Seduta n.410 del 12/06/2013
CDX SEDUTA
Mercoledì 12 giugno 2013
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 17 e 07.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana dell'8 maggio 2013 (404), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gavino Manca, Onorio Petrini, Efisio Planetta, Antioco Porcu e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta del 12 giugno 2013.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
(Pervenuta il 5 giugno 2013 e assegnata alla prima Commissione.)
Lotto - Diana Giampaolo - Agus - Cocco Pietro - Porcu - Solinas Antonio: "Norme in materia di inquinamento acustico ambientale". (526)
(Pervenuta il 6 giugno 2013 e assegnata alla quinta Commissione.)
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. In ottemperanza all'articolo 59, comma 4, del Regolamento, che recita "I nomi dei consiglieri che non partecipano per oltre cinque giornate di sedute consecutive alle sedute del Consiglio, senza aver ottenuto regolare congedo, sono annunziate dal Presidente del Consiglio in Assemblea", annuncio che l'onorevole Renato Soru è stato assente per cinque giornate consecutive di sedute
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis, sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
SALIS (Gruppo Misto). Le ho comunicato verbalmente (e le ho mandato anche una e-mail) alcune prese di posizione e riferimenti fatti da un nostro rappresentante nel consiglio di amministrazione dell'Ente Fiera relativamente alla modifica dello statuto dell' Ente stesso che hanno portato all'accelerazione nella decadenza dei nostri due attuali rappresentanti e alla nomina di altri due che dovrebbero sostituirli.
Le faccio rilevare, Presidente, e le confermo quanto anticipatole verbalmente, che forse sarebbe opportuna una sospensione della votazione odierna perché sono in corso delle contestazioni, e pertanto mi sembra giusto aspettare che intervenga un chiarimento anche all'interno degli organi dell'Ente in modo da evitare che le nostre nomine diano adito a ricorsi e contenziosi (a mio parere assolutamente da evitare).
PRESIDENTE. Onorevole Salis, come lei ha ricordato puntualmente, la questione è stata già da lei posta alla Presidenza sia via e-mail sia anche verbalmente. Io ho chiesto un approfondimento della questione agli Uffici e risulta che stiamo procedendo secondo quanto previsto dalle norme, per cui non possiamo soprassedere. Il contenzioso che si creerà all'interno dell'ente non è una questione di pertinenza del Consiglio regionale. Comunque l'Aula è sovrana e può decidere anche diversamente.
Ricordo che, a termini di Regolamento, sulla proposta dell'onorevole Salis possono prendere la parola un consigliere a favore e uno contro.
Ha domandato di parlare contro il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Il mio parere è contrario, perché è la terza volta che rinviamo questa votazione. Per quanto riguarda il merito, condivido in pieno quello che lei ha detto, peraltro faccio osservare che non comprendo, neanche dal punto di vista giuridico, le contestazioni, atteso che la legge regionale prevede che la scadenza del Consiglio di amministrazione dell'ente Fiera sia collegata alla legislatura quando la durata prevista dallo statuto è identica. Ora, poiché l'ente Fiera autonomamente ha modificato lo statuto e ha previsto una durata di quattro anni, questa norma viene meno. Quindi, in questa situazione non capiamo i motivi del rinvio: noi procediamo alle designazioni e poi sarà competenza dell'ente Fiera trarne le conseguenze.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare a favore di consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL-Sardegna Libera). Intervengo per ribadire ciò che ha poc'anzi detto il collega Adriano Salis, aggiungendo che noi abbiamo una nota del presidente del collegio dei revisori dei conti che ribadisce proprio quanto da lui detto Quindi, se è possibile, chiederemo il rinvio almeno di questa votazione.
(Non è approvata)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la nomina di due componenti del consiglio di amministrazione dell'Azienda speciale Fiera internazionale della Sardegna.
Comunico che lo statuto dell'Azienda speciale Fiera internazionale della Sardegna è stato di recente oggetto di modifica da parte della giunta della Camera di commercio che, con deliberazione numero 17 del 21 febbraio 2013, ha provveduto a stabilire, tra l'altro, la nuova composizione del consiglio di amministrazione.
Per questo motivo il Consiglio regionale deve procedere, tenendo anche conto del disposto dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 15 gennaio 1972, numero 7, alla designazione di due componenti del consiglio di amministrazione dell'Azienda speciale Fiera Internazionale della Sardegna.
Ogni consigliere, pertanto, potrà votare un solo nominativo e risulteranno eletti i due nominativi che avranno ottenuto il maggior numero di voti.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per schede per l'elezione di due componenti dell'Azienda speciale Fiera internazionale della Sardegna.
Invito i consiglieri Segretari a procedere all'appello.
(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
Presenti 64
Votanti 63
Astenuti 1
Schede bianche 13
Hanno ottenuto voti: Pireddu Efisio, 26; Marongiu Giorgio, 16; Figus Stefano, 4; Pittalis Pietro, 2; Cappellacci Ugo, 1; Casini, 1.
Vengono proclamati eletti: Pireddu Efisio e Marongiu Giorgio.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dell'articolato del testo unificato "Legge statutaria elettorale ai sensi dell'articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna", Parte I/A - Stralcio.
Avevamo sospeso l'esame della legge elettorale subito dopo la discussione generale e la votazione del passaggio all'esame degli articoli.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Io devo dare atto dell'impegno profuso da tutti i consiglieri che hanno partecipato in questi giorni alla ricerca di una soluzione per la legge elettorale, in particolare dai Capigruppo e dai rappresentanti di partito. Si è raggiunto un accordo, un accordo di larga massima sui diversi punti, nonostante non fosse facile trovare soluzioni, e pur tuttavia debbo dire che il testo che è scaturito non è quello che io stesso e probabilmente l'intero mio Gruppo avremmo desiderato.
Negli incontri che si sono tenuti ho espresso la mia preferenza per una legge che prevedesse il doppio turno, perché avrebbe certamente meglio garantito tutte le forze politiche e la stessa governabilità. Abbiamo raggiunto un accordo su tutto eccetto che su un punto, quello della preferenza di genere, quello del doppio voto possibile all'interno delle…
(Interruzione)
Io non lo so, parlo di ciò che conosco. Se poi ci sono anche altri punti non condivisi…
PRESIDENTE. Scusate, però adesso dobbiamo intervenire sull'ordine dei lavori, non entrare nel merito!
DEDONI (Riformatori Sardi). Ci sto arrivando, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, non lo stavo dicendo per lei, ma per chi l'ha interrotta.
DEDONI (Riformatori Sardi). E allora io arrivo al dunque. Avendo avuto sentore (aleggiava nell'aria) che qualcuno avrebbe chiesto il voto a scrutinio segreto su questo punto, io le chiedo una sospensione di qualche minuto della seduta e la convocazione di una Conferenza dei Capigruppo per esaminare questo argomento e decidere i comportamenti da tenere, che debbono comunque essere coerenti e assunti con impegni formali, perché non ci si comporta così in Aula.
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, la Conferenza dei Capigruppo non può assumere decisioni su questo punto perché le prerogative dell'Aula e dei singoli consiglieri non possono essere messe in discussione dalla Conferenza dei Capigruppo. Mi dispiace ma non posso accogliere la proposta.
DEDONI (Riformatori Sardi). Io non volevo assolutamente sottrarre nessuna prerogativa all'Aula. Volevo semplicemente che i Capigruppo si incontrassero per prendere una decisione comune di comportamento, e quindi di ordine dei lavori in Aula, senza conculcare alcunché ad alcuno, perché l'Aula è liberissima e può decidere quello che meglio ritiene.
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, sino a questa mattina i Capigruppo si sono riuniti nella Commissione prima, e anche gli emendamenti che sono stati presentati sono il risultato del confronto politico che ha coinvolto tutte le forze politiche. Come lei ben sa io sono a favore della preferenza di genere, però in ogni caso non può la Conferenza dei Capigruppo assumere degli impegni che possano limitare le prerogative dell'Aula, per cui tutti gli impegni che potevano essere assunti sono stati esaminati questa mattina in Commissione prima.
DEDONI (Riformatori Sardi). Posso chiedere una breve sospensione dei lavori per consultare gli altri Capogruppo?
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni sospendo la seduta sino alle ore 17 e 46.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 41, viene ripresa alle ore 17 e 46.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Passiamo all'esame del Titolo.
(Si riporta di seguito il testo del Titolo:
Legge statutaria elettorale ai sensi dell'articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna.)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare sul Titolo, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 19. All'articolo 19 erano stati presentati degli emendamenti, a questi si aggiungono gli emendamenti agli emendamenti presentati nel frattempo.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 19 e dei relativi emendamenti:
Capo II
Sistema elettorale regionale
Sezione I
Sistema elettorale
Art. 19
Elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale
1. Il Presidente della Regione e il Consiglio regionale sono eletti contestualmente a suffragio universale e diretto con voto personale, eguale, libero e segreto.
2. Il Consiglio regionale è eletto con voto attribuito a liste circoscrizionali concorrenti ciascuna collegata, a pena di esclusione, ad un candidato alla carica di Presidente della Regione.
3. Il Presidente della Regione è eletto sulla base di candidature individuali regionali.
4. È eletto Presidente della Regione il candidato presidente che ha ottenuto nell'intera Regione il maggior numero di voti validi.
5. Il Presidente della Regione e i candidati alla carica di Presidente della Regione che hanno ottenuto una percentuale uguale o superiore al 5 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i candidati alla carica di Presidente, fanno parte del Consiglio regionale.
6. Alla coalizione collegata al Presidente eletto con una percentuale di voti inferiore al 60 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i candidati alla carica di Presidente è attribuito un premio, in base al risultato conseguito, in modo da assicurare almeno il 55 per cento ovvero il 60 per cento dei seggi spettanti al Consiglio, secondo quanto previsto dall'articolo 32, comma 2, lettera a).
7. Sono escluse dall'attribuzione di seggi le coalizioni collegate a candidati presidente che ottengono una percentuale di voti inferiore al 5 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i candidati alla carica di presidente.
Emendamento all'emendamento numero 34 sostitutivo parziale Salis - Cocco Daniele - Mariani.
Il comma 4 dell'articolo 19 è sostituito dai seguenti:
4. È proclamato eletto Presidente della Regione il candidato alla carica che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi.
5. Qualora nessun candidato ottenga la maggioranza di cui al comma 1, si procede ad un secondo turno elettorale che ha luogo la seconda domenica successiva a quella del primo.
Sono ammessi al secondo turno i due candidati alla carica di Presidente della Regione che hanno ottenuto al primo turno il maggior numero di voti. In caso di parità di voti fra il secondo ed il terzo candidato è ammesso al ballottaggio il più anziano di età.
6. In caso di impedimento permanente o decesso di uno dei candidati ammessi al ballottaggio, partecipa al secondo turno il candidato che segue nella graduatoria, li ballottaggio ha luogo la domenica successiva al decimo giorno dal verificarsi dell'evento.
7. I candidati ammessi al ballottaggio mantengono i collegamenti con i gruppi di liste o con le coalizioni di gruppi di liste dichiarati al primo turno. I candidati ammessi al ballottaggio hanno facoltà, entro sette giorni dalla prima votazione, di dichiarare il collegamento con ulteriori gruppi di liste rispetto a quelli con cui è stato effettuato il collegamento nel primo turno. La dichiarazione ha efficacia solo se convergente con analoga dichiarazione resa dai delegati dei gruppi interessati.
8. La scheda per il ballottaggio comprende il nome ed il cognome dei candidati alla carica di
Presidente della Regione, scritti entro l'apposito rettangolo, sotto il quale sono riprodotti i simboli dei gruppi di liste collegati. Il voto si esprime tracciando un segno sul rettangolo entro il quale è scritto il nome del candidato prescelto.
9. Dopo il secondo turno è proclamato eletto Presidente della Regione il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato eletto Presidente della Regione il candidato collegato con il gruppo di liste o con la coalizione di gruppi di liste di candidati al Consiglio regionale che abbiano conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parità di cifra elettorale, è proclamato eletto il candidato più anziano di età. (62)
Emendamento sostitutivo totale Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo
Articolo 19
L'articolo 19 è così sostituito:
Art. 19 (Disposizioni in materia elettorale)
1. Il Consiglio regionale e il Presidente della Regione sono eletti contestualmente, a suffragio universale e diretto, con voto personale, eguale, libero e segreto, attribuito a liste provinciali concorrenti ed a coalizioni regionali concorrenti, formate da uno o più gruppi di liste provinciali, ognuna collegata con un candidato alla carica di Presidente della Regione.
2. Il Consiglio regionale è composto da un numero di consiglieri regionali fissato dallo Statuto.
3. È proclamato eletto Presidente della Regione il candidato che ha conseguito il maggior numero di voti validi in ambito regionale.
4. È eletto alla carica di consigliere il candidato alla carica di Presidente della Regione che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore a quello del candidato proclamato eletto Presidente.
5. I componenti del Consiglio regionale sono eletti con criterio proporzionale sulla base di liste circoscrizionali concorrenti, con applicazione di un premio di maggioranza. Le disposizioni relative alla lista regionale per l'elezione del Consiglio regionale contenute nella legge 17 febbraio 1968, n. 108 (Norme per la elezione dei Consigli regionali delle Regioni a statuto normale) e nella legge 23
febbraio 1995, n. 43 (Nuove norme per la elezione dei consigli delle regioni a statuto ordinario) si intendono riferite ai candidati alla carica di Presidente della Regione. (34)
Emendamento sostitutivo parziale Pittalis - Steri - Sanna Giacomo - Diana Mario
Articolo 19
Il comma 5 è sostituito dal seguente:
"5. Il Presidente della Regione e il candidato alla carica di Presidente della Regione che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore fanno parte del Consiglio regionale." (11)
Emendamento all'emendamento numero 1 sostitutivo parziale Cuccureddu - Uras - Salis
Articolo 19
Il comma 7 è sostituito dal seguente:
1. Sono escluse dall'attribuzione dei seggi le coalizioni collegate a candidati presidente che ottengano una percentuale di voti inferiore al 4 per cento, nonché il gruppo di liste che ottenga una percentuale inferiore al 2 per cento, del totale dei voti validi ottenuti da tutti i candidati alla carica di presidente. (52)
Emendamento sostitutivo parziale Pittalis - Steri - Sanna Giacomo - Diana Mario
Articolo 19
Il comma 7 è sostituito dal seguente:
"7. Sono esclusi dall'attribuzione dei seggi i gruppi di liste che ottengono meno del 4 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale". (12)
Emendamento all'emendamento numero 12 sostitutivo parziale Pittalis
Articolo 19
Il comma 7 è sostituito dal seguente:
"7. Sono esclusi dall'attribuzione dei seggi:
a) I gruppi di liste che fanno parte di una coalizione che ottiene meno del 10 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale ad eccezione dei gruppi ad essa appartenenti che hanno ottenuto almeno il 4 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale;
b) I gruppi di liste non coalizzati che ottengono meno del 4 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale;
c) I gruppi di liste che, pur facendo parte di una coalizione che supera la soglia di cui alla lettera a), ottengono meno del 3 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale". (55)
Emendamento all'emendamento numero 12 sostitutivo parziale Pittalis
Articolo 19
Il comma 7 è sostituito dal seguente:
"7. Sono esclusi dall'attribuzione dei seggi:
a) I gruppi di liste che fanno parte di una coalizione che ottiene meno del 10 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale ad eccezione dei gruppi ad essa appartenenti che hanno ottenuto almeno il 4 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale;
b) I gruppi di liste non coalizzati che ottengono meno del 4 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale;
c) I gruppi di liste che, pur facendo parte di una coalizione che supera la soglia di cui alla lettera a), ottengono meno del 2,5 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale". (56)
Emendamento all'emendamento numero 56 sostitutivo parziale Greco - Cossa - Floris Rosanna - Pitea - Sanna Matteo.
Il comma 7 è sostituito dal seguente:
"7. Sono esclusi dall'attribuzione dei seggi:
a) I gruppi di liste che fanno parte di una coalizione che ottiene meno del 10 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale;
b) I gruppi di liste non coalizzati che ottengono meno del 5 per cento del totale dei voti ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale;
c) I gruppi di liste appartenenti a una coalizione che supera la soglia di cui alla lettera a), che ottengono meno del 3 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale". (64)
Emendamento all'emendamento numero 56 soppressivo parziale Sanna Giacomo.
Nell'emendamento all'emendamento numero 56 la lettera a) è soppressa. (61)
Emendamento sostitutivo totale Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo
Articolo 19
L'articolo 19 è sostituito dal seguente:
"1. Sono escluse dalla ripartizione dei seggi tutte le liste circoscrizionali il cui gruppo ha ottenuto nell'intera Regione meno del quattro per cento dei voti validi.". (45)
Emendamento sostitutivo parziale Uras
Articolo 19
Il comma 7 è sostituito dal seguente:
"7. Sono esclusi dall'attribuzione dei seggi i gruppi di liste che ottengono meno del 3 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale. (33)
Emendamento sostitutivo parziale Sanna Giacomo - Uras - Zuncheddu - Sechi
Articolo 19
Il comma 7 è sostituito dal seguente:
"7. Sono esclusi dall'attribuzione dei seggi i gruppi di liste che ottengono meno del 2 per cento del totale dei voti validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale. (10) .)
E'aperta la discussione sull'articolo e sugli emendamenti. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, noi stiamo discutendo della legge elettorale in un contesto che è il peggiore per discutere delle regole, perché se c'è una cosa da non fare quando ci si appresta ad approvare una legge elettorale è quella di immaginarsi continuamente in maggioranza.
Io vorrei pertanto ricordare ai colleghi l'itinerario dei ragionamenti che noi abbiamo svolto. Intanto abbiamo un referendum che ha sancito l'elezione diretta del Presidente, e questo è un vincolo che noi abbiamo accettato, perché è un vincolo impostoci dal popolo, che determina una situazione molto chiara: non c'è un problema di governabilità, chi vince ha diritto ad un premio di maggioranza adeguatamente commisurato ai voti ricevuti e chi perde ha la certezza della rappresentanza. Quando si parte da questi presupposti il tema della governabilità è risolto. Nei paesi del resto del mondo che adottano sistemi elettorali simili le soglie imposte alle coalizioni portano a produrre coerenti programmi di governo e facilitano l'approdo nelle aule parlamentari di maggioranze coese rappresentative di larghi strati della popolazione.
In materia di fissazione di soglie di sbarramento alle coalizioni si possono, infatti, seguire due strade: la prima è quella di fissare soglie molto alte per favorire le aggregazioni, la seconda è quella di fissare soglie di sbarramento basse. Qualora venisse adottata la prima soluzione è facile prevedere che in questo Consiglio nelle prossime elezioni regionali ci saranno tre coalizioni. Quanto più, infatti, saranno alte le soglie, tanto più i tre partiti che nelle elezioni politiche hanno raccolto il maggior numero di voti cercheranno di creare coalizioni, di non andare da soli. Soglie di sbarramento alte per le coalizioni significano coalizioni che si fronteggiano, soglie di sbarramento basse significano partiti che si confrontano.
Quindi, dalle soglie previste nelle proposte contenute negli emendamenti, si possono evincere almeno due filosofie: la prima, quella che fissa la soglia di sbarramento di coalizione molto alta, mira ad incentivare l'aggregazione intorno al P.D., P.d.L. e Grillo (Movimento 5 Stelle) e l'altra, che abbassa la soglia, invece mira a favorire una competizione con più piccole coalizioni o con partiti. Pensare di presentare emendamenti in cui convivono entrambe le filosofie determina una visione del rapporto rappresentanza-parlamenti che ha una illogicità intrinseca.
Il novero degli emendamenti sulle soglie di coalizione dà la misura di come si è entrati in Aula, cioè senza una visione ragionata del problema, senza alcuna razionalità nelle proposte. Dopodiché si legge negli emendamenti che si inserisce la soglia all'interno della coalizione.
Allora, colleghi, da una parte quest'Aula dice alle forze politiche sarde: "Coalizzatevi per presentare una proposta di governo" e dall'altra, prevedendo una soglia interna alle coalizioni, disincentiva le coalizioni. Addirittura vi è un emendamento che prevede che, per chi si presenta da solo, la soglia sia del 5 per cento. Quindi, da una parte soglie alte di coalizione, dall'altra soglie basse per chi si presenta da solo. Ne consegue che chi presenta gli emendamenti ha un'idea confusa di come si produce la rappresentanza, perché mentre disincentiva con la soglia interna alle coalizioni la formazione delle coalizioni e incentiva i partiti a presentarsi da soli, contemporaneamente fissa soglie alte per creare grandi coalizioni. Mettetevi d'accordo! Io non credo che quello della preferenza di genere sia l'unico punto su cui siamo in disaccordo . Mi pare che su questa questione sostanziale occorra confrontarsi.
Entriamo nel merito dello sbarramento all'interno delle coalizioni. E' un istituto rarissimo, presente nella legge elettorale italiana (il c.d. Porcellum) contestata da tutti, ma con un correttivo: nella legge elettorale italiana lo sbarramento di coalizione alla Camera del 2 per cento prevede un correttivo che premia sempre il miglior perdente che non raggiunga il 2 per cento, ed è evidente anche il perché. Ora poiché le ipotesi formulate "per assurdo" nelle competizioni elettorali talvolta si realizzano, per assurdo potremmo avere un Presidente che prende il 31 per cento con tante liste che si fermano tutte al 2,7. Che fa, non elegge? Non può eleggere nessuno?
Formulo anche un'altra domanda: siamo consapevoli che esistano soglie di sbarramento esplicite (quelle previste espressamente dalle leggi e dichiarate) e soglie di sbarramento implicite, cioè quelle soglie minime di voti necessarie per essere eletti? I colleghi sanno qual è la soglia minima per essere eletti in Sardegna? La soglia minima è 1,6 per cento, perché il quoziente implicito si calcola dividendo 100 per il numero dei seggi (60). Il risultato di questa operazione è 1,6. E' chiaro? Mediamente questo significa 17-18 mila voti. Noi stiamo qui ipotizzando due punti in più dello sbarramento. Quindi, qual è il motivo per cui le forze politiche dovrebbero mettersi insieme? Quello di costringere le formazioni minori, che magari arrivano al 2,8 o al 2,9 o al 2,7 a portare una quantità di voti rilevanti ai cosiddetti partiti cardine.
Benissimo, qual è il risultato di questa operazione? Lo dico per i colleghi del P.d.L. Voi alle politiche avete preso 210 mila voti circa, di cui 188 mila vostri, e 30 mila dei vostri alleati. Se voi vi foste alleati con un partito medio, un partito dell'8 per cento, tutti gli altri non avrebbero eletto consiglieri e avrebbero guadagnato nuovi seggi i due partiti maggiori, ma in quale misura? Se i due partiti maggiori hanno percentuali prossime l'uno all'altro, certamente in misura paritetica, ma quando uno magari ha ottenuto il triplo dei voti dell'altro, quando uno ha preso il 27 per cento dei voti e l'altro ne ha preso il 9, il vantaggio è evidentemente della lista che ha il numeratore più alto. Quindi anche il partito che supera la soglia non può immaginare che poi avrà un vantaggio pari a quello del partito maggiore di coalizione.
Lo schema che state mettendo in campo è uno schema che matematicamente favorisce i numeri più alti e voi dovrete spiegare a coloro a cui chiederete un'alleanza perché dovrebbero allearsi con voi, per quale motivo, visto che voi con questa norma praticamente dite: "No, bada, tu partecipa, ma poi i tuoi voti producono la mia rappresentanza".
Mi limito a rimanere sui meccanismi di rappresentanza, e non scendo sul piano della cultura democratica, perché se da un lato è vero che abbiamo tutti bisogno di ricondurre a sistema la frammentazione della proposta politica, è anche vero che questa razionalità si deve trovare sulle proposte di governo, non sull'imposizione della propria identità agli altri. Bisogna rispettare le diversità, bisogna evitare che condizionino la governabilità, ma devono essere rispettate.
D'altra parte - lo dico al P.d.L. - il vostro leader non ha vinto le elezioni con le nove liste collegate che si sono attestate sotto il 2 per cento? Ha vinto, o meglio è arrivato secondo, ha quasi vinto, perché ha capito che non poteva chiedere che tutti si identificassero con lui e pertanto ha inventato identità differenziate. Voi pensate di vincere la prossima volta da soli? Sul piano della cultura democratica rispettare l'identità e la governabilità è possibile, però chiaritevi le idee, ciò che è arrivato in Aula è un sistema irrazionale, confuso, e se si inizia a votare su questo sistema ne uscirà fuori un mostro. Ragionateci.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU (Sardegna è già Domani). E' il solito problema di riuscire a mettere insieme governabilità e rappresentanza. L'articolo 1 recita: "Il Presidente della Regione e il Consiglio regionale sono eletti contestualmente a suffragio universale diretto con voto personale ed eguale, libero e segreto". Io credo che se approvassimo una legge elettorale negli ultimi quindici minuti della partita (ormai sono appassionato a questa metafora) commetteremmo solo degli errori grossolani. Sarebbe molto meglio, credo, concentrarsi su quei due o tre punti su cui quest'Aula ha dimostrato di essere d'accordo, cioè sulla questione relativa alla doppia preferenza di genere e su quella relativa all'abolizione del listino, e poi lasciare il resto com'è.
L'aspetto che però volevo sottolineare all'Aula è questo: a me interessa poco la soglia del 3 per cento interna alle coalizioni; è un problema di rapporti politici. Se si vogliono costruire delle coalizioni è evidente che non è possibile costruirle col ricatto, e chi pensa di costruirle col ricatto ne trarrà le debite conseguenze, ma questa soglia del 3 per cento non mi interessa proprio per niente. A me interessano più le altre due soglie: quella del 7 per cento e quella del 10.
Perché, signori, noi stiamo chiudendo, stiamo innalzando i muri spessi di questo Palazzo per cercare di evitare che l'altra politica, non l'antipolitica, entri in quest'Aula. E' un errore storico, un errore che pagheremo tutti pesantemente perché seppure riuscissimo - perché mi ci metto anch'io, anche se non sono d'accordo su queste soglie - ad impedire l'accesso in questo Palazzo a forze democratiche che esistono nelle nostre comunità, noi provocheremmo solo un danno alla Sardegna. Quelle forze che stanno fuori sono utili, sono utilissime per portare i risultati che servono a questa Regione. Ripensateci, perché fissare una soglia di sbarramento al 7 per cento è una cosa abnorme!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Gruppo Misto). Presidente, colleghi, sembra proprio che dopo aver ridotto il numero dei consiglieri regionali a 60 si proceda ancora una volta allo sbarramento per eliminare per sempre il carattere democratico di ogni respiro che non si ispiri al dualismo politico. Sfogliando gli emendamenti presentati tempo fa si evidenzia una intenzione chiara di escludere i partiti minori. Penso che la questione dello sbarramento non sia merito dei partiti politici, che devono decidere chi entra, subentra, o non entra, spetta ai cittadini scegliere i rappresentanti. Escludere attraverso lo sbarramento è un processo discriminatorio imposto dall'alto per far tacere ogni voce democratica che non si collochi dentro i meccanismi della separazione, direi per il momento, dualistica, bipartisan.
I grandi partiti avranno sempre bisogno dei piccoli partiti, sia di destra sia di sinistra, per assicurarsi la vittoria. Gli speciali meccanismi di partecipazione, di rappresentanza politica previsti dagli ordinamenti europei per le minoranze nazionali mirano a facilitare l'inclusione delle stesse nell'ambito dello Stato senza comprometterne l'integrità, e nello stesso tempo a mantenere l'identità e le caratteristiche distinte delle minoranze. Tutto ciò contribuisce alla stabilità e sicurezza degli Stati e delle Regioni dentro l'Unione Europea.
La maggior parte degli Stati europei ha adottato misure per favorire la partecipazione e la rappresentanza delle minoranze; basti pensare alla regione Picardie in Francia. Strumenti giuridici assai divergenti che hanno sviluppato e realizzato diverse forme di promozione e di garanzia ai fini della partecipazione politica delle minoranze. Non sto parlando di minoranze etniche ma politiche, che non toccano per niente l'integrità territoriale, anzi la rafforzano conferendo qualità e un tocco pluralista alla gestione della politica.
Questo dibattito sulla legge elettorale che periodicamente si accende dimostra bene quale penoso livello di analfabetismo democratico affligga il nostro management politico. Un sistema elettorale deve essere il più semplice e lineare possibile, si può anche ibridare, ispirandosi a modelli diversi, ma il bilanciamento finale deve avere un suo equilibrio complessivo, senza inutili ridondanze. Ad esempio, se c'è un consistente premio di maggioranza è inutile prevedere una soglia minima di accesso, perché la governabilità è già assicurata, e viceversa. Se c'è una clausola di sbarramento è inutile un premio di maggioranza, perché c'è già un effetto premiale a favore dei partiti più grandi per effetto dei voti dispersi da quelli che restano sotto la soglia.
Infatti l'Italia è l'unico paese che ha un sistema elettorale che preveda entrambe le ipotesi. Lo sbarramento, secondo il nostro parere, introduce effetti distorsivi della volontà popolare, e quello che si guadagna apparentemente in stabilità si perde in rappresentatività. Tutto ciò accentua il carattere partitico del sistema elettorale e la dipendenza degli eletti dall'apparato di partito e dall'azzeramento della capacità di scelta. Per questo le regole elettorali diventano un elemento di dibattito politico, dello scontro su chi deve comandare.
Tutti i cittadini indistintamente devono trovare i modi per poter far conoscere ai propri concittadini le proprie opinioni politiche. Oltre ad essere di difficile comprensione l'urgenza e la necessità di questo sbarramento imposto, non si capisce quali siano in Italia le Regioni che scontano problemi di governabilità legati ai piccoli partiti, soprattutto in un quadro delle regole nel quale il Presidente viene eletto direttamente e le sue eventuali dimissioni provocano lo scioglimento del Consiglio regionale; non si riesce a leggere questa norma nell'ottica dello sbandierato federalismo.
L'unica spiegazione potrebbe riguardare l'esigenza del P.d.L. e del P.D. di mettere con le spalle al muro ogni sorta di alleato riottoso, costringendo a scegliere tra un'alleanza a qualsiasi costo e la sparizione dei consiglieri regionali. Speriamo che il nostro alleato, il P.D., capisca che questo stratagemma dell'esclusione è controproducente (speriamo che l'abbia capito oggi attraverso anche il Capogruppo) perché i piccoli partiti della sinistra, come hanno dimostrato le ultime elezioni, assicurano sempre la differenza e dunque la vittoria.
Per quanto riguarda la doppia preferenza ho sempre considerato la natura umana divisa in due: c'è l'uomo e c'è la donna, e ci dovrebbe essere una pari opportunità. La pari opportunità dovrebbe essere garantita all'interno della lista che ogni gruppo politico deve presentare, e non offrendo la possibilità ad un elettore di votare due volte. Io sono anglosassone in questo senso: "one man, one choice, one vote", "un uomo, una scelta, un voto".
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, oggi dopo una pausa riprendiamo la discussione sulla legge elettorale, pausa che si era resa necessaria per consentire approfondimenti sull'argomento, considerato che stiamo trattando una materia non semplice dalla quale dipende la definizione delle regole per eleggere i rappresentanti della comunità sarda.
Approvare una legge elettorale significa provare a scrivere regole che siano capaci di valere per un lungo periodo e che tuttavia non possono essere distanti e non possono non essere in grado di raccogliere quanto accade nella società (di raccogliere le sue richieste, le sue sensibilità) che reclama a gran voce la possibilità di potere partecipare alla vita democratica. Per questa ragione sono stati numerosi i momenti di incontro, anche attraverso la prima Commissione, che unitamente ai responsabili dei gruppi consiliari ha provato a lavorare per realizzare un testo il più possibile condiviso.
Si parte da un dato già acquisito, che è quello della riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 60. E siccome abbiamo già avuto modo, durante la discussione generale, di intervenire sull'argomento, io vorrei focalizzare l'attenzione in modo particolare sui temi di sostanza che sono stati oggetto dei lavori della commissione, evidenziando quelli su cui esiste un accordo di massima da parte di tutte le forze politiche, e centrando oltremodo l'attenzione su quelli su cui questo accordo non c'è stato ma sui quali ritengo che, con un supplemento di approfondimento, si possa conseguire..
Parlerò pertanto dei temi che riguardano l'argomento in discussione in commissione, quelli sui quali si è trovato l'accordo e quelli sui quali l'accordo può ancora essere trovato e che sono stati oggetto anche degli interventi dei consiglieri che mi hanno preceduto.
La prima questione riguarda l'elezione del Presidente della Regione, e del primo candidato Presidente non eletto, punto sul quale si è trovato un accordo complessivo in Commissione che ha registrato il voto a favore di tutte le forze politiche in essa rappresentate.
L'altra questione riguarda l'eliminazione del listino, sulla quale si è votato e tutti hanno espresso analogo parere, sostenendo che il listino deve essere eliminato.
La terza questione riguarda la definizione dei collegi elettorali coincidenti con quelli con cui si è votato nel 2009, posizione condivisa alla fine da tutti, dopo una discussione che ha registrato nella prima fase posizioni differenti da parte di alcune forze politiche.
La quarta questione riguarda l'opzione tra il metodo D'Hondt e i quozienti. Si è optato per i secondi, anche in questo caso a seguito di discussione e di ragionamenti..
La quinta questione, riguarda, avendo eliminato il listino, il premio di maggioranza. Si è detto che colui che diventa Presidente della Regione con il superamento del 45 per cento dei consensi avrà diritto ad avere il 60 per cento dei consiglieri eletti, nel caso non superasse il 40 per cento dei consensi avrà diritto ad un premio del 55 per cento e, infine, nel caso in cui superasse il 60 per cento, i seggi verranno ripartiti in maniera proporzionale al numero dei voti presi. E' stato presentato, successivamente, un altro emendamento relativo all'ipotesi in cui nessuna forza politica, pur vincendo, superasse il 30 per cento; un emendamento non condiviso da tutti, che propone una ripartizione proporzionale dei seggi.
Relativamente allo sbarramento vorrei precisare che noi come Gruppo del Partito Democratico - e mi rivolgo anche al consigliere Ben Amara che è testé intervenuto - abbiamo assunto una posizione chiarissima da subito. Noi abbiamo detto che già il termine sbarramento è una parola di per sé fastidiosa, e abbiamo preso posizione, votando, su tutti e tre i livelli di sbarramento che sono stati ipotizzati: lo sbarramento di coalizione (al 10 per cento), lo sbarramento relativo alla lista non presentata all'interno della coalizione (del 7 per cento, poi corretto al 5) e lo sbarramento relativo alla lista o alle liste presentate all'interno delle coalizioni (al 3 per cento).
Bene, noi abbiamo votato in maniera unitaria, insieme a tutte le forze politiche sullo sbarramento di coalizione al 10 per cento, mentre abbiamo espresso un voto negativo sullo sbarramento del 5 per cento (ovvero il punto b dell'emendamento) e su quello del 3 per cento (il punto c dell'emendamento). Questo per fare chiarezza.
Ciò detto, io ho sempre avuto la possibilità di discutere con tutti e vorrei continuare a farlo perché questa legge elettorale è una legge che si scrive non per questo Consiglio regionale ma, come dovrebbe avvenire in generale per tutte le regole, perché abbia una durata nel tempo. Tuttavia, come ho già detto prima, non possiamo rimanere estranei a ciò che accade nella società, ai movimenti che sono presenti, alla richiesta di partecipazione che proviene da larghi strati di essa.
E' anche vero quello che è stato detto, che le forze politiche che chiedono di essere in coalizione con altre non possono essere trattate male, non gli si può chiedere di donare sangue a favore delle forze maggiori. Quindi io inviterei tutti i Gruppi di questo Consiglio regionale a impegnarsi in un supplemento di sforzo per ragionare in quest'ottica, perché la questione riguarda i partiti maggiori di centrodestra, riguarda i partiti maggiori di centrosinistra.
Noi abbiamo capito che questo elemento deve essere superato perché l'idea stessa di sbarramento è molto complicata ed è difficile da sostenere, non solo qua dentro ma anche nell'opinione pubblica. Noi non siamo un corpo estraneo alla società, siamo i rappresentanti che devono guardare ad essa cercando di interpretarne non solo i sentimenti ma anche i bisogni e le aspirazioni. Ed è questo l'obiettivo che dobbiamo tenere in considerazione nell'approvare la legge elettorale.
Pertanto, siccome ritengo che siamo tutti persone disponibili a capire le ragioni degli altri e, d'altro canto (come ho già avuto modo di dire, e non l'ho detto caso) tutti i punti sui quali si è raggiunto un accordo sono frutto di un ragionamento complessivo, anche su questo punto inviterei ulteriormente a ragionare e a riflettere.
Vorrei aggiungere, per concludere, che in Commissione si è discusso anche del doppio voto di genere e della possibilità per entrambi i sessi di essere rappresentati in maniera paritaria all'interno delle liste. La Commissione però ha lasciato all'Aula l'esame della questione non essendo stata in grado (causa l'estrema diversità di pareri riscontrati in proposito) di trovare una posizione, non dico unitaria ma neanche maggioritaria per arrivare in aula. Questo pertanto è un argomento sensibile sul quale occorre discutere e di cui discuteremo certamente, nessuno sottraendosi alla possibilità di esprimere il proprio pensiero.
Tutti dobbiamo pertanto adoperarci perché questa legge elettorale sia condivisa da tutte le forze politiche, sia quelle che hanno la possibilità di ottenere un grande consenso dalla società, o che pensano di averlo ottenuto, sia da coloro che invece hanno una possibilità di rappresentare meno cittadini. Tutti hanno diritto di platea, a tutti deve essere garantita la possibilità di avere la propria rappresentanza e noi dobbiamo disegnare una legge che tenga conto di questo perché le regole sono così importanti che devono andare assolutamente in questa direzione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (Gruppo Misto). Io sono rimasto un po' sorpreso quando il collega Dedoni ha affermato che l'unico punto su cui si è aperta una discussione animata dentro la Commissione è stato quella della preferenza di genere, perché siamo rimasti un'intera mattina a discutere di un elemento nuovo che ha modificato, Signora Presidente, il dato di partenza dell'accordo che era stato assunto tra i Gruppi consiliari di questo Consiglio regionale. Un accordo che aveva individuato esplicitamente alcuni punti (tre, quattro) che ora voglio richiamare.
Volevamo, collega Arbau, proprio trovare il punto di caduta di modifiche sostanziali ma che non incidessero nella definizione del prossimo appuntamento elettorale, evitando che le forze politiche si cucissero l'abito a seconda delle proprie misure. Fino ad un certo punto della discussione siamo riusciti ad ottenere questo obiettivo.
Io vorrei ricordare al collega Pittalis - a cui mi voglio rivolgere così come ho fatto in Commissione stamattina - che il primo punto su cui le forze politiche avevano trovato un accordo, unanime o quasi unanime, è quello dell' eliminazione di ogni equivoco sulla diminuzione del numero dei consiglieri regionali assegnati alla Regione Sardegna nella prossima elezione regionale. Questo è un elemento di fondo, un'altra riforma difficile, che pure ha ottenuto il passaggio in seconda lettura, per volontà della Presidente Lombardo. Si tratta di una importante riforma istituzionale che ha incontrato in quest'Aula delle difficoltà, che comunque abbiamo superato, e che adesso ci permette di affermare che la nostra è una delle prime regioni italiane (se non la prima) che è riuscita ad imporsi, ad "autoimporsi" la riduzione del numero dei consiglieri regionali, prima di qualsiasi intervento del Parlamento nazionale.
Il secondo, anch'esso importantissimo, era quello relativo all'abrogazione del cosiddetto listino, e anche su questo punto si è trovato un accordo unanime. Il terzo era quello di conservare le circoscrizioni elettorali come da legge previgente. Il quarto punto, che ha fatto prepotentemente irruzione nella discussione politica, giustamente, era quello della preferenza di genere. Su questi quattro punti abbiamo trovato un equilibrio nella proposta che è arrivata in aula.
Voglio sottolineare il fatto che il disagio, le difficoltà e le divisioni che stiamo verificando in questi giorni sono intervenute a seguito di emendamenti che sono stati presentati alla bozza che era stata discussa e definita e che hanno stravolto l'impianto unitario che avevamo concordato. Questo lo dobbiamo dire! Quindi io rivolgo un ulteriore appello perché, nella discussione che avremo tra oggi e domani in quest'Aula, si torni allo spirito iniziale che ha portato alla definizione della proposta di legge concordando su questi quattro punti essenziali.
Signora Presidente, ai colleghi della maggioranza che insistono sul mantenimento di sbarramenti che sono assolutamente fuori dal tempo voglio far notare che, in un momento in cui le forze politiche responsabili debbono fare i conti con un astensionismo pericolosissimo e dilagante, noi ci poniamo il problema di sbarrare la strada a quelle forze politiche che hanno una tradizione, hanno fatto una battaglia, tentano di contrastare l'antipolitica. Questa è l'antipolitica, è il tentativo, cioè, da parte di alcuni, di mantenere spazi di manovra, di garantirsi, con marchingegni tecnici, con provvedimenti da azzeccagarbugli, con emendamenti assolutamente in contraddizione con la volontà espressa precedentemente, una quota di potere e di rappresentanza che non è assolutamente proporzionale ai voti che poi riescono ad ottenere.
Io vorrei far rilevare, cari colleghi - e i dati delle ultime elezioni politiche sono chiarissimi da questo punto di vista - che non è il partito di Grillo il primo partito in Sardegna, è il partito dell'astensione, che si è rivelato tale anche nel corso delle ultime recentissime elezioni amministrative.
Allora, io chiedo un ulteriore supplemento di riflessione su questo aspetto: teniamo in piedi la soglia minima, indispensabile per definire un livello di aggregazione delle coalizioni compatibile con l'indicazione unanime che è venuta dalle forze politiche in Consiglio regionale, ed eliminiamo le soglie che servono solamente a cucirsi l'abito su se stessi, a cercare di realizzare un guadagno elettorale e rappresentativo in termini di seggi a discapito delle forze politiche più piccole, che sono un elemento importante di rafforzamento delle coalizioni che si presentano alle elezioni.
Del resto, e lo voglio dire, c'è un elemento di contraddizione che è stato già rilevato in questa distratta discussione, cioè il fatto che stiamo tentando di mettere assieme elementi che non sono assolutamente componibili tra loro.
L'allora presidente Maninchedda e i colleghi della Commissione sanno che abbiamo proposto in Commissione la discussione alle forze politiche perché si potesse valutare la possibilità di sperimentare in Sardegna il sistema presidenziale a doppio turno, che garantisce la rappresentatività delle forze politiche perché la ripartizione dei seggi avviene in maniera proporzionale e senza sbarramenti forzati, e garantisce anche contemporaneamente, con il doppio turno, la governabilità: il giorno dopo le elezioni si sa chi è il Presidente della Regione, si sa qual è la maggioranza che lo sostiene, si sa qual è il programma che ha presentato agli elettori e qual è la composizione del Consiglio regionale.
Ebbene, questo tentativo di discussione non è stato accettato, questa proposta è stata rigettata; io l'ho presentata a titolo di testimonianza perché rimanesse agli atti, perché continuo a considerarla (anche per la grande prova che ha fornito in questi anni la legge sull'elezione dei sindaci) garanzia di rappresentatività e governabilità. E'stata probabilmente una mancanza di coraggio, un'occasione persa il non aver approfondito in maniera adeguata queste tematiche.
Ecco perché concludo, Presidente, chiedendo a quest'Aula, ai Capigruppo di maggioranza, ai Capigruppo di opposizione, ma soprattutto ai partiti della maggioranza che hanno voluto riproporre il tema dello sbarramento, nonostante l'apparente ripensamento di oggi che sembrava potersi concludere con l'accordo unanime di tutte le forze politiche per l'abrogazione della soglia del 3 per cento, di compier un ulteriore riflessione. Lo sbarramento è un elemento di divisione, una proposta che tenteremo di contrastare in tutti i modi e che sicuramente non raggiungerà le quote di voto previste dall'articolo 15 dello Statuto. Auspico pertanto che questo elemento di frizione, che contraddice il lavoro unitario…
PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Stocchino. Ne ha facoltà.
STOCCHINO (Gruppo Misto).Presidente, colleghi, non posso non confessare la mia delusione, devo essere sincero, dopo un entusiasmo mattiniero dovuto al bel lavoro svolto in Commissione, per l'attenzione che l'Aula sta riservando a una legge che secondo me è fondamentale per il sistema democratico della Sardegna. Credo che i colleghi dovrebbero appassionarsi un po' di più a un tema che riguarda fondamentalmente la democrazia, quindi il rapporto che deve intercorrere tra cittadini e consiglieri e il modo di porsi nei confronti del conflitto sociale che viviamo ogni giorno anche fuori da quest'Aula.
Non mi soffermerò sui punti che condivido e di cui abbiamo discusso in Commissione, parlerò delle due questioni che secondo me invece sono il cuore e cervello di questa legge elettorale: la questione delle soglie di sbarramento e la questione del voto di genere.
Il primo tema secondo me é fondamentale rispetto a tutto il ragionamento che dobbiamo fare sulla legge, perché pensare di ingabbiare le forze politiche, pensare di ingabbiare il conflitto, pensare di ingabbiare le idee dentro uno sbarramento è la peggiore soluzione che si possa trovare per costruire un progetto e un percorso legislativo per la Sardegna.
Tenete presente, colleghi, che in genere le leggi elettorali vengono approvate cercando il consenso di chi vive nella società; questa legge, invece, questo non fa perché è una legge datata. Originariamente, infatti, si pensava ad un sistema bipolare mentre nelle ultime elezioni quel sistema bipolare è saltato ed ora è solo nelle teste dei partiti più grossi. Le ultime elezioni politiche ci portano un sistema che non solo non è bipolare ma conta quattro, cinque forze che possono comunque competere con le forze principali. Credo che si debba partire da qui per ogni ragionamento che dobbiamo svolgere, e pensare di torcere la realtà attraverso una legge secondo me è la peggiore cosa che si possa fare.
Ma d'altronde l'Italia ha dimostrato da subito che il sistema maggioritario non funziona, e lo ha dimostrato perché questa Italia è un'Italia che è fatta di idee, di differenti ideologie e di differenti sensibilità: da quella liberale a quella comunista, da quella comunista a quella cattolica, da quella cattolica a quella della destra moderata. Credo che il percorso e anche le alleanze concluse per costruire quel famoso bipolarismo abbiano dimostrato questo, tant'è che i grandi partiti hanno sempre avuto bisogno, per comporre una coalizione, di portare al suo interno componenti diverse: il centrosinistra portandosi dietro i Comunisti, i Radicali, i Verdi, eccetera, il centrodestra portandosi dietro la destra moderata, la destra radicale, eccetera.
Credo che il problema della governabilità non risieda nel frazionamento della politica ma nel frazionamento dei partiti di maggioranza; se io vado a guardare oggi chi è che crea problemi ad una maggioranza, fondamentalmente è la maggioranza stessa, perché non è legata ad un progetto ma molto spesso è legata ad interessi, e quindi non riesce a garantirsi la governabilità. Ma non possiamo pensare di risolvere questo problema per legge, non possiamo pensare di riversare sulla società questo problema che invece è interno alle maggioranze.
Io poi vorrei ricordare la mia storia che è una storia di militante rivoluzionario come si diceva allora, negli anni 70. Negli anni 70 c'era una situazione difficile come quella che attraversiamo oggi, una situazione in cui c'era conflitto e c'era disagio sociale, e se questo disagio sociale non viene rappresentato qui dentro troverà altre strade in cui riversarsi, e molto spesso non saranno le strade della democrazia.
Non possiamo pensare noi oggi di non offrire una sponda a quel conflitto sociale, non possiamo pensare di lasciare che quei soggetti non siano rappresentati qui dentro, perché quel disagio troverà comunque un modo per esprimersi e non sarà un modo che favorirà la democrazia nella nostra società.
Rispetto all'altro tema, che è il cuore di questa legge e che quindi penso che sia un tema fondamentale, il Consiglio deve partire dal presupposto che se vogliamo che le donne siano presenti qui dentro dobbiamo operare una forzatura. Non mi si può dire che tutti siamo uguali, non mi si può dire che siamo uguali perché non sono uguali le condizioni di partenza; il problema della cura della famiglia, infatti, non è mai stato un problema dell'uomo. La donna che fa politica, invece molto spesso ha anche la cura della famiglia, per cui le condizioni di partenza non sono uguali. E' come dire che il figlio di una famiglia povera e il figlio di una famiglia ricca partano dalle stesse condizioni quando frequentano la scuola; non è così, dobbiamo metterli noi nelle stesse condizioni ma la condizione di partenza è differente.
E allora, visti i risultati delle ultime elezioni, che hanno portato all'incremento della presenza delle donne nella politica (e questo credo che sia un "in più" che può servire alla politica perché i problemi delle donne sono problemi collettivi) io penso che questo sia comunque un ragionamento che noi dobbiamo fare perché questo argomento è il cuore insieme con il cervello di questa legge che noi dovremo approvare.
Anche io chiedo ai partiti di maggioranza l'impegno a non pensare ad oggi, ma a pensare a domani, perché la politica si sta trasformando così velocemente che chi pensa oggi di essere maggioranza non lo so se lo sarà domani, chi pensa oggi di poter utilizzare i piccoli partiti non so se poi non sarà a sua volta una forza piccola dentro uno tsunami; lo tsunami ci può travolgere tutti, non è detto che siano solo le forze piccole a pagare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, mi sembra che il clima in questa Aula rispecchi un po' quello di due legislature fa, cioè del 2004, quando la prima Commissione, allora presieduta da Emanuele Sanna, esitò la legge elettorale, una legge elettorale che mirava ad impedire che i sardi subissero la volontà romana di applicare quella legge che noi abbiamo utilizzato in queste ultime due legislature, imposta a noi da Roma per nostra incapacità.
In quell'occasione gli amici dei partiti più rappresentativi della destra e della sinistra si misero d'accordo e con un voto a scrutinio segreto chiesto da un ex senatore la legge venne affossata. Credo che non ci abbia guadagnato né la sinistra né la destra, sia per l'esperienza politica vissuta nella passata legislatura, sia per quella vissuta in questa. Io credo che la situazione non possa migliorare pensando di approvare una legge che abbassi il livello della democrazia.
Guardate, l'ha detto poc'anzi il collega Stocchino: le leggi si fanno non per quando si è in maggioranza pensando di restarci tutta la vita, le leggi si fanno con il giusto equilibrio, e tutto deve essere rappresentato e garantito, non ci possono essere soprusi di ogni ordine e grado, tutto deve essere fatto con la massima trasparenza per consentire ai cittadini di votare e di mandare in questa aula 60 consiglieri regionali. Questo è il nostro compito. La legge che allora approdò qua era una legge improntata sul sistema parlamentare; adesso invece ci si sta indirizzando verso una scelta diversa.
Io non lo nascondo e non l'ho mai nascosto: il mio partito è per il sistema parlamentare, la maggioranza qua dentro invece non lo è. Io credo che dopo queste esperienze un giorno o l'altro torneremo al sistema parlamentare, perché questa è un'Assemblea legislativa non è un Comune che applica le leggi. Noi approviamo le leggi e non si può tenere un'Assemblea legislativa sotto il ricatto di un Presidente, qualunque esso sia, unto dal Signore, arrivato da chissà dove, e che una volta entrato in questa aula, con le minacce di mandare a casa tutti (e non mi riferisco solo all'attuale Presidente ma anche al suo predecessore) pensa di intimorire e di vincolare nel fare le leggi a proprio piacimento questo Consiglio regionale. Badate, questa è una delle situazioni più pericolose che si siano determinate nei rapporti tra poteri della Regione; io vorrei almeno che nell'approvare questa legge si trovasse un giusto riequilibrio tra i poteri, questo è il nostro compito.
Abbiamo completamente cancellato la legge approvata da una Commissione, qualcuno l'ha voluta letteralmente mettere da parte, però non è che la stiamo migliorando, guardate non la stiamo migliorando! A fare qualcosa di simile ci aveva provato un altro. Ve lo ricordate Veltroni quando, con lo sbarramento e senza consentire a nessuno (a parte Di Pietro) di essere ricevuto dentro casa, cancellò tutti i compagni di viaggio di una storia politica. Bene, Veltroni perse le elezioni mentre Prodi vinse proprio quando mise tutti insieme.
Ma dico lo stesso agli amici del P.d.L.: se pensano di viaggiare da soli, se pensate che annientare i compagni di viaggio più piccoli vi possa essere utile io dico che vi state sbagliando. Stiamo attenti, io non vedo perché sia necessario uccidere un compagno di viaggio, uno che ha la stessa volontà, condivide lo stesso progetto, magari vota lo stesso Presidente, cercando di portargli via i suoi voti per eleggere più consiglieri. Siamo passati a un sistema tripolare, non siamo più solo destra e sinistra.
Ecco, ad esempio, vi ricordate se tra i referendum ce ne sia stato anche uno che prevedeva che il candidato Presidente dovesse essere indicato attraverso le primarie? Vi ricordate di questo oppure dei referendum prendete la parte che vi interessa e l'altra fate finta addirittura di non conoscerla?
Facciamo una cosa interessante: scriviamo che questo Consiglio si impegna ad approvare, nell'arco di due mesi, la legge sulle primarie e che la legge elettorale oggi in discussione, speriamo scritta in grazia di Dio, non entrerà in funzione se non dopo l'approvazione della legge sulle primarie. Così saremo credibili tutti quanti, così nessuno parte prima con i soldi della collettività e nessuno parte dopo perché ancora non si è scelto. E' come una gara di formula uno, come qualsiasi gara di atletica leggera: tutte quante hanno uno starter e da lì si parte. Proviamo a scrivere regole serie che servano a tutti, senza prevaricazioni di ogni ordine e grado.
Le prevaricazioni ci sono quando si stabiliscono gli sbarramenti: sbarramento del 5 per cento se vai da solo; sbarramento del 10 per cento se vai in coalizione; sbarramento del 3 per cento se sei in coalizione. Ma che logica abbiamo? Ci "mangiamo" anche gli alleati! Cioè, già in partenza vogliamo mangiarci gli alleati. Ma chi si allea in queste condizioni?
Allora, facciamo un'altra cosa, invece: siccome lo scenario politico è tripolare, chi prende il 30 per cento dei voti non può avere il 60 per cento dei seggi, ok? Siccome è tripolare, vuol dire che c'è bisogno di aggregarsi, c'è bisogno di ragionare e di condividere, c'è bisogno di un progetto che possa consentire di fare questo con maggior facilità.
C'è un problema di coinvolgimento: non è che uno dice: "Armiamoci e partite", non funziona così, non funziona assolutamente così. Badate quando siamo entrati qua dentro, c'era uno sbarramento, era lo sbarramento del quoziente, quello naturale. Ora se ho i voti del quoziente e sono dentro la coalizione ho diritto a essere rappresentato; perché mi vuoi portare via i voti? Perché mi vuoi impedire di essere rappresentato quando i cittadini comunque mi hanno scelto e mi hanno espresso il loro consenso fino a conseguire un quoziente? Non si sta chiedendo un ingresso gratis, l'ingresso gratis (il listino) l'abbiamo eliminato, ed è stata un'operazione sacrosanta, non se ne può neanche più parlare (o non se ne dovrebbe) però queste furbizie alimentano le incomprensioni.
Io mi auguro che, ad esempio, non si ripeta, in questa circostanza, ciò che è avvenuto nel 2004 (mi rivolgo agli amici del P.D. e del P.d.L.) che non ci sia questa trasversalità fra di voi. Io me lo auguro, perché non è utile, né a una parte, né all'altra. Facciamo una cosa secondo coscienza, nel rispetto delle regole e della democrazia, e credo che nessuno avrà a che dire. Diversamente ci porremo il problema di non raggiungere i 54 voti, ce lo porremo il problema, perché ognuno si difende con gli strumenti che ha a disposizione. Perché, se mi si vuole uccidere, dovrei starmene fermo e aspettare che qualcuno mi uccida?
Questo Partito, il Partito Sardo d'Azione, esiste dal 1921, e non è pertanto pensabile che si approvino leggi che possano metterne in discussione l'esistenza, perché comunque è patrimonio della storia politica e sociale della Sardegna. Io mi auguro poi che la buona memoria (almeno 13 o 14 di noi erano presenti anche nel 2004) aiuti tutti quanti ad approvare una legge elettorale migliore di quella pensata sino a questo momento.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). L'onorevole Sanna ha ricordato una pagina storica di questo Consiglio regionale, quando venne affossata la legge elettorale; forse fu un errore, forse non lo fu per chi, come me, allora sosteneva le ragioni del bipolarismo, per chi come me, fino a qualche mese fa, fino a qualche settimana fa ha continuato a perseguire l'idea che il bipolarismo potesse essere la strada migliore per governare questa Regione. Poi, all'improvviso, si è scoperto che a livello nazionale il Governo è nato, non in base alla logica del bipolarismo, ma dall'unione di un coacervo di forze politiche che comunque governa. E da parte di chi è stata fatta questa scelta? Da parte di tutte le forze politiche.
Io credo che il bipolarismo sia morto per colpa degli uomini, che non lo hanno saputo interpretare al meglio. Oggi però non possiamo fare nulla per modificare questo stato di cose. Male abbiamo fatto a votare il passaggio all'esame degli articoli; oggi, grazie ad una maggiore consapevolezza di questo Consiglio regionale, forse si sarebbe anche potuta immaginare una soluzione diversa, e cioè tornare all'elezione del Presidente da parte del Consiglio regionale o, quanto meno, con un'indicazione che arrivasse al Consiglio regionale.
Tutte queste strade ci sono precluse, e nel momento in cui tutte queste strade sono precluse ognuno di noi, animato dallo spirito di permanenza in questo Consiglio regionale o, forse, dallo spirito di appartenenza ad un movimento politico, e quindi di sopravivenza, ha un'idea che è solo la sua. L'ho detto stamattina in Commissione: ho preso coscienza ieri notte, quando sono rientrato a casa, a seguito di diverse telefonate, del fatto che noi stiamo facendo una legge elettorale che conosciamo solo noi, è a uso e consumo nostro; la gente fuori, appena si accorgerà che scempio stiamo facendo sono sicuro che non tarderà a far sentire la propria voce.
E come farà sentire la propria voce la gente che sta fuori? In un modo semplicissimo. C'è un qualcuno che cavalca la gente in una maniera migliore di come fanno a sinistra, di come fanno a destra, di come facciamo tutti noi eletti, c'è qualcuno fuori che riesce a cavalcare la protesta in una maniera straordinaria, e cavalcare la protesta vuol dire una sola cosa: non interessarsi alle coalizioni, allo sbarramento del 10 per cento, non interessarsi neanche allo sbarramento del 3 per cento. A chi cavalca la protesta interessa solo una cosa: protestare e votare contro chi sta cercando di conservare e di salvaguardare il proprio patrimonio, che oggi non è più un patrimonio.
E allora, di fronte a questa situazione, qualcuno poi mi potrà anche accusare e dire: "Ma tu hai firmato anche degli emendamenti". Si, è vero, ho firmato anche degli emendamenti, sono stato il primo a proporre lo sbarramento di coalizione, perché mi pareva l'unico modo per indurre le formazioni politiche ad aggregarsi, e quindi a non frammentare il voto, a non disgregarlo, però poi mi sono reso conto che questo non è di nessuna utilità, anzi, si scontra con quella che può essere, da parte delle formazioni maggiori, un'arma letale per le piccole formazioni.
Qualcuno l'ha detto: per quale motivo una formazione politica, che vale il 2, il 2, 8, il 3 per cento dei voti, dovrebbe entrare in coalizione con un partito di grandi dimensioni quando sa che, così facendo, contribuirebbe a far eleggere consiglieri di quella formazione politica e a castrare se stessa? E' necessario che le forze politiche che hanno i numeri, o si fermino e ragionino su questo punto, oppure accettino un mio suggerimento, che è quello di non fissare nessuno sbarramento. In tutte le Regioni in Italia esistono consiglieri regionali in maggioranza e opposizione che sono eletti con percentuali inferiori al 2 per cento, addirittura all'1,01, in Campania!
La Destra di Storace ha eletto un consigliere regionale con l'1 per cento; non ho capito perché noi dobbiamo fissare sbarramenti al 3, al 4, al 5, al 7 per cento. Beh, insomma, è necessario veramente che tutte le forze politiche si riconoscano nel bipolarismo del centrodestra e del centrosinistra? Non è possibile che una forza politica dica: "Io voglio andare per conto mio, e siccome prendo i voti voglio essere rappresentato". E qualcuno deve aver paura di questo? Io starei molto attento a questo.
Le logiche di chi vuol vincere a tutti i costi le elezioni, e quindi il centrodestra e il centrosinistra (ma dico di più: il P.D. e P.d.L.) non portano lontano. Poi, peraltro, bisogna fare anche le differenze. E' legittimo, infatti, che il P.D. voglia vincere le elezioni - dopo tante sconfitte in Sardegna uno ci pensa! - ma le vuole rivincere anche il P.d.L. e io personalmente sarei ben felice che il P.d.L. rivincesse le elezioni, ovviamente con uno scenario totalmente diverso, e quando dico totalmente diverso dico con un altro Presidente, perché così sgombriamo il campo da...
(Interruzione)
Ma è meglio dirle le cose, perché altrimenti sembra quasi, come qualcuno stamattina ha detto, che io stia facendo retromarcia. No, avanti tutta! Non ci sono retromarce che tengano.
Le elezioni, quindi, si possono anche rivincere, ma ci vuole un minimo di umiltà, di intelligenza e bisogna capire che tantissimi scontenti del centrodestra prima di essere scontenti del partito nel quale hanno militato o militano sono scontenti di ben altro, e quelle persone sono le più riottose e le più difficili da riportare a casa, e in questo modo le si sta definitivamente allontanando. Io non posso pensare che anche gli eredi, gli ultimi eredi, quelli che rimangono, di un'antica tradizione di destra in Sardegna e in Italia possano essere esclusi da una presenza in quest'aula. Nessuno di quelli che provengono da Forza Italia può dire di essere di destra, nessuno lo può dire! Non siete nati a destra, siete nati in Forza Italia, che è una cosa totalmente diversa. Io (ma ci sono anche altri come me) sono nato nel Movimento Sociale Italiano e ha fatto esperienze anche nella Democrazia Cristiana, e meno male che ho fatta quell'esperienza, ho studiato con quell'esperienza, ho frequentato le scuole, l'Università, la scuola di specializzazione!
Oggi forse bisognerebbe tornare appena appena indietro (lo dico agli amici del centrosinistra e lo dico anche a quelli del centrodestra, che non sono nati tutti in Forza Italia e non sono nati neanche tutti nel Movimento Sociale Italiano) e riprendere a fare politica fra la gente, ma non approviamo questo obbrobrio di legge che non permetterà una rappresentanza seria e corretta di tutte le forze politiche che intendono partecipare alle competizioni elettorali.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL-Sardigna Libera). Presidente, credo che questa possa essere un'occasione storica per questo Consiglio regionale che si accinge o si dovrebbe accingere ad approvare una nuova legge elettorale, una nuova legge elettorale per i sardi e fatta dai sardi. Ritengo che il buon senso di tutti dovrebbe portare, senza giacchette di appartenenza, come dice qualche collega, ad agire tutti con grandissimo buon senso per il bene esclusivo delle proprie comunità.
Io credo che dovremmo ripartire da quella norma di rango costituzionale che prevede che vengano rispettate le rappresentatività e le rappresentanze dei territori, le rappresentatività e le rappresentanze di genere e la rappresentanza e le rappresentatività delle minoranze. Se non si parte da questi presupposti e da questi principi credo che noi non potremo votare questa legge e credo che questa legge non votata da almeno 54 consiglieri non vedrà davvero la luce.
Credo che sia un dovere morale, se non politico, che dovrebbe appartenere indissolubilmente alle nostre coscienze, quello che ci deve portare ad agire in questa maniera. Parlava l'onorevole Maninchedda di illogicità intrinseca nelle percentuali di sbarramento ed è proprio così! Io sarei partito senza fissare nessuno sbarramento, neanche gli sbarramenti di coalizione, ma visto e considerato che gli accordi si devono trovare e si ragiona per trovare accordi si parta pure da uno sbarramento di coalizione del 10 per cento, ma si parta solo da quello.
Lo sbarramento naturale è quello del quoziente di cui parlavamo prima, che non è il 3 per cento, non è il 2,7 per cento, ma è l'1,6 per cento. Credo che nessuno di noi, se non ha merito per poter fare il consigliere regionale, e quindi se non ha i voti per poterlo fare, possa rappresentare i cittadini in quest'aula o essere delegato per poterli rappresentare. Diceva qualcuno prima: rispetto delle identità e garanzie della governabilità. Può essere garantita l'una cosa e può essere garantita anche l'altra. Noi non possiamo scrivere le regole per assicurarci la vittoria; dobbiamo invece costruire delle buone squadre con regole garantiste per tutti i giocatori.
Non possiamo prescindere, come dicevo prima, dalle norme di rango costituzionale. L'abolizione del listino dei nominati va bene, la conferma delle 8 circoscrizioni va benissimo, l'eliminazione degli sbarramenti andrebbe ancora meglio e credo che da questo noi dobbiamo ripartire. Dobbiamo giocare a carte scoperte, guardarci negli occhi, fermarci di nuovo se è il caso che ci si fermi di nuovo perché altrimenti non andremo da nessuna parte.
Ormai le posizioni di tutti i partiti sono state esternate e sono molto chiare. Tutti i colleghi che mi hanno preceduto hanno espresso gli stessi concetti. Sono tutti soprattutto a favore dell'eliminazione dello sbarramento del 3 per cento mentre della doppia preferenza di genere dobbiamo ancora parlare. Non dimentichiamoci che dovevamo parlare anche, come stabilito in Commissione, dell'inserimento in legge dell'obbligo delle primarie, però io credo che davvero se vogliamo percorrere con questa legge un po' di strada dobbiamo fermarci un attimo, confrontarci ancora, guardarci negli occhi e decidere a carte scoperte cosa vogliamo fare, altrimenti è anche inutile continuare.
Se si riparte con presupposti come quello di non rivedere soprattutto lo sbarramento del 3 per cento sui partiti in coalizione, credo che davvero non ci saranno le condizioni per cercare di raggiungere qualsiasi accordo o mediazione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
Io ho ascoltato con grande interesse alcuni interventi. Il primo, quello dell'onorevole Maninchedda, che non ha partecipato agli ultimi lavori della Commissione ma che ha organizzato e impostato il lavoro su queste leggi (erano più di una inizialmente), ha illustrato come si dovrebbe lavorare sulle leggi: le leggi devono essere generali e astratte. Anche le leggi elettorali devono essere generali e astratte, cioè devono funzionare sempre, e non sulla base delle previsioni o delle idee che qualcuno ha sulla capacità di acquisire un certo numero di voti o di seggi in quello piuttosto che in quell'altro collegio, anche perché in genere le previsioni di grandi esperti, di politici o politologi, nei fatti non si realizzano.
Nessuno pensava solo due mesi fa che il Movimento 5 Stelle potesse essere il primo partito in Sardegna, la prima coalizione - la prima coalizione! - e quindi tutta l'impostazione bipolare oggi è negata dai fatti, a testimonianza che costruire norme pensando al concreto e non all'astratto (generalità e astrattezza che dovrebbero essere caratteristiche costituzionali previste per le leggi non solo del nostro Stato, ma di tutti gli Stati) non porta a niente.
Noi cerchiamo di fare sempre le leggi specifiche e concrete, specifiche e concrete, disegnate ad hoc per movimenti e per singoli collegi. Ecco, allora è evidente che non si potrà arrivare a nessun risultato.
Ora, io voglio segnalare due aspetti (e mi limito a segnalarne solo due) però vi chiedo su questi due aspetti attenzione perché si tratta di capire qual è l'obiettivo che ci vogliamo porre. Sarò molto crudo e molto netto, non farò accenni come hanno fatto gli altri. Questa legge, se vogliamo che abbia qualche effetto, deve avere 54 voti favorevoli, 54 voti a favore. Chi sostiene lo sbarramento al 3 per cento ha 54 voti? Se non ce li ha è inutile proseguire, perché tanto 16 consiglieri chiederanno il referendum, e il 33 per cento dei sardi - che saranno tutti sicuramente appassionati di sistemi elettorali! - non vedrà l'ora di andare a votare, e se non si raggiungerà il quorum (il referendum è confermativo, non abrogativo) resterà la legge attuale.
Allora diciamocelo: se non ci sono 54 voti su una legge che deve determinare le regole del gioco (le regole di un campionato di calcio le determinano tutte le squadre attraverso i loro organismi, le leghe) è inutile perdere tempo (abbiamo perso tempo in Commissione, perdiamo tempo in Aula) perché se non abbiamo i numeri si andrà al referendum. E' chiaro che se c'è lo sbarramento al 3 per cento 16 consiglieri raccoglieranno le firme, e saremo impegnati non in campagna elettorale ma in una campagna referendaria, e il risultato sarà di mantenere la legge attuale. Allora decidiamo di mantenerla. Questo è un primo aspetto importante, ed è bene che non ci nascondiamo dietro un dito. E' così.
C'è un secondo aspetto altrettanto rilevante. Io vi invito a leggere gli atti della Regione Molise. La Regione Molise in cinque anni è andata a elezioni tre volte perché ha sbagliato la legge elettorale. Lo diceva anche prima Maninchedda: ci sono delle regole e c'è la necessità che siano coerenti. Non si può ipotizzare un sistema con un doppio sbarramento senza una clausola di salvaguardia che recuperi il primo che si attesta sotto quella percentuale, perché per assurdo si potrebbe verificare il caso di un Presidente che vince e che non riesce a eleggere un consigliere!
La legge elettorale è sbagliata, non può esserci uno sbarramento fisso, mai! 3, 2,7, 1,5, 1,2, non ci può essere se c'è lo sbarramento di coalizione. E' evidente. Oppure si preveda una norma di salvaguardia che recuperi il primo che sta sotto quella percentuale, perché almeno a uno devo dargli il seggio, è obbligatorio.
C'è un altro aspetto -lo citava prima l'onorevole Sanna - quello della possibile incostituzionalità di queste norme. Cito, ad esempio, il pronunciamento del 17 maggio di quest'anno della Corte di Cassazione che, accogliendo il ricorso di 27 ricorrenti che sollevavano dubbi sulla costituzionalità del "porcellum", ha affermato che il premio di maggioranza pone dubbi di legittimità costituzionale per la mancanza di una soglia minima di voti. La Corte costituzionale, con sentenza numero 13 del 2012, ha invece segnalato "per l'ennesima volta al Parlamento l'esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici della legislazione del 2005, con particolare riguardo all'attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta la soglia minima di voti".
Ora, vogliamo che succeda come nel Molise? Cioè che un consigliere non eletto presenti ricorso al TAR eccependo l'incostituzionalità di queste norme? Bene, può essere un altro risultato. Uno è il referendum che manterrà le regole uguali, l'altro è che, peggio ancora, succeda come nel Molise, cioè che si approvi una legge sbagliata, e che il primo dei non eletti, il secondo, il terzo, di qualunque lista presenti ricorso al TAR, eccependo l'incostituzionalità delle norme, forte di numerose sentenze della Corte costituzionale (oltre alla numero 13 del 2012, ci sono la numero 15 e 16 del 2008 sullo stesso argomento). In questo modo si tornerà a votare, come nel Molise. Otterremmo un bel risultato, dopo aver condotto una bella campagna elettorale ed esserci impegnati. Questo è il risultato tecnico.
E' per questo che io, anche in Commissione, sto cercando di far sì che le norme siano applicabili, ma per fare questo dobbiamo cercare di farle il più possibile astraendoci dalla realtà (è prescritto dalla tecnica legislativa, dobbiamo per forza astrarci) perché se fissiamo le percentuali che ci convengono, senza preoccuparci della loro incostituzionalità, alla fine qualcuno la farà valere.
Allora, qual è l'obiettivo che ci poniamo? E' la governabilità? Allora dobbiamo essere coerenti, dobbiamo aggregare e non possiamo fissare soglie di sbarramento interno se vogliamo governare; è evidente. Oppure vogliamo un sistema non bipolare, tripartitico? Allora dobbiamo fissare la soglia di sbarramento interna, ma non possiamo pensare di mettere la soglia di sbarramento al Presidente, altrimenti si può verificare il caso ricordato prima. Le norme devono avere una loro logica, una loro coerenza. Non si può pensare di aggregare se si pongono delle soglie che precludono l'aggregazione.
Quindi - come diceva l'onorevole Sanna prima - io devo cercare di avere un quorum, però quei voti che ottengo, perché magari la gente vota una determinata idea, una determinata persona (perché alla capacità aggregativa dei partiti ci credo poco) andranno invece a sostenere un'idea totalmente differente a causa della soglia di sbarramento. E' chiaro che non può funzionare.
Allora io credo che se realmente vogliamo approvare regole condivise da tutti, da più di 54 consiglieri, possibilmente tendenzialmente da 80 (abbiamo fatto uno sforzo enorme del quale ringrazio anche per la pazienza il Presidente della Commissione e chi ha lavorato prima in quella Commissione) non possiamo arenarci su due problemi, tre problemi minimi: eliminare questa soglia del 3 per cento (quella naturale è molto vicina perché se si è in minoranza sarà 2,8, 2,7 e sarà l'1,5 se si è in maggioranza, qualora la maggioranza sia al 30 per cento); fissare una soglia minima per l'accesso al premio di maggioranza (30 per cento) necessaria perché lo dice la Corte costituzionale; e prevedere la preferenza di genere.
Questi tre problemi o si risolvono prima di votare o altrimenti, al di là del fatto che sia approvata o meno, credo che le sorti di questa legger saranno drammaticamente segnate.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Io comprendo che la materia elettorale sia di per sé complessa, e certo non aiutano a renderla semplice alcuni interventi che, per la verità, muovono forse più da una prospettiva di tornaconto politico che di necessità di riscrivere un sistema di regole per assicurare effettiva rappresentanza e partecipazione.
Noi vogliamo concorrere a scrivere un sistema di regole che sia il più ampiamente condiviso e per fare questo, vedete, non serve quell'approccio quasi minaccioso del ricorso al referendum per, in qualche modo, coartare la volontà del Consiglio regionale. Questo è il modo più sbagliato, quello che noi rifiutiamo, che non accettiamo perché, onorevole Cuccureddu, non si può pensare che Aule parlamentari o governi eletti democraticamente possano continuare ad essere sotto il ricatto di chi rappresenta la minoranza della minoranza.
Un sistema democratico deve basarsi su un corretto rapporto tra maggioranza e minoranze, ma non è consentito questo sistema di veti che poi determinano, certo, un sovvertimento proprio delle regole. E allora ecco perché a noi interessa assicurare rappresentatività territoriale, rappresentatività di genere, rappresentatività sulla base dei numeri che ciascuna forza porta. E' scandaloso che si possa pensare che ci possano essere in Consiglio formazioni rappresentative di chi rappresenta lo 0,01 per cento a discapito di chi rappresenta interessi anche in questo territorio con numeri ben più alti.
E allora qui non si tratta di fare del torto a qualcuno, non si tratta di sacrificare il giusto diritto di tribuna di qualcuno. Voi stessi dite che lo sbarramento naturale è il 2,7 - 2,8 per cento, ma non ci avete ancora spiegato le ragioni perché siete contrari ad uno sbarramento del 3 per cento che si avvicina moltissimo a quello che dite essere lo sbarramento naturale. Ma voi sapete che così non è, perché in Parlamento sono stati eletti candidati che in Sardegna hanno preso 5000 voti mentre non hanno ottenuto seggi forze politiche che ne hanno preso a centinaia e centinaia di migliaia. Questa è l'alterazione del sistema della rappresentanza e della democrazia alla quale noi non prestiamo assolutamente il fianco. Se si è sbagliato a livello nazionale non vorremmo sbagliare anche a livello locale.
Se, come ha proposto il Presidente della commissione, che io ringrazio per il paziente lavoro che ha svolto in questi giorni, c'è la volontà di superare un sistema di regole non chiare, come quello del listino bloccato, per favorire l'adozione di un sistema che dia anche espressione al principio costituzionale della rappresentanza di genere, noi siamo disposti a dialogare, siamo disposti a confrontarci, perché siamo certi di non avere la verità conservata in qualche cassetto, ma non accettiamo i toni che abbiamo sentito da ultimo da qualche collega.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Noi stiamo approvando una legge elettorale avendo pochissimo tempo a disposizione. Il poco tempo a disposizione ci obbliga, se vogliamo cambiare la legge attuale, a non commettere errori. Nessun errore, onorevole Pittalis! Il primo errore che non può essere commesso è quello di approvare in quest'Aula un testo che non sia condiviso da tutte le forze politiche. L'altro errore che noi non possiamo commettere è quello di assistere ad una discussione in quest'Aula che possa essere l'avvio o l'inizio di iniziative che possono compromettere la stessa legge elettorale. Io questo lo richiamo in relazione a quanto detto all'inizio, cioè al fatto che abbiamo poco tempo a disposizione.
Noi stiamo provando ad approvare una legge elettorale e (visto che è stato richiamato il calcio, io non ne capisco nulla) ricordo che siamo in zona Cesarini, pertanto non possiamo permetterci di sbagliare. Quando il tempo è questo si sappia che non ci sono tempi per recuperare, e se noi commettiamo un errore rischiamo di dover andare alle prossime elezioni con l'attuale legge e a poco servirà poi dire che la responsabilità è di Tizio o di Caio. Io credo che non possiamo permetterci questo lusso.
È necessario pertanto (insisto con i toni pacati, con toni prima ancora che pacati rispettosi del lavoro importante che si è fatto in questi giorni) partire dalla prima Commissione e non soltanto. Quindi serve in queste ultime ore, anche stasera, molta prudenza e molta saggezza. Io penso che noi abbiamo la responsabilità di dare alla nostra Regione una legge elettorale che garantisca innanzitutto la governabilità, e io credo che questa si garantisca soprattutto attraverso l'elezione diretta del Presidente e attraverso il premio di maggioranza. E la governabilità è indispensabile innanzitutto se vogliamo provare a recuperare un minimo di fiducia nel rapporto con la società che in qualche maniera governiamo.
L'altro elemento, importante quanto la governabilità, è la rappresentanza: noi dobbiamo esitare un testo che garantisca tre livelli di rappresentanza. Innanzitutto la rappresentanza territoriale (e mi pare l'abbiamo assicurata garantendo e mantenendo gli otto collegi circoscrizionali) e poi garantire, e anche questo è importante, la rappresentanza politica. Dobbiamo, richiamandoci a quella astrattezza di cui si è parlato, garantire la rappresentanza di tutti i segmenti politici. Se non lo facciamo anche questo sarà un errore che potrà compromettere per intero l'efficacia di questa legge.
L'altra rappresentanza che dobbiamo garantire, infine, è quella di genere. Credo che quest'Aula nei prossimi giorni e nelle prossime ore si impegnerà seriamente per assicurare il rispetto di questi tre livelli di rappresentanza: territoriale, politica e di genere. Ecco attraverso il rispetto di questa rappresentanza noi dobbiamo garantire la partecipazione di tutti i cittadini.
Guardate, noi dobbiamo stare attenti a garantire la partecipazione anche di un singolo cittadino, noi dobbiamo dotarci di una legge che non escluda nessuno, nemmeno in forma singola per estremizzare sino al massimo. Non possiamo pensare di fare noi una legge elettorale alla quale demandiamo il compito di selezionare la rappresentanza popolare nelle istituzioni; questo è un concetto che noi dobbiamo tener fermo.
Per quanto ci possiamo raffigurare come un soggetto politico ed istituzionale con connotati esaustivi, non possiamo ritenere che, attraverso una regola come la legge elettorale, possiamo definire la rappresentanza popolare nelle istituzioni. Noi dobbiamo far questo: offrire uno strumento che consenta agli elettori di effettuare questa selezione, cioè una legge elettorale che consenta la partecipazione di tutti. Guai a noi se pensassimo ad una legge che contenesse delle parti che, in qualche maniera, sembrano nate dalla paura di quello che c'è all'esterno delle istituzioni.
Noi dobbiamo dotarci di una legge che preveda la partecipazione dei cittadini in forma certamente organizzata attraverso i partiti ma non soltanto, perché non siamo più al tempo in cui i costituenti scrissero la Costituzione sancendo solennemente che i cittadini partecipano alla vita delle istituzioni attraverso i partiti. Ci sono i partiti ma ci sono anche altre forme di partecipazione. Noi dobbiamo evitare di apparire quelli che in qualche maniera frenano questa partecipazione.
Io so che nessuno qua dentro pensa ciò, lo so perché l'abbiamo verificato nel dibattito di questi giorni, appassionato, serio e importante, ma, attenzione a non licenziare - al di là della nostra volontà, sulla quale non ho dubbi - qualcosa che possa essere letta in questa maniera. Ecco perché io credo che abbia ragione l'onorevole Pittalis ad evitare toni che passano per il ricatto, ma questo deve riguardare tutti.
Allora io concludo dicendo questo, Presidente Lombardo: io eviterei di arrivare al voto in questo momento, in questa situazione, io preferirei sospendere la seduta e riprenderla domani mattina per cercare di evitare un voto in cui ci si divide su un tema importante come questo. Io credo che abbiamo interesse tutti a far questo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Intervengo sull'ordine dei lavori. Proprio perché stiamo affrontando la discussione di una legge seria che riguarda la riscrittura delle regole, nonostante i toni che, ribadiamo, vorremmo fossero improntati più alla costruzione di un progetto che non alle contumelie, ritengo, Presidente, che la proposta dell'onorevole Diana vada nella direzione giusta.
Spero che si possa continuare a lavorare perché domani si possa, anche su un argomento come questo, trovare il giusto equilibrio e la giusta soluzione. Ma non la soluzione che vada bene a questa o a quella forza politica, ma la soluzione che vada bene per la riscrittura di una regola fondamentale della nostra democrazia ordinamentale.
PRESENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle ore 10 e 30.
La seduta è tolta alle ore 19 e 24.