Seduta n.395 del 30/04/2013
CCCXCV SEDUTA
Martedì 30 aprile 2013
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
La seduta è aperta alle ore 10 e 03.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 28 febbraio 2013 (385), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Rosanna Floris, Giorgio Locci e Onorio Petrini hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 30 aprile 2013.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Risposta scritta a interrogazione
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alla seguente interrogazione:
"Interrogazione Moriconi sulla necessità di sospensione del provvedimento di adozione del Piano stralcio delle fasce fluviali (PSFF) di Uta, in attesa della discussione urgente della mozione n. 249 in Consiglio regionale". (1084)
(Risposta scritta in data 24 aprile 2013.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, in merito all'importazione di tonnellate di percolato provenienti dalla discarica di Bellolampo in Sicilia e dirette verso il porto di Olbia per essere smaltite in Sardegna". (1101)
"Interrogazione Arbau, con richiesta di risposta scritta, alla Giunta regionale e all'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale affinché precisino se intendono dare risposta al cittadino Salvatore Usala nel merito delle domande poste nella nota in data 23 aprile 2013, se i fatti evidenziati siano veri e se intendono assumere opportuni provvedimenti per superare gli ostacoli burocratici denunciati". (1102)
"Interrogazione, Cocco Daniele Secondo - Zuncheddu - Sechi - Cugusi, con richiesta di risposta scritta, sulla gravissima situazione in cui versano le aspiranti matricole della Facoltà di medicina ed odontoiatria dell'Università di Sassari, a seguito della mancata esecuzione di quanto stabilito dalla sentenza del TAR di Cagliari del 14 marzo 2013". (1103)
PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interpellanza pervenuta alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interpellanza Cocco Daniele Secondo - Diana Giampaolo - Sechi - Cugusi - Zuncheddu sulle ultime nomine dei direttori generali da parte della Giunta regionale". (419)
bilancio pluriennale per gli anni 2013-2015" (504/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione generale congiunta del Documento numero 34/A e dei disegni di legge numero 503/S/A e 504/A.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Fois, relatore di maggioranza.
FOIS (Riformatori Sardi), relatore di maggioranza. Signora Presidente del Consiglio, signori Assessori, colleghe e colleghi, la Commissione terza ha licenziato a maggioranza, nella seduta del 24 aprile, i testi che compongono la manovra finanziaria 2013-2015. La discussione, pur serrata e nell'evidente distinzione delle posizioni espresse, è stata tuttavia proficua; l'atteggiamento propositivo delle opposizioni, il contributo dell'assessore Zedda, hanno consentito di concludere l'esame in tempi contenuti e di introdurre, nell'angusto spazio lasciato dai vincoli posti dalla spesa, significative variazioni al disegno originario.
La questione nodale e decisiva rimane pur sempre il mancato riconoscimento di una maggiore capacità di spesa alla nostra Regione, che vanifica quasi del tutto i passi avanti compiuti sul piano delle entrate. Il Patto di stabilità è un nodo che strangola in modo insopportabile il bilancio regionale; il Governo ignora i richiami della Corte costituzionale, in modo che ciò che a fatica concede da un lato lo nega dall'altro.
Non casualmente l'articolo 1 della legge finanziaria ripropone il tema centrale e individua in un miliardo e 200 milioni di euro la maggiore capacità di spesa che deve essere riconosciuta alla nostra Regione; senza questa disponibilità qualsiasi politica rivolta a contrastare la crisi economica e sociale, che impoverisce sempre di più la nostra isola, è totalmente inadeguata. Occorre ora incalzare il Governo su questo punto, argomentando con forza ragioni che sono non solo politiche, ma anche giuridiche e logiche.
Questa situazione aggrava "mali risalenti" che pesano evidentemente sul bilancio regionale e sull'andamento della spesa: il progressivo accrescersi dei residui, la logica dello stanziamento, il prevalere delle spese correnti, il ritardo nelle erogazioni.
Nei ristretti margini consentiti, il lavoro della Commissione si è svolto in tre direzioni. Sono state mantenute invariate le misure a favore delle famiglie: interventi per la povertà da affidare ai comuni, spese per la disabilità, interventi per il sollievo delle situazioni di disoccupazione. Accanto alla conferma delle misure, da ultime rinnovate lo scorso anno (cantieri verdi, opere immediatamente cantierabili, che sono state anzi rafforzate), la Giunta ha indicato altre misure di taglio originale quali il rimborso dell'IMU e una sperimentazione del reddito di cittadinanza attraverso l'uso della valuta complementare.
Si è intervenuti per consentire alla spesa a favore dell'istruzione di riprendere fiato: modalità utili ad agevolare la spesa del fondo unico concordate con l'università, recupero delle somme per le opere di edilizia universitaria necessarie al loro completamento, rifinanziamenti a favore delle scuole materne e dell'infanzia. Non sono state intaccate altre spese, pure afferenti all'istruzione universitaria, e si sono individuate tecniche utili per salvaguardare le spese per gli assegni di merito.
Riguardo alle imprese la Giunta aveva già proposto un intervento per il debito commerciale; la misura è stata raccordata con quanto previsto dal decreto legge numero 35 appena emanato, per rafforzarne l'efficacia. Si è dato seguito alla richiesta dei fondi di garanzia del credito incrementando sensibilmente le risorse, estendendo anche ai consorzi dell'agricoltura le misure di facilitazione adottate lo scorso anno. Si è prevista la rimodulazione delle risorse per il turismo, l'artigianato e il commercio fortemente penalizzate dal Patto di stabilità.
Riguardo poi alle autonomie locali, è stato mantenuto l'indirizzo indicato dalla Giunta di lasciare l'ammontare complessivo invariato non solo per quanto riguarda il Fondo unico degli enti locali ma anche per le altre misure riguardo al sociale e alla disoccupazione di cui sono i principali erogatori. Altre misure, che pure sono state suggerite dall'opposizione, quali la sottrazione delle risorse trasferite agli enti locali al limite del Patto di stabilità e un intervento per la riduzione dell'IRAP, non appaiono ancora mature perché ancora da affinare, resta pertanto da valutarne la legittimità e l'impatto sulle risorse.
In conclusione, colleghi, pur nelle difficoltà che rendono assai difficile apportare variazioni per la ristrettezza delle risorse e per i vincoli che derivano dall'attuale politica statale di bilancio, è stato possibile imprimere alla manovra un segno di maggiore equità e attenzione al bisogno e al lavoro.
Auspico che l'apporto fattivo dell'opposizione e l'attenzione della Giunta consentano di portare rapidamente a conclusione anche la discussione in Aula, visto che ormai scade il termine per l'esercizio provvisorio, e che la situazione sociale ed economica richiede di dare la massima incisività alla spesa mettendo in circolo rapidamente tutte le risorse disponibili.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Sabatini, relatore di minoranza.
SABATINI (P.D.), relatore di minoranza. Presidente, siamo arrivati oramai alla fine di questa legislatura, questa è quindi l'ultima finanziaria che la Giunta regionale presenterà all'attenzione di quest'Aula. Perciò credo si possa dare un giudizio compiuto sull'attività della Giunta riguardo la gestione delle finanze regionali. Credo anche che non sia più possibile, così come avete fatto negli anni precedenti, rimandare e richiamare responsabilità del passato. Oggi è possibile dare una valutazione compiuta della vostra gestione.
Nella relazione che ho presentato, e che è allegata al testo della finanziaria approvata dalla Commissione, sono entrato nel dettaglio, in questo mio intervento farò solo brevi considerazioni, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista della valutazione politica della manovra finanziaria.
Dal punto di vista tecnico si può dire che la vertenza sulle entrate sia il nodo centrale irrisolto di un'attività che voi avete messo in atto sbagliando completamente passaggio dopo passaggio, in un primo momento fidandovi del vostro "Governo amico", del terzetto Berlusconi, Tremonti e Lega, che nulla ha concesso alla nostra Sardegna.
In effetti se guardiamo a quanto il rendiconto ci dice (il rendiconto del rispettivo anno della gestione finanziaria della nostra Regione), vediamo che ci dice che lo Stato lentamente si adegua a quanto previsto dal nuovo articolo 8, ma si adegua in modo molto lento e senza che voi abbiate potuto incidere in questo effettivo riconoscimento, cioè trasferimento effettivo delle risorse che sono previste dal nuovo articolo 8.
Quindi, dopo vani tentativi, dopo affidamenti inutili al governo Berlusconi, avete attivato l'epoca dei ricorsi: al Tar, alla Corte costituzionale; alcuni vi hanno dato anche ragione, ma non avete tenuto conto che presentando i ricorsi avete bloccato le trattative: di fatto lo Stato ha visto nella Regione autonoma della Sardegna una parte avversa e, chiuso il trasferimento di qualsiasi tipo di informazione alla Regione ha aperto un conflitto con la stessa.
Il conflitto poteva essere aperto, ma certamente doveva essere accompagnato da un sostegno forte, da argomentazioni delle ragioni dei vostri ricorsi e da un richiamo alle forze politiche; quelle forze politiche che più volte, in questo Consiglio, attraverso l'approvazione di diversi ordini del giorno, insieme anche alle forze sociali, qui riunite nell'Assemblea degli Stati generali, hanno dato la piena disponibilità a sostenere l'azione della Giunta. Ma la Giunta ha voluto agire in solitudine, avendo aperto il conflitto ha chiuso il confronto reale con lo Stato e, ancora una volta, non ha ottenuto niente.
Quindi sulla vertenza entrate siamo fermi a quello che era stato ottenuto nella scorsa legislatura; per cui è un esito fallimentare. A questo si aggiunge il Patto di stabilità, che non si è riusciti a ricontrattare. Su questo bisogna subito togliere di mezzo ogni scusa; più volte è stato detto che nel momento in cui è stata trattata la vertenza entrate si sarebbe dovuto ricontrattare anche il Patto di stabilità. Io voglio ricordare che nel 2007 il livello di possibilità di spendita per quanto riguarda i pagamenti ammontava a 3 miliardi e 300 milioni di euro, oggi il Patto di stabilità ci impone un plafond di pagamenti di 2 miliardi e 500 milioni, 800 milioni in meno da spendere!
Aumentano le entrate, nonostante l'inefficacia della vostra iniziativa ma non siete riusciti in tutti questi anni a ricontrattare il Patto di stabilità, così come hanno fatto le altre Regioni, così come hanno fatto le altre Regioni autonome. Quindi anche in questo caso si tratta di decretare un fallimento delle trattative con lo Stato per l'incapacità di argomentare le nostre richieste. Motivazioni ce ne erano a iosa. Dopodiché che cosa avete fatto in questi anni? Avete iscritto giustamente nelle entrate tutto ciò che era stato accertato e previsto dall'articolo 8 ma poi, in modo improvvido, irresponsabile, l'avete iscritto nei capitoli di spesa generando, come richiamava il Presidente della Commissione, la politica dello stanziamento, della falsa promessa, che oggi ha generato "impegni a pagare" ai quali la Regione non riesce a far fronte.
Proprio perché abbiamo stanziato risorse che non erano nella nostra disponibilità, abbiamo prodotto una marea di residui, e oggi gli enti locali, le imprese, le ASL, gli enti strumentali della Regione bussano alle casse della Regione chiedendo di dare corso ai pagamenti per quegli stanziamenti che voi avete falsamente promesso; e le casse regionali di conseguenza saranno in forte difficoltà.
Dicevo quindi che non avete, riqualificato la spesa (nella scorsa legislatura era stato fatto uno sforzo immane in questa direzione, cercando di tagliare ogni stanziamento inutile e inefficace per lo sviluppo della nostra Sardegna); voi avete dato corso in modo spregiudicato alla politica dello stanziamento, creando appunto false illusioni tra la gente.
Queste sono le annotazioni tecniche ma consentitemi anche qualche valutazione di ordine politico. Io partirei da una considerazione. L'andamento dei dati macroeconomici che riguardano la nostra regione è purtroppo da anni strettamente legato a quello nazionale;: se cresce il prodotto interno lordo dello Stato italiano, cresce leggermente anche quello sardo; se cresce l'occupazione a livello nazionale, cresce anche l'occupazione in Sardegna; e chiaramente vale il contrario: se decresce il PIL a livello nazionale, decresce anche in Sardegna, e così via. L'economia della Sardegna, evidentemente, è fortemente condizionata da quella nazionale, questo è un dato di fatto.
La domanda conseguente allora è questa: può la Regione autonoma della Sardegna innescare (e questo davvero sarebbe l'esercizio della nostra autonomia) processi virtuosi e autonomi di sviluppo? Può cioè la Regione Sardegna, visto che gli standard della nostra economia ci tengono molto distanti dalle regioni più avanzate, innescare processi autonomi di sviluppo che aggancino le regioni più avanzate della nostra nazione? Può farlo, ha gli strumenti? Certo, la politica non può tutto ma, a mio modo di vedere, la Regione autonoma della Sardegna ha importanti strumenti di cui può avvalersi, a partire dalla manovra finanziaria e, quindi, dalle risorse che ogni anno il bilancio regionale mette a disposizione, proseguendo con i fondi europei, i fondi POR, il Piano di sviluppo rurale, i fondi FAS.
Tutti questi strumenti erano stati indirizzati attraverso un ciclo unico di programmazione che serviva a orientare e a sostenere un Piano regionale di sviluppo concreto e reale; questo lavoro era stato fatto nella scorsa legislatura per dare ordine alle attività che la Regione deve mettere in campo finalizzandole allo sviluppo, alla crescita e all'occupazione. Voi avete fatto il contrario: sui fondi comunitari una spesa lentissima che ci ha portato a rimandare indietro, perdendole, importanti risorse; e che cosa stiamo facendo, ad esempio, nella programmazione dei nuovi fondi europei?
Le forze sociali non sono state ancora chiamate in causa per sentire il loro parere; questo Consiglio non ne ha mai discusso; la Giunta non ha mai presentato alle Commissioni competenti lo stato dell'arte sulla programmazione dei fondi europei. E' vergognoso, siamo uno delle Regioni più in ritardo sulla programmazione del nuovo settennio, e quindi subiremo ciò che l'Europa deciderà per noi, perché questa Giunta in questo momento è incapace di dare vita a un programma per rilanciare lo sviluppo della Sardegna, e intanto abbiamo perso molti fondi e stiamo continuando a spendere in ritardo.
Sui fondi FAS abbiamo voluto riscrivere una programmazione che era pronta alla firma, che ormai chiudeva un accordo con il Governo nazionale, l'abbiamo voluta riscrivere e anche lì abbiamo perso ingenti risorse che potevano essere utili.
E' in base a queste considerazioni che il giudizio complessivo su questa manovra finanziaria e sull' attività che in questo tempo ha espletato la Giunta è, non può essere diversamente, assolutamente negativo; soprattutto perché non avete avuto mai un programma, non siete riusciti a costruirlo in questi anni, e basta leggere i Documenti annuali di programmazione economica e finanziaria, che nulla hanno a che vedere con la finanziaria che accompagnano e nulla hanno a che vedere con il Piano regionale di sviluppo che avete presentato all'inizio della legislatura.
Rileggete quello che metteva al centro della vostra attività la persona e l'impresa; ditemi come avete esplicato questo programma, come l'avete declinato, dove oggi possiamo ritrovare quei principi che dovevano animare la vostra attività politica e amministrativa per questa Regione. Attività che manca di un programma e soprattutto manca di una consequenzialità, di una linearità: non si capisce quale in questi anni ha voluto essere la vostra attività politica.
Le finanziarie rimangono ferme alla costruzione che fu data nella scorsa legislatura: vertenza entrate, fondo unico, fondo per la non autosufficienza; se noi togliamo questi tre pilastri non rimane niente, se non interventi sporadici e spesso clientelari che nulla hanno a che vedere con un'azione organica di sviluppo della nostra regione. In questi anni abbiamo subito passivamente una crisi internazionale, certamente, contro la quale questa Regione non è stata capace di costruire alcuna azione di contrasto che aiutasse, in un momento di difficoltà, le nostre imprese, la nostra società.
In Sardegna hanno chiuso importanti stabilimenti, è entrato in crisi il sistema edilizio che, secondo i vostri annunci, da voi doveva essere rilanciato, ma nulla di tutto questo è stato fatto. All'interno di una finanziaria che a nulla o a poco servirà per rilanciare la Sardegna e fronteggiare questo momento di crisi, noi abbiamo proposto alcuni emendamenti sull'abbattimento dell'IRAP, sulla rimodulazione del Patto di stabilità, misure formulate in modo intelligente diversamente da voi che avete proposto uno "sforamento autorizzato".
Lo ripeto qui in Aula: non c'è bisogno di scrivere niente, non c'è bisogno di scrivere un articolo in finanziaria per dire che è necessario ricontrattare il Patto di stabilità; perché voi prima annunciate lo sforamento e poi chiedete l'autorizzazione allo Stato; infatti nelle varie conferenze stampa che si sono susseguite in queste settimane vi siete contraddetti, dicendo che avreste sfidato lo Stato e poi rimettendovi invece alla volontà del medesimo. Diteci che cosa volete fare. Noi invece vi proponiamo un qualcosa che può essere argomentato nel confronto con lo Stato, e cioè: perché dobbiamo sottoporre due volte al calcolo del Patto di stabilità il Fondo unico per gli enti locali, che viene considerato nel nostro Patto di stabilità regionale e poi riconsiderato sulla base delle regole dettate dallo Stato sul Patto di stabilità degli enti locali? Possiamo chiedere allo Stato di estromettere dal nostro calcolo del Patto di stabilità, 580 milioni di risorse, una possibilità di spendita aggiuntiva rispetto a quei 2 miliardi e mezzo che oggi il livello del Patto di stabilità sui pagamenti ci consente.
Abbiamo avanzato delle proposte operative che avete rimandato, non avendo voluto affrontarle in Commissione, all'Aula. Nei prossimi giorni incontreremo le imprese, noi auspichiamo che si apra un dibattito serio perché almeno sia messa in campo qualche azione che possa sostenere a nostra società, la nostra Regione. E' chiaro che nonostante tutto ciò il giudizio era e rimane negativo su questa manovra finanziaria.
PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che intendono parlare che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento. Il tempo a disposizione è di venti minuti.
E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, sarei voluto intervenire successivamente per poter valutare se qualche collega, al di là del relatore di maggioranza, si riconoscesse in questa manovra finanziaria; per poter valutare se qualche collega della maggioranza avesse in qualche modo la voglia e la capacità di giustificarla dal punto di vista politico e di renderne conto anche dal punto di vista contabile.
Purtroppo sappiamo che i ritardi pesantissimi con i quali arriviamo a questa discussione, le difficoltà esistenti all'interno della vostra stessa maggioranza, il cambio di Assessore a ridosso di questa discussione blinderanno la discussione; sappiamo che questa manovra finanziaria non avrete neanche il coraggio di difenderla, sappiamo che avete messo in campo un'operazione frettolosa, di facciata, massmediatica per continuare a perpetuare una politica, costante, degli annunci e delle false promesse al solo scopo di disorientare i cittadini sardi.
Lo avete fatto nel corso di questi mesi con la vostra incapacità cronica di produrre riforme organiche in qualsivoglia settore, a cominciare dal più importante per l'impatto della spesa: quello sanitario. Un settore nel quale, alla fine, siete stati costretti con una leggina frettolosa, nello scorso mese di novembre, a delegare una partita ai direttori generali; fatto salvo poi che l'Assessore della sanità, nel corso di una recente discussione di una mozione, ha detto che l'attività di riorganizzazione di quei direttori generali è stata del tutto inefficace. Quindi siamo punto e accapo.
E stiamo parlando di un settore che incide per 3 miliardi e 400 milioni sulla spesa, e se consideriamo che la restante parte di spesa non può superare i 2 miliardi e mezzo (poi dirò che sarà difficile anche spendere 2 miliardi e mezzo), capiamo che stiamo parlando di un settore che impegna ormai il 60 per cento della spesa.
E allora che cosa fate in questa manovra finanziaria? Prendete forse atto di non essere riusciti in questi anni a farvi trasferire le risorse aggiuntive, magari anche semplicemente per abbattere l'indebitamento finanziario? A proposito, lo dico all'Assessore, io non ho mai visto degli allegati alla manovra così carenti. Sono sparite le tabelle di indebitamento complessivo, lo stato di attuazione della assistenza sanitaria è ridotto a nulla, non si spiegano i parametri o il perché di come potremo arrivare a una riconversione della spesa. Siamo ormai all'occultamento dei problemi, li stiamo nascondendo: non vogliamo fare analisi di nessun tipo.
Allora siete venuti in Aula, come dire, portando qualche risultato sulla vertenza entrate, su quegli 800-900 milioni in più all'anno che dovrebbero esserci trasferiti, siete arrivati con qualche risultato sul Patto di stabilità? No! Nonostante i proclami, nonostante i ricorsi, avete subito in maniera costante i tagli e le riduzioni di spesa da parte del Governo nazionale, riducendo questa manovra finanziaria a una manovra di puro stanziamento. E non avete avuto neanche il coraggio di attuare una grande operazione verità accantonando le somme ipotetiche dei maggiori trasferimenti, concentrandovi e spiegando esattamente quale poteva essere la spesa effettiva.
L'operazione della tabella F prima presentata, poi ritirata, poi ridelegata agli Assessori per un patteggiamento tutto interno alla maggioranza è sintomatica di un'operazione nella quale volete promettere molto ma non si saprà mai che cosa arriverà. Esaminiamo questo bilancio, Assessore, nel quale sono iscritti 6 miliardi e 900 milioni di euro. Ora, lei sa quanto ci trasferisce lo Stato ogni anno e quanto incassiamo ogni anno per quella quota di imposte che afferiscono direttamente alle casse della Regione? Arriviamo a stento a 5 miliardi e 700 milioni, cioè sappiamo già che in questa manovra c'è 1 miliardo e 200 milioni che non arriverà mai
Sappiamo già che, essendo questa una manovra di puro stanziamento, alla fine la spesa sarà compressa tra i 3 miliardi e 400 milioni per la sanità e 2 miliardi e 400 milioni, 2 miliardi e 300 milioni, neanche 2 miliardi e mezzo cioè che potremmo spendere con il Patto di stabilità. Avete proposto quindi una "manovra verità" su ciò che si può spendere o che magari vorreste spendere, in infrastrutture, in opere di rilancio dell'economia da negoziare con lo Stato, e spiegando che se aveste maggiori risorse fareste qualcosa di utile per la Sardegna? No, avete occultato tutto, prodotto l'ennesimo minestrone.
Ma questo non è tutto, Assessore, io non so se lei ha avuto tempo di rendersi conto, nelle poche settimane trascorse dalla sua nomina ad Assessore del bilancio, della situazione della contabilità regionale, perché se noi ai 6. miliardi e 900 milioni che iscrivete in bilancio aggiungiamo i quasi 5 miliardi di residui, ci rendiamo conto che tolta la spesa sanitaria con 2 miliardi e mezzo dovremmo coprire 8 miliardi e mezzo; quindi riprende il giochino dei residui che non sono residui.
Con quelle risorse del Patto di stabilità ricordiamocelo bene, colleghi, noi copriamo sia le spese di competenza sia le spese in conto residui e quindi questo diventa l'ennesimo gioco delle tre carte; gioco nel quale non si ha il coraggio di fare "un'operazione verità" né sul bilancio annuale indicando chiaramente le spese che saranno realizzate, le spese effettivamente obbligatorie e le spese che invece, in qualche modo, si metteranno in cantiere per operazioni certamente di sostegno e di coesione sociale ma volte anche ai favorire lo sviluppo, né su quei residui che tali non sono, che si trascinano di anno in anno come un libro dei sogni che si perpetua, che continua a ingannare i sardi, gli operatori economici.
Se considero la situazione dei settori produttivi (industria, agricoltura, commercio) vedo che di attività produttiva non ce n'è più. Si perpetua la riviviscenza dei residui; per finanziare le attività di investimento delle imprese ogni anno richiamo e riporto in vita dei residui, per continuare a promettere sapendo che non saranno spesi.
Noi in realtà non ci stupiamo di tutto questo, ovvero ci stupiamo del fatto che voi anno dopo anno avete perpetuato questo comportamento, anno dopo anno ci avete riproposto un bilancio sempre più distante dalla realtà e, anno dopo anno, avete caricato in questo bilancio aspettative, promesse che sapete di non poter mantenere. E quella di quest'anno è "l'operazione somma";è veramente, come dire, la ciliegina sulla torta di un agire politico che vuole soltanto strizzare l'occhio ai mali della Sardegna, vuole manifestare una falsa empatia nelle parole senza essere in grado di portare alcun fatto.
Allora quest'anno ci siamo ritrovati lo sforamento - non sforamento, avete preso atto della vostra incapacità di rinegoziare perlomeno il Patto di stabilità, avete preso atto della vostra incapacità di trasformare le maggiori entrate in risorse che entrano magari anche semplicemente per cancellare il debito finanziario; quindi rate di servizio al debito finanziario che potevano liberare spesa, anche soltanto 150, 200 milioni attuali e quindi costruite un bilancio fatto di tante micro voci (ne abbiamo calcolato in quella famigerata tabella F, che poi avete ritirato e lasciato alla libera discrezionalità degli Assessori, oltre seicento) che dà l'idea di come il vostro operare non sia focalizzato su un progetto, su una visione di Sardegna, su una efficienza della pubblica amministrazione, su un valorizzare competenze, merito, innovazione, che pure ci sono nel nostro sistema economico-sociale, ma sia una visione parcellizzata, una visione che per forza di cose, mancando una maggioranza politica, è costretta a tenere insieme una maggioranza che non c'è.
La vostra maggioranza, l'abbiamo verificato più volte in Aula, è una maggioranza numerica ma non politica; una maggioranza che sparisce di fronte alle scelte difficili (riforma della sanità, riforma del sistema dell'istruzione, tema del paesaggio, questioni di urbanistica) per riapparire, maggioranza numerica, quando si tratta di dividere e di dare qualcosa a tutti, di tenere tutti buoni e di tirare a campare sperando che i tempi cambino, sperando che succeda qualcosa non per merito vostro, ma al di fuori di voi, al di fuori della Sardegna, che possa ridare un senso di una speranza che voi non siete stati in grado di restituire ai sardi.
Allora, approfitto anche della presenza dell'Assessore della sanità per dire che anche in queste misere tabelle, in questi miseri documenti allegati che ci presentate, che rifuggono dall'analisi ma non possono cancellare le cifre, avete evidenziato il fallimento delle vostre politiche sanitarie il cui disavanzo nel 2011 è arrivato a quasi 300 milioni di euro se calcolato secondo i criteri ministeriali, con una spesa sanitaria che è arrivata a sfiorare i 3 miliardi e 400 milioni.
La spesa sanitaria ha avuto una crescita costante in questi anni, senza che voi siate riusciti a porre rimedio, a far diventare quella una spesa che potesse perlomeno essere una spesa di maggior servizio, di maggior qualità dell'assistenza. Credo che questa sia una delle dimostrazioni tangibili della vostra incapacità, che anche nel vostro documento siete costretti ad ammettere, ma anche il frutto( lo dite a pagina 5) di diversi assetti gestionali, dei continui cambi di vertice politici e direzionali.
Siete voi stessi a scriverlo, siete voi stessi costretti ad ammettere la vostra incapacità di cogliere risultati e di aver fatto sostanzialmente un'attività di scambio e cambio di poltrone per tenere insieme una maggioranza che non c'è (a volte perché in Giunta mancavano le donne avendo dimenticato la rappresentanza di genere, a volte perché la vostra maggioranza si è sgretolata perdendo pezzi importanti che dalla maggioranza, costituendo Gruppi, poi sono passati all'opposizione) e che ha reso impossibile produrre qualsiasi riforma organica. Sono le vostre parole!
Al di là dei proclami, al di là delle conferenze stampa, al di là delle promesse e del fumo che avete cercato di spandere sui sardi rispetto a questo e ad altri temi, sono le vostre stesse parole, i vostri stessi documenti che sanciscono e documentano un fallimento politico a tutto tondo. Se poi sfogliamo le vostre attività, per esempio in campo di agevolazioni alle imprese, io credo che avreste fatto più bella figura dicendo: "Non abbiamo fatto niente" e quindi non presentando alcuna tabella, perché presentare una tabella dove su nove interventi, tradizionalmente previsti nel campo del sostegno alle imprese, sette non sono attivati, credo sia un'ammissione di responsabilità, una ammissione di incapacità di prevedere un modello di sviluppo, che parta dalla capacità di intraprendere, che veramente colpisce.
Noi abbiamo proposto una finanziaria diversa, abbiamo proposto una finanziaria dove non ci fossero inganni, abbiamo proposto una finanziaria che facesse una grande operazione di verità collegando la voce iscritta a bilancio, la voce stanziata con la voce spesa, cancellando così la falsa aspettativa di poter sfondare il Patto di stabilità sotto permesso. Ma poi vi siete anche rimangiati quello che avevate detto; prima era una grande rivolta: si doveva sfondare il Patto di stabilità (avete avuto anche la tentazione di scappare con la cassa), invece sappiamo che sfondare il Patto di stabilità avrebbe delle conseguenze devastanti perché l'unico effetto sarebbe costringere chi verrà dopo di noi al recupero delle somme, al blocco degli investimenti e al blocco delle assunzioni. Avete poi corretto il tiro ma mantenendo un'operazione confusa.
Noi, al contrario, vi abbiamo proposto una cosa molto semplice, rinunciare, poichè per via del Patto di stabilità gran parte delle entrate non si possono trasformare in spesa, a una parte di quelle entrate, per esempio l'Irap, cioè quelle che dipendono da noi, per sgravare i privati e le amministrazioni pubbliche da una quota di spesa che pesa spessissimo sul costo del lavoro per favorire, con un abbassamento della tassazione, una maggiore competitività del nostro sistema economico e una maggiore disponibilità di spesa per il sistema pubblico. Spesa che può essere dedicata ad attività diverse, ad attività produttive o ad attività di coesione sociale.
Certamente questa iniziativa richiederebbe un patto diverso con lo Stato, forse significherebbe non avere i 2 miliardi e mezzo disponibili rinunciando a 3, 4, 500 milioni di risorse derivanti dalle quote Irap, è vero, ma sarebbe stata una scelta molto più coerente, sulla quale avreste avuto il nostro sostegno. Quell'operazione infatti non si traduceva in un'operazione confusa su centinaia di voci, ma partiva da un abbattimento di imposte con l'obiettivo preciso di ridare fiato al settore privato e anche al settore pubblico, migliorando la capacità di spesa di quest'ultimo.
Era una cosa fattibile che non avrebbe visto infrangere nessun Patto di stabilità e che poteva far riaprire il negoziato con lo Stato su basi nuove; potevamo riprenderci un pezzo della nostra autonomia e delle nostre competenze, rinegoziando col Governo, magari facendo capire di non essere più disposti a fare sconti ad alcuno, che la nostra disponibilità e la nostra competenza in materia di entrate e di gestione delle politiche finanziarie (nelle parti che dipendono da noi), erano in qualche modo piene.
Non avete accettato questa strada, noi speriamo che ci sia ancora tempo per farlo perché, Assessore, almeno questa potrebbe essere una battaglia che potremmo condurre insieme anche verso un Governo nazionale, attenzione, che oggi ha alla sua guida quella stessa persona che nel 2007 contribuì a riscrivere la vertenza entrate. Quindi, abbiamo un'opportunità storica, Assessore, da non perdere, se ritroviamo, al di là degli slogan, al di là della demagogia, al di là delle vostre difficoltà come maggioranza, la capacità di unire il Consiglio attorno a una battaglia che non sia una fuga, che non sia una falsa promessa, ma sia un riprenderci effettivamente un pezzo della nostra autonomia.
Noi potremmo veramente compiere un primo passo verso una battaglia comune che possa, in tempi brevi, magari per la prossima manovra finanziaria, restituire effettivamente alla nostra Regione quella disponibilità di spesa. Non vedo ancora lampeggiare il tempo ma, avviandomi a chiudere il mio intervento, invito i colleghi a iscriversi, a far sentire la loro voce, a fare un grande dibattito intorno a questo tema.
Lo chiedo ai colleghi della minoranza ma anche a quelli della maggioranza, perché questa è una delle ultime occasioni per ritrovare un sentire comune; questa è una delle ultime occasioni per fare una battaglia vera di popolo, non dichiarata ma fattiva: cerchiamo di coglierla. Cerchiamo, Assessore e colleghi, di non perdere questa occasione, è una delle ultime e se la dovessimo perdere sarebbero i sardi a ricordarsene alle urne con il loro voto che arriverà molto presto.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Locci è rientrato dal congedo.
E' iscritto a parlare il consigliere Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU (Sardegna è già Domani). (Intervento in lingua sarda) Presidente, Assessori e onorevoli colleghi, è il mio primo intervento in quest'Aula e, per me, è un fatto molto importante perché trattiamo di argomenti sui quali dobbiamo costruire il futuro della nostra Isola.
Quando non facevo parte di quest'Assemblea vi potevo criticare, a iniziare dalla questione dell'indennità, ora, facendo parte di quest'Assemblea, parlando da questi banchi, non posso permettermi di criticarvi anche severamente sulla questione dell'indennità, ma devo mettermi a lavorare con voi per trovare soluzioni ai problemi che abbiamo di fronte.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue ARBAU.) E questa non è una scusa tanto per dire qualche cosa in discussione generale, ma è qui il problema principale: noi abbiamo l'etichetta di essere parti che devono combattersi reciprocamente, ma così non stiamo attuando un'idea che porti vantaggio a tutta la nostra Isola, alla gente che sta fuori. Prima di qualsiasi numero, di qualsiasi interesse di parte vi sono le persone e le persone oggi stanno veramente male, anche gente più esperta di me, che vive il territorio, dice che ciò sta veramente mettendo in discussione la coesione stessa della nostra comunità.
Noi dobbiamo metterci a lavorare tutti assieme per raggiungere tre o quattro obiettivi, questo dobbiamo fare anche se può essere una cosa molto difficile, dal punto di vista personale e professionale, trovarsi d'accordo sulle critiche che ci sono mosse. Ma la requisitoria che testé ha fatto l'onorevole Sabatini dice cose concrete, dice cose che davvero sono successe in quest'Aula, un'Aula che è disunita, che non ha alcuna idea da portare avanti.
Parliamo ora di legge finanziaria; questa è una legge finanziaria debole, burocratica, propria di una classe politica che non si assume la propria responsabilità. Ma questo non vuol dire che dobbiamo imbracciare il fucile e iniziare a sparare sui singoli articoli, sui singoli Assessori; noi dobbiamo dire la nostra e dobbiamo comunque giungere a un'approvazione immediata di questa legge finanziaria perché siamo arrivati al mese di maggio e dobbiamo dare risposte immediate. Abbiamo già presentato diversi emendamenti al riguardo, l'unico modo per poter sveltire e rendere possibile la spesa, perché di questo stiamo parlando in un momento di difficoltà, è quello di dare le risorse ai comuni.
Ieri qui in Consiglio si è svolta una seduta congiunta; io vi ho partecipato altre volte come sindaco e l'ho presa molto sul serio nel senso che mi sembrava una cosa importante ma, vista da questi banchi, mi è sembrata una cosa fatta tanto per parlare, a vuoto, non c'è dialogo e soprattutto ognuno è fermo sulle sue posizioni, male noi consiglieri, male il Consiglio delle autonomie locali che si mette in contrapposizione come fosse una controparte mentre le responsabilità sono di tutti, di tutto il sistema. Non sono parole vuote, è qui che si deve discutere, ripeto che prima dobbiamo considerare le persone, poi i numeri.
La legge finanziaria, appunto, interviene in un momento di crisi, noi abbiamo tanto bisogno di fare un piano anticrisi, che contenga idee chiare, che si rivolga agli istituti di credito per dire che le nostre aziende non riescono ad andare avanti e non stiamo parlando di aziende che stanno sul mercato, stiamo parlando del fior fiore della nostra imprenditoria che non riesce a stare al passo col sistema economico che in questo momento presenta gravi diseconomie e non riesce ad andare avanti.
Noi adesso dobbiamo intervenire su questioni cruciali e secondo me approvare la legge finanziaria, corretta per quel che può essere corretta; per ciò che riguarda gli emendamenti vorrei dire di valutarli attentamente in un confronto tra maggioranza e minoranza, si possono anche ritirare purché l'intenzione sia quella di approvare in fretta una finanziaria che dia risposte concrete. Immediatamente dopo abbiamo tre cose almeno della stessa importanza di cui occuparci
In primo luogo un piano anticrisi serio, con iniziative concrete che si possano applicare in tempi brevi, che abbia come protagonisti non solo le parti sociali ma anche il sistema delle autonomie locali, gli istituti di credito e tutte le forze imprenditoriali e sociali. Dobbiamo poi necessariamente, obbligatoriamente dotarci finalmente di un codice delle autonomie locali, nella situazione che segue i referendum e, guardate, che sui referendum ieri ho sentito tante sciocchezze.
I referendum sono stati proposti, sono stati effettuati, sono stati oggetto di ricorsi, tutti persi. Le province stanno pagando le spese legali, tanto paga Pantalone, ma non c'è stato nessun tribunale sardo o italiano che abbia detto che questi referendum sono illegittimi. La gente si è espressa e noi abbiamo solo la responsabilità di dar seguito ai referendum riguardo all'indennità, riguardo alle province e a tutti gli enti locali. Riguardo agli enti locali non possiamo pensare di fare una leggina di retroguardia, stiamo attenti, lo dico da ex sindaco, vi è la necessità assoluta di scrivere un codice delle autonomie locali che metta ordine nel sistema enti locali-Regione.
Intendo che alla Regione spetti la funzione di indirizzo e ai comuni la spesa, per evitare ciò che accade ora, e cioè che per un eccesso di burocrazia si può mettere in bilancio qualsiasi somma, ma non si riesce a spenderla. Dobbiamo costruire immediatamente un sistema che non solo dia una struttura organica e funzionale ma anche che consenta alla macchina regionale di impiegare le poche risorse di cui dispone.
Infine abbiamo un problema che facciamo finta di non dover affrontare, ognuno di noi lo sta utilizzando per spot, diciamo che l'abbiamo davanti, esiste al di fuori del Palazzo ma facciamo finta di nulla, è la questione della fiscalità, della zona franca. Non possiamo ignorare che al di fuori di quest'Aula esista un movimento popolare che vuole la zona franca, sbaglieremmo e di molto pensando di esser noi gli esperti, quelli che fanno le leggi, che sanno tutto, e non ci confrontassimo con l'esterno, con i circa 250 sindaci che hanno portato i consigli comunali a deliberare sulla zona franca.
Non è gente da non prendere in considerazione, è gente che ha coscienza del problema, non dobbiamo porci in cattedra e bacchettarci l'un l'altro, dobbiamo confrontarci con la gente, assolutamente. La mia idea, quella del nostro movimento, è quella di un fisco sardo, l'unico modo con il quale potremmo attuare una politica fiscale: senza di questo stiamo parlando del nulla, dovremo sempre chiedere allo Stato italiano di concederci udienza, ci sia Berlusconi, Monti o adesso Letta, ma sono tutti e tre soggetti che a noi non concederanno nulla, neanche una virgola, siamo noi che dobbiamo decidere che cosa vogliamo, non dobbiamo chiedere agli altri.
E allora, detto questo, io sono qui e cito Winston Churchill, per dire che non si può passare il tempo presente a criticare il passato, perché se ci limitiamo a criticare il passato, il futuro non lo vedremo mai. Io sono per guardare avanti e tutti assieme, naturalmente queste sono mie idee e se mi sono collocato in questa parte dell'Aula non è certo a caso.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, dopo la presentazione del collega Sabatini aggiungerò alcune questioni, ritenendo importante riassumere la storia delle leggi finanziarie di questa legislatura, soprattutto relativamente alla famosa vicenda della vertenza entrate. Noi stiamo discutendo moltissimo di quella che tutti consideriamo una grande ingiustizia, relativa alle risorse impegnate e spendibili, quindi a tutto il processo legato al Patto di stabilità.
E'giusto ricordare, lo dico non perché bisogna pensare al passato, ma quello che è successo e che sta succedendo in questi giorni è figlio di quel periodo, che per un paio di anni in questa legislatura abbiamo letteralmente perso del tempo. Infatti, davanti alle nostre richieste di aprire con forza una vertenza con lo Stato, di trovare soluzioni che ci permettessero per esempio di congelare le risorse dovute dallo Stato anche in un Fondo unico indistinto per poter poi trattare meglio sulla restituzione dei fondi, quando i tempi erano meno critici ed era l'occasione d'oro per poter vedere riconosciuti "i nostri soldi" (io li ho sempre chiamati così), cioè le cifre che ci spettano secondo legge costituzionale, noi invece abbiamo pensato che era il momento di parlare informalmente con il Governo, e in quel momento c'era il governo Berlusconi.
Dico questo perché con le difficoltà odierne, anche quando si affrontano argomenti che sembrano comunemente tranquilli, cioè nel senso che hanno la condivisione di tutti (ieri c'è stata una battaglia lo sappiamo delle persone colpite dalla SLA, che si è risolta felicemente), trovare quattro euro diventa un'impresa impossibile, o comunque ci si trova in una situazione nella quale veramente bisogna fare i conti esasperati per poter trovare soluzioni.
Immaginiamo poi le problematiche del mondo del lavoro: i diritti di coloro che sono stati messi in mobilità, in cassa integrazione, e tutto ciò che riguarda lo sviluppo della Sardegna. Tutto questo è figlio di una vostra incapacità di governare, avendo adottato in questi anni prima modalità di relazioni informali con chi governava in quel momento, e solo dopo iniziato in qualche maniera ad alzare la voce nei confronti dello Stato, però ormai fuori tempo massimo.
Tra l'altro ci siamo accorti che lo Stato, anche se in maniera lentissima, sta adeguando i gettiti che invia alla Sardegna a quello che ci spetta. Però uno dei problemi adesso è il miliardo e 200 milioni di euro di cui si è parlato con la famosa tabella F; tabella F che in un primo momento sembrava una tabella miracolosa perché coloro che vi facevano riferimento all'inizio hanno pensato, illudendosi, che sarebbero stati i privilegiati di questa finanziaria, salvo poi accorgersi, con terrore, che in realtà la tabella F era solamente un elenco di spese. Dietro quelle spese c'erano chiaramente aziende, società o persone che non sarebbero state assolutamente soddisfatte, esattamente il contrario, quindi, perché se la tabella F non veniva finanziata ci sarebbe stato ovviamente lo zero assoluto per quelle centinaia di voci (e persone e aziende) comprese nella tabella in questione.
Quindi a seguito delle proteste è stato un bene annullare questa tabella F e riprendere un discorso molto diverso: portare avanti un ragionamento che permettesse di decidere, attraverso interventi adeguati, le priorità, sempre legati a questo "maledetto", verrebbe da dire, Patto di stabilità. Ora però noi dobbiamo avere un po' di coscienza. Abbiamo già detto che si proporranno degli interventi come questo dell'IRAP, che credo sia un intervento estremamente serio perché va incontro alle esigenze di sviluppo.
Ho molto riserve invece relativamente all'intervento sull'IMU, perché ferma delle risorse che potremmo utilizzare per altro; alla fine si tratterà di rimborsare alle famiglie circa 60 euro, perché se si va incontro alle classi più deboli, le classi più deboli, tranne eccezioni particolari e anche un po' anomale, ovviamente di IMU non spendono molto.
La nostra proposta sull'IRAP intende invece dare sviluppo, dare respiro, ricreare un senso di speranza per il futuro e non essere solamente un "percorso" di una finanziaria che rischia di diventare una continua deprivazione delle occasioni di sviluppo della Sardegna. Suscita perplessità l'articolo 4 (questo è già stato detto dai nostri rappresentanti in Commissione bilancio), in quanto sembra la sede dove gli amici degli amici riescono a ottenere qualcosa; non ci sembra pertanto che vada incontro alle questioni legate allo sviluppo.
Sanità, approfitto ovviamente della presenza dell'Assessore della sanità, anche nella sua qualità di Vicepresidente della Giunta, per parlare del problema a cui anche in questa finanziaria dovremmo fare estremamente attenzione: il disavanzo del Servizio sanitario regionale. E' stato già detto da altri colleghi, anche della maggioranza, che sono stati seguiti dei percorsi estremamente sbagliati all'interno della riforma della sanità.
Io ricordo che in Commissione giace ancora il disegno di legge di riforma sanitaria, non è stato portato in Aula per i problemi di cui abbiamo parlato. Inoltre se parliamo di razionalizzazione della spesa sanitaria, e qui apro una parentesi, è giusto ricordare che il centrosinistra non parla di spendere di meno, non ha mai detto, in tutta Italia, che si debba avere "meno sanità", perché avere "meno sanità" significa colpire le classi più deboli. Anzi, anche autorevoli esponenti che guardano a sinistra parlano con estrema chiarezza di sanità gratis per tutti; ma quando parliamo di sanità gratis per tutti (e lo diciamo con l'ultimo scopo che ha la spesa pubblica), non parliamo di una sanità che permette dei profitti altissimi che non avrebbe motivo di essere se un sistema sanitario è gratis per cui a disposizione di tutti, indipendentemente dal reddito e dalla situazione.
Ovviamente sottolineiamo questo perché sappiamo benissimo che un modello di sanità accessibile solo ad alcune classi sociali comporta, come è successo negli Stati Uniti, una sanità di serie A per i ricchi, per chi può pagare assicurazioni alte, e una sanità pubblica di serie B. Noi vogliamo invece la sanità accessibile a tutti, quindi chiunque deve poter rivolgersi al servizio sanitario pubblico.
Noi non abbiamo il mito della diminuzione in senso così ampio della spesa sanitaria, ma sicuramente dobbiamo razionalizzare, per esempio, il fallimento del vostro disegno di legge di riforma, che è ancora in Commissione,, nel quale non è stato inserito il famoso centro unico, la macroarea per gli acquisti. Come si procede agli acquisti? Si va avanti così da anni. Io ricordo che il precedente Assessore della sanità, molto semplicemente ci aveva detto di aver comprato vaccini nella ASL di Cagliari al costo di 1 euro, mentre in un'altra ASL lo stesso vaccino ne costava 5.
Questa problematica riguarda quindi la spesa sanitaria non dal punto di vista del valore, ma delle inefficienze, riguarda quello su cui voi dovete intervenire, riguarda appunto quel fallimentare disegno di legge dove si parlava di fare le nuove ASL riducendole e invece è stata partorita solo la disposizione per cui le ASL si sarebbero chiamate ASP, cioè Aziende sanitarie provinciali; e, lo ricordiamo, il cambio di nome avrebbe comportato una ulteriore spesa di un milione di euro solo per cambiare targhe, vetrine, carta intestata, eccetera. Quindi tutto il lavoro da voi strombazzato all'inizio della legislatura è naufragato.
Oltre queste osservazioni, voglio soffermarmi anche sui conti (ne ha già parlato il collega Chicco Porcu), e se stiamo attenti ai parametri ministeriali, quindi non parlo dei disavanzi sanitari, nel 2006 avevamo un disavanzo di 124 milioni di euro, siamo scesi a 107 nell'anno successivo, a 75 milioni di euro abbondanti nel 2008, per salire poi piano piano fino ai 300 milioni e oltre nel 2011. Dai dati in nostro possesso, contenuti anche nel DAPEF, il disavanzo se rapportato ai parametri ministeriali si aggira, non lo sosteniamo solo noi, anche pezzi della vostra maggioranza, intorno ai 360 milioni di euro.
Devo dire, magari anche in maniera un po' anomala, che non è il disavanzo che preoccupa, se sono soldi spesi bene, non è questa la questione, anche se ovviamente il sistema sanitario ha bisogno di razionalità, perché altrimenti si succhia tutte le risorse che invece devono essere indirizzate verso tutti gli altri settori: ma a noi ciò che interessa è trovare soluzioni che permettano veramente di evitare assurdi profitti e di razionalizzare il sistema in modo da comprare un vaccino al costo di un euro a Cagliari, come a Sanluri, come a Sassari, come dappertutto.
Deve essere possibile che i farmaci abbiano lo sconto adeguato, non del 30 ma del 50 per cento, quando gli acquisti siano da parte delle aziende pubbliche. Questo significa razionalizzare, perché si liberano risorse da mettere a disposizione degli altri settori dell'economia sarda. Dico questo anche perché attraverso questo passaggio era nata un'illusione: creare una macroarea con un centro unico di acquisto, l'illusione è venuta meno, e devo però riconoscere che da questo punto di vista si è tenuto abbastanza duro, parlo dell'altra parte che riguarda anche la nostra Commissione, sulla spesa sociale. Nonostante i tentativi di riduzione, mi sembra che la Commissione consiliare abbia lavorato bene.
Devo anche sottolineare un altro fatto. La burocrazia a livello regionale, anche per quanto riguarda il settore sociale, ha esagerato, in questi anni ci sono state situazioni pesanti; però (ultimamente sono stato abbastanza zitto), lo dico pubblicamente, dopo diversi anni, dopo un accesso agli atti nell'Assessorato della sanità, con mia grande sorpresa, ho assistito a una battaglia dell'Assessore per evitare la burocratizzazione nei confronti dei suoi uffici.
Non conosco la situazione al momento, ma riconosco che c'è un tentativo di sburocratizzare, c'è un tentativo di dire che bisogna andare avanti, che bisogna mettere al centro il cittadino; e così come attacco e accuso dicendo che la maggioranza fallisce nel non riuscire a fare un centro unico di spesa, posso anche riconoscere che ci sono tentativi ai quali noi siamo i primi a dare sostegno se servono a dare diritti ai cittadini nei tempi più brevi.
E sono anche convinto che l'investimento sul sociale, che poi è gestito quasi tutto dai comuni, è stato protetto in questi anni per merito nostro, per merito vostro, nessuno ha pensato che in un momento di crisi si potesse tagliare con l'accetta l'investimento sul sociale, anzi; probabilmente anche in quel settore, con grande attenzione verso la razionalizzazione, si può fare molto. Ma razionalizzare per esempio vuol dire aumentare i controlli che, sicuramente, ci devono essere.
Ricordo che lo scorso anno abbiamo approvato una legge in Consiglio regionale, tutti assieme,dove chiedevamo all'Assessorato di fare dei controlli mirati, non controlli come quelli che fa l'INPS, che colpiscono indifferentemente tutti, gente che è gravissima, gente che ha situazioni conclamate, gente che ha diritto a non avere i controlli e quindi creano panico nelle famiglie, ma controlli mirati. Questo Consiglio aveva fatto un'ottima azione, anche su iniziativa concordata con il Presidente della Commissione, Felicetto Contu, ma questi controlli non ci risulta che siano stati ancora fatti.
Io credo che questa legge, perché non è una circolare ma è una legge sui controlli, debba essere portata avanti, ricordandoci che i controlli previsti riguardano una piccola fetta di tutto ciò che per esempio è il panorama del fondo della non autosufficienza; sono state individuate probabilmente tra l'uno e il due per cento di situazioni non corrette. Ed è giusto fare i controlli perché se ci fosse un solo caso di abusivismo, a valere su un fondo da cui neanche un euro deve essere tagliato, perché secondo noi non si deve toccare neanche un euro relativo ai diritti delle persone, è bene che venga colpito.
Questo lo sostengo io, lo sostiene il centrosinistra, immagino che lo sosteniate anche voi, ma lo sostengono anche i diretti interessati, perché le persone che veramente hanno delle difficoltà sono le prime a volere i controlli, basta che non siano controlli che colpiscono a "estrazione del lotto", perché grazie a Dio la Regione ha strumenti per individuare esattamente chi controllare, però i controlli vanno fatti.
Se, come ho sentito, la giustificazione dell'amministrazione è che manca il personale per effettuare questi controlli, io dico che bisogna dedicare poche migliaia di euro per fare un progetto finalizzato per i dipendenti, per far partire un controllo che deve essere fatto dalla Regione! Non una azione demandata agli enti locali, perché gli enti locali, per motivi di vicinanza non sono in grado, e in certe zone della Sardegna può essere comprensibile, di poter efficacemente fare i controlli. Sono controlli che la Regione deve disporre sul territorio per capire come le cose accadono, però ricordando sempre che il famoso "modello Sardegna" funziona.
Noi, ripeto, vogliamo i controlli su quei pochi casi (saranno l'uno o il due per cento sul totale); sappiamo benissimo se pensiamo all'edilizia o ad altri settori, come l'agricoltura, che ci sono situazioni patologiche, gente che cerca di approfittarne, ma attenzione a non scambiare le patologie con l'efficacia della legge che invece va rafforzata.
La Commissione sanità su questo, lo dico anche per dare una mano d'aiuto sulla questione del Patto di stabilità, ha già proposto unitariamente (noi l'abbiamo proposto anche lo scorso anno sono convinto che sia l'Assessore della programmazione che l'Assessore della sanità siano d'accordo), di non considerare soggetti a Patto di stabilità i fondi finalizzati al settore dei progetti alla persona. Succede già così, con il supporto anche di una serie di sentenze, a partire dai TAR, compreso quello di Cagliari, passando dal Consiglio di Stato, per finire con la pronuncia della Corte costituzionale.
Quando noi lo scorso anno presentammo un emendamento dando il potere alla Giunta di poter, in caso fosse necessario, utilizzare i fondi del Servizio sanitario nazionale per coprire eventuali domande in più di progetti personalizzati per le persone con disabilità gravi e comunque persone in difficoltà, il Governo si oppose, dicendo oltre al "no" anche un sacco di cose, che non sto qui a dire, estremamente sbagliate.
Mi risulta che gli uffici purtroppo non avevano risposto, fino all'impugnazione da parte della Giunta regionale e alla fine la Corte costituzionale, solo su questo punto, aveva dato ragione a noi. Quindi siamo doppiamente rassicurati da questo punto di vista nel poter dire che questi fondi possono essere considerati fuori Patto; al di là di qualunque trattativa con il Governo abbiamo un potenziale di almeno 80, 90 milioni di euro, garantiti da sentenze e soprattutto dalla realtà, perché stiamo parlando di persone che hanno situazioni socio-sanitarie oggettivamente deboli.
Noi abbiamo la possibilità di liberare risorse, ovverosia di poter spendere di più negli altri settori che riguardano il sociale, dove abbiamo già detto, e su questo sicuramente presenteremo un emendamento per ridare il senso a questa operazione perché l'emergenza povertà riguarda moltissimi nostri comuni, ed essendo previsti 5 milioni in meno è un'urgenza che non può risolversi…
PRESIDENTE. Onorevole Espa, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Gruppo Misto). Non saprei se vale la pena intervenire, comunque cercherò di essere breve per non annoiare.
Una finanziaria seria non può essere una burocratica gestione dell'esistente ma gestione collettiva e progettazione verso il futuro, il vero problema è che noi non conosciamo neanche l'esistente visto che non sappiamo l'importo esatto da spendere, o da gestire: si tratta di qualcosa di inesistente cui viene tuttavia, o forse proprio per ciò, imputato un qualche potere salvifico. A questa finanziaria manca la serietà dell'impegno sociale, ma è anche una scelta semantica e morfologica; è una finanziaria che accentua il diario di viaggio nel deserto delle disuguaglianze sociali, non tiene in considerazione che il dato culturale non è immutabile ma è legato e si evolve insieme alle condizioni sociali.
Poi c'è il cosiddetto Patto di stabilità, che sembra una legge di natura e che martella ogni giorno le nostre coscienze: ma quale stabilità ci preme di più, quella dei conti pubblici o quella della società? Come rispettare questo Patto (ma patto tra chi e chi?) di stabilità, con l'instabilità sociale, la disoccupazione, l'impoverimento della classe media, la drammatica crescita delle disuguaglianze. Come predicare ancora slogan che esaltano lo sviluppo e intanto lo impediamo con tagli dissennati alla cultura, alla scuola, all'università e alla ricerca. Un taglio drastico agli stanziamenti per programmi di ricerca scientifica rischia di vanificare la possibilità di dare continuità alle iniziative in corso, e sono tante.
Questa manovra, poi, non rispetta la legge regionale numero 7 del 2007 sulla ricerca che vincola a destinare alla ricerca di base l'1 per cento della compartecipazione IRE, non meno di 18,6 milioni, cui occorre sommare il vincolo per la spesa biomedica e sanitaria, pari al 2 per mille (6,5 milioni) dello stanziamento per il sistema sanitario.
Come si può parlare di innovazione e di ricerca se gli assegni di ricerca per i docenti non esistono? L'Università non dà quasi alcun contributo ai nostri ricercatori, questi ultimi sono obbligati a indebitarsi per poter pubblicare magari un saggio o una parte della loro ricerca. Da aggiungere qui la sforbiciata sui fondi per l'edilizia universitaria; questa finanziaria non aiuta gli atenei a fronteggiare i tagli ministeriali. A che serve dunque passare sedute infinite a dissertare sulla finanziaria, sapendo che la manovra è solo manovra su carta stampata?
Stare al gioco della macchina dello Stato è troppo rischioso, il nostro dovere in questo senso è di smontare e ricostruire politicamente questo gioco o questa macchina di captazione del valore sociale e culturale.
Noi tutti sappiamo che la Giunta conosce bene che le spese fisse sono superiori al tetto dei pagamenti, anche se a bilancio risultano risorse disponibili, e anche se dovesse decidere che determinate risorse debbano essere spese per uno scopo preciso, queste non potranno essere spese nell'anno di competenza e cioè il 2013, ma forse nel 2014. Inoltre alcune spese sono considerate obbligatorie e/o vincolate, e dunque impegnabili e spendibili, altre solo impegnabili ma non spendibili nell'anno, e altre ancora, di cui non si conosce l'esistenza, nemmeno impegnabili per mancanza di disponibilità, e tanto meno spendibili.
La manovra finanziaria approvata dalla Giunta e rivisitata non convince né l'ANCI Sardegna e neanche l'ASEL che raggruppa tutti gli enti locali della Sardegna. La richiesta è che le maglie vengano allentate almeno per le spese per investimenti e le quote di cofinanziamenti per gli investimenti; c'è la richiesta sacrosanta della ripartizione dei fondi seguendo la legge istitutiva del Fondo unico per gli enti locali che prevede il 91 per cento a favore dei comuni e l'altro esiguo 9 per cento a favore delle province, condannate all'estinzione.
La parte del leone, dicono ANCI e ASEL, circa 527 milioni di euro, andrebbe comunque incrementata con altri 17 per il management dei servizi in forma associata, così come previsto dalla normativa nazionale. L'altra richiesta è quella di un osservatorio ad hoc, in vista del riordino del sistema delle autonomie locali, leggi cancellazione delle province e accorpamento dei piccoli comuni.
Appare chiaro dunque che tutto è a rischio: è a rischio il servizio sanitario, sono a rischio le retribuzioni dei lavoratori pubblici e privati, è a rischio tutto il tessuto sociale e, soprattutto, culturale.
Anche Confindustria e sindacati considerano questa finanziaria debole e di breve respiro; le perplessità riguardano soprattutto lo sforamento del Patto di stabilità, il reddito di comunità, gli interventi per il microcredito e quelli per l'IMU, oltre che l'istituzione dell'agenzia regionale delle entrate e della flotta sarda. E, a proposito della flotta sarda, bisogna notare che la sua privatizzazione ha comportato un impegno di sussidi pubblici per otto anni di 580 milioni di euro, finiti nel mirino dell'Unione europea in quanto sospettati di essere aiuti di Stato proibiti.
È vero che le società di navigazione private sono a tutt'oggi soggette a un procedimento dell'Autorità antitrust in quanto accusate di aver stipulato un accordo di cartello, ma c'era bisogno per la Regione di improvvisarsi armatore e creare la propria flotta? Il resto lo conosciamo: l'avventura è stata deludente, la flotta sarda ha dovuto recentemente annunciare la sospensione del servizio perché gli armatori proprietari delle navi hanno deciso che era meglio noleggiarle ai concorrenti privati, evidentemente ritenuti più solvibili.
Cosa insegna questa storia, malgrado la buona fede del Governatore? Insegna che i veri costi invisibili della politica sono questi: perdite enormi, sussidi che minacciano la concorrenza, fallimenti gestionali dell'imprenditore pubblico; e il tutto senza che nessuno ne paghi le conseguenze, se non i poveri contribuenti su cui vengono spalmati, a loro insaputa, i danni provocati dai pubblici amministratori.
Il fatto che rimane all'attenzione di tutti è che le misure che destano la maggiore perplessità in questa manovra riguardano, lo ripeto, lo sforamento del Patto di stabilità, il reddito di comunità, gli interventi per il microcredito, eccetera. Le cifre non mentono, ma i bugiardi amano le cifre, avrebbe detto in sostanza lo scrittore americano Marck Twain; e se 2 più 2 fa sempre 4, esistono però diversi modi di adoperare l'aritmetica.
Tutto ciò ci induce a dire chiaramente che il destino economico e sociale dei nostri cittadini, flagellati dalla povertà e dalla disoccupazione, è stato affidato alla fondatezza di un calcolo finanziario: che fine fa la democrazia quando sulla base di un calcolo di pochi esperti si decide la nostra vita? Noi abbiamo tuttavia la forza per imporre la violazione del Patto di stabilità in tutti i comuni per spese indirizzate agli investimenti. Ricordo che con singolare ottusità e protervia si è finora impedito anche ai comuni senza debiti di utilizzare le proprie risorse. In tutti i comuni, sede secolare del potere popolare, deve essere avviata una rivolta coordinata contro il Patto di stabilità, un moto organizzato che si accompagna a progetti economici riguardanti gli aiuti alle imprese, interventi sul territorio, la scuola, la mobilità: in una parola il progetto di conversione ecologica che le racchiude.
L'economia che era un tempo regina delle scienze sociali è oggi ridotta al rango di tecnologia della crescita, un puro dispositivo di calcolo privo di pensiero, svuotato di cultura e valore che tende a replicare dei meccanismi; quello che è clamoroso è l'assottigliarsi oligarchico del sapere e del potere economico e finanziario che governa questa nostra società. E questa finanziaria è figlia di tutto ciò.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vincenzo Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS VINCENZO (P.D.). Presidente, Assessori e onorevoli colleghi, la discussione di questa finanziaria si inserisce all'interno di un quadro difficilissimo che vede la nostra Isola in grande affanno nel proseguire il proprio cammino, registrando allo stato attuale una disoccupazione che galoppa oltre il 16,5 per cento, senza considerare quella giovanile che si attesta sul dato veramente allarmante del 40 per cento fino ai 24 anni e oltre il 20 per cento nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni.
Quella attuale è una crisi internazionale pesante, forse una delle peggiori degli ultimi vent'anni, che sta coinvolgendo la Sardegna, il nostro Paese e più in generale gran parte dei Paesi europei. Nella nostra Isola ha interessato profondamente tutti i comparti produttivi a iniziare da quello edilizio che ha perso più del 25 per cento di valore aggiunto, a quello agropastorale, al turismo che assiste a una diminuzione nel biennio di 1 milione mezzo di presenze, all'industria manifatturiera che perde un quarto delle proprie produzioni.
Di fronte a una situazione così catastrofica, che veniva denunciata anche ieri dal Consiglio delle autonomie e dall'onorevole Sabatini nella sua relazione, non si intravede in questa finanziaria, nonostante la competenza e l'impegno di alcuni Assessori, un chiaro progetto di sviluppo in grado di affrontare l'emergenza produttiva e sociale e generare iniziative capaci di dare risposte certe verso le autonomie locali e i settori produttivi, quei settori cioè che creano ricchezza e occupazione d iniziare da quello manifatturiero, all'artigianato, al turismo, al commercio, all'edilizia.
La nostra proposta sullo sgravio dell'IRAP alle imprese, con le articolazioni che abbiamo indicato anche stamattina, può rappresentare un aiuto serio per aiutare il sistema produttivo sardo a uscire da una condizione di massima difficoltà come quella attuale; non si riesce a leggere invece in questa finanziaria una strategia di lungo periodo in grado di disegnare un nuovo orizzonte per la Sardegna a partire dalle grandi questioni strategiche ancora irrisolte, la prima quella energetica.
In questi anni sono stati fatti passi in avanti a cominciare dalla realizzazione del cavo SAPEI che può permettere alla nostra Isola di sviluppare una politica energetica non dipendente ma autonoma, a condizione però che si definiscano scelte in grado di utilizzare al meglio le fonti energetiche disponibili, partendo da quelle rinnovabili e fossili, all'interno di un mix in grado di valorizzare adeguatamente senza pregiudiziali e vincoli il loro sfruttamento e la loro valorizzazione per ridurre il costo dell'energia alle imprese e ai cittadini.
Per questo è essenziale rafforzare lo sviluppo delle infrastrutture per interconnettere la Sardegna alla rete elettrica e del gas, nazionale e internazionale, attraverso la realizzazione certa del Galsi e con il completamento delle diramazioni della rete regionale in modo da implementare l'efficienza energetica e dando un chiaro sostegno alla ricerca e all'innovazione.
In questo quadro io credo che sia urgente che la Regione si doti di un Piano energetico regionale che metta ordine all'anarchia che esiste nel campo delle energie rinnovabili e
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Floris. Colleghi, posso chiedervi di permettere all'onorevole Floris di fare il suo intervento? Prego, onorevole Floris.
FLORIS VINCENZO (P.D.). Anarchia che sta portando al proliferare incontrollato di impianti che sono fuori da ogni logica produttiva. Dovremmo evitare che in Sardegna si inneschino logiche perverse e dannose al nostro sviluppo, che puntano solo a realizzare immediati e facili profitti e non sono in grado di raggiungere invece l'obiettivo primario che deve stare al centro della politica isolana: dare risposte certe alle imprese e alle famiglie.
E' un fatto grave che la Giunta non abbia ancora definito una propria strategia che deve diventare centrale se si vuole affrontare nell'Isola una politica, seria, di sviluppo. La situazione generale che abbiamo di fronte non tende minimamente a migliorare, tutti gli indicatori economici danno per certo un peggioramento della situazione sociale ed economica. C'è il rischio, se la politica in questa fase non saprà assolvere fino in fondo al proprio ruolo, di un distacco dalla società sarda e dai suoi bisogni con conseguenze facilmente immaginabili sul piano sociale.
Credo che le preoccupazioni degli enti locali, esternate ieri dal Consiglio delle autonomie, ci diano il polso della complessa situazione in cui vivono oggi le nostre comunità. Manca in questa finanziaria quel colpo di reni in grado di proiettare in avanti la situazione sarda, i suoi bisogni, le sue esigenze; le stesse scelte di carattere finanziario appaiono confuse e non inserite in un quadro di certezze.
La decisione della Giunta di voler innalzare, con la revisione del Patto di stabilità, lo spazio di spesa per 1 miliardo e 200 milioni di euro allo stato attuale appare di difficile attuazione perché non poggia su nessuna base di accordo con il Governo. Le risorse a oggi disponibili sono sulle tabelle finanziarie del bilancio ma assolutamente assenti nelle casse della Regione, e sono quindi un miraggio sulla base del quale è del tutto impossibile programmare la spesa.
Auguro naturalmente che il presidente Enrico Letta, che conosce la nostra Isola, riprenda in mano la vertenza Sardegna a iniziare da quella sulle entrate. Su questo versante sarà compito della classe politica sarda riaprire con intelligenza questa vertenza e trovare su questo orizzonte un momento serio di ampio e condiviso confronto. Sono dell'idea che sia imprescindibile stabilire un quadro certo di obiettivi a iniziare dallo scorporo del Patto di stabilità, del Fondo unico e dei fondi sulla disabilità e delle eterne questioni irrisolte come la continuità territoriale, l'energia, le infrastrutture, lo sviluppo da portare al tavolo del confronto con il Governo trovando, come Consiglio insieme al sistema delle autonomie locali e alle parti economiche e sociali, quelle convergenze necessarie per presentarsi a quell'appuntamento con una forza contrattuale robusta e coesa. Questa vertenza, come è stato ribadito da alcuni interventi ieri, non è né di destra né di sinistra ma è una vertenza che deve interessare tutta la nostra Isola.
In queste poche settimane trascorse in Consiglio ho partecipato a due decisioni importanti, quella sui cantieri comunali e la stabilizzazione dei lavoratori del CESIL e CSL che hanno dimostrato come, anche nella difesa orgogliosa dei propri ruoli e delle divergenze e delle diverse appartenenze, se si tiene a cuore un interesse generale si può fare anche in questa Aula una buona politica.
Anche partendo da questa ultima considerazione ritengo che oggi le proposte complessive presenti in questa finanziaria siano, al di là dello sforzo della Giunta che si coglie in alcune decisioni, insufficienti per fronteggiare la gravità della crisi. La stessa introduzione della moneta complementare non mi sembra sia la soluzione che può generare un impatto forte sul sistema economico generale. L'utilizzo di moneta complementare locale, basata sui diversi sistemi di compensazione, non è in grado, secondo me, di dare una risposta seria né ai giovani disoccupati né tantomeno alle imprese, e non mi sembra francamente che abbia i requisiti per svolgere una funzione anticiclica e per favorire la ripresa economica e sociale.
Stiamo parlando di 20 milioni di euro che divisi per 10 mila persone fanno 2 mila euro a giovane da utilizzare obbligatoriamente nel circuito Sardex. Penso che possano avere, non lo nego, un effetto moltiplicatore, ma da qui a generare sviluppo ce ne passa davvero tanto.
Oggi nei comuni sono presenti alcune emergenze, emerse anche ieri, relative alla salvaguardia di strutture pubbliche esistenti, a iniziare dal contesto scolastico, che vanno affrontate e risolte, problematiche relative alla gestione dei servizi sociali, degli spazi culturali, delle scuole primarie. Ci sono problemi enormi nella gestione e nell'erogazione del servizio idrico, nella viabilità interna ed extraurbana, nella tenuta delle piante organiche necessarie all'interno delle amministrazioni e nella salvaguardia del personale delle aziende in house in capo alle province.
Nel concludere questo mio intervento, quello che in sintesi mi preme evidenziare è che in assenza di una programmazione volta al futuro, e non alla spendita delle risorse in modo disarticolato e con una visione limitata nel tempo, la situazione di stallo che vive oggi l'economia sarda si prolungherà ben oltre la crisi negando il diritto di poter costruire una società equa, che è quello che i sardi ambiscono e meritano.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, Assessori, siamo chiamati anche quest'anno a un appuntamento importante, significativo, ma purtroppo debbo dire che siamo ripetitivi perché in questi quattro anni non siamo riusciti, così come hanno detto i colleghi, a sostenere un lavoro organico limitandoci a tamponare situazioni che non riescono a trovare una loro giusta articolazione e continuità.
Quindi, questa è una finanziaria sicuramente viziata anche dalle restrizioni dovute al Patto di stabilità e ai mancati trasferimenti pur attesi ai sensi dell'articolo 8; restrizioni che certamente inibiscono la spesa, ma non si evince nessuno sforzo, come dicevo prima, per recuperare risorse da destinare ai settori più in difficoltà. In assenza di un progetto organico, che certamente non può essere oggi concepito (siamo infatti alla fine della legislatura), si mantiene sostanzialmente la polverizzazione delle risorse sui diversi capitoli e forse non si riuscirà neanche a spendere quelle risorse. Infatti, nei nostri capitoli di bilancio vi è un'enorme quantità di denaro non speso e che non riusciamo a spendere e, poichè l'attività finanziaria inizierà, se tutto va bene, a giugno, immaginiamo quanto si potrà spendere.
Se posso sottolineare la condivisione sull'asse relativo agli interventi nel settore sociale e del lavoro, debbo prendere atto però che non si è fatto nulla, come dicevo, per un riordino organico. In particolare mi soffermo sull'articolo 2 che contempla interventi, a mio avviso, disorganici e sovrapponibili: fondi per la non autosufficienza, politiche attive per il lavoro su fondi comunitari e su fondi regionali da trasferire ai comuni, reddito minimo di comunità, l'IMU per la prima casa - che poi, dall'annuncio di ieri, sarà lo Stato a pensarci - e ancora contrasto alla povertà e fondi per l'occupazione.
Un'articolata partita che poteva essere, a mio avviso, riordinata con l'introduzione del reddito di cittadinanza, uno strumento che ormai anche i grillini stanno adottando e che pare spaventi oppure allerti le persone tanto da essere un intervento sociale sbeffeggiato quasi in termini riduttivi. Però, con due interventi di carattere strutturale potremmo riordinare tutto questo nostro settore: con un reddito di cittadinanza e la certificazione della non autosufficienza.
L'attuale situazione che vede interventi diversi fra Stato e Regione in ambito sociale porta a un difficile controllo delle risorse, quindi della spesa che spesso va a beneficio di tanti che riescono ad accumulare più risorse creando situazioni di diseguaglianza nelle fasce più deboli della popolazione. Quindi, fatta salva l'individuazione di quella fascia della popolazione non autosufficiente alla quale vanno dati servizi più che risorse finanziarie a pioggia e che mutano di anno in anno (l'autosufficienza si può certificare ed è anche un atto per buona parte stabile, quindi è una spesa che si può quantificare e mantenere costante), preso atto che lo Stato interviene con la disoccupazione e la cassa integrazione, la Regione sarda potrebbe destinare le risorse all' avvio del reddito di cittadinanza, senza nulla togliere allo strumento della Sardex che la Regione vuole introdurre. Il reddito di cittadinanza, però, è ben altra cosa perché ci consentirebbe di allinearci agli Stati più progrediti d'Europa, dove ormai questo strumento è un fatto acquisito in quanto riesce a mantenere un'elevata economicità, un'elevata dignità della persona.
Il reddito di cittadinanza è considerato un intervento universale senza condizionamenti se non quello di rendere alle comunità di appartenenza il valore del reddito percepito. Ripeto, non è la stessa cosa della carta Sardex che, alimentando un circuito ben determinato, richiede che i giovani beneficiari possano e debbano spenderla solo in quel circuito e non nel negozio sotto casa, per banalizzare, che è ben diverso.
Credo che con uno sforzo maggiore si potrebbe attuare questo nuovo principio; peraltro il nostro Gruppo già dal luglio del 2012, quindi molto prima che cominciasse a diffondersi l'attenzione su questo tema, ha presentato un dispositivo legislativo che consentirebbe, se adottato, anche il decoro del patrimonio pubblico, nonché il sostegno con servizi alle persone meno abbienti. Si potrebbero fare 100 mila esempi diversi.
Noi sappiamo che nelle regioni più progredite d'Europa il reddito di cittadinanza è equiparato a un valore di lavoro da rendere alle comunità locali, in questo modo gli enti locali riescono a mantenere il patrimonio pubblico in ottimo stato di conservazione e riducendo gli alti costi di ristrutturazione che si dovrebbero affrontare se non ci fossero questi interventi periodici di manutenzione.
Si potrebbe anche dare una mano di aiuto alla dispersione scolastica. Quanti giovani laureati in attesa di occupazione, che non riescono a produrre una giornata lavorativa potrebbero invece mettere la loro cultura e la loro professionalità al servizio di quelle fasce più deboli che incrementano la dispersione scolastica; e noi sappiamo quanto elevata questa sia in Sardegna.
Quindi, questa è una possibilità che può essere, ripeto, introdotta gradualmente; del resto lo Stato, come ho detto, interviene già per la cassa integrazione e per la disoccupazione, probabilmente si tratterebbe di quantificare o cominciare a individuare le fasce che potrebbero essere gestite con il reddito di cittadinanza. Chiaramente è una situazione di "non benessere umano", scusate se uso questo termine che ogni volta mi fa pensare al benessere animale, che sosteniamo stanziando risorse mentre non riusciamo invece a sostenere nel modo dovuto il benessere umano.
E sottolineo che paghiamo comunque la situazione di grave prostrazione sociale; la paghiamo nella sanità come dimostrano i costi farmaceutici e gli interventi, spesso con ricoveri coatti, con l'utilizzo improprio di posti letto, quindi con alti costi per la società, per i gravi stati depressivi (è un problema che i sindaci all'arrivo della primavera conoscono benissimo)sintomo di disagio sociale.
Ma oltre queste situazioni, oltre le vicende di cui ormai tutti i giorni, purtroppo, sui media abbiamo notizia, introdurre questo nuovo strumento è anche un modo per arginare le devianze (non sto qui a elencarle), sappiamo che chi non ha possibilità di risorse in qualche maniera se le procura creando danni, che sono altrettanti costi di difficile quantificazione.
Al tema del disagio sociale potremmo unire un mancato riordino nei servizi sanitari che ancora assorbono il 60 per cento dello stanziamento finanziario. Le opportunità non sono mancate, abbiamo avuto momenti di discussione, ma il riordino è ancora là da venire: nulla si è concretizzato. Non c'è stata neanche la prevista diminuzione dei posti letto c che invece sarebbe potuta essere l'occasione per un riordino basato sul mantenimento di strutture ospedaliere di primordine sostenute da una rete di strutture extra ospedaliere di riabilitazione sociosanitaria più vicine ai cittadini.
Non voglio parlare della mia esperienza e non presenterò emendamenti sulla questione, perché spero che la Regione trovi le risorse, visto che alla ASL è stato ordinato di riaprire la struttura pena gravi danni alla società quindi alla ex fondazione. Non mi soffermo ulteriormente, spero che si addivenga a una risoluzione della questione nell'ottica di un sistema costituito dai strutture extra ospedaliere che consentano di abbattere i costi della sanità e dare servizi più vicini alle persone.
Si sceglie quindi ancora di inserire nel nostro bilancio, come dicevo all'inizio, articoli tampone che modificano gli ordinamenti organici senza una presa in carico dei problemi. Dall'inizio della legislatura abbiamo parlato di riordino del patrimonio della Regione autonoma della Sardegna; riordino, regolato dalla legge numero 31/98 che spesso è stata oggetto di modifiche cosiddette "a spezzatino", che ormai a un anno dal termine della legislatura non credo che affronteremo. Resterà quindi ancora un articolato che è stato in parte modificato ma senza quel riordino organico che spesso porta anche a interpretazioni non proprio lineari o difficili tanto che molti funzionari spesso si rifiutano di applicare le norme regionali proprio perché hanno interferito sulla struttura organica della legge rendendola appunto di difficile interpretazione.
Lo stesso discorso potremmo fare per le risorse energetiche, già alcuni colleghi ne hanno parlato anticipandomi; non abbiamo un Piano energetico, si è tentato di farlo con la Giunta Soru: è rimasto sulla carta. Si sarebbe potuto riprenderlo, modificarlo e adeguarlo, e invece si è voluto tenerlo nel cassetto senza neanche tentare un minimo di valutazione e, se del caso, un adeguamento. Così si favoriscono le multinazionali che sfruttano le nostre risorse naturali senza nessun beneficio per la comunità sarda, quando invece potremmo favorire l'autonomia energetica delle aziende, ad esempio con il mini eolico, o delle abitazioni.
Si potrebbe liberare il territorio da infrastrutture sempre più invasive come le centrali termodinamiche che occupano centinaia di ettari di suolo agricolo (con azioni al limite della legalità) che è sovrastimato, per cui oltre che modificarne la destinazione d'uso si modifica anche il valore commerciale spingendo i cittadini interessati là dove ci sono difficoltà autorizzative a premere, anche al limite della legalità, sugli enti locali che sono l'ultimo anello per le concessioni.
Ci sono ancora capitoli in questo bilancio che sarebbero da tempo dovuti sparire perché sostengono società regionali che per legge dovrebbero essere già liquidate; ma non solo, si finanziano le società in perdita, si finanziano ancora società private nate per bonifiche ambientali e trasformate di fatto in società di servizi a domanda degli enti locali. Da oltre dieci anni ormai abbiamo strumenti utili per intervenire sulle bonifiche ambientali, in modo particolare sul patrimonio ex minerario ma non c'è nessuna volontà di servirsene.
Vorrei ricordare ancora una volta che i territori del Sulcis Iglesiente e del Guspinese sono classificati siti di interesse nazionale ai sensi del decreto ministeriale numero 468/2001 e, pertanto, finanziati con leggi nazionali sino al completamento delle bonifiche. E' ancora impegnato il primo finanziamento che ci riporta al 2001 di 69 miliardi di vecchie lire mai utilizzati perché il soggetto privato individuato per le bonifiche non è titolare delle aree da bonificare.
Questa ambiguità ci porta a dover impegnare anche quest'anno altri 25 miliardi per non fare le bonifiche, ma si fa tutt'altro spaziando dalla pulizia dei siti archeologici ai lavori nei comuni di utilità sino al riordino addirittura degli archivi storici che nulla hanno a che vedere con la norma che portò all'inserimento delle aree minerarie all'interno del Piano nazionale delle bonifiche.
Abbiamo ottenuto che venisse realizzata un'istituzione importantissima di livello internazionale come il Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna e, ancora, non siamo riusciti a renderlo operativo, è commissariato, non si riesce ad affidarlo ai comuni interessati, come avviene per tutti i parchi nazionali. Io ho presentato una semplice proposta di legge che con i suoi due articoli va in questa direzione, però evidentemente le proposte di legge stanno spesso e volentieri nei cassetti delle Commissioni e non le si esamina.
Il Parco è finanziato per oltre 1 miliardo e 600 milioni l'anno e potrebbe tranquillamente utilizzare quelle maestranze che oggi sono interamente a carico della Regione autonoma della Sardegna. In un attento riordino costituito da progettazioni, perché lo staff del Parco esiste per le progettazioni, che potrebbero essere finanziate con fondi europei per effettuare il recupero di un patrimonio unico al mondo, si potrebbero ospitare quelle attività che consentirebbero la stabilizzazione.
Noi da anni, invece, non stabilizziamo un bel niente, anzi, tutti coloro che vanno in pensione vengono rimpiazzati a titolo personale, perché non so chi decide che inserimenti fare, siamo partiti con 480 dipendenti da stabilizzare e dopo 11 anni siamo ancora su quella cifra, forse anche di più. Nel senso che tutti quelli che sono andati in pensione sono stati rimpiazzati da altri lavoratori scelti, a caso, penso, per non dire altro.
E' una disattenzione che paghiamo con i soldi pubblici che potremmo risparmiare e beneficiarne; infatti, lo ripeto ancora una volta, il decreto ministeriale numero 468 potrebbe assegnarci ancora delle risorse, perché ad attuare le bonifiche non sia il privato ma sia l'ente partecipato dalla Regione, quell'ente che dovremmo chiudere perché è fallimentare: sto parlando dell'IGEA. Con i soldi dello Stato saremmo in grado di fare le opere di bonifica e pagare anche i dipendenti dell'IGEA, con un ulteriore risparmio sulle casse della Regione sarda.
Potrei continuare, ma non mi sembra il caso anche perché vedo che si è abbastanza rilassati in termini di attenzione, ma troveremo singoli articoli da approfondire e sui quali mi riservo di intervenire per puntualizzare meglio questi aspetti che ho accennato e che varrebbe la pena fossero affrontati proprio perché le risorse della Regione Sardegna, così come le risorse di tutte le Regioni d'Italia, stanno diminuendo e diminuiranno ulteriormente; di conseguenza tutto quello che potrebbe arrivarci dall'esterno, perché ci sono le norme, ci sono le condizioni perché questo avvenga, credo che dovremmo avere la responsabilità di perseguirlo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (Gruppo Misto). Assessore, vorrei che mi ascoltasse un paio di minuti, perché devo farle una proposta, poi può non ascoltarmi più per il resto dell'intervento. Io voglio esprimere una preoccupazione: stiamo approvando una manovra finanziaria in una situazione difficilissima per la nostra isola e per la nostra gente, sapendo di dover affrontare una serie di "forse", di "punti interrogativi", di difficoltà sul piano della certezza nell'acquisizione delle risorse, che stanno tutti dentro l'esame approfondito e attento dell'articolo 1 che è il cuore di questa manovra finanziaria.
E tutti sappiamo anche qual è il rischio che corriamo: abbiamo risorse (mi rifaccio per la quantificazione dei fondi alla relazione del collega Sabatini, che sottoscrivo totalmente), ma probabilmente questo articolo 1 è a forte rischio di impugnazione da parte del Governo. Quindi, Assessore, noi avremo la possibilità di spendere quel miliardo e 200 milioni di euro, che è previsto nell'articolo 1, come applicazione dell'articolo 8 dello Statuto, solamente così come previsto nella seconda metà dell'anno, dal 1° luglio, ovvero in caso di ricorso alla Corte costituzionale non potremo spendere prima di ottobre.
Voglio richiamare brevemente il perché ci troviamo in questa situazione e poi fare una proposta che vorrei lei girasse al Presidente della Giunta regionale, perché abbiamo la necessità di evitare ulteriori imbrogli sulla finanziaria e sul bilancio della Regione. Sappiamo che è un bilancio farlocco per molti aspetti, è un bilancio gonfiato, che prevede (o sembra che possa prevedere) di spendere risorse illimitate, risorse altisonanti, e poi alla prova dei fatti stringi stringi ci dobbiamo limitare come d'altronde hanno ravvisato tutte le associazioni che abbiamo audito in Commissione, dalla Confindustria ai sindacati, dagli enti locali alle associazioni di base: è una finanziaria che, allo stato, non consente neanche di coprire le spese obbligatorie della Regione.
Il problema è pertanto come concludere una vicenda che dura dal 2009 e che questa Giunta non è ancora riuscita a portare a conclusione, come riuscire a svincolare queste risorse che sono apparentemente disponibili e che non sono state ancora rese fruibili per i sardi. Quindi, Assessore, le proponiamo che la Giunta regionale, e anche il Consiglio (interpellando il Presidente della Camera, il Presidente del Senato, le Commissioni bilancio di Camera e Senato), attivino una grande iniziativa politica che veda tutte le forze politiche e sociali interessate impegnate perché questa vicenda venga conclusa positivamente, secondo i diritti che i sardi hanno di poter utilizzare queste risorse.
Noi non possiamo fare in questa discussione quello che, mi consentirete questo elemento polemico nei confronti del Governo nazionale, ha fatto ieri il presidente Letta, e cioè un elenco delle cose da fare senza la quantificazione delle risorse necessarie per farlo. Non possiamo farlo. Abbiamo l'obbligo di sapere esattamente quante risorse possiamo spendere, abbiamo l'obbligo di evitare gli sprechi. Parleremo poi, esaminando gli articoli, di enti e agenzie regionali; parleremo di spese per il personale; parleremo di duplicazioni; parleremo di soldi che vanno via in mille rivoli improduttivi.
Oggi, adesso, mi interessa che il Consiglio regionale possa definire questa proposta. Cioè quale iniziativa consente alla Giunta regionale e al Consiglio regionale di uscire dalle stanze asfittiche e insufficienti delle Commissioni paritetiche a cui è stata delegata, in questi anni, una vicenda che è altamente politica, non tecnica. Sia io che tanti altri colleghi dell'opposizione, svestendoci dal nostro ruolo di oppositori, abbiamo varie volte (nel 2009, nel 2010, nel 2011) detto al presidente Cappellacci: "Presidente assuma lei, in qualità di Presidente dei sardi, questa vertenza come la principale delle battaglie".
E oggi siamo appunto di fronte a una sconfitta delle forze politiche e istituzionali della Sardegna che si trovano a riparlare, così come sto facendo io adesso, per la decima volta in quattro anni di questo problema che ancora non abbiamo risolto. È una sconfitta che poi si riversa in maniera cocente sulle condizioni dei sardi.
Assessore, io ho letto con attenzione i dati che la Giunta ha presentato sul Documento di programmazione economica e finanziaria per il 2012, mi sono rivisto anche il DAPEF del 2009, Assessore, maggio 2009, insieme al Programma regionale di sviluppo che avete presentato nel 2010; ebbene, i dati del DAPEF 2012, tutti i dati, sono tutti negativi rispetto ai similari dati del 2009, cioè c'è stato un impoverimento complessivo della Sardegna e un innalzamento del livello di preoccupazione sulle condizioni dei sardi, che rende necessario uno scatto e un'assunzione di responsabilità complessiva per un programma straordinario di uscita dalla crisi. Ecco perché parleremo sui singoli articoli.
Noi consideriamo sbagliata la dispersione di risorse in provvedimenti spot che forse sarebbero dovuti servire, nella prima stesura della finanziaria, per accompagnare trionfalmente la campagna elettorale del presidente Cappellacci riconfermato nella candidatura a Presidente della Sardegna, dico probabilmente; ma adesso queste trombe propagandistiche si stanno sgonfiando e torniamo alla realtà.
Vogliamo avere allora il coraggio di rivedere provvedimenti come quello di restituzione dell'IMU, 25 milioni, che scimmiottano provvedimenti fatti dal P.d.L. a livello nazionale? Faccio un esempio, Assessore, a fronte degli 11 milioni previsti, ed è una cifra insufficiente, per la restituzione del debito commerciale alle imprese, perché non pensare, come abbiamo detto in Commissione, di concentrare (e presenteremo gli emendamenti alla finanziaria e al bilancio in questa direzione) queste risorse, invece che in provvedimenti spot o provvisori o sperimentali, tipo Sardex, la moneta complementare su cui tutti gli interlocutori a parte un componente di sindacato autonomo, in Commissione hanno espresso perplessità ,su famiglie, imprese e comuni, tenendo conto che abbiamo bisogno di spendere immediatamente le poche risorse disponibili?
Famiglie, imprese, comuni, disagio sociale e lavoro! Questi ultimi sono i due punti d'attacco delle nostre politiche, da sostenere contemporaneamente con questa grande iniziativa politica e istituzionale che dobbiamo fare nei confronti del nuovo Governo, che si è appena insediato, e delle Commissioni parlamentari. Perché il diritto della Sardegna di non vedere conteggiate le proprie entrate a livello di quelle del 2005 è un diritto che non può essere ancora calpestato, non può essere ancora calpestato! Se non portassimo avanti questa battaglia, Assessore, non faremmo il nostro dovere appieno!
Questo è il primo punto di attacco, le altre cose possono essere importanti ma sono marginali, dopodiché l'operato della Giunta, è difficile farlo lo capisco, ma l'operato della Giunta dovrebbe essere impegnato da subito a recuperare tutte le risorse disponibili nei vari settori. Si è parlato delle bonifiche; non si capisce perché le bonifiche ambientali non riescano a partire e, di fronte a una crisi industriale che rende assolutamente indispensabile riuscire a recuperare risorse per impegnare i lavoratori che rischiano di essere, e spesso lo sono già, espulsi dal processo produttivo, le risorse non possano essere impegnate nelle bonifiche che hanno un valore occupazionale, ma hanno un valore soprattutto dal punto di vista del recupero ambientale! I dati sono drammatici, Assessore!
L'ultimo richiamo che faccio, perché è importante, non è stata una cosa di routine, è sulla riunione che si è svolta ieri in quest'Aula consiliare con i rappresentanti delle autonomie locali, comuni e province. Gli intervenuti hanno detto delle cose chiarissime e io vorrei che la Giunta li ascoltasse, al di là delle conclusioni che lei, Assessore, ha voluto fare nella serata di ieri. Vorrei però che si ascoltasse il grido di allarme che viene da chi è direttamente coinvolto nelle questioni sociali che toccano i cittadini, nella trincea avanzata delle istituzioni.
In questo momento noi abbiamo il dovere di sostenerli; ecco perché dico che non solo il Fondo unico deve essere reintegrato ma, l'ho detto in Commissione, lo ribadisco in Aula, deve essere anche implementato, evitando di disperderlo in mille rivoli, come dicevo prima, ma concentrando su di esso la dotazione finanziaria che dia possibilità ai comuni di poter intervenire direttamente sui problemi più importanti che loro, prima di noi, conoscono.
I dati del DAPEF sono drammatici, leggo solamente una frase e concludo, Assessore, perché voglio che venga sottolineata la preoccupazione che ho voluto esprimere in questo mio intervento, perché chiunque di noi abbia di ancora contatti con la società civile, al di fuori del palazzo del Consiglio regionale, si rende conto come il livello di preoccupazione, di disagio, di vera e propria disperazione in molti casi, sia talmente alto da avere necessità di una risposta immediata.
In Commissione le ho detto: "pochi, maledetti e subito!" utilizzando una espressione che, certo, non è elegante ma dà il senso dell'urgenza e della necessità della spesa. Se è necessario coinvolgete in questo processo la struttura regionale stimolandola ad accelerare le procedure, affinchè si abbrevino il più possibile le lungaggini della insopportabile burocrazia regionale; questa lentezza da pachiderma non è più compatibile con i problemi che incombono all'esterno, non è più compatibile!
Secondo il capitolo congiunturale regionale del vostro DAPEF, Assessore, le stime per il 2012 delineano un quadro generale negativo per la Sardegna, ancor più che per il Mezzogiorno d'Italia (quindi la Sardegna è in graduatoria al di sotto della media anche del Mezzogiorno); si stima un meno 3,1 per cento del reddito prodotto nell'Isola, che riporta il PIL regionale ai livelli di 9 anni fa; se consideriamo il dato dell'incidenza della povertà, sempre DAPEF 2013, Assessore, la Sardegna passa da una percentuale di incidenza di povertà relativa del 21,7 per cento del 2010, al 24, 8 per cento del 2011, uno 0,1 per cento superiore addirittura alla media del Mezzogiorno.
Se consideriamo poi come uno dei fattori di debolezza strategica individuato dal DAPEF il livello di istruzione dei giovani sardi, siamo in presenza di numeri drammatici! La Sardegna, sia per quel che riguarda i diplomati, sia perché quel che riguarda i laureati e, soprattutto, per quel che riguarda i giovani tra i 18 e i 24 anni, forniti al massimo di licenza media, che non hanno un lavoro e non continuano a studiare, è la penultima in Italia, con il 29,3 per cento, prima della Sicilia, ma voi dite nel DAPEF: "a differenza di quest'ultima il dato sardo è in peggioramento".
La situazione, quindi, considerata da tutti i punti di vista, è una situazione assolutamente drammatica alla quale si deve rispondere con una proposta di iniziativa politica che sia all'altezza, non si può rispondere con slogan, non si può rispondere con propaganda, si deve rispondere con atti che hanno la necessità di essere valutati nella loro concretezza e su questo verremo giudicati noi, ma soprattutto verrà giudicata la vostra Giunta che, ripeto, da quattro anni non riesce a risolvere il problema principale della Sardegna: la definizione della vertenza entrate e, soprattutto, l'assestamento del Patto di stabilità con quel che consegue in termini di blocco di risorse.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (SEL - Sardigna Libera). Presidente, appena ieri il presidente Ganau e poi i componenti del Consiglio delle autonomie locali denunciavano, per un verso, nella sostanza, l'inconsistenza e l'insostenibile leggerezza di questa manovra finanziaria e dall'altro il metodo seguito nella sua inutilmente lunga e dannosa gestazione. E' stata opportunamente stigmatizzata, con ragione, la scelta del mancato coinvolgimento del Consiglio delle autonomie nell'elaborazione di una manovra alla quale, in un momento di grave e drammatica crisi, come quello che stiamo attraversando, le Amministrazioni locali guardavano con molto interesse, nella disperata ricerca di una qualche soluzione ai problemi di ordinaria amministrazione che quotidianamente sono chiamate ad affrontare. Metodi e comportamenti, Presidente, che mortificano quel concetto di autonomia da voi a parole tanto sbandierato ma di fatto negato, privandovi peraltro del prezioso contributo che dal Consiglio delle autonomie poteva pervenire.
Sempre a proposito di autonomia mortificata e negata, devo dire che per certi versi mi ha sorpreso la polemica suscitata dalle dichiarazioni del segretario generale della CISL di qualche giorno fa. Il segretario della CISL, infatti, è stato oggetto di pesanti critiche, e persino insulti, per aver detto che l'autonomia speciale della Regione sarda oggi non avrebbe molto senso; mi chiedo: siamo sinceramente convinti che il segretario della CISL sia così in torto? Io sono convinto che Bonanni nel fare queste affermazioni tragga la motivazione dalla buona conoscenza della situazione di crisi che la Sardegna sta vivendo, tragga la motivazione dal fatto che soprattutto nel corso di questa legislatura, o meglio mai come in questa legislatura, le ragioni dell'autonomia siano state disattese; mai come in questa legislatura la dignità politica e istituzionale sia stata offesa e umiliata.
Basti ricordare la vicenda dello spostamento del G8 da La Maddalena, con le nefaste conseguenze che ciò ha comportato; avevate ereditato un grande progetto per il risanamento ambientale e per il recupero e la riconversione delle aree dismesse delle basi militari americane, e avete permesso al Governo Berlusconi il più grave scempio mai perpetrato ai danni del territorio e della sua popolazione. Avete consentito che, sotto l'egida del Governo amico, venissero realizzati i più gravi misfatti: abusi di ogni genere, con il consueto corollario di appalti truccati; fiumi di danaro pubblico sperperato; opere non fatte o realizzate male, ma sempre ben pagate. In conclusione, si è rinunciato all'esercizio delle prerogative proprie del governo di una Regione a statuto speciale, favorendo di fatto il fallimento di un ambizioso progetto di recupero, riconversione e sviluppo di un'area di grande pregio ambientale e di rara bellezza, che avrebbe rappresentato un sicuro volano per lo sviluppo turistico dell'intero territorio.
Insomma, nella Regione a statuto speciale la crisi si è notevolmente aggravata. La Regione a Statuto speciale registra la più grave crisi tra le Regioni italiane, e non c'è un settore produttivo che si salvi. In questa come nella precedente legislatura è stata affrontata l'esigenza di ripensare il tema della specialità allo scopo di ampliare la sfera delle materie su cui esercitare la potestà legislativa, senza mai pervenire peraltro a una concreta ipotesi di riforma; è però curioso osservare come una quantità rilevante di leggi approvate dal Consiglio regionale restino inattuate, come si evince dalla relazione della stessa Commissione d'inchiesta che definisce tale stato di cose devastante per l'economia e la società sarde. In sintesi, la Regione sarda non attua e disattende le leggi che essa stessa si dà.
E allora, se tutto ciò è vero, come non riconoscere che effettivamente, dopo l'esperienza vissuta in questa legislatura, l'essere Regione autonoma a statuto speciale non ha prodotto vantaggio alcuno per il popolo sardo? E a che servirebbe allora ampliare la sfera delle competenze se di fatto non si esercitano neppur i poteri sulle materie su cui già si ha competenza?
Sarebbe ingiusto, Presidente, attribuire tutta la colpa del disastro economico in cui ci troviamo esclusivamente all'onorevole Cappellacci, alla sua Giunta, a questa maggioranza, in quanto sappiamo bene che molto dipende dalla difficile congiuntura economica nazionale e internazionale, ritengo perciò che al Presidente e alla sua maggioranza debbano essere ascritte le sole responsabilità che hanno: io credo che bastino, perché davvero non sono poche.
Oggi affrontiamo la discussione della finanziaria 2013 che, come sappiamo, è la vostra ultima finanziaria, con un ritardo ormai di cinque mesi e con le manchevolezze e insufficienze che il collega Sabatini ha ben evidenziato, ma la discussione in questa occasione non può che riguardare l'intera legislatura, e il bilancio purtroppo per la popolazione sarda è, come è noto, fortemente negativo e non c'è, come dicevo, settore produttivo che si salvi. Avevate assicurato la ripresa economica dell'Isola attraverso il rilancio dei settori trainanti: i trasporti, l'agricoltura, l'edilizia, il turismo e l'industria.
Riguardo ai trasporti giova ricordare la vicenda Tirrenia che il Governo amico, così eravate soliti definirlo, di Berlusconi regalò alla CIN, costituendo di fatto una situazione di monopolio, con la conseguente ingiustificata lievitazione dei prezzi e le inevitabili disastrose conseguenze sul trasporto merci e passeggeri. L'agricoltura vede invece l'aggravarsi del suo stato di malessere, anche a causa dell'appesantimento del sistema burocratico e della pessima gestione delle Agenzie che, grazie alle bizzarre e contraddittorie interpretazioni delle norme da parte dei commissari, direttori e funzionari vari, fanno sì che importanti e consistenti risorse vengano erogate con ritardo e spesso non vengano erogate affatto.
L'edilizia, che era stato il vostro cavallo di battaglia e sul cui sviluppo avevate impostato corpose e robuste campagne demagogiche contro il Piano paesaggistico, vive una crisi senza precedenti: neppure attraverso le diverse edizioni del Piano casa, riviste e aggiornate, e la legge sul golf, attraverso le quali si è tentato di scardinare le norme di salvaguardia in materia urbanistica, si è riusciti a ridare ossigeno al settore. Peraltro del Piano paesaggistico, in quanto a vostro dire colpevole di frenare lo sviluppo, solo perché stabiliva un sistema di regole, avevate promesso sin da subito l'abrogazione: l'ennesima promessa, questa volta per fortuna mancata.
Presidente, c'è piena consapevolezza in tutti noi della grave situazione in cui ci troviamo; le risorse sono molto limitate ed è difficile dare risposte al bisogno e al disagio che vive la gran parte della nostra popolazione. La finanziaria, oltre che in grave ritardo, mostra la sua intrinseca debolezza nell'impostazione generale derivante dalla parziale e non adeguata conoscenza della gravità delle diverse situazioni locali. Sarebbe necessario uno sforzo di fantasia nella ricerca di soluzioni che consentano di immaginare azioni capaci di innescare meccanismi virtuosi per favorire la ripresa, ma nella proposta della Giunta questo non si intravede; in questo senso credo che debba essere invece riconosciuto il merito e il senso di grande responsabilità del P.D., del suo Gruppo consiliare e dei suoi rappresentanti nella Commissione bilancio per avere contribuito in modo costruttivo avanzando una proposta che, attraverso la riduzione dell'IRAP, consente un consistente aiuto finanziario alle aziende in difficoltà che operano in Sardegna.
D'altro canto, però, tanto più forte è sentita l'esigenza che le poche risorse disponibili vengano distribuite in modo equo e imparziale da parte di chi ha responsabilità di governo; questo, Presidente, credo sia un semplice, elementare criterio di buon senso di ordine generale cui dovrebbe ispirarsi chi ha ruoli di governo. Dall'esame della finanziaria invece purtroppo si evince il contrario: l'Esecutivo sembra affetto da una grave forma di strabismo per cui, al di là delle aree territoriali di Cagliari, del Sulcis e in parte più limitata del Sassarese, non vede; di conseguenza alla Gallura, eccezion fatta per i 15mila euro al museo garibaldino, non è destinato un solo euro.
Ciò è semplicemente inaccettabile, nessuna attenzione per la situazione di grave malessere che attraversa l'intera Provincia della Gallura, nessun intervento per le migliaia di disoccupati del settore edile, nessuna attenzione per le decine di aziende artigiane in crisi e per i lavoratori che hanno perso il lavoro; neppure un blando interesse per Meridiana e per le centinaia di lavoratori prossimi alla cassa integrazione o al licenziamento.
Nessuna iniziativa concreta ed efficace è stata messa in atto a sostegno di un territorio che vede andar via pezzo per pezzo, giorno dopo giorno, qualsiasi presidio dello Stato; al contrario, cavalcando l'onda referendaria e demagogica per la soppressione delle province, lì presidente Cappellacci (e con lui la sua Giunta) ha contribuito in modo determinante alla cancellazione anzi tempo della sola provincia che avesse i requisiti e le ragioni per essere istituita e per sopravvivere.
Ancora, non uno degli impegni presi in materia di sanità è stato rispettato; avevate promesso l'assegnazione delle specialità mancanti nel presidio ospedaliero di Olbia, avevate promesso l'assegnazione dei posti letto mancanti per colmare lo storico divario che vede penalizzata Olbia e l'intera Gallura e invece, per tutta risposta, contrariamente alle promesse e alle aspettative, avreste in animo di sopprimere anche la ASL.
Insomma incapaci di elaborare, come promesso sin dal vostro insediamento, il Piano sanitario regionale per la ristrutturazione della rete ospedaliera, prendete l'abbrivio e pensate di sopprimere le attuali ASL per reintrodurre le vecchie quattro ASL in modo che tutto cambi perché tutto resti come prima, tradendo ancora una volta profondamente le speranze, le aspettative suscitate in quei territori dove maggiore è il bisogno di salute.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Siamo ormai giunti all'ultima finanziaria di questa legislatura; può darsi che saremo chiamati a fine di quest'anno al varo di una ulteriore finanziaria che non potrà che essere un mero documento tecnico considerata la scadenza elettorale.
Questa finanziaria arriva con grande ritardo, dopo quattro mesi di esercizio provvisorio, da domani l'amministrazione regionale non sarà in grado di poter spendere neanche un euro e sembrano lontani anni luce gli annunci roboanti del presidente Cappellacci e della sua Giunta sull'approvazione delle finanziarie entro il 31 dicembre.
E, considerato il ritardo, ci aspettavamo un documento completo, capace di affrontare la grave crisi che attraversa la nostra Regione. Invece con questo documento certificate ancora una volta il vostro totale fallimento, non c'è, come non c'è mai stata, un'idea di sviluppo, di come affrontare complessivamente la crisi economica che rischia di esplodere da un momento all'altro con azioni anche gravi, soprattutto da parte di chi, preso dalla disperazione per la perdita del posto di lavoro e per l'impossibilità di garantire ai propri familiari una vita dignitosa, senza poter vedere all'orizzonte una possibilità di miglioramento, cade nello sconforto più totale; il rischio è che si ripetano fatti come quelli ai quali abbiamo assistito nelle settimane scorse.
Non possiamo, ma soprattutto non potete continuare a vivere qui dentro facendo finta che fuori da questo Palazzo tutto vada bene. La vostra risposta a questa crisi drammatica è stata una lucidata alla Giunta, con qualche rotazione e con qualche ritorno, ma il risultato politico finale è stato che questa maggioranza continua a perdere pezzi. Ha lasciato la maggioranza il Partito Sardo d'Azione…
(Brusio in Aula)
Presidente, capisco che la maggioranza sia stanca di intervenire in questo dibattito…
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Solinas, purtroppo il problema non riguarda solo la maggioranza ma mi pare che riguardi un po' tutte le aree del Consiglio. Quindi vorrei pregare i colleghi consiglieri di non disturbare l'intervento dell'onorevole Solinas.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Dicevo, ha lasciato la maggioranza il Partito Sardo d'Azione confermando, ancora una volta, che questa maggioranza era ed è una semplice sommatoria di sigle, appiccicata l'una all'altra non su un'idea di crescita e di sviluppo della Sardegna ma contro qualcuno o contro qualcosa che di politico ben poco ha. Basta analizzare per un attimo cosa è stato prodotto in questi quattro anni anche dal punto di vista legislativo in questo Consiglio per confermare il totale fallimento di questa legislatura.
Per fortuna tra dieci mesi al massimo si ritornerà al voto e la risposta non potrà essere la grande coalizione come la presidente Lombardo ieri ha proposto. Per fortuna la nostra legge elettorale con il premio di maggioranza garantisce la governabilità, non come è successo a livello nazionale, quindi chi vincerà le elezioni avrà l'onere e l'onore di rimediare ai danni che in questi anni avete creato.
Abbiamo idee completamente diverse sul futuro della Sardegna e soprattutto sulle priorità e sulle modalità da adottare per affrontare i problemi. Da quattro anni si parla di insularità, di flotta sarda, è stato un autentico fallimento. Pressappochismo e improvvisazione hanno creato danni drammatici all'economia della Sardegna. Il problema del collegamento della nostra Isola al resto d'Italia è il punto fondamentale per il rilancio della nostra Isola. I cittadini sardi devono avere le stesse possibilità di poter raggiungere Roma o Milano così come quelli di Napoli e di Catanzaro. In questi anni sulla continuità territoriale avete creato danni incalcolabili, sulla continuità delle merci ancora peggio.
Come pensate di rilanciare in Sardegna il settore turistico se non si riesce a garantire la mobilità delle persone a prezzi sostenibili, o veramente siete convinti che i balli sardi, i falò, i riti della Settimana Santa possano superare l'alto costo dei trasporti?
Altro settore che può contribuire al rilancio dell'economia della Sardegna è quello agropastorale, la risposta alla drammatica situazione in cui versa il comparto agricolo è la previsione nel bilancio del 2013 di soli 6 milioni di euro di risorse regionali, 2 milioni sicuramente spendibili e 4 milioni, quelli destinati all'ammodernamento delle aziende agricole, da sottoporre al vaglio della Commissione europea che sicuramente verranno cassati. In un momento in cui le aziende agricole hanno grossi problemi di sopravvivenza la risposta non può essere così debole, così come è debole la presenza della Regione Sardegna nella ristrutturazione della Politica agricola comunitaria.
Il settore dei trasporti e quello viario sono allo sbando più totale; Trenitalia continua a sopprimere i collegamenti, non investe più un euro in Sardegna per il miglioramento della rete ferroviaria. Sarebbe interessante sapere, non posso chiederlo all'Assessore dei trasporti, non posso chiederlo all'Assessore ad interim che oggi è assente, che fine ha fatto il completamento del raddoppio del binario San Gavino - Oristano; un lavoro che, essendo completamente su terreno pianeggiante, non richiedeva grandi investimenti e quindi con una modica spesa poteva essere già concluso.
La principale strada che collega Cagliari - Sassari e che attraversa la nostra Sardegna è in condizioni penose; dal chilometro 40 inizia un'interruzione (è così ormai da due anni) ma per settimane, per mesi non si vede un operaio e quando ci sono al massimo sono due o tre. Dal chilometro 35 al chilometro 30 si circola su un'unica corsia e dal giorno della interruzione nulla è stato fatto.
Il Presidente della Regione dopo aver annunciato la sua ricandidatura ha iniziato la campagna elettorale e dopo quattro anni, durante i quali si è rifiutato di incontrare le istituzioni, i sindacati, il mondo delle piccole imprese del territorio della Provincia di Oristano, ha fatto visita alla città capoluogo garantendo lui per tutti che la città e il territorio avrebbero avuto un'attenzione maggiore. La risposta è arrivata immediatamente, il risultato già si vede da questa vostra proposta; cito solo due interventi e poi gli altri li vedremo mano mano che esamineremo i singoli articoli.
Si interviene ancora una volta sull'aeroporto di Tortolì, di Fenosu non c'è nessuna traccia. All'articolo 4 si interviene sul sistema termale sardo destinando 700 mila euro alla Provincia di Sassari e 300 mila euro alla Provincia del Medio Campidano. Chiedo alla Giunta, ma lo chiedo soprattutto ai colleghi consiglieri della maggioranza eletti nella Provincia di Oristano: Fordongianus esiste? E' in Provincia di Oristano? Non esiste alcun motivo per finanziare Fordongianus? Se il motivo è quello che qualche consigliere mi ha riferito, cioè che non ha la convenzione con il Servizio sanitario nazionale, è un falso. Trovate un'altra scusa.
Anche quest'anno continuiamo a finanziare le tante società in liquidazione delle miniere del Sulcis. Non ho niente contro il Sulcis, ma non è più accettabile che si continui a sperperare milioni e milioni di euro senza un'idea chiara, un'idea forte su come cercare di risolvere un tale problema sociale ed economico. Allo stesso tempo però in altri territori centinaia di piccole aziende continuano a cessare la propria attività nel silenzio più totale: nessuno ne parla; come nessuno parla della SBS di Arborea, messa in liquidazione privando il territorio di una realtà importante e non pensando minimamente che trenta dipendenti, trenta famiglie, rischiano di perdere il proprio posto di lavoro, senza che si dia loro un minimo di prospettiva.
Credo che la situazione drammatica che attraversa la Sardegna richieda un senso di responsabilità da parte di tutti. Noi vi abbiamo sempre dimostrato di averlo, vi abbiamo sempre dato collaborazione, spesso l'avete rifiutata; ma soprattutto spetta a voi, oggi, che avete la responsabilità di governare la nostra Isola di individuare tre, quattro punti forti per il bene della Sardegna. Diamo un segnale forte alle tante aziende in crisi che rischiano il fallimento per i crediti che non riescono a incassare da parte della Regione sarda e per quel poco di credibilità di cui ancora i sardi fanno credito nei nostri confronti, nei confronti della politica e di questo Consiglio, cancellate il capitolo dove sono previsti 200 mila euro nel 2013 per un cimitero senza indicare neanche il comune, forse conoscete il nome del sindaco.
In ultimo, credo che sia necessario riaprire un confronto forte con lo Stato sul Patto di stabilità. Per tre anni vi siete rifiutati, perché al Governo c'era il presidente Berlusconi, di aprire un confronto serio e forte con il Governo nazionale. Il presidente Cappellacci, una volta che è andato via il suo Presidente, si è messo l'elmetto per finta dichiarando di mettersi alla guida del popolo sardo per rivendicare, così come hanno fatto altre Regioni, la riscrittura del Patto di stabilità. Questo lo possiamo fare, lo possiamo fare tutti assieme per il bene della Sardegna.
C'è una proposta forte del centrosinistra, una proposta seria e credibile, che è stata apprezzata dagli enti locali e dalle imprese in Sardegna, relativa all'eliminazione o almeno alla riduzione dell'Irap, che consentirà ai comuni, ma anche alle imprese, di sopperire a quella mancanza di liquidità, quella mancanza di risorse che sta portando alla totale paralisi delle istituzioni. Credo che se esaminerete seriamente la proposta, senza la riserva mentale che essendo una proposta fatta dai consiglieri della minoranza deve essere necessariamente bocciata, farete il bene della Sardegna, e di nessun altro.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Petrini è rientrato dal congedo.
E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, Assessori, colleghi, in queste settimane abbiamo avuto modo di cimentarci nell'esame di questa finanziaria che dal suo arrivo in Consiglio ha subito già diverse trasformazioni: la proposta della Giunta sfoltita dalla Presidenza del Consiglio dalle norme che a tutti apparivano palesemente intruse, poi l'ultima versione, quella oggi pervenuta in Aula frutto del lavoro della Commissione, ma devo dire anche di qualche ravvedimento da parte della Giunta come il ritiro di questa fantomatica tabella F; ma ci sono anche altri ravvedimenti e ci sarà modo di parlarne.
Assessore, parlo a lei perché è l'unica che forse ha l'attenzione giusta a questo dibattito, noi siamo allarmati per questa finanziaria, siamo preoccupati per l'approssimazione di questa Giunta nell'affrontare una materia come questa. Non sto attribuendo a lei responsabilità, lei ricopre questo incarico da così poco tempo, però c'è una certa approssimazione e anche una mancanza di senso di responsabilità.
Assessore, noi non siamo indifferenti ai richiami al confronto, al dialogo, ad alzare il livello della dialettica come viene chiesto in queste ore anche dal Presidente, però la prima riserva che noi abbiamo nell'affrontare il dibattito è questa: mmanca l'interlocutore, ci si chiede un confronto, un dialogo, ma l'interlocutore oggi non c'è, il Presidente non viene, eppure questa è l'ultima finanziaria che lui presenterà in quest'Aula. Quindi io dico che non siamo sordi, che siamo attenti anche all'eventualità di un'apertura, almeno sulle cose concrete, ma dico anche che ci dobbiamo muovere in un ambito di reciprocità.
Noi pensiamo di aver dimostrato a più riprese e lo faremo anche nel corso della discussione di questa finanziaria, che non ci sottrarremo di fronte alla assunzione di responsabilità però, dicevo prima, ci deve essere reciprocità. La Giunta non può utilizzare, specie in un momento così drammatico per la nostra Isola, la finanziaria per "fare propaganda".
Quindi, per poter affrontare la discussione nell'ambito di un consenso reciproco di responsabilità, via da questa finanziaria tutta la parte della clientela. L'elenco è lungo e noi, mentre esamineremo gli articoli e gli emendamenti cercheremo di riparlarne; via tutte quelle norme nella finanziaria che ripristinano un neocentralismo regionale di cui non abbiamo sicuramente bisogno: non ne hanno bisogno le imprese, né tanto meno gli enti locali.
Per esempio, si diano direttamente, ai comuni le risorse per IMU, Sardex, cimiteri; noi infatti abbiamo intravisto cosa c'è dietro queste disposizioni, l'abbiamo detto in Commissione ma non sfuggirà a nessuno, neanche ai colleghi che adesso potranno vedere e capire cosa c'è all'interno della finanziaria: si sta costituendo il portafoglio, il bancomat per Assessori, partiti o correnti che sono legati agli Assessorati. Ci sono misure specifiche che sono solamente dei portafogli che si utilizzeranno per distribuire agli amici degli amici.
Pertanto, se volete parlare con noi in termini concreti eliminate tutte queste cose; e, poi, l'appello al senso di responsabilità deve essere fatto anche da chi, questo permettetemelo, ha le carte in regola per farlo avendo dimostrato di avere questo senso di responsabilità, non da chi, di fronte all'enormità di risorse, in questi anni cresciute notevolmente, non ha adeguato o non ha provato a fare adeguare il Patto di stabilità per poterle spendere.
Dal 2010 a oggi stiamo parlando di una cifra che è forse superiore ai 5 miliardi di euro in più, stiamo parlando di un incremento importante di risorse. Il Patto di stabilità che doveva essere adattato a questo incremento invece è rimasto un vincolo notevole a causa del quale rischiamo anche di non poter far fronte nemmeno alle spese obbligatorie. La Giunta, invece, in questi anni, ecco perché dico che bisogna avere le carte in regola per parlare di senso di responsabilità, ha fatto scorrere il suo tempo inutilmente, prima con questo atteggiamento remissivo, anche supino nei confronti del Governo Berlusconi e poi con una contrapposizione al Governo Monti sterile, fatta di ricorsi, mentre invece c'è una via di mezzo,
Assessore, colleghi, c'è una via di mezzo che voi non avete voluto perseguire, che è la via di mezzo insita nella natura stessa del nostro essere Regione autonoma, è la natura pattizia del nostro stare dentro lo Stato italiano, e la natura pattizia è fatta di dialogo, di confronto, non di rivendicazione sterile e di ricorsi, voi questa strada non l'avete voluta perseguire prima sbagliando con Berlusconi poi sbagliando ancora con Monti.
Ecco perché è necessaria una Giunta autorevole per affrontare questi argomenti, una Giunta che deve essere credibile, fattori che purtroppo non fanno parte del bagaglio di questa Giunta. L'appello al senso di responsabilità non si sposa poi con la scelleratezza con cui si affronta la drammaticità della situazione finanziaria regionale. Uso questo termine perché, Assessore, la scelleratezza non è una sua responsabilità, lei non c'era ancora, perché quello che è successo in questi mesi è eloquente, è sotto gli occhi di tutti.
Stiamo entrando oggi per colpa vostra, non certo nostra, almeno questo penso che tutti siano disposti a riconoscerlo, nel quinto mese di esercizio provvisorio. Questo cosa ha significato? Ha significato prima di tutto che negli Assessorati in questi quattro mesi ci si è dati alla pazza gioia, si è speso e non si sa nemmeno come, non sappiamo come perché abbiamo chiesto di saperlo anche in Commissione ma, probabilmente, non lo sapete nemmeno voi. E si è speso oltre un miliardo, spese già sostenute, c'è il rischio anzi c'è la certezza che una parte di queste risorse siano andate via per spese non obbligatorie quando invece ci state dicendo con questa finanziaria che rischiamo di non poter coprire nemmeno le spese obbligatorie con le risorse che abbiamo a disposizione fuori Patto.
Quindi se una parte del nostro plafond si è già volatilizzata in spese che non sono obbligatorie come facciamo a sostenere quelle obbligatorie? Ecco perché noi siamo molto preoccupati, perché si rischia davvero di non poter far fronte agli impegni se già in questi quattro mesi una parte di quelle risorse sono partite per altri lidi. Perché, posto che un miliardo e 200 milioni di euro non possono essere spesi, cioè è inibita la spesa per effetto del Patto di stabilità, capiamo tutti quanto sia rigida la possibilità di spesa.
Quindi, Assessore, se vogliamo discutere e chiudere un bilancio serio, eliminate la spesa clientelare perché rischiate poi, coprendo quella, di adottare dei correttivi che scaricano solamente su chi viene dopo di voi i guasti; e mi riferisco in particolar modo alla violazione del Patto di stabilità con una formula, quella dell'articolo 1, che è anche alquanto singolare. Si dice: ci proviamo, proviamo a ragionare col Governo (adesso i temi non me li ricordo) però, se poi questo non succede, dal 1° luglio autorizziamo la spesa e sforiamo il Patto di stabilità con tutte le conseguenze che ne derivano. Questo bisogna dirlo anche in maniera chiara, sicuramente conseguenze più dannose di quelle che ci sarebbero non utilizzando quelle risorse.
Magari proponete la contrazione di un mutuo che sapete già di non poter contrarre perché uno dei limiti del Patto di stabilità è il blocco nella contrazione dei mutui. E poi come si concilia lo sforamento del Patto con i limiti alla liquidità imposti dalla tesoreria unica? Ecco, ci piacerebbe che ci spiegaste che cosa avete in testa, noi non lo capiamo dalle cose che leggiamo, dalle interlocuzioni che abbiamo avuto anche in Commissione.
L'appello ad alzare il livello della dialettica e a focalizzarlo sull'attuazione degli interventi, su chi incontriamo nella vita di tutti giorni, riferito dal presidente Cappellacci, queste sono parole sue di ieri, deve essere supportato da fatti concreti: eliminate la clientela e la demagogia e noi non ci sottrarremo al dialogo.
Prima di tutto abbiamo alcune proposte che vorremmo sottoporre all'Aula, di nuovo, dopo averlo già fatto in Commissione. Vi proponiamo una seria revisione della spesa perché prima di tutto la nostra credibilità, quella di tutti noi, passa da un'azione virtuosa sul fronte della spesa. Non possiamo chiedere sacrifici ad altri se non siamo noi prima di tutto a cimentarci su una revisione seria della spesa. Spesa che, l'hanno detto i colleghi, è mero stanziamento, è promessa, è propaganda, è illusione, è inganno nei confronti di chi ha delle aspettative perché sono spese che sapete già, per certi aspetti, di non poter sostenere.
Noi poi facciamo anche delle proposte concrete. Il 35 per cento dei giovani non trova lavoro, sono statistiche di questi giorni e se il lavoro lo perdi dopo quarant'anni hai difficoltà a trovarne un altro. Chi perde il posto di lavoro entra immediatamente nelle nuove fasce di povertà. Allora noi diciamo, con una proposta seria, che il lavoro è la nostra priorità. Lasciamo perdere il resto, il lavoro è la nostra priorità, perché oggi non siamo in grado di averne più di una.
Non parliamo di riforme, ormai non siete riusciti a farle in questi anni figuriamoci se siete in grado, con i condizionamenti che avete, di fare riforme negli ultimi sei o sette mesi di legislatura; quindi concentriamoci su una cosa, noi diciamo: concentriamoci sul lavoro e mettiamo in campo, anche per il poco tempo che rimane da qui alla fine della legislatura, politiche concrete, scelte che siano però immediatamente operative. Scelte che non abbiano bisogno di regolamenti, decreti, direttive, bandi o quant'altro serva a giustificare questa elefantiaca macchina burocratica della Regione, a dare un alibi all'inefficienza vostra, questa sì, e di tutta la Giunta.
Noi proponiamo misure concrete e immediatamente operative senza tutta questa serie di adempimenti. Quindi, quale modo migliore di intervenire se non su quello che è il limite competitivo del nostro Paese, il costo del lavoro? Oggi in Italia il costo del lavoro è due volte lo stipendio netto di un lavoratore, nell'area euro è 1,7 quindi il nostro Paese ha un costo del lavoro più alto rispetto agli altri paesi dell'Unione europea.
La nostra proposta è semplicissima: riduciamo l'IRAP; la riduzione dell'IRAP è una proposta concreta, e la spieghiamo. La nostra proposta di riduzione dell'IRAP parte da una considerazione molto semplice, e non per fare demagogia, sulla riduzione delle tasse. Noi diciamo: c'è un miliardo e duecento milioni di euro che non può essere speso per effetto del Patto di stabilità, quindi per semplificare, per fare i ragionamenti che farebbe chiunque, che farebbe mia mamma, un miliardo e duecento milioni che incassiamo, che non possiamo spendere, e che quindi sottraiamo anche dal sistema Sardegna perché abbiamo una tassazione nostra, abbiamo tributi propri nostri come appunto l'IRAP.
Siccome 650 milioni del nostro bilancio provengono dall'IRAP, provengono dal sistema Sardegna per una buona parte, sia una parte da enti pubblici che non sono sardi ma una buona parte dal sistema Sardegna, allora noi diciamo: lasciamo queste risorse nella disponibilità dei comuni, delle province, delle università, delle imprese.
L'Università di Cagliari ha 100 milioni di euro di costo del personale, ha oltre 8 milioni di IRAP. Se noi abbattiamo l'IRAP allo 0,5 gli stiamo lasciando nella disponibilità 7-8 milioni di euro che possono utilizzare per la didattica, per la ricerca, soldi che noi non gli diamo perché non siamo in condizione di dare perché abbiamo il vincolo di Patto, invece glieli lasciamo e il Patto non si tocca. I comuni. Un comune intorno ai 4-5000 abitanti spende 65-70.000 euro, secondo il numero dei dipendenti, di IRAP, se abbattiamo l'IRAP allo 0,5, gli rimangono quei 65-70 mila euro che può spendere per quello che ritiene più opportuno, nuove povertà, sostegno al reddito, cantieri
Nel complesso gli enti locali avrebbero più di 60 milioni da spendere per queste politiche con un duplice vantaggio; il primo, avere le risorse immediatamente disponibili e già coperte dal Patto, perché si tratta solamente di spostare quelle risorse dal capitolo dell'IRAP al capitolo per le politiche che si mettono in campo, il secondo, abbassare il tetto del costo del personale che è un altro limite all'operatività dei comuni.
Infatti il costo del personale non consente di assumere il vigile urbano per tre mesi per la stagione estiva nelle località balneari, per esempio, non consente di fare altre politiche che permetterebbero di pagare straordinari e di fare assunzioni temporanee. Invece in questa maniera abbassiamo il tetto del costo del personale che sta generando grandi problemi, come abbiamo visto di recente, anche sull'interpretazione data ai progetti del Plus in materia di assunzioni.
E poi le imprese, le imprese operanti in Sardegna avrebbero un costo del lavoro del 2,5 per cento in meno rispetto al resto d'Italia, io penso che sarebbe un vantaggio competitivo offerto alle nostre imprese, io penso che la Sardegna possa essere anche un brand, da spendere all'esterno, come Regione che attua una politica di fiscalità di vantaggio per le imprese che vogliono investire nella nostra isola. Perché no?
Sono risorse che reintroduciamo nel sistema Sardegna (500 milioni di euro la nostra proposta), che non toccano il Patto, perché abbassiamo le entrate, ma il problema noi l'abbiamo sul fronte della spesa, entrate che non utilizziamo, quindi non intacchiamo soprattutto il Patto dei comuni che non possono spendere perché quelle risorse loro le hanno già impegnate per l'IRAP dei dipendenti, quelle risorse le possono già spendere, noi gli stiamo dicendo di spenderle per altro e non per darle a noi
C'è poi il fatto assurdo, citato oggi in alcuni giornali, ma comunque evidente a tutti, che gli enti regionali, la stessa Regione, versano l'IRAP. Quindi abbiamo le entrate che non possiamo spendere mentre la Regione con l'altra mano versa. Noi vi chiediamo di intervenire su queste cose, di fare una politica selettiva, che preveda anche tagli sugli enti, sulle Agenzie, sulla nostra struttura regionale perché già con questa operazione avremmo almeno 150 milioni di euro e copriremmo i 500 milioni di IRAP.
Assessore, io penso che questa che stiamo mettendo in campo sia una proposta seria, davvero seria. Io vi inviterei a riflettere, inviterei tutti i colleghi a riflettere, questa non è la solita sparata che si fa per abbassare le tasse, ci sono i numeri, c'è la copertura finanziaria e non tocchiamo il Patto di stabilità.
Poi, è chiaro, ci sono altre questioni che devono essere messe in campo. Noi abbiamo chiesto in Commissione che ci venisse fornito il quadro delle gestioni liquidatorie, della situazione degli enti, delle Agenzie, della stessa SBS, il quadro non l'abbiamo avuto, eppure anche su questo fronte una sforbiciata notevole può essere data. Non è pensabile, infatti, che continuiamo a portare avanti gestioni liquidatorie da venti, trenta, quarant'anni, delle quali non vediamo la fine e non abbiamo neanche il resoconto delle risorse che stiamo spendendo.
Ci sono poi altre proposte altrettanto serie che abbiamo messo in campo. Una per tutte quella di provare a trovare una soluzione alla doppia contabilizzazione del Patto di stabilità sui fondi che noi trasferiamo ai comuni. Anche su questo ci avete prestato attenzione, forse riconoscendo la bontà della nostra proposta, non strumentale anche in questo caso ma di aiuto a migliorare la proposta finanziaria, però vorremmo che in Aula su queste cose trovassimo lo strumento e la modalità. Noi l'abbiamo proposta.
Negli anni abbiamo trasferito notevoli competenze ai comuni, alle province, al sistema degli enti locali, e insieme con queste competenze ovviamente abbiamo trasferito anche le risorse che sono finite nel Fondo unico; sarebbe sufficiente che si contabilizzasse il costo di quei servizi, il costo di quelle competenze che avremmo sostenuto noi se le avessimo avute in capo e quindi nel nostro Patto di stabilità.
Quelle competenze che abbiamo trasferito, alle quali sono seguite anche le risorse che sono confluite nel Fondo unico, noi pensiamo che non possano essere contabilizzate due volte nel Fondo unico. Quindi anche quelli sono argomenti che noi possiamo portare al tavolo del Governo. Quelli, sì, argomenti concreti, piuttosto che una sterile rivendicazione, per non avere la doppia contabilizzazione del Patto di stabilità.
E poi ci sono altre richieste che faremo in Aula; la garanzia agli enti locali che ci sia entro l'anno e non negli anni successivi il trasferimento del Fondo unico, perché i comuni stanno prendendo gli impegni, la garanzia del pagamento del debito scaduto nei confronti delle imprese. La legge nazionale adesso ci sta dando uno strumento, ma possiamo mettere in campo anche noi degli aiuti innovativi in quella direzione. E poi ci sono anche altre richieste che sono forse più particolari, o possono apparire particolari, ma attengono alla necessità del riconoscimento di un disagio nella nostra Regione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Alcune brevissime considerazioni in questo dibattito su quella che di fatto, anche se quasi certamente ce ne sarà un'altra a fine mandato, è comunque l'ultima finanziaria che questo Consiglio regionale licenzia in un mandato che volge al termine. E' quindi anche il momento di iniziare a parlare di che cosa in questi quattro anni e mezzo si è fatto, di che cosa si è portato a conclusione, quali sono i risultati che sono derivati in positivo o forse dovremmo dire in negativo alla nostra Regione dall'attività di questo Consiglio e della sua Giunta.
Un mandato amministrativo e legislativo povero di risultati, ovvero di leggi. Siamo partiti nel 2009 da una situazione che definivamo di crisi economica; una crisi economica, una situazione di difficoltà, che non derivava soltanto dall'economia della nostra isola, ma dal quadro più generale, per superare la quale dovevamo assolutamente lavorare. Una situazione economica allora difficile ma non impossibile. C'erano le condizioni per poter invertire la rotta, per poter rilanciare la nostra economia.
Che cosa abbiamo fatto? Si è snodata un'attività legislativa che di fatto si è sintetizzata in quattro finanziarie, qualche altra rarissima legge di settore; ricordo la legge numero 1 del 2010 e, con la pressione fortissima del movimento degli agricoltori e dei pastori, la legge numero 15 sempre di quell'anno. Una legge che è stata applicata soltanto nel suo primo articolo di fatto, per il resto è ancora inapplicata.
Vorrei ricordare che un articolo di quella legge prevede agevolazioni per chi investe nel settore delle energie rinnovabili e che demanda alla SFIRS di creare condizioni di agevolazione per gli agricoltori. Bene, la convenzione tra la SFIRS e la Regione prevista da quell'articolo di legge è stata firmata una settimana fa. Significa che per agevolare investimenti di privati, non nostri, di agricoltori, di allevatori, in un settore che appariva, in quel momento, particolarmente favorevole e redditizio per le imprese agricole, abbiamo impiegato due anni in discussioni inutili tra Regione e SFIRS, e quando si è arrivati a compimento di fatto è completamente inutile, quanto meno per quanto riguarda il fotovoltaico.
Eppure era quello un settore dove, con gli investimenti in impianti integrati, si dava la possibilità a delle aziende agricole in gravissima crisi economica e di liquidità di assicurarsi per i prossimi vent'anni un piccolo reddito certo, sicuro, puntuale, che avrebbe consentito loro di superare una congiuntura che sta diventando sempre più difficile da affrontare. Oggi, sempre in quel settore, per l'altro comparto delle energie rinnovabili, il mini-eolico, che può offrire delle opportunità alle imprese agricole, ci ritroviamo nella stessa identica condizione, cioè nella impossibilità di fatto per gli agricoltori di intervenire.
Pare che non esistano problemi per realizzare grandi parchi eolici, mentre pare che per realizzare una pala eolica di venti chilowatt ci voglia la Valutazione di impatto ambientale (VIA). E' un problema serio, che qualora interessasse una singola impresa potrebbe anche essere giudicato insignificante, ma se si pensa che l'intero sistema agricolo sardo potrebbe utilizzare una fonte di reddito alternativa e integrativa, di fatto si sta negando un'opportunità.
Anche sul fronte della prima legge che abbiamo esitato in questo Consiglio, la numero 1 del 2010, abbiamo avuto difficoltà enormi a portarla in porto in Commissione. L'idea infatti era di fare in modo che nelle nostre mense, in tutti i luoghi di consumo si creassero le condizioni affinché il prodotto locale venisse avvantaggiato. Questo non è stato fatto e non è possibile farlo finché resta questa la legislazione vigente nella nostra Regione. Noi non abbiamo la possibilità di individuare per nome i nostri prodotti se non in rarissimi casi, cioè nel caso delle produzioni a marchio di qualità protetta, non abbiamo la possibilità di chiamare per nome quindi la gran parte dei nostri prodotti, che sono quegli stessi che però vengono messi a disposizione di questi consumi.
Perché dico questo? Perché noi oggi stiamo varando una finanziaria che appare povera, dove stiamo inserendo degli interventi (poi li riprenderò, ma li hanno già descritti magistralmente i miei colleghi) in situazioni di emergenza per le nostre imprese, per i nostri comuni, al fine di creare le condizioni per uscire dalla morsa rappresentata dal Patto di stabilità e da un livello delle entrate che sta diventando sempre più basso. Quindi si sta intervenendo per rimediare a questa situazione. Non stiamo invece intervenendo, non siamo intervenuti per niente durante tutti questi anni per promuovere la crescita economica dell'Isola, cioè per creare le condizioni affinché dalla crescita economica venissero le risorse per poter fare funzionare la macchina amministrativa e l'intero contesto amministrativo della Regione.
Nella finanziaria rispetto a questo settore agricolo manca qualsiasi riferimento di stanziamento che possa essere considerato significativo e influente; c'era qualche cosa e, per come era stato proposto nella prima versione, è stato giustamente cassato, di fatto il settore è completamente assente se non per lo stanziamento dovuto per la sopravvivenza delle agenzie agricole nel loro complesso. Agenzie agricole che sono sottoposte da tempo a una pressione inusuale, per una riforma che non è andata a compimento, che già oggi questa maggioranza dà segnali di voler rimettere in discussione dalle fondamenta.
Ora, io credo che sia necessario riflettere attentamente su quello che sta accadendo, certamente dobbiamo valutare il "che fare" affinché il sistema delle autonomie locali da una parte e delle imprese dall'altra, abbia un momento di ristoro, di pausa, e questa proposta fatta dal nostro gruppo di ridurre l'IRAP può essere un segnale significativo in questa direzione. Non è stata approvata direttamente in Commissione questa proposta, se ne parlerà durante questa discussione in Aula. Serve molto coraggio al riguardo e molta attenzione alla serietà con cui il nostro Gruppo ha voluto avanzare questa proposta.
C'è un altro settore che secondo me non è stato promosso nella giusta direzione e che rappresenta il 30 per cento dell'economia della nostra isola. Nel momento in cui va in crisi quel settore, così come è successo in tutti questi anni, nonostante il Piano casa va in crisi buona parte del nostro sistema economico. Il Consiglio regionale per quattro volte, nel giro di tre anni, è stato chiamato a pronunciarsi su un Piano casa che serviva a rilanciare l'edilizia in Sardegna. Durante tutto questo periodo non abbiamo trovato il tempo invece per riprendere un altro tema, legato sempre a quel settore (solo nelle ultime settimane è arrivato in una delle Commissioni consiliari dove lo si sta affrontando), che attiene a come creare le condizioni affinché quel settore ritrovi nuova linfa e nuovo sviluppo ragionando e intervenendo sul recupero dell'esistente, sulla qualificazione energetica degli edifici, sull'adeguamento dell'intero sistema edilizio esistente alle nuove norme.
E' un settore importante, questo, ed è particolarmente colpevole che se ne parli soltanto alla fine del mandato; eppure sarebbe stato utile avere quella legge approvata già tre anni fa, come sarebbe stato utile avere già oggi un piano di rotazione che consentisse agli operatori del settore di intervenire per promuovere quel genere di attività economica. Se ne parla soltanto adesso e se ne parlerà nei prossimi mesi alla fine del mandato, non so se riusciremo a portare in porto fino in fondo l'iniziativa, però di fatto abbiamo perso anche in questo caso un'occasione.
Un'occasione che altrove è stata ed è colta, che altrove è diventata opportunità di sviluppo, l'unico strumento per rilanciare un settore che non può scomparire ma che non può nemmeno sopravvivere guardando al passato. Servono nuove prospettive: non è quello che diamo oggi con questa finanziaria. Siamo in una condizione di grave difficoltà e non riusciamo a dare al nostro popolo una speranza per un futuro migliore. Non può essere questa finanziaria lo strumento che ci fa superare questo gap, credo che ormai ci si stia avviando verso un lento ma inesorabile riconoscimento di un fallimento di un intero mandato amministrativo. Avremo occasione di discutere articolo per articolo le questioni trattate nella finanziaria, avremo occasione per mettere in evidenza i limiti e l'inadeguatezza rispetto ai problemi del Paese.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL - Sardigna Libera). Siamo arrivati all'ultimo anno di questa legislatura e credo sia tempo di bilanci, non tanto del bilancio che abbiamo in discussione, ma più che altro di bilanci politici che non mancheremo comunque di sviluppare nel corso di questi mesi. Siamo arrivati alla conclusione di un'esperienza di governo fallimentare, un'esperienza di governo che si è attorcigliata per troppo tempo con la smania di imboccare una strada, che sembrava la vera risposta alle aspettative dei sardi e dell'imprenditoria sarda, che abbiamo liquidato però alla conclusione del lungo iter come il giochino delle costruzioni che non ha funzionato: non ha funzionato indipendentemente dalle proposte fatte, con i vari Piano casa, con leggi ad hoc, e oggi siamo qui a prendere atto di un fallimento complessivo.
Arriviamo ad affrontare questa discussione dopo essere riusciti invece negli anni precedenti a rispettare i tempi evitando l'esercizio provvisorio, non l'abbiamo fatto in questa occasione e molte sono state le cose dette, anche quest'oggi in quest'Aula, in previsione di quello che l'ultimo anno probabilmente stimola e spinge a introdurre: meccanismi di attenzioni particolari che qualcuno chiama clientele.
Non siete riusciti, anche noi per la parte che ci riguarda, quindi il Consiglio regionale tutto è coinvolto in un fallimento complessivo, non essendo riusciti, nonostante la drammaticità dei problemi, a dare per esempio risposta a un grande problema che tormenta la Sardegna e che avrebbe potuto, se risolto, creare opportunità di lavoro, di sviluppo e di occupazione, mi riferisco alle bonifiche e all'eccessiva presenza di basi militari in Sardegna. Era un argomento fondamentale, irrinunciabile anche per tutti quei richiami di sardità fatti in quest'Aula da tutte le forze politiche. Ebbene non siamo riusciti a trovare una via che desse risposte concrete a un problema che rimane nell'aria, e chissà quando mai verrà affrontato.
Non siamo riusciti a dare attenzione ai comuni (l'ha detto anche il Presidente della terza Commissione Fois in precedenza), e i comuni sono oggi la prima linea di fronte al disagio. Non siamo riusciti soprattutto a dare risposte al problema numero uno, che è il problema del disagio economico e della disoccupazione, nonostante le battaglie che il mio Gruppo ha fatto con particolare determinazione contro la precarietà che caratterizza il lavoro in questa regione, e che solo ultimamente ha ricevuto una piccola risposta pasticciata.
L'altro grande tema è costituito dall'agricoltura e dalla pesca che dovrebbero essere la grande risorsa di noi sardi, una risorsa che abbiamo immolato dietro un sogno e un'avventura svanita, fallita, e altrettanto dicasi per l'artigianato.
Vorrei concludere ma voglio fare ancora due ultime considerazioni; una relativa all'istruzione e alla formazione, che oggi toccano più di un aspetto, ma anche al disagio sociale come conseguenza di una inadeguata attenzione a un problema che vede la Sardegna ai vertici di tutte le classifiche italiane, meridionali e insulari. La Sardegna è prima in tutto: prima nell'abbandono, prima nella dispersione, prima in tutte le devianze che conseguono da questo stato di cose.
L'abbandono scolastico è la naturale conseguenza di una ormai persa speranza e della mancanza di motivazioni che hanno i nostri giovani. E si parla anche di eccellenza; qualche volta ci aggrappiamo, facendo riferimento alle università, a realtà di eccellenza, compresa l'eccellenza della Facoltà di architettura di Alghero dove ricordo fra l'altro che, per un dato che il CENSIS non tiene in considerazione, il 90 per cento dei laureati nella Facoltà di architettura di eccellenza di Alghero sono disoccupati, tanto per inquadrare il tema e arrivare anche a conclusioni molto concrete. Sono disoccupati eccellenti, perché oggi l'eccellenza non si nega a nessuno, si cerca dove la si vuole trovare però, se non la si affronta globalmente, poi si rischia di creare un'ulteriore illusione, con le conseguenze drammatiche che oggi riscontriamo.
Infine un ultimo discorso va fatto con riferimento ai trasporti, continuità e insularità: questo è l'altro grande tema in cui ci siamo persi. Tralascio il discorso della zona franca, isole franche e fiscalità di vantaggio perché altrimenti ci perderemmo in questi discorsi.
E' vero, è stato detto, le ristrettezze dei numeri impongono di dedicare attenzione ad alcune priorità, che poi possono essere priorità per alcuni e non per altri, comunque il discorso è stato fatto, è stato detto anche in quest'Aula oggi, nei confronti di famiglie, bisogno, disabilità e disoccupazione, ma sicuramente è insufficiente perché se non si mette in moto il meccanismo della produzione, se non si mette in moto tutta una serie di attività che devono dare risposte alla fame che tormenta quest'Isola, non riusciremo a dare attenzioni a chi ha bisogno, se non in termini di assistenza e di attenzione al bisogno.
Un miliardo e 200 milioni sottratti alla spesa regionale hanno sicuramente mortificato e motivato qualsiasi possibilità di intervento, a iniziare dalle attenzioni che avremmo dovuto dedicare a settori che possono creare sviluppo, occupazione ed economia in quest'Isola, cioè il turismo e l'artigianato. Su questo noi credo che possiamo trarre una naturale conclusione: siamo comunque di fronte a una situazione drammatica, che vede ancora per l'ennesima volta il presidente Cappellacci assente e quindi delegare l'Assessore della programmazione (cui siamo grati per la sua continua presenza in quest'Aula), però spetta al capo del Governo non solo dettare la linea ma guidarla di fatto. Siamo qui per prendere atto, per usare un termine più poetico e meno prosaico, del crepuscolo della Giunta Cappellacci.
Proposte e soluzioni dall'opposizione. È stato ribadito da più colleghi che sono intervenuti il riferimento alla riduzione dell'IRAP, che sarebbe una risposta concreta e forse una delle proposte più concrete per favorire il mondo delle aziende e delle imprese, eppure anche questo è stato rifiutato. E allora, alla luce dei fatti e di fronte all'inconcludenza e all'incapacità di questa Amministrazione regionale, noi sottolineiamo ancora i suoi limiti e l'incapacità di gestire soprattutto la vertenza delle entrate e il confronto con il Governo, col Governo amico che amico non si è dimostrato, e oggi forse siamo la Regione d'Italia che paga il prezzo più alto nei rapporti con il Governo.
È mancato da parte della Giunta Cappellacci un progetto organico, una proposta che accendesse speranze e possibilità reali per uscire da questa difficile crisi economica; siete stati incapaci di dare ai sardi una speranza e un'idea di futuro. Per concludere, visto che siamo alla vigilia del 5 maggio, alle urne l'ardua sentenza.
PRESIDENTE. Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 del pomeriggio.
La seduta è tolta alle ore 13 e 28.
Allegati seduta
Risposta scritta a interrogazione
1084
Testo delle interrogazioni e interpellanza annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, in merito all'importazione di tonnellate di percolato provenienti dalla discarica di Bellolampo in Sicilia e dirette verso il porto di Olbia per essere smaltite in Sardegna.
La sottoscritta,
PREMESSO che:
- dalla stampa degli ultimi giorni, ed in particolare in quella del 22 aprile 2013, viene confermato che è ancora aperto il caso dell'importazione in Sardegna di 40.000 tonnellate di percolato provenienti dalla discarica di Bellolampo, alla periferia di Palermo, in Sicilia;
- tutto ciò, nonostante le proteste da parte di cittadini e amministratori sardi, in particolare dello stesso sindaco di Olbia, attraverso una specifica ordinanza, e della terza commissione consiliare del Comune di Obia che, infatti, hanno assunto una posizione inequivocabilmente contraria all'importazione, al transito e al trattamento di rifiuti extraregionali;
- da quanto si è appreso negli ultimi giorni, infatti, il TAR ha accolto il ricorso della società Paradivi di Catania per lo smaltimento in Sardegna delle 40.000 tonnellate di percolato provenienti dalla discarica di Bellolampo di Palermo, la cui emergenza rifiuti sarebbe di difficile gestione da parte della Regione Sicilia e per tale motivo destinati alle discariche sarde;
- non devono essere dimenticati i sempre più frequenti casi di allarme per l'importazione da oltre Tirreno di rifiuti tossici e radioattivi nell'Isola, come per esempio quello delle 70.000 tonnellate di scorie contenenti isotopo radioattivo cesio 137 arrivate a Portovesme nel gennaio 2011, sottoforma di fumi di acciaierie dall'Alfa acciai di Brescia, dopo aver viaggiato indisturbati per mezza Italia, superando anche i controlli portuali;
- inoltre, in merito alle discariche del nord Sardegna non va dimenticata la difficile gestione di siti come quelli Spiritu Sanai o quelli di Scala Erre e Canaglia, già oggetto di irregolarità nelle procedure dello smaltimento dei rifiuti provenienti dagli insediamenti militari di La Maddalena e dei lavori dei cosiddetti grandi eventi per il G8 (tutt'ora oggetto di procedimenti penali in corso);
- proprio in merito ai precedenti di mancata applicazione di controlli e di mancato rispetto della normativa vigente in materia di trasporto e smaltimento di rifiuti in Sardegna, il caso in oggetto ha suscitato forti perplessità fra i cittadini sardi e diversi amministratori in quanto "la regolarità dell'attività tecnica amministrativa" sarebbe stata "autonomamente compiuta" dal responsabile tecnico del Consorzio industriale provinciale del nord est Sardegna (Cipnes), come dichiarato dallo stesso in una nota nei giorni scorsi che attesterebbe che il percolato in arrivo dalla Sicilia sarebbe stato classificato come "rifiuto speciale non pericoloso";
- in quanto tale, tali rifiuti sarebbero soggetti alle restrizioni previste dall'articolo 6, comma 19, della legge regionale 24 aprile 2001, n. 6, che impone il "divieto di trasportare, stoccare, conferire, trattare o smaltire, nel territorio della Sardegna, rifiuti, comunque classificati, di origine extraregionale" sulla base di quanto stabilito dalla sentenza n. 12 della Corte costituzionale del gennaio 2007 che ribadisce, per tali rifiuti, il principio di autosufficienza territoriale come stabilito dall'articolo 182, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e già in passato affermato anche dall'articolo 5, comma 5, del decreto legislativo n. 22 del 1997;
SOTTOLINEATO che:
- nonostante le apparenti rassicurazioni date dal Cipnes e dalla Società siciliana, alla luce delle numerose irregolarità segnalate e denunciate in Sardegna negli ultimi tempi, sarebbe opportuno che le autorità competenti confermino la natura di tali rifiuti e ne autorizzino lo smaltimento anche a fronte di quanto previsto dai suddetti riferimenti normativi;
- come già sottolineato dalla commissione del Comune di Olbia, l'importazione di tali rifiuti può comportare non solo potenziali rischi per l'ambiente e per la salute dell'uomo, ma anche gravi ricadute in termini economici, a maggior ragione se si considera la forte incidenza della mitilicoltura e della pesca nell'economia olbiese, nonché la coincidenza dell'arrivo di tali rifiuti proprio con l'inizio della stagione turistica che, in tempi di crisi come quello che attraversiamo, sarebbe fortemente compromessa anche solo dalla pubblicizzazione dell'arrivo in città di 40.000 tonnellate di rifiuti da oltre mare;
- inoltre, è da ritenersi alquanto inaccettabile il fatto che si mettano a rischio l'ambiente, l'economia locale e la salute degli stessi cittadini per un contratto, come quello stipulato fra la società Paradivi servizi, di Catania, e il Cipnes, che prevede che le 40.000 tonnellate di percolato extraregionale siano smaltite in Sardegna dietro un corrispettivo di ben 1.000.000 di euro,
chiede di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e tutti gli Assessori competenti per sapere:
1) quali iniziative abbiano intrapreso per gestire la risoluzione della difficile situazione venutasi a creare fra il Cipnes e il sindaco e la giunta di Olbia che si sono opposti alla importazione e allo smaltimento del percolato e di qualsiasi rifiuto extraregionale in arrivo in Sardegna;
2) se abbiano provveduto a verificare che i controlli e le procedure seguiti dal Cipnes siano conformi al Piano regionale per i rifiuti e a quanto stabilito relativamente al principio di autosufficienza territoriale dall'articolo 182, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, e già in passato affermato anche dall'articolo 5, comma 5, del decreto legislativo n. 22 del 1999;
3) se abbiano, altresì, provveduto a verificare se i rifiuti come descritti nel Catalogo europeo dei rifiuti (CER) 19 07 03 sono soggetti alla restrizione dell'articolo 6, comma 19, della legge regionale 24 aprile 2001, n. 6, che impone il "divieto di trasportare, stoccare, conferire, trattare o smaltire, nel territorio della Sardegna, rifiuti, comunque classificati, di origine extraregionale" e come già ribadito dalla Corte costituzionale;
4) se abbiano intrapreso iniziative mirate ad impedire che il caso in oggetto rappresenti un ulteriore precedente di non poco conto che possa ridurre la Sardegna a discarica per i rifiuti provenienti dalle regioni di oltre Tirreno. (1101)
Interrogazione Arbau, con richiesta di risposta scritta, alla Giunta regionale e all'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale affinché precisino se intendono dare risposta al cittadino Salvatore Usala nel merito delle domande poste nella nota in data 23 aprile 2013, se i fatti evidenziati siano veri e se intendono assumere opportuni provvedimenti per superare gli ostacoli burocratici denunciati.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- con lettera-denuncia il cittadino Salvatore Usala ha reso pubblica la seguente nota indirizzata al Presidente della Regione ed al competente Assessore:
"Carissimo Presidente, Carissimo Assessore, nonostante gli impegni solenni assunti durante la visita dei Ministri Balduzzi e Fornero del 31/10/2012, presso la mia abitazione, niente è successo. Il progetto della nostra associazione, che dovevate tramutare in delibera, è bloccato negli uffici dell'Assessorato. Abbiamo tre problemi da porvi che vanno risolti immediatamente: 1) Dovete mantenere la parola data: approvare subito il progetto (vedi allegato). Basta con riunioni insulse, pareri fumosi della ASL, (dott. Simeone, anche Lei si era impegnato, chi ha scritto il parere?) questa è una decisone politica, bisogna prendersi le responsabilità. Gli uffici devono prendere direttive dall'Assessore, non dal "grande vecchio" che pilota convenzioni ed appalti. Il progetto produce risparmi consistenti (nella sola ASL 8 circa 1,3 milioni) che possono essere utilizzati per equipe dedicate che operino per l'assistenza alle cure palliative e terapia del dolore, di cui alla legge 38/2010, totalmente dimenticata. I costi del progetto in Sardegna, per 120 pazienti, ammontano a circa 2,4 milioni, che darebbero 150 posti di lavoro, reperibili dal 30 per cento riservato ai gravissimi del fondo non autosufficienza (da noi conquistato). Le ASL risparmierebbero almeno 5 milioni da dedicare alla legge 38/2010. È un progetto del cambiamento: basta con i profitti dei privati che producono sprechi di almeno 750 milioni su 3 miliardi di bilancio, è vergognoso che ci sia chi si arricchisce sulla salute. Un esempio: tutte le TAC vengono prese in service, con 15 mesi di canone verrebbe acquistato, che schifo! Basta con convenzioni private che costano il doppio!
2) Abbiamo ottenuto, dopo lunghe battaglie, 100 milioni per i malati SLA. Il 7/12/2011 La Giunta ha predisposto la delibera 49/14 (vedi allegato) che prevede un progetto biennale nel 2012/2013 di 2,87 milioni a favore del caregiver familiare. Con successiva delibera 32/76 del 24/07/2012 (vedi allegato) la Giunta ha individuato, con notevole ritardo, le procedure operative, lasciando inalterato il progetto. Gli Uffici delle politiche sociali hanno predisposto una circolare il 29/03/2013 (vedi allegato) da me subito contestata (vedi allegato). Tale circolare non applica le delibere e rinvia al biennio 2013/2014 il progetto, cosa inaccettabile, gli uffici devono applicare, non dare libere interpretazioni. L'Assessore, su mia richiesta, ha garantito un'incontro la scorsa settimana, nulla di fatto. Da precisare che diversi comuni hanno applicato la delibera liquidando l'intero importo, con relativi arretrati del 2012. Sono tutti dementi? La circolare va rifatta subito!
3) Diversi comuni rimborsano i contributi della legge 162 e del "ritornare a casa" con tre mesi di ritardo con notevoli disagi per operatori e famiglie. I comuni ricevono con notevole ritardo i finanziamenti rivalendosi sulle famiglie. Ricordo che detti fondi non rientrano nel patto di stabilità, i lavoratori vanno retribuiti, il problema va risolto subito. Tengo ad informarvi che molti comuni non possono più concorrere alla quota del 20 per cento dovuto per il "ritornare a casa". Urge trovare una soluzione: si possono utilizzare i 7 milioni del fondo non autosufficienza.
Per le motivazioni suesposte faremo una dura battaglia con le seguenti iniziative:
a) da martedì 23/04/2013, SCIOPERO DELLA FAME dei malati critici, in maggioranza tracheostomizzati ed allettati;
b) dalle 10,30 del 29/04/2013, PRESIDIO PERMANENTE davanti all'Assessorato alla sanità, via Roma 223;
Non chiameremo ambulanze, se vorrà ci penserà il 118 allertato dalla Direzione generale ASL 8, che legge in copia. Non potremo caricare le batterie: dovrà darci energia elettrica l'Assessorato, se non si vuole il morto. Continueremo lo sciopero della fame.
Con l'Assessore De Francisci mi lega un rapporto di affetto e stima, ma deve assumersi le sue responsabilità politiche ed amministrative, non è accettabile un continuo rinvio o delega a funzionari di competenze decisionali della Giunta. Noi abbiamo solo la nostra vita da mettere in gioco, la nostra determinazione è infinita, non temiamo la morte.
SIMONA E UGO: ABBIATE COERENZA E CORAGGIO!!!
Un pressante invito agli On. Consiglieri regionali, maggioranza e opposizione, dateci una mano, è una battaglia importante per modificare la sanità: eliminiamo sprechi dando efficienza ed efficacia.
Monserrato, 23 aprile 2013 Il segretario Salvatore Usala"
RILEVATO che la risposta pubblica dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale non entra nel merito degli interrogativi posti dal cittadino Usala Salvatore,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se intendano dare risposta nel merito delle domande poste dal cittadino Salvatore Usala, se i fatti evidenziati siano veri e quali siano i provvedimenti che intendono assumere nell'immediato. (1102)
Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Zuncheddu - Sechi - Cugusi, con richiesta di risposta scritta, sulla gravissima situazione in cui versano le aspiranti matricole della Facoltà di medicina ed odontoiatria dell'Università di Sassari, a seguito della mancata esecuzione di quanto stabilito dalla sentenza del TAR di Cagliari del 14 marzo 2013.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- al fine di accedere alla Facoltà di medicina ed odontoiatria dell'Ateneo sassarese e non solo, i candidati devono superare un test di ammissione;
- il test di ammissione per l'anno accademico 2012/2013 è stato caratterizzato, a parere del TAR di Cagliari, da innumerevoli irregolarità;
- le aspiranti matricole risultate non idonee al test di ammissione, ritenuta l'illegittimità di tale decisione, hanno proposto, in numero di 53, ricorso alla Giustizia amministrativa, al fine di vedere tutelati i loro diritti;
- il TAR di Cagliari, con pronuncia del 14 marzo 2013 ha accolto le ragioni dei ricorrenti e riconosciuta la presenza di irregolarità nello svolgimento delle prove di selezione;
- pertanto, stante l'accoglimento del ricorso ha disposto l'ammissione in soprannumero dei ricorrenti per l'annualità 2012/2013;
NONOSTANTE le premesse:
- ad oggi l'Ateneo Sassarese non ha dato esecuzione alla suddetta sentenza;
- ai ricorrenti vincitori è stata rifiutata l'immatricolazione ledendo, pesantemente, il loro legittimo diritto allo studio, compromettendo la regolarità per l'annualità in corso, impedendogli di partecipare alle attività dell'ateneo;
EVIDENZIATO che:
- il limite del numero chiuso, lungi dal costituire garanzia di eccellenza, costituisce violazione di valori costituzionali più elevati;
- le aspiranti matricole, al fine di prepararsi per i test di ammissione, sopportano spese immani per frequentare corsi di preparazione creati ad hoc e volti ad alimentare le tasche di pochi eletti fortunati;
- qualsiasi discorso demagogico in tale ambito appare essere superato dalla superiore pronuncia del TAR che ha obbligato l'Ateneo Sassarese ad immatricolare i ragazzi vincitori della causa;
- i vincitori del ricorso, con il titolo esecutivo in mano, si sono recati presso la segreteria dell'ateneo sassarese chiedendo di esercitare il loro legittimo diritto all'immatricolazione, ricevendo un netto rifiuto;
- il rifiuto dell'università appare essere illegittimo, contra legem ed arbitrario, andando a ledere diritti primari dei cittadini;
RILEVATO che:
- ogni ulteriore giorno di ritardo nella immatricolazione degli studenti costituisce danno di difficile recuperabilità, infatti, si pensi al pregiudizio che stanno subendo gli studenti nel non poter frequentare le lezioni e partecipare alla vita dell'ateneo;
- sembrerebbe che nelle altre università italiane, ove si è rappresentato il medesimo scenario, gli studenti siano stati immatricolati immediatamente dopo la decisione del TAR,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere quali siano i provvedimenti che intendono attuare nell'immediato al fine di far si che l'Ateneo sassarese si conformi a quanto stabilito dal TAR Sardegna, ciò nel preminente interesse degli studenti. (1103)
Interpellanza Cocco Daniele Secondo - Diana Giampaolo - Sechi - Cugusi - Zuncheddu sulle ultime nomine dei direttori generali da parte della Giunta regionale.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- con deliberazione n. 16/31 del 9 aprile 2013 la Giunta regionale ha nominato alcuni tra i direttori generali della Regione;
- tra i dirigenti nominati ve ne sono alcuni già pensione, nonché provenienti da enti esterni all'Amministrazione regionale;
- per quanto riguarda la funzione di direttore generale della comunicazione si è venuti a conoscenza che è stata avviata una procedura di informativa con relativa presentazione di manifestazioni di interesse corredate di curriculum vitae;
- la predetta manifestazione di interesse sembra non sia stata conclusa con alcun atto formale e/o comunicazione agli interessati da parte del Presidente della Regione;
CONSIDERATO che:
- la nomina di alcuni direttori generali risulta in forte contrasto con quanto stabilito dal decreto Monti sulla spending review che prevede di richiamare in servizio dirigenti già in regime di pensione solo se effettivamente necessari per carattere di eccezionalità e urgenza, nonché in possesso di esperienze di eccellenza nel campo specifico per il quale sono chiamati;
- tali decisioni sono in aperto conflitto con la politica dei tagli e risparmi espressa in tutte le sedi dai rappresentanti della Regione, in quanto creerebbe un aggravio non ammissibile alle già dissestate finanze regionali;
RITENUTO che:
- all'interno dell'Amministrazione regionale siano già presenti figure di altissimo valore e competenza che possono ricoprire gli incarichi di cui in premessa, pertanto non vi è la necessità di attribuire tali funzioni a dirigenti esterni e per lo più in regime di pensionamento;
- per quanto considerato, gli incarichi assegnati sarebbero in forte contrasto con le importanti norme citate che fanno capo ai principi della buona amministrazione e alla garanzia di risparmio delle finanze regionali;
- sarebbe necessario da parte del Presidente della Regione concludere con un atto formale di notifica la procedura per l'attribuzione dell'incarico a direttore generale della comunicazione presso la Presidenza della Regione, in quanto direzione generale ex novo;
- inoltre, nel caso della direzione generale della comunicazione istituzionale, è evidente che la materia implica una connotazione di terzietà, principio che nel caso di specie viene meno per il grado di parentela primaria del dirigente prescelto per tale incarico con il Capo di gabinetto del Presidente della Regione,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione, anche in qualità di Assessore dei trasporti ad interim, e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica:
1) affinché espongano con chiarezza le motivazioni delle nomine di alcuni dirigenti esterni e in regime di pensione a direttori generali, tenuto conto che presso l'Amministrazione regionale sono già presenti competenze di eccellenza in figure professionali di valore che possono ricoprire gli incarichi di cui in premessa con grande capacità ed esperienza, nonché con forte risparmio per le già dissestate finanze regionali;
2) affinché diano notizia sulle procedure e sui criteri adottati per la valutazione delle manifestazioni di interesse presentate, in considerazione delle ripetute iniziative del Consiglio regionale con le quali si è dato un inequivocabile indirizzo sull'obbligo della Giunta regionale di procedere alle nomine nell'esclusivo interesse dell'Amministrazione, con assoluto rigore e evitando un aumento dei costi di funzionamento;
3) affinché indichino se tale procedura di informativa per l'attribuzione degli incarichi, in specie per la direzione generale della comunicazione, di nuova istituzione, sia mai stata conclusa con atto e/o comunicazione formale;
4) perché dichiarino la disponibilità a recedere dall'atto compiuto qualora in contrasto con le indicazioni del Consiglio regionale e viziato da profili di dubbia legittimità. (419)