Seduta n.58 del 17/12/2014 

LVIII SEDUTA

(ANTIMERIDIANA)

Mercoledì 17 dicembre 2014

Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU

La seduta è aperta alle ore 10 e 58.

FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 2 dicembre 2014 (55), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Angelo Carta, Pier Mario Manca, Marcello Orrù e Alessandro Unali hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 17 dicembre 2014.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Solinas Antonio: "Proroga del termine di cui all'articolo 1 della legge regionale n. 3 del 2013 e successive modifiche ed integrazioni". (159)

(Pervenuta il 12 dicembre 2014 e assegnata alla quarta Commissione.)

Lotto - Sabatini: "Integrazione degli stanziamenti per l'assistenza tecnica in agricoltura per l'anno 2014". (160)

(Pervenuta l'11 dicembre 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)

Crisponi - Cossa - Dedoni: "Distribuzione delle eccedenze alimentari e non alimentari". (161)

(Pervenuta il 12 dicembre 2014 e assegnata alla sesta Commissione.)

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Meloni sulla programmazione dei percorsi formativi per il rilascio della qualifica di operatori socio-sanitari (OSS) di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 38/24 del 30 settembre 2014. (170)

(Risposta scritta in data 15 dicembre 2014.)

"Interrogazione Truzzu sulla situazione dei lavoratori Aico-Aicop di Cargeghe". (203)

(Risposta scritta in data 15 dicembre 2014.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interrogazione Crisponi, con richiesta di risposta scritta, sui lavori di manutenzione straordinaria del ponte di Badu 'e Chercu, al Km 1,900 della strada provinciale n. 22 Nuoro-Oliena". (226)

"Interrogazione Agus - Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Lai - Usula - Unali, con richiesta di risposta scritta, sul riordino e la razionalizzazione degli assetti organizzativi degli uffici dell'Amministrazione regionale, in particolar modo per ciò che concerne la transizione nel ruolo unico regionale del personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento al 31 dicembre 2008 ai sensi della legge regionale n. 3 del 2008, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989". (227)

"Interrogazione Cocco Pietro, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata erogazione dei sensori per la misurazione intensiva della glicemia nei pazienti diabetici, da parte della ASL n. 7 di Carbonia e della ASL n. 8 di Cagliari". (228)

"Interrogazione Moriconi, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione di criticità del poliambulatorio di Orroli". (229)

"Interrogazione Forma - Demontis - Unali, con richiesta di risposta scritta, sull'avviso relativo alla presentazione di progetti di pronta cantierabilità, finanziabili con le linee di attività del POR FESR 2007-2013". (230)

"Interrogazione Arbau - Azara - Ledda - Perra, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di dare attuazione all'accordo di programma Consorzio latte di Macomer". (231)

Annunzio di interpellanza

PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interpellanza pervenuta alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interpellanza Forma - Demontis - Lotto - Manca Pier Mario - Tendas - Pinna Rossella sulle difficoltà nel mercato dello smaltimento dei sottoprodotti di origine animale venutesi a creare a seguito delle problematiche giudiziarie dell'attività di uno dei pochi operatori nel panorama economico regionale". (93)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Mozione Dedoni - Cossa - Crisponi - Pittalis - Rubiu - Locci - Tedde - Fasolino - Solinas Christian - Fenu - Truzzu - Peru - Tocco - Cherchi Oscar - Oppi - Tatti - Carta - Orrù - Zedda Alessandra sulle procedure e modalità di gestione delle risorse destinate al settore agricolo, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (101)

"Mozione Comandini - Sabatini - Cozzolino - Deriu - Lotto sul rilancio delle attività nel Poligono interforze del Salto di Quirra". (102)

"Mozione Cherchi Oscar - Pittalis - Cappellacci - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sulle quote di prelievo del tonno rosso attribuite alle tonnare fisse". (103)

"Mozione Truzzu - Locci - Tunis sulla ripresa e sull'incremento delle attività sperimentali e addestrative del Poligono interforze del Salto di Quirra (PISQ), anche attraverso la creazione di un polo di ricerche aerospaziali". (104)

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Comunico che la discussione della mozione numero 101 - Dedoni e più - sulle procedure e modalità di gestione delle risorse destinate al settore agricolo, viene posticipata per l'impossibilità dell'assessore Falchi di essere presente in Aula, perché è a Roma per impegni istituzionali.

Discussione e approvazione della risoluzione sul riconoscimento del profilo professionale di odontotecnico. (5)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della risoluzione numero 5.

(Si riporta di seguito il testo della risoluzione numero 5:

Risoluzione sul riconoscimento del profilo professionale di odontotecnico.

PREMESSO che:

- la figura professionale dell'odontotecnico è tuttora disciplinata, nonostante le riforme intervenute negli anni in campo sanitario, dal regio decreto n. 1334 del 1928;

- la legge 1° febbraio 2006, n. 43, ha dettato "Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al Governo per l'istituzione dei relativi ordini professionali";

- tale legge, all'articolo 5, ha previsto la possibilità di individuazione e definizione di nuove professioni in ambito sanitario da assumere in considerazione dei fabbisogni connessi agli obiettivi di salute previsti nel Piano sanitario nazionale o nei Piani sanitari regionali che non trovano corrispondenza in professioni già riconosciute, tramite l'adozione di accordi sanciti in sede di Conferenza Stato-regioni, subordinati al parere tecnico-scientifico di apposite commissioni nell'ambito del Consiglio superiore di sanità;

- secondo la procedura sopra riportata, il competente Ministro della salute, avviando un percorso per l'individuazione del nuovo profilo dell'odontotecnico nell'ambito delle professioni sanitarie, aveva predisposto lo schema di accordo relativo all'approvazione del nuovo profilo professionale;

- tale schema di accordo, ottenuto parere favorevole da parte del Consiglio superiore di sanità, è stato trasmesso all'esame della Conferenza Stato-regioni per l'approvazione finale;

- nel corso della XVI Legislatura la Conferenza ha rimandato la decisione in merito;

RILEVATO che:

- in assenza di tale accordo vi è, al momento, in Italia una normativa del lontano 1928 a disciplinare il mestiere dell'odontotecnico imponendo alcuni vincoli che risultano inadeguati ed ingiustificati rispetto al reale ruolo professionale di elevato profilo che ha la categoria;

- l'attuale contesto di lacune normative ha, altresì, portato all'affermazione sul mercato di numerosi competitori non sempre in possesso di idonei requisiti professionali e delle competenze previste dalla legge per la fabbricazione delle protesi dentarie;

- a seguito anche di tale situazione si è verificata la chiusura di un sensibile numero di laboratori e la conseguente perdita di posti di lavoro;

- la peculiarità del settore, l'importanza della qualità delle lavorazioni eseguite e la tutela del cittadino-paziente sono tutti elementi che richiedono un riconoscimento dell'odontotecnico nel novero delle professioni sanitarie;

CONSIDERATO che:

- il riconoscimento del nuovo profilo professionale rappresenta ormai un argomento inderogabile per la categoria degli odontotecnici che ha sempre più negli anni ampliato le proprie competenze sul piano professionale e tecnologico attraverso la qualificazione e l'aggiornamento;

- tale riconoscimento costituisce anche il presupposto cardine per un percorso di crescita professionale della categoria stessa nonché di collaborazione interprofessionale con i medici dentisti,

invita il Presidente della Regione e la Giunta regionale

ad attivarsi tempestivamente, nei confronti del Governo e del Parlamento, nonché in Conferenza Stato-regioni, affinché sia rapidamente ripreso l'esame degli accordi in merito al riconoscimento del profilo professionale dell'odontotecnico,

delibera

che la presente risoluzione sia inviata in Assemblea ai sensi dell'articolo 51 del Regolamento.)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della risoluzione ha facoltà di illustrarla.

ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto), relatore. Presidente, prima di tutto mi consenta di ringraziare i colleghi della Commissione sanità e i funzionari che hanno permesso di portare velocemente in Aula questa risoluzione che riguarda il profilo professionale degli odontotecnici. Il profilo è un requisito per dare dignità professionale a una categoria attualmente disciplinata da un regio decreto del 1928. Gli odontotecnici sono coloro che costruiscono i dispositivi medici su misura, le protesi dentarie che l'odontoiatra installa nel cavo orale dei pazienti. Con le protesi dentarie si curano diverse patologie causate da edentulia e malocclusioni. L'edentulia causa cattiva digestione e problemi posturali, con dolenzia, squilibrio e stress. Con l'ortodonzia infantile si curano le malocclusioni e con i dispositivi medici per lo sport si ottimizzano le prestazioni degli sportivi.

Negli ultimi decenni la categoria è stata chiamata a continui aggiornamenti e a produzioni nuove per le terapie posturali, per le terapie implantari e per l'odontoiatria sportiva. Nei primi anni 2000 la figura professionale dell'odontotecnico è stata inserita nelle professioni sanitarie con la conseguente obbligatorietà per l'ECM (educazione continua in medicina). L'iter del profilo professionale, obbligatorio per l'esercizio delle professioni sanitarie, nel 2006 ha avuto parere favorevole dal Consiglio superiore della sanità e dal Ministero delle attività produttive. Al momento della approvazione finale l'iter si è bloccato rimandando la decisione in merito. Questa iniziativa, presa congiuntamente ad altri Consigli regionali, mira a far riprendere l'iter.

Tra parentesi, per parlare ancora degli odontotecnici, nei primi anni 2000 la categoria ha usufruito del servizio del Consorzio 21, una società della Regione. Il servizio prevedeva il conseguimento del sistema di qualità aziendale con procedure, protocolli, piani di fabbricazione e dichiarazioni di conformità finale del prodotto da consegnare al paziente insieme alla fattura a tutela della sua salute e diritti. Ancora, dal 2014 un gruppo di trenta aziende sta portando avanti con Sardegna Ricerche un progetto che terminerà a dicembre 2015 per sperimentare, progettare, utilizzare nuove tecnologie informatiche che prevedono l'utilizzo di uno scanner endorale, di un software per la progettazione e di un fresatore per la costruzione delle protesi.

Questi sono gli odontotecnici alla ricerca di nuove tecnologie, adempienti con le normative europee per la tutela e la salute delle persone. Per questo si impegna la Giunta ad attivarsi tempestivamente nei confronti del Governo e del Parlamento, nonché in Conferenza Stato-Regioni, affinché sia rapidamente ripreso l'esame degli accordi in merito al riconoscimento del profilo professionale dell'odontotecnico.

Vi ringrazio per l'attenzione e vi ringrazio anche a nome della categoria che qui rappresento, come ho già fatto in anni precedenti fuori da quest'Aula. Vi ricordo che dietro questa categoria ci sono delle imprese con i loro problemi. Problemi e difficoltà dovute alla crisi economica, alla difficoltà di accesso al credito, all'alto costo del lavoro, ai debiti contratti con l'erario. Nonostante ciò gli odontotecnici si aggiornano, si innovano e combattano per la loro dignità professionale.

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

ARRU LUIGI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. La Giunta esprime un parere favorevole.

PRESIDENTE. Poiché nessuno dei presentatori ha domandato di replicare, dichiaro chiusa la discussione.

Metto in votazione la risoluzione numero 5. Chi la approva alzi la mano.

(E' approvata)

Convoco la prima e la sesta Commissione. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 09, viene ripresa alle ore 12 e 53.)

Discussione generale del disegno di legge: "Disposizioni urgenti per l'eradicazione della peste suina africana". (149/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione generale del disegno di legge numero 149/A. La seduta del Consiglio terminerà alle ore 14 per riprendere nel pomeriggio. Entro le 15, indipendentemente dalla chiusura della discussione generale, sarà possibile presentare gli emendamenti.

Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare la consigliera Forma, relatrice.

FORMA DANIELA (PD), relatrice. Presidente, la peste suina africana è una malattia altamente contagiosa dei suini domestici e selvatici che ha fatto la sua prima apparizione in Sardegna nel 1978. E' una di quelle malattie del comparto zootecnico che non pregiudica la salute dell'uomo, in quanto non trasmissibile, ma che pregiudica inesorabilmente, per l'incapacità di debellarla, le potenzialità economiche di una intera filiera che rischia di essere totalmente affossata. Per questo motivo possiamo parlare della peste suina africana come di una malattia economica, come di un cancro che mina alle fondamenta le potenzialità di sviluppo economico del nostro agroalimentare e, nello specifico, della filiera relativa alla suinicoltura sarda e alla lavorazione e commercializzazione delle carni suine sarde e dei prodotti derivati.

Infatti in Sardegna tale malattia è divenuta endemica. Dal 1978 a oggi il Centro di sorveglianza epidemiologica dell'Istituto zooprofilattico della Sardegna ha registrato circa 2 mila focolai in tutto il territorio regionale con quattro picchi endemici negli ultimi vent'anni: nel 1992, nel 1995, nel 2004 e nel 2012. La storia della lotta alla peste suina in Sardegna riporta che verso la metà degli anni '90 le azioni di contrasto portarono a un passo dalla sua sconfitta, circoscrivendo la sua presenza a una piccola porzione di territorio e a un numero relativamente limitato di allevamenti bradi clandestini che fino all'ultimo si mostrarono riottosi al rispetto delle buone prassi zootecniche.

Mancò in quel frangente la volontà, la determinazione politica di integrare le risorse sanitarie in campo con la forza pubblica che avrebbe dovuto imporre la determinazione della Regione nel volere sconfiggere la malattia. Correva l'anno 1996 e questa titubanza delle istituzioni fece sì che da lì il virus riprese a espandersi azzerando gli sforzi fatti e decretando il fallimento di un ulteriore piano di eradicazione, l'ennesimo. La peste suina rappresenta quindi un problema complesso e per la sua risoluzione devono essere messe in campo una serie di misure integrate di tipo sanitario e non.

La formula quindi della "Unità di progetto", all'articolo 2 del disegno di legge, con la quale appunto la Giunta ritiene di affrontare il problema, è la dimostrazione dell'acquisita consapevolezza che l'approccio trasversale al problema potrebbe rappresentare l'elemento di svolta e consentire finalmente di raggiungere l'obiettivo di eradicare la malattia. All'interno della "Unità di progetto" sono infatti rappresentate tutte le componenti della pubblica amministrazione che hanno qualche competenza ad agire per contrastare la diffusione della patologia. Finalmente si chiederà agli operatori, ai singoli operatori, di apportare il proprio contributo in relazione alla propria competenza e professionalità; e nessuno avrà più alibi.

Un altro elemento fortemente innovatore è quello che prevede l'accentramento delle funzioni di coordinamento in capo al responsabile della "Unità di progetto", il quale fungerà da referente unico in materia di peste suina nei rapporti con tutte le amministrazioni terze, quindi dal Centro di referenza nazionale, al Ministero, alla Commissione europea. Ma, soprattutto, questo fattore contribuirà alla soluzione di eventuali problemi operativi accorciando notevolmente la catena di comando e facilitando la comunicazione tra il vertice e la base sul territorio: coordinamento quindi di tutte le attività delle strutture dell'amministrazione regionale e dei servizi veterinari di tutte le aziende sanitarie locali. Un altro elemento qualificante del presente disegno di legge riguarda, all'articolo 5, l'attribuzione delle funzioni di direttore del Servizio competente in materia di sanità veterinaria dell'Assessorato della sanità a dirigenti di comprovata esperienza e specifica competenza in materia.

Fino a ora infatti il Servizio di sanità veterinaria è stato affidato a dirigenti regionali che, seppure validissimi, erano privi di specifica preparazione e forse poco conoscevano della realtà che avrebbero dovuto contribuire a governare, con il risultato che troppo spesso la conduzione è avvenuta secondo un criterio meramente burocratico, rifuggendo scelte che avrebbero necessitato di un consapevole coraggio dirigenziale. Riteniamo quindi che mettere mano a questo aspetto contribuirà alla risoluzione del problema che ha impedito che il Centro di coordinamento della sanità pubblica veterinaria regionale e della sicurezza alimentare sia governato da una professionalità appropriata.

Noi oggi con questo disegno di legge stiamo ponendo le basi per decretare la fine della peste suina africana nella nostra Regione. È una sfida che questa Amministrazione regionale ha fatto propria e che non può perdere. Siamo stati definiti "la macchia nera dell'Europa" perché siamo l'unica Regione che da 36 anni continua a far parlare di sé per una pestilenza che è stata debellata quasi dappertutto anche se negli ultimi anni sta causando grande preoccupazione la sua diffusione nell'Est Europa.

Lo voglio ricordare, la peste suina africana è una malattia che ha causato il fallimento di tanti operatori del nostro settore agroalimentare, ha causato la decimazione della suinicoltura sarda, che avrà necessità di un forte sostegno per poter ripartire, ha causato l'impossibilità di crescita commerciale e aziendale di tantissimi salumifici sardi, ha impedito a una delle maggiori vocazioni produttive del nostro tessuto economico di crescere e di portare benessere diffuso alla nostra economia in quanto a produzione e a posti di lavoro.

Questa sfida, caro Assessore, la dobbiamo vincere, altrimenti con noi perderebbe l'intera Sardegna e questo non ce lo possiamo permettere.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lorenzo Cozzolino. Ne ha facoltà.

Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

COZZOLINO LORENZO (PD). Il provvedimento oggi all'esame dell'Aula riveste un carattere di primaria importanza per le implicazioni che comporta sotto il profilo della salute e del benessere animale, ma anche per gli aspetti di carattere alimentare e, non ultimi, di carattere economico.

Devo subito dire in apertura del mio intervento, e voglio sottolinearlo con la dovuta rilevanza, che oggi possiamo affermare che, anche grazie alle esperienze acquisite nel passato, la nostra Regione si sta muovendo in un'ottica che sembra aprire molte speranze alla possibilità di eradicare finalmente questa malattia della nostra Isola. Mi riferisco al fatto che nelle linee prioritarie di intervento, la PSA non è più considerata solo come un'emergenza di carattere sanitario, in questa nuova visione essa assume una dimensione sociale più ampia attraverso il coinvolgimento diretto degli allevatori, delle comunità e degli enti locali in una visione olistica del fenomeno (fenomeno che ha assunto una caratteristica endemica) che conferisce maggiori garanzie di successo nella lotta al contrasto di questa patologia.

Questa visione è definita nel testo degli articoli 3 e 4 "Competenze dell'Unità di progetto e poteri del responsabile dell'Unità di progetto", articoli che danno consequenzialità alla deliberazione del novembre scorso in materia di disposizioni urgenti per l'eradicazione della peste suina introducendo questo elemento qualificativo e innovativo di porre, come improcrastinabile, l'impegno sinergico fra tutti i possibili attori interessati più o meno direttamente. Si tratta di introdurre un concetto che reca in sé una mutata visione culturale, una visione che tende a sconfiggere l'imperante ignoranza che spesso ha finito, più o meno consapevolmente, per favorire la radicazione della PSA nell'isola e impedito l'utilità degli interventi sanitari.

Per anni la peste suina si è nutrita di questa ignoranza, che tendeva da un lato a sottovalutare la portata di una patologia che, per la sua natura di facile trasmissione e vastità di paesi toccati dal fenomeno, ha assunto una portata di rilievo mondiale, dall'altro a non considerarla così invasiva e pericolosa per via della non trasmissibilità all'uomo. E così nel tempo abbiamo assistito a diversi interventi che, anche se efficaci, perdevano la loro potenzialità per la mancanza di un'azione di coinvolgimento attivo di tutti i soggetti istituzionali o meno interessati. E se le terapie e i protocolli medici adottati erano rispondenti all'esigenza di abbattere la patologia, la loro efficacia si perdeva per la mancanza di un'azione corale che si muovesse cioè all'interno di un quadro unitario di interventi e non si limitasse alla sfera sanitaria.

Si sono create in tal modo sacche come il fenomeno incontrollato del brado nei terreni forestali e di uso civico, dove la peste suina si è autoalimentata con punte di recrudescenza cicliche. Ciò ha comportato un danno economico incommensurabile che ha offuscato un'immagine della nostra isola e della sua filiera produttiva nel settore alimentare. Ecco perché è necessario attivare tutte le misure idonee a favorire un interscambio e la collaborazione fra i diversi istituti europei e nazionali interessati alla prevenzione e al contrasto del fenomeno. La stessa Unione Europea non a caso ha posto l'eradicazione della peste suina africana come una priorità emergenziale per impedire che questa patologia possa comportare contraccolpi negativi alle potenzialità di acquisizione di nuovi mercati di consumo alimentare da parte dei paesi membri.

Nel concludere, oltre a dichiarare la mia soddisfazione per il provvedimento proposto dalla Giunta mi complimento con l'Assessore competente della Sanità, in primis, con i componenti della Giunta e della Commissione sanità del Consiglio regionale, oltreché con l'onorevole Forma, che hanno fattivamente contribuito al processo di realizzazione di questo strumento legislativo di lotta alla PSA che credo possa rivelarsi efficace e rispondente alle esigenze.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Edoardo Tocco. Ne ha facoltà.

TOCCO EDOARDO (FI). Presidente, io auspico che questo provvedimento possa finalmente mettere fine a tutte le peripezie dei nostri operatori economici di questo comparto. Io credo che questo sia un provvedimento, dibattuto ampiamente anche ieri in Commissione alla presenza dell'Assessore, che interessi tutti. Il problema maggiore è ovviamente dato dalla situazione economica che ha creato una condizione piuttosto deficitaria.

Quello che vogliamo mettere in evidenza è stato chiaramente trattato anche prima dai colleghi di maggioranza: il divieto assoluto della movimentazione dei suini all'interno delle zone di protezione e sorveglianza ha chiaramente inibito per tanti anni le attività commerciali delle aziende suinicole, anche quelle che pur essendo regolari però non sono riuscite a portare avanti il loro programma economico. A mio avviso un provvedimento di questo tipo probabilmente è arrivato in ritardo, ahimè, mentre si doveva portare avanti molto tempo prima.

Io ritengo anche che almeno fino a oggi qualsiasi operatore suinicolo, piccolo o grande che possa essere, non abbia più speranza, voglia e volontà di investire su questo comparto. Perché chiaramente gli operatori hanno lo spettro di trovarsi davanti queste limitazioni commerciali, connesse appunto alle misure di contrasto alla diffusione di questa malattia endemica. Il sistema di controllo istituzionale si è dimostrato incapace in tutto questo tempo di gestire questo tipo di emergenza cogliendo invece l'occasione per strumentalizzare e speculare sulla straordinarietà di questo momento.

I ritardi nell'adozione di queste misure, che poi dovevano tramutarsi in azioni definitive, nonostante i richiami fatti in tanti anni al Ministero, alla stessa Regione chiaramente hanno portato allo sconquasso di questo comparto. Ora, al di là di tutto, io credo che il momento sia importantissimo perché si può riattivare definitivamente un comparto che per la Sardegna è importante, che è l'immagine della Sardegna, perché stiamo parlando di prodotti che rappresentano le origini della Sardegna, degli allevamenti, e credo che sia il momento appunto di trovare una soluzione a queste azioni. Quindi, Assessore, ritengo che lei e la sua Giunta abbiate in questo momento in mano la partita, una partita importante da gestire sia a livello regionale sia a livello nazionale, ma soprattutto a livello europeo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.

CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, colleghi, Assessore, oggi in Aula con estrema urgenza, come oramai è abitudine di questo Consiglio regionale, discutiamo di "Disposizioni urgenti per l'eradicazione della peste suina africana". Assessore, nel corso di una audizione della Commissione agricoltura lei ci disse che aveva in mente un percorso per risolvere definitivamente il problema della peste suina, grazie anche all'utilizzo di suggerimenti importanti di un noto esperto spagnolo, così da dare una risposta a una malattia endemica che oramai da troppi anni, come ha ricordato la collega Forma, dal 1978, continua a creare difficoltà economiche a tutto il territorio regionale.

Se fino a oggi non abbiamo risolto il problema della peste suina africana in Sardegna la responsabilità è chiaramente di chi c'era prima, di tutti indistintamente senza togliere niente a nessuno. Però, Assessore, mi sorge un dubbio; dando per scontato che noi comunque saremo qui disponibili a dare una mano per portare avanti il disegno e la programmazione che negli anni precedenti è comunque stata attuata per risolvere definitivamente questo problema, e prendendo anche atto del disegno di legge che la Giunta oggi propone a quest'Aula parlamentare per la sua approvazione, devo dire che all'interno però del disegno di legge non esiste un percorso chiaro che possa definire esattamente quale sarà la reale soluzione e quindi la possibilità di debellare definitivamente la peste suina.

Faccio queste considerazioni perché condivido l'idea di istituire una "Unità di progetto", che prima non si chiamava in questo modo, non era istituzionalizzata, ma il generale Murgia ne faceva parte ed era lui il commissario delegato dalla Regione Sardegna per seguire e proporre esattamente lo stesso programma che è all'interno della "Unità di Progetto" che si sta oggi istituendo. Quindi, nel confermare ancora una volta la certezza del voler proseguire in nelle attività svolte negli anni precedenti, non posso che condividere "l'Unità di progetto, ma come Gruppo di Forza Italia avremmo però necessità di capire qual è realmente l'idea progettuale che si vuole mettere in campo per risolvere definitivamente il problema.

Il relatore (devo dire anche i colleghi che mi hanno preceduto) infatti ha sottolineato due aspetti fondamentali che possono essere ricondotti a eventuali responsabilità pregresse; responsabilità cioè di coloro che non hanno attivato tutte le azioni per debellare definitivamente questa patologia. Concretamente mi riferisco a una determinazione della Regione che fino a oggi non c'è stata, e questo ci preoccupa davvero tanto; e poi alla possibilità di inserire all'interno di questo progetto gli stessi operatori che dovranno dare un contributo per definire e risolvere una volta per tutte questo problema.

L'accusa a me ben chiara era legata al servizio che ha gestito il controllo e l'emergenza in senso generale della peste suina, cioè legata a quei validissimi funzionari, dirigenti che però erano privi di professionalità e di preparazione; questo significa che chi fino a oggi ha seguito e gestito il problema non ha dato risposte importanti, questa è un'accusa chiara, noi ne prendiamo atto, cercheremo di capire però, nel proseguo, chi farà parte di questa "Unità di progetto" e chi saranno i soggetti che poi invece dovranno cancellare completamente l'esperienza del passato per costruire qualcosa di nuovo.

In generale pertanto noi siamo sicuramente favorevoli al proseguo, quindi anche all'eventuale approvazione del disegno di legge, però con un dubbio fondamentale che è quello di capire realmente quali sono le fasi progettuali successive alla costituzione di una "Unità di progetto"; "Unità di progetto" che non è altro che un nuovo servizio all'interno della Regione che farà capo però alla Presidenza e non direttamente all'Assessorato regionale della sanità e a quello dell'agricoltura.

Mi dispiace da questo punto di vista che, a prescindere dalla giustificazione dell'Assessore oggi presente, la parte dell'agricoltura, nella predisposizione di questo disegno di legge, non sia stata coinvolta; mi dispiace perché negli anni precedenti Assessorato regionale della sanità e Assessorato regionale dell'agricoltura hanno lavorato in modo assiduo e importante e so per certo che all'interno dell'Assessorato non hanno apprezzato un non coinvolgimento dell'Assessorato stesso.

Concludendo il ragionamento dico che noi siamo sicuramente disponibili con una certezza: non sarà in questi prossimi mesi e nei prossimi anni, che si definirà il problema attraverso una semplice "Unità di progetto", ma occorrerà realmente capire quali sono le progettualità che si vogliono mettere in campo e quale sarà il reale percorso per debellare, una volta per tutte, la peste suina africana in Sardegna.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.

FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, eviterò di ripetermi rispetto ai discorsi di carattere generale fatti sull'esigenza di attuare urgentemente queste misure previste dal disegno di legge per l'eradicazione definitiva della peste suina in Sardegna, anche perché chi mi ha preceduto ha ben illustrato questi aspetti per cui mi rifaccio a quanto testè espresso. Vorrei invece concentrarmi su un aspetto che a mio avviso potrebbe essere stato trascurato, mi auguro che l'Assessore mi smentisca in questa mia esposizione.

È chiaro che per avere un quadro dettagliato per poter incidere sull'indicazione della peste suina in Sardegna è di fondamentale importanza il monitoraggio della presenza nel territorio della epizoozia in questione; un contributo sostanziale al monitoraggio è stato svolto negli anni, in modo eccezionalmente proficuo, dalle compagnie di caccia grossa le quali si sono prestate gratuitamente, ribadisco, gratuitamente, a fare i prelievi dei tessuti, a consegnarli ai laboratori, e a far sì che il Servizio sanitario fosse al corrente e a perfetta conoscenza dello stato di fatto della diffusione della peste suina in Sardegna.

Io ritengo che questa collaborazione non solo debba continuare ma debba essere ampiamente incrementata facendo sì che questi operatori, che sono i cacciatori, che prestano la loro opera per il bene della Sardegna in modo volontario e gratuito (parliamo di 36 mila persone in tutta la Sardegna, una risorsa a mio avviso straordinaria che merita solamente di essere valorizzata), si impegnino ancora più responsabilmente, non solo nella gestione del monitoraggio ma anche nel trattamento per esempio delle carcasse; quindi ci sarà necessità di fare anche dei corsi di formazione specifici su come operare nuovamente sul monitoraggio, su come trattare il selvatico, su come comportarsi per evitare i contagi.

Io ritengo che oggi il mondo venatorio, con 36 mila operatori, sia una straordinaria risorsa per la Sardegna da utilizzare nel monitoraggio della peste suina ma anche nel governo del territorio perchè non aspetta altro che essere coinvolto fattivamente; quindi riusciamo in questo modo a trasformare una categoria spesso vituperata da chi non capisce e non conosce il ruolo che questa svolge nel territorio per la gestione e la tutela dell'ambiente; avremo un esercito di persone che si impegna e dà una mano alla Regione e al popolo sardo nell'eradicazione di epizoozie che coinvolgono non solo i selvatici ma tutto il nostro patrimonio zootecnico.

Quindi mi auguro che nella discussione del piano di attuazione, e chiedo conforto su questo all'Assessore, sia ben specificato il riconoscimento del ruolo importante che i cacciatori svolgono oggi e svolgeranno nei prossimi anni nel monitoraggio e nella definitiva eradicazione della peste suina in Sardegna.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO LUIGI (PD). Presidente, la collega che ha illustrato la relazione al disegno di legge ha parlato di una malattia "economica", cogliendo un aspetto importante della questione relativa alla presenza in Sardegna della peste suina africana. Una malattia è di per sé principalmente una questione sanitaria, però va a mio parere rimarcato il fatto che l'onorevole Forma abbia sentito il dovere di precisare questo aspetto, perché questa malattia incide in maniera pesantissima sul futuro e sul presente dell'economia agricola isolana e non solo sull'economia agricola.

Rilanciare il comparto della suino-coltura in Sardegna significa anche dare prospettive a un pezzo importante dell'agroalimentare, dell'artigianato, eccetera. Questa malattia ha origini purtroppo troppo lontane, si parla degli ultimi anni '70, con tanti tentativi di eradicazione, di lotta con alti e bassi, e però con il risultato incontrovertibile che fino a oggi non è stato raggiunto l'unico obiettivo che andava inseguito: la eradicazione della peste suina africana dall'isola. Finché questo non accadrà tutto quello che si farà, così come tutto quello che è stato già fatto negli anni passati, sarà inutile.

È meritorio, come più di un tecnico veterinario mi dice, il fatto che in Sardegna una cosa seria comunque è stata fatta, un risultato è stato conseguito: la peste suina africana non è mai uscita dalla Sardegna, questo è il risultato! È vero, ci siamo tenuti la malattia e ne abbiamo pagato, esclusivamente noi, le conseguenze; questo è un grande merito ma è assolutamente insufficiente rispetto al compito che abbiamo di avviare un processo che porti alla eradicazione della peste suina africana.

Io credo che questa maggioranza, questo Consiglio, questa Giunta debbano porsi l'obiettivo di conseguire questo risultato entro questo mandato e, probabilmente, se riuscissimo a conseguirlo con qualche anno di anticipo sarebbe anche possibile, per chi fa politica in questo mandato amministrativo, vedere i risultati positivi che potranno derivarne. Serve un nuovo inizio, un nuovo approccio; io sono assolutamente d'accordo con l'impostazione che è stata data dagli Assessori della sanità, dell'agricoltura e dell'ambiente nel costruire questo percorso.

È stata prevista una unità di missione all'interno della quale, oltre i tecnici di valore, sono comunque coinvolte le principali figure, a partire dalla Presidenza della Giunta regionale fino ai tre Assessorati che ho nominato prima, che sono direttamente responsabili. Questo disegno di legge ha un'importanza politica enorme perchè se un Presidente della Regione potesse dire di annoverare tra gli obiettivi conseguiti anche la sola eradicazione della peste suina africana dall'isola, potrebbe presentarsi sempre e comunque a testa alta, in futuro; anche se non avesse fatto nessun'altra cosa importantissima, questa giustificherebbe un intero mandato politico.

L'importanza economica della cosa è sotto gli occhi di tutti: noi stiamo rischiando di creare problemi al resto dell'Italia e al resto dell'Europa, e l'Europa non fa che ricordarcelo tutti i santi giorni, e il Ministero non fa altro che ricordarcelo tutti i santi giorni. Non che loro siano immuni da responsabilità, però di fatto noi siamo i responsabili di questa situazione, ce ne dobbiamo fare carico e dobbiamo essere consapevoli che, per conseguire questo obiettivo della eradicazione, serve molto rigore, serve molta serietà nell'operare, serve coinvolgimento e partecipazione degli operatori economici innanzitutto, ma anche dei sindaci delle comunità locali che hanno un ruolo particolare da svolgere.

Da parte degli operatori serve consapevolezza della importanza della partita che ci stiamo accingendo a giocare; e non mi sto riferendo a quegli operatori che, pur essendo i principali responsabili secondo me di questa situazione, sono anche quelli che incidono meno sull'economia del comparto. Sono infatti gli allevatori clandestini, quelli che allevano 5, 10, 15 scrofe o anche meno, e le allevano di nascosto, le allevano nella condizione di allevamento peggiore, il pascolo brado, assolutamente illegale; allevatori che non incidono positivamente sull'economia, ma condizionano pesantemente tutte quelle imprese che invece si ostinano, giustamente, a restare operative in questo settore, dove operare è difficilissimo.

I risultati, frutto di anni di investimenti e di lavoro serio, spesso vengono compromessi da un qualche disgraziato che si è fatto scoppiare il focolaio a 50 metri o a un chilometro di distanza, compromettendo il lavoro serio di tantissime persone che hanno fatto di tutto perché questo non accadesse, ma non possono fare ciò che deve essere fatto da chi sta fuori dalle loro aziende.

È stato detto che non c'è una collaborazione tra Assessorato della sanità e Assessorato dell'agricoltura, io che ho seguito queste vicende anche nello scorso mandato, credo di intravedere un coinvolgimento parallelo dei due Assessorati, e anche di quello dell'ambiente, come non avevo visto in altre occasioni. Non m'interessa ricercare di chi sono le responsabilità di trent'anni di gestione, tutti abbiamo gestito politicamente questa partita e se c'è ancora la peste suina significa che gli errori li hanno fatti tutti, il tempo per debellarla l'hanno avuto tutti. Tutti hanno avuto a disposizione un mandato di cinque anni per poter fare tutto quello che serviva, se non ci sono riusciti vuol dire che non si è operato bene.

Serve, dicevo prima, un nuovo inizio, serve un piano complessivo che io spero venga messo anche a conoscenza delle Commissioni interessate, tra cui la Commissione sanità che ha approvato questo disegno di legge; ma io mi permetto di richiamare l'attenzione sul fatto che serve non solo un piano di eradicazione della peste suina, ma anche un piano che faccia intravedere uno sviluppo economico del settore e venga messo a disposizione della Commissione attività produttive.

Servono tappe chiare e definite, servono tempi stringenti. I problemi principali li conoscono tutti e sono il pascolo brado, l'allevamento clandestino, sono tecniche di allevamento molte delle quali ormai non possono essere più seguite e tenute in piedi in Sardegna, vista la situazione che stiamo vivendo, quindi oltre che inventarsi un piano di eradicazione, serve un piano di sviluppo del comparto. Bisogna dimenticare per un po' di tempo la possibilità del pascolo brado, se vogliamo, tra qualche anno, poter praticare anche quel tipo di allevamento, con criteri ben definiti, con tecniche di allevamento che non siano confuse, ma siano certe e con la consapevolezza che in Sardegna, chi vuole allevare suini, non può farlo a modo suo.

Noi, in Sardegna, abbiamo una storia importante in questo settore; chi come me viene dalle zone interne sa quale importanza aveva la suinicoltura negli anni '50 e '60, sa qual è stato il colpo che l'economia di quei luoghi ha ricevuto dall'insorgere di questa malattia, però la storia di quegli anni, con quelle tecniche e con quelle modalità, non è più ripetibile. Di questo dobbiamo essere consapevoli e dobbiamo anche essere consapevoli che abbiamo un presente che non può essere perpetuato, noi questo presente lo dobbiamo cancellare. Però se vogliamo cancellarlo in prospettiva dobbiamo saperci inventare un futuro, dobbiamo saperlo perseguire e utilizzare al massimo…

PRESIDENTE. Onorevole Lotto, il tempo a sua disposizione è terminato. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, credo di non poter fare altro che aggiungermi al coro a favore dell'approvazione di questo articolato. Io mi auguro e spero che nessuno, caro Lotto, si mostri trionfante con medaglie sul bavero perché nel corso di almeno 35 anni abbiamo visto passare Giunte di ogni colore senza che si risolvesse il problema. Io sarei felice se si iniziasse, seriamente, a combattere questo male che ha fatto veramente dei danni eccezionali al sistema produttivo, commerciale e alla immagine della Sardegna.

Non è un problema di poco conto, l'immagine della Sardegna è tinta di nero per quel che riguarda questo tipo di epizoozia. Ma in altre circostanze, più avanti nel tempo, vorrei ci ricordassimo che ci sono diverse situazioni di negatività, dalla blue tongue alla tigre che azzanna ogni tanto, per lo più nell'oristanese, arrecando danni ai cavalli, alla Totus Absoluta che mi pare abbia falcidiato pomodori e patate abbondantemente. Purtroppo, la nostra regione è un'isola, di conseguenza si trova in una condizione di pericolosità costante, per i suoi endemismi e per le sue peculiarità; non capisco quindi perchè non si esamini, Presidente del Consiglio, una proposta di legge che norma queste problematiche nonostante sia stata posta in programmazione.

Vorrei, a questo punto, che fosse cancellato il nome del presentatore e venissero inseriti altri nomi del centrosinistra, non mi interessa, a me interessa risolvere i problemi della Sardegna. E i problemi della Sardegna richiedono di tutelare la nostra insularità e la nostra peculiarità e il fatto che i nostri endemismi in tutti i sensi possono essere toccati, abrasi, se non addirittura distrutti da tante cose che vengono portate nell'isola.

Io dico che si può importare tranquillamente, poi succede che qualche faccendiere, se non delinquente, perché merita questa definizione, lascia liberi questi roditori che servivano per fare le pellicce e che oggi stanno distruggendo gli alvei dei fiumi, addirittura stanno intaccando tutte le realtà presenti nelle zone umide, fatevene carico ancora una volta! È una situazione pericolosissima perché si inizia con la fauna dei fiumi e quella degli stagni, perché quello sta avvenendo, e si distrugge anche il sistema di contenimento dei fiumi perché questi roditori costruiscono delle grosse tane veramente profonde che incidono fortemente sulla struttura delle rive dei fiumi. Attenzione, lo sto dichiarando oggi.

Allora pensiamo con attenzione a tutto quello che viene importato in Sardegna; stiamo attenti a mettere controlli seri, non quelli fittizi fatti da chi è finito anche in galera per aver consentito dei traffici di porcherie animali. Noi diciamo che c'è un punto in quel di Olbia che però non controlla la Sardegna, non controlla l'arrivo in Sardegna di cavalli, di mucche, di pecore e di agnelli che magari provengono da altre parti però, poiché sono macellati in Sardegna, passano per essere produzione isolana.

Il 60 per cento degli agnelli che si mangia in Sardegna durante l'anno non sono sardi, non vorrei che qualcuno si dimenticasse di questi dati. E in più insieme all'importazione di carni non permesse, è possibile che si diffondano infezioni senza un controllo. Io non credo che ci sia bisogno di una quarantena, c'è la necessità di fare un controllo magari a campione e sono sicuro che se c'è gente intelligente, capace di poter dare una risposta positiva alle emergenze che arrivano, noi potremo incominciare a far paura a chi vuole sfruttare in maniera "calunniesca" il fatto che le modifiche delle condizioni di salubrità, a causa dei movimenti di animali, prima o poi possano intaccare l'uomo, cosa che fino a oggi non si è verificata. Ma è stata fortuna, è stata fortuna!

Ma che cosa ne sappiamo noi di quali batteri, virus e altri accidenti passano attraverso gli animali vivi, che cosa ne sappiamo noi se attraverso le catene che introducono derrate alimentari di diverso tipo non passino altre porcherie che rompono la catena di produzione isolana danneggiando i produttori (è il caso della peste suina africana), danneggiando il sistema commerciale, danneggiando nell'insieme la stessa Sardegna?

Quindi ci vuole attenzione e capacità di capire che probabilmente tutti i danari spesi, e sono centinaia di milioni di euro, per tanti anni per debellare questa malattia, e quella della blue tongue, si sarebbero potuti utilizzare al meglio se avessimo un controllo più efficiente ed efficace nei porti e negli aeroporti di ingresso nella nostra Isola. Lo ribadisco perché è un concetto che tarda a entrare nella mente di chi è stato abituato a fare una legge quasi tutti gli anni per rimborsare i proprietari delle pecore distrutte dalla blue tongue. Ma avete verificato esattamente quanto è costato tutto ciò alla Regione autonoma della Sardegna?

Abbiamo quindi responsabilità e colpe, ecco l'etica e la morale, che io non finirò mai più di tacere, e c'è la necessità di averlo presente nell'animo e nella mente così che ciascun consigliere faccia il proprio dovere rispetto alle cose importanti senza che si ritardi perché una fazione, un partito, un singolo possa lucrare su certe situazioni.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gavino Sale. Ne ha facoltà.

SALE GAVINO (Gruppo Misto). Presidente, buongiorno carissimi colleghi, noi abbiamo memoria della malaria, insieme alla malaria tutti ci ricordiamo il DDT e gli americani. Vorrei che ci ricordassero per aver debellato in questa legislatura la peste suina africana, dopo quarant'anni. Ma questo discorso rientra anche in un ragionamento più ampio intorno al concetto di sovranità alimentare. A oggi tutti i salumifici della Sardegna riescono a coprire con alcune migliaia di addetti il 15 per cento del fabbisogno interno, immaginate che il raddoppio di questa percentuale produrrebbe una fabbrica più grande della SARAS.

Credo sia arrivato il tempo di cambiare filosofia e cioè di non premiare più la disgrazia e il danno ma di premiare la produzione. Credo che in questi quarant'anni molti abbiano lucrato su queste centinaia e centinaia di milioni in termini politici e in termini di soldi e credo che la soluzione di questo Consiglio di aver così strutturato un'unità di intervento composta da vari Assessorati sia la soluzione migliore. È chiaro che abbiamo una grandissima necessità di comunicazione e di coinvolgimento di tutti i settori interessati al tema, attraverso una grandissima campagna di informazione dobbiamo dire dove noi vogliamo andare a parare. Questo è fondamentale per far capire che una esigua minoranza non può danneggiare delle maggioranze che vogliono veramente investire in quel settore ma sono impossibilitate.

Quest'anno 400 aziende con a capo giovani sotto i 40 e, i 30 anni hanno investito in campagna. E il settore suinicolo, con pochissimi investimenti, con un investimento veramente irrisorio, ha la capacità di garantire un salario minimo intorno ai 1500 euro al mese. Io penso che quelle centinaia di milioni investiti in quel settore avrebbero prodotto decine di migliaia di posti di lavoro. Penso pertanto che saremo molto attenti anche perché ci sarà una fase interessante e critica per cui da questo momento alla eradicazione della malattia non potremo più lavorare approssimativamente.

L'esempio concreto: tre maiali morti, il compasso di 10 chilometri e aziende produttrici devastate per tre animali morti. Bisogna creare un corridoio o amministrare quel momento di transizione anche con la malattia presente in modo che tutti gli allevamenti certificati possano tranquillamente e serenamente lavorare, senza questa logica che di logico non ha niente. Penso che siamo sulla strada buona e tutti noi dovremmo controllare, seguire, e spero accoratamente che tutti quelli che hanno partecipato al fallimento dell'eradicazione non siano presenti nell'unità di crisi.

Penso ancora, e sono molto ottimista, che questo sia un settore in grande espansione, anche perché stiamo cadendo nel ridicolo, in quanto, essendo il maialetto uno dei piatti tipici e riconosciuti anche in Italia, continuiamo a importare materiale primario dai mercati esteri. All'interno del concetto di sovranità alimentare, questo settore occupa uno spazio rilevante, e credo ancora che il settore della caccia possa influire molto. In questo modo faghimus infogare i cacciatori, riduciamo il vettore principale, avremo consensi in questa direzione e credo che i suggerimenti che sono arrivati dall'Aula debbano essere presi, con grande modestia e semplicità, in considerazione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.

ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Presidente, Il mio amico Antioco Murru, il pioniere dei salumifici in Sardegna, solitamente descrive la peste suina non come peste suina ma come peste politica, individuando nella mancata assunzione di responsabilità da parte della classe dirigente il problema principale relativamente a questa annosa questione. Stamattina, abbiamo in discussione un disegno di legge importante, che attraverso il nuovo strumento della "Unità di progetto" cerca di dare una gestione unitaria da parte della Regione relativamente a questa problematica. È una soluzione innovativa che non era mai stata praticata finora, perché la gestione commissariale del Generale era una cosa utile in quel momento, ma era un'altra cosa, qui invece stiamo parlando di una gestione anche amministrativa dei procedimenti.

Partiamo quindi dai procedimenti e dall'organizzare la squadra per cercare di trovare la soluzione. La questione è una questione economica, chioso, perché me lo posso permettere per amicizia e stima con i colleghi Lotto e Forma, i loro interventi per dire che effettivamente è un problema economico e come tale va affrontato, con risvolti sanitari e con risvolti sociali. Tutta questa attività che noi abbiamo in mente attraverso la legge e attraverso il piano di eradicazione avrà successo solo ed esclusivamente se noi saremo capaci di parlare nei territori, coinvolgendo quindi gli allevatori, il mondo dei produttori, ma anche e soprattutto gli enti locali, perché passa molto dal coinvolgimento degli enti locali. Ognuno deve assumersi il pezzo di responsabilità che gli compete, altrimenti non troveremo nessuna soluzione concreta. E questa soluzione ci serve trovarla perché questo è un pezzo di economia rurale.

Abbiamo da poco approvato il Piano regionale di sviluppo, e il Piano regionale di sviluppo diceva in diverse schede che noi, la nostra maggioranza, puntiamo sull' agroalimentare, puntiamo sul settore primario e puntiamo sul settore primario per una semplice constatazione, che cresce la popolazione mondiale e contestualmente crescono la necessità e il fabbisogno alimentare, e gli alimenti no si faghene né con la chimica né con la biochimica; nascono in campagna, dal settore primario.

Peraltro, questo settore della suinicoltura è un aspetto importante del nostro modo di fare agricoltura e pastorizia, e rappresenta quello che i più istruiti di noi nel settore chiamano "multifunzionalità di gamma", e cioè la possibilità di avere all'interno di aziende monocolturali, o principalmente monocolturali, stiamo parlando di pecore naturalmente, l'attività collaterale della suinicoltura che garantisce un reddito aggiunto, una multifunzionalità vera, reale e che produce reddito.

Per fare tutto questo, in legge l'idea di portarla sul territorio, di fare dissuasione morale verso coloro che non vogliono operare, l'idea di strutturare una misura di benessere animale per incentivare l'allevamento dei suini con attività di benessere animale, ma serve anche cambiare qualche giocatore, perché nell'Unità di progetto noi non possiamo coinvolgere quei giocatori che a porta vuota hanno sbagliato per diversi anni. Prendiamo atto che non sono adatti a tirare e a segnare il goal e cerchiamo di individuare delle nuove leve, dei veterinari che ci sono sul territorio che possono essere utili al "regista" professor Vizcaino, al regista che sarà individuato nell'Unità di progetto e a tutti questi soggetti.

Dico questo non in senso punitivo, ma per cercare di sollecitare quell'assunzione di responsabilità che è politica e anche gestionale, e per dire anche che il cuore della legge secondo me non è tanto, nello specifico, l'Unità di progetto, ma l'articolo 5, se non ricordo male che prevede la possibilità finalmente di decidere chi deve fare il dirigente del settore veterinario nell'Assessorato: persone che effettivamente conoscono la campagna, persone che ci vivono e hanno le competenze, perché sino a oggi noi abbiamo fatto amministrare questo settore, che è cruciale, a persone che non avevano le competenze per poterlo fare, questa è la realtà.

Quindi, io segnerei in rosso l'articolo 5 e cercherei di costruire un'Unità di progetto effettivamente efficiente e che dia risposte concrete. È un primo passo, non abbiamo fatto ancora niente, io per scaramanzia - sono di Ollolai, la capitale della scaramanzia - non avrei scritto "eradicazione" della peste suina, ma avrei scritto "contrasto", per scaramanzia appunto. Speriamo di poter raccontare di averla ridotta ai minimi termini e iniziamo a dire che la peste suina non esiste, perché effettivamente, come diceva il collega Sale, riguarda poche sacche territoriali, non riguarda tutto il territorio della Sardegna, non riguarda tutta la Barbagia, non riguarda tutta l'Ogliastra. Sono pochi quelli che stanno sbagliando, e quelli dobbiamo convincerli non col mitra, ma parlandoci.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

ARRU LUIGI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Presidente, io penso che stiamo vivendo una pagina importante, non della Giunta ma della Sardegna. Abbiamo una data importante che ci aspetta, che è quella dell'EXPO 2015, per cui abbiamo tutta l'attenzione dell'Europa, dello Stato, della nazione italiana. Quindi è un passaggio veramente fondamentale per noi. Penso che non sia importante andare avanti con la testa rivolta al passato, non è importante guardare le responsabilità, forse le responsabilità sono di tutti e quindi dobbiamo cercare di agire per risolvere un problema che, come è stato sottolineato, è prima di tutto economico, è un problema sanitario con risvolti economici fondamentali perché ha impedito lo sviluppo di una parte fondamentale della nostra tradizione, della nostra cultura e della nostra economia.

Per cui il presidente Pigliaru e io, con questo disegno di legge, che è frutto dell'azione concertata di tre Assessorati e con il sigillo fondamentale del Presidente della Giunta, vogliamo dare un segno. Anche io, come l'onorevole Lotto, penso che questa azione volta a cercare di debellare, di eradicare la peste suina rappresenti una delle scommesse fondamentali di questa Giunta, ma sottolineo, non per rinunciare alla responsabilità di questo passaggio, che è fondamentale l'azione concertata della politica sarda e di tutti i sardi di buona volontà.

Noi abbiamo la possibilità di recuperare la credibilità con questo disegno di legge, non perché in passato non ci fossero figure autorevoli, le competenze professionali dei servizi veterinari, la funzione degli allevatori, ma perché è arrivato il momento di mettersi tutti assieme per cercare di sollevare la testa, di recuperare la credibilità della Sardegna nei confronti dello Stato, nei confronti della Comunità europea. Con questo disegno di legge che, ripeto, è il frutto di un'azione concertata degli Assessorati della sanità, dell'agricoltura e dell'ambiente, vogliamo cercare di portare avanti l'azione coordinata e sinergica per cercare di debellare una malattia, una malattia importante, estremamente contagiosa come la peste suina africana.

E l'abbiamo voluto prima di tutto dando un segnale politico della volontà della Giunta perchè abbiamo cercato di confrontarci, di aprirci sia alle migliori esperienze europee coinvolgendo delle autorità in questo campo come il professor Vizcaino e l'Università di Madrid, ma allo stesso tempo coinvolgendo anche un autorevole collega sardo, che lavora nella Comunità europea, che è il dottor Alberto Laddomada, vogliamo infatti, nel rispetto dei ruoli, recuperare il dialogo, la credibilità nei confronti dell'Europa.

Io penso che il tempo sia scaduto, ma scaduto prima di tutto per un problema morale; dobbiamo recuperare la nostra autorevolezza. Non possiamo permettere che altre autorità si sostituiscano ai nostri poteri, per cui abbiamo tutte le motivazioni per andare avanti decisi ma, allo stesso tempo, come ha detto l'onorevole Sale, avendo la capacità di dialogare. Vorrei precisare, a titolo di incoraggiamento, che se noi stiamo combattendo la peste suina da 35 anni, la stessa Spagna ha sconfitto questa malattia dopo trent'anni, dopo che ha deciso di unire tutte le forze in campo.

Noi lo dobbiamo fare determinati come Consiglio e come politica, la Giunta sarà la parte avanzata, ma dobbiamo andare avanti tutti assieme: politica, professionisti, allevatori e cittadini, perché in questo modo possiamo far sollevare l'indice della nostra economia disastrata, dare un segnale di speranza. Comunicazione: la comunicazione è fondamentale e, checché se ne dica, non è mai stata fatta. Io ho provato a esaminare ciò che è stato fatto in passato, mi sono confrontato anche aspramente con il Ministero, perché una cosa è la comunicazione, parlare con le comunità, però molto probabilmente l'abbiamo fatto con la lingua sbagliata.

Due settimane fa ho seguito un Master di comunicazione sanitaria a Pisa, in Toscana, e il coordinatore, al quale avevo posto il problema di come approcciare il tema della peste suina, mi ha detto: "Attenzione, voi siete persone che avete un vocabolario di 100 mila, 120 mila vocaboli, e vi dovete rivolgere a persone che hanno 7 mila, 8 mila vocaboli in italiano, e parlano un'altra lingua, il sardo, dovete rivolgervi loro parlando in sardo", e lo diceva un toscano, quindi non sto facendo una captatio benevolentiae nei confronti di chicchessia delle nostre comunità, ma dobbiamo avere la capacità di fare mediazione culturale.

Non penso che quello che è avvenuto in questi trent'anni sia solo frutto di illegalità, è frutto di una tradizione che si è propagata e diffusa nel tempo; dobbiamo avere la capacità di andare a parlare per spiegare che è una malattia infettiva contagiosa, che è altamente contagiosa e, come avete detto voi, e tendo a tranquillizzare l'onorevole Fenu, si contagia e si diffonde attraverso il contatto con i cinghiali, per cui ben venga la sua proposta di coinvolgimento dei cacciatori. A questo proposito abbiamo licenziato una delibera in Giunta che vede l'azione fondamentale dei cacciatori, delle compagnie di caccia per reperire i campioni che poi possono essere analizzati dandoci una visione epidemiologica dei punti fondamentali in cui persiste la malattia.

Non voglio tediare con la descrizione di come si è pervenuti all'Unità di progetto, che vede l'azione concordata e coordinata di tre Assessorati con l'azione fondamentale del Direttore generale, che è il coordinatore dell'Unità di progetto, il dottor De Martini. Però vogliamo dare un segnale di deciso contrasto all'illegalità, ma non per affermare il principio di legalità in astratto, ma perché vogliamo far capire che quella che forse è stata un'economia di sussistenza per alcune famiglie può essere una risorsa; una risorsa se seguiamo le migliori pratiche, anche rispettando la nostra tradizione.

Vogliamo decisamente affermare che il pascolo brado non è illegittimo in quanto tale, ma è illegittimo fin quando persisterà il virus della peste suina. Possiamo recuperare le nostre tradizioni se abbiamo la volontà ferma di contrastare il pascolo brado pensando che la tutela della nostra tradizione, dei nostri sapori non è compatibile con la persistenza e con l'endemia della peste suina. Abbiamo una scommessa, e non è una scommessa facile, a me non piace l'enfasi, ma penso che serva la persistenza, la decisione, il dialogo; noi dobbiamo fare questo processo tutti quanti assieme, altrimenti sarà una battaglia persa non dalla Giunta, ma dal popolo sardo.

PRESIDENTE. Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 del pomeriggio. C'è tempo fino alle ore 15 per la presentazione degli emendamenti. Ricordo che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo è convocata per le ore 15 e 30.

La seduta è tolta alle ore 14.



Allegati seduta

Risposta scritta a interrogazioni

Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Meloni sulla programmazione dei percorsi formativi per il rilascio della qualifica di operatori socio-sanitari (OSS) di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 38/24 del 30 settembre 2014. (170)

In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si interrogano l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale e l'Assessore regionale dell'Igiene e sanità e dell'assistenza sociale su quali parametri siano stati adottati, nello specifico, al fine della ripartizione territoriale dei corsi da avviare e se, nel calcolo degli operatori socio-sanitari da qualificare si sia tenuto conto, oltre che degli altri parametri, dell'imminente apertura del nuovo ospedale di Olbia, si espone quanto segue.

In relazione al primo punto si precisa che sulla base delle risorse disponibili e delle ricognizioni effettuate sul territorio da parte degli uffici dell'Assessorato dell'igiene e sanità, gli Assessori hanno individuato un fabbisogno compreso tra i 1200 ed i 1500 destinatari, articolati in 4 categorie:

1. Disoccupati e inoccupati residenti in Sardegna, di età non inferiore ai 18 e non superiore ai 29 anni che abbiano conseguito la licenzia media e non siano impegnati in alcun corso di istruzione e formazione.

2. Occupati con esperienza pregressa riconoscibile da 120 a 600 ore (Delib. G.R. n.47/43 del 14/11/2013),

3. Disoccupati e inoccupati di età non inferiore a 18 anni in possesso della licenza media,

4. Lavoratori che nel 2012/2013/2014 sono stati destinatari di ammortizzatori sociali, di età non inferiore ai 18 anni e che abbiano conseguito la licenza media.

Tale fabbisogno, risulta essere articolato nella realizzazione di n. 4 corsi per ciascuna delle predette categorie nella provincia di Cagliari, n.3 corsi nella provincia di Sassari, n. 2 corsi nelle province di Nuoro e Carbonia-lglesias e n.1 corso nelle province di Oristano, Villacidro-Sanluri, Olbia-Tempio, Ogliastra.

I criteri in relazione ai quali è stata effettuata la ripartizione territoriale dei corsi, si è basata innanzitutto su un criterio oggettivo, ovvero, assicurare a tutti i territori individuabili nelle 8 province sarde almeno la presenza di un corso per ognuna delle 4 predette categorie.

A tale criterio si aggiungono quelli legati alla presenza di un alto numero di inoccupati e disoccupati e lavoratori fruitori di ammortizzatori sociali oltre che quello relativo alla presenza di strutture in grado di impiegare gli operatori formati,

In merito al secondo punto, inoltre, cosi come chiarito dal competente assessorato, all'interno delle valutazioni inerenti il suddetto fabbisogno, non sono state comprese le esigenze di personale idoneo che deriveranno dagli importanti investimenti previsti nella provincia dì Olbia-Tempio riguardanti l'ospedale Mater di Olbia e nella provincia del Medio Campidano riguardanti il nuovo ospedale di San Gavino Monreale.

Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Truzzu sulla situazione dei lavoratori Aico-Aicop di Cargeghe. (203)

Con riferimento alla richiesta di notizie in oggetto, per i profili di competenza dello scrivente Assessorato, si comunica quanto segue:

- la società A.I.C.O.P., che opera nello stabilimento di Cargeghe (SS) nei settore della produzione di manufatti prefabbricati in cemento armato, subisce da anni i pesanti effetti della notoria crisi del settore dell'edilizia e, di conseguenza, dei manufatti ad essa destinati,

- negli ultimi anni è stata costretta a ricorrere quasi ininterrottamente al sostegno della Cassa integrazione Guadagni Straordinaria, anche in deroga, autorizzata da ultimo dallo scrivente Assessorato sino al 30 novembre 2014,

- nel mese di maggio 2014, il perdurare e l'accrescersi della crisi ha indotto la società ad avviare una procedura di mobilità per il licenziamento dell'intero organico aziendale divenuto ormai esubero strutturale;

- la procedura di mobilità si è conclusa con verbale di accordo siglato presso la Provincia di Sassari in data 29 ottobre 2014;

- nel corso del mese di novembre, la società, che non ha dato corso ai licenziamenti, ha effettuato verifiche volte ad indagare sulla possibilità di usufruire di ulteriori periodi di CIGS

- a seguito di tali verifiche, è stato siglato tra le parti in data 28 novembre 2014, un ulteriore accordo sindacale in forza del quale, al fine di limitare l'impatto sul piano sociale della cessazione dell'attività aziendale, viene individuato nel ricorso alla CIGS per cessazione di attività, a fronte di un dettagliato piano di gestione degli esuberi, con decorrenza 1 dicembre 2014, e nei limiti della fruibilità dei 36 mesi nel quinquennio di cui all'art. 1 della legge n. 223/91, lo strumento più idoneo per la gestione delle eccedenze;

- l'accordo tra Azienda ed Organizzazioni Sindacali è stato ratificato in sede di Assessorato Regionale del Lavoro in data 1 dicembre 2014.

Testo delle interrogazioni, interpellanza e mozioni annunziate in apertura di seduta.

Interrogazione Crisponi, con richiesta di risposta scritta, sui lavori di manutenzione straordinaria del ponte di Badu 'e Chercu, al Km 1,900 della strada provinciale n. 22 Nuoro-Oliena.

Il sottoscritto,

PREMESSO che, a seguito del drammatico alluvione dello scorso 18 novembre 2013, il ponte di Badu 'e Chercu, al km. 1,900 della strada provinciale n. 22 Nuoro-Oliena, ha subito danneggiamenti tali da obbligare la Prefettura di Nuoro a emettere ordinanza con cui è stato istituito il senso unico alternato con l'installazione di un impianto semaforico;

RILEVATO che, dopo oltre un anno, permane tale ordinanza con conseguente disagio e limitata sicurezza per gli automobilisti;

CONSIDERATO che tale strada provinciale, e lo stesso ponte in virtù della sua particolare collocazione, vengono quotidianamente attraversati da un altissimo numero di mezzi di trasporto su gomma (auto, camion, bus di linea e mezzi agricoli);

TENUTO CONTO che, l'arteria permette di raggiungere numerosi centri abitati da Nuoro verso Oliena, Dorgali, Orosei e verso la Costa orientale e la piana della Baronia e viceversa, risultando strategica per l'economia del territorio;

VALUTATO che, fra le attività di intervento prioritario post alluvione, per la realizzazione dei lavori di manutenzione straordinaria finanziata con fondi regionali assegnati all'ANAS, figurava anche il ponte di Badu 'e Chercu;

PRESO ATTO che sono migliaia gli automobilisti utilizzatori abituali del percorso che transitano giornalmente attraverso tale importante arteria verso il capoluogo e viceversa e l'attuale situazione impone forti disagi unitamente a sfavorevoli condizioni di sicurezza,

chiede di interrogare l'Assessore regionale dei lavori pubblici per sapere:

1) se sia a conoscenza della situazione e quale azione intenda porre in essere per il ritorno urgente alla normalità della circolazione;

2) se sia rispettato il crono programma dei preventivati interventi di rimessa in sicurezza del tratto stradale sul ponte di Badu 'e Chercu affidati all'ANAS e appaltati al'impresa aggiudicatrice;

3) se non ritenga di doversi attivare con urgenza, per fare in modo che i lavori siano completati in tempi brevi e, comunque, prima della prevedibile stagione delle piogge;

4) se non ritenga, inoltre, di dover attivare tutte le necessarie iniziative per evitare che le risorse impegnate possano essere dirottate verso altri interventi. (226)

Interrogazione Agus - Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Lai - Usula - Unali, con richiesta di risposta scritta, sul riordino e la razionalizzazione degli assetti organizzativi degli uffici dell'Amministrazione regionale, in particolar modo per ciò che concerne la transizione nel ruolo unico regionale del personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento al 31 dicembre 2008 ai sensi della legge regionale n. 3 del 2008, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- ai sensi dell'articolo 6, comma 1, lettera f), della legge regionale 5 marzo 2008, n. 3, al termine di un complesso e articolato processo di governo della formazione professionale e per il definitivo superamento dell'albo regionale del personale docente e non docente con contratto a tempo indeterminato al 31 dicembre 1988, degli enti convenzionati con la Regione per l'attuazione dei piani di formazione professionale ai sensi della legge regionale 1° giugno 1979, n. 47, istituito ai sensi dell'articolo 1 della legge regionale 13 giugno 1989, n. 42, è istituita, presso l'Assessorato competente in materia di formazione professionale, la lista speciale ad esaurimento costituita da n. 343 lavoratori, di cui 31 cessati;

- l'Amministrazione regionale, con effetto dalla data di iscrizione nella lista, è subentrata, senza soluzione di continuità, agli enti di provenienza nelle convenzioni con gli enti locali, nei rapporti giuridici ed economici col personale suddetto, che ai sensi della deliberazione della Giunta regionale n. 33/28 del 10 giugno 2008, è stato assunto con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a decorrere dall'anno 2008;

- al personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento si applica il contratto collettivo di lavoro della formazione professionale e la rispettiva disciplina privatistica, con oneri a carico dell'amministrazione;

CONSIDERATO che:

- la Giunta regionale, con propria deliberazione n. 33/28 del 2008 ha impartito un atto di indirizzo interpretativo che ha sancito:

a) la duplice valenza della lista ad esaurimento, strumento di politica attiva del lavoro finalizzata alla ricollocazione presso enti pubblici locali e non, e strumento di impiego del personale ad essa iscritto nel settore della formazione professionale;

b) il trattamento economico e contrattuale degli iscritti, che continuano a godere di un rapporto di diritto privato del comparto professionale di riferimento in cui l'Amministrazione regionale subentra negli oneri agli enti di provenienza nel loro rapporto di lavoro;

c) la qualificazione della lista come "speciale ad esaurimento", il che comporta che essa mantenga la propria vigenza ed efficacia sino alla definitiva ricollocazione dell'ultimo degli iscritti alla lista stessa;

d) il termine della lista stessa, certo ma non definito "anche se si può ritenere che essa abbia comunque termine all'ultima data utile per il ricollocamento, ovvero per il collocamento in quiescenza dell'ultimo iscritto alla lista";

e) la copertura finanziaria che, per le caratteristiche succitate, deve essere a tempo indeterminato e deve trovare adeguata copertura nel bilancio regionale quale spesa obbligatoria;

- la Giunta regionale, con deliberazione n. 52/73 del 23 dicembre 2011, nel prendere atto del consolidarsi dell'inserimento operativo di parte del personale iscritto nella lista speciale nell'ambito dell'Amministrazione regionale con funzioni ed incarichi anche non strettamente connessi alla formazione professionale, si è fatta carico di avviare un percorso di omogeneizzazione del trattamento del suddetto personale con quello del ruolo unico dell'Amministrazione regionale, dando mandato all'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale di effettuare una contrattazione con le organizzazioni sindacali al fine di "regolamentare la flessibilità dell'orario di lavoro, l'istituto della banca delle ore ed ogni altro tema volto ad integrare le prestazioni lavorative del personale della lista speciale a quelle rese dai dipendenti dell'amministrazione regionale e degli altri enti pubblici in cui detto personale è collocato";

- la legge regionale 2 agosto 2013, n. 22, ha disposto le variazioni di bilancio che portano in diminuzione le spese per il personale suddetto dal Fondo per l'occupazione - spese correnti e in correlativo aumento le spese obbligatorie (elenco n. 1 allegato alla legge di bilancio), riconoscendo, a decorrere dall'anno 2014, i competenti capitoli di spesa di carattere obbligatorio come sancito nella delibera n. 33/28 del 2008;

SOTTOLINEATO che il personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989:

- è assunto dall'Amministrazione regionale con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a decorrere dall'anno 2008, ai sensi dell'articolo 6, comma 1, lettera f) della legge regionale n. 3 del 2008 e successive modifiche ed integrazioni;

- ha avuto il riconoscimento della professionalità e delle competenze maturate nell'ambito del settore della formazione professionale in oltre vent'anni di attività lavorativa attraverso il subentro, senza soluzione di continuità, dell'Amministrazione regionale agli enti di provenienza nei rapporti giuridici ed economici intercorrenti con il personale stesso;

- si è inserito operativamente nell'Amministrazione regionale e svolge le medesime funzioni del personale del ruolo unico regionale con un rapporto di lavoro regolamentato dal CCNL della formazione professionale;

- l'istituzione della lista speciale ad esaurimento non ha comportato per l'Amministrazione regionale oneri aggiuntivi rispetto a quelli che già la medesima Amministrazione non fosse tenuta a sostenere nel comparto della formazione professionale per effetto del disposto della legge regionale n. 42 del 1989;

- in conseguenza della legge regionale n. 22 del 2013, è sottoposto alle disposizioni del decreto legge n. 78 del 2010 per le quali nel trattamento retributivo sono stati sospesi gli aumenti contrattuali, benefit e scatti d'anzianità previsti dal CCNL della formazione professionale 2011/2013,

chiedono di interrogare l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per conoscere quali concrete iniziative abbia intrapreso od intenda intraprendere presso la Giunta regionale, nell'ambito del riordino e della razionalizzazione degli assetti organizzativi degli uffici dell'Amministrazione regionale, per la transizione del personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento al 31 dicembre 2008 ai sensi della legge regionale n. 3 del 2008, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989, nel ruolo unico regionale e la contestuale equiparazione contrattuale giuridica ed economica al medesimo. (227)

Interrogazione Cocco Pietro, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata erogazione dei sensori per la misurazione intensiva della glicemia nei pazienti diabetici, da parte della ASL n. 7 di Carbonia e della ASL n. 8 di Cagliari.

Il sottoscritto,

PREMESSO che il diabete è la malattia metabolica più diffusa sia tra gli adulti, che tra i bambini e gli adolescenti e che anche in Sardegna si registra un progressivo aumento;

CONSIDERATO che:

- le persone che ne sono affette necessitano di un monitoraggio continuo della glicemia in quanto la patologia crea numerose complicanze con effetti impattanti sulla qualità della vita;

- la ASL n. 7 di Carbonia e la ASL n. 8 di Cagliari non erogano gratuitamente ai pazienti diabetici i sensori per la misurazione intensiva della glicemia;

ACCERTATO che altre ASL della Sardegna, pur in assenza di una regolamentazione di carattere regionale, erogano gratuitamente i dispositivi in argomento;

CONSIDERATA la discriminazione e la disparità di trattamento che viene riservata ai pazienti affetti dal diabete e che risiedono nell'ambito sanitario della ASL n. 7 di Carbonia e la ASL n. 8 di Cagliari,:

chiede di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:

1) se è a conoscenza che la ASL n. 7 di Carbonia e la ASL n. 8 di Cagliari non erogano gratuitamente i sensori per la misurazione intensiva della glicemia per i pazienti affetti dal diabete diversamente da quanto avviene in altre ASL della Regione;

2) se non ritenga opportuno, oltre che doveroso e urgente, uniformare le prestazioni di erogazione gratuita dei dispositivi per il controllo intensivo della glicemia anche ai cittadini che fanno capo alla ASL n. 7 e n. 8 in maniera omogenea al resto della Regione. (228)

Interrogazione Moriconi, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione di criticità del poliambulatorio di Orroli.

Il sottoscritto,

PREMESSO che:

- il poliambulatorio di Orroli riveste una particolare valenza per il territorio in quanto serve un bacino di utenza di circa 8.500 persone ricadenti nei comuni di Orroli, Nurri, Escalaplano, e Siurgus Donigala;

- a seguito del trasferimento dell'odontoiatra da Orroli a Muravera, di fatto, è stato soppresso un'altro servizio fondamentale per le popolazioni dei comuni citati, già costrette ai gravi disagi della perifericità;

- per il ripristino del predetto servizio di odontoiatria il poliambulatorio ha dovuto richiedere la autorizzazione di altre 20 ore e, al momento l'istanza non ha avuto alcun termine di riscontro;

ATTESO che:

- ad ulteriore cagione di quanto esposto in premessa, il direttore del distretto Senorbì-Isili ha ridotto, a decorrere dal novembre 2014, l'apertura dell'ufficio ticket di Orroli nelle sole giornate di lunedì e giovedì, a fronte di una disponibilità precedente che assicurava il servizio tutti i giorni dal lunedì a venerdì;

- questa situazione di fatto vincola anche il servizio CUP (centro unico di prenotazione) che anch'esso potrà, di conseguenza, avvenire nei soli giorni di lunedì e giovedì con una evidente riduzione delle prestazioni;

DENUNCIATO che:

- le conseguenze dell'arretramento dei servizi sul territorio così come determinati, estranei ad ogni ipotesi o processo organico di razionalizzazione, sono gravemente penalizzanti per i cittadini di detto territorio, costretti ad un ulteriore pendolarismo, a maggiori spese, tempi di attesa e prenotazioni più lunghi;

- anche il Centro dialisi di Isili, fiore all'occhiello dei servizi sanitari territoriali, è sottoposto a stessa azione di riduzione del personale infermieristico, quindi, ad un abbassamento degli standard qualitativi garantiti sino a poco tempo fa;

RILEVATO che:

- l'intera circoscrizione ricadente nelle regioni della Barbagia di Seulo e del Sarcidano sembra patire le stesse problematiche derivanti dall'applicazione di criteri di scelta di politiche sanitarie anche in materia di trasferimenti di personale che, fatte salve le prerogative di legge, sembrano penalizzare particolarmente sempre gli stessi territori;

- nel piano aziendale per il poliambulatorio di Orroli parrebbe esserci una disponibilità alla spesa di risorse finanziare per un ammontare di 300.000 euro non utilizzate,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se siano a conoscenza della situazione di grave disagio sopra esposta e se alla luce di quanto evidenziato non ritengano opportuno intervenire ai fine di assicurare una maggiore razionalità nelle scelte di politica sanitaria adottate nella Barbagia di Seulo e nel Sarcidano, ciò al fine di evitare che i cittadini possano subire contraccolpi negativi nella prestazione di un servizio essenziale e irrinunciabile per la zona. (229)

Interrogazione Forma - Demontis - Unali, con richiesta di risposta scritta, sull'avviso relativo alla presentazione di progetti di pronta cantierabilità, finanziabili con le linee di attività del POR FESR 2007-2013.

I sottoscritti,

PREMESSO che, con deliberazione della Giunta regionale n. 47/16 del 25 novembre 2014, è stato approvato l'avviso relativo alla presentazione dei progetti di pronta cantierabilità, finanziabili con le linee di attività del POR FESR 2007-2013 che dispone, tra l'altro, che "Le proposte verranno esaminate per essere giudicate ammissibili a finanziamento secondo l'ordine cronologico di arrivo";

PRESO ATTO che il 31 dicembre 2015 è il termine ultimo per la rendicontazione all'Unione europea dei Fondi POR 2007/2013 e, pertanto, si rende necessario adottare iniziative volte ad assicurare il rispetto dei suddetti termini;

EVIDENZIATO che l'elevato numero di proposte progettuali presentate da comuni e province in formato telematico, dalle ore 9.00 dello scorso 4 dicembre, in poche ore sono state 283 per un totale di 139 milioni e mezzo di euro;

APPRESO che in numerose amministrazioni comunali e provinciali si stanno levando voci di grande insoddisfazione in merito alle procedure di presentazione e valutazione delle istanze, sia da parte di quelle amministrazioni che hanno scontato, nella circostanza, un forte gap competitivo a causa dell'inadeguatezza delle linee informatiche, sia di quelle che non hanno potuto adeguare i propri documenti programmatori in quanto la pubblicazione dell'avviso è avvenuta quando, ormai, tutte le amministrazioni avevano già approvato l'assestamento di bilancio, ultima occasione per fare variazioni durante l'esercizio finanziario in corso;

RITENUTO che l'adozione del solo criterio di ordine temporale di presentazione dei progetti, crea gravi distorsioni e iniquità nella suddivisione delle risorse a disposizione e non premia la capacità progettuale delle amministrazioni locali, con il rischio che possano venire finanziati "progetti pronti", piuttosto che "progetti utili" ed escludendo, così, proposte già allo studio e per le quali mancava solo il finanziamento e, forse, anche il progetto definitivo, aggravato dal fatto che le amministrazioni hanno avuto pochissimi giorni;

RILEVATO che si impone, evidentemente, la necessità di una revisione di questa modalità, che affida al caso e alla buona sorte il compito di attribuire importanti e quanto mai necessarie risorse pubbliche,

chiedono di interrogare l'Assessore regionale dei lavori pubblici per sapere quali iniziative intenda adottare per garantire l'assegnazione di risorse agli enti locali, nel rispetto di criteri oggettivi che tengano conto di una programmazione efficace e tempestiva, tesa all'identificazione e quantificazione dei bisogni che le amministrazioni individuano nell'esercizio delle loro autonome competenze in conformità agli obiettivi di ordine generale e programmatico assunti come prioritari. (230)

Interrogazione Arbau - Azara - Ledda - Perra, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di dare attuazione all'accordo di programma Consorzio latte di Macomer.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- in data 1° agosto 2014 è stato sottoscritto l'accordo di programma tra la Regione, il BIC Sardegna, le organizzazioni sindacali e la ditta Forma di Macomer, finalizzato a dare soluzione in tempi rapidi all'annosa vicenda originata dal fallimento del Consorzio latte da cui è derivata la perdita del posto di lavoro per 12 dipendenti;

- l'accordo prevede varie iniziative a carico della Regione al fine di consentire l'utilizzo in locazione da parte della ditta Forma della parte restante dello stabilimento ex Consorzio latte, promuovere lo sviluppo dell'attività di lavorazione delle carni attraverso l'utilizzo delle risorse stanziate per la filiera agro-alimentare nell'ambito del progetto di sviluppo locale per l'area di crisi di Tossilo, con l'obiettivo di rendere possibile l'ampliamento della base occupazionale;

- la Regione assumeva altresì l'impegno a predisporre tirocini formativi retribuiti al fine di adeguare le competenze professionali dei lavoratori e a definire percorsi alternativi per il personale prossimo all'età pensionabile;

CONSIDERATO che:

- sono già trascorsi oltre quattro mesi dalla sottoscrizione del suddetto accordo senza che siano stati avviati i procedimenti ed intraprese le iniziative volte a consentire il riassorbimento dei lavoratori licenziati;

- tale situazione di incertezza aggrava ulteriormente la situazione di terribile crisi economica ed occupazionale del territorio del Marghine,

chiedono di interrogare l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale al fine di conoscere:

1) se non ritengano opportuno definire nel più breve tempo possibile i problemi ancora aperti al fine di attuare in termini operativi gli obiettivi previsti dall'accordo di programma;

2) quali urgenti provvedimenti intendano assumere al fine di consentire l'immediata riassunzione dei lavoratori del Consorzio latte. (231)

Interpellanza Forma - Demontis - Lotto - Manca Pier Mario - Tendas - Pinna Rossella sulle difficoltà nel mercato dello smaltimento dei sottoprodotti di origine animale venutesi a creare a seguito delle problematiche giudiziarie dell'attività di uno dei pochi operatori nel panorama economico regionale.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- in Sardegna operano numerosi stabilimenti di macellazione, di sezionamento delle carni e, più in generale, di trasformazione di prodotti di origine animale per la produzione di alimenti; l'attività di questi stabilimenti genera una quantità notevole di sottoprodotti destinati allo smaltimento secondo i metodi stabiliti dalla normativa di settore ed in particolare dal regolamento (CE) n. 1069/2009;

- tale attività interessa una fetta più che rilevante del settore zootecnico e dell'industria agro-alimentare regionale;

- il mese di dicembre è quello dove maggiormente si concentra l'attività di produzione e, attualmente, siamo in piena campagna di macellazione degli agnelli destinati in buona parte al mercato extra- regionale;

- il sistema regionale di raccolta, trasporto e smaltimento dei sottoprodotti di origine animale ha rappresentato negli ultimi vent'anni un elemento critico a causa di un'offerta di mercato viziata dalla presenza di un unico operatore che imponeva spesso tariffe di molto superiori a quelle medie corrisposte nel resto del territorio nazionale per lo stesso servizio;

- nonostante un'offerta ancora debole, negli ultimi anni si sono affacciati sul mercato regionale nuovi operatori, i quali hanno determinato un timido impulso in direzione di una sana e benefica concorrenza nel settore;

APPRESO che un importante operatore del settore è stato oggetto di restrittivi provvedimenti giudiziari che ne hanno di fatto sospeso l'attività e che tale soggetto garantiva lo smaltimento dei sottoprodotti di un ingente numero di aziende che ora si domandano come potranno proseguire le loro attività;

CONSIDERATO che:

- il regolamento (CE) n. 1069/2009 al paragrafo 4 dell'articolo 4 dispone che: "Gli Stati membri provvedono affinché sia predisposto nel loro territorio un adeguato sistema atto a garantire che i sottoprodotti di origine animale siano: raccolti, identificati e trasportati senza indebiti ritardi, e trattati, utilizzati o smaltiti nel rispetto del presente regolamento" e, al contrario, nel territorio della Regione tale servizio è sempre stato lasciato alla libera iniziativa dei privati, senza che la parte pubblica si preoccupasse della sua efficienza;

- ai sensi di quanto disposto dal regolamento n. 1069/2009, lo stato membro e quindi l'autorità competente - che per l'articolo 2 del decreto legislativo n. 193 del 2007 è individuabile nella Regione - ha l'obbligo di garantire la presenza di un efficace sistema di raccolta, trasporto e smaltimento dei sottoprodotti di origine animale;

- in altre realtà regionali sono state adottate soluzioni che non penalizzano gli operatori e sono capaci di offrire garanzie igienico-sanitarie e di rispetto dell'ambiente;

RITENUTO che:

- al fine di sostenere le imprese sarde nel confronto con la concorrenza in ambito nazionale sia opportuno garantire le medesime opportunità nel mercato dei servizi all'impresa;

- sia estremamente urgente ed improcrastinabile individuare una soluzione immediata, particolarmente per i soggetti beneficiari dei servizi dell'operatore oggetto di provvedimenti giudiziari, per lo smaltimento dei sottoprodotti di origine animale, attraverso l'adozione di un provvedimento contingibile ed urgente che consenta il loro incenerimento presso il termovalorizzatore del Tecnocasic di Macchiareddu, almeno in via temporanea ed in attesa di individuare soluzioni strutturali;

- si debbano rivedere le tariffe applicate dal Tecnocasic Spa, socio unico Consorzio industriale provinciale di Cagliari, che risultano attestarsi su euro 0,30/Kg di modo che possano offrire un servizio "economicamente sostenibile" in una situazione emergenziale praticando una tariffa intorno agli euro 0,05/Kg, stante la notevole quantità di scarti prodotti in questo periodo di prefestività,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione per sapere come intenda affrontare nell'immediato il problema dello smaltimento dei sottoprodotti di origine animale per risolvere le impellenti ed urgenti difficoltà che rischiano decisamente di compromettere le attività di tutto il settore agro-alimentare regionale ed in particolare di quello della macellazione. (93)

Mozione Dedoni - Cossa - Crisponi - Pittalis - Rubiu - Locci - Tedde - Fasolino - Solinas Christian - Fenu - Truzzu - Peru - Tocco - Cherchi Oscar - Oppi - Tatti - Carta - Orrù - Zedda Alessandra sulle procedure e modalità di gestione delle risorse destinate al settore agricolo, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che il settore agricolo allargato, da sempre ed in ogni stato, ivi compresi gli Stati Uniti d'America (USA), è stato assistito dalle istituzioni pubbliche onde poter competere con una diversificata e varia produzione in tutti i contesti della terra;

CONSIDERATO che lo Stato italiano, congiuntamente alle regioni, pone in campo diversificate azioni di sostegno ad un settore già centrale, ma che giorno dopo giorno diventa sempre più importante in un'economia che deve sopperire all'approvvigionamento e al sostentamento delle persone che ricercano non solo le soddisfazioni primarie, ma una sempre maggiore varietà di produzioni e soprattutto di qualità;

ATTESO che in tempi di ampia spendita di fondi pubblici si è provveduto ad allargare, certamente in modo eccessivo anche a seguito delle varie trasformazioni avvenute dal dopo guerra sino ad oggi, il sistema burocratico che avrebbe dovuto supportare il comparto agricolo;

RILEVATO che già dalla trasformazione dell'ETFAS in ERSAT, che vedeva più persone sui campi per dimostrazioni colturali e per bonifica, si è avuto un ampliamento dell'apparato burocratico amministrativo, che con gli anni si è vieppiù manifestato sino ad arrivare a una ripartizione a tripode con ARGEA, LAORE ed AGRIS;

ACCERTATO che tale sistema, alla prova dei fatti, ha dimostrato tutta la sua debolezza non solo nel non dare assistenza agli agricoltori, bensì nel produrre ed accentuare sistemi di verifiche, controlli e rallentamenti nel sistema procedurale; tutto ciò ponendo in seria difficoltà gli operatori dell'agricoltura, che vedono rallentate le erogazioni degli aiuti comunitari, dei contributi e dei finanziamenti relativi al miglioramento aziendale, e portando anche l'istituzione regionale ad essere fortemente in ritardo nelle spendite dei fondi europei, che spesso vengono ad essere restituiti al mittente senza aver creato nelle campagne opportunità di miglioramento del reddito, sviluppo oltreché occupazione;

PRESO ATTO di un primo tentativo non riuscito, nella scorsa legislatura, di realizzare una riforma seria e puntuale del sistema burocratico in tale settore e di alcune proposte di legge presentate nell'attuale legislatura, ma che la commissione competente non ha ancora preso in esame, forse aspettando un disegno di legge della Giunta regionale per poter iniziare l'iter della riforma che da tempo si auspica;

CONSTATATO che tutti i consiglieri regionali sono bene a conoscenza della gravità del problema e della necessità e urgenza di dover provvedere altrimenti, per non angariare ulteriormente i contadini e gli operatori dell'agricoltura, che con mille e una scusa sono oggetto di ritardi anche nelle operazioni più semplici ed in più di una circostanza deprivati dei diritti, se non addirittura sopportare in tempi di crisi anche oneri verso istituzioni private per trovarvi assistenza; connessione quest'ultima che va rivisitata affinché corpi intermedi riassumano la vera essenza per cui furono posti in campo;

RILEVATO che è necessario, urgente e doveroso, sotto l'aspetto etico morale e comportamentale, che il Consiglio regionale, dopo un serio, ampio ed attento dibattito, provveda a delineare gli indirizzi per una seria e forte riforma dell'agricoltura in Sardegna, in tutte le sue articolazioni ed in tutti i suoi comparti,

impegna il Presidente della Regione e regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale

1) a verificare con urgenza lo stato delle procedure, da parte dell'Amministrazione regionale o di coloro da essa delegati, sull'assegnazione delle risorse comunitarie, nazionali e regionali destinate al settore agricolo;

2) a predisporre un piano operativo per smaltire tutte le richieste in arretrato ed eliminare tutte le criticità rilevate nelle procedure in atto, al fine di snellire l'iter burocratico e permettere ai beneficiari di ottenere nel minore tempo possibile quanto di loro competenza;

3) ad approvare le linee guida per la gestione dei bandi destinati al sostegno e allo sviluppo del settore agricolo, così da evitare che i ritardi e le penalizzazioni si aggiungano alla grave e pesante situazione di crisi in cui versa un settore fondamentale e trainante per l'economia sarda. (101)

Mozione Comandini - Sabatini - Cozzolino - Deriu - Lotto sul rilancio delle attività nel Poligono interforze del Salto di Quirra.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che

- il Poligono interforze del Salto di Quirra (PISQ), che sorge in un territorio compreso tra le provincie di Cagliari e Ogliastra, è stato istituito nel 1956 per le Forze armate italiane con il compito primario di sperimentare nuovi sistemi d'arma;

- il PISQ, il più importante e grande sito di sperimentazione di armamenti, propulsori e aeromobili presente in Italia, di tipo permanente, si sviluppa su una superficie complessiva di circa 14.000 ettari tra il "poligono a terra" e il "poligono a mare";

- nel PISQ si svolgono attività di addestramento di unità nazionali ed estere, collaudi di prototipi di missili e bersagli, prove di qualità in cooperazione con industrie ed enti nel settore dell'elettronica aerospaziale, attività legate alla ricerca scientifica, collaudo e sperimentazione del munizionamento navale e terrestre a media e lunga gittata e sperimentazione di sistemi missilistici;

- il PISQ è una realtà d'eccellenza in campo europeo, è tra i principali motori di sviluppo del territorio da oltre 55 anni e non si intravedono, al momento, iniziative in grado di assicurare un così alto numero di buste paga, costituite da militari, operai civili del Ministero della difesa, dipendenti della Vitrociset, Galileo Avionica, operai delle mense, pulizie e gestori dello spaccio, da non trascurare, inoltre, il notevole indotto nel settore del commercio, accoglienza, lavori pubblici;

- la Vitrociset è uno dei maggiori gruppi privati italiani, per dimensione e know-how, a operare nell'alta tecnologia informatica ed elettronica e nella logistica integrata, opera presso il PISQ sin dalla sua fondazione, inizialmente come partecipante alla progettazione dello stesso poligono e, successivamente, in qualità di azienda installatrice, fornitrice di prodotti tecnici evoluti e servizi di manutenzione, conduzione e supporto operativo in ottica Global Service;

- la Vitrociset è presente nel PISQ con circa 160 lavoratori, tutti con un alto profilo professionale e relative infrastrutture dedicate, la sua attività è prevalentemente di "service" e si occupa di meccanica, manutenzione, riparazione e conduzione di apparati elettrici ed elettronici, creazione e gestione di software per sistemi complessi come radar, sistemi ottici di ripresa e sistemi di acquisizione e visualizzazione;

- la Vitrociset, a luglio del 2012, si è aggiudicata la gara relativa all'ammodernamento e al potenziamento del Poligono militare MOD in Turchia, questo grazie all'esperienza, alla professionalità e alle capacità dei suoi tecnici/ingegneri acquisite in molti anni di attività svolte soprattutto presso lo stabilimento di Capo San Lorenzo, nell'ambito del supporto logistico e dell'ammodernamento tecnologico del Poligono interforze del Salto di Quirra;

CONSIDERATO che:

- nel corso degli anni '90, il verificarsi di una serie di decessi sospetti, ha sollecitato la mobilitazione della società civile che ha iniziato un'intensa attività di informazione e sensibilizzazione sul tema della presenza militare nell'isola, in particolare nel PISQ, sugli effetti dell'attività militare sulla salute ambientale e sanitaria;

- i dati sull'inquinamento risultano dai riscontri ambientali certificati dal gruppo di esperiti che fu chiamato a partecipare ai lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta e confermano che, nel territorio, in particolare in prossimità del Poligono, sia presente un importante inquinamento causato, non solo dalla presenza dell'attività militare, ma anche dalla presenza di materiali pesanti naturali che, sommati agli effetti delle numerose sperimentazioni di brillamento, contribuiscono ad aumentare e diffondere l'inquinamento stesso;

PRESO ATTO che:

- nel 2011 è stata aperta un'inchiesta dal Tribunale di Lanusei che vede indagate, a vario titolo e con differenti responsabilità, numerose persone;

- i reati contestati sono di omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri e falso ideologico, per aver tenuto nascosta l'entità del disastro ambientale e sanitario causato dall'area militare;

- nel 2013, il Procuratore della Repubblica di Lanusei ha chiesto il sequestro totale del PISQ, al fine di consentire agli esperti del Politecnico di Milano di eseguire un campionamento di terreno, suoli e acque antistanti il Poligono e la ricerca di materiali inquinanti;

- la Commissione d'inchiesta del Senato, nel 2012, ha redatto e approvato una relazione intermedia da cui si evincono una serie di proposte, tra le quali la chiusura di alcuni poligoni ubicati nell'isola e la riconversione del Poligono di Quirra;

- in relazione alla specifica condizione del PISQ, la Commissione d'inchiesta del Senato ha indicato la necessità di:

1. procedere al definitivo divieto di tutte le attività suscettibili di produrre grave pregiudizio alla salute e all'ambiente;

2. avviare, senza alcun indugio, l'opera di bonifica radicale, coerentemente con le indicazioni sulla criticità della condizione ambientale, delle zone individuate dai progetti di caratterizzazione condotti e dall'indagine della Procura della Repubblica di Lanusei;

3. concludere in tempi brevi l'indagine epidemiologica ad hoc e, al tempo stesso, intraprendere le iniziative necessarie per il conseguimento della certificazione ISO 14001 del PISQ e l'attivazione del sistema informatico ambientale finalizzato al monitoraggio delle condizioni ambientali del territorio anche accessibili in tempo reale agli organi istituzionali di controllo;

4. riqualificare l'intera area attualmente soggetta a servitù militare, prevedendo anche un suo ridimensionamento e destinando le aree, non più soggette a vincolo, a usi civili o di tipo duale, con particolare riferimento allo sviluppo di attività attinenti alla protezione civile, alla ricerca scientifica e tecnologica in settori innovativi, ivi compresa l'elettronica, alla sperimentazione di aerei UAV, alla ricerca per il miglioramento delle condizioni di sicurezza dei militari impegnati nelle missioni internazionali, alla tutela delle iniziative imprenditoriali e delle competenze tecniche e professionali sviluppate nei territori interessati;

- su proposta di alcuni parlamentari sardi, la Commissione difesa della Camera dei Deputati, in data 27 novembre 2013, ha deliberato di svolgere un'indagine conoscitiva in materia di servitù militari;

- dopo mesi di audizioni con le parti interessate, concluse l'11 giugno 2014 con l'audizione del Presidente della Regione Francesco Pigliaru, la Commissione ha deliberato l'indagine conoscitiva, considerando il processo in atto in termini di riduzione dello strumento militare e ha lavorato nell'intento di pervenire a un punto di mediazione tra le imprescindibili esigenze addestrative delle forze armate, alla tutela della sicurezza e della vita dei militari, soprattutto in occasione dell'impiego, fuori area, sotto mandato internazionale, con gli interessi alla tutela della salute umana, dell'ambiente e delle prospettive di sviluppo per i territori e le popolazioni interessate dalle servitù militari;

- nel documento deliberato dall'indagine conoscitiva svolta nel 2014, sono stati confermati alcuni punti chiave già evidenziati sia nell'indagine conoscitiva sulle servitù militari, deliberata dalla Commissione nell'agosto del 2006, sia nella relazione intermedia sulla situazione dei poligoni di tiro approvata nel 2012 dalla Commissione d'inchiesta del Senato;

- nel corso delle audizioni è emerso che, per il Presidente Pigliaru, il percorso ottimale resterebbe quello finalizzato alla dismissione dei poligoni di Capo Teulada e di Capo Frasca e alla riqualificazione del Poligono interforze del Salto di Quirra, nonché l'avvio di un processo di conversione, fondato sulla prospettiva di un uso duale delle servitù militari destinate a essere riconfermate, valorizzando la loro capacità di attrarre investimenti in ricerca e innovazione;

EVIDENZIATO che i lavori della Commissione d'inchiesta parlamentare del Senato hanno stimato nella cifra di 500 milioni di euro la somma minima da destinare all'attività di disinquinamento e bonifica ambientale, da destinarsi ai Poligoni di Capo Teulada, Capo Frasca e Quirra, di cui 300 milioni per il Poligono interforze del Salto di Quirra;

RICORDATO che:

- l'inchiesta giudiziaria del 2011, aperta dal Tribunale di Lanusei, ha scatenato un terrorismo mediatico e una disinformazione sul presunto disastro ambientale che hanno provocato, dapprima l'ordinanza di sgombero per agricoltori e allevatori, poi la sospensione delle attività nel PISQ, attività che, invece, proseguono a pieno regime negli altri siti isolani, ad aggravare la situazione, il trasferimento di alcune attività in altre basi, molte delle quali all'estero;

- le attività sperimentali del Poligono, ferme ormai da più di un anno, hanno creato uno scenario allarmante, denunciato dai dipendenti della Vitrociset supportati dal sindacato e dal nuovo segretario del circolo PD di Villaputzu, in quest'ultimo periodo i dipendenti della Vitrociset hanno dovuto convivere con lunghi mesi di cassa integrazione a turno, trasferimenti nelle sedi di Milano e Firenze, contratti di apprendistato a tempo determinato sostituiti da assunzioni interinali, nonché un licenziamento e con lo spauracchio della data del prossimo vertice istituzionale fissato per il 31 dicembre, giorno in cui si decideranno le sorti di 36 contratti a termine;

- il sequestro dell'area e il divieto assoluto di qualsiasi attività agropastorale hanno messo in ginocchio un'economia sviluppatasi con fatica in un territorio difficile causando un grave danno anche all'immagine turistica e al settore agroalimentare, da non trascurare, inoltre, che un altro effetto del provvedimento sarà l'impossibilità di accedere alle premialità comunitarie previste nel Piano di sviluppo rurale;

EVIDENZIATO che:

- in attesa delle tanto attese bonifiche, della riconversione e del rilancio del Poligono, le sperimentazioni militari e civili vengono trasferite dall'Ogliastra e dal Sarrabus verso basi più ospitali, infatti la formazione dei militari di tutta Europa nella gestione degli aerei a guida remota viene concentrata nella base aerea di Amendola in Puglia;

- il primo drone italiano, il Falcon, veniva sperimentato, nei primi anni del duemila, da parte del gruppo Finmeccanica, la Meteor, su una pista comunale alla periferia di Perdasdefogu, in stretta sinergia con il Poligono;

- il Ministro della difesa, Roberta Pinotti, durante un convegno internazionale sul dominio aerospaziale e i nuovi sistemi di guerra a pilotaggio remoto, tenutosi a Firenze, ha confermato che la sperimentazione dei droni di ultima generazione e l'addestramento dei relativi operatori farà capo alla base aerea di Foggia e Manfredonia;

AFFERMATO che la Sardegna, per questioni meramente ideologiche, rischia di perdere la possibilità di creare un polo tecnologico duale, dove il connubio tra sperimentazione militare e civile consentono il rilancio del Poligono, concorrendo allo sviluppo economico-sociale delle comunità locali, salvaguardando i posti di lavoro esistenti e creandone di nuovi,

impegna il Presidente della Regione:

1) ad aprire un tavolo tecnico che veda protagoniste le istituzioni locali in sinergia con i comuni coinvolti, il Ministero della difesa e tutti gli enti interessati affinché si elabori un progetto che restituisca l'immagine al territorio distrutto da un'eccessiva, nonché, allarmante informazione, in grado di riconvertire un intero territorio che presenta quelle prerogative economiche che, col tempo, possono sviluppare una cultura imprenditoriale e turistica;

2) a intercedere col Governo affinché, nell'ambito del bilancio dello Stato, i fondi destinati al comparto della difesa possano essere destinati anche al recupero del territorio e a interventi di bonifica ambientale e sanitarie, nella prospettiva del suo pieno godimento da parte della popolazione;

3) a sostenere tutte le iniziative che le istituzioni locali, d'intesa con le rappresentanze sindacali dei lavoratori, stanno portando avanti, per garantire la salvaguardia dei posti di lavoro, ribadendo la necessità che il Ministero confermi gli impegni assunti dalla Commissione d'inchiesta del Senato, riportati nella relazione intermedia e confermati dall'indagine conoscitiva promossa nel novembre del 2013, necessari ad attuare le attività di bonifica del territorio e il rilancio del PISQ;

4) a intervenire direttamente presso il Governo affinché si ribadisca l'importanza, nonché la necessità, di assicurare alle comunità locali economie alternative, dove il rilancio economico e ambientale devono necessariamente passare da un rilancio delle attività del poligono nel rispetto di un protocollo sanitario nazionale;

5) a far sì che, anche in considerazione di quanto la Sardegna ha sempre dato in termini di servitù militare, misurato in una percentuale che oscilla tra il 60 e 65 per cento rispetto al resto del territorio nazionale e che rende la Sardegna l'"azionista di maggioranza assoluta", una quota significativa dei finanziamenti statali venga stanziata per la ricerca e la formazione, nonché per la progettazione e l'insediamento di attività alternative di adeguato livello qualitativo, in particolare le attività relative allo sviluppo tecnologico e all'innovazione nel campo della radaristica, microelettronica robotica, le attività di ricerca e sviluppo di tecnologie e sistemi della filiera delle energie rinnovabili, le attività di ricerca e sviluppo in campo meteorologico, le forme di sperimentazione e monitoraggio finalizzate alla predisposizione di protocolli, inerenti alle condizioni di sicurezza dei militari impegnati nelle missioni internazionali, che garantiscono il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e, in prospettiva, il loro incremento. (102)

Mozione Cherchi Oscar - Pittalis - Cappellacci - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sulle quote di prelievo del tonno rosso attribuite alle tonnare fisse.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che in base agli accordi internazionali, l'ICCAT (Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico) raccomanda all'Unione europea il totale ammissibile di cattura (TAC) del tonno rosso e che la stessa Unione europea provvede alla ripartizione agli stati membri delle quote di prelievo;

CONSIDERATO che:

- agli stati membri dell'Unione europea spetta la ripartizione delle proprie quote di prelievo sulla base del particolare tipo di attrezzo utilizzato o del tipo di pesca praticato;

- alla flotta italiana sarà conferito un aumento di quota previsto attorno al 20 per cento sulle attuali quantità;

OSSERVATO che dei tre impianti presenti nella Regione, neanche uno ha mai ottenuto la quota minima economica prevista dalla raccomandazione ICCAT, ovvero 110 tonnellate per impianto;

TENUTO CONTO che la quota ammessa per l'anno 2014 è stata di 165 tonnellate in totale per tutti e tre gli impianti fissi sardi;

CONSIDERATO che:

- fino ad oggi non si è mai provveduto a dividere la quota tra i tre impianti fissi in Sardegna;

- il metodo di pesca delle tonnare fisse è antichissimo e a tale pratica sono legate tradizioni e costumi fortemente radicati nella cultura sarda;

TENUTO CONTO:

- della comprovata capacità di pesca degli impianti sardi, che ha indotto il consorzio delle tonnare sarde ad acquisire ulteriore quota a prezzi onerosi e a liberare centinaia di tonnellate oltre la quota acquisita;

- dell'influenza che le tonnare fisse esercitano sui flussi turistici, per cui le stesse rappresentano una forte attrattiva;

CONSIDERATO che le tonnare sulcitane potrebbero godere, in un futuro prossimo, della tutela dall'Unesco quale patrimonio dell'umanità, anche in considerazione dell'ecosostenibilità delle produzioni alimentari, per cui la tonnara di Carloforte ha già ricevuto la certificazione Ecocrest;

PRESO ATTO che:

- da oltre 500 anni in Sardegna operano tre delle ultime tonnare fisse del Mediterraneo e, attualmente, le stesse rappresentano una fonte di reddito soddisfacente per sessanta famiglie circa, pur avendo potenzialità considerevolmente superiori, con particolare riferimento alla zona del Sulcis, la quale, tra l'altro, versa in una grave situazione economica e sociale;

- gli impianti sardi, ormai da diversi anni, si trovano in uno stato di forte sofferenza economica e subiscono perdite sempre più ingenti, mentre altri impianti italiani, seppur ancora presenti nei registri del Ministero, hanno optato per scelte più semplici con il fermo delle attività di pesca;

CONSIDERATO che il metodo di pesca con le tonnare fisse è notoriamente fra i più selettivi e meno impattanti fra tutti i metodi di pesca del tonno rosso;

TENUTO CONTO della necessità di aumentare le quote di prelievo riservate alla tonnare fisse,

impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale

1) ad intraprendere un percorso di dialogo e interazione con il Ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf) affinché venga concessa alle tonnare fisse la possibilità di incrementare le quote di prelievo del tonno rosso, e portarle il più vicino possibile alla quantità minima prevista dalla raccomandazione ICCAT;

2) ad esigere l'impegno del Mipaaf a non ammettere alla pesca nessun nuovo impianto italiano fino al momento in cui gli impianti della Sardegna non avranno ottenuto un'assegnazione pari alla quota di break even;

3) ad avviare un processo di comunicazione tra la Regione, il Mipaaf e le istituzioni europee al fine di ottenere la concessione di una quantità minima economica individuata dall'Unione europea per ogni tipologia di impianto;

4) ad adottare le necessarie iniziative affinché, a livello comunitario, vengano assunte misure tendenti a favorire la pratica della pesca del tonno rosso effettuata con il metodo delle tonnare fisse, anche in virtù della comprovata selettività e sostenibilità ambientale del sistema, rispetto, a titolo d'esempio, alle reti a circuizione (a cui vengono assegnate oltre 1.450 tonnellate di pescato) o al palangaro (265 tonnellate);

5) ad impegnarsi affinché venga divisa la quota di prelievo tra i tre impianti fissi della Sardegna;

6) ad intraprendere tutte le azioni necessarie affinché le tonnare sarde ricevano il riconoscimento di patrimonio dell'umanità, in modo tale che esse possano beneficiare di tutte le agevolazioni esistenti a tutela della loro sopravvivenza, minata negli anni da scelte politiche di derivazione nazionale e comunitaria tendenti a privilegiare altri tipi di pesca che, peraltro, non rispondono pienamente ai requisiti generali di ecosostenibilità. (103)

Mozione Truzzu - Locci - Tunis sulla ripresa e sull'incremento delle attività sperimentali e addestrative del Poligono interforze del Salto di Quirra (PISQ), anche attraverso la creazione di un polo di ricerche aerospaziali.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- il PISQ è il più esteso poligono nazionale, unico nel suo genere, con capacità di effettuare programmi di sperimentazione;

- a queste capacità si sono aggiunte, da diversi anni, quelle del più moderno poligono di guerra elettronica esistente in Europa, che al momento è utilizzato solo per parte del tempo disponibile, in grado di attrarre l'interesse di molte aviazioni militari;

- ci sono i progetti e le condizioni per utilizzare al meglio il Poligono, ma finora è sempre mancata una componente fondamentale: la commercializzazione delle capacità del PISQ;

CONSIDERATO che:

- in passato, sono stati effettuati una serie di programmi, come le prove del CIRA per componentistica per velivoli senza pilota, le prove in volo del Falco della Meteor, i lanci stratosferici del CIRA per velivoli spaziali, che hanno evidenziato le enormi potenzialità del PISQ, anche per un utilizzo duale;

- una struttura complessa e tecnologicamente avanzata come il PISQ avrebbe bisogno di programmi di medio-lungo periodo e di un sistema che permetta di "vendere le prestazioni", come avviene già per altre strutture similari europee quali quelle presenti in Svezia e in Francia;

CONSTATATO che, per il PISQ, le possibilità di sviluppo dell'attività sono molteplici e molte possono essere attuate con un rispetto estremo per l'ambiente e per le popolazioni che risiedono in prossimità del Poligono;

CONSIDERATO che l'importante impatto occupazionale del PISQ, dato da circa 615 militari, 73 civili, e 270 dipendenti delle ditte esterne (Vitrociset, mense, pulizie ecc), che coinvolge 35 paesi sardi e 13 paesi ogliastrini, non può essere rimpiazzato nel breve e medio termine con nessun altro tipo di attività alternativa;

PRESO ATTO:

- della relazione parlamentare della Commissione d'inchiesta del Senato della XVI legislatura, sulla situazione dei poligoni di tiro, in cui si ipotizza lo scenario della progressiva dismissione dei poligoni di Teulada e Capo Frasca e una riqualificazione del poligono di Quirra;

- delle dichiarazioni del Ministro della difesa e, dunque, del Governo, nonché del Capo di Stato Maggiore della difesa, sulla indispensabilità e strategicità dei poligoni sardi nel dispositivo della difesa nazionale;

- delle volontà di gran parte delle popolazioni locali, come risulta anche dai numerosi atti di gran parte delle amministrazioni civiche;

- che le somme erogate dal Governo a titolo di indennizzo per la presenza delle servitù/demanio militare sono incluse nel patto di stabilità ed erogate ogni 5 anni, tanto da rendere difficile, se non impossibile, alle amministrazioni civiche la loro tempestiva programmazione e spendita;

RIBADITO che si ritiene assolutamente possibile per larghissima parte del territorio del PISQ portare avanti la trilogia, salute, ambiente, lavoro;

VISTE:

- le gravi perdite subite, sia in termini d'immagine che di danno all'economia locale, a causa della nota vicenda Quirra;

- le ripetute notizie di stampa dalle quali si evince che la sperimentazione dei voli aerei senza pilota, i cui test iniziali sono avvenuti tra Perdasdefogu e Capo San Lorenzo, che si stima essere un programma di circa 40 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, che coinvolge il Ministero dei trasporti e il Ministero della difesa, l'Enac, l'Enav e le principali industrie aerospaziali nazionali quali, Finmeccanica, Alenia, Aermacchi, Augusta Westland, Selex Es, Piaggio Aero e il Distretto aerospaziale, proseguirà in Puglia,

impegna il Presidente della Regione a perseguire anche con accordi quadro da attuare con il Ministero della difesa e altri Ministeri:

1) la ripresa e l'incremento delle attività sperimentali e addestrative del PISQ con la possibilità di poter investire in termini logistici e tecnici sulla striscia tattica polifunzionale nella piana del Cardiga, che aveva già ricevuto, a suo tempo, le autorizzazioni ministeriali per poter impiegare gli UAV in attività civili e militari sperimentali (test) e addestrative;

2) la realizzazione di un adeguato programma di valutazione e successiva bonifica ambientale delle aree del Poligono e adiacenti a esso, eventualmente compromesse;

3) la realizzazione di un centro di sopravvivenza e aerosoccorso;

4) l'istituzione di una scuola di alta formazione per la protezione civile;

5) la messa a sistema del PISQ come parte integrante di un centro di ricerche aerospaziali a servizio del Distretto aerospaziale della Sardegna (DASS) che sia, a sua volta, capace di coinvolgere le principali eccellenze pubbliche e private europee del settore, per la creazione di un innovativo e strategico sistema di sviluppo del territorio;

6) ad attuare politiche di sviluppo e reperire risorse per investimenti nel territorio, anche con i bandi europei, per assicurare ricadute occupazionali, valorizzando le attività aziendali già presenti nel territorio e favorendone l'insediamento di nuove;

7) la possibilità che le somme percepite dalla Regione e, quindi, dai comuni a titolo di indennizzo, siano fuori dal patto di stabilità o che, in subordine, vengano erogate con cadenza annuale al fine di garantirne l'effettiva fruibilità. (104)