Seduta n.122 del 07/10/2015 

CXXII Seduta

Mercoledì 7 ottobre 2015

Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU

La seduta è aperta alle ore 10 e 35.

FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta dell'8 settembre 2015 (118), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pier Mario Manca, Marcello Orrù e Alessandro Unali hanno chiesto congedo per la seduta del 7 ottobre 2015.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Discussione congiunta delle mozioni Cossa - Dedoni - Crisponi - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Randazzo - Tocco - Tedde - Tunis - Zedda Alessandra - Carta - Orrù - Solinas Christian - Floris - Truzzu - Lampis - Rubiu - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti sulla procedura di infrazione applicata dalla Commissione europea per violazione del regime di aiuti di Stato a favore dell'industria alberghiera, a seguito dell'entrata in vigore della legge regionale 11 marzo 1998, n. 9, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (180) e Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra - Truzzu - Orrù - Crisponi - Cossa - Carta - Solinas Christian - Rubiu - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti circa la grave situazione nella quale versano 28 imprenditori alberghieri a seguito delle ingiunzioni di restituzione del contributo erogato in applicazione della legge regionale 11 marzo 1998, n. 9, notificate dall'Assessorato del turismo, artigianato e commercio della Regione (171) e approvazione di ordine del giorno

PRESIDENTE. Sospendiamo l'ordine del giorno che avremmo dovuto fare su San Giovanni Battista perché non è ancora arrivato l'Assessore. Procediamo col punto 3 dell'ordine del giorno che reca la discussione congiunta della mozione numero 180 e della mozione numero 171.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni:

Mozione Cossa - Dedoni - Crisponi - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Randazzo - Tocco - Tedde - Tunis - Zedda Alessandra - Carta - Orrù - Solinas Christian - Floris - Truzzu - Lampis - Rubiu - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti sulla procedura di infrazione applicata dalla Commissione europea per violazione del regime di aiuti di Stato a favore dell'industria alberghiera, a seguito dell'entrata in vigore della legge regionale 11 marzo 1998, n. 9, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la legge regionale 11 marzo 1998, n. 9, aveva lo scopo di promuovere l'attività turistica e la valorizzazione delle risorse naturali e culturali della regione Sardegna, considerate tra i principali fattori di sviluppo della nostra isola, disponendo contributi in conto capitale, sia per l'esecuzione di lavori di adeguamento e di potenziamento delle strutture e degli impianti che per il rinnovo delle attrezzature e degli arredi ovvero per la realizzazione di strutture e infrastrutture complementari;

- attraverso essa, la Regione si proponeva di incoraggiare da una parte la diversificazione dell'offerta di prodotti turistici, per evitare concentrazioni nel tempo e nello spazio e migliorare la competitività dell'offerta turistica regionale, dall'altra lo sviluppo della capacità ricettiva esistente, rappresentata all'epoca da circa 600 impianti alberghieri e altrettanti impianti extralberghieri, che, pur essendo potenzialmente idonea ad avvicinarsi alle medie nazionali di distribuzione sul territorio, risultava e risulta sottoutilizzata in particolare a causa della marcata stagionalità dell'offerta;

- l'articolo 9 della legge prevedeva che "per la parte di investimento già realizzata ma non ammissibile alle agevolazioni previste ai termini del comma 2 del presente articolo, le imprese aventi titolo possono chiedere ed ottenere, con istanza da presentare ai fini dell'art. 8 entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente norma, le provvidenze previste dall'articolo 3";

- il regime di aiuto è stato approvato dalla Commissione europea con nota del 12 novembre 1998 n. 9547;

- la Giunta regionale ha adottato le direttive di attuazione del regime di aiuti, che sono state rese esecutive, oltre un anno dopo la pubblicazione delle legge, con il decreto dell'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio (n. 285 del 29 aprile 1999);

- in sede di approvazione delle direttive di attuazione, la Giunta regionale ha approvato una norma transitoria che recitava: "in sede di prima applicazione delle presenti direttive, nella formulazione del Primo programma di intervento, sono ammissibili gli interventi e le spese effettuate o sostenute successivamente alla data del 5 aprile 1998 (data di entrata in vigore della legge)" (articolo 17);

- disposizioni di questo genere erano comuni a diversi regimi di aiuto ed erano conformi alla normativa europea vigente prima dell'approvazione dei nuovi Orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale, entrati integralmente in vigore nel 2000, con la previsione di diverse deroghe, che potevano presumersi applicabili al regime di cui alla legge regionale n. 9;

- dopo avere presentato richiesta di agevolazioni finanziarie previste da norme (nazionali o regionali) per la ristrutturazione e l'ampliamento di strutture ricettive e aver contratto ingenti debiti per la realizzazione degli interventi, confidando sull'ottenimento del contributo e al fine di evitare ulteriori oneri derivanti dall'indebitamento a breve termine, diversi operatori del settore rinunciavano alle precedenti domande e richiedevano l'accesso alle agevolazioni di cui alla legge in questione;

- successivamente, in data 27 luglio 2000, con apposita deliberazione della Giunta regionale, rilevata la sussistenza di vizi formali e sostanziali nelle direttive in precedenza adottate, le stesse sono state espressamente annullate;

- in pari data, la Giunta regionale ha approvato quindi nuove direttive di attuazione della legge regionale n. 9 del 1998, notificate alla Commissione europea il 20 settembre 2000;

- sulla base delle nuove direttive, la Commissione europea ha richiesto, con nota del 28 febbraio 2001, ulteriori chiarimenti al fine della valutazione di compatibilità del regime con il mercato comune, invitando in particolare le autorità regionali, per quanto riguarda le agevolazioni previste nell'articolo 9, a impegnarsi a rispettare le disposizioni previste dal regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12 gennaio 2001 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti di importanza minore (cosiddetto de minimis);

- a seguito dei chiarimenti forniti dall'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio con nota del 16 marzo 2001 prot. n. 4055, con la quale sono stati comunicati gli adeguamenti apportati al regime al fine di renderlo compatibile con gli Orientamenti in materia di aiuti di Stati a finalità regionale, la Commissione europea ha constatato la conformità del regime medesimo al mercato comune (nota del 17 maggio 2001 n. D/52027);

- alcune domande relative all'ammissione a contributo, rientranti nel campo oggettivo e soggettivo di applicazione del regime di aiuto, risultavano relative a interventi la cui realizzazione era stata parzialmente avviata, successivamente all'entrata in vigore della legge regionale n. 9 del 1998, prima della ripresentazione della domanda a seguito delle nuove direttive;

- gli "Orientamenti in materia di aiuti a finalità regionale" e, in particolare, il paragrafo 4.2., stabiliscono che "i regimi di aiuto devono stabilire che la domanda di aiuto sia presentata prima che inizi l'esecuzione dei progetti", principio fedelmente riprodotto nelle direttive di attuazione del 27 luglio 2000, il cui articolo 6 prevede che "sono ammissibili le spese effettuate successivamente alla richiesta dei previsti benefici";

- la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione delle originarie direttive, adottate immediatamente dopo l'approvazione della legge da parte della Commissione europea avvenuto il 22 dicembre 1998 e successivamente annullate con la deliberazione della Giunta regionale del 27 luglio 2000 n. 33/3, ha comportato per l'Amministrazione regionale la necessità di tener conto delle aspettative ingenerate nei potenziali beneficiari;

- dalla data della pubblicazione e fino all'annullamento, infatti, le direttive avevano avuto piena efficacia e vigore, ponendo i privati cittadini in una posizione di affidamento particolarmente fondata, anche alla luce della preventiva approvazione comunitaria del regime;

- sulla base di tale affidamento alcuni imprenditori, proprio allo scopo di anticipare l'effetto incrementale dell'attesa applicazione del regime di aiuto, avevano avviato l'esecuzione dei progetti, pur in pendenza della pubblicazione del bando di selezione delle iniziative ammissibili, assumendo impegni finanziari considerevoli, a condizioni ben poco competitive e pesantemente gravanti sui bilanci delle singole imprese;

- a fronte del rischio, per tali imprese, di non avere più la capacità di proseguire nell'esercizio della propria attività nell'ipotesi di esclusione tout court dall'ammissione ai benefici, nel valutare le domande in questione, l'Amministrazione regionale ha ritenuto di dover adottare, limitatamente alla prima applicazione della legge regionale n. 9 del 1998, una linea interpretativa ragionevole ed equa che ha ammesso al beneficio anche le imprese partecipanti al primo bando di selezione che avessero effettuato attività esecutive dei progetti prima della presentazione della domanda ma dopo la pubblicazione della legge ovvero (la maggioranza) dopo l'approvazione della stessa da parte della Commissione europea;

- le iniziative ritenute ammissibili sono risultate 100;

- nel caso di 28 di queste iniziative, una parte di investimenti è stato eseguito prima della proposizione della domanda, ma in ogni caso per circa la metà (precisamente per complessivi euro 32.103.993,78) dopo la pubblicazione della legge regionale n. 9 del 1998 e per l'altra metà (per euro 28.605.927,85) dopo l'approvazione della legge regionale n. 9 del 1998 da parte della Commissione europea;

- l'Amministrazione regionale ha appurato che i contributi richiesti sono stati destinati a coprire esclusivamente gli oneri finanziari funzionali alla realizzazione delle opere nella loro interezza;

- la quasi totalità degli interessati, allo scopo di dare inizio agli investimenti, ha contratto finanziamenti e/o ottenuto dalle banche aperture di credito a tassi ordinari, di regola estremamente rilevanti (a causa dello strutturale sovracosto del denaro in Sardegna rispetto al mercato nazionale), in taluni casi addirittura superiori al 10 per cento;

- l'accensione di tali finanziamenti e/o linee di credito è stata effettuata dalle imprese all'esclusivo scopo di anticipare la realizzazione degli investimenti oggetto delle agevolazioni, nel periodo di vigenza delle originarie direttive di attuazione, poi revocate con la deliberazione della Giunta regionale del 27 luglio 2000, il cui articolo 17 prevedeva espressamente l'ammissibilità al contributo;

- con la decisione C (2008) 2997 del 2 luglio 2008, la Commissione europea ha dichiarato l'incompatibilità con il mercato comune degli aiuti concessi a seguito della deliberazione della Giunta regionale n. 33/6, peraltro mai notificata alla Commissione, e l'obbligo di restituzione da parte delle imprese beneficiarie;

- molte di queste ultime e la stessa Regione hanno fatto ricorso alla Corte di giustizia europea e all'autorità giudiziaria italiana al fine di evitare la revoca dei benefici, ricorsi che sono stati definitivamente respinti nei mesi scorsi;

- malgrado i provvedimenti giurisdizionali negativi emerge in modo evidente da tutta la vicenda l'esistenza di atti e comportamenti della Regione tali da indurre gli operatori a confidare nei benefici anche in presenza dell'avvenuto inizio dell'investimento e per le opere già eseguite;

- detta circostanza potrebbe legittimare le imprese a esperire azioni legali nei confronti dell'Amministrazione regionale al fine di vedersi riconosciuto il risarcimento dei danni conseguenti alla restituzione delle somme percepite, maggiorate degli interessi e per il mancato accesso a seguito della rinuncia, indotta dalla Regione, ad altre misure di aiuto (quali quelle disposte dalla legge n. 488 del 1992 e dalla legge regionale n. 40 del 1993);

- il recupero coattivo degli aiuti determinerebbe senza alcun dubbio contestazioni in ordine alla liquidazione degli importi richiesti, i quali non sono stati calcolati al netto delle somme pagate a titolo di imposta, giacché si produrrebbe un aggravio per i beneficiari, che su tali somme hanno già subito l'imposizione tributaria;

- la stessa Commissione europea, nella comunicazione 2007/05 cap. 3.2.2., n. 50, ha fissato il principio in base al quale "qualora il beneficiario dell'aiuto abbia pagato imposte sull'importo ricevuto, le autorità nazionali possono, in forza della propria normativa interna, tenere conto del pagamento già effettuato a titolo d'imposta, recuperando soltanto l'importo netto ricevuto dal beneficiario";

- inoltre, in casi analoghi (legge regionale n. 44 del 1988, relativa a misure di aiuto a favore delle imprese agricole, non notificata all'Unione europea) la Regione, all'atto del calcolo delle somme da restituire, ha tenuto conto della quota legittimamente erogabile entro il quantum dei contributi "de minimis", decurtandoli dalle somme da restituire;

- una soluzione in grado di conciliare il rispetto della normativa comunitaria con il minore impatto economico potrebbe individuarsi nel considerare almeno in parte i contributi erogati come agevolazioni concesse ai sensi delle disposizioni comunitarie relative agli aiuti de minimis in virtù del regolamento 1998/2006; ciò limiterebbe per le imprese beneficiarie il rischio di fallimento;

- qualora venisse portata a conclusione la procedura di recupero dell'intero importo le imprese alberghiere sarebbero costrette a cessare la loro attività, con drammatiche conseguenze anche sotto il profilo occupazionale e sociale;

- tutta questa complessa vicenda incrina in modo grave il senso di fiducia che il cittadino, in questo caso l'imprenditore, deve avere nei confronti dell'Istituzione, la quale non può non tener conto della sua buona fede;

CONSIDERATO che:

- vi è ulteriormente da valutare la condizione di insularità, che forma oggetto di statuizioni di diritto internazionale, in specie pattizio, e comunitario;

- l'insularità è una tematica non confinabile alla sola disciplina costituzionale nazionale, ma forma oggetto di statuizioni di diritto internazionale, in specie pattizio, e comunitario. Tra le norme internazionali che disciplinano le realtà insulari, si collocano, per mero esempio, la convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, firmata a Montego Bay il 10 dicembre del 1982, che definisce, tra gli altri, il regime giuridico degli arcipelaghi e delle isole, e la dichiarazione delle Barbados, in cui si riconosce una condizione deficitaria delle realtà insulari, dovuta al loro essere aree geografiche dall'estensione ridotta, dalle risorse limitate, molto vulnerabili al rischio dei cambiamenti climatici, per le quali occorrono politiche che ne valorizzino le risorse energetiche e che ne proteggano i bacini idrici. La normativa comunitaria ha disciplinato, invece, la condizione giuridica delle isole in modo molto graduale. Il trattato istitutivo della Comunità europea fa riferimento alle isole solo indirettamente. A seguito dell'adesione alla Comunità europea, nel 1973, di Irlanda e Gran Bretagna, il fenomeno insulare riceve una considerazione diversa. Il trattato di Maastricht del 1992 si occupa della situazione di notevole ritardo strutturale di talune regioni ultraperiferiche, acconsentendo a un regime di aiuti e di sostegni ulteriori e specifici a loro favore, in cui si ravvisa l'eco del principio di sussidiarietà;

- il successivo trattato di Amsterdam non è stato mai applicato, nonostante riconosca all'insularità una posizione di debolezza che giustifica l'adozione di misure speciali di sostegno. Da ultimo, il trattato costituzionale europeo assicura peculiari forme di sostegno a favore di Guadalupa, Martinica e delle Azzorre, con possibilità di derogare, in tema di aiuti di Stato, al regime giuridico comunitario,

impegna la Giunta regionale

1) a verificare ogni possibile percorso per evitare alle imprese destinatarie dei provvedimenti in premessa la possibilità del fallimento, anche attraverso una forte interlocuzione con il Presidente del Consiglio, On. Matteo Renzi;

2) ad applicare i principi sanciti dalla Commissione europea che permettono di decurtare dal quantum da restituire:

a) le somme versate a titolo di imposta;

b) la quota corrispondente ai contributi de minimis;

3) ad avviare con il Governo e con la Commissione europea un confronto serrato, teso a far valere i diritti delle famiglie e delle imprese sarde a vedere applicati i provvedimenti adottati dall'Assemblea regionale sarda;

4) ad avviare con il Governo e con la Commissione europea un confronto serrato, teso a evitare il fallimento di decine di imprese sarde, anche tenendo conto del principio di insularità. (180)

Mozione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra - Truzzu - Orrù - Crisponi - Cossa - Carta - Solinas Christian - Rubiu - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti circa la grave situazione nella quale versano 28 imprenditori alberghieri a seguito delle ingiunzioni di restituzione del contributo erogato in applicazione della legge regionale 11 marzo 1998, n. 9, notificate dall'Assessorato del turismo, artigianato e commercio della Regione.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- con legge regionale 14 settembre 1993, n. 40 e legge regionale 11 marzo 1998, n. 9, la Regione Sardegna aveva rispettivamente introdotto e modificato un regime di agevolazioni per lo sviluppo dell'economia turistica finalizzato all'adeguamento delle strutture ricettive esistenti al fine di elevarne la qualità dell'offerta e l'economicità della gestione ed alla riqualificazione e alla crescita delle piccole e medio imprese esercenti attività turistiche;

- altresì, il sistema di agevolazioni individuava come destinatari degli interventi di sostegno le imprese turistiche private, singole o consorziate, come definite dall'articolo 5 della legge 17 maggio 1983, n. 217;

DATO ATTO che:

- il regime di aiuti previsto dalle leggi regionali sopra richiamate era stato sottoposto alle obbligatorie valutazioni della Commissione europea la quale ne dichiarava la compatibilità con il mercato comune concedendone l'autorizzazione all'applicazione;

- altresì, a seguito dell'autorizzazione comunitaria la Regione approvava la direttiva di attuazione degli aiuti previsti dalla legge regionale n. 40 del 1993 e dalla legge regionale n. 9 del 1998 stabilendo che fossero ammissibili gli interventi e le spese effettuati o sostenute successivamente alla data di entrata in vigore della legge regionale n. 9 del 1998;

CONSIDERATO, tuttavia, che:

- contestualmente la Giunta regionale con deliberazione n. 33/6 del 27 luglio 2000 stabiliva che, in deroga alle nuove direttive ed in fase di prima applicazione della legge regionale n. 9 del 1998, potessero essere ammessi alle agevolazioni anche coloro i quali avessero effettuato i lavori o sostenuto le spese prima dell'entrata in vigore della legge regionale n. 9 del 1998, ammettendo espressamente che, a seguito della pubblicazione della direttiva di attuazione sul BURAS, si erano determinate aspettative da parte dei potenziali beneficiari e che, pertanto, "un 'ipotesi di esclusione delle opere o forniture antecedenti la data di presentazione della domanda ovvero di entrata in vigore della legge regionale n. 9 del 1998 avrebbe potuto determinare concrete possibilità di ricorsi giurisdizionali ed altrettanto realistiche possibilità di soccombenza in giudizio dell'Amministrazione regionale;

- altresì, con deliberazione della Giunta regionale n. 23/40 del 18 luglio 2002, modificata con deliberazione n. 5/38 del 7 febbraio 2003, la Regione approvava la graduatoria degli interventi ammessi alle agevolazioni previste dalla legge regionale n. 9 del 1998;

PRESO ATTO che:

- a distanza di un anno mezzo dal riconoscimento del contributo, la Regione comunicava ai beneficiari che la Commissione europea aveva avviato la procedura di indagine formale in relazione al regime di aiuti previsti dalla legge regionale n. 9 del 1998 per la violazione del trattato dell'Unione europea e per aver concesso agevolazioni ad imprese che avevano avviato i lavori o sostenuto spese prima della presentazione della domanda, ovvero, prima dell'entrata in vigore della legge regionale n. 9 del 1998, disattendendo l'esplicito obbligo contenuto nell'autorizzazione comunitaria di concedere gli aiuti in questione esclusivamente alle imprese che avessero presentato domanda prima dell'inizio dell'esecuzione del progetto;

- altresì, la Commissione europea concludeva l'indagine formale relativa ai contributi previsti dalla legge regionale n. 9 del 1998 dichiarandoli "aiuti di Stato" e, pertanto, non compatibili con i principi e le norme che disciplinano e regolamentano il mercato comune;

ATTESO che a seguito della decisione della Commissione europea, la Regione disponeva la sospensione delle erogazioni pendenti e ingiungeva alle imprese che avevano già incassato i contributi la restituzione di quanto erogato che ad oggi ammonta a circa 24.800.000 euro, oltre ad interessi e spese;

DATO ATTO che i tentativi della Regione e dei beneficiari di adire il Tribunale e la Corte di giustizia europea ed il Tribunale civile italiano per ottenere l'annullamento dei provvedimenti di recupero dei contributi non sono andati a buon fine e che, pertanto, le 28 imprese alle quali è stata chiesta la restituzione dei contributi previsti dalla legge regionale n. 9 del 1998 versano in un grave situazione finanziaria che rischia di epilogare nel peggiore dei modi per cause ad esse non imputabili, con l'apertura di procedure concorsuali nei confronti di storiche ed importanti realtà alberghiere sarde sane, ancora in attività, che garantiscono circa 4.300 posti letto ed occupano circa 1.000 lavoratori, col rischio di arrivare al fallimento;

RICORDATO che recentemente la Regione ha dovuto risolvere un problema analogo nel comparto agricolo nel quale, analogamente a quanto sta accadendo nel settore turistico-alberghiero, la Commissione europea aveva dichiarato contrari alle norme comunitarie gli aiuti previsti dalla legge 13 dicembre 1988, n. 44, a favore delle imprese agricole sarde alle quali era stata chiesta la restituzione dei contributi erogati;

EVIDENZIATO che in quell'occasione la Regione aveva considerato gli aiuti alle imprese agricole sarde "aiuti de minimis", ovvero sostegni che per la loro modesta entità, attualmente fissata dalle norme comunitarie in 200.000 euro, sono ammessi non configurandosi come "aiuti di Stato";

RITENUTO che analoga soluzione possa e debba essere perseguita dalla Regione al fine di arginare i danni derivanti alle 28 imprese alberghiere sarde dalla decisione della Commissione europea scaturita da cause ad esse non imputabili, ma dipendenti da errori dell'Amministrazione regionale,

impegna il Presidente della Regione affinché

1) intervenga con la massima urgenza per porre parzialmente rimedio alle gravi conseguenze derivanti dalla richiesta di restituzione dei contributi erogati in base alla legge regionale n. 9 del 1998, che ammontano a circa 24.800.000 euro oltre a interessi e spese, a favore di 28 imprese alberghiere sarde, ricorrendo alla soluzione applicata alle imprese agricole in analoga situazione, che aveva consentito di considerare i contributi ad esse concessi "aiuti de minimis" e non "aiuti di Stato" per la parte che non eccedeva i 200.000 euro;

2) la Giunta regionale individui ed attui le necessarie ed ulteriori misure per sostenere la difficile situazione finanziaria nella quale versano le 28 imprese alberghiere sarde intimate dalla Regione e da Equitalia, alcune delle quali si trovano ad un passo dalla dichiarazione di fallimento o sono sul punto di attivare la procedura di concordato preventivo, per motivi non imputabili alla cattiva gestione o a scelte imprenditoriali errate ma, piuttosto, a causa di errori dell'ente regionale sardo. (171).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 180 ha facoltà di illustrarla.

COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Oggi, questa mozione porta all'attenzione del Consiglio regionale una vicenda complessa che nasce più di quindici anni fa, e che segna uno dei punti più bassi del rapporto tra la Regione e il mondo esterno, intendendo per mondo esterno tutti quelli, in questo caso soggetti economici, che dalla Regione si aspettano, se non efficienza, perlomeno linearità e correttezza di comportamenti, e che su questo hanno assunto impegni e pianificato iniziative imprenditoriali. Siccome si tratta di una vicenda affatto singolare, per quanto assai intricata, vorrei chiedere ai colleghi un supplemento di attenzione. Io cercherò di cimentarmi nel cercare di sintetizzare questa vicenda, cosa non facile, però necessaria, e vorrei precisare da subito, lo dico all'Assessore e lo dico ai colleghi, in particolare ai colleghi della maggioranza, che ci sono precise responsabilità per quanto è successo. Io credo che le responsabilità risiedano più nella parte amministrativo-burocratica che nella parte politica, che è stata comunque distratta, però oggi non è su questo che noi vorremmo focalizzare l'attenzione, oggi vorremmo che si focalizzasse l'attenzione sulla possibilità di risolvere il problema, o in subordine verificare se ci sono possibilità per lo meno di attenuare l'impatto di quello che sta accadendo. Questa mozione infatti è animata da spirito costruttivo, non da spirito polemico, non si tratta di puntare il dito contro nessuno, ma cercare una via d'uscita per evitare il probabile fallimento, perché di questo stiamo parlando, di aziende sane, appartenenti a quel settore turistico che tutti diciamo di voler valorizzare e che rappresenta un pezzo importante di quel forziere d'oro su cui ci diciamo di essere seduti e dall'esterno ci dicono: "Siete seduti su un forziere d'oro, leggendario", e che a causa del destino cinico e baro non riusciamo a utilizzare per arricchirci e per creare sviluppo e posti di lavoro. Mi chiedo, ci sono davvero entità appartenenti al lato oscuro della forza che tramano affinché i sardi restino incatenati alla loro condizione di quasi sottosviluppo? O non sarà forse che quegli stessi sardi si accaniscono contro se stessi, rifiutando sistematicamente di utilizzare gli strumenti di cui dispongono, parlo dell'autonomia regionale, oppure li utilizzano in modo improprio e pervicacemente autolesionista? Da questo punto di vista, la vicenda della legge 11 marzo '98 numero 9 è veramente emblematica, nasceva con lo scopo di promuovere l'attività turistica e le risorse naturali e culturali della nostra isola, disponendo contributi in conto capitale sia per l'esecuzione di lavori di adeguamento e di potenziamento delle strutture e degli impianti, che per il rinnovo delle attrezzature e degli arredi, ovvero per la realizzazione di strutture e infrastrutture complementari. L'obiettivo è incoraggiare la diversificazione dell'offerta di prodotti turistici; due, incoraggiare lo sviluppo della capacità ricettiva esistente, che allora era di circa seicento impianti alberghieri e altrettanti impianti extralberghieri. Nel 1998 viene approvata la legge, circa un anno dopo, ad aprile del 1999, diventano esecutive le direttive di attuazione che contenevano una norma, è questo il problema, che diceva che sono ammissibili gli interventi e le spese effettuati o sostenuti successivamente alla data del 5 aprile 1998, data di entrata in vigore della legge. Cioè, la Regione diceva: "Hai delle persone destinatarie dei contributi, voi potete ricevere i contributi se avete iniziato i lavori dopo che è stata approvata la legge". Intendiamoci, nulla di scandaloso, perché molte norme di aiuto, di sostegno di questo genere avevano disposizione di questo tipo, di questo tenore. Allora cosa è successo? Che molte imprese che contavano di utilizzare i fondi della legge numero 9 rinunciano ad altri benefici, per esempio ai benefici della legge nazionale numero 488, rinunciano ad altre leggi regionali, fanno domanda in base alla legge numero 9, molti di questi contando sul contributo regionale si indebitano con le banche, io non so se avete idea di quali erano all'epoca i tassi che venivano applicati, e nel frattempo cosa succede? Allora '98 la legge, '99 le prime direttive di attuazione, nel 2000 entrano in vigore i nuovi orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionali. La Regione si deve adeguare e quindi revoca le prime direttive e approva nuove direttive. Per la maggior parte delle pratiche non ci sono problemi, restano però fuori ventotto aziende che, conformemente alle prime direttive, voglio precisare, direttive che sono state pubblicate sul Bollettino ufficiale, direttive che erano perfettamente vigenti ed efficaci, ventotto di queste aziende rimangono fuori. Si cerca di sanare la situazione, e passano quasi dieci anni in cui la Regione sostanzialmente fa nulla o quasi nulla per sistemare la questione, e nel 2008 dopo lettere della Commissione europea, richieste di chiarimenti - vi sto risparmiando tutti i passaggi intermedi perché sennò perdiamo di vista il quadro generale - lettere della Commissione europea, mancate risposte da parte della Regione, atteggiamento di sufficienza da parte di taluni uffici regionali che snobbano la Commissione europea, nel 2008 la Commissione europea dichiara l'incompatibilità col mercato comune degli aiuti concessi. Cioè, vengono classificati aiuti di Stato, la Commissione europea, visto che la Regione non aveva minimamente argomentato nei confronti della Commissione, ravvisa che questo sia stato un intervento distorsivo della concorrenza. Cioè la Commissione europea fa questo ragionamento: gli alberghi sardi, siccome vengono aiutati dalla Regione, vengono a trovarsi in una situazione di vantaggio rispetto agli alberghi del resto dell'Italia, cioè l'albergo di Pula o l'albergo di Arzachena vengono avvantaggiati rispetto agli alberghi di Madonna di Campiglio. Questo è il ragionamento, semplicemente perché nessuno dalla Regione è andato a Bruxelles a spiegare che la situazione della Sardegna è poco poco diversa e che non c'è una competizione reale tra la Sardegna e Madonna di Campiglio; una cosa che a noi sembra scontata, ma che forse andava dimostrata nelle sedi competenti.

Comunque, dopo questa decisione della Commissione europea si avvia una fase di contenzioso che vede la soccombenza dei privati, anche perché la Regione si comporta in maniera bipolare: smentisce se stessa, non difende le proprie ragioni, non difende le ragioni di una legge regionale approvata da questa Assemblea a suo tempo e va a finire che i privati sono soccombenti. Adesso siamo nella fase del recupero delle somme, siamo nella fase delle cartelle, titolo esecutivo, e pignoramenti a carico di aziende sane, ripeto, che non hanno chiesto nulla alla Regione. Cioè, tanto per dire le cose come stanno, non stiamo parlando di realtà improduttive su cui la Regione ha drenato inutilmente centinaia di milioni di euro negli anni. Stiamo parlando di aziende che hanno utilizzato uno strumento approntato dalla Regione, aziende sane che chiedono unicamente di poter lavorare, aziende che fanno il loro lavoro egregiamente nel settore turistico, assumono gente, garantiscono immagine alla Sardegna nel mondo, perché stiamo parlando di strutture di livello molto elevato, e oggi queste strutture si trovano per colpa della Regione sostanzialmente al fallimento, perché quando ti arriva una cartella di 2 milioni di euro, come in qualche caso, io credo che più o meno la strada sia segnata.

Allora qual è lo scopo della mozione? Lo scopo della mozione è di impegnare la Giunta regionale a fare tutto il possibile perché si eviti il fallimento di queste aziende, di applicare gli stessi principi sanciti dalla Commissione europea in materia di applicazione di de minimis e in particolare, colleghi, di trovare il modo di detrarre da quello che le imprese devono restituire la parte che hanno già pagato in termini di tasse. Perché l'altro paradosso è questo: le imprese hanno ricevuto il finanziamento, su questo finanziamento hanno pagato le tasse, in percentuale variabile ma presumo non inferiore al 30 per cento, mi immagino una roba di questo genere, adesso devono restituire tutto! Capite l'altro paradosso? Quindi verificare se detraendo la parte fiscale si può almeno attenuare il danno, e avviare con il Governo e con la Commissione europea un confronto serrato, teso a far valere le prerogative della Regione anche in ordine a una legge che è stata approvata e che si riprometteva lo scopo di creare i presupposti perché l'industria turistica in Sardegna venisse migliorata, potenziata e si potesse arrivare a quel famoso allungamento della stagione turistica che da sempre viene auspicato.

Questi sono, Assessore, gli intendimenti di questa mozione. Confidiamo molto che dal suo intervento si possa vedere uno spiraglio che possa dare a queste imprese la speranza che il loro destino non sia inevitabilmente tracciato.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 171 ha facoltà di illustrarla.

TEDDE MARCO (FI). Signor Presidente, è una vicenda, come l'ha definita il collega Cossa, complessa, ma più che complessa direi che assume dei connotati di tragicità per le aziende coinvolte, che rappresentano numeri importantissimi, oltre mille dipendenti e 4 mila e 300 posti letto, quindi numeri di grandissima rilevanza, ma è anche una vicenda kafkiana. Questi imprenditori sono indagati o imputati o, peggio ancora, condannati, ma non sanno per quale reato sono stati condannati, o meglio sanno che sono stati condannati per aver fatto delle cose che la Regione, e quindi la più importante entità pubblica regionale, ha detto che dovevano essere fatte. È questo il succo della questione. Sono condannati perché hanno ottemperato, tra virgolette ovviamente, a una delibera regionale che diceva che potevano essere finanziate anche le opere già fatte e le spese già sostenute e loro non hanno fatto altro che prendere atto di questa delibera e hanno chiesto di poter ottenere l'erogazione di queste risorse. Questo è il capo di imputazione. Questo è l'addebito che viene fatto a questi imprenditori e questa è la condanna, quella di cui stiamo parlando, della restituzione, che rischia di far chiudere queste aziende, anzi sicuramente alcune chiuderanno.

Non voglio ripercorrere l'antefatto, non voglio ripercorrere tutta la fattispecie, così come ha fatto in modo molto esaustivo il collega Cossa, dovrei dire le stesse cose. Voglio sottolineare la preoccupazione mia e dei miei colleghi di Gruppo per una parte dell'impresa turistica che rischia di crollare per motivi che l'impresa turistica non ha ancora ben capito e non conosce. Quindi l'impresa turistica, oltre ai problemi canonici, oserei definirli, che riguardano la penuria di collegamenti, l'isolamento della Sardegna, la continuità territoriale che non funziona, quella aerea, quella marittima lasciamo perdere che è meglio non qualificarla, oltre a queste difficoltà debbono affrontare anche gli strali dell'Unione europea che punisce questi imprenditori solo perché la Regione ha sbagliato. E allora mettiamoci la mano sulla coscienza: se la Regione ha sbagliato deve riparare. Non rileva andare a individuare il soggetto che ha sbagliato, ha sbagliato la Regione. C'è qualcuno che rappresenta la Regione che deve rimediare e questo Consiglio regionale deve dare direttive a chi rappresenta la Regione affinché questi errori, che stanno veramente rischiando di decretare la fine anticipata di queste imprese, vengano riparati. Credo che ci sia la possibilità. Ci vuole la volontà politica forte, ci vuole la volontà politica di rimediare a un danno che è stato fatto dalla Regione stessa. Credo che l'Assessore qualche indicazione positiva la possa e la debba dare. Occorre dare una mano a questi imprenditori, e agendo sulle somme pagate a titolo di tributi, di tasse, di imposte sulle somme erogate, e bussando alla porta di Renzi in modo forte e determinato affinché l'impresa turistica sarda, non soltanto questi imprenditori, abbia modo di fruire di qualche agevolazione, di qualche provvidenza, perché è tutta l'impresa turistica sarda che comunque soffre sempre, anche se nella fattispecie stiamo discutendo di questi imprenditori. Quindi credo che Renzi possa intervenire in modo complessivo per sostenere l'impresa turistica sarda aiutando così anche questi imprenditori, e poi vedere anche se è possibile far fruire a questi imprenditori, soli o accompagnati dagli altri imprenditori turistici, aiuti de minimis. Comunque è indispensabile mettere in campo tutta una serie di azioni e di strumenti per riparare i danni fatti. Stiamo parlando di danni, stiamo risarcendo, dobbiamo risarcire dei danni che sono stati fatti. La responsabilità è della Regione, se la deve assumere tutta, questi imprenditori non possono essere assolutamente condannati al fallimento.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

È iscritto a parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.

CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, in questa vicenda ci sono davvero tutti gli elementi che hanno accompagnato nel lungo tempo trascorso dall'inizio di questa storia che trasudano arroganza, sfrontatezza, un'Unione europea esattamente distante dalle esigenze di un territorio povero, sensibile, vulnerabile quale è il nostro. Spesso il nostro Consiglio si occupa di questioni e macerie economiche, ovvero si parla e si discute di questioni dove sono in ballo i licenziamenti, c'è una forte difficoltà, ci sono talvolta anche delle aziende che hanno voluto predare le pubbliche risorse. Qua è invece esattamente il contrario. C'è una costola positiva dell'impalcatura imprenditoriale regionale, c'è un settore virtuoso che ha dimostrato di poter reggere il confronto a livello nazionale ed internazionale, ha dimostrato partecipazione, presenza e puntualità imprenditoriale. A questa gente, a questi imprenditori invece arrivano gli schiaffi e i graffi dell'Unione europea. Ma cosa succede di fatto? Succede che questa Unione europea usa pesi e misure certamente differenti nell'atteggiamento e nei confronti delle stesse imprese che hanno, guarda caso, non predato le risorse di fondi pubblici, hanno semplicemente partecipato ad un bando regionale quindi non si interviene a sanzionare il Moloch regionale, la Regione Sardegna, ma si interviene nei confronti del destinatario finale della contribuzione. Tutto questo naturalmente diventa una forte preoccupazione perché oggi - come è stato puntualmente detto dai colleghi che mi hanno preceduto - ci sono le cartelle verdi di Equitalia che incombono, inseguono questi poveri imprenditori.

Tutto questo però fa anche specie perché bisogna fare anche alcuni approfondimenti. Io ho verificato che tutte le decisioni della Commissione europea che dispongono il recupero di aiuti di Stato, aggiornato al maggio del 2014, fa vedere che ci sono 110 decisioni di recupero e che al momento esistono 60 casi di questi benedetti tentativi di accesso per poter recuperare le somme indebitamente percepite. Di queste 110 decisioni 60 hanno una durata media di quattro anni e mezzo e fra questi un terzo è in corso da oltre sei anni. Qui invece c'è un'aggressività curiosa, partono nei confronti della Regione Sardegna con una accelerazione inusuale. Però c'è anche un deficit che va raccontato e certificato perché dall'analisi delle decisioni della DG Concorrenza dal 2013 ad oggi su venti decisioni non archiviate nei confronti dello Stato italiano, ben otto riguardano la Sardegna e vi elenco chi riguarda: riguarda Portovesme Srl, Eurallumina, Nuova Mineraria Silius, Alcoa, Legler. Mi pare che ricordi qualcosa sulla tipologia e sulla qualità, soggetti economici che hanno sicuramente lasciato macerie economiche sui rispettivi territori, con tutte le criticità e con tutto il rispetto delle rispettive situazioni societarie o di mercato. Qui invece si va ad aggredire dei soggetti che rappresentano la parte virtuosa della buona imprenditoria perché questi soggetti hanno esclusivamente partecipato a dei bandi regionali dove non è che abbiano fatto un assalto collettivo alla diligenza che trasportava i lingotti d'oro della Regione Sardegna o dell'Unione europea, hanno semplicemente chiesto una quota parte di quel capitale a fondo perduto che veniva messo a disposizione dalla Regione, intervenendo per una parte importantissima che superava ben il 70 per cento di proprie risorse oppure di risorse attinte dal sistema del credito. Quindi si vede che ci sono fior di imprenditori, il fior fiore di una imprenditoria sana, pulita, capace di mettere a sistema reddito, posti di lavoro, indotto, distribuito efficacemente su tutti i rispettivi territori dove queste aziende insistono con la loro attività.

Quindi non vi è ombra di dubbio che vi sia però, sotto questo profilo, una propensione alla distrazione della Regione Sardegna perché se reitera per otto volte su venti casi i propri scivoloni nel non aver compiutamente seguito le indicazioni dell'Unione europea, bisogna fare anche un po' di approfondimenti. Giustamente diceva il collega Cossa ci sono anche situazioni di responsabilità, è una responsabilità remota, lontana, bisogna verificare che cosa effettivamente è accaduto, però io lo osservo e l'ho dovuto osservare anche nel ruolo istituzionale che ho rivestito per qualche tempo come ci sia una sorta di sottomissione da parte della dirigenza regionale rispetto alla ineffabile gabbia stesa dalla burocrazia europea. C'è una sorta di atteggiamento supino dove questi signori dell'Unione europea, quindi i commissari della DG Concorrenza aggrediscono letteralmente i nostri funzionari che quasi non hanno più strumenti per poter reagire. Sorge anche una domanda: c'è un atteggiamento che vuole evitare rischi, sanzioni di carattere personale quando c'è un'aggressione di questo genere? Probabilmente, io credo che sia anche il caso di pensare a una situazione di questo genere che significa che c'è un distinguo, che non c'è una percezione esatta di quali disastri se non ci si confronta con la schiena dritta e non si pretende che ci sia identità di trattamento, quindi che ci sia un atteggiamento da parte di quei dirigenti della DG Concorrenza nei confronti di quelli della Regione Sardegna.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). Presidente, signori della Giunta (in realtà solo l'assessore Morandi), colleghe e colleghi del Consiglio, sono tra i firmatari di queste due mozioni e vorrei sviluppare, perché i presentatori l'hanno già fatto abbondantemente, un ragionamento che corre in parallelo a quello che è stato svolto e cioè che questo tema ci porta ad indagare il tema più ampio dei rapporti tra questa Regione e l'Unione europea, tra questa Regione, lo Stato italiano e l'Unione europea. Il grande problema è la visione dogmatica che ha preso piede delle norme comunitarie rispetto agli spazi di autonomia e di sviluppo che quest'Isola può avere e interroghiamoci su chi sia l'estensore di questi provvedimenti. Guardate, l'estensore di questi provvedimenti spesso e volentieri è un lontano funzionario che proviene dalle lande più desolate, che appartiene alla DG Comp piuttosto che la DG Move, perché ci sono grandissime affinità fra questo ed altri provvedimenti, funzionario che spesso e volentieri non ha neanche la cognizione di cosa sia la Sardegna.

Allora, la grande responsabilità che abbiamo - mi dispiace che non ci sia il Presidente della Regione - è quella di sostanziare questo tavolo di confronto di cui ci ha parlato ieri con lo Stato italiano che parla anche di insularità, con contenuti che consentano a quest'isola di avere un regime peculiare per le sue politiche attive nei diversi settori. Faccio un esempio concreto: è possibile che la Spagna riesca ad ottenere ogni e qualsivoglia tipo di deroga, dalla materia agricoltura fino alla materia IVA, alla materia turismo? L'esempio concreto sono le isole Canarie che hanno una disciplina specifica per la Zona especial Canaria in tema di entrate e di imposizione fiscale, sulla terraferma spagnola hanno un regime particolare sull'utilizzo di una serie di prodotti in agricoltura, tutte queste deroghe non vengono avvertite a livello comunitario come indebite alterazioni, come distorsioni della concorrenza. Lo diceva bene prima il collega Cossa: è possibile continuare a parlare di insularità per la Sardegna, farle fare parte di tutte le commissioni possibili e immaginabili che a livello comunitario vengono istituite per parlare di regioni ultraperiferiche, di regioni insulari e poi non riconoscere che strumenti di incentivazione per il settore turistico come questo degli alberghi o per il settore dei trasporti che sono i nodi principali della nostra isola, siano indebite distorsioni del mercato? Badate, c'è un sottile filo che lega questa vicenda degli alberghi alla vicenda dell'esperimento marittimo fatto dalla Regione perché si è voluto intendere una compensazione pubblica per dei servizi prestati per abbattere il divario che esiste tra l'isola e il resto della terraferma in materia di trasporti come aiuto di Stato, nonostante questo aiuto fosse dato ad una società completamente in house e fosse dato per la compensazione di servizi, quindi non vi è stata nessuna agevolazione ad imprese private che possano aver ottenuto da questo una posizione privilegiata nel mercato del trasporto. Così come questo non è esistito per gli alberghi. Allora, Assessore, io credo che la partita qui non si giochi tanto o solo sulla possibilità di porre una pezza su queste cartelle che sono arrivate e che incideranno negativamente purtroppo sulle aziende sarde del settore turistico, va ridiscusso a monte il nostro rapporto e la nostra persistenza all'interno dell'Unione Europea e dello Stato italiano con un pacchetto di misure che consenta alla Sardegna di gestire i propri spazi di autonomia, costruendo politiche attive nei settori che ci consentano di riallinearci e superare il gap che è innegabile, che ci deriva dal fatto di essere un'isola distante dalla terraferma e un mercato che in sé non è sufficiente a se stesso, ha bisogno di attrarre sul proprio territorio nuova ricchezza, per poterlo attrarre ha bisogno di strutture adeguate, di infrastrutture all'altezza, di un servizio efficiente di continuità territoriale che come tutti sanno ha dei costi. E se questi costi non vogliono essere scaricati sull'utente finale, cioè sul turista o sul viaggiatore esiste un solo soggetto che può compensare questo divario, questo soggetto è il settore pubblico, non si può continuare a pensare che l'Unione Europea sanzioni il settore pubblico che si pone il problema di togliere questi vincoli e di ridurre questo gap.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.

CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, assessore Morandi, chi mi ha preceduto ha in qualche modo tracciato una situazione che oggi diventa, è in questo mento perlomeno disastrosa, quindi tutti noi aspettiamo una sua risposta per capire eventualmente la Giunta che cosa ha pensato, la parte politica, e insieme alla struttura amministrativa dell'Assessorato. Inutile sottolineare l'aspetto di grave e di grande difficoltà che gli operatori, gli imprenditori del settore turistico in questo momento stanno vivendo. Io vorrei fare, così come ha appena fatto il collega Christian Solinas, provare a fare un parallelismo, cioè provare a ripercorrere un percorso che bene o male fu lo stesso tipo di trattamento per quanto riguarda il mondo agricolo, cioè la famosa fantomatica legge 44 di cui credo negli anni passati tutti hanno sentito parlare. Sul mondo dell'imprenditoria turistica abbiamo discusso e abbiamo cercato sempre in tutti i modi di scaricare nei loro confronti una grandissima responsabilità, quella di creare un tessuto, un percorso, una rete di grandissima eccellenza. Ma è chiaro che poi quei servizi non possono trasformarsi in eccellenti se da parte della Regione, da parte dello Stato, ma soprattutto da parte dell'Unione Europea nel momento in cui un imprenditore fa un grandissimo sacrificio che è quello dell'investimento, si trova poi a dover rispondere a delle richieste, e quindi essere coinvolto in un'infrazione comunitaria che certamente non può dipendere da lui, certamente non può dipendere dall'imprenditore, l'imprenditore ha semplicemente seguito un percorso che era quello di un finanziamento, che era quello di un bando, se poi a monte la responsabilità può ricadere su eventuali distrazioni di tipo amministrativo, per non darlo completamente al mondo della politica come responsabilità è chiaro che non è però un problema che non deve affrontare personalmente l'imprenditore stesso. Allora dicevo proviamo a fare un po' un parallelismo. Quella famosa legge 44 che pochi hanno riconosciuto il grande successo che ha ottenuto nel momento in cui è stata chiusa, è stata grandissima operazione, difficilissima, un'operazione di grande collaborazione non sono esclusivamente con la Regione Sardegna ma soprattutto con i componenti della Commissione europea e degli stessi funzionari all'interno della Commissione e quindi dell'Unione Europea. Come fu fatto? Credo che qui la grande risposta la si può dare solo ed esclusivamente a chi anziché pagarsi un albergo ha deciso di comprarsi una tendina canadese e sistemarla davanti agli uffici della Commissione europea e attendere costantemente, quotidianamente la risposta fino a quando finalmente la stessa Commissione europea si è seduta e ha deciso di trovare la soluzione. Credo che sia la stessa e identica cosa, probabilmente Assessore lei ci darà un altro tipo di risposta ma credo che alla fine la conclusione sia solo questa, cioè quella di andare insieme alla struttura amministrativa, la parte politica, a Bruxelles per trattare la chiusura di questa vertenza, o meglio di questa infrazione che viene riconosciuta. Con la legge 44 fu utilizzato un sistema che era quello de minimis, l'ha accennato nel suo intervento l'onorevole Marco Tedde, che potrebbe essere un percorso probabilmente applicabile anche il sistema turistico. È chiaro che il de minimis è riconosciuto in questo momento solo ed esclusivamente ad imprese artigiane e quelle soprattutto agricole, ma è probabile che si possa anche estendere un riconoscimento spalmandolo negli anni, un riconoscimento attraverso un contributo de minimis che penso possa essere una soluzione. Ma è chiaro che questo lo stiamo dicendo noi, qui, oggi, per un'esperienza pregressa, ma è chiaro anche di più che però lo si può ottenere solo ed esclusivamente sedendosi e trattando. Quindi credo che Assessore questo sia il percorso che tutti noi dobbiamo sollecitarle e quindi credo che la mozione di oggi possa portare ad una soluzione finale, o perlomeno ad un dispositivo finale che possa vedere la Giunta regionale sicuramente impegnata attraverso i propri uffici, attraverso la propria struttura amministrativa, per provare a dare una risposta importante e fondamentale perché la regione Sardegna possa cancellare quella patologia che è stata citata dall'onorevole Cossa, cioè quella Regione bipolare che da una parte dà e dall'altra toglie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.

COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Presidente, io devo dire che ho apprezzato molto gli interventi in modo pacato e costruttivo dei presentatori delle due mozioni, e anche quello che è il loro obiettivo che un obiettivo comune di venire incontro a quelle che sono le esigenze del mondo imprenditoriale impegnato nel settore turistico. Esigenze che in questo Consiglio ne abbiamo già parlato, sulle quali la Giunta si sta molto spendendo. Noi tutti riconosciamo l'importanza di questo settore soprattutto in un'isola come la nostra che, anche grazie al lavoro serio e concreto che questa maggioranza, l'assessore e la Giunta ha portato avanti, ha portato anche risultati estremamente positivi nei numeri e nelle presenze. Quindi ho apprezzato molto la mozione, apprezzo molto quello che è l'obiettivo finale della mozione, in qualche modo di continuare un'interlocuzione che è già iniziata con Bruxelles, perché è in un'interlocuzione che già dai primi momenti in cui questa Giunta è entrata a lavorare, ha preso in carico questo problema, e non ha voluto mettere sotto il tappeto questo problema come è successo in passato, perché sa benissimo il collega Cossa, come ricorda nella sua mozione, che è un problema che si conosce già da quindici anni, ed è vero che sono molti i responsabili, però c'è qualcuno che è più responsabile di altri. E mentre serve il suo intervento costruttivo di voler trovare una soluzione, meno serve l'intervento del suo Capogruppo, l'onorevole Dedoni, che ama sempre farsi dei nemici, sbaglia nel cercare le responsabilità, che rischia sempre di prendere mosche, e di confondere lanterne con lucciole quando pensa che sia colpa dell'Assessore al turismo Pigliaru, che non è mai stato assessore al turismo, o del presidente Soru. Perché tutti sappiamo dove trae origine questo problema che ha colpito diciotto imprese imprenditoriali del settore turistico, ha un nome e un cognome questa responsabilità, e probabilmente la responsabilità di questo che ha un nome e un cognome appartiene alla parte politica che rappresenta in quest'Aula l'onorevole Dedoni. Però di questo non ne voglio parlare, perché bastava in quel momento notificare alla Commissione europea forse la delibera, perché oggi è facile dire che dobbiamo recuperare. Noi cercheremo di recuperare sino all'ultimo quello che è il problema non dell'Europa, ma il problema di rispettare le regole che l'Unione europea pone a tutti i paesi che hanno deciso di stare all'interno dell'Europa, se in quel momento, così come diceva la norma in maniera chiara fosse stata notificata la delibera in questione probabilmente oggi non saremmo qui a parlare di questo problema che riguarda diciotto imprese, credo che questa sia la questione che ha origine e a maggiori responsabilità, per cui anche noi fin dal primo momento riteniamo che sia importante proseguire, che questa interlocuzione sia necessaria, però sapendo che non è colpa degli imprenditori ma è colpa della politica che dal primo momento non utilizza quello che è un criterio fondamentale e necessario che è il fattore tempo, che è quello di dare responsabilità, risposte concrete nel momento in cui problemi si pongono, questa è la differenza che dal primo momento noi vogliamo e cerchiamo di portare avanti in questa legislatura. Per cui piena consapevolezza, piena responsabilità, piena volontà di trovare le soluzioni percorribili, di trovare le soluzioni che in qualche modo possono alleviare quello che è il peso economico che si trovano a sopportare 18 imprese in questo settore, che rischia di compromettere il lavoro di lunghi anni, però evitiamo di sparare per facilità contro coloro che hanno contribuito a formare anche quella legge numero 9 del 1998, che hanno continuato a lavorare concretamente per far sì che il settore turistico potesse essere un buon anno trainante della nostra regione, però evitiamo di creare e continuare a crearci falsi nemici e lavoriamo in maniera comune per trovare quelle che sono le soluzioni percorribili.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). De minimis non curat praetor, diceva un amico, siccome chi non ha contezza di quel che dice è meglio che stia zitto, vorrei che si ricordasse, mi rivolgo all'onorevole che poco fa mi ha preceduto, che i tempi li determina quello che è l'atto posto in essere e da chi? Siccome proprio per storia sappiamo bene chi era in quel mentre e chi era in altro mentre, vorrei che almeno si studiasse l'argomento prima di aprir bocca, perché tutto è possibile, ma inventarsi cose che non esistono non va bene. Tra l'altro io sono uno di quelli che dice che generalmente in questa Regione hanno governato alternativamente, io sostengo molto di più il centrosinistra del centrodestra, ma poco importa, ma poco importa, ognuno di questi che ha governato ha una responsabilità, per cui stia attento a quello che dice, se vuole glielo anticipo se le interessa quello che è stata la linearità storica dei fatti, però non mi interessa, queste sono storielle, credo che abbiamo davanti un problema molto più importante di quelli sollevati da lei faziosi cercando di scendere nella briga che non serve, credo di dover dire che sono un europeista convinto, ma non di questa Europa e della politica che possa in campo in quest'Europa da grand commis che sono quelli che hanno terminato le forche caudine di tutto quel sistema che è stato enunciato prima, il collega Luigi Crisponi ha enumerato alcune di quelle che sono le tagliole poste in campo dall'Unione europea. Io sono legato ai valori europeisti per cui questo è nata nel post guerra, sto parlando di De Gasperi, Schumane Adenauer, le persone che hanno posto i paletti e i fondamenti di questa Europa, purtroppo per farli rigirare nella tomba per quella che è diventata, a me piacerebbe chiamare Stati uniti d'Europa anziché questa Unione europea guidata da questi. Ma voglio dire che al di là delle polemiche sterili, tra l'altro inutili e non conosciute, neanche nella loro vera essenza come fatti è auspicabile, è necessario trovare una soluzione che gratifichi in qualche modo quelle che sono le esigenze di quegli operatori che hanno creduto in una politica regionale, di qualunque colore essa fosse, ricordo che fu Federico Palomba e la sua Giunta che pose in campo questa normativa e poi proseguì, in un intermezzo ci fu anche un'altra bella lunga esperienza del centrosinistra, poi è arrivato il momento del centrodestra forse colpevole anch'esso, ma questo non è che voglia dire accuso i mi libero, vogliamo aiutare gli imprenditori in Sardegna a costruirsi un asse portante su cui poter valorizzare le loro imprese? Sì o no? Sono state fatte alcune proposte serie che voi invece (…) neanche in maniera seria, di possibile soluzione alternativa. Sta di fatto che come Luigi Crisponi prima diceva, non tanto la diligenza, sembrano dei corsari che vanno ad attaccare i lingotti d'oro che non esistono perché la Sardegna è un'isola e quella corsa che viene fatta è perché non abbiamo credibilità a livello europeo e ancor meno a livello di Stato centrale, sia perché lo Stato centrale è lontano da quello che è il rapporto con l'Europa in maniera seria, sia perché lo Stato centrale è lontano dalla Regione autonoma della Sardegna, non ce lo siamo ricordati ancora che è una prassi inusuale non solo farci prendere dall'Unione europea con i suoi commissari più meno straordinari o bloccare le leggi della Regione sarda da parte del Governo centrale? Ragioniamo su cose serie che diano opportunità di sviluppo a quest'Isola e ai suoi cittadini e all'occupazione, forse faremo molto meglio a capire che gran parte del nostro sviluppo è legato al turismo, ahimè a quello marino soprattutto, perché io vorrei che fosse un turismo per tutto l'anno e che toccasse tutta la Sardegna, però quella è un'asse importante e su quello va giocato tutto, io rivendico a nome del Gruppo dei Riformatori che sia una proposta seria, alternativa, ma che aiuti seriamente gli operatori di quel settore, altrimenti ancora una volta questo Consiglio e questa maggioranza, se questi sono i pareri espressi da chi mi ha preceduto,vuol dire che non vuol dare risposte a quel settore portante e agli operatori che certamente hanno toccato la situazione grave e che continueranno ad essere perdenti davanti all'Unione europea e non solo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Fabrizio Anedda. Ne ha facoltà.

ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Ringrazio i presentatori delle mozioni perché ci danno l'opportunità di parlare del mondo imprenditoriale, il mondo imprenditoriale sano è il vero ed unico motore dello sviluppo economico, è ora che si trovino anche i responsabili, onorevole Cossa, non si può sempre dire li ritroviamo dopo, chi sbaglia deve pagare, sicuramente oggi è nostro dovere trovare soluzioni anche perché i responsabili sono all'interno delle strutture regionali, gli organi di informazione periodicamente ci informano di misure di aiuti regionali, statali ed europei alle imprese con lo scopo di renderle più competitive e aiuti per la creazione di nuove imprese, un po' come le ultime deliberazioni del 22 settembre 2015 della Giunta regionale. Sempre gli organi di informazione ci informano periodicamente della chiusura o crisi prechiusura di altrettante imprese che hanno beneficiato di importanti aiuti comunitari, statali e regionali. Spesso viene riscontrato il dolo da parte di alcuni imprenditori che vengono definiti "prenditori", l'elenco di queste aziende di "prenditori" è lungo, si va da Porto Torres a Ottana, Siniscola, Olbia, Macomer, Oristano, Isili, Sulcis Iglesiente, Macchiareddu, Tortolì. Tutte aree di sviluppo industriale, affianco a queste imprese di imprenditori, di "prenditori", ci sono stati tanti investimenti andati a buon fine, aziende che ancora oggi reggono il sistema produttivo isolano. Ma veniamo all'argomento di oggi, finanziamenti in conto capitale e in conto interessi concessi in virtù di una legge poi impugnata dalla Commissione europea. È inammissibile che progetti istruiti da banche, regioni, finanziabili perché in possesso dei requisiti a distanza di sei, sette anni, in questo caso anche 15 anni, le imprese usufruttuarie vengono richiamate a restituire i contributi più more, più interessi. Le imprese in questo caso hanno impegnato risorse proprie, hanno investito, nella crisi tengono il mercato, hanno fatto affidamento sugli aiuti e oggi, nella prospettiva di rendere le somme richieste, rischiano il fallimento. Le banche, i consulenti aziendali, i confidi che hanno goduto in parte di queste risorse e sono loro i veri responsabili del rigetto di questi finanziamenti, non sono chiamati in causa, non devono restituire niente. Chi ha usufruito e ha organizzato non devono restituire, devono restituire le imprese che non c'entrano niente. Poi vediamo altri esempi, oltre agli aiuti che hanno favorito gli investimenti, ci sono misure a favore dell'occupazione perché promuovere l'occupazione è un obiettivo fondamentale delle politiche economiche e sociali della Comunità e dei suoi Stati membri. Bene ne voglio citare una, che si può confrontare con questo argomento di oggi, legge numero 244, 12 dicembre 2007, ai datori di lavoro che nel periodo compreso tra il primo gennaio 2008 al 31 12 2008 avessero incrementato il numero dei lavoratori dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato nelle aree delle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise è concesso per gli anni 2008, 2009, 2010 un credito d'imposta. Misura questa che concede contributi in conto occupazione in questi territori e li sottopone a mappatura, cosa significa mappatura? Significa che se prendiamo il territorio di Cagliari Via Santa Gilla può usufruire dei finanziamenti, via Piave a fianco no, Villamassargia può usufruire di questi aiuti, Villasor magari no. Mappatura senza alcuna logica che crea solo concorrenza sleale. Aziende che non si sono accorte di non rientrare in una mappatura finanziabile hanno presentato domanda all'ufficio delle entrate di Pescara, ritenute da questo ufficio aventi titolo dopo cinque anni hanno ricevuto in cartella esattoriale la richiesta di restituzione dei contributi, più interessi, più more. La responsabilità è dei controllori, prima concedi poi richiedi indietro tre volte tanto. Questi non sono provvedimenti in favore dell'occupazione e dello sviluppo aziendale, ma esempi di come si distruggono le imprese. La causa di tutto questo è la mancanza di notifica alla Comunità europea, vedi anche il fallimento della Saremar siamo sempre nella stessa logica, dovuta alla mancanza di coraggio di chi gestiva la programmazione, mi dispiace che non ci sia l'assessore Paci ma non perché ce l'ho con lui. L'Assessore Paci è reputato da me personalmente persona coraggiosa e capace, non commetta gli errori dei suoi predecessori. Senza notificare queste norme a Bruxelles le imprese hanno bisogno di leggi certe, certezza di diritti, per investire e creare sviluppo non certo hanno bisogno di regalie a banche e confidi. A proposito, assessore Paci, anche se non c'è, le sollecito l'impegno che lei ha dato a quest'Aula nella discussione della mozione Equitalia, a intervenire in Conferenza Stato Regioni…

PRESIDENTE. Onorevole Anedda, il tempo a sua disposizione è terminato.

È iscritto a parlare il consigliere Gianfranco Congiu. Ne ha facoltà.

CONGIU GIANFRANCO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). A prescindere dalle soluzioni in concreto che scaturiranno dal dibattito di quest'Aula e dalle proposte che eventualmente verranno articolato dell'Esecutivo, questa è una vicenda come tante altre che non può lasciarci indifferenti e che ci deve insegnare, al pari di altre questioni che abbiamo trattato in quest'Aula anche recentemente, che i rapporti tra questa Regione Autonoma e lo Stato italiano sono gravemente compromessi per un difetto di esercizio di delega da parte dello Stato italiano, in tutte quelle materie che sono delegate allo Stato italiano e che riguardano la Sardegna, come ad esempio l'argomento che oggi noi siamo qui trattando. Vi è un passaggio della lettera della Commissione europea che ha istruito il caso oggi sottoposto all'aula che data 14 febbraio 2007, dove a pagina 3 viene affermato come: in via eccezionale gli aiuti di Stato possono essere concessi nelle regioni che beneficiano della in deroga di cui all'articolo 87 paragrafo 3 lettera A - che è attualmente il caso della Sardegna, dice testualmente la Commissione - purché essi siano giustificati in funzione del loro contributo allo sviluppo regionale e della loro natura, e purché il loro livello sia proporzionale agli svantaggi che intendono compensare. Chiude la Commissione europea dicendo: in questa fase del procedimento tuttavia le autorità italiane non hanno dimostrato l'esistenza di tali svantaggi né ne hanno quantificato l'importanza. Allora, se la Commissione europea certifica l'incapacità dello Stato italiano di quantificare e di accertare l'esistenza di quegli svantaggi competitivi che ai sensi del Trattato istitutivo dell'Unione Europea, oggi TFUE articolo 107, segnano il regime delle deroghe agli aiuti di stato, se lo Stato italiano è incapace di quantificare le ragioni di svantaggio competitivo di questa terra è evidente il tema che la Sardegna potrebbe accedere ad un regime di deroghe se sufficientemente, dico io, autorevolmente rivendicate in un confronto con lo Stato italiano. L'Unione europea certifica l'incapacità dello Stato italiano di rendere, in sede europea, giustizia alle ragioni della doppia insularità, che pongono questa regione in una situazione di svantaggio competitivo. Il caso degli alberghi segna questa incapacità, così come altre volte il Governo italiano è stato incapace di rivendicare a livello europeo una differenziazione di posizioni tra la regione sarda e le altre regioni italiane. Oggi abbiamo qui davanti agli occhi una certificazione che arriva dalle norme dell'Unione Europea, da una Commissione che ha accertato e istruito l'infrazione comunitaria. dicendoci anche che se fossimo stati più accorti avremmo potuto o ci saremmo potuti avvantaggiare di un regime di deroghe che oggi ci avrebbe fatto estremamente comodo in quest'Aula. Io, a nome anche della mia parte politica, ritengo che questa situazione di incapacità dello Stato italiano vada rimarcata oggi, vada sottolineata e ciascuno di noi prenda le proprie decisioni. Io appartenendo ideologicamente ad un'area che reclama fortemente una posizione di autogoverno per questa Terra, le mie conclusioni le ho già tratte.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore del turismo, artigianato e commercio.

MORANDI FRANCESCO, Assessore tecnico del turismo, artigianato e commercio. Io apprezzo moltissimo lo spirito costruttivo con il quale è stata presentata la mozione e anche davvero lo spirito collaborativo con cui si è svolta la discussione che ci vede tutti impegnati per ottenere un risultato comune, anch'io concordo sul fatto che esistano precise responsabilità politiche e amministrative, però non è questa la sede in cui vanno decantate, ma saranno esaminate in altro luogo. Credo che abbiamo tutti invece chiara l'esigenza di tutelare la nostre imprese di cercare di trovare una soluzione a una situazione che è molto delicata, che è molto grave per alcune di queste, una situazione che è complessa dal punto di vista amministrativo, anche se più definito dal punto di vista giuridico, e su cui davvero abbiamo dei margini molto limitati. Il tema interessa, come avete ricordato bene, attualmente 16 imprese, due hanno invece restituito spontaneamente gli aiuti illegittimi che hanno ricevuto, si tratta di 1200 posti di lavoro che sono a rischio, oggettivamente a rischio, si parla di 16 milioni e mezzo, un po' di più, di somme da recuperare tra capitale e interessi. Il senso del ragionamento dal punto di vista socio-economico è molto chiaro, in un momento in cui c'è, come avete detto con grande chiarezza, la possibilità di intravedere una ripresa significativa in un settore chiave della nostra economia siamo costretti in qualche modo e in qualche forma a recuperare degli aiuti che in passato sono stati dati a imprenditori virtuosi che hanno contribuito a generare il risultato che questi ultimi due anni ci sta accompagnando verso l'uscita dalla situazione di grande difficoltà.

Detto questo però dobbiamo ragionare sui fatti e cercare di capire quali sono le soluzioni possibili. Sul vulnus io vorrei ricordare soltanto due cose che non sono state dette in precedenza, abbiamo un peccato originale che risale agli anni 90 e che scontiamo oggi, il peccato originale però si muove secondo due direttrici di fondo che non dobbiamo dimenticare. La prima direttrice è che l'Unione europea ha dichiarato illegittimi gli aiuti, quindi nessuno discute sul fatto che noi possiamo aiutare le imprese a stare sul mercato d'essere con più competitive, qui si discute sul fatto che il modo in cui sono stati attribuiti gli aiuti nel 1999-2000 ed effettivamente erogati nel 2003 sono stati giudicati del tutto illegittimi. Il tema vero è che gli aiuti di cui stiamo parlando sono aiuti che sono stati riconosciuti per interventi fatti dalle imprese prima dell'emanazione di direttive peraltro non notificate, quindi la situazione è davvero molto complessa e compromessa, è un vizio di origine profondo.

Il secondo tema su chi richiamo la vostra attenzione con riferimento al merito che si è fatto correttamente riferimento al fatto che noi consideriamo uno svantaggio le insularità per quanto concerne le nostre imprese però qui si tratta di un tema che la DG concorrenza ha interpretato in maniera diverso, perché si fa riferimento a un problema di concorrenza regionale, qui non ci stanno dicendo che abbiamo aiutato le nostre imprese a competere sul mercato internazionale rispetto alle altre imprese del continente, ci stanno dicendo anche perché l'esposto parte nel 2003 da un'impresa regionale che c'è un problema di concorrenza interna addirittura quindi la situazione dal punto di vista giuridico e dal punto di vista del merito è molto più intricata, complessa e anche forse pregiudicata rispetto ai risultati di quanto possiamo pensare. Aggiungo l'ultimo elemento che concerne anche la vicenda giudiziaria che ha accompagnato tutta questa evoluzione burocratico-amministrativa dell'attribuzione di diritti illegittimi, sono stati esperiti tutti i gradi di giudizio in tutte le sedi giurisdizionali, e il vincolo profondo di fronte al quale ci troviamo noi e anche la DG Concorrenza è il fatto che c'è una sentenza della Corte di giustizia europea su questo tema che costituisce un valico in affrontabile sia per noi che per la Commissione; la corte di giustizia obbliga la Regione al recupero degli utili illegittimi e questo segna la parola fine non solo alle possibilità che abbiamo di sostenere le imprese ma sulla possibilità che abbiamo di negoziare con la Commissione europea la mancata restituzione. Ora qui è chiarissimo che la Regione è obbligata a richiedere le somme ed è obbligata oggi, poi vi dirò anche qual è tecnicamente la ragione, con un rischio gravissimo per l'intera comunità regionale, il rischio è un'ammenda forfettaria di 20 milioni di euro più un'ammenda giornaliera di 160 mila euro giornaliera per ogni giorno in cui non è interamente ripristinata la situazione di illegalità. Ora cui il tema è davvero difficile e complesso, la Regione non può non recuperare gli aiuti e questa però è solo la prima parte della storia, ci siamo attivati tempestivamente come Governo regionale pur avendo ereditato una situazione che era sul tavolo da tanti anni fin dall'inizio del mandato ma soprattutto dopo il mese di luglio quando è stato esperito anche l'ultimo grado di giudizio, si sono esauriti i giudizi davanti al TAR e al Consiglio di Stato e persino al giudice ordinario ha rigettato le istanze delle aziende a quel punto di fronte all'inevitabile la Giunta regionale ha iniziato in maniera serrata un confronto con la Commissione europea appoggiato dal Governo italiano. Quindi in realtà siamo andati in una direzione molto chiara che non è più una direzione soltanto amministrativo quanto soprattutto una direzione politica cercando di capire come alleviare la sofferenza delle imprese che sono esposte a restituire somme che vanno dai 127.000 euro fino ad oltre 3 milioni e mezzo di euro. Allora qui la condizione sulla quale dobbiamo ragionare è sui fatti, che cosa oggettivamente possiamo fare con l'appoggio del Governo italiano che è pieno di parte di rappresentanza a Bruxelles con l'interlocuzione iniziata con Equitalia per cercare di capire quali sono i tempi e i modi in cui la restituzione va effettuata; tant'è vero che ad oggi non è stato fatto nessun pignoramento e tutte le imprese hanno regolarmente lavorato e anche come possiamo fare sulla direzione regionale per trovare delle soluzioni compatibili con il quadro normativo comunitario che ci consentono di sostenere le imprese, in forma stavolta assolutamente illegittima.

Allora nel merito anche per venire ai suggerimenti, alle indicazioni che sono nelle mozioni forse vale la pena che prendiamo senza entrare troppo nel dettaglio tecnico però per valutare davvero insieme avere un quadro chiaro della situazione alcune delle proposte che sono state fatte. Pensando alle mozioni il primo tema è l'interlocuzione con la Commissione europea con l'appoggio del Governo e qui siamo assolutamente presenti, l'ultimo incontro è stato fatto il 17 settembre, la Commissione europea la DG Concorrenza ha mostrato una sorta di apertura, di attenzione, una certa disponibilità a ricevere proposte da parte del Governo regionale e in questa direzione siamo andati.

Il secondo tema riguarda qual è il contenuto delle misure che la Regione può adottare allora per quanto riguarda la questione delle somme versate a titolo di imposta qui il tema è successivo. Una volta che le imprese versano poi possono richiedere la restituzione delle imposte, su questo stiamo lavorando con Equitalia e crediamo che ragionevolmente si possa arrivare ad una soluzione positiva, però molto e legato al fatto che noi non abbiamo poteri autoritativi su Equitalia ma dobbiamo semplicemente cercare nello spirito collaborativo di sostenere le ragioni delle imprese sia per quanto riguarda le restituzioni, tempi e modi e sia per quanto riguarda il recupero delle somme pagate a titolo di imposte. Il secondo tema riguarda la questione de minimis, allora qua ci sono due filoni di ragionamento il primo riguarda il parallelo fatto con la legge numero 44 del 1988 dell'agricoltura ostano due ragioni di carattere tecnico, la prima ragione di carattere tecnico è che il tema dell'agricoltura è totalmente diverso, la DG Agricoltura non è la DG Concorrenza e aggiungerei per fortuna quindi non insisterei troppo nel sollecitare la DG Concorrenza a fare paralleli con il tema della numero 44 per evitare che poi possa sconfinare nelle competenze di un'altra direzione generale della Commissione europea con problemi significativi. Le situazioni sono anche difficilmente comparabili perché nella "44" erano interessati per un importo di 32 milioni di euro 4.947 imprese, quindi il tema era proprio sbriciolato sul territorio, qui la situazione è molto diversa, è diverso il regime di aiuto, è diverso il sistema dei de minimis, è un'altra direzione generale. Per quanto riguarda invece i de minimis in quanto tali ci sono alcune ragioni che ostano tecnicamente, le voglio dire senza scendere troppo nei dettagli, la prima ragione è che non è possibile ipotizzare un de minimis ora per allora per fatti di 13 anni fa, purtroppo, sia perché mancano i presupposti sostanziali e mancano i presupposti allora per l'applicazione del de minimis e sia perché osta un passaggio molto chiaro della sentenza della corte di giustizia dell'Unione europea che dice che non è ipotizzabile il frazionamento del contributo dato alle imprese, c'è un passaggio nettissimo, perché era uno degli argomenti che era stato opposto alla Commissione per cercare trovare una soluzione e la corte di giustizia ha messo una pietra tombale sui de minimis passato. Per il futuro ci si può ragionare pensando che lo strumento de minimis richiede però: primo che si tratti di uno strumento aperto e non semplicemente limitato ad alcune imprese perché altrimenti ricadremo nello stesso tema. Secondo che richiede ulteriori investimenti per le imprese perché non si può concedere un de minimis di nuovo per investimenti fatti prima della notifica delle direttive con cui si concedono. Quindi la via è molto delicata, molto complessa ma ci si può ragionevolmente pensare e ci si sta lavorando.

Ancora sul tema insularità qui purtroppo vi dicevo la questione di violazione della concorrenza non è tra imprese regionali e imprese nazionali o in imprese europee, qui la violazione della concorrenza riguarda, secondo la DG Concorrenza e secondo la visione della corte di giustizia, le imprese regionali, tanto è vero, lo ricordo ancora il procedimento parte dall'esposto di una struttura ricettiva della Sardegna che si riteneva pregiudicata per non aver potuto accedere agli incentivi rispetto alle altre imprese che hanno ottenuto gli aiuti illegittimi. Quindi il tema insularità che a me preme moltissimo come tutti noi purtroppo in questa fase è un tema difficilmente sostenibile. Nella sostanza e per chiudere che cosa possiamo fare: prima cosa che abbiamo già fatto è insistere con la Commissione europea per trovare una soluzione possibile che guardi almeno le modalità e la tempistica del recupero delle somme. Abbiamo fatto avere alla DG concorrenza un dossier con delle proposte molto precise, stiamo aspettando, voi mi consentirete di non riferire pubblicamente qual è il contenuto, stiamo aspettando di capire quali di queste proposte, che peraltro abbiamo discusso il 17 settembre, possano essere concretamente accolte e quali invece siano ancora così da "debidare" cercando di dare corpo e forza. Il secondo tema è insistere col Governo italiano perché la rappresentanza italiana a Bruxelles faccia un'opera di moral suasion verso la Commissione europea per sostenere le proposte che abbiamo presentato, e anche questo è un tema in campo sul quale abbiamo lavorato con decisione. Grande appoggio e significativa apertura della DG concorrenza e anche del Governo italiano. Il terzo tema è capire come possiamo sostenere o meglio alleviare l'esposizione finanziaria delle imprese per quanto riguarda sia il recupero delle somme sia le forme attraverso cui possiamo dare respiro all'esposizione finanziaria delle imprese. Su questo l'Assessorato sta ragionando insieme alla Presidenza per capire, con l'Assessorato della programmazione, quali sono le misure e gli strumenti di tipo finanziario che possiamo mettere in campo per ovviare ad alcuni problemi di tipo restitutorio, cercare di capire in che forma e in che modo, con una serie di operazioni di ingegneria finanziaria si direbbe oggi, possiamo rispondere alle esigenze delle imprese legate alla necessità di non restituire tutto subito, o comunque restituendo ottenere una forma di dilazione di pagamento nel tempo. Il percorso è pieno di ostacoli, perché sapete che anche qui il tema è legato al divieto di violazione patto di concorrenza rispetto alle altre imprese, ci sono però delle opzioni in campo molto interessanti su cui pensiamo si possa ragionevolmente procedere. Per tornare a quanto dicevo in apertura, l'impegno da parte del Governo regionale rispetto a questo tema è assolutamente centrale e convinto, non condividerei il titolo con cui ha aperto l'"Unione Sarda" stamattina, dicendo che l'Assessore è pessimista. L'Assessore non è pessimista, noi siamo realisti, e come in ogni caso di sano realismo siamo qui insieme al Consiglio per cercare soluzioni, spingere su una soluzione sostenibile, alleggerire il peso che le imprese dovranno sopportare necessariamente per adempiere all'obbligo che hanno verso l'Unione europea, e trovare insieme una soluzione praticabile. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Michele Cossa. Ne ha facoltà.

COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Io ringrazio tutti quanti i colleghi che sono intervenuti, ringrazio l'Assessore. Al collega Comandini, di cui peraltro ho apprezzato l'intervento, dico che forse avremo occasione di approfondire anche nei dettagli tutta quanta la vicenda. Credo che sarebbe anche interessante proprio perché io penso che questo Consiglio abbia necessità a poco a poco anche di riappropriarsi del proprio ruolo in ordine ad alcune cose, e credo che la Regione nel suo complesso debba avere un sussulto di dignità. Il collega Crisponi ha messo l'accento sulla situazione di soccombenza a priori che i nostri funzionari hanno. Io credo che accanto a questa componente ci sia anche una forte componente di distrazione, e leggendo anche alcune considerazioni da parte di qualche ex alto funzionario di questa Regione, io credo che anche questa burocrazia che non paga pegno forse meriterebbe una riflessione, perché oggi, in un momento in cui la politica paga tutto, io credo che una delle responsabilità maggiori della politica sia quella di non avere forse ancora maturato la consapevolezza del ruolo di indirizzo e di controllo che …, un controllo che non è solo e non può essere solo dalla magistratura, ma deve essere anche della politica, soprattutto di chi ha ruoli nell'Esecutivo, che non deve trovarsi in una posizione di dipendenza da parte e nei confronti dei funzionari. Detto questo, che è un problema comunque di carattere generale e rammento ai colleghi che nella scorsa legislatura era stata addirittura istituita una Commissione d'inchiesta sull'osservanza delle leggi regionali che aveva portato a risultati assolutamente deprimenti per questo Consiglio, io ringrazio l'Assessore, ringrazio l'Assessore per i chiarimenti che ha dato, chiarimenti che per una volta hanno aiutato molto a fare chiarezza, nel senso che non si è perso nelle nebbie di percorsi impossibili, ci ha descritto esattamente la situazione, io vorrei per la parte che mi compete, che ci compete, incoraggiarlo a proseguire in questa direzione sapendo che, per quello che possiamo fare, poco credo a questo punto, noi non penso che dovremmo farlo. Credo che, al di là di questo, la discussione di oggi sia stata estremamente utile in ordine a diversi aspetti, sia stata utile per noi Consiglio regionale, sia stata utile per la Giunta e credo che abbia offerto molti spunti di riflessione anche sui comportamenti futuri che questo Consiglio dovrà adottare. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.

TEDDE MARCO (FI). Debbo ringraziare anche tutti i colleghi che hanno arricchito il dibattito, l'Assessore che in modo molto pacato ha cercato assieme a noi di individuare delle potenziali soluzioni, non delle soluzioni. Dobbiamo evidenziare tutti a chiare lettere che questa vicenda, oltre che kafkiana per gli imprenditori coinvolti, denota anche un atteggiamento pesantemente schizoide o schizofrenico della Regione, che deve essere in qualche modo riparato, sì, perché noi dobbiamo riparare questi danni che qualcuno ha fatto. Non serve assolutamente voltare il capo all'indietro e cercare oggi di individuare soggetti che debbono farsi carico di queste responsabilità, non serve, noi dobbiamo contribuire al Governo della Regione Sardegna, ognuno per e nel suo ruolo, dobbiamo cercare di disegnare il futuro della Regione, della comunità sarda, però dobbiamo anche farci carico degli errori fatti dalla Regione Sardegna. L'Assessore ha, come dicevo poc'anzi, individuato delle potenziali soluzioni, ha anche ipotizzato un'interlocuzione serrata con l'Unione europea, oltre che la restituzione delle imposte o la richiesta di restituzione delle imposte da parte del soggetto recipiente. Però, signor Assessore, mi pare che il suo atteggiamento nei confronti e dell'Unione europea e della struttura che comunque ha provocato questi danni debba essere più determinato. Vedo un atteggiamento tiepido, costruttivo ma tiepido. Noi vorremmo che ci fosse più determinazione, magari anche un pizzico di arroganza, ne vale la pena, ne vale la pena Assessore, perché stiamo parlando di qualche decina di aziende, decina di imprenditori, un migliaio di lavoratori che rischiano il posto di lavoro, 4 mila e 100 posti letto che rischiano di sparire. Quindi, in questi casi l'arroganza è scriminata, perché il fine, signor Assessore, è nobile. Grazie.

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Pietro Cocco - Pittalis - Desini - Anedda - Rubiu - Zanchetta - Usula - Carta - Dedoni - Daniele Cocco - Cossa - Tedde sulle misure per alleggerire gli effetti della procedura di recupero degli aiuti di stato erogati ai sensi della legge regionale 11 marzo 1998, n. 9, imposto dalla decisione della Commissione europea n. 2008/854 del 2 luglio 2008.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione delle mozioni n. 171 e n. 180, sulla procedura di recupero di aiuti di Stato erogati ai sensi della legge regionale 11 marzo 1998, n. 9, imposto dalla decisione della Commissione europea n. 2008/854 del 2 luglio 2008,

VISTA la sentenza della Corte di giustizia europea, emessa il 29 marzo 2012, con la quale è stata confermata la legittimità della decisione di recupero imposta dalla Commissione europea;

PRESO ATTO che tale recupero riguarda attualmente 16 imprese, con un importo complessivo da recuperare pari a euro 16.167.879,10 e che tale recupero immediato ed effettivo potrebbe comportare gravi problemi alle stesse con conseguenze immediate dal punto di vista economico, occupazionale e sociale;

CONSIDERATO che è attualmente all'attenzione della Corte di giustizia europea un nuovo deferimento adottato dalla Commissione europea per il mancato recupero integrale degli aiuti di Stato di cui sopra, deferimento che potrebbe portare a una condanna della Regione a pagare una sanzione che si comporrà di un'ammenda forfettaria di circa 20 milioni di euro e di un'ammenda giornaliera di circa 160 mila euro, finché la Regione non avrà pienamente recuperato l'aiuto concesso e posto fine all'infrazione;

SENTITA l'esposizione dell'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio relativa alle tempestive iniziative adottate dalla Giunta regionale al fine di alleggerire l'impatto di un tale recupero, secondo le possibilità concesse dalla normativa nazionale ed europea;

PRESO ATTO che tali iniziative, con interlocuzioni politiche e amministrative con la Commissione europea, sono attualmente in corso con il concorso della rappresentanza del Governo presso l'Unione europea immediatamente attivatasi a seguito della richiesta della Presidenza della Regione;

CONDIVISA la necessità di continuare a percorrere ogni utile strada, sia politica che amministrativa, per ridurre l'impatto sulle imprese interessate del recupero degli aiuti e, allo stesso tempo, evitare qualsivoglia ulteriore danno alla comunità regionale,

impegna la Giunta regionale

1) a proseguire nell'opera intrapresa, intensificando ogni utile confronto con il Governo italiano e la Commissione europea, ai fini di un possibile alleggerimento dell'onere complessivo a carico delle imprese, evitando così i rischi economici e sociali prospettati;

2) a perseguire, attraverso un confronto con l'Agenzia delle entrate, ogni utile iniziativa tesa a reintegrare nei tempi più urgenti, una volta compiuto il recupero degli aiuti, le somme a suo tempo versate dalle stesse imprese a titolo d'imposta;

3) a supportare le imprese nel perseguire ogni utile e legittima strada finanziaria tesa a salvaguardare la stabilità economica, finanziaria e occupazionale delle stesse. (1)

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta sull'ordine del giorno numero 1 ha facoltà di parlare l'Assessore del turismo, artigianato e commercio.

MORANDI FRANCESCO, Assessore tecnico del turismo, artigianato e commercio. Esprimo parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Desini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DESINI ROBERTO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Presidente, colgo l'occasione per chiedere anche la votazione nominale e per condividere l'ordine del giorno sottoscritto da tutti i Capigruppo e soprattutto per la chiarezza con la quale l'Assessore ha comunicato quelli che sono i suoi intendimenti e soprattutto le azioni da intraprendere per affrontare questa delicata vertenza. Così come qualche collega che mi ha preceduto ha rimarcato, questa è la dimostrazione ancora una volta di come da parte del Governo e dello Stato italiano c'è un approccio di confronto nei confronti - scusate il gioco di parole - della Comunità europea non lineare e dobbiamo cercare di mettere freno a questo atteggiamento tipico italiano che ci sono le regole ma è molto più facile non rispettarle piuttosto che allinearsi, e questa è la dimostrazione lampante. Soprattutto ho apprezzato l'atteggiamento molto realista dell'Assessore e, prendendo spunto anche dall'invito del collega Tedde, adesso faremo qualche lezione di buona arroganza al nostro assessore Morandi per avere un'azione ancora più incisiva oltre a quella che ha già manifestato. Io penso che quest'ordine del giorno che, così come mi auguro, sarà unitario possa dare maggiore forza nell'azione da parte dell'Assessore nei confronti della Comunità europea, e comunque è anche vero che gli imprenditori non possono sottrarsi ad alcuni doveri e impegni che devono assolutamente assolvere. Ovviamente il voto è favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampietro Comandini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Intervengo per esprimere anche il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico all'ordine del giorno e condividendo in maniera molto chiara e positiva quello che il percorso che ha qui segnato l'assessore Morandi, molto serio, realistico di una situazione che in qualche modo riguarda un mondo importante che è quello dell'impresa turistica, dei lavoratori, un settore dinamico e strategico per l'intera Sardegna. Credo che questo sia un modo positivo di agire da parte della Giunta e anche del Consiglio regionale nel trovare in maniera unitaria un ordine del giorno che dà anche più forza all'azione della Giunta stessa. È chiaro che condivido molto quello che diceva il collega Cossa, e lo ringrazio. C'è un problema della politica, di indirizzo del Consiglio regionale che in qualche modo vuole portare avanti, però oltre al rapporto che la politica e il Consiglio regionale nel suo ruolo vuole portare avanti c'è il problema della dirigenza, che non sempre è collegata alle scelte che noi in quest'Aula facciamo. Questo è un problema di cui la Giunta in qualche modo deve farsi carico perché altrimenti rischiamo che molte delle azioni che noi portiamo avanti rischino di essere compromesse.

Infine per quanto riguarda le storielle di Masullas trovano il tempo che trovano e rischiano di rimanere soltanto circoscritte a quello splendido paese e poco intaccare chi svolge in maniera seria il proprio ruolo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL). Presidente, per esprimere il voto favorevole del Gruppo Sinistra, Ecologia e Libertà, per manifestare grande apprezzamento per l'intervento dell'assessore Morandi e per dire che io nel "considerato" dell'ordine del giorno avrei fatto un copia e incolla dell'intervento dell'onorevole Congiu, che secondo me in questa fase andava rimarcato in maniera più seria.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Intervengo per esprimere a nome del Gruppo dei Riformatori Sardi l'adesione all'ordine del giorno. Approfitto anche di questa opportunità per ricordare all'Assessore, che ha fatto una buona esposizione e quindi ha puntualmente riferito su quelli che sono, fra l'altro, anche i perimetri operativi di un Assessore e di tutti gli elementi che possono essere utili a questa situazione davvero grottesca. Un elemento che non ho sentito da lei, Assessore, ed è un piccolo suggerimento, è questo: né la Regione, né la Commissione europea hanno adottato alcuno degli strumenti a loro disposizione per verificare in quale misura, in quali limite i fondi cosiddetti illegittimi siano stati utilizzati. Per intenderci, a un'azienda che ha avuto un intervento da 500 mila euro la Commissione europea in precedenti occasioni ha fatto la stima dell'intervento che poteva essere oggetto di quota illegale, chiamiamola così, tra virgolette. Ovvero non è mica detto che l'intervento di ristrutturazione o di ampliamento della struttura ricettiva abbia riguardato l'insieme, l'intero, quindi quella quota parte di avvio dei lavori precedente alla definizione della legge, autorizzata nella seconda delibera della Giunta regionale, non è detto che sia completamente stata utilizzata per l'intero intervento. Questo è un passaggio tecnico-giuridico molto importante che andrebbe approfondito con i tecnici della Regione, ma soprattutto con i nostri rappresentanti a Bruxelles. Con questo elemento si potrebbe fare leva su storie e situazioni similari che sono state già utilizzate dalla stessa Commissione europea per addivenire a una sorta di scorporo e ristoro poi a favore degli stessi imprenditori che ne avevano utilizzato solamente una minima parte. C'è, quindi, un cavillo che secondo me varrebbe la pena di approfondire.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pierfranco Zanchetta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZANCHETTA PIERFRANCO (Cristiano Popolari Socialisti). Presidente, colleghi e colleghe, certamente il voto è favorevole. Ritengo che avremmo potuto essere un po' più autorevoli in questa mozione perché il richiamo fatto all'insipienza e all'atteggiamento arrogante dello Stato è un richiamo che ha fatto il collega Congiu che condivido appieno e che dovrebbe essere richiamato anche negli atteggiamenti che non dobbiamo avere certamente di arroganza, ma di autorevolezza nel rivendicare nei confronti dello Stato comportamenti più consoni nel riconoscere le nostre specificità. Quando si è parlato, e ne ha parlato l'onorevole Crisponi, di gabbia burocratica europea, quella trappola dove sono finiti i nostri operatori turistici e i nostri albergatori, mi sono venute in mente alcune trappole che fa anche il sistema regionale, e mi vengono in mente i PSL delle aree di crisi, dove purtroppo anziché gabbie sono state fatte delle tonnare, con camere della morte per i nostri modesti operatori, che prima si sono visti attribuire un punteggio per raggiungere le premialità e poi, con determine fatte dal Centro di programmazione, aumentare quei punteggi per poi non raggiungere gli obiettivi che sono stati, guarda caso, delegati dalla Regione al soggetto attuatore che è l'Unicredit. E questo mi richiama l'argomento cogente che stiamo discutendo in Aula, perché vorremmo, mi dispiace che manchi l'assessore Paci, riprendere gli argomenti che riguardano molti nostri piccoli operatori che certamente non hanno il peso che hanno oggi gli albergatori, ma che non possono accedere neanche ai sostegni che erano stati rappresentati dalla Regione proprio in funzione delle cosiddette aree di crisi che vanno dal Nord, da La Maddalena sino al Sulcis passando per Macomer.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, vorrei ringraziare l'onorevole Congiu perché è entrato nel dettaglio di quello che ho preannunciato prima, cioè dei rapporti della Regione autonoma della Sardegna e dello Stato italiano nei confronti dell'Unione europea. Poi a causa di barzellette magari non si coglie bene tutto quello che è l'insieme, ma il vero nodo della questione è il rapporto dello Stato italiano con l'Unione europea. Questo l'ho detto prima, perché tra l'altro c'è da confutare il tutto. E poi c'è un'altra cosa: chi non ha il coraggio non se lo può dare, diceva un certo scrittore quando raffigurava qualcuno come un vaso di terracotta in mezzo a vasi di ferro. E allora bisogna ritrovare l'energia di rappresentare la Sardegna a tutto tondo, lo dicevo anche ieri. A Pigliaru bisogna dire che sia duro nei confronti del Governo centrale, ma non perché si vuole contrapporre tanto per contrapporre e chiunque fosse il Presidente che sedesse lì, fosse anche di centrodestra per me è la stessa cosa, cioè bisogna essere difensori della nostra Isola. Voglio dire che vorrei aggiungere al giuramento della Costituzione il giuramento del servizio nei confronti della cittadinanza sarda perché questo è importante, perché forse ci dimentichiamo di chi andiamo a rappresentare. Dico queste cose perché è necessario e ho capito che l'Assessore vuole essere attivo in questa direzione, ma deve avere più coraggio, deve avere più forza di rappresentanza. Tanta forza che un cittadino sardo, un imprenditore di questi ha vinto una causa nel Consiglio di giustizia europeo. Forse altri lo diranno meglio di me, altri sanno, ma certamente io lo uso solo per dire che ci vuole coraggio nel rappresentare le proprie azioni e questo sino ad ora non si è avuto né si vede. Per quanto riguarda sa scomuniga de predi Antiogule do solo la benedizione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

TEDDE MARCO (FI). Signor Presidente, annuncio il voto favorevole all'ordine del giorno del Gruppo di Forza Italia in nome e in rappresentanza del mio Capogruppo e devo dire che ho ascoltato con piacere il Capogruppo del Gruppo che esprime l'Assessore sollecitare l'Assessore a una maggiore determinazione. È evidente che i toni erano molto garbati e molto fraterni però il significato vero era: "Signor Assessore, cerchi di essere molto determinato, arrogante e prepotente in questa vertenza perché ne vale la pena", anche se ovviamente i toni e le parole utilizzate erano diverse.

Signor Assessore, così come il collega Dedoni ha rilevato, abbiamo avuto notizia che c'è una sentenza favorevole a un imprenditore turistico emanata dalla Corte di giustizia europea di qualche giorno fa. Noi faremo in modo di fornirne all'Assessorato e all'Assessore una copia, credo che questo apra uno spiraglio, una breccia nella quale ci possiamo inserire, una breccia importante perché in questi mesi abbiamo avuto soltanto notizie negative, riscontri negativi, responsi negativi sotto il profilo del fronte giudiziario. Questo fronte positivo, o meglio, questa breccia positiva, questo spazio positivo deve far suonare qualche campanello d'allarme e ci costringe, e costringe l'Assessore ad approfondire e verificare se quel percorso seguito da quell'imprenditore può essere riproposto anche per gli altri imprenditori. Io lo spero e tutti noi credo che lo auspichiamo.

Però debbo anche con soddisfazione sottolineare che un tema come questo, che poi è il tema delle difficoltà dell'esistere, dell'intraprendere di coloro che abitano in quest'isola, questo tema viene affrontato in modo unitario dal Consiglio regionale. È il modo per cercare di risolvere i problemi, non per risolverli, per cercare di risolvere i problemi, di mettersi su strada giusta. I grandi temi come i temi relativi ai trasporti, ai problemi dell'insularità, i collegamenti, i temi del rapporto con lo Stato debbono essere sempre affrontati in modo unitario se si vuol cercare di raggiungere qualche risultato e questo è il modo per affrontarli, unitariamente, con senso di responsabilità, cercando di non volgere il capo all'indietro perché viene il torcicollo, cercando di capire che noi ci siamo candidati per risolvere o per tentare di risolvere i problemi dei sardi, non per individuare responsabilità pregresse a qualsiasi parte politica esse appartengano. Quindi, Assessore, un po' più di prepotenza e arroganza.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianfranco Congiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CONGIU GIANFRANCO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Presidente, voto favorevole e apprezzamento anche dal Partito dei Sardi per il contenuto dell'ordine del giorno condiviso e particolare apprezzamento per la serietà dell'impostazione data dall'Assessore al dibattito. Pone, il Partito dei Sardi, prepotentemente il tema dei rapporti tra Sardegna e Stato italiano e lo poniamo in riferimento ad un tema specifico della deroga che spetta alla Regione sarda, allo Stato sardo, in quanto ambito territoriale nel quale registriamo livelli di sottoccupazione, tenore di vita anormalmente basso che già all'articolo 87 del trattato istitutivo della Comunità europea ci avrebbero fatto avvantaggiare dei regimi di deroghe. Oggi queste deroghe nel nuovo trattato di funzionamento dell'Unione vengono riconosciute anche ad alcuni ambiti territoriali come per esempio le Canarie, ai sensi dell'articolo 349, e penso che sia giunto il momento per rivendicare questa elaborazione di un'appartenenza e di una titolarità dei requisiti in capo alla nostra Regione che ci possano far avvantaggiare di quei regimi di deroghe che ci serve anche, assessore Morandi, nella competizione interna. Se la Regione fosse inserita in un sistema di deroghe agli aiuti di Stato questo avvantaggerebbe anche le imprese nella competizione interna e non solamente nella competizione estrogena.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Busia - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Floris - Forma - Lai - Lampis - Ledda - Locci - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Oppi - Perra - Peru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Tunis - Usula - Zanchetta - Zedda Alessandra.

Si è astenuto il Presidente Ganau.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 50

votanti 49

astenuti 1

maggioranza 25

favorevoli 49

(Il Consiglio approva).

Sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Capigruppo per definire l'ordine del giorno sulla sanità.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 12, viene ripresa alle ore 13 e 09.)

Continuazione e fine della discussione della mozione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra in relazione alla grave situazione economico-finanziaria in cui versa l'IPAB Fondazione San Giovanni Battista con sede a Ploaghe (107) abbinata alle interpellanze Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sull'aggravarsi della precaria situazione economico-finanziaria in cui versa l'IPAB Fondazione San Giovanni Battista con sede a Ploaghe, già oggetto della mozione n. 107 del 13 gennaio 2015 (112); Azara - Arbau - Ledda - Perra sulla gravissima situazione in cui si trova ad operare l'istituzione pubblica di assistenza e beneficenza (IPAB), Fondazione San Giovanni Battista con sede a Ploaghe, a seguito del fallimentare reiterarsi del commissariamento regionale, avviato nel lontano 2007, con l'obiettivo di procedere alla trasformazione della ex IPAB in Azienda di servizi alla persona (ASP) (125) e Desini - Busia ai sensi dell'articolo 108, comma 5, del Regolamento per conoscere i motivi che hanno giustificato la nomina di un nuovo commissario straordinario nella gestione dell'Ipab Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe (126) e approvazione di ordine del giorno

PRESIDENTE. È stato presentato l'ordine del giorno numero 1.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Pietro Cocco - Pittalis - Desini - Anedda - Rubiu - Zanchetta - Usula - Carta - Dedoni - Daniele Cocco - Cossa - Tedde sulle misure finalizzate a superare la grave situazione economico-finanziaria in cui versa l'IPAB Fondazione San Giovanni Batttista con sede a Ploaghe. (1)

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 107 e delle interpellanze n. 112/A, n. 125/A e n. 126/A sulla grave situazione economico-finanziaria in cui versa l'IPAB Fondazione San Giovanni Battista con sede a Ploaghe;

VISTA la grave situazione dei lavoratori della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe, che da quattro mesi non percepiscono lo stipendio a causa della grave crisi finanziaria in cui versa la Fondazione;

PRESO ATTO delle dichiarazioni dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale sulla riorganizzazione della rete socio-assistenziale-riabilitativa regionale,

impegna la Giunta regionale

1) a provvedere a reperire le risorse finanziarie, anche sulla base di anticipazione delle prestazioni sanitarie erogabili nei prossimi mesi, che consentano il pagamento degli stipendi arretrati e nelle more della trasformazione;

2) a definire entro i prossimi tre mesi la liquidazione della ex IPAB Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe e la sua trasformazione in ASP;

3) a presentare, contestualmente all'interno del sistema sanitario regionale, il piano di riorganizzazione del sistema riabilitativo-socio-sanitario mediante la definizione di una rete che tenga conto e che risolva le ulteriori criticità presenti nel sistema regionale. (1)

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

ARRU LUIGI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

PRESIDENTE. Prendo atto che i consiglieri Lai e Zedda Paolo hanno votato a favore e che i consiglieri Pinna Rossella e Ruggeri si sono astenuti.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cossa - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Floris - Lai - Lampis - Ledda - Locci - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Oppi - Perra - Peru - Pinna Giuseppino - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Rubiu - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Truzzu - Usula - Zanchetta - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.

Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Busia - Cozzolino - Forma - Pinna Rossella - Ruggeri.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 48

votanti 42

astenuti 6

maggioranza 22

favorevoli 42

(Il Consiglio approva).

All'ordine del giorno era iscritta l'interpellanza dell'onorevole Anedda, ma non è presente l'Assessore quindi la rinviamo alla prossima seduta del Consiglio. La seduta è tolta, il Consiglio sarà convocato a domicilio.

La seduta è tolta alle ore 13 e 14.