Seduta n.89 del 21/01/2010 

LXXXIX SEDUTA

(POMERIDIANA)

Giovedì 21 gennaio 2010

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

INDICE

La seduta è aperta alle ore 16 e 33.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 12 gennaio 2010 (82), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gian Vittorio Campus, Roberto Capelli, Daniele Cocco, Domenico Gallus, Marco Meloni, Antonio Pitea, Giacomo Sanna, Paolo Sanna, Carlo Sechi, Christian Solinas ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 21 gennaio 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Poiché la Giunta è assente, sospendo i lavori per dieci minuti. La seduta riprenderà alle ore 16 e 44.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 34, viene ripresa alle ore 16 e 40.)

Continuazione della discussione generale del testo unificato: "Norme in materia di valorizzazione e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari" (8-21-60/A) della proposta di legge Cossa - Vargiu - Dedoni - Fois - Mula - Meloni Francesco: "Norme per la tutela e il sostegno delle attività con finalità sociali ed educative svolte dalle parrocchie e dalle comunità religiose mediante oratori" (8/A), della proposta di legge Cuccu - Caria - Cucca - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Sabatini: "Norme in materia di valorizzazione dei centri di aggregazione giovanile e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori" (21/A) e della proposta di legge Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Milia - Obinu: "Disposizioni in materia di riconoscimento

della funzione educativa e sociale svolta mediante attività di oratorio o attività similari" (60/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del testo unificato numero 8-21-60/A. La precedente seduta si era conclusa con l'intervento del relatore.

Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Bruno e Luciano Uras sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 35 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bruno - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Gallus - Lai - Lombardo - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Matteo - Steri - Stochino - Uras - Zedda Alessandra.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 43, viene ripresa alle ore 17 e 10.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 40 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Biancareddu - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Matteo - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.

Sul Regolamento

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Felice Contu. Ne ha facoltà.

CONTU FELICE (P.d.L.). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, da diversi mesi mi proponevo di parlare dell'applicazione dell'articolo 58 del nostro Regolamento, che disciplina proprio la richiesta di verifica del numero legale. Non l'ho fatto finora perché speravo che questo articolo, che probabilmente è stato approvato nella scorsa legislatura come strumento per far sì che i consiglieri fossero presenti in aula in maniera più assidua, portasse qualche risultato. La mia impressione è che questo strumento non sia valido. Si potevano forse individuare altri strumenti ugualmente previsti dal Regolamento, quale la pubblicazione dei nomi degli assenti non nel Bollettino ufficiale, ma nei quotidiani dell'Isola, di modo che tutti sappiano chi lavora e chi no.

Tuttavia il problema esiste. Mi rendo conto che questo articolo è stato proposto dall'opposizione nella scorsa legislatura, quindi capisco anche che giustamente l'attuale opposizione se ne serva, tuttavia è veramente anacronistico quello che stiamo facendo. Onestamente una piccola esperienza parlamentare credo di averla: sono stato per otto anni Presidente del Consiglio regionale, per circa vent'anni consigliere regionale, per dodici o tredici anni deputato al Parlamento italiano. Sono stato anche deputato europeo e devo dire che non mi è mai capitato un caso come questo, cioè che si possa chiedere la verifica del numero legale ogni qualvolta lo si voglia, anche ogni cinque minuti, obbligando tutti i consiglieri a stare fermi al loro posto, anche quelli che, anziani come me, qualche volta potrebbero aver bisogno di uscire dall'aula consiliare. Ma non è questo il problema. Intendo dire che, a mio giudizio, questo punto va esaminato dalla Giunta per il Regolamento. E dico di più, a mio modesto avviso l'interpretazione che viene data della norma non mi convince, perché la norma dice una cosa che a me sembra chiara: "La Presidenza è tenuta a verificare la presenza del numero legale ogni qualvolta ciò venga richiesto congiuntamente da almeno due Presidenti di Gruppo oppure quando venga richiesto da cinque consiglieri e il Consiglio stia per procedere a una votazione per alzata di mano". C'è una "e" e ho capito che voi la interpretate come congiuntiva, io la interpreto come disgiuntiva, se no non capirei la ratio della norma. Questo accade anche alla Camera dei deputati, giustamente. Quando si sta per procedere a una votazione per alzata di mano è giusto chiedere la verifica del numero legale, mentre quando si vota col sistema elettronico non ce n'è bisogno perché il numero legale si evince dalla votazione stessa. Io interpreto così l'articolo 58, mi sembra questa la ratio, diversamente non mi saprei spiegare il perché della frase "e il Consiglio stia per procedere a una votazione per alzata di mano", a meno che non mi vogliate dire, cosa anacronistica, che quella "e" è congiuntiva, cioè che la verifica può essere richiesta da cinque consiglieri solo quando si deve procedere a una votazione per alzata di mano. Ma non è così! L'equiparazione è fra due Capigruppo e cinque consiglieri, ma la ratio è sempre la stessa, quella di verificare la presenza quando si vota per alzata di mano.

Ecco perché credo che la materia vada riesaminata dalla Giunta per il Regolamento e prego la Presidenza di sottoporre quanto prima questo argomento alla Giunta per il Regolamento. Non si può continuare così. Oggi, in pochi minuti, sono già state avanzate due richieste di verifica del numero legale. Non è possibile! Quante volte alla Camera dei deputati ho visto due soli deputati presenti e un povero sottosegretario che parlava. Ciò può essere brutto dal punto di vista etico, ma dal punto di vista legale è giusto.

PRESIDENTE. Onorevole Contu, quella che lei ha richiamato è un'interpretazione letterale che non corrisponde però all'interpretazione autentica che io le posso dare in quanto nella scorsa legislatura ho fatto parte della Giunta per il Regolamento che ha modificato l'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale. Come lei ha ricordato, tale modifica fu proposta dalle forze di opposizione con una finalità costruttiva, quella cioè di evitare che il dibattito in Aula potesse avvenire soltanto tra la Giunta e il consigliere che in quel momento interveniva.

La questione verrà portata all'attenzione della Giunta per il Regolamento insieme a tutta una serie di riforme organiche che saranno proposte. La Giunta per il Regolamento valuterà in merito e poi l'Aula sarà sovrana nel decidere, nell'interesse del Consiglio e del buon andamento dei lavori, se modificare o meno questa norma. In questo momento la norma è in essere, l'interpretazione che stiamo dando è corretta, per cui dobbiamo proseguire in questa direzione. La finalità di questa norma non era certo quella di verificare la presenza dei consiglieri al fine di dare comunicazione delle assenze, come lei richiamava, nel caso anche attraverso i mezzi di informazione. A questo proposito comunico all'Aula che nei prossimi giorni, così come avviene alla Camera, nel sito del Consiglio verranno rese pubbliche le assenze dalle votazioni di tutti i consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, intervengo anch'io sul Regolamento per chiederle se le risulta che stamani si siano riunite alcune Commissioni. Vorrei sapere a quale titolo e con quali modalità tali Commissioni sono state convocate, data la concomitante convocazione del Consiglio. Le chiederei un chiarimento su questo aspetto.

PRESIDENTE. Alcune Commissioni hanno svolto i propri lavori perché erano state convocate compatibilmente con i lavori del Consiglio.

BRUNO (P.D.). Sì, ho capito. Le chiedo se ciò è regolamentare.

PRESIDENTE. E' regolamentare nel momento in cui si definisce la convocazione della Commissione, che può avvenire a seguito dei lavori del Consiglio. Magari in questo caso c'è un'anomalia visto e considerato che i previsti lavori del Consiglio sono saltati e bisognava raggiungere un accordo sulla convocazione. Io ne sto venendo a conoscenza adesso. Vedremo di esplicitare meglio un codice comportamentale, onde evitare che ci possano essere disguidi di questo tipo.

BRUNO (P.D.). Vorrei sapere se i lavori di stamattina sono regolari e validi.

PRESIDENTE. Mi riservo, onorevole Bruno, di approfondire e verificare la questione, dopodiché riferirò in Aula. Io non sapevo neanche che si fossero riunite delle Commissioni.

Onorevole Uras, se intende intervenire nella discussione generale le comunico che si è iscritto prima di lei l'onorevole Cuccu.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). No, non intendo intervenire nella discussione generale.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intervengo sul Regolamento e in particolare sugli aspetti che sollevava precedentemente l'onorevole Contu, che è sicuramente un collega espertissimo e da me stimatissimo. Il comma citato pone proprio in alternativa, senza dubbio alcuno, le due modalità di verifica del numero legale, perché da una parte si procede alla verifica ogni qualvolta venga richiesto congiuntamente da almeno due Presidenti di Gruppo, dall'altra la si fa solo ed esclusivamente qualora venga richiesto da cinque consiglieri prima di una votazione per alzata di mano, perché è proprio questa la ratio, quella cioè di verificare, quando si vota per alzata di mano, che sia presente in aula almeno il numero minimo di consiglieri abilitato ad approvare un provvedimento, un documento, una norma. Diverso è il caso di questa mattina. Io concordo pienamente con l'iniziativa presa dal Presidente, però è un'iniziativa irrituale. Non ho memoria neppure io di una prassi di questa natura, soprattutto in assenza di richiesta di verifica del numero legale da parte della minoranza. Peraltro garantire la presenza in aula, perché il Consiglio sia correttamente riunito, è onere della maggioranza. Noi, per esempio, lo dico con franchezza, non abbiamo alcun interesse a che venga approvata la norma in discussione, anzi abbiamo l'interesse contrario, perché riteniamo che non corrisponda affatto ai bisogni della Sardegna, che sia parziale e attenta solamente ad alcuni ambienti e possa anche essere utilizzata clientelarmente. Abbiamo, quindi, tutto l'interesse a che in aula non si registri il numero legale su questo punto dell'ordine del giorno e stamattina eravamo in gran parte assenti, tranne qualcuno, perché giustamente dobbiamo esercitare la funzione di controllo, proprio per questa ragione. Quindi va disgiunta, Presidente, la responsabilità della maggioranza, che deve sempre essere presente, sia qua che in Commissione, da quella dell'opposizione.

Noi abbiamo passato una legislatura d'inferno nei cinque anni precedenti perché purtroppo accondiscendemmo a una proposta avanzata dall'espertissimo onorevole Oppi, che obbligava le Commissioni ad avere il numero legale permanentemente, in ogni fase del loro lavoro, e quindi la maggioranza aveva l'onere di mantenere il numero legale. Quest'onere adesso è passato di mano, per fortuna vostra e per sfortuna della Sardegna e nostra. Il numero legale lo dovete garantire voi! Presidente, il numero legale lo devono garantire coloro che fanno parte di questa maggioranza di centrodestra; noi non lo garantiremo più né in Commissione né in Aula e anzi ogni volta che ciò sarà possibile, a meno che non siano in discussione argomenti sulla cui utilità per la Sardegna abbiamo fatto riflessioni comuni, faremo in modo che il numero legale sia verificato e se mancherà venga ridotto il funzionamento del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei ha richiamato il gesto irrituale compiuto dal Presidente. Le ricordo che, in base all'articolo 7, tra le attribuzioni del Presidente c'è anche quella di assicurare il buon andamento dei lavori del Consiglio. Questa mattina, quando il Presidente ha aperto i lavori, c'erano appena sei persone in aula e non poteva essere di certo consentito, nell'interesse del Consiglio, che i lavori potessero proseguire con una così esigua presenza di consiglieri. D'altronde la presenza è stata certificata con il foglio delle firme, per cui chi era presente ha potuto attestarlo apponendo la propria firma.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, all'accorato appello del presidente Contu sul Regolamento vorrei dare una risposta molto serena e pacata, essendo stato nella scorsa legislatura componente della Giunta per il Regolamento, che sull'articolo 58 discusse ampiamente, e in merito concordo con quanto ha appena detto la presidente Lombardo.

Presidente Contu, nella scorsa legislatura la maggioranza assunse su di sé la responsabilità di accogliere una proposta che veniva dalle opposizioni e che, per la sua saggezza ed esperienza, lei non può adesso, a meno di un anno dall'inizio della legislatura, chiedere di modificare. Io sono dell'avviso che l'immagine che spesso viene trasmessa dalle televisioni di un Parlamento in cui, come lei ha detto, sono presenti due o tre deputati o senatori che ascoltano il rappresentante del Governo non sia edificante, tutt'altro! Allora, siccome la legge elettorale attuale consente a chi si alterna al governo di avere maggioranze ampie, non risicate nei numeri, come è capitato nella scorsa legislatura nel Parlamento, è chiaro che la responsabilità che prima era in capo alla maggioranza di centrosinistra ora è in capo a voi. E noi siamo anche d'accordo sulla decisione presa dalla Presidente di pubblicare i nomi dei consiglieri regionali che sono assenti alle sedute e alle votazioni. E' un rendiconto della nostra attività o quantomeno della nostra presenza che è doveroso certificare. Da questo punto di vista, concordando con quanto dicevano i colleghi Uras e Bruno, sono dell'avviso che la forzatura posta in essere dalla Presidente, con la chiusura irrituale della seduta antimeridiana, possa servire a far sì che la presenza dei consiglieri sia più assidua di quanto non lo sia stata finora, sia in Aula sia in Commissione. Penso che questo sia un impegno che possiamo sicuramente assumere, anche perché bisogna evitare che certi fatti vengano mal interpretati. La chiusura irrituale della seduta di questa mattina (non so se ci siano stati casi simili nella storia dell'autonomia, ma non mi interessa, si è trattato comunque di una chiusura irrituale) è stata utilizzata per convocare velocemente alcune Commissioni. Anch'io chiedo che si verifichi la regolarità dei lavori svolti dalle Commissioni che si sono riunite stamattina, anche perché come Capogruppo non ho dato nessun assenso alla convocazione di Commissioni nella mattinata odierna. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, ho ascoltato la richiesta di un chiarimento circa l'opportunità di convocare le Commissioni stamattina e la compatibilità delle relative riunioni con la concomitante seduta del Consiglio. Per agevolare il suo lavoro, visto che le è stato chiesto di valutare la regolarità degli atti che potrebbero essere stati posti in essere questa mattina in Commissione, posso dire che nell'ottava Commissione erano presenti, oltre a me, il presidente Dedoni e pochi altri commissari. L'assenza della maggioranza in Aula ovviamente ha comportato l'assenza della stessa anche in Commissione. Per cui, se può aiutare dal punto di vista della compatibilità delle sedute del Consiglio e delle Commissioni, per quanto riguarda la migliore organizzazione dei lavori a lei, Presidente, l'onere di dare una risposta all'onorevole Bruno e a noi, ma in merito alla nullità di possibili atti approvati per quanto attiene all'ottava Commissione non vi è questo problema, dal momento che non si è potuta riunire proprio per mancanza del numero legale. La ringrazio.

PRESIDENTE. Voglio chiarire che è sempre possibile convocare le Commissioni compatibilmente con i lavori del Consiglio, il che significa che se il Consiglio non si riunisce le Commissioni possono lavorare. Però si era anche detto che per poter convocare una Commissione nei giorni in cui si riunisce il Consiglio vi deve essere l'assenso di tutti i Capigruppo. Ritengo che quello che è avvenuto stamattina rientri in questa fattispecie. Sulla regolarità o meno dei lavori svolti dalle Commissioni questa mattina, e di conseguenza sulla regolarità della loro convocazione, approfondirò la questione con gli Uffici. Al momento sono portata a dire che fosse necessario l'assenso dei Capigruppo, fermo restando che è sempre possibile convocare le Commissioni compatibilmente con i lavori dell'Aula. Però, siccome era prevista la riunione pomeridiana del Consiglio era giusto che vi fosse l'assenso di tutti i Capigruppo.

Continuazione della discussione generale del testo unificato: "Norme in materia di valorizzazione e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari" (8-21-60/A) della proposta di legge Cossa - Vargiu - Dedoni - Fois - Mula - Meloni Francesco: "Norme per la tutela e il sostegno delle attività con finalità sociali ed educative svolte dalle parrocchie e dalle comunità religiose mediante oratori" (8/A), della proposta di legge Cuccu - Caria - Cucca - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Sabatini: "Norme in materia di valorizzazione dei centri di aggregazione giovanile e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori" (21/A) e della proposta di legge Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Milia - Obinu: "Disposizioni in materia di riconoscimento della funzione educativa e sociale svolta mediante attività di oratorio o attività similari" (60/A)

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). Presidente, colleghi, intanto vorrei esprimere soddisfazione per l'arrivo in Aula di questo argomento. Già nella passata legislatura, sulla base di una mia proposta di legge e di una proposta analoga presentata dai Riformatori, si arrivò a un'intesa in Commissione e all'elaborazione di un testo unificato che però, come ha ricordato il presidente Felice Contu, a causa dello scioglimento anticipato della legislatura non approdò in Aula. Io ho ripresentato in questa legislatura quella mia proposta di legge, sottoscritta anche da altri colleghi del P.D., alcuni aspetti della quale sono stati ripresi nel testo unificato oggi in discussione, anche se non proprio tutte le questioni che ritenevo meritevoli di essere disciplinate sono state recepite in Commissione, dove la maggioranza, a mio avviso, avrebbe potuto essere più coraggiosa, più ambiziosa, andando oltre una chiusura, a mio avviso, ideologica rispetto alla trattazione di altri temi di più ampio respiro contemplati nelle proposte di legge presentate.

La proposta che presentai nel 2007 e che ho ripresentato nel maggio del 2009 aveva l'obiettivo di riconoscere la funzione educativa e sociale svolta dagli enti locali e da altri soggetti pubblici mediante i centri di aggregazione giovanile e la funzione svolta nello stesso campo dalle parrocchie o dagli enti della Chiesa cattolica mediante gli oratori, chiarendo anche che gli oratori costituiscono uno dei principali soggetti sociali ed educativi delle comunità locali. Altro obiettivo della nostra proposta di legge era quello di mettere al centro del dibattito politico l'emergenza educativa, che impone di rivolgere l'attenzione verso la formazione dei giovani.

Io penso che lo scopo più importante che può avere oggi il testo di legge in esame sia quello di animare in Aula un dibattito sull'emergenza educativa, perché è vero che fino ad alcuni anni fa le difficoltà che incontrava un giovane erano da collegarsi principalmente alla povertà, alla difficoltà di sostentamento e di istruzione, alla scarsità di svaghi. I giovani fino a qualche decennio fa venivano molto presto investiti di grosse responsabilità e involontariamente questo creava delle personalità più forti e meno soggette a una certa instabilità dal punto di vista psicologico. Oggi, invece, con il progresso e un certo benessere che abbiamo acquisito, la società offre innumerevoli possibilità di scelta. I problemi dei giovani, quindi, si concentrano maggiormente su altri ambiti, specialmente quello esistenziale.

Se in passato, dunque, il percorso di vita di ciascuno era in larga parte deciso dalla classe sociale di provenienza, oggi la libertà che deriva dal benessere che, come dicevo prima, abbiamo acquisito fa sì che il percorso di vita sia più che altro legato alle scelte individuali, anche se è vero che in questi ultimi anni l'ascensore sociale si sta un pochino inceppando per i fenomeni e le dinamiche che tutti conosciamo. Sono temi che, a mio avviso, si potrebbero approfondire in Aula. Oggi, quindi, i giovani hanno ampie possibilità di autogestirsi, ma è anche vero che questo spesso è causa di un certo smarrimento dinanzi alle scelte di vita. Orientarsi tra le molteplici idee e i suggerimenti che oggi offre la vita contemporanea, scegliere tra diversi modelli ed esempi, capire la differenza tra bene e male, dando nel contempo una certa coerenza alla propria vita, si rivela spesso un compito molto arduo che può sicuramente causare nei ragazzi che hanno uno stato d'animo più fragile e dubbioso un certo disorientamento. E le famiglie - questo è l'altro argomento che, a mio avviso, va affrontato - spesso non sono preparate ad affrontare queste difficoltà.

E' una condizione di disagio che, in mancanza di punti di riferimento in ambito sociale, sfocia spesso in fenomeni di devianza. Le cronache riportano ormai quasi quotidianamente episodi di bullismo, casi di abuso di droghe e di alcolici, casi di anoressia, bulimia, suicidi e omicidi perpetrati da adolescenti. Ma anche laddove i giovani non arrivano a espressioni così gravi del loro disagio, la loro condizione di incertezza può manifestarsi in altri modi: nell'abbandono del corso di studi o in una più generale demotivazione allo studio, oppure nella depressione legata alla mancanza di un lavoro, che incide, come abbiamo più volte avuto modo di affermare in quest'Aula, più sui ragazzi che sugli adulti. Non può non colpire, poi, come questi fenomeni coinvolgano giovani appartenenti a tutte le classi sociali, a prescindere quindi dalle condizioni economiche del nucleo familiare di provenienza. Ciò che oggi spesso viene evidenziato anche nelle cronache è proprio la "normalità" delle famiglie che si trovano alle prese con le espressioni drammatiche del disagio giovanile. Ciò che si registra è la mancanza di una disponibilità diffusa di ambiti esterni alla famiglia - è questo il motivo per cui oggi siamo di fronte a una proposta di legge di questo tipo -, nei quali gli adolescenti possano trovare degli adulti che li aiutino a costruire la propria personalità. Mi riferisco a luoghi di formazione, educazione e orientamento in cui la personalità ancora fragile dei ragazzi possa essere aiutata ad esprimersi senza che sia messa a rischio la loro integrità psicofisica.

Ecco, la proposta di legge che noi abbiamo presentato nel maggio del 2009 ha lo scopo di promuovere la creazione di una rete di strutture nelle quali i giovani possano trovare assistenza, consulenza, sostegno e stimolo, riconoscendo in particolare - ed è una delle funzioni degli istituti previsti nella nostra proposta di legge - l'alta funzione educativa e sociale svolta da tempo dagli oratori parrocchiali. Perché l'attenzione agli oratori tra le altre funzioni che abbiamo previsto? Perché è necessario, a nostro avviso, riconoscere la rilevanza culturale e sociale degli oratori in quanto tali, prendere atto di uno stato di fatto, perché già oggi gli amministratori degli enti locali, quelli più attenti, riconoscono il ruolo e la rilevanza sociale degli oratori attraverso il contatto diretto, in quanto la funzione, il ruolo che viene svolto dagli oratori attiene ai rapporti con le famiglie e all'educazione dei più giovani.

Un'altra ragione per la quale, a nostro avviso, è importante che ci sia un riconoscimento del ruolo sociale svolto dagli oratori, è quella di dare attuazione alla legge nazionale numero 206 del 2003, che è una legge di principio, in cui si tracciano le linee generali, ma è anche una legge che trasferisce alle Regioni la normativa particolareggiata di dettaglio. La nostra proposta nasce, inoltre, dall'esigenza di diffondere e promuovere i centri di aggregazione giovanile per la prevenzione del disagio. E vista la presenza capillare nel territorio regionale degli oratori, ricchi di un'antica tradizione e di forza e slancio educativo, si è pensato di riconoscere loro proprio quella funzione sociale ricercata nei centri di aggregazione giovanile. Ecco perché la nostra proposta di legge ha come titolo: "Norme in materia di valorizzazione dei centri di aggregazione giovanile e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori". Quindi si applica il principio di sussidiarietà, secondo cui lo Stato e la Regione, o la Regione, in questo caso, riconoscono a enti già esistenti una funzione sociale utile alla comunità. Allo stesso tempo l'oratorio condivide risorse e responsabilità pubbliche. Va da sé che le risorse, nell'ottica della responsabilità dell'utilizzo dei fondi pubblici, e perciò fondi di tutti, devono essere destinate ad attività sociali. E' chiaro, cioè, che le risorse destinate agli oratori non possono essere destinate ad attività confessionali, ma devono essere destinate ad attività che abbiano una marcata valenza sociale. Il riconoscimento vuole anche significare che l'oratorio non dialoga più solo con l'Assessore di turno più disponibile rispetto ad altri, ma ha un rapporto con le istituzioni in quanto il suo ruolo è codificato e riconosciuto da una legge regionale.

Noi, o perlomeno i sottoscrittori della nostra proposta di legge, ma penso che l'opinione sia condivisa dal mio Gruppo, riteniamo che la Regione debba assumersi l'onere di valorizzare le strutture che svolgono attività di pubblico interesse, quale quella sociale ed educativa, dagli oratori ai centri di aggregazione sociale di iniziativa comunale, passando attraverso tutti gli altri soggetti pubblici e privati che da anni vantano una comprovata esperienza nel settore socioeducativo. Spesso, infatti, le parrocchie o le strutture similari, pur facendosi carico dei fenomeni di disagio e devianza giovanile, non dispongono di mezzi e risorse adeguate. Lo stesso discorso vale per le strutture comunali, quindi non dispongono di mezzi non solo gli oratori, ma neanche gli altri centri di aggregazione giovanile, perché l'oratorio è un luogo dove è possibile operare e garantire un percorso formativo ed educativo per i giovani, ma non è l'unico. E un valore, a nostro avviso, deve essere proprio individuato nella pluralità dei soggetti erogatori delle prestazioni sociali, non più identificabili solo nell'attore pubblico; è bensì una ricchezza la gamma multiforme dei soggetti che operano in questo campo, che vanno dagli enti locali alle organizzazioni di volontariato, fino a comprendere gli oratori.

Il secondo obiettivo a cui dobbiamo tendere e che è, a mio avviso, strettamente collegato al valore costituito dalla pluralità dei soggetti di cui parlavo prima, è l'integrazione tra i vari soggetti che devono articolare le loro azioni entro i confini tracciati dalla Regione all'interno di una programmazione di carattere generale, secondo il principio di sussidiarietà che ho richiamato poc'anzi.

Io penso che nella discussione in Aula di questo testo di legge dovremo sforzarci di liberarci da impostazioni ideologiche. Penso che da questi banchi possa partire un invito di questo tipo. Ricordo che fu il Governo D'Alema, nel 2000, a inserire le parrocchie e le associazioni ecclesiastiche fra i potenziali beneficiari delle politiche sociali. L'invito che dai banchi dell'opposizione rivolgo, ripeto, alla maggioranza è quello di liberarsi da impostazioni ideologiche, perché l'attenzione va dedicata a tutti i centri di aggregazione giovanile, anche a quelli che nel testo unificato si è cercato, ahimè, di accantonare.

La proposta che noi facemmo, a nostro avviso, era più ampia ed era libera da impostazioni di tipo ideologico. Ci dispiace che in Commissione questa visione ampia sia stata accantonata, penso, però, che in un dibattito approfondito in Aula possa essere ripresa. Abbiamo in quest'ottica presentato una serie di emendamenti, tendenti ad arricchire il testo licenziato dalla Commissione, che speriamo possa diventare patrimonio di tutti, a prescindere dalle propensioni e inclinazioni ideologiche di ciascuno di noi. Infatti, se è vero che gli oratori sono uno strumento essenziale e utile di integrazione sociale e che con il loro riconoscimento noi non facciamo un favore alla Chiesa cattolica o ai parroci, ma facciamo un favore ai nostri figli, è altrettanto vero che essi non sono le uniche realtà e possono amplificare il loro valore integrandosi con gli altri soggetti sociali ed educativi. Da questa pluralità e diversità, sicuramente concepita come un valore collettivo, discende anche il valore del lavoro svolto dagli oratori.

Concludo, perché non mi sembra opportuno dilungarmi ulteriormente. Penso che ci siano le condizioni per approvare la legge privandoci di ogni riferimento anche vagamente ideologico. Si ammainino le bandiere e bandierine che sono state issate nel testo licenziato dalla Commissione, perché possiamo fare tutti un passo avanti e riconoscerci in un testo che può diventare qualificante per la nostra attività legislativa ed entrare con dignità nell'ordinamento regionale, recependo nel contempo una direttiva di una legge nazionale. Mettiamo, quindi, da parte gli orientamenti individuali e mettiamoci a disposizione del dibattito, provando a fare qualcosa di più ampio e qualificante per la nostra attività legislativa.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.

COSSA (Riformatori Sardi). Signora Presidente, il testo di legge che oggi discutiamo unifica, come è già stato detto, tre proposte di legge presentate in questo primo scorcio di legislatura. La proposta che abbiamo presentato noi Riformatori riprende un'iniziativa analoga che avevamo già promosso nella scorsa legislatura e rappresenta, per come la vediamo noi, un modo nuovo di affrontare il tema degli interventi socioeducativi a favore dei giovani, nel senso che si concretizza il principio di sussidiarietà, inteso non soltanto nella sua accezione giuridica di sussidiarietà orizzontale, nello specifico, cioè, la valorizzazione dell'iniziativa autonoma dei cittadini, ma soprattutto nel suo significato antropologico, anzi direi nel suo significato antropologico prima ancora che in quello giuridico, cioè nel porre al centro dell'iniziativa politica la persona umana. Eppure si utilizza uno strumento antico: la Regione, infatti, riconosce strutture educative che hanno concorso efficacemente alla crescita di milioni di giovani in Italia e nel mondo, compresi probabilmente molti dei presenti in quest'Aula, e dà corpo a quel pluralismo dell'offerta formativa di cui parlava il collega Cuccu, da non confondersi con il multiculturalismo, che non è un valore di per sé. Il pluralismo, cioè la possibilità di una molteplicità di offerte formative, è invece un valore.

Anch'io vorrei esprimere a questo riguardo viva soddisfazione per il fatto che ci sia stata una convergenza di proposte provenienti da parti politiche diverse e che sia stato esitato un testo che mi sembra abbastanza soddisfacente e che comunque, se dovessero rivelarsi problemi applicativi, potrà essere corretto in corso d'opera. Quello che è importante, però, è che viene affermato il principio del riconoscimento della valorizzazione della funzione sociale degli oratori delle parrocchie e di centri similari, perché - come è stato già detto - non si sta certamente parlando solamente di istituzioni religiose, cioè di soggetti presenti in moltissime nostre realtà, che tradizionalmente svolgono una funzione che si affianca a quella dei centri di aggregazione sociale, dei centri giovanili promossi dalle amministrazioni comunali. La funzione svolta dagli oratori, per la loro storia, per un'esperienza maturata in decine e decine di anni, quando le amministrazioni non si ponevano nemmeno il problema di riempire il tempo libero dei ragazzi e di svolgere a loro volta un'attività educativa che affiancasse quella della scuola nei momenti in cui i ragazzi non erano impegnati appunto con la scuola, presenta una differenza fondamentale rispetto a quella svolta dai centri promossi da iniziative provenienti dal pubblico, cioè produce azioni che spesso sono molto più efficaci e tengono in molta maggiore considerazione l'individualità dei ragazzi e per ciò stesso rappresentano un momento di affiancamento e di sostegno molto più efficace anche dal punto di vista dei risultati, se di risultati si potesse parlare in una materia così delicata.

Certo, la Regione non si estranea rispetto all'attività degli oratori, ma mantiene un forte ruolo di indirizzo, che poi si esprime attraverso la stipula di protocolli d'intesa. E io credo che uno degli aspetti del provvedimento che stiamo esaminando che maggiormente meritano di essere sottolineati è la valorizzazione della progettualità, cioè l'idea non è quella di intervenire indiscriminatamente, o a pioggia, nel sostenere qualsiasi tipo di iniziativa venga sottoposta, ma è quella di valorizzare la progettualità dei territori, delle singole realtà attraverso le diocesi. A questo riguardo - se la Presidente mi autorizzerà e se i colleghi concorderanno - mi riservo di proporre un emendamento orale all'articolo 4, per introdurre nella lettera a) un punto che attualmente si trova alla lettera d), ovvero il sostegno alla qualificazione degli operatori che agiscono nell'ambito degli oratori. Ritengo, infatti, importante che anche gli oratori, qualora ce ne fosse bisogno, facciano un salto di qualità, perché un'attività così delicata si fonda sul volontariato, sulla generosità, sull'impegno dei singoli, ma è necessario che questo impegno, soprattutto oggi, venga adeguatamente qualificato. La Sardegna non è la prima Regione a legiferare in questa materia. Hanno già legiferato in merito la Lombardia, il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia, l' Abruzzo, la Calabria, tutte Regioni che hanno assunto pienamente la consapevolezza del ruolo che gli oratori svolgono nella formazione alla vita, un ruolo anche di argine ai problemi epocali della nostra società. E' vero che quando si parla di educazione giovanile si pensa principalmente agli aspetti negativi, alle devianze, al disagio, ai tanti problemi che affliggono le nostre comunità, ma credo che dovremmo anche pensare alla parte positiva, cioè all'aspetto educativo, all'integrazione dell'attività scolastica nello stimolo alla conoscenza, alla creatività, alla capacità relazionale e quindi alla creazione di argini alla devianza. Accanto a questo naturalmente c'è l'aspetto del supporto alla famiglia, che spesso viene indicata come inadeguata nella sua funzione educativa, ma che è lasciata sola nell'affrontare la sua mission di cellula fondamentale del corpo sociale.

Come ultimo aspetto, ma forse non così secondario in una realtà molto frammentata, in cui i comuni per il 90 per cento sono classificati come piccoli comuni, devo dire che spesso l'oratorio nelle nostre realtà comunali è l'unico centro di aggregazione, perché i piccoli comuni hanno più difficoltà degli altri a mettere in piedi iniziative autonome. Credo che il valore di questo provvedimento stia soprattutto in questo. Sono convinto che la Commissione competente abbia fatto un buon lavoro e che il Consiglio regionale, vista la convergenza che si era realizzata, desideri questo provvedimento a larghissima maggioranza.
   

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, colleghi, in un'Aula che è sempre più l'emblema di quello che siamo purtroppo diventati, lo stigma della più profonda decadenza della funzione forse più alta che la Costituzione ci ha affidato, trattiamo un testo di legge che, al di là delle volontà emendative che sono state espresse, è anch'esso il simbolo del nostro tempo politico: istituzioni sempre più strette dagli interessi, dal piccolo cabotaggio, inclinazione all'uso delle istituzioni per una sorta di scambio, una legislazione solo "a sportello".
   
Onorevole Contu, a lei che è il più anziano tra noi vorrei dire che la laicità dello Stato e delle istituzioni esprime l'autonomia dei principi, dei valori e delle leggi da qualsiasi autorità esterna che ne potrebbe determinare, compromettere o influenzare l'azione. Questa è la definizione della laicità dello Stato e delle istituzioni. Se le cose stanno in questi termini, io non intendo venir meno a questo principio e non voterò una legge di siffatta natura, perché a noi incombe un dovere, e glielo dice uno che si professa cattolico non perché è passato attraverso le esperienze ideologiche della politica che intersecavano l'ispirazione cristiana, ma perché prima di fare politica è stato per vent'anni nell'associazionismo cattolico e quindi trae le sue ragioni da condizioni diverse da quelle speculative. Oggi, invece, vediamo nel mondo politico gente che difende i valori cristiani sulla base "dei cambi di casacca" , spesso anche un po' contraddittori se guardati nello specifico.
   
La proposta che ha fatto il Partito Democratico è emblematica nel titolo: dice che noi vogliamo normare e valorizzare i centri di aggregazione giovanile e riconoscere la funzione sociale degli oratori. Al contrario voi presentate così il testo di legge: "Norme in materia di valorizzazione del riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari". Siamo in un'epoca, colleghi, nella quale sembra che la secolarizzazione sia compiuta, per cui disconoscere che questa società deve avere, soprattutto da parte dei credenti,  una diversa percezione delle istituzioni e azzardarsi a presentare un testo di questa natura ­­­- perché è su quel testo che noi dobbiamo esprimere un giudizio - è offensivo per questa istituzione e ne dichiara il suo limite. Le ricordo, onorevole Contu, che l'ultimo giorno dei lavori dell'Assemblea costituente, prima del voto finale, Giorgio La Pira chiese di far precedere il testo della Costituzione dalla formula: "In nome di Dio il popolo italiano si dà la presente Costituzione". Scoppiò un pandemonio, mettendo a rischio l'unità che si era trovata su quel testo, che anche secondo la visione illuminata di Piero Calamandrei aveva nella sua natura e nei valori che esprimeva una forte spiritualità e quindi comprendeva anche quella esigenza. Il presidente Terracini convinse Giorgio la Pira a rinunciare a quella richiesta in nome dell'unità e della sacralità del principio della laicità e disse che era ben chiara per i credenti la regola che non si nomina mai il nome di Dio invano e perciò, a maggior ragione, non si può votare su Dio.
   
Quindi è di tanti anni fa il giudizio sul riconoscimento di questo valore che deve essere il punto di riferimento e non la mediazione con la Conferenza episcopale, che ha tutto il mio rispetto, ma che deve avere la capacità di stimolare la politica non ad avere una visione endogena dei propri interessi, ma a guardare alla complessità di un mondo che è fatto, oggi prima di tutto, di centri di aggregazione sociale governati dai comuni e anche di oratori, solo nel senso fisico della struttura, governati e amministrati da laici e volontari che possono essere credenti o non credenti, ma che svolgono una funzione indispensabile. Io a questa lezione non mi sottraggo e se le cose rimangono così anche nel titolo questa legge non la voterò.
   
Vedete, purtroppo questo approccio è un retaggio tutto italiano, e quindi anche nostro. Non si trova traccia di un tale atteggiamento in nessuna parte d'Europa e questo fatto impedisce alla nostra democrazia di mettere a frutto l'enorme patrimonio che è rappresentato dai valori contenuti nella Costituzione, che promuove l'incontro tra culture diverse, tra credenti e non credenti. Insomma, io mi rifaccio, onorevole Contu, mi perdonerà, alla prima grande lezione politica della nostra esistenza, che è quella che ci insegnò Gesù quando disse: "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Io da qui non mi muovo. E proprio Gesù ci insegnò con quelle parole che ci sono cose che attengono alla complessità del mondo e cose che attengono alla dimensione di una scelta rispettabile che i cattolici hanno fatto, che noi abbiamo fatto, ma che non ci può condurre, onorevole Contu, a fare del nostro cristianesimo una sorta di religione civica nel nostro Paese e anche nella nostra regione.                                                                                                                
   

Per questo credo che la legge in discussione sia lo snodo di una modalità che abbiamo perso da tempo e chi di noi - pochi a dire il vero - ha avuto la fortuna di transitare anche per poco tempo in altre legislature con le quali ancora si può tracciare un confronto, converrà con me, non me ne vogliano i colleghi più giovani, che il decadimento della nostra funzione parlamentare in questi pochi anni dell'ultimo decennio sia molto evidente e molto pericoloso per la nostra stessa quotidianità, per il nostro stesso lavoro, per il senso che dovremmo acquisire ogni mattina alzandoci: svolgere al meglio il nostro lavoro. E non è un problema di presenze o di numero legale, è un problema di altro genere.

Questa è una brutta legislatura, colleghi, è come se fosse già finita, guardiamoci intorno, o quanto meno se non è finita sicuramente sarà una legislatura che non conterà molto, perché siamo noi a volere che sia così affrontando leggi di questo genere, perdendo una giornata per una legge di un articolo che cambia gli orari di apertura dei negozi o per una visione, nei confronti delle problematiche giovanili, tutta rivolta da una parte. Insomma, purtroppo sappiamo, molte volte lo subiamo, che viviamo in una condizione in cui il racconto prevale sulla realtà. Lo ha dimostrato ieri il nostro Presidente della Regione, il cui comportamento un po' offende. Ricordo quanto baccano è stato fatto nella scorsa legislatura per le assenze del presidente Soru. Potremmo comportarci così anche noi, ma mi limito a dire che il problema non è quello di innescare una polemica sulla mancanza del presidente Cappellacci; il problema è la caduta che la sua assenza produce ogni giorno sulla credibilità di quello che noi facciamo, anche rispetto ai suoi doveri. Il Presidente della Regione non è mai qui davanti a noi, ma corre a Roma per sentirsi dire: "Stai tranquillo, hai la nostra fiducia, i problemi interni alla maggioranza sono superabili". E mentre la Sardegna vive una delle agonie occupazionali e sociali più drammatiche, non una parola, non una soluzione, solo l'idea di un racconto che comunque sia prevale sulla realtà. Il futuro evidentemente non interessa!

Io credo che intorno a questa legge, apparentemente innocua, nascano gli elementi di verità, perché, vedete, anche i problemi che sono oggi nella più grande attualità politica, la critica sulla giustizia, sulla magistratura, io non li percepisco nei termini in cui sono stati posti. Ma che cosa possiamo chiedere agli organi istituzionali e costituzionali dello Stato di giusto, di imparziale, di operoso, quando proprio le istituzioni più alte sono quelle che danno l'esempio del lassismo, dell'incuria, dell'irresponsabilità, dell'imperizia? Non mi sto riferendo solo a noi, lo dico in generale. E'chiaro che anche una magistratura che tende a sovrapporsi a questi livelli di decadenza non avrà da parte nostra l'assolvimento, ma tutto questo indica la responsabilità che deve essere recuperata in noi stessi, perché gli altri ci guardano e noi siamo l'unico esempio ragionevole di rettitudine e capacità.

Non vorrei, Presidente, che il Consiglio regionale rappresentasse l'immagine di un treno fermo, sul quale l'élite che decide per davvero scarica ogni giorno il peso morto di leggi inutili, che spesso offrono risposte a domande mai fatte o inesistenti e qualche volta persino impresentabili sotto il profilo della forma. Questo treno è ormai senza alcuna autorità e bisogna che queste riflessioni le facciamo assieme, non perché dobbiamo parlarci addosso, ma perché riguardano ciascuno di noi. Noi, come parte di quel treno, arriveremo al capolinea di questa legislatura e quando ci sentiremo dire: "Non importa se siete di destra o di sinistra perché siete stati inutili, il vostro passaggio non ha lasciato segni, non siete stati tangibili", chi avrà perso di più, noi o voi? Credo che avremo perso entrambi e l'esigenza del riscatto dell'autorevolezza, della credibilità, dell'onorabilità di questa legislatura la possiamo affermare adesso che siamo all'inizio. Dobbiamo avere questa capacità di resistenza, che deve partire da voi, non con le firme di dieci contro tutti gli altri, ma tutti insieme, cercando davvero, al di là degli input che vengono dati dall'alto, di stabilire noi che le decisioni si prendono qui dentro, nell'interesse collettivo, superando i diktat, le imposizioni e cercando di darci uno spessore di qualità, perché quest'Aula, se vuole lavorare, ha la possibilità di dare anche qualità alle proprie leggi.

Questa è l'amarezza del quotidiano. Non c'è un problema di presenze o assenze; il problema è quello che rappresentiamo per chi ci guarda e quello che vorremmo essere. Sinceramente vorrei che le parole che usiamo non fossero più suoni senza un significato durevole, ma rappresentassero la descrizione della nostra responsabilità. E' per questo, onorevole Contu, che la politica è sempre più separata dai valori, ed è separata dai valori anche perché smarriamo quel senso di laicità dello Stato. E allora credo che sia opportuno fermarsi un attimo su questa legge, per riscattarci tutti quanti intorno alla salvaguardia di qualche principio, senza voler andare contro nessuno, ma aiutandoci a capire la complessità dell'abbandono di certe visioni, che è l'esito della secolarizzazione e che può far sì che la Sardegna non rincorra abitudini quotidiane o asservimenti ai poteri ecclesiali. Credo che la Chiesa possa dire tutto, ma non può governare qualcosa che appartiene alla natura dell'uomo, cioè la sua libertà, quella libertà che si individua attraverso il saper cogliere ogni giorno che l'esercizio della libertà è il conseguimento di valori più alti, che sono la giustizia, la solidarietà e anche l'impegno verso gli altri.

Ecco perché suggerirei, e non sarebbe una brutta cosa, di sederci attorno a un tavolo per rivedere meglio questo testo e fare in modo che il Consiglio regionale rappresenti un'istituzione che sta in questo tempo e non oltre il suo stesso tempo, perché saremmo tutti oltre, molto oltre la nostra legittimazione.

PRESIDENTE. Comunico che i colleghi Roberto Capelli, Daniele Cocco e Carlo Sechi sono rientrati dal congedo.

E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Signora Presidente, intervengo per esprimere tutto il mio apprezzamento per il testo unificato che è all'esame dell'Aula e dico subito che gli oratori parrocchiali hanno svolto un ruolo storico e culturale che non è stato di mera aggregazione. Io penso che tutto quello che riguarda un'azione di tipo sociale, di aggregazione, di intervento sui giovani non possa essere classificato e definito in termini pregiudiziali perché c'è di mezzo la Chiesa, il mondo cattolico, nell'ambito di valutazioni differenziate nella comune appartenenza.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue LAI.) Si può citare Giorgio La Pira, ma penso che sia uomo di Chiesa anche Don Lorenzo Milani, per la sua azione di recupero dei ragazzi che non potevano andare a scuola nella campagna toscana, dove non arrivava neppure la corrente elettrica, consentendo di formarsi anche da un punto di vista scolastico. Io mi riconosco in questa visione.

Non è vero, poi, che questa legislatura debba essere definita brutta e triste, soprattutto quando si affrontano momenti come questo che, a mio avviso, presentano elementi di unitarietà, tentativi di dialogo, e non di chiusura pregiudiziale, che penso debbano essere riconosciuti in una legislatura che possiamo definire non dico agli inizi, ma sicuramente in una fase non avanzata.

Naturalmente dico questo con il massimo rispetto, ma sicuro di riconoscere in queste strutture, in queste istituzioni quegli elementi che sono stati per decenni molto importanti nella formazione dei giovani. Dico anche che intere generazioni hanno impiegato in modo proficuo il loro tempo tra attività sportive e di formazione e sviluppo di una vera e propria coscienza etica. Se tutto questo è potuto accadere, a partire dal dopoguerra fino a oggi, è anche perché la pubblica amministrazione e la politica hanno saputo riconoscere tale ruolo. Tutti sanno quanto gli oratori siano stati momento fondamentale di completamento dell'educazione familiare. L'incontro con la società per molti giovani è avvenuto soprattutto negli oratori, senza dimenticare il fatto che per tanti giovani soltanto in questi spazi è stato possibile praticare un'attività sportiva. Sono d'accordo con coloro che sostengono che gli oratori rappresentano il momento dell'ottimismo educativo e se ci si ferma a riflettere, soprattutto coloro tra noi che li hanno frequentati, non può sfuggire quel fondamentale momento di confronto da cui scaturisce il miglioramento della coscienza del rapporto con gli altri, della sensibilità. I giovani non sono più soli davanti a quelle pericolose situazioni e a quegli atteggiamenti che possono condurre sistematicamente a un fenomeno così rilevante come la mortalità scolastica. In un periodo di particolare crisi economica, che è e sarà sempre più anche sociale, la Regione deve dimostrare di saper stare vicino ai propri giovani soprattutto grazie al ruolo insostituibile svolto da tali strutture. La promozione di quelle istituzioni che si fanno carico dei giovani attraverso la creazione di spazi appositi e relative infrastrutture, che hanno un compito di altissima valenza sociale, in quanto capaci di sottrarre tanti giovani al rischio di perdersi per strada e di non credere più nelle istituzioni, è dunque pienamente accolta nel testo di legge che ci apprestiamo a votare. Le strutture e le comunità ecclesiali presenti in Sardegna potranno e dovranno collaborare in ragione proprio di un obiettivo di solidarietà sociale sul quale anche la legge quadro del 2003 è molto chiara. E' di tutto rilievo, dunque, l'articolo 4 che prevede finanziamenti aventi come obiettivo la riqualificazione delle strutture esistenti e la loro valorizzazione attraverso fondamentali strumenti didattici che rappresentano il definitivo completamento dell'offerta formativa garantita dalla scuola pubblica. Pertanto i centri di aggregazione sociale e giovanile devono essere sostenuti soprattutto dalle istituzioni, come questa Assemblea, in quanto è proprio in tali strutture che inizia a maturare un tessuto sociale basato sul confronto democratico delle diversità. Non si devono concepire gli oratori come luoghi sostitutivi della famiglia o della scuola, ma come luoghi complementari, capaci di sottrarre i giovani ai terribili rischi che si configurano nel disagio giovanile così diffuso, spesso in modo subdolo, ingannano i nostri giovani rendendoli dipendenti dall'alcol e dalla droga, con tutte le conseguenze che questo determina, a livello psicologico, per loro stessi e per le famiglie dalle quali provengono. Questa funzione autorevole delle strutture di aggregazione sociale rappresenta un momento centrale in una visione laica di concreta vita sociale per tutti i paesi della Sardegna, che spesso vengono abbandonati proprio in quanto ci si sente più soli e lontani dalle occasioni sociali offerte dalle grandi città.

Infine mi sembrano importantissimi i protocolli d'intesa, nei quali il ruolo attivo svolto dalla Regione permetterà di concretizzare e valorizzare al massimo la funzione strategica di educazione, formazione e aggregazione che svolgeranno tutte queste strutture. E in questa visione laica, senza fare retorica, per quanti riconoscono il valore delle parole e dell'azione del pontefice Giovanni Paolo II, chiudo il mio intervento richiamando quanto egli disse, nel 2001, ai giovani riuniti in piazza San Pietro per la celebrazione della sedicesima giornata della gioventù: "Rilanciate gli oratori, adeguandoli alle esigenze dei tempi, con particolare attenzione per chi è emarginato e attraversa momenti di disagio, o è caduto nelle maglie della devianza e della delinquenza". Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghe e colleghi, non utilizzerò sicuramente tutto il tempo a disposizione, ma penso sia giusto e doveroso intervenire su un tema che può sembrare di parte, come si suol dire - e un po' lo è, a mio avviso - se non facciamo sì che questa legge abbia non la riduttività di una parte, come diceva l'onorevole Uras, ma, con alcuni accorgimenti che mi sembra siano contenuti negli emendamenti presentati, una prospettiva regionale in senso lato, proprio perché accomuna, laddove ce ne siano le condizioni, gli oratori e i centri di aggregazione giovanile di natura prettamente pubblica. Lo dico perché come dirigente di oratorio (peraltro ho avuto l'onore e l'onere di pubblicare un libro sul primo oratorio istituito in Sardegna) ho vissuto in prima persona e conosco perfettamente l'importante funzione che per la gioventù gli oratori hanno svolto e svolgeranno, quindi sono perfettamente cosciente di questo aspetto, non foss'altro perché oggi assistiamo all'isolamento dei giovani. Le tecnologie moderne non fanno che isolare i giovani all'interno di contenitori che spesso danno loro la visione di un mondo virtuale, privandoli di quello che è l'elemento fondamentale della crescita, specie nella fase della preadolescenza e dell'adolescenza, cioè il confronto tra coetanei, che è il primo approccio per capire le capacità di relazione. Chi svolge l'attività di docente credo rilevi tutti i giorni la grave difficoltà in cui versano molti ragazzi, i quali pagano lo scotto anche della nostra società. Spesso le divisioni esistono nelle famiglie, quindi i giovani sono esposti alle relazioni personali già all'interno del proprio nucleo familiare. E poi, pensando alla discussione di ieri sui centri commerciali, che di fatto stanno svuotando i nostri centri storici, mi viene in mente un altro elemento di orientamento e di sicurezza che i giovani stanno perdendo. Prima, infatti, i genitori mandavano i figli da soli nel negozio sotto casa o nei negozi del quartiere, abituandoli così ad autodeterminarsi, ad acquistare sicurezza in sé stessi e a sapersi orientare, tutti aspetti che oggi si vanno perdendo, perché i negozi sotto casa stanno diventando una chimera. Si va tutti al centro commerciale, di cui si ha spesso un'immagine patinata che peraltro non corrisponde alla realtà.

Sono, quindi, assolutamente d'accordo sul fatto che questa legge debba essere varata in quest'Aula, ma per il bene degli stessi oratori credo che dovremmo trovare degli accorgimenti che consentano anche ai comuni di creare dei centri di aggregazione, perché è vero che ci sono parrocchie in tutti i comuni, anche in quelli più piccoli, ma è anche vero che gli oratori localizzati nei grossi centri non sempre riescono a richiamare al loro interno, nei loro spazi, i giovani del paese o della città. Bisogna che anche i comuni, con i loro uffici sociali, con i loro centri di osservazione delle politiche sociali, delle politiche giovanili, possano individuare spazi che non sono serviti dall'ambito oratoriano e, perché no, costituire quegli elementi che possano favorire la frequentazione e quindi il recupero dei ragazzi all'interno di spazi organizzati e condivisi. Peraltro, con questa norma si potrebbe dare ai comuni l'opportunità di recuperare spazi inutilizzati. Quando abbiamo approvato il cosiddetto piano casa abbiamo parlato di un aumento di cubatura delle strutture pubbliche. Molte di queste strutture sono costituite da scuole ormai in disuso, per mancanza di alunni che le frequentino, e si tratta spesso di un patrimonio in decadenza. Io direi che questa norma potrebbe consentire a molti comuni di non far decadere quel patrimonio e di utilizzare quegli spazi come centri di aggregazione per i giovani.

Occorre, quindi, offrire nei nostri comuni più opportunità ai giovani, perché non è vero che tutti amino frequentare gli oratori. Ripeto, ci sono situazioni familiari che non inducono i ragazzi a frequentare la parrocchia, ma li inducono a frequentare piuttosto le sale giochi o, quando sono un po' più grandi, le discoteche da sballo, oppure centri che non li aiutano nella crescita, perché sono luoghi che i ragazzi frequentano individualmente, rapportandosi spesso con la tecnologia, con le macchine, il che li porta ad avere una visione prospettica di sé, ma non del rapporto con gli alttri.

Si può fare un piccolo sforzo, a mio avviso, perché questa possa essere una legge di un governo laico, e lo dice uno che l'oratorio lo ha frequentato per anni, anche in qualità di dirigente, e sa benissimo quanto esso sia importante, avendo vissuto in passato, da cattolico, anche momenti di conflitto con il mondo comunista. Questo lo dico perché stiamo parlando di una realtà importante, che ho difeso e difenderò anche oggi. Però chiedo all'Aula di fare uno sforzo affinché questa legge abbia un respiro più largo, più laico, perché è importante anche per la stessa Chiesa avere dei punti di confronto per evitare che possano emergere situazioni che portano all'affermazione del potere della Chiesa sul potere più generale dello Stato.

Noi abbiamo il dovere, ripeto, di trovare una sintesi, lo dico come dirigente di oratorio che ha frequentato per tanti anni questi centri e ha anche scritto un libro che racconta proprio le vicissitudini tra il mondo laico e quello oratoriano. Si sono trovate sintesi anche per quanto riguarda ambienti che non avevano nulla a che fare con gli oratori, i famosi circoli dei giovani comunisti. Vi farò l'onore di portarvi quel testo e vi renderete conto di quanto i giovani, con la loro mentalità aperta, siano riusciti a dialogare e a interagire tra loro per una società più giusta, perché le battaglie per la giustizia, per la lotta alla povertà, contro la guerra o a favore del Terzo Mondo erano condivise. Credo sia importante che in quest'Aula si colga questa attenzione, per il bene degli oratori stessi, perché nessuno si culli sul fatto che essi possano avere l'esclusiva della formazione giovanile. E' una responsabilità che sento di assumermi come dirigente di oratorio, perché fa bene, ripeto, agli oratori stessi.

Inviterei l'Aula, davvero con pacatezza, a valutare gli emendamenti proposti, che non stravolgono la legge, ma la integrano e possono darle quel tocco di laicità importante per le cose che ha detto chi mi ha preceduto. Possiamo approvare un'altra legge all'unanimità e io lo spero, perché il Consiglio, al di là delle singole posizioni, è impegnato per il bene comune e della Sardegna. Questa sembra una piccola legge, ma credo che sia una legge importantissima, perché incide nella fascia più debole e più esposta della popolazione; una popolazione che subisce in pieno tutte le disorganicità della nostra società, e questo lo pagheremo nell'ambito formativo, nell'ambito sociale e anche sanitario. Questa legge può essere una grande legge di prevenzione, può rappresentare una grande opportunità per il Consiglio regionale. Non limitiamoci a considerare una parte della nostra società; c'è anche la parte laica, che per me è rappresentata dai comuni. Non parlo di altri enti, ma parlo dei comuni, che hanno un patrimonio inestimabile che rischia di decadere. Invogliamoli a recuperarlo e a trasformarlo in spazi di aggregazione organizzati, che possano confrontarsi tra loro e, perché no, lavorare in sinergia con gli oratori. E' un'esperienza che io ho già vissuto. Anch'io sono espressione di una classe politica nata dal confronto tra ambiti diversi e che comunque ha affermato la voglia di combattere per i principi universali che prima sono stati richiamati e che credo valga la pena di porre ancora come orizzonte. Questo orizzonte ci serva per far sì che questo sia un momento legislativo alto, che consenta alle forze migliori della nostra società di guardare oltre e di aiutare un segmento della società molto debole.

Credetemi, chi insegna nelle scuole medie sa benissimo di trovarsi a volte di fronte a ragazzi indifesi, che vivono conflitti interni alle proprie famiglie disgregate, che la sera bighellonano da soli, senza che vi sia un luogo che li aiuti a tornare in una famiglia talvolta monoparentale, a recuperare il calore della famiglia. C'è una casistica enorme a questo proposito e purtroppo questa società sta determinando un ulteriore isolamento della nostra gioventù. Usiamo tutti gli strumenti per fermare questo fenomeno, per sviluppare tutte le opportunità che la nostra società offre, ma attenzione che molte di queste opportunità non fanno altro che emarginare ulteriormente dei giovani già emarginati a causa di quelle situazioni di precarietà e sofferenza che molte famiglie attraversano e a cui la scuola purtroppo non riesce a sopperire, perché è strutturata in base ad ambiti molto rigidi, che non consentono un rapporto diretto con i giovani, che è poi quello più immediato.

Io spesso ai parenti dei ragazzi dico e l'ho detto anche quando l'Assessore dell'assistenza sociale ha visitato la nostra struttura, che resta aperta ventiquattr'ore su ventiquattro: portate il medicamento più importante, perché noi non riusciamo a trovarlo nelle farmacie. Tutti allora mi chiedono quale sia questo medicamento. E' l'affetto, l'affettività, non esiste altro medicamento. Chiunque di noi lo porti, lo porta ventiquattr'ore su ventiquattro. Allora, creiamo quei luoghi di affettività che non provengono solo dall'ambito cristiano religioso, ma provengono dall'uomo, cerchiamo di fare in modo che questa sia davvero una legge di grande prevenzione per la nostra gioventù.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Artizzu, Cossa, Salis, Sanjust e Luciano Uras sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 35 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Artizzu - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Randazzo - Rassu - Salis - Sanjust - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta sino alle ore 19 e 05.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 35, viene ripresa alle ore 19 e 02.)

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis)

Quarta verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Caria e Cocco Daniele sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 55 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.

E' iscritta a parlare la consigliera De Francisci. Ne ha facoltà.

DE FRANCISCI (P.d.L.). Signora Presidente, colleghi, signor Assessore, "aprire un oratorio è come chiudere un carcere", così affermava a metà dell'Ottocento il teologo Leonardo Murialdo, poi diventato santo, nella Torino in piena rivoluzione industriale, una città che soffriva per il degrado e la promiscuità in cui versavano migliaia di minori costretti ad abbandonare la scuola per lavorare nelle officine, senza diritti e con salari ridicoli.

Consentitemi due cenni storici sull'argomento. Avrei voluto evitare di farli per alleggerire la relazione, ma poi l'intervento dell'onorevole Gian Valerio Sanna mi ha convinto che è bene far capire da dove partiamo. Il primo oratorio moderno fu fondato da San Filippo Neri intorno al 1550; nel 1575 papa Gregorio XIII eresse la Congregazione dell'Oratorio; fra il 1802 e il 1808 Santa Maddalena di Canossa fondò le prime case per accoglienza di ragazze da strada di Verona. Sulla scia di San Filippo Neri, nel 1841, nacquero i primi oratori di Don Giovanni Bosco, il cui esempio, come luogo di aggregazione e di formazione, si diffuse in tutta Italia, soprattutto nel Nord industrializzato. L'Arcivescovo di Milano, poi, Andrea Carlo Ferrari, promosse la creazione di oratori maschili e femminili in tutte le parrocchie. Il 16 luglio del 2002, siamo a tempi recenti, il Parlamento nazionale ha approvato una legge che riconosce e sostiene la funzione sociale degli oratori.

Le attività in oratorio sono principalmente pastorali e di catechesi, quindi essenzialmente educativo-religiose, affiancate ad altre attività ludiche, quali la musica, il teatro, il volontariato, per impegnare il tempo libero, e altre iniziative ricreative e di sana socializzazione, il tutto sotto la vigile attenzione degli animatori laici o religiosi, spesso formatisi nelle scuole per educatori gestite da associazioni e movimenti. Non di rado con la formazione religiosa e le attività ricreative gli animatori e i volontari accompagnano i bambini e i ragazzi alla formazione scolastica, sostenendoli nello studio e nei compiti per casa, concetto peraltro già richiamato dai colleghi che mi hanno preceduto.

Vivace e interessante in oratorio è il periodo estivo, quando l'associazione organizza le vacanze attraverso i campi scuola, veri e propri campeggi in tenda e in località di vacanza, dove i ragazzi imparano la convivenza ventiquattr'ore su ventiquattro. Credo che per tanti di noi le prime vere vacanze estive, senza la presenza dei genitori, siano avvenute proprio in uno dei tantissimi campi scuola organizzati direttamente dalle parrocchie o dalle organizzazioni diocesane o nazionali. Negli oratori più completi è richiesta anche la presenza dei genitori, i quali non solo affiancano l'azione di coordinamento degli educatori e dei volontari, ma, a loro volta si formano nel rapporto con i ragazzi, che siano o no i propri figli, e acquisiscono la possibilità di iniziare una storia di amicizia con altri genitori. Sempre più spesso, in questo modo, nascono iniziative di vacanza tra i nuclei familiari che partecipano all'attività dell'oratorio.

Tutta questa premessa per dire che il testo di legge unificato che stiamo discutendo oggi va inquadrato in un contesto sociale nel quale purtroppo non riescono più a convivere assieme il mondo giovanile e quello degli adulti. Mi spiace che non sia in aula l'onorevole Uras, che faceva riferimento al fatto che in Sardegna, probabilmente, oggi c'è meno bisogno degli oratori che nel passato. Non sono d'accordo. Due "isole", il mondo giovanile e quello degli adulti, che non si riconoscono a vicenda e che purtroppo lasciano nel loro cammino tante vittime, in tutti i sensi, anche in Sardegna. L'età del primo approccio all'alcol avviene attorno ai 12-13 anni, il primo approccio agli stupefacenti verso i 14-15 anni, con una tendenza a spostarsi sempre più verso l'età più giovane, richiamo fatto anche dagli onorevoli Cuccu, Agus e Lai.

Ai nostri figli abbiamo dato tutto, ma in questo modo abbiamo leso i loro anticorpi psicologici, non permettendo che essi si formino con le regole, con i no, diventando ospiti di un mondo già fatto che non hanno contribuito a costruire. Infatti costruire è faticoso, ma regala soddisfazione; costruire un rapporto d'amore è il senso stesso dell'amore. L'adolescente vive meglio in gruppo, perché da solo o non ce la fa o crede di non farcela. Per venire incontro alla formazione e all'educazione dei nostri adolescenti e giovani, per prevenire e contrastare il disagio giovanile, già richiamato nei precedenti interventi, gli oratori e gli enti che svolgono attività similari rappresentano oggi, come nel passato, un momento di aggregazione e di crescita sociale. Gli oratori non sono uno spazio a cui si accede perché si è iscritti o si partecipa a un'iniziativa, sono invece i luoghi dove i giovani vivono momenti molto importanti della loro vita, perché scoprono cos'è la dimensione comunitaria, conoscono la solidarietà, sviluppano le loro capacità culturali, intraprendono un cammino di fede, ma con esso anche un cammino sociale che implica rispetto per gli altri e sviluppo del senso civico. Direi che questo è estremamente importante. Bisogna anche tener presenti i grandi cambiamenti che sta subendo la nostra società. Anche a causa delle nuove immigrazioni, sempre più spesso gli oratori, al pari della scuola, concorrono all'integrazione degli stranieri di prima e seconda generazione. Per questo possiamo dire, senza tema di smentita, che un oratorio, ma anche un centro di aggregazione sociale non essenzialmente di natura religiosa, ha la capacità di ridurre le aree del disagio sociale valorizzando la capacità degli individui, diffondendo il cosiddetto volontariato virtuale e nel contempo sostenendo le famiglie nel progetto educativo.

Autorevole e alta si è levata la voce di Papa Giovanni Paolo II quando, il 18 gennaio 2001, parlando della valorizzazione delle strutture pubbliche di aggregazione sociale ha richiamato l'attenzione degli amministratori locali sull'educazione dei ragazzi facendo un esplicito riferimento agli oratori. Negli oratori, infatti, si è formata l'Italia. Gli oratori non sono mai stati posti chiusi e inaccoglienti. Al contrario, l'oratorio non fa differenze tra classi sociali e oggi diciamo anche fra razze, e questo già dalle sue origini. Il sindaco comunista Peppone, per dirla con i racconti di Giovannino Guareschi, mandava i figli all'oratorio di don Camillo, tanto per fare un po' di analisi e storia del cinema. Quando gli oratori per diversi motivi hanno rallentato la loro opera, non coinvolgendo più come una volta, hanno preso vitalità i centri sociali quali luoghi non solo di aggregazione e di formazione, ma soprattutto di contestazione, di controinformazione, di occupazione, assumendo sempre più atteggiamenti non sempre volti alla pacificazione sociale quanto intrisi di mero e vacuo pacifismo unilaterale.

Sostengo che i veri luoghi di aggregazione sono sempre un fatto positivo e, per dirla con don Pierino Gelmini, citato anche dal collega Renato Lai, affermo che "è urgente aprire le porte dei luoghi chiusi, diamo luce alle nostre piazze affinché non siano angoli bui dove si faccia soltanto spaccio di droga o di pasticche più o meno allucinogene, in un parossismo di musiche techno che non credo siano quelle che fanno crescere i nostri ragazzi". Questo non l'ho detto io, lo diceva don Gelmini. Oggi, invece, i ragazzi sono sempre più abbandonati a sé stessi nelle strade o nelle piazze delle nostre cittadine, dove, lì sì, vanno a cercarsi gli angoli bui, come dice don Gelmini.

Per questo credo che tutti noi, tutti coloro che non hanno una cappa ideologica preclusiva dovrebbero trovare motivo di orgoglio per una legge che si pone l'obiettivo di sostenere l'aggregazione di giovani attorno a un motivo comune, vale a dire dare ai nostri giovani un luogo e una compagnia di persone che si appassionano alla sua vita e al suo destino. Intendo peraltro richiamare il fatto che non basta che l'organizzazione metta a disposizione locali e luoghi di aggregazione, che mi sembra la cosa più facile da fare. A volte la concessione di soli locali, senza la presenza di adulti maturi, educatori consapevoli e capaci di guidare la crescita di un ragazzo, rischia di diventare l'occasione dove bande di giovani si incontrano e si scontrano. Per questo con la legge che stiamo discutendo vogliamo valorizzare i luoghi di aggregazione in cui opera il volontariato italiano, composto quasi essenzialmente da gente che ha voluto dare il meglio di sé in un ambito, in un settore dove spesso anche la scuola ha fallito nei suoi compiti educativi e formativi. Credo che la politica e i politici debbano rivedere la positività di una proposta anche quando questa è fatta dalla controparte, ma non è questo il caso, visto che il testo in discussione è una sintesi di tre proposte di legge di segno diverso.

Se l'esperienza oratoriale è nata in un ambiente ben identificabile, cioè all'interno di un'esperienza di vita cristiana, questa legge, nel vero spirito laico dell'azione politica e amministrativa, intende valorizzare e sostenere i luoghi di aggregazione di tutte le confessioni religiose che svolgono attività di oratorio o similari, a condizione che abbiano stipulato intese con lo Stato italiano, ai sensi dell'articolo 8, comma 3, della Costituzione, e che mostrino chiarezza di impostazione e un progetto educativo basato sui valori comuni volti alla pace sociale, ai diritti dell'uomo e del cittadino, esigenza particolarmente necessaria oggi viste le tante istigazioni all'odio che si proclamano in altri ambienti più o meno religiosi, più o meno faziosi e integralisti.

Per questo affermo: ben venga qualunque luogo che sia offerto da chi ha a cuore il destino dei nostri giovani; ben vengano questi luoghi dove i ragazzi possano crescere e discutere, perché comunque saranno luoghi che li terranno al riparo dall'abbandono, dalla solitudine, dall'incitamento a costituirsi in bande dove soltanto l'odio e l'aggressione verso l'altro, spesso verso il più debole, si esplicitano. Nei luoghi come gli oratori può nascere la volontà di aggregazione finalizzata al bene personale, comunitario e sociale. Ciò sta a significare che il giovane vuole sentirsi utile nella consapevolezza di sentirsi interessato a imparare che per diventare cittadini occorrono anche sacrificio e spirito sociale, impara e matura la concezione dell'unione dell'uomo con l'uomo, con la possibilità che tutti crescano insieme verso il bene comune. Perciò, ripeto, questa legge ha come obiettivo quello di valorizzare la funzione educativa dei giovani promossa dagli oratori, che anche a livello nazionale, prima della legge approvata dal Parlamento italiano, avevano ricevuto solo riconoscimenti parziali, prevalentemente a carattere fiscale, quando si riconoscevano affiliati a un ente morale quale, ad esempio, l'ANSPI, ossia l'Associazione nazionale San Paolo Italia.

Con questa legge intendiamo favorire una nuova collaborazione della Regione con le diocesi e non e avviare un progetto che preveda il potenziamento dell'attività degli oratori. Vogliamo recuperare questa funzione educativa venuta meno sia in campo religioso sia in un contesto prettamente laico, quale ad esempio la scuola, struttura anch'essa - ma ne abbiamo parlato qualche seduta fa - che a causa dei cambiamenti sociali ha purtroppo abdicato a questo compito che è stato recepito da altre realtà sicuramente meno affidabili.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, oggi trattiamo un tema a dir poco sensibile, al quale dovremmo prestare molta attenzione, direi la massima attenzione, avendo riguardo per la laicità delle istituzioni. Io ho l'impressione, almeno giudicando - mi scuso se mi permetto questo giudizio - gli interventi dei colleghi della maggioranza, nessuno escluso, che da parte vostra ci sia proprio… Ho sentito molte citazioni oggi, io voglio fare una citazione laica, cito cioè un grande scrittore contemporaneo che ha scritto un libro bellissimo intitolato "Cecità". Invito chi non lo conoscesse a leggerlo, perché...

PITTALIS (P.d.L.). Chi è, un oculista?

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Potrei ironizzare sulle citazioni vostre!

PITTALIS (P.d.L.). E' una battuta!

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Esatto. Potrei ironizzare sulle citazioni vostre, non lo faccio perché dimostrerei, come voi, di non sapermi sollevare di due millimetri da terra, ma ognuno vola all'altezza alla quale decide di volare, abbiate pazienza!

(Interruzioni)

Io accetto tutte le interlocuzioni, le provocazioni, le sollecitazioni. Mi conosci, Pietro, non è questo il problema e rinuncio anche a questi trenta o quaranta secondi che ho perso, non chiedo ovviamente di recuperarli, anche perché non utilizzerò tutto il tempo a mia disposizione. Ho paura, però, che la discussione odierna, che non so se finirà oggi o proseguirà martedì, sia nata con un pregiudizio. Il pregiudizio è che da parte della maggioranza attraverso questa legge si vogliano introdurre, non so quanto consapevolmente, elementi di divisione e separatezza, tra l'altro verso una fascia molto delicata ed esposta, che è quella dei giovani.

Ora io mi rendo conto che in base al prodotto della cultura che noi rappresentiamo siamo portati, ovviamente, a pensare che noi esprimiamo il meglio sotto tutti gli aspetti. E questo ci autorizza, probabilmente anche in buona fede, non dubito di questo, a pensare che il nostro credo sia quello che deve andar bene per tutti, che è quanto di meglio possa offrire questa società. Ecco, io rifuggo dal pensare questo, eppure anch'io, come tanti di voi, ho delle convinzioni molto forti, ma questo non mi ha mai autorizzato a pensare che la mia cultura, la mia estrazione politica, i miei obiettivi, la mia natura mi consentissero di imporre ad altri le mie convinzioni, in particolare a chi non la pensa come me. Credo che questo esercizio sia sempre sbagliato, ma sia profondamente sbagliato quando si rivolge a una fascia di età che non ha gli strumenti sufficienti per capire e per difendersi. Badate, non si è buoni monitori quando si impone una certa cultura. Io credo che si sia buoni monitori quando si danno gli strumenti, in particolare ai ragazzi, per formarsi una cultura, per rendersi indipendenti, innanzitutto intellettualmente, perché quello che forma una persona e la rende libera è la cultura, ma non rende liberi una cultura che orienti solo e soltanto in una direzione.

Attenzione, questo è un tema molto delicato, però vedo in merito, spero di sbagliarmi, un approccio del tutto sbagliato. E' una mia personalissima opinione. Io sono un neofita in questo Consiglio, come alcuni altri consiglieri, e probabilmente questa condizione mi fa vivere ancora oggi con una certa passione e anche con un certo radicalismo il mio impegno in quest'Aula. Forse è per questo che mi appassiono un pochino e che non ritengo che questa sia una discussione inutile, una discussione banale. Stiamo discutendo di una legge che, se licenziata da quest'Aula, aprirà, ripeto, una condizione che io ritengo pericolosa. Credo che nessuno debba assumersi questa responsabilità, perché non sarà responsabilità, ma sarà presunzione; presunzione che si trasforma in tracotanza e in prepotenza nello scegliere e nell'imporre i soli oratori come lo strumento, il luogo in cui si svolgono le funzioni che sono richiamate in questa legge.

Vi prego di riflettere, lo faccio sommessamente, con grande rispetto di tutte le opinioni, nessuna esclusa, in particolare di quelle che convergono e sono diametralmente opposte alle mie. Vedete, diversamente dall'onorevole Gian Valerio Sanna, io non sono cattolico, ma ciò non mi ha mai impedito - tanto meno oggi che capisco qualcosa di più di quanto capivo sino all'altro ieri - di riconoscere il ruolo storico straordinario che hanno avuto i cattolici nella formazione di questo Paese. Sono stati citati i padri fondatori di questa Repubblica, i quali, a stragrande maggioranza, erano di astrazione cattolica. Eppure quei padri fondatori, in un momento in cui era più facile dividersi tra cattolici e non cattolici, in cui c'era chi mangiava i bambini e chi li tutelava, hanno licenziato un testo che è geloso della laicità dello Stato.

Io vorrei richiamare tutti noi al fatto che rappresentiamo un pezzo importante di questo Stato; siamo componenti della massima istituzione di questa regione e ci apprestiamo a legiferare su una materia, ripeto, molto delicata perché attiene al ruolo di soggetti che hanno il compito di aggregare, di formare ed educare, così come recita il testo di questo progetto di legge. Allora credo che sia dovere di tutti noi, proprio perché ci rivolgiamo a una categoria di persone esposte che hanno l'età che hanno, dare a queste persone tutti gli strumenti possibili. Non dobbiamo, ripeto, trasferire loro una monocultura che non serve a nessuno, perché quando si forza in questa direzione si rischia di ottenere un risultato opposto, però insisto su questo semplicemente per dirvi: attenzione, prima o poi ci potrà essere una risposta pari e contraria. C'è, in effetti, una situazione di questo tipo e mi dispiace che in alcune parti di questi banchi quello che sto dicendo susciti una certa ilarità. Non mi aspettavo di suscitare ilarità, però mi rendo conto che è una responsabilità soltanto mia.

Voi presentate una proposta di legge volta a valorizzare e riconoscere, come dicevo, la funzione sociale ed educativa degli oratori. Davvero, io vorrei chiedervi, lo chiedo in particolare a chi interverrà d'ora innanzi, di riflettere, perché in una società articolata come la nostra, la ricchezza di questo Paese è anche quella di far convivere culture diverse. Badate, non c'è nessun Paese oggi, se non quelli volgari, quelli che ricorrono alle armi, che voglia far prevalere le proprie ragioni sempre e comunque. Un Paese è forte se riesce a interloquire con gli altri; un popolo è forte se riesce a interloquire con gli altri, se riesce a esaltare la propria cultura facendola incontrare con quella degli altri. E se riusciamo a far incontrare culture diverse riusciamo a mettere in essere traffici commerciali e tante altre cose che da ciò derivano.

Allora, nel piccolo noi stiamo facendo l'esatto contrario. Ma che segnale diamo ai giovani? L'unica cosa che la massima Assemblea elettiva riesce a fare è individuare come unico strumento gli oratori, per i quali ho grande rispetto, non è un caso che la stessa nostra proposta di legge enucleasse due tipologie: i centri di aggregazione sociale, che risiedono negli enti locali...

(Interruzione)

No, non ci sono! Non ci sono! Io ho letto il testo e non ci sono. Per cortesia, tutti sappiamo leggere! Non ci sono!

Allora, io insisto su questo: siete davvero convinti di offrire un servizio al meglio individuando gli oratori come l'unico strumento, l'unico luogo in cui si fa aggregazione, formazione ed educazione? Io vi inviterei a fermarvi un attimo. So bene che questi appelli cadono nel vuoto. Siete convinti di quanto dicevo all'inizio, bontà vostra! Fossi in voi, non perché lo faccio io, credo lo faremo in tanti, ma, badate, potrebbe anche non farlo nessuno di noi, il buon senso e la consapevolezza di essere espressione di un'istituzione laica mi indurrebbero ad assumere comportamenti rispettosi di questa laicità.

Non capisco davvero perché ci sia la volontà da parte vostra di perseguire un obiettivo di questa natura, oppure si capisce perfettamente, basta leggere attentamente la relazione e l'articolato del testo di legge, laddove si dice che si faranno convenzioni, che il sostegno passa attraverso protocolli con la Conferenza episcopale sarda, eccetera. Davvero io mi appello anche alla Presidenza del Consiglio. Chiaramente noi non abbiamo il Regolamento della Camera, in base al quale il Presidente della Repubblica può rinviare un provvedimento, però la prego, Presidente, di fare una valutazione attenta, so che l'avrà già fatto, tenendo conto anche delle osservazioni dell'opposizione. Lei, Presidente, rappresenta anche l'opposizione, è il Presidente di tutto il Consiglio regionale e io la prego di leggere attentamente questo testo di legge e di valutare, qualora fosse licenziato da quest'Aula, se la prossima settimana potrà dire di aver concorso a licenziare una legge che mette sullo stesso piano tutti e garantisce a tutte le culture pari opportunità. Così non sarà se si licenzierà questa legge. Allora insisto, fermiamoci un attimo, rimandiamo il testo in Commissione.

Noi abbiamo, ripeto, l'umiltà e la modestia di tener conto anche di altre posizioni. Faccio un esempio banalissimo: negli istituti delle scuole medie superiori l'ora di religione non è più obbligatoria, eppure non c'è istituto che non si sia organizzato per non lasciare in strada il ragazzo o la ragazza che non partecipa alle lezioni di religione. Ciò vuol dire che la scuola pubblica di questo Paese certamente prevede l'insegnamento della religione cattolica, ma accetta anche il fatto che uno studente possa non volerne usufruire e si organizza per offrire comunque delle alternative a quel ragazzo o a quella ragazza che non partecipa alla lezione di religione. Non capisco perché invece voi non solo non vi ponete questa preoccupazione, ma vi apprestate a licenziare una legge che fa l'esatto contrario.

Davvero non comprendo perché in Commissione non si sia tenuto conto di quanto dice la proposta di legge presentata da alcuni consiglieri regionali del centrosinistra, di cui è primo firmatario il collega Cuccu, se non ricordo male, e cioè: "A tal fine l'amministrazione regionale riconosce e sostiene la funzione dei centri di aggregazione sociale presenti negli enti locali e gli oratori". Prevede gli uni e gli altri. Mi volete spiegare, uno di voi mi vuole spiegare perché non si sia tenuto conto di una proposta di legge che prevede la responsabilizzazione dei centri di aggregazione e degli oratori, che tra l'altro, come ricordava l'onorevole Agus, hanno dalla loro il fatto di aver favorito un incontro tra due esperienze che ha prodotto risultati importanti? La stessa onorevole De Francisci citava il fatto che i figli di Peppone andavano all'oratorio di don Camillo. Cara Simona - permettimi di darti del tu in quest'Aula - evidentemente quei due negli anni '50 erano più avanti di quanto non lo siate voi nel 2010! E' questa la risposta.

Allora io chiedo alla Presidente e a voi, colleghi della maggioranza, che avete cassato in Commissione una parte della nostra proposta di legge che, ripeto, individuava gli uni e gli altri soggetti, di non procedere a testa bassa, perché quando si procede a testa bassa talvolta qualche muro fragile si sfonda, ma non si ha la possibilità di guardare lontano, di avere uno sguardo in prospettiva. Voi oggi state dimostrando, mi dispiace per voi, ma anche per me, di non avere un minimo di prospettiva.

PRESIDENTE. Onorevole Diana, non rientra nelle prerogative del Presidente quella di sostituirsi all'Aula e decidere sul rinvio in Commissione. In questa fase è invece nella facoltà di cinque consiglieri di un Gruppo o del suo Presidente proporre una questione sospensiva, appunto per il rinvio del testo in Commissione, e solo l'Aula può decidere in merito.

E' iscritto a parlare il consigliere Stochino. Ne ha facoltà.

STOCHINO (P.d.L.). Colleghe e colleghi, a differenza dell'onorevole Gian Valerio Sanna io voterò con convinzione questa legge, perché credo che fosse doveroso da parte della Regione Sardegna legiferare in materia di oratori parrocchiali, come hanno già fatto, lo voglio ricordare, altre cinque Regioni.

Devo ammettere che nell'ascoltare l'intervento dell'onorevole De Francisci sono un po' tornato alle origini. Infatti io sono un ex allievo salesiano e sentire la collega parlare della creazione dei primi oratori, avvenuta nel 1550, mi ha ricordato i giorni in cui negli oratori salesiani si facevano i quiz. Sono bei ricordi, ma debbo anche dire, onorevole Giampaolo Diana, che gli oratori salesiani a cui si ispira questa legge erano aperti a tutti, ai giovani di fede cattolica, ma anche a chi non era cattolico. Proprio a Lanusei gli oratori salesiani erano frequentati anche da persone sicuramente non cattoliche, che partecipavano alle attività ludiche, ma non alla formazione cattolica o alla preghiera. La parola oratorio proviene dal latino orare, che vuol dire pregare, quindi il momento della preghiera non poteva essere condiviso da tutti. Voglio anche sottolineare che gli oratori, allora come oggi e come sarà domani, possono essere frequentati da chiunque lo voglia, a differenza delle scuole - faccio un inciso -, dove docenti della vostra appartenenza politica insegnano materie scolastiche e anche materie politiche. Quando frequentavo l'Istituto tecnico per geometri di Nuoro (l'altro istituto per geometri più vicino era a Muravera, ma purtroppo per mancanza di adeguati collegamenti viari non potei scegliere quella sede) ero costretto a sentire insegnanti non di fede cattolica parlare di cose che non mi interessavano, perché ero lì per studiare altro. Questo ci tengo a precisarlo, perché credo che da voi non debba venire nessuna predica, dato che siete i primi a imporre le vostre opinioni e a non essere democratici. Credo, però, che tutte queste cose debbano essere messe da parte e si debba parlare d'altro.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Siete chi?

STOCHINO (P.d.L.). Onorevole Diana, non riesco a sentirla perché mi fanno male le orecchie!

Vi vorrei anche dire, colleghi dell'opposizione, che alcuni emendamenti che avete presentato possono essere presi in considerazione. L'emendamento numero 10 all'articolo 4, presentato dagli onorevoli Cuccu, Bruno, Caria ed Espa, secondo me potrebbe essere accolto, perché riguarda la costruzione di nuove strutture, campi e quant'altro. Ma, come vi è stato già detto, onorevole Diana, se vogliamo parlare di centri di aggregazione giovanile noi siamo disponibili a discutere una vostra proposta di legge in Commissione e in Aula. Quindi credo che da parte dell'attuale maggioranza non ci sia nessuna preclusione, ma da neofita di questo Consiglio regionale non riesco a capire le vostre posizioni, dal momento che mi si dice che questo testo di legge in Commissione è stato approvato all'unanimità. Avrò il piacere di sapere se erano presenti anche i componenti dell'opposizione. Forse il Presidente della Commissione lo può confermare. C'era anche l'opposizione, Presidente?

CONTU FELICE (U.D.C.). Certo!

STOCHINO (P.d.L.). Quindi è stato votato anche da componenti del P.D., il che rimarca le divergenze che ancora una volta vi sono tra voi e che vi portano ad avanzare solo critiche nei confronti di una maggioranza che sta legiferando per il bene comune, a prescindere da tutti e da tutto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

               ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signori Assessori, colleghi, nell'esaminare il testo di legge unificato, con la relazione introduttiva della settima Commissione, e i testi delle tre proposte di legge che sono state appunto accorpate, fin dal titolo, che fa riferimento alla funzione sociale degli oratori, mi è venuto il dubbio che oggi nella società italiana, nel Paese, le questioni giovanili, i problemi relativi ai giovani e la capacità di dare risposte siano gli stessi del periodo liberale citato dall'onorevole De Francisci. Ho il dubbio che gli strumenti che venivano utilizzati due secoli fa e per tutto il secolo scorso, o almeno per una parte di esso, siano gli stessi identici strumenti capaci di dare oggi risposta alle esigenze che voi richiamate nella relazione al testo, che sono l'emarginazione sociale, le devianze, le problematiche giovanili, la mancanza di equilibrio, l'abuso di alcol, la tossicodipendenza. Mi domando se gli oratori - e l'assessore Liori in questo ci può sicuramente venire incontro - siano le strutture che riescono oggi a meglio offrire una panoramica di quelle che sono le problematiche del mondo giovanile, e purtroppo non solo del mondo giovanile, perché alcuni di questi fenomeni colpiscono anche persone di età più avanzata. Ci sono persone per le quali queste strutture non costituiscono sicuramente un luogo di prevenzione, perché anche nella relazione si dice che per problematiche di una certa natura non ci può essere prevenzione. Allora l'intenzione dei proponenti il testo di legge è quella di intervenire rispetto a problemi che si sono già manifestati? E i servizi sociali dei comuni, lo stesso Assessorato che lei governa, assessore Liori, rispetto a problematiche come l'alcolismo e la tossicodipendenza hanno strumenti, professionalità, capacità, presenza capillare sul territorio tali da consentir loro di intervenire, di fornire dati certi, addirittura di fare una cronologia dell'evolversi del fenomeno nell'arco degli anni, se non dei decenni? Questa parte dell'amministrazione pubblica ha sicuramente migliori strumenti, migliori capacità, maggiori risorse per andare incontro ai giovani. Perché lo dico? Perché - ne parlavo anche con dei colleghi - se l'oratorio fosse inteso come soggetto che sopperisce alle carenze del pubblico, laddove gli enti locali hanno difficoltà, ad esempio, a creare luoghi di aggregazione in cui i giovani possano svolgere attività sportive, questo testo sarebbe condivisibile. Può capitare, infatti, che tanti comuni della Sardegna siano sprovvisti di impianti sportivi e invece gli oratori abbiano spazi idonei a favorire momenti di aggregazione dei giovani. In questa direzione credo che tutti potremmo condividere il testo di legge in esame. Se invece si vuole intervenire su determinati fenomeni ci sarebbe bisogno di mettere insieme le conoscenze dell'Università, dell'Assessorato guidato dall'assessore Liori e dei servizi sociali dei comuni. Insomma occorrono altri strumenti per affrontare un tipo di disagio che secondo voi gli oratori sono in grado di affrontare. Io sfido l'assessore Liori a dirci se, rispetto alla sanità pubblica, rispetto a tutti i servizi di cui si è dotata l'amministrazione pubblica nel secolo scorso e all'inizio di questo, gli oratori sono in grado di supplire o superare l'amministrazione pubblica in termini di capacità, conoscenze e professionalità per quanto riguarda questi aspetti che voi dite essere fondamentali.
   
               Questi strumenti, a parer mio, sono datati. Tutti gli indicatori ci dicono che i fenomeni di devianza giovanile sono minori laddove i giovani frequentano la scuola, ricevono un'istruzione adeguata rispetto alle capacità e alle competenze che oggi il Paese richiede e alle sfide in cui i giovani concorrono con altri giovani in campo europeo. Insomma, mi chiedo se non sia da ripensare persino il ruolo della famiglia, dal momento che il 97 per cento dei casi di violenza sulle donne (sono le donne, infatti, che subiscono violenza; è raro che venga violentato un uomo) avviene nell'ambito domestico e solo il 3 per cento al di fuori. Ritengo che nella società odierna ci siano tante e tali dinamiche complesse che difficilmente gli oratori sono in grado di affrontare quei punti che voi dite essere fondamentali per il recupero dei giovani. Mi chiedo se non siano da ricercare nell'abbandono della scuola o nella difficoltà di trovare lavoro le cause dell'emarginazione sociale di tanti giovani e se non si debba, insomma, dare speranza e fiducia ai giovani sul fatto che sarà possibile costruire per loro un percorso d'inserimento nella società attraverso il lavoro.
   
               Dalla lettura della relazione di accompagnamento si coglie la ratio di questa legge: erogare finanziamenti alle confessioni religiose, affinché possano disporre di strutture, uomini e mezzi, e destinati al riadattamento e alla riqualificazione delle strutture esistenti, all'acquisto di arredamenti, attrezzature e strumenti didattici volti alla realizzazione di percorsi di recupero a favore di soggetti a rischio. Questa è soltanto una duplicazione di servizi sociali. Non sarebbe meglio rafforzare la funzione di aggregazione degli oratori nell'ambito delle attività culturali, sportive e ricreative, laddove il pubblico non può svolgere questo ruolo proprio perché non dispone di spazi adeguati? Mi pare, però, che per poter fare ciò che è scritto nel testo di legge, cioè per affrontare problematiche giovanili come le devianze, il recupero o l'integrazione ci sarebbe bisogno di tutt'altri strumenti. Penso che ciò che si sta prevedendo non sia sufficiente e che non si stia andando nella direzione giusta. Mi pare chiaro che si tratta dell'ennesimo regalo "a prescindere" - avrebbe detto Totò - alla Chiesa cattolica, non perché si realizzino cose buone, non perché vengano aiutati gli oratori di periferia, quelli che più lavorano a contatto con le vere problematiche dell'ambito giovanile, ma semplicemente per dare appunto un po' di soldi, magari per ristrutturare qualche struttura e basta. Tant'è che la legge è stata perfino peggiorata. Sempre nella relazione leggo che il testo si differenzia sia perché non annovera tra i destinatari della proposta i centri di aggregazione giovanile degli enti locali e di altri soggetti pubblici, sia in quanto semplifica notevolmente le modalità e i criteri di finanziamento delle confessioni religiose. E' scritto qui, non c'è da inventarsi nulla!
   
               Allora, lo Stato è laico e io capisco che per qualcuno Parigi val bene una messa, ma per noi neanche Bacu Abis vale una messa! Stiamo parlando di cose completamente diverse: una cosa sono i fatti di coscienza, altra cosa è l'amministrazione pubblica. Io preferirei che i finanziamenti andassero nella direzione che ho indicato e per rafforzare gli strumenti di cui già si è dotato l'Assessorato responsabile delle politiche sanitarie nella nostra regione, strumenti che i comuni chiedono per poter integrare i servizi sociali nel loro territorio. Se si vogliono creare luoghi di aggregazione si faccia un monitoraggio dei paesi dove sono presenti gli oratori e sono invece assenti strutture pubbliche idonee a favorire momenti di aggregazione, ricreativi e culturali e si destinino lì le risorse. Se invece si vogliono finanziare gli oratori di Cagliari, nonostante la presenza di strutture comunali preposte alla cura, all'assistenza e al recupero dei giovani in stato di devianza o emarginazione sociale e nonostante vi siano strutture sportive in tutti i quartieri della città, o in quasi tutti, io non sono d'accordo. Ma laddove queste strutture non sono presenti gli oratori non sono certamente in grado di colmare questa assenza.
   
               Mi pare, insomma, che la legge non vada in questa direzione, stando alle finalità che hanno dichiarato coloro che hanno indicato le risorse e definito i criteri per erogarle, come quella di affrontare i problemi dell'alcolismo e delle tossicodipendenze in ambito giovanile. Vedremo dai dati quanti tossicodipendenti verranno recuperati attraverso questa legge e quanti metri cubi in più saranno invece edificati negli oratori, appunto nell'ambito della ristrutturazione e realizzazione di nuove pertinenze degli oratori esistenti.
   
               Mi limito a queste considerazioni perché realmente credo che saremmo potuti andare nella direzione che ho indicato, sostenendo sia gli oratori sia i luoghi di aggregazione diversi da quelli gestiti dalle confessioni religiose. Se la finalità fosse quella indicata nella legge forse faremmo meglio a dare maggiori risorse alla scuola pubblica, a dare opportunità di lavoro ai giovani sardi e a rafforzare le strutture già esistenti che fanno capo all'Assessorato competente per materia. Grazie.
   

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariano Contu. Ne ha facoltà.

CONTU MARIANO (P.d.L.). Signora Presidente, signori Assessori, colleghi del Consiglio, è in corso la discussione generale di un testo di legge unificato, il che ci fa comprendere che in Commissione è stato svolto un lavoro di sintesi su un tema che ritengo abbia una valenza anche storica, quello cioè del sostegno agli oratori da parte della pubblica amministrazione.

Credo che tra le tante citazioni che sono state fatte ci si sia dimenticati di chi per primo iniziò questo tipo di attività in Italia. Mi riferisco a San Filippo Neri, che fin dal 1500 diede agli oratori un'impronta salvifica rispetto ai giovani che di sicuro non avevano, contrariamente a quanto accade nella società odierna, grandi possibilità di inserirsi in un sistema sociale che sicuramente non valorizzava il tempo libero e non ne concedeva neanche ai bambini. In quel periodo, infatti, anche i bambini venivano avviati fin dalla più tenera età verso qualsiasi tipo di lavoro che potesse dare sostegno all'economia familiare. Di sicuro la svolta importante è avvenuta nell'Ottocento, grazie a persone che si sono dedicate alla creazione di centri di aggregazione sociale, dove i ragazzi potessero relazionarsi tra loro, soddisfare dei bisogni e talvolta persino coronare i loro sogni. Questi centri hanno svolto la loro attività più o meno fino agli anni '70. Quanti di noi non annoverano tra le loro esperienze giovanili la frequentazione degli oratori? Quante nostre comunità hanno avuto la fortuna di poter creare nelle parrocchie dei centri oratoriali? Quanti tra coloro che hanno frequentato gli oratori hanno avuto la possibilità di esprimersi in una qualsiasi attività svolta all'interno di queste strutture? Mi riferisco ad attività attinenti allo sport, alla cultura, all'arte, alla musica e a tante altre attività che si sono sempre sviluppate all'interno degli oratori.

Voglio anche ricordare a tanti di noi che l'hanno evidentemente dimenticato che anche i primi corsi di alfabetizzazione nel dopoguerra erano tenuti negli oratori. Quanta cultura è stata offerta, quante persone hanno imparato a leggere e a scrivere frequentando nelle ore serali gli oratori! Forse ci siamo dimenticati che negli oratori non si entrava con la tessera del partito! Forse ci siamo dimenticati che con la tessera si entrava nelle sezioni di partito! Forse ci siamo dimenticati che queste esperienze non erano tra loro contrapposte, ma creavano all'interno delle comunità possibilità di confronto, di dialogo e di crescita culturale per le giovani generazioni.

Io credo che lo spirito di questa legge, colleghi, non sia quello di sfuggire a uno di quei principi sui quali si fonda la laicità dello Stato e delle istituzioni. Credo che si voglia creare un'alternativa nella nostra società al senso di abbandono che i nostri giovani avvertono. Vorrei ricordare al collega Zedda, al quale forse è sfuggito, che nei giorni scorsi c'è stata una conferenza sulla dispersione scolastica, di cui la stampa ha parlato proprio ieri. Il collega Agus parlava dei ragazzi che non solo abbandonano la scuola, ma spesso e volentieri, per i problemi che vivono nelle loro famiglie, vagabondano tutto il giorno per le strade dei nostri paesi senza avere un punto di riferimento, un luogo dove incontrare altri ragazzi, dove confrontarsi, dove poter ricevere un sostegno che può essere sociale, morale, economico o culturale. Purtroppo nelle nostre realtà questi luoghi, che erano rappresentati dagli oratori, sono venuti a mancare, ma non perché l'oratorio da centro di aggregazione si sia trasformato in centro di abbandono; sono venuti a mancare perché non si è creduto più in questo tipo di strutture, che probabilmente oggi hanno bisogno di essere sostenute nell'azione sociale che sono in grado di svolgere nell'ambito della comunità.

La legge in esame non taglia i centri di aggregazione sociale; la legge regionale numero 23 del 2005 anzi sostiene i centri di aggregazione sociale. Se andiamo a verificare i contenuti di questa legge, a cominciare dall'articolo 1, ci rendiamo conto che stiamo dando attuazione, comunque sia, ai contenuti della legge numero 206 del 2003, che concerne: "Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione del loro ruolo". Credo che non stiamo uscendo dai dettami della norma nazionale né tanto meno dai compiti di questa istituzione. Il collega Giampaolo Diana ha citato il buon Guareschi, ricordando alcuni passaggi della nostra cinematografia tratti dai suoi libri, quasi a dimostrare che quelle situazioni in Italia non sono state vissute. Io credo, invece, che quei racconti non fossero soltanto un fatto cinematografico, ma rappresentassero uno spaccato della vita che si conduceva in alcune realtà del territorio nazionale. Di sicuro in Emilia, in Toscana e in Umbria quelle situazioni erano molto più diffuse che in altre realtà. Del resto ricordiamoci che stiamo parlando di un periodo successivo al secondo conflitto mondiale e soprattutto alla fase della guerra civile.

E' importante, invece, tornando a quelli che sono gli spunti che sono stati ripresi dalle tre proposte di legge e che sono contenuti nel testo unificato che stiamo discutendo, che dalla discussione scaturiscano ulteriori contributi volti a migliorare l'articolato. Colleghi della minoranza, nell'emendamento numero 12 io colgo un importante passaggio: la "creazione di ludoteche e centri ricreativi per attività di spettacolo, musica, cultura e sport" completa quelli che sono gli obiettivi che devono essere assegnati agli oratori. Se non vado errato, però, tutte queste attività erano già contemplate tra quelle degli oratori. Le scuole filodrammatiche sono nate lì, le scuole di musica sono nate lì, le bande musicali sono nate lì, le squadre di calcio sono nate lì, le associazioni culturali sono nate lì, le cooperative sono nate lì! Negli oratori sono nate cinquantamila attività che fanno parte della rete sociale della nostra regione e della nostra nazione! E allora, dire che questa legge non recepisce le istanze della nostra collettività molto probabilmente significa ignorare quali sono i bisogni della collettività, soprattutto della fascia debole che è costituita da quei giovani che non hanno più punti di riferimento e che abbandonano la scuola, non perché non sia in grado di accoglierli, ma perché il tipo di insegnamento che la scuola oggi offre è da loro rifiutato. Purtroppo abbiamo concentrato la nostra attenzione, anche di recente, sull'aspetto occupazionale, tralasciando il fatto che la scuola deve creare cultura, cosa che attualmente non accade, tant'è che l'accesso all'università interessa solo il 6-7 per cento dei giovani. E questo la dice lunga sulla capacità del nostro sistema scolastico di fare formazione.

E allora, quand'anche non tutti i giovani abbiano l'obiettivo di frequentare l'università, essi hanno comunque il diritto di frequentare dei centri in cui possano trovare quella formazione che è di completamento rispetto a quanto la scuola e la famiglia sono in grado di assicurare loro. Credo, infatti, che la buona volontà dei genitori e l'impegno del nostro sistema scolastico nel fare formazione non siano sufficienti se viene a mancare la possibilità di un confronto costante nello sport, nelle arti o in tante altre attività che nell'ambito degli oratori si possono svolgere. Voglio ricordare ai colleghi Giampaolo Diana e Gian Valerio Sanna che gli oratori hanno svolto una funzione importante per la crescita sociale del nostro Paese; sono stati i centri dove si sono sperimentate tante attività che hanno portato alla crescita e allo sviluppo sia della nazione italiana sia di tanti altri Paesi dell'Europa e del mondo. Tanti anni fa mi è capitato di incontrare una delegazione di personalità indiane: nessuna di loro era cattolica, però tutte testimoniarono che la loro cultura e quello che era il loro bagaglio di esperienze erano dovuti al fatto di aver avuto la fortuna di frequentare le scuole e gli oratori cristiani che erano stati realizzati in India grazie all'azione dei missionari, che spesso e volentieri arrivavano proprio dall'Italia. Credo che quei signori riconoscessero alla scuola cattolica il merito non tanto di aver creato quelle strutture, perché sono state realizzate anche con l'impegno della collettività, ma di averle realizzate grazie all'ispirazione di tanti sacerdoti che hanno poi dedicato parte della loro missione alla gestione delle stesse. Ricordiamoci che i primi campi sportivi e i primi teatri, rimasti ancora unici, sono stati realizzati all'interno degli insediamenti parrocchiali, ovvero negli oratori. E questo vale per tante realtà del nostro territorio. Forse quest'anno riusciremo finalmente a ottenere il finanziamento della legge numero 17 del 1999, sullo sport, a cui non sono mai stati destinati i necessari finanziamenti perché, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione di strutture sportive, si è sempre privilegiato l'intervento pubblico, anche se le organizzazioni e le associazioni sportive sarebbero anch'esse in grado di realizzare questo tipo di strutture. Credo che anche in quella nostra iniziativa si possano trovare ulteriori risposte a quella che molto probabilmente è l'unica aspirazione di laicità proveniente dalle pubbliche istituzioni, ma sinceramente, collega Gian Valerio Sanna, devo dire che è un concetto troppo riduttivo, se pensiamo che la vita della nostra collettività non è fatta soltanto di momenti di laicità. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, al collega Mariano Contu consiglierei di lasciar tranquilli i missionari che operano nel Sud del mondo, perché sono tutti contro la Chiesa centrale e le sue interferenze…

(Interruzioni dai banchi della maggioranza)

Per gentilezza! E che cos'è, la rivolta?

Dicevo che i missionari sono contro le ingerenze di questa brava Chiesa negli affari dello Stato! Io questa legge non posso assolutamente condividerla, proprio per il fatto che lede la laicità delle nostre istituzioni.

Presidente, è suo compito…

PRESIDENTE. Colleghi, onorevole Rassu, onorevole Contu, consentite all'oratore di svolgere il suo intervento. Grazie.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Sono contrarissima a questa proposta di legge principalmente perché lede la laicità delle nostre istituzioni; laicità come valore fondante della nostra Costituzione e del nostro Statuto, sempre più mortificato dai continui e insistenti sconfinamenti dei poteri della Chiesa nei poteri dello Stato. Poteri, cari signori, visto che siamo in una sede laica, che andrebbero rigorosamente separati. E' proprio la laicità dello Stato che deve imporre il rispetto per tutti i credi religiosi, per tutte le diversità di culto.

Però, Presidente, qui non si può andare avanti, se vuole intervengo martedì.

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, ho già richiamato i colleghi. Onorevole Milia, onorevole Meloni, per cortesia!

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). La laicità dovrebbe perciò essere garante delle pari opportunità fra tutte le chiese.

Ora, di fronte a questa esigenza globale, in un momento in cui la nostra società evolve in modo inevitabile verso un modello multiculturale, le nostre istituzioni purtroppo stentano a emanciparsi e a stare al passo coi tempi, quindi a riconoscere e accettare come ricchezza tutte le diversità, comprese quelle di culto. In Sardegna operano sul fronte del disagio sociale in tutte le fasce di età e principalmente sul fronte del disagio giovanile non solo gli oratori della Chiesa cattolica, ma anche vaste realtà che mi stupisce che in questa sede sfuggano. Mi riferisco anche ad altre confessioni religiose, da quella ortodossa a quella musulmana, ai cui praticanti viene addirittura negato il diritto al luogo fisico dove professare il proprio culto e organizzare la propria attività di solidarietà, di aggregazione sociale, di informazione e di sostegno anche a quanti giungono nella nostra terra, cogliendoci assolutamente impreparati, inadeguati e in uno stato di arretratezza.

Direi, quindi, che per la drammatica situazione di disagio giovanile e di povertà emergente, chiaramente frutto dell'inadeguatezza del nostro sistema, le istituzioni devono assolvere il loro compito e non possono essere assolutamente sostituite né dagli oratori cattolici né da altri soggetti. Ovviamente c'è un problema di emergenza sociale sul quale bisogna intervenire, però in questo caso le risorse istituzionali devono essere garantite rigorosamente in egual misura a tutte le associazioni di volontariato, quindi sia agli oratori cattolici sia a quelli delle altre chiese presenti nel territorio. Tutto ciò in attesa che le istituzioni e in prima fila i comuni assolvano il proprio compito, che è quello di riequilibrare le differenze sociali.

Io, scusatemi, siccome opero nel territorio ho avuto l'opportunità di visitare oratori buoni e oratori molto meno buoni, in certi casi con funzioni sociali direi abnormi e con la connivenza di istituzioni. Mi riferisco anche all'Assessorato dell'assistenza sociale, per cui si porrebbe rigorosamente un problema di trasparenza. Allora io questa legge la boccio; la boccio perché è fatta male, è faziosa e privilegia una certa parte della Chiesa cattolica, il che mi sembra assolutamente inopportuno, ripeto, proprio alla luce dei continui sconfinamenti della Chiesa nelle istituzioni statali.

Stiamo pertanto assistendo a uno scenario pazzesco, in cui c'è proprio uno svuotamento dei ruoli istituzionali: da una parte gli agricoltori e i pastori sono in balia delle decisioni politiche, più che delle istituzioni delle banche, e dall'altra parte la Chiesa decide su altro. Direi che i tempi sono davvero maturi per darci una regolata e fare una profonda riflessione anche rispetto a questo provvedimento di legge. Grazie.

PRESIDENTE. I lavori odierni si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per martedì 26 gennaio, alle ore 10.

La seduta è tolta alle ore 20 e 11.