Seduta n.216 del 23/06/2011 

CCXVI Seduta

Giovedì 23 giugno 2011

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

INDICE

La seduta è aperta alle ore 10 e 06.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 14 giugno 2011 (209), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesca Barracciu, Giovanni Mariani, Adriano Salis e Angelo Stochino hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 23 giugno 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Colleghi, constatato lo scarso numero di consiglieri presenti in Aula e l'assenza della Giunta, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 06, viene ripresa alle ore 10 e 21.)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Comunico che anche il collega Carlo Sechi ha chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 23 giugno 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.

Dimissioni di consigliere regionale

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Massimo Zedda.

ZEDDA MASSIMO (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, Assessori, onorevoli colleghi, solo pochi minuti. Innanzi tutto ci tengo, in premessa, a ringraziare la Presidente, l'Ufficio di Presidenza, i Capigruppo e tutti voi per l'opportunità che mi viene concessa di annunciarvi la mia volontà di dimettermi dall'incarico di consigliere regionale della Sardegna.

E' noto a tutti, essendo ognuno di voi ben attrezzato politicamente, che alle ultime elezioni amministrative sono stato eletto alla carica di sindaco della città di Cagliari, capitale della Sardegna. Non vi nego che l'aspettativa rispetto al risultato e ai risultati che dovranno essere raggiunti dall'azione di governo della città di Cagliari caricano me, il consiglio comunale, ognuno di noi alla fin fine, perché tutti noi siamo cittadini della Sardegna e abbiamo a cuore l'interesse di ogni città della Sardegna, di tante responsabilità.

Ogni cittadino dell'isola, sia dei comuni che hanno rinnovato le proprie amministrazioni nell'ultima tornata elettorale, e anche di quelli che non lo hanno fatto, sente l'esigenza che la politica riesca a intercettare e a rispondere a quei bisogni, a quelle urgenze che sono in primis la necessità di occupazione stabile per i giovani che non lavorano o che lavorano in maniera precaria. E immaginiamoci quanto quell'aspettativa sia presente nelle persone che giovani non sono più e che attendono ancora un lavoro sicuro, una opportunità di lavoro.

Ebbene, proprio per quella generazione che ha partecipato alle ultime elezioni e mi ha sostenuto, per queste nuove generazioni, io credo di dover dare da primo cittadino della mia città un esempio non mantenendo entrambe le cariche, quella di sindaco e quella di consigliere regionale della Sardegna. Ciò non vuol dire che tra istituzioni, quali il Comune di Cagliari, la Regione autonoma della Sardegna, il Consiglio regionale, non vi possa essere una collaborazione continua e sistematica sui tanti problemi ancora aperti.

Da questo punto di vista garantisco a tutti voi la piena collaborazione da parte mia, e ci tengo anche a ringraziare ognuno di voi per i due anni e qualche mese trascorsi in quest'Aula nel corso dei quali ho conosciuto tante persone, tante capacità, maggiori esperienze rispetto alla mia, legata anche alla giovane età, che ho apprezzato sotto la forma di consigli che sono arrivati anche dall'altra parte politica, quindi non scontati. Ebbene, io ringrazio ognuno di voi, ringrazio lei, Presidente, in particolar modo, e ci tengo ad augurare a tutti noi e a tutti voi buon lavoro e, più sommessamente, questo augurio lo rivolgo anche a me per il lavoro che mi attende.

PRESIDENTE. Onorevole Zedda la ringrazio e penso di interpretare il pensiero di tutto il Consiglio formulandole altrettanti auguri di buon lavoro.

L'Assemblea, ove non vi siano opposizioni, prende atto delle dimissioni del consigliere Zedda.

Prego il Presidente della Giunta delle elezioni di convocarla affinché, esaminati gli atti degli uffici circoscrizionali, si pronunci circa il candidato che subentrerà al consigliere dimissionario.

A tal fine sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 26, viene ripresa alle ore 10 e 35.)

Proclamazione e giuramento di consigliere

PRESIDENTE. Do lettura della lettera inviatami dal Presidente della Giunta delle elezioni: "Comunico alla S.V. onorevole, che la Giunta delle elezioni si è riunita in data 23 giugno 2011 per esaminare la situazione determinatasi a seguito della presa d'atto del Consiglio delle dimissioni, conseguenti al dettato dell'articolo 17, comma 2, dello Statuto speciale per la Sardegna, del consigliere regionale Massimo Zedda eletto sindaco del Comune di Cagliari.

La Giunta stessa fa presente che dall'esame degli atti redatti dall'Ufficio centrale circoscrizionale di Cagliari, relativo alle elezioni del 15 e 16 febbraio 2009, risulta che il consigliere Massimo Zedda era stato eletto nella lista numero 3 del collegio di Cagliari avente il contrassegno "La sinistra per la Sardegna"; i candidati della stessa lista e del medesimo collegio che seguono immediatamente l'ultimo eletto sono nell'ordine: Cugusi Giorgio con cifra elettorale 863; Tocco Giovanni, noto Gianni, con cifra elettorale 533; Asunis Marco con cifra elettorale 388.

La Giunta delle elezioni, a seguito delle verifiche effettuate, prende atto che al consigliere regionale dimissionario, onorevole Massimo Zedda, subentrerà Giorgio Cugusi".

Sulla base di quanto comunicatomi dal Presidente della Giunta delle elezioni, proclamo eletto consigliere regionale Giorgio Cugusi; pertanto, constatatane la presenza, lo invito a entrare in Aula e a prestare il giuramento prescritto dall'articolo 23 dello Statuto speciale per la Sardegna e dall'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1949, numero 250.

Invito l'onorevole collega a presentarsi di fronte al banco della Presidenza.

Do lettura della formula del giuramento previsto dall'articolo 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica; al termine risponderà: "Lo giuro":

"Giuro di essere fedele alla Repubblica e di esercitare il mio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione".

CUGUSI. Lo giuro.

(Applausi e auguri da tutti i consiglieri.)

PRESIDENTE. Sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 39, viene ripresa alle ore 10 e 41.)

Continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge: "Disposizioni nei vari settori di intervento (collegato alla manovra finanziaria 2011-2013)" (222/A - Parte prima)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge numero 222/A - Parte prima.

Passiamo all'esame dell'articolo 27 bis. All'articolo 27 bis sono stati presentati degli emendamenti.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 27 bis e dei relativi emendamenti:

Art. 27 bis

Disposizioni in materia di personale iscritto all'ordine dei giornalisti

1. Le disposizioni di cui all'articolo 11, commi 2 e 3, della legge regionale n. 3 del 2009 sono da intendersi come di seguito:

a) che non si determina alcuna risoluzione o interruzione del rapporto di lavoro in essere tra l'Amministrazione regionale, quella degli enti o agenzie e i dipendenti iscritti all'ordine dei giornalisti che abbiano chiesto l'inserimento nel contingente di cui al comma 2 dell'articolo 11;

b) che ai medesimi dipendenti si applica il Contratto nazionale di lavoro giornalistico (CNLG) a far data dalla presentazione della richiesta di cui al comma 3 del citato articolo 11, ivi compreso l'articolo 10 del contratto qualora ricorrano le condizioni di cui al comma 3 del medesimo articolo, e si provvede conseguentemente all'attribuzione delle qualifiche rispettivamente di vice capo redattore se in possesso di un'anzianità di attività giornalistica inferiore a dieci anni e superiore ai cinque, di capo redattore se in possesso di un'anzianità di attività giornalistica superiore;

c) che i predetti dipendenti mantengono la previdenza integrativa dei fondi presso i quali risultano iscritti alla data di entrata in vigore della legge regionale n. 3 del 2009; a favore degli stessi si provvede alla ricongiunzione previdenziale presso l'Istituto nazionale previdenza giornalisti italiani (INPGI), senza alcun onere aggiuntivo a carico dei medesimi; la relativa spesa è valutata in euro 100.000 annui (UPB S01.02.002);

d) nelle more della definizione del contratto integrativo aziendale previsto dal CNLG agli stessi dipendenti continuano ad applicarsi i trattamenti di cui agli articoli 86 (servizio mensa) e 99 (retribuzione di rendimento) del contratto di lavoro per il personale dipendente dell'Amministrazione regionale e degli enti strumentali.

Emendamento aggiuntivo Uras - Sechi

Articolo 27 bis

Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:

1 bis. L'Amministrazione regionale, gli enti strumentali e le agenzie, all'atto dell'affidamento di servizi e forniture relative alla pubblicità istituzionale che prevedano l'acquisizione di spazi di comunicazione presso testate giornalistiche, emittenti televisive e radiofoniche, devono acquisire idonea certificazione relativa alla applicazione dei contratti collettivi di lavoro e relativa a specifico accordo intercorso tra gli editori e l'ordine dei giornalisti e l'associazione della stampa, che garantisca adeguati livelli retributivi e i diritti previdenziali e professionali a favore dei collaboratori impiegati." (154)

Emendamento aggiuntivo Steri

Articolo 27 bis

Dopo l'articolo 27 bis è inserito il seguente articolo 27 ter

Art. 27 ter

Disposizioni varie in materia di personale

1. Le disposizioni di cui all'articolo 9, comma 28, della legge n. 122 del 2010 non si applicano ai contratti dei lavoratori precari interessati ai piani di stabilizzazione di cui all'articolo 36 della legge regionale n. 2 del 2007, integrato dall'articolo 3, comma 5, della legge regionale n. 3 del 2009 e dall'articolo 7, comma 2, della legge regionale n. 1 del 2011.

2. All'articolo 7, comma 2, della legge regionale n. 1 del 2011 sono introdotte le seguenti modifiche:

a) nel primo e nel terzo periodo del comma due, dopo le parole "dipendenti regionali", è introdotta la parola "precari".

b) nel primo periodo del comma 2, dopo le parole "ivi previsti", sono inserite le parole "alla data di entrata in vigore della legge regionale n. 1 del 2011".

3. Allo scopo di consentire all'Amministrazione regionale di portare a termine le operazioni liquidatorie dell'ESAF soppresso ai sensi della legge regionale 21 giugno 2010, n. 12, il competente Assessorato è autorizzato a stipulare, anche in deroga al limite previsto dall'articolo 3, comma 1, della legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, contratti di collaborazione della durata massima di mesi dodici con 9 collaboratori a progetto in servizio presso il soppresso ente alla data del 31 dicembre 2010.

4. I dipendenti del soppresso ESAF, inquadrato nei ruoli ordinari dell'Amministrazione, degli enti e delle Agenzie regionali ARPAS in applicazione dell'articolo 2, comma 3, della legge regionale n. 10 del 2005 e ferma restando la disciplina di cui all'articolo 4 della legge regionale n. 12 del 2010, è inquadrato nel livello economico immediatamente successivo all'interno della categoria di appartenenza rispetto a quello posseduto alla data di inquadramento nei ruoli di ESAF Spa e di Abbanoa Spa qualora non abbia beneficiato alla data di entrata in vigore della presente legge di alcun processo di mobilità orizzontale, con il riconoscimento dell'anzianità giuridica al 1° gennaio 2007 ai fini delle progressioni professionali di carriera di cui al CCRL 10 novembre 2009. Gli oneri derivanti dall'applicazione della presente disposizione, valutati in euro 20.000 fanno carico alla UPB S01.02.001 - UPB S01.02.002 del bilancio della Regione.

5. All'articolo 19, comma 4, della legge regionale 1° maggio 206, n. 4, la parola "cinque" è sostituita con la parola "sei". Gli oneri derivanti dall'applicazione della presente disposizione sono valutati in euro 7.000 per l'anno 2012 (UPB S10.035).

6. La disposizioni di cui all'articolo 6, comma 9, della legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1, trova applicazione anche per gli enti e per le agenzie. A questo scopo le risorse disponibili nel conto dei residui e della competenza al 31 dicembre 2010 nonché quelle già sussistenti nei fondi per le progressioni professionali degli enti e delle agenzie sono conservate nel conto dei residui, sino al 31 dicembre 2011, in deroga all'articolo 60 della legge regionale 2 agosto 2006, n. 11. Le risorse predette sono utilizzate per l'attuazione delle progressioni professionali, previste dal contratto collettivo vigente, i cui criteri applicativi sono definiti in sede di contrattazione regionale anziché in quella integrativa, limitandone la decorrenza dal 10 gennaio 2010.

7. Gli enti soggetti all'applicazione della legge regionale 13 novembre 1998, n. 31 (Disciplina del personale regionale e dell'organizzazione degli uffici della Regione), i cui oneri di funzionamento gravano su risorse proprie, provvedono a quantificare le risorse da destinare alla finalità di cui in precedenza attenendosi ai criteri e ai parametri utilizzati per il personale dell'Amministrazione, degli enti e delle agenzie regionali.

8. Nelle more dell'attuazione dell'articolo 58, comma 3, della legge regionale n. 31 del 1998, ai funzionari inquadrati in categoria D che esercitano che esercitano attività legale presso la Direzione dell'Area legale e siano iscritti alla data di entrata in vigore della presente legge nell'elenco speciale degli avvocati degli enti pubblici annesso all'albo professionale ai sensi dell'articolo 3 del regio decreto 27 novembre 1933, n. 1578, si applica la disciplina relativa all'orario di lavoro di lavoro nonché al trattamento giuridico ed economico fissata per i funzionari addetti agli uffici di gabinetto di cui all'articolo 28 della legge regionale n. 31 del 1988 e successive modifiche e integrazioni. Gli oneri derivanti dall'applicazione della presente disposizione, valutati in euro 40.000 fanno carico alla UPB S01.02.001 - UPB S01.02.002 del bilancio della Regione.

9. Il comma 24 dell'articolo 20 della legge regionale 11 maggio 2006, n. 4 (Disposizioni varie in materia di entrate, riqualificazioni della spesa, politiche sociali e di sviluppo) è abrogato. Dalla data di entrata in vigore della presente legge vige nuovamente il comma 3 dell'articolo 11 della legge regionale 26 agosto 1988, n. 32 (Disciplina delle attribuzioni dei coordinatori generali, di servizio e di settore dell'Amministrazione regionale), nel testo modificato dall'articolo 7 della legge regionale 5 giugno 1989, n. 24 (Norme in materia di personale, modificative ed integrative delle leggi regionali 15 gennaio 1986, n. 6, e 14 novembre 1988, n. 42).

10. Il comma 23 dell'articolo 20 della legge regionale 11 maggio 2006, n. 4, ed i commi 9 bis e 9 ter dell'articolo 47 della legge regionale 13 novembre 1998, n. 31, sono abrogati. Gli oneri derivanti dall'applicazione della presente disposizione, valutati in euro 20.000 fanno carico alla UPB S01.02.001 - UPB S01.02.002 del bilancio della Regione.

11. Al comma 4 dell'articolo 28 della legge regionale n. 31 del 1998 sono aggiunte le seguenti parole: "Qualora il numero dei dirigenti in servizio rispettivamente nell'Amministrazione regionale o negli enti ed agenzie si presenti insufficiente rispetto alle posizioni istituite, possono essere attribuite le funzioni medesime a dipendenti della categoria D in possesso dei requisiti per l'accesso alla qualifica dirigenziale, fino alla concorrenza del numero dei posti vacanti. Al dipendente incaricato spetta, per la durata dell'incarico, il trattamento accessorio del personale con qualifica dirigenziale."

12. Il comma 11 dell'articolo 20 della legge regionale n. 4 del 2006 è soppresso. (201)

Emendamento all'emendamento numero 201 aggiuntivo Cossa

Articolo

Dopo il comma 3 dell'articolo 27 ter è inserito il seguente:

3 bis. Ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 3 della legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, si intendono ricompresi nei contratti di cui al comma 7 della medesima norma i rapporti di collaborazione coordinata di cui al comma 2, dell'articolo 1, della legge regionale 21 giungo 2010, n. 12. (295)

Emendamento all'emendamento numero 201 aggiuntivo Giunta regionale

Articolo

All'emendamento 201, al comma 6, è aggiunto il seguente comma:

6 bis. Il comma 17 dell'articolo 1 della legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1, è sostituito dal seguente
"17. Le risorse di cui all'articolo 1, comma 13, della legge regionale n. 5 del 2009 sono rideterminate in euro 6.549.000 per ciascuno degli anni dal 2011 al 2013 ai fini dell'attuazione del comma 9 dell'articolo 6 della presente legge.".

Copertura finanziaria

in diminuzione

UPB S08.01.004

Somme per le quali sussiste l'obbligo a pagare

2011 euro 2.831.000

2012 euro 2.831.000

2013 euro 6.549.000

in aumento

UPB S01.02.003

Altre spese per il personale

2011 euro 2.831.000

2012 euro 2.831.000

2013 euro 6.549.000

(335)

Emendamento all'emendamento numero 335 sostitutivo totale Giunta regionale

Articolo

Il testo dell'emendamento 335 è sostituito dal seguente:

1. dopo il comma 6 dell'emendamento 201 è introdotto il seguente:

6 bis. Il comma 17 dell'articolo 1 della legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1, è sostituito dal seguente:
"17. Le risorse di cui all'articolo 1, comma 13, della legge regionale n. 5 del 2009 sono rideterminate in euro 6.549.000 per ciascuno degli anni dal 2011 al 2013 ai fini dell'attuazione del comma 9 dell'articolo 6 della presente legge. Al relativo riparto provvede la Giunta regionale, su proposta dell'Assessore competente, sulla base dei criteri previsti dal vigente accordo collettivo.".

Copertura finanziaria

in diminuzione

UPB S08.01.004

Somme per le quali sussiste l'obbligo a pagare

2011 euro 2.831.000

2012 euro 2.831.000

2013 euro 6.549.000

in aumento

UPB S01.02.003

Altre spese per il personale

2011 euro 2.831.000

2012 euro 2.831.000

2013 euro 6.549.000

(337)

EMENDAMENTO all'emendamento numero 201 sostitutivo totale GIUNTA REGIONALE.

Articolo 27 bis

Il testo dell'emendamento 201 è sostituito dal seguente:

Art. 27 bis

Dopo il comma 6 è introdotto il seguente:

6 bis. Il comma 17 dell'articolo 1 della legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1, è sostituito dal seguente: "Le risorse di cui all'articolo 1 , comma 13 della legge regionale n. 5 del 2009 sono rideterminate in euro 6.549.000 per ciascuno degli anni dal 2011 al 2013 ai fini dell'attuazione del comma 9 dell'articolo 6 della presente legge. Al relativo riparto provvede la Giunta regionale, su proposta dell'assessore competente, sulla base dei criteri previsti dal vigente accordo collettivo.".

COPERTURA FINANZIARIA

In diminuzione

U.P.B. S08.01.004 - Somme per le quali sussiste l'obbligo a pagare

2011 euro 2.831.000

2012 euro 2.831.000

2013 euro 6.549.000

In aumento

U.P.B. S01.02.003 - Altre spese per il personale

2011 euro 2.831.000

2012 euro 2.831.000

2013 euro 6.549.000 (396)

Emendamento aggiuntivo Steri

Articolo 27 bis

Dopo l'articolo 27 bis è inserito il seguente 27 ter

Art. 27 ter

Piano per il superamento del precariato nelle aziende ASL

1. In attuazione della previsione dell'articolo 1, comma 5, della legge regionale 5 dicembre 2005, n. 20, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, con deliberazione della Giunta regionale su proposta dell'Assessore della sanità, dell'igiene e dell'assistenza sociale, è aggiornato il Piano pluriennale per il superamento del precariato approvato con deliberazione della Giunta regionale 7 giugno 2007, n. 22/31, al fine di pervenire alla stabilizzazione dei lavoratori precari del servizio sanitario, ivi compresi i lavoratori precari addetti al 118, assunti con contratto di lavoro a termine, o con forme contrattuali flessibili o atipiche. Il Piano, che dovrà contenere il relativo piano di spesa, è predisposto sulla base di una puntuale ricognizione, avuto riguardo ai lavoratori precari che abbiano svolto alla data di entrata in vigore della presente legge attività per almeno trentasei mesi, anche non continuativi, negli ultimi dieci anni ovvero cinque anni, sempre negli ultimi dieci, ove trattasi di lavoro interinale. Il piano si applica al personale non dirigente, con esclusione del personale con funzioni di comunicazione esterna o di addetto stampa e del personale di nomina politica. Nel piano, che deve concludersi entro il 31 dicembre 2012, sono definiti i tempi e modalità di esecuzione dello stesso, nel rispetto delle effettive necessità delle amministrazioni e delle relative dotazioni organiche. Il personale, il cui rapporto di lavoro sia stato instaurato sulle base di procedure selettive di natura concorsuale, è stabilizzato a domanda; il restante personale è sottoposto a prove selettive concorsuali. Il personale avente titolo a partecipare ai procedimenti di stabilizzazione è mantenuto in servizio sino al completamento delle procedure di stabilizzazione. (205)

Emendamento aggiuntivo Uras - Sechi

Articolo 27 bis

Dopo l'articolo 27 bis è aggiunto il seguente articolo 27 ter:

Art. 27 ter

27 ter. La Regione è autorizzata a concede un contributo entro la misura de minimis e comunque non superiore a 30 mila euro annui per un biennio, per la costituzione di società o di cooperative editoriali, con sede in Sardegna, di giornalisti per la. realizzazione di quotidiani o periodici on line, agenzie di stampa locali, quotidiani a bassa tiratura di dimensione territoriale o provinciale. Tale contributo è incrementato di 5 mila euro se la società o cooperativa risulta costituita da 113 di soci di genere diverso o da giovani di età non superiore ai 35 anni.
Gli oneri per la attuazione del presente articolo sono valutati in euro 180 mila annui per gli anni 201 1 e 2012, e trovano copertura negli stanziamenti di cui al FNOL 201 1 e 2012. 11 contributo è erogato su istanza presentata a seguito di avviso pubblico dagli aventi titolo alla SFIRS, alla quale compete l'istruttoria e le connesse procedure di concessione del medesimo contributo. Il predetto stanziamento è trasferito alla SFIRS con provvedimento dell'Assessorato competente in materia di informazione. (277)

Emendamento aggiuntivo Uras - Sechi

Articolo 27 bis

Dopo l'articolo 27 bis è aggiunto il seguente articolo 27 ter:

Art. 27 ter

1. L'Amministrazione regionale è autorizzata a bandire ai sensi della lettera b) del comma 1 dell'articolo 52 della legge regionale n. 31 del 1998 così come modificato dall'articolo 6, comma 1, della legge regionale n. 6 del 2000 un concorso pubblico, per soli titoli di servizio, limitando l'accesso al concorso a coloro che abbiano avuto la idoneità a concorsi già banditi in attuazione del medesimo predetto articolo 52 e che siano in possesso, oltre che del requisito della scuola dell'obbligo, anche degli ulteriori specifici requisiti attinenti al profilo professionale del personale da assumere. Tra tali requisiti devono essere presi in specifica considerazione, con l'attribuzione di adeguati punteggi, le esperienze professionali acquisite nel servizio prestato a qualunque titolo presso l'Amministrazione o gli enti regionali, anche in qualità di dipendenti di società titolari di contratti di fornitura di servizi, e che risultino ancora impiegati in servizi uguali o simili alla data di approvazione della presente legge. Alle relative spese si provvede incrementando le UPB - S relative al trattamento economico del personale dell'amministrazione regionale di 150.000 euro e riducendo di pari importo le dotazioni del FNOL 2011. (280)

Articolo 27 bis

Il testo dell'emendamento 201 è sostituito dal seguente:

Art. 27 bis

Dopo il comma 6 è introdotto il seguente:

6 bis. Il comma 17 dell'articolo 1 della legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1, è sostituito dal seguente: "Le risorse di cui all'articolo 1 , comma 13 della legge regionale n. 5 del 2009 sono rideterminate in euro 6.549.000 per ciascuno degli anni dal 2011 al 2013 ai fini dell'attuazione del comma 9 dell'articolo 6 della presente legge. Al relativo riparto provvede la Giunta regionale, su proposta dell'assessore competente, sulla base dei criteri previsti dal vigente accordo collettivo.".

COPERTURA FINANZIARIA

In diminuzione

U.P.B. S08.01.004 - Somme per le quali sussiste l'obbligo a pagare

2011 € 2.831.000

2012 € 2.831.000

2013 € 6.549.000

In aumento

U.P.B. S01.02.003 - Altre spese per il personale

2011 € 2.831.000

2012 € 2.831.000

2013 € 6.549.000 (396).)

PRESIDENTE. Comunico che gli emendamenti numero 201, 295, 335, 337, 396 sono ritirati. E' iscritto a parlare il consigliere Uras sull'articolo e sugli emendamenti. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, sull'articolo 27 bis sarò molto breve, ma corre a noi tutti l'obbligo di trattare questo argomento in modo tale da chiarire anche il senso di alcune disposizioni contenute nel testo in esame. E'un argomento trattato più volte, sia a livello sindacale che a livello politico, ed è stato trattato più volte perché purtroppo si è sviluppata un'anomalia interpretativa prima, e applicativa poi, che ha determinato in più circostanze un danno oggettivo in capo ai lavoratori interessati.

In modo particolare il danno si è verificato interpretando l'applicazione di un nuovo trattamento giuridico ed economico, cioè quello riferito al contratto giornalistico che è obbligatorio applicare in virtù della legge numero 3 del 2009, legge che tratta in modo puntuale questo argomento e che definisce in che modo si deve procedere all'inquadramento di questo personale.

Si è determinata però, come dicevo, un'interpretazione fuorviante, erronea, che ha determinato il licenziamento dei lavoratori interessati all'applicazione di un nuovo contratto di lavoro e anche una loro riassunzione; cioè vi è stata una risoluzione del rapporto di lavoro, con l'avvio delle procedure di liquidazione, ma anche una procedura di assunzione, assolutamente priva non solo di una causa, cioè di una ragione oggettiva e giuridicamente rilevante, ma anche dei relativi provvedimenti. Questo personale è stato licenziato e riassunto senza causa e senza i relativi provvedimenti; specifico che quando parlo dei relativi provvedimenti intendo i provvedimenti che competono alle autorità che possono assumere una decisione sulla risoluzione del rapporto di lavoro e sulla sua modifica sostanziale.

Questa modo di procedere ha determinato conseguentemente la perdita della previdenza integrativa, ha determinato conseguentemente la perdita di una serie di benefici di trattamento nell'espletamento dell'attività professionale (dai buoni pasto a quant'altro), ha determinato la collocazione al livello iniziale nel contratto di lavoro che si andava ad applicare, bypassando invece la verifica di requisito di pluridecennale attività di servizio svolta nell'Amministrazione nelle funzioni per le quali questo personale veniva assoggettato al nuovo inquadramento e al nuovo contratto.

Questo problema si sarebbe potuto risolvere in via giudiziale, magari spendendo anche un pochino di soldi pubblici e sperperando qualche cosa di più in ragione di un errore commesso, riflettendo con la Giunta, e in sede di Commissione con la Commissione, che l'ha licenziato all'unanimità nel testo in esame; si è invece ritenuto più utile per l'Amministrazione e per i lavoratori superare quel disguido introducendo una norma interpretativa e integrativa che risolvesse in via definitiva questo tipo di problema.

Io ho voluto fare questa breve illustrazione, e non estendo il ragionamento ad altro, perché reputo che sia utile chiudere questa vicenda, iniziata alcuni anni fa, con una causa che questi lavoratori, e soprattutto la loro cassa di previdenza, hanno vinto (l'hanno vinta sia in primo grado che in appello), e che è già costata risorse finanziarie significative all'Amministrazione che ha dovuto ovviamente ottemperare all'ordinanza del Tribunale e pagare i contributi previdenziali previsti.

Ci auguriamo che il Consiglio regionale, ancora una volta abbia la sensibilità necessaria per riconoscere i diritti e per evitare che, invece, passi l'idea che i privilegi sono fatti salvi e i diritti sono sempre contestati.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo una breve sospensione.

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni, la seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 48, viene ripresa alle ore 11 e 20.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.

E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, poiché il tema che stiamo esaminando è delicato, vorrei che ci fosse, non perché intervengo io, un minimo di attenzione.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, consentite all'oratore di svolgere il suo intervento.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, noi stiamo discutendo l'articolo 27 bis che ha per titolo: "Disposizioni in materia di personale iscritto all'ordine dei giornalisti". Vorrei dire subito, a scanso di equivoci, che una delle ragioni, non la sola, alla base di questa norma è la necessità di riparare a un torto grave, ha un nome e un cognome, dell'amministrazione regionale. Il nome e cognome è quello del direttore generale degli affari generali e del personale.

Ancora, noi chiamiamo il Consiglio a normare perché l'amministrazione regionale è stata costretta, da due gradi di giudizio, a reintegrare nella loro posizione alcuni lavoratori assunti attraverso un concorso pubblico e, pertanto, inquadrati a tempo indeterminato e poi arbitrariamente licenziati senza alcun motivo, tanto meno per giusta causa, dal direttore generale degli affari generali. Licenziati e riassunti nello stesso momento dallo stesso direttore generale, ovviamente riassunti in posizioni funzionali differenti da quelle per cui erano stati assunti, e ricordo che erano vincitori di un concorso pubblico; i lavoratori giustamente hanno avviato una vertenza legale, e due sentenze hanno dato loro ragione.

Quindi l'amministrazione regionale è stata costretta a riassumere questi lavoratori, ma nonostante i giudici abbiano intimato la loro riassunzione, l'amministrazione regionale, sempre attraverso questo personaggio, si arroga il diritto di non riconoscere, di non riconoscere, le sentenze del tribunale, nel senso che non vuole e non ha a tutt'oggi riconosciuto, dopo quelle due sentenze, che di fatto non c'è soluzione di continuità nel rapporto di lavoro.

Siamo in presenza pertanto di due atteggiamenti, che io credo noi non possiamo più tollerare, un licenziamento arbitrario, due gradi di giudizio che obbligano alla riassunzione e, nonostante questo, per la seconda volta lo stesso alto dirigente dell'amministrazione regionale non attua quanto imposto dai giudici.

Se c'è qualcuno che si può arrogare il diritto di licenziare e di non rispettare il parere insindacabile di due gradi di giudizio, a meno che non si vada in Cassazione, io dico (lo dico a questo Consiglio, al presidente Lombardo, all'intera Giunta che è rappresentata autorevolmente) che noi non possiamo permettere che gli errori reiterati, nonostante le sentenze del tribunale, vengano pagati dall'amministrazione regionale.

Iniziamo a dire che quelle responsabilità e i costi di quella decisione arbitrale, di cui ovviamente si fa carico quel direttore generale, vanno pagati da quel direttore generale. Non può essere il Consiglio regionale con soldi pubblici a pagare l'arroganza e la tracotanza di un direttore generale. Non è ammissibile, assolutamente. Dico ancora di più, che su chi si assume la responsabilità di licenziare, e ha torto, vanno presi provvedimenti a meno che questo Consiglio regionale non si assuma l'onere di dire che non ha torto; ma noi non ci stiamo, tanto per essere chiari, e la norma non va in quella direzione. Io la norma la capisco, però noi siamo costretti, attraverso quella norma, ripeto, a tenere bordone, scusate il termine poco elegante, a questo direttore generale che non merita nulla.

Infine, come dicevo, chiedo che quel direttore generale paghi e non so qual è la prassi, assessore Floris, assessore La Spisa, assessore Rassu, assessore Cherchi, presidente Lombardo, non so qual è la prassi, ma quel direttore generale va rimosso. A nome del Partito Democratico, dico che il Consiglio regionale dovrebbe chiudere questa discussione, forse, con una risoluzione di censura che si concluda con l'allontanamento, se non la cacciata via di questo direttore generale che continua a vessare lavoratori e anche il Consiglio regionale. E poi il Consiglio regionale è costretto a riparare a questa arroganza. Questo non possiamo più tollerarlo.

La norma è questa; noi vogliamo sanare immediatamente quella condizione, quel grave danno subito da quei lavoratori. E' la norma in questione il passo ideale? Non lo so, se è questa bene, sarà un'altra non lo so, ma certamente non si può concludere in questa maniera. Non è assolutamente tollerabile. Mi scuso per il tono con tutti, però era necessario, ma non concludiamo questa discussione, che continuerà probabilmente con toni anche più accesi o, se saranno più pacati, non saranno certamente meno determinati e meno convinti dei miei, non possiamo consentire infatti di gestire la cosa pubblica, le risorse, il rapporto col personale a gente che nulla ha a che fare con l'etica della responsabilità istituzionale che dovrebbe avere. Questa gente va allontanata.

Le chiedo, Presidente, di suggerire, io non sono in grado, chiedo venia, lo chiedo anche alla Giunta, di suggerire un modo, una procedura per allontanare questo lavoratore. E dirò di più, caro assessore Floris, non deve pagare il Consiglio, l'amministrazione, mi assumo tutta la responsabilità di questa affermazione: deve pagare personalmente chi ha sbagliato.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, prima osservazione, lei presentando correttamente l'articolo 27 bis ha detto: all'articolo 27 bis, che titola "Disposizioni in materia di personale iscritto all'ordine dei giornalisti", sono stati presentati i seguenti emendamenti. Gli emendamenti x e y sono decaduti perché attengono alla materia del personale. E' un bellissimo cortocircuito che dimostra che una regola non è stata rispettata. Cominciamo da qui.

Io non sono in grado, sinceramente, di inserire in una graduatoria di maggiore interesse, di maggiore priorità e urgenza, le esigenze prospettate negli emendamenti che sono state spostati, perché attinenti alla materia del personale, rispetto a questa; e credo che nessuno, neanche attraverso i cosiddetti accordi unanimi, possa ledere l'onorabilità di ciascuno di noi, di chi magari ha presentato un emendamento, vedendoselo poi derubricato rispetto a questo che, invece, è una priorità. Per cui, d'ora in poi, le regole sono regole, e non c'è nessun accordo perché, se quello è un principio, la materia attinente il personale va discussa con altro provvedimento. Questo vale anche per i prossimi articoli.

Questa è la mia opinione, perché io non sono in grado, ripeto, di poter affermare che quello che è rimasto è più importante di quello che è stato tolto. E qui siamo in una sede legislativa, non in una sede di "accordicchi" per lasciare un argomento piuttosto che un altro. I valori, i principi, le regole sono regole. Prima cosa. Perché poi, chi ci ascolta, chi l'ha ascoltata, Presidente, verifica. I giornalisti, adesso, dicono: "Stanno parlando di personale, sono decaduti gli emendamenti che riguardano il personale. Sono impazziti".

Seconda osservazione e secondo demerito. Meno male che c'è l'assessore Floris, così affrontiamo questo problema. Spesse volte questa Regione, nonostante sia stata acclarata nel tempo la separazione fra le funzioni di direzione politica e le funzioni di direzione amministrativa, ha questa vocazione a non chiamare mai per nome le responsabilità e i responsabili, ma a prendere questi responsabili e queste responsabilità e nasconderli dietro norme di legge. Questa è una ragione, colleghi, per la quale la nostra burocrazia è sicuramente fra le peggiori in Italia.

Abbiamo detto nei giorni scorsi che non funziona nulla, ma non è che solo pensando di rifare la legge numero 31 si possa ritenere che ci sia il tocco miracolistico che faccia funzionare la nostra amministrazione. Il rigore comincia accordandoci tra noi sul fatto che non nascondiamo più le responsabilità dietro le norme. E qual è la responsabilità? E' questa: alla lettera a) si dà un'interpretazione di una legge cercando di far capire che quella norma che non è stata applicata era facilmente equivocabile. La norma dice: "personale che doveva risultare stabilmente addetto all'attività". Mi pare che non ci siano dubbi: stabilmente addetto all'attività. Il direttore generale lo licenzia e poi lo riassume, dovrà pur dare qualche spiegazione. Penso che l'abbia già data, Assessore, l'avrà data nelle sedi giudiziarie: l'hanno condannato.

Il problema è che non si può venire in questa sede a dire che l'interpretazione era quella, in maniera tale da far credere che quel povero direttore generale era legittimamente abilitato a interpretarla come l'ha interpretata. Non è così, facendo questo lavoro stiamo cercando di discolparlo con una norma, pur non avendo nessuna ragione per essere discolpato; e dunque quel direttore generale deve essere, prima di ogni altra valutazione che spetta al Consiglio, posto sotto procedura disciplinare perché ha in esito una condanna. Non siamo noi che dobbiamo sanare la sua responsabilità, non siamo noi a sanare con una legge un cattivo atto amministrativo.

E vi dimostrerò su un'altra vicenda, di cui ho portato i documenti, come questo personaggio si ostina a essere il tutore della legalità a modo suo, pur avendo chiarissimamente gli elementi di legge per provvedere. Ma il punto saliente e inaccettabile è che se dobbiamo tutelare quei lavoratori dicendo che chi ha la responsabilità, il Governo regionale, attivi le procedure per farne rispondere a tutti i livelli contabili e amministrativi, e non so a quale altro livello, se ne ha, però devono essere acclarate, non possiamo dire che non ne ha scrivendo queste norme, perché in questo modo stiamo coprendo responsabilità amministrative di cui deve rispondere. Certo, perché io devo scrivere questa cosa mentre lui non ha adottato gli atti di autotutela e di annullamento? Perché? Io so leggere le leggi e, se ci sono due condanne giurisdizionali, temo che anche le sue difese non abbiano avuto un grande successo.

Detto questo, io sono per difendere i lavoratori, ma non sono per coprire le responsabilità, e tanto meno intendo utilizzare la legge, perché qui al punto b) c'è il nocciolo del provvedimento, per dare un riconoscimento finanziario… Io capisco che c'è molto disinteresse, perché le cose che interessano sono i "piccoli affarucci" di ciascuno, però, attenzione, ci sono degli snodi nelle nostre responsabilità che passano attraverso queste norme, ne abbiamo fatte fin troppe di queste cose, non ce lo possiamo più permettere, e non possiamo neanche utilizzare questa norma per riconoscere a questi lavoratori qualcosa che evidentemente non possiamo riconoscere noi perché, prima di tutto, è materia contrattuale, e da che mondo è mondo la materia contrattuale non si determina in legge.

E' severamente proibito modificare e intervenire in materia contrattuale per legge, e quindi il punto b) va tolto anche per questa ragione, così come il punto c). Noi siamo per dare il tempo alla maggioranza, alla Giunta, di trovare, rispetto a questa proposta, una via d'uscita onorevole e obiettiva, ma è chiarissimo che quello che noi stiamo dicendo in quest'Aula equivale a una formale denuncia di un cattivo comportamento dell'amministrazione pubblica regionale, che non ha niente a che vedere con la fase legislativa perché la legislazione è chiarissima; e quello che è stato fatto dal dirigente non è assolutamente contemplato nella norma che gli è stata data da applicare, per cui è lui che deve spiegare all'amministrazione perché ha abusato dei suoi poteri adottando quei provvedimenti.

Detto questo, io credo che sarà molto importante che la Giunta, prima di chiudere la discussione, ci dia delle risposte che rimettano ciascuno di noi nelle condizioni di esercitare le funzioni proprie. Noi facciamo i legislatori, non possiamo fare i paraventi delle responsabilità della pubblica amministrazione, tenendo anche conto che l'istituzione di alcune figure che svolgono funzioni fiduciarie presso gli Assessorati è "cosa diversa" rispetto alle strutture organiche. Anche io lavoro come ingegnere in un ente pubblico, ma non svolgo incarichi professionali liberi, non guadagno quanto gli altri come dipendente pubblico, ma sono sempre laureato e ho vinto un concorso. Non significa niente. Questa non è una ragione per la quale dobbiamo parificare sempre cose che pari non sono.

PRESIDENTE. Volevo dire che lei ha perfettamente ragione rispetto all'incongruenza che ha evidenziato. La principale responsabilità del Presidente del Consiglio è di garantire il rispetto delle regole, però il Presidente del Consiglio, che ha uniformato tutte le sue decisioni a questo principio, ha un limite: non può intervenire nel testo esitato dalla Commissione. In quella stessa Commissione sono presenti tutti i Capigruppo, che sono i protagonisti di quell'accordo che è stato preso, di quella regola che è stata fissata, di cui il Presidente deve garantire il rispetto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.

SORU (P.D.). Presidente, mi sembra di aver capito che ci conferma che sarebbe incongruo parlare di disposizioni riguardanti il personale, che eventuali emendamenti sono sottratti alla disponibilità dell'Aula e dei singoli consiglieri, ma compresi nel testo che arriva dalla Commissione.

Siamo arrivati a "Disposizioni in materia di personale e di superamento del precariato", un tema estremamente scivoloso, perché si finisce per parlare necessariamente di qualche interesse specifico, qualche volta persino personale, in una Sardegna stravolta dalla mancanza di lavoro, dall'impossibilità spesso di trovarne un altro e finiamo per parlare di interessi fortissimi, che condizionano quasi la vita di singole persone e rendono il lavoro dei consiglieri estremamente difficile.

Io, però, vorrei continuare a parlare di interessi generali e mi piacerebbe svolgere la mia funzione continuando a parlare degli interessi di tutti, e non solamente degli interessi di alcuni; soprattutto perché se spendiamo il nostro tempo nell'interesse di tutti, forse siamo anche in grado di fare meglio gli interessi di quegli "alcuni" e di tanti altri; fare meglio il nostro dovere, insomma. Innanzitutto sul tema specifico, se ci sono stati dei licenziamenti illegittimi, e il giudice questo ha detto, non c'è bisogno di una legge per far rispettare la decisione del giudice, i lavoratori vengono reintegrati e i loro diritti partono dal giorno in cui il licenziamento illegittimo è stato operato: non c'è bisogno di nessun'altra specificazione; queste norme valgono per qualsiasi lavoratore in Italia, credo che possano valere per i lavoratori della Regione, e sta all'amministrazione regionale e alla Giunta fare in modo che questo accada.

Non capisco perché siamo portati a discutere, a impegnare il nostro tempo su argomenti come questo. Qualunque sia lo stato della maggioranza, qualunque sia lo stato della legislatura, credo che sarebbe utile non smettere di aspirare a occuparci di temi alti. In questa legislatura non abbiamo una legge statutaria, è stata dichiarata incostituzionale non la legge, ma la promulgazione della legge, abbiamo avuto credo 26, 28 Assessori, bene sarebbe stato avere una legge statutaria; non l'abbiamo, vogliamo provare a elaborarne un'altra? Ne avevo sentito parlare in quest'Aula, avevamo dato la nostra disponibilità a partecipare costruttivamente alla formulazione di una nuova legge statutaria, che avrebbe potuto essere anche il pilastro della nuova organizzazione della Regione, del superamento della legge numero 1 di 40 anni fa, per l'esattezza 34, che stava alla base dell'organizzazione della Regione in un mondo totalmente diverso.

Bene, siamo interessati ad andare avanti, episodio per episodio, e ad affrontare questo tema, dato che la stessa Giunta regionale lo deve affrontare, dato che sento parlare di cose che sono state discusse anche nella passata legislatura: in capo a chi sta la programmazione, con la necessità di guardare in maniera unitaria a tutti gli aspetti di programmazione della Regione, in capo a chi stanno le competenze dell'urbanistica, dell'ambiente, dell'industria, ad esempio, in temi come cave, scuola, formazione, in una confusione che da troppo tempo ci portiamo dietro e che mina la capacità di far bene di questa politica e di questa Amministrazione. Da troppo tempo stiamo aspettando, e mi spiace che non ci siamo riusciti nella passata legislatura, visto che poi la legge statutaria è stata impugnata inopinatamente.

Ma vogliamo continuare ad affrontare i temi del personale, della dirigenza della Regione in questa maniera, o vogliamo affrontarli in maniera chiara, sulla base della necessità di riorganizzare la Regione? O procediamo "francobollo per francobollo", e riconoscendo ogni tanto qualche fotografia dietro a qualche francobollo. Io a questo non ci sto, non voglio fare questo tipo di discussioni, voglio dire quale tipo di dirigenza oggi, quale tipo di collaborazione tra dirigenza e amministrazione della Regione, quale tipo di collaborazione, pur nella distinzione dei ruoli, occorre per fare una Regione migliore.

Tra un po' saremo chiamati a discutere di come sarà il bilancio dell'aeroporto di Alghero, di come spendere altri 20 milioni di euro, di come sanare o tamponare il disastro di Abbanoa. Tutto questo dipende dal fatto che abbiamo una difficoltà di amministrazione; ne vogliamo parlare? Vogliamo provare a fare un passo in avanti? Nelle prossime settimane arriverà in Aula un disegno di legge, mi pare sia il numero 71, che temo potremo intitolare anche questo "album fotografico" invece che tentativo di miglioramento dell'organizzazione della Regione.

Questa maggioranza credo abbia ancora la responsabilità di provare a portare in Aula dei testi di legge che valga la pena di discutere, e non piccoli interessi di bottega o anche ingiustizie, come in questo caso, che però possono essere sanate in altro modo. Chiederei questo alla maggioranza, signor Presidente: fate che si riparli di legge statutaria (forse, parlandone prima, avremmo avuto anche un'amministrazione più solida); fate che si riparli di superamento di una legge che organizza la Regione secondo criteri di quarant'anni fa; fate che si riparli della collaborazione tra dirigenti e amministrazione, approfondiamo il tema del personale della Regione, laddove deve essere approfondito, non in questa maniera intollerabile.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessoredegli affari generali, personale e riforma della Regione.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. Signor Presidente, colleghi del Consiglio, io ho apprezzato molto l'ultimo intervento del presidente Soru, che ha riportato all'attenzione un tema che, purtroppo, è sfuggito anche in occasione del dibattito che il Consiglio regionale ha affrontato in merito alla Commissione d'indagine. Si è parlato di tutto e di più, si è continuato a vedere la pagliuzza negli occhi degli altri, senza vedere la trave che abbiamo nei nostri, e si è continuato, anche oggi, con supponenza e con autosufficienza ad accusare in maniera generica la struttura della Regione, senza voler affrontare il dibattito serio su un rapporto diverso, che ci deve essere, tra il potere politico e il potere gestionale e amministrativo.

Un rapporto diverso che è stato indicato nella legge di riforma che io ho presentato e che è sul tavolo delle organizzazioni sindacali; il testo arriverà presto in Aula e mi auguro che quello che diceva il presidente Soru, che tutti quelli che sostengono e che accusano, giustamente o ingiustamente, la classe amministrativa, dicano che veramente non vogliono affrontare un disegno di legge con tante fotografie chiamato "l'album fotografico", con 400 emendamenti che non ci portano da nessuna parte, anziché affrontare il problema, serio, vero e diverso di un rapporto che deve essere rivisitato relativamente alle responsabilità e della classe politica e della classe gestionale e amministrativa.

Questo è il punto essenziale, ed è su questo che noi dobbiamo scommettere, ed è su questo che dobbiamo andare avanti; non bastano più le direttive, non bastano più gli indirizzi: è necessario che ci sia un controllo sull'attività dell'amministrazione della Regione, ma un controllo anche per quanto riguarda l'attività degli Assessori e, conseguentemente, anche della politica. Ecco perché io sono, lo dico, presidente Soru, contrario ad affrontare il disegno di legge numero 71; lo dico, siccome non ci sono vincoli in maggioranza, ogni mio parere su quel disegno di legge sarà contrario, contrario perché è una legge presentata due anni fa, che non ha nessun senso, non porta a nulla, non porta soprattutto a chiarire questi nuovi, fecondi rapporti che ci devono essere all'interno dell'Amministrazione regionale.

Per quanto riguarda il problema specifico, onorevoli colleghi, io metto a disposizione del Consiglio regionale intanto la legge istitutiva dell'ufficio giornalistico, la lettera con la quale la prima Commissione ha indirizzato un rilievo all'Assessorato, la risposta dell'Assessorato al quesito e il testo dell'emendamento che è stato presentato e predisposto dall'Assessorato. Mai c'è stata una collaborazione come in questo caso tra la Giunta regionale e il Consiglio regionale. E allora mi chiedo: ma di che cosa stiamo parlando?

Stiamo parlando di una legge, approvata nel 2009, con la quale la Regione ha voluto riconoscere l'attività svolta dai dipendenti in servizio presso l'Ufficio stampa tra quelli regolarmente iscritti all'ordine e quelli che non facevano parte di alcun gruppo giornalistico perché non erano iscritti all'ordine. La legge prevedeva, per gli iscritti all'ordine, il contratto giornalistico. Gli altri dipendenti dell'Ufficio stampa non iscritti, pur collaborando con il capo ufficio stampa, furono inseriti in un contingente fruendo di un trattamento economico vicino allo stipendio dei giornalisti, perché non erano giornalisti con un bonus mensile.

Noi non abbiamo prodotto in quest'Aula disposizioni utili a coordinare il passaggio del personale regionale alla disciplina contenuta nel contratto nazionale della Federazione della stampa. Non abbiamo legittimato con alcuna interpretazione, e stiamo cercando quelle autentiche, come doveva avvenire questo passaggio tra i giornalisti iscritti e i giornalisti che non svolgevano tale attività pur lavorando all'interno della redazione giornalistica. In particolare l'articolo 11, comma 3, nulla dice in ordine all'eventuale interruzione del rapporto di lavoro, nulla dice in ordine alla successiva instaurazione di un nuovo contratto caratterizzato dall'applicazione del contratto nazionale.

Nessun riferimento nella legge che noi abbiamo fatto, Presidente, circa gli aspetti previdenziali connessi alla normativa, sebbene l'esercizio dell'opzione avrebbe comportato necessariamente l'apertura di una posizione contributiva presso l'Inpgi. Ancora, l'articolo 11 al comma 3 ometteva qualsiasi indicazione relativa all'applicazione di istituti propri del contratto dei giornalisti, rimessi alla contrattazione collettiva. Allora di che cosa parliamo? Del fatto che noi non siamo stati in grado di dare disposizioni, indicazioni, per cui tra le possibili soluzioni c'era quella che è stata adottata, non va bene, e dobbiamo tornare qui per dare un'interpretazione autentica a quella norma.

Noi, Consiglio regionale, siamo riuniti qui per dire che quell'interpretazione non va bene e che bisogna darne un'altra, che è quella che stiamo decidendo oggi sulla base di quello che avevamo indicato nella precedente legge, ma che non avevamo chiarito. Ecco perché prima di andare a parlare, ad accusare, a fare, io non voglio difendere nessuno, caos, licenziamenti, non ho capito di quali licenziamenti si stia parlando, si tratta di interpretare una norma che non era chiara, che noi stiamo chiarendo in un rapporto di reciproca collaborazione tra il Consiglio regionale e la Giunta regionale.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Maninchedda, relatore di maggioranza.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Si invita al ritiro dell'emendamento numero 154. L'emendamento numero 205 è stato ritirato. Sull'emendamento numero 277 c'è l'invito al ritiro altrimenti il parere è contrario; l'emendamento numero 280 è ritirato, va ripresentato al disegno di legge numero 71.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta sugli emendamenti ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. La Giunta esprime un parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. E' in votazione l'articolo 27 bis.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, dichiaro il voto favorevole all'articolo 27 bis e approfitto anche di questi pochi minuti per dire che ha ragione l'onorevole Floris quando sostiene che le indicazioni contenute nel testo di legge erano molto sintetiche; molti di noi però hanno dovuto interpretare la norma regionale, la norma nazionale ma, qualche volta, anche a chi svolge attività istruttoria è dato di completare, seguendo l'indirizzo che è nell'ordinamento, in modo adeguato la norma quando la norma non dovesse essere così precisa nel dettaglio da scandire ogni passo procedurale.

Sicuramente in quel testo non poteva essere prevista qualunque azione che l'Assessorato degli affari generali, servizio previdenza e assistenza del FTQ dovesse porre in essere. In merito al FTQ noi abbiamo una legge, quella del '65, fra l'altro di dubbia legittimità costituzionale, perché obbliga (ma l'obbligo dovrebbe nascere solo nei confronti della previdenza obbligatoria e non di quella integrativa)tutti i dipendenti regionali, a qualunque titolo, a iscriversi a quel fondo e a pagare un contributo per ricevere dell'assistenza.

Non si capisce come sia stato possibile che il direttore di servizio del Fondo integrativo del trattamento di quiescenza abbia comunicato a uno di questi dipendenti che, a seguito della sottoscrizione del contratto nazionale giornalistico, era stato cancellato dai ruoli di quella previdenza integrativa. Con una "letterina", un direttore di servizio comunica a quel dipendente che è stato cancellato non da un diritto, ma da un obbligo che deriva dalla legge.

In questo caso non si tratta di "fare album", si tratta semplicemente di mettere ordine nella confusione che chi ha governato ha prodotto e ha lasciato, perché interventi di riordino di quell'ufficio sono reclamati da almeno quindici anni, non da due giorni, ma da almeno quindici anni.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, chiedo una breve sospensione.

(Interruzione del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Onorevole Diana, se l'Aula non è unanimemente d'accordo devo mettere in votazione la sua richiesta.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Sono d'accordo sulla richiesta.

SANJUST (P.d.L.). Sarebbe bene che ci dicesse la motivazione, non è possibile chiedere ogni volta cinque minuti…

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). E' evidente che è per una nostra esigenza!

(Interruzioni)

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 58, viene ripresa alle ore 12 e 10.)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.

Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Questo articolo 27 bis ricorda a tutti noi, maggioranza e opposizione, che c'è un ordine dei lavori che deve essere affrontato e che non può essere sottaciuto. Si rischia infatti, se si sottacciono le argomentazioni di cui dirò, di far cadere la tensione che questa Aula ha dedicato, nel corso di più sedute, a identificare un'idea di autonomia per alcuni versi più completa, rivendicando un momento forte di indipendentismo perché assediata da un federalismo, quello che lo Stato italiano ci propone, che certamente non ci appartiene.

Onorevole Soru, non è l'affezione alla Statutaria che ha già causato danni in quella circostanza, prima di affrontare il vero nodo di questa autonomia, lo Statuto di nuova autonomia per la Sardegna, è necessario - questo è il problema - che questa Aula (dalla maggioranza all'opposizione, dal centro alla destra e alla sinistra) dia dimostrazione di un forte slancio ideale, di proposizione coerente con le esigenze maturate all'interno di quest'Aula e fortemente sentite dal popolo sardo. Se queste cose non facciamo, tutto il resto non può venire a catena.

Quindi Statuto, Statutaria, riforma della leggi regionali numero 1 e 31 ma, vivaddio, non ci sarà un sistema organizzativo veramente alto per questa Regione se non si sarà convinti di dare strumenti veramente degni di questo nome a un'istituzione che barcolla anche a causa della gestione della dirigenza che, spesso e volentieri, non risponde. Ma io non posso incolpare una persona, onorevole Sanna, devo dire che, casomai, rimodulo un sistema di dirigenza diffusa per il personale e abolisco la dirigenza del personale degli affari generali, devo dire eventualmente che va rivisitato l'insieme dell'impalcatura della gestione...

PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Annuncio un voto di astensione su questo articolo per le seguenti motivazioni, e mi fa piacere che sia presente anche il Presidente della Regione. Io ho svolto in sede di discussione un intervento volutamente forte, e mi spiace che l'Assessore degli affari generali, che non vedo in Aula, abbia di fatto anche lui avvalorato il comportamento del direttore generale. Per me non c'è nulla di personale, ma non è possibile, presidente Cappellacci, che l'amministrazione regionale venga condannata da due gradi di giudizio e il Consiglio regionale non avverta il bisogno di individuare una responsabilità.

Io credo che questo nostro comportamento rischi di autorizzare e di permeare una cultura della impunità, che non serve a nessuno, tenuto conto che i nostri dirigenti hanno tutti gli strumenti per interpretare correttamente le norme. Non è possibile che in una situazione come questa in cui si è espresso, ripeto, il tribunale con i due gradi di giudizio, il dirigente in questione continui a non tenere conto nemmeno di quei due gradi di giudizio. E' possibile che di fronte a un atteggiamento come questo, presidente Cappellacci, nelle forme che lei riterrà più opportune non ci sia, non si senta il bisogno se non altro almeno di un atto che censuri questo comportamento?

Io mi astengo perché non vogliamo ovviamente, con un voto diverso da quello di astensione, compromettere diritti sacrosanti, acclarati soltanto dal tribunale perché, assessore Floris, non siamo di fronte solo a una difficoltà di interpretare norme poco chiare, ma siamo di fronte a un dirigente che non attua nemmeno quanto disposto dal tribunale. Su questo lei non ha detto nulla, e mi dispiace.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Noi ci asteniamo su questo articolo 27 bis, ribadendo il fatto che non doveva trovare spazio in un disegno di legge perché, assessore Floris, bastava applicare la normativa, non c'era bisogno di nessuna interpretazione,. Vorrei inoltre rimarcare alcune affermazioni che sono state fatte anche in quest'Aula. L'assessore Floris ha detto che il disegno di legge numero 71 non appartiene a questa Giunta, quindi intende rigettarlo e dedicarsi al progetto di legge che ha predisposto.

Presidente Lombardo, è nell'ambito della programmazione dei lavori che la maggioranza decide che cosa deve fare anche su questo provvedimento; ma, lo diceva poco fa il collega Dedoni, il problema è proprio l'individuazione delle priorità. Presidente Lombardo, noi non dobbiamo inseguire la Giunta regionale che naviga a vista facendo, conseguentemente, navigare a vista anche il Consiglio regionale. Da otto mesi ci stiamo occupando di finanziarie e di collegati alle finanziarie, non abbiamo dedicato tempo ad altro; ma noi, come Gruppo del Partito democratico, siamo stati parte attiva nel produrre un ordine del giorno, che abbiamo voluto unitario, sulle riforme.

Onorevole Dedoni, Statuto, statutaria, legge di organizzazione, legge elettorale, se la Commissione non è messa in condizione di lavorare è difficile che si possa produrre un elaborato, per poi affrontare il tema in Consiglio regionale con la partecipazione più ampia della società,così come abbiamo richiesto in quell'ordine del giorno datato mi pare 19 novembre. Allora di che cosa stiamo parlando? Si vada velocemente ad approvare questo collegato che non aveva neanche ragione di entrare in questo Consiglio regionale, è un pasticcio così come è confusa e senza una linea, l'azione di questa amministrazione regionale. E questi emendamenti, questi e quelli che seguono, certamente non rendono un servizio alla Sardegna.

A mio avviso dobbiamo recuperare soprattutto la finalità dell'interesse generale e del bene comune e fare in modo che nella parte residuale, assessore Floris, di questa legislatura, si lavori per incidere sui problemi reali della Sardegna individuando le priorità. Presidente Cappellacci, siete quasi a metà legislatura ma, al di là delle flotte sarde e di altri slogan come questi, c'è il vuoto totale.

PRESIDWENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sanna Gian Valerio per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, il nostro voto di astensione, come dicevano i colleghi, ha un significato ancora più ampio; noi vorremmo palesare, assessore Floris, che la Giunta, anche in questo caso, scarica sul Consiglio la sua inefficienza per l'incapacità di saper gestire l'apparato amministrativo. E questo lo dico nel rispetto più totale nei confronti delle vittime che ci sono, che sono purtroppo i lavoratori, noi siamo testimoni, anche perché i protagonisti sono sempre gli stessi, di quante altre vittime ci sono state negli anni passati.

Colleghi, se noi dobbiamo fare una norma di questo genere perché dobbiamo prendere atto che i nostri direttori generali non sono assoggettati alla cultura del risultato ma alla cultura del compitino, cioè "devi fare questo", io mi domando perché noi paghiamo profumatamente questi direttori generali per assumersi delle responsabilità! Per interpretare le norme! Per trovare le soluzioni giuridiche giuste! Per correre qualche rischio! Per che cosa li paghiamo? Per dettargli il compitino volta per volta? Io credo che non ci troverete più disponibili a fare questo perché quando si tratta di essere efficienti bisogna assumersi le responsabilità, e come vi siete scelti i collaboratori fiduciari per fare, magari, cose che non sono utili alla comunità, cercate di trovare rapporti giusti con i vostri diretti collaboratori nell'attuazione delle norme che il Consiglio regionale stabilisce.

PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 27 bis. Ha domandato di parlare il consigliere Sanna Giacomo. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 27 bis.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Campus, Mula e Zedda Alessandra hanno votato a favore

Rispondono sì i consiglieri :Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Agus - Bruno - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

Presenti 71

Votanti 53

Astenuti 18

Maggioranza 27

Favorevoli 53

(Il Consiglio approva).

E' in votazione l'emendamento numero 154 sul quale il relatore ha rivolto un invito al ritiro.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Poiché l'emendamento numero 154 tratta lo stesso argomento dell'emendamento numero 274 (emendamento sulla pubblicità istituzionale presentato dalla Giunta), chiedo di esaminarlo quando verrà esaminato il "274.

PRESIDENTE. Se non vi sono opposizioni, l'emendamento numero 154 verrà esaminato insieme all'emendamento numero 274.

E' in votazione l'emendamento numero 277 sul quale il relatore ha rivolto un invito al ritiro.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). L'emendamento, potrebbe essere ritirato in ragione delle dichiarazioni della Giunta e della maggioranza. Qual è il tema dell'emendamento? Il tema è, Presidente, la condizione dei lavoratori dell'informazione. Negli ultimi tempi non ci sono lavoratori meno tutelati dei lavoratori dell'informazione. Per una "breve" prendono 2 euro lordi a pezzo, 10 euro lordi per un pezzo che riempie un quarto di pagina di un giornale, anche importante, però utilizzando la vettura, il cellulare e il computer personali.

Gli organi di informazione (l'editoria nel suo complesso), utilizzano capacità sicuramente significative dal punto di vista intellettuale che si sono formate nelle università, che hanno ottenuto un master, che hanno preso dottorati di ricerca, pagandole 10 euro al pezzo lordi, 2 euro la "breve". Una condizione sotto il profilo umano assolutamente inaccettabile!

Pertanto, che cosa chiediamo e perché abbiamo presentato questo emendamento? Chiediamo che questi lavoratori abbiano la possibilità di mettersi in società e di avviare iniziative proprie, cioè di produrre impresa e di organizzare il lavoro attraverso un sostegno finanziario fornitogli dall'amministrazione regionale. Chiediamo che questo intervento abbia la finalità ultima della creazione di occupazione. Se all'interno di questo provvedimento troveremo alcune risposte a queste problematiche, confermiamo la nostra disponibilità al ritiro dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, vorrei chiedere alla Presidenza e ai presentatori se non ritengano che gli emendamenti numero 154 e 277, siano da trasferire, coerentemente, all'articolo 27 quinquies, inerente le politiche a favore delle cooperative di giornalisti disoccupati, che mi sembra materia più coerente con l'argomento dei due emendamenti in questione.

PRESIDENTE. Se non vi sono opposizioni, gli emendamenti numero 154 e 277 verranno esaminati congiuntamente agli emendamenti aggiuntivi all'articolo 27 quinquies.

Consentitemi, colleghi, di porgere il nostro saluto agli insegnanti e agli alunni delle scuole superiori del Comune di Arborea che il 28 ottobre prossimo rappresenteranno l'Italia alla giornata "Euroscuola" promossa dal Parlamento europeo.

Passiamo all'articolo 27 ter. All'articolo 27 ter sono stati presentati degli emendamenti.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 27 ter e dei relativi emendamenti:

I

Art. 27 ter

Interpretazione autentica, modifiche e integrazioni dell'articolo 3 della legge regionale n. 3 del 2009 così come modificato dall'articolo 7, comma 1, della legge regionale n. 1 del 2011

1. Il comma 1 dell'articolo 7 della legge regionale n. 1 del 2011 è da intendersi come segue:
"Il comma 1 bis dell'articolo 3 della legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, così come modificato dall'articolo 7, comma 1, della legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1, stabilisce che l'Amministrazione regionale, in funzione delle finalità di cui al comma 1 del predetto articolo 3, è autorizzata a finanziare programmi pluriennali di stabilizzazione dei lavoratori precari delle amministrazioni locali che prevedano l'assunzione a tempo pieno e indeterminato previo superamento di specifica selezione concorsuale funzionale alla verifica dell'idoneità all'espletamento delle mansioni di servizio della qualifica di inquadramento. Tali programmi, costituiti da una graduatoria di merito, prevedono l'assorbimento degli idonei entro un triennio dalla loro approvazione da effettuarsi nel termine di centoventi giorni dalla pubblicazione della presente legge. I predetti programmi di stabilizzazione sono attuati dagli enti locali interessati, avuto riguardo al personale precario che, entro la data di entrata in vigore della presente disposizione interpretativa, modificativa e integrativa, abbia maturato almeno trenta mesi di servizio nelle pubbliche amministrazioni locali, anche non continuativi a far data dal 1° gennaio 2002.".

2. Il comma 1 quater dell'articolo 7 della legge regionale n. 1 del 2011, è così modificato:
"1 quater. Tale personale è individuato tra quello che svolga o abbia svolto il proprio servizio come ultima sede nell'ente locale proponente il programma, dando ulteriore priorità all'anzianità anagrafica anche ai fini dell'accompagnamento alla maturazione dei requisiti per la collocazione in quiescenza, sulla base di specifica graduatoria di merito formulata a seguito della selezione di cui al comma 1 bis dell'articolo 3 della legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, così come modificato dall'articolo 7, comma 1, della legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1. A tale personale sono attribuiti, in via prevalente, l'esercizio di funzioni e compiti relativi a materie delegate o trasferite dalla Regione al sistema delle autonomie locali. Alle assunzioni si provvede ai sensi di legge anche ai fini delle eventuali deroghe ai limiti posti in materia di spesa e organici negli enti locali.".

3. Dopo il comma 3 dell'articolo 7 della legge regionale n. 1 del 2011 è inserito il seguente:
"3 bis. Il personale di cui al comma 3 partecipa a un corso-concorso di formazione professionale, da concludersi con una prova sulle materie oggetto del corso, il mancato superamento del quale comporta il venir meno della qualifica attribuita; entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti contenuto e modalità di svolgimento dei corsi-concorso.".

Emendamento aggiuntivo Uras - Sechi - Ben Amara Articolo 27 ter

Dopo il comma 2 dell'articolo 27 ter è aggiunto il seguente comma

27 ter.1. Le Amministrazioni provinciali provvedono alla stabilizzazione del personale di cui alla 1ett.e) comma 1 della legge regionale 312008 dei CSL, CESIL e delle agenzie per il sostegno allo sviluppo di cui alle Misure 3.1, 3.4 e 3.10 del POR 2000-2006, applicando, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al precedente comma 1. A tal fine la Regione trasferisce alle Province le dotazioni finanziarie stanziate e valutate in euro 12 milioni annui per gli anni 201 1,2012,2013. A identico trasferimento si provvede tramite incremento della quota del Fondo unico per gli enti locali, dal 2014 e per gli anni successivi. (278)

Emendamento aggiuntivo Vargiu

Articolo 27 ter

Dopo il comma 3 dell'articolo 27 ter è aggiunto il seguente:

3 bis. L'articolo 1, comma 22, della legge regionale 28 dicembre 2009, n. 5, nella parte che prevede la proroga al 31 dicembre 2010 del termine previsto dal comma 1 dell'articolo 3 della legge regionale n. 3 del 2008, è inteso nel senso che si applica all'intero contenuto del comma 1, ivi comprese le disposizioni sull'esodo incentivato dei dipendenti e dei dirigenti dell'amministrazione regionale, compresi gli enti e le agenzie. (225)

Emendamento aggiuntivo Steri

Articolo 27 ter

Dopo l'articolo 27 ter è inserito l'articolo che segue

Art. 27 quater.

1. La disposizione di cui all'articolo 72, commi 1, 3, 4 e 5 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazione, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall'articolo 2, comma 53, della legge 26 febbraio 2011, n. 10, si applica anche alla Regione, agli enti di cui alla legge regionale n. 31 del 1998 ed alle aziende sanitarie. L'applicazione della presente disposizione non può comportare aumento di spesa. (202).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull'articolo e sugli emendamenti. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, gli emendamenti a questo articolo, numero 278, 225 e 202, mi risulta che siano stati ritirati. L'articolo in discussione, quindi, non ha emendamenti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). In difetto sarebbero stati trasferiti al disegno di legge numero 71 che, come abbiamo appreso oggi, è stato ribattezzato con il nuovo nome, cioè il cavallo di Troia che serviva a quest'Aula per sbaraccare il collegato, consentendo alla maggioranza, grazie al trasferimento sul "71" di tutte le questioni che potevano creare dei problemi, di trovare la pace dei sensi e il governo delle pulsioni particolaristiche.

Adesso sentiamo l'Assessore dire che voterà sistematicamente contro tutte le proposte e tutti gli emendamenti che sono stati presentati al "71". Ricordiamoci che questo è un disegno di legge approvato dalla Commissione, sotto la presidenza dell'assessore Floris, mal tollerato perché ovviamente, per quello che abbiamo potuto avvertire noi, già allora la maggioranza non era d'accordo su molti dei contenuti di quel disegno di legge, però, per esigenze di maggioranza, bisognava portarlo avanti per cui, tappandosi il naso, è stato approvato; ma a esso si sono sommati 350-400 (non so quanti siano, è tutto il lavoro cartaceo che abbiamo messo in piedi in questo momento) emendamenti che abbiamo spostato dal provvedimento in discussione perché materia attinente il personale. Poi, c'è di tutto, non è vero che è solo materia di personale, ma serviva uno "strumento" per allontanare certi argomenti dal collegato che doveva essere un testo veloce, pratico, di grande efficienza.

Era tale la volontà di "allontanare" la materia del personale che invece ci siamo trattenuti, in tema di personale, la parte che più squalifica la Regione, cioè quella che dovrebbe rappresentare, attraverso un'interpretazione autentica delle norme che ci siamo già dati, l'ammissione di una incapacità della dirigenza regionale di attuarle. Perché se noi dobbiamo interpretarle, cioè come dice lei, Assessore, se noi dovevamo dirgli come doveva comportarsi, ma che cosa ci sta a fare, perché lo paghiamo? Perché paghiamo direttori generali che non si assumono le loro responsabilità?

Vi mostrerò dopo un'altra perla, alla quale anch'io ho un po' concorso, e anche per quel caso vi spiegherò come il direttore generale, intanto ha commesso un'omissione nel tempo di un suo dovere, ma anche che, con molto ritardo, assume un provvedimento, cita alcune fonti, le cita parzialmente, le interpreta a modo suo e arriva a una conclusione totalmente sua, in danno a chi ha voluto lui, totalmente differente rispetto a quella tracciata dalle fonti che lui stesso cita; e, siccome abbiamo recuperato le fonti che lui cita, abbiamo le carte nelle quali quelle fonti gli danno un indirizzo, chiesto da lui, totalmente differente da quello che lui fa adottare alla Giunta regionale.

Questo per spiegarvi che non va bene, e non va bene perché, primo, dovete entrare anche voi nell'ordine di idee che l'amministrazione va criticamente controllata, non va "lasciata andare", dovete porvi il problema se qualcuno approfitta del rapporto fiduciario, e se questo modo di approfittarne genera danni all'amministrazione. Ho fatto anche io l'Assessore ma, pur potendomi fidare del direttore generale, volevo sapere esattamente tutto.

E se si fa una legge, siccome esistono queste posizioni che si chiamano "acquari", il direttore generale del personale, che deve collaborare con la Giunta e col Consiglio nella formulazione delle leggi, la insufficienza all'origine della norma la deve dichiarare attraverso la proposizione degli emendamenti da parte della Giunta, che su sua richiesta integrano la carenza normativa, e non metterci in una condizione come quella odierna. Ci deve essere data la possibilità di lavorare con serietà, io voglio essere un legislatore serio non un buffone; non posso venire qui per elaborare, come si sta facendo con l'articolo 27 ter, un'altra interpretazione! Per che cosa? Questa è un'interpretazione su una sentenza già operativa, questa è un'interpretazione che nasce a valle di una sentenza che ha già dichiarato questa norma, perché è stata impugnata, non praticabile.

Cosa dirvi? Colleghi, leggete le norme, leggete quest'ultimo comma, il 3 che recita: "Il personale di cui al comma 3 partecipa a un corso-concorso di formazione professionale da concludersi con una prova sulle materie oggetto del corso il mancato superamento del quale comporta il venir meno della qualifica attribuita…". Poiché gli abbiamo già attribuito la qualifica, stiamo facendo una sanatoria, stiamo inventando il corso-concorso per sanare una condizione illegittima! Ma ci rendiamo conto delle cose che stiamo facendo? E anche in questo caso, sarà un'ingiustizia?

E' un'ingiustizia, lo dichiaro io per primo, ci sono dei lavoratori che sicuramente sono delle vittime, ma chi di voi mi sa spiegare perché questi sono più vittime di tanti altri che non abbiamo considerato, di tutti quelli che sono andati nella "casa disegno di legge numero 71", per essere chiari? Sono lavoratori meno dignitosi di questi?

La politica di un'opposizione riformista e anche quella di essere inflessibile su questi problemi; c'è un problema di rigoroso rispetto delle regole, ma c'è anche un problema di uguaglianza di fronte alle opportunità e alle regole, ed è inaccettabile che qualcuno abbia un privilegio, per poi avere tutti paura, imboscandoci, perché se qualche giornalista parla dei privilegi della politica io comincerò a parlare di qualche privilegio sbandierato. Bisogna che ci mettiamo la faccia nel difendere alcune cose giuste, che rappresentano una distinzione marcata fra i costi della democrazia, che è una cosa, e i costi della politica, altrimenti anche noi verremo sommersi dal fango di certa stampa, o da una certa abitudine, una certa paura di prendere delle posizioni per distinguere, perché non è tutto come viene descritto.

Non è tutto come viene descritto e noi dobbiamo consentire che tutti i cittadini possano avere libero accesso alle funzioni democratiche elettive, partecipare a pari condizioni, e questo non è un privilegio, quella è una condizione di costo della democrazia, e non bisogna confondere, come si fa velocemente anche sull'onda emotiva, populistica delle macchine del fango, perché oggi parlare male della politica fa rumore e consente persino di vendere giornali .

Bisogna che ci sia qualcuno che dica a questi signori di frequentare le aule istituzionali dalla mattina, alla sera, alla notte, di ascoltare tutto e non solo quello che fa comodo (o viene trasmesso dal telefonino degli amici consiglieri regionali di turno), di vivere il lavoro dell'Aula e di cercare di trasmetterlo correttamente!

Ci sono giornate nelle quali noialtri fatichiamo dalla mattina alla sera, e le notizie sul giornale riguardano le più grandi idiozie maturate nella giornata politica ma che qui dentro non sono mai state dette, accennate, discusse. E allora bisogna avere la schiena dritta anche rispetto a queste cose.

E'per questo che non accettiamo articoli come questo in discussione che, in qualche modo, fanno della ingiustizia sociale una questione di metodo; noi non possiamo accettare questo, perché tra l'altro si tratta di una sanatoria su una problematica che non sono sicuro sia la più urgente da affrontare. Magari se troviamo nel frattempo un accordo su che cosa fare, dopo la truffa del "71", di tutte quelle istanze, della nuova riforma, si semplificherebbe anche l'interpretazione che la Commissione e il suo Presidente saranno chiamati a dare il giorno che ci chiamerete a esaminare tutta questa materia. La Giunta non può scaricare, infatti, sul Consiglio e sugli organi del Consiglio difficoltà e opinioni che non sono condivise.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi).Presidente, l'articolo 27 ter e anche il successivo, il 27 quater, credo ci aiutino, se ne abbiamo voglia in questa Aula, ad approfondire gli argomenti che, in parte, il collega Sanna ha proposto alla nostra attenzione.

Quelli che stiamo per affrontare sono due articoli che riguardano il precariato; sono articoli che danno interpretazioni autentiche su disposizioni già assunte, articoli che tentano di mettere mano, in maniera nuova, su argomenti quali il precariato e la stabilizzazione del lavoro precario in Sardegna; in definitiva sono articoli che sicuramente ci aiutano, se ne abbiamo voglia, a fare qualche riflessione.

Io personalmente provo a farne qualcuna e mi chiedo, ma l'articolo 27 ter e l'articolo 27 quater, quello che sta alle spalle dell'articolo 27 ter che tutti quanti sappiamo, sono il manifesto della maggioranza che governa il Consiglio regionale? Io rispondo per la mia parte politica: sicuramente non sono il nostro manifesto, sicuramente li votiamo ma, nel votarli, diciamo che li stiamo subendo. E li subiamo in parte per accordi di maggioranza, in parte per accordi fatti anche con la minoranza, ma sicuramente non rappresentano la filosofia con la quale i Riformatori hanno chiesto il voto agli elettori.

Sono il manifesto del fallimento, non sono certo il manifesto della politica che funziona bene e dell'economia della Sardegna che sta andando bene. Quando il problema centrale di questo Consiglio, che si ripresenta nella stragrande parte delle leggi di spesa che esitiamo, è quello del precariato (il problema che abbiamo discusso nelle passate legislature), ci dobbiamo chiedere che cosa rappresentano i precari oggi in Sardegna.

E la risposta è una sola: i precari sono espressione di una organizzazione del lavoro alla quale stiamo ricorrendo in maniera costante; più precari saniamo e più ne introduciamo, di nuovi, nell'amministrazione. Basterebbe fare un giro degli Assessorati o degli enti della Regione per capire che il meccanismo che noi oggi stiamo tentando disperatamente di sanare, con un occhio rivolto al passato, è lo stesso meccanismo che fornisce costantemente nuovo lavoro e nuove professionalità nella Regione, costantemente, quotidianamente.

Noi Riformatori diciamo pertanto, chiaramente, che non siamo per le politiche di risanamento del precariato ma siamo per i concorsi; perché mentre saniamo i precari (molto spesso non abbiamo idea di come sono diventati precari nella pubblica amministrazione, ma qualche volta invece questa idea l'abbiamo), stiamo dicendo a migliaia di ragazzi sardi, magari gli stessi che abbiamo mandato in giro con il Master and back per l'Europa o per il mondo per avere alta professionalizzazione da riportare in Sardegna, che il meccanismo d'ingresso nella pubblica amministrazione non è quello del pubblico concorso ma quello dell'infilarsi in qualche maniera nelle maglie del precariato perché una legge del Consiglio regionale, varata alle due del mattino o alle tredici, che li sanerà nella posizione in cui in quel momento accidentalmente si troveranno, comunque ci sarà.

Da quanto ho detto ne consegue che noi alle politiche di risanamento del precariato siamo favorevoli per obbligo, non per scelta, e non è questo certamente il manifesto politico con cui ci proponiamo.

C'è allora una seconda domanda che non può essere ignorata da questa Aula: che cosa deve fare e che cosa sta facendo l'Aula medesima contro il precariato. Io ho una risposta univoca, perché ci sia lavoro stabile in Sardegna, e non soltanto l'elemosina del precariato e del lavoro interinale, non soltanto la processione di coloro che vengono nelle stanze dei politici a chiedere di essere assunti per tre mesi da qualche parte, c'è soltanto una soluzione, che oggi manca in Sardegna: lo sviluppo economico.

Oggi in Sardegna non abbiamo il problema della redistribuzione del reddito, ma come problema fondamentale, che ogni giorno i sardi si trovano di fronte, abbiamo quello della produzione del nuovo reddito; abbiamo cioè il problema della crescita del nostro Pil, non del modo in cui il Pil deve essere distribuito alle varie fasce produttive, alle varie categorie economiche e quelle non economiche che vivono oggi Sardegna.

Questo credo sia uno dei temi che anche l'onorevole Sanna, anche questa minoranza dovrebbero far risuonare all'interno di questa Aula. E' un tema fondamentale su cui la minoranza dovrebbe incalzare la maggioranza, chiedendole ogni giorno, ogni momento, ogni ora, ogni minuto di dibattito che cosa sta facendo per far crescere il Pil in Sardegna. E noi vorremmo essere incalzati su questo dalla minoranza. Perché se fossimo incalzati su questo probabilmente ci faremmo anche delle domande più incisive, ogni giorno, nell'ambito della nostra azione politica sulla bontà del nostro operato e sulla concretezza delle nostre azioni.

E, probabilmente, qualcuno di noi farebbe anche qualche domanda ai colleghi del centrosinistra dicendo loro: guardate, forse avete ragione voi, forse questa maggioranza dimostra di non essere adeguata all'entità della crisi globale, complessiva che oggi sconvolge la Sardegna perché sconvolge il mondo e sconvolge l'Italia; forse questa maggioranza non è all'altezza nel dare risposte e ci vorrebbero risposte diverse da quelle che noi siamo riusciti a mettere in campo. Forse non siamo sufficientemente bravi, perché è possibile che non sia soltanto colpa delle emergenze quotidiane che rischiano di travolgerci, è possibile che ci sia una colpa di classe dirigente nostra, è possibile che ci sia una colpa di mancanza di idee nostra, di mancanza di progettualità nostra.

E queste colpe voi le dovete far emergere. E allora io vi chiederei: ma se domani noi venissimo travolti dal malessere che è diffuso in Sardegna e che noi non possiamo non cogliere, se venissimo travolti e se governaste voi, beh, ce le volete dire quali sono le vostre proposte per far crescere il prodotto interno lordo in Sardegna? Perché voi siete per il salvataggio di tutto a ogni costo. Siete per le stabilizzazioni, siete per non toccare niente di quello che c'è in Sardegna, siete per la conservazione del bene ambientale, siete per l'immobilismo assoluto in tutto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue VARGIU.) Ma quali sono le vostre proposte positive? Quali sono le proposte su cui voi oggi interverreste se aveste responsabilità di governo? Ditecelo, perché forse ci convincereste ancora di più della nostra inadeguatezza, e forse ci aiutereste a tornare dai sardi, perché diano a voi la possibilità di essere forza di governo che si sostituisce a noi in questo momento.

Diteci sulla sanità, ve l'abbiamo chiesto mille volte, quali sono le vostre idee diverse rispetto a quelle che la maggioranza sta mettendo in campo, ma non solo sulla sanità ditecelo sulla continuità territoriale, ditecelo sull'industria, ditecelo sull'industria pesante, ditecelo sulle servitù militari, con i vostri sindaci che si ribellano quando qualche cosa dell'apparato militare viene smantellato. Ditecelo sulla burocrazia, diteci come cambiereste questa burocrazia inefficiente della Regione sarda, diteci se avete qualche proposta sul fast track, se ne avete è possibile che ne discutiamo insieme.

Diteci queste cose, perché ci aiuta, diteci quali sono le vostre proposte sul fallimento del Master and back e sull'alta formazione, sulla collaborazione con le università, perché vorremmo sentire le vostre proposte. Perché se ce le dite è possibile che noi ci convinciamo che con voi dobbiamo parlare di più, che noi ci convinciamo che anche nell'immediato, sino a quando noi avremo responsabilità di governo, da voi possono venire idee buone, possono venire cose che ci aiutano concretamente a cambiare il nostro modo di fare politica.

Altrimenti persiste il paradosso per cui noi veniamo in Aula a votare dei progetti di legge, degli articoli di collegato alla finanziaria che non rispecchiano, lo ripeto, la nostra convinzione politica. I meccanismi di sanatoria del precariato non sono il manifesto politico dei Riformatori e non possono essere oggi, in Sardegna, il manifesto politico di un liberale. Ma siamo condannati a fare questo proprio dalla mancanza di capacità e di progettualità di questa Aula.

E quando l'onorevole Sanna, il collega Sanna, dice che i giornalisti scrivono di noi le cose più deteriori, dico che le scrivono per l'incapacità di proporre soluzioni strutturali ai problemi della Sardegna; quindi quelle sono le cose che la stampa scrive, quelle sono le cose che i sardi leggono accomunando l'intera Aula nel loro giudizio negativo sulla politica sarda.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Meloni. Ne ha facoltà.

MELONI MARCO (P.D.). Presidente, colleghi, premetto di stimare l'onorevole Vargiu, ma vorrei ricordargli che loro sono al governo, che questa idea per cui rispetto alla conservazione loro sono il cambiamento non è stata apprezzata dagli elettori, anche qualche settimana fa a Cagliari. Nel suo intervento ci ha accusato di essere favorevoli alle stabilizzazioni, ma ha anche detto che voterà a favore di queste stabilizzazioni. Quindi, stiamo ai dati di fatto, agli elementi oggettivi.

Il mio intervento sarà esattamente il contrario di quello che lei ci stimolerebbe a fare in questo momento; in questo momento, infatti, non dobbiamo parlare delle ragioni per cui sempre più giovani non trovano lavoro, del perché le amministrazioni pubbliche mantengono condizioni di precariato tra i propri dipendenti, delle cause del mancato sviluppo economico della Sardegna o di questioni che non hanno direttamente attinenza con la norma in votazione.

Vorrei solo richiamare l'attenzione dell'Aula sul fatto che stiamo facendo una cosa che ci espone al ridicolo oltre ogni tollerabilità, stiamo approvando una norma identica a un'altra approvata da questo Consiglio regionale pochi mesi fa, a gennaio, rinviata dal Governo, su segnalazioni che giungono chiaramente dagli uffici, perché passibile di incostituzionalità e deve essere valutata dalla Corte costituzionale, e che è la stessa norma che avevamo approvato nel 2009, e che la Corte costituzionale ci ha detto, nel maggio del 2010, per quali ragioni non era costituzionale.

Non voglio neanche dire che cosa sia giusto o ingiusto; ho apprezzato le argomentazioni del collega Sanna, credo che dovremmo mettere tutti nelle stesse condizioni di partenza bandendo dei concorsi pubblici seri perché i ragazzi sappiano qual è la regola in base alla quale si può diventare lavoratori (assunti con regolare concorso) negli enti pubblici e nell'amministrazione regionale. Ma il problema è che se anche noi volessimo stabilizzare tutti i precari, a discapito di quelli che non hanno trovato il modo di entrare a lavorare nell'amministrazione pubblica in Sardegna, non faremmo altro che continuare a prenderli in giro, perché gli diremmo che noi ci proviamo, ma lo Stato ce lo vieta, la Corte costituzionale che è cattiva ce lo vieta.

La Corte costituzionale non è cattiva, applica la Costituzione che, per fortuna, dice che negli impieghi pubblici si entra attraverso un concorso. E noi stiamo continuando a dire che basta, per chi ha già un'anzianità di lavoro nelle pubbliche amministrazioni, una selezione di natura concorsuale. Il problema è che la Corte costituzionale ci ha detto chiaramente che non basta questo tipo di selezione riservata a queste persone, ma che è necessario garantire una procedura aperta.

Io mi chiedo, allora, se è possibile che noi - sono passati cinque mesi da allora, coinvolgo anche me stesso in questa critica - non riusciamo a trovare una soluzione che consenta di stabilire un percorso per cui queste persone,intendo i precari, abbiano una ragionevole possibilità di essere assunti nelle pubbliche amministrazioni in maniera regolare bandendo dei concorsi che consentano anche ad altri di partecipare. Insomma, mi chiedo se sia possibile adottare una qualsiasi norma, costituzionalmente legittima (almeno che sia ragionevolmente tale), che provi a risolvere il problema.

Esistono anche procedure di natura informale, che altre regioni adottano correntemente. Io, intervenendo in altre occasioni, sullo stesso argomento, avevo detto più o meno queste cose; e inoltre alcuni costituzionalisti, con i quali ho parlato, mi hanno detto: "perché approvate una norma che, come minimo, verrà rinviata per incostituzionalità?".

Ve lo ripeto: troviamo una via per evitare di esporci al ridicolo, per cui aspettiamo almeno che su questa stessa norma si pronunci la Corte costituzionale. Perché la stiamo riproponendo? Magari è una norma legittima, e se lo è spero ce lo comunichino rapidamente, perché il rinvio è del 10 marzo. Stiamo facendo, quindi, una cosa che non ha molto senso anche rispetto (l'intervento che sto svolgendo si riferisce al comma 1) al comma 3, perché l'insieme di quella norma è stato rinviato.

Il comma 3 bis inserito dopo il comma 3 dell'articolo 7 della legge numero 1 del 2011 dice che: "Il personale di cui al comma 3 partecipa a un corso-concorso…", e continua "il mancato superamento del quale comporta il venir meno della qualifica attribuita". A me pare incredibile che noi individuiamo l'organico della Regione in base a dei supposti diritti individuali, cioè essere laureati se si è di categoria C), e non rispetto alle esigenze funzionali dell'organizzazione della Regione. Per cui, abbiamo un numero indefinito di persone che devono andare in categoria D), anche questo senza un concorso.

E' una cosa che non ha senso, e soprattutto non ha senso, secondo me, rispetto alle esigenze di organizzazione della Regione. Diteci di quante figure delle diverse categorie c'è bisogno e stabilite poi qual è la regola in base alla quale vi si accede. Mi sembra che torniamo a ripetere quell'errore, e mi sembra che stiamo evitando di dire la verità sia ai giovani precari nelle amministrazioni pubbliche sia ai giovani che non hanno la possibilità di partecipare a dei concorsi, perché si gioca tutto su questo, soprattutto non ci sono da tanto tempo concorsi pubblici regolari aperti a tutti e, inoltre, stiamo esponendo questa istituzione a una figura davvero poco dignitosa.

A mio avviso la Presidenza dovrebbe anche fare da filtro rispetto a norme identiche a norme oggetto di valutazione della Corte costituzionale. In quest'ottica faccio appello all'Aula perché nel provvedimento che esamineremo successivamente, si provi ad affrontare in maniera complessiva questo argomento con l'idea che esiste quel giudice a Roma, io dico per fortuna, che garantisce i diritti costituzionali a tutti i cittadini, italiani e sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, in primo luogo ritengo opportuno ripercorrere l'iter attraverso cui si è arrivati all'inserimento di queste norme. Quando si è posto il problema dell'esame del collegato, e abbiamo verificato la presenza di moltissimi emendamenti in tema di personale, è stato ritenuto opportuno da tutte le forze politiche di non esaminare questi emendamenti all'interno del collegato, atteso che è avvertita l'esigenza di portare in Aula il disegno di legge numero 71, per inserire all'interno del "71" alcune norme sostanziali al fine di consentire alla macchina amministrativa di funzionare. Quindi non si trattava di paure relative al collegato, ma del fatto che tutti questi emendamenti in materia di personale sarebbero stati esaminati dalla terza Commissione e non dalla prima, che è la Commissione competente.

In quella occasione, da parte dell'opposizione è stata rappresentata la necessità che talune materie, ciò nonostante, venissero in via eccezionale trattate nel collegato. Sono le norme sui giornalisti, sono queste norme. La richiesta di inserire queste norme nel collegato viene dall'opposizione, richiesta che è stata accolta e condivisa anche dalla maggioranza. Gli emendamenti sono a firma di taluni esponenti dell'opposizione.

Detto questa, per chiarezza di come si è arrivati all'inserimento in via eccezionale solo ed esclusivamente di queste norme che riguardano il personale, va detto, per quanto riguarda il precariato, che anche noi in linea tendenziale non siamo favorevoli alle norme in materia, però dobbiamo scontrarci con la realtà, nella quale noi tutti abbiamo creato precariato, noi tutti abbiamo delle persone che da 5, 10, 20 anni lavorano in maniera precaria. E questa è un'esigenza che sottostà alle norme che il Governo Prodi aveva introdotto per risolvere il problema del precariato.

In quest'ottica erano state introdotte, già nella finanziaria, sempre su sollecitazione dell'opposizione, norme che disciplinavano il precariato. E' ben vero che non possiamo fossilizzarci sul precariato, che dobbiamo anche garantire la possibilità di accesso al lavoro ai neolaureati, a coloro che non hanno neanche un impiego precario, ma questo non lo otteniamo facendo una guerra, ponendo frontalmente l'una contro l'altra le due categorie, dobbiamo sforzarci per creare nuove occasioni di lavoro, in maniera tale che da un lato consentiamo il superamento delle posizioni di precariato, dall'altro lato creiamo nuove occasioni di lavoro.

In questo caso parliamo di precariato degli enti locali, basti pensare al problema del precariato nella sanità, al 118, che è il caso più eclatante di ingiustizia manifesta e di responsabilità della politica che ha creato quella situazione. Quindi, mi sembra che abbiamo tutti un obbligo morale di cercare una strada per risolvere il problema del precariato. Non è sicuramente rispettato il principio costituzionale quando noi consentiamo alle persone, per 10, 20 anni di stare in quella posizione precaria; non è accettabile, quindi, la prosecuzione di queste situazioni.

In quest'ottica noi abbiamo accettato le richieste che già con la finanziaria erano state avanzate dall'opposizione. Ovviamente faremo delle norme più articolate col disegno di legge numero 71; e ripeto che il disegno di legge numero 71 è stato portato in Aula con l'accordo di individuare alcuni strumenti atti a snellire il funzionamento della macchina amministrativa; è un impegno che ci consente di intervenire immediatamente, senza aspettare le secche dell'esame di un nuovo disegno di legge che deve essere approvato dalla Giunta, andare in Commissione, ricevere pareri e quant'altro. Noi prendiamo atto dell'opinione personale dell'assessore Floris, ma la decisione della maggioranza è stata di portare in Aula il disegno di legge numero 71.

Per quanto riguarda specificamente questa norma, non ci sono sentenze che abbiano già stabilito l'illegittimità di quanto deciso dalla Regione con la finanziaria. Possiamo dire di essere concordi sul fatto che quelle norme siano mal formulate e che presentino aspetti di incostituzionalità. Ma proprio su questo presupposto, con la presentazione di queste norme, taluni esponenti dell'opposizione hanno ritenuto di poter sanare le illegittimità riscontrate dal Governo. E' per questo motivo che, eccezionalmente, è stata inserita questa norma così come altre norme. Sono interventi particolari, settoriali, ma il precariato degli enti locali è sicuramente una questione molto, ma molto importante.

Il giudizio della Corte costituzionale è fissato per luglio, quindi era evidente l'esigenza di inserire la norma in questione in questo testo di legge, per evitare che una sentenza della Corte costituzionale si pronunciasse su un testo destinato comunque, un mese dopo, a essere modificato. Ribadiamo, peraltro, che i problemi di fondo della macchina amministrativa regionale non sono solo questi; il problema di fondo è che, ora per incongruenze delle norme di legge, ora per incongruenze delle questioni derivanti dall'insufficienza delle figure dirigenziali e quant'altro, è una macchina amministrativa che non funziona, che non dà risposte ai cittadini.

Ovviamente, di fronte a tutta questa inefficienza, il cittadino non dice che è la struttura amministrativa che non funziona, ma dice che la responsabilità è di chi, in quel momento, governa; il che porta discredito, il che porta tutte quelle false argomentazioni sulla cosiddetta casta. Ecco perché io ritengo che queste norme siano importanti e, in ogni caso, poiché abbiamo preso l'impegno con l'opposizione di portarle avanti, per quanto ci riguarda confermo l'impegno che abbiamo assunto.

Ritengo anche, però, che dovremo sicuramente intervenire col disegno di legge numero 71, che costituisce un'occasione unica per intervenire in tempi rapidi e far sì che la macchina amministrativa diventi efficiente, quanto meno per tentare di dare delle risposte ai cittadini.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, questa è una battaglia lunga, quasi infinita, che riguarda persone, persone in carne e ossa. Molti di voi che vivono a Cagliari, e hanno visto la tenda sotto i portici del comune, conoscono queste persone: la gran parte sono lavoratori che provengono dai quartieri popolari di Cagliari, hanno più di cinquant'anni, la loro unica fonte di reddito è questa sorta di indennità, di retribuzione che il comune periodicamente gli consente di guadagnare attraverso l'avvio dei cantieri di lavoro che svolgono attività di manutenzione e di riordino; i più colti, qualche volta, stanno all'interno degli uffici a sostenere le attività di gestione delle strutture.

Queste persone svolgono questi lavori da anni, non da giorni, sistematicamente, perché sono chiamati, sistematicamente, dalle amministrazioni locali, in questo caso a Cagliari le amministrazioni locali di segno opposto, fino a ieri, a quello dello schieramento a cui appartengo. Sono gli stessi, le stesse facce noi le riscontriamo nella scuola, le stesse facce noi le riscontriamo nei ministeri, nelle università, e giorno dopo giorno negli ospedali, nei laboratori.

In questo settore c'è una vicenda che tutti quanti conosciamo, quella che riguarda i lavoratori precari dei laboratori di analisi degli ospedali di Cagliari, in modo particolare quelli del Microcitemico. Ne abbiamo trattato, l'onorevole Locci lo sa, più volte, vent'anni precari! Lavoratori che svolgono un'attività di indagine obbligatoria, che svolgono quelle attività anche quando non sono retribuiti, vanno, lavorano gratis in attesa del contrattino semestrale ogni anno; questi sono i precari!

Che cosa facciamo rispetto a questo problema, che a Roma vale molto quando assedi il Parlamento, a Cagliari un po' meno, quando siamo in Consiglio regionale. Che cosa succede, che cosa ne facciamo di questa gente? E sono alle porte anche tanti e tanti disoccupati che, come è notorio, sono tali per responsabilità della mancata attuazione di politiche del lavoro anche di questa Regione, per responsabilità di questi tre consiglieri regionali dell'estrema sinistra, così soddisfiamo tutta la cultura giornalistica che così ama definirci, è colpa nostra! Non è colpa di chi governa, di chi svolge le funzioni principali da anni, è colpa nostra! Lo dichiaro pubblicamente, così siamo certi di non sbagliare.

Dicevo, che cosa ne facciamo? Siccome ci sono alle porte decine di migliaia di giovani disoccupati che sono condannati alla precarizzazione e alla precarietà da leggi approvate anche da parlamenti di schieramento avanzato, con noi all'opposizione, in quei tempi in altri partiti; giovani condannati alla precarietà, perché non hanno la fortuna di diventare docenti universitari subito, non hanno la fortuna di trovare un posto nella politica, perché sono persone normali che "si combattono la quotidianità", prendiamo il pezzo di umanità precario da 10, 15, 20 anni e gli diciamo: "Arrangiati, continua la tua vita fino alla fine in una precarietà assoluta, accontentati della pensione sociale, se avrai la fortuna di averla, adesso ci sono alle porte altri"; e quegli altri dove li sistemiamo?

Non c'è una politica, uno straccio di politica per sistemare quegli altri, però, per intanto, in preparazione della sistemazione degli altri, la impedisco a questi e faccio un'operazione grandiosa, un'operazione sociale che fa defluire, in modo utile anche per il sistema democratico nazionale, la pressione che invece è, quella sì, effettivamente alle porte, una pressione sociale che non perdonerà nessuno, neppure quelli che si battono e si sono battuti per loro perché tanta e tale è la disperazione che non valgono neppure le risposte che diamo, quando le diamo.

Ci applichiamo a questo, troviamo alcune soluzioni. Pensate che siano le migliori? Ogni volta ci dobbiamo arrampicare. Poi vengono, ci fanno anche lezione di diritto, ma nel farci lezione di diritto si pongono il problema sociale? Dove stanno quando noi scendiamo giù insieme ai lavoratori? Dove sono quelli che ci fanno la lezione? Non ci sono, non ci sono mai perché guardano la politica dall'alto, dalla vetta. Hanno fastidio del popolo, di quello che dovrebbero rappresentare, di quelli che li fanno anche godere, hanno fastidio!

Noi ci mischiamo, e non voglio dire di destra o di sinistra. Io mi trovo con tanti di voi spesso in alcune battaglie. Ci sono quelli che vanno tra la gente e quelli che la gente la evitano perché pone problemi, che pensano alla funzione politica come a una sorta di applicazione tecnica, non fatta di passione, di sentimento, di soluzione dei problemi delle persone, in carne ossa, che a cinquant'anni perdono i denti e non hanno neppure qualcuno e qualcosa che li assiste e hanno il mal di stomaco, e digeriscono male, e si avvicinano alla tomba! Perché il popolo è fatto da queste persone!

E hanno figli e non gli possono comprare libri, non gli possono comprare spesso neppure le scarpe, e la preoccupazione di vederli disoccupati è molto più alta di quella che può avere qualcuno del ceto medio o del ceto alto, e noi ci occupiamo di questi. Lo facciamo male? Potremmo fare meglio? Non c'è dubbio, però di questi ci preoccupiamo; e qualche volta vorrei che se ne preoccupassero coerentemente tutti, coerentemente anche quando gestiscono la cosa pubblica.

Perché noi non abbiamo politiche del lavoro in questa Regione? Perché da sette anni si è deciso di seppellirle e noi facciamo la guerra per riportarle in vita perché, se le avessimo, forse avremmo risolto qualche problema anche per quelli che devono entrare nel mercato del lavoro.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Io, lo dico con stima al collega Uras, credo di essere tra quelli che in questi anni, anche in questi due anni, ha continuato a frequentare quelle persone a cui si riferiva, che hanno difficoltà a deglutire perché non possono masticare per mancanza di denti. So bene di che cosa stiamo parlando. All'onorevole Vargiu, con grande stima, vorrei anche dire che noi più volte in quest'Aula abbiamo fatto certi discorsi, ma mi rendo conto che nel dibattito stringato che si svolge in quest'Aula diventa difficile affrontare certe questioni, tra l'altro spesso lo facciamo non stando sul tema perché il tema finora non ci ha mai permesso di affrontare le problematiche che lei ha richiamato, e cioè le ragioni per le quali in quest'isola non c'è crescita economica.

Io sono d'accordo con lei. In quest'isola, e non solo, servono più politiche di sviluppo che politiche del lavoro, servono innanzitutto politiche di sviluppo che poi vanno accompagnate da misure enucleate dal capitolo delle politiche del lavoro. Io, onorevole Vargiu, le chiedo se potrebbe condividere un'ipotesi di lavoro, e quindi mi riferisco in questo caso al presidente Cossa. Io non so quando se ne possa parlare. Più volte, nel corso del dibattito sulla finanziaria, ho sollecitato, inascoltato, di discutere di questi temi. Io ho qualche idea che, probabilmente, trova anche qualche sponda nel mio partito.

E' possibile allora, mi chiedo, onorevole Vargiu, che i Capigruppo definiscano nella loro Conferenza una seduta straordinaria del Consiglio regionale? Lo chiedo a tutti i Capigruppo, ci siete quasi tutti. Una seduta straordinaria in cui si avvii un confronto, contingentando i tempi, presenti il Presidente della Regione e la Giunta per intero. L'intera classe politica (presente nelle istituzioni) di questa Regione dia questo segnale dedicando due giorni, un giorno (andrà bene anche un giorno, credo che non comprometta nulla), decidete voi quando e quanto, ai temi dello sviluppo economico di quest'isola.

Dobbiamo individuare le ragioni dell'arretratezza economica, le ragioni degli svantaggi che pesano su quest'isola: insularità, carenza di infrastrutture materiali e immateriali, sistema del credito debole, servizi alle imprese inesistenti, aree industriali che non hanno neanche acqua, mobilità locale insufficiente; discutiamo di fiscalità di vantaggio, di zone franche. Quando ne discuteremo? E' possibile che questo Consiglio decida di ritagliarsi due giorni di lavoro per discutere su questi temi?

Io sono d'accordo con lei, onorevole Vargiu; e credo che il Partito Democratico, il mio partito, sia molto interessato a manifestare alcune idee sull'industria pesante, sui settori da privilegiare, sul fatto che non abbiamo risorse. Io e il collega Gian Valerio Sanna abbiamo proposto di bloccare 500 milioni l'anno dal monte delle entrate.

Ma dove sono le entrate previste dal nuovo articolo 8? Dove sono? Ci sono quelle risorse? Se ci sono, caro onorevole Vargiu, qual è la dotazione infrastrutturale di questa regione che ha un deficit pari al 60 per cento della media nazionale? E' un intervento da fare? Se sì allora utilizziamo per 3-4 anni le risorse che ci devono dare per superare quel deficit infrastrutturale. E' un intervento che serve a tutti: all'industria pesante, alla piccola e media impresa, ma anche ai servizi. Altrimenti, che senso ha che ci si chieda perché non discutiamo di queste cose? Siete voi che governate l'Aula, oltre che la Regione, proponete la discussione su un problema e non credo che parleremo soltanto per dare fiato ai denti.

Detto questo, veniamo alla questione del precariato e prendiamo atto, lo diceva l'onorevole Steri, che nell'Aula parrebbe che nessuno sia contrario alla stabilizzazione dei precari. Io, però, vorrei richiamare l'attenzione - mi dispiace manchi l'onorevole Steri perché è persona attenta, precisa, nonché profondo conoscitore della materia legislativa (non è facile tradurre in atti legislativi gli intendimenti di natura programmatica e politica), sul fatto che nella passata legislatura, mi riferisco in particolare alla Giunta, la legge numero 2 del 2007, all'articolo 35, affrontava il tema della stabilizzazione dei precari nel settore privato, mentre all'articolo 36 per la prima volta affrontava il tema della stabilizzazione dei precari anche nell'amministrazione regionale; e la Regione interveniva attraverso alcune direttrici.

Allora, nell'articolo 36 della legge numero 2 del 2007 per la prima volta si adotta un piano pluriennale limitandolo a quattro anni. E' andato bene ma non perché era stato il centrosinistra, per carità, a promuoverlo. Rileggiamo l'articolo 36 della legge numero 2 del 2007 e verifichiamo che stabilisce una serie di criteri e anche di equilibri.

Ripeto, nel 2007 approviamo il disegno di legge che contiene il piano di stabilizzazione; il tempo richiesto per l'accordo con le organizzazioni sindacali, le parti sociali eccetera, portano all'incirca a fine 2007 la prima attuazione. Si prosegue nel 2008 ma, come sapete, nel 2009 c'è stata una chiusura anticipata della legislatura e le elezioni anticipate, e siete arrivati voi. Dal 2009 a oggi, non sto puntando il dito addosso a nessuno (mi richiamavo all'onorevole Steri perché lo fa con precisione quasi maniacale, lo dico in senso positivo ovviamente), questa è la terza norma che adottiamo per tentare di proseguire quel piano di stabilizzazione.

Come ricordava l'onorevole Meloni, la relativa norma una volta è stata anche cassata dalla Corte costituzionale, sta di fatto che non siamo riusciti ad attuare il Piano. Allora, presidente Floris, mi rivolgo a lei con grande rispetto, tutti noi, innanzitutto lei, vogliamo stabilizzare queste persone per la ragione che diceva Uras e che, per brevità di tempo, non riprendo.

La norma che ci stiamo apprestando a votare finalmente ci consente di raggiungere un risultato positivo oppure è ancora una norma pasticciata? Assessore Floris dov'è l'apporto dell'ufficio legislativo del Consiglio, della Regione per accompagnare questa fase importante al fine di evitare che, legiferando nuovamente in soliitudine, la norma possa essere cassata?

Io chiedo se fosse possibile, so che è irrituale, un parere seduta stante di chi ha la responsabilità di dire se questa norma sul piano legislativo consente di cogliere l'obiettivo che il legislatore regionale si dà, cioè quello di stabilizzare...

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). La conclusione dell'onorevole Diana mi porterebbe a chiedere se l'onorevole Diana fa parte o no della Commissione terza che ha esitato questo testo, perché già in quella sede dovrebbe essere stato dato il parere di legittimità de iure condendo. Poichè non ritengo che il mio precedente ragionamento sulla struttura e organizzazione della Regione autonoma della Sardegna possa prescindere dalle argomentazioni sull'esistenza o meno di un'intelaiatura istituzionale che funzioni, che dia le giuste opportunità, che consenta che si sviluppi il dibattito democratico, che si producano leggi adeguate, che si riesca in un dibattito politico a identificare le effettive necessità per aprire una stagione nuova di occupazione e di sviluppo, dico che è insufficiente che oggi ci parliamo addosso come continuiamo a fare da più tempo.

Perché dico questo? Perché non si è affrontato seriamente, nonostante l'ordine del giorno, il problema di portare in qualche misura a conclusione il percorso dello Statuto. Ma, come giustamente reclamava l'onorevole Vargiu, senza niente togliere all'argomento in questo momento in discussione, per tranquillizzare l'onorevole Uras, nessuno è contro queste stabilizzazioni di persone che ormai da troppo tempo vivono una situazione di precariato, vorrei chiedere se si ritiene che il precariato sia una condizione necessaria e che deve permanere come sistema di reclutamento da parte della Regione, delle aziende, del sistema dei comuni. Se la risposta è, sì, continuiamo così.

L'onorevole Cuccu, mi ha invitato a partecipare (ma so che parteciperà l'onorevole Vargiu), a un incontro relativo alla realizzazione dell'ospedale di San Gavino. Io dico che, probabilmente, è un'opportunità come tante altre, però mi chiedo chi, una volta che ci saranno le strutture, andrà dentro quelle strutture. Il personale quale sarà? Quello precario già presente all'interno delle aziende sanitarie? Dimentichiamo che il deficit del sistema sanitario rasenta i 350 milioni di euro! Dimentichiamo che non c'è ancora un Piano ospedaliero e che non sapremo come dovranno essere allocati questi prossimi dipendenti delle ASL.

Allora, la programmazione ha fondamenta, strutture murarie e un tetto. Se la nostra attività legislativa non poggia su una struttura che resti in piedi e sia salda, magari anche a fronte di scosse come quelle che anche stanotte hanno colpito il Giappone, probabilmente non sapremo trovare niente di risolutivo per lo sviluppo della nostra Sardegna. E' difficile allora non razionalizzare, è difficile dire che non si può entrare (peraltro lo prevede la legislazione nazionale) all'interno del pubblico impiego se non attraverso opportune operazioni di selezione.

Personalmente mi tocca quello che diceva l'onorevole Uras perché lo vivo di persona, come credo lo vivano tutti i singoli consiglieri: la difficoltà del momento, l'approccio che ormai famiglie, giovani, non più giovani hanno con un sistema occupazionale che non riesce a dare spazio alle esigenze, anzi c'è un arretramento se dovessimo fare una considerazione più ampia, ma non andiamo oltre ciò che è necessario dire.

Ma, caro Luciano, quando si vuole una sanatoria e si vuole ripartire con un nuovo sistema per avere posizioni chiare all'interno non solo di questa istituzione ma nel dialogo politico, nel dibattito anche aspro se è necessario, non sfugga che ci devono essere relazioni sindacali diverse da quelle che sino a oggi abbiamo conosciuto, che ci vuole flessibilità ma che la flessibilità non si coniuga con una precarizzazione standardizzata! Negli Stati Uniti d'America l'establishment di recente ha commissionato a diverse università e studiosi uno studio su come riformare il capitalismo, su come deve essere il "capitalismo del poi" perché non è più possibile legare il capitalismo a un sistema finanziario che ha creato questa crisi immane che ha sconquassato il mondo intero, con ripercussioni sino alla nostra piccola Isola!

E' giusto, pertanto, che si veda il sistema nella prospettiva di un nuovo capitalismo che non può avere al centro solo "l'affare per l'affare" e un imprenditore necessariamente con le tasche piene a scapito anche dei lavoratori. Bisogna quindi ricercare questa nuova via di capitalismo, di libertà nel mercato del lavoro, ma con l'attenzione all'umanesimo! Allora mi sovviene che Tocqueville è sempre vivo e che bisogna essere affratellati in una umanità più diffusa e ampia possibile, secondo un principio di eguaglianza che non livelli tutti verso il basso ma cerchi di portare tutti verso l'alto.

La libertà va intesa come libertà di partecipare, di essere libero quindi da pesi e vincoli che attanagliano chi non è nelle condizioni di manifestare il proprio essere uomo! Se si vuole superare un momento di crisi indubbiamente bisogna avere uno scatto per riuscire a superare gli ostacoli, ma per superare gli ostacoli c'è bisogno anche di molta idealità, di grande attenzione e disponibilità verso il prossimo, di capire quali sono le effettive necessità che palpitano all'interno di questa umanità che ci circonda, di questo popolo sardo che ci ha eletto a rappresentarlo.

Se invece continuiamo, egoisticamente, a voler chiudere una partita stabilizzando chi da qualche tempo è precario, poi capiti quel che capiti, io non sto facendo bene né a quello che sto stabilizzando e ancor meno a quelli che non hanno alcuna possibilità di arrivare a quella disponibilità di occupazione all'interno dello sviluppo sostenibile; sono quelli che noi stessi condanniamo perché stiamo condannando chi non ha quello spazio giusto e dovuto perché l'uomo sia libero e possa essere presente nella società a pieno titolo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.

SORU (P.D.). Signor Presidente, vorrei l'attenzione del mio Capogruppo perché penso che stiamo arrivando abbastanza vicino al nocciolo della questione. Stiamo trattando infatti di questioni di una importanza assoluta, a mio avviso, perché nella Sardegna in cui il lavoro manca stiamo trattando di qual è il tipo di lavoro che vorremmo, di che cosa intendiamo per lavoro, e che cosa riteniamo che la politica possa fare per dare un lavoro a chi non ce l'ha.

Per questo bene ha fatto l'onorevole Vargiu nel richiamare quest'Aula a dire responsabilmente qual è il suo modello di sviluppo, qual è la sua visione di Sardegna, come promuovere la crescita della produzione in Sardegna e quindi del lavoro che non può essere slegato dalla produzione, quindi del lavoro che non può prescindere da un vero processo di sviluppo. Sfidava anche questa nostra parte politica chiedendoci che idea abbiamo noi.

Io sono coerente con l'idea, che pure ha perso, presentata in campagna elettorale; era un'idea di Sardegna, dei modi in cui si poteva promuovere lo sviluppo nella Sardegna di oggi, nel mondo di oggi; uno sviluppo sostenibile, duraturo nel tempo e giusto, capace di mettere in gioco i giovani, capace di parlare ai giovani e di prendere in mano la responsabilità che abbiamo verso i giovani e non di consumare, noi, tutto quello che abbiamo a disposizione oggi e per sempre.

Per questo è ben scritto, l'abbiamo persino attuato, quello che pensiamo della sanità, del Piano sanitario di cui non si è più sentito parlare, dell'organizzazione del sistema sanitario regionale, come delle politiche sociali. E' ben scritto che cosa riteniamo importante per la tutela del territorio in alternativa al Piano casa, è ben scritto in piani come il Piano dei trasporti, approvato in Giunta seppur non approvato in Consiglio regionale, al centro delle politiche dei trasporti. Se l'avessimo letto e se avessimo potuto comportarci coerentemente, oggi non dovremmo rincorrere i problemi giorno per giorno e neanche suoneremmo le fanfare sulle navi. Forse avremmo già la continuità territoriale marittima insieme alla continuità territoriale aerea che, in questi ultimi mesi, abbiamo perso. Lo stesso vale per l'energia, lo stesso vale per tutti i settori economici.

Io continuo a essere coerente con quella visione, una visione che ha pensato che le politiche del lavoro sono innanzitutto politiche di sviluppo; e di politiche di lavoro in questo senso ci siamo occupati nella passata legislatura, per tutta la legislatura, con alcuni bravi assessori che l'hanno contrassegnata. In quella legislatura ci siamo occupati anche di politica del lavoro cercando di migliorare la qualità del lavoro e di promuovere il sistema delle leggi che organizza l'accesso al mercato del lavoro, si veda la legge sul lavoro che abbiamo attuato in Sardegna con molti anni di ritardo, e anche le politiche per la stabilizzazione del precariato, finalmente, nell'amministrazione regionale.

Dicendo: lavoro, lavoro buono, mandiamo a scuola i giovani, miglioriamo la pubblica amministrazione, rendiamola più sobria, più efficiente, però abbiamo anche nel passato generato precariato! Facciamo una sanatoria, ma liberiamocene per sempre. Non facciamo una sanatoria o un condono che poi deve essere ripetuto l'anno successivo, l'anno successivo ancora, e l'hanno successivo, sempre! Non è di quello che avevamo parlato.

Così come va ricordato, onorevole Steri, quello che facemmo nel 2007, l'ha citato il mio collega, cioè la stabilizzazione dei precari, coerentemente e avvalendoci di quanto aveva appena fatto il Governo nazionale con la cosiddetta "legge Prodi", in cui un governo nazionale che voleva evitare il nuovo precariato, che cercava di unire la qualità alla quantità del lavoro, disse che occorreva stabilizzare chi aveva assunto un pieno diritto al lavoro a tempo indeterminato, ovvero chi avesse lavorato 36 mesi negli ultimi cinque anni, 36 mesi negli ultimi cinque anni! Significava aver lavorato negli ultimi cinque anni sei mesi sì e sei mesi no!

Si trattava cioè di qualcuno che veniva trattato male perché veniva di fatto immesso nell'attività produttiva della pubblica amministrazione e non gli venivano riconosciuti diritti; per questo la "legge Prodi" li stabilizzò, per questo ne discutemmo in questa Regione! Per un fatto tecnico ci fu un pasticcio negli emendamenti dell'ultima ora e i 36 mesi diventarono 30! Per un fatto meramente tecnico alle due di notte, nella leggerezza con cui a volte trattiamo problemi veramente sostanziali, i 36 mesi divennero 30, ma erano 36 mesi nella volontà di tutti, mia compresa, negli ultimi cinque anni.

Bene, un fatto straordinario, 36 mesi negli ultimi cinque anni, un diritto che anche nell'impiego privato deve essere sancito, non si rimane precari a vita, quando tu lavori trentasei mesi hai diritto a essere assunto, e il giudice del lavoro quel diritto ti riconosce. Qui oggi stiamo parlando di una cosa diversa, stiamo parlando di una norma già bocciata e stiamo parlando di una norma che dice non trentasei mesi ma trenta mesi, prendendo la parte meno buona di quanto abbiamo fatto nel passato, trenta mesi negli ultimi dieci anni.

A questo punto noi stiamo commettendo un'ingiustizia, e io voglio parlare a nome di quel popolo che conosco, perché ci ho vissuto a stretto contatto, quello che abita vicino a casa mia a Sanluri; sto parlando dei miei cugini, dei miei vicini di casa, che non hanno avuto la fortuna di avere qualcuno che li spingesse a lavorare sei mesi come precari nella pubblica amministrazione, magari al comune, che non hanno avuto la fortuna di qualcuno che li spingesse a fare una sostituzione per maternità magari nello stesso Comune di Sanluri, che non hanno avuto la fortuna negli ultimi dieci anni di avere qualcuno che li spingesse ad accumulare trenta mesi di lavoro.

Bene, per tutte queste persone io invoco un po' di giustizia, invoco la possibilità per tutte loro di poter concorrere a quei posti di lavoro senza che qualcuno li occupi ingiustamente. Quindi è esattamente a nome del popolo che stiamo parlando, a nome dei più indifesi, a nome di quelli che non hanno nemmeno un amico in consiglio comunale o nella più piccola giunta comunale; a nome di quel popolo che è tutelato dalla Costituzione che dice che nella pubblica amministrazione si entra con un concorso. E sto parlando anche a nome di quelli che non si sono ancora maturati, che non si sono ancora diplomati, che non si sono ancora laureati, e che vorrei trovassero una pubblica amministrazione dove ci sia un posto anche per loro, per il quale poter competere, non essendo tutti i posti occupati dalla prevaricazione e dall'ingiustizia.

Si tratta di temi sostanziali, che non possono essere messi da parte con troppa facilità, e si tratta anche di capire che questo nostro mondo è sempre più difficile e sempre più indecifrabile, è vero, ed è sempre più difficile forse promuovere un vero sviluppo in questa regione, ma sarà ancora più difficile se la pubblica amministrazione, che posti di lavoro non ne può creare ma almeno presupposti sì, sarà piena non dei più capaci e dei più meritevoli ma dei più fortunati, di quelli che hanno avuto due sostituzioni di maternità in dieci anni e hanno preso il posto che poteva essere messo a disposizione di tutti.

Io lo trovo francamente molto ingiusto e ho ancora l'aspirazione alla politica che riesce a risolvere problemi generali, continuo ad avere fiducia che noi saremo capaci di migliorare il mondo e la Sardegna, e non abdichiamo a questo; continuo ad avere fiducia che, se saremo capaci di fare cose grandi, occuperemo il nostro tempo in questo e non risolvendo piccoli problemi che avvantaggiano qualcuno, grandi problemi che toccano qualcuno ma non toccano tutti, ma vanno a danno di tutti, vorrei dire. Risolve il problema per qualcuno ma a danno di tutti e promuovendo un'ingiustizia per tutti.

A me è successo un piccolo episodio, che vi racconto. Ho fatto un'offerta di lavoro a una persona capace (Master and back e tutto quanto) ma ha preferito fare il precario nella pubblica amministrazione perché si è fidato di quello che noi stiamo facendo oggi, e sa che ci sarà sempre qualcuno che rifarà quello che stiamo facendo oggi. E con questo vi lascio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, mi pare che la discussione odierna ci stia dicendo che nel sistema politico della Sardegna c'è qualcosa che sta cambiando. Il mio intervento sarà brevissimo, ma mi pare che dobbiamo dirci almeno due cose. Le forze politiche della Sardegna stanno decidendo di misurarsi sulle soluzioni piuttosto che sulle posizioni? Questo va chiarito perché, allora, ogni legge che arriverà in Aula in sede di discussione generale avrà i toni e i contenuti, anche di valore, che hanno avuto le discussioni oggi in Consiglio regionale.

Io, però, nei miei sei anni da consigliere regionale, ho imparato che queste politiche non si costruiscono nelle discussioni generali; se autorevoli esponenti delle forze politiche di maggioranza e di opposizione sentono l'urgenza di dire "la politica deve diventare politica delle soluzioni e non delle posizioni", questo va detto bene ai sardi (io sarei la persona più felice di questo mondo), e di conseguenza cambia lo scenario politico, cambia anche lo scenario istituzionale.

Se le forze politiche qui si confrontano sulle soluzioni, forse riusciamo a fare le riforme, ma io non ho fiducia che siamo arrivati alla politica delle soluzioni e non a quella delle posizioni. Ma se sta succedendo bisogna dirlo in maniera ufficiale, chiara, fuori da qui, e poi in questa sede in maniera differente, perché cambia lo scenario. Dobbiamo dire che sta maturando l'idea, in questo Consiglio regionale, di fare su grandi problemi come quello del lavoro, del rapporto sviluppo-PIL, della giustizia sociale, della giustizia della pubblica amministrazione, quello che, passatemi il termine, da cinquant'anni i partiti in Sardegna non fanno. E' maturato questo tempo? Se è maturato facciamolo, se non è maturato, fra virgolette, di che cosa parliamo?

Pensiamo forse che la discussione su un collegato così articolato sia determinante per lo sviluppo della legislatura? Io l'ho detto in altre circostanze e lo ribadisco in quest'Aula, secondo me questa legislatura dovrebbe finire, dovremmo andare a elezioni; c'è solo un modo per non farle e che sarebbe utile perseguire, quello che diceva l'onorevole Vargiu, cioè che questo Consiglio regionale si schieri sulle soluzioni e non sulle posizioni, facendo le quattro cose che in Sardegna, comunque, vanno fatte.

Se non vogliamo che tutto il bilancio regionale in pochi anni serva a pagare trasporti, acqua, sanità e personale, e siamo lì, e non vogliamo, come ripetutamente ha detto l'onorevole Vargiu in quest'Aula, che chi viene dopo si trovi nelle stesse situazioni in cui si trova un Governo regionale - certo poi contano la cultura, le motivazioni, la coesione, tante cose - se non vogliamo questo, allora questo Consiglio regionale oggi tracci una linea per terra e dica: da oggi si cambia, facciamo una modifica strutturale del sistema politico e istituzionale sardo, dopodiché andiamo a elezioni, però, perché le cose grandi non si possono fare nella ordinarietà.

Come andare a elezioni credo sia il tema che ho posto all'inizio, cioè, se il precariato ci porta a dire cose così importanti, è possibile non capire che la geografia dei partiti politici in Sardegna è fittizia? Perché se ci riposizioniamo sulle soluzioni, non è questa la geografia con cui ci confrontiamo, se ci confrontiamo sulle soluzioni.

Allora, io dico che se il livello della discussione è questo, allora il collegato necessita di interventi di merito, circoscritti (sì, no, eccetera) e rinviamo ad altro e ad altri momenti per discutere con questa determinazione, con questa passione; perché c'è una passione analoga in ciò che dice l'onorevole Uras e in ciò che dice il presidente Soru, sebbene siano su posizioni diverse, e in ciò che dice il mio collega e amico Pierpaolo Vargiu. Ma io posso pensare di trovarmi assieme a delle persone di cui condivido la passione e, spesso, anche le soluzioni, e di non poter lavorare insieme a loro?

Le stesse cose molte volte, privatamente o in discussioni, me le dice anche l'onorevole Diana. Allora io voglio capire se questo collegato è una palestra perché dobbiamo fare le riforme e ci stiamo arrivando, e allora "scaldiamoci", oppure mettiamolo da una parte e si dica in sedi opportune che si sta cambiando il quadro politico. Ma se portiamo una cosa troppo grande in un bicchiere piccolo piccolo, forse non riusciamo a lavorare benissimo.

Sto dicendo che c'è un dibattito politico troppo ampio rispetto alla portata della questione trattata, e che penso che per arrivare poi stasera a discutere di Abbanoa e SOGEAL avremo bisogno di tempo, di una lucidità tale per cui la mattina forse richiederebbe un'accelerazione su altri temi, un approfondimento su questi temi e su ciò che è emerso oggi nelle discussioni generali, e forse un approfondimento in sede politica che oggi un collegato di questa portata non mi pare sostenga.

PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno alle ore 16 del pomeriggio.

La seduta è tolta alle ore 13 e 51.