Seduta n.283 del 13/12/2011
CCLXXXIII SEDUTA
(Antimeridiana)
Martedì 13 Dicembre 2011
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10.
COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 28 ottobre 2011 (276), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giuseppe Cucca, Onorio Petrini, Sisinnio Piras, Adriano Salis, Matteo Sanna e Paolo Terzo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 13 dicembre 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, con nota del 6 dicembre 2011, ha fatto pervenire al Consiglio il ricorso proposto dal Presidente del Consiglio dei Ministri contro la Regione autonoma della Sardegna per dichiarata illegittimità costituzionale degli articoli 3, 5 (commi 4 e 5), 8 (comma 1, lett. b) e 9 della legge regionale 15 settembre 2011, numero 19 recante "Provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico".
Comunico, inoltre, che in considerazione della necessità di sostituire i componenti della Giunta del Regolamento, impossibilitati a partecipare ai lavori a seguito della nuova composizione dei Gruppi consiliari, ho proceduto a nominare i nuovi componenti della Giunta del Regolamento, che risulta così composta: Gian Vittorio Campus, Teodoro Venceslao Rodin, Gavino Manca, Giulio Steri, Luciano Uras, Francesco Meloni, Paolo Luigi Dessì, Adriano Salis
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Barracciu - Espa - Corda - Bruno - Cocco Pietro: "Interventi per prevenire e contrastare i disturbi del comportamento alimentare (DCA). Istituzione della Rete integrata di servizi sanitari per i disturbi del comportamento alimentare". (339)
(Pervenuta il 30 novembre 2011 e assegnata alla settima Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposta di legge statutaria
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge statutaria:
Meloni Francesco - Dedoni - Cossa - Fois - Mula - Vargiu: "Riforma dell'organizzazione amministrativa della Regione Sardegna. Competenze del Presidente e del Vice Presidente della Regione, della Giunta regionale, degli assessori e dei vice assessori regionali. Individuazione degli assessorati e loro competenze. Individuazione delle direzioni generali della Regione". (9/STAT)
(Pervenuta il 1° dicembre 2011 e assegnata alla prima Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Planetta - Sanna Giacomo sulla mancata attivazione del "Piano PET" della Sardegna, approvato nella legislatura 1999-2004, che prevedeva la dotazione di un tomografo PET/TC con un ciclotrone all'Azienda ospedaliera universitaria di Sassari". (236)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Locci sulla situazione determinata dall'applicazione della delibera n. 45/18 del 21 dicembre 2010". (539)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Contu Felice sull'incentivo regionale alla compagnia teatrale Lucido Sottile". (623)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Barracciu - Cucca - Espa sulla mancata assunzione dei vincitori del concorso, concluso lo scorso marzo 2011, per operatori socio-sanitari alla ASL n. 3 di Nuoro a causa di ricorsi giuridici in corso e sul differente trattamento riservato ai vincitori di concorso per amministrativi su cui grava altrettanto ricorso". (631)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Vargiu sui ritardi nelle verifiche di compatibilità ex articolo 8 ter del decreto legislativo n. 229 del 1999". (641)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Amadu sui numerosi ricorsi in atto nanti il giudice del lavoro, avviati da personale della Società di gestione dell'Aeroporto di Alghero (SOGEAAL) e sui relativi costi a carico dell'erario che si profilerebbero". (658)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Agus sulla nascita di un giornale dell'Azienda sanitaria n. 6 di Sanluri". (677)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Zuncheddu sulla drammatica situazione economica in cui versano i comparti agro-pastorale, artigianale, del commercio, delle libere professioni e delle partite IVA in Sardegna, sulle responsabilità del fisco italiano e sulla mancata applicazione dell'articolo 51 dello Statuto speciale da parte della Giunta regionale". (698)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Porcu - Moriconi sulla presentazione della guida multimediale CagliariCult da parte dell'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio". (707)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Cocco Pietro - Barracciu sulla grave situazione in cui versano i lavoratori dello stabilimento ex ILA di Portovesme e sulle prospettive di ripresa della produzione di laminati in alluminio". (722)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sugli ennesimi atti discriminatori ai danni del personale sardo operante presso l'ente previdenziale INPS". (740)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani, con richiesta di risposta scritta, sulla gravissima situazione in cui versa il Reparto di ginecologia ed ostetricia dell'Ospedale Segni di Ozieri". (741)
"Interrogazione Barracciu, con richiesta di risposta scritta, sull'ennesimo caso di parto sottoposto a gravi rischi avvenuto nel Mandrolisai a causa della chiusura del punto nascita dell'Ospedale San Camillo di Sorgono e a causa della mancata istituzione e organizzazione dei servizi di trasporto materno e infantile previsti dalle "Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo"". (742)
"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di ampliamento degli accessi alle Facoltà di medicina per l'anno accademico 2011/2012". (743)
"Interrogazione Corda - Barracciu - Bruno - Cocco Pietro - Porcu - Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, relativa alle risorse del secondo programma straordinario stralcio per interventi sul patrimonio scolastico finalizzato alla messa in sicurezza degli edifici a valere sulle risorse di cui alla delibera CIPE n. 3 del 6 marzo 2009". (744)
"Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, sulla grave e perdurante emergenza relativa alla cronica carenza di alloggi di edilizia residenziale pubblica del Sulcis". (745)
"Interrogazione Corda, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata previsione di sussidi di emergenza alle aziende zootecniche dei Comuni di Olbia e Loiri Porto San Paolo colpite dall'incendio del 30 giugno 2011". (746)
"Interrogazione Mulas, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione dei lavoratori del Centro riabilitativo Opera Gesù Nazareno - Sassari". (747)
"Interrogazione Diana Giampaolo, con richiesta di risposta scritta, sulla chiusura della struttura di Polo di back office del Gruppo bancario Intesa San Paolo di Cagliari". (748)
"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sulle iniziative intraprese dal Presidente della Regione circa la costituzione di parte civile della Regione autonoma della Sardegna nel procedimento giudiziario relativo al disastro ambientale nell'area del poligono interforze del Salto di Quirra". (749)
"Interrogazione Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sul bando per il trattamento endovascolare della CCSVI nei pazienti affetti da sclerosi multipla". (750)
"Interrogazione Lotto - Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulle scelte dell'Assessorato sul piano di ripartizione dei fondi per "l'aumento, la manutenzione e la valorizzazione del patrimonio boschivo nella aree interessate da forme gravi di deindustrializzazione" di cui alla legge regionale n. 1 del 2009, articolo 3". (751)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Interpellanza Diana Giampaolo sulla problematica delle liste d'attesa e della carenza strutturale del personale dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari". (290)
"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla gravissima situazione dei giovani sardi che non lavorano e non studiano (cosiddetti neet)". (291)
"Interpellanza Barracciu sulla grave insufficienza delle risorse finanziarie a disposizione dei percorsi di rientro del programma regionale Master and Back relativo alle annualità 2010-2011 che lascia presupporre l'esclusione di circa 500 giovani altamente qualificati dalla concreta opportunità di inserimento lavorativo, anche a tempo indeterminato, già concordata e sottoscritta con soggetti pubblici e privati". (292/C-6)
"Interpellanza Uras - Cugusi - Zuncheddu relativa al necessario rigore nella gestione e nell'utilizzo delle dotazioni finanziarie e strumentali da parte degli organi di amministrazione delle ASL della Sardegna, con particolare riferimento alla ASL n. 1 di Sassari". (293)
"Interpellanza Porcu - Diana Giampaolo - Agus - Cocco Pietro sullo strumento d'incentivo gestito dall'Assessorato regionale del turismo, artigianato e commercio denominato "Interventi materiali ed immateriali per completare e migliorare l'offerta delle imprese turistiche" che riduce drasticamente le risorse disponibili per un eventuale finanziamento di un più innovativo bando PIA Turismo 2011 sulle quali si erano create legittime aspettative da parte delle imprese sulla base della deliberazione della Giunta regionale n. 32/53 e successive determinazioni, contenente gli indirizzi per la predisposizione dei nuovi bandi dei Pacchetti integrati di agevolazione industria e turismo". (294)
"Interpellanza Planetta sull'opportunità di revisione del Piano regionale dei rifiuti solidi urbani e del Piano energetico regionale (PEARS) e sull'effettiva salvaguardia del diritto dei cittadini ad avere accesso alle informazioni ed essere ammessi a partecipare ai processi decisionali nonché alla fa-se di revisione e attuazione dei due piani regionali". (295/C-5/C-6)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Mozione Zuncheddu - Uras - Salis - Sechi - Cugusi - Cocco Daniele Secondo - Mariani - Agus sulla gravissima incidenza della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) fra la popolazione del Medio Campidano". (157)
PRESIDENTE. Considerata la scarsa presenza dei consiglieri in Aula, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 08, viene ripresa alle ore 10 e 26.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame congiunto delle risoluzioni numero 8 e 9 e della mozione numero 156.
(Si riporta di seguito il testo delle risoluzioni e della mozione:
Seconda commissione permanente politiche comunitarie - adeguamento dell'ordinamento regionale agli atti normativi comunitari - rapporti con la u.e. - cooperazione internazionale - diritti civili - emigrazione ed immigrazione - etnie - informazione
composta dai Consiglieri
Ladu, Presidente - Ben Amara, Vice Presidente - Floris, Segretario - Meloni Marco, Segretario - Amadu - Cossa - Cucca - Manca - Pittalis - Obinu - Zuncheddu
Quinta commissione permanente agricoltura - forestazione produttiva - bonifica - acquacoltura - caccia e pesca - pesca industriale e marittima - alimentazione - tutela dell'ambiente - forestazione ambientale - recupero ambientale - parchi e riserve naturali - difesa del suolo
composta dai Consiglieri
Sanna Paolo Terzo, Presidente - Solinas Antonio, Vice Presidente - Mula, Segretario - Cocco Daniele Secondo, Segretario - Artizzu - Cappai - Cucca - Greco - Lotto - Piras - Pitea - Planetta - Stochino - Zuncheddu
approvata il 6 dicembre 2011
RISOLUZIONE
sulle proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recanti il Quadro legislativo della politica agricola comune (PAC) per il periodo 2014-2020
La Seconda Commissione permanente e la Quinta Commissione permanente del Consiglio regionale,
VISTO:
l'articolo 5 del Trattato sull'Unione europea che stabilisce che l'esercizio delle competenze dell'Unione si fonda sui principi di sussidiarietà e proporzionalità;
il Protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità che coinvolge le Assemblee legislative regionali nel controllo del rispetto del principio di sussidiarietà attraverso la trasmissione di un parere motivato ai rispettivi parlamenti nazionali nell'ambito della procedura di "allerta precoce", cosiddetto "early warning system";
VISTI gli articoli 4 e 5 della legge regionale 30 giugno 2010, n. 13 (Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione autonoma della Sardegna), che prevedono la partecipazione, da parte del Consiglio regionale, alla formazione degli atti dell'Unione europea e la verifica del rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità;
VISTA la proposta di quadro finanziario pluriennale (QFP) per il 2014-2020 COM(2011) 500 del 29 giugno 2011 che individua il budget assegnato alla PAC;
VISTO il pacchetto di proposte di regolamento recante il quadro legislativo della politica agricola comune (PAC) per il periodo 2014-2020, in particolare:
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune - COM(2011) 625 definitivo del 17 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (regolamento OCM unica) - COM(2011) 626 definitivo del 17 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) - COM(2011) 627 definitivo del 17 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica agricola comune - COM(2011) 628 definitivo del 17 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Consiglio recante misure per la fissazione di determinati aiuti e restituzioni connessi all'organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli - COM(2011) 629 definitivo del 17 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 73/2009 in ordine all'applicazione dei pagamenti diretti agli agricoltori per il 2013 - COM(2011) 630 definitivo del 18 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1234/2007 in ordine al regime di pagamento unico e al sostegno ai viticoltori - COM(2011) 631 definitivo del 18 ottobre 2011;
VALUTATA la portata della proposta di riforma della PAC in discussione, orientata a una graduale convergenza attraverso la redistribuzione dei pagamenti diretti e il progressivo azzeramento dei titoli storici e a una maggiore attenzione alla tutela dell'ambiente e alla biodiversità;
VALUTATO anche il particolare momento di crisi economica che spiega i suoi effetti nel settore dell'agricoltura esponendo gli agricoltori ai rischi della volatilità dei prezzi in un mercato globale sempre più instabile e, al contempo, caratterizzato da un numero crescente di concorrenti e articolato su realtà produttive fortemente diversificate;
CONSIDERATA l'importanza, per la sopravvivenza del settore agricolo sardo, dei finanziamenti dell'Unione europea che possono costituire l'occasione per superare gli ormai cronici problemi strutturali del settore;
TENUTO CONTO delle valutazioni e osservazioni emerse nel corso dell'audizione del 30 novembre 2011 con le associazioni di categoria (CIA, Copagri, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop, AGCI, Unicoop, UNCI);
ESAMINATO il pacchetto legislativo relativo alla politica agricola comune (PAC) per il periodo 2014-2020 con particolare riguardo alle misure contenute nella "Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune" COM(2011) 625 e nella "Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) COM(2011) 627";
RITENUTO di dover esprimere la propria posizione in merito, al fine di rappresentare gli interessi della Sardegna in ragione delle connesse ricadute sul settore agricolo della Regione,
formulano le seguenti osservazioni
sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune COM(2011) 625;
e
sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) COM(2011) 627:
1) Processo di convergenza del livello dei pagamenti diretti e redistribuzione del sostegno finanziario fra gli stati membri - articolo 25, proposta di regolamento COM(2011) 625
Si condivide la necessità di utilizzare le risorse della PAC, finalizzate a dare un sostegno diretto al reddito degli agricoltori, in maniera più equa, attraverso un processo di convergenza che porti ad una distribuzione più uniforme delle risorse del bilancio europeo destinate all'agricoltura.
Si ritiene, però, che il meccanismo di finanziamento di tale processo di convergenza, che grava sul budget italiano nella misura del 6 per cento e che si aggiunge ad una riduzione delle risorse complessive previste dal QFP di circa il 12 per cento a prezzi costanti, penalizzi in maniera eccessiva l'Italia e, conseguentemente, l'agricoltura italiana.
2) Redistribuzione del massimale fra le regioni - articolo 20, proposta di regolamento COM(2011) 625
In linea con l'obiettivo redistributivo sopra richiamato, si concorda con la proposta di regolamento nella parte in cui prevede di transitare verso un sistema di premi basato sulle superfici ammissibili con massimale nazionale che porti a un graduale superamento dei valori di riferimento storici che hanno determinato l'attuale distribuzione degli aiuti diretti; l'adozione di tale sistema garantirebbe maggiormente gli interessi dell'Isola in quanto comporterebbe un'uniformazione dei titoli a livello nazionale con una redistribuzione degli aiuti a vantaggio di quelle regioni, come la Sardegna, che finora hanno percepito i pagamenti medi per ettaro tra i più bassi a livello nazionale.
Si esprimono, invece, forti perplessità in merito alla facoltà,riconosciuta agli stati membri di regionalizzare il regime di pagamento di base in quanto le modalità attuative di tale scelta rischiano di vanificare le finalità della riforma.
3) Pagamento per le pratiche agricole benefiche per il clima e l'ambiente (cosiddetto greening) - articolo 29, proposta di regolamento COM(2011) 625.
Nell'attuale formulazione della proposta di regolamento è contenuta la cosiddetta misura del "greening" che rappresenta una supercondizionalità che subordina l'erogazione di una quota consistente dei pagamenti all'applicazione, sugli ettari ammissibili, di pratiche agricole benefiche per l'ambiente e il clima.
Si ritiene di condividere tale impostazione, che rappresenta una delle principali novità della riforma della PAC ed è diretta a coniugare sempre di più le misure agricole con quelle ambientali. Allo stesso tempo, però, non si concorda sulle modalità individuate per la realizzazione ditali finalità con specifico riferimento alla pratica prevista dall'articolo 29, comma 1, lettera b), ossia al mantenimento del prato permanente. Si ritiene, infatti, che l'individuazione delle pratiche agricole benefiche non possa prescindere dalla considerazione delle caratteristiche pedo-climatiche dei singoli territori e dalla sostenibilità economica per gli operatori agricoli.
Si propone, pertanto, di lasciare ai singoli Stati membri, con il concorso delle regioni, la possibilità di individuare, partendo dalle caratteristiche dei territori, le colture che rivestono un ruolo benefico per l'ambiente e il clima, con particolare riferimento alla capacità di sequestro della CO2, consentendo loro di equiparare altre colture alla previsione di cui all'articolo 29, comma 1, lettera b); secondo questa nuova ottica è indubbio che la Sardegna potrebbe perseguire le finalità della disposizione in questione incentivando colture benefiche per l'ambiente più adatte alle proprie caratteristiche pedo-climatiche quali l'ulivo, la vite, la quercia, il leccio, i pascoli arborati e cespugliati e la macchia mediterranea in genere.
4) Aree con vincoli naturali o altri vincoli specifici - articolo 23 e articolo 34, proposta di regolamento COM(2011) 625 e articoli 32 e 33 della proposta di regolamento COM(2011) 627
Si esprime apprezzamento per la considerazione che la proposta di regolamento riserva alle zone soggette a vincoli naturali e agli agricoltori che operano in aree soggette a svantaggi specifici con la previsione di misure atte a compensare i costi aggiuntivi e il mancato guadagno cui è soggetta la produzione agricola nelle zone interessate da tali peculiarità.
Si fa riferimento alle misure previste dall'articolo 23, comma 5, lettera a), della proposta di regolamento (COM(2011) 625), che prevede la destinazione di una quota della riserva nazionale a favore delle aree svantaggiate e all'articolo 34 della medesima proposta che consente agli stati membri di concedere, agli agricoltori che operano in aziende situate in tutto o in parte in zone soggette a vincoli naturali, una quota del 5 per cento del massimale nazionale annuale. A tali misure si aggiunge quanto previsto dagli articoli 32 e 33 della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio "sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) COM(2011) 627" che dispone specifiche indennità a favore delle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici.
Si ritiene, però, che nella classificazione delle "zone soggette vincoli naturali o altri vincoli specifici" di cui all'articolo 33 del regolamento COM(2011) 627 cui ricollegare misure atte a compensare i costi aggiuntivi e il mancato guadagno degli agricoltori, vadano ricomprese ed enunciate in maniera esplicita le regioni insulari che indubbiamente soffrono di una condizione di oggettiva limitazione e di svantaggio, oltreché di maggiori costi per l'agricoltura e l'indotto ad essa ricollegato.
5) Aiuti accoppiati - articolo 38, proposta di regolamento COM(2011) 625
Si ritiene di condividere la scelta di mantenere in capo ai singoli Stati membri la possibilità di utilizzare lo strumento del sostegno accoppiato in riferimento a specifiche realtà produttive, mantenendo un elemento facoltativo di differenziazione del regime degli aiuti diretti; si propone, peraltro, di valutare l'opportunità di incrementare le percentuali di cui ai commi i e 2 dell'art. 39.
6) Definizione di agricoltore attivo - articolo 9, proposta di regolamento COM(2011) 625
In riferimento alla nozione di "agricoltore in attività", la definizione fornita appare eccessivamente estensiva e, al contrario, sarebbe opportuno ridurre l'ambito dei soggetti che possono accedere al regime dei pagamenti diretti, così da valorizzare coloro che svolgono tale attività a titolo professionale. Si ritiene, comunque, opportuno, al fine di permettere una maggiore adesione di questo concetto alle realtà produttive e alle caratteristiche di ciascuno stato europeo, rinviarne la definizione alle specifiche normative nazionali.
7) Flessibilità tra il primo e il secondo pilastro - articolo 14, proposta di regolamento COM(2011) 625
Si concorda con la proposta della Commissione di creare flessibilità tra i pilastri della PAC attraverso il riconoscimento agli stati della possibilità di trasferire fondi dal loro massimale dei pagamenti diretti al sostegno dello sviluppo rurale.
Si rileva, invece, la necessità di estendere anche all'Italia, attualmente esclusa, la possibilità di rendere disponibile sotto forma di pagamenti diretti fino al 5 per cento dell'importo destinato al sostegno di misure previste dai programmi di sviluppo rurale finanziate dal FEASR,
la Seconda Commissione e la Quinta Commissione,
deliberano
di approvare le osservazioni contenute nella presente risoluzione e di trasmettere la presente risoluzione all'Assemblea affinché proceda alla sua approvazione e alla conseguente trasmissione:
alla Camera dei deputati;
al Senato della Repubblica;
al Presidente della Regione;
alla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative;
al Parlamento europeo;
al Comitato delle regioni.
Relazione della commissione politiche comunitarie - adeguamento dell'ordinamento regionale agli atti normativi comunitari - rapporti con la u.e. - cooperazione internazionale - diritti civili - emigrazione ed immigrazione - etnie - informazione
composta dai Consiglieri
Ladu, Presidente - Ben Amara, Vice Presidente - Floris Rosanna, Segretario - Meloni Marco, Segretario - Amadu - Cossa - Cucca - Manca - Pittalis - Obinu - Zuncheddu
approvata il 7 dicembre 2011
RISOLUZIONE
sulle proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recanti il quadro legislativo della politica di coesione per il periodo 2014-2020
La Seconda Commissione permanente del Consiglio regionale,
VISTO:
- l'articolo 5 del Trattato sull'Unione europea che stabilisce che l'esercizio delle competenze dell'Unione si fonda sui principi di sussidiarietà e proporzionalità;
- il Protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità che coinvolge le assemblee legislative regionali nel controllo del rispetto del principio di sussidiarietà attraverso la trasmissione di un parere motivato ai rispettivi parlamenti nazionali nell'ambito della procedura di "allerta precoce", cosiddetto "early warning system";
VISTI gli articoli 4 e 5 della legge regionale 30 giugno 2010, n. 13 (Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione autonoma della Sardegna), che prevedono la partecipazione da parte del Consiglio regionale alla formazione degli atti dell'Unione europea e la verifica del rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità;
VISTA:
- la Comunicazione della Commissione europea COM(2010) 645/3 che contiene le "Conclusioni della Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale e sul futuro della politica di coesione" e che ha avviato una consultazione pubblica finalizzata a raccogliere dei contributi su come riformare la politica di coesione dell'Unione;
- la proposta di quadro finanziario pluriennale (QFP) per il 2014-2020 COM(2011) 500 del 29 giugno 2011 che indica l'ammontare delle risorse assegnate alla politica di coesione per il ciclo di programmazione 2014-2020;
VISTO:
- il pacchetto di proposte di regolamento recanti il quadro legislativo della politica di coesione per il periodo 2014-2020, così costituito:
- proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 - COM(2011) 615;
- proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) - COM(2011) 627 definitivo;
- proposta di regolamento del Parlamento europeo e del consiglio relativo a disposizioni specifiche concernenti il Fondo europeo di sviluppo regionale e l'obiettivo "Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione" e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006 - COM(2011) 614 definitivo;
- proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1084/2006 del Consiglio - COM(2011) 612 definitivo;
- proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 - COM(2011) 607 definitivo;
- l'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, così come modificato dal Trattato di Lisbona, il quale, nell'intento di promuovere lo sviluppo armonico dell'Unione e delle sue regioni, individua nella politica di coesione lo strumento attraverso cui ridurre le disparità regionali riservando un'attenzione particolare alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna;
TENUTO CONTO che la Seconda Commissione del Consiglio regionale ha approvato la risoluzione n. 21 del 31 gennaio 2011, con la quale ha partecipato alla consultazione sulla riforma della politica di coesione, nella quale ha sostenuto la proposta di introdurre una categoria intermedia di regioni "cui attribuire un sostegno differenziato in considerazione delle caratteristiche geografiche e demografiche dell'Isola che accentuano i problemi dello sviluppo e richiedono interventi mirati per affrontare problemi specifici relativi ad esempio ai collegamenti, condizione necessaria per l'accesso ai servizi e alle infrastrutture";
CONSIDERATO che nella proposta di regolamento COM(2011) 615 è prevista l'introduzione della categoria intermedia di regioni e che tale previsione potrebbe garantire alla Regione autonoma della Sardegna - collocata per il periodo di programmazione 2007-2013 nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione" in regime di phasing in - un trattamento più adeguato al proprio livello di sviluppo socio-economico;
TENUTO CONTO che la fuoriuscita della Sardegna dall'Obiettivo 1, a conclusione del periodo di programmazione 2000-2006, è stata determinata da un mero calcolo statistico e non in considerazione di una reale attenuazione delle disparità tra regioni "più" sviluppate e quelle "meno" sviluppate;
PRESO ATTO della posizione assunta dall'Italia nel corso del negoziato in atto per la riforma della politica di coesione per il periodo 2014-2020 che, in merito all'introduzione della categoria intermedia di regioni, ha espresso delle perplessità non ritenendola necessaria;
VALUTATA la straordinaria importanza che rivestono i fondi europei per il bilancio regionale in quanto rappresentano una delle principali fonti di finanziamento delle politiche regionali;
ESAMINATO il pacchetto legislativo relativo alla politica di coesione per il periodo 2014-2020, con particolare riguardo alle misure contenute nella "proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 - COM(2011) 615";
RITENUTO di dover formulare delle osservazioni sulle proposte di regolamento in esame e di dover esprimere una posizione al fine di rappresentare gli interessi della Sardegna, in considerazione delle importanti ricadute che tali atti hanno sul sistema socio-economico sardo,
formula le seguenti osservazioni
sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 - COM(2011) 615:
1) Categoria intermedia di regioni
Si concorda e si sostiene la proposta contenuta nel regolamento in esame che prevede l'introduzione della categoria intermedia di regioni "le regioni in transizione" che ricomprende tutte le regioni con un PIL pro capite compreso tra il 75 per cento e il 90 per cento della media UE-27.
Si ritiene infatti che la previsione di una nuova categoria intermedia di regioni, ancorata al livello di sviluppo economico misurato in PIL/pro capite potrebbe attenuare la cesura tra regioni "in" e regioni "out" evitando pericolosi effetti spiazzamento che potrebbero compromettere la crescita armonica e la convergenza.
Il sostegno differenziato risulta giustificato dalle caratteristiche geografiche e demografiche dell'Isola che accentuano i problemi dello sviluppo e richiedono interventi mirati per affrontare problemi specifici, relativi ad esempio ai collegamenti e di carattere generale legati al deficit infrastrutturale.
Tale rivendicazione trova, tra l'altro, una forte base giuridica nella nuova formulazione dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, così come modificato dal Trattato di Lisbona, che disciplina lo sviluppo armonico dell'Unione e delle sue regioni e individua nella politica di coesione lo strumento attraverso cui ridurre le disparità regionali riservando un'attenzione particolare alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali ad esempio le regioni insulari.
2) Condizionalità ex ante e condizionalità macroeconomica
Si esprimono perplessità sul rafforzamento delle condizioni che gli stati membri devono rispettare per poter usufruire dei fondi strutturali.
Si ritiene infatti che le cosiddette condizionalità "ex ante", ossia il soddisfacimento di una serie di requisiti gestionali e legislativi, siano caratterizzate da una eccessiva gravosità e da un alto grado di formalismo che mettono a forte rischio il trasferimento delle risorse.
Riguardo alle condizionalità cosiddette "ex post" si esprimono dubbi in merito alla possibilità che l'Unione europea blocchi il trasferimento delle risorse relative alla politica di coesione alle regioni beneficiarie, a fronte del mancato rispetto, da parte degli stati membri, di alcune condizioni macroeconomiche quali il pareggio di bilancio, il rapporto deficit/PIL e soprattutto il patto di stabilità.
Si paventa il grave rischio, infatti, che la condizionalità macroeconomica riversi sulle regioni responsabilità imputabili al governo centrale per il mancato rispetto delle condizioni poste nell'ambito delle azioni per la convergenza macroeconomica tra gli stati membri.
3) Contratti di partenariato
Si ritiene che il sistema di governance proposto dalla Commissione europea non sia rispettoso del principio di sussidiarietà: se da un lato, infatti, gli enti territoriali e locali degli stati membri sono tra i principali destinatari delle scelte di politica economica derivanti dall'applicazione delle regole discendenti dal patto di stabilità (si parla infatti di un patto di stabilità "interno"), dall'altro non sembrano adeguatamente coinvolti nella predisposizione e nella negoziazione del contratto di partenariato con la Commissione europea.
Si fa notare infatti che la proposta di regolamento attribuisce alle regioni il medesimo ruolo riconosciuto alle parti economiche e sociali ed alle associazioni della società civile, realizzando in tal modo una assimilazione che non corrisponde alle responsabilità di gestione che le autonomie locali e, in particolare, le regioni, assumono nell'ambito della politica di coesione.
Si propone quindi che nella decisione con la quale la Commissione europea approva il contratto di partenariato si dia conto del coinvolgimento effettivo delle autonomie locali ed in particolare delle regioni, che dovranno essere chiamate a sottoscrivere il contratto di partenariato, in conformità con il sistema istituzionale di ciascuno stato membro.
4) Semplificazione e armonizzazione
Si concorda con le misure contenute nella proposta di regolamento che hanno l'obiettivo di semplificare la gestione dei fondi strutturali e prevedono di armonizzare il più possibile le norme che disciplinano i diversi fondi, sia a finalità strutturale (FSE, FESR) che non (Fondo agricolo - FEASR - e fondo europeo per la pesca - FEAMP). Si sottolinea l'utilità del coordinamento di tutti i fondi attraverso la creazione di un unico quadro di riferimento (Common strategic framework) che definirà, appunto, priorità comuni a tutti i fondi.
5) Concentrazione e integrazione delle risorse
La nuova politica di coesione prevede la concentrazione delle risorse per meglio contribuire al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020. Per realizzare tale obiettivo si prevede di introdurre quote minime di fondi strutturali da investire obbligatoriamente in settori strategici legati agli obiettivi della strategia Europa 2020, quali le energie rinnovabili, l'efficienza energetica, l'innovazione nelle piccole e medie imprese ecc. Tali quote prevedono per le regioni in transizione che l'80 per cento delle risorse del fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) siano destinate a tali settori.
Si ritiene che la concentrazione tematica prevista dalla proposta di regolamento crei delle forti rigidità nella possibilità di scelta delle linee di intervento da attuare sulla base delle effettive necessità e specificità territoriali.
Pertanto, è indispensabile superare meccanismi di concentrazione finanziaria predefiniti rigidamente sulle priorità di investimento, affinché sia possibile modulare con la necessaria flessibilità gli interventi e rispondere con efficacia ai fabbisogni strutturali od emergenti a livello locale.
In merito alla forte correlazione fra la politica di coesione e la strategia Europa 2020, si concorda sull'importanza che le due politiche vengano tra loro coordinate, sia in fase di definizione che in quella di attuazione, al fine di realizzare la necessaria coerenza e sinergia.
Si ritiene, allo stesso tempo, di dover sottolineare, il carattere e le finalità differenti che tali politiche perseguono rappresentando la politica di coesione, ossia una tipica politica di sviluppo, la condizione necessaria affinché possa innescarsi un meccanismo di crescita, obiettivo prioritario della strategia Europa 2020.
6) Ammissibilità a cofinanziamento delle spese sostenute dagli enti pubblici a titolo di IVA
Le "Norme specifiche in materia di ammissibilità per le sovvenzioni" che disciplinano la tipologia di spese ammissibili a cofinanziamento dei Fondi del quadro strategico comune, quanto agli importi IVA stabiliscono che "gli importi IVA sono ammissibili se non sono recuperabili a norma della legislazione nazionale sull'IVA e se sono pagati da beneficiari diversi dai soggetti esenti come definiti all'articolo 13, paragrafo 1, primo comma della direttiva 2006/112/CE, purché tali importi IVA non siano pagati in relazione alla fornitura di infrastrutture". La formulazione proposta non appare chiara. L'ammissibilità a cofinanziamento delle spese sostenute a titolo di IVA si inserisce in un contesto di continuità con i precedenti periodi di programmazione ed è il frutto della necessità di non gravare ulteriormente i bilanci degli enti pubblici; infatti, se tale possibilità venisse negata, rischierebbero di compromettere la realizzazione degli interventi e, in definitiva, l'efficacia stessa delle politiche che si intendono sostenere. Questa proposta si allinea con un emendamento approvato dalla Commissione agricoltura del Parlamento europeo in relazione alla proposta di modifica del regolamento (CE) n. 1698/2005, che è in attesa dell'approvazione definitiva.
7) Disimpegno automatico
Si propone di attribuire una maggiore flessibilità alla regola del disimpegno automatico, la quale pur essendo una garanzia affinché i progetti vengano realizzati in un lasso di tempo ragionevole, rischia tuttavia di falsare il comportamento degli stati membri e delle regioni concentrando troppo l'attenzione su un uso veloce anziché efficace delle risorse. Occorre quindi meglio equilibrare l'esigenza di garantire la qualità degli investimenti e quella di realizzarli in modo agevole e rapido.
La Seconda Commissione permanente,
delibera
a) di approvare le osservazioni contenute nella presente risoluzione;
b) di trasmettere la presente risoluzione all'Assemblea affinché proceda alla sua approvazione e alla conseguente trasmissione:
- alla Camera dei deputati;
- al Senato della Repubblica;
- al Presidente della Regione;
- alla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative;
- al Parlamento europeo;
- al Comitato delle regioni.
MozioneBarracciu - Cucca - Diana Giampaolo - Uras - Salis - Sabatini - Porcu - Sanna Gian Valerio - Agus - Ben Amara - Bruno - Capelli - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zuncheddu sull'avanzata fase di definizione da parte della Commissione europea di questioni di importanza strategica per la Sardegna riguardanti la disciplina delle principali politiche europee di programmazione e sviluppo successive al 2013, e in particolare della politica di coesione, politica agricola, rete transeuropea, accordo "Piano azione e coesione" siglato dal Ministro Fitto e dal commissario europeo Hahn, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
la Sardegna versa in uno stato di crisi che i dati indicano acuirsi sempre più, incidendo in maniera drammatica sui livelli produttivi ed occupazionali, registrando altissimi tassi di mortalità delle imprese e andamenti disastrosi di tutti i settori produttivi;
dalla manovra finanziaria regionale 2012 si evince in materia drammatica, e peggio che nelle precedenti leggi finanziarie, l'assenza di risorse significative destinate alle politiche di sviluppo della Regione;
la maggior parte delle politiche vengono oramai definite e finanziate in sede europea e ciò impone che il governo regionale presidi sulla politica dell'Unione europea e incida sulle decisioni europee affinché vengano tutelati gli interessi della nostra Regione in termini finanziari e di opportunità di crescita e di sviluppo;
in queste settimane, a livello europeo si stanno discutendo questioni di importanza strategica anche per la nostra Isola e sono in fase avanzata di definizione, da parte della Commissione europea, gli atti legislativi per la disciplina delle principali politiche europee post 2013;
VISTO che:
il 6 ottobre 2011 la Commissione europea ha pubblicato il pacchetto legislativo recante le disposizioni comuni per la riforma degli strumenti a finalità strutturale post 2013 (tra cui la proposta di regolamento COM (2011) 615), che finanzieranno la politica di coesione 2014-2020;
il 12 ottobre 2011 la Commissione europea ha adottato una serie di proposte legislative per la riforma della Politica agricola comune (PAC) valida per il periodo 2014-2020 le quali mantengono l'attuale struttura a due pilastri della PAC, con una dotazione finanziaria per ciascun pilastro invariata, in termini nominali, ai livelli del 2013, che tra gli elementi di novità introduce la cosiddetta "convergenza" che ha l'obiettivo di collegare la distribuzione delle risorse fra gli stati membri alle superfici agricole nazionali per la riduzione degli squilibri attualmente esistenti tra gli stati e le regioni di ciascuno stato;
il 19 ottobre 2011 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento COM (2011) 650 contenente gli orientamenti per la nuova rete trans europea dei trasporti che individua le priorità per il periodo 2014-2020, dalla quale è stata esclusa la nostra Isola;
CONSIDERATO che:
l'articolo 174 del Trattato di Lisbona stabilisce le condizioni per il finanziamento della politica europea di coesione finalizzata a colmare il divario di sviluppo tra le regioni e finanziata con i cosiddetti fondi strutturali e individua le regioni insulari tra quelle a cui prestare una particolare attenzione;
tale riconoscimento normativo della condizione di insularità quale grave e permanente svantaggio naturale pone le basi per avviare una nuova e più consapevole fase negoziale con le istituzioni europee finalizzata ad ottenere maggiori risorse, infrastrutture ma anche condizioni particolari di applicazione dei regolamenti comunitari, tra cui quelli relativi agli aiuti di Stato, al patto di stabilità e alla fiscalità di vantaggio;
l'articolo 170 del Trattato di Lisbona prevede che per contribuire all'attuazione degli obiettivi di coesione di cui all'articolo 174 l'Unione europea "concorre alla costituzione e allo sviluppo di reti trans europee nei settori delle infrastrutture dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell'energia" tenendo conto "in particolare della necessità di collegare alle regioni centrali dell'Unione europea le regioni insulari";
CONSTATATO che:
per quel che riguarda la politica di coesione:
nella proposta di riforma della politica di coesione, per il nuovo periodo di programmazione 2014-2020, vengono rivisti gli obiettivi e inserita una nuova categoria intermedia di regioni a cui attribuire sostegno differenziato qualora il PIL sia superiore al 75 per cento ma non superiore al 90 per cento della media comunitaria, al fine di attenuare le differenze tra le regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate;
l'introduzione di questo obiettivo di transizione e nel quale rientrerebbe anche la Sardegna (al momento collocata nell'obiettivo "Competitività regionale e occupazione" sia pur in regime di phasing in) potrebbe garantirle un trattamento più giusto e in linea con il proprio livello di sviluppo economico, come sostenuto dal Consiglio regionale con la risoluzione n. 21 del 27 gennaio 2011;
le regioni interessate alla creazione di un nuovo obiettivo transitorio "categoria intermedia" di regioni (Sardegna, Molise, Basilicata e Abruzzo), hanno assunto una posizione comune nell'ambito del primo Forum sulla coesione economica, sociale e territoriale, a fine gennaio 2011, utilizzando come riferimento la risoluzione del Consiglio regionale sardo;
il nuovo obiettivo transitorio "categoria intermedia" potrebbe, in parte, risarcire la Sardegna dall'ingiusta uscita dall'obiettivo 1 dovuta a calcoli meramente statistici e non ad un reale recupero del divario di sviluppo rispetto alle altre regioni;
il Governo italiano ha formalizzato invece la seguente posizione: "L'Italia non ritiene che sia necessario introdurre una categoria intermedia di regioni nell'architettura della politica di coesione. Le regole attuali di eleggibilità dei territori e di allocazione delle risorse, che assicurano la concentrazione delle risorse nelle regioni più arretrate vanno mantenute", ribadita anche dall'allora Ministro per i rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, al Commissario dell'Unione europea per la politica regionale, Johannes Hahn, in occasione della presentazione dei nuovi regolamenti della politica di coesione 2014-2020;
il Presidente della Regione in una dichiarazione alla stampa si è detto favorevole alla categoria intermedia di regioni, ma allo stesso tempo ha dichiarato di condividere le scelte del Ministro Fitto;
la posizione per il riconoscimento di un sostegno differenziato in considerazione delle caratteristiche geografiche e demografiche deve essere sostenuta sia politicamente, a livello nazionale ed europeo, sia attraverso gli strumenti di partecipazione al processo normativo europeo previsti dall'ordinamento, elaborando osservazioni sul pacchetto legislativo sulla politica di coesione 2014-2020 entro il mese di dicembre, allorquando la Commissione europea provvederà ad avviare la formalizzazione dei nuovi regolamenti sulla politica di coesione 2014-2020;
per quel che riguarda la politica agricola:
la proposta di riforma della PAC post 2013 formulata dalla Commissione europea introduce un nuovo parametro per l'attribuzione dei premi agli agricoltori che modifica in maniera radicale l'attuale distribuzione delle risorse;
nella proposta di regolamento, infatti, l'Unione europea utilizza la superficie agricola come parametro di riferimento per la redistribuzione degli aiuti ed azzera i criteri storici (basati in particolare sulla produzione) con un vantaggio per la Sardegna che, in base ad una simulazione pubblicata dal Sole 24 ore, vedrebbe un incremento del premio per gli agricoltori sardi di oltre il 120 per cento, con un corrispondente forte decremento del premio per le regioni italiane più produttive;
il Governo italiano (documento MIPAAF del 22 febbraio 2011) ha assunto una posizione di forte contrarietà all'introduzione del parametro della superficie confermata anche dal nuovo ministro delle politiche agricole Mario Catania auspicando invece il mantenimento di quello storico basato sulla produzione lorda vendibile;
le regioni del centro nord continuano ad esercitare forti pressioni sul governo nazionale ed a livello europeo in difesa della loro agricoltura e dunque dei criteri storici della PAC;
per quel che riguarda la rete transeuropea:
la proposta di regolamento sugli orientamenti dell'Unione europea per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti per il periodo 2014-2020 esclude la Sardegna, negandole la possibilità di dotarsi di una connettività plurimodale (strade, autostrade, ferrovie, porti ed aeroporti) e di essere integrata nelle autostrade del mare, fondamentali per l'accessibilità all'Isola ed imprescindibili per il raggiungimento della coesione economica, sociale e territoriale prevista dagli articoli articolo 170 e 174 del trattato dell'Unione europea;
la Commissione europea nelle "Prospettive finanziarie 2014-2020 - Un bilancio per la strategia 2020" individua l'elenco preliminare dei corridoi europei della mobilità e dei progetti relativi alla rete principale di trasporto, finanziato con 50 miliardi di euro;
le regioni italiane si sono immediatamente mobilitate affinché i propri territori fossero ricompresi nella mappa dei corridoi transeuropei e in particolare Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia, inizialmente escluse dal corridoio n. 5, hanno portato avanti una straordinaria pressione politica che ha coinvolto il Governo, gli europarlamentari italiani, i parlamentari delle singole regioni ed i presidenti delle regioni riuscendo ad ottenere la revisione della proposta e il loro inserimento nelle reti;
con grave ritardo, e comunque dopo la comunicazione formale della Commissione europea sulla nuova mappa dei corridoi transeuropei, e quindi dopo la pubblicazione della proposta di regolamento, il 21 ottobre 2011, l'Assessore regionale dei trasporti ha "preannunciato un'iniziativa della Regione Sardegna che coinvolgerà le altre regioni escluse per la revisione immediata dei corridoi marittimi europei con l'obiettivo di reintegrare l'Isola nelle principali direttrici di traffico via mare da cui al momento è stata esclusa";
in relazione all'accordo Piano azione e coesione siglato dal Ministro Fitto e il Commissario europeo Hahn:
il preoccupante ritardo nell'utilizzo dei fondi comunitari (in particolare FESR) denunciato dal Commissario europeo Johannes Hahn nel maggio 2011 in una lettera inviata alla Regione è stato comprovato dai dati del monitoraggio IGRUE al 31 maggio 2011 e dalla riunione del 24 giugno 2011 del Comitato di sorveglianza sullo stato di attuazione del POR Fers Sardegna 2007-2013 ed è sfociato nella rimodulazione della programmazione stabilita con la delibera della Giunta regionale del 20 luglio 2011;
il grave ritardo nella spesa dei fondi europei con il conseguente rischio di restituzione delle risorse non certificate alla data del 31 dicembre 2011 ha portato l'Unione europea ad intervenire sul Governo nazionale imponendo un piano denominato "Piano di azione coesione" firmato dall'allora Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, e dal Commissario europeo Johannes Hahn il 7 novembre 2011 a seguito della condivisione con le interessate regioni italiane tra cui la Sardegna;
tale piano prevede l'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale sui fondi strutturali 2007-2013 e conseguentemente la diminuzione del target di spesa certificata da raggiungere al 31 dicembre 2011 che a sua volta comporta di fatto che ingenti risorse nazionali vengano svincolate per essere poi riprogrammate e spese entro un vincolo temporale di dieci anni su quattro priorità: istruzione, occupazione, agenda digitale e ferrovie/reti;
nella prima settimana di novembre 2011 il Presidente Cappellacci dichiara agli organi di stampa la sua piena condivisione del Piano e delle priorità individuate dichiarando inoltre che il Ministro Fitto avrebbe positivamente accolto la proposta della Sardegna di assumere come priorità anche altri due obiettivi strategici per il modello sviluppo sardo: l'ambiente e l'energia e sottolineando che le risorse nazionali svincolate dai PO verrebbero riprogrammate tenendo conto del principio di territorialità, senza però specificare se queste verranno destinate nella stessa misura alle medesime regioni;
in data 15 novembre 2011 il Piano di azione coesione è stato inviato dal Ministro per gli affari regionali e la coesione territoriale al Commissario europeo per le politiche regionali e in data 21 novembre 2011 il Piano è stato pubblicato sul sito del Ministero dello sviluppo economico con il dettaglio degli obiettivi e delle azioni dal quale si evince che la Sardegna è esclusa da ogni previsione circa l'istruzione e le ferrovie/reti rientrandovi esclusivamente per l'agenda digitale (progetto già presentato dalla Regione e in corso di esame da parte della Commissione) e in minima parte per finanziamento del credito di imposta - occupazione, e sono inoltre totalmente ignorati i temi energia ed ambiente sollecitati dal Presidente della Regione;
ai sensi dell'articolo 3, comma 2, e dell'articolo 16, commi 2, 3 e 4, della legge regionale n. 13 del 2010 ogni decisione circa la revisione delle priorità e dei programmi operativi regionali necessita di un preciso atto di indirizzo da parte del Consiglio regionale o perlomeno di informazioni ufficiali e precise sulle trattative in corso che non possono certo essere sostituite da fumose comunicazioni a mezzo stampa;
PRESO ATTO che:
la Regione dispone di tutti gli strumenti giuridici che consentono di esprimere la propria posizione e formulare osservazioni sulle proposte dell'Unione europea che riguardano questioni di interesse regionale prima che gli atti vengano approvati in via definitiva;
in base all'articolo 117 della Costituzione italiana, alla legge n. 11 del 2005, alla legge regionale n. 13 del 2010 la Regione partecipa al processo legislativo europeo, sia nella fase ascendente sia in quella discendente;
l'articolo 3 della legge regionale n. 13 del 2010 (al momento totalmente inattuata) prevede il massimo raccordo nella Regione sulle questioni europee e di rilievo internazionale e che la Giunta regionale informi il Consiglio regionale nel merito di ogni aspetto dell'attuazione delle politiche europee, dei negoziati in corso e di tutte le iniziative intraprese o da intraprendere in ambito europeo e internazionale;
l'articolo 4 della legge di cui sopra prevede che "La Regione partecipa alla formazione degli atti dell'Unione europea" e che "il Consiglio e la Giunta regionale formulano osservazioni sui progetti di atti dell'Unione europea",
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
ad informare compiutamente il Consiglio regionale su tutte le iniziative intraprese affinché la Regione partecipi attivamente alla definizione delle politiche europee post 2013, sui risultati conseguiti e sulle questioni in via di definizione;
ad assumere tutte le iniziative idonee affinché la Regione partecipi direttamente, in tutte le forme previste, alle negoziazioni relative alla nuova politica di coesione 2014-2020 pretendendo il riconoscimento dell'insularità, a norma dell'articolo 174 del Trattato di Lisbona, quale presupposto per ogni possibile ipotesi di sviluppo;
a tutelare la posizione della Regione nei confronti del Governo italiano, fino ad oggi avverso alle posizioni espresse dal Consiglio regionale, per il riconoscimento delle regioni intermedie, da cui la Sardegna ricaverebbe indubbio vantaggio;
ad assicurarsi tutte le garanzie perché le risorse nazionali eventualmente svincolate in seguito all'applicazione del Piano di azione coesione siano destinate effettivamente alla Sardegna e non, più genericamente, alle regioni del sud;
ad avviare l'istruttoria finalizzata a individuare le priorità relative al trasporto ferroviario in Sardegna;
ad attivare ogni possibile azione sul Governo nazionale e sulla Commissione dell'Unione europea a sostegno della proposta della Commissione intorno ai nuovi parametri di riferimento nei regolamenti della nuova PAC;
a spendersi con immediatezza e con tutti gli strumenti in suo possesso, giuridici e politici, presso il Governo italiano e la Commissione europea perché la Sardegna venga ricompresa tra i corridoi trans europei e in particolare nelle autostrade del mare,
richiama la giunta regionale
al rispetto della legge regionale n. 13 del 2010 (Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione autonoma della Sardegna e modifiche alla legge regionale 15 febbraio 1996, n. 12) (156).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per comunicare all'Aula, dopo aver inviato una missiva ieri sera a lei e al Presidente della Commissione d'inchiesta del Consiglio regionale, che ancora una volta, come consigliere regionale, ma anche come Consiglio regionale nella sua interezza, viviamo una situazione un po' imbarazzante. Credo che ne vada di mezzo la credibilità stessa…
PRESIDENTE. Onorevole Solinas, faccia la proposta sull'ordine dei lavori.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). … dell'istituzione Consiglio regionale. Presidente, comunico a lei e ai colleghi che ieri, mentre si svolgeva un'assemblea dei lavoratori…
PRESIDENTE. Onorevole Solinas, non deve comunicare ai colleghi fatti avvenuti, deve fare una proposta sull'ordine dei lavori. O fa la proposta sull'ordine dei lavori o le devo togliere la parola.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Se mi consente di parlare, arrivo anche alla proposta, Presidente.
PRESIDENTE. Deve fare la proposta sull'ordine dei lavori, poi può argomentarla.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, se non illustro che cosa è successo, i colleghi non possono capire la mia proposta.
PRESIDENTE. Prima fa la proposta e poi la illustra e la argomenta. In caso contrario le devo togliere la parola.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Allora, la proposta è come si può verificare e capire se il Commissario unico di un'azienda a totale capitale pubblico possa avere comportamenti così irriguardosi nei confronti di un consigliere regionale.
PRESIDENTE. Onorevole Solinas, non è una proposta che riguarda l'ordine dei lavori.
Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare il consigliere Ladu per illustrare le risoluzioni.
LADU (P.d.L.). Signor Presidente, Assessore, colleghi, la seconda e la quinta Commissione, in seduta congiunta, hanno approvato la risoluzione sulle proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recanti il quadro legislativo della politica agricola comune (PAC) per il 2014-2020.
Le Assemblee legislative regionali partecipano a pieno titolo a questo processo, e infatti gli articoli 4 e 5 della legge regionale numero 13 del 2010, che disciplina le attività europee di rilievo internazionale, prevedono (articolo 4) la partecipazione del Consiglio regionale alla formazione degli atti dell'Unione europea e la verifica (articolo 5) del rispetto del principio di sussidiarietà e di proporzionalità. La Commissione europea nel novembre del 2010 ha aperto la fase di discussione sull'avvenire della PAC con la pubblicazione della comunicazione "Il futuro della PAC".
In data 29 giugno 2011 - giusto per fare un po' di cronistoria - è stata pubblicata la proposta di quadro finanziario pluriennale per il 2014-2020 che individua in 386 miliardi di euro il budget assegnato alla PAC; il 12 ottobre 2011 la Commissione ha pubblicato il pacchetto legislativo di riforma sul quale gli Stati, ma anche le Regioni, e la Regione autonoma della Sardegna in base all'articolo 4 della legge 13/2010, possono formulare delle osservazioni.
Siamo in effetti in piena fase ascendente della programmazione comunitaria, ed entro la prima metà di dicembre le osservazioni devono essere inviate, quindi siamo proprio sul filo del rasoio perché i tempi sono veramente stretti. Entro il 2012 devono essere approvate definitivamente le politiche della PAC perché dal gennaio 2014 entrerà in vigore la nuova PAC.
La PAC impegna risorse importanti, esattamente il 33 per cento, del bilancio dell'Unione europea, e la nuova PAC si basa fondamentalmente su due pilastri; il primo pilastro riguarda l'aiuto diretto agli agricoltori, mentre il secondo riguarda il sostegno allo sviluppo rurale finalizzato al miglioramento della competitività e alla diversificazione dell'attività economica.
Le Commissioni agricoltura e politiche comunitarie, congiunte, in base a queste proposte hanno formulato delle osservazioni. Per quanto riguarda il primo pilastro, cioè il pagamento diretto, un punto importante della PAC riguarda il processo di convergenza dei pagamenti diretti e la ridistribuzione del sostegno finanziario fra gli Stati membri. Che cosa dice questo processo di convergenza? Praticamente dà un'impostazione completamente diversa dalla vecchia politica agricola dell'Unione europea e noi, pertanto, come Commissioni condividiamo la distribuzione uniforme delle risorse tra i Paesi dell'Unione, perché il divario finora esistente tra un Paese e l'altro, soprattutto con l'allargamento a ventisette, era enorme. Quindi questo nuovo indirizzo della PAC ha l'obiettivo di appianare queste divergenze riducendo a meno di un terzo il divario tra gli Stati.
Un altro punto importante è costituito dal pagamento uniforme per ettaro di superficie con il definitivo abbandono del criterio storico. Questo è un aspetto importantissimo per la Sardegna, forse il più importante, anche se sarà un passaggio graduale. Ci sono invece forti perplessità sulla facoltà riconosciuta agli Stati membri, e manifestiamo la nostra contrarietà, di regionalizzare il regime di pagamento di base; dagli studi compiuti dagli uffici è emerso infatti che la regionalizzazione penalizzerebbe la Sardegna.
Devo dire inoltre che l'Italia ha manifestato (l'ha fatto sia il precedente Governo che l'attuale attraverso il ministro Catania) una posizione contraria alla adozione del parametro di superficie nella distribuzione delle risorse. Questo parametro che noi condividiamo proposto dalla Commissione favorirebbe la Sardegna. C'è uno studio de Il Sole 24 Ore che dice che, se dovesse essere applicato così come è, la Sardegna verrebbe avvantaggiata insieme ad altre regioni, tipo il Trentino, la Valle d'Aosta, la Liguria e l'Abruzzo, e noi prenderemmo il 127 per cento in più per quanto riguarda i premi. Questo è un fatto importante, noi stiamo quindi sostenendo questa posizione.
Altra misura importante (secondo noi in ordine di importanza viene subito dopo la convergenza), è l'inverdimento, cioè il greening. In che cosa consiste questa misura? Consiste nel pagamento delle pratiche agricole benefiche per il clima e l'ambiente; si tratta di una super-condizionalità che subordina l'erogazione di una quota dei pagamenti diretti (parliamo del 30 per cento) all'applicazione di pratiche agricole benefiche per migliorare l'ambiente e il clima.
Quindi ci sono delle novità importanti, soprattutto per quanto riguarda la coniugazione delle pratiche agricole con quelle ambientali. Relativamente all'inverdimento, noi stiamo portando delle proposte perché non condividiamo totalmente la posizione in merito della Commissione europea che punta soprattutto sul mantenimento del patto permanente. Poiché il mantenimento del patto permanente certamente non avvantaggia la Sardegna, noi diciamo che queste pratiche agricole benefiche non possono prescindere dalle caratteristiche climatiche del territorio.
Pertanto, nella risoluzione proponiamo di lasciare ai singoli Stati membri, con il concorso delle Regioni, la possibilità di individuare colture che abbiano un ruolo benefico sull'ambiente e sul clima. Di conseguenza, poiché per noi va dato un ruolo importante a colture che hanno la capacità di sequestrare l'anidride carbonica, abbiamo inserito fra le pratiche di inverdimento anche la coltivazione dell'ulivo, della quercia, del leccio, del pascolo arborato e cespugliato, e infine la macchia mediterranea. Con questi accorgimenti (nella risoluzione abbiamo puntato molto su questa proposta), riteniamo che la premialità del 30 per cento che viene stabilita possa essere favorevole anche alla Sardegna. Un altro capitolo riguarda le aree con vincoli naturali ed altri vincoli specifici; a questo capitolo è destinato il 5 per cento delle risorse. Ora, noi apprezziamo l'indicazione della Commissione sull'individuazione di zone agricole soggette a vincoli naturali perchè questi vincoli naturali sono presenti anche nelle aree svantaggiate. Pertanto, nella classificazione delle zone soggette a vincoli naturali riteniamo vadano ricomprese esplicitamente le regioni insulari.
Noi vogliamo che in questa misura introdotta dalla Commissione, sui vincoli naturali e sui vincoli di tipo specifico, siano ricomprese le condizioni dell'insularità, così da consentirci di accedere a pieno titolo a quel premio del 5 per cento previsto dalla Commissione.
Infine, è prevista la misura degli aiuti accoppiati che fa parte della vecchia politica dell'Unione europea e che, ormai, si sta tentando di superare. Noi, però, condividiamo la scelta di mantenere in capo a singoli Stati membri la possibilità di utilizzare questo strumento in riferimento a specifiche aree produttive. Noi riteniamo un fatto positivo che si possa intervenire anche su chi produce; a noi non interessa soltanto il parametro superficie, perchè vogliamo valorizzare soprattutto chi lavora nelle campagne, chi produce. Condividiamo quindi l'ipotesi di una attribuzione del 10 per cento di premio agli aiuti accoppiati, anzi riteniamo che in taluni casi questa percentuale possa anche aumentare, perché ci sono alcune realtà della Sardegna, nel settore ovi-caprino ad esempio, in cui questa misura può essere utile e potrebbe essere utile anche un suo eventuale ampliamento.
Si parla poi di "agricoltori attivi". A loro favore è previsto un premio del 5 per cento sul fondo dell'Unione europea, però la definizione fornita dalla Commissione appare molto estensiva in quanto prevede di escludere dal pagamento diretto soggetti per i quali gli aiuti PAC rappresentino meno del 5 per cento del reddito totale.
Se dovesse passare questa misura, tutti avrebbero accesso ai premi previsti dall'Unione europea, ed è ovvio che questo non può essere. Abbiamo già detto infatti che noi vogliamo valorizzare soprattutto chi produce e chi lavora nelle campagne, altrimenti ci sarà una polverizzazione delle risorse e, alla fine, nessuno se ne avvantaggerà.
Riteniamo opportuno, quindi ridurre l'ambito dei soggetti che possono accedere al regime dei pagamenti diretti, così da valorizzare soprattutto chi svolge attività a titolo professionale e al fine di favorire le realtà produttive rinviare la definizione di questo concetto a specifiche normative nazionali. E, per quanto riguarda la normativa italiana va detto che è chiara sulla definizione di imprenditore agricolo a titolo principale, e quindi sulle persone che sono, alla fine, destinatarie dei finanziamenti.
Un'altra misura importante prevista nella proposta PAC della Commissione, con la quale noi concordiamo, riguarda la possibilità di creare flessibilità fra il primo e il secondo pilastro attraverso il riconoscimento agli Stati, consentendogli di essere più flessibili nella gestione dei finanziamenti, della possibilità di trasferire fondi dal loro massimale dei pagamenti diretti al sostegno dello sviluppo rurale. Si chiede però di estendere anche all'Italia, che oggi è esclusa, la possibilità di effettuare pagamenti diretti fino al 5 per cento dell'importo destinato al sostegno di misure previste dai programmi di sviluppo rurale finanziate dal FEASR.
Come Commissioni congiunte, abbiamo effettuato una valutazione molto approfondita, e non ci siamo limitati a discutere tra di noi ma abbiamo sentito le associazioni di categorie, che hanno dato un contributo importante alla stesura di questa risoluzione. Riteniamo pertanto di aver fatto un lavoro importante e, a nostro avviso, questa risoluzione arriva proprio nel momento giusto, nel momento in cui all'Unione europea stanno per decidere su questa materia.
Di conseguenza decidere oggi come Consiglio regionale è importante per due ordini di motivi. La nuova PAC, le misure in essa contenute, cambierà completamente la vita del mondo delle campagne, e quindi noi dobbiamo essere preparati, dobbiamo presentare proposte concrete. E' anche importante, importantissimo, che queste nostre proposte vengano prese in considerazione da chi di competenza, perché noi vogliamo partecipare a questo processo.
Devo fare, Assessore (mi riferisco all'Assessore dell'agricoltura) anche un'altra cosa considerazione. Queste questioni vanno seguite, vanno seguite adesso in ambito europeo, perché non basta il lavoro che come Commissione, e quindi come Consiglio, possiamo fare o abbiamo già fatto; io chiedo che ci sia un impegno serio e forte da parte del Governo della Regione, perché, altrimenti queste misure difficilmente passeranno.
Ho già specificato che ci sono alcune questioni sulle quali noi dovremo scontrarci con il Governo nazionale. Sulla Misura-convergenza, ad esempio, c'è la contrarietà del Governo nazionale che sta puntando ad agevolare le regioni più forti, quelle del Nord, ancorate finora al vecchio sistema basato sulla produttività; un sistema più conveniente, è chiaro, essendo le zone del nord molto più fertili.
Questa volta, tramite l'operato del commissario Ciolos, si sta andando verso un'altra direzione, e cioè verso la valorizzazione dell'agricoltura più povera. Poichè anche noi siamo inseriti in questo contesto, dovremo fare una battaglia politica a livello nazionale prima di tutto, ma, soprattutto, la battaglia andrà continuata a livello europeo.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 156 ha facoltà di illustrarla.
BARRACCIU (P.D.). Inizio subito col dire che condivido pienamente la risoluzione proposta dalla seconda Commissione, così come anche l'altra che discuteremo stamattina sulle politiche di coesione; non potrebbe che essere così, d'altra parte, considerato che l'argomento di quelle due risoluzioni è anche parte integrante della mozione numero 156 che mi appresto a illustrare.
Mi preme anche sottolineare che la mozione numero 156 è stata presentata dal centrosinistra e da API il 23 novembre, quindi prima dell'approvazione da parte della Commissione delle due risoluzioni, essendoci stato un lavoro più o meno contemporaneo in questo senso. Devo dire, in particolare relativamente al Piano nazionale di Azione Coesione, che alla data del 23 novembre questo Piano era abbastanza confuso nei suoi contorni; confusione che ho dovuto riscontrare presso gli uffici dell'Assessorato della programmazione e anche sui giornali in merito alle dichiarazioni che la Giunta regionale ha fatto su quel Piano.
Quindi, lo ribadisco, il 23 novembre quel Piano era abbastanza confuso nei suoi contorni; in questi giorni sono emerse invece delle questioni che hanno chiarito meglio, in particolare, la natura, la destinazione e i vincoli dei 340 milioni assegnati alla Sardegna dal Piano di Azione Coesione, firmato dall'allora Ministro Fitto e dal Commissario europeo Hahn, e totalmente sostenuto dal presidente Cappellacci.
Mi preme sottolineare che la mozione nasce avendo noi constatato l'assenza della Giunta regionale su questi temi nonostante le dichiarazioni che ritrovo oggi sulla stampa da parte del presidente Cappellacci che, dice il giornale, anticipando la discussione sulla mozione del centrosinistra, rivendica un grande attivismo in tema di politiche europee. Non è così, e se questo attivismo forse, anzi, certamente lo possiamo riscontrare sui giornali, attraverso i comunicati, in concreto non abbiamo assolutamente niente che possa segnare l'azione della Giunta su questi temi; e credo che le risoluzioni presentate, che sono di pertinenza della seconda Commissione, lo testimonino esattamente.
Mentre la Commissione e il Consiglio su questo tema si stanno adoperando, così come stabilito dalla legge regionale europea, la Giunta, invece, è totalmente assente fatta eccezione per dei comunicati di cui, se avrò il tempo, renderò conto. Quindi abbiamo constatato l'assenza della Giunta regionale su questi grandi temi o, meglio, una presenza decisamente inadeguata, diversamente invece da come sarebbe stato assolutamente necessario per difendere i nostri interessi nel contesto europeo.
La mozione quindi nasce da queste constatazioni e dall'aver rilevato che il presidente Cappellacci anziché, come prescritto dalla legge numero 13 del 2010, venire in Aula a riferire sull'azione politica svolta nel contesto europeo e sui rapporti col Governo italiano, che devono essere mantenuti per decidere le politiche europee, anziché venire in Aula anche a recepire gli orientamenti su queste politiche, preferisce affidare le sue comunicazioni alle pagine dei giornali, con dei comunicati tanto altisonanti quanto confusi e contraddittori. Però basta studiare un po' per capire, per sciogliere la confusione, la contraddittorietà (non serve molto), ed è quello che come centrosinistra abbiamo fatto per mettere a punto la mozione.
L'ultimo dei comunicati, in ordine di tempo, è quello che riguarda i 340 milioni di euro del Piano di Azione Coesione siglato, come dicevo prima, dall'allora Ministro Fitto e dal Commissario europeo Hahn. Quindi le risoluzioni della seconda Commissione vanno bene; ciò che, invece, non è dato sapere, è che cosa la Giunta stia facendo, e noi vogliamo far emergere proprio questo: che cosa fa, che cosa pensa, che cosa sta facendo concretamente con la determinazione e, soprattutto, con la giusta competenza.
Vado per ordine. Mentre noi stiamo discutendo una finanziaria assolutamente povera, come si sa, di risorse, inadeguata ad affrontare i problemi della Sardegna, a Bruxelles si decidono e sono già state definite politiche capaci, se colte adeguatamente, di controbilanciare l'esiguità delle risorse finanziarie; noi stamattina stiamo discutendo delle cose davvero molto importanti, per certi versi più importanti della finanziaria, non fosse altro per la quantità di risorse che noi potremmo veramente avere a disposizione se ci fosse un protagonismo serio di questa Giunta regionale nella sede europea.
Era già chiaro quanto le risorse finanziarie europee, su cui la Sardegna può contare per lo sviluppo, siano assolutamente importanti; ma, d'ora in avanti, direi che l'importanza assume un risalto ancora maggiore, soprattutto perché ci stiamo apprestando a dover fare i conti con la stretta, davvero forte, a cui dovranno sottostare le finanze pubbliche degli Stati membri, in particolare l'Italia per arrivare al tanto agognato pareggio di bilancio. E' evidente, quindi, che le risorse, soprattutto per le politiche di sviluppo, saranno decisamente poche. Per questo i programmi europei di sviluppo dovranno essere al centro dell'attenzione consapevole degli Stati membri, come delle singole regioni.
Le questioni che, partite da Bruxelles, sono sfuggite o stanno sfuggendo di mano al presidente Cappellacci sono almeno quattro. La prima riguarda la riforma della politica di coesione 2014-2020, e tralascio le specificazioni perché saranno oggetto anche della risoluzione. Voglio soltanto sottolineare, sinteticamente, che questa riforma prevede l'istituzione di una nuova categoria intermedia di regioni, e entrerebbero a farvi parte regioni il cui Pil risulti maggiore del 75 per cento e non superiore al 90 per cento rispetto alla media comunitaria.
Far parte di questo gruppo per la Sardegna significherebbe davvero un grande vantaggio, considerato che, a suo tempo, come si sa, la Sardegna è stata ingiustamente collocata tra le Regioni dell'Obiettivo Competitività e messa, per un calcolo statistico, sullo stesso piano e sullo stesso livello di sviluppo della Lombardia, dell'Emilia-Romagna, della Toscana; e, insomma, non devo certamente dire quale sia per la Sardegna l'ingiustizia. Quindi sarebbe un vantaggio essere collocata tra le Regioni intermedie.
Il Governo italiano, fino a oggi, in particolare attraverso il Ministro Fitto, si è opposto all'istituzione delle Regioni intermedie perché contrarie all'interesse più generale, in particolare delle regioni più ricche. Rispetto a questa opposizione, fino a che è stato in carica il Governo Berlusconi, noi non abbiamo sentito una parola da parte del presidente Cappellacci che si opponesse, o che dicesse la sua sulla riforma della politica di coesione: il silenzio più assoluto, ed è chiaro che il silenzio quando diventa costante rispetto a queste questioni si traduce in complicità, che per noi è assolutamente insopportabile.
Su questo tema, a dire il vero, si era già espressa a gennaio la seconda Commissione, quindi il Consiglio certamente ha seguito la questione, mentre la Giunta secondo il nostro parere continua a essere assente. E' dato sapere soltanto che c'è l'intenzione della maggioranza delle Regioni di fare quadrato contro questa previsione e per noi, appunto, la Giunta non ha ancora detto niente.
La seconda questione riguarda invece la PAC, di cui non è certo necessario ricordare l'importanza strategica per la nostra regione. Anche questa questione è stata approfondita dal collega e l'aspetto più significativo, che io voglio ricordare e su cui appunto vorrei che ci si esprimesse, è dato dal fatto che la proposta prevede, con vantaggi enormi per la Sardegna, la sostituzione del parametro attraverso il quale fino a oggi sono stati ridistribuiti gli aiuti agli agricoltori.
Fino a oggi si prendeva in considerazione il parametro della produzione; la nuova riforma prevede, invece, che da ora in avanti si proceda con il calcolo della superficie totale destinata all'agricoltura, la superficie agricola appunto. Per capirci, Il Sole 24 Ore calcola che la Sardegna, se passasse questo criterio, riceverebbe aiuti di circa il 120 per cento superiori rispetto a quelli ricevuti finora. Qual è il punto politico? Il punto politico è che il Governo Berlusconi, pressato come sempre dalle Regioni del centro-nord, si era opposto all'introduzione del nuovo parametro e noi non abbiamo sentito il Governo regionale, con voce chiara, fare la sua battaglia in quel contesto.
Purtroppo devo dire, ma l'ha già sottolineato il collega Ladu, che anche il neoministro Catania sta facendo esattamente lo stesso lavoro, ossia si sta opponendo a quella previsione della riforma della PAC; ma quello che ci preoccupa è la nostra totale assenza. In queste ultime due settimane sembra che siano stati incrementati i viaggi a Bruxelles, poi qualcuno deve spiegare qual è il contenuto di questi viaggi che il Presidente sta facendo e soprattutto qual è il risultato, in termini di vantaggi, per la Sardegna.
La terza questione, ancora più importante, riguarda i corridoi transeuropei che rappresentano la principale politica infrastrutturale europea. Attraverso la creazione di reti energetiche digitali e di trasporto si vuole stabilire un'unica rete multimodale per integrare il trasporto terrestre, marittimo e aereo consentendo a merci e persone di circolare rapidamente e facilmente tra gli Stati membri e verso l'esterno. So di non dover specificare, anche in questo caso, quale importanza abbiano, o meglio avrebbero, per noi i corridoi transeuropei.
Peccato che la Sardegna sia già la grande esclusa, grazie al precedente Governo Berlusconi, dagli investimenti in questo settore. Né il presidente Cappellacci, né l'assessore Solinas, se non due giorni dopo che il Piano era stato chiuso, hanno fatto sentire, ma flebilmente veramente, la loro voce. Quindi le autostrade del mare non ci sfiorano e per noi non c'è un solo euro dei 50 miliardi che verranno destinati alla connettività plurimodale. Di certo vediamo sempre più allontanarsi la possibilità di realizzare quella centralità del Mediterraneo cui la Sardegna ambirebbe se non altro per destino geografico.
Quel che è certo è che la Sicilia, la Calabria, la Basilicata e la Puglia hanno anticipato la predisposizione di quel Piano da attori principali, svolgendo un ruolo da attori principali in sede europea e ponendo in essere un pressing politico a tutti i livelli per essere inserite nel Piano. Queste Regioni, e la Sicilia in particolare, dopo essere state escluse, a seguito di questo pressing autorevole sono state reinserite nel Piano di investimenti; la Sardegna, invece, è rimasta fuori.
L'altro giorno, chiedendo a Tajani di essere un "gigante di Monti Prama", il presidente Cappellacci ha chiesto la reintroduzione della Sardegna nel Piano dei corridoi transeuropei. Se il Presidente avesse fatto il lavoro prima, quando le cose sono state definite, non si dovrebbe ogni volta piatire e pregare, o addirittura chiedere a un uomo di farsi gigante di Monti Prama e di rimediare a questa situazione. In effetti Tajani gli ha risposto che è compito del Governo pensare a questa questione. Bene, il Governo ci deve pensare, ma quando governava Berlusconi la Sardegna è stata esclusa e Cappellacci non ha detto una sola parola.
Per concludere la questione che attiene il Piano di Azione Coesione, firmato dal ministro Fitto e dal commissario europeo Hahn, va detto che si intende salvare le regioni che, come la Sardegna, hanno accumulato ritardi mostruosi nella spendita delle risorse europee evitando la restituzione delle stesse. Dobbiamo dire però la verità su questo Piano e sui 340 milioni a noi destinati.
Concordo pienamente con quanto scritto dal collega Maninchedda, perché è la verità, è assolutamente la verità: non sono risorse in più, sono risorse statali che sono state svincolate dal Piano di Azione Coesione perché la Sardegna è in ritardo nella spendita dei fondi europei; quindi non si tratta di un premio, ma sostanzialmente di un commissariamento dell'Unione europea nei confronti dell'Italia e delle sue Regioni perché incapaci di spendere le risorse comunitarie. Non sono risorse in più, piuttosto risorse svincolate e trasferite ai Ministeri, i quali decidono cosa farne commissariando appunto le Regioni.
Il presidente Vendola ieri denunciava la strada intrapresa per la spesa dei fondi del Piano di Azione Coesione, perché i Ministeri stanno decidendo le azioni secondo le loro priorità e non in corrispondenza e in coincidenza con i programmi regionali cui quelle risorse erano originariamente destinate, quindi quelle priorità non verranno rispettate.
La Regione, contestualmente, però deve tagliare dal piano 2007-2013 i 340 milioni di euro e noi vorremmo sapere anche da dove verranno tagliati, perchè svincolati finanzieranno le cose che abbiamo letto sui giornali in questi giorni e sostituiranno i fondi FAS, anche una parte consistente di fondi FAS. Quindi è sostanzialmente non un imbroglio, ma una cosa diversa da come è stata rappresentata sulla stampa con frasi quali "boccata d'ossigeno", "finalmente si viaggia velocemente".
A parte che, a proposito di viaggi veloci, siamo anche finiti sulla stampa nazionale che ci fa notare che la Sardegna, proprio su questa questione, aveva fatto uno scivolone quanto meno inopportuno: aveva già comprato i treni per l'alta velocità (sarebbero arrivati nel 2012) assolutamente inutilizzabili sulle nostre vie ferroviarie perché inadeguate. L'operazione di cui abbiamo detto ci consentirà di rivedere anche le rotaie delle nostre ferrovie e quindi questi treni potranno viaggiare, altrimenti avremmo fatto un investimento per circa 58 milioni di euro assolutamente inutilizzabile: uno spreco.
Ci vuole chiarezza, pertanto, bisogna smettere di fare comunicati altisonanti e bisogna dire la verità anche su questo Piano. Questo Piano ci dice che non siamo stati capaci di spendere, che quelle risorse svincolate verranno spese a discrezione dei Ministeri, che le priorità cui invece erano inizialmente destinate nel nostro programma operativo non potranno più essere soddisfatte e, peraltro, non verranno neanche soddisfatte per la Sardegna quelle azioni che il Piano di Azione Coesione doveva invece intraprendere, per esempio nel settore dell'istruzione che per noi è importantissimo.
Il presidente Cappellacci, inoltre, sulla stampa si era anche beato del fatto che il ministro Fitto avrebbe introdotto nel Piano di Azione Coesione due assi prioritari quali l'ambiente e l'energia. E' inutile dire che non c'è traccia di questa previsione di cui il presidente Cappellacci ha dato grande notizia sulla stampa; ancora una volta, gli sono state fatte promesse che invece naturalmente non hanno trovato seguito negli atti concreti.
In sostanza si tratta di capire che cosa la Giunta regionale sta facendo perché il treno dell'Europa è praticamente passato, la maggior parte delle politiche sono state già decise e, trattandosi dell'Unione europea, è davvero complicato recuperare le decisioni assunte; per cui, se anche dovessimo riprendere il discorso (io spero comunque che si faccia), arriveremmo assolutamente in ritardo. Ancora una volta dobbiamo constatare che, se qualcosa non dovesse cambiare velocemente, la Sardegna pagherebbe i danni causati da una inadeguatezza totale di questa Giunta regionale e del suo Presidente.
PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che intendono parlare che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Certamente la Politica agricola comune in passato è stata uno dei fiori all'occhiello dell'Unione europea e oggi, in una situazione di grave crisi economica internazionale, potrebbe essere fondamentale per la sopravvivenza stessa del settore agricolo, in particolar modo in un territorio come quello sardo che attraversa ormai da anni una crisi strutturale. La crisi è strutturale ed è anche difficile discutere e cercare di affrontare i problemi legati al futuro dell'agricoltura sarda.
Presidente, non per fare polemica ma le vorrei segnalare che una proposta di sviluppo agricolo sarebbe stato più opportuno che venisse affrontata e discussa prioritariamente in Commissione agricoltura; invece la quinta Commissione è stata coinvolta solo ed esclusivamente nell'ultima parte, nel momento in cui si sono audite le organizzazioni di categoria e per l'approvazione di una risoluzione all'ultimo momento. Oggi, infine, siamo chiamati a discutere, a esaminare e a cercare di emendare una proposta che la Commissione europea dovrà approvare entro il 2012.
A mio avviso pare difficile, se non addirittura impossibile, fare una discussione di contestazione o di approvazione delle linee guida che l'Unione europea si sta dando per il prossimo sessennio 2014-2020. Impossibile perché manca un termine di paragone che dovrebbe essere la politica agricola della Regione sarda; infatti oggi manca, come sono mancati in questi ultimi anni, una linea, un programma, una strategia finalizzata al governo di un settore così fondamentale come è quello agropastorale.
In quest'Aula si è discusso più volte del settore agricolo ma solo quando il centrosinistra con proprie mozioni, interrogazioni o interpellanze ha posto l'argomento all'attenzione di quest'Aula.
Avete partorito la legge regionale numero 15 sull'onda della protesta del movimento dei pastori sardi e, anche in quella occasione, invece di prendere atto ed esaminare le necessità e le urgenze della pastorizia e dell'agricoltura sarda, avete pensato ancora una volta non a chi vive quotidianamente il dramma delle aziende agricole ma ad altre categorie del settore. A oggi forse avete speso un terzo di quelle risorse, a metà di questa legislatura avete già cambiato tre Assessori, tralascio la valutazione sul loro operato, l'ho fatto in altre sedi, oggi lo voglio evitare.
Al momento sicuramente l'assessore Cherchi è ancora in fase di orientamento e, soprattutto, dopo la quasi totale eliminazione dal bilancio della Regione sarda, con l'assestamento al bilancio 2011, delle risorse destinate al settore agricolo si starà chiedendo se, viste le previsioni del bilancio 2012 dove di risorse ordinarie c'è poco e niente, si dovrà limitare molto probabilmente a certificare il trasferimento delle risorse dall'Assessorato agli enti agricoli.
In questo momento non possiamo far altro che basarci su quello che è successo in passato e cercare di migliorare in termini di possibilità il nostro futuro. Il negoziato tra gli Stati membri e la Commissione europea sarà difficile e complesso, è forte infatti il rischio che i trasferimenti all'Italia vengano ridotti notevolmente. In questi giorni la novità sicuramente è che, dopo decenni di contrapposizioni e di divisioni delle associazioni del mondo agricolo, finalmente si parla con un'unica voce in accordo anche con il nuovo Governo nazionale; e questo naturalmente non può che farci piacere perché ci dà sicuramente più forza contrattuale, in un momento di grande crisi nel quale aumentano le contrapposizioni e gli interessi prima tra gli Stati membri e poi tra le singole Regioni.
Per esempio, uno dei parametri per il calcolo dei trasferimenti del primo pilastro che si basa sulla superficie penalizza l'Italia che ha, sì, il 7 per cento della superficie ma ha il 13 per cento del valore complessivo della produzione agricola europea; al contrario, nella ripartizione tra le Regioni italiane con il solo criterio della superficie la Sardegna avrebbe un più 127 per cento rispetto alle risorse trasferite nel passato sessennio. Anche la misura greening, sulla cura e la salvaguardia ambientale, che impone la diversificazione produttiva e di dedicare almeno il 7 per cento della superficie aziendale a opere ambientali e paesaggistiche tipo siepi e muretti è una misura favorevole.
Il rischio è che queste opere possano essere maggiori del premio stesso che l'Unione europea trasferisce che lo ricordo è da 60 a 90 euro per ettaro. Appare opportuna pertanto la proposta di cercare di ridurre la percentuale del 7 per cento per quanto riguarda la superficie aziendale da destinare al greening e anche l'eventuale sanzione che equivale a una decurtazione del 30 per cento del trasferimento.
Individuare oggi chi è agricoltore attivo non può essere solo a mio avviso un fatto reddituale, viste le poche risorse credo sia opportuno incentivare i veri agricoltori e i veri pastori. In Commissione congiunta, assieme alle organizzazioni professionali, si è raggiunto un accordo per chiedere che questo punto venga delegato agli Stati membri anche perché in Italia, come diceva nella sua illustrazione il collega Ladu, l'agricoltore attivo corrisponde a imprenditore agricolo a titolo principale.
Oggi l'agricoltura italiana è la più vecchia d'Europa, per ogni imprenditore agricolo sotto i 35 anni ce ne sono ben 15 con più di 65 anni; la colpa sicuramente non è solo dei giovani che fuggono dai campi, anzi, credo che la scarsa mobilità fondiaria, le barriere fiscali e burocratiche, le difficoltà di accesso al credito e gli alti costi di avviamento che, da un calcolo veloce, si aggirano intorno agli 8000 euro, scoraggino notevolmente i giovani. All'interno della PAC è previsto un pagamento aggiuntivo sino al 2 per cento per quanto riguarda l'imprenditoria giovanile, è sicuramente poca roba ma è un ottimo segnale.
Certamente, Assessore, non è pensabile che le risorse destinate a sostegno dell'insediamento (quello previsto anche nel passato programma) vengano trasferite ai giovani agricoltori dopo due anni; mi risulta infatti che in questi giorni si stiano pagando le domande presentate più di due anni fa. Inoltre credo sia opportuno anche rivedere i criteri di assegnazione perché dalle lamentele delle associazioni di categoria, come più volte riferito in Commissione, emerge che stanno accedendo ai fondi per il primo insediamento in agricoltura i giovani laureati figli del pastore che, magari, in azienda non passano mai, e chi effettivamente vive quotidianamente i problemi dell'agricoltura e si vuole dedicare professionalmente al settore è tagliato fuori.
Serve più coraggio, sicuramente, nel premiare le organizzazioni dei produttori, in modo che il prodotto agricolo abbia il valore aggiunto necessario per dare reddito a chi coltiva; penso al modello ortofrutticolo, che ha consentito di sviluppare processi industriali, commerciali e di marketing, di accorciare le filiere e garantire al consumatore finale prodotti sicuri e di qualità.
Attraverso la PAC è fondamentale riuscire a rendere più competitive le aziende sarde, serve più coraggio nella politica europea agricola, ripeto, ecco perché Assessore, o Assessori, nel confronto Stato-Regione dobbiamo riuscire ad accordarci con le Regioni italiane che hanno le nostre caratteristiche e le nostre peculiarità.
In conclusione, Assessore, non so se possiamo essere ancora in tempo per modificare e inserire qualcuno di questi settori, ma all'interno della Politica agricola comune mancano misure importanti a favore del settore vitivinicolo, della promozione di prodotti agroalimentari sul mercato internazionale, degli strumenti assicurativi e di gestione dei mercati in presenza di crisi.
E' importante, per questo, Assessore, che si faccia squadra e che la Regione sarda sia presente non solo al tavolo nazionale ma, possibilmente, anche al tavolo europeo, per tutelare gli interessi della Sardegna che non possono essere demandati ad altri.
PRESIDENTE. Comunico che i colleghi Giuseppe Cuccu e Sisinnio Piras sono rientrati dal congedo.
Devo chiedere scusa all'Aula di una incomprensione tra me e il presidente Ladu; io, nel dargli la parola, intendevo che illustrasse entrambe le risoluzioni invece ne ha illustrato una sola. Quindi gli do la parola per illustrare anche la risoluzione numero 9.
LADU (P.d.L.). Anch'io chiedo scusa perché essendo due risoluzioni diverse, pensavo richiedessero un'illustrazione differenziata. La Commissione Politiche comunitarie ha approvato una risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, che indica il quadro legislativo della politica di coesione per il periodo 2014-2020. Che cosa è la politica di coesione? Per spiegare bene questo istituto noi dobbiamo partire dall'articolo 174 del Trattato di Lisbona, il quale nell'intento di promuovere lo sviluppo armonico nell'insieme dell'Unione, individua nella politica di coesione economica sociale e territoriale lo strumento per ridurre, in particolare, il divario fra le regioni. E si riserva, di conseguenza, un'attenzione particolare alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale, alle regioni con svantaggi naturali, alle regioni con bassissima densità demografica e, infine, alle regioni insulari, transfrontaliere e di montagna.
Per attuare le finalità previste dall'articolo 174 del Trattato l'Unione Europea finanzia la cosiddetta Politica regionale di coesione alla cui definizione la Regione, così come per la PAC, in base agli articoli 4 e 5 della legge numero 13 del 2010, partecipa. Ma devo dire che questa partecipazione da parte della Regione c'è già stata. Infatti, lo voglio ricordare perché è un fatto importante, la seconda Commissione, il 31 gennaio 2011, ha approvato la risoluzione numero 21, con la quale ha partecipato alla consultazione avviata dalla Commissione europea per la riforma della politica di coesione.
Tale politica, praticamente, è il risultato della conclusione della Quinta relazione, che avvia la consultazione pubblica nel corso della quale noi, come Commissione, abbiamo sostenuto l'introduzione di una "categoria intermedia" di regione. Con il contributo importante dei funzionari della seconda Commissione noi (non l'ho detto prima ma lo dico adesso) siamo arrivati proprio giusto in tempo, perché sulla base di quella intuizione che c'è stata allora, praticamente poi anche l'architettura dell'impostazione dell'Unione Europea per quanto riguarda le regioni più ricche e più povere è stata modificata.
Anche in questo caso, così come per la PAC, noi abbiamo un calendario, un tempo da rispettare e, pertanto, la Commissione europea il 29 giugno 2011 ha presentato il Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 (QFP); il 6 ottobre 2011 ha presentato le proposte legislative sui nuovi regolamenti relativi alla politica di coesione 2014-2020, e infine nel mese di dicembre 2011 presenterà il Quadro strategico comune (QSC). Nell'arco di tempo tra il 2012-e il 2013, ci sarà l'accordo sul nuovo Quadro finanziario pluriennale e l'adozione dei nuovi regolamenti, quindi all'inizio del 2014 entrerà in vigore il nuovo Regolamento europeo per la nuova politica di coesione.
La proposta di pacchetto legislativo, presentata in data 6 ottobre dalla Commissione, relativo alla politica di coesione, contiene la proposta di regolamento (sulla quale la Regione può formulare delle osservazioni), che reca disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo rurale (FESR); sul Fondo sociale europeo (FSE); sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR); e infine sul Fondo europeo per gli affari marittimi e per la pesca (FEAMP) che modificano il quadro precedente.
L'architettura, come dicevo prima, della nuova politica di coesione presenta una nuova classificazione in categorie derivata dalle forti disparità tra i 27 paesi dell'Unione, e anche all'interno degli Stati fra una regione e l'altra. Le regioni meno sviluppate sono quelle il cui Pil pro capite è inferiore al 75 per cento della media dell'Unione Europea; in Italia rientrano in questo gruppo la Sicilia, la Puglia, la Calabria e la Campania.
La nuova categoria intermedia, che sostituirà l'attuale sistema di phasing in, è costituita dalle "regioni in transizione" (questa è la categoria che interessa la Sardegna), e il cui Pil pro capite è compreso tra il 75 e il 90 per cento della media europea. In questo gruppo di regioni in transizione sono comprese la Sardegna, il Molise, l'Abruzzo e la Basilicata. Infine c'è il gruppo delle regioni più sviluppate, praticamente quelle con un Pil pro capite superiore al 90 per cento della media europea, e vi sono comprese tutte le altre regioni; fondamentalmente, le regioni del nord Italia.
In questo scenario la seconda Commissione ha formulato delle osservazioni, in primis sulla categoria di regione intermedia, la più importante per quanto ci riguarda, sulla cui introduzione la Commissione concorda nella formulazione proposta nel regolamento in esame. Questa categoria intermedia prevede un sostegno differenziato giustificato, nel caso della nostra Isola, dalle sue caratteristiche geografiche e demografiche che comportano problemi specifici nel settore dei collegamenti e nell'accesso ai servizi e alle infrastrutture. Questa proposta di regione intermedia in transizione è coerente, pertanto, con l'applicazione dell'articolo 174 del Trattato.
La posizione dell'Italia è di contrarietà all'istituzione di queste regioni intermedie perché l'Italia è un contribuente netto e sono le regioni più forti a dettare le regole. D'altra parte il Governo nazionale è stato contrario anche alla "Convergenza". C'è molto scetticismo ed è per questo motivo, Assessore, che noi chiediamo, come Consiglio regionale, che ci sia una presa di posizione forte da parte della Giunta perché l'introduzione di questa categoria intermedia sicuramente avvantaggerebbe la Sardegna.
Ci sono altre misure che riguardano la nuova politica di coesione: la condizionalità ex ante e la condizionalità macroeconomica. La Commissione europea ha proposto il rafforzamento delle condizioni, dei vincoli che gli Stati membri devono rispettare e condiziona l'erogazione dei fondi strutturali, appunto la condizionalità ex ante, al soddisfacimento di particolari requisiti, gestionali e…
PRESIDENTE. Onorevole Ladu, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Le nuove politiche agricole comunitarie costituiscono sicuramente una tematica di vivo interesse in un momento come questo in cui l'agricoltura vive gravi difficoltà anche per gli effetti di una crisi economico-finanziaria generalizzata. E' in corso una trattativa complessa con l'Unione europea, ed è logico esercitare azioni puntando a ottenere risposte positive su alcune criticità che sono state ben delineate dall'onorevole Ladu.
C'è un'evoluzione di questa politica agricola comune su cui l'Italia si confronta nel merito con questo pacchetto di proposte sulla riforma; proposte e osservazioni che oggi devono essere più incisive data l'ufficialità della proposta stessa. In Sardegna c'è una grande attesa e i motivi sono stati ben illustrati. Sicuramente il nuovo Ministro dell'agricoltura prospetta azioni di confronto con la Commissione europea, così come fece il precedente Ministro al fine di conoscere nell'immediato le proposte stesse. E' necessario lavorare insieme alle Regioni, è stato detto, sicuramente deve emergere la posizione della nostra Regione.
E' utile quindi approfondire queste tematiche e avere consapevolezza e conoscenza della posizione della Sardegna. Io ritengo che la quinta e la seconda Commissione abbiano fatto un buon lavoro e mi sento di condividere e apprezzare le osservazioni contenute nella risoluzione sulle proposte di Regolamento elaborate dal Parlamento e dal Consiglio europei. Le considerazioni in premessa mettono in rilievo la portata della riforma della PAC e, in particolare, la redistribuzione dei pagamenti diretti che dovrebbe vedere avvantaggiata la nostra Regione se saremo in grado, compito che affidiamo all'Assessore, di seguire fino in fondo determinati percorsi.
Questi percorsi comprendono il progressivo azzeramento dei titoli storici che hanno penalizzato la nostra Regione; una maggiore attenzione alla tutela dell'ambiente e alla biodiversità; le valutazioni sugli effetti della crisi economica nel settore dell'agricoltura, sui rischi della volatilità dei prezzi, sulla globalizzazione della concorrenza; l'importanza dei finanziamenti della Unione europea per il superamento dei cronici problemi strutturali del settore agricolo soprattutto nella nostra Regione.
Il punto fondamentale, è stato ben detto, è la ripartizione dei pagamenti diretti. Su questo sono state fatte delle opportune osservazioni che mi sento di condividere. Il pagamento base è del 50-65 per cento.
Altri percorsi comprendono l'addizionale verde per clima e ambiente, che è del 30 per cento; l'addizionale per agricoltori in aree con limitazioni naturali, punto importantissimo anche questo con quella interessante considerazione sulla nostra condizione di insularità che ritengo davvero opportuno essere stata formulata; l'addizionale per l'inserimento dei giovani, il pagamento per piccoli allevatori e il pagamento volontario accoppiato sul quale, oltre le osservazioni fatte, potrebbero essere avanzate più specifiche proposte dall'Assessorato, per favorire alcune colture della nostra Regione.
Ci sono poi altri aspetti rilevanti che attengono alla definizione di agricoltore attivo, utile per orientare le risorse verso chi esercita l'attività agricola a titolo principale, unitamente alla richiesta della possibilità per lo Stato membro Italia di poter formulare questa definizione in attinenza alla normativa nazionale. E cito inoltre il rafforzamento degli strumenti assicurativi (riprendo un punto approfondito dall'onorevole Solinas) di gestione dei mercati in presenza di crisi, la regolazione dei mercati, l'aggregazione del prodotto, l'organizzazione della filiera.
Sicuramente è importante il taglio delle risorse comunitarie per il 2014-2020, perché il taglio calcolato è del 6, 8 per cento, ma in concreto dovrebbe essere intorno al 18 per cento. E' chiaro quindi che la Sardegna ha davvero necessità di essere inserita in un percorso che possa avvantaggiarla e non essere penalizzata due volte anche dalla riduzione delle risorse che verranno attribuite agli Stati membri.
Ancora, sicuramente è importante che si abbandoni il concetto della "politica produttivistica" e i riferimenti alle produzioni storiche, che ci hanno visto sempre penalizzati, per adottare il principio dell'aiuto omogeneo uguale per tutti. Sicuramente saranno penalizzate produzioni intensive su superfici limitate ma, e questo è importante per la Sardegna, a guadagnare di più saranno le produzioni e le colture estensive. Sicuramente bisogna puntare a pagamenti omogenei a livello nazionale e vigilare, sotto il profilo amministrativo, sulla definizione di aree omogenee di regionalizzazione.
Per quanto riguarda la Sardegna quindi, per la prima volta, si terrà conto della suddivisione dei contributi in base alla superficie nell'ambito di coltivazioni estensive e si potrà avere vantaggio se i fondi italiani saranno distribuiti in modo omogeneo, con il passaggio dai titoli storici ai titoli uniformi ovvero i parametri della superficie. Maggior vantaggio, come ho detto, ci sarebbe se venisse proposto un accoppiamento alle attività produttive di una parte del premio di produzione.
Ci sono sicuramente delle novità importanti, e non sono soltanto quelle relative ai minori fondi a disposizione ma, per quanto attiene al primo pilastro, i pagamenti diretti su base storica, non vengono più adottati la scelta dell'ettaro come unità di calcolo di pagamento, in più lo spacchettamento del primo pilastro e il plafonamento dei pagamenti. Per quanto riguarda il secondo pilastro, il superamento degli assi per le priorità, la semplificazione del menù delle misure e una maggiore attenzione al targeting, una maggiore libertà di scelta nella distribuzione della spesa e più enfasi sull'innovazione e sulle misure orizzontali, inoltre misure per il contenimento e la protezione dei rischi. Mentre, per quanto riguarda lo sviluppo rurale, il secondo pilastro, è stato razionalizzato e semplificato, potenziato e finalizzato maggiormente su innovazione e competitività delle imprese agricole, semplificando la gestione dei piani e l'accesso alle singole misure. E questi sono aspetti rilevanti.
Tra le osservazioni fatte, ritengo di maggior rilievo quella sull'opportunità di orientare la nostra preferenza per la proposta di regolamento che prevede di transitare verso un sistema di premio basato sulle superfici ammissibili con massimale nazionale, questo è un aspetto importante. Condivido anche le altre osservazioni; sicuramente osservazioni e valutazioni opportune e importanti avranno un significato se si seguirà il percorso e si vigilerà sui contenuti di questa risoluzione; bisogna tenere la guardia alta per evitare colpi di mano che rimettano in discussione i criteri di riferimento adottati e ridimensionino la portata dei vantaggi che la Sardegna dovrebbe ottenere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Assessori, onorevoli colleghe e colleghi, propongo una riflessione su queste due risoluzioni, ma non entro nel merito perché mi sembra che lo stiano già facendo i colleghi delle Commissioni. Voglio sottolineare, in parte è stato fatto anche negli interventi precedenti, questa consapevolezza del ruolo delle risorse europee di cui la Regione sarda ha estremamente bisogno e, peraltro, queste due risoluzioni intervengono su settori vitali, in questo momento di grande crisi non solo economica ma anche prospettica, non foss'altro perché si affronta uno degli aspetti fondamentali che affonda la sua ragione d'essere nella cultura storica della Sardegna e della sua vitale sussistenza.
Credo che la Sardegna debba ripensare la sua programmazione in materia di politiche agricole, e su di esse impostare il futuro nel contesto europeo e intercontinentale. Saluto positivamente queste due risoluzioni condivise dall'Assemblea legislativa regionale perché, nel momento difficile che attraversa l'economia nazionale e, di conseguenza, anche quella regionale, la condivisione di principi, di risoluzioni e di progetti ritengo sia fondamentale per aiutare la Sardegna a uscire da queste criticità. Le risorse europee sono risorse importanti al fine di consolidare un settore, come ho detto, fondamentale; settore che, ripeto, forse dobbiamo capire meglio e, a mio avviso, considerare un cardine fondamentale nella proiezione dello sviluppo della Regione sarda nel Mediterraneo.
In effetti, interessano la Sardegna non solo le politiche agricole comuni ma anche, come si è accennato in quest'Aula, le politiche di coesione. Si è parlato di trasporti, di energia, di connettività, elementi cardine per la Sardegna, regione al centro del Mediterraneo, che spesso ha rivendicato la sua insularità, certamente non come elemento di prostrazione per ottenere chissà quali privilegi.
Quindi ben venga il principio della condivisione con le isole e con le regioni europee di una equa distribuzione delle risorse. Io credo che per noi l'insularità debba essere una risorsa aggiuntiva utile alla collocazione della Sardegna in Europa.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue AGUS.) Quindi ben vengano le risoluzioni, anzi io credo che ce ne debbano essere molte e molte di più perché questa azione avvicina a quella idealità, che in quest'Aula si accarezza, di proposta di nuovo Statuto regionale che ci consentirà di valorizzare la nostra autonomia, la nostra identità, la nostra specificità che, come spesso detto, sarà il nostro valore aggiunto nel contesto europeo, ma non solo europeo, anche internazionale.
Questa nostra grande ricchezza spesso viene evidenziata anche attraverso le cose più semplici; penso all'opportunità offerta alle imprese regionali di partecipare a fiere e mostre internazionali dove le specificità regionali della gastronomia e le nostre produzioni agricole vengono apprezzate a più livelli. Questo ci deve far pensare che abbiamo caratteristiche economiche e culturali importanti che ci permettono di misurarci con il mondo, che non tutte le regioni europee hanno e che noi, comunque, usiamo in maniera ancora poco convinta.
Quindi, questa risoluzione - ripeto - è uno dei passi importanti (spero ce ne siano altri) che ci permette di metterci a capo delle regioni più svantaggiate per trovare, all'interno di un'Europa che stenta anche in questi momenti a trovare coesione, a trovare unitarietà, l'armonizzazione nella prospettiva dell'economia internazionale. Credo che non riusciremo a farlo da soli. Ed ecco perché vedo la Regione sarda come regione importante in questa Europa delle Regioni, e già questo la dice lunga, nel superamento delle identità nazionali sinora conosciute, quindi all'interno di una grande rivoluzione alla quale l'Italia (e forse anche la Sardegna) ha avuto modo di partecipare.
Il mio vuole essere un auspicio e un augurio perché si trovino, questo Consiglio trovi, alti momenti di condivisione, non di rivendicazione ma di partecipazione alle risoluzioni europee che spesso, come è stato detto, contrastano con quelle nazionali; ma la nostra forza è nello stare all'interno di questa Europa delle Regioni con la nostra specificità che ci permette di avere un ruolo, di avere voce e di essere per questo rispettati e, perché no, capofila di un processo di sviluppo endogeno innovativo per l'Europa e molto importante per la Sardegna.
Vi sono peculiarità, come quelle delle risorse locali isolane, le risorse del mondo agricolo, determinanti perché le popolazioni cresceranno, il bisogno di alimentazione sarà sempre maggiore ma sarà anche un bisogno di prodotti importanti, di prodotti garantiti, di prodotti di qualità, di prodotti non misurabili all'interno delle produzioni di massa che omogeneizzano le produzioni e ne abbattono le caratteristiche; la nostra specificità può invece giocare un ruolo determinante nei mercati internazionali delle produzioni tipiche locali.
Mi premeva sottolineare questa determinazione, questa volontà del Consiglio che trasferisce alla Giunta un'azione incisiva su questi temi, e appunto dare conforto allo sforzo fatto dal Consiglio con queste due risoluzioni, con l'auspicio che il Consiglio di queste risoluzioni ne produca molte di più, a tutela del patrimonio culturale della nostra Isola. E' un invito alla Giunta perché questa determinazione condivisa possa raggiungere il suo giusto obiettivo: il riconoscimento del valore delle risorse e della cultura della nostra Isola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). La discussione di questa risoluzione, colleghe e colleghi, avviene proprio a ridosso del dibattito sulla legge finanziaria che, come ogni anno, appare inadeguata ai nostri bisogni, che soffre certamente dei tagli imposti dal Governo nazionale di turno; un Governo nazionale, voglio ricordare, che non ci vuole ancora trasferire le risorse, che ci spettano, derivanti dalla vertenza entrate. Cambiano i suonatori quindi ma non lo spartito, e per noi sardi suona la stessa musica della sopraffazione e dell'arroganza.
Oggi la situazione non accenna a migliorare, anzi, peggiora e la Banca centrale europea detta all'Italia una nuova politica governativa, che certifica la perdita di sovranità dello Stato italiano e dello stesso suo Governo. Voglio solo dire che il fallimento dei conti dello Stato italiano non può riguardarci, essendo noi sardi, come altri governi europei, creditori nei confronti di questo Stato. La stessa vertenza delle entrate deve essere vista in questa prospettiva. Esistono carte sottoscritte che individuavano in 10 miliardi di euro l'ammontare del denaro che l'Italia avrebbe dovuto corrispondere alla Sardegna, ma niente ancora è arrivato. Ora, il dibattito sul futuro della PAC dopo il 2013 è giunto a un momento cruciale, e questo Governo (questa Italia) sarà tenuto a esprimersi nel merito, a far sentire la sua voce alla Commissione europea che raccoglierà gli elementi per redigere le proposte legislative.
Noi tutti sappiamo quanto sia importante la voce degli Stati membri, ma l'Italia, guarda caso, arriva con il solito ritardo all'appuntamento che avviene dopo la presentazione, da parte del commissario dell'agricoltura, Ciolos, della prossima PAC;e tuttavia senza una reale consistenza e definendosi così fra le varie incognite che gravano sul processo di riforma, a partire dall'incertezza delle risorse finanziarie disponibili.
Questa comunicazione mantiene però l'impianto generale dell'attuale PAC, che quindi continuerà a essere basata su due pilastri. Il primo, composto dai pagamenti diretti e dalle misure di mercato; il secondo, dalle misure pluriennali di sviluppo rurale. I pagamenti diretti saranno basati su quattro componenti: il pagamento disaccoppiato di base per garantire un livello uniforme a tutti gli agricoltori di uno Stato membro; una componente verde per rafforzare l'efficacia ambientale, sostenendo i comportamenti orientati a conseguire obiettivi climatici ambientali; un sostegno specifico alle aree svantaggiate da specifici vincoli naturali, con un pagamento aggiuntivo; un supporto accoppiato sul modello dell'attuale articolo 68 per determinati tipi di agricoltura in aree specifiche.
La comunicazione della Commissione ha insomma già ben sottolineato l'importanza di distribuire, riformulare e rendere più mirato il sostegno. E proprio il tema della ridistribuzione degli aiuti, ovvero della ripartizione dei fondi comunitari fra gli Stati membri, preoccupa moltissimo l'Italia, e diventerà certamente uno dei nodi più difficili del negoziato. Il commissario Ciolos mira a una ridistribuzione a livello comunitario, che avvantaggerebbe i Paesi dell'est Europa, tra cui la Romania, il suo Paese d'origine.
In base alle richieste formulate da questi Paesi, il parametro preso a riferimento per la distribuzione degli aiuti dovrebbe essere la superficie agricola di ciascuno Stato, azzerando implicitamente tutti i riferimenti storici che hanno determinato l'attuale distribuzione degli aiuti diretti erogati ai produttori. Questo, che per noi sarebbe lo scenario migliore, non lo è per l'Italia. Se infatti consideriamo il 2013, il massimale per l'Italia è di 4.125 miliardi di euro, e di conseguenza la diminuzione nel 2019 arriverà al 6,9 per cento, mentre la Sardegna ne avrà un vantaggio certo, se appunto i fondi italiani saranno distribuiti in modo omogeneo, e cioè con lo stesso tipo di riferimento adottato in Europa, che è la superficie assoluta coltivata.
Io, sconfortato dalle esperienze maturate dalla Sardegna, sono pronto a pensare che saremo chiamati a pagare fra i primi questa eventuale decurtazione all'Italia. In passato, per esempio, si è calcolato il peso di ciascuna zona sulla base dei cosiddetti titoli storici, ossia considerando i versamenti fatti via via nel tempo a ognuna di loro. Io credo che sia appunto in questo stretto passaggio dell'accidentato tragitto da Bruxelles all'Isola che si gioca il possibile montante per la Sardegna.
Infatti, se si preferirà il criterio dell'uniformità al livello regionale, la nostra area vedrà una progressiva riduzione delle risorse, e perderà all'incirca 11 milioni all'anno. Viceversa, se si sceglierà il percorso di regionalizzazione nazionale, la Sardegna beneficerà del livello mediamente più alto degli aiuti, aumentando così il proprio plafond di sostegno finanziario. Nel primo caso quindi nell'Isola si aggraverà la crisi, e nessuno potrà pensare di voltare davvero pagina, soprattutto dopo la terribile storia dei "metodi Boffa", delle continue recessioni, dei rincari incessanti dei mangimi, delle medicine, dei carburanti, delle vere e proprie stragi di bestiame causate da micidiali epidemie, dalle devastanti malattie nei campi.
La seconda Commissione di questo Consiglio ha lavorato, come sappiamo, su proposte in materia ascoltando, riunita in seduta congiunta con la Commissione agricoltura, le organizzazioni di categoria, soprattutto sul pacchetto legislativo della riforma della PAC 2014-2020. Questo proprio per raccogliere tutte le posizioni e le proposte, e per arrivare a una sintesi comune che la Regione sarda dovrà far pervenire proprio a quel Governo nazionale di cui prima ho definito lo sconfortante profilo.
Io, colleghi, non mi aspetto più di tanto, e anzi mi chiedo quanto davvero tale nostra proposta potrà concorrere, insieme a quella delle altre Regioni italiane, a formare una posizione, in merito alla riforma della PAC, che l'Italia porterà a Bruxelles. Ma, come si può dire, la speranza è anche l'ultima a morire, e io voglio sperare che per la Sardegna, che di fatto è stata già esclusa da alcuni interventi fondamentali, e rischia di perdere il controllo su una gran parte di risorse, e di vedere ancora più limitate le sue prospettive di sviluppo, ci siano ancora i presupposti per una qualche speranza.
Sappiamo anche quanto i tempi dell'Europa siano stretti, perché la nuova PAC dovrà essere approvata entro il 2012, ed entrerà in vigore nel 2014. Ma la nostra risoluzione credo rispetti questi tempi. Così come sappiamo che la riforma europea contiene punti importanti, che riguardano in particolare la Sardegna, come quella della ridistribuzione e dei pagamenti per l'agricoltura verde, oltre alla diminuzione per i beni pubblici e alla maggiorazione per gli handicap naturali. Gli stessi rappresentanti di categoria hanno espresso in Commissione un giudizio abbastanza positivo sulle impostazioni generali contenute nella riforma della PAC, soprattutto per quello che concerne il riequilibrio delle risorse tra i Paesi del nord e del sud dell'Unione.
Per essere più chiaro, io credo che i beneficiari dovranno essere solo gli agricoltori attivi e professionali, così come annunciato nella stessa riforma, che prevede i pagamenti diretti solo a quegli agricoltori le cui entrate dall'attività agricola superano almeno il 55 per cento del reddito complessivo.
Desidero però anche aggiungere, come rimarcato dai rappresentanti di categoria, che vi è anche la necessità di adeguate politiche che favoriscano il ricambio generazionale nell'ambito della professione agricola, incentivando anche il più giovane a intraprendere questo tipo di attività imprenditoriali. Ma credo che sia anche opportuno concentrare la nostra attenzione e i nostri sforzi sul concetto che ho già richiamato, quello degli handicap naturali, e dunque della necessità stringente di fare in modo che alla Sardegna sia concesso formalmente il carattere dell'insularità, così come ci consente il Trattato di Lisbona.
Infatti contemplando l'insularità quale precisa condizione di svantaggio potremmo ottenere ciò di cui la Sardegna ha veramente bisogno. Non mi riferisco alle sole maggiori risorse e infrastrutture, ma soprattutto a quelle condizioni particolari di applicazione dei regolamenti comunitari, tra cui quelli relativi agli aiuti di Stato, al Patto di stabilità e alla fiscalità di vantaggio che potrebbero alleviare moltissimo le difficoltà economiche e finanziarie della Regione.
Altri punti qualificanti da perseguire credo debbano essere la semplificazione dei programmi, l'accesso al credito, l'approccio "Leader" e l'introduzione della gestione delle risorse forestali nella PAC futura, il tutto con un approccio programmatico, maggiormente orientato ai risultati anziché alle procedure burocratiche che oggi angustiano l'attuazione delle stesse misure. Concludo con l'auspicio che davvero si pongano al centro della nuova politica di sviluppo rurale i temi dell'innovazione, dell'ambiente e del cambiamento climatico, insieme alle altre priorità che per noi devono essere il paesaggio rurale…
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Gruppo Misto). Chiedo al Presidente se posso fare il mio intervento seduto.
PRESIDENTE. Non è rituale però, vista la situazione, va bene.
BEN AMARA (Gruppo Misto). Grazie. Io non parlerò di agricoltura, se l'agricoltura è doppiamente in crisi in Sardegna la colpa non è della Unione europea, è anche colpa nostra perché c'è una mancanza di progetti, una mancanza di creatività politica e una mancanza di performance innovativa. A me dispiace molto il fatto che l'illustrazione fatta dal presidente della seconda Commissione non sia stata grintosa nell'esporre il contenuto e il lavoro, duro, della seconda Commissione. Su quella illustrazione non c'era stata concertazione, perché un presidente di una Commissione prima di illustrare una relazione dovrebbe anche sentire il parere altrui e dividere il lavoro. Dunque, questa illustrazione non riflette bene lo spirito della proposta, forse l'illustrazione si è persa nella sua stessa traduzione, come direbbe Ezra Pound.
Vorrei soltanto, per non essere ripetitivo, trattare con i concetti, invece di trattare con il vittimismo; PDC significa politica di coesione, io sarò per un approccio antropologico al concetto stesso di coesione, perché coesione significa una politica di coesione coerente, la coesione senza la coerenza non va. E direi che se il fatto di condividere una cultura è considerato come elemento cruciale per la creazione di un senso di identità comune all'interno della Commissione, si osserva però il fenomeno contrario, ovvero la frammentazione della cultura in seno alla Unione europea. Basta vedere la semantica delle comunicazioni ufficiali redatte in inglese per accorgersi che non c'è neanche una coesione linguistica.
La politica di coesione europea, nella sua versione più rigorosa ma esplicita a livello comunitario, viene interpretata come prefigurazione o, forse, surrogazione di una politica economica federalista; la gestione multilivello dei fondi strutturali e di coesione nella quale cooperano le istituzioni comunitarie, qui intesa come para federale, statale e sub statale, che sono le Regioni, deve superare l'originaria funzione retributiva del reddito a partire dalla matrice regionale, per diventare un vettore di sviluppo su scala comunitaria e di competitività per l'Europa su scala globale.
La surrogazione di istituzioni politiche e federali per via di politiche economiche favorirebbe la nascita di quell'istituzione; la funzione crea l'istituzione, secondo una concezione del rapporto fra economia e politica che distingue l'europeismo fin dalle sue origini. Faccio un esempio; le risorse della cultura e della scuola: l'Italia ha speso solo il 12 per cento delle risorse della Unione europea, mentre l'Irlanda e Malta hanno già esaurito tutto. Che significa questo? Che siamo avari nella progettazione, avari nella progettazione, ma molto bravi negli annunci.
Io non sono neanche d'accordo sul fatto che l'insularità sia un elemento negativa; l'insularità non è l'ostacolo, è la soluzione, si pensi all'Irlanda. Anche sull'integrità dei trasporti, noi non usiamo quasi niente dei fondi della Comunità europea. Penso a Parigi che aveva già l'underground, e adesso ha anche la metropolitana, ovvero ilmetro léger. Smettiamo dunque di parlare di vittimismo, la colpa è solo nostra. Se questa Regione non fa miracoli, non si sviluppa, non è perché l'Unione europea ci taglia la spesa.
Io sarei anche per una rivalutazione del concetto di competitività; a me non piace la parola competitività, soprattutto quando penso all'Europa dei 27, è meglio usare la parola cooperazione invece di competitività. Io mi fermo qui, perché forse non serve neanche proseguire.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Io credo che la consueta unanimità, che poi ritroveremo negli argomenti delle risoluzioni e della mozione, non tradisca il punto vero di questo argomento, cioè la totale sottovalutazione della politica e delle istituzioni di ciò che questi aspetti comportano nel presente, ma vorrei dire nella prospettiva più immediata. Il Consiglio regionale è l'emblema di se stesso su questa materia; e l'idea che la seconda Commissione è comunque una Commissione derubricata rispetto alle ambizioni, l'abbiamo tutti, non ci dobbiamo nascondere queste cose.
Di conseguenza le elaborazioni che provengono da quella Commissione sono anch'esse derubricate, perché abbiamo una concezione medievale degli istituti economici, degli istituti rappresentativi nel nostro mondo. Io vorrei dire ai colleghi, compresi gli Assessori, che se prima di fare questa discussione avessero visionato l'allegato tecnico del nostro bilancio di quest'anno, e avessero aperto le voci di spesa dell'agricoltura, non avrebbero trovato una lira di fondi regionali che non finanziano AGRIS, LAORE, cioè i nostri carrozzoni; non c'è una lira, a esclusione dei fondi comunitari.
Che cosa fa questa nostra Regione oltre a finanziare quei contenitori che dovrebbero essere i motori della semplificazione amministrativa e burocratica al fine di massimizzare gli effetti dei fondi comunitari? Dovrebbero perlomeno, io dico, avere un'idea della politica agricola regionale da portare in sede comunitaria. Allora io vorrei sfatare una cosa. Noi purtroppo non dobbiamo dire di Cappellacci più di quello che c'è da dire. Ormai si è accreditato per essere il più grande falegname di questo mondo, nel senso che dice di partecipare a tutti i tavoli, lui è per i tavoli.
I tavoli si fanno per poggiare delle cose concrete o anche per tenerle in piedi. Lui può darsi che sia la gamba sistematica di uno di questi tavoli, ma non è certo il beneficiario dei contenuti perché non ha un progetto di sviluppo, perché non ha nella testa qualcosa da portare all'interno di quei tavoli. E' inutile che faccia i comunicati stampa dicendo che lui è su tutti tavoli. Sui tavoli ci si può coricare, sui tavoli si può giocare a carte, sui tavoli si può barare rispetto ai bisogni, quindi che non dica queste sciocchezze; e sarebbe stato opportuno che fosse venuto in Aula perché la discussione svolta dalla Commissione doveva concludersi in Commissione dopo un dibattito dell'Aula su che cosa fare e dove andare.
Allora, al collega Ben Amara voglio dire i due termini significativi, per me, del mondo che dobbiamo affrontare nel rapporto con l'Unione europea: la coesione territoriale ha un senso solo se noi capiamo che le politiche che la Unione europea fa non sono politiche assistenziali. Ho sentito parlare di PAC, superficie minima, e altro, perché? Perché guardiamo ai soldi, ai soldini che arrivano a questa o a quell'altra categoria, ma la politica di coesione territoriale non è questo, perlomeno non è solo questo.
La politica di coesione territoriale indica la necessità di portare nei territori squilibrati, sul piano del funzionamento delle loro economie, le modifiche strutturali delle politiche economiche per mettere in parità le opportunità e le possibilità di sviluppo delle diverse regioni. Il ministro Barca (il ministro competente sulle politiche di coesione territoriale), qualora l'aveste sentito, ieri, diceva che l'obiettivo di queste politiche è che un trasporto pubblico sia uguale in Sardegna e a Milano, in Lombardia e in Germania; e che l'obiettivo della politica agricola è conoscere i bisogni per capire che cosa, noi, possiamo fare.
Ma voi avete un'idea di che cosa si può fare, leggendo l'allegato tecnico di questo Governo regionale? E basta dire che noi siamo per la fase intermedia? In fondo quella scelta, che io condivido, sarebbe dovuta essere per noi un punto di forza perchè è l'ammissione dell'errore che la Unione europea ha commesso sganciandoci dall'Obiettivo 1 e pensando che l'indice del reddito pro capite fosse l'unico indicatore veritiero.
Oggi la crisi economica congiunturale ci sta dimostrando che non è così, tant'è che i valori sui quali vorrebbero basarsi sono, a mio giudizio, ancora insufficienti per indicare un obiettivo che sia coerente. La scelta intermedia è la scelta di non perdere i vagoni che sono più in ritardo, non perderli definitivamente significa per noi, che siamo tra quelle quattro regioni, guarda caso, centro meridionali, avere un impegno assai più rilevante per avere una opportunità in più; e sarebbe stata questa una condizione da discutere invece di coricarsi sui tavoli da parte del Presidente della Regione e non venire mai in Aula a discutere di queste cose?
Oppure porsi un problema. Assessore La Spisa, lei ci dovrà spiegare perché nel bilancio di questa Regione c'è, spezzettata qua e là, poi faremo i conti opportunamente, una quantità di risorse per progettazione, studi e consulenze che, se rapportata alla percentuale che dovrebbero avere le progettazioni rispetto alle opere, comporterebbe l'esistenza di opere pari a 300 milioni di euro, che non abbiamo, e quindi che cosa stiamo progettando? Un milione e 800 mila euro per studi e progettazioni. Cosa fanno a Laore, ad AGRIS per attivare e semplificare i progetti di utilizzo dei fondi comunitari? Ci sono queste domande da qualche parte? Dove sono le risposte?
Ecco che cosa è la politica di coesione. E' accettare noi l'idea di concorrere sugli obiettivi di convergenza; e c'è qualcosa di strutturale nelle nostre politiche? Altra cosa sarebbe stato che un Presidente della Regione partecipasse a quei tavoli dicendo: "Guardate che cosa facciamo noi con le risorse regionali ed è per questo che vi chiediamo di accettare le nostre condizioni, di valutare i nostri problemi". Perché l'insularità non è un pianto, l'insularità è una condizione che ha dei vantaggi e degli svantaggi e, se saputa presentare, diventa una risorsa perché costringe a un riconoscimento non romantico o da piagnisteo dell'insularità, ma strutturale di un modello di sviluppo.
E quale sarebbe il riconoscimento che noi diamo nel nostro bilancio? Noi semplicemente continuiamo ad accettare che la politica agricola comunitaria, così come si sta modificando, sia ancora un retaggio di un'idea comunitaria di regolazione dei mercati, ma non è così. La nuova politica agricola è la capacità di dire: "Bene, come facciamo dismettere dalla testa delle organizzazioni agricole e degli agricoltori l'idea che si debba continuare a fare in un certo modo e non in un altro modo?". Perché dalla lettura dell'allegato tecnico questo non si capisce. L'unica occasione che avevamo era dire al tavolo comunitario che noi volevamo fare quel nuovo modello di sviluppo, e non lo facciamo perché partecipiamo ai tavoli coricandoci sopra e sottraendoci al dibattito.
Ecco perché, dico che siamo "dannatamente" persi nella nostra strategia. E' inutile che andiate in giro, che spendiate soldi in missioni, in viaggi, in contro viaggi. Il problema vero della nostra Regione è che non abbiamo noi nella testa la capacità di capire che dentro quelle politiche, queste trasformazioni, al di là della bontà di queste risoluzioni, c'è la struttura del nostro cambiamento culturale, un cambiamento culturale che noi rifiutiamo nelle cose che scriviamo, nelle cose che approviamo e nell'aspettativa che più spremiamo le risorse regionali, più pensiamo di garantirci un futuro mentre invece lasciamo correre che altri Paesi approfittino delle nostre…
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, colleghi, francamente mi aspettavo che oggi il Presidente della Regione venisse in Aula perché quando il Presidente della Regione dà del bugiardo a un consigliere regionale in genere ha la capacità di sottoporsi al confronto diretto nell'Aula, luogo deputato a questi confronti. Mi convinco dell'idea che certe parole siano state usate più da "penne a contratto" del Presidente della Regione che non dal Presidente medesimo; ma alle "penne a contratto" vorrei dire che in inglese c'è un detto che recita "what goes around comes around", e che c'è stato mi pare un "grande" direttore di un quotidiano sardo che diede a un professore del "sedicente", però il direttore si è volatilizzato e il professore è sempre lì. Diciamo che i parolai a contratto sono più volatili dei professori strutturati e questo forse dovrebbe indurli a una maggiore prudenza,
Oggi io mi voglio comunque confrontare con la Presidenza della Giunta, non con il Presidente della Giunta, visto che si sottrae, perché sono convinto di quello che ho detto, e siccome il Consiglio regionale deve abituarsi a non essere una sala di conferenze e ricordarsi, invece, che la politica è confronto, confronto di interessi che noi rappresentiamo, legittimi, io continuo a dire che noi non abbiamo coscienza, quando ragioniamo delle risorse comunitarie, che stiamo ragionando della politica delle entrate. Le entrate si strutturano nel Titolo primo per le nostre compartecipazioni e nel Titolo secondo sono compartecipazioni sui fondi europei e tutto il resto che viene, tra cui i fondi FAS e quant'altro. Noi stiamo parlando di politica delle entrate, non stiamo facendo un convegno sull'Europa.
Sulla politica delle entrate io vorrei spiegarmi, perché è bene che si sappiano alcune cose. Allora, è coscienza di tutti che noi siamo nell'Obiettivo competitività? Non lo so, lo ripeto, lo ripeto per me. Essere nell'Obiettivo competitività che cosa significa? Significa che il nostro POR, per esempio, non può finanziare infrastrutture. Allora, come finanziamo le nostre infrastrutture? Le finanziamo con i fondi FAS. Pertanto, dobbiamo avere un'idea chiara di che cosa è successo sui fondi FAS.
Si parte da quando la Regione sarda ha presentato il suo PAR FAS nel 2009 per un importo di 2 miliardi e 200 e rotti milioni di euro; vorrei ricordare ai colleghi che solo nel 2011 le delibere CIPE riducono gli stanziamenti FAS da 1 miliardo e 946 a 1 miliardo e 73 milioni. Quindi relativamente alle entrate dei due assi che aiutano la Sardegna a risolvere i suoi problemi, uno che alimenta le infrastrutture FAS e l'altro il POR, c'è stata in un anno una decurtazione di 900 milioni. La misura di questa decurtazione sulle infrastrutture sta nel fatto che se vedete tutti provvedimenti che noi abbiamo preso fino a oggi sulla Sassari-Olbia che, vi ricordo, è una strada statale questo elenco vi dimostrerà che noi stiamo pagando la Sassari-Olbia, la strada statale Sassari-Olbia, con fondi regionali. E vi assicuro che in Italia di episodi di questo tipo non ce n'è altri.
Andiamo avanti. Esiste una politica europea in questi mesi che tende ad accelerare la politica di spesa in maniera tale da rendere più competitivo il Paese. Questa politica di accelerazione della spesa si concretizza in interventi di rimodulazione del POR, con cambi di destinazione ma sostanzialmente a saldi invariati. Poi abbiamo il Piano di Azione Coesione che, per esplicita dichiarazione, ho il testo se volete lo leggiamo insieme, prevalentemente è orientato sulle Regioni dell'Obiettivo convergenza: Calabria, Campania Puglia e Sicilia. Primo punto, la Sardegna poteva aderirei o poteva non aderire, chiaro? Quindi l'adesione della Sardegna è volontaria.
Come funziona il Piano di Azione Coesione? Si effettua una ricognizione sulle difficoltà di spesa dei POR regionali, si preleva da quei fondi, si crea un fondo che poi rialloca le risorse fuori Piano. E'chiaro? E nella ricollocazione fuori Piano c'è un vantaggio, è evidente che c'è un vantaggio. La prima domanda è questa: dove erano le risorse non spese? Perché questo credo che all'interno della Giunta regionale non si sappia.
Nel momento in cui la Regione sarda aderisce al Piano di Azione Coesione sta tagliando il suo POR e, necessariamente, a breve la Giunta dovrà approvare una norma in cui viene "rifilato" il POR sanità, il POR ambiente, il POR istruzione fino a un ammontare di 340 milioni. E' chiaro? Perché queste risorse sono state prese e ammesse a finanziare attraverso il Piano di Azione Coesione ciò che noi dovremmo vedere finanziato dai fondi FAS. Perché noi non spendevamo le risorse? Perché, oltre alle difficoltà burocratiche, c'è un Patto di stabilità che ci sta strozzando, mettiamola così.
Allora, ulteriore domanda: quando siamo stati convocati per parlare della nostra adesione al Piano di Azione Coesione chi ha partecipato a questa riunione per poter aggiungere o togliere obiettivi? Il cuore del problema è qui: noi avevamo bisogno di mettere dentro il Piano di Azione Coesione tutti gli obiettivi su cui avevamo investito risorse o su cui non potevamo investirle. Faccio un esempio: ospedali da rifare, scuole da mettere in sicurezza. Chi è andato a rappresentarci, con chi ne ha parlato? Con la seconda Commissione? Io penso che a queste riunioni debbano partecipare non persone dello staff ma, come fanno le altre Regioni, i funzionari regionali, quelli competenti nel settore.
E qui è stato commesso un grandissimo errore perché hanno messo un obiettivo che ci costringe a finanziarci, questa è la follia! Noi che con l'accordo sulle entrate abbiamo accettato, sbagliando, di pagarci la continuità territoriale, il nostro svantaggio, adesso con le nostre risorse ci paghiamo le infrastrutture che dovrebbe pagare lo Stato, questo è sbagliato! E il saldo è negativo perché quelle risorse sulle infrastrutture ce le doveva dare lo Stato. Ma quando si dicono queste cose si dicono bugie!
Io, quando vedrò la delibera che taglia il POR, farò una conferenza stampa per vedere chi è bugiardo. Allora che cosa avremmo dovuto fare? Dovevamo inserire questi obiettivi nel Piano di Azione Coesione, non l'abbiamo fatto. Non lo abbiamo fatto ed è stato un errore grave. Quindi, qual è risultato? Il risultato è che noi spostiamo risorse nostre dal POR alle infrastrutture; le infrastrutture dovevano essere finanziate dai fondi FAS che sono in drastica diminuzione, e vien fuori questo quadro di una Regione che finanzia con risorse proprie le infrastrutture statali e ritaglia gli interventi nei diversi settori: bonifiche, eccetera.
Vi sembra una cosa ben pensata? No! Pensate che sia una pensata politica? No! Questa è una pensata degna della sciatteria propria di ambienti di gabinetto politico, non di ambienti politici veri perché non c'è un politico che non sappia queste cose. E io dico queste cose non per creare problemi ma perché i problemi vorrei risolverli; e non accetto che mi si dica bugiardo quando io sono stato zitto mentre uno si è dato del babbeo in pubblico!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Sarà abbastanza interessante assistere all'incontro, che abbiamo sollecitato avvenga il prima possibile, tra i rappresentanti della Giunta e la Commissione lavori pubblici per capire che cosa effettivamente è successo, dati e documenti alla mano, relativamente al tema appena affrontato dal collega Maninchedda. Ritengo sia assolutamente necessario fare chiarezza, dare elementi di certezza perché il quadro che è stato adesso illustrato è un quadro davvero drammatico, insostenibile, che non può lasciare indifferente non solo la minoranza ma l'intero Consiglio.
Questo incontro va calendarizzato il prima possibile, io l'ho chiesto al Presidente qualche giorno fa, ha assicurato che si andrà in questa direzione, spero che non si prenda troppo tempo perché la questione è troppo delicata per essere lasciata cadere nel dimenticatoio.
Ora cogliamo l'occasione della discussione della mozione, presentata dalla collega Barracciu, e delle due risoluzioni sulle politiche comunitarie, presentate dalla seconda e dalla quinta Commissione, per discutere ancora una volta in quest'Aula del quadro drammatico in cui versa l'agricoltura, non nel mondo ma, in particolare, nel modo occidentale, in particolare in Italia, in particolare in Sardegna, dove assistiamo al crollo del reddito degli agricoltori, con lo Stato che ha proceduto al taglio delle agevolazioni per le zone svantaggiate, per esempio le agevolazioni contributive che oggi ci creano problemi pesantissimi nella controversia agricoltori-Equitalia.
La gran parte degli elementi di questa controversia è legata alla incapacità, all'impossibilità per moltissimi imprenditori agricoli di pagare i contributi Inps; contributi il cui importo, se pagati in ritardo, raddoppia, e se si ritarda ancora continua ulteriormente a crescere. Oppure a causa di altre iniziative, assolutamente inqualificabili, come la difesa della illegalità, diffusa in alcune regioni d'Italia, rispetto alle disposizioni comunitarie. E, ancora, in nessuna iniziativa di sostegno ai settori strategici da parte del Governo italiano, che pure altri Stati hanno promosso anche indipendentemente dalla politica agricola comunitaria.
Ricordo che quando noi discutevamo della lotta dei pastori sardi, in Commissione agricoltura lo stesso Prato ammise che la Francia nel settore dell'ovicaprino stava investendo milioni di euro, ma stava anche procedendo nella costruzione di accordi di filiera e nella organizzazione dell'interprofessionale. In Sardegna vediamo ancora che qualcuno, pur convocato dalla Giunta regionale, si rifiuta di sedersi a un tavolo con gli altri soggetti di filiera. Si rifiuta e tutto rimane impunito, tutti restiamo indifferenti rispetto ad atteggiamenti che esprimono una irresponsabilità assoluta.
Non si riesce pertanto a conseguire l'obiettivo, che pure un governo regionale, un Governo nazionale, dovrebbero inseguire: costruire un sistema di relazioni che porti all'equilibrio tra il potere negoziale di tutte le categorie interessate in una filiera, per arrivare a salvaguardare il lavoro di tutti. E noi oggi in Sardegna siamo interessati in particolare a che venga salvaguardato il lavoro degli agricoltori e dei pastori, senza ovviamente trascurare gli altri.
E oggi agricoltori e pastori in queste filiere, che esistono solo sulla carta, sono assolutamente i più penalizzati. Inutile ricordare il comparto lattiero-caseario di cui abbiamo parlato tantissime volte, ma la stessa gestione dell'agnello IGP vede i pastori penalizzati rispetto all'atteggiamento assunto dall'altro anello della catena, il settore della macellazione che, di fatto, si rifiuta di costruire un percorso positivo. Non sarebbe mai accaduto che a livello nazionale, ufficialmente, si venisse a sapere che produciamo 5 milioni di agnelli, quando in Sardegna se ne possono produrre solo 2 milioni e mezzo; qualche motivo ci sarà se questo accade. E non ci sarà mai un bilancio della nostra agricoltura senza una vera promozione collettiva dei nostri prodotti e una gestione trasparente del mercato.
Questi concetti sono intrisi nella politica comunitaria, ma perché prendano piede è necessario che vengano gestiti e governati dalla politica nazionale, dalla politica regionale per costituire sistemi di relazione e costruire fatti economici che rendano i nostri agricoltori protagonisti e non vittime del nostro operato. Oggi, per la prima volta, a due anni dall'inizio della discussione a livello europeo, si discute sulla nuova Politica agricola comune. Un'assenza da questa discussione europea che non ha caratterizzato solo il Governo, ma che ha contraddistinto anche, è stato ben illustrato da chi mi ha preceduto, la nostra Regione.
Oggi si cerca di salire su un treno in corsa, la cui tabella di marcia è stata comunque già scritta da altri. Si potrebbe dire che, rispetto a chi c'era e poteva scrivere questa tabella di marcia nei mesi scorsi, forse è stato meglio così, perché forse l'avrebbero scritta peggiore. Certo, le tante agricolture che esistono in Italia, le tante agricolture nel variegato programma nazionale richiedono un'analisi più puntuale, richiedono una delega agli Stati e alle Regioni per un adeguamento alle realtà specifiche regionali delle politiche che vengono portate avanti.
Il nuovo parametro proposto, va detto, che si basa sulla superficie piuttosto che sui titoli storici legati alla produzione, avvantaggia l'isola, e quindi bene hanno fatto la seconda e quinta Commissione a condividere questo aspetto nella risoluzione. L'adozione di questo parametro avvantaggia le agricolture estensive come quella sarda, ma non dovrebbe avvantaggiare a mio parere chi non pratica l'agricoltura.
I vantaggi per l'isola sono evidenti, come qualcuno ha dimostrato quantificando gli incrementi dei fondi che in percentuale potrebbero arrivare in Sardegna. Però questa partita va gestita con intelligenza per favorire chi in agricoltura opera davvero, e quindi occorre prestare grande attenzione al concetto di agricoltore attivo, per non incentivare quelli che un tempo, con parole desuete…
PRESIDENTE. Onorevole Lotto, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, concentrerò il mio intervento su alcuni punti, e immagino che sarà considerato un intervento controcorrente rispetto al sentire, o al non sentire, comune. Mi pare che ci sia un certo disinteresse verso quei temi, e faccio questa considerazione perché ritengo che la nostra vera battaglia, la vera vertenza delle entrate sia non quella con lo Stato, ma quella con l'Europa. Solo se riusciremo a condurre una battaglia, utilizzando tutti gli escamotage che le norme ci offrono, potremo consentire alla Sardegna di dotarsi di un modello di sviluppo efficiente.
Come ha detto anche l'onorevole Maninchedda nel suo intervento, in assenza di interventi infrastrutturali che ci consentano di competere noi saremo tagliati fuori dalla possibilità di sviluppo della nostra isola, e continueremo a vivere di ciò di cui viviamo oggi, e cioè dei 7 miliardi che l'INPS distribuisce in tutti i comuni della Sardegna. Ora, alcuni elementi sono mancati in questa discussione, li avrebbe sicuramente dati l'onorevole Ladu se gli fosse stato consentito di ultimare l'intervento, perché ha fatto un quadro generale molto puntuale.
Ci sono alcuni aspetti che dobbiamo avere molto chiari. Il primo: quali sono le risorse delle quali parliamo? Parliamo di 254 miliardi di euro che vengono ripartiti in Europa, di cui 162 miliardi alle regioni meno sviluppate, quelle che hanno un reddito medio pro capite al di sotto del 65 per cento; in Italia si trovano in questa situazione quattro Regioni: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia.
Alle regioni cosiddette "in transizione" vengono destinati 38,9 miliardi di euro. Le regioni italiane che rientrano in questa categoria, le ha già ricordate il presidente Ladu, sono quattro e precisamente Basilicata, Abruzzo, Molise e Sardegna. Ma anche la Corsica figura tra le regioni "in transizione", per esempio. Poi vengono assegnati ben 53,1 miliardi per le regioni più sviluppate, cioè quelle il cui reddito pro capite supera il 75 per cento e va anche oltre il 125 per cento. Abbiamo anche aree in cui il reddito pro capite supera il 200 per cento; pensate all'area di Londra, al distretto di Bruxelles, tanto per citare alcuni esempi.
Questa riflessione è utile per capire quanto sarebbe stato importante, e quanto secondo me ancora può esserlo, riuscire a fare una battaglia per stare dentro l'Obiettivo 1, dentro l'Obiettivo di coesione, dentro quell'Obiettivo che ci può consentire di investire in termini di infrastrutture. Ma come avviene questa scelta? Chi la quantifica, sulla base di quali parametri? Sembra che si debba prendere atto: noi siamo fuori dall'Obiettivo 1, lo siamo quasi per fatalità, anzi dobbiamo essere contenti di esserlo e, quindi, facciamo una battaglia per riconoscere l'insularità come handicap.
L'insularità non è un handicap! L'insularità di per sé non può dare alcun vantaggio, perché l'Europa ha delle regole chiare e una di queste è che ha diritto ad avere dei benefici economici chi sta al di sotto di una certa percentuale del reddito pro capite, le cause che hanno comportato quell'handicap non incidono e non possono incidere sulla ripartizione; nel trattato di Lisbona è inserita una semplice indicazione sulle regioni marginali e insulari ma che non dà diritto a compensazioni. Non le può dare perché altrimenti ritorneremmo alle politiche statali, ritorneremmo alle politiche regionali secondo le quali tutti hanno motivo per avere qualcosa: le regioni costiere (hanno i flussi stagionalizzati), le isole linguistiche, le zone montane, tutti hanno delle ragioni per avere un trattamento differenziato. L'Europa pone, invece, poche regole ma chiare.
Allora chi decide e come decide chi sta nell'Obiettivo 1, nella "categoria intermedia" delle regioni in transizione o tra le regioni più sviluppate? In questo momento a livello nazionale è costituito un gruppo di contatto nel quale naturalmente la nostra Regione è rappresentata (è rappresentata al massimo livello tecnico dal direttore del Centro regionale di programmazione), non si è ancora deciso a oggi quale triennio dovrà essere posto come riferimento per valutare la media dei redditi pro capite.
Io non voglio muovere accuse ad alcuno, né di scarsa lungimiranza né di altro, per carità, ognuno fa le sue valutazioni, ma è evidente che se l'obiettivo è quello di trattare con lo Stato per ottenere qualche decimo in più o in meno di Irpef o di IVA si perde l'obiettivo di valutare quante risorse possono arrivare dall'Unione europea. Stare nell'Obiettivo 1 vuol dire, per avere un'idea, ricevere 4 miliardi; stare nella categoria intermedia, della quale fanno parte 51 regioni europee, significa che se dividiamo i 38,9 miliardi in parti uguali avremo 760 milioni, se li dividiamo in base alla popolazione, avendo le 51 regioni 72 milioni di persone, avremo 750 milioni; riceveremmo pertanto un quinto di ciò che ci sarebbe spettato se fossimo rimasti nell'Obiettivo 1, cosa che io ritengo ancora si possa fare.
Allora perché siamo usciti? Perché a qualcuno è venuta la foga di far trasferire la sede legale di aziende che poco hanno a che fare con la Sardegna in Sardegna; se queste aziende avessero mantenuto la sede legale a Francoforte piuttosto che a Milano, probabilmente avremmo avuto 30 milioni di gettito Irpef o Irpeg o quello che sarà in meno, ma avremmo avuto 4 miliardi in più. La vertenza noi l'abbiamo sempre vista in contrapposizione allo Stato, ma lo Stato sta perdendo ogni capacità, ogni elemento di statualità, ormai la politica finanziaria, non solo quella monetaria, la fa l'Europa. Quindi cerchiamo di concentrarci su questo!
Senza dilungarmi eccessivamente, è un argomento che mi appassiona, da 15 anni mi occupo di progettazione comunitaria, credo con qualche risultato se la mia città è risultata la terza in Italia per finanziamenti a tiraggio diretto da Bruxelles ottenuti nello scorso quinquennio, vorrei soffermarmi su due soli punti: insularità ed enti.
Riguardo all'insularità, chi ha detto che l'insularità è uno svantaggio, chi l'ha detto? Bisogna fornire dei dati, ma l'insularità diventa uno svantaggio solo se il modello di sviluppo è assolutamente non coerente con le condizioni insulari, cioè se il modello di sviluppo è quello industriale e magari quello dell'industria pesante per il quale noi dobbiamo importare la materia prima, poniamo il petrolio, trasformarla e poi esportarla sotto forma di semilavorati o addirittura come prodotto finito. E' chiaro che il trasporto incide, ma se scegliessimo di sviluppare il settore turistico, come in tutte le altre isole, vedreste che la situazione cambierebbe.
Io ho il quadro delle isole europee; sapete che l'isola di Creta, in Grecia, nella regione più devastata dal punto di vista finanziario, ha una percentuale del 100 per cento del reddito pro capite europeo? Cipro ha un reddito molto più alto del nostro. L'unica Regione insulare che sta peggio di noi è la Guyana francese, sta dall'altra parte del mondo, però ottiene finanziamenti comunitari; e non parliamo delle Baleari, naturalmente, che hanno un reddito del 125 per cento pro capite, il doppio del nostro reddito e vivono di turismo.
Si tratta pertanto di tarare il modello di sviluppo che più si confà alla realtà insulare; se si punta sui servizi e non su una industrializzazione etero diretta, voluta dalle Partecipazioni statali, imposta, allora chiaramente si ha la possibilità di trasformare l'insularità da un punto di debolezza in un punto di forza. Se si sviluppa il turismo si sviluppa l'agricoltura, perché? Perché si utilizzano quei prodotti esportandoli con i turisti senza i costi del trasporto.
Ultima battuta sullo Strumento europeo di vicinato e partenariato (Enpi). L'Enpi è una grandissima risorsa per la Sardegna, si stanno formalizzando ulteriori 26.400.000 euro per porre la Sardegna al centro dei processi di democratizzazione del Maghreb. Non perdiamo questa autorità di gestione, l'abbiamo valorizzata poco, abbiamo l'aggressione della Puglia e l'aggressione della Regione Provence - Alpes - Côte d'Azur, facciamo una battaglia perché anche nella prossima fase di programmazione la Sardegna possa mantenere l'Enpi possa giocare un ruolo strategico nelle politiche di vigilato, possa essere la Regione che fa dialogare l'Europa col Nord Africa.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu . Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, condivido le preoccupazioni e le denunce espresse dai colleghi che mi hanno preceduto e, devo dire, che attendo che Paolo Maninchedda compia, a seguito del suo intervento, delle scelte politiche logiche e coerenti.
E' certo che il rapporto fra le istituzioni sarde, il Governo italiano e le politiche europee è inquietante e merita, da parte della classe politica, una attenta analisi sulle cause, sugli effetti e sulle responsabilità politiche e amministrative che devono essere individuate con nome e cognome.
Ciò che emerge è una fedele fotografia dell'oppressione coloniale nei rapporti fra l'Italia e la Sardegna. Quindi un dominio che sopravvive, fra l'altro, al colore politico, quindi l'abbiamo visto passare da Berlusconi a Monti, ovviamente in nome degli interessi garantiti alle regioni del Centro e del Nord Italia, oltre che ovviamente del grande capitale. Tutto questo non tenendo in considerazione queste direttive europee ma addirittura opponendosi con determinazione a qualsiasi politica di perequazione sociale ed economica tendente a superare le ragioni e le cause delle diseguaglianze di sviluppo e, quindi, di ridistribuzione della ricchezza proposta dalla Unione europea.
Queste politiche italiane si oppongono ai benefici previsti per la condizione di insularità; lo Stato italiano si oppone in modo forte alla revisione dei parametri agricoli proposti dalla Unione europea che optano per una distribuzione dei contributi meno discriminatoria e più attinente alla realtà sarda, cioè a quella che vede la superficie coltivabile e non la produttività di essa come parametro da adottare, con ciò sviluppando un'agricoltura più equa e rispettosa del territorio; quindi dando un aiuto all'agricoltura vista in una prospettiva di sviluppo di qualità, di salvaguardia dei territori, delle loro biodiversità e delle stesse superfici agricole.
Purtroppo le opposizioni portate avanti da Berlusconi oggi diventano drammaticamente patrimonio di Monti e dei suoi ministri, tutto questo ovviamente in barba alla Sardegna e ai suoi bisogni, alle sue difficoltà economiche ataviche e alla disgregazione sociale che rischia di distruggere in modo così irreversibile la nostra identità. La questione più inquietante in tutto questo contesto è la latitanza e il colpevole silenzio delle istituzioni regionali, a partire dal Presidente, cui si è pure aggiunta la connivenza e l'immobilismo dei parlamentari eletti in Sardegna che da "sardi" hanno tradito il loro mandato politico e la loro identità culturale (è talmente drammatica questa situazione che io non li considero più neanche sardi); questi eletti in Sardegna che, non difendendo nelle istituzioni italiane le ragioni economiche e sociali del nostro territorio, contribuiscono a creare per l'ennesima volta una sudditanza mortale per i sardi e per la nostra economia.
Chiediamoci che cosa hanno fatto il presidente Cappellacci e i suoi Assessori e i parlamentari sardi a Roma e a Bruxelles per difendere gli interessi nazionali sardi e le economie dei nostri territori. Tanto meno si possono chiudere le stalle quando i buoi sono scappati: che senso ha recriminare l'esclusione della Sardegna dalla mappa dei "corridoi transeuropei" e dalle "autostrade del mare", quando nel momento in cui le altre Regioni prima escluse (mi riferisco quindi a Puglia, Sicilia, Basilicata, eccetera) facevano sentire le loro ragioni, che poi sono state anche accolte, la Sardegna brillava per le assenze e per il silenzio.
Quindi, rincorrere le occasioni perdute o piangere sul latte versato non mi sembra un buon presupposto da cui partire per sfruttare e per razionalizzare al meglio, in base anche ai nostri bisogni, le politiche europee e quindi i finanziamenti che, compatibilmente con le esigenze ambientali, economiche e sociali dei territori sardi, possono contribuire a creare sviluppo, superamento delle disuguaglianze ormai ataviche e benessere per i sardi.
I rapporti istituzionali e gli incontri tra il presidente Cappellacci e il ministro Fitto del P.d.L., in qualità di Ministro per i rapporti con le Regioni, ci dimostrano ancora una volta che non esistono governi amici per i sardi. Con gli incontri poi avvenuti tra Fitto e il Commissario europeo si è raggiunto un accordo (quindi a causa dei ritardi del Governo italiano nella spesa dei fondi europei); questo accordo, "Piano di Azione Coesione", con riferimento ai fondi non spesi permette di fatto di utilizzarli in una nuova spesa, entro un vincolo di dieci anni, su quattro priorità: occupazione, istruzione, agenda digitale, ferrovie e reti.
Le dichiarazioni alla stampa su questi punti, rese dal presidente Cappellacci, sono state condivise come obiettivi strategici anche per il modello di sviluppo sardo, con l'aggiunta da parte del Presidente degli obiettivi dell'ambiente e dell'energia.
Di questi temi, tenuti così a cuore dal presidente Cappellacci, e presi in considerazione da Fitto, nel Piano pubblicato dal Ministero per lo sviluppo economico, e nei suoi dettagli, non si fa caso strano alcuna menzione e ridistribuzione per la Sardegna; siamo di fatto esclusi sui temi dell'istruzione, delle ferrovie, delle reti dell'occupazione, come se la nostra realtà economica potesse fare a meno di tutto questo.
La non menzione prevede l'esclusione, come di fatto è avvenuto, anche per i temi dell'ambiente e dell'energia sollecitati vivamente dal presidente Cappellacci, ma per la Sardegna si parla in modo distratto solamente dell'agenzia digitale, tema tra l'altro già in corso di esame da parte della Commissione. Allora da ciò devo dedurre tristemente che gli interessamenti a mezzo stampa, manifestati su questi temi dal nostro Presidente, per la Sardegna non hanno sortito in definitiva che un buco nell'acqua, in questo grande polverone mediatico così amato dal nostro Presidente.
Ecco perché la presenza politica della Sardegna in questi luoghi, dove si decide per lo sviluppo e il benessere del nostro territorio e delle nostre collettività, finisce sempre in un pesante e imbarazzante silenzio che io definisco "oblio istituzionale"; tutto questo è certamente funzionale a una storia di grande truffa (dovremmo anche abituarci a usare i termini giusti e più adeguati per definire le condizioni) per la Sardegna.
Siamo di fronte a una nuova guerra economica che rischia di distruggere definitivamente l'economia dei nostri territori, annullare la coesione sociale, far sparire la cultura e l'identità sarda in nome di interessi altrui; quindi l'assenza fisica del presidente Cappellacci é anche espressione molto preoccupante dell'assenza di un progetto di sviluppo economico e di un far west senza regole da cui noi dobbiamo decidere rigorosamente di uscire.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Poiché non è in Aula, decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Non utilizzerò tutto il tempo concesso perché, ascoltando i colleghi che in quest'Aula sono intervenuti, dico che poco hanno parlato di agricoltura, quel settore che si articola in molti altri sottosettori sui quali bisognerebbe fare un serio dibattito e rivisitarli, nel loro insieme, per verificarne la produttività e le tipologie di intervento sinora attuate dalla parte pubblica nel settore.
L'agricoltura è assistita in tutto il mondo, è assistita in quella parte del mondo, l'America, dove c'è una presenza imprenditoriale forte, ed è assistita in tutto il mondo perché ha una debolezza intrinseca; a maggior ragione, pertanto, nella nostra Isola doveva essere attrezzata una serie di investimenti che ci avrebbe consentito di migliorare la produttività e di essere competitivi.
Invece la produzione di questa Isola spesso non basta a soddisfare il fabbisogno, anzi assistiamo in maniera netta in qualche settore, anche in quelli tradizionalmente più prolifici come attività, a una importazione di beni dall'estero; e non faccia specie che anche nel periodo natalizio, quando la produzione ovicaprina dovrebbe essere più abbondante, vengano importati agnelli e altri animali che entrano in concorrenza con la produzione isolana.
Si è parlato di rapporti con l'Unione europea e con lo Stato (di questo stamattina si è parlato ancora una volta) e io rivendico ai Riformatori Sardi di aver posto da sempre all'attenzione di questo Consiglio, e non solo, la necessità di rivisitare i rapporti fra lo Stato e l'Unione europea. Su questo, tutti i consiglieri, tutti i Gruppi, dalla destra alla sinistra, tentano di trovare artificiosamente posizioni che possono anche consentirgli di differenziarsi ma che certamente non portano alla soluzione, ciò che è interesse della Sardegna, di avere un rapporto diverso con lo Stato centrale e con l'Unione europea
Un rapporto diverso grazie al realizzarsi di una innovazione seria dell'atto più alto che la nostra Isola, come istituzione, possiede: uno Statuto di autonomia, una Costituzione sarda che le dia titolarità. Se questo è vero, come peraltro è riconosciuto da tutti gli interventi, io riprendo un argomento toccato da poco da un collega: l'insularità è un vantaggio o uno svantaggio? E' una debolezza o una forza? Se è un vantaggio, è perché le politiche che vengono fatte all'interno di quest'Isola consentono uno sviluppo e una capacità di espansione; ma siccome ricordo a me stesso, come ho detto a quest'Aula in più circostanze e altrove, che la Sardegna è un'oasi in mezzo a un deserto, e l'altra oasi più vicina dista 240 chilometri, qualche problema ci sarà se non ci sono i cammelli che funzionano bene nell'andare e tornare.
E, poichè non vedo funzionare bene i cammelli, nell'andare e tornare in questo mare via nave, e ancor meno per via aerea, mi auguro che la Giunta (e anche l'Assessore) non abbia proceduto e non proceda ad appalti, se non previo dibattito in quest'Aula, come è stato sollecitato, con un indirizzo di quest'Aula, come è stato sollecitato (io stesso ho posto il problema nell'intervento reso quando si sono deliberati i 57 milioni e rotti per la continuità territoriale), altrimenti farebbe un grave danno a se stessa come Giunta, e alla comunità dei sardi, in quanto potrebbe ledere fortemente gli ulteriori interessi, ormai compromessi, della Sardegna nei trasporti.
Su queste cose, certo, bisogna verificare se c'è vantaggio o svantaggio, debolezza o forza della nostra Isola. Ma qual è il livello di competitività che possiamo portare? Qual è la tipologia di agricoltura che può essere intelligentemente praticata? Qual è il rapporto tra ambiente e agricoltura che vogliamo sollecitare da parte della Commissione seconda? Qual è la PAC che effettivamente incide su un'agricoltura che privilegia l'imprenditoria, e non l'assistenzialismo tout court?
Su questi temi mi pare non ci sia stato dibattito, non ci sia stato interesse, almeno questo non è pervenuto all'attenzione di quest'Aula, né dal dibattito che parrebbe essersi assommato nella seconda Commissione, e ancor meno dal dibattito odierno. Vorrei capire, se si parla di suinicoltura, qual è il tipo di suinicoltura adottato, e qual è il tipo di rapporto con lo Stato, e se le aziende sane possano commercializzare o meno, se devono essere assistite e in quale misura, e così vale per l'ovicaprino, e così vale per l'allevamento dei cavalli.
Sull'allevamento equino, altra nota dolente. La Regione, ha istituito un ente che dovrebbe essere innovativo, eppure in Sardegna non era più possibile riprodurre l'anglo-arabo-sardo. Si è stati costretti a riprenderli da fuori, con aggravio di costi e con difficoltà per chi fa l'allevatore in quest'Isola. Se si vuole approfondire il discorso sull'ortofrutticoltura, sulla vitivinicoltura, si pensi a errori commessi da questa Regione, che dava contributi per espiantare i vigneti, anziché razionalizzare il settore, mantenendolo in maniera decente, mentre altri Paesi, penso alla Germania e alla regione della Ruhr, investivano sui vigneti. Solo oggi, grazie a investimenti di privati, alle iniziative singole, si sta recuperando uno spazio che prima era determinante attraverso la cooperazione.
Se queste cose sono vere, e ricordo cos'è l'ortofrutta, e quanta presenza di prodotti sardi vi è negli hotel, per cui ci vantiamo di avere produzioni aperte verso un mercato nuovo, quello del turismo, io direi che l'agricoltura è fortemente in perdita, non è assistita adeguatamente, non si porta avanti quella giusta azione per fa sì che sia innanzitutto salvaguardata l'imprenditoria agricola; quell'imprenditoria che deve dare certezza di innovazione e di prosperità per il domani per questo settore, qualunque altro dibattito è ozioso e non produce granché risultato.
Ancora una volta quest'Aula ha parlato di riforme, di quelle riforme che per noi costituiscono elemento caratterizzante e fonte di iniziative: la Costituente, un rapporto nuovo con lo Stato e l'Unione europea, ma che spesso, ancora una volta, nonostante il dibattito, nonostante le sollecitazioni delle organizzazioni sindacali…
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, noi oggi dobbiamo trattare, in questo condivido parte dell'intervento svolto dall'onorevole Maninchedda, la questione delle entrate.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue URAS.) Dico "parte" perché, secondo me, dobbiamo trattare la questione delle entrate e anche la questione della spesa, e le dobbiamo trattare purtroppo in una spoglia Aula. Presidente, io mi chiedo se siamo tutti in trasferta negli anditi del Consiglio regionale, o se questa è la dimensione dell'Aula, oggi, che deve proprio parlare e affrontare il tema della crisi. E' detto nella mozione, prima firmataria la collega Barracciu, che "la Sardegna versa in uno stato di crisi che i dati indicano acuirsi sempre di più, incidendo in maniera drammatica sui livelli produttivi e occupazionali, registrando altissimi tassi di mortalità delle imprese e andamenti disastrosi di tutti i settori produttivi".
Poichè non abbiamo una situazione economico-finanziaria allegra, neppure a livello nazionale, e non abbiamo una situazione economico-finanziaria allegra neppure a livello comunitario, non possiamo affrontare i problemi in termini vertenziali come li abbiamo affrontati in qualche altra circostanza. Io ritengo che neppure il Presidente della Regione consideri risolvibile la questione attraverso qualche processione a Roma, o qualche puntatina a Bruxelles.
Ho appreso dai giornali che oggi è a Bruxelles per intervenire nella seduta del Comitato delle regioni, sia in sede ristretta che in sede plenaria, e io mi chiedo cosa fanno in sede ristretta e in sede plenaria i rappresentanti delle Regioni in questi giorni, a Bruxelles. Quale problema risolvono, quale questione trattano? Trattano la questione dei lavoratori della Rockwool, che hanno occupato questa notte scorsa la Miniera di Monteponi? Ve la ricordate l'Isola dei cassintegrati? E' rimasta l'Isola, ci sono rimasti i cassaintegrati fuori anche dall'Isola, e noi siamo di fronte a una tragedia, che si consuma giorno dopo giorno, del nostro sistema produttivo.
Onorevole Cuccureddu, non è una questione di tecnicismi, è un'altra questione. Presidente, non è che emetto un urlo dei miei soliti per richiamare l'attenzione, perché è il caso che vi segniate questo: sto dicendo alla Giunta che non si presenti in Commissione bilancio con i "contenuti" che ci ha mandato, integralmente fasulli; sto dicendo che non si presenti in Commissione bilancio senza portare anche la partita delle entrate e della spesa dell'Unione europea, dei fondi comunitari; sto dicendo che non si presenti in Commissione bilancio a fare la solita tiritera: "Approviamo questa manovra, la possiamo approvare subito…", ben sapendo che è fasulla!
Noi non siamo più disponibili a fare i complici dei falsari; è chiaro? E c'è poco da ridere, perché quando arriverà qua chi non ha più nulla da mangiare e non ha neppure più speranza, sarete soli, noi saremo con loro, saremo con loro! Ogni soluzione è fasulla! Sapete che abbiamo una serie di partecipate e controllate che "valgono" 500, 600, 700 milioni di debiti? Abbanoa è uno di questi pozzi senza fine. A me fa piacere che un'Autorità d'ambito, che è costituita dagli amministratori locali, sia oggetto di trattative nelle segrete stanze della Giunta regionale tra esponenti di partiti politici, dell'uno e dell'altro schieramento; in virtù di quale delega, acquisita dagli amministratori locali che rispondono, anche sul piano personale, come azionisti di un pozzo senza fondo?
Avete ancora l'idea che si può andare avanti con i politicismi, con gli imbroglietti e con le "trasse"? Avete ancora l'idea che basti fare una risoluzione per porre mano alle questioni che abbiamo di fronte? Avete ancora questa idea? Il Presidente della Regione ha ancora questa idea? Lo sto dicendo anche per i giornalisti dell'Ufficio stampa che sono nell'acquario, che prendano nota e che dicano all'esterno di che cosa si parla in quest'Aula. Ma il Presidente della Regione, che sembra un libero professionista, che va, viene, non è un libero professionista nella funzione di Presidente della Regione, non è un libero professionista e deve venire in Aula ad ascoltare, a prendere la linea! Deve rappresentare diritti, bisogni e interessi.
Ci sono funzionari pagati che, sempre a spese della pubblica amministrazione, vanno in giro con grandi delegazioni. Ogni tanto ne scopro una. L'altro giorno ho scoperto che abbiamo un consulente all'Agenzia regionale del lavoro che prende 126 mila euro l'anno, da 5 anni, e la Giunta lo sa, ma chi deve fare il controllo di queste cose lo sa. Io ne prendevo 67 mila lordi l'anno e facevo il direttore, e come l'ho fatto io non l'ha fatto nessuno; 67 mila! Non facevo il consulente! E noi siamo di fronte a questa sciatteria totale della Giunta, dei suoi organi, dei dirigenti che sono fiduciari di questa Giunta, mentre fuori c'è la disperazione! Ma pensate di continuare così? Ma dimettetevi e andatevene! Andatevene! Così ci dimettiamo anche noi e faremo cosa utile alla Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Come ormai è consuetudine tutte le occasioni sono utili, qualcuno pensa necessarie, qualcun altro pensa indispensabili, per continuare con la tiritera, mi dispiace non sia presente l'onorevole Barracciu, anche in questa circostanza di menzionare un Governo che non c'è più, un Governo che non c'è più e che sembrerebbe aver commesso i più grandi misfatti della storia soprattutto per quanto riguarda lo spregio, soprattutto per quanto riguarda le Borse. Poi arriva un nuovo Governo che dovrebbe essere la panacea di tutti i mali e la situazione non cambia assolutamente: stavamo male e conttinuiamo a stare peggio.
Non dico questo perché voglio evitare un confronto, perché magari su alcuni temi il confronto è necessario e indispensabile farlo, anche quando l'onorevole Maninchedda solleva i toni (e non il tono dell'onorevole Uras, che è un tono che certamente conosciamo e glielo riconosciamo); ma quando si cominciano a toccare dei tasti che riguardano la comunità regionale, gli interessi della Sardegna, forse è più opportuno che su questo argomento ci si misuri certamente in quest'Aula, ma in una situazione diversa.
Onorevole Maninchedda, non perché io non sia in grado di replicare alle cose che lei ha detto; posso replicare, posso girare le cose dette a mio uso e consumo e posso anche condividerle, in ciò che ritengo si debba condividere. Oggi però stiamo affrontando l'approvazione di una risoluzione che è della massima importanza e, in proposito, mi complimento con il presidente della seconda Commissione per l'illustrazione e la dovizia di particolari; ma ho colto anche gli spunti forniti da altri interventi su una materia che non è semplice, anzi, voglio dirlo subito, è estremamente complicata, onorevole Cuccureddu, soprattutto nella parte descrittiva più che in quella delle risorse.
Risorse che sono certamente importanti, ma quello che mi pare stia sfuggendo è che cosa sta accadendo in Europa sulla Politica agricola comune. E' questo che noi dobbiamo cercare di capire, e qui non c'entra il Governo Berlusconi, non c'entra affatto, c'entriamo certamente noi, sì. Ma abbiamo preso coscienza di quello che sta accadendo in Europa, oppure continuiamo a parlarne però ciascuno di noi continua a pensare che si possono fare le coltivazioni che si facevano, che si può continuare a produrre scriteriatamente, che si possono fare tutte quelle cose che da 5000 anni noi cerchiamo di mandare avanti in Sardegna? Non funziona più così! E quel famoso 30 per cento non a caso è destinato a una composizione dell'agricoltura diversa da quella che noi conosciamo, questo è il dato positivo, il "bene" di questa PAC.
Dico il "bene", se inserisco la PAC in un contesto europeo e anche nazionale, ma solo limitatamente, forse, alle regioni la cui agricoltura è intensiva più che estensiva; e, in merito alle osservazioni dell'onorevole Ladu sul nostro patrimonio, come mai la Sardegna è diversa? Certo che è diversa! Siamo diversi già per natura, io credo che siamo veramente diversi, ma siamo diversi anche dal punto di vista pedoclimatico, siamo diversi anche dal punto di vista orografico, siamo diversi anche dal punto di vista della vegetazione arborea, siamo diversi sotto tutti i punti di vista e nel momento in cui il regolamento europeo vi dice: "State attenti che non è più importante", anzi l'Europa non intende più intervenire per abbattere i costi e per rendere competitive le nostre produzioni a livello dei Paesi emergenti, questo sta dicendo l'Europa, non ce la facciamo più a reggere quel ritmo.
Dobbiamo fare altro, ed ecco che arriva quel 30 per cento in soccorso; quindi bisogna che anche i nostri agricoltori, anche coloro che operano nel settore ma non sono sufficientemente acculturati da questo punto di vista, devono imparare una lezione e la lezione la dobbiamo dare noi. Con questa risoluzione non credo che ce la faremo, con l'impegno dell'Assessorato dell'agricoltura può darsi, forse non è sufficiente neanche questo, però noi dobbiamo trovare strade diverse per il fatto che tutto si stia trasformando, quel famoso 30 per cento, in un servizio sociale, questo dice il regolamento europeo.
Pertanto la nostra funzione non è quella di produrre derrate alimentari, granaglie. No, è un'altra! Dobbiamo abbattere le emissioni, dobbiamo cercare di fare un'agricoltura ambientale, sostenibile, con quel famoso 30 per cento, cioè noi vi diamo la possibilità - dice l'Europa - di continuare a produrre, ma in cambio non aumentiamo i prezzi, non vi diamo risorse che facciano in modo che tutto quel servizio sociale, che noi vogliamo svolga l'agricoltura in Europa, venga ripagato; quindi c'è un approccio all'agricoltura totalmente diverso.
Ora la risoluzione è utile, è necessaria, è indispensabile, secondo me dovrà essere approvata immediatamente, ma io mi preoccupo di quello che accadrà dopo l'approvazione, onorevole Ladu, perché l'approvazione di questa risoluzione non risolverà alcun problema della Sardegna. Noi, allora, dobbiamo essere coloro che avviano un processo di riorganizzazione complessiva dell'agricoltura in Sardegna a seguito delle indicazioni dell'Europa. Se non facciamo questo, continuiamo a perdere tempo in quest'Aula gettando veleni l'uno contro l'altro, Presidente della Regione, Assessori, parti politiche, ma non risolviamo assolutamente il problema.
C'è un momento nel quale, onorevole Uras, ci dobbiamo fermare e ci dobbiamo fermare certo per Abbanoa, per l'Autorità d'ambito, per le partecipate, ci dobbiamo fermare su tutto, ma c'è un momento nel quale tutte le forze politiche debbono farlo. Non abbiamo elezioni alle porte, è scongiurato anche il pericolo delle elezioni nazionali, non si voterà fino al 2013, mettiamocelo in testa, e non si voterà in Sardegna prima del 2014; ma in questi tre anni è possibile che non si riesca a fare due cose importanti per la Sardegna?
Su questo dobbiamo concentrare i nostri sforzi e se la discussione è politica esistono le sedi opportune; esiste anche il Consiglio regionale e io sono pronto ad accettare la sfida di chi in quest'Aula, oggi, ha voluto non provocare, ma "sollevare i toni". Benissimo, siamo pronti, diteci quando dobbiamo iniziare a discutere questi problemi. Possiamo parlare anche dei famosi 350 milioni che ha citato l'onorevole Barracciu riprendendoli dal blog dell'onorevole Maninchedda, facciamo anche questo, non abbiamo paura. E' giusto, è corretto. Sono notizie giornalistiche? E' vero? Non è vero? C'è un Presidente della Regione, c'è una Giunta, ci siamo noi, a mio avviso i problemi quando si vuole si possono e si debbono risolvere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Onorevole Diana, con grande rispetto lei ha sollecitato di fermarci un attimo e riflettere. Nulla osta. Io voglio ricordarle che per responsabilità vostra, però, siamo fermi da due anni e mezzo. Chi risponde alle domande che lei stesso ha posto, onorevole Diana? Risponde il Governo regionale o deve rispondere il Consiglio regionale? Io credo che su alcune questioni che lei ha sollevato noi registriamo, le ripeto, un ritardo di circa due anni e mezzo nei quali non c'è stata una sola risposta da parte del Governo regionale. E, non per accogliere alcuni spunti polemici, anche in questo caso senza guardare indietro, ma guardando avanti, ma per guardare avanti con gli occhi aperti, non con gli occhi chiusi, è bene che tutti quanti abbiamo presente che cosa c'è dietro di noi.
Dietro di noi c'è una situazione che presenta due fattori estremamente negativi per questa regione. Mi riferisco certamente al ruolo svolto fino a qualche settimana fa dal Governo di centrodestra sul fronte delle entrate; e al ruolo non certamente positivo, svolto sempre dal Governo regionale, sullo stato della spesa, come è stato ricordato anche da autorevoli rappresentanti della maggioranza, non soltanto dai consiglieri dell'opposizione.
Il tema oggi in discussione riguarda le politiche agricole comunitarie e le politiche di coesione. L'onorevole Maninchedda ci ha ricordato che la Sardegna oggi è in uno status diverso rispetto a quello di qualche anno fa. Non siamo più nell'Obiettivo 1, siamo nell'Obiettivo competitività. Si chiedeva il presidente Maninchedda se qualcuno se n'è accorto. Non ho sentito molte risposte affermative a queste domande e ho l'impressione che anche il clima di totale disattenzione che si respira in quest'Aula sia una risposta abbastanza esauriente a quella domanda.
Caro presidente Maninchedda, per tanti consiglieri regionali, forse anche per rappresentanti della Giunta, non c'è differenza tra stare nell'Obiettivo 1 e stare nell'Obiettivo competitività perché, se ci fosse stata questa percezione, probabilmente oggi avremmo assistito a un dibattito diverso rispetto a quello a cui abbiamo assistito. Noi siamo nell'Obiettivo competitività, per certi versi mi permetto di dire, ahinoi, ma non siamo un territorio attrattivo, non lo siamo affatto, non siamo un territorio attrattivo in nessun settore merceologico di questa regione.
Soffriamo l'insularità, anche se io sono tra coloro che non guardano all'insularità come a un fattore negativo; però, per non considerare l'insularità come un fattore negativo è necessario che si superi l'isolamento fisico facendo diventare la Regione sarda, in questo caso, un nodo di un moderno sistema di reti che interconnette questa regione a tutto il sistema di reti nazionale e transeuropeo: reti marittime, reti aeree, reti energetiche (elettriche e di gas,); un sistema di reti che in effetti non esiste perché se noi fossimo un nodo importante di questo sistema di reti noi non vivremmo l'insularità come la viviamo oggi. L'insularità, ce lo ripetono tutti, oggi è un fattore di non competitività, anzi è un fattore che penalizza pesantemente il nostro sistema economico e produttivo.
Io mi chiedo, pertanto, e lo chiedo anche gli Assessori competenti ( non so se interverrà l'assessore Cherchi che si sta annoiando, e ha ragione, me ne dispiace, o chi intervenga per la Giunta), se la Sardegna oggi ha un sistema marittimo di reti per i passeggeri e per le merci che le consentono di essere competitiva, cioè se abbiamo un sistema di trasporto marittimo per le nostre merci che non comporti uno svantaggio sul prezzo del prodotto finale.
Mi chiedo: c'è questo? Se non c'è (di questo io sono convinto), è possibile chiedervi qual è questo "delta negativo" che incide fortemente sulla possibilità da parte nostra di conquistare i mercati? Onorevole Diana, è inutile avere prodotti che ci invidiano in Europa, in Italia per le condizioni climatiche, per la biodiversità, che noi possiamo esprimere, se poi quei prodotti che, rispetto alla loro qualità, non avrebbero difficoltà a conquistarsi nicchie e fette di mercato spesso non sono prodotti piazzabili sul mercato per queste diseconomie di cui parlavo. Allora io chiedo alla Giunta: come sta intervenendo.
L'onorevole Cuccureddu ha auspicato, nel suo intervento, una Sardegna basata sullo sviluppo turistico. Io ricordo all'onorevole Cuccureddu che, dato 100 al valore aggiunto di quest'isola, il 4 per cento è rappresentato dall'agricoltura, l'11 per cento dai settori produttivi, l'85 per cento dai servizi in senso lato, certo, dove c'è tutto ma anche una fetta importante di turismo.
Anche la possibilità di far crescere la domanda turistica in questa Regione deriva dalla competitività della nostra dotazione infrastrutturale in tutti i settori. Noi abbiamo una dotazione infrastrutturale, lo sanno bene l'assessore La Spisa e gli altri Assessori presenti, che è meno del 60 per cento della media nazionale. Dove vogliamo andare con una dotazione infrastrutturale di questa portata? Ma chi viene in questa Regione? Chi impegna un capitale, di rischio, proprio in un territorio che ha questa diseconomia iniziale? Nessuno.
Quei pochi che vengono lo fanno imponendo condizioni ricattatorie, perché noi siamo ricattati dai pochi che producono in quest'isola proprio perché non siamo stati capaci in questi anni di offrirgli pari opportunità rispetto agli altri territori di questo Paese e di questa Europa, e rimangono a condizione che la Regione e lo Stato italiano eliminino quelle diseconomie attraverso elargizioni sotto diversa forma, lo sappiamo bene.
Pertanto, rispetto a questa situazione, chiedo alla Giunta se sta intervenendo e come sta intervenendo. Sul trasporto pubblico locale, al di là della mobilità da e per la Sardegna, siamo arrivati all'ultima vergogna, onorevole Cuccureddu, e abbiamo voglia a parlare di domanda turistica!
E' inutile accusare, onorevole Diana, non è soltanto l'opposizione che ha ragione in questo caso; ricordi il disastro del governo di centrodestra che ha preceduto il Governo Monti, lo conosciamo tutti, anche voi, non per nulla anche per l'attuale Giunta regionale si è acceso un lumicino di speranza con questo Governo, cosa che non è successa in due anni e mezzo col precedente Governo.
In tema di trasporti, come dicevo, ma vi sembra che la Regione sarda rispetto alla continuità territoriale aerea scommette sulla tariffa unica, ed eravamo d'accordo, ma la si paga con risorse regionali? E vi sembra davvero dignitoso sentire qualche collega della maggioranza...
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato. Il tempo a disposizione della Giunta, venti minuti, verrà suddiviso, dieci minuti a testa, tra l'Assessore dell'agricoltura e l'Assessore della programmazione.
Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
CHERCHI (P.d.L.), Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
Cercherò di lasciare più spazio al Vicepresidente della Giunta che potrà dare, magari, un maggior numero di risposte. Io, come hanno già fatto molti colleghi del Consiglio, ringrazio il Presidente della seconda Commissione, l'onorevole Ladu, unitamente al Presidente della quinta Commissione (oggi non è presente per ragioni personali), per il lavoro svolto che oggi viene presentato al Consiglio regionale nella risoluzione sulle politiche agricole comuni. Ringrazio per la possibilità offerta a questo Consiglio regionale di aprire un dibattito sulla programmazione delle politiche agricole dal 2014 al 2020.
Alcuni interventi, compreso quello del Presidente, hanno centrato gli aspetti caratterizzanti la PAC della quale discuteremo. La PAC si fonda su due pilastri fondamentali: il pilastro dei pagamenti diretti e il pilastro dello sviluppo rurale. Io credo che sia importante però definire questi due pilastri in termini di futuro, tutto si incentra sullo sviluppo futuro dell'agricoltura regionale.
Riguardo ai pagamenti diretti considero un segnale importante e fondamentale, da parte della Commissione europea, la scelta di passare da un sistema basato sui titoli storici legati alla produzione a uno basato sulla dimensione della superficie coltivata. Su questo progetto è la battaglia che noi stiamo portando avanti. Tralascio le varie accuse di distrazione, di non competenza, di assenza totale della Giunta, che non portano assolutamente a niente; non è questo il motivo per cui, oggi, un Consiglio regionale si riunisce.
Oggi l'obiettivo che noi realmente vogliamo tutti insieme raggiungere, ognuno per il suo ruolo, ognuno per ciò che rappresenta del territorio regionale, lo dobbiamo raggiungere anche in contrapposizione al Governo nazionale e a molte delle Regioni italiane che tenteranno di non far passare, o comunque modificare, quella proposta di ridistribuzione economica dei pagamenti diretti. Su questo punto dobbiamo fondamentalmente dimostrare di avere forza. Tutto il resto, credetemi, non ha grande significato; può avere forza nel momento in cui delle contrapposizioni di tipo politico vengono messe in campo ma tutto il resto, obiettivamente, non ha nessuna ragione di esistere.
Tralascio pertanto questo aspetto e invito a concentrarci veramente sul lavoro che noi da questo momento in poi dobbiamo fare. Voi sapete che la Regione partecipa alla Commissione politiche agricole presieduta dal mio collega della Puglia e, all'interno della Commissione, si svolge costantemente (e questo è dimostrato da atti ufficiali della Conferenza Stato-Regioni, di cui fa parte la Commissione stessa), un grande lavoro per raggiungere quell'obiettivo. E' il grande lavoro che noi come Regione autonoma della Sardegna stiamo facendo per rompere a livello nazionale quello schema che invece pretende di dare maggiore forza ad altre Regioni che come voi sapete, e faccio l'esempio della Lombardia, del Veneto, ma anche della Calabria, hanno sicuramente un vantaggio, ragionando in termini di titoli storici, superiore rispetto alla Regione sarda.
Se verranno concessi, quei 300 euro a ettaro per noi potrebbero costituire veramente una soluzione dei problemi legati al mondo agricolo del futuro; ma se non siamo uniti in questa battaglia, credetemi, se veramente non crediamo tutti insieme nel raggiungimento di quell'obiettivo, abbiate pazienza, credo che non andremo veramente da alcuna parte.
Nella proposta sulla PAC occorre sottolineare tre elementi fondamentali. La Politica agricola comunitaria verte proprio su un aspetto della trasformazione del metodo e del sistema della coltivazione, e quindi coinvolge tutte le politiche agricole regionali; è quella cultura, onorevole Sanna, che lei ha citato più volte, insita in tutti noi, non solo nei componenti della maggioranza o dell'opposizione, ma in tutti i sardi.
Di conseguenza abbiamo necessità di aiutare, per il lavoro che svolgiamo, come ho già detto, ognuno all'interno del proprio territorio, a far capire che o si cambia sistema, o si cambia metodo, o si innova, oppure continueremo a scontrarci. L'attuale politica agricola è legata alla politica che nasce dal quel PSR 2007-2013, che comunque ha una traccia, che comunque è stato concordato con l'Unione europea, che ha al suo interno delle regole che oggi perdurano, diciamo così, nel proseguo stesso della gestione del PSR (sui risultati che qualcuno pensa, ma spero di smentire questa convinzione a giorni, non riusciremo a raggiungere, nella spendita delle risorse europee), sulla base di una programmazione che comunque arriva dagli anni precedenti, non da oggi al domani.
Se tutti insieme provassimo a costruire, piuttosto che a distruggere, si darebbe anche fiducia ai nostri agricoltori, ai nostri allevatori, per proseguire in un settore che in questo momento risulta davvero difficile, soprattutto per la grande crisi che stiamo vivendo. Un altro elemento della PAC è che punta tutto sull'imprenditore agricolo; bisogna far capire che non esiste più il lobbista o il piccolo agricoltore che in qualche modo si arrangia, non è più possibile diventare competitivi, e quindi entrare nel mercato europeo, se non si cambia la mentalità dell'agricoltore che deve trasformarsi in imprenditore agricolo. Questo è l'obiettivo che noi dobbiamo raggiungere.
Ugualmente è da raggiungere l'obiettivo dell'abbattimento delle emissioni in atmosfera di CO2, così come capire che certi tipi di colture devono comunque essere modificati. e questo rientra nel grande lavoro di costruzione della PAC che, come voi tutti comunque sapete, è in itinere, cioè è in costante evoluzione. Il grande lavoro svolto dalla Commissione pertanto potrà dare veramente risultati importanti e un grande impulso per il futuro.
Cito velocemente gli obiettivi fondamentali contenuti nel Piano di sviluppo rurale guardando, come dicevo prima, all'innovazione, a un'agricoltura basata sulla conoscenza cioè su dati tecnici reali che nel tempo hanno realmente dimostrato di avere forza nei risultati ottenuti, alla possibilità offerta ai giovani agricoltori di ottenere per l'avvio della propria attività fino a 70.000 euro di contribuzione, agli strumenti per la gestione del rischio per le organizzazioni di produttori, e quindi a quell'aggregazione fondamentale per far crescere il nostro imprenditore agricolo, ma soprattutto per superare le difficoltà aziendali e inserirsi nel sistema del mercato.
Vorrei anche sottolineare l'incentivazione dell'agricoltura biologica; l'agricoltura biologica viaggerà con una misura diversa, separata, proprio per dare forza e vantaggio a questo metodo di coltivazione. Per chiudere, non credo sia questo il momento di discutere di finanziaria; è vero che il plafond dell'Assessorato dell'agricoltura non copre sicuramente tutte le esigenze, ma se tutti insieme verificassimo all'interno del Piano di sviluppo rurale quanto manca ancora al completamento e quindi alla spendita di tutte quelle risorse, forse tutti insieme probabilmente entreremmo nel merito e riusciremmo a capire il vero vantaggio del rapporto Regione-Europa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Ne ha facoltà.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Ovviamente non è semplicissimo sintetizzare in dieci minuti un intervento che possa rispondere alle numerose sollecitazioni emerse in quest'Aula. Ci provo con dei flash, spero poi non mi si accusi di essere stato evasivo. Noi abbiamo dei grossi problemi; prima di tutto quello di partecipare alla costruzione del nuovo ciclo di programmazione che partirà dal 2014, e su questo la Sardegna da tempo si è attrezzata sia a livello infraregionale, sia a livello di confronto con lo Stato italiano.
Siamo presenti a tutti i tavoli, a tutti i momenti di confronto sia tecnico che politico. Dal punto di vista tecnico la cabina di regia, istituita a livello regionale tra i diversi uffici, con le autorità di gestione, i dirigenti della programmazione unitaria e dei diversi assessorati, sta lavorando, così come lavora nel rapporto con il Governo italiano. È stato istituito un gruppo di contatto al cui interno è presente anche, tra l'altro, il direttore del Centro di programmazione che è autorità di gestione del FESR.
A livello europeo il rappresentante legale della Regione, nella veste del Presidente, è presente nei vari comitati, nel comitato delle regioni, nel comitato che tratta le questioni riguardanti l'energia, l'ambiente e i cambiamenti climatici, nei comitati e istituzioni intermedie, rispetto a questi ufficiali, che riguardano la questione in particolare dell'insularità. Io ritengo che sia importante la presenza del Presidente a questi momenti di confronto, e mi sembra veramente una banalizzazione del problema accusare proprio di questo la Presidenza.
In questi tavoli si sta discutendo, anche se non è definitiva la questione, ciò di cui si è trattato anche oggi, se cioè convenga o no alla Regione sarda essere inserita in quella categoria intermedia fra l'Obiettivo competitività e l'Obiettivo convergenza che ha caratterizzato l'attuale ciclo di programmazione.
Le considerazioni svolte negli interventi (ma vedo che anche in quest'Aula qualcuno non è d'accordo), le considerazioni contenute nella risoluzione, ma anche nella stessa mozione presentata dall'opposizione, mi pare convergano nel dire che conviene l'istituzione di una categoria intermedia, e su questo noi abbiamo assunto una posizione nettissima, lo vorrei sottolineare, in tutte le sedi, contrastando anche l'orientamento espresso dal Governo italiano.
Secondo le nostre previsioni rientrare tra le regioni in transizione, che hanno cioè un reddito fra il 75 e il 90 per cento del Pil medio pro capite europeo è conveniente, e questo è quello che noi speriamo possa accadere. Ovviamente si può ancora discutere, ma mi sembra che la risoluzione vada nettamente in quella direzione, e la Giunta concorda su questo.
Vorrei precisare invece che il Piano di Azione Coesione, al di là delle polemiche, è uno strumento che ci può aiutare concretamente. Perché? Perché una riduzione della quota di cofinanziamento dello Stato all'interno del POR-FESR, tra l'altro corrispondente al fatto che quando il FESR è partito aveva una quota di cofinanziamento nazionale molto più alta del resto delle altre regioni (il perché non mi dilungo a spiegarlo perché c'è pochissimo tempo, ma si capisce) ci permette di liberare risorse.
La cifra è quella che tutti conoscono, e le risorse possono essere utilizzate per alcuni scopi, in prevalenza almeno reti e ferrovie (per quanto riguarda la banda larga invece rientrerebbe nel POR, infatti è una semplice rimodulazione), sottraendole evidentemente al POR-FESR e dovendo quindi rimodulare successivamente i varie assi e le linee di attività, per consentirci di avere possibilità di fare infrastrutture che non avremmo potuto realizzare con il POR-FESR, sicuramente per quanto riguarda il potenziamento in termini finanziari di quanto manca per completare il progetto della Sassari-Olbia, per quanto riguarda gli interventi sulle ferrovie sono interventi che comunque preciso non rientravano nella programmazione del FAS. Quindi si tratta di interventi che potenzieranno le linee, e permetteranno un sistema di trasporto ferroviario migliore.
E' evidente che la convenienza è quella di avere una spesa fuori Patto, completamente fuori Patto, questo è utile, e che potrà avere un tempo di esecuzione maggiore rispetto a quello cui saremmo costretti attraverso il FESR.
Sto procedendo velocemente, però il giudizio che anche personalmente sento di dare è che questa operazione in fin dei conti è conveniente perché ci permette di spostare risorse e di alleggerire tra l'altro gli oneri presenti nella spesa del FESR che obiettivamente è lenta. Spendo qualche secondo anche su questo. Noi riusciremo a rispettare il termine del "N+2" per il 2011. Riusciremo a farlo perché abbiamo concentrato alcune spese dato che in sede comunitaria e statale sono state fatte delle rimodulazioni concordate con tutte le regioni.
La velocità della spesa sui fondi comunitari non è un problema solo della Regione sarda, è un problema di tutte le regioni italiane. È un problema che impatta anche con i limiti del Patto di stabilità. E' un problema, colleghi, che riguarda la responsabilità di tutti. Riguarda la responsabilità quando si confeziona un programma; il FESR, non solo in Sardegna ma in tutte le regioni, è stato confezionato con un numero eccessivo di linee di attività che frammenta la spesa, infatti si è dovuto, dappertutto, fare questa operazione di concentrazione verso obiettivi più limitati per poter facilitare la spesa.
Tutti i governi, non solo l'attuale ma anche quelli che ci hanno preceduto (e credo purtroppo quelli che potrebbero succedere, di qualunque colore siano, speriamo sia il nostro nella prossima legislatura), devono confrontarsi con un problema della nostra struttura amministrativa che spende lentamente i fondi comunitari e si concentra invece sulla spesa dei fondi regionali. Questo è un problema che riguarda una mentalità amministrativa che va corretta, che va corretta insieme, e che implica veramente la responsabilità di tutti.
Il rispetto del vincolo di rendicontare e certificare la spesa entro il 31 dicembre proprio in questi giorni (ringrazio gli uffici ai per il lavoro continuo e responsabile che stanno svolgendo), dovrebbe essere raggiunto, però è evidente che occorre far fare un salto proprio alla mentalità amministrativa. Infatti le procedure imposte e volute dalla Commissione europea e da regolamenti comunitari sono procedure certamente più complesse ma sono anche molto più trasparenti e ci permettono di monitorare gli interventi, però dobbiamo assimilarle; purtroppo questo non accade ancora, né relativamente alla parte amministrativa e burocratica, né purtroppo, credetemi, relativamente alla parte politica.
Abbiamo la necessità di fare un passo avanti in questa direzione. Per questo ritengo che, transitoriamente, in questa condizione che ci troviamo ad attraversare, il Piano di Azione Coesione dia una mano per spendere più velocemente, per poter spendere fuori dal Patto di stabilità e quindi per consentire di raggiungere alcuni risultati avendo un tempo di realizzazione anche molto più ampio.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. E' in votazione la risoluzione numero 8.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Intervengo per dire che prendo atto con favore dell'onestà della posizione dell'assessore La Spisa sul quale non avevo dubbi che avrebbe detto le cose che ha detto. Io mantengo una differenza rispetto all'impostazione dell'Assessore, cioè in base al decreto legislativo numero 88 con cui Fitto istituisce il fondo di perequazione, io continuo a ritenere che alla luce di quelle innovazione normativa gli investimenti infrastrutturali debbano dipendere da altre risorse.
Il paradosso che non condivido è che, su una rifilatura del nostro POR, noi stiamo mettendo a posto la rete di R.T.I., che poi passerà alla Sardegna, che nel resto d'Italia invece R.T.I. ha messo in ordine nelle condizioni date.
Si consentirà a un sardista di non ritenere che la Sardegna debba continuare a stare dentro uno Stato italiano in un rapporto di sussidiarietà e pagarsi interamente le infrastrutture anche statali e poi rifiutare un'idea anche di autosufficienza come è stato fatto in quest'Aula.
Chiusa la parentesi, con questo livello di interlocuzione è piacevole discutere, con altri che evidentemente alterano la realtà non è facile farlo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, noi siamo chiamati a esprimere una sorta di parere su regolamenti comunitari che ci vengono trasmessi, di cui ci sfugge la qualità della partecipazione nella redazione di questi regolamenti o, meglio, ci sfugge la possibilità e la capacità di partecipazione della Sardegna alla redazione di questi regolamenti.
Parliamo di regolamenti che sono proposte del Parlamento europeo, noi abbiamo un unico parlamentare europeo espressione dell'Italia dei Valori, in ragione di una plurima, questo lo dico per rammentarlo a noi tutti, azione di dimissioni avvenuta da parte di candidati eletti in quel partito per altre circoscrizioni elettorali. Quindi noi non partecipiamo, non potremmo partecipare, continuando così come si continua a escludere la Sardegna dall'essere ammessa al Parlamento europeo.
Dirò di più, che dovremmo sopperire a questa nostra carenza con una capacità di elaborazione delle nostre strutture che invece purtroppo non abbiamo; anzi abbiamo, come lo stesso Assessore ha voluto ricordarci, una profonda inadeguatezza rispetto a questa questione. Per queste ragioni io non voterò a favore delle risoluzioni. Mi asterrò; mi asterrò per sottolineare proprio queste condizioni di partenza negative.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della risoluzione numero 8.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Cugusi - Uras - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
Presenti 67
Votanti 63
Astenuti 4
Maggioranza 32
Favorevoli 63
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della risoluzione numero 9.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Contu Felice, Ladu e Sanna Giacomo hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Cugusi - Uras - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
Presenti 67
Votanti 63
Astenuti 4
Maggioranza 32
Favorevoli 63
(Il Consiglio approva).
Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 del pomeriggio.
La seduta è tolta alle ore 13 e 56.
Allegati seduta
CCLXXXIII SEDUTA
(Antimeridiana)
Martedì 13 Dicembre 2011
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10.
COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 28 ottobre 2011 (276), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giuseppe Cucca, Onorio Petrini, Sisinnio Piras, Adriano Salis, Matteo Sanna e Paolo Terzo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 13 dicembre 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, con nota del 6 dicembre 2011, ha fatto pervenire al Consiglio il ricorso proposto dal Presidente del Consiglio dei Ministri contro la Regione autonoma della Sardegna per dichiarata illegittimità costituzionale degli articoli 3, 5 (commi 4 e 5), 8 (comma 1, lett. b) e 9 della legge regionale 15 settembre 2011, numero 19 recante "Provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico".
Comunico, inoltre, che in considerazione della necessità di sostituire i componenti della Giunta del Regolamento, impossibilitati a partecipare ai lavori a seguito della nuova composizione dei Gruppi consiliari, ho proceduto a nominare i nuovi componenti della Giunta del Regolamento, che risulta così composta: Gian Vittorio Campus, Teodoro Venceslao Rodin, Gavino Manca, Giulio Steri, Luciano Uras, Francesco Meloni, Paolo Luigi Dessì, Adriano Salis
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Barracciu - Espa - Corda - Bruno - Cocco Pietro: "Interventi per prevenire e contrastare i disturbi del comportamento alimentare (DCA). Istituzione della Rete integrata di servizi sanitari per i disturbi del comportamento alimentare". (339)
(Pervenuta il 30 novembre 2011 e assegnata alla settima Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposta di legge statutaria
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge statutaria:
Meloni Francesco - Dedoni - Cossa - Fois - Mula - Vargiu: "Riforma dell'organizzazione amministrativa della Regione Sardegna. Competenze del Presidente e del Vice Presidente della Regione, della Giunta regionale, degli assessori e dei vice assessori regionali. Individuazione degli assessorati e loro competenze. Individuazione delle direzioni generali della Regione". (9/STAT)
(Pervenuta il 1° dicembre 2011 e assegnata alla prima Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Planetta - Sanna Giacomo sulla mancata attivazione del "Piano PET" della Sardegna, approvato nella legislatura 1999-2004, che prevedeva la dotazione di un tomografo PET/TC con un ciclotrone all'Azienda ospedaliera universitaria di Sassari". (236)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Locci sulla situazione determinata dall'applicazione della delibera n. 45/18 del 21 dicembre 2010". (539)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Contu Felice sull'incentivo regionale alla compagnia teatrale Lucido Sottile". (623)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Barracciu - Cucca - Espa sulla mancata assunzione dei vincitori del concorso, concluso lo scorso marzo 2011, per operatori socio-sanitari alla ASL n. 3 di Nuoro a causa di ricorsi giuridici in corso e sul differente trattamento riservato ai vincitori di concorso per amministrativi su cui grava altrettanto ricorso". (631)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Vargiu sui ritardi nelle verifiche di compatibilità ex articolo 8 ter del decreto legislativo n. 229 del 1999". (641)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Amadu sui numerosi ricorsi in atto nanti il giudice del lavoro, avviati da personale della Società di gestione dell'Aeroporto di Alghero (SOGEAAL) e sui relativi costi a carico dell'erario che si profilerebbero". (658)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Agus sulla nascita di un giornale dell'Azienda sanitaria n. 6 di Sanluri". (677)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Zuncheddu sulla drammatica situazione economica in cui versano i comparti agro-pastorale, artigianale, del commercio, delle libere professioni e delle partite IVA in Sardegna, sulle responsabilità del fisco italiano e sulla mancata applicazione dell'articolo 51 dello Statuto speciale da parte della Giunta regionale". (698)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Porcu - Moriconi sulla presentazione della guida multimediale CagliariCult da parte dell'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio". (707)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
"Interrogazione Cocco Pietro - Barracciu sulla grave situazione in cui versano i lavoratori dello stabilimento ex ILA di Portovesme e sulle prospettive di ripresa della produzione di laminati in alluminio". (722)
(Risposta scritta in data 1 dicembre 2011.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sugli ennesimi atti discriminatori ai danni del personale sardo operante presso l'ente previdenziale INPS". (740)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani, con richiesta di risposta scritta, sulla gravissima situazione in cui versa il Reparto di ginecologia ed ostetricia dell'Ospedale Segni di Ozieri". (741)
"Interrogazione Barracciu, con richiesta di risposta scritta, sull'ennesimo caso di parto sottoposto a gravi rischi avvenuto nel Mandrolisai a causa della chiusura del punto nascita dell'Ospedale San Camillo di Sorgono e a causa della mancata istituzione e organizzazione dei servizi di trasporto materno e infantile previsti dalle "Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo"". (742)
"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di ampliamento degli accessi alle Facoltà di medicina per l'anno accademico 2011/2012". (743)
"Interrogazione Corda - Barracciu - Bruno - Cocco Pietro - Porcu - Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, relativa alle risorse del secondo programma straordinario stralcio per interventi sul patrimonio scolastico finalizzato alla messa in sicurezza degli edifici a valere sulle risorse di cui alla delibera CIPE n. 3 del 6 marzo 2009". (744)
"Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, sulla grave e perdurante emergenza relativa alla cronica carenza di alloggi di edilizia residenziale pubblica del Sulcis". (745)
"Interrogazione Corda, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata previsione di sussidi di emergenza alle aziende zootecniche dei Comuni di Olbia e Loiri Porto San Paolo colpite dall'incendio del 30 giugno 2011". (746)
"Interrogazione Mulas, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione dei lavoratori del Centro riabilitativo Opera Gesù Nazareno - Sassari". (747)
"Interrogazione Diana Giampaolo, con richiesta di risposta scritta, sulla chiusura della struttura di Polo di back office del Gruppo bancario Intesa San Paolo di Cagliari". (748)
"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sulle iniziative intraprese dal Presidente della Regione circa la costituzione di parte civile della Regione autonoma della Sardegna nel procedimento giudiziario relativo al disastro ambientale nell'area del poligono interforze del Salto di Quirra". (749)
"Interrogazione Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sul bando per il trattamento endovascolare della CCSVI nei pazienti affetti da sclerosi multipla". (750)
"Interrogazione Lotto - Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulle scelte dell'Assessorato sul piano di ripartizione dei fondi per "l'aumento, la manutenzione e la valorizzazione del patrimonio boschivo nella aree interessate da forme gravi di deindustrializzazione" di cui alla legge regionale n. 1 del 2009, articolo 3". (751)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Interpellanza Diana Giampaolo sulla problematica delle liste d'attesa e della carenza strutturale del personale dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari". (290)
"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla gravissima situazione dei giovani sardi che non lavorano e non studiano (cosiddetti neet)". (291)
"Interpellanza Barracciu sulla grave insufficienza delle risorse finanziarie a disposizione dei percorsi di rientro del programma regionale Master and Back relativo alle annualità 2010-2011 che lascia presupporre l'esclusione di circa 500 giovani altamente qualificati dalla concreta opportunità di inserimento lavorativo, anche a tempo indeterminato, già concordata e sottoscritta con soggetti pubblici e privati". (292/C-6)
"Interpellanza Uras - Cugusi - Zuncheddu relativa al necessario rigore nella gestione e nell'utilizzo delle dotazioni finanziarie e strumentali da parte degli organi di amministrazione delle ASL della Sardegna, con particolare riferimento alla ASL n. 1 di Sassari". (293)
"Interpellanza Porcu - Diana Giampaolo - Agus - Cocco Pietro sullo strumento d'incentivo gestito dall'Assessorato regionale del turismo, artigianato e commercio denominato "Interventi materiali ed immateriali per completare e migliorare l'offerta delle imprese turistiche" che riduce drasticamente le risorse disponibili per un eventuale finanziamento di un più innovativo bando PIA Turismo 2011 sulle quali si erano create legittime aspettative da parte delle imprese sulla base della deliberazione della Giunta regionale n. 32/53 e successive determinazioni, contenente gli indirizzi per la predisposizione dei nuovi bandi dei Pacchetti integrati di agevolazione industria e turismo". (294)
"Interpellanza Planetta sull'opportunità di revisione del Piano regionale dei rifiuti solidi urbani e del Piano energetico regionale (PEARS) e sull'effettiva salvaguardia del diritto dei cittadini ad avere accesso alle informazioni ed essere ammessi a partecipare ai processi decisionali nonché alla fa-se di revisione e attuazione dei due piani regionali". (295/C-5/C-6)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Mozione Zuncheddu - Uras - Salis - Sechi - Cugusi - Cocco Daniele Secondo - Mariani - Agus sulla gravissima incidenza della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) fra la popolazione del Medio Campidano". (157)
PRESIDENTE. Considerata la scarsa presenza dei consiglieri in Aula, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 08, viene ripresa alle ore 10 e 26.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame congiunto delle risoluzioni numero 8 e 9 e della mozione numero 156.
(Si riporta di seguito il testo delle risoluzioni e della mozione:
Seconda commissione permanente politiche comunitarie - adeguamento dell'ordinamento regionale agli atti normativi comunitari - rapporti con la u.e. - cooperazione internazionale - diritti civili - emigrazione ed immigrazione - etnie - informazione
composta dai Consiglieri
Ladu, Presidente - Ben Amara, Vice Presidente - Floris, Segretario - Meloni Marco, Segretario - Amadu - Cossa - Cucca - Manca - Pittalis - Obinu - Zuncheddu
Quinta commissione permanente agricoltura - forestazione produttiva - bonifica - acquacoltura - caccia e pesca - pesca industriale e marittima - alimentazione - tutela dell'ambiente - forestazione ambientale - recupero ambientale - parchi e riserve naturali - difesa del suolo
composta dai Consiglieri
Sanna Paolo Terzo, Presidente - Solinas Antonio, Vice Presidente - Mula, Segretario - Cocco Daniele Secondo, Segretario - Artizzu - Cappai - Cucca - Greco - Lotto - Piras - Pitea - Planetta - Stochino - Zuncheddu
approvata il 6 dicembre 2011
RISOLUZIONE
sulle proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recanti il Quadro legislativo della politica agricola comune (PAC) per il periodo 2014-2020
La Seconda Commissione permanente e la Quinta Commissione permanente del Consiglio regionale,
VISTO:
l'articolo 5 del Trattato sull'Unione europea che stabilisce che l'esercizio delle competenze dell'Unione si fonda sui principi di sussidiarietà e proporzionalità;
il Protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità che coinvolge le Assemblee legislative regionali nel controllo del rispetto del principio di sussidiarietà attraverso la trasmissione di un parere motivato ai rispettivi parlamenti nazionali nell'ambito della procedura di "allerta precoce", cosiddetto "early warning system";
VISTI gli articoli 4 e 5 della legge regionale 30 giugno 2010, n. 13 (Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione autonoma della Sardegna), che prevedono la partecipazione, da parte del Consiglio regionale, alla formazione degli atti dell'Unione europea e la verifica del rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità;
VISTA la proposta di quadro finanziario pluriennale (QFP) per il 2014-2020 COM(2011) 500 del 29 giugno 2011 che individua il budget assegnato alla PAC;
VISTO il pacchetto di proposte di regolamento recante il quadro legislativo della politica agricola comune (PAC) per il periodo 2014-2020, in particolare:
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune - COM(2011) 625 definitivo del 17 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (regolamento OCM unica) - COM(2011) 626 definitivo del 17 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) - COM(2011) 627 definitivo del 17 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica agricola comune - COM(2011) 628 definitivo del 17 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Consiglio recante misure per la fissazione di determinati aiuti e restituzioni connessi all'organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli - COM(2011) 629 definitivo del 17 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 73/2009 in ordine all'applicazione dei pagamenti diretti agli agricoltori per il 2013 - COM(2011) 630 definitivo del 18 ottobre 2011;
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1234/2007 in ordine al regime di pagamento unico e al sostegno ai viticoltori - COM(2011) 631 definitivo del 18 ottobre 2011;
VALUTATA la portata della proposta di riforma della PAC in discussione, orientata a una graduale convergenza attraverso la redistribuzione dei pagamenti diretti e il progressivo azzeramento dei titoli storici e a una maggiore attenzione alla tutela dell'ambiente e alla biodiversità;
VALUTATO anche il particolare momento di crisi economica che spiega i suoi effetti nel settore dell'agricoltura esponendo gli agricoltori ai rischi della volatilità dei prezzi in un mercato globale sempre più instabile e, al contempo, caratterizzato da un numero crescente di concorrenti e articolato su realtà produttive fortemente diversificate;
CONSIDERATA l'importanza, per la sopravvivenza del settore agricolo sardo, dei finanziamenti dell'Unione europea che possono costituire l'occasione per superare gli ormai cronici problemi strutturali del settore;
TENUTO CONTO delle valutazioni e osservazioni emerse nel corso dell'audizione del 30 novembre 2011 con le associazioni di categoria (CIA, Copagri, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop, AGCI, Unicoop, UNCI);
ESAMINATO il pacchetto legislativo relativo alla politica agricola comune (PAC) per il periodo 2014-2020 con particolare riguardo alle misure contenute nella "Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune" COM(2011) 625 e nella "Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) COM(2011) 627";
RITENUTO di dover esprimere la propria posizione in merito, al fine di rappresentare gli interessi della Sardegna in ragione delle connesse ricadute sul settore agricolo della Regione,
formulano le seguenti osservazioni
sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune COM(2011) 625;
e
sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) COM(2011) 627:
1) Processo di convergenza del livello dei pagamenti diretti e redistribuzione del sostegno finanziario fra gli stati membri - articolo 25, proposta di regolamento COM(2011) 625
Si condivide la necessità di utilizzare le risorse della PAC, finalizzate a dare un sostegno diretto al reddito degli agricoltori, in maniera più equa, attraverso un processo di convergenza che porti ad una distribuzione più uniforme delle risorse del bilancio europeo destinate all'agricoltura.
Si ritiene, però, che il meccanismo di finanziamento di tale processo di convergenza, che grava sul budget italiano nella misura del 6 per cento e che si aggiunge ad una riduzione delle risorse complessive previste dal QFP di circa il 12 per cento a prezzi costanti, penalizzi in maniera eccessiva l'Italia e, conseguentemente, l'agricoltura italiana.
2) Redistribuzione del massimale fra le regioni - articolo 20, proposta di regolamento COM(2011) 625
In linea con l'obiettivo redistributivo sopra richiamato, si concorda con la proposta di regolamento nella parte in cui prevede di transitare verso un sistema di premi basato sulle superfici ammissibili con massimale nazionale che porti a un graduale superamento dei valori di riferimento storici che hanno determinato l'attuale distribuzione degli aiuti diretti; l'adozione di tale sistema garantirebbe maggiormente gli interessi dell'Isola in quanto comporterebbe un'uniformazione dei titoli a livello nazionale con una redistribuzione degli aiuti a vantaggio di quelle regioni, come la Sardegna, che finora hanno percepito i pagamenti medi per ettaro tra i più bassi a livello nazionale.
Si esprimono, invece, forti perplessità in merito alla facoltà,riconosciuta agli stati membri di regionalizzare il regime di pagamento di base in quanto le modalità attuative di tale scelta rischiano di vanificare le finalità della riforma.
3) Pagamento per le pratiche agricole benefiche per il clima e l'ambiente (cosiddetto greening) - articolo 29, proposta di regolamento COM(2011) 625.
Nell'attuale formulazione della proposta di regolamento è contenuta la cosiddetta misura del "greening" che rappresenta una supercondizionalità che subordina l'erogazione di una quota consistente dei pagamenti all'applicazione, sugli ettari ammissibili, di pratiche agricole benefiche per l'ambiente e il clima.
Si ritiene di condividere tale impostazione, che rappresenta una delle principali novità della riforma della PAC ed è diretta a coniugare sempre di più le misure agricole con quelle ambientali. Allo stesso tempo, però, non si concorda sulle modalità individuate per la realizzazione ditali finalità con specifico riferimento alla pratica prevista dall'articolo 29, comma 1, lettera b), ossia al mantenimento del prato permanente. Si ritiene, infatti, che l'individuazione delle pratiche agricole benefiche non possa prescindere dalla considerazione delle caratteristiche pedo-climatiche dei singoli territori e dalla sostenibilità economica per gli operatori agricoli.
Si propone, pertanto, di lasciare ai singoli Stati membri, con il concorso delle regioni, la possibilità di individuare, partendo dalle caratteristiche dei territori, le colture che rivestono un ruolo benefico per l'ambiente e il clima, con particolare riferimento alla capacità di sequestro della CO2, consentendo loro di equiparare altre colture alla previsione di cui all'articolo 29, comma 1, lettera b); secondo questa nuova ottica è indubbio che la Sardegna potrebbe perseguire le finalità della disposizione in questione incentivando colture benefiche per l'ambiente più adatte alle proprie caratteristiche pedo-climatiche quali l'ulivo, la vite, la quercia, il leccio, i pascoli arborati e cespugliati e la macchia mediterranea in genere.
4) Aree con vincoli naturali o altri vincoli specifici - articolo 23 e articolo 34, proposta di regolamento COM(2011) 625 e articoli 32 e 33 della proposta di regolamento COM(2011) 627
Si esprime apprezzamento per la considerazione che la proposta di regolamento riserva alle zone soggette a vincoli naturali e agli agricoltori che operano in aree soggette a svantaggi specifici con la previsione di misure atte a compensare i costi aggiuntivi e il mancato guadagno cui è soggetta la produzione agricola nelle zone interessate da tali peculiarità.
Si fa riferimento alle misure previste dall'articolo 23, comma 5, lettera a), della proposta di regolamento (COM(2011) 625), che prevede la destinazione di una quota della riserva nazionale a favore delle aree svantaggiate e all'articolo 34 della medesima proposta che consente agli stati membri di concedere, agli agricoltori che operano in aziende situate in tutto o in parte in zone soggette a vincoli naturali, una quota del 5 per cento del massimale nazionale annuale. A tali misure si aggiunge quanto previsto dagli articoli 32 e 33 della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio "sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) COM(2011) 627" che dispone specifiche indennità a favore delle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici.
Si ritiene, però, che nella classificazione delle "zone soggette vincoli naturali o altri vincoli specifici" di cui all'articolo 33 del regolamento COM(2011) 627 cui ricollegare misure atte a compensare i costi aggiuntivi e il mancato guadagno degli agricoltori, vadano ricomprese ed enunciate in maniera esplicita le regioni insulari che indubbiamente soffrono di una condizione di oggettiva limitazione e di svantaggio, oltreché di maggiori costi per l'agricoltura e l'indotto ad essa ricollegato.
5) Aiuti accoppiati - articolo 38, proposta di regolamento COM(2011) 625
Si ritiene di condividere la scelta di mantenere in capo ai singoli Stati membri la possibilità di utilizzare lo strumento del sostegno accoppiato in riferimento a specifiche realtà produttive, mantenendo un elemento facoltativo di differenziazione del regime degli aiuti diretti; si propone, peraltro, di valutare l'opportunità di incrementare le percentuali di cui ai commi i e 2 dell'art. 39.
6) Definizione di agricoltore attivo - articolo 9, proposta di regolamento COM(2011) 625
In riferimento alla nozione di "agricoltore in attività", la definizione fornita appare eccessivamente estensiva e, al contrario, sarebbe opportuno ridurre l'ambito dei soggetti che possono accedere al regime dei pagamenti diretti, così da valorizzare coloro che svolgono tale attività a titolo professionale. Si ritiene, comunque, opportuno, al fine di permettere una maggiore adesione di questo concetto alle realtà produttive e alle caratteristiche di ciascuno stato europeo, rinviarne la definizione alle specifiche normative nazionali.
7) Flessibilità tra il primo e il secondo pilastro - articolo 14, proposta di regolamento COM(2011) 625
Si concorda con la proposta della Commissione di creare flessibilità tra i pilastri della PAC attraverso il riconoscimento agli stati della possibilità di trasferire fondi dal loro massimale dei pagamenti diretti al sostegno dello sviluppo rurale.
Si rileva, invece, la necessità di estendere anche all'Italia, attualmente esclusa, la possibilità di rendere disponibile sotto forma di pagamenti diretti fino al 5 per cento dell'importo destinato al sostegno di misure previste dai programmi di sviluppo rurale finanziate dal FEASR,
la Seconda Commissione e la Quinta Commissione,
deliberano
di approvare le osservazioni contenute nella presente risoluzione e di trasmettere la presente risoluzione all'Assemblea affinché proceda alla sua approvazione e alla conseguente trasmissione:
alla Camera dei deputati;
al Senato della Repubblica;
al Presidente della Regione;
alla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative;
al Parlamento europeo;
al Comitato delle regioni.
Relazione della commissione politiche comunitarie - adeguamento dell'ordinamento regionale agli atti normativi comunitari - rapporti con la u.e. - cooperazione internazionale - diritti civili - emigrazione ed immigrazione - etnie - informazione
composta dai Consiglieri
Ladu, Presidente - Ben Amara, Vice Presidente - Floris Rosanna, Segretario - Meloni Marco, Segretario - Amadu - Cossa - Cucca - Manca - Pittalis - Obinu - Zuncheddu
approvata il 7 dicembre 2011
RISOLUZIONE
sulle proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recanti il quadro legislativo della politica di coesione per il periodo 2014-2020
La Seconda Commissione permanente del Consiglio regionale,
VISTO:
- l'articolo 5 del Trattato sull'Unione europea che stabilisce che l'esercizio delle competenze dell'Unione si fonda sui principi di sussidiarietà e proporzionalità;
- il Protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità che coinvolge le assemblee legislative regionali nel controllo del rispetto del principio di sussidiarietà attraverso la trasmissione di un parere motivato ai rispettivi parlamenti nazionali nell'ambito della procedura di "allerta precoce", cosiddetto "early warning system";
VISTI gli articoli 4 e 5 della legge regionale 30 giugno 2010, n. 13 (Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione autonoma della Sardegna), che prevedono la partecipazione da parte del Consiglio regionale alla formazione degli atti dell'Unione europea e la verifica del rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità;
VISTA:
- la Comunicazione della Commissione europea COM(2010) 645/3 che contiene le "Conclusioni della Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale e sul futuro della politica di coesione" e che ha avviato una consultazione pubblica finalizzata a raccogliere dei contributi su come riformare la politica di coesione dell'Unione;
- la proposta di quadro finanziario pluriennale (QFP) per il 2014-2020 COM(2011) 500 del 29 giugno 2011 che indica l'ammontare delle risorse assegnate alla politica di coesione per il ciclo di programmazione 2014-2020;
VISTO:
- il pacchetto di proposte di regolamento recanti il quadro legislativo della politica di coesione per il periodo 2014-2020, così costituito:
- proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 - COM(2011) 615;
- proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) - COM(2011) 627 definitivo;
- proposta di regolamento del Parlamento europeo e del consiglio relativo a disposizioni specifiche concernenti il Fondo europeo di sviluppo regionale e l'obiettivo "Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione" e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006 - COM(2011) 614 definitivo;
- proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1084/2006 del Consiglio - COM(2011) 612 definitivo;
- proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 - COM(2011) 607 definitivo;
- l'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, così come modificato dal Trattato di Lisbona, il quale, nell'intento di promuovere lo sviluppo armonico dell'Unione e delle sue regioni, individua nella politica di coesione lo strumento attraverso cui ridurre le disparità regionali riservando un'attenzione particolare alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna;
TENUTO CONTO che la Seconda Commissione del Consiglio regionale ha approvato la risoluzione n. 21 del 31 gennaio 2011, con la quale ha partecipato alla consultazione sulla riforma della politica di coesione, nella quale ha sostenuto la proposta di introdurre una categoria intermedia di regioni "cui attribuire un sostegno differenziato in considerazione delle caratteristiche geografiche e demografiche dell'Isola che accentuano i problemi dello sviluppo e richiedono interventi mirati per affrontare problemi specifici relativi ad esempio ai collegamenti, condizione necessaria per l'accesso ai servizi e alle infrastrutture";
CONSIDERATO che nella proposta di regolamento COM(2011) 615 è prevista l'introduzione della categoria intermedia di regioni e che tale previsione potrebbe garantire alla Regione autonoma della Sardegna - collocata per il periodo di programmazione 2007-2013 nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione" in regime di phasing in - un trattamento più adeguato al proprio livello di sviluppo socio-economico;
TENUTO CONTO che la fuoriuscita della Sardegna dall'Obiettivo 1, a conclusione del periodo di programmazione 2000-2006, è stata determinata da un mero calcolo statistico e non in considerazione di una reale attenuazione delle disparità tra regioni "più" sviluppate e quelle "meno" sviluppate;
PRESO ATTO della posizione assunta dall'Italia nel corso del negoziato in atto per la riforma della politica di coesione per il periodo 2014-2020 che, in merito all'introduzione della categoria intermedia di regioni, ha espresso delle perplessità non ritenendola necessaria;
VALUTATA la straordinaria importanza che rivestono i fondi europei per il bilancio regionale in quanto rappresentano una delle principali fonti di finanziamento delle politiche regionali;
ESAMINATO il pacchetto legislativo relativo alla politica di coesione per il periodo 2014-2020, con particolare riguardo alle misure contenute nella "proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 - COM(2011) 615";
RITENUTO di dover formulare delle osservazioni sulle proposte di regolamento in esame e di dover esprimere una posizione al fine di rappresentare gli interessi della Sardegna, in considerazione delle importanti ricadute che tali atti hanno sul sistema socio-economico sardo,
formula le seguenti osservazioni
sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 - COM(2011) 615:
1) Categoria intermedia di regioni
Si concorda e si sostiene la proposta contenuta nel regolamento in esame che prevede l'introduzione della categoria intermedia di regioni "le regioni in transizione" che ricomprende tutte le regioni con un PIL pro capite compreso tra il 75 per cento e il 90 per cento della media UE-27.
Si ritiene infatti che la previsione di una nuova categoria intermedia di regioni, ancorata al livello di sviluppo economico misurato in PIL/pro capite potrebbe attenuare la cesura tra regioni "in" e regioni "out" evitando pericolosi effetti spiazzamento che potrebbero compromettere la crescita armonica e la convergenza.
Il sostegno differenziato risulta giustificato dalle caratteristiche geografiche e demografiche dell'Isola che accentuano i problemi dello sviluppo e richiedono interventi mirati per affrontare problemi specifici, relativi ad esempio ai collegamenti e di carattere generale legati al deficit infrastrutturale.
Tale rivendicazione trova, tra l'altro, una forte base giuridica nella nuova formulazione dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, così come modificato dal Trattato di Lisbona, che disciplina lo sviluppo armonico dell'Unione e delle sue regioni e individua nella politica di coesione lo strumento attraverso cui ridurre le disparità regionali riservando un'attenzione particolare alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali ad esempio le regioni insulari.
2) Condizionalità ex ante e condizionalità macroeconomica
Si esprimono perplessità sul rafforzamento delle condizioni che gli stati membri devono rispettare per poter usufruire dei fondi strutturali.
Si ritiene infatti che le cosiddette condizionalità "ex ante", ossia il soddisfacimento di una serie di requisiti gestionali e legislativi, siano caratterizzate da una eccessiva gravosità e da un alto grado di formalismo che mettono a forte rischio il trasferimento delle risorse.
Riguardo alle condizionalità cosiddette "ex post" si esprimono dubbi in merito alla possibilità che l'Unione europea blocchi il trasferimento delle risorse relative alla politica di coesione alle regioni beneficiarie, a fronte del mancato rispetto, da parte degli stati membri, di alcune condizioni macroeconomiche quali il pareggio di bilancio, il rapporto deficit/PIL e soprattutto il patto di stabilità.
Si paventa il grave rischio, infatti, che la condizionalità macroeconomica riversi sulle regioni responsabilità imputabili al governo centrale per il mancato rispetto delle condizioni poste nell'ambito delle azioni per la convergenza macroeconomica tra gli stati membri.
3) Contratti di partenariato
Si ritiene che il sistema di governance proposto dalla Commissione europea non sia rispettoso del principio di sussidiarietà: se da un lato, infatti, gli enti territoriali e locali degli stati membri sono tra i principali destinatari delle scelte di politica economica derivanti dall'applicazione delle regole discendenti dal patto di stabilità (si parla infatti di un patto di stabilità "interno"), dall'altro non sembrano adeguatamente coinvolti nella predisposizione e nella negoziazione del contratto di partenariato con la Commissione europea.
Si fa notare infatti che la proposta di regolamento attribuisce alle regioni il medesimo ruolo riconosciuto alle parti economiche e sociali ed alle associazioni della società civile, realizzando in tal modo una assimilazione che non corrisponde alle responsabilità di gestione che le autonomie locali e, in particolare, le regioni, assumono nell'ambito della politica di coesione.
Si propone quindi che nella decisione con la quale la Commissione europea approva il contratto di partenariato si dia conto del coinvolgimento effettivo delle autonomie locali ed in particolare delle regioni, che dovranno essere chiamate a sottoscrivere il contratto di partenariato, in conformità con il sistema istituzionale di ciascuno stato membro.
4) Semplificazione e armonizzazione
Si concorda con le misure contenute nella proposta di regolamento che hanno l'obiettivo di semplificare la gestione dei fondi strutturali e prevedono di armonizzare il più possibile le norme che disciplinano i diversi fondi, sia a finalità strutturale (FSE, FESR) che non (Fondo agricolo - FEASR - e fondo europeo per la pesca - FEAMP). Si sottolinea l'utilità del coordinamento di tutti i fondi attraverso la creazione di un unico quadro di riferimento (Common strategic framework) che definirà, appunto, priorità comuni a tutti i fondi.
5) Concentrazione e integrazione delle risorse
La nuova politica di coesione prevede la concentrazione delle risorse per meglio contribuire al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020. Per realizzare tale obiettivo si prevede di introdurre quote minime di fondi strutturali da investire obbligatoriamente in settori strategici legati agli obiettivi della strategia Europa 2020, quali le energie rinnovabili, l'efficienza energetica, l'innovazione nelle piccole e medie imprese ecc. Tali quote prevedono per le regioni in transizione che l'80 per cento delle risorse del fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) siano destinate a tali settori.
Si ritiene che la concentrazione tematica prevista dalla proposta di regolamento crei delle forti rigidità nella possibilità di scelta delle linee di intervento da attuare sulla base delle effettive necessità e specificità territoriali.
Pertanto, è indispensabile superare meccanismi di concentrazione finanziaria predefiniti rigidamente sulle priorità di investimento, affinché sia possibile modulare con la necessaria flessibilità gli interventi e rispondere con efficacia ai fabbisogni strutturali od emergenti a livello locale.
In merito alla forte correlazione fra la politica di coesione e la strategia Europa 2020, si concorda sull'importanza che le due politiche vengano tra loro coordinate, sia in fase di definizione che in quella di attuazione, al fine di realizzare la necessaria coerenza e sinergia.
Si ritiene, allo stesso tempo, di dover sottolineare, il carattere e le finalità differenti che tali politiche perseguono rappresentando la politica di coesione, ossia una tipica politica di sviluppo, la condizione necessaria affinché possa innescarsi un meccanismo di crescita, obiettivo prioritario della strategia Europa 2020.
6) Ammissibilità a cofinanziamento delle spese sostenute dagli enti pubblici a titolo di IVA
Le "Norme specifiche in materia di ammissibilità per le sovvenzioni" che disciplinano la tipologia di spese ammissibili a cofinanziamento dei Fondi del quadro strategico comune, quanto agli importi IVA stabiliscono che "gli importi IVA sono ammissibili se non sono recuperabili a norma della legislazione nazionale sull'IVA e se sono pagati da beneficiari diversi dai soggetti esenti come definiti all'articolo 13, paragrafo 1, primo comma della direttiva 2006/112/CE, purché tali importi IVA non siano pagati in relazione alla fornitura di infrastrutture". La formulazione proposta non appare chiara. L'ammissibilità a cofinanziamento delle spese sostenute a titolo di IVA si inserisce in un contesto di continuità con i precedenti periodi di programmazione ed è il frutto della necessità di non gravare ulteriormente i bilanci degli enti pubblici; infatti, se tale possibilità venisse negata, rischierebbero di compromettere la realizzazione degli interventi e, in definitiva, l'efficacia stessa delle politiche che si intendono sostenere. Questa proposta si allinea con un emendamento approvato dalla Commissione agricoltura del Parlamento europeo in relazione alla proposta di modifica del regolamento (CE) n. 1698/2005, che è in attesa dell'approvazione definitiva.
7) Disimpegno automatico
Si propone di attribuire una maggiore flessibilità alla regola del disimpegno automatico, la quale pur essendo una garanzia affinché i progetti vengano realizzati in un lasso di tempo ragionevole, rischia tuttavia di falsare il comportamento degli stati membri e delle regioni concentrando troppo l'attenzione su un uso veloce anziché efficace delle risorse. Occorre quindi meglio equilibrare l'esigenza di garantire la qualità degli investimenti e quella di realizzarli in modo agevole e rapido.
La Seconda Commissione permanente,
delibera
a) di approvare le osservazioni contenute nella presente risoluzione;
b) di trasmettere la presente risoluzione all'Assemblea affinché proceda alla sua approvazione e alla conseguente trasmissione:
- alla Camera dei deputati;
- al Senato della Repubblica;
- al Presidente della Regione;
- alla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative;
- al Parlamento europeo;
- al Comitato delle regioni.
MozioneBarracciu - Cucca - Diana Giampaolo - Uras - Salis - Sabatini - Porcu - Sanna Gian Valerio - Agus - Ben Amara - Bruno - Capelli - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zuncheddu sull'avanzata fase di definizione da parte della Commissione europea di questioni di importanza strategica per la Sardegna riguardanti la disciplina delle principali politiche europee di programmazione e sviluppo successive al 2013, e in particolare della politica di coesione, politica agricola, rete transeuropea, accordo "Piano azione e coesione" siglato dal Ministro Fitto e dal commissario europeo Hahn, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
la Sardegna versa in uno stato di crisi che i dati indicano acuirsi sempre più, incidendo in maniera drammatica sui livelli produttivi ed occupazionali, registrando altissimi tassi di mortalità delle imprese e andamenti disastrosi di tutti i settori produttivi;
dalla manovra finanziaria regionale 2012 si evince in materia drammatica, e peggio che nelle precedenti leggi finanziarie, l'assenza di risorse significative destinate alle politiche di sviluppo della Regione;
la maggior parte delle politiche vengono oramai definite e finanziate in sede europea e ciò impone che il governo regionale presidi sulla politica dell'Unione europea e incida sulle decisioni europee affinché vengano tutelati gli interessi della nostra Regione in termini finanziari e di opportunità di crescita e di sviluppo;
in queste settimane, a livello europeo si stanno discutendo questioni di importanza strategica anche per la nostra Isola e sono in fase avanzata di definizione, da parte della Commissione europea, gli atti legislativi per la disciplina delle principali politiche europee post 2013;
VISTO che:
il 6 ottobre 2011 la Commissione europea ha pubblicato il pacchetto legislativo recante le disposizioni comuni per la riforma degli strumenti a finalità strutturale post 2013 (tra cui la proposta di regolamento COM (2011) 615), che finanzieranno la politica di coesione 2014-2020;
il 12 ottobre 2011 la Commissione europea ha adottato una serie di proposte legislative per la riforma della Politica agricola comune (PAC) valida per il periodo 2014-2020 le quali mantengono l'attuale struttura a due pilastri della PAC, con una dotazione finanziaria per ciascun pilastro invariata, in termini nominali, ai livelli del 2013, che tra gli elementi di novità introduce la cosiddetta "convergenza" che ha l'obiettivo di collegare la distribuzione delle risorse fra gli stati membri alle superfici agricole nazionali per la riduzione degli squilibri attualmente esistenti tra gli stati e le regioni di ciascuno stato;
il 19 ottobre 2011 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento COM (2011) 650 contenente gli orientamenti per la nuova rete trans europea dei trasporti che individua le priorità per il periodo 2014-2020, dalla quale è stata esclusa la nostra Isola;
CONSIDERATO che:
l'articolo 174 del Trattato di Lisbona stabilisce le condizioni per il finanziamento della politica europea di coesione finalizzata a colmare il divario di sviluppo tra le regioni e finanziata con i cosiddetti fondi strutturali e individua le regioni insulari tra quelle a cui prestare una particolare attenzione;
tale riconoscimento normativo della condizione di insularità quale grave e permanente svantaggio naturale pone le basi per avviare una nuova e più consapevole fase negoziale con le istituzioni europee finalizzata ad ottenere maggiori risorse, infrastrutture ma anche condizioni particolari di applicazione dei regolamenti comunitari, tra cui quelli relativi agli aiuti di Stato, al patto di stabilità e alla fiscalità di vantaggio;
l'articolo 170 del Trattato di Lisbona prevede che per contribuire all'attuazione degli obiettivi di coesione di cui all'articolo 174 l'Unione europea "concorre alla costituzione e allo sviluppo di reti trans europee nei settori delle infrastrutture dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell'energia" tenendo conto "in particolare della necessità di collegare alle regioni centrali dell'Unione europea le regioni insulari";
CONSTATATO che:
per quel che riguarda la politica di coesione:
nella proposta di riforma della politica di coesione, per il nuovo periodo di programmazione 2014-2020, vengono rivisti gli obiettivi e inserita una nuova categoria intermedia di regioni a cui attribuire sostegno differenziato qualora il PIL sia superiore al 75 per cento ma non superiore al 90 per cento della media comunitaria, al fine di attenuare le differenze tra le regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate;
l'introduzione di questo obiettivo di transizione e nel quale rientrerebbe anche la Sardegna (al momento collocata nell'obiettivo "Competitività regionale e occupazione" sia pur in regime di phasing in) potrebbe garantirle un trattamento più giusto e in linea con il proprio livello di sviluppo economico, come sostenuto dal Consiglio regionale con la risoluzione n. 21 del 27 gennaio 2011;
le regioni interessate alla creazione di un nuovo obiettivo transitorio "categoria intermedia" di regioni (Sardegna, Molise, Basilicata e Abruzzo), hanno assunto una posizione comune nell'ambito del primo Forum sulla coesione economica, sociale e territoriale, a fine gennaio 2011, utilizzando come riferimento la risoluzione del Consiglio regionale sardo;
il nuovo obiettivo transitorio "categoria intermedia" potrebbe, in parte, risarcire la Sardegna dall'ingiusta uscita dall'obiettivo 1 dovuta a calcoli meramente statistici e non ad un reale recupero del divario di sviluppo rispetto alle altre regioni;
il Governo italiano ha formalizzato invece la seguente posizione: "L'Italia non ritiene che sia necessario introdurre una categoria intermedia di regioni nell'architettura della politica di coesione. Le regole attuali di eleggibilità dei territori e di allocazione delle risorse, che assicurano la concentrazione delle risorse nelle regioni più arretrate vanno mantenute", ribadita anche dall'allora Ministro per i rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, al Commissario dell'Unione europea per la politica regionale, Johannes Hahn, in occasione della presentazione dei nuovi regolamenti della politica di coesione 2014-2020;
il Presidente della Regione in una dichiarazione alla stampa si è detto favorevole alla categoria intermedia di regioni, ma allo stesso tempo ha dichiarato di condividere le scelte del Ministro Fitto;
la posizione per il riconoscimento di un sostegno differenziato in considerazione delle caratteristiche geografiche e demografiche deve essere sostenuta sia politicamente, a livello nazionale ed europeo, sia attraverso gli strumenti di partecipazione al processo normativo europeo previsti dall'ordinamento, elaborando osservazioni sul pacchetto legislativo sulla politica di coesione 2014-2020 entro il mese di dicembre, allorquando la Commissione europea provvederà ad avviare la formalizzazione dei nuovi regolamenti sulla politica di coesione 2014-2020;
per quel che riguarda la politica agricola:
la proposta di riforma della PAC post 2013 formulata dalla Commissione europea introduce un nuovo parametro per l'attribuzione dei premi agli agricoltori che modifica in maniera radicale l'attuale distribuzione delle risorse;
nella proposta di regolamento, infatti, l'Unione europea utilizza la superficie agricola come parametro di riferimento per la redistribuzione degli aiuti ed azzera i criteri storici (basati in particolare sulla produzione) con un vantaggio per la Sardegna che, in base ad una simulazione pubblicata dal Sole 24 ore, vedrebbe un incremento del premio per gli agricoltori sardi di oltre il 120 per cento, con un corrispondente forte decremento del premio per le regioni italiane più produttive;
il Governo italiano (documento MIPAAF del 22 febbraio 2011) ha assunto una posizione di forte contrarietà all'introduzione del parametro della superficie confermata anche dal nuovo ministro delle politiche agricole Mario Catania auspicando invece il mantenimento di quello storico basato sulla produzione lorda vendibile;
le regioni del centro nord continuano ad esercitare forti pressioni sul governo nazionale ed a livello europeo in difesa della loro agricoltura e dunque dei criteri storici della PAC;
per quel che riguarda la rete transeuropea:
la proposta di regolamento sugli orientamenti dell'Unione europea per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti per il periodo 2014-2020 esclude la Sardegna, negandole la possibilità di dotarsi di una connettività plurimodale (strade, autostrade, ferrovie, porti ed aeroporti) e di essere integrata nelle autostrade del mare, fondamentali per l'accessibilità all'Isola ed imprescindibili per il raggiungimento della coesione economica, sociale e territoriale prevista dagli articoli articolo 170 e 174 del trattato dell'Unione europea;
la Commissione europea nelle "Prospettive finanziarie 2014-2020 - Un bilancio per la strategia 2020" individua l'elenco preliminare dei corridoi europei della mobilità e dei progetti relativi alla rete principale di trasporto, finanziato con 50 miliardi di euro;
le regioni italiane si sono immediatamente mobilitate affinché i propri territori fossero ricompresi nella mappa dei corridoi transeuropei e in particolare Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia, inizialmente escluse dal corridoio n. 5, hanno portato avanti una straordinaria pressione politica che ha coinvolto il Governo, gli europarlamentari italiani, i parlamentari delle singole regioni ed i presidenti delle regioni riuscendo ad ottenere la revisione della proposta e il loro inserimento nelle reti;
con grave ritardo, e comunque dopo la comunicazione formale della Commissione europea sulla nuova mappa dei corridoi transeuropei, e quindi dopo la pubblicazione della proposta di regolamento, il 21 ottobre 2011, l'Assessore regionale dei trasporti ha "preannunciato un'iniziativa della Regione Sardegna che coinvolgerà le altre regioni escluse per la revisione immediata dei corridoi marittimi europei con l'obiettivo di reintegrare l'Isola nelle principali direttrici di traffico via mare da cui al momento è stata esclusa";
in relazione all'accordo Piano azione e coesione siglato dal Ministro Fitto e il Commissario europeo Hahn:
il preoccupante ritardo nell'utilizzo dei fondi comunitari (in particolare FESR) denunciato dal Commissario europeo Johannes Hahn nel maggio 2011 in una lettera inviata alla Regione è stato comprovato dai dati del monitoraggio IGRUE al 31 maggio 2011 e dalla riunione del 24 giugno 2011 del Comitato di sorveglianza sullo stato di attuazione del POR Fers Sardegna 2007-2013 ed è sfociato nella rimodulazione della programmazione stabilita con la delibera della Giunta regionale del 20 luglio 2011;
il grave ritardo nella spesa dei fondi europei con il conseguente rischio di restituzione delle risorse non certificate alla data del 31 dicembre 2011 ha portato l'Unione europea ad intervenire sul Governo nazionale imponendo un piano denominato "Piano di azione coesione" firmato dall'allora Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, e dal Commissario europeo Johannes Hahn il 7 novembre 2011 a seguito della condivisione con le interessate regioni italiane tra cui la Sardegna;
tale piano prevede l'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale sui fondi strutturali 2007-2013 e conseguentemente la diminuzione del target di spesa certificata da raggiungere al 31 dicembre 2011 che a sua volta comporta di fatto che ingenti risorse nazionali vengano svincolate per essere poi riprogrammate e spese entro un vincolo temporale di dieci anni su quattro priorità: istruzione, occupazione, agenda digitale e ferrovie/reti;
nella prima settimana di novembre 2011 il Presidente Cappellacci dichiara agli organi di stampa la sua piena condivisione del Piano e delle priorità individuate dichiarando inoltre che il Ministro Fitto avrebbe positivamente accolto la proposta della Sardegna di assumere come priorità anche altri due obiettivi strategici per il modello sviluppo sardo: l'ambiente e l'energia e sottolineando che le risorse nazionali svincolate dai PO verrebbero riprogrammate tenendo conto del principio di territorialità, senza però specificare se queste verranno destinate nella stessa misura alle medesime regioni;
in data 15 novembre 2011 il Piano di azione coesione è stato inviato dal Ministro per gli affari regionali e la coesione territoriale al Commissario europeo per le politiche regionali e in data 21 novembre 2011 il Piano è stato pubblicato sul sito del Ministero dello sviluppo economico con il dettaglio degli obiettivi e delle azioni dal quale si evince che la Sardegna è esclusa da ogni previsione circa l'istruzione e le ferrovie/reti rientrandovi esclusivamente per l'agenda digitale (progetto già presentato dalla Regione e in corso di esame da parte della Commissione) e in minima parte per finanziamento del credito di imposta - occupazione, e sono inoltre totalmente ignorati i temi energia ed ambiente sollecitati dal Presidente della Regione;
ai sensi dell'articolo 3, comma 2, e dell'articolo 16, commi 2, 3 e 4, della legge regionale n. 13 del 2010 ogni decisione circa la revisione delle priorità e dei programmi operativi regionali necessita di un preciso atto di indirizzo da parte del Consiglio regionale o perlomeno di informazioni ufficiali e precise sulle trattative in corso che non possono certo essere sostituite da fumose comunicazioni a mezzo stampa;
PRESO ATTO che:
la Regione dispone di tutti gli strumenti giuridici che consentono di esprimere la propria posizione e formulare osservazioni sulle proposte dell'Unione europea che riguardano questioni di interesse regionale prima che gli atti vengano approvati in via definitiva;
in base all'articolo 117 della Costituzione italiana, alla legge n. 11 del 2005, alla legge regionale n. 13 del 2010 la Regione partecipa al processo legislativo europeo, sia nella fase ascendente sia in quella discendente;
l'articolo 3 della legge regionale n. 13 del 2010 (al momento totalmente inattuata) prevede il massimo raccordo nella Regione sulle questioni europee e di rilievo internazionale e che la Giunta regionale informi il Consiglio regionale nel merito di ogni aspetto dell'attuazione delle politiche europee, dei negoziati in corso e di tutte le iniziative intraprese o da intraprendere in ambito europeo e internazionale;
l'articolo 4 della legge di cui sopra prevede che "La Regione partecipa alla formazione degli atti dell'Unione europea" e che "il Consiglio e la Giunta regionale formulano osservazioni sui progetti di atti dell'Unione europea",
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
ad informare compiutamente il Consiglio regionale su tutte le iniziative intraprese affinché la Regione partecipi attivamente alla definizione delle politiche europee post 2013, sui risultati conseguiti e sulle questioni in via di definizione;
ad assumere tutte le iniziative idonee affinché la Regione partecipi direttamente, in tutte le forme previste, alle negoziazioni relative alla nuova politica di coesione 2014-2020 pretendendo il riconoscimento dell'insularità, a norma dell'articolo 174 del Trattato di Lisbona, quale presupposto per ogni possibile ipotesi di sviluppo;
a tutelare la posizione della Regione nei confronti del Governo italiano, fino ad oggi avverso alle posizioni espresse dal Consiglio regionale, per il riconoscimento delle regioni intermedie, da cui la Sardegna ricaverebbe indubbio vantaggio;
ad assicurarsi tutte le garanzie perché le risorse nazionali eventualmente svincolate in seguito all'applicazione del Piano di azione coesione siano destinate effettivamente alla Sardegna e non, più genericamente, alle regioni del sud;
ad avviare l'istruttoria finalizzata a individuare le priorità relative al trasporto ferroviario in Sardegna;
ad attivare ogni possibile azione sul Governo nazionale e sulla Commissione dell'Unione europea a sostegno della proposta della Commissione intorno ai nuovi parametri di riferimento nei regolamenti della nuova PAC;
a spendersi con immediatezza e con tutti gli strumenti in suo possesso, giuridici e politici, presso il Governo italiano e la Commissione europea perché la Sardegna venga ricompresa tra i corridoi trans europei e in particolare nelle autostrade del mare,
richiama la giunta regionale
al rispetto della legge regionale n. 13 del 2010 (Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione autonoma della Sardegna e modifiche alla legge regionale 15 febbraio 1996, n. 12) (156).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per comunicare all'Aula, dopo aver inviato una missiva ieri sera a lei e al Presidente della Commissione d'inchiesta del Consiglio regionale, che ancora una volta, come consigliere regionale, ma anche come Consiglio regionale nella sua interezza, viviamo una situazione un po' imbarazzante. Credo che ne vada di mezzo la credibilità stessa…
PRESIDENTE. Onorevole Solinas, faccia la proposta sull'ordine dei lavori.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). … dell'istituzione Consiglio regionale. Presidente, comunico a lei e ai colleghi che ieri, mentre si svolgeva un'assemblea dei lavoratori…
PRESIDENTE. Onorevole Solinas, non deve comunicare ai colleghi fatti avvenuti, deve fare una proposta sull'ordine dei lavori. O fa la proposta sull'ordine dei lavori o le devo togliere la parola.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Se mi consente di parlare, arrivo anche alla proposta, Presidente.
PRESIDENTE. Deve fare la proposta sull'ordine dei lavori, poi può argomentarla.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, se non illustro che cosa è successo, i colleghi non possono capire la mia proposta.
PRESIDENTE. Prima fa la proposta e poi la illustra e la argomenta. In caso contrario le devo togliere la parola.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Allora, la proposta è come si può verificare e capire se il Commissario unico di un'azienda a totale capitale pubblico possa avere comportamenti così irriguardosi nei confronti di un consigliere regionale.
PRESIDENTE. Onorevole Solinas, non è una proposta che riguarda l'ordine dei lavori.
Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare il consigliere Ladu per illustrare le risoluzioni.
LADU (P.d.L.). Signor Presidente, Assessore, colleghi, la seconda e la quinta Commissione, in seduta congiunta, hanno approvato la risoluzione sulle proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recanti il quadro legislativo della politica agricola comune (PAC) per il 2014-2020.
Le Assemblee legislative regionali partecipano a pieno titolo a questo processo, e infatti gli articoli 4 e 5 della legge regionale numero 13 del 2010, che disciplina le attività europee di rilievo internazionale, prevedono (articolo 4) la partecipazione del Consiglio regionale alla formazione degli atti dell'Unione europea e la verifica (articolo 5) del rispetto del principio di sussidiarietà e di proporzionalità. La Commissione europea nel novembre del 2010 ha aperto la fase di discussione sull'avvenire della PAC con la pubblicazione della comunicazione "Il futuro della PAC".
In data 29 giugno 2011 - giusto per fare un po' di cronistoria - è stata pubblicata la proposta di quadro finanziario pluriennale per il 2014-2020 che individua in 386 miliardi di euro il budget assegnato alla PAC; il 12 ottobre 2011 la Commissione ha pubblicato il pacchetto legislativo di riforma sul quale gli Stati, ma anche le Regioni, e la Regione autonoma della Sardegna in base all'articolo 4 della legge 13/2010, possono formulare delle osservazioni.
Siamo in effetti in piena fase ascendente della programmazione comunitaria, ed entro la prima metà di dicembre le osservazioni devono essere inviate, quindi siamo proprio sul filo del rasoio perché i tempi sono veramente stretti. Entro il 2012 devono essere approvate definitivamente le politiche della PAC perché dal gennaio 2014 entrerà in vigore la nuova PAC.
La PAC impegna risorse importanti, esattamente il 33 per cento, del bilancio dell'Unione europea, e la nuova PAC si basa fondamentalmente su due pilastri; il primo pilastro riguarda l'aiuto diretto agli agricoltori, mentre il secondo riguarda il sostegno allo sviluppo rurale finalizzato al miglioramento della competitività e alla diversificazione dell'attività economica.
Le Commissioni agricoltura e politiche comunitarie, congiunte, in base a queste proposte hanno formulato delle osservazioni. Per quanto riguarda il primo pilastro, cioè il pagamento diretto, un punto importante della PAC riguarda il processo di convergenza dei pagamenti diretti e la ridistribuzione del sostegno finanziario fra gli Stati membri. Che cosa dice questo processo di convergenza? Praticamente dà un'impostazione completamente diversa dalla vecchia politica agricola dell'Unione europea e noi, pertanto, come Commissioni condividiamo la distribuzione uniforme delle risorse tra i Paesi dell'Unione, perché il divario finora esistente tra un Paese e l'altro, soprattutto con l'allargamento a ventisette, era enorme. Quindi questo nuovo indirizzo della PAC ha l'obiettivo di appianare queste divergenze riducendo a meno di un terzo il divario tra gli Stati.
Un altro punto importante è costituito dal pagamento uniforme per ettaro di superficie con il definitivo abbandono del criterio storico. Questo è un aspetto importantissimo per la Sardegna, forse il più importante, anche se sarà un passaggio graduale. Ci sono invece forti perplessità sulla facoltà riconosciuta agli Stati membri, e manifestiamo la nostra contrarietà, di regionalizzare il regime di pagamento di base; dagli studi compiuti dagli uffici è emerso infatti che la regionalizzazione penalizzerebbe la Sardegna.
Devo dire inoltre che l'Italia ha manifestato (l'ha fatto sia il precedente Governo che l'attuale attraverso il ministro Catania) una posizione contraria alla adozione del parametro di superficie nella distribuzione delle risorse. Questo parametro che noi condividiamo proposto dalla Commissione favorirebbe la Sardegna. C'è uno studio de Il Sole 24 Ore che dice che, se dovesse essere applicato così come è, la Sardegna verrebbe avvantaggiata insieme ad altre regioni, tipo il Trentino, la Valle d'Aosta, la Liguria e l'Abruzzo, e noi prenderemmo il 127 per cento in più per quanto riguarda i premi. Questo è un fatto importante, noi stiamo quindi sostenendo questa posizione.
Altra misura importante (secondo noi in ordine di importanza viene subito dopo la convergenza), è l'inverdimento, cioè il greening. In che cosa consiste questa misura? Consiste nel pagamento delle pratiche agricole benefiche per il clima e l'ambiente; si tratta di una super-condizionalità che subordina l'erogazione di una quota dei pagamenti diretti (parliamo del 30 per cento) all'applicazione di pratiche agricole benefiche per migliorare l'ambiente e il clima.
Quindi ci sono delle novità importanti, soprattutto per quanto riguarda la coniugazione delle pratiche agricole con quelle ambientali. Relativamente all'inverdimento, noi stiamo portando delle proposte perché non condividiamo totalmente la posizione in merito della Commissione europea che punta soprattutto sul mantenimento del patto permanente. Poiché il mantenimento del patto permanente certamente non avvantaggia la Sardegna, noi diciamo che queste pratiche agricole benefiche non possono prescindere dalle caratteristiche climatiche del territorio.
Pertanto, nella risoluzione proponiamo di lasciare ai singoli Stati membri, con il concorso delle Regioni, la possibilità di individuare colture che abbiano un ruolo benefico sull'ambiente e sul clima. Di conseguenza, poiché per noi va dato un ruolo importante a colture che hanno la capacità di sequestrare l'anidride carbonica, abbiamo inserito fra le pratiche di inverdimento anche la coltivazione dell'ulivo, della quercia, del leccio, del pascolo arborato e cespugliato, e infine la macchia mediterranea. Con questi accorgimenti (nella risoluzione abbiamo puntato molto su questa proposta), riteniamo che la premialità del 30 per cento che viene stabilita possa essere favorevole anche alla Sardegna. Un altro capitolo riguarda le aree con vincoli naturali ed altri vincoli specifici; a questo capitolo è destinato il 5 per cento delle risorse. Ora, noi apprezziamo l'indicazione della Commissione sull'individuazione di zone agricole soggette a vincoli naturali perchè questi vincoli naturali sono presenti anche nelle aree svantaggiate. Pertanto, nella classificazione delle zone soggette a vincoli naturali riteniamo vadano ricomprese esplicitamente le regioni insulari.
Noi vogliamo che in questa misura introdotta dalla Commissione, sui vincoli naturali e sui vincoli di tipo specifico, siano ricomprese le condizioni dell'insularità, così da consentirci di accedere a pieno titolo a quel premio del 5 per cento previsto dalla Commissione.
Infine, è prevista la misura degli aiuti accoppiati che fa parte della vecchia politica dell'Unione europea e che, ormai, si sta tentando di superare. Noi, però, condividiamo la scelta di mantenere in capo a singoli Stati membri la possibilità di utilizzare questo strumento in riferimento a specifiche aree produttive. Noi riteniamo un fatto positivo che si possa intervenire anche su chi produce; a noi non interessa soltanto il parametro superficie, perchè vogliamo valorizzare soprattutto chi lavora nelle campagne, chi produce. Condividiamo quindi l'ipotesi di una attribuzione del 10 per cento di premio agli aiuti accoppiati, anzi riteniamo che in taluni casi questa percentuale possa anche aumentare, perché ci sono alcune realtà della Sardegna, nel settore ovi-caprino ad esempio, in cui questa misura può essere utile e potrebbe essere utile anche un suo eventuale ampliamento.
Si parla poi di "agricoltori attivi". A loro favore è previsto un premio del 5 per cento sul fondo dell'Unione europea, però la definizione fornita dalla Commissione appare molto estensiva in quanto prevede di escludere dal pagamento diretto soggetti per i quali gli aiuti PAC rappresentino meno del 5 per cento del reddito totale.
Se dovesse passare questa misura, tutti avrebbero accesso ai premi previsti dall'Unione europea, ed è ovvio che questo non può essere. Abbiamo già detto infatti che noi vogliamo valorizzare soprattutto chi produce e chi lavora nelle campagne, altrimenti ci sarà una polverizzazione delle risorse e, alla fine, nessuno se ne avvantaggerà.
Riteniamo opportuno, quindi ridurre l'ambito dei soggetti che possono accedere al regime dei pagamenti diretti, così da valorizzare soprattutto chi svolge attività a titolo professionale e al fine di favorire le realtà produttive rinviare la definizione di questo concetto a specifiche normative nazionali. E, per quanto riguarda la normativa italiana va detto che è chiara sulla definizione di imprenditore agricolo a titolo principale, e quindi sulle persone che sono, alla fine, destinatarie dei finanziamenti.
Un'altra misura importante prevista nella proposta PAC della Commissione, con la quale noi concordiamo, riguarda la possibilità di creare flessibilità fra il primo e il secondo pilastro attraverso il riconoscimento agli Stati, consentendogli di essere più flessibili nella gestione dei finanziamenti, della possibilità di trasferire fondi dal loro massimale dei pagamenti diretti al sostegno dello sviluppo rurale. Si chiede però di estendere anche all'Italia, che oggi è esclusa, la possibilità di effettuare pagamenti diretti fino al 5 per cento dell'importo destinato al sostegno di misure previste dai programmi di sviluppo rurale finanziate dal FEASR.
Come Commissioni congiunte, abbiamo effettuato una valutazione molto approfondita, e non ci siamo limitati a discutere tra di noi ma abbiamo sentito le associazioni di categorie, che hanno dato un contributo importante alla stesura di questa risoluzione. Riteniamo pertanto di aver fatto un lavoro importante e, a nostro avviso, questa risoluzione arriva proprio nel momento giusto, nel momento in cui all'Unione europea stanno per decidere su questa materia.
Di conseguenza decidere oggi come Consiglio regionale è importante per due ordini di motivi. La nuova PAC, le misure in essa contenute, cambierà completamente la vita del mondo delle campagne, e quindi noi dobbiamo essere preparati, dobbiamo presentare proposte concrete. E' anche importante, importantissimo, che queste nostre proposte vengano prese in considerazione da chi di competenza, perché noi vogliamo partecipare a questo processo.
Devo fare, Assessore (mi riferisco all'Assessore dell'agricoltura) anche un'altra cosa considerazione. Queste questioni vanno seguite, vanno seguite adesso in ambito europeo, perché non basta il lavoro che come Commissione, e quindi come Consiglio, possiamo fare o abbiamo già fatto; io chiedo che ci sia un impegno serio e forte da parte del Governo della Regione, perché, altrimenti queste misure difficilmente passeranno.
Ho già specificato che ci sono alcune questioni sulle quali noi dovremo scontrarci con il Governo nazionale. Sulla Misura-convergenza, ad esempio, c'è la contrarietà del Governo nazionale che sta puntando ad agevolare le regioni più forti, quelle del Nord, ancorate finora al vecchio sistema basato sulla produttività; un sistema più conveniente, è chiaro, essendo le zone del nord molto più fertili.
Questa volta, tramite l'operato del commissario Ciolos, si sta andando verso un'altra direzione, e cioè verso la valorizzazione dell'agricoltura più povera. Poichè anche noi siamo inseriti in questo contesto, dovremo fare una battaglia politica a livello nazionale prima di tutto, ma, soprattutto, la battaglia andrà continuata a livello europeo.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 156 ha facoltà di illustrarla.
BARRACCIU (P.D.). Inizio subito col dire che condivido pienamente la risoluzione proposta dalla seconda Commissione, così come anche l'altra che discuteremo stamattina sulle politiche di coesione; non potrebbe che essere così, d'altra parte, considerato che l'argomento di quelle due risoluzioni è anche parte integrante della mozione numero 156 che mi appresto a illustrare.
Mi preme anche sottolineare che la mozione numero 156 è stata presentata dal centrosinistra e da API il 23 novembre, quindi prima dell'approvazione da parte della Commissione delle due risoluzioni, essendoci stato un lavoro più o meno contemporaneo in questo senso. Devo dire, in particolare relativamente al Piano nazionale di Azione Coesione, che alla data del 23 novembre questo Piano era abbastanza confuso nei suoi contorni; confusione che ho dovuto riscontrare presso gli uffici dell'Assessorato della programmazione e anche sui giornali in merito alle dichiarazioni che la Giunta regionale ha fatto su quel Piano.
Quindi, lo ribadisco, il 23 novembre quel Piano era abbastanza confuso nei suoi contorni; in questi giorni sono emerse invece delle questioni che hanno chiarito meglio, in particolare, la natura, la destinazione e i vincoli dei 340 milioni assegnati alla Sardegna dal Piano di Azione Coesione, firmato dall'allora Ministro Fitto e dal Commissario europeo Hahn, e totalmente sostenuto dal presidente Cappellacci.
Mi preme sottolineare che la mozione nasce avendo noi constatato l'assenza della Giunta regionale su questi temi nonostante le dichiarazioni che ritrovo oggi sulla stampa da parte del presidente Cappellacci che, dice il giornale, anticipando la discussione sulla mozione del centrosinistra, rivendica un grande attivismo in tema di politiche europee. Non è così, e se questo attivismo forse, anzi, certamente lo possiamo riscontrare sui giornali, attraverso i comunicati, in concreto non abbiamo assolutamente niente che possa segnare l'azione della Giunta su questi temi; e credo che le risoluzioni presentate, che sono di pertinenza della seconda Commissione, lo testimonino esattamente.
Mentre la Commissione e il Consiglio su questo tema si stanno adoperando, così come stabilito dalla legge regionale europea, la Giunta, invece, è totalmente assente fatta eccezione per dei comunicati di cui, se avrò il tempo, renderò conto. Quindi abbiamo constatato l'assenza della Giunta regionale su questi grandi temi o, meglio, una presenza decisamente inadeguata, diversamente invece da come sarebbe stato assolutamente necessario per difendere i nostri interessi nel contesto europeo.
La mozione quindi nasce da queste constatazioni e dall'aver rilevato che il presidente Cappellacci anziché, come prescritto dalla legge numero 13 del 2010, venire in Aula a riferire sull'azione politica svolta nel contesto europeo e sui rapporti col Governo italiano, che devono essere mantenuti per decidere le politiche europee, anziché venire in Aula anche a recepire gli orientamenti su queste politiche, preferisce affidare le sue comunicazioni alle pagine dei giornali, con dei comunicati tanto altisonanti quanto confusi e contraddittori. Però basta studiare un po' per capire, per sciogliere la confusione, la contraddittorietà (non serve molto), ed è quello che come centrosinistra abbiamo fatto per mettere a punto la mozione.
L'ultimo dei comunicati, in ordine di tempo, è quello che riguarda i 340 milioni di euro del Piano di Azione Coesione siglato, come dicevo prima, dall'allora Ministro Fitto e dal Commissario europeo Hahn. Quindi le risoluzioni della seconda Commissione vanno bene; ciò che, invece, non è dato sapere, è che cosa la Giunta stia facendo, e noi vogliamo far emergere proprio questo: che cosa fa, che cosa pensa, che cosa sta facendo concretamente con la determinazione e, soprattutto, con la giusta competenza.
Vado per ordine. Mentre noi stiamo discutendo una finanziaria assolutamente povera, come si sa, di risorse, inadeguata ad affrontare i problemi della Sardegna, a Bruxelles si decidono e sono già state definite politiche capaci, se colte adeguatamente, di controbilanciare l'esiguità delle risorse finanziarie; noi stamattina stiamo discutendo delle cose davvero molto importanti, per certi versi più importanti della finanziaria, non fosse altro per la quantità di risorse che noi potremmo veramente avere a disposizione se ci fosse un protagonismo serio di questa Giunta regionale nella sede europea.
Era già chiaro quanto le risorse finanziarie europee, su cui la Sardegna può contare per lo sviluppo, siano assolutamente importanti; ma, d'ora in avanti, direi che l'importanza assume un risalto ancora maggiore, soprattutto perché ci stiamo apprestando a dover fare i conti con la stretta, davvero forte, a cui dovranno sottostare le finanze pubbliche degli Stati membri, in particolare l'Italia per arrivare al tanto agognato pareggio di bilancio. E' evidente, quindi, che le risorse, soprattutto per le politiche di sviluppo, saranno decisamente poche. Per questo i programmi europei di sviluppo dovranno essere al centro dell'attenzione consapevole degli Stati membri, come delle singole regioni.
Le questioni che, partite da Bruxelles, sono sfuggite o stanno sfuggendo di mano al presidente Cappellacci sono almeno quattro. La prima riguarda la riforma della politica di coesione 2014-2020, e tralascio le specificazioni perché saranno oggetto anche della risoluzione. Voglio soltanto sottolineare, sinteticamente, che questa riforma prevede l'istituzione di una nuova categoria intermedia di regioni, e entrerebbero a farvi parte regioni il cui Pil risulti maggiore del 75 per cento e non superiore al 90 per cento rispetto alla media comunitaria.
Far parte di questo gruppo per la Sardegna significherebbe davvero un grande vantaggio, considerato che, a suo tempo, come si sa, la Sardegna è stata ingiustamente collocata tra le Regioni dell'Obiettivo Competitività e messa, per un calcolo statistico, sullo stesso piano e sullo stesso livello di sviluppo della Lombardia, dell'Emilia-Romagna, della Toscana; e, insomma, non devo certamente dire quale sia per la Sardegna l'ingiustizia. Quindi sarebbe un vantaggio essere collocata tra le Regioni intermedie.
Il Governo italiano, fino a oggi, in particolare attraverso il Ministro Fitto, si è opposto all'istituzione delle Regioni intermedie perché contrarie all'interesse più generale, in particolare delle regioni più ricche. Rispetto a questa opposizione, fino a che è stato in carica il Governo Berlusconi, noi non abbiamo sentito una parola da parte del presidente Cappellacci che si opponesse, o che dicesse la sua sulla riforma della politica di coesione: il silenzio più assoluto, ed è chiaro che il silenzio quando diventa costante rispetto a queste questioni si traduce in complicità, che per noi è assolutamente insopportabile.
Su questo tema, a dire il vero, si era già espressa a gennaio la seconda Commissione, quindi il Consiglio certamente ha seguito la questione, mentre la Giunta secondo il nostro parere continua a essere assente. E' dato sapere soltanto che c'è l'intenzione della maggioranza delle Regioni di fare quadrato contro questa previsione e per noi, appunto, la Giunta non ha ancora detto niente.
La seconda questione riguarda invece la PAC, di cui non è certo necessario ricordare l'importanza strategica per la nostra regione. Anche questa questione è stata approfondita dal collega e l'aspetto più significativo, che io voglio ricordare e su cui appunto vorrei che ci si esprimesse, è dato dal fatto che la proposta prevede, con vantaggi enormi per la Sardegna, la sostituzione del parametro attraverso il quale fino a oggi sono stati ridistribuiti gli aiuti agli agricoltori.
Fino a oggi si prendeva in considerazione il parametro della produzione; la nuova riforma prevede, invece, che da ora in avanti si proceda con il calcolo della superficie totale destinata all'agricoltura, la superficie agricola appunto. Per capirci, Il Sole 24 Ore calcola che la Sardegna, se passasse questo criterio, riceverebbe aiuti di circa il 120 per cento superiori rispetto a quelli ricevuti finora. Qual è il punto politico? Il punto politico è che il Governo Berlusconi, pressato come sempre dalle Regioni del centro-nord, si era opposto all'introduzione del nuovo parametro e noi non abbiamo sentito il Governo regionale, con voce chiara, fare la sua battaglia in quel contesto.
Purtroppo devo dire, ma l'ha già sottolineato il collega Ladu, che anche il neoministro Catania sta facendo esattamente lo stesso lavoro, ossia si sta opponendo a quella previsione della riforma della PAC; ma quello che ci preoccupa è la nostra totale assenza. In queste ultime due settimane sembra che siano stati incrementati i viaggi a Bruxelles, poi qualcuno deve spiegare qual è il contenuto di questi viaggi che il Presidente sta facendo e soprattutto qual è il risultato, in termini di vantaggi, per la Sardegna.
La terza questione, ancora più importante, riguarda i corridoi transeuropei che rappresentano la principale politica infrastrutturale europea. Attraverso la creazione di reti energetiche digitali e di trasporto si vuole stabilire un'unica rete multimodale per integrare il trasporto terrestre, marittimo e aereo consentendo a merci e persone di circolare rapidamente e facilmente tra gli Stati membri e verso l'esterno. So di non dover specificare, anche in questo caso, quale importanza abbiano, o meglio avrebbero, per noi i corridoi transeuropei.
Peccato che la Sardegna sia già la grande esclusa, grazie al precedente Governo Berlusconi, dagli investimenti in questo settore. Né il presidente Cappellacci, né l'assessore Solinas, se non due giorni dopo che il Piano era stato chiuso, hanno fatto sentire, ma flebilmente veramente, la loro voce. Quindi le autostrade del mare non ci sfiorano e per noi non c'è un solo euro dei 50 miliardi che verranno destinati alla connettività plurimodale. Di certo vediamo sempre più allontanarsi la possibilità di realizzare quella centralità del Mediterraneo cui la Sardegna ambirebbe se non altro per destino geografico.
Quel che è certo è che la Sicilia, la Calabria, la Basilicata e la Puglia hanno anticipato la predisposizione di quel Piano da attori principali, svolgendo un ruolo da attori principali in sede europea e ponendo in essere un pressing politico a tutti i livelli per essere inserite nel Piano. Queste Regioni, e la Sicilia in particolare, dopo essere state escluse, a seguito di questo pressing autorevole sono state reinserite nel Piano di investimenti; la Sardegna, invece, è rimasta fuori.
L'altro giorno, chiedendo a Tajani di essere un "gigante di Monti Prama", il presidente Cappellacci ha chiesto la reintroduzione della Sardegna nel Piano dei corridoi transeuropei. Se il Presidente avesse fatto il lavoro prima, quando le cose sono state definite, non si dovrebbe ogni volta piatire e pregare, o addirittura chiedere a un uomo di farsi gigante di Monti Prama e di rimediare a questa situazione. In effetti Tajani gli ha risposto che è compito del Governo pensare a questa questione. Bene, il Governo ci deve pensare, ma quando governava Berlusconi la Sardegna è stata esclusa e Cappellacci non ha detto una sola parola.
Per concludere la questione che attiene il Piano di Azione Coesione, firmato dal ministro Fitto e dal commissario europeo Hahn, va detto che si intende salvare le regioni che, come la Sardegna, hanno accumulato ritardi mostruosi nella spendita delle risorse europee evitando la restituzione delle stesse. Dobbiamo dire però la verità su questo Piano e sui 340 milioni a noi destinati.
Concordo pienamente con quanto scritto dal collega Maninchedda, perché è la verità, è assolutamente la verità: non sono risorse in più, sono risorse statali che sono state svincolate dal Piano di Azione Coesione perché la Sardegna è in ritardo nella spendita dei fondi europei; quindi non si tratta di un premio, ma sostanzialmente di un commissariamento dell'Unione europea nei confronti dell'Italia e delle sue Regioni perché incapaci di spendere le risorse comunitarie. Non sono risorse in più, piuttosto risorse svincolate e trasferite ai Ministeri, i quali decidono cosa farne commissariando appunto le Regioni.
Il presidente Vendola ieri denunciava la strada intrapresa per la spesa dei fondi del Piano di Azione Coesione, perché i Ministeri stanno decidendo le azioni secondo le loro priorità e non in corrispondenza e in coincidenza con i programmi regionali cui quelle risorse erano originariamente destinate, quindi quelle priorità non verranno rispettate.
La Regione, contestualmente, però deve tagliare dal piano 2007-2013 i 340 milioni di euro e noi vorremmo sapere anche da dove verranno tagliati, perchè svincolati finanzieranno le cose che abbiamo letto sui giornali in questi giorni e sostituiranno i fondi FAS, anche una parte consistente di fondi FAS. Quindi è sostanzialmente non un imbroglio, ma una cosa diversa da come è stata rappresentata sulla stampa con frasi quali "boccata d'ossigeno", "finalmente si viaggia velocemente".
A parte che, a proposito di viaggi veloci, siamo anche finiti sulla stampa nazionale che ci fa notare che la Sardegna, proprio su questa questione, aveva fatto uno scivolone quanto meno inopportuno: aveva già comprato i treni per l'alta velocità (sarebbero arrivati nel 2012) assolutamente inutilizzabili sulle nostre vie ferroviarie perché inadeguate. L'operazione di cui abbiamo detto ci consentirà di rivedere anche le rotaie delle nostre ferrovie e quindi questi treni potranno viaggiare, altrimenti avremmo fatto un investimento per circa 58 milioni di euro assolutamente inutilizzabile: uno spreco.
Ci vuole chiarezza, pertanto, bisogna smettere di fare comunicati altisonanti e bisogna dire la verità anche su questo Piano. Questo Piano ci dice che non siamo stati capaci di spendere, che quelle risorse svincolate verranno spese a discrezione dei Ministeri, che le priorità cui invece erano inizialmente destinate nel nostro programma operativo non potranno più essere soddisfatte e, peraltro, non verranno neanche soddisfatte per la Sardegna quelle azioni che il Piano di Azione Coesione doveva invece intraprendere, per esempio nel settore dell'istruzione che per noi è importantissimo.
Il presidente Cappellacci, inoltre, sulla stampa si era anche beato del fatto che il ministro Fitto avrebbe introdotto nel Piano di Azione Coesione due assi prioritari quali l'ambiente e l'energia. E' inutile dire che non c'è traccia di questa previsione di cui il presidente Cappellacci ha dato grande notizia sulla stampa; ancora una volta, gli sono state fatte promesse che invece naturalmente non hanno trovato seguito negli atti concreti.
In sostanza si tratta di capire che cosa la Giunta regionale sta facendo perché il treno dell'Europa è praticamente passato, la maggior parte delle politiche sono state già decise e, trattandosi dell'Unione europea, è davvero complicato recuperare le decisioni assunte; per cui, se anche dovessimo riprendere il discorso (io spero comunque che si faccia), arriveremmo assolutamente in ritardo. Ancora una volta dobbiamo constatare che, se qualcosa non dovesse cambiare velocemente, la Sardegna pagherebbe i danni causati da una inadeguatezza totale di questa Giunta regionale e del suo Presidente.
PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che intendono parlare che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Certamente la Politica agricola comune in passato è stata uno dei fiori all'occhiello dell'Unione europea e oggi, in una situazione di grave crisi economica internazionale, potrebbe essere fondamentale per la sopravvivenza stessa del settore agricolo, in particolar modo in un territorio come quello sardo che attraversa ormai da anni una crisi strutturale. La crisi è strutturale ed è anche difficile discutere e cercare di affrontare i problemi legati al futuro dell'agricoltura sarda.
Presidente, non per fare polemica ma le vorrei segnalare che una proposta di sviluppo agricolo sarebbe stato più opportuno che venisse affrontata e discussa prioritariamente in Commissione agricoltura; invece la quinta Commissione è stata coinvolta solo ed esclusivamente nell'ultima parte, nel momento in cui si sono audite le organizzazioni di categoria e per l'approvazione di una risoluzione all'ultimo momento. Oggi, infine, siamo chiamati a discutere, a esaminare e a cercare di emendare una proposta che la Commissione europea dovrà approvare entro il 2012.
A mio avviso pare difficile, se non addirittura impossibile, fare una discussione di contestazione o di approvazione delle linee guida che l'Unione europea si sta dando per il prossimo sessennio 2014-2020. Impossibile perché manca un termine di paragone che dovrebbe essere la politica agricola della Regione sarda; infatti oggi manca, come sono mancati in questi ultimi anni, una linea, un programma, una strategia finalizzata al governo di un settore così fondamentale come è quello agropastorale.
In quest'Aula si è discusso più volte del settore agricolo ma solo quando il centrosinistra con proprie mozioni, interrogazioni o interpellanze ha posto l'argomento all'attenzione di quest'Aula.
Avete partorito la legge regionale numero 15 sull'onda della protesta del movimento dei pastori sardi e, anche in quella occasione, invece di prendere atto ed esaminare le necessità e le urgenze della pastorizia e dell'agricoltura sarda, avete pensato ancora una volta non a chi vive quotidianamente il dramma delle aziende agricole ma ad altre categorie del settore. A oggi forse avete speso un terzo di quelle risorse, a metà di questa legislatura avete già cambiato tre Assessori, tralascio la valutazione sul loro operato, l'ho fatto in altre sedi, oggi lo voglio evitare.
Al momento sicuramente l'assessore Cherchi è ancora in fase di orientamento e, soprattutto, dopo la quasi totale eliminazione dal bilancio della Regione sarda, con l'assestamento al bilancio 2011, delle risorse destinate al settore agricolo si starà chiedendo se, viste le previsioni del bilancio 2012 dove di risorse ordinarie c'è poco e niente, si dovrà limitare molto probabilmente a certificare il trasferimento delle risorse dall'Assessorato agli enti agricoli.
In questo momento non possiamo far altro che basarci su quello che è successo in passato e cercare di migliorare in termini di possibilità il nostro futuro. Il negoziato tra gli Stati membri e la Commissione europea sarà difficile e complesso, è forte infatti il rischio che i trasferimenti all'Italia vengano ridotti notevolmente. In questi giorni la novità sicuramente è che, dopo decenni di contrapposizioni e di divisioni delle associazioni del mondo agricolo, finalmente si parla con un'unica voce in accordo anche con il nuovo Governo nazionale; e questo naturalmente non può che farci piacere perché ci dà sicuramente più forza contrattuale, in un momento di grande crisi nel quale aumentano le contrapposizioni e gli interessi prima tra gli Stati membri e poi tra le singole Regioni.
Per esempio, uno dei parametri per il calcolo dei trasferimenti del primo pilastro che si basa sulla superficie penalizza l'Italia che ha, sì, il 7 per cento della superficie ma ha il 13 per cento del valore complessivo della produzione agricola europea; al contrario, nella ripartizione tra le Regioni italiane con il solo criterio della superficie la Sardegna avrebbe un più 127 per cento rispetto alle risorse trasferite nel passato sessennio. Anche la misura greening, sulla cura e la salvaguardia ambientale, che impone la diversificazione produttiva e di dedicare almeno il 7 per cento della superficie aziendale a opere ambientali e paesaggistiche tipo siepi e muretti è una misura favorevole.
Il rischio è che queste opere possano essere maggiori del premio stesso che l'Unione europea trasferisce che lo ricordo è da 60 a 90 euro per ettaro. Appare opportuna pertanto la proposta di cercare di ridurre la percentuale del 7 per cento per quanto riguarda la superficie aziendale da destinare al greening e anche l'eventuale sanzione che equivale a una decurtazione del 30 per cento del trasferimento.
Individuare oggi chi è agricoltore attivo non può essere solo a mio avviso un fatto reddituale, viste le poche risorse credo sia opportuno incentivare i veri agricoltori e i veri pastori. In Commissione congiunta, assieme alle organizzazioni professionali, si è raggiunto un accordo per chiedere che questo punto venga delegato agli Stati membri anche perché in Italia, come diceva nella sua illustrazione il collega Ladu, l'agricoltore attivo corrisponde a imprenditore agricolo a titolo principale.
Oggi l'agricoltura italiana è la più vecchia d'Europa, per ogni imprenditore agricolo sotto i 35 anni ce ne sono ben 15 con più di 65 anni; la colpa sicuramente non è solo dei giovani che fuggono dai campi, anzi, credo che la scarsa mobilità fondiaria, le barriere fiscali e burocratiche, le difficoltà di accesso al credito e gli alti costi di avviamento che, da un calcolo veloce, si aggirano intorno agli 8000 euro, scoraggino notevolmente i giovani. All'interno della PAC è previsto un pagamento aggiuntivo sino al 2 per cento per quanto riguarda l'imprenditoria giovanile, è sicuramente poca roba ma è un ottimo segnale.
Certamente, Assessore, non è pensabile che le risorse destinate a sostegno dell'insediamento (quello previsto anche nel passato programma) vengano trasferite ai giovani agricoltori dopo due anni; mi risulta infatti che in questi giorni si stiano pagando le domande presentate più di due anni fa. Inoltre credo sia opportuno anche rivedere i criteri di assegnazione perché dalle lamentele delle associazioni di categoria, come più volte riferito in Commissione, emerge che stanno accedendo ai fondi per il primo insediamento in agricoltura i giovani laureati figli del pastore che, magari, in azienda non passano mai, e chi effettivamente vive quotidianamente i problemi dell'agricoltura e si vuole dedicare professionalmente al settore è tagliato fuori.
Serve più coraggio, sicuramente, nel premiare le organizzazioni dei produttori, in modo che il prodotto agricolo abbia il valore aggiunto necessario per dare reddito a chi coltiva; penso al modello ortofrutticolo, che ha consentito di sviluppare processi industriali, commerciali e di marketing, di accorciare le filiere e garantire al consumatore finale prodotti sicuri e di qualità.
Attraverso la PAC è fondamentale riuscire a rendere più competitive le aziende sarde, serve più coraggio nella politica europea agricola, ripeto, ecco perché Assessore, o Assessori, nel confronto Stato-Regione dobbiamo riuscire ad accordarci con le Regioni italiane che hanno le nostre caratteristiche e le nostre peculiarità.
In conclusione, Assessore, non so se possiamo essere ancora in tempo per modificare e inserire qualcuno di questi settori, ma all'interno della Politica agricola comune mancano misure importanti a favore del settore vitivinicolo, della promozione di prodotti agroalimentari sul mercato internazionale, degli strumenti assicurativi e di gestione dei mercati in presenza di crisi.
E' importante, per questo, Assessore, che si faccia squadra e che la Regione sarda sia presente non solo al tavolo nazionale ma, possibilmente, anche al tavolo europeo, per tutelare gli interessi della Sardegna che non possono essere demandati ad altri.
PRESIDENTE. Comunico che i colleghi Giuseppe Cuccu e Sisinnio Piras sono rientrati dal congedo.
Devo chiedere scusa all'Aula di una incomprensione tra me e il presidente Ladu; io, nel dargli la parola, intendevo che illustrasse entrambe le risoluzioni invece ne ha illustrato una sola. Quindi gli do la parola per illustrare anche la risoluzione numero 9.
LADU (P.d.L.). Anch'io chiedo scusa perché essendo due risoluzioni diverse, pensavo richiedessero un'illustrazione differenziata. La Commissione Politiche comunitarie ha approvato una risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, che indica il quadro legislativo della politica di coesione per il periodo 2014-2020. Che cosa è la politica di coesione? Per spiegare bene questo istituto noi dobbiamo partire dall'articolo 174 del Trattato di Lisbona, il quale nell'intento di promuovere lo sviluppo armonico nell'insieme dell'Unione, individua nella politica di coesione economica sociale e territoriale lo strumento per ridurre, in particolare, il divario fra le regioni. E si riserva, di conseguenza, un'attenzione particolare alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale, alle regioni con svantaggi naturali, alle regioni con bassissima densità demografica e, infine, alle regioni insulari, transfrontaliere e di montagna.
Per attuare le finalità previste dall'articolo 174 del Trattato l'Unione Europea finanzia la cosiddetta Politica regionale di coesione alla cui definizione la Regione, così come per la PAC, in base agli articoli 4 e 5 della legge numero 13 del 2010, partecipa. Ma devo dire che questa partecipazione da parte della Regione c'è già stata. Infatti, lo voglio ricordare perché è un fatto importante, la seconda Commissione, il 31 gennaio 2011, ha approvato la risoluzione numero 21, con la quale ha partecipato alla consultazione avviata dalla Commissione europea per la riforma della politica di coesione.
Tale politica, praticamente, è il risultato della conclusione della Quinta relazione, che avvia la consultazione pubblica nel corso della quale noi, come Commissione, abbiamo sostenuto l'introduzione di una "categoria intermedia" di regione. Con il contributo importante dei funzionari della seconda Commissione noi (non l'ho detto prima ma lo dico adesso) siamo arrivati proprio giusto in tempo, perché sulla base di quella intuizione che c'è stata allora, praticamente poi anche l'architettura dell'impostazione dell'Unione Europea per quanto riguarda le regioni più ricche e più povere è stata modificata.
Anche in questo caso, così come per la PAC, noi abbiamo un calendario, un tempo da rispettare e, pertanto, la Commissione europea il 29 giugno 2011 ha presentato il Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 (QFP); il 6 ottobre 2011 ha presentato le proposte legislative sui nuovi regolamenti relativi alla politica di coesione 2014-2020, e infine nel mese di dicembre 2011 presenterà il Quadro strategico comune (QSC). Nell'arco di tempo tra il 2012-e il 2013, ci sarà l'accordo sul nuovo Quadro finanziario pluriennale e l'adozione dei nuovi regolamenti, quindi all'inizio del 2014 entrerà in vigore il nuovo Regolamento europeo per la nuova politica di coesione.
La proposta di pacchetto legislativo, presentata in data 6 ottobre dalla Commissione, relativo alla politica di coesione, contiene la proposta di regolamento (sulla quale la Regione può formulare delle osservazioni), che reca disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo rurale (FESR); sul Fondo sociale europeo (FSE); sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR); e infine sul Fondo europeo per gli affari marittimi e per la pesca (FEAMP) che modificano il quadro precedente.
L'architettura, come dicevo prima, della nuova politica di coesione presenta una nuova classificazione in categorie derivata dalle forti disparità tra i 27 paesi dell'Unione, e anche all'interno degli Stati fra una regione e l'altra. Le regioni meno sviluppate sono quelle il cui Pil pro capite è inferiore al 75 per cento della media dell'Unione Europea; in Italia rientrano in questo gruppo la Sicilia, la Puglia, la Calabria e la Campania.
La nuova categoria intermedia, che sostituirà l'attuale sistema di phasing in, è costituita dalle "regioni in transizione" (questa è la categoria che interessa la Sardegna), e il cui Pil pro capite è compreso tra il 75 e il 90 per cento della media europea. In questo gruppo di regioni in transizione sono comprese la Sardegna, il Molise, l'Abruzzo e la Basilicata. Infine c'è il gruppo delle regioni più sviluppate, praticamente quelle con un Pil pro capite superiore al 90 per cento della media europea, e vi sono comprese tutte le altre regioni; fondamentalmente, le regioni del nord Italia.
In questo scenario la seconda Commissione ha formulato delle osservazioni, in primis sulla categoria di regione intermedia, la più importante per quanto ci riguarda, sulla cui introduzione la Commissione concorda nella formulazione proposta nel regolamento in esame. Questa categoria intermedia prevede un sostegno differenziato giustificato, nel caso della nostra Isola, dalle sue caratteristiche geografiche e demografiche che comportano problemi specifici nel settore dei collegamenti e nell'accesso ai servizi e alle infrastrutture. Questa proposta di regione intermedia in transizione è coerente, pertanto, con l'applicazione dell'articolo 174 del Trattato.
La posizione dell'Italia è di contrarietà all'istituzione di queste regioni intermedie perché l'Italia è un contribuente netto e sono le regioni più forti a dettare le regole. D'altra parte il Governo nazionale è stato contrario anche alla "Convergenza". C'è molto scetticismo ed è per questo motivo, Assessore, che noi chiediamo, come Consiglio regionale, che ci sia una presa di posizione forte da parte della Giunta perché l'introduzione di questa categoria intermedia sicuramente avvantaggerebbe la Sardegna.
Ci sono altre misure che riguardano la nuova politica di coesione: la condizionalità ex ante e la condizionalità macroeconomica. La Commissione europea ha proposto il rafforzamento delle condizioni, dei vincoli che gli Stati membri devono rispettare e condiziona l'erogazione dei fondi strutturali, appunto la condizionalità ex ante, al soddisfacimento di particolari requisiti, gestionali e…
PRESIDENTE. Onorevole Ladu, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Le nuove politiche agricole comunitarie costituiscono sicuramente una tematica di vivo interesse in un momento come questo in cui l'agricoltura vive gravi difficoltà anche per gli effetti di una crisi economico-finanziaria generalizzata. E' in corso una trattativa complessa con l'Unione europea, ed è logico esercitare azioni puntando a ottenere risposte positive su alcune criticità che sono state ben delineate dall'onorevole Ladu.
C'è un'evoluzione di questa politica agricola comune su cui l'Italia si confronta nel merito con questo pacchetto di proposte sulla riforma; proposte e osservazioni che oggi devono essere più incisive data l'ufficialità della proposta stessa. In Sardegna c'è una grande attesa e i motivi sono stati ben illustrati. Sicuramente il nuovo Ministro dell'agricoltura prospetta azioni di confronto con la Commissione europea, così come fece il precedente Ministro al fine di conoscere nell'immediato le proposte stesse. E' necessario lavorare insieme alle Regioni, è stato detto, sicuramente deve emergere la posizione della nostra Regione.
E' utile quindi approfondire queste tematiche e avere consapevolezza e conoscenza della posizione della Sardegna. Io ritengo che la quinta e la seconda Commissione abbiano fatto un buon lavoro e mi sento di condividere e apprezzare le osservazioni contenute nella risoluzione sulle proposte di Regolamento elaborate dal Parlamento e dal Consiglio europei. Le considerazioni in premessa mettono in rilievo la portata della riforma della PAC e, in particolare, la redistribuzione dei pagamenti diretti che dovrebbe vedere avvantaggiata la nostra Regione se saremo in grado, compito che affidiamo all'Assessore, di seguire fino in fondo determinati percorsi.
Questi percorsi comprendono il progressivo azzeramento dei titoli storici che hanno penalizzato la nostra Regione; una maggiore attenzione alla tutela dell'ambiente e alla biodiversità; le valutazioni sugli effetti della crisi economica nel settore dell'agricoltura, sui rischi della volatilità dei prezzi, sulla globalizzazione della concorrenza; l'importanza dei finanziamenti della Unione europea per il superamento dei cronici problemi strutturali del settore agricolo soprattutto nella nostra Regione.
Il punto fondamentale, è stato ben detto, è la ripartizione dei pagamenti diretti. Su questo sono state fatte delle opportune osservazioni che mi sento di condividere. Il pagamento base è del 50-65 per cento.
Altri percorsi comprendono l'addizionale verde per clima e ambiente, che è del 30 per cento; l'addizionale per agricoltori in aree con limitazioni naturali, punto importantissimo anche questo con quella interessante considerazione sulla nostra condizione di insularità che ritengo davvero opportuno essere stata formulata; l'addizionale per l'inserimento dei giovani, il pagamento per piccoli allevatori e il pagamento volontario accoppiato sul quale, oltre le osservazioni fatte, potrebbero essere avanzate più specifiche proposte dall'Assessorato, per favorire alcune colture della nostra Regione.
Ci sono poi altri aspetti rilevanti che attengono alla definizione di agricoltore attivo, utile per orientare le risorse verso chi esercita l'attività agricola a titolo principale, unitamente alla richiesta della possibilità per lo Stato membro Italia di poter formulare questa definizione in attinenza alla normativa nazionale. E cito inoltre il rafforzamento degli strumenti assicurativi (riprendo un punto approfondito dall'onorevole Solinas) di gestione dei mercati in presenza di crisi, la regolazione dei mercati, l'aggregazione del prodotto, l'organizzazione della filiera.
Sicuramente è importante il taglio delle risorse comunitarie per il 2014-2020, perché il taglio calcolato è del 6, 8 per cento, ma in concreto dovrebbe essere intorno al 18 per cento. E' chiaro quindi che la Sardegna ha davvero necessità di essere inserita in un percorso che possa avvantaggiarla e non essere penalizzata due volte anche dalla riduzione delle risorse che verranno attribuite agli Stati membri.
Ancora, sicuramente è importante che si abbandoni il concetto della "politica produttivistica" e i riferimenti alle produzioni storiche, che ci hanno visto sempre penalizzati, per adottare il principio dell'aiuto omogeneo uguale per tutti. Sicuramente saranno penalizzate produzioni intensive su superfici limitate ma, e questo è importante per la Sardegna, a guadagnare di più saranno le produzioni e le colture estensive. Sicuramente bisogna puntare a pagamenti omogenei a livello nazionale e vigilare, sotto il profilo amministrativo, sulla definizione di aree omogenee di regionalizzazione.
Per quanto riguarda la Sardegna quindi, per la prima volta, si terrà conto della suddivisione dei contributi in base alla superficie nell'ambito di coltivazioni estensive e si potrà avere vantaggio se i fondi italiani saranno distribuiti in modo omogeneo, con il passaggio dai titoli storici ai titoli uniformi ovvero i parametri della superficie. Maggior vantaggio, come ho detto, ci sarebbe se venisse proposto un accoppiamento alle attività produttive di una parte del premio di produzione.
Ci sono sicuramente delle novità importanti, e non sono soltanto quelle relative ai minori fondi a disposizione ma, per quanto attiene al primo pilastro, i pagamenti diretti su base storica, non vengono più adottati la scelta dell'ettaro come unità di calcolo di pagamento, in più lo spacchettamento del primo pilastro e il plafonamento dei pagamenti. Per quanto riguarda il secondo pilastro, il superamento degli assi per le priorità, la semplificazione del menù delle misure e una maggiore attenzione al targeting, una maggiore libertà di scelta nella distribuzione della spesa e più enfasi sull'innovazione e sulle misure orizzontali, inoltre misure per il contenimento e la protezione dei rischi. Mentre, per quanto riguarda lo sviluppo rurale, il secondo pilastro, è stato razionalizzato e semplificato, potenziato e finalizzato maggiormente su innovazione e competitività delle imprese agricole, semplificando la gestione dei piani e l'accesso alle singole misure. E questi sono aspetti rilevanti.
Tra le osservazioni fatte, ritengo di maggior rilievo quella sull'opportunità di orientare la nostra preferenza per la proposta di regolamento che prevede di transitare verso un sistema di premio basato sulle superfici ammissibili con massimale nazionale, questo è un aspetto importante. Condivido anche le altre osservazioni; sicuramente osservazioni e valutazioni opportune e importanti avranno un significato se si seguirà il percorso e si vigilerà sui contenuti di questa risoluzione; bisogna tenere la guardia alta per evitare colpi di mano che rimettano in discussione i criteri di riferimento adottati e ridimensionino la portata dei vantaggi che la Sardegna dovrebbe ottenere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Assessori, onorevoli colleghe e colleghi, propongo una riflessione su queste due risoluzioni, ma non entro nel merito perché mi sembra che lo stiano già facendo i colleghi delle Commissioni. Voglio sottolineare, in parte è stato fatto anche negli interventi precedenti, questa consapevolezza del ruolo delle risorse europee di cui la Regione sarda ha estremamente bisogno e, peraltro, queste due risoluzioni intervengono su settori vitali, in questo momento di grande crisi non solo economica ma anche prospettica, non foss'altro perché si affronta uno degli aspetti fondamentali che affonda la sua ragione d'essere nella cultura storica della Sardegna e della sua vitale sussistenza.
Credo che la Sardegna debba ripensare la sua programmazione in materia di politiche agricole, e su di esse impostare il futuro nel contesto europeo e intercontinentale. Saluto positivamente queste due risoluzioni condivise dall'Assemblea legislativa regionale perché, nel momento difficile che attraversa l'economia nazionale e, di conseguenza, anche quella regionale, la condivisione di principi, di risoluzioni e di progetti ritengo sia fondamentale per aiutare la Sardegna a uscire da queste criticità. Le risorse europee sono risorse importanti al fine di consolidare un settore, come ho detto, fondamentale; settore che, ripeto, forse dobbiamo capire meglio e, a mio avviso, considerare un cardine fondamentale nella proiezione dello sviluppo della Regione sarda nel Mediterraneo.
In effetti, interessano la Sardegna non solo le politiche agricole comuni ma anche, come si è accennato in quest'Aula, le politiche di coesione. Si è parlato di trasporti, di energia, di connettività, elementi cardine per la Sardegna, regione al centro del Mediterraneo, che spesso ha rivendicato la sua insularità, certamente non come elemento di prostrazione per ottenere chissà quali privilegi.
Quindi ben venga il principio della condivisione con le isole e con le regioni europee di una equa distribuzione delle risorse. Io credo che per noi l'insularità debba essere una risorsa aggiuntiva utile alla collocazione della Sardegna in Europa.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue AGUS.) Quindi ben vengano le risoluzioni, anzi io credo che ce ne debbano essere molte e molte di più perché questa azione avvicina a quella idealità, che in quest'Aula si accarezza, di proposta di nuovo Statuto regionale che ci consentirà di valorizzare la nostra autonomia, la nostra identità, la nostra specificità che, come spesso detto, sarà il nostro valore aggiunto nel contesto europeo, ma non solo europeo, anche internazionale.
Questa nostra grande ricchezza spesso viene evidenziata anche attraverso le cose più semplici; penso all'opportunità offerta alle imprese regionali di partecipare a fiere e mostre internazionali dove le specificità regionali della gastronomia e le nostre produzioni agricole vengono apprezzate a più livelli. Questo ci deve far pensare che abbiamo caratteristiche economiche e culturali importanti che ci permettono di misurarci con il mondo, che non tutte le regioni europee hanno e che noi, comunque, usiamo in maniera ancora poco convinta.
Quindi, questa risoluzione - ripeto - è uno dei passi importanti (spero ce ne siano altri) che ci permette di metterci a capo delle regioni più svantaggiate per trovare, all'interno di un'Europa che stenta anche in questi momenti a trovare coesione, a trovare unitarietà, l'armonizzazione nella prospettiva dell'economia internazionale. Credo che non riusciremo a farlo da soli. Ed ecco perché vedo la Regione sarda come regione importante in questa Europa delle Regioni, e già questo la dice lunga, nel superamento delle identità nazionali sinora conosciute, quindi all'interno di una grande rivoluzione alla quale l'Italia (e forse anche la Sardegna) ha avuto modo di partecipare.
Il mio vuole essere un auspicio e un augurio perché si trovino, questo Consiglio trovi, alti momenti di condivisione, non di rivendicazione ma di partecipazione alle risoluzioni europee che spesso, come è stato detto, contrastano con quelle nazionali; ma la nostra forza è nello stare all'interno di questa Europa delle Regioni con la nostra specificità che ci permette di avere un ruolo, di avere voce e di essere per questo rispettati e, perché no, capofila di un processo di sviluppo endogeno innovativo per l'Europa e molto importante per la Sardegna.
Vi sono peculiarità, come quelle delle risorse locali isolane, le risorse del mondo agricolo, determinanti perché le popolazioni cresceranno, il bisogno di alimentazione sarà sempre maggiore ma sarà anche un bisogno di prodotti importanti, di prodotti garantiti, di prodotti di qualità, di prodotti non misurabili all'interno delle produzioni di massa che omogeneizzano le produzioni e ne abbattono le caratteristiche; la nostra specificità può invece giocare un ruolo determinante nei mercati internazionali delle produzioni tipiche locali.
Mi premeva sottolineare questa determinazione, questa volontà del Consiglio che trasferisce alla Giunta un'azione incisiva su questi temi, e appunto dare conforto allo sforzo fatto dal Consiglio con queste due risoluzioni, con l'auspicio che il Consiglio di queste risoluzioni ne produca molte di più, a tutela del patrimonio culturale della nostra Isola. E' un invito alla Giunta perché questa determinazione condivisa possa raggiungere il suo giusto obiettivo: il riconoscimento del valore delle risorse e della cultura della nostra Isola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). La discussione di questa risoluzione, colleghe e colleghi, avviene proprio a ridosso del dibattito sulla legge finanziaria che, come ogni anno, appare inadeguata ai nostri bisogni, che soffre certamente dei tagli imposti dal Governo nazionale di turno; un Governo nazionale, voglio ricordare, che non ci vuole ancora trasferire le risorse, che ci spettano, derivanti dalla vertenza entrate. Cambiano i suonatori quindi ma non lo spartito, e per noi sardi suona la stessa musica della sopraffazione e dell'arroganza.
Oggi la situazione non accenna a migliorare, anzi, peggiora e la Banca centrale europea detta all'Italia una nuova politica governativa, che certifica la perdita di sovranità dello Stato italiano e dello stesso suo Governo. Voglio solo dire che il fallimento dei conti dello Stato italiano non può riguardarci, essendo noi sardi, come altri governi europei, creditori nei confronti di questo Stato. La stessa vertenza delle entrate deve essere vista in questa prospettiva. Esistono carte sottoscritte che individuavano in 10 miliardi di euro l'ammontare del denaro che l'Italia avrebbe dovuto corrispondere alla Sardegna, ma niente ancora è arrivato. Ora, il dibattito sul futuro della PAC dopo il 2013 è giunto a un momento cruciale, e questo Governo (questa Italia) sarà tenuto a esprimersi nel merito, a far sentire la sua voce alla Commissione europea che raccoglierà gli elementi per redigere le proposte legislative.
Noi tutti sappiamo quanto sia importante la voce degli Stati membri, ma l'Italia, guarda caso, arriva con il solito ritardo all'appuntamento che avviene dopo la presentazione, da parte del commissario dell'agricoltura, Ciolos, della prossima PAC;e tuttavia senza una reale consistenza e definendosi così fra le varie incognite che gravano sul processo di riforma, a partire dall'incertezza delle risorse finanziarie disponibili.
Questa comunicazione mantiene però l'impianto generale dell'attuale PAC, che quindi continuerà a essere basata su due pilastri. Il primo, composto dai pagamenti diretti e dalle misure di mercato; il secondo, dalle misure pluriennali di sviluppo rurale. I pagamenti diretti saranno basati su quattro componenti: il pagamento disaccoppiato di base per garantire un livello uniforme a tutti gli agricoltori di uno Stato membro; una componente verde per rafforzare l'efficacia ambientale, sostenendo i comportamenti orientati a conseguire obiettivi climatici ambientali; un sostegno specifico alle aree svantaggiate da specifici vincoli naturali, con un pagamento aggiuntivo; un supporto accoppiato sul modello dell'attuale articolo 68 per determinati tipi di agricoltura in aree specifiche.
La comunicazione della Commissione ha insomma già ben sottolineato l'importanza di distribuire, riformulare e rendere più mirato il sostegno. E proprio il tema della ridistribuzione degli aiuti, ovvero della ripartizione dei fondi comunitari fra gli Stati membri, preoccupa moltissimo l'Italia, e diventerà certamente uno dei nodi più difficili del negoziato. Il commissario Ciolos mira a una ridistribuzione a livello comunitario, che avvantaggerebbe i Paesi dell'est Europa, tra cui la Romania, il suo Paese d'origine.
In base alle richieste formulate da questi Paesi, il parametro preso a riferimento per la distribuzione degli aiuti dovrebbe essere la superficie agricola di ciascuno Stato, azzerando implicitamente tutti i riferimenti storici che hanno determinato l'attuale distribuzione degli aiuti diretti erogati ai produttori. Questo, che per noi sarebbe lo scenario migliore, non lo è per l'Italia. Se infatti consideriamo il 2013, il massimale per l'Italia è di 4.125 miliardi di euro, e di conseguenza la diminuzione nel 2019 arriverà al 6,9 per cento, mentre la Sardegna ne avrà un vantaggio certo, se appunto i fondi italiani saranno distribuiti in modo omogeneo, e cioè con lo stesso tipo di riferimento adottato in Europa, che è la superficie assoluta coltivata.
Io, sconfortato dalle esperienze maturate dalla Sardegna, sono pronto a pensare che saremo chiamati a pagare fra i primi questa eventuale decurtazione all'Italia. In passato, per esempio, si è calcolato il peso di ciascuna zona sulla base dei cosiddetti titoli storici, ossia considerando i versamenti fatti via via nel tempo a ognuna di loro. Io credo che sia appunto in questo stretto passaggio dell'accidentato tragitto da Bruxelles all'Isola che si gioca il possibile montante per la Sardegna.
Infatti, se si preferirà il criterio dell'uniformità al livello regionale, la nostra area vedrà una progressiva riduzione delle risorse, e perderà all'incirca 11 milioni all'anno. Viceversa, se si sceglierà il percorso di regionalizzazione nazionale, la Sardegna beneficerà del livello mediamente più alto degli aiuti, aumentando così il proprio plafond di sostegno finanziario. Nel primo caso quindi nell'Isola si aggraverà la crisi, e nessuno potrà pensare di voltare davvero pagina, soprattutto dopo la terribile storia dei "metodi Boffa", delle continue recessioni, dei rincari incessanti dei mangimi, delle medicine, dei carburanti, delle vere e proprie stragi di bestiame causate da micidiali epidemie, dalle devastanti malattie nei campi.
La seconda Commissione di questo Consiglio ha lavorato, come sappiamo, su proposte in materia ascoltando, riunita in seduta congiunta con la Commissione agricoltura, le organizzazioni di categoria, soprattutto sul pacchetto legislativo della riforma della PAC 2014-2020. Questo proprio per raccogliere tutte le posizioni e le proposte, e per arrivare a una sintesi comune che la Regione sarda dovrà far pervenire proprio a quel Governo nazionale di cui prima ho definito lo sconfortante profilo.
Io, colleghi, non mi aspetto più di tanto, e anzi mi chiedo quanto davvero tale nostra proposta potrà concorrere, insieme a quella delle altre Regioni italiane, a formare una posizione, in merito alla riforma della PAC, che l'Italia porterà a Bruxelles. Ma, come si può dire, la speranza è anche l'ultima a morire, e io voglio sperare che per la Sardegna, che di fatto è stata già esclusa da alcuni interventi fondamentali, e rischia di perdere il controllo su una gran parte di risorse, e di vedere ancora più limitate le sue prospettive di sviluppo, ci siano ancora i presupposti per una qualche speranza.
Sappiamo anche quanto i tempi dell'Europa siano stretti, perché la nuova PAC dovrà essere approvata entro il 2012, ed entrerà in vigore nel 2014. Ma la nostra risoluzione credo rispetti questi tempi. Così come sappiamo che la riforma europea contiene punti importanti, che riguardano in particolare la Sardegna, come quella della ridistribuzione e dei pagamenti per l'agricoltura verde, oltre alla diminuzione per i beni pubblici e alla maggiorazione per gli handicap naturali. Gli stessi rappresentanti di categoria hanno espresso in Commissione un giudizio abbastanza positivo sulle impostazioni generali contenute nella riforma della PAC, soprattutto per quello che concerne il riequilibrio delle risorse tra i Paesi del nord e del sud dell'Unione.
Per essere più chiaro, io credo che i beneficiari dovranno essere solo gli agricoltori attivi e professionali, così come annunciato nella stessa riforma, che prevede i pagamenti diretti solo a quegli agricoltori le cui entrate dall'attività agricola superano almeno il 55 per cento del reddito complessivo.
Desidero però anche aggiungere, come rimarcato dai rappresentanti di categoria, che vi è anche la necessità di adeguate politiche che favoriscano il ricambio generazionale nell'ambito della professione agricola, incentivando anche il più giovane a intraprendere questo tipo di attività imprenditoriali. Ma credo che sia anche opportuno concentrare la nostra attenzione e i nostri sforzi sul concetto che ho già richiamato, quello degli handicap naturali, e dunque della necessità stringente di fare in modo che alla Sardegna sia concesso formalmente il carattere dell'insularità, così come ci consente il Trattato di Lisbona.
Infatti contemplando l'insularità quale precisa condizione di svantaggio potremmo ottenere ciò di cui la Sardegna ha veramente bisogno. Non mi riferisco alle sole maggiori risorse e infrastrutture, ma soprattutto a quelle condizioni particolari di applicazione dei regolamenti comunitari, tra cui quelli relativi agli aiuti di Stato, al Patto di stabilità e alla fiscalità di vantaggio che potrebbero alleviare moltissimo le difficoltà economiche e finanziarie della Regione.
Altri punti qualificanti da perseguire credo debbano essere la semplificazione dei programmi, l'accesso al credito, l'approccio "Leader" e l'introduzione della gestione delle risorse forestali nella PAC futura, il tutto con un approccio programmatico, maggiormente orientato ai risultati anziché alle procedure burocratiche che oggi angustiano l'attuazione delle stesse misure. Concludo con l'auspicio che davvero si pongano al centro della nuova politica di sviluppo rurale i temi dell'innovazione, dell'ambiente e del cambiamento climatico, insieme alle altre priorità che per noi devono essere il paesaggio rurale…
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Gruppo Misto). Chiedo al Presidente se posso fare il mio intervento seduto.
PRESIDENTE. Non è rituale però, vista la situazione, va bene.
BEN AMARA (Gruppo Misto). Grazie. Io non parlerò di agricoltura, se l'agricoltura è doppiamente in crisi in Sardegna la colpa non è della Unione europea, è anche colpa nostra perché c'è una mancanza di progetti, una mancanza di creatività politica e una mancanza di performance innovativa. A me dispiace molto il fatto che l'illustrazione fatta dal presidente della seconda Commissione non sia stata grintosa nell'esporre il contenuto e il lavoro, duro, della seconda Commissione. Su quella illustrazione non c'era stata concertazione, perché un presidente di una Commissione prima di illustrare una relazione dovrebbe anche sentire il parere altrui e dividere il lavoro. Dunque, questa illustrazione non riflette bene lo spirito della proposta, forse l'illustrazione si è persa nella sua stessa traduzione, come direbbe Ezra Pound.
Vorrei soltanto, per non essere ripetitivo, trattare con i concetti, invece di trattare con il vittimismo; PDC significa politica di coesione, io sarò per un approccio antropologico al concetto stesso di coesione, perché coesione significa una politica di coesione coerente, la coesione senza la coerenza non va. E direi che se il fatto di condividere una cultura è considerato come elemento cruciale per la creazione di un senso di identità comune all'interno della Commissione, si osserva però il fenomeno contrario, ovvero la frammentazione della cultura in seno alla Unione europea. Basta vedere la semantica delle comunicazioni ufficiali redatte in inglese per accorgersi che non c'è neanche una coesione linguistica.
La politica di coesione europea, nella sua versione più rigorosa ma esplicita a livello comunitario, viene interpretata come prefigurazione o, forse, surrogazione di una politica economica federalista; la gestione multilivello dei fondi strutturali e di coesione nella quale cooperano le istituzioni comunitarie, qui intesa come para federale, statale e sub statale, che sono le Regioni, deve superare l'originaria funzione retributiva del reddito a partire dalla matrice regionale, per diventare un vettore di sviluppo su scala comunitaria e di competitività per l'Europa su scala globale.
La surrogazione di istituzioni politiche e federali per via di politiche economiche favorirebbe la nascita di quell'istituzione; la funzione crea l'istituzione, secondo una concezione del rapporto fra economia e politica che distingue l'europeismo fin dalle sue origini. Faccio un esempio; le risorse della cultura e della scuola: l'Italia ha speso solo il 12 per cento delle risorse della Unione europea, mentre l'Irlanda e Malta hanno già esaurito tutto. Che significa questo? Che siamo avari nella progettazione, avari nella progettazione, ma molto bravi negli annunci.
Io non sono neanche d'accordo sul fatto che l'insularità sia un elemento negativa; l'insularità non è l'ostacolo, è la soluzione, si pensi all'Irlanda. Anche sull'integrità dei trasporti, noi non usiamo quasi niente dei fondi della Comunità europea. Penso a Parigi che aveva già l'underground, e adesso ha anche la metropolitana, ovvero ilmetro léger. Smettiamo dunque di parlare di vittimismo, la colpa è solo nostra. Se questa Regione non fa miracoli, non si sviluppa, non è perché l'Unione europea ci taglia la spesa.
Io sarei anche per una rivalutazione del concetto di competitività; a me non piace la parola competitività, soprattutto quando penso all'Europa dei 27, è meglio usare la parola cooperazione invece di competitività. Io mi fermo qui, perché forse non serve neanche proseguire.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Io credo che la consueta unanimità, che poi ritroveremo negli argomenti delle risoluzioni e della mozione, non tradisca il punto vero di questo argomento, cioè la totale sottovalutazione della politica e delle istituzioni di ciò che questi aspetti comportano nel presente, ma vorrei dire nella prospettiva più immediata. Il Consiglio regionale è l'emblema di se stesso su questa materia; e l'idea che la seconda Commissione è comunque una Commissione derubricata rispetto alle ambizioni, l'abbiamo tutti, non ci dobbiamo nascondere queste cose.
Di conseguenza le elaborazioni che provengono da quella Commissione sono anch'esse derubricate, perché abbiamo una concezione medievale degli istituti economici, degli istituti rappresentativi nel nostro mondo. Io vorrei dire ai colleghi, compresi gli Assessori, che se prima di fare questa discussione avessero visionato l'allegato tecnico del nostro bilancio di quest'anno, e avessero aperto le voci di spesa dell'agricoltura, non avrebbero trovato una lira di fondi regionali che non finanziano AGRIS, LAORE, cioè i nostri carrozzoni; non c'è una lira, a esclusione dei fondi comunitari.
Che cosa fa questa nostra Regione oltre a finanziare quei contenitori che dovrebbero essere i motori della semplificazione amministrativa e burocratica al fine di massimizzare gli effetti dei fondi comunitari? Dovrebbero perlomeno, io dico, avere un'idea della politica agricola regionale da portare in sede comunitaria. Allora io vorrei sfatare una cosa. Noi purtroppo non dobbiamo dire di Cappellacci più di quello che c'è da dire. Ormai si è accreditato per essere il più grande falegname di questo mondo, nel senso che dice di partecipare a tutti i tavoli, lui è per i tavoli.
I tavoli si fanno per poggiare delle cose concrete o anche per tenerle in piedi. Lui può darsi che sia la gamba sistematica di uno di questi tavoli, ma non è certo il beneficiario dei contenuti perché non ha un progetto di sviluppo, perché non ha nella testa qualcosa da portare all'interno di quei tavoli. E' inutile che faccia i comunicati stampa dicendo che lui è su tutti tavoli. Sui tavoli ci si può coricare, sui tavoli si può giocare a carte, sui tavoli si può barare rispetto ai bisogni, quindi che non dica queste sciocchezze; e sarebbe stato opportuno che fosse venuto in Aula perché la discussione svolta dalla Commissione doveva concludersi in Commissione dopo un dibattito dell'Aula su che cosa fare e dove andare.
Allora, al collega Ben Amara voglio dire i due termini significativi, per me, del mondo che dobbiamo affrontare nel rapporto con l'Unione europea: la coesione territoriale ha un senso solo se noi capiamo che le politiche che la Unione europea fa non sono politiche assistenziali. Ho sentito parlare di PAC, superficie minima, e altro, perché? Perché guardiamo ai soldi, ai soldini che arrivano a questa o a quell'altra categoria, ma la politica di coesione territoriale non è questo, perlomeno non è solo questo.
La politica di coesione territoriale indica la necessità di portare nei territori squilibrati, sul piano del funzionamento delle loro economie, le modifiche strutturali delle politiche economiche per mettere in parità le opportunità e le possibilità di sviluppo delle diverse regioni. Il ministro Barca (il ministro competente sulle politiche di coesione territoriale), qualora l'aveste sentito, ieri, diceva che l'obiettivo di queste politiche è che un trasporto pubblico sia uguale in Sardegna e a Milano, in Lombardia e in Germania; e che l'obiettivo della politica agricola è conoscere i bisogni per capire che cosa, noi, possiamo fare.
Ma voi avete un'idea di che cosa si può fare, leggendo l'allegato tecnico di questo Governo regionale? E basta dire che noi siamo per la fase intermedia? In fondo quella scelta, che io condivido, sarebbe dovuta essere per noi un punto di forza perchè è l'ammissione dell'errore che la Unione europea ha commesso sganciandoci dall'Obiettivo 1 e pensando che l'indice del reddito pro capite fosse l'unico indicatore veritiero.
Oggi la crisi economica congiunturale ci sta dimostrando che non è così, tant'è che i valori sui quali vorrebbero basarsi sono, a mio giudizio, ancora insufficienti per indicare un obiettivo che sia coerente. La scelta intermedia è la scelta di non perdere i vagoni che sono più in ritardo, non perderli definitivamente significa per noi, che siamo tra quelle quattro regioni, guarda caso, centro meridionali, avere un impegno assai più rilevante per avere una opportunità in più; e sarebbe stata questa una condizione da discutere invece di coricarsi sui tavoli da parte del Presidente della Regione e non venire mai in Aula a discutere di queste cose?
Oppure porsi un problema. Assessore La Spisa, lei ci dovrà spiegare perché nel bilancio di questa Regione c'è, spezzettata qua e là, poi faremo i conti opportunamente, una quantità di risorse per progettazione, studi e consulenze che, se rapportata alla percentuale che dovrebbero avere le progettazioni rispetto alle opere, comporterebbe l'esistenza di opere pari a 300 milioni di euro, che non abbiamo, e quindi che cosa stiamo progettando? Un milione e 800 mila euro per studi e progettazioni. Cosa fanno a Laore, ad AGRIS per attivare e semplificare i progetti di utilizzo dei fondi comunitari? Ci sono queste domande da qualche parte? Dove sono le risposte?
Ecco che cosa è la politica di coesione. E' accettare noi l'idea di concorrere sugli obiettivi di convergenza; e c'è qualcosa di strutturale nelle nostre politiche? Altra cosa sarebbe stato che un Presidente della Regione partecipasse a quei tavoli dicendo: "Guardate che cosa facciamo noi con le risorse regionali ed è per questo che vi chiediamo di accettare le nostre condizioni, di valutare i nostri problemi". Perché l'insularità non è un pianto, l'insularità è una condizione che ha dei vantaggi e degli svantaggi e, se saputa presentare, diventa una risorsa perché costringe a un riconoscimento non romantico o da piagnisteo dell'insularità, ma strutturale di un modello di sviluppo.
E quale sarebbe il riconoscimento che noi diamo nel nostro bilancio? Noi semplicemente continuiamo ad accettare che la politica agricola comunitaria, così come si sta modificando, sia ancora un retaggio di un'idea comunitaria di regolazione dei mercati, ma non è così. La nuova politica agricola è la capacità di dire: "Bene, come facciamo dismettere dalla testa delle organizzazioni agricole e degli agricoltori l'idea che si debba continuare a fare in un certo modo e non in un altro modo?". Perché dalla lettura dell'allegato tecnico questo non si capisce. L'unica occasione che avevamo era dire al tavolo comunitario che noi volevamo fare quel nuovo modello di sviluppo, e non lo facciamo perché partecipiamo ai tavoli coricandoci sopra e sottraendoci al dibattito.
Ecco perché, dico che siamo "dannatamente" persi nella nostra strategia. E' inutile che andiate in giro, che spendiate soldi in missioni, in viaggi, in contro viaggi. Il problema vero della nostra Regione è che non abbiamo noi nella testa la capacità di capire che dentro quelle politiche, queste trasformazioni, al di là della bontà di queste risoluzioni, c'è la struttura del nostro cambiamento culturale, un cambiamento culturale che noi rifiutiamo nelle cose che scriviamo, nelle cose che approviamo e nell'aspettativa che più spremiamo le risorse regionali, più pensiamo di garantirci un futuro mentre invece lasciamo correre che altri Paesi approfittino delle nostre…
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, colleghi, francamente mi aspettavo che oggi il Presidente della Regione venisse in Aula perché quando il Presidente della Regione dà del bugiardo a un consigliere regionale in genere ha la capacità di sottoporsi al confronto diretto nell'Aula, luogo deputato a questi confronti. Mi convinco dell'idea che certe parole siano state usate più da "penne a contratto" del Presidente della Regione che non dal Presidente medesimo; ma alle "penne a contratto" vorrei dire che in inglese c'è un detto che recita "what goes around comes around", e che c'è stato mi pare un "grande" direttore di un quotidiano sardo che diede a un professore del "sedicente", però il direttore si è volatilizzato e il professore è sempre lì. Diciamo che i parolai a contratto sono più volatili dei professori strutturati e questo forse dovrebbe indurli a una maggiore prudenza,
Oggi io mi voglio comunque confrontare con la Presidenza della Giunta, non con il Presidente della Giunta, visto che si sottrae, perché sono convinto di quello che ho detto, e siccome il Consiglio regionale deve abituarsi a non essere una sala di conferenze e ricordarsi, invece, che la politica è confronto, confronto di interessi che noi rappresentiamo, legittimi, io continuo a dire che noi non abbiamo coscienza, quando ragioniamo delle risorse comunitarie, che stiamo ragionando della politica delle entrate. Le entrate si strutturano nel Titolo primo per le nostre compartecipazioni e nel Titolo secondo sono compartecipazioni sui fondi europei e tutto il resto che viene, tra cui i fondi FAS e quant'altro. Noi stiamo parlando di politica delle entrate, non stiamo facendo un convegno sull'Europa.
Sulla politica delle entrate io vorrei spiegarmi, perché è bene che si sappiano alcune cose. Allora, è coscienza di tutti che noi siamo nell'Obiettivo competitività? Non lo so, lo ripeto, lo ripeto per me. Essere nell'Obiettivo competitività che cosa significa? Significa che il nostro POR, per esempio, non può finanziare infrastrutture. Allora, come finanziamo le nostre infrastrutture? Le finanziamo con i fondi FAS. Pertanto, dobbiamo avere un'idea chiara di che cosa è successo sui fondi FAS.
Si parte da quando la Regione sarda ha presentato il suo PAR FAS nel 2009 per un importo di 2 miliardi e 200 e rotti milioni di euro; vorrei ricordare ai colleghi che solo nel 2011 le delibere CIPE riducono gli stanziamenti FAS da 1 miliardo e 946 a 1 miliardo e 73 milioni. Quindi relativamente alle entrate dei due assi che aiutano la Sardegna a risolvere i suoi problemi, uno che alimenta le infrastrutture FAS e l'altro il POR, c'è stata in un anno una decurtazione di 900 milioni. La misura di questa decurtazione sulle infrastrutture sta nel fatto che se vedete tutti provvedimenti che noi abbiamo preso fino a oggi sulla Sassari-Olbia che, vi ricordo, è una strada statale questo elenco vi dimostrerà che noi stiamo pagando la Sassari-Olbia, la strada statale Sassari-Olbia, con fondi regionali. E vi assicuro che in Italia di episodi di questo tipo non ce n'è altri.
Andiamo avanti. Esiste una politica europea in questi mesi che tende ad accelerare la politica di spesa in maniera tale da rendere più competitivo il Paese. Questa politica di accelerazione della spesa si concretizza in interventi di rimodulazione del POR, con cambi di destinazione ma sostanzialmente a saldi invariati. Poi abbiamo il Piano di Azione Coesione che, per esplicita dichiarazione, ho il testo se volete lo leggiamo insieme, prevalentemente è orientato sulle Regioni dell'Obiettivo convergenza: Calabria, Campania Puglia e Sicilia. Primo punto, la Sardegna poteva aderirei o poteva non aderire, chiaro? Quindi l'adesione della Sardegna è volontaria.
Come funziona il Piano di Azione Coesione? Si effettua una ricognizione sulle difficoltà di spesa dei POR regionali, si preleva da quei fondi, si crea un fondo che poi rialloca le risorse fuori Piano. E'chiaro? E nella ricollocazione fuori Piano c'è un vantaggio, è evidente che c'è un vantaggio. La prima domanda è questa: dove erano le risorse non spese? Perché questo credo che all'interno della Giunta regionale non si sappia.
Nel momento in cui la Regione sarda aderisce al Piano di Azione Coesione sta tagliando il suo POR e, necessariamente, a breve la Giunta dovrà approvare una norma in cui viene "rifilato" il POR sanità, il POR ambiente, il POR istruzione fino a un ammontare di 340 milioni. E' chiaro? Perché queste risorse sono state prese e ammesse a finanziare attraverso il Piano di Azione Coesione ciò che noi dovremmo vedere finanziato dai fondi FAS. Perché noi non spendevamo le risorse? Perché, oltre alle difficoltà burocratiche, c'è un Patto di stabilità che ci sta strozzando, mettiamola così.
Allora, ulteriore domanda: quando siamo stati convocati per parlare della nostra adesione al Piano di Azione Coesione chi ha partecipato a questa riunione per poter aggiungere o togliere obiettivi? Il cuore del problema è qui: noi avevamo bisogno di mettere dentro il Piano di Azione Coesione tutti gli obiettivi su cui avevamo investito risorse o su cui non potevamo investirle. Faccio un esempio: ospedali da rifare, scuole da mettere in sicurezza. Chi è andato a rappresentarci, con chi ne ha parlato? Con la seconda Commissione? Io penso che a queste riunioni debbano partecipare non persone dello staff ma, come fanno le altre Regioni, i funzionari regionali, quelli competenti nel settore.
E qui è stato commesso un grandissimo errore perché hanno messo un obiettivo che ci costringe a finanziarci, questa è la follia! Noi che con l'accordo sulle entrate abbiamo accettato, sbagliando, di pagarci la continuità territoriale, il nostro svantaggio, adesso con le nostre risorse ci paghiamo le infrastrutture che dovrebbe pagare lo Stato, questo è sbagliato! E il saldo è negativo perché quelle risorse sulle infrastrutture ce le doveva dare lo Stato. Ma quando si dicono queste cose si dicono bugie!
Io, quando vedrò la delibera che taglia il POR, farò una conferenza stampa per vedere chi è bugiardo. Allora che cosa avremmo dovuto fare? Dovevamo inserire questi obiettivi nel Piano di Azione Coesione, non l'abbiamo fatto. Non lo abbiamo fatto ed è stato un errore grave. Quindi, qual è risultato? Il risultato è che noi spostiamo risorse nostre dal POR alle infrastrutture; le infrastrutture dovevano essere finanziate dai fondi FAS che sono in drastica diminuzione, e vien fuori questo quadro di una Regione che finanzia con risorse proprie le infrastrutture statali e ritaglia gli interventi nei diversi settori: bonifiche, eccetera.
Vi sembra una cosa ben pensata? No! Pensate che sia una pensata politica? No! Questa è una pensata degna della sciatteria propria di ambienti di gabinetto politico, non di ambienti politici veri perché non c'è un politico che non sappia queste cose. E io dico queste cose non per creare problemi ma perché i problemi vorrei risolverli; e non accetto che mi si dica bugiardo quando io sono stato zitto mentre uno si è dato del babbeo in pubblico!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Sarà abbastanza interessante assistere all'incontro, che abbiamo sollecitato avvenga il prima possibile, tra i rappresentanti della Giunta e la Commissione lavori pubblici per capire che cosa effettivamente è successo, dati e documenti alla mano, relativamente al tema appena affrontato dal collega Maninchedda. Ritengo sia assolutamente necessario fare chiarezza, dare elementi di certezza perché il quadro che è stato adesso illustrato è un quadro davvero drammatico, insostenibile, che non può lasciare indifferente non solo la minoranza ma l'intero Consiglio.
Questo incontro va calendarizzato il prima possibile, io l'ho chiesto al Presidente qualche giorno fa, ha assicurato che si andrà in questa direzione, spero che non si prenda troppo tempo perché la questione è troppo delicata per essere lasciata cadere nel dimenticatoio.
Ora cogliamo l'occasione della discussione della mozione, presentata dalla collega Barracciu, e delle due risoluzioni sulle politiche comunitarie, presentate dalla seconda e dalla quinta Commissione, per discutere ancora una volta in quest'Aula del quadro drammatico in cui versa l'agricoltura, non nel mondo ma, in particolare, nel modo occidentale, in particolare in Italia, in particolare in Sardegna, dove assistiamo al crollo del reddito degli agricoltori, con lo Stato che ha proceduto al taglio delle agevolazioni per le zone svantaggiate, per esempio le agevolazioni contributive che oggi ci creano problemi pesantissimi nella controversia agricoltori-Equitalia.
La gran parte degli elementi di questa controversia è legata alla incapacità, all'impossibilità per moltissimi imprenditori agricoli di pagare i contributi Inps; contributi il cui importo, se pagati in ritardo, raddoppia, e se si ritarda ancora continua ulteriormente a crescere. Oppure a causa di altre iniziative, assolutamente inqualificabili, come la difesa della illegalità, diffusa in alcune regioni d'Italia, rispetto alle disposizioni comunitarie. E, ancora, in nessuna iniziativa di sostegno ai settori strategici da parte del Governo italiano, che pure altri Stati hanno promosso anche indipendentemente dalla politica agricola comunitaria.
Ricordo che quando noi discutevamo della lotta dei pastori sardi, in Commissione agricoltura lo stesso Prato ammise che la Francia nel settore dell'ovicaprino stava investendo milioni di euro, ma stava anche procedendo nella costruzione di accordi di filiera e nella organizzazione dell'interprofessionale. In Sardegna vediamo ancora che qualcuno, pur convocato dalla Giunta regionale, si rifiuta di sedersi a un tavolo con gli altri soggetti di filiera. Si rifiuta e tutto rimane impunito, tutti restiamo indifferenti rispetto ad atteggiamenti che esprimono una irresponsabilità assoluta.
Non si riesce pertanto a conseguire l'obiettivo, che pure un governo regionale, un Governo nazionale, dovrebbero inseguire: costruire un sistema di relazioni che porti all'equilibrio tra il potere negoziale di tutte le categorie interessate in una filiera, per arrivare a salvaguardare il lavoro di tutti. E noi oggi in Sardegna siamo interessati in particolare a che venga salvaguardato il lavoro degli agricoltori e dei pastori, senza ovviamente trascurare gli altri.
E oggi agricoltori e pastori in queste filiere, che esistono solo sulla carta, sono assolutamente i più penalizzati. Inutile ricordare il comparto lattiero-caseario di cui abbiamo parlato tantissime volte, ma la stessa gestione dell'agnello IGP vede i pastori penalizzati rispetto all'atteggiamento assunto dall'altro anello della catena, il settore della macellazione che, di fatto, si rifiuta di costruire un percorso positivo. Non sarebbe mai accaduto che a livello nazionale, ufficialmente, si venisse a sapere che produciamo 5 milioni di agnelli, quando in Sardegna se ne possono produrre solo 2 milioni e mezzo; qualche motivo ci sarà se questo accade. E non ci sarà mai un bilancio della nostra agricoltura senza una vera promozione collettiva dei nostri prodotti e una gestione trasparente del mercato.
Questi concetti sono intrisi nella politica comunitaria, ma perché prendano piede è necessario che vengano gestiti e governati dalla politica nazionale, dalla politica regionale per costituire sistemi di relazione e costruire fatti economici che rendano i nostri agricoltori protagonisti e non vittime del nostro operato. Oggi, per la prima volta, a due anni dall'inizio della discussione a livello europeo, si discute sulla nuova Politica agricola comune. Un'assenza da questa discussione europea che non ha caratterizzato solo il Governo, ma che ha contraddistinto anche, è stato ben illustrato da chi mi ha preceduto, la nostra Regione.
Oggi si cerca di salire su un treno in corsa, la cui tabella di marcia è stata comunque già scritta da altri. Si potrebbe dire che, rispetto a chi c'era e poteva scrivere questa tabella di marcia nei mesi scorsi, forse è stato meglio così, perché forse l'avrebbero scritta peggiore. Certo, le tante agricolture che esistono in Italia, le tante agricolture nel variegato programma nazionale richiedono un'analisi più puntuale, richiedono una delega agli Stati e alle Regioni per un adeguamento alle realtà specifiche regionali delle politiche che vengono portate avanti.
Il nuovo parametro proposto, va detto, che si basa sulla superficie piuttosto che sui titoli storici legati alla produzione, avvantaggia l'isola, e quindi bene hanno fatto la seconda e quinta Commissione a condividere questo aspetto nella risoluzione. L'adozione di questo parametro avvantaggia le agricolture estensive come quella sarda, ma non dovrebbe avvantaggiare a mio parere chi non pratica l'agricoltura.
I vantaggi per l'isola sono evidenti, come qualcuno ha dimostrato quantificando gli incrementi dei fondi che in percentuale potrebbero arrivare in Sardegna. Però questa partita va gestita con intelligenza per favorire chi in agricoltura opera davvero, e quindi occorre prestare grande attenzione al concetto di agricoltore attivo, per non incentivare quelli che un tempo, con parole desuete…
PRESIDENTE. Onorevole Lotto, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, concentrerò il mio intervento su alcuni punti, e immagino che sarà considerato un intervento controcorrente rispetto al sentire, o al non sentire, comune. Mi pare che ci sia un certo disinteresse verso quei temi, e faccio questa considerazione perché ritengo che la nostra vera battaglia, la vera vertenza delle entrate sia non quella con lo Stato, ma quella con l'Europa. Solo se riusciremo a condurre una battaglia, utilizzando tutti gli escamotage che le norme ci offrono, potremo consentire alla Sardegna di dotarsi di un modello di sviluppo efficiente.
Come ha detto anche l'onorevole Maninchedda nel suo intervento, in assenza di interventi infrastrutturali che ci consentano di competere noi saremo tagliati fuori dalla possibilità di sviluppo della nostra isola, e continueremo a vivere di ciò di cui viviamo oggi, e cioè dei 7 miliardi che l'INPS distribuisce in tutti i comuni della Sardegna. Ora, alcuni elementi sono mancati in questa discussione, li avrebbe sicuramente dati l'onorevole Ladu se gli fosse stato consentito di ultimare l'intervento, perché ha fatto un quadro generale molto puntuale.
Ci sono alcuni aspetti che dobbiamo avere molto chiari. Il primo: quali sono le risorse delle quali parliamo? Parliamo di 254 miliardi di euro che vengono ripartiti in Europa, di cui 162 miliardi alle regioni meno sviluppate, quelle che hanno un reddito medio pro capite al di sotto del 65 per cento; in Italia si trovano in questa situazione quattro Regioni: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia.
Alle regioni cosiddette "in transizione" vengono destinati 38,9 miliardi di euro. Le regioni italiane che rientrano in questa categoria, le ha già ricordate il presidente Ladu, sono quattro e precisamente Basilicata, Abruzzo, Molise e Sardegna. Ma anche la Corsica figura tra le regioni "in transizione", per esempio. Poi vengono assegnati ben 53,1 miliardi per le regioni più sviluppate, cioè quelle il cui reddito pro capite supera il 75 per cento e va anche oltre il 125 per cento. Abbiamo anche aree in cui il reddito pro capite supera il 200 per cento; pensate all'area di Londra, al distretto di Bruxelles, tanto per citare alcuni esempi.
Questa riflessione è utile per capire quanto sarebbe stato importante, e quanto secondo me ancora può esserlo, riuscire a fare una battaglia per stare dentro l'Obiettivo 1, dentro l'Obiettivo di coesione, dentro quell'Obiettivo che ci può consentire di investire in termini di infrastrutture. Ma come avviene questa scelta? Chi la quantifica, sulla base di quali parametri? Sembra che si debba prendere atto: noi siamo fuori dall'Obiettivo 1, lo siamo quasi per fatalità, anzi dobbiamo essere contenti di esserlo e, quindi, facciamo una battaglia per riconoscere l'insularità come handicap.
L'insularità non è un handicap! L'insularità di per sé non può dare alcun vantaggio, perché l'Europa ha delle regole chiare e una di queste è che ha diritto ad avere dei benefici economici chi sta al di sotto di una certa percentuale del reddito pro capite, le cause che hanno comportato quell'handicap non incidono e non possono incidere sulla ripartizione; nel trattato di Lisbona è inserita una semplice indicazione sulle regioni marginali e insulari ma che non dà diritto a compensazioni. Non le può dare perché altrimenti ritorneremmo alle politiche statali, ritorneremmo alle politiche regionali secondo le quali tutti hanno motivo per avere qualcosa: le regioni costiere (hanno i flussi stagionalizzati), le isole linguistiche, le zone montane, tutti hanno delle ragioni per avere un trattamento differenziato. L'Europa pone, invece, poche regole ma chiare.
Allora chi decide e come decide chi sta nell'Obiettivo 1, nella "categoria intermedia" delle regioni in transizione o tra le regioni più sviluppate? In questo momento a livello nazionale è costituito un gruppo di contatto nel quale naturalmente la nostra Regione è rappresentata (è rappresentata al massimo livello tecnico dal direttore del Centro regionale di programmazione), non si è ancora deciso a oggi quale triennio dovrà essere posto come riferimento per valutare la media dei redditi pro capite.
Io non voglio muovere accuse ad alcuno, né di scarsa lungimiranza né di altro, per carità, ognuno fa le sue valutazioni, ma è evidente che se l'obiettivo è quello di trattare con lo Stato per ottenere qualche decimo in più o in meno di Irpef o di IVA si perde l'obiettivo di valutare quante risorse possono arrivare dall'Unione europea. Stare nell'Obiettivo 1 vuol dire, per avere un'idea, ricevere 4 miliardi; stare nella categoria intermedia, della quale fanno parte 51 regioni europee, significa che se dividiamo i 38,9 miliardi in parti uguali avremo 760 milioni, se li dividiamo in base alla popolazione, avendo le 51 regioni 72 milioni di persone, avremo 750 milioni; riceveremmo pertanto un quinto di ciò che ci sarebbe spettato se fossimo rimasti nell'Obiettivo 1, cosa che io ritengo ancora si possa fare.
Allora perché siamo usciti? Perché a qualcuno è venuta la foga di far trasferire la sede legale di aziende che poco hanno a che fare con la Sardegna in Sardegna; se queste aziende avessero mantenuto la sede legale a Francoforte piuttosto che a Milano, probabilmente avremmo avuto 30 milioni di gettito Irpef o Irpeg o quello che sarà in meno, ma avremmo avuto 4 miliardi in più. La vertenza noi l'abbiamo sempre vista in contrapposizione allo Stato, ma lo Stato sta perdendo ogni capacità, ogni elemento di statualità, ormai la politica finanziaria, non solo quella monetaria, la fa l'Europa. Quindi cerchiamo di concentrarci su questo!
Senza dilungarmi eccessivamente, è un argomento che mi appassiona, da 15 anni mi occupo di progettazione comunitaria, credo con qualche risultato se la mia città è risultata la terza in Italia per finanziamenti a tiraggio diretto da Bruxelles ottenuti nello scorso quinquennio, vorrei soffermarmi su due soli punti: insularità ed enti.
Riguardo all'insularità, chi ha detto che l'insularità è uno svantaggio, chi l'ha detto? Bisogna fornire dei dati, ma l'insularità diventa uno svantaggio solo se il modello di sviluppo è assolutamente non coerente con le condizioni insulari, cioè se il modello di sviluppo è quello industriale e magari quello dell'industria pesante per il quale noi dobbiamo importare la materia prima, poniamo il petrolio, trasformarla e poi esportarla sotto forma di semilavorati o addirittura come prodotto finito. E' chiaro che il trasporto incide, ma se scegliessimo di sviluppare il settore turistico, come in tutte le altre isole, vedreste che la situazione cambierebbe.
Io ho il quadro delle isole europee; sapete che l'isola di Creta, in Grecia, nella regione più devastata dal punto di vista finanziario, ha una percentuale del 100 per cento del reddito pro capite europeo? Cipro ha un reddito molto più alto del nostro. L'unica Regione insulare che sta peggio di noi è la Guyana francese, sta dall'altra parte del mondo, però ottiene finanziamenti comunitari; e non parliamo delle Baleari, naturalmente, che hanno un reddito del 125 per cento pro capite, il doppio del nostro reddito e vivono di turismo.
Si tratta pertanto di tarare il modello di sviluppo che più si confà alla realtà insulare; se si punta sui servizi e non su una industrializzazione etero diretta, voluta dalle Partecipazioni statali, imposta, allora chiaramente si ha la possibilità di trasformare l'insularità da un punto di debolezza in un punto di forza. Se si sviluppa il turismo si sviluppa l'agricoltura, perché? Perché si utilizzano quei prodotti esportandoli con i turisti senza i costi del trasporto.
Ultima battuta sullo Strumento europeo di vicinato e partenariato (Enpi). L'Enpi è una grandissima risorsa per la Sardegna, si stanno formalizzando ulteriori 26.400.000 euro per porre la Sardegna al centro dei processi di democratizzazione del Maghreb. Non perdiamo questa autorità di gestione, l'abbiamo valorizzata poco, abbiamo l'aggressione della Puglia e l'aggressione della Regione Provence - Alpes - Côte d'Azur, facciamo una battaglia perché anche nella prossima fase di programmazione la Sardegna possa mantenere l'Enpi possa giocare un ruolo strategico nelle politiche di vigilato, possa essere la Regione che fa dialogare l'Europa col Nord Africa.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu . Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, condivido le preoccupazioni e le denunce espresse dai colleghi che mi hanno preceduto e, devo dire, che attendo che Paolo Maninchedda compia, a seguito del suo intervento, delle scelte politiche logiche e coerenti.
E' certo che il rapporto fra le istituzioni sarde, il Governo italiano e le politiche europee è inquietante e merita, da parte della classe politica, una attenta analisi sulle cause, sugli effetti e sulle responsabilità politiche e amministrative che devono essere individuate con nome e cognome.
Ciò che emerge è una fedele fotografia dell'oppressione coloniale nei rapporti fra l'Italia e la Sardegna. Quindi un dominio che sopravvive, fra l'altro, al colore politico, quindi l'abbiamo visto passare da Berlusconi a Monti, ovviamente in nome degli interessi garantiti alle regioni del Centro e del Nord Italia, oltre che ovviamente del grande capitale. Tutto questo non tenendo in considerazione queste direttive europee ma addirittura opponendosi con determinazione a qualsiasi politica di perequazione sociale ed economica tendente a superare le ragioni e le cause delle diseguaglianze di sviluppo e, quindi, di ridistribuzione della ricchezza proposta dalla Unione europea.
Queste politiche italiane si oppongono ai benefici previsti per la condizione di insularità; lo Stato italiano si oppone in modo forte alla revisione dei parametri agricoli proposti dalla Unione europea che optano per una distribuzione dei contributi meno discriminatoria e più attinente alla realtà sarda, cioè a quella che vede la superficie coltivabile e non la produttività di essa come parametro da adottare, con ciò sviluppando un'agricoltura più equa e rispettosa del territorio; quindi dando un aiuto all'agricoltura vista in una prospettiva di sviluppo di qualità, di salvaguardia dei territori, delle loro biodiversità e delle stesse superfici agricole.
Purtroppo le opposizioni portate avanti da Berlusconi oggi diventano drammaticamente patrimonio di Monti e dei suoi ministri, tutto questo ovviamente in barba alla Sardegna e ai suoi bisogni, alle sue difficoltà economiche ataviche e alla disgregazione sociale che rischia di distruggere in modo così irreversibile la nostra identità. La questione più inquietante in tutto questo contesto è la latitanza e il colpevole silenzio delle istituzioni regionali, a partire dal Presidente, cui si è pure aggiunta la connivenza e l'immobilismo dei parlamentari eletti in Sardegna che da "sardi" hanno tradito il loro mandato politico e la loro identità culturale (è talmente drammatica questa situazione che io non li considero più neanche sardi); questi eletti in Sardegna che, non difendendo nelle istituzioni italiane le ragioni economiche e sociali del nostro territorio, contribuiscono a creare per l'ennesima volta una sudditanza mortale per i sardi e per la nostra economia.
Chiediamoci che cosa hanno fatto il presidente Cappellacci e i suoi Assessori e i parlamentari sardi a Roma e a Bruxelles per difendere gli interessi nazionali sardi e le economie dei nostri territori. Tanto meno si possono chiudere le stalle quando i buoi sono scappati: che senso ha recriminare l'esclusione della Sardegna dalla mappa dei "corridoi transeuropei" e dalle "autostrade del mare", quando nel momento in cui le altre Regioni prima escluse (mi riferisco quindi a Puglia, Sicilia, Basilicata, eccetera) facevano sentire le loro ragioni, che poi sono state anche accolte, la Sardegna brillava per le assenze e per il silenzio.
Quindi, rincorrere le occasioni perdute o piangere sul latte versato non mi sembra un buon presupposto da cui partire per sfruttare e per razionalizzare al meglio, in base anche ai nostri bisogni, le politiche europee e quindi i finanziamenti che, compatibilmente con le esigenze ambientali, economiche e sociali dei territori sardi, possono contribuire a creare sviluppo, superamento delle disuguaglianze ormai ataviche e benessere per i sardi.
I rapporti istituzionali e gli incontri tra il presidente Cappellacci e il ministro Fitto del P.d.L., in qualità di Ministro per i rapporti con le Regioni, ci dimostrano ancora una volta che non esistono governi amici per i sardi. Con gli incontri poi avvenuti tra Fitto e il Commissario europeo si è raggiunto un accordo (quindi a causa dei ritardi del Governo italiano nella spesa dei fondi europei); questo accordo, "Piano di Azione Coesione", con riferimento ai fondi non spesi permette di fatto di utilizzarli in una nuova spesa, entro un vincolo di dieci anni, su quattro priorità: occupazione, istruzione, agenda digitale, ferrovie e reti.
Le dichiarazioni alla stampa su questi punti, rese dal presidente Cappellacci, sono state condivise come obiettivi strategici anche per il modello di sviluppo sardo, con l'aggiunta da parte del Presidente degli obiettivi dell'ambiente e dell'energia.
Di questi temi, tenuti così a cuore dal presidente Cappellacci, e presi in considerazione da Fitto, nel Piano pubblicato dal Ministero per lo sviluppo economico, e nei suoi dettagli, non si fa caso strano alcuna menzione e ridistribuzione per la Sardegna; siamo di fatto esclusi sui temi dell'istruzione, delle ferrovie, delle reti dell'occupazione, come se la nostra realtà economica potesse fare a meno di tutto questo.
La non menzione prevede l'esclusione, come di fatto è avvenuto, anche per i temi dell'ambiente e dell'energia sollecitati vivamente dal presidente Cappellacci, ma per la Sardegna si parla in modo distratto solamente dell'agenzia digitale, tema tra l'altro già in corso di esame da parte della Commissione. Allora da ciò devo dedurre tristemente che gli interessamenti a mezzo stampa, manifestati su questi temi dal nostro Presidente, per la Sardegna non hanno sortito in definitiva che un buco nell'acqua, in questo grande polverone mediatico così amato dal nostro Presidente.
Ecco perché la presenza politica della Sardegna in questi luoghi, dove si decide per lo sviluppo e il benessere del nostro territorio e delle nostre collettività, finisce sempre in un pesante e imbarazzante silenzio che io definisco "oblio istituzionale"; tutto questo è certamente funzionale a una storia di grande truffa (dovremmo anche abituarci a usare i termini giusti e più adeguati per definire le condizioni) per la Sardegna.
Siamo di fronte a una nuova guerra economica che rischia di distruggere definitivamente l'economia dei nostri territori, annullare la coesione sociale, far sparire la cultura e l'identità sarda in nome di interessi altrui; quindi l'assenza fisica del presidente Cappellacci é anche espressione molto preoccupante dell'assenza di un progetto di sviluppo economico e di un far west senza regole da cui noi dobbiamo decidere rigorosamente di uscire.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Poiché non è in Aula, decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Non utilizzerò tutto il tempo concesso perché, ascoltando i colleghi che in quest'Aula sono intervenuti, dico che poco hanno parlato di agricoltura, quel settore che si articola in molti altri sottosettori sui quali bisognerebbe fare un serio dibattito e rivisitarli, nel loro insieme, per verificarne la produttività e le tipologie di intervento sinora attuate dalla parte pubblica nel settore.
L'agricoltura è assistita in tutto il mondo, è assistita in quella parte del mondo, l'America, dove c'è una presenza imprenditoriale forte, ed è assistita in tutto il mondo perché ha una debolezza intrinseca; a maggior ragione, pertanto, nella nostra Isola doveva essere attrezzata una serie di investimenti che ci avrebbe consentito di migliorare la produttività e di essere competitivi.
Invece la produzione di questa Isola spesso non basta a soddisfare il fabbisogno, anzi assistiamo in maniera netta in qualche settore, anche in quelli tradizionalmente più prolifici come attività, a una importazione di beni dall'estero; e non faccia specie che anche nel periodo natalizio, quando la produzione ovicaprina dovrebbe essere più abbondante, vengano importati agnelli e altri animali che entrano in concorrenza con la produzione isolana.
Si è parlato di rapporti con l'Unione europea e con lo Stato (di questo stamattina si è parlato ancora una volta) e io rivendico ai Riformatori Sardi di aver posto da sempre all'attenzione di questo Consiglio, e non solo, la necessità di rivisitare i rapporti fra lo Stato e l'Unione europea. Su questo, tutti i consiglieri, tutti i Gruppi, dalla destra alla sinistra, tentano di trovare artificiosamente posizioni che possono anche consentirgli di differenziarsi ma che certamente non portano alla soluzione, ciò che è interesse della Sardegna, di avere un rapporto diverso con lo Stato centrale e con l'Unione europea
Un rapporto diverso grazie al realizzarsi di una innovazione seria dell'atto più alto che la nostra Isola, come istituzione, possiede: uno Statuto di autonomia, una Costituzione sarda che le dia titolarità. Se questo è vero, come peraltro è riconosciuto da tutti gli interventi, io riprendo un argomento toccato da poco da un collega: l'insularità è un vantaggio o uno svantaggio? E' una debolezza o una forza? Se è un vantaggio, è perché le politiche che vengono fatte all'interno di quest'Isola consentono uno sviluppo e una capacità di espansione; ma siccome ricordo a me stesso, come ho detto a quest'Aula in più circostanze e altrove, che la Sardegna è un'oasi in mezzo a un deserto, e l'altra oasi più vicina dista 240 chilometri, qualche problema ci sarà se non ci sono i cammelli che funzionano bene nell'andare e tornare.
E, poichè non vedo funzionare bene i cammelli, nell'andare e tornare in questo mare via nave, e ancor meno per via aerea, mi auguro che la Giunta (e anche l'Assessore) non abbia proceduto e non proceda ad appalti, se non previo dibattito in quest'Aula, come è stato sollecitato, con un indirizzo di quest'Aula, come è stato sollecitato (io stesso ho posto il problema nell'intervento reso quando si sono deliberati i 57 milioni e rotti per la continuità territoriale), altrimenti farebbe un grave danno a se stessa come Giunta, e alla comunità dei sardi, in quanto potrebbe ledere fortemente gli ulteriori interessi, ormai compromessi, della Sardegna nei trasporti.
Su queste cose, certo, bisogna verificare se c'è vantaggio o svantaggio, debolezza o forza della nostra Isola. Ma qual è il livello di competitività che possiamo portare? Qual è la tipologia di agricoltura che può essere intelligentemente praticata? Qual è il rapporto tra ambiente e agricoltura che vogliamo sollecitare da parte della Commissione seconda? Qual è la PAC che effettivamente incide su un'agricoltura che privilegia l'imprenditoria, e non l'assistenzialismo tout court?
Su questi temi mi pare non ci sia stato dibattito, non ci sia stato interesse, almeno questo non è pervenuto all'attenzione di quest'Aula, né dal dibattito che parrebbe essersi assommato nella seconda Commissione, e ancor meno dal dibattito odierno. Vorrei capire, se si parla di suinicoltura, qual è il tipo di suinicoltura adottato, e qual è il tipo di rapporto con lo Stato, e se le aziende sane possano commercializzare o meno, se devono essere assistite e in quale misura, e così vale per l'ovicaprino, e così vale per l'allevamento dei cavalli.
Sull'allevamento equino, altra nota dolente. La Regione, ha istituito un ente che dovrebbe essere innovativo, eppure in Sardegna non era più possibile riprodurre l'anglo-arabo-sardo. Si è stati costretti a riprenderli da fuori, con aggravio di costi e con difficoltà per chi fa l'allevatore in quest'Isola. Se si vuole approfondire il discorso sull'ortofrutticoltura, sulla vitivinicoltura, si pensi a errori commessi da questa Regione, che dava contributi per espiantare i vigneti, anziché razionalizzare il settore, mantenendolo in maniera decente, mentre altri Paesi, penso alla Germania e alla regione della Ruhr, investivano sui vigneti. Solo oggi, grazie a investimenti di privati, alle iniziative singole, si sta recuperando uno spazio che prima era determinante attraverso la cooperazione.
Se queste cose sono vere, e ricordo cos'è l'ortofrutta, e quanta presenza di prodotti sardi vi è negli hotel, per cui ci vantiamo di avere produzioni aperte verso un mercato nuovo, quello del turismo, io direi che l'agricoltura è fortemente in perdita, non è assistita adeguatamente, non si porta avanti quella giusta azione per fa sì che sia innanzitutto salvaguardata l'imprenditoria agricola; quell'imprenditoria che deve dare certezza di innovazione e di prosperità per il domani per questo settore, qualunque altro dibattito è ozioso e non produce granché risultato.
Ancora una volta quest'Aula ha parlato di riforme, di quelle riforme che per noi costituiscono elemento caratterizzante e fonte di iniziative: la Costituente, un rapporto nuovo con lo Stato e l'Unione europea, ma che spesso, ancora una volta, nonostante il dibattito, nonostante le sollecitazioni delle organizzazioni sindacali…
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, noi oggi dobbiamo trattare, in questo condivido parte dell'intervento svolto dall'onorevole Maninchedda, la questione delle entrate.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue URAS.) Dico "parte" perché, secondo me, dobbiamo trattare la questione delle entrate e anche la questione della spesa, e le dobbiamo trattare purtroppo in una spoglia Aula. Presidente, io mi chiedo se siamo tutti in trasferta negli anditi del Consiglio regionale, o se questa è la dimensione dell'Aula, oggi, che deve proprio parlare e affrontare il tema della crisi. E' detto nella mozione, prima firmataria la collega Barracciu, che "la Sardegna versa in uno stato di crisi che i dati indicano acuirsi sempre di più, incidendo in maniera drammatica sui livelli produttivi e occupazionali, registrando altissimi tassi di mortalità delle imprese e andamenti disastrosi di tutti i settori produttivi".
Poichè non abbiamo una situazione economico-finanziaria allegra, neppure a livello nazionale, e non abbiamo una situazione economico-finanziaria allegra neppure a livello comunitario, non possiamo affrontare i problemi in termini vertenziali come li abbiamo affrontati in qualche altra circostanza. Io ritengo che neppure il Presidente della Regione consideri risolvibile la questione attraverso qualche processione a Roma, o qualche puntatina a Bruxelles.
Ho appreso dai giornali che oggi è a Bruxelles per intervenire nella seduta del Comitato delle regioni, sia in sede ristretta che in sede plenaria, e io mi chiedo cosa fanno in sede ristretta e in sede plenaria i rappresentanti delle Regioni in questi giorni, a Bruxelles. Quale problema risolvono, quale questione trattano? Trattano la questione dei lavoratori della Rockwool, che hanno occupato questa notte scorsa la Miniera di Monteponi? Ve la ricordate l'Isola dei cassintegrati? E' rimasta l'Isola, ci sono rimasti i cassaintegrati fuori anche dall'Isola, e noi siamo di fronte a una tragedia, che si consuma giorno dopo giorno, del nostro sistema produttivo.
Onorevole Cuccureddu, non è una questione di tecnicismi, è un'altra questione. Presidente, non è che emetto un urlo dei miei soliti per richiamare l'attenzione, perché è il caso che vi segniate questo: sto dicendo alla Giunta che non si presenti in Commissione bilancio con i "contenuti" che ci ha mandato, integralmente fasulli; sto dicendo che non si presenti in Commissione bilancio senza portare anche la partita delle entrate e della spesa dell'Unione europea, dei fondi comunitari; sto dicendo che non si presenti in Commissione bilancio a fare la solita tiritera: "Approviamo questa manovra, la possiamo approvare subito…", ben sapendo che è fasulla!
Noi non siamo più disponibili a fare i complici dei falsari; è chiaro? E c'è poco da ridere, perché quando arriverà qua chi non ha più nulla da mangiare e non ha neppure più speranza, sarete soli, noi saremo con loro, saremo con loro! Ogni soluzione è fasulla! Sapete che abbiamo una serie di partecipate e controllate che "valgono" 500, 600, 700 milioni di debiti? Abbanoa è uno di questi pozzi senza fine. A me fa piacere che un'Autorità d'ambito, che è costituita dagli amministratori locali, sia oggetto di trattative nelle segrete stanze della Giunta regionale tra esponenti di partiti politici, dell'uno e dell'altro schieramento; in virtù di quale delega, acquisita dagli amministratori locali che rispondono, anche sul piano personale, come azionisti di un pozzo senza fondo?
Avete ancora l'idea che si può andare avanti con i politicismi, con gli imbroglietti e con le "trasse"? Avete ancora l'idea che basti fare una risoluzione per porre mano alle questioni che abbiamo di fronte? Avete ancora questa idea? Il Presidente della Regione ha ancora questa idea? Lo sto dicendo anche per i giornalisti dell'Ufficio stampa che sono nell'acquario, che prendano nota e che dicano all'esterno di che cosa si parla in quest'Aula. Ma il Presidente della Regione, che sembra un libero professionista, che va, viene, non è un libero professionista nella funzione di Presidente della Regione, non è un libero professionista e deve venire in Aula ad ascoltare, a prendere la linea! Deve rappresentare diritti, bisogni e interessi.
Ci sono funzionari pagati che, sempre a spese della pubblica amministrazione, vanno in giro con grandi delegazioni. Ogni tanto ne scopro una. L'altro giorno ho scoperto che abbiamo un consulente all'Agenzia regionale del lavoro che prende 126 mila euro l'anno, da 5 anni, e la Giunta lo sa, ma chi deve fare il controllo di queste cose lo sa. Io ne prendevo 67 mila lordi l'anno e facevo il direttore, e come l'ho fatto io non l'ha fatto nessuno; 67 mila! Non facevo il consulente! E noi siamo di fronte a questa sciatteria totale della Giunta, dei suoi organi, dei dirigenti che sono fiduciari di questa Giunta, mentre fuori c'è la disperazione! Ma pensate di continuare così? Ma dimettetevi e andatevene! Andatevene! Così ci dimettiamo anche noi e faremo cosa utile alla Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Come ormai è consuetudine tutte le occasioni sono utili, qualcuno pensa necessarie, qualcun altro pensa indispensabili, per continuare con la tiritera, mi dispiace non sia presente l'onorevole Barracciu, anche in questa circostanza di menzionare un Governo che non c'è più, un Governo che non c'è più e che sembrerebbe aver commesso i più grandi misfatti della storia soprattutto per quanto riguarda lo spregio, soprattutto per quanto riguarda le Borse. Poi arriva un nuovo Governo che dovrebbe essere la panacea di tutti i mali e la situazione non cambia assolutamente: stavamo male e conttinuiamo a stare peggio.
Non dico questo perché voglio evitare un confronto, perché magari su alcuni temi il confronto è necessario e indispensabile farlo, anche quando l'onorevole Maninchedda solleva i toni (e non il tono dell'onorevole Uras, che è un tono che certamente conosciamo e glielo riconosciamo); ma quando si cominciano a toccare dei tasti che riguardano la comunità regionale, gli interessi della Sardegna, forse è più opportuno che su questo argomento ci si misuri certamente in quest'Aula, ma in una situazione diversa.
Onorevole Maninchedda, non perché io non sia in grado di replicare alle cose che lei ha detto; posso replicare, posso girare le cose dette a mio uso e consumo e posso anche condividerle, in ciò che ritengo si debba condividere. Oggi però stiamo affrontando l'approvazione di una risoluzione che è della massima importanza e, in proposito, mi complimento con il presidente della seconda Commissione per l'illustrazione e la dovizia di particolari; ma ho colto anche gli spunti forniti da altri interventi su una materia che non è semplice, anzi, voglio dirlo subito, è estremamente complicata, onorevole Cuccureddu, soprattutto nella parte descrittiva più che in quella delle risorse.
Risorse che sono certamente importanti, ma quello che mi pare stia sfuggendo è che cosa sta accadendo in Europa sulla Politica agricola comune. E' questo che noi dobbiamo cercare di capire, e qui non c'entra il Governo Berlusconi, non c'entra affatto, c'entriamo certamente noi, sì. Ma abbiamo preso coscienza di quello che sta accadendo in Europa, oppure continuiamo a parlarne però ciascuno di noi continua a pensare che si possono fare le coltivazioni che si facevano, che si può continuare a produrre scriteriatamente, che si possono fare tutte quelle cose che da 5000 anni noi cerchiamo di mandare avanti in Sardegna? Non funziona più così! E quel famoso 30 per cento non a caso è destinato a una composizione dell'agricoltura diversa da quella che noi conosciamo, questo è il dato positivo, il "bene" di questa PAC.
Dico il "bene", se inserisco la PAC in un contesto europeo e anche nazionale, ma solo limitatamente, forse, alle regioni la cui agricoltura è intensiva più che estensiva; e, in merito alle osservazioni dell'onorevole Ladu sul nostro patrimonio, come mai la Sardegna è diversa? Certo che è diversa! Siamo diversi già per natura, io credo che siamo veramente diversi, ma siamo diversi anche dal punto di vista pedoclimatico, siamo diversi anche dal punto di vista orografico, siamo diversi anche dal punto di vista della vegetazione arborea, siamo diversi sotto tutti i punti di vista e nel momento in cui il regolamento europeo vi dice: "State attenti che non è più importante", anzi l'Europa non intende più intervenire per abbattere i costi e per rendere competitive le nostre produzioni a livello dei Paesi emergenti, questo sta dicendo l'Europa, non ce la facciamo più a reggere quel ritmo.
Dobbiamo fare altro, ed ecco che arriva quel 30 per cento in soccorso; quindi bisogna che anche i nostri agricoltori, anche coloro che operano nel settore ma non sono sufficientemente acculturati da questo punto di vista, devono imparare una lezione e la lezione la dobbiamo dare noi. Con questa risoluzione non credo che ce la faremo, con l'impegno dell'Assessorato dell'agricoltura può darsi, forse non è sufficiente neanche questo, però noi dobbiamo trovare strade diverse per il fatto che tutto si stia trasformando, quel famoso 30 per cento, in un servizio sociale, questo dice il regolamento europeo.
Pertanto la nostra funzione non è quella di produrre derrate alimentari, granaglie. No, è un'altra! Dobbiamo abbattere le emissioni, dobbiamo cercare di fare un'agricoltura ambientale, sostenibile, con quel famoso 30 per cento, cioè noi vi diamo la possibilità - dice l'Europa - di continuare a produrre, ma in cambio non aumentiamo i prezzi, non vi diamo risorse che facciano in modo che tutto quel servizio sociale, che noi vogliamo svolga l'agricoltura in Europa, venga ripagato; quindi c'è un approccio all'agricoltura totalmente diverso.
Ora la risoluzione è utile, è necessaria, è indispensabile, secondo me dovrà essere approvata immediatamente, ma io mi preoccupo di quello che accadrà dopo l'approvazione, onorevole Ladu, perché l'approvazione di questa risoluzione non risolverà alcun problema della Sardegna. Noi, allora, dobbiamo essere coloro che avviano un processo di riorganizzazione complessiva dell'agricoltura in Sardegna a seguito delle indicazioni dell'Europa. Se non facciamo questo, continuiamo a perdere tempo in quest'Aula gettando veleni l'uno contro l'altro, Presidente della Regione, Assessori, parti politiche, ma non risolviamo assolutamente il problema.
C'è un momento nel quale, onorevole Uras, ci dobbiamo fermare e ci dobbiamo fermare certo per Abbanoa, per l'Autorità d'ambito, per le partecipate, ci dobbiamo fermare su tutto, ma c'è un momento nel quale tutte le forze politiche debbono farlo. Non abbiamo elezioni alle porte, è scongiurato anche il pericolo delle elezioni nazionali, non si voterà fino al 2013, mettiamocelo in testa, e non si voterà in Sardegna prima del 2014; ma in questi tre anni è possibile che non si riesca a fare due cose importanti per la Sardegna?
Su questo dobbiamo concentrare i nostri sforzi e se la discussione è politica esistono le sedi opportune; esiste anche il Consiglio regionale e io sono pronto ad accettare la sfida di chi in quest'Aula, oggi, ha voluto non provocare, ma "sollevare i toni". Benissimo, siamo pronti, diteci quando dobbiamo iniziare a discutere questi problemi. Possiamo parlare anche dei famosi 350 milioni che ha citato l'onorevole Barracciu riprendendoli dal blog dell'onorevole Maninchedda, facciamo anche questo, non abbiamo paura. E' giusto, è corretto. Sono notizie giornalistiche? E' vero? Non è vero? C'è un Presidente della Regione, c'è una Giunta, ci siamo noi, a mio avviso i problemi quando si vuole si possono e si debbono risolvere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Onorevole Diana, con grande rispetto lei ha sollecitato di fermarci un attimo e riflettere. Nulla osta. Io voglio ricordarle che per responsabilità vostra, però, siamo fermi da due anni e mezzo. Chi risponde alle domande che lei stesso ha posto, onorevole Diana? Risponde il Governo regionale o deve rispondere il Consiglio regionale? Io credo che su alcune questioni che lei ha sollevato noi registriamo, le ripeto, un ritardo di circa due anni e mezzo nei quali non c'è stata una sola risposta da parte del Governo regionale. E, non per accogliere alcuni spunti polemici, anche in questo caso senza guardare indietro, ma guardando avanti, ma per guardare avanti con gli occhi aperti, non con gli occhi chiusi, è bene che tutti quanti abbiamo presente che cosa c'è dietro di noi.
Dietro di noi c'è una situazione che presenta due fattori estremamente negativi per questa regione. Mi riferisco certamente al ruolo svolto fino a qualche settimana fa dal Governo di centrodestra sul fronte delle entrate; e al ruolo non certamente positivo, svolto sempre dal Governo regionale, sullo stato della spesa, come è stato ricordato anche da autorevoli rappresentanti della maggioranza, non soltanto dai consiglieri dell'opposizione.
Il tema oggi in discussione riguarda le politiche agricole comunitarie e le politiche di coesione. L'onorevole Maninchedda ci ha ricordato che la Sardegna oggi è in uno status diverso rispetto a quello di qualche anno fa. Non siamo più nell'Obiettivo 1, siamo nell'Obiettivo competitività. Si chiedeva il presidente Maninchedda se qualcuno se n'è accorto. Non ho sentito molte risposte affermative a queste domande e ho l'impressione che anche il clima di totale disattenzione che si respira in quest'Aula sia una risposta abbastanza esauriente a quella domanda.
Caro presidente Maninchedda, per tanti consiglieri regionali, forse anche per rappresentanti della Giunta, non c'è differenza tra stare nell'Obiettivo 1 e stare nell'Obiettivo competitività perché, se ci fosse stata questa percezione, probabilmente oggi avremmo assistito a un dibattito diverso rispetto a quello a cui abbiamo assistito. Noi siamo nell'Obiettivo competitività, per certi versi mi permetto di dire, ahinoi, ma non siamo un territorio attrattivo, non lo siamo affatto, non siamo un territorio attrattivo in nessun settore merceologico di questa regione.
Soffriamo l'insularità, anche se io sono tra coloro che non guardano all'insularità come a un fattore negativo; però, per non considerare l'insularità come un fattore negativo è necessario che si superi l'isolamento fisico facendo diventare la Regione sarda, in questo caso, un nodo di un moderno sistema di reti che interconnette questa regione a tutto il sistema di reti nazionale e transeuropeo: reti marittime, reti aeree, reti energetiche (elettriche e di gas,); un sistema di reti che in effetti non esiste perché se noi fossimo un nodo importante di questo sistema di reti noi non vivremmo l'insularità come la viviamo oggi. L'insularità, ce lo ripetono tutti, oggi è un fattore di non competitività, anzi è un fattore che penalizza pesantemente il nostro sistema economico e produttivo.
Io mi chiedo, pertanto, e lo chiedo anche gli Assessori competenti ( non so se interverrà l'assessore Cherchi che si sta annoiando, e ha ragione, me ne dispiace, o chi intervenga per la Giunta), se la Sardegna oggi ha un sistema marittimo di reti per i passeggeri e per le merci che le consentono di essere competitiva, cioè se abbiamo un sistema di trasporto marittimo per le nostre merci che non comporti uno svantaggio sul prezzo del prodotto finale.
Mi chiedo: c'è questo? Se non c'è (di questo io sono convinto), è possibile chiedervi qual è questo "delta negativo" che incide fortemente sulla possibilità da parte nostra di conquistare i mercati? Onorevole Diana, è inutile avere prodotti che ci invidiano in Europa, in Italia per le condizioni climatiche, per la biodiversità, che noi possiamo esprimere, se poi quei prodotti che, rispetto alla loro qualità, non avrebbero difficoltà a conquistarsi nicchie e fette di mercato spesso non sono prodotti piazzabili sul mercato per queste diseconomie di cui parlavo. Allora io chiedo alla Giunta: come sta intervenendo.
L'onorevole Cuccureddu ha auspicato, nel suo intervento, una Sardegna basata sullo sviluppo turistico. Io ricordo all'onorevole Cuccureddu che, dato 100 al valore aggiunto di quest'isola, il 4 per cento è rappresentato dall'agricoltura, l'11 per cento dai settori produttivi, l'85 per cento dai servizi in senso lato, certo, dove c'è tutto ma anche una fetta importante di turismo.
Anche la possibilità di far crescere la domanda turistica in questa Regione deriva dalla competitività della nostra dotazione infrastrutturale in tutti i settori. Noi abbiamo una dotazione infrastrutturale, lo sanno bene l'assessore La Spisa e gli altri Assessori presenti, che è meno del 60 per cento della media nazionale. Dove vogliamo andare con una dotazione infrastrutturale di questa portata? Ma chi viene in questa Regione? Chi impegna un capitale, di rischio, proprio in un territorio che ha questa diseconomia iniziale? Nessuno.
Quei pochi che vengono lo fanno imponendo condizioni ricattatorie, perché noi siamo ricattati dai pochi che producono in quest'isola proprio perché non siamo stati capaci in questi anni di offrirgli pari opportunità rispetto agli altri territori di questo Paese e di questa Europa, e rimangono a condizione che la Regione e lo Stato italiano eliminino quelle diseconomie attraverso elargizioni sotto diversa forma, lo sappiamo bene.
Pertanto, rispetto a questa situazione, chiedo alla Giunta se sta intervenendo e come sta intervenendo. Sul trasporto pubblico locale, al di là della mobilità da e per la Sardegna, siamo arrivati all'ultima vergogna, onorevole Cuccureddu, e abbiamo voglia a parlare di domanda turistica!
E' inutile accusare, onorevole Diana, non è soltanto l'opposizione che ha ragione in questo caso; ricordi il disastro del governo di centrodestra che ha preceduto il Governo Monti, lo conosciamo tutti, anche voi, non per nulla anche per l'attuale Giunta regionale si è acceso un lumicino di speranza con questo Governo, cosa che non è successa in due anni e mezzo col precedente Governo.
In tema di trasporti, come dicevo, ma vi sembra che la Regione sarda rispetto alla continuità territoriale aerea scommette sulla tariffa unica, ed eravamo d'accordo, ma la si paga con risorse regionali? E vi sembra davvero dignitoso sentire qualche collega della maggioranza...
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato. Il tempo a disposizione della Giunta, venti minuti, verrà suddiviso, dieci minuti a testa, tra l'Assessore dell'agricoltura e l'Assessore della programmazione.
Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
CHERCHI (P.d.L.), Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
Cercherò di lasciare più spazio al Vicepresidente della Giunta che potrà dare, magari, un maggior numero di risposte. Io, come hanno già fatto molti colleghi del Consiglio, ringrazio il Presidente della seconda Commissione, l'onorevole Ladu, unitamente al Presidente della quinta Commissione (oggi non è presente per ragioni personali), per il lavoro svolto che oggi viene presentato al Consiglio regionale nella risoluzione sulle politiche agricole comuni. Ringrazio per la possibilità offerta a questo Consiglio regionale di aprire un dibattito sulla programmazione delle politiche agricole dal 2014 al 2020.
Alcuni interventi, compreso quello del Presidente, hanno centrato gli aspetti caratterizzanti la PAC della quale discuteremo. La PAC si fonda su due pilastri fondamentali: il pilastro dei pagamenti diretti e il pilastro dello sviluppo rurale. Io credo che sia importante però definire questi due pilastri in termini di futuro, tutto si incentra sullo sviluppo futuro dell'agricoltura regionale.
Riguardo ai pagamenti diretti considero un segnale importante e fondamentale, da parte della Commissione europea, la scelta di passare da un sistema basato sui titoli storici legati alla produzione a uno basato sulla dimensione della superficie coltivata. Su questo progetto è la battaglia che noi stiamo portando avanti. Tralascio le varie accuse di distrazione, di non competenza, di assenza totale della Giunta, che non portano assolutamente a niente; non è questo il motivo per cui, oggi, un Consiglio regionale si riunisce.
Oggi l'obiettivo che noi realmente vogliamo tutti insieme raggiungere, ognuno per il suo ruolo, ognuno per ciò che rappresenta del territorio regionale, lo dobbiamo raggiungere anche in contrapposizione al Governo nazionale e a molte delle Regioni italiane che tenteranno di non far passare, o comunque modificare, quella proposta di ridistribuzione economica dei pagamenti diretti. Su questo punto dobbiamo fondamentalmente dimostrare di avere forza. Tutto il resto, credetemi, non ha grande significato; può avere forza nel momento in cui delle contrapposizioni di tipo politico vengono messe in campo ma tutto il resto, obiettivamente, non ha nessuna ragione di esistere.
Tralascio pertanto questo aspetto e invito a concentrarci veramente sul lavoro che noi da questo momento in poi dobbiamo fare. Voi sapete che la Regione partecipa alla Commissione politiche agricole presieduta dal mio collega della Puglia e, all'interno della Commissione, si svolge costantemente (e questo è dimostrato da atti ufficiali della Conferenza Stato-Regioni, di cui fa parte la Commissione stessa), un grande lavoro per raggiungere quell'obiettivo. E' il grande lavoro che noi come Regione autonoma della Sardegna stiamo facendo per rompere a livello nazionale quello schema che invece pretende di dare maggiore forza ad altre Regioni che come voi sapete, e faccio l'esempio della Lombardia, del Veneto, ma anche della Calabria, hanno sicuramente un vantaggio, ragionando in termini di titoli storici, superiore rispetto alla Regione sarda.
Se verranno concessi, quei 300 euro a ettaro per noi potrebbero costituire veramente una soluzione dei problemi legati al mondo agricolo del futuro; ma se non siamo uniti in questa battaglia, credetemi, se veramente non crediamo tutti insieme nel raggiungimento di quell'obiettivo, abbiate pazienza, credo che non andremo veramente da alcuna parte.
Nella proposta sulla PAC occorre sottolineare tre elementi fondamentali. La Politica agricola comunitaria verte proprio su un aspetto della trasformazione del metodo e del sistema della coltivazione, e quindi coinvolge tutte le politiche agricole regionali; è quella cultura, onorevole Sanna, che lei ha citato più volte, insita in tutti noi, non solo nei componenti della maggioranza o dell'opposizione, ma in tutti i sardi.
Di conseguenza abbiamo necessità di aiutare, per il lavoro che svolgiamo, come ho già detto, ognuno all'interno del proprio territorio, a far capire che o si cambia sistema, o si cambia metodo, o si innova, oppure continueremo a scontrarci. L'attuale politica agricola è legata alla politica che nasce dal quel PSR 2007-2013, che comunque ha una traccia, che comunque è stato concordato con l'Unione europea, che ha al suo interno delle regole che oggi perdurano, diciamo così, nel proseguo stesso della gestione del PSR (sui risultati che qualcuno pensa, ma spero di smentire questa convinzione a giorni, non riusciremo a raggiungere, nella spendita delle risorse europee), sulla base di una programmazione che comunque arriva dagli anni precedenti, non da oggi al domani.
Se tutti insieme provassimo a costruire, piuttosto che a distruggere, si darebbe anche fiducia ai nostri agricoltori, ai nostri allevatori, per proseguire in un settore che in questo momento risulta davvero difficile, soprattutto per la grande crisi che stiamo vivendo. Un altro elemento della PAC è che punta tutto sull'imprenditore agricolo; bisogna far capire che non esiste più il lobbista o il piccolo agricoltore che in qualche modo si arrangia, non è più possibile diventare competitivi, e quindi entrare nel mercato europeo, se non si cambia la mentalità dell'agricoltore che deve trasformarsi in imprenditore agricolo. Questo è l'obiettivo che noi dobbiamo raggiungere.
Ugualmente è da raggiungere l'obiettivo dell'abbattimento delle emissioni in atmosfera di CO2, così come capire che certi tipi di colture devono comunque essere modificati. e questo rientra nel grande lavoro di costruzione della PAC che, come voi tutti comunque sapete, è in itinere, cioè è in costante evoluzione. Il grande lavoro svolto dalla Commissione pertanto potrà dare veramente risultati importanti e un grande impulso per il futuro.
Cito velocemente gli obiettivi fondamentali contenuti nel Piano di sviluppo rurale guardando, come dicevo prima, all'innovazione, a un'agricoltura basata sulla conoscenza cioè su dati tecnici reali che nel tempo hanno realmente dimostrato di avere forza nei risultati ottenuti, alla possibilità offerta ai giovani agricoltori di ottenere per l'avvio della propria attività fino a 70.000 euro di contribuzione, agli strumenti per la gestione del rischio per le organizzazioni di produttori, e quindi a quell'aggregazione fondamentale per far crescere il nostro imprenditore agricolo, ma soprattutto per superare le difficoltà aziendali e inserirsi nel sistema del mercato.
Vorrei anche sottolineare l'incentivazione dell'agricoltura biologica; l'agricoltura biologica viaggerà con una misura diversa, separata, proprio per dare forza e vantaggio a questo metodo di coltivazione. Per chiudere, non credo sia questo il momento di discutere di finanziaria; è vero che il plafond dell'Assessorato dell'agricoltura non copre sicuramente tutte le esigenze, ma se tutti insieme verificassimo all'interno del Piano di sviluppo rurale quanto manca ancora al completamento e quindi alla spendita di tutte quelle risorse, forse tutti insieme probabilmente entreremmo nel merito e riusciremmo a capire il vero vantaggio del rapporto Regione-Europa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Ne ha facoltà.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Ovviamente non è semplicissimo sintetizzare in dieci minuti un intervento che possa rispondere alle numerose sollecitazioni emerse in quest'Aula. Ci provo con dei flash, spero poi non mi si accusi di essere stato evasivo. Noi abbiamo dei grossi problemi; prima di tutto quello di partecipare alla costruzione del nuovo ciclo di programmazione che partirà dal 2014, e su questo la Sardegna da tempo si è attrezzata sia a livello infraregionale, sia a livello di confronto con lo Stato italiano.
Siamo presenti a tutti i tavoli, a tutti i momenti di confronto sia tecnico che politico. Dal punto di vista tecnico la cabina di regia, istituita a livello regionale tra i diversi uffici, con le autorità di gestione, i dirigenti della programmazione unitaria e dei diversi assessorati, sta lavorando, così come lavora nel rapporto con il Governo italiano. È stato istituito un gruppo di contatto al cui interno è presente anche, tra l'altro, il direttore del Centro di programmazione che è autorità di gestione del FESR.
A livello europeo il rappresentante legale della Regione, nella veste del Presidente, è presente nei vari comitati, nel comitato delle regioni, nel comitato che tratta le questioni riguardanti l'energia, l'ambiente e i cambiamenti climatici, nei comitati e istituzioni intermedie, rispetto a questi ufficiali, che riguardano la questione in particolare dell'insularità. Io ritengo che sia importante la presenza del Presidente a questi momenti di confronto, e mi sembra veramente una banalizzazione del problema accusare proprio di questo la Presidenza.
In questi tavoli si sta discutendo, anche se non è definitiva la questione, ciò di cui si è trattato anche oggi, se cioè convenga o no alla Regione sarda essere inserita in quella categoria intermedia fra l'Obiettivo competitività e l'Obiettivo convergenza che ha caratterizzato l'attuale ciclo di programmazione.
Le considerazioni svolte negli interventi (ma vedo che anche in quest'Aula qualcuno non è d'accordo), le considerazioni contenute nella risoluzione, ma anche nella stessa mozione presentata dall'opposizione, mi pare convergano nel dire che conviene l'istituzione di una categoria intermedia, e su questo noi abbiamo assunto una posizione nettissima, lo vorrei sottolineare, in tutte le sedi, contrastando anche l'orientamento espresso dal Governo italiano.
Secondo le nostre previsioni rientrare tra le regioni in transizione, che hanno cioè un reddito fra il 75 e il 90 per cento del Pil medio pro capite europeo è conveniente, e questo è quello che noi speriamo possa accadere. Ovviamente si può ancora discutere, ma mi sembra che la risoluzione vada nettamente in quella direzione, e la Giunta concorda su questo.
Vorrei precisare invece che il Piano di Azione Coesione, al di là delle polemiche, è uno strumento che ci può aiutare concretamente. Perché? Perché una riduzione della quota di cofinanziamento dello Stato all'interno del POR-FESR, tra l'altro corrispondente al fatto che quando il FESR è partito aveva una quota di cofinanziamento nazionale molto più alta del resto delle altre regioni (il perché non mi dilungo a spiegarlo perché c'è pochissimo tempo, ma si capisce) ci permette di liberare risorse.
La cifra è quella che tutti conoscono, e le risorse possono essere utilizzate per alcuni scopi, in prevalenza almeno reti e ferrovie (per quanto riguarda la banda larga invece rientrerebbe nel POR, infatti è una semplice rimodulazione), sottraendole evidentemente al POR-FESR e dovendo quindi rimodulare successivamente i varie assi e le linee di attività, per consentirci di avere possibilità di fare infrastrutture che non avremmo potuto realizzare con il POR-FESR, sicuramente per quanto riguarda il potenziamento in termini finanziari di quanto manca per completare il progetto della Sassari-Olbia, per quanto riguarda gli interventi sulle ferrovie sono interventi che comunque preciso non rientravano nella programmazione del FAS. Quindi si tratta di interventi che potenzieranno le linee, e permetteranno un sistema di trasporto ferroviario migliore.
E' evidente che la convenienza è quella di avere una spesa fuori Patto, completamente fuori Patto, questo è utile, e che potrà avere un tempo di esecuzione maggiore rispetto a quello cui saremmo costretti attraverso il FESR.
Sto procedendo velocemente, però il giudizio che anche personalmente sento di dare è che questa operazione in fin dei conti è conveniente perché ci permette di spostare risorse e di alleggerire tra l'altro gli oneri presenti nella spesa del FESR che obiettivamente è lenta. Spendo qualche secondo anche su questo. Noi riusciremo a rispettare il termine del "N+2" per il 2011. Riusciremo a farlo perché abbiamo concentrato alcune spese dato che in sede comunitaria e statale sono state fatte delle rimodulazioni concordate con tutte le regioni.
La velocità della spesa sui fondi comunitari non è un problema solo della Regione sarda, è un problema di tutte le regioni italiane. È un problema che impatta anche con i limiti del Patto di stabilità. E' un problema, colleghi, che riguarda la responsabilità di tutti. Riguarda la responsabilità quando si confeziona un programma; il FESR, non solo in Sardegna ma in tutte le regioni, è stato confezionato con un numero eccessivo di linee di attività che frammenta la spesa, infatti si è dovuto, dappertutto, fare questa operazione di concentrazione verso obiettivi più limitati per poter facilitare la spesa.
Tutti i governi, non solo l'attuale ma anche quelli che ci hanno preceduto (e credo purtroppo quelli che potrebbero succedere, di qualunque colore siano, speriamo sia il nostro nella prossima legislatura), devono confrontarsi con un problema della nostra struttura amministrativa che spende lentamente i fondi comunitari e si concentra invece sulla spesa dei fondi regionali. Questo è un problema che riguarda una mentalità amministrativa che va corretta, che va corretta insieme, e che implica veramente la responsabilità di tutti.
Il rispetto del vincolo di rendicontare e certificare la spesa entro il 31 dicembre proprio in questi giorni (ringrazio gli uffici ai per il lavoro continuo e responsabile che stanno svolgendo), dovrebbe essere raggiunto, però è evidente che occorre far fare un salto proprio alla mentalità amministrativa. Infatti le procedure imposte e volute dalla Commissione europea e da regolamenti comunitari sono procedure certamente più complesse ma sono anche molto più trasparenti e ci permettono di monitorare gli interventi, però dobbiamo assimilarle; purtroppo questo non accade ancora, né relativamente alla parte amministrativa e burocratica, né purtroppo, credetemi, relativamente alla parte politica.
Abbiamo la necessità di fare un passo avanti in questa direzione. Per questo ritengo che, transitoriamente, in questa condizione che ci troviamo ad attraversare, il Piano di Azione Coesione dia una mano per spendere più velocemente, per poter spendere fuori dal Patto di stabilità e quindi per consentire di raggiungere alcuni risultati avendo un tempo di realizzazione anche molto più ampio.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. E' in votazione la risoluzione numero 8.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Intervengo per dire che prendo atto con favore dell'onestà della posizione dell'assessore La Spisa sul quale non avevo dubbi che avrebbe detto le cose che ha detto. Io mantengo una differenza rispetto all'impostazione dell'Assessore, cioè in base al decreto legislativo numero 88 con cui Fitto istituisce il fondo di perequazione, io continuo a ritenere che alla luce di quelle innovazione normativa gli investimenti infrastrutturali debbano dipendere da altre risorse.
Il paradosso che non condivido è che, su una rifilatura del nostro POR, noi stiamo mettendo a posto la rete di R.T.I., che poi passerà alla Sardegna, che nel resto d'Italia invece R.T.I. ha messo in ordine nelle condizioni date.
Si consentirà a un sardista di non ritenere che la Sardegna debba continuare a stare dentro uno Stato italiano in un rapporto di sussidiarietà e pagarsi interamente le infrastrutture anche statali e poi rifiutare un'idea anche di autosufficienza come è stato fatto in quest'Aula.
Chiusa la parentesi, con questo livello di interlocuzione è piacevole discutere, con altri che evidentemente alterano la realtà non è facile farlo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, noi siamo chiamati a esprimere una sorta di parere su regolamenti comunitari che ci vengono trasmessi, di cui ci sfugge la qualità della partecipazione nella redazione di questi regolamenti o, meglio, ci sfugge la possibilità e la capacità di partecipazione della Sardegna alla redazione di questi regolamenti.
Parliamo di regolamenti che sono proposte del Parlamento europeo, noi abbiamo un unico parlamentare europeo espressione dell'Italia dei Valori, in ragione di una plurima, questo lo dico per rammentarlo a noi tutti, azione di dimissioni avvenuta da parte di candidati eletti in quel partito per altre circoscrizioni elettorali. Quindi noi non partecipiamo, non potremmo partecipare, continuando così come si continua a escludere la Sardegna dall'essere ammessa al Parlamento europeo.
Dirò di più, che dovremmo sopperire a questa nostra carenza con una capacità di elaborazione delle nostre strutture che invece purtroppo non abbiamo; anzi abbiamo, come lo stesso Assessore ha voluto ricordarci, una profonda inadeguatezza rispetto a questa questione. Per queste ragioni io non voterò a favore delle risoluzioni. Mi asterrò; mi asterrò per sottolineare proprio queste condizioni di partenza negative.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della risoluzione numero 8.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Cugusi - Uras - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
Presenti 67
Votanti 63
Astenuti 4
Maggioranza 32
Favorevoli 63
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della risoluzione numero 9.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Contu Felice, Ladu e Sanna Giacomo hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Cugusi - Uras - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
Presenti 67
Votanti 63
Astenuti 4
Maggioranza 32
Favorevoli 63
(Il Consiglio approva).
Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 del pomeriggio.
La seduta è tolta alle ore 13 e 56.