Seduta n.63 del 21/01/2015
LXIII SEDUTA
Mercoledì 21 Gennaio 2015
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 29.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 29 dicembre 2014 (60), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giuseppe Meloni e Lorenzo Cozzolino hanno chiesto congedo per la seduta del 21 gennaio 2015.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di disegni di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:
"Abrogazione dell'articolo 16 della legge regionale n. 2 del 2007 e trasferimento delle competenze all'Assessorato della difesa dell'ambiente". (175)
(Pervenuto il 9 gennaio 2015 e assegnato alla quarta Commissione.)
"Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna". (176)
(Pervenuto il 9 gennaio 2015 e assegnato alla quarta Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:
Dedoni - Cossa - Crisponi: "Disciplina della ricerca ed utilizzazione delle risorse geotermiche". (177)
(Pervenuta il 16 gennaio 2015 e assegnata alla quinta Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alla seguente interrogazione:
"Interrogazione Truzzu sulla legittimità e opportunità delle procedure messe in atto dalla società Abbanoa Spa per la richiesta del deposito cauzionale". (193)
(Risposta scritta in data 30 dicembre 2014.)
"Interrogazione Unali sulla mancata istituzione della Consulta per l'emigrazione di cui alla legge regionale 15 gennaio 1991, n. 7". (165)
(Risposta scritta in data 9 gennaio 2015.)
"Interrogazione Tocco in merito alla vertenza in atto alle Fornaci Scanu, con la messa in mobilità di 57 operai degli stabilimenti di Sestu e Guspini". (187)
(Risposta scritta in data 9 gennaio 2015.)
"Interrogazione Ledda - Azara - Arbau - Perra sulla grave situazione in cui versano le imprese subappaltatrici della Mazzoni Pietro Spa per i ritardi nei pagamenti dei lavori Telecom in Sardegna". (189)
(Risposta scritta in data 9 gennaio 2015.)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo sui problemi causati alle popolazioni del Goceano dai gravi disservizi del Centro servizi per il lavoro (CSL) di Bono". (205)
(Risposta scritta in data 9 gennaio 2015.)
"Interrogazione Crisponi - Arbau sulla situazione di stasi organizzativa del Centro regionale di formazione professionale di Nuoro". (208)
(Risposta scritta in data 9 gennaio 2015.)
"Interrogazione Cherchi Oscar - Pittalis - Cappellacci - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sulla situazione dei lavoratori precari che hanno prestato servizio presso l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna fino al 31 dicembre 2013". (206)
(Risposta scritta in data 19 gennaio 2015.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
FORMA, Segretaria:
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito all'allungamento della stagione venatoria riguardo alla caccia alle specie migratorie (con particolare attenzione al tordo)". (239)
"Interrogazione Truzzu, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata utilizzazione della nuova strada statale 128 "Variante funzionale Senorbì - Suelli"". (240)
"Interrogazione Arbau - Azara - Ledda - Perra, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di procedere ad una celere perimetrazione delle zone franche previste dal decreto legislativo n. 75 del 1998 e sull'opportunità di estendere la perimetrazione della zona franca di Cagliari all'area industriale funzionalmente collegata di Sarroch". (241)
"Interrogazione Lai, con richiesta di risposta scritta, relativa all'ipotesi di prolungamento della caccia al tordo fino al 31 gennaio 2015". (242)
"Interrogazione Rubiu, con richiesta di risposta scritta, in merito alle iniziative promosse dalla Regione relative alla partecipazione all'Expo 2015". (243)
"Interrogazione Comandini - Cozzolino - Deriu - Forma - Manca Gavino - Pinna Rossella - Sabatini - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sul mancato finanziamento, per l'anno 2014, della legge regionale 18 novembre 1986, n. 64, riguardante le associazioni bandistiche, corali e folcloristiche dell'intera Sardegna". (244)
"Interrogazione Arbau - Ledda - Azara - Perra, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di approvvigionare la Diga Maccheronis per il funzionamento delle aziende agricole e soddisfare le necessità delle abitazioni". (245)
"Interrogazione Truzzu, con richiesta di risposta scritta, sull'attuazione della deliberazione della Giunta regionale n. 49/22 del 9 dicembre 2014 concernente Direttive per il rilascio delle concessioni demaniali marittime nel Golfo di Olbia". (246)
"Interrogazione Solinas Christian, con richiesta di risposta scritta, sull'osservanza delle disposizioni relative al riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni del comparto regionale nonché di contenimento della spesa di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 48/23 dell'11 dicembre 2012". (247)
"Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, sull'ipotesi di chiusura dei distaccamenti Polstrada di Ozieri, Fonni, Orosei e Ottana". (248)
"Interrogazione Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Agus - Lai, con richiesta di risposta scritta, in merito alla colonia felina di "Su Pallosu"". (249)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
FORMA, Segretaria:
"Mozione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra in relazione alla grave situazione economico-finanziaria in cui versa l'IPAB Fondazione San Giovanni Battista con sede a Ploaghe". (107)
"Mozione Azara - Ledda - Arbau - Perra sulla necessità di assumere iniziative al fine di arginare l'incessante moria dei piccoli negozi e il dissolversi del tradizionale tessuto commerciale delle città e dei paesi della Sardegna". (108)
"Mozione Pizzuto - Agus - Cocco Daniele Secondo - Lai sulle problematiche relative alla questione del fine vita". (109)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione della mozione numero 58. Ricordo al Consiglio che la precedente seduta è stata tolta per mancanza del numero legale accertata con la votazione di questa mozione, quindi dobbiamo procedere innanzitutto a una nuova votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, da quella seduta in cui si è discussa la mozione ad oggi sono emerse delle novità. Il 20 gennaio la Commissione europea ha emesso un deliberato - quindi anche il Governo italiano si è attenuto a tale disposizione - per cui il Governo ha esercitato il potere sostitutivo previsto dall'articolo 8, comma 4, della legge 5 giugno 2003, numero 131, nei confronti delle Regioni italiane, di fatto sancendo un'uguaglianza di trattamento tra tutte le Regioni relativamente a questo aspetto. Inoltre non sappiamo ancora come la disposizione dell'Unione europea si ponga nei confronti della Francia.
Fermo restando l'impegno da parte mia, e mi auguro da parte di tutto il Consiglio, ad andare incontro a una categoria, quella venatoria, che è molto importante in Sardegna per la gestione dell'ambiente, vista anche la richiesta da parte della Regione al mondo venatorio di collaborare per il controllo della diffusione della peste suina, ritiro la mozione, riservandomi di ripresentarla alla luce degli ultimi avvenimenti.
PRESIDENTE. La mozione numero 58 è ritirata.
Elezione dei tre delegati della Regione per l'elezione del Presidente della Repubblica
PRESIDENTE. Il Consiglio deve procedere agli adempimenti previsti dall'articolo 83 della Costituzione, del quale do lettura: "Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d'Aosta ha un solo delegato. L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi della Assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta".
Il Consiglio pertanto deve procedere all'elezione dei tre delegati della Regione. Ciascun consigliere potrà scrivere sulla propria scheda non più di due nomi in modo che, ai sensi del predetto articolo 83, sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. Risulteranno eletti i tre nominativi che avranno ottenuto il maggior numero di voti.
Comunico inoltre che a seguito della proclamazione degli eletti la seduta sarà sospesa per trenta minuti per dare tempo agli Uffici di redigere il verbale che deve essere approvato e trasmesso alla Camera dei deputati.
Votazione a scrutinio segreto per schede
PRESIDENTE. Indico la votazione segreta per l'elezione dei tre delegati della Regione partecipanti all'elezione del Presidente della Repubblica. Invito i consiglieri Segretari Forma e Tocco a procedere all'appello.
(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)
Il PRESIDENTE proclama il risultato della votazione:
presenti 58
votanti 57
astenuti 1
Hanno ottenuto voti: Gianfranco Ganau, 38; Francesco Pigliaru, 28; Pietro Pittalis, 25; Antonella Dalu, 7; Antonella Ladu, 1.
Vengono proclamati eletti: Ganau, Pigliaru, Pittalis.
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Ganau - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Moriconi - Oppi - Orrù - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Tunis - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto il consigliere Sale.)
PRESIDENTE. La seduta è sospesa per mezz'ora.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 01, viene ripresa alle ore 17 e 30.)
PRESIDENTE. Procediamo alla lettura del verbale che dovrà essere votato dal Consiglio.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura dell'estratto del processo verbale numero 63 della seduta di mercoledì 21 gennaio 2015, relativo all'elezione dei tre delegati della Regione per l'elezione del Presidente della Repubblica.
(E' approvato)
La seduta è tolta, il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.
La seduta è tolta alle ore 17 e 32.
Allegati seduta
Risposta scritta a interrogazioni
Risposta scritta dell'Assessore dei lavori pubblici all'interrogazione TRUZZU sulla legittimità e opportunità delle procedure messe in atto dalla società Abbanoa Spa per la richiesta del deposito cauzionale. (193)
Con gli interpelli in oggetto rivolti, il primo, al Presidente della Regione e all'Assessore regionale ai LLPP., il secondo al solo Assessore ai LL.PP. viene richiesto di sapere:
a) Se siano a conoscenze delle innumerevoli situazioni di disagio e preoccupazione create in capo ai parroci riguardo a questa nuova richiesta da parte del gestore idrico;
b) Se non ritengano necessario verificare se Abbanoa abbia previsto e programmato un reale servizio di lettura dei contatori delle parrocchie;
c) Se non ritengano opportuno verificare se la società stia agendo sulla base di un censimento dettagliato ed aggiornato delle utenze per singola parrocchia;
d) Se la società Abbanoa abbia coinvolto preventivamente gli enti d'ambito e le altre istituzioni competenti, compresa la Regione;
e) Se la Regione abbia autorizzato la richiesta di deposito cauzionale alle utenze ante 2006;
f) Se sia stato rispettato l'art. 3 che prevede la possibilità e non l'obbligo al solo momento della domanda di allaccio e non in maniera retroattiva;
g) Se non ritenga opportuno intraprendere tutte le azioni possibili per indurre Abbanoa a ritirare o revocare un provvedimento di dubbia legittimità e/o inopportuno e dannoso.
Ciò posto, la connessione oggettiva dei tre interpelli suggerisce l'articolazione di una unica risposta.
Premesso che il Servizio Idrico Integrato è un servizio pubblico e come tale si basa su un rapporto trilaterale tra la pubblica amministrazione che affida il servizio (Ente Ambito), il soggetto gestore (Abbanoa) e i destinatari che ricevono il servizio (Clienti), gli strumenti principali di regolazione tra le parti sono rispettivamente il Contratto di servizio o Convenzione di affidamento (Ente d'Ambito/Abbanoa), il Regolamento del S.I.I. (Ente d'Ambito/Abbanoa/Cliente) e il Contratto di utenza (Abbanoa/Cliente), nel rispetto della normativa nazionale di settore.
I contenuti del Contratto di servizio, Regolamento S.I.I. e del Contratto di utenza vengono definiti in coerenza con quanto stabilito dall'Autorità Nazionale di Regolazione (AEEGSI).
Abbanoa SpA riferisce di aver agito in piena legittimità nella consapevolezza di operare entro un quadro normativo rigido che non offre profili di discrezionalità.
Si richiamano alcune tra le più importanti norme che, nel regolare le modalità di gestione del servizio, richiamano il Gestore Unico:
a. al rispetto del Regolamento del S.I.I.. (art. 3.1 );
b. ad operare garantendo l'imparzialità del proprio operato nei confronti dei clienti (art. 3.2);
c. ad adempiere a tutti gli obblighi e disposizioni di legge vigenti del settore, comprese quindi le determinazioni dell'Autorità nazionale (art. 6.2).
L'obbligo giuridico ai fini della richiesta del deposito cauzionale nasce in forza di detto Contratto di Servizio:
a. il Regolamento del S.I.I. prevede all'art. B. 12 che "Per eventuali danni arrecati ai propri impianti o per somme non pagate a qualsiasi titolo dall'utente, il Gestore richiederà, a titolo di
deposito cauzionale infruttifero, un'anticipazione articolata con le modalità di pagamento descritte nell'Allegato C"; i Contratti di utenza richiamano nelle clausole contrattuali detto obbligo; oltretutto, il deposito cauzionale era previsto anche in diversi regolamenti degli ex gestori sardi;
b. l'imparzialità del proprio operato nei confronti dei clienti non sarebbe garantito se Abbanoa procedesse alla richiesta dell'addebito solo per i nuovi Clienti e non applicasse il medesimo onere ai Clienti acquisiti dalle ex gestioni;
c. l'AEEGSI configura la disciplina del deposito cauzionale come elemento complementare e sinergico rispetto al metodo tariffario in vigore "e pertanto produce effetti anche sulle convenzioni in essere" (Delibera 86/2013/R/idr), applicandosi a tutte le gestioni del S.I.I. che operano sul territorio nazionale e assicurano la fornitura agli utenti finali (art. 2),
Si stravolge il senso dell'intero impianto regolatorio di AEEGSI nel momento in cui si afferma che l'Autorità nazionale ha previsto una "possibilità" e quindi una discrezionalità nell'applicare o meno il deposito cauzionale.
Si ricorda infatti che la legittimità della richiesta di un deposito cauzionale da parte del Gestore ai propri Clienti era stata messa in discussione, in altri ambiti territoriali e prima dell'intervento di AEEGSI, da diversi ricorsi di singoli soggetti e di alcune associazioni di consumatori (Assoconsum, Federconsumatori) e proprio sul punto si registrano, soprattutto nel 2013, una serie di pronunce di diversi Tribunali d'Italia i quali, accertando la funzione di garanzia dell'istituto e la piena legittimità delle norme del regolamento di gestione e dei contratti di utenza che lo prevedevano, escludono espressamente il carattere vessatorio delle norme richiamate (ex multiss: Trib. Perugia, n. 3390/13).
L'AEEGSI ha ulteriormente sancito la legittimità dell'istituto e ha stabilito che l'introduzione del deposito cauzionale contribuisce alla copertura di una parte del rischio morosità e "risponde ad un principio di equità, dal momento che l'onere della morosità ricade, in ultima analisi, sulla generalità degli utenti del servizio".
La locuzione "può richiedere all'utente (...) il versamento di un deposito cauzionale", presente nell'art. 3 delle "Condizioni per il deposito cauzionale" deve essere interpretato non come una possibilità, ma - vertendosi in un settore regolato - come un potere non esercitabile liberamente ma nel rigoroso rispetto dei limiti di quanto imposto dalla normativa vigente (delibera AEEGSI compresa).
Se Abbanoa non applicasse il deposito cauzionale o lo applicasse con modalità differenti da quelle previste dall'AEEGSI, violerebbe norme cogenti (il Contratto di Servizio, Il Regolamento del S.I.I., le delibere dell'Autorità nazionale) e norme di indirizzo (perseguimento della gestione dei servizi idrici in condizioni di efficienza e di equilibrio economico e finanziario e di imparzialità rispetto a tutti i Clienti).
Queste, in estrema sintesi, le ragioni per cui tutti i principali gestori italiani (Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana, Lazio, Marche, Umbria, Campania, Puglia, Sicilia) hanno richiesto il deposito cauzionale, sia in forma di conguaglio rispetto agli importi in precedenza versati sia di adeguamenti in caso di maggiori o minori importi rispetto a quanto previsto dall'AEEGSI,
Relativamente alla contestazione che Abbanoa avrebbe il potere di richiedere il deposito solo dal momento della stipula del contratto e non in maniera retroattiva, l'AEEGSI prevede il conguaglio tra eventuali somme versate a titolo di garanzia (ex "anticipi consumi") e l'importo del nuovo deposito cauzionale anche per contratti di somministrazione in essere al momento dell'entrata in vigore del proprio provvedimento (e quindi non solo per i nuovi clienti ma anche per le utenze preesistenti; art. 8 delle "Disposizioni transitorie e finali della Delibera 86/2013/R/idr).
Il conguaglio tra quanto già versato in precedenza e quanto dovuto potrà pertanto essere a credito o a debito per il Cliente.
In merito al fatto che "...Abbanoa non potrebbe richiedere il deposito cauzionale in quanto non avrebbe adottato una Carta dei servizi conforme alla normativa in vigore e alla pubblicazione secondo quanto previsto nella deliberazione 586/2012/R/IDR", si osserva:
Così come riferito dal Gestore Unico, Abbanoa ritiene di aver rispettato, anche a questo proposito, quanto previsto dall'AEEGSI pubblicando la Carta dei Servizio idrico Integrato sul proprio sito internet e rendendola consultabile e fruibile sia con accesso diretto dalla homepage www.abbanoa.it, che presso gli sportelli territoriali.
Detta Carta del S.I.I. è stata, peraltro, redatta in attuazione alle direttive e disposizioni impartite dal:
a. Dir.P.C.M. 27 gennaio 1994 "Principi sulla erogazione dei servizi pubblici"; detta i principi cui deve uniformarsi l'erogazione del servizi pubblici e stabilisce l'obbligo per tutti i soggetti erogatori, pubblici e privati, di definire e di adottare "standard specifici di qualità e quantità dei servizi"; l'obbligo di adozione, rispettivamente per ciascun soggetto erogatore, di una propria specifica Carta dei Servizi, ispirata alla Direttiva e ad essa conforme, è stato poi puntualizzato dall'art 2 del decreto legge n. 163 del 1995, convertito nella L. 11 giugno 1995, n. 273 (successivamente abrogato);
b. D.P.C.M. 29 aprile 1999 "Schema generale di riferimento per la predisposizione della carta del servizio idrico integrato".
c. D.Lgs. n. 286 del 1999, 'Riordino e potenziamento dei meccanismi e strumenti di monitoraggio e valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati dell'attività svolta dalle amministrazioni pubbliche, a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59";
d. Legge n. 244 del 2007, 'Legge finanziaria 2008', art. 2, comma 461 ;
e. Legge n. 69 del 2009, "Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile", art. 30, sulle forme di risoluzione non giurisdizionale delle controversie (Abbanoa ha da tempo attivato la Conciliazione, quale strumento di risoluzione extra giudiziale delle controversie, d'intesa con le Associazioni di Consumatori firmatarie, pari al 90%).
Tutto ciò in perfetta aderenza al dettato di cui alla deliberazione 586/2012/R/IDR.
In merito alla circostanza che Abbanoa applicherebbe per le utenze condominiali il deposito cauzionale a soggetti esenti che godono di agevolazioni tariffarie, l'assunto è errato.
L'articolazione tariffaria deliberata dall'Ente d'Ambito per le utenze condominali prevede una tariffa unica, che tiene conto del numero di unità abitative interne servite (al fine di determinare la quota fissa e le corrette fasce tariffarie).
Al fine di poter determinare la tariffa da attribuire al Condominio viene considerato l'uso preponderante (criterio del 50% + 1); pertanto, a titolo di esempio, se il 50% + 1 dei proprietari delle unità abitative costituenti il Condominio è in possesso del requisito della residenza presso l'immobile servito, la tariffa applicata nella fattura unica del Condominio sarà uso "residente".
Per ciascun Condominio Abbanoa acquisisce dall'Amministratore apposita autocertificazione in cui viene dichiarato l'uso preponderante; è quest'ultimo pertanto che definisce il tipo di tariffa applicata al Condominio.
Il deposito cauzionale applicato rispecchia questo principio.
Se il Condominio ha una tariffa "residente" anche il deposito cauzionale sarà per "residenti", con le eccezioni disciplinate dall'AEEGSI di cui a seguire,
Abbanoa ha rispettato la coerenza tra tipo di uso/tariffa e valore del deposito cauzionale applicato, ottemperando anche all'obbligo di richiedere non l'intero ammontare, ma il 60% della somma dei valori dei depositi cauzionali riferiti al numero di utenti sottesi all'utenza condominiale stessa (nel rispetto dell'Allegato A alla Delibera 643/2013/R/idr del 27.12.2013 che costituisce modifica del comma 4.4 della deliberazione 86/2013/R/IDR: "Per le utenze condominiali, il deposito cauzionale è pari alla somma dei depositi cauzionali dei singoli utenti sottesi, nel rispetto dei valori massimi definiti dall'Autorità con successivo provvedimento").
In relazione alle circostanze:
- che le disposizioni dì AEEGSI non possano incidere sui contratti in essere in quanto sono in peius per i Clienti;
- se Abbanoa ha coinvolto preventivamente e con atti ufficiali gli Enti d'Ambito e le altre istituzioni competenti, compresa la Regione;
- se la Regione ha autorizzato con atto ufficiale la richiesta di deposito alle utenze che avevano provveduto all'allaccio prima del 2006
si osserva:
E' pacifico ed espressamente previsto che sia nella disponibilità dell'AEEGSI modificare o integrare le clausole contrattuali e gli atti del Contratto di servizio incompatibili con la disciplina del deposito cauzionale (Delibera 86/2013/R/idr) e il Regolamento del S.I.I. (ai sensi dell'art. 2.37 della Legge 481/95),
Non ritenendo opportuno in questa sede entrare nel dettaglio del merito della gerarchia delle fonti del diritto in un settore regolato, si opera il mero richiamo alla sentenza della Cassazione n. 19531 del 29.09.2004 che conferma come le deliberazioni dell'Autorità (all'epoca AEEG) siano inserite automaticamente (fenomeno della c.d. "eterointegrazione") nel contratto di somministrazione, ex art. 1339 del codice civile (art. 1339 c.c.: "Inserzione automatica di clausole: le clausole, i prezzi di beni o di servizi, imposti dalla legge, sono di diritto inseriti nel contratto, anche in sostituzione delle clausole difformi apposte dalle parti").
Pertanto, le disposizioni AEEGSI possono modificare di diritto le clausole contrattuali senza ulteriori atti autorizzativi intermedi.
Inoltre, si ricorda che:
- come già evidenziato al punto A., il deposito cauzionale era già previsto nel Regolamento del S.I.I..;
- non può essere considerata una introduzione in peius l'addebito a soggetti esentati da alcuni ex gestori comunali rispetto alla moltitudine di soggetti a cui invece il deposito viene richiesto (pari al 65%) in forza di espresse previsioni normative e contrattuali.
Oltretutto, diverse disposizioni dell'AEEGSI sono invero in melius:
1. sono esenti particolari soggetti che hanno una tipologia di uso di carattere sociale;
2. sono dovuti gli interessi legali, a differenza degli ex "anticipi sui consumi", previsti dal Regolamento del S.I.I.. con natura infruttifera;
3. sono previste forme di tutela da eventuali slacci per morosità (nel caso in cui il deposito sia sufficiente a coprire la morosità medesima).
E' vero quindi il contrario: l'AEEGSl ha uniformato la disciplina, stabilendo delle regole certe, ristabilendo il corretto quadro di imparzialità tra tutti i Clienti e prevedendo agevolazioni per le fasce "deboli".
In riferimento al coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali, compresa la Regione, sottolineato che l'applicazione del deposito cauzionale è un obbligo giuridico, deve essere rimarcato che le delibere dell'AEEGSI citate sono state approvate ad esito di un procedimento di consultazione avviato fin dal 2012, a cui hanno partecipato tutte le Istituzioni, Associazioni di Categoria ed Enti.
E' infatti previsto che il percorso per l'adozione dei provvedimenti in materia di servizi idrici sia trasparente e preveda processi di consultazione pubblica (c.d. "contraddittorio orizzontale").
Attraverso i cc.dd. "documenti di consultazione" l'Autorità formula e illustra nel dettaglio le proprie proposte allo scopo di raccogliere le osservazioni dei soggetti interessati, favorendo la partecipazione di tutti i soggetti potenzialmente destinatari dei provvedimenti dell'Autorità, compresi i consumatori finali.
Infatti, nel Documento per la Consultazione 290/2012/R/IDR, l'Autorità ha illustrato i propri orientamenti in tema di disciplina dei deposito cauzionale.
Le stesse associazioni dei consumatori hanno evidenziato la necessità che sia previsto un deposito cauzionale regolato in maniera uniforme a livello nazionale e che la sua natura sia riconducibile ad una forma parziale di garanzia del rischio connesso alla morosità.
Il processo di partecipazione e trasparenza che l'AEEGSl ha portato avanti prima di adottare le delibere citate aveva proprio lo scopo di garantire che i consumatori finali non sostenessero oneri impropri, assicurando ad esempio anche meccanismi di salvaguardia per le utenze economicamente disagiate.
La pubblicità dei Documenti per la Consultazione (DOC) e delle Delibere dell'AEEGSI sul deposito cauzionale sono avvenute nel rispetto delle disposizioni di legge.
Abbanoa ha trasmesso a ottobre 2014 all'Ente d'Ambito apposita nota di dettaglio in forma ufficiale in cui informava dell'avvio della fatturazione dei depositi cauzionali (inquadramento normativo e fiscale, modalità, importi, scadenze fatture, agevolazioni), non ritenendo necessaria alcuna autorizzazione della Regione trattandosi di meri adempimenti ad una norma di legge.
In relazione alla circostanza che il deposito cauzionale sia una donazione priva di causa per l'intera vita dell'utente e degli eredi e che le somme introitate si profilano invece come una ciambella di salvataggio a carico delle famigli per risolvere i problemi gestionali di Abbanoa, si osserva:
Sulla natura del deposito cauzionale, sulla sua funzione di tutela dal rischio morosità, sul principio di equità sul quale si fonda, si rinvia a quanto già precisato al punto A.
Si ricorda inoltre che il deposito cauzionale nella disciplina di AEEGSI:
a. viene restituito ai Clienti all'atto della cessazione dell'utenza;
b. produce interessi legali;
c. viene trattenuto da Abbanoa solo se all'atto della cessazione dell'utenza sono presenti insoluti.
Tra i fattori che hanno inciso negativamente sull'equilibrio finanziario della gestione si inserisce in modo significativo la mancata trasmissione ad Abbanoa nel 2006 da parte di alcuni Comuni ex gestori dei deposito cauzionale (pari al 35% dei Clienti) e l'assenza di adeguamento dell'importo del deposito cauzionale che per oltre 8 anni non ha subito modifiche e non risultava ancorato a parametri di consumo (per il restante 65% dei Clienti).
Il deposito cauzionale non è quindi una ciambella di salvataggio per Abbanoa, ma va collocato (al pari della regolazione tariffaria) all'interno di un quadro di interventi regolatori che hanno lo scopo di riformare il settore idrico italiano, modificando profondamente la gestione del servizio.
Non applicare il deposito cauzionale, oltre che costituire una violazione di un preciso obbligo giuridico (come già evidenziato al punto A), significherebbe continuare ad esporre Abbanoa a rischi che ricadrebbero sull'intera collettività nel suo insieme, anche su chi ha da sempre avuto comportamenti virtuosi.
In relazione all'incidenza dell'importo del deposito cauzionale sulle famiglie e sulle imprese considerata la situazione di difficoltà economica e di crisi sociale, si osserva
Si rappresenta, nella tabella che segue, il conguaglio richiesto ai Clienti nel caso di applicazione precedente ("importo già richiesto - Regolamento SII") ai sensi del Regolamento del S.I.I. o l'importo totale nel caso di assenza ("deposito AEEGSI").
Importi Depositi AEEGSI: Categorie principali (99,7% dei clienti, valori in €)
Le voci sono riportate nel seguente ordine:
- Descrizione tipologia d'uso (Ente d'Ambito)
- DEPOSITO AEEGSI
- Importo già richiesto (Regolamento SII)
- Conguaglio (Deposito AEEGSI - Importo da Regolamento SII)
Domestiche residenti
55,39
25,00
30,39
domestiche famiglie numerose
92,25
25,00
67,25
domestiche non residenti
64,00
25,00
39,00
non domestiche senza impegno
132,24
50,00
82,24
promiscue in agricoltura
101,22
25,00
76,22
comunali
463,75
- - -
463,75
pubblica utilità
959,46
50,00
909,46
In relazione all'incidenza dell'importo del deposito cauzionale sulle parrocchie ritenuto eccessivo, alla richiesta di lettura delle utenze delle parrocchie e alla verifica dell'operato di Abbanoa per accertare se stia agendo sulla base di un censimento aggiornato e dettagliato delle utenze per singola parrocchia.
In applicazione delle delibere AEEGSI n. 643/2013/R/idr (Allegato A) e n. 86/2013/R/idr il deposito cauzionale è stato determinato per tutte le utenze, eccetto quelle non domestiche con impegno, sulla base del seguente criterio: "in misura pari al valore medio per tipologia di utenza dei corrispettivi unitari dovuti per un massimo di tre mensilità di consumo medio annuo", (art. 4.2, lettera b, Allegato A, delibera 643/2013).
La somma dei consumi di tutti clienti ricompresi nella categoria tariffaria "pubblica utilità" ha determinato un importo del deposito cauzionale di € 959,46 per utenza.
L'applicazione di detto criterio è quindi condizionata dall'articolazione tariffaria prevista dall'Ente d'Ambito, che ricomprende al suo interno clienti che non hanno un uso similare del servizio e quindi con prelievo di risorsa eterogeneo.
Sono ricompresi infatti sia i grandi consumatori (ospedali, carceri, scuole, istituti religiosi, case di riposo, caserme, ecc) sia i piccoli consumatori che utilizzando il servizio solo per usi igienici.
Abbanoa sta ricevendo alcune contestazioni circa la somma richiesta soprattutto da parte di piccoli consumatori, che usufruendo della tariffa agevolata "pubblica utilità" hanno ricevuto una fattura di deposito cauzionale dell'importo indicato, ritenendo detta somma sproporzionata rispetto al reale consumo individuale.
La doglianza effettivamente è fondata ed è per questa ragione che è stata richiesta all'Ente d'Ambito l'autorizzazione alla introduzione di un correttivo mediante un'agevolazione avente effetti in diminuzione dell'importo da richiedere a determinati soggetti.
In particolare, le Associazioni riconosciute, inquadrate nella tipologia "pubblica utilità", pagheranno a richiesta (e se non fanno la domiciliazione, perché in tal caso si applica l'esenzione se i consumi sono inferiori a mc. 500 annui) un importo di € 132,24 (corrispondente alla media trimestrale della tipologia "non domestica") rispetto a € 959,46 (corrispondente alla media trimestrale della tipologia "pubblica utilità"). L'applicazione dell'agevolazione è condizionata dal possesso di una serie di requisiti (regolarmente iscritte nei pubblici registri, assenza di morosità, consumo inferiore a mc. 500 annuo).
L'agevolazione per le Associazioni si somma a quella prevista per le famiglie a basso reddito e ai Clienti domiciliati se non sono grandi consumatori (entro i 500 mc/anno).
Relativamente alle Parrocchie, riferisce Abbanoa come l'esigenza manifestata di riduzione dell'importo del deposito cauzionale trova già una soluzione nell'adesione al servizio di domiciliazione (che se attivato entro il 31.12.2014 genera l'annullamento della fattura), l'applicazione di una agevolazione non ha trovato riscontro positivo ad un primo esame dei crediti che Abbanoa vanta nei confronti degli Enti Ecclesiastici.
Il credito vantato da Abbanoa è infatti di oltre 2,5 M€ dì cui ca. 1 M€ per fatture scadute; introdurre delle avegolazioni a questa categoria di clienti vorrebbe dire ridurre la copertura del rischio di morosità.
Tuttavia, a seguito dei primi incontri con alcune Diocesi, preso atto della disponibilità a voler regolarizzare sia la morosità pregressa sia i dati anagrafici e di utenza ai fini di una bonifica complessiva, Abbanoa sta procedendo ad estendere l'agevolazione prevista per le Associazioni riconosciute anche per le Parrocchie e gli Enti di Culto in generale, secondo i medesimi requisiti (tra i principali: assenza domiliciazione bancaria che dà diritto all'esenzione del deposito in caso di consumi inferiori a mc. 500 annui; consumi inferiori a mc. 500 annui; istanza da presentare al Gestore su modulistica apposita; richiesta da presentare entro la data di scadenza della fattura).
Relativamente alla necessità di eseguire la lettura e il censimento delle Parrocchie si precisa che Abbanoa esegue semestralmente le letture ed emette fatture di saldo, con particolare riferimento a questa categoria di clienti (inclusa nel cc.dd. "Grandi Clienti").
Ha inoltre provveduto in data 15.10.2013 a trasmettere alla Regione Ecclesiastica della Sardegna apposita richiesta di certificazione delle utenze e dei crediti, derivante appunto dalle attività di censimento, restata senza riscontro.
Purtuttavia Abbanoa ha comunque già espresso nei primi incontri con le Diocesi la disponibilità a fornire tutta l'assistenza necessaria per detta ricognizione.
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione UNALI sulla mancata istituzione della Consulta per l'emigrazione di cui alla legge regionale 15 gennaio 1991, n. 7. (165)
In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale su quali siano le motivazioni che hanno portato alla mancata istituzione della Consulta per l'emigrazione nei termini previsti dalla legge regionale in argomento e su quali provvedimenti urgenti questi intendano intraprendere al fine della istituzione della Consulta, si espone quanto segue.
In relazione al primo punto si precisa che la Consulta regionale per l'Emigrazione deve essere nominata con Decreto del Presidente della Regione, previa conforme deliberazione della Giunta Regionale su proposta dell'Assessore del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale,
Sono compiti della Consulta
a) esprimere un parere su ogni disegno di legge della Giunta regionale in materia di emigrazione;
b) esprimere un parere sul piano triennale e sul programma annuale di interventi di cui all'articolo 4;
c) effettuare proposte in materia di: interventi legislativi ed amministrativi nel campo dell'emigrazione; studi e ricerche nel campo dell'emigrazione; conferenze regionali sulle materie di sua competenza;
d) partecipare alle conferenze regionali, interregionali ed internazionali in materia di emigrazione; e) vigilare sull'attività dei circoli, federazioni ed associazioni di tutela;
f) formulare proposte in materia di prima occupazione; esprimere pareri sugli atti di programmazione regionale nella prospettiva del superamento degli squilibri che interessano la Regione;
g) formulare proposte in merito ai principi generali cui devono uniformarsi le federazioni e i circoli degli emigrati nella redazione dei rispettivi statuti.
La Consulta è costituita da:
• l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale che la presiede;
• un rappresentante per ogni federazione dei circoli degli emigrati, regolarmente riconosciuta dalla Regione, eletto secondo le modalità di cui all'articolo 27 della legge citata;
• sei rappresentanti designati dalle associazioni di tutela degli emigrati a carattere nazionale, operanti in Sardegna, riconosciute dalla Regione;
• tre rappresentanti designati a turno dalle organizzazioni sindacali rappresentative sul piano regionale;
• un rappresentate designato dal Ministero per gli affari esteri;
• tre esperti in materia di emigrazione nominati dal Consiglio regionale su proposta della Giunta regionale,
• un funzionario designato dall'Assessore regionale del lavoro, su proposta del Direttore generale dei servizi dello stesso Assessorato, con funzioni di segretario.
Il competente Servizio Politiche Sociali, Cooperazione e Sicurezza Sociale, ha proceduto all'invio di apposita nota agli organismi interessati al fine di designare i rappresentanti. Tali designazioni hanno determinato l'allungamento del tempi necessari ai rinnovo dell'organismo, scaduto con la fine della XIV legislatura.
In merito al secondo punto, occorre evidenziare come con la deliberazione 45/7 del 11.11.2014, in ottemperanza a quanto disposto dal comma 1 dell'art. 26 della L.R. n. 7/1991, la Giunta Regionale ha deliberato di approvare la ricostituzione della Consulta Regionale per l'Emigrazione nella seguente composizione:
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Presidente Assessore pro tempore del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale
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Presidente della Federazione dei Circoli sardi in Italia Serafina Mascia
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Consultore eletto in rappresentanza dei Circoli sardi in Italia Tonino Mulas
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Presidente della Federazione dei Circoli sardi in Francia Francesco Laconi
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Presidente della Federazione dei Circoli sardi in Belgio Carlo Murgia
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Presidente della Federazione dei Circoli sardi in Germania Gianni Marica
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Designato in rappresentanza dei Circoli sardi in Argentina Vittorio Vargiu
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Designato in rappresentanza dei Circoli sardi in Brasile Gisella Porcu
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Designato in rappresentanza dei Circoli sardi in Spagna Gianni Garbati
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Designato in rappresentanza dei Circoli sardi in Svizzera Domenico Scala
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Designato in rappresentanza dei Circoli sardi in Olanda Bruno Fois
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Designato in rappresentanza dei Circoli sardi in Australia Pietro Schirru
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Designato in rappresentanza dei Circoli sardi in Canada Michele Mannu
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Designato in rappresentanza del circolo sardo negli U.S.A. Giacomo Bandino
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Consultore eletto in rappresentanza della Presidenza Regionale ACLI Giuseppe Dessi
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Designato in rappresentanza dell'istituto Autonomo Fernando Santi Pierpaolo Cicalò
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Designato in rappresentanza della FILEF Jan Alexandro Lai
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Designato in rappresentanza dell'Associazione italiana Tutela Migranti e Famiglie Antonino Casu
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Designato rappresertanza della CGIL Maria Eleonora Di Biase
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Designato in rappresentanza della CISL Massima Tedde
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Designato in rappresentanza della UIL. Maria Francesca Ticca
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Segretario Gian Nicola Saba - Funzionario dell'Assessorato del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale.
Con la deliberazione 45/6 del 11.11.2014, inoltre, la Giunta Regionale ha proposto per la nomina dei tre esperti della Consulta regionale per l'emigrazione, ai sensi dell'art. 25 della L.R. 15 gennaio 1991 n. 7 i Sigg.ri: Carlo Manca, Francesco Angelo Siddi, Elio Turis.
Con il Decreto del Presidente della Regione n.443 del 26.11.2014, la Consulta Regionale per l'emigrazione è stata ricostituita nella predetta composizione e si è insediata nella seduta del 1 Dicembre 2014 svoltasi presso l'Assessorato del Lavoro, Formazione Professionale e Sicurezza Sociale. Si resta in attesa di integrare la composizione dell'organismo con gli esperti nominati dal Consiglio Regionale
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione TOCCO in merito alla vertenza in atto alle Fornaci Scanu, con la messa in mobilità di 57 operai degli stabilimenti di Sestu e Guspini. (187)
In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere quali risultati siano emersi in base agli incontri tenuti con le organizzazioni di categoria sullo stato della vertenza, per valutare la possibilità di un immediato intervento di sostegno al settore mediante una serie di misure atte a venire incontro alle difficoltà economiche, attraverso azioni che possano mettere in campo dei vantaggi simili a quelli garantiti dal piano casa, per conoscere se si abbia intenzione di incentivare le produzioni di laterizi a manufatti cementizi prodotti in Sardegna, attraverso leggi mirate, per verificare la possibilità di salvaguardare tutti i posti di lavoro mediante l'apertura di un tavolo di confronto con l'azienda, evitando così la decadenza di una delle società storiche nel settore dei laterizi in Sardegna, per esaminare la possibilità di aprire una vertenza con lo stato per incrociare le esigenze degli enti locali frenati e penalizzati dalle norme sul patto di stabilità in modo da attrarre degli investimenti su opere pubbliche e cantieri occupazionali, così da rilanciare anche il comparto delle costruzioni, per i profili di competenza di questo Assessorato, si rappresenta quanto segue:
1) a fronte dell'avvio della procedura di licenziamento collettivo per n. 57 operai dipendenti dalle unità produttive di Sestu e Guspini, ed all'esito negativo della fase in sede sindacale, è stato attivato in data 2 dicembre scorso presso l'Assessorato scrivente il tavolo di mediazione ai sensi dell'art. 4, comma 7 della legge n. 223/91. Il primo incontro ha registrato posizioni ancora distanti tra impresa ed oo.ss. dei lavoratori, soprattutto in ordine agli aspetti relativi al tempi di ripresa dell'attività produttiva (e perciò alle prospettive di riassunzione delle maestranze che l'impresa intende licenziare), a loro volta strettamente connessi ai tempi di smaltimento dell'attuale produzione invenduta. Un secondo incontro verrà calendarizzato nei prossimi giorni. Si prevede di chiudere comunque la procedura entro il corrente mese di dicembre. Ciò anche al fine di consentire ai lavoratori interessati al licenziamento di usufruire per intero dei periodi di iscrizione nella lista di mobilità previsti dalla citata legge 223, senza incorrere nelle riduzioni che interverranno dal 1 gennaio 2015 a seguito della progressiva eliminazione dell'istituto della mobilità prevista dalla Riforma Fornero. In ordine alla possibilità di salvaguardare tutti i posti di lavoro a rischio, l'azienda al momento ha esaurito tutte le possibilità di accedere ad ammortizzatori sociali di tipo conservativo, che intervengano a sostegno del reddito del lavoratore in costanza di rapporto di lavoro. L'obiettivo nel quale sono impegnate le parti è quello di individuare percorsi e tempistiche condivisi che consentano, alla ripresa della produzione e del mercato, un pronto rientro in attività delle maestranze. in questo quadro, al fine di non disperdere il patrimonio professionale di una azienda storica nel panorama imprenditoriale regionale, l'Assessorato è disponibile a valutare l'attivazione di corsi di formazione - riqualificazione del personale, propedeutici ad un più efficace rientro in attività.
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione LEDDA - AZARA - ARBAU - PERRA sulla grave situazione in cui versano le imprese subappaltatrici della Mazzoni Pietro Spa per i ritardi nei pagamenti dei lavori Telecom in Sardegna. (189)
In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessorato regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere se siano a conoscenza di tale problematica, che da alcuni mesi ha generato una insostenibile situazione, che grava sulle condizioni economico-sociali dei lavoratori di questo comparto; quali provvedimenti intendano adottare al fine di garantire che le scadenze previste dai contratti di appalto vengano rispettate e le competenze maturate dalle ditte appaltatrici regolarmente liquidate, si espone quanto segue.
Per quanto di competenza di questo assessorato, non risulta alcuna vertenza aperta in merito alla situazione dei lavoratori Mazzoni. In data 03/12/2014, infatti, è stato siglato un accordo tra l'azienda e le OO.SS. per la richiesta di CIGS al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, riguardante n. 31 lavoratori dell'unità produttiva di Monastir per il periodo dal 1/12/2014 al 30/11/2015. Pertanto non ci sono ulteriori elementi da fornire né risultano altre richieste pervenute agli uffici.
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione COCCO Daniele Secondo sui problemi causati alle popolazioni del Goceano dai gravi disservizi del Centro servizi per il lavoro (CSL) di Bono. (205)
In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere se sia a conoscenza della grave situazione in cui versa il territorio del Goceano, a causa del mancato funzionamento del CSL di Bono e quali urgenti provvedimenti intenda assumere al fine di garantire il pieno funzionamento del CSL di Bono, garantendo la possibilità di fruire pienamente dei relativi servizi e parità di diritti ai cittadini del Goceano, si rappresenta quanto segue:
per preliminare obbligo di chiarezza, si sottolinea come lo sportello del sistema del servizi per l'impiego operante nel Comune di Bono non sia un Centro Servizi per il Lavoro, ma uno sportello decentrato del Centro Servizi per il Lavoro di Ozieri, a sua volta struttura dipendente dall'Amministrazione provinciale di Sassari.
Detto sportello, attivato proprio in considerazione della disagevole situazione della viabilità locale, ha la funzione di evitare agli utenti del territorio circostante di doversi recare di persona ad Ozieri nella sede del CSL per i più svariati adempimenti, peraltro, sono sempre più frequenti i casi nei quali procedimenti amministrativi, istanze e domande avvengono esclusivamente attraverso procedure telematiche, consentendo agli utenti di evitare spostamenti fisici.
In tale contesto è di indubbia utilità la funzione del CESIL, Centri di inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati, nati con l'obiettivo di diffondere la cultura dell'inclusione sociale dei soggetti svantaggiati, migliorarne le capacità di inserimento professionale e rafforzare i canali di incontro tra domanda e offerta di lavoro, ma che, nel corso degli anni, hanno anche svolto una più generale funzione di supporto a tutti i soggetti in cerca di lavoro anche non appartenenti a fasce deboli. -
Le problematiche relative alla funzionalità di tali strutture ed alle segnalate carenze dei servizi, vanno ricondotte al più generale tema della soppressione delle Province ed alle connesse difficoltà di carattere economico finanziario incontrate da questi soggetti, peraltro, il riordino dei servizi per l'impiego è attualmente oggetto di un profondo ripensamento sia a livello nazionale che regionale.
Il Jobs Act di recente approvazione (Legge n. 183/2014) prevede, infatti, nel quadro del riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, l'istituzione dell'Agenzia Nazionale per l'occupazione, partecipata da Stato e Regioni e nuovi modelli, anche sperimentali, di azione di tali servizi.
Entro i primi mesi del 2015 verrà adottato il relativo Decreto attuativo, in forza del quale tutte le strutture dei servizi per l'impiego verranno riorganizzate, come anche verrà rivista la loro dislocazione sul territorio.
In questo frattempo la Regione Sardegna, anticipando per certi versi la sopra indicata tendenza del Legislatore Statale, ha già dallo scorso anno provveduto a prendere in carico presso l'Agenzia Regionale del lavoro, il personale precario operante presso CSL, CESIL ed Agenzie di sviluppo locale al fianco del personale "storico" proveniente da Ministero del lavoro e Province, stimolando al contempo nuove modalità di servizio, sperimentate con l'avvio del progetto "Garanzia Giovani", che proprio nel territorio in questione ha riscosso particolare successo, con un numero di adesioni e di prese in carico di giovani secondo solo a quello dei CSL del capoluogo di provincia.
È inoltre in fase avanzata di predisposizione un disegno di legge regionale che, in coerenza con gli obiettivi della legislazione nazionale, prevede una revisione della materia, di modo che, già dai prossimi mesi si potranno registrare importanti novità nel segno della valorizzazione di questi importanti servizi.
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione CRISPONI - ARBAU sulla situazione di stasi organizzativa del Centro regionale di formazione professionale di Nuoro. (208)
in relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere se sia a conoscenza della situazione di stallo operativo in cui versa il CRFP di Nuoro, per quale motivo non venga assegnata idonea attività formativa al CRFP coerentemente alla professionalità e alle motivazioni operative degli addetti, se sia prevista negli ambiti delle politiche formative professionali il potenziamento delle attività presso il CRFP di Nuoro, quali siano i motivi di esclusione del CRFP della Sardegna dalla candidatura per l'organizzazione e realizzazione dei corsi di formazione per Operatori Socio Sanitari, si espone quanto segue.
Il Centro di Formazione Professionale di Nuoro ha in fase di svolgimento il corso di "Acconciatore II anno", il quale impegna un tutor e una struttura amministrativa di riferimento (coordinamento, gestione contabile, gestione esami, protocollo, rapporti con le aziende di stage, etc) per un totale di 5 dipendenti.
Alla fine del mese ottobre si è concluso il corso di "Operatore al computer" e sempre nel corso del 2014, si è concluso il corso di "Responsabile della gestione conservazione e valorizzazione e promozione di musei".
Entrambi i due corsi hanno impegnato 2 tutor aggiuntivi, inoltre, parte del personale del CRFP di Nuoro è coinvolto in attività di supporto al Servizio Coordinamento (politiche attive del lavoro, commissioni di esame, etc).
Si precisa che il CRFP di Nuoro, come altri Centri Regionali di Formazione Professionale, è risultato non completamente impiegato nella organizzazione e gestione di nuove attività formative a causa della mancanza di stanziamenti di bilancio 2014; tale mancanza di risorse, da leggere assieme ai tagli apportati dalla stessa manovra finanziaria ai fondi per le spese di funzionamento dei CRFP non ha consentito di programmare piani di formazione per il 2014 e per gli anni successivi, con un parziale coinvolgimento della struttura e relativo alla conclusione delle attività formative precedentemente finanziate.
Occorre evidenziare che per risolvere la situazione dei CRFP, compreso quello di Nuoro, è in corso di definizione da parte della Direzione Generale del Lavoro, una riorganizzazione finalizzata a razionalizzare le risorse dell'Assessorato del Lavoro, adottando un assetto più adeguato nella gestione degli obiettivi politici in tema di lavoro e formazione, attraverso il potenziamento di strutture che sono carenti dal punto di vista organizzativo, l'eliminazione di sovrapposizioni, laddove presenti, nonché l'individuazione di attività che siano maggiormente funzionali agli obiettivi istituzionali dell'Assessorato. In tale direzione troverà spazio per le sedi CRFP, compresa quella di Nuoro, un nuovo assetto organizzativo che impieghi, in termini positivi, di crescita per il personale e di. importanti ricadute sul territorio, tutte le professionalità presenti presso tali strutture. Per esse, considerata la loro dislocazione, emerge quale elemento di vantaggio la territorialità, in quanto candidate strategicamente a diventare gli strumenti operativi per l'attuazione delle politiche per la formazione ed il lavoro.
In tale prospettiva le strutture regionali periferiche, oggi specializzate nel campo della formazione professionale, potranno essere adeguate a supportare l'Assessorato nell'attuazione delle politiche della formazione e del lavoro, in ambiti affini e non meno importanti, quali ad esempio la certificazione delle competenze, i tirocini, il micro credito, i progetti per i giovani, i progetti per i disoccupati. Attività peraltro a cui i CRFP hanno avuto modo, con il proprio personale, già di contribuire nel corso dei recenti due anni passati.
L'attuale quadro legislativo, economico ed organizzativo, impone il perseguimento di obiettivi di efficienza ed di efficacia, poiché la situazione resa sempre più difficile dalla mancanza di risorse (finanziarie ed organizzative) assieme all' emergenza lavoro che affligge la Sardegna, richiedono un veloce ripensamento sul ruolo della formazione professionale pubblica. Ad esempio, attraverso il mantenimento e lo sviluppo, quale competenza per strutture pubbliche che si occupano di formazione professionale, delle funzioni delicate e strategiche di controllo, pianificazione e monitoraggio, razionalizzazione della spesa e con la dismissione, in parte, di quelle attività, come la formazione in house, che oggi collocano i CRFP in una posizione di svantaggio rispetto agli operatori privati (le agenzie formative). Ciò in quanto si ritiene che questi ultimi operatori agiscano più velocemente, non essendo soggetti agli stringenti adempimenti amministrativi della P.A., nell'attuazione di politiche formative e con il risultato positivo di una rapida presentazione al mercato del lavoro di giovani disoccupati formati professionalmente.
In conclusione, si precisa, con riferimento ai quesiti dell'interrogazione di cui all'oggetto che:
a) La situazione è nota ed è oggetto di valutazioni politiche e tecnico organizzative volte a trovare con atti di organizzazione l'assetto dei Servizi dell'Assessorato e delle relative Unità Organizzative maggiormente adeguato alle esigenze delle politiche per il lavoro e la formazione;
b) I CRFP non hanno avuto assegnate attività per la formazione professionale nel 2014, perché la manovra finanziaria per il corrente anno non ha previsto risorse finanziarie per tale linea di attività;
c) È prevista una ripresa dell'attività dei CRFP, non solo lungo la linea di attività della formazione professionale in house, ma anche in ambiti relativi tanto alla formazione professionale affidata all'esterno, ritenuta più efficiente considerate le norme a cui è soggetta la P.A., quanto allo sviluppo di attività affini alla formazione, quali la certificazione delle competenze, i servizi ai giovani e ai disoccupati, assieme alla pianificazione, monitoraggio, controllo della spesa.
d) Per quanto attiene, infine, al mancato coinvolgimento dei C.R.F.P. nell'organizzazione dei corsi OSS, si significa che parte della copertura finanziaria è stata rinvenuta nella Programmazione FSE 2007-2013 da rendicontarsi entro il mese di Ottobre 2015 e pertanto non compatibile con i tempi di spendita dei Centri Regionali di Formazione Professionale.
Testo delle interrogazioni e delle mozioni annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito all'allungamento della stagione venatoria riguardo alla caccia alle specie migratorie (con particolare attenzione al tordo).
Il sottoscritto,
premesso che l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, con il decreto n. 1 del 28 luglio 2014, ha emanato il calendario venatorio per la stagione venatoria 2014-2015, così come deliberato dal Comitato regionale faunistico nella seduta del 25 luglio 2014; il provvedimento in particolare individua: le specie cacciabili e i relativi periodi; le giornate e i limiti orari di caccia; il prelievo massimo, giornaliero e stagionale, delle specie cacciabili;
accertato che, ancora una volta, il varo del calendario venatorio appare restrittivo e penalizzante per il mondo dei cacciatori isolani; in particolare, si ritiene che sia stato limitato il periodo di prelievo relativamente alla selvaggina migratoria, con la battuta al tordo bottaccio che si concluderà l'8 gennaio 2015 ed il tordo sassello consentito sino al 18 gennaio 2015;
rilevato che il provvedimento sembra fortemente anacronistico ed inadeguato rispetto alle esigenze della biodiversità dell'ambiente isolano, visto che nelle regioni con le stesse caratteristiche ambientali e meteorologiche della Sardegna - ad esempio nella vicina Corsica - con peculiarità identiche alla nostra isola rispetto al flusso migratorio, la chiusura della caccia al tordo è fissata per la fi ne di febbraio;
valutato che le associazioni che rappresentano il mondo venatorio - con un ruolo predominante anche nella tutela dell'ambiente e del paesaggio - hanno ribadito più volte la necessità per un prolungamento della stagione venatoria, limitatamente alla selvaggina migratoria (ed al tordo), almeno sino a metà febbraio;
annotato che tale esigenza è stata peraltro espressa anche dal comparto agricolo, che lamenta danni consistenti alle colture olivicole e non solo; inoltre, le situazioni della stagione venatoria non sono uniformi in tutto il territorio dell'Unione europea e, anzi, le condizioni climatiche che influiscono sul comportamento della selvaggina (soprattutto sulla migratoria) sono così differenti che un atto di tutela ambientale validissimo nel nord Europa, sia incomprensibile e qualche volta controproducente nel bacino del Mediterraneo; un motivo in più per tenere conto delle specificità della Sardegna anche nell'ambito venatorio;
dato atto che appare dunque opportuno valutare una revisione dei limiti al calendario venatorio per la stagione 2014/2015, con l'allungamento del periodo di caccia a febbraio, come richiesto dalle associazioni venatorie e agricole;
constatato che l'attività venatoria è considerata in tanti paesi europei anche una rilevante occasione di indotto turistico, con diversi appassionati della disciplina che cercano le situazioni più vantaggiose per la caccia; sembra dunque chiaro che la Sardegna debba porre una maggiore attenzione su un'attività rispettabile e meritevole di una più attenta programmazione che possa concordare con la realtà ambientale e climatica dell'Isola;
assodato che occorre tenere altresì conto del peso esorbitante dei costi per i cacciatori che devono versare un'imposta nelle casse della Regione volta al prelievo venatorio; si consideri inoltre l'apporto economico che i cacciatori danno alla Sardegna - non solo in termini di tasse versate - che si aggira sui 10 milioni di euro, senza contare l'indotto; si pensi che ciascun cacciatore spende per giornata circa 100-150 euro in cartucce, bar, pranzi in agriturismo, nella cura dei cani, oltre all'acquisto dell'abbigliamento e delle strumentazioni necessarie, facendo lavorare le circa 120 armerie presenti nell'Isola; si tratta, dunque, di un patrimonio che va salvaguardato e tenuto nella giusta considerazione;
appreso che l'elaborazione del calendario venatorio è avvenuta seguendo le direttive dell'Ispra, un organismo che nulla ha da spartire con la Sardegna e la sua specialità; sembra quindi arrivato il momento per la Regione di dotarsi di un organismo tecnico-scientifico tutto sardo che possa produrre la documentazione adeguata per poter assumere le decisioni adeguate per il governo, la gestione e lo sviluppo del patrimonio ambientale, della caccia e della fauna, senza più dipendere da organismi esterni;
osservato che il calendario venatorio è stato emanato anche con il voto del Comitato regionale faunistico; il Comitato, in ossequio a quanto stabilito dall'articolo 10 della legge regionale n. 23 del 1998 (Norme per la protezione della fauna selvatica e per l'esercizio della caccia in Sardegna), è uno degli organi preposti al governo della fauna selvatica e all'esercizio venatorio che deve provvedere alla tutela, alla conservazione, al miglioramento sia delle comunità animali sia degli ambienti, e alla gestione dell'esercizio venatorio; l'articolo 11 della legge regionale suddetta stabilisce che il Comitato regionale faunistico deve deliberare sulla formazione del calendario venatorio ed esprimere pareri sugli atti della pianificazione faunistico venatoria; inoltre può formulare proposte: sulla vigilanza venatoria; sulle iniziative volte all'educazione venatoria e naturalistica; sulla protezione dell'ambiente dall'inquinamento e dagli incendi,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente:
1) per sapere in base a quali criteri e/o parametri si è deciso di fermare il prelievo dei tordi il 18 gennaio 2015, viste le particolari condizioni ambientali della Sardegna;
2) per valutare la possibilità di un prolungamento della stagione venatoria - in particolare in merito alle specie migratorie (in primis tordi) - sino a metà febbraio, tenendo conto delle specificità e della biodiversità dell'ambiente isolano, con condizioni simili alla Corsica dove il prelievo di tali specie è consentito sino a fine febbraio;
3) per verificare la possibilità di convocare immediatamente il Comitato regionale faunistico, onde proporre l'allungamento della stagione venatoria e favorire il prelievo delle specie migratorie;
4) per esaminare l'opportunità di istituire un nuovo soggetto tecnico-scientifico tutto sardo che possa studiare le peculiarità climatiche e ambientali dell'ambiente, della fauna e della biodiversità isolane, senza che si possa dipendere da un organismo esterno quale l'Ispra. (239)
Interrogazione Truzzu, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata utilizzazione della nuova strada statale 128 "Variante funzionale Senorbì - Suelli".
Il sottoscritto,
premesso che:
- la strada statale 128, denominata Centrale sarda, riveste una particolare e strategica importanza nei collegamenti della rete viaria della Sardegna centrale, costituendo la più rapida e antica via di collegamento delle zone interne;
- l'attuale tracciato ha subito nel tempo limitate ed esigue opere migliorative restando, sostanzialmente, invariato rispetto alla sua conformazione originaria;
- recentemente, tale arteria stradale è stata oggetto di un importante intervento denominato "Variante funzionale Senorbì-Suelli" che renderà non più obbligatorio l'ingresso nei centri abitati di Suelli e Senorbì, con conseguente riduzione dei tempi di percorrenza da parte degli automobilisti e una maggiore tutela ambientale dei territori interessati in virtù della riduzione delle emissioni potenzialmente inquinanti;
- l'impresa esecutrice presumibilmente ha concluso l'opera oramai da alcuni mesi e, nonostante ciò, il predetto tratto di strada risulta a oggi precluso alla circolazione dei veicoli;
- come appreso nel corso dell'estate 2014 dalle interviste rilasciate ai quotidiani locali dall'Assessore regionale dei lavori pubblici e da alcuni esponenti della maggioranza del Consiglio regionale, l'opera pubblica avrebbe dovuto essere inaugurata dapprima a settembre e poi, con successivo annuncio, entro la fine dell'anno 2014;
considerato che amministratori e cittadini dei comuni attraversati dalla summenzionata arteria, in particolare Trexenta, Sarcidano-Barbagia di Seulo, hanno più volte manifestato, a mezzo stampa e attraverso raccolta di firme, l'urgenza e la necessità di porre fine a questa scandalosa situazione;
ritenuto che l'adeguamento di questa arteria stradale, con l'apertura della cosiddetta "Variante funzionale Senorbì-Suelli", determinerà una sensibile riduzione dei tempi di percorrenza, il miglioramento delle condizioni di sicurezza stradale e potrà, altresì, contribuire a un eventuale rilancio economico e strategico delle zone interne della Sardegna;
tenuto conto che la Giunta regionale con la deliberazione n. 4/35 del 5 febbraio 2014, nell'ambito della proposta regionale della nuova Intesa generale quadro (IGQ), ha indicato l'infrastruttura tra gli interventi di preminente interesse regionale e nazionale,
chiede di interrogare l'Assessore regionale dei lavori pubblici per sapere:
1) se l'impresa esecutrice abbia realmente concluso i lavori;
2) quali siano gli elementi e le ragioni che impediscono l'apertura della cosiddetta "Variante funzionale Senorbì-Suelli";
3) se non ritenga di dover intervenire con urgenza al fine di consentire la rapida apertura al traffico del tratto di strada statale 128 denominato "Variante funzionale Senorbì-Suelli" consentendo, in tal modo, alla popolazione delle zone interne della Sardegna un più celere collegamento con il capoluogo isolano;
4) quando si può ragionevolmente presumere, senza alimentare false e inopportune aspettative, l'apertura al traffico del tratto di strada statale 128 denominato "Variante funzionale Senorbì-Suelli". (240)
Interrogazione Arbau - Azara - Ledda - Perra, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di procedere ad una celere perimetrazione delle zone franche previste dal decreto legislativo n. 75 del 1998 e sull'opportunità di estendere la perimetrazione della zona franca di Cagliari all'area industriale funzionalmente collegata di Sarroch.
I sottoscritti,
premesso che:
- nel Golfo di Cagliari, nello specifico nell'area industriale di Sarroch, insiste l'insediamento industriale più importante dell'Isola, e uno dei più importanti d'Europa e del Mediterraneo, rappresentato dalla raffineria petrolifera della SARAS;
- le ricadute derivanti dalla presenza della raffineria SARAS nella nostra Regione sono molteplici e di segno opposto, visti i pesantissimi costi che il territorio paga sotto il profilo ambientale rispetto ai benefici economico-occupazionali; costi e benefici tipici di una società industriale che vuole beni, servizi e comodità derivanti dalla lavorazione del petrolio, ma che allo stesso tempo vorrebbe che i sacrifici ambientali fossero sempre a carico di altri territori;
- mentre nell'Isola il gruppo SARAS realizza la propria attività di raffinazione petrolifera, una attività industriale ad alto rischio ambientale, ha dislocato, per evidenti e legittime strategie commerciali, i depositi a Cartagena (Spagna) e Arcola (Italia), con la conseguenza che, essendo l'accisa esigibile all'atto della immissione in consumo del prodotto nel territorio dello Stato, la gran parte delle entrate fiscali vengono realizzate fuori dalla Sardegna;
considerato che:
- mentre sembrano tramontate, senza aver prodotto alcun risultato concreto, le questioni e le proposte politiche sulla zona franca integrale, prosegue in sede politica ed istituzionale l'annoso, quanto finora sterile, dibattito sulla istituzione e sulla delimitazione dei punti franchi già previsti nel decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75 (Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna concernenti l'istituzione delle zone franche);
- l'articolo 1 del citato decreto, al comma 1 recita che: "In attuazione dell'articolo 12 dello statuto speciale per la regione Sardegna approvato con legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, e successive modificazioni, sono istituite nella regione zone franche, secondo le disposizioni di cui ai regolamenti CEE n. 2913/1992 (Consiglio) e n. 2454/1993 (Commissione), nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili" e il comma 2 attribuisce alla Regione la competenza a definire la proposta della delimitazione territoriale delle zone franche;
- la previsione del decreto legislativo n. 75 del 1998 legittima in toto l'inserimento nella perimetrazione del punto franco del porto di Cagliari, dell'area industriale della SARAS, ad esso funzionalmente collegata in quanto all'interno della circoscrizione territoriale amministrata dall'Autorità portuale di Cagliari;
sottolineato che:
- dall'inserimento nella zona franca deriverebbero enormi vantaggi fiscali alla più grande raffineria del Mediterraneo;
- tale inserimento deve ovviamente essere subordinato alla sottoscrizione di un accordo tra la Regione e la SARAS che garantisca il trasferimento nell'Isola dei depositi commerciali attualmente siti nel continente ed in Spagna;
- il trasferimento dei depositi e quindi delle attività commerciali conseguenti produrrebbe per la Sardegna entrate rilevanti, stimate in circa un miliardo di euro che oggi la SARAS versa nelle casse delle regioni dove vengono posti in vendita i prodotti petroliferi;
ritenuto che:
- le aree portuali di Arbatax-Tortolì, Porto Torres ed Oristano, che si trovano in posizioni geografiche strategicamente favorevoli per le attività commerciali verso tutti i paesi europei e del bacino mediterraneo, rappresentano le sedi ideali per la realizzazione dei depositi dei prodotti petroliferi della SARAS;
- le nuove entrate, derivate dal trasferimento delle attività di vendita dei prodotti petroliferi, garantirebbero alla Regione la disponibilità di un miliardo all'anno, che potrebbe essere destinato prioritariamente alla riduzione della pressione fiscale sulle imprese, su cui può fondarsi la non più rinviabile ripresa economica ed occupazionale della Sardegna,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio al fine di sapere se non ritengano:
1) necessario procedere con urgenza alla delimitazione delle zone franche previste dal decreto legislativo n. 75 del 1998;
2) altresì opportuno estendere la perimetrazione della zona franca di Cagliari all'area industriale funzionalmente collegata di Sarroch. (241)
Interrogazione Lai, con richiesta di risposta scritta, relativa all'ipotesi di prolungamento della caccia al tordo fino al 31 gennaio 2015.
Il sottoscritto,
premesso che, relativamente alla chiusura della caccia al tordo bottaccio, si ritiene che la scelta di chiuderla l'8 gennaio sia immotivata e penalizzante per la categoria dei cacciatori e per le aziende commerciali del settore, in quanto una giornata di caccia nella nostra Regione ha un costo stimato di circa 1.000.000 di euro;
considerato che:
- la legittimità della chiusura ordinaria del tordo bottaccio al 31 di gennaio, secondo quanto stabilito da una legge dello Stato non ha mai subito in proposito alcuna variazione (articolo 18, comma 2, legge n. 157 del 1992);
- la Costituzione italiana riserva allo Stato la legislazione esclusiva in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema (articolo 117, comma 2, lettera s)) e che giurisprudenza costante della Corte costituzionale ritiene che le disposizioni della legge n. 157 del 1992 concernenti la tutela delle specie oggetto di disciplina siano pertanto riservate alla competenza dello Stato, il rispetto della normativa statale da parte delle regioni, come nel caso della Sardegna, in fase di predisposizione e approvazione dei calendari venatori, fa presumere la coerenza con le normative comunitarie, di cui la legge n. 157 del 1992 che costituisce formale recepimento per lo Stato italiano;
- i Key concepts stabiliscono che la migrazione del bottaccio comincia nella seconda decade di gennaio;
- i dati pubblicati dallo stesso ISPRA, ricatture di soggetti inanellati all'estero, dimostrano l'inizio della migrazione pre nuziale in Sardegna e in Liguria addirittura nella prima decade di febbraio e nell'ultima di gennaio;
- la Guida interpretativa della direttiva n. 79/409/CEE del 2 aprile 1979, oggi modificata dalla direttiva n. 147/2009/CEE del 30 novembre 2009, ai paragrafi 2.7.2 e 2.7.9, stabilisce la tolleranza di una decade di sovrapposizione fra caccia e inizio della migrazione; i paragrafi 2.7.3 e 2.7.10 della Guida alla disciplina della caccia consentono alle regioni degli stati membri di fissare date delle stagioni di caccia differenziate rispetto al dato Key concepts nazionale, quando queste regioni siano in possesso di dati scientifici a supporto che attestino una differenza nell'inizio della migrazione pre nuziale;
valutato che:
- gli studi dell'ex Ufficio regionale della fauna selvatica ci forniscono dati con punte massime di partenza del tordo bottaccio tutto il mese di marzo, così come riportato nei testi di seguito citati: Andreotti, A., L. Bendini, D. Piacentini & F. Spina, [in press]. The role of Italy within the Song ThrushTurdus philomelos migratory system analysed on the basis of ringing-recovery data. Vogelwarte. (dato specifico per la Sardegna III dec di gennaio) per usare il par 2.7.10;
- studi e pubblicazioni scientifiche individuano il mese di gennaio come mese legato a spostamenti erratici in varie direzioni in tutto il bacino del Mediterraneo dovuti a ricerca di aree di alimentazione (I tordi in Italia, ISPRA 2010) e ad arrivi di nuovi contingenti, in area mediterranea, provenienti dai paesi dell'est Europa ("Payevsky VA, Vysotsky VG, Shapoval AP (2004) Demography and spatial distribution during migrations of hunting thrushes. ZoolJourn 83:342-354") e questo a sostegno della tesi che possono esistere scostamenti interannuali nella fenologia della specie;
preso atto che:
- nei dati forniti dall'ISPRA nella pubblicazione "Spina F. & Volponi S., 2008 - Atlante della Migrazione degli Uccelli in Italia. 2. Passeriformi. Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Tipografia SCR Roma", si afferma: "La massima parte delle catture si riferisce alla migrazione autunnale, che ha luogo tra fine settembre e fine novembre, mentre il passo di ritorno, numericamente ben più modesto per quanto concerne i dati di inanellamento, ha luogo a partire da febbraio, come suggerito anche dall'andamento dell'indice d'abbondanza"; inoltre la tabella evidenzia in modo chiaro l'inizio della migrazione pre nuziale dopo la prima decade di febbraio e l'inizio della migrazione autunnale a fine agosto;
- la bibliografia citata nella "Relazione tecnico-scientifica sull'individuazione delle decadi riferite all'Italia nel documento "Key concepts of article 7(4) of directive 79/409/EEC" a cura di Andreotti A., Serra L., Spina F. INFS 2004; nei sedici lavori citati alle pag. 42-45, tratti dalla letteratura venatoria italiana, in tre lavori viene individuato l'inizio della migrazione pre nuziale nella fine del mese di gennaio, mentre in tredici lavori la migrazione pre nuziale viene collocata a partire dal mese di febbraio;
- nei dati riportati nella pubblicazione "Brichetti P. & Fracasso G., 2008 Ornitologia italiana vol. 5 turdidae-cisticolidae oasi Alberto Perdisa editore Bologna", un'analisi delle catture e delle ricatture a livello nazionale (Macchio e al. 1999, Licheri e Spina 2002, 2005) porta gli autori ad affermare: "Movimenti tra metà settembre-novembre (max. fine settembre - inizio novembre picchi prima - seconda decade di ottobre), con anticipi da metà agosto e ritardi fino a metà dicembre, e tra metà febbraio - aprile (max. marzo - metà aprile), con anticipi da inizio febbraio e ritardi fino a inizio maggio";
- i dati forniti dall'INFS (ora ISPRA) nella pubblicazione "Atlante della distribuzione geografica e stagionale degli uccelli inanellati in Italia negli anni 1980-1994. Biologia e conservazione della fauna, volume 103, 1999", evidenziano, come riportato nel testo, che "il passo di ritorno ha luogo a partire dal mese di febbraio",
chiede di interrogare l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per conoscere:
1) quali siano le motivazioni che hanno indotto la chiusura della caccia al tordo bottaccio l'8 gennaio;
2) quali azioni intenda intraprendere per consentire il prolungamento della caccia al tordo;
3) a quanto ammontino gli introiti derivanti dalle tasse sulla concessione regionale in materia di caccia e come vengano programmate e spese, considerando che parte di esse dovrebbero essere impegnate per finanziare le province per i piani di miglioramento ambientale tesi a favorire la riproduzione naturale della fauna selvatica;
4) quali iniziative si vogliano avviare per consentire di avere un dibattito franco, sereno e proficuo perché in Sardegna si arrivi a una norma condivisa e seria che consenta di avere regole certe e chiare fin dal giorno del pagamento della tassa sulla concessione regionale in materia di caccia. (242)
Interrogazione Rubiu, con richiesta di risposta scritta, in merito alle iniziative promosse dalla Regione relative alla partecipazione all'Expo 2015.
Il sottoscritto,
premesso che gli scorsi giorni è stata presentata una partnership tra Confapi Sardegna - l'associazione che raggruppa le piccole e medie industrie isolane - e Ablativ, con un progetto denominato "SardiniaExpo2015", finalizzato alla prossima partecipazione delle imprese sarde all'Esposizione universale, in programma a Milano dal prossimo 1° maggio al 31 ottobre 2015;
accertato che l'associazione delle piccole imprese ha messo in piedi, per tale evento, un magazine doppio - cartaceo e multimediale - una app per smartphone e un portale web: attraverso questi strumenti verrà condotta la campagna di comunicazione ideata in vista del progetto, dedicata alle aziende sarde in vista dell'Esposizione universale per Confapi Sardegna; sarà un'occasione imperdibile per mostrare ai visitatori della rassegna internazionale, le bellezze del territorio isolano attraverso i media sopra citati, oltre che offrire loro l'opportunità di unire il percorso turistico tra le principali attrazioni della Sardegna ed i prodotti della filiera agro-alimentare; un viaggio informativo che si coniuga con il tema della rassegna in questione "Nutrire il pianeta, energia per la vita"; una vetrina concepita per rendere immagini, suoni e descrizioni dei luoghi e dei prodotti, i veri protagonisti ed in questi, sono racchiusi i tesori della Sardegna pronti per essere assaporati da tutti i visitatori dell'Expo;
rilevato che è evidente la volontà di confrontarsi con altre realtà internazionali da parte delle imprese sarde; l'internazionalizzazione, in un contesto di forte crisi, potrebbe rappresentare la salvezza per tante aziende; attraverso il progetto SardiniaExpo si propone agli imprenditori sardi la possibilità di promuoversi fuori dall'Isola in una piattaforma mondiale, durante un evento di grandissima importanza; sinora hanno aderito al piano quaranta imprese; secondo le previsioni saranno coinvolti duecento operatori, tra cui numerosi provenienti dal Sulcis Iglesiente;
valutato che con deliberazione n. 23/10 del 25 giugno 2014 la Regione ha provveduto a stilare l'atto di indirizzo, con le strategie finalizzate alla partecipazione ad Expo 2015, richiamando peraltro le deliberazioni n. 18/39 del 23 aprile 2013 e n. 5/57 dell'11 febbraio 2014, con le quali è stato avviato e definito il percorso per la partecipazione della Sardegna al suddetto evento, individuava l'Agenzia regionale Sardegna Promozione quale soggetto preposto all'attivazione delle necessarie procedure di promozione unitaria, coordinata ed integrata legate alla stessa partecipazione; nel documento, peraltro, si ricorda che l'appuntamento è una straordinaria occasione per presentare la Sardegna al resto del mondo quale destinazione turistica, per l'export delle produzioni tipiche di qualità, per una ampia valorizzazione delle eccellenze ambientali, culturali ed identitarie;
atteso che l'Agenzia Sardegna Promozione aveva peraltro proceduto ad attuare una programmazione degli interventi articolata in tre distinte fasi: una prima fase propedeutica (conclusa ad aprile 2014) che ha consentito di perfezionare i rapporti con gli organizzatori della manifestazione e di coordinare un tavolo di partenariato fra i principali soggetti interessati alla partecipazione; una seconda fase di progettazione esecutiva di una serie di attività propedeutiche alla partecipazione; una terza fase che prevede la partecipazione in senso stretto a Expo 2015, durante i sei mesi dell'evento all'interno del sito espositivo e alle attività collaterali; si apprende peraltro che era stato costituito un tavolo di partenariato che comprendeva, tra gli altri enti, anche Confapi Sardegna oltre alle associazioni di categoria agricole ed imprenditoriali;
dato atto che con le deliberazioni n. 21/35 del 13 giugno 2014 e n. 32/15 del 7 agosto 2014 si è deciso di sopprimere l'Agenzia governativa regionale Sardegna Promozione e che con successivi decreti presidenziali - n. 68 del 18 giugno 2014 e n. 100 dell'8 agosto 2014 - si è provveduto alla nomina di un commissario per la suddetta agenzia; nel frattempo pare che si sia fermato il processo organizzativo in merito a Expo 2015, con un evidente rallentamento inconcepibile per la programmazione delle tante aziende sarde che intendono partecipare all'importante rassegna universale; non si conoscono più le intenzioni vere della Regione su dettagli e organizzazione che si stanno mettendo in campo per favorire il business delle aziende sarde; emerge una confusione totale ed una incertezza spaventosa sulle strategie da adottare per promuovere la Sardegna, soprattutto dal punto di vista turistico, delle tradizioni e dei costumi enogastronomici, un concetto che ben si coniugherebbe con il tema dell'Esposizione;
constatato che è stata approvata la deliberazione n. 43/18 del 28 ottobre 2014 che, mediante il POR FESR Sardegna 2007 - 2013 - Asse VI, "Competitività", "Azioni di sistema e supporto all'internazionalizzazione delle imprese", assegna 800 mila euro per favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese sarde all'Expo 2015; il contributo sarà concesso in regime "de minimis", per le imprese di consulenza che saranno tenute a fornire informazioni su eventuali altri aiuti ricevuti in tale forma nei due esercizi finanziari precedenti e nell'esercizio finanziario in corso, in modo da garantire il rispetto del regolamento UE in materia; le agevolazioni concesse non potranno inoltre essere cumulate con altri aiuti di Stato;
sottolineato il blocco totale della Regione in merito alla partecipazione all'Expo, un gruppo considerevole di piccole e medie imprese sarde ha quindi predisposto il già esposto progetto "SardiniaExpo 2015", che consente così di recitare un ruolo da protagonisti durante l'evento, con una totale immersione dei visitatori nel territorio isolano, anche attraverso le più avanzate tecnologie in uso alle aziende; non è un caso che il piano sia identificato anche con un logo che richiama "Sardegna, l'isola che c'è", in contraddizione all'istituzione regionale che pare non essere partecipe a queste iniziative che partono dal basso, direttamente dagli imprenditori che stentano a comprendere le lungaggini burocratiche per una adeguata rappresentazione della Sardegna ad un evento di portata mondiale;
appreso che la Regione appare incapace di pianificare strategie di marketing turistico e commerciale, come accadde anche in occasione della recente edizione de "L'Artigiano in fiera", che si è tenuta negli stand fieristici di Milano a Rho dal 29 novembre all'8 dicembre 2014, in cui le nostre rappresentanze non hanno avuto supporto e non erano adeguatamente organizzate per l'evento;
osservato che in base a quanto esposto, appare chiaro che la Regione stia dimostrando una evidente incapacità organizzativa in merito alla preparazione dell'Expo 2015, con una poca disponibilità al coinvolgimento delle imprese ed una scarsa attitudine ad una sinergia con l'universo degli imprenditori artigianali e turistici oltreché dei servizi a finalità turistica;
rimarcato che i tempi per la partecipazione alla rassegna espositiva sono strettissimi per la programmazione imprenditoriale, e dunque è opportuno che la Regione faccia chiarezza, una volta per tutte, sulla strategia da mettere in campo per la partecipazione all'evento,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio per:
1) sapere se il percorso adottato in base alla deliberazione n. 23/10 del 25 giugno 2014 sia ancora da tenere in considerazione, vista la seguente soppressione dell'Agenzia Sardegna Promozione;
2) conoscere quante imprese e aziende dei diversi settori abbiano aderito al progetto messo in atto dalla Regione;
3) comprendere il budget destinato per la partecipazione ad Expo 2015 ed i tempi di partecipazione della Regione all'Esposizione universale;
4) verificare la possibilità di una rimodulazione immediata del progetto, con un coinvolgimento vero ed attivo delle aziende, anche ricomprendendo il programma attuato da Confapi ed Ablativ, per un'adeguata partecipazione all'evento;
5) esaminare un nuovo soggetto in grado di portare avanti il ruolo di Sardegna Promozione, che si era rivelato un valido strumento di promozione del marchio Sardegna e dei brand legati all'Isola, con il coinvolgimento delle aziende sul territorio. (243)
Interrogazione Comandini - Cozzolino - Deriu - Forma - Manca Gavino - Pinna Rossella - Sabatini - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sul mancato finanziamento, per l'anno 2014, della legge regionale 18 novembre 1986, n. 64, riguardante le associazioni bandistiche, corali e folcloristiche dell'intera Sardegna.
I sottoscritti,
premesso che:
- la legge regionale 18 novembre 1986, n. 64 ha come finalità quella di sostenere le attività delle associazioni dei complessi musicali bandistici, dei gruppi strumentali di musica sarda, dei gruppi corali polifonici nonché dei gruppi folcloristici isolani, con l'obiettivo di riconoscere la funzione di promozione sociale e culturale della musica popolare e tradizionale sarda e contribuire alla sua diffusione nel territorio regionale;
- queste associazioni svolgono la propria attività gratuitamente e rappresentano, per le comunità locali, importanti sedi di incontro dove ricoprono un importante ruolo sociale, culturale ed educativo all'interno del territorio e di rafforzamento e consolidamento di aggregazione sociale, valorizzando adeguatamente un elemento fondamentale del patrimonio culturale immateriale della Sardegna; con l'organizzazione di festival e rassegne rappresentano un importante volano, sia in campo turistico che occupazionale, inserendo, inoltre, la Sardegna in un'importante vetrina internazionale;
- per l'anno 2014 sono pervenute 544 istanze di contributo, tra bande musicali, cori polifonici e gruppi folcloristici, per una richiesta complessiva di euro 7.200.000;
- nella legge finanziaria 2014 era presente la somma di 660.000 euro per sostenere gli interventi previsti dalla legge regionale n. 64 del 1986 pertanto, disponibili a essere impegnati entro il 31 dicembre 2014;
considerato che, seppur insufficienti, lo stanziamento rappresentava per le associazioni un incentivo per le attività programmate;
preso atto che, al 31 dicembre 2014, non è stato presentato dall'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport il piano di ripartizione delle risorse previste in bilancio,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per:
1) conoscere le motivazione che hanno portato al mancato finanziamento, per l'anno 2014, della legge regionale n. 64 del 1986, punto di riferimento per le numerose Associazioni e quindi per tantissimi giovani;
2) sapere quali provvedimenti intendano intraprendere per il futuro, al fine di ovviare al disagio che il mancato finanziamento ha provocato;
3) sapere se non si ritenga opportuno, dal momento che si sta predisponendo la manovra finanziaria per il 2015, di recuperare le risorse destinate e non utilizzate nell'anno 2014 ed eventualmente incrementarle per evitare il ripetersi di questa situazione. (244)
Interrogazione Arbau - Ledda - Azara - Perra, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di approvvigionare la Diga Maccheronis per il funzionamento delle aziende agricole e soddisfare le necessità delle abitazioni.
I sottoscritti,
premesso che:
- l'intera Baronia è in ginocchio a causa delle scarse precipitazioni avvenute negli ultimi tempi;
- nell'invaso del Maccheronis, ci sono meno di due milioni di metri cubi d'acqua appena sufficienti a garantire un utilizzo, per le campagne e per le abitazioni, solo per alcuni mesi;
- gli imprenditori agricoli, i piccoli coltivatori e gli allevatori sono quindi costretti a ricorrere alle autobotti e bidoni, utilizzando spesso mezzi di fortuna per approvvigionare case e bestiame;
- diversi titolari e rappresentanti di categoria si sono già recati in comune a presentare le loro lamentele e sollecitare provvedimenti perché la situazione è ormai al collasso;
considerato che:
- le amministrazioni comunali hanno dichiarato lo stato di calamità naturale informando la Regione della drammatica situazione venutasi a creare in tutto il territorio per la mancanza d'acqua;
- il Consorzio di bonifica della Sardegna centrale ha comunicato il raggiungimento del livello d'emergenza disponendo, quindi, la chiusura dei rubinetti aziendali e dirottando l'acqua solo per scopi civili verso i potabilizzatori di Abbanoa;
valutato che:
- sono a secco i rubinetti delle aziende agricole della piana che va da Siniscola a San Teodoro, con le restrizioni che dovrebbero continuare sino a quando la situazione non tornerà alla normalità, con il riempimento dell'invaso;
- sottolineato che i sindaci della Baronia si sono rivolti alla Protezione civile per un intervento, attraverso l'approvvigionamento di acqua con autobotti per le situazioni più estreme, che riguardano aziende agricole e numerose case coloniche prive totalmente;
- rilevato che la Protezione civile ha dichiarato la propria estraneità agli interventi richiesti;
- evidenziato che la situazione ha raggiunto un livello di emergenza non più sostenibile, a causa del perdurare della siccità,
chiede di interrogare l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere se:
1) non ritengano opportuno un intervento urgente ed improcrastinabile, al fine di individuare adeguate soluzioni a questo grave disagio;
2) quali sono i soggetti istituzionali deputati ad un approvvigionamento straordinario per quei territori colpiti con maggiore recrudescenza da tale calamità. (245)
Interrogazione Truzzu, con richiesta di risposta scritta, sull'attuazione della deliberazione della Giunta regionale n. 49/22 del 9 dicembre 2014 concernente Direttive per il rilascio delle concessioni demaniali marittime nel Golfo di Olbia.
Il sottoscritto,
- ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1965, n. 1627, sono conferite all'Amministrazione regionale le funzioni amministrative concernenti le concessioni di pesca nel demanio marittimo e nel mare territoriale, previo parere favorevole da parte della competente autorità statale;
- sulla base delle disposizioni di cui al comma 18, dell'articolo15 della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (legge finanziaria 2007) sono state attribuite all'Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale le funzioni in materia di pesca a acquacoltura, tra cui le competenze per l'adozione dei provvedimenti concernenti le concessioni di specchi acquei nel demanio marittimo e nel mare territoriale a favore di operatori esercenti in forma imprenditoriale attività di molluschicoltura;
- con la deliberazione n. 48/51 del 1° dicembre 2011, la Giunta regionale ha disposto che il rilascio delle concessioni demaniali per attività di molluschicoltura sia avviato dal servizio competente tramite bandi che abbiano a oggetto le aree già classificate ai fini della produzione e della stabulazione dei molluschi bivalvi vivi ai sensi del regolamento (CE) n. 854/2004 del 29 aprile 2004;
- con successiva deliberazione della Giunta Regionale n. 5/43 dell'11 febbraio 2014 è stato altresì disposto, nello specifico, che gli indirizzi per l'avvio delle procedure per il rilascio delle nuove concessioni per attività di mitilicoltura nel Golfo di Olbia tengano conto delle esigenze rappresentate dagli operatori del settore e dell'esigenza di riassetto delle concessioni all'interno del Golfo di Olbia, nel rispetto dei diversi interessi e competenze concorrenti secondo il parere preliminare dell'autorità portuale;
considerato che:
- le concessioni di specchi acquei ai fini di pesca e acquacoltura nel mare territoriale del Golfo interno di Olbia, già in essere alla data del 29 dicembre 2008, in virtù delle leggi regionali n. 29 del 2012, n. 40 del 2013 e n. 14 del 2014 sono efficaci sino al 31 dicembre 2014 e, pertanto, con la deliberazione di Giunta regionale n. 49/22 del 9 dicembre 2014 si è provveduto a individuare le direttive per il rilascio delle concessioni demaniali marittime;
- come riportato anche dalla deliberazione della Giunta regionale n. 49/22 le concessioni demaniali marittime sarebbero dovute essere assentite mediante procedura a evidenza pubblica, secondo i principi comunitari di libera concorrenza, di trasparenza e di parità di trattamento, entro il 31 dicembre 2014;
visto che:
- dalla deliberazione si evince che la Giunta regionale intende dare avvio a un piano di riassetto delle concessioni all'interno del Golfo di Olbia, che consenta, nello specifico, il riordino delle concessioni in parola, nel rispetto dei diversi interessi e competenze concorrenti, fatti salvi i limiti derivanti dalle esigenze connesse alla sicurezza della navigazione e dal parere dell'Autorità portuale;
- a tale fine l'Amministrazione regionale si propone di riorganizzare le concessioni relative al settore della molluschicoltura e consentire una precisa e razionale gestione delle aree adibite a tale attività nel Golfo di Olbia;
appurato che:
- la deliberazione della Giunta regionale n. 49/22 si propone di raggiungere tale finalità da un lato assicurando una durata della concessione pari a 15 anni, anche al fine di favorire gli opportuni investimenti, e dall'altro attraverso la concessione dell'area complessivamente considerata, al fine di consentire una gestione unitaria da parte di un unico concessionario;
- la Giunta regionale ritiene che la carenza di una gestione unitaria delle attività, con conseguente eventuale parcellizzazione delle concessioni degli specchi acquei, può costituire un limite alla migliore utilizzazione degli stessi e alla valorizzazione produttiva;
considerato che:
- il rispetto dei principi comunitari di libera concorrenza, di trasparenza e di parità di trattamento, richiamati dalla deliberazione della Giunta regionale n. 49/22 sembrano confliggere con la concessione dell'area complessivamente considerata a un unico concessionario, in quanto emergerebbe una condizione di sostanziale monopolio;
- dall'allegato 2 della deliberazione della Giunta regionale n. 49/22 si evince che l'interno del Golfo di Olbia è stato suddiviso in 6 aree, a ognuna delle quali corrisponde uno specchio acqueo perimetrato;
- nelle stesse aree, nel mare libero e nei corridoi di separazione fra un vivaio di cozze e l'altro, da sempre centinaia di persone, munite di licenza regionale, esercitano l'attività di pesca a rete e non, e tanti altre praticano, nel rispetto del quantitativo di pescato (massimo 5 kg), l'attività di pesca amatoriale e sportiva;
- il Consiglio regionale della Sardegna, in data 18 giugno 2014 ha approvato l'ordine del giorno n. 10 sull'opportunità, ai sensi del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, così come modificato dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, di favorire l'accesso delle piccole-medie imprese al sistema degli appalti pubblici;
- tale ordine del giorno, approvato all'unanimità, richiamava la piena applicazione dell'articolo 2 del codice degli appalti, che prevede che le stazioni appaltanti devono, ove possibile ed economicamente conveniente, suddividere gli appalti in lotti funzionali, stabilendo, inoltre, che nella determinazione a contrarre le stazioni appaltanti indichino la motivazione circa la mancata suddivisione dell'appalto in lotti; lo stesso ordine del giorno n. 10, nel dispositivo, impegna la Giunta regionale:
1) a favorire l'accesso delle piccole-medie imprese al sistema degli appalti pubblici, ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 2006, così come modificato dalla legge n. 98 del 2013;
2) a inviare apposita comunicazione ai direttori generali degli assessorati della Regione, nonché ai direttori generali di tutte le società, agenzie, aziende ed enti controllati dalla Regione, affinché prendano in considerazione le indicazioni contenute nella legge n. 98 del 2013 per rilanciare l'economia e attribuire la giusta importanza a tutti gli operatori economici, piccoli compresi e, in ogni caso, affinché indichino nei futuri bandi le ragioni che hanno determinato la gestione unitaria;
3) a predisporre apposite iniziative informative indirizzate a tutte le stazioni appaltanti operanti nell'Isola nel comparto degli enti locali;
- il sistema degli appalti a lotti funzionali consente di avere un maggiore controllo sul dilagante fenomeno corruttivo, attraverso una maggiore trasparenza sulle compagini sociali e sulle condizioni di lavoro delle imprese che operano localmente;
constatato che:
- la stessa Giunta regionale, con la deliberazione n. 49/22, è dell'opinione che le concessioni di aree demaniali devono essere trattate come veri e propri appalti, poiché con la concessione di area demaniale marittima si fornisce un'occasione di guadagno a soggetti operanti sul mercato, tale da imporre una procedura competitiva ispirata ai ricordati principi di trasparenza e non discriminazione;
- le aree interessate dal futuro bando sarebbero a esclusivo utilizzo del socio assegnatario e vincitore, escludendo quindi anche gli appassionati sportivi e hobbisti o operatori di arsellicoltura, anguille, triglie, cefali, orate, sparlotti, saraghetti, spigole, seppie, calamari, ghiozzi e altri tipi di pescato,
chiede di interrogare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere se:
1) in considerazione del giro d'affari e del forte interesse economico per la produzione e commercializzazione delle rinomate "Cozze di Olbia", non vi sia il rischio che un intero comparto, una importante risorsa economica del territorio, che fino a oggi ha garantito occupazione e reddito a centinaia di famiglie, attirando gli appetiti di soggetti nazionali e internazionali, possa essere posta in mano a soggetti economici insensibili ai legittimi interessi dei Sardi;
2) nella predisposizione dell'avviso di concessione dell'area del Golfo di Olbia, si stia tenendo conto della volontà espressa, in maniera unitaria dal Consiglio regionale della Sardegna, per tutelare i piccoli e medi produttori con la suddivisione in lotti funzionali degli appalti e quindi anche delle concessioni;
3) ritenga che, per non permettere l'instaurarsi di un monopolio di fatto e non incorrere in infrazione della normativa comunitaria, non sia opportuno mettere a bando le concessioni almeno per ognuno degli specchi acquei, garantendo così la massima trasparenza, concorrenza e partecipazione, impedendo che un unico concessionario concorra all'ottenimento di più appezzamenti di mare;
4) e come si vogliono garantire le centinaia di persone, munite di licenza regionale, che esercitano l'attività di pesca a rete e non, e le tante altre che praticano, nel rispetto del quantitativo di pescato (massimo 5 kg), l'attività di pesca amatoriale e sportiva all'interno del Golfo di Olbia, e che a volte trovano, in quel mare, sostentamento per le proprie famiglie. (246)
Interrogazione Solinas Christian, con richiesta di risposta scritta, sull'osservanza delle disposizioni relative al riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni del comparto regionale nonché di contenimento della spesa di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 48/23 dell'11 dicembre 2012.
Il sottoscritto,
premesso che:
- in data 20 aprile 2013 è entrato in vigore il decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, recante il "riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni";
- ai sensi dell'articolo 11 di detto decreto legislativo n. 33 del 2013 "per "pubbliche amministrazioni" si intendono tutte le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ivi comprese le autorità amministrative indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione" ed alla medesima disciplina sono assoggettati gli "enti di diritto pubblico non territoriali nazionali, regionali o locali, comunque denominati, istituiti, vigilati, finanziati dalla pubblica amministrazione che conferisce l'incarico, ovvero i cui amministratori siano da questa nominati" nonché "limitatamente all'attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o dell'Unione europea" gli "enti di diritto privato in controllo pubblico, ossia alle società e agli altri enti di diritto privato che esercitano funzioni amministrative, attività di produzione di beni e servizi a favore delle amministrazioni pubbliche o di gestione di servizi pubblici, sottoposti a controllo ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile da parte di pubbliche amministrazioni, oppure agli enti nei quali siano riconosciuti alle pubbliche amministrazioni, anche in assenza di una partecipazione azionaria, poteri di nomina dei vertici o dei componenti degli organi";
- giusta la normativa in argomento, risultano al momento cogenti obblighi di pubblicazione:
a) concernenti l'organizzazione delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento ai dati relativi:
1. agli organi di indirizzo politico e di amministrazione e gestione, con l'indicazione delle rispettive competenze;
2. all'articolazione degli uffici, le competenze e le risorse a disposizione di ciascun ufficio, anche di livello dirigenziale non generale, i nomi dei dirigenti responsabili dei singoli uffici;
3. all'illustrazione in forma semplificata, ai fini della piena accessibilità e comprensibilità dei dati, dell'organizzazione dell'Amministrazione, mediante l'organigramma o analoghe rappresentazioni grafiche;
4. all'elenco dei numeri di telefono nonché delle caselle di posta elettronica istituzionali e delle caselle di posta elettronica certificata dedicate, cui il cittadino possa rivolgersi per qualsiasi richiesta inerente i compiti istituzionali;
b) concernenti i titolari di incarichi politici, di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri di indirizzo politico, di livello statale regionale e locale, con riferimento ai seguenti documenti ed informazioni:
1. l'atto di nomina o di proclamazione, con l'indicazione della durata dell'incarico o del mandato elettivo;
2. il curriculum;
3. i compensi di qualsiasi natura connessi all'assunzione della carica; gli importi di viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici;
4. i dati relativi all'assunzione di altre cariche, presso enti pubblici o privati, ed i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti;
5. gli altri eventuali incarichi con oneri a carico della finanza pubblica e l'indicazione dei compensi spettanti;
6. le dichiarazioni di cui all'articolo 2 della legge 5 luglio 1982, n. 441, nonché le attestazioni e dichiarazioni di cui agli articoli 3 e 4 della medesima legge, come modificata dal presente decreto, limitatamente al soggetto, al coniuge non separato e ai parenti entro il secondo grado, ove gli stessi vi consentano. Viene in ogni caso data evidenza al mancato consenso. Alle informazioni di cui alla presente lettera concernenti soggetti diversi dal titolare dell'organo di indirizzo politico non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 7;
c) concernenti i titolari di incarichi amministrativi di vertice e di incarichi dirigenziali, a qualsiasi titolo conferiti, nonché di collaborazione o consulenza, con riferimento ai seguenti documenti ed informazioni:
1. gli estremi dell'atto di conferimento dell'incarico;
2. il curriculum vitae;
3. i dati relativi allo svolgimento di incarichi o la titolarità di cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dalla pubblica amministrazione o lo svolgimento di attività professionali;
4. i compensi, comunque denominati, relativi al rapporto di lavoro, di consulenza o di collaborazione, con specifica evidenza delle eventuali componenti variabili o legate alla valutazione del risultato;
- sono altresì previsti specifici obblighi di pubblicazione concernenti:
a) la dotazione organica e il costo del personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato e non a tempo indeterminato;
b) gli atti di concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi e attribuzione di vantaggi economici a persone fisiche ed enti pubblici e privati;
c) il bilancio preventivo e consuntivo e il Piano degli indicatori e risultati attesi di bilancio, nonché dei dati concernenti il monitoraggio degli obiettivi;
d) concernenti i contratti pubblici di lavori, servizi e forniture;
- è infine disposto l'aggiornamento, ogni sei mesi, in distinte partizioni della sezione "Amministrazione trasparente", degli elenchi dei provvedimenti adottati dagli organi di indirizzo politico e dai dirigenti, con particolare riferimento ai provvedimenti finali dei procedimenti di:
a) autorizzazione o concessione;
b) scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento alla modalità di selezione prescelta ai sensi del codice dei contratti pubblici, relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163;
c) concorsi e prove selettive per l'assunzione del personale e progressioni di carriera di cui all'articolo 24 del decreto legislativo n. 150 del 2009;
d) accordi stipulati dall'amministrazione con soggetti privati o con altre amministrazioni pubbliche.
- il capo VI del decreto legislativo de quo disciplina il regime di vigilanza sull'attuazione di tali disposizioni e le relative sanzioni, diversificandole in sanzioni disciplinari, sanzioni per responsabilità dirigenziale, sanzioni amministrative, sanzioni di pubblicazione e sanzioni a carico di enti od organismi;
- in particolare, l'articolo 22 dell'anzidetto decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, stabilisce che "nel caso di mancata o incompleta pubblicazione dei dati relativi agli enti di cui al comma 1, è vietata l'erogazione in loro favore di somme a qualsivoglia titolo da parte dell'amministrazione interessata";
considerato che:
- per quanto attiene inoltre alle spese per il personale, con deliberazione n. 48/23 dell'11 dicembre 2012, la Giunta regionale, adeguandosi agli indirizzi legislativi di contenimento della spesa e al regime limitativo delle assunzioni, ha previsto che "non possono essere stipulati contratti di servizio con soggetti privati che si configurino come elusivi della disposizione";
- sono giunte allo scrivente alcune segnalazioni circa la presunta mancata osservanza delle sopra richiamate norme in materia di trasparenza, accesso civico e contenimento della spesa, con particolare riferimento ad enti, agenzie e società a totale partecipazione pubblica poste sotto il diretto controllo degli Assessorati della difesa dell'ambiente, dell'industria, dei lavori pubblici e del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale,
chiede di interrogare il Presidente della Regione ed i competenti Assessori della difesa dell'ambiente, dell'industria, dei lavori pubblici e del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, al fine di sapere:
1) se corrisponda al vero che alcuni enti, agenzie e società a totale partecipazione pubblica poste sotto il diretto controllo degli Assessorati della difesa dell'ambiente, dell'industria, dei lavori pubblici e del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, non osservino le disposizioni relative al riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni del comparto regionale nonché di contenimento della spesa di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 48/23 dell'11 dicembre 2012;
2) se, in particolare, i siti istituzionali di tali enti, agenzie e/o società partecipate siano sprovvisti della prescritta sezione accessibile di "amministrazione trasparente" con tutti i relativi contenuti obbligatori ovvero non provvedano al loro tempestivo aggiornamento;
3) se corrisponda al vero che gli anzidetti enti, agenzie e/o società partecipate abbiano assunto successivamente alla richiamata deliberazione della Giunta regionale n. 48/23 dell'11 dicembre 2012 personale interinale nel corso dell'esercizio 2014;
4) in caso di risposta affermativa al precedente quesito, quali enti, agenzie e/o società partecipate abbiano fatto ricorso ad assunzioni di personale a tempo non determinato ovvero a personale interinale e, per ciascuna, a quante e quali figure abbia fatto ricorso e se abbia preventivamente acquisito il parere del competente Assessorato;
5) se siano a conoscenza del fatto che, seppur fiscalmente inquadrabile come prestazione di servizi, la fornitura di personale è comunque soggetta ai ben noti vincoli sul contenimento della spesa pubblica;
6) se, in conformità, all'articolo 22 del più volte richiamato decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, a tenore del quale "nel caso di mancata o incompleta pubblicazione dei dati relativi agli enti di cui al comma 1, è vietata l'erogazione in loro favore di somme a qualsivoglia titolo da parte dell'amministrazione interessata" gli Assessorati competenti abbiano sospeso l'erogazione di fondi agli enti, agenzie e/o società partecipate eventualmente inadempienti;
7) se, nel caso di riscontate violazioni abbiano applicato o intendano applicare le sanzioni di cui al capo VI del decreto legislativo de quo. (247)
Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, sull'ipotesi di chiusura dei distaccamenti Polstrada di Ozieri, Fonni, Orosei e Ottana.
I sottoscritti,
premesso che, da qualche settimana, circola con sempre più insistenza la notizia, peraltro confermata dal sindacato di polizia Consap, della imminente chiusura del distaccamento di Polizia stradale e ferroviaria di Ozieri;
premesso, altresì, che la soppressione dei due importanti presidi di polizia rientrerebbe nel quadro degli interventi previsti dal piano nazionale di riordino delle forze di polizia, così come confermato in occasione dell'incontro tenutosi qualche giorno fa presso il Ministero degli interni tra il vice capo della polizia vicario Alessandro Marangoni e i sindacati;
rilevato che tale decisione stride con le esigenze di risparmio e miglioramento dell'efficienza poste alla base delle motivazioni del provvedimento di soppressione, in considerazione che la Polstrada di Ozieri, per la strategica posizione logistica baricentrica nel territorio del nord Sardegna, ha potuto effettuare solo nel triennio 2011-2014 una attenta ed efficace attività di controllo attraverso 32.000 verifiche, accertando circa 5.000 violazioni e prestando soccorso a circa 3.000 utenti e svolgendo una preziosa attività di prevenzione, vigilanza e monitoraggio lungo l'asse viario Sassari-Olbia particolarmente pericoloso e trafficato, specie nel periodo estivo;
preso atto dell'innegabile importanza che traspare in modo evidente dai numeri e dai dati sopra riportati circa il ruolo svolto dai presidi della Polstrada di Ozieri, anche in un ottica di medio-lungo periodo, funzionalmente al completamento della nuova Sassari-Olbia il cui controllo e vigilanza sarebbero certamente più efficaci e agevoli proprio in virtù della felice collocazione e ubicazione delle sedi di polizia;
tenuto conto che le motivazioni di carattere economico, addotte a supporto della decisione e dei conseguenti provvedimenti di soppressione del distaccamento di polizia stradale e ferroviaria di Ozieri, paiono scarsamente fondate in considerazione del fatto che il canone relativo alla sede della Polstrada rimarrebbe invariato anche a seguito della sua chiusura e che il relativo personale sarebbe assegnato ad altri servizi o trasferito ad altra sede;
osservato che risalgono solo al dicembre scorso le decisioni di chiudere i distaccamenti della Polizia stradale di Fonni, Orosei e Ottana, nonostante le negative conseguenze di tali provvedimenti siano state abbondantemente segnalate e denunciate, per l'aumento della pericolosità stradale nelle più delicate arterie viarie della Sardegna che metterebbe seriamente a repentaglio la sicurezza degli automobilisti e delle persone più in generale;
osservato, altresì, che:
- i tagli ignorano alcune fondamentali peculiarità sotto il profilo strategico, operativo, logistico ed economico dell'intero territorio;
- il caso di Orosei, oltre a quello di Ozieri, è particolarmente emblematico in quanto l'assenza di un presidio di polizia andrebbe a discapito sia della popolazione locale che dei turisti e visitatori, poiché verrebbe a mancare un servizio di fondamentale importanza in un area vasta che comprende 130 km di costa e che dispone di una ricettività di 4.700 posti letto;
rilevato che non meno importanti sono le conseguenze per la chiusura dei Distaccamenti di Ottana e Fonni: il primo, collocato al centro dell'Isola, costituisce uno degli snodi più importanti della Sardegna; il secondo ha rivestito per decenni una funzione di rilevante importanza soprattutto per la sua collocazione strategica che consente il controllo delle zone interne del Nuorese e dell'Ogliastra, facendo registrare una media annuale come numero di soccorsi che supera i 600, ovvero più di uno al giorno;
evidenziato che tali decisioni rappresentano un ulteriore atto di disimpegno dello Stato sul territorio sardo, dopo la chiusura in numerosi comuni degli uffici dell'amministrazione finanziaria, la soppressione di uffici giudiziari e articolazioni territoriali dei Carabinieri che hanno determinato una "desertificazione istituzionale" che occorre combattere;
evidenziato, altresì, che a fronte di un evidente arretramento dello Stato in Sardegna, che continua inarrestabilmente a tagliare servizi essenziali ai sardi, corrisponde una continua imposizione di doveri, obblighi, pretese a un territorio e una comunità che contribuisce alle ''sostanze" dello Stato in misura superiore rispetto a quanto da esso riceva;
considerato che si tratterebbe dell'ennesimo atto d'imperio dello Stato che, escludendo le istituzioni locali da qualsiasi legittima possibilità di rappresentare le proprie ragioni, ha unilateralmente deciso anche la soppressione del distaccamento di Polizia stradale e ferroviaria di Ozieri;
sottolineato che a oggi non abbiamo notizia di prese di posizione del Governo regionale a difesa del territorio e a contrasto dell'improvvida decisione,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione per conoscere:
1) quali siano le iniziative e le azioni che l'Amministrazione regionale intende porre in essere per scongiurare la soppressione degli importanti distaccamenti di Polizia stradale e ferroviaria di Ozieri, Fonni, Ottana e Orosei;
2) se siano stati avviati i necessari contatti con il Ministro degli interni e quali siano a oggi gli intendimenti del dicastero, alla luce delle negative conseguenze, rappresentate in premessa, direttamente collegate alla chiusura della Polstrada di Ozieri, Fonni, Ottana e Orosei. (248)
Interrogazione Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Agus - Lai, con richiesta di risposta scritta, in merito alla colonia felina di "Su Pallosu".
I sottoscritti,
premesso che:
- l'associazione "Amici di Su Pallosu" è un'associazione culturale non profit che da oltre 7 anni gestisce la colonia felina che insiste sul sito archeologico nuragico di Su Pallosu, all'interno dell'oasi privata della famiglia Atzori, nel Comune di San Vero Milis in Provincia di Oristano, promuovendo la sterilizzazione e la cura dei gatti "marini", per il cui sostentamento e cura non grava sulle finanze pubbliche, in quanto basate su donazioni private, volontariato e sull'opera di una nota clinica veterinaria di Oristano;
- la colonia felina di Su Pallosu, comprendente attualmente 52 gatti, ben alimentati, censiti, sterilizzati, vaccinati e costantemente sotto controllo medico, è una delle colonie feline più longeve e conosciute d'Italia, la cui esistenza è documentata almeno sin dal 1947, ma la cui presenza di gatti, risale con ogni probabilità, addirittura agli inizi del secolo scorso;
- l'oasi e la sua splendida spiaggia sono visitate ogni anno da oltre tremila turisti; negli ultimi anni molti network italiani e stranieri si sono interessati a questa singolare colonia felina con programmi televisivi, documentari e servizi giornalistici, accrescendone la fama;
- l'area della colonia è situata ben al di fuori del Sito interesse comunitario (SIC) Stagni di Putzu Idu-Salina Manna e Pauli Marigosa;
- per oltre 4 anni le autorità comunali hanno tentato invano di chiudere la colonia e di trasferire i gatti in altro luogo con motivazioni di vario genere, principalmente, sanitarie e di sicurezza pubblica e che con delibera del Consiglio comunale del 21 marzo 2013 il Comune di San Vero Milis ha negato il riconoscimento della colonia felina di Su Pallosu;
- in data 10 dicembre 2014, su proposta del Ministro della salute e sulla base di parere del Consiglio di Stato, il Presidente della Repubblica ha accolto, con proprio decreto, il ricorso amministrativo dell'associazione Amici di Su Pallosu, annullando di fatto la delibera del Consiglio comunale di San Vero Milis del 21 marzo 2013 "per eccesso di potere, erronea valutazione dei fatti, illogicità della motivazione, carenza sotto il profilo d'istruttoria e di motivazione", accogliendo per la prima volta in Italia l'istanza di un'associazione culturale animalista in merito al mancato riconoscimento di una colonia felina;
- nonostante l'annullamento della delibera, l'amministrazione comunale continua a perseguire l'obiettivo della "la cattura e dello spostamento di tutti i gatti presenti a Su Pallosu" ed ha a tal fine presentato, nell'ambito del piano di gestione dell'area del vicino sito d'interesse comunitario (SIC ITB 030038 Stagni di Putzu Idu-Salina Manna e Pauli Marigosa), la richiesta di 25.000 euro dai fondi FERS per la delocalizzazione della colonia felina, motivando l'istanza con la presunta pericolosità e il disturbo per l'avifauna, dimostrando la palese pretestuosità e infondatezza della richiesta, in quanto è noto che la colonia felina di Su Pallosu è l'unica attualmente controllata e seguita costantemente, a differenza delle altre colonie non monitorate esistenti intorno alla stessa area SIC o della presenza predatoria di volpi, ratti e gabbiani (totalmente omessa nel piano);
- i gatti di Su Pallosu stazionano da oltre un secolo ben al di fuori dall'area SIC, sono sterilizzati dormono in spazi coperti, sono molto socievoli e mansueti, di conseguenza il loro "raggio d'azione" è limitato e non costituiscono alcuna minaccia nei confronti della fauna;
preso atto che:
- in applicazione alla legge quadro n. 281 del 1991 in materia di randagismo, i gatti liberi sono protetti dallo Stato, è vietato a chiunque di maltrattarli ed è vietato allontanarli dai luoghi nei quali trovano abitualmente rifugio, cibo e protezione;
- la legge regionale di recepimento 18 maggio 1994, n. 21, prevede per i gatti che vivono in libertà le stesse tutele e parimenti alla legge quadro nazionale, vieta a chiunque di maltrattarli e spostarli dal loro habitat;
- le colonie feline sono considerate patrimonio pubblico e l'orientamento giurisprudenziale prevalente ne tutela l'incolumità "Il legislatore ha ritenuto che i gatti, animali sodali che si muovono liberamente su un determinato territorio (radunandosi spesso in gruppi denominati "colonie feline"), pur vivendo in libertà, sono stanziali e frequentano abitualmente lo stesso luogo pubblico o privato, creandosi così un loro "habitat" ovvero quel territorio o porzione di esso, pubblico o privato, urbano e non, edificato e non, nel quale vivono stabilmente. Nessuna norma di legge, né statale né regionale, proibisce di alimentare gatti randagi nel loro habitat cioè nei luoghi pubblici e privati in cui trovano rifugio. Secondo detta normativa i gatti che stazionano e/o vengono alimentati nelle zone condominiali non possono essere allontanati o catturati per nessun motivo, a meno che non si tratti di interventi sanitari o di soccorso";
accertato che:
- al Comune di San Vero Milis e la Asl competente per territorio, cui ai sensi della legge n. 281 del 1981 spetta l'obbligo e l'onere della sterilizzazione e l'obbligo di riammettere i gatti nella propria colonia felina, e, pur essendo stati direttamente coinvolti, non hanno mai fornito alcun servizio né alcun finanziamento;
- il Comune di San Vero Milis non ha riconosciuto nessuna colonia felina presente nel proprio territorio,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere:
1) se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali provvedimenti urgenti di competenza, nel rispetto delle prerogative statutarie della Regione, intendano adottare al fine di impedire la chiusura della colonia felina che costituisce chiaramente un argine volto a fronteggiare il fenomeno del randagismo, finalizzato alla tutela degli animali, dell'ecosistema nonché dell'igiene pubblica in una area di elevato pregio naturalistico;
2) se l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale non ritenga, in particolare, necessario e urgente porre in essere iniziative rivolte al Comune di San Vero Milis e alla ASL competente per verificare eventuali inadempienze e attivare automatismi di vigilanza affinché vi sia, da parte delle istituzioni locali, la rigorosa applicazione della normativa regionale, nazionale e comunitaria in materia di tutela degli animali in particolare delle colonie feline;
3) se l'Assessore della difesa dell'ambiente non ritenga opportuno e urgente esprimere un parere di merito sulle motivazioni a fondamento della richiesta della scheda IA09 del Piano di gestione del sito comunitario SIC ITB 030038 Stagni di Putzu Idu-Salina Manna e Pauli Marigosa, che sembrerebbero basarsi su studi generici realizzati in altri continenti e non sul reale esame della particolare condizione, su appropriate osservazioni e analisi effettuate in loco, e soprattutto se non ritenga utile attivarsi al fine di individuare le soluzioni istituzionali più idonee a respingere la richiesta di finanziamento per la delocalizzazione della colonia felina incompatibile con gli obiettivi di tutela e salvaguardia del sito SIC in oggetto. (249)
Mozione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra in relazione alla grave situazione economico-finanziaria in cui versa l'IPAB Fondazione San Giovanni Battista con sede a Ploaghe.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- l'IPAB Fondazione San Giovanni Battista con sede a Ploaghe è una struttura socio-sanitaria ed assistenziale la cui attività è finalizzata all'offerta di numerosi e qualificati servizi di sostegno alla persona, con eccellenze nel campo specifico della riabilitazione, delle RSA e della psichiatria, svolta ricorrendo all'impiego di 165 dipendenti, di cui 134 a tempo indeterminato e 31 a tempo determinato;
- altresì, l'importante struttura è dal 2007 sottoposta a commissariamento da parte dell'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e da allora si sono succeduti 3 commissari, i cui obbiettivi sono stati la riduzione dell'indebitamento ed il risanamento aziendale, in applicazione dell'articolo 44 della legge regionale n. 23 del 2005 e del suo regolamento di attuazione che ne prevedono la trasformazione in azienda pubblica di servizi alla persona (ASP);
CONSIDERATO che al fine di procedere alle operazioni di risanamento prodromiche alla trasformazione dell'IPAB in ASP la Regione Sardegna ha stanziato, con la legge finanziaria per il 2012 risorse per 25.000.000 di euro destinate al ripianamento delle perdite pregresse ed al contestuale pagamento dei debiti nei confronti dell'erario, dell'INPS e del personale dipendente;
ACCERTATO che a seguito della suddetta iniezione di risorse, e dopo aver risanato la situazione debitoria nei confronti del personale, dell'INPS e dell'Erario, è ora necessario procedere alla trasformazione in ASP e attenuare le criticità gestionali che determinano la cronica debolezza della struttura economica e di conseguenza finanziaria della Fondazione San Giovanni Battista, il cui equilibrio finanziario, reso instabile dall'elevato costo del personale che supera l'80 per cento del totale dei costi, occorre stabilire con politiche ed iniziative che consentano d'incrementare la produzione, la produttività ed i ricavi con il pieno utilizzo della capacità produttiva delle strutture disponibili;
CONSIDERATO che dal 2007 ad oggi sono state presentate diverse ipotesi di ristrutturazione dai commissari straordinari nominati alla guida dell'ente, ritenute non congrue dalla Regione, e che dopo il ripianamento delle perdite fatto nel 2012 occorre promuovere azioni di riorganizzazione dell'IPAB che puntino a portare in equilibrio la gestione, attraverso misure di razionalizzazione delle attività e dei servizi da inserire nel quadro dell'offerta sanitaria regionale;
OSSERVATO che per quanto sopra rappresentato la Fondazione produce perdite il cui valore è stimabile in 80-100 mila euro mensili derivanti dalla sola gestione caratteristica, a causa soprattutto del ridotto utilizzo dei posti letto e dei volumi accreditati, e della conseguente sproporzione tra costi necessari per il mantenimento degli standard regionali e ricavi derivanti dalle prestazioni effettivamente erogate;
VALUTATO che, nelle more della trasformazione in ASP, al fine di consentire la sopravvivenza di una struttura di eccellenza nel sistema socio-sanitario ed assistenziale regionale è necessario procedere ad una rigorosa riorganizzazione dell'azienda e, soprattutto, al suo inserimento nel quadro del servizio sanitario regionale, rendendola il primo fornitore di riferimento delle ASL della Sardegna, garantendole in tal modo un budget annuo che consenta una programmazione di medio e lungo periodo ed il mantenimento di tutte le attività secondo criteri di economicità, efficacia ed efficienza;
CONSIDERATO che preoccupano non poco le notizie di questi giorni secondo le quali la Fondazione avrebbe ripreso a realizzare perdite importanti con una rapidità tale che se non contrastata con provvedimenti urgenti, strutturali ed immediati, porterà presto allo stato d'insolvenza una delle più preziose realtà della sanità sarda, con le note conseguenze che ciò determinerà in termini di perdita di posti di lavoro e, non meno importante, in termini di offerta sanitaria e sociale,
impegna il Presidente della Regione
1) affinché intervenga con tempestività e con soluzioni definitive al fine di porre in essere ogni azione necessaria al salvataggio dell'IPAB Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe, attivando le procedure che ne consentano la rapida trasformazione in azienda pubblica di servizi alla persona, in ossequio a quanto previsto dall'articolo 44 della legge regionale n. 23 del 2005 e dal suo regolamento d'attuazione;
2) affinché riferisca successivamente al Consiglio regionale circa lo stato attuale in cui versa la Fondazione San Giovanni Battista, indicando quali azioni l'Amministrazione regionale abbia intrapreso o intraprenderà a salvaguardia di una delle strutture d'eccellenza della sanità sarda. (107)
Mozione Azara - Ledda - Arbau - Perra sulla necessità di assumere iniziative al fine di arginare l'incessante moria dei piccoli negozi e il dissolversi del tradizionale tessuto commerciale delle città e dei paesi della Sardegna.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PRESO ATTO che:
- il decreto legge n. 201 del 2011, cosiddetto "salva Italia", e la successiva legge n. 214 del 2011 hanno sancito la liberalizzazione degli orari e delle aperture degli esercizi commerciali sul tutto il territorio nazionale, consentendo l'apertura indiscriminata tutti i giorni dell'anno, comprese domeniche e festività, lasciando al singolo operatore economico totale libertà su orari e giorni festivi;
- questa totale e incondizionata deregolamentazione per le attività commerciali voluta dal Governo Monti non ha prodotto alcun incremento e miglioramento sul settore, come evidenziato dai dati Istat che, anzi, registrano, a partire dal 2011, un crollo di consumi per oltre 50 miliardi di euro;
- secondo le ultime stime effettuate dalle associazioni di categoria nel 2014 hanno chiuso più del 40 per cento delle attività aperte nel 2010, bruciando investimenti per 2,7 miliardi di euro;
- in Sardegna la situazione risulta ancora più drammatica che nel resto d'Italia, con un saldo passivo di 650 imprese nei soli primi sei mesi del 2014; secondo dati pubblicati dalla Confesercenti, hanno chiuso i battenti 493 esercizi di commercio al dettaglio, di cui 80 del settore alimentare e 413 del no food, mentre 19 sono le imprese di alloggio e ricezione, 68 quelle di ristorazione e 70 i bar;
CONSIDERATO che:
- la liberalizzazione indiscriminata ha favorito, e continua a favorire, esclusivamente la grande distribuzione, producendo, per contro, un danno significativo nei confronti dei piccoli negozi di vicinato, generalmente a conduzione unifamiliare, che non possono assolutamente competere sugli orari e sui giorni di apertura;
- con il referendum dell'11 giugno del 1995 la stragrande maggioranza degli italiani che aveva partecipato alla consultazione si era pronunciata contro la liberalizzazione degli orari dei negozi rispondendo NO al quesito che prevedeva l'abrogazione della legge 28 luglio 1971, n. 558 recante "Disciplina dell'orario dei negozi e degli esercizi di vendita al dettaglio";
- il recente progetto di legge di iniziativa popolare, promosso da Confesercenti con l'obiettivo di riportare le competenze in materia di aperture del commercio in capo alle Regioni, ha raccolto in breve tempo oltre centocinquantamila firme, molto più delle cinquantamila firme necessarie, a conferma del crescente sentimento di solidarietà nazionale a sostegno dei piccoli commercianti, impossibilitati a sostenere i costi imposti dalla liberalizzazione e a reggere la concorrenza dei grandi centri di distribuzione;
RILEVATO che:
- la situazione europea risulta essere piuttosto composita, ma generalmente, a differenza che in Italia, la legislazione regolamenta gli orari di possibile apertura, in diversi paesi in modo più restrittivo (Belgio, Finlandia, Germania, Olanda), in altri in modo più ampio (Austria, Danimarca, Grecia, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Ungheria);
- alcuni stati europei hanno adottato iniziative ulteriormente restrittive per le attività commerciali, come è accaduto in Ungheria che ha approvato, il 16 dicembre scorso, una misura che impone la chiusura domenicale dei maggiori negozi e dei supermercati, in gran parte controllati da grandi catene straniere;
- recentemente, anche il governo italiano ha cercato di porre dei limiti, per ora assolutamente insufficienti, alla liberalizzazione indiscriminata, con un disegno di legge passato alla Camera lo scorso settembre, che prevede sei giorni all'anno di chiusura obbligatoria per negozi e supermercati, con scelta tra dodici giorni festivi dell'anno (Capodanno, Epifania, 25 aprile, Pasqua, pasquetta, il primo maggio, il 2 giugno, il 15 agosto, il primo novembre, 1'8 dicembre, Natale e Santo Stefano);
RITENUTO che:
- l'apertura indiscriminata dei negozi, oltre a implementare le difficoltà dei piccoli commercianti rispetto allo strapotere della grande distribuzione, può risultare incompatibile con il diritto al riposo, alla vita familiare e sociale e all'osservanza della propria fede religiosa, sia per gli operatori e lavoratori del commercio, che per le loro famiglie;
- sia ormai non più rinviabile la necessità di dare l'avvio a un'inversione di rotta e dare un nuovo impulso alle attività commerciali medio piccole, ai negozi e alle piccole botteghe che fanno parte delle nostre strade e dell'identità delle nostre città e dei nostri paesi;
- la politica e le istituzioni devono porre in essere urgenti iniziative al fine di evitare che le serrande dei negozi si abbassino definitivamente e attivare misure al fine di favorire il ritorno dei giovani alle attività dei padri, dare impulso a un ricambio generazionale che impedisca il dissolversi di una parte importante della nostra economia e insieme del nostro vivere quotidiano,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio
1) a porre in essere urgenti iniziative nei confronti del Governo e del Ministero competente al fine di riportare la potestà di regolamentazione nel settore del commercio alle Regioni;
2) a vigilare sul rispetto dei diritti dei lavoratori del settore commercio e sul rispetto del contratto collettivo di lavoro;
3) ad attivare un tavolo di concertazione regionale che comprenda gli enti locali, i rappresentanti dei consumatori, le confederazioni dei commercianti, le organizzazioni sindacali, al fine di predisporre misure condivise per arginare le criticità del settore commerciale e favorire quel ricambio generazionale, fondamentale per la ripresa del settore del piccolo commercio e per tutelare l'identità delle nostre realtà urbane. (108)
Mozione Pizzuto - Agus - Cocco Daniele Secondo - Lai sulle problematiche relative alla questione del fine vita.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che la lettera aperta, di cui si riporta il contenuto, è stata rivolta da un uomo affetto da SLA ad alcune personalità della politica nazionale che svolgono primissime funzioni di governo, direzione e rappresentanza politica, e la cui diffusione è stata esplicitamente autorizzata dal suo estensore, come di seguito riportato nelle testuali parole dello scritto: "In forma privata e in forma pubblica, scrivo a voi, leader di forze presenti nel Parlamento della Repubblica, per sottoporvi una questione, al tempo stesso, personale e generale: il problema del fine vita. Mi chiamo W. P., ho 64 anni, vivo a Cagliari";
ACCERTATO che le informazioni che seguono sono tratte dal contenuto della lettera e che, in particolare, nell'agosto del 2011 all'estensore della lettera è stata diagnosticata la SLA e può scrivere solo grazie ad un computer a comandi oculari; la malattia è progredita velocemente: da metà del 2013 egli è completamente immobilizzato, vive con un tubo che collega, 24 ore al giorno, il naso ad un respiratore meccanico, le sue funzioni vocali sono fortemente compromesse, non avendo più il riflesso difensivo della tosse mangia e beve ogni volta con il terrore che qualcosa vada di traverso (gli è già successo due volte) generando una situazione terribile di soffocamento. Inoltre, vivendo solo da molti anni, egli ha dovuto abituarsi a condividere la sua casa con badanti extra comunitri cui si è dovuto affidare, giorno e notte. Secondo quanto risulta nella citata lettera, le specifiche notazioni ivi riportate tentano di dare una concretezza reale ad una questione che altrimenti potrebbe essere declinata a mera questione filosofica astratta. Peraltro, ad onta della sua condizione, egli dichiara di non essere afflitto da fisime suicidarie e, anzi, facendo leva sulle sue residue risorse intellettuali, sulla vicinanza di alcune care amicizie e, soprattutto, sugli affetti familiari, riesce tuttora a trovare un senso alla sua esperienza umana. Si dichiara però del tutto consapevole del suo destino: sempre che non intervenga prima una fatale crisi respiratoria che sopravanzi l'azione meccanica del respiratore, egli si ritiene condannato a perdere completamente (più prima che poi) le funzioni vocali. A tale evento, non aggirabile, secondo il suo attuale sentire, da nessun marchingegno elettronico per ragioni sia pratiche sia spirituali, ha deciso di collegare il punto finale della sua vita. Non avendo avuto in dote alcuna credenza religiosa e avendo il sereno convincimento che la morte sia la fine di tutto, dichiara di non prendere affatto sottogamba questo tema. Appunto perché la vita è una, unica, irripetibile esperienza, essa deve poter essere vissuta senza essere avvertita come un'insopportabile prigione. Ritiene che sussista, insomma, un diritto inalienabile, di dignità e di libertà, che deve essere garantito ad ogni persona. E allora si chiede come potrà rendere operative le sue volontà e per quale motivo debba essere costretto a recarsi in Svizzera invece di poter morire vicino ai suoi affetti, nella sua terra, nella sua patria. Si chiede anche in quale altro modo potrà realizzare la sua volontà se non col rifiuto di acqua e cibo e, dunque, con una lenta morte per sete e fame se non potrà andare in Svizzera, in ragione di insuperabili ostacoli logistici ed emozionali;
PRESO ATTO che l'estensore della lettera si chiede se sia accettabile, umano, pietoso costringere una persona e i suoi cari ad un tale fardello di prolungata, indicibile sofferenza e, quanto alla ruvida asprezza della descrizione della "soluzione finale", egli preferisce il rischio di apparire fastidioso o invadente pur di non rinunciare a trasmettere ai leader della politica il sentimento di angoscia nel quale vive;
CONSIDERATO che egli ha la piena consapevolezza che non bastano queste scarne, individuali considerazioni sul fine vita o, per chiamare le cose con il loro nome, sull'eutanasia, a scalare la vetta dell'enorme complessità di questo problema, nel quale si intrecciano aspetti, ognuno degno di rispetto, di ordine filosofico, religioso, medico, legale;
DATO ATTO che, come risulta nella lettera, avendo partecipato, pur in modo microscopico, dalla fine degli anni '60 ai primi anni '90, alle cose della politica come funzionario e dirigente locale del PCI e come assessore e presidente della Provincia di Cagliari, per di più all'estensore non sfuggono le difficoltà della politica a misurarsi su questo tema, stretta come è da una pluralità di convincimenti ideali, appartenenze ideologiche, considerazioni di opportunità, valutazioni di utilità. Ma, pur non dimenticando che anche la non decisione è una decisione, è consapevole che l'essenza, la nobiltà, della politica sta nella sua capacità di osare, nel coraggio di assumere decisioni in grado, a volte in tempi imprevedibilmente rapidi, di rendere migliore la vita delle persone e della società. È in nome di questi valori alti della politica che si è rivolto ai destinatari della lettera nella funzione di leader ma anche in quanto persone, in ciascuna delle quali risiede un forte attaccamento ai principi di libertà e un sentimento genuino di umanità e di compassione;
CONSIDERATO che, in conclusione, l'estensore sente di chiedere un silenzio operoso: perché, senza sgargianti bandierine di parte e senza querule primazie propagandistiche, almeno su un tema come questo, si riesca a trovare l'inedito coraggio di una sostanziale intesa che stimoli la predisposizione di un serio e approfondito disegno di legge e faciliti la scelta di un percorso parlamentare efficace e concludente, in un quadro, se non di auspicabile ma improbabile unanimismo, almeno di assenza di battaglie campali. L'estensore confessa che, seppur la richiesta possa apparire ingenua, nella disperazione anche l'ingenuità può offrire un po' di energia vitale e un po' di speranza. Il nostro Paese, per compiere un decisivo passo in avanti verso una più giusta e moderna civiltà, deve dotarsi di una sapiente legge sul fine vita;
PREMESSO, inoltre, che tale testimonianza è resa con la sola finalità di impegnare le istituzioni politiche, Governo e Parlamento, ad avviare una rispettosa e libera discussione parlamentare funzionale alla predisposizione ed eventuale approvazione di un idoneo provvedimento normativo, capace di affrontare la drammatica e complessa questione del "fine vita" di chi, colpito da gravi e incurabili patologie e sottoposto a sofferenze intollerabili, senta l'insopportabile peso della sostanziale privazione della propria dignità;
PRESO ATTO che sono state presentate in Parlamento, durante la XVII Legislatura e in altre precedenti, proposte di articolati normativi concernenti l'argomento della presente mozione che appare utile tenere in debito conto,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) a farsi portavoce dell'esigenza di mettere sul campo la discussione sulla tematica del fine vita;
2) a supportare e incoraggiare la predisposizione di un disegno di legge nazionale che tratti della scelta assistita di "fine vita" di coloro che, affetti da gravi e incurabili patologie e oggettive intollerabili sofferenze, subiscano una sostanziale grave lesione della loro dignità. (109)