Seduta n.3 del 02/04/2014 

III SEDUTA

Mercoledì 2 aprile 2014

Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU

La seduta è aperta alle ore 10 e 43.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Michele Cossa, Gaetano Ledda, Edoardo Tocco e Alessandro Unali hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 2 aprile 2014.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 21, comma 6, del Regolamento i consiglieri Anna Maria Busia, Roberto Desini, Eugenio Lai e Gavino Manca hanno costituito il Gruppo consiliare "Centro Democratico Sardegna". Sono stati nominati Presidente del Gruppo il consigliere Roberto Desini e Vicepresidente la consigliera Anna Maria Busia.

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

dai consiglieri Arbau - Azara - Ledda - Perra:

"Sistema di spiagge intelligenti ed accessibili a favore delle persone con disabilità". (8)

(Pervenuta il 31 marzo 2014 e assegnata alla quarta Commissione.)

Annunzio di presentazione di proposta di legge nazionale

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge nazionale:

dai consiglieri Arbau - Azara - Ledda - Perra:

"Modifica della legge 28 gennaio 1994, n. 84, sul riordino della legislazione in materia portuale". (1/NAZ)

(Pervenuta il 31 marzo 2014 e assegnata alla quarta Commissione.)

Annunzio di interrogazione

PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interrogazione pervenuta alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interrogazione Comandini, con richiesta di risposta scritta, sulla denominazione IGP 'Culurgionis'". (3)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Mozione Pittalis - Rubiu - Dedoni - Solinas Christian - Fenu - Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Fasolino - Locci - Oppi - Orrù - Peru - Pinna Giuseppino - Randazzo - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra sulla chiusura dei presidi della Polizia di Stato in Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (3)

"Mozione Dedoni - Pittalis - Rubiu - Solinas Christian - Fenu - Cossa - Crisponi - Cappellacci - Zedda Alessandra - Tunis - Tocco - Randazzo - Peru - Tedde - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti - Orrù - Carta - Truzzu sul trasferimento della quota di accise spettante alla Regione ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto speciale per la Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (4)

Dichiarazioni programmatiche

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione.

Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

PIGLIARU FRANCESCO (PD), Presidente della Regione. Signor Presidente, onorevoli consigliere e consiglieri, prima di ogni altra cosa vorrei formulare a lei, signor Presidente, e a tutti i consiglieri, un sincero augurio di buon lavoro per una legislatura che possa essere vissuta nel segno della ripresa economica e sociale.

La campagna elettorale è finita. Per quanto breve, difficile e a tratti anche aspra, vi ho partecipato con la chiara consapevolezza che un avversario politico non è un nemico. Oggi sono il Presidente di tutti i Sardi, di chi ha votato per noi e di chi ha votato per proposte alternative alla nostra, incluse quelle che una legge elettorale da riformare profondamente ha tenuto lontano da quest'Aula, nonostante abbiano trovato il consenso di una parte importante dell'elettorato sardo. Cercherò di essere un Presidente capace di dare risposte credibili anche all'enorme numero di nostri cittadini che hanno deciso di non partecipare al voto. So che governare in modo efficace, affrontando e risolvendo i problemi della gente, è la strada maestra per riconquistare la fiducia dei nostri cittadini nella politica. Riconquistare questa fiducia è un obiettivo che non riguarda solo la maggioranza, è un compito che deve essere condiviso da tutti coloro che siedono in quest'Aula.

Credo che ci riusciremo solo se saremo in grado di concentrare le nostre energie sui problemi della gente, se la dialettica tra maggioranza e opposizione metterà questi problemi e le possibili soluzioni al centro di un confronto, anche duro se necessario, ma leale nei toni e nel merito. Un confronto dunque basato sul reciproco coraggio di evitare il ricorso a facili proposte demagogiche che, nella loro insostenibilità economica e inefficacia di risultati concreti, creano prima illusioni e poi ulteriore sfiducia.

Da parte mia e da parte della Giunta, che ho l'onore di presiedere, faremo tutto ciò che è necessario per operare in un clima di assoluta trasparenza e di onestà. Faremo tutto il possibile per ridare valore alle competenze e al merito nelle carriere di chi lavora nelle nostre istituzioni. Riconoscere e valorizzare il merito di chi lavora con noi è una delle più importanti azioni che dovremo attuare per rispondere in modo adeguato alle alte attese dei nostri elettori.

Intendo svolgere le mie dichiarazioni programmatiche con il pensiero rivolto anzitutto alle vittime dell'alluvione dello scorso novembre, avendo come riferimento principale i più deboli fra i nostri cittadini: quelli che hanno perso il lavoro e non riescono a trovarlo, gli studenti che vedono un futuro molto incerto, le persone che hanno problemi di salute e per le quali, nostro malgrado, non riusciamo ancora oggi a fornire un servizio adeguato.

Politica come servizio alla comunità, vorrei che questo fosse l'elemento principale di una legislatura da condividere fra tutti noi. So bene che dovremo chiamare la Sardegna, una Sardegna impoverita ed esausta, a fare ancora sacrifici per rialzarsi. C'è una spesa corrente, nel nostro bilancio, da mettere sotto stretto controllo al fine di creare spazio per far ripartire gli investimenti pubblici e per favorire quelli privati. Senza una rapida accelerazione di questi investimenti, non ci sarà infatti né sviluppo né lavoro. Ma so che riusciremo a rendere credibile la nostra azione solo se il primo ad affrontare queste fatiche e questi sacrifici sarà il ceto politico, di cui anche io oggi faccio parte. Non c'è credibilità senza sacrificio, senza fatica, senza lavoro, senza risultati tangibili. Dobbiamo dimostrare che la funzione della politica è alta, che governare è un'impresa nobile e ardua, necessaria e indispensabile. Dobbiamo dimostrare che la politica non arricchisce nessuno se non di valori, di soddisfazioni per le conquiste concrete che saremo capaci di ottenere nell'interesse di tutti i sardi.

Credo che abbiamo tutti la piena consapevolezza di doverci confrontare intorno alle politiche, di dover guidare la Sardegna nel peggior periodo della nostra storia recente, coscienti anche e soprattutto che nessuno ci aiuterà a uscirne, dobbiamo agire noi, dobbiamo sapere noi come fare e dove andare. Il 2014 deve segnare una svolta per la Sardegna e una grande occasione per ripartire, per dare speranza e concretezza ai sardi, così duramente colpiti da questa crisi, prima finanziaria, poi economica e sociale, che la nostra Isola in difficoltà non sembra riuscire a superare.

Citerò rapidamente i dati di questa situazione, sono convinto che tutti in quest'Aula li conoscano perfettamente, li citerò solo per ricordare i punti essenziali. Negli ultimi anni la Sardegna è scivolata pesantemente all'indietro, il prodotto lordo regionale è diminuito di circa il 7 per cento rispetto al 2008, tornando a prezzi costanti a un livello di oltre dieci anni fa. In pochi anni sono stati cancellati ottantamila posti di lavoro, oggi un sardo su due, nella fascia di età tra i 20 e i 64 anni, non lavora. E' una tragedia di dimensioni storiche. Un livello così alto di disoccupazione non si era registrato da decenni. La conseguenza più immediata è la crescita esponenziale del ricorso alla cassa integrazione in deroga, aumentata in pochi anni del 500 per cento. La crisi nella quale ci troviamo non nasce in Sardegna, viene dall'esterno, da mercati insufficientemente regolati e malamente governati, ma i suoi effetti sono stati moltiplicati dalla inadeguatezza di chi ci ha governato e ci governa in Europa con l'assurda visione che il rigore dei conti pubblici possa essere l'unica ricetta per affrontare una crisi così profonda; una visione che dimentica colpevolmente la fondamentale lezione di John Maynard Keynes sul ruolo che la spesa pubblica, quella virtuosa, deve svolgere nella crisi. Di chi ci ha governato in Italia, con l'altrettanto assurda idea che l'incapacità di fare riforme profonde e ridurre gli sprechi del Governo centrale debba essere compensata imponendo agli enti locali vincoli sempre più severi, tali da impedire loro di investire risorse proprie, persino in ambiti essenziali come l'istruzione e l'assetto idrogeologico. Di chi ci ha governato in Sardegna e non ha capito che questa crisi richiede, a tutti, trasformazioni profonde, investimenti in istruzione e formazione adeguati alla sfida dei mercati globali e di una tecnologia in continua, rapidissima evoluzione, la creazione di istituzioni pubbliche in grado di assicurare flessibilità al sistema produttivo ma allo stesso tempo sicurezza sociale per cittadini e lavoratori.

Soprattutto, questa crisi richiede che funzionino al meglio le nostre Istituzioni. E da qui voglio infatti partire, abbiamo quindi di fronte una sfida storica: prima di ogni altra cosa dobbiamo mettere ordine nelle Istituzioni che sono sotto il nostro diretto controllo. La Sardegna è un sistema debole anche per grandi responsabilità proprie, troppo spesso persone non all'altezza della situazione sono state messe in ruoli di responsabilità, seguendo logiche di premio della militanza, logiche indifferenti a competenza ed efficienza. Sono scelte sbagliate che non intendiamo ripetere: in questa legislatura, per ciò che dipenderà da me e dalla Giunta, la militanza non prevarrà mai sulla competenza. La nostra parola d'ordine è "qualità istituzionale", che significa trasparenza, semplificazione, valutazione delle politiche. Norme inutili o di incerta interpretazione, frequenti sovrapposizioni di competenze, assenza di tempi certi per la conclusione dei procedimenti sono il vizio di base di una burocrazia complessa e dannosa che genera inefficienza, moltiplicazione dei costi, sfiducia da parte dei cittadini e mortifica la dedizione di chi lavora onestamente e con grande senso di responsabilità nell'Amministrazione regionale. Il nostro obiettivo è fare della Regione e delle istituzioni sarde un modello di riferimento per tutti. E' un obiettivo ambizioso, soprattutto vista la situazione da cui partiamo, ma è il principale esercizio di sovranità cui vogliamo dedicare tutte le nostre capacità ed energie, in un'essenziale assunzione di responsabilità verso cui orientiamo la nostra azione di governo.

Vogliamo una Regione riformata, puntiamo a un'amministrazione regionale snella, organizzata per obiettivi e funzioni. Vogliamo riavviare la macchina, il che significa operare una coraggiosa revisione, mettere ordine, identificare con chiarezza le responsabilità, premiare le competenze, sanzionare le inefficienze. Come sappiamo, attualmente l'organizzazione della Regione risale alla legge numero 1 del 1977, da allora modificata solo per far fronte alle contingenze in regime di assoluta urgenza e sempre in totale assenza di strumenti di partecipazione e valutazione delle politiche pubbliche. Modificheremo quella norma vecchia di 37 anni, proponendo una declinazione degli Assessorati regionali più confacente alla realizzazione di politiche pubbliche efficaci e al maggiore controllo sull'utilizzo delle risorse pubbliche. Modificheremo anche la legge numero 31 del 1998, eliminando le numerosissime duplicazioni organizzative, attraverso l'accorpamento delle direzioni generali prima e dei servizi poi. Valorizzeremo le professionalità dell'Amministrazione realizzando una "banca dati delle competenze" (oggi di fatto assente) del personale regionale che consentirà una maggiore efficienza degli Uffici e, insieme, la definizione di una programmazione concorsuale funzionale al raggiungimento degli obiettivi di governo. Adotteremo sistemi di valutazione e di controllo che saranno applicati in modo integrato con gli strumenti dell'innovazione e dell'informazione.

Puntiamo anche a una Amministrazione trasparente. La trasparenza è il requisito fondamentale dall'alta qualità istituzionale e, per questo, già dalla prima di riunione di Giunta abbiamo reso le delibere immediatamente consultabili nel sito della Regione. Trasparenti saranno anche le nomine di cui abbiamo responsabilità; come ho detto, fonderemo la nostra azione sulla filosofia della open data al fine di costruire una reale partecipazione dei cittadini ai processi decisionali.

Vogliamo anche una Regione più semplice per i cittadini e per le imprese. Partiamo da una situazione che è difficile accettare, nel Global Competitiveness Report del 2013, recentissimo quindi, la Sardegna si colloca al 168° posto su 199 regioni censite per quanto riguarda la facilità di fare impresa. E' decisamente tempo di cambiare pagina, di dare alla nostra Regione l'opportunità di crescere anche attraverso un'amministrazione capace di assicurare il rispetto delle regole e la qualità dei servizi, senza eccesso di oneri per cittadini e imprese, ma con procedimenti amministrativi semplici e rapidi, garantendo certezza dei tempi e uniformità delle procedure.

Facendo tesoro delle molte e migliori esperienze di altre regioni e sulla base delle indicazioni che ci provengono dall'Unione europea, adotteremo un metodo fondato sulla consultazione degli stakeholders e dei cittadini, come elemento essenziale del successo della politica di semplificazione. Nei prossimi giorni istituiremo un tavolo di consultazione delle parti economiche e sociali e dei cittadini utenti dei servizi, come luogo di confronto utile a individuare le principali linee di intervento e a definire le azioni da portare avanti in maniera condivisa e concordata. Questo tavolo sarà affiancato e supportato da uno specifico organismo tecnico per la semplificazione che avrà il compito di creare un coordinamento tra le diverse componenti della pubblica amministrazione che verranno coinvolte nell'azione della semplificazione. A questo organo competerà la elaborazione e la definizione tecnica degli interventi.

Ma intendiamo anche operare per ridurre l'attuale frammentarietà e limitata chiarezza del quadro normativo. Oltre ad avviare una specifica azione di "ripulitura" del sistema di norme che si sono andate sovrapponendo nel tempo, ci attiveremo per evitare, per il futuro, di introdurre nuove complicazioni attraverso proposte normative prive di un'adeguata misurazione e valutazione ex ante dell'impatto sulle attività di impresa e sui cittadini e sul funzionamento della pubblica amministrazione regionale e locale. Ma trasparenza e semplificazione vanno affiancate con informazioni adeguate sugli effetti delle politiche adottate.

E' essenziale certo dire quanto si spende e come, ma è ancora più importante che i cittadini e anche i decisori politici sappiano quali risultati hanno prodotto quei soldi che sono stati stanziati e spesi. Valutare gli effetti delle politiche è anche essenziale per metterci tutti nelle condizioni di imparare dall'esperienza. Agire con decisione su questo ambito può farci fare rapidamente un salto di qualità, può portare la Sardegna all'avanguardia almeno tra le Regioni italiane. Come Presidente e come Giunta siamo consapevoli che una riforma di questa natura debba essere adottata su iniziativa del Consiglio regionale al fine, tra l'altro, di rinforzare la propria fondamentale funzione di controllo sull'operato dell'esecutivo. Da parte nostra, colgo questa occasione per limitarmi ad auspicare che l'adozione di questa essenziale riforma sia tra le prime che verranno discusse in questa aula. Ci metterà dei vincoli, metterà dei vincoli all'azione dell'esecutivo ma saranno dei vincoli che incentiveranno la qualità anche della nostra azione.

Rendere più efficace la Regione significa anche rinforzare il suo ruolo di programmazione e di indirizzo e ridurre invece quello della gestione diretta dei processi, ciò significa favorire la capacità degli enti territoriali di partecipare attivamente, più attivamente di quanto facciano oggi, al disegno e all'implementazione dell'intervento pubblico. Il sistema delle autonomie locali in questi anni ha sofferto di una colpevole trascuratezza; è quindi prioritaria e urgente l'approvazione di una legge organica di riordino del sistema di queste autonomie.

Noi crediamo che i piccoli comuni siano pienamente consapevoli che la gestione associata delle funzioni e dei servizi rappresenti un'importante opportunità per realizzare vera innovazione istituzionale e adeguata promozione economica e sociale dei territori. I comuni hanno, appunto, la consapevolezza che questa è l'unica strada per realizzare investimenti altrimenti non effettuabili a livello di singolo comune e per aumentare la loro forza politica e contrattuale nelle negoziazioni con altre istituzioni e con i propri fornitori. In questa direzione ci impegniamo ad adottare una decisa politica di accompagnamento, di formazione e di incentivazione delle unioni dei comuni e delle altre forme associative, alle quali vanno messe a disposizione gli strumenti e le risorse necessarie per queste nuove sfide. Ci impegniamo inoltre ad affrontare definitivamente il tema degli enti intermedi, in particolare delle province e delle città metropolitane, le cui funzioni vanno ripensate e ridefinite nel contesto di un quadro istituzionale in rapida evoluzione anche nel livello centrale del governo, evoluzione che valuteremo nei prossimi giorni con la massima attenzione e indipendenza di giudizio.

Un elemento fondamentale della nostra azione sarà l'attuazione di una politica di bilancio rigorosa, responsabile e sostenibile, che non generi disavanzi, non faccia aumentare l'imposizione fiscale e garantisca i livelli ottimali dei servizi per i cittadini. Non possiamo, infatti, presentarci al tavolo del negoziato con lo Stato (cosa che stiamo già facendo e che dovremo fare molto frequentemente nei prossimi giorni, settimane e mesi) senza aver avviato contemporaneamente una seria azione di contenimento delle inefficienze e degli sprechi nella spesa della pubblica amministrazione, nella nostra spesa della pubblica amministrazione. E' già in fase di costituzione un gruppo di lavoro per condurre entro sei mesi una revisione della spesa che abbia l'obiettivo, ambizioso ma necessario, inevitabile, di operare appunto una revisione profonda della spesa della Regione e del sistema, non sempre trasparente, degli enti e delle agenzie regionali.

Ci impegniamo a semplificare ulteriormente le strutture gestionali degli enti, riducendo dove è possibile i consigli di amministrazione e attuando accorpamenti e semplificazione. Promuovere politiche di sviluppo significa anche ridurre la pressione fiscale per le imprese, per incoraggiare gli investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro. Ci proponiamo di introdurre misure e interventi per semplificare e ridurre il quadro dei tributi regionali, proseguendo l'azione avviata nella precedente legislatura con l'intervento sull'IRAP e prevedendo un'ulteriore misura in particolare a favore delle piccole imprese e per favorire l'assunzione di giovani disoccupati.

Il terzo elemento della nostra politica di bilancio è la predisposizione e la gestione della nuova fase di programmazione europea 2014-2020. L'ammontare delle risorse europee che riusciremo a ottenere dipenderà anche qui dalla nostra capacità di rispondere con programmi adeguati, idee progettuali ed efficienza gestionale alla visione di Horizon 2020 per la costruzione di una Sardegna creativa, sostenibile e inclusiva. Ma naturalmente non ci sono solo le nostre responsabilità, ci sono, eccome, anche le responsabilità che riguardano lo Stato e i suoi doveri nei confronti della Sardegna, doveri sanciti dal nostro Statuto di autonomia. In questo momento la principale criticità e urgenza della vertenza con lo Stato è rappresentata dal mancato adeguamento dei limiti di spesa del Patto di stabilità. Finora, all'incremento delle entrate ottenuto nel 2006, lo Stato non ha fatto seguire un proporzionale adeguamento dei limiti del Patto, il risultato clamoroso che voglio sottolineare è che il rapporto tra le spese consentite dal Patto e le entrate tributarie è crollato dai valori medi del 70 per cento negli anni 2007-2009 al 43 per cento da noi stimato nel 2013.

La illegittimità di questo comportamento dello Stato è stata riconosciuta da una sentenza della Corte costituzionale che ha chiesto, appunto, l'adeguamento dei limiti di spesa imposti alla Sardegna. Abbiamo immediatamente ripreso i contatti con il Governo nazionale e ci accingiamo tra pochi giorni a iniziare formalmente le trattative. Nostre simulazioni basate su elementi fattuali, confermano in una cifra di 1200 milioni di euro l'incremento necessario da applicare agli attuali limiti di spesa. Ottenere questo adeguamento rappresenta una grande battaglia per la Sardegna che dobbiamo condurre tutti insieme, maggioranza e opposizione, coinvolgendo tutti i rappresentanti sardi in Parlamento. Sono risorse che ci spettano, lo diremo con molta fermezza al Governo. In caso di risposte negative siamo pronti ad aprire una forte contrapposizione pubblica. Non esistono governi amici o governi nemici, deve esistere lealtà e spirito di collaborazione tra istituzioni e in base a questo principio siamo convinti che lo Stato debba garantire i diritti dei cittadini sardi. Siamo pronti a fare la nostra parte per contribuire al risanamento del debito pubblico italiano che certamente anche noi abbiamo contribuito a formare in anni passati ma non siamo disposti a rinunciare ai nostri diritti.

In prospettiva, rimane l'impegno di ricostruire l'agenzia regionale delle entrate come strumento della Regione per la gestione dei rapporti tributari tra la Sardegna e lo Stato e come presidio tecnico informativo volto ad assicurare una migliore e più puntuale conoscenza dell'ammontare di risorse versate allo Stato da cittadini e imprese sarde.

Parlando della responsabilità nostra e della responsabilità dello Stato, c'è l'occasione di parlare di un altro terreno nel quale queste responsabilità sono cruciali ed è quello, per esempio, della inadeguatezza delle nostre infrastrutture. In questi anni abbiamo fatto invecchiare e decadere le nostre infrastrutture, a cominciare da scuole abbandonate anche per la nostra incuria e ospedali non a norma. Tutto ciò che è strategico, in questi anni o non è stato realizzato (si pensi alla intermodalità tra strade e ferrovie, porti e aeroporti) o è paurosamente invecchiato (si pensi alla rete ferroviaria) o è incompleto (si pensi alla strada statale 131, alla strada statale 125, o alla "128" o alla rete del gas) o è antieconomico. Il primo obiettivo deve essere, dunque, quello di completare gli investimenti strategici già realizzati per non perdere opere, investimenti e ricchezza. Per fare un esempio, definiremo rapidamente gli interventi di completamento delle metropolitane di Cagliari e di Sassari ed entro i prossimi mesi intendiamo mettere in esercizio sulla dorsale ferroviaria sarda almeno i primi due dei sei treni a cassa oscillante acquistati dalla Regione e non ancora utilizzati. Lavoreremo, insomma, per sbloccare le nostre incompiute, ma esigeremo che si sblocchino anche le incompiute che dipendono da altri. A iniziare dall'Anas, a cui abbiamo chiesto con forza nei giorni scorsi lo sblocco del tratto Serrenti-Villasanta, uno scandalo che deve immediatamente cessare.

E continuando a parlare dei complessi rapporti Stato-Regione e delle responsabilità che da essi derivano, non si può non citare il problema dei trasporti, a cominciare da quello marittimo. E' nostra ferma intenzione rinegoziare subito con lo Stato e la nuova Tirrenia la convenzione di servizio, per le rotte da e per la Sardegna, che è stata sottoscritta nel 2012 tra il Governo e la Cin, con l'assenza dell'Amministrazione regionale, e che ha validità fino al 2020. Stessa attenzione vogliamo porre sulla continuità territoriale aerea per Roma e per Milano: le convenzioni di servizio in essere scadranno nel 2017, ma nelle more ci impegneremo con le compagnie assegnatarie per migliorare il servizio e renderlo più rispondente alle esigenze della Sardegna.

Per quanto riguarda la continuità aerea con gli scali minori (la cosiddetta CT 2), ci riserviamo di aprire immediatamente un confronto con le realtà locali, gli aeroporti, gli operatori turistici, le compagnie aeree, per verificare l'esigenza di modificare o integrare il sistema di CT 2 attualmente ipotizzato, rendendolo coerente con i nuovi scenari del traffico aereo, in particolare del traffico low cost. A proposito delle compagnie low cost, ribadiamo il nostro apprezzamento per il determinante contributo offerto allo sviluppo della nostra industria turistica e siamo tuttavia altrettanto convinti che gli orientamenti della Commissione europea in materia di aiuti ai servizi aerei impongano una rapida definizione di nuove forme di collaborazione compatibili con il quadro normativo comunitario e nazionale.

Per il trasporto su ferro, oltre l'entrata in servizio dei nuovi treni, che ho già citato, entro l'estate attiveremo il contratto di servizio con la "Trenitalia" per disciplinare i servizi ferroviari. Le esigenze di mobilità da e per la Sardegna e all'interno della nostra Isola devono trovare però, finalmente, il loro riconoscimento in una visione integrata di un Piano regionale dei trasporti, quale elemento strategico per gli interventi infrastrutturali, gestionali e istituzionali. L'ultimo Piano fu approvato dalla Giunta regionale di centrosinistra nel 2008, ma non fu poi ratificato dal Consiglio in seguito alla fine di quella legislatura, e, a questo punto, l'ultimo Piano effettivamente completamente approvato risale ormai al 1993. Rimedieremo rapidamente a questo grave ritardo.

La stessa determinazione e coesione occorre avere sulle infrastrutture energetiche. Sulle reti del gas, il lavoro che è stato fatto per il Galsi non deve essere perduto, perché il fabbisogno di energia termica a costi competitivi per imprese e famiglie richiede che il gas arrivi comunque in Sardegna. La scelta tra il collegamento alla rete nazionale o la costruzione di rigassificatori sarà oggetto di un'attenta valutazione di costi-benefici per decidere bene e in fretta. Non dobbiamo temere grandi sfide come questa, anche perché sono le grandi sfide che attirano i capitali in un territorio. Sul Piano energetico il nostro approccio (e questo è anche il nostro approccio generale alla politica e al governo) non è quello di buttare a mare il lavoro tecnico svolto nel passato da un'altra Giunta; ma la valutazione della situazione esistente, dei fabbisogni e delle priorità sarà rigorosa per definire rapidamente indirizzi strategici chiari ed efficaci. Il parco di generazione elettrica dovrà fondarsi sul giusto mix di fonti e con un uso delle rinnovabili che davvero crei ricadute sui territori e non sia esclusivamente consumo del suolo e delle risorse ambientali e paesaggistiche.

Ho parlato a lungo di come migliorare la situazione delle risorse che dobbiamo mettere a disposizione dei nostri cittadini. Intendiamo usare queste risorse prioritariamente per creare una società equa e sicura e per promuovere lo sviluppo del nostro territorio. Voglio iniziare da equità e sicurezza. Equità per noi significa pensare al miglioramento della vita di tutte le persone, al sostegno dei genitori che lavorano, degli anziani, delle famiglie, dei disabili e non autosufficienti, dei migranti, dei poveri. Noi vogliamo costruire un percorso per le persone più deboli. La povertà non è un destino e noi dobbiamo farci carico di queste persone, certo, ma anche per dare loro una speranza e una prospettiva che vada oltre il mero sostegno materiale, la mera assistenza. Dobbiamo avere un più attento governo delle risorse destinate all'assistenza e un maggiore coordinamento con i comuni. Per questo abbiamo prorogato i termini della "162" sulle non autosufficienze, li abbiamo prorogati di tre mesi: vogliamo avere il tempo per rendere più efficiente una dimensione così alta di risorse e un intervento così importante, senza tagli ma anche senza sovrapposizioni. C'è tanta gente in difficoltà; dobbiamo tenere conto di tutti e non privilegiare nessuno in particolare.

Equità sociale significa anche un sistema sanitario efficiente. Siamo lontani da questo obiettivo. Mancanza di programmazione, risorse per gli investimenti non utilizzate, mancanza di integrazione tra politiche sanitarie e sociali, spesa farmaceutica senza un adeguato controllo. Questo è lo stato attuale della sanità sarda dopo le politiche di questi anni. E' ora necessaria la riorganizzazione e il rafforzamento delle reti integrate del sistema sanitario regionale e dei servizi sanitari e assistenziali, per assicurare equità, universalità e uniformità dell'assistenza in ogni territorio dell'Isola. E' necessaria, prima di tutto, la piena integrazione tra le politiche sociali e sanitarie e le relative risorse, attraverso una programmazione unitaria che favorisca la collaborazione tra enti locali e aziende sanitarie. Insomma, vogliamo una sanità più vicina ai cittadini, con più case della salute e con un adeguato piano di investimenti in edilizia e innovazione tecnologica, coerente con gli obiettivi della rete ospedaliera territoriale. Ma vogliamo anche, e soprattutto, una gestione della sanità che sia indipendente dalle ingerenze della politica nelle scelte gestionali e operative.

Salute e sanità significano anche alta qualità ambientale. Vogliamo ridurre le emissioni, vogliamo gradualmente uscire dal carbone e usare il gas. Vogliamo produrre meno rifiuti, continuare a differenziare molto e riutilizzare di più, bruciare sempre meno, finirla con le discariche. Gradualmente, ma con decisione. Vogliamo arrivare a una tariffa unica regionale per lo smaltimento, vogliamo fare le bonifiche, esigendo la piena collaborazione dei privati coinvolti. Vogliamo far funzionare l'"IGEA" e non perdere un euro dei circa 150 milioni disponibili e da programmare entro breve per gli interventi nelle aree minerarie di sua pertinenza; abbiamo già cominciato a farlo nei giorni scorsi. Vogliamo sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, attraverso azioni che, operando su obiettivi molteplici, permettano di realizzare le priorità stabilite dalla strategia "Europa 2020". Per noi in particolare è prioritario dare continuità al Piano di azione ambientale regionale, fondato sul valore trasversale della sostenibilità ambientale, attraverso la politica degli acquisti pubblici ecologici nella pubblica amministrazione, incentivando la green economy e la creazione di nuove opportunità di lavoro verde, dando impulso all'innovazione sia nella progettazione e realizzazione dei beni e dei servizi, sia nelle modalità di acquisto.

Equità e sicurezza, dicevo. Sicurezza per i nostri cittadini significa, in primo luogo, difesa del suolo e gestione del rischio idrogeologico. Non credo di dover descrivere ciò che è sotto gli occhi di noi tutti. Un pezzo della Sardegna è a rischio per ragioni naturali e per una antropizzazione sbagliata e sconsiderata. Abbiamo un bisogno finanziario enorme per garantire questa tutela e questa sicurezza. Dobbiamo quindi saper distinguere gli interventi urgenti da quegli strategici, dobbiamo avere un programma dei tempi che concili emergenze e governo durevole dei processi. Occorrono risorse, ma occorre anche il personale che presidi e vigili su fiumi, crinali, dighe e bacini. Dobbiamo ridistribuire il personale disponibile nei settori di emergenza: non possiamo avere molto personale a pianificare e poco personale a controllare il territorio.

In questi giorni stiamo anche accelerando il processo che porterà finalmente all'attivazione del centro funzionale decentrato per la protezione civile. Siamo in gravissimo ritardo, di anni, rispetto alle altre Regioni. Stiamo correndo il rischio del commissariamento e dell'assenza di una struttura efficace e funzionale nella fase del monitoraggio e dell'emergenza. Sono ritardi dovuti a responsabilità politiche e amministrative, alla scarsa capacità di dialogo e di collaborazione tra istituzioni, uffici e centri di responsabilità. Tutte inefficienze che ci ripromettiamo di correggere rapidamente con le nostre riforme della macchina regionale. Intanto, come è giusto, dobbiamo essere tutti impegnati nel recuperare dalle nostre risorse di bilancio e dallo Stato quanto più è possibile per far fronte alla ricostruzione e ai rimborsi per i danni dovuti alla tragica alluvione di novembre.

Oltre a garantire equità e sicurezza, le nostre risorse devono essere utilizzate bene per favorire lo sviluppo della nostra Regione. Da una crisi profonda e strutturale, come quella che stiamo vivendo, si esce prima di tutto impegnandosi da subito per il futuro dei nostri ragazzi, che sono il futuro della Sardegna. Come ci insegnano i Paesi ad alto reddito e a bassa disoccupazione, una popolazione istruita è la migliore assicurazione contro i rischi di una economia globale che cambia continuamente. Oggi, in Sardegna, un ragazzo su quattro non completa la scuola dell'obbligo (siamo la regione col più alto tasso di dispersione scolastica) e cinque su sei non raggiungono la laurea. Sono dati inaccettabili per una regione moderna, per una regione europea.

La Sardegna è perdente se non mette al centro del proprio agire il problema dell'acquisizione delle competenze di base per la totalità dei propri studenti, unito alla necessità di incrementare il numero dei propri laureati e di garantire un sistema della formazione continua che risponda alle esigenze di riqualificazione della propria forza lavoro. Non c'è più tempo da perdere. I dati sulla dispersione scolastica e sui livelli di apprendimento lo dimostrano, anno dopo anno, e va detto con forza che sono soprattutto gli studenti delle zone interne e di quelle montane che vivono situazioni di crescente difficoltà: classi accorpate, accessi limitati all'offerta formativa secondaria, difficoltà che da decenni aspettano di essere risolte.

Presenteremo presto un piano straordinario per l'istruzione, fatto di cose semplici, conosciute, sulla bocca di tutti, che però negli ultimi anni nessuno ha fatto. Incentiveremo la frequenza delle scuole dell'infanzia da parte di tutti i bambini sin dai primi anni di vita, questo probabilmente è l'intervento più importante. Interverremo alla radice del problema della dispersione scolastica attraverso un efficace servizio per l'orientamento, attraverso il sostegno alle famiglie e alle autonomie scolastiche, attraverso lo sviluppo di una anagrafe degli studenti che consenta interventi mirati verso gli studenti più svantaggiati (interventi anche individuali) e, infine, adeguati investimenti finanziati con il Fondo sociale europeo per dare ai nostri docenti continue e fondamentali opportunità di aggiornamento. Questo piano ci aiuterà anche ad affrontare il futuro investendo molte risorse nel presente, per creare da subito lavoro e sviluppo.

Nella prima riunione di Giunta abbiamo già dato il via operativo alla predisposizione di un grande intervento a favore della riqualificazione degli edifici scolastici e per migliorarne la funzionalità rispetto alle esigenze didattiche. Abbiamo allocato 30 milioni di euro per questo progetto come dote iniziale di un ammontare che aumenterà significativamente nelle prossime settimane. Una parte di questo intervento sarà finalizzato (questo è un punto che voglio sottolineare con forza) ai comuni ad alta densità di dispersione scolastica. Favoriremo in tutti i modi la loro cooperazione volontaria finalizzata allo sviluppo di scuole di dimensione adeguata per il loro comune bacino d'utenza, scuole modello che consentano una didattica più avanzata e che aiutino a creare un senso di appartenenza in studenti e docenti.

Gli interventi per l'edilizia scolastica si inseriscono all'interno di un lavoro più ampio su cui è già impegnata la Giunta e che riguarda il rapido recupero e la programmazione di risorse per opere immediatamente cantierabili, anche nell'edilizia sanitaria, nell'housing sociale, nell'edilizia agevolata e nelle numerose bonifiche programmate e mai realizzate a cui ho fatto cenno prima.

Il secondo pilastro per affrontare la crisi senza farsene travolgere è rendere il proprio sistema economico flessibile per consentire alle imprese di usare le trasformazioni del mercato e della tecnologia come occasioni di nuovo sviluppo. La flessibilità del sistema economico però rischia di creare insostenibili ingiustizie sociali, deve dunque essere affiancata da istituzioni pubbliche in grado di trasformare le fasi di disoccupazione di ogni individuo in un investimento per acquisire nuove competenze e per trovare un nuovo lavoro.

L'attuale sistema di protezione sociale a favore dei disoccupati, in Sardegna come in Italia, è del tutto inadeguato. Costa moltissimo, non offre una protezione universale, non incentiva i disoccupati ad attivarsi nella ricerca di un nuovo lavoro né fornisce loro servizi adeguati per far sì che questa ricerca abbia una ragionevole probabilità di successo. La chiave di volta per invertire la situazione attuale è la realizzazione di Nuovi Servizi per l'Impiego, la cui architettura è in fase di predisposizione da parte nostra. La creazione di rinnovati e rinforzati Servizi sarà affiancata inevitabilmente dalla riorganizzazione del sistema della formazione professionale, che dovrà essere dimensionata al fabbisogno formativo reale del tessuto produttivo e delle risorse umane, e sarà affiancata dalla creazione di un sistema pubblico di qualità nel quale dovremo far convergere le richieste di fabbisogno lavorativo e formativo da parte dei datori di lavoro, degli artigiani, dei lavoratori autonomi.

E' anche in corso di predisposizione il Piano di attuazione della "Garanzia giovani", che prevede la presa in carico da parte dei Servizi per il lavoro dei giovani nella fascia d'età tra i 15 e i 29 anni per i quali - nell'arco di tre mesi - verranno attivati percorsi di istruzione o di formazione, o verranno attivati tirocini e avviamenti verso contratti di apprendistato che incentiveremo ulteriormente per aumentarne l'attuale bassissimo utilizzo da parte delle imprese sarde.

Il terzo pilastro per affrontare questa crisi è creare un ambiente favorevole alle imprese private e ai loro investimenti, il che significa molta meno burocrazia e una ridotta pressione fiscale, argomenti che ho già avuto occasione di trattare in questo intervento. E significa anche favorire l'accesso delle imprese al credito attraverso il ruolo dei Confidi, con un necessario riordino organico della normativa sulle modalità di contribuzione da parte della Regione.

Naturalmente molti altri fattori concorrono alla creazione dello sviluppo di un territorio. Tra i molti desidero citarne per ora soltanto due, particolarmente importanti per la nostra Isola. In primo luogo, la parità di genere. La discriminazione che, di fatto, caratterizza il nostro mercato del lavoro è insieme un'ingiustizia e uno spreco. Creeremo strumenti che consentiranno alle donne di poter scegliere tra famiglia e lavoro: reali politiche di sostegno alle famiglie, politiche attive del lavoro a favore delle donne, una cabina di regia delle Pari Opportunità per definire e individuare i fabbisogni reali e poter pianificare rapidamente interventi mirati. E per quanto riguarda la partecipazione politica, visto che parliamo di parità di genere, anche in questo caso bisognerà modificare una legge elettorale che ha determinato un risultato del tutto deludente in termini di una equilibrata rappresentanza di genere.

In secondo luogo, la qualità paesaggistica. Per molte delle nostre principali attività economiche, attività nelle quali abbiamo evidenti vantaggi comparati nei confronti del resto del mondo, dal turismo all'agricoltura, all'economia della cultura, un paesaggio di alta e durevole qualità è una componente fondamentale, oltre che della nostra vita e del nostro benessere, anche della nostra competitività.

La riapertura del dialogo da noi immediatamente avviata con tutti i soggetti interessati - enti locali, portatori di interesse, partenariato economico e sociale e lo stesso Ministero dell'ambiente - punta a gestire in piena legittimità il necessario aggiornamento del Piano paesaggistico regionale, salvaguardandone i principi, mantenendo comunque alta la tutela del bene paesaggistico. In parallelo lavoreremo alla ormai improrogabile elaborazione dei Testi Unici dell'urbanistica e dell'edilizia, che favorirà l'approvazione dei PUC da parte dei Comuni. Questi sono gli elementi essenziali per una politica di sviluppo della Sardegna.

Non ho il tempo di entrare nei dettagli delle politiche di settore a sostegno dello sviluppo delle attività economiche per noi fondamentali, dal turismo all'agricoltura, all'industria, fino all'Information and Communication Technology (ICT) e alle numerose start up innovative che continuano a nascere nella nostra Regione e che dimostrano che non in tutti i settori l'insularità è una condanna inappellabile. Su questi e altri punti che non ho potuto citare in questa occasione rimando al programma della coalizione, che li affronta in modo esaustivo.

E' però necessario aggiungere qualcosa sulle numerose vertenze che riguardano alcune grandi aziende sarde in grave stato di crisi. Il nostro impegno per salvare ciò che può essere salvato sarà forte e convinto, in Sardegna come a Roma e a Bruxelles. Tutto ciò che è legittimo fare sarà fatto. Ma deve anche essere chiaro a tutti che il limite della nostra azione oggi è ben definito dalla normativa europea sugli aiuti di Stato: il settore pubblico è chiamato a intervenire seguendo la logica che guiderebbe l'azione di un investitore privato che operi in una economia di mercato. Nei casi in cui questo non è possibile, il dovere di un settore pubblico moderno ed equo è farsi carico dei lavoratori e non dell'impresa, e farsene carico offrendo loro servizi di qualità capaci di condurli rapidamente verso un nuovo lavoro.

Concludo. Vorrei solo ribadire che le linee programmatiche che ho appena delineato non possono che discendere da quello che è stato il programma che abbiamo proposto all'attenzione dei nostri cittadini e che dai nostri cittadini è stato premiato con il voto. Ora è il momento di metterle in pratica. Non vogliamo fare una politica di annunci. Vogliamo essere concreti, coerenti e trasparenti. Non realizzeremo da soli questo programma. Questo Consiglio presenta grandi segni di rinnovamento e siamo pronti ad affrontare insieme la difficile sfida che ci attende. Ho molta fiducia in questa maggioranza, così composita ma proprio per questo rappresentativa di tante anime della Sardegna. Siamo pronti a lavorare insieme con grande senso di responsabilità, in piena e leale collaborazione, ma anche con l'opposizione, che confido ricoprirà il suo ruolo in maniera battagliera, ma spero anche costruttiva.

Come ho già avuto modo di dire, il mondo è cambiato, problemi nuovi hanno bisogno di soluzioni nuove. Solo attraverso politiche moderne possiamo restituire alla Sardegna la speranza, e ai giovani e ai disoccupati un futuro di lavoro. Dobbiamo avere il coraggio delle scelte, di scelte anche difficili, dobbiamo farle con determinazione e con grande senso di responsabilità. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo e sospendo la seduta. Riprenderemo i lavori con l'elezione dei tre Segretari del Consiglio per i Gruppi non rappresentati nell'Ufficio di Presidenza.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 34, viene ripresa alle ore 11 e 53.)

PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di rinviare a domani la votazione per l'elezione dei Segretari del Consiglio prevista al successivo punto all'ordine del giorno.

Il Consiglio è convocato domani, giovedì 3 aprile, alle ore 10. I lavori proseguiranno sino alle ore 14 e di pomeriggio dalle ore 16 alle ore 20.

(Interruzioni)

Chiedo scusa, una spiegazione deve essere data. La Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di spostare a domani pomeriggio la votazione per l'integrazione dell'Ufficio di Presidenza perché ci sono altri Gruppi che si stanno costituendo. Quindi entro stamattina avremo il quadro definitivo e sarà così possibile domani pomeriggio procedere con un'unica votazione all'elezione degli altri Segretari.

La seduta è tolta alle ore 11 e 55.



Allegati seduta

Testo dell'interrogazione e delle mozioni annunziate in apertura di seduta.

Interrogazione Comandini, con richiesta di risposta scritta, sulla denominazione IGP "Culurgionis".

Il sottoscritto,

PREMESSO che:

- ai sensi del regolamento UE n. 1151/2012 il comitato promotore ha presentato istanza per il riconoscimento del marchio IGP "Culurgionis" al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

- la Regione ha espresso parere favorevole al disciplinare di produzione dei Culurgionis predisposto dal Ministero, dove all'articolo 5 si prevede che, per la preparazione dei Culurgionis IGP, in alternativa alle patate, possano essere utilizzati dei fiocchi di patate;

CONSIDERATO che

- l'utilizzo dei fiocchi di patate, provenienti in gran parte dal nord Europa, porterebbe a snaturare un prodotto tipico della Sardegna, con gravi ripercussioni sull'immagine e sulle tradizioni più genuine della nostra Isola;

- l'introduzione di componenti alimentari che seguono solo logiche commerciali legate a produzioni industriali comporta notevoli danni economici alle produzioni locali del settore agro-alimentare della Sardegna, dove si vuole puntare sulla qualità e tracciabilità;

- in Sardegna, la produzione di patate è aumentata anche in funzione di una programmazione di filiera corta per produzioni di pasta fresca;

VISTO che il giorno 27 marzo 2014, alle ore 10.30, presso la sede della Provincia dell'Ogliastra, è stata convocata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali una riunione per acquisire osservazioni e pareri sul disciplinare di produzione dei Culurgionis IGP,

chiede di interrogare l'Assessore regionale della agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere se non ritenga opportuno intervenire per rivedere e modificare il disciplinare, introducendo l'utilizzo esclusivo di prodotti sardi (patate, ecc,...) per la preparazione dei Culurgionis IGP, salvaguardando le tradizioni e le produzioni agro-alimentari della nostra Isola. (3)

Mozione Pittalis - Rubiu - Dedoni - Solinas Christian - Fenu - Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Fasolino - Locci - Oppi - Orrù - Peru - Pinna Giuseppino - Randazzo - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra sulla chiusura dei presidi della Polizia di Stato in Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSOche il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno ha emanato una circolare con la quale si prospetta l'ipotesi di razionalizzazione dei presidi della Polizia di Stato sull'intero territorio nazionale, sulla base di una "conclamata carenza di organico in cui versano
le Forze di Polizia e l'attuale congiuntura economica";

CONSIDERATO che:

- sul territorio della Regione viene ipotizzata la chiusura di 20 sedi, tra cui i distaccamenti di polizia stradale di Fonni, Ottana, Siniscola e Tempio; i posti di polizia ferroviaria nei Comuni di Macomer, Chilivani e Golfo Aranci; le sedi delle squadre nautiche nei Comuni di Cagliari, Olbia, Oristano, Palau e Porto Torres oltre alla sezione della Polizia postale di Nuoro;

- altresì anche la "Scuola aperta per i servizi di polizia a cavallo delle Forze di Polizia a ordinamento civile", sita in località Foresta Burgos, nell'omonimo Comune di Burgos (SS), non sarebbe risparmiata dall'opera di supposta razionalizzazione di cui sopra;

CONSTATATO che la chiusura della suddetta scuola e delle sedi suddette si pone in antitesi rispetto alle finalità di cui all'accordo di programma quadro "Sicurezza per lo sviluppo della Regione Sardegna - Emanuela Loi", sottoscritto in data 4 aprile 2003 dal Ministero dell'interno, dal Ministero dell'economia e delle finanze e dalla Regione autonoma della Sardegna;

VALUTATO che lo stesso APQ impegna il Ministero dell'interno e la Regione a realizzare interventi volti a potenziare e integrare il servizio offerto dalle Forze di Polizia nazionali e locali;

RITENUTO che negli ultimi anni le politiche regionali di sicurezza, all'interno della più ampia politica di sviluppo regionale, sono state contraddistinte da un forte orientamento alla creazione di un contesto più favorevole alla crescita economica ed alla diffusione della legalità e della giustizia;

VALUTATO che finanche il programma "Sicurezza per lo Sviluppo", nell'ambito dei programmi operativi nazionali 2007-2013, persegue l'obiettivo di "diffondere migliori condizioni di sicurezza, giustizia e legalità per i cittadini e le imprese, contribuendo alla riqualificazione dei contesti caratterizzati da maggiore pervasività e rilevanza dei fenomeni criminali e all'incremento della fiducia da parte della cittadinanza e degli operatori economici";

RITENUTO che la indiscriminata chiusura dei presidi di pubblica sicurezza si pone in contrasto con l'esigenza di garantire lo sviluppo sociale ed economico dell'intero territorio regionale, attraverso la diffusione "di migliori condizioni di sicurezza, giustizia e legalità per i cittadini e le imprese",

impegna il Presidente della Regione

1) a intervenire presso il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro dell'interno per il rispetto degli obblighi assunti con la Regione e ad intraprendere ogni utile iniziativa volta a scongiurare la chiusura di qualsiasi presidio di pubblica sicurezza nel territorio sardo;

2) a disporre, d'intesa con il Ministero dell'interno una ricognizione delle singole criticità, anche di natura logistica, dei presidi in parola e presenti sull'intero territorio regionale, al fine di potenziare i servizi di pubblica sicurezza. (3)

Mozione Dedoni - Pittalis - Rubiu - Solinas Christian - Fenu - Cossa - Crisponi - Cappellacci - Zedda Alessandra - Tunis - Tocco - Randazzo - Peru - Tedde - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti - Orrù - Carta - Truzzu sul trasferimento della quota di accise spettante alla Regione ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto speciale per la Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- ilcarburante per autotrazione, ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, è soggetto ad accise;

- l'articolo 2, comma 1, del medesimo decreto legislativo stabilisce che, per i prodotti sottoposti ad accise, l'obbligazione tributaria sorge al momento della loro fabbricazione o importazione;

- il comma 2 del medesimo articolo 2 prevede che l'accisa diventa esigibile all'atto dell'immissione in consumo del prodotto nel territorio dello Stato;

- l'articolo 5 del predetto decreto legislativo n. 504 del 1995 prevede che l'amministrazione finanziaria possa autorizzare la realizzazione e l'utilizzo di depositi fiscali all'interno dei quali i prodotti sottoposti ad accise possano transitare in regime sospensivo, senza, cioè, che tali scambi abbiano rilevanza fiscale e, quindi, comportino l'esigibilità delle accise;

- in presenza di depositi fiscali, infatti, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera b), del decreto legislativo n. 504 del 1995, l'immissione in consumo che determina l'esigibilità delle accise è data dallo svincolo da un regime di sospensione e cioè dall'uscita del prodotto dal deposito fiscale verso un destinatario che non ha tale qualifica di deposito fiscale;

- l'articolo 8, lettera e), dello Statuto speciale per la Sardegna, nella sua originaria formulazione, prevedeva che le entrate della Regione sono costituite, tra l'altro, dai 9/10 dell'imposta di fabbricazione percetta nel territorio della Sardegna;

RAMMENTATO che:

- la società SARAS è titolare in Sardegna di un impianto di produzione di carburanti, che produce una quota di poco superiore al 15 per cento dei prodotti petroliferi nel nostro paese, pari a circa 15,5 milioni di tonnellate di petrolio lavorate;

- tale società si è dotata di diversi depositi fiscali presso Arcola (La Spezia), Civitavecchia, Livorno e Ravenna;

- la gran parte dei prodotti petroliferi prodotti in Sardegna viene, quindi, inviata in questi depositi fiscali e, uscendo dai medesimi, viene immessa in commercio;

- in conseguenza di ciò solo una piccola parte dei prodotti petroliferi fabbricati in Sardegna dalla SARAS viene, invece, immessa in commercio nel nostro territorio;

RILEVATO che in virtù del descritto meccanismo, e in forza dell'originaria formulazione dell'articolo 8, lettera e), dello Statuto speciale, tutte le accise relative alla maggior parte dei prodotti petroliferi fabbricati dalla SARAS in Sardegna diventavano esigibili e, quindi, venivano riscosse fuori dalla Sardegna, di guisa che tali accise, in quanto non percette in Sardegna, non concorrevano a formare le entrate della Regione;

ATTESO che:

- il descritto quadro normativo è stato modificato dall'articolo 1, comma 834, della legge 27 dicembre n. 296 (finanziaria 2007), che ha aggiunto, all'articolo 8 dello Statuto speciale sardo, il seguente comma: "Nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell'ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della Regione";

- detta norma faceva parte di un complessivo accordo Stato-Regione in virtù del quale la Sardegna, a fronte delle maggiori entrate, si accollava gli oneri relativi alla sanità e ai trasporti;

- lo Stato per la parte relativa all'entrata ha continuato a dare, unilateralmente, l'interpretazione più sfavorevole alla Sardegna della norma suddetta, calcolando le accise sempre sulla base del criterio della loro percezione nel territorio isolano, non trasferendo alla Regione le quote di spettanza sulle accise relative ai prodotti fabbricati in Sardegna, ma riscosse altrove;

CONSIDERATO che:

- il Consiglio regionale, ritenendo non più tollerabile la situazione, nell'ultima legge finanziaria ha introdotto la norma dell'articolo 1, comma 1, approvata peraltro all'unanimità, che recita: "1. Ai sensi dell'articolo 8, primo comma, lettera d), e secondo comma della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche le imposte di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati generate nel territorio regionale anche se riscosse nel restante territorio dello Stato";

- l'adozione di detta norma ha comportato l'inserimento di una posta in entrata di un miliardo in più nel bilancio regionale, somma da ritenere puramente indicativa (per difetto) di quanto dovuto e non versato dalla Stato su base annua;

RITENUTOche, accanto all'aspetto economico, dette somme rappresenterebbero anche un segnale di ristoro dei danni ambientali ed ecologici arrecati al territorio sardo dalla presenza della raffineria della SARAS;

RILEVATOche il Governo nazionale ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge finanziaria regionale 2014 proprio in ragione della citata norma in materia di accise;

RILEVATOaltresì che le prime dichiarazioni di esponenti della Giunta regionale a seguito dell'impugnativa appaiono improntate ad un atteggiamento di arrendevolezza nei confronti del Governo, laddove è necessaria massima consapevolezza e determinazione nella difesa delle prerogative della Sardegna e dei diritti dei cittadini sardi,

impegna la Giunta regionale

a far valere convintamente ed efficacemente presso la Corte costituzionale le ragioni della Sardegna per ottenere dallo Stato il rispetto dell'articolo 8 dello Statuto speciale sardo e, segnatamente, il trasferimento delle quote delle accise nella misura prevista dal menzionato articolo 8, lettera e), con particolare riferimento alle accise riscosse sui carburanti e sui derivati petroliferi prodotti in Sardegna. (4)