Seduta n.87 del 20/01/2010
LXXXVII SEDUTA
(POMERIDIANA)
Mercoledì 20 gennaio 2010
Presidenza della Presidente LOMBARDO
i n d i
del Vicepresidente CUCCA
La seduta è aperta alle ore 16 e 47.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana di mercoledì 16 dicembre 2009 (80), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pier Luigi Caria, Domenico Gallus e Marco Meloni hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana di mercoledì 20 gennaio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Pitea - Bardanzellu - Rassu - Campus - Randazzo - Sanna Paolo Terzo - Floris Rosanna: "Misure a salvaguardia dell'occupazione: trasmissione d'impresa, sostegno a favore di lavoratori che si riuniscono in cooperativa". (97)
(Pervenuta il 19 gennaio 2010 e assegnata alla sesta Commissione.)
Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Mula: "Trasferimento ai comuni sardi dei beni dismessi dallo Stato". (98)
(Pervenuta il 19 gennaio 2010 e assegnata alla terza Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Vargiu - Fois sulla grave situazione di malfunzionamento del Convitto annesso all'Istituto alberghiero di Stato di Alghero". (150)
(Risposta scritta in data 19 gennaio 2010.)
"Interrogazione Espa - Cuccu - Caria - Bruno - Meloni Valerio - Manca - Lotto sull'impiego dei fondi per la prevenzione e la dispersione scolastica (legge regionale n. 1 del 2009, legge finanziaria, articolo 3, comma 18), con particolare riguardo al supporto organizzativo per gli studenti con disabilità". (157)
(Risposta scritta in data 19 gennaio 2010.)
"Interrogazione Mulas sull'esclusione delle rappresentanze delle province dal Comitato regionale per lo sport". (158)
(Risposta scritta in data 19 gennaio 2010.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interrogazione Planetta, con richiesta di risposta scritta, sul recupero del concorso pubblico sugli interessi degli aiuti erogati in favore delle aziende agricole ai sensi dell'articolo 5 della legge regionale 13 dicembre 1988, n. 44, imposto dalla Commissione europea, e sull'individuazione delle responsabilità e punizione di chi, nell'ambito della pubblica amministrazione e del pubblico servizio, non ha adempiuto al proprio dovere". (207)
"Interrogazione Sanjust - Artizzu - Bardanzellu - Floris Rosanna - Ladu - Petrini - Pitea - Randazzo - Rassu - Sanna Paolo Terzo, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione all'interno del consiglio d'amministrazione dell'ERSU". (208)
"Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, su possibili danni ambientali derivati dal gasdotto Galsi". (209)
"Interrogazione Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio, con richiesta di risposta scritta, sulla grave situazione finanziaria in cui versa l'istituto Santa Maria Bambina di Oristano". (210)
Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sul centro Santa Maria Bambina di Oristano". (211)
"Interrogazione Bruno - Lotto - Manca - Meloni Valerio, con richiesta di risposta scritta, sul ripristino, con le necessarie garanzie di sicurezza, confort e puntualità, della linea ferroviaria Sassari-Alghero". (212)
"Interrogazione Floris Mario, con richiesta di risposta scritta, sulla richiesta di compartecipazione della Regione al progetto UE Interreg IV della Conferenza internazionale dell'anglo-arabo". (213)
"Interrogazione Floris Mario, con richiesta di risposta scritta, sui controlli igienico-sanitari e sulle conseguenze di carattere economico e sociale dell'importazione in Sardegna di latte liquido termizzato". (214)
"Interrogazione Ladu - Artizzu - Rassu - Pitea - Randazzo - Bardanzellu - Sanjust - Floris Rosanna - Sanna Paolo Terzo - Petrini, con richiesta di risposta scritta, sulla vertenza del prezzo del latte ovicaprino". (215)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della interpellanze pervenuta alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interpellanza Bruno - Sanna Gian Valerio - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Solinas Antonio - Soru sulla violazione dei requisiti del bando pubblico per l'attribuzione di assegni di merito a studenti diplomati nell'anno scolastico 2007/2008 e iscritti all'università nell'anno accademico 2008/2009 nella stesura della graduatoria definitiva". (64)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del testo unificato numero 13-15/A.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti:
Art. 1
Abrogazione dell'articolo 5, comma 6, della legge regionale n. 5 del 2006
1. Il comma 6 dell'articolo 5 della legge regionale 18 maggio 2006, n. 5 (Disciplina delle attività commerciali), come sostituito dall'articolo 3 della legge regionale 6 dicembre 2006, n. 17 (Modifiche alla legge regionale 18 maggio 2006, n. 5 - Disciplina generale delle attività commerciali), è abrogato.
2. La presente legge entra in vigore il giorno della pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna.
Emendamento aggiuntivo Tocco - Pitea - Zedda - Dessì - Diana Mario
Articolo 1
Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
"1 bis. Le disposizioni di cui ai commi 2, 3,4, 5 dell'articolo 5 della legge regionale n. 5/2006, come modificato dall'articolo 3 della legge regionale n. 17/2006, non si applicano alle seguenti tipologie di attività: le rivendite al dettaglio di generi di monopolio; gli esercizi di vendita al dettaglio interni ai campeggi, ai villaggi e ai complessi turistici alberghieri; gli esercizi di vendita al dettaglio ubicati esclusivamente nelle aree di servizio lungo le strade statali 131, 131 dir., 130 e 554 e nelle stazioni ferroviarie, marittime e aeroportuali; alle rivendite di giornali e di prodotti dell'artigianato locale nonché alle sale cinematografiche". (2)
Emendamento aggiuntivo Steri - Milia
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è inserito il seguente:
"Art. 1 bis
1. Il termine per la presentazione, da parte dei comuni e delle province, delle domande per la concessione dei contributi, di cui all'articolo i della legge regionale n. 28 del 1985, relativi agli interventi effettuati per fronteggiare le situazioni di emergenza determinate dagli eventi alluvionali verificatisi nei mesi di ottobre e novembre del 2008, è prorogato al 30 settembre 2010.
2. Il comma 33 dell'articolo 4 della legge regionale n. 1 del 2009 è abrogato.". (3)
Emendamento sostitutivo parziale Capelli - Milia
Articolo 1
Il comma 1 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente:
1. Il comma 6 dell'articolo 5 della legge regionale i 8 maggio 2006, n. 5 è sostituito dal seguente:
"6. Non sono derogabili le chiusure relative alle festività del 1° gennaio, Pasqua, 25 e 26 dicembre.". (4)
Emendamento aggiuntivo Espa - Solinas Antonio - Agus - Porcu - Barracciu - Lotto
Articolo 1
Nel comma 1 dopo le parole "… è abrogato." sono aggiunte le seguenti:
Le disposizioni del presente comma non si applicano per le Festività del 1° Maggio e del 25 Dicembre, giornate per le quali permane il vincolo dì assoluta inderogabilità alla chiusura delle attività commerciali.
La deroga per il 1° Maggio è consentita per l'area metropolitana di Cagliari in corrispondenza della festività di Sant'Efisio. (5)
Emendamento sostitutivo parziale Bruno - Uras - Diana Giampaolo - Cocco Pietro
Articolo 1
Il comma 1 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente:
1. Il comma 6 dell'articolo 5 della legge regionale i 8 maggio 2006, n. 5 è sostituito dal seguente:
"6. Non sono derogabili, di norma, le chiusure relative alle festività del 1° gennaio, Pasqua, 25 e 26 dicembre, 1° maggio e 25 aprile. E' consentito, eccezionalmente, al Sindaco di ciascun Comune, tramite propria ordinanza motivata, di derogare alla chiusura delle predette date, previo accordo con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative delle imprese di commercio, delle associazioni di tutela dei consumatori e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti, sulla base dei principi previsti dal comma 4. (6)
Emendamento aggiuntivo Rassu - Pitea - Tocco - De Francisci - Diana Mario
Articolo 1
Nel comma 1 dell'articolo 1 dopo le parole "è abrogato" sono aggiunte le seguenti: "le disposizioni del presente comma non si applicano per la festività del 25 dicembre". (7)
Emendamento all'emendamento numero 2 sostitutivo totale Rassu - Tocco - Capelli - Pitea - Zedda Alessandra - Mulas - Cuccureddu - Dessì
Articolo 1
L'emendamento n. 2 è sostituito dal seguente:
"All'articolo 1, dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
"1 bis. "Dopo il comma 6 dell'articolo 5 della L.R. 5/2006 è aggiunto il seguente:
Le disposizioni del presente articolo non si applicano alle seguenti tipologie di attività: le rivendite di generi di monopolio; gli esercizi di vendita interni ai campeggi, ai villaggi e ai complessi turistici e alberghieri; gli esercizi di vendita al dettaglio situati nelle aree di servizio lungo le strade statali, nelle stazioni ferroviarie, marittime ed aeroportuali; le rivendite di giornali; le gelaterie e gastronomie; le rosticcerie e le pasticcerie; gli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi, nastri magnetici, musicassette, videocassette, opere d'arte, oggetti d'antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale; le sale cinematografiche".". (8)
Emendamento all'emendamento numero 4 sostitutivo totale Rassu - Capelli - Pitea - Zedda Alessandra - Tocco - Mulas - Cuccureddu
Articolo 1
L'emendamento n. 4 è sostituito dal seguente:
"1.Il comma 1 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente:
"1. Il comma 6 dell'articolo 5 della legge regionale 18 maggio 2006, n. 5 è sostituito dal seguente:
"6. Non sono derogabili le chiusure relative alle festività della Pasqua e del 25 dicembre"." (9).)
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Rassu. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Presidente, io non sono intervenuto dopo la relazione sulla discussione generale perché ero interessato a sentire i pareri dell'Aula sulla legge e sugli eventuali emendamenti. Innanzitutto voglio precisare che la discussione di questa legge non è stata frettolosa, fatta lì per lì tanto per chiudere un articolo, ma è stata una istruttoria abbastanza compiuta e ponderata da parte della Commissione, che ha sentito i rappresentanti di categoria, i rappresentanti sindacali e le associazioni dei consumatori. L'articolo che ne è scaturito è quindi noto dopo un'attenta riflessione, valutando tutte le possibili complicazioni che l'articolo stesso poteva determinare.
E' parso alla Commissione - alla maggioranza all'unanimità e all'opposizione che si è astenuta - che questo articolo, così come è formulato, potesse venire incontro alle effettive esigenze, non solo dei commercianti, ma degli utenti e dei cittadini che in determinate occasioni - specie in caso di forte afflusso turistico - non trovavano, da parte della cittadina in cui venivano ospitati, servizi idonei e adeguati a sopperire alle loro esigenze.
Quindi, l'articolo così formulato dalla Commissione - abrogando il comma 6 della legge numero 5 che invece prevedeva alcune giornate dove non si poteva in alcun modo esercitare il commercio - ha concesso la facoltà e la possibilità ai sindaci, sentite le associazioni di categoria e dei consumatori, di decidere democraticamente l'apertura o meno degli esercizi commerciali in determinate occasioni.
Comunque (sia il sottoscritto, sia la Commissione) siamo sensibili alle sollecitazioni pervenute dall'Aula e ne abbiamo voluto tenere conto. Certo, non potevamo ritornare al vecchio dettato della legge numero 5, perché in tal caso avrebbe avuto poco senso discutere in commissione la legge e portarla in aula dopo aver sentito oltre che le dichiarazioni dei proponenti, le posizioni espresse dalle associazioni di categoria e da quelle dei consumatori, nonché dei sindacati dei dipendenti degli esercizi commerciali.
Quindi, non si poteva e non si può tornare indietro alla vecchia legge, benché siamo coscienti che questa legge non è compiuta, che è necessario al più presto - e questa è anche la posizione unanime della Commissione - riprendere in mano la legge sul commercio e verificare quale sia la rispondenza alle esigenze attuali di questa legge, a partire dai periodi in cui vengono permessi i saldi, a tutti i periodi di apertura degli esercizi commerciali ma non solo, anche a tutte le forme di agevolazioni che il sistema commercio deve modernamente rendere disponibili all'utente. Quindi la Commissione ha intenzione di mettere mano al più presto alla legge sul commercio e, in quella occasione (senz'altro con l'apporto della Giunta e della Commissione) si entrerà visceralmente all'interno del testo per offrire agli esercizi commerciali e ai cittadini consumatori in primo luogo, uno strumento che sia in grado di soddisfare le esigenze dei primi e dei secondi.
Per cui questa legge, benché monca, benché riguardante comunque esclusivamente l'orario di apertura dei negozi, era però necessaria e urgente a causa di alcune inadempienze e di alcune disfunzioni verificatesi quest'anno e nel 2009. La Commissione ha sinceramente recepito alcuni suggerimenti che sono pervenuti dal Consiglio, ed era anche intenzionata - perché è necessario dirla tutta - a anche venire incontro a chi chiedeva l'apertura nella giornata del primo maggio che è la festa di tutti i lavorator. Purtroppo, però, non può essere inserita in legge una deroga che riguarda solo ed esclusivamente una città, benché sia l'unica città metropolitana della Sardegna. E' indispensabile, pertanto, quando si ritornerà ad esaminare la legge sul commercio, andare sino in fondo a queste problematiche e trovare anche una soluzione per questo problema.
La Commissione ha esaminato gli emendamenti presentati, alcuni sono stati ritirati, alcuni sono stati emendati tentando di venir incontro se non in tutto almeno in parte alle richieste che quest'Aula ha avanzato in sede di discussione generale. Per cui pregherei i colleghi, sia innanzitutto della maggioranza sia dell'opposizione, di prestare attenzione a questa proposta, perché offre alcune risposte immediate al mondo del commercio e non solo al mondo della grande distribuzione. Principalmente, infatti, se poi andiamo ad esaminarla, viene incontro ai piccoli esercizi commerciali, perché il giorno di Natale nessun esercizio commerciale dei nostri centri sarà aperto.
Per quanto riguarda poi l'aspetto relativo alle grandi strutture di vendita, non è competenza nostra controllare se i lavoratori dipendenti vengono o meno sfruttati, se ai lavoratori dipendenti vengono o meno riconosciuti gli straordinari. Ci sono gli organi preposti a fare questo: che lo facciano, ma che lo facciano! Però molti ma molti cittadini in quelle strutture probabilmente in quella giornata potranno, se resteranno aperte, trovare anche risposte alle loro esigenze economiche.
La Commissione ha ritenuto di poter e dover tenere inderogabilmente chiusi gli esercizi commerciali il giorno di Natale e il giorno di Pasqua, ma non per essere a tutti i costi religiosi, cattolici e non laici, ma perché sono feste solenni che sono riconosciute dalla nostra cultura storica, tradizionale, sociale. Non ha invece ritenuto, a maggioranza, di verificare se era possibile identificare altre giornate perché altrimenti si sarebbe tornati a quanto previsto al comma 6 dell'articolo 5. Sarebbe stato più semplice, infatti, a quel punto, ritornare sulla legge numero 5, sulla legge quadro, e verificare in quali articoli intervenire per poter adattarla alle effettive esigenze della cittadinanza e del comparto commercio.
Questo è quanto io volevo dire, in quanto la Commissione, quando è stata istruita la legge, non è vero che ha lavorato frettolosamente, non è vero che ha avuto fretta: abbiamo riflettuto, ci siamo soffermati tanto, abbiamo ascoltato, abbiamo dibattuto e non senza difficoltà siamo arrivati alla formulazione, che ci sembrava più consona, più democratica, quella che offriva ai comuni e ai sindaci (che tanto difendiamo e per i quali denunciamo la mancanza di autonomia, la mancanza di un potere d'intervento) la possibilità di normare in materia di chiusura degli esercizi commerciali.
Non dimentichiamoci, infatti, e lo ripeto ancora sino alla fine - che il comma 2 dell'articolo 5 impone (ripeto: impone) agli esercizi commerciali la chiusura la domenica e i giorni festivi, lasciando poi ai sindaci, in giornate particolari, il potere di concedere la deroga dell'apertura. Ora, nessuno vuole costringere gli esercizi commerciali ad aprire la domenica e i giorni festivi. La legge offre solo ai sindaci la possibilità, in giornate particolari, di consentire l'apertura, come nel giorno della Cavalcata sarda a Sassari, o nel giorno di Sant'Efisio a Cagliari o in quello della festa del Redentore a Nuoro. In questa norma noi stabiliamo, comunque sia, che il giorno di Natale e il giorno di Pasqua - perché l'Italia è paese di cultura cattolica - gli esercizi commerciali possano restare chiusi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, può darsi che il Presidente della Commissione sesta descriva in maniera obiettiva il lavoro che si è svolto in Commissione, ma io, per rispetto soprattutto dei colleghi della Commissione e dell'intero Consiglio, anche facendo un minimo di autocritica (la faccio proprio per il rispetto che ognuno di noi deve avere per la propria onestà intellettuale e anche per quella degli altri) credo invece che, probabilmente non per scelta, si sia svolto un esame affrettato, ma non per questo, per carità, con minore serietà.
Probabilmente abbiamo sottovalutato gli effetti che avrebbe prodotto un provvedimento di legge come quello esaminato dalla Commissione. Qualche giorno fa, del resto, un articolo pubblicato sul maggiore quotidiano di quest'Isola, che anticipava il dibattito in Aula, poneva in evidenza proprio i possibili problemi che una norma come quella che ci apprestiamo ad approvare avrebbe potuto creare.
Allora, io vorrei richiamare l'attenzione su poche cose, molto schematicamente. Mi rendo conto che non gliene "frega" nulla a nessuno, e chiedo ancora scusa per questo linguaggio, però molte volte è necessario per descrivere...
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Diana. Prego i colleghi di prestare più attenzione e di evitare di colloquiare in aula perché veramente non è possibile andare avanti in questo modo.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Allora, io vorrei anticipare poche considerazioni che poi riprenderemo nell'esame degli emendamenti. E' indubbio che il disegno di legge ha l'obiettivo di liberalizzare questo settore, almeno questa parte. Qualunque processo di liberalizzazione - indipendentemente dal settore in cui interviene - produce effetti di maggior competitività. Allo stesso tempo, proprio perché produce questi effetti (e forse qualche utile in più ai soggetti ai quali si rivolge) abbassa le tutele e i diritti di chi lavora in quei settori e subisce i processi di liberalizzazione.
Badate, non c'è corrente di pensiero, liberale o meno liberale, che non confermi quanto ho appena detto seppure in maniera forse non del tutto uguale. E allora, io credo che nessuno di noi debba sentirsi mortificato per il lavoro che ha svolto finora anche in Commissione, se con grande umiltà ci rendiamo conto, rispetto a osservazioni che sono sopravvenute successivamente al nostro lavoro (del quale abbiamo grande rispetto, non soltanto perché lo svolgiamo noi) che è necessario sopportare qualche modifica e in qualche maniera ci rendiamo disponibili a un riesame. Io credo sia necessario farlo. Badate, questo non significa mortificare o svilire il lavoro che è stato svolto, credo semmai sia un elemento di forza della Commissione e di quest'Aula fermarsi a discutere alla luce di novità che in qualche maniera ci autorizzano a rivedere alcuni punti.
E allora, molto brevemente, è evidente che un disegno di legge come quello di cui sta discutendo l'Aula rischia di favorire i grandi segmenti commerciali e, allo stesso tempo, di indebolire i piccoli esercizi. Se noi, quindi, vogliamo in qualche maniera essere il soggetto che ha l'ambizione e la presunzione di introdurre elementi di regolamentazione anche in questo settore, dobbiamo stare attenti anche agli effetti di natura psicologica che creano alcuni provvedimenti che noi ci apprestiamo a licenziare.
Credo che nessuno possa infatti negare che questa legge, se dovesse passare così com'è stata licenziata a maggioranza dalla Commissione, porterebbe tanti cittadini a ritenere che, tutto sommato, anche in queste festività si può andare nei grandi centri commerciali, per cui non è necessario servirsi dei piccoli esercizi presenti nelle città. Io credo che su questo ci debba essere, da parte dell'Aula, ripeto, un minimo di disponibilità al riesame.
Ancora, noi siamo in presenza di un settore in cui i diritti di chi lavora, soprattutto nella grande distribuzione, sono spesso calpestati, e le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti hanno grosse difficoltà a rendere esigibili anche i diritti sanciti dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Io mi rendo conto che queste riflessioni possono essere tacciate in un certo modo, non voglio nemmeno dirlo ad alta voce, so bene quali siano i giudizi e le valutazioni attorno a queste considerazioni, però credo che anche queste meritino in qualche maniera di essere prese in considerazione.
Noi abbiamo presentato un emendamento, che è stato respinto, com'era ovvio, dalla Commissione, che dice una cosa semplicissima: tutte quelle festività previste nella legge del 2006 (tutte quelle festività, quindi evitiamo discussioni che possono portarci anche a divisioni di natura religiosa, perché anche di questo si è parlato) di norma - e questa è una delle aggiunte - di norma non sono derogabili.
"Di norma", ovviamente, vuol dire ciò che sappiamo. Possono farlo i sindaci attraverso un'ordinanza ma quell'ordinanza deve essere preceduta, non come avveniva nel testo del 2006 solo e soltanto dalla concertazione (perché quando la concertazione si esaurisce alla fine è comunque il titolare del potere di ordinanza a decidere, qualunque siano le osservazioni delle parti audite). Ma - e questa è l'altra aggiunta - previo accordo tra le parti chiamate a svolgere un ruolo importante in questa materia. Io credo che se esaminassimo, senza pregiudizi di schieramento, questa proposta, non dovremmo trovare difficoltà ad accoglierla.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, io ho seguito i lavori in Commissione e, probabilmente se l'onorevole Giampaolo Diana non fosse intervenuto, avremmo anche approvato l'emendamento che la minoranza proponeva. Invece, essendo intervenuto e avendoci portato a rivolgere la nostra attenzione sul termine "accordo" piuttosto che "concertazione" e quindi su una modifica rispetto alla stessa legislazione precedente, quella della legge numero 5, ci ha fatto capire che, di fatto, con questo emendamento, si propone il diritto di veto. Quindi è un potere che viene tolto ai sindaci, non un potere che viene attribuito. Una qualunque organizzazione sindacale che non raggiungesse l'accordo col sindaco (e parlo di organizzazione di rappresentanti di dipendenti e rappresentanti delle organizzazioni di commercio) potrebbe porre il veto.
Allora io credo che, su questo punto, sia necessario raggiungere una mediazione in questa Aula. Il Presidente della Commissione si è molto impegnato in questo senso. La mediazione, mi pare di capire, sarà quella di ritenere inderogabili il 25 dicembre e la giornata di Pasqua; io la accetto come mediazione ma non mi convince. Non convince me, non convince il gruppo Sardista, almeno stando a ciò che ha dichiarato l'onorevole Dessì, non convince i Riformatori che mi pare abbiano nel loro D.N.A. uno spirito fortemente liberale e libertario, e l'onorevole Fois lo ha evidenziato in maniera molto efficace e molto coerente con gli ideali che vengono portati avanti.
E' una mediazione, la accettiamo però io ho una piccola ormai decennale esperienza di Stati nei quali non ci si ispira ai principi laici ma a principi in qualche maniera teocratici. Abbiamo sostenuto un esperimento in Israele dove cerchiamo, attraverso processi educativi, di far convivere ebrei, cristiani e musulmani. Sapete su che cosa ci siamo scontrati? Sul fatto che le scuole per questi bambini delle elementari devono rimanere chiuse il venerdì perché è la festa dei musulmani, il sabato perché è la festa degli ebrei e la domenica perché è la festa dei cristiani. Quindi questi bambini non vanno mai a scuola.
Ecco, io credo che noi non possiamo imporre in una realtà, in una società che deve essere laica, le festività più importanti della cristianità. Io sono cattolico ma sono prima liberale e credo che uno Stato laico non debba imporre niente a nessuno e non debba creare disuguaglianze perché ci sono gli operatori che lavorano nei ristoranti, i dipendenti, i camerieri, chi lavora nei bar, chi lavora negli ospedali, chi lavora il 25 dicembre e il giorno di Pasqua, per fortuna di tutti gli utenti. Perché nel settore del commercio bisogna creare questa diversificazione? E' il principio che mi spaventa: significa che qualunque norma successiva può essere ispirata da ragioni che non sono più laiche, che possono avere valenza teologica o ideologica, mentre certe scelte devono essere assolutamente neutre, assolutamente laiche.
Noi dobbiamo garantire il potere di decidere quando dare l'opportunità di tenere aperti gli esercizi commerciali, non obbligar nessuno a tenerli aperti, lo decidano i sindaci, si decida nel territorio, lo si decida attraverso il principio sancito dalla norma che rimane, che è quello della concertazione con le associazioni di categoria e con i rappresentanti dei dipendenti. Vorrei ricordare ancora una volta che il 95 per cento delle licenze commerciali esistenti in Sardegna sono concesse a imprese che hanno meno di tre dipendenti. Quindi i centri commerciali incidono, certo, hanno un grande numero di dipendenti, ma se noi approviamo una legge costringiamo quel 95 per cento di lavoratori, di imprese familiari a dover tenere chiuse le serrande, magari proprio nelle giornate nelle quali hanno possibilità di offrire un servizio ai cittadini e ai turisti, ma anche di incassare.
Quindi, ripeto, non sono assolutamente convinto dal punto di vista del principio; era una scelta che andava secondo me fatta subito - l'ho detto stamattina - dal Consiglio regionale, purtroppo abbiamo perso un anno, ci si arriva con questa mediazione, è meglio di niente ma sicuramente contrasta con ciò che credevo che questo Consiglio regionale potesse esprimere in termini di principi liberali.
Preannuncio sull'emendamento numero 8, perché ho fatto anche un approfondimento ulteriore, se naturalmente saranno d'accordo tutti i consiglieri regionali, una modifica alla "legge Bersani" che è stata testualmente riportata, per calarla più nello specifico della realtà sarda. Propongo cioè di modificare il termine "stazioni ferroviarie e marittime e aeroportuali" con "stazioni ferroviarie e aree del demanio portuale o aeroportuale". Lasciare quella terminologia significa infatti non garantire i servizi nelle principali strutture portuali della Sardegna.
Mi riferisco in maniera specifica a Porto Torres. Porto Torres ha una stazione marittima che non funziona mentre i servizi che sono nell'area portuale distante un chilometro dalla stazione marittima dove arrivano i passeggeri. Quindi se i passeggeri dovessero arrivare a Porto Torres con questa norma rimarrebbero assolutamente privi di servizi. Starei pertanto attento all'utilizzo di una corretta terminologia che si attagli alla realtà sarda e che non recepisca testualmente il contenuto della "legge Bersani" che è stato riportato integralmente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, che si stia arrivando ad una mediazione, per stare alle parole usate dall'onorevole Cuccureddu, su questa vicenda, è cosa sulla quale io concordo. Ma più che mediazione mi sembra che si stia mettendo mano ad una legge con una correzione frettolosa, approssimativa, che fa un ennesimo pasticcio di una legge importante che invece deve regolamentare le esigenze del commercio e delle attività commerciali e, soprattutto, delle amministrazioni pubbliche che devono gestire operazioni di questo tipo.
Si arriva a questa modifica sulla spinta di esigenze particolari di questo comune piuttosto che di quell'altro. Dico questo perché anche agli altri comuni potrebbe interessare, per esempio, la richiesta formulata dall'onorevole Cuccureddu relativamente al suo comune. A Castelsardo, infatti, c'è l'esigenza di tenere aperti i negozi il 1º gennaio, perché il 31 dicembre, a causa dei festeggiamenti, c'è un forte afflusso turistico, e questo è legittimo. In legge era previsto che ciò potesse essere fatto, tranne in alcune giornate in cui esisteva l'inderogabilità alla chiusura, e tra queste giornate vi era proprio il primo di gennaio.
In Commissione abbiamo discusso, e anch'io concordo sul fatto che è stata una discussione certamente seria, certamente importante, ma non sufficiente per tirare fuori una buona legge, che non si limiti semplicemente a cassare un articolo, salvo poi riandare in Commissione e decidere che in due giornate, la Pasqua e il Natale, la chiusura sia inderogabile.
In altre parole: noi abbiamo portato un testo in Aula, nel quale vi era scritto che si abrogava completamente l'articolo che prevedeva l'inderogabilità per alcune giornate, lasciando la facoltà ai Comuni di decidere che cosa fare, e oggi portiamo in Aula un emendamento della maggioranza che prevede la possibilità di deroga alla chiusura il giorno di Natale e quello di Pasqua? E ciò dopo che noi abbiamo presentato un emendamento, poi cassato dalla maggioranza, che rafforzava questo concetto, dicendo in legge che in alcune giornate, tra cui il 1º di gennaio, si poteva autorizzare l'apertura purché vi fosse un accordo preventivo con le organizzazioni sindacali e quelle di categoria. Tutto questo non è serio! Non si può approvare una legge così.
Secondo me occorre fermarci, lo hanno proposto il collega Diana e il collega Rassu prima di me, e anch'io lo ripropongo, e mi rivolgo anche all'Assessore che è qua presente, con il quale abbiamo discusso precedentemente in Commissione: credo che non sia uno scandalo che il Consiglio regionale ritenga necessario fermarsi un attimo, riportare il testo in Commissione, e ragionare seriamente. E quindi, piuttosto che approvare frettolosamente una legge, sulla quale mi pare che nessuno concordi sino in fondo, è bene fermarsi e ritornarci successivamente.
Io faccio anche l'amministratore comunale, sono Sindaco di un Comune, mi rendo conto che le esigenze particolari sono importanti, però anche qui che cosa accade? Accade che a Cagliari c'è l'esigenza di tenere aperti i negozi il 1º di maggio perché c'è la festa di Sant'Efisio, a Sassari c'è un'altra festa, a Castelsardo ce n'è ancora un'altra, le esigenze particolari sono legittime e quindi occorre trovare il sistema per soddisfarle, ma approvare una legge che sia seria e che tenga conto di tutto.
Il 25 di dicembre e la Pasqua sono ovviamente due feste religiose, e pertanto si apre un fronte di discussione più vasto, che non può essere chiuso così rapidamente. Perché potremmo anche dire che il 1º di maggio è la festa dei lavoratori, il 25 di aprile è la festa della liberazione eccetera. Allora la proposta, e chiudo, è questa: sospendiamo momentaneamente l'abrogazione di questo articolo di legge, ritorniamo in Aula nei prossimi giorni, effettuiamo prima un passaggio serio in Commissione e riconvochiamo le associazioni di categoria, perché è vero che ne abbiamo sentito diverse, ma le voci che giungono da parte dei diversi rappresentanti di categoria, dei consumatori e anche dei lavoratori, sono differenti rispetto a quelle che il testo della Commissione cita, perché evidentemente il tempo non è stato sufficiente per affrontare il problema seriamente. Sospendiamo momentaneamente e torniamo in Commissione, questa è la proposta che mi sento di avanzare al Consiglio regionale oggi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, l'intervento dell'onorevole Pietro Cocco che mi ha appena preceduto ha illustrato molto chiaramente i termini del problema che dobbiamo affrontare. E' stato già detto, anche da Giampaolo Diana, come non sia un problema individuare questioni che riguardano la religione, le feste religiose, o altre cose. E' chiaro che io ritengo che il 25 di dicembre, così come abbiamo già detto tutti quanti, come anche la Pasqua, ma anche il 1º maggio, siano feste che comunque hanno sempre un valore anche laico.
L'onorevole Rassu stesso diceva che una volta si usava santificare le feste, e quindi il settimo giorno. Credo che questa usanza di non lavorare il settimo giorno sia stata la prima usanza in difesa dei diritti dei lavoratori, perché il lavoro umano deve essere regolamentato per evitare situazioni vessatorie. Non voglio quindi fare una questione di sacralità religiosa, o meglio ne faccio una questione di sacralità sia religiosa sia laica, alcune date però sono secondo noi assolutamente da rigettare rispetto alla possibilità delle deroghe. Ma questo è il mio parere.
L'altra questione - e per questo dico che mi associo alla proposta dell'onorevole Pietro Cocco - riguarda la mancata (almenoa quanto mi risulta) consultazione delle associazioni dei consumatori. Ciò rende opportuno un passaggio ulteriore in Commissione, anche per evitare ragionamenti localistici. Io per esempio sulla chiusura il 1º maggio sono molto d'accordo, ma si potrebbe prevedere, per esempio, una deroga per l'area cagliaritana, ciò però potrebbe innescare richieste analoghe da parte di altri comuni. Se però riusciamo ad individuare comunque alcuni paletti, alcuni pilastri sui quali trovare un'intesa comune, e non poi alla fine cedere in altre questioni, credo che sarebbe già un buon punto di partenza.
La Commissione dovrebbe essere il luogo adatto - e su questo mi avvio anche a concludere - per chiudere questo percorso, per capire con la giusta serenità, e poi con i tempi che sono necessari, quali siano le soluzioni che possono cambiare la legge, le modifiche da poter utilizzare e poter finalmente sentire anche la voce dei consumatori. Le altre organizzazioni sono state sentite, credo che la voce dei consumatori vada sentita in egual misura. Per questo io mi associo, e concludo qui, alla richiesta dell'onorevole Pietro Cocco.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, colleghi del Consiglio, intervengo per esplicitare il parere dei Riformatori, che ovviamente è a favore dell'approvazione dell'attuale testo di legge e esprimere qualche considerazione sia metodologica sia di merito.
Quella metodologica. Questo Consiglio regionale rischia di diventare un ufficio per la complicazione degli affari più semplici, o comunque rischia di non essere all'altezza del ruolo che dovrebbe esercitare. Perché dico questo? Siamo di fronte ad un testo di una semplicità estrema, nel senso che sostanzialmente siamo di fronte ad un testo che rettifica una norma, la quale sino a ieri non permetteva l'apertura degli esercizi commerciali in 5-6 giornate durante l'anno. L'attuale testo si limita a stabilire che l'apertura può essere consentita qualora venga decisa dai Sindaci, sentiti tutti i soggetti che devono essere sentiti. Un testo di una semplicità estrema, che sta semplicemente aggiungendo un'opportunità rispetto a quelle presenti. Un testo istruito dalla Commissione, che lo ha approvato sostanzialmente senza parere contrario, perché la stessa minoranza si è astenuta. Beh, su un testo così semplice, che è stato studiato dalla Commissione, valutato, la Commissione lo ha discusso, ha espresso un parere eccetera, arriviamo addirittura a chiedere che venga riportato in Commissione.
Allora riportiamolo in Commissione, chiudiamo il Consiglio regionale, chiudiamo le Commissioni, perché è evidente che l'attività istruttoria di questo Consiglio regionale è inadeguata, nel senso che se dovessimo procedere secondo le indicazioni della minoranza, staremmo sostanzialmente sollevando la bandiera bianca sul Consiglio regionale, perché vorrebbe dire che gli strumenti che noi mettiamo a disposizione dell'attività legislativa per l'istruttoria, cioè le Commissioni, non servono assolutamente a niente, le possiamo chiudere, possiamo licenziare i consiglieri che ne fanno parte, possiamo dare a questi consiglieri la possibilità di occuparsi di altro.
E vengo al merito. Ma, insomma, il merito mi sembra altrettanto chiaro, nel senso che qualche collega ha parlato di liberalizzazione selvaggia, però, colleghi del centrosinistra, voi avete tante volte ragionato insieme a noi sul principio di sussidiarietà, cioè sul fatto che le decisioni debbono arrivare dal livello più vicino al cittadino ogniqualvolta sia possibile, e mi sembra che rientriamo in pieno nella fattispecie, cioè stiamo discutendo non della imposizione della Regione a tutti gli esercizi commerciali affinché aprano, stiamo discutendo del fatto che la Regione attribuisca direttamente al comune il potere di decidere.
Quindi oggi la Regione trasferisce al livello di competenza più vicina al cittadino, come quella del sindaco, la possibilità di decidere questioni che riguardano l'attività degli esercizi commerciali del comune di quel sindaco. Io non vedo niente di male che in un comune si decida di permettere l'apertura degli esercizi commerciali in una determinata data dell'anno e in un altro comune no, risponde all'esigenza di quella comunità, di quei cittadini, alle esigenze di sviluppo, alle esigenze di consumo, e via dicendo. Il collega Espa chiede di ascoltare anche la voce dei consumatori, ma è noto che i consumatori gradiscono trovare gli esercizi commerciali sempre aperti. Quindi non credo che i consumatori ci dicano che loro non vorrebbero avere i negozi aperti perché anche su questo si inserisce un ragionamento di tipo culturale.
Il mio amico e collega Franco Cuccureddu, direi "io sono prima liberale poi cattolico", io invece sono contemporaneamente liberale e cattolico, nel senso che sono cattolico ogniqualvolta ci sono questioni che riguardano la sfera etica personale della religiosità, e sono liberale ogniqualvolta devo ragionare sulle opportunità che devono essere comunque consentite. Allora, il consentire opportunità è il metodo migliore per garantire la possibilità di scelta alle popolazioni che sono interessate. Se voi ci pensate, il problema della distribuzione commerciale è un problema di rivoluzione culturale. Voi infatti affermate che ci sono date intangibili, in realtà non sono intangibili per tante professioni: per quella che io ho sempre esercitato prima di entrare in questo Consiglio, quella del medico, non è intangibile né il Natale, né il Capodanno, né la Pasqua, né nessun'altra festa comandata.
Voi direte che quello del medico, come i trasporti, le ferrovie, le farmacie, gli aerei, è un servizio essenziale; non è proprio così perché ci sono ristoranti che sono aperti a Pasqua, che sono aperti a Natale e la ristorazione non è un servizio essenziale paragonabile a quello di un pronto soccorso in ospedale. Che cosa significa? Significa che l'evoluzione culturale delle esigenze della popolazione e dei servizi che devono essere prestati si modifica negli anni. 100 anni fa tenere aperto in determinate feste comandate era sicuramente una cosa non possibile, oggi esistono masse di turisti, masse critiche di persone gravitanti sulla nostra isola che comunque vanno gestite.
E allora lasciamo alle popolazioni locali il potere di scegliere lasciamo alle popolazioni locali di scegliere quale misura di sacrificio sono disponibili a sopportare per garantire il progresso del proprio territorio, perché è possibile che la popolazione di Castelsardo apra volentieri a Natale, a Capodanno e a Pasqua pur di garantirsi un punto in più del prodotto interno lordo di Castelsardo. Cioè che sia disponibile a fare un sacrificio in cambio di un ritorno. Ed è possibile che un'altra popolazione non sia altrettanto disponibile. E' giusto che vengano anche valorizzate le diverse disponibilità che le differenti comunità locali possono mostrare in rapporto alle loro scelte di sviluppo.
Quindi io credo che stiamo ragionando di una legge che, in maniera molto semplice, evita un divieto e trasferisce la scelta sulla deroga in capo all'autorità che noi sempre diciamo, ogni volta che parliamo del principio di sussidiarietà, debba essere quella deputata a garantire le regole delle comunità locali, cioè quella più strettamente a contatto col cittadino, che viene giudicata alle successive elezioni comunali. Mi sembra che sia una scelta di civiltà, devo dire molto modesta e molto piccola, che forse non meriterebbe quella importanza che il Consiglio regionale, probabilmente preso anche da altre riflessioni e ragionamenti, le sta attribuendo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Da un lato si pensa di introdurre meccanismi in certi settori della nostra società (come la settimana corta, per esempio, nei pubblici uffici, nella scuola e in tanti altri settori) e dall'altra, invece, si ampliano l'orario e i tempi di lavoro per altre categorie. Io credo che questo non sia giustificabile neanche con il ritornello che questa maggioranza e questa Giunta ha incominciato a contarci circa il rilancio dell'economia, che sta alla base sicuramente di aspetti che interessano e preoccupano tutti, perché crea comunque una, come dire, disuguaglianza nei confronti di altre categorie.
L'ho detto stamattina e lo ripeto: le leggi dovrebbero essere indenni da richiami, che trovo sempre comunque inopportuni, relativi al credo religioso o politico; noi dobbiamo introdurre principi di carattere generale a favore soprattutto della società e magari, attraverso le norme e le leggi, tutelare le categorie più deboli e ridimensionare l'arroganza e le pretese delle categorie più forti. Nel settore del commercio sembra che si voglia introdurre un meccanismo di liberalizzazione che andrebbe a vantaggio di tutti gli operatori del commercio, mentre così non è perché chi è lavoratore dipendente ambisce ad altri risultati, non certo a lavorare nelle giornate della domenica e delle festività.
Eviterei anche di stilare graduatorie sull'importanza delle festività e su ruoli che le festività possono rivestire a seconda della propria visione. Ho sentito qualcuno proporre, per i risvolti che sta assumendo il Natale, per la brutalizzazione con cui sta assumendo un carattere consumistico, di celebrarlo magari ogni quattro anni così come avviene per le Olimpiadi. Probabilmente ciò lo ricondurrebbe ad una realtà più umana rispetto alle pressioni che vengono dal commercio e dal tam-tam della reclame, soprattutto per coloro che, in momenti drammatici come questi, non hanno e non possono celebrare le feste con lo sfarzo e il dispendio a cui noi siamo un po' tutti abituati.
Alla luce del dibattito che c'è stato in quest'aula, visto il tentativo di introdurre modifiche, presentate come migliorative della legge proposta, prendo atto - almeno questo è il mio convincimento - che sicuramente avremmo fatto meglio a mantenere la legge regionale del 2006, che se non altro aveva salvato un principio: quello di individuare festività condivise (laiche o religiose) sulle quali comunque si riconosceva una disponibilità a celebrarle in modo diverso rispetto ad altri. Cito, per esempio, il dato della stampa. La stampa quotidiana osserva una serie di festività con la non uscita dei quotidiani in coincidenza del Capodanno, della Pasqua, del 1º maggio, di Ferragosto, di Natale e di Santo Stefano. Quindi, uno strumento così essenziale per la vita di noi tutti riconosce alle festività un ruolo importante, anche di riposo dal lavoro, sicuramente superiore a quello che oggi noi stiamo riconoscendo manomettendo la legge in vigore del 2006.
Credo che questo sia comunque un non voler prendere atto della situazione esistente all'interno del mondo del commercio, situazione, badate, che non riguarda solo la grande distribuzione, perché anche molte piccole imprese 1, 2 dipendenti trattano i dipendenti allo stesso modo se non in modo peggiore. Tutti, infatti, siamo uomini di mondo e sappiamo come ci si comporta e cosa accade all'interno di queste attività. Quindi cercare di trovare mediazioni per le festività del Santo Natale o della Santa Pasqua credo serva a poco, a questo punto forse vale la pena liberalizzare tutto.
Né possono essere chiamati in causa i sindaci i quali sono sottoposti ad una pressione diretta sicuramente maggiore di quella a cui è sottoposto il Consiglio regionale. Vorrei proprio vedere la capacità dei sindaci - e ve lo dice uno che il sindaco l'ha fatto - di contrapporsi o di resistere a tutela di interessi generali rispetto ad una richiesta specifica di una categoria che pretende comunque di esercitare la propria attività animata, badate, non sicuramente dallo spirito di garantire un servizio pubblico ma dal legittimo desiderio di aumentare i profitti.
Quindi condivido la proposta del collega Cocco di tornare in Commissione ma credo che non possa creare problemi a nessuno, anzi direi anche di ritirare la legge e magari di rielaborarla attraverso un riesame e una discussione più ampia e tornare qui in Aula per discutere di uno strumento che potrebbe sicuramente (se ci riflettiamo un po' tutti sopra) soddisfare le esigenze di noi tutti e le esigenze delle varie categorie che con questa legge poi si dovranno misurare.
PRESIDENTE. Onorevole Campus, risulta iscritto a parlare, ma si è iscritto oltre il primo intervento, quindi non può intervenire.
Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore del turismo, artigianato e commercio.
SANNITU, Assessore tecnico del turismo, artigianato e commercio. Per quanto riguarda la Giunta credo di dover confermare quanto ho già avuto modo di dire nell'intervento in sede di discussione generale. La Giunta sostiene che questo disegno di legge, e naturalmente anche la proposta del Consiglio, vada della direzione auspicata, cioè quella di liberalizzare per quanto è possibile il settore commercio, i servizi che sono a supporto del settore turistico e quindi tutte quelle attività legate a questo comparto.
Riteniamo che offrire la possibilità agli operatori del commercio di poter aprire gli esercizi e poter quindi offrire servizi anche nelle giornate del 25 aprile, del primo maggio (principalmente questo era l'obiettivo che si era posta la Giunta quando ha presentato il primo disegno di legge) cioè in giornate che ricadono soprattutto nella stagione "di spalla", quella che tutti quanti vorremmo che fosse in qualche modo sostenuta per ovviare alla stagionalità del turismo sostanziale, costituisca un vantaggio anche per l'economia regionale nel suo complesso e pertanto accogliamo favorevolmente gli emendamenti che sono stati approvati in Commissione.
La norma in discussione ha effetti positivi diretti anche sulle imprese e sui lavoratori perché riteniamo comunque che offrire la possibilità agli esercizi commerciali di poter ovviare all'obbligo di chiusura sia un'opportunità anche per i lavoratori, e quindi per le aziende commerciali, per presentarsi sul mercato. La liberalizzazione puiò - e questa è una preoccupazione che condividiamo, è chiaro e mi riferisco in modo particolare all'intervento dell'onorevole Diana - comporta un'esigenza di maggiore competitività sul mercato e ciò chiaramente mette in maggiori difficoltà soprattutto le strutture commerciali meno organizzate. Queste sono preoccupazioni che tutti quanti abbiamo ma è evidente che ciò comporta la necessità da parte di tutte le imprese di organizzarsi per cercare di affrontare la sfida che questa liberalizzazione comporta.
Siamo sostanzialmente d'accordo anche perché comunque viene fatta salva l'esigenza che vengano rispettate le chiusure festive e domenicali. Si trasferisce, in pratica, anche agli enti locali, e quindi alle amministrazioni comunali, la possibilità di concordare con le associazioni di categoria e con le associazioni dei consumatori la possibilità di concedere l'autorizzazione all'apertura degli esercizi commerciali.
Quindi noi siamo d'accordo per sostenere l'emendamento che è stato approvato in Giunta e naturalmente ci rimettiamo alle decisioni del Consiglio perché si vada in questa direzione.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Rassu, relatore.
RASSU (P.d.L.), relatore. Il parere è contrario sugli emendamenti numero 4, 6 e 2. Ci si rimette all'Aula sull'emendamento numero 3, mentre sull'emendamento numero 8 il parere è favorevole. Si ritira l'emendamento numero 9 nonostante sia stato espresso parere favorevole dalla Commissione.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore del turismo, artigianato e commercio.
SANNITU, Assessore tecnico del turismo, artigianato e commercio. Il parere è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 6.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, non sono potuto intervenire in sede di discussione generale perché mi sono iscritto in ritardo, credo che la battaglia che si è svolta in questi banchi tra chi difende i lavoratori e chi invece vuol fare gli interessi dei padroni (si è parlato, per la verità, tra le righe, anche della possibile battaglia religiosa sulla santificazione delle feste) nasconda un discorso di una chiarezza e di una semplicità assolute. Si passa, infatti, da una legge che sancisce una chiusura non derogabile, quindi la impossibilità (non solo per gli operatori del settore del commercio ma anche per i singoli comuni di poter comunque operare delle scelte legate aconsuetudini o occasioni, che sono certamente diverse da città a città e da paese a paese, non già a un'apertura obbligatoria (io avrei capito se la Commissione avesse proposto una legge che sostituisse la chiusura non derogabile con un'apertura obbligatoria) ma a una facoltà di apertura, a una apertura facoltativa concertata attraverso i sindaci con le organizzazioni di categoria.
E allora non possiamo un giorno dire che i sindacati rappresentano e tutelano i lavoratori, che la voce dei sindacati è la voce della Sardegna (l'abbiamo anche votato un ordine del giorno col quale addirittura si impegna la Giunta a seguire la proposta delle organizzazioni sindacali di una vertenza Sardegna) e poi sostenere che i sindacati non sono capaci di tutelare quei lavoratori che, nel commercio, vengono vessati dai padroni. Io credo che sia una questione di modernità, una questione di libertà, ma non di liberalismo - l'ho già fatto questo discorso - una questione di libertà e, consentitemi, anche una questione di fiducia nei confronti di chi, attraverso libere elezioni, ha ricevuto il mandato di rappresentare come sindaco i cittadini di paesi e di città della Sardegna. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, non sono intervenuto nel corso del dibattito, né in sede di discussione generale della legge né in sede di discussione dell'articolo, perché condividevo sostanzialmente l'orientamento prevalente nella Commissione secondo il quale si doveva superare il comma 6 integralmente. Ho sempre pensato che noi dovremmo garantire a noi stessi, alla nostra società, al popolo che tentiamo di rappresentare, anche tempi di riposo, anche momenti di riflessione, di raccoglimento in famiglia, quali sono sostanzialmente i momenti che vengono richiamati dalle principali festività che noi ordinariamente onoriamo, da quella del Santo Natale a quella del 1º maggio, la festa del lavoro.
Ma la cosa che proprio non riesco a comprendere è l'orientamento altro che si va a determinare, esponendo questa maggioranza regionale di centrodestra ad una posizione di retroguardia anche rispetto alla propria maggioranza nazionale. Tutti riconoscono (il Presidente del Consiglio, il Presidente della Camera) un valore simbolico assoluto anche alle festività civili del 1º maggio e del 25 aprile, e noi riproponiamo qua una visione ideologica che non aiuta neppure i cattolici, cioè dell'obbligo della festa solo ed esclusivamente quando questa avrebbe un carattere religioso. Poi come vengono festeggiate queste ricorrenze lo sappiamo ormai tutti quanti.
Io credo che se non si accogliesse l'emendamento numero 6, che offre ad ogni comunità l'opportunità di esercitare o non esercitare il suo diritto al riposo, sarebbe meglio votare il testo della Commissione, piuttosto che realizzare dei pasticci di natura ideologica che poco senso hanno, e anche poca giustificazione, sotto il profilo del mercato e sotto il profilo delle tutele.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Prendo in prestito il lessico usato dall'onorevole Campus, per semplicità e senza vena polemica: padroni e lavoratori. Bene, se per padroni si intendono coloro i quali dirigono le imprese, va benissimo, usiamo questo termine. Per quanto mi riguarda (e credo per quanto ci riguarda) noi non siamo contro i padroni, anzi, credo che sia nostro dovere e nostro compito agire… scusate, Presidente, la prego, so che lei non è responsabile, però…
PRESIDENTE. Io le do ragione, ha visto quanti richiami ho fatto all'Aula nel corso della serata?
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sono in credito di qualche secondo, Presidente.
Dicevo, noi non siamo contrari ai padroni, all'impresa, anzi, credo che la nostra storia dimostri, quale che sia la nostra collocazione, in maggioranza o all'opposizione, che abbiamo lavorato da sempre per creare condizioni favorevoli all'insediamento nel nostro territorio di imprenditoria privata, e abbiamo lavorato in questa direzione, e continuiamo a voler lavorare in questa direzione. Noi presentiamo un emendamento semplicissimo, che vorrei fosse giudicato alla luce della discussione che finora si è sviluppata, che rischia di aprire, rispetto all'esame degli altri emendamenti, delle contraddizioni sulle quali si è soffermato prima di me l'onorevole Uras.
Noi, nel rispetto anche di quei padroni, e anche, onorevole Campus, nel rispetto istituzionale e politico che si deve ai sindaci e alle organizzazioni democratiche delle categorie e dei lavoratori, diciamo una cosa semplicissima: rispetto a tutte quelle festività che finora non erano derogabili, se il sindaco vuole emette un'ordinanza, previo accordo con le organizzazioni chiamate ad esprimersi, e può fare tutto quello che vuole. Ma proprio nel rispetto dei padroni e degli sfruttati, io credo debbano avere voce l'uno e l'altro.
Noi diciamo questo, non c'è un atteggiamento vessatorio della minoranza dei deboli verso i potenti, c'è un emendamento che mette sulle stesse condizioni tutti. Se a Cagliari è interesse aprire il 25 aprile, vi garantisco che si aprirà il 25 aprile, perché è interesse di tutti, ma, ripeto, in un confronto serio che riconosca dignità a chi deve averla in una questione come questa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Io credo che con questa legge non risolveremo i problemi di sviluppo della Sardegna; attendiamo ben altre proposte anche dall'assessore Sannitu per risollevare il turismo sardo, per risollevare la quota di PIL che riguarda il turismo, come anche le associazioni di categoria hanno richiesto recentemente, anche durante la discussione della finanziaria.
Voi affermate nella relazione che questa liberalizzazione è attesa con ansia dai commercianti, perché durante tutto il periodo invernale attendono di poter lavorare proprio in quelle giornate, c'è scritto nella relazione, non sembra vero. Voi dite che bisogna perseguire due obiettivi: offrire la facoltà di lavorare agli operatori del settore commerciale e consentire ai cittadini sardi di poter usufruire di maggiori servizi. Noi diciamo anche che, oltre a questi obiettivi, ci sono anche i diritti dei lavoratori, ci sono i diritti delle famiglie, i diritti dei piccoli esercenti che vanno in contrasto con la grande distribuzione.
Quelle festività, a nostro modo di vedere, non possono essere derogabili, se non eccezionalmente attraverso un'ordinanza motivata del sindaco - un'ordinanza motivata perché ci devono essere problemi seri - previo accordo con i sindacati, con le associazioni dei consumatori, con le associazioni di categoria. Questo è qualcosa in più di una concertazione, è qualcosa in più di sentire semplicemente le organizzazioni, perché sappiamo che non si tratta solo dei diritti dei commercianti, ma anche di quelli dei lavoratori. E un accordo deve essere raggiunto con le associazioni che tutelano i lavoratori, cioè i sindacati.
Riteniamo che sulla base di questi principi, se c'è una motivazione seria, il sindaco possa derogare, ma lo debba fare previo accordo sottoscritto tra le parti. Riteniamo, onorevole Vargiu, che tutto ciò rientri nell'ambito del principio di sussidiarietà, ma anche nella doverosa azione di cornice legislativa che questo Consiglio regionale ha tra i suoi compiti; riteniamo che non vengano meno i diritti né degli esercenti, né dei turisti, né dei lavoratori, e che in questo modo si possa tentare di dare una soluzione al problema. Non accogliere questo emendamento mi pare pretestuoso, mi pare un modo per dire: "Il problema lo risolviamo noi", in maniera semplicistica e, secondo me, anche affrettata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario del nostro Gruppo a questo emendamento, perché ritengo che abbia tre caratteristiche negative. Primo: è pleonastico; la possibilità di derogare alla chiusura festiva e domenicale c'è già nel comma precedente, nel comma 4, mi pare, dello stesso articolo 5 della legge numero 5, quindi è del tutto superfluo reintrodurlo. Secondo: introdurrebbe un diritto di veto da parte delle organizzazioni sindacali o dei commercianti nei confronti del sindaco. Terzo: per la prima volta si condizionerebbe - e il fatto non è secondario - il potere di ordinanza del Sindaco, che è insindacabile, ed è un potere pieno, demandato a un organo monocratico, ed è quello di definire in via conclusiva le questioni. Il potere di ordinanza verrebbe infatti subordinato alla volontà di alcuni soggetti privati.
Quindi, per queste tre ragioni; perché è superfluo, perché propone un diritto di veto che è inammissibile nel nostro ordinamento da parte di un soggetto privato nei confronti di una pubblica istituzione democraticamente eletta, e perché rappresenta una limitazione del potere di ordinanza sindacale che di per sé è il potere più ampio che l'ordinamento ripone nei confronti di un organo di vertice amministrativo, questo emendamento riceverà il voto contrario del nostro Gruppo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Presidente, io non sono pregiudizialmente contro l'emendamento numero 6, tant'è che annuncio il mio voto di astensione. Io credo che, a differenza di quanto probabilmente pensiamo, stiamo parlando di questioni poco importanti. Prima di tutto la chiusura in questi giorni non determina il futuro del commercio in Sardegna, non lo determina proprio, e pertanto potremmo dedicare il tempo a argomenti ben più importanti. Secondo: la legge sul commercio ha bisogno di una rivisitazione completa, totale; non possiamo intervenire costantemente su delle leggi con operazioni spot determinate dalle pressioni di chicchessia per il caso specifico. Questo testo unificato nasce in periodo non sospetto per eliminare quel vizio nel disegno di legge iniziale che doveva cancellare la chiusura il 15 di agosto, tutto il resto non dovrebbe essere in discussione. Perciò io ritengo che il testo unificato debba essere approvato così come è.
Ma se dobbiamo discutere dei principi, e sui principi ci dobbiamo confrontare, io non ho nessuna ambizione di convincere chi non la pensa come me su una questione di principio. Io sono d'accordo perché vengano santificata le feste, e lo dico da imprenditore, da ex commerciante, dico che a tutti deve essere riconosciuto il diritto-dovere di santificare le feste, quindi sono favorevole in ogni caso alla chiusura totale sia a Pasqua sia a Natale. Poi si potrà argomentare a volontà sul 1º maggio, sul 25 aprile, sulla nascita di Maometto e quant'altro; io vivo in una Nazione e Regione dove i principi e i valori cattolici non sono indifferenti, badate bene. Io non discuto i principi degli altri, ma su questa base ci stiamo confrontando.
Troppo spesso diciamo: "Ma sì, non è importante, siamo laici, liberali" ma con tutte queste deroghe si sta perdendo il riferimento a valori e principi che per me sono importanti. Per cui pregiudizialmente non sono contro l'emendamento numero 6 e confermo il voto di astensione. Interverrò sull'emendamento numero 4 e su quelli successivi per esplicitare ancora meglio il mio pensiero.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, intervengo per ribadire il concetto che ho espresso prima sul ruolo del Consiglio regionale, e per puntualizzare che noi non siamo la Conferenza episcopale sarda, quindi l'argomento religione deve stare fuori da quest'Aula.
Noi stiamo discutendo sull'opportunità di concedere a tutti di santificare le feste, come richiamava il collega Capelli, indifferentemente dal proprio credo religioso, dalla smania, dalla voglia, dal desiderio di festeggiare o santificare, e all'interno di un numero complessivo di giorni festivi nell'arco dell'anno.
Abbiamo detto che questo è un settore non così indispensabile come lo si vuole presentare e rappresentare, e comunque, in ogni caso, anche in settori di cui nessuno mette in discussione l'importanza e la necessità di farli funzionare 24 ore al giorno per l'intero anno, ci sono delle attenzioni diverse, perché anche all'interno degli ospedali, collega Vargiu, esistono dei criteri; la domenica non lavora tutto il quadro medico e sanitario che lavora nell'arco di tutta la settimana, e chi lavora nelle giornate festive della domenica o fa i notturni, poi ha diritto a due giorni di riposo compensativi.
Questo non accade per esempio nel settore del commercio, e la stessa cosa dicasi per tutta un'altra serie di settori…
LOCCI (P.d.L.). Non è così!
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' così! Si vuole negare l'evidenza! Io non sono un medico, ho fatto l'insegnante e quindi so che cosa accade nel mondo della scuola, ma conosco anche quello che accade nel mondo delle strutture ospedaliere, e non è così: non tutti i medici sono in servizio la domenica; quando si devono aprire le attività commerciali, tutti sono lì dietro i banchi. Questo è quello che accade!
E poi, l'altra questione che volevo evidenziare è che abbiamo l'esigenza di metter mano a una legge sul commercio, che esamini gli aspetti sotto tutte le sfaccettature, e comunque faccia il punto della situazione, in un momento in cui la realtà è cambiata, le esigenze sono diverse e quant'altro.
Vorrei parlare anche dei pubblici esercizi che hanno concessioni e licenze annuali come gli alberghi e i ristoranti, che chiudono quando manca la clientela, eppure dovrebbero essere obbligati a restare aperti perché è loro dovere garantire l'attività di pubblico esercizio. Il discorso potrei allargarlo e portare mille e un'altro esempio per dire che comunque non c'è equità nell'affrontare questo argomento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Rassu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Interverrò per qualche secondo, Presidente, poiché quando si affronta una discussione è necessario essere obiettivi al massimo, o, comunque sia, dare se non altro informazione del contesto complessivo della legge, o almeno dell'articolo che ci accingiamo a modificare. Noi stiamo, di fatto, cassando il comma 6, restano in vita i cinque commi dell'articolo 5, di cui do lettura perché tanto il tempo me lo consente.
Comma 1: "Gli esercizi di vendita possono restare aperti al pubblico dalle ore 7 alle ore 22 per un limite massimo di 13 ore giornaliere". Comma 2: "Gli esercizi di vendita al dettaglio osservano la chiusura domenicale e festiva". Ripeto: il comma due impone la chiusura degli esercizi commerciali al dettaglio i giorni di domenica e festivi; io, da cattolico, ho la coscienza a posto. Comma 3: "Previa concertazione con le organizzazioni dei consumatori, delle imprese di commercio più rappresentative, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, il comune" - quindi il sindaco - "può consentire" - con ordinanza, chiaramente - "nei periodi di maggiore afflusso turistico, in occasione di eventi e di manifestazioni di particolare rilevanza, o per rispondere alle esigenze e ai tempi di vita e di lavoro dei cittadini, l'esercizio di vendita oltre le ore 22, nonché l'apertura domenicale e festiva", in casi eccezionali e di provata esigenza della vita dei cittadini.
Comma 4: "Al fine di acquisire i relativi pareri e gli eventuali accordi intervenuti tra le parti, il sindaco deve preventivamente attivare un tavolo di concertazione con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative delle imprese di commercio, delle associazioni di tutela dei consumatori e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti, sulla base dei seguenti principi: rispetto delle norme poste a tutela dei lavoratori, necessità di idonei servizi all'utenza anche attraverso la turnazione, periodo di maggior afflusso turistico, tempi di vita e di lavoro dei cittadini. I comuni, anche con accordi intercomunali, individuano i giorni e le zone del territorio nei quali gli esercenti possono derogare all'obbligo di chiusura domenicale e festiva".
Sto leggendo l'articolo 5 approvato in legge nella scorsa legislatura e rispecchiante il "decreto Bersani" dove le domeniche e i giorni festivi sono santificati. E' il rovescio della medaglia; il sindaco con ordinanza in base a esigenze può derogare l'apertura dei giorni festivi. Punto e basta. Cosa c'è? Non c'è niente di più, di strano, stiamo solo dicendo che in giorni particolari noi diamo ai sindaci la facoltà di dire che in quei giorni può restare aperto l'esercizio commerciale. Stop. Questa è la vostra legge, non la mia! Grazie.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 6.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Mula ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Campus - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Biancareddu - Capelli - Milia - Obinu - Oppi - Steri.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 68
votanti 61
astenuti 7
maggioranza 31
favorevoli 22
contrari 39
(Il Consiglio non approva).
L'emendamento numero 9 è stato ritirato.
Passiamo all'emendamento numero 4.
Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Intervengo per concludere quanto ho detto prima. Collega Sechi, con tutto il rispetto e con tutta la stima, alcuni aspetti di modifica di questa legge e alcune motivazioni da lei addotte sono inerenti al contratto nazionale di lavoro sul quale noi non abbiamo nessun potere di modificare, perciò pensiamo a quello che noi possiamo fare.
Gli orari di lavoro vanno rispettati, i turni festivi e aggiuntivi vanno rispettati secondo le regole del contratto nazionale di lavoro perciò si pagano in un altro modo, sono obbligatori i riposi successivi e quant'altro. Noi dobbiamo legiferare in questa ottica; non stiamo pensando a un contratto nazionale di lavoro, che deve essere rispettato, e chi deve controllare ha l'obbligo di controllare, l'obbligo e il dovere di sanzionare. Noi non entriamo in questo campo, noi stiamo facendo altro, così come noi non abbiamo necessità, come diceva il collega Rassu, di normare; stiamo dando solo la facoltà ai sindaci. Ma se mi si pone un problema di scelta io sottolineo che troppo spesso si è liquidata la questione dicendo: "Ma sono problemi etici, sono problemi di altro genere". Io non sto ponendo un problema etico, ma se qualcuno ne fa un problema etico continuo a dire che la Pasqua e il Natale vanno santificati e non mi vergogno di dirlo!
Troppo spesso, infatti, si dice: "Sì, ma qual è il problema del crocifisso? Noi siamo in una società multietnica, siamo liberali". Perfetto, intanto il mondo continua a andare come sta andando e si ha quasi paura di riconoscere i propri principi e valori pur rispettando quelli degli altri. Io non ho espresso giudizi su chi la pensa diversamente e non penso con questo mio intervento, con quelli precedenti in Commissione, di convincere gli altri, non lo penso, minimamente, però voglio che siano rispettati i miei convincimenti. Con questa teorizzazione noi abbiamo mandato via un commissario europeo perché si è dichiarato cattolico! E lasciamo passare tutto! Il mio partito non può consentire questo. Ecco perché il voto di astensione sul precedente emendamento e il voto a favore sul nostro emendamento.
E poniamo la questione sotto un profilo etico, etico, che deve dare la possibilità ai lavoratori e ai datori di lavoro di santificare, nel modo in cui riterranno più opportuno, quelle feste riconosciute internazionalmente e (se non fossero riconosciuti internazionalmente) nella mia nazione e nella mia regione, per le quali io spendo delle parole a sostegno. Altrimenti non valgono gli emendamenti, rimanga il testo quale era.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, tengo a precisare un punto, perché altrimenti non si capisce da dove siamo partiti e dove dobbiamo arrivare. Personalmente io ho votato il testo che attualmente è in vigore, lo dico anche alla Giunta. Il testo che è in vigore (lo ricordo anche a noi cattolici) stabilisce, onorevole Capelli, che non siano derogabili tutte le festività cattoliche importanti - primo gennaio, Pasqua, il 25 e il 26 di dicembre - e stabilisce anche che non siano derogabili due festività civili, una, quella sul lavoro, il primo maggio (e noi siamo in una Repubblica fondata sul lavoro che è un valore costituzionale) e l'altra, il 25 aprile, che è la data della liberazione dal giogo nazifascista dello Stato italiano e del suo popolo. Queste sono le sei festività.
La Giunta propone di cancellarne alcune, la Commissione propone di cancellarle tutte, ma se noi accettiamo la posizione della Giunta, cioè di cancellarne alcune, la posizione sua, onorevole Capelli, non è di uno che subisce la discriminazione, ma è di uno che la fa la discriminazione! Nei confronti di chi? Noi tutti sentiamo anche il valore costituzionale del lavoro e della libertà. Io credo che la cosa migliore sarebbe stata che la Giunta si occupasse dei disoccupati e non si occupasse di questa vicenda in modo indegno come se n'è occupata! La prima cosa. La seconda cosa, visto che se n'è occupata, almeno non faccia danni, perché se trattiamo tutte le festività nello stesso modo e diamo la potestà ai sindaci di operare in caso di straordinarie eccezioni, di straordinari eventi, forse potremmo rimediare, sennò ci fate l'ennesima brutta figura, lo dico all'Assessore! E' una proposta veramente che getta discredito sul Consiglio regionale, su chi la voterà alla fine e sicuramente sulla Giunta che l'ha proposta.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori, Presidente.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Capelli, però siamo in fase di votazione.
CAPELLI (U.D.C.). Per chiederle se posso proporre un emendamento orale.
PRESIDENTE. Siamo già in fase di votazione.
CAPELLI (U.D.C.). Infatti sto chiedendo se posso.
PRESIDENTE. Siamo in fase di votazione, stiamo già votando l'emendamento, casomai l'emendamento orale doveva essere proposto prima che l'emendamento venisse messo...
CAPELLI (U.D.C.). Ma alcuni ragionamenti stimolano...
PRESIDENTE. Se l'Aula è d'accordo illustri la proposta...
CAPELLI (U.D.C.). Oppure, se mi consente due minuti di sospensione, posso cercare di concordare un eventuale emendamento orale.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta per due minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 22, viene ripresa alle ore 18 e 29.)
commerciali" (15/A)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Presidente, l'emendamento orale che propongo purtroppo non è quello che avrei voluto proporre, comunque propongo di cassare dall'emendamento numero 4 le parole: "festività del 1º gennaio" e "26". Chiedo altresì la votazione nominale.
PRESIDENTE. Allora, la proposta dell'onorevole Capelli è che dall'emendamento numero 4 vengano eliminate le date del 1º gennaio e del 26 dicembre.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Volevo far notare che un emendamento in questi termini era già stato presentato, è l'emendamento numero 9 che è stato, appunto, ritirato. Quindi presentare...
CAPELLI (U.D.C.). No, non è uguale.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Cosa cambia? Si mantengono le giornate di Pasqua e del 25 dicembre.
CAPELLI (U.D.C.). E' stato ritirato!
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ma, appunto, cioè dico se...
PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, mi scusi. Allora, l'emendamento numero 9 è stato ritirato, quindi l'Aula non si è espressa per cui c'è sempre la possibilità di riproporlo. Bisogna soltanto dire se si consente all'onorevole Capelli di presentare l'emendamento orale.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Io non sono favorevole perché se si è raggiunto un accordo per ritirarlo mi sembra superfluo riproporlo, quindi io non sono favorevole a consentire l'emendamento orale.
PRESIDENTE. Proseguiamo allora con le dichiarazioni di voto sull'emendamento numero 4.
Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sono sempre favorevole, quando ci sono delle iniziative, al loro esame, poi sarà l'Aula ad accogliere o a respingere l'emendamento. Posso essere contrario alla proposta, ma sono favorevole a che la proposta possa essere presa in esame.
Ritornando al discorso precedente, io continuo a dire che sono favorevole a santificare, o meglio, a festeggiare tutte le ricorrenze possibili che si possano comprendere all'interno di date ed eventi che meritano una considerazione come tale, oltre a quelle stabilite da calendari, da norme, da prassi e da tradizioni. Noi spesso siamo portati ad adattarci. Io ricordo il dramma che la società sarda ha attraversato quando venne modificato il calendario scolastico in Sardegna anticipando l'inizio delle lezioni a metà settembre perché ciò voleva dire mettere in discussione una serie di tradizioni legate alle attività campestri, alla vendemmia, ai lavori della campagna, alla raccolta, alla conservazione dei frutti, eppure all'interno di una tradizione globalizzante abbiamo subito.
Così come non avevamo accolto con favore la soppressione della festività dell'Epifania, che in Sardegna viene ricordata come la festività dei tre re o de is tres reis, che fra l'altro era la festività in cui, anni addietro, venivano dati i doni ai bambini, però siccome noi siamo sempre pronti e disponibili ad abbracciare le tradizioni degli altri e a cancellare le nostre abbiamo accettato anche questa soppressione. Poi dobbiamo ricordare, e penso di non ricordare male, che tra le tante cose che Craxi fece, nel bene o nel male, visto che se ne sta parlando oggi, ci fu proprio il ripristino della festività dell'Epifania, che venne favorevolmente accolto dal mondo della scuola, ma anche dalle famiglie perché comunque era una festività importante, che aveva anche dato origine, fra l'altro, a un modo di dire ("con l'Epifania tutte le feste se ne vanno via") che invece la legge, sopprimendo la festività, aveva reso inutilizzabile.
Allora io credo che comunque la discussione si sia protratta anche troppo. Torno a dire che bene avrebbe fatto l'Aula a lasciare la legge in vigore che abbiamo perché era quella che comunque salvava una situazione. Ci riproponiamo tutti di ritornare con una proposta di legge ampia e articolata sul commercio che contempli tutta un'altra serie di...
PRESIDENTE. Onorevole Sechi, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, io esprimo personalmente - ma penso poi sarà il Gruppo a esprimersi - il voto contrario all'emendamento.
Onorevole Capelli, lei sa quanto io tenga in considerazione i suoi ragionamenti e se è vero che per noi la festività di Pasqua e del Natale (per chi crede, per chi orgogliosamente difende la propria appartenenza e la propria storia) sono dei momenti fondamentali, è altrettanto vero che - e l'ho imparato bene in quest'Aula - bisogna arrivare a dei compromessi; dei compromessi rispetto a chi, altrettanto fortemente, rivendica la "santità" di festività laiche come il 25 aprile o il 1º maggio, e quindi voterò contro quest'emendamento.
Vorrei concludere con un argomento, che forse può anche aiutarci a capire perché non dobbiamo assolutamente ragionare solo con quello che ci viene dettato dal cuore. Scatenerò forse l'ilarità di questo consesso ricordando il detto famoso "Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi", che esprime nella saggezza popolare quello che di fatto avviene. La Pasqua, in un periodo di bassa stagione, è comunque utilizzata per recarsi in luoghi che hanno una qualche attrattiva. Ora, renderli meno ospitali o meno attrattivi in quanto gli si impedisce di poter essere...
CAPELLI (U.D.C.). Il senso religioso è un altro, fortunatamente.
CAMPUS (P.d.L.). Certamente, infatti sto parlando in senso laico e pragmatico, e infatti ho detto non ragionando col cuore, ma ragionando con lo spirito del legislatore, credo che comunque impedire a un sindaco di poter consentire agli esercizi commerciali di poter rimanere aperti a Pasqua nel momento in cui magari finalmente c'è qualcuno che può comprare, mi sembrerebbe, anche da buon cattolico, comunque una forma di violenza nei confronti di quei territori.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Presidente, precedentemente avevo chiesto di intervenire per manifestare la contrarietà all'emendamento orale, nonostante abbiamo tutti un profondo rispetto e una grande considerazione per l'onorevole Capelli, perché nel merito avrebbe significato fare una retromarcia rispetto a quello che abbiamo dichiarato e approvato finora.
Voglio associarmi a ciò che ha appena detto l'onorevole Campus per dichiarare che, tutto sommato, quello che abbiamo bocciato, il primo emendamento dell'opposizione, sembrava una sorta di "compromesso storico" venticinque anni dopo: cioè io ti do Natale e Pasqua e tu dall'altra parte mi dai il 1º maggio e il 25 aprile. Noi ovviamente abbiamo manifestato una grossa contrarietà a questo scambio anche perché, come ha ben detto il Presidente della Commissione, la legge nel suo impianto va bene così com'è, con solo l'abrogazione e la possibilità di permettere ai sindaci e quindi ai territori di decidere se avere, mantenere o meno la festività.
In quanto poi al laicismo e al cattolicesimo, chi è cattolico può andare a messa il sabato e chi è laico non ci va e i lavoratori mantengono inalterate le loro ore di lavoro settimanali (come è necessario a me per più di vent'anni pur facendo i turni) perché gli orari di lavoro si articolano su cinque giorni o su sette giorni ma le ore settimanali rimangono uguali. Oltretutto se uno lavora nella giornata festiva guadagna anche il doppio, per cui non capisco questa levata di scudi da parte dell'opposizione. Mi sembra una posizione molto strumentale, di difesa (per modo di dire) dei lavoratori, pur trovandoci in una situazione di depressione economica paurosa. e noi stiamo cercando in questo modo di favorire proprio i tanti disoccupati che ci sono in giro per la Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, colleghi, credo che non risolveremo i problemi economici dalla Sardegna e del mondo del lavoro con una leggina di questo tipo, e sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Io su questo emendamento - credo anche a nome del mio gruppo - esprimo un voto di astensione. Non avrei avuto difficoltà a votare a favore se fossero state aggiunte anche le giornate del 1º di maggio e del 25 aprile, ma non voglio, con ciò, aprire nessuna questione che vada a dire o questo o quello o quell'altro. Anzi, dirò di più: credo che piuttosto che approvare una legge che aggiunge obbrobrio ad obbrobrio sarebbe meglio lasciare tutto com'è. Ma se proprio si approvare una legge che abroga un articolo è meglio lasciarla così com'è stata portata in aula nel testo congiunto delle Commissioni piuttosto che aggiungere norme che non stanno né in cielo né in terra.
Altra questione: disciplina del commercio. La regolamentazione del commercio un'esigenza che non è sentita soltanto dei lavoratori. Badate bene, qua si sta facendo un ragionamento di questo tipo: si sostiene che da questi banchi si stanno difendendo esclusivamente coloro che lavorano nei centri commerciali e dagli altri banchi coloro che i centri commerciali li dirigono. E' una cosa anche questa fuori dal mondo. Ovviamente è fuori dal mondo perché regolamentare il commercio e prevedere che alcune giornate siano inderogabili è un'esigenza anche degli operatori commerciali. E porto un esempio concreto di questioni alle quali abbiamo già assistito anche in tempi non certamente molto lontani.
Prendete l'area metropolitana di Cagliari, il comune di Cagliari, il comune di Quartu, il comune di Quartucciu, il comune di Selargius, il comune di Monserrato, eccetera eccetera. Se in determinate giornate, come è accaduto e come accadrà, uno di questi comuni, per esempio il comune di Quartucciu, emanerà un'ordinanza sindacale per permettere l'apertura degli esercizi (nel caso in esempio il centro commerciale "Le Vele") dal punto di vista degli operatori commerciali dei comuni limitrofi questa è una cosa assolutamente svantaggiosa perché favorisce coloro che operano a Quartucciu e sfavorisce coloro che a Quartucciu non operano, ma si trovano a pochi chilometri di distanza.
La inderogabilità di alcune giornate significa che la Regione Sardegna stabilisce che in quelle giornate gli esercizi commerciali restano chiusi e questo lo fa per difendere i lavoratori da un lato ma lo si fa anche per difendere le esigenze del commercio e di coloro che sul commercio operano, ovvero gli imprenditori che non vogliono subire concorrenza sleale attraverso la decisione di un sindaco amico che ritiene di fare quell'operazione perché a due chilometri di distanza le regole sono completamente differenti. Credo che non risolveremo il problema del lavoro e della disoccupazione cronica di quest'Isola permettendo operazioni di questo tipo, piuttosto...
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Dichiaro il voto contrario e chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Dichiaro il voto di astensione su questo emendamento. Ne approfitto anche per dare qualche risposta a chi, come l'onorevole Locci, ci ha accusato di tentare, con questo emendamento, come una sorta di "compromesso storico".
Io credo intanto che sia sbagliata anche la discussione. Io credo che ci siano dei valori cattolici, laici, dei valori universali che ci tengono insieme e credo che più che le date del calendario siano i valori relativi alla tutela dei più deboli. Io penso, per esempio, all'impegno che tutti noi dobbiamo mettere nell'eliminare il taglio ai piani personalizzati; questo mi sembra un valore cattolico, mi sembra un valore laico, mi sembra un valore direi dell'uomo, dell'uomo nella sua globalità.
Dobbiamo mettere più impegno nel risolvere i problemi del lavoro nel complesso, quindi è necessario un piano per il lavoro, un impegno maggiore per quanto riguarda la crisi dell'industria. Su questi temi dobbiamo misurarci, anche sulla base dei valori di riferimento, non sul calendario. Questa legge non risolve assolutamente i problemi della Sardegna e ritengo che anche ciò che c'è scritto nella relazione, cioè l'ansia che avrebbero i commercianti di poter finalmente aprire in queste giornate, non sia vero.
Noi dobbiamo fare la nostra parte come legislatori tenendo conto che ci sono dei principi da tutelare che non riguardano soltanto il commercio, che non riguardano soltanto la grande distribuzione. Era questo il senso del nostro emendamento che avete bocciato. Noi riteniamo che l'emendamento presentato da Capelli non risolva interamente la situazione e comunque il nostro voto di astensione ci sembra doveroso.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 4.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Biancareddu - Capelli - Cappai - Contu Felice - Milia - Obinu - Steri.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Cherchi - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Matteo - Solinas Christian - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Agus - Barracciu - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 66
votanti 43
astenuti 23
maggioranza 22
favorevoli 7
contrari 36
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione il testo dell'articolo 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 67
votanti 66
astenuti 1
maggioranza 34
favorevoli 41
contrari 25
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.)
Passiamo all'emendamento numero 8. Ricordo che nel testo, al punto 1 bis, per errore è stato indicato "titolo" anziché "articolo". Ricordo altresì che l'onorevole Cuccureddu ha proposto un emendamento orale.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Considerando che probabilmente l'onorevole Capelli potrebbe opporsi, la ritiro.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 8. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'emendamento numero 3. Voglio precisare all'Aula che in via del tutto eccezionale - per cui non può costituire precedente - la Presidenza ha deciso di considerare ammissibile l'emendamento numero 3, nonostante la sua estraneità all'argomento, per consentire ai Comuni e alle Province, attraverso la proroga dei termini, di ottenere i rimborsi per le ingenti spese sostenute per la realizzazione dei lunghi e complessi lavori, resi necessari dalla drammatica emergenza determinata dalle alluvioni dell'autunno del 2008.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 3.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Cappai ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 66
votanti 65
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 65
(Il Consiglio approva).
Passiamo alla votazione finale della legge.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, esordisco con una piccola riflessione. Questo Consiglio, che approva tante leggi utili, qualcuna anche indispensabile, e che le affida all'esecuzione della Giunta regionale, all'attuazione e all'applicazione delle strutture dell'amministrazione regionale, si ritrova importanti normative e importanti dotazioni finanziarie congelate, surgelate, non spese. Ci dice la Corte dei Conti che, solo per due esercizi, cioè un accumulo di residui passivi in materia di lavoro di un miliardo e quasi 200 milioni di euro. Nell'ultima finanziaria abbiamo dovuto votare unanimemente una norma di conservazione di 143 milioni di euro, destinati al lavoro e non spesi negli esercizi passati.
Assessore, Assessori, noi vorremmo che la Giunta si occupasse di questi problemi, vorremmo cioè che la Giunta si occupasse di verificare che le norme, soprattutto quelle che approviamo unanimemente, a larghissima maggioranza, dopo ampie discussioni, venissero attuate regolarmente. E ci auguriamo anche che la Giunta si impegni per verificare le ragioni per le quali non si sono spese quelle importanti dotazioni finanziarie per il lavoro, perché aprire due giorni, tre giorni di più i negozi, per permettere che sempre gli stessi clienti effettuino acquisti, quelli che hanno il privilegio di avere un reddito, e non sempre un reddito da lavoro, beh non sarà una grande conquista, ma sarà la certificazione di un nuovo significativo e decisivo fallimento della politica delle istituzioni democratiche.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Rassu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Presidente, sarò velocissimo, invito i colleghi a guardare il calendario, dove sono segnate in rosso le festività, e ritorno al comma 2 dell'articolo 5, che stabilisce inderogabilmente che "gli esercizi di vendita al dettaglio osservano la chiusura domenicale e festiva". Con la legge approvata il Sindaco, con una ordinanza, può ordinare l'apertura. Ora, se osserviamo il calendario, tutti i giorni indicati sugli emendamentiu (il giorno di Natale, il giorno dopo Natale, il 1º di gennaio, il giorno di Pasqua ) sono festivi e la legge prescrive la chiusura. Tutte le date riportate negli emendamenti, ed erano riportate nel comma 6 dell'articolo 5, sono riportate nel calendario, per essere chiari, come giornate festive, per cui la legge di fatto impone, al comma 2 dell'articolo 5, che in quelle giornate gli esercizi commerciali devono rimanere chiusi.
Io voglio vedere il Sindaco di un paese, o di una città, che emani un'ordinanza imponendo l'apertura degli esercizi il giorno di Natale. Dov'è che può farlo? Può farlo in quei pochissimi centri (penso a Fonni) dove magari c'è mezzo metro di neve e la gente vi si reca sciare. Allora sì che il Sindaco potrebbe ordinare in quel giorno, in quei due giorni, di tenere aperti gli esercizi, perché magari il maggiore afflusso turistico potrebbe giustificarlo. Quel comma a suo tempo venne previsto per concedere una deroga per Cagliari, questa è la realtà! Perché continuiamo a dire cose che non sono vere? Ripeto, controllate il calendario e vi accorgerete che il comma 2 prevede che gli esercizi di vendita al dettaglio osservino la chiusura domenicale e festiva e che tutte le date indicate sono festive nel calendario. Quindi stiamo migliorando la legge. Ribadisco che è necessario metter mano alla legge sul commercio, che è indispensabile rivisitarla, ma di questo in Commissione abbiamo già parlato, è d'accordo anche la Giunta, e a breve noi lo faremo. Ecco perché esprimo parere favorevole a questa norma di legge, che semplifica e migliora il testo della legge 5.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, io credo che l'onorevole Uras, che ascolto sempre con notevole interesse, oltre che, spesso e volentieri con piacere, abbia fatto una premessa assolutamente condivisibile nel suo intervento, richiamando la gravità della situazione, i gravissimi problemi che si devono affrontare e, perché no, ricordandoci gli enormi ritardi con cui molti settori della macchina regionale contribuiscono a rendere ancora più grave questa crisi. E' quindi un richiamo alla Giunta, ma penso io, anche il Consiglio, alla necessità di una maggiore incisività nell'affrontare questi problemi.
Però, se è vero che de minimis non curat praetor,è altrettanto vero che non deve aver oppresso o stancato la Giunta proporre un disegno di legge uguale alla proposta di legge dei consiglieri, che in un solo comma si pone semplicemente nelle condizioni di migliorare una legge esistente, e si può fare solo con legge, e si può fare solo qui. Quindi non credo di sentirmi minimamente né sminuito nel mio ruolo di consigliere, né svilito nel mandato popolare, perché per correggere una legge occorre un'altra legge.
Certamente, sono solo sei giornate, però la legge affronta un problema che è stato sollevato da Sindaci della Sardegna, da operatori di categoria, e cerca di fare chiarezza. Sappiamo tutti che ci sono state auto-denunzie, proteste, da parte di sindaci per difendere i propri territori e forse - è vero - abbiamo prolungao troppo i lavori alla ricerca di un accordo che, come si è visto, era praticamente impossibile raggiungere, perché troppo spesso ci si arrocca su posizioni di parte.
Però ritengo, ripeto, molto ingiusto, onorevole Uras, pensare che oggi noi dovremmo tutti uscire col capo cosparso di cenere da questo consesso, semplicemente perché abbiamo avanzato una proposta chiarificatrice che semplifica, e che fa ricadere tutto quello che è demandato alla sensibilità di ciascuno di noi, sia essa religiosa, sia essa laica, sulla responsabilità dei sindaci.
Io sono stato sindaco e ciò che fanno i sindaci è soggetto alla valutazione dei propri concittadini. Se qualche sindaco - com'è stato detto dai banchi della sinistra - ubbidirà ad alcuni commercianti più prepotenti o più ricchi e andrà contro tutto il resto della città sarà quella città o quel paese e che saprà come punirlo nella maniera più democratica possibile, non riconfermandolo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, noi voteremo contro questa legge anche perché mi è pervenuta adesso, Presidente Rassu, la protesta delle associazioni dei consumatori che sembrerebbero non essere state audite nella discussione in commissione. Noi, del resto, non consideriamo assolutamente indispensabile una proposta di legge che limiti (come se i problemi del commercio fossero legati solamente alla chiusura del 25 aprile e del 1º maggio) solamente a questi due giorni l'eliminazione di una serie di chiusure per festività che sono assolutamente una tradizione storica per le nostre comunità.
Io penso che su questa legge si sia discusso anche troppo, io penso che la Giunta, il Consiglio regionale, si debbano impegnare, così com'è stato detto, così come autorevolmente ha ribadito il Presidente della commissione, a definire un progetto di riforma complessivo della legge sul commercio, che tenga conto dei veri problemi che il settore vive e che non si limiti solamente ad alcuni "spot" propagandistici legati alla eliminazione delle chiusure per due festività che assolutamente non può, non dico risolvere, ma nemmeno intaccare minimamente ai problemi del settore commerciale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, è del tutto evidente che è necessaria una riforma del commercio perché siamo intervenuti nell'ultimo collegato e abbiamo modificato alcuni aspetti, ma rimangono altri aspetti emergenziali. Non so se provvederà qualche Gruppo o se sarà la Giunta a imprimere impulso ad una riforma complessiva della legge numero 5, anche perché il settore commerciale sta vivendo un'evoluzione importante.
Anche con la precedente legge, quella sull'agriturismo, si è andati ad incidere sulla legge numero "5", si è data la possibilità alle piccole e medie strutture di vendita, di derogare alla normativa sulle superfici, quindi anche alterando gli equilibri che la legge stessa aveva definito. Qui si è solo ed esclusivamente andati ad incidere su un aspetto di carattere ideologico, che aveva una scarsa efficacia ed era punitivo nei confronti di un settore, il turismo, in virtù di un pregiudizio, non so se culturale o antropologico, secondo il quale i turisti in Sardegna contaminano la nostra cultura, contaminano i nostri valori identitari.
Da li sono discese una serie di norme di tutti i generi, dall'abolizione degli enti sul turismo a questo intervento. Soprattutto la chiusura che ricordava l'onorevole Capelli, del 15 agosto, era realmente punitiva nei confronti di un settore che necessita di servizi. Quindi si è espunta dall'ordinamento regionale una norma che ci aveva resi ridicoli a livello mondiale, perché ricorderete che anche l'Agenzia Reuters aveva battuto la notizia: "in Sardegna si chiude a Ferragosto", che era stata poi ripresa da altre 150 testate internazionali, dall'Australia al Sud America.
Quindi abbiamo eliminato dall'ordinamento questa piccola norma, ma ciò non significa che abbiamo approvato la riforma del commercio, abbiamo semplicemente riportato a normalità quello che è un principio normativo ordinario.
L'Italia dei Valori spesso ci richiama ad evitare le leggi ad personam, noi avevamo delle leggi "ad urbem" perché nella norma si prevedeva che in Sardegna fosse inderogabile la chiusura ma a Cagliari, in virtù di una festa importante, si potesse aprire. Noi abbiamo evitato che ci fossero leggi indirizzate su una specifica realtà, abbiamo semplicemente riportato un po' d'ordine. Con l'eliminazione delle tasse sul lusso da parte della Corte costituzionale e della Corte di giustizia europea, con l'inizio delle modifiche al Piano paesaggistico regionale ed espungendo questa norma…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Presidente, io ovviamente voterò a favore della legge pur essendo conscio di non partecipare a scrivere una pagina importante della storia dell'autonomia regionale. Era un momento che si poteva sicuramente dedicare a ben altro, e soprattutto io credo e spero che questo sarà l'ultimo atto in cui qualcuno, che sia maggioranza o che sia minoranza, cerchi di fare da solo delle riforme "di legislatura". Che cosa intendo con questo? Questa legge regionale nacque come riforma di legislatura ma non fu concertata nel modo dovuto e noi stiamo rischiando di seguire quella via. Una riforma, come ho detto in Commissione, è importante e lascia un segno nel tempo se concertata tra le parti presenti in Consiglio e con le parti sociali.
Io non vorrei fare opposizione o rappresentare argomenti di opposizione ma semplicemente di costruzione. Credo che, invece di rispondere alle sollecitazioni esterne che ci costringono a approvare queste leggi non condivise (che sia l'associazione dei consumatori o l'associazione dei commercianti) dovremmo verificare la corretta applicazione della legge esistente, per esempio, sull'articolo 8, cioè sui programma urbanistico-commerciali, dove erano stati assunti precisi impegni di deliberazione dalla Giunta di allora, e quindi oggi in carico a questa nuova Giunta, perché i comuni potessero finalmente normare un corretto sviluppo del settore commercio nei centri storici, nelle aree metropolitane e nella Sardegna più in generale. Nessuno tiene conto di questo! Mentre io credo che al commercio serva rendere conto di questo!
Serve un'organizzazione seria e definitiva, una programmazione seria e definitiva, e non programmazioni di interventi di fine legislatura per le quali, vuoi nel settore commercio, vuoi nel settore artigianato, vuoi nel settore sanitario, ci stiamo semplicemente affidando alle riforme della maggioranza di turno col risultato che i cittadini e gli operatori non ci stanno capendo più nulla.
Noi abbiamo bisogno di riforme - e vorrei partecipare insieme a voi a scriverle - che non vengano messe in discussione ogni quinquennio, ma che gratifichino tutti noi perché capaci di lasciare il segno tra le normative legislative della Regione Sardegna. Questa non è sicuramente una di quelle.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intervengo per annunciare il voto contrario a questa legge che non ci ha soddisfatto nemmeno nella sua proposta iniziale, che pure era migliore rispetto a quella risultante dagli emendamenti presentati. E' una legge brutta, che riguarda il comparto del commercio, comparto che necessita di una legge articolata e che e affronti tutti gli aspetti del settore e delle sue diverse articolazioni. Utilizza poi la leva del turismo per richiamare l'opportunità del rilancio dell'economia e delle attività commerciali.
Io non voglio contraddire il collega Cuccureddu ma vorrei chiedergli di quale turismo parliamo, perché, se noi pensiamo al turista di un giorno, cioè al movimento turistico che frequenta la Sardegna il giorno di Ferragosto, il giorno di Pasqua, il giorno di Natale, beh io credo che sarebbe una triste realtà quella del turismo sardo. Io sono convinto che se le attività commerciali in quei giorni rimanessero chiuse, con buona pace di tutti e soddisfazioni di altri, il movimento turistico sarebbe libero di comprare il 14 o il 16 agosto il giorno di Pasquetta o sabato Santo, la vigilia di Natale o gli altri giorni feriali. Quindi io dico: dovevate fare quest'operazione, l'avete fatta, ma per giustificare questa operazione, che ha altre ragioni, e che sicuramente non migliora ma peggiora la situazione del comparto commerciale della nostra Isola, non scomodiamo argomentazioni che sono poco credibili e che non hanno alcun fondamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Anche io, Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario. L'onorevole Capelli è intervenuto, e ha detto una cosa, secondo me, sacrosanta, visto che si è fatto appello anche ai valori religiosi: questo Consiglio dovrebbe evitare di modificare la legislazione in funzione delle maggioranze che si formano in questa Aula a seguito del voto degli elettori.
Ora è evidente che noi siamo in presenza di una proposta di legge dell'attuale maggioranza che rovescia completamente la legge finora in essere. E questo rientra proprio nella fattispecie che è stata richiamata dall'onorevole Capelli, che io credo dovremmo evitare nell'interesse di tutti. Per fare questo, io penso, nessuno di noi può credere che la discussione in cui si è sviluppata questa proposta di legge risponda a questa necessità e a questo bisogno. Proprio perché convinti profondamente di questa affermazione noi abbiamo presentato un emendamento che sostanzialmente dice questo: c'è una legge in vigore, evitiamo di fare quello che ha richiamato l'onorevole Capelli, presentiamo un emendamento che consenta, non a questa Aula, ma ai sindaci, perché credo che siano loro i soli in grado di decidere quali sono le necessità delle loro città in relazione alla questione in discussione.
Noi abbiamo detto: i sindaci con un accordo definiscano questa materia in attesa che il Consiglio possa tornarvi e legiferare, e non certamente con l'obiettivo, con l'ansia di cancellare quello che è stato fatto nella passata legislatura. Non ci avete dato ascolto, era una proposta di buon senso, questa è una delle ragioni che ci costringe ovviamente a votare contro questa legge, proprio con l'auspicio che in futuro ci si possa incontrare con questa volontà.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, io voterò contro e mi riallaccio al discorso pronunciato adesso dall'onorevole Giampaolo Diana. Credo che la richiesta dell'onorevole Pietro Cocco - quella di riportare la legge in Commissione - fosse la più sensata. Mi sembra che già arrivino voci di ricorsi, proprio perché non tutte le categorie che dovevano essere consultate sono state consultate; pensiamo, ad esempio, alle organizzazioni dei consumatori. L'onorevole Capelli ha affermato che non passeremo alla storia per questa legge e io concordo con lui perché è necessaria una proposta molto più meditata e precisa . Quindi il mio voto comunque sarà contrario.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario e per ricordare all'Aula che comunque il testo di legge che stiamo modificando - e parlo della legge sul commercio, in particolare quella di recepimento della "legge Bersani" - era stato votato da questo Consiglio all'unanimità con la sola astensione del Gruppo politico di Alleanza Nazionale nonostante fossero state presentate due relazioni, una del Presidente della Commissione Giovanni Giagu e una dell'onorevole Pisano dei Riformatori Sardi, perché in commissione non si era trovata quell'intesa che è stata poi raggiunta in Aula.
Quindi quella legge era stata votata all'unanimità; successivamente siamo intervenuti a seguito delle proteste suscitate dalla inderogabilità della chiusura nella giornata di Ferragosto. Riteniamo che intervenire in questo modo su singoli articoli, su singoli commi non sia il modo corretto di legiferare: riteniamo che occorra esaminare in maniera compiuta in Commissione e forse anche istruire meglio le leggi che noi proponiamo all'Aula, sicuramente attraverso un'azione di coinvolgimento di partecipazione, di audizione di tutte le associazioni (quelle dei consumatori, i sindacati, le associazioni di categoria) per arrivare a delle leggi che effettivamente segnino una riforma nei vari settori e non mettano semplicemente delle pezze, tra l'altro in maniera non convincente.
Noi riteniamo che questa non sia una buona legge che non abbiamo scritto una bella pagina nella storia del Consiglio regionale. Spero che questa esperienza serva anche per il futuro perché evidente la necessità di un esame più approfondito in sede di Commissione. Il nostro voto è contrario.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del testo unificato numero 13-15/A.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 67
votanti 66
astenuti 1
maggioranza 34
favorevoli 43
contrari 23
(Il Consiglio approva).
svolta mediante attività di oratorio o attività similari" (60/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del testo unificato numero 8-21-60/A.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Felice Contu, relatore.
CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge che è portata in questo momento all'attenzione dell'Assemblea reca norme per la valorizzazione e il riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari. Questa proposta nasce da una serie di proposte di legge presentate da diversi Gruppi politici (dal Gruppo dei Riformatori, dal Gruppo del Partito Democratico e anche dal Gruppo dell'U.D.C.) e tutto sommato non fa che ribadire un'esigenza molto sentita, peraltro già avvertita anche nella passata legislatura, tant'è vero che la Commissione sanità aveva già affrontato il tema, solo che la chiusura anticipata della legislatura impedì il varo della legge stessa.
Io non spenderò quindi molte parole (potrei persino rimettermi alla relazione scritta) ma mi preme sottolineare proprio questa convergenza di diverse opinioni e di diversi Gruppi politici. Storicamente almeno gli oratori parrocchiali hanno sempre rappresentato importanti centri di aggregazione, e in quest'ottica, il presente testo unificato è rivolto prioritariamente a riconoscere questa funzione.E' una proposta di legge che, come ho detto prima, nasce dalla fusione di tre proposte di legge, ovviamente con alcuni correttivi e alcune aggiunte.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(Segue CONTU FELICE), relatore. Essa è composta da dieci articoli, ne segnalo quelli che mi sembrano i più importanti. Innanzitutto è importante il fatto che non si è voluto solo cercare di aiutare con i finanziamenti regionali gli oratori cattolici, ma ci si è rivolti anche a centri di aggregazione di altre confessioni religiose che avessero siglato un patto, un accordo col Governo italiano. L'articolo 2 prevede, infatti, un protocollo d'intesa che la Giunta regionale potrà siglare con le confessioni religiose e con la stessa Chiesa cattolica. Si prevede, quindi, diciamocelo con molta franchezza, una collaborazione abbastanza intensa tra la Chiesa cattolica e gli organi istituzionali della Regione. Si tratta di un intervento mirato non tanto alla costruzione di nuovi oratori o di nuovi centri, quanto alla ristrutturazione e alla riqualificazione di quelli esistenti. Potranno essere concessi contributi anche per la realizzazione di percorsi di formazione.
L'articolo 6 obbliga questi organismi a un rendiconto preciso nei confronti della Giunta regionale. E' previsto che Giunta regionale si avvalga di un comitato tecnico, composto dai rappresentanti di questi organismi, per individuare le linee guida attraverso le quali poi questi organismi dovranno funzionare. Ripeto, non occorrono molte parole perché è un argomento ormai che è fatto proprio dalla maggioranza di quest'Aula, e quindi io non posso che raccomandarne la votazione favorevole.
Voglio aggiungere che, su suggerimento della Commissione bilancio, abbiamo modificato un articolo finanziario, nel senso che abbiamo riportato i capitoli previsti a quelli che erano indicati nel primitivo progetto di legge. Non ho altro da aggiungere.
PRESIDENTE. Con la relazione dell'onorevole Contu terminiamo i lavori di stasera. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Giuseppe Cuccu. Ricordo che coloro che intendono intervenire devono iscriversi nel corso del primo intervento, quindi domani mattina. I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 19 e 21.
Allegati seduta
LXXXVII SEDUTA
(POMERIDIANA)
Mercoledì 20 gennaio 2010
Presidenza della Presidente LOMBARDO
i n d i
del Vicepresidente CUCCA
La seduta è aperta alle ore 16 e 47.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana di mercoledì 16 dicembre 2009 (80), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pier Luigi Caria, Domenico Gallus e Marco Meloni hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana di mercoledì 20 gennaio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Pitea - Bardanzellu - Rassu - Campus - Randazzo - Sanna Paolo Terzo - Floris Rosanna: "Misure a salvaguardia dell'occupazione: trasmissione d'impresa, sostegno a favore di lavoratori che si riuniscono in cooperativa". (97)
(Pervenuta il 19 gennaio 2010 e assegnata alla sesta Commissione.)
Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Mula: "Trasferimento ai comuni sardi dei beni dismessi dallo Stato". (98)
(Pervenuta il 19 gennaio 2010 e assegnata alla terza Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Vargiu - Fois sulla grave situazione di malfunzionamento del Convitto annesso all'Istituto alberghiero di Stato di Alghero". (150)
(Risposta scritta in data 19 gennaio 2010.)
"Interrogazione Espa - Cuccu - Caria - Bruno - Meloni Valerio - Manca - Lotto sull'impiego dei fondi per la prevenzione e la dispersione scolastica (legge regionale n. 1 del 2009, legge finanziaria, articolo 3, comma 18), con particolare riguardo al supporto organizzativo per gli studenti con disabilità". (157)
(Risposta scritta in data 19 gennaio 2010.)
"Interrogazione Mulas sull'esclusione delle rappresentanze delle province dal Comitato regionale per lo sport". (158)
(Risposta scritta in data 19 gennaio 2010.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interrogazione Planetta, con richiesta di risposta scritta, sul recupero del concorso pubblico sugli interessi degli aiuti erogati in favore delle aziende agricole ai sensi dell'articolo 5 della legge regionale 13 dicembre 1988, n. 44, imposto dalla Commissione europea, e sull'individuazione delle responsabilità e punizione di chi, nell'ambito della pubblica amministrazione e del pubblico servizio, non ha adempiuto al proprio dovere". (207)
"Interrogazione Sanjust - Artizzu - Bardanzellu - Floris Rosanna - Ladu - Petrini - Pitea - Randazzo - Rassu - Sanna Paolo Terzo, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione all'interno del consiglio d'amministrazione dell'ERSU". (208)
"Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, su possibili danni ambientali derivati dal gasdotto Galsi". (209)
"Interrogazione Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio, con richiesta di risposta scritta, sulla grave situazione finanziaria in cui versa l'istituto Santa Maria Bambina di Oristano". (210)
Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sul centro Santa Maria Bambina di Oristano". (211)
"Interrogazione Bruno - Lotto - Manca - Meloni Valerio, con richiesta di risposta scritta, sul ripristino, con le necessarie garanzie di sicurezza, confort e puntualità, della linea ferroviaria Sassari-Alghero". (212)
"Interrogazione Floris Mario, con richiesta di risposta scritta, sulla richiesta di compartecipazione della Regione al progetto UE Interreg IV della Conferenza internazionale dell'anglo-arabo". (213)
"Interrogazione Floris Mario, con richiesta di risposta scritta, sui controlli igienico-sanitari e sulle conseguenze di carattere economico e sociale dell'importazione in Sardegna di latte liquido termizzato". (214)
"Interrogazione Ladu - Artizzu - Rassu - Pitea - Randazzo - Bardanzellu - Sanjust - Floris Rosanna - Sanna Paolo Terzo - Petrini, con richiesta di risposta scritta, sulla vertenza del prezzo del latte ovicaprino". (215)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della interpellanze pervenuta alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interpellanza Bruno - Sanna Gian Valerio - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Solinas Antonio - Soru sulla violazione dei requisiti del bando pubblico per l'attribuzione di assegni di merito a studenti diplomati nell'anno scolastico 2007/2008 e iscritti all'università nell'anno accademico 2008/2009 nella stesura della graduatoria definitiva". (64)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del testo unificato numero 13-15/A.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti:
Art. 1
Abrogazione dell'articolo 5, comma 6, della legge regionale n. 5 del 2006
1. Il comma 6 dell'articolo 5 della legge regionale 18 maggio 2006, n. 5 (Disciplina delle attività commerciali), come sostituito dall'articolo 3 della legge regionale 6 dicembre 2006, n. 17 (Modifiche alla legge regionale 18 maggio 2006, n. 5 - Disciplina generale delle attività commerciali), è abrogato.
2. La presente legge entra in vigore il giorno della pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna.
Emendamento aggiuntivo Tocco - Pitea - Zedda - Dessì - Diana Mario
Articolo 1
Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
"1 bis. Le disposizioni di cui ai commi 2, 3,4, 5 dell'articolo 5 della legge regionale n. 5/2006, come modificato dall'articolo 3 della legge regionale n. 17/2006, non si applicano alle seguenti tipologie di attività: le rivendite al dettaglio di generi di monopolio; gli esercizi di vendita al dettaglio interni ai campeggi, ai villaggi e ai complessi turistici alberghieri; gli esercizi di vendita al dettaglio ubicati esclusivamente nelle aree di servizio lungo le strade statali 131, 131 dir., 130 e 554 e nelle stazioni ferroviarie, marittime e aeroportuali; alle rivendite di giornali e di prodotti dell'artigianato locale nonché alle sale cinematografiche". (2)
Emendamento aggiuntivo Steri - Milia
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è inserito il seguente:
"Art. 1 bis
1. Il termine per la presentazione, da parte dei comuni e delle province, delle domande per la concessione dei contributi, di cui all'articolo i della legge regionale n. 28 del 1985, relativi agli interventi effettuati per fronteggiare le situazioni di emergenza determinate dagli eventi alluvionali verificatisi nei mesi di ottobre e novembre del 2008, è prorogato al 30 settembre 2010.
2. Il comma 33 dell'articolo 4 della legge regionale n. 1 del 2009 è abrogato.". (3)
Emendamento sostitutivo parziale Capelli - Milia
Articolo 1
Il comma 1 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente:
1. Il comma 6 dell'articolo 5 della legge regionale i 8 maggio 2006, n. 5 è sostituito dal seguente:
"6. Non sono derogabili le chiusure relative alle festività del 1° gennaio, Pasqua, 25 e 26 dicembre.". (4)
Emendamento aggiuntivo Espa - Solinas Antonio - Agus - Porcu - Barracciu - Lotto
Articolo 1
Nel comma 1 dopo le parole "… è abrogato." sono aggiunte le seguenti:
Le disposizioni del presente comma non si applicano per le Festività del 1° Maggio e del 25 Dicembre, giornate per le quali permane il vincolo dì assoluta inderogabilità alla chiusura delle attività commerciali.
La deroga per il 1° Maggio è consentita per l'area metropolitana di Cagliari in corrispondenza della festività di Sant'Efisio. (5)
Emendamento sostitutivo parziale Bruno - Uras - Diana Giampaolo - Cocco Pietro
Articolo 1
Il comma 1 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente:
1. Il comma 6 dell'articolo 5 della legge regionale i 8 maggio 2006, n. 5 è sostituito dal seguente:
"6. Non sono derogabili, di norma, le chiusure relative alle festività del 1° gennaio, Pasqua, 25 e 26 dicembre, 1° maggio e 25 aprile. E' consentito, eccezionalmente, al Sindaco di ciascun Comune, tramite propria ordinanza motivata, di derogare alla chiusura delle predette date, previo accordo con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative delle imprese di commercio, delle associazioni di tutela dei consumatori e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti, sulla base dei principi previsti dal comma 4. (6)
Emendamento aggiuntivo Rassu - Pitea - Tocco - De Francisci - Diana Mario
Articolo 1
Nel comma 1 dell'articolo 1 dopo le parole "è abrogato" sono aggiunte le seguenti: "le disposizioni del presente comma non si applicano per la festività del 25 dicembre". (7)
Emendamento all'emendamento numero 2 sostitutivo totale Rassu - Tocco - Capelli - Pitea - Zedda Alessandra - Mulas - Cuccureddu - Dessì
Articolo 1
L'emendamento n. 2 è sostituito dal seguente:
"All'articolo 1, dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
"1 bis. "Dopo il comma 6 dell'articolo 5 della L.R. 5/2006 è aggiunto il seguente:
Le disposizioni del presente articolo non si applicano alle seguenti tipologie di attività: le rivendite di generi di monopolio; gli esercizi di vendita interni ai campeggi, ai villaggi e ai complessi turistici e alberghieri; gli esercizi di vendita al dettaglio situati nelle aree di servizio lungo le strade statali, nelle stazioni ferroviarie, marittime ed aeroportuali; le rivendite di giornali; le gelaterie e gastronomie; le rosticcerie e le pasticcerie; gli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi, nastri magnetici, musicassette, videocassette, opere d'arte, oggetti d'antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale; le sale cinematografiche".". (8)
Emendamento all'emendamento numero 4 sostitutivo totale Rassu - Capelli - Pitea - Zedda Alessandra - Tocco - Mulas - Cuccureddu
Articolo 1
L'emendamento n. 4 è sostituito dal seguente:
"1.Il comma 1 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente:
"1. Il comma 6 dell'articolo 5 della legge regionale 18 maggio 2006, n. 5 è sostituito dal seguente:
"6. Non sono derogabili le chiusure relative alle festività della Pasqua e del 25 dicembre"." (9).)
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Rassu. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Presidente, io non sono intervenuto dopo la relazione sulla discussione generale perché ero interessato a sentire i pareri dell'Aula sulla legge e sugli eventuali emendamenti. Innanzitutto voglio precisare che la discussione di questa legge non è stata frettolosa, fatta lì per lì tanto per chiudere un articolo, ma è stata una istruttoria abbastanza compiuta e ponderata da parte della Commissione, che ha sentito i rappresentanti di categoria, i rappresentanti sindacali e le associazioni dei consumatori. L'articolo che ne è scaturito è quindi noto dopo un'attenta riflessione, valutando tutte le possibili complicazioni che l'articolo stesso poteva determinare.
E' parso alla Commissione - alla maggioranza all'unanimità e all'opposizione che si è astenuta - che questo articolo, così come è formulato, potesse venire incontro alle effettive esigenze, non solo dei commercianti, ma degli utenti e dei cittadini che in determinate occasioni - specie in caso di forte afflusso turistico - non trovavano, da parte della cittadina in cui venivano ospitati, servizi idonei e adeguati a sopperire alle loro esigenze.
Quindi, l'articolo così formulato dalla Commissione - abrogando il comma 6 della legge numero 5 che invece prevedeva alcune giornate dove non si poteva in alcun modo esercitare il commercio - ha concesso la facoltà e la possibilità ai sindaci, sentite le associazioni di categoria e dei consumatori, di decidere democraticamente l'apertura o meno degli esercizi commerciali in determinate occasioni.
Comunque (sia il sottoscritto, sia la Commissione) siamo sensibili alle sollecitazioni pervenute dall'Aula e ne abbiamo voluto tenere conto. Certo, non potevamo ritornare al vecchio dettato della legge numero 5, perché in tal caso avrebbe avuto poco senso discutere in commissione la legge e portarla in aula dopo aver sentito oltre che le dichiarazioni dei proponenti, le posizioni espresse dalle associazioni di categoria e da quelle dei consumatori, nonché dei sindacati dei dipendenti degli esercizi commerciali.
Quindi, non si poteva e non si può tornare indietro alla vecchia legge, benché siamo coscienti che questa legge non è compiuta, che è necessario al più presto - e questa è anche la posizione unanime della Commissione - riprendere in mano la legge sul commercio e verificare quale sia la rispondenza alle esigenze attuali di questa legge, a partire dai periodi in cui vengono permessi i saldi, a tutti i periodi di apertura degli esercizi commerciali ma non solo, anche a tutte le forme di agevolazioni che il sistema commercio deve modernamente rendere disponibili all'utente. Quindi la Commissione ha intenzione di mettere mano al più presto alla legge sul commercio e, in quella occasione (senz'altro con l'apporto della Giunta e della Commissione) si entrerà visceralmente all'interno del testo per offrire agli esercizi commerciali e ai cittadini consumatori in primo luogo, uno strumento che sia in grado di soddisfare le esigenze dei primi e dei secondi.
Per cui questa legge, benché monca, benché riguardante comunque esclusivamente l'orario di apertura dei negozi, era però necessaria e urgente a causa di alcune inadempienze e di alcune disfunzioni verificatesi quest'anno e nel 2009. La Commissione ha sinceramente recepito alcuni suggerimenti che sono pervenuti dal Consiglio, ed era anche intenzionata - perché è necessario dirla tutta - a anche venire incontro a chi chiedeva l'apertura nella giornata del primo maggio che è la festa di tutti i lavorator. Purtroppo, però, non può essere inserita in legge una deroga che riguarda solo ed esclusivamente una città, benché sia l'unica città metropolitana della Sardegna. E' indispensabile, pertanto, quando si ritornerà ad esaminare la legge sul commercio, andare sino in fondo a queste problematiche e trovare anche una soluzione per questo problema.
La Commissione ha esaminato gli emendamenti presentati, alcuni sono stati ritirati, alcuni sono stati emendati tentando di venir incontro se non in tutto almeno in parte alle richieste che quest'Aula ha avanzato in sede di discussione generale. Per cui pregherei i colleghi, sia innanzitutto della maggioranza sia dell'opposizione, di prestare attenzione a questa proposta, perché offre alcune risposte immediate al mondo del commercio e non solo al mondo della grande distribuzione. Principalmente, infatti, se poi andiamo ad esaminarla, viene incontro ai piccoli esercizi commerciali, perché il giorno di Natale nessun esercizio commerciale dei nostri centri sarà aperto.
Per quanto riguarda poi l'aspetto relativo alle grandi strutture di vendita, non è competenza nostra controllare se i lavoratori dipendenti vengono o meno sfruttati, se ai lavoratori dipendenti vengono o meno riconosciuti gli straordinari. Ci sono gli organi preposti a fare questo: che lo facciano, ma che lo facciano! Però molti ma molti cittadini in quelle strutture probabilmente in quella giornata potranno, se resteranno aperte, trovare anche risposte alle loro esigenze economiche.
La Commissione ha ritenuto di poter e dover tenere inderogabilmente chiusi gli esercizi commerciali il giorno di Natale e il giorno di Pasqua, ma non per essere a tutti i costi religiosi, cattolici e non laici, ma perché sono feste solenni che sono riconosciute dalla nostra cultura storica, tradizionale, sociale. Non ha invece ritenuto, a maggioranza, di verificare se era possibile identificare altre giornate perché altrimenti si sarebbe tornati a quanto previsto al comma 6 dell'articolo 5. Sarebbe stato più semplice, infatti, a quel punto, ritornare sulla legge numero 5, sulla legge quadro, e verificare in quali articoli intervenire per poter adattarla alle effettive esigenze della cittadinanza e del comparto commercio.
Questo è quanto io volevo dire, in quanto la Commissione, quando è stata istruita la legge, non è vero che ha lavorato frettolosamente, non è vero che ha avuto fretta: abbiamo riflettuto, ci siamo soffermati tanto, abbiamo ascoltato, abbiamo dibattuto e non senza difficoltà siamo arrivati alla formulazione, che ci sembrava più consona, più democratica, quella che offriva ai comuni e ai sindaci (che tanto difendiamo e per i quali denunciamo la mancanza di autonomia, la mancanza di un potere d'intervento) la possibilità di normare in materia di chiusura degli esercizi commerciali.
Non dimentichiamoci, infatti, e lo ripeto ancora sino alla fine - che il comma 2 dell'articolo 5 impone (ripeto: impone) agli esercizi commerciali la chiusura la domenica e i giorni festivi, lasciando poi ai sindaci, in giornate particolari, il potere di concedere la deroga dell'apertura. Ora, nessuno vuole costringere gli esercizi commerciali ad aprire la domenica e i giorni festivi. La legge offre solo ai sindaci la possibilità, in giornate particolari, di consentire l'apertura, come nel giorno della Cavalcata sarda a Sassari, o nel giorno di Sant'Efisio a Cagliari o in quello della festa del Redentore a Nuoro. In questa norma noi stabiliamo, comunque sia, che il giorno di Natale e il giorno di Pasqua - perché l'Italia è paese di cultura cattolica - gli esercizi commerciali possano restare chiusi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, può darsi che il Presidente della Commissione sesta descriva in maniera obiettiva il lavoro che si è svolto in Commissione, ma io, per rispetto soprattutto dei colleghi della Commissione e dell'intero Consiglio, anche facendo un minimo di autocritica (la faccio proprio per il rispetto che ognuno di noi deve avere per la propria onestà intellettuale e anche per quella degli altri) credo invece che, probabilmente non per scelta, si sia svolto un esame affrettato, ma non per questo, per carità, con minore serietà.
Probabilmente abbiamo sottovalutato gli effetti che avrebbe prodotto un provvedimento di legge come quello esaminato dalla Commissione. Qualche giorno fa, del resto, un articolo pubblicato sul maggiore quotidiano di quest'Isola, che anticipava il dibattito in Aula, poneva in evidenza proprio i possibili problemi che una norma come quella che ci apprestiamo ad approvare avrebbe potuto creare.
Allora, io vorrei richiamare l'attenzione su poche cose, molto schematicamente. Mi rendo conto che non gliene "frega" nulla a nessuno, e chiedo ancora scusa per questo linguaggio, però molte volte è necessario per descrivere...
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Diana. Prego i colleghi di prestare più attenzione e di evitare di colloquiare in aula perché veramente non è possibile andare avanti in questo modo.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Allora, io vorrei anticipare poche considerazioni che poi riprenderemo nell'esame degli emendamenti. E' indubbio che il disegno di legge ha l'obiettivo di liberalizzare questo settore, almeno questa parte. Qualunque processo di liberalizzazione - indipendentemente dal settore in cui interviene - produce effetti di maggior competitività. Allo stesso tempo, proprio perché produce questi effetti (e forse qualche utile in più ai soggetti ai quali si rivolge) abbassa le tutele e i diritti di chi lavora in quei settori e subisce i processi di liberalizzazione.
Badate, non c'è corrente di pensiero, liberale o meno liberale, che non confermi quanto ho appena detto seppure in maniera forse non del tutto uguale. E allora, io credo che nessuno di noi debba sentirsi mortificato per il lavoro che ha svolto finora anche in Commissione, se con grande umiltà ci rendiamo conto, rispetto a osservazioni che sono sopravvenute successivamente al nostro lavoro (del quale abbiamo grande rispetto, non soltanto perché lo svolgiamo noi) che è necessario sopportare qualche modifica e in qualche maniera ci rendiamo disponibili a un riesame. Io credo sia necessario farlo. Badate, questo non significa mortificare o svilire il lavoro che è stato svolto, credo semmai sia un elemento di forza della Commissione e di quest'Aula fermarsi a discutere alla luce di novità che in qualche maniera ci autorizzano a rivedere alcuni punti.
E allora, molto brevemente, è evidente che un disegno di legge come quello di cui sta discutendo l'Aula rischia di favorire i grandi segmenti commerciali e, allo stesso tempo, di indebolire i piccoli esercizi. Se noi, quindi, vogliamo in qualche maniera essere il soggetto che ha l'ambizione e la presunzione di introdurre elementi di regolamentazione anche in questo settore, dobbiamo stare attenti anche agli effetti di natura psicologica che creano alcuni provvedimenti che noi ci apprestiamo a licenziare.
Credo che nessuno possa infatti negare che questa legge, se dovesse passare così com'è stata licenziata a maggioranza dalla Commissione, porterebbe tanti cittadini a ritenere che, tutto sommato, anche in queste festività si può andare nei grandi centri commerciali, per cui non è necessario servirsi dei piccoli esercizi presenti nelle città. Io credo che su questo ci debba essere, da parte dell'Aula, ripeto, un minimo di disponibilità al riesame.
Ancora, noi siamo in presenza di un settore in cui i diritti di chi lavora, soprattutto nella grande distribuzione, sono spesso calpestati, e le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti hanno grosse difficoltà a rendere esigibili anche i diritti sanciti dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Io mi rendo conto che queste riflessioni possono essere tacciate in un certo modo, non voglio nemmeno dirlo ad alta voce, so bene quali siano i giudizi e le valutazioni attorno a queste considerazioni, però credo che anche queste meritino in qualche maniera di essere prese in considerazione.
Noi abbiamo presentato un emendamento, che è stato respinto, com'era ovvio, dalla Commissione, che dice una cosa semplicissima: tutte quelle festività previste nella legge del 2006 (tutte quelle festività, quindi evitiamo discussioni che possono portarci anche a divisioni di natura religiosa, perché anche di questo si è parlato) di norma - e questa è una delle aggiunte - di norma non sono derogabili.
"Di norma", ovviamente, vuol dire ciò che sappiamo. Possono farlo i sindaci attraverso un'ordinanza ma quell'ordinanza deve essere preceduta, non come avveniva nel testo del 2006 solo e soltanto dalla concertazione (perché quando la concertazione si esaurisce alla fine è comunque il titolare del potere di ordinanza a decidere, qualunque siano le osservazioni delle parti audite). Ma - e questa è l'altra aggiunta - previo accordo tra le parti chiamate a svolgere un ruolo importante in questa materia. Io credo che se esaminassimo, senza pregiudizi di schieramento, questa proposta, non dovremmo trovare difficoltà ad accoglierla.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, io ho seguito i lavori in Commissione e, probabilmente se l'onorevole Giampaolo Diana non fosse intervenuto, avremmo anche approvato l'emendamento che la minoranza proponeva. Invece, essendo intervenuto e avendoci portato a rivolgere la nostra attenzione sul termine "accordo" piuttosto che "concertazione" e quindi su una modifica rispetto alla stessa legislazione precedente, quella della legge numero 5, ci ha fatto capire che, di fatto, con questo emendamento, si propone il diritto di veto. Quindi è un potere che viene tolto ai sindaci, non un potere che viene attribuito. Una qualunque organizzazione sindacale che non raggiungesse l'accordo col sindaco (e parlo di organizzazione di rappresentanti di dipendenti e rappresentanti delle organizzazioni di commercio) potrebbe porre il veto.
Allora io credo che, su questo punto, sia necessario raggiungere una mediazione in questa Aula. Il Presidente della Commissione si è molto impegnato in questo senso. La mediazione, mi pare di capire, sarà quella di ritenere inderogabili il 25 dicembre e la giornata di Pasqua; io la accetto come mediazione ma non mi convince. Non convince me, non convince il gruppo Sardista, almeno stando a ciò che ha dichiarato l'onorevole Dessì, non convince i Riformatori che mi pare abbiano nel loro D.N.A. uno spirito fortemente liberale e libertario, e l'onorevole Fois lo ha evidenziato in maniera molto efficace e molto coerente con gli ideali che vengono portati avanti.
E' una mediazione, la accettiamo però io ho una piccola ormai decennale esperienza di Stati nei quali non ci si ispira ai principi laici ma a principi in qualche maniera teocratici. Abbiamo sostenuto un esperimento in Israele dove cerchiamo, attraverso processi educativi, di far convivere ebrei, cristiani e musulmani. Sapete su che cosa ci siamo scontrati? Sul fatto che le scuole per questi bambini delle elementari devono rimanere chiuse il venerdì perché è la festa dei musulmani, il sabato perché è la festa degli ebrei e la domenica perché è la festa dei cristiani. Quindi questi bambini non vanno mai a scuola.
Ecco, io credo che noi non possiamo imporre in una realtà, in una società che deve essere laica, le festività più importanti della cristianità. Io sono cattolico ma sono prima liberale e credo che uno Stato laico non debba imporre niente a nessuno e non debba creare disuguaglianze perché ci sono gli operatori che lavorano nei ristoranti, i dipendenti, i camerieri, chi lavora nei bar, chi lavora negli ospedali, chi lavora il 25 dicembre e il giorno di Pasqua, per fortuna di tutti gli utenti. Perché nel settore del commercio bisogna creare questa diversificazione? E' il principio che mi spaventa: significa che qualunque norma successiva può essere ispirata da ragioni che non sono più laiche, che possono avere valenza teologica o ideologica, mentre certe scelte devono essere assolutamente neutre, assolutamente laiche.
Noi dobbiamo garantire il potere di decidere quando dare l'opportunità di tenere aperti gli esercizi commerciali, non obbligar nessuno a tenerli aperti, lo decidano i sindaci, si decida nel territorio, lo si decida attraverso il principio sancito dalla norma che rimane, che è quello della concertazione con le associazioni di categoria e con i rappresentanti dei dipendenti. Vorrei ricordare ancora una volta che il 95 per cento delle licenze commerciali esistenti in Sardegna sono concesse a imprese che hanno meno di tre dipendenti. Quindi i centri commerciali incidono, certo, hanno un grande numero di dipendenti, ma se noi approviamo una legge costringiamo quel 95 per cento di lavoratori, di imprese familiari a dover tenere chiuse le serrande, magari proprio nelle giornate nelle quali hanno possibilità di offrire un servizio ai cittadini e ai turisti, ma anche di incassare.
Quindi, ripeto, non sono assolutamente convinto dal punto di vista del principio; era una scelta che andava secondo me fatta subito - l'ho detto stamattina - dal Consiglio regionale, purtroppo abbiamo perso un anno, ci si arriva con questa mediazione, è meglio di niente ma sicuramente contrasta con ciò che credevo che questo Consiglio regionale potesse esprimere in termini di principi liberali.
Preannuncio sull'emendamento numero 8, perché ho fatto anche un approfondimento ulteriore, se naturalmente saranno d'accordo tutti i consiglieri regionali, una modifica alla "legge Bersani" che è stata testualmente riportata, per calarla più nello specifico della realtà sarda. Propongo cioè di modificare il termine "stazioni ferroviarie e marittime e aeroportuali" con "stazioni ferroviarie e aree del demanio portuale o aeroportuale". Lasciare quella terminologia significa infatti non garantire i servizi nelle principali strutture portuali della Sardegna.
Mi riferisco in maniera specifica a Porto Torres. Porto Torres ha una stazione marittima che non funziona mentre i servizi che sono nell'area portuale distante un chilometro dalla stazione marittima dove arrivano i passeggeri. Quindi se i passeggeri dovessero arrivare a Porto Torres con questa norma rimarrebbero assolutamente privi di servizi. Starei pertanto attento all'utilizzo di una corretta terminologia che si attagli alla realtà sarda e che non recepisca testualmente il contenuto della "legge Bersani" che è stato riportato integralmente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, che si stia arrivando ad una mediazione, per stare alle parole usate dall'onorevole Cuccureddu, su questa vicenda, è cosa sulla quale io concordo. Ma più che mediazione mi sembra che si stia mettendo mano ad una legge con una correzione frettolosa, approssimativa, che fa un ennesimo pasticcio di una legge importante che invece deve regolamentare le esigenze del commercio e delle attività commerciali e, soprattutto, delle amministrazioni pubbliche che devono gestire operazioni di questo tipo.
Si arriva a questa modifica sulla spinta di esigenze particolari di questo comune piuttosto che di quell'altro. Dico questo perché anche agli altri comuni potrebbe interessare, per esempio, la richiesta formulata dall'onorevole Cuccureddu relativamente al suo comune. A Castelsardo, infatti, c'è l'esigenza di tenere aperti i negozi il 1º gennaio, perché il 31 dicembre, a causa dei festeggiamenti, c'è un forte afflusso turistico, e questo è legittimo. In legge era previsto che ciò potesse essere fatto, tranne in alcune giornate in cui esisteva l'inderogabilità alla chiusura, e tra queste giornate vi era proprio il primo di gennaio.
In Commissione abbiamo discusso, e anch'io concordo sul fatto che è stata una discussione certamente seria, certamente importante, ma non sufficiente per tirare fuori una buona legge, che non si limiti semplicemente a cassare un articolo, salvo poi riandare in Commissione e decidere che in due giornate, la Pasqua e il Natale, la chiusura sia inderogabile.
In altre parole: noi abbiamo portato un testo in Aula, nel quale vi era scritto che si abrogava completamente l'articolo che prevedeva l'inderogabilità per alcune giornate, lasciando la facoltà ai Comuni di decidere che cosa fare, e oggi portiamo in Aula un emendamento della maggioranza che prevede la possibilità di deroga alla chiusura il giorno di Natale e quello di Pasqua? E ciò dopo che noi abbiamo presentato un emendamento, poi cassato dalla maggioranza, che rafforzava questo concetto, dicendo in legge che in alcune giornate, tra cui il 1º di gennaio, si poteva autorizzare l'apertura purché vi fosse un accordo preventivo con le organizzazioni sindacali e quelle di categoria. Tutto questo non è serio! Non si può approvare una legge così.
Secondo me occorre fermarci, lo hanno proposto il collega Diana e il collega Rassu prima di me, e anch'io lo ripropongo, e mi rivolgo anche all'Assessore che è qua presente, con il quale abbiamo discusso precedentemente in Commissione: credo che non sia uno scandalo che il Consiglio regionale ritenga necessario fermarsi un attimo, riportare il testo in Commissione, e ragionare seriamente. E quindi, piuttosto che approvare frettolosamente una legge, sulla quale mi pare che nessuno concordi sino in fondo, è bene fermarsi e ritornarci successivamente.
Io faccio anche l'amministratore comunale, sono Sindaco di un Comune, mi rendo conto che le esigenze particolari sono importanti, però anche qui che cosa accade? Accade che a Cagliari c'è l'esigenza di tenere aperti i negozi il 1º di maggio perché c'è la festa di Sant'Efisio, a Sassari c'è un'altra festa, a Castelsardo ce n'è ancora un'altra, le esigenze particolari sono legittime e quindi occorre trovare il sistema per soddisfarle, ma approvare una legge che sia seria e che tenga conto di tutto.
Il 25 di dicembre e la Pasqua sono ovviamente due feste religiose, e pertanto si apre un fronte di discussione più vasto, che non può essere chiuso così rapidamente. Perché potremmo anche dire che il 1º di maggio è la festa dei lavoratori, il 25 di aprile è la festa della liberazione eccetera. Allora la proposta, e chiudo, è questa: sospendiamo momentaneamente l'abrogazione di questo articolo di legge, ritorniamo in Aula nei prossimi giorni, effettuiamo prima un passaggio serio in Commissione e riconvochiamo le associazioni di categoria, perché è vero che ne abbiamo sentito diverse, ma le voci che giungono da parte dei diversi rappresentanti di categoria, dei consumatori e anche dei lavoratori, sono differenti rispetto a quelle che il testo della Commissione cita, perché evidentemente il tempo non è stato sufficiente per affrontare il problema seriamente. Sospendiamo momentaneamente e torniamo in Commissione, questa è la proposta che mi sento di avanzare al Consiglio regionale oggi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, l'intervento dell'onorevole Pietro Cocco che mi ha appena preceduto ha illustrato molto chiaramente i termini del problema che dobbiamo affrontare. E' stato già detto, anche da Giampaolo Diana, come non sia un problema individuare questioni che riguardano la religione, le feste religiose, o altre cose. E' chiaro che io ritengo che il 25 di dicembre, così come abbiamo già detto tutti quanti, come anche la Pasqua, ma anche il 1º maggio, siano feste che comunque hanno sempre un valore anche laico.
L'onorevole Rassu stesso diceva che una volta si usava santificare le feste, e quindi il settimo giorno. Credo che questa usanza di non lavorare il settimo giorno sia stata la prima usanza in difesa dei diritti dei lavoratori, perché il lavoro umano deve essere regolamentato per evitare situazioni vessatorie. Non voglio quindi fare una questione di sacralità religiosa, o meglio ne faccio una questione di sacralità sia religiosa sia laica, alcune date però sono secondo noi assolutamente da rigettare rispetto alla possibilità delle deroghe. Ma questo è il mio parere.
L'altra questione - e per questo dico che mi associo alla proposta dell'onorevole Pietro Cocco - riguarda la mancata (almenoa quanto mi risulta) consultazione delle associazioni dei consumatori. Ciò rende opportuno un passaggio ulteriore in Commissione, anche per evitare ragionamenti localistici. Io per esempio sulla chiusura il 1º maggio sono molto d'accordo, ma si potrebbe prevedere, per esempio, una deroga per l'area cagliaritana, ciò però potrebbe innescare richieste analoghe da parte di altri comuni. Se però riusciamo ad individuare comunque alcuni paletti, alcuni pilastri sui quali trovare un'intesa comune, e non poi alla fine cedere in altre questioni, credo che sarebbe già un buon punto di partenza.
La Commissione dovrebbe essere il luogo adatto - e su questo mi avvio anche a concludere - per chiudere questo percorso, per capire con la giusta serenità, e poi con i tempi che sono necessari, quali siano le soluzioni che possono cambiare la legge, le modifiche da poter utilizzare e poter finalmente sentire anche la voce dei consumatori. Le altre organizzazioni sono state sentite, credo che la voce dei consumatori vada sentita in egual misura. Per questo io mi associo, e concludo qui, alla richiesta dell'onorevole Pietro Cocco.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, colleghi del Consiglio, intervengo per esplicitare il parere dei Riformatori, che ovviamente è a favore dell'approvazione dell'attuale testo di legge e esprimere qualche considerazione sia metodologica sia di merito.
Quella metodologica. Questo Consiglio regionale rischia di diventare un ufficio per la complicazione degli affari più semplici, o comunque rischia di non essere all'altezza del ruolo che dovrebbe esercitare. Perché dico questo? Siamo di fronte ad un testo di una semplicità estrema, nel senso che sostanzialmente siamo di fronte ad un testo che rettifica una norma, la quale sino a ieri non permetteva l'apertura degli esercizi commerciali in 5-6 giornate durante l'anno. L'attuale testo si limita a stabilire che l'apertura può essere consentita qualora venga decisa dai Sindaci, sentiti tutti i soggetti che devono essere sentiti. Un testo di una semplicità estrema, che sta semplicemente aggiungendo un'opportunità rispetto a quelle presenti. Un testo istruito dalla Commissione, che lo ha approvato sostanzialmente senza parere contrario, perché la stessa minoranza si è astenuta. Beh, su un testo così semplice, che è stato studiato dalla Commissione, valutato, la Commissione lo ha discusso, ha espresso un parere eccetera, arriviamo addirittura a chiedere che venga riportato in Commissione.
Allora riportiamolo in Commissione, chiudiamo il Consiglio regionale, chiudiamo le Commissioni, perché è evidente che l'attività istruttoria di questo Consiglio regionale è inadeguata, nel senso che se dovessimo procedere secondo le indicazioni della minoranza, staremmo sostanzialmente sollevando la bandiera bianca sul Consiglio regionale, perché vorrebbe dire che gli strumenti che noi mettiamo a disposizione dell'attività legislativa per l'istruttoria, cioè le Commissioni, non servono assolutamente a niente, le possiamo chiudere, possiamo licenziare i consiglieri che ne fanno parte, possiamo dare a questi consiglieri la possibilità di occuparsi di altro.
E vengo al merito. Ma, insomma, il merito mi sembra altrettanto chiaro, nel senso che qualche collega ha parlato di liberalizzazione selvaggia, però, colleghi del centrosinistra, voi avete tante volte ragionato insieme a noi sul principio di sussidiarietà, cioè sul fatto che le decisioni debbono arrivare dal livello più vicino al cittadino ogniqualvolta sia possibile, e mi sembra che rientriamo in pieno nella fattispecie, cioè stiamo discutendo non della imposizione della Regione a tutti gli esercizi commerciali affinché aprano, stiamo discutendo del fatto che la Regione attribuisca direttamente al comune il potere di decidere.
Quindi oggi la Regione trasferisce al livello di competenza più vicina al cittadino, come quella del sindaco, la possibilità di decidere questioni che riguardano l'attività degli esercizi commerciali del comune di quel sindaco. Io non vedo niente di male che in un comune si decida di permettere l'apertura degli esercizi commerciali in una determinata data dell'anno e in un altro comune no, risponde all'esigenza di quella comunità, di quei cittadini, alle esigenze di sviluppo, alle esigenze di consumo, e via dicendo. Il collega Espa chiede di ascoltare anche la voce dei consumatori, ma è noto che i consumatori gradiscono trovare gli esercizi commerciali sempre aperti. Quindi non credo che i consumatori ci dicano che loro non vorrebbero avere i negozi aperti perché anche su questo si inserisce un ragionamento di tipo culturale.
Il mio amico e collega Franco Cuccureddu, direi "io sono prima liberale poi cattolico", io invece sono contemporaneamente liberale e cattolico, nel senso che sono cattolico ogniqualvolta ci sono questioni che riguardano la sfera etica personale della religiosità, e sono liberale ogniqualvolta devo ragionare sulle opportunità che devono essere comunque consentite. Allora, il consentire opportunità è il metodo migliore per garantire la possibilità di scelta alle popolazioni che sono interessate. Se voi ci pensate, il problema della distribuzione commerciale è un problema di rivoluzione culturale. Voi infatti affermate che ci sono date intangibili, in realtà non sono intangibili per tante professioni: per quella che io ho sempre esercitato prima di entrare in questo Consiglio, quella del medico, non è intangibile né il Natale, né il Capodanno, né la Pasqua, né nessun'altra festa comandata.
Voi direte che quello del medico, come i trasporti, le ferrovie, le farmacie, gli aerei, è un servizio essenziale; non è proprio così perché ci sono ristoranti che sono aperti a Pasqua, che sono aperti a Natale e la ristorazione non è un servizio essenziale paragonabile a quello di un pronto soccorso in ospedale. Che cosa significa? Significa che l'evoluzione culturale delle esigenze della popolazione e dei servizi che devono essere prestati si modifica negli anni. 100 anni fa tenere aperto in determinate feste comandate era sicuramente una cosa non possibile, oggi esistono masse di turisti, masse critiche di persone gravitanti sulla nostra isola che comunque vanno gestite.
E allora lasciamo alle popolazioni locali il potere di scegliere lasciamo alle popolazioni locali di scegliere quale misura di sacrificio sono disponibili a sopportare per garantire il progresso del proprio territorio, perché è possibile che la popolazione di Castelsardo apra volentieri a Natale, a Capodanno e a Pasqua pur di garantirsi un punto in più del prodotto interno lordo di Castelsardo. Cioè che sia disponibile a fare un sacrificio in cambio di un ritorno. Ed è possibile che un'altra popolazione non sia altrettanto disponibile. E' giusto che vengano anche valorizzate le diverse disponibilità che le differenti comunità locali possono mostrare in rapporto alle loro scelte di sviluppo.
Quindi io credo che stiamo ragionando di una legge che, in maniera molto semplice, evita un divieto e trasferisce la scelta sulla deroga in capo all'autorità che noi sempre diciamo, ogni volta che parliamo del principio di sussidiarietà, debba essere quella deputata a garantire le regole delle comunità locali, cioè quella più strettamente a contatto col cittadino, che viene giudicata alle successive elezioni comunali. Mi sembra che sia una scelta di civiltà, devo dire molto modesta e molto piccola, che forse non meriterebbe quella importanza che il Consiglio regionale, probabilmente preso anche da altre riflessioni e ragionamenti, le sta attribuendo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Da un lato si pensa di introdurre meccanismi in certi settori della nostra società (come la settimana corta, per esempio, nei pubblici uffici, nella scuola e in tanti altri settori) e dall'altra, invece, si ampliano l'orario e i tempi di lavoro per altre categorie. Io credo che questo non sia giustificabile neanche con il ritornello che questa maggioranza e questa Giunta ha incominciato a contarci circa il rilancio dell'economia, che sta alla base sicuramente di aspetti che interessano e preoccupano tutti, perché crea comunque una, come dire, disuguaglianza nei confronti di altre categorie.
L'ho detto stamattina e lo ripeto: le leggi dovrebbero essere indenni da richiami, che trovo sempre comunque inopportuni, relativi al credo religioso o politico; noi dobbiamo introdurre principi di carattere generale a favore soprattutto della società e magari, attraverso le norme e le leggi, tutelare le categorie più deboli e ridimensionare l'arroganza e le pretese delle categorie più forti. Nel settore del commercio sembra che si voglia introdurre un meccanismo di liberalizzazione che andrebbe a vantaggio di tutti gli operatori del commercio, mentre così non è perché chi è lavoratore dipendente ambisce ad altri risultati, non certo a lavorare nelle giornate della domenica e delle festività.
Eviterei anche di stilare graduatorie sull'importanza delle festività e su ruoli che le festività possono rivestire a seconda della propria visione. Ho sentito qualcuno proporre, per i risvolti che sta assumendo il Natale, per la brutalizzazione con cui sta assumendo un carattere consumistico, di celebrarlo magari ogni quattro anni così come avviene per le Olimpiadi. Probabilmente ciò lo ricondurrebbe ad una realtà più umana rispetto alle pressioni che vengono dal commercio e dal tam-tam della reclame, soprattutto per coloro che, in momenti drammatici come questi, non hanno e non possono celebrare le feste con lo sfarzo e il dispendio a cui noi siamo un po' tutti abituati.
Alla luce del dibattito che c'è stato in quest'aula, visto il tentativo di introdurre modifiche, presentate come migliorative della legge proposta, prendo atto - almeno questo è il mio convincimento - che sicuramente avremmo fatto meglio a mantenere la legge regionale del 2006, che se non altro aveva salvato un principio: quello di individuare festività condivise (laiche o religiose) sulle quali comunque si riconosceva una disponibilità a celebrarle in modo diverso rispetto ad altri. Cito, per esempio, il dato della stampa. La stampa quotidiana osserva una serie di festività con la non uscita dei quotidiani in coincidenza del Capodanno, della Pasqua, del 1º maggio, di Ferragosto, di Natale e di Santo Stefano. Quindi, uno strumento così essenziale per la vita di noi tutti riconosce alle festività un ruolo importante, anche di riposo dal lavoro, sicuramente superiore a quello che oggi noi stiamo riconoscendo manomettendo la legge in vigore del 2006.
Credo che questo sia comunque un non voler prendere atto della situazione esistente all'interno del mondo del commercio, situazione, badate, che non riguarda solo la grande distribuzione, perché anche molte piccole imprese 1, 2 dipendenti trattano i dipendenti allo stesso modo se non in modo peggiore. Tutti, infatti, siamo uomini di mondo e sappiamo come ci si comporta e cosa accade all'interno di queste attività. Quindi cercare di trovare mediazioni per le festività del Santo Natale o della Santa Pasqua credo serva a poco, a questo punto forse vale la pena liberalizzare tutto.
Né possono essere chiamati in causa i sindaci i quali sono sottoposti ad una pressione diretta sicuramente maggiore di quella a cui è sottoposto il Consiglio regionale. Vorrei proprio vedere la capacità dei sindaci - e ve lo dice uno che il sindaco l'ha fatto - di contrapporsi o di resistere a tutela di interessi generali rispetto ad una richiesta specifica di una categoria che pretende comunque di esercitare la propria attività animata, badate, non sicuramente dallo spirito di garantire un servizio pubblico ma dal legittimo desiderio di aumentare i profitti.
Quindi condivido la proposta del collega Cocco di tornare in Commissione ma credo che non possa creare problemi a nessuno, anzi direi anche di ritirare la legge e magari di rielaborarla attraverso un riesame e una discussione più ampia e tornare qui in Aula per discutere di uno strumento che potrebbe sicuramente (se ci riflettiamo un po' tutti sopra) soddisfare le esigenze di noi tutti e le esigenze delle varie categorie che con questa legge poi si dovranno misurare.
PRESIDENTE. Onorevole Campus, risulta iscritto a parlare, ma si è iscritto oltre il primo intervento, quindi non può intervenire.
Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore del turismo, artigianato e commercio.
SANNITU, Assessore tecnico del turismo, artigianato e commercio. Per quanto riguarda la Giunta credo di dover confermare quanto ho già avuto modo di dire nell'intervento in sede di discussione generale. La Giunta sostiene che questo disegno di legge, e naturalmente anche la proposta del Consiglio, vada della direzione auspicata, cioè quella di liberalizzare per quanto è possibile il settore commercio, i servizi che sono a supporto del settore turistico e quindi tutte quelle attività legate a questo comparto.
Riteniamo che offrire la possibilità agli operatori del commercio di poter aprire gli esercizi e poter quindi offrire servizi anche nelle giornate del 25 aprile, del primo maggio (principalmente questo era l'obiettivo che si era posta la Giunta quando ha presentato il primo disegno di legge) cioè in giornate che ricadono soprattutto nella stagione "di spalla", quella che tutti quanti vorremmo che fosse in qualche modo sostenuta per ovviare alla stagionalità del turismo sostanziale, costituisca un vantaggio anche per l'economia regionale nel suo complesso e pertanto accogliamo favorevolmente gli emendamenti che sono stati approvati in Commissione.
La norma in discussione ha effetti positivi diretti anche sulle imprese e sui lavoratori perché riteniamo comunque che offrire la possibilità agli esercizi commerciali di poter ovviare all'obbligo di chiusura sia un'opportunità anche per i lavoratori, e quindi per le aziende commerciali, per presentarsi sul mercato. La liberalizzazione puiò - e questa è una preoccupazione che condividiamo, è chiaro e mi riferisco in modo particolare all'intervento dell'onorevole Diana - comporta un'esigenza di maggiore competitività sul mercato e ciò chiaramente mette in maggiori difficoltà soprattutto le strutture commerciali meno organizzate. Queste sono preoccupazioni che tutti quanti abbiamo ma è evidente che ciò comporta la necessità da parte di tutte le imprese di organizzarsi per cercare di affrontare la sfida che questa liberalizzazione comporta.
Siamo sostanzialmente d'accordo anche perché comunque viene fatta salva l'esigenza che vengano rispettate le chiusure festive e domenicali. Si trasferisce, in pratica, anche agli enti locali, e quindi alle amministrazioni comunali, la possibilità di concordare con le associazioni di categoria e con le associazioni dei consumatori la possibilità di concedere l'autorizzazione all'apertura degli esercizi commerciali.
Quindi noi siamo d'accordo per sostenere l'emendamento che è stato approvato in Giunta e naturalmente ci rimettiamo alle decisioni del Consiglio perché si vada in questa direzione.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Rassu, relatore.
RASSU (P.d.L.), relatore. Il parere è contrario sugli emendamenti numero 4, 6 e 2. Ci si rimette all'Aula sull'emendamento numero 3, mentre sull'emendamento numero 8 il parere è favorevole. Si ritira l'emendamento numero 9 nonostante sia stato espresso parere favorevole dalla Commissione.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore del turismo, artigianato e commercio.
SANNITU, Assessore tecnico del turismo, artigianato e commercio. Il parere è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 6.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, non sono potuto intervenire in sede di discussione generale perché mi sono iscritto in ritardo, credo che la battaglia che si è svolta in questi banchi tra chi difende i lavoratori e chi invece vuol fare gli interessi dei padroni (si è parlato, per la verità, tra le righe, anche della possibile battaglia religiosa sulla santificazione delle feste) nasconda un discorso di una chiarezza e di una semplicità assolute. Si passa, infatti, da una legge che sancisce una chiusura non derogabile, quindi la impossibilità (non solo per gli operatori del settore del commercio ma anche per i singoli comuni di poter comunque operare delle scelte legate aconsuetudini o occasioni, che sono certamente diverse da città a città e da paese a paese, non già a un'apertura obbligatoria (io avrei capito se la Commissione avesse proposto una legge che sostituisse la chiusura non derogabile con un'apertura obbligatoria) ma a una facoltà di apertura, a una apertura facoltativa concertata attraverso i sindaci con le organizzazioni di categoria.
E allora non possiamo un giorno dire che i sindacati rappresentano e tutelano i lavoratori, che la voce dei sindacati è la voce della Sardegna (l'abbiamo anche votato un ordine del giorno col quale addirittura si impegna la Giunta a seguire la proposta delle organizzazioni sindacali di una vertenza Sardegna) e poi sostenere che i sindacati non sono capaci di tutelare quei lavoratori che, nel commercio, vengono vessati dai padroni. Io credo che sia una questione di modernità, una questione di libertà, ma non di liberalismo - l'ho già fatto questo discorso - una questione di libertà e, consentitemi, anche una questione di fiducia nei confronti di chi, attraverso libere elezioni, ha ricevuto il mandato di rappresentare come sindaco i cittadini di paesi e di città della Sardegna. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, non sono intervenuto nel corso del dibattito, né in sede di discussione generale della legge né in sede di discussione dell'articolo, perché condividevo sostanzialmente l'orientamento prevalente nella Commissione secondo il quale si doveva superare il comma 6 integralmente. Ho sempre pensato che noi dovremmo garantire a noi stessi, alla nostra società, al popolo che tentiamo di rappresentare, anche tempi di riposo, anche momenti di riflessione, di raccoglimento in famiglia, quali sono sostanzialmente i momenti che vengono richiamati dalle principali festività che noi ordinariamente onoriamo, da quella del Santo Natale a quella del 1º maggio, la festa del lavoro.
Ma la cosa che proprio non riesco a comprendere è l'orientamento altro che si va a determinare, esponendo questa maggioranza regionale di centrodestra ad una posizione di retroguardia anche rispetto alla propria maggioranza nazionale. Tutti riconoscono (il Presidente del Consiglio, il Presidente della Camera) un valore simbolico assoluto anche alle festività civili del 1º maggio e del 25 aprile, e noi riproponiamo qua una visione ideologica che non aiuta neppure i cattolici, cioè dell'obbligo della festa solo ed esclusivamente quando questa avrebbe un carattere religioso. Poi come vengono festeggiate queste ricorrenze lo sappiamo ormai tutti quanti.
Io credo che se non si accogliesse l'emendamento numero 6, che offre ad ogni comunità l'opportunità di esercitare o non esercitare il suo diritto al riposo, sarebbe meglio votare il testo della Commissione, piuttosto che realizzare dei pasticci di natura ideologica che poco senso hanno, e anche poca giustificazione, sotto il profilo del mercato e sotto il profilo delle tutele.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Prendo in prestito il lessico usato dall'onorevole Campus, per semplicità e senza vena polemica: padroni e lavoratori. Bene, se per padroni si intendono coloro i quali dirigono le imprese, va benissimo, usiamo questo termine. Per quanto mi riguarda (e credo per quanto ci riguarda) noi non siamo contro i padroni, anzi, credo che sia nostro dovere e nostro compito agire… scusate, Presidente, la prego, so che lei non è responsabile, però…
PRESIDENTE. Io le do ragione, ha visto quanti richiami ho fatto all'Aula nel corso della serata?
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sono in credito di qualche secondo, Presidente.
Dicevo, noi non siamo contrari ai padroni, all'impresa, anzi, credo che la nostra storia dimostri, quale che sia la nostra collocazione, in maggioranza o all'opposizione, che abbiamo lavorato da sempre per creare condizioni favorevoli all'insediamento nel nostro territorio di imprenditoria privata, e abbiamo lavorato in questa direzione, e continuiamo a voler lavorare in questa direzione. Noi presentiamo un emendamento semplicissimo, che vorrei fosse giudicato alla luce della discussione che finora si è sviluppata, che rischia di aprire, rispetto all'esame degli altri emendamenti, delle contraddizioni sulle quali si è soffermato prima di me l'onorevole Uras.
Noi, nel rispetto anche di quei padroni, e anche, onorevole Campus, nel rispetto istituzionale e politico che si deve ai sindaci e alle organizzazioni democratiche delle categorie e dei lavoratori, diciamo una cosa semplicissima: rispetto a tutte quelle festività che finora non erano derogabili, se il sindaco vuole emette un'ordinanza, previo accordo con le organizzazioni chiamate ad esprimersi, e può fare tutto quello che vuole. Ma proprio nel rispetto dei padroni e degli sfruttati, io credo debbano avere voce l'uno e l'altro.
Noi diciamo questo, non c'è un atteggiamento vessatorio della minoranza dei deboli verso i potenti, c'è un emendamento che mette sulle stesse condizioni tutti. Se a Cagliari è interesse aprire il 25 aprile, vi garantisco che si aprirà il 25 aprile, perché è interesse di tutti, ma, ripeto, in un confronto serio che riconosca dignità a chi deve averla in una questione come questa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Io credo che con questa legge non risolveremo i problemi di sviluppo della Sardegna; attendiamo ben altre proposte anche dall'assessore Sannitu per risollevare il turismo sardo, per risollevare la quota di PIL che riguarda il turismo, come anche le associazioni di categoria hanno richiesto recentemente, anche durante la discussione della finanziaria.
Voi affermate nella relazione che questa liberalizzazione è attesa con ansia dai commercianti, perché durante tutto il periodo invernale attendono di poter lavorare proprio in quelle giornate, c'è scritto nella relazione, non sembra vero. Voi dite che bisogna perseguire due obiettivi: offrire la facoltà di lavorare agli operatori del settore commerciale e consentire ai cittadini sardi di poter usufruire di maggiori servizi. Noi diciamo anche che, oltre a questi obiettivi, ci sono anche i diritti dei lavoratori, ci sono i diritti delle famiglie, i diritti dei piccoli esercenti che vanno in contrasto con la grande distribuzione.
Quelle festività, a nostro modo di vedere, non possono essere derogabili, se non eccezionalmente attraverso un'ordinanza motivata del sindaco - un'ordinanza motivata perché ci devono essere problemi seri - previo accordo con i sindacati, con le associazioni dei consumatori, con le associazioni di categoria. Questo è qualcosa in più di una concertazione, è qualcosa in più di sentire semplicemente le organizzazioni, perché sappiamo che non si tratta solo dei diritti dei commercianti, ma anche di quelli dei lavoratori. E un accordo deve essere raggiunto con le associazioni che tutelano i lavoratori, cioè i sindacati.
Riteniamo che sulla base di questi principi, se c'è una motivazione seria, il sindaco possa derogare, ma lo debba fare previo accordo sottoscritto tra le parti. Riteniamo, onorevole Vargiu, che tutto ciò rientri nell'ambito del principio di sussidiarietà, ma anche nella doverosa azione di cornice legislativa che questo Consiglio regionale ha tra i suoi compiti; riteniamo che non vengano meno i diritti né degli esercenti, né dei turisti, né dei lavoratori, e che in questo modo si possa tentare di dare una soluzione al problema. Non accogliere questo emendamento mi pare pretestuoso, mi pare un modo per dire: "Il problema lo risolviamo noi", in maniera semplicistica e, secondo me, anche affrettata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario del nostro Gruppo a questo emendamento, perché ritengo che abbia tre caratteristiche negative. Primo: è pleonastico; la possibilità di derogare alla chiusura festiva e domenicale c'è già nel comma precedente, nel comma 4, mi pare, dello stesso articolo 5 della legge numero 5, quindi è del tutto superfluo reintrodurlo. Secondo: introdurrebbe un diritto di veto da parte delle organizzazioni sindacali o dei commercianti nei confronti del sindaco. Terzo: per la prima volta si condizionerebbe - e il fatto non è secondario - il potere di ordinanza del Sindaco, che è insindacabile, ed è un potere pieno, demandato a un organo monocratico, ed è quello di definire in via conclusiva le questioni. Il potere di ordinanza verrebbe infatti subordinato alla volontà di alcuni soggetti privati.
Quindi, per queste tre ragioni; perché è superfluo, perché propone un diritto di veto che è inammissibile nel nostro ordinamento da parte di un soggetto privato nei confronti di una pubblica istituzione democraticamente eletta, e perché rappresenta una limitazione del potere di ordinanza sindacale che di per sé è il potere più ampio che l'ordinamento ripone nei confronti di un organo di vertice amministrativo, questo emendamento riceverà il voto contrario del nostro Gruppo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Presidente, io non sono pregiudizialmente contro l'emendamento numero 6, tant'è che annuncio il mio voto di astensione. Io credo che, a differenza di quanto probabilmente pensiamo, stiamo parlando di questioni poco importanti. Prima di tutto la chiusura in questi giorni non determina il futuro del commercio in Sardegna, non lo determina proprio, e pertanto potremmo dedicare il tempo a argomenti ben più importanti. Secondo: la legge sul commercio ha bisogno di una rivisitazione completa, totale; non possiamo intervenire costantemente su delle leggi con operazioni spot determinate dalle pressioni di chicchessia per il caso specifico. Questo testo unificato nasce in periodo non sospetto per eliminare quel vizio nel disegno di legge iniziale che doveva cancellare la chiusura il 15 di agosto, tutto il resto non dovrebbe essere in discussione. Perciò io ritengo che il testo unificato debba essere approvato così come è.
Ma se dobbiamo discutere dei principi, e sui principi ci dobbiamo confrontare, io non ho nessuna ambizione di convincere chi non la pensa come me su una questione di principio. Io sono d'accordo perché vengano santificata le feste, e lo dico da imprenditore, da ex commerciante, dico che a tutti deve essere riconosciuto il diritto-dovere di santificare le feste, quindi sono favorevole in ogni caso alla chiusura totale sia a Pasqua sia a Natale. Poi si potrà argomentare a volontà sul 1º maggio, sul 25 aprile, sulla nascita di Maometto e quant'altro; io vivo in una Nazione e Regione dove i principi e i valori cattolici non sono indifferenti, badate bene. Io non discuto i principi degli altri, ma su questa base ci stiamo confrontando.
Troppo spesso diciamo: "Ma sì, non è importante, siamo laici, liberali" ma con tutte queste deroghe si sta perdendo il riferimento a valori e principi che per me sono importanti. Per cui pregiudizialmente non sono contro l'emendamento numero 6 e confermo il voto di astensione. Interverrò sull'emendamento numero 4 e su quelli successivi per esplicitare ancora meglio il mio pensiero.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, intervengo per ribadire il concetto che ho espresso prima sul ruolo del Consiglio regionale, e per puntualizzare che noi non siamo la Conferenza episcopale sarda, quindi l'argomento religione deve stare fuori da quest'Aula.
Noi stiamo discutendo sull'opportunità di concedere a tutti di santificare le feste, come richiamava il collega Capelli, indifferentemente dal proprio credo religioso, dalla smania, dalla voglia, dal desiderio di festeggiare o santificare, e all'interno di un numero complessivo di giorni festivi nell'arco dell'anno.
Abbiamo detto che questo è un settore non così indispensabile come lo si vuole presentare e rappresentare, e comunque, in ogni caso, anche in settori di cui nessuno mette in discussione l'importanza e la necessità di farli funzionare 24 ore al giorno per l'intero anno, ci sono delle attenzioni diverse, perché anche all'interno degli ospedali, collega Vargiu, esistono dei criteri; la domenica non lavora tutto il quadro medico e sanitario che lavora nell'arco di tutta la settimana, e chi lavora nelle giornate festive della domenica o fa i notturni, poi ha diritto a due giorni di riposo compensativi.
Questo non accade per esempio nel settore del commercio, e la stessa cosa dicasi per tutta un'altra serie di settori…
LOCCI (P.d.L.). Non è così!
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' così! Si vuole negare l'evidenza! Io non sono un medico, ho fatto l'insegnante e quindi so che cosa accade nel mondo della scuola, ma conosco anche quello che accade nel mondo delle strutture ospedaliere, e non è così: non tutti i medici sono in servizio la domenica; quando si devono aprire le attività commerciali, tutti sono lì dietro i banchi. Questo è quello che accade!
E poi, l'altra questione che volevo evidenziare è che abbiamo l'esigenza di metter mano a una legge sul commercio, che esamini gli aspetti sotto tutte le sfaccettature, e comunque faccia il punto della situazione, in un momento in cui la realtà è cambiata, le esigenze sono diverse e quant'altro.
Vorrei parlare anche dei pubblici esercizi che hanno concessioni e licenze annuali come gli alberghi e i ristoranti, che chiudono quando manca la clientela, eppure dovrebbero essere obbligati a restare aperti perché è loro dovere garantire l'attività di pubblico esercizio. Il discorso potrei allargarlo e portare mille e un'altro esempio per dire che comunque non c'è equità nell'affrontare questo argomento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Rassu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Interverrò per qualche secondo, Presidente, poiché quando si affronta una discussione è necessario essere obiettivi al massimo, o, comunque sia, dare se non altro informazione del contesto complessivo della legge, o almeno dell'articolo che ci accingiamo a modificare. Noi stiamo, di fatto, cassando il comma 6, restano in vita i cinque commi dell'articolo 5, di cui do lettura perché tanto il tempo me lo consente.
Comma 1: "Gli esercizi di vendita possono restare aperti al pubblico dalle ore 7 alle ore 22 per un limite massimo di 13 ore giornaliere". Comma 2: "Gli esercizi di vendita al dettaglio osservano la chiusura domenicale e festiva". Ripeto: il comma due impone la chiusura degli esercizi commerciali al dettaglio i giorni di domenica e festivi; io, da cattolico, ho la coscienza a posto. Comma 3: "Previa concertazione con le organizzazioni dei consumatori, delle imprese di commercio più rappresentative, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, il comune" - quindi il sindaco - "può consentire" - con ordinanza, chiaramente - "nei periodi di maggiore afflusso turistico, in occasione di eventi e di manifestazioni di particolare rilevanza, o per rispondere alle esigenze e ai tempi di vita e di lavoro dei cittadini, l'esercizio di vendita oltre le ore 22, nonché l'apertura domenicale e festiva", in casi eccezionali e di provata esigenza della vita dei cittadini.
Comma 4: "Al fine di acquisire i relativi pareri e gli eventuali accordi intervenuti tra le parti, il sindaco deve preventivamente attivare un tavolo di concertazione con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative delle imprese di commercio, delle associazioni di tutela dei consumatori e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti, sulla base dei seguenti principi: rispetto delle norme poste a tutela dei lavoratori, necessità di idonei servizi all'utenza anche attraverso la turnazione, periodo di maggior afflusso turistico, tempi di vita e di lavoro dei cittadini. I comuni, anche con accordi intercomunali, individuano i giorni e le zone del territorio nei quali gli esercenti possono derogare all'obbligo di chiusura domenicale e festiva".
Sto leggendo l'articolo 5 approvato in legge nella scorsa legislatura e rispecchiante il "decreto Bersani" dove le domeniche e i giorni festivi sono santificati. E' il rovescio della medaglia; il sindaco con ordinanza in base a esigenze può derogare l'apertura dei giorni festivi. Punto e basta. Cosa c'è? Non c'è niente di più, di strano, stiamo solo dicendo che in giorni particolari noi diamo ai sindaci la facoltà di dire che in quei giorni può restare aperto l'esercizio commerciale. Stop. Questa è la vostra legge, non la mia! Grazie.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 6.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Mula ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Campus - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Biancareddu - Capelli - Milia - Obinu - Oppi - Steri.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 68
votanti 61
astenuti 7
maggioranza 31
favorevoli 22
contrari 39
(Il Consiglio non approva).
L'emendamento numero 9 è stato ritirato.
Passiamo all'emendamento numero 4.
Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Intervengo per concludere quanto ho detto prima. Collega Sechi, con tutto il rispetto e con tutta la stima, alcuni aspetti di modifica di questa legge e alcune motivazioni da lei addotte sono inerenti al contratto nazionale di lavoro sul quale noi non abbiamo nessun potere di modificare, perciò pensiamo a quello che noi possiamo fare.
Gli orari di lavoro vanno rispettati, i turni festivi e aggiuntivi vanno rispettati secondo le regole del contratto nazionale di lavoro perciò si pagano in un altro modo, sono obbligatori i riposi successivi e quant'altro. Noi dobbiamo legiferare in questa ottica; non stiamo pensando a un contratto nazionale di lavoro, che deve essere rispettato, e chi deve controllare ha l'obbligo di controllare, l'obbligo e il dovere di sanzionare. Noi non entriamo in questo campo, noi stiamo facendo altro, così come noi non abbiamo necessità, come diceva il collega Rassu, di normare; stiamo dando solo la facoltà ai sindaci. Ma se mi si pone un problema di scelta io sottolineo che troppo spesso si è liquidata la questione dicendo: "Ma sono problemi etici, sono problemi di altro genere". Io non sto ponendo un problema etico, ma se qualcuno ne fa un problema etico continuo a dire che la Pasqua e il Natale vanno santificati e non mi vergogno di dirlo!
Troppo spesso, infatti, si dice: "Sì, ma qual è il problema del crocifisso? Noi siamo in una società multietnica, siamo liberali". Perfetto, intanto il mondo continua a andare come sta andando e si ha quasi paura di riconoscere i propri principi e valori pur rispettando quelli degli altri. Io non ho espresso giudizi su chi la pensa diversamente e non penso con questo mio intervento, con quelli precedenti in Commissione, di convincere gli altri, non lo penso, minimamente, però voglio che siano rispettati i miei convincimenti. Con questa teorizzazione noi abbiamo mandato via un commissario europeo perché si è dichiarato cattolico! E lasciamo passare tutto! Il mio partito non può consentire questo. Ecco perché il voto di astensione sul precedente emendamento e il voto a favore sul nostro emendamento.
E poniamo la questione sotto un profilo etico, etico, che deve dare la possibilità ai lavoratori e ai datori di lavoro di santificare, nel modo in cui riterranno più opportuno, quelle feste riconosciute internazionalmente e (se non fossero riconosciuti internazionalmente) nella mia nazione e nella mia regione, per le quali io spendo delle parole a sostegno. Altrimenti non valgono gli emendamenti, rimanga il testo quale era.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, tengo a precisare un punto, perché altrimenti non si capisce da dove siamo partiti e dove dobbiamo arrivare. Personalmente io ho votato il testo che attualmente è in vigore, lo dico anche alla Giunta. Il testo che è in vigore (lo ricordo anche a noi cattolici) stabilisce, onorevole Capelli, che non siano derogabili tutte le festività cattoliche importanti - primo gennaio, Pasqua, il 25 e il 26 di dicembre - e stabilisce anche che non siano derogabili due festività civili, una, quella sul lavoro, il primo maggio (e noi siamo in una Repubblica fondata sul lavoro che è un valore costituzionale) e l'altra, il 25 aprile, che è la data della liberazione dal giogo nazifascista dello Stato italiano e del suo popolo. Queste sono le sei festività.
La Giunta propone di cancellarne alcune, la Commissione propone di cancellarle tutte, ma se noi accettiamo la posizione della Giunta, cioè di cancellarne alcune, la posizione sua, onorevole Capelli, non è di uno che subisce la discriminazione, ma è di uno che la fa la discriminazione! Nei confronti di chi? Noi tutti sentiamo anche il valore costituzionale del lavoro e della libertà. Io credo che la cosa migliore sarebbe stata che la Giunta si occupasse dei disoccupati e non si occupasse di questa vicenda in modo indegno come se n'è occupata! La prima cosa. La seconda cosa, visto che se n'è occupata, almeno non faccia danni, perché se trattiamo tutte le festività nello stesso modo e diamo la potestà ai sindaci di operare in caso di straordinarie eccezioni, di straordinari eventi, forse potremmo rimediare, sennò ci fate l'ennesima brutta figura, lo dico all'Assessore! E' una proposta veramente che getta discredito sul Consiglio regionale, su chi la voterà alla fine e sicuramente sulla Giunta che l'ha proposta.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori, Presidente.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Capelli, però siamo in fase di votazione.
CAPELLI (U.D.C.). Per chiederle se posso proporre un emendamento orale.
PRESIDENTE. Siamo già in fase di votazione.
CAPELLI (U.D.C.). Infatti sto chiedendo se posso.
PRESIDENTE. Siamo in fase di votazione, stiamo già votando l'emendamento, casomai l'emendamento orale doveva essere proposto prima che l'emendamento venisse messo...
CAPELLI (U.D.C.). Ma alcuni ragionamenti stimolano...
PRESIDENTE. Se l'Aula è d'accordo illustri la proposta...
CAPELLI (U.D.C.). Oppure, se mi consente due minuti di sospensione, posso cercare di concordare un eventuale emendamento orale.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta per due minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 22, viene ripresa alle ore 18 e 29.)
commerciali" (15/A)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Presidente, l'emendamento orale che propongo purtroppo non è quello che avrei voluto proporre, comunque propongo di cassare dall'emendamento numero 4 le parole: "festività del 1º gennaio" e "26". Chiedo altresì la votazione nominale.
PRESIDENTE. Allora, la proposta dell'onorevole Capelli è che dall'emendamento numero 4 vengano eliminate le date del 1º gennaio e del 26 dicembre.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Volevo far notare che un emendamento in questi termini era già stato presentato, è l'emendamento numero 9 che è stato, appunto, ritirato. Quindi presentare...
CAPELLI (U.D.C.). No, non è uguale.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Cosa cambia? Si mantengono le giornate di Pasqua e del 25 dicembre.
CAPELLI (U.D.C.). E' stato ritirato!
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ma, appunto, cioè dico se...
PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, mi scusi. Allora, l'emendamento numero 9 è stato ritirato, quindi l'Aula non si è espressa per cui c'è sempre la possibilità di riproporlo. Bisogna soltanto dire se si consente all'onorevole Capelli di presentare l'emendamento orale.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Io non sono favorevole perché se si è raggiunto un accordo per ritirarlo mi sembra superfluo riproporlo, quindi io non sono favorevole a consentire l'emendamento orale.
PRESIDENTE. Proseguiamo allora con le dichiarazioni di voto sull'emendamento numero 4.
Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sono sempre favorevole, quando ci sono delle iniziative, al loro esame, poi sarà l'Aula ad accogliere o a respingere l'emendamento. Posso essere contrario alla proposta, ma sono favorevole a che la proposta possa essere presa in esame.
Ritornando al discorso precedente, io continuo a dire che sono favorevole a santificare, o meglio, a festeggiare tutte le ricorrenze possibili che si possano comprendere all'interno di date ed eventi che meritano una considerazione come tale, oltre a quelle stabilite da calendari, da norme, da prassi e da tradizioni. Noi spesso siamo portati ad adattarci. Io ricordo il dramma che la società sarda ha attraversato quando venne modificato il calendario scolastico in Sardegna anticipando l'inizio delle lezioni a metà settembre perché ciò voleva dire mettere in discussione una serie di tradizioni legate alle attività campestri, alla vendemmia, ai lavori della campagna, alla raccolta, alla conservazione dei frutti, eppure all'interno di una tradizione globalizzante abbiamo subito.
Così come non avevamo accolto con favore la soppressione della festività dell'Epifania, che in Sardegna viene ricordata come la festività dei tre re o de is tres reis, che fra l'altro era la festività in cui, anni addietro, venivano dati i doni ai bambini, però siccome noi siamo sempre pronti e disponibili ad abbracciare le tradizioni degli altri e a cancellare le nostre abbiamo accettato anche questa soppressione. Poi dobbiamo ricordare, e penso di non ricordare male, che tra le tante cose che Craxi fece, nel bene o nel male, visto che se ne sta parlando oggi, ci fu proprio il ripristino della festività dell'Epifania, che venne favorevolmente accolto dal mondo della scuola, ma anche dalle famiglie perché comunque era una festività importante, che aveva anche dato origine, fra l'altro, a un modo di dire ("con l'Epifania tutte le feste se ne vanno via") che invece la legge, sopprimendo la festività, aveva reso inutilizzabile.
Allora io credo che comunque la discussione si sia protratta anche troppo. Torno a dire che bene avrebbe fatto l'Aula a lasciare la legge in vigore che abbiamo perché era quella che comunque salvava una situazione. Ci riproponiamo tutti di ritornare con una proposta di legge ampia e articolata sul commercio che contempli tutta un'altra serie di...
PRESIDENTE. Onorevole Sechi, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, io esprimo personalmente - ma penso poi sarà il Gruppo a esprimersi - il voto contrario all'emendamento.
Onorevole Capelli, lei sa quanto io tenga in considerazione i suoi ragionamenti e se è vero che per noi la festività di Pasqua e del Natale (per chi crede, per chi orgogliosamente difende la propria appartenenza e la propria storia) sono dei momenti fondamentali, è altrettanto vero che - e l'ho imparato bene in quest'Aula - bisogna arrivare a dei compromessi; dei compromessi rispetto a chi, altrettanto fortemente, rivendica la "santità" di festività laiche come il 25 aprile o il 1º maggio, e quindi voterò contro quest'emendamento.
Vorrei concludere con un argomento, che forse può anche aiutarci a capire perché non dobbiamo assolutamente ragionare solo con quello che ci viene dettato dal cuore. Scatenerò forse l'ilarità di questo consesso ricordando il detto famoso "Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi", che esprime nella saggezza popolare quello che di fatto avviene. La Pasqua, in un periodo di bassa stagione, è comunque utilizzata per recarsi in luoghi che hanno una qualche attrattiva. Ora, renderli meno ospitali o meno attrattivi in quanto gli si impedisce di poter essere...
CAPELLI (U.D.C.). Il senso religioso è un altro, fortunatamente.
CAMPUS (P.d.L.). Certamente, infatti sto parlando in senso laico e pragmatico, e infatti ho detto non ragionando col cuore, ma ragionando con lo spirito del legislatore, credo che comunque impedire a un sindaco di poter consentire agli esercizi commerciali di poter rimanere aperti a Pasqua nel momento in cui magari finalmente c'è qualcuno che può comprare, mi sembrerebbe, anche da buon cattolico, comunque una forma di violenza nei confronti di quei territori.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Presidente, precedentemente avevo chiesto di intervenire per manifestare la contrarietà all'emendamento orale, nonostante abbiamo tutti un profondo rispetto e una grande considerazione per l'onorevole Capelli, perché nel merito avrebbe significato fare una retromarcia rispetto a quello che abbiamo dichiarato e approvato finora.
Voglio associarmi a ciò che ha appena detto l'onorevole Campus per dichiarare che, tutto sommato, quello che abbiamo bocciato, il primo emendamento dell'opposizione, sembrava una sorta di "compromesso storico" venticinque anni dopo: cioè io ti do Natale e Pasqua e tu dall'altra parte mi dai il 1º maggio e il 25 aprile. Noi ovviamente abbiamo manifestato una grossa contrarietà a questo scambio anche perché, come ha ben detto il Presidente della Commissione, la legge nel suo impianto va bene così com'è, con solo l'abrogazione e la possibilità di permettere ai sindaci e quindi ai territori di decidere se avere, mantenere o meno la festività.
In quanto poi al laicismo e al cattolicesimo, chi è cattolico può andare a messa il sabato e chi è laico non ci va e i lavoratori mantengono inalterate le loro ore di lavoro settimanali (come è necessario a me per più di vent'anni pur facendo i turni) perché gli orari di lavoro si articolano su cinque giorni o su sette giorni ma le ore settimanali rimangono uguali. Oltretutto se uno lavora nella giornata festiva guadagna anche il doppio, per cui non capisco questa levata di scudi da parte dell'opposizione. Mi sembra una posizione molto strumentale, di difesa (per modo di dire) dei lavoratori, pur trovandoci in una situazione di depressione economica paurosa. e noi stiamo cercando in questo modo di favorire proprio i tanti disoccupati che ci sono in giro per la Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, colleghi, credo che non risolveremo i problemi economici dalla Sardegna e del mondo del lavoro con una leggina di questo tipo, e sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Io su questo emendamento - credo anche a nome del mio gruppo - esprimo un voto di astensione. Non avrei avuto difficoltà a votare a favore se fossero state aggiunte anche le giornate del 1º di maggio e del 25 aprile, ma non voglio, con ciò, aprire nessuna questione che vada a dire o questo o quello o quell'altro. Anzi, dirò di più: credo che piuttosto che approvare una legge che aggiunge obbrobrio ad obbrobrio sarebbe meglio lasciare tutto com'è. Ma se proprio si approvare una legge che abroga un articolo è meglio lasciarla così com'è stata portata in aula nel testo congiunto delle Commissioni piuttosto che aggiungere norme che non stanno né in cielo né in terra.
Altra questione: disciplina del commercio. La regolamentazione del commercio un'esigenza che non è sentita soltanto dei lavoratori. Badate bene, qua si sta facendo un ragionamento di questo tipo: si sostiene che da questi banchi si stanno difendendo esclusivamente coloro che lavorano nei centri commerciali e dagli altri banchi coloro che i centri commerciali li dirigono. E' una cosa anche questa fuori dal mondo. Ovviamente è fuori dal mondo perché regolamentare il commercio e prevedere che alcune giornate siano inderogabili è un'esigenza anche degli operatori commerciali. E porto un esempio concreto di questioni alle quali abbiamo già assistito anche in tempi non certamente molto lontani.
Prendete l'area metropolitana di Cagliari, il comune di Cagliari, il comune di Quartu, il comune di Quartucciu, il comune di Selargius, il comune di Monserrato, eccetera eccetera. Se in determinate giornate, come è accaduto e come accadrà, uno di questi comuni, per esempio il comune di Quartucciu, emanerà un'ordinanza sindacale per permettere l'apertura degli esercizi (nel caso in esempio il centro commerciale "Le Vele") dal punto di vista degli operatori commerciali dei comuni limitrofi questa è una cosa assolutamente svantaggiosa perché favorisce coloro che operano a Quartucciu e sfavorisce coloro che a Quartucciu non operano, ma si trovano a pochi chilometri di distanza.
La inderogabilità di alcune giornate significa che la Regione Sardegna stabilisce che in quelle giornate gli esercizi commerciali restano chiusi e questo lo fa per difendere i lavoratori da un lato ma lo si fa anche per difendere le esigenze del commercio e di coloro che sul commercio operano, ovvero gli imprenditori che non vogliono subire concorrenza sleale attraverso la decisione di un sindaco amico che ritiene di fare quell'operazione perché a due chilometri di distanza le regole sono completamente differenti. Credo che non risolveremo il problema del lavoro e della disoccupazione cronica di quest'Isola permettendo operazioni di questo tipo, piuttosto...
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Dichiaro il voto contrario e chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Dichiaro il voto di astensione su questo emendamento. Ne approfitto anche per dare qualche risposta a chi, come l'onorevole Locci, ci ha accusato di tentare, con questo emendamento, come una sorta di "compromesso storico".
Io credo intanto che sia sbagliata anche la discussione. Io credo che ci siano dei valori cattolici, laici, dei valori universali che ci tengono insieme e credo che più che le date del calendario siano i valori relativi alla tutela dei più deboli. Io penso, per esempio, all'impegno che tutti noi dobbiamo mettere nell'eliminare il taglio ai piani personalizzati; questo mi sembra un valore cattolico, mi sembra un valore laico, mi sembra un valore direi dell'uomo, dell'uomo nella sua globalità.
Dobbiamo mettere più impegno nel risolvere i problemi del lavoro nel complesso, quindi è necessario un piano per il lavoro, un impegno maggiore per quanto riguarda la crisi dell'industria. Su questi temi dobbiamo misurarci, anche sulla base dei valori di riferimento, non sul calendario. Questa legge non risolve assolutamente i problemi della Sardegna e ritengo che anche ciò che c'è scritto nella relazione, cioè l'ansia che avrebbero i commercianti di poter finalmente aprire in queste giornate, non sia vero.
Noi dobbiamo fare la nostra parte come legislatori tenendo conto che ci sono dei principi da tutelare che non riguardano soltanto il commercio, che non riguardano soltanto la grande distribuzione. Era questo il senso del nostro emendamento che avete bocciato. Noi riteniamo che l'emendamento presentato da Capelli non risolva interamente la situazione e comunque il nostro voto di astensione ci sembra doveroso.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 4.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Biancareddu - Capelli - Cappai - Contu Felice - Milia - Obinu - Steri.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Cherchi - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Matteo - Solinas Christian - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Agus - Barracciu - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 66
votanti 43
astenuti 23
maggioranza 22
favorevoli 7
contrari 36
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione il testo dell'articolo 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 67
votanti 66
astenuti 1
maggioranza 34
favorevoli 41
contrari 25
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.)
Passiamo all'emendamento numero 8. Ricordo che nel testo, al punto 1 bis, per errore è stato indicato "titolo" anziché "articolo". Ricordo altresì che l'onorevole Cuccureddu ha proposto un emendamento orale.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Considerando che probabilmente l'onorevole Capelli potrebbe opporsi, la ritiro.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 8. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'emendamento numero 3. Voglio precisare all'Aula che in via del tutto eccezionale - per cui non può costituire precedente - la Presidenza ha deciso di considerare ammissibile l'emendamento numero 3, nonostante la sua estraneità all'argomento, per consentire ai Comuni e alle Province, attraverso la proroga dei termini, di ottenere i rimborsi per le ingenti spese sostenute per la realizzazione dei lunghi e complessi lavori, resi necessari dalla drammatica emergenza determinata dalle alluvioni dell'autunno del 2008.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 3.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Cappai ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 66
votanti 65
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 65
(Il Consiglio approva).
Passiamo alla votazione finale della legge.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, esordisco con una piccola riflessione. Questo Consiglio, che approva tante leggi utili, qualcuna anche indispensabile, e che le affida all'esecuzione della Giunta regionale, all'attuazione e all'applicazione delle strutture dell'amministrazione regionale, si ritrova importanti normative e importanti dotazioni finanziarie congelate, surgelate, non spese. Ci dice la Corte dei Conti che, solo per due esercizi, cioè un accumulo di residui passivi in materia di lavoro di un miliardo e quasi 200 milioni di euro. Nell'ultima finanziaria abbiamo dovuto votare unanimemente una norma di conservazione di 143 milioni di euro, destinati al lavoro e non spesi negli esercizi passati.
Assessore, Assessori, noi vorremmo che la Giunta si occupasse di questi problemi, vorremmo cioè che la Giunta si occupasse di verificare che le norme, soprattutto quelle che approviamo unanimemente, a larghissima maggioranza, dopo ampie discussioni, venissero attuate regolarmente. E ci auguriamo anche che la Giunta si impegni per verificare le ragioni per le quali non si sono spese quelle importanti dotazioni finanziarie per il lavoro, perché aprire due giorni, tre giorni di più i negozi, per permettere che sempre gli stessi clienti effettuino acquisti, quelli che hanno il privilegio di avere un reddito, e non sempre un reddito da lavoro, beh non sarà una grande conquista, ma sarà la certificazione di un nuovo significativo e decisivo fallimento della politica delle istituzioni democratiche.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Rassu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Presidente, sarò velocissimo, invito i colleghi a guardare il calendario, dove sono segnate in rosso le festività, e ritorno al comma 2 dell'articolo 5, che stabilisce inderogabilmente che "gli esercizi di vendita al dettaglio osservano la chiusura domenicale e festiva". Con la legge approvata il Sindaco, con una ordinanza, può ordinare l'apertura. Ora, se osserviamo il calendario, tutti i giorni indicati sugli emendamentiu (il giorno di Natale, il giorno dopo Natale, il 1º di gennaio, il giorno di Pasqua ) sono festivi e la legge prescrive la chiusura. Tutte le date riportate negli emendamenti, ed erano riportate nel comma 6 dell'articolo 5, sono riportate nel calendario, per essere chiari, come giornate festive, per cui la legge di fatto impone, al comma 2 dell'articolo 5, che in quelle giornate gli esercizi commerciali devono rimanere chiusi.
Io voglio vedere il Sindaco di un paese, o di una città, che emani un'ordinanza imponendo l'apertura degli esercizi il giorno di Natale. Dov'è che può farlo? Può farlo in quei pochissimi centri (penso a Fonni) dove magari c'è mezzo metro di neve e la gente vi si reca sciare. Allora sì che il Sindaco potrebbe ordinare in quel giorno, in quei due giorni, di tenere aperti gli esercizi, perché magari il maggiore afflusso turistico potrebbe giustificarlo. Quel comma a suo tempo venne previsto per concedere una deroga per Cagliari, questa è la realtà! Perché continuiamo a dire cose che non sono vere? Ripeto, controllate il calendario e vi accorgerete che il comma 2 prevede che gli esercizi di vendita al dettaglio osservino la chiusura domenicale e festiva e che tutte le date indicate sono festive nel calendario. Quindi stiamo migliorando la legge. Ribadisco che è necessario metter mano alla legge sul commercio, che è indispensabile rivisitarla, ma di questo in Commissione abbiamo già parlato, è d'accordo anche la Giunta, e a breve noi lo faremo. Ecco perché esprimo parere favorevole a questa norma di legge, che semplifica e migliora il testo della legge 5.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, io credo che l'onorevole Uras, che ascolto sempre con notevole interesse, oltre che, spesso e volentieri con piacere, abbia fatto una premessa assolutamente condivisibile nel suo intervento, richiamando la gravità della situazione, i gravissimi problemi che si devono affrontare e, perché no, ricordandoci gli enormi ritardi con cui molti settori della macchina regionale contribuiscono a rendere ancora più grave questa crisi. E' quindi un richiamo alla Giunta, ma penso io, anche il Consiglio, alla necessità di una maggiore incisività nell'affrontare questi problemi.
Però, se è vero che de minimis non curat praetor,è altrettanto vero che non deve aver oppresso o stancato la Giunta proporre un disegno di legge uguale alla proposta di legge dei consiglieri, che in un solo comma si pone semplicemente nelle condizioni di migliorare una legge esistente, e si può fare solo con legge, e si può fare solo qui. Quindi non credo di sentirmi minimamente né sminuito nel mio ruolo di consigliere, né svilito nel mandato popolare, perché per correggere una legge occorre un'altra legge.
Certamente, sono solo sei giornate, però la legge affronta un problema che è stato sollevato da Sindaci della Sardegna, da operatori di categoria, e cerca di fare chiarezza. Sappiamo tutti che ci sono state auto-denunzie, proteste, da parte di sindaci per difendere i propri territori e forse - è vero - abbiamo prolungao troppo i lavori alla ricerca di un accordo che, come si è visto, era praticamente impossibile raggiungere, perché troppo spesso ci si arrocca su posizioni di parte.
Però ritengo, ripeto, molto ingiusto, onorevole Uras, pensare che oggi noi dovremmo tutti uscire col capo cosparso di cenere da questo consesso, semplicemente perché abbiamo avanzato una proposta chiarificatrice che semplifica, e che fa ricadere tutto quello che è demandato alla sensibilità di ciascuno di noi, sia essa religiosa, sia essa laica, sulla responsabilità dei sindaci.
Io sono stato sindaco e ciò che fanno i sindaci è soggetto alla valutazione dei propri concittadini. Se qualche sindaco - com'è stato detto dai banchi della sinistra - ubbidirà ad alcuni commercianti più prepotenti o più ricchi e andrà contro tutto il resto della città sarà quella città o quel paese e che saprà come punirlo nella maniera più democratica possibile, non riconfermandolo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, noi voteremo contro questa legge anche perché mi è pervenuta adesso, Presidente Rassu, la protesta delle associazioni dei consumatori che sembrerebbero non essere state audite nella discussione in commissione. Noi, del resto, non consideriamo assolutamente indispensabile una proposta di legge che limiti (come se i problemi del commercio fossero legati solamente alla chiusura del 25 aprile e del 1º maggio) solamente a questi due giorni l'eliminazione di una serie di chiusure per festività che sono assolutamente una tradizione storica per le nostre comunità.
Io penso che su questa legge si sia discusso anche troppo, io penso che la Giunta, il Consiglio regionale, si debbano impegnare, così com'è stato detto, così come autorevolmente ha ribadito il Presidente della commissione, a definire un progetto di riforma complessivo della legge sul commercio, che tenga conto dei veri problemi che il settore vive e che non si limiti solamente ad alcuni "spot" propagandistici legati alla eliminazione delle chiusure per due festività che assolutamente non può, non dico risolvere, ma nemmeno intaccare minimamente ai problemi del settore commerciale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, è del tutto evidente che è necessaria una riforma del commercio perché siamo intervenuti nell'ultimo collegato e abbiamo modificato alcuni aspetti, ma rimangono altri aspetti emergenziali. Non so se provvederà qualche Gruppo o se sarà la Giunta a imprimere impulso ad una riforma complessiva della legge numero 5, anche perché il settore commerciale sta vivendo un'evoluzione importante.
Anche con la precedente legge, quella sull'agriturismo, si è andati ad incidere sulla legge numero "5", si è data la possibilità alle piccole e medie strutture di vendita, di derogare alla normativa sulle superfici, quindi anche alterando gli equilibri che la legge stessa aveva definito. Qui si è solo ed esclusivamente andati ad incidere su un aspetto di carattere ideologico, che aveva una scarsa efficacia ed era punitivo nei confronti di un settore, il turismo, in virtù di un pregiudizio, non so se culturale o antropologico, secondo il quale i turisti in Sardegna contaminano la nostra cultura, contaminano i nostri valori identitari.
Da li sono discese una serie di norme di tutti i generi, dall'abolizione degli enti sul turismo a questo intervento. Soprattutto la chiusura che ricordava l'onorevole Capelli, del 15 agosto, era realmente punitiva nei confronti di un settore che necessita di servizi. Quindi si è espunta dall'ordinamento regionale una norma che ci aveva resi ridicoli a livello mondiale, perché ricorderete che anche l'Agenzia Reuters aveva battuto la notizia: "in Sardegna si chiude a Ferragosto", che era stata poi ripresa da altre 150 testate internazionali, dall'Australia al Sud America.
Quindi abbiamo eliminato dall'ordinamento questa piccola norma, ma ciò non significa che abbiamo approvato la riforma del commercio, abbiamo semplicemente riportato a normalità quello che è un principio normativo ordinario.
L'Italia dei Valori spesso ci richiama ad evitare le leggi ad personam, noi avevamo delle leggi "ad urbem" perché nella norma si prevedeva che in Sardegna fosse inderogabile la chiusura ma a Cagliari, in virtù di una festa importante, si potesse aprire. Noi abbiamo evitato che ci fossero leggi indirizzate su una specifica realtà, abbiamo semplicemente riportato un po' d'ordine. Con l'eliminazione delle tasse sul lusso da parte della Corte costituzionale e della Corte di giustizia europea, con l'inizio delle modifiche al Piano paesaggistico regionale ed espungendo questa norma…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Presidente, io ovviamente voterò a favore della legge pur essendo conscio di non partecipare a scrivere una pagina importante della storia dell'autonomia regionale. Era un momento che si poteva sicuramente dedicare a ben altro, e soprattutto io credo e spero che questo sarà l'ultimo atto in cui qualcuno, che sia maggioranza o che sia minoranza, cerchi di fare da solo delle riforme "di legislatura". Che cosa intendo con questo? Questa legge regionale nacque come riforma di legislatura ma non fu concertata nel modo dovuto e noi stiamo rischiando di seguire quella via. Una riforma, come ho detto in Commissione, è importante e lascia un segno nel tempo se concertata tra le parti presenti in Consiglio e con le parti sociali.
Io non vorrei fare opposizione o rappresentare argomenti di opposizione ma semplicemente di costruzione. Credo che, invece di rispondere alle sollecitazioni esterne che ci costringono a approvare queste leggi non condivise (che sia l'associazione dei consumatori o l'associazione dei commercianti) dovremmo verificare la corretta applicazione della legge esistente, per esempio, sull'articolo 8, cioè sui programma urbanistico-commerciali, dove erano stati assunti precisi impegni di deliberazione dalla Giunta di allora, e quindi oggi in carico a questa nuova Giunta, perché i comuni potessero finalmente normare un corretto sviluppo del settore commercio nei centri storici, nelle aree metropolitane e nella Sardegna più in generale. Nessuno tiene conto di questo! Mentre io credo che al commercio serva rendere conto di questo!
Serve un'organizzazione seria e definitiva, una programmazione seria e definitiva, e non programmazioni di interventi di fine legislatura per le quali, vuoi nel settore commercio, vuoi nel settore artigianato, vuoi nel settore sanitario, ci stiamo semplicemente affidando alle riforme della maggioranza di turno col risultato che i cittadini e gli operatori non ci stanno capendo più nulla.
Noi abbiamo bisogno di riforme - e vorrei partecipare insieme a voi a scriverle - che non vengano messe in discussione ogni quinquennio, ma che gratifichino tutti noi perché capaci di lasciare il segno tra le normative legislative della Regione Sardegna. Questa non è sicuramente una di quelle.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intervengo per annunciare il voto contrario a questa legge che non ci ha soddisfatto nemmeno nella sua proposta iniziale, che pure era migliore rispetto a quella risultante dagli emendamenti presentati. E' una legge brutta, che riguarda il comparto del commercio, comparto che necessita di una legge articolata e che e affronti tutti gli aspetti del settore e delle sue diverse articolazioni. Utilizza poi la leva del turismo per richiamare l'opportunità del rilancio dell'economia e delle attività commerciali.
Io non voglio contraddire il collega Cuccureddu ma vorrei chiedergli di quale turismo parliamo, perché, se noi pensiamo al turista di un giorno, cioè al movimento turistico che frequenta la Sardegna il giorno di Ferragosto, il giorno di Pasqua, il giorno di Natale, beh io credo che sarebbe una triste realtà quella del turismo sardo. Io sono convinto che se le attività commerciali in quei giorni rimanessero chiuse, con buona pace di tutti e soddisfazioni di altri, il movimento turistico sarebbe libero di comprare il 14 o il 16 agosto il giorno di Pasquetta o sabato Santo, la vigilia di Natale o gli altri giorni feriali. Quindi io dico: dovevate fare quest'operazione, l'avete fatta, ma per giustificare questa operazione, che ha altre ragioni, e che sicuramente non migliora ma peggiora la situazione del comparto commerciale della nostra Isola, non scomodiamo argomentazioni che sono poco credibili e che non hanno alcun fondamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Anche io, Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario. L'onorevole Capelli è intervenuto, e ha detto una cosa, secondo me, sacrosanta, visto che si è fatto appello anche ai valori religiosi: questo Consiglio dovrebbe evitare di modificare la legislazione in funzione delle maggioranze che si formano in questa Aula a seguito del voto degli elettori.
Ora è evidente che noi siamo in presenza di una proposta di legge dell'attuale maggioranza che rovescia completamente la legge finora in essere. E questo rientra proprio nella fattispecie che è stata richiamata dall'onorevole Capelli, che io credo dovremmo evitare nell'interesse di tutti. Per fare questo, io penso, nessuno di noi può credere che la discussione in cui si è sviluppata questa proposta di legge risponda a questa necessità e a questo bisogno. Proprio perché convinti profondamente di questa affermazione noi abbiamo presentato un emendamento che sostanzialmente dice questo: c'è una legge in vigore, evitiamo di fare quello che ha richiamato l'onorevole Capelli, presentiamo un emendamento che consenta, non a questa Aula, ma ai sindaci, perché credo che siano loro i soli in grado di decidere quali sono le necessità delle loro città in relazione alla questione in discussione.
Noi abbiamo detto: i sindaci con un accordo definiscano questa materia in attesa che il Consiglio possa tornarvi e legiferare, e non certamente con l'obiettivo, con l'ansia di cancellare quello che è stato fatto nella passata legislatura. Non ci avete dato ascolto, era una proposta di buon senso, questa è una delle ragioni che ci costringe ovviamente a votare contro questa legge, proprio con l'auspicio che in futuro ci si possa incontrare con questa volontà.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, io voterò contro e mi riallaccio al discorso pronunciato adesso dall'onorevole Giampaolo Diana. Credo che la richiesta dell'onorevole Pietro Cocco - quella di riportare la legge in Commissione - fosse la più sensata. Mi sembra che già arrivino voci di ricorsi, proprio perché non tutte le categorie che dovevano essere consultate sono state consultate; pensiamo, ad esempio, alle organizzazioni dei consumatori. L'onorevole Capelli ha affermato che non passeremo alla storia per questa legge e io concordo con lui perché è necessaria una proposta molto più meditata e precisa . Quindi il mio voto comunque sarà contrario.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario e per ricordare all'Aula che comunque il testo di legge che stiamo modificando - e parlo della legge sul commercio, in particolare quella di recepimento della "legge Bersani" - era stato votato da questo Consiglio all'unanimità con la sola astensione del Gruppo politico di Alleanza Nazionale nonostante fossero state presentate due relazioni, una del Presidente della Commissione Giovanni Giagu e una dell'onorevole Pisano dei Riformatori Sardi, perché in commissione non si era trovata quell'intesa che è stata poi raggiunta in Aula.
Quindi quella legge era stata votata all'unanimità; successivamente siamo intervenuti a seguito delle proteste suscitate dalla inderogabilità della chiusura nella giornata di Ferragosto. Riteniamo che intervenire in questo modo su singoli articoli, su singoli commi non sia il modo corretto di legiferare: riteniamo che occorra esaminare in maniera compiuta in Commissione e forse anche istruire meglio le leggi che noi proponiamo all'Aula, sicuramente attraverso un'azione di coinvolgimento di partecipazione, di audizione di tutte le associazioni (quelle dei consumatori, i sindacati, le associazioni di categoria) per arrivare a delle leggi che effettivamente segnino una riforma nei vari settori e non mettano semplicemente delle pezze, tra l'altro in maniera non convincente.
Noi riteniamo che questa non sia una buona legge che non abbiamo scritto una bella pagina nella storia del Consiglio regionale. Spero che questa esperienza serva anche per il futuro perché evidente la necessità di un esame più approfondito in sede di Commissione. Il nostro voto è contrario.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del testo unificato numero 13-15/A.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 67
votanti 66
astenuti 1
maggioranza 34
favorevoli 43
contrari 23
(Il Consiglio approva).
svolta mediante attività di oratorio o attività similari" (60/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del testo unificato numero 8-21-60/A.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Felice Contu, relatore.
CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge che è portata in questo momento all'attenzione dell'Assemblea reca norme per la valorizzazione e il riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari. Questa proposta nasce da una serie di proposte di legge presentate da diversi Gruppi politici (dal Gruppo dei Riformatori, dal Gruppo del Partito Democratico e anche dal Gruppo dell'U.D.C.) e tutto sommato non fa che ribadire un'esigenza molto sentita, peraltro già avvertita anche nella passata legislatura, tant'è vero che la Commissione sanità aveva già affrontato il tema, solo che la chiusura anticipata della legislatura impedì il varo della legge stessa.
Io non spenderò quindi molte parole (potrei persino rimettermi alla relazione scritta) ma mi preme sottolineare proprio questa convergenza di diverse opinioni e di diversi Gruppi politici. Storicamente almeno gli oratori parrocchiali hanno sempre rappresentato importanti centri di aggregazione, e in quest'ottica, il presente testo unificato è rivolto prioritariamente a riconoscere questa funzione.E' una proposta di legge che, come ho detto prima, nasce dalla fusione di tre proposte di legge, ovviamente con alcuni correttivi e alcune aggiunte.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(Segue CONTU FELICE), relatore. Essa è composta da dieci articoli, ne segnalo quelli che mi sembrano i più importanti. Innanzitutto è importante il fatto che non si è voluto solo cercare di aiutare con i finanziamenti regionali gli oratori cattolici, ma ci si è rivolti anche a centri di aggregazione di altre confessioni religiose che avessero siglato un patto, un accordo col Governo italiano. L'articolo 2 prevede, infatti, un protocollo d'intesa che la Giunta regionale potrà siglare con le confessioni religiose e con la stessa Chiesa cattolica. Si prevede, quindi, diciamocelo con molta franchezza, una collaborazione abbastanza intensa tra la Chiesa cattolica e gli organi istituzionali della Regione. Si tratta di un intervento mirato non tanto alla costruzione di nuovi oratori o di nuovi centri, quanto alla ristrutturazione e alla riqualificazione di quelli esistenti. Potranno essere concessi contributi anche per la realizzazione di percorsi di formazione.
L'articolo 6 obbliga questi organismi a un rendiconto preciso nei confronti della Giunta regionale. E' previsto che Giunta regionale si avvalga di un comitato tecnico, composto dai rappresentanti di questi organismi, per individuare le linee guida attraverso le quali poi questi organismi dovranno funzionare. Ripeto, non occorrono molte parole perché è un argomento ormai che è fatto proprio dalla maggioranza di quest'Aula, e quindi io non posso che raccomandarne la votazione favorevole.
Voglio aggiungere che, su suggerimento della Commissione bilancio, abbiamo modificato un articolo finanziario, nel senso che abbiamo riportato i capitoli previsti a quelli che erano indicati nel primitivo progetto di legge. Non ho altro da aggiungere.
PRESIDENTE. Con la relazione dell'onorevole Contu terminiamo i lavori di stasera. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Giuseppe Cuccu. Ricordo che coloro che intendono intervenire devono iscriversi nel corso del primo intervento, quindi domani mattina. I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 19 e 21.