Seduta n.6 del 09/04/2014 

VI SEDUTA

(ANTIMERIDIANA)

Mercoledì 9 aprile 2014

Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU

La seduta è aperta alle ore 10 e 38.

FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 2 aprile 2014 (3), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Demontis e Alberto Randazzo hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 9 aprile 2014.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Edoardo Tocco, con nota prot. 4632 del 3 aprile 2014, ha dichiarato di aver aderito al Gruppo consiliare Misto.

Comunico che il Presidente della Regione, con nota del 7 aprile 2014, ha fatto pervenire al Consiglio l'atto con il quale l'Avvocatura generale dello Stato, in conformità a quanto approvato dal Consiglio dei Ministri in data 13 dicembre 2013, ha rinunciato al ricorso proposto davanti alla Corte Costituzionale per la declaratoria di illegittimità costituzionale degli articoli 2 e 5 della legge regionale numero 17 del 26 luglio 2013 concernente: "Ulteriori disposizioni urgenti in materia di lavoro e nel settore sociale" pubblicata nel BURAS numero 35 del 1° agosto 2013.

Comunico inoltre che il Presidente della Regione, con nota del 7 aprile 2014, ha fatto pervenire al Consiglio regionale il ricorso proposto dal Presidente del Consiglio dei Ministri contro la Regione autonoma della Sardegna per dichiarata illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, della legge regionale numero 4 del 21 gennaio 2014 concernente: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2014)".

Annunzio di presentazione di disegno di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:

"Disposizioni urgenti in materia di edilizia scolastica e semplificazione amministrativa". (9)

(Pervenuto il 7 aprile 2014 e assegnato alla terza Commissione.)

Annunzio di presentazione di proposta di legge nazionale

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge nazionale:

Rubiu - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti:

"Introduzione nella legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna) dell'articolo 54 bis concernente 'Istituzione di un'Assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto - Carta costituzionale del popolo sardo'". (2/NAZ)

(Pervenuta il 7 aprile 2014 e assegnata alla prima Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla decisione di chiudere la caserma dei Carabinieri di Ozieri". (4)

"Interrogazione Arbau, con richiesta di risposta scritta, sui gravi problemi derivanti dal blocco imposto dalla ASL alle aziende suinicole Mamusa". (5)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Mozione Fasolino - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tunis - Tocco - Zedda Alessandra - Truzzu - Crisponi - Orrù - Rubiu - Pinna Giuseppino - Oppi - Tatti - Fenu sulla chiusura dei distaccamenti e i tagli del personale di sedi e nuclei specialistici dei Vigili del fuoco, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (5)

"Mozione Fasolino - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tunis - Tocco - Zedda Alessandra - Truzzu - Crisponi - Orrù - Rubiu - Pinna Giuseppino - Dedoni - Cossa - Crisponi - Oppi - Tatti - Fenu sulla mancata erogazione da parte del Governo dei fondi necessari alla ripresa economica e sociale dopo l'alluvione del 18 novembre 2013, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (6)

"Mozione Dedoni - Pittalis - Solinas Christian - Rubiu - Fasolino - Cherchi Oscar - Carta - Tatti - Tedde - Peru - Pinna Giuseppino - Tocco - Truzzu - Tunis - Locci - Zedda Alessandra - Orrù - Fenu sulla innovazione del titolo V della Costituzione ed in particolare sulla modifica della composizione del Senato, nella quale è contemplata anche l'abolizione del regime di autonomia speciale della Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (7)

"Mozione Cocco Pietro - Cocco Daniele Secondo - Arbau - Desini - Anedda - Usula - Comandini - Collu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Forma - Lotto - Meloni - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Manca Gavino - Ledda - Azara - Perra - Cherchi Augusto - Zedda Paolo - Manca Pier Mario - Agus - Pizzuto - Busia - Lai - Unali - Sale sul disegno di legge del Governo recante "Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi del funzionamento delle istituzioni, la revisione del titolo V della Costituzione", con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (8)

Continuazione e fine della discussione sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione.

E' iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, non per prassi ma perché è più che giusto, faccio gli auguri, ricambiandoli, al Presidente della Regione e alla sua Giunta, come li faccio a tutti noi del Consiglio regionale perché, come è stato anche accennato nella relazione del Presidente, stiamo vivendo tempi difficili che non credo siano sopportabili esclusivamente con qualche dichiarazione resa alla stampa dalla Giunta. Da molte parti si è sostenuto che le dichiarazioni programmatiche sono quasi inutili, non hanno valenza, possono al limite raccontarci un'elencazione di buone intenzioni. Invece io sostengo che hanno punti di riferimento ben puntuali e precisi: l'idea, la volontà, gli indirizzi, il programma vero, quello che sottende alle singole dichiarazioni, la filosofia di un agire, il modo di porsi dell'Esecutivo all'interno del Consiglio regionale, soprattutto il modo di porsi della maggioranza nei confronti del popolo sardo. Ebbene, credo che purtroppo, su questi aspetti, ci sia una grave carenza.

Non ho avuto modo di verificare quale sia la filosofia di fondo, perché? Si elencano certamente alcuni aspetti, altri si sottacciano, altri non vengono considerati per niente, ma a me interessa capire qual è il modo che si vuole porre e come si vuole realizzare l'inversione di tendenza alla crisi, crisi che si rigonfia ancora sempre di più e "morde" in particolare questo popolo sardo. Stiamo lavorando e agendo negli interessi della Sardegna. Che cos'è la Sardegna? Un'isola! Nessuno può disconoscerlo. Un'isola con tutte le aggravanti di esserlo nei momenti in cui non vi è opportunità di sviluppo. Essendo un'isola, come sovente vado a dire, è come un'oasi in mezzo al deserto. Allora, per partire da questa oasi e arrivare dall'altra parte, all'altra oasi, è necessario percorrere almeno 240 chilometri nel "deserto" del mare che ci circonda. Che siano cammelli-aerei o che siano cammelli-navi, vi è la necessità assoluta di percorrere questi chilometri. Vale per le merci come per le persone. È un aggravio sotto tutti i punti di vista. La Sardegna vive questa condizione di insularità, di peculiarità e, vivaddio, pare che lo Stato centrale voglia riconoscercelo a piene mani, ma di questo parleremo stasera.

Ora mi riferisco all'onorevole Demontis, di cui ho avuto modo di condividere gli aspetti di valore a cui faceva riferimento nel suo intervento, una crisi si affronta in diversi modi e misure, ma se non vi è etica e morale, non solo nei comportamenti dei politici e di chi fa parte del sistema istituzionale, ma come coralità di un popolo, non si riesce a smuovere niente. Ecco da dove parte la filosofia, l'approccio con cui devo risolvere i problemi, i gravi problemi della Sardegna! Quando giuriamo, giuriamo responsabilmente non fedeltà alla Repubblica italiana ma alla Costituzione italiana; se non è specificato bene, in quel giuramento, si dovrebbe aggiungere (chiedo che si possa fare) che dobbiamo essere attenti a servire gli interessi più forti e legittimi del popolo sardo in tutta la sua essenza, moralità, etica di comportamento all'interno di un consolidato rapporto istituzionale. Sembra che queste cose non abbiano più valore e valenza. Vediamo se le "circuitazioni" virtuose, che non esistono da molto tempo all'interno dei mondi dell'economia, siano rispondenti più facilmente alle esigenze del popolo sardo.

Credo che ci sia anche da interrogarsi (è appunto questa la partenza della filosofia) se la finanziarizzazione (che ha assunto un livello abnorme all'interno dei sistemi economici) possa essere più forte della società; o se invece non bisogna ricercare le energie, all'interno della società, che possano rovesciare un sistema viziato da penetranti forze finanziarie che hanno portato a questa crisi. Sono crisi cicliche ormai che distruggono anche il capitalismo; un capitalismo umano che viene distrutto, un libero mercato che viene distrutto da una finanziarizzazione che altro non è che una locusta che si ciba di tutte le realtà produttive reali, quando non si esalta il ruolo di una economia vera! Bene, se questi sono i presupposti, noi non sapremo affrontare quella benedetta crisi di cui abbiamo detto.

Presidente, a che vale che un Assessore dichiari che tutto quello che dice il Consiglio dei Ministri va bene? A che vale dire che ha ragione tout court? A che vale assoggettarsi assolutamente a un'imposizione che viene dall'alto? Abbiamo una dignità? Abbiamo riscoperto qual è il nostro ruolo? Sappiamo se eticamente ci stiamo comportando bene nei confronti del popolo sardo? Siamo consci che questo è il Parlamento del popolo sardo? O è ancora meglio che si dichiari che si danno 100 milioni di euro per le scuole, non sapendo a quali scuole si vogliono dare e per di più sapendo dell'esistenza di una riserva di 90 milioni di euro (se qualcuno ha problemi veda una scheda della vecchia Giunta) e non i 30 milioni che vengono detti raccattati da poco! Vorrei capire se va bene l'avocazione alla Presidenza della Giunta del punto di spesa dell'Assessorato della pubblica istruzione; mi pare che ci sia un'altra delibera che così parli. Forse la pubblica istruzione non può spendere o non sa indirizzare bene? Voglio inoltre capire le altre varie dichiarazioni che sono state fatte; credo, mi pare, che il presidente Pigliaru comunque abbia corretto la sua posizione quanto meno relativamente alla difesa dell'autonomia, se non alla ricerca di un'autonomia più larga e di una sovranità della Sardegna. Questo mi fa piacere, spero che ci sia un incontro di anime e di intelligenze che diano unanimità, in questo Consiglio, alla difesa degli interessi veri della Sardegna.

Credo che sarà necessario ancora di più rimarcare l'importanza dell'innovazione politica, sociale ed economica che deve vivere ed esistere in Sardegna. Innovare le istituzioni, certo! Ormai siamo alla frutta e abbiamo capito che, se non ci innoviamo noi, che siamo in barricata per difendere lo Statuto di autonomia, la legge costituzionale della Sardegna, rischiamo di essere una Regione ordinaria, anzi, lo eravamo già da prima, se qualcuno non se ne fosse accorto, perché gli altri potevano cambiare come volevano lo Statuto delle loro Regioni e noi no, per vincolo costituzionale! Siamo capaci a innovarci seriamente e ad avere una struttura che sia efficiente ed efficace nel rapporto con lo Stato con una nuova contrattazione con lo Stato centrale e con l'Unione europea? Siamo capaci di essere degni di dare una risposta seria a un popolo che ha bisogno di risposte sensate e forti, non solo economiche, ma di speranza?

Ho letto stamattina le dichiarazioni dell'Assessore del lavoro e non posso che compiacermi. Credo che saranno da affinare abbondantemente, ma vorrei ricordarvi, amici della Giunta, che non si va avanti da soli con decreti assessoriali o delibere di Giunta, perché poi torniamo alla fine, tutto deve muovere da qui! Presidente Pigliaru, lei ha preso un impegno! Il dibattito viene da qui! L'indirizzo è questo! Voi eseguite e qui si controlla, questa è la vera essenza del Consiglio regionale! Io sono favorevole a togliere qualunque punto di gestione che possa restare ancora in mano a questa Istituzione! Le verifiche devono essere veloci in modo da definire le questioni, faccio l'esempio delle province che vanno cancellate, perché esiste anche la legislazione nazionale, ma restano nel limbo, altrimenti, se così non è, vanno adattate agli interessi legittimi delle rappresentanze istituzionali, cioè bisogna seguire quello che dicono i comuni.

Voglio significativamente affermare che c'è necessità di un momento costituente all'interno delle istituzioni regionali e non di meno all'interno del sistema produttivo della Regione dove molte strutture produttive vengono foraggiate da sempre. Il peccato più grave, il peccato originale di questa Regione, è aver consentito di dare denaro a tutti, nel momento in cui si dà tanto si dà! Per cui si creano aspettative tra la gente che torna poi qui a chiedere avendo bisogno di questo e di quest'altro. E' necessaria una programmazione che veda lontano, che crei nuove coscienze, che individui che cosa c'è, chi sta lavorando e chi percepisce la cassa integrazione, perchè c'è anche chi non ha niente, chi non combina il pranzo con la cena e quando la crisi morde, morde anche "la carne" di molte persone che hanno dignità e spesso non si vedono a piangere davanti ai palazzi dell'Istituzione. Noi non facciamo certamente del bene! Dobbiamo ricercare quella filosofia di cui si parlava all'inizio cioè il modo di aggredire, la capacità di intelligere all'interno del sistema, altrimenti non daremo risposte in positivo né di piccolo né di medio, né ancor meno di grande cabotaggio a questa nostra Isola.

Dobbiamo affrancarci da vecchi sistemi e dobbiamo dire che non si pagherà più, bisogna saper dire anche (come qualcuno ha già detto) "no"! Bisogna anche dire che la cassa integrazione, data per dare, non serve a niente perché, spesso e volentieri, creando doppi e tripli lavori, si può rischiare di togliere lavoro. Sarebbe opportuno, da parte della Regione, dare qualche soldo in più a chi è cassaintegrato e poi utilizzarlo per specifiche esigenze della pubblica amministrazione e delle istituzioni, quindi della Sardegna. C'è necessità di rivedere culturalmente tutto il processo istituzionale ed economico produttivo, quel poco che resta della nostra Isola, convincerci che c'è la necessità di avere un'autonomia di pensiero in un confronto serio con lo Stato italiano e con l'Unione europea. Se non abbiamo queste posizioni sin dall'inizio saremo soccombenti e non riusciremo a dare…

PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.

Invito i consiglieri a evitare gli applausi al termine degli interventi, visto che è una consuetudine che stiamo introducendo in questa legislatura, così forse procederemo più speditamente.

E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL). Presidente, prima di tutto, vorrei dare una risposta velocissima all'amico Attilio Dedoni che chiede quale sia la filosofia di fondo di questa Giunta e del suo Presidente. Caro Attilio, come non c'era nell'idea di Sardegna di cinque anni fa, non c'è una filosofia di fondo di questo Presidente e di questa Giunta. Non è più tempo di filosofare ma è tempo di tradurre i proclami in atti concreti; troppo spesso abbiamo proclamato e poco spesso abbiamo conclamato. Siamo stanchi di film già visti, siamo stanchi di liturgie già consumate, oggi siamo in Quaresima, quindi partiamo da oggi.

Voglio formulare il più caloroso augurio a lei, presidente Francesco Pigliaru, alla sua squadra, al presidente Gianfranco Ganau, all'intero Consiglio regionale in tutte le sue componenti, elettive e non elettive.

Presidente, lei ha ragione quando dice che la campagna elettorale è finita e non è più tempo di attardarsi in sterili polemiche su quello che poteva essere fatto e non è stato fatto, oggi dobbiamo ripartire da qui o, meglio, dobbiamo partire, perché la situazione della nostra Isola ha urgente necessità di una partenza vera senza spot e propaganda, ha bisogno di atti concreti e rapidi, di risposte efficaci e credibili, di proposte di soluzioni e di soluzioni. La Sardegna è un paziente gravemente malato con un'anamnesi già fatta, appurata, con una diagnosi certa e una terapia in lunga lista d'attesa. Proprio questa dobbiamo abbattere, come dice lei, non con facili proposte demagogiche atte a non rispondere con efficacia, bensì con la messa in atto, con la serietà che la contraddistingue, di una politica seria che riacquisisca la sua alta funzione, esclusivamente al servizio delle comunità. Dovremo fare tutti dei passi indietro e delle profonde ricognizioni sul nostro operato, assumendoci tutti la parte di responsabilità che ci compete, e mettere in pratica ciò che lei ha detto: non c'è credibilità senza sacrificio, senza fatica, senza lavoro, senza risultati tangibili.

Equità, sicurezza, pari opportunità, pari dignità, fare in modo che gli abitanti della Sardegna (1 milione e 639 mila) siano tutti di serie A, non sarà facile ma abbiamo tutti il dovere morale, oltre che politico, di provarci, quanto meno per dimostrare ai sardi che ci hanno delegato (anche a coloro che, sfiduciati, non l'hanno fatto) che forse hanno fatto bene a concederci almeno l'opportunità di metterci alla prova. Noi non siamo rassegnati, non lo devono essere i cittadini della Sardegna, dobbiamo provarci. Lo dobbiamo ai 33 mila sardi che sono sotto ammortizzatori sociali, lo dobbiamo a tutti i disoccupati che sfiorano percentuali sempre più alte, lo dobbiamo a tutti i precari, a tutte le partite aperte che spero riusciremo a chiudere in questa legislatura, mi riferisco in particolare ai CESIL, ai CSL, ai precari dell'AGRIS e dell'Ente foreste. Abbiamo troppi problemi e troppe partite aperte, lo dicevo prima, ce la dobbiamo mettere tutta per fare in modo di riuscire chiuderne il più possibile.

Agli amici dell'opposizione, in maniera sommessa, oserei ricordare che le dichiarazioni programmatiche non rappresentano il PRS o una legge di stabilità, sono solo trenta i minuti concessi e dovuti al Presidente della Giunta regionale per enunciare il suo programma, rinviando agli atti esecutivi e legislativi le risposte ai troppi problemi che anche voi ben conoscete, considerando il fatto che la legislatura precedente non era guidata da entità estranee alla vostra coalizione. Quindi non toni da campagna elettorale ma, pur nel rispetto dei ruoli, unità di intenti per un punto di caduta che deve e non può essere altro che il riscatto della condizione del popolo sardo. Ci piace molto (e credo che debba piacere a tutti) ciò che lei, Presidente, ha sottolineato sulla non negoziabilità dello Statuto speciale e dell'autonomismo, siamo d'accordo e sosterremo convintamente la sua posizione sul rafforzamento del regionalismo inteso come potestà legislativa irrinunciabile e da proiettare sul futuro.

Ci siamo e ci saremo a ricordare al premier Renzi che non vogliamo privilegi ma rispetto dei diritti acquisiti. La spending review dovrebbe rendere giustizia alle troppe disparità maturate a scapito del Mezzogiorno d'Italia e della Sardegna in particolare, ma se vuol dire proseguire nella destrutturazione di uno stato sociale già allo stremo, noi non ci stiamo e non ci staremo. Non ci rassegneremo alla chiusura annunciata degli ultimi presidii che ancora resistono, non ci staremo alla chiusura della scuola interforze di Polizia di Foresta Burgos, dei distretti dei Vigili del fuoco già istituiti con decreti ministeriali e mai aperti, alla chiusura dei Comandi dei Carabinieri e di Polizia, alla scuola della Polizia penitenziaria. Siamo con lo Stato e vogliamo la presenza dello Stato in tutte le sue articolazioni, ma vogliamo, dicevo prima, il rispetto dei diritti acquisiti. Lei ha detto bene, lo sappiamo tutti, che la coperta rimarrà corta se noi non riusciremo ad affrontare con serietà e determinazione il discorso della vertenza entrate, se non riusciremo davvero a farci riconoscere l'attuazione dell'articolo 8 novellato dello Statuto, se non riusciremo a ricontrattare il Patto di stabilità. Quella coperta rimarrà corta ma io sono convinto che, su queste vertenze, l'intero Consiglio regionale farà la sua parte per cercare di avere delle risposte.

Abbiamo mille problemi, non possiamo citarli tutti, ne citiamo solo alcuni. In questo momento, il comparto zootecnico è in gravissima sofferenza, ad esempio, riferendomi alle proposte di soluzione che sono state portate avanti precedentemente, mi chiedo, per esemplificare: è possibile che i servizi veterinari dell'Assessorato della sanità non abbiano al loro interno neanche un dottore veterinario? È chiaro! La Commissione europea ci ha detto che il problema della peste suina non è stato affrontato seriamente, non è stato mai risolto, perché siamo stati incapaci. Ma siamo stati incapaci perché le competenze messe in campo dalle Giunte regionali che si sono seguite non hanno visto mai in quella squadra, in quella catena di comando, una figura che potesse essere attinente al problema in campo. Credo che su questo immediatamente noi dovremmo proporre dei cambiamenti, che sono assolutamente indifferibili.

Parlavamo (se ne parla troppo spesso) di sanità, sappiamo benissimo qual è la condizione della sanità della Sardegna, sappiamo benissimo che purtroppo, in Sardegna, anche rispetto ai territori che abitano, esistono dei pazienti di serie A e dei pazienti di serie B. Abbiamo parlato per lungo tempo di liste d'attesa e di pazienti con gravissime patologie che non hanno la possibilità di eseguire gli esami in tempi certi. Credo che su queste cose dovremmo intervenire immediatamente.

So che c'è stata qualche polemica sul fatto che l'Assessore regionale della sanità ha comunicato ai direttori generali che in qualche maniera si attenessero agli atti ordinari. Sono fra quelli che crede che l'Assessore regionale abbia fatto bene a dire questo, perché, nonostante il fatto che la politica che noi vorremmo portare avanti con la Giunta regionale, con questa maggioranza, sia una politica diversa da quella che è stata portata avanti sinora (noi abbiamo detto, e lo crediamo fortemente, che la politica deve uscire, non deve mettere le mani sulla sanità e sugli altri enti regionali), oggi ho l'impressione che qui continuino a governare quelli che hanno governato nei cinque anni precedenti.

Mi riferisco in particolare alla sanità di Sassari, infatti nel venerdì precedente alle elezioni sono state emanate delle delibere con assegnazione di incarichi dirigenziali e pre-dirigenziali che sono veramente inaccettabili; mi riferisco anche all'Ente Foreste della Sardegna, invitando l'Assessore regionale competente a visionare le ultime delibere che, stranamente, in questi giorni, si stanno decuplicando, c'è un attivismo che non si era mai visto prima, una serie di delibere ad personam! Credo che davvero su questo sia necessario intervenire con coraggio e con determinazione.

Mi rivolgo al collega Dedoni che parlava delle province per ricordargli che quel referendum, oltre all'abolizione delle province, aveva previsto anche l'abolizione degli Enti regionali della Sardegna. Ricordo pure all'amico Dedoni che, quando qui si parlava della non attuazione di quei risultati, non si è mai parlato, non si è mai fatto niente per quanto riguardava invece gli enti regionali della Sardegna, non capisco perché ma posso immaginarlo. Però credo che, siccome l'abbiamo detto in campagna elettorale e l'abbiamo scritto nel nostro programma, da oggi dobbiamo iniziare a mettere in atto anche questo. Ribadisco, e lo denuncio con forza, che quello che sta avvenendo in molte ASL e in molti enti della Sardegna, soprattutto nell'Ente foreste, è assolutamente inaccettabile.

Chiudo a questo punto il mio breve discorso ricordando una frase che un vecchio amico, con cui ogni tanto facevamo notte in cantina, mi diceva sempre, non credo che fosse sua la citazione, ma lui la ripeteva spesso: "Il primo passo verso il cambiamento è la consapevolezza, il secondo passo è l'accettazione, il terzo passo è l'azione!". Ancora auguri a tutti.

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale "Leonardo da Vinci" di Decimomannu, che assisteranno alla seduta di questa mattina. Benvenuti!

E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Presidente della Regione, signore e signori Assessori, onorevoli colleghe e colleghi, consentitemi di formulare a ciascuno i migliori auspici di un fecondo lavoro, soprattutto dinanzi alle sfide che ci attendono in tutta la loro inesorabile urgenza alle porte di questa legislatura che si apre su una congiuntura economica, sociale e politica senza pari nella storia recente della nostra Isola. Una congiuntura figlia di una transizione senza fine, che ha fiaccato finanche la speranza e non lascia intravedere il punto di approdo del nuovo assetto che dovrà realizzarsi.

Ecco, Presidente, nelle ansie, nelle incertezze della gente comune, che vogliamo assumere a misura del nostro agire, nella disperazione di chi ha perso tutto o avverte questo orizzonte come prossimo, nella nostalgia e nella marginalità, nelle solitudini e nelle lateralità sociali dei nostri emigrati, giovani, laureati, disoccupati e anziani, risiedono le domande fondanti di una nuova politica, che è chiamata a risposte nuove dinanzi a bisogni emergenti che non sono più riducibili alle ormai consunte categorie della destra e della sinistra del secolo scorso.

La domanda sociale della contemporaneità, per chi non si fermi alla superficie delle cose o alla proiezione mediatica della cronaca quotidiana, è dunque per una palingenesi della politica, non per la sua demonizzazione, e men che meno per l'assunzione succedanea della tecnica o dell'economia in suo luogo. E' vero, oggi tecnica ed economia tendono a essere valorizzate ben più della politica, in una sorta di illusione collettiva che nasce da una rappresentazione distorta della regola democratica, da una crisi oggettiva di potere, di autorevolezza e di primato della stessa politica. Ma noi tutti, qui, ora, siamo la politica e non possiamo limitarci a contemplare questa crisi, dobbiamo esplorarla, governarla e risolverla, pur nella consapevolezza di una debolezza strutturale. Infatti mentre tecnica ed economia si muovono da tempo su una dimensione internazionale e globale, gli strumenti, le istituzioni, il potere della politica sono ancora, e largamente, contenuti nell'angustia dei confini nazionali o di strutture sovranazionali ancora prive di un'autentica possibilità di governo complessivo della finanza, dell'economia e della tecnica.

Perché questa premessa, colleghi? Perché noi sardisti riteniamo che si debba chiarire preliminarmente il grande equivoco che sta logorando l'istituto della rappresentanza. Vede, presidente Pigliaru, non è in discussione la stima personale e professionale nei suoi confronti o verso la sua Giunta, che peraltro è formata per larghissima parte da persone che ho avuto modo di conoscere e apprezzare per le proprie doti, qui noi proponiamo un problema di carattere generale al Partito Democratico, ai partiti della coalizione: questo Esecutivo regionale rappresenta, in maniera piuttosto plastica, una tendenza in atto ormai a tutti i livelli, rappresenta l'immagine compiuta di un commissariamento della politica. Un fenomeno con radici lontane che si va affermando a tutti i livelli istituzionali; la tendenza dei governi cosiddetti tecnici a livello nazionale, la creazione di organismi come la troika del Fondo Monetario Internazionale, della BCE, della UE, o gli European Stability Mechanism a livello comunitario, testimoniano un progressivo distacco dalla legittimazione popolare diretta dei poteri che quotidianamente determinano le policy.

Tutto mentre, anche grazie a un sistema dell'informazione deviante, l'opinione pubblica viene costantemente orientata verso la condanna, senza appello, della politica. In ciò risiede il paradosso dei giorni nostri: una politica senza più strumenti veri, pure ridotta a caricatura di sé stessa da una conflittualità esasperata dei suoi attori e dall'incapacità di selezionare una classe dirigente all'altezza della complessità della situazione, continua a pagare scelte che non compie, scelte oramai delegate alla tecnica, alla finanza, a poteri spesso senza volto. Basti pensare, per tornare alla dimensione regionale, al percorso avviato nel 1998 con la legge elettorale numero 31, che ella, Presidente, ha richiamato e che apprezziamo nel suo intervento: la separazione tra direzione politica e direzione amministrativa. Bene, si è creato un dualismo asimmetrico letale, tra una direzione politica, per sua natura transeunte, e una nuova casta dirigenziale sempre pronta a succedere a sé stessa, che ha generato un sistema di sottopotere parallelo alla base dello stallo burocratico attuale. Anche in questo caso, i Presidenti e gli Assessori di turno pagano, a livello di percezione popolare, inefficienze, lungaggini e inadeguatezze che spesso non appartengono loro.

Tutta questa digressione insomma serve per riaffermare che, in quest'Aula, noi assumeremo il metro della politica per valutare le sue dichiarazioni, i suoi programmi, le sue azioni. Di una politica che intendiamo come strumento di emancipazione popolare, di costruzione di una società attenta ai bisogni e alle aspettative di ciascuno nel proprio percorso esistenziale. Una politica che non si limita ad applicare trattati, direttive e parametri economico-finanziari che piovono da istituzioni grigie e autoreferenziali, ma che pretende di metterli in discussione e di riassumere un primato indispensabile per restituire centralità alla persona e alla felicità individuale e collettiva di benthamiana memoria.

Veniamo dunque alle sue dichiarazioni programmatiche. Presidente, noi Sardisti non ci iscriviamo tra coloro che pretendono di valutarne la completezza tematica o che da esse traggono una valutazione aprioristica di ciò che sarà il suo governo, vogliamo invece pensare che questa discussione offra un primo terreno di confronto dal quale saprà trarre sintesi proficue tra proposte e sensibilità anche differenti. Proponiamo tuttavia, all'attenzione dell'Aula, alcune riflessioni critiche sul metodo e sui contenuti.

Abbiamo apprezzato la sua premessa: "La campagna elettorale è finita, oggi sono il Presidente di tutti i sardi". Ha poi richiamato l'esigenza di riformare profondamente la legge elettorale. Bene, ci saremmo aspettati, non nelle sue dichiarazioni, ma negli interventi piuttosto, soprattutto dalla maggioranza, un'analisi compiuta degli effetti dell'applicazione di tale norma. Ovvero, la consapevolezza di un esito che ha generato un sistema incompiuto e contraddittorio. I dati rendono l'immagine di un'isola drammaticamente lacerata tra chi neppure più partecipa, circa il 48 per cento, e chi nelle elezioni vede ancora lo strumento di selezione della propria classe dirigente, circa il 25 per cento. Il voto di questi ultimi ci ha confermato, invero, l'articolazione della società sarda in tre grandi aree politico-culturali sostanzialmente equivalenti: una riferibile al centrosinistra, una al centrodestra e una al pensiero sardista, indipendentista, sovranista e autonomista. All'indomani delle elezioni per la dodicesima legislatura, pur con un sistema elettorale differente, questa situazione venne efficacemente resa con l'espressione di "tre quasi vincitori", poiché nessuno autonomamente poteva governare tanto da concludersi con l'affermazione che tre quasi vincitori sono in realtà tre sconfitti.

Oggi la situazione di fatto non è cambiata, Presidente, ella ha avuto il 42,45 per cento dei consensi, la stessa percentuale della sua coalizione, mentre la coalizione di centrodestra e sardista ha ottenuto il 43,89 per cento. Se scorporiamo dalle coalizioni e riaggreghiamo le percentuali dei partiti di ispirazione sardista, indipendentista, sovranista e autonomista, possiamo verificare l'esistenza di un blocco che rappresenta quasi un terzo dell'elettorato. Questa legge elettorale assurda, con il meccanismo del voto disgiunto, delle soglie di sbarramento, del premio di maggioranza, ha però determinato un esito, al quale non possiamo sottrarci: ella ha vinto le elezioni, Presidente, e ha il diritto e il dovere di governare. Ma non possiamo sottacere l'inversione della rappresentanza assembleare e addirittura l'esclusione di un'ampia parte di elettorato dalla rappresentanza democratica. Questo aspetto non può essere eluso e crediamo che debba responsabilmente essere riconosciuto dalla maggioranza di governo che non è maggioranza dei sardi. Questo aspetto determina, a nostro avviso, l'esigenza di restituire ancor più centralità a questo Parlamento e a una proficua dialettica istituzionale tra l'Esecutivo, l'Aula e i corpi sociali senza rappresentanza.

Onorevole Presidente, sarebbe velleitario pensare di governare la complessità di questo tempo entro il solo perimetro dei partiti che l'hanno sostenuta, senza un'attenzione alle diverse sensibilità che sono presenti, propongono una propria visione della Sardegna e chiedono risposte sul piano programmatico e della concretezza. Le dichiarazioni programmatiche hanno proposto questioni di metodo universalmente riconosciute. Trasparenza, semplificazione, efficacia delle politiche, valutazioni ex ante ed ex post appartengono oramai al lessico consolidato e alla prassi programmatica di ogni consesso democratico, forse anche aziendale, tanto da rischiare oggi di apparire, più che affermazioni generali di buone prassi, generici rinvii di maniera. Così come il richiamo a una politica di bilancio rigorosa e alla restituzione di valore alle competenze e al merito consolidano maggiormente l'immagine di una razionalizzazione dell'esistente, piuttosto che un'idea forte e complessiva di rilancio dello sviluppo della Sardegna.

Non crediamo che sia premiante neppure l'introduzione proposta da qualcuno di un dualismo "politica-accademia" radicato su un giudizio di valore negativo-positivo in assoluto. Ci attende un duro lavoro, che pretende la consapevolezza dell'esigenza di recuperare un clima di civiltà ed eticità della politica, fondato sul rispetto e il riconoscimento reciproco. Ora più che mai la gente chiede al decisore pubblico rigore, sobrietà, lucidità. Il superamento consapevole e condiviso di metodi, strategie e interventi che non hanno portato i risultati attesi. Superamento che implica, necessariamente, la capacità di individuare e riconoscere anche quanto di buono negli anni è stato fatto e può essere mantenuto come base per il cambiamento.

Onorevoli colleghi, questo non è l'anno zero, il documento annuale di programmazione economico-finanziaria responsabilmente approvato sul liminare della passata legislatura, contiene già le strategie di sviluppo unitario proprie della programmazione comunitaria 2014/2020, con gli obiettivi di creatività, sostenibilità, inclusività. Così come concetti di Smart City e Green economy non sono novità per questa Regione, che ha tenuto il deficit a zero negli ultimi quattro esercizi, senza accensione di alcun mutuo e riducendo progressivamente lo stock del debito finanziario dal picco del 2005 di 3,1 miliardi a 1,7 miliardi.

Anche sul tema delle reti, in particolare delle reti di trasporto, le sue dichiarazioni programmatiche, Presidente, si pongono per larga parte in continuità con strategie ampiamente avviate. Sulla convenzione ex Tirrenia, tra lo Stato e CIN, nessuno più di noi ha ingaggiato un confronto serrato con il Ministero e con la Presidenza del Consiglio, fino ad arrivare alle sedi giurisdizionali nazionali e comunitarie. È stata calpestata, in quell'occasione, una competenza e una prerogativa normativamente riconosciuta alla Regione dalla Costituzione, dallo Statuto e dalle sue norme di attuazione. La nuova CT1 su Roma e Milano ha oggi una copertura ottimale e una tariffa attrattiva sul mercato che sta già dando un incremento sensibile di traffico. Il decreto sulla CT2 nasce da una Conferenza di servizi avviata la scorsa legislatura e completerà il quadro dell'offerta di trasporto aereo sugli scali minori rispetto ai vettori low cost. La tanto vituperata politica del trasporto aereo degli ultimi anni, al netto della sterile polemica politica e della mistificazione mediatica, si riassume in numeri che hanno consentito all'aeroporto di Cagliari, ad esempio, di entrare tra gli undici aeroporti strategici nel piano nazionale e di confermare Alghero e Olbia tra i ventisei scali di interesse nazionale. Lasciamo su Cagliari un volume di traffico passeggeri in arrivo, nel 2013, pari a 1.782.000 passeggeri, nel complesso il sistema aeroportuale sardo ha superato i 7,1 milioni di passeggeri. Per il trasporto ferroviario, abbiamo richiesto il rango B sulla rete ferroviaria per poter sviluppare la velocità di punta dei nuovi treni veloci; abbiamo firmato con il ministro Barca l'accordo sul piano di azione e coesione che ha stanziato le risorse per gli adeguamenti delle reti RFI, l'acquisto di nuovo materiale rotabile e gli interventi di completamento della metropolitana di Cagliari e Sassari.

Vorrei ora dedicare alcune considerazioni a due questioni che, nel suo discorso, non hanno trovato spazio, le chiedo come intende tradurre in azione di governo le istanze, le sensibilità che sempre più emergono dalla società sarda e si richiamano al sardismo, all'indipendenza, al sovranismo e all'autonomismo, queste forze rappresentano un terzo dell'elettorato e oggi in quest'Aula si trovano trasversalmente negli schieramenti. Non ho colto un riferimento alla questione della forzata riforma del Titolo V della Costituzione…

PRESIDENTE. Onorevole Solinas, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Roberto Desini. Ne ha facoltà.

DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Signor Presidente, signor Presidente della Giunta, signori Assessori, colleghe e colleghi onorevoli, a tutti voi rivolgo un sincero augurio di buon lavoro, soprattutto nell'interesse dell'intera Sardegna. Signor presidente Pigliaru, ho ascoltato e letto con attenzione le sue linee programmatiche, devo dirle che le trovo semplicemente reali, finalmente si sente un discorso che corrisponde alla realtà e soprattutto sentiamo un discorso che tutte le persone, tutti i comuni cittadini possono capire e soprattutto possono recepire.

Quella che stiamo vivendo è una crisi che dal dopoguerra non ha precedenti sotto tutti i punti di vista, da un punto di vista economico, sociale, occupazionale; ma quello che mi preoccupa maggiormente, signor Presidente, onorevoli colleghi, è la crisi di carattere sociale. Vedo un dato positivo in questa nuova Assemblea regionale: oltre quindici consiglieri, quindi un quarto dell'intera Assemblea, è composta da sindaci o ex sindaci. Penso che questo sia un valore aggiunto, non perché io sia tra questi ma ritengo che i sindaci oggi abbiano il vero termometro sociale della nostra società e soprattutto a loro mi rivolgo perché possano capire, interpretare e soprattutto mettere in pratica le vere istanze dei nostri amministrati.

Vede, Presidente, lei ha detto che stiamo attraversando una sfida soprattutto della credibilità, i dati sconcertanti delle persone che si sono recate alle urne lo scorso 16 febbraio ne sono la testimonianza e il fatto che solo il 48 per cento dei sardi abbia deciso volontariamente di non esprimere alcun voto ci deve far riflettere e soprattutto ci deve dare lo stimolo necessario perché i rappresentanti istituzionali abbiano un'inversione di tendenza per quella che è l'azione di governo, soprattutto per cercare di riavvicinare i cittadini alle istituzioni. In situazioni straordinarie come quelle che stiamo vivendo, servono delle azioni, degli atteggiamenti e dei comportamenti straordinari.

Signor Presidente, lei è l'allenatore della nostra squadra; come abbiamo visto, la politica, con un modulo di gioco che ha giocato le partite sino a oggi, ha prodotto risultati assolutamente negativi, è arrivato il momento di cambiare questo modulo di gioco, è arrivato il momento di trovare le soluzioni che vengono dettate soprattutto dal coraggio di dire la verità.

Signor Presidente e onorevoli colleghi, mi permetto di fare esempi concreti, tangibili, di quello che quotidianamente vivo nella veste di sindaco del mio paese. Nel 2011, quando sono stato eletto sindaco, a Sennori vi erano quaranta famiglie che purtroppo si trovavano sotto la soglia di estrema povertà. Nel novembre 2013, le famiglie sotto la soglia di estrema povertà sono diventate 168. In due anni purtroppo, mio malgrado, nostro malgrado, questo numero si è quadruplicato. Allora vede, davanti a questi numeri così sconcertanti, non ci sono parole e, come diceva il collega Cocco, bisogna rimboccarsi le maniche e avere la capacità e la determinazione di dare risposte concrete.

Per dare risposte concrete, signor Presidente, dobbiamo mettere in campo tutti i provvedimenti che devono stravolgere determinate dinamiche che stiamo vivendo all'interno della nostra società, mi riferisco in particolar modo, dato che la sanità occupa il 65 per cento del bilancio regionale, di come viene gestita la sanità in Sardegna. E' inammissibile, è intollerabile, è inaccettabile che la politica faccia in modo che nella sanità ci siano dei veri e propri feudi elettorali a discapito degli interessi dei nostri assistiti. Noi dobbiamo avere la capacità e la determinazione di scardinare questo sistema; Presidente, siamo convinti che lei ha la volontà e soprattutto la determinazione, saremo al suo fianco per scardinarlo. Noi del Centro Democratico abbiamo sempre proposto, per la sanità in Sardegna, una riduzione delle ASL da otto a tre, una al nord, una al centro e una al sud. Otto ASL significano otto direttori generali, otto ASL significano otto direttori amministrativi, otto ASL significano otto direttori sanitari: tutto questo a discapito dei nostri utenti!

Signor Presidente, dai colleghi della minoranza ho sentito parlare (e mi dispiace) di inconsistenza politica, di una squadra eterogenea e già sfilacciata; devo dire (riconosco e ringrazio) che gli amici dei movimenti autonomisti, indipendentisti e sovranisti hanno dimostrato una maturità politica che non ha precedenti. E' vero, noi siamo una coalizione eterogenea, ma ritengo che sia proprio questo il nostro punto fondamentale perché siamo ricchi di esperienze e di tradizioni culturali, sociali e politiche che assieme possono dare veramente quella svolta che serve alla nostra Isola. E lei, Presidente, con la sua Giunta, lo sta dimostrando con atti concreti come il provvedimento straordinario sull'edilizia scolastica: queste sono le risposte reali che a noi servono!

Presidente, qualcuno l'ha chiamata professore, dopo si è corretto chiamandola Presidente, per lei questo deve essere un merito e un motivo di orgoglio, perché mette al primo punto l'istruzione. Lei ci ha comunicato dati disarmanti in base ai quali un giovane su quattro non finisce le scuole primarie e cinque su sei non si laurea. Presidente, sono abituato tutti i giorni a confrontarmi con i miei concittadini e vorrei portare degli esempi concreti della vita di tutti i giorni. Durante la campagna elettorale, nel corso del mio "porta a porta", ho bussato alla porta di una casa e mi sono meravigliato che, ad aprirmi, ci fosse un signore di 53 anni che ricordavo abitasse in un'altra zona del paese. Come mai? Sono rimasto un po' sorpreso. Mi ha detto: "All'età di 53 anni, sono tornato a vivere dai miei genitori, che hanno novantatre e novant'anni, con mia moglie e i miei due figli in una casa popolare di 60 metri quadri". Questo signore da cinque anni è senza lavoro e praticamente vive sulle spalle degli anziani genitori e delle loro pensioni. Con lo spirito sardo dell'ospitalità, soprattutto nei paesi, mi invita a entrare, entro e vedo uno dei due figli (che io conosco), gli chiedo se è in vacanza. A questo punto la mamma si mette a piangere, signor Presidente, dicendomi che, sono stati costretti a scegliere chi, dal mese di gennaio, tra i due figli (uno frequentante la quarta superiore e l'altro, quello presente, la prima), dovesse frequentare la scuola. Mi creda, Presidente, sono rimasto basito e mi sono commosso con quei genitori.

Allora mi rivolgo a lei e a tutte le persone che siedono in quest'Assemblea, facciamo in modo che, fra cinque anni, chiunque di noi possa ritornare tranquillamente nelle case dei nostri concittadini, senza dover affrontare una situazione così imbarazzante come in questo caso nel quale un genitore ha dovuto decidere chi buttare dalla torre e a chi dare la possibilità di avere un futuro. Signor Presidente, senza entrare nel merito e dilungarmi su quanto ci ha detto, vorrei ricordarle che lei, da buon podista, sa benissimo che abbiamo iniziato la maratona, che la maratona è lunga, bisogna essere allenati, bisogna avere pazienza, determinazione, quindi non si lasci intimidire da qualche scatto iniziale che sa benissimo che non andrà oltre il quinto o sesto chilometro. Inoltre, Presidente, a quel qualcuno che il 31 dicembre twittava ironicamente: "Chi candidate: Topo Gigio ?", rispondo che noi sappiamo chi abbiamo candidato, ma, soprattutto, sappiamo chi i sardi hanno votato e hanno voluto Presidente: Francesco Pigliaru!

Signor Presidente, tanti auguri, buon lavoro, noi saremo degli alleati leali e corretti con lei, con la sua squadra, e sono sicuro che, alla fine, vinceremo questa battaglia, non nell'interesse nostro ma, soprattutto, delle future generazioni.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.

USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente Ganau, saluto il presidente Pigliaru, gli Assessori e tutti i colleghi consiglieri. Il giorno del nostro giuramento, fuori da quest'Aula, c'erano diversi gruppi di manifestanti che chiedevano di essere ascoltati: erano uomini e donne del territorio del Sulcis, di Porto Torres e di diverse altre zone, disoccupati, precari, cassaintegrati. C'erano rappresentanti di territori che hanno subito un insanabile inquinamento e poi sono stati offesi dalla scandalosa prescrizione del procedimento legale a carico dei presunti responsabili. Senza striscioni o bandiere di parte c'erano molti giovani e, in particolare, molte donne senza lavoro che manifestavano rabbia e disperazione.

Ecco, mentre questo Consiglio si insediava e noi tutti giuravano di operare per il bene della Sardegna e dei sardi, fuori era rappresentato, con la sua drammaticità, lo stato della nostra terra e della nostra gente. Il presidente Cappellacci ha addirittura definito questa situazione "il nostro dopoguerra"; c'è poco da commentare.

Partiamo da qui, non perdiamo mai la consapevolezza del nostro essere qua dentro per trovare risposte a questi nostri concittadini. La fame, la mancanza di lavoro, l'assenza di prospettive, l'avvelenamento della terra, dell'aria e dell'acqua, il divario di condizioni e di opportunità tra ricchi e poveri, la negazione al diritto allo studio, sono offese al diritto di cittadinanza, di più, sono offese al diritto all'esistenza.

Ho ascoltato e ho potuto rileggere le sue dichiarazioni, presidente Pigliaru, con i punti salienti del suo programma di Governo: è il programma di questa coalizione. In quel programma si riconoscono i Rossomori e il Gruppo consiliare Soberania e Indipendentzia. Abbiamo sentito numeri e dati statistici sconcertanti sullo stato della Sardegna. Nella sua analisi, Presidente, lei fa una fotografia impietosa della realtà che pensiamo di conoscere bene, ma che puntualmente siamo costretti a mettere più a fuoco, perché si aggiungono particolari sempre più gravi, sempre più preoccupanti. Basta vedere gli ultimi dati dell'emergenza occupazionale in Sardegna, dati che ha fornito sabato scorso il quotidiano L'Unione Sarda; sono dati che lei, l'ottima squadra di Assessori, questa maggioranza e questo Consiglio avranno il duro compito di modificare invertendo la tendenza di questa drammatica realtà.

Voglio rimarcare alcuni passi delle sue dichiarazioni, che penso particolarmente significativi. Prima di tutto la consapevolezza del nostro ruolo, la certezza che nessuno ci aiuterà; spetterà a noi tutti cercare le risposte e le soluzioni adeguate alle tante criticità, forse troppe, che hanno messo in ginocchio le nostre comunità. Sono certo che, al di là delle appartenenze nette e delle distanze politiche esistenti in quest'Aula, fuori, dalla gente comune, dai cittadini, da chi fa o cerca di fare impresa, da chi ha perso il lavoro, dai giovani, dai pensionati, tutti noi qua dentro siamo visti come una "cosa" unica dall'altra parte della barricata, siamo la classe politica sarda e, pertanto, responsabile del futuro e del destino della nostra Regione, una Regione che adesso si trova impoverita e esausta, per usare le sue stesse parole, Presidente.

Ecco, la consapevolezza dei compiti che ci aspettano e del fatto che non ci saranno governi amici o aiuti esterni dettati da chissà quale benevolenza significa partire col piede giusto, significa assunzione di responsabilità, significa sentire il dovere e la capacità di esercitare sovranità. In questa direzione, l'obiettivo di rilanciare, com'è stato annunciato, l'irrisolta vertenza entrate e contrastare il blocco economico rappresentato dal folle Patto di stabilità, con la giusta fermezza e determinazione nel confronto con il Governo centrale, rappresenta un passo fondamentale. Presidente, ha fatto bene a rimarcare anche la necessità di perseguire una politica di semplificazione, di snellimento del mostruoso carico burocratico, di sgravio fiscale in particolare per le piccole imprese, senza rinunciare, peraltro, ad attivare o rendere operativi quegli strumenti di controllo, di trasparenza e di efficacia delle procedure e dei provvedimenti che verranno intrapresi in ogni settore. Compito di questa Giunta, di questa maggioranza, ma, voglio ripeterlo, spero anche di questo Consiglio, sarà risuscitare la speranza di rimedio alla crisi, con scelte politiche nuove, capaci finalmente di cercare e trovare soluzioni concrete, opportune e praticabili.

Solo se saremo capaci di queste scelte, andremo nella giusta direzione di riconciliare istituzioni e cittadini, il Palazzo e la gente. Le priorità immediate stanno nel saper indicare un piano a breve o medio termine sulle emergenze sociali, emergenze che hanno un nome preciso, si chiamano povertà e lavoro. La mancanza di lavoro e la povertà mettono la persona in condizioni di estrema debolezza, la espongono al ricatto della clientela, sono la negazione stessa della dignità umana, sono la negazione del diritto di cittadinanza, sono la negazione della democrazia e, qualcuno lo ha già detto, sono la negazione dell'esistere e a esistere. Attenzione! Noi qua dentro ne parliamo, fuori a migliaia lo vivono sulla propria pelle. Per questo è necessario dire che i cittadini lo vivono, ma spesso sono i sindaci, gli amministratori locali, a dover rispondere in prima persona, talvolta subendo anche condizioni di rischio personale e dei propri familiari.

Per questo sottolineo e plaudo all'impegno forte a promuovere e favorire la partecipazione degli enti locali alla programmazione della politica regionale. E' necessario circostanziare di più e dare i giusti contenuti a questi aspetti, anche nel quadro più ampio di un'efficace riforma dello Statuto regionale e degli strumenti che regolano i rapporti tra Regione ed enti periferici. Lei, Presidente, al primo incontro con i consiglieri, ci ha ricordato di svestire gli abiti di appartenenza e dei localismi; ciascuno di noi, peraltro, non può non partire dalle realtà che più conosce. Vengo da Nuoro, dove ho vissuto e lavorato per 34 anni in ospedale, a contatto quotidiano con sofferenze fisiche, per malattie, ma anche a contatto con problemi e problematiche sociali, per questo voglio dire qualcosa su due punti: agricoltura e sanità. Sono i due temi su cui torniamo tutti un pochino più frequentemente.

Agricoltura e sanità che, nelle sue dichiarazioni, hanno trovato solo, ma non poteva essere altrimenti, lo spazio di un impegno e di un rinvio a una elaborazione della coalizione. Il Partito Rossomori è particolarmente attento e sensibile alle condizioni in cui versa l'intero settore dell'agricoltura. La crisi, ma anche la cattiva amministrazione della politica e gestionale delle risorse in questo settore in tutto il territorio regionale, in particolare nel nuorese e nelle zone interne, oltre a mettere in ginocchio imprese e famiglie, sono causa di spopolamento di interi paesi, di abbandono delle campagne, di emigrazione, di perdita di coraggio, di volontà e di capacità imprenditoriali e infine di perdita di saperi e di identità stessa. Questa è una delle emergenze di cui questa legislatura si deve fare carico.

Ripensare a un'agricoltura moderna, capace di dare prospettive, soddisfazione, dignità, reddito e quindi condizioni di vita non di mera sopravvivenza, ma di benessere a chi in agricoltura lavora, significa intervenire nel settore più importante per la nostra economia. Lo sottolineano anche i consiglieri del centrodestra, peccato che non ci sia, da parte loro, una assunzione di responsabilità oggettiva sullo stato in cui l'agricoltura versa oggi, la responsabilità diretta di una gestione sbagliata o almeno inefficace di enti, risorse, finanziamenti e opportunità di sviluppo. Rossomori su questo punto chiede con forza a questa maggioranza, a questa legislatura, che si metta la parola "fine", che si chiuda, una volta per tutte, con tutte le emergenze sanitarie animali, in primo luogo peste suina e lingua blu. Queste emergenze hanno determinato un enorme e inutile dispendio di risorse economiche: la Sardegna, per la peste suina, ha dilapidato 600 milioni di euro e siamo ancora con la peste suina in casa! Vogliamo e dobbiamo, entro cinque anni, entro questa legislatura, fare della Sardegna un territorio liberato, esente da questi flagelli. Dobbiamo arrivare, entro questi cinque anni, alla certificazione europea di regione esente da queste epizoozie con un efficace Piano sanitario di salute animale. Ma, per quanto riguarda il problema "peste suina", si deve arrivare in tempi molto più rapidi anche alla soluzione della movimentazione che per molte aziende significa avere un po' di respiro, liberarsi dalla strozzatura mortale di disposizioni bancarie.

Ancora, va rivisto e programmato un preciso piano di sostegno alle produzioni agro-alimentari. Dico che bisogna semplicemente ricordare che, oggi, meno del 20 per cento di quel che si consuma in Sardegna, è prodotto nella nostra terra, nella nostra isola. Mettiamoci un obiettivo di legislatura, ambizioso ma possibile. Non tutti ci credono, ma io ci credo e ci voglio credere. E' un parere personale, ma spero che, entro cinque anni, si possa trasformare quel 20 per cento in almeno il 50 per cento. Dobbiamo lavorarci molto.

Così come, passando all'altro punto, al tema della sanità, dobbiamo lavorare molto sulle tematiche e sulle criticità della gestione della sanità e del governo della salute nella nostra isola. È un dovere! Su questo tema, in tempi rapidi, va studiato e messo a punto un efficace, nuovo, equilibrato e omogeneo Piano sanitario regionale che sia davvero strumento di programmazione di salute e di benessere dei cittadini e non solo di contrasto alle malattie. Un nuovo Piano sanitario regionale che sia meno strabico dal punto di vista territoriale e meno determinato e inquinato da interessi di parte, da lobbies di potere e da appartenenze varie. Deve finire lo strapotere in mano ai direttori generali delle ASL. La programmazione spetta alla politica! Ai direttori generali spetta la gestione rigorosa e rispettosa, secondo parametri controllabili e controllati di qualità, trasparenza ed efficacia delle scelte gestionali. Su questo punto, visto anche un certo "delirio deliberante" (me lo sono virgolettato così) delle ultime settimane della Giunta regionale uscente e di varie ASL, hanno fatto bene questa Giunta e l'assessore Arru, con un documento formale, a invitare gli attuali direttori generali - spero ancora per poco - a limitarsi all'ordinaria amministrazione.

Non c'è tempo per toccare compiutamente altri punti. Chiudo, auspicando, in questa legislatura regionale, un rapporto più autorevole, a schiena dritta, con lo Stato generale e con l'Europa. Dobbiamo rivendicare alla Sardegna il suo diritto di essere considerata e rispettata come Regione autonoma associata. Rossomori è forza autonomista ed europeista convinta, siamo convinti che, in Europa, nel Mediterraneo, la Sardegna può e deve svolgere un ruolo più importante, capace di creare e realizzare opportunità di sviluppo e di crescita. Con questa convinzione, Rossomori esprime la grave e attualissima preoccupazione per il dibattito in atto con possibili e temibili decisioni pericolosissime per il nostro futuro sulla revisione del Titolo V della Costituzione. Oggi, adesso, in questo momento, stanno parlando di noi, del nostro futuro, senza coinvolgerci o coinvolgendoci troppo poco. Prestissimo ci sarà la Conferenza Stato-Regioni e di questi temi ne parleremo anche stasera. La posizione di Rossomori è chiara: noi (la Sardegna) non possiamo e non dobbiamo cedere di un millimetro su questo punto, non possiamo mostrare alcuna timidezza o debolezza, nessun arretramento. Dobbiamo, invece, con coerenza, accentuare il livello di vigilanza e tutelare con ogni forza le prerogative autonomistiche esistenti, operare e pretendere di allargarne i confini. Questo è, per Rossomori, esercizio autorevole di sovranità.

Presidente Pigliaru, con questi programmi, con questi presupposti, con questa visione e con queste garanzie saremo, con convinzione, dedizione e lealtà, organici al suo programma di governo, all'impegno e al sogno di risollevare finalmente la Sardegna dallo stato di sofferenza e di tristezza in cui si trova, perché davvero si torni a sorridere. Buon lavoro a tutti e Fortza Paris!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giorgio Oppi. Ne ha facoltà.

OPPI GIORGIO (UDC). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, colleghe e colleghi, non posso che associarmi, in questo mio primo intervento in Aula, agli auguri di buon lavoro che, dalla Presidenza e da molti colleghi, sono arrivati: ne avremo tutti davvero bisogno.

Mi rivolgo direttamente a lei, signor Presidente della Regione, più che per un intervento puntuale sulle dichiarazioni programmatiche, per alcune considerazioni che intendono dettare la linea che questa opposizione (questo va detto, perchè le opposizioni sono molte, e non una) intende tenere in questa fase politica. È del tutto evidente che nessun rilievo critico possa essere mosso alle sue dichiarazioni. Chiunque, credo, non può che essere in pieno accordo con quei propositi; chiunque auspica un confronto tra avversari politici improntato alla correttezza e alla costruttività; chiunque è d'accordo sulla necessità di ricreare fiducia nella politica, premiare le competenze piuttosto che le incompetenze, far ripartire gli investimenti pubblici e privati piuttosto che bloccare entrambi; chiunque preferisce una Regione riformata a una Regione incancrenita, e via discorrendo. Dunque il mio intervento potrebbe benissimo chiudersi con un "vedremo". Cionondimeno intendo fare alcune riflessioni, in primo luogo di natura politica.

Signor Presidente, come è noto, ciascuna legge elettorale è un sistema perfettibile, è capace di produrre scollamenti tra la realtà e la composizione delle assemblee elettive. Il numero maggiore di voti alle scorse regionali (qualcuno lo ha detto, magari male) è stato raggiunto dalle liste che sostenevano l'onorevole Cappellacci che, come si sa, è rimasto vittima del cosiddetto "fuoco amico". Considerato l'altissimo numero di cittadini che non hanno votato, lei ha ricevuto la fiducia di qualcosa meno del 23 per cento degli elettori sardi. Questo, com'è evidente, non mette in crisi la piena legittimità del suo ruolo, ma pone alla nostra attenzione la considerazione che non può rappresentare da solo tutti i sardi, neppure l'intero Consiglio regionale li rappresenta tutti.

Per questo motivo, ogni riforma, ogni azione di governo, si dovrebbe - secondo noi - fare con il Consiglio, come peraltro lei ha anche detto. Proprio per questo stato di scarsa rappresentatività del suo governo, le politiche devono essere concordate con il Consiglio regionale. Credo che questo sarebbe davvero molto più utile dell'insediare ancora tavoli vari con forze che non sono rappresentative del popolo sardo, ma spesso solo di interessi particolari, quando non di singoli.

Vorrei riservare un'altra riflessione sulla composizione della sua Giunta. Se è vero com'è vero che gli insigni professori che ha chiamato ad affiancarla sono, ne sono certo, dei luminari nelle loro materie e delle persone certamente di infinito valore morale e umano, è altrettanto vero che sono dodici Assessori esterni al Consiglio regionale. Questo è oggettivamente un male in sé, perché si sarebbe dovuta rispettare la volontà del popolo sardo che ha eletto i consiglieri proprio perché governassero la Regione. Nessuno ignora che il vero motivo per cui ella è stato costretto a scegliere Assessori tecnici esterni, cioè tutti, è che vi sarebbero mancati i numeri nelle Commissioni se aveste scelto Assessori tra i consiglieri regionali, soprattutto se non aveste raggiunto il 40 per cento, questo mi sembra ovvio.

Tuttavia non si possono offendere né le competenze dei consiglieri né lo spirito stesso della democrazia rappresentativa, così come quello dell'equilibrio tra i territori. Un tempo i sassaresi si lamentavano costantemente, in tutte le riunioni, del fatto che la Giunta fosse "cagliaricentrica", oggi questa Giunta è obiettivamente "sassaricentrica". Peraltro trovo intollerabile e provinciale l'idea che un economista debba andare al bilancio o un medico alla sanità. Quel tipo di competenze erano, sono e dovranno rimanere dei funzionari, dei consulenti, degli esperti; la competenza richiesta a chi governa è quella politica che, come amava dire il suo (non certamente mio) collega di partito, Massimo D'Alema, è la più raffinata delle professioni intellettuali.

La mancanza di un efficace collegamento politico tra il Consiglio regionale eletto e la Giunta regionale composta da elementi estranei al corpo politico sarà certamente un grave problema, un suo grave problema, signor Presidente, vedrà che ne riparleremo, nelle Commissioni, in Aula, certamente. Senza poi considerare che abbiamo ridotto a 60 il numero dei consiglieri regionali per risparmiare e abbiamo riportato a 72 gli stipendi.

Che i suoi Assessori siano poco esperti, dunque in una parola "incompetenti" (è un termine che ha adoperato lei), lo dimostra la lettera che il suo Assessore dell'agricoltura ha inviato, in data 18 marzo (cioè quando non aveva giurato, nonostante lei avesse precisato in una sua dichiarazione che era opportuno che prima si giurasse, quindi non era ancora Assessore pleno iure), al direttore generale di Laore intimando il rinvio di un'assemblea della Società Bonifiche Sarde in liquidazione, indetta non dal direttore di Laore, ma dal commissario di Bonifiche, con argomentazioni contraddittorie e artificiose. Così come giova ricordare che l'Assessore della sanità non ha alcun potere dispositivo (checché ne dicano alcuni colleghi, non ce l'ha!) nei confronti delle ASL. Infatti, i controlli sulle Aziende sanitarie sono stabiliti dalla legge numero 10 che non pone alcun potere in capo all'Assessore che dunque non può introdurre forme di controllo, e non sarebbe male ricordarlo. Infatti si rileva, con una nota, che ci sono tre ordini di ragioni per cui non può fare una lettera di questo genere: è in contrasto con quanto disposto dall'articolo 29 della legge numero 10 del 2006, in quanto dispone l'acquisizione di apposita autorizzazione preventiva per tipologie di atti ulteriori rispetto alla previsione di legge; attribuisce, all'organo politico, potere di autorizzazione che in realtà è riservato a un organo tecnico; di fatto crea una serie di commissariamenti delle ASL che può essere disposta solo con le modalità e per le ragioni previste dalla citata legge numero 10.

Tutto ciò premesso, mi permetta di rilevare che, per aderire al proposito di avere con le opposizioni un rapporto costruttivo, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Il Governo che l'ha preceduta ha portato avanti molte questioni, ha operato efficacemente in svariati settori, riconoscerlo sarebbe un gesto certamente importante e anche proficuo, così come lo sarebbe riconoscere che gli amministratori nominati da noi non sono stati nominati in ossequio a una logica di militanza; al contrario, le nomine di mia competenza, quando ne ho avuto l'opportunità e la responsabilità, sono state molto spesso, anzi sempre, per amore della verità, di persone che hanno sì una fede politica, ma nel campo avverso al mio e al nostro. Non mi piace fare nomi, ma tanto li conoscono tutti, potrei fare i nomi della Agenzia, potrei fare i nomi dei direttori generali, potrei fare i nomi di tutti coloro i quali hanno collaborato attivamente per un migliore funzionamento dell'Assessorato competente.

Sarò uno sciocco, forse, ma se la memoria non mi inganna, a proposito di nomine e militanze, per questo mi rivolgo all'onorevole Ruggeri, che lo ricorderà bene, sono state assunte ai sensi dell'articolo 15 septies", lei lo sa bene, almeno 80 o 100 persone. Presidente, con il "15 septies", lei sa che, in carenza di professionalità all'interno della ASL, si sceglie una persona e le si attribuisce un incarico di dirigenza. Questo è stato fatto, lo debbo dire con molta franchezza all'onorevole Ruggeri, e non sono stati rimossi, anche recentemente è stato nominato un suo amico, cioè il direttore responsabile del distretto di Quartu.

Siccome non bisogna accusare troppo gli altri, non continuo su questo argomento altrimenti dovrei cominciare a parlare di quando si è eseguita una procreazione assistita in un ospedale di Quartu, sapendo che non si poteva fare. Dovrei parlare della figura di Gumirato che, tutti quanti sanno, aveva soltanto l'aspirazione di diventare il direttore generale della stessa società alla quale aveva consentito quella procreazione assistita e tante altre cose che non avrebbe potuto consentire.

Abbiamo governato e fatto tante cose bene, altre meno, ovviamente, ma sempre per il bene dell'Isola. Solo per fare un esempio tra i tanti, quando si parla di sanità, non si vuole certamente affermare che non ci sia stata una programmazione oppure mancanza di integrazione tra forze politiche; si è parlato anche della farmaceutica. Mi dispiace, molto spesso in quest'Aula ho dovuto dare qualche lezione anche ad Assessori precedenti. Allora, voglio dire che, nel 2013, la spesa per la farmaceutica convenzionata è diminuita di 28 milioni, lei dovrebbe saperlo, pure in assenza di imposizione di ticket, come hanno fatto le altre Regioni, un oculato acquisto di farmaci che ha portato a risparmi per oltre 12 milioni; siccome pagavamo i farmaci con lo sconto del 33 per cento, in altri casi del 50, abbiamo recentemente chiesto il rimborso dei farmaci biologici con un'alta integrazione. Questo ha portato un importante risparmio. Lei dovrebbe conoscere questi dati. Per parlare di sanità, bisognerebbe ricordare anche che ci sono situazioni delicate (lei lo sa bene perché è un medico) rappresentate dall'altissima incidenza della sclerosi multipla (che è passata da 12 milioni a 22 milioni), dal diabete, dalla microcitemia e da una forte presenza (30 mila unità circa) di immigrati in condizioni di salute davvero pessima. Che cosa dovremmo fare, cancellare le assistenze per questi malati?

Recentemente la Sardegna è stata annoverata (cito i dati de Il Sole 24 Ore) tra le Regioni virtuose nel Meridione d'Italia e non considerata Regione canaglia come in precedenza, per esempio, nel 2005, quando avevamo un "buco" di 350 milioni di euro, qualcuno forse lo dimentica. Io lo dico al Presidente perché (siccome la sanità è il settore che incide di più sul bilancio regionale non consentendo poi agli altri Assessorati di avere un minimo di risorse) bisogna fare di tutto; se però si è ottenuto un risultato positivo, si tratta di continuare su questa strada e di arrivare al risultato ottimale.

Parlando di sanità sociale, non si possono non fare dichiarazioni sulla legge numero 162. Diciamolo pure, sulla "162", non si possono fare due parti in commedia. L'ho attivata io nel 2001 e devo dire che le persone con handicap grave all'inizio erano 200 mentre ora sono 30 mila e si spendono oltre 100 milioni di euro. Sapete benissimo che questo si è verificato perché costantemente il centrosinistra, in Commissione bilancio e in Aula, ha chiesto un incremento. Non si può dire "bisogna correggere" e al tempo stesso fare o dire esattamente il contrario. Lei ha parlato di case della salute. Sono d'accordo con lei sulle case della salute; a questo riguardo debbo dire che (forse c'era lei al Governo nel 2008) è stata una delibera della Giunta Soru a stabilire il programma per l'attivazione delle case della salute, ne sono state attivate 15 anche se nel programma precedente ne erano previste 35. Presidente, voglio porle questa domanda: "Come facciamo a pensare a tutte le spese da sostenere senza ricordare che, volenti o nolenti, e non per responsabilità della Giunta uscente, dobbiamo immediatamente pagare, cash, 78 milioni di euro a una nota impresa che è stata danneggiata da norme improvvide e tardive applicate come il regolamento di un lager?".

Sempre in materia di risparmio di danaro pubblico, signor Presidente, la richiamo a un maggior rigore per quello che riguarda le spese di poca incidenza sul bilancio, ma di grande rilievo simbolico, come quelle relative alle auto di servizio. Lo sa benissimo il presidente Cappellacci (ma anche lei è un illuminato esempio perché ho visto in questi giorni che utilizza i mezzi pubblici) che va sistematicamente con il bus; allora sarebbe bene che l'uso delle auto di servizio venisse autorizzato dagli Assessori soltanto per fini istituzionali. Questo lo sa benissimo il presidente Cappellacci, perché è stato un punto fermo mio. Il sottoscritto, da Assessore, ha percorso una media di 400 chilometri al mese, non 6 o 7 mila come altri. Non sto parlando di voi ovviamente.

E' vero, signor Presidente, che non dovrebbero esistere Governi nemici, come lei ha detto, ma è vero che esistono Governi amici, cioè Governi che hanno una caratterizzazione politica coerente con quella della Giunta regionale. Sarà bello vedere quali rapporti instaureremo con questo Governo che, dalle prime avvisaglie, sembra tutto tranne che un Governo amico. L'Isola non ha alcun rappresentante nel Consiglio dei Ministri, com'è noto, ma senza impostare una politica efficace di confronto con il Governo nazionale purtroppo non siamo in grado di andare da nessuna parte. Nelle sue dichiarazioni programmatiche, lei ha dichiarato una grande battaglia che vede coinvolte tutte le forze politiche, questa dichiarazione però è stata fatta da tutti i Presidenti che si sono succeduti dal 1948 a oggi!

Presidente, è altrettanto lodevole il principio sulle questioni ambientali: precisione e concretezza. Anche in questo caso dovremmo chiarire che cosa vuol dire passare dal carbone al gas: produrre meno rifiuti, bruciare meno e finirla con le discariche. Nel corso della scorsa legislatura si è investito tanto sui rifiuti per portare la differenziata a una percentuale del 50 per cento ma, fino a quando non partiranno gli impianti di Cagliari e di Sassari, non potremo andare oltre questo dato, poi bisognerà decidere dove e come conferire il secco residuo che dovrà necessariamente essere termovalorizzato, altro che bruciare sempre meno! Poi, come possiamo abbandonare le discariche tout court o affidarle ai privati, se non hanno neppure un minimo di redditività?

Ancora, sulle bonifiche: come possiamo, signor Presidente, non tenere conto dell'ingombrante presenza del Ministero dell'ambiente, che approva i progetti di bonifica attraverso lunghe e rare Conferenze di servizi? Nelle aree minerarie, mi riferisco a San Giorgio, eccetera, devo dire che in effetti c'è da parte della Carbosulcis una difficoltà obiettiva perché non ci sono le tre figure che consentirebbero di avviare il primo progetto, quindi siamo nelle condizioni di perdere anche gli altri 95 milioni di euro.

Detto questo, ritengo che non avremo una politica di annunci ma di fatti compiuti e trasparenti. Quante risorse occorrono per riformare e innovare, quando l'Assessore del bilancio sa bene che abbiamo quattro soldi in croce per la gestione dell'ordinario? La risposta a questa domanda vale da sola il nostro atteggiamento, perché la concretezza va dimostrata e non solo proclamata.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.

(Segue la traduzione in lingua italiana dell'intervento del consigliere svolto in lingua sarda)

ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Signori Presidenti, consigliere e consiglieri, il mio sarà un intervento bilingue, così come previsto dal nostro Statuto, dal patto costituzionale tra la Nazione sarda e lo Stato italiano. Non una nota di colore, come ha scritto qualche giornalista, ma un diritto, un caposaldo del patrimonio costituzionale della Nazione sarda nei confronti dello Stato italiano. Svolgerò una parte, generale e politica, del mio intervento in sardo e l'altra, tecnica, in italiano, perché mi interessa dire alcune cose particolari e non voglio che nessuno inventi la scusa di dire che non ha capito.

Abbiamo una maggioranza, è stato detto da diversi consiglieri, che può essere un modello, per il futuro, per amministrare da soli la Sardegna. Il più grande difetto che abbiamo in quest'isola è che creiamo sempre questa unità ideale, questo soggetto collettivo inesistente, basato esclusivamente su un'idea che non esiste nella realtà, mentre mai andiamo a sceglierci in base agli interessi comuni. Questa coalizione invece è un "matrimonio di interessi", come si direbbe in italiano, e non c'è nulla di male a dirlo, l'abbiamo scelta da prima delle elezioni: ci siamo incontrati una volta con il Presidente e abbiamo concordato nell'individuazione dei punti comuni del programma, da portare avanti tutti assieme. Partiti e movimenti che non hanno molto in comune, che fino a oggi non hanno avuto molto in comune, si sono accordati per arrivare all'individuazione degli interessi della Sardegna. Questo modello è stato utile a noi, ma è un modello utile per tutta quest'Aula.

Per quanto riguarda l'opposizione, dall'intervento che ha fatto l'onorevole Oppi vi siete accorti di quanto conosca nel dettaglio la macchina amministrativa regionale, così com'è stato un buon intervento quello svolto dal presidente Cappellacci che, a prescindere dal fatto che si trova all'opposizione, non mostra acredine né odio verso la controparte, ma dice: "Io avevo un progetto, gli elettori l'hanno bocciato, adesso vediamo se voi siete in grado di portare avanti il vostro". Insomma questo modello che noi abbiamo sviluppato del "matrimonio di interessi" è una condizione importante: l'opposizione deve capire più di tutti che noi siamo una maggioranza che ha bisogno di ascoltare e dialogare, allo stesso tempo deve individuare che cosa ha da dire e da proporci.

A questo punto continuo il mio intervento e passo alla parte in italiano. Queste cose che ho detto sono determinanti perché noi abbiamo da affrontare argomenti molto delicati su cui bisognerà intervenire in modo preciso. Il presidente Pigliaru ha, nelle sue dichiarazioni programmatiche, diciamo così, espresso il metodo di lavoro; su questo metodo di lavoro dovremo innestare le cose da fare. In particolare, in una lettera che i vescovi sardi hanno inviato a tutti i consiglieri, si scrive in modo chiaro che vanno affrontate, con giustizia sociale, spirito di libertà e di solidarietà, le questioni che sono molto importanti per la nostra autonomia.

Innanzitutto la crisi economica che sta fuori da questo Palazzo è una crisi economica devastante che va affrontata immediatamente con due soggetti, Equitalia e istituti di credito, in un modo molto diretto, facendo valere la nostra specialità sulle cose concrete non sulla teoria delle decantazioni che ci facciamo tra di noi.

C'è poi la questione fondamentale dell'istruzione. La Giunta, giustamente, ha voluto segnare questo punto affermando che, senza istruzione e conoscenza, non andiamo da nessuna parte e intervenendo sulle strutture che stanno cadendo a pezzi, ma noi dobbiamo cercare soprattutto di dare sostegno al nostro capitale e alla nostra unica speranza, cioè la nuova generazione. Questa generazione (mezzo globale e mezzo locale o, allo stesso tempo, globale e locale) rappresenta la nostra unica ancora di salvezza. Sono i giovani gli unici che ci possono tirar fuori da quel buio e tetro angolo di sistema assistenziale in cui ci siamo cacciati, perché non è che ci ha cacciato il centrodestra nell'assistenzialismo, ci siamo cacciati tutti assieme. Nel parlare di istruzione, appunto, bisogna intervenire sui giovani. Bene ha fatto la Giunta a lavorare sulla "garanzia giovani" e sempre di più su queste cose dobbiamo lavorare attentamente creando, assessore Arru, credo che la competenza sia la sua, vere politiche giovanili che oggi non ci sono in Sardegna, esistono degli spot, territorio per territorio, è arrivata l'ora di realizzare le condizioni necessarie per uno sviluppo ulteriore del nostro territorio.

Istruzione, economia, crisi dell'economia, fisco e burocrazia. Per quanto riguarda fisco e burocrazia (stasera discuteremo della riforma del Titolo V), sono sempre molto contrario a rivendicazioni fini a se stesse, sempre a difendere un fortino inesistente: il fortino "Sardegna" non esiste più. Renzi è l'unico che seriamente sta facendo i suoi interessi, ma noi quando faremo i nostri interessi? Renzi giustamente si rende conto che non riuscirà a comandare uno Stato corrotto (perché di questo stiamo parlando) e disunito con un sistema federale e cerca di accentrare sempre di più il potere a Roma realizzando delle riforme, fa il suo gioco, un gioco che condivido dal suo punto di vista, noi invece abbiamo interessi molto diversi, che consistono nel marcare sempre di più una specialità che esiste nella realtà, noi siamo una Nazione! E' scandaloso che, anche a livello politico, si continuino a confondere i due concetti molto distinti di Stato e Nazione. Su questi argomenti studiamo tutti, non solo quelli che stanno fuori, anche quelli che stanno dentro il Palazzo, dobbiamo approfondire gli argomenti e metterci a lavorare. Stasera parleremo nel dettaglio delle riforme e vi dirò quello che penso io appunto.

Sulla burocrazia, non facciamo gli errori del passato! Sulla burocrazia, con un intervento a gamba tesa, diretto, dobbiamo applicare il decreto "del fare" e istituire in Sardegna "burocrazia zero", cioè si presenta una domanda e, se entro trenta giorni, non perviene la risposta, si ha automaticamente l'approvazione. Se arzigogoliamo, se modifichiamo i dettagli, è meglio non fare niente! La vera sburocratizzazione si ha (ne parlerò nel dettaglio stasera) nel portare via competenze e soldi da questo Palazzo e da quello della Giunta regionale per portarli nei comuni. Portare in prossimità la programmazione e la spesa delle risorse: quella è l'unica sburocratizzazione vera! Tra l'altro con una democrazia che è partecipata nelle cose reali perché, mentre a su sindicu (comente narada Desini) li tocchedant a sa 'enna, qui ci conoscono in pochi, siamo diventati dei califfi che cercano il consenso tra un'elezione e l'altra senza avere più il contatto diretto con i cittadini.

Per quanto riguarda i trasporti, Presidente, avremo modo di approfondire le tematiche con la maggioranza. Sono d'accordo per affrontare la questione Tirrenia per quello che è: la Tirrenia non è una organizzazione relativa al trasporto marittimo, è una organizzazione per risolvere il problema occupazionale della Campania! Se non entriamo in questa ottica, cioè che la Tirrenia è costruita da Roma per risolvere un problema occupazionale della Campania, non risolveremo alcun problema. Dobbiamo lavorare per risolvere la convenzione, immediatamente! I motivi ce li dice l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, anche sul ricorso (che io ho visto utile) da parte della Regione guidata dal presidente Cappellacci. Bisogna smettere di dire che quello fatto da loro va tutto male e quello che facciamo noi va tutto bene! L'Autorità garante ci dice che questi signori che comandano la Tirrenia e CIN, nel momento in cui hanno deciso di acquistare la Tirrenia, concordavano anche le strategie per affossare, diciamo così, il turismo in Sardegna e per ostacolare il trasporto in Sardegna. Questo è un dato di fatto! Se noi non reagiamo con lo stesso metodo, con la stessa forza, perdiamo continuamente. Il nostro Gruppo ha presentato una proposta per rovesciare il sistema: prendiamo il controllo dei porti, perché da lì si parte, e attraverso il controllo dei porti riusciamo a realizzare politiche di incentivo sino a una continuità territoriale contrattuale, perché non reggiamo più la continuità territoriale che giunge dall'alto verso il basso, neanche finanziariamente, nel medio e lungo periodo.

Infine, due battute, ma due, a spot, sull'agricoltura. Abbiamo fatto, in quest'Aula, utilizzo il "noi", delle promesse (attraverso un provvedimento di legge), relative alla lingua blu, ai pastori che hanno avuto distrutte le proprie greggi, distrutte! Pastori che mungevano trecento o quattrocento pecore, ora ne stanno mungendo trenta; un disastro! A questi signori, noi abbiamo promesso, con una legge regionale, non a chiacchiere, indennizzi sia per i capi morti che per il mancato reddito. Dobbiamo perciò impegnarci (la maggioranza e, credo, anche l'opposizione) a trovare le risorse, nelle pieghe del bilancio, per risolvere immediatamente questo problema.

E' questo il segnale che si attende il mondo delle campagne, non a fini assistenziali, ma per creare quel clima di fiducia che ci porti a cambiare l'agricoltura in Sardegna. Cambiarla con il mercato, con il governo del latte ovino e con un'agricoltura che sia vocata, l'agricoltura si fa per vocazione non per calcoli ragionieristici. Si fa per chiudere la filiera zootecnica e per produrre prodotti tipici, non per altro. L'agricoltura che è fuori da questo sistema non funziona in Sardegna.

Per quanto riguarda il commercio. vediamo quali sono gli interessi dei sardi: da una parte i centri commerciali naturali, le piccole botteghe, che sono la dorsale della nostra economia, per esempio a Ollolai, in un piccolo paese come il nostro, sono gli unici centri sociali aperti; dall'altra parte l'AUCHAN e tutti gli altri centri commerciali. Iniziamo a prendere posizione a favore delle nostre piccole botteghe. Non per creare dei problemi a AUCHAN e al libero mercato, perché saremo fuori dalla storia, ma per creare un sistema, utilizzando il fisco e la burocrazia, in cambio di prodotti tipici e vendita diretta.

Questo bisogna fare: azioni concrete! Tutte queste cose, dette da me e da altri, sono chiacchiere (bla, bla e ri bla) se non affrontiamo il problema che sta alla base: l'onestà del sistema. Un'onestà del sistema che non è teorica, non è la pantomima che abbiamo visto nel periodo preelettorale con la questione dei fondi dei Gruppi, le chiacchiere a vuoto, i moralisti dell'ultimo momento solo ed esclusivamente a fini utilitaristici, è l'onestà vera, quella che ci fa dire qui che non ci devono essere più contratti interinali nella pubblica amministrazione, perché quello è il clientelismo che ha, diciamo così, drogato anche la scorsa campagna elettorale. Badate che il clientelismo conviene ai singoli, ma fa perdere la squadra, quindi, signori della maggioranza, può essere che io, Efisio Arbau, mi costruisca un sistema clientelare e venga rieletto, ma tutti noi perdiamo. La squadra col clientelismo perde!

Quindi, è interesse di tutti eliminare clientelismo e costruire un sistema dove si assume, nella pubblica amministrazione, per concorso, attraverso le graduatorie del collocamento e non attraverso i suggerimenti degli amici. Sto parlando di sanità, sulla quale tutti ci giochiamo la faccia, perché ci sono tantissimi soldi, come diceva l'onorevole Oppi. Si vede immediatamente la coerenza, se teniamo una linea dritta o se stiamo dicendo delle cose per poi andare a zig-zag. Saremo favorevoli alla riduzione delle ASL, per averne solo una, soprattutto con un unico centro di spesa per cercare di razionalizzare il tutto. Sulla questione sanitaria, giochiamo carte importanti. È un mandato legislativo difficile; credo che, se lo affrontiamo con il piglio giusto, riusciremo a portare cambiamento: cambiamento è responsabilità e responsabilità è cambiamento.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, onorevoli colleghi consiglieri, Assessori qui presenti, siamo qui per discutere della relazione programmatica del Presidente della Regione che tutti abbiamo avuto modo di leggere e di discutere nei giorni scorsi. Il tema è se sono utili o non sono utili ancora, se è utile o non è più utile discutere ancora di dichiarazioni programmatiche in quest'Aula, come se fosse un rito a cui tutti dobbiamo sottostare.

Gli interventi che si sono succeduti si sono naturalmente articolati. Esprimerò il mio pensiero sull'intervento del Presidente della Regione, dicendo in premessa che apprezzo moltissimo ciò che è stato detto e l'organizzazione del lavoro che ha previsto, da qui ai cinque anni che verranno, per tentare di risolvere i tanti problemi che affliggono questa nostra isola.

Però, prima di entrare in merito sull'intervento del Presidente della Regione, non posso non esplicitare alcune impressioni che ho tratto dagli interventi di alcuni colleghi che sono intervenuti prima di me. In questi due giorni di dibattito, in particolare, mi hanno stupito gli interventi di alcuni colleghi di opposizione, a cominciare dall'ex Presidente della Regione, onorevole Cappellacci, e da alcuni colleghi consiglieri i quali tutto sembravano tranne che amministratori che governavano questa nostra terra sino a ieri mattina. Sembrava che si oscurasse un Presidente della Regione sulle dichiarazioni programmatiche come se la situazione di forte disagio, che attraversa la Sardegna e che vivono i sardi in questo momento, fosse causa di chissà quale mano giunta da chissà dove. Ovviamente, non tutte le responsabilità dei disagi e dei disastri che attanagliano la Sardegna vanno, per onestà intellettuale, ricusati e messi in carico all'Amministrazione di centrodestra che ha appena finito di governare, ma è altrettanto vero che grande responsabilità, nella guida della Sardegna di questi anni, l'ha avuta. Si deve dire questo.

Onorevole Cappellacci, un'ultima cosa poi chiudo su questa vicenda ed entro in merito ai problemi che ci riguardano, credo che, non uno solo dei cavalli di battaglia che hanno riguardato la sua Amministrazione, in questi anni, possa dirsi compiuto e risolto. Penso alla questione della zona franca, dei trasporti, penso alla questione delle riforme, delle bonifiche, insomma un sacco di problemi e di temi importanti in questi anni, dei quali si è discusso tanto in quest'Aula e fuori da quest'Aula senza poter dire oggi che ci sia stata soluzione alcuna per molti di essi. Certo, la demagogia e la retorica hanno caratterizzato questa Amministrazione del recente passato, l'hanno caratterizzata in tutto. Tant'è vero che sono stati utilizzati anche parecchi fondi pubblici per reggere e tenere in piedi la demagogia di questa Amministrazione procedente.

Allora, bisogna farsene una ragione. Credo che occorra aspettare questa amministrazione regionale che, in venti giorni dal suo insediamento, certo non può risolvere i guai che la Sardegna ha di fronte e naturalmente accogliere l'intervento di qualche collega dell'opposizione che dice che sarà giudicata da ora in poi sul lavoro che farà. La situazione oggi è difficile, molto difficile. Non lo diciamo per giustificare il fatto che dobbiamo governare da qui in avanti, lo diciamo perché la situazione reale è questa, lo sapevamo anche nel momento in cui ci siamo candidati, abbiamo accettato la sfida del domani, di quello che dovrà essere il tentativo di risolvere i problemi di questa nostra terra, dal Nord al Sud!

Per far questo naturalmente c'è bisogno del lavoro di tutti noi, c'è bisogno del lavoro dei colleghi del Partito Democratico insieme ai colleghi di questa maggioranza, maggioranza che, com'è stato detto poco fa, è composita, articolata, fatta da forze che - come dire - si sono messe assieme, qualcuno ha detto per matrimonio di interesse, io credo che sia oltre il matrimonio di interesse, credo che motivazioni reali, di sostanza, ci spingono a stare assieme e a guardare con fiducia il lavoro per questa nostra terra.

La strada oggi è molto complicata e il futuro può essere un po' più luminoso se tutti ci mettiamo a camminare nella maniera dovuta. E se lo facciamo tutti assieme, magari anche confrontandoci in maniera serrata sulle questioni che troveremo lungo il cammino che percorreremo in questi anni, perché gli ostacoli saranno tanti, Presidente, non saranno pochi, saranno molteplici e andranno affrontati, allora, dicevo, se avremo la forza di stare assieme e di gestire queste difficoltà, lo faremo non l'interesse nostro, perché ognuno di noi sopravvive alle questioni, ma nell'interesse della Sardegna, e saremo magari in grado di mettere in piedi un progetto complessivo per nostra terra. Uno dei primi temi che dobbiamo affrontare e che il Presidente ha trattato nella sua relazione è ovviamente quello del mondo del lavoro a cominciare da quello industriale.

Lei ha messo in piedi una squadra di tecnici, così si dice, allora questa è l'altra questione, la sfida del futuro è differenziare i tecnici che governano le cose pubbliche da coloro che fanno la politica. Noi abbiamo un potere esecutivo, così è scritto, che si deve occupare di governare e un potere legislativo, dato a questo Consiglio regionale, che deve dare gli indirizzi per affrontare le cose; per questo siamo stati eletti, di questo ci dobbiamo occupare mettendo mano alle tante emergenze. Questi due poteri devono essere sinergici, più c'è forza, più c'è sintonia nel lavoro collegiale, più i risultati potranno essere migliori.

Presidente, l'ho detto in altre occasioni, lo voglio ribadire oggi, abbiamo tante emergenze da affrontare, credo che vadano affrontate tutte, una per una, nessuna esclusa, a cominciare da quelle del mondo del lavoro industriale. Il tema dell'industria è un tema sensibile che dovremo affrontare, e di questo dirò, senza dimenticare però che dobbiamo tracciare il futuro della Sardegna degli anni che verranno, senza dimenticare che dobbiamo programmare e avere un'idea complessiva delle cose da mettere in piedi; non possiamo essere schiacciati solo dalle emergenze, altrimenti commetteremmo un errore di cui ci pentiremmo molto presto, prima dei cinque anni.

Direi che alcune emergenze industriali sono quelle che riguardano il settore dell'alluminio (Eurallumina, ALCOA, Carbosulcis, IGEA, MATRICA a Porto Torres), quindi la questione della chimica da considerare, la questione dei tessili di Ottana e di tutto quello che, nel centro Sardegna, è andato - come dire - per aria; ancora, la questione della KELLER a Villacidro e quella dell'area industriale del cagliaritano. Insomma tutte vertenze che meritano attenzione e aspettano risposte con tutto il carico occupazionale diretto e indiretto che ha mietuto vittime, non poche vittime, in tutti questi anni e di cui a breve avremo notizie perché verranno a bussare ai nostri Assessorati per chiederci conto. Dovremo avere una strategia, per questo credo che sia importante, Presidente, mettere in piedi un piano industriale regionale su cui scrivere, nero su bianco, il pensiero dell'amministrazione regionale per il futuro.

Così come legato c'è il tema dell'energia, perché il costo energetico è un tema assolutamente legato quello industriale. Il tema del costo dell'energia in Sardegna, a cui abbiamo dedicato molto tempo, è anche causa dei mali di alcune aziende energivore, elettrointensive, che consumano moltissima energia e per cui il costo è stato assolutamente esorbitante rispetto a quello che il mercato europeo ha consentito ad altre aziende per stare in piedi. Dobbiamo intervenire su queste, inserirci con un piano energetico regionale.

La precedente Giunta regionale ha predisposto un piano, negli ultimi giorni della sua amministrazione regionale, che credo non vada buttato via perché l'ho letto e ci sono alcune questioni importanti da considerare; non credo che tutto quello che fanno gli altri sia da demonizzare, non è così. Ho letto quel piano articolato e personalmente condivido gran parte di ciò che è stato scritto, va raffinato, va messo meglio, però ci sono degli spunti, anche di dettaglio, interessatissimi, che possono essere considerati. Partirò dal fatto che esiste un piano della Giunta (precedente) da portare, secondo me, all'attenzione del Consiglio regionale una volta valutato dalla Giunta e naturalmente preso in mano dall'Assessore competente.

Così come legato, sempre al tema dell'industria, al tema dell'energia, c'è il tema delle bonifiche di vaste aree minerarie industriali dismesse che hanno riguardato grandi luoghi di una parte di questa nostra Sardegna, in particolare il Sulcis Iglesiente e Guspinese, che hanno subito negli anni un attacco feroce da parte delle miniere prima e delle industrie dopo. Noi abbiamo consentito ad aziende, anche partecipate da Stato e Regione, di avere pezzi di Sardegna straordinari che sono stati utilizzati, naturalmente per fini di carattere produttivo e fini di carattere speculativo, ma che poi ci sono stati riconsegnati senza che nessuno provvedesse a eseguire le bonifiche adeguate. Noi, come enti preposti a chiedere conto a coloro che hanno utilizzato queste aziende, non l'abbiamo fatto fino in fondo. Abbiamo costituito degli enti, delle società, in questo caso l'IGEA, che si deve occupare di bonifiche. Su IGEA, Presidente, credo che sia opportuno fare chiarezza, anche in virtù dell'ultimo ricorso presentato dal Governo sulla costituenda Agenzia (ARBAM, l'abbiamo chiamata con un acronimo abbastanza complicato che dice delle cose). Dovremo intervenire nuovamente: l'IGEA magari non si dovrà occupare di beni minerari dismessi, che sono tantissimi e possono essere utilizzati ai fini produttivi; magari si può mettere mano al Parco geominerario, che ha una carica di carattere anche nazionale; vanno organizzati gli enti. Credo che possa essere utile fare tutto questo, ma occorre discutere naturalmente con una sintonia che vada dalla Giunta al Consiglio. Delle volte ci vengono appresso i problemi, li trattiamo stancamente senza mettere il cuore necessario per affrontarli fino in fondo mentre credo che questo da oggi possa essere assolutamente messo in piedi.

Ritengo che la Sardegna sia un'isola con tante potenzialità, probabilmente sinora inespresse, non sfruttate, è una terra bellissima e sfuggente, come scrivono sui cataloghi che tutti vediamo, con un paesaggio sublime; la Sardegna è così, lo è davvero. E' impensabile che una popolazione di 1.600.000 abitanti non sia in grado di utilizzare (questo è un termine violento paragonandolo agli aggettivi che ho usato poco fa) una terra bellissima, sublime, che può essere messa a reddito, diciamo così.

Credo che lei abbia trattato molto bene e in maniera articolata il problema dei trasporti. Ho avuto modo di discutere con l'Assessore dei trasporti sulla questione, credo che sia un tema centrale consentire ai sardi, che sono emigrati, e non sono pochi, di rientrare nella nostra terra pagando prezzi accettabili sia sulle navi che sugli aerei, la ritengo una condizione necessaria; così come dobbiamo consentire a coloro che vogliono conoscere la nostra isola (che è una terra ospitale abitata da gente ospitale) di venire a passarvi qualche giornata a prezzi accettabili, anche questa è una condizione che dobbiamo porre.

Dovremo scommettere su quanto ho appena detto, perché credo che il turismo parta innanzitutto da questi temi e per le imprese della Sardegna potrà essere certamente un volano notevolissimo. Non sono parole o frasi fatte, è davvero così! Bisogna mettere per iscritto ciò che deve essere messo in piedi e realizzarlo fino in fondo. Nella sua relazione, lei lo ha fatto in maniera articolata, io lo condivido; pertanto sui trasporti, sul turismo e sulle questioni produttive, condivido in pieno quanto ha detto e lo faccio assolutamente mio.

Passo alla questione dell'agricoltura, dell'agroalimentare e della pastorizia. Il tema è stato trattato molto bene dal collega Arbau (perché più di me ha conoscenza della materia), il quale ha richiamato in particolare la questione della peste suina. Vorrei che rimanesse agli atti di questa Aula che noi dobbiamo predisporre un piano straordinario di intervento per il debellamento della peste suina in Sardegna con azioni radicali, Presidente, come quelle di cui ha parlato lei anche ieri in merito alla questione, altrimenti non risolveremo il problema; un problema che si ripresenterà nel tempo e su cui tutti dovremo fare i conti, le aziende, gli amministratori locali, coloro che hanno interessi, coloro che non ne hanno, coloro che invece li metteranno in piedi. Bisogna metterci mano, così come è inutile predisporre un piano di intervento serio e articolato per quanto riguarda l'agricoltura, se non si mette mano anche in questo caso alla gestione dei consorzi di bonifica e alla questione delle strutture regionali che gestiscono l'agricoltura.

I consorzi di bonifica sono strutturati con una vecchia maniera, non sto a giudicare, non è mia intenzione giudicare, ma voglio esprimere l'idea che ho sulle cose da fare e come devono essere realizzate; così come sono, non funzionano! Tanti dipendenti, pochi operai, pochi ettari di terra coltivati, non c'è fornitura d'acqua, le colture non possono essere programmate per tempo, non si possono fare gli investimenti: l'agricoltura così non funziona! E' chiaro che anche qua bisogna metter mano, i consorzi non possono continuare a essere un luogo nel quale si parcheggiano coloro che sono disoccupati, va bene anche questo, perché c'è bisogno di sviluppare occupazione, ma dobbiamo mettere mano perché gli enti funzionino, quindi va fatta una riforma complessiva. Dobbiamo agire, perché bisogna osare, bisogna scommettere e consegnare, fra cinque anni, un'Isola della quale potremo dire: abbiamo tentato di fare quello che era giusto fare! Magari potremo anche dire che siamo riusciti a farlo, è questa la sfida che dovremo affrontare per il tempo che verrà.

Nei giorni scorsi, lei ha predisposto una delibera, insieme alla sua Giunta, che riguarda la scuola: 30 milioni di euro per gli investimenti sugli edifici scolastici che devono essere rimessi a norma in modo da consentire ai nostri giovani studenti di frequentare luoghi adatti e sicuri e avere spazi adeguati per le necessità. Credo che questo significhi dire che ciò che è stato professato in campagna elettorale viene messo in piedi da azioni concrete.

Passo alla questione della burocrazia, ne abbiamo già parlato, i comuni, gli enti locali, hanno bisogno che il Patto di stabilità venga assolutamente superato e migliorato, per consentire di non essere strozzati.

Concludo con una questione che riguarda l'Europa: noi abbiamo un'unica grande idea, quella dell'Europa unita. Non dobbiamo perdere il treno dell'Europa, non l'Europa monetaria, dei banchieri, dei tecnocrati, ma l'Europa che scommette sulle culture, sulle idee e sugli uomini, per consentire ai nostri figli di andare fuori. La Sardegna va collocata in questo insieme, è in questo senso che dobbiamo riformare lo Statuto, dobbiamo inserire…

PRESIDENTE. Onorevole Cocco, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Il tempo della schiuma propagandistica è finito, lo dico per noi, ma, soprattutto, per voi, colleghi del centrosinistra, che siete maggioranza, che assumete l'onere e l'onore del governo della Sardegna. Non è più il tempo di cavalcare il disagio sociale alla ricerca del facile consenso e della visibilità. Dovete dare risposte alla gente e non avete neppure più alibi: governate a Roma, governate in Sardegna, amministrate tutti i maggiori comuni della nostra Isola e, come se non bastasse, godete, per usare un eufemismo, di buona stampa locale. Il vostro maggiore azionista politico, il Partito Democratico, ha da anni l'egemonia bancaria con la Fondazione del Banco di Sardegna, la Presidenza del Banco, della Banca di Sassari, della Sarda Leasing. Avete, in altri termini, potere totale nel settore del credito alle aziende e alle famiglie, avete il controllo delle università e delle ramificazioni periferiche, se è vero, com'è vero, che addirittura qualche Magnifico Rettore, in dispregio delle regole sull'autonomia e sull'indipendenza dell'Università, è sceso nell'agone politico elettorale a suo sostegno, signor Presidente. E, per la verità, lei è stato riconoscente, perché ha restituito il decuplo con l'inserimento in Giunta di tanti Assessori con il blasone universitario, tale da configurare il suo Gabinetto quasi come un Senato accademico.

Avete avuto sempre dalla vostra, come braccio armato, buona parte delle organizzazioni sociali ed economiche isolane, che sono poi il riflesso della vostra variegata coalizione nella quale si trova il tutto e il contrario del tutto. Noi abbiamo semplicemente dalla nostra la maggioranza dei sardi che, come bene ha ricordato da ultimo l'onorevole Oppi, ha assegnato, alle liste dei partiti della Coalizione autonomista sardista di centrodestra, la maggioranza numerica e politica dei consensi. Se è vero che lei, signor Presidente, dopo aver sconfitto, nella vostra competizione interna, l'onorevole Francesca Barracciu, certo non alle primarie, ma per la nota questione morale sulla quale, lo dico per inciso, sarà anche il caso di tornarci, perché non deve diventare un tabù quando la questione riguarda settori del centrosinistra… dicevo che, se è vero che lei, mettendo insieme ben undici sigle è riuscito, anche se di misura, nell'obiettivo di prevalere sul nostro candidato, è altrettanto vero che, con una maggioranza così composita, come lei stesso l'ha definita, non sarà né facile né agevole affrontare quella difficile sfida cui fa riferimento nelle sue dichiarazioni programmatiche, difficile sfida, appunto, del governo che l'attende. L'eccesso di frammentazione e le non modeste differenze che abbiamo colto anche nel dibattito, presenti nei Gruppi che la sostengono, a nostro avviso accentueranno ancor di più le incertezze del suo già di per sé debole e, a nostro avviso, inadeguato programma di governo, ricco soltanto, al momento, di generiche intenzioni, che sanno tanto di parole al vento.

Auguri sinceri, signor Presidente, ne ha proprio bisogno, lo dico senza sarcasmo, ma con lo sguardo rivolto alla drammaticità del momento economico e anche alla pazienza dei cittadini che vivono un clima di disagio morale e di insofferenza sociale e nei quali prevale la sfiducia ormai quasi totale nei confronti della politica, come testimonia il crescente tasso di astensionismo che si registra in occasione di ogni tornata elettorale. Come hanno ben messo in evidenza i colleghi che sono già intervenuti, noi non abbiamo un'opposizione ideologica, a differenza di chi, nei cinque anni del Governo del presidente Cappellacci, ha pervicacemente contrastato ogni iniziativa con una reazione livorosa, mistificatrice, strumentale, sempre accompagnata da insulti e vagonate di fango.

Noi abbiamo un altro modo di intendere il ruolo dell'opposizione, che muove dalla convinzione che la politica non è un duello rusticano, tanto più proprio per il consenso che i sardi hanno accordato alle nostre forze politiche, ragione per la quale non intendiamo sottrarci alla responsabilità di dare il nostro contributo positivo nell'esclusivo interesse dei sardi; lo impone l'autentica moralità del bene comune, con il suo carico di difficoltà reali, di impoverimento e di mancanza di lavoro dei giovani e meno giovani, che rappresenta la prima causa di malessere che avvolge oggi la nostra comunità.

Il presidente Cappellacci si è trovato a governare la Regione nel culmine di una crisi che mai, in oltre sessant'anni di storia autonomistica, la Sardegna ha conosciuto; ha fatto quanto era possibile, dedicando se stesso a questa non facile missione. In questi cinque anni non ha messo le mani nelle tasche dei sardi e mi auguro che anche lei, onorevole Pigliaru, non si faccia prendere da sentimenti di rivalsa riproponendoci una nuova tassa sul turismo, quella che ipocritamente era stata battezzata "tassa sul lusso", sonoramente bocciata dai sardi e dalla stessa Corte costituzionale. Ci auguriamo che non ripeta tali errori. Il presidente Cappellacci e il centrodestra hanno avuto il grande merito di aver proiettato la Sardegna tra le Regioni protagoniste in Europa e nel Mediterraneo, aprendo nuove vie per lo sviluppo ai Paesi del Medio Oriente. Mi fa piacere, avendolo appreso dai mezzi di informazione, un suo incontro con i rappresentanti del Qatar; dal nostro punto di vista, presidente Pigliaru, prosegua su quella strada perché, guardi, avrà il nostro sostegno, l'unico intoppo le può venire dalla sua maggioranza.

Dunque neanche il migliore statista al mondo avrebbe potuto fare meglio e di più rispetto a quanto è stato fatto negli ultimi cinque anni, aprendo a una nuova stagione dell'autonomia sarda, non più con il cappello in mano, ma con azioni significative per contrastare il centralismo romano. Al riguardo vedo con una certa preoccupazione la sua un po' flebile reazione al tentativo maldestro che il Governo Renzi si appresta ad attuare con la modifica del Titolo V per cancellare la nostra specialità e la nostra autonomia. Onorevole Pigliaru, forse il suo compagno di partito Renzi non sa di che pasta sono fatti i sardi; sarà bene che lei glielo riferisca. Un consiglio: gli mandi anche uno scritto di Antonio Pigliaru, forse capirà le radici culturali, storiche e identitarie propriamente dei sardi. E dico ai sovranisti, agli indipendentisti: "Ma dove siete?". Noi ci siamo! Noi non intendiamo subire questo affronto, l'affronto di cancellare con un colpo di spugna il sacrificio dei nostri padri costituenti. Dovranno, io penso, fare a Roma i conti con noi sardi. Preannuncio al riguardo che Forza Italia Sardegna sosterrà con convinzione il referendum sardista sull'indipendenza perché rappresenta, oggi più che mai, la più forte provocazione per difendere l'identità dell'autonomia sarda e sovranista, spiegheremo meglio in un altro contesto le nostre ragioni. Forse è venuto il momento di interrogarci tutti, destra e sinistra, se non sia il caso di fermarci a riflettere sulla necessità ormai improcrastinabile, almeno su questi temi e sui nodi storici dell'isola, di recuperare la politica al suo naturale ruolo, superando le sterili contrapposizioni e quelle divisioni che avvantaggiano solo altre realtà territoriali.

Per quanto riguarda i punti franchi, il primo passo verso la zona franca integrale, è incomprensibile la chiusura da parte della maggioranza di centrosinistra. Pensate di risolvere i problemi dello sviluppo e della disoccupazione con i 30 milioni che avete destinato per le ristrutturazioni dell'edilizia scolastica? Ma, signori, a parte il fatto che sono 30 milioni sottratti - qui sta il punto veramente discutibile - alle iniziative produttive, vi scongiuro, lasciate i 30 milioni dov'erano! Recuperateli da altri capitoli di bilancio, non dalle iniziative produttive, signor Presidente! Riteniamo che, in questo modo, anche una buona iniziativa rischia di diventare semplice gazzosa, cioè proclami senza sostanza! Allora per fornire risposte efficaci, presidente Pigliaru, forse bisogna avere un'adeguata comprensione della realtà sarda e saper indicare, non solo sul piano delle teorizzazioni astratte, una via di uscita per mettere l'isola sui binari della crescita e dello sviluppo; solo così possiamo aggredire la piaga della disoccupazione.

E per una Giunta di professori non dovrebbe essere difficile (anche per lei, professor Paci) spiegarci per i prossimi cinque anni, anno per anno, in concreto, di quanto prevedete l'aumento del PIL, cioè le misure che calate sulla nostra realtà, sul tessuto economico sociale, dovrebbero portare a un aumento del PIL: diteci di quanto. Diteci di quanto prevedete l'aumento dell'occupazione nei vari settori, quali in concreto le politiche per raggiungere quegli obiettivi, come intendete modificare l'architettura istituzionale e riformare il comparto della pubblica amministrazione, perché sul piano delle enunciazioni siamo tutti quanti d'accordo, si tratta di mettere nero su bianco, allora voi capirete che cosa significa scontrarvi in concreto.

Presidente Pigliaru, se mi è consentito, voglio riservare ai suoi Assessori un consiglio, più che un avvertimento: evitate l'esercizio muscolare del potere, ricordandovi che l'Aula è il luogo deputato a dettare gli indirizzi e soprattutto a controllare il vostro operato. Su questo non faremo sconti a nessuno, né acconsentiremo a facili scorciatoie furbesche. Non siamo forza di conservazione, ma siamo forza di cambiamento. Non abbiamo da tutelare privilegi, né nella sanità, né nell'urbanistica, né in altri comparti. Non abbiamo gente da invitare a fare giri in elicottero, ma vogliamo con forza difendere l'interesse generale dei sardi e su questo, presidente Pigliaru, accetti la sfida sportiva, noi sfidiamo lei e la sua maggioranza.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, ha facoltà di replicare il Presidente della Regione. Le ricordo che ha a disposizione trenta minuti di tempo per il suo intervento.

PIGLIARU FRANCESCO (PD), Presidente della Regione. Presidente, credo che basteranno meno di trenta minuti per dare comunque conto della ricchezza di un dibattito che ho ascoltato con la massima attenzione in ogni suo aspetto. Voglio iniziare da un punto che riguarda la composizione della Giunta, è stato toccato in vari interventi, soprattutto dalla minoranza e dalla opposizione, se vogliamo in qualche caso distinguere tra questi due concetti. Il punto è che qui ci sarebbe una Giunta tecnica, che ci sarebbe una sorta di offesa alla politica. Non è assolutamente così! Chi vi parla è stato sottoposto al giudizio degli elettori, è stato votato e, nei termini che sono stati ampiamente ricordati, ha l'onore e l'onere di governare, quindi c'è naturalmente piena legittimazione politica a quello che noi stiamo facendo.

La componente, come dire, delle competenze, possiamo avere qualche punto di vista diverso su quali intendiamo per competenze. In questa parte dell'Aula c'è il massimo rispetto per le competenze politiche, che sono importanti, essenziali, certamente di pari livello delle competenze tecniche, che ogni tanto dobbiamo ovviamente citare. Voglio ricordare che questa Giunta ha certamente competenze tecniche, ma ha anche competenze politiche. Molte delle persone che fanno parte di questa Giunta hanno fatto politica attivamente per molti anni, che non si siano presentate alle elezioni in questa occasione non significa che non abbiano anche la competenza politica, non è solo il presentarsi alle elezioni che qualifica le competenze tecniche, quindi credo che questa distinzione tra tecnica e politica sia assai più sfumata di quella che qualche volta strumentalmente si vuole segnalare. Dopodiché un po' di competenza tecnica serve. Forse serve un economista alla programmazione, come è servito un economista alla programmazione quando, nel giro di poco tempo, quell'economista si è reso conto che le compartecipazioni statali da quindici anni erano assolutamente inadeguate a ciò che era dettato dallo Statuto e dall'articolo 8 dello Statuto. Forse un po' di competenza tecnica ha aiutato a impostare una vertenza delle entrate che, con i suoi difetti, ha comunque portato in Sardegna 1600 milioni in più rispetto alla situazione precedente.

Quindi credo che dobbiamo tutti rispettare le due componenti che sono essenziali di una competenza che serve e che aiuta a governare, politica e tecnica insieme. Ognuno di noi cercherà di fare il possibile per tenere insieme questi due aspetti e la Giunta lo farà insieme al Consiglio, con la maggioranza e con l'opposizione. L'organo politico è complesso, c'è un Governo, c'è un Presidente eletto, ci sono degli Assessori non eletti ma con buona esperienza politica, c'è un Consiglio con cui (abbiamo detto, e confermiamo) c'è la nostra intenzione di confrontarci continuamente, non per aver avuto un voto quasi di minoranza, ma perché è il nostro dovere istituzionale, nelle prerogative di ognuno.

Mi piace ricordare che, nelle mie dichiarazioni programmatiche, ho fortemente auspicato un irrobustimento della funzione di controllo del Consiglio nei confronti dell'Esecutivo. Credo che questo sia assolutamente essenziale per avere un buon dialogo democratico, per avere un buon bilanciamento dei poteri. Sono consapevolissimo che, nell'attuale forma di governo regionale, c'è stato un forte spostamento del potere verso l'Esecutivo a discapito del ruolo del Consiglio; auspico con forza che questa tendenza venga, nelle misure adeguate, controbilanciata rinforzando, per esempio, soprattutto il ruolo del controllo. Ho parlato nelle mie dichiarazioni programmatiche, spero non sia stato sottovalutato da nessuno, del fatto che il Consiglio farà benissimo (c'è un provvedimento di legge, mi sembra di capire) a rinforzare, per esempio, le informazioni essenziali di cui ha bisogno per valutare l'operato dell'Esecutivo. In tutto il mondo, prima di tutto, prima di ogni altra cosa, questa si chiama valutazione degli effetti delle politiche. Questo ci permette di uscire dalla politica degli annunci.

Se noi diciamo, giustamente, che vogliamo fare un intervento nell'istruzione o in altre cose che citerò fra un po' per ottenere dei buoni risultati non solo sociali, ma anche economici, è giusto che non solo venga valutato se i soldi, che mettiamo a correre, siano stati spesi e come, ma dovranno essere valutati anche gli effetti. Questo vale per quello che faremo noi, come vale per quello che è stato fatto dalle politiche del Governo che ci ha preceduto, a cominciare dal microcredito, per esempio, che è una politica che suona benissimo, che va benissimo, ma che, come tipo di azione, non è stata ancora valutata nei suoi effetti: quanti posti di lavoro in più, addizionali, sono stati davvero creati? Questa è una delle cose fondamentali di cui abbiamo bisogno, non per contrapporci, non per fare la guerra fra noi, ma per migliorare tutti insieme nel disegno di politiche che spesso sono inizialmente scommesse imperfette, che hanno bisogno di essere invece continuamente migliorate e possono essere migliorate soltanto se, nel frattempo, abbiamo gli strumenti per capire che risultati hanno effettivamente ottenuto.

Quindi, credo che ci sia un punto di vista comune su questo; se questo punto di vista diventerà operativo, se creerà le condizioni perché davvero lo scambio tra noi sia basato su un livello di conoscenza più alto di quanto è avvenuto in tutto il passato che io conosco, bene, se riusciremo a fare questo, credo che la politica migliorerà. La politica degli annunci sarà più attenta a ciò che si annuncia appunto, perché sapremo sempre che ciò che diciamo sarà valutato possibilmente nell'ambito della legislatura per dare materiale a noi e agli elettori su ciò che è successo e per fare delle scelte importanti per tutti.

Credo che poi vada anche detto, è stato spesso citato, mi pare che alcuni interventi dell'opposizione abbiano detto la cosa giusta: avversari non nemici. Rimane una regola fondamentale e per dimostrare che è una regola fondamentale sono pronto a riconoscere risultati anche importanti ottenuti dalla Giunta che ci ha preceduto, dalla Giunta di centrodestra. Benché la riduzione dell'IRAP sia nata come proposta consiliare anche del centrosinistra, è giusto riconoscere e dare merito al fatto che l'Esecutivo ne ha dato appunto esecuzione e operatività. Questo è un punto che è un valore per la Sardegna ed è un valore anche per noi. Nessuno ha intenzione di immaginare fantasiose tassazioni al lusso, al turismo o ad altro. Questa è l'epoca in cui bisogna dare ossigeno alle imprese e all'attività economica privata. Questa è l'epoca in cui dobbiamo fare queste cose e noi siamo fortemente intenzionati ad andare nella stessa direzione per quanto gli equilibri di bilancio ci consentiranno.

Sull'energia è stato appena detto che abbiamo a che fare con un Piano approvato, forse in ritardo, ma che ha delle componenti che sono per noi interessanti. Non vogliamo azzerare tutto, non vogliamo ripartire da zero quando vediamo che un lavoro interessante, in alcuni casi buono, è stato fatto.

La stessa cosa vale anche, come forse qualcuno ha intuito, per il Piano paesaggistico. Abbiamo cancellato la delibera, ci siamo dati tutto il tempo di valutare il lavoro che, in questi anni, è stato fatto perché non abbiamo alcuna intenzione di rinunciare a utilizzare eventuali componenti migliorative. Ci siamo presi tempo per dimostrare saggezza ed equilibrio e anche per riconoscere il lavoro fatto dai nostri avversari, ma non nemici.

Così come, benché ci sarebbero moltissime altre cose da dire sull'eccesso di contenzioso forse della Regione Sardegna in questi anni con il Governo centrale, è certamente importante il contenzioso che oggi ci mette nelle condizioni di andare a Roma domani con una sentenza della Corte che ci dà una leva per essere più forti. Anche questo è un riconoscimento che mi sento di dare. Detto ciò, credo che questo sia il tipo di interlocuzione che dobbiamo avere: riconoscere i meriti da una parte, spero anche dall'altra, quando ci saranno dei meriti da parte nostra, senza polemica inutile e senza dichiarazioni insincere.

Voglio tornare sul punto centrale del nostro programma perché molti interventi della minoranza mi danno l'impressione che qualcosa non sia stato colto, non so se strumentalmente o meno, ma ci tocca parlare tra di noi, ma ci tocca parlare anche e soprattutto ai sardi e quindi ritorno su alcuni punti essenziali. Prima di tutto parliamo di risorse, non si fa nulla senza risorse ed è davvero importante che noi, voi, che i sardi siano consapevoli che, con questo Patto di stabilità, le nostre leve per migliorare il benessere dei nostri cittadini sono davvero del tutto insufficienti. È inutile citare di nuovo le cifre, ma stiamo parlando di un Patto di stabilità che ci consentirebbe nel 2014 di spendere poco più di 2 miliardi, a fronte di un'ipotetica spesa obbligatoria e indifferibile di 1 miliardo e 900 milioni. Quindi, stiamo parlando di una leva ridottissima, del tutto sproporzionata rispetto ai problemi che stiamo affrontando.

Su queste cose si agisce (naturalmente l'impegno è formale davanti al Consiglio) in due modi. Primo, mettendo in dubbio che ci siano davvero 1 miliardo e 900 milioni di spese obbligatorie e indifferibili, ci vogliamo andare dentro, vogliamo scoprire se, in queste spese obbligatorie e indifferibili, non ci siano anche privilegi ingiustificabili, spese inefficaci, in sostanza sprechi. Lo abbiamo già annunciato, ci andiamo dentro con una rapida revisione della spesa che è assolutamente inevitabile. In questo modo crediamo di poter recuperare margini per fare poi le cose che riteniamo giuste, di cui parleremo fra un attimo e di cui abbiamo discusso in quest'Aula.

Il secondo punto, naturalmente, è quello di cominciare da domani con la Ragioneria dello Stato, con il Ministero dell'economia, a esigere un importantissimo allentamento dei livelli attuali del Patto di stabilità. È assolutamente intollerante che questi limiti vengano imposti alla Sardegna a fronte di un riconoscimento di maggiori entrate che è avvenuto nel 2006. C'è una contraddizione assurda, c'è un obbligo di risparmio forzoso che non ha senso di fronte ai livelli di disoccupazione e alla crisi economica e sociale in cui ci ritroviamo. Non ha senso nemmeno da un punto di vista tecnico, naturalmente, e saremo pronti a informare tutti su queste prime interlocuzioni oltre che ad aumentare il livello del confronto e, se sarà necessario, anche del conflitto verso chi non dovesse riconoscere diritti così evidentemente dovuti a noi.

Con i soldi possiamo fare delle cose, ma senza una riforma della Regione, uuna riforma profonda del funzionamento della macchina regionale, sarà molto difficile andare avanti. Abbiamo parlato di riforma della Regione, abbiamo parlato di riformare la legge numero 1, voglio aggiungere che abbiamo tutte le intenzioni di organizzare la Regione intorno ai problemi e non a strutture rigide e non a materie verticalmente definite. Questo vuol dire che ci muoveremo nella direzione di stabilire un numero massimo di Assessorati e di Assessori, ma di rendere flessibili, quindi adeguabili alle esigenze politiche e sociali, le responsabilità di governo degli Assessori attraverso attribuzioni di deleghe da parte del Presidente, quindi attraverso l'inserimento, nell'attuale struttura organizzativa, di una superiore flessibilità, sia nella parte politica sia nella parte amministrativa. Sappiamo di avere moltissimi direttori generali, sappiamo di avere moltissimi direttori di servizio, ci sono molte razionalizzazioni che possono essere fatte sia per risparmiare dal punto di vista del bilancio sia, di nuovo, per rendere più flessibile l'intero sistema.

C'è un altro punto: le macchine funzionano quando ci sono sistemi di premialità che sono sistemi di premialità veri. Quando la meritocrazia è riconosciuta, individuata, misurata. Quando i premi non sono uguali per tutti. Questo è un punto essenziale perché la premialità serve a incentivare la qualità del lavoro, la qualità dei risultati. Non esiste che le premialità siano date in modo uniforme rispetto a obiettivi mal definiti e spesso difficilmente misurabili. Guardate che qui la responsabilità iniziale non è della burocrazia che, qualche volta, si autodefinisce obiettivi di comodo, la responsabilità prima è della politica, se la politica balbetta, se la politica non fa scelte chiare, se non definisce quali sono gli obiettivi generali, quelli di cui stiamo parlando oggi, ma anche gli obiettivi specifici, i risultati attesi, le azioni che dobbiamo attuare per raggiungere quegli obiettivi e per ottenere quei risultati, è del tutto impossibile definire poi quali sono gli obiettivi e i risultati che vanno attribuiti al livello della dirigenza e diventa difficile misurarli e, se diventa difficile misurarli, diventa difficile usare il meccanismo della premialità per incentivare la qualità del lavoro e la qualità dell'azione politica e amministrativa. Tutto nasce dalla chiarezza della politica, dal coraggio di fare scelte e definire con precisione ciò che vogliamo ottenere.

Dicevo che ho l'impressione che, non so se strumentalmente o meno, il cuore della nostra proposta sia stato un po' messo tra parentesi in interventi della minoranza. Abbiamo parlato tantissimo di agricoltura, sono stato fortemente censurato per non aver dato spazio all'analisi settoriale, ma qui sta il punto, non perché non diamo importanza all'agricoltura, anzi crediamo assolutamente che sia un settore fondamentale se non altro perché è un settore che ha potenzialità enormi rispetto alla situazione attuale, oggi esporta pochissimo, 6 milioni di euro verso l'Europa, verso il mondo, è un settore che, nella sua componente industriale e agroalimentare, oggi esporta ancora troppo poco, dai 140 ai 160 milioni di euro, c'è un potenziale enorme, ne siate perfettamente consapevoli, e noi vogliamo lavorare con molta forza perché questo potenziale diventi effettivo. Quindi nessuna sottovalutazione per quei settori ma, nella proposta politica che abbiamo portato davanti agli elettori, nella proposta politica che, capita, ci ha fatto vincere queste elezioni, ci sono dei punti che ci differenziano rispetto all'azione politica dei nostri avversari politici. Questi punti sono dei punti che hanno a che fare con una infrastrutturazione soprattutto immateriale che è stata trascurata in tutti questi anni e che invece, guarda caso, è stata l'elemento di grande capacità di passare indenne alla crisi da parte di molti territori d'Europa, di molte regioni d'Europa.

Per questo stiamo parlando con forza e con determinazione (direi che se n'è parlato troppo poco nel dibattito, negli interventi della minoranza) di istruzione, come una delle chiavi fondamentali per dare pari opportunità a tutti sardi e per dare una prospettiva alla Sardegna anche da un punto di vista economico. Non si può ignorare questo punto, è un punto essenziale, non c'è una sola area del mondo che abbia affrontato con successo questi tempi difficili della globalizzazione con l'aggiunta della crisi senza una popolazione altamente istruita. L'esempio che si faceva con riferimento al caso di una famiglia di Sennori è fortissimamente suggestivo perché ci dice che non soltanto i risultati dell'istruzione oggi mettono in pericolo le prospettive sociali delle pari opportunità, ma anche economiche di crescita e di sviluppo della Sardegna, non solo fanno questo, ma dobbiamo essere consapevoli che stiamo rischiando un drammatico peggioramento.

L'esempio di Sennori è perfetto nella sua drammaticità, c'è una forte crescita delle famiglie che sono entrate nella soglia della povertà, questo vuol dire che, se lasciamo le cose come sono adesso, avremo una dispersione scolastica in futuro molto più alta, avremo molta più difficoltà, da parte delle famiglie che si trovano in questa situazione, di fare un vero investimento per i propri figli. Allora i risultati che sono già terribili per la Sardegna oggi, lasciando le cose come stanno, distraendoci rispetto a questo fondamentale investimento, non potranno che peggiorare, se peggioreranno quei risultati non ci sono speranze per la Sardegna, non solo per le generazioni future, non ci sono proprio prospettive e parlare di prospettive diventa inutile.

Torno all'agricoltura, forse è il caso di ricordare che l'agricoltura è il settore in cui il livello di istruzione è il più basso; tutti sappiamo che l'agricoltura ha bisogno di diventare moderna e di affrontare con capacità innovativa il mercato interno e il mercato esterno. Tutti dovremmo sapere quanto è importante che l'agricoltura diventi molto più innovativa di quanto lo sia adesso e l'innovazione richiede istruzione. Allora parlare di istruzione significa anche, forse in questo caso soprattutto, parlare dei problemi dell'agricoltura. Non torno ancora su questo punto dell'istruzione, ne abbiamo parlato tante volte, spesso, dico soltanto che ci impegniamo a fare una legge sulla scuola e sull'istruzione che ci consentirà di gestire direttamente e non subire da Roma il dimensionamento scolastico che è un punto fondamentale per poter affrontare il problema dei territori interni, della dispersione e dello spopolamento delle aree interne.

Poi naturalmente abbiamo parlato della fondamentale infrastruttura immateriale che è quella che ci consente di occuparci dei giovani che cercano lavoro e dei disoccupati che hanno perso il lavoro. Di nuovo, questo è il secondo pilastro assolutamente fondamentale, non ho sentito molti commenti su questo punto, avrei gradito dall'opposizione suggerimenti concreti su quest'area così fondamentale del nostro intervento, per dotarci di infrastrutture che ci consentano di affrontare la crisi. Qualcuno dice che non c'è una visione di come affrontare la crisi, bene, questa è la visione e questa è la visione che è stata premiata dagli elettori, questa è la visione a cui noi saremo fedelissimi nel disegnare le nostre politiche.

Abbiamo cominciato ieri dando corso alla "garanzia giovani", invito tutti a leggere la delibera (è stata pubblicata immediatamente) e gli atti e i documenti che alla delibera sono allegati perché lì si vede una politica disegnata in modo appropriato. Lì si vede una riforma profonda che dice in che direzione bisogna muoversi per dare ai giovani, in questo caso, e ai disoccupati, entro breve tempo, una speranza: la possibilità di rivolgersi ad agenzie pubbliche e private per poter essere accompagnati in modo efficace verso un nuovo lavoro. Guardate la delibera, guardate il piano della "garanzia giovani" perché vedrete delle novità che finalmente portano in Italia e portano in Sardegna le migliori pratiche europee e nordeuropee nella gestione dei disoccupati, per esempio le agenzie saranno pagate soltanto di fronte a un risultato conseguito in termini di occupazione, se venderanno formazione inutile non riceveranno un soldo, se non avranno un risultato, non avranno alcuna remunerazione. Questo è importante, questa è la novità essenziale, spetta a noi adesso rinforzare questa politica, renderla concreta, aprire il sistema ad agenzie non soltanto già certificate ma ad agenzie che vengano dall'esterno, se hanno buoni numeri e se hanno una certificata buona capacità di portare e di accompagnare i giovani verso un'occupazione tendenzialmente stabile.

In questa idea di come si affronta la crisi, devo citare molto rapidamente il fatto che dobbiamo lavorare duro anche per aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Non si può, l'ho già detto nelle mie dichiarazioni programmatiche, essere distratti su questo punto. Partecipazione femminile al mercato di lavoro, oltre che pari opportunità, significa di nuovo crescita e sviluppo, significa sfruttare un potenziale enorme che, in questo momento, stiamo lasciando colpevolmente da parte. Poi naturalmente i costi burocratici, in uno dei commenti dell'opposizione si è detto che quando non si sa che cosa fare "si fa un tavolo", bene sapete che c'è? Noi il tavolo lo "facciamo" e lo affianchiamo a una struttura tecnica, facciamo un tavolo non per non fare, ma lo facciamo per fare, perché ci stiamo ispirando alle regioni italiane che in questi anni hanno fatto in termini di delegificazione e di semplificazione amministrativa e normativa. Ci stiamo ispirando a buone pratiche italiane e quindi andremo avanti con assoluta determinazione anche da questo punto di vista.

Rimane un punto: si esce dalla crisi con imprese che siano in grado di creare lavoro. Ho detto dell'IRAP, ho detto che è nostra intenzione mantenere la barra dritta in quella direzione, aggiungo che nella "garanzia giovani" ci sono 12 milioni di bonus occupazionali che possono andare direttamente alle imprese, sono 12 milioni importanti se questa politica funzionerà, sarà anche vostro dovere controllare se funziona, attraverso una valutazione degli effetti di questa politica, se questa politica funzionerà saremo pronti a mettere molti più soldi in quella direzione, così come in tutte le cose che avranno dimostrato di funzionare.

Potrei continuare, naturalmente, dicendo che, anche sull'energia, vogliamo certamente muoverci rapidamente nella direzione del metano, non è questo naturalmente il luogo in cui dobbiamo decidere oggi se questo vuol dire avere un collegamento con la Toscana, diretto, attraverso un metanodotto o se è meglio optare per la gassificazione. Sono scelte fortemente tecniche, si faranno analisi "costi e benefici" con valutatori indipendenti delle due opzioni, e poi si deciderà al meglio. È certo che andremo in quella direzione, come è certo che chiederemo che lo Stato realizzi la dorsale di distribuzione, come ha fatto in tutta Italia, e come dovrà fare certamente anche da noi.

Su un tema siamo tutti d'accordo: l'energia è importante e l'assenza di metano, in particolare, è un pesante ma evidentissimo costo dell'insularità. Il metano arriva in Calabria, come arriva in Trentino, ma non arriva in Sardegna se non c'è un intervento preciso dello Stato, esattamente perché siamo un'isola, quindi questo è un costo che va sottolineato perché è direttamente e perfettamente associabile alla nostra condizione di insularità. E' nostro dovere essere perequati su questo punto il prima possibile. Fatemi dire che è la cosa che noi vogliamo fare, sempre in termini di visione.

Detto che ci sono alcune cose fondamentali, infrastrutture immateriali che mancano e di cui abbiamo urgentemente bisogno (sono quelle che ho citato finora), abbiamo un'emergenza. E' quindi nostra cura lavorare duro, velocemente, per sbloccare tutti i cantieri che è possibile sbloccare, da quelli dell'ANAS a quelli delle bonifiche dell'IGEA, a cominciare dai quaranta milioni che stiamo cercando di sbloccare in questi giorni per rio San Giorgio, all'APQ per la conoscenza, che era stata impostata sotto la Giunta di centrodestra la cui attuazione vogliamo accelerare, perché lì c'è edilizia sanitaria, che crea lavoro ed è fuori dal Patto di stabilità, quindi sarebbe assurdo tenerla ferma, correremo per farla funzionare il prima possibile. Così per i soldi che sono nella "pancia" di AREA e che sono potenzialmente molto importanti per interventi, in generale e di emergenza nella crisi di edilizia scolastica di cui abbiamo parlato.

Tutte queste cose verranno portate già da domani di fronte alla Ragioneria dello Stato perché da subito venga deciso che queste spese sono e saranno fuori dal Patto, dall'edilizia scolastica all'assetto idrogeologico, agli interventi per l'alluvione. Questa è la prima richiesta nelle more di un risultato che speriamo sia quello generale di 1200 milioni in più come limite del Patto di stabilità.

Il tempo finisce, ho voluto di nuovo sottolineare i punti caratterizzanti della nostra azione, i punti per i quali ci siamo impegnati di fronte al nostro elettorato che, credo, immagino, sono convinto, ha voluto per questo premiarci. Le politiche di settore rimangono importanti, ripeto, è fondamentale parlare specificatamente di ogni settore, dall'agricoltura al turismo, all'industria. Prendiamo l'impegno immediato di combattere con la massima decisione la peste suina, per fare un solo esempio, abbiamo parlato tanto di agricoltura, ma siamo ancora in una situazione inaccettabile e disastrosa dal punto di vista della peste suina. Sarà nostra cura, e vogliamo essere misurati su questo, affrontare con determinazione il problema e risolverlo. Questa è una politica fondamentale per l'agricoltura, questa è una politica fondamentale per liberare risorse e il potenziale che oggi è compresso da politiche sbagliate, da inazione, da incapacità di risolvere un problema preciso. Poi credo anche che l'agricoltura abbia un potenziale enorme, per un semplice motivo: come tutti sappiamo e come tutti ci ripetiamo, la qualità del cibo oggi nel mondo prende valore continuamente, lo prende sempre di più. Avere un territorio in buone condizioni, capace di produrre beni di certificata qualità, è oggi essenziale, ci sono mercati internazionali che si stanno aprendo e che sono giganteschi rispetto alla nostra isola.

Non vedere questa opportunità sarebbe assurdo. Su questa opportunità lavoreremo, aiutando i produttori a organizzarsi, a collaborare, a cooperare per raggiungere una massa critica senza la quale, di fronte a quei mercati che si aprono, saremmo e rimarremmo invisibili. Ringrazio tutti per la partecipazione al dibattito, per i contributi, anche per le polemiche, che sono inevitabili, per lo stimolo, per le critiche, per i suggerimenti che, se non sono arrivati oggi, sono certo che arriveranno con gli interessi nelle prossime interlocuzioni che avremo e che saranno frequenti.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Elezioni di quattro Segretari del Consiglio

PRESIDENTE. Comunico che i Gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Sardo d'Azione, Riformatori Sardi-Liberaldemocratici e Sardegna Vera, non rappresentati nell'Ufficio di Presidenza, hanno chiesto, ai sensi del secondo comma dell'articolo 4 del Regolamento interno, che si proceda all'elezione di un Segretario per ciascun Gruppo.

L'Ufficio di Presidenza, secondo il dettato del terzo comma dell'articolo 4, ha deliberato, in data 1° e 9 aprile 2014, di accogliere tali richieste in quanto legittime e regolarmente espresse. Il Consiglio può pertanto procedere alle relative votazioni.

Verrà consegnata una scheda nella quale ciascun consigliere potrà scrivere un solo nominativo per ogni Gruppo. Risulteranno eletti i consiglieri che, essendo iscritti ai Gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Sardo d'Azione, Riformatori Sardi-Liberaldemocratici e Sardegna Vera otterranno il maggior numero di voti. A parità di voti verrà eletto il più anziano di età.

Votazione a scrutinio segreto per l'elezione di quattro Segretari del Consiglio

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per schede per l'elezione di quattro Segretari del Consiglio. Prego i consiglieri Segretari di procedere all'appello.

(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)

Risultato delle votazioni

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione per l'elezione di quattro Segretari in rappresentanza dei Gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Sardo d'Azione, Riformatori Sardi-Liberaldemocratici e Sardegna Vera:

presenti 59

votanti 58

astenuti 1

schede bianche 19

schede nulle 3

Hanno ottenuto voti: Luca Pizzuto, 34; Angelo Carta, 14; Michele Cossa, 12; Attilio Dedoni, 1; Michele Azara 35.

Vengono proclamati eletti Segretari del Consiglio: Luca Pizzuto, per il Gruppo Sinistra Ecologia Libertà; Angelo Carta, per il Gruppo Partito Sardo d'Azione; Michele Cossa, per il Gruppo Riformatori Sardi-Liberaldemocratici; Michele Azara, per il Gruppo Sardegna Vera.

(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Ganau - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Piermario - Meloni - Moriconi - Oppi - Orru' - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Tunis - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo Flavio.

Si è astenuto: il Presidente Ganau.)

Il Consiglio è convocato alle ore 16 di questo pomeriggio.

La seduta è tolta alle ore 13 e 53.



Allegati seduta

Testo delle interrogazioni e mozioni annunziate in apertura di seduta

Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla decisione di chiudere la Caserma dei carabinieri di Ozieri.

Il sottoscritto,

premesso che:

- il "Piano Cottarelli", firmato dal commissario nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri, nell'ottica di apportare tagli alla spesa pubblica ha previsto, tra le altre cose, la soppressione di 21 presidi dell'Arma dei carabinieri;

- uno dei presidi inserito nella lista nera del commissario, è quello di Ozieri;

- la decisione del Governo nazionale di apportare tagli alla spesa pubblica appare essere assolutamente condivisibile e dovuta, ma esprimendo scelte adeguate rispetto ai settori di intervento;

considerato che:

- la Sardegna è interessata da un'ondata di criminalità crescente e la decisione del Governo nazionale appare in controtendenza rispetto a questa escalation;

- è di questi giorni la notizia di un assalto a un portavalori sulla strada statale 131, nonché attentati dinamitardi a danno di privati;

- la presenza stabile di un presidio dell'arma funge, inevitabilmente, nell'immaginario collettivo, da deterrente rispetto ai fatti di criminalità;

- la chiusura del presidio di Ozieri rappresenterebbe un grande smacco per il territorio già messo in ginocchio dall'incombente crisi e dall'abbassamento vertiginoso dei livelli occupazionali;

- invero, la situazione di crisi alimenta la proliferazione di atti criminali e vandalici e l'assenza di un presidio in loco costituirebbe terreno fertile per l'espandersi del fenomeno;

rilevato che:

- la scelta di intervenire sulla spesa pubblica prevedendo dei tagli alla stessa è assolutamente condivisibile ed auspicabile;

- le scelte devono peraltro essere precedute da valutazioni che determinino l'efficacia delle stesse;

- invero, la scelta di chiudere il presidio di Ozieri potrebbe, inevitabilmente, determinare come contropartita l'aumento della criminalità nel territorio con conseguente necessità di interventi ripristinatori di altra natura e con aumento di costi collaterali,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli affari generali, personale e riforma della Regione per sapere:

1) se sia intendimento del Governo regionale interloquire con il Governo nazionale al fine di scongiurare questo ennesimo scippo alla nostra Isola;

2) quali siano le tempistiche per provvedere in tal senso. (4)

Interrogazione Arbau, con richiesta di risposta scritta, sui gravi problemi derivanti dal blocco imposto dalla ASL alle aziende suinicole "Mamusa".

Il sottoscritto,

premesso che:

- è ormai dal 31 gennaio 2014, data dell'inizio del focolaio di peste suina africana (PSA) in agro di Villacidro, quindi più di 60 giorni ad oggi, che le aziende Mamusa, rispettivamente Soc. Agr. Medio Campidano di Sandro Mamusa e Az. Monreale di Pierluigi Mamusa, sono bloccate nella movimentazione dei suini dalla determinazione del Direttore del servizio prevenzione n. 73 del 3 febbraio 2014 ;

- solo in data 24 febbraio 2014, il Ministero della salute provvedeva allo sblocco di alcune restrizioni sulla movimentazione e macellazione, concedendo una deroga per la movimentazione dei suini destinati al macello solo in zona di sorveglianza, ovvero solo per due macelli, Consar di San Gavino Monreale e Villcarni di Villacidro;

- le due aziende zootecniche, che allevano suini con sistemi igienicamente avanzati e moderni, con altissimi standard di qualità, normalmente vendono per macello circa 550 suini magroni alla settimana, destinati anche ai macelli Forma di Macomer e Coalbe di Selargius;

- il blocco sanitario imposto dalla citata determinazione ha di fatto paralizzato, per oltre due mesi, l'attività delle due aziende che hanno potuto commercializzare appena un 25 per cento della loro potenzialità, andando incontro sia a gravissimi problemi di benessere animale e di mancata produttività;

considerato che:

- la ASL n. 6 di Sanluri ha completato ormai da circa 15 giorni tutti i prelievi sierologici e le visite cliniche in zona di sorveglianza, tutti con esito negativo, chiedendo pertanto la revoca del provvedimento suddetto in tutta l'area di restrizione, non essendo stato riscontrato in tale area nessun nuovo caso di peste suina africana;

- il Ministero della salute e la Regione si sono opposti alla revoca in quanto, a seguito di controlli effettuati dai NAS sui monti di Villacidro, sono state denunciati alcuni allevatori, titolari di aziende suinicole che, pur regolarmente registrate e controllate dalla ASL di Sanluri, non erano strutturate contro il pascolo brado;

- nonostante persista il fenomeno del pascolo brado, per cui devono essere adottate tutte le misure di prevenzione e repressione, nel territorio di Villacidro anche l'areale del selvatico è risultato tutto negativo alla PSA, come dimostrato dai risultati degli esami della campagna venatoria sui cinghiali 2013-2014;

evidenziato che:

- il persistere del blocco, non motivato da fondate esigenze sanitarie, porterebbe a conseguenze di reale allarme sanitario ed economico, considerato l'aumento del numero degli animali immobilizzati nelle aziende, l'aumento di peso che li porterebbe fuori mercato, ed il conseguente rischio di pregiudicare la tenuta delle aziende modello, con la perdita di numerosi posti di lavoro sia tra i dipendenti che tra i numerosi lavoratori dell'indotto;

- le pesanti limitazioni, che purtroppo si intensificano ciclicamente, alla commercializzazione delle carni suine prodotte in Sardegna comportano un aumento esponenziale dell'importazione di carni provenienti da paesi dove i controlli sanitari sugli allevamenti si sono rivelati spesso molto meno rigorosi di quelli eseguiti sulle nostre produzioni,

chiede di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per conoscere:

1) quali urgenti iniziative intendano adottare, anche di concerto con il Ministero della salute, al fine di revocare il blocco imposto dalla determinazione del Direttore del servizio prevenzione n. 73 del 3 febbraio 2014;

2) se non ritengano necessario ed improcrastinabile individuare dei procedimenti di carattere generale che, nella più assoluta garanzia di tutela e salvaguardia della salute pubblica, consentano alle aziende zootecniche sarde risultate immuni dalla peste suina, di poter effettuare senza ostacoli la commercializzazione dei propri prodotti. (5)

MozioneFasolino - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tunis - Tocco - Zedda Alessandra - Truzzu - Crisponi - Orrù - Rubiu - Pinna Giuseppino - Oppi - Tatti - Fenu sulla chiusura dei distaccamenti e i tagli del personale di sedi e nuclei specialistici dei Vigili del fuoco, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che, alla luce della spending review, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha inviato al sindacato una bozza che prevede tagli su personale e presidi;

CONSIDERATO che:

- la bozza prevede la decurtazione di 6 unità nel distaccamento terrestre di Olbia, portandole da 36 a 30 e l'eliminazione dal dispositivo di importanti mezzi di soccorso quali l'autoscala e la gru; l'eliminazione di unità dal distaccamento portuale di Porto Torres portandolo da 36 a 24 unità sottraendo inoltre l'unità navale M02, unica nave antincendio predisposta all'avvicinamento a navi con incendi a bordo; la riduzione del SMZT da 24 a 14 unità; la chiusura del distaccamento di Bono, non operativo solo per mancanza di personale;

- la bozza prevede la non apertura del distaccamento portuale - servizio antincendio di Olbia - primo porto dell'Isola per traffico passeggeri e terminal navi da crociera e contiguo ai porti di Golfo Aranci e della Costa Smeralda, opera già in avanzato stato di realizzazione ed in cui sono state investite risorse pubbliche;

CONSTATATO che:

- i tagli si pongono in antitesi alle piante organiche del 2008 e alla logica di salvaguardia del territorio e dei cittadini;

- la Sardegna è una regione particolarmente esposta agli incendi;

- l'insularità della Sardegna fa sì che in caso di emergenze, ulteriori risorse umane non possono raggiungere l'Isola prima di 24-36 ore;

VALUTATO che:

- la tendenza per tale salvaguardia, anche in seguito ai tragici eventi accaduti durante il ciclone Cleopatra del novembre 2013, è quella di realizzare interventi volti a potenziare la sicurezza dei cittadini;

- la riorganizzazione ministeriale prevede che il personale di soccorso sia in grado di raggiungere il luogo interessato entro massimo 20 minuti per intervenire in tempo utile e salvare vite umane;

RITENUTO chel'indiscriminata chiusura delle unità si pone in contrasto con l'esigenza di garantire lo sviluppo sociale ed economico dell'intero territorio regionale attraverso il rispetto delle regole e delle tempistiche necessarie agli interventi,

impegna il Presidente della Regione

1) a intervenire presso il Corpo nazionale dei vigili del fuoco per il rispetto degli obiettivi assunti con la Regione ed intraprendere ogni utile iniziativa volta a scongiurare la chiusura di qualsiasi unità di pubblica sicurezza nel territorio sardo;

2) a disporre, d'intesa con il Ministero dell'interno, una ricognizione delle singole criticità, anche di natura logistica, delle unità in parola e presenti sull'intero territorio regionale, al fine di potenziare i servizi di pubblica sicurezza. (5)

Mozione Fasolino - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tunis - Tocco - Zedda Alessandra - Truzzu - Crisponi - Orrù - Rubiu - Pinna Giuseppino - Dedoni - Cossa - Crisponi - Oppi - Tatti - Fenu sulla mancata erogazione da parte del Governo dei fondi necessari alla ripresa economica e sociale dopo l'alluvione del 18 novembre 2013, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSOche gli uffici del commissario delegato per l'emergenza in Sardegna hanno stimato in più di 650 milioni di euro i danni relativi all'alluvione che ha colpito la Sardegna il 18 novembre 2013;

CONSIDERATOche:

- i danni riguardano il patrimonio pubblico (scuole, edifici, infrastrutture varie, ecc.), il patrimonio privato (ad esempio le abitazioni), e le attività produttive;

- l'emendamento approvato pochi giorni fa dalla Commissione bilancio del Senato prevede di stanziare 90 milioni di euro in prestito - non a fondo perduto - a favore di imprese e famiglie colpite dall'alluvione; i 90 milioni arriveranno alle banche, che li daranno a tasso zero a chi ne avrà diritto e gli interessi su quei prestiti, oltre 6 milioni di euro, dovranno essere in ogni caso dati alle banche;

CONSTATATO chenon risulta accettabile che oltre 6 milioni di euro siano destinati ad interessi alle banche quando potrebbero essere investiti integrandoli ad altri fondi per la ricostruzione del territorio;

VALUTATO cheall'indomani dell'alluvione, le dichiarazioni del Governo e della Regione erano volte ad azioni atte ad aiutare le famiglie colpite e a potenziare gli interventi per la ripresa economica e salvaguardare tutti i settori che rappresentano il cuore pulsante dell'economia della nostra Regione;

CONSIDERATO che tra le attività colpite, non saranno devoluti fondi a favore di tutti i miticoltori olbiesi e che la miticoltura rappresenta un settore importante dell'economia regionale;

CONSTATATO cheall'indomani dell'alluvione, il Governo, già consapevole della situazione relativa alle concessioni demaniali, aveva garantito che ci sarebbero stati risarcimenti per tutti gli allevatori colpiti;

VALUTATO chela ripresa dei settori dipende direttamente da quanto gli enti saranno in grado di supportarli;

RITENUTO chela mancata erogazione di tutti i contributi necessari e il passaggio di fondi alle banche, che non sarebbero erogati a fondo perduto e considerati gli interessi che andrebbero a maturare, si pone in contrasto con l'esigenza di garantire la ripresa e lo sviluppo sociale ed economico dell'intero territorio regionale,

impegna il Presidente della Regione

1) a intervenire presso il Governo centrale per rispettare nella loro totalità gli impegni assunti all'indomani dell'alluvione, ovvero garantire i fondi necessari alla ripresa e allentare i vincoli di bilancio dei comuni colpiti svincolandoli dal patto di stabilità;

2) a disporre, d'intesa con il Governo centrale, una ricognizione per valutare le singole criticità delle famiglie e dei settori colpiti nei vari comuni al fine di garantire gli aiuti necessari e la ripresa economica della Regione. (6)

Mozione Dedoni - Pittalis - Solinas Christian - Rubiu - Fasolino - Cherchi Oscar - Carta - Tatti - Tedde - Peru - Pinna Giuseppino - Tocco - Truzzu - Tunis - Locci - Zedda Alessandra - Orrù - Fenu sulla innovazione del titolo V della Costituzione ed in particolare sulla modifica della composizione del Senato, nella quale è contemplata anche l'abolizione del regime di autonomia speciale della Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSOche si vive in un tempo difficile, caratterizzato da una crisi galoppante che investe i più diversi campi del vivere civile: le istituzioni, l'economia, la finanza e la società, e che tale crisi si va via via diffondendo a causa della globalizzazione; essa infatti proviene da lontano e si sta abbattendo in particolare negli stati del meridione dell'Unione europea, Italia compresa;

ATTESO che solo ora ci si è convinti della necessità di affrontare la crisi di cui sopra con un innovato assetto istituzionale, che tenga conto delle sempre maggiori esigenze di rapidità nell'assunzione delle decisioni e di efficacia ed efficienza dell'amministrazione, e quindi di una maggiore governabilità degli assetti politici e burocratici; purtroppo si è troppo a lungo rimandata la decisione di affrontare il gravame cui siamo sottoposti: se esso fosse stato affrontato in un tempo adeguato, si sarebbero certamente potuti avere riscontri tali da impostare le opportune correzioni e valutare più attentamente le necessarie modifiche istituzionali e costituzionali;

CONSIDERATOche le modificazioni istituzionali sono aspetti delicati che incidono nella viva carne non tanto e non solo della rappresentanza politica, ma in modo particolare dell'insieme delle componenti sociali ed economiche, ed in particolare sui cittadini che, in tempi così difficili, reclamano una maggiore solidarietà fra classi sociali e territori;

CONSTATATOche la proposta di modificazione costituzionale per l'abolizione del bicameralismo perfetto incide in particolare sul Senato della Repubblica, trasformandolo in Senato delle autonomie senza però tutelare allo stesso modo tutte le regioni; difatti, non trova soddisfazione la difesa delle specialità regionali, oggi più che mai necessaria data la grave situazione di crisi che investe maggiormente le regioni deboli del meridione, in modo particolare quelle che da sempre hanno ricercato attraverso l'autonomismo una possibilità per liberarsi dai gravami che da secoli sopportano dovendo ricorrere alla solidarietà nazionale;

ACCERTATOche la Sardegna in modo particolare, per la sua condizione di insularità aggravata dalla latitanza dello Stato centrale, non ha saputo o voluto riconoscere con moto solidale la necessità di interventi sostanziali applicando pienamente il dettato dell'articolo 8 dello Statuto speciale;

CONSIDERATOaltresì che le ventilate proposte di emendamento della riforma costituzionale di fatto sopprimono le autonomie speciali nella Repubblica italiana e che alcune di esse mirano a introdurre la rappresentanza regionale al Senato sulla base della popolazione, vanificando così la parità di rappresentanza che è il minino che possa essere riconosciuto alle regioni più deboli, allo stesso modo in cui viene riconosciuta nel Senato degli Stati uniti d'America,

impegna il Presidente della Regione

a ricercare ogni sede di confronto istituzionale con il Governo centrale per illustrare le difficoltà oggettive che la proposta di riforma in oggetto comporta per la Regione, che sino ad oggi non ha trovato la piena disponibilità da parte dello Stato italiano nel risolvere i problemi che con l'autonomia riconosciuta dalla Costituzione repubblicana su base solidaristica impediscono la piena inclusione sociale ed economica nello Stato italiano,

si impegna inoltre

in modo possibilmente unitario, a ricercare le più opportune e necessarie azioni politiche affinché venga salvaguardata la specialità autonomistica della Sardegna, unica vera regione insulare d'Italia, sollecitando nel contempo tutte le rappresentanze sarde nel Parlamento italiano affinché si battano nel modo più efficace possibile, anche ricorrendo all'ostruzionismo e al voto contrario, contro la cancellazione dell'autonomia regionale. (7)

Mozione Cocco Pietro - Cocco Daniele Secondo - Arbau - Desini - Anedda - Usula - Comandini - Collu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Forma - Lotto - Meloni - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Manca Gavino - Ledda - Azara - Perra - Cherchi Augusto - Zedda Paolo - Manca Pier Mario - Agus - Pizzuto - Busia - Lai - Unali - Sale sul disegno di legge del Governo recante "Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi del funzionamento delle istituzioni, la revisione del titolo V della Costituzione", con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

CONSIDERATO che:

- la proposta di riforma costituzionale del Governo contiene scelte innovative quanto delicate, che hanno un valore elevato per il destino del Paese e dell'Isola, e che deve vedere i sardi attenti e partecipi al dibattito e alle decisioni conseguenti;

- la proposta di riforma riporta allo Stato le scelte d'indirizzo politico più importanti in campi che vanno dal coordinamento della finanza pubblica alle scelte sul governo del territorio;

- il regionalismo, come lo abbiamo inteso negli anni della Repubblica, è messo a dura prova dalla crisi economica e la riforma proposta modifica la concezione stessa della democrazia intesa come democrazia regionale;

- la specialità è un valore costituzionale previsto dall'articolo 116 della Costituzione nel testo riformato, per ciò che attiene alle entrate proprie, alle competenze legislative in materia di governo del territorio, di tutela del paesaggio, di organizzazione della forma della Regione, di ordinamento degli enti locali, di trasporto pubblico locale, della scuola, della cultura e dello sviluppo economico, conquiste da rafforzare e proiettare nel futuro prossimo;

- la specialità è il riconoscimento costituzionale delle specifiche motivazioni storiche, identitarie, culturali, linguistiche e geografiche che caratterizzano le appartenenze dell'Isola allo Stato italiano;

- la specialità deve dunque essere confermata nella riforma costituzionale in discussione al Senato e deve essere da subito rilanciata con la riscrittura di uno statuto speciale nuovo e innovativo;

- il Consiglio regionale è chiamato a riscrivere uno statuto che riconosca la specialità come diritto alla differenziazione, diritto alla continuità territoriale, diritto alla cultura, il diritto a fare meglio nell'istruzione, nella tutela ambientale, nella mobilità regionale e nella continuità territoriale, accompagnato dall'assunzione da parte della Sardegna degli obblighi di solidarietà nazionale,

impegna il Presidente della Regione

in merito alla riforma in discussione in Parlamento, perché difenda con forza l'autonomia, espressione di una sovranità responsabile mediante la proposta di:

1) una clausola di salvaguardia della specialità che faccia salve le competenze previste dagli statuti speciali, con l'estensione alla Sardegna solamente delle norme di maggior favore;

2) la previsione nell'articolo 116 di una procedura di revisione degli statuti speciali che non consenta l'imposizione di modifiche senza il consenso della Sardegna;

3) la costituzionalizzazione del principio dell'intesa e dell'assetto pattizio delle relazioni finanziarie con lo Stato. (8)