Seduta n.263 del 05/12/2017
CCLXIII Seduta
Martedì 5 dicembre 2017
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza del Presidente GIANFRANCO GANAU e del Presidente del Consiglio delle autonomie locali ANDREA SODDU
La seduta è aperta alle ore 11 e 34.
COSSA MICHELE, Segretario, dà lettura dei processi verbali delle sedute del 15 marzo 2016 (153) e del 2 marzo 2017 (218), che sono approvati.
Congedi
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Roberto Deriu, Daniela Forma, Gavino Manca, Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna e Emilio Usula hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 dicembre 2017.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Seduta congiunta del Consiglio regionale con il Consiglio delle autonomie locali sullo stato del sistema delle autonomie in Sardegna (articolo 10 della legge regionale del 17 gennaio 2005, n. 1).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la seduta congiunta del Consiglio regionale con il Consiglio delle autonomie locali sullo stato del sistema delle autonomie in Sardegna.
Dopo il mio intervento, i lavori proseguiranno con l'intervento del Presidente del Consiglio delle autonomie locali, cui seguiranno gli interventi dei componenti del Consiglio delle autonomie locali che non potranno superare, complessivamente, i sessanta minuti e che saranno articolati sulla base delle indicazioni pervenute dal Consiglio delle autonomie locali.
In alternanza ci saranno gli interventi dei consiglieri regionali di maggioranza e minoranza che avranno anch'essi a disposizione un totale di sessanta minuti.
I lavori si chiuderanno con l'intervento del Presidente della Regione.
Presidente e Sindaci del Consiglio delle autonomie locali, presidente Pigliaru, rappresentanti della Giunta e colleghi consiglieri regionali, anche quest'anno celebriamo la consueta seduta congiunta del Consiglio delle autonomie locali e del Consiglio regionale alla vigilia della discussione della manovra finanziaria, manovra sulla quale il confronto è avviato ed è ancora aperto per trovare le migliori soluzioni possibili ai tanti problemi che affliggono la nostra isola e sulla quale avete avuto modo di produrre un parere fortemente qualificato le cui proposte saranno attentamente vagliate dal Consiglio e giustamente considerate.
È evidente che le amministrazioni locali sono sottoposte ormai da troppi anni a tagli nei trasferimenti statali e a regole che impediscono la spendita delle risorse possedute che minano la capacità di garantire i servizi essenziali ai propri cittadini. In questo quadro assumono massimo rilievo le politiche regionali che devono avere la capacità di rispondere in modo strategico alle criticità, creando condizioni di sviluppo e crescita ed uscendo dalla logica emergenziale che ha caratterizzato la lunga fase della crisi economica. La diminuzione dei trasferimenti agli enti locali passati da 411 milioni del 2014 ai soli 107 milioni di euro di quest'anno, unitamente all'esclusione delle Province sarde della Città metropolitana di Cagliari e alla compartecipazione ai fondi nazionali destinati alle Province e alle Città Metropolitane a livello nazionale, rimediata con una disponibilità di soli 15 milioni di euro, richiede una forte mobilitazione di tutta la Sardegna e l'apertura di una vera e propria vertenza nazionale che veda riconosciuti i nostri diritti. Alla diminuzione dei trasferimenti statali ha corrisposto un aumento del carico degli interventi compensativi in capo alla Regione che oggi ammontano a oltre un miliardo e 350 milioni di euro del bilancio regionale. Vanno ricordate nell'ambito delle politiche educative e della lotta alla dispersione scolastica (che è anche lotta alla disoccupazione e alla povertà, come dimostrano i dati della recente indagine sulle povertà della Caritas regionale, che chiariscono come la povertà sia inequivocabilmente correlata ad una bassa scolarità) gli imponenti finanziamenti nell'ambito del progetto Iscol@ per la ristrutturazione e la realizzazione di nuovi e moderni istituti scolastici; le politiche a favore del diritto allo studio e sostegno all'Università; l'utilizzo degli strumenti della programmazione territoriale che vedono protagonisti proprio gli enti locali per l'utilizzo migliore in chiave strategica delle risorse; l'istituzione del reddito di inclusione sociale REIS come strumento di contrasto alle povertà. Tutte misure mirate a dare risposta alle urgenze ma volte anche ad una strategia globale di sviluppo e superamento della crisi. In questi anni non sono mancati momenti di confronto spesso vivaci fra il Consiglio regionale e le Autonomie locali, ma il Parlamento sardo ha dimostrato di saper ascoltare le comunità come nel recente caso del riordino della rete ospedaliera dove le numerose osservazioni avanzate dal CAL hanno trovato puntuale riscontro nella definitiva stesura del provvedimento legislativo. Ecco, credo che proprio da questo confronto dobbiamo partire per garantire il miglior utilizzo delle risorse e per la ridefinizione delle migliori politiche. Sono sicuro che anche in questa finanziaria il Consiglio saprà cogliere i riferimenti e le sollecitazioni che vengono dai rappresentanti del territorio e portarle a migliore sintesi.
Ha facoltà di parlare Andrea Soddu, Presidente del Consiglio delle autonomie locali.
SODDU ANDREA, Presidente del Consiglio delle autonomie locali. Buongiorno a tutti, buongiorno al Presidente del Consiglio, al Presidente della Regione, a tutti gli Assessori e a tutti gli onorevoli consiglieri regionali. Oggi siamo qui riuniti per la nostra consueta assemblea congiunta tra CAL e Consiglio regionale ed è l'occasione per scambiarci delle opinioni sul tema fondamentale del rapporto autonomie locali - Regione Sardegna. Naturalmente l'argomento non può essere trattato isolandolo da quello principale e generale del rapporto tra lo Stato e le autonomie locali e da quello che già ha accennato il Presidente del Consiglio regionale che pure lui è stato prima di me illustre Presidente del Consiglio delle autonomie locali e bisogna subito evidenziare che in questi anni purtroppo le autonomie locali che sono il fondamento della Costituzione democratica e repubblicana richiamate e riconosciute come primigenia rispetto allo Stato nell'articolo 5 della Costituzione, sono state vittime di un feroce attacco che da un lato ha spolpato e reso sostanzialmente inefficaci e moribonde le province come enti di area vasta pur gravate comunque delle responsabilità giuridiche e delle funzioni amministrative di derivazione statale sulle scuole, sull'ambiente e sulle strade, e che questo attacco ha avuto in particolare effetti proprio nella nostra Regione. Nonostante le proteste del CAL, della Conferenza Regioni-Enti locali, del Consiglio regionale, dei parlamentari sardi, non si è riusciti a risolvere il problema e la provvidenza finanziaria riservata nell'ultima legge di stabilità nazionale è veramente un'inezia. Allora mi si deve spiegare come fa a vivere bene una comunità dove una funzione amministrativa come quella della manutenzione delle strade provinciali, una rete viaria importantissima e di migliaia di chilometri non ha alle spalle un ente in grado di provvedervi. Come fanno a stare bene i nostri ragazzi nelle scuole e in sicurezza in edifici moderni se l'ente che deve provvedervi è moribondo dal punto di vista finanziario, e così pure per l'ambiente e la protezione civile. Ma l'attacco che è una sorta di golpe bianco nei confronti delle autonomie locali è stato sferrato anche nei confronti dei comuni. I dati che l'ANCI di recente ha rivelato a seguito di un'approfondita indagine testimoniano come solo per i Comuni della Sardegna ci sia stato un taglio tra la vicenda della impossibilità dell'utilizzo dell'avanzo di amministrazione e i tagli veri e propri, del 43 per cento dal 2009 al 2015, significa 2600 miliardi in meno secondo i dati citati da ANCI. E' chiaro che la vita nelle nostre collettività è compromessa da questi tagli così forti da parte dello Stato che poi si riverberano nella inefficacia dei servizi e delle funzioni amministrative rese. Queste vicende determinano anche dei riflessi sotto il profilo democratico perché quando l'ente più vicino al cittadino non è in grado di funzionare per motivi finanziari, allora le comunità locali che avevano come orgoglio quello di nominare i propri rappresentanti nel Consiglio comunale, la Giunta e il Sindaco, adesso non vanno più a votare, ci vanno molto di meno e questo lo stiamo vedendo. Allora l'attacco finanziario contro le autonomie locali si rivela in realtà un attacco contro la democrazia e questo è un fatto molto grave. Ma è ancora più grave che tutto il movimento contro la finanza locale abbia determinato una diminuzione dell'indebitamento dei Comuni dal 3,8 al 2,8 per cento del debito pubblico nazionale, ma non ha portato nessun beneficio questa manovra contro la finanza locale ai conti dello Stato il cui debito pubblico ha continuato ad aumentare. Allora la ricetta che lo Stato ha scelto in questi anni di comprimere la vita democratica delle comunità locali ha fallito perché il debito pubblico è aumentato mentre il debito dei Comuni è diminuito e ha reso inservibili le province che sono rimaste come ente di area vasta di valenza costituzionale. Il progetto che lo Stato aveva in testa non ha funzionato e per questo noi come Consiglio delle autonomie locali denunciamo questo fatto e chiediamo alla Regione Sardegna di accompagnare i Comuni della Sardegna a condurre una battaglia molto forte contro questo tipo di indirizzo economicistico finanziario che determina la compressione dei diritti democratici di vita delle nostre comunità, che determina la compressione dei servizi ai nostri cittadini e quindi la felicità dei nostri cittadini. E i rapporti con la Regione come sono? Durante l'anno questo Consiglio delle autonomie locali che si è insediato il 10 di gennaio ha cercato di avere con la Regione, col Consiglio regionale, con le Commissioni competenti, un rapporto franco, sincero di cooperazione nella costruzione di un meccanismo legislativo che possa rispondere di più alle esigenze dei cittadini. In che cosa è consistito il nostro impegno? Nel fatto che ogni qualvolta siamo stati chiamati a pronunciarci con dei pareri sulle proposte e sui disegni di legge, lo abbiamo fatto sempre sentendo o l'Assessore proponente o il Presidente di Commissione o membri della Commissione competente dalla quale promanava la richiesta di parere stesso e abbiamo elaborato dei pareri che erano e che sono dei pareri costruttivi perché abbiamo interpretato il senso dell'autonomia e del ruolo del CAL secondo quelle che sono le indicazioni più all'avanguardia che provengono dalla dottrina sui ruoli del Consiglio delle autonomie locali e cioè quello di rivestire un ruolo propositivo, un ruolo costruttivo, di vivere l'autonomia non in negativo ma in maniera positiva dicendo, confrontandosi, ascoltando. Questo abbiamo cercato di farlo in ogni sede, sia nelle sedi istituzionali che nelle sedi convegnistiche e credo che il Consiglio delle autonomie locali questo aspetto lo debba e lo abbia riconosciuto sicuramente da parte della Regione Sardegna. C'è un punto però sul quale dobbiamo sederci intorno a un tavolo e fare chiarezza, il punto è quello relativo al Fondo unico per gli enti locali. Prima il Presidente del Consiglio ha citato la somma complessiva che tra Fondo unico e altri tipi di interventi arriva ai Comuni e che può garantire ai Comuni lo svolgimento delle proprie funzioni. Però sulla questione del Fondo unico bisogna aprire un focus perché c'è una discordanza tra i dati che sono in possesso del Consiglio delle autonomie locali e i dati che sono in possesso alla Regione Sardegna. E allora il mio invito e l'invito del Consiglio delle autonomie locali in questo momento è quello immediatamente dopo questa seduta cioè nel primissimo, prossimo periodo, sediamoci intorno a un tavolo e vediamo se sono attendibili i dati in possesso del CAL che parlano di un grave gap tra il Fondo unico così com'è nella sua consistenza, come viene erogato in questi anni, e quello che avrebbe dovuto essere in base all'articolo 10, comma 1, della legge 2 del 2007, istitutivo del fondo unico degli enti locali, oppure se sono da prendere in considerazione come veritieri i dati in possesso alla Regione. Sono convinto che la Giunta regionale su questo punto si siederà intorno a un tavolo col Consiglio delle autonomie locali e con i rappresentanti dell'ANCI per verificare questo dato. Perché se dovesse essere veritiero il dato che è in possesso al Consiglio delle Autonomie locali basato sul bilancio parificato dalla Corte dei Conti della Regione Sardegna, evidentemente dobbiamo chiedere un forte incremento del fondo unico. A questo punto però un dato ce lo abbiamo per certo, e cioè quest'anno le entrate tributarie aumenteranno, sono aumentate di 120 milioni di euro, allora sulla base di questo noi chiediamo che, dato che questo è un dato certo offerto alla Regione, ci sia l'incremento del fondo unico ai sensi proprio dell'articolo 10, comma 1, della legge 2 del 2007, e chiediamo anche che si faccia presente a Roma, ma su questo già la Conferenza Regione-Enti locali ha fatto dei passi in avanti, che il problema della finanza regionale non è solo un problema di Regioni, è un problema anche degli enti locali della Regione, per i quali dobbiamo studiare un sistema diverso di finanza locale evidentemente, perché non possiamo far sì che non ci sia data la possibilità di rivendicare contro i tagli che gli enti locali della Sardegna subiscono e hanno subìto da parte del Governo nazionale. E perciò con questo auspicio, a fare chiarezza sulla questione fondo unico e a fare chiarezza sulla questione vertenza entrate, dove l'interprete non può essere solo la Regione Sardegna, ma devono essere i Comuni della Sardegna, che concludo il mio intervento nella consapevolezza che durante l'anno trascorso ognuno dei componenti del Consiglio delle Autonomie locali, ognuno dei Sindaci, ha cercato di dare il suo massimo contributo per portare un effetto positivo al processo legislativo della Regione Sardegna. Grazie.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare Daniela Falconi, Sindaco di Fonni.
FALCONI DANIELA, Sindaco di Fonni. Buongiorno a tutti. Grazie Presidente. Buongiorno ai membri della Giunta, al Presidente Pigliaru, buongiorno agli onorevoli, e buongiorno soprattutto ai miei colleghi. Per me è un grande onore essere qui oggi, lo è in quanto questa Assemblea è la massima autorità istituzionale della Sardegna, ma lo è anche perché ci arrivo appunto da rappresentante di un'istituzione che è il mio Comune. Il Comune è, non me ne voglia nessuno, il più grande osservatorio privilegiato sulla vita delle persone, un osservatorio che ti permette non solo di vedere e di ascoltare, ma soprattutto di toccare con mano ogni singolo dolore e ogni singola gioia delle persone, questo è il motivo per cui talvolta noi sindaci appariamo così irruenti nel chiedere, perché dalle nostre risposte, dalle nostre mancate risposte, e dalle nostre decisioni dipende il futuro dalle persone che amministriamo. A volte succede che quando certe speranze vengono disattese, o vanificate, per qualsivoglia motivo, anche le responsabilità ricadono sugli amministratori comunali, spesso anche con metodi non convenzionali, e invito quest'Aula a non abbassare mai la guardia sul fenomeno degli attentati agli amministratori. Ma è proprio sul ruolo della dell'amministratore comunale, in particolare del Sindaco, che mi vorrei soffermare con alcune parole, e lo vorrei fare con le parole del Presidente nazionale dell'ANCI, Antonio Decaro, che in occasione dell'ultima assemblea nazionale a Vicenza ha detto che oltre a definire il mestiere di sindaco il più bello del mondo, e io concordo con lui, ha posto una domanda: "Ma voi lo fareste il Sindaco sapendo che ogni firma vi può far diventare dei delinquenti?", ecco siccome mi sembra che a volte lo sport nazionale sia far ricadere le responsabilità sui livelli più bassi di Governo, vorrei oggi che la si smettesse ogni volta che un Sindaco pone un problema di giudicarlo un "lamentone", o peggio un incompetente. I Sindaci non si lamentano, i Sindaci difendono con diritto le proprie comunità, perché questo è il motivo per cui sono stati eletti. E siccome ritengo che questo incontro di oggi non sia solo un appuntamento annuale obbligatorio, ma un'occasione di confronto per valutare lo stato dei rapporti tra Regione e enti locali, spero davvero che sia l'occasione per fare il punto sia sulle criticità, ma anche sulle proposte e sui principali temi politici e di prospettiva programmatica. Infatti siamo alla vigilia dell'avvio della discussione sulla finanziaria e in cui spero, sentite le riflessioni di oggi, si possano prevedere gli opportuni aggiustamenti, e credo che il Presidente nel suo discorso, che ha appena citato, abbia posto davvero il punto su quelli che sono gli elementi essenziali per noi enti locali.
L'appello che mi sento di fare oggi a quest'Aula è lo stesso identico che feci esattamente un anno fa. Prima di votare qualsivoglia provvedimento se ne studino a fondo le ricadute economiche e sociali su ogni territorio e su ogni cittadino. Mentre noi parliamo si sentono le trombe, le urla, qui fuori c'è una manifestazione dei dipendenti dell'Agenzia FORESTAS, che rivendicano il loro diritto ad avere una giusta dignità lavorativa e ad essere inquadrati come lavoratori di serie A. Noi Sindaci non abbiamo assolutamente potere legislativo, ma vorrei ci si fermasse a riflettere in modo decisivo sul ruolo che queste persone hanno per le nostre comunità. Sono persone che, in un periodo di forte crisi ed incapacità per i nostri Comuni di compiere nuove assunzioni, possono rappresentare e rappresentano un presidio indispensabile a servizio dei nostri territori: per la Protezione civile, per la difesa e la salvaguardia dei boschi, nella lotta agli incendi, e per creare finalmente tutta quella serie di servizi, già c'è un passaggio anche nell'ultima legge sul turismo che è stata votata, bisogna che loro siano in condizione di farlo, a supporto appunto del turismo e dell'ambiente. Ecco perché ritengo che non sia più rinviabile che la politica prenda in mano, con un impegno solenne, e risolva al più presto il problema dell'agenzia FORESTAS, dei suoi dipendenti, delle mansioni, e se serve delle stabilizzazioni.
Si parla tanto di spopolamento, mai come in questi ultimi anni è diventato il tema attuale e caldo, e allora facciamo sì che non resti solo argomento di discussione, ma che sia materia di sperimentazione di politiche nuove e soluzioni che diano opportunità a ogni angolo più sperduto dell'isola. Il problema dello spopolamento non si combatte con soluzioni a spot con una singola idea, lo spopolamento si combatte solo se il problema diventa corale, se ognuno di noi, ogni cittadino, se ne appropria. Ecco perché sottoscrivo il focus sugli Enti locali che ha proposto il Presidente, mettendo in campo soprattutto tutte le nostre energie positive. A proposito di energie positive c'è, per fare un esempio, perché sapete che vengo dalla montagna, c'è nelle nostre montagne il più grande serbatoio d'acqua dell'Isola, acqua che arriva a moltissimi comuni della Sardegna senza bisogno di nessuna stazione di pompaggio, quel serbatoio è la neve, quella stessa neve che un anno fa ha creato tanto rumore quanto oggi la volontà da parte di ognuno di noi, sindaci della montagna, di risolvere tutti i problemi. Quello stesso serbatoio che, nonostante quelle nevicate credo si sia bloccato perché ad agosto i Comuni della Barbagia hanno l'acqua razionata e non si sa ancora fino a quando. Abbiamo condotte obsolete, abbiamo dighe da ammodernare, stiamo buttando via ogni anno milioni di metri cubi d'acqua nei periodi in cui, a livello mondiale e con la siccità che ci attanaglia, l'acqua è il bene più prezioso. Chiediamo che la politica vigili, c'è una proposta di legge che arriva in aula stasera, vigili ed intervenga se possibile sul gestore unico, sui lavori, sulla destinazione dei finanziamenti che la politica concede e, soprattutto, sulla destinazione dei pagamenti dei cittadini. Ho fatto l'esempio delle montagne perché credo davvero che la montagna possa diventare da un problema una risorsa, credo che i tempi siano maturi, non solo per avviare una discussione su una legge sui piccoli comuni ma anche una legge sulla montagna, una legge che sia in linea con le politiche europee ma che rispecchi con le nostre peculiarità, la legge sui piccoli comuni recentemente approvata in Parlamento, una legge che richiami esattamente quello che la legge numero 2 del 2016, votata da quest'Aula all'articolo 7 comma 9, già richiama, cito testualmente: "La Regione riconosce l'importanza strategica e la valenza identitaria, culturale, ambientale ed economica delle comunità insediate nei Comuni montani, a tal fine promuove ogni azione necessaria per favorire l'insediamento di imprese e combattere lo spopolamento". Chiudo tornando alle parole con cui ho aperto, "il ruolo degli amministratori e dei sindaci", ci dicono tutti che siamo dei folli ma sottile è quel filo che separa la follia dall'amore, e noi sindaci più che matti siamo innamorati, innamorati persi dei nostri territori e dei nostri paesi, noi non dobbiamo giudicare nulla e nessuno, dobbiamo solo prendere per mano chi ne ha bisogno.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Attilio Dedoni, Gruppo dei Riformatori Sardi.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Grazie Presidente, io credo che l'introduzione dei due Presidenti abbia ben delineato quello che è il problema delle autonomie locali, l'ultimo intervento dalla Sindaca di Fonni, e credo quelli che proseguiranno, daranno certamente una indicazione ancor più precisa dello stato d'animo in cui vivono i sindaci, e non solo, ma come vivono le popolazioni amministrate in tutta la Sardegna, dalle città alle campagne si diceva un tempo, ai piccoli paesi, soprattutto quelli dell'interno che non trovano sufficiente raccordo con quelle che sono le potenzialità di sviluppo che potrebbero esserci in tutta la Sardegna. È vero, un attacco feroce è andato verso quello che è il sistema delle autonomie locali, e allo stesso sistema democratico costituzionale che poneva un sistema di poteri allargato, ancor di più questo si paga in Sardegna dove il sistema autonomistico non è la Regione, il sistema autonomistico sardo è la Regione con le province e i Comuni che stanno qui e che insieme hanno da sempre combattuto contro quelle condizioni neglette in cui il Governo nazionale ci ha cacciato! Da sempre! Quando si è voluto combattere qualche azione pro Sardegna nel senso che si reclamava il giusto noi abbiamo esclusivamente visto che c'erano partecipi e compartecipi, tutte le funzioni degli enti locali. Si chiamavano a raccolta i sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali di ogni parte, quando è stato necessario siamo andati anche a Roma e siamo andati dietro uno per esempio per quel che mi riguarda che non era del mio partito, era il Presidente Soru, per reclamare quelli che sono gli arretrati che non vengono riconosciuti alla Regione Sardegna. Si partì da qui con la richiesta di 10 miliardi di arretrati, si arrivò a Roma e diventarono 5 miliardi, poi ci fu l'accordo, si è passati da Berlusconi a Prodi, l'accordo Soru-Prodi con cui ci siamo ritrovati una dichiarazione di intenti di un miliardo e 700 milioni all'anno che non abbiamo mai ricevuto, mai da allora! E sfido chiunque di oggi, che c'era ieri al Governo o che ci sarà domani, a dire che questo è avvenuto!
Quindi abbiamo ulteriormente aggravato la situazione con quel quadro che viviamo oggi in cui un altro accordo sciagurato col Governo nazionale, per cui si voleva assolutamente dire che noi dobbiamo avere rapporti istituzionali corretti, ma con chi è scorretto bisogna essere duri e avere certamente la schiena dritta e reclamare quello che è giusto avere per la Sardegna. Allora io invito, perché l'invito dei sindaci è andare insieme a chiedere quello che spetta alla Sardegna. Beh, ma non è che si chieda così, se oggi c'è una riduzione del Fondo per le Autonomie locali, se oggi c'è difficoltà a fare politiche di sviluppo, se oggi c'è difficoltà a intessere un patrimonio sensibile qual è quello delle zone interne e delle zone che stanno spopolando, è perché non abbiamo danaro in bilancio, e non avere danaro in Bilancio significa che il Governo ci ha trattato male e ci ha lasciato senza quello che è doveroso avere! Certo, probabilmente non c'è il tempo per raccontare tutto quello che di grave potrebbe essere raccontato, quello che vive questa nostra Isola in questo tempo, però io mi auguro che la volontà di tutti sia quella di essere uno solo per andare non solo a Roma ma per ricreare un senso di politica morale ed etica che proietti il popolo sardo per il futuro nella saggezza di riconquistare quel patrimonio che è doverosamente riconosciuto al nostro Popolo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare Manuela Pintus, Sindaco di Arborea.
PINTUS MANUELA, Sindaco di Arborea. Buongiorno, per me è un'opportunità e un onore parlare dopo i nostri colleghi, e dopo il Presidente che ha descritto molto bene qual è la sofferenza, qual è il momento difficile che stanno attraversando i nostri enti, la mia collega, la sindaca Daniela Falconi, con molta passione, con molto affetto per la comunità che rappresenta, ha descritto molto bene qual è il ruolo che oggi noi amministratori di enti locali ci troviamo a vestire, è sicuramente uno scenario molto complesso. Parliamo spesso di un attacco alle Autonomie locali, parliamo dei tagli, il nostro Presidente del CAL ha descritto molto bene in un intervento tutto quello che stiamo attraversando, ma io vorrei arricchire questo discorso facendo riferimento a trentanove comuni sardi di cui si parla ben poco, quindi signori Presidenti, signori della Giunta, signori consiglieri, signori consiglieri regionali, colleghi e colleghe, in occasione di questa seduta congiunta io ritengo importante dedicare, anche seppur breve, un intervento rivolto alla difficile condizione finanziaria in cui versano attualmente dei comuni turistici e costieri. È una situazione in cui risultano penalizzati pesantemente dal meccanismo di determinazione del fondo di solidarietà comunale, che è un fondo costituito dal Ministero dell'economia e delle finanze e, come sappiamo, alimentato attraverso l'apporto del gettito IMU di tutti i comuni. Limitando il campo di osservazione al solo territorio sardo, il meccanismo del fondo, come a tutti noi noto, si basa su una quota di alimentazione versata da tutti i Comuni, secondo una percentuale identica che è pari al 22,43 per cento delle entrate stimate IMU per ciascun ente locale rispetto a un anno di riferimento, che viene preso come anno standard. Determinato in questo modo l'ammontare complessivo del fondo si procede, quindi, al riparto dello stesso secondo dei criteri contabili, complessi e articolati, la cui finalità è quella di redistribuire le risorse in base a un principio di perequazione, favorendo in tal modo quei Comuni interessati da una minore capacità di imposizione fiscale. Alla luce di questo meccanismo alcuni comuni della Sardegna si trovano nella mortificante situazione per la quale sono chiamati sia alla fase di alimentazione del fondo e sia a contribuire al riparto finale, realizzando in tal modo un doppio esborso di risorse di bilancio. Scorrendo l'elenco nazionale di questi Comuni, ritenuti fiscalmente capaci di doppio esborso, è possibile ritrovare per la gran parte le località turistiche del nostro Paese, nel caso della Sardegna parliamo di 39 Comuni costieri chiamati, pensate, a un ulteriore esborso di risorse proprie per un importo complessivo pari a 34 milioni di euro, quindi 39 Comuni che versano del proprio bilancio altri 34 milioni di euro. I Comuni costieri non hanno interessi contrapposti a quelli dell'interno dell'isola, si tratta di Comuni che si trovano ad affrontare un'importante sfida, la sfida di essere competitivi in un'area molto vasta che è quella del Mediterraneo e che rappresenta una storica porta d'ingresso per i turisti che visitano la nostra Regione, nella sua interezza. Quei luoghi, molti dei quali sedi di porti e aeroporti, sono gli avamposti dell'accoglienza per tutti i visitatori e devono fungere, soprattutto nel corso della stagione balneare, da vero e proprio attrattore del turismo; sono enti che si trovano quindi a dover sopportare costi per servizi che devono essere erogati, non solo per la popolazione residente, ma anche per sostenere dignitosamente i flussi turistici che sono intercettati dalla nostra offerta turistica regionale. Essi devono garantire servizi quali quelli della piena accessibilità delle spiagge, del salvamento a mare, della pulizia degli arenili, di una sostenibile gestione della poseidonia spiaggiata, di una raccolta di rifiuti che in estate subisce un aumento considerevole. In sintesi, devono garantire servizi di accoglienza di qualità, fronteggiando costi stagionali che sono sempre crescenti.
I parametri che danno luogo alla definizione del fondo di solidarietà comunale penalizzano pesantemente molti di questi territori, da una parte l'Italia e la nostra Regione puntano sul turismo come settore strategico, ma dall'altra il meccanismo del fondo di solidarietà sottrae risorse rilevanti. Corrisposte dai propri contribuenti ai Comuni turistici, che non dispongono di fondi né per sostenere localmente nel complesso il settore, né per infrastrutturare adeguatamente il territorio. Concludo con un appello chiedo all'Assemblea di dedicare attenzione anche a questi comuni, con particolare riferimento alla condizione che ho appena descritto, facendo presente che in futuro questa condizione potrebbe interessare un numero di cui i Comuni turistici sempre maggiore.
PRESIDENTE. L'onorevole Orrù non è in Aula.
Ha facoltà di parlare il consigliere Gianfranco Zanchetta, Gruppo Cristiano Popolari Socialisti.
ZANCHETTA PIERFRANCO (Cristiano Popolari Socialisti). Grazie onorevole Presidente, saluto il Presidente del CAL, il Presidente della Regione, i Sindaci e gli onorevoli presenti in Aula. L'attacco finanziario ai Comuni è un attacco alla democrazia, apro il mio intervento con la citazione delle parole del Presidente del CAL, perché ritengo che queste siano parole non solo forti ma che rappresentano la gravità del momento, così come dico, caro Presidente del CAL, che l'attacco finanziario alla Regione Sardegna, l'erosione di risorse, la mortificazione e il sopruso degli accantonamenti non è soltanto un attacco alla democrazia, è un attacco sulla pelle viva dei sardi che si riflette anche sulle attività dei nostri comuni. Ecco, io credo che su questo aspetto noi dobbiamo serrare le fila, ragionare assieme, la parte relativa alla cooperazione, a cui lei si richiamava con la Regione, è fondamentale, noi da domani affrontiamo la Finanziaria e credo che dobbiamo tener conto soprattutto di quanto ci diceva anche il Sindaco di Fonni, fare attenzione ai benefici, alle ricadute economiche e sociali dei nostri interventi. Credo, Sindaco, che noi siamo preoccupati almeno quanto lei di questi aspetti e teniamo in stretta considerazione le sue raccomandazioni, ma al di là di questo mi permetto di fare un riferimento a quello che oggi è l'anello più debole dell'apparato democratico e istituzionale, che si riflette in maniera negativa e pesante e che fra un po' avrà degli effetti devastanti anche sui Comuni che sono le province e il loro mancato funzionamento. Io voglio richiamare una iniziativa forte del Consiglio d'Europa, del 19 ottobre di quest'anno, che richiama l'Italia, raccomandando al Governo di rivedere la politica progressiva di riduzione e di smantellamento di abolizione delle province, ristabilendone competenze e dotandole di risorse finanziarie necessarie per l'esercizio delle loro responsabilità. Questo lo dice l'Europa, e lo dovrebbe sapere anche il nostro Governo, quando non ci riconosce risorse adeguate per le nostre province. Ecco, questa importante risoluzione, giunta dall'organo consultivo del Consiglio d'Europa, conferma che, a seguito della politica di tagli e prelievi forzosi, le province non hanno risorse sufficienti per assicurare lo svolgimento di funzioni fondamentali, che sono poi o non applicate, impossibilitate ad eseguire ciò che i Comuni chiedono, - parliamo di scuola, parliamo di strade - oppure si fa fronte, obtorto collo, a situazioni di rattoppo e di rammendo che ricadono sulle responsabilità soprattutto dei Comuni, e quindi dei Sindaci. Ecco, allora vogliamo rivedere queste politiche, le vogliamo rivedere anche in funzione di ciò che detta lo Statuto speciale della Sardegna, all'articolo 43, sancisce nel secondo comma che con legge regionale possono essere modificate le circoscrizioni e le funzioni delle province in conformità alla volontà delle popolazioni di ciascuna delle province interessate, espresse con il referendum. E questo lo dico per ricordare che non tutti hanno voluto abrogare le province, in quello sciagurato referendum, e che c'è una provincia che più di tutte forse ha senso di esistere, così come noi abbiamo sollecitato anche in prima Commissione, che è quella del Nordest, oggi cosiddetta, ma di un territorio che è la Gallura, che è il Monte Acuto, che ha mare e montagna che hanno necessità di avere un ente intermedio che possa garantire quelle funzioni, che oggi i Comuni non riescono a garantire.
Io volevo centrare anche questo obiettivo per certamente farmi carico di ciò che i Comuni oggi, attraverso la sua più autorevole rappresentanza, mi dicono e mi chiedono, ma altresì voglio dire che se noi non lavoriamo per ricomporre un quadro istituzionale, noi non andiamo da nessuna parte.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu, Gruppo UDC Sardegna.
RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Grazie Presidente, amici Sindaci, colleghi e colleghe. Troppe competenze in capo alla Regione e nelle sue articolazioni burocratiche, dagli enti strumentali alle agenzie, dobbiamo aprire una nuova stagione di apertura e dialogo con i territori, dobbiamo restituire ai Comuni un'autonomia vera, i tempi sono sicuramente maturi per un trasferimento di competenze, ma soprattutto di risorse economiche. Ovvio riferimento all'incremento del fondo unico, così come lo è per esempio alla legge 20 e tutti quei trasferimenti che son dalla Regione ai Comuni. Troppa incertezza economica dell'Unione dei Comuni e degli enti territoriali, anche la riforma degli enti non ha sicuramente portato i risultati sperati. A questo punto è indispensabile una riorganizzazione istituzionale, sarda, sburocratizzata, snella, vicina alle esigenze della gente, soprattutto moderna e funzionale, tutto questo per evitare quello che è sotto gli occhi di tutti: lo spopolamento di una Sardegna sempre più a forma di ciambella, dove dal centro la popolazione si sposta verso le zone costiere e i grossi centri urbani, uno spopolamento e una desertificazione umana, sociale, culturale e storica.
Abbiamo in questo momento, visto che discutiamo della legge finanziaria, la possibilità di dare un segnale forte ai Comuni, un segnale vero, un segnale tangibile, che non sia fatto solo di racconti, quelli che ci facciamo all'interno di quest'Aula, che potrebbe essere per esempio quello di riportare l'IRAP per i Comuni al 2,50 per cento. La Regione Sardegna ha già sperimentato questo tipo di approccio dal punto di vista dell'IRAP nel 2012 per poi utilizzarlo nel 2013, questo porterebbe immediatamente alle casse dei Comuni circa 30 milioni di euro: queste sono le azioni vere, le azioni che in qualche modo l'attuale maggioranza può mettere in campo, e non solo azioni fatte di buoni propositi che stamattina qui noi ci vogliamo raccontare ma azioni che permettano veramente ai Comuni una tassazione che dall'8,50 scende al 2,50 per cento, così come abbiamo fatto in passato.
Io sono andato a ritroso a leggere cosa abbiamo fatto il 2 marzo del 2016, cosa abbiamo detto in quest'aula e cosa hanno detto i sindaci. La sindaca Falconi a distanza di un anno lamenta le stesse cose di un anno fa: il crollo demografico dei nostri paesi, essere in contrasto con le politiche fiscali, una modifica della legge del riordino degli enti. A distanza di un anno nulla è cambiato. Il sindaco di Tergu, Gianfranco Satta, criticità nei rapporti con la Regione anche per ciò che attiene lo scarso peso attribuito alle autonomie locali; stessa cosa il sindaco Andrea Soddu, un anno fa parlava giustamente di collaborazione con la Regione, lo ha detto anche oggi, ma oggi ha ricordato, il sindaco Andrea Soddu così come la sindaca Falconi, il rapporto e l'intervento nei confronti di FORESTAS. A distanza di un anno noi siamo qui a raccontarci le stesse cose, questo significa che questa maggioranza in questo anno nulla ha fatto per venire incontro a quelle che sono state le richieste dei Comuni, degli enti locali, del CAL, dell'ANCI, ma soprattutto, spesso si dimentica, i sindaci sono il front office della Regione, sono il front office dello Stato, sono quelli che ci mettono la faccia per cercare di difendere le istituzioni.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare Tommaso Locci, Sindaco di Monserrato.
LOCCI TOMMASO, Sindaco di Monserrato. Buongiorno a tutti, buongiorno presidente Soddu, buongiorno presidente Ganau, buongiorno presidente Pigliaru, buongiorno alla Giunta e buongiorno cari sindaci e colleghi, non possono essere altro che orgoglioso di questa giornata, forse queste giornate dovrebbero farsi più spesso tra soggetti che si incontrano direttamente. Noi sindaci siamo quelli che stanno in prima linea, quelli che hanno necessità di confrontarsi costantemente con i cittadini e che ai i cittadini devono dare risposte, molto spesso purtroppo senza poterle dare. Noi sindaci effettivamente ci troviamo in una situazione nella quale la Regione, è vero, ci vuole star vicino ma molto spesso non ha gli strumenti per farlo, sia perché lo Stato forse effettivamente ha deciso di utilizzare questa politica del taglio agli enti locali, sia anche perché magari ci sono delle priorità differenti che non riescono a soddisfare tutte le esigenze di noi sindaci.
Io voglio fare due piccoli esempi, uno fondamentale che è quello che ci troviamo di fronte noi sindaci costantemente a risolvere i problemi del lavoro e i problemi della povertà, problemi che purtroppo ancora sono presenti in questa regione, in tutta Italia ovviamente, ma che i nei nostri Comuni sono purtroppo all'ordine del giorno, e faccio riferimento a questo esempio perché in Italia adesso sta partendo quel progetto del REIS, un progetto assolutamente lodevole, che fa riferimento al reddito cosiddetto di inclusione ma che ha dei criteri che sono assolutamente restrittivi rispetto a quello che effettivamente è il REIS applicato in Regione Sardegna. Noi ci troveremo di fronte, tra neanche un anno, di fronte a una situazione nella quale, mentre il REIS dà la possibilità di avere dei finanziamenti, dei denari per soggetti che… qui faccio un esempio, i beneficiari sono inizialmente individuati tra i nuclei familiari con figli minorenni, figli con disabilità anche maggiorenni, donne in stato di gravidanza, componenti disoccupati che abbiano compiuto i 55 anni, cioè noi ci troveremo in una situazione nella quale le fasce di età tra i 40 e i 55 anni se non hanno questi requisiti non potranno essere assistiti da noi Comuni. Io nel mio Comune ho fatto già fare una statistica e su 100 persone che col REIS avevano la possibilità di avere un aiuto, perché stiamo parlando di un leggero aiuto, ecco, io ho fatto il calcolo che il prossimo anno, quando termineranno i REIS, di queste 100 persone che io potevo aiutare ne aiuterò solo 10. Quindi mi chiedo, io, come Sindaco, come potrò sostenere questa situazione grave nel mio Comune con quelle 80 persone che verranno a bussare costantemente alla porta del Sindaco. Quindi chiedo che assolutamente la Regione Sardegna prenda in considerazione questa situazione, che magari utilizzi quei 40 milioni di euro che sono il 7 per cento del Fondo unico che viene lasciato, diciamo, a decisione delle operazioni appunto della Regione, proprio per coprire queste esigenze, che non sono esigenze dei sindaci ma saranno esigenze anche vostre, esigenze di tutta la Regione Sardegna, perché i poveri e quelli senza lavoro sono le persone che devono essere tutelate senza nessun vincolo. Quindi io mi auguro che questa frattura di cui forse lo Stato italiano non si è reso conto venga in un certo qual modo coperta dalla nostra Regione sarda, che dia quei denari che servono per coprire questo gap che sarà importante, di quelle fasce di età che vanno dai 40 ai 55 anni.
L'ultimo appunto che volevo fare, e che ho già fatto all'assessore Paci: io provengo dal mondo imprenditoriale quindi ritengo che la Regione Sardegna debba intervenire anche per aiutare, non solo i pastori, come è giusto e legittimo che sia, ma anche tutte quelle aziende… e ricordo che in Italia le aziende vitivinicole, che costituiscono ancora un settore trainante in Sardegna, e grazie a Dio anche in Italia, hanno subito un 50 per cento di carenza di produzione in Italia e in Sardegna. Quindi io penso che un minimo di aiuto debba essere dato anche a tutte quelle aziende che costituiscono ancora lo zoccolo duro di questa Regione Sardegna, che non funziona per tante ragioni ma anche per la crisi ovviamente, però devono essere aiutate, perché, ripeto, le aziende vitivinicole, come tante altre aziende, creano indotto e lavoro ed esportano nel mondo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Daniele Cocco, Gruppo SDP.
COCCO DANIELE (SDP). Un caloroso saluto ai sindaci presenti. "Siamo innamorati del nostro lavoro che è il mestiere più bello del mondo", ha detto la sindaca di Fonni, però questo amore, cara sindaca, non è corrisposto. Non è corrisposto da uno Stato che, come diceva bene Andrea Soddu, in cinque anni ha ridotto del 43 per cento i trasferimenti agli enti agli enti locali, non è corrisposto da un Governo che in una legge finanziaria, e qualcuno sorride e per questo, ci promette 15 milioni di euro dal 2019. Qualcuno sorride, non si può sorridere, si può solo piangere, possiamo piangere per queste promesse perché veramente sulle risorse, sugli accantonamenti, rispetto a questa vertenza stiamo facendo una battaglia, che dovremmo continuare a fare, come avete detto, tutti insieme, ma credo che la prima risposta del Governo italiano sia offensiva, perlomeno offensiva. Parlavamo dei poveri, parlavamo dello spopolamento, parlavamo della disoccupazione, sono dei fenomeni purtroppo correlati fra loro. Da un anno a questa parte è stato fatto poco o forse nulla, quando si muove il PIL dell'1 per cento credo che di questo nessuno si possa accorgere e non si possono accorgere soprattutto quelle persone che vivono in una condizione di povertà o di disoccupazione.
Io credo che col REIS noi abbiamo provato ad invertire, soprattutto per coloro i quali vivono in povertà, abbiamo provato ad invertire un attimino la rotta. Il REIS è una riforma coraggiosa di difficilissima applicazione, i sindaci lo sappiamo bene tutti, perché purtroppo nel primo anno non è stato possibile utilizzare quelle risorse per quelle che erano le finalità scritte appunto nella legge. E io spero che invece a partire dal 2018 questo si possa cominciare a fare; è certo, e su questo credo che possiamo dare garanzie oggi come Consiglio regionale e come Giunta esecutiva, che le risorse del 2017 verranno riconfermate in toto per il 2018. Come vorremmo oggi anticipare, credo che su questo continueremo la nostra battaglia, a credere che si possa davvero istituire un piano straordinario per il lavoro. Perché se noi non parliamo di questo, se non parliamo di risorse importanti per questo credo che anche oggi questa giornata si potrebbe ridurre alla solita liturgia delle lamentele da parte di voi Sindaci, di noi Sindaci che siamo interlocutori, i primi interlocutori, primi front office, diceva qualcuno, rispetto a delle comunità che sono sempre più in difficoltà. E su questo credo che la Giunta regionale per quello che può fare può oggi assumere impegni importanti che sono gli impegni che però può assumere come Regione Sardegna, e credo che non sarà più sufficiente e non saranno più sufficienti le risposte che possono provenire dal Consiglio regionale e dalla Giunta regionale della Sardegna, perché quella coperta rimane sempre più corta, quello Stato e quel Governo che ci deve dare risposte, risposte non ci dà da troppo tempo, e credo che la vertenza delle entrate soprattutto vada affrontata con molta più determinazione da parte di tutti facendo insieme una battaglia che possa finalmente portare a risposte, a punti di caduta diversi da quelli che abbiamo visto sinora, perché altrimenti continueremo a prenderci in giro fra di noi e continueremo a prendere in giro i nostri cittadini che da troppo tempo aspettano risposte che non possono arrivare.
Parlavate di FORESTAS e avete fatto bene a parlarci di FORESTAS perché il tempo è scaduto. Io credo che già oggi dopo l'incontro che faremo con i rappresentanti sindacali di coloro i quali stanno manifestando fuori da quest'Aula oggi dovranno avere una risposta certa su quelli che saranno i tempi rispetto agli impegni assunti qualche anno fa rispetto a quello che ci stanno chiedendo, perché anche loro possano diventare dipendenti di serie A, dipendenti come gli altri dipendenti regionali e visto e considerato che una legge regionale che ha trasformato l'ente Foreste della Sardegna in un'agenzia regionale possa riconoscere a loro il ruolo che da tempo chiedono. Per tutte le ragioni che voi avete ben rappresentato, per quello che loro rappresentano dentro il tessuto sociale della Regione Sardegna, considerando anche quelle che potranno essere le loro…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Agus in qualità di Capogruppo…
PITTALIS PIETRO (FI). Non è opportuna intervenga in quanto Presidente di Commissione. Faccia intervenire il suo Capogruppo. Per una questione di rispetto.
AGUS FRANCESCO (Gruppo Misto). Rinuncio, nessun problema.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Angelo Carta, Gruppo Psd'Az.
CARTA ANGELO (Psd'Az). Grazie Presidente, saluto il Presidente del CAL, il Presidente della Regione, gli Assessori e a tutte le Sindache e i Sindaci presenti, anzitutto credo che vada riconosciuto il ruolo che i sindaci svolgono in un momento storico così complicato e difficile come quello attuale. E quello che stanno portando stamattina ai Sindaci è la vertenza entrate dai Comuni alla Regione, perché esiste la vertenza entrate dalla Regione allo Stato, ma c'è la vertenza entrate dai Comuni alla Regione. Abbiamo tutti sentito interventi di una concretezza cristallina, una concretezza fondata proprio sull'esperienza quotidiana. Io non voglio essere da meno e cerco di parlare concretamente di dati. Quando noi parliamo per esempio della Provincia di Nuoro e della Provincia Ogliastra, territori notoriamente in crisi, andiamo a vedere quali sono i prelievi che vengono fatti dallo Stato in termini di imposte e nel 2015 nella Provincia di Nuoro a titolo di Irpef sono stati prelevati 116 milioni, 9 milioni di Ires, 85 milioni di IVA e 22 milioni di Irap. Nel 2016 123 milioni di Irpef, 15 Ires, 94 di IVA e 24 di Irap; 232 nel 2015; 258 milioni nel 2016. In Ogliastra negli stessi periodi per le stesse imposte 60 milioni nel 2015 e 63 nel 2016, a questi vanno aggiunti i prelievi dalle province fra il 2012 al 2016 pari a 31 milioni per la Provincia di Nuoro e a 13 milioni per la Provincia Ogliastra. Aggiungiamo i tagli ai trasferimenti statali e abbiamo un quadro devastante, come è possibile fare il Sindaco in queste situazioni credo che sia letteralmente un'impresa sovrumana. E, infatti, i Sindaci ormai sono spogliati dei poteri, perché è inutile avere poteri se poi non riescono a esercitarli attraverso le risorse che sono messe a loro disposizione. Quanto rientra in Provincia di Nuoro dei 232 milioni, che sono di competenza regionale questi perché ho i dati del Ministero, appunto, dove indica quali sono i dati di competenza regionale, quanto torna alla Provincia di Nuoro dei 232 milioni nel 2015 e dei 58 del 2016. O quanto torna alla Provincia Ogliastra dei 60 del 2015 e 63 del 2016. Credo che il Fondo unico non possa essere la risposta, perché non è sufficiente e credo che sia necessario che i sindaci, come giustamente e bene ha fatto già attraverso il Presidente del CAL a sottolineare, che c'è un problema di finanza regionale, c'è un problema di fondo unico, c'è un problema di vertenza entrate fra i Comuni e la Regione. Molti comuni hanno cercato di studiare quali potevano essere gli strumenti a loro disposizione per poter esercitare meglio la potestà nel Comune, molti hanno fatto una delibera di zona franca, una delibera che naturalmente non ha prodotto effetti, perché non è attraverso una delibera comunale che si istituisce la zona franca. Ma quelle delibere sono un segnale nei confronti della Regione e sta dicendo alla Regione ogni Comune che ha deliberato, ogni Consiglio comunale che ha deliberato che la leva fiscale è sicuramente uno strumento che deve essere utilizzato, l'appello dell'altro giorno del Sindaco Desulo, a fronte degli artigiani che stanno chiudendo, ha detto semplicemente una cosa: vedete di studiare delle agevolazioni fiscali per consentire a queste imprese di sopravvivere, ma soprattutto di essere capaci e nelle condizioni di trasferire il loro sapere alle nuove generazioni, perché non è che stanno morendo le imprese sta morendo una professione, stanno scomparendo quelle professioni che ci hanno sempre caratterizzato, sta scomparendo il tessuto economico che dopo la disfatta industriale sta interessando tutto il settore artigiano; per non parlare poi del settore pastorale che conosciamo tutti. Quindi credo che la vertenza entrate debba essere colta dalla Regione e dalla Giunta regionale già in questa finanziaria per consentire, attraverso la leva fiscale, di poter…
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare Massimo Zedda, Sindaco di Cagliari.
ZEDDA MASSIMO, Sindaco di Cagliari. Grazie Presidente, saluto tutti i presenti, un saluto al Presidente della Giunta, Assessori, gli onorevoli, i colleghi amministratori. Faccio mie le parole del Presidente del CAL che rivolge l'appello a nome di tutti noi e rivolgo un saluto al presidente Deiana, Presidente dell'ANCI che è presente ai lavori odierni. Intanto c'è un tema quello del fondo unico. Nel corso dell'ultimo incontro del Consiglio delle Autonomie locali con l'Assessore Paci è stata posta la questione circa l'origine del fondo unico, che non è datata in occasione dell'origine della specie, è più recente, con legge numero 2 del 2007, in legge è scritto che, "a fronte di maggiori entrate, in modo proporzionale o corrispondente, devono essere date maggiori risorse per rimpinguare il fondo unico a favore di tutti i Comuni"; Non è un'opinione di un sindaco di un piccolo Comune, è legge della Regione Sardegna. Penso, rivolgendomi agli onorevoli colleghi, ai sindaci, agli amministratori, a chi ci ascolta, più fuori che dentro l'Aula, ci auguriamo almeno, che le leggi che il Consiglio regionale si è dato debbano essere rispettate, se a questo sommiamo, che non è una pretesa folle, è il rispetto della normativa vigente, se a questo sommiamo che nel corso degli anni, perché la tesi sostenuta è: "Attenzione, se fosse andata così avremmo dovuto decurtare in modo corrispondente a fronte delle minori risorse disponibili", a parte che questo in legge non c'è scritto, e quindi sarebbe, come dire, una interpretazione non presente in legge, ma facendo due conti manca 1 miliardo all'appello negli ultimi anni, quindi semmai, se volete anche rimpinguare ciò che manca negli ultimi anni, non ci son problemi, ma attenzione, senza conteggiare gli accantonamenti. Tutto questo è un calcolo che non tiene conto della vicenda che riguarda lo Stato con la Regione in relazione alla vicenda accantonamenti che pesa per 4 miliardi, se si vogliono dare anche quelli sono altri 411 milioni; se c'è questa disponibilità in termini di generosità a favore degli enti locali, a noi non dispiacerà. Ci sono, insomma, una serie di motivi, anche in termini di leggi da rispettare, che possono determinare un riconoscimento agli enti locali di risorse, oppure una violazione di leggi regionali, non è che ci sia una terza ipotesi. Ragioneremo in seguito di EGAS, avverto un ritorno a un neocentralismo statale e regionale; penso che sia un errore tentare di sottrarre poteri ai comuni, tentare sistematicamente di portare compiti e competenze in capo alla Regione, penso invece che ci sia la necessità di una grande programmazione e pianificazione, e di delegare, semmai pretendere sblocco, sviluppo, accelerazione della spesa, e vale e vale per EGAS, vale sui trasporti, vale sul personale. Bisogna dotare i Comuni della possibilità di assumere anche incentivando le Unioni dei Comuni, in relazione al fatto che è inutile dirottare e pretendere dai piccoli Comuni o da Unioni di Comuni cose che ricadono in termini di rapporto tra il Sindaco e il dipendente al quale chiede di svolgere funzioni complesse, il Sindaco si potrebbe solo rivolgere a un vigile urbano, che ha in condivisione con gli altri tre Comuni attorno a sé. L'investimento in termini di personale e di ricaduta di dirottare capacità di assunzione nei piccoli comuni, ha determinato nei Comuni della Spagna, anche i più piccoli comuni, a partire dai primissimi anni novanta, una capacità di spesa di risorse europee, di progettazione, programmazione e di crescita economica e di sviluppo; noi dovremmo ripetere ciò che è stato fatto in altre realtà. Discutiamo anche se dovremmo recuperare molto tempo perso, discutiamo di miniere dagli anni 70, quando gli altri avevano già provveduto alla riconversione, discutiamo di industrie pesanti, energivore, negli anni 2000, quando gli altri avevano già provveduto alla riconversione di queste, in termini di innovazione tecnologica, sviluppo, discutiamo poi sempre tra noi di colpe e responsabilità, preferirei discutere di problemi e soluzioni, anche perché andare a ripercorrere la storia delle colpe e delle responsabilità, cito solo i titoli tra "488" e leggi 38 eccetera eccetera, è un ginepraio di responsabilità e di assenza di sviluppo datata fine anni 90 primi anni 2000. L'altro elemento appunto su problemi e soluzioni, noi dobbiamo avere la capacità di interrompere questa dinamica, per cui quando il problema c'è in via Roma, ma anche la scelta e le decisioni sono in via Roma, noi chiediamo la soluzione a Roma… sicuramente è in atto una discussione che risolverà le sorti della Sardegna nell'ambito delle due bancate superiori, mi auguro che sia portato a soluzione almeno un problema di quelli che non hanno risolto negli ultimi vent'anni, però… quando invece il problema è sempre in via Roma, ma la scelta, le decisioni e la soluzione è a Roma, noi chiediamo a Bruxelles. Cioè, sui trasporti noi chiediamo la soluzione a Bruxelles, quando la Corsica l'ha chiesto allo Stato d'appartenenza, così le Baleari eccetera. Qualche volta, quando il problema è in via Roma, interessa la Sardegna, ma la soluzione è in via Roma, si parli e si discuta senza puntare sempre il dito verso Roma, quando il problema e la soluzione attiene ed è in capo a Roma, si punti il dito e si pretenda la soluzione a Roma, ma non è che sistematicamente nell'ambito della discussione nella Regione Sardegna tutto ciò che è soluzione possa essere in capo a Roma, perché a quel punto Roma potrebbe anche rispondere nell'ambito della cancellazione della Regione e degli enti locali, perché tanto tutte le soluzioni devono arrivare da lì, perché li stanno soluzioni e problemi; forse qualche volta si tratta anche di far calare le responsabilità in modo puntuale, e porle in capo a chi deve trovare soluzioni nell'ambito dei poteri di ognuno di noi. Città metropolitane, province, c'è stata una decisione di cancellazione delle province, e con esse anche i finanziamenti alle città metropolitane e alle province che sono poi rimaste, perché nell'ambito della discussione della legge che avrebbe dovuto prevedere riforma costituzionale e la cancellazione delle province si è dimenticati che nel frattempo nelle scuole c'erano ancora gli studenti, e nelle strade provinciali continuavano a transitare auto, quindi abbiamo smesso di finanziare province e città metropolitane, che ereditano problemi e non soluzioni in questo caso, dimenticandoci che ci sono rimasti i ragazzi dentro le scuole che non hanno manutenzione ordinaria e straordinaria da tempo, Iscola interviene per una parte ma è chiaro che non riusciamo a far fronte a tutte le problematiche con un'assenza di finanziamenti, in questo caso sì, da parte dello Stato, che prende più che dare per quanto riguarda il sistema province e Comuni, e l'altro aspetto è, e ho chiuso, sulla ciambella. Badate che nessuno mangia il buco eh, nel mondo quando uno ha una ciambella nessuno si applica nel mangiare e digerire il buco, tutti si applicano nel mangiare la ciambella, quindi è anche un'aggressione e un prosciugare; questa roba della ciambella prima ce la dimentichiamo e ce la togliamo dalla testa, prima abbiamo iniziato a ragionare di un problema che abbiamo, e dove in noi sta una parte della soluzione. Lo spopolamento riguarda l'intera Sardegna, non riguarda un Comune, il contagio sulle malattie e la pandemia riguarda tutti in termini di spopolamento, non è un problema di uno e non dall'altro, perché l'azienda che non attecchisce a Cagliari è perché non ha un bacino di cittadini nel resto della Sardegna, non ce l'ha! Chi investe sulla fibra ottica, chi investe sulla banda ultra larga, noi avremmo un sistema di eccellenza, se non trova persone… perché allora fa il paio con l'altro ragionamento: "siamo pochi, dovremmo vivere tutti bene"; no, è il contrario, viviamo male proprio perché siamo pochi, perché a Cagliari attecchisce un'azienda che non riesce a trovare mercato, se vogliamo usare i termini più brutti, che a me non piacciono, e allo stesso tempo però, non essendoci popolazione e sviluppo nelle realtà interne, si cerca altrove, dopodiché, dopo che lo si cerca a Cagliari, poi si parte anche da Cagliari eh! Si parte anche da Cagliari perché i giovani abbandonano la Sardegna, non abbandonano l'interno per spostarsi tutti a Cagliari, quindi è anche un elemento non di discutere dello sviluppo, ma che tipo di sviluppo? Che tipo di politiche? Che tipo di ragionamenti? E anche cancellare alcune presunzioni o idee di problemi che invece continuando a ragionare in questi termini hanno determinato l'acuirsi delle problematiche dello spopolamento e non la soluzione di questi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Gianfranco Congiu, Gruppo Partito dei Sardi.
CONGIU GIANFRANCO (Partito dei Sardi). Presidente, un saluto a tutti gli ospiti. Il consueto appuntamento con il CAL dà l'opportunità di fare il punto sullo stato di salute delle nostre comunità, ma è indubbio, Presidente, che vi siano comunità nelle quali si vive peggio che in altre. Quello che attualmente sta accadendo nel centro Sardegna, ed in particolare nella comunità di Ottana e nel polo industriale di Ottana, ha dell'incredibile. Ci sono 130 lavoratori esclusi di fatto da una mobilità in deroga, annualità 2016, concessa invece ad altri. Lavoratori che hanno concluso il periodo di mobilità ordinaria nel 2015 per i quali pare non ci sia spazio con la finestra aperta dall'accordo sindacale del novembre del 2016. Bene, Ottana, la comunità di Ottana e tutto il centro Sardegna è un sito che paga più di altri il prezzo del fallimento di un certo modello industriale. Un sito che è l'unico a non essere stato ricompreso nelle aree di crisi complessa e quindi clamorosamente escluso sia dalle ipotesi di rilancio e riconversione che dai sistemi di welfare riservati a quelle aree. A questo proposito segnalo che lo strumento della mobilità in deroga, benché strumento venuto meno con l'attivazione della NASpI, risulta prorogata con risorse dedicate a tutto il 2018, ma solo per i lavoratori insediati nelle aree di crisi complessa. Il silenzio che è improvvisamente calato dietro la vicenda dei 130 lavoratori del polo industriale di Ottana merita una decisa presa di posizione. Le nostre notizie si fermano, ahimè, al luglio del 2017, data in cui si è tenuta l'ultima riunione del comitato di monitoraggio. Ad oggi sono trascorsi ulteriori cinque mesi, tempo che riteniamo più che congruo per consentire all'INPS, Presidente, la liquidazione delle posizioni relative anche ai 130 lavoratori del polo industriale di Ottana, al pari di tutte le altre posizioni già prese in carico dall'istituto e già liquidate. Non è ultroneo né banale ricordare che le indennità di cui stiamo sollecitando l'erogazione rappresentano per tutte le persone coinvolte il confine tra la dignità e la mortificazione della persona in quanto sono misure destinate al sostegno di chi involontariamente si trova in uno stato di disoccupazione. Che la politica, questa politica, imponga le risposte a chi ha il dovere di fornirle perché, al danno della perdita del lavoro non si aggiunga anche la beffa di una esclusione che sarebbe da tutti noi letta come incomprensibile. Qui non si tratta di rivendicare nuove poste economiche, si tratta semplicemente di imporre le risposte che devono giungere da quegli apparati di cui in tanti oggi hanno denunciato l'inefficienza.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare Antonio Satta, Sindaco di Padru.
SATTA ANTONIO, Sindaco di Padru. Un saluto al Presidente del Consiglio regionale, al presidente della Giunta regionale, a tutti i consiglieri regionali, agli Assessori presenti. Non sto qui a ripetere le cose che hanno già detto i miei colleghi, che condivido pienamente, in particolar modo la relazione del presidente Soddu. Certo, questo è un incontro istituzionale, un incontro di ascolto e di confronto perché i Comuni, lo sanno tutti, vivono una situazione pesante, così come la vive la Regione la situazione pesante. Allora occorre che, come ha già detto qualcuno, ci sia un'unità di intenti, la Regione alleata con i Comuni e i Comuni alleati con la Regione contro lo Stato: forse alcune battaglie le vinceremo più facilmente. Certo è che la situazione attuale non consente ai nostri Comuni di dare quelle risposte che vorrebbero. Cosa vogliono i Comuni? I Comuni vogliono essere messi in condizioni di dare le risposte ai propri cittadini. Io spesso dico che sogno una Regione che sia ente di indirizzo, di programmazione e di controllo, ma che le risorse vadano tutte date agli enti locali perché lì devono dare le risposte ai propri cittadini e oggi perché c'è chi va a bussare alla porta degli amministratori per avere risposte. Certo, la situazione finanziaria è quella che è, le risorse non sono sufficienti e allora occorre che ci sia una battaglia comune, non uno scontro fra Comune e Regione, ma un'unità per avere quelle risorse che lo Stato ancora non ci riconosce e non ci dà. Certo è una situazione molto pesante, ma attraverso questo impegno forte, convinto di persone responsabili come sono i sindaci che sono oggetto oggi di attacchi continui perché non hanno la forza di poter soddisfare le esigenze di chi non ha casa, di chi non ha lavoro, di chi non ha da che vivere molte volte, è evidente che allora si ha bisogno di questa grande unità tra tutte le autonomie locali, insieme con la Regione. Allora credo che la Regione in questo caso possa essere davvero un riferimento importante. I Comuni devono essere vicini alla Regione se vogliamo portare a casa delle risorse, ma diversamente come si fa ad andare avanti? Ne parlavo con l'assessore Dessena questa mattina, siamo in difficoltà perché vengano portati a scuola gli alunni delle scuole dell'obbligo, perché sono state soppresse le scuole nelle piccole località, si sono create delle scuole di grande livello, ma occorre portarli alle scuole dell'obbligo, ma non ci sono risorse. Mi diceva l'Assessore che forse troveremo il modo adesso di trovare ulteriori risorse, l'assessore Paci ce lo potrà confermare, per consentire che cosa? Per consentire che i ragazzi possano andare tranquillamente a frequentare la scuola dell'obbligo. Nel mio Comune c'è una località che è a 20 chilometri, beh, allora i bambini non devono andare a scuola? Il problema è serio ed è grave perché la formazione prioritaria che c'è all'inizio dei ragazzi che iniziano la loro vita di formazione. Questo è un esempio, come posso dire anche che le Unioni di Comuni che sono importanti, assessore Erriu, molte Unioni di Comuni non hanno personale per poter vivere, non per poter funzionare. Allora c'è la volontà anche su questo di fare uno sforzo per mettere in condizioni le nuove strutture di poter andare avanti. Poi una cosa di giustizia, l'ha detto prima l'onorevole Zanchetta, per quanto riguarda le province visto che il referendum ha ritenuto valide l'istituto della provincia, allora diamo anche coerenza al resto, cioè la provincia del Nord-Est deve essere una realtà che tutti quanti dovrebbero comprendere per quello che rappresenta questa realtà nella Sardegna. C'è una proposta di legge presentata da quattro consiglieri regionali di centrosinistra e centrodestra, se c'è la volontà del Consiglio può tranquillamente approvarla in brevissimo tempo. Questo è quello che chiediamo. Allora, noi diciamo come CAL, come ha detto già il Presidente, noi saremo attenti e collaborativi, insieme con la Regione vogliamo fare le battaglie per poter avere quello che ancora non ci viene riconosciuto. Allora con questo spirito, presidente Ganau e presidente Pigliaru, noi intendiamo portare avanti come rappresentanti delle Autonomie locali, una battaglia insieme con voi per avere risposte adeguate che tutti quanti auspichiamo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Pietro Cocco, Gruppo Partito Democratico.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, colleghi Sindaci, Presidenti, la riunione congiunta di oggi avviene poco prima della discussione della finanziaria che se tutto andrà bene potrà essere approvata entro il mese di dicembre. Dovrebbe essere la norma, ma spesso non è così, anzi sono parecchi anni che non si riesce ad evitare l'esercizio provvisorio. Questo ci consentirà, va detto, di erogare in tempi ragionevoli le risorse anche per consentire a tutti i Consigli comunali della nostra isola di approvare con certezza di risorse i loro bilanci di previsione. Io credo che se vogliamo che questi appuntamenti fra Consiglio regionale e CAL siano produttivi dovremmo trovare il modo di andare oltre la semplice discussione rituale e provare per temi a darci una mano a vicenda per tutte. D'altro canto il CAL ha un ruolo ben definito, sancito dalla legge istitutiva che gli attribuisce le funzioni che sono diverse rispetto a quelle rivendicative dell'ANCI. Oggi più di ieri stiamo cercando di predisporre una finanziaria che tenga conto delle richieste sempre più pressanti provenienti dalla società, dai comuni, consapevoli tuttavia che non sarà una manovra economica seppure importante a risolvere tutti i problemi. Si è parlato oggi di fondo unico per i comuni e la Regione continua a garantire con le stesse risorse degli altri anni la stessa cifra pari a 600 milioni di euro. La distribuzione così organizzata con le percentuali che tutti noi conosciamo nasceva dalla esigenza di tutelare in modo principale tutti i 377 Comuni della Sardegna e soprattutto quelli più piccoli che sono la grande maggioranza. Se questo criterio, da come sentito in alcuni interventi, si ritiene necessario rivederlo, credo sia opportuno definire un tavolo di discussione specifico perché non possiamo continuare ad accennare il problema e rimandarlo alla prossima discussione.
Sulla questione del fondo unico qualcosa la vorrei dire in merito alle risorse perché è bene che noi ci confrontiamo, ma ci diciamo le cose per quelle che sono, senza propaganda alcuna né per la Regione né per i Comuni perché qua siamo a cercare di risolvere i problemi, trovare delle soluzioni che vedano innanzitutto la possibilità di garantire i Comuni che sono la frontiera della gestione territoriale dell'isola e la forza portante di questa nostra isola. Per cui noi come rappresentanti della Regione e tanti di noi, io compreso, abbiamo fatto gli amministratori locali, i sindaci, io l'ho fatto per dieci anni quindi conosco le cose di cui stiamo parlando. Ma il fondo unico di 600 milioni nasce certamente da una legge che l'ha istituita e che deve tenere conto che tutte le volte che cresce il fondo unico deve essere aumentata la percentuale da destinare ai Comuni. Però alcuni dati vanno raccontati perché noi avevamo 6 miliardi 670 milioni di euro nel 2010, non cito tutti gli anni, nel 2014 quando abbiamo preso in mano noi la Regione avevamo un miliardo di euro in meno, quasi 962 milioni di euro di minori trasferimenti a disposizione per erogare il fondo unico, meno un miliardo di euro nel bilancio della Regione Sardegna. Questo è quello che abbiamo trovato nel 2014, un miliardo di euro in meno. Oggi la cifra a disposizione tra il dato del 2010 e il dato del 2018 del bilancio di previsione che stiamo predisponendo della finanziaria in corso, rispetto al 2010 sono sempre meno 400 milioni. Ho citato questi dati per dire che il Fondo unico è rimasto inalterato nei confronti dei Comuni e abbiamo sempre erogato per quanto riguarda la gestione del centrosinistra, dal 2014 ad oggi, sempre 600 milioni di euro.
Questo per dire che nonostante ci siano norme che istituiscono il rapporto che ci deve essere tra Regioni poi è chiaro che sono insufficienti, probabilmente c'è bisogno di nuove risorse, però io credo, siccome è il momento del dialogo e del confronto, che ognuno debba fare la sua parte fino in fondo e noi siccome siamo in fase di finanziaria io credo che alcuni dati possano essere utili anche alla discussione perché questa finanziaria prevede 130 milioni di euro per il Fondo unico e per le politiche attive del lavoro, prevede 20 milioni di euro aggiuntivi rispetto ai 70 milioni già previsti per scuole e università, per borse di studio riservate agli studenti, altri 20 milioni di euro all'agricoltura, oltre 25 milioni provenienti dai fondi nazionali, oltre 45 milioni di euro che sono stati messi per affrontare il tema dei pastori sardi, una cosa inedita che non è mai accaduta prima per (…). E siccome ci sono i Sindaci che hanno affrontato negli anni scorsi il tema della neve e si sono trovati isolati soprattutto nel centro della Sardegna, sono previsti quasi un milione di euro a disposizione come fondi neve per affrontare le emergenze dell'isola che devono essere considerate imminenti anche per il tempo e per il clima che si sta mettendo in corso. E ancora per il REIS, e concludo perché vedo che il tempo scade, noi mettiamo a disposizione altri 45 milioni di euro come Regione Sardegna da dare ai Comuni per il REIS che non è in sostituzione del REI…
Ha facoltà di parlare il consigliere Pietro Pittalis, Gruppo Forza Italia.
PITTALIS PIETRO (FI). Questa riunione cade esattamente il 5 dicembre cioè a distanza di un anno, proprio il giorno in cui in Sardegna come nel resto dell'Italia veniva proclamato l'esito referendario. Ricorderete il 74 per cento dei sardi ha detto no ad un disegno costituzionale di riforma che aveva anche una incidenza diretta sul sistema delle autonomie locali, quel disegno che ha visto parte della maggioranza, la Giunta, lo stesso presidente Pigliaru fautori del sì che è stato bocciato.
La cosa che emerge e che voglio sottolineare oggi è che quel disegno pernicioso per l'autonomia dei sardi ha costituito la base per la vostra riforma del sistema degli enti locali.
Avete messo il carro davanti ai buoi e oggi ne cogliamo tutte le conseguenze di una riforma del riordino che non solo si è dimostrata fallimentare, non ha funzionato, non sta funzionando, ma ha creato un insieme di sigle che sono rimaste tali sulla carta giusto per cercare di compensare quel disastro che avete fatto dividendo il territorio della Sardegna e cercando di marginalizzare ancora di più le fasce deboli, le aree deboli montane e soprattutto le zone interne. Altroché caro Sindaco di Cagliari, vai nell'interno della Sardegna per capire cosa significa spopolamento, cosa significa fuggire da quei territori perché non ci sono più neanche i servizi essenziali e qui vedo che con disinvoltura si punta il dito solo nei confronti dello Stato corresponsabile sì ma insieme anche a un neocentralismo che è stato inaugurato da questa Regione perché a me fa ridere qualcuno quando dice: "Ma ragazzi guardate che il fondo unico di per sé è già sufficiente, ma non è solo quello, c'è un miliardo e mezzo in più di risorse che vanno al sistema degli enti locali!" Sì, sarà anche così, ma da chi è gestito? Chi è che ha la regia di quelle risorse? I sindaci o gli Assessorati? Così per i lavori pubblici, così per l'ambiente, così per l'industria, così per tutti i settori compresa l'agricoltura dove addirittura si sta dimostrando proprio qui in tutta evidenza il paradosso che ci sono 45 milioni di risorse pronte da spendere. Però questo sistema centrista che tutto deve essere portato all'attenzione dell'uomo solo al comando, sta non solo ritardando, ma vanificando la stessa possibilità che quelle risorse destinate per il sistema agropastorale non arrivino perché poi tutto complica la burocrazia sulla quale siete bravi ad inventarvi regole e procedure solo per ingolfare ancor più il sistema. E allora ecco perché noi dobbiamo porci nei confronti del sistema delle autonomie locali, io penso, in una visione completamente nuova perché bisogna sì evitare l'errore fatto dallo Stato nell'imporre nei confronti del sistema regionalista quella sorta di dominio quasi che si vuole esercitare, la stessa cosa però la Regione la fa nei confronti del sistema locale.
E siccome il tempo è tiranno sono due le questioni che voglio richiamare brevemente, quella sulla Protezione civile. Assessori, Presidente, il tempo finora ha consentito che nulla succedesse, non vorremmo ancora vedere il Sindaco di Fonni o quello di Desulo lamentarsi perché c'è il rischio all'incolumità delle persone e c'è il rischio che greggi e intere produzioni vadano disperse. Secondo argomento, quello sull'immigrazione sul quale sorvolate, un sacerdote coraggioso, determinato, sereno, che rappresenta l'espressione di quella Caritas Paulina che non ha nulla di che apprendere da chicchessia che si erge a grande… avete paura che vi si dicano le cose! Comunque sia, su questo don Francesco Mariani ha detto cose sacrosante, ha detto cioè che è fallita la politica vostra della integrazione, Sappiamo che molti Sindaci sono prezzolati, come qualcuno che sta difendendo la Giunta regionale anche in questo momento, per togliere la parola…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pittalis!
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
PIGLIARU FRANCESCO, Presidente della Regione. Onorevole Pittalis, mi stavo informando sui tempi, e cercherò naturalmente di stare nei tempi come è giusto che sia. Intanto Presidente del CAL, Sindache e Sindaci, io credo che questa sia una occasione istituzionale, "calendarizzata" con la giusta frequenza, e credo che sia soprattutto, permettetemi, una occasione, almeno per quanto mi riguarda, non formale. Qualcuno oggi ha sostenuto che facciamo delle occasioni formali, io penso in realtà che ci sia molta sostanza in quello che ho sentito e in quello che dobbiamo dirci, e soprattutto nel momento in cui dobbiamo ascoltare molto. Non siamo qua per suonarci e cantarci nulla, siamo qua per affrontare problemi, che sono problemi di tutti, sono problemi della Sardegna, sono problemi dei nostri cittadini, il tempo è poco e quindi sarò anch'io molto rapido, darò alcune risposte a dei punti che sono stati adeguatamente sollevati. Prima di tutto è bene mettere le cose in una prospettiva, la prospettiva è quella, l'onorevole Cocco citava un problema di risorse che abbiamo trovato nel 2014, ci tornerò tra poco anch'io, ma abbiamo trovato anche molto da fare dal punto di vista del disegno istituzionale, di fare riforme perché il sistema delle Autonomie locali funzionassero meglio di come avevano funzionato nella fase precedente. Ebbene, sì, noi ci siamo presi la responsabilità di fare riforme, riforme che sono sempre molto complicate, riforme che inevitabilmente creano momenti di difficoltà nella loro implementazione, niente avviene magicamente, ma credo che non ci fosse nessun dubbio, e comunque avevamo chiesto il voto su questo punto, che non ci fosse nessun dubbio che ci fosse bisogno di una riforma degli enti locali con al centro l'idea e il funzionamento delle Unioni dei Comuni, perché c'è una estrema necessità di condividere problemi, ma anche soluzioni, di salire di un livello di dimensione per affrontare i problemi che sono spesso molto più grandi di quelli che un singolo Comune, con pochi abitanti, può affrontare. Quindi l'abbiamo fatto, è stato uno dei nostri contributi di cui siamo orgogliosi, al di là delle inevitabili difficoltà di implementazione che dicevo, è sempre tipico di ogni riforma. Abbiamo continuato a lavorare e abbiamo definito gli ambiti territoriali ottimali, che sono un altro elemento per mettere ordine, per uscire da un'idea di geometria variabile, che invece avevamo trovato, in cui le idee erano molto poco chiare e le situazioni cambiavano di volta, a seconda di quale tipo di intervento doveva essere predisposto, che fosse socio-sanitario o che fosse di altra natura. Oggi abbiamo un quadro molto più preciso, abbiamo una piattaforma di lavoro decisamente più chiara. Ed è anche attraverso il contributo costruttivo che avviene nella Conferenza permanente Regione - enti locali, per esempio, che stiamo ulteriormente irrobustendo la prospettiva che riguarda il ruolo e anche i finanziamenti e gli incentivi delle Unioni dei Comuni, anche su questo tornerò fra un attimo. Quindi c'è un disegno di riforma istituzionale, che credo stia cominciando a pagare, e credo che dia un quadro molto più utile per ragionare appunto insieme. Mentre ragioniamo insieme sul cosa fare, ci torno dopo, non possiamo certo nasconderci quello che è stato richiamato con molta forza a cominciare dal Presidente del CAL, e cioè la enorme ingiustificata riduzione dei finanziamenti che lo Stato attribuisce ai Comuni. Le cifre sono assolutamente impressionanti, il taglio è certamente non giustificabile. Quindi l'appello alla Regione, perché la Regione stia insieme, o perché Comuni e Regioni siano insieme in questa vertenza è la cosa più naturale che si possa sentire. E' del tutto evidente che non c'è una vertenza che ha la Regione nei confronti dei tagli e degli accantonamenti che ha fatto lo Stato separata da quella che riguarda i Comuni. Se siamo un governo multilivello, ognuno con la propria parte, ma formiamo una squadra, che ha come unico obiettivo quello di erogare servizi di qualità ai propri cittadini, è chiaro che dobbiamo essere insieme anche in queste battaglie, la nostra disponibilità c'è tutta, e vedremo poi quali sono le forme che insieme decideremo di adottare. Io credo che sullo sfondo ci sia un problema importante del quale si sta discutendo, e forse la discussione su questo va accelerata per capire se c'è una posizione comune oppure no, che in prospettiva è quella della possibile regionalizzazione della finanza locale, che significherebbe, come hanno fatto alcune altre Regioni autonome, significherebbe alla fine avere una contrattazione dura, forte con lo Stato per definire con precisione risorse, che poi a quel punto governeremmo nella piena autonomia. Questo è un tema certamente all'ordine del giorno. Detto questo e detto della assoluta necessità di fare fronte unito per combattere tagli ingenerosi e che sono molto gravi per i servizi erogati ai nostri cittadini, velocemente quello che fa la Regione. Io non credo ci sia nessun neocentralismo. Capisco che ci siano gli anniversari anche delle sconfitte, e che è giusto che l'opposizione li citi, ma questa non è una Regione e non è una Giunta regionale che ha alcuna intenzione di pensare il mondo in termini di neocentralismo, anzi credo che sarebbe assolutamente sbagliato.
Il fondo unico, ci sono leggi e ci sono fatti. Noi i fatti abbiamo detto che è bene che li confrontiamo, approvo e accetto assolutamente la proposta del Presidente del CAL di fare molto rapidamente, a giorni, una riunione per condividere i dati. I nostri dati dicono, come citava l'onorevole Cocco, che nel 2014 avevamo entrate per un miliardo in meno, per 900 milioni in meno rispetto al 2010, e ancora oggi non abbiamo ripristinato il livello del 2010, eppure come è stato detto, e lo dico con orgoglio, ma l'orgoglio io penso della nostra maggioranza certamente, forse anche dell'intero Consiglio regionale, se c'è una voce che non è stata toccata, in anni di così drammatica difficoltà del regime delle entrate, è stata quella del Fondo unico, e questo è motivo di orgoglio, perché non siamo neocentralisti, perché pensiamo che sia fondamentale il lavoro che fanno i Comuni. Nessun dubbio, nessun problema, che come le entrate cominceranno a crescere, e speriamo che questo succeda, perché grazie anche al lavoro che facciamo noi comunque dalla crisi lentamente stiamo uscendo, non c'è dubbio che in uscita dalla crisi, in incrementi reali, significativi di entrate quella norma diventerà rilevante, e verrà certamente adottata. Quindi sediamoci intorno a un tavolo, guardiamo i numeri, rassereniamoci e vediamo che abbiamo insieme fatto un grande lavoro in questo momento, e che siamo pronti a fare un lavoro ancora migliore per il futuro. In quella stessa riunione io però chiedo che oltre a parlare del fondo unico, si parli anche di tutte le altre cose che abbiamo fatto, perché è molto importante che tutti noi condividiamo ciò che si sta facendo, perché quello che mi capita spessissimo è rendermi conto che non c'è una piena consapevolezza di quante cose si stanno facendo, se le stiamo facendo bene, oppure male. Invece io credo che sia molto importante avere prima di tutto fra noi una rendicontazione precisa di ciò che sta avvenendo. Abbiamo bisogno che alla fine noi per primi, e i nostri cittadini, sappiano quanto spendiamo, dove spendiamo, dove anche geograficamente spendiamo, per fare cose. Allora cito, oltre che di fondo unico, sarà bene parlare dell'investimento sulla scuola che oggi è intorno ai 250 milioni di euro per manutenzione ordinaria e straordinaria, per fare nuove scuole, per migliorare la didattica. Ha ovviamente questo intervento una forte componente territoriale e sarà bene farla emergere, condividerla, misurarla e condividerla. Così come la programmazione territoriale, parlavo prima delle Unioni dei Comuni, bene, si dice che le Unioni dei Comuni fanno fatica a funzionare? Ma certamente nella programmazione territoriale le cose stanno andando bene, i progetti stanno arrivando. E' neocentralismo? No, è confronto istituzionale, è governo multilivello, è dialogo, è ascolto, e poi capacità collettiva di fare scelte. Ci sono 300 milioni nella programmazione territoriale che si stanno programmando in modo collettivo, in modo inclusivo, perfettamente territorializzato, quindi i numeri li abbiamo, e anche questi li condivideremo. Abbiamo il piano di intervento sulla fibra ottica, siamo partiti come prima Regione in Italia e l'altro giorno è apparso evidente che siamo la seconda o la terza Regione d'Europa per investimento nella fibra nelle aree rurali. Su trecento regioni d'Europa noi siamo, adesso non ricordo, se la seconda o la terza, è un investimento assolutamente straordinario. Ci sono le strade: abbiamo le province che non riescono a svolgere le loro funzioni, voglio informare che ieri a Roma siamo andati con determinazione alla ricerca di una quantità importante di risorse per fare la manutenzione stradale, non delle strade statali ma delle strade di secondo livello, quindi una cosa di cui abbiamo un estremo bisogno e penso che nei prossimi giorni potremo citare un risultato importante e anche questo andrà poi, come dire, calato nell'esatta geografia della Sardegna. C'è la videosorveglianza, ci sono i 45 milioni dati ai pastori che stiamo spendendo, io credo che alla fine li spenderemo con una velocità piuttosto straordinaria e, per il Paese, per la nazione nella quale viviamo, dove tutto è estremamente lento, noi invece stiamo vivendo con grande velocità. Ci sono gli altri 20 milioni per l'altra parte del settore agricolo e agroalimentare, ancora voglio citare il fatto che la finanziaria, di cui abbiamo già parlato e di cui vogliamo parlare, prevede nella proposta che verrà portata all'attenzione di quest'Aula prestissimo, un importante investimento per creare lavoro e un importante incremento dei soldi per rinforzare il REIS affianco al REIS nazionale. È chiaro che in tutto possiamo migliorare, anche il REIS, se dobbiamo ragionare insieme su come renderlo più efficace e più veloce siamo prontissimi a farlo, e sul lavoro ragioneremo come le risorse importantissime che metteremo a corre nella propria finanziaria, esattamente quali saranno i progetti e i programmi attraverso i quali verranno spese, però è chiaro che in questo il protagonismo dei Comuni e dell'Unione dei Comuni sarà determinante, sarà fondamentale, sarà molto maggiore di quello della Regione. Sono risorse che vengono generate che poi vengono attribuite al vostro livello di governo perché si possano erogare servizi fondamentali ai nostri cittadini, quindi ragioniamo, continuiamo a ragionare insieme, abbiamo citato e continuo a pensare molto, insieme a voi, del problema dello spopolamento che non possiamo risolvere in una battuta naturalmente, ma nel momento in cui ci preoccupiamo molto, molto delle risorse credo che sia importante rinforzare il nostro confronto anche sulle idee, su ciò che con quelle risorse è davvero efficace fare. Cito, senza voler aprire nessun dibattito, il fatto che da anni abbiamo un Fondo unico che viene elargito con una certa forma, con l'idea, con due proporzioni, con due parti del Fondo unico, con l'idea che questa forma di elargizione del Fondo unico sia uno strumento utile per combattere lo spopolamento. Forse è il momento anche qui di fermarci un attimo, continuare a parlare di risorse, ma parlare anche delle componenti e delle idee che queste risorse devono finanziare per fare la sacrosanta battaglia contro lo spopolamento. Io credo davvero che dobbiamo pensare alle risorse, ma abbiamo molto bisogno di parlare fra noi per identificare e definire politiche che sono certamente complesse, difficili, per combattere l'attuale tendenza allo spopolamento che non riguarda solo la Sardegna riguarda tutto il mondo, ma certamente a noi interessa particolarmente e quando dico che dobbiamo parlare di idee ho citato un attimo fa la forma del Fondo unico e la possibilità di ragionare intorno alla sua adeguatezza. Ma penso anche ad altre cose complesse, io credo che tra un po' ci sarà, anzi non credo, tra un po' per esempio ci sarà una conferenza sull'agricoltura e penso che sia molto importante che i Sindaci e i territori siano presenti e che insieme a noi ragionino su quale possibile rimodulazione del programma di sviluppo rurale possa essere rapidamente adottato per dare una prospettiva di sviluppo all'agricoltura produttiva, perché questo è uno dei temi fondamentali essenziali di cui dobbiamo occuparci e dobbiamo farlo tutti insieme. Risorse e idee, vediamoci, discutiamo e confrontiamoci sulle risorse, facciamo che questa che sia anche l'occasione per riprenderlo e per continuare e intensificare il nostro ragionamento comune sulle idee, su come migliorare lo stato delle cose, combattere lo spopolamento e dare migliori servizi ai nostri cittadini.
PRESIDENTE. Grazie, io ringrazio tutti, la seduta è tolta. Il Consiglio è convocato questo pomeriggio alle ore 16, adesso è convocata la Conferenza dei Capigruppo al sesto piano.
La seduta è tolta alle ore 13 e 24.