Seduta n.56 del 03/12/2014
LVI SEDUTA
Mercoledì 3 dicembre 2014
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 26.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 19 novembre 2014 (53), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Augusto Cherchi, Marcello Orrù, Valter Piscedda e Giovanni Tatti hanno chiesto congedo per la seduta del 3 dicembre 2014.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che in data 27 novembre 2014 è pervenuta a questa Presidenza una petizione: "Sul ripristino dei servizi territoriali della Asl 8".
Ricordo che, a norma dell'articolo 103 del Regolamento interno, il fascicolo relativo a detta petizione è a disposizione dei consiglieri presso la sesta Commissione.
Annunzio di presentazione di disegni di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:
"Disposizioni urgenti per l'eradicazione della peste suina africana ". (149)
(Pervenuto il 1° dicembre 2014 e assegnato alla sesta Commissione.)
"Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale e locale ". (150)
(Pervenuto il 1° dicembre 2014 e assegnato alla quarta Commissione.)
"Piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore della Carbosulcis S.p.a. - Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull'aiuto di Stato n. SA. 20867 (ex 2012/NN)". (154)
(Pervenuto il 3 dicembre 2014 e assegnato alla quinta Commissione.)
"Intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100 per cento della Regione Autonoma della Sardegna". (155)
(Pervenuto il 3 dicembre 2014 e assegnato alla terza Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Arbau - Azara - Ledda - Perra: " Disposizioni per favorire l'accesso dei giovani al settore primario ". (147)
(Pervenuta il 27 novembre 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)
Dedoni - Cossa - Crisponi: " Disposizioni transitorie in materia di procedimento amministrativo ". (148)
(Pervenuta il 27 novembre 2014 e assegnata alla prima Commissione.)
Moriconi - Cozzolino - Collu - Comandini - Deriu - Forma - Meloni - Giuseppino Pinna - Piscedda - Antonio Solinas - Ruggeri - Tendas - Lotto: "Modifiche all'articolo 2 della legge regionale 24 ottobre 2014, n. 19 (Assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016)". (151)
(Pervenuta il 2 dicembre 2014 e assegnata alla quarta Commissione.)
Tocco - Pittalis - Zedda Alessandra - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasoli No - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tunis: "Norme urgenti in materia di promozione e di diffusione sul territorio regionale delle attività di agricoltura sociale rivolte a facilitare e supportare la costituzione, l'avvio e la stabilizzazione economica e finanziaria delle fattorie didattiche e delle fattorie sociali". (152)
(Pervenuta il 2 dicembre 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)
Dedoni - Cossa - Crisponi: "Modifiche alla legge regionale 2 agosto 2013, n. 20 (Norme urgenti per l'attuazione ed il funzionamento delle zone franche istituite nella Regione autonoma della Sardegna)". (153)
(Pervenuta il 2 dicembre 2014 e assegnata alla terza Commissione.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Mozione Solinas Antonio - Cocco Pietro - Cocco Daniele Secondo - Arbau - Usula - Azara - Agus - Busia - Cherchi Augusto - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Tendas - Unali - Zedda Paolo Flavio sulla revisione delle esenzioni IMU sui terreni agricoli, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (95)
"Mozione Pittalis - Dedoni - Rubiu - Solinas Christian - Fenu - Cherchi Oscar - Cappellacci - Peru - Zedda Alessandra - Tocco - Cossa - Crisponi - Randazzo - Fasolino - Tunis - Tedde - Locci - Carta - Truzzu - Orrù sull'esenzione IMU per i comuni sotto i 600 metri sul livello del mare". (96)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, al primo punto, la discussione, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento, del disegno di legge numero 155.
Dichiaro aperta la discussione generale.
E' iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Sardegna). Presidente, non è facile parlare di questo argomento anche perché conosciamo tutti abbastanza bene la vicenda che riguarda Igea, abbiamo notizia delle donne che sono chiuse in miniera, quindi indubbiamente c'è un aspetto emotivo che va preso in considerazione. C'è una situazione che si protrae da tempo, in cui i lavoratori e le lavoratrici di questa società pagano indubbiamente le responsabilità della politica in senso lato. Sia della politica come indirizzo, sia della politica come gestione.
Io ho già avuto modo di esaminare la proposta presentata dalla Giunta e penso che, come già è successo altre volte, stiamo vendendo un'illusione a questi lavoratori e a queste lavoratrici Perché, ancora una volta, credo che non risolveremo il problema che si protrae da lungo tempo e che non vuole essere probabilmente affrontato col coraggio che servirebbe.
Nei confronti di queste persone c'è la piena solidarietà, però non penso che questo progetto di legge, così come è stato presentato, possa riuscire a risolvere il problema, probabilmente sarò l'unico consigliere oggi che lo dirà in quest'Aula, però mi lascia molti dubbi. Il primo dubbio riguarda l'istituzione di un fondo di rotazione, per venire incontro ai dipendenti delle partecipate che dovessero rimanere senza stipendio, è il caso alla nostra attenzione in questi giorni dell'Igea, perchè laddove c'è un fondo di rotazione solitamente c'è un soggetto che anticipa i soldi e un soggetto che poi li restituisce. In questo caso non è chiaro chi li debba restituire.
Mi si dirà che, come è scritto nel testo di legge, in qualche modo si farà richiamo a una delibera della Giunta regionale che indicherà chi dovrà restituire questi denari. Io provo a immaginare che probabilmente sarà chiamata a restituirli la società stessa, cioè Igea. Ma possiamo pensare che una società come Igea S.p.a., che non riesce oggi a erogare gli stipendi possa, domani, trovarsi nelle condizioni di restituire i soldi alla SFIRS? E questo è il primo dubbio.
Il secondo ragionamento che intendo fare è legato al fatto che il nodo non si scioglie, come ho detto prima, perché non si è voluto affrontare; forse la strada da seguire sarebbe stata quella maestra di attivare l'Agenzia delle bonifiche, di capire che cosa c'era nella legge istitutiva dell'ARBAM che non funzionava, eventualmente modificarla, e probabilmente oggi non ci troveremmo davanti a questo pannicello caldo che, ripeto, penso sia un'illusione e non una risoluzione.
L'altro aspetto che vorrei evidenziare, che credo metterà dei problemi non di poco conto, è legato al fatto che questo fondo istituito presso la SFIRS si configura, a tutti gli effetti, come un potenziale aiuto di Stato. Allora la domanda che io vorrei porre, anche agli Uffici, a tutti, è se questo provvedimento sia stato notificato o debba essere notificato alla Commissione europea e se non sia una sorta di aiuto al funzionamento dell'ente, che configura tutte quelle difficoltà che abbiamo già visto e per le quali siamo stati già sanzionati dalla Unione europea.
Giusto per fare un esempio, che è ben conosciuto, ricordo i consorzi industriali e la serie di provvedimenti da cui sono stati interessati che non hanno comunque risolto la situazione che è ancora nel limbo.
(Brusio in Aula)
Io continuo a parlare: chi vuole ascoltare ascolta chi non vuole ascoltare avrà di meglio da fare. Non è una situazione molto differente e per tutti questi motivi, benché capisca perfettamente qual è lo spirito del provvedimento, io sinceramente mi trovo in difficoltà. Ora, possiamo discutere delle responsabilità che ci sono state, che ci sono ancora relativamente alla situazione, non dico di tutte le partecipate perché il titolo del provvedimento parla di società partecipate al 100 per cento della Regione, ma è chiaro che stiamo parlando di IGEA, però penso che tutto quello che nel corso di questi mesi è stato fatto su IGEA da chi oggi governa la Regione non abbia assolutamente aiutato a risolvere il problema ma, anzi, ci stia portando in una sorta di vicolo cieco che poi potrà creare non pochi problemi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Presidente, la questione IGEA ovviamente ci richiama al più grande tema delle bonifiche del Sulcis e delle aree minerarie dismesse in tutta la Sardegna. Come sappiamo la società in house ha in corso una convenzione con la Regione a cui fino a oggi non è stato possibile assolvere, cioè quella di mettere in opera le attività di bonifica, è in corso anche una procedura concorsuale davanti al tribunale quindi siamo davanti a una società ovviamente decotta, con grandissime difficoltà finanziarie e gestionali e siamo qui a provare a mettere una toppa per tentare di pagare gli stipendi arretrati dei lavoratori.
Lo stiamo facendo ovviamente in un clima di grandissima emergenza, anche di coinvolgimento emotivo davanti ai lavoratori che occupano i pozzi e abbiamo visto in quali condizioni attraverso i mezzi di comunicazione. Questa, comunque, non diventi l'occasione delle recriminazioni o delle critiche rispetto alle gestioni passate ma, semmai sia l'opportunità non solo per rilanciare questa società in house ma anche per tentare di mettere finalmente la parola fine a tutte le pastoie burocratiche che ci sono tra un progetto di bonifica e l'apertura effettiva dei cantieri.
Non possiamo più aspettare, nel Sulcis ci sono delle situazioni veramente emblematiche che il presidente Pigliaru conosce benissimo perché ha avuto modo di studiarle da vicino, situazioni che necessitano adesso di risposte in tempi più veloci. Non possiamo ovviamente soffermarci solamente su questa emergenza ma finalmente, in maniera più organica, possiamo tentare di affrontare il problema. Siamo tutti d'accordo e coscienti del fatto che si debba normalizzare questa situazione ma oggi, molto responsabilmente, siamo in quest'Aula per dare un voto favorevole a questo disegno di legge che serve esclusivamente a pagare gli stipendi a questi lavoratori.
Quindi è con questo spirito che accogliamo questo testo di legge e con altrettanto spirito, con lo sguardo in avanti, ci aspettiamo nei mesi futuri di iniziare a parlare veramente di risoluzione del problema delle bonifiche nel Sulcis e in tutta la Sardegna.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Presidente, devo dire che chi è intervenuto prima di me ha centrato i contenuti della norma che oggi approveremo. Devo anche riconoscere che è una materia alquanto complessa che ancora oggi non ha trovato una soluzione e che questa Giunta, esattamente come la nostra, ha ereditato una situazione di grande difficoltà e complessità anche per la struttura in house che ha attualmente IGEA.
Perché, Presidente, sarà difficile anche nel prosieguo, se non mettiamo mano a una riforma complessiva della società IGEA, riuscire a trovare di volta in volta gli strumenti per superare il problema più annoso per tutti noi che è quello della posizione dei lavoratori. L'idea e lo studio del progetto dell'Agenzia regionale delle bonifiche nasceva proprio dall'esigenza duplice di legiferare correttamente su una materia riguardante un'attività ormai prevalente nella nostra Regione, nonché di risolvere la posizione di difficoltà che, appunto, attraversa la società IGEA.
Noi, l'ha detto anche il collega Locci, molto responsabilmente e convintamente votiamo a favore di questo provvedimento perché ci rendiamo conto che tra le altre cose è stata trovata una soluzione condivisibile.
Io, pur capendo i motivi dell'istituzione del fondo e i meccanismi, però ho le perplessità del collega Truzzu in ordine poi in effetti ai meccanismi di rimborso da parte della società IGEA o chi per lei. Quindi a questo credo che dovremo prestare attenzione. Però credo che il provvedimento vada assunto, e vada assunto oggi con estrema urgenza. Noi diamo tutta la nostra disponibilità affinché veramente si possa arrivare a una soluzione complessiva del problema, perché vorrei ricordare, prima di tutto a me stessa, che non più tardi di due settimane fa, approvando l'assestamento di bilancio, siamo intervenuti sull'esodo, altra operazione importante e dovuta però significativa del fatto che stiamo intervenendo a pezzi, Presidente.
Cerchiamo insieme, ripeto, e su questo c'è tutta la nostra disponibilità, di trovare una soluzione che sia definitiva e che qualche volta può comportare anche problemi di sofferenza, io dico anche affettiva, come quando abbiamo incominciato a ragionare sulla chiusura della miniera di Nuraxi Figus. Sono scelte difficili per ognuno di noi perché coinvolgono i lavoratori e le loro famiglie, però abbiamo il dovere di attivare a una procedura che porti a una risoluzione definitiva.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giorgio Oppi. Ne ha facoltà.
OPPI GIORGIO (UDC). Presidente, innanzitutto ho il dovere di fare alcune precisazioni, Io ringrazio il Presidente perché a una precisa domanda ha risposto che non c'era un senso logico nel chiedere se noi avevamo votato contro come qualcuno ovviamente ha fatto e ha comunicato. Noi abbiamo avuto stamattina un documento, avevamo il dovere morale di leggere il documento, dopo averlo letto e fatto alcune valutazioni io ho anche chiesto che si eliminasse una frase, ne ho parlato prima con il Presidente, ma spiegherò perché l'ho detto.
In effetti abbiamo dato l'assenso in modo anche abbastanza anomalo, normalmente si convocano i Gruppi, non rimane uno dietro in attesa che dia la risposta, potevamo dire no, siamo stati coerenti anche con l'altra legge perché in effetti ci atteniamo a un Regolamento. La precisazione che io voglio fare è legata soprattutto a una frase di questa dove si dice che in effetti c'erano delle passività precedenti. Allora voglio dare al Presidente della Giunta, a chi mi ascolta, alcuni dati.
Nel 2009 quando è subentrato il presidente Zurru bisognava sanare un buco di circa 14 milioni. E la Giunta precedente ha di fatto sanato questa situazione stanziando 14 milioni, e quindi ha ripianato le perdite, perché in quegli anni si era passati da 13,14 milioni a 11, 12, e poi nel 2013 è stato approvato il consuntivo del 2012 che presentava 2 milioni di buco. Questo va chiarito. Come il commissario che l'aveva preceduto, il Presidente ha lasciato una situazione debitoria nei confronti dei dipendenti per il mancato pagamento di due mesi di stipendi, il nuovo commissario ha lasciato sei mesi di pagamenti arretrati.
Va detto anche con molta chiarezza che cosa si deve fare per l'IGEA, perché la situazione alla nostra attenzione non sarà niente, si tratta di mettere in condizione di costituire un fondo che consenta di pagare gli stipendi dei dipendenti dell'IGEA e di quelle donne che si sono asserragliate, ce hanno fatto anche un po' di chiasso e hanno convinto tutti della bontà di questo provvedimento. Una soluzione però non c'è, Presidente, bisogna trovarla.
Noi riteniamo che il regime di società in house non abbia funzionato e non funzionerà mai, per cui una soluzione per noi potrebbe essere l'agenzia. Molte difficoltà sono state frapposte, comunque, dalle strutture dell'Assessorato dell'industria (mi meraviglio che non sia rappresentato in Aula), e in particolare dall'ufficio miniere. L'accoglienza a Flore ne è la riprova, ma chiaramente se uno esordisce dicendo "che cosa volete, non servite", ottiene la giusta ricompensa, sto parlando dei funzionari. Per esempio, è stato chiesto a più riprese di promuovere l'esodo dei lavoratori; l'esodo avrebbe portato, secondo delle tabelle di cui noi siamo in possesso, all'esodo di quaranta persone a fronte di venti assunzioni e, di fatto, nell'arco di tre anni a un risparmio di 3 milioni e 500 mila euro; la Giunta quindi valuterà se questa è una possibilità concreta.
La verità, non voglio fare il geologo, è che i debiti aumentano, li hanno aumentati gli altri, eccetera. La verità è che le sorprese nel settore dei minerali oppure delle bonifiche, il "non a vista", assai frequente nella bonifica di compendi minerari che sono stati dismessi, si rivelano spesso capaci di sballare i computi anche seri e oculati. Si può immaginare quali praterie fiorite si spalancherebbero per i cultori dei revisori dei prezzi, delle modifiche in corso d'opera, degli imprevisti, eccetera. È chiaro che i prezzi sono lievitati, e devo dire, lo voglio dire, se no non sarei me stesso, che c'è stata sempre la posizione drastica di chiusura nei confronti dell'IGEA da parte dell'Assessorato dell'industria, prima da parte del direttore, che aveva altri legittimi problemi che gli creavano difficoltà obiettive, ma soprattutto del corpo delle miniere, è sempre successo, e l'atteggiamento assunto da parte degli operai nei confronti di Flore ne è la riprova.
Presidente, questa situazione si verificava spesso, perché è il loro comportamento, e ne è la riprova il fatto che il sottoscritto, da Assessore, ha fatto acrobazie per saldare il credito dell'IGEA mentre l'IGEA non ha dato niente, quindi ha creato debiti su debiti. Lei esamini le carte e probabilmente si renderà conto di questa situazione.
Questo provvedimento ritengo pertanto che sani un momento contingente di grosse difficoltà, c'è da considerare l'aspetto umano soprattutto, c'è il fatto che questi lavoratori sono stati fortemente penalizzati e che quindi si sta rendendo loro giustizia, però il vero problema, il nocciolo del problema non è risolto, non è neanche affrontato. La Giunta dovrà affrontare il problema perché si trovi una soluzione, perché la società in house non serve a niente e quindi continuerà, spero per i tempi il più limitati possibile, a perdere risorse pubbliche, e noi saremo qui fra alcuni mesi a recuperare risorse per i mesi che verranno e per i quali non otterranno i lavoratori il giusto riconoscimento, cioè il loro salario.
Quindi, noi voteremo a favore di questo disegno di legge, però ritengo opportuno che si affronti il problema nella sua essenza in modo tale da rendere serene queste famiglie, soprattutto attraverso l'esodo che, non ho capito perché, prima non si poteva fare e ora si può fare; l'esodo certamente è un modo per risparmiare. Io mi permetto di darvi delle tabelle che dimostrano che se a quaranta operai si concede l'esodo e venti vengono assunti, nell'arco di tre anni si risparmiano 3 milioni e 500 mila euro. Il costo degli operai è 2 milioni e 800 mila euro, 800 mila sono un'altra voce specifica, e dei 7, 8 milioni se ne risparmiano circa 3 e 500. Anche questa è una soluzione, e credo che sia fondamentale concretizzarla in modo tale che anche questa società si metta in linea e non abbia a subire nel prossimo futuro situazioni come quelle che ha attraversato in questo periodo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Presidente, quando una cinquantina d'anni successe una cosa curiosa, cioè si celebrò il matrimonio tra una persona del mio paese e una di un paese minerario, ci fu una sorta di lunga e lunga discussione, perché si incontravano un mondo pastorale e quello minerario particolarmente agli antipodi. Successivamente, ci si avvicina molto tra questi mondi, mondi anche molto molto diversi e, anche dal mio punto di vista, in nel corso di questo anno trascorso in Consiglio regionale, è stato molto complicato entrare nel meccanismo e nell'idea delle miniere, dello sfruttamento del territorio, del sottosuolo e non del soprassuolo.
Tra l'altro, questo approfondimento - non sto facendo filosofia, ci arriverò poi alla questione fondamentale -è stato favorito dal fatto che nel nostro territorio, nella Provincia di Nuoro, c'è la miniera di Sos Enattos (i minatori di Lula), una storia importante e un'integrazione tra questi due mondi nel tempo. Quelle miniere lì sono un patrimonio dell'umanità, sono un patrimonio del nostro territorio che intende utilizzarle per costruire un sistema che funzioni, che produca reddito.
Gli stessi minatori hanno lavorato assiduamente per costruire un sistema che possa funzionare, che riduca i costi, che consenta l'esodo incentivato di quelli che devono andare via e dia vita a qualcosa che possa stare sul mercato, perché di questo dobbiamo parlare. Ha ragione l'onorevole Truzzu quando pone dei problemi, e quando dice che bisogna stare attenti a quello che stiamo facendo perché i soldi pubblici sono sempre soldi pubblici, e a pagare è sempre Pantalone.
Onorevole Truzzu a me è parso, però, che il suo intervento sia - è un termine che si usa molto in politica, ma in questo caso calza a pennello - un po' irresponsabile, perché noi abbiamo a che fare con una questione molto delicata. E ha ragione l'onorevole Oppi quando dice, o anche l'onorevole Zedda, che abbiamo effettivamente difficoltà a trovare la soluzione complessiva del problema; e questo è causato dal fatto che veniamo da una legge che è stata dichiarata incostituzionale, da tutti i problemi che conosciamo.
Ora, qual è la soluzione che è stata individuata? La soluzione - lo sappiamo tutti, ne abbiamo discusso, perché ci emozioniamo per le donne che stanno in miniera, però poi non proviamo a trovare soluzioni, invece dobbiamo essere conseguenti -è di prenderci questi tre, quattro mesi, che sono i mesi del concordato, non sono i mesi scritti nella tavola della legge, ma sono i mesi del concordato, per pagare lo stipendio alle persone che sono in netta difficoltà.
Io ho partecipato a diverse riunioni nelle quali i minatori, i loro rappresentanti, tutti i sindacati intervenivano in modo assillante per dire che loro non potevano rimanere senza stipendio, e si rivolgevano a me, consigliere regionale, dicendomi che io i soldi li prendo tutti i mesi, questo mi dicevano. Ed è un problema serio, perché con queste persone che hanno questa difficoltà non possiamo ragionare di un serio piano di sviluppo di quel settore, mentre con questo fondo di rotazione, che è una soluzione secondo me congrua, noi ci mettiamo nelle condizioni di avere anche i lavoratori dalla nostra parte, e costruire questo sistema necessario che funzioni, un sistema che metta assieme il soprassuolo e il sottosuolo, la politica che si libera dal clientelismo, speriamo, e costruisce un sistema, imprenditoriale che funzioni. Chiudo, mi limito al Gruppo di Sardegna Vera, perché al di là dei nostri quattro voti non possiamo prendere impegni, ringraziando i Gruppi di opposizione perché hanno accordato il "102", non era una cosa scontata, potevano utilizzare dei precedenti che ci sono stati anche in quest'Aula per non concederlo; è stato un atto di serietà, che ci mette nelle condizioni di trovare una soluzione. Una soluzione che la Giunta ha individuato, per una via maestra che dobbiamo condividere tutti, perché se non la condividiamo non riusciremo a raggiungere l'obiettivo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, provo il microfono, perché se è troppo forte a voi fa male l'orecchio, quindi se posso vi evito questo fastidio, se invece preferite i toni usuali non c'è difficoltà, state tranquilli, li utilizzerò. Stiamo parlando di cose serie, per cui sdrammatizzare qualche volta fa bene, purché sia "uno sdrammatizzo" che riguarda il Palazzo e la casta, ma ci ricordi che fuori da questo luogo c'è gente che sta male, soffre e aspetta da noi qualche iniziativa un po' più puntuale e decisa.
Io non ripercorro, tipo gambero, la storia dell'IGEA perché credo che dobbiamo, invece, iniziare da oggi un ragionamento per il domani su come attuare una politica industriale in maniera diversa da quella vissuta fino a oggi. Ciascuno di noi penso abbia interiorizzato in coscienza anche le immagini di queste donne che, affrancate da una particolare condizione, si sono schierate insieme ai propri mariti, ai compagni e così via per chiedere una soluzione definitiva.
Tra l'altro non una soluzione così cosà, in quanto stanno piatendo quello che per 6-7 mesi non hanno ricevuto, cioè la mercé del loro lavoro. E questo è assodato. Ma per fare questo ieri, mi si dice, in una contrattazione a cui io non ho partecipato (e poteva anche interessarmi, ma non ha importanza), è stata trovata una soluzione tecnica per poter offrire questa soluzione del pagamento ai dipendenti nel momento in cui si vuole trovare anche una soluzione per il domani. E la lego, questa soluzione per il domani, alle ipotesi che le scelte che si faranno all'interno di questo Consiglio saranno valide per tutte le società partecipate della Regione Sardegna.
Io allargherei il discorso e direi anche che, forse, è tempo di approfondire veramente il rapporto con agenzie di vario titolo e natura, ivi comprese le ASL (e il loro commissariamento) che in questi giorni "girano e ballano" anche sulla stampa. E' necessaria sobrietà in un momento in cui occorre avere un carattere forte in un momento di crisi; e mi fa paura e specie che se non siamo capaci di fare queste cose, poi sia il Presidente della Regione Toscana a dire, recependo immagini renziane, di cui ho stima come persona, che dodici Regioni forse in Italia sono troppe e che, comunque, bisogna abolire le Regioni a Statuto speciale, perché bisogna fare sintesi, perché bisogna trovare soluzioni che facciano risparmiare il settore pubblico.
Non sono parole buttate al vento, sono riflessioni che ci interessano sia per la parte che riguarda il regionalismo, ma soprattutto per la specificità della nostra Regione insulare, e per tutti i drammi che essa vive, dal dramma dei condannati ad metalla, a quello dei trasporti, a quello dell'impossibilità di uno sviluppo, e della giusta attenzione per la cosiddetta chimica verde, se si vuole sostituire altro, da parte del Governo nazionale. Non sono lontano dal discorso dell'IGEA, ci sono molto vicino, per chi non l'avesse capito e inteso, ci sono molto vicino!
Allora, o capite che c'è un ragionamento complessivo da fare, o altrimenti, mi permettete, signori consiglieri, di fare quel tipo di politica che stasera, a inizio di seduta, ha fatto sbandare anche me quando ho letto un comunicato di Pietro Cocco che diceva alcune cose contro la minoranza, in riferimento all'IGEA che non capivo da dove venissero. Poi ho capito, altri l'hanno spiegato, che rispondeva a un altro intervento, sempre per via mail o come comunicato stampa, di Pietro Pittalis, di stamattina; ma la politica non si può più fare attraverso comunicati!
Bisogna fare ragionamenti seri, che portino a compimento una linea politica scelta da questo Consiglio regionale attraverso un dibattito serio. Mi riserverò poi, Presidente, di entrare nel merito del fatto che il sistema burocratico frena, che distrugge addirittura interi settori per incapacità, per negligenze e per cattiveria. Credo che sarà ora di "entrare anche con piede pesante" presso la Procura della Repubblica, perché ci sono argomenti che toccano, e stia tranquilla che non ho paura delle cose mie, non ho paura delle cose mie! Perché grazie a Dio ho la mia educazione personale, oltre che un'etica di comportamento che mi ha sempre guidato. Io credo che sarà ora di entrare, e farò riferimento a questo anche durante la discussione di altri argomenti in questa serata. Comunque sia da parte nostra c'è la totale e piena adesione per poter dare all'IGEA la soluzione dei problemi odierni, ma vorremmo che questi problemi non siano ulteriormente aggravati da interessi clientelari e dalla possibilità che possono essere spesi male i danari pubblici senza avere risorse per un futuro che è sempre più magro. Io spero che il presidente Pigliaru, del quale ho stima, possa continuare a dare un indirizzo che consenta di superare veramente quelle divisioni e quelle particolarità che invece qualche volta lo fanno sbandare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, sarò brevissimo. Dichiaro il mio voto favorevole a questa proposta e, allo stesso tempo, per spiegare meglio, non perché ne abbia bisogno, ma perché sono certo delle sue motivazioni, le considerazioni dell'onorevole Truzzu. Considerazioni che non vanno intese come una opposizione a prescindere a questa proposta ma, molto più semplicemente, come uno stimolo affinché si trovi una soluzione definitiva per questi lavoratori e per l'IGEA, perché è chiaro che non possiamo andare avanti a forza di interventi tampone. Quindi come rappresentante del Gruppo chiedo alla Giunta di proporre una soluzione che possa essere definitiva per questi lavoratori.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Anna Maria Busia. Ne ha facoltà.
BUSIA ANNA MARIA (Centro Democratico). Presidente, intanto voglio tranquillizzare l'onorevole Dedoni che non c'era nessuna accusa nei suoi confronti o nessun monito, si voleva semplicemente ricordare che la Procura della Repubblica sulla questione IGEA ha già messo il naso e l'indagine credo che sia anche a buon punto, e tra l'altro uno dei promotori di quell'azione penale è la sottoscritta quando svolgeva soltanto la professione di avvocato. Perché questo? Perché l'Azienda IGEA è gestita da incapaci, e a dirlo non sono io ma è stato l'Assessore dell'industria, Liori, il 20 settembre del 2013 in un comunicato.
Queste considerazioni Liori le fece perché nel bilancio 2012, che fecero gli uffici dell'Assessorato dell'industria, i dati erano assolutamente impietosi, e se collegati al bilancio della società dell'anno 2011 e alla relazione della Corte dei conti ben si poteva capire quale fosse l'urgenza della situazione, e il fatto anche che si dovesse agire e si dovesse procedere con quello che la Regione avrebbe dovuto fare fin da subito, e cioè ponendo in essere il controllo analogo che è dovuto per tutte le società in house.
Si parlava prima con i colleghi, si parla e si sta parlando, ovviamente a seguito dell'emergenza data dalla presenza delle donne nella galleria, su quali siano le ragioni del tracollo di questa società. Io voglio semplicemente fare un esempio (gli esempi possono essere diversi ma ne faccio uno per tutti per capire quali sono le ragioni del tracollo dell'IGEA),: bando di gara datato 19 gennaio 2010, avente a oggetto "Servizio relativo alle attività di raccolta, carico, trasporto e conferimento in discarica autorizzata dei rifiuti e delle celle presenti nell'area del fabbricato di Monteponi, comune di Iglesias", secondo quanto descritto nella relazione tecnica e nei relativi allegati, nonché nel capitolato speciale d'appalto, la base d'asta era di 686 mila 800 euro.
Ebbene, l'intera somma è stata utilizzata per smaltire solo ed esclusivamente l'amianto presente nell'impianto, che in termini di peso oscillava tra i 75 e i 100 chilogrammi, mentre, dicono, verranno smaltiti 8 mila chilogrammi, certo è che per smaltire e bonificare le celle successivamente verrà adottato un secondo bando e l'importo del servizio aumenterà complessivamente di altri 700 mila euro. Cioè, per fare ciò che si poteva fare con 700 mila euro, si spenderà un milione e 400 mila euro. Questo è un esempio di un bando del 2010 ma basta, ripeto, controllare attentamente le carte, e questo avrebbe dovuto fare la Regione…. Io non posso tornare a ritroso all'infinito, è giusto che faccia riferimento a quanto è stato fatto dalla Giunta precedente perché è da lì che partono le accuse, che partono gli inviti a risolvere una situazione che è incancrenita.
Molto è stato fatto, intanto stiamo pensando di rimediare e pagare gli stipendi a persone che da sei mesi non ricevono un euro, a lavoratori che arrivano anche da Sassari e devono pagare spese vive per mantenere il posto di lavoro, quindi dobbiamo consentire a loro e alle loro famiglie di sopravvivere.
Sulle ragioni che hanno portato l'IGEA a questa situazione basta approfondire, basta farlo con un serio controllo delle carte, e allora vedremo dove sono le responsabilità. Per quanto detto in apertura, la Procura sta facendo il suo corso e nessuno teme quello che verrà accertato.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Fabrizio Anedda. Ne ha facoltà.
ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Presidente, dichiaro il mio voto favorevole affinché vengano pagati gli stipendi dei dipendenti IGEA, perchè pagare gli stipendi di chi lavora mi sembra un atto dovuto. Però una riflessione su IGEA la vorrei fare. L'IGEA e un'azienda che gestisce più di duecento operai e che ha come committente, se non sbaglio, la Regione, però oggi l'IGEA si trova senza soldi e non è in grado di pagare gli stipendi. Allora due sono le cose: o il committente, la Regione, non gli ha dato quanto dovuto per il lavoro, oppure chi gestisce IGEA non è in grado di gestire un'azienda, cioè spende i soldi ma non paga i dipendenti, questa è una cosa gravissima. E vorrei vederci chiaro anche su un piano di produttività dell'azienda IGEA: cosa produce e quanto produce? Questo è il minimo che si debba chiedere a un'azienda, visto che siamo noi che paghiamo.
Resta comunque il fatto grave che i dipendenti sono senza stipendio, va benissimo quindi ricorrere al prestito della finanziaria Sfirs, che anticipa per conto nostro i soldi, però noi dovremmo al più presto chiedere conto alla società IGEA di come ha speso i soldi. Questo penso che sia fondamentale perché siamo ovviamente tutti d'accordo sul fatto che in questo periodo la Regione deve destinare le risorse alle politiche attive del lavoro, per cui chi lavora con i soldi della Regione deve produrre per la Regione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, voglio solo ricordare, un po' a tutti, che stiamo parlando di una proposta di intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti della società partecipata IGEA, e che su questo intervento certamente nessuno, in questa occasione, può fare esercizio di retorica, né può fare, come dire, grandi dichiarazioni di compiacimento, e neppure prendersi i meriti che forse non sono dovuti.
Sicuramente è necessario fare un'analisi, anche a ritroso, sulle responsabilità politiche, sulle responsabilità gestionali, e ha fatto bene l'onorevole Busia a ricordare che di queste responsabilità forse se ne sta occupando anche la Procura della Repubblica. Io però in questa occasione semplicemente voglio intervenire per dichiarare il mio voto favorevole e per manifestare anche il mio plauso alla soluzione trovata dall'Assessore e dalla Giunta nel suo insieme, per dare una risposta a quei lavoratori e a quelle lavoratrici che da mesi sono senza stipendio.
Si tratta ancora una volta, e questo non dobbiamo dimenticarlo mai, di soluzioni non risolutive, qualcuno ha usato il termine "pannicello", io dico che è un panno importante però ancora una volta non si tratta di soluzioni definitive; noi invece dobbiamo trovare queste soluzioni, il nostro impegno e il nostro sforzo deve essere quello di dare una risposta definitiva. Voglio solo ricordare che dietro quelle sciarpe, quei passamontagna di uomini e donne che hanno deciso di passare notti e notti sotto terra, nelle gallerie delle miniere di Sos enattos e del Sulcis ci sono famiglie che hanno diritto al lavoro, alla dignità, a costruire un futuro: è certamente in quella direzione che noi dobbiamo impegnarci. In questo momento stiamo assicurando stipendi dovuti, arretrati e non pagati, ma una volta che si vedranno chiaramente le responsabilità del perché si è arrivati a questa situazione, è a quella soluzione definitiva che dobbiamo lavorare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Presidente, l'onorevole Usula ha anticipato il mio intervento, avrei voluto dire esattamente le stesse cose. Bastava leggere il titolo di questa norma, "Intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100 per cento dalla Regione Sardegna", e credo che, se avessimo letto attentamente il titolo, la discussione non si sarebbe incanalata nel modo che abbiamo appena visto. Io ricordo tra l'altro a tutti i colleghi che, non più tardi di qualche settimana fa, tutti noi Capigruppo abbiamo incontrato i rappresentanti sindacali e i lavoratori di IGEA, con i quali abbiamo preso un impegno ben preciso, e bene, anzi benissimo ha fatto la Giunta a proporci questo dispositivo che noi condividiamo in maniera convinta.
La Giunta ha detto chiaramente, e si evince nel leggere il documento, che questo è un atto straordinario per una risposta straordinaria, e credo che sia il minimo come dovere non politico ma morale di cui l'intero Consiglio si debba far carico. Quindi lo facciamo veramente volentieri, ci rendiamo conto qual è la valenza di questo atto e ancora una volta ringraziamo il Presidente e la Giunta per la tempestività con cui si è intervenuti in questa triste vicenda che ha assunto anche importanza a livello nazionale. Infatti tutti i programmi televisivi nazionali degli ultimi giorni hanno riportato la notizia delle donne in passamontagna che, sicuramente, non stavano perpetrando atti criminosi ma stavano rivendicando dei diritti; e credo che questa sia la bellissima risposta a quella giustissima rivendicazione.
Non voglio parlare del passato perché credo che sia perfettamente inutile oggi indugiare ulteriormente per dire quello che è stato e quello che non è stato, se ci sono delle responsabilità si vedranno, il nostro dovere oggi è di fare quello che ci stiamo accingendo a fare: votare questo disegno di legge per consentire l'immediata erogazione degli stipendi maturati da quei lavoratori.
PRESIDENTE. Comunico al Consiglio che il consigliere Valter Piscedda è rientrato dal congedo.
E' iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC). Presidente, la Sardegna e i sardi hanno dovuto subire l'ennesima umiliazione. La Sardegna ridicolizzata di fronte all'Italia intera con le donne, madri, mogli e compagne che per la prima volta si barricano all'interno di una galleria per difendere i loro sacrosanti diritti in quanto la politica, questa politica, è incapace di dare risposte per organizzare una società, una società in house che, piaccia o non piaccia, è al 100 per cento di proprietà della Regione sarda che ha il dovere di trovare le soluzioni per uscire definitivamente da questa situazione stagnante.
Occorre a questo punto creare quel meccanismo virtuoso per trovare le risorse in grado di far ripartire l'IGEA, per fare in modo che possano iniziare i lavori e che si possano rendicontare, che la società possa fatturare e quindi che in qualche modo, finalmente, si possa avviare quel processo di normalità di cui ha bisogno l'IGEA. Si possa rilanciare l'IGEA e si trovino le forme più corrette per trasformarla, qualora non fosse così conveniente mantenere la società in house, in agenzia. Trasformazione in agenzia che anche il precedente Governo aveva tentato di portare avanti e che è stata bloccata per un cavillo, per un vizio di forma.
Occorre riproporre l'obiettivo dell'agenzia perché l'agenzia rende sicuramente più libera l'IGEA e rende più libera anche la Regione di poterla finanziare. Io nel testo della Giunta leggo di "legge con pesante eredità lasciata dalle precedenti gestioni". Di quali gestioni stiamo parlando andando a ritroso? Stiamo parlando delle gestioni degli ultimi quattro anni, degli ultimi cinque anni o degli ultimi dieci anni o quindici anni? Dobbiamo decidere se siamo tutti colpevoli o tutti innocenti, o nessuno è colpevole e nessuno è innocente, perché non si può scrivere nella delibera della Giunta una frase di questo genere.
Sia chiaro che noi vogliamo che l'IGEA mantenga il ruolo indispensabile per la posa in opera di tutti quei lavori di bonifica della Sardegna; una Sardegna che ha bisogno delle bonifiche per il suo rilancio e queste bonifiche devono rimanere pubbliche, non possono in nessun modo diventare private. Le bonifiche devono essere a carico del pubblico per evitare che lobby di potere o personaggi non molto trasparenti possano entrare nelle logiche della spartizione di finanziamenti pubblici per le bonifiche.
Il commissario che avete nominato, il dottor Grecu, all'inizio del mandato peraltro ha rinunciato a 43 milioni di euro per la bonifica del sito di San Giorgio, non mi sembra il modo più corretto di agire con un'azienda in forte difficoltà. Certo, per poter spendere 43 milioni l'IGEA ha bisogno di finanziamenti, ha bisogno di risorse, di soldi freschi e in alcuni casi di professionalità. Sappiamo tutti che questo finanziamento è stato bloccato perché c'è una carenza di ingegneri all'interno dell'IGEA e anche la mobilità tra enti della società partecipata e la Regione non è avvenuta bloccando questo finanziamento. Vergognoso!
La Sardegna e il Sulcis Iglesiente hanno bisogno in modo assoluto delle bonifiche, dobbiamo dare ossigeno all'IGEA, dobbiamo far ripartire l'IGEA. Sin dall'inizio è stato molto chiaro che il voto sarebbe stato favorevole, anche se qualcuno ha voluto specularci con messaggini dopo la riunione dei Capigruppo; noi avevamo solo bisogno di leggere le carte così come era indispensabile fare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, la cosa straordinaria della politica è che uno pensa di poter dire tutto quello che vuole dimenticando ciò che è stato, ciò che è fatto, ciò che ha rappresentato e pensando di poter rappresentare le speranze e la prospettiva. Così non è ovviamente. Ma questo riguarda ognuno e la coscienza di ognuno sapendo quello che ha svolto e che ha rappresentato. Noi, ora siamo di fronte a un provvedimento semplice messo in atto dalla Giunta regionale, che bisogna sottoporre naturalmente all'attenzione del Consiglio per trasformarlo in legge, che non fa altro che chiedere di mettere a disposizione 5 milioni e mezzo di euro, con un fondo di rotazione attraverso la SFIRS, per pagare i lavoratori da sei mesi senza stipendio.
Ogni questione che si deve affrontare non capita per caso, capita perché chi ha avuto modo di gestire i processi nei tempi (al di là del fatto che siano stati quattro anni, cinque anni, dieci anni, ma chi se ne frega insomma), non ha gestito nella maniera dovuta evidentemente e noi ci troviamo ad affrontare questo risultato e la prima cosa che dobbiamo fare naturalmente è quella di pagare gli stipendi a coloro che gli stipendi li aspettano da mesi.
Che cos'è IGEA? Perché si è detto tutto ma non si è inquadrata la questione. IGEA è una società nata alla fine degli anni 90 per realizzare le bonifiche, per gestire l'ingente patrimonio minerario dismesso e i siti minerari che devono essere custoditi; deve avere pertanto al suo interno professionalità in grado di gestire strutture come quelle che nella maggior parte dei casi sono all'interno dei paesi, delle comunità, eccetera eccetera. Questo è il compito che deve svolgere IGEA e che non ha saputo svolgere negli anni; le responsabilità sono di tutti, si dice, di coloro che l'hanno gestita ma non hanno saputo farne una società partecipata della Regione.
Nella scorsa legislatura abbiamo tentato di mettere in piedi un'agenzia per superare l'ostacolo delle cosiddette società in house e abbiamo costituito questa ARBAM, acronimo di Agenzia regionale per le bonifiche ambientali. Pur sapendo bene che la questione era molto complicata abbiamo scommesso e abbiamo votato tutti il provvedimento anche se far passare il personale da una società in house a una agenzia della Regione è complicato se non lo si può fare attraverso i concorsi. E attraverso i concorsi garantire il posto di lavoro a 250 persone è assolutamente complicato ovviamente, non lo puoi fare perché i concorsi sono concorsi e nei concorsi passano coloro che meritano, lo sappiamo tutti.
Pertanto c'è stato il ricorso del Governo che d'altro canto, avendo già ricorso in altre regioni d'Italia, non poteva riservare alla Sardegna un trattamento differente. Però IGEA deve fare le bonifiche nei comuni che le aspettano per rientrare nella disponibilità di vaste aree contaminate da duecento anni di estrazioni minerarie in particolare nel Sulcis Iglesiente e nel Guspinese ma non solo, anche nel Nuorese e nella provincia di Sassari, insomma un po' in tutta la Sardegna per quanto le aree più interessate dall'attività mineraria siano quelle del Sulcis Iglesiente. Parliamo di vaste aree di territori contaminati che devono essere restituite alle comunità.
Chi deve fare le bonifiche? Le deve fare IGEA, le deve fare una società pubblica, una società regionale, questo è quello che io penso e questa è la ragione per la quale noi difendiamo questo testo. Chi invece dice parole buttate così, come monito, lasciando intendere che dietro questa decisione ci sia qualcosa, credo debba stare molto attento e controllare le cose che sono accadute tempo fa. Questo non è il luogo nel quale si fanno discussioni di questa natura, questo è il posto nel quale si cerca di fare politica anche attraverso i comunicati.
Dedoni che è un maestro in queste cose lancia l'accusa dicendo: "La politica non si fa con i comunicati". Dedoni è il maestro dei comunicati, li ha fatti sulle Province da quattro anni e ancora le Province sono lì, adesso è compito nostro ma non mi pare che lui si sia occupato di fare questo. Dedoni fa un comunicato al giorno su ogni questione, si occupa di tutte le materie, un po' come fa Pili, si occupa di tutto e fa i comunicati, e poi accusa gli altri consiglieri regionali di fare i comunicati sui temi in questo caso all'ordine del giorno, come il tema delle bonifiche.
Allora per inquadrare il problema. Noi adesso dobbiamo, questo è quello che io ritengo debba essere fatto, pagare gli stipendi e lo facciamo attraverso un provvedimento normativo presentato oggi dalla Giunta: c'è la questione della prospettiva per cui è stato nominato un nuovo commissario liquidatore al quale sarà chiesto di predisporre anche un piano industriale di rilancio dell'azienda Igea, perché possa mettere a punto l'idea delle bonifiche che devono essere fatte; un piano di esodo di tanti lavoratori, 94 (questi sono i dati che ci vengono consegnati da colui che ha rappresentato la gestione della miniera nei mesi scorsi), che possono essere mandati in pensione, per cui si alleggerisce anche il numero dei lavoratori che fanno parte della società; e poi c'è il problema magari di trovare delle soluzioni di mobilità orizzontale fra altre aziende partecipate dalla stessa Regione, che possano come dire mandare in Igea personale qualificato in grado di reggere il compito difficile e arduo che deve essere portato avanti.
Nelle more abbiamo la disperazione di tanta gente che aspetta la retribuzione che deve essere pagata, ed è questo l'ordine del giorno di oggi, ed è questo il punto che è all'attenzione del Consiglio regionale e su cui noi ci dobbiamo esprimere, consapevoli che le bonifiche devono essere fatte. Abbiamo una Giunta regionale insediata da otto mesi, abbiamo ereditato una situazione pesante, complicata e difficile su tanti temi, questo compreso.
Quando ci siamo candidati alle elezioni sapevamo bene la situazione che avremmo trovato per cui non la usiamo come alibi per giustificare il lavoro duro che dev'essere fatto, lo diciamo per raccontarlo ogni tanto, per raccontarlo soprattutto ai consiglieri che oggi sono all'opposizione e che dimenticano di aver amministrato questa Regione per cinque anni lasciandoci un disastro. E poi un minimo di responsabilità, di autoesame di coscienza io credo che debba essere fatto, questo riguarda gli uomini che devono fare un'analisi di questo tipo. Perché è facile sparare le cose!
Siamo di fronte a un provvedimento che risolverà un problema importante: il pagamento degli stipendi arretrati a tutti i lavoratori, nel frattempo si lavorerà sulla prospettiva. Fra breve rientreremo in Aula per dare anche dimostrazione della prospettiva e della strada che vorremmo indicare su Igea o sul percorso che riterremo opportuno mettere in piedi anche sulla base dell'analisi che il nuovo amministratore liquidatore di Igea farà in questi mesi.
Concludo così. La questione delle bonifiche, Presidente, è un tema sul quale noi tutti ci siamo spesi e che per la Sardegna rappresenta un punto importante sia dal punto di vista del contributo per il lavoro che questo rappresenta per le ingenti risorse che ci sono a disposizione dall'Unione europea e non solo, sia per la speranza dei territori che aspettano soluzioni adeguate ai problemi atavici che il tempo ha trasferito a noi oggi.
Io credo, e sono convinto di questo, i risultati arrivati su diversi campi in questi mesi lo dimostrano, che saremo in grado da qui a poco tempo di portare un provvedimento al quale lavoreremo e lavoreremo tutti assieme, lo fa la Giunta e lo fa lei, lo faremo noi per la parte che ci riguarda come consiglieri regionali, consapevoli che parliamo sempre di uomini e donne, in questo caso di donne che occupano un pozzo minerario e che aspettano risposte, e oggi una prima parte di risposta gliela stiamo fornendo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, avendo la Giunta regionale preannunciato la presentazione di un disegno di legge questa mattina, a nome del Gruppo di Forza Italia ho voluto assumere un'iniziativa politica consegnata a un comunicato stampa; un'iniziativa politica seria, responsabile perchè sapendo che questo pomeriggio ci saremmo dovuti riunire abbiamo chiesto con forza che venisse posto al primo punto all'ordine del giorno la questione Igea, la questione Carbosulcis, e abbiamo posto altresì, senza se e senza ma, la necessità che nella giornata di oggi venisse esitato il provvedimento. Sappiamo che non è la risposta risolutiva dei problemi della Igea, ma è sicuramente un passo avanti rispetto a un problema di queste dimensioni. Stiamo parlando, come ha detto qualcuno che mi ha preceduto, di persone che nel corso di questi mesi abbiamo visto scioperare, di organizzazioni sindacali impegnate in prima linea, di lavoratrici e lavoratori che sono arrivati a occupare anche i luoghi dove normalmente prestano attività lavorativa, parliamo di persone che abbiamo incontrato anche in Consiglio regionale e alle quali la politica si è sforzata di assicurare una qualche risposta; ebbene, oggi finalmente la politica nel suo insieme si ritrova a dare un primo segnale.
Qualcuno ha cercato di trasformare quest'Aula in una sorta di tribunale, di Procura della Repubblica, ma lasciamo fare il lavoro ai magistrati, non è questo il senso della politica. Il senso della politica è capire invece come cercare di far tornare, se non proprio il sorriso, la serenità nella vita di quei poveri lavoratori e lavoratrici; io penso che solo chi conosce il duro lavoro della miniera, o chi l'ha conosciuto per l'esperienza di qualcuno del proprio nucleo familiare, forse può capire il dramma che hanno vissuto, che vivono e che rischiano di vivere anche nella prospettiva futura. E allora la politica faccia il lavoro che le compete!
Presidente, questo è un primo passo rispetto al quale noi abbiamo dato subito il nostro assenso e il supporto alla vostra iniziativa, questo a dimostrazione che c'è un'opposizione responsabile che sui problemi del lavoro non vuole creare assolutamente divisioni e che anzi cerca di stimolare per trovare le soluzioni più adeguate. In questo caso è necessario però iniziare a fare qualcosa, perché non può essere il problema di risolvere, che è già tanto, con 5 milioni e 500 mila euro le retribuzioni che non sono state corrisposte, c'è da studiare, da portare all'attenzione anche di quest'Aula un piano industriale serio che rilanci il ruolo e la funzione della Igea.
Questo dobbiamo fare se ci crediamo, altrimenti la soluzione e l'alternativa sarebbe quella scellerata di portare i libri in tribunale, di chiudere il tutto e di mandare a casa i lavoratori e quanti, a vario titolo, prestano attività in quel contesto. Noi escludiamo categoricamente questa soluzione, noi siamo per il rilancio della Igea, siamo per un rilancio con un piano industriale serio, siamo perché si dia non solo speranza, ma certezza ai lavoratori del Sulcis, di Furtei, di Gadoni, ai lavoratori di Lula, siamo perché si possa davvero ipotizzare un'iniziativa che non sia a breve termine.
Noi non vorremmo, infatti, che fra qualche mese il Consiglio si debba riconvocare per riaffrontare il problema dell'emergenza, vorremmo invece che il problema venisse portato a soluzione definitiva; e questo logicamente passa attraverso l'individuazione della soluzione, pur nelle difficoltà che già sono state incontrate nella scorsa legislatura, perché il problema non è nuovo: sforziamoci, la politica deve sforzarsi in questo senso.
Da questo punto di vista, presidente Pigliaru pur sapendo della opposizione che noi facciamo a tutta l'azione della Giunta che riteniamo non sia utile nell'interesse dei sardi, quando le proposte vanno nella direzione giusta e, soprattutto, quando si tratta di risolvere i problemi del lavoro, il problema del precariato, il problema del grave disagio sociale, il problema come in questo caso di lavoratrici che stanno occupando una miniera e che aspettano dalla politica una soluzione, il Gruppo di Forza Italia è a fianco di chi assume iniziative serie per dare soluzioni concrete ai problemi.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
PIGLIARU FRANCESCO, Presidente della Regione. Presidente, ho seguito con ovvio interesse il dibattito in Aula; dibattito nel quale ho visto molta uniformità di giudizio, un giudizio complessivamente positivo su ciò che noi abbiamo proposto. Sull'assenza dell'Assessore all'industria, dico subito che, naturalmente abbiamo moltissime cose in ballo, ma per rimanere in tema di industria e di bonifica, in questo momento è in corso una prima importante interlocuzione con i vertici dell'Eni di cui, essendo nelle fasi iniziali, daremo conto a suo tempo. Abbiamo un'idea molto precisa di ciò che dobbiamo chiedere all'Eni, di ciò che dobbiamo pretendere dall'Eni, per migliorare la situazione della Sardegna, quindi l'Assessore non è qui per questo semplice motivo.
Sul tema in discussione noi ovviamente abbiamo fatto una proposta di emergenza, una proposta che prende a cuore il problema dei lavoratori che per troppo tempo non hanno ricevuto il proprio salario; è una soluzione di emergenza che noi chiediamo abbia tutti i caratteri di legittimità perché, proprio per scongiurare la fattispecie dell'aiuto di Stato interviene direttamente sui singoli con un sostegno al reddito che non accumula in alcun modo le spettanze ma rappresenta un anticipo di quelle spettanze, senza di fatto sgravare l'azienda dei suoi obblighi presenti e futuri.
Quindi è un fondo che non turba la concorrenza e non incide sulla natura degli obblighi aziendali, per cui la riteniamo una soluzione molto utile e legittima di una emergenza. Vorrei fosse chiaro, inoltre, che ci saranno momenti in cui potremo parlare con più tranquillità e franchezza di una situazione che non può proseguire nel modo in cui l'abbiamo ereditata, una situazione che riguarda il grande disordine che esiste intorno alle nostre partecipate.
È un disordine che certamente nasce da una innaturale vocazione di una certa parte della politica di proporsi come imprenditore, non parlo di IGEA, anche in campi in cui non c'è ruolo per l'imprenditore e per l'impresa pubblica; è una vocazione dietro cui spesso si nasconde un'intenzione di gestione del potere, la gestione inefficiente della creazione di posti di lavoro pagati con soldi pubblici.
C'è un grande disordine intorno alle partecipate, in questo disordine noi dobbiamo certamente mettere ordine; dobbiamo mettere ordine perché abbiamo ereditato partecipate che sono nate per vocazioni (come ho già detto frutto di una cattiva politica) di cui si è perso pian piano il senso e sommate a una composizione che è spesso incoerente rispetto ai compiti che a queste partecipate è stato inizialmente attribuito.
Non ci nascondiamo dietro un dito, abbiamo ereditato compiti molto complessi, un disordine molto pesante nel quale dobbiamo assolutamente mettere ordine: Qualunque sia il quadro deve essere però chiaro, e con l'intervento odierno noi facciamo tutto il possibile in questa direzione, che non devono essere i lavoratori, assolutamente incolpevoli, a pagare per i disordini creati da una politica spesso inconsapevole degli orizzonti di lungo periodo, spesso troppo concentrata su soluzioni di brevissimo periodo.
C'è quindi molto lavoro da fare per mettere ordine in questo disordine, sarò molto contento se questo lavoro verrà fatto anche attraverso il confronto, franco e diretto, ovviamente necessario, con l'opposizione che questi problemi conosce, ha governato per cinque anni, e quindi sono convinto che li conosca almeno quanto li conosciamo noi. Oggi stiamo parlando di partecipate con un problema particolare, questo problema particolare, drammatico, è quello dei soldi che non arrivano ai lavoratori incolpevoli; quindi su questo noi interveniamo oggi, consapevoli che stiamo risolvendo un problema contingente ma importantissimo.
Siamo orgogliosi di aver portato in quest'Aula una proposta che ha raccolto l'apprezzamento di tutti, vuol dire che è una buona proposta, vuol dire che abbiamo fatto un atto di buon governo, ma la cosa più importante è che abbiamo fatto qualcosa che nel giro di pochi giorni porterà dei soldi a persone che ne hanno un enorme bisogno. Naturalmente rimane nel caso dell'IGEA, come nel caso delle altre partecipate, il problema di fare manutenzione della loro missione, di quello che devono effettivamente fare.
IGEA è nata, si è ricordato, per fare bonifiche, noi da mesi stiamo cercando di mettere IGEA nelle condizioni di fare queste bonifiche, continuiamo ad andare in quella direzione con la massima determinazione. Ovviamente ci sono difficoltà, altrimenti non saremmo qui a parlare del problema contingente, ci sono difficoltà molto importanti, avremo occasione di parlarne e speriamo di poterle risolvere. IGEA ha un nuovo commissario che si sta muovendo con estrema determinazione per recuperare il molto tempo perduto in anni di gestione distratta a causa di una politica che ha cercato soluzioni che si sono rivelate false soluzioni.
È certo che il nocciolo del problema va ancora affrontato, speriamo però che grazie all'intervento odierno questa ricerca della soluzione al nocciolo del problema possa avvenire con maggiore serenità da parte di tutti, ma soprattutto dei lavoratori che oggi hanno una ragionevolissima speranza di ottenere in pochissimo tempo gli stipendi che fino adesso non hanno potuto ottenere.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Crisponi, Tedde, Unali e Usula hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto: il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 53
astenuti 1
maggioranza 27
favorevoli 53
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1
Finalità
1. La Regione, attraverso l'Assessorato competente in materia di bilancio e programmazione, è autorizzata a costituire uno specifico fondo volto ad intervenire, in forma anticipatoria delle spettanze dovute ai lavoratori dipendenti di società partecipate al 100 per cento dalla Regione, nel caso in cui queste si trovino nell'impossibilità temporanea di erogare le retribuzioni mensili maturate e dovute.
2. Il fondo di cui al comma 1 è costituito presso la SFIRS ed è, entro i limiti della somma appositamente stanziata, deputato a svolgere una funzione anticipatoria nella misura del 100 per cento delle retribuzioni nette maturate dai lavoratori interessati.
3. L'erogazione del fondo è attivabile su richiesta dei lavoratori interessati, senza oneri aggiuntivi per questi ultimi e previa cessione del credito a favore del fondo medesimo ed accettazione da parte della società debitrice.
4. I rapporti tra la Regione e la SFIRS sono regolati da apposita convenzione.
5. Le modalità procedurali ed i criteri di funzionamento del fondo sono definiti da una direttiva di attuazione approvata con deliberazione della Giunta regionale.
6. La Regione, al fine di dare immediata attuazione alle disposizioni contenute nel presente articolo, autorizza la SFIRS ad anticipare per suo conto all'istituendo fondo la somma di euro 5.500.000.
7. Le somme di cui al comma 6 anticipate dalla SFIRS, sono rimborsate dalla Regione all'atto dell'attivazione del fondo e, comunque, entro il 31 dicembre 2015 comprensive dei connessi oneri così come determinati nella convenzione tra la Regione e la SFIRS di cui al comma 4.)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare sull'articolo 1, lo metto in votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Tedde ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Risponde no il consigliere: Truzzu.
Si è astenuto: il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 53
astenuti 1
maggioranza 27
favorevoli 52
contrari 1
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 2. All'articolo 2 è stato presentato un emendamento.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e del relativo emendamento:
Art. 2
Norma finanziaria
1. Per le finalità di cui alla presente legge per l'anno 2014 è autorizzata la spesa di euro 5.500.000 (UPB S.04.06.001 - cap. NI); agli stessi oneri si fa fronte con le seguenti variazioni:
in diminuzione
SPESA
STRATEGIA 01
UPB S01.02.008
Oneri relativi alla lista speciale del personale della formazione
professionale
cap. SC01.0355 euro 800.000
cap. SC01.0362 euro 200.000
2014 euro 1.000.000
STRATEGIA 04
UPB S04.06.001
Interventi di bonifica e disinquinamento - Spese correnti
cap. SC04.1272
2014 euro 4.500.000.
Emendamento aggiuntivo Cocco Pietro - Pittalis - Cocco Daniele - Carta - Anedda - Usula - Rubiu - Fenu - Desini
Articolo 2
Dopo l'articolo 2 è aggiunto il seguente:
"Articolo 2 bis
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (Buras). (1).)
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 2.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Risponde no il consigliere: Truzzu.
Si è astenuto: il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 53
astenuti 1
maggioranza 27
favorevoli 52
contrari 1
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 1.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Risponde no il consigliere: Truzzu.
Si è astenuto il Presidente: Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 53
votanti 52
astenuti 1
maggioranza 27
favorevoli 51
contrari 1
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 155.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Risponde no il consigliere: Truzzu.
Si è astenuto il Presidente: Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 53
astenuti 1
maggioranza 27
favorevoli 52
contrari 1
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento, del disegno di legge numero 154.
Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il consigliere Luca Pizzuto. Ne ha facoltà.
PIZZUTO LUCA (SEL). Presidente, intervengo anche per fare alcune considerazioni rispetto al precedente punto all'ordine del giorno che non ho avuto modo di esprimere. Io credo che quando ci si pone di fronte a questioni che sono spartiacque si debba stare o da una parte o dall'altra, e il tema del lavoro è uno di questi temi. O si sta dalla parte del lavoro o non ci si sta. Noi abbiamo ereditato, senza aprire polemiche su questo però è la realtà ed è importante ricordare i punti di partenza da questo punto di vista, una situazione del mondo del lavoro attinente ai finanziamenti della Regione in uno stato assolutamente disastroso.
Si è parlato di IGEA le cui maestranze, ricordo, non ricevevano stipendi quando noi siamo entrati, c'è stata una stabilizzazione nei mesi successivi e oggi si stanno recuperando gli stipendi arretrati per una scelta coraggiosa da parte della Giunta regionale; l'Alcoa era persa, era totalmente persa, e oggi è recuperata e incanalata; di Carbosulcis non si sapeva quale avvenire potesse avere. Con le azioni concrete compiute da una Giunta pragmatica si è arrivati a porre in essere soluzioni concrete e precise.
Carbosulcis, che appariva in una situazione caotica, è oggi in una fase di riorganizzazione; è vero, destinata a una chiusura, ma è pur sempre un percorso che dà sicurezza ai lavoratori e alle lavoratrici. È importante che chiariamo il fatto che questa Giunta e questa maggioranza si stanno occupando, con attenzione e con centralità, di temi che riguardano appunto il lavoro, per cercare di eliminare l'origine e la fonte di sofferenza dei nostri lavoratori, che sono obbligati, costretti a fare azioni estreme per vedere riconosciuto il banale diritto a una esistenza dignitosa. E tale diritto non è poi così banale.
Oltre a questo mi preme sottolineare anche alcuni altri aspetti. Le soluzioni definitive in situazioni così complicate non possono esistere, c'è la necessità di costruire in mezzo al groviglio di leggi europee e nazionali ed è necessario andare avanti per prove ed errori. Allora, forse non è il caso di parlare di aiuti di Stato, o cose di questo genere, quando si trovano strade e metodi per aiutare individualmente le persone e non le società. È bene, da questo punto di vista, prestare attenzione a ciò che si dice perché certe tematiche riguardano più i funzionari europei che i consiglieri della Regione autonoma della Sardegna.
A nostro avviso la Regione sta lavorando bene, faticosamente, in un contesto difficile, con congiunture economiche straordinariamente complesse, ma nonostante questo sta riuscendo, in modo preciso e determinato, ad alleviare le sofferenze dei lavoratori in mezzo all'emergenza cronica, costante, distruttiva; a trovare delle soluzioni, è vero in alcuni casi palliative, mentre si cerca di costruire una prospettiva più di lungo termine. Ecco perché, come SEL, abbiamo sostenuto e sosterremo questo disegno di legge e il precedente. Perché siamo consapevoli che troveremo le soluzioni nel cammino, ma è importante che nel cammino, da governo di centrosinistra quale vogliamo essere, non si lasci nessuno per strada o nessuno solo dentro la pancia di una miniera, ma che ci sia la capacità di andare avanti insieme e di trovare insieme, anche nel mondo del lavoro e dei lavoratori, soluzioni per poter costruire alternative alla società attuale.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Presidente, intanto ci consentirà l'onorevole Pizzuto di fare una piccola osservazione: è vero, quando si tratta di scegliere i lavoratori questa minoranza non ci impiega tanto e vi stiamo dimostrando che su materie così importanti, che incidono sulla vita delle persone e delle loro famiglie, non abbiamo mai fatto mancare il nostro apporto e supporto; devo anche dire, quindi senza polemiche, che noi nella passata legislatura non abbiamo goduto di altrettante, simili attenzioni, perché al solo nominare Igea o Carbosulcis c'erano levate di scudi come se si stesse andando a fare chissà quali atti illegittimi o inopportuni.
Cari colleghi, la situazione della miniera di Nuraxi Figus e della Carbosulcis è una storia che dura da tantissimi anni ed è giusto sottolineare che parte delle perdite che sono state originate in Carbosulcis nascono, anche, da una mancanza totale di applicazione di una legge nazionale. Quindi, la procedura di infrazione, che è stata ovviamente aperta da Bruxelles, è nata soprattutto perché il Governo italiano, lo Stato italiano, dapprima ha trasferito la proprietà alla Regione Sardegna, senza le dovute coperture, in seguito non si è stati in grado di dare applicazione e attuazione a una norma dello Stato, che puntualmente, per la concessione integrata della produzione di carbone e della produzione di energia elettrica, è stata prorogata nel tempo, come pure la concessione per la realizzazione del progetto della miniera non ha mai visto la luce. Questo ovviamente, certamente per responsabilità della Regione Sardegna, ma molte responsabilità sono dello Stato italiano e non di certo di oggi ma da tanti anni addietro.
Veniamo alla situazione che ci ha portato, oggi, ad approvare questa norma sensata, questa norma dovuta, resa obbligatoria da un grande lavoro (ne ho accennato nel mio passato intervento), un lavoro che è stato oggetto di grande coinvolgimento anche affettivo perché ovviamente, purtroppo, non estraiamo un carbone di qualità ma soprattutto estrarre quel carbone ha dei costi molto elevati. Oggi, si tratta di salvare almeno da qui al 2027 la situazione di tantissimi lavoratori, ma io dico anche in parte di alcune attività concesse proprio nel piano approvato dall'Unione europea, di rendere una situazione più visibile, più accettabile a fronte della chiusura di un bene storico, di un'attività produttiva storica per la nostra Regione e, in particolar modo, per un territorio in grandissima difficoltà qual è quello del Sulcis Iglesiente.
Già nella passata legislatura avevamo predisposto il piano di chiusura perché, colleghi, senza fare tanti giri di parole, l'alternativa era ottemperare alla sanzione, l'alternativa era la restituzione dei soldi all'Unione europea proprio perché da lì l'infrazione poteva essere ottemperata esclusivamente da un serio piano industriale di chiusura della miniera.
Cosa ci consente questo piano di chiusura? Consente di poter intervenire su quegli aspetti per i quali la legge vieta l'intervento della Regione ne cito uno tra tutti: la copertura del risanamento di perdite che proprio negli anni passati abbiamo dovuto sempre e comunque superare con dei piani industriali e dei programmi specifici annuali. Oggi con questo piano è consentita non solo la copertura di risorse finanziarie della Carbosulcis ma è concessa, per esempio, la partecipazione all'esodo dei lavoratori, sono concessi altri oneri e sgravi che non si sarebbero potuti sostenere nel caso in cui non si fosse ottemperato proprio al piano industriale di chiusura che stiamo accettando e inserendo in norma.
Certamente avremmo voluto tutti una riconversione di altro tipo, ci auguriamo, perché è un altro aspetto che è stato preso in considerazione con il Ministero dello sviluppo economico, Presidente, e a questo punto rivolgo un appello all'Unione europea affinchè ci consenta delle compensazioni, di intervenire su alcuni aspetti però noi non dobbiamo privarci dell'aiuto del Governo italiano perché lei sa bene che ogni anno, e c'è la parte soprattutto che riguarda i 75 milioni, non possiamo sopportare con il bilancio regionale queste somme così gravose.
Benissimo, allora, fare un programma di chiusura, sostenere i lavoratori e le loro famiglie fino al 2027 con uno stop al 2018, importante, della produzione, però troviamo le soluzioni da un lato di sostegno finanziario da parte del Governo, dall'altro di quelle attività che devono sostituire ciò che è stata e ha rappresentato la Carbosulcis in particolare la miniera di Nuraxi Figus in tutti questi anni per la nostra Sardegna. Tra l'altro ricordo che sono in campo alcune possibili nuove attività di sviluppo fortemente innovative ma che, nell'immediato, non sono in grado di assorbire il carico di tutti i lavoratori della Carbosulcis. Questo piano, così come è strutturato, da qui al 2027 a mio avviso ci da la possibilità di trovare proprio quelle attività che devono rilanciare il territorio del Sulcis Iglesiente e di sostenere insieme al programma del piano Sulcis quelle nuove iniziative che servono nell'immediato per contrastare le difficoltà della crisi ma, soprattutto, per creare un futuro diverso in questo territorio, e io credo anche che avrà ripercussioni sul PIL della nostra Sardegna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Presidente, io credo che questo sia un giusto percorso anche in continuità con un cammino già intrapreso qualche anno fa che ha visto la Regione autonoma della Sardegna, i lavoratori, le forze sindacali condividere questo grande progetto di dismissione; progetto di dismissione frutto anche di un grande lavoro portato avanti presso la Commissione europea.
Sappiamo che questa è stata una decisione sofferta, soprattutto posso capire il collega Pietro Cocco che, avendo anche un legame più che affettivo con la miniera, qualche mese fa dichiarava alla stampa che si stavano salvando i posti di lavoro ma non era una giornata di festa perché si chiudeva comunque un pezzo di storia della produzione del carbone, un pezzo di storia della produzione delle miniere del Sulcis. L'ultima rimasta tra l'altro in Italia.
Io credo che oggi, con i tempi che stiamo correndo, probabilmente non c'era una soluzione diversa e quindi, se mai ce ne fosse bisogno, noi confermiamo il giusto sostegno a questo disegno di legge con la raccomandazione che non sia la semplice risoluzione di questo momento ma, con la chiusura di questo anno finanziario e la discussione tra qualche giorno della finanziaria, si sia conseguenti nei documenti finanziari e si riempia anche di contenuti per gli anni che verranno il progetto di dismissione della miniera.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, l'onorevole Pizzuto ha posto un argomento che dovrebbe avere una sua logica ma lo ha posto come se fosse un assoluto e tale dovesse restare, non pensando che il ragionamento politico è un divenire, e lui per la parte che gli consta della sinistra hegeliana dovrebbe capirlo. Ora il problema è che la democrazia ha un significato più largo di quello che spesso le si attribuisce, è la partecipazione viva e vera del cosiddetto popolo che sceglie modelli, vie di sviluppo, organizzazioni istituzionali.
E, purtroppo, nell'andare dell'amministrazione spesso non c'è un andare omogeneo né una retta via, qualche volta ci sono dei fattori accidentali e ci sono delle condizioni poste da variabili indipendenti che, se non ci fossero, renderebbero gli economisti perfetti signori della scienza, il che non è. Ci sono errori passati, e io generalmente mi sono stufato di andare a vedere "chi era o chi non era", mi dilettavo qualche tempo fa, almeno nella scorsa legislatura, a dire che negli ultimi trent'anni aveva governato per la gran parte il centrosinistra. Ma non serve a niente, non serve a niente!
Avendo fatto il sindaco so bene una cosa: che mi ritrovo cose buone e cose meno buone, per non parlare di quelle cattive chiaramente, e me ne assumo la responsabilità, così come sono sicuro e certo che ne lascio buone e meno buone per chi verrà dopo di me, se sarà capace di cogliere al meglio il buono e correggere il malandato. Stiamo parlando di queste condizioni di cui prima si accennava, la Carbosulcis, tutte le politiche che riguardavano il sistema minerario. Ma c'è mai stato qualcuno che per non far male alle famiglie abbia pensato o ipotizzato di cambiare politica in Sardegna? O non si è invece prestata più attenzione ad assecondare fenomeni di degrado e fenomeni di diversa natura anziché sollecitare un aspetto molto più importante di quello che è il voto politico voluto adesso?
Credo che conosca l'ultima fatica di Petruccioli, "Democrazia", la pubblicizza anche "Il Manifesto", se le interessa, in cui l'autore fa un excursus tra l'altro di partecipazione, per cui parte dal greco, da Omero, dall'"Odissea", dalla polis, continua, scende, analizza, Tucidide, scende ancora più giù, e poi parla di Pericle e lo lascia come topos della condizione di apertura alla democrazia, e discende piano piano fino ai giorni nostri, chiaramente tralascio il discorso oligarchia, il discorso democrazia e tutto quello che ne è conseguito.
Bene, quando siamo giunti al periodo "di noi altri", come diceva qualcuno, abbiamo scoperto che è più veloce, per propugnare alla dialogica dei principi della democrazia, utilizzare twitter e i commenti su facebook, tralasciando la compartecipazione complessiva del popolo. Mi sto riagganciando al ragionamento conclusivo di due autorevoli consiglieri regionali, uno di maggioranza e l'altro di opposizione. Vorrei che si capisse che la politica praticata in quei termini, come ho voluto sottolineare nel mio intervento precedente, non eleva certamente la democrazia e quindi la partecipazione popolare, ma è un voler ricadere nell'agone posto esclusivamente da un sistema quasi aristocratico che si trincera all'interno di questi convenevoli.
Se la gente è stanca, se la gente non capisce il motivo vero del distacco dalla politica, è perché non si può e non si riesce più a ragionare con la gente. Se questo vi sembra staccato ed estraneo all'argomento in discussione, io vi invito a rifletterci, perché probabilmente una qualche riflessione su questi temi dovremmo cominciare a farla come cosiddetta classe dirigente. Il riferimento non è né al Consiglio regionale né alla Giunta, e neanche ai dirigenti interni ed esterni, ma all'insieme della stessa classe dirigente.
Allora, la scelta del lavoro, onorevole Pizzuto, è indipendente da quel concetto più ampio di partecipazione che viene consonato all'orientamento della partecipazione complessiva. Potrei, se volessi, dilungarmi anche su altre argomentazioni dialettiche nel merito, ma non mi interessa, a me interessa recuperare almeno la parte di destra e di sinistra che abbia la sensibilità per poter offrire in campo politico una apertura nuova verso coloro che si aspettano da noi atteggiamenti diversi ma, soprattutto, meno twitter e più fatti; fatti concreti che indirizzino la politica del futuro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, oggi stiamo chiudendo in Sardegna, oltretutto, l'ultima miniera di carbone in Italia, l'unica rimasta. Lo facciamo a seguito della decisione definitiva dell'Unione europea, che dal 1° ottobre 2014, per la questione relativa agli aiuti di Stato, ci obbliga, se vogliamo continuare a mantenerla in esercizio fino a un certo periodo e pagare gli stipendi dei lavoratori in attività, a chiuderla inesorabilmente e inevitabilmente. Non è una questione romantica, anche se si potrebbe colorare di fumo grigio, di romanticismo dei cunicoli neri della miniera, perché è la storia che la racconta.
Tuttavia, colgo l'occasione di questo intervento perché alcune questioni io credo che vadano dette, per raccontarle soprattutto a me stesso, ma almeno perché rimangano agli atti. Io credo che ci siano state nel tempo responsabilità oggettive che hanno portato a questo risultato. È vero, certamente, che il futuro del pianeta non prevede l'utilizzo del carbone, tanto meno del carbone Sulcis, un carbone più giovane rispetto ad altri nel mondo più vecchi e che possono essere più utilizzati per maggiore potere calorifico, per minore tenore di zolfo, la storia della miniera di Nuraxi Figus avrebbe potuto avere un andamento differente se avesse avuto probabilmente un diverso management, una diversa gestione, se avessimo potuto fare scelte più coraggiose, tutti coloro che fanno politica e che si sono occupati della gestione della cosa pubblica, dicendo che il carbone poteva essere la speranza, perché ci sono progetti sperimentati nel mondo, come quello della lisciviazione che avrebbe potuto essere utilizzato in Carbosulcis.
È un progetto che interviene con l'abbattimento del tenore di zolfo almeno del 30, 35 per cento e aumenta il potere calorifico anche in questo caso del 30, 35 per cento, dando la possibilità di utilizzarlo per le centrali che abbiamo, in questo caso anche nel Sulcis e non solo nel Sulcis, e naturalmente anche veicolandolo verso il progetto che poi è stato presentato, quello di CCS, di cattura e stoccaggio della CO2 in sottosuolo, e la possibilità di utilizzarlo per produrre energia elettrica. L'energia elettrica è il tema centrale che riguarda la Sardegna e non solo la Sardegna, riguarda il pianeta.
Oggi vediamo Putin che si muove nel mondo da una parte all'altra e gestisce le leve del potere dato proprio dell'energia, come se il resto del pianeta fosse abitato da burattini che devono essere utilizzati in un modo o nell'altro. Noi invece facciamo un passo che non è di retroguardia, è una scelta obbligata quella che l'Unione europea ci impone, perché superare il tetto di 405 milioni di euro è ovviamente una cifra esorbitante sulla quale cifra nessuno può rimanere fermo, senza dire una parola.
È chiaro che, se il risultato è questo, noi dobbiamo trovare soluzioni alternative che consentano di dire che in quel luogo, questo è stato fatto con un protocollo siglato tra il Ministero e la Regione Sardegna, si dovrà costituire un polo tecnologico proprio per la cattura e lo stoccaggio di CO2, per la realizzazione di una centrale altamente tecnologica, all'avanguardia, rispettosa dell'ambiente, ci sono i termini che in inglese sono molto più affascinanti e raccontano molto bene le questioni della Green Economy, le cose che dobbiamo guardare. Questo parte da quei cunicoli neri e bui della miniera che è raccontata molto bene dalla storia vissuta di uomini e donne che per decenni hanno lavorato in quei luoghi.
Oggi diciamo che la miniera deve chiudere inesorabilmente nel 2018, e che dal 2018 al 2027 devono essere previsti piani di bonifica delle aree contaminate dall'estrazione mineraria. E lo facciamo, io personalmente non lo faccio a cuore leggero ma lo faccio, perché è una scelta imposta, obbligata, che ha responsabilità oggettive importanti, però, questo è il punto. Io vorrei concretizzare l'attenzione del tema sulle prospettive, perché se è vero come è vero che noi abbiamo fatto un Piano che consente ai 450 lavoratori della miniera di andare in pensione da qui alla chiusura, nel 2027, dovrebbero rimanere soltanto una trentina ai quali trovare sistemazione, ma da qui al 2027 anche questo sarà ovviamente risolto, fosse solo questo il problema della Sardegna non credo che avremmo problemi di nessun tipo.
Credo che sia necessario individuare le soluzioni, perché se si chiude un'attività produttiva, una miniera, si deve cercare di trovare anche le soluzioni di prospettiva, e questa della soluzione tecnologicamente avanzata, del polo tecnologico deve essere assolutamente tenuta nella dovuta considerazione, nel rispetto dei protocolli ma, soprattutto, delle idee che noi dobbiamo mettere in campo, che deve mettere in campo la Giunta regionale, che deve mettere in campo questo Consiglio regionale, attraverso le proposte che possono essere di grande supporto, e di questo c'è tanto bisogno.
Naturalmente per far questo c'è bisogno di una classe dirigente anche nella miniera all'altezza della situazione, in grado di guidare i processi che da qui in avanti devono essere condotti; noi oggi stiamo deliberando un pacchetto finanziario consistente, notevole, importante, che deve essere gestito da uomini con la testa sulle spalle e rispondenti a un programma di centrosinistra in grado di guidare il futuro della miniera di questi anni. Ci possono essere uomini che valgono per una stagione e anche per due, ma non per tutte le stagioni, e noi di questo dobbiamo assolutamente tenerne conto cercando di individuare una prospettiva seria per il futuro di questa miniera. Pertanto, con un groppo un gola e un cuore certamente non felice, voterò a favore di questo punto all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
PIGLIARU FRANCESCO (P.D.), Presidente della Regione. Presidente, sarò molto breve. È chiaro che il disegno di legge oggi in discussione è molto importante, perché fa parte del Piano che riguarda la Carbosulcis. Abbiamo preso l'impegno di approvare, come Regione, il Piano con legge e assicurarne la copertura finanziaria, stiamo facendo quindi la nostra parte, stiamo creando le condizioni perché questo percorso avvenga anche in questo caso, come nel precedente, con il minor danno possibile per i lavoratori.
Ciò che è fondamentale per noi, ciò che ci interessa di più, è farlo in tempi giusti per consentire di esodare i primi lavoratori e per mettere in opera il Piano che abbiamo concordato. L'onorevole Zedda qualche minuto fa raccomandava di parlare con il Governo e di esigere che il Governo in questa, come in altre vicende di crisi, faccia la sua parte. Annuncio che con il Governo abbiamo concordato di parlare della vicenda in questione, dell'IGEA, del Piano Sulcis, delle molte vertenze che sono aperte in questo momento e di farlo molto rapidamente. Il Governo sarà presente domani in Sardegna nella persona del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Delrio, con il quale potremo discutere in dettaglio molte delle questioni che ci hanno impegnato oggi.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.
Ha domandato di parlare il consigliere Luca Pizzuto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PIZZUTO LUCA (SEL). Presidente, esprimo chiaramente il voto favorevole a questa proposta. Voglio dire, poi, al collega Dedoni che per quel che mi riguarda io arrivo da un pensiero di una sinistra libertaria, non violenta, che si rifà all'analisi marxista dei mezzi di produzione della società, e che crede nel lavoro collegato alla democrazia esattamente nel modo in cui questo viene espresso nell'articolo 1 della nostra Costituzione. Poi, è chiaro, la politica interpreta il tema del lavoro in diversi modi: c'è chi lo interpreta come un ritiro dello stipendio, un garantire il ritiro dello stipendio ai lavoratori; chi spesso, purtroppo (non penso ci siano persone in quest'Aula), lo usa come strumento di clientela, e altri che lo usano come strumento di emancipazione della società. Ci sono differenti punti di vista, e a livello mondiale, a oggi, c'è una sinistra che sta lottando perché i presidi del lavoro rimangano in piedi, e c'è una destra che tendenzialmente li smantella dagli anni '70 - il Tatcherismo ha creato una serie di questi presupposti - e io non intendevo, da questo punto di vista, dire che in questo Consiglio non c'è chi è per il lavoro.
Tutti siamo per il lavoro, ognuno con le sue differenze; credo che con la votazione di oggi lo si stia dimostrando e lo stiate dimostrando anche voi, però permettetemi di rivendicare con orgoglio il fatto che voi votate una proposta di sinistra che arriva dal Governo di questa Regione, e quindi che viene da un preciso profilo di chi crede nel lavoro come strumento di emancipazione e di crescita sociale. Permettetemi inoltre di sottolineare che il frutto di questo lavoro spesso è opera anche di persone, di lavoratori del cosiddetto sottogoverno che si occupano di questi temi, e poi di ringraziare quei funzionari che con il loro lavoro stanno garantendo a IGEA e Carbosulcis il proseguimento della attività lavorativa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Sardegna). Presidente, dichiaro il mio voto favorevole, ovviamente, a questa proposta, accogliendo anche molte delle cose dette dai colleghi che mi hanno preceduto: la collega Zedda, il collega Locci e lo stesso collega Pietro Cocco, del quale veramente ho apprezzato il trasporto, che si sentiva tutto, delle sue parole, riferito ovviamente agli argomenti in questione.
Vorrei fare però anche qualche precisazione in merito alla discussione sul disegno di legge precedente, chiarendo sull'irresponsabilità delle mie dichiarazioni o sul livello delle mie dichiarazioni per le quali sono stato accusato da qualche consigliere. Se fossi stato veramente irresponsabile, probabilmente ieri, in Conferenza dei Capigruppo, sostituivo il Capogruppo Fenu, avrei dichiarato che ero contrario al "102", e non avrei fatto arrivare in Aula il provvedimento, giusto per essere irresponsabili.
Penso che invece le mie dichiarazioni sull'IGEA siano coerenti con la mia storia e con le considerazioni che ho sempre fatto in Commissione bilancio, e me ne devono dare atto i colleghi, e quelle che ho fatto in quest'Aula; penso anche che il lavoro sia un patrimonio di tutti, e tutti siamo a favore dei lavoratori e del lavoro, però dobbiamo cercare di capire alcune cose ed evitare i processi demagogici sotto un certo punto di vista. Anche io penso che, come diceva l'onorevole Pizzuto, a volte la destra si sia macchiata di attività di smantellamento dei presidi di lavoro, però la domanda che ci dobbiamo porre e alla quale dobbiamo rispondere è se il compito di quest'Aula, dei consiglieri regionali, di chi fa politica sia difendere il lavoro, o i posti di lavoro, perché sono due concetti diversi, profondamente diversi.
Personalmente, lo dichiaro, difenderò qualsiasi occasione di difesa del lavoro, perché se noi ci abituiamo a difendere il lavoro, cioè a difendere chi ha un mestiere, una capacità, quelle persone troveranno sempre un'occupazione, se mettiamo le persone in grado di avere delle potenzialità, di applicarle e di svilupparle, quei oggetti troveranno sempre un'occupazione, se invece continueremo tout court a difendere solo ed esclusivamente i posti di lavoro, io penso che in questa Regione, in Italia e in tutt'Europa i disoccupati aumenteranno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Luigi Rubiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RUBIU GIAN LUIGI (UDC). Presidente, dichiaro il voto favorevole al disegno di legge numero 154, però permettetemi di fare alcune considerazioni, soprattutto quasi di natura affettiva e sentimentale, perchè da iglesiente mai avrei pensato nella mia vita di dovermi ritrovare un giorno consigliere regionale e dover votare una legge con il titolo: "Piano di chiusura dell'attività della miniera". E' indubbiamente un momento molto triste, però sappiamo bene che il tutto si sta facendo per arrivare a una soluzione di difesa dei posti di lavoro. q.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Efisio Arbau per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna vera). Presidente, onorevole Truzzu, spero non si senta accusato da me, perché non mi si addice proprio fare accuse, io di solito faccio difese. E non era un'accusa, era semplicemente la constatazione sofferta di una maggioranza che doveva trovare delle soluzioni, le ha trovate e sono soluzioni sempre e comunque sul limite della legalità, che devono contemperare delle esigenze pubbliche, delle esigenze sociali e delle esigenze di prospettiva. La nostra è una legge che ci serve per la prospettiva, noi siamo convinti, e ha fatto bene l'Aula quasi all'unanimità a licenziare questo provvedimento.
Sa che la stimo, onorevole Truzzu, che insieme facciamo tante ottime discussioni sul bilancio nella nostra Commissione, non si senta mai accusato da me, ripeto, non è nella mia caratteristica accusare gli altri ma cercare di fare quello che è utile per la Sardegna, nei limiti di scienza e di coscienza che abbiamo.
PRESIDENTE. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Articolo 1
Approvazione del Piano di chiusura
della miniera di Nuraxi Figus
1. É approvato il piano finalizzato alla chiusura, nell'anno 2027, della miniera di Nuraxi Figus (allegato 1) presentato dalle competenti autorità italiane nell'ambito della procedura avviata dalla Commissione europea ai sensi dell'articolo 108.2 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e dichiarato compatibile con il mercato interno ai sensi della decisione della medesima Commissione del 1° ottobre 2014 sull'Aiuto di Stato n. S.A. 2086 (ex 2012/NN) attuato dall'Italia in favore della Carbosulcis Spa (allegato 2). ).
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Pigliaru ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto: il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 2. All'articolo 2 è stato presentato un emendamento.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e del relativo emendamento:
Articolo 2
Copertura finanziaria
1. Le somme sussistenti in conto residui, ancorché impegnate, e quelle autorizzate dal comma 21 dell'articolo 1 della legge regionale 24 ottobre 2014, n. 19 (Assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016), (UPB S06.03.024 - cap. SC06.0690) sono destinate, nell'anno 2014, all'attuazione del Piano di chiusura di cui all'articolo 1.
Emendamento aggiuntivo Cocco Pietro - Pittalis - Cocco Daniele - Carta - Anedda - Usula - Rubiu - Fenu - Desini
Articolo 2
Dopo l'articolo 2 è aggiunto il seguente:
"Articolo 2 bis
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (Buras). (1).)
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 2.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Tocco e Zedda Alessandra hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto: il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 1.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto: il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'Allegato 1.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto: il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell' Allegato 2.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto: il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
Passiamo alla votazione finale del disegno di legge numero 154.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 154.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Carta - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto: il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 139/B.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Luigi Lotto, relatore.
LOTTO LUIGI (PD), relatore. Signor Presidente, colleghi, Assessori, con le norme previste in questa proposta di legge, che è stata formulata all'unanimità dalla quinta Commissione, si prevede di contrastare l'iniziativa del Governo che ha voluto impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge numero 16 nelle parti relative al contrassegno per i prodotti ottenuti da materiale legato all'agrobiodiversità sarda e al contenuto dell'intero Capo II che riguarda il marchio collettivo di qualità.
La legge che noi abbiamo approvato nel mese di agosto in maniera chiara e inequivocabile puntava a istituire un marchio di qualità garantito dalla Regione Sardegna, nel solco di un impegno politico dello scorso mandato contrassegnato da iniziative della stessa Giunta regionale e da iniziative legislative del centrosinistra che tendevano a conseguire questo obiettivo. La Giunta regionale aveva anche impostato una proposta di marchio e avviato una procedura per l'approvazione di questo presso la Commissione europea che, mi è stato detto in giornata, è andata a compimento proprio in questi giorni: l'Unione europea ha approvato il marchio collettivo di qualità che noi con quella legge abbiamo ritenuto di dover normare.
Ora, con questa iniziativa, il Governo ha impugnato questo aspetto del marchio di qualità, contestando che la Regione Sardegna va contro le normative europee sulla libera concorrenza e si pone l'obiettivo di valorizzare i prodotti degli agricoltori sardi contro il resto dell'Europa. Noi abbiamo voluto invece costruire un impianto legislativo che consentisse di istituire un marchio di qualità che si ponesse l'obiettivo di valorizzare sistemi produttivi certificati da disciplinari messi in piedi dalla Regione Sardegna e comunicati e approvati dalla stessa Unione europea che valorizzassero modalità di lavoro, tradizioni che sono radicate nel mondo agricolo sardo.
Noi sappiamo che altre regioni hanno tentato questa strada; molte iniziative sono andate in porto, altre sono state intercettate dal Governo e assoggettate a delle modifiche, altre ancora non hanno avuto l'ok definitivo. Io non so quale sarà il destino finale di questa parte della legge, non lo so io e credo che non lo possa sapere nessuno di noi. C'è però una scelta politica di fondo che ha fatto questo Consiglio regionale, non a caso approvando all'unanimità questa legge nel mese di agosto, ed è stata quella di farsi carico di creare le condizioni affinché il mondo dell'agricoltura sarda avesse un'ulteriore opportunità, non l'unica opportunità per migliorare la propria capacità di creare e promuovere sviluppo economico. Questo è uno degli strumenti che abbiamo ritenuto di doverci dare.
Ci sono effettivamente alcuni passaggi della legge in cui l'esplicito riferimento o alla sede legale in Sardegna per quanto riguarda le imprese che possono fare richiesta dell'uso del marchio, o la questione dei prodotti con materie prime sarde che vengono contrassegnati in maniera ulteriormente distintiva, come previsto al comma 3 dell'articolo 22, sono effettivamente delle scelte che noi abbiamo fatto consapevoli che avrebbero anche potuto eventualmente trovare una non corrispondenza con le opinioni del Governo nazionale.
Va detto che rispetto a questo secondo aspetto, previsto nel comma 3 dell'articolo 22, il Veneto aveva già adottato una norma simile, la legge ha funzionato per diversi anni, ultimamente è stata modificata cancellando questa norma. Ciò che dobbiamo tenere presente, tutti, è che la gran parte delle regioni italiane si è dotata di questo strumento e gli è stato consentito di potersene dotare. Noi Regione autonoma della Sardegna non possiamo accettare che, avendo anche con queste modifiche uniformato la normativa a quelle di tante altre regioni che stanno già utilizzando questo strumento, il Governo e la Corte costituzionale lasciando in piedi quelle norme cassino la nostra.
Ovviamente ci sono alcune altre questioni che vengono contestate e che noi a questo punto rinunciamo a normare, tipo le sanzioni amministrative posto che nel regolamento previsto dalla legge sarà normata la questione legata alla concessione o alla cancellazione della possibilità di utilizzare il marchio. Noi cassiamo, proprio per evitare ulteriori contestazioni con il Governo, anche l'articolo relativo alle sanzioni amministrative. Ieri era prevista in quest'Aula la discussione di questa proposta di legge, è stato richiesto da un nostro collega, da un Capogruppo, la possibilità di rivedere in Commissione questo testo alla luce di alcune considerazioni che ci sarebbero state proposte in Commissione.
La Commissione si è riunita questa mattina, ha dedicato la mattinata a un'approfondita discussione su questo tema, la proposta che è stata fatta di fatto non è in contrasto ma non si può fondere con questa norma, è un percorso alternativo e parallelo che la Regione Sardegna può sempre, volendo, imboccare, non vedo a mio parere ma a parere anche di gran parte della Commissione, il nesso tra il resistere di fronte alla scelta del Governo di rimandare alla Corte costituzionale questa legge e rinunciarvi per avviare un altro percorso. Noi a mio parere dobbiamo continuare il percorso avviato e che abbiamo concordato con gli uffici dell'Assessorato dell'agricoltura, che abbiamo discusso con i tecnici della Presidenza della Regione, cercando di avviare una riflessione attenta e serena su tutta la tematica.
Ovviamente questo non ci impedirà di trovare il modo più avanti, sia che la proposta di legge trovi, come noi speriamo, conferma del percorso definitivo a cui è stata sottoposta e quindi all'esame della Corte costituzionale, sia nel malaugurato caso che dovesse eventualmente essere questo aspetto della legge relativo al marchio bocciato (non quello relativo ai distretti o all'agrobiodiversità che restano comunque norme approvate dalla Regione Sardegna e in vigore), per fornire al mondo dell'agricoltura e al mondo agroalimentare sardo gli strumenti per poter continuare il loro percorso di ricerca di una prospettiva di sviluppo.
La discussione sulla proposta fatta dall'onorevole Fenu questa mattina ha portato alla fine la gran parte dei consiglieri a sostenere la tesi che dobbiamo andare avanti e, quindi, noi oggi chiediamo che venga discussa e approvata questa proposta di legge. Così facendo nessuno di noi sta assolutamente chiudendo alla possibilità di poter prendere più avanti anche quando si riterrà...
PRESIDENTE. Onorevole Lotto, il tempo a sua disposizione è terminato. È iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Scusi Presidente, forse prima di me ha chiesto di parlare l'onorevole Floris. Si può invertire, Presidente?
PRESIDENTE. L'ordine è quello che sto seguendo, però per me non c'è nessun problema.
E' iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Sardegna). Presidente, io sono costretto mio malgrado a chiedere di ritirare la mia firma da questa proposta di legge. In effetti, quando io ho firmato questo testo, pensavo che ci sarebbero state delle vere e proprie interlocuzioni politiche tra la Regione autonoma della Sardegna e il Governo. Mi sono reso conto leggendo la relazione e sentendo anche il parere di alcune categorie che si esprimeranno in questi giorni che questa proposta di legge, invece, è diretta a introdurre alcuni correttivi al testo della legge regionale numero 16 modificando in particolare quelle disposizioni che, secondo il Governo, possono indurre a ritenere che il legislatore regionale abbia inteso favorire il consumo dei prodotti locali in contrasto con i principi comunitari di libero mercato.
Quindi, fino a questo momento noi c'eravamo difesi in maniera strenua attraverso i ricorsi cartacei, attraverso le prese di posizione, attraverso l'accordo con le altre regioni, attraverso una serie di strumenti; oggi ci stiamo invece rimangiando tutto questo e stiamo poco poco calando rispetto al nostro essere Regione a Statuto speciale. Non mi pare che ci sia né passato né presente e né futuro, qui non è cambiato nulla, ognuno si pone a difesa del proprio fortino, ognuno continua a decidere per proprio conto, si fa finta di litigare e poi si va d'accordo.
Siamo in una fase delicatissima, fra pochi mesi il Presidente della Regione inaugurerà un anno di governatorato in Regione, dopo aver mangiato il panettone. Io mi ricordo che in alcune circostanze, in alcuni cambi della Giunta regionale e del Consiglio regionale dopo due mesi la minoranza, che era stata maggioranza, diceva: "Ma cosa volete? Ci siete già due mesi, dovete rispondere di quello che avete fatto". Ecco, qui è passato un anno e continuiamo a rimanere fermi nel rapporto Stato-Regione e a non avere la coerenza, a non avere la capacità, a non avere la forza, a non avere la responsabilità di difenderci mentre tutti ci stanno strappando piano piano tutto, dalla A alla Z.
Non è possibile che noi continuiamo ad andare avanti così. Abbiamo detto: facciamo il Comitato delle Regioni a Statuto speciale. Vorrei ricordare che la Regione Sardegna è sempre stata la regione pilota delle Regioni a statuto speciale, ma questo, Presidente del Consiglio, lo vedremo anche per quanto riguarda i problemi relativi ai consiglieri regionali, riunione alla quale io parteciperò senza paura e dirò le cose come stanno. Anche qui ci stiamo adagiando sulle decisioni che prendono le altre Regioni, quasi che noi non avessimo la specialità. Ma se non la difendiamo noi, chi la difende questa specialità? Vorrei capire: chi? Non la sappiamo difendere neanche dagli attacchi che abbiamo come Consiglio regionale e come consiglieri regionali, siamo tutti lì a sentire e a sperare di interpretare il sentimento di chi sta fuori da quest'Aula, senza un minimo di dignità politica e di dignità personale.
Ora io vorrei ricordare al Presidente della Commissione, l'onorevole Lotto, che noi siamo la prima Regione al mondo che ha stilato il testo unico sull'agricoltura, nel quale abbiamo sempre parlato dei prodotti sardi, e sono indicati il nostro percorso e la nostra linea di tendenza. Ora cosa possiamo fare noi in questa congiuntura? Io sono quello che ha trasferito la lettera che ci ha mandato il Ministero dell'agricoltura all'Istituto zoo profilattico, con la quale chiedeva se era vero che a Villagrande e a Sanluri erano arrivate 400 tonnellate di latte caprino proveniente dall'Olanda, e in effetti era così. Se voi andate in un qualunque negozio, vedete che c'è un prodotto che si chiama Riso di Sardegna, sotto questo Riso di Sardegna ci sono lenticchie, uno va a vedere cosa c'è nell'etichettatura delle lenticchie e ci si accorge che queste lenticchie vengono dal Canada.
Ma noi che cosa dobbiamo difendere? Io credo che noi dobbiamo difendere i nostri prodotti, che come abbiamo detto tante volte non sono prodotti rari ma sono prodotti unici al mondo, che nessuno ha, che soltanto noi abbiamo e sono questi che dobbiamo difendere. La nostra richiesta quindi è quella di fare in modo che vengano difesi quei prodotti tipici della tradizione sarda che non possano essere sostituiti da nessun'altra produzione. E se noi andiamo avanti così e non difendiamo questa nostra posizione noi stiamo facendo un'opera di contraddizione con noi stessi. Ma se Pinna mi porta il latte da fuori e me lo fa passare come prodotto sardo, fatto in Sardegna, mi volete dire qual è il beneficio che abbiamo noi come Regione? Che cosa ne ricaviamo da tutto questo? Non ne ricaviamo assolutamente nulla.
Ecco perché, secondo me, il marchio deve essere dato per i prodotti che vengono prodotti e venduti in Sardegna, solo a quelli che in particolare riguardano le aziende che in questo modo vedono rilanciata e quindi ripresa la propria autonomia. Così com'è ci stiamo piegando a un giudizio del Governo nazionale senza arte né parte.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, certo con senso di responsabilità la Commissione ha valutato ed esaminato che cosa il Governo nazionale chiedeva alla Regione Sardegna. Semplicemente chiedeva che si facesse quella sorta di dietro-front su alcune questioncine mica da poco, che nell'ambito della legge sono state rimarcate col pennarello rosso. E c'è stata rimandata indietro, e quindi abbiamo dovuto prendere atto di che cosa si trattava, e sono questioni mica da poco. La legge quando è stata esitata poggiava infatti su un pilastro non da niente: quello del marchio di qualità che si rimandava anche verso l'opinione pubblica e poi a tutti i potenziali utilizzatori, quindi soprattutto la filiera produttiva e tutte le imprese, in modo particolare quelle agricole.
Abbiamo obtorto collo dovuto prendere atto che non è il Governo che incombe, ma le mani che si dipanano, che si allungano, e in qualche modo ci vincolano sono quelle dell'Europa, ancora una volta questa Europa alla quale tutti ci riferiamo ed è l'Europa che con tutti i suoi regolamenti interviene per sanzionare il Governo italiano. Quindi onde evitare che si potesse ripetere quella attività di censura che era stata fatta dall'Europa nei confronti del Governo italiano per le vicende che avevano riguardato a suo tempo la Regione Calabria e la Regione Sicilia il Governo è dovuto necessariamente intervenire. Dà però certamente fastidio, e non senza qualche fastidio si è lavorato anche in seno alla stessa Commissione che ha dovuto riesaminare l'articolato così come è stato proposto oggi all'attenzione dell'Aula.
Spiace perché proprio gli elementi che si abrogano sono quelli che di fatto rappresentano un po' la matrice dell'attività della Commissione agricoltura, della quinta Commissione attività produttive, proprio per descrivere con un articolato efficiente quella qualità dei prodotti, ma anche la qualità produttiva degli operatori e degli imprenditori agricoli. E quindi con la retrocessione delle abrogazioni che sono previste in questo articolato, in modo particolare all'articolo 6, all'articolo 11 che è quello del contrassegno; al comma 3 dell'articolo 22 che è quello che ricordo aveva quella dicitura "prodotto in Sardegna"; e poi all'articolo 24 che prevede le sanzioni.
Insomma dà molto fastidio, io credo che abbia perfettamente ragione il collega Floris, ma dove c'è una incombenza dobbiamo in qualche modo soggiacere. Agli effetti della riflessione, agli effetti di una discussione che poi si potrà riaffrontare però ricordo anche che la Regione Sardegna ha passato indenne le forche caudine del Governo e soprattutto dell'Unione Europea. C'è un'occasione della quale sono testimone, nella quale è stato rilasciato il marchio di qualità e di origine sui prodotti dell'artigianato tipico e artistico dalla Sardegna: è stato adottato uno strumento e un sistema che, come ho ricordato stamane in sede di Commissione, aveva un grande vantaggio perché discendeva quella proprietà del marchio collettivo comunitario non attraverso l'applicazione del marchio e della dicitura geografica Sardegna, ma solo ed esclusivamente perché intelligentemente era stato utilizzato il marchio già esistente "ISOLA", che è quello dell'Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano.
Quindi quel marchio straconosciuto, accompagnato anche da quel cavallino che era stato importato straordinariamente nel 1956 da Eugenio Tavolara, ed era il cavallino di Ploaghe che veniva disegnato dalle donne di quel territorio sugli arazzi e sui tappeti di quell'area, è diventato poi un simbolo molto ben conosciuto dagli apparati, dagli organizzatori e soprattutto dagli imprenditori artigiani, e quindi lo utilizzavano come marchio ISOLA. Poi nel momento in cui l'Unione Europea nel 1993 con tutte le sue direttive ha avuto quell'incombenza fastidiosa e ingenerosa nei confronti degli Stati, e quindi anche delle Regioni, è intervenuta ma nulla ha avuto da ridire quando è stato registrato. Quel marchio è di proprietà della Regione Sardegna, come si vorrebbe fosse anche questo nel campo agroalimentare, è di proprietà e quindi impone una riflessione alla quale ci dovremo poi in qualche modo riportare, tutti i colleghi componenti la quinta Commissione attività produttive, e probabilmente anche i colleghi dell'Aula, quando ritorneremo a elaborare ed esaminare. Inevitabile in questo momento però assicurare il voto favorevole a questo tipo di articolato, così come è stato predisposto dalla quinta Commissione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gianmario Tendas. Ne ha facoltà.
TENDAS GIANMARIO (PD). Presidente, io volevo evidenziare alcuni aspetti, primo fra tutti il fatto che, è vero che la legge numero 16 è diventata l'emblema e il simbolo del marchio collettivo di qualità, però è altrettanto vero che all'interno di quel disposto legislativo c'erano altre parti importanti sui quali la Commissione, ricordo nella sua interezza, aveva dato parere favorevole dopo un lavoro certosino fatto di confronto, in talune occasioni anche acceso, ma comunque un lavoro di sintesi che, sostanzialmente, aveva portato all'approvazione di questa proposta di legge in maniera unanime, quindi condivisa, sia in Commissione ma poi anche in Aula.
Rispetto al discorso del marchio collettivo di qualità qualche errore, probabilmente, anche sotto l'aspetto procedurale noi l'abbiamo commesso nel senso che, proprio stamattina, a seguito della discussione che abbiamo avuto, ho cercato di approfondire alcuni aspetti sui quali magari ci siamo confrontati però non abbiamo avuto la possibilità di acquisire quegli elementi conoscitivi che, sicuramente, ci avrebbero consentito di affrontare in maniera più approfondita l'argomento.
Io vorrei ricordare, ne parlo perché riprenderemo senz'altro questo argomento, che relativamente ai marchi di qualità regionali è stata depositata dalla Corte costituzionale, il 12 aprile 2013, la sentenza numero 66/13, nella quale sostanzialmente si legge che introdurre un marchio regionale di qualità può indurre il consumatore a preferire prodotti contrassegnati da tale marchio rispetto ad altri similari producendo, quanto meno indirettamente o in potenza, effetti restrittivi sulla libera circolazione delle merci.
Fermo restando che questa è una sentenza depositata mentre, giustamente, il nostro obiettivo, come Commissione, era quello di cercare nell'ambito del possibile di tutelare e salvaguardare le produzioni nostrane, quindi di cercare di sostenere e di supportare il comparto agricolo, sottolineo che, fondamentalmente, nonostante le normative comunitarie siano abbastanza restrittive, in altre regioni è stato possibile individuare delle maglie di operatività che hanno permesso sostanzialmente di adottare dei marchi; mi riferisco anche all'esempio che abbiamo affrontato stamattina, quello della Regione Puglia che probabilmente è uno degli ultimi che è stato adottato.
In questo caso però c'è da prendere in considerazione alcuni aspetti che in quelle proposte di legge, e oltretutto in quei disciplinari, emergono in maniera molto chiara, laddove ad esempio per quel che attiene i "prodotti di qualità Puglia", così viene denominato il marchio di qualità, si legge proprio nell'articolo 2 che il marchio può essere concesso in uso a tutti i produttori dell'Unione Europea per i prodotti e servizi agricoli e alimentari che, conformemente al diritto comunitario, godano di particolare tutela nell'Unione europea, rispondano a determinati requisiti qualitativi. Quindi fondamentalmente che cosa succede? Che è vero che esiste questo marchio, però non può essere certamente concepito e inquadrato così come originariamente l'avevamo pensato e concepito anche noi all'interno della Commissione.
Altro aspetto importante sul quale credo valga la pena fare una riflessione è che spesso nell'attività gestionale e di definizione di questi marchi di qualità, laddove questo processo è andato avanti, il più delle volte le regioni ricorrono a degli enti terzi che svolgono questo tipo di attività; questa è una proposta sulla quale ci siamo in parte confrontati, anche stamattina in modo particolare con il collega Fenu, ed è un discorso che sicuramente merita di essere ripreso.
Io credo, però, per restare a oggi e per restare in modo particolare alla proposta di legge numero 139 che una sua approvazione, il più possibile ampia e condivisa, consente di salvare il salvabile e quindi rispetta una impalcatura che era stata condivisa. Manca senz'altro una parte importante, qual è quella relativa al marchio collettivo di qualità, ma quanto meno saremo in grado di salvaguardare parte del lavoro che abbiamo svolto e che ha interessato in modo particolare i distretti e l'agrobiodiversità che erano ugualmente due proposte che erano entrate a pieno titolo a far parte della legge numero 16.
Credo pertanto che in questa fase sia importante, così come ha evidenziato anche il collega Crisponi, salvare il salvabile, riproponendoci ovviamente di approfondire questi aspetti e riproporli sulla falsariga di esperienze che sono state portate avanti da altre regioni e che ovviamente stanno sortendo dei risultati positivi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC). Presidente, chiedo se sia possibile distribuire l'emendamento che abbiamo presentato all'articolo 6 bis perché i colleghi ne sono sprovvisti, così che possa essere oggetto della discussione nel prosieguo della legge.
PRESIDENTE. Stiamo parlando dell'emendamento numero 1, l'unico che è stato presentato, che dovrebbe essere già stato distribuito dall'inizio della seduta. Adesso verifichiamo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, sento di condividere tutto o quasi tutto ciò che ha detto oggi il Presidente della Commissione quinta, l'onorevole Lotto. Purtroppo questa legge è sotto lo schiaffo del Governo, dell'Avvocatura dello Stato, schiaffo pesante, eppure è stata uno splendido esempio di collaborazione fra maggioranza e opposizione, sono leggi virtuose o, quanto meno, derivano da un atteggiamento virtuoso del legislatore.
Noi abbiamo voluto fare di necessità virtù e abbiamo deciso di salvare la struttura basilare della legge, salvare il bambino e gettare l'acqua che non è sporca però è acqua, salviamo il bambino e buttiamo l'acqua, ma salviamo la legge, o quanto meno, tentiamo di salvare questa legge. Io credo che ci sia da parte del Governo un eccesso di zelo nei confronti di questa legge, a un certo punto noi da legislatori regionali non è che possiamo fare altro, possiamo fare qualche considerazione di tipo politico, possiamo modificare qualche termine (perché quello che stiamo facendo in buona sostanza è cambiare qualche termine), fare qualche riferimento, formale, a qualche norma europea o nazionale, stiamo facendo molto poco: un'azione di maquillage che, però, è finalizzata a salvare questo benedetto bambino.
Dicevo che, come legislatori, possiamo fare molto poco ma come politici qualche considerazione la possiamo anche fare. Io credo che ci sia un atteggiamento eccessivo da parte dell'Avvocatura dello Stato, da parte del Governo, nei confronti di questa legge, un Governo e un'Avvocatura che puntano soltanto a dati formali, non badano ai contenuti, non focalizzano la sostanza di questa legge, mentre noi avremmo avuto necessità di un'Avvocatura o di un Governo che avessero la forza di vedere i contenuti veri di questa legge, che non vuole violare assolutamente i principi comunitari della libera concorrenza e del mercato, ma invece cercare di focalizzare l'attenzione su un marchio di qualità che non è un marchio d'origine.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, dopo le considerazioni dei colleghi mi sembra che effettivamente il percorso si possa dividere in due strade: una di tipo tecnico ed è quella indicata dal collega Tedde, cioè legata esclusivamente al nostro ruolo di legislatori, cioè rispetto delle regole proprie della produzione legislativa e, quindi, rispetto del nostro Statuto, rispetto delle norme sovraordinate e di conseguenza di quelle della Costituzione italiana; in più rispetto dei regolamenti comunitari. Preso atto di questo, quindi la conclusione del ragionamento all'interno della Commissione è stato proprio quello di seguire, come legislatori, una linea tecnica di rispetto di regole.
La seconda strada è chiaramente legata alle considerazioni di tipo politico, e su questo io credo che tutti abbiamo sicuramente molto da dire perché l'obiettivo fondamentale che noi ci siamo posti è contenuto nella legge numero 16, così come ha ricordato Mario Tendas, la legge non è legata solo al marchio collettivo di qualità, ma parla anche di agrobiodiversità e dei distretti rurali, ha concentrato tutta la sua attenzione proprio all'interno del marchio di qualità.
Marchio di qualità che inizia un percorso negli anni passati e che ha un obiettivo fondamentale: promuovere la qualità del nostro territorio, quindi della Sardegna, su questo credo che non ci siano assolutamente dubbi. Quel famoso slogan che ho utilizzato dopo tanti anni "mangia sardo e compra sardo" lo possiamo dire pubblicamente, lo possiamo dire continuamente, costantemente e lo dobbiamo utilizzare nel modo migliore per far entrare nella mente dei sardi, nella nostra cultura, che i nostri prodotti sono i migliori e che dobbiamo utilizzare e promuovere i prodotti della nostra terra sia allo stato naturale che trasformati.
Il problema è che nell'utilizzare questo messaggio dobbiamo, come dicevo prima, anche rispettare le regole comunitarie. Credo sia ormai accertato che con l'utilizzo di risorse pubbliche noi "mangia sardo e compra sardo " non lo potremo mai utilizzare, in; in forma privata possiamo utilizzare qualsiasi tipo di percorso legato al sistema pubblicitario e di marketing o, comunque, di promozione dei nostri prodotti e quindi è chiaro che siccome si utilizzano risorse proprie siamo in grado di percorrere una strada che, sicuramente, è differente da quella del percorso pubblico.
Noi però abbiamo un obiettivo generale che è quello di riconoscere, per la Regione Sardegna, uno strumento che ci permetta di promuoverei nostri prodotti. Anche in questo caso esistono due strade: quella classica che tutti riconosciamo, l'unica forse che l'Unione europea, fino a oggi, riconosce in forma ufficiale, cioè quella dei prodotti a marchio di qualità, dalle DOP alle DOCG e tutto quello che fa parte di questo pacchetto del marchio di qualità.
Noi ormai da tempo abbiamo individuato anche un altro percorso che è quello dell'utilizzo del marchio di qualità Sardegna. Oggi lo Stato italiano, il Governo italiano ci dice: attenzione per noi state violando una regola fondamentale che è quella, così come è ben scritto nella relazione, di favorire il consumo dei prodotti locali entrando quindi in pieno contrasto con il principio comunitario del libero mercato.
Ahimè, noi questo non lo vorremmo mai mettere in campo, mai attuare perché non è assolutamente questo il nostro obiettivo, il nostro obiettivo è solo ed esclusivamente quello di avere un riconoscimento ufficiale di un marchio di qualità che verrà regolato e regolamentato all'interno dei relativi disciplinari di produzione, che sono disciplinari di filiera, all'interno dei disciplinari di filiera poi troveremo il modo e le strade per dare l'esatta caratterizzazione dei prodotti del nostro territorio. Credo che sia questa l'unica strada che noi possiamo oggi portare avanti, nel pieno rispetto, naturalmente, delle regole sulla promozione dei nostri prodotti.
Su questo, colleghi, io punterei proprio il ragionamento fondamentale nel momento in cui quest'Aula approverà questa modifica della legge numero 16, oggi in discussione in Aula. Con un messaggio chiaro che va direttamente alla Corte costituzionale, la Consulta deve capire che la Regione Sardegna non ha nessuna intenzione di legiferare in contrasto con le regole nazionali ed europee, la Regione Sardegna però vuole un riconoscimento chiaro, diretto e unico della promozione dei propri prodotti attraverso il proprio marchio di qualità.
È solo questo l'obiettivo che noi davvero vogliamo raggiungere attraverso una continuità che nasce dal passato e che prosegue nel presente e che si dovrà perfezionare chiaramente, come dicevo prima, nel futuro. Solo in questo modo riusciremo davvero a ottenere un risultato importante per la nostra Sardegna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pier Mario Manca. Ne ha facoltà.
MANCA PIER MARIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, devo riconoscere che mi dispiace la posizione assunta dall'onorevole Floris che, in modo avventato, secondo me, ha voluto togliere la firma da questa proposta di legge, che, almeno in prima battuta, come legge numero 16 abbiamo esitato all'unanimità. Legge numero 16 che poi, come sottolineato dai vari colleghi, è stata impugnata dalla Corte costituzionale che vi ha ravvisato degli aspetti discutibili, dico anche io, di concorrenza sleale o comunque di non rispetto dei dettami della Costituzione.
Dico questo perché mi permetto, mi rivolgo a lei consigliere Floris che poi è anche il decano, quello che sicuramente ha più esperienza, di sottolineare che io stamattina ho usato questa frase: "la politica è mediazione". La politica secondo me non è compromesso, la politica è mediazione, è cercare dei punti di contatto per trovare delle soluzioni, nei vari campi che ci vengono sottoposti, come oggi, come ieri e come domani. Il compito del legislatore, il nostro compito, è quello anche di dare delle leggi, di far governare il territorio esitando una serie quindi di norme per cui tutti coloro che sono all'esterno, che formano il tessuto produttivo, possano lavorare con dignità.
Nel momento stesso in cui ci vogliamo intestardire verso una decisione che è anche discutibile, che è quella dell'Avvocatura dello Stato, non stiamo facendo un buon lavoro. Un buon lavoro è quello invece, come ha detto anche l'onorevole Crisponi, di trovare una soluzione mediata garantendo in questo momento una legge e lavorare, perché è un discorso che stiamo portando avanti da vari anni già dalla precedente legislatura, sui marchi di qualità.
Lavorare sui marchi di qualità significa anche che ci sono delle vie che non ci sono precluse; ci sono diverse esperienze in altre regioni italiane, può essere quindi un marchio solamente regionale ma può essere un marchio di produzione dei nostri prodotti che può essere dato anche a delle società private. Quindi in questo momento, mi rivolgo a lei, onorevole Fenu, come legislatori a noi spetta di esitare una legge, dare delle risposte verso l'esterno perchè per troppi anni i nostri prodotti non hanno avuto un minimo di garanzia.
Questo risultato forse non è il miglior risultato possibile, lo dico anche io, però sicuramente è un inizio e stamattina, in Commissione, abbiamo assunto un impegno, un impegno anche mio personale, di trovare delle soluzioni per garantire un marchio che tuteli in modo completo i nostri prodotti. Dico questo perché noi eravamo già coscienti che sicuramente ci sarebbero state delle difficoltà, siamo andati avanti con la nostra idea di sovranisti, con l'idea molto autonomista che lo Stato italiano ci avrebbe creato dei problemi e questi problemi ce li ha creati. Questa è la realtà.
Nel momento stesso però in cui noi esitiamo questo testo di legge stiamo invertendo una tendenza rispetto a trent'anni, non sono rivolto a destra o a sinistra, di mal governo, di mancata programmazione che ci hanno portato a non avere purtroppo molte delle produzioni tipiche. Allo stato attuale non si può andare, anche da parte nostra, forse con la falce e chiedere mediatamente un cambio di destinazione. Le faccio un esempio. Per produrre il nostro torrone non abbiamo le mandorle, perché in trent'anni di mancata programmazione abbiamo solamente incrementato il numero delle pecore, e non ci sono le mandorle. Quindi come possiamo garantire delle produzioni al 100 per cento?
Io chiedo, invece, in questo caso, un cambio di tendenza, proporre immediatamente una normativa a tutela di un marchio di qualità e operare un'inversione, anche politica, programmando in particolare i nuovi fondi POR 2014-2020 da destinare alle nostre filiere produttive che non si possono ridurre solamente alla pecora ma occorre rilanciare anche tutto il reparto ortofrutticolo, le mandorle, le noci e quant'altro. Quindi con questo spirito io credo che siamo entrati in Aula, chiedendo l'approvazione da parte di tutto il Consiglio al di là delle posizioni politiche.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (Psd'Az). Signor Presidente, in effetti partirei da una considerazione sul ruolo dei legislatori. Oggi si invoca il fatto che dobbiamo esitare una legge che sia tale e che quindi possa essere in qualche maniera applicabile; allora mi chiedo se stiamo sbagliando noi oggi o se abbiamo sbagliato il 7 agosto, perché stiamo modificando una legge che abbiamo approvato noi comunque il 7 agosto, non stiamo modificando nient'altro. Quindi o allora o oggi ci definiamo cattivi legislatori.
Per quanto riguarda il testo in esame credo che l'approvazione della legge numero 16 abbia rappresentato il 7 agosto una bella pagina di questo Consiglio regionale, averla approvata all'unanimità e stabilito di voler valorizzare i prodotti della nostra agricoltura attraverso l'istituzione di un marchio e contrassegno credo che sia stata una cosa importante, una cosa condivisa e l'esercizio di un pezzo di quella sovranità che tanto sbandieriamo e che non riusciamo mai a esercitare. È arrivata puntuale, naturalmente, l'impugnazione da parte del Governo.
All'unanimità avevamo stabilito che in caso di produzioni primarie prodotte in Sardegna e prodotti trasformati, realizzati in Sardegna con materie prime sarde, l'etichetta riportasse la dicitura "prodotto in Sardegna". Anche in questo caso la Sardegna è sotto attacco perché secondo il Governo romano questo dimostrerebbe l'intenzione di favorire i prodotti regionali rispetto a quelli nazionali e comunitari. Caspita! Ma guarda un po' che scoperta! Stiamo facendo esattamente quello che prevede lo Statuto speciale della Sardegna al Titolo II, articolo 3, che recita che la Sardegna ha potestà legislativa in materia di agricoltura e foreste, cose che la Puglia non ha.
Noi possiamo chiamare in causa la Puglia, possiamo chiamare in causa altre Regioni ma non sono Regioni a Statuto speciale, non c'è una legge costituzionale che prevede questa potestà, noi ce l'abbiamo. Non ci stiamo inventando qualcosa, il 7 agosto siamo impazziti e abbiamo detto: dichiariamo l'indipendenza in agricoltura. No, abbiamo applicato l'articolo 3 dello Statuto che recita che abbiamo potestà legislativa in materia di agricoltura e foreste; non abbiamo fatto i cattivi legislatori il 7 agosto lo stiamo facendo oggi. Oggi noi stiamo abdicando a quello che dovremmo fare. Perché dell'articolo 3 dello Statuto Renzi, scusatemi, se ne frega, ma non gliene importa proprio nulla. Quindi ritengo inaccettabile che si modifiche la legge 16 così come oggi stiamo proponendo. È inaccettabile accettarlo supinamente.
Ma allora abbiamo torto o abbiamo ragione a voler applicare l'articolo 3 dello Statuto? Bene, andiamo alla Consulta, vediamo chi ha ragione, impugniamo e difendiamo la legge nella sede nella quale il Governo ci sta trascinando. Andiamo davanti alla Corte costituzionale e diciamo con forza che l'articolo 3 del nostro Statuto, legge di rango costituzionale, prevede questa potestà legislativa in capo alla Regione, andiamoci alla Consulta e vediamo se abbiamo torto o abbiamo ragione, applichiamo il principio della sovranità, applichiamola questa volontà. Poi ci bocciano? Bene, ma abbiamo combattuto la nostra battaglia fino in fondo. Oggi noi a questa battaglia stiamo rinunciando, stiamo rinunciando e, approvando questa legge, diventiamo complici di questo Governo e tradiamo le legittime aspettative dei sardi.
I ragionamenti in Commissione sono formulati da persone sagge, nessuno in Commissione dice fesserie, nessuno dei colleghi di maggioranza o minoranza esprime pareri stupidi, esprime pareri non fondati. Il discorso è che alcuni ragionamenti secondo il mio punto di vista sembrano dimostrare una sorta di rassegnazione per un destino che sembra ineludibile, per un destino che sembra immodificabile. Il 7 agosto abbiamo stabilito che l'articolo 3 dello Statuto non è una barzelletta, è una cosa seria, abbiamo stabilito di indicare con quella legge nei prodotti con materie prime della Sardegna "prodotto di Sardegna". Difendiamolo! Andiamo fino in fondo a questa battaglia, non rinunciamo a questa battaglia, andiamo fino alla Consulta perché abbiamo avuto ragione il 7 agosto non abbiamo ragione oggi, abbiamo avuto ragione il 7 agosto.
E agli indipendentisti, ai sovranisti, a coloro che devono pungolare questa maggioranza, pungolare questo Consiglio, essere nelle condizioni di spingere verso queste battaglie, facciamola questa battaglia ma facciamola, non rinunciamo a questa battaglia, questo io dico. Non dico che abbiamo la verità in tasca, non dico che oggi siamo legislatori più illuminati rispetto al 7 agosto, e non dico che il 7 agosto nonostante il sole ferragostano fossimo più ispirati, dico semplicemente: conduciamo la battaglia iniziata il 7 agosto fino in fondo, andiamo fino in fondo perchè non possiamo farci snaturare questa legge.
Il combinato disposto fra la proposta di legge odierna e il decreto per togliere le esenzioni IMU ai terreni agricoli, che è in itinere, è una carognata, è una cosa catastrofica. La nostra agricoltura come la stiamo difendendo? Sì, stasera discutiamo le due mozioni che sono state presentate contro questa idea balorda del Governo Renzi di dire che sotto i 600 metri: Todos Caballeros, tontos! Facciamo quindi le due mozioni, approviamo anche un ordine del giorno, ma se prima votiamo questa proposta di legge e non siamo qui a dimostrare al popolo sardo che la battaglia la conduciamo fino in fondo quell'ordine del giorno che magari voteremo all'unanimità è svuotato di senso, è svuotato di peso. Perché cinque minuti prima stavamo dicendo: obbedisco!
Allora prima di dire obbedisco combattiamo, andiamo alla Consulta e vediamo se abbiamo torto o abbiamo ragione non oggi ma il 7 agosto.
Per cui, punto numero uno chiedo che la mia firma venga cassata dalla proposta di legge numero 139, Carta non c'entra, se non si può fare voglio che resti a verbale che io non ci voglio avere nulla a che vedere. Punto numero due, preannuncio il voto contrario.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO LUIGI (PD). Presidente, farò due considerazioni velocissime, credo che la foga di difendere prerogative che sono sempre state armi di grandi battaglie porti a non cogliere l'obiettivo che noi ci siamo posti nel proporre questa proposta di legge concordata con le strutture tecniche; siamo entrati ormai in una fase in cui bisogna che si riesca a salvare, della legge sul marchio collettivo, non relativamente ai distretti o alla agrobiodiversità, la possibilità che la Regione, se vuole, può gestirsi un proprio marchio di qualità con propri disciplinari di produzione. Poi lo farà, non lo farà, valuterà altre opportunità, altre possibilità, questo sarà nella possibilità e nelle prerogative dell'Assessore regionale, dell'Assessorato regionale dell'agricoltura costruire un percorso per rendere il miglior servizio possibile ai nostri agricoltori.
La Commissione quinta sta esaminando altre leggi relative all'agricoltura, ne esaminerà ulteriori, lavorerà per costruire le condizioni affinché il mondo agricolo sardo abbia da questa Aula le migliori risposte possibili. Oggi quella che noi non possiamo dare è una risposta che rinunci in partenza a quella legge, a quella parte della legge, la numero 16, contestata sul marchio collettivo che abbiamo approvato ad agosto. Se noi oggi non facciamo nulla siamo quasi certi che la Consulta boccerà la legge. L'obiettivo è evitare che quella parte venga bocciata, e l'unico modo per farlo è togliere le parti che maggiormente possono creare delle difficoltà. Questo è l'unico obiettivo che ci siamo posti, poi il resto è una discussione politica che si avrà occasione di fare e di riprendere in altre occasioni su altri temi, qui non c'è nessuno che non voglia l'interesse primario del difendere il nostro sviluppo economico, ogni strumento sarà messo in campo per conseguire questo obiettivo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC). Presidente, la quinta Commissione, in realtà, in questi quasi dieci mesi di mandato ha sempre lavorato in armonia, esprimendo unità di intenti e voti unanimi; e ci siamo ritrovati anche in realtà sulla legge numero 16 del 7 agosto, una legge condivisa che raggruppava alcune proposte sia della maggioranza che della minoranza, frutto di una sintesi di diverse proposte di legge. Su questo non abbiamo fatto ovviamente nessuna opposizione, siamo stati sempre molto collaborativi, così come siamo stati collaborativi sino alla discussione di stamattina, per cercare di trovare una soluzione per aggiungere, così come citato nell'emendamento, un articolo di legge che in qualche modo tutelasse il marchio Sardegna.
Ditemi a che cosa serve concedere il marchio Sardegna a un'impresa siciliana che magari vende nel Lazio, che senso ha che noi ci dobbiamo dotare di un marchio Sardegna per farne beneficiare un'impresa che nulla ha a che vedere con la Sardegna. Noi dobbiamo assolutamente cercare di avere un marchio che in qualche modo ci venga riconosciuto anche dall'Unione europea, ma un marchio di un prodotto sardo. Lo strumento per fare questo è quello che noi abbiamo indicato nell'emendamento, cioè un marchio affidato nella gestione a un soggetto di diritto privato, così come ha detto correttamente anche il collega Tendas, questo avviene già oggi nella Regione Puglia.
(Brusio in Aula)
Se non interessa l'argomento, i colleghi possono anche farsi da parte, perché non è corretto, chi non ha voglia o è stanco può anche uscire dall'Aula.
Quindi, la nostra proposta è quella di integrare questa legge, l'articolo 6, con un emendamento aggiuntivo che in qualche modo dia dignità alla Sardegna e ai produttori della Sardegna. È stato detto correttamente dal collega Carta che noi non dobbiamo abdicare assolutamente, dobbiamo cercare di mantenere alta la nostra autonomia, così come previsto dallo Statuto della Sardegna cercando di difendere i produttori e i prodotti sardi.
Presidente, il suggerimento che noi diamo è quello di trovare una soluzione condivisa dalla Commissione, altrimenti rischiamo che anche questa proposta di legge che sarà sottoposta al controllo dello Stato sia ulteriormente bocciata, facendo l'ennesima figuraccia. Quindi, la nostra proposta è di integrare con l'emendamento, altrimenti siamo contrari. Ho o affidato a lei stamattina, Presidente, la mia richiesta di cancellare il mio nome dalla proposta di legge, cosa che invece non è avvenuta. Comunico inoltre che trovandomi perfettamente d'accordo con la Coldiretti, con la quale abbiamo discusso stamattina questo argomento, il mio voto sarà di astensione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Presidente, assessore Falchi, io credo che lei sia l'Assessore più contento della nostra Giunta, perché forse per una delle prime volte nella storia dell'autonomia sarda si trova un Consiglio regionale con tanti "agricoli", cioè tante persone a destra e a manca che si interessano, si documentano e hanno molto a cuore i temi della nostra agricoltura. Una cosa molto positiva, lo constato con grande soddisfazione essendo ascritto anche io a quella categoria.
Sulla tematica specifica, prima delle questioni formali parliamo delle cose sostanziali, il marchio. Il fatto di utilizzare la nostra immagine di Sardegna identitaria, i valori identitari, i valori materiali della nostra Isola per portare avanti un'azione di marketing dei nostri prodotti, arriverà e sta arrivando da una forte identità che sta nascendo nel popolo sardo, sempre di più, e sempre di più arriverà. Domenica ho preso l'aereo alle 6 e 30 di mattina per andare a "l'Artigiano in fiera" a Milano; un'esperienza molto interessante, sono circa duecento gli espositori sardi presenti, e nessuno dei 3 milioni di persone che sono transitate negli stand ha dubitato che i prodotti esposti non fossero sardi, perché i quattro mori erano dappertutto e una forte identità era rappresentata in questi prodotti.
Lo dico per segnalare che noi, sempre di più, avremo la possibilità di procedere su un percorso di forte identificazione quando questa diventerà patrimonio della nostra imprenditoria, e questo sta avvenendo. Per questo, onorevole Rubiu, dico che le iniziative della Coldiretti, di cui mi considero un buon amico, sono sempre ottime, ma noi siamo la Regione Sardegna, siamo i legislatori, e dobbiamo pensare a trovare degli strumenti generali e astratti che possano valere per tutti. Questi strumenti generali e astratti, che abbiamo individuato nella prima stesura della legge, sono stati impugnati dal Governo italiano; Governo che, ricordo a me medesimo, rappresenta anche la Regione Sardegna, perché noi siamo per il momento un'articolazione dello Stato italiano.
Cosa facciamo stasera, i buoni o i cattivi legislatori, come diceva il mio amico consigliere Carta? Noi facciamo i buoni legislatori anche stasera, perché cerchiamo di individuare gli strumenti legislativi affinché, con il giudizio della Corte costituzionale, possiamo ottenere il risultato possibile. Perché lo sapevamo tutti, onorevole Carta, lei, come me, che abbiamo forzato la mano, abbiamo cercato di provare a scardinare un meccanismo, ma eravamo al di fuori di quella gerarchia delle fonti che esiste, esiste, e alla quale noi dobbiamo soggiacere.
La battaglia, onorevole Floris, arrivo alla sua denuncia. Lei ha fatto giustamente una buona tirata politica per dire che non dobbiamo retrocedere, dobbiamo dare battaglia, però la battaglia la facciamo sulla questione fondamentale, e la questione fondamentale è se vogliamo o no diventare Stato. Perché se vogliamo diventare Stato iniziamo a raccogliere le firme per una mozione, portiamo la mozione in Consiglio, ci contiamo e iniziamo a vedere quanti firmano questa mozione e la approvano in questo Consiglio, e da lì si parte. Perché sventolare la bandierina sul dettaglio non ci porta molto lontano, non ci porta assolutamente lontano, ci porta a prendere degli schiaffi dalla Corte costituzionale, e noi schiaffi dalla Corte costituzionale non ne possiamo prendere, perché siamo delle persone, tutti, tutti, che tengono alla loro Sardegna e vogliamo raggiungere degli obiettivi in modo concreto e praticabile.
Chiudo per dire questo. La questione del marchio e la questione anche della legge che abbiamo approvato la scorsa estate, che prevedeva la questione complessiva dei distretti, della biodiversità, avrà gambe se tutti ci impegniamo nel mondo reale produttivo per cercare di diffondere questi strumenti, attiviamoci a fare questo e mettiamo da parte le polemiche, tanto i nemici sono tutti al di là del mare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, mi risparmio, visto che lo ha fatto egregiamente l'onorevole Carta, di citare lo Statuto della Regione autonoma della Sardegna, e ha fatto benissimo. Mi dispiace sentire qui da colleghi consiglieri che stimo paragonare la Sardegna alla Puglia o ad altre regioni non a Statuto autonomo; vorrei ricordare che il nostro Statuto è stato istituito con legge costituzionale, per cui la nostra autonomia è ampiamente salvaguardata da questo Statuto.
Noi siamo qui chiamati oggi, Presidente, non per assecondare ciò che ci viene chiesto, ma per difendere il nostro Statuto, la nostra autonomia, e soprattutto gli interessi dei sardi che ci hanno votato, e purtroppo, se noi andiamo ad applicare l'articolato previsto con questa legge, la numero 139 che sta modificando la legge numero 16 che è stata approvata ad agosto, non solo non difendiamo l'autonomia, ma soprattutto non difendiamo i diritti e le aspettative delle aziende agroalimentari della Sardegna.
Vorrei ricordare che il divario tra le esportazioni e le importazioni sull'agroalimentare ammonta a 2 miliardi e mezzo di euro, il che significa che se solo riusciamo a incidere con il 40-50 per cento, stiamo parlando di 1 miliardo 250 mila euro di risorse distribuite su tutto il territorio regionale nei confronti delle aziende produttrici delle nostre specificità regionali, e non quelle di altri. E se noi approviamo, Presidente, questo articolato, e man mano ne parleremo e lo dimostrerò, ci renderemo conto che stiamo concedendo a qualsiasi altra impresa del territorio nazionale di produrre i nostri prodotti e venderli sul nostro territorio e in tutte le altre parti del mondo senza che noi possiamo opporci.
Non solo, se ci chiedono il marchio siamo costretti a darglielo. Non è un caso che l'Avvocatura dello Stato ci offenda con queste parole che ha detto, perché la stessa cosa è stata concessa ad altre regioni d'Italia: vedi Provincia autonoma di Bolzano, vedi Sicilia, vedi altre Regioni, anche se non sono a Statuto speciale. Se questa norma viene applicata, qualsiasi altra impresa del resto del territorio d'Italia potrà chiedere il marchio della Regione Sardegna e produrre i prodotti della Regione Sardegna con materie prime che non sono della Regione Sardegna e venderle a casa nostra, venderle su tutto il resto del territorio nazionale, e venderle in tutto il mondo, senza che noi possiamo impedirlo.
Non è un caso che ci abbiano chiesto di inserire nella legge il rispetto del regolamento CEE 207 del 2009, qualcuno non l'ha letto e mi dispiace. Un dispositivo di questo regolamento stabilisce che il titolare del marchio comunitario non può impedire ai terzi l'uso nel commercio, significa che noi non possiamo intervenire per aggiustare la questione neanche con i disciplinari di produzione; questa è la realtà! Presidente, oggi noi siamo chiamati ad approvare un testo che difenda la Sardegna, che difenda i suoi prodotti, che difenda le sue aziende, non un testo che va bene a Roma e che ci condanna a continuare a essere una colonia che importa prodotti; questo non possiamo accettarlo, Presidente!
In tempi non sospetti, Presidente, mi deve dare atto che le scrissi una lettera dove le chiedevo di attendere un attimo prima di portare in Aula la proposta di legge numero 16; più volte ho invocato questo alla Commissione, ho sperato in tutti i modi che si ragionasse senza la fretta. Questa legge e questa disposizione sono frutto della fretta, e la fretta non ci sta portando niente di buono. Onorevole Arbau, onorevole Manca, siete due tecnici che capiscono la normativa, e allora vorrei ricordare che è stato approvato il Regolamento CEE 1169 del 2013 che non solo non ci impedisce di fare ciò che vorremmo fare con la legge numero 16, ma ci chiede di farlo, e sono previste delle possibilità a favore degli stessi operatori privati, così come hanno fatto in altre regioni, così come fanno in altre nazioni d'Europa.
E allora mi chiedo: ma è possibile che noi dobbiamo essere sempre figli di un Dio minore? E' possibile che l'Avvocatura dello Stato chieda a noi qualcosa che non ha chiesto alle altre regioni? E' possibile che lo Stato membro italiano, fondatore dell'Unione europea, ottenga qualcosa in meno di quello che ottengono le altre nazioni europee, visto che la Francia, col medesimo regolamento, valorizza i suoi prodotti? Non è possibile accettarlo, Presidente! Questa legge non può avere il mio voto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, mi hanno chiesto di non urlare e di sicuro non urlerò. Devo dire che qualche problema me l'ha posto l'onorevole Carta quando ci ha richiamato al nostro ruolo di pungolo; però, riflettendoci, riflettendo anche sull'azione politica del Gruppo a cui appartengo posso dire tranquillamente, e parto dalla dichiarazione di voto, che voterò a favore di questa proposta di legge, seppure con un po' di mal di pancia, devo dire la verità.
Io però penso, noi pensiamo, che tutte le strade che portano alla promozione dei nostri prodotti agroalimentari siano buone, siano da percorrere, che tutti gli strumenti debbano essere utilizzati affinché la nostra agricoltura, i nostri allevamenti possano trovare sviluppo e capacità di creare reddito in Sardegna.
La legge che abbiamo approvato in agosto, e approvato, lo ricordo, all'unanimità sulla tutela dei nostri prodotti, anche con l'identificazione di sardità di questi, col marchio di "prodotto di Sardegna", andava e va vista in questa direzione. Anche il fatto che il Governo abbia impugnato questi punti identificativi dei nostri prodotti e della nostra qualità, della nostra unicità, è la prova che si va nella direzione giusta. Sono convinto, infatti, che all'interno del Governo ci siano forze che rispondono ad altri interessi, che non guardano con attenzione alla Sardegna.
Ci sono forze che sono espressione della grande distribuzione delle multinazionali, i padroni dell'alimentazione mondiale, che non vogliono cedere neanche un millimetro di mercato. In Sardegna consumiamo l'80 per cento di prodotto non sardo, anche il mercato sardo è, per i prodotti non sardi, formato da 1 milione 200 mila abitanti, se facciamo questi calcoli. Una legge a tutela della specificità, della diversità, dell'unicità dei nostri prodotti, è una legge che va contro gli interessi della grande distribuzione, perché essendo potenzialmente una sottrazione di spazio di mercato rappresenta una possibile falla che può essere indicata anche ad altri produttori, piccoli produttori, piccole realtà regionali come una possibile ribellione allo strapotere delle multinazionali.
Per questo oggi, anche alla luce di questa impugnativa, noi, forze politiche sarde, tutte, dobbiamo ribadire e difendere il nostro settore produttivo primario. E' una battaglia non solo economica, ma anche di sovranità, di difesa di scelte che spettano a noi, che a noi nessuno può e deve negare. È una battaglia lunga e difficile, passa anche per questi momenti di contraddizione, questi momenti di mal di pancia; avremo modo, lavorando tutti insieme, di stabilire con i disciplinari di produzione una tutela della specificità dei nostri prodotti. Io credo che però oggi un passo in avanti sia solo quello di approvare questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
FALCHI ELISABETTA, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Ritengo che la discussione fatta questa sera in Aula sia una discussione interessante, che ha posto una serie di questioni su cui è stato importante e utile riflettere. Però ritengo che le modifiche proposte alla legge numero 16 siano modifiche corrette da sostenere; da sostenere perché in questo modo noi affermiamo la nostra prerogativa di essere sardi e di voler difendere i nostri prodotti.
La legge sulla qualità era una legge fortemente attesa dal comparto agricolo, una legge che permette di connotare il nostro prodotto sui banchi dei supermercati e sui banchi della vendita al dettaglio. Il nostro prodotto che costantemente subisce una concorrenza incredibile, proprio perché non ha uno strumento che gli consenta di essere distinto dagli altri, e allora questo strumento, noi con questo percorso normativo, riusciamo a darlo. Il tentativo di impugnativa da parte del Governo è chiaro e lampante, punta, come è stato detto in Aula più volte, a fare in modo che noi il percorso di connotazione del nostro prodotto non lo possiamo intraprendere.
Allora ritengo che le modifiche che consentono e speriamo ci consentano di rendere attuativa la legge al più presto siano assolutamente corrette. Poi niente ci impedirà, se lo riteniamo, di proseguire su altri percorsi di connotazione del prodotto che possono essere gestiti attraverso iniziative dei privati; noi siamo sempre a disposizione dei nostri agricoltori, del nostro mondo delle campagne e quindi qualunque tipo di iniziativa si ritenga di voler avviare per valorizzare le nostre produzioni, lavoreremo sicuramente perché questo accada in futuro. Ma oggi ritengo che le modifiche proposte vadano approvate proprio per dimostrare al Governo che noi vogliamo andare avanti sulla strada della protezione e della tutela della nostra agricoltura.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1
Modifiche all'articolo 15 (Finalità) della legge regionale n. 16
del 2014
1. Al comma 1 dell'articolo 15 della legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti), la parola "regionale" è soppressa.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Tocco ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Azara - Busia - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Crisponi - Demontis - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pinna Rossella - Pittalis - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Rispondono no i consiglieri: Carta - Fenu - Floris - Truzzu.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Pinna Giuseppino - Rubiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 43
votanti 40
astenuti 3
maggioranza 21
favorevoli 36
contrari 4
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 2.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:
Art. 2
Modifiche all'articolo 16 (Istituzione del marchio collettivo)
della legge regionale n. 16 del 2014
1. Il comma 1 dell'articolo 16 della legge regionale n. 16 del
2014 è così sostituito:
"1. Per il conseguimento delle finalità di cui all'articolo 15, la
Regione autonoma della Sardegna, ai sensi del decreto legislativo
10 febbraio 2005, n. 30 (Codice della proprietà industriale, a
norma dell'articolo 15 della legge 12 dicembre 2002, n. 273) e del
Regolamento (CE) n. 207/2009, del Consiglio, del 26 febbraio 2009,
sul marchio comunitario, registra un marchio di qualità a carattere
collettivo dei prodotti agricoli e agro-alimentari garantito dalla
Regione, di seguito denominato "marchio", e ne è
titolare.".)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Rinuncio.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 2.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Azara - Busia - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Crisponi - Demontis - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pinna Rossella - Pittalis - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Rispondono no i consiglieri: Carta - Fenu - Floris - Truzzu.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Pinna Giuseppino - Rubiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 43
votanti 40
astenuti 3
maggioranza 21
favorevoli 36
contrari 4
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 3.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 3:
Art. 3
Sostituzione dell'articolo 17 (Direttiva di attuazione) della legge
regionale n. 16 del 2014
1. L'articolo 17 della legge regionale n. 16 del 2014 è così
sostituito:
"Art. 17 (Regolamento d'uso)
1. La Giunta regionale approva il segno distintivo del marchio e il
relativo regolamento d'uso.
2. Il progetto di regolamento d'uso di cui al comma 1 è
preventivamente comunicato al Ministero dello sviluppo economico
per gli adempimenti di cui alla direttiva n. 98/34/CEE del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 giugno 1998, che prevede
una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle
regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della
società dell'informazione.
3. Il regolamento d'uso è pubblicato nel Bollettino ufficiale della
Regione autonoma della Sardegna (BURAS).".)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Rinuncio.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 3.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Busia e Cocco Pietro hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Azara - Busia - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pinna Rossella - Pittalis - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Rispondono no i consiglieri: Carta - Fenu - Floris - Truzzu.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Pinna Giuseppino - Rubiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 43
votanti 40
astenuti 3
maggioranza 21
favorevoli 36
contrari 4
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 4.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 4:
Art. 4
Modifiche all'articolo 18 (Concessione del marchio d'uso) della
legge regionale n. 16 del 2014
1. Al comma 2 dell'articolo 18 della legge regionale n. 16 del 2014 le parole ", aventi la sede legale in Sardegna" sono soppresse.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, l'articolo 4 di questa proposta di fatto cassa il comma 2 dell'articolo 18 della "16" approvata il 7 agosto. Leggo testualmente il comma per capire cosa stiamo votando, così qualcuno si assume la responsabilità di ciò. In sostanza stiamo votando la cancellazione di questo dispositivo: "L'uso del marchio di cui all'articolo 16 è concesso per i singoli prodotti alle imprese aventi la sede legale in Sardegna singole o associate che ne fanno richiesta".
Se noi cassiamo questo comma significa che diamo la possibilità, come dicevo nella relazione iniziale, a una serie di imprese che operano sul territorio nazionale di poter fare i nostri prodotti, non solo, e di umiliarci chiedendo anche la concessione del marchio. Perché vorrei ricordare che a monte di questo l'Avvocatura dello Stato, con la richiesta di inserimento del Regolamento europeo numero 207 del 2009 sui marchi comunitari, stabilisce di fatto che non possano essere messi vincoli di alcun genere e, quindi, l'uso del marchio per uso commerciale deve essere concesso anche alle imprese che non operano in Sardegna e che fanno prodotti sardi e magari li vendono a casa nostra e ci chiedono anche l'utilizzo del nostro marchio. Questa è la sostanza. Vorrei inoltre aggiungere per precisare che non è possibile correggere questo aspetto con i disciplinari per il medesimo motivo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luigi Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO LUIGI (PD). Presidente, relativamente a questa dicitura se non avessimo avuto più motivo di parlarne non ne avrei più parlato, però debbo dire che quando abbiamo introdotto questa modifica, introdotta in Aula alla legge, io mi sono anche prestato a firmare l'emendamento che la prevedeva. L'ho fatto per un ragionamento di gestione unitaria di tutta la partita e me ne assumo tutta la responsabilità politica; mi sono preso, detto bonariamente, anche i rimbrotti della struttura del Consiglio che mi disse: "Questo è un articolo che vi farà cassare la legge". Io ho detto: "Ci tentiamo, ci tentiamo".
Però io rinuncio a pensare che sia davvero l'unico strumento vero, importante di questa legge perché il vero articolo, il cuore di questa legge è nell'articolo 22 e non nel comma che stiamo cassando. No, non è nel comma che stiamo cassando, è importante anche quello, non passa non è passato, è nel comma 2 dove c'è l'obbligo per i prodotti che vengono fatti con i disciplinari della Regione Sardegna e garantiti dalla Regione Sardegna di scrivere in etichetta da dove vengono le materie prime e dove vengono prodotti. Al consumatore la scelta di consumare i veri prodotti sardi oppure quelli che vengono prodotti altrove, però ci deve essere scritto se viene fatto in Bulgaria.
Ognuno ha diritto di comprarsi un prodotto con nome garantito per il processo produttivo nella Sardegna che è fatto in Romania se ha fiducia in quello, noi dobbiamo riuscire a far sì che i consumatori, i sardi e i non sardi sappiano dove vengono prodotti, con quali processi produttivi e con quali materie prime, dopodiché la scelta, signori, è sempre e comunque del consumatore. A noi l'obbligo di creare le condizioni di massima trasparenza e di fiducia nella capacità dei nostri produttori e dei nostri trasformatori di mettere in campo capacità produttive e di essere maestri di qualità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Roberto Deriu. Ne ha facoltà.
DERIU ROBERTO (PD). Presidente, il mio voto appartiene sicuramente al mio Gruppo e quindi in questo caso è nelle mani del relatore, presidente Lotto, che mi ha spiegato a suo tempo le motivazioni, quelle che ha adesso esposto. Il mio cuore viceversa è rivolto all'insegnamento sturziano, non so se anche qua ci sia questo sentimento, e quindi all'autonomia. L'autonomia io la vedo, onorevole Carta, da quella angolazione anche se le sue parole non mi hanno lasciato per niente indifferente.
L'onorevole presidente Floris non può ricordarselo perché era troppo giovane, però la prima legge della Sardegna è stata rimandata indietro dal Governo, il Consiglio regionale la riapprovò. Se noi impostiamo le cose sulla base di un confronto muscolare o di un confronto diciamo così duro con lo Stato, nel senso che affermiamo la nostra valutazione di come la Sardegna sta in Europa e di come la Sardegna sta in Italia, allora noi dovremmo rispedire al mittente queste osservazioni e decidere che avevamo ragione in quella giornata d'agosto.
Però forse dietro c'è anche un'altra considerazione che noi dovremmo fare, cioè se dobbiamo invitare i nostri consumatori a comprare una cosa fatta in Sardegna e quindi dobbiamo dare un messaggio sostanziale di protezionismo. Questa è una scelta che non ha una relazione stretta con l'autonomia, il protezionismo non ha una identità con l'autonomia, si può essere autonomisti e credere nel libero mercato, credere nella concorrenza e credere in una concorrenza leale. La legge, l'ha detto il presidente Lotto, ha il suo cuore nell'identificazione della provenienza del prodotto e dei suoi ingredienti, della sua origine, anche per parti.
Noi vorremmo forse qualcosa di più. Noi, non nascondiamocelo, vorremmo fare quella segnalazione ai sardi e dire che quello è un prodotto sardo; questa è una scelta, lo ripeto, di politica economica, molto più che una scelta di politica tout court. Se in questo momento noi volessimo rimandarla indietro al Governo e iniziare il conflitto che sollecitava l'onorevole Fenu potremmo anche farlo, però non mi pare che la Commissione abbia scelto in questo senso, e quindi come ho detto non appartenendomi il voto io sicuramente lo dedico alle decisioni assunte dalla Commissione e dalla maggioranza.
La riflessione politica rimane tutta su quale sia il modo però di esprimere la nostra autonomia, se con protezionismi, se con una vera informazione, se con la crescita culturale di nuovo spirito che magari conduca i sardi a fare delle scelte responsabili non soltanto quando vanno al supermercato, ma anche in tante altre circostanze.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 4.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Solinas Antonio ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Azara - Busia - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Crisponi - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Moriconi - Perra - Peru - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Usula - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Carta - Fenu - Floris - Truzzu.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Pinna Giuseppino - Rubiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 44
votanti 41
astenuti 3
maggioranza 21
favorevoli 37
contrari 4
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 5.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 5:
Art. 5
Modifiche all'articolo 19 (Disciplinare di produzione) della legge
regionale n. 16 del 2014
1. Il comma 3 dell'articolo 19 della legge regionale n. 16 del
2014 è così sostituito:
"3. I progetti di disciplinari di produzione sono preventivamente
comunicati al Ministero dello sviluppo economico per gli
adempimenti di cui alla direttiva n. 98/34/CEE, e successivamente
approvati dalla Giunta regionale e pubblicati nel
BURAS.".)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, quello che stiamo approvando con questo testo di legge cassa, o meglio impone alla Regione Sardegna di cancellare il comma 3 dell'articolo 19 della legge 16 approvata all'unanimità da questo Consiglio e, paradossalmente, io che non c'ero sono uno di quelli che la sta difendendo a dispetto di chi invece c'era, l'ha votata e oggi non se la sente di difenderla. Praticamente la norma sostanzia questo: che la Regione Sardegna nonostante abbia in base allo Statuto competenza primaria in materia di agricoltura, necessariamente deve prima di approvare i suoi disciplinari inviare a Roma il testo per l'approvazione preventiva. Quindi anche questa è come dire un'offesa alla nostra autonomia.
Viene precisato, e mi sembra che tale precisazione non penso possa essere accolta, che anziché inviare i disciplinari inviamo i progetti. Non ho capito bene cosa significa inviare i progetti di disciplinari, se non i disciplinari, sembrerebbe quasi che la Sardegna debba inviare qualcosa di preventivo all'approvazione. In ogni caso in base al Regolamento 270 è bene che il Consiglio sappia che nessuna norma di difesa delle protezioni potrà essere applicata attraverso i disciplinari. Per questo motivo voterò contro questo articolo.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 5.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Cocco Pietro ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Arbau - Azara - Busia - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Crisponi - Demontis - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Tocco - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Rispondono no i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Dedoni - Fasolino - Fenu - Floris - Locci - Peru - Pittalis - Tedde - Truzzu.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Pinna Giuseppino - Rubiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 47
votanti 44
astenuti 3
maggioranza 23
favorevoli 33
contrari 11
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 6. All'articolo 6 è stato presentato un emendamento.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 6 e del relativo emendamento:
Art. 6
Abrogazioni
1. Sono abrogate le seguenti disposizioni della legge regionale n. 16 del 2014:
a) l'articolo 11;
b) il comma 3 dell'articolo 22;
c) l'articolo 24.
Emendamento aggiuntivo Fenu - Rubiu
Articolo 6
Dopo l'articolo 6 è aggiunto il seguente:
Articolo 6 bis
Istituzione di marchi collettivi
Comma 1
La Regione Sardegna si dota dell'uso di un marchio, disciplinato da apposito regolamento, e affida la sua gestione a un soggetto terzo di diritto privato, che preveda, tra le altre cose, che i prodotti finiti che se ne fregino siano realizzati da prodotti primari o trasformati in cui gli ingredienti primari siano coltivati o prodotti in Sardegna. Esso è riservato alle imprese che vi aderiscono volontariamente e risultino autorizzate all'uso, adeguandosi al regolamento UE 1169/2011 e successivi atti di esecuzione. (1).)
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori di dichiarare la copertura finanziaria.
Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). La copertura è data dalla UBP S05.01.001.
PRESIDENTE. È prevista una copertura finanziaria di 50 mila euro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, in tempi non sospetti (ad agosto ne parlammo in Commissione e il testo arrivò anche in Aula), presentai un emendamento simile che consentiva di risolvere i problemi, evitava l'impugnativa da parte dell'Avvocatura generale dello Stato, e avrebbe dato la possibilità di dotarci di un marchio per valorizzare effettivamente i prodotti sardi e soprattutto i prodotti realizzati con materia prima sarda e con l'ingrediente principale realizzato in Sardegna.
Questa possibilità è prevista dal "1169" del 2013, stiamo chiedendo l'applicazione di questa normativa su questa legge al pari della Francia, che già lo fa da anni, al pari di altre nazioni europee che già lo fanno da anni; lo Stato italiano invece non ha ancora normato le direttive di esecuzione del "1169" del 2011, con Renzi Presidente del Consiglio che è in sintonia con l'attuale maggioranza, che per giunta ricopre anche il ruolo, chiedo scusa, di Presidente di turno dell'Unione europea. Pertanto il minimo che questa maggioranza può fare mi sembra sia di chiedere che l'applicazione della nostra legge di valorizzazione dei prodotti sardi e della legge che istituisce il marchio identificativo di questi prodotti, al pari di altre nazioni europee e di altre regioni d'Europa, possa essere attuata anche in forza del ruolo che ricopre l'attuale Presidente del Consiglio italiano, nonché presidente di turno dell'Unione europea.
È veramente il minimo, perché se noi applichiamo tout court ciò che prevede l'articolo 16 di questo disposto, cioè di fatto l'annullamento dell'articolo 11, del comma 3 dell'articolo 22 e dell'articolo 24 della legge regionale, significa che ci sta impedendo di utilizzare il marchio per riconoscere i nostri prodotti, ci sta impedendo di utilizzare il marchio per identificare i prodotti sardi realizzati con materia prima sarda, e ci sta impedendo di utilizzare il nostro marchio per individuare i prodotti realizzati con l'ingrediente principale realizzato e prodotto in Sardegna. Ribadisco che non stiamo chiedendo niente di eccezionale se non quanto meno di non essere considerati figli di un dio minore e quindi che la Sardegna possa essere considerata al pari delle altre regioni d'Europa.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, in breve, se dovessimo ragionare con il cuore probabilmente avrebbe ragione l'onorevole Fenu, ma l'Aula deve ragionare con freddezza, votare con questo sentimento e non c'è niente da fare: vincere anche la tentazione, che è davvero forte, di dare retta a ciò che porta con tanta foga il collega Fenu, ci commuove quasi. Però conoscendo la materia e conoscendo le problematiche, ma anche per dare un sospiro di sollievo all'Aula, ricordo che una volta, nel lontano 2002, l'Unione europea intervenne contro la Germania, contro il marchio marken qualitaten inventato in un land tedesco, sanzionando per via di un solo problema.
Quel soggetto privato al quale il collega Fenu e il collega Rubiu si appellano, al quale delegare le funzioni, venne semplicemente sanzionato, quindi con retrocessione della legge, esclusivamente perché quel soggetto privato di fatto era istituito per legge e già questo bastava per far cadere il tema. In più, era beneficiario di risorse pubbliche, cosa che naturalmente avverrebbe anche in Sardegna, quel soggetto sarebbe destinatario di fondi e in più naturalmente, perché la politica ci mette sempre il becco, sarebbero individuati dei soggetti votati dal Consiglio regionale, inseriti all'interno di quel Comitato di produttori privati.
Naturalmente tutte queste funzioni messe insieme, ne sono sicuro, ne potremmo individuare solamente una di queste tre, fecero decadere automaticamente la possibilità che quella legge venisse autorizzata, era la "325", se l'Assessore volesse controllare, l'Unione europea contro la Germania, e qui ha vinto ancora una volta l'Unione europea.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sull'emendamento ha facoltà di parlare il consigliere Luigi Lotto, relatore.
LOTTO LUIGI (PD), relatore. Si esprime parere contrario.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta sull'emendamento ha facoltà di parlare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
FALCHI ELISABETTA, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. La Giunta esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MODESTO FENU (Sardegna). Presidente, sarò brevissimo nella dichiarazione perché non vorrei che l'onorevole Crisponi si prendesse gioco della mia passione per difendere i prodotti sardi, allora agisca di conseguenza alle sue parole. Il ragionamento che vorrei fare è questo, molto serenamente, perché così siamo coscienti, aldilà dell'emendamento sul quale mi sarei atteso, quanto meno, che qualcuno intervenisse per dire che lo avremmo valutato in un percorso successivo così come qualcuno aveva annunciato e poi subito dopo rimangiato. Ma, pazienza, andremo avanti comunque.
Sappiate che approvare la legge in questo modo, sappiate che abrogare ciò che prevede così come lo prevede l'articolo 6, significherà semplicemente, faccio alcuni esempi, avere i culurgiones fatti con fecola di patate che arriva dall'Olanda, significherà avere il pane carasau con il grano che arriva dall'Ucraina, dall'Argentina, dal Canada, questo è il risultato di ciò che stiamo approvando con questo articolo 6 che abroga tutta una serie di articoli che voi avete sostenuto, che voi avete sostenuto il 7 agosto in quest'Aula e che oggi non avete il coraggio di difendere!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO LUIGI (PD). Presidente, chiedo scusa, ma una battuta va fatta. Noi dobbiamo spiegare perché votiamo contro questo emendamento. Abbiamo detto in Commissione, e in Commissione verbalizziamo ciò che diciamo e non ce lo possiamo rimangiare che il tema di un eventuale marchio a gestione privata verrà affrontato a tempo debito. Noi non siamo abituati a fare le cose improvvisando, questa sarebbe una cosa assolutamente improvvisata e non in linea con il dettato della legge che abbiamo approvato.
Per questo motivo, con tutta l'apertura necessaria a costruire ogni percorso positivo in futuro, e il futuro non significa fra quattro anni ma può essere anche fra quattro giorni, rincominciamo un percorso diverso, a parte, parallelo: se avremo la forza di convincere e avrete la forza di convincerci sulla proposta la faremo se no pazienza, oggi noi su questo emendamento votiamo contro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pier Mario Manca per dichiarazione di voto.
MANCA PIERMARIO (Soberania e Indipendentzia). Concordo con tutto quello che ha detto il Presidente della Commissione, vorrei anche ricordare che lo stesso Assessore nel suo intervento ha precisato che siamo disposti comunque in futuro, un futuro però dietro l'angolo, a studiare comunque altre soluzioni tipo quella di un marchio a gestione privata. Quindi consigliere Fenu, qua nessuno, è stato tutto verbalizzato, sta tornando indietro, abbiamo detto che in questo momento, per come l'ha scritta, la norma inficia buona parte degli articoli di questa legge, per cui preferiamo in questo momento dare un voto negativo su questo emendamento e lavorare, ho dato la mia disponibilità e anche credo l'onorevole Tendas, per ricercare soluzioni a breve per quanto riguarda i marchi che possono essere dati non solo alle istituzioni regionali ma anche ai privati.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Eugenio Lai per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LAI EUGENIO (PD). Presidente, solo per accordarmi a ciò che è stato detto dal Presidente della Quinta commissione e dall'onorevole Manca. Penso che troppe volte la troppa eccitazione crei confusione. La confusione non deve far parte di quest'Aula, la confusione deve essere lasciata ad altre sedi. Noi oggi abbiamo un compito che è quello di portare a termine il percorso della legge sulla agrobiodiversità, la legge numero 16 che è stata accolta con favore da tantissime associazioni, da tantissimi agricoltori e da tantissimi allevatori.
Non abbiamo, noi, il compito di creare ulteriore confusione, non abbiamo il compito di creare una ulteriore incertezza, abbiamo però la responsabilità di portare a termine un lavoro, ed è questo quello che vogliamo fare quest'oggi votando anche contro l'emendamento proposto dall'onorevole Fenu. E all'onorevole Fenu rivolgiamo l'invito a cambiare qualche volta le cifre, sempre 50 mila euro: 50 mila euro per la Zona Franca, 50 mila euro oggi, magari qualche volta può cambiare le cifre. Dichiaro pertanto il voto contrario del Gruppo SEL.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Oscar Cherchi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, noi in realtà non siamo assolutamente contrari all'emendamento del collega Fenu e del collega Rubiu, sulla copertura finanziaria, come dimensione e come quantità eventualmente siamo contrari, su questo non c'è dubbio, in quanto riteniamo che l'importo da destinare sia decisamente superiore, ma questa è la copertura che viene proposta e questa rimane. L'aspetto importante dell'emendamento è chiaramente legato alla possibilità di ragionare in forma parallela su un altro percorso che è quello dei soggetti di diritto privato.
Questo è un percorso che noi possiamo serenamente accogliere senza nessuna difficoltà, poi per carità l'Aula è sovrana e quindi deciderà chiaramente a maggioranza, se l'emendamento dovrà essere accolto. Però, io non credo che sia sbagliato in questo momento perseguire anche questo percorso. Noi siamo favorevoli, vedremo eventualmente il risultato dell'Aula.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 6.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Arbau - Azara - Busia - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Peru - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Unali - Usula - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Carta - Fenu - Floris - Truzzu - Zedda Paolo.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Crisponi - Dedoni - Pinna Giuseppino - Rubiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 48
votanti 43
astenuti 5
maggioranza 22
favorevoli 38
contrari 5
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 1.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Fasolino - Fenu - Floris - Locci - Peru - Pinna Giuseppino - Rubiu - Tocco - Truzzu.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Arbau - Azara - Busia - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zedda Paolo.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Crisponi - Dedoni - Pittalis - Tedde - Zedda Alessandra.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 48
votanti 42
astenuti 6
maggioranza 22
favorevoli 11
contrari 31
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 7.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 7:
Art. 7
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 7.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Arbau - Azara - Busia - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Crisponi - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Peru - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Rispondono no i consiglieri: Carta - Floris.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Dedoni - Fenu - Pinna Giuseppino - Rubiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 48
votanti 43
astenuti 5
maggioranza 22
favorevoli 41
contrari 2
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 139/B.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Ruggeri e Tedde hanno votato a favore e che il consigliere Carta ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Arbau - Azara - Busia - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Crisponi - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Peru - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Rispondono no i consiglieri: Carta - Fenu - Floris - Truzzu.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Pinna Giuseppino - Rubiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 46
votanti 43
astenuti 3
maggioranza 22
favorevoli 39
contrari 4
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 95 e 96.
(Si riporta di seguito il testo delle mozioni:
Mozione Solinas Antonio - Cocco Pietro - Cocco Daniele Secondo - Arbau - Usula - Azara - Agus - Busia - Cherchi Augusto - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Tendas - Unali - Zedda Paolo Flavio sulla revisione delle esenzioni IMU sui terreni agricoli, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- il comma 2 dell'articolo 22 del disegno di legge n. 66 del 2014, convertito nella legge n. 89 del 23 giugno 2014, prevede, con riferimento ai terreni agricoli, la revisione delle esenzioni IMU "in maniera tale da ottenere un maggior gettito complessivo annuo non inferiore a 350 milioni di euro a decorrere dal medesimo anno 2014";
- le novità riguarderebbero l'esenzione totale solo nei comuni con sede legale posta oltre i 600 metri sul livello del mare, limitata ai terreni posseduti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali nei comuni con sede fra i 281 e 600 metri; nessuna esenzione nei comuni con sede fino a 280 metri;
RILEVATO che l'applicazione della revisione delle esenzioni provocherà conseguenze rilevanti per il settore agricolo sardo, in un periodo nel quale gli effetti della crisi economica si fanno sentire in maniera pesante e senza che sia stato dato il tempo agli operatori del settore di attrezzarsi ad affrontare la "stangata" con una programmazione aziendale che di essa tenesse conto;
EVIDENZIATO che sulla base del decreto interministeriale non ancora pubblicato, ed in applicazione della procedura prevista dai commi 128 e 129 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, il fondo di solidarietà comunale per il 2014 è stato decurtato, in data 28 novembre 2014, per un ammontare complessivo di 350 milioni di euro, mettendo molti dei 4.000 comuni interessati (numerosi dei quali in Sardegna), nella condizione di impossibilità di incassare il gettito IMU corrispondente;
OSSERVATO che come evidenziato dall'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) "la cifra è stata definita con grave ritardo, a ridosso della chiusura dell'anno, e basandosi su criteri per la determinazione delle stime quanto mai incerti"; tutto ciò potrebbe provocare "una serie di effetti sui bilanci dei Comuni che potrebbero risultare insostenibili: infatti, i 350 milioni saranno subito decurtati, mentre il recupero di quelle cifre attraverso i pagamenti IMU ed entro la fine dell'anno risulta quanto mai improbabile, a causa dei tempi strettissimi per l'informazione dovuta ai contribuenti non più esenti";
RICORDATA la legge regionale 26 marzo 2012, n. 8 (Disposizioni per l'individuazione dei territori agricoli ricadenti in aree montane o di collina delimitate ai sensi dell'articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, n. 984, con la quale il Consiglio regionale ha approvato la norma che attribuisce alla Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e previo parere della Commissione consiliare competente, l'individuazione con propria deliberazione dei territori agricoli ricadenti in aree montane, di collina o svantaggiate,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a mettere in campo tutte le azioni necessarie atte a:
1) salvaguardare le prerogative della Regione autonoma della Sardegna e le norme da essa emanate;
2) sostenere il mondo delle campagne isolano di fronte ad un provvedimento che aggraverà la situazione di pesante crisi attraversata dal settore;
3) tutelare gli enti locali sardi rispetto ai rischi derivanti per i loro bilanci dalle modalità di applicazione della revisione delle esenzioni IMU sui terreni agricoli. (95)
Mozione Pittalis - Dedoni - Rubiu - Solinas Christian - Fenu - Cherchi Oscar - Cappellacci - Peru - Zedda Alessandra - Tocco - Cossa - Crisponi - Randazzo - Fasolino - Tunis - Tedde - Locci - Carta - Truzzu - Orrù sull'esenzione IMU per i comuni sotto i 600 metri sul livello del mare.
IL CONSIGLIO REGIONALE
RICORDATO che la legge regionale 26 marzo 2012, n. 8 (Disposizioni per l'individuazione dei terreni agricoli ricadenti in aree montane o di collina delimitate ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 984 del 27 dicembre 1977) con la quale questo Consiglio ha approvato la norma che attribuisce alla Giunta regionale, su indicazione dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e previo parere della Commissione consiliare competente, l'individuazione con propria deliberazione dei territori agricoli ricadenti in aree montane, di collina o svantaggiate;
RILEVATO che il comma 2 dell'articolo 22 del decreto legge n. 66 del 2014, convertito nella legge n. 89 del 23 giugno 2014 prevede, con riferimento ai terreni agricoli, la revisione delle esenzioni IMU, in quanto stabilisce che "Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, e dell'interno, sono individuati i comuni nei quali, a decorrere dall'anno di imposta 2014, si applica l'esenzione di cui alla lettera h) del comma 1 dell'articolo 7 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, sulla base dell'altitudine riportata nell'elenco dei comuni italiani predisposto dall'istituto nazionale di statistica (ISTAT), diversificando eventualmente tra terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, iscritti nella previdenza agricola, e gli altri ed in maniera tale da ottenere un maggior gettito complessivo annuo non inferiore a 350 milioni di euro a decorrere dal medesimo anno 2014";
TENUTO CONTO che l'applicazione delle disposizioni precedentemente rilevate comporterebbero il venir meno dell'esenzione IMU per i terreni situati nei comuni sotto i 600 metri dal livello del mare andando a gravare in particolare sulle zone interne della Sardegna hanno bisogno di aiuti e non di un aumento della pressione fiscale,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a mettere in campo tutte le azioni necessarie atte a:
1) difendere le prerogative della Regione e le norme da essa approvate in ragione della propria autonomia;
2) sostenere il mondo delle campagne. (96).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 95 ha facoltà di illustrarla.
SOLINAS ANTONIO (PD). Presidente, con la legge nazionale numero 89/2014 il Governo nazionale ha posto mano alla revisione delle esenzioni IMU sui terreni agricoli, una decisione che rischia di essere il colpo mortale per il settore agricolo sardo, già fortemente penalizzato, che attraversa sicuramente il suo periodo peggiore sotto tutti i punti di vista. La situazione esistente, in materia di esenzione, prevedeva il non pagamento dell'IMU nei territori montani e nelle aree svantaggiate; questo Consiglio regionale nella scorsa legislatura, con la legge regionale del 26 marzo 2012 numero 8, aveva delegato alla Giunta regionale il compito di individuare, con una propria deliberazione, i territori agricoli ricadenti in aree montane e di collina o svantaggiate, purtroppo a oggi in questo senso nulla è stato fatto.
Il senso di quella norma era la presa d'atto, nella discussione in quest'Aula, della forte crisi che attraversava tutta la Sardegna nel settore agricolo, quindi si voleva dare a questo settore pari opportunità per tutti i territori, al di là della posizione altimetrica e al di là del prodotto interno lordo che ciascun comune aveva. La nuova legge "89" del 23 giugno prevede la revisione delle esenzioni in riferimento ai terreni agricoli e stabilisce le seguenti modalità: la sede legale dell'ente locale deve essere posta oltre i 600 metri sul livello del mare, e quindi dando a questa esenzione totale, riguardando in questo caso pochissimi comuni della Regione Sardegna; sino a un'altezza di 280 metri sul livello del mare, nessuna esenzione, che riguarda molti comuni sardi; per quei comuni con sede legale dai 281 ai 600 sul livello del mare un'esenzione molto limitata, anche questo interessa gran parte dei comuni sardi.
Considerato che la norma prevede che la sede legale, quindi gli uffici comunali, devono essere a un'altezza quanto più alta possibile mi verrebbe da dire, visto che stiamo lavorando alla ridefinizione della legge sull'edilizia in Sardegna, di prevedere qualche premialità per quei comuni che portano la sede legale nel punto più alto del proprio comune, del proprio territorio.
Questa stangata decisa dal Governo nazionale, perché di questo si tratta, crea problemi a tutti i comuni della Sardegna in quanto, a bilancio di previsione già approvato, e il giorno prima della possibile approvazione dell'assestamento di bilancio, che per norma finanziaria è previsto al 30 novembre di ogni anno, il Ministero dell'interno, nel dipartimento della finanza locale, ha comunicato ai comuni il trasferimento del fondo di solidarietà per il 2014 decurtato dei maggiori oneri che i comuni avrebbero dovuto applicare, quindi incassare, per il 2014. Ripeto, la comunicazione è stata fatta il 28 novembre di quest'anno.
Questa scelta di finanza creativa è stata applicata quando ancora il decreto interministeriale previsto dalla stessa legge "89", del giugno 2014, è ancora in corso di perfezionamento, questo non lo dico io, lo dice il Ministero dell'interno, sempre settore della finanza locale, con la comunicazione che è arrivata agli enti locali in applicazione della "89". Sono certo, senza spirito polemico, che forse una maggiore attenzione da parte di tutta la politica sarda, di tutte le istituzioni sarde e soprattutto da chi nelle istituzioni è presente e magari ha anche votato una legge come questa non avrebbe certamente fatto del male alla Sardegna.
L'interrogativo è che cosa possiamo fare e che cosa è necessario fare. Io credo che sia importante prima di tutto cercare di salvaguardare le prerogative dell'autonomia della Sardegna in difesa delle nostre leggi in particolar modo in un settore come quello agricolo che rischia con questa nuova mazzata un colpo veramente mortale.
Inoltre credo che sia indispensabile cercare di tutelare il sistema degli enti locali della Sardegna dai rischi derivanti dall'applicazione di una norma come questa. Ripeto, i comuni hanno fatto salti mortali per poter pareggiare i propri bilanci, il Consiglio regionale è intervenuto implementando il fondo unico di 30 milioni di euro perché tutti sapevamo che tutti i comuni della Sardegna erano in difficoltà nel raggiungere il proprio pareggio di bilancio; con questa mazzata, ripeto, arrivata il 28 novembre, sarà impossibile ottenere un principio fondamentale che è quello del pareggio di bilancio degli enti locali.
Il terzo punto, non ultimo per importanza, è che reputo necessario che il Consiglio regionale faccia tutto il possibile, soprattutto in questa fase, per evitare al mondo agropastorale della Sardegna un possibile fallimento. Per cercare di riuscire a modificare una norma che, come ho già detto, non ha ancora completato il suo iter applicativo, sicuramente è necessario il coinvolgimento di tutti parlamentari sardi ma è ancora più indispensabile, a mio avviso, che la Giunta regionale, il presidente Pigliaru in prima persona, apra un confronto deciso, se sarà necessario anche un confronto duro con il Governo; e su questo confronto, credo di poterlo dire a nome di tutto il Consiglio, considerato che abbiamo presentato anche un ordine del giorno che riporta le cose dette nelle due mozioni, sicuramente il Consiglio regionale nella sua interezza sarà a fianco della Giunta regionale in una battaglia nei confronti del Governo nazionale affinché proceda possibilmente a una modifica dei criteri di applicazione di una norma come questa.
Capisco che le difficoltà economiche del Governo nazionale, del Paese in generale richiedano il recupero di risorse ingenti, ma sono altrettanto convinto che esistano altri settori economici e sociali della nostra Nazione dai quali poter recuperare risorse senza correre il rischio di decretare veramente la fine di un settore importante come quello agricolo.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 96 ha facoltà di illustrarla.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, il rischio a quest'ora è di parlare ai banchi perché l'Aula è semivuota, e a me dispiace, in quanto sottovalutiamo un problema che invece è importantissimo. Le cose che ha detto il collega Solinas sono condivisibili però diciamo ai sardi anche la verità sul perché il Governo nazionale determina questa situazione di aggravio dell'onere del mondo agropastorale sardo.
Il motivo è che bisogna soddisfare la richiesta del primo ministro Renzi di imporre tassazione a copertura degli 80 euro che saranno destinati urbi et orbi e il prelievo lo si richiede ai comuni, agli enti locali; i quali comuni ed enti locali sono tenuti, in base sempre a disposizioni dettate dal Governo Renzi, a incidere poi sulla imposizione che, come in questo caso, ricade solo sul mondo agricolo che era rimasto finora in qualche modo salvaguardato.
Si aggrava così, con una imposizione, il già grave stato del mondo agropastorale per soddisfare un'iniziativa del Governo nazionale che da una parte sembra che dia qualcosa ma in realtà non sta dando un bel niente perché sta solo aggravando le condizioni del sistema degli enti locali da un lato e del mondo agropastorale dall'altro come nel caso per il quale oggi noi stiamo intervenendo.
Di conseguenza: svegliatevi parlamentari, senatori, e deputati, della Sardegna per far valere intanto le nostre giuste prerogative. Un ordine del giorno è importante ma non è assolutamente sufficiente. Questo è il primo problema; un ordine del giorno di per sé non è sufficiente e si rischia di far pagare, come ricordava il collega Solinas, entro il 16 dicembre una quota che davvero sarebbe insopportabile per il sistema produttivo agropastorale, ed è inoltre assolutamente una interferenza sui bilanci degli enti locali, dei comuni che hanno già approvato, appunto, i loro documenti contabili a consuntivo. E dunque è una interferenza davvero incredibile, paradossale perché dovrebbero riprendere in mano i bilanci e rivedere, appunto, le contabilità interne.
Quindi noi non possiamo fare altro che intervenire con questa iniziativa lodevole bipartisan da parte di tutte le parti politiche, ma il problema vero è trattare nella sede idonea, e la sede propria sono la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica dove speriamo e ci auguriamo che si faccia qualcosa di più che un semplice ordine del giorno, come è stato già fatto. Noi speriamo che si metta mano alla correzione di questa grave stortura, di questa grave ingiustizia, perché questo è un onere di ben 18.500.000 euro, così almeno è stato prudentemente allo stato stimato, che graverà sui bilanci dei comuni e sul mondo agropastorale, e questo noi non lo possiamo consentire.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
Non è presente in Aula, quindi decade.
È iscritto a parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.
LAI EUGENIO (Centro Democratico). Presidente, cercherò di essere il più breve possibile vista l'ora. Devo dire che mi trovo in forte imbarazzo a intervenire su un tema di questo genere si voglia per la mia duplice veste di sindaco di un piccolo paese che dovrà andare a spiegare ai propri agricoltori questa riforma calata dall'alto e sia perché ho vantato e continuerò a vantare l'ottimo lavoro che il nostro Assessore dell'agricoltura sta svolgendo per la Regione Sardegna.
Qualche minuto fa abbiamo approvato la legge sull'agrobiodiversità, riapprovata definitivamente; abbiamo stanziato 2 milioni di euro per la filiera corta sul comparto cerealicolo; abbiamo affrontato una serie di problematiche proponendo soluzioni che vanno nella direzione di risollevare il mondo agricolo. E poi tutto d'un tratto arriva una stangata, una stangata calata dall'altro, una mannaia oserei dire per il nostro mondo agricolo.
Ma in questo momento non subirebbe delle grosse ripercussioni solo il mondo dell'agricoltura. Con la messa in discussione del declassamento dei comuni montani oggi abbiamo sicuramente la questione dell'IMU sui terreni agricoli, domani probabilmente saranno messi in discussione i fondi per la montagna, dopodomani magari i numeri sulle autonomie scolastiche che sappiamo bene come si dividono nella nostra Sardegna, e quanto le nostre scuole continuino ad avere difficoltà.
E magari tra tre giorni avremo difficoltà a causa della fuga dello Stato che continua sui giudici di pace, sui vigili del fuoco, sui carabinieri, sulla polizia. Abbiamo insomma una fuga completa da parte dello Stato dalle proprie responsabilità, abbiamo un Governo che continua a propagandare iniziative senza poi creare una vera e propria politica di sviluppo.
Nel merito del decreto, questo famoso decreto del Governo Renzi, in un primo momento i comuni al di sotto dei 600 metri venivano del tutto esclusi dall'applicazione della tassa sui terreni agricoli, così era previsto nel decreto sulla TASI. Oggi ormai all'inizio di dicembre, dobbiamo non solo recuperare le risorse che vengono meno, ma sui comuni da 0 a 281 metri gli agricoltori continueranno a pagare totalmente l'IMU sui terreni agricoli, per i comuni dai 281 ai 600 metri c'è una contraddizione enorme, i proprietari terrieri, quindi gli agricoltori iscritti, non pagheranno l'IMU, mentre i conduttori pagheranno l'IMU sui terreni agricoli. Non si capisce qual sia la ratio di questa norma.
Diventa quasi un lusso acquistare, con i risparmi di una vita, o ereditare un piccolissimo appezzamento di terreno, da parte di un povero pensionato in una delle zone più disastrate dal punto di vista della crisi dell'interno Sardegna. Ci troviamo davvero all'assurdo, per poi magari arrivare ai comuni che si trovano a un'altitudine dai 600 metri in su dove gli agricoltori vengono del tutto esentati.
La contraddizioni ancora più grande è che, per misurare, per esentare o meno gli agricoltori da questa norma truffa, si usa la sede del municipio, la sede legale; quindi basterebbe che un comune qualsiasi, un comune che va dai 0 fino ai 1000 metri porti la sede legale in una casetta che magari è di proprietà comunale e si trova sopra il monte, e tutti gli agricoltori vengono esentati, mentre tutti gli altri che non sono in questa situazione magari sono costretti ad applicare l'IMU.
Io vorrei capire qual è il giovane agricoltore che quest'anno potrà usufruire dei contributi del nuovo PSR fino a 70 mila euro per i giovani che si insediano in agricoltura? Qual è il giovane che avrà la brillante idea, se continuiamo su questa linea, di lavorare nel mondo dell'agricoltura e dell'allevamento? Qual è la persona che già oggi nel mondo agricolo soffrendo la crisi, non potendo competere dal punto di vista del prezzo del prodotto, perché abbiamo mini appezzamenti distribuiti dappertutto, mini appezzamenti di terreno che fanno aumentare i costi, continuerà a restare sul mercato? Qual è la persona che continuerà davvero sulla strada dell'agricoltura?
Costringiamo allora il Governo a rivedere questa norma, apriamo davvero una vertenza Sardegna, apriamo una vertenza Sardegna che consenta di pagare quei famosi ammortizzatori sociali, apriamo una vertenza Sardegna che consenta di risolvere il problema delle industrie, e apriamo una vertenza Sardegna che consenta di risolvere finalmente la situazione del mondo del lavoro e alle nostre campagne di poter riprendere il loro ciclo produttivo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pier Mario Manca. Ne ha facoltà.
MANCA PIER MARIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, non riprendo le argomentazioni portate da chi ha esposto le mozioni sia di maggioranza che di minoranza, ma provvederò a dare delle altre indicazioni sull'importanza di queste mozioni, più riferite secondo me al mondo agricolo, al di là di tutto quello che è già stato messo in evidenza. Io ritengo, al di là del fatto che faccio parte di questa coalizione di centrosinistra, che molte volte i governi hanno degli atteggiamenti schizofrenici.
L'unico settore che sta andando bene in Italia è quello agricolo. Bene, la ricompensa del fatto che sta andando bene il settore agricolo qual è? Tassare e ripetutamente tassare. Questa situazione è una delle tante. Possiamo partire dal gasolio agricolo, le riduzioni di gasolio agevolato sono già state decurtate quest'anno del 15 per cento e l'anno prossimo lo saranno di un altro 15 per cento.
Adesso arriviamo all'IMU. Sarebbe necessario parlare di Sardegna, perché se queste leggi vanno bene a livello nazionale, sicuramente la Sardegna invece è quella che paga di più, perché per condizione geografica, per condizionare orografica, abbiamo una situazione in cui l'altimetria media sicuramente è quella di collina, comunque sempre di zona svantaggiata. È verosimile quindi che tutti i comuni della Sardegna, al di là dei comuni che si possono trovare in una zona bassa, ricadono comunque nella fattispecie di comuni svantaggiati se si utilizza l'altimetria media; utilizzando quella del comune, la maggior parte dei comuni sardi si ritrovano a essere invece nella categoria che deve pagare.
Questa situazione è quindi orografica, è quella che ci penalizza in modo particolare, ma non solo; in Sardegna abbiamo, per varie situazioni anche storiche, una serie di caseggiati molto grandi, quindi tentare di far pagare l'IMU nelle nostre condizioni, in base ai parametri nazionali, significherebbe veramente dare il colpo definitivo alla nostra agricoltura.
Inoltre, noi in questi ultimi anni abbiamo modernizzato le nostre aziende, posso fare anche un esempio, la maggior parte delle nostre aziende sono costrette a immagazzinare grandi quantità di prodotti, tipo fieno, tipo erba. Questo cosa sta a significare? Che abbiamo dei grandi caseggiati con un valore all'interno che è molto basso, e dobbiamo pagare grandi quantitativi di tasse in IMU. Quindi, per noi una situazione di questo genere è estremamente penalizzante, è penalizzante perché non può fare altro che dare il colpo definitivo alla nostra agricoltura.
Io credo che bisogna insistere e chiedere che almeno si ritorni al vecchio concetto di altimetria media, nel quale la maggior parte dei paesi sardi rientra come comuni svantaggiati, ovvero come comuni montani. Fare questo significa almeno tentare di obbligare lo Stato italiano a togliere il concetto di altimetria legato alla casa comunale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, io, da questo punto di vista, rispetto agli ultimi ragionamenti che sono stati fatti, accolgo soprattutto le considerazioni del collega Pier Mario Manca. Il vero problema, il punto centrale è il mondo dell'agricoltura, sono gli agricoltori che, con quest'ultimo decreto, saranno realmente disperati, non posso utilizzare un termine più forte perché siamo in un'Aula consiliare, ma onestamente si troveranno quasi con la parte posteriore completamente a terra.
Negli anni scorsi, attraverso una sorta di escamotage, è brutto dirlo perché in francese significa raggiro, non era proprio un raggiro, ma un modo per trovare una soluzione, il Consiglio regionale approvò una norma con la quale delegava l'Assessore competente dell'agricoltura a predisporre tutti gli atti per attivare la riduzione totale della fantomatica tassa dell'IMU sui terreni agricoli. Fu riconosciuto da tutti come un atto importante, fino a oggi infatti IMU in Sardegna i terreni agricoli praticamente non ne hanno pagato.
Fu fatto, e qualcuno gridò all'illegittimità di un atto, ma questo succede sempre quando si fa qualcosa di importante, si gridò anche a una non soluzione della famosa legge numero 44 dell'88, per fortuna non se ne sente più parlare, quindi vuol dire che il problema realmente era stato risolto. Oggi, il Governo Renzi, Renzi un uomo fortunato, che si trova oggi a governare in Italia probabilmente senza avere compiuto percorsi che lo possono aiutare a fare scelte corrette nei confronti del popolo italiano (non si diventa Presidenti del Consiglio dei Ministri così per fortuna o per caso, come non si diventa né amministratori né tantomeno si ricoprono altri incarichi se non si dimostra poi di avere contezza di quello che si sta portando avanti) comunque il Governo Renzi, il buon Presidente del Consiglio dei Ministri firma, o perlomeno in delega firma un decreto che, ahimè, cancella quella famosa competenza della Regione di poter individuare le zone e le aree collinari, le aree montane, ma soprattutto le zone svantaggiate.
Era stata quella competenza che ci aveva permesso di firmare, di proporre, di predisporre quel decreto e che individuò tutto il territorio regionale come zona svantaggiata, tranne l'aria vasta di Cagliari che, come potete capire, non può certamente rientrare in zona svantaggiata. Questo decreto oggi invece cancella questa prerogativa della Regione Sardegna e quindi è direttamente il Governo centrale a stabilire quali sono le regole da rispettare.
Il resto l'avete già raccontato voi, cioè fa pagare l'IMU sui terreni agricoli in base all'altitudine in cui si trova, così come è stato detto più volte, il palazzo comunale, è quasi ridicolo, cioè chi ha scritto quel decreto probabilmente vive solo ed esclusivamente le stanze dei ministeri, vive dentro i palazzi, ma non sa esattamente che cosa vuol dire vivere le campagne, dove si trovano realmente i terreni agricoli.
Credo che introduca oltretutto una inspiegabile disparità di trattamento tra terreni confinanti e magari appartenenti addirittura allo stesso proprietario: una zona viene considerata in un modo e un'altra adiacente in modo diverso. Come secondo elemento, è stato già sottolineato anche questo, la scadenza assurda del 16 dicembre; da questo punto di vista, possiamo sottolinearlo tutti, si viola il principio di collaborazione sancito dallo Statuto del contribuente e, oltretutto, l'incoerenza del criterio di calcolo genera chiaramente pure tensioni territoriali: uno è calcolato in un modo, uno è calcolato in un altro.
Io mi auguro che il messaggio posto all'attenzione generale di questa Aula (molto attenta sia nei banchi dei consiglieri che nei banchi della Giunta!), onestamente possa arrivare almeno all'esterno di questa Aula, probabilmente stanca ma sicuramente non attenta a un problema così fondamentale, che necessita di essere risolto nel più breve tempo possibile. Quindi noi chiediamo, nel rispetto di un ordine del giorno che non mi trova firmatario per una regola interna di un Consiglio regionale che onestamente non condivido, perché non mi sembra corretto che i consiglieri regionali non possano firmare gli ordini del giorno, però accettiamo anche questa regola, che il Presidente della Regione e l'Assessore competente in materia di agricoltura possano davvero trasferirsi a Roma e rimanere lì fino a quando il problema della Sardegna non sia definitivamente risolto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, non approfitterò del tempo che mi è affidato, però credo che sia necessario rimarcare due cose. La prima, che vorrei non fosse registrata, che spesso è colpa nostra se le cose con il Governo nazionale vanno nella direzione non voluta. Ho appreso da un collega che la Corte costituzionale si serve delle registrazioni dell'Aula per vedere quello che si dice, e una legge è stata sanzionata per le dichiarazioni in Aula, riportando nel dispositivo quello che due consiglieri hanno detto in quest'Aula. Ora, siccome tutti hanno fretta e tutti vogliono andar via, non credo che la Sardegna, e ancor meno gli agricoltori di cui tutti ci si è riempiti la bocca, debbano essere trattati in questo modo.
Quando ho visto presentata una richiesta per poter discutere dell'argomento, ho chiesto personalmente che ce ne fosse un'altra da parte del centrodestra per poter fare un ordine del giorno unitario, che il Presidente del Consiglio sa bene che l'ho voluto con tutta la forza, e io non me ne sono vantato, non mi sono iscritto, tanto per essere chiari e precisi, perché volevo che fosse l'intero Consiglio regionale ad avere questa responsabilità, che mi pare stasera non abbia.
Al di là dell'idea che ci si debba trasferire a Roma, Presidente di Giunta e Assessore, credo che la Giunta debba seguire con estrema efficacia l'azione che promana da un ordine del giorno del Consiglio, ancorché sia abitudine dire che un ordine del giorno non si nega a nessuno; un ordine del giorno è un impegno civile che si prende in quest'Aula, civile e istituzionale, e vorrei che ciascuno di noi capisse, trasferendolo alla Giunta, quello che è l'ordine morale, etico di comportamento istituzionale che deve seguire. Se queste cose non vogliamo, noi non dobbiamo sederci qui a chiacchierare e a sentirci dire da altri che facciamo male la politica, contribuendo a staccare il popolo dalla politica.
Vi rendete conto quindi che quello che ho detto all'inizio significava che 10-12 regioni in Italia sono anche troppe per il Presidente della Regione Toscana, e le Regioni a Statuto speciale non hanno più ragione d'essere per il Presidente della Regione Toscana. Io potrei accalorarmi e parlare abbondantemente del fatto che ci accantonano per solidarietà 600 milioni all'anno fuori dal bilancio, hanno accantonato 38 milioni dal bilancio, sempre della Regione, per questi altri 80 euro che si danno a tutti, si sono sottratti 10 o 12 miliardi tra tutti i comuni, ed è un Governo che tassa!
È vero che lo Stato italiano è in bancarotta, ma non credo che si possa valere sui fondi rustici che spesso in Sardegna altro non sono che, per ciò che interessa all'Assessore attualmente, quel refresh di cui si dice, pascoli che sono legati anche ad arboricoltura, ovvero sono quelli che conosciamo negli alti e nei dirupi. Noi dobbiamo pagare una IMU anche per queste cose? Smetto, non dirò più niente, e forse non mi proporrò più neanche, Presidente, per chiedere un ordine del giorno unitario, perché è una schifezza che il Consiglio si comporti così.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Presidente, io sarò breve; con l'augurio di non essere indagato per induzione a sequestro di persona, direi che anziché mandare a Roma il Presidente e l'Assessore, domani c'è il sottosegretario Delrio, tratteniamolo in Sardegna finché non modificano il decreto. E mi auguro anche che nel decreto non venga posto un vincolo per cui la sede legale valevole sia quella vigente alla data del decreto. Io sto preparando il trasferimento della sede legale a ottocento metri, perché chiaramente questo è un Governo che prende a martellate la Costituzione, che quando piove è colpa dei Presidenti di Regione, che costringe i sindaci a fare gli esattori, che ci fa mettere la TASI e neanche vediamo un euro perché tutto va a finire a Roma, che dell'annualità del bilancio se ne frega, che dello Statuto dei contribuenti se ne frega, perché non può essere imposta una tassa prima che vengano trascorsi 60 giorni dalla data di istituzione della medesima.
Insomma, abbiamo un Presidente del Consiglio che addita gli altri come colpevoli di qualunque cosa, addirittura per il vaccino, visto che ne parla il Presidente del Consiglio anche i Ministri si accordano: "E' colpa dei Presidenti di Regione che non hanno comunicato in tempo la storia dei vaccini"; cioè, qualunque cosa accada è colpa di tutti fuorché di chi sta determinando un caos totale in un'Italia nella quale non so se continuare a stare, credo che tutti stiamo convenendo che conviene andarcene, perché non se ne può più.
Io ho aderito all'ordine del giorno, pur consapevole di quelle cose che ha detto adesso il consigliere Dedoni e cioè che non servirà certamente a cambiare le sorti dei comuni, né dei terreni agricoli, non servirà a niente, ma serve a dire domani mattina al Sottosegretario Delrio e a Roma che non siamo d'accordo, che questo Consiglio non è d'accordo, che vuole che venga rispettata un'insularità, della quale ci riempiamo la bocca spesso, della quale parliamo spesso e che purtroppo viene calpestata automaticamente e sistematicamente tutti i giorni.
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno unitario.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Solinas Antonio - Pittalis - Cocco Pietro - Cocco Daniele Secondo - Desini - Fenu - Arbau - Usula - Rubiu - Anedda - Solinas Christian - Dedoni sulla riduzione delle esenzioni IMU.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione della discussione delle mozioni n. 95 e n. 96 in materia di riduzione delle esenzioni IMU,
PREMESSOche:
- con decreto legislativo n. 66 del 2014, convertito nella legge 23 giugno 2014, n. 89, è stata prevista, con riferimento ai terreni agricoli, la revisione delle esenzioni IMU;
- le novità riguardano l'esenzione totale solo nei comuni con sede legale posta oltre i 600 metri sul livello del mare; una esenzione limitata per i comuni con sede fra i 281 e 600 metri; nessuna esenzione nei comuni con sede legale sotto i 280 metri sul livello del mare;
EVIDENZIATOche sulla base del decreto interministeriale, non ancora pubblicato, il fondo di solidarietà comunale per il 2014 è stato decurtato, in data 28 novembre 2014, di un ammontare complessivo di 350 miliardi di euro, mettendo la stragrande maggioranza dei comuni sardi nella condizione di impossibilità di incassare il gettito IMU corrispondente per l'anno in corso e, conseguentemente, nella impossibilità di poter approvare il bilancio 2014 in pareggio;
RICORDATA la legge regionale 26 marzo 2012, n. 8, non impugnata dal Governo nazionale, con la quale si attribuiva alla Giunta regionale l'individuazione, con propria deliberazione, dei territori agricoli ricadenti in aree montane, di collina o svantaggiate,
impegna la Giunta regionale
a mettere in campo tutte le azioni necessarie atte a:
1) difendere le prerogative della Regione e le norme da essa approvate in ragione della propria autonomia;
2) tutelare gli enti locali della Sardegna rispetto ai rischi derivanti per i loro bilanci dalle modalità di applicazione della revisione delle esenzioni IMU sui terreni agricoli;
3) sostenere il mondo agro-pastorale sardo di fronte ad un provvedimento che, se applicato, aggraverà la situazione di pesante crisi che investe il settore.)
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
FALCHI ELISABETTA, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Naturalmente condividiamo come Giunta l'ordine del giorno adesso presentato, certamente la questione ha provocato anche in noi una grandissima preoccupazione. E' un provvedimento inaspettato e, soprattutto, non condivisibile nel contenuto e nella formulazione. Abbiamo già coinvolto gli uffici legali per valutare elementi eventuali di incostituzionalità perché riteniamo che ci sia una palese violazione dei diritti del contribuente, quanto alle tempistiche non sono assolutamente congrue con quanto previsto dallo Statuto del contribuente. Siamo fortemente preoccupati per l'impatto che può avere sui comuni sardi in quanto riteniamo che la situazione del nostro territorio, già fortemente provato dalla crisi generale che vive il comparto agricolo, non consenta e non sia assolutamente compatibile con una imposizione di questo tipo.
La Sardegna, come il resto dell'Italia, aveva ottenuto la possibilità di avere l'esenzione dell'IMU per i terreni nelle zone svantaggiate; e questo fatto aveva consentito a numerosi comuni della Sardegna, anche in zone non di collina o di montagna, quindi anche a bassa altitudine, di essere totalmente esentati; restavano fuori circa una quarantina di comuni per i quali si stava intraprendendo un percorso per fare in modo che anche questi comuni, a esclusione dell'area metropolitana di Cagliari, potessero essere inseriti nella nuova revisione ministeriale dei comuni da considerarsi svantaggiati. Quindi questo cambio di direzione sulla materia impositiva IMU ha lasciato tutti ma anche il mondo agricolo italiano, l'intero comparto agricolo italiano, perplesso.
Ci sono forti pressioni a livello ministeriale anche da parte delle organizzazioni agricole, io ho sentito le principali organizzazioni agricole anche oggi, sono tutte mobilitate per fare in modo che il provvedimento venga rivisto e quindi assolutamente concordiamo con l'ordine del giorno e ci adopereremo con l'intera Giunta per fare in modo che si riveda il provvedimento. Peraltro abbiamo sentito anche i parlamentari sardi perché si impegnassero in un'azione di pressing sul governo e sui Ministeri, ho visto anche dei comunicati del Ministero dell'agricoltura che mi sono pervenuti stasera in cui il Ministero probabilmente non si era ben reso conto di che cosa avrebbe provocato un provvedimento del genere, sta prendendo le distanze e sta cercando di fare pressing sul Ministro dell'economia per rivedere il provvedimento.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.
La seduta è tolta alle ore 20 e 59.
Allegati seduta
Testo delle mozioni annunziate in apertura di seduta
Mozione Solinas Antonio - Cocco Pietro - Cocco Daniele Secondo - Arbau - Usula - Azara - Agus - Busia - Cherchi Augusto - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Tendas - Unali - Zedda Paolo Flavio sulla revisione delle esenzioni IMU sui terreni agricoli, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- il comma 2 dell'articolo 22 del disegno di legge n. 66 del 2014, convertito nella legge n. 89 del 23 giugno 2014, prevede, con riferimento ai terreni agricoli, la revisione delle esenzioni IMU "in maniera tale da ottenere un maggior gettito complessivo annuo non inferiore a 350 milioni di euro a decorrere dal medesimo anno 2014";
- le novità riguarderebbero l'esenzione totale solo nei comuni con sede legale posta oltre i 600 metri sul livello del mare, limitata ai terreni posseduti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali nei comuni con sede fra i 281 e 600 metri; nessuna esenzione nei comuni con sede fino a 280 metri;
RILEVATO che l'applicazione della revisione delle esenzioni provocherà conseguenze rilevanti per il settore agricolo sardo, in un periodo nel quale gli effetti della crisi economica si fanno sentire in maniera pesante e senza che sia stato dato il tempo agli operatori del settore di attrezzarsi ad affrontare la "stangata" con una programmazione aziendale che di essa tenesse conto;
EVIDENZIATO che sulla base del decreto interministeriale non ancora pubblicato, ed in applicazione della procedura prevista dai commi 128 e 129 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, il fondo di solidarietà comunale per il 2014 è stato decurtato, in data 28 novembre 2014, per un ammontare complessivo di 350 milioni di euro, mettendo molti dei 4.000 comuni interessati (numerosi dei quali in Sardegna), nella condizione di impossibilità di incassare il gettito IMU corrispondente;
OSSERVATO che come evidenziato dall'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) "la cifra è stata definita con grave ritardo, a ridosso della chiusura dell'anno, e basandosi su criteri per la determinazione delle stime quanto mai incerti"; tutto ciò potrebbe provocare "una serie di effetti sui bilanci dei Comuni che potrebbero risultare insostenibili: infatti, i 350 milioni saranno subito decurtati, mentre il recupero di quelle cifre attraverso i pagamenti IMU ed entro la fine dell'anno risulta quanto mai improbabile, a causa dei tempi strettissimi per l'informazione dovuta ai contribuenti non più esenti";
RICORDATA la legge regionale 26 marzo 2012, n. 8 (Disposizioni per l'individuazione dei territori agricoli ricadenti in aree montane o di collina delimitate ai sensi dell'articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, n. 984, con la quale il Consiglio regionale ha approvato la norma che attribuisce alla Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e previo parere della Commissione consiliare competente, l'individuazione con propria deliberazione dei territori agricoli ricadenti in aree montane, di collina o svantaggiate,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a mettere in campo tutte le azioni necessarie atte a:
1) salvaguardare le prerogative della Regione autonoma della Sardegna e le norme da essa emanate;
2) sostenere il mondo delle campagne isolano di fronte ad un provvedimento che aggraverà la situazione di pesante crisi attraversata dal settore;
3) tutelare gli enti locali sardi rispetto ai rischi derivanti per i loro bilanci dalle modalità di applicazione della revisione delle esenzioni IMU sui terreni agricoli. (95)
Mozione Pittalis - Dedoni - Rubiu - Solinas Christian - Fenu - Cherchi Oscar - Cappellacci - Peru - Zedda Alessandra - Tocco - Cossa - Crisponi - Randazzo - Fasolino - Tunis - Tedde - Locci - Carta - Truzzu - Orrù sull'esenzione IMU per i comuni sotto i 600 metri sul livello del mare.
IL CONSIGLIO REGIONALE
RICORDATO che la legge regionale 26 marzo 2012, n. 8 (Disposizioni per l'individuazione dei terreni agricoli ricadenti in ree montane o di collina delimitate ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 984 del 27 dicembre 1977) con la quale questo Consiglio ha approvato la norma che attribuisce alla Giunta regionale, su indicazione dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e previo parere della Commissione consiliare competente, l'individuazione con propria deliberazione dei territori agricoli ricadenti in aree montane, di collina o svantaggiate;
RILEVATO che il comma 2 dell'articolo 22 del decreto legge n. 66 del 2014, convertito nella legge n. 89 del 23 giugno 2014 prevede, con riferimento ai terreni agricoli, la revisione delle esenzioni IMU, in quanto stabilisce che "Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, e dell'interno, sono individuati i comuni nei quali, a decorrere dall'anno di imposta 2014, si applica l'esenzione di cui alla lettera h) del comma 1 dell'articolo 7 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, sulla base dell'altitudine riportata nell'elenco dei comuni italiani predisposto dall'istituto nazionale di statistica (ISTAT), diversificando eventualmente tra terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, iscritti nella previdenza agricola, e gli altri ed in maniera tale da ottenere un maggior gettito complessivo annuo non inferiore a 350 milioni di euro a decorrere dal medesimo anno 2014";
TENUTO CONTO che l'applicazione delle disposizioni precedentemente rilevate comporterebbero il venir meno dell'esenzione IMU per i terreni situati nei comuni sotto i 600 metri dal livello del mare andando a gravare in particolare sulle zone interne della Sardegna hanno bisogno di aiuti e non di un aumento della pressione fiscale,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a mettere in campo tutte le azioni necessarie atte a:
1) difendere le prerogative della Regione e le norme da essa approvate in ragione della propria autonomia;
2) sostenere il mondo delle campagne. (96)