Seduta n.339 del 26/07/2012 

CCCXXXIX Seduta

Giovedì 26 luglio 2012

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 03.

SANNA MATTEO, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del 13 giugno 2012 (331), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Antonio Cappai, Pietro Cocco, Mariano Contu, Michele Cossa, Angelo Cuccureddu, Francesco Meloni, Antonio Pitea e Paolo Terzo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 26 luglio 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di interpellanza

PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interpellanza pervenuta alla Presidenza.

SANNA MATTEO, Segretario f.f.:

"Interpellanza Pitea - Steri - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu sulla situazione di disagio e di danno economico lamentato dai titolari di concessioni demaniali per l'esercizio di attività di acquacoltura a seguito delle sanzioni penali e amministrative inflitte a operatori del settore da parte di organi di polizia per asserite violazioni all'articolo 6, comma 1, del decreto ministeriale 29 settembre 1995 e agli articoli 3 e 4, all'articolo 10, comma 1, lettera a), all'articolo 11, comma 1, all'articolo 12, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 9 gennaio 2012, n. 4". (348)

PRESIDENTE. Considerate le numerose assenze sospendo la seduta sino alle ore 10 e 15.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 05, viene ripresa alle ore 10 e 28.)

Discussione del documento "ERSU di Cagliari. Legge regionale 14 settembre 1987, n. 37, articolo 6. Approvazione proposta di statuto" (Doc. n. 25/XIV/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento numero 25. Comunico all'Assemblea che la discussione del documento numero 25 "ERSU di Cagliari" si terrà con le seguenti modalità: dopo la discussione generale sul documento si procederà alla votazione dell'ordine del giorno di approvazione dello statuto. Non è consentito presentare emendamenti al testo.

Dichiaro aperta la discussione generale. Ha facoltà di parlare il consigliere Sanjust, relatore.

SANJUST (P.d.L.), relatore. Presidente, l'illustrazione del documento, per quanto attiene l'ERSU di Cagliari, la farò io, mentre, per quanto riguarda l'ERSU di Sassari, la farà il collega Amadu. Penso sia importante che anche i colleghi che non fanno parte dell'ottava Commissione abbiano la possibilità di conoscere l'iter che ha portato, per la prima volta oggi in Aula, il Consiglio regionale a dover ratificare gli statuti degli enti regionali per il diritto allo studio. Quindi, anche se mi scuso con i colleghi perché dovrò soffermarmi qualche minuto, penso sia comunque importante dare seguito alla relazione.

Nella seduta antimeridiana del 22 maggio del 2012 la Commissione ottava ha deliberato all'unanimità la rimessione dello statuto dell'Ente regionale per il diritto allo studio di Cagliari all'approvazione dell'Assemblea, ai sensi e per gli effetti di quanto disposto dall'articolo 6 della legge numero 37 del 1987 che istituiva gli ERSU. Con grande soddisfazione di tutte le componenti politiche rappresentate in seno all'organo consiliare, la Commissione ha dato atto al consiglio di amministrazione dell'Ente di aver saputo saggiamente mediare e infine accogliere le osservazioni e i suggerimenti che più volte sono stati rivolti agli organi di vertice dell'Ente, finanche da parte della Presidenza del Consiglio.

Numerose vicissitudini, infatti, hanno caratterizzato, sin dal 2009, l'iter di formazione dello statuto dell'ERSU di Cagliari, di fatto tortuoso e combattuto. Ad onor del vero, non si può prescindere neppure dal sottolineare l'assenza assoluta di precedenti ai quali richiamarsi: per la prima volta, infatti - nonostante si abbia notizia di alcuni tentativi passati, mai approdati tuttavia in Consiglio regionale - gli ERSU sardi hanno proceduto, pressoché in contemporanea, a dotarsi di un proprio statuto. Pertanto, senza timore di smentita, si può affermare che solo in questa legislatura la Commissione ottava prima, e ora l'Assemblea sarda, si sono trovate nelle condizioni di poter approvare l'atto fondamentale degli ERSU, che è la più viva e diretta espressione dell'autonomia normativa degli enti regionali, anche considerato che, con le leggi regionali di riforma degli enti del 2006, l'approvazione degli statuti delle nostre agenzie sono stati assegnati alla competenza della Giunta regionale.

Gli ERSU invece non sono stati investiti da tale riforma e lo statuto, nella fattispecie, è rimasto di emanazione del consiglio, anche per ragioni riconducibili alla loro natura di enti sui generis, in parte regionali, ed in parte universitari, come dimostra la composizione del consiglio di amministrazione, che solo per metà è espressione politica, e per l'altra metà è espressione diretta delle componenti degli studenti e dei docenti universitari.

Presidente, io capisco che l'argomento non sia dei più entusiasmanti, però, se ci potesse essere da parte dell'Aula un minimo di attenzione, sarei grato.

Ripercorrendo in sintesi le tappe, che per quanto lungamente hanno infine condotto a ristabilire le corrette procedure normative e a salvaguardare la legittimità degli atti, si ricorda che in data 15 settembre 2010…Io mi fermo, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Sanjust, ha ragione, mi scusi. Prego i colleghi di prendere posto, chi deve conversare lo faccia fuori dall'aula. La pregherei, onorevole Sanjust, di continuare. Grazie.

SANJUST (P.d.L.), relatore. Mi dispiace che ciò avvenga soprattutto da parte di chi non finisce mai, a margine di ogni seduta, di dire di far silenzio e poi, dopo che ha finito di parlare, esce e non ascolta gli altri.

Ripercorrendo in sintesi le tappe che, per quanto lungamente, hanno infine condotto a ristabilire le corrette procedure normative e a salvaguardare la legittimità degli atti, si ricorda che in data 15 settembre 2010 è pervenuta, per conoscenza, all'ottava Commissione, la deliberazione del consiglio di amministrazione dell'Ente regionale per il diritto allo studio universitario di Cagliari, numero 26 del 9 settembre 2010, concernente la modifica del proprio statuto in conformità alle novità introdotte in tema di controlli sugli atti dall'articolo 1, comma 23, della legge regionale numero 5 del 28 dicembre del 2009.

L'amministrazione dell'ERSU, in tutta evidenza, aveva ritenuto che lo statuto che si voleva modificare nel 2010, deliberato dal consiglio di amministrazione in data 15 settembre 2009, fosse un atto perfetto e giuridicamente esistente. Tuttavia, trattandosi di fonte, seppure regolamentare, di rango superiore rispetto agli altri regolamenti dell'ente, stante la centralità della materia trattata, la legge regionale 14 settembre 1987, numero 37, istitutiva degli ERSU di Cagliari e Sassari prevede, all'articolo 6, che lo statuto e le relative modifiche siano predisposte dal consiglio di amministrazione degli enti a maggioranza assoluta dei componenti, ma siano poi approvate con deliberazione del Consiglio regionale. La nota di trasmissione pervenuta per conoscenza al Consiglio, a firma del direttore del servizio amministrativo dell'ERSU, si limitava, invece, a invocare sulla deliberazione in allegato il controllo preventivo di legittimità e di merito da parte degli Assessorati regionali in indirizzo, verosimilmente ai sensi dell'articolo 4 della legge regionale 15 maggio 1995, numero 14.

Da quanto la Commissione ha potuto appurare, anche a seguito delle segnalazioni da parte delle organizzazioni sindacali e per il tramite di un'interrogazione del sottoscritto, all'epoca componente della Commissione, era parso che l'amministrazione dell'ERSU di Cagliari avesse omesso il passaggio dello statuto per l'Assemblea consiliare, da considerarsi indefettibile, alla luce della citata disposizione della legge istitutiva, per lo stesso perfezionamento dell'atto. Invero, non risultava agli atti della Commissione l'approvazione in Aula del testo dello statuto, solo predisposto dal consiglio di amministrazione dell'ente; anzi, come è dato evincere dalla deliberazione trasmessa per conoscenza, lo statuto veniva dato per esistente ed efficace sin dal 15 settembre 2009, posto che è richiamato fra le premesse normative e posto che l'oggetto della deliberazione stessa consisteva in un atto di modifica e non nella richiesta di attivazione della procedura di approvazione.

Ne è susseguito un lungo carteggio epistolare tra la Commissione e la Presidenza del Consiglio regionale da una parte (le quali, a difesa e salvaguardia delle prerogative istituzionali, chiedevano a più riprese che fosse la Presidenza della Regione a trasmettere la bozza dello statuto al Consiglio ai fini dell'approvazione in Assemblea) e la presidenza dell'ERSU, l'Assessorato della pubblica istruzione e la Presidenza della Regione dall'altra.

Infine, solo in data 26 settembre 2011 è finalmente pervenuto, secondo le forme di legge, lo statuto dell'ERSU di Cagliari, che come di norma accade è stato immediatamente assegnato alla Commissione sotto forma di "documento 18", per un primo esame, prima della trasmissione in Assemblea.

In fase istruttoria, tuttavia, gli uffici hanno riscontrato un ulteriore vizio procedurale e "congenito", questa volta afferente alla fase di deliberazione dello statuto da parte del consiglio di amministrazione dell'ERSU, che ha indotto la Commissione, nella seduta del 25 gennaio 2012, a deliberare di non poter comunque esitare il documento 18, ai fini dell'approvazione dello stesso da parte di questa Assemblea. Nella specie, l'atto all'esame della Commissione era stato originariamente deliberato da tre componenti del consiglio di amministrazione, con una maggioranza diversa da quella prescritta dalla legge numero 37 del 1987. L'articolo 6 della predetta legge, infatti, prevede che gli statuti siano predisposti dal consiglio di amministrazione degli enti a maggioranza assoluta dei componenti e successivamente approvati con deliberazione del Consiglio regionale.

Ai sensi dell'articolo 21 della legge regionale 23 agosto 1995, numero 20, il consiglio di amministrazione degli ERSU è composto da cinque componenti: il presidente; due rappresentanti della Regione, eletti dal Consiglio regionale con voto limitato; un rappresentante dell'Università degli Studi di Cagliari, eletto dal corpo docente e dai ricercatori, e un rappresentante degli studenti, che sia in corso di laurea all'atto dell'elezione, eletto dagli studenti medesimi. Nella seduta del 15 settembre 2009 mancavano però due componenti (rispettivamente il presidente e un componente espresso dal Consiglio regionale), entrambi decaduti di diritto perché chiamati a svolgere le funzioni di consiglieri regionali dal marzo dello stesso anno.

All'atto dell'approvazione dello statuto, i predetti non erano stati ancora sostituiti, né l'ente era stato commissariato, per cui l'organo deliberante risultava praticamente inesistente, ovvero incompleto, poiché composto soltanto dai tre consiglieri residui (espressi rispettivamente dall'università, dagli studenti e dal Consiglio regionale) che da soli, tuttavia, non potevano legittimamente adottare alcun atto e per giunta un atto fondamentale qual è lo statuto. Infatti lo statuto è atto che esula dall'ordinaria amministrazione e come tale non suscettibile di essere deliberato da un organo solo parzialmente costituito oppure in regime di prorogatio, come da orientamento dominante in dottrina e in giurisprudenza.

Successivamente l'atto irregolarmente assunto, senza preventiva ratifica o convalida da parte del nuovo consiglio di amministrazione dell'Ente, è stato dato per valido ed efficace e sottoposto a modifiche deliberate in data 9 settembre 2010. Il testo di tali modifiche, unitamente al testo dello statuto irregolarmente approvato, veniva quindi trasmesso al Consiglio regionale per l'approvazione, ma di tale vicenda si è già riferito.

Confortata dal parere interno degli uffici, la Commissione non ha potuto, rebus sic stantibus, licenziare l'atto assegnatole per l'approvazione da parte dell'Aula. Nell'intento condiviso di approvare un atto scevro da qualsivoglia dubbio di legittimità, specie in prossimità dell'adozione di atti di estrema importanza per l'utenza studentesca e per l'intera Regione sarda da parte dell'ERSU, atti che in qualche misura avrebbero potuto risentire dei vizi invalidanti dell'atto presupposto, la Commissione ha dunque ritenuto doveroso e opportuno deliberare che venisse richiesta all'ERSU, nelle forme di rito, l'approvazione di una "nuova" proposta di statuto, assumendo l'impegno, per quanto di competenza, di procedere in merito nel più breve tempo possibile.

Pertanto - ed eccoci ai giorni nostri - in data 17 aprile 2012 è giunto - secondo la forma e la sostanza di rito - il nuovo statuto, questa volta denominato documento 25, che la Commissione ha licenziato il 22 maggio 2012.

Si deve dare atto, in conclusione, che rispetto alla precedente stesura del documento 18, il nuovo statuto si presenta a tutti gli effetti più conforme ai dettami della normativa vigente in tema di enti pubblici. Infatti, è doveroso riconoscere al consiglio di amministrazione il nuovo spirito collaborativo e la nuova sensibilità mostrata nei confronti di certe tematiche, sempre suggerite dagli uffici del Consiglio, in ordine ai rapporti tra potere politico e potere gestionale nonché, in punto di tutela della riservatezza, assai poco considerate nell'originaria stesura dell'atto.

Può dirsi oggi, con estrema tranquillità, che l'atto che ci si appresta a deliberare appare snello, chiaro, intelligibile e soprattutto in linea con i dettami normativi. Lo statuto si articola in 36 norme, che disciplinano le funzioni, gli organi e i poteri dell'ente.

A margine del discorso è poi doveroso fare il punto sullo "stato dell'arte" della normativa vigente in materia di diritto allo studio. Questo che sto per dire - vi chiedo ancora due minuti, colleghi - esula ovviamente dalla relazione che accompagna il testo che sottoporremo all'Aula.

Il recentissimo decreto legislativo 29 marzo 2012, numero 68, ha sostanzialmente abrogato tutta la vecchia normativa nazionale sul diritto allo studio universitario, che era contenuta nella legge numero 390 del 1991. La primissima riflessione riguarda dunque la stessa sorte degli enti regionali per il diritto allo studio, e mi rivolgo soprattutto all'Assessore. Sembrerebbe che la potestà legislativa ritorni interamente in capo alle singole regioni. Non è questione di poco conto, Assessore, specie in questo frangente storico ed economico che impone da più parti riassetti, tagli e razionalizzazione di enti e consigli di amministrazione.

Provo a ipotizzare. Come era in passato gli aspetti burocratici e amministrativi potrebbero tornare in capo alle regioni e le altre competenze in capo alle università. Inoltre questa abrogazione comprende l'articolo 25 della legge numero 390, che a sua volta è richiamata dall'articolo 21, comma terzo, della legge regionale numero 20 del 1995, che prevede la nomina degli organi politici degli ERSU. Da qui una serie di problemi più immediati che mi pongo e che invito i colleghi a porsi.

Il primo è un problema giuridico-formale. Abbiamo una norma regionale, l'articolo 21 della legge numero 20 del 1995, che richiama espressamente una norma abrogata, quindi quanto meno la nostra norma andrebbe riveduta.

Il secondo è un problema di ordine sostanziale. Qual è la disciplina attuale degli organi di governo degli ERSU? Si potrebbero ipotizzare due scenari. Il primo vedrebbe decadere presidente e il consiglio di amministrazione e l'ente potrebbe essere commissariato in attesa di una riforma organica; il secondo, applicando il principio tempus regit actum, vedrebbe gli organi di vertice restare in piedi in base alla vecchia disciplina, ma nel frattempo bisognerebbe adeguare quanto meno la legge regionale numero 20 del 1995.

Vorrei ricordare, fra l'altro, che la riforma costituzionale degli assetti di competenza Stato-regioni ha innovato sul punto, rimettendo la disciplina del diritto allo studio in capo alla Regione, ossia riconoscendo una competenza esclusiva là dove prima era concorrente. Oltretutto, in tema di organi di governo degli enti, dal combinato disposto del nuovo articolo 117 della Costituzione con lo Statuto sardo si evince una potestà esclusiva anche in ordine agli organi di governo degli enti. Pertanto sarebbe quanto meno opportuna una riflessione più approfondita da parte di questo Consiglio sull'argomento.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

ESPA (P.D.). Presidente, il mio intervento sarà, in realtà, un'anticipazione di dichiarazione di voto. Noi condividiamo la parte centrale della relazione illustrata dal Presidente della Commissione mentre non condividiamo il taglio dato alla parte iniziale, in particolar dove fa riferimento a questioni ormai superate relative alla illegittimità e all'irregolarità della formazione del vecchio consiglio di amministrazione, di cui abbiamo già discusso in Commissione. Del resto si trattava di atti sottoposti al controllo dell'attuale Presidente della Regione che ha sempre dato l'assenso a quello che è successo.

Le conclusioni del Presidente nella prima parte della relazione ci trovano invece d'accordo e sicuramente questo nuovo Statuto vedrà il nostro voto favorevole. Sugli altri problemi posti dal Presidente nella sua parte finale della relazione - visto che stiamo parlando in questo momento non come maggioranza e opposizione ma come facenti parte di una stessa Commissione - vorremmo che si svolgesse un dibattito interno alla Commissione per eventualmente poi trovare una soluzione di sintesi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (Sardegna è già Domani). Intervengo solo per porre due quesiti, uno al relatore e uno all'Assessore e all'Assemblea. Il primo è relativo alle differenze nei riferimenti normativi relativi ai due statuti. Quello dell'ERSU di Cagliari, ad esempio, fa riferimento alla legge regionale numero 11 del 2006 mentre quello di Sassari fa riferimento alla legge regionale numero 5 del 2009. Vorrei sapere se questi punti sono stati valutati in Commissione e perché ci sono queste differenze nei riferimenti normativi che indubbiamente stanno alla base poi dei due statuti. Anche i testi sono abbastanza simili; ci sono delle differenze più che altro di tipo lessicale, senza grosse conseguenze di carattere normativo. E' solo una curiosità di cui chiedo chiarimenti al relatore.

Invece all'Assemblea chiedo se, com'è stato detto, vi è la necessità di rivedere anche le leggi regionali relative agli ERSU anche alla luce dei recenti referendum. Credo che si possa davvero, anche tenuto conto della legge istitutiva nazionale numero 390 del 91, ridurre il numero dei componenti del consiglio di amministrazione (anche se non si può sopprimerlo, perché previsto dalla detta legge nazionale) e quindi offrire una risposta a quella richiesta di riduzione del numero dei componenti della politica in senso lato che ci perviene dalla cittadinanza.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Noi abbiamo ascoltato con attenzione la relazione, condividiamo la ricostruzione che ha fatto il presidente Sanjust dell'iter tortuoso e illegittimo che ha portato all'approvazione di questo statuto, e ciò ci suscita fortissimi dubbi sull'operato degli organi di vertice dell'ERSU di Cagliari, dubbi che dovranno essere approfonditi in altra sede perché non sono ammissibili certi comportamenti.

Noi riteniamo che questo statuto sia uno statuto fondamentalmente deludente così come quello dell'ERSU di Sassari, e le considerazioni che svolgo oggi valgono anche per quello di Sassari. E' uno statuto tipico di 20-30 anni fa che non tiene conto di tutto quello che è successo nel frattempo; basti considerare che non vi è nessuna norma che disciplini gli aspetti della trasparenza, non c'è alcuna norma che preveda l'obbligo di pubblicare gli atti, non c'è nessuna disciplina che ci consenta di comprendere come vada regolato il perseguimento degli obiettivi da parte dell'ente.

Quindi questo statuto ci lascia fortemente perplessi; noi lo voteremo perché ci rendiamo conto che ritardarne ancora l'approvazione sarebbe ancor più controproducente. Peraltro, come puntualmente ha fatto rilevare l'onorevole Sanjust, noi dovremmo intervenire in tempi brevissimi, fermo rimanendo che fin da oggi si può, con la nuova normativa, non solo ridurre il numero dei componenti del consiglio di amministrazione ma anche sopprimerlo, cosa che non era consentita sino a pochissimo tempo fa.

Anche sotto questo aspetto sarebbe stato auspicabile, visto che il 22 maggio eravamo già in queste condizioni, elaborare uno statuto aperto anche a soluzioni che consentissero l'abrogazione del consiglio di amministrazione. Questo non è stato fatto, in teoria sarebbe auspicabile l'approvazione di una serie di raccomandazioni per introdurre norme ulteriori in questo statuto. Peraltro, visto che noi sicuramente, dopo la pausa estiva, dovremmo intervenire in materia, tanto vale approvare una nuova norma di legge e attendere che lo statuto venga predisposto secondo la nuova disciplina che andremo ad approvare in tempi brevissimi. Sicuramente con la nuova disciplina non si potrà tornare al passato, non si potrà tornare a quando esistevano le opere universitarie dall'incerta natura giuridica che determinavano una serie di problemi.

La competenza è della Regione, la Regione deve mantenere questa competenza, accentrare le competenze in capo agli Assessorati mi sembra però anche questo un risultato antistorico perché creerebbe semplicemente delle strutture elefantiache. Quindi ragioniamo, interveniamo con celerità e approviamo uno statuto che sia degno di questo nome e non questi due statuti deludenti che oggi dovremmo votare.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo per ribadire quanto già detto dai colleghi. Anche il Gruppo dell'Italia dei valori considera queste proposte di statuto ormai largamente superate dalla realtà dei fatti. Sono degli statuti che si muovono in una logica vecchia, antica, che non tiene conto delle novità intervenute a livello legislativo regionale ma anche delle sperimentazioni effettuate in altre regioni per migliorare la gestione dei servizi universitari normalmente erogati dagli ERSU.

Sono delle proposte di statuto pigre, conservatrici, che tengono conto dell'esistente e puntano ad eliminare solamente alcune incrostazioni di carattere formale ma che non incidono assolutamente sulla necessità di modernizzare questa struttura di servizi per l'Università e soprattutto per gli studenti. Sappiamo che ci sono elementi innovativi nel dibattito su questi temi anche in altre regioni italiane, ci riserviamo di formulare una proposta in merito alla necessità di modernizzare e riformare in termini nuovi anche questi servizi erogati adesso dall'ERSU.

Peraltro queste proposte non incidono sulla necessità di sfoltire i consigli di amministrazione; noi siamo perché ci sia una figura di amministratore unico degli ERSU di Cagliari e di Sassari e spingiamo a cominciare a riflettere sul fatto se non sia anche opportuno, Assessore, pensare ad una unificazione sul territorio regionale dei servizi erogati dagli attuali ERSU di Cagliari e Sassari, attualmente divisi, in una logica di uniformizzazione d'azione e potenziamento dei servizi stessi.

Non ci interessano le logiche da consigli di amministrazione ma ci interessa valorizzare le figure professionali che sono attualmente presenti all'interno degli ERSU di Cagliari e di Sassari e di gestire queste loro professionalità in termini più moderni e più efficaci per le Università e soprattutto per gli studenti.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.

MILIA (U.D.C.-FLI), Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Interverrò in sede di esame dello statuto dell' ERSU di Sassari.

PRESIDENTE. Sono due argomenti separati, comunque va bene. Dichiaro chiusa la discussione generale.

E' stato presentato un ordine del giorno. Se ne dia lettura.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Sanjust - Sechi - Espa - Amadu - Biancareddu - Bruno - Cuccu - Dedoni - Rodin sull'approvazione della proposta di Statuto dell'ERSU di Cagliari.

IL CONSIGLIO REGIONALE

VISTO l'articolo 6 della legge regionale 14 settembre 1987, n. 37, relativo all'approvazione degli statuti dell'ERSU;

ATTESO che la Giunta regionale ha presentato il documento n. 25/XIV/A di proposta dello Statuto deliberato dal Consiglio di amministrazione dell'ERSU di Cagliari;

RITENUTO di dover condividere i contenuti del documento, così come approvati dalla Ottava Commissione in data 22 maggio 2012,

approva

lo Statuto dell'ERSU di Cagliari. (1).)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Presidente, io voterò contro, non è una posizione politica del mio Gruppo, che è libero di votare come ritiene (peraltro l'ordine del giorno esce dalla Commissione) ma voto contro per una ragione molto semplice, perché non riesco a capire per quale motivo non sia già stata presentata una piccola norma che cancelli l'elezione da parte del Consiglio regionale di due rappresentanti nel consiglio di amministrazione dell'ERSU.

Secondo me l'ERSU dovrebbe essere amministrato da coloro che vivono l'Università; la presenza della Regione nel consiglio di amministrazione dovrebbe essere superata. Solo gli studenti e i docenti che fanno parte del corpo vivo dell'Università dovrebbero poter amministrare questo ente, nell'interesse proprio dello svolgimento migliore degli studi, e quindi dello sviluppo migliore del diritto all'istruzione.

L'ERSU è un ente regionale, la Regione interviene finanziariamente, nomina il direttore generale, ha il personale, gestisce i servizi, e ha modalità di controllo che possono essere attivate dagli assessorati competenti, ad iniziare da quello della Pubblica istruzione. La gestione politica, partitica, di enti come questi è un fatto che va superato. Peraltro c'è una indicazione che proviene dai referendum, e noi non possiamo richiamare alcuni referendum e dimenticarne altri. Tutti stanno zitti - lo dico per i referendari - ma non si deve stare zitti, qualche volta bisogna anche dire: "Io intervengo, e siccome questo è l'esito di quel voto, lo difendo".

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Intervengo soltanto per esprimere qualche perplessità.

E' ovvio che non è opportuno bloccare l'approvazione dello statuto, perché comunque noi dobbiamo dotare l'ente degli organi previsti per legge, ma è chiaro che, anche a seguito dell'esito referendario, noi non possiamo legittimare dei consigli amministrazione, ed è urgente - e spero che su questo la Giunta prenda impegno- la modifica della legge regionale. Il consiglio di amministrazione in questo caso può essere totalmente cancellato, ma occorre un direttore generale e, al limite, per i rapporti tra Università e Regione, istituire una nuova figura (faccio riferimento, per esempio, alla figura presente nelle amministrazioni comunali, a una sorta di city manager,un amministratore unico, che sia il punto di contatto tra l'Università, in rappresentanza dell' ERSU, e la Regione Sardegna) con una nomina che può essere effettuata in maniera concorde con la struttura universitaria, con il magnifico rettore. Le cinque rappresentanze del consiglio di amministrazione possono essere quindi eliminate, considerato, del resto, che gli studenti sono già rappresentati nel Senato accademico. Credo che tutto ciò vada fatto con grande urgenza, anche per rispettare uno dei pochi quesiti referendari che condivido.

Più volte abbiamo proposto all'attenzione dell'Aula il problema, ma quando abbiamo proposto l'abrogazione dei consigli di amministrazione anche dell'ERSU, il Consiglio ha risposto negativamente. Per cui credo che molta energia andrà spesa tempestivamente perché si proceda ad una rapida rivisitazione degli organi di amministrazione dell'ERSU.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ben Amara per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Gruppo Misto). Anch'io voterò contro, convinto del fatto che l'ERSU debba essere sottratto a qualsiasi ingerenza politica, debba essere apolitico, non vi debbano essere né nomine, né rappresentanti politici. In questo caso è la cultura che deve indirizzare la politica, e non la politica che deve indirizzare la cultura, o modellare il percorso dei nostri studenti.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, io confermo il voto di astensione, perché il fatto che il Consiglio regionale, con notevolissimo ritardo, possa prendere atto e approvare statuti che per legge avrebbe dovuto esaminare e approvare molto tempo fa, è sicuramente positivo. Colmiamo una lacuna di carattere normativo a cui colpevolmente o inconsapevolmente (non sappiamo quali percentuali di queste tipologie di volontà possiamo assegnare alla gestione di questa fase di illegittimità) gli organismi che governano gli ERSU di Cagliari e di Sassari hanno contribuito, continuando ad operare nonostante una prescrizione di legge stabilisse che il Consiglio regionale dovesse prendere atto e approvare gli Statuti degli enti regionali per gli studi universitari di Cagliari e di Sassari.

Sassari ha provveduto ben prima di Cagliari. Cagliari è andata avanti nella gestione ordinaria dell'ente incurante del fatto che lo Statuto fosse anche illegittimo dal punto di vista normativo, perché non solo non approvato dal Consiglio regionale, ma anche illegittimo nella sua approvazione alcuni anni fa. Quindi noi prendiamo atto del fatto che saniamo una violazione alle norme della legge regionale, ma con la nostra astensione vogliamo significare che è necessario prontamente intervenire in questo settore.

Noi crediamo che la Giunta debba intervenire sulla legge regionale, modificando gli attuali organi di gestione, (cancellando il consiglio di amministrazione e istituendo il ruolo di direttore generale con compiti di amministratore unico) per renderli meglio rispondenti alle esigenze dell'ente e tenerli indenni da influenze di carattere istituzionale o partitico, che potrebbero riverberarsi negativamente sulla loro attività..

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). Presidente, il Gruppo del Partito Democratico voterà a favore di quest'ordine del giorno, per il semplice motivo che è nostro dovere, dovere del Consiglio regionale, dotare l'ERSU dello Statuto, della sua carta costitutiva, che gli consente di funzionare regolarmente. Adesso c'era una pecca che stiamo sanando, poi, certo, noi vogliamo rispettare, e nel più breve tempo possibile, la volontà referendaria, ma non possiamo scaricare sull'ERSU una responsabilità che è tutta nostra, la responsabilità del Consiglio regionale di modificare le leggi.

Io auspico che quanto prima, con urgenza, arrivi in questa'Aula la modifica della legge che cancelli il consiglio di amministrazione, e che preveda o l'amministratore unico, o il direttore generale per il governo dell'ERSU, ma in questo momento noi non possiamo bloccare l'attività di quest'ente. Quindi, per quanto ci riguarda, il nostro voto favorevole è limitato a consentire a questi enti di funzionare, poi invito e invitiamo tutte le forze politiche a farsi carico, insieme a noi, di modificare le leggi e sopprimere i consigli di amministrazione. In questo momento non possiamo fare altro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Christian Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az.). Ritengo condivisibile la dichiarazione che ha pronunciato poc'anzi l'onorevole Cuccu; credo sia anche la più sensata rispetto all'esigenza di una modifica di carattere normativo. Peraltro gli ERSU, come quello di Cagliari, lo Statuto l'hanno proposto più volte, poi non è stato approvato dal Consiglio regionale a causa della decadenza connessa con la fine della legislatura.

Io invece volevo sollevare, Presidente, una perplessità di carattere tecnico riguardo all'ultimo articolo dello statuto. Nelle disposizioni finali, all'articolo 36, è previsto che tutte le deliberazioni regolamentari adottate dai consigli di amministrazione siano annullate. Io non credo che tecnicamente uno Statuto possa annullare le deliberazioni di un consiglio d'amministrazione, questo sia per inidoneità tecnica dello strumento, sia in relazione anche al principio di conservazione degli atti. In genere un consiglio d'amministrazione se deve annullare dei regolamenti lo fa, ma non con lo statuto.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.

MILIA (U.D.C.-FLI), Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.Presidente, onorevoli consiglieri, intervengo solo per una brevissima dichiarazione di voto a favore dello statuto dell'ERSU di Cagliari e di quello dell'ERSU di Sassari, che si discuterà successivamente. La riflessione è squisitamente politica.

Innanzitutto sono assolutamente d'accordo con le dichiarazioni di chi mi ha preceduto in ordine al rispetto dell'esito referendario e quindi ad una revisione (che abbiamo già in cantiere e che credo che a settembre sarà presentata) della normativa che regola la materia, però non possiamo neanche in quest'Aula prenderci in giro rispetto al ruolo che la Regione deve esercitare nei confronti dell'ERSU e nei confronti dell'università.

Non è concepibile che una Regione che si vanta di investire in istruzione, in Università e in ricerca, non sia in grado di governare una materia così importante (considerato anche che la recente creazione della direzione della pubblica istruzione nel mio assessorato non conta neanche un dirigente per gli affari generali). Quindi, se sono obsoleti gli statuti che oggi abbiamo in discussione, anche la nostra macchina regionale non è all'altezza di governare una materia strategica per il futuro della nostra Isola.

Su questo dobbiamo riflettere, su questo dobbiamo confrontarci, le autonomie rimangono autonomie, la mia idea politica è però assolutamente contraria all'esclusione della Regione autonoma della Sardegna dai due nuovi statuti delle Università sarde, perché è difficile anche avere la possibilità di rispondere agli organi di controllo sulla spendita di denari pubblici che noi eroghiamo alle università sarde se non abbiamo la minima possibilità di interloquire in un Consiglio di amministrazione che governa centinaia di milioni di euro della nostra Regione.

Questo è un problema, ma i problemi sono tanti e credo che occorrerà confrontarci in quest'Aula a tutto campo su una materia che io e la Giunta riteniamo fondamentale per lo sviluppo della nostra Regione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Credo che dovremmo votare a favore, e dico dovremmo perché, in effetti, considerati sia i rapporti che testé ha ricordato l'assessore Milia, sia il risultato referendario, sia la presentazione di una proposta di legge di riduzione complessiva degli enti e delle aziende in Sardegna, credo che anche nei confronti dell'università, nei confronti del sistema intero, dovremmo cercare di razionalizzare e esaminare con attenzione il da farsi.

Noi certamente ci rendiamo conto, comprendiamo che le esigenze poste all'attenzione dell'Aula non possono essere non valutate, però, come abbiamo affermato in altre circostanze, non siamo d'accordo nel largheggiare nei consigli d'amministrazione.

Abbiamo altresì ricordato - lo abbiamo ribadito anche in Commissione ottava - che non può più essere lasciata all'università mano libera nella spesa, non si può non richiedere una rendicontazione effettiva che permetta quell'esercizio di controllo previsto dalla legge regionale numero 26. Non si può ancora una volta pensare che con questa approvazione abbiamo sanato i problemi delle ex opere universitarie, né che abbiamo dato una risposta agli atenei di Cagliari e Sassari.

Bene hanno fatto le università di Cagliari e Sassari ad iniziare a trovare soluzioni basate su una unione di intenti e sulla possibilità di fondersi su determinati aspetti, erogando quindi migliori servizi. Noi dobbiamo assolutamente rivedere al più presto questa materia insieme a tutte le altre. Ribadisco questo concetto con forza perché per noi il rispetto delle attenzioni che abbiamo riservato per i momenti referendari sarà determinante anche al fine della permanenza all'interno della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, intervengo per chiedere al Presidente della commissione Sanjust, se è possibile, di considerare ciò che ha detto testé l'onorevole Solinas, perché obiettivamente l'articolo 36 crea un vulnus negli atti approvati dall'ERSU di Cagliari, tanto è vero che non è riportato tal quale nello statuto dell' ERSU di Sassari. Per cui chiedo, se è possibile, di presentare un emendamento orale del seguente tenore: "l'ordine del giorno approva lo statuto di Cagliari con l'esclusione dell'articolo 36". Con questa modifica il nostro voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni l'ordine del giorno può essere emendato.

Ha domandato di parlare il consigliere Sanjust. Ne ha facoltà.

SANJUST (P.d.L.), relatore. Penso che quanto appena detto dall'onorevole Maninchedda abbia un suo fondamento, anche molto rilevante. Il problema è che l'ordine del giorno può essere emendato, però nella sostanza mi pare di aver capito che non possa determinare una modifica dello statuto, o no?

PRESIDENTE. Lo Statuto deve essere approvato nella sua interezza. Se si apporta una modifica, nel senso indicato dall'onorevole Maninchedda, nell'ordine del giorno, questa ha valore di indirizzo, ma lo statuto viene ugualmente approvato nella sua interezza.

SANJUST (P.d.L.), relatore. Ho capito. Chiedo cinque minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta sino alle ore 11 e 20.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 13, viene ripresa alle ore 11 e 32.)

Questione sospensiva

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sanjust. Ne ha facoltà.

SANJUST (P.d.L.), relatore. Presidente, penso che i problemi sorti dimostrino come l'argomento non sia di poco conto. Considerate anche le difficoltà dovute alla mancanza di precedenti le chiedo di poter riportare in Commissione i due statuti, sia quello dell'ERSU di Cagliari sia quello dell'ERSU di Sassari. Le chiedo, inoltre, di offrirmi la possibilità di convocare la Commissione per martedì sera, considerato che per la mattina sono convocate altre commissioni e che diversi consiglieri sono componenti di più Commissioni.

PRESIDENTE. Per il rinvio in Commissione deve votare l'Aula, ovviamente. Per quanto riguarda la Commissione la Conferenza dei Presidenti di Gruppo aveva già stabilito che per le giornate di martedì e mercoledì le Commissioni si sarebbero potute convocare. Quindi c'è la possibilità.

Poiché nessuno domanda di parlare sulla proposta dell'onorevole Sanjust di rinvio in Commissione di entrambi gli statuti, la metto in votazione. Chi la approva alzi la mano.

(E' approvata)

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, chiedo scusa agli altri colleghi Capigruppo e ai consiglieri; avrei dovuto, prima di questo intervento, ma non ho avuto il tempo, sentire perlomeno i Capigruppo, perché sta succedendo un fatto increscioso che credo vada in qualche maniera discusso dall'Aula.

Ieri le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, ma anche una delegazione di sindaci del sassarese, hanno chiesto un incontro con il Presidente della Regione e il Presidente della Regione ha accettato la richiesta di incontro. In queste ultime ore, però, il Presidente della Regione ha comunicato alle organizzazioni sindacali e ai sindaci che l'incontro non si sarebbe più tenuto nella sede della Presidenza della Regione bensì in Consiglio regionale, tant'è che in questo momento nei portici del nostro palazzo sono presenti le organizzazioni sindacali con i lavoratori e i sindaci, che aspettano di incontrare il Presidente della Regione.

Il fatto increscioso e vergognoso è che il Presidente della Regione ha appena comunicato alle organizzazioni sindacali e ai sindaci che l'incontro non si può tenere perché la Presidenza del Consiglio regionale e il Consiglio non consentono alle organizzazioni sindacali e ai sindaci di entrare in Consiglio regionale. Allora io mi chiedo: ci rendiamo conto di quale operazione strumentale sta mettendo in essere il Presidente della Regione? Ma perché il Presidente, che pare essere in questo palazzo (ma non è dove dovrebbe essere, nello scranno riservato al Presidente della Regione) non si fa vedere e continua invece a gettare discredito sul Consiglio regionale? Se tu caro… Ecco…

(Entra in aula il Presidente della Regione)

Caro Presidente della Regione, ma perché lei si comporta in questa maniera puerile?

(Interruzione)

Ci penso io ai miei toni tu pensa ai tuoi toni! Presidente, perché lei convoca le organizzazioni sindacali prima nella sede della Presidenza della Regione, poi sposta…

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Lei è un bugiardo! Glielo spiego!

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). No, lei è un bugiardo, lei è un bugiardo, caro Presidente della Regione, il bugiardo è lei! Il bugiardo è lei! Il bugiardo è lei, in più ha un atteggiamento strumentale!

Lei ha detto alle organizzazioni sindacali che non poteva incontrarle perché la Presidenza del Consiglio le impediva di convocarle. Lei quando dice "bugiardo" si sta guardando allo specchio, caro Presidente. Allora abbia un rapporto corretto con il Consiglio e non cerchi di scaricare su di esso le sue responsabilità, le sue insufficienze, i suoi limiti nell'affrontare e risolvere i problemi; non cerchi di nascondere le sue debolezze, il suo fallimento accusando il Consiglio regionale.

Quindi lei incontri quei lavoratori, quei sindaci, quelle organizzazioni sindacali dove vuole. Per quanto mi riguarda, credo possa incontrarli anche qui, ma credo che lei debba avere un rapporto corretto con il Consiglio regionale…

AMADU (P.d.L.). Presidente, vogliamo la proposta sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Amadu, sta facendo la proposta.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Se lei avesse ascoltato, se avesse sintonizzato le sue trombe d'Eustachio con quello che ho detto, avrebbe sentito che la proposta l'ho appena formulata, e continua a non ascoltare…

AMADU (P.d.L.). A me è stata tolta la parola dopo venti secondi, e questo è grave.

(Interruzioni)

PRESIDENTE. Sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 39, viene ripresa alle ore 11 e 47.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il Presidente della Regione. Ne ha facoltà.

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Io vorrei semplicemente spiegare brevemente l'accaduto, visto che casualmente ho assistito dal monitor della mia stanza all'inizio dell'intervento dell'onorevole Diana, col quale mi scuso per aver rivolto al suo indirizzo la parola bugiardo, ma mi perdonerà.

Le chiedo scusa per questo scatto d'ira, ma quello che ho sentito dal mio monitor era un insieme di affermazioni totalmente destituito di fondamento. Chiamiamole affermazioni destituite di fondamento, chiamiamole non veritiere, chiamiamole false, chiamiamole bugie, come vogliamo, la sostanza è che non è quella la verità; la verità è un'altra, ed è molto evidente.

Questo sit-in non l'ho organizzato io - e questo è altrettanto evidente - chi ha organizzato il sit-in ha chiesto di poter incontrare il Presidente della Regione, lo aveva fatto già da qualche giorno, e il sit-in era organizzato per oggi. Quando mi è stato chiesto un incontro io, considerato che originariamente era previsto che questa mattina saremmo stati impegnati in Aula nell'esame del PPR, ho solo detto: "Io mi trovo in Aula per il PPR, quindi dovete adeguarvi ai lavori dell'Aula". Mi è stato risposto: "Va bene, veniamo in Consiglio e ricevete una delegazione in Consiglio".

Questa delegazione è una delegazione composta da due sindaci, un presidente di provincia e cinque sindacalisti confederali. Io credo, signor Presidente, che il Presidente della Regione abbia anche diritto di ricevere negli uffici della Giunta esponenti delle istituzioni, perché sto parlando di soggetti istituzionali e rappresentanti dei sindacati.

Oggi, quindi, io mi trovavo qua, è iniziato il sit-in, si è anche pensato, rispetto all'orario originariamente previsto, che era quello delle 13, di anticipare la conclusione dei lavori in modo tale da poter far sì che i rappresentanti dei manifestanti potessero essere ascoltati e liberare la via Roma, e quindi ho dato la mia disponibilità.

Io non ho comunicato alcunché a questi signori; sono stato contattato e mi è stato detto: "Non è possibile salire perché non ci fanno accedere agli uffici del Consiglio, che cosa facciamo?". Ho risposto: "Non ho nessun tipo di problema, volete incontrare me? Scegliete voi, se volete scendo in strada oppure vi trasferite negli uffici della Giunta". E loro hanno concluso: "Benissimo, spostiamo tutta la delegazione in viale Trento, e ci riceve negli uffici di viale Trento". Così stanno facendo, e così io mi appresto a fare.

Quindi, credo che sia qualcosa di veramente inutile - ed è palesemente strumentale, e non fa bene alla politica, non fa bene alla vertenza di quei lavoratori, non fa bene alla nostra società - innescare una contrapposizione sulla base di una mistificazione, di bugie e di menzogne, perché non è vero che io mi sono rifiutato di ricevere queste persone, non è vero che ho comunicato che qualcuno aveva negato l'accesso, non è vero che li ho mandati via dicendo che non potevo riceverli per questi motivi, non è vero, è tutto falso.

Il motivo per cui l'assenso alla loro richiesta di essere ricevuti in Consiglio era stato accordato è perché oggi, come tutti quanti voi ben sapete, era previsto che fossimo impegnati qui in Aula col PPR. Quindi, non c'è niente di straordinario, non c'è nessuna mistificazione, non c'è nessun tentativo di gettare discredito su questa Assemblea, c'è solo il desiderio di sentire chi ne fa richiesta, e io ascolto sempre tutti, chiunque faccia richiesta di poter parlare col Presidente ha questa possibilità.

Io mi stavo preparando per recarmi negli uffici di viale Trento, e solo casualmente, dal mio monitor, ho assistito al suo intervento che - mi scusi ancora per il fatto che le ho dato del bugiardo - era un insieme di bugie.

PRESIDENTE. Mi duole precisare che purtroppo non è la prima volta che si verificano situazioni di questo tipo. Ci sono stati precedenti che mi hanno costretto anche a inviarle delle lettere, così come ci sono delle regole che sono state stabilite dal Collegio dei Questori. Ci sono differenti ruoli e differenti responsabilità, ed è stato ribadito più volte che la Giunta deve incontrare le delegazioni nelle proprie sedi, cioè presso la sede di viale Trento o di Villa Devoto.

Il Consiglio questa mattina non è stato informato di alcun incontro con delegazioni, e una nota di agenzia che è comparsa questa mattina ha informato le organizzazioni sindacali dello spostamento dell'incontro presso la sede del Consiglio regionale. Per cui ritengo opportuno che le regole debbano essere seguite e non si debbano sollevare strumentalmente sempre queste polemiche, che gettano discredito nelle istituzioni nel loro complesso.

Io pertanto la invito, d'ora in avanti, a organizzare gli incontri di pertinenza della Giunta nelle sedi appropriate e, qualora fosse necessario uno strappo alla regola, quanto meno a informare prontamente il Consiglio regionale, in modo tale che possa anche organizzarsi di conseguenza e non trovarsi sempre di fronte al fatto compiuto.

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Le ho già spiegato, Presidente. Glielo scrivo?

PRESIDENTE. Presidente, c'è una nota di agenzia che comunica che le organizzazioni sindacali sono state informate in mattinata.

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Non faccio io le note di agenzia!

PRESIDENTE. Però sarebbe stato anche suo dovere informare il Consiglio regionale che c'era l'intenzione di incontrare i delegati.

Per fatto personale

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, chiedo di poter intervenire per fatto personale. Presidente Cappellacci, le chiedo la cortesia, se può, di ascoltarmi per pochi secondi. Uso un tono venato di un pizzico d'ilarità nel dirle che avrei accettato le sue scuse davvero di cuore - come dicono tanti miei colleghi cattolici presenti in quest'aula - se poi lei non avesse quasi detto di peggio dopo aver chiesto le scuse.

Io non ho affermato cose inesatte, Presidente, glielo voglio dire con molta pacatezza. Noi incontreremo tra qualche minuto quelle rappresentanze che poi debbono incontrare lei. Io le sarei grato, Presidente, se lei partecipasse o a quella o a un'altra riunione in cui siano presenti le persone che stamattina mi hanno riferito (quanto, tra l'altro, riportato dalle Agenzie di stampa) che la convocazione, inizialmente prevista in viale Trento, è stata spostata nella sede del Consiglio regionale.

Presidente, la pregherei di partecipare a quella riunione, perché è probabile che il bugiardo non sia io, come non lo sono, e con beneficio d'inventario non lo sarà nemmeno lei. Verificheremo quanto queste persone ci hanno riferito, che cioè lei, nella sua persona (ma io per questo non l'accuso di essere bugiardo) era nell'impossibilità di incontrarli perché la Presidenza del Consiglio impediva questa riunione.

Io non voglio alimentare polemiche, Presidente, e tantomeno ho intenzione di alimentare un clima di tensione e di sfiducia tra le rappresentanze democratiche dei lavoratori, il sistema delle autonomie locali, il Governo della Regione e la massima Assemblea elettiva di questa Regione. Lungi da me il tentare di provocare ulteriori crisi di fiducia tra questi livelli fondamentali per la tenuta democratica e civile in questa Regione. Io invito davvero tutti, lei compreso, Presidente, con grande rispetto, a lavorare in questa direzione.

Mi permetta di dirle, dal mio modestissimo punto di vista, che finora lei non ha fatto quanto avrebbe dovuto; sono infatti convinto che avrebbe potuto e potrà fare parecchio di più rispetto a quanto ha fatto finora per evitare che si continui ad alimentare un clima di tensione e di reciproca sfiducia. Sono d'accordo con lei: non è nell'interesse di nessuno. Ma se siamo convinti di questo, almeno a partire da oggi, evitiamo di provocare simili situazioni, perché altrimenti poi per chi è lì sotto (che è intelligente e maturo quanto noi, ma non ha la nostra dimestichezza nella frequentazione di questi ambienti, e ovviamente non comprende perché succedono queste cose) diventiamo tutti nemici .

Ma pensiamo davvero che si salvi qualcuno quando si crea questo clima? Non si salva nessuno! E allora, per favore, Presidente, faccia la sua parte, che credo possa e debba farla, con grande rispetto.

PRESIDENTE. Presidente, intervenga per fatto personale, poi la chiudiamo qui perché non mi sembra il caso di proseguire oltre.

(Contestazioni da parte dell'Aula)

PRESIDENTE. Scusate, onorevole Pittalis, gli altri sono intervenuti per fatto personale, poi gli altri chiederanno di intervenire e si valuterà qual è la proposta.

Ha domandato di parlare il Presidente della Regione. Ne ha facoltà.

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Onorevole Diana, sarebbe stato il caso, e la inviterei a farlo (considerato che lei mi dà il beneficio d'inventario e mi chiede di poter partecipare per verificare se chi le ha riferito ha detto la verità o una bugia e io dico che ha detto una bugia), che lei dicesse anche chi le ha riferito quella mia affermazione; sarebbe stato quello il giusto complemento per poter poi capire chi mente e chi no.

PRESIDENTE. Onorevole Salis, su che cosa intende intervenire?

(Interruzioni dell'onorevole Amadu)

PRESIDENTE. Ci sono le iscrizioni, onorevole Amadu, che sono certificate e non le decide il Presidente, e lei non si è iscritto per primo.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo sull'ordine dei lavori. E' indubbio che questi chiarimenti su fatti personali possano essere importanti, però richiamo l'Aula al fatto che c'è una delegazione di amministratori, di sindacalisti e di sindaci che sta aspettando di essere ricevuta da una delegazione dei Presidenti di Gruppo in Consiglio regionale. Chiedo sommessamente che venga posta prioritariamente all'attenzione di questo Consiglio la necessità di incontrare questa delegazione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Presidente, concordo con quanto diceva il collega Salis, dopodiché, siccome ci allontaniamo per incontrare i lavoratori, chiederei di aggiornare i lavori Consiglio. Veda lei se aggiornarli a questo pomeriggio o a ad una data successiva

Per fatto personale

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare, per fatto personale, il consigliere Amadu. Ne ha facoltà.

AMADU (P.d.L.). Presidente, colleghi, intervengo solo per dire che io non sono un intemperante, e chi mi conosce sa che in ventitré anni non ho mai dato dimostrazione di esserlo. Sono convinto che il rispetto del Regolamento sia l'ultimo baluardo che noi abbiamo così come per uno Stato democratico l'ultimo baluardo è la sua Costituzione. Io ho ritenuto poc'anzi, intervenendo e interrompendo il collega Giampaolo Diana, di rispettare il Regolamento e, soprattutto, di considerare noi tutti uguali perché, se si crea un precedente oltre ogni limite, qui non si governa più.

Mesi fa io sono stato interrotto dopo dieci secondi a seguito di una richiesta di intervento sull'ordine dei lavori. Allora io ritengo che un consigliere debba essere messo nelle condizioni di dire quello che deve dire, se si tratta di un fatto urgente, ma deve chiuderla lì, non si può consentire di stravolgere il Regolamento a piacimento, perché sarebbe una grave lesione del Regolamento e quindi della nostra autonomia e della corretta disciplina di quest'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Amadu, non c'è nessuno stravolgimento del Regolamento. L'onorevole Diana aveva chiesto la parola perché doveva chiedere una sospensione per incontrare le delegazioni, quindi il suo intervento aveva piena attinenza con l'ordine dei lavori.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Presidente, intanto mi consenta un richiamo anche a lei, perché quando ci sono iscrizioni a parlare, lei non può sospendere una seduta e convocare una Conferenza di Presidenti di Gruppo; è nelle sue prerogative, ma non fa parte del gioco della dialettica democratica. Infatti, quando l'onorevole Giampaolo Diana si alza per sollevare una sequela di questioni sulle quali ha già risposto dopo il Presidente, non è possibile non consentire l'immediata replica, perché così si può anche alimentare il caos, la confusione e, molte volte, le incomprensioni.

Quindi, onorevole Giampaolo Diana, se a lei le sta a cuore che vengano rispettate le regole e che questa Istituzione conservi dignità e autorevolezza, eviti, per il futuro, uscite come quelle che ha fatto questa mattina, che non fanno davvero onore né alla sua parte politica, né a questa Istituzione. Era una questione che poteva essere risolta, una questione di carattere organizzativo e programmatorio, e non era il caso di farne un casus belli stamattina in Aula, facendo perdere tempo a questa Assemblea.

Quindi se vogliamo ricevere le organizzazioni sindacali che si sono rivolte…

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Non hai capito niente!

PITTALIS (P.d.L.). No, no, io ho capito molto bene! Non si può accendere un focolaio e poi pretendere di spegnerlo buttando sopra la benzina, onorevole Diana. Allora, se noi vogliamo consentire, nella differenza anche dei ruoli e delle parti, che questa Aula conservi autorevolezza e dignità, anche lei ascolti chi sta parlando. Credo che questo modo di fare non appartenga alla cultura del confronto democratico. Io non ho avuto richiesta da parte di sindacati, per esempio, onorevole Diana; non per questo mi alzo per fare una reprimenda nei confronti di chicchessia.

E allora, questo sistema di relazioni si è sempre gestito in maniera corretta ed educata; il mio auspicio è di poterlo continuare a fare tra persone serie e responsabili. Qui non c'entra neanche la politica, è un problema che precede la politica e che riguarda i comportamenti, che riguarda quell'etica della responsabilità alla quale lei spesso invita i colleghi consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, non mi sembra che nel momento in cui è stata interrotta la seduta si svolgesse una dialettica democratica. Come è sempre accaduto in quest'Aula, quando si scatena la bagarre, il Presidente ha prontamente interrotto i lavori dell'Aula consentendo poi a chi doveva parlare di proseguire nel proprio intervento.

Sospendo la seduta sino alle ore 13.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 06, viene ripresa alle ore 13 e 42.)

PRESIDENTE. Colleghi, poiché l'assessore Milia non si può trattenere in Aula, dobbiamo aggiornare la seduta alla settimana prossima.

L'ordine del giorno della seduta di giovedì 2 agosto è il seguente: esame delle mozioni numero 196, 197 e 76, esame congiunto della mozione numero 194 e delle interpellanze numero 344, 72, 152 e 227, esame congiunto delle mozioni numero 190 e 175, esame congiunto della mozione numero 174 e delle interpellanze numero 40, 154 e 265, esame congiunto delle mozioni numero 188, 193, 165 e 167 e delle interpellanze numero 57, 78, 136, 210, 236, 269, 251 e esame della mozione numero 170 abbinata all'interpellanza numero 340; ultimo punto all'ordine del giorno le nomine.

I lavori del Consiglio riprenderanno giovedì 2 agosto alle ore 10. Per le giornate del 31 luglio e del 1° agosto sono convocate le Commissioni.

La seduta è tolta alle ore 13 e 43.



Allegati seduta

Testo dell'interpellanza annunziata in apertura di seduta

InterpellanzaPitea - Steri - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu sulla situazione di disagio e di danno economico lamentato dai titolari di concessioni demaniali per l'esercizio di attività di acquacoltura a seguito delle sanzioni penali e amministrative inflitte a operatori del settore da parte di organi di polizia per asserite violazioni all'articolo 6, comma 1, del decreto ministeriale 29 settembre 1995 e agli articoli 3 e 4, all'articolo 10, comma 1, lettera a), all'articolo 11, comma 1, all'articolo 12, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 9 gennaio 2012, n. 4.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- alcuni organi di polizia hanno proceduto alla contestazione di violazioni all'articolo 6, comma 1, del decreto ministeriale 29 settembre 1995 e agli articoli 3 e 4, all'articolo 10, comma 1, lettera a), all'articolo 11, comma 1, all'articolo 12, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 9 gennaio 2012, n. 4, sul presupposto che l'attività di prelievo del prodotto ittico dell'acquacoltura da parte dei titolari delle concessioni integri in tutto e per tutto l'esercizio di pesca e per tal motivo necessiti di apposita licenza; nei casi in questione si è anche proceduto al sequestro di attrezzature (coppo di prelevamento dalle vasche in mare del pesce allevato);

- appare evidente la palese illegittimità di tali contestazioni, posto che il decreto ministeriale 20 settembre 1995 si riferisce solo ed esclusivamente ai pescatori che eventualmente intendessero esercitare la pesca negli impianti e giammai ai titolari degli stessi; questi, infatti, non esercitano attività di pesca professionale, ma attività di allevamento con finalità alimentari, ornamentali e di ripopolamento;

- la questione è stata portata per le vie brevi all'attenzione dell'Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale - Settore pesca, da parte delle organizzazioni di categoria e, malgrado sia stata, sempre per le vie brevi, manifestata la condivisione dell'interpretazione sopra riportata che conduce ad affermare l'illegittimità della sanzione comminata, non risulta siano state intraprese, pur se assicurate, iniziative per superare la situazione venutasi a determinare chiarendo l'esatta interpretazione della normativa in materia, giungendo così anche all'annullamento delle sanzioni comminate;

CONSIDERATO che:

- la grave situazione sopra descritta è stata portata anche all'attenzione della Commissione agricoltura nel corso di specifiche audizioni, ancorché le stesse siano state svolte in relazione a provvedimenti normativi in discussione sulla disciplina delle concessioni demaniali marittime ai fini dell'allevamento ittico;

- l'argomento è stato reiteratamente e ripetutamente affrontato anche dalla giurisprudenza amministrativa che si è espressa in senso conforme; così in TAR Veneto si legge: "in base al quadro normativo vigente l'attività di acquacoltura, pur essendo compresa tra i vari tipi di pesca, risulta distinta in termini inequivocabili dalla pesca professionale (…) ove per acquacoltura si intende l'attività di allevamento di varie specie acquatiche e pertanto mentre la licenza di pesca di tipo A è condizione indispensabile per l'esercizio della pesca professionale, detti requisiti non sono richiesti nel caso dell'esercizio dell'acquacoltura per cui il soggetto itticoltore deve essere equiparato all'imprenditore agricolo";

- un'ulteriore inerzia da parte dell'Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale potrebbe concorrere ad aggravare la situazione di disagio del settore, già esposto a gravi difficoltà anche a causa di una crisi di mercato e di un'invadente e preoccupante concorrenza che non brilla certo per qualità e tracciabilità,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per conoscere se, in attesa dell'auspicata e urgente disciplina normativa, intenda intervenire in materia con l'emanazione di apposite direttive che illustrino la corretta e legittima interpretazione della disciplina in considerazione. (348)