Seduta n.398 del 07/05/2013 

CCCXCVIII SEDUTA

(ANTIMERIDIANA)

Martedì 7 maggio 2013

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

La seduta è aperta alle ore 10 e 33.

PITEA, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 22 marzo 2013 (388), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Efisio Arbau, Francesco Meloni e Valerio Meloni hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 7 maggio 2013.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Poiché si è ravvisata la necessità di portare avanti un'ulteriore interlocuzione tra i Gruppi, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 34, viene ripresa alle ore 11 e 22.)

Continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2013)" (503/S/A)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.

L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge numero 503/S/A.

Comunico che viene sospesa la discussione dell'articolo 1 e si passa all'articolo 2.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

ESPA (P.D.). Presidente, i colleghi che stanno preparando dei subemendamenti agli articoli non sapevano che adesso saremmo passati all'esame dell'articolo 2. Vorrei avere precisazioni, a norma di Regolamento, su termini e modalità di presentazione degli emendamenti agli emendamenti dell'articolo 2; altrimenti sarebbe necessaria una breve sospensione in modo che i colleghi possano presentare gli emendamenti. Ma, se c'è un'altra soluzione, Presidente, l'ascolto.

PRESIDENTE. Onorevole Espa, eccezionalmente, visto e considerato che si è deciso proprio questa mattina di sospendere la discussione dell'articolo 1 e di passare all'esame dell'articolo 2, gli emendamenti agli emendamenti dell'articolo 2 potranno essere presentati fino all'inizio della seduta pomeridiana.

Continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2013)" (503/S/A)

PRESIDENTE. Passiamo pertanto all'esame dell'articolo 2.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:

Art. 2

Disposizioni nel settore sociale e del lavoro

1. È autorizzata nell'anno 2013 la spesa di euro 15.000.000 destinata all'integrazione della linea di attività e.1.3 dell'asse II - occupabilità del Programma operativo FSE 2007-2013 per incentivare l'assunzione con contratti a tempo indeterminato di lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati (UPB S02.03.008).

2. La dotazione del Fondo regionale per la non autosufficienza, istituito dall'articolo 34 della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (legge finanziaria 2007), è stimata per l'anno 2013 in complessivi euro 190.500.000, da integrarsi con la quota delle risorse assegnate alla Sardegna dal Fondo nazionale per la non autosufficienza previsto dalla legge n. 296 del 2006.

3. Per la realizzazione di progetti ai sensi dell'articolo 94 della legge regionale 4 giugno 1988, n. 11 (legge finanziaria 1988), e successive modifiche ed integrazioni di cui all'articolo 5, commi 1, 2, 3 e 4, della legge regionale n. 6 del 2012, è autorizzata, nell'anno 2013, la spesa di euro 5.000.000 (UPB S02.03.006). Il termine previsto dal comma 4 dell'articolo 5 della legge regionale n. 6 del 2012 è fissato in centottanta giorni a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge. Entro lo stesso termine i comuni provvedono all'ultimazione dei lavori o dei progetti di attività ai sensi dell'articolo 94 della legge regionale n. 11 del 1988, riferiti alle annualità precedenti al 2012.

4. Per contrastare gli effetti negativi della disoccupazione giovanile, sulla base di un programma e di criteri definiti dalla Giunta regionale con propria deliberazione su proposta dell'Assessore competente in materia di entrate, è autorizzata l'erogazione di un reddito minimo di comunità, a fronte di servizi da prestare a favore della stessa comunità, mediante il ricorso a circuiti di compensazione multilaterale basati sull'uso della valuta complementare da destinare ad un numero minimo di 10.000 beneficiari di età compresa tra i 25 e i 35 anni, utilizzabile per l'acquisto di beni e servizi di prima necessità. Per tali finalità è autorizzata per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015 una spesa non superiore ad euro 20.000.000 (UPB S05.03.007).

5. Nelle more dell'istituzione dell'agenzia regionale per le entrate e le riscossioni, è autorizzata la riscossione in valuta complementare di tributi regionali, individuati con deliberazione della Giunta regionale, e la messa a reddito in valuta complementare di porzioni del patrimonio immobiliare regionale. Il relativo programma d'intervento è approvato dalla Giunta regionale, su proposta dell'Assessore competente in materia dei tributi regionali interessati e di patrimonio.

6. È autorizzata, nell'anno 2013, la spesa di euro 25.000.000 destinata alla concessione di un contributo a favore dei soggetti passivi dell'imposta municipale unica (IMU) sulla prima casa versata nell'anno precedente il cui reddito familiare calcolato sulla base dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non sia superiore ad euro 20.000. La Giunta regionale, su proposta dell'Assessore competente in materia, definisce con propria deliberazione, sulla base di scaglioni di reddito, i criteri e le modalità di erogazione del contributo nel rispetto della spesa autorizzata (UPB S05.03.007).

7. Per fronteggiare l'emergenza sociale è autorizzata, nell'anno 2013, la spesa di euro 25.000.000 da trasferire ai comuni per la realizzazione di azioni di contrasto alla povertà attraverso gli interventi previsti dall'articolo 3, comma 2, lettera a), della legge regionale n. 1 del 2009; una quota non superiore a euro 5.000.000 può essere destinata alla costituzione di un fondo di garanzia a favore delle famiglie. La Giunta regionale, con propria deliberazione adottata su proposta dell'Assessore competente in materia di politiche sociali, definisce i criteri per il riparto delle risorse tra i comuni (UPB S05.03.007).

8. Al fine di dare piena attuazione agli interventi previsti per l'occupazione, il lavoro e la ricerca, le somme impegnate negli anni 2011 e 2012, relative a procedure ad evidenza pubblica bandite a valere sui fondi comunitari (FSE) ed aggiudicate negli stessi anni, che si rendono disponibili a seguito di revoca del beneficio o di rinuncia da parte dell'avente diritto, sono utilizzate per lo scorrimento delle relative graduatorie.)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.

ESPA (P.D.). Presidente, iniziando la discussione sull'articolo 2, vorrei sottolineare che in esso è contenuto tutto il discorso legato alle politiche sociali in generale, ma anche a quelle del lavoro, discorso molto importante. Abbiamo già espresso, nella discussione generale della legge, le nostre forti contrarietà rispetto ad alcuni passaggi. Abbiamo discusso molto per quanto riguarda la questione dei Sardex, quindi dell'impegno della Giunta che vorrebbe utilizzare questo strumento, o comunque questo modo di operare, per riconoscere del reddito alle persone che sono in questo momento in difficoltà. Abbiamo lavorato per aumentare di nuovo tutto ciò che riguarda la realizzazione delle azioni in contrasto alla povertà, iscrivendo nel bilancio 25 milioni di euro, lo scorso esercizio si parlava di 30 milioni di euro, sono stati stornati 5 milioni per un altro intervento; credo che questo comunque dimostri il nostro impegno, anche in fase di approvazione del bilancio per poter chiudere nella maniera migliore, se le condizioni si creeranno e se, soprattutto, troveremo dei risparmi attraverso altre voci di bilancio; se l'operazione IMU (di cui si sta parlando anche all'interno dell'articolo 2) verrà rivista, in base agli impegni presi dal Governo nazionale, si potrebbero liberare delle risorse tali da servire in maniera forte per interventi di cui la Sardegna ha veramente bisogno.

Colleghi, dimenticavo di ricordare che mi sembra chiaramente che la parte da regina, all'interno dell'articolo 2, è data ovviamente dal Fondo regionale per la non autosufficienza. A me piace ricordare come il Fondo regionale per la non autosufficienza sia stato programmato in una delle finanziarie della scorsa legislatura, ma mi sembra che questa esigenza, questo fabbisogno sia rimasto poi all'interno di tutte le successive manovre finanziarie e ogni anno ci dedichiamo molto a capire come razionalizzarlo e come fare in modo che ogni euro sia ben speso. Lo scorso anno abbiamo approvato in questo Consiglio, lo voglio ricordare, un articolo che prevedeva i controlli; parlo dei progetti personalizzati di qualunque natura, ma in particolar modo quelli relativi alla "162". Abbiamo deciso che andavano fatti i controlli ma, a differenza per esempio degli sciagurati controlli statali (che avvengono soventemente e per i quali probabilmente voi avete spesso sentito delle lamentazioni da parte di cittadini che vengono vessati; penso a quelli per esempio legati alle pensioni di invalidità per i quali persone fortemente invalide vengono richiamate a controllo anche più volte, in maniera quasi arbitraria, nonostante in certi casi la legge proibisca che ci siano controlli successivi per situazioni o malattie invalidanti al 100 per cento), noi invece, in Consiglio regionale, lo scorso anno avevamo ipotizzato dei controlli mirati.

La Regione, nella sua programmazione dei progetti personalizzati, è a conoscenza dei dati delle persone, anche di quelle che potrebbero risultare essere abusive, quindi a rischio di una situazione completamente fasulla. Sapete, siccome si compila una scheda, la famosa scheda salute, che prevede zero punti per le persone che non hanno alcuna disabilità, purtroppo qualcuno cerca, in maniera probabilmente furbesca, di usufruire di questa legge e di recuperare delle risorse, ci sono persone che hanno zero punti nella famosa scheda della salute ma hanno presentato dei progetti per disabilità grave.

Da questo punto di vista, lo dico perché sono fautore dei controlli, credo che le persone con vera disabilità auspichino i controlli, lo voglio ribadire in quest'Aula e credo che l'Assessore debba dare, appena avrà la possibilità di riorganizzare i propri uffici, stimolo forte a questa vicenda dei controlli. Ripeto che noi sappiamo che ci sono persone che hanno zero punti nella scheda salute, quindi non hanno alcun problema ovviamente di disabilità, ma prendono dei contributi, anche se molto bassi, così come ci sono persone che hanno un punto e prendono anch'essi dei contributi, anche se molto bassi.

Ecco bisogna fare in modo che l'Assessorato, mediante controlli centralizzati, quindi che partono dalla Regione, non demandati agli enti locali (perché è troppo complesso per gli enti locali organizzare dei controlli uniformi sul territorio), colpisca le persone che ne approfittano. Ovviamente devo dire che, dietro le persone che ne approfittano (mi assumo la responsabilità di quello che sto dicendo), ricordiamoci che c'è sempre qualche professionista che ha rilasciato una certificazione. Non getto neanche completamente la croce sulle persone che se la tentano, scusate se uso questa espressione, ma ci sono professionisti che assolutamente certificano situazioni "incertificabili" come quella della disabilità grave.

Ecco, detto questo, proprio per essere molto severo su questo percorso, devo dire che questa patologia, visti i numeri che ci sono (spero che questi controlli vengano attivati in maniera forte), è molto limitata perché, se pensiamo a settori come l'agricoltura o i lavori pubblici, dobbiamo ricordarci che, in questo settore, i casi sospetti, almeno dai calcoli scaturiti dall'accesso agli atti che ho fatto io, sono circa mille su 36 mila, quindi una percentuale irrisoria che non tocca il sistema dei 35 mila casi che invece giustamente godono di questo beneficio.

Da questo punto di vista, ancora di più, per rendere l'idea, dico che magari in agricoltura abbiamo situazioni di abusi ben più alti, oppure nel settore dei lavori pubblici o nel settore delle contribuzioni nella difesa dell'ambiente, abbiamo delle "patologie" molto più alte di quelle del settore della non autosufficienza; quindi vanno colpiti tutti coloro che effettuano degli abusi. In questo settore, il sistema che si è creato, ricordo anche questo, è un sistema inventato quando governava il centrodestra nel 2000, in base a una legge della Ministra Turco; è stato lanciato in Sardegna, la nostra Giunta l'ha raddoppiato e rilanciato in maniera decisa e, negli anni, il Consiglio (sempre passando tramite il Consiglio, lo dico perché i provvedimenti sono stati sempre approvati da tutto il Consiglio, chiunque governasse) ha tenuto botta in un momento di crisi, quindi fino a oggi ha fatto in modo di non diminuire i contributi.

Voglio però, nei pochi minuti che mi rimangono, dare alcuni dati rispetto a che cosa provoca il Fondo per la non autosufficienza e in particolar modo i progetti personalizzati. Lo voglio dire perché il modo in cui noi stiamo lavorando e stiamo sostenendo questo impegno così importante, che può sembrare anche a volte gravoso per le casse regionali, in realtà provoca grande sviluppo in Sardegna. Cioè non sono politiche assistenzialistiche ma sono politiche che riescono a dare un contributo alle famiglie che poi mettono di proprio per alzare l'economia generale. Faccio un esempio. Da poco c'è stato negli Stati Uniti uno studio che ha voluto calcolare la forza lavoro dei caregiver, cioè dei familiari e di tutti coloro che si prendono carico di persone che non hanno la possibilità di sostenere in proprio un'attività… purtroppo sta finendo il tempo a mia disposizione, ne parleremo in un altro momento, vi dirò solo che hanno fatto uno studio che ha spiegato come riuscire a calcolare qual è la forza lavoro non monetaria delle persone che si occupano di chi sta in una situazione di gravità.

Ecco, in Sardegna, diamo un contributo di circa 130 milioni di euro, compresi tutti i progetti prodotti, vi do il risultato finale, poi ne parleremo semmai più in là o in un altro momento, abbiamo un ulteriore apporto da parte delle famiglie, sia di lavoro e sia di ulteriori risorse, di altri 60 milioni di euro, per cui, calcolando anche tutto il lavoro non monetario che viene erogato dalle stesse famiglie, nei compiti di assistenza, si arriva a mezzo miliardo di risorse, tra monetarie e non monetarie, che vengono messe nel circuito dell'economia sarda.

PRESIDENTE. Comunico che i colleghi Francesco Meloni e Valerio Meloni sono rientrati dal congedo.

E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.

SABATINI (P.D.). Assessore, avremmo molte considerazioni da fare sui diversi commi di questo articolo, ma ci riserviamo di intervenire durante la discussione dei vari emendamenti che abbiamo presentato. Mi soffermerei invece su considerazioni di tipo generale. Ieri ho criticato aspramente il vostro Documento annuale di programmazione economica e finanziaria perché, vede, Assessore, non si possono presentare documenti così deficienti e deficitari da tutti i punti di vista. Davvero, con la massima correttezza, la invito ad andare a guardarsi che cosa veniva fatto alcuni anni fa, come venivano composti e scritti i DAPEF di alcuni anni fa in cui si entrava nel merito delle singole azioni, dei singoli programmi, dichiarando lo stato di attuazione, il punto a cui si era arrivati e proponendo anche le diverse iniziative, le correzioni per il futuro. Questo dovrebbe fare il DAPEF!

Mi rivolgo anche all'assessore De Francisci perché il problema sulle politiche sociali è lo stesso, è lo stesso! Vedete, noi stiamo intervenendo stamattina in quest'Aula e ci stiamo occupando di politiche sociali senza un minimo, anzi senza alcun dato, senza conoscere lo stato di attuazione delle politiche sociali in Sardegna! Anche per questa situazione, vi invito a leggere che cosa veniva fatto in passato.

Sotto i miei occhi ho il programma di contrasto delle povertà, il rapporto 2008 dove, in modo dettagliato, veniva fatto il punto della situazione e anche esplicitata l'efficacia delle azioni che venivano messe in campo. Dico questo perché troppe sono le iniziative, le azioni e i programmi che ci vengono segnalati, che voi avete continuato a tener in piedi e che ormai non sono più utili alla situazione che oggi vive la Sardegna perché la situazione delle povertà, per carità, è gravissima in Sardegna, ed è più grave che nelle altre Regioni.

Le povertà aumentano! Pensate, l'incidenza della povertà in Sardegna è pari al 21 per cento, tocca il 21 per cento delle famiglie e in questi due anni tale percentuale è aumentata di due punti per anno; quindi le situazioni di disagio sociale aumentano, le povertà aumentano, la disoccupazione aumenta, le famiglie che si trovano in uno stato di difficoltà aumentano! Possiamo dire che la Regione sarda non investe sulle politiche sociali? No! La Regione Sardegna investe molte risorse nelle politiche sociali; forse era in passato, e può esserlo anche oggi, un modello fra tutte le Regioni italiane. Si tratta però di lavorare facendo una puntuale verifica delle azioni che vengono messe in campo perché le situazioni di disagio sociale, le povertà, mutano nel tempo, non sono sempre le stesse e quando, alle situazioni di difficoltà delle famiglie, che magari portano un peso al loro interno con una malattia grave, si accompagna la mancanza di lavoro, e quindi si unisce a questo una povertà, è necessario stare molto attenti. Ho l'impressione che, in questi ultimi anni, le azioni che abbiamo messo in campo non abbiano creato inclusione, perché le politiche sociali dovrebbero dare la possibilità alle persone di riscattarsi nella società, di trovare, attraverso gli interventi di politica sociale, un riscatto, invece qui diventa quasi un'assuefazione in cui "ti do il contributo ma ti emargino" escludendo così la possibilità di avere un ruolo nella società, di ritornare a essere parte attiva. Questo è fortemente pericoloso, guardate, lo dico perché questa segnalazione ci viene da molte associazioni e dallo stesso settore pubblico che opera nelle politiche sociali; non si può andare avanti senza una programmazione seria, non si può andare avanti senza una verifica delle azioni che vengono messe in campo e noi ci troviamo a discutere, a stanziare risorse, a deliberare senza avere uno straccio di responsabilità grave. Questa è una responsabilità grave che sta in capo alla Regione e sta in capo alla Giunta regionale!

Ma voglio sollevare anche altre questioni: innanzitutto la lentezza delle procedure che, in questi ultimi anni, è aumentata anche per dissidi interni e per una cattiva organizzazione dello stesso Assessorato. C'è un aumento della lentezza delle procedure, alcuni programmi hanno una tempistica accettabile, altri programmi stanno subendo un forte ritardo e quando i programmi di intervento nelle politiche sociali subiscono dei ritardi allora non sono più efficaci, perdono di efficacia, perdono persino di significato e di senso. Sarebbe meglio non realizzarli, quindi è necessario rimettere a fuoco la funzionalità della nostra macchina amministrativa e i rapporti che intercorrono fra gli uffici dei servizi sociali della Regione e degli enti locali. Aumentano le discrezionalità, ci vengono segnalati casi di famiglie discriminate per le quali i funzionari utilizzano il loro potere amministrativo e burocratico in modo indegno creando ingiustizie sociali, alcune famiglie vengono lasciate addirittura fuori dagli interventi, sono fatti gravissimi! Molti progetti poi, lo dico, sono ormai inadeguati, vanno nella direzione dell'esclusione, non dell'integrazione. Producono dipendenza dal sussidio sociale e non creano possibilità di riscatto; alcune famiglie si appoggiano solo ed esclusivamente all'intervento sociale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue SABATINI.) Allora credo che, e mi fermo qui, sia necessario porre mano alle politiche sociali, non so se siano insufficienti o sufficienti le risorse o siano più di quante sarebbero necessarie per portare avanti le politiche sociali. So che non siamo in grado oggi di compiere alcuna valutazione perché stiamo deliberando e stanziando risorse senza avere un minimo dato a disposizione perché i nostri interventi siano davvero interventi che possano essere definiti seri.

PRESIDENTE. E'iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, colleghi e Assessore, l'articolo 2 è un articolo molto particolare. Per certi versi, se viene letto con una certa attenzione, esprime anche qualcuno di quegli aspetti negativi di cui noi abbiamo parlato nella discussione generale. A fronte dell'introduzione di novità di carattere propagandistico come IMU, Sardex e finanziamenti verso le povertà, vi invito a dare uno sguardo… Assessore! Capisco che l'onorevole Dedoni sia totalmente istruito su questo ma abbiamo pochissime occasioni di parlare con la Giunta, dateci il modo di farlo compiutamente.

Guardate un po' com'è strutturato: comma 4, "Per contrastare gli effetti negativi della disoccupazione giovanile…", con delibera della Giunta sono definiti i criteri e i beneficiari; comma 5, "Nelle more dell'istituzione dell'agenzia… messa a reddito in valuta complementare"…, ancora delibera della Giunta per criteri e messa a regime; comma 6, IMU, delibera della Giunta in materia che definisce con propria deliberazione tutto; comma 7, "Per fronteggiare l'emergenza sociale…" sono autorizzati 25 milioni, delibera della Giunta per definire i criteri di riparto e così via. L'articolo 2 è l'esemplificazione dell'accusa che vi è stata mossa dal Consiglio delle Autonomie locali, cioè il neocentralismo che imperversa, chissà perché, alla fine della legislatura; perché? Strumenti in parte sterilizzati dall'iniziativa del Governo, in quel caso correttamente, perché pagare l'IMU a chi l'ha già pagata credo che sia, sotto un certo profilo, anche assimilabile a un reato. Un altro discorso sarebbe stato quello di assistere in futuro le persone "incapienti" rispetto a questa tassa, avrebbe avuto un senso diverso, ma voi l'avete fatto in termini di reato, cioè io sterilizzo lo Stato, la sua capacità impositiva, e poi decido io chi privilegiare!

Sulla questione della moneta complementare, non ho sentito una sola organizzazione imprenditoriale, una sola, che abbia detto che è una cosa sensata; in parte, con più o meno ilarità, ci hanno significato che è una bella trovata. Io vi ho detto che la bella trovata va fatta, comunque sia, nel rispetto delle leggi, c'è un emendamento, voi dovete fare la gara internazionale perché in Europa i soggetti che usano moneta complementare sono più di uno e dovete selezionarlo sul mercato pubblico perché non potete violare le norme comunitarie, però lo dovete dire, non è delibera della Giunta! E' gara pubblica, se è per quello.

Però gli imprenditori sono andati anche oltre e sensatamente hanno detto (dico che ho apprezzato da parte loro questa attenzione anche a un uso congruo della risorsa pubblica) una cosa semplicissima: prendetevi un bacino determinato, lasciate 2 o 3 milioni, applicatelo in quel bacino chiuso, qualche comune, un elemento circoscritto, vediamo pregi, difetti, anomalie e altri strumenti che possono essere utili per capitalizzare un sistema più perfezionato e poi, magari l'anno prossimo, forti di questo risultato, possiamo applicare una cosa che ha avuto una sperimentazione. Vi chiedo: "Voi volete erogare moneta complementare come reddito di cittadinanza a persone bisognose e a disoccupati?". Ma avete idea della differenza che passa fra il bisogno di lavoro e la finzione di poter dare lavoro? Perché questa è una finzione!

La gente che cerca lavoro cerca lavoro per avere un reddito da spendere per sfamarsi, per tenere la famiglia, per pagarsi i mutui e i mutui li pagate in Sardex? I bisogni elementari quotidiani si pagano in Sardex? Capisco che ci sono le prime sperimentazioni di moneta complementare, da anni è il ticket ristorante, ma non penserete che tutto il movimento che pensate di creare con 20 milioni o 25 milioni si riduca a ticket ristorante? Avete messo in campo delle boutade tipiche di chi non ci ha ragionato sopra, mentre tutte queste partite possono essere stralciate, eliminando questa vocazione neocentralista di cui vi ha accusato il Consiglio delle autonomie locali giustamente, in questo caso c'è l'esempio plastico. Non c'è una cosa che può decidere il Consiglio regionale? Ma possiamo discutere del reddito di cittadinanza? Possiamo discuterne qua o siamo inabilitati? Possiamo discutere di quali sono i criteri di priorità verso le povertà? Possiamo dire se i comuni sono totalmente inidonei a esercitare questo? Cosa che fanno già con piena conoscenza della realtà locale, altro che fare delibera della Giunta!

Possiamo considerare che l'articolo 2, Assessore, sia uno strumento straordinario per dare copertura alla riforma dell'IRAP in Sardegna? Che veramente potrebbe essere la prima più grande sperimentazione di federalismo reale che la Sardegna fa, altro che zone franche! Se fossimo capaci di applicarlo con il rigore che compete a un investimento, e non a "calcoletti", vi dico che qui troviamo gran parte della copertura finanziaria. Poi vi diciamo subito una cosa, a scanso di equivoci, la legge dello Stato ci autorizza a ridurre e azzerare l'imposta, non ci autorizza a parzializzarne gli interlocutori! E noi non vogliamo andare incontro a un'impugnativa perché ci siamo appropriati di un principio di disparità; possiamo lavorare sulla differenziazione ma non sull'esclusione, non possiamo ledere il principio universale della tassazione perché questo non ci è consentito dalla legge! La legge ci dice che possiamo ridurlo o azzerarlo, decidiamo noi come, ma non possiamo dire che certi interlocutori sono esclusi e altri sono compresi.

A beneficio dei colleghi, le voglio ricordare che, poiché nella pubblica amministrazione, la Regione ha un peso, il sistema sanitario ha un peso, gli enti regionali hanno un peso, quasi la metà, cioè il 40 per cento della copertura finanziaria, è in autofinanziamento, cioè la Regione non lo trasferisce agli enti, alle aziende, a se stessa, lo toglie dalla spesa e l'autofinanzia, per cui non abbiamo alcun vantaggio a penalizzare il sistema pubblico; così come non abbiamo alcun vantaggio, ecco la risposta alle povertà, a diminuire proporzionalmente il fondo unico agli enti locali perché potremmo dire loro che quello che risparmiano con l'Irap che non versano potrebbero investirlo per le povertà, per dare lavoro.

La manovra tra privato e pubblico si completa così, per creare un'annualità nella quale facciamo respirare il sistema economico della Sardegna. Vorrei che voi lo capiste veramente!

(Interruzione)

L'hai capito? Va bene, sono molto contento di questo fatto, mica è una cosa marginale! Se l'avete capito, aspettiamo la traduzione perchè mi pare che ci siano delle valutazioni contraddittorie. E poi ci vuole coraggio, Assessore, voglio approfittare per dirle (guardi che è molto semplice) che noi abbiamo a che fare con un problema di nostra progettualità (che forse con la buona volontà possiamo affrontare e anche superare), ma poi abbiamo anche un problema di antiche ruggini. Lei lo sa, la sua struttura tiene il coordinamento, i legami, tra le direzioni generali, si proteggono a vicenda, i vecchi riti, le liturgie, che ci sono dentro i sistemi, li tengono assieme. Se vogliamo riformare questa Regione, dobbiamo avere il coraggio di creare qualche dispiacere ma anche di andare avanti. Assessore, lei ci troverà disponibili, non dimenticate che cosa c'è dietro questa Regione, è quello che ha reso impossibile capacità di riforme generose anche della classe politica. Siccome voglio utilizzare tutto il tempo che metto nella mia passione politica, anche per dimostrare che la politica è capace di fare cose concrete, ed è credibile quando le fa, noi non dobbiamo fare in modo che la nostra burocrazia ci impedisca di essere all'altezza della nostra missione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Presidente, onorevoli Assessori, onorevoli colleghi, questo è un articolo estremamente importante in questo momento di grave crisi occupazionale e che sicuramente tampona uno stato sociale difficile che vive appunto situazioni di prostrazione e di ansia. Alcuni colleghi hanno fatto delle osservazioni puntuali, come il collega Espa che ha ricordato anche l'attenzione che bisogna porre a questa importante somma di 190 milioni per il sostegno alle famiglie che assistono anziani, i programmi personalizzati e i sussidi a favore di persone affette da particolari patologie. E' una somma importante ma se a questa addizioniamo anche le altre somme previste nel capitolo, stiamo parlando di una dotazione di oltre 250 milioni di euro, quindi una somma importante, anzi forse ne servirebbe ancora di più.

Prendendo spunto dall'intervento dell'onorevole Espa, ma anche dall'ultimo intervento dell'onorevole Sanna, ripeto che credo che sia maturo il tempo di pensare di introdurre anche in Sardegna (per rispondere all'intervento dell'onorevole Cuccureddu dell'altro giorno, questo aiuterebbe a incrementare il PIL regionale, non certo quello lombardo) l'attuazione del reddito di cittadinanza; in Sardegna, non a livello nazionale, quindi lo potremmo sperimentare all'interno, ripeto, di situazioni già presenti, ci vorrebbe un attimo di attenzione, di quantificazione. Ma, se pensiamo che abbiamo già 27 mila sussidi di cassa integrazione, di mobilità, potremmo individuare quella fascia sulla quale appunto utilizzare il reddito di cittadinanza, che - come ha detto bene l'onorevole Sanna - non può essere paragonato al Sardex, il quale può sicuramente essere adottato ma non come strumento di sostegno ai bisogni.

Credo che la Sardegna farebbe bene ad adottare e sperimentare lo strumento di cui l'Unione europea ha scelto di avvalersi, cioè la Commissione, nel 1942, adottò la raccomandazione numero 441/CEE, laddove si riconosce "il diritto fondamentale della persona umana a risorse e prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana e lo strumento del reddito permette di far uscire le persone dalla povertà consentendo loro di vivere dignitosamente". Ovverossia il reddito di cittadinanza, appunto, non può essere visto come distribuzione generalizzata di reddito, slegata da prestazioni lavorative e pertanto considerato come un intervento puramente assistenzialistico, ma deve essere considerato - per la nostra popolazione - come un'assistenza libera e dignitosa con lo scopo di favorire l'inclusione sociale dei disoccupati, degli inoccupati e dei lavoratori precariamente occupati.

Basterebbero alcune delle esperienze maturate in altri ambiti europei per dire che questo sostegno solidaristico della comunità attiva nei confronti di disoccupati e inoccupati è quello di chiedere che questo reddito, quantificato in ore di lavoro, possa essere reso alla comunità in diversi modi. Faccio l'esempio del mio paese. Nel mio paese spendiamo 350 mila euro per effettuare la spazzatura delle strade (e non tutte le strade sono spazzate), immaginatevi quanti giovani disoccupati, che magari non hanno un'arte particolare, potrebbero benissimo eseguire questa pulizia delle strade, in sostituzione di quella risorsa che resterebbe nelle famiglie. Ma penso anche alla dispersione scolastica; quanta dispersione scolastica abbiamo in Sardegna, e quanti giovani laureati in attesa di occupazione stanno lì a bighellonare o cercare soluzioni, magari andando anche fuori dall'Italia per trovare lavoro! I nostri centri comunali di aggregazione potrebbero benissimo svolgere un ottimo supporto e servizio per i ragazzi meno abbienti, che spesso sono quelli che rischiano di essere coinvolti nella dispersione scolastica perché magari abitano in luoghi lontani dai comuni, per esempio per quanto riguarda Guspini, penso ai ragazzi di Sa Zeppara che vivono lontani dal nucleo abitato, quasi in isolamento, che potrebbero tranquillamente essere accolti e sostenuti nella formazione da giovani laureati a diverso titolo.

Penso a quante risorse non abbiamo, per esempio, per la manutenzione delle scuole, che vanno in decadimento perché non c'è una manutenzione ordinaria che possa permettere di mantenerle adeguate alle norme e poi dobbiamo cercare ingenti risorse per fare interventi di straordinaria manutenzione e non riusciamo, nelle ristrettezze di bilancio, a intervenire; eppure ci sono molti giovani che hanno fatto dei corsi di formazione come muratori, come impiantisti, come imbianchini, essi potrebbero tranquillamente rendere un servizio alla collettività, nelle more chiaramente dell'occupazione. Questo sistema, legato ai processi di inserimento lavorativo, chiede alle imprese di far riferimento ai CESIL o ai Centri di inserimento lavorativo che possono conoscere la domanda di impiego, quindi uscire, quando ci sarà la possibilità, dal reddito di cittadinanza per arrivare all'occupazione vera, però nel frattempo queste persone hanno acquisito dignità, hanno reso alla collettività interventi utili e importanti che oggi non riusciamo a realizzare per la carenza di risorse.

Per cui, propongo una riflessione perché davvero in Sardegna ci si adegui e ci si allinei alle azioni che ormai in buona parte dell'Europa sono la normalità, mentre noi restiamo ancora con questa posizione molto ambigua di sostegno puramente assistenzialistico, quando invece (facendo tesoro delle cose che ha già detto Marco Espa, che conosce benissimo tutte le problematiche del sostegno alle famiglie per l'assistenza agli anziani o a quante altre situazioni anomale esistono, laddove risorse finanziarie spesso vengono percepite in maniera impropria) basterebbe individuare, cosa facilissima, tutti i cittadini non autosufficienti ai quali dare servizi e gestire il resto con l'intervento del reddito di cittadinanza che dia una possibilità ai non occupati, giovani, ma anche non giovani, perché ci sono purtroppo anche non occupati ultracinquantenni.

Purtroppo spesso, per questi ultimi, noi spendiamo con la sanità, perché una persona depressa aumenta il livello di costo del farmaco in quanto farà ricorso al farmaco; però non siamo in grado di quantificare quale sarà il costo sociale da pagare per i disoccupati o non occupati che, in qualche maniera, alla fine, stanchi di cercare lavoro, si rifugiano in azioni che sicuramente danneggiano la collettività e la collettività sarà costretta comunque a pagare. Sono somme mai calcolate, ma io sono convinto che l'intervento di reddito di cittadinanza possa abbattere enormemente questo costo, ripeto, oggi di difficile quantificazione. Credo però che siamo molto ma molto oltre le risorse necessarie per avviare anche in Sardegna un reddito di cittadinanza che, ripeto, possa portare serenità in attesa di quell'occupazione ambita davanti alla quale la comunità deve comunque porsi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.

SORU (P.D.). Presidente, ho paura che questa finanziaria, in questo fine di legislatura, sia caratterizzata dalle trovate tolte fuori dal cappello per stupire, per cercare di attirare l'attenzione, per raccogliere qualche nicchia di consenso aggiuntivo, aldilà del merito delle questioni.

In questo momento stiamo discutendo dell'articolo 2 perché è stata sospesa la discussione dell'articolo 1. Ieri mi è capitato di partecipare a un convegno un po' tumultuoso a Lanusei, dove ho sentito dire al Presidente della Regione che probabilmente stamattina ci sarebbe stata presentata in Aula la proposta di cancellare le accise, una tassa dello Stato: una bella trovata, per chi ci crede! Può essere un problema per il bilancio della Regione e soprattutto per la credibilità di questa Regione verso l'esterno, verso il sistema della pubblica amministrazione nazionale, ma ne parleremo dopo, ora mi voglio concentrare sulla trovata dei Sardex. Non c'è il collega Cuccureddu che, l'altro giorno, quando ne abbiamo accennato nel corso della discussione precedente, è subito intervenuto per dirmi che, anche in Toscana, con la presidenza di Bresso qualcosa di analogo è stato fatto. Magari qualcuno mi farà il favore di riferirgli che non mi risulta; ho chiesto alla presidente Bresso, ho chiesto al Presidente del Consiglio regionale, niente di tutto questo risulta, quindi le parole in libertà non valgono tanto. Naturalmente sono pronto a ricredermi se mi portasse qualche legge che eventualmente non ho trovato e di cui non mi è stato riferito.

Ho letto la relazione sui Sardex, premesso che mi dispiace anche parlarne perché sono dei miei amici, sono degli ottimi ragazzi di Serramanna, che lavorano con passione e fanno un bel lavoro, si sono inventati il loro lavoro e crescono, mi dispiace che vengano utilizzati per mera propaganda politica. A pagina 7 della relazione della Giunta regionale, dove si spiegano i commi quinto e sesto sulla moneta complementare, si dice che innanzitutto può servire a favorire la ripresa economica contribuendo in qualche modo a finanziare il capitale circolante delle imprese. Lo sappiamo, le imprese della Sardegna, più di quelle delle altre regioni, in questo momento soffrono del credit crunch, della ristrettezza e della non disponibilità del credito, quindi fanno fatica a finanziare, onorevole Cuccureddu, il capitale circolante; anche a Olbia, collega Cuccureddu, persino a Olbia, persino dalle parti della zona industriale di Olbia, fanno fatica a finanziare il capitale circolante.

Tant'è che (molti di voi ricorderanno) sono stati trasferiti, alla SFIRS, 234 milioni di euro per sostenere i fondi di garanzia per l'accesso al credito delle imprese della Sardegna e quindi aiutarle a finanziare appunto il capitale circolante. Questi 234 milioni sono stati iscritti nel bilancio della SFIRS, si sono potuti rendicontare alla Commissione europea e quindi non sono stati disimpegnati, anche se sono lì in frigorifero. La SFIRS ha in frigorifero quei 234 milioni e ha in frigorifero 35 milioni del Fondo JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas) per le città, altri 35 milioni del Fondo JESSICA per le politiche energetiche, mi pare 24 milioni per il venture capital: tutti soldi in frigorifero, per circa 340 milioni! Al 30 dicembre 2012 erano stati spesi 70 milioni, ne hanno quindi in questo momento in frigorifero circa 270. Se vogliamo finanziare il capitale circolante delle imprese, qualcuno faccia sapere a chi ha scritto questo comma che bisogna dire alla SFIRS di spicciarsi a utilizzare i fondi bloccati per la prestazione di garanzia alle imprese della Sardegna per il normale accesso al credito bancario. Glielo faccia sapere perché sarebbe ben più utile di questo strampalato intervento sui Sardex!

Ma se non serve per finanziare il capitale circolante delle imprese, forse potrà servire per dare un reddito di cittadinanza a circa 10 mila persone disoccupate della Sardegna. Se fossi un disoccupato della Sardegna, preferirei avere 500 euro al mese e poter spendere al supermercato sotto casa, poter eventualmente pagare la bolletta della corrente, pagarmi magari l'affitto ed eventualmente pagarmi un piccolo mutuo, nel caso lo avessi, ma non credo, anzi sono certo che il padrone di casa, o l'Enel, o Edison non accetterà i Sardex, per cui stiamo dando loro quei soldi per spenderli, come? Nell'unico supermercato della zona che magari ne accetterà un pochino? Stiamo dando loro quei soldi per spenderli, come? Così come pretendiamo di dirigere il traffico noi, per cui gli diciamo che deve fare un po' di ore di lavoro per la comunità, gli diamo una cosa che dovrebbe servire al mero rapporto tra i privati e non dovrebbe vedere l'interferenza della Regione e gli diciamo anche come spenderli e dove deve spenderli! E' chiaro che non serve ai disoccupati della Sardegna, ai disoccupati della Sardegna possono servire molto bene 500 euro al mese, dateglieli, se glieli volete dare, non fate finta di darglieli con la propaganda, perché così non serviranno, serviranno ben poco.

Mi sarebbero piaciute altre azioni di contrasto alla povertà. Ho paura che possano nascere 10 mila nuovi lavoratori socialmente utili come abbiamo avuto negli anni passati con dei bacini inamovibili, che si è molto faticato a gestire; ho paura che nascano 10 mila lavoratori socialmente utili in Sardex, mi sarebbero piaciuti altri provvedimenti di contrasto alla povertà ma, se questo è, facciamo in modo di non aggiungerci la propaganda del Sardex.

Un'altra cosa: leggo, sempre su questa relazione, che la Regione, con una dotazione di bilancio di 20 milioni, comprerà dei beni in euro per acquisire beni o servizi, cioè userà degli euro, soldi veri, per acquisire beni o servizi che poi rivenderà all'interno del circuito. Mi chiedo: chi li rivenderà? Ci mettiamo a intermediare in qualche cosa? Mi sembra pazzesco o forse c'è qualcosa che non capisco, sono sicuro che rientrerà il collega Cuccureddu e me lo spiegherà.

Subito dopo, nel capoverso successivo, si dice: "Pertanto, con una dotazione di 20 milioni di euro si prevede di attivare un meccanismo che consente di assicurare un reddito di comunità a circa 10.000 beneficiari per un controvalore di circa 60 milioni di euro annui", per cui da 20 passiamo a 60, siccome ho sentito ieri il Presidente della Regione parlare di moltiplicatore keynesiano, vorrei sapere se qualcuno ha pensato che pure qui si applicherà un moltiplicatore keynesiano di tre, da 20 a 60 milioni, e che si moltiplicheranno i pani e i pesci in questo Consiglio regionale.

Credo che dobbiamo essere seri e che ci siano mille modi per fare campagna elettorale e, per fare propaganda, ritengo che non dovremmo mettere in difficoltà gli uffici, i tribunali e chicchessia. L'iniziativa dei Sardex è ottima, lasciamola lavorare in pace per quello che è, cioè un rapporto di scambio basato sulla fiducia reciproca di persone che si conoscono e si stimano, soprattutto un rapporto di fiducia tra l'azienda e i gestori di Sardex, a oggi è cresciuta, credo che abbia un transato di quasi 1 milione di euro al mese. Questa è la sua dimensione, pensare che noi ci possiamo appiccicare all'improvviso una politica da 60 milioni mi sembra da incoscienti.

Un'ultima cosa, se qualcuno vuole, magari in altri contesti, se volessimo parlare di moneta complementare e dovessimo pensare che la Regione possa fare qualcosa, eventualmente potrebbe anche fare la sua, ne potremmo discutere in futuro, ma non usare soldi buoni per comprare la moneta complementare di un gruppo di giovani di Serramanna, questo è effettivamente il contrario di quello che accade. Lo Stato impone la sua moneta, impone il corso forzoso della moneta, non acquista le monete degli altri, qui la Sardegna, un pezzo dello Stato, sta rinunciando alla moneta normale dello Stato, agli euro, per comprare la moneta degli altri. Questo non si è mai visto, vorrei dire, nella teoria economica, non si è mai visto nella realtà.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Signor Assessore, l'articolo 2, che si occupa di lavoro, ci consente di riprendere qualche ragionamento interrotto in altre circostanze e di recuperare il filo di un discorso che oggi in Italia stenta a essere accettato. Possiamo pensare ancora di produrre lavoro aumentando la spesa pubblica? Questo è il tema. Si può produrre lavoro aumentando la spesa pubblica? E' un argomento sotto gli occhi di tutti perché, badate, quando si parla di reddito di cittadinanza, e contestualmente noi sappiamo che è difficilissimo reperire oggi il miliardo e mezzo per pagare la CIG in deroga, la Cassa integrazione in deroga, noi sappiamo perfettamente che l'equazione "aumento della spesa uguale aumento del lavoro", quindi contrasto alla povertà, non è sempre l'equazione migliore. Non a caso, per coprire la CIG in deroga, oggi il Governo sta cercando una strada diversa, sta cercando la strada nel risparmio della spesa non produttiva, non efficace.

Allora il primo punto da tener presente, nel reperimento delle risorse, è di non finanziare le politiche del lavoro in deficit. Possiamo pensare che le nostre politiche del lavoro rispettino questa logica, cioè che ciò che abbiamo previsto nell'articolo 2 sia in questa logica? Questa logica invece è perfettamente quella dell'articolo 2 cioè un aumento di stanziamenti, sulla cui efficacia possiamo ragionare, che non produrranno lavoro.

In tutta Europa si produce lavoro producendo impresa e mischiando diversi fattori, alcuni dei quali sono stati elencati adesso dall'onorevole Soru. Ma pensate anche a cose molto innovative che stanno venendo fuori, là dove la libertà dei cittadini sta rispondendo alle emergenze, là dove ci sono lavoratori che lavorano otto ore, se ne fanno pagare sei e ne mandano due a capitalizzare l'impresa. Sta accadendo in Italia, non sta accadendo fuori dall'Italia, sta accadendo qui! Perché noi, anziché aumentare i nostri stanziamenti, 20 milioni per il reddito di cittadinanza (il reddito di cittadinanza, badate, non è altro che ciò che oggi è dato dalla mobilità, dalla cassa integrazione in deroga, e stiamo facendo fatica a pagare quello, ci siamo?), non incentiviamo forme di lavoro, di contratto, che aiutino le imprese a capitalizzarsi e al tempo stesso fronteggino questa larga crisi di lavoro e di reddito che noi abbiamo?

Ragionerei su questi versanti. Come ragionerei per esempio sull'utilizzare il know how che abbiamo di grandi imprese in Sardegna, usufruendo delle possibilità che il mercato elettrico sta mettendo in campo per le imprese. Non tutte le imprese sono in grado di comprare energia nel mercato elettrico, ci vuole una conoscenza che non tutte hanno, ma ci sono anche imprese in Sardegna che hanno questa conoscenza e che sanno comprare bene nella borsa del mercato elettrico. E' stato calcolato che se dieci imprese si mettessero insieme e avessero una sorta di broker che acquista energia per loro, sapendo come si fa, potremmo avere un risparmio sulla bolletta energetica di queste imprese tra il 18 e il 23 per cento. Pensate! Vuol dire investire in sapere.

Vogliamo investire per produrre lavoro sulla questione drammatica dei trasporti? Avevamo stanziato 6 milioni sulla continuità territoriale. Me ne sto occupando ma vorrei darvi solo questo elemento: le merci, soprattutto nel Nord Sardegna, seguono i passeggeri, noi trasportiamo pochissimo in container. Una nave container costa 5000 euro al giorno di navigazione, mentre una nave passeggeri costa 5000 euro all'ora di navigazione. Tutto questo si può fare senza oneri pubblici. Allora ragionerei sul lavoro producendo impresa e anche (perché non dirlo? So che la Sardegna non è proprio molto attenta ai termini della meritocrazia) facendo una spending review della nostra assistenza sociale: 800 milioni di euro in assistenza sociale! C'è qualcosa che non va!

Come c'è qualcosa che non va nell'aumento dell'874 per cento della cassa integrazione. Recentemente, di fronte al Giudice del lavoro di Cagliari, è stato condannato un grosso Gruppo nazionale, che aveva avuto accesso alla cassa integrazione consumando 1 milione e mezzo di euro dell'INPS senza che avesse i requisiti per accedere alla cassa integrazione. L'uso della cassa integrazione, da parte delle imprese, per obiettivi diversi rispetto a quelli per cui la cassa integrazione è stata pensata, va rivisto, e i nostri 800 milioni di euro in assistenza sociale non sono tutti giustificabili in questo momento, bisogna rivederli. Avrei questo spirito nel riparlare di lavoro e, quando si parla di lavoro, perché non lo diciamo?

Il problema centrale è che abbiamo un popolo di braccianti; se noi non aumentiamo il "saper fare" di quelli che sono disoccupati, non li collocheremo mai! Questi sono gli elementi di una politica del lavoro! Possiamo pensare che ci sono delle politiche finanziarie che aiuterebbero? Penso di sì. Ciò che diceva prima l'onorevole Soru sul credit crunch è importante, bisogna ragionarci. Qualche cosa l'avevamo fatta in passato, adesso non ho gli elementi che ha l'onorevole Soru sul Fondo di controgaranzia della SFIRS, perché a me risultava che stesse funzionando, cioè che, con 100 milioni di euro, avesse prodotto 340 milioni di garanzie; può darsi che non sia così, ma è chiaro che la strada è lì, cioè usiamo meglio le risorse che abbiamo.

Ora, francamente, leggere sui giornali e anche sentire in questi giorni in quest'Aula, ieri non c'ero, ragionamenti sulle fiscalità di vantaggio che si sviluppano in questi termini "tolgo una tassa e, parallelamente, non produco un risparmio nella spesa pubblica" (non lo produco!), non è la strada giusta! Faccio un esempio sulle accise, che è l'unica cosa di cui forse ci si potrebbe occupare e sicuramente con un percorso legislativo diverso da quello ipotizzato; allora noi incassiamo la tassa di fabbricazione (ci siamo?), al di là del fatto che possiamo riformarla, con quella tassa di fabbricazione entrano 6-700 milioni; i 6-700 milioni che entrano, dovremmo restituirli, cioè devono uscire di nuovo, e incidono sul Patto di stabilità, ma per farli uscire di nuovo, dovremmo risparmiare risorse che spendiamo male per 6-700 milioni. Se no mi dovete dire quali servizi non vengono più garantiti da quelle entrate e qual è l'altra entrata che li garantisce, perché un padre di famiglia che diventa Presidente della Regione ragiona così! Non può ragionare diversamente, perché altrimenti si consegna una Regione devastata a chi verrà l'anno prossimo a governare, e non è giusto devastare il bilancio! Sono sicuro che l'assessore Zedda è d'accordo.

Come, badate, sull'IRAP, io conosco un solo ragionamento fatto, attuato e testabile, che è quello della Provincia di Trento, che non ha abolito l'IRAP, l'ha differenziata con delle tabelle che sono disponibili, che possiamo andare a vedere come hanno funzionato; l'hanno disciplinata quest'anno per attuarla l'anno successivo. Le manovre fiscali si fanno così, con la testa sul collo! Non per inseguire la piazza. Goebbels diceva: "Chi governa la piazza, governa il Palazzo", ma Goebbels non è un mio punto di riferimento e spero che non sia neanche il vostro.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, signori Assessori, colleghi, parliamo dell'articolo 2, quindi delle disposizioni sul sociale e sul lavoro; non vedo l'Assessore del lavoro…

PITTALIS (P.d.L.). Sta lavorando!

BRUNO (P.D.). Sta lavorando! Ebbene, onorevole Contu, credo che sia un elemento di serietà avere un interlocutore, visto che è l'Assessore competente in materia, però non è questo il tema, lo capisco, stiamo parlando di un articolo 2 che, in realtà, attraverso alcune risposte demagogiche, tenta, ancora una volta, di prendere in giro i sardi. Lo facciamo anche oggi, lo fate con il presidente Cappellacci assente; anche l'ultimo sondaggio, quello di Datamonitor, lo mette all'ultimo posto nel gradimento tra i Presidenti delle Regioni italiane, non ci meravigliamo. Le risposte che si intendono dare con questa finanziaria, in particolare con questo articolo 2, vanno in linea con quello che è stato fatto nel corso della legislatura.

Ricordate: l'insularità con Berlusconi doveva essere il principio che garantiva tutti i sardi, la panacea di tutti i mali, poi è arrivata la continuità territoriale con la tariffa unica, la stiamo ancora aspettando, ammesso che sia la strada giusta, è arrivata la flotta sarda, e vogliamo vederne i conti, è arrivata la zona franca, la zona franca integrale, di cui prima o poi dovremo parlare in questo Consiglio regionale, partendo dalle cose che possono essere fatte, non dalla demagogia, per arrivare a Sardex, alla moneta complementare. Insomma, è questo il filo conduttore di una legislatura basata sugli annunci, sulle frottole, basata su quel poco di demagogia che non dà alla Sardegna né lavoro né risposte in termini di politiche sociali.

Non c'è neanche l'assessore de Francisci, che è occupata! Parlando di politiche sociali, credo che occorra, così come occorre per il lavoro, un progetto. Nella scorsa legislatura, noi abbiamo impostato un progetto che riguardava un modo di intendere anche la politica, quando abbiamo detto di dare delle risposte personalizzate ai bisogni; l'abbiamo fatto attraverso atti di programmazione, attraverso leggi, attraverso piani, l'abbiamo fatto con la legge numero 23 del 2005, l'abbiamo fatto dando lavoro, nelle politiche sociali, a 17 mila persone, perché questo è il dato, 17 mila occupati che lavorano, che cercano di dare sostegno (e lo fanno con professionalità) a circa 40 mila persone che usufruiscono in Sardegna di progetti personalizzati, cioè trattiamo il sociale non più come categorie stereotipate, ma come risposte al bisogno personale e individuale.

Questo non nasce a caso, nasce da un lavoro fatto nella scorsa legislatura dalla Giunta Soru e dall'assessore Dirindin, nasce dando forza alla legge numero 162, nasce dando sostegno ai progetti come quello "Ritornare a casa", che ha necessità (assessore de Francisci, anche se lei non ascolta!) di mettere i comuni, oggi, che sono in difficoltà, nella possibilità di avere coperta anche quella parte di cofinanziamento del 20 per cento che non riescono più a sostenere e che serve a quelle persone e alle loro famiglie. Un lavoro fatto con le associazioni familiari, con le famiglie.

A proposito di famiglia, assessore De Francisci, so che lei, probabilmente, non ha responsabilità su questo, ma, visto che noi produciamo anche leggi, rammento che nelle scorse finanziarie si è parlato di un tesoretto per la famiglia; ricordo che erano circa 17 milioni, diventati 12, poi 7, infine sono scomparsi! Allora è inutile parlare di famiglia! Vedo il suo blog, onorevole De Francisci, dedicato alla famiglia, ci sono tante belle cose. La sua maggioranza non la mette evidentemente in condizioni di operare, però bisogna anche trarne conseguenza, non si può accettare tutto: o si è dalla parte della famiglia, o si è contro la famiglia, e questa maggioranza - con un comportamento, devo dire, molto chiaro - ha deciso di stare dalla parte non delle famiglie, ma dalla parte di misure parcellizzate, dalla parte della demagogia. Qualcuno dovrà trarre le conseguenze, quando non si attuano le politiche.

Noi abbiamo presentato un progetto di legge, da quattro anni, dall'inizio della legislatura, che riguarda la famiglia, onorevole Contu, è lì, in Commissione, non fa un passo avanti! Tutte queste misure, che qui sono veramente disperse, dal fondo sulla non autosufficienza, dalla presa in carico delle persone con disabilità, dal sostegno alle persone che non hanno lavoro, dalla possibilità di contrarre mutui a tassi agevolati, prestiti famiglia, sono contenute in un progetto organico che il P.D. ha presentato come primo atto in questa legislatura, ma è ancora lì e il centrodestra continua a parlare di famiglia in tutte le sedi! Ma dov'è, se non riuscite neanche a sbloccare un progetto di legge? Emendatelo, diteci che cosa ne pensate, ma non date risposte come queste che non servono a niente, non servono a nessuno! Le politiche sociali a misura di famiglia, sì, perché è nella famiglia che si trovano le risposte, naturalmente. Questo bisogna fare, assessore De Francisci, non Sardex, il lavoro!

Sviluppo Italia: siamo l'unica Regione del Mezzogiorno d'Italia che ha deciso di trasferire a Roma i dipendenti dell'ex Sviluppo Italia, si devono occupare magari della Sardegna ma lo fanno da Roma, in missione, perché questa Regione non ha firmato una convenzione. Dovevamo, lo avevate annunciato più volte, trovare una forma di fusione con il BIC, con l'INSAR, cercare di trovare un modo per rendere organici tutti coloro che, a vario titolo, si occupano di politiche attive del lavoro. Parlare di Sviluppo Italia significa parlare di sardi che chiedono interventi per l'imprenditoria giovanile e forse oggi, a differenza anche di qualche decennio fa, parlare di leggi sull'imprenditoria giovanile, tenuto conto del fallimento della "28", ma anche del livello molto più alto che oggi hanno i sardi, professionale e di studio, probabilmente misure sull'imprenditoria giovanile oggi servono e possono davvero accompagnare i giovani nella ricerca di un lavoro, di una occupazione, nel fare impresa. I prestiti d'onore sono altre misure che vengono garantite. Decidiamo di mandare a Roma queste persone e allo stesso tempo decidiamo di non occuparcene, così è avvenuto per l'incubatore di Porto Torres; invece inseguiamo la demagogia, la zona franca.

Assessore De Francisci, mi rivolgo a lei, visto che è l'unica che mi ascolta, gli altri sono tutti a "Portobello", al telefono, ricordo la zona franca urbana: c'è un "decreto crescita" del Governo, diventato legge del Parlamento, che assicura alla Sardegna nove zone franche urbane; una sola è finanziata, quella del Sulcis, lo sappiamo. Ecco, credo che si possano trovare misure, anche attraverso l'utilizzo di fondi europei, per fare in modo che tutte quelle città individuate, sono nove, già individuate dall'Osservatorio del lavoro nella scorsa legislatura, oggi finalmente diventate legge dello Stato, possano trovare il modo per realizzare quella zona franca urbana che è possibile; così come è possibile probabilmente una nostra maggiore autorevolezza nel ricercare ciò che la legge costituzionale e il nostro Statuto dicono, cioè le zone franche doganali.

Il resto mi sembra francamente demagogia, poco altro, le risposte invece sono quelle che attendiamo ormai da decenni e che avevano trovato, in quello che si chiama programma attuativo regionale dei fondi FAS, una risposta ai nodi strutturali dell'isola; poi sappiamo come è andata a finire. Il presidente Cappellacci ha voluto rimodulare quel piano nell'agosto 2009, il CIPE non l'ha mai approvato, abbiamo rincorso i piani del Sud, abbiamo parcellizzato le misure, non si sta dando risposta ai territori. La verità è questa! Non è in questo articolato, non è in questa finanziaria, non è in misure come queste, che non danno alcun ruolo alle imprese e che non daranno risposte né in termini di lavoro, né in termini sociali.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente e colleghi, il collega Bruno ha citato il sondaggio di Datamonitor; a quanto pare i tentativi del presidente Cappellacci, anche con questa finanziaria, di spargere un po' di fumo, di lanciare un altro po' di promesse, non hanno un grande successo e vorrei anche lanciare un monito al collega Gian Valerio Sanna che ieri aveva soprannominato il presidente Cappellacci "Presidente di Ikea", perché ho saputo che il Presidente di Ikea intende querelarla perché lei lo avrebbe offeso visto quello che oggi sembra essere il gradimento del Presidente della Regione presso i sardi.

Certamente, al di là delle battute, che non vorremmo fare ma siamo costretti a fare, l'articolo 2 è un manifesto di come si formulano delle promesse politiche con dei titoli senza un contenuto. Ho il sospetto che sia stato costruito esattamente con questo intento, cioè si sia fatto l'elenco delle cose da dire e poi ci si sia affannati a riempirle di un qualche contenuto. Allora il titolo 1 è parlare di occupabilità, come favorire l'impiego, specialmente di lavoratori che escono dal circuito di lavoro, e rispondo con il comma 1 che allarga le maglie dei cofinanziamenti e dei progetti comunitari; poi il tema della non autosufficienza, che devo dire non è un tema nuovo, come ha ricordato il collega Bruno, ha una storia lunga ed è, peraltro, secondo me, il comma veramente meritevole di questo articolo, quello su cui certto nessuno di noi può pensare niente di meno se non favorirne il sostegno e lo sviluppo, magari, e lo dico all'Assessore della sanità, moltiplicando i controlli, evitando abusi, facendo sì che quei soldi, cioè quei 190 milioni di euro, più le quote di finanziamento comunale, siano spesi nel modo migliore.

Lo dico anche perché, attraverso i programmi "Ritornare a casa" e l'assistenza familiare, non soltanto si aiuta chi soffre, ma essi creano a loro volta un indotto di lavoro; si calcola che circa 17 mila persone lavorino grazie a questo programma e quindi forse quel comma dentro quell'articolo è l'unico che ha veramente un diritto di cittadinanza piena che noi non possiamo non riconoscere se non invitando, come era già stato stabilito nella scorsa finanziaria, l'assessore De Francisci a favorire tutte quelle forme di controllo che possono scoraggiare ogni forma di abuso, in modo che i soldi vadano fino all'ultimo euro a chi ne ha più bisogno e non ci sia un euro che possa andare a qualche altro. Magari l'Assessore vorrà poi riferirci che questo è il caso, perché se noi facciamo questo, moltiplichiamo i controlli, rafforziamo questa misura, consolidiamo la possibilità di difenderla e di fare quello che è, cioè un caso all'avanguardia nazionale, perché certamente oggi la Regione Sardegna almeno su questo comma è all'avanguardia nazionale.

Ma se poi continuiamo, andiamo al comma 4, quello che viene battezzato come reddito di comunità, cioè le misure a sostegno della disoccupazione giovanile attraverso la moneta di prossimità, il circuito Sardex, su cui ha peraltro ben discusso prima di me l'onorevole Soru, non posso che essere, da questo punto di vista, assolutamente d'accordo con lui; e poi, perché non parlare anche dell'IMU? E' un tema sulla bocca di tutti, se ne parla anche a livello di Governo nazionale, è stato un cavallo di battaglia del centrodestra, allora perché non mettere anche in questa finanziaria, nell'articolo 2, un altro titolo per fare l'occhiolino anche a chi è contro l'IMU, per fare l'occhiolino a quelle tante famiglie che, in qualche modo, hanno vissuto la tassazione sulla prima casa non, purtroppo, come impegno per un lascito disastroso dei governi di centrodestra che hanno creato il buco nelle finanze pubbliche, che hanno promesso riforme senza mai farle e che poi hanno costretto i governi successivi a intervenire anche in questa misura. E poi ancora misure di contrasto alla povertà.

Quindi un elenco di titoli, poi vediamo la consistenza, l'entità delle misure, i pochi milioni sparsi di qua e di là, tranne appunto l'intervento richiamato sul fondo di autosufficienza; sono misure del tutto inconsistenti, sono misure che non cambiano un percorso di sviluppo, sono misure che non cambiano il rapporto tra imprese e lavoratore, come ricordava anche l'onorevole Maninchedda, sono misure utili per lanciare dei titoli, per lanciare dei messaggi, per fare l'occhiolino all'elettorato, per provare a parlare alla pancia degli elettori sardi e prepararsi, come oggi misura in maniera molto chiara il sondaggio di Datamonitor, a provare senza successo a recuperare un consenso che si è eroso innanzitutto per le responsabilità del presidente Cappellacci, per le responsabilità della vostra Giunta, per le responsabilità di una maggioranza che, come spesso abbiamo detto, è maggioranza numerica (peraltro sempre più risicata) e non maggioranza politica. Una maggioranza politica infatti afferra la crisi per le corna, una maggioranza politica ha il coraggio di fare quelle riforme coraggiose, a cominciare dagli enti locali, alla scuola, alla sanità, che possono veramente liberare spese improduttive e favorire un rilancio del sistema economico produttivo, unendo a quel rilancio anche misure e forme serie e importanti di coesione sociale come può anche essere un reddito di cittadinanza. Certamente in forme e misure molto diverse da quelle che avete previsto.

Quindi, è un articolo 2, questo, che sigilla una finanziaria che ha cercato da un lato di negare l'evidenza, che ha negato un'assunzione di responsabilità per quanto è avvenuto in questi anni e, dall'altro, rimanda (o vorrebbe), attraverso lo pseudo sfondamento del Patto di stabilità, attraverso le promesse che vengono fatte col miliardo e 2 che dovremmo avere in più, dicevo, vuole lasciare ad altri, a quelli che verranno dopo di voi, l'eredità non solo di una crisi economica e sociale gravissima, ma anche di un pericolo nel caso il Patto di stabilità fosse sfondato. Noi crediamo che voi non riuscirete a sfondarlo perché non avrete neanche la capacità di fare quest'opera di disobbedienza, anche perché, per come la scrivete, è un finto sforamento del Patto di stabilità che richiede comunque un accordo, per lasciare ad altri una situazione ancora più grave, le mani ancora più legate per poter affrontare quella che è attualmente la situazione di crisi.

Noi speriamo che, in queste ore, a cavallo dell'ora di pranzo, riusciate a fare una delle poche cose che possiamo fare in positivo in questa legge finanziaria, cioè accettare il fatto che, venendo meno il trasferimento di risorse ed essendo comunque vincolata la spesa, è un'operazione molto più virtuosa rinunciare a una parte del gettito, almeno di quello che ci compete; in tutto, l'Irap consta di 648 milioni di euro nelle previsioni della vostra finanziaria, ma almeno una parte, almeno una quota, noi abbiamo previsto di ridurla allo 0,5 per fare una cosa utile, togliere tasse sul lavoro e sull'impresa e toglierle a tutti, evitando soluzioni pasticciate. Vi chiediamo, eventualmente, di intervenire sull'importo dell'aliquota, ma di evitare soluzioni che possano prevedere applicazioni differenziate che diventino a loro volta oggetto di impugnativa e di ricorso. Non complichiamo le cose semplici! La cosa più lineare da fare è rinunciare a una parte consistente di quel gettito, se ne possono avvantaggiare tutti (imprese piccole, imprese grandi, settore pubblico, settore privato); risorse che comunque verrebbero immesse di nuovo nell'economia e comunque potremmo dare respiro in una maniera diretta ed efficiente, lasciando a chi opera nel settore economico e nel settore del lavoro di utilizzare al meglio queste risorse ed evitando altre misure puramente di facciata come quelle che proponete in questo articolo 2.

Se farete questo, perlomeno, ci sarà un aspetto positivo in questa manovra, perlomeno alle tante promesse che avete fatto ne applicherete una che non avete fatto, ma comunque riconosceremo a tutti il merito di averlo capito, di averlo riconosciuto e di aver provato a fare qualcosa, almeno qualcosa, nella direzione giusta.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (Gruppo Misto). Presidente, dopo le valutazioni che sono state fatte sull'articolo 1 e quindi sulla debolezza intrinseca della manovra finanziaria legata alla partita entrata e Patto di stabilità, è indubbio che questi problemi si riversano completamente e in maniera devastante anche sull'articolo 2: "Disposizioni nel settore sociale e del lavoro". Assessore Zedda, io aggiungerei: "Disposizioni nel settore sociale, del lavoro e degli effetti speciali". Degli effetti speciali, perché questo articolo 2, soprattutto se lo leggiamo assieme all'articolo 2, sul lavoro e settore sociale, della finanziaria dell'anno scorso, dà il senso esatto della difficoltà di questa finanziaria soprattutto di innovare le politiche della Regione in questi settori fondamentali e soprattutto non riesce a nascondere le grandi difficoltà che sono legate alla filosofia di questa finanziaria: la filosofia di un odioso e rinnovato accentramento regionale, è stato già detto in quest'Aula ma è meglio ribadirlo, è stata denunciata dal Consiglio delle Autonomie locali.

Premetto una cosa: una delle convinzioni su cui ci siamo mossi anche in Commissione è quella che (visti anche i ritardi della presentazione della manovra finanziaria e quindi nella sua approvazione) fosse necessario individuare gli attori protagonisti della capacità di una spesa veloce, immediata, delle risorse disponibili, stante anche le difficoltà e le domande che vengono da numerosi settori della società sarda. Quindi abbiamo individuato, nelle imprese e nei comuni, gli attori principali della sfida, della possibilità cioè di spesa veloce e immediata dei pochi fondi regionali disponibili. Ci troviamo, invece, di fronte al tentativo di accentrare nuovamente, nell'ambito ristretto della Giunta regionale, ingenti risorse che, negli anni scorsi, erano state decentrate alle attività di comuni e di imprese.

Sull'IRAP non dico neanche mezza parola, siamo intervenuti ieri, sappiamo quanto è importante, sappiamo che c'è una riflessione nella maggioranza e speriamo che porti a un risultato proficuo. Parlo degli interventi sui comuni, relativi al lavoro. Nell'articolo 5, al comma 1, della legge numero 6 del 2012, finanziaria regionale del 2012, assessore Zedda, per i comuni, per i cantieri di lavoro comunali, legge numero 11 del 1988, (cantieri comunali che sappiamo essere uno strumento efficacissimo per poter chiamare al lavoro i disoccupati e non con l'erogazione di questi Sardex fantomatici che non sappiamo quando e come possano essere spesi in favore dei disoccupati), era stata stanziata la somma di 39 milioni di euro. Quest'anno, comma 3 dell'articolo 2, sono stati stanziati, assessore Zedda, 5 milioni. Quindi 39 milioni contro 5 milioni! L'anno scorso erano stati stanziati 10 milioni per i cantieri verdi e complessivamente una partita di circa 50 milioni di euro, che veniva destinata alla creazione di lavoro sulla base di progetti comunali e sulla base delle domande vere che esistono sui territori, non sulle invenzioni, su graduatorie su migliaia di disoccupati che non si sa bene come la Giunta regionale possa determinare.

Allora, a fronte di questa politica che l'anno scorso abbiamo cercato di attivare, con un lavoro molto lungo all'interno del bilancio, modificando profondamente anche l'anno scorso il bilancio presentato dalla Giunta regionale, abbiamo deciso che una quota di circa 50 o 60 milioni di euro dovesse essere trasferita ai comuni per le politiche per l'occupazione.

Quest'anno facciamo l'operazione opposta, mettiamo in atto gli effetti speciali, perché questi 50 milioni di euro vengono trasferiti nell'operazione Sardex e nell'operazione "restituzione dell'IMU". L'abbiamo già detto in Commissione! Allora, per quanto riguarda l'operazione "Sardex", anche ieri, gli interlocutori privilegiati che conoscono questo strumento, hanno ribadito, assessore Zedda, che il Sardex, la moneta complementare, è una possibilità di scambio, tra imprese, di servizi e di beni che possono essere scambiati, ma loro stessi hanno manifestato grande difficoltà nel capire come questo strumento possa essere utilizzato a sostegno e a sollievo della necessità di entrate certe, anche se minime, da parte dei disoccupati. Stiamo sottraendo i fondi ai comuni per realizzare lavori utili alla collettività, per imbastire un meccanismo, come dire, provvisorio, di sperimentazione, che è assolutamente al di fuori dall'urgenza di spendita di questi fondi che abbiamo. Abbiamo detto, e lo ribadisco, "pochi, maledetti e subito", spendiamoli, diamoli a chi li può spendere velocemente e non imbarchiamoci nelle procedure della Giunta regionale, così come è stabilito.

Assessore De Francisci, parlando di problemi sociali, l'anno scorso c'è stata una battaglia, io mi sono assunto anche il compito ingrato, antipatico, di porre il problema sui 10 milioni che erano stanziati per le politiche per la famiglia (lei ricorda?) con un emendamento; abbiamo fatto una battaglia in Commissione, abbiamo detto che, senza che ci sia una politica, è inutile stanziare soldi. Prima vengono le proposte, le politiche, altrimenti si rischia, come abbiamo fatto l'anno scorso, di tenerli congelati e inutilizzati, non si spendono e vanno ad accatastarsi sul tesoretto dei soldi non spesi che possono abbattere il nostro debito, ma noi abbiamo bisogno di mettere risorse, non di risparmiare, abbiamo necessità di mettere risorse subito nel mercato sociale della Sardegna che ne ha profondamente bisogno.

Sull'IMU, spero che ci sia una riflessione. Mi è sembrato di capire che c'è una riflessione profonda anche in maggioranza ma, l'assessore Zedda mi è testimone, lo voglio ripetere in aula, già dalla prima riunione di Commissione bilancio, ho detto che, per come è scritta, a parte il livello elevatissimo di ISEE, che era stato previsto, fondamentalmente questa misura si sarebbe rivelata un trasferimento di risorse regionali verso le aree più forti della Sardegna, cioè le città e le aree costiere, dove i limiti di rendita catastale sono più elevati che non nei piccoli centri. Anche su questo noi chiediamo e speriamo che ci sia un ripensamento e un riversamento di queste somme su famiglie, imprese e comuni, però con procedure che siano veloci, che ci consentano di spendere quest'anno le risorse, che ci permettano di alleviare le ansie e la disperazione della gente e che ci consentano inoltre di evitare di mandare a residui ulteriori ingenti somme del bilancio regionale. E la riflessione sul progetto, assessore Contu, dovrebbe anche attagliarsi a un'altra fattispecie di problemi. Noi abbiamo un incremento enorme...

PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Rapidamente, non utilizzerò neppure i dieci minuti, intervengo solo perché (e mi dispiace che non sia presente) l'onorevole Soru mi ha chiamato in causa poc'anzi a proposito di Sardex. Si parla di moneta complementare, non so perché poi tutti noi continuiamo a parlare di Sardex, credo che ci sarà una gara, immagino che qualunque imprenditore privato potrà partecipare, non credo che possa essere chiusa agli amici dell'onorevole Soru di San Gavino o di non so quale paese siano. Quando, qualche giorno fa, ho citato l'esempio dell'onorevole Bresso, non della Regione Toscana ma della Regione Piemonte, l'ho citato perché Quality Piemonte, su proposta dell'onorevole consigliere regionale Alberto Goffi della Regione Piemonte, ha istituito il Quality Italia come forma di baratto indiretto, quali sono le monete complementari. Ora, naturalmente sono disponibile a dare tutte le copie sul funzionamento della Regione Piemonte, ma è presente anche nel Comune di Napoli, è presente in diverse altre comunità, sono cinquemila le monete complementari oggi in circolazione nel mondo e sono uno dei piccoli tentativi, non risolutori, assolutamente non risolvono il problema, ma sono quei piccoli tentativi per cercare di porre un argine al fenomeno della globalizzazione che altrimenti a livello locale non può essere sicuramente arginato.

A questo serve! Piccoli mattoncini, piccoli mattoncini che cercano di generare ricchezza nei territori in cui quella ricchezza viene spesa, viene investita, viene prodotta. Ora voi sapete che, di ogni 100 euro che la Regione Sardegna dovesse dare in euro per chi lavora in un cantiere di lavoro, per chiunque, di quei 100 euro, ce l'ha detto benissimo il professor o dottor Savona nell'audizione che abbiamo fatto, 85 euro vanno ad arricchire la Regione Lombardia, vanno ad arricchire la Germania, aumentano il PIL delle altre Regioni! L'unico meccanismo per il quale si chiude a un certo e determinato numero di servizi (che sono quelli degli artigiani, dei piccoli commercianti e delle imprese locali) al privato. Se il privato può spendere, è chiaro che non pagherà la bolletta dell'ENEL con quei soldi ma attiverà, andrà nel piccolo negozio, andrà dall'artigiano anziché andare al supermarket, anziché arricchire, acquistando la Coca Cola, la multinazionale, andrà probabilmente ad acquistare l'acqua Siete Fuentes o l'aranciata Siete Fuentes. A questo serve, serve come piccolissimo argine per creare un effetto moltiplicatore per far sì che se la Regione investe 100 euro, quei 100 euro generino 100 euro di PIL in Sardegna, 90 euro di PIL in Sardegna, non 15 euro di PIL in Sardegna e 85 in Lombardia! Abbiamo le "scatole piene", con i soldi dei sardi, con i soldi delle nostre tasse, di continuare a incrementare il PIL delle altre regioni e delle regioni più ricche.

E' un piccolo tentativo, l'ha fatto il Piemonte! Vogliamo noi, che siamo nelle condizioni più disperate, più povere di gran lunga di quelle del Piemonte, rinunciarci a prescindere per ragioni magari ideologiche o banalizzare piccole idee che dalle altre parti si portano avanti? Nel mondo abbiamo cinquemila casi di monete complementari. Ragioniamoci! E' chiaro che la restituzione dell'IMU in questo momento, se c'è il Governo che prende un impegno, se c'è il Governo Letta che prende un impegno in quel senso, potrei ritenerla superata, ma pensiamo di salvaguardare almeno ciò che resta del nostro tessuto produttivo creando quegli argini minimi, quelli che possiamo creare, non rinunciandoci a prescindere.

Vorrei anche ragionare, lo dico molto umilmente, non voglio minimamente arrogarmi competenze che non ho, però nella mia città abbiamo realizzato un progetto che ha avuto 10 milioni di euro dall'Unione europea sulla salvaguardia e valorizzazione dei saperi locali mediterranei, un centro di ricerca che è coordinato dal professor Abdelkader Sid Ahmed che è stato preside, ora è docente della Facoltà di economia della Sorbona di Parigi, ex Ministro dello sviluppo economico dell'Algeria. Con lui stiamo coordinando, assieme a sei università, dei progetti che possano evitare che l'area mediterranea (Sardegna compresa) abdichi definitivamente alla funzione produttiva arricchendo sempre i grandi poli occidentali oppure quelli delle economie emergenti. Come lo si fa? Valorizzando i saperi locali, cercando di evitare le produzioni massificate, ricorrendo agli strumenti della moneta complementare, richiudendo il mercato, arginando tutti quei fenomeni devastanti che la globalizzazione non improvvisata, non gestita, subita più che pianificata, ha portato alla povertà e porta a un progressivo impoverimento.

Ciò che noi dobbiamo fare è che, se la Regione spende 3 miliardi, quei 3 miliardi generino il più possibile ricchezza e PIL in Sardegna. Questo è il senso della moneta complementare! Se qualcuno di voi poi vorrà, darò tutti i documenti, così che anche l'onorevole Soru e l'onorevole Bresso ne siano a conoscenza; non stiamo copiando ciò che ha fatto il Piemonte, non lo stiamo imitando, ma stiamo prendendo uno spunto e per la Sardegna sarà molto più utile che per il Piemonte.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL - Sardigna Libera). Presidente, approfitto, prima di parlare dell'articolo 2, per lanciare l'ennesimo appello all'assessore De Francisci, oggi è il 7 maggio, fra qualche giorno inizierà la campagna antincendi e i barracelli, che sono parte importante attiva in questa lotta, sinora non sanno se potranno effettuare le visite a carico del Servizio sanitario regionale. Assessore, le chiedo di intervenire su questo problema che è veramente di una gravità inaudita, noi andremo a fare incrociare le braccia a questi volontari che chiedono solo, con una norma che tra l'altro è già approvata, di poter effettuare le visite gratuitamente.

Vorrei chiedere, inoltre, a inizio intervento, che venga staccata la spina a quel frigorifero che contiene dentro di sé le risorse cui accennava prima l'onorevole Soru in capo alla SFIRS, parliamo delle risorse della Venture Capital, del Fondo JESSICA, della riconversione dei siti industriali e del microcredito. Quelle risorse equivalgono alla bellezza di 275 milioni di euro e credo che oggi, come non mai, si abbia l'estrema necessità che le stesse vengano messe immediatamente a disposizione e siano davvero spendibili non solo contabilizzate. Sul discorso IMU, credo che sia il caso che l'articolo venga totalmente soppresso perché si hanno notizie da Roma che probabilmente si interverrà a quei livelli; in questo modo avremo altre risorse importanti da mettere a disposizione.

Il discorso IRAP credo che sia superato. Abbiamo notizie dal presidente Cappellacci in persona che, oltre all'abolizione dell'IRAP, addirittura verranno abolite anche le altre accise, quindi ringraziamo la maggioranza per esserci venuta incontro su questa richiesta che, con tanta forza, è stata fatta dalle opposizioni e ne prendiamo atto.

Articolo 2, politiche sociali, contrasto alle povertà estreme, cantieri comunali e verdi, parliamo di una situazione in cui 370 mila sardi vivono, in condizioni di povertà e di estremo disagio sociale. Però, prima di parlare di nuovo lavoro, di nuovi occupati, chiederei, considerato che abbiamo presenti anche altri Assessori di riferimento, che almeno si dia inizio alla stabilizzazione di quegli operatori che le norme già approvate da questo Consiglio prevedono che vengano stabilizzati, mi riferisco ai lavoratori dei CSL, dei CESIL, dell'ARA, dell'AGRIS e del sistema bibliotecario sardo. Credo che non si possa andare oltre rispetto alle norme che questo Consiglio ha approvato e che davvero potrebbero nascere delle situazioni che possono essere seguite anche secondo altri profili, non solo quei profili politici e amministrativi.

Parlavo dei cantieri comunali, sono un po' stupito dal comma 3; si parla di estremo disagio occupazionale e poi vedo che quel comma 3, di fatto, rispetto all'anno scorso, viene portato quasi a zero perché questi 5 milioni di euro di premialità non riesco a capire a che cosa possano servire. Quella norma ha dato ossigeno a tutti i comuni della Sardegna, si è riusciti a far lavorare molti giovani, e non solo, per diversi mesi all'anno, quindi, oggi, in una situazione di estrema e ulteriore gravità occupazionale, non credo che possa venire trattata in questa maniera nelle sue risorse finanziarie.

Lo stesso discorso vale per i cantieri verdi, ho visto che la dotazione finanziaria, anche in quelli, è stata diminuita di 1 milione di euro, credo che quel capitolo invece vada rimpinguato anche perché i parametri che vengono utilizzati dalla Giunta regionale, secondo me, sono un attimino sbagliati, perché vengono avviati al lavoro i disoccupati di quei comuni che hanno dato in concessione, all'Ente Foreste della Sardegna, dei terreni per un numero che deve superare il numero delle quiescenze maturate dal 2000 in poi e per il 50 per cento dal numero di ettari che effettivamente sono stati conferiti. Credo che quel parametro vada rivisto, nel senso che non si può ragionare in termini di unità rispetto alle persone che sono andate in quiescenza, ma occorrerebbe ragionare in termini di percentuali perché i piccoli comuni che, nelle loro dotazioni organiche, avevano ad esempio un numero di dieci unità, se hanno avuto una deficienza sul numero iniziale di quattro unità, stiamo parlando comunque del 40 per cento, quindi credo che anche questi debbano avere delle risposte. Pertanto quel capitolo va tenuto, secondo me, almeno come era nell'anno precedente, anzi sicuramente andrebbe rimpinguato ulteriormente se i parametri dovessero cambiare a livello di Giunta regionale.

Le grandi risorse di cui prendiamo atto sono messe a disposizione per le politiche sociali, quelle investite andrebbero sicuramente contestualizzate a seconda delle situazioni che, purtroppo, in maniera sempre più devastante, evolvono; bisognerebbe avere però sotto gli occhi il quadro reale di quanto avviene ogni giorno per quello che riguarda le esclusioni sociali e le emarginazioni. Diceva prima qualche collega che anche il bisogno andrebbe personalizzato, è proprio questo che è stato fatto nella legislatura precedente e dovremmo continuare comunque a fare. Per quello che riguarda i cantieri comunali, e chiudo, questa premialità che si vorrebbe inserire nel comma 3, secondo me, è fuori luogo anche perché la norma dell'Assessorato regionale, che stabiliva il modo secondo il quale dovevano essere avviati i disoccupati, è stata fatta a dicembre del 2012, quindi è chiaro che i comuni a oggi non possono aver fatto i progetti e speso tutte le risorse.

Sarebbe importante invece che l'Assessorato del lavoro facesse in modo che i comuni si convenzionassero con i Centri per l'avviamento al lavoro affinché le graduatorie predisposte possano andare a esaurimento perché, con le norme che vengono attuate oggi, solo una parte di lavoratori possono lavorare, sono quelli per cui si fa riferimento all'indicatore ISEE e all'anzianità di iscrizione all'ufficio di collocamento. In questa maniera, soprattutto i giovani, non riescono quasi mai a essere avviati neanche per qualche mese di lavoro.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Anche a me dispiace che non sia presente in Aula l'onorevole Soru. Ecco l'onorevole Soru è arrivato! Mi fa piacere che sia rientrato in Aula, perché l'onorevole Soru, nel suo intervento, ha detto cose che possono essere anche condivisibili ma, a mio avviso, ha detto alcune cose che sono quanto meno inesatte, soprattutto con riferimento alla finanziaria regionale. L'onorevole Soru sa quanto me che gli strumenti di ingegneria finanziaria sono delle metodologie di intervento per l'attuazione di politiche di sviluppo che, tra l'altro, sono state fortemente volute dalla Commissione europea per garantire un modo e un impiego più efficiente ed efficace dei fondi strutturali. Le finalità di tali misure sono particolarmente rilevanti, soprattutto a fronte della crisi finanziaria e del conseguente credit crunch di questi ultimi anni.

Tali metodologie assicurano effettivamente che gli investimenti rimangano produttivi e contribuiscano allo sviluppo a lungo termine delle Regioni. La stessa Commissione europea, in collaborazione con la Banca Europea per gli investimenti (BEI), il Fondo Europeo per gli investimenti (FEI) e la Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), ha sviluppato diverse iniziative, quelle che lei richiamava, che non sono invenzione della SFIRS né della Regione, quali JEREMIE (Joint European Resources for Micro to Medium Enterprises), JESSICA e JASMINE (Joint Action to Support Micro-finance Institutions in Europe), dirette sia a migliorare l'accesso al credito per le piccole e medie imprese mediante i fondi strutturali sia a promuovere lo sviluppo urbano sostenibile e la rigenerazione urbana mediante meccanismi di ingegneria finanziaria, volti soprattutto a sostenere finanziariamente gli erogatori di microcredito, non bancari, per migliorare la qualità delle loro attività e incrementarne la sostenibilità. Ecco, tutto ciò sul presupposto che una sana gestione finanziaria della politica di sviluppo possa contribuire a migliorare l'impatto degli investimenti pubblici. Dunque in questo filone, non slegato da tutto il contesto, la Regione Sardegna in questi ultimi anni ha integrato le sue politiche di sviluppo proprio con il ricorso a questi strumenti di ingegneria finanziaria, dando così un forte contributo (sono i numeri a dirlo) a favore dell'accesso al credito, in particolare delle piccole e medie imprese, supportato in questo dalla finanziaria regionale SFIRS.

Non esiste quindi nessun tesoretto, nessun forziere giacente, dormiente, o comunque improduttivo, esistono dotazioni finanziarie che, nel rispetto dei regolamenti comunitari, hanno consentito all'amministrazione regionale di avviare un'efficace politica del credito, di garantire un accettabile livello di spesa comunitaria e di richiedere il rimborso di tali spese alla Commissione europea, così come avviene in tutta Italia e in tutta Europa. Il primo dato è che la costituzione dei fondi ha avuto diversi effetti positivi. Lei saprà quanto me, onorevole Soru, che lo stesso fondo di garanzia e di controgaranzia, dotato di 233 milioni di euro, che è una dotazione non banale ma giustificata dalla situazione economica e dalla natura di "fondo Cappato", in realtà ha già girato circa il 50 per cento e rimarrà attivo fino al 31 dicembre 2015.

Questo vuol dire che sono state istruite oltre 1500 pratiche e sono stati garantiti prestiti per 300 milioni di euro. Se si vuole parlare di realtà, penso che occorra partire da questo dato. Lo stesso FRAI, il Fondo di reindustrializzazione delle aree industriali, è un fondo mutui che favorisce, a condizioni di mercato, l'acquisizione di immobili industriali in disuso e che, benché sia operativo da breve tempo, lei pensi, onorevole Soru, così le do anche questo ulteriore dato, è già stato utilizzato per oltre il 20 per cento e ha una quantità di richieste che vanno ben al di là della stessa cospicua dotazione finanziaria.

Mi è sembrato strano, ecco perché sono intervenuto, che una persona che questi strumenti li conosce, chi ha svolto anche funzioni di Presidente, quindi conosce anche la realtà della SFIRS, abbia introdotto argomenti accennando, se non ho capito male, anche a un disinvestimento su questi fondi, mi pare qualche cosa di veramente azzardato. A meno che non si voglia tornare al sistema dei vecchi aiuti a fondo perduto, quelli sì generalisti e indifferenziati.

Ecco, voglio soltanto aggiungere che spesso si dimentica che l'utilizzo dei fondi strutturali non è libero e che queste risorse devono essere utilizzate, come sono e vengono utilizzate, per migliorare la situazione finanziaria delle imprese. Ci possono essere modi migliori? Forse. Noi siamo anche disponibili al contributo che può venire se ci sono anche metodologie utili per sostenere il sistema economico sardo e dotarlo di strumenti moderni e sostenibili.

Inoltre, per precisione, onorevole Soru, la SFIRS non gestisce l'iniziativa JESSICA, per la quale la Regione collabora con la Banca europea degli investimenti, che ha reso operativi i fondi di sviluppo urbano selezionando, con procedure pubbliche europee, importanti istituti di credito. Quanto detto al fine di ristabilire, almeno su un tema delicato come questo, in termini di verità, come stanno le cose.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, stiamo discutendo l'articolo 2, che ha per titolo, come è ben noto, "Disposizioni nel settore sociale e del lavoro". Tralascio la parte relativa al sociale, è stata trattata da diversi interventi, in particolare da Espa, Bruno e Agus, e mi soffermo invece in particolare sulla parte relativa al lavoro. Vorrei richiamare l'attenzione in particolare dell'Assessore della programmazione.

Assessore, senza polemica, mi pare che nel titolo ci sia il lavoro ma strumenti, misure, politiche volte a creare lavoro, non riesco a vederne, può darsi che questo sia un limite mio dovuto a una lettura frettolosa del testo di cui voi siete gli estensori. Attraverso questo articolo, Assessore, si dovrebbe dare risposta (perché poi non c'è altro in questa finanziaria) per esempio a 100 mila sardi che da tempo hanno smesso di cercare lavoro. Non so se sia comprensibile lo stato d'animo e il dramma di chi smette, perché non ha più fiducia in nulla, anche a cercar lavoro. Mi aspettavo, ci saremmo aspettati, che, attraverso questa finanziaria, attraverso questo articolo e la fattispecie, si tentasse in qualche maniera di aggredire questo fenomeno. Per non aggiungere ovviamente i 130 mila disoccupati, per non aggiungere altri indicatori economici che, per evitare il tedio, evito di ricordare a persone che conoscono o dovrebbero conoscere la situazione gravissima in cui versa il sistema economico e sociale di quest'Isola.

Assessore, credo che l'obiettivo di creare lavoro debba essere l'ossessione di chi ha una responsabilità di governo. A me pare, se devo intravedere questa ossessione nei provvedimenti che indicate con la finanziaria, che voi non siate assolutamente persone che hanno questa ossessione. Mi pare invece che l'articolo 2 sia l'apoteosi della demagogia e della più becera propaganda elettorale. Badate, se voi prendete le precedenti finanziarie vostre, quelle dal 2009 a oggi, non avete mai toccato un punto così basso nella propaganda e nella demagogia. Quindi non scandalizzatevi se qualcuno anche stamattina vi ha ricordato che non è un caso se questa finanziaria, con questi connotati, è la finanziaria che vorreste che vi accompagni nella campagna elettorale che avete già aperto.

Assessore, lei è molto attenta, ce l'ha detto anche in Commissione, alle politiche che sta mettendo in essere il Governo guidato da Enrico Letta, che ha vita da qualche settimana, ora sembra finalmente che, a quel livello, si mettano a fuoco alcune politiche per creare lavoro, innanzitutto, come ci ha ricordato il Presidente del Consiglio, per i giovani. Una delle ricette che il Governo, come ci avete ricordato, sostenuto dai maggiori partiti, sta tentando di attuare è quella di alleggerire il peso fiscale sul lavoro nell'accezione più ampia. Mi chiedo, e le chiedo, Assessore, se c'è qualche intervento in questa direzione in questa finanziaria. Voi ci proponete la moneta complementare e sembra la panacea di tutti i problemi e dei drammi che viviamo in questa Regione; a me pare, Assessore, lo diceva il presidente Soru, soffermandosi sul carattere della moneta complementare, poi abbiamo avuto modo di assistere anche qui a un trionfo di questa moneta, rispetto alle cose che ci ha detto il collega Cuccureddu…. spero, collega Cuccureddu, che abbia ragione lei, perché se risultassero vere almeno per un decimo le cose che ci ha detto relativamente agli effetti taumaturgici che ha la moneta complementare, credo che avremmo risolto alcune distorsioni ciniche del capitalismo che purtroppo impera in particolare nell'Occidente di questo mondo, e avremmo risolto anche parecchi dei problemi che ha la Sardegna. Mi auguro di sbagliarmi e spero che abbia ragione lei, magari ne parleremo a fine anno facendo una piccola verifica.

A me sembra invece, assessore Zedda, che noi abbiamo bisogno di risorse per provare a creare un minimo di sviluppo, per provare ad aumentare la crescita economica in questa Regione, per cui insistiamo nell'indicare due linee di intervento. Serve un sostegno alle imprese, così come le imprese ce lo stanno chiedendo, perché è attraverso le imprese che noi creiamo crescita e creiamo lavoro stabile e non assistenza, così come in larga parte cerca di propinare questa manovra finanziaria, a partire dall'articolo 2. Mi fa piacere che susciti l'ilarità del collega Stochino!

L'altra linea d'intervento è quella della fiscalità, su questo ci siamo permessi di fare una proposta, e mi pare che queste proposte, Assessore, si muovano in coerenza anche con le linee politiche che sta cercando di individuare il Governo eletto recentemente.

L'intervento dell'onorevole Pittalis di qualche attimo fa si riferiva all'intervento del presidente Soru. Bene, collega Pittalis, non da oggi, noi abbiamo uno strumento, la SFIRS, che, come ragione sociale, ha anche, attraverso le varie possibilità d'intervento, quella di sostenere il sistema economico, il sistema produttivo e di provare anche a metterlo al riparo da alcuni pericoli. La SFIRS ha una dotazione finanziaria importante; il presidente Soru, anche in maniera puntigliosa, ci ha ricordato qual è la dotazione finanziaria della SFIRS. Guardi, onorevole Pittalis, con la stima che le è dovuta, io credo che un amministratore venga promosso quando riesce a spendere tutto ciò che ha a disposizione; un amministratore, sia della SFIRS, sia di un Comune, sia di un'impresa, che non riesce a spendere la dotazione finanziaria, tra l'altro, in questo caso una dotazione finanziaria pubblica, sono soldi della Regione, è un pessimo amministratore.

Assessore Zedda, l'ha fatto il presidente Soru, cerco di replicare quella richiesta, le chiedo non di fare la difesa d'ufficio della SFIRS, che ha fatto il collega Pittalis e che comprendo, perché doverosa, invece le chiedo, Assessore, per cortesia, di riferire in Aula quanto le ha chiesto il presidente Soru. Glielo ripeto io: a noi risulta che la SFIRS abbia inutilizzati poco meno di 300 milioni di euro. Credo che sia doveroso che l'Assessore competente, la Giunta, il Presidente della Regione ci dicano il perché del non uso di quelle risorse.

Badate, è vergognoso, in un momento in cui vi state anche voi arrabattando per trovare la copertura finanziaria alla diminuzione dell'IRAP, come vi abbiamo proposto, e ho paura che non ci giungano notizie…

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.

Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 di questo pomeriggio.

La seduta è tolta alle ore 13 e 25.



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