, cittadini dello sviluppo del loro territorio per il beneficio proprio, dei loro discendenti e dell'intera società. In altri termini, si può valorizzare un bene agendo direttamente su di esso o intervenendo direttamente sull'ambiente che lo circonda. Per essere efficace l'ampliamento o meglio il riuso dovrebbe essere sostenibile rispetto al territorio, ovvero il territorio deve avere bisogno di quel tipo di uso. La sostenibilità, cioè lo sviluppo durevole di un territorio risulta dall'adeguamento tra il senso dato dalle popolazioni e dagli attori locali al loro patrimonio e le attese della società.
Il mondo agricolo e forestale deve riflettere sull'originalità del posto che detiene nel territorio e sulle sue capacità di soddisfare l'insieme delle funzioni che gli sono affidate. L'agricoltore ha un ruolo essenziale nella costruzione del paesaggio; egli è attore e anche spettatore. Attore perché realizza dei lavori che cambiano la configurazione naturale; spettatore perché quotidianamente si confronta con ciò che ha realizzato o modificato. Aggiungerei che bisogna rafforzare anche il legame tra qualità di prodotti e qualità di paesaggi. Non si tratta qui di bloccare le evoluzioni tecniche, ma di orientarle in modo da favorire lo sviluppo e la valorizzazione del patrimonio del quale si parla. Mantenere dei punti di vista sul paesaggio è importante: dalla città verso la campagna e dalla campagna verso la città. Integrarsi vuol dire fondersi nel paesaggio o, al contrario, ricomporre il paesaggio attorno a un nuovo elemento che è stato aggiunto. Ed è per questo che chiediamo all'Assessore competente di elaborare una nuova architettura per gli edifici agricoli nuovi. La società agricola deve soprattutto esprimersi attraverso l'architettura. L'architettura è un mezzo per valorizzare un'azienda, un prodotto così come un territorio e il suo paesaggio, un argomento forte e dinamico di attrazione. Bisogna far avanzare una nuova cultura nella costruzione del mondo agricolo, favorire l'emergenza di competenze specifiche, definire le collaborazioni e i ruoli di ciascun intervento, avviare un processo importante di ricerca sull'architettura agricola e, infine, divulgare attraverso i media le esperienze più interessanti e premiare sicuramente coloro che brillano. C'è tutta un'operazione da condurre: attirare un'ampia attenzione dell'opinione pubblica raccogliendo diversi interessi della popolazione locale, dai rappresentanti delle associazioni di categoria ai diversi esperti, dallo storico locale allo specialista del turismo. Bisogna ricercare le testimonianze di casi simili per valutare con la maggiore chiarezza possibile il budget necessario e disponibile, nonché le potenzialità dell'ambiente facendo uno stato dei luoghi dal punto di vista turistico, culturale e sociale.
Cari colleghi, il patrimonio salvaguardato oggi non è altro che una creazione di ieri e la sua salvaguardia non deve nascondere la necessaria riflessione sulla qualità delle realizzazioni presenti e future. L'obiettivo politico nostro da perseguire è quello di fornire alle popolazioni rurali i mezzi per appropriarsi e gestire i benefici della valorizzazione del loro patrimonio, unitamente alle ricadute economiche e soprattutto simboliche a essi legate. Una corretta politica dovrebbe fare in modo che gli attori del territorio rurale possano definire gli usi dei fabbricati rurali tali da assicurare la loro perennità e a produrre risorse culturali ed economiche. Solo così la valorizzazione del paesaggio e dei fabbricati rurali potrà avvenire in piena consapevolezza e con una forza proveniente dagli stessi modellatori e costruttori del paesaggio, che potranno forse trasmetterlo con dignità alle generazioni future. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Intervengo in prima battuta sulla questione che riguarda gli orari. Insomma, si può discutere, ognuno ha la sua opinione, ma io sono qui, come gli altri, da più di sei mesi e non ho ancora visto un atto che si possa declinare sotto il titolo di "tutela delle minoranze". Voglio dire, interessa fare atti di coercizione? Benissimo, allora adesso presentiamo altri emendamenti a emendamenti che richiederanno sedici ore di discussione e così vediamo a che cosa serve questo atteggiamento e se serve la ragionevolezza o un certo modo di fare. La politica è nata anche per usare la ragionevolezza, invece c'è gente che la ragionevolezza la mette da un'altra parte e ognuno si attrezza come meglio crede, pensando di accelerare un percorso legislativo. L'accelerazione di un percorso legislativo si attua in maniera diversa, però, siccome noi di questi problemi ne vogliamo parlare con la libertà che ci è stata data dai fatti elettivi, non c'è nessuno che possa intervenire sulla libertà del mandato e del fatto elettivo. Si è molto parlato delle tutele, ma non è argomento molto attuale in questo periodo storico.
Quello che voglio dire, invece, riguardo all'articolo 3, è che di fatto i sospetti che si sono affacciati sull'esigenza di comprendere un ingente patrimonio edilizio adesso riguarda anche la zona agricola, dove questo grande patrimonio edilizio non c'è. Ma evidentemente c'è un'altra esigenza, che è quella di "sbracare" rispetto a quelle che sono delle concezioni normali! Nell'articolo 3 non c'è nessuna correlazione fra l'attività agricola e la residenzialità, anzi si usa la congiunzione "e": "Per gli immobili destinati a usi agro-silvo-pastorali e per quelli ad uso residenziale…", che sono quelli della residenza legata all'agricoltura. Nelle direttive sulle zone agricole del 1994 è espressamente prevista la possibilità che chi fa attività primaria nel campo agricolo possa anche usufruire della residenza, e quindi si vuol dire che nella zona E si legittimano non solo gli agricoltori, ma anche i non agricoltori, cioè quelli che hanno la sola residenza.
Voglio far presente una cosa: il Comune di Alghero e il Comune di Sassari si sono messi a lavorare per rimediare ad alcuni fenomeni, indipendentemente dalle condizioni politiche, perché alcune patologie del territorio afferiscono alla gestione del territorio e al controllo di tali fenomeni che diversamente determinano danni irreparabili. I fenomeni che si stanno manifestando a Sassari e ad Alghero sono esattamente quelli che, a detta di tutti - di tutti! -, stanno distruggendo la connotazione agraria del territorio. Quando ci sono cinquemila case e non ci sono reti fognarie e infrastrutture, dove si riversa tutto questo carico antropico? E voi legittimate un incremento volumetrico del 10 per cento che, posto su questa massa, comporta un ulteriore incremento della precarietà delle reti tecnologiche e della capacità di risanare la situazione. Cioè mandate a carte quarantotto anche il lavoro che ha fatto il Comune di Sassari che per il Piano urbanistico comunale, approvato di recente, si è posto questo problema e ha cercato di definire un piano di risanamento. Però a voi dei piani di risanamento non importa niente, se no l'economia va a farsi benedire! Ma andranno a farsi benedire anche le ragioni per le quali molti cittadini si sono insediati nell'agro, cioè avere la quiete, la tranquillità e il contatto con la natura. E' meglio, secondo voi, continuare a costruire perché così la tranquillità la garantirete anche ad altri!
Il comma 4 è esemplificativo, è il comma che prevede una vergognosa sanatoria perché autorizza - qui ci deve essere qualche nome e cognome, ancora non li abbiamo individuati, ma da qui a poco scopriremo a chi interessa - ad ammettere varianti nell'agro "per i fabbricati legittimamente realizzati lasciando invariati i parametri urbanistici senza variazioni di volumi e superfici coperte". Ma perché si devono fare delle varianti se sono fabbricati legittimamente costruiti di cui non si può aumentare né il volume né la superficie coperta? Evidentemente qualcuno ha la veranda disposta male, la vuole eliminare da una parte e mettere dall'altra! Suppongo così, dal momento che non capisco la ratio di questa cosa. Non la capisco! Il problema sostanzialmente è che siamo dei legislatori e non ci possiamo prendere per imbecilli tra di noi. Stiamo attenti a quello che scriviamo! Questa è una sanatoria che ha un nome e un cognome, che prima o poi salteranno fuori, come per tutte le cose contenute in questo provvedimento di legge. Basta simulare l'applicazione di queste norme per capirlo, basta dispiegare le norme e si intuisce dove si va. Stando a quello che abbiamo discusso sinora non c'è una sola norma che tuteli un povero disgraziato che ha la casa sovraffollata perché il suo nucleo familiare è cresciuto. Non c'è né una!
(Interruzione del consigliere Stochino)
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Stai tranquillo, Stochino, stai tranquillo. Lasciami finire, quando tocca a te parli tu. Io ti ascolto, ti ascolto anche in silenzio, non disturbo.
Adesso discutiamo dell'agro, per cui vorrei capire che cosa succede, per esempio, con questa norma con la quale in alcuni ambiti ci si è presa un po' di libertà. Andate a vedere cosa succede nell'agro di Arborea. I "poveri" agricoltori si trattano bene con appartamenti di norma dda 600 metri quadri. Ora li autorizziamo a costruire il 10 per cento in più, cioè 60 metri quadri, un altro piccolo appartamento. E intanto la campagna si consuma! I casi disciplinati si applicano alla realtà, non al caso straordinario. Dopodiché ricommettete lo stesso errore, cioè rientrate nella fascia dei 300 metri, ma mai che si dica a che cosa serve quell'incremento volumetrico. Cioè a voi non interessa che l'azienda agricola abbia bisogno di annessi agricoli per migliorare la sua attività. Non ne parlate perché - mi consentirete di dirlo - calibrare un aumento del 10 per cento sugli annessi agricoli di aziende grandi o medio grandi fa ridere, è una cosa minima che non serve. Evidentemente ci si vuole riferire alla residenza; residenza che molti agricoltori hanno già venduto a chi agricoltore non è. Perché per quanto riguarda le questioni attinenti, soprattutto in Gallura, al cosiddetto miglioramento fondiario, c'è da dire che ancora non si è visto, però ci sono sempre le ville e quindi il miglioramento fondiario arriverà.
(Interruzione)
Io sono fiducioso, arriverà.
Per non parlare, poi, di un'altra attività. La Giunta dice: "Eh no, io voglio che in questo campo gli interventi siano fatti bene, perché anche se abbiamo le fosse settiche perdenti e mandiamo i liquami dove ci pare, voglio che ci sia almeno un minimo di decenza paesaggistica, e quindi a condizione che la commissione di esperti approvi…". Attenzione, si tratta di una commissione che dovreste chiamare diversamente, perché la commissione di cui state parlando voi non è la commissione regionale per il paesaggio. La commissione regionale per il paesaggio è, per legge, abilitata a valutare la dichiarazione di notevole interesse pubblico in materia paesaggistica. Questa commissione chiamatela diversamente, perché se la chiamate come quella prevista dal Codice Urbani è illegittima, in quanto deve essere formata da componenti di diritto, e invece risulta formata da tre sedicenti esperti. Non è, dunque, la commissione che è richiamata nel Codice del paesaggio e allora andrebbe precisato se è la stessa e se lo è va modificato l'articolo 7. Se, al contrario, non è la stessa, chiamatela in un altro modo, perché diversamente violate l'articolo del Codice Urbani che prevede che la commissione regionale per il paesaggio sia costituita in un certo modo. Per cui anche questo è un modo di scrivere le norme senza sapere di che cosa si parla, perché la commissione regionale per il paesaggio è disciplinata e in questo caso voi potete nominare fino a quattro esperti da aggiungere, però, ai componenti di diritto che sono elencati nel Codice Urbani.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, mentre noi discutiamo dell'argomento all'ordine del giorno, nella sede della Giunta, in viale Trento, si sta consumando un altro dramma del lavoro. Le chiedo se lei sa che stamattina sono stati occupati alcuni piani del palazzo in viale Trento. Sono tenuti, di fatto, in ostaggio i dirigenti della Portovesme Srl, il tutto a seguito dell'assenza di una risposta da parte della Giunta regionale sui temi che lei conosce perfettamente.
Le chiedo, Presidente, anche perché nel frattempo alcuni lavoratori sono saliti sul camino, a oltre cento metri d'altezza, tra gli scarichi di quell'area industriale che lei conosce perfettamente, se è a conoscenza di questo fatto e cosa intende fare. Forse è utile che il Consiglio regionale si fermi un attimo, ragioni di queste cose e assuma qualche impegno preciso per dare un minimo di garanzie sul futuro di quell'unità produttiva.
PRESIDENTE. Onorevole Diana, noi dobbiamo proseguire. Sono perfettamente a conoscenza dei fatti che riguardano l'occupazione della sede della Giunta, ma noi dobbiamo proseguire con i nostri lavori. C'è la pausa dell'ora di pranzo per poter ragionare su eventuali iniziative che, comunque, non possono riguardare la prosecuzione dei lavori sul piano casa.
rilancio dell'economia" (67)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, anche lei ha sbagliato chiamandolo piano casa. L'Assessore ci ha già detto che è un finto piano casa.
Per quanto riguarda, invece, la tutela delle minoranze, noi le assicuriamo che questa minoranza non si farà mettere il bavaglio da nessuno. Non capiamo i motivi d'urgenza che vi spingono ad andare fino alle 2 di notte. Noi ci saremo, ci saremo anche sabato e domenica, se riterrete. Evidentemente non vi interessa legiferare bene, vi interessa legiferare comunque, o meglio capiamo i motivi di questa fretta: dovete dare delle risposte, non ai piccoli artigiani, assessore Asunis, ma ad altre imprese. A ben altre imprese dovete dare delle risposte!
Anche questo articolo, in linea con i precedenti, dimostra che avete una concezione della tutela del paesaggio subordinata alle esigenze dell'edilizia, della cementificazione. Non tenete conto minimamente che in Italia esiste un Codice dei beni culturali e del paesaggio, non tenete conto che in Sardegna è in vigore il Piano paesaggistico regionale che a quel Codice si ispira, che esiste un'intesa tra la Regione e lo Stato, tra la Regione e l'amministrazione dei beni culturali, che esiste la legge numero 8 del 2004, che neanche il referendum di poco più di un anno fa ha messo in discussione, che c'è una legge urbanistica, la numero 45 del 1989, e finché non ne facciamo un'altra quella è la legge urbanistica in vigore.
Voi andate avanti per la vostra strada. Con questo provvedimento di legge gli incrementi volumetrici sono consentiti in qualsiasi area del territorio. Non lo ha fatto nessun'altra Regione d'Italia, voi lo fate con estensione anche ai fabbricati rurali, come disciplinato, appunto, dall'articolo 3 che stiamo discutendo. Questa, l'ho già detto, è la peggiore legge tra quelle emanate in Italia su questa materia, è un finto piano casa. Io vi invito ancora una volta a fermarvi, a riflettere su che cosa stiamo legiferando, a riflettere su quello che è accaduto in questi giorni in Sicilia e non molto tempo fa a Villagrande e a Capoterra, frutto di una concezione che, a mio avviso, è simile a quella alla quale vi ispirate: creare ricchezza attraverso il mattone, dappertutto, senza limiti. Prima l'edilizia, senza avere un'idea della Sardegna che volete, del territorio, del paesaggio, dell'ambiente. Se il paesaggio è veramente il nostro valore, la nostra ricchezza, il nostro vantaggio competitivo, vi siete chiesti se è da consumare tutto e subito?
Allora, io credo che abbiate un'idea della Sardegna piccola piccola, che guarda all'immediato, che in nome di un servizio che volete rendere alle famiglie in realtà consegnate nelle mani di pochi grandi costruttori la Sardegna. Sì, è così. Questa è una legge inganno; è una legge inganno per i sardi. Sono andato a vedere la rassegna stampa del 2 aprile 2009, dopo l'Intesa. Il premier dice: "Lo chiamiamo piano famiglia, non è solo un piano casa, ma è un piano famiglia. Il piano casa aiuterà le famiglie". Dopodiché, il 22 aprile arriva Ghedini a Villa Certosa e dice: "Ora mi devo occupare delle forme della Sardegna: quanti chilometri di costa, quanti metri cubi edificati ed edificabili". L'avvocato numero 1 del premier ha una missione: applicare il piano casa, a cominciare dall'Isola. Con un impegno: "Niente cemento nei 300 metri dal mare". Guardate che impegno ha preso! E così, alla Certosa, ha convocato Cappellacci e Asunis.
Altre promesse non mantenute, altri inganni per la Sardegna. Un articolo del 13 maggio 2009 dice: "Nessuna cementificazione selvaggia delle coste sarde, il vincolo dei 300 metri dal mare introdotto da Renato Soru non sarà messo in discussione". Lo dice Ugo Cappellacci. In riferimento al piano casa del Governo l'assessore Asunis ha ribadito che non sarà applicato integralmente, ma terrà conto delle peculiarità della Sardegna. E Cappellacci aggiunge: "Ci sono punti fermi condivisi, come il vincolo dei 300 metri". Non è vero, non è vero! Questa legge è un inganno per i sardi, lo avete dimostrato votando quell'emendamento all'articolo 2, col quale avete colpevolmente violato un principio, la fascia di rispetto dei 300 metri, 150 per le isole minori, universalmente accettato da tutti, da tutti i sardi. Lo avete fatto e, secondo me, lo avete fatto in maniera consapevole. Gran parte di voi probabilmente non avrebbe voluto votare quell'emendamento; l'ha fatto non in nome della politica e neanche della coalizione, ma a sostegno di quei poteri esterni che vi mettono insieme, che vi tengono uniti, che vi coalizzano. Così ora accade anche per le zone agricole.
ARTIZZU (A.N.). Ma pensate ai vostri poteri!
SANNA MATTEO (P.d.L.). Siete ancora sull'elicottero, quelli che erano a bordo avevano dei nomi!
BRUNO (P.D.). Andate in deroga agli indici consentiti dai PUC. Chiedo di recuperare il tempo, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, onorevole Artizzu!
BRUNO (P.D.). Iscrivetevi a parlare e rispondete, esprimetevi!
SANNA MATTEO (P.d.L.). Sono ancora sull'elicottero!
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, basta, per cortesia.
Prego, onorevole Bruno, continui.
BRUNO (P.D.). Così ora accade nelle zone agricole: andate in deroga agli indici consentiti dai PUC, dai piani regolatori vigenti e da tutte le leggi vigenti, comprese quelle sovraordinate. Anche con l'articolo in discussione violate il vincolo dei 300 metri come se niente fosse.
La nostra proposta di legge - sì, perché noi abbiamo presentato una proposta di legge, ma non l'avete presa in considerazione, non volete dialogare - ha un unico obiettivo: la prima casa. Siamo in linea, la prima casa, le esigenze abitative della famiglia. E nella definizione che noi abbiamo dato di edifici abitativi che possono ottenere incrementi di volumetria nel rispetto delle leggi sovraordinate, del Codice Urbani, della pianificazione comunale e di quella regionale, inseriamo anche gli edifici a uso abitativo necessari alle esigenze dei familiari coadiuvanti o degli addetti a tempo indeterminato impegnati nelle attività imprenditoriali, artigianali e agricole. Capite che vi è una differenza sostanziale tra la nostra proposta e il vostro provvedimento di legge. Sostanziale! Già prima del Piano paesaggistico regionale era possibile concedere licenze edilizie solo se la residenza era strettamente connessa alla conduzione del fondo agricolo. Non si contano, naturalmente, lo vediamo nelle nostre periferie, nelle nostre campagne, gli abusi commessi, le case e le ville realizzate in agro non per gli agricoltori, ma come seconde o terze case.
Ora, con questo articolo riproponete un tema, che è quello della speculazione in campagna. Capisco l'esigenza di dover affrontare una riflessione anche su eventuali possibili rigidità del Piano paesaggistico regionale, ma c'è uno strumento apposito sul quale possiamo anche confrontarci, ed è il lotto minimo: se il lotto minimo è di dieci ettari magari siamo di fronte a un vincolo troppo rigido. Occorre modificarlo con una legge ad hoc, con la legge urbanistica, non con questo finto piano casa, con questo piano "fai da te" che riporta l'orologio al far west precedente. Per questo, insomma, anche questo articolo 3 è in linea, completamente in linea con la concezione che avete della politica e rispecchia il vostro DNA.
PRESIDENTE. Comunico ai colleghi Moriconi, Espa, Salis, Solinas, Diana Mario e Diana Giampaolo che si sono iscritti oltre il termine, per cui non potranno intervenire nel corso della discussione generale.
I lavori si concludono qui, riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Sabatini.
La seduta è tolta alle ore 13 e 57.
Allegati seduta
isposta scritta a interrogazione
Risposta scritta dell'Assessore dei Trasporti all'interrogazione Bruno sul rischio di cancellazione delle rotte Ryanair da e per l'aeroporto di Alghero, (99)
In riferimento all'interrogazione in oggetto si rappresenta quanto segue.
Il 24 gennaio 2002 è stato siglato un protocollo d'intesa tra la Ryanair, l'Assessore del Turismo e il Direttore Generale del Turismo, che prevedeva la realizzazione di un progetto per l'ampliamento dei flussi turistici durante tutto l'arco dell'anno attraverso azioni rivolte ad incentivare la multistagionalità e la creazione di itinerari turistici integrati.
Il 25 gennaio 2002 è stato stipulato un accordo di durata decennale tra SOGEAAL SpA e Ryanair, in forza del quale Ryanair si impegnava a portare avanti una serie articolata di attività di marketing, promozione, consulenza e pubbliche relazioni, al fine di accrescere ulteriormente i flussi di passeggeri a fronte di un rimborso economico delle spese a tal fine sostenute.
In data 30 aprile 2002 la Giunta regionale ha deliberato di dare attuazione concreta alla protocollo d'intesa stipulato tra Regione e Ryanair
Il 30 dicembre 2002 è stata stipulata una convenzione tra la Presidenza della Giunta e la SOGEAAL SpA con cui SOGEAAL si impegnava a mantenere e consolidare l'azione di sviluppo del traffico da e per l'aeroporto di Alghero verso la Gran Bretagna (e/o altre nazioni e/o scali europei) con i vettori che si fossero impegnati ad istituire collegamenti di linea, giornalieri a basso costo, non meno di dieci mesi l'anno.
La Regione si impegnava a corrispondere un contributo per le spese da SOGEAAL sostenute o da sostenersi in attuazione dell'accordo del 25 gennaio 2002.
I contributi erogati dalla Regione alla SOGEAAL, così come alle altre società di gestione aeroportuali per specifiche azioni promozionali aventi l'obiettivo di ampliare i flussi turistici e di incentivare la presenza turistica nel corso dell'intero anno solare, sono stati molteplici anche in considerazione dei positivi risultati raggiunti, in termini di presenze turistiche.
Giova ricordare che la competenza amministrativa e la conseguente erogazione delle risorse nel corso degli anni è stata mantenuta dalla Presidenza, mentre solo nel 2008 tale competenza è stata trasferita all'Agenzia Sardegna Promozione.
Si ricorda, inoltre, che dal 13/09/2007 la Regione è sottoposta al procedimento, non ancora concluso, di cui all'art. 88, paragrafo 2, Trattato CE, per un presunto aiuto di Stato concesso a e dall'aeroporto di Alghero a favore di Ryanair e a altri vettori aerei (Aiuto di Stato n. C37/2007 - Italia).
Ciò detto, la sospensione di numerose tratte da e per Alghero, dipende dagli accordi che si sono succeduti a partire dal 2002 tra SOGEAAL S.p.A. e Ryanair, accordi che normalmente prevedono sistemi sanzionatori nell'eventualità di cancellazione voli, o non raggiungimento di obiettivi prestabiliti in termini di passeggeri e di voli.
SOGEAAL SpA, infatti, ha stipulato diversi accordi (Marketing Agreement 2003, Handling Service Agreement 2003, Supplemental Agreement 2006), soggetti ad uria clausola di riservatezza che impone alle parti contraenti di mantenere il riserbo su qualsiasi argomento trattato.
Per quanto riguarda, infine, il mantenimento delle rotte attualmente esistenti, la Regione si sta adoperando, sempre nel rispetto delle regole del Trattato sull'U.E., affinché le società di gestione aeroportuali di Cagliari, Alghero e Olbia pongano in essere attività promozionali destinate allo sviluppo del traffico aereo internazionale e alla promozione all'estero della Sardegna, anche con l'adozione della recente delibera n. 29/8 del 25/06/2009.
Testo delle interrogazioni, interpellanze e mozione annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Lai - Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sulle modalità di erogazione degli aiuti agli allevatori ovini per l'acquisto di soggetti maschi riproduttori al fine di aumentare la resistenza alla scrapie, e degli aiuti per investimenti nelle aziende zootecniche per l'acquisto di riproduttori maschi e fattrici femmine di qualità pregiata, al fine di migliorare la produzione ed incrementare la qualità delle carni bovine.
I sottoscritti,
premesso che:
a seguito delle recenti acquisizioni scientifiche è stato introdotto un piano regionale di lotta alla scrapie al fine di giungere all'eradicazione dell'encefalopatia spongiforme trasmissibile (EST) negli ovini della Regione;
gli allevamenti di bovini da carne occupano una posizione strategica per l'auto-approvvigionamento di carne per il territorio regionale e rappresentano una risorsa fondamentale per una filiera di indubbie capacità produttive nel rispetto di elevati standard qualitativi;
la legge regionale 14 maggio 2009, n. 1, articolo 4, comma 19, istituisce l'erogazione di aiuti, valutati in euro 1.000.000 annui (UPB S06.04.010 ), agli allevatori ovini per l'acquisto di soggetti maschi riproduttori al fine di aumentare la resistenza degli ovini alla scrapie, in conformità alle disposizioni del regolamento (CE) n. 1535/2007 della Commissione del 20 dicembre 2007;
sempre ai sensi della legge regionale n. 1 del 2009, articolo 4, comma 20, in conformità alle disposizioni del regolamento (CE) n. 1535/2007, sono istituiti aiuti, valutati in euro 1.000.000 per l'anno 2009 (UPB S06.04.009 ), per investimenti nelle aziende zootecniche, finalizzati a migliorare la produzione ed incrementare la qualità delle carni bovine e sono ammesse al finanziamento le spese relative all'acquisto di riproduttori maschi e fattrici femmine di qualità pregiata, registrati nei libri genealogici e nei registri di razza;
con deliberazioni della Giunta regionale n. 41/5 dell'8 settembre 2009 e n. 29/43 del 25 giugno 2009 sono state emanate le disposizioni relative all'ammontare e alle modalità di erogazione degli aiuti agli allevatori ovini ed alle aziende zootecniche;
considerato che:
il regolamento (CE) n. 1535/2007 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis nel settore della produzione dei prodotti agricoli prevede che l'importo totale massimo degli aiuti, ottenuti da un'impresa, non può superare, nell'arco di tre anni, i 7.500 euro;
l'attuazione del presente programma è affidata all'agenzia regionale Argea Sardegna, alla quale l'Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale trasferirà le risorse finanziarie;
la stessa agenzia, al fine della gestione dei plafond degli aiuti de minimis, istituirà il registro informatico degli aiuti de minimis in coerenza col Sistema informativo agricolo regionale (SIAR);
preso atto che le disposizioni relative all'ammontare ed alle modalità di erogazione degli aiuti agli allevatori ovini ed alle aziende zootecniche prevedono procedure complesse sotto il profilo burocratico e amministrativo e di difficile attuazione,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere se:
l'istituzione del registro informatico degli aiuti de minimis in coerenza col Sistema informativo agricolo regionale verrà attuata in tempi celeri, considerato il ruolo strategico che tale sistema rappresenta;
non ritenga necessario ed urgente adottare, nell'applicazione del programma di aiuti, una tempistica attuativa non eccessivamente protratta per consentire l'erogazione delle risorse finanziarie nel breve periodo, utilizzando un sistema più snello ed efficiente. (124)
Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, in merito all'istituzione del Dipartimento provinciale dell'ARPAS nel Medio Campidano.
Il sottoscritto,
premesso che:
- con la legge regionale 18 maggio 2006, n. 6, venne istituita l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna (ARPAS);
- l'articolo 13 del regolamento dell'Agenzia (Macro assetto organizzativo) così recita: "L'assetto organizzativo dell'ARPAS, così come definito dall'art. 12 della LR n. 6 del 18/05/2006, è caratterizzato da una struttura centrale, sede delle funzioni gestionali trasversali primarie di programmazione e controllo, e da strutture di decentramento operativo localizzate nel territorio";
- l'attività dell'ARPAS è funzionale al perseguimento dell'obiettivo regionale di promozione dello sviluppo sostenibile e di tutela e promozione della qualità degli ecosistemi naturali e antropizzati, con particolare attenzione a quelli agricoli, ed è finalizzata:
a) al conseguimento della massima efficacia nella previsione, prevenzione e rimozione dei fattori di degrado che hanno o che potrebbero avere conseguenze dirette o indirette sulla salute umana e sull'ambiente, attraverso il monitoraggio, l'analisi e la previsione dell'evoluzione delle componenti ambientali;
b) a fornire assistenza, consulenza tecnico-scientifica ed altre attività di supporto alla Regione, agli enti locali ed agli altri enti pubblici ai fini dell'espletamento delle funzioni loro attribuite nel campo della programmazione dell'uso del territorio e dell'ambiente, della promozione e prevenzione della salute collettiva e del controllo ambientale;
considerato che l'ARPAS esercita le funzioni di interesse regionale di cui all'articolo 01 del decreto legge n. 496 del 1993, convertito dalla legge n. 61 del 1994, e a tal fine provvede:
a) allo studio, analisi e controllo dei fattori fisici, chimici e biologici rilevanti ai fini della prevenzione, della riduzione o della eliminazione dell'inquinamento acustico, dell'aria, delle acque e del suolo, elettromagnetico, radioattivo, da rifiuti solidi e liquidi, dei rischi di incidenti rilevanti;
b) allo studio, analisi e controllo sull'igiene dell'ambiente e allo studio, analisi e controllo dei fattori geologici, meteorologici, idrologici, nivologici e sismici, nonché allo studio, analisi e controllo dei processi di trasformazione antropica, ai fini della previsione e prevenzione dei rischi naturali e della tutela dell'ambiente; all'organizzazione e alla realizzazione della cartografia geologica di stato;
c) a contribuire alla gestione, nell'ambito del tavolo di coordinamento diretto dalla Regione, del Sistema informativo ambientale regionale (SIRA), per i moduli applicativi inerenti i processi operativi di interesse dell'Agenzia e, in tale ambito, alla raccolta sistematica, alla registrazione, alla validazione, all'elaborazione e alla massima divulgazione dei dati ed informazioni rilevanti sotto il profilo della prevenzione e della protezione ambientale e territoriale;
c bis) a fornire, con continuità, tutti i dati di rilevanza ambientale in proprio possesso e/o derivanti dai propri compiti istituzionali, necessari per il popolamento e l'aggiornamento del SIRA, secondo i formati, le regole di conformità e le modalità indicati dalla Regione;
d) alla realizzazione, in coordinamento con la Regione, ed alla gestione delle reti di monitoraggio e di altri sistemi di indagine, anche ai fini della valutazione del rapporto tra ambiente e salute delle popolazioni;
d bis) a utilizzare per la propria attività di monitoraggio, ispezione e controllo, il SIRA, al quale collabora per la gestione, unitamente alla Regione stessa;
e) all'assistenza tecnico-scientifica agli enti competenti in materia ambientale, territoriale, agricola, industriale, infrastrutturale e nelle altre attività economiche e sociali che producono un impatto con l'ambiente, nonché agli enti di prevenzione e di protezione civile, per l'elaborazione di normative, piani, programmi, relazioni, pareri, provvedimenti amministrativi ed interventi, anche di emergenza, e per il rilascio delle autorizzazioni in materia ambientale e sanitaria;
f) a fornire il necessario supporto tecnico-scientifico agli uffici competenti per le attività istruttorie relative agli studi di valutazione di impatto ambientale (VIA), alla valutazione ambientale strategica (VAS), al rilascio delle autorizzazioni di cui al decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59 (IPPC), alla determinazione del danno ambientale;
g) alla promozione ed allo sviluppo della ricerca di base, al fine di una più completa conoscenza dell'ambiente e dei processi che lo governano, applicata agli elementi dell'ambiente fisico, ai fenomeni di inquinamento, ai fenomeni atmosferici intensi e potenzialmente dannosi per l'ambiente, alle condizioni generali e di rischio, al corretto utilizzo delle risorse naturali e alle forme di tutela degli ecosistemi naturali e alla gestione sostenibile dei sistemi agricoli, al monitoraggio e tutela della biodiversità e della Carta della natura;
h) allo studio, all'analisi, alla promozione ed alla diffusione delle tecnologie e dei sistemi di gestione ambientalmente compatibili, dei prodotti e dei sistemi di produzione a ridotto impatto ambientale, dei sistemi e delle tecnologie di recupero e bonifica ambientale, anche tramite l'attivazione di programmi di assistenza tecnica al sistema delle imprese e alla promozione di indagini epidemiologiche ambientali;
i) alla verifica e controllo di progetti di interventi sull'ambiente;
l) alla formulazione agli enti pubblici di proposte sugli aspetti ambientali riguardanti la produzione energetica, la cogenerazione, il risparmio energetico e le forme alternative di produzione energetica;
m) all'elaborazione ed alla promozione di programmi di informazione, di educazione ambientale e di formazione e aggiornamento del personale degli enti ed organismi pubblici operanti in campo ambientale;
n) alla collaborazione, anche mediante la stipula di apposite convenzioni, con l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), con l'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) e con altri enti ed istituzioni nazionali, comunitari e internazionali operanti nel settore della prevenzione collettiva e del controllo ambientale;
o) alla collaborazione con centri di ricerca d'eccellenza, universitari e non, con sede in Sardegna e di rilievo nazionale ed internazionale, a partire dal Centro di ricerca internazionale contro la desertificazione NRD-UNISS;
p) alla collaborazione con gli organi competenti per gli interventi di protezione civile e ambientale nei casi di emergenza;
q) alle funzioni di Centro di competenza a supporto dell'operatività del Centro funzionale regionale della protezione civile, di cui al decreto legge n. 180 del 1998, convertito dalla legge n. 267 del 1998, ed alle direttive del Presidente del Consiglio dei ministri 27 febbraio 2004;
r) alla segnalazione alle autorità competenti delle violazioni in materia ambientale;
s) alla redazione di un rapporto annuale sullo stato dell'ambiente in Sardegna;
t) ad ogni altro adempimento derivante da successive norme di attuazione della vigente normativa;
u) all'esercizio delle competenze del Servizio geologico regionale, in linea con quanto previsto dall'APAT e dal Servizio geologico nazionale - Dipartimento difesa del suolo;
preso atto che:
- l'istituzione dell'ARPAS è costituita su 8 dipartimenti provinciali, e che la Provincia del Medio Campidano non dispone a tutt'oggi dell'importante istituto regionale, nonostante il suo territorio detenga vaste aree degradate da processi industriali che necessitano d'essere bonificate;
- andrebbero monitorate le popolazioni per l'alto indice di presenze tumorali nella popolazione residente;
- sono presenti situazioni ad alto rischio idrogeologico;
- esiste un vasto patrimonio ambientale che necessita di tutela, salvaguardia e valorizzazione, che va dal Monte Linas alla Marmilla (in parte a rischio di desertificazione) sino alle aree umide degli stagni di San Giovanni e Santa Maria;
- è presente un poligono militare oggetto di ripetute esercitazioni aeree durante tutto l'anno,
chiede di interrogare il Presidente della Regione per sapere se e quando si intende dotare anche la Provincia del Medio Campidano dell'importantissimo strumento istituzionale. (125)
Interrogazione Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Uras, con richiesta di risposta scritta, sulle modalità di affidamento degli incarichi di docenza a collaboratori esterni per attività corsuali a diretta gestione regionale.
I sottoscritti,
premesso che:
- vi è notizia di alcune contestazioni relativamente alle procedure poste in essere da parte dell'Amministrazione per l'attribuzione degli incarichi di docenza a collaboratori esterni per attività corsuali a diretta gestione regionale;
- tali contestazioni riguardano in modo particolare la valutazione da parte dell'Amministrazione dei titoli professionali e di esperienza, anche in relazione alla attività di insegnamento professionale già svolta dai diversi candidati;
- in modo particolare pare sia in atto un contenzioso con riferimento alle attività corsuali 2007/2008 per incarichi di docenza in materia di saldatura e carpenteria metallica;
- tale contenzioso pare attenga la selezione pubblica per titoli relativa alla individuazione del docente incaricato dall'Amministrazione per i corsi nella predetta materia,
chiedono di interrogare l'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per conoscere se:
1) corrisponda al vero che siano stati presentati ricorsi, anche gerarchici, contro gli atti adottati dai competenti dirigenti dell'Assessorato del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per l'incarico di docente esterno in carpenteria metallica;
2) abbia notizia della attribuzione del predetto incarico a docente privo dei requisiti minimi richiesti dal bando di selezione, e se ritenga che tale comportamento possa essere legittimo;
3) i ritardi già causati alla attività corsuale in argomento abbiano determinato l'abbandono di gran parte degli allievi iscritti;
4) abbia già provveduto o intenda provvedere, per ragioni di legittimità, all'annullamento degli atti in regime di auto-tutela della Amministrazione procedente e dei responsabili del procedimento amministrativo in parola. (127)
Interrogazione Bruno - Uras - Salis - Espa - Caria - Mariani - Meloni Valerio, con richiesta di risposta scritta, sulla legittimità delle procedure di commissariamento delle aziende sanitarie e di nomina dei commissari.
I sottoscritti,
premesso che:
la legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, articolo 12, comma 8, legittima la Giunta regionale a procedere, con propria deliberazione da adottarsi entro trenta giorni dalla pubblicazione della stessa legge nel BURAS, al commissariamento delle ASL;
la citata legge è stata pubblicata nel BURAS in data 18 agosto 2009;
appreso che:
la Giunta regionale ha adottato, in data 15 settembre 2009, la deliberazione n. 42/17 "Legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, articolo 12. Commissariamento ASL";
con nota protocollo n. 2173 del 28 settembre 2009 "Commissariamento Aziende Sanitarie ex articolo 12 della legge regionale n. 3 del 2009 - Revoca incarico dirigenziale", indirizzata ai direttori generali delle aziende sanitarie locali e dell'Azienda ospedaliera Brotzu, l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale comunica che "la Giunta regionale con deliberazione n. 47/12 del 15 settembre 2009 ha provveduto al commissariamento delle ASL e dell'Azienda ospedaliera Brotzu e delle aziende ospedaliero-universitarie" e che, per tale motivazione, è disposta la revoca con decorrenza immediata degli incarichi di direttori generali delle aziende sanitarie conferiti ai sensi degli articoli 3 e 3 bis del decreto legislativo n. 502 del 1992;
considerato che:
il testo della citata deliberazione della Giunta regionale n. 42/17 del 15 settembre 2009, alla data odierna, non è stato pubblicato ufficialmente in alcuna forma, non è visualizzabile nel sito web della Regione, non è stato trasmesso alle direzioni aziendali precedentemente o contestualmente alla citata nota del 28 settembre 2009;
ai sensi delle vigenti disposizioni, la Giunta regionale adotta i provvedimenti di competenza su proposta dell'Assessore competente e previo parere di legittimità espresso dal direttore generale dell'Assessorato;
la trasmissione della proposta di deliberazione con i relativi allegati è stata trasmessa all'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale da parte del Direttore generale sanità f.f. con protocollo n. 18871 del 25 settembre 2009, dieci giorni dopo l'adozione della deliberazione della Giunta regionale;
la suddetta proposta non risulta corredata dal parere di legittimità espresso dal dirigente in merito alla valutazione dei requisiti che i commissari devono possedere per svolgere tale funzione;
, ai sensi dell'articolo 10 della legge regionale n. 10 del 2006, i commissari devono essere dirigenti della Regione o delle stesse aziende sanitarie;
le deliberazioni rappresentano i provvedimenti amministrativi attraverso i quali vengono formalizzate le decisioni collegiali della Giunta regionale e, in un'amministrazione trasparente, è essenziale la loro immediata condivisione con i cittadini attraverso la pubblicazione degli appositi canali informativi, tra cui il sito della Regione,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
quale sia il testo approvato dalla Giunta regionale in data 15 settembre 2009 con deliberazione n. 42/17;
se sia stato previamente espresso sul testo approvato dalla Giunta regionale il dovuto parere di legittimità da parte del Direttore generale sanità e, in caso affermativo, in quale data;
se sia stata condotta da parte del citato dirigente una valutazione di rispondenza ai requisiti previsti dall'articolo 10 della legge regionale n. 10 del 2006, sui commissari nominati;
poiché è noto che alcuni tra i commissari nominati non sono in possesso di detti requisiti, quali siano i criteri di idoneità utilizzati e quali le fonti normative che legittimano l'adozione degli stessi;
quale sia il motivo per cui il testo della deliberazione della Giunta regionale n. 42/17 del 15 settembre 2009 non sia stato correttamente pubblicato, nel rispetto dei tempi e delle modalità previste dalle norme vigenti. (128)
Interrogazione Lai - Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sulle direttive relative alla movimentazione sul territorio regionale degli animali sensibili al Blue tongue virus (BTV) della Provincia Olbia-Tempio.
I sottoscritti,
premesso che:
- il riscontro laboratoristico di sieroconversione per il sierotipo 8 del BTV è risultato, alle indagini epidemiologiche, limitato nel tempo e circoscritto, in Sardegna, alla sola Provincia di Olbia-Tempio;
- la comparsa del BTV nel territorio della Provincia di Olbia-Tempio ha determinato grave danno economico agli allevatori delle specie ricettive ed in particolare del comparto bovino a causa delle importanti limitazioni alle movimentazioni degli animali;
- l'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, col decreto n. 4 del 17 febbraio 2009, ha emanato l'adozione di misure urgenti finalizzate a immunizzare gli animali recettivi della Provincia di Olbia-Tempio nei confronti del BTV 8 e a contrastare eventuali introduzioni del virus nel territorio regionale;
- il decreto assessoriale n. 4 del 17 febbraio 2009 dispone che siano sottoposti a vaccinazione obbligatoria per il BTV 8 tutti gli animali della specie ovina e bovina allevati nella Provincia di Olbia-Tempio;
considerato che:
- l'estensione della vaccinazione a tutti i capi bovini indistintamente è stata accolta con disagio e scarso spirito di collaborazione dagli allevatori che, peraltro, si sono dichiarati assolutamente favorevoli e disponibili a vaccinare i soli capi in compravendita;
- dall'analisi epidemiologica risulta che la Provincia Olbia-Tempio sia assimilabile alle zone indenni in quanto, pur essendo state riscontrate sporadiche sieroconversioni per il BTV 8, non è stata mai evidenziata la presenza del virus, né sono stati identificati focolai di malattia;
preso atto che:
- la circolare del Ministero della salute e delle politiche sociali n. 10317 del 1° giugno 2009, avente per oggetto la movimentazione degli animali sensibili sul territorio nazionale, dispone che la movimentazione sia libera in tutto il territorio nazionale per gli animali provenienti da zone indenni, che il periodo di restrizione postvaccinale sia ridotto da 60 a 30 giorni e che l'ambito territoriale per l'esecuzione dei controlli clinici e sierologici sia limitato alle aziende ubicate entro i 4 chilometri intorno alla azienda coinvolta;
- con la circolare ministeriale n. 10317 del 1° giugno 2009 viene, di fatto, disposta l'adozione di misure meno restrittive per la movimentazione dei bovini della Provincia di Olbia-Tempio;
- la movimentazione per immediata macellazione è già garantita senza procedure restrittive,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se può essere accolta la richiesta di:
1) rivedere la politica di vaccinazione per il comparto bovino ridefinendo quanto previsto dal decreto assessoriale n. 4 del 17 febbraio 2009;
2) limitare l'obbligo di vaccinazione per il BTV 8 ai soli capi destinati alla movimentazione;
3) elaborare adeguati accordi interregionali che consentano la movimentazione dei bovini da ristallo destinati agli allevamenti da ingrasso della Penisola con procedure agevoli e non onerose;
4) attuare approfonditi interventi di indagine epidemiologica e di laboratorio volti a ridefinire la situazione della circolazione virale BTV 8 per la Provincia di Olbia-Tempio al fine di attestarne la qualifica sanitaria di zona indenne. (129)
Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sulla domanda per la realizzazione ed esercizio di un parco eolico offshore nel golfo di Is Arenas (Oristano).
Il sottoscritto,
premesso che la Sardegna è meta di turisti provenienti da tutto il mondo per la riconosciuta ed inestimabile bellezza del nostro territorio e del nostro mare;
preso atto che la Società Is Arenas Renewables Energies Srl, con sede in Bosa, ha presentato nello scorso mese di maggio un'istanza al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti intesa ad ottenere la concessione demaniale marittima per la realizzazione di un parco eolico offshore nel golfo di Is Arenas in provincia di Oristano;
evidenziato che il progetto prevede l'installazione di circa 80 pali alti 100 metri su uno specchio d'acqua di oltre duemila ettari tra S'Archittu e Su Pallosu, interessando un'area inserita come SIC (sito di interesse comunitario) e pertanto protetta da una serie di vincoli;
considerato che il prospettato parco di generazione elettrica eolica dovrebbe attraversare zone molto sensibili sotto il profilo paesistico ed ambientale con evidenti impatti negativi sia per la navigazione sia per l'attività di pesca anche professionale;
sottolineato che, se realizzato, un intervento di tale portata rischierebbe di modificare il flusso delle correnti e l'ondosità con gravi conseguenze sulla poseidonia oceanica con inevitabile alterazione dell'ecosistema marino e costiero e forte impatto sulla fauna stanziale e migratoria;
viste le forti preoccupazioni espresse dalla Confindustria della Provincia di Oristano, il cui presidente ha definito tale iniziativa "una mortificazione di qualsiasi vocazione turistica futura della Provincia" nonché "un vero e proprio scacco matto alla volontà di crescita, di sviluppo economico e di riscatto";
tenuto conto delle dichiarazioni di diversi tecnici ed esperti, che hanno definito già vecchia e superata la tecnologia alla base del progetto in quanto "oggi si possono ottenere quantitativi di energia simili ma con una sola macchina ed a costi notevolmente più bassi";
preso atto dell'opposizione all'intervento manifestata dai sindaci dei Comuni di San Vero Milis, Cuglieri e Narbolia nonché dal Presidente della provincia, che si sono fatti promotori di una raccolta di firme;
considerato, inoltre, il possibile conflitto di interessi che esiste in quanto un componente della commissione ministeriale che dovrebbe esaminare il progetto è fratello dell'amministratore unico di una delle due società che hanno presentato l'istanza;
evidenziate le pressanti richieste da parte degli enti locali interessati di coinvolgimento nell'iter procedurale e giusta salvaguardia del proprio patrimonio marino e costiero e delle altre bellezze che il loro territorio offre,
chiede di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica, l'Assessore regionale dell'industria e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere:
se siano a conoscenza di quanto su esposto;
se non ritengano opportuno intervenire immediatamente presso il Governo nazionale per chiedere il coinvolgimento degli enti locali e dell'Amministrazione regionale nell'iter procedurale di un progetto che rischia di compromettere un'area di riconosciuto pregio paesaggistico nonché il futuro sviluppo economico ed occupazionale del territorio. (130)
Interpellanza Uras - Zedda Massimo - Sechi - Zuncheddu - Ben Amara sulle vicende relative alla miniera di Furtei.
I sottoscritti,
premesso che la Regione Sardegna risulta essere azionista al 10 per cento della società denominata Sardinia Gold Mining Spa (SGM) che per oltre un decennio è stata concessionaria della miniera d'oro sita a Furtei in località Santu Miali;
preso atto che, nel mese di dicembre del 2008, si è definitivamente conclusa, per sopravvenuto fallimento della società di cui sopra, l'attività estrattiva dell'oro nella suddetta miniera;
ritenuto assolutamente irresponsabile, sul piano della responsabilità sociale ed ambientale, il comportamento della Buffalo Gold Ltd, società multinazionale canadese detentrice del 90 per cento del pacchetto azionario di SGM resasi protagonista di quella che autorevoli organi della stampa regionale definiscono una e vera e propria fuga senza porre in essere le necessarie operazioni di messa in sicurezza e di bonifica e ripristino ambientale;
considerato che le conseguenze ambientali prodottesi in circa dieci anni di attività estrattiva riguardano sia un impatto diretto sul paesaggio che un rischio fortissimo di contaminazione dei terreni e delle falde acquifere da cianuro, mercurio ed altri metalli pesanti utilizzati nell'attività estrattiva, per un'ampia area compresa fra le Province di Cagliari e del Medio Campidano e caratterizzata da un sistema economico prevalentemente basato sull'attività agricola;
preso atto che:
- la situazione attuale viene da più parti reputata di criticità e rischio ambientale, anche a causa dello stato di abbandono nel quale versa la miniera, considerato che per lunghi mesi i lavori di manutenzione del bacino dei reflui sono stati svolti a titolo gratuito dalle maestranze della società sottoposta a procedimento fallimentare;
- la Giunta regionale, con deliberazione n. 34/20 del 20 luglio 2009, è intervenuta con lo stanziamento di euro 150.000 a titolo di anticipazione sulla base di una "assoluta necessità stante il profilarsi di una grave emergenza ambientale", per interventi testualmente definiti "minimali" atti a garantire condizioni di sicurezza nell'area mineraria nel trimestre luglio-settembre, dei quali circa la metà a copertura dei costi di 8 unità di personale e la parte restante a copertura di costi energetici, materiali di consumo e custodia dei siti minerari;
considerato che la stima dei suddetti costi per fronteggiare "l'emergenza nell'area mineraria Santu Miali - Furtei", al netto delle spese generali e di eventuali imprevisti, veniva quantificata dal curatore fallimentare di SGM nella somma di euro 250.000 e che quindi la cifra stanziata dalla Giunta regionale sarebbe sufficiente a garantire appena il 60 per cento dei lavori necessari a una minima messa in sicurezza del sito;
preso atto che, con consistente ritardo rispetto alle ragioni di emergenza confermate dalla stessa Giunta regionale, essa ha provveduto solamente in data 30 luglio 2009, con la deliberazione n. 37/7, a dare incarico all'Assessore regionale dell'industria per eseguire il Piano di caratterizzazione del sito funzionale ad accertare lo stato di inquinamento dello stesso ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006;
considerato che autorevoli esperti del settore hanno stimato fra i 10 ed i 40 milioni di euro la somma complessiva necessaria per un intervento congruo, ai sensi delle previsioni del Piano paesaggistico ed ambientale, volto al recupero ed alla bonifica del territorio;
preso inoltre atto della condizione materiale drammatica nella quale versano i 42 dipendenti della SGM, per i quali risultano ancora disattesi gli impegni della Giunta regionale per l'anticipazione della cassa integrazione ed ancora indefiniti i piani per un loro reimpiego produttivo;
preso atto che il 30 settembre 2009 scadrà la proroga ottenuta dalla Giunta regionale per la concessione della miniera e che, quindi, a partire da tale data gli oneri di gestione, custodia, manutenzione della stessa ricadranno totalmente in capo alla Regione Sardegna,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere:
1) quali siano le motivazioni addotte dalla Giunta regionale che hanno portato a ritenere congrua la somma di euro 150.000 per il trimestre luglio-settembre invece degli euro 250.000 stimati dal curatore fallimentare della SGM;
2) quale sia lo stato di avanzamento del Piano di caratterizzazione di cui alla deliberazione n. 37/7 del 30 luglio 2009;
3) come intendano intervenire per la completa messa in sicurezza del bacino dei reflui della miniera dismessa;
5) se abbiano già predisposto un piano per la bonifica integrale dell'area e per il recupero del territorio e quali siano i suoi contenuti;
6) come intendano affrontare sul piano degli ammortizzatori sociali la questione dei 42 dipendenti di SGM e se sia previsto un programma per il loro reimpiego nelle eventuali operazioni di bonifica e recupero ambientale;
7) quali azioni legali la Giunta regionale intenda perseguire nei confronti della azienda Buffalo Gold ltd, a tutela della Regione, dei contribuenti sardi, dei dipendenti e delle popolazioni locali in relazione al comportamento tenuto dalla medesima ed al recupero delle risorse economiche inerenti gli oneri derivanti dalle azioni di bonifica e recupero del territorio. (43)
Interpellanza Diana Giampaolo - Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sul Piano dell'ENI di riconversione del sito petrolchimico di Porto Torres in deposito nazionale carburanti.
I sottoscritti,
considerato che:
dopo l'annunciata chiusura dell'impianto cracking del petrolchimico di Porto Torres con le motivazioni di un crescente risultato annuo negativo l'ENI ha considerato di fatto l'impianto petrolchimico strutturalmente inefficiente;
la fermata del cracking a Porto Torres pone a rischio il futuro di 500 lavoratori;
evidenziato che:
dagli incontri tra Governo ed ENI sono state proposte non una ma più soluzioni di rilancio, tra cui, anche la costruzione di una centrale termoelettrica, il tutto a dimostrare la confusione che impera sia nel Governo che nell'ENI;
secondo quanto è trapelato recentemente L'ENI ha proposto un piano d'investimenti che dovrebbe trasformare lo stabilimento turritano nel più grande deposito costiero di idrocarburi d'Italia con la chiara intenzione di procedere ad una dismissione del petrolchimico;
secondo i progetti del colosso energetico italiano, con un investimento di 150 milioni di euro per il deposito costiero, a fronte dei 90 milioni destinati a interventi sulle produzioni e dei 550 milioni promessi per le bonifiche, si costruirà invece un parco serbatoi capace di inglobare 1 milione e 650 mila metri cubi di combustibile che l'Eni affiderebbe in gestione alla società R&M (marchio Agip) e che garantirebbe il lavoro ad appena 45 unità a fronte di una perdita di oltre 500 posti di lavoro;
l'ipotesi di stoccare 1 milione 650 mila metri cubi di carburanti in un deposito costiero ha un evidente impatto ambientale sull'area marina protetta del Parco dell'Asinara, che il territorio non può permettersi di sopportare;
il traffico delle petroliere nelle acque del Parco dell'Asinara bloccherebbe in maniera irreversibile i progetti dell'Ente parco dando un colpo mortale allo sviluppo turistico dell'intero territorio del nord ovest della Sardegna;
preso atto che:
il progetto dell'ENI è destinato a porre fine alla produzione degli impianti e a cancellare non solo un pezzo di economia tra i più importanti della Sardegna, ma l'intera cultura industriale di quel territorio;
Porto Torres e l'intero territorio non possono sobbarcarsi l'ennesimo rischio ambientale con notevoli ricadute produttive e occupazionali;
il transito delle petroliere dovrebbe interessare il territorio dell'Area marina protetta del Parco dell'Asinara e delle Bocche di Bonifacio considerate entrambe tra le zone più belle del Mediterraneo con caratteristiche naturali di assoluta rilevanza ed unicità e per tale motivo, ossia per la valorizzazione e la conservazione delle particolari caratteristiche ecologiche e degli elevati valori ambientali di questo tratto di mare, sono state istituite delle aree protette nazionali ed internazionali,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e l'Assessore regionale dell'industria per sapere se:
intendono opporsi, com'è necessario, al Piano ENI e chiedere allo stesso ENI di impegnare le risorse destinate al deposito costiero per gli interventi strutturali atti a rilanciare le produzioni dell'intero petrolchimico;
il progetto in questione sarà sottoposto alla valutazione di impatto ambientale;
intendano l'investimento proposto dall'ENI rispettoso degli accordi intrapresi presso il Ministero dello sviluppo economico;
ritengano valutare i progetti della Provincia di Sassari e dell'Ente parco dell'Asinara quali utili prospettive di sviluppo per il territorio con la realizzazione di un porto commerciale. (44)
Mozione Diana Giampaolo - Bruno - Uras - Salis - Zedda Massimo - Cuccu - Meloni Valerio - Solinas Antonio - Espa - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Zuncheddu sul Piano dell'ENI di riconversione del sito petrolchimico di Porto Torres in deposito nazionale carburanti, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
CONSIDERATO che:
l'ENI ha annunciato la chiusura dell'impianto cracking del petrolchimico di Porto Torres; con le motivazioni di un crescente risultato annuo negativo ha considerato di fatto l'impianto petrolchimico strutturalmente inefficiente;
la fermata del cracking a Porto Torres pone a rischio il futuro di 500 lavoratori;
EVIDENZIATO che:
dagli incontri tra Governo ed ENI sono state proposte non una ma più soluzioni di rilancio, tra cui, anche la costruzione di una centrale termoelettrica, il tutto a dimostrare la confusione che impera sia nel Governo che nell'ENI;
secondo quanto è trapelato recentemente l'Eni ha proposto un piano d'investimenti che dovrebbe trasformare lo stabilimento turritano nel più grande deposito costiero di idrocarburi d'Italia con la chiara intenzione di procedere ad una dismissione del petrolchimico;
secondo i progetti del colosso energetico italiano, con un investimento di 150 milioni di euro per il deposito costiero, a fronte dei 90 milioni destinati a interventi sulle produzioni e dei 550 milioni promessi per le bonifiche, si costruirà invece un parco serbatoi capace di inglobare 1 milione e 650 mila metri cubi di combustibile che L'ENI affiderebbe in gestione alla società R&M (marchio Agip) e che garantirebbe il lavoro ad appena 45 unità a fronte di una perdita di oltre 500 posti di lavoro;
l'ipotesi di stoccare 1 milione 650 mila metri cubi di carburanti in un deposito costiero ha un evidente impatto ambientale sull'area marina protetta del Parco dell'Asinara, che il territorio non può permettersi di sopportare;
il traffico delle petroliere nelle acque del Parco dell'Asinara bloccherebbe in maniera irreversibile i progetti dell'Ente parco dando un colpo mortale allo sviluppo turistico dell'intero territorio del nord ovest della Sardegna;
PRESO ATTO che:
il progetto dell'ENI è destinato a porre fine alla produzione degli impianti e a cancellare non solo un pezzo di economia tra i più importanti della Sardegna, ma l'intera cultura industriale di quel territorio;
Porto Torres e l'intero territorio non possono sobbarcarsi l'ennesimo rischio ambientale con notevoli ricadute produttive e occupazionali;
il transito delle petroliere dovrebbe interessare il territorio dell'Area marina protetta del Parco dell'Asinara e delle Bocche di Bonifacio considerate entrambe le zone più belle del Mediterraneo con caratteristiche naturali di assoluta rilevanza ed unicità e per tale motivo, ossia per la valorizzazione e la conservazione delle particolari caratteristiche ecologiche e degli elevati valori ambientali di questo tratto di mare, sono state istituite delle aree protette nazionali ed internazionali,
impegna la Giunta regionale a:
opporsi, com'è necessario, al piano ENI e chiedere allo stesso ENI di impegnare le risorse destinate al deposito costiero per gli interventi strutturali atti a rilanciare le produzioni dell'intero petrolchimico;
verificare che il progetto in questione sia sottoposto alla valutazione di impatto ambientale;
verificare che se l'investimento proposto dall'ENI sia rispettoso degli accordi intrapresi presso il Ministero dello sviluppo economico;
valutare i progetti della Provincia di Sassari e dell'Ente parco dell'Asinara quali utili prospettive di sviluppo per il territorio con la realizzazione di un porto commerciale. (22)