Seduta n.27 del 30/07/2014
XXVII SEDUTA
(POMERIDIANA)
Mercoledì 30 luglio 2014
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 26.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 24 luglio 2014 (24), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pietro Cocco, Gaetano Ledda e Giuseppe Meloni hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 30 luglio 2014.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Cozzolino - Moriconi - Comandini - Deriu - Forma - Lotto - Gavino Manca - Tendas: "Norme a tutela delle persone affette da obesità grave e di promozione dell'educazione alimentare e motoria". (83)
(Pervenuta il 25 luglio 2014 e assegnata alla sesta Commissione.)
Pietro Cocco - Collu - Comandini - Cozzolino - Deriu - Forma - Gavino Manca - Rossella Pinna - Piscedda - Sabatini - Tendas: "Istituzione del distretto del tonno". (84)
(Pervenuta il 29 luglio 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interrogazione pervenuta alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interrogazione Piscedda - Comandini - Deriu - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sul Distretto socio-sanitario di Cagliari, area ovest". (117)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Mozione Pittalis - Dedoni - Fenu - Rubiu - Solinas Christian sulla situazione del diritto annuale della Camera di commercio". (63)
Continuazione della discussione della mozione Arbau - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Desini - Sabatini - Forma - Lai - Busia - Pinna Rossella - Azara - Ledda - Perra - Comandini - Moriconi - Cozzolino - Pizzuto - Agus sulla necessità di procedere all'immediato inquadramento del personale ARAS ai sensi delle leggi regionali 7 agosto 2009, n. 3, e 4 agosto 2011, n. 16, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (49)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione della mozione numero 49.
Ricordo ai colleghi che nel corso dell'ultima seduta abbiamo votato per la sospensione della discussione della mozione che era già stata illustrata dal primo firmatario, il consigliere Arbau.
E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (PD). Presidente, per cortesia, mi ricorda quanto tempo ho a disposizione per l'intervento?
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è di 6 minuti.
SOLINAS ANTONIO (PD). Presidente, non è la prima volta che discutiamo del trasferimento delle competenze dall'ARAS a LAORE; l'abbiamo fatto nel 2009 con le disposizioni della legge regionale numero 3, l'abbiamo riconfermato con la legge regionale numero 16 del 2011.
Nella passata legislatura con più mozioni, più interrogazioni, con svariate audizioni in Commissione agricoltura abbiamo sempre sollecitato la Giunta allora in carica a mettere in pratica le decisioni assunte da questa Aula consiliare. Non si è fatto nulla in quei cinque anni e credo che sia opportuno chiarire subito, perché da più parti si sente parlare di stabilizzazione di personale precario, che non stiamo parlando di stabilizzare personale precario; stiamo parlando di una legge di riordino di un settore, l'assistenza tecnica in agricoltura, che oggi è gestito da una società privatistica che è l'ARAS regionale.
L'obiettivo pertanto era ed è, a mio avviso, quello di dare competenze coordinandosi al meglio in un settore importante come è quello dell'agricoltura nella nostra Isola. Stiamo parlando di una società, l'ARAS, che è finanziata al 100 per cento con risorse pubbliche, regionali e nazionali; occorre sottolineare che in questi ultimi anni sono diminuite sempre più le risorse nazionali e aumentate sempre di più quelle regionali. E, considerato che stiamo parlando di trasferimenti di competenze, all'interno dell'ARAS ci sono dipendenti (diplomati, laureati, ottime professionalità) che, con grande serietà hanno svolto in questi anni, e continuano a svolgere, una funzione fondamentale.
Assessore, con altrettanta chiarezza va detto subito, però, che trasferire le funzioni e il personale da ARAS a LAORE non significa assolutamente continuare a tenere in piedi una struttura come quella dell'ARA o, meglio, ARA può tranquillamente e serenamente decidere di stare autonomamente in piedi ma, certamente, non può più essere finanziata con soldi pubblici.
Io credo che in una fase come questa, di totale riordino del settore dell'assistenza tecnica in agricoltura, che a livello regionale è già iniziato da qualche mese (in Sardegna siamo in netto ritardo, per esempio, in molte Regioni o nella quasi totalità delle Regioni esiste l'ARA cosiddetta di primo livello mentre nell'isola operano ancora le APA provinciali), adottare un coordinamento e una organizzazione diversa e più omogenea in questo settore consentirà di dare alla Sardegna risposte utili, immediate e concrete.
Coordinare questa attività come ente LAORE consentirà di utilizzare al meglio le risorse umane ma anche le risorse infrastrutturali; mi riferisco in modo particolare all'Istituto zooprofilattico e alle stesse APA o ARA che hanno al loro interno professionalità in grado di fare ricerca, per esempio, sui vaccini che potrebbero permetterci di risparmiare evitando il verificarsi di situazioni come quelle arrivate agli onori della cronaca sia regionale che nazionale nelle scorse settimane.
Per questi motivi ritengo opportuno che la Giunta (è stato sostenuto anche nella passata legislatura sia dalla minoranza che dalla maggioranza di allora), per il compito che le compete, possa proporre a quest'Aula una soluzione che, in tempi brevi, dia risposte definitive al personale ma, soprattutto, al settore agricolo relativamente all'assistenza tecnica perché dando assistenza, facendo prevenzione si consente un notevole risparmio all'amministrazione regionale; amministrazione regionale che in tutti questi anni ha speso più per curare che per prevenire.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pier Mario Manca. Ne ha facoltà.
MANCA PIER MARIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, colleghi, non vedo l'onorevole Arbau, al quale in questo momento faccio riferimento. A mio avviso siamo tutti d'accordo sul merito del problema, e cioè che dobbiamo intraprendere qualche azione nei confronti dei dipendenti dell'ARAS; però sicuramente la proposta portata avanti come primo firmatario dall'onorevole Arbau, e seguono se non mi sbaglio sedici firme, non è la soluzione ideale.
Faccio questa considerazione anche perché mi posso vantare di essere stato uno dei primi dipendenti dell'ARAS, quando circa trent'anni fa si chiamava Piano per la lotta all'ipofertilità e alla mortalità neonatale negli agnelli. Ho lasciato in quella struttura tanti amici, negli anni si è evoluta la capacità dell'ARAS di dare delle risposte al mondo agricolo, sono riusciti a diversificare, e in questo momento si interessano non solo di ovini, ma anche di bovini; sono riusciti a costruire, una delle perle, uno dei gioielli che abbiamo come Regione, che è il centro di controllo e quindi di analisi del latte che si trova a Nuraxinieddu. Ed è questa struttura che ci permette, anche in questo momento, di avere comunque dei dati sempre aggiornati sulla situazione sanitaria dei nostri ovini.
Perché ho fatto questa premessa? In realtà, c'è qualche cosa che stona, che stona veramente: sono passati cinque anni e stiamo ripercorrendo le stesse strade, sono passati cinque anni e noi non abbiamo dato risposte. Io mi sono preso la briga di esaminare la situazione che si è venuta a creare in questi ultimi cinque anni per capire che poi in fin dei conti, lo dico anche a te, Solinas, la verità, è molto difficile da decifrare. Una cosa sono le nostre buone intenzioni, anche la mia, di risolvere le situazioni, un'altra è quella di offrire solamente delle parole senza risolvere alcunché.
Io ho degli amici che, dopo cinque anni, non hanno ancora visto soluzione al loro problema e il problema esiste. Non credo, onorevole Arbau, che si possa risolvere con una semplice mozione. Io dico che le mozioni vanno bene, ma dopo cinque anni non possiamo pretendere sempre di dire alla Giunta di fare le cose.
Come si è creata questa situazione? Questa situazione ha il suo inizio nel 2009, siamo nel 2014, con la legge numero 3 del 7 agosto che autorizza l'agenzia LAORE a inquadrare, attraverso prove selettive concorsuali per soli titoli, il personale dipendente dell'ARAS. A questa legge, Assessore, segue la numero 16 del 4 agosto del 2011, sono già passati due anni e la situazione non è risolta.
Nell'articolato della legge del 2011 si stabilisce che bisogna comunque dare corso a quanto contemplato nella legge del 2009, e che quindi il personale dell'ARAS, ex ARA, deve essere inserito nella pianta organica dell'agenzia LAORE. Ci sono sentenze della Corte costituzionale su questa problematica dopo l'impugnativa di alcuni articoli della legge 16 a opera del Governo. Nel mese di settembre del 2012, si discute una prima mozione sulla questione a firma dell'onorevole Capelli, seguono trentuno firme espressioni di posizioni politiche variegate di destra e di sinistra, nella quale si impegna la Giunta allora in carica, e quindi l'Assessore dell'agricoltura, a dare seguito al disposto legislativo.
A questa mozione fa seguito una deliberazione della Giunta, assunta in data 21 novembre 2012, nella quale ci si impegna (credo che il qui presente onorevole Cherchi fosse partecipe) a dare corso alla mozione in questione. Con questa deliberazione la Giunta Cappellacci impartisce un atto di indirizzo all'agenzia LAORE per l'assunzione del personale ARAS; inoltre dispone che l'agenzia LAORE, al termine della conclusione delle procedure relative all'inquadramento del personale dell'ARAS, comunichi all'Assessorato dell'agricoltura gli eventuali posti disponibili nella pianta organica, non coperti a seguito della procedura concorsuale di cui alla legge iniziale, al fine anche di predisporre un piano di collocamento del personale dipendente dei consorzi agrari.
Quindi, con quell'atto di indirizzo si intendeva "sistemare" non solo il personale dell'ARAS, ma anche quello precario dei consorzi agrari. A questa deliberazione (la storia è questa, dobbiamo dare poi delle soluzioni) segue la nota dell'agenzia LAORE del 12 dicembre 2012, inviata alla Giunta, all'Assessorato dell'agricoltura, all'Assessorato del personale, all'Assessorato del bilancio, nella quale si fa presente l'impossibilità di applicare la direttiva. La spiegazione viene data poi da LAORE in una successiva lettera indirizzata all'ordine degli agronomi, in data 27 febbraio 2013, in cui l'agenzia LAORE fa sapere di non poter ottemperare a quanto disposto dalla direttiva 46/41 della Giunta Cappellacci perché in contrasto con la direttiva per il contenimento della spesa, numero 48/23, del 2012.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Onorevole Manca, magari proseguo io nel racconto, anche perché credo che siamo arrivati alla fase quattro di questa storia lunghissima che inizia nel 2009 e che vede quest'Aula consiliare sempre attenta e impegnata a risolvere il problema dei lavoratori dell'ARA. Vorrei sottolineare che le carte citate e la storia appena esposta dall'onorevole Manca raccontano del lavoro svolto dalla Giunta, dal Consiglio, dagli Uffici.
Non è vero pertanto che niente è stato fatto nei cinque anni precedenti, perché questa è la cantilena continua che sentiamo: nei cinque anni precedenti non si è fatto nulla, non si è lavorato, invece da adesso in poi si comincia a lavorare. No, non è assolutamente così, perché quanto appena detto dall'onorevole Manca, e quello che dirò io, chiariranno a quest'Aula quello che realmente è successo su questa importante vicenda.
La mozione numero 205 discussa nel 2012 (parto direttamente da questa data), fu votata dai cinquantanove consiglieri presenti in quel momento in Aula; cinquantanove consiglieri che votarono a favore perché si stabilizzassero, anzi, non possiamo utilizzare il termine stabilizzazione perché non è il termine corretto, ma perché si procedesse con l'inserimento all'interno dell'agenzia LAORE dei lavoratori di ARA come previsto dalle norme citate precedentemente.
La Giunta regionale, era il mese di settembre del 2012, nel più breve tempo possibile, accettando l'invito del Consiglio regionale, approva una delibera, che è un atto di indirizzo rivolto all'agenzia LAORE per avviare le procedure al fine di dare applicazione a quanto previsto dalle leggi, precedentemente citate, la "3" del 2009 e la "16" del 2011.
L'agenzia LAORE ci risponde che non può procedere (procedo velocemente, altrimenti termina il tempo assegnatomi senza riuscire a chiarire esattamente che cosa succede); i lavoratori di ARA presentano un ricorso al TAR Sardegna, richiedendo l'applicazione da parte dell'agenzia LAORE dell'atto di indirizzo della Giunta, che viene respinto. Successivamente anche il Consiglio di Stato respinge il ricorso relativamente alla procedura non consentendo l'attivazione del percorso.
Gli Uffici di conseguenza non procedono, e così come è successo nella scorsa legislatura quando fu approvata quella mozione, oggi ci troviamo in una stessa identica situazione: si discute un'altra mozione che impegna la Giunta regionale a procedere. La Giunta regionale sa già che deve procedere, sa già esattamente qual è la richiesta di questo Consiglio che non cambia al rinnovo della legislatura; gli atti di indirizzo, rimangono. La Giunta pertanto sa esattamente che si deve attivare nei confronti degli Uffici per chiudere questa interminabile procedura.
Mi sembra che per l'ennesima volta ridiscutiamo un problema che deve essere risolto definitivamente dagli Uffici, senza ulteriori interventi da parte di quest'Aula, perché questa è una volontà del Consiglio regionale. Sottolineo che potrebbero esserci comunque delle attività e delle procedure che non sono attivabili, e che quindi non sono considerate legittime, perché è anche vero che il Consiglio regionale può approvare delle norme che poi non sono applicabili. Capitò anche a me, da Assessore, di rispondere negativamente all'Aula nel momento in cui mi chiese di applicare le norme.
Gli uffici applicano le norme ove sia possibile farlo; sul caso specifico, però, l'Assessorato regionale dell'agricoltura ha continuato a lavorare quotidianamente, e l'Agenzia LAORE ha comunque proceduto con le sue attività. Una delle difficoltà vere, però, e questo lo voglio ribadire, perché ne ha già parlato la settimana scorsa il Capogruppo Pittalis, nasce dall'Assessorato del lavoro che chiaramente individua l'impossibilità di procedere a questa attività di inserimento dei lavoratori.
A questo punto possiamo dire di tutto di ARA: quanto è importante lo sappiamo tutti, così come tutti sappiamo perfettamente qual è il suo ruolo e il lavoro che svolge, la sua importanza; ugualmente conosciamo il caos verificatosi a fine anno per la mancata proroga e quindi per i tempi tecnici necessari perché la Commissione europea ne autorizzasse l'attività.
Noi però sappiamo anche (e dobbiamo rivolgerci ai due Assessori che sono presenti in Aula) che in questo momento, poiché l'Aula confermerà il precedente atto di indirizzo, spetta a voi risolvere definitivamente questo problema. Fino al marzo del 2014 abbiamo lavorato noi al problema per poterlo risolvere, e non siamo arrivati a compimento; se avessimo vinto l'avremmo sicuramente risolto, ma in questo momento voi siete i responsabili delle procedure, quindi siete voi che dovete risolvere questo problema.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gianmario Tendas. Ne ha facoltà.
TENDAS GIANMARIO (PD). Presidente, ho seguito con particolare attenzione gli interventi dei colleghi Pier Mario Manca e, ovviamente, dell'ex assessore Cherchi, e credo emerga chiaramente, al di là degli aspetti di carattere procedurale, che sono anche abbastanza tortuosi e complessi, un aspetto non trascurabile che, peraltro, ha esplicitato in maniera anche molto chiara il collega Cherchi, ovverosia la volontà del Consiglio di salvaguardare, diciamo così, il ruolo e la funzione che svolge l'ARA nell'ambito del comparto agro-zootecnico isolano. Io tengo anche a precisare che si tratta di un ruolo strategico, fondamentale e irrinunciabile, nel senso che se venisse meno quel servizio, verrebbe meno tutta una serie di attività fondamentali legate alla misura del benessere animale, alla legge numero 215.
Soprattutto se ne parla anche in termini di prospettiva, tenuto conto che il PSR, che è stato predisposto di recente dall'Assessorato dell'agricoltura, va ovviamente nell'ottica della produzione di prodotti di qualità, per i quali l'attività di validazione, di certificazione avviene soprattutto grazie al contributo fondamentale prestato dai veterinari, dagli agronomi ma, soprattutto, cosa che è stata anche già messa in evidenza, dal laboratorio che c'è a Nuraxinieddu, che credo sia il fiore all'occhiello delle attività che vengono svolte all'interno del comparto agro-zootecnico e lattiero caseario in senso stretto, nel senso che a quella struttura inevitabilmente fanno ricorso anche i circa cento caseifici che operano a livello regionale.
Da quanto esposto emerge chiaramente come la volontà comune di questo Consiglio sia quella di salvaguardare e di tutelare il ruolo fondamentale che l'ARA svolge in ambito regionale. Mi permetto quindi di avanzare una proposta in tal senso. Se questo problema è condiviso non solo dalla maggioranza, ma anche dalla minoranza, per la delicatezza che riveste l'argomento, chiedo al collega Arbau, per ricercare un clima che vada incontro alle esigenze reali del nostro Paese, lo sforzo di evitare ancora contrapposizioni per predisporre, ritirando la mozione, un ordine del giorno unitario.
Credo peraltro di poter dire che questo è un argomento che, inevitabilmente, anche l'Assessore dovrà affrontare all'interno di una partita più complessiva, che riguarda tante altre situazioni che dovranno necessariamente essere prese in considerazione a brevissima scadenza; mi riferisco al discorso dei CESIL, CSL e quant'altro. Nella fattispecie, visto che in questo momento stiamo discutendo in maniera specifica dei 270 dipendenti circa che operano all'interno dell'ARA, chiederei al collega Arbau di ritirare la mozione e, laddove la proposta venisse accolta anche dalla minoranza, di predisporre un documento congiunto che dia mandato alla Giunta di risolvere questo annoso problema.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.
LAI EUGENIO (SEL). Presidente, in prima battuta dovrei ringraziare l'onorevole Arbau in qualità di primo firmatario della mozione; una mozione che non risolve la situazione generale, (nel corso degli anni sull'argomento ne sono state approvate altre), ma certamente riporta la discussione del tema dell'ARAS al centro dell'azione politica non solo di questo Consiglio, ma anche della Giunta.
Qualche giorno fa l'onorevole Agus faceva una considerazione, e io sono pienamente d'accordo, sul fatto che i precari siano stati utilizzati negli anni per colmare i deficit dell'amministrazione regionale, fino ad arrivare a una situazione che, da straordinaria, ormai è diventata ordinaria. Penso ai precari degli uffici regionali, a quelli delle province, sono circa 200, a quelli degli enti locali, fino ad arrivare ai precari di diversi enti regionali quali, per esempio, l'Ente foreste, l'ARPAS.
L'Assessore mi diceva, in precedenza, che in questa Regione sarda ci sono circa 12 mila precari. Nel caso in specie circa 296 dipendenti specializzati dell'ARAS attendono da anni una risposta su quale sarà il loro futuro. Questi dipendenti sono fondamentali per il ruolo che l'ARAS svolge in via esclusiva, da oltre un trentennio, su preciso mandato della Regione, di assistenza tecnica a favore degli operatori del comparto zootecnico. Nonostante il clima di precarietà, questi dipendenti hanno garantito un servizio fondamentale a vantaggio della stessa zootecnia isolana.
Con la riforma degli enti agricoli, nel 2006, come qualcuno diceva in precedenza, la RAS ha stabilito che le attività di assistenza tecnica in agricoltura dovevano essere svolte dalla nuova Agenzia LAORE. Con questa istituzione i lavoratori ARAS sono a pieno titolo coinvolti nelle stesse mansioni svolte dai dipendenti dell'Agenzia LAORE: benessere animale, controllo della qualità del latte, come qualcuno diceva prima, consulenza tecnica.
Come ho detto in precedenza, e come ricordava anche l'onorevole Cherchi, sono stati approvati all'unanimità, da questo Consiglio regionale, diversi documenti (dalle mozioni agli ordini del giorno), che prevedevano la risoluzione del problema. Allo stato attuale risulta essere stata data attuazione solo alla parte relativa, è stato detto in precedenza, all'assunzione del personale dei vecchi Consorzi agrari.
In questo momento abbiamo necessità, però, di risolvere una situazione non solo per il rispetto che dobbiamo alle 296 persone interessate, che fino a oggi hanno portato avanti questo servizio in maniera eccellente, ma anche per il rispetto che dobbiamo nei confronti di tutta la zootecnia isolana, che rappresenta una fonte di reddito per la nostra Sardegna. Questa operazione non comporta aumenti di spesa o aumenti di costi rispetto a quelli attuali; ci potrebbe essere una riduzione o eliminazione di sovrapposizioni e doppioni di ruoli; permettetemi di dire anche che questi dipendenti potrebbero svolgere un ruolo fondamentale non solo nella lotta alla lingua blu, ma anche nella lotta alla peste suina, dando quindi un grosso contributo alle ASL.
In questi giorni, da questo punto di vista, ho apprezzato le prese di posizione degli Assessorati, perché non abbiamo bisogno di commissariamenti da Roma, ma abbiamo bisogno di assumerci le nostre responsabilità e di risolvere i problemi, una volta per tutte, e un'eventuale soluzione che andrebbe in questa direzione potrebbe essere l'utilizzo degli agronomi per la certificazione delle produzioni agricole, dell'agnello IGP, dei prodotti lattiero caseari biologici, dei rifiuti zootecnici, quindi liberando delle risorse già presenti in Laore a favore di Argea per accelerare il disbrigo delle pratiche agricole, così da garantire tempi certi all'arrivo degli aiuti comunitari.
Quindi io sono favorevole a questa mozione. Se si arriverà a un ordine del giorno condiviso ben venga, non solo però per un impegno formale, come è già stato assunto, ma per un impegno sostanziale che finalmente dia certezza a trecento famiglie e che garantisca un servizio fondamentale per il sostegno al comparto zootecnico in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Sardegna). Presidente, anch'io mi associo ai ringraziamenti formulati dall'onorevole Lai all'onorevole Arbau il quale, con questa mozione, ci ha dato l'opportunità di portare all'attenzione del Consiglio un problema che, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, si trascina da tempo ormai immemorabile. E lo voglio ringraziare una seconda volta perché oggi, probabilmente, mi darà l'opportunità di ricevere una risposta all'interrogazione che ho presentato il 9 giugno, e che ancora non ha avuto risposta, per capire quale possa essere il destino dei dipendenti dell'ARAS.
Faccio una precisazione. Nel caso in esame non abbiamo davanti a noi dei dipendenti precari, bensì dei professionisti che sino a oggi hanno garantito, fra l'altro, un servizio importante per la stessa Regione sarda e che, come ha detto anche correttamente l'onorevole Lai, potrebbero essere inseriti nella struttura regionale senza aggravio di spese; infatti, nel momento in cui fossero effettivamente banditi ed espletati i concorsi e questo personale inquadrato all'interno di Laore, avremmo una situazione tale per cui non ci sarebbero maggiori spese per la Regione sarda.
Anche questo aspetto va tenuto in considerazione. Però, ciò che mi preme sottolineare è il problema politico perché, ancora una volta, diverse leggi approvate da questo Consiglio regionale, in una maniera o nell'altra, per mille motivi, non trovano applicazione. Allora il vero problema politico è questo: riuscire a risolvere questa impasse. Se la legge esiste si deve applicare, se non si può applicare qualcuno ci deve dire chiaramente come eventualmente risolvere il problema.
Io ritengo che il Consiglio, visto che questo argomento mi pare sia condiviso da parte di tutti, sarebbe sicuramente disposto a intervenire ulteriormente anche per cercare di far venire meno le remore da parte dei funzionari e degli operatori dell'amministrazione.
Stamattina l'onorevole Deriu nel suo intervento ci ha fatto una lezione di mitologia classica, di epica, e diceva che finalmente si è usciti dal labirinto del Patto di stabilità grazie a un novello Teseo. La domanda che rivolgo allora agli Assessori, in questo caso, e al Consiglio è: "Chi è oggi Teseo in questa vicenda, chi ci porta fuori da questa impasse, da questo labirinto e ci permette finalmente di trovare una soluzione che dia una risposta certa ai lavoratori dell'ARAS?
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luigi Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO LUIGI (PD). Presidente, dedicherò soltanto due minuti a questa vicenda. Sono intervenuto tantissime volte nel corso della precedente legislatura, e non credo sia utile farlo a lungo oggi. Voglio solo mettere in evidenza questo fatto. Noi siamo davanti a un gruppo di lavoratori che da una media di 25-30 anni svolge, nel settore economico più forte dell'agricoltura, il settore zootecnico, la funzione di assistenza tecnica. Tutto il resto dell'agricoltura viene assistito da un'agenzia, Laore.
Io parto da questo assunto e da un altro, e cioè che la gran parte di questi tecnici sono stati assunti nello stesso identico periodo in cui sono stati assunti gli attuali tecnici di Laore; la gran parte con la legge numero 285, se qualcuno di voi lo ricorda, hanno svolto tutti praticamente lo stesso lavoro, con garanzie, con retribuzioni, con riconoscimenti forse diversi, ma senz'altro con responsabilità nei confronti degli agricoltori identiche. Io parto da questa considerazione per dire che il problema è politico e politicamente va risolto.
Il Consiglio regionale si è pronunciato più volte, il più delle volte all'unanimità nella scorsa legislatura, forse si pronuncerà oggi. A mio parere, qualora si dovesse arrivare a dire che questa richiesta dei lavoratori di ARAS di essere integrati nel sistema di assistenza tecnica della Regione non va in porto, si farebbe nei loro confronti un grosso torto. Noi come Consiglio regionale, noi come Regione sarda non abbiamo il diritto di fare un torto a una categoria di lavoratori che ha maturato con impegno (la gran parte di loro ovviamente, perché poi ognuno fa il lavoro come è capace di farlo) un diritto e noi abbiamo il dovere di trovare i modi per riconoscerglielo. La volontà politica del Consiglio si è già espressa, la volontà politica della Giunta deve essere quella di cercare le soluzioni e trovarle, perché diversamente si fa un'ingiustizia e io non sarei d'accordo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, non possiamo non essere favorevoli a garantire questi posti di lavoro, ma soprattutto a garantire dignità a questi lavoratori e alle loro famiglie. È doveroso, è giusto farlo. Non solo, sappiamo anche che dare serenità a questi lavoratori e a queste famiglie diventa un modo per farli operare più sereni, diventa anche un modo per dare respiro all'economia nei territori dove operano, ma proprio per queste ragioni, che sono sacrosante, non possiamo più permetterci di fare errori.
Dobbiamo individuare un percorso che sia fattibile, altrimenti rischiamo per l'ennesima volta di illudere i lavoratori e le famiglie. Io ho avuto modo di leggere la relazione della Giunta sulle disposizioni urgenti in materia di riorganizzazione della Regione e alcuni punti, citati negli articoli 2, 4, 5, 6 e 10, sono decisamente da me condivisi, proprio perché si parla di procedere in tempi rapidi a una riorganizzazione complessiva degli uffici e dei servizi regionali; per tale motivo è impensabile individuare un percorso in questo momento senza prima aver attuato queste procedure.
In questa grande battaglia dobbiamo includere non solo i lavoratori dell'ARA, veterinari, agronomi, periti agrari, ma anche disoccupati e lavoratori e professionisti che non sono attualmente inseriti negli organici dell'ARA e che magari attendono in graduatoria di poter essere accolti. È importante capire che non possiamo, proprio se vogliamo bene a questi lavoratori e a queste famiglie, rischiare che un concorso ad hoc, fatto per loro, venga respinto e possa magari incorrere in una procedura di infrazione come aiuto di Stato. Ci sono già due sentenze in merito.
Inoltre una selezione riservata, come quella che si paventa, è lesiva del diritto delle pari opportunità, per cui quelli che attendono nelle graduatorie e tutti gli altri immediatamente farebbero dei ricorsi vanificando la possibilità per questi lavoratori di vedere soddisfatta la loro richiesta. Inoltre perché parlare di 270 lavoratori? Mi sembra che siano circa 300; allora qualcuno è stato tenuto fuori. Chi ha deciso di farlo? Bisogna includerli tutti in questa procedura. Non solo, a mio avviso bisogna offrire la stessa possibilità ai dipendenti dell'APA. Perché solo quelli dell'ARA? Anche quelli dell'APA hanno diritto al riconoscimento della dignità di lavoratori e alla garanzia di uno stipendio mensile.
Ma, ammettiamo anche che questo percorso, che a mio avviso non è fattibile, si realizzi; bisogna considerare che almeno il 50 per cento di questi lavoratori voglia in realtà continuare a esercitare anche la libera professione. Ma se noi li inseriamo in una stabilizzazione pubblica, in un contesto pubblico, è chiaro che la libera professione non può essere più svolta a meno che non si modifichi la "31" (e sarei anche d'accordo) e si dia la possibilità a tutti di farlo.
E' evidente che prima di includere questi lavoratori in un'agenzia bisogna ridefinire le piante organiche, stabilire se rimangono due enti, tre enti, un ente unico e valutare anche come inserirli perché altrimenti si verrebbero a creare problemi di integrazione con chi già lavora all'interno di queste agenzie. E' verissimo quello che dice l'onorevole Arbau e lo condivido, attualmente i dipendenti dell'ARAS ma includerei anche quelli dell'APA, svolgono un ruolo importantissimo nell'assistenza tecnica, però vorrei ricordare che il loro orientamento professionale è soprattutto in materie di carattere sanitario.
Data questa loro professionalità sarebbe più opportuno, forse, individuare un percorso che anziché introdurli all'interno di un'agenzia come quella di LAORE, li porti verso l'Assessorato della sanità; e magari questa spesa sarebbe anche fuori Patto anche perché gli oneri riflessi in realtà dell'ingresso di questi lavoratori non sono stati calcolati negli importi, quindi ci sarebbe da definire anche questi aspetti.
PRESIDENTE. Onorevole Fenu, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Questa è una vicenda antica, datata, rispetto alla quale la politica tutta, quella di centrodestra così come quella di centrosinistra, porta la responsabilità, la responsabilità di non aver trovato o saputo indicare una soluzione; o, meglio, la soluzione è stata indicata ma agli effetti pratici nulla è successo. L'ho detto con chiarezza nella scorsa legislatura rivolgendomi all'Assessore degli affari generali e all'Assessore dell'agricoltura senza mezzi termini, mettendo in evidenza anche la loro responsabilità politica perché quella degli Assessori non è una responsabilità qualunque, né può essere declassata a livello di responsabilità amministrativa: c'è una responsabilità politica che è quella del governo del settore al quale sono preposti.
Essendo la tematica la stessa, è con gli stessi termini che io mi rivolgo oggi a voi che avete la responsabilità politica di, innanzitutto, far entrare nella testa di qualche funzionario riottoso che le leggi del Consiglio regionale si rispettano, si applicano e si attuano. Noi nella scorsa legislatura abbiamo dovuto creare una Commissione d'inchiesta presieduta dall'onorevole, ora senatore, Uras; e io consiglio, presidente Ganau, che il risultato di quel lavoro venga messo a disposizione anche di questa nuova consiliatura perché è questo il problema (non quello ordinario), si sarà verificato forse alcune volte ma, guarda caso, le volte in cui si è verificato ha sempre riguardato i diritti dei lavoratori, i diritti dei precari, i diritti alla stabilizzazione trovando un blocco incredibile in qualche ufficio degli affari generali o di qualche altro Assessorato che ha la competenza nel merito, come in questo caso quello dell'agricoltura.
Allora, siccome il problema è conosciuto, è stato dibattuto e affrontato, si chiede un atto che non è né coraggioso né straordinario ma rientra nell'ordinarietà di far osservare e applicare una legge che, guarda caso, non è stata oggetto di censura da parte della Corte costituzionale. La Corte costituzionale se n'è occupata limitatamente a un aspetto, ma non ha toccato la disposizione riguardante la possibilità che questi lavoratori possano vedere riconosciuto il loro diritto alla stabilizzazione. E non mi metto una benda sugli occhi come se il problema non riguardasse altri, anzi ci dovremmo porre anche quel problema; ma, intanto, abbiamo una questione che ha un nome e un cognome e che non ha costituito assolutamente oggetto di intervento censorio da parte dei giudici costituzionali.
Pertanto, sono ansioso di sentire che cosa dicono sul punto gli Assessori competenti perchè su questa materia non c'è contrapposizione. Io condivido infatti tutti i precedenti interventi, la relazione del collega Arbau e le considerazioni dei colleghi Lotto e Solinas che cito perché si erano occupati del problema dai banchi dell'allora opposizione e oggi hanno confermato coerentemente quella posizione, come noi coerentemente confermiamo la nostra.
Non c'è divisione, non ci deve essere, colleghi, divisione su un aspetto di questa natura, ma io attendo anche l'iniziativa più concreta, più operativa che possa davvero sbloccare la situazione. Quindi, ripeto, non è un problema di contrapposizione e neanche di primogenitura, aggiungiamo tutti le firme alla mozione perchè l'importante è dare soluzione al problema.
Trovare una soluzione io ritengo sia un atto di giustizia che rimedia a una manifestazione delle storture di un sistema e di una burocrazia che da questo punto di vista va veramente riformata; va riformata dal punto di vista della cultura di chi si è arrogato il potere di dare interpretazioni che non competono soprattutto quando la legge, come in questo caso, è chiara.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
FALCHI ELISABETTA, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Presidente, è vero, la questione ARA ha una lunga storia, deriva da tempi antichi: 2006, 2007, 2009. Nel 2006 con la legge di riforma sugli enti agricoli e la istituzione delle agenzie si era avviata la discussione su quale ruolo dovesse svolgere l'ARA nel comparto agricolo e zootecnico isolano. E' una questione che ha vissuto momenti difficili, momenti in cui sembrava che si potesse risolvere, soprattutto perché il ruolo svolto dai dipendenti dell'ARA è da tutti riconosciuto come validissimo e importante, essendo servito in tutti questi anni a far crescere in maniera notevole questo comparto.
Io, in questi mesi, ho incontrato diverse volte i dipendenti dell'ARA, ho parlato con loro, siamo tutti consapevoli che l'attività che viene svolta è fondamentale perchè ha consentito di migliorare le nostre produzioni, di dire che la Sardegna fa latte di qualità, fa formaggio di qualità, grazie al controllo che viene esercitato dai dipendenti dell'ARA sulle misure di benessere animale, grazie al lavoro che viene svolto nei laboratori che sono stati richiamati.
Tutti siamo consapevoli di questo aspetto e del fatto che sia necessario risolvere un problema. Per questo motivo la legge del 2009 tracciava un percorso che poteva definirsi forse risolutore. Sappiamo tutti però come sono andate le questioni nel frattempo (per come sono state anche riepilogate dal precedente Assessore dell'agricoltura, l'onorevole Cherchi); ci sono state leggi, delibere, però ci sono stati anche atti di indirizzo nazionali diversi.
Sapete bene che la situazione è cambiata con il decreto legislativo numero 78 del 2010 che, all'articolo 14, prevede norme di indirizzo volte al contenimento della spesa, in particolare per l'assunzione del personale; e questo è un aspetto che verrà affrontato meglio dal mio collega. Naturalmente le norme devono essere rispettate, il rispetto delle norme prevede anche il rispetto delle norme nazionali e questo ha reso difficile, soprattutto in questi ultimi anni, una definizione positiva del problema in oggetto. Se sino al 2010 probabilmente non c'erano motivi ostativi perché il percorso venisse definito e concluso, dal 2010 in poi la normativa nazionale ha imposto una verifica di passaggi precisi e dettagliati che rendono più complessa la definizione della questione.
In particolare quello che noi ci stiamo accingendo a fare come Giunta - è stato richiamato anche dall'onorevole Fenu - è una riforma complessiva della macchina amministrativa regionale, ma io in particolare per quanto riguarda il comparto agricolo ritengo che sia necessaria e non più procrastinabile una riforma delle agenzie agricole. In questi anni era stato avviato un percorso, poi interrotto, in cui si doveva arrivare a una razionalizzazione delle funzioni svolte dalla pubblica amministrazione a sostegno del comparto agricolo. La riforma era stata avviata, ma era da definire e da concludere, ormai è giunto il momento che si metta mano alla riforma delle agenzie proprio nell'ottica di una razionalizzazione delle funzioni svolte.
Sono in attività tre agenzie che non parlano tra loro e non parlano neanche con l'ARA, con l'APA, con gli altri soggetti che operano nel territorio, non parlano con le ASL, con i veterinari. I problemi che stiamo vivendo in questi giorni e che ci riportano alle problematiche della lingua blu, della peste suina, dimostrano chiaramente che la macchina amministrativa regionale da questo punto di vista, non funziona. È necessario pertanto ridisegnare questa struttura e i ruoli che i singoli soggetti dovranno svolgere nel nuovo progetto di riforma degli enti. Io immagino quindi che in questa fase non si possa rispondere alla mozione dicendo che inseriremo i soggetti all'interno della pianta organica di Laore perché, probabilmente, fra pochi mesi l'agenzia Laore non esisterà più come tale.
È certo comunque, come ho detto all'inizio del mio intervento, che il ruolo svolto dalle professionalità, validissime, che operano nell'ARA, dovrà essere valorizzato in questo disegno di riforma, si dovrà finalmente mettere a sistema i soggetti che lavorano. I veterinari dell'ARA, per esempio, sono a contatto giornalmente con i nostri allevamenti e sono i primi che dovrebbero probabilmente recepire, anche in termini di emergenze sanitarie, le segnalazioni che arrivano dagli allevatori. Purtroppo non accade questo. I veterinari che sono giornalmente a fianco dei nostri allevatori non hanno competenza in questo campo e se hanno la competenza non hanno la possibilità di trasferire le notizie ricevute ad altri soggetti. È proprio palese e chiaro che c'è qualcosa che non funziona, e questo qualcosa che non funziona genera costi incredibili per la pubblica amministrazione senza ricadute sul nostro comparto.
È proprio con quest'ottica di approccio che va risolto anche il problema dell'inserimento del personale dell'ARA nei futuri soggetti riformati. Non possiamo prescindere quindi dal disegnare e dal portare avanti il progetto di riforma della pubblica amministrazione; abbiamo iniziato a individuare le singole caselle all'interno delle quali lavorare perché la nostra Regione sia finalmente una macchina che funzioni.
Successivamente potremo, in quest'ottica, dare una risposta compiuta, tenendo presente che se le leggi devono essere rispettate, come ho detto, devono essere rispettate anche le leggi che sono rigidissime in termini di contenimento della spesa per la pubblica amministrazione, e questo non è un ostacolo da poco; è un ostacolo che potrà essere superato soltanto quando il disegno complessivo di riforma delle agenzie sarà definito e completato. A questo punto lascerei la parola all'assessore Demuro per chiarire gli aspetti più tecnici relativi alla normativa di contenimento della spesa.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.
DEMURO GIANMARIO, Assessore tecnico degli affari generali, personale e riforma della Regione. Presidente, devo dire che in quest'Aula sono in tanti probabilmente, a sapere anche molto più di me sugli aspetti tecnici, visto che questa è una vicenda che ha un'antichissima origine; ne ho parlato anche con l'onorevole Floris che è stato molto cortese e gentile nel discutere con me alcuni profili di questa lunghissima vicenda.
Mi piacerebbe indulgere al tenore degli interventi di questa mattina con l'onorevole Deriu che ha portato esempi mitologici; mi piacerebbe parlare di Ulisse e delle sirene e ricordare che Ulisse si fece legare all'albero per non seguire il canto delle sirene. Questo è l'esempio che si fa all'università per spiegare come spesso i vincoli possono essere talmente forti da impedire di sentire le sirene.
Questa riflessione nasce dal fatto che oggi, alle 23 e 30 alla Camera (è una notizia comunicatami dall'amico onorevole Francesco Sanna), si comincia a votare la conversione in legge del decreto legge numero 90 del 2014. A mio modo di vedere, questo decreto legge è, in prospettiva e in generale, la prima luce sul tema del personale in Italia. Si apre una speranza in questa prospettiva perché è il primo documento che, dopo anni di blocco sostanziale delle assunzioni nella pubblica amministrazione, lo dico in maniera sintetica non avendo molto tempo a disposizione, comincia a procedimentalizzare e a definire nel corso degli anni lo sblocco del turn over.
Io partirei proprio dalla prospettiva di poter investire in un ricambio nella pubblica amministrazione. Questo tema riguarderà l'ARA, ma riguarderà le "ics" vicende che sono note di tantissime situazioni aperte che sono figlie, per l'idea che mi sono fatto io in questi mesi, sempre della voglia di risolvere il problema, ma di non avere mai una soluzione strutturale in prospettiva.
Quindi partiamo dalla proporzionalizzazione del turn over e cominciamo a vedere in maniera seria e sistematica tutte le situazioni aperte per dare risposte a coloro che in parte sono all'interno della pubblica amministrazione, ma anche a tutti coloro che sono fuori e che vorrebbero poter fare un concorso, che vorrebbero poter dimostrare di essere bravi, capaci, e quindi in grado di dare il loro apporto al futuro di questa Sardegna.
Mi pare perciò che si possa ripartire lavorando sulla riorganizzazione, sulla riapertura dei concorsi, su un percorso serio, razionale, il più possibile condiviso perché ritengo, ma questo mi pare che dall'Aula sia emerso in maniera chiara, ci possano essere delle risposte che diano una prospettiva ai giovani e anche a coloro che hanno una aspettativa; mi interessa, sotto il profilo dell'eguaglianza, che tutti possano essere ricompresi in questa ripartenza.
Chi ha partecipato anche al giudizio del rendiconto che si è tenuto il mese scorso davanti alla Corte dei Conti sa benissimo che i vincoli ci sono e che il capitolo spese per il personale è il capitolo che, dal punto di vista del monitoraggio nazionale ma anche del monitoraggio europeo, è strettamente sotto controllo perché deve essere tendenzialmente definito in decrescita e non può essere in crescita, perché se è in crescita poi determina il blocco del turn over.
Sotto questo profilo l'impegno che la Giunta può prendere, e lo può prendere in maniera chiara, è di fare razionalmente una scelta specifica, caso per caso, per garantire la proporzionalizzazione soprattutto in futuro; proporzionalizzazione che, con la riorganizzazione che è stata citata in Aula (mi fa piacere che si stia già valutando un progetto di legge), attraverso i risparmi che si possono avere, dia una chance alle persone che aspirano a entrare e che in qualche modo hanno un rapporto con l'amministrazione, ma dia questa chance anche alle persone che sono fuori e che in questa prospettiva possono avere una speranza di lavoro.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). La mia cultura nazionalpopolare non mi consente di seguire le citazioni, anche se forse sarebbe bello riportare una di quelle belle citazioni pastorali che ruotano intorno gli scontri di tutti i giorni con i problemi concreti provando a trovare delle soluzioni. Io credo che prima di tutto noi dobbiamo trovare un metodo di lavoro che ci consenta di dirci le cose con sincerità, in modo chiaro, cercando anche, attraverso argomenti come questo, di snidare le incomprensioni che ci sono tra maggioranza e minoranza e che stanno portando a un rallentamento dell'attività e alla creazione di problemi che, pure, possono essere superati facilmente.
La discussione ha posto in campo tutte le soluzioni, io voglio citare due colleghi perché particolarmente esperti. Il primo è l'onorevole Lotto che ha centrato il problema dicendo che è una questione politica che va affrontata perché questo Consiglio non ha discusso soltanto mozioni e ordini del giorno, ma ha anche approvato dei provvedimenti legislativi che devono essere rispettati. il secondo collega è l'onorevole Pittalis che, con onestà, ha riconosciuto che la questione doveva essere affrontata nella precedente legislatura, l'ha fatto con una onestà intellettuale che va presa ad esempio.
Non lo dico per piaggeria perché sapete benissimo che quando c'è da dire le cose le diciamo, però credo anche che aver portato in Consiglio la discussione sull'ARAS non sia un peccato, non è un peccato perché altrimenti le questioni volano, si allontanano e vengono rinviate; il peggiore difetto della politica è quello di scansarsi quando arriva il problema, lasciarlo passare e non affrontarlo, oppure far sì che magari vinca il Ragioniere generale dello Stato che trova il cavillo giusto per non spendere 28 milioni di euro.
Per l'ultima volta, lo faccio perché me lo consente il più renziano dei renziani in Sardegna, l'onorevole Gavino Manca, cito Renzi per dire che i problemi si affrontano anche con i pareri contrari dell'Ufficio studi del Senato, anche con il parere contrario dell'Ufficio studi del Senato! E se gli 80 euro sono arrivati, utilizzo le metafore dell'onorevole Desini, "anche a mio zio che fa l'operaio forestale", credo che l'Ufficio studi del Senato non abbia avuto così tanta ragione, ha avuto ragione questo Governo che si è assunto le sue responsabilità e le ha affrontate.
Con queste parole intendo dire che, premessa la gerarchia delle fonti, premesse tutte le cose che sappiamo, che ci siamo detti e che continueremo a dirci, noi dobbiamo prendere un impegno perché almeno il Consiglio regionale confermi la posizione espressa nella scorsa legislatura per poi verificare se l'assessore Demuro, coadiuvato dalla Giunta e dall'assessore Falchi, riesce a trovare quelle soluzioni che noi tutti auspichiamo e che, già nel suo intervento di oggi, ha indicato.
Assessore Demuro, in questo dibattito però non stiamo parlando di stabilizzazioni, non c'è nessun dipendente di ARAS che sta cercando il posto pubblico, ci perdono! I dipendenti ARAS, a entrare in LAORE ci perdono, perché sono dei professionisti che svolgono quel lavoro e vengono retribuiti. Il loro unico problema serio è quello di ottenere questi 14 milioni che "ballano" da un giorno all'altro. Ma sono professionalità che a noi servono, servono all'assistenza tecnica in agricoltura. Il problema non è la stabilizzazione di queste 270 persone, il problema è che tipo di assistenza agricola vogliamo. L'assistenza agricola che vogliamo noi, almeno parlo per me, è pubblica, non è privata, non è lasciata a qualcuno che può utilizzare le persone spostandole come delle marionette.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Presidente, a seguito di una valutazione fatta con i colleghi di maggioranza e anche di minoranza, le chiedo di sospendere la discussione della mozione per potere concordare un ordine del giorno unitario che faccia sintesi di tutte le posizioni che sono emerse nel corso del dibattito. Chiedo comunque che si prosegua con l'ordine del giorno già programmato al fine di non perdere tempo.
PRESIDENTE. Onorevole Arbau, sta chiedendo la sospensione del Consiglio per il tempo necessario a stendere l'ordine del giorno?
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). No, Presidente, chiedo di sospendere questo punto e consentire di passare al successivo punto all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'onorevole Arbau propone che venga sospeso l'argomento per procedere con gli altri punti all'ordine del giorno; sull'argomento ora in discussione sarà presentato un ordine del giorno, possibilmente unitario, da mettere in votazione in una fase successiva. Sulla proposta dell'onorevole Arbau può intervenire un oratore a favore e uno contro.
Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Deriu. Ne ha facoltà.
DERIU ROBERTO (PD). Presidente, noi siamo a favore della proposta dell'onorevole Arbau, nel senso che è evidente che se esiste una volontà, e abbiamo riscontrato che comunque è molto diffusa, noi vorremmo unanime, del Consiglio per affrontare il tema e arrivare alle soluzioni auspicate da tutti, sia negli interventi dell'opposizione che in quelli della maggioranza, è necessario che ci si veda per la redazione di un testo congiunto che tenga conto anche delle novità portate dalla Giunta.
Abbiamo contemporaneamente, come ha ricordato l'onorevole Arbau, la necessità di affrontare anche altri punti all'ordine del giorno per cui, secondo noi, è possibile una sospensione del punto in esame per riprendere in seguito con un documento comune da sottoporre all'attenzione dell'Assemblea.
OPPI GIORGIO (UDC). Noi vorremmo sapere che cosa vuol dire in seguito!
PRESIDENTE. Si intende la presentazione dell'ordine del giorno, sul quale non si può aprire la discussione ma si può intervenire soltanto per dichiarazione di voto e conseguente votazione, secondo il Regolamento.
Ha domandato di parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). In realtà Presidente avevo chiesto di intervenire prima sull'ordine dei lavori, perché il collega Deriu cita gli aspetti dionisiaci dei nostri lavori dimenticando che la classicità ci ha consegnato l'eterno conflitto tra apollineo e dionisiaco, quindi ci impone anche di essere razionali.
Per dare razionalità ai lavori di questa sera, Presidente, io le chiedo di convocare una breve Conferenza dei Presidenti di Gruppo, perché il modo di procedere, sospendendo punti e aprendone altri, non consente a tutta la minoranza di programmare i propri lavori e i propri interventi in Aula. Noi non siamo pregiudizialmente contro la proposta dell'onorevole Arbau, però chiediamo di poter conoscere in maniera definitiva l'andamento dei lavori per questa sera e per le sedute che ci saranno, se ci saranno, domani e nel prosieguo.
PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 36, viene ripresa alle ore 18 e 36.)
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di sospendere la mozione in attesa della presentazione dell'ordine del giorno che dovrà essere presentato entro domani mattina alle ore 13 e sarà messo in votazione, come primo atto del Consiglio, alla ripresa dei lavori nella seduta pomeridiana.
Si prosegue con la discussione del testo unificato numero 3 (PLIP)-13-14-16-22-49/A.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato numero 3(PLIP)-13-14-16-22-49/A. Stasera inizia la discussione con la illustrazione delle due relazioni.
Ha domandato di parlare il consigliere Salvatore Demontis. Ne ha facoltà.
DEMONTIS SALVATORE (PD). Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma.
PRESIDENTE. Prendiamo atto che il testo è sottoscritto anche dall'onorevole Demontis.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Luigi Lotto, relatore.
LOTTO LUIGI (PD), relatore. Presidente, iniziamo oggi la discussione di un testo di legge che vuole affrontare in maniera ovviamente non esaustiva, ma senz'altro da diversi punti di vista, il tema di come rilanciare il settore agricolo nella Regione autonoma della Sardegna. Tre sono i temi fondamentali di cui ci occuperemo. Il primo tema riguarda l'agrobiodiversità, cioè il patrimonio di razze, di varietà, di risorse genetiche in genere che costituisce la storia, di centinaia di anni, dell'attività dei nostri agricoltori e che oggi, per la prima volta, ci accingiamo a considerare come patrimonio della Regione sarda e del popolo sardo.
Un altro tema, ugualmente importante, è quello di come allargare la gamma, purtroppo eccessivamente ristretta, dei prodotti di qualità dell'agricoltura sarda e come far sì quindi che, con l'allargamento dei prodotti di qualità, si riesca ad allargare i margini economici per l'agricoltore sardo. Infine, parleremo di governance del territorio, di come il sistema economico che fa perno sull'agricoltura vuole però agire, e in questo lo dobbiamo aiutare, di concerto con gli altri settori dell'economia territoriale (artigianato, commercio, ristorazione), con tutti coloro che possono interagire con questa attività, per far sì che insieme si riesca a promuovere lo sviluppo del territorio.
Il testo è figlio di diverse proposte di legge: la "13", la "14", la "16", la "22", la "49", presentate da consiglieri di maggioranza e di minoranza, c'è anche una proposta di legge di iniziativa popolare ereditata dallo scorsa legislatura. Abbiamo concordato in Commissione di puntare a redigere un testo unificato e, con la collaborazione di tutti i componenti della Commissione, e non solo dei componenti della Commissione, ma anche di altri che si sono appassionati alla discussione e hanno chiesto di poter intervenire, abbiamo nell'arco di due mesi, istituendo anche una piccola sottocommissione che poteva lavorare in maniera più veloce e più razionale a unificare i testi, prodotto un testo di legge che è diverso da tutti quelli da cui ha preso origine, ma che ha preso il meglio di tutti questi.
La Commissione ha approvato il testo il 9 luglio, venti giorni fa, la terza Commissione ha dato parere positivo dando delle indicazioni puntuali sulla norma finanziaria. Il testo è stato suddiviso in tre Capi, io non ho il tempo di illustrarvi tutta la relazione, è presente nel documento che è stato distribuito per cui chi ne ha il tempo, la volontà e la voglia può leggerla. Io mi limiterò a fare delle considerazioni di carattere generale per inquadrare il tema.
L'agrobiodiversità. Noi non a caso abbiamo parlato di agrobiodiversità perché la stiamo inserendo in una legge sull'agricoltura, essendo consapevoli che la biodiversità in Sardegna non riguarda solo il mondo dell'agricoltura, riguarda il vastissimo patrimonio di flora naturale e fauna selvatica, riguarda quindi l'intero sistema e l'ecosistema sardo. Però se vogliamo con puntualità affrontare il tema dal punto di vista del mondo agricolo, diciamo così, dobbiamo in questo provvedimento di legge puntare l'attenzione principalmente sugli aspetti che riguardano le razze, le varietà, le specie progenitrici delle nostre varietà, cioè tutto ciò che può incidere sul futuro e sul presente dell'attività agricola.
Sarà opportuna e necessaria, esiste già una proposta di legge in merito e bisognerà proporne delle altre, una legge quadro che inserisca invece il tema della biodiversità naturale in un più vasto ragionamento che riguardi le zone protette, Agenda 2000, Natura 2000, il sistema dei parchi eccetera. Io credo e ho fiducia che questo Consiglio regionale, in questo mandato, riesca anche a produrre un provvedimento di legge di quel tipo, di cui la nostra Regione ha necessità.
L'agrobiodiversità ormai ha questa accezione in tutti i paesi del mondo e punta a valorizzare e a creare le premesse affinché, innanzitutto nei luoghi dove questa agrobiodiversità si è preservata, venga ulteriormente tutelata e rilanciata, e dove c'è ricchezza di biodiversità vengano create le condizioni perché questa non diminuisca. Le moderne agricolture, non sarà sfuggito a nessuno di voi, sono basate molto sulle grandi produzioni di massa, con delle varietà con una ristrettissima base genetica; paradossalmente la sopravvivenza di questa agricoltura moderna, basata su varietà altamente produttive con bassissima base genetica, per poter sopravvivere e per poter, diciamolo tra virgolette, nutrire il mondo (e abbiamo bisogno di questa moderna agricoltura per nutrire il mondo perché quelli che devono mangiare non sono solo coloro che mangiano prodotti di altissima qualità, a cui puntiamo noi, ma sono quelli che consumano grandissime quantità di cibo), ha bisogno che nei luoghi dove la biodiversità esiste venga, conservata, salvaguardata e gestita affinché non diminuisca ma invece allarghi la sua base.
Ora, i pilastri su cui si fonda il primo capo della legge sull'agrobiodiversità sono i repertori regionali dove vengono iscritte tutte le razze e le varietà locali; la Banca regionale del germoplasma; la commissione o le commissioni (poi vedremo come sarà il testo definitivo) che gestisca, o gestiscano, dal punto di vista tecnico e scientifico questa partita; la rete di conservazione, cioè l'insieme dei soggetti a cui è deputato il compito di conservare e preservare questo patrimonio genetico. Infine quello che io reputo il protagonista principale di questo testo di legge: "l'agricoltore custode"; così come l'agricoltore in termini generali, l'allevatore è il protagonista principale non solo della nostra agricoltura ma del nostro sistema economico, "l'agricoltore custode" è il protagonista principale anche in questo ruolo di preservare, salvaguardare e valorizzare la biodiversità.
Ed è importante affidargli questo ruolo e valorizzarlo non solo nel compito di produrre alimenti, ma anche in quello di creare le condizioni affinché l'agricoltura sopravviva, abbia una prospettiva per il futuro. Quindi dobbiamo creare le condizioni affinché questo patrimonio che viene dichiarato…
PRESIDENTE. Onorevole Lotto, il tempo a sua disposizione è terminato.
LOTTO LUIGI (PD), relatore. Credevo di avere a disposizione quindici minuti.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, ho sbagliato nel dire quindici minuti perché il tempo previsto per la relazione è di dieci minuti.
Ha facoltà di parlare il consigliere Modesto Fenu, relatore. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna), relatore. Presidente, con un po' di emozione mi accingo a presentare la mia relazione ricordando che nel 2010 fummo promotori di una proposta di legge di iniziativa popolare che ebbe il consenso bipartisan di diversi consiglieri (tuttora presenti sia nei banchi dell'attuale maggioranza che della opposizione), presentata in Consiglio regionale con il corredo di 23 mila firme, con l'appoggio della Coldiretti e di altre associazioni, e che l'allora assessore Oscar Cherchi e l'allora presidente Cappellacci si adoperarono per cercare di introdurre l'argomento. Do lettura della relazione.
Il presente disegno di legge, seppure con dei sostanziali distinguo, è stato approvato nella Quinta Commissione all'unanimità in data 9 luglio 2011, rimandando all'Aula il compito di evidenziare meglio ciò che si ritiene più utile per la Sardegna e il suo popolo.
La Sardegna ha oggi, tra le sue caratteristiche vincenti, soprattutto in un mondo sempre più globalizzato, la sua enorme variabilità e specificità rappresentata dalle sue agrobiodiversità. Questa ricchezza è però al contempo fragile, perché si sviluppa all'interno di un'isola, in un tessuto ambientale ed economico rurale che è esso stesso fragile e lo è ancor di più se rapportato ai parametri di riferimento di contesti rurali inseriti in una economia di più vasta scala, siano essi nazionali o continentali.
Questa fragilità nel suo insieme costituisce uno svantaggio competitivo all'origine, non inferiore al 20 per cento. Un divario questo mai colmato e che urla giustizia.
Ma questa è oggi la nostra realtà, questa è la Sardegna, e con essa dobbiamo fare i conti.
Per queste ragioni i nostri termini di paragone, i nostri quadri comparativi, non possono mai mirare alla ricerca dell'uniformità con altre realtà, condizione questa che ci vedrebbe sicuramente soccombere e sempre indietro al nastro di partenza, bensì al contrario dobbiamo ambire a percorsi paralleli ma divergenti, che sappiano valorizzare ed evidenziare, sin quasi all'ostentazione rispettosa, in un mondo globalizzato ma affamato di radici culturali, le nostre differenze, la nostra migliore qualità, esistente e da costruire, le nostre peculiarità che devono sempre più essere legate agli aspetti tipici identitari e storico culturali, così come la stessa Europa ci chiede da tempo.
Di fronte a questa realtà che ci appartiene, la Sardegna non deve e non può produrre solo per chi vuole semplicemente nutrirsi, ma anche e soprattutto per chi nutrendosi vuole emozionarsi, per la qualità, i sapori, le diversità e le eccellenze agroalimentari uniche al mondo.
Oggi l'acquisto di un prodotto è sempre più un fatto emozionale, nella consapevolezza dell'acquisto e nella lealtà del rapporto tra produttore e consumatore passa quel filo sottile che fa la differenza, in una naturale e inevitabile competizione, tra lo sviluppo della nostra economia e delle opportunità di lavoro per i nostri giovani, oppure dell'economia degli altri e dell'occupazione di altre realtà.
Questa è la nostra carta vincente e non possiamo permetterci che se la giochino altri.
La proposta di legge in questione scaturisce da uno studio approfondito e dalla sintesi di ben sei disegni di legge presentati dalla maggioranza e dall'opposizione che vanno tutti nella medesima direzione, la conservazione e la valorizzazione dei nostri prodotti, delle agrobiodiversità e lo sviluppo del mondo rurale. Tra questi progetti di legge uno di essi, presentato dal Comitato Identità e Futuro, assieme alla Coldiretti e ad altre associazioni in data 22 dicembre 2011, è di iniziativa popolare e precedente a tutti gli altri, quando pochi parlavano di questi argomenti.
L'approvazione del progetto di legge di sintesi da parte di quest'Aula è, per le ragioni poc'anzi esposte, un bel segnale di risposta da parte della politica alle esigenze dei cittadini che partono dal basso, esigenze che non sono di destra o di sinistra, ma che sono richieste del nostro popolo e in quanto tali vanno affrontate con unità d'intenti e senza pregiudizi. Avere da parte nostra il coraggio di ascoltare è un segno di grande umiltà che ci avvicina al popolo che rappresentiamo nel Parlamento sardo.
Questa proposta di legge è importantissima e, anche se arriva a posteriori rispetto ad altre realtà nazionali ed europee, giunge comunque in un momento di svolta cruciale, nella speranza che non sia troppo tardi.
Arriva dopo decenni di errori strategici nell'individuazione delle vie maestre di crescita della Sardegna; dallo sviluppo di produzioni industriali già decotte prima ancora di nascere, alla liberalizzazione selvaggia di una grande distribuzione che si pensava potesse portare benessere per i sardi, ma che in realtà lo ha portato solo per altri.
All'interno di queste cattedrali di concentrazione della domanda, i nostri prodotti, specie quelli agroalimentari, vengono venduti senza alcuna valorizzazione, sotto costo e spesso sfruttati come prodotti civetta per favorire la vendita di produzioni provenienti da altre parti d'Italia e del mondo, al solo scopo di garantire il massimo profitto per gli importatori, incuranti del danno che stanno creando.
Queste situazioni ci hanno fatto assumere le sembianze, più che di una Regione autonoma, di una colonia, dove l'assistenza e l'assistenzialismo concesso servono a impedirci di produrre e a favorire l'acquisto di prodotti d'importazione, dirottando le risorse economiche dei sardi verso altri mercati piuttosto che trattenerle in Sardegna a creare ricchezza, generare sviluppo, sostenendone l'economia e l'occupazione.
Nell'arco di pochi decenni, il perdurare di questa condizione ci ha impoverito, sono stati persi migliaia di posti di lavoro, le nostre aziende hanno maturato la convinzione e la consapevolezza, purtroppo reale, che non era più conveniente produrre. Chi è stato lungimirante, e si è potuto permettere altre opportunità, ha abbandonato subito la propria azienda e ha interrotto la produzione; chi invece ha resistito nel tempo, ha accumulato debiti sino alla condizione di vedersi pignorare dalle banche il patrimonio ereditato dalle precedenti generazioni e che non potrà più lasciare ai suoi figli e alle future generazioni, i quali pertanto, in taluni casi, saranno costretti a emigrare o infoltiranno le schiere dei disoccupati e dei nuovi poveri. Il risultato di ciò è sotto gli occhi di tutti: disoccupazione, emigrazione, abbandono delle campagne, mancanza di presidio del territorio, danni ambientali, aumento di fenomeni sociali negativi e della microcriminalità, pignoramenti, suicidi, impoverimento generale. Tutto questo grava sulle nostre spalle ed ha un costo enorme per la nostra società che diventa un macigno per il futuro.
Questo è il prezzo da pagare che abbiamo ereditato per aver trascurato nel tempo il settore primario dell'agricoltura e dell'agroalimentare. Questo, associato al turismo e all'artigianato locale, è invece, come oggi tutti noi sappiamo, il settore che può riservarci i più grandi risultati socio-economici e occupazionali. Dopo tanti anni, oggi siamo di nuovo qui, punto e a capo, a cercare di recuperare il tempo perso, nella speranza che ciò che è successo in passato rappresenti un monito sempre presente e una importante lezione per il futuro.
Il nostro futuro non può più concepire una Sardegna che importa l'80 per cento del suo fabbisogno agroalimentare, ma che punta decisamente, nel breve e medio periodo, a migliorare la bilancia commerciale dell'agroalimentare almeno del 40-50 per cento. Oggi abbiamo un saldo negativo sull'agroalimentare di 2,2 miliardi di euro. Lì è la nostra ricchezza, Assessore. Il nostro futuro non può accettare che la materia prima necessaria per la produzione delle nostre eccellenze agroalimentari e dei nostri prodotti tipici e identitari, tramandati da millenni e che rappresentano parte della nostra cultura, vengano realizzati con materie prime non sarde; lì è il nostro futuro, la nostra economia, i nostri posti di lavoro. Nel lungo periodo, strategicamente, senza indugio, dobbiamo ambire all'indipendenza agroalimentare.
Questa proposta di legge ha tutti i crismi di una legge quadro che regola un mondo, quello rurale che è ancora oggi, fortunatamente per noi, pregnante nella nostra società e cultura. La stessa individuazione della figura quasi poetica, ma molto pratica, dell'"agricoltore custode" ne è al contempo la testimonianza e il giusto riconoscimento. Non sappiamo per quanto tempo questo mondo riuscirà a resistere, ecco perché è importante approvare e rendere prontamente operativa questa legge, per conservare e valorizzare un patrimonio straordinario, unico al mondo, prima che sia troppo tardi. Essa propone di approcciarci alle problematiche di un comparto che serba in sé passato, presente e futuro della nostra terra e rappresenta uno spaccato importante della nostra società; partendo dalle sue basi originarie, quindi dalle sue agrobiodiversità e peculiarità, ne organizza lo sviluppo attraverso i distretti rurali, la tracciabilità delle sue produzioni primarie e della materia prima utilizzata nei prodotti trasformati, e passa, inevitabilmente, attraverso il riconoscimento, doveroso e obbligato delle sue specificità e qualità, con l'ausilio di un marchio ombrello denominato "prodotto in Sardegna".
Il decreto legislativo numero 228 del 18 maggio 2001 delega alle Regioni potestà legislativa in materia di distretti rurali e agroalimentari di qualità; ciò per favorire una programmazione più mirata alle esigenze del territorio in linea…
PRESIDENTE. Onorevole Fenu, il tempo a sua disposizione è terminato. Il Consiglio è convocato domani, giovedì 31 luglio, alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 18 e 59.
Allegati seduta
esto dell'interrogazione e mozione annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Piscedda - Comandini - Deriu - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sul Distretto socio-sanitario di Cagliari, area ovest.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- i comitati dei distretti socio-sanitari rivestono un'importanza strategica nella più ampia organizzazione del sistema regionale della sanità sarda;
- il comitato del Distretto socio-sanitario di Cagliari, area ovest, è composto dai sindaci dei Comuni di Assemini, Capoterra, Decimomannu, Decimoputzu, Domus de Maria, Elmas, Pula, San Sperate, Sarroch, Siliqua, Teulada, Vallermosa, Villasor, Villaspeciosa, Villa San Pietro;
CONSIDERATO che:
- nello stesso comitato di distretto la carica di presidente era rimasta vacante;
- in virtù di tale vacatio il comitato del Distretto, area ovest, non ha potuto svolgere alcuna delle funzioni assegnategli dalla normativa vigente;
- in data 29 maggio 2014 i sindaci del comitato del Distretto, area ovest, hanno provveduto alla nomina del proprio presidente;
- in data 16 giugno 2014 il presidente del comitato di Distretto, area ovest, ha provveduto a sollecitare formalmente il direttore generale della ASL n. 8 affinché lo stesso provvedesse ad insediare e rendere operativo il nuovo presidente nelle sue funzioni;
- a tutt'oggi il direttore generale della ASL n. 8 non ha risposto a tale sollecitazione, e continua a tenere inoperante il comitato del Distretto socio-sanitario di Cagliari, area ovest,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere:
1) se siano al corrente della gravità della situazione di inoperatività in cui versa il Distretto socio-sanitario di Cagliari, area ovest;
2) se siano al corrente delle gravi succitate inadempienze in capo al direttore generale della ASL n. 8;
3) se e quali provvedimenti intendano adottare affinché il Distretto socio-sanitario di Cagliari, area ovest, possa essere messo nelle condizioni di svolgere i compiti istituzionali di propria competenza. (117)
Mozione Pittalis - Dedoni - Fenu - Rubiu - Solinas Christian sulla situazione del diritto annuale della Camera di commercio.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che con l'articolo 28 del decreto legge 24 giugno 2014, n. 90, recante "Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari" il Governo ha ridotto, a partire dal 1° gennaio 2015, l'importo del diritto annuale delle Camere di commercio a carico delle imprese;
ATTESO che il 10 luglio 2014 l'Esecutivo nazionale ha approvato un disegno di legge delega per la riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni, che all'articolo 9 prevede l'abolizione dell'onere di contributo delle imprese nei confronti delle Camere di commercio e il trasferimento del registro delle imprese al Ministero dello sviluppo economico;
CONSIDERATO che, poiché lo Stato ha da tempo eliminato ogni forma di trasferimento alle Camere di commercio, il diritto annuale rappresenta un'entrata tributaria destinata a finanziare in via esclusiva il sistema camerale;
CONSTATATO che, secondo le prime stime, il dimezzamento del gettito non permetterebbe ad oltre 48 Camere di sostenere i costi di funzionamento e per le restanti comporterebbe una drastica contrazione delle attività;
ACCERTATO che una simile riduzione metterebbe in discussione i servizi resi alle rispettive comunità di appartenenza,
impegna il Presidente della Regione
1) a promuovere un'iniziativa condivisa con i parlamentari eletti in Sardegna affinché il testo dell'articolo 28 del decreto legge n. 90 del 2014 sia profondamente modificato in sede di conversione;
2) a richiedere un confronto con il Governo, con il coinvolgimento degli enti camerali e delle associazioni di imprese, al fine di offrire un contributo al percorso di conversione della legge delega, che, tenendo conto delle indicazioni delle comunità interessate, faccia salve le risorse destinate a sostenere l'attività delle Camere di commercio;
3) a farsi promotore di un gruppo di lavoro, con la partecipazione delle regioni, delle associazioni di categoria rappresentate nel sistema camerale e di Unioncamere, al fine di formulare una proposta di riordino degli assetti e delle funzioni del sistema camerale nazionale, che garantisca le specificità territoriali, prevedendo livelli di autonomia organizzativa differenziati sulla base dei criteri di efficienza e qualità. (63)