Seduta n.331 del 13/06/2012
CCCXXXI SEDUTA
MERCOLEDI' 13 GIUGNO 2012
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 11.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 16 maggio 2012 (323), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Antioco Porcu e Luciano Uras hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 13 giugno 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Comunico che in data 12 giugno 2012 il Gruppo del Popolo della Libertà ha nominato Presidente l'onorevole Pietro Pittalis.
Considerata l'assenza di numerosi consiglieri, sospendo la seduta sino alle ore 11 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 03, viene ripresa alle ore 11 e 16.)
Sardegna (333)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta della mozione numero 182 e delle interpellanze numero 273 e 333.
(Si riporta di seguito il testo della mozione e delle interpellanze:
MozioneDiana Giampaolo - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zuncheddu sull'applicazione al contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) dei lavoratori dell'Ente foreste della Sardegna dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010 con oggetto: "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica", convertito con modificazioni dall'articolo 1 della legge 30 luglio 2010, n. 122, che dispone il contenimento delle spese in materia di pubblico impiego e sul processo di stabilizzazione dei precari dell'Ente foreste della Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- ai dipendenti dell'Ente foreste della Sardegna non viene riconosciuto l'adeguamento retributivo previsto dal rinnovo contrattuale per gli anni 2010-2012, in quanto secondo l'interpretazione dell'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente, dell'Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio e dell'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione questo accordo si pone in contrasto con la norma nazionale di contenimento della spesa pubblica;
- il suddetto contratto, la cui negoziazione è affidata all'UNCEM nazionale e ai sindacati di categoria, è di natura privatistica e non è sottoposto a preventivo parere né da parte del Governo centrale né dalla conferenza delle regioni;
VERIFICATO che:
- il giudizio espresso dagli avvocati incaricati dai sindacati di valutare sia la natura dell'ente che la forma giuridica del personale dipendente è a sostegno della tesi di validità dell'accordo contrattuale a cui non si devono applicare le disposizioni dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010 (cosiddetto decreto Brunetta) relative alle sole pubbliche amministrazioni;
- l'Ente foreste è un ente pubblico non economico istituito con la legge regionale n. 24 del 1999, modificata con la legge regionale n. 12 del 2002, la cui disciplina è imposta dalla legislazione regionale e statutaria dalla cui potestà è regolamentata;
- al personale è riconosciuto un comparto di contrattazione distinto dal comparto del personale dell'Amministrazione regionale e degli enti regionali, al quale si applica il contratto collettivo nazionale di lavoro degli operai forestali ed impiegati agricoli addetti ai lavori di sistemazione idraulico forestale;
- nella legge regionale n. 12 del 2002, all'articolo 1, l'unico riferimento alla legge regionale n. 31 del 1998 è relativo ai regolamenti interni di organizzazione e funzionamento dell'ente;
- al personale dell'Ente foreste si ritiene non doversi applicare la normativa giuridica del personale della pubblica amministrazione, ma quella prevista dalla normativa di natura privatistica;
CONSTATATO che :
- l'Ente foreste della Sardegna ha emesso la delibera n. 204 del 20 dicembre 2011 che disapplica le disposizioni contrattuali che si pongono in contrasto con l'articolo 9, commi 1 e 17, del decreto-legge n. 78 del 2010 o altra disposizione di legge;
- successivamente l'ente ha revocato la delibera n. 204 del 2011 ripristinando i contenuti del disposto contrattuale nazionale;
- la Direzione generale dell'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente con nota prot. n. 10573 dell'8 maggio 2012 esprime un primo parere di legittimità concernente: "atti di indirizzo per la gestione provvisoria del bilancio di previsione del 2012, ritenendo che l'Ente foreste debba attenersi al parere espresso dall'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione circa le disposizioni contenute dal decreto legge n. 78 del 2010;
- in data 9 maggio 2012 la Direzione generale dell'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione ritiene che l'Ente foreste non può corrispondere al personale gli incrementi previsti per gli anni 2010 e seguenti, richiamando le disposizioni dell'articolo 9, comma 17, del decreto-legge n. 78 del 2010 che ha stabilito il blocco della contrattazione per gli anni 2010-2012;
- l'applicazione di tale parere da parte dell'Ente foreste comporterà la decurtazione stipendiale ai lavoratori forestali stimata in una perdita economica quantificabile in circa 1.400 euro per anno;
RIBADITO che:
- nessuna disposizione assessoriale può disapplicare una norma di legge quale quella istitutiva dell'ente e la sua contrattazione collettiva;
- l'attività di manutenzione e salvaguardia svolta dai lavoratori forestali, di fondamentale importanza nel territorio della Sardegna al fine di prevenire ogni tipo di calamità naturale, rischia di essere compromessa dal mancato riconoscimento di un diritto a percepire il salario contrattualizzato;
- la mancata soluzione della vertenza che riguarda circa 6.670 forestali che da anni operano nel settore, porterà ad un'ulteriore criticità nella normale attività gestionale dell'ente anche in considerazione dell'approssimarsi dell'attività antincendio;
PRESO ATTO che:
- l'articolo 15, comma 26, della legge regionale n. 2 del 2007 ha disposto che "l'Ente foreste della Sardegna, al fine di avviare un procedimento di stabilizzazione dei lavoratori, è autorizzato, all'interno della dotazione di personale presente al 1° gennaio 2005, a ridistribuire l'orario di lavoro derivante da cessazioni e abbandoni verificatisi per qualsiasi motivo;
- le modalità e i criteri sono definiti da appositi programmi operativi predisposti dall'Ente foreste d'intesa con le organizzazioni sindacali di categoria e approvati con apposita deliberazione della Giunta regionale;
- la Giunta regionale, con deliberazione n. 60/27 del 5 novembre 2008, ha dato attuazione alla norma citata, autorizzando l'Ente foreste ad avviare il procedimento di stabilizzazione dei lavoratori impiegati a tempo determinato nella misura di 850 unità;
- con successiva deliberazione n. 10/47 dell'11 febbraio 2009 la Giunta regionale dava mandato all'Ente foreste di procedere ad una ulteriore ricognizione delle unità di personale che, a vario titolo, fossero cessate dall'impiego nel periodo 1°-31 gennaio 2008, nonché di predisporre un piano di stabilizzazione aggiuntivo a quello approvato con la deliberazione n. 60/27 del 2008;
- con un'intesa integrativa alla precedente del 10 dicembre 2008, in data 26 maggio 2009, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e le organizzazioni sindacali di categoria hanno preso atto che le cessazioni verificatesi nel 2008 erano oltre 200 unità e che entro la data del 27 giugno 2009 sarebbe stato inviato al BURAS il bando di selezione per le ulteriori stabilizzazioni come previsto dalla deliberazione di Giunta n. 10/47;
- solo nel corso del 2010 si è conclusa la prima tranche di stabilizzazioni relativa alle cessazioni intervenute nel periodo 2005-2007;
- il giorno 11 aprile 2011 le organizzazioni sindacali di categoria e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, hanno sottoscritto un documento con il quale l'Assessore si impegnava al riavvio del processo di stabilizzazione, inspiegabilmente bloccato, sollecitando l'ente all'immediata attivazione delle procedure per la stabilizzazione di 226 operai conseguente alla deliberazione n. 10/47 del 2009;
- con nota della Presidenza dell'Ente foreste prot. n. 1743 del 22 dicembre 2011 è stata avanzata una proposta di deliberazione all'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, deliberazione che la Giunta ha respinto nella seduta del 23 dicembre 2011;
- i lavoratori stabilizzati vanno a ricoprire posti lasciati vacanti dal personale cessato, per cui la spesa per il personale dell'ente rimane invariata,
impegna la Giunta regionale
1) a ristabilire l'autonomia dell'Ente foreste della Sardegna prevista dalla sua natura giuridica e supportata dagli adempimenti legislativi che ne regolano i rapporti di lavoro intesi come privati;
2) a revocare gli indirizzi dati al consiglio di amministrazione dell'Ente foreste in merito all'applicabilità del decreto-legge n. 78 del 2010 ai dipendenti dell'ente;
3) a predisporre un disegno di legge di modifica della legge regionale 9 giugno 1999, n. 24, modificata con la legge regionale 9 agosto 2002, n. 12, ove ai dipendenti forestali debba essere applicata la normativa del pubblico impiego prevista dalla legge regionale n. 31 del 1998;
4) ad attuare il programma di stabilizzazione dei precari dell'Ente foreste secondo il dispositivo dell'articolo 15, comma 26, della legge regionale n. 2 del 2007. (182)
InterpellanzaSolinas Antonio - Cocco Pietro - Lotto - Agus - Corda sulla mancata nomina del nuovo presidente dell'Ente foreste e sulla stabilizzazione del personale precario.
I sottoscritti,
evidenziato che sono trascorsi oramai sei mesi dalla scomparsa del dr. Salvatore Paolo Farina, presidente dell'Ente foreste, e che la Giunta regionale della Sardegna non ha ancora provveduto ad approvare la deliberazione di nomina del nuovo presidente, nonostante la proposta sia iscritta all'ordine del giorno da alcuni mesi, lasciando l'ente in una situazione di incertezza che, inevitabilmente, si ripercuote sull'attività condotta;
sottolineato, in particolar modo, che sono sempre maggiori le preoccupazioni riferite ad un nuovo stop nel percorso di stabilizzazione degli operai forestali, senza che siano mai state chiarite le motivazioni che hanno fino ad ora impedito la conclusione delle procedure concorsuali che interesseranno centinaia di lavoratori in tutta l'Isola;
considerato che il Consiglio regionale ha, più volte, indicato la stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato come prioritaria su qualsiasi altra forma di assunzione,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per conoscere:
1) quali siano le motivazioni che finora hanno impedito di procedere alla nomina del nuovo presidente dell'Ente foreste;
2) quali siano le motivazioni che hanno finora impedito, e che mettono a rischio, il completamento del percorso concorsuale di stabilizzazione degli operai forestali. (273)
Interpellanza Solinas Antonio - Lotto - Cucca - Diana Giampaolo sull'applicazione del rinnovo contrattuale per i lavoratori dell'Ente foreste della Sardegna.
I sottoscritti,
premesso che:
- il rinnovato contratto dei dipendenti dell'Ente foreste prevede la corresponsione degli arretrati per gli anni 2010/2012;
- i circa 7.000 dipendenti dell'Ente foreste hanno già, in parte, incassato gli arretrati da circa un anno e mezzo;
preso atto che in data 9 maggio 2012 il direttore generale dell'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione ha comunicato che l'Ente foreste, nell'applicare il rinnovo del CCNL, non può corrispondere al personale gli incrementi previsti per gli anni 2010 e seguenti, essendo soggetto al rispetto della disposizione del comma 17 dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010, che ha stabilito il blocco della contrattazione, decretando, di fatto, l'illegittimità della deliberazione del consiglio di amministrazione dell'ente nella parte in cui riconosceva per gli anni 2010/2012, gli oneri relativi agli incrementi contrattuali;
considerato che:
- la Regione, che ha competenza legislativa primaria in tema di ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi e sullo stato giuridico ed economico del personale, con legge regionale 9 giugno 1999, n. 24, modificata con la legge regionale 9 agosto 2002, n. 12, istitutiva dell'Ente foreste, ha stabilito che ai dipendenti si applichi il contratto collettivo di lavoro privatistico dei lavoratori forestali;
- il contenuto dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010 che prevede che per gli anni 2011, 2012 e 2013 il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti non può superare il trattamento in godimento nell'anno 2010, è riconducibile ai soli dipendenti delle pubbliche amministrazioni;
- l'Ente foreste svolge, quasi in modo esclusivo, attività produttive e di scambio tradizionalmente riservate ai privati,
chiedono di interpellare l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per conoscere:
1) se non ritengano opportuno, anche in sede di autotutela, revocare gli indirizzi dati al consiglio di amministrazione dell'Ente foreste in merito alla applicabilità del decreto-legge n. 78 del 2010 ai dipendenti dell'ente;
2) in caso contrario se non ritengano urgente la predisposizione di un progetto di legge da parte della Giunta regionale di modifica della legge regionale n. 24 del 1999, modificata con la legge regionale n. 12 del 2002, con il quale definire l'inquadramento dei dipendenti dell'Ente foreste nel comparto unico dei dipendenti dell'Amministrazione regionale. (333))
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 182 ha facoltà di illustrarla.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Onorevole Presidente, noi abbiamo presentato la mozione che è all'esame dell'Aula il 17 marzo di quest'anno, quindi circa venticinque giorni fa. L'obiettivo di questa mozione è e resta, lo dico rivolgendomi soprattutto all'assessore Floris e all'assessore Oppi…
(Interruzioni)
Presidente, aspettiamo che i colleghi prendano posto, forse è meglio.
PRESIDENTE. Prego gli onorevoli Peru, Manca e Sanna di prendere posto.
Prego, onorevole Diana.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Grazie, Presidente. Oggi vivremo una giornata meno tesa di quella appena trascorsa, quindi spero ci sia la disponibilità dei colleghi non soltanto ad ascoltare, ma soprattutto a dare un contributo al merito di questa mozione che interessa non poche persone, si tratta di quasi 7.000 lavoratori, ma soprattutto… Presidente, c'è un brusio fastidioso, preferisco aspettare cinque minuti. Sospendiamo e riprendiamo appena possibile.
PRESIDENTE. Colleghi! Sospendere anche solo per cinque minuti, onorevole Diana, non servirebbe a nulla se i colleghi non entrano nell'ordine di idee di avere rispetto per chi interviene. Onorevoli Cucca e Bardanzellu, se volete conversare tra voi, per cortesia, fatelo fuori dell'aula, perché è difficile intervenire con questo brusio di sottofondo che è veramente fastidioso.
Prego, onorevole Diana.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). C'è il rischio che non resti nessuno in aula! Grazie, Presidente.
Ripeto, è in discussione una mozione che noi abbiamo presentato il 17 maggio scorso e che ha l'obiettivo di impegnare il Consiglio regionale nel dare un contributo alla soluzione sostanziale di due problemi: il primo riguarda il completamento del processo di stabilizzazione dei lavoratori all'interno dell'Ente foreste, il secondo la tutela contrattuale di quegli stessi lavoratori. Dalla data di presentazione a oggi la situazione è peggiorata, tant'è che siamo in presenza della proclamazione di tre giornate di sciopero da parte delle organizzazioni sindacali confederali di quei lavoratori. Preoccupano queste tre giornate di sciopero perché, lo sanno meglio di me gli Assessori che mi stanno di fronte, intervengono in un periodo delicato per la nostra regione e anche a rischio, come quello dell'antincendio nella stagione estiva. Per il 13 luglio è inoltre previsto uno sciopero di ventiquattr'ore che impegnerà tutta la giornata. Insomma stiamo parlando di un periodo certamente critico. Il Consiglio oggi è chiamato a interpretare la situazione in maniera corretta, senza strumentalizzazione alcuna, perché credo non lo meritino questi lavoratori, non lo meritino i rappresentanti dell'Ente foreste, non lo meritino i rappresentanti della Giunta che hanno la responsabilità di amministrare politicamente questo ente e non lo meritino nemmeno i presentatori di questa mozione che si pongono l'obiettivo, ripeto, di porre all'attenzione del Consiglio regionale un tema delicato che per certi aspetti ci trasciniamo da qualche anno. Non che non si sia fatto nulla in questi anni, però certamente riteniamo di dover sollecitare in maniera convinta la Giunta regionale a completare alcuni processi, in particolare quello relativo alle stabilizzazioni. Altra cosa è l'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, ma andiamo con ordine.
La Giunta regionale, con una delibera del 5 novembre 2008, autorizzava l'Ente foreste ad avviare il processo di stabilizzazione dei lavoratori impiegati a tempo determinato nella misura allora definita di circa 850 unità. Voglio ricordare che quelle 850 unità compensavano le cessazioni dall'impiego intervenute all'interno dell'ente nel periodo relativo al 2005-2007. Quindi stiamo parlando di stabilizzazioni conseguenti al fatto che alcuni lavoratori sono stati collocati in quiescenza o si sono licenziati e sono ora in pensione. Con successiva delibera, la numero 10/47 dell'11 febbraio 2009, quindi due mesi dopo, la Giunta regionale - giustamente, ritengo - dava mandato all'Ente foreste di effettuare un'ulteriore ricognizione al fine di verificare quante cessazioni fossero intervenute successivamente al triennio 2005-2007, in particolare dal 2008. Di seguito a questo mandato dato dalla Giunta, l'allora Assessore dell'ambiente, Emilio Simeone, d'intesa con le organizzazioni sindacali, quantificò in circa 216 le cessazioni relative a quel periodo e di conseguenza - e giustamente, dico io - si impegnò a inviare al BURAS, entro il 27 giugno del 2009, il bando di selezione per le ulteriori 216 stabilizzazioni, come previsto dalla delibera di Giunta numero 10/47.
Nel 2010, lo sanno bene gli assessori Oppi e Floris, si è conclusa positivamente la prima tranche di stabilizzazioni che interessavano 850 unità ed erano relative - lo ripeto anche a costo di tediare - alle cessazioni del periodo 2005-2007. Ad aprile del 2011 l'Assessore dell'ambiente e le organizzazioni sindacali sottoscrissero un documento attraverso il quale l'Assessore si impegnava al riavvio del processo di stabilizzazione e sollecitava puntualmente l'Ente foreste all'immediata attivazione delle procedure per le 216 stabilizzazioni relative alle 216 cessazioni verificatesi a partire dal 2008, cioè la seconda tranche. Ecco, al saldo noi oggi siamo in grado di verificare che c'è stata la stabilizzazione dei primi 850 lavoratori, ma per le ragioni di cui dirò, che sono note a quest'Aula e soprattutto alla Giunta, la seconda tranche di stabilizzazioni è stata bloccata e non se ne è più fatto nulla. C'è da dire che il 22 dicembre 2011 la presidenza dell'Ente foreste, sollecitata da più parti, credo dalle organizzazioni sindacali e ovviamente anche dall'Assessore dell'ambiente, invia una proposta di delibera all'Assessore. La Giunta regionale il giorno dopo, ovvero il 23 dicembre 2011, respinge quella proposta di delibera, almeno questo è ciò che mi risulta. Credo sia utile ricordare che stiamo parlando di stabilizzazioni che sostituiscono delle cessazioni e quindi di un qualcosa a invarianza di costi, cioè non stiamo parlando di stabilizzazioni che determinano un costo ulteriore per l'amministrazione dell'ente e più complessivamente per l'amministrazione regionale. Sottolineo questo aspetto perché ovviamente non è di secondaria importanza rispetto al decreto legge numero 78 del 2010, a cui la Giunta fa riferimento, il cosiddetto decreto Brunetta. Tra l'altro, sempre su incarico dell'assessore Oppi, l'Ente foreste ha verificato il numero delle cessazioni intervenute al 31 dicembre 2011, data alla quale la situazione è la seguente: 850 stabilizzazioni fatte e 216 ancora da fare. In più ci sono state ulteriori 670 cessazioni. Ciò vuol dire che vi sono state circa 900 cessazioni, una cifra non di poco conto che probabilmente è aumentata; non conosco il dato relativo all'anno in corso, ma è probabile che qualche altra cessazione ci sia stata, considerata l'età media di quei lavoratori. Siamo in presenza di un buco di 900 unità lavorative rispetto a un organico di circa 6.700 dipendenti; una carenza di organico importante, che determina inevitabilmente, per responsabilità di nessuno, il venir meno della funzione e dell'efficacia dell'Ente foreste stesso.
Sottolineo questo aspetto - lo dico all'assessore Oppi che so persona sensibile a questi temi - perché una carenza di organico di questa natura compromette credo in maniera grave, direi anche pericolosa, soprattutto in alcuni periodi dell'anno, l'efficacia delle funzioni e dell'attività dell'ente. Mi pare che si possa dire, senza paura di essere smentiti, che siamo in presenza di una carenza di organico che condiziona in maniera pesante la stessa attività ordinaria dell'ente, soprattutto, ripeto, in un periodo critico come quello estivo.
La prima richiesta che io formulo alla Giunta - pur conoscendone la risposta, che io e i presentatori della mozione non condividiamo, anche se comprendiamo che ci possano essere opinioni diverse, e infatti siamo di fronte ad opinioni diverse - è quella di spiegare al Consiglio il perché del blocco delle stabilizzazioni. Ieri abbiamo avuto modo di audire, in Commissione d'inchiesta, il presidente dell'Ente foreste (era presente tra l'altro anche il direttore generale), il quale ha espresso non poca preoccupazione per la situazione in cui versa l'ente in questo momento obbligatoriamente di tensione dovuto a un confronto conflittuale in essere con le organizzazioni sindacali. Voglio però ricordare all'Aula e anche agli Assessori presenti che ieri il presidente dell'Ente foreste ha affermato una cosa molto importante, per quanto mi riguarda, e cioè che il decreto-legge numero 78 del 2010 viene utilizzato dalla Giunta per non completare il processo delle stabilizzazioni e allo stesso tempo per non applicare il contratto collettivo nazionale di lavoro, ma per quanto riguarda l'ente il contratto collettivo di lavoro deve essere applicato e deve avere piena efficacia. Confortato da questa affermazione, che condivido pienamente, chiedo alla Giunta di fare l'impossibile per rimuovere una situazione che sta creando problemi che sono davanti a tutti noi. Personalmente sono convinto che sia un errore, assessore Oppi, assessore Floris, assessore Rassu, affermare che il cosiddetto decreto Brunetta vada applicato anche agli enti pubblici di natura privatistica. Io ritengo invece che tale decreto non vada applicato agli enti pubblici di natura privatistica. Non posso che accompagnare questa affermazione con una dichiarazione di totale modestia, è però un'affermazione confortata dal parere di persone che hanno, vivaddio, qualche nozione in più del sottoscritto in questa materia.
Abbiamo ovviamente anche noi, e non soltanto noi, consultato degli esperti costituzionalisti, ma mi pare che questa sia l'interpretazione. Il collega Steri probabilmente non sarà d'accordo con questa affermazione, ma credo che questo possa contribuire, alla fine di questi lavori, a trovare una soluzione per uscire quanto prima da questa situazione, perché credo che nessuno, a partire dalla Giunta e dagli Assessori competenti, abbia interesse a mantenere lo status quo, che rischia davvero di creare problemi di difficile gestione. Noi siamo confortati anche dal parere autorevole dell'Avvocatura generale dello Stato dato in risposta a un quesito posto dall'Autorità portuale di Venezia. Mi pare cioè che si possa usare in similitudine quel parere per affermare quanto sto dicendo. Queste sono le questioni di natura politica, poi noi abbiamo presentato una mozione molto precisa dal nostro punto di vista, cioè abbiamo lavorato, abbiamo fatto dei riferimenti molto puntuali e concludiamo sollecitando la Giunta attraverso il dispositivo questa mozione, che poi richiamerò. Tra l'altro questo parere è espresso sia dall'Avvocatura generale dello Stato, sia dall'Uncem; credo siano pareri, compreso quello dell'Uncem, non espressi con leggerezza, bensì con serietà e ovviamente con riferimenti precisi alle norme e allo stato giuridico dell'ente di cui stiamo parlando.
Pensavo di aver parlato per meno tempo, per cui concludo dicendo che queste sono le questioni, signori Assessori, e noi con la mozione numero 182 vi sollecitiamo a rimuovere le cause che hanno determinato il blocco delle stabilizzazioni nell'Ente foreste. Tra l'altro stiamo parlando di un ente che si articola su tutto il territorio sardo, soprattutto nelle zone interne; stiamo parlando di un ente importante che forse necessita di una seria riforma; stiamo parlando di un ente per il quale ci siamo impegnati con ingenti risorse (circa 6 milioni di euro) nell'ultima manovra finanziaria, proprio perché si doveva dare piena applicazione al contratto collettivo nazionale di lavoro. Queste sono le questioni e io invito la Giunta e i colleghi presenti, che hanno avuto la pazienza di ascoltare, a confrontarsi con noi su questo tema.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori delle interpellanze ha facoltà di illustrarle. Sono concessi cinque minuti per ogni interpellanza.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Svolgo assieme queste due interpellanze anche perché, Presidente, ne approfitto per segnalarle che il problema delle interpellanze, così come delle interrogazioni, sta diventando sempre più pesante. Una di queste due interpellanze è stata presentata quasi un anno fa e il 50 per cento di quello che chiedevamo allora non è oggi più attuale.
L'interpellanza numero 333, presentata circa un mese fa, è relativa al contratto dei dipendenti dell'Ente foreste, contratto scaturito dopo mesi, forse anche dopo qualche anno di lotta da parte dei dipendenti e degli operai dell'ente che chiedevano, così come è loro diritto avere, l'integrazione del contratto nazionale. La cosa più assurda è che i circa 7.000 dipendenti dell'Ente foreste hanno già incassato buona parte delle spettanze relative al contratto integrativo nazionale, ma circa un mese fa, il 9 maggio per l'esattezza, il solerte direttore generale dell'Assessorato degli affari generali e personale della Regione ha comunicato al consiglio di amministrazione dell'Ente foreste la non applicabilità del rinnovo contrattuale ritenendo che l'ente, come ha già detto il mio Capogruppo, sia soggetto al rispetto delle norme del decreto-legge numero 78 del 2010, il cosiddetto decreto Brunetta. L'ho definito "solerte direttore generale" perché il decreto Brunetta è del 2010 e il direttore generale dell'Assessorato ha comunicato dopo due anni all'Ente foreste la non applicabilità del rinnovo contrattuale per il suddetto motivo. Noi diciamo molto chiaramente nell'interpellanza che, a nostro avviso, ma non solo a nostro avviso, il decreto numero 78 non si può applicare all'Ente foreste in quanto, lo dice espressamente il decreto stesso, riguarda le pubbliche amministrazioni. L'amministrazione regionale, avendo in questo campo competenza primaria in tema di ordinamento dei suoi uffici e degli enti da essa amministrati, e soprattutto sullo stato giuridico ed economico dei dipendenti, con la legge numero 24 del 1999 (modificata dalla legge numero 12 del 2002), istitutiva dell'Ente foreste, ha stabilito che ai dipendenti si applica il contratto collettivo di lavoro privatistico dei lavoratori forestali. A mio avviso questo è giusto, anche perché l'Ente foreste svolge quasi in modo esclusivo attività produttive e di scambio tradizionalmente riservate ai privati. Questa è una discussione giuridica che si è aperta tra l'Ente foreste e l'Amministrazione regionale che ha portato a una conflittualità tra organizzazioni sindacali e consiglio di amministrazione dell'ente. E non è la prima volta, è successo anche per quanto riguarda il completamento del procedimento di stabilizzazione di cui a una legge approvata nella passata legislatura. Se non ricordo male, sono 226 i dipendenti ancora da stabilizzare, per i quali il Consiglio regionale, sia nella passata legislatura sia in questa, si è più volte pronunciato mettendo anche a disposizione le risorse necessarie. Il Servizio del personale dell'Assessorato degli affari generali ha rilevato che non si può procedere alla stabilizzazione di quei 226 dipendenti perché anche qui si applica il decreto Brunetta. Anche su questa questione, che era stata sollevata con un'interpellanza del 7 ottobre 2011, non si è ancora avuta alcuna risposta.
Io credo che oltre a un problema di interpretazione delle norme, al quale va data sicuramente risposta nel più breve tempo possibile, questo Consiglio debba affrontare il problema relativo al fatto che da circa tre anni e mezzo l'attività dell'Ente foreste è completamente bloccata non solo per via delle diverse interpretazioni che dal punto di vista giuridico vengono date, ma anche a causa di uno scontro quotidiano che si verifica da tre anni a questa parte tra il presidente di turno e il direttore generale dell'ente. Le cronache di queste settimane raccontano di scontri quasi a livello fisico tra il direttore e l'attuale presidente. Avete nominato una persona rispettabilissima, una persona seria, credo molto stimata nel suo ambiente, ma che molto probabilmente, per la professionalità maturata, non è adatta a ricoprire il ruolo di direttore generale dell'ente. Questi diverbi purtroppo hanno prodotto il blocco totale dell'attività dell'Ente foreste, che rischia di avere grosse ripercussioni anche sull'immediata campagna antincendio.
A questa situazione è urgente porre rimedio. Signori Assessori dell'ambiente e degli affari generali, voi conoscete sicuramente meglio di me la situazione relativa alla gestione dell'Ente foreste e se non avete la capacità di optare per l'uno o per l'altro, fate come farebbe un buon padre di famiglia, sostituiteli entrambi per incompatibilità nella gestione della cosa pubblica. Da più di un anno in quinta Commissione abbiamo chiesto che l'Assessore dell'ambiente, l'Assessore degli affari generali, il direttore dell'Ente foreste e il suo presidente vengano auditi contemporaneamente per evitare che, come spesso accade, ognuno scarichi sull'altro le responsabilità. Non abbiamo avuto questa fortuna, che invece ha avuto la Commissione d'inchiesta. Volevamo e vogliamo capire meglio qual è la situazione di governabilità, o forse è più giusto dire di ingovernabilità in cui l'Ente foreste si trova, ma soprattutto vogliamo decidere una volta per tutte, assieme a voi, quale natura giuridica dare a questo ente. Per noi resta valida quella prevista dalle leggi regionali numero 24 del 1999 e numero 12 del 2002. E infatti con l'interpellanza dell'ottobre 2011 abbiamo chiesto il completamento del percorso concorsuale di stabilizzazione degli operai forestali e con l'interpellanza del maggio scorso la revoca degli atti di indirizzo che sia l'Assessore degli affari generali sia l'Assessore dell'ambiente in seguito alla delibera della Giunta regionale hanno dato al consiglio d'amministrazione dell'Ente foreste, che prevedono la non applicazione del rinnovo contrattuale ai dipendenti dell'ente e quel che è pure peggio il recupero delle somme che essi hanno legittimamente già incassato. In caso contrario, arrivati a questo punto e considerato che per noi resta fermo il fatto che il decreto legge numero 78 si applica solo ed esclusivamente alla pubblica amministrazione, noi crediamo che l'unica strada percorribile sia quella di modificare la legge istitutiva dell'Ente foreste, prevedendo l'inquadramento dei suoi dipendenti nel ruolo unico dell'amministrazione regionale. E' questo che si vuole? E' questo che conviene all'Amministrazione regionale? Io non credo, molto probabilmente però è ciò che conviene ai dipendenti dell'Ente foreste. E allora lavoriamo su questa strada, se ne siamo convinti, ma credo che ci sarà un problema di legittimità delle norme e quindi riusciremo solo ad aumentare le difficoltà di questo ente.
In ultimo, vorrei rivolgere un appello agli Assessori degli affari generali e dell'ambiente. Come diceva Giampaolo Diana, le organizzazioni sindacali hanno indetto tre giornate di sciopero che rischiano di creare prima di tutto disservizi in relazione all'imminente campagna antincendio, ma soprattutto, come sappiamo bene, una giornata di sciopero, per i tempi che stiamo vivendo, pesa notevolmente sulle tasche dei dipendenti, per cui cerchiamo di evitare questo ulteriore sacrificio e garantiamo il soddisfacimento dei diritti dei lavoratori.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione dell'intervento dell'onorevole Steri, che ha a disposizione dieci minuti.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, sicuramente i problemi che sono oggi all'attenzione del Consiglio sono estremamente delicati. Si parla di stabilizzazione, un argomento che a noi sta molto a cuore. L'amico Giampaolo Diana ricorderà che su questo ci siamo scontrati diverse volte, con noi che sostenevamo le stabilizzazioni e altri partiti che invece si opponevano accanitamente a questa nostra richiesta. Ma, detto questo, il problema, come è stato rilevato in vari interventi, si pone prevalentemente sotto aspetti giuridici. Allora bisogna iniziare a chiarire qual è la natura giuridica dell'Ente foreste. Su questo non c'è alcun dubbio, la legge numero 24 lo dice espressamente: "Per tutto quanto non diversamente disposto dalla presente legge si applicano all'Ente le disposizioni di legge riguardanti gli enti pubblici regionali non aventi natura economica…". Siamo quindi in presenza di un ente pubblico non economico, al quale, sempre per quanto non previsto, si applica la disciplina della legge numero 31 e, per quanto riguarda il contratto collettivo, la legge del 1999 prevedeva, modificando la previgente disciplina, un contratto regionale, poi nel 2002 si è tornati alla disciplina del 1989, con il richiamo al contratto collettivo nazionale e al contratto integrativo regionale. Quindi sulla natura giuridica dell'Ente foreste e del rapporto di lavoro dipendente non vi è alcun dubbio: è un ente pubblico non economico, i suoi dipendenti sono ex pubblici, nel senso che il rapporto pubblico è stato privatizzato. Direi che su questo non c'è alcun dubbio, del resto in questo senso ci sono anche diverse sentenze della Cassazione, da ultima ricordo la sentenza numero 19412 del 2011 che afferma espressamente questi principi, che direi sono principi giurisprudenziali consolidati.
Altro problema è stabilire quale normativa sia applicabile. In primo luogo la normativa di finanza pubblica è di competenza dello Stato e prevale anche in presenza di competenza esclusiva della Regione. Tant'è vero che anni fa un contratto collettivo regionale del personale dipendente è stato annullato dalla Corte costituzionale in quanto urtava contro i principi di contenimento della spesa. Del resto che questi principi si applichino all'Ente foreste lo si discerne non solo da quanto affermato dalla Corte costituzionale, ma anche da un'espressa previsione di legge. Infatti la legge numero 196 del 2009 all'articolo 1, commi 2 e 3, individua un procedimento con cui sono determinati tutti gli enti e tutte le amministrazioni soggetti alle norme di finanza pubblica. All'Istat è demandato l'accertamento, e l'Istat ha espressamente inserito l'Ente foreste tra gli enti soggetti alle norme di finanza pubblica. Quindi direi che ci sono principi pacifici, su cui c'è poco da discutere perché sono consolidati, precedenti della Corte costituzionale e norme di legge che non pongono dubbi interpretativi.
In questa situazione si inseriscono i problemi, i quali attengono fondamentalmente a due distinti aspetti: un primo aspetto riguarda l'applicazione del contratto collettivo e delle integrazioni salariali ivi previste, un secondo aspetto riguarda invece la stabilizzazione. Sono questi i due blocchi che sono stati oggetto d'esame, anche con molta chiarezza, da parte dei colleghi che mi hanno preceduto e che hanno esposto con pacatezza - cosa che apprezzo - il loro punto di vista.
Ma parliamo del primo aspetto. Il primo problema nasce quando bisogna stabilire se possa essere applicata tutta la disciplina del contratto collettivo. L'Ente foreste ha ritenuto, in questa situazione, di ricorrere a un parere ed è stato acquisito il parere pro veritate di due professori universitari, i quali, dopo lunga e analitica disamina, hanno escluso espressamente che quelle norme potessero trovare applicazione. Preciso che in questo senso si era espressa, in relazione alla Regione Toscana, anche la Ragioneria generale dello Stato, la quale, a seguito di una richiesta del Collegio dei revisori dell'Ente foreste, ha affermato espressamente che questi principi si applicano anche all'Ente foreste.
Dicevo che in questa situazione l'Ente foreste assume una prima delibera con la quale afferma di non poter recepire quelle norme; successivamente muta avviso adottando prima una delibera d'urgenza e poi una seconda delibera. Attenzione, perché queste delibere dicono tutto e il contrario di tutto, cioè dicono che quella normativa deve trovare applicazione, però dispongono anche "la disapplicazione delle disposizioni contrattuali". Queste delibere, sulla cui base l'Ente foreste ha provveduto al pagamento dicono una cosa e anche l'altra; sono uno dei tanti pasticci compiuti dall'Ente foreste. Indubbiamente è una situazione che deve essere superata. E' evidente che in questa situazione non è possibile, a legislazione vigente, dare applicazione ad alcuni rinnovi contrattuali; altro problema è studiare che cosa può essere fatto.
Per quanto riguarda invece le stabilizzazioni, anche in questo caso la Regione ha fatto tutto il possibile. Com'è stato ricordato, ha chiesto tutti i dati all'Ente foreste, se non che al momento di provvedere all'invio degli stessi l'Ente foreste ha comunicato alla Regione che la normativa vigente non consentiva di fare le stabilizzazioni, richiamando una sentenza…
(Interruzione dell'Assessore della difesa dell'ambiente)
STERI (U.D.C.-FLI). Va bene, non ho altro da dire.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della difesa dell'ambiente.
OPPI (U.D.C.-FLI), Assessore della difesa dell'ambiente. Presidente, la Giunta deve fare due interventi, perché io posso rispondere per quanto riguarda le stabilizzazioni, ma sulla parte riguardante il contratto di lavoro risponde l'Assessore competente. Io ne vengo messo a conoscenza, ma non ho nessuna potestà al riguardo.
Ho ascoltato con molta attenzione e condivido molte delle cose che sono state dette seppure con qualche imprecisione, soprattutto da parte del collega Giampaolo Diana. Innanzitutto noi non abbiamo mai bocciato nessuna delibera, anzi è il contrario, tant'è che abbiamo attivato le procedure per fare 850 stabilizzazioni. Devo premettere che sono stati fatti degli errori madornali: nel caso specifico a Orani ancora oggi c'è il problema che i terreni in concessione sono gravati da usi civici; per quanto riguarda Ovodda l'Ente foreste ha recentemente stipulato la convenzione, la situazione è stata sanata e le stabilizzazioni da 850 sono passate a 880, perché non era stato considerato il caso di Macomer, poi concordato con tutte le organizzazioni sindacali; Orotelli deve provvedere ad assegnare il territorio per poter esercitare il suo diritto.
Detto questo, che cosa si è verificato? La Giunta precedente, come è stato giustamente sottolineato, aveva siglato un accordo. Noi nel 2009 abbiamo attivato le procedure per stabilizzare, entro il 2010, 850 lavoratori. Nel mese di aprile del 2011 abbiamo siglato un accordo con le organizzazioni sindacali, alla presenza anche del prefetto, e l'Ente foreste ha provveduto, esattamente con deliberazione del consiglio di amministrazione del 21 giugno 2011, allo scorrimento delle graduatorie predisposte per la prima tranche di stabilizzazioni e ha addirittura deciso di attivare con i sindacati le procedure per le ulteriori stabilizzazioni, che nello specifico sono 226. Poi consegnerò il quadro di riferimento.
Si è verificato che dopo il mese di novembre, in cui abbiamo promosso decine di incontri, siamo arrivati a decidere, anche nei dettagli, le stabilizzazioni di 226 unità, cercando di privilegiare, percentualmente, le aree geografiche che sono state forse fortemente penalizzate in passato: Sassari ha soltanto 20 persone da stabilizzare; la Gallura ne ha 11, mentre tre aree geografiche, l'Ogliastra in particolar modo e successivamente il Nuorese e l'Oristanese, hanno rispettivamente 600, 500 e 480 dipendenti da stabilizzare; Cagliari ne ha 180. Alla fine, dopo tutta una serie di incontri, abbiamo stabilito fin nelle virgole come andavano fatte le stabilizzazioni (i numeri sono riportati nel dettaglio) ed è vero che, su mia sollecitazione, essendo stata convocata la Giunta per il 23 dicembre, il giorno precedente l'Ente foreste mi ha trasmesso la delibera concordata nei particolari. Se non che contestualmente, sempre il 22 dicembre, dopo sollecitazione, ricevo una lettera da parte del presidente dell'Ente foreste - che poi vi consegnerò - che, sulla base delle valutazioni fatte, al primo punto parla di "insufficienza di risorse finanziarie sul bilancio dell'ente" e chiede 2,5 milioni di euro (quindi l'operazione non è a costo zero!); al secondo punto parla di "normativa nazionale e blocco delle assunzioni" e dice che "procedere alle stabilizzazioni equivale a effettuare nuove assunzioni. Sul punto si ritiene utile ricostruire e rappresentare il quadro della normativa nazionale recentemente emanata in materia di divieto o limitazione per le pubbliche amministrazioni e di procedere ad assunzioni". Al terzo punto si dice che "è impossibile procedere allo scorrimento delle graduatorie della precedente procedura" - cioè degli 850 dipendenti - "due questioni di fondo stanno alla base dell'impossibilità di provvedere allo scorrimento delle graduatorie precedenti". Sulla base di questo il 23 dicembre - al contrario di quanto detto - io stesso ho presentato la delibera in Giunta, di cui si può avere copia: "L'Assessore, preso atto dello stato di cose, al fine di garantire la sostenibilità finanziaria della procedura chiede, per le stabilizzazioni, 2 milioni e 458 mila euro aggiuntivi". Ma a fronte di questo, da persona corretta, come avrebbe fatto chiunque, in Giunta ho consegnato all'Assessore competente la lettera del Presidente dell'Ente foreste, poi ratificata dal consiglio di amministrazione, che dice che non si possono fare le stabilizzazioni. E' una posizione che lui ha tenuto anche in altre circostanze e non più tardi di ieri ha voluto mettere in evidenza che ci sono delle criticità. Ha detto che si sarebbe applicato il decreto legge numero 78. L'ha detto lui, non io! Cosa si è verificato? Noi ci eravamo già organizzati per stabilizzare altri 368 lavoratori, non 700, perché in Sardegna sono da stabilizzare esattamente 1.443 unità, più 388, questo è il dato certo.
E' chiaro che in questa situazione l'Assessore competente, dopo qualche giorno, esattamente con lettera del 3 gennaio 2012, ha evidenziato di aver riscontrato le stesse criticità, per cui le stabilizzazioni non potevano essere fatte se non attraverso una legge apposita. E' chiaro che ci siamo incontrati successivamente, ma a fronte di questa documentazione, anche dopo il recente incontro con gli Assessori competenti e con tutte le organizzazioni sindacali, io attendo che l'Ente foreste modifichi la sua linea, che è quella contenuta nella lettera ratificata dal consiglio di amministrazione, che è a vostra completa disposizione. E' chiaro che questo ci ha creato obiettive difficoltà, non credo che nessuno vada avanti su questa strada.
Per quanto riguarda invece la seconda parte, per essere chiari, noi abbiamo, come Assessorato dell'ambiente, una riduzione degli impegni di 47 milioni di euro e di 120 milioni per quanto riguarda invece i pagamenti. Vogliamo precisare che, per quanto riguarda l'Ente foreste, quest'anno lo stanziamento è passato da 178 a 177 milioni di euro, cioè si è operata la riduzione minima per qualunque struttura operativa nell'ambito della Regione, appunto 1 milione di euro. Dico di più, visto che dall'Ente foreste hanno detto che le risorse sono insufficienti e considerato che noi non esercitiamo un controllo analogo è chiaro che a un certo punto abbiamo avuto delle difficoltà, tant'è che più volte abbiamo chiesto di poter avere la documentazione relativa alle delibere, che non inviano, in quanto per conoscenza inviano soltanto l'ordine del giorno all'Assessorato dell'ambiente e al Presidente della Giunta regionale. Questo sempre per amore della verità.
Ora, è chiaro che l'integrazione dei fondi che è stata fatta (7 milioni di euro) aveva l'unico obiettivo di garantire l'attività antincendio. Ebbene, quando ci è stato presentato il bilancio preventivo - l'unica possibilità di verifica che noi abbiamo - abbiamo riscontrato che erano state cassate proprio le voci relative all'antincendio, esattamente per 2 milioni e 704 mila euro, ovvero il capitolo per la fornitura al personale assegnato alla campagna antincendio: oneri per l'acquisizione di beni non durevoli e servizi necessari, oneri per l'acquisizione di attrezzature necessarie per l'attuazione della campagna antincendio, acquisto di autocarri, eccetera. E' chiaro che ci siamo immediatamente attivati e abbiamo chiesto spiegazioni all'Ente foreste, il quale ha riconosciuto di aver commesso un errore e ha poi modificato il tutto.
Contestualmente c'era il problema relativo al contratto di lavoro. Abbiamo chiesto notizie e abbiamo ricevuto una lettera da parte dell'Assessore del personale e dell'Assessore della programmazione che ci dicevano di rimanere ancorati soltanto alla mensilità e soprattutto di stare molto attenti e di essere rigidi. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo ricevuto, contestualmente, una lettera in cui il direttore generale dell'Ente foreste diceva: "Abbiamo fatto le buste paga" - perché si era sparsa la voce che non avrebbero dato gli stipendi -- "e se voi in questo mese, in cui c'è l'integrazione del contratto nazionale, bloccate questo ci mettete nelle condizioni di non poter preparare in quindici giorni gli stipendi, per cui i dipendenti non li riceveranno". Ho portato in Giunta una delibera d'urgenza che, modificando la delibera precedentemente inviata, diceva testualmente che trattandosi di un caso del tutto eccezionale si doveva provvedere a erogare le risorse, ivi comprese quelle relative all'integrazione del contratto nazionale. Questa è la cronistoria, questa è la situazione.
Siamo d'accordissimo sulle stabilizzazioni, troviamo gli strumenti per farle, sia però l'Ente foreste, che ha detto che invece non si possono fare, a confrontarsi con noi e indicarci le possibili soluzioni di questo problema.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto),Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. Presidente, colleghi del Consiglio, io penso sia il caso di fare chiarezza su una cosa che era già stata precisata. La posizione dell'Esecutivo regionale in ordine all'applicabilità del decreto legge numero 78 è, non da oggi ma dal 2011, conosciuta dalle organizzazioni sindacali, dal Consiglio regionale, da tutte le forze politiche e da tutti gli enti e agenzie della Regione. Poiché la Giunta aveva già dato le direttive, con delibera del 2011, tutti gli atti amministrativi all'interno della Regione non potevano e non dovevano ignorare quelle direttive. Pertanto i controlli a cui si fa riferimento di volta in volta hanno seguito l'orientamento espresso attraverso le direttive impartite dalla Giunta regionale. Lo stesso Consiglio regionale ha avuto modo, in più occasioni, di affrontare la materia dell'applicabilità del "78". Basti ricordare l'esame del disegno di legge numero 71, imperniato sulla materia del personale, nonché l'impugnativa del Governo nazionale sulla legge numero 16, scaturita da quel disegno di legge. Quindi anche il Consiglio regionale ha dato il suo parere positivo o negativo sull'applicabilità di quel decreto legge.
Inoltre, ne sono venuti a conoscenza i Capigruppo del Consiglio regionale nel momento in cui il collegio dei revisori dell'Ente foreste ha trasferito al Consiglio regionale, appunto attraverso i Capigruppo, la propria opinione in ordine all'applicabilità o meno di quel decreto. Non c'è dubbio che il decreto numero 78 si applica anche al personale comunque con rapporto di lavoro con l'Ente foreste, in quanto, com'è stato sottolineato, è un ente pubblico non economico. Le anomalie, prendendo spunto dalla mozione, si possono superare con una nuova legge che sostituisca la legge regionale che ha istituito l'Ente foreste. Che tutto personale comunque dipendente dell'Ente foreste debba soggiacere alla disciplina e agli effetti del decreto legge numero 78, al pari di tutti gli altri dipendenti della Regione e degli Enti e delle Agenzie regionali, non lo dicono soltanto i diversi Uffici regionali competenti, chiamati ad applicare e a far applicare le norme, ma lo confermano autorevoli pareri legali e, soprattutto, la normativa dei provvedimenti adottati da tutte le Regioni a statuto speciale. Ma vi è un riferimento tecnico e giuridico che, come si suol dire, taglia la testa al toro: il discrimine è la natura delle risorse finanziarie che sono in campo, che sono tutte pubbliche, sia che si tratti dello Stato sia che si tratti della Regione. Non c'è alcun dubbio che queste risorse pubbliche facciano parte del bilancio dell'Ente foreste, quindi del bilancio della Regione, nonché del bilancio consolidato dello Stato e della Regione. L'articolo 9 comma 1, convertito, esplica i suoi effetti sulle spese destinate comunque a pagare gli emolumenti di tutti i dipendenti.
Ma i quesiti, onorevole colleghi, sono semplici. L'Ente foreste della Sardegna è o non è un ente pubblico? Sì. La natura privatistica dal contratto di lavoro intacca e annulla la natura di ente pubblico dell'Ente foreste della Sardegna? No. Un dipendente dell'Ente foreste della Sardegna può essere un lavoratore privato? No, è un dipendente di un ente pubblico e alle regole che lo riguardano deve sottostare.
Deve anche essere obbligatoriamente applicata in toto la disciplina del "78", che è un obbligo che deriva da una norma di principio generale di finanza pubblica, cui nessuno si può sottrarre, nemmeno le Regioni a statuto speciale. Onorevoli colleghi, la Regione Sicilia ha adottato una specifica norma di recepimento, più precisamente con una legge regionale ha detto che nella Regione Sicilia si applica il decreto legge numero 78; la Valle d'Aosta si è conformata al parere espresso dall'Agenzia centrale regionale per la contrattazione, che ha confermato l'obbligatorietà di recepimento del "78"; la Regione Friuli e la Provincia autonoma di Trento non hanno problemi di questa natura perché in quelle realtà vige un regime di contrattazione unica. Non ci sono pertanto né ragioni tecniche, né ragioni giuridiche o politiche perché la Regione sarda si discosti da questa linea. Gli aspetti positivi della mozione si possono però cogliere perché, come abbiamo già accennato alle organizzazioni sindacali, possiamo confermare che la Giunta regionale si è impegnata alla predisposizione di un disegno di legge di modifica della legge numero 24 del 1989 e della legge numero 12 del 2002, che potrà trovare una giusta e più razionale collocazione nell'ambito della complessiva riforma della legge numero 31 del 1998.
I riferimenti della mozione ai comportamenti e ai provvedimenti degli organi di controllo dei diversi Assessorati, onorevole Giampaolo Diana, sono frutto di una conoscenza non perfettamente corretta. Nessuno ha intaccato l'autonomia dell'Ente foreste; assolutamente autonoma è stata la decisione dell'Ente foreste di adottare la delibera numero 204 del 20 dicembre 2011 che disapplica le norme contrattuali che contrastano con l'articolo 9 del decreto legge; autonoma è stata la decisione dell'Ente foreste di corrispondere i miglioramenti contrattuali nonostante il "78" abbia posto il blocco all'intera contrattazione 2010-2011; autonoma è stata la decisione dell'Ente foreste di revocare la delibera numero 204 e di adottarne un'altra d'urgenza che ha consentito di erogare compensi non dovuti, ed è questa decisione del tutto autonoma, in violazione di legge, che ha determinato il contenzioso in essere, non già i provvedimenti di controllo, del tutto coerenti con le norme vigenti.
E guardate, onorevoli colleghi, che se dovessimo rivedere questa normativa, e il Consiglio regionale dovesse intervenire su questa materia, noi dovremmo ricominciare da capo tutta la contrattazione regionale con le organizzazioni sindacali a cui abbiamo dato soltanto le provvidenze di progressione di carriera al 31 dicembre 2010, senza nessun'altra prebenda. Riaprire una contrattazione di questo genere, sempre che il Consiglio regionale fosse deciso a fare una norma di legge diversa, significherebbe riaprire la contrattazione con tutto il comparto regionale.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Dalla replica degli Assessori mi pare emerga, se ce ne fosse stato bisogno, che siamo di fronte a una materia e a delle procedure complesse. Mi pare ci sia anche stata - oggi è una giornata diversa da quella di ieri, quindi cerco di usare parole adatte al clima odierno - un'affermazione molto chiara in particolare da parte del presidente Floris, il quale ha detto con molta precisione, mi pare supportato da qualche riferimento a norme e ad atti compiuti, che non siamo in presenza di una lesa autonomia dell'Ente foreste da parte di chicchessia, ma al contrario siamo in presenza di un Ente foreste che si è assunto una determinata responsabilità, nonostante fosse stato tempestivamente messo a conoscenza e quindi fosse in preallarme, dagli Assessorati competenti della obbligatorietà di inquadrare - passatemi il termine poco elegante - l'Ente foreste all'interno del decreto legge numero 78 del 2010. Nonostante ciò l'Ente foreste ha dichiarato l'efficacia del contratto collettivo nazionale di lavoro, e quindi ha assunto tutte le decisioni consequenziali, applicando anche nella parte salariale il contratto collettivo nazionale.
Ora io mi chiedo: è possibile che a pagare questa situazione siano i lavoratori? Io ritengo, con grande rispetto e mantenendo il tono usato da noi e da voi, che anch'io apprezzo, unitamente al merito degli interventi, che a pagare questa incomunicabilità, questa interpretazione non univoca della Giunta e di un suo ente non debbano essere i lavoratori. Cioè io pongo una questione di ordine politico, non voglio adesso esprimere giudizi, ma qui registro che abbiamo con la Giunta un parere opposto relativamente all'applicabilità all'Ente foreste del decreto legge numero 78 del 2010. Ne prendo atto, ma resto convinto delle mie opinioni, poi vedremo come procedere, però c'è un problema grande quanto questo palazzo: ai lavoratori è stato applicato il contratto collettivo nazionale e adesso l'Ente foreste procede al recupero delle somme già erogate. A chi è qua dentro questa questione apparirà marginale, ma stiamo parlando di lavoratori che percepiscono, quando va bene, poco più di 1.000 euro al mese, dai quali viene decurtata una cifra che varia da 80 a 160 euro, cioè stiamo parlando di una trattenuta pari al 10-15 per cento.
Chiederei alla Giunta, se è possibile, una moratoria di questa situazione, cioè che le somme non vengano trattenute e si apra una fase di discussione, così come hanno detto sia l'assessore Oppi che l'assessore Floris, perché non è corretto, io credo, che per un errore… Io sarei portato a dire che ha ragione l'Ente foreste, ma non vuol dire nulla e non serve in un momento come questo, l'abbiamo già detto con la mozione. Io sono pronto a concordare lo strumento che esiterà quest'Aula, ma propongo, come indicato nel dispositivo della mozione, una moratoria che blocchi una situazione ingiusta.
Seconda questione: quand'anche il contratto collettivo nazionale non fosse applicabile, cosa si applica a questi lavoratori? La legge numero 31, quando la ridiscuteremo? Ma quanto ci mettiamo a rivisitare la "31"? Siamo convinti di poterlo fare in questa legislatura? Manca un anno e mezzo, ma durerà ancora un anno e mezzo questa legislatura? Stando al dibattito di ieri ne dubito, anzi auspico che non duri ancora un anno a mezzo questo strazio, ma che duri molto meno, per cui non credo che ci siano i tempi conoscendo…
FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. Il disegno di legge è quasi pronto.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Va bene, però quel disegno di legge, assessore Floris, prevede di inquadrare i lavoratori dell'Ente foreste nel ruolo di cui alla legge numero 31 e mi chiedo quali sarebbero i costi di questa operazione. Ritengo che sarebbero comunque sensibilmente superiori a quelli attuali. Allora perché nell'esercizio della nostra autonomia non affrontiamo anche in maniera vertenziale - non dico conflittuale, perché il presidente Cappellacci non ama questo termine - col Governo questa questione? Mi chiedo se ci convenga applicare la legge numero 31, che è quella che è, e ho l'impressione che le risorse che abbiamo messo a disposizione con l'ultima finanziaria, cui ha fatto riferimento l'assessore Oppi, non sarebbero sufficienti per fare questa operazione. Però, badate, noi siamo d'accordissimo, tant'è che nel dispositivo della mozione chiediamo che si applichi la legge numero 31 anche a questi lavoratori. Dico di più: la si applichi, assessore Floris, da subito, poi quando la normativa verrà riformata anche a quei lavoratori ovviamente sarà applicata la legge numero 31. Nel frattempo, visto che è impossibile applicare il contratto collettivo nazionale, si applichi la legge numero 31 immediatamente. Questa, ripeto, è la proposta che noi facciamo nel dispositivo della mozione.
Per quanto riguarda le stabilizzazioni ho poco da reiterare. L'assessore Oppi mi pare sia stato preciso nel ricostruire il lavoro, fatto d'intesa con le organizzazioni sindacali, di ricognizione nelle diverse aree. Anche qui, però, mi pongo una domanda: quando riprenderanno le procedure per completare quel processo di stabilizzazione? Credo che l'assessore Oppi sia la persona più preoccupata qua dentro, perché conosce bene l'Ente foreste e sa cosa vuol dire affrontare una stagione come quella estiva con la carenza d'organico che registriamo.
Probabilmente, in una situazione come quella che abbiamo appreso dagli interventi degli Assessori, è necessario ricostruire il rapporto tra gli Assessorati competenti e l'Ente foreste. Mi permetto insomma di sollecitare persone che pure non ne hanno bisogno a ricostruire in maniera corretta il rapporto con le organizzazioni sindacali, perché non si governano questi processi senza un consenso ampio che passi anche attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarare se è soddisfatto.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signora Presidente, mi rivolgo soprattutto al collega Steri, con il quale, per carità, non mi sogno neppure minimamente di aprire un discorso giuridico, ma credo che dobbiamo evitare di fare solo ed esclusivamente questo tipo di discorsi, anche perché ho sottomano il parere di un giurista importante in Sardegna che sostiene il contrario di quello che sostiene il collega Steri.
Credo che in questo tipo di situazioni bisognerebbe farsi guidare, oltre che dalle norme, dal buon senso. La proposta che faceva Giampaolo Diana credo vada in questa direzione. Voglio solo ricordare che il contratto dei dipendenti dell'Ente foreste si compone di due parti: la prima parte riguarda il rinnovo del contratto regionale, l'altra riguarda il contratto integrativo nazionale. Avendo partecipato in una prima fase a questo dibattito, ricordo che nel momento in cui si vanno ad affrontare i miglioramenti economici relativi in modo particolare al contratto regionale c'è sempre la riserva mentale che comunque la parte che non verrà aumentata con il rinnovo contrattuale regionale verrà recuperata con il contratto integrativo nazionale. Quindi c'è un'ulteriore penalizzazione che credo non sia assolutamente accettabile. L'invito anche da parte mia, in attesa di approvare una legge di riordino dell'Ente foreste, è quello di sospendere in questa fase il recupero delle somme già accreditate per verificare meglio la situazione.
Sulle stabilizzazioni credo, Assessore, che si sia perso troppo tempo. Visto che le graduatorie erano pronte e c'erano pure le risorse, se si fosse provveduto molto probabilmente oggi non staremmo qui a parlare di queste cose. Siccome ogni tanto in Commissione qualche collega afferma che l'Ente foreste ha troppi dipendenti, io dico che può anche darsi che in qualche cantiere ci sia ancora questo problema, ma in moltissimi altri cantieri, soprattutto in quelli storici che hanno assunto personale anche trent'anni fa, molti lavoratori che sono andati in pensione non possono essere sostituiti, per cui si corre il rischio che qualcuno di questi cantieri sia ingovernabile proprio per carenza di personale. Credo pertanto che anche il problema delle stabilizzazioni vada affrontato e risolto quanto prima.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Metto in votazione la mozione numero 182. Chi l'approva alzi la mano.
(Interruzioni)
Scusate, colleghi, poiché nessuno ha chiesto la votazione nominale, si è votato, come si è sempre fatto, per alzata di mano.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, le chiedo cortesemente di tornare sui suoi passi, perché non c'è stato assolutamente neppure il tempo di realizzare che si stava votando qualcosa. Siccome non mi pare che si possa procedere sulla base di chi è più veloce o più lento, le chiedo di sottoporre nuovamente al voto la mozione numero 182, sulla quale noi chiederemo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, come per tutte le mozioni ho fatto presente all'Aula che avrei messo in votazione la mozione. Poiché nessuno ha chiesto la votazione nominale ho proceduto alla votazione per alzata di mano. Se l'Aula è d'accordo che la votazione sia annullata e si proceda alla votazione nominale, io non ho nessun problema, però occorre il consenso dell'Aula.
Ha domandato di parlare l'Assessore della difesa dell'ambiente. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.-FLI), Assessore della difesa dell'ambiente. Avrei chiesto cinque minuti di sospensione per cercare di trovare una soluzione ai problemi posti con la mozione. Con un'altra votazione non si trova nessuna soluzione.
Noi abbiamo manifestato la massima disponibilità a trovare una soluzione sulle questioni sollevate, adesso si applicano le leggi. Io avrei chiesto questo. Ho prodotto della documentazione, che cosa vogliamo votare? Noi abbiamo detto cose diverse, abbiamo affermato che non è vero che le stabilizzazioni siano un fatto automatico, ma che ci vogliono le risorse, perché la lettera di cui ho parlato dice il contrario. Non abbiamo detto che non vogliamo fare stabilizzazioni se si possono fare, ma dobbiamo confrontarci al riguardo. Se però così è, ne prendiamo atto, vorrà dire che applicheremo le leggi.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Oppi, non è stato fatto minimamente presente alla Presidenza che ci fosse l'intenzione di presentare un ordine del giorno. Di solito si chiede alla Presidenza una sospensione per sostituire la mozione con un ordine del giorno, ma questo non è stato chiesto da nessuno. E' inutile aprire una discussione al riguardo. Ho detto che se l'Aula è d'accordo, sospendiamo, si presenta un ordine del giorno e si procede a una nuova votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (Gruppo Misto). Sono d'accordo con l'onorevole Oppi. Se vogliamo trovare delle soluzioni, credo che sia il caso di fermarci un attimo per concordare una soluzione. C'è la disponibilità della Giunta e credo che a questo volesse arrivare la mozione. Siamo qui per questo, e io sono di questo parere.
PRESIDENTE. Colleghi, sospendo la seduta per consentire la predisposizione di un ordine del giorno?
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Forse sarebbe saggio fare due cose, alla luce dell'ultimo intervento dell'assessore Oppi. Propongo, Presidente, che si sospenda anche solo per una decina di minuti e si convochi la Conferenza dei Capigruppo.
PRESIDENTE. Convoco la Conferenza dei Capigruppo.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). La votazione della mozione è annullata o no?
PRESIDENTE. Non mi è stato dato l'assenso, onorevole Cuccureddu, da quanto ho capito. E' stata chiesta una sospensione e la convocazione della Conferenza dei Capigruppo.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Siccome ho assistito in quest'ultimo periodo a votazioni di tutti i generi, vorrei capire, solo per chiarezza, se la votazione che abbiamo fatto per alzata di mano è annullata.
PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, non è ancora annullata perché è stata chiesta la riunione della Conferenza dei Capigruppo. Ho detto che se l'Aula, che è sovrana, è d'accordo il Presidente può annullare la votazione.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 34, viene ripresa alle ore 12 e 43.)
PRESIDENTE. Colleghi, la votazione della mozione numero 182 è annullata e l'esame della stessa è sospeso per consentire la predisposizione di un ordine del giorno.
54 del Regolamento (179) e approvazione di ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il successivo punto all'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 179.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Barracciu - Diana Giampaolo - Uras - Salis - Ben Amara - Capelli - Agus - Bruno - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zuncheddu sull'emergenza sanitaria e sociale causata dall'amianto in Sardegna, che ha già provocato decine di decessi tra i lavoratori esposti e continua a provocare tra di essi nuovi e gravi casi di malattia, sulla impellente necessità di far ricomprendere, nell'ambito degli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, tutti i siti sardi ad oggi esclusi e sulla mancata applicazione della legge regionale 16 dicembre 2005, n. 22, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
Il Consiglio regionale
premesso che:
- la legge 27 marzo 1992, n. 257 (Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto) detta disposizioni per la cessazione dell'impiego dell'amianto e prevede alcune misure di sostegno per un delimitato numero di lavoratori, occupati in imprese impegnate in processi di ristrutturazione e riconversione a seguito del divieto di utilizzare l'amianto poi estesi dalla legge 4 agosto 1993, n. 271, a tutti i lavoratori esposti all'amianto;
- gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 hanno regolato i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto individuano circa 500 siti tra cui, in Sardegna, solo le centrali elettriche Enel di Portoscuso - Fiumesanto - Sulcis e Santa Gilla, escludendo dunque, i lavoratori diretti e indiretti delle centrali elettriche di Porto Torres, Assemini, Sarroch e Ottana (a servizio dei petrolchimici), di Codrongianus (al servizio SA.CO.I.) e di Arbatax (a servizio della cartiera), oltre ad altri siti industriali e tutti i siti petrolchimici sardi dove pure l'esposizione è stata ed è devastante;
- il successivo decreto del 12 marzo 2008, attuativo dei commi 20, 21 e 22 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 247, ha ulteriormente ridimensionato la portata della norma riducendo il numero dei siti di cui sopra a 15, e limitando l'ambito di applicazione a 4.400 lavoratori, ma neanche in questo contesto è stata mai affrontata la questione dei lavoratori sardi esposti all'amianto;
- la letteratura scientifica e tecnica ha da tempo confermato l'abbondante impiego dell'agente inquinante amianto a bordo delle navi militari, nei mezzi e nelle installazioni militari , così come pure è stato autorevolmente accertato, anche in termini epidemiologici, il crescente triste tributo in vite umane perse nel comparto difesa a causa della presenza dell'amianto in detti ambienti di lavoro e che questi sono, senza soluzione di continuità, coincidenti con gli ambienti di vita dei lavoratori impiegati nel comparto stesso;
- altri sventurati lavoratori esposti, malati e/o deceduti a causa dell'asbesto, appartengono alla categoria di lavoratori che, allo stato normativo attuale e sebbene esposti a medesimo elevato rischio morbigeno, non vedranno riconosciuti i benefici previdenziali giustamente previsti per chi ha subito il danno dell'averlo inconsapevolmente respirato;
- la legge regionale 16 dicembre 2005, n. 22, disciplina le modalità e le procedure per l'adozione del Piano regionale di protezione, decontaminazione, smaltimento e bonifica dell'ambiente ai fini della difesa dei cittadini e dei lavoratori dai pericoli derivanti dall'esposizione alle fibre di amianto;
- l'avviso pubblico del 28 dicembre 2011 dell'INAIL finanzia con 205 milioni di euro, di cui oltre 6 milioni di euro destinati alla imprese della Sardegna, incentivi alle imprese per la realizzazione di interventi per il miglioramento della salute e la sicurezza dei luoghi di lavoro, tra cui anche la bonifica dell'amianto;
- la Missione tutela contro gli infortuni sul lavoro e la Missione ricerca, all'interno delle linee programmatiche 2011-2014 del CIV dell'INAIL prevedono risorse, tra le altre cose, per un programma concordato di diffusione su tutto il territorio nazionale delle buone prassi di sorveglianza sanitaria relativamente agli ex esposti all'amianto, progetti di ricerca, di valutazione, monitoraggio e per la prevenzione dell'esposizione all'amianto in settori "non tradizionali";
- la delibera regionale n. 56/52 del 29 dicembre 2009 ha per oggetto il Piano d'azione ambientale regionale (PAAR 2007/2013) e ricomprende il piano di azione "Sensibilizzazione per la realizzazione di interventi di bonifica amianto" riproposto dalla successiva delibera n. 40/23 del 6 ottobre 2011 con una dotazione di risorse pari a 211.000 euro per percorsi di formazione e informazione sui rischi dovuti all'amianto e sulle modalità di controllo e smaltimento, per la stesura di procedure specifiche orientate ad un modello di raccolta organica, sicura e corretta delle piccole quantità di materiali contenenti amianto (MCA), e per la realizzazione di progetti pilota di micro raccolta;
rilevato che:
- è stato accertato che gli organi bersaglio che questo micidiale e subdolo cancerogeno colpisce con sufficiente evidenza, sono: il polmone, il mesotelio, la laringe e l'ovaio, e con limitata evidenza: la faringe, lo stomaco, il colon retto; in pratica, a parte gli arti, tutto l'organismo;
- ogni anno in Italia muoiono oltre 4.000 persone; dalle stime del terzo rapporto del Registro nazionale dei mesoteliomi 2010 (ReNaM), considerati esclusivamente i casi di mesotelioma, di tumori del polmone, di tumori della laringe da esposizione da amianto e i decessi per asbestosi, ogni anno l'amianto uccide intorno alle 3.000 persone, di cui oltre 1.200 per mesotelioma maligno;
- lo studio sull'origine delle esposizioni effettuato dal ReNaM, evidenzia che tra le vittime dell'amianto a causa del mesotelioma maligno con esposizione "definita", oltre ai numerosi lavoratori (69,8 per cento), ai familiari di questi (4,5 per cento) e alla popolazione che ha vissuto in prossimità di siti inquinati da amianto (4,7 per cento), spicca una percentuale sempre maggiore di vittime da esposizioni "ignote" (15,3 per cento), "improbabili"(4,2 per cento), "tempo libero, hobby" (1,4 per cento), complessivamente pari a un quinto del totale, riconducibile alla persistente presenza dell'amianto in diverse forme e luoghi della vita quotidiana, comprese le abitazioni dei cittadini;
- il Centro operativo regionale Sardegna (COR Sardegna) del ReNaM, istituito ai sensi del comma 1 dell'articolo 9 della legge regionale n. 22 del 2005 e attivo dai primi mesi del 2007, fa rilevare un trend in continua crescita individuando da 15 a 18 nuovi casi di mesotelioma all'anno, mentre nel 2008-2009 registrava mediamente 13 nuovi casi all'anno;
constatato che:
- moltissimi lavoratori ex esposti all'amianto non hanno ricevuto le dovute informazioni e quindi non hanno potuto presentare la domanda nei termini stabiliti (15 giugno 2005) dal decreto 27 ottobre 2004, attuativo dell'articolo 47 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, nella legge 24 novembre 2003, n. 326 (Benefici previdenziali per i lavoratori esposti all' amianto) (G.U. n. 295 del 17 dicembre 2004);
- in Parlamento sono stati depositati una serie di disegni di legge, tra cui l'AS 2141 del 28 aprile 2010, d'iniziativa del Senatore Casson e altri (Disposizioni per la tutela e il riconoscimento di benefici previdenziali in favore dei lavoratori esposti all'amianto), il quale è sostenuto da una petizione che conta circa 11.000 firme raccolte dalle associazioni di tutta Italia, di cui 2.371 di cittadini e lavoratori sardi e un secondo disegno di legge AS 3274 del 26 aprile 2012, d'iniziativa del Senatore Casson e altri (Benefici in favore del personale militare delle Forze Armate e delle Forze di Polizia, esposto all'amianto) che, se approvati, risolverebbero con giustizia ed equità l'annosa questione amianto;
- la gran parte dei lavoratori che hanno subito gli effetti dell'esposizione all'amianto non conosce l'esistenza del beneficio della sorveglianza sanitaria gratuita anche perché non è stata avviata la prevista capillare campagna d'informazione permanente, rivolta tanto ai cittadini quanto ai lavoratori ex esposti all'amianto;
- non è stato avviato il censimento dell'amianto presente negli edifici privati adibiti a usi residenziali e delle relative pertinenze;
- nel quadriennio 2006-2009, ai sensi dell'articolo 7, commi 1 e 2 della legge regionale n. 22 del 2005, la Regione ha erogato alle province la somma di 22,551 milioni di euro e queste hanno speso, mediamente, solo l'8,84 per cento;
- a tutt'oggi gran parte degli incentivi economici, che coprono il 60 per cento delle spese sostenute per la bonifica dell'amianto, fino a massimo 5.000 euro, rivolti ai privati cittadini e alle imprese, sono fermi presso alcune amministrazioni provinciali;
- una delle cause per la quale molti cittadini non effettuano la bonifica è da riscontrarsi nell'incontrollato ed elevato costo delle bonifiche, in particolare quelle minori, i cui massimali sono notevolmente difformi da quanto riportato nella tabella allegata alla delibera n. 30/17 del 30 giugno 2009, attraverso la quale si "dovrebbe" determinare l'ammontare del contributo provinciale;
- sebbene in presenza di ben quattro discariche regionali per RCA compatto (materiali edili contenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi-eternit e vinil-amianto-CER 17.06.05) di cui una di queste anche per RCA friabile, nel 2007 il 61,6 per cento dei RCA rimossi ha preso la via delle discariche extraregionali mentre nel 2006 la percentuale era del 44,9 per cento;
al fine di:
- evitare nuovi esposti all'amianto per inconsapevolezza o per necessità, sviluppando e rafforzando la consapevolezza della pericolosità dell'amianto e fornendo strumenti adeguati per eliminarlo;
- attuare una condivisa, coordinata, efficace e incisiva azione di prevenzione primaria e secondaria e di rilevazione e riconoscimento del danno;
- rafforzare nei lavoratori e nei cittadini la percezione della vicinanza delle istituzioni ad essi e razionalizzare l'utilizzo delle risorse pubbliche disponibili;
- incentivare la buona pratica della bonifica controllata, sicura e svolta in sicurezza e al giusto prezzo, suggerendo atteggiamenti meno "confidenziali" con questo subdolo minerale altamente cancerogeno e invasivo;
- disincentivare la cattiva pratica del "faccio da me" che normalmente porta all'abbandono indiscriminato di RCA nel territorio generando pericolosissime e costosissime discariche abusive che, per la bonifica, come un cane che si morde la coda, gravano sui bilanci, già esigui, degli enti locali;
- attuare un protocollo univoco e adeguato di sorveglianza sanitaria degli ex esposti all'amianto, di ricerca e di cura con le migliori terapie disponibili e avvio d'ufficio delle pratiche burocratiche per l'accesso ai diritti risarcitori previsti,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) ad intervenire con urgenza presso il Governo affinché vengano modificati gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e affinché vengano ricompresi tutti i siti sardi in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto, ad oggi esclusi o parzialmente inclusi;
2) a sollecitare il rapido esame in Parlamento con successiva approvazione dei disegni di legge AS 2141 del 28 aprile 2010 e AS 3274 del 26 aprile 2012 concernenti i "Benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, malati o deceduti a causa dell'amianto";
3) ad istituire un tavolo di lavoro permanente tecnico-politico che pervenga alla elaborazione e promozione di protocolli d'intesa tra tutti i soggetti coinvolti al fine di:
a) individuare di tutti i siti sardi in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto;
b) dare piena attuazione della legge regionale n. 22 del 2005;
c) elaborare le linee guida per la sorveglianza sanitaria univoca;
d) creare short-list dei bonificatori cat. 10a e 10b, trasportatori cat. 5 e gestori delle discariche che aderiscono al protocollo di intesa;
e) calmierare e controllare i prezzi di bonifica dell'amianto, individuando un preciso prezzario regionale adeguato agli interventi di bonifica, di trasporto e dei costi di smaltimento in discarica e di inertizzazione dell'amianto, stabilendo altresì gli ambiti di conferimento;
f) avviare progetti pilota di micro-raccolta, definizione delle strategie e organizzazione degli interventi e dei depositi temporanei e di stoccaggio;
g) avviare progetti di info-formazione e sensibilizzazione rivolti al comparto sanitario;
h) creare la rete di saperi, di competenze e sensibilità;
i) avviare il censimento e la georeferenziazione dei siti e dei materiali contenenti amianto e de "Le Vie dell'Amianto";
j) elaborare i piani di lavoro semplificati e standardizzati (per le piccole bonifiche);
k) organizzare la Conferenza regionale amianto e partecipare attivamente alla organizzazione della seconda Conferenza nazionale amianto;
4) garantire un'informazione costante, e diffusa indirizzata ai cittadini, lavoratori, tecnici comunali, imprese e in sintonia con lo Sportello informa-attivo unico amianto, con gli uffici ambiente provinciali e comunali e con l'INAIL;
5) attivare la ricerca attiva degli ex esposti all'amianto utilizzando le banche dati degli ex esposti tenute da INAIL e da INPS, al fine di informarli dell'esistenza della possibilità di accedere a sorveglianza sanitaria gratuita, includendo anche chi ha fatto la richiesta per ottenere dei benefici previdenziali e garantendo possibilità di accesso ad eventuali richieste provenienti da lavoratori con esposizioni ora non note, e/o valutate a cura delle ASL utilizzando le banche dati dei piani di lavoro autorizzati e/o i dati presenti in letteratura del ReNaM. (179).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
BARRACCIU (P.D.). Il tema proposto con la mozione è rovente di per sé e non da oggi ma, come tutti noi abbiamo potuto apprendere anche stamattina dalla stampa, è diventato roventissimo per via del ritrovamento dell'amianto nella spiaggia del Poetto, di cui adesso si sta occupando la Procura. Quindi si tratta di un tema molto sentito e preoccupante, di cui ci siamo occupati anche in Commissione sanità, perché il presidente Contu ha ritenuto opportuno audire le associazioni che si occupano da anni di questo argomento, cercando di tenerlo sempre alla ribalta e di seguire tutte le questioni normative che lo riguardano.
In quelle audizioni sono stati messi in rilievo i dati preoccupanti che riguardano l'amianto, la situazione di molti lavoratori che si sono ammalati, di ex esposti che non ricevono i giusti riconoscimenti, il problema della disseminazione in lungo e in largo nei diversi territori della nostra regione. Insomma è stata evidenziata tutta una serie di problematiche che ci hanno indotto a predisporre questa mozione. A onor del vero era stato fatto anche un lavoro parallelo da parte dell'onorevole Lai su una risoluzione che avremmo dovuto approvare in Commissione, ma poi abbiamo congiuntamente deciso di portare in Aula la mozione numero 179 affinché tutto il Consiglio si esprimesse eventualmente su questo tema. Abbiamo quindi tralasciato di approvare la risoluzione in Commissione, dove la preoccupazione naturalmente è unanime.
Sono passati sette anni dall'approvazione della legge regionale varata in difesa della popolazione sarda dai pericoli dell'amianto, ovvero la legge numero 22 del 2005. La Sardegna, sotto questo aspetto, nella passata legislatura si è posta all'avanguardia anche rispetto alle altre Regioni d'Italia proprio con la legge numero 22, quindi dando un segnale molto forte su questo tema e segnando una determinazione precisa a voler far fronte a tutti i problemi connessi con questo gravissimo problema che ci portiamo appresso.
La legge numero 22 del 2005 è una buonissima legge, riconosciuta anche in Commissione, in maniera bipartisan, come uno strumento normativo che se applicato bene potrebbe via via risolvere il problema dell'amianto in Sardegna. E' una buona legge, ma è una legge sostanzialmente inapplicata soprattutto nelle parti più importanti che riguardano il piano d'azione contro l'amianto. La legge prevede una serie di misure di protezione, decontaminazione, smaltimento e bonifica dell'ambiente per rimuovere l'amianto che ha causato, e purtroppo continua a causare, molti malati di mesotelioma maligno o altri tumori. A quella data, quindi al 2005, l'Istituto superiore di sanità rilevava in Sardegna un tasso annuo di mortalità pari a 1,23 per 100 mila abitanti, in linea col dato nazionale e col dato europeo. Stiamo però attenti: purtroppo lo tsunami dell'amianto non è ancora arrivato perché, stante il lungo periodo di incubazione delle malattie che esso causa, il vero dato preoccupante lo avremo fra una quindicina d'anni. Quindi i dati per adesso sono questi ma, proprio in virtù di come purtroppo si comporta l'asbesto, nel periodo 1988-1994 vi sono stati oltre 6 mila decessi, di cui 120 in Sardegna; significativo il passaggio dai 375 decessi del 1988 ai 998 del 1994. Sappiamo che sono ben 850 mila i sardi che risiedono, lavorano o hanno lavorato in zone militari industriali in cui era ed è presente l'amianto; è un numero davvero preoccupante. L'Unione europea fa sapere che il peggio delle conseguenze dell'amianto deve purtroppo ancora venire, proprio calcolando i tempi di incubazione di cui parlavo prima: tra il 2015 e il 2020 avremo i dati reali di ciò che è avvenuto purtroppo in questi anni. Sappiamo che in Italia i morti per asbestosi e tumori specifici quali mesotelioma, cancro del polmone e leucemia sono 4 mila all'anno, e anche in Sardegna, purtroppo, l'elenco dei morti e quello dei malati a causa dell'amianto continua ad allungarsi e non sono interessati soltanto i lavoratori soggetti all'esposizione diretta ma, purtroppo, anche i loro familiari. Si sono ammalate tante donne per ovvie ragioni: stando in casa si curavano della pulizia e del lavaggio delle tute da lavoro dei propri mariti e quindi si sono ammalate entrando in contatto con l'amianto attraverso le tute da lavoro. Quindi anche i familiari dei lavoratori entrano inconsapevolmente in contatto con fibre d'amianto.
Si conta, e sono cifre sicuramente stimate per difetto, che siano almeno 184 mila le tonnellate d'amianto sparse sul territorio della Sardegna indifferentemente tra le proprietà pubbliche e quelle private. In tutte le province l'amianto è presente in modo davvero "democratico" sia nei luoghi di lavoro destinati agli adulti sia negli spazi dedicati ai bambini. Pensate, colleghi: 319 scuole, 79 uffici postali, 59 presidi sanitari e ospedalieri, 50 impianti sportivi, sono questi i luoghi dove l'amianto agisce. Ma non è tutto. Come non citare, infatti, i 15 mila chilometri di condotte in uso della rete idrica, tra cui gli 820 mila pezzi di condotte stoccate nei magazzini dei gestori delle reti idriche sarde a seguito di un decreto ministeriale del 2004, e non smaltite, e le tubature dell'acqua di Abbanoa, che portano nelle nostre case l'acqua potabile? Presidente, c'è un brusio davvero incredibile!
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Barracciu. Onorevole Cuccu, onorevole Stochino, onorevole Amadu, per cortesia!
BARRACCIU (P.D.). Grazie, Presidente. Dicevo che c'è il problema delle tubature dell'acqua potabile di Abbanoa. In Sardegna ben 6 mila chilometri di queste tubature sono d'amianto. In definitiva a oggi mancano tutti i presupposti di coordinamento e condivisione interistituzionale utili alla prevenzione, alla rilevazione dei dati ai fini della bonifica e della salvaguardia della salute pubblica, ossia, sostanzialmente c'è la legge numero 22 del 2005 che non è applicata, queste infatti sono modalità per affrontare il problema dell'amianto già previste nella legge numero 22.
Sappiamo che ognuno di noi, ogni abitante della Sardegna può vantare - si fa per dire - la disponibilità di ben 8,5 metri quadri d'amianto. A differenza di gran parte delle altre regioni d'Italia, però, per la Sardegna gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e le successive modificazioni limitano grandemente il numero dei siti ai cui lavoratori si concedono i benefici previdenziali per l'esposizione all'amianto. Questo è un altro tema importante che dovremo affrontare.
E' certo che questa sia una questione nazionale, però la Giunta potrebbe agire sul Governo nazionale per modificare questi atti di indirizzo ministeriali. Basti dire che se sono direttamente riconosciute, dal 2001, le centrali elettriche Enel di Portoscuso, Fiume Santo, Sulcis e Santa Gilla, sono però esclusi i lavoratori, diretti e indiretti, delle centrali elettriche di Porto Torres, Assemini, Sarroch e Ottana a servizio dei petrolchimici, di Codrongianus a servizio del SA.CO.I., e di Arbatax a servizio della Cartiera, e sono altresì esclusi i lavoratori di tutti gli altri siti industriali e petrolchimici sardi, dove l'esposizione c'è stata e c'è ancora, le cui conseguenze saranno nei prossimi anni sempre più devastanti. Diciamo che nel 2001 forse qualcuno dei sardi che sedevano nei banchi del Parlamento si è distratto, perché sono stati esclusi da quegli atti di indirizzo importanti siti industriali della Sardegna, dove invece il problema dell'amianto è molto presente.
Quindi siamo di fronte a un paradosso, perché da un lato si riconosce l'esigenza di concedere benefici previdenziali ai lavoratori, dall'altro si circoscrive discrezionalmente - si fa per dire, anche qui - la categoria degli aventi diritto, tagliando fuori centinaia di lavoratori che invece sono stati esposti pesantemente all'amianto. Quel che è certo e preoccupante è che esiste una vera e propria questione dei lavoratori sardi esposti all'amianto, lavoratori ex esposti, malati o già deceduti a causa dell'asbesto, che però, per via delle norme attualmente in vigore, non vedono riconosciuti i benefici previdenziali. Sappiamo che sono stati depositati in Parlamento importanti disegni di legge e anche su questo potremmo, colleghi, con un'azione bipartisan, fare in modo che queste leggi possano essere approvate. Però i progetti di legge sono fermi e serve che si esercitino tutte le pressioni necessarie, anche quelle che possiamo fare noi da qua. Serve che la Giunta regionale si impegni energicamente, come dicevo prima, in tutte le sedi sia politiche che tecniche perché vengano modificati gli atti di indirizzo includendo i siti di cui parlavo prima.
Non possiamo dimenticarci che si tratta di vittime del lavoro, in una terra in cui il lavoro, negli ultimi decenni, è sempre stato il grande assente; vittime non solo dell'ignoranza, perché spesso viene attribuito all'ignoranza anche individuale questo grosso problema, ma quel che è peggio del comportamento doloso di un sistema che si chiude gli occhi e si tappa le orecchie per salvaguardare la cosiddetta produttività, il profitto, la crescita economica, a discapito di qualsiasi cosa, fosse anche la vita delle persone. Lo dice la recente sentenza del tribunale di Torino, che ha dimostrato il disastro doloso permanente e l'omissione dolosa di misure a carico dei vertici della multinazionale dell'eternit.
Ma oltre a questo disastro, le cui proporzioni sono immense, esiste anche un'ingiustizia legata al fatto che gran parte dei lavoratori che hanno subito gli effetti dell'esposizione all'amianto non conosce neanche l'esistenza del beneficio della sorveglianza sanitaria gratuita. Questo è un problema serissimo che attiene, Assessore, anche all'azione che può e deve esercitare l'Assessorato nell'applicazione della legge numero 22, appunto per quanto riguarda la comunicazione su ciò che attiene alla sorveglianza sanitaria gratuita. Questo è un fenomeno del tutto sardo legato al fatto che non è stata avviata nessuna campagna di informazione capillare e permanente, com'era invece previsto nella legge del 2005. Quindi dobbiamo assolutamente recuperare questo aspetto perché è fondamentale per le persone che sono state esposte all'amianto che ancora non lo sanno e, se anche lo sanno, ignorano che possono accedere alla sorveglianza sanitaria gratuita.
Come dicevo, non è stato avviato il censimento dell'amianto presente negli edifici privati adibiti a uso residenziale e nelle relative pertinenze, e se oggi abbiamo dei dati di riferimento lo dobbiamo a indagini campione che non possono avere però niente della scientificità che invece serve in questo campo. Ancora a causa della mancanza di informazione le associazioni - ricorda, presidente Contu? - hanno molto puntato il dito sulla mancanza di informazione e sulle campagne di informazione proprio perché generano una serie di "incidenti" che invece vanno fermati. A causa della mancanza di informazione moltissimi lavoratori esposti all'amianto addirittura, pur avendone diritto ai sensi della legge nazionale, non hanno potuto presentare la domanda nei termini stabiliti, eppure si trovano addosso e convivono con i segni della grave malattia.
C'è poi da aprire l'intero capitolo che riguarda l'utilizzo dell'amianto nelle basi, nelle installazioni e nelle navi militari. Naturalmente anche questo ha a che fare con decisioni di ordine nazionale, ma noi possiamo fare molto per ovvie ragioni perché abbiamo fornito per decenni alla Nato e agli eserciti del mondo le più ampie basi militari d'Europa e non possiamo certamente ignorare la contaminazione di questi territori, come se non ci appartenessero (e invece ci appartengono eccome!), anche perché finalmente sembrerebbe maturo il tempo per riprenderceli tutti quei territori; non possiamo neanche ignorare quanti sardi hanno lavorato in quei siti. Dunque le bonifiche sono necessarie e vanno fatte nei tempi più brevi possibili perché l'esalazione dell'amianto continua a mietere vittime. Serve una metodologia che utilizzando un eufemismo definirei nuova, ma nuova non è perché era già stata indicata nella legge numero 22. Sappiamo che sono coinvolti soggetti pubblici e privati, quindi il problema va affrontato in maniera complessiva. L'amianto trovato al Poetto, come dicevo prima, su cui si attendono i risultati, e adesso è anche in corso un'indagine della magistratura, è soltanto un caso davvero eclatante e preoccupante, ma esiste un mondo totalmente inesplorato in cui l'amianto è presente.
La gravità della situazione quindi pretende, Assessore, un'azione immediata e incisiva di rivelazione e riconoscimento del danno, per cui servono modalità condivise e coordinate, serve un tavolo politico e tecnico permanente per affrontare il tema e per lavorare ai protocolli d'intesa. La ASL numero 5 sotto questo aspetto è molto avanti, però non possiamo fermarci a essa; nelle altre ASL si è invece indietro. Allora non serve che ci sia una ASL che va per conto suo, ma serve che tutti i direttori generali con tutti i soggetti coinvolti lavorino a protocolli d'intesa univoci per tutta la Sardegna e serve anche, per questo, la Conferenza regionale sull'amianto, molto attesa dalle associazioni, che consentirebbe un confronto attento. Non sarebbe male, se fosse possibile, ma credo che il tempo a disposizione non ci sia, preparare anche la partecipazione alla Conferenza nazionale sull'amianto.
Occorre dunque riprendere le fila della legge numero 22 e rimettere insieme tutti gli attori coinvolti, perché questo è un tema certamente di carattere ambientale molto importante, ma è anche un tema di salute pubblica e serve prevenire, finché si può, finché ce la facciamo, ciò che ormai è già previsto per il 2015-2020, ossia un'esplosione, purtroppo, delle malattie causate dall'esposizione all'asbesto. Quello che è stato fatto fino adesso non è poco, perché dal 2005 sono stati stanziati fondi pure importanti, però esiste un problema serio al quale l'Assessorato della sanità, insieme all'Assessorato dell'ambiente, dovrebbe porre rimedio, perché molti di questi fondi sono fermi nelle casse delle province. Di questi 22 milioni solo l'8 per cento è stato speso, non per l'inerzia delle amministrazioni provinciali, ma perché il costo delle bonifiche è altissimo e ormai supera di gran lunga le tabelle regionali che sono state stabilite. Il 60 per cento è a carico comunque del pubblico, il 40 per cento del privato, ma i fondi non sono sufficienti per far fronte allo smaltimento. Allora posto che l'amianto, sia da parte delle imprese che dei privati, è stato disseminato su tutto il territorio sardo (se ne è fatto un utilizzo smisurato, non per colpa dei singoli cittadini; non essendo allora noto il carattere nocivo di questo materiale non si può ora imputare questo fatto a una responsabilità privata), siamo di fronte a una questione pubblica fortissima, di cui appunto il pubblico si deve fare carico e, compatibilmente con le risorse che abbiamo a disposizione, siccome è davvero un'emergenza di salute pubblica, noi dovremo ripensare anche la percentuale di contribuzione pubblica. Se non ce la facciamo ad arrivare al 100 per cento facciamo in modo che ci siano gare uniche per lo smaltimento dell'amianto sia nel pubblico che nel privato, perché i privati non ce la fanno da soli. E quando non ce la fanno, colleghi, utilizzano il metodo fai da te, che è un rimedio più grave del male, perché a quel punto l'amianto viene tolto dai tetti e depositato chissà dove. Quindi lo smaltimento e il costo dello smaltimento sono un altro dei problemi che ci dobbiamo porre, perché i fondi sono fermi, non si riesce a utilizzarli proprio perché non sono sufficienti e il metodo e le percentuali di spesa non consentono di affrontare complessivamente l'onere che questa operazione comporta. Anche sotto questo aspetto bisogna mettersi a ragionare su come modificare queste regole perché come Regione dobbiamo affrontare il tema e liberare assolutamente la Sardegna dall'amianto, quello presente sia negli edifici pubblici, dove peraltro sappiamo che tanti bambini trascorrono moltissimo tempo, sia negli edifici privati. Serve calmierare e controllare i prezzi della bonifica perché ci sono anche dei business importantissimi che non possiamo consentire sulla pelle delle persone, individuando un preciso prezziario regionale e avviando dei progetti pilota di raccolta intensiva. C'è anche l'esigenza di diffondere l'informazione, come dicevo prima, è un dato relativamente nuovo e l'INAIL in questo senso sta facendo moltissimo.
Sta finendo il tempo, ci sarebbe moltissimo ancora da dire. La mozione è molto approfondita, ma un'ultima cosa che voglio dire è che occorre attivare la ricerca degli ex esposti all'amianto utilizzando le banche dati degli ex esposti tenute dall'INAIL e dall'INPS. Bisogna cercare queste persone e informarle una per una. Tante di loro non sono consapevoli dei pericoli che stanno correndo e noi abbiamo il dovere, noi che sappiamo, di raggiungerle e informarle per evitare il peggio. Spero che l'Aula condivida questa mozione che non ha niente di strumentale dal punto di vista politico, contiene soltanto una preoccupazione sincera intorno a questo tema.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, ringrazio l'onorevole Francesca Barracciu per aver fatto cenno all'iniziativa parallela avviata dai colleghi della maggioranza in Commissione sanità, che è stata naturalmente fermata in quanto si riconosce il valore della mozione numero 179, di cui è prima firmataria appunto l'onorevole Barracciu; una mozione completa, esaustiva, precisa, che è stata adeguatamente e correttamente esposta.
La mozione, di cui si condividono i contenuti, è intensa e precisa nel richiamare l'importanza del problema amianto, che è fondamentalmente un problema di salute. Quando si parla di salute, e in questo caso di diritto alla salute di persone che per attività lavorativa sono state esposte all'amianto (ma è importante che si capisca che il problema investe anche settori extralavorativi, data la sua rilevanza dal punto di vista ambientale), la condivisione è un dovere, non una semplice questione di sensibilità. Le problematiche legate all'esposizione all'amianto sono complesse e rilevanti, lo si può rilevare dall'articolazione della mozione, e richiedono sicuramente un livello adeguato di attenzione. Un contributo importante - occorre dirlo - ad affrontare con impegno fattivo queste questioni è stato dato dall'audizione in Commissione sanità dei rappresentanti dell'Associazione italiana esposti amianto (AIEA) e di recente anche dai rappresentanti dell'Associazione regionale ex esposti amianto. I rappresentanti di queste associazioni hanno fornito tutti gli elementi per evidenziare nel dettaglio le criticità e l'inadeguatezza dei provvedimenti finora adottati, forse in maniera non completamente organica, per affrontare gli aspetti di carattere sanitario, ambientale, sociale, di prevenzione e di previdenza. E' naturale che sia stata data grande importanza ai rilievi relativi alla sorveglianza sanitaria, soprattutto in termini di prevenzione secondaria, in particolare alla rilevazione del danno, alla denuncia di malattie professionali causate o correlate al lavoro, all'eliminazione dell'amianto dall'ambiente, nonché ai percorsi epidemiologici, all'assistenza, alla sorveglianza, al monitoraggio dei soggetti esposti al rischio. E' stata soprattutto l'AIEA a mettere in evidenza la necessità di estendere gli accertamenti anche ai familiari di questi soggetti.
Fra le malattie respiratorie occupazionali (malattie da inalazione di polveri) proprio come detto in premessa, malattie gravi, un rilievo particolare hanno l'asbestosi e le malattie correlate, ovvero il mesotelioma e in particolare il mesotelioma pleurico, che nella sua forma maligna, devastante, a prognosi infausta rappresenta l'80 per cento dei mesoteliomi. Giustamente nella mozione si mette in evidenza che gli organi colpiti possono essere diversi, a livello addominale, a livello laringeo, a livello ovarico; questo per dare la dimensione della gravità di questo problema e della necessità di essere molto convinti dell'adozione di tutte le misure necessarie per la prevenzione a tutti i livelli e per una corretta informazione dei soggetti esposti, anche a livello sanitario. Nelle audizioni si è infatti messo in evidenza che anche a livello - i dati epidemiologici lo confermano - di informazione sanitaria non c'è la piena consapevolezza dell'importanza di queste malattie e di quelli che sono i fattori di rischio presenti a livello ambientale e lavorativo, ma anche a livello extralavorativo.
Questa premessa naturalmente per significare che sicuramente l'attenzione verso questo rilevante problema di salute c'è stata, ma nonostante le problematiche relative all'esposizione all'amianto siano state ampiamente approfondite dal punto di vista normativo, con l'emanazione di una serie di provvedimenti che hanno regolato da un lato l'adozione di adeguate misure di prevenzione per i lavoratori esposti all'amianto, dall'altro la progressiva eliminazione dell'amianto dagli ambienti lavorativi ed extralavorativi e altri aspetti, si rendono ancora necessari approfondimenti e strategie adeguate proprio perché ci sono numerosi punti che non sono stati affrontati compiutamente. Il tema in realtà è più che mai attuale e non è privo di risvolti che dall'ambito dell'esposizione lavorativa si estendono anche alla popolazione in generale, perché la lunghissima latenza fra l'esposizione e le manifestazioni cliniche delle malattie neoplastiche devastanti a prognosi infausta correlate all'amianto determinerà un continuo aumento dell'incidenza di tali patologie (lo si è visto anche in Sardegna, dove c'è stato un lieve ma significativo incremento nel rilievo dei mesoteliomi), quindi il problema investirà la popolazione sotto un profilo generale. Inoltre le procedure di dismissione dell'amianto, ancorché eseguite nel rispetto delle normative vigenti, e quindi con la massima protezione degli addetti, potrebbe avere comunque determinato un'abnorme dispersione di questi fattori cancerogeni nell'ambiente, favorendo l'estensione della patologia alla popolazione finora considerata non a rischio.
Naturalmente queste valutazioni nascono dal fatto che proprio in Commissione, attraverso le audizioni e gli approfondimenti che sono seguiti, si è riconosciuta l'importanza di elaborare strategie adeguate, perché gli strumenti normativi ci sono e anche le risorse finanziarie. Occorre naturalmente applicare la legge regionale 16 dicembre 2005, numero 22, che contiene le disposizioni relative al piano per la protezione dell'ambiente, la decontaminazione, lo smaltimento e la bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'esposizione all'amianto, e prevede anche la concessione di contributi per interventi di bonifica dalla presenza dell'amianto e la sorveglianza sanitaria, con oneri a carico della Regione, degli ex esposti all'amianto. Quindi non è accettabile che ci siano discriminazioni nella caratterizzazione dei lavoratori, questo naturalmente in forza delle disposizioni nazionali, come è stato ben denunciato nella mozione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). La mozione è fin troppo puntuale, considerato quello che può contenere una mozione in merito all'argomento trattato. Credo vada ribadito un concetto: tutti noi abbiamo consapevolezza della gravità della situazione in Sardegna per quanto riguarda le cose e le persone, ma non si vede conseguentemente una presa di posizione determinata ed efficace per risolvere questo terribile problema. L'amianto è diffuso, diffusissimo, come ha ricordato prima Francesca Barracciu, nelle zone industriali, naturalmente, e nelle campagne; è presente nelle coperture, nelle stalle, nei serbatoi, ma è presente anche nelle città sottoforma di coperture di impianti sportivi, scuole ed edifici sanitari, ma anche di abitazioni, soprattutto nei centri storici. Ci sono tonnellate di amianto distribuite su tutto il territorio. La situazione del Poetto, notizia riportata oggi dalla stampa, credo sia la conseguenza di trascuratezza e disattenzione negli interventi, così come è accaduto in altre parti del territorio.
La legge nazionale numero 257 del 1992 sancisce la fine dell'uso dell'amianto, prevede interventi di natura economica ai fini della bonifica, ma non dice come risolvere il problema. La legge regionale numero 22 del 2005 interviene puntualmente in Sardegna, però a mio avviso rimane il problema centrale, che è quello di vigilare, controllare e monitorare la presenza dell'amianto, e soprattutto il fai da te, di cui parlava Francesca Barracciu, perché il mancato ricorso a imprese specializzate, a causa di costi di smaltimento eccessivamente elevati, espone tutti a conseguenze gravissime. Probabilmente le risorse a disposizione non sono sufficienti; le risorse erogate alle province dimostrano fra l'altro la difficoltà e la farraginosità con cui questi enti procedono nella spesa, tant'è che è limitatissima la quantità di risorse utilizzate per le bonifiche. A questo punto occorre probabilmente una presa di posizione forte per debellare questo male. Tutti i mali sono brutti da sopportare, ma quello causato dall'amianto è veramente orribile, per cui non possiamo permettere che venga ancora sottovalutata la gravità della presenza dell'amianto e ciò che esso può causare ai nostri lavoratori e anche a chi vive insieme a loro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Rodin. Ne ha facoltà.
RODIN (P.d.L.). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la mozione in discussione ha indubbiamente il pregio di aver portato ancora una volta alla ribalta della massima istituzione regionale un tema spesso trascurato, ma meritevole della massima attenzione per le sue ricadute sociali. Ignorare o sottovalutare il problema, non conoscere i rischi derivanti dall'amianto e non prendere le misure necessarie per lo smaltimento è un rischio per la nostra salute che non ci possiamo permettere. Abbiamo il dubbio, tuttavia, che le parti sociali, le istituzioni e gli stessi lavoratori non abbiano recepito appieno le reali dimensioni del problema. Per questo dico che la discussione della mozione costituisce anche un'ottima occasione per acquisire maggiore consapevolezza sulle conseguenze dell'esposizione alle fibre di amianto e per portare all'attenzione dell'opinione pubblica il pericolo che incombe su tutti noi.
Finché rimane compatto, l'amianto non costituisce un pericolo, ma lo diventa quando si logora o si spezza, perché le sue fibre, che sono 1.300 volte più sottili di un capello umano, possono essere facilmente inalate mentre sono in sospensione. Contrariamente all'opinione diffusa, le fibre di amianto non sono cancerogene, ma per questo non sono meno pericolose, perché quando entrano nell'organismo lacerano le membrane cellulari e possono favorire l'intrusione di agenti cancerogeni. Le forme più morbose dell'esposizione all'amianto sono a carico dell'apparato respiratorio e le più rilevanti sono l'asbestosi, le placche, il mesotelioma e il tumore. La prima nazione a riconoscere il pericolo dell'amianto è stato il Regno Unito, nel 1930. In Italia l'impiego dell'amianto è vietato dal 1992.
Sono trascorsi vent'anni da quando la legge numero 207 del 1992 ha messo al bando l'impiego dell'amianto e stabilito termini e procedure per la dismissione delle attività di estrazione e lavorazione dell'asbesto. Ma solo negli ultimi tempi è stata avviata una vera campagna per la bonifica del territorio. Oltre a quelle relative alla bonifica dell'ambiente, le problematiche legate all'amianto riguardano la sorveglianza sanitaria, i benefici previdenziali in favore dei lavoratori esposti e il fondo per le vittime dell'amianto. Come è noto, il numero delle persone che vengono colpite da gravi malattie asbesto-correlate è in aumento e, stante il lungo periodo di latenza della malattia, anche superiore a quarant'anni, si avrà purtroppo un aumento progressivo delle patologie neoplastiche e i decessi che ne conseguono.
Per ridurre il rischio è quindi indispensabile dare attuazione alla legge numero 22 del 2005, cioè procedere alle bonifiche in tutta la nostra regione, non solo nei siti industriali. Sul piano previdenziale abbiamo il dovere di denunciare il rilevante danno subito da tantissimi lavoratori che, a causa delle scarse informazioni ricevute, hanno lasciato scadere il termine del 15 giugno 2005 previsto per accedere alla rivalutazione contributiva ai fini della misura della pensione. La riapertura dei termini, già sollecitata dal Parlamento, è un atto di giustizia atteso da moltissimi lavoratori. Abbiamo anche il dovere di denunciare il fatto che ai tantissimi lavoratori sardi esposti all'amianto è stata accordata una minore tutela previdenziale, in conseguenza dell'esclusione di gran parte dei siti industriali della Sardegna dagli atti di indirizzo del Ministero del lavoro per il riconoscimento della esposizione "qualificata" a fibre e polveri di amianto, che il Ministero per quanto riguarda la Regione Sardegna ha limitato solo alle centrali dell'Enel. Non sono state ricomprese in tali atti di indirizzo le centrali termoelettriche di Assemini, Porto Torres, Sarroch e Ottana.
Le centrali termoelettriche dei diversi stabilimenti del settore petrolchimico realizzate in Sardegna sono state costruite quando l'amianto costituiva il principale e più diffuso materiale coibente. In esse avveniva la maggiore produzione di energia elettrica per l'intero insediamento, si può quindi comprendere come fosse indispensabile tenerle nel massimo stato di efficienza possibile. Tutte le figure professionali addette al settore intervenivano nelle operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria che venivano svolte di routine; operazioni a rischio caratterizzate dalla presenza di materiali asbesto-correlati, quali guarnizioni, raccordi e flessibili di vario tipo. Se le tecnologie delle centrali termoelettriche nei diversi stabilimenti realizzati in Sardegna sono le stesse di quelle utilizzate negli altri stabilimenti petrolchimici elencati nelle direttive ministeriali, allora bisogna riconoscere che i lavoratori sardi del settore petrolchimico sono stati fortemente penalizzati dalla mancata inclusione dei siti industriali sardi negli atti di indirizzo ministeriali. La conseguenza di tale discriminazione è che la certificazione di esposizione all'amianto deve essere richiesta all'INAIL, che solitamente si esprime in modo negativo, sul rilievo che è mutato lo stato dei luoghi. A nessuno sfugge l'importanza del rilascio di tale certificato che è indispensabile per l'accesso ai benefici previdenziali.
Non meno importante il tema legato agli effetti dell'amianto sulla salute. La questione sanitaria si affronta con la sorveglianza sanitaria, che rappresenta una delle misure finalizzate alla tutela dello stato di salute e di sicurezza dei lavoratori in relazione all'ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell'attività lavorativa. Lo strumento della sorveglianza sanitaria è la cartella sanitaria di rischio, nella quale sono annotate le condizioni psicofisiche del lavoratore, compresi i risultati degli accertamenti sanitari di laboratori specialistici, ed eventuali livelli di esposizione professionale individuali.
La sorveglianza sanitaria degli ex esposti all'amianto è un argomento a sé, su cui si dibatte molto. C'è la necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell'attività morbigena, ma mancano le linee guida. Nel decreto numero 81 del 2008 non viene indicato quale autorità debba farsi carico della sorveglianza sanitaria, ma si ritiene comunque che questa debba essere svolta dal sistema sanitario. La mozione in esame suggerisce di attivare, per la ricerca dei nominativi degli esposti all'amianto, le banche dati tenute dall'INAIL e dall'INPS. Noi riteniamo di condividere tale criterio, perché solo così si potranno recensire le persone che sono state esposte al relativo rischio, ma riteniamo che occorra utilizzare anche le banche dell'Ispettorato del lavoro e del Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spresal).
Quindi noi riteniamo condivisibile l'impianto della mozione ed esprimiamo la nostra disponibilità ad approvare un ordine del giorno condiviso con le opportune integrazioni. Chiediamo pertanto la sostituzione della mozione con un ordine del giorno.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cocco Daniele. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Signora Presidente, vorrei ricordare che già il 3 maggio del 2011 noi presentammo, a nome mio e dei colleghi Mariani e Salis, un'interrogazione proprio sul devastante problema legato all'amianto e sul gravissimo danno ambientale causato soprattutto dalla lavorazione di questo materiale nei siti industriali della Sardegna. Ringrazio la collega Barracciu per aver presentato questa mozione che ha riportato all'attenzione di tutti un problema così importante e, ripeto, devastante.
Vorrei integrare la mozione parlando dei siti industriali che operavano nel centro Sardegna sino a qualche anno fa. Mi riferisco alla ex Montefibre e alla ex Enichem, società che per circa trentacinque anni hanno operato nel territorio sardo utilizzando nelle loro lavorazioni le fibre di amianto. I lavoratori dei paesi limitrofi a Ottana, parlo di Illorai, Orotelli e Macomer, impegnati per anni in queste lavorazioni sono stati esposti al contatto con l'asbesto per circa trentacinque anni e per più di sei ore al giorno. Il collega Rodin diceva che l'amianto non è cancerogeno. Io ricordo che nel 1976 l'OMS sancì - e lo ribadisce costantemente - che l'amianto è un riconosciuto cancerogeno umano. Nessun livello sicuro di esposizione può essere proposto per l'amianto perché non si conosce l'esistenza di un valore soglia di pericolosità, perciò l'esposizione dovrebbe essere mantenuta al livello più basso possibile.
Questo per ribadire che la problematica è quanto mai complessa e che comunque la pericolosità delle fibre di amianto non è una scoperta recente. Infatti risale al 1906 uno dei primi decreti italiani che sanciva la protezione e la tutela della salute dei lavoratori esposti al contatto con l'amianto. Quindi è indubbio, tornando agli ex siti industriali di Ottana, che per anni i lavoratori sono stati esposti e anche le zone limitrofe sono state interessate dalle esalazioni di queste società, che appunto utilizzavano le fibre di amianto. Tali esalazioni hanno interessato non solo l'aria, ma anche il terreno e le relative coltivazioni. Ricordo che in quelle zone l'80 per cento dell'economia è basata sull'attività agropastorale, per cui la catena alimentare appare inquinata sin dalla base, dato che quelle coltivazioni a loro volta alimentano i capi di bestiame. Da alcuni controlli effettuati su un campione di cicoria coltivata in quelle terre è risultata la presenza di amianto in misura superiore all'1 per cento. Ci sono state molte vittime conseguenti a tale allarmata situazione e il numero dei decessi è in continua crescita. Nel comune di Orotelli negli ultimi quindici anni sono morti, in conseguenza di questa situazionne, 30 cittadini; nel comune di Illorai dal 2002 al 2009 sono deceduti per tumore 22 cittadini. Il numero di soggetti attualmente in cura per forme tumorali diverse è allarmante, soprattutto in proporzione all'esiguo numero di abitanti. Quindi le fibre di amianto manifestano la loro devastazione con un tempo di latenza che può raggiungere anche i quarant'anni. Pertanto, visto che siamo arrivati alla determinazione della pericolosità dell'amianto, che la Regione è a conoscenza di questi effetti e che l'inibizione dell'uso della fibra di amianto nella lavorazione non è sufficiente per eliminarne gli effetti, fino a quando i siti inquinati non verranno bonificati i nostri concittadini continueranno a morire in misura sempre più elevata.
Per risolvere il problema, che è stato ben rappresentato nella mozione, credo sia assolutamente indifferibile e necessario che la stessa venga approvata all'unanimità da parte di questo Consiglio, perché le soluzioni che essa propone non sono facili, ma non possono sfuggire alla sensibilità dell'assessore Simona De Francisci e di questo Consiglio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Gruppo Misto). Non c'è quasi niente da aggiungere all'eccellente illustrazione fatta dalla collega Barracciu e dai colleghi che sono intervenuti. Vorrei solo fare alcune proposte. Non sono un medico, sono un umanista, ma direi che la Regione sarda deve subito impegnarsi a elaborare un testo unico che razionalizzi tutta la normativa sull'amianto, per dare certezza, trasparenza e visibilità alle prestazioni oggi possibili. Bisogna, dunque, raccogliere subito le competenze e il sapere della medicina, della scienza e della ricerca per indagare anzitutto sull'andamento del fenomeno epidemiologico e per comprendere lo stato di chi è esposto all'asbesto o è vittima di una malattia a esso correlata. Bisogna anche lavorare intensamente al tema della diagnosi precoce, in modo da poter definire un punto di riferimento preciso dal quale partire per valutare cosa si può mettere in atto a favore della tutela della salute di coloro che sono stati colpiti da questa sostanza.
A questo punto preme sapere quanto la conseguenza patologica dell'esposizione si sia diffusa e quanto si stia diffondendo nella popolazione sarda. Noi chiediamo alla Regione sarda di intervenire con prontezza per rafforzare soprattutto il ruolo dei Centri operativi regionali (COR), finanziandoli in misura adeguata. I COR devono essere potenziati, proprio per la loro funzione di sensori in grado di vedere, conoscere e valutare in modo capillare le casistiche sulle quali a sua volta il ReNaM, e cioè il Registro nazionale mesoteliomi, può costruire il quadro complessivo necessario a fornire una conoscenza epidemiologica efficace.
L'INAIL deve svolgere un ruolo centrale per la lotta all'amianto, da autentico protagonista, e lo può fare oggi grazie anche al processo d'integrazione in atto con l'ex Ispesl e l'ex Ipsema, un'operazione che conferisce all'istituto importanti strumenti operativi, in particolare sul fronte della ricerca, attraverso i quali si potrà avviare un processo di forte presenza e di crescita delle sua capacità di intervento sul fronte delle malattie professionali in generale, in particolare, sulle tematiche legate all'asbesto. Solo così l'INAIL può diventare un vero e proprio polo della salute e della sicurezza sul lavoro nella nostra Isola e nel nostro Paese.
Il quadro epidemiologico conoscitivo del rischio amianto in Italia non può inoltre prescindere dall'emanazione dei decreti attuativi per la registrazione degli esposti e dall'impegno di tutte le Regioni nella redazione dei piani di bonifica e di risanamento. Tutto il resto è debolezza. Mi fermo qui.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Voglio fare solamente tre brevissime osservazioni. La prima è relativa alla mozione, che condivido sia nella forma sia nella sostanza, perché in effetti centr[PS1] a un problema di cui si discute da tempo e su cui ancora noi, come Regione Sardegna, non abbiamo preso una posizione successiva alla legislazione del 2005, esattamente alla citata legge numero 22.
A questo proposito vorrei fare, come dicevo, tre brevi osservazioni. Quella legge e le linee guida che sono state emanate a suo tempo con le varie delibere di Giunta, non hanno mai previsto, per esempio, la sorveglianza sanitaria dei familiari degli ex esposti. E oggi è dimostrato, purtroppo, anche dai dati che sono stati, in parte, da citati chi mi ha preceduto, e cioè che sono deceduti, a distanza di dieci, venti o trent'anni, molti familiari di lavoratori che erano stati esposti all'amianto. Credo che questo sia un qualcosa che andrà considerato, se andiamo a rivisitare la legge numero 22, che credo sia comunque una buona legge.
Seconda osservazione: nelle linee guida che eventualmente la Regione, e quindi la Giunta, dovesse approvare, anche se non si mette mano a una revisione della "22", bisognerà prevedere la possibilità, per chi fa la sorveglianza sanitaria, di non limitarsi a eseguire una banale radiografia del torace o una banale spirometria, ma occorrerà prevedere la possibilità di eseguire una TAC ad alta risoluzione. Ho notato che questo punto non è stato citato da nessuno dei colleghi che mi hanno preceduto, però badate che alcune associazioni stanno facendo al riguardo delle battaglie a livello nazionale, perché purtroppo c'è troppa discrezionalità da parte di chi fa la sorveglianza sanitaria, talvolta in maniera molto generica. Quindi bisognerebbe, con delle nuove linee guida, di inserire la TAC ad alta risoluzione, temporalizzata perlomeno ogni due o tre anni, tra gli accertamenti diagnostici per i lavoratori che sono stati esposti all'amianto e anche, aggiungo io, per i loro familiari che possono essere considerati ad alto rischio.
La terza e ultima osservazione riguarda le delibere attuative della legge numero 22 del 2005 e particolarmente quella che dà la possibilità ai soggetti privati di ottenere un contributo regionale per lo smaltimento dell'amianto. Tutti i soggetti pubblici, come si sa, hanno un finanziamento pari al 100 per cento dei costi di smaltimento, i privati no, e siccome il costo dello smaltimento è elevatissimo continuiamo a vedere sui tetti delle case una quantità enorme di amianto che non è stato bonificato. Quindi, siccome mi risulta che le province, nonostante sia stata fatta la ripartizione delle risorse, non abbiano speso nemmeno il 9 per cento delle quote che sono state loro assegnate, bisogna, a mio parere, prevedere un rimborso del 100 per cento anche per i privati, proprio alla luce del fatto che i costi di smaltimento sono elevatissimi e quindi se un cittadino non ha la possibilità di sostenerli alla fine si tiene il tetto con l'amianto o, nella peggiore delle ipotesi, fa quello che abbiamo letto sui giornali nei giorni scorsi per quanto riguarda il Poetto: usa qualsiasi luogo come discarica abusiva.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Signora Presidente, ormai è stato appurato che l'amianto è rigorosamente cancerogeno, purtroppo, e inoltre le malattie a esso correlate hanno periodi di latenza lunghissimi, che arrivano sino a trentacinque anni. L'amianto è un problema di salute pubblica visto e considerato che è stato molto usato in edilizia, nella costruzione di abitazioni, ma lo si può trovare anche nei guanti da forno, nei teli per le assi da stiro e addirittura negli asciugacapelli. Insomma, è un materiale davvero molto diffuso che costituisce non solo un problema di salute pubblica, ma anche un problema di carattere ambientale visto che, ancora oggi, anche negli ovili si trovano tetti in eternit. Se ne è fatto un uso veramente spaventoso sia da un punto di vista industriale che da un punto di vista militare, quindi la Sardegna è in una situazione di allarme piuttosto forte. Stiamo parlando di un problema che attiene alle malattie professionali e dirò due cose in generale per quanto riguarda il fatto che manca un'informazione seria tra i cittadini, manca una mappatura dei siti contenenti questo materiale, mi riferisco a opifici, officine e fabbriche.
I servizi comunali dal punto di vista dei necessari interventi non vivono assolutamente una situazione felice; manca anche il coinvolgimento di istituzioni come le ASL, che invece dovrebbero assolutamente interagire. Ma c'è un problema molto grosso che interessa la Regione, e cioè una disattenzione fortissima per quanto riguarda il riconoscimento dell'esposizione al rischio amianto dei nostri lavoratori, direi pure che questa è una delle pagine più dolorose non solo dell'industrializzazione forzata che c'è stata in Sardegna, ma anche della legislazione italiana, che discrimina i lavoratori sardi. E siccome poco si è parlato di questo aspetto, vorrei dire che, a mio avviso, la Sardegna necessita anzitutto di un osservatorio permanente per il monitoraggio della legislazione e della giurisprudenza in materia proprio di sicurezza del lavoro. Infatti, in Sardegna, nessuno ha mai vigilato sull'applicazione delle leggi italiane, nate per tutelare i lavoratori, come ad esempio i lavoratori esposti al rischio amianto. E' come se la salute dei sardi valesse molto meno rispetto a quella di un italiano medio. Quindi che in Sardegna le buone leggi italiane non vengano applicate, come nel resto del territorio, è un dato di fatto.
Come è stato già ricordato, nel 1992 è stata emanata la legge che proibisce l'importazione, l'estrazione e la lavorazione dell'asbesto. Tuttavia il 24 novembre 2003, quindi diversi anni dopo, è entrata in vigore la legge numero 326 che prevede dei benefici previdenziali per i lavoratori che sono stati esposti all'amianto. Si tratta sicuramente di una buona legge ed è un vero peccato che in Sardegna… Presidente, interrompo?
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Zuncheddu. Colleghi, prendete posto, per cortesia.
ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Credo che meriti attenzione il fatto che le buone leggi italiane non vengano applicate alla situazione sarda. A questo punto vorrei riferirmi anche a una piccola tabella contenente dati riferiti dall'INAIL per quanto concerne la richiesta fatta da lavoratori che sono stati esposti all'amianto di riconoscimento di tale esposizione. I dati dicono che in Piemonte è stato accolto il 24 per cento di tali richieste, mentre il 45 per cento è in esame; in Valle d'Aosta risulta accolto il 44 per cento delle richieste; in Lombardia il 23 per cento; in Liguria il 29 per cento. Per quanto riguarda la Sardegna, invece, la percentuale di richieste accolte crolla al 4 per cento. Solo il 4 per cento delle richieste dei lavoratori sardi è stato accolto. Resta in esame il 50 per cento, mentre il 46 per cento è stato respinto. Diciamo che questi dati INAIL vanno davvero, qui in Sardegna, in controtendenza rispetto al resto d'Italia.
Fra l'altro, in un articolo de L'unione sarda risalente al 2007, in cui si riferisce di una missione della Commissione lavoro del Parlamento europeo a Porto Torres, si dice: "Industria: sperano nello scivolo 183 operai del settore petrolchimico". Allora, il Governo italiano invia la Commissione di lavoro a Porto Torres per approfondire il tema dei lavori usuranti negli stabilimenti del petrolchimico, ma in quella occasione emerge proprio il problema riguardante gli operai sardi esposti all'amianto negli anni '60, '70 e '80, anni in cui quello della sicurezza era davvero l'ultimo dei problemi. La Commissione, di cui facevano parte diversi parlamentari sardi (anche questo dato è molto importante) prese atto che gli operai sardi non godevano degli stessi benefici di cui godevano i loro colleghi di Porto Marghera e di altri siti presenti in Italia e dichiarò testualmente "Oggi le aziende…"
Presidente, è difficile parlare in questa situazione, l'argomento non interessa a nessuno, il problema è proprio questo, per cui mi sento un'idiota a continuare a intervenire su questi temi! Intervenga, Presidente, glielo chiedo per gentilezza, per evitare anche ignobili e non nuove provocazioni.
La Commissione parlamentare dichiarò: "Oggi le aziende hanno mostrato sensibilità ambientale, ma noi cercheremo di riconoscere il diritto di quei lavoratori che negli anni '60 erano immersi in una realtà inaccettabile". E' un vero peccato che anche in quell'occasione, nel 2007, si presero in considerazione solamente i lavoratori degli anni '60. Questo significa che, al fine del godimento di uno scivolo pensionistico di due anni, la Commissione europea era davvero fuori tempo massimo perché, a distanza di ben quarantasette anni, i sopravvissuti all'asbestosi o al mesotelioma in ogni caso sarebbero stati in pensione già da un pezzo. Ai lavoratori che operarono negli anni '70 e '80 la Commissione, di cui facevano parte anche dei sardi, non fece assolutamente cenno, perciò chiedo che la Regione sarda abbia un forte risveglio su questi temi.
L'altra beffa che riguarda i controlli - il collega Locci è stato abbastanza preciso al riguardo - è che i nostri lavoratori, anche della zona di Sarroch, non vengono sottoposti ai test giusti, perché è inutile che si esamini la saliva prodotta nel cavo orale, dove non si trova un bel nulla, e non solo non si faccia una TAC, e quindi un'indagine più appropriata, ma non si esamini neppure l'espettorato, perché in questo caso, i colleghi mi insegnano, l'indagine si fa sull'espettorato ed eventualmente su un lavaggio bronchiale.
Siamo lontani anni luce, per cui chiedo una forte sensibilizzazione della Regione affinché intervenga in difesa non solo dell'ambiente e delle collettività, ma anche in difesa dei nostri lavoratori. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). E' indubbio, assessore De Francisci, che ci troviamo di fronte a una tremenda sottovalutazione del problema. I dati sono drammatici e non c'è la dovuta attenzione verso una strage continua in una Sardegna dove l'amianto è presente non solo negli stabilimenti industriali o nelle centrali termoelettriche, ma dappertutto. Lo dice uno che oggi, per una strana casualità, è impegnato nella sua abitazione, insieme ad alcuni suoi vicini, a rimuovere lastre di amianto poste a copertura di alcuni manufatti. Proprio stamattina una ditta specializzata sta intervenendo, quindi vi posso portare la testimonianza diretta di un cittadino che ha dovuto fare i conti con la normativa per poter attivare questi interventi di bonifica.
Assessore De Francisci, assessore Oppi, vi debbo dire che la normativa vigente è assolutamente farraginosa e non c'è alcun sostegno finanziario ai cittadini da parte della Regione, tramite le province, come previsto dalla legge numero 22, che pur essendo in teoria una buona legge è quasi totalmente disapplicata. I lavori di eliminazione delle coperture in eternit normalmente dovrebbero essere eseguiti a primavera inoltrata o in estate, visto che si tratta di scoperchiare abitazioni o manufatti di vario genere e chiaramente questo non può essere fatto in periodi piovosi, ovvero in autunno e in inverno. Ebbene, a oggi la Provincia di Cagliari, così come le altre province, non hanno ancora emanato i bandi per l'erogazione dei contributi.
Scusate un attimo, mi rivolgo a quel capannello sulla sinistra: la potete smettere, per cortesia? Dio santo, state dimostrando veramente quale disattenzione ci sia verso questo tema. La gente sta morendo per essere stata esposta all'amianto e non si sa cosa succederà nei prossimi cinque, dieci, quindici o vent'anni! Badate che per la sua gravità è una fortuna, lo dico tra virgolette, che il caso del Poetto sia in questi giorni all'attenzione dei mass media, perché così forse riusciamo a portare all'attenzione dell'opinione pubblica e degli enti interessati un problema grave, una mina che sta sotto i nostri piedi, perché centinaia di persone possono essere colpite da questo micidiale agente infettivo che è l'amianto. Quindi non sono d'accordo con chi ha detto che c'è consapevolezza dell'entità e della gravità della situazione; non c'è affatto, assessore De Francisci, questa consapevolezza.
Alcune cose le dovremmo fare subito, si è già parlato di modifica della legge numero 22, e noi presenteremo una proposta di legge per portare al 100 per cento il contributo per i costi relativi alla bonifica dall'amianto, anche perché il costo dell'intervento, in sé già gravoso, è sicuramente seguito da altri costi per le famiglie. Non parlo solo dei lavoratori ex esposti all'amianto, su cui la mozione dice alcune cose importanti e a favore dei quali bisogna intervenire, ma parlo soprattutto dei lavoratori attualmente esposti. Il problema degli ex esposti è drammatico, ma il problema ancora più grave, a mio avviso, è quello di coloro che sono tuttora esposti e senza una vera campagna di rimozione dell'amianto dalle città, dai paesi e dalle campagne, questo problema non verrà mai risolto. Continueremo a vedere le periferie dei nostri paesi e città invase, come il Poetto, da pezzi di amianto, magari derivanti dalla demolizione abusiva di qualche capannone, di qualche casa, di qualche stalla o di qualsiasi altro manufatto coperto con l'amianto.
Noi abbiamo la necessità di attivare alcune modifiche. Non capisco, per esempio, perché se sostituisco le finestre della mia abitazione ho diritto al 55 per cento di detrazione fiscale per il contenimento energetico, e in altri casi no. Noi proporremo che questa misura di detrazione fiscale possa essere concessa anche per eliminare questo pericolo incombente sulla nostra salute. Lo dice uno che ha avuto un amico e un'amica carissimi deceduti a causa del mesotelioma, e che forse per questa ragione ha il terrore di vedere ancora la nostra vita, le nostre attività circondate da tonnellate di amianto.
Ecco perché vorrei con questo mio intervento far sì che vi sia maggiore consapevolezza dell'entità del problema, che è veramente serissimo. Ci sono meritorie associazioni sia nazionali che regionali che si impegnano su questo fronte perché sono state commesse delle iniquità terribili, vi sono stati silenzi e omissioni, molti hanno girato la faccia da un'altra parte quando già dagli anni '60 gli studi dicevano che l'amianto era molto dannoso, fino ad arrivare a dire che è un prodotto cancerogeno per l'uomo. Però c'è stata su questo una sottovalutazione e fino agli anni '90 si è continuato a coprire i manufatti edili con l'amianto. Adesso noi dobbiamo fare i conti con questa bomba a orologeria che è presente nei nostri centri abitati.
Ecco perché la mozione prevede alcune iniziative che devono essere immediatamente avviate. Penso però, assessore De Francisci, che la Regione debba concretamente istituire subito un tavolo di confronto con le province, a cui è delegata l'applicazione della legge numero 22, soprattutto per affinare i meccanismi per tenere maggiormente sotto controllo questo aspetto non solo in termini di sostegno finanziario a chi vuole eliminare le coperture e i tetti in amianto, ma anche e soprattutto per attivare una campagna di sensibilizzazione al problema che porti in prospettiva all'obiettivo di eliminare totalmente questo dannoso elemento presente nella nostra vita. Penso che la Regione e alle altre istituzioni pubbliche debbano incentivare un'iniziativa nei confronti di un problema che, a nostro avviso, è serissimo e non può continuare a essere sottovalutato.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
DE FRANCISCI (P.d.L.), Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Onorevole Salis, credo che non ci sia alcuna sottovalutazione del problema e della gravità della situazione. Lei faceva riferimento a quaranta o cinquant'anni fa, quando probabilmente non si conoscevano ancora i rischi dell'amianto. Oggi che tali rischi si conoscono nella loro ampiezza e gravità, per la drammaticità dei numeri che i colleghi che mi hanno preceduto hanno esposto, è difficile non procedere con gli strumenti che abbiamo.
Permettetemi di ringraziare l'onorevole Barracciu per aver presentato questa mozione completa e assolutamente ben documentata. Condivido certamente la necessità e l'urgenza di lavorare in questa direzione e di evitare, come ho detto, le sottovalutazioni. Questo è un tema di salute pubblica, sul quale bisogna essere assolutamente uniti. Io risponderò naturalmente per la parte che riguarda la sanità, poi lascerò la parola all'onorevole Oppi, perché la legge numero 22 del 2005 dà responsabilità in questa materia a entrambi gli Assessorati.
Per quanto riguarda i commi 1, 2 e 3 dell'articolo 9 della legge numero 22, che sono di competenza della sanità, vorrei chiarire alcuni concetti perché, come dicevo, la mozione, onorevole Barracciu, è assolutamente completa, però alcune considerazioni su quanto sta già facendo l'Assessorato della sanità insieme all'Assessorato dell'ambiente forse è bene farle per sgombrare il campo dagli equivoci, anche in riferimento ad alcune considerazioni fatte dall'onorevole Zuncheddu, per esempio sul fatto che le ASL non stiano intervenendo. Ogni ASL è dotata dello Spresal, come lei sa bene, onorevole Zuncheddu. Gli Spresal hanno proprio questa responsabilità e competenza, e stanno lavorando, glielo posso garantire.
E' stato istituito, con deliberazione della Giunta regionale del 16 novembre 2006, il Centro operativo regionale (COR) presso l'Osservatorio epidemiologico che fa capo al sistema informativo dell'Assessorato della sanità. L'attività del COR Sardegna è ufficialmente iniziata nel 2007 (di fatto due anni dopo l'approvazione della legge numero 22 che, come ricordavate, è del 2005), è a tutt'oggi in corso e ha consentito, nel 2010, la pubblicazione per la prima volta del rapporto nazionale dei mesoteliomi, con i dati relativi alla Sardegna. Attualmente sono in elaborazione presso l'ex Ispesl, l'attuale INAIL, i dati nazionali di cui al periodo 2005-2009, compresi quelli trasmessi dal COR Sardegna. I numeri li ricordava durante l'illustrazione della mozione l'onorevole Barracciu; a noi risulta che si registrino numeri inferiori rispetto a quelli da lei citati, ma comunque preoccupanti; si registrano infatti dai 14 ai 18 casi di mesotelioma all'anno. E' un dato che ci deve far riflettere proprio sulla gravità della situazione.
Abbiamo impegnato, con appositi provvedimenti del Servizio prevenzione dell'Assessorato, a favore delle otto ASL della Sardegna le somme stanziate annualmente nel bilancio regionale necessarie per sottoporre gli ex esposti all'amianto residenti nella regione ai controlli sanitari in forma assolutamente gratuita. Con una delibera dell'ottobre del 2011 è stata impegnata, per la parte del 2011, la somma di 500 mila euro già erogata. Abbiamo individuato nella tabella A, costituente parte integrante e sostanziale del decreto assessoriale numero 25 del novembre 2006, di cui ho parlato prima, i settori di attività economica con possibile presenza di amianto in cui ricadono le categorie di ex esposti che nel corso della loro attività lavorativa possono essere entrati in contatto con l'amianto. Il Servizio prevenzione dell'Assessorato, al fine di rendere omogenea a livello regionale l'azione dei competenti servizi delle ASL - lo preciso perché qualcuno faceva la considerazione che probabilmente si procede senza una linea di indirizzo, senza una linea unica -, ha fornito alle ASL indicazioni operative, onorevole Zuncheddu, per l'attivazione della sorveglianza sanitaria e la predisposizione della modulistica necessaria per gestire le attività.
Con successive deliberazioni della Giunta nel giugno del 2008, su proposta dell'Assessore della difesa dell'ambiente, di concerto con l'Assessore della sanità, sono state approvate le direttive regionali per la protezione, decontaminazione e smaltimento e bonifica dell'ambiente ai fini della difesa da pericoli, appunto, derivanti da amianto. Rendendosi urgente e indifferibile dare concreta attuazione alla sorveglianza sanitaria degli ex esposti all'amianto, il Servizio prevenzione dell'Assessorato, nelle more della costituzione delle attività del gruppo di lavoro di cui sopra, ha coinvolto le ASL, attraverso gli Spresal, con un protocollo operativo. Con delibera del 2010 è stato stabilito che, in applicazione del disposto dell'articolo 9, comma 2, della legge numero 22 del 2005 le prestazioni sanitarie per la sorveglianza sanitaria degli ex esposti all'amianto elencati nel suddetto protocollo operativo devono rientrare nei livelli essenziali di assistenza aggiuntivi e vengono erogate, in esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria, con oneri a carico dell'Amministrazione regionale.
Con medesima deliberazione è stato individuato un codice di esenzione (prima era il codice D06, successivamente è stato individuato il codice D99) per le prestazioni sanitarie, con l'unico limite che tale codice dovesse essere utilizzato solo dai medici dei Servizi prevenzione sicurezza ambienti di lavoro, appunto gli Spresal, dai medici specialisti delle strutture ospedaliere e ambulatoriali delle ASL della Sardegna, nonché dai medici ospedalieri dell'Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari e delle Aziende ospedaliere universitarie di Cagliari e di Sassari.
Dal monitoraggio effettuato dal servizio prevenzioni risulta che tutte le otto ASL della Sardegna stanno applicando il protocollo operativo in argomento e che al 31 dicembre 2011, a fronte di 502 richieste pervenute, 389 soggetti sono risultati iscritti nell'apposito registro degli ex esposti e quindi avviati alla sorveglianza sanitaria. Nel mese scorso la Regione Sardegna ha comunicato l'adesione al progetto interregionale del CCM "Sperimentazione e validazione di un protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti ad amianto", un progetto sperimentale da realizzare insieme a Regioni come la Lombardia e il Veneto.
In particolare, riguardo a una considerazione fatta, onorevole Barracciu, nel punto 3) della mozione, quando lei richiama il fatto che la gran parte dei lavoratori che hanno subito gli effetti dell'esposizione all'amianto non conosce l'esistenza del beneficio della sorveglianza sanitaria, e quindi si richiama l'Assessorato della sanità a una capillare informazione, la realizzazione di una campagna di informazione permanente, finalizzata alla sensibilizzazione dei cittadini relativamente al programma amianto, a cui lei fa riferimento, e richiamato nella legge numero 22 del 2005, in realtà è riferita al piano di protezione, decontaminazione, smaltimento e bonifica. Tuttavia, nel sito ufficiale della Regione, e precisamente nel sito tematico "Sardegna salute", nella sezione "Come fare per", è stata riportata la procedura per richiedere la sorveglianza sanitaria da parte degli ex esposti all'amianto. Anche varie ASL hanno inserito nei propri siti la procedura per richiedere l'iscrizione nel registro degli ex esposti, e hanno realizzato una specifica campagna informativa proprio attraverso gli Spresal. Quindi anche dal punto di vista della comunicazione e sensibilizzazione e soprattutto dell'informazione verso i soggetti maggiormente esposti si sta intervenendo.
Entrando nello specifico dei punti richiamati nel dispositivo della mozione, naturalmente condivido quanto scritto sulla necessità di aprire una vertenza con il Governo nazionale e di attivare immediatamente un tavolo tecnico perché il problema venga spostato con forza dalla Regione Sardegna al livello nazionale, così come condivido l'esigenza, l'urgenza e la necessità che vengano sensibilizzati e coinvolti in maniera assolutamente trasversale tutti i nostri colleghi parlamentari, perché anche loro, alcuni tra l'altro firmatari di importanti provvedimenti di legge, si facciano carico di fare pressione perché le varie proposte di legge arrivino il prima possibile all'attenzione delle due Camere.
A proposito della richiesta di cui al punto 3), quella di istituire un tavolo di lavoro permanente tecnico-politico, lei diceva, onorevole Barracciu, se non è possibile istituire un tavolo tecnico-politico, tra l'altro perché la legge numero 22 del 2005 non lo prevede, almeno facciamo quello che la legge prevede, cioè la conferenza regionale annuale sullo stato di attuazione della medesima legge. A questo proposito, i tecnici dell'Assessorato della sanità ieri si sono incontrati con i tecnici dell'Assessorato dell'ambiente. Anche in questo caso, è inutile nasconderselo, c'è un problema di fondi legati ancora una volta al patto di stabilità, ma certamente, vista l'urgenza, si dovrà trovare il modo di reperire risorse che, a quanto avete detto voi, sono assolutamente ingenti. Ecco perché occorre coinvolgere il Governo nazionale; è cioè evidente che la Regione Sardegna da sola non riesce a far fronte al problema per una questione di fondi. Comunque è stato istituito un tavolo interassessoriale al quale stanno lavorando l'Assessorato della sanità e quello dell'ambiente.
Relativamente al discorso sulla sorveglianza attiva, a cui si faceva riferimento, l'onorevole Barracciu ha citato la parte che riguarda la sorveglianza attiva avviata dalla ASL di Oristano, che prevede la chiamata per sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti all'amianto dipendenti della Sardit e della Cem.a Sarda, a cui ha fatto riferimento anche l'onorevole Daniele Cocco. Nonostante tutto, nonostante la gravità della situazione e nonostante il tema sia particolarmente sentito e le persone coinvolte siano numerose, c'è stato un basso tasso di rispondenza, e questo è un dato sul quale certamente bisogna che ci interroghiamo. Evidentemente bisogna capire per quale ragione, nonostante la sorveglianza attiva sia stata comunque in via sperimentale avviata da una delle otto ASL, c'è stata scarsa rispondenza.
Per quanto riguarda invece l'aspetto della mappatura, stiamo intervenendo con il censimento-mappatura degli edifici pubblici aperti al pubblico, degli impianti industriali attivi e dismessi e degli edifici privati, civili, agricoli o siti con presenza di amianto per causa antropica.
La Regione sarda, dunque, onorevole Salis, onorevoli colleghi firmatari della mozione, non sta a guardare immobile di fronte a un'emergenza come questa. Credo comunque che si possa sempre fare di più e quindi innanzitutto confrontarci con l'Assessore dell'ambiente, a cui lascio immediatamente la parola, e anche provare tutti insieme a farci forza nei confronti del Governo per chiedere un'attenzione particolare, visto che è un problema che non riguarda solo la Sardegna.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della difesa dell'ambiente.
OPPI (U.D.C.-FLI), Assessore della difesa dell'ambiente. Voglio fare solo alcune precisazioni. La funzione dell'Assessorato dell'ambiente è quella di ente erogatore, allora un po' di responsabilità ce l'abbiamo tutti. Rispondo prima all'onorevole Salis. Spiego cosa succede: negli ultimi anni abbiamo avuto a disposizione circa 40 milioni di fondi regionali e 6 milioni di fondi POR per il 2010. La difficoltà sussiste quando la provincia non spende i soldi di cui dispone; molte volte trova difficoltà dopo aver emanato il bando, perché? Perché al privato viene dato un contributo del 60 per cento, al pubblico del 100 per cento. Quindi avete visto che alcune delibere, l'anno scorso e quest'anno, per esempio per quanto riguarda i consorzi di bonifica, le ASL, eccetera, hanno previsto un contributo del 100 per cento trattandosi di soggetti pubblici. E' chiaro che un privato che, per esempio, deve rimuovere un tetto in eternit ha difficoltà, perché gli viene concesso un contributo pari al 60 per cento del costo che deve sostenere per lo smaltimento, ma lui deve accollarsi anche le spese di ristrutturazione del tetto. La maggior parte dei privati non è disponibile a fare questo.
A questo riguardo, devo dire che la norma va modificata. La mia lamentela è questa: normalmente avevamo da 4 a 8 milioni di euro all'anno da trasferire alle province, quest'anno purtroppo la cifra si è ridotta a 2 milioni di euro. E' chiaro che le difficoltà ci sono e avevamo anche qualche perplessità stante la situazione delle province. Questo lo dico perché se noi modifichiamo la legge e stanziamo più risorse probabilmente riusciamo a incidere di più, a essere più operativi e quindi a risolvere tanti problemi.
Cito un ultimo esempio, che è quello del Poetto di Cagliari. Al riguardo noi abbiamo fatto un incontro, qualche giorno fa, con l'ARPAS, la ASL, il Sindaco di Cagliari e i tecnici durante il quale abbiamo potuto appurare che qualche anomalia di fatto c'è. Comunque vi posso già dare la notizia che è stato predisposto il piano di rimozione, che viene approvato dalla ASL, e lunedì inizieranno i lavori, ovviamente cercando di evitare che il Poetto sia in un degrado totale e il cittadino non vi si possa recare. Procederemo per stadi. Devo dire al riguardo - è una valutazione personale, ma non sono il solo a pensarla così - che è strano che in alcuni punti particolari ci siano dei blocchi non di amianto, ma di cemento con amianto (ce n'è uno piuttosto grosso in ciascuna delle tre strutture operative, cioè uno al Lido, uno alla Bussola e uno da un'altra parte) e invece non ci sia amianto nel resto della spiaggia. E' chiaro che questo lavoro sarà fatto in tempi brevi e quindi consentirà di risolvere il problema. Qualcuno dice che questo fatto potrebbe essere frutto del vecchio ripascimento - se ne inventano di ogni genere! -, comunque il Comune di Cagliari lunedì dovrebbe iniziare i lavori per la rimozione immediata dell'amianto presente al Poetto.
La valutazione che voglio fare, riferendomi a una provincia che conosco più delle altre, è questa: su 610 mila euro di fondi POR questa provincia ha un residuo di 500 mila euro, che non riesce a spendere. Anche quaranta milioni di euro in un paio di anni sono ben poca cosa a fronte di questo problema, però un minimo di responsabilità ce l'abbiamo anche noi se quest'anno abbiamo stanziato soltanto 2 milioni di euro. Con questa somma le province non sono in condizioni di dare ai privati nessun tipo di garanzia. Per quanto riguarda il pubblico la situazione è diversa, perché essendo previsto un contributo del 100 per cento, molte strutture pubbliche hanno potuto fare gli interventi necessari.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). A seguito delle dichiarazioni sia dell'Assessore della sanità che dell'Assessore dell'ambiente, ringraziando entrambi per l'attenzione e anche il dettaglio delle risposte che hanno dato, devo dire che la mozione serviva a riportare questo tema nell'agenda politica del Consiglio regionale e a sollecitare alcune azioni che, come ha ammesso l'Assessore della sanità, devono essere ancora fatte, devono essere anche implementate. Insomma, bisogna dare seguito alle azioni con più forza e anche con più fondi, come diceva l'Assessore dell'ambiente. Dicevo che la mozione serviva a riportare la questione in Consiglio regionale e ad accendere i riflettori su questo problema, soprattutto in presenza delle previsioni che si fanno per il periodo 2015-2020, quando ci troveremo a dover affrontare l'esplosione del caso amianto proprio in termini di incidenza di alcune malattie. Non possiamo certamente farci trovare impreparati e dobbiamo prevenire tutto quello che si può prevenire, quindi occorre investire i fondi pubblici necessari per compiere questo lavoro importante, sapendo che l'incidenza di determinate malattie che ci sarà e i problemi che verranno graveranno naturalmente sul sistema sanitario pubblico. Dal punto di vista economico quindi sono soltanto problemi rimandati, per cui tutto quello che noi possiamo fare adesso, anche in termini di spesa pubblica, dobbiamo farlo, per quanto questo sia un tema che non può essere relativizzato alla disponibilità economica. Dal punto di vista dell'incidenza economica è soltanto, ripeto, una questione rimandata alla quale possiamo prepararci da oggi per cercare di ridurne gli effetti con le azioni che possiamo adesso porre in essere.
Prendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore della sanità, anche se sotto questo aspetto c'è una discordanza di vedute rispetto alle associazioni che abbiamo sentito. Devo anche ammettere che la mozione ha centrato molto, assessore Oppi, la questione dal punto di vista sanitario. Ovviamente c'è anche una questione che riguarda l'ambiente e che è gestita dall'Assessorato dell'ambiente, a cui bisogna dare sostegno da qui in termini finanziari. Abbiamo incentrato molto la mozione sugli aspetti sanitari, perché, tra l'altro, questi sono gli aspetti che hanno maggiormente sollecitato in Commissione le associazioni. Ci sono diverse vedute sotto questo aspetto e siccome ci sono discrepanze fra alcune cose che lei ha detto, di cui prendo atto, e molte cose che sono state dette dalle associazioni, a maggior ragione serve che venga istituito un tavolo tecnico-politico perché tutti gli attori possano parlare e ci sia una maggiore condivisione delle cose che si stanno facendo e di quelle che si intendono fare, sia sotto l'aspetto ambientale che sotto l'aspetto sanitario, proprio perché da parte dell'opposizione, in questo caso, ma anche da parte di tutte le associazioni che sono state sentite non c'è la volontà di strumentalizzare politicamente niente. Non c'è nel loro approccio e nelle loro recriminazioni nessuna demonizzazione politica della questione, ma soltanto il desiderio di essere ascoltate, di avere risposte e di essere coinvolte nelle decisioni che si prendono.
Siccome l'importanza di tutto questo è stata un po' sottovalutata, credo che vada recuperata e che il Consiglio regionale non possa che accedere, in questo momento, così com'è successo in Commissione, a una determinazione unanime. D'altronde noi che abbiamo presentato la mozione siamo disponibili a predisporre un ordine del giorno in cui vengano indicate le cose più urgenti da fare che sono state richiamate stamattina, prendendo atto delle comunicazioni dell'Assessore della sanità e dell'Assessore dell'ambiente di ciò che è stato già avviato, proprio perché occorre agire con più determinazione e presto, dando risposte a tutte le persone che vivono già il problema di essere stati esposti all'amianto e ne subiscono gli effetti e a tutti quelli che continuano a essere esposti, magari senza saperlo. Dobbiamo quindi intervenire perché tutto questo finisca. Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
La seduta è sospesa per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 14 e 20, viene ripresa alle ore 14 e 40.)
PRESIDENTE. Invito i consiglieri Segretari al banco della Presidenza.
Comunico che la mozione numero 179 è stata ritirata ed è stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Barracciu - Lai - Pittalis - Diana Giampaolo - Uras - Steri - Salis - Dedoni - Sanna Giacomo - Diana Mario sull'emergenza amianto.
IL CONSIGLIO REGIONALEa conclusione della discussione della mozione n. 179 sull'emergenza sanitaria e sociale causata dell'amianto;
PRESO ATTO delle azioni già intraprese dalla Giunta regionale così come comunicate dalla stessa,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) ad intervenire con urgenza presso il Governo affinché vengano modificati gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e affinché vengano ricompresi tutti i siti sardi in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto, ad oggi esclusi o parzialmente inclusi; per calmierare e controllare i prezzi di bonifica dell'amianto; rivendicare con forza presso il Governo ingenti risorse finanziarie per far fronte al problema amianto essendo la Sardegna la Regione più assoggettata alle servitù militari;
2) a sollecitare il rapido esame in Parlamento con successiva approvazione dei disegni di legge n. AS 2141 del 28 aprile 2010 e n. AS 3274 [PS2] del 26 aprile 2012 concernenti i "Benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, malati o deceduti a causa dell'amianto";
3) ad istituire un tavolo di lavoro permanente tecnico-politico che pervenga all'elaborazione e promozione di protocolli d'intesa tra tutti i soggetti coinvolti al fine di:
a) individuare tutti i siti sardi in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto;
b) dare piena attuazione alla legge regionale n. 22 del 2005;
c) elaborare le linee guida per la sorveglianza sanitaria univoca;
d) creare short-list dei bonificatori cat. 10a e 10b, trasportatori cat. 5 e gestori delle discariche che aderiscono al protocollo di intesa;
e) calmierare e controllare i prezzi di bonifica dell'amianto, individuando un preciso prezziario regionale adeguato agli interventi di bonifica, di trasporto e dei costi di smaltimento in discarica e di inertizzazione dell'amianto, stabilendo altresì gli ambiti di conferimento;
f) avviare progetti pilota di micro-raccolta, definizione delle strategie e organizzazione degli interventi e dei depositi temporanei e di stoccaggio;
g) avviare progetti di info-formazione e sensibilizzazione rivolti al comparto sanitario;
h) creare la rete di saperi, di competenze e sensibilità;
i) avviare il censimento e la georeferenziazione dei siti e dei materiali contenenti amianto e de "Le Vie dell'Amianto";
j) elaborare i piani di lavoro semplificati e standardizzati (per le piccole bonifiche);
k) organizzare la Conferenza regionale amianto e partecipare attivamente alla organizzazione della seconda Conferenza nazionale amianto;
4) garantire un'informazione costante e diffusa indirizzata a cittadini, lavoratori, tecnici comunali, imprese, in sintonia con lo Sportello informa-attivo unico amianto, con gli uffici ambiente provinciali e comunali e con l'INAIL;
5) attivare la ricerca attiva degli ex esposti all'amianto utilizzando le banche dati tenute da INAIL, da INPS, dall'ispettorato del lavoro e dal Servizio prevenzione e sicurezza lavoro (Spresal) al fine di informarli dell'esistenza della possibilità di accedere a sorveglianza sanitaria gratuita, includendo anche chi ha fatto la richiesta per ottenere dei benefici previdenziali e garantendo possibilità di accesso ad eventuali richieste provenienti da lavoratori con esposizioni ora non note, e/o valutate a cura delle ASL utilizzando le banche dati dei piani di lavoro autorizzati e/o i dati presenti in letteratura del Registro nazionale mesoteliomi;
6) ad intervenire presso gli organi competenti affinché sia consentito ai lavoratori ex esposti all'amianto che, a causa della mancata informazione, non hanno presentato domanda per accedere ai benefici previdenziali ai sensi del punto 1) e ad intervenire con urgenza presso il Governo affinché siano modificati gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e affinché siano ricompresi tutti i siti sardi in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto, ad oggi esclusi o parzialmente inclusi;
7) a sollecitare le amministrazioni provinciali ad esperire rapidamente le pratiche di rimborsi a favore dei cittadini che attivano bonifiche dell'amianto;
8) a intervenire presso gli organi competenti affinché sia consentito ai lavoratori ex esposti all'amianto che a causa della mancata informazione non hanno presentato domanda per accedere ai benefici previdenziali ai sensi del decreto 27 ottobre 2004 di poter presentare fuori termine le necessarie domande;
9) a provvedere adeguati sistemi di sorveglianza sanitaria favore dei familiari degli ex esposti;
10) ad aggiornare i protocolli diagnostico-terapeutici utilizzando, nell'esame clinico dei lavoratori ex esposti, apparecchiature di ultima generazione con cadenza triennale. (1).)
PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Sardegna (333) e approvazione di ordine del giorno
PRESIDENTE. Comunico che la mozione numero 182 è stata ritirata ed è stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Diana Giampaolo - Pittalis - Uras - Steri - Salis - Dedoni - Sanna Giacomo - Diana Mario sull'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavori dei lavoratori dell'Ente foreste della Sardegna.
IL CONSIGLIO REGIONALEa conclusione della discussione della mozione n. 182
impegna la Giunta regionale
1) a verificare la possibilità di non procedere al recupero delle somme erogate a titolo di applicazione del CCNL dei dipendenti dell'Ente foreste;
2) a predisporre un disegno di legge di modifica della legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 modificata con la legge regionale 9 agosto 2002, n. 12 (Modifiche alla legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 (Istituzione dell'Ente Foreste della Sardegna, soppressione dell'Azienda Foreste Demaniali della Regione sarda e norme sulla programmazione degli interventi regionali in materia di forestazione), ove ai dipendenti forestali debba essere applicata la normativa del pubblico impiego prevista dalla legge regionale 13 novembre 1998 n. 31 (Disciplina del personale regionale e dell'organizzazione degli uffici della Regione);
3) ad attuare il programma di stabilizzazione dei precari dell'Ente foreste secondo il dispositivo dell'articolo 15, comma 26, della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (legge finanziaria 2007), intervenendo, qualora sia necessario, legislativamente. (1).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, chiedo che venga cancellato il primo punto dell'ordine del giorno, cioè la parte relativa alla verifica della possibilità di non procedere al recupero delle somme erogate.
PRESIDENTE. L'Aula è d'accordo? Scusate, colleghi, chiedo un attimo di attenzione, altrimenti poi ci si lamenta che si procede troppo velocemente.
E' stata fatta una proposta di emendamento orale per eliminare il punto 1) dell'ordine del giorno. Se non ci sono opposizioni, la proposta è accolta.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 66
votanti 65
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 65
(Il Consiglio approva).
I lavori odierni del Consiglio si concludono qui. Le Commissioni sono convocate per questo pomeriggio, secondo il turno stabilito. Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.
La seduta è tolta alle ore 14 e 44.
Allegati seduta
CCCXXXI SEDUTA
MERCOLEDI' 13 GIUGNO 2012
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 11.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 16 maggio 2012 (323), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Antioco Porcu e Luciano Uras hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 13 giugno 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Comunico che in data 12 giugno 2012 il Gruppo del Popolo della Libertà ha nominato Presidente l'onorevole Pietro Pittalis.
Considerata l'assenza di numerosi consiglieri, sospendo la seduta sino alle ore 11 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 03, viene ripresa alle ore 11 e 16.)
Sardegna (333)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta della mozione numero 182 e delle interpellanze numero 273 e 333.
(Si riporta di seguito il testo della mozione e delle interpellanze:
MozioneDiana Giampaolo - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zuncheddu sull'applicazione al contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) dei lavoratori dell'Ente foreste della Sardegna dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010 con oggetto: "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica", convertito con modificazioni dall'articolo 1 della legge 30 luglio 2010, n. 122, che dispone il contenimento delle spese in materia di pubblico impiego e sul processo di stabilizzazione dei precari dell'Ente foreste della Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- ai dipendenti dell'Ente foreste della Sardegna non viene riconosciuto l'adeguamento retributivo previsto dal rinnovo contrattuale per gli anni 2010-2012, in quanto secondo l'interpretazione dell'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente, dell'Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio e dell'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione questo accordo si pone in contrasto con la norma nazionale di contenimento della spesa pubblica;
- il suddetto contratto, la cui negoziazione è affidata all'UNCEM nazionale e ai sindacati di categoria, è di natura privatistica e non è sottoposto a preventivo parere né da parte del Governo centrale né dalla conferenza delle regioni;
VERIFICATO che:
- il giudizio espresso dagli avvocati incaricati dai sindacati di valutare sia la natura dell'ente che la forma giuridica del personale dipendente è a sostegno della tesi di validità dell'accordo contrattuale a cui non si devono applicare le disposizioni dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010 (cosiddetto decreto Brunetta) relative alle sole pubbliche amministrazioni;
- l'Ente foreste è un ente pubblico non economico istituito con la legge regionale n. 24 del 1999, modificata con la legge regionale n. 12 del 2002, la cui disciplina è imposta dalla legislazione regionale e statutaria dalla cui potestà è regolamentata;
- al personale è riconosciuto un comparto di contrattazione distinto dal comparto del personale dell'Amministrazione regionale e degli enti regionali, al quale si applica il contratto collettivo nazionale di lavoro degli operai forestali ed impiegati agricoli addetti ai lavori di sistemazione idraulico forestale;
- nella legge regionale n. 12 del 2002, all'articolo 1, l'unico riferimento alla legge regionale n. 31 del 1998 è relativo ai regolamenti interni di organizzazione e funzionamento dell'ente;
- al personale dell'Ente foreste si ritiene non doversi applicare la normativa giuridica del personale della pubblica amministrazione, ma quella prevista dalla normativa di natura privatistica;
CONSTATATO che :
- l'Ente foreste della Sardegna ha emesso la delibera n. 204 del 20 dicembre 2011 che disapplica le disposizioni contrattuali che si pongono in contrasto con l'articolo 9, commi 1 e 17, del decreto-legge n. 78 del 2010 o altra disposizione di legge;
- successivamente l'ente ha revocato la delibera n. 204 del 2011 ripristinando i contenuti del disposto contrattuale nazionale;
- la Direzione generale dell'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente con nota prot. n. 10573 dell'8 maggio 2012 esprime un primo parere di legittimità concernente: "atti di indirizzo per la gestione provvisoria del bilancio di previsione del 2012, ritenendo che l'Ente foreste debba attenersi al parere espresso dall'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione circa le disposizioni contenute dal decreto legge n. 78 del 2010;
- in data 9 maggio 2012 la Direzione generale dell'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione ritiene che l'Ente foreste non può corrispondere al personale gli incrementi previsti per gli anni 2010 e seguenti, richiamando le disposizioni dell'articolo 9, comma 17, del decreto-legge n. 78 del 2010 che ha stabilito il blocco della contrattazione per gli anni 2010-2012;
- l'applicazione di tale parere da parte dell'Ente foreste comporterà la decurtazione stipendiale ai lavoratori forestali stimata in una perdita economica quantificabile in circa 1.400 euro per anno;
RIBADITO che:
- nessuna disposizione assessoriale può disapplicare una norma di legge quale quella istitutiva dell'ente e la sua contrattazione collettiva;
- l'attività di manutenzione e salvaguardia svolta dai lavoratori forestali, di fondamentale importanza nel territorio della Sardegna al fine di prevenire ogni tipo di calamità naturale, rischia di essere compromessa dal mancato riconoscimento di un diritto a percepire il salario contrattualizzato;
- la mancata soluzione della vertenza che riguarda circa 6.670 forestali che da anni operano nel settore, porterà ad un'ulteriore criticità nella normale attività gestionale dell'ente anche in considerazione dell'approssimarsi dell'attività antincendio;
PRESO ATTO che:
- l'articolo 15, comma 26, della legge regionale n. 2 del 2007 ha disposto che "l'Ente foreste della Sardegna, al fine di avviare un procedimento di stabilizzazione dei lavoratori, è autorizzato, all'interno della dotazione di personale presente al 1° gennaio 2005, a ridistribuire l'orario di lavoro derivante da cessazioni e abbandoni verificatisi per qualsiasi motivo;
- le modalità e i criteri sono definiti da appositi programmi operativi predisposti dall'Ente foreste d'intesa con le organizzazioni sindacali di categoria e approvati con apposita deliberazione della Giunta regionale;
- la Giunta regionale, con deliberazione n. 60/27 del 5 novembre 2008, ha dato attuazione alla norma citata, autorizzando l'Ente foreste ad avviare il procedimento di stabilizzazione dei lavoratori impiegati a tempo determinato nella misura di 850 unità;
- con successiva deliberazione n. 10/47 dell'11 febbraio 2009 la Giunta regionale dava mandato all'Ente foreste di procedere ad una ulteriore ricognizione delle unità di personale che, a vario titolo, fossero cessate dall'impiego nel periodo 1°-31 gennaio 2008, nonché di predisporre un piano di stabilizzazione aggiuntivo a quello approvato con la deliberazione n. 60/27 del 2008;
- con un'intesa integrativa alla precedente del 10 dicembre 2008, in data 26 maggio 2009, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e le organizzazioni sindacali di categoria hanno preso atto che le cessazioni verificatesi nel 2008 erano oltre 200 unità e che entro la data del 27 giugno 2009 sarebbe stato inviato al BURAS il bando di selezione per le ulteriori stabilizzazioni come previsto dalla deliberazione di Giunta n. 10/47;
- solo nel corso del 2010 si è conclusa la prima tranche di stabilizzazioni relativa alle cessazioni intervenute nel periodo 2005-2007;
- il giorno 11 aprile 2011 le organizzazioni sindacali di categoria e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, hanno sottoscritto un documento con il quale l'Assessore si impegnava al riavvio del processo di stabilizzazione, inspiegabilmente bloccato, sollecitando l'ente all'immediata attivazione delle procedure per la stabilizzazione di 226 operai conseguente alla deliberazione n. 10/47 del 2009;
- con nota della Presidenza dell'Ente foreste prot. n. 1743 del 22 dicembre 2011 è stata avanzata una proposta di deliberazione all'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, deliberazione che la Giunta ha respinto nella seduta del 23 dicembre 2011;
- i lavoratori stabilizzati vanno a ricoprire posti lasciati vacanti dal personale cessato, per cui la spesa per il personale dell'ente rimane invariata,
impegna la Giunta regionale
1) a ristabilire l'autonomia dell'Ente foreste della Sardegna prevista dalla sua natura giuridica e supportata dagli adempimenti legislativi che ne regolano i rapporti di lavoro intesi come privati;
2) a revocare gli indirizzi dati al consiglio di amministrazione dell'Ente foreste in merito all'applicabilità del decreto-legge n. 78 del 2010 ai dipendenti dell'ente;
3) a predisporre un disegno di legge di modifica della legge regionale 9 giugno 1999, n. 24, modificata con la legge regionale 9 agosto 2002, n. 12, ove ai dipendenti forestali debba essere applicata la normativa del pubblico impiego prevista dalla legge regionale n. 31 del 1998;
4) ad attuare il programma di stabilizzazione dei precari dell'Ente foreste secondo il dispositivo dell'articolo 15, comma 26, della legge regionale n. 2 del 2007. (182)
InterpellanzaSolinas Antonio - Cocco Pietro - Lotto - Agus - Corda sulla mancata nomina del nuovo presidente dell'Ente foreste e sulla stabilizzazione del personale precario.
I sottoscritti,
evidenziato che sono trascorsi oramai sei mesi dalla scomparsa del dr. Salvatore Paolo Farina, presidente dell'Ente foreste, e che la Giunta regionale della Sardegna non ha ancora provveduto ad approvare la deliberazione di nomina del nuovo presidente, nonostante la proposta sia iscritta all'ordine del giorno da alcuni mesi, lasciando l'ente in una situazione di incertezza che, inevitabilmente, si ripercuote sull'attività condotta;
sottolineato, in particolar modo, che sono sempre maggiori le preoccupazioni riferite ad un nuovo stop nel percorso di stabilizzazione degli operai forestali, senza che siano mai state chiarite le motivazioni che hanno fino ad ora impedito la conclusione delle procedure concorsuali che interesseranno centinaia di lavoratori in tutta l'Isola;
considerato che il Consiglio regionale ha, più volte, indicato la stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato come prioritaria su qualsiasi altra forma di assunzione,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per conoscere:
1) quali siano le motivazioni che finora hanno impedito di procedere alla nomina del nuovo presidente dell'Ente foreste;
2) quali siano le motivazioni che hanno finora impedito, e che mettono a rischio, il completamento del percorso concorsuale di stabilizzazione degli operai forestali. (273)
Interpellanza Solinas Antonio - Lotto - Cucca - Diana Giampaolo sull'applicazione del rinnovo contrattuale per i lavoratori dell'Ente foreste della Sardegna.
I sottoscritti,
premesso che:
- il rinnovato contratto dei dipendenti dell'Ente foreste prevede la corresponsione degli arretrati per gli anni 2010/2012;
- i circa 7.000 dipendenti dell'Ente foreste hanno già, in parte, incassato gli arretrati da circa un anno e mezzo;
preso atto che in data 9 maggio 2012 il direttore generale dell'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione ha comunicato che l'Ente foreste, nell'applicare il rinnovo del CCNL, non può corrispondere al personale gli incrementi previsti per gli anni 2010 e seguenti, essendo soggetto al rispetto della disposizione del comma 17 dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010, che ha stabilito il blocco della contrattazione, decretando, di fatto, l'illegittimità della deliberazione del consiglio di amministrazione dell'ente nella parte in cui riconosceva per gli anni 2010/2012, gli oneri relativi agli incrementi contrattuali;
considerato che:
- la Regione, che ha competenza legislativa primaria in tema di ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi e sullo stato giuridico ed economico del personale, con legge regionale 9 giugno 1999, n. 24, modificata con la legge regionale 9 agosto 2002, n. 12, istitutiva dell'Ente foreste, ha stabilito che ai dipendenti si applichi il contratto collettivo di lavoro privatistico dei lavoratori forestali;
- il contenuto dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010 che prevede che per gli anni 2011, 2012 e 2013 il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti non può superare il trattamento in godimento nell'anno 2010, è riconducibile ai soli dipendenti delle pubbliche amministrazioni;
- l'Ente foreste svolge, quasi in modo esclusivo, attività produttive e di scambio tradizionalmente riservate ai privati,
chiedono di interpellare l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per conoscere:
1) se non ritengano opportuno, anche in sede di autotutela, revocare gli indirizzi dati al consiglio di amministrazione dell'Ente foreste in merito alla applicabilità del decreto-legge n. 78 del 2010 ai dipendenti dell'ente;
2) in caso contrario se non ritengano urgente la predisposizione di un progetto di legge da parte della Giunta regionale di modifica della legge regionale n. 24 del 1999, modificata con la legge regionale n. 12 del 2002, con il quale definire l'inquadramento dei dipendenti dell'Ente foreste nel comparto unico dei dipendenti dell'Amministrazione regionale. (333))
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 182 ha facoltà di illustrarla.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Onorevole Presidente, noi abbiamo presentato la mozione che è all'esame dell'Aula il 17 marzo di quest'anno, quindi circa venticinque giorni fa. L'obiettivo di questa mozione è e resta, lo dico rivolgendomi soprattutto all'assessore Floris e all'assessore Oppi…
(Interruzioni)
Presidente, aspettiamo che i colleghi prendano posto, forse è meglio.
PRESIDENTE. Prego gli onorevoli Peru, Manca e Sanna di prendere posto.
Prego, onorevole Diana.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Grazie, Presidente. Oggi vivremo una giornata meno tesa di quella appena trascorsa, quindi spero ci sia la disponibilità dei colleghi non soltanto ad ascoltare, ma soprattutto a dare un contributo al merito di questa mozione che interessa non poche persone, si tratta di quasi 7.000 lavoratori, ma soprattutto… Presidente, c'è un brusio fastidioso, preferisco aspettare cinque minuti. Sospendiamo e riprendiamo appena possibile.
PRESIDENTE. Colleghi! Sospendere anche solo per cinque minuti, onorevole Diana, non servirebbe a nulla se i colleghi non entrano nell'ordine di idee di avere rispetto per chi interviene. Onorevoli Cucca e Bardanzellu, se volete conversare tra voi, per cortesia, fatelo fuori dell'aula, perché è difficile intervenire con questo brusio di sottofondo che è veramente fastidioso.
Prego, onorevole Diana.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). C'è il rischio che non resti nessuno in aula! Grazie, Presidente.
Ripeto, è in discussione una mozione che noi abbiamo presentato il 17 maggio scorso e che ha l'obiettivo di impegnare il Consiglio regionale nel dare un contributo alla soluzione sostanziale di due problemi: il primo riguarda il completamento del processo di stabilizzazione dei lavoratori all'interno dell'Ente foreste, il secondo la tutela contrattuale di quegli stessi lavoratori. Dalla data di presentazione a oggi la situazione è peggiorata, tant'è che siamo in presenza della proclamazione di tre giornate di sciopero da parte delle organizzazioni sindacali confederali di quei lavoratori. Preoccupano queste tre giornate di sciopero perché, lo sanno meglio di me gli Assessori che mi stanno di fronte, intervengono in un periodo delicato per la nostra regione e anche a rischio, come quello dell'antincendio nella stagione estiva. Per il 13 luglio è inoltre previsto uno sciopero di ventiquattr'ore che impegnerà tutta la giornata. Insomma stiamo parlando di un periodo certamente critico. Il Consiglio oggi è chiamato a interpretare la situazione in maniera corretta, senza strumentalizzazione alcuna, perché credo non lo meritino questi lavoratori, non lo meritino i rappresentanti dell'Ente foreste, non lo meritino i rappresentanti della Giunta che hanno la responsabilità di amministrare politicamente questo ente e non lo meritino nemmeno i presentatori di questa mozione che si pongono l'obiettivo, ripeto, di porre all'attenzione del Consiglio regionale un tema delicato che per certi aspetti ci trasciniamo da qualche anno. Non che non si sia fatto nulla in questi anni, però certamente riteniamo di dover sollecitare in maniera convinta la Giunta regionale a completare alcuni processi, in particolare quello relativo alle stabilizzazioni. Altra cosa è l'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, ma andiamo con ordine.
La Giunta regionale, con una delibera del 5 novembre 2008, autorizzava l'Ente foreste ad avviare il processo di stabilizzazione dei lavoratori impiegati a tempo determinato nella misura allora definita di circa 850 unità. Voglio ricordare che quelle 850 unità compensavano le cessazioni dall'impiego intervenute all'interno dell'ente nel periodo relativo al 2005-2007. Quindi stiamo parlando di stabilizzazioni conseguenti al fatto che alcuni lavoratori sono stati collocati in quiescenza o si sono licenziati e sono ora in pensione. Con successiva delibera, la numero 10/47 dell'11 febbraio 2009, quindi due mesi dopo, la Giunta regionale - giustamente, ritengo - dava mandato all'Ente foreste di effettuare un'ulteriore ricognizione al fine di verificare quante cessazioni fossero intervenute successivamente al triennio 2005-2007, in particolare dal 2008. Di seguito a questo mandato dato dalla Giunta, l'allora Assessore dell'ambiente, Emilio Simeone, d'intesa con le organizzazioni sindacali, quantificò in circa 216 le cessazioni relative a quel periodo e di conseguenza - e giustamente, dico io - si impegnò a inviare al BURAS, entro il 27 giugno del 2009, il bando di selezione per le ulteriori 216 stabilizzazioni, come previsto dalla delibera di Giunta numero 10/47.
Nel 2010, lo sanno bene gli assessori Oppi e Floris, si è conclusa positivamente la prima tranche di stabilizzazioni che interessavano 850 unità ed erano relative - lo ripeto anche a costo di tediare - alle cessazioni del periodo 2005-2007. Ad aprile del 2011 l'Assessore dell'ambiente e le organizzazioni sindacali sottoscrissero un documento attraverso il quale l'Assessore si impegnava al riavvio del processo di stabilizzazione e sollecitava puntualmente l'Ente foreste all'immediata attivazione delle procedure per le 216 stabilizzazioni relative alle 216 cessazioni verificatesi a partire dal 2008, cioè la seconda tranche. Ecco, al saldo noi oggi siamo in grado di verificare che c'è stata la stabilizzazione dei primi 850 lavoratori, ma per le ragioni di cui dirò, che sono note a quest'Aula e soprattutto alla Giunta, la seconda tranche di stabilizzazioni è stata bloccata e non se ne è più fatto nulla. C'è da dire che il 22 dicembre 2011 la presidenza dell'Ente foreste, sollecitata da più parti, credo dalle organizzazioni sindacali e ovviamente anche dall'Assessore dell'ambiente, invia una proposta di delibera all'Assessore. La Giunta regionale il giorno dopo, ovvero il 23 dicembre 2011, respinge quella proposta di delibera, almeno questo è ciò che mi risulta. Credo sia utile ricordare che stiamo parlando di stabilizzazioni che sostituiscono delle cessazioni e quindi di un qualcosa a invarianza di costi, cioè non stiamo parlando di stabilizzazioni che determinano un costo ulteriore per l'amministrazione dell'ente e più complessivamente per l'amministrazione regionale. Sottolineo questo aspetto perché ovviamente non è di secondaria importanza rispetto al decreto legge numero 78 del 2010, a cui la Giunta fa riferimento, il cosiddetto decreto Brunetta. Tra l'altro, sempre su incarico dell'assessore Oppi, l'Ente foreste ha verificato il numero delle cessazioni intervenute al 31 dicembre 2011, data alla quale la situazione è la seguente: 850 stabilizzazioni fatte e 216 ancora da fare. In più ci sono state ulteriori 670 cessazioni. Ciò vuol dire che vi sono state circa 900 cessazioni, una cifra non di poco conto che probabilmente è aumentata; non conosco il dato relativo all'anno in corso, ma è probabile che qualche altra cessazione ci sia stata, considerata l'età media di quei lavoratori. Siamo in presenza di un buco di 900 unità lavorative rispetto a un organico di circa 6.700 dipendenti; una carenza di organico importante, che determina inevitabilmente, per responsabilità di nessuno, il venir meno della funzione e dell'efficacia dell'Ente foreste stesso.
Sottolineo questo aspetto - lo dico all'assessore Oppi che so persona sensibile a questi temi - perché una carenza di organico di questa natura compromette credo in maniera grave, direi anche pericolosa, soprattutto in alcuni periodi dell'anno, l'efficacia delle funzioni e dell'attività dell'ente. Mi pare che si possa dire, senza paura di essere smentiti, che siamo in presenza di una carenza di organico che condiziona in maniera pesante la stessa attività ordinaria dell'ente, soprattutto, ripeto, in un periodo critico come quello estivo.
La prima richiesta che io formulo alla Giunta - pur conoscendone la risposta, che io e i presentatori della mozione non condividiamo, anche se comprendiamo che ci possano essere opinioni diverse, e infatti siamo di fronte ad opinioni diverse - è quella di spiegare al Consiglio il perché del blocco delle stabilizzazioni. Ieri abbiamo avuto modo di audire, in Commissione d'inchiesta, il presidente dell'Ente foreste (era presente tra l'altro anche il direttore generale), il quale ha espresso non poca preoccupazione per la situazione in cui versa l'ente in questo momento obbligatoriamente di tensione dovuto a un confronto conflittuale in essere con le organizzazioni sindacali. Voglio però ricordare all'Aula e anche agli Assessori presenti che ieri il presidente dell'Ente foreste ha affermato una cosa molto importante, per quanto mi riguarda, e cioè che il decreto-legge numero 78 del 2010 viene utilizzato dalla Giunta per non completare il processo delle stabilizzazioni e allo stesso tempo per non applicare il contratto collettivo nazionale di lavoro, ma per quanto riguarda l'ente il contratto collettivo di lavoro deve essere applicato e deve avere piena efficacia. Confortato da questa affermazione, che condivido pienamente, chiedo alla Giunta di fare l'impossibile per rimuovere una situazione che sta creando problemi che sono davanti a tutti noi. Personalmente sono convinto che sia un errore, assessore Oppi, assessore Floris, assessore Rassu, affermare che il cosiddetto decreto Brunetta vada applicato anche agli enti pubblici di natura privatistica. Io ritengo invece che tale decreto non vada applicato agli enti pubblici di natura privatistica. Non posso che accompagnare questa affermazione con una dichiarazione di totale modestia, è però un'affermazione confortata dal parere di persone che hanno, vivaddio, qualche nozione in più del sottoscritto in questa materia.
Abbiamo ovviamente anche noi, e non soltanto noi, consultato degli esperti costituzionalisti, ma mi pare che questa sia l'interpretazione. Il collega Steri probabilmente non sarà d'accordo con questa affermazione, ma credo che questo possa contribuire, alla fine di questi lavori, a trovare una soluzione per uscire quanto prima da questa situazione, perché credo che nessuno, a partire dalla Giunta e dagli Assessori competenti, abbia interesse a mantenere lo status quo, che rischia davvero di creare problemi di difficile gestione. Noi siamo confortati anche dal parere autorevole dell'Avvocatura generale dello Stato dato in risposta a un quesito posto dall'Autorità portuale di Venezia. Mi pare cioè che si possa usare in similitudine quel parere per affermare quanto sto dicendo. Queste sono le questioni di natura politica, poi noi abbiamo presentato una mozione molto precisa dal nostro punto di vista, cioè abbiamo lavorato, abbiamo fatto dei riferimenti molto puntuali e concludiamo sollecitando la Giunta attraverso il dispositivo questa mozione, che poi richiamerò. Tra l'altro questo parere è espresso sia dall'Avvocatura generale dello Stato, sia dall'Uncem; credo siano pareri, compreso quello dell'Uncem, non espressi con leggerezza, bensì con serietà e ovviamente con riferimenti precisi alle norme e allo stato giuridico dell'ente di cui stiamo parlando.
Pensavo di aver parlato per meno tempo, per cui concludo dicendo che queste sono le questioni, signori Assessori, e noi con la mozione numero 182 vi sollecitiamo a rimuovere le cause che hanno determinato il blocco delle stabilizzazioni nell'Ente foreste. Tra l'altro stiamo parlando di un ente che si articola su tutto il territorio sardo, soprattutto nelle zone interne; stiamo parlando di un ente importante che forse necessita di una seria riforma; stiamo parlando di un ente per il quale ci siamo impegnati con ingenti risorse (circa 6 milioni di euro) nell'ultima manovra finanziaria, proprio perché si doveva dare piena applicazione al contratto collettivo nazionale di lavoro. Queste sono le questioni e io invito la Giunta e i colleghi presenti, che hanno avuto la pazienza di ascoltare, a confrontarsi con noi su questo tema.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori delle interpellanze ha facoltà di illustrarle. Sono concessi cinque minuti per ogni interpellanza.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Svolgo assieme queste due interpellanze anche perché, Presidente, ne approfitto per segnalarle che il problema delle interpellanze, così come delle interrogazioni, sta diventando sempre più pesante. Una di queste due interpellanze è stata presentata quasi un anno fa e il 50 per cento di quello che chiedevamo allora non è oggi più attuale.
L'interpellanza numero 333, presentata circa un mese fa, è relativa al contratto dei dipendenti dell'Ente foreste, contratto scaturito dopo mesi, forse anche dopo qualche anno di lotta da parte dei dipendenti e degli operai dell'ente che chiedevano, così come è loro diritto avere, l'integrazione del contratto nazionale. La cosa più assurda è che i circa 7.000 dipendenti dell'Ente foreste hanno già incassato buona parte delle spettanze relative al contratto integrativo nazionale, ma circa un mese fa, il 9 maggio per l'esattezza, il solerte direttore generale dell'Assessorato degli affari generali e personale della Regione ha comunicato al consiglio di amministrazione dell'Ente foreste la non applicabilità del rinnovo contrattuale ritenendo che l'ente, come ha già detto il mio Capogruppo, sia soggetto al rispetto delle norme del decreto-legge numero 78 del 2010, il cosiddetto decreto Brunetta. L'ho definito "solerte direttore generale" perché il decreto Brunetta è del 2010 e il direttore generale dell'Assessorato ha comunicato dopo due anni all'Ente foreste la non applicabilità del rinnovo contrattuale per il suddetto motivo. Noi diciamo molto chiaramente nell'interpellanza che, a nostro avviso, ma non solo a nostro avviso, il decreto numero 78 non si può applicare all'Ente foreste in quanto, lo dice espressamente il decreto stesso, riguarda le pubbliche amministrazioni. L'amministrazione regionale, avendo in questo campo competenza primaria in tema di ordinamento dei suoi uffici e degli enti da essa amministrati, e soprattutto sullo stato giuridico ed economico dei dipendenti, con la legge numero 24 del 1999 (modificata dalla legge numero 12 del 2002), istitutiva dell'Ente foreste, ha stabilito che ai dipendenti si applica il contratto collettivo di lavoro privatistico dei lavoratori forestali. A mio avviso questo è giusto, anche perché l'Ente foreste svolge quasi in modo esclusivo attività produttive e di scambio tradizionalmente riservate ai privati. Questa è una discussione giuridica che si è aperta tra l'Ente foreste e l'Amministrazione regionale che ha portato a una conflittualità tra organizzazioni sindacali e consiglio di amministrazione dell'ente. E non è la prima volta, è successo anche per quanto riguarda il completamento del procedimento di stabilizzazione di cui a una legge approvata nella passata legislatura. Se non ricordo male, sono 226 i dipendenti ancora da stabilizzare, per i quali il Consiglio regionale, sia nella passata legislatura sia in questa, si è più volte pronunciato mettendo anche a disposizione le risorse necessarie. Il Servizio del personale dell'Assessorato degli affari generali ha rilevato che non si può procedere alla stabilizzazione di quei 226 dipendenti perché anche qui si applica il decreto Brunetta. Anche su questa questione, che era stata sollevata con un'interpellanza del 7 ottobre 2011, non si è ancora avuta alcuna risposta.
Io credo che oltre a un problema di interpretazione delle norme, al quale va data sicuramente risposta nel più breve tempo possibile, questo Consiglio debba affrontare il problema relativo al fatto che da circa tre anni e mezzo l'attività dell'Ente foreste è completamente bloccata non solo per via delle diverse interpretazioni che dal punto di vista giuridico vengono date, ma anche a causa di uno scontro quotidiano che si verifica da tre anni a questa parte tra il presidente di turno e il direttore generale dell'ente. Le cronache di queste settimane raccontano di scontri quasi a livello fisico tra il direttore e l'attuale presidente. Avete nominato una persona rispettabilissima, una persona seria, credo molto stimata nel suo ambiente, ma che molto probabilmente, per la professionalità maturata, non è adatta a ricoprire il ruolo di direttore generale dell'ente. Questi diverbi purtroppo hanno prodotto il blocco totale dell'attività dell'Ente foreste, che rischia di avere grosse ripercussioni anche sull'immediata campagna antincendio.
A questa situazione è urgente porre rimedio. Signori Assessori dell'ambiente e degli affari generali, voi conoscete sicuramente meglio di me la situazione relativa alla gestione dell'Ente foreste e se non avete la capacità di optare per l'uno o per l'altro, fate come farebbe un buon padre di famiglia, sostituiteli entrambi per incompatibilità nella gestione della cosa pubblica. Da più di un anno in quinta Commissione abbiamo chiesto che l'Assessore dell'ambiente, l'Assessore degli affari generali, il direttore dell'Ente foreste e il suo presidente vengano auditi contemporaneamente per evitare che, come spesso accade, ognuno scarichi sull'altro le responsabilità. Non abbiamo avuto questa fortuna, che invece ha avuto la Commissione d'inchiesta. Volevamo e vogliamo capire meglio qual è la situazione di governabilità, o forse è più giusto dire di ingovernabilità in cui l'Ente foreste si trova, ma soprattutto vogliamo decidere una volta per tutte, assieme a voi, quale natura giuridica dare a questo ente. Per noi resta valida quella prevista dalle leggi regionali numero 24 del 1999 e numero 12 del 2002. E infatti con l'interpellanza dell'ottobre 2011 abbiamo chiesto il completamento del percorso concorsuale di stabilizzazione degli operai forestali e con l'interpellanza del maggio scorso la revoca degli atti di indirizzo che sia l'Assessore degli affari generali sia l'Assessore dell'ambiente in seguito alla delibera della Giunta regionale hanno dato al consiglio d'amministrazione dell'Ente foreste, che prevedono la non applicazione del rinnovo contrattuale ai dipendenti dell'ente e quel che è pure peggio il recupero delle somme che essi hanno legittimamente già incassato. In caso contrario, arrivati a questo punto e considerato che per noi resta fermo il fatto che il decreto legge numero 78 si applica solo ed esclusivamente alla pubblica amministrazione, noi crediamo che l'unica strada percorribile sia quella di modificare la legge istitutiva dell'Ente foreste, prevedendo l'inquadramento dei suoi dipendenti nel ruolo unico dell'amministrazione regionale. E' questo che si vuole? E' questo che conviene all'Amministrazione regionale? Io non credo, molto probabilmente però è ciò che conviene ai dipendenti dell'Ente foreste. E allora lavoriamo su questa strada, se ne siamo convinti, ma credo che ci sarà un problema di legittimità delle norme e quindi riusciremo solo ad aumentare le difficoltà di questo ente.
In ultimo, vorrei rivolgere un appello agli Assessori degli affari generali e dell'ambiente. Come diceva Giampaolo Diana, le organizzazioni sindacali hanno indetto tre giornate di sciopero che rischiano di creare prima di tutto disservizi in relazione all'imminente campagna antincendio, ma soprattutto, come sappiamo bene, una giornata di sciopero, per i tempi che stiamo vivendo, pesa notevolmente sulle tasche dei dipendenti, per cui cerchiamo di evitare questo ulteriore sacrificio e garantiamo il soddisfacimento dei diritti dei lavoratori.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione dell'intervento dell'onorevole Steri, che ha a disposizione dieci minuti.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, sicuramente i problemi che sono oggi all'attenzione del Consiglio sono estremamente delicati. Si parla di stabilizzazione, un argomento che a noi sta molto a cuore. L'amico Giampaolo Diana ricorderà che su questo ci siamo scontrati diverse volte, con noi che sostenevamo le stabilizzazioni e altri partiti che invece si opponevano accanitamente a questa nostra richiesta. Ma, detto questo, il problema, come è stato rilevato in vari interventi, si pone prevalentemente sotto aspetti giuridici. Allora bisogna iniziare a chiarire qual è la natura giuridica dell'Ente foreste. Su questo non c'è alcun dubbio, la legge numero 24 lo dice espressamente: "Per tutto quanto non diversamente disposto dalla presente legge si applicano all'Ente le disposizioni di legge riguardanti gli enti pubblici regionali non aventi natura economica…". Siamo quindi in presenza di un ente pubblico non economico, al quale, sempre per quanto non previsto, si applica la disciplina della legge numero 31 e, per quanto riguarda il contratto collettivo, la legge del 1999 prevedeva, modificando la previgente disciplina, un contratto regionale, poi nel 2002 si è tornati alla disciplina del 1989, con il richiamo al contratto collettivo nazionale e al contratto integrativo regionale. Quindi sulla natura giuridica dell'Ente foreste e del rapporto di lavoro dipendente non vi è alcun dubbio: è un ente pubblico non economico, i suoi dipendenti sono ex pubblici, nel senso che il rapporto pubblico è stato privatizzato. Direi che su questo non c'è alcun dubbio, del resto in questo senso ci sono anche diverse sentenze della Cassazione, da ultima ricordo la sentenza numero 19412 del 2011 che afferma espressamente questi principi, che direi sono principi giurisprudenziali consolidati.
Altro problema è stabilire quale normativa sia applicabile. In primo luogo la normativa di finanza pubblica è di competenza dello Stato e prevale anche in presenza di competenza esclusiva della Regione. Tant'è vero che anni fa un contratto collettivo regionale del personale dipendente è stato annullato dalla Corte costituzionale in quanto urtava contro i principi di contenimento della spesa. Del resto che questi principi si applichino all'Ente foreste lo si discerne non solo da quanto affermato dalla Corte costituzionale, ma anche da un'espressa previsione di legge. Infatti la legge numero 196 del 2009 all'articolo 1, commi 2 e 3, individua un procedimento con cui sono determinati tutti gli enti e tutte le amministrazioni soggetti alle norme di finanza pubblica. All'Istat è demandato l'accertamento, e l'Istat ha espressamente inserito l'Ente foreste tra gli enti soggetti alle norme di finanza pubblica. Quindi direi che ci sono principi pacifici, su cui c'è poco da discutere perché sono consolidati, precedenti della Corte costituzionale e norme di legge che non pongono dubbi interpretativi.
In questa situazione si inseriscono i problemi, i quali attengono fondamentalmente a due distinti aspetti: un primo aspetto riguarda l'applicazione del contratto collettivo e delle integrazioni salariali ivi previste, un secondo aspetto riguarda invece la stabilizzazione. Sono questi i due blocchi che sono stati oggetto d'esame, anche con molta chiarezza, da parte dei colleghi che mi hanno preceduto e che hanno esposto con pacatezza - cosa che apprezzo - il loro punto di vista.
Ma parliamo del primo aspetto. Il primo problema nasce quando bisogna stabilire se possa essere applicata tutta la disciplina del contratto collettivo. L'Ente foreste ha ritenuto, in questa situazione, di ricorrere a un parere ed è stato acquisito il parere pro veritate di due professori universitari, i quali, dopo lunga e analitica disamina, hanno escluso espressamente che quelle norme potessero trovare applicazione. Preciso che in questo senso si era espressa, in relazione alla Regione Toscana, anche la Ragioneria generale dello Stato, la quale, a seguito di una richiesta del Collegio dei revisori dell'Ente foreste, ha affermato espressamente che questi principi si applicano anche all'Ente foreste.
Dicevo che in questa situazione l'Ente foreste assume una prima delibera con la quale afferma di non poter recepire quelle norme; successivamente muta avviso adottando prima una delibera d'urgenza e poi una seconda delibera. Attenzione, perché queste delibere dicono tutto e il contrario di tutto, cioè dicono che quella normativa deve trovare applicazione, però dispongono anche "la disapplicazione delle disposizioni contrattuali". Queste delibere, sulla cui base l'Ente foreste ha provveduto al pagamento dicono una cosa e anche l'altra; sono uno dei tanti pasticci compiuti dall'Ente foreste. Indubbiamente è una situazione che deve essere superata. E' evidente che in questa situazione non è possibile, a legislazione vigente, dare applicazione ad alcuni rinnovi contrattuali; altro problema è studiare che cosa può essere fatto.
Per quanto riguarda invece le stabilizzazioni, anche in questo caso la Regione ha fatto tutto il possibile. Com'è stato ricordato, ha chiesto tutti i dati all'Ente foreste, se non che al momento di provvedere all'invio degli stessi l'Ente foreste ha comunicato alla Regione che la normativa vigente non consentiva di fare le stabilizzazioni, richiamando una sentenza…
(Interruzione dell'Assessore della difesa dell'ambiente)
STERI (U.D.C.-FLI). Va bene, non ho altro da dire.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della difesa dell'ambiente.
OPPI (U.D.C.-FLI), Assessore della difesa dell'ambiente. Presidente, la Giunta deve fare due interventi, perché io posso rispondere per quanto riguarda le stabilizzazioni, ma sulla parte riguardante il contratto di lavoro risponde l'Assessore competente. Io ne vengo messo a conoscenza, ma non ho nessuna potestà al riguardo.
Ho ascoltato con molta attenzione e condivido molte delle cose che sono state dette seppure con qualche imprecisione, soprattutto da parte del collega Giampaolo Diana. Innanzitutto noi non abbiamo mai bocciato nessuna delibera, anzi è il contrario, tant'è che abbiamo attivato le procedure per fare 850 stabilizzazioni. Devo premettere che sono stati fatti degli errori madornali: nel caso specifico a Orani ancora oggi c'è il problema che i terreni in concessione sono gravati da usi civici; per quanto riguarda Ovodda l'Ente foreste ha recentemente stipulato la convenzione, la situazione è stata sanata e le stabilizzazioni da 850 sono passate a 880, perché non era stato considerato il caso di Macomer, poi concordato con tutte le organizzazioni sindacali; Orotelli deve provvedere ad assegnare il territorio per poter esercitare il suo diritto.
Detto questo, che cosa si è verificato? La Giunta precedente, come è stato giustamente sottolineato, aveva siglato un accordo. Noi nel 2009 abbiamo attivato le procedure per stabilizzare, entro il 2010, 850 lavoratori. Nel mese di aprile del 2011 abbiamo siglato un accordo con le organizzazioni sindacali, alla presenza anche del prefetto, e l'Ente foreste ha provveduto, esattamente con deliberazione del consiglio di amministrazione del 21 giugno 2011, allo scorrimento delle graduatorie predisposte per la prima tranche di stabilizzazioni e ha addirittura deciso di attivare con i sindacati le procedure per le ulteriori stabilizzazioni, che nello specifico sono 226. Poi consegnerò il quadro di riferimento.
Si è verificato che dopo il mese di novembre, in cui abbiamo promosso decine di incontri, siamo arrivati a decidere, anche nei dettagli, le stabilizzazioni di 226 unità, cercando di privilegiare, percentualmente, le aree geografiche che sono state forse fortemente penalizzate in passato: Sassari ha soltanto 20 persone da stabilizzare; la Gallura ne ha 11, mentre tre aree geografiche, l'Ogliastra in particolar modo e successivamente il Nuorese e l'Oristanese, hanno rispettivamente 600, 500 e 480 dipendenti da stabilizzare; Cagliari ne ha 180. Alla fine, dopo tutta una serie di incontri, abbiamo stabilito fin nelle virgole come andavano fatte le stabilizzazioni (i numeri sono riportati nel dettaglio) ed è vero che, su mia sollecitazione, essendo stata convocata la Giunta per il 23 dicembre, il giorno precedente l'Ente foreste mi ha trasmesso la delibera concordata nei particolari. Se non che contestualmente, sempre il 22 dicembre, dopo sollecitazione, ricevo una lettera da parte del presidente dell'Ente foreste - che poi vi consegnerò - che, sulla base delle valutazioni fatte, al primo punto parla di "insufficienza di risorse finanziarie sul bilancio dell'ente" e chiede 2,5 milioni di euro (quindi l'operazione non è a costo zero!); al secondo punto parla di "normativa nazionale e blocco delle assunzioni" e dice che "procedere alle stabilizzazioni equivale a effettuare nuove assunzioni. Sul punto si ritiene utile ricostruire e rappresentare il quadro della normativa nazionale recentemente emanata in materia di divieto o limitazione per le pubbliche amministrazioni e di procedere ad assunzioni". Al terzo punto si dice che "è impossibile procedere allo scorrimento delle graduatorie della precedente procedura" - cioè degli 850 dipendenti - "due questioni di fondo stanno alla base dell'impossibilità di provvedere allo scorrimento delle graduatorie precedenti". Sulla base di questo il 23 dicembre - al contrario di quanto detto - io stesso ho presentato la delibera in Giunta, di cui si può avere copia: "L'Assessore, preso atto dello stato di cose, al fine di garantire la sostenibilità finanziaria della procedura chiede, per le stabilizzazioni, 2 milioni e 458 mila euro aggiuntivi". Ma a fronte di questo, da persona corretta, come avrebbe fatto chiunque, in Giunta ho consegnato all'Assessore competente la lettera del Presidente dell'Ente foreste, poi ratificata dal consiglio di amministrazione, che dice che non si possono fare le stabilizzazioni. E' una posizione che lui ha tenuto anche in altre circostanze e non più tardi di ieri ha voluto mettere in evidenza che ci sono delle criticità. Ha detto che si sarebbe applicato il decreto legge numero 78. L'ha detto lui, non io! Cosa si è verificato? Noi ci eravamo già organizzati per stabilizzare altri 368 lavoratori, non 700, perché in Sardegna sono da stabilizzare esattamente 1.443 unità, più 388, questo è il dato certo.
E' chiaro che in questa situazione l'Assessore competente, dopo qualche giorno, esattamente con lettera del 3 gennaio 2012, ha evidenziato di aver riscontrato le stesse criticità, per cui le stabilizzazioni non potevano essere fatte se non attraverso una legge apposita. E' chiaro che ci siamo incontrati successivamente, ma a fronte di questa documentazione, anche dopo il recente incontro con gli Assessori competenti e con tutte le organizzazioni sindacali, io attendo che l'Ente foreste modifichi la sua linea, che è quella contenuta nella lettera ratificata dal consiglio di amministrazione, che è a vostra completa disposizione. E' chiaro che questo ci ha creato obiettive difficoltà, non credo che nessuno vada avanti su questa strada.
Per quanto riguarda invece la seconda parte, per essere chiari, noi abbiamo, come Assessorato dell'ambiente, una riduzione degli impegni di 47 milioni di euro e di 120 milioni per quanto riguarda invece i pagamenti. Vogliamo precisare che, per quanto riguarda l'Ente foreste, quest'anno lo stanziamento è passato da 178 a 177 milioni di euro, cioè si è operata la riduzione minima per qualunque struttura operativa nell'ambito della Regione, appunto 1 milione di euro. Dico di più, visto che dall'Ente foreste hanno detto che le risorse sono insufficienti e considerato che noi non esercitiamo un controllo analogo è chiaro che a un certo punto abbiamo avuto delle difficoltà, tant'è che più volte abbiamo chiesto di poter avere la documentazione relativa alle delibere, che non inviano, in quanto per conoscenza inviano soltanto l'ordine del giorno all'Assessorato dell'ambiente e al Presidente della Giunta regionale. Questo sempre per amore della verità.
Ora, è chiaro che l'integrazione dei fondi che è stata fatta (7 milioni di euro) aveva l'unico obiettivo di garantire l'attività antincendio. Ebbene, quando ci è stato presentato il bilancio preventivo - l'unica possibilità di verifica che noi abbiamo - abbiamo riscontrato che erano state cassate proprio le voci relative all'antincendio, esattamente per 2 milioni e 704 mila euro, ovvero il capitolo per la fornitura al personale assegnato alla campagna antincendio: oneri per l'acquisizione di beni non durevoli e servizi necessari, oneri per l'acquisizione di attrezzature necessarie per l'attuazione della campagna antincendio, acquisto di autocarri, eccetera. E' chiaro che ci siamo immediatamente attivati e abbiamo chiesto spiegazioni all'Ente foreste, il quale ha riconosciuto di aver commesso un errore e ha poi modificato il tutto.
Contestualmente c'era il problema relativo al contratto di lavoro. Abbiamo chiesto notizie e abbiamo ricevuto una lettera da parte dell'Assessore del personale e dell'Assessore della programmazione che ci dicevano di rimanere ancorati soltanto alla mensilità e soprattutto di stare molto attenti e di essere rigidi. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo ricevuto, contestualmente, una lettera in cui il direttore generale dell'Ente foreste diceva: "Abbiamo fatto le buste paga" - perché si era sparsa la voce che non avrebbero dato gli stipendi -- "e se voi in questo mese, in cui c'è l'integrazione del contratto nazionale, bloccate questo ci mettete nelle condizioni di non poter preparare in quindici giorni gli stipendi, per cui i dipendenti non li riceveranno". Ho portato in Giunta una delibera d'urgenza che, modificando la delibera precedentemente inviata, diceva testualmente che trattandosi di un caso del tutto eccezionale si doveva provvedere a erogare le risorse, ivi comprese quelle relative all'integrazione del contratto nazionale. Questa è la cronistoria, questa è la situazione.
Siamo d'accordissimo sulle stabilizzazioni, troviamo gli strumenti per farle, sia però l'Ente foreste, che ha detto che invece non si possono fare, a confrontarsi con noi e indicarci le possibili soluzioni di questo problema.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto),Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. Presidente, colleghi del Consiglio, io penso sia il caso di fare chiarezza su una cosa che era già stata precisata. La posizione dell'Esecutivo regionale in ordine all'applicabilità del decreto legge numero 78 è, non da oggi ma dal 2011, conosciuta dalle organizzazioni sindacali, dal Consiglio regionale, da tutte le forze politiche e da tutti gli enti e agenzie della Regione. Poiché la Giunta aveva già dato le direttive, con delibera del 2011, tutti gli atti amministrativi all'interno della Regione non potevano e non dovevano ignorare quelle direttive. Pertanto i controlli a cui si fa riferimento di volta in volta hanno seguito l'orientamento espresso attraverso le direttive impartite dalla Giunta regionale. Lo stesso Consiglio regionale ha avuto modo, in più occasioni, di affrontare la materia dell'applicabilità del "78". Basti ricordare l'esame del disegno di legge numero 71, imperniato sulla materia del personale, nonché l'impugnativa del Governo nazionale sulla legge numero 16, scaturita da quel disegno di legge. Quindi anche il Consiglio regionale ha dato il suo parere positivo o negativo sull'applicabilità di quel decreto legge.
Inoltre, ne sono venuti a conoscenza i Capigruppo del Consiglio regionale nel momento in cui il collegio dei revisori dell'Ente foreste ha trasferito al Consiglio regionale, appunto attraverso i Capigruppo, la propria opinione in ordine all'applicabilità o meno di quel decreto. Non c'è dubbio che il decreto numero 78 si applica anche al personale comunque con rapporto di lavoro con l'Ente foreste, in quanto, com'è stato sottolineato, è un ente pubblico non economico. Le anomalie, prendendo spunto dalla mozione, si possono superare con una nuova legge che sostituisca la legge regionale che ha istituito l'Ente foreste. Che tutto personale comunque dipendente dell'Ente foreste debba soggiacere alla disciplina e agli effetti del decreto legge numero 78, al pari di tutti gli altri dipendenti della Regione e degli Enti e delle Agenzie regionali, non lo dicono soltanto i diversi Uffici regionali competenti, chiamati ad applicare e a far applicare le norme, ma lo confermano autorevoli pareri legali e, soprattutto, la normativa dei provvedimenti adottati da tutte le Regioni a statuto speciale. Ma vi è un riferimento tecnico e giuridico che, come si suol dire, taglia la testa al toro: il discrimine è la natura delle risorse finanziarie che sono in campo, che sono tutte pubbliche, sia che si tratti dello Stato sia che si tratti della Regione. Non c'è alcun dubbio che queste risorse pubbliche facciano parte del bilancio dell'Ente foreste, quindi del bilancio della Regione, nonché del bilancio consolidato dello Stato e della Regione. L'articolo 9 comma 1, convertito, esplica i suoi effetti sulle spese destinate comunque a pagare gli emolumenti di tutti i dipendenti.
Ma i quesiti, onorevole colleghi, sono semplici. L'Ente foreste della Sardegna è o non è un ente pubblico? Sì. La natura privatistica dal contratto di lavoro intacca e annulla la natura di ente pubblico dell'Ente foreste della Sardegna? No. Un dipendente dell'Ente foreste della Sardegna può essere un lavoratore privato? No, è un dipendente di un ente pubblico e alle regole che lo riguardano deve sottostare.
Deve anche essere obbligatoriamente applicata in toto la disciplina del "78", che è un obbligo che deriva da una norma di principio generale di finanza pubblica, cui nessuno si può sottrarre, nemmeno le Regioni a statuto speciale. Onorevoli colleghi, la Regione Sicilia ha adottato una specifica norma di recepimento, più precisamente con una legge regionale ha detto che nella Regione Sicilia si applica il decreto legge numero 78; la Valle d'Aosta si è conformata al parere espresso dall'Agenzia centrale regionale per la contrattazione, che ha confermato l'obbligatorietà di recepimento del "78"; la Regione Friuli e la Provincia autonoma di Trento non hanno problemi di questa natura perché in quelle realtà vige un regime di contrattazione unica. Non ci sono pertanto né ragioni tecniche, né ragioni giuridiche o politiche perché la Regione sarda si discosti da questa linea. Gli aspetti positivi della mozione si possono però cogliere perché, come abbiamo già accennato alle organizzazioni sindacali, possiamo confermare che la Giunta regionale si è impegnata alla predisposizione di un disegno di legge di modifica della legge numero 24 del 1989 e della legge numero 12 del 2002, che potrà trovare una giusta e più razionale collocazione nell'ambito della complessiva riforma della legge numero 31 del 1998.
I riferimenti della mozione ai comportamenti e ai provvedimenti degli organi di controllo dei diversi Assessorati, onorevole Giampaolo Diana, sono frutto di una conoscenza non perfettamente corretta. Nessuno ha intaccato l'autonomia dell'Ente foreste; assolutamente autonoma è stata la decisione dell'Ente foreste di adottare la delibera numero 204 del 20 dicembre 2011 che disapplica le norme contrattuali che contrastano con l'articolo 9 del decreto legge; autonoma è stata la decisione dell'Ente foreste di corrispondere i miglioramenti contrattuali nonostante il "78" abbia posto il blocco all'intera contrattazione 2010-2011; autonoma è stata la decisione dell'Ente foreste di revocare la delibera numero 204 e di adottarne un'altra d'urgenza che ha consentito di erogare compensi non dovuti, ed è questa decisione del tutto autonoma, in violazione di legge, che ha determinato il contenzioso in essere, non già i provvedimenti di controllo, del tutto coerenti con le norme vigenti.
E guardate, onorevoli colleghi, che se dovessimo rivedere questa normativa, e il Consiglio regionale dovesse intervenire su questa materia, noi dovremmo ricominciare da capo tutta la contrattazione regionale con le organizzazioni sindacali a cui abbiamo dato soltanto le provvidenze di progressione di carriera al 31 dicembre 2010, senza nessun'altra prebenda. Riaprire una contrattazione di questo genere, sempre che il Consiglio regionale fosse deciso a fare una norma di legge diversa, significherebbe riaprire la contrattazione con tutto il comparto regionale.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Dalla replica degli Assessori mi pare emerga, se ce ne fosse stato bisogno, che siamo di fronte a una materia e a delle procedure complesse. Mi pare ci sia anche stata - oggi è una giornata diversa da quella di ieri, quindi cerco di usare parole adatte al clima odierno - un'affermazione molto chiara in particolare da parte del presidente Floris, il quale ha detto con molta precisione, mi pare supportato da qualche riferimento a norme e ad atti compiuti, che non siamo in presenza di una lesa autonomia dell'Ente foreste da parte di chicchessia, ma al contrario siamo in presenza di un Ente foreste che si è assunto una determinata responsabilità, nonostante fosse stato tempestivamente messo a conoscenza e quindi fosse in preallarme, dagli Assessorati competenti della obbligatorietà di inquadrare - passatemi il termine poco elegante - l'Ente foreste all'interno del decreto legge numero 78 del 2010. Nonostante ciò l'Ente foreste ha dichiarato l'efficacia del contratto collettivo nazionale di lavoro, e quindi ha assunto tutte le decisioni consequenziali, applicando anche nella parte salariale il contratto collettivo nazionale.
Ora io mi chiedo: è possibile che a pagare questa situazione siano i lavoratori? Io ritengo, con grande rispetto e mantenendo il tono usato da noi e da voi, che anch'io apprezzo, unitamente al merito degli interventi, che a pagare questa incomunicabilità, questa interpretazione non univoca della Giunta e di un suo ente non debbano essere i lavoratori. Cioè io pongo una questione di ordine politico, non voglio adesso esprimere giudizi, ma qui registro che abbiamo con la Giunta un parere opposto relativamente all'applicabilità all'Ente foreste del decreto legge numero 78 del 2010. Ne prendo atto, ma resto convinto delle mie opinioni, poi vedremo come procedere, però c'è un problema grande quanto questo palazzo: ai lavoratori è stato applicato il contratto collettivo nazionale e adesso l'Ente foreste procede al recupero delle somme già erogate. A chi è qua dentro questa questione apparirà marginale, ma stiamo parlando di lavoratori che percepiscono, quando va bene, poco più di 1.000 euro al mese, dai quali viene decurtata una cifra che varia da 80 a 160 euro, cioè stiamo parlando di una trattenuta pari al 10-15 per cento.
Chiederei alla Giunta, se è possibile, una moratoria di questa situazione, cioè che le somme non vengano trattenute e si apra una fase di discussione, così come hanno detto sia l'assessore Oppi che l'assessore Floris, perché non è corretto, io credo, che per un errore… Io sarei portato a dire che ha ragione l'Ente foreste, ma non vuol dire nulla e non serve in un momento come questo, l'abbiamo già detto con la mozione. Io sono pronto a concordare lo strumento che esiterà quest'Aula, ma propongo, come indicato nel dispositivo della mozione, una moratoria che blocchi una situazione ingiusta.
Seconda questione: quand'anche il contratto collettivo nazionale non fosse applicabile, cosa si applica a questi lavoratori? La legge numero 31, quando la ridiscuteremo? Ma quanto ci mettiamo a rivisitare la "31"? Siamo convinti di poterlo fare in questa legislatura? Manca un anno e mezzo, ma durerà ancora un anno e mezzo questa legislatura? Stando al dibattito di ieri ne dubito, anzi auspico che non duri ancora un anno a mezzo questo strazio, ma che duri molto meno, per cui non credo che ci siano i tempi conoscendo…
FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. Il disegno di legge è quasi pronto.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Va bene, però quel disegno di legge, assessore Floris, prevede di inquadrare i lavoratori dell'Ente foreste nel ruolo di cui alla legge numero 31 e mi chiedo quali sarebbero i costi di questa operazione. Ritengo che sarebbero comunque sensibilmente superiori a quelli attuali. Allora perché nell'esercizio della nostra autonomia non affrontiamo anche in maniera vertenziale - non dico conflittuale, perché il presidente Cappellacci non ama questo termine - col Governo questa questione? Mi chiedo se ci convenga applicare la legge numero 31, che è quella che è, e ho l'impressione che le risorse che abbiamo messo a disposizione con l'ultima finanziaria, cui ha fatto riferimento l'assessore Oppi, non sarebbero sufficienti per fare questa operazione. Però, badate, noi siamo d'accordissimo, tant'è che nel dispositivo della mozione chiediamo che si applichi la legge numero 31 anche a questi lavoratori. Dico di più: la si applichi, assessore Floris, da subito, poi quando la normativa verrà riformata anche a quei lavoratori ovviamente sarà applicata la legge numero 31. Nel frattempo, visto che è impossibile applicare il contratto collettivo nazionale, si applichi la legge numero 31 immediatamente. Questa, ripeto, è la proposta che noi facciamo nel dispositivo della mozione.
Per quanto riguarda le stabilizzazioni ho poco da reiterare. L'assessore Oppi mi pare sia stato preciso nel ricostruire il lavoro, fatto d'intesa con le organizzazioni sindacali, di ricognizione nelle diverse aree. Anche qui, però, mi pongo una domanda: quando riprenderanno le procedure per completare quel processo di stabilizzazione? Credo che l'assessore Oppi sia la persona più preoccupata qua dentro, perché conosce bene l'Ente foreste e sa cosa vuol dire affrontare una stagione come quella estiva con la carenza d'organico che registriamo.
Probabilmente, in una situazione come quella che abbiamo appreso dagli interventi degli Assessori, è necessario ricostruire il rapporto tra gli Assessorati competenti e l'Ente foreste. Mi permetto insomma di sollecitare persone che pure non ne hanno bisogno a ricostruire in maniera corretta il rapporto con le organizzazioni sindacali, perché non si governano questi processi senza un consenso ampio che passi anche attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarare se è soddisfatto.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signora Presidente, mi rivolgo soprattutto al collega Steri, con il quale, per carità, non mi sogno neppure minimamente di aprire un discorso giuridico, ma credo che dobbiamo evitare di fare solo ed esclusivamente questo tipo di discorsi, anche perché ho sottomano il parere di un giurista importante in Sardegna che sostiene il contrario di quello che sostiene il collega Steri.
Credo che in questo tipo di situazioni bisognerebbe farsi guidare, oltre che dalle norme, dal buon senso. La proposta che faceva Giampaolo Diana credo vada in questa direzione. Voglio solo ricordare che il contratto dei dipendenti dell'Ente foreste si compone di due parti: la prima parte riguarda il rinnovo del contratto regionale, l'altra riguarda il contratto integrativo nazionale. Avendo partecipato in una prima fase a questo dibattito, ricordo che nel momento in cui si vanno ad affrontare i miglioramenti economici relativi in modo particolare al contratto regionale c'è sempre la riserva mentale che comunque la parte che non verrà aumentata con il rinnovo contrattuale regionale verrà recuperata con il contratto integrativo nazionale. Quindi c'è un'ulteriore penalizzazione che credo non sia assolutamente accettabile. L'invito anche da parte mia, in attesa di approvare una legge di riordino dell'Ente foreste, è quello di sospendere in questa fase il recupero delle somme già accreditate per verificare meglio la situazione.
Sulle stabilizzazioni credo, Assessore, che si sia perso troppo tempo. Visto che le graduatorie erano pronte e c'erano pure le risorse, se si fosse provveduto molto probabilmente oggi non staremmo qui a parlare di queste cose. Siccome ogni tanto in Commissione qualche collega afferma che l'Ente foreste ha troppi dipendenti, io dico che può anche darsi che in qualche cantiere ci sia ancora questo problema, ma in moltissimi altri cantieri, soprattutto in quelli storici che hanno assunto personale anche trent'anni fa, molti lavoratori che sono andati in pensione non possono essere sostituiti, per cui si corre il rischio che qualcuno di questi cantieri sia ingovernabile proprio per carenza di personale. Credo pertanto che anche il problema delle stabilizzazioni vada affrontato e risolto quanto prima.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Metto in votazione la mozione numero 182. Chi l'approva alzi la mano.
(Interruzioni)
Scusate, colleghi, poiché nessuno ha chiesto la votazione nominale, si è votato, come si è sempre fatto, per alzata di mano.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, le chiedo cortesemente di tornare sui suoi passi, perché non c'è stato assolutamente neppure il tempo di realizzare che si stava votando qualcosa. Siccome non mi pare che si possa procedere sulla base di chi è più veloce o più lento, le chiedo di sottoporre nuovamente al voto la mozione numero 182, sulla quale noi chiederemo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, come per tutte le mozioni ho fatto presente all'Aula che avrei messo in votazione la mozione. Poiché nessuno ha chiesto la votazione nominale ho proceduto alla votazione per alzata di mano. Se l'Aula è d'accordo che la votazione sia annullata e si proceda alla votazione nominale, io non ho nessun problema, però occorre il consenso dell'Aula.
Ha domandato di parlare l'Assessore della difesa dell'ambiente. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.-FLI), Assessore della difesa dell'ambiente. Avrei chiesto cinque minuti di sospensione per cercare di trovare una soluzione ai problemi posti con la mozione. Con un'altra votazione non si trova nessuna soluzione.
Noi abbiamo manifestato la massima disponibilità a trovare una soluzione sulle questioni sollevate, adesso si applicano le leggi. Io avrei chiesto questo. Ho prodotto della documentazione, che cosa vogliamo votare? Noi abbiamo detto cose diverse, abbiamo affermato che non è vero che le stabilizzazioni siano un fatto automatico, ma che ci vogliono le risorse, perché la lettera di cui ho parlato dice il contrario. Non abbiamo detto che non vogliamo fare stabilizzazioni se si possono fare, ma dobbiamo confrontarci al riguardo. Se però così è, ne prendiamo atto, vorrà dire che applicheremo le leggi.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Oppi, non è stato fatto minimamente presente alla Presidenza che ci fosse l'intenzione di presentare un ordine del giorno. Di solito si chiede alla Presidenza una sospensione per sostituire la mozione con un ordine del giorno, ma questo non è stato chiesto da nessuno. E' inutile aprire una discussione al riguardo. Ho detto che se l'Aula è d'accordo, sospendiamo, si presenta un ordine del giorno e si procede a una nuova votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (Gruppo Misto). Sono d'accordo con l'onorevole Oppi. Se vogliamo trovare delle soluzioni, credo che sia il caso di fermarci un attimo per concordare una soluzione. C'è la disponibilità della Giunta e credo che a questo volesse arrivare la mozione. Siamo qui per questo, e io sono di questo parere.
PRESIDENTE. Colleghi, sospendo la seduta per consentire la predisposizione di un ordine del giorno?
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Forse sarebbe saggio fare due cose, alla luce dell'ultimo intervento dell'assessore Oppi. Propongo, Presidente, che si sospenda anche solo per una decina di minuti e si convochi la Conferenza dei Capigruppo.
PRESIDENTE. Convoco la Conferenza dei Capigruppo.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). La votazione della mozione è annullata o no?
PRESIDENTE. Non mi è stato dato l'assenso, onorevole Cuccureddu, da quanto ho capito. E' stata chiesta una sospensione e la convocazione della Conferenza dei Capigruppo.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Siccome ho assistito in quest'ultimo periodo a votazioni di tutti i generi, vorrei capire, solo per chiarezza, se la votazione che abbiamo fatto per alzata di mano è annullata.
PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, non è ancora annullata perché è stata chiesta la riunione della Conferenza dei Capigruppo. Ho detto che se l'Aula, che è sovrana, è d'accordo il Presidente può annullare la votazione.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 34, viene ripresa alle ore 12 e 43.)
PRESIDENTE. Colleghi, la votazione della mozione numero 182 è annullata e l'esame della stessa è sospeso per consentire la predisposizione di un ordine del giorno.
54 del Regolamento (179) e approvazione di ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il successivo punto all'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 179.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Barracciu - Diana Giampaolo - Uras - Salis - Ben Amara - Capelli - Agus - Bruno - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zuncheddu sull'emergenza sanitaria e sociale causata dall'amianto in Sardegna, che ha già provocato decine di decessi tra i lavoratori esposti e continua a provocare tra di essi nuovi e gravi casi di malattia, sulla impellente necessità di far ricomprendere, nell'ambito degli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, tutti i siti sardi ad oggi esclusi e sulla mancata applicazione della legge regionale 16 dicembre 2005, n. 22, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
Il Consiglio regionale
premesso che:
- la legge 27 marzo 1992, n. 257 (Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto) detta disposizioni per la cessazione dell'impiego dell'amianto e prevede alcune misure di sostegno per un delimitato numero di lavoratori, occupati in imprese impegnate in processi di ristrutturazione e riconversione a seguito del divieto di utilizzare l'amianto poi estesi dalla legge 4 agosto 1993, n. 271, a tutti i lavoratori esposti all'amianto;
- gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 hanno regolato i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto individuano circa 500 siti tra cui, in Sardegna, solo le centrali elettriche Enel di Portoscuso - Fiumesanto - Sulcis e Santa Gilla, escludendo dunque, i lavoratori diretti e indiretti delle centrali elettriche di Porto Torres, Assemini, Sarroch e Ottana (a servizio dei petrolchimici), di Codrongianus (al servizio SA.CO.I.) e di Arbatax (a servizio della cartiera), oltre ad altri siti industriali e tutti i siti petrolchimici sardi dove pure l'esposizione è stata ed è devastante;
- il successivo decreto del 12 marzo 2008, attuativo dei commi 20, 21 e 22 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 247, ha ulteriormente ridimensionato la portata della norma riducendo il numero dei siti di cui sopra a 15, e limitando l'ambito di applicazione a 4.400 lavoratori, ma neanche in questo contesto è stata mai affrontata la questione dei lavoratori sardi esposti all'amianto;
- la letteratura scientifica e tecnica ha da tempo confermato l'abbondante impiego dell'agente inquinante amianto a bordo delle navi militari, nei mezzi e nelle installazioni militari , così come pure è stato autorevolmente accertato, anche in termini epidemiologici, il crescente triste tributo in vite umane perse nel comparto difesa a causa della presenza dell'amianto in detti ambienti di lavoro e che questi sono, senza soluzione di continuità, coincidenti con gli ambienti di vita dei lavoratori impiegati nel comparto stesso;
- altri sventurati lavoratori esposti, malati e/o deceduti a causa dell'asbesto, appartengono alla categoria di lavoratori che, allo stato normativo attuale e sebbene esposti a medesimo elevato rischio morbigeno, non vedranno riconosciuti i benefici previdenziali giustamente previsti per chi ha subito il danno dell'averlo inconsapevolmente respirato;
- la legge regionale 16 dicembre 2005, n. 22, disciplina le modalità e le procedure per l'adozione del Piano regionale di protezione, decontaminazione, smaltimento e bonifica dell'ambiente ai fini della difesa dei cittadini e dei lavoratori dai pericoli derivanti dall'esposizione alle fibre di amianto;
- l'avviso pubblico del 28 dicembre 2011 dell'INAIL finanzia con 205 milioni di euro, di cui oltre 6 milioni di euro destinati alla imprese della Sardegna, incentivi alle imprese per la realizzazione di interventi per il miglioramento della salute e la sicurezza dei luoghi di lavoro, tra cui anche la bonifica dell'amianto;
- la Missione tutela contro gli infortuni sul lavoro e la Missione ricerca, all'interno delle linee programmatiche 2011-2014 del CIV dell'INAIL prevedono risorse, tra le altre cose, per un programma concordato di diffusione su tutto il territorio nazionale delle buone prassi di sorveglianza sanitaria relativamente agli ex esposti all'amianto, progetti di ricerca, di valutazione, monitoraggio e per la prevenzione dell'esposizione all'amianto in settori "non tradizionali";
- la delibera regionale n. 56/52 del 29 dicembre 2009 ha per oggetto il Piano d'azione ambientale regionale (PAAR 2007/2013) e ricomprende il piano di azione "Sensibilizzazione per la realizzazione di interventi di bonifica amianto" riproposto dalla successiva delibera n. 40/23 del 6 ottobre 2011 con una dotazione di risorse pari a 211.000 euro per percorsi di formazione e informazione sui rischi dovuti all'amianto e sulle modalità di controllo e smaltimento, per la stesura di procedure specifiche orientate ad un modello di raccolta organica, sicura e corretta delle piccole quantità di materiali contenenti amianto (MCA), e per la realizzazione di progetti pilota di micro raccolta;
rilevato che:
- è stato accertato che gli organi bersaglio che questo micidiale e subdolo cancerogeno colpisce con sufficiente evidenza, sono: il polmone, il mesotelio, la laringe e l'ovaio, e con limitata evidenza: la faringe, lo stomaco, il colon retto; in pratica, a parte gli arti, tutto l'organismo;
- ogni anno in Italia muoiono oltre 4.000 persone; dalle stime del terzo rapporto del Registro nazionale dei mesoteliomi 2010 (ReNaM), considerati esclusivamente i casi di mesotelioma, di tumori del polmone, di tumori della laringe da esposizione da amianto e i decessi per asbestosi, ogni anno l'amianto uccide intorno alle 3.000 persone, di cui oltre 1.200 per mesotelioma maligno;
- lo studio sull'origine delle esposizioni effettuato dal ReNaM, evidenzia che tra le vittime dell'amianto a causa del mesotelioma maligno con esposizione "definita", oltre ai numerosi lavoratori (69,8 per cento), ai familiari di questi (4,5 per cento) e alla popolazione che ha vissuto in prossimità di siti inquinati da amianto (4,7 per cento), spicca una percentuale sempre maggiore di vittime da esposizioni "ignote" (15,3 per cento), "improbabili"(4,2 per cento), "tempo libero, hobby" (1,4 per cento), complessivamente pari a un quinto del totale, riconducibile alla persistente presenza dell'amianto in diverse forme e luoghi della vita quotidiana, comprese le abitazioni dei cittadini;
- il Centro operativo regionale Sardegna (COR Sardegna) del ReNaM, istituito ai sensi del comma 1 dell'articolo 9 della legge regionale n. 22 del 2005 e attivo dai primi mesi del 2007, fa rilevare un trend in continua crescita individuando da 15 a 18 nuovi casi di mesotelioma all'anno, mentre nel 2008-2009 registrava mediamente 13 nuovi casi all'anno;
constatato che:
- moltissimi lavoratori ex esposti all'amianto non hanno ricevuto le dovute informazioni e quindi non hanno potuto presentare la domanda nei termini stabiliti (15 giugno 2005) dal decreto 27 ottobre 2004, attuativo dell'articolo 47 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, nella legge 24 novembre 2003, n. 326 (Benefici previdenziali per i lavoratori esposti all' amianto) (G.U. n. 295 del 17 dicembre 2004);
- in Parlamento sono stati depositati una serie di disegni di legge, tra cui l'AS 2141 del 28 aprile 2010, d'iniziativa del Senatore Casson e altri (Disposizioni per la tutela e il riconoscimento di benefici previdenziali in favore dei lavoratori esposti all'amianto), il quale è sostenuto da una petizione che conta circa 11.000 firme raccolte dalle associazioni di tutta Italia, di cui 2.371 di cittadini e lavoratori sardi e un secondo disegno di legge AS 3274 del 26 aprile 2012, d'iniziativa del Senatore Casson e altri (Benefici in favore del personale militare delle Forze Armate e delle Forze di Polizia, esposto all'amianto) che, se approvati, risolverebbero con giustizia ed equità l'annosa questione amianto;
- la gran parte dei lavoratori che hanno subito gli effetti dell'esposizione all'amianto non conosce l'esistenza del beneficio della sorveglianza sanitaria gratuita anche perché non è stata avviata la prevista capillare campagna d'informazione permanente, rivolta tanto ai cittadini quanto ai lavoratori ex esposti all'amianto;
- non è stato avviato il censimento dell'amianto presente negli edifici privati adibiti a usi residenziali e delle relative pertinenze;
- nel quadriennio 2006-2009, ai sensi dell'articolo 7, commi 1 e 2 della legge regionale n. 22 del 2005, la Regione ha erogato alle province la somma di 22,551 milioni di euro e queste hanno speso, mediamente, solo l'8,84 per cento;
- a tutt'oggi gran parte degli incentivi economici, che coprono il 60 per cento delle spese sostenute per la bonifica dell'amianto, fino a massimo 5.000 euro, rivolti ai privati cittadini e alle imprese, sono fermi presso alcune amministrazioni provinciali;
- una delle cause per la quale molti cittadini non effettuano la bonifica è da riscontrarsi nell'incontrollato ed elevato costo delle bonifiche, in particolare quelle minori, i cui massimali sono notevolmente difformi da quanto riportato nella tabella allegata alla delibera n. 30/17 del 30 giugno 2009, attraverso la quale si "dovrebbe" determinare l'ammontare del contributo provinciale;
- sebbene in presenza di ben quattro discariche regionali per RCA compatto (materiali edili contenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi-eternit e vinil-amianto-CER 17.06.05) di cui una di queste anche per RCA friabile, nel 2007 il 61,6 per cento dei RCA rimossi ha preso la via delle discariche extraregionali mentre nel 2006 la percentuale era del 44,9 per cento;
al fine di:
- evitare nuovi esposti all'amianto per inconsapevolezza o per necessità, sviluppando e rafforzando la consapevolezza della pericolosità dell'amianto e fornendo strumenti adeguati per eliminarlo;
- attuare una condivisa, coordinata, efficace e incisiva azione di prevenzione primaria e secondaria e di rilevazione e riconoscimento del danno;
- rafforzare nei lavoratori e nei cittadini la percezione della vicinanza delle istituzioni ad essi e razionalizzare l'utilizzo delle risorse pubbliche disponibili;
- incentivare la buona pratica della bonifica controllata, sicura e svolta in sicurezza e al giusto prezzo, suggerendo atteggiamenti meno "confidenziali" con questo subdolo minerale altamente cancerogeno e invasivo;
- disincentivare la cattiva pratica del "faccio da me" che normalmente porta all'abbandono indiscriminato di RCA nel territorio generando pericolosissime e costosissime discariche abusive che, per la bonifica, come un cane che si morde la coda, gravano sui bilanci, già esigui, degli enti locali;
- attuare un protocollo univoco e adeguato di sorveglianza sanitaria degli ex esposti all'amianto, di ricerca e di cura con le migliori terapie disponibili e avvio d'ufficio delle pratiche burocratiche per l'accesso ai diritti risarcitori previsti,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) ad intervenire con urgenza presso il Governo affinché vengano modificati gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e affinché vengano ricompresi tutti i siti sardi in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto, ad oggi esclusi o parzialmente inclusi;
2) a sollecitare il rapido esame in Parlamento con successiva approvazione dei disegni di legge AS 2141 del 28 aprile 2010 e AS 3274 del 26 aprile 2012 concernenti i "Benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, malati o deceduti a causa dell'amianto";
3) ad istituire un tavolo di lavoro permanente tecnico-politico che pervenga alla elaborazione e promozione di protocolli d'intesa tra tutti i soggetti coinvolti al fine di:
a) individuare di tutti i siti sardi in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto;
b) dare piena attuazione della legge regionale n. 22 del 2005;
c) elaborare le linee guida per la sorveglianza sanitaria univoca;
d) creare short-list dei bonificatori cat. 10a e 10b, trasportatori cat. 5 e gestori delle discariche che aderiscono al protocollo di intesa;
e) calmierare e controllare i prezzi di bonifica dell'amianto, individuando un preciso prezzario regionale adeguato agli interventi di bonifica, di trasporto e dei costi di smaltimento in discarica e di inertizzazione dell'amianto, stabilendo altresì gli ambiti di conferimento;
f) avviare progetti pilota di micro-raccolta, definizione delle strategie e organizzazione degli interventi e dei depositi temporanei e di stoccaggio;
g) avviare progetti di info-formazione e sensibilizzazione rivolti al comparto sanitario;
h) creare la rete di saperi, di competenze e sensibilità;
i) avviare il censimento e la georeferenziazione dei siti e dei materiali contenenti amianto e de "Le Vie dell'Amianto";
j) elaborare i piani di lavoro semplificati e standardizzati (per le piccole bonifiche);
k) organizzare la Conferenza regionale amianto e partecipare attivamente alla organizzazione della seconda Conferenza nazionale amianto;
4) garantire un'informazione costante, e diffusa indirizzata ai cittadini, lavoratori, tecnici comunali, imprese e in sintonia con lo Sportello informa-attivo unico amianto, con gli uffici ambiente provinciali e comunali e con l'INAIL;
5) attivare la ricerca attiva degli ex esposti all'amianto utilizzando le banche dati degli ex esposti tenute da INAIL e da INPS, al fine di informarli dell'esistenza della possibilità di accedere a sorveglianza sanitaria gratuita, includendo anche chi ha fatto la richiesta per ottenere dei benefici previdenziali e garantendo possibilità di accesso ad eventuali richieste provenienti da lavoratori con esposizioni ora non note, e/o valutate a cura delle ASL utilizzando le banche dati dei piani di lavoro autorizzati e/o i dati presenti in letteratura del ReNaM. (179).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
BARRACCIU (P.D.). Il tema proposto con la mozione è rovente di per sé e non da oggi ma, come tutti noi abbiamo potuto apprendere anche stamattina dalla stampa, è diventato roventissimo per via del ritrovamento dell'amianto nella spiaggia del Poetto, di cui adesso si sta occupando la Procura. Quindi si tratta di un tema molto sentito e preoccupante, di cui ci siamo occupati anche in Commissione sanità, perché il presidente Contu ha ritenuto opportuno audire le associazioni che si occupano da anni di questo argomento, cercando di tenerlo sempre alla ribalta e di seguire tutte le questioni normative che lo riguardano.
In quelle audizioni sono stati messi in rilievo i dati preoccupanti che riguardano l'amianto, la situazione di molti lavoratori che si sono ammalati, di ex esposti che non ricevono i giusti riconoscimenti, il problema della disseminazione in lungo e in largo nei diversi territori della nostra regione. Insomma è stata evidenziata tutta una serie di problematiche che ci hanno indotto a predisporre questa mozione. A onor del vero era stato fatto anche un lavoro parallelo da parte dell'onorevole Lai su una risoluzione che avremmo dovuto approvare in Commissione, ma poi abbiamo congiuntamente deciso di portare in Aula la mozione numero 179 affinché tutto il Consiglio si esprimesse eventualmente su questo tema. Abbiamo quindi tralasciato di approvare la risoluzione in Commissione, dove la preoccupazione naturalmente è unanime.
Sono passati sette anni dall'approvazione della legge regionale varata in difesa della popolazione sarda dai pericoli dell'amianto, ovvero la legge numero 22 del 2005. La Sardegna, sotto questo aspetto, nella passata legislatura si è posta all'avanguardia anche rispetto alle altre Regioni d'Italia proprio con la legge numero 22, quindi dando un segnale molto forte su questo tema e segnando una determinazione precisa a voler far fronte a tutti i problemi connessi con questo gravissimo problema che ci portiamo appresso.
La legge numero 22 del 2005 è una buonissima legge, riconosciuta anche in Commissione, in maniera bipartisan, come uno strumento normativo che se applicato bene potrebbe via via risolvere il problema dell'amianto in Sardegna. E' una buona legge, ma è una legge sostanzialmente inapplicata soprattutto nelle parti più importanti che riguardano il piano d'azione contro l'amianto. La legge prevede una serie di misure di protezione, decontaminazione, smaltimento e bonifica dell'ambiente per rimuovere l'amianto che ha causato, e purtroppo continua a causare, molti malati di mesotelioma maligno o altri tumori. A quella data, quindi al 2005, l'Istituto superiore di sanità rilevava in Sardegna un tasso annuo di mortalità pari a 1,23 per 100 mila abitanti, in linea col dato nazionale e col dato europeo. Stiamo però attenti: purtroppo lo tsunami dell'amianto non è ancora arrivato perché, stante il lungo periodo di incubazione delle malattie che esso causa, il vero dato preoccupante lo avremo fra una quindicina d'anni. Quindi i dati per adesso sono questi ma, proprio in virtù di come purtroppo si comporta l'asbesto, nel periodo 1988-1994 vi sono stati oltre 6 mila decessi, di cui 120 in Sardegna; significativo il passaggio dai 375 decessi del 1988 ai 998 del 1994. Sappiamo che sono ben 850 mila i sardi che risiedono, lavorano o hanno lavorato in zone militari industriali in cui era ed è presente l'amianto; è un numero davvero preoccupante. L'Unione europea fa sapere che il peggio delle conseguenze dell'amianto deve purtroppo ancora venire, proprio calcolando i tempi di incubazione di cui parlavo prima: tra il 2015 e il 2020 avremo i dati reali di ciò che è avvenuto purtroppo in questi anni. Sappiamo che in Italia i morti per asbestosi e tumori specifici quali mesotelioma, cancro del polmone e leucemia sono 4 mila all'anno, e anche in Sardegna, purtroppo, l'elenco dei morti e quello dei malati a causa dell'amianto continua ad allungarsi e non sono interessati soltanto i lavoratori soggetti all'esposizione diretta ma, purtroppo, anche i loro familiari. Si sono ammalate tante donne per ovvie ragioni: stando in casa si curavano della pulizia e del lavaggio delle tute da lavoro dei propri mariti e quindi si sono ammalate entrando in contatto con l'amianto attraverso le tute da lavoro. Quindi anche i familiari dei lavoratori entrano inconsapevolmente in contatto con fibre d'amianto.
Si conta, e sono cifre sicuramente stimate per difetto, che siano almeno 184 mila le tonnellate d'amianto sparse sul territorio della Sardegna indifferentemente tra le proprietà pubbliche e quelle private. In tutte le province l'amianto è presente in modo davvero "democratico" sia nei luoghi di lavoro destinati agli adulti sia negli spazi dedicati ai bambini. Pensate, colleghi: 319 scuole, 79 uffici postali, 59 presidi sanitari e ospedalieri, 50 impianti sportivi, sono questi i luoghi dove l'amianto agisce. Ma non è tutto. Come non citare, infatti, i 15 mila chilometri di condotte in uso della rete idrica, tra cui gli 820 mila pezzi di condotte stoccate nei magazzini dei gestori delle reti idriche sarde a seguito di un decreto ministeriale del 2004, e non smaltite, e le tubature dell'acqua di Abbanoa, che portano nelle nostre case l'acqua potabile? Presidente, c'è un brusio davvero incredibile!
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Barracciu. Onorevole Cuccu, onorevole Stochino, onorevole Amadu, per cortesia!
BARRACCIU (P.D.). Grazie, Presidente. Dicevo che c'è il problema delle tubature dell'acqua potabile di Abbanoa. In Sardegna ben 6 mila chilometri di queste tubature sono d'amianto. In definitiva a oggi mancano tutti i presupposti di coordinamento e condivisione interistituzionale utili alla prevenzione, alla rilevazione dei dati ai fini della bonifica e della salvaguardia della salute pubblica, ossia, sostanzialmente c'è la legge numero 22 del 2005 che non è applicata, queste infatti sono modalità per affrontare il problema dell'amianto già previste nella legge numero 22.
Sappiamo che ognuno di noi, ogni abitante della Sardegna può vantare - si fa per dire - la disponibilità di ben 8,5 metri quadri d'amianto. A differenza di gran parte delle altre regioni d'Italia, però, per la Sardegna gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e le successive modificazioni limitano grandemente il numero dei siti ai cui lavoratori si concedono i benefici previdenziali per l'esposizione all'amianto. Questo è un altro tema importante che dovremo affrontare.
E' certo che questa sia una questione nazionale, però la Giunta potrebbe agire sul Governo nazionale per modificare questi atti di indirizzo ministeriali. Basti dire che se sono direttamente riconosciute, dal 2001, le centrali elettriche Enel di Portoscuso, Fiume Santo, Sulcis e Santa Gilla, sono però esclusi i lavoratori, diretti e indiretti, delle centrali elettriche di Porto Torres, Assemini, Sarroch e Ottana a servizio dei petrolchimici, di Codrongianus a servizio del SA.CO.I., e di Arbatax a servizio della Cartiera, e sono altresì esclusi i lavoratori di tutti gli altri siti industriali e petrolchimici sardi, dove l'esposizione c'è stata e c'è ancora, le cui conseguenze saranno nei prossimi anni sempre più devastanti. Diciamo che nel 2001 forse qualcuno dei sardi che sedevano nei banchi del Parlamento si è distratto, perché sono stati esclusi da quegli atti di indirizzo importanti siti industriali della Sardegna, dove invece il problema dell'amianto è molto presente.
Quindi siamo di fronte a un paradosso, perché da un lato si riconosce l'esigenza di concedere benefici previdenziali ai lavoratori, dall'altro si circoscrive discrezionalmente - si fa per dire, anche qui - la categoria degli aventi diritto, tagliando fuori centinaia di lavoratori che invece sono stati esposti pesantemente all'amianto. Quel che è certo e preoccupante è che esiste una vera e propria questione dei lavoratori sardi esposti all'amianto, lavoratori ex esposti, malati o già deceduti a causa dell'asbesto, che però, per via delle norme attualmente in vigore, non vedono riconosciuti i benefici previdenziali. Sappiamo che sono stati depositati in Parlamento importanti disegni di legge e anche su questo potremmo, colleghi, con un'azione bipartisan, fare in modo che queste leggi possano essere approvate. Però i progetti di legge sono fermi e serve che si esercitino tutte le pressioni necessarie, anche quelle che possiamo fare noi da qua. Serve che la Giunta regionale si impegni energicamente, come dicevo prima, in tutte le sedi sia politiche che tecniche perché vengano modificati gli atti di indirizzo includendo i siti di cui parlavo prima.
Non possiamo dimenticarci che si tratta di vittime del lavoro, in una terra in cui il lavoro, negli ultimi decenni, è sempre stato il grande assente; vittime non solo dell'ignoranza, perché spesso viene attribuito all'ignoranza anche individuale questo grosso problema, ma quel che è peggio del comportamento doloso di un sistema che si chiude gli occhi e si tappa le orecchie per salvaguardare la cosiddetta produttività, il profitto, la crescita economica, a discapito di qualsiasi cosa, fosse anche la vita delle persone. Lo dice la recente sentenza del tribunale di Torino, che ha dimostrato il disastro doloso permanente e l'omissione dolosa di misure a carico dei vertici della multinazionale dell'eternit.
Ma oltre a questo disastro, le cui proporzioni sono immense, esiste anche un'ingiustizia legata al fatto che gran parte dei lavoratori che hanno subito gli effetti dell'esposizione all'amianto non conosce neanche l'esistenza del beneficio della sorveglianza sanitaria gratuita. Questo è un problema serissimo che attiene, Assessore, anche all'azione che può e deve esercitare l'Assessorato nell'applicazione della legge numero 22, appunto per quanto riguarda la comunicazione su ciò che attiene alla sorveglianza sanitaria gratuita. Questo è un fenomeno del tutto sardo legato al fatto che non è stata avviata nessuna campagna di informazione capillare e permanente, com'era invece previsto nella legge del 2005. Quindi dobbiamo assolutamente recuperare questo aspetto perché è fondamentale per le persone che sono state esposte all'amianto che ancora non lo sanno e, se anche lo sanno, ignorano che possono accedere alla sorveglianza sanitaria gratuita.
Come dicevo, non è stato avviato il censimento dell'amianto presente negli edifici privati adibiti a uso residenziale e nelle relative pertinenze, e se oggi abbiamo dei dati di riferimento lo dobbiamo a indagini campione che non possono avere però niente della scientificità che invece serve in questo campo. Ancora a causa della mancanza di informazione le associazioni - ricorda, presidente Contu? - hanno molto puntato il dito sulla mancanza di informazione e sulle campagne di informazione proprio perché generano una serie di "incidenti" che invece vanno fermati. A causa della mancanza di informazione moltissimi lavoratori esposti all'amianto addirittura, pur avendone diritto ai sensi della legge nazionale, non hanno potuto presentare la domanda nei termini stabiliti, eppure si trovano addosso e convivono con i segni della grave malattia.
C'è poi da aprire l'intero capitolo che riguarda l'utilizzo dell'amianto nelle basi, nelle installazioni e nelle navi militari. Naturalmente anche questo ha a che fare con decisioni di ordine nazionale, ma noi possiamo fare molto per ovvie ragioni perché abbiamo fornito per decenni alla Nato e agli eserciti del mondo le più ampie basi militari d'Europa e non possiamo certamente ignorare la contaminazione di questi territori, come se non ci appartenessero (e invece ci appartengono eccome!), anche perché finalmente sembrerebbe maturo il tempo per riprenderceli tutti quei territori; non possiamo neanche ignorare quanti sardi hanno lavorato in quei siti. Dunque le bonifiche sono necessarie e vanno fatte nei tempi più brevi possibili perché l'esalazione dell'amianto continua a mietere vittime. Serve una metodologia che utilizzando un eufemismo definirei nuova, ma nuova non è perché era già stata indicata nella legge numero 22. Sappiamo che sono coinvolti soggetti pubblici e privati, quindi il problema va affrontato in maniera complessiva. L'amianto trovato al Poetto, come dicevo prima, su cui si attendono i risultati, e adesso è anche in corso un'indagine della magistratura, è soltanto un caso davvero eclatante e preoccupante, ma esiste un mondo totalmente inesplorato in cui l'amianto è presente.
La gravità della situazione quindi pretende, Assessore, un'azione immediata e incisiva di rivelazione e riconoscimento del danno, per cui servono modalità condivise e coordinate, serve un tavolo politico e tecnico permanente per affrontare il tema e per lavorare ai protocolli d'intesa. La ASL numero 5 sotto questo aspetto è molto avanti, però non possiamo fermarci a essa; nelle altre ASL si è invece indietro. Allora non serve che ci sia una ASL che va per conto suo, ma serve che tutti i direttori generali con tutti i soggetti coinvolti lavorino a protocolli d'intesa univoci per tutta la Sardegna e serve anche, per questo, la Conferenza regionale sull'amianto, molto attesa dalle associazioni, che consentirebbe un confronto attento. Non sarebbe male, se fosse possibile, ma credo che il tempo a disposizione non ci sia, preparare anche la partecipazione alla Conferenza nazionale sull'amianto.
Occorre dunque riprendere le fila della legge numero 22 e rimettere insieme tutti gli attori coinvolti, perché questo è un tema certamente di carattere ambientale molto importante, ma è anche un tema di salute pubblica e serve prevenire, finché si può, finché ce la facciamo, ciò che ormai è già previsto per il 2015-2020, ossia un'esplosione, purtroppo, delle malattie causate dall'esposizione all'asbesto. Quello che è stato fatto fino adesso non è poco, perché dal 2005 sono stati stanziati fondi pure importanti, però esiste un problema serio al quale l'Assessorato della sanità, insieme all'Assessorato dell'ambiente, dovrebbe porre rimedio, perché molti di questi fondi sono fermi nelle casse delle province. Di questi 22 milioni solo l'8 per cento è stato speso, non per l'inerzia delle amministrazioni provinciali, ma perché il costo delle bonifiche è altissimo e ormai supera di gran lunga le tabelle regionali che sono state stabilite. Il 60 per cento è a carico comunque del pubblico, il 40 per cento del privato, ma i fondi non sono sufficienti per far fronte allo smaltimento. Allora posto che l'amianto, sia da parte delle imprese che dei privati, è stato disseminato su tutto il territorio sardo (se ne è fatto un utilizzo smisurato, non per colpa dei singoli cittadini; non essendo allora noto il carattere nocivo di questo materiale non si può ora imputare questo fatto a una responsabilità privata), siamo di fronte a una questione pubblica fortissima, di cui appunto il pubblico si deve fare carico e, compatibilmente con le risorse che abbiamo a disposizione, siccome è davvero un'emergenza di salute pubblica, noi dovremo ripensare anche la percentuale di contribuzione pubblica. Se non ce la facciamo ad arrivare al 100 per cento facciamo in modo che ci siano gare uniche per lo smaltimento dell'amianto sia nel pubblico che nel privato, perché i privati non ce la fanno da soli. E quando non ce la fanno, colleghi, utilizzano il metodo fai da te, che è un rimedio più grave del male, perché a quel punto l'amianto viene tolto dai tetti e depositato chissà dove. Quindi lo smaltimento e il costo dello smaltimento sono un altro dei problemi che ci dobbiamo porre, perché i fondi sono fermi, non si riesce a utilizzarli proprio perché non sono sufficienti e il metodo e le percentuali di spesa non consentono di affrontare complessivamente l'onere che questa operazione comporta. Anche sotto questo aspetto bisogna mettersi a ragionare su come modificare queste regole perché come Regione dobbiamo affrontare il tema e liberare assolutamente la Sardegna dall'amianto, quello presente sia negli edifici pubblici, dove peraltro sappiamo che tanti bambini trascorrono moltissimo tempo, sia negli edifici privati. Serve calmierare e controllare i prezzi della bonifica perché ci sono anche dei business importantissimi che non possiamo consentire sulla pelle delle persone, individuando un preciso prezziario regionale e avviando dei progetti pilota di raccolta intensiva. C'è anche l'esigenza di diffondere l'informazione, come dicevo prima, è un dato relativamente nuovo e l'INAIL in questo senso sta facendo moltissimo.
Sta finendo il tempo, ci sarebbe moltissimo ancora da dire. La mozione è molto approfondita, ma un'ultima cosa che voglio dire è che occorre attivare la ricerca degli ex esposti all'amianto utilizzando le banche dati degli ex esposti tenute dall'INAIL e dall'INPS. Bisogna cercare queste persone e informarle una per una. Tante di loro non sono consapevoli dei pericoli che stanno correndo e noi abbiamo il dovere, noi che sappiamo, di raggiungerle e informarle per evitare il peggio. Spero che l'Aula condivida questa mozione che non ha niente di strumentale dal punto di vista politico, contiene soltanto una preoccupazione sincera intorno a questo tema.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, ringrazio l'onorevole Francesca Barracciu per aver fatto cenno all'iniziativa parallela avviata dai colleghi della maggioranza in Commissione sanità, che è stata naturalmente fermata in quanto si riconosce il valore della mozione numero 179, di cui è prima firmataria appunto l'onorevole Barracciu; una mozione completa, esaustiva, precisa, che è stata adeguatamente e correttamente esposta.
La mozione, di cui si condividono i contenuti, è intensa e precisa nel richiamare l'importanza del problema amianto, che è fondamentalmente un problema di salute. Quando si parla di salute, e in questo caso di diritto alla salute di persone che per attività lavorativa sono state esposte all'amianto (ma è importante che si capisca che il problema investe anche settori extralavorativi, data la sua rilevanza dal punto di vista ambientale), la condivisione è un dovere, non una semplice questione di sensibilità. Le problematiche legate all'esposizione all'amianto sono complesse e rilevanti, lo si può rilevare dall'articolazione della mozione, e richiedono sicuramente un livello adeguato di attenzione. Un contributo importante - occorre dirlo - ad affrontare con impegno fattivo queste questioni è stato dato dall'audizione in Commissione sanità dei rappresentanti dell'Associazione italiana esposti amianto (AIEA) e di recente anche dai rappresentanti dell'Associazione regionale ex esposti amianto. I rappresentanti di queste associazioni hanno fornito tutti gli elementi per evidenziare nel dettaglio le criticità e l'inadeguatezza dei provvedimenti finora adottati, forse in maniera non completamente organica, per affrontare gli aspetti di carattere sanitario, ambientale, sociale, di prevenzione e di previdenza. E' naturale che sia stata data grande importanza ai rilievi relativi alla sorveglianza sanitaria, soprattutto in termini di prevenzione secondaria, in particolare alla rilevazione del danno, alla denuncia di malattie professionali causate o correlate al lavoro, all'eliminazione dell'amianto dall'ambiente, nonché ai percorsi epidemiologici, all'assistenza, alla sorveglianza, al monitoraggio dei soggetti esposti al rischio. E' stata soprattutto l'AIEA a mettere in evidenza la necessità di estendere gli accertamenti anche ai familiari di questi soggetti.
Fra le malattie respiratorie occupazionali (malattie da inalazione di polveri) proprio come detto in premessa, malattie gravi, un rilievo particolare hanno l'asbestosi e le malattie correlate, ovvero il mesotelioma e in particolare il mesotelioma pleurico, che nella sua forma maligna, devastante, a prognosi infausta rappresenta l'80 per cento dei mesoteliomi. Giustamente nella mozione si mette in evidenza che gli organi colpiti possono essere diversi, a livello addominale, a livello laringeo, a livello ovarico; questo per dare la dimensione della gravità di questo problema e della necessità di essere molto convinti dell'adozione di tutte le misure necessarie per la prevenzione a tutti i livelli e per una corretta informazione dei soggetti esposti, anche a livello sanitario. Nelle audizioni si è infatti messo in evidenza che anche a livello - i dati epidemiologici lo confermano - di informazione sanitaria non c'è la piena consapevolezza dell'importanza di queste malattie e di quelli che sono i fattori di rischio presenti a livello ambientale e lavorativo, ma anche a livello extralavorativo.
Questa premessa naturalmente per significare che sicuramente l'attenzione verso questo rilevante problema di salute c'è stata, ma nonostante le problematiche relative all'esposizione all'amianto siano state ampiamente approfondite dal punto di vista normativo, con l'emanazione di una serie di provvedimenti che hanno regolato da un lato l'adozione di adeguate misure di prevenzione per i lavoratori esposti all'amianto, dall'altro la progressiva eliminazione dell'amianto dagli ambienti lavorativi ed extralavorativi e altri aspetti, si rendono ancora necessari approfondimenti e strategie adeguate proprio perché ci sono numerosi punti che non sono stati affrontati compiutamente. Il tema in realtà è più che mai attuale e non è privo di risvolti che dall'ambito dell'esposizione lavorativa si estendono anche alla popolazione in generale, perché la lunghissima latenza fra l'esposizione e le manifestazioni cliniche delle malattie neoplastiche devastanti a prognosi infausta correlate all'amianto determinerà un continuo aumento dell'incidenza di tali patologie (lo si è visto anche in Sardegna, dove c'è stato un lieve ma significativo incremento nel rilievo dei mesoteliomi), quindi il problema investirà la popolazione sotto un profilo generale. Inoltre le procedure di dismissione dell'amianto, ancorché eseguite nel rispetto delle normative vigenti, e quindi con la massima protezione degli addetti, potrebbe avere comunque determinato un'abnorme dispersione di questi fattori cancerogeni nell'ambiente, favorendo l'estensione della patologia alla popolazione finora considerata non a rischio.
Naturalmente queste valutazioni nascono dal fatto che proprio in Commissione, attraverso le audizioni e gli approfondimenti che sono seguiti, si è riconosciuta l'importanza di elaborare strategie adeguate, perché gli strumenti normativi ci sono e anche le risorse finanziarie. Occorre naturalmente applicare la legge regionale 16 dicembre 2005, numero 22, che contiene le disposizioni relative al piano per la protezione dell'ambiente, la decontaminazione, lo smaltimento e la bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'esposizione all'amianto, e prevede anche la concessione di contributi per interventi di bonifica dalla presenza dell'amianto e la sorveglianza sanitaria, con oneri a carico della Regione, degli ex esposti all'amianto. Quindi non è accettabile che ci siano discriminazioni nella caratterizzazione dei lavoratori, questo naturalmente in forza delle disposizioni nazionali, come è stato ben denunciato nella mozione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). La mozione è fin troppo puntuale, considerato quello che può contenere una mozione in merito all'argomento trattato. Credo vada ribadito un concetto: tutti noi abbiamo consapevolezza della gravità della situazione in Sardegna per quanto riguarda le cose e le persone, ma non si vede conseguentemente una presa di posizione determinata ed efficace per risolvere questo terribile problema. L'amianto è diffuso, diffusissimo, come ha ricordato prima Francesca Barracciu, nelle zone industriali, naturalmente, e nelle campagne; è presente nelle coperture, nelle stalle, nei serbatoi, ma è presente anche nelle città sottoforma di coperture di impianti sportivi, scuole ed edifici sanitari, ma anche di abitazioni, soprattutto nei centri storici. Ci sono tonnellate di amianto distribuite su tutto il territorio. La situazione del Poetto, notizia riportata oggi dalla stampa, credo sia la conseguenza di trascuratezza e disattenzione negli interventi, così come è accaduto in altre parti del territorio.
La legge nazionale numero 257 del 1992 sancisce la fine dell'uso dell'amianto, prevede interventi di natura economica ai fini della bonifica, ma non dice come risolvere il problema. La legge regionale numero 22 del 2005 interviene puntualmente in Sardegna, però a mio avviso rimane il problema centrale, che è quello di vigilare, controllare e monitorare la presenza dell'amianto, e soprattutto il fai da te, di cui parlava Francesca Barracciu, perché il mancato ricorso a imprese specializzate, a causa di costi di smaltimento eccessivamente elevati, espone tutti a conseguenze gravissime. Probabilmente le risorse a disposizione non sono sufficienti; le risorse erogate alle province dimostrano fra l'altro la difficoltà e la farraginosità con cui questi enti procedono nella spesa, tant'è che è limitatissima la quantità di risorse utilizzate per le bonifiche. A questo punto occorre probabilmente una presa di posizione forte per debellare questo male. Tutti i mali sono brutti da sopportare, ma quello causato dall'amianto è veramente orribile, per cui non possiamo permettere che venga ancora sottovalutata la gravità della presenza dell'amianto e ciò che esso può causare ai nostri lavoratori e anche a chi vive insieme a loro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Rodin. Ne ha facoltà.
RODIN (P.d.L.). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la mozione in discussione ha indubbiamente il pregio di aver portato ancora una volta alla ribalta della massima istituzione regionale un tema spesso trascurato, ma meritevole della massima attenzione per le sue ricadute sociali. Ignorare o sottovalutare il problema, non conoscere i rischi derivanti dall'amianto e non prendere le misure necessarie per lo smaltimento è un rischio per la nostra salute che non ci possiamo permettere. Abbiamo il dubbio, tuttavia, che le parti sociali, le istituzioni e gli stessi lavoratori non abbiano recepito appieno le reali dimensioni del problema. Per questo dico che la discussione della mozione costituisce anche un'ottima occasione per acquisire maggiore consapevolezza sulle conseguenze dell'esposizione alle fibre di amianto e per portare all'attenzione dell'opinione pubblica il pericolo che incombe su tutti noi.
Finché rimane compatto, l'amianto non costituisce un pericolo, ma lo diventa quando si logora o si spezza, perché le sue fibre, che sono 1.300 volte più sottili di un capello umano, possono essere facilmente inalate mentre sono in sospensione. Contrariamente all'opinione diffusa, le fibre di amianto non sono cancerogene, ma per questo non sono meno pericolose, perché quando entrano nell'organismo lacerano le membrane cellulari e possono favorire l'intrusione di agenti cancerogeni. Le forme più morbose dell'esposizione all'amianto sono a carico dell'apparato respiratorio e le più rilevanti sono l'asbestosi, le placche, il mesotelioma e il tumore. La prima nazione a riconoscere il pericolo dell'amianto è stato il Regno Unito, nel 1930. In Italia l'impiego dell'amianto è vietato dal 1992.
Sono trascorsi vent'anni da quando la legge numero 207 del 1992 ha messo al bando l'impiego dell'amianto e stabilito termini e procedure per la dismissione delle attività di estrazione e lavorazione dell'asbesto. Ma solo negli ultimi tempi è stata avviata una vera campagna per la bonifica del territorio. Oltre a quelle relative alla bonifica dell'ambiente, le problematiche legate all'amianto riguardano la sorveglianza sanitaria, i benefici previdenziali in favore dei lavoratori esposti e il fondo per le vittime dell'amianto. Come è noto, il numero delle persone che vengono colpite da gravi malattie asbesto-correlate è in aumento e, stante il lungo periodo di latenza della malattia, anche superiore a quarant'anni, si avrà purtroppo un aumento progressivo delle patologie neoplastiche e i decessi che ne conseguono.
Per ridurre il rischio è quindi indispensabile dare attuazione alla legge numero 22 del 2005, cioè procedere alle bonifiche in tutta la nostra regione, non solo nei siti industriali. Sul piano previdenziale abbiamo il dovere di denunciare il rilevante danno subito da tantissimi lavoratori che, a causa delle scarse informazioni ricevute, hanno lasciato scadere il termine del 15 giugno 2005 previsto per accedere alla rivalutazione contributiva ai fini della misura della pensione. La riapertura dei termini, già sollecitata dal Parlamento, è un atto di giustizia atteso da moltissimi lavoratori. Abbiamo anche il dovere di denunciare il fatto che ai tantissimi lavoratori sardi esposti all'amianto è stata accordata una minore tutela previdenziale, in conseguenza dell'esclusione di gran parte dei siti industriali della Sardegna dagli atti di indirizzo del Ministero del lavoro per il riconoscimento della esposizione "qualificata" a fibre e polveri di amianto, che il Ministero per quanto riguarda la Regione Sardegna ha limitato solo alle centrali dell'Enel. Non sono state ricomprese in tali atti di indirizzo le centrali termoelettriche di Assemini, Porto Torres, Sarroch e Ottana.
Le centrali termoelettriche dei diversi stabilimenti del settore petrolchimico realizzate in Sardegna sono state costruite quando l'amianto costituiva il principale e più diffuso materiale coibente. In esse avveniva la maggiore produzione di energia elettrica per l'intero insediamento, si può quindi comprendere come fosse indispensabile tenerle nel massimo stato di efficienza possibile. Tutte le figure professionali addette al settore intervenivano nelle operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria che venivano svolte di routine; operazioni a rischio caratterizzate dalla presenza di materiali asbesto-correlati, quali guarnizioni, raccordi e flessibili di vario tipo. Se le tecnologie delle centrali termoelettriche nei diversi stabilimenti realizzati in Sardegna sono le stesse di quelle utilizzate negli altri stabilimenti petrolchimici elencati nelle direttive ministeriali, allora bisogna riconoscere che i lavoratori sardi del settore petrolchimico sono stati fortemente penalizzati dalla mancata inclusione dei siti industriali sardi negli atti di indirizzo ministeriali. La conseguenza di tale discriminazione è che la certificazione di esposizione all'amianto deve essere richiesta all'INAIL, che solitamente si esprime in modo negativo, sul rilievo che è mutato lo stato dei luoghi. A nessuno sfugge l'importanza del rilascio di tale certificato che è indispensabile per l'accesso ai benefici previdenziali.
Non meno importante il tema legato agli effetti dell'amianto sulla salute. La questione sanitaria si affronta con la sorveglianza sanitaria, che rappresenta una delle misure finalizzate alla tutela dello stato di salute e di sicurezza dei lavoratori in relazione all'ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell'attività lavorativa. Lo strumento della sorveglianza sanitaria è la cartella sanitaria di rischio, nella quale sono annotate le condizioni psicofisiche del lavoratore, compresi i risultati degli accertamenti sanitari di laboratori specialistici, ed eventuali livelli di esposizione professionale individuali.
La sorveglianza sanitaria degli ex esposti all'amianto è un argomento a sé, su cui si dibatte molto. C'è la necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell'attività morbigena, ma mancano le linee guida. Nel decreto numero 81 del 2008 non viene indicato quale autorità debba farsi carico della sorveglianza sanitaria, ma si ritiene comunque che questa debba essere svolta dal sistema sanitario. La mozione in esame suggerisce di attivare, per la ricerca dei nominativi degli esposti all'amianto, le banche dati tenute dall'INAIL e dall'INPS. Noi riteniamo di condividere tale criterio, perché solo così si potranno recensire le persone che sono state esposte al relativo rischio, ma riteniamo che occorra utilizzare anche le banche dell'Ispettorato del lavoro e del Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spresal).
Quindi noi riteniamo condivisibile l'impianto della mozione ed esprimiamo la nostra disponibilità ad approvare un ordine del giorno condiviso con le opportune integrazioni. Chiediamo pertanto la sostituzione della mozione con un ordine del giorno.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cocco Daniele. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Signora Presidente, vorrei ricordare che già il 3 maggio del 2011 noi presentammo, a nome mio e dei colleghi Mariani e Salis, un'interrogazione proprio sul devastante problema legato all'amianto e sul gravissimo danno ambientale causato soprattutto dalla lavorazione di questo materiale nei siti industriali della Sardegna. Ringrazio la collega Barracciu per aver presentato questa mozione che ha riportato all'attenzione di tutti un problema così importante e, ripeto, devastante.
Vorrei integrare la mozione parlando dei siti industriali che operavano nel centro Sardegna sino a qualche anno fa. Mi riferisco alla ex Montefibre e alla ex Enichem, società che per circa trentacinque anni hanno operato nel territorio sardo utilizzando nelle loro lavorazioni le fibre di amianto. I lavoratori dei paesi limitrofi a Ottana, parlo di Illorai, Orotelli e Macomer, impegnati per anni in queste lavorazioni sono stati esposti al contatto con l'asbesto per circa trentacinque anni e per più di sei ore al giorno. Il collega Rodin diceva che l'amianto non è cancerogeno. Io ricordo che nel 1976 l'OMS sancì - e lo ribadisce costantemente - che l'amianto è un riconosciuto cancerogeno umano. Nessun livello sicuro di esposizione può essere proposto per l'amianto perché non si conosce l'esistenza di un valore soglia di pericolosità, perciò l'esposizione dovrebbe essere mantenuta al livello più basso possibile.
Questo per ribadire che la problematica è quanto mai complessa e che comunque la pericolosità delle fibre di amianto non è una scoperta recente. Infatti risale al 1906 uno dei primi decreti italiani che sanciva la protezione e la tutela della salute dei lavoratori esposti al contatto con l'amianto. Quindi è indubbio, tornando agli ex siti industriali di Ottana, che per anni i lavoratori sono stati esposti e anche le zone limitrofe sono state interessate dalle esalazioni di queste società, che appunto utilizzavano le fibre di amianto. Tali esalazioni hanno interessato non solo l'aria, ma anche il terreno e le relative coltivazioni. Ricordo che in quelle zone l'80 per cento dell'economia è basata sull'attività agropastorale, per cui la catena alimentare appare inquinata sin dalla base, dato che quelle coltivazioni a loro volta alimentano i capi di bestiame. Da alcuni controlli effettuati su un campione di cicoria coltivata in quelle terre è risultata la presenza di amianto in misura superiore all'1 per cento. Ci sono state molte vittime conseguenti a tale allarmata situazione e il numero dei decessi è in continua crescita. Nel comune di Orotelli negli ultimi quindici anni sono morti, in conseguenza di questa situazionne, 30 cittadini; nel comune di Illorai dal 2002 al 2009 sono deceduti per tumore 22 cittadini. Il numero di soggetti attualmente in cura per forme tumorali diverse è allarmante, soprattutto in proporzione all'esiguo numero di abitanti. Quindi le fibre di amianto manifestano la loro devastazione con un tempo di latenza che può raggiungere anche i quarant'anni. Pertanto, visto che siamo arrivati alla determinazione della pericolosità dell'amianto, che la Regione è a conoscenza di questi effetti e che l'inibizione dell'uso della fibra di amianto nella lavorazione non è sufficiente per eliminarne gli effetti, fino a quando i siti inquinati non verranno bonificati i nostri concittadini continueranno a morire in misura sempre più elevata.
Per risolvere il problema, che è stato ben rappresentato nella mozione, credo sia assolutamente indifferibile e necessario che la stessa venga approvata all'unanimità da parte di questo Consiglio, perché le soluzioni che essa propone non sono facili, ma non possono sfuggire alla sensibilità dell'assessore Simona De Francisci e di questo Consiglio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Gruppo Misto). Non c'è quasi niente da aggiungere all'eccellente illustrazione fatta dalla collega Barracciu e dai colleghi che sono intervenuti. Vorrei solo fare alcune proposte. Non sono un medico, sono un umanista, ma direi che la Regione sarda deve subito impegnarsi a elaborare un testo unico che razionalizzi tutta la normativa sull'amianto, per dare certezza, trasparenza e visibilità alle prestazioni oggi possibili. Bisogna, dunque, raccogliere subito le competenze e il sapere della medicina, della scienza e della ricerca per indagare anzitutto sull'andamento del fenomeno epidemiologico e per comprendere lo stato di chi è esposto all'asbesto o è vittima di una malattia a esso correlata. Bisogna anche lavorare intensamente al tema della diagnosi precoce, in modo da poter definire un punto di riferimento preciso dal quale partire per valutare cosa si può mettere in atto a favore della tutela della salute di coloro che sono stati colpiti da questa sostanza.
A questo punto preme sapere quanto la conseguenza patologica dell'esposizione si sia diffusa e quanto si stia diffondendo nella popolazione sarda. Noi chiediamo alla Regione sarda di intervenire con prontezza per rafforzare soprattutto il ruolo dei Centri operativi regionali (COR), finanziandoli in misura adeguata. I COR devono essere potenziati, proprio per la loro funzione di sensori in grado di vedere, conoscere e valutare in modo capillare le casistiche sulle quali a sua volta il ReNaM, e cioè il Registro nazionale mesoteliomi, può costruire il quadro complessivo necessario a fornire una conoscenza epidemiologica efficace.
L'INAIL deve svolgere un ruolo centrale per la lotta all'amianto, da autentico protagonista, e lo può fare oggi grazie anche al processo d'integrazione in atto con l'ex Ispesl e l'ex Ipsema, un'operazione che conferisce all'istituto importanti strumenti operativi, in particolare sul fronte della ricerca, attraverso i quali si potrà avviare un processo di forte presenza e di crescita delle sua capacità di intervento sul fronte delle malattie professionali in generale, in particolare, sulle tematiche legate all'asbesto. Solo così l'INAIL può diventare un vero e proprio polo della salute e della sicurezza sul lavoro nella nostra Isola e nel nostro Paese.
Il quadro epidemiologico conoscitivo del rischio amianto in Italia non può inoltre prescindere dall'emanazione dei decreti attuativi per la registrazione degli esposti e dall'impegno di tutte le Regioni nella redazione dei piani di bonifica e di risanamento. Tutto il resto è debolezza. Mi fermo qui.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Voglio fare solamente tre brevissime osservazioni. La prima è relativa alla mozione, che condivido sia nella forma sia nella sostanza, perché in effetti centr[PS1] a un problema di cui si discute da tempo e su cui ancora noi, come Regione Sardegna, non abbiamo preso una posizione successiva alla legislazione del 2005, esattamente alla citata legge numero 22.
A questo proposito vorrei fare, come dicevo, tre brevi osservazioni. Quella legge e le linee guida che sono state emanate a suo tempo con le varie delibere di Giunta, non hanno mai previsto, per esempio, la sorveglianza sanitaria dei familiari degli ex esposti. E oggi è dimostrato, purtroppo, anche dai dati che sono stati, in parte, da citati chi mi ha preceduto, e cioè che sono deceduti, a distanza di dieci, venti o trent'anni, molti familiari di lavoratori che erano stati esposti all'amianto. Credo che questo sia un qualcosa che andrà considerato, se andiamo a rivisitare la legge numero 22, che credo sia comunque una buona legge.
Seconda osservazione: nelle linee guida che eventualmente la Regione, e quindi la Giunta, dovesse approvare, anche se non si mette mano a una revisione della "22", bisognerà prevedere la possibilità, per chi fa la sorveglianza sanitaria, di non limitarsi a eseguire una banale radiografia del torace o una banale spirometria, ma occorrerà prevedere la possibilità di eseguire una TAC ad alta risoluzione. Ho notato che questo punto non è stato citato da nessuno dei colleghi che mi hanno preceduto, però badate che alcune associazioni stanno facendo al riguardo delle battaglie a livello nazionale, perché purtroppo c'è troppa discrezionalità da parte di chi fa la sorveglianza sanitaria, talvolta in maniera molto generica. Quindi bisognerebbe, con delle nuove linee guida, di inserire la TAC ad alta risoluzione, temporalizzata perlomeno ogni due o tre anni, tra gli accertamenti diagnostici per i lavoratori che sono stati esposti all'amianto e anche, aggiungo io, per i loro familiari che possono essere considerati ad alto rischio.
La terza e ultima osservazione riguarda le delibere attuative della legge numero 22 del 2005 e particolarmente quella che dà la possibilità ai soggetti privati di ottenere un contributo regionale per lo smaltimento dell'amianto. Tutti i soggetti pubblici, come si sa, hanno un finanziamento pari al 100 per cento dei costi di smaltimento, i privati no, e siccome il costo dello smaltimento è elevatissimo continuiamo a vedere sui tetti delle case una quantità enorme di amianto che non è stato bonificato. Quindi, siccome mi risulta che le province, nonostante sia stata fatta la ripartizione delle risorse, non abbiano speso nemmeno il 9 per cento delle quote che sono state loro assegnate, bisogna, a mio parere, prevedere un rimborso del 100 per cento anche per i privati, proprio alla luce del fatto che i costi di smaltimento sono elevatissimi e quindi se un cittadino non ha la possibilità di sostenerli alla fine si tiene il tetto con l'amianto o, nella peggiore delle ipotesi, fa quello che abbiamo letto sui giornali nei giorni scorsi per quanto riguarda il Poetto: usa qualsiasi luogo come discarica abusiva.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Signora Presidente, ormai è stato appurato che l'amianto è rigorosamente cancerogeno, purtroppo, e inoltre le malattie a esso correlate hanno periodi di latenza lunghissimi, che arrivano sino a trentacinque anni. L'amianto è un problema di salute pubblica visto e considerato che è stato molto usato in edilizia, nella costruzione di abitazioni, ma lo si può trovare anche nei guanti da forno, nei teli per le assi da stiro e addirittura negli asciugacapelli. Insomma, è un materiale davvero molto diffuso che costituisce non solo un problema di salute pubblica, ma anche un problema di carattere ambientale visto che, ancora oggi, anche negli ovili si trovano tetti in eternit. Se ne è fatto un uso veramente spaventoso sia da un punto di vista industriale che da un punto di vista militare, quindi la Sardegna è in una situazione di allarme piuttosto forte. Stiamo parlando di un problema che attiene alle malattie professionali e dirò due cose in generale per quanto riguarda il fatto che manca un'informazione seria tra i cittadini, manca una mappatura dei siti contenenti questo materiale, mi riferisco a opifici, officine e fabbriche.
I servizi comunali dal punto di vista dei necessari interventi non vivono assolutamente una situazione felice; manca anche il coinvolgimento di istituzioni come le ASL, che invece dovrebbero assolutamente interagire. Ma c'è un problema molto grosso che interessa la Regione, e cioè una disattenzione fortissima per quanto riguarda il riconoscimento dell'esposizione al rischio amianto dei nostri lavoratori, direi pure che questa è una delle pagine più dolorose non solo dell'industrializzazione forzata che c'è stata in Sardegna, ma anche della legislazione italiana, che discrimina i lavoratori sardi. E siccome poco si è parlato di questo aspetto, vorrei dire che, a mio avviso, la Sardegna necessita anzitutto di un osservatorio permanente per il monitoraggio della legislazione e della giurisprudenza in materia proprio di sicurezza del lavoro. Infatti, in Sardegna, nessuno ha mai vigilato sull'applicazione delle leggi italiane, nate per tutelare i lavoratori, come ad esempio i lavoratori esposti al rischio amianto. E' come se la salute dei sardi valesse molto meno rispetto a quella di un italiano medio. Quindi che in Sardegna le buone leggi italiane non vengano applicate, come nel resto del territorio, è un dato di fatto.
Come è stato già ricordato, nel 1992 è stata emanata la legge che proibisce l'importazione, l'estrazione e la lavorazione dell'asbesto. Tuttavia il 24 novembre 2003, quindi diversi anni dopo, è entrata in vigore la legge numero 326 che prevede dei benefici previdenziali per i lavoratori che sono stati esposti all'amianto. Si tratta sicuramente di una buona legge ed è un vero peccato che in Sardegna… Presidente, interrompo?
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Zuncheddu. Colleghi, prendete posto, per cortesia.
ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Credo che meriti attenzione il fatto che le buone leggi italiane non vengano applicate alla situazione sarda. A questo punto vorrei riferirmi anche a una piccola tabella contenente dati riferiti dall'INAIL per quanto concerne la richiesta fatta da lavoratori che sono stati esposti all'amianto di riconoscimento di tale esposizione. I dati dicono che in Piemonte è stato accolto il 24 per cento di tali richieste, mentre il 45 per cento è in esame; in Valle d'Aosta risulta accolto il 44 per cento delle richieste; in Lombardia il 23 per cento; in Liguria il 29 per cento. Per quanto riguarda la Sardegna, invece, la percentuale di richieste accolte crolla al 4 per cento. Solo il 4 per cento delle richieste dei lavoratori sardi è stato accolto. Resta in esame il 50 per cento, mentre il 46 per cento è stato respinto. Diciamo che questi dati INAIL vanno davvero, qui in Sardegna, in controtendenza rispetto al resto d'Italia.
Fra l'altro, in un articolo de L'unione sarda risalente al 2007, in cui si riferisce di una missione della Commissione lavoro del Parlamento europeo a Porto Torres, si dice: "Industria: sperano nello scivolo 183 operai del settore petrolchimico". Allora, il Governo italiano invia la Commissione di lavoro a Porto Torres per approfondire il tema dei lavori usuranti negli stabilimenti del petrolchimico, ma in quella occasione emerge proprio il problema riguardante gli operai sardi esposti all'amianto negli anni '60, '70 e '80, anni in cui quello della sicurezza era davvero l'ultimo dei problemi. La Commissione, di cui facevano parte diversi parlamentari sardi (anche questo dato è molto importante) prese atto che gli operai sardi non godevano degli stessi benefici di cui godevano i loro colleghi di Porto Marghera e di altri siti presenti in Italia e dichiarò testualmente "Oggi le aziende…"
Presidente, è difficile parlare in questa situazione, l'argomento non interessa a nessuno, il problema è proprio questo, per cui mi sento un'idiota a continuare a intervenire su questi temi! Intervenga, Presidente, glielo chiedo per gentilezza, per evitare anche ignobili e non nuove provocazioni.
La Commissione parlamentare dichiarò: "Oggi le aziende hanno mostrato sensibilità ambientale, ma noi cercheremo di riconoscere il diritto di quei lavoratori che negli anni '60 erano immersi in una realtà inaccettabile". E' un vero peccato che anche in quell'occasione, nel 2007, si presero in considerazione solamente i lavoratori degli anni '60. Questo significa che, al fine del godimento di uno scivolo pensionistico di due anni, la Commissione europea era davvero fuori tempo massimo perché, a distanza di ben quarantasette anni, i sopravvissuti all'asbestosi o al mesotelioma in ogni caso sarebbero stati in pensione già da un pezzo. Ai lavoratori che operarono negli anni '70 e '80 la Commissione, di cui facevano parte anche dei sardi, non fece assolutamente cenno, perciò chiedo che la Regione sarda abbia un forte risveglio su questi temi.
L'altra beffa che riguarda i controlli - il collega Locci è stato abbastanza preciso al riguardo - è che i nostri lavoratori, anche della zona di Sarroch, non vengono sottoposti ai test giusti, perché è inutile che si esamini la saliva prodotta nel cavo orale, dove non si trova un bel nulla, e non solo non si faccia una TAC, e quindi un'indagine più appropriata, ma non si esamini neppure l'espettorato, perché in questo caso, i colleghi mi insegnano, l'indagine si fa sull'espettorato ed eventualmente su un lavaggio bronchiale.
Siamo lontani anni luce, per cui chiedo una forte sensibilizzazione della Regione affinché intervenga in difesa non solo dell'ambiente e delle collettività, ma anche in difesa dei nostri lavoratori. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). E' indubbio, assessore De Francisci, che ci troviamo di fronte a una tremenda sottovalutazione del problema. I dati sono drammatici e non c'è la dovuta attenzione verso una strage continua in una Sardegna dove l'amianto è presente non solo negli stabilimenti industriali o nelle centrali termoelettriche, ma dappertutto. Lo dice uno che oggi, per una strana casualità, è impegnato nella sua abitazione, insieme ad alcuni suoi vicini, a rimuovere lastre di amianto poste a copertura di alcuni manufatti. Proprio stamattina una ditta specializzata sta intervenendo, quindi vi posso portare la testimonianza diretta di un cittadino che ha dovuto fare i conti con la normativa per poter attivare questi interventi di bonifica.
Assessore De Francisci, assessore Oppi, vi debbo dire che la normativa vigente è assolutamente farraginosa e non c'è alcun sostegno finanziario ai cittadini da parte della Regione, tramite le province, come previsto dalla legge numero 22, che pur essendo in teoria una buona legge è quasi totalmente disapplicata. I lavori di eliminazione delle coperture in eternit normalmente dovrebbero essere eseguiti a primavera inoltrata o in estate, visto che si tratta di scoperchiare abitazioni o manufatti di vario genere e chiaramente questo non può essere fatto in periodi piovosi, ovvero in autunno e in inverno. Ebbene, a oggi la Provincia di Cagliari, così come le altre province, non hanno ancora emanato i bandi per l'erogazione dei contributi.
Scusate un attimo, mi rivolgo a quel capannello sulla sinistra: la potete smettere, per cortesia? Dio santo, state dimostrando veramente quale disattenzione ci sia verso questo tema. La gente sta morendo per essere stata esposta all'amianto e non si sa cosa succederà nei prossimi cinque, dieci, quindici o vent'anni! Badate che per la sua gravità è una fortuna, lo dico tra virgolette, che il caso del Poetto sia in questi giorni all'attenzione dei mass media, perché così forse riusciamo a portare all'attenzione dell'opinione pubblica e degli enti interessati un problema grave, una mina che sta sotto i nostri piedi, perché centinaia di persone possono essere colpite da questo micidiale agente infettivo che è l'amianto. Quindi non sono d'accordo con chi ha detto che c'è consapevolezza dell'entità e della gravità della situazione; non c'è affatto, assessore De Francisci, questa consapevolezza.
Alcune cose le dovremmo fare subito, si è già parlato di modifica della legge numero 22, e noi presenteremo una proposta di legge per portare al 100 per cento il contributo per i costi relativi alla bonifica dall'amianto, anche perché il costo dell'intervento, in sé già gravoso, è sicuramente seguito da altri costi per le famiglie. Non parlo solo dei lavoratori ex esposti all'amianto, su cui la mozione dice alcune cose importanti e a favore dei quali bisogna intervenire, ma parlo soprattutto dei lavoratori attualmente esposti. Il problema degli ex esposti è drammatico, ma il problema ancora più grave, a mio avviso, è quello di coloro che sono tuttora esposti e senza una vera campagna di rimozione dell'amianto dalle città, dai paesi e dalle campagne, questo problema non verrà mai risolto. Continueremo a vedere le periferie dei nostri paesi e città invase, come il Poetto, da pezzi di amianto, magari derivanti dalla demolizione abusiva di qualche capannone, di qualche casa, di qualche stalla o di qualsiasi altro manufatto coperto con l'amianto.
Noi abbiamo la necessità di attivare alcune modifiche. Non capisco, per esempio, perché se sostituisco le finestre della mia abitazione ho diritto al 55 per cento di detrazione fiscale per il contenimento energetico, e in altri casi no. Noi proporremo che questa misura di detrazione fiscale possa essere concessa anche per eliminare questo pericolo incombente sulla nostra salute. Lo dice uno che ha avuto un amico e un'amica carissimi deceduti a causa del mesotelioma, e che forse per questa ragione ha il terrore di vedere ancora la nostra vita, le nostre attività circondate da tonnellate di amianto.
Ecco perché vorrei con questo mio intervento far sì che vi sia maggiore consapevolezza dell'entità del problema, che è veramente serissimo. Ci sono meritorie associazioni sia nazionali che regionali che si impegnano su questo fronte perché sono state commesse delle iniquità terribili, vi sono stati silenzi e omissioni, molti hanno girato la faccia da un'altra parte quando già dagli anni '60 gli studi dicevano che l'amianto era molto dannoso, fino ad arrivare a dire che è un prodotto cancerogeno per l'uomo. Però c'è stata su questo una sottovalutazione e fino agli anni '90 si è continuato a coprire i manufatti edili con l'amianto. Adesso noi dobbiamo fare i conti con questa bomba a orologeria che è presente nei nostri centri abitati.
Ecco perché la mozione prevede alcune iniziative che devono essere immediatamente avviate. Penso però, assessore De Francisci, che la Regione debba concretamente istituire subito un tavolo di confronto con le province, a cui è delegata l'applicazione della legge numero 22, soprattutto per affinare i meccanismi per tenere maggiormente sotto controllo questo aspetto non solo in termini di sostegno finanziario a chi vuole eliminare le coperture e i tetti in amianto, ma anche e soprattutto per attivare una campagna di sensibilizzazione al problema che porti in prospettiva all'obiettivo di eliminare totalmente questo dannoso elemento presente nella nostra vita. Penso che la Regione e alle altre istituzioni pubbliche debbano incentivare un'iniziativa nei confronti di un problema che, a nostro avviso, è serissimo e non può continuare a essere sottovalutato.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
DE FRANCISCI (P.d.L.), Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Onorevole Salis, credo che non ci sia alcuna sottovalutazione del problema e della gravità della situazione. Lei faceva riferimento a quaranta o cinquant'anni fa, quando probabilmente non si conoscevano ancora i rischi dell'amianto. Oggi che tali rischi si conoscono nella loro ampiezza e gravità, per la drammaticità dei numeri che i colleghi che mi hanno preceduto hanno esposto, è difficile non procedere con gli strumenti che abbiamo.
Permettetemi di ringraziare l'onorevole Barracciu per aver presentato questa mozione completa e assolutamente ben documentata. Condivido certamente la necessità e l'urgenza di lavorare in questa direzione e di evitare, come ho detto, le sottovalutazioni. Questo è un tema di salute pubblica, sul quale bisogna essere assolutamente uniti. Io risponderò naturalmente per la parte che riguarda la sanità, poi lascerò la parola all'onorevole Oppi, perché la legge numero 22 del 2005 dà responsabilità in questa materia a entrambi gli Assessorati.
Per quanto riguarda i commi 1, 2 e 3 dell'articolo 9 della legge numero 22, che sono di competenza della sanità, vorrei chiarire alcuni concetti perché, come dicevo, la mozione, onorevole Barracciu, è assolutamente completa, però alcune considerazioni su quanto sta già facendo l'Assessorato della sanità insieme all'Assessorato dell'ambiente forse è bene farle per sgombrare il campo dagli equivoci, anche in riferimento ad alcune considerazioni fatte dall'onorevole Zuncheddu, per esempio sul fatto che le ASL non stiano intervenendo. Ogni ASL è dotata dello Spresal, come lei sa bene, onorevole Zuncheddu. Gli Spresal hanno proprio questa responsabilità e competenza, e stanno lavorando, glielo posso garantire.
E' stato istituito, con deliberazione della Giunta regionale del 16 novembre 2006, il Centro operativo regionale (COR) presso l'Osservatorio epidemiologico che fa capo al sistema informativo dell'Assessorato della sanità. L'attività del COR Sardegna è ufficialmente iniziata nel 2007 (di fatto due anni dopo l'approvazione della legge numero 22 che, come ricordavate, è del 2005), è a tutt'oggi in corso e ha consentito, nel 2010, la pubblicazione per la prima volta del rapporto nazionale dei mesoteliomi, con i dati relativi alla Sardegna. Attualmente sono in elaborazione presso l'ex Ispesl, l'attuale INAIL, i dati nazionali di cui al periodo 2005-2009, compresi quelli trasmessi dal COR Sardegna. I numeri li ricordava durante l'illustrazione della mozione l'onorevole Barracciu; a noi risulta che si registrino numeri inferiori rispetto a quelli da lei citati, ma comunque preoccupanti; si registrano infatti dai 14 ai 18 casi di mesotelioma all'anno. E' un dato che ci deve far riflettere proprio sulla gravità della situazione.
Abbiamo impegnato, con appositi provvedimenti del Servizio prevenzione dell'Assessorato, a favore delle otto ASL della Sardegna le somme stanziate annualmente nel bilancio regionale necessarie per sottoporre gli ex esposti all'amianto residenti nella regione ai controlli sanitari in forma assolutamente gratuita. Con una delibera dell'ottobre del 2011 è stata impegnata, per la parte del 2011, la somma di 500 mila euro già erogata. Abbiamo individuato nella tabella A, costituente parte integrante e sostanziale del decreto assessoriale numero 25 del novembre 2006, di cui ho parlato prima, i settori di attività economica con possibile presenza di amianto in cui ricadono le categorie di ex esposti che nel corso della loro attività lavorativa possono essere entrati in contatto con l'amianto. Il Servizio prevenzione dell'Assessorato, al fine di rendere omogenea a livello regionale l'azione dei competenti servizi delle ASL - lo preciso perché qualcuno faceva la considerazione che probabilmente si procede senza una linea di indirizzo, senza una linea unica -, ha fornito alle ASL indicazioni operative, onorevole Zuncheddu, per l'attivazione della sorveglianza sanitaria e la predisposizione della modulistica necessaria per gestire le attività.
Con successive deliberazioni della Giunta nel giugno del 2008, su proposta dell'Assessore della difesa dell'ambiente, di concerto con l'Assessore della sanità, sono state approvate le direttive regionali per la protezione, decontaminazione e smaltimento e bonifica dell'ambiente ai fini della difesa da pericoli, appunto, derivanti da amianto. Rendendosi urgente e indifferibile dare concreta attuazione alla sorveglianza sanitaria degli ex esposti all'amianto, il Servizio prevenzione dell'Assessorato, nelle more della costituzione delle attività del gruppo di lavoro di cui sopra, ha coinvolto le ASL, attraverso gli Spresal, con un protocollo operativo. Con delibera del 2010 è stato stabilito che, in applicazione del disposto dell'articolo 9, comma 2, della legge numero 22 del 2005 le prestazioni sanitarie per la sorveglianza sanitaria degli ex esposti all'amianto elencati nel suddetto protocollo operativo devono rientrare nei livelli essenziali di assistenza aggiuntivi e vengono erogate, in esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria, con oneri a carico dell'Amministrazione regionale.
Con medesima deliberazione è stato individuato un codice di esenzione (prima era il codice D06, successivamente è stato individuato il codice D99) per le prestazioni sanitarie, con l'unico limite che tale codice dovesse essere utilizzato solo dai medici dei Servizi prevenzione sicurezza ambienti di lavoro, appunto gli Spresal, dai medici specialisti delle strutture ospedaliere e ambulatoriali delle ASL della Sardegna, nonché dai medici ospedalieri dell'Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari e delle Aziende ospedaliere universitarie di Cagliari e di Sassari.
Dal monitoraggio effettuato dal servizio prevenzioni risulta che tutte le otto ASL della Sardegna stanno applicando il protocollo operativo in argomento e che al 31 dicembre 2011, a fronte di 502 richieste pervenute, 389 soggetti sono risultati iscritti nell'apposito registro degli ex esposti e quindi avviati alla sorveglianza sanitaria. Nel mese scorso la Regione Sardegna ha comunicato l'adesione al progetto interregionale del CCM "Sperimentazione e validazione di un protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti ad amianto", un progetto sperimentale da realizzare insieme a Regioni come la Lombardia e il Veneto.
In particolare, riguardo a una considerazione fatta, onorevole Barracciu, nel punto 3) della mozione, quando lei richiama il fatto che la gran parte dei lavoratori che hanno subito gli effetti dell'esposizione all'amianto non conosce l'esistenza del beneficio della sorveglianza sanitaria, e quindi si richiama l'Assessorato della sanità a una capillare informazione, la realizzazione di una campagna di informazione permanente, finalizzata alla sensibilizzazione dei cittadini relativamente al programma amianto, a cui lei fa riferimento, e richiamato nella legge numero 22 del 2005, in realtà è riferita al piano di protezione, decontaminazione, smaltimento e bonifica. Tuttavia, nel sito ufficiale della Regione, e precisamente nel sito tematico "Sardegna salute", nella sezione "Come fare per", è stata riportata la procedura per richiedere la sorveglianza sanitaria da parte degli ex esposti all'amianto. Anche varie ASL hanno inserito nei propri siti la procedura per richiedere l'iscrizione nel registro degli ex esposti, e hanno realizzato una specifica campagna informativa proprio attraverso gli Spresal. Quindi anche dal punto di vista della comunicazione e sensibilizzazione e soprattutto dell'informazione verso i soggetti maggiormente esposti si sta intervenendo.
Entrando nello specifico dei punti richiamati nel dispositivo della mozione, naturalmente condivido quanto scritto sulla necessità di aprire una vertenza con il Governo nazionale e di attivare immediatamente un tavolo tecnico perché il problema venga spostato con forza dalla Regione Sardegna al livello nazionale, così come condivido l'esigenza, l'urgenza e la necessità che vengano sensibilizzati e coinvolti in maniera assolutamente trasversale tutti i nostri colleghi parlamentari, perché anche loro, alcuni tra l'altro firmatari di importanti provvedimenti di legge, si facciano carico di fare pressione perché le varie proposte di legge arrivino il prima possibile all'attenzione delle due Camere.
A proposito della richiesta di cui al punto 3), quella di istituire un tavolo di lavoro permanente tecnico-politico, lei diceva, onorevole Barracciu, se non è possibile istituire un tavolo tecnico-politico, tra l'altro perché la legge numero 22 del 2005 non lo prevede, almeno facciamo quello che la legge prevede, cioè la conferenza regionale annuale sullo stato di attuazione della medesima legge. A questo proposito, i tecnici dell'Assessorato della sanità ieri si sono incontrati con i tecnici dell'Assessorato dell'ambiente. Anche in questo caso, è inutile nasconderselo, c'è un problema di fondi legati ancora una volta al patto di stabilità, ma certamente, vista l'urgenza, si dovrà trovare il modo di reperire risorse che, a quanto avete detto voi, sono assolutamente ingenti. Ecco perché occorre coinvolgere il Governo nazionale; è cioè evidente che la Regione Sardegna da sola non riesce a far fronte al problema per una questione di fondi. Comunque è stato istituito un tavolo interassessoriale al quale stanno lavorando l'Assessorato della sanità e quello dell'ambiente.
Relativamente al discorso sulla sorveglianza attiva, a cui si faceva riferimento, l'onorevole Barracciu ha citato la parte che riguarda la sorveglianza attiva avviata dalla ASL di Oristano, che prevede la chiamata per sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti all'amianto dipendenti della Sardit e della Cem.a Sarda, a cui ha fatto riferimento anche l'onorevole Daniele Cocco. Nonostante tutto, nonostante la gravità della situazione e nonostante il tema sia particolarmente sentito e le persone coinvolte siano numerose, c'è stato un basso tasso di rispondenza, e questo è un dato sul quale certamente bisogna che ci interroghiamo. Evidentemente bisogna capire per quale ragione, nonostante la sorveglianza attiva sia stata comunque in via sperimentale avviata da una delle otto ASL, c'è stata scarsa rispondenza.
Per quanto riguarda invece l'aspetto della mappatura, stiamo intervenendo con il censimento-mappatura degli edifici pubblici aperti al pubblico, degli impianti industriali attivi e dismessi e degli edifici privati, civili, agricoli o siti con presenza di amianto per causa antropica.
La Regione sarda, dunque, onorevole Salis, onorevoli colleghi firmatari della mozione, non sta a guardare immobile di fronte a un'emergenza come questa. Credo comunque che si possa sempre fare di più e quindi innanzitutto confrontarci con l'Assessore dell'ambiente, a cui lascio immediatamente la parola, e anche provare tutti insieme a farci forza nei confronti del Governo per chiedere un'attenzione particolare, visto che è un problema che non riguarda solo la Sardegna.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della difesa dell'ambiente.
OPPI (U.D.C.-FLI), Assessore della difesa dell'ambiente. Voglio fare solo alcune precisazioni. La funzione dell'Assessorato dell'ambiente è quella di ente erogatore, allora un po' di responsabilità ce l'abbiamo tutti. Rispondo prima all'onorevole Salis. Spiego cosa succede: negli ultimi anni abbiamo avuto a disposizione circa 40 milioni di fondi regionali e 6 milioni di fondi POR per il 2010. La difficoltà sussiste quando la provincia non spende i soldi di cui dispone; molte volte trova difficoltà dopo aver emanato il bando, perché? Perché al privato viene dato un contributo del 60 per cento, al pubblico del 100 per cento. Quindi avete visto che alcune delibere, l'anno scorso e quest'anno, per esempio per quanto riguarda i consorzi di bonifica, le ASL, eccetera, hanno previsto un contributo del 100 per cento trattandosi di soggetti pubblici. E' chiaro che un privato che, per esempio, deve rimuovere un tetto in eternit ha difficoltà, perché gli viene concesso un contributo pari al 60 per cento del costo che deve sostenere per lo smaltimento, ma lui deve accollarsi anche le spese di ristrutturazione del tetto. La maggior parte dei privati non è disponibile a fare questo.
A questo riguardo, devo dire che la norma va modificata. La mia lamentela è questa: normalmente avevamo da 4 a 8 milioni di euro all'anno da trasferire alle province, quest'anno purtroppo la cifra si è ridotta a 2 milioni di euro. E' chiaro che le difficoltà ci sono e avevamo anche qualche perplessità stante la situazione delle province. Questo lo dico perché se noi modifichiamo la legge e stanziamo più risorse probabilmente riusciamo a incidere di più, a essere più operativi e quindi a risolvere tanti problemi.
Cito un ultimo esempio, che è quello del Poetto di Cagliari. Al riguardo noi abbiamo fatto un incontro, qualche giorno fa, con l'ARPAS, la ASL, il Sindaco di Cagliari e i tecnici durante il quale abbiamo potuto appurare che qualche anomalia di fatto c'è. Comunque vi posso già dare la notizia che è stato predisposto il piano di rimozione, che viene approvato dalla ASL, e lunedì inizieranno i lavori, ovviamente cercando di evitare che il Poetto sia in un degrado totale e il cittadino non vi si possa recare. Procederemo per stadi. Devo dire al riguardo - è una valutazione personale, ma non sono il solo a pensarla così - che è strano che in alcuni punti particolari ci siano dei blocchi non di amianto, ma di cemento con amianto (ce n'è uno piuttosto grosso in ciascuna delle tre strutture operative, cioè uno al Lido, uno alla Bussola e uno da un'altra parte) e invece non ci sia amianto nel resto della spiaggia. E' chiaro che questo lavoro sarà fatto in tempi brevi e quindi consentirà di risolvere il problema. Qualcuno dice che questo fatto potrebbe essere frutto del vecchio ripascimento - se ne inventano di ogni genere! -, comunque il Comune di Cagliari lunedì dovrebbe iniziare i lavori per la rimozione immediata dell'amianto presente al Poetto.
La valutazione che voglio fare, riferendomi a una provincia che conosco più delle altre, è questa: su 610 mila euro di fondi POR questa provincia ha un residuo di 500 mila euro, che non riesce a spendere. Anche quaranta milioni di euro in un paio di anni sono ben poca cosa a fronte di questo problema, però un minimo di responsabilità ce l'abbiamo anche noi se quest'anno abbiamo stanziato soltanto 2 milioni di euro. Con questa somma le province non sono in condizioni di dare ai privati nessun tipo di garanzia. Per quanto riguarda il pubblico la situazione è diversa, perché essendo previsto un contributo del 100 per cento, molte strutture pubbliche hanno potuto fare gli interventi necessari.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). A seguito delle dichiarazioni sia dell'Assessore della sanità che dell'Assessore dell'ambiente, ringraziando entrambi per l'attenzione e anche il dettaglio delle risposte che hanno dato, devo dire che la mozione serviva a riportare questo tema nell'agenda politica del Consiglio regionale e a sollecitare alcune azioni che, come ha ammesso l'Assessore della sanità, devono essere ancora fatte, devono essere anche implementate. Insomma, bisogna dare seguito alle azioni con più forza e anche con più fondi, come diceva l'Assessore dell'ambiente. Dicevo che la mozione serviva a riportare la questione in Consiglio regionale e ad accendere i riflettori su questo problema, soprattutto in presenza delle previsioni che si fanno per il periodo 2015-2020, quando ci troveremo a dover affrontare l'esplosione del caso amianto proprio in termini di incidenza di alcune malattie. Non possiamo certamente farci trovare impreparati e dobbiamo prevenire tutto quello che si può prevenire, quindi occorre investire i fondi pubblici necessari per compiere questo lavoro importante, sapendo che l'incidenza di determinate malattie che ci sarà e i problemi che verranno graveranno naturalmente sul sistema sanitario pubblico. Dal punto di vista economico quindi sono soltanto problemi rimandati, per cui tutto quello che noi possiamo fare adesso, anche in termini di spesa pubblica, dobbiamo farlo, per quanto questo sia un tema che non può essere relativizzato alla disponibilità economica. Dal punto di vista dell'incidenza economica è soltanto, ripeto, una questione rimandata alla quale possiamo prepararci da oggi per cercare di ridurne gli effetti con le azioni che possiamo adesso porre in essere.
Prendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore della sanità, anche se sotto questo aspetto c'è una discordanza di vedute rispetto alle associazioni che abbiamo sentito. Devo anche ammettere che la mozione ha centrato molto, assessore Oppi, la questione dal punto di vista sanitario. Ovviamente c'è anche una questione che riguarda l'ambiente e che è gestita dall'Assessorato dell'ambiente, a cui bisogna dare sostegno da qui in termini finanziari. Abbiamo incentrato molto la mozione sugli aspetti sanitari, perché, tra l'altro, questi sono gli aspetti che hanno maggiormente sollecitato in Commissione le associazioni. Ci sono diverse vedute sotto questo aspetto e siccome ci sono discrepanze fra alcune cose che lei ha detto, di cui prendo atto, e molte cose che sono state dette dalle associazioni, a maggior ragione serve che venga istituito un tavolo tecnico-politico perché tutti gli attori possano parlare e ci sia una maggiore condivisione delle cose che si stanno facendo e di quelle che si intendono fare, sia sotto l'aspetto ambientale che sotto l'aspetto sanitario, proprio perché da parte dell'opposizione, in questo caso, ma anche da parte di tutte le associazioni che sono state sentite non c'è la volontà di strumentalizzare politicamente niente. Non c'è nel loro approccio e nelle loro recriminazioni nessuna demonizzazione politica della questione, ma soltanto il desiderio di essere ascoltate, di avere risposte e di essere coinvolte nelle decisioni che si prendono.
Siccome l'importanza di tutto questo è stata un po' sottovalutata, credo che vada recuperata e che il Consiglio regionale non possa che accedere, in questo momento, così com'è successo in Commissione, a una determinazione unanime. D'altronde noi che abbiamo presentato la mozione siamo disponibili a predisporre un ordine del giorno in cui vengano indicate le cose più urgenti da fare che sono state richiamate stamattina, prendendo atto delle comunicazioni dell'Assessore della sanità e dell'Assessore dell'ambiente di ciò che è stato già avviato, proprio perché occorre agire con più determinazione e presto, dando risposte a tutte le persone che vivono già il problema di essere stati esposti all'amianto e ne subiscono gli effetti e a tutti quelli che continuano a essere esposti, magari senza saperlo. Dobbiamo quindi intervenire perché tutto questo finisca. Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
La seduta è sospesa per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 14 e 20, viene ripresa alle ore 14 e 40.)
PRESIDENTE. Invito i consiglieri Segretari al banco della Presidenza.
Comunico che la mozione numero 179 è stata ritirata ed è stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Barracciu - Lai - Pittalis - Diana Giampaolo - Uras - Steri - Salis - Dedoni - Sanna Giacomo - Diana Mario sull'emergenza amianto.
IL CONSIGLIO REGIONALEa conclusione della discussione della mozione n. 179 sull'emergenza sanitaria e sociale causata dell'amianto;
PRESO ATTO delle azioni già intraprese dalla Giunta regionale così come comunicate dalla stessa,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) ad intervenire con urgenza presso il Governo affinché vengano modificati gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e affinché vengano ricompresi tutti i siti sardi in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto, ad oggi esclusi o parzialmente inclusi; per calmierare e controllare i prezzi di bonifica dell'amianto; rivendicare con forza presso il Governo ingenti risorse finanziarie per far fronte al problema amianto essendo la Sardegna la Regione più assoggettata alle servitù militari;
2) a sollecitare il rapido esame in Parlamento con successiva approvazione dei disegni di legge n. AS 2141 del 28 aprile 2010 e n. AS 3274 [PS2] del 26 aprile 2012 concernenti i "Benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, malati o deceduti a causa dell'amianto";
3) ad istituire un tavolo di lavoro permanente tecnico-politico che pervenga all'elaborazione e promozione di protocolli d'intesa tra tutti i soggetti coinvolti al fine di:
a) individuare tutti i siti sardi in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto;
b) dare piena attuazione alla legge regionale n. 22 del 2005;
c) elaborare le linee guida per la sorveglianza sanitaria univoca;
d) creare short-list dei bonificatori cat. 10a e 10b, trasportatori cat. 5 e gestori delle discariche che aderiscono al protocollo di intesa;
e) calmierare e controllare i prezzi di bonifica dell'amianto, individuando un preciso prezziario regionale adeguato agli interventi di bonifica, di trasporto e dei costi di smaltimento in discarica e di inertizzazione dell'amianto, stabilendo altresì gli ambiti di conferimento;
f) avviare progetti pilota di micro-raccolta, definizione delle strategie e organizzazione degli interventi e dei depositi temporanei e di stoccaggio;
g) avviare progetti di info-formazione e sensibilizzazione rivolti al comparto sanitario;
h) creare la rete di saperi, di competenze e sensibilità;
i) avviare il censimento e la georeferenziazione dei siti e dei materiali contenenti amianto e de "Le Vie dell'Amianto";
j) elaborare i piani di lavoro semplificati e standardizzati (per le piccole bonifiche);
k) organizzare la Conferenza regionale amianto e partecipare attivamente alla organizzazione della seconda Conferenza nazionale amianto;
4) garantire un'informazione costante e diffusa indirizzata a cittadini, lavoratori, tecnici comunali, imprese, in sintonia con lo Sportello informa-attivo unico amianto, con gli uffici ambiente provinciali e comunali e con l'INAIL;
5) attivare la ricerca attiva degli ex esposti all'amianto utilizzando le banche dati tenute da INAIL, da INPS, dall'ispettorato del lavoro e dal Servizio prevenzione e sicurezza lavoro (Spresal) al fine di informarli dell'esistenza della possibilità di accedere a sorveglianza sanitaria gratuita, includendo anche chi ha fatto la richiesta per ottenere dei benefici previdenziali e garantendo possibilità di accesso ad eventuali richieste provenienti da lavoratori con esposizioni ora non note, e/o valutate a cura delle ASL utilizzando le banche dati dei piani di lavoro autorizzati e/o i dati presenti in letteratura del Registro nazionale mesoteliomi;
6) ad intervenire presso gli organi competenti affinché sia consentito ai lavoratori ex esposti all'amianto che, a causa della mancata informazione, non hanno presentato domanda per accedere ai benefici previdenziali ai sensi del punto 1) e ad intervenire con urgenza presso il Governo affinché siano modificati gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e affinché siano ricompresi tutti i siti sardi in cui i lavoratori sono stati esposti all'amianto, ad oggi esclusi o parzialmente inclusi;
7) a sollecitare le amministrazioni provinciali ad esperire rapidamente le pratiche di rimborsi a favore dei cittadini che attivano bonifiche dell'amianto;
8) a intervenire presso gli organi competenti affinché sia consentito ai lavoratori ex esposti all'amianto che a causa della mancata informazione non hanno presentato domanda per accedere ai benefici previdenziali ai sensi del decreto 27 ottobre 2004 di poter presentare fuori termine le necessarie domande;
9) a provvedere adeguati sistemi di sorveglianza sanitaria favore dei familiari degli ex esposti;
10) ad aggiornare i protocolli diagnostico-terapeutici utilizzando, nell'esame clinico dei lavoratori ex esposti, apparecchiature di ultima generazione con cadenza triennale. (1).)
PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Sardegna (333) e approvazione di ordine del giorno
PRESIDENTE. Comunico che la mozione numero 182 è stata ritirata ed è stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Diana Giampaolo - Pittalis - Uras - Steri - Salis - Dedoni - Sanna Giacomo - Diana Mario sull'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavori dei lavoratori dell'Ente foreste della Sardegna.
IL CONSIGLIO REGIONALEa conclusione della discussione della mozione n. 182
impegna la Giunta regionale
1) a verificare la possibilità di non procedere al recupero delle somme erogate a titolo di applicazione del CCNL dei dipendenti dell'Ente foreste;
2) a predisporre un disegno di legge di modifica della legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 modificata con la legge regionale 9 agosto 2002, n. 12 (Modifiche alla legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 (Istituzione dell'Ente Foreste della Sardegna, soppressione dell'Azienda Foreste Demaniali della Regione sarda e norme sulla programmazione degli interventi regionali in materia di forestazione), ove ai dipendenti forestali debba essere applicata la normativa del pubblico impiego prevista dalla legge regionale 13 novembre 1998 n. 31 (Disciplina del personale regionale e dell'organizzazione degli uffici della Regione);
3) ad attuare il programma di stabilizzazione dei precari dell'Ente foreste secondo il dispositivo dell'articolo 15, comma 26, della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (legge finanziaria 2007), intervenendo, qualora sia necessario, legislativamente. (1).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, chiedo che venga cancellato il primo punto dell'ordine del giorno, cioè la parte relativa alla verifica della possibilità di non procedere al recupero delle somme erogate.
PRESIDENTE. L'Aula è d'accordo? Scusate, colleghi, chiedo un attimo di attenzione, altrimenti poi ci si lamenta che si procede troppo velocemente.
E' stata fatta una proposta di emendamento orale per eliminare il punto 1) dell'ordine del giorno. Se non ci sono opposizioni, la proposta è accolta.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 66
votanti 65
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 65
(Il Consiglio approva).
I lavori odierni del Consiglio si concludono qui. Le Commissioni sono convocate per questo pomeriggio, secondo il turno stabilito. Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.
La seduta è tolta alle ore 14 e 44.