Seduta n.330 del 08/11/2018 

CCCXXX Seduta

Martedì 4 dicembre 2018

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU

e del

Presidente del Consiglio delle autonomie locali Andrea SODDU

La seduta è aperta alle ore 11 e 10 .

FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 5 dicembre 2017 (263), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Augusto Cherchi, Gianfranco Congiu e Roberto Deriu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 4 dicembre 2018.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Seduta congiunta del Consiglio regionale con il Consiglio delle autonomie locali sullo stato del sistema delle autonomie in Sardegna (articolo 10 della legge regionale del 17 gennaio 2005, n. 1)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la seduta congiunta del Consiglio regionale col Consiglio delle autonomie locali.

Comunico che i lavoriprevedono l'intervento del Presidente del Consiglio regionale, successivamente l'intervento del Presidente del Consiglio delle Autonomie locali cui seguiranno gli interventi dei Sindaci in rappresentanza del Consiglio delle Autonomie locali, che non potranno superare complessivamente i 60 minuti e che saranno articolati sulla base delle indicazioni pervenute dal Consiglio delle Autonomie locali.

Seguiranno gli interventi dei consiglieri regionali di maggioranza e minoranza che avranno a disposizione rispettivamente i cinque minuti per Gruppo.

I lavori si chiuderanno con l'intervento del Presidente della Regione.

Il mio saluto e quello dell'intero Consiglio regionale, a lei presidente Soddu, e a tutti i Sindaci del Consiglio delle autonomie locali. Anche quest'anno celebriamo la riunione congiunta delle due Assemblee alla vigilia dell'entrata in Aula della legge finanziaria, l'ultima finanziaria di questa legislatura. Siamo arrivati alla fine di questi cinque anni e credo sia opportuno quanto doveroso tracciare un bilancio anche del percorso che abbiamo condiviso. È evidente a tutti, purtroppo, che è mancata a questo Consiglio la volontà di delegare maggiori poteri al Consiglio delle Autonomie locali anche inserendo in legge quelle garanzie che renderebbero rispettose della piena presa in carico del parere espresso dal Consiglio delle autonomie attraverso procedure rafforzate di approvazione o anche a una nuova audizione in caso di parere contrario al provvedimento legislativo in esame per cui è richiesto il parere obbligatorio. Questo sarebbe stato un riconoscimento dovuto dell'importanza del ruolo che la rappresentanza degli enti locali nell'espressione del secondo organo costituzionale della Regione dovrebbero avere. Per questo ritengo che ancora oggi sia l'unico obiettivo da raggiungere per migliorare il rapporto tra organo legislativo ed enti locali e favorire così la piena e leale collaborazione.

In questi ultimi anni la progressiva diminuzione dei trasferimenti statali agli enti locali ha causato un inevitabile impoverimento delle risorse disponibili per la programmazione locale ed una difficoltà oggettiva a garantire i servizi essenziali ai cittadini. Per superare questi limiti il Consiglio regionale, la Giunta oltre al mantenimento del fondo unico, vero strumento di responsabilità a disposizione delle amministrazioni locali, ha attivato politiche di supporto alle fasce più deboli istituendo come prima Regione italiana il reddito di inclusione sociale, attivando politiche per il lavoro con il progetto Lavoras che oltre al finanziamento dei cantieri di lavoro promuove l'assunzione a tempo indeterminato portando il bonus per i contributi previdenziali a 12.000 euro l'anno.

A favore degli enti locali vanno annoverate anche le politiche per l'ammodernamento e la messa a norma degli istituti scolastici che ha consentito l'apertura di oltre 1200 cantieri che, come riconosciuto da un recente servizio del quotidiano "La Repubblica", mettono al primo posto la nostra Regione per interventi a favore dell'edilizia scolastica unitamente ai progetti portati avanti contro la dispersione di tutti Iscol@.

Tra le politiche innovative va certamente ricordata la programmazione territoriale integrata grazie alla quale 270 Comuni hanno potuto definire le priorità e la destinazione più opportuna di 350 milioni per lo sviluppo di progetti culturali, ambientali, produttivi utili a favorire lo sviluppo e l'occupazione locale. Un richiamo specifico va fatto alle azioni messe in campo per la lotta contro la peste suina vicino ormai all'eradicazione. Si tratta di interventi che potranno favorire il rilancio economico di un comparto potenzialmente di grande impatto ancora oggi sacrificato.

In tema di sicurezza va ricordata la definizione della rete di videosorveglianza, che oggi è destinata a coprire tutti i Comuni della nostra isola, mentre sulla lotta all'isolamento e allo spopolamento ritengo possa essere utile l'estensione della rete della banda ultralarga che a regime garantirà un indice di copertura dell'82 per cento, addirittura superiore alle indicazioni agli obiettivi europei, un vero sistema di connessione con il resto del mondo per i cittadini e imprese in grado di superare lo stato di isolamento della nostra Isola e delle nostre comunità.

Il Consiglio ha certamente mostrato attenzione alle situazioni debitorie dei comuni stanziando con l'ultima variazione di bilancio risorse in grado di contrastare gli ingenti debiti che gravano su alcune amministrazioni locali mettendo a rischio la regolare attività amministrativa.

Restano i grandi temi su cui è necessaria, ma per la verità non è mai mancata, la massima coesione per rivendicare il pieno riconoscimento della condizione di insularità a livello nazionale ed europeo. Solo attraverso il pieno riconoscimento della condizione di svantaggio derivati dall'essere isola sarà, infatti, possibile superare le difficoltà e vedere riconosciuta una vera continuità territoriale, una dislocazione adeguata al territorio dei servizi, il diritto ad avere un costo dell'energia uguale a quello del restante territorio nazionale.

Con l'auspicio che l'azione comune poiché il pieno raggiungimento di questi essenziali quanto strategici obiettivi auguro buon lavoro a tutti noi con il ringraziamento per il fattivo contributo che avete dato in questi anni ai lavori del parlamento sardo.

Ha facoltà di parlare Andrea Soddu, Presidente del CAL.

SODDU ANDREA, Presidente del CAL. Grazie Presidente, buongiorno a tutti consiglieri regionali, la Giunta regionale, il Presidente della Regione, ai colleghi sindaci. È per noi un'occasione sempre lieta quella dell'incontro che si celebra in prossimità dell'ingresso in Consiglio regionale della finanziaria per fare un po' il test dei rapporti tra le Autonomie locali e il Consiglio regionale. E questa occasione per questa volta si presenta come l'ultima occasione con il Consiglio regionale così come l'abbiamo conosciuto in questa legislatura. E per cui è un tempo ancora di più di bilanci per quello che riguarda i rapporti tra le Autonomie locali e il Consiglio regionale. Ha ragione il presidente Ganau nel dire che molte delle misure adottate dal Consiglio regionale e dalla Giunta specialmente in quest'ultimo periodo e messe sul campo sono degli strumenti che hanno migliorato i rapporti tra i Comuni e la Regione e hanno l'attitudine a migliorare anche la vita della comunità. In particolare mi riferisco alla misura Lavoras così importante, così innovativa che ha certamente dei difetti nel suo funzionamento, delle lungaggini burocratiche ma che comunque si presenta come un'ottima occasione per dare una risposta agli ultimi, a coloro che hanno perso il lavoro nelle nostre comunità. E mi riferisco altresì alla misura del REIS, che è stata introdotta come diceva il Presidente del Consiglio, per la prima volta tra le Regioni del nostro Paese e che ha l'attitudine a dare delle risposte concrete alle fasce più deboli. Così pure abbiamo visto con molto favore in quest'ultimo periodo nell'assestamento del bilancio la disposizione dei 50 milioni di euro a favore dei Comuni che soffrivano per i debiti fuori bilancio in maniera così pesante da poter impedire addirittura di rendere delle risposte efficienti. Abbiamo visto con piacere molte delle vicende relative alla programmazione territoriale che in molti territori è andata avanti, l'attenzione nei confronti dei bilanci delle province che lo Stato ha lasciato completamente dissestati. Insomma una serie di misure, non mi va di elencarle tutte perché dobbiamo avere anche un po' di sintesi, che hanno fatto sì che il rapporto tra i comuni e gli enti locali migliorasse.

Però bisogna dire che il Consiglio regionale prossimo ha un'altra sfida, la sfida è quella, a nostro modo di vedere, di far sì che la Regione dimagrisca come competenze, come funzioni e le risorse vengano decentrate nei territori individuando i Comuni o gli enti intermedi dei comuni come quelli che sono più vicino al cittadino e secondo il principio di sussidiarietà debbono rispondere dei servizi che debbono autonomamente erogare. Stiamo parlando di un progetto di riforma della Regione che, in questo periodo, non è stato possibile mettere in campo in uno alla riforma degli enti locali, perché la legislazione nazionale, le sentenze della Corte costituzionale hanno bloccato purtroppo questo meccanismo, siamo stati un po' tutti vittime della legge numero 56, della legge Delrio, e anche delle conseguenti interpretazioni giurisprudenziali che indicavano quella riforma come una riforma di carattere costituzionale, pur non essendo una legge costituzionale, e che quindi impedivano magari di fare dei passi più coraggiosi. Su questo fronte, noi riteniamo che invece bisognerà investire nel futuro. Per cui sono convinto che chiunque un domani governerà la Regione Sardegna sarà chiamato a questa sfida, a disegnare una riforma della Regione in uno a una nuova riforma degli enti locali, e magari senza quella spada di Damocle della legge numero 56, senza quelle sentenze che ne hanno un po' bloccato lo spirito anche della nostra legge di riordino degli enti locali. Un punto debbo focalizzare sulla questione dell'indennità del trattamento economico dei sindaci e degli amministratori locali, questo lo dico perché tutti noi sappiamo che su otto comuni in Italia, nei quali durante le ultime elezioni non si è avuta neanche una candidatura, neanche una lista, cinque sono in Sardegna, e cinque sono in Sardegna perché sposare la causa dell'amministratore locale, del sindaco, e dell'assessore è diventato veramente poco popolare e poco attraente, e molto è dovuto anche al fatto che le indennità e il trattamento economico dei sindaci e degli amministratori, specialmente mi riferisco ai piccoli paesi, non ai comuni capoluogo di provincia, ma soprattutto ai piccoli paesi, sono trattamenti che sono antidemocratici secondo me, perché non consentono di svolgere bene quella missione. Allora, faccio un appello al Consiglio regionale affinché, in ottemperanza a quella che era la legge numero 2 del 2016, si vada verso un riconoscimento e una valorizzazione del ruolo dei sindaci nei piccoli comuni mediante l'approvazione di quel regolamento che mi sembra che il bilancio consenta di fare. In più, debbo dire che certamente la finanziaria, così come presentata e così come risulta anche dalla nostra relazione, è una finanziaria che va incontro alle esigenze degli enti locali sotto mille profili, però c'è un fatto, che è quello del fondo unico degli enti locali, fondo unico degli enti locali che nella sua legge istitutiva prevedeva che avrebbe dovuto aumentare in corrispondenza all'aumento delle entrate tributarie a destinazione non vincolata, ci rendiamo conto che in questi anni c'è stato un grosso vincolo da parte dello Stato per i famosi accantonamenti e che quindi c'era poco margine di manovra, però, adesso che gli accantonamenti stanno diminuendo, noi continuiamo nel nostro appello affinché per il fondo unico venga rispettata quella che era la disposizione normativa della legge istitutiva, e per cui venga aumentata in corrispondenza all'aumento delle entrate tributarie a destinazione non vincolata.

Detto questo, io concludo dicendo che mi sembra che i rapporti tra il Consiglio delle autonomie locali e il Consiglio regionale siano sempre stati improntati in questi anni ad un estremo rispetto, allo spirito di unità istituzionale, a uno spirito di lealtà, ci sono state magari delle discussioni, delle discussioni anche col Presidente della Giunta, con la Giunta, con gli assessori su temi specifici. Però, noi abbiamo cercato di garantire sempre da parte nostra la massima e leale collaborazione, e debbo dire abbiamo trovato da parte vostra, del Consiglio regionale, della Giunta e del Presidente sempre degli interlocutori attenti con i quali, posti i problemi, si cercavano insieme delle risposte. Vi ringrazio per l'attenzione e auguro a tutti buon lavoro.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Sindaco del Comune di Sassari.

SANNA NICOLA, Sindaco del Comune di Sassari. Grazie Presidente, presidente Pigliaru, Presidenti del Consiglio della autonomie locali, gentili Assessori, consiglieri regionali che con noi annualmente incontrate il momento di bilancio di un'attività che questa volta non può non riguardare l'intera legislatura. Nel nostro Consiglio delle autonomie locali ci siamo suddivisi un piccolo compito, che era quello di affrontare singolarmente alcuni argomenti e, nel mio caso, mi sono assunto l'onere di intervenire relativamente al processo di riforma degli enti locali, un processo di riforma avviato con grande capacità di costruire il protagonismo dei comuni affinché, in relazione alle loro particolari caratteristiche territoriali, economiche, in relazione alla loro capacità di dialogare come comunità, si potesse costruire un nuovo assetto, un nuovo assetto più rispondente alle esigenze che i cittadini hanno relativamente ai servizi che chiedono ai comuni, e che insieme ai comuni viciniori si possano offrire con maggiore efficienza ed economicità. Un processo di riordino che però è stato viziato inevitabilmente anche da una contingenza politica che, in relazione al referendum costituzionale del 4 dicembre del 2016, ha interrotto un processo che invece avrebbe potuto portare oltre modo a un elemento di chiarezza e a un elemento di definizione degli assetti. Così come nella nostra regione, la Regione Sardegna ha cercato anche, devo dire in modo anche innovativo rispetto a quello che era prefigurato dalla legge numero 56, di individuare strutture, Unioni dei Comuni e anche Città Metropolitana diverse da quelle che sono state le esperienze nel resto dell'Italia. Io credo che noi su questa strada dobbiamo continuare, naturalmente non sarà più possibile per questo Consiglio regionale che ormai volge al termine, ma credo che su questo solco di originalità di una riforma, di un riordino degli enti locali diverso da quello che è stato nel resto d'Italia, si possa continuare a lavorare per ottenere ulteriori e migliori risultati. Come sapete bene, come sindaco della città di Sassari naturalmente noi abbiamo rivendicato nello specifico una equiordinazione rispetto a quella che è la definizione della Città metropolitana di Cagliari, però quella legge ha trovato nelle condizioni date, politiche date di questo Consiglio regionale una sintesi che le nostre comunità non hanno voluto trascurare. Certo è che quel referendum del 6 dicembre ha bloccato ulteriormente il processo di rafforzamento di questi nuovi enti, ad esempio nel nostro caso non ci ha permesso di poter utilizzare personale e risorse economiche della preesistente Provincia di Sassari per quello che poteva competere, e quindi i comuni della rete metropolitana si sono dovuti accollare con grande difficoltà la necessità di far nascere questo ente, tale da poter competere nella stessa misura con quella della Città Metropolitana. Così pure anche nelle Unioni dei Comuni, che in alcuni casi avevano già un'esperienza direi anche decennale di aggregazione. È stato necessario un po' ritardare quella che era l'organizzazione dei servizi essenziali da gestire insieme, perché? Perché occorrono risorse, tutte le riforme hanno bisogno certamente di risorse economiche per un verso e personale e risorse umane per altro. E su questo devo dire che la Regione Sardegna non è riuscita a dare da quel punto di vista quella spinta tale da rendere questi nuovi enti capaci di poter agire. Allora, ecco che giustamente la spinta e anche le determinazioni ultime del Consiglio delle autonomie locali sono rivolte ad un nuovo protagonismo delle aggregazioni, delle macro aggregazioni dei comuni, diciamo per aree omogenee, per aree vaste? Certo, sì, questo è necessario perché in un'area vasta ed omogenea ci sono servizi essenziali come i trasporti, servizi essenziali come la distribuzione dell'energia, come la raccolta dei rifiuti e la gestione del ciclo dei rifiuti, come la sanità, che in un'area omogenea possono davvero esprimere il massimo delle loro potenzialità, e allora noi ci troviamo ancora in una sovrapposizione di territori dove i Sindaci devono partecipare a due, tre o quattro addirittura assemblee di sindaci di zone omogenee diverse, perché per un verso vengono chiamati a decidere sulla sanità in un certo distretto. Peraltro vengono chiamati a decidere sui servizi per l'impiego, per altri per i territori relativi ai bacini di gestione del ciclo dei rifiuti, e così via, quindi occorre omogeneizzare, occorre che la riforma degli enti locali faccia un passo in avanti ed occorre davvero che, come diceva il Presidente Soddu, e anche il Presidente Ganau nelle loro introduzioni, la Regione autonoma della Sardegna cominci a delegare e a distribuire i poteri tecnici amministrativi e anche finanziarie nei confronti degli enti locali. In ultimo non posso non riconoscere che almeno sul piano dello sviluppo locale, almeno sul piano della programmazione di sviluppo territoriale in questi anni, e anche recentemente nel caso dell'area metropolitana di Sassari, firmeremo con la Regione ulteriori accordi per lo sviluppo territoriale, risorse che hanno visto partecipare tutte le categorie sociali ed economiche, che hanno visto un protagonismo nella negoziazione con la Regione che è assolutamente positivo. Allora continuiamo su questa strada, cioè nell'alleggerimento dell'apparato dell'Amministrazione regionale a favore degli enti locali e delle loro aggregazioni, perché quel protagonismo certamente raggiungerà maggiori livelli di efficienza e di economicità al servizio dei nostri cittadini. Grazie.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Sindaco del Comune di Quartu Sant'Elena.

DELUNAS STEFANO, Sindaco del Comune di Quartu Sant'Elena.Signor Presidente del Consiglio, signori dell'Ufficio di Presidenza, signor Presidente della Giunta regionale, signore e signori della Giunta, signore consigliere e signori consiglieri regionali, colleghe sindache i colleghi sindaci, al Sottoscritto il difficile compito di rappresentare gli aspetti riguardanti l'applicazione delle leggi di settore, l'applicazione della legge regionale numero 23 del 2000, a distanza di diciotto anni dalla sua promulgazione e alla luce di una legge nazionale caposaldo del Welfare State nazionale che è la numero 382, che ha mostrato tutti i suoi limiti e forti punti di criticità tali, che non ci permettono di affrontare e dare risposte in tempo reale ai nostri concittadini. Inoltre, a me il compito di illustrare le difficoltà di applicazione di quel sistema di governance dei servizi sanitari e dei servizi socio assistenziali, che sono alla base della filosofia della presa in carico dell'affiancamento e dell'accompagnamento dei nostri cittadini nei percorsi di buone pratiche da perseguire per i bisogni di salute e di assistenza. Molti di noi attualmente, con la responsabilità che ci deriva dalla carica di Sindaco, e che abbiamo visto nascere la legge 382 e poi la legge regionale 23, magari come Assessori ai servizi sociali o come semplici consiglieri comunali e Presidenti di Commissione, ne conosciamo la genesi, le forti aspettative, e c'eravamo buttati a capofitto nel percorso di trasformazione rivoluzionario tra i vecchi Piani comunali assistenziali nei più adeguati e moderni Piani unitari locali di servizi alla persona, ai PLUS, alla presa in carico, alle buone prassi, al lavoro in rete, alle conferenze programmatiche, al coinvolgimento del terzo settore e delle associazioni di volontariato. Siamo sempre quelli che hanno creduto, lavorato, non dormendo per giorni interi, per arrivare all'appuntamento anche della programmazione e della progettazione integrata dei fondi europei, ai tempi in cui lei, Presidente Pigliaru, era stato il primo attore e artefice, da Assessore regionale, di quel grandissimo passo avanti sulla spesa oculata delle risorse europee, dietro reali bisogni delle nostre comunità locali; un lavoro che poi è stato spazzato via, nell'arco di un anno e poco più, nella stessa legislatura. Dico questo per far meglio comprendere agli onorevoli di questa legislatura che i Sindaci di oggi hanno maturato sul campo quell'esperienza ormai ventennale di saper lavorare in rete, e su cui questo Consiglio regionale ed il prossimo potrà contare per arrivare realmente a coniugare i bisogni sanitari dei cittadini che amministriamo con quelli socio assistenziale. Abbiamo mille difficoltà a dare risposte ai nostri concittadini, al progressivo aumento delle povertà relative e assolute, e purtroppo il meccanismo rigidissimo dei parametri dell'ISEE, seppur rivisto e corretto, lascia fuori, anche per un solo euro di reddito di due anni prima, centinaia di nuovi poveri che nel frattempo hanno visto stravolta la loro vita affettiva, relazionale, e che sono poi quelli che, perso il posto di lavoro, oggi sono coloro che dormono in macchina, nelle campagne, in roulotte fatiscenti, in container abbandonati, o peggio, in palazzi abbandonati o in fabbricati fatiscenti, che frequentano le mense della Caritas o quelle dell'opera Vincenziana della mia città, che non possono più contare neanche nei progetti "Né di freddo né di fame". Lasciatemi dire che noi sindaci ci siamo sentiti per troppo tempo abbandonati al nostro destino, con mille difficoltà nel chiudere i bilanci armonizzati in equilibrio, perfetti sotto il profilo contabile e drammaticamente non rispondenti ai bisogni reali dei cittadini che si vedono tagliare servizi comunali uno dietro l'altro, stanchi anche di essere stati il bancomat dei diversi Governi nazionali, e di essere stati anche poco ascoltati dai diversi Governi regionali. L'aver abbandonato il federalismo fiscale e il principio di sussidiarietà, di aver abolito solo per facciata le province italiane, che rappresentavano solo lo 0,3 per cento delle spese dello Stato, per un dimagrimento complessivo del gigantesco deficit pubblico, ha dimostrato oggi, con i cambiamenti climatici in corso, un errore di valutazione macroscopico, perché ha messo in luce tutte le difficoltà nel gestire i nostri territori sotto il profilo idrogeologico, della viabilità e dei trasporti, e delle politiche ambientali di bonifica di interi territori martoriati e avvelenati da decenni di pratiche non conformi alla legislazione nazionale. In tutti questi anni se da un lato ci sono state delle leggi regionali innovative, che hanno fatto fare dei passi avanti alla nostra Isola, nel contempo abbiamo assistito ad una drammatica ed estenuante telenovela sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, dove noi sindaci siamo stati bypassati nel rappresentare i punti di forza della riforma, ma anche i punti di debolezza che tengono viva ma avvelenata questa imminente campagna elettorale che vi vedrà partecipi. Comprendiamo benissimo che la rete ospedaliera andava rifondata e riformulata, ma nel contempo non andava lasciata nel dimenticatoio la riforma socio-assistenziale che è quella con cui noi sindaci ci troviamo in prima linea o in trincea quotidianamente e dove ogni santo giorno veniamo assaliti dagli ultimi della società per i ritardi con cui vengono accreditate le risorse o i saldi delle leggi di settore del fondo unico e del 10 per cento del fondo unico da destinare ai Plus. Siamo anche in trincea per la mole di lavoro a cui sono subissati i nostri uffici e le nostre poche risorse umane, per tutte le procedure farraginose a cui veniamo chiamati e veniamo chiamati anche ad una responsabilità che non deve essere nostra, ma di cui ne paghiamo tutte le conseguenze. Assistiamo, purtroppo, a un corto circuito normativo tra l'applicazione del Reis regionale e del Rei nazionale, pur sapendo che la platea dei beneficiari sono tutti coloro che prima affollavano la graduatoria dei vecchi bandi sulle povertà estreme e che per questi destinatari è molto complicato comprendere le procedure amministrative e i relativi ritardi di corresponsione tra le diverse fattispecie, soprattutto quando i destinatari di queste provvidenze sono migliaia nella stessa città o diverse centinaia nei Comuni medi sotto i 25.000 abitanti. Così come sarà ancora più difficoltoso per gli uffici comunali passare nella transizione tra queste due misure e il reddito di cittadinanza nazionale. Sarà complesso anche passare dalla fase di transizione e di nuovo assetto degli enti locali, anche alla luce della forte esigenza che è già partita dai territori per ritornare alle province e dalla organizzazione dei Plus che tenga conto dei nuovi distretti sanitari e dei bisogni diversificati tra cittadini. Così come comprendo che siamo in fortissimo ritardo per ridisegnare il Plus di Città Metropolitana, giusto per fare un esempio di cui conosco bene e su cui siamo già pronti però a buttarci a capofitto per dare le giuste ed immediate risorse a circa 432.000 residenti, cioè a un terzo della popolazione residente nella nostra Isola. Noi Sindaci non ci tireremo indietro, siamo abituati a non perseguire logiche di appartenenza politica quando dobbiamo gestire i bisogni dei nostri concittadini soprattutto chi ha la responsabilità poi di essere anche un Comune ente capofila, ma abbiamo bisogno di risorse finanziarie che non possono che arrivare dall'aumento del Fondo unico, dall'accreditamento dei fondi di quei debiti fuori bilancio per le cause passate in giudicato, e per risorse umane. Abbiamo bisogno, come il pane, di aumentare il numero delle assistenti sociali, degli psicologi, dei pedagogisti, degli educatori, tutte figure centrali per la predisposizione dei progetti personalizzati del Reis, del Rei e poi del reddito di cittadinanza, oltre che dei progetti denominati "Includis", "Carpe diem", "Home Care premium" e tanti altri. La stabilizzazione nei Comuni del personale precario degli uffici di piano dei Plus, precari da oltre 18 anni, può essere l'altra risposta giusta ai bisogni dei Comuni sardi. Accettiamo e siamo anche contenti che si aumentino gli organici nella sanità, ma non dimenticatevi ancora una volta dell'altra faccia della legge regionale 23 sulle politiche di prevenzione e del miglior funzionamento della parte socioassistenziale a vantaggio dei nuovi poveri. Abbiamo, e ho concluso, anche bisogno di capire come far fuoriuscire la gestione dei Plus dai meccanismi contabili miraggio del bilancio armonizzato e dalla trappola dei tempi di spendita nel corso dell'anno corrente per evitare che le risorse vadano in avanzo e che si sblocchino solo dopo diversi mesi nei riequilibri di bilancio dell'anno dopo. Una società in house è la strada giusta? Lo strumento della fondazione è l'alternativa? Oppure un consorzio tra Comuni, con chissà quale forma giuridica? Oppure lasciate a noi la scelta di trovare l'organizzazione giuridica che possa dare risposte immediate a bisogni immediati?

Auguro a tutti voi una buona ed equilibrata discussione in Aula, da cui possano scaturire questi e altri chiarimenti dei sindaci che poi interverranno dopo di me. Buone elezioni a tutti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare Daniela Falconi, Sindaco di Fonni.

FALCONI DANIELA, Sindaca di Fonni. Buongiorno a tutti, Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, onorevoli Assessori, onorevoli consigliere e consiglieri, carissime colleghe Sindache e colleghi Sindaci, questa è la terza seduta congiunta alla quale partecipo, una seduta per me utilissima, non solo per il valore simbolico che rappresenta, ma perché è l'opportunità di portare la voce dei Comuni all'interno di quest'Aula, attraverso una riflessione, almeno una volta all'anno, sullo stato dei rapporti tra autonomie locali.

Voglio partire dalle parole con cui il presidente Ganau ha chiuso il suo intervento lo scorso anno: "Da questo confronto dobbiamo partire per garantire il miglior utilizzo delle risorse e per la ridefinizione delle migliori politiche. Sono sicuro che anche in questa finanziaria il Consiglio saprà cogliere i riferimenti e le sollecitazioni che vengono dai territori e portarle a migliore sintesi". Cosa chiedevamo, in sostanza, come Consiglio delle Autonomie locali lo scorso anno? Chiedevamo un adeguamento del fondo unico alle maggiori entrate della Regione, così come previsto dalla legge, e una maggiore attenzione verso le fasce più deboli ed esposte della società. Mentre nel secondo caso molto è stato fatto, penso al grande piano Lavoras, al Reis, che sia chiaro non sono una soluzione duratura, ma una cura nel breve periodo, in alcuni casi abbiamo ancora molti fondi da spendere soprattutto nel piano Lavoras ci sono molte migliorie che si possono fare, per quanto riguarda invece l'incremento del fondo unico, che è quello che consentirebbe ai Comuni, l'ha già detto il Presidente, l'ha già detto chi mi ha preceduto, in alcuni casi una vera e propria sopravvivenza, non è successo nulla ed è per questo che lo riproponiamo come richiesta anche quest'anno. Siccome io annovero il mestiere pro-tempore di Sindaca tra quelli in cui è obbligatorio essere ottimisti, confido che si recuperi il divario nella finanziaria che stasera arriva in Aula. Non è un capriccio, il fondo unico negli ultimi anni ha subito dei tagli indicibili che hanno portato i Comuni a dismettere servizi e lavori indispensabili per i territori e per i cittadini che li abitano. Cito per tutti la sistemazione continua dei territori per ridurre il rischio idrogeologico e sappiamo bene cosa è successo non più di qualche giorno fa in diversi territori. Sfido qualunque Comune a trovare tra le pieghe del bilancio comunale le risorse necessarie per la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio. Nel Fondo unico risiede, questa cosa ci tengo pesantemente a dirla in quest'Aula, il vero principio di autodeterminazione dei territori e dei Comuni, quel principio che dovrebbe essere un faro per chi amministra, quella capacità che solo le persone che amministrano e abitano un territorio riescono a sviluppare e concretizzare per i cittadini.

Io ho salutato molto, molto positivamente la grande opportunità che ci è stata concessa attraverso la progettazione territoriale e spero che quella opportunità e quel modello vengano utilizzati sempre, da migliorare e incrementare possibilmente, per la gestione dei fondi europei e di sviluppo, i territori che insieme alla Regione decidono come destinare le risorse destinate a specifici settori sono quanto di meglio si possa fare per garantire il più possibile progetti efficaci e utili. Ma non basta. La partecipazione ai bandi che la Regione ha promulgato questa estate, lo dico davvero senza un tono polemico ma come proposta da consegnare a futura memoria, ha letteralmente sfinito i comuni, da Iscol@, le Chiese, gli impianti sportivi, gli edifici di culto, gli edifici da ristrutturare, i bandi per la promozione turistica e i bandi culturali, un mese di vera passione per noi comuni, spesso con un solo funzionario e dovevamo far fronte alle scadenze di oltre dieci Assessorati ed enti regionali con decine di funzionari cadauno e a volte i funzionari li facevamo noi sindaci, noi amministratori, l'ha detto prima il Presidente, con uno stipendio che è più basso di quello dell'ultimo operaio ma con le responsabilità indicibili. Un ragionamento sulla situazione del pubblico impiego, del divario tra uffici pubblici centrali e periferici, credo dovrebbe essere messo in agenda al più presto a prescindere da chi ci governerà nei prossimi anni senza contare che la logica di quei cofinanziamenti ha letteralmente prosciugato i bilanci in attesa di ricevere le graduatorie dei bandi. Ecco perché ribadisco che anziché continuare verso la logica dei bandi dove il più ricco e il più veloce vincono, sarebbe auspicabile che la Regione al più presto riveda sé stessa ed entri nella logica che il dialogo serrato con i territori è l'unica via percorribile come abbiamo fatto per la progettazione territoriale. Questa logica di federalismo interno porterebbe sicuramente alla realizzazione di opere veramente utili e tarate su specifici fabbisogni, questo è il senso del mio appello accorato al Consiglio e alla Giunta regionale perché valuti già da questa finanziaria ad incrementare il Fondo unico, ripeto, non un capriccio ma un ragionamento più profondo sullo stato delle Autonomie locali e del rapporto tra Istituzioni centrali e periferiche, del rapporto tra istituzioni e del rapporto tra la politica e i cittadini. Qual è oggi la voce della politica, quale voce usiamo noi politici? Perché noi amministratori siamo soprattutto politici, amare la parola politica non significa dire una parolaccia, l'ha detto e ripetuto più volte anche il nostro presidente dell'ANCI Antonio Decaro, purtroppo usiamo troppo spesso una voce cinica, volgare, che aizzi la rabbia dei singoli e che crea muri tra le persone, che fomenta guerre tra poveri, una voce che spesso più che il buonsenso fa strillare a paura ed egoismi. Spesso noi politici veniamo accusati di parlare alla pancia, io penso invece che sia nostro dovere tirar fuori la nostra voce migliore e provare a smetterla di parlare alla pancia e ricominciare a parlare alla testa e magari anche al cuore, però c'è un però, a noi Sindaci non è consentito parlare alla pancia, non è consentito parlare per slogan per un semplice motivo, ai miei concittadini posso pure parlare alla pancia, dire che è colpa della burocrazia, dare la colpa all'Amministrazione precedente, può andare bene una volta, può andare bene pure la seconda volta, ma c'è un problema, i miei cittadini sanno dove abito e se non gli risolvo il problema mi vengono a prendere da sotto il Comune. Ecco, noi sindaci anche volendo non possiamo allontanarci dai cittadini e non sarebbe male se anche la Regione tornasse ad avvicinarsi. Come? Dando maggiore fiducia ai comuni, riportando le province ad essere un ente intermedio e vicino come era prima, con la fine immediata delle gestioni commissariali, promuovendo in ogni modo e al più presto una seria riforma della macchina regionale.

Molti di voi saranno candidati alle prossime elezioni, molti di noi invece dovranno concludere il mandato amministrativo, io spero che la riforma della Regione sebbene non faccia presa sulla pancia dei cittadini venga messa ai primi punti dell'azione di governo di chiunque siederà su questi banchi dai prossimi mesi.

Grazie e buon lavoro a tutti.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la Sindaca di Buggerru. Ne ha facoltà.

CAPPELLI LAURA, Sindaca di Buggerru. Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, onorevoli consiglieri ed assessori, colleghi sindaci, vorrei focalizzare l'attenzione in questo mio intervento sulle difficoltà derivanti dalla mancata approvazione della legge di governo del territorio, motivo per cui ancora oggi i Comuni sardi attendono di riuscire a trovare una chiara risposta alle difficoltà sinora avute nell'adeguare il proprio strumento urbanistico al Piano paesaggistico regionale, nell'attesa di cui da ben dodici anni non sono più in grado di dare concrete risposte alle comunità locali e sono costretti a gestire il proprio territorio con le limitazioni imposte dalle norme transitorie. Purtroppo i nostri Comuni che da decenni assistono inermi all'aggravarsi di uno scenario di crisi generalizzata che sta di fatto trasformando il territorio sardo soprattutto negli ambiti dell'interno, attendono la nuova legge, nell'attesa ci si auspica che questa diventi l'occasione per tutti gli enti locali di un nuovo sviluppo che traducendosi in una certa e sicura ma anche flessibile attività di pianificazione locale che consenta la gestione autonoma del proprio territorio, possa essere in grado di creare le condizioni dello sviluppo economico della propria comunità e che con celerità possa adeguarsi alle occasioni offerte dal velocissimo mutare degli scenari locali nazionali ed europei. Le aspettative, finora purtroppo disattese, sono quelle di un processo di semplificazione della procedura di adeguamento dei PUC, ci si aspetta inoltre che il ruolo di centralità dei Comuni venga riaffermato in quanto ai Comuni spetta la prerogativa di soggetti attuatori della pianificazione e gestione del proprio territorio. La Regione deve prendere coscienza che il primo soggetto da riformare è essa stessa, semplificando le varie funzioni coinvolte nel processo decisionale, individuando nel processo autorizzativo un unico interlocutore per quanto di competenza, costituendo un'unica regia all'interno dell'Assessorato dell'urbanistica ed enti locali. Spesso infatti la Regione con i suoi svariati e spesso non coordinati organi competenti in materia di pianificazione e valutazione ambientale preposti alla tutela del paesaggio, valutano e indirizzano l'attività pianificatoria dell'ente locale in tempi inquantificabili. Emerge inoltre la necessità di finanziare i Comuni affinché possano portare a compimento la pianificazione dei propri territori. Il Comune nell'esercizio dell'attività di pianificazione ha necessità di un ingente impegno finanziario e temporale da dedicare preliminarmente e principalmente all'analisi conoscitiva approfondita del proprio territorio. Le esigue risorse messe a disposizione negli scorsi anni dalla Regione, seppure integrate con le limitate contribuzioni da parte dei Comuni, sono state del tutto inadeguate per poter portare a compimento l'impegno intrapreso. La Regione, se realmente confida nella necessità dell'adeguamento delle pianificazioni alla nuova disciplina del territorio per un nuovo sviluppo locale, dovrebbe investire adeguate risorse per sostenere l'attività dei comuni dotandoli delle necessarie coperture che possano garantire la certezza di poter svolgere il ruolo attribuitogli. Sul tema dello sviluppo sostenibile per le comunità locali, finora manca la visione su quale debba essere il futuro dei territori sardi e delle comunità sarde che vi opereranno nei prossimi decenni. I soli principi di tutela e contenimento dell'uso dei suoli, è stato constatato, non possono essere l'unica risposta, è necessario prendere coscienza che la nostra isola non è un unico ed omogeneo territorio e non va trattato come tale prescindendo dalle reali e specifiche situazioni che da La Maddalena a Cagliari, da Cabras ad Alghero, da Buggerru, Elini e Orotelli peculiarizzano e differenziano il territorio sardo e che conseguentemente hanno invece necessità di un differente e distinto approccio alla disciplina del loro territorio. La Sardegna non è solo costa ma anche e soprattutto territorio interno che ha esigenze problematiche, spesso opposte a quelle degli ambiti costieri, ma anche gli stessi territori costieri tra loro si trovano in condizioni di crescita molto diverse di cui è necessario tenere conto. Non vogliamo che l'isola si trasformi nelle Baleari, credo che questo sia chiaro e ci rendiamo conto che il concetto Costa Smeralda non può essere applicato a tutta la Sardegna. Però non si può pensare a vincoli uguali per modelli di sviluppo delle coste che sono diversi, la Sardegna non può e non deve diventare una cartolina, un bene da contemplare, l'idea di consegnare a generazioni future una Sardegna così come l'abbiamo ereditata è un'idea sbagliata, l'ambiente va tutelato e non consumato ma nello stesso tempo va reso fruibile, solo così diventa un valore sul quale creare lavoro e sviluppo. Parallelamente i territori rurali, che costituiscono la quasi totalità del territorio sardo, sono normati con le medesime regole, senza tenere conto delle specificità del mondo agricolo tradizionale locale. Inoltre se negli ambiti prossimi alle città, o a quelli turistici, è comprensibile che debba essere posto un limite all'antropizzazione incontrollata delle campagne, in altre parti del territorio sardo la presenza dell'uomo è l'unica reale garanzia di presidio del territorio e rappresenta un deterrente all'abbandono delle campagne. Finora prevalgono gli aspetti, principalmente per le fasce costiere, della salvaguardia dell'ambiente, della limitazione del consumo del suolo e della riqualificazione dell'esistente, ma non si affronta la principale problematica ambientale della Sardegna, che è lo spopolamento della zona interna, con il conseguente reale danno sull'ambiente storico, culturale, paesaggistico che la morte di una così ampia porzione della nostra Regione decreta. Il processo in corso, se non sovvertito, appare irreversibile e destinato tristemente a compiersi nei prossimi decenni. La vera sfida che dovrebbe cogliere la Regione, e questo è l'invito che io voglio fare a chi siederà in questi banchi nella prossima legislatura, è quello di dare pari dignità all'intero territorio, contribuendo a favorire la permanenza delle comunità nei propri ambiti locali. Grazie e buon lavoro.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Sindaca del Comune di Arborea.

PINTUS MANUELA, Sindaca del Comune di Arborea. Buongiorno signor Presidente, buongiorno signori Assessori, buongiorno signore consigliere e signori consiglieri regionali, buongiorno colleghe e colleghi, nel corso di questa seduta odierna ritengo molto importante dedicare un breve intervento che riguarda il maltempo e riguarda i danni che sono stati causati al nostro territorio e ai territori che sono più vicini ai nostri, ma non perché i nostri territori abbiano attraversato vicende diverse da quelle del resto della Sardegna. Noi abbiamo dovuto nel giro di un mese chiudere le scuole quattro volte, quattro giornate che i nostri studenti e i nostri docenti non hanno potuto dedicare alla formazione dei nostri alunni. Non solo, queste chiusure di queste scuole sono legate alla necessità di garantire la sicurezza degli studenti che viaggiano sugli scuolabus, perché non siamo più in grado, siamo dei territori particolarmente fragili, privi di risorse, di mezzi, di uomini. Siamo particolarmente fragili, registriamo ad ogni nuova allerta meteo, ad ogni nuovo avviso di condizioni meteorologiche avverse, allagamenti, cadute di piante sulle pubbliche vie, sulle proprietà private, di pali della corrente elettrica, di pali della Telecom. Io ancora ho delle aziende che sono prive di linee telefoniche, e in alcuni casi alcune aziende, aziende di bovini da latte, ma mi spiegavano i colleghi Sindaci che anche altre aziende di ovini hanno subito la stessa sorte, sono rimaste senza corrente elettrica per oltre 48 ore. Abbiamo registrato non solo carenze nei nostri organici e nei nostri mezzi, ma anche negli organici di altri enti, le province in primis, nella possibilità che dispongano di mezzi in grado di garantire la sicurezza per esempio della viabilità provinciale. Dei Consorzi di bonifica. C'è una legge regionale che è la 2 del 2008, dove l'articolo 2 dice, la legge quadro in materia di Consorzi di bonifica, che le funzioni che sono affidate ai Consorzi di bonifica sono le seguenti: la gestione del servizio idrico settoriale agricolo, l'attività di sollevamento e di derivazione delle acque ad uso agricolo, la gestione, la sistemazione e l'adeguamento funzionale, l'ammodernamento, la manutenzione e la realizzazione di impianti irrigui e della rete scolante al diretto servizio della produzione agricola, delle opere di adduzione della rete di distribuzione dell'acqua a uso agricolo e degli impianti di sollevamento, nonché delle opere di viabilità strettamente funzionali alla gestione e alla manutenzione della rete di distribuzione della rete scolante. Ebbene, in molti di questi casi sicuramente il Consorzio di bonifica dell'oristanese non è stato in grado di gestire in maniera ottimale queste funzioni, non lo è stato perché è un ente commissariato, un ente privo delle risorse e dei mezzi adeguati, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Noi abbiamo risposto alla richiesta di ricognizione danni che è arrivata dal servizio competitività delle imprese dell'Assessorato Agricoltura, abbiamo registrato danni per oltre 1.800.000 euro nel settore agricolo e zootecnico, oltre un milione di euro per i compendi ittici, abbiamo registrato danni alla viabilità rurale, come abbiamo fatto anche nello scorso del mese di maggio, che è stata l'occasione in cui abbiamo dovuto dichiarare per la prima volta nel 2018 lo stato di calamità naturale, noi abbiamo dichiarato tre volte lo stato di calamità naturale, due volte nel corso del mese di novembre, abbiamo registrato l'incapacità di gestire questi eventi meteorologici avversi, che ormai sono di portata eccezionale, non per la

frequenza con cui si presentano, perché nel corso del mese di novembre ho chiuso le scuole tre volte, ma per l'incapacità, sicuramente per la dimensione, per la incapacità di gestirli. Il rapporto tra gli enti locali e le Amministrazioni regionali non può esclusivamente però basarsi sulla mera compilazione di documenti che riportano i danni in attesa che ci sia la possibilità di capire se saremo in grado di vedere un ristoro di questi danni, noi per il mese di maggio non abbiamo ancora ricevuto nessuna informazione. Non possiamo pensare di concentrare le energie delle amministrazioni locali, che sono veramente poche, non solo nel corso dell'allerta meteo ma anche nei giorni successivi, perché quello che accade nei giorni successivi è catastrofico almeno quanto quello che accade nei giorni delle allerte. Io credo che sia necessario, anche nel corso di questa fine legislatura, e anche nel corso di questa manovra finanziaria, investire in una politica di prevenzione del rischio, di controllo delle conseguenze, che sono legate a questi fenomeni climatici estremi, bisogna avere il coraggio di farlo adesso, di farlo subito. Bisogna cercare di trovare un modo per affiancare i Comuni, per affiancare quelli che sono i centri operativi comunali. Io ho ricevuto una telefonata dell'Assessora Spano, la ringrazio, abbiamo avuto sicuramente la possibilità di interagire, ma non siamo in grado come Centro Operativo comunale, di gestire questi fenomeni. E la preoccupazione maggiore, oltre a essere legata alla perdita di produzione che sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza di molte imprese da cui dipendono posti di lavoro, che non sono legati solo a quelle imprese, ma a tutto un comparto agricolo zootecnico e ittico che dà posti di lavoro per oltre migliaia di posti di lavoro. Noi non siamo in grado più di garantire la sicurezza delle persone, lo abbiamo fatto grazie alla presenza costante dei Vigili del Fuoco e del Corpo forestale, l'abbiamo fatto con grande fatica, ma non siamo sicuri, e l'Assessora lo sa perché ha ricevuto una mia telefonata ed ero nel panico, di poterlo fare in futuro. L'inverno è ancora lungo, non so che cosa ci possiamo ancora aspettare.

Credo che sia necessario intervenire e andare a supporto del Consorzio di bonifica dell'oristanese, come anche a supporto degli altri Consorzi che registrano le stesse difficoltà. Spero che si possano migliorare i piani di protezione civile fornendo agli enti locali mezzi operativi per poter investire nella riduzione dell'entità dei danni conseguenti agli eventi meteorologici, come quelli che hanno attraversato i nostri territori e che non possiamo escludere che attraverseranno i nostri territori anche tra qualche settimana.

Vi ringrazio e auguro buon lavoro a tutti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Sindaco della città metropolitana di Cagliari.

ZEDDA MASSIMO, Sindaco della città metropolitana di Cagliari. Presidente, un saluto a lei, agli onorevoli consiglieri regionali, al Presidente della Giunta regionale e alla Giunta tutta. E' chiaro che la seduta odierna si svolge in un clima differente rispetto alle precedenti sedute del Consiglio delle autonomie locali in modo congiunto col Consiglio regionale, cioè si svolge la seduta nella fase finale, negli ultimi mesi di legislatura di quest'ultima fase, che ha caratterizzato gli ultimi anni di governo della nostra Regione. Quindi rifacendomi ai pareri espressi sia dall'ANCI che dal Consiglio delle Autonomie locali, facendo mie le parole delle sindache e dei sindaci che sono intervenuti precedentemente, oltreché del Presidente del Consiglio della delle Autonomie locali, mi soffermo solo su alcuni punti che ritengo essere fondamentali, rispetto allo sviluppo futuro della nostra terra. Innanzitutto nell'ambito delle questioni più di dettaglio, che riguardano gli argomenti che il Consiglio regionale tratterà per quanto riguarda la discussione che partirà nei prossimi giorni sulla manovra finanziaria, un aspetto del quale ho discusso con il Presidente della Regione, e col Vicepresidente anche pochi minuti fa, è quello legato al finanziamento per ora non sufficiente, in relazione alle leggi di settore 162, legge 20, e tutte le altre leggi che guardano poi ai bisogni, alle necessità di una porzione della popolazione sarda che è ancora in situazioni di difficoltà. E cioè mi riferisco al fatto che il finanziamento fatto a ottobre, in relazione alla quota di risorse destinate ai comuni che hanno titolarità poi nell'erogazione di queste, non è sufficiente a colmare la quota di risorse necessarie degli ultimi mesi dell'anno, e cioè novembre e dicembre. Parlo di una situazione che riguarda, per il solo Comune di Cagliari, 550 mila euro che sulle leggi di settore per quanto riguarda gli ultimi mesi, novembre e dicembre, e che ammonterebbe ad alcuni milioni di euro per quanto riguarda i comuni, si trovi una soluzione anche in relazione al fatto che il combinato disposto dalla mancata erogazione ancora oggi di quelle risorse e l'obbligo per gli enti locali, la normativa che tutti noi conosciamo, legata all'obbligo dell'ultima variazione al 30 novembre, oggi determina che i comuni o mettono risorse proprie, o addirittura hanno già messo risorse proprie per colmare gli ultimi mesi, oppure diversi cittadini sardi non beneficeranno dei contributi delle ultime mensilità sulla legge numero 20, sulla 162 e altre leggi di settore, l'altro aspetto sul quale sul quale vorrei segnalare all'attenzione, rimarcando le cose dette dal Presidente del CAL, è che quell'ambito riguardante l'attenzione la non mortificazione dei sindaci e degli amministratori locali, cioè lo status dell'amministratore locale, sugli otto Comuni che non sono andati ad elezione nell'ambito delle ultime tornate elettorali, 5 in Sardegna sono commissariati in relazione al fatto che nessun cittadino di quei comuni ha messo a disposizione se stesso e il proprio tempo, sottratto alla famiglia e al lavoro per svolgere la funzione di Sindaco in un ente locale della Sardegna, è un elemento di gravità che registriamo solo ed esclusivamente in alcuni Comuni dove il peso drammatico della presenza di organizzazioni criminali incide a tal punto da limitare la partecipazione dei cittadini al voto. Noi non ci troviamo in questa situazione ma ci troviamo nella stessa identica situazione nella indisponibilità di persona a prestare il proprio servizio rivolto all'interesse pubblico più generale della loro comunità, nell'ambito della discussione sullo status degli amministratori quelle argomentazioni portate alla vostra attenzione dal Presidente del CAL indubbiamente sminerebbero alcuni degli elementi che pregiudicano la possibilità per alcuni di concorrere al ruolo di Sindaco con altri in alcuni comuni della Sardegna. È una privazione di rappresentanza in quelle comunità, senza voler giudicare la presenza dei commissari, ma indubbiamente quell'elemento è un elemento che non caratterizza in positivo l'azione in quegli enti locali. Gli altri aspetti sono che per la prima volta, noi siamo puri inseriti in un contesto più generale mondiale, europeo e nazionale, per la prima volta da quattro anni cala il Pil del Paese, il Prodotto interno lordo che, per quanto riguarda la mia formazione politica, non registra mai il benessere diffuso dei cittadini, però registra il Prodotto interno lordo di un Paese che, in ogni caso, se cala non agevola neanche quei cittadini che preferiremo fossero interessati da benessere diffuso, famiglie, cittadine e i cittadini. L'altro elemento è che, a fronte del calo del Pil, cresce il numero di disoccupati, noi, Presidente del Consiglio, Presidente del Consiglio regionale e Presidente della Giunta, dovremmo sollevare la voce in relazione al decreto dignità che ha determinato per la prima volta nella storia del Paese, l'obbligo di licenziamento per legge, o meglio l'obbligo di mancato rinnovo del contratto di lavoro per un dipendente stagionale per legge, sentiti amici imprenditori che operano nell'ambito della stagionalità, è stato trattato il tema anche nell'intervento precedente dalla Sindaca di Buggerru, nell'ambito della stagionalità noi abbiamo giovani che lavorano da anni e anni, quasi con la percezione di contratto indeterminato, sei mesi in un'attività turistica costiera, legata ai flussi turistici che ovviamente nell'ambito della stagione estiva sono superiori, per attività che aprono solo ed esclusivamente in alcuni casi nell'ambito di sei mesi l'anno, da aprile circa, qualcuno anticipa ma pochi anticipano con le strutture sulle coste fino a ottobre. È una cosa che riguarda le coste e riguarda anche le zone interne, non cito alberghi anche vicino al Comune di Nuoro, molto importanti, fondamentali, che sono un elemento di pregio dal punto di vista della ricettività di livello nazionale ed internazionale, che chiudono a ottobre e novembre e riaprono ad aprile. Quegli stessi giovani che lavorano in quelle attività altri sei mesi l'anno prestano la loro attività in attività che non sono strettamente connessi alla stagionalità, hanno una certezza di lavoro dodici mesi l'anno per quanto questa attività si svolga in due luoghi differenti, per legge i nostri imprenditori non possono rinnovare, oltre il quinto rinnovo i contratti di lavoro con decreto dignità a questi ragazzi, ci sono imprenditori che non potranno rinnovare i contratti a favore di giovani che hanno formato, che sono cresciuti, che conoscono la clientela, che conoscono l'ubicazione del singolo frigorifero e l'ubicazione di tutti gli impianti tecnologici e saranno costretti a far perdere il lavoro a questi per coinvolgere altri che ovviamente andranno formati, altri che ovviamente non hanno un stretto uno stretto legame con quell'impresa, con quella clientela e col datore di lavoro, quindi con una complessità di norme che non fanno altro e non faranno altro nei prossimi mesi che far aumentare quella disoccupazione con una difficoltà per tanti giovani di trovare lavoro, pur avendo un attaccamento nei confronti di quell'impresa dove lavoravano. Quindi per la prima volta dopo quattro anni noi abbiamo degli indici negativi, è chiaro che non sta a me fare il bilancio di questi cinque anni quasi di Governo regionale ma è chiaro anche che questa è la fase che può guardare un minimo al passato con lo sguardo però rivolto all'orizzonte e al futuro. Gli altri elementi sono quelli dei dati che registriamo, per la prima volta dopo alcuni anni nei comuni vengono richieste le restituzioni degli oneri di urbanizzazione, ci sono imprenditori che possono realizzare intrapresa economica avendo titolo edilizio che per la paura riguardo il futuro, più che per questioni nazionali e internazionali che per questioni locali, chiedono la restituzione degli oneri di urbanizzazione perché impauriti dal futuro. L'altro giorno un imprenditore amico mi diceva che a settembre se avesse chiesto un mutuo da un milione di euro, così come ha fatto l'altro giorno, avrebbe pagato zero in relazione ai tassi di interesse, chiede il mutuo a novembre deve pagare 50 mila euro su un mutuo da un milione. Queste cose vanno portate all'attenzione del Governo nazionale perché siamo inseriti in un contesto più generale, ma in un contesto però di debolezza economica della nostra terra e questi provvedimenti possono arrecare un pregiudizio anche a quella luce che si vedeva in fondo al tunnel che, per stare un noto film, ci auguriamo non sia la luce di un treno che sta arrivando verso di noi. Quindi, in questa direzione dobbiamo far solo sollevare la nostra voce anche nell'ambito degli organismi istituzionali, pur presenti a livello nazionale, per invertire la rotta perché quella rotta porta noi sugli scogli e le secche pericolose che pur, anche i romani, evitavano nelle rotte di transito della nostra Isola cercando rotte che portavano nei porti romani della nostra Isola più sicure. L'altro elemento è quello del rapporto tra i Comuni e la Regione, ne parlavamo prima col collega Usula anche in relazione alla discontinuità, riguardo al passato io non penso a una discontinuità che guardi ad un Presidente o all'altro, una Giunta o all'altra, penso ad una discontinuità che riguardi gli ultimi decenni, se non quarant'anni, di Governo della Regione, è pensabile che noi si operi con la legge numero 1 che è del '77, e cioè ha un anno in meno di me, quarantun anni, è pensabile che noi si operi nell'ambito della Regione Sardegna, con lo sguardo rivolto al futuro, pensando di poter adeguare a noi stessi e la nostra burocrazia alle sfide dell'oggi, con norme pensate nel '77, a pochi anni dall'approvazione dello Statuto dei lavoratori, del diritto di famiglia, gli sconvolgimenti epocali, del mondo diviso in blocchi contrapposti, con la presenza del muro di Berlino, con tutto quello che caratterizzava la politica degli anni Settanta, penso che la discontinuità e lo sguardo in termini di approccio al futuro non vada rivolto all'avversario politico che c'era fino a ieri, ma alle norme che qualche volta sono gli avversari veri, perché da noi tutti non adeguate all'attualità, in questo senso a mio parere, e così come anche espresso dal parere del Consiglio delle Autonomie locali che dà un orizzonte più ampio, così come l'associazione dei comuni d'Italia, per quanto riguarda la sua articolazione sarda, pongono queste questioni con forza in relazione all'adeguamento della legge numero 1 e dei rapporti Regione Comuni - Enti locali. In questo senso si può dire che lo sviluppo può realmente ripartire da un nuovo rapporto tra enti locali e Regione, con riforme che guardino a queste e con una approccio che guarda a quelle tante iniziative e a quelle miriadi di iniziative nelle nostre comunità che stanno generando posti di lavoro e che possono dare un'opportunità di crescita e di sviluppo per l'intera regione, si badi bene che i vari indicatori che riguardano anche la Città metropolitana di Cagliari o il comune capoluogo segnano tutti, dalla Banca d'Italia la sede sarda, alla Intesa San Paolo, all'ISTAT, a ogni struttura pubblica o privata che si adopera nell'analisi del dato che uno dei limiti di crescita anche nelle realtà Olbia, Cagliari, Sassari, Alghero, Oristano, Nuoro, che pure ancora mantengono un livello di occupazione e di sviluppo superiore rispetto alle zone interne, il maggior freno a un ulteriore sviluppo di quei presidi, di quei comuni pur grandi è strettamente connesso ancora al mancato sviluppo delle zone interne del più piccolo Comune della Sardegna. Non crescono i grandi Comuni perché il resto del territorio segna il passo. Aiutare i piccoli significa paradossalmente aiutare i grandi in un processo di crescita omogenea, comune per le nostre comunità, tenendo conto che tutti apparteniamo ad una splendida isola che ci auguriamo possa crescere in tutte le sue direzioni e in ogni ambito territoriale.

Il fondo unico da adeguare, sì perché i Comuni possano rispondere a quelle esigenze che venivano prima elencate.

La legge urbanistica è stato a mio parere un errore, ma un errore che ci portiamo anche lì non dall'ultima legislatura ma da legislature, legislature, legislature fino agli anni Ottanta. È possibile qualche volta ragionare non dei 300 metri nella maggiore isola Sardegna e nei 150 nelle isole minori ma qualche volta ragionare col sistema produttivo e con le famiglie delle questioni reali che devono essere modificate per sbloccare sviluppo nella miriade di occasioni di sviluppo che l'edilizia può dare. Gli albergatori sardi nelle nostre realtà nelle città e nei luoghi dove i cittadini sardi vivono ci pongono la questione di adeguamento delle norme che sono pensate per standard di parcheggio legata all'idea che ogni cittadino debba possedere un'auto, ogni turista debba possedere un'auto sono norme pensate negli anni Ottanta; il mondo va nella direzione della mobilità sostenibile si può pensare a una riforma per il futuro che guardi invece alle esigenze di trasporto e di mobilità che sono in perfetta sintonia con le grandi sfide sulla mobilità condivisa che altri luoghi d'Europa e del mondo pongono a loro e a noi tutti in primis e cioè che invece di avere standard di parcheggi per gli alberghi si possa avere auto condivise, car sharing negli alberghi. Perché coloro che arrivano con l'aereo possano prendere l'auto in relazione alle esigenze del singolo turista e non in relazione a una norma pensata per il turista che arriva solo col traghetto, con l'auto di proprietà. Insomma un adeguamento delle norme in relazione alla vita del 2018 delle cittadine e dei cittadini sardi, dei turisti, della vita reale come si svolge da noi e nel resto del mondo, almeno nelle parti più evolute, più avanzate alle quali noi dobbiamo guardare, e poi dal 2018 verso il futuro e non invece con le norme che sono pensate per un mondo che non c'è più e che probabilmente è bene anche superare in termini di sostenibilità ambientale come veniva detto prima.

L'altro elemento è quello delle sindache e i sindaci che quotidianamente, è stato detto, prestano il loro servizio; il riconoscimento non è certo dato dai lauti compensi ma il riconoscimento è, ed esiste, per tutti questi amministratori per il servizio stesso che viene reso alle comunità. Eppure lo status degli amministratori va rivisto perché a loro va restituita dignità e non la mortificazione quotidiana del ruolo che svolgono.

L'altro aspetto è quello del recupero della vertenza entrate detto nel parere del CAL e nel parere dell'ANCI in particolar modo in relazione al fatto che sono 300 milioni in meno dal 2013 ogni anno di mancata erogazione per tutto il sistema dei Comuni sardi, 1,8 miliardi è ciò che manca solo dal 2013 a oggi per i Comuni sardi, comunque l'altro elemento invece favorevole e positivo è che negli anni la tassazione rivolta alle imprese, rivolta alle famiglie ha restituito, e così anche per il 2019 avverrà, sono 100 milioni di euro che rimarranno nei conti delle imprese in relazione al bassissimo tasso di tassazione della Regione Sardegna e sono 130 milioni che rimarranno per quanto riguarda le famiglie.

Non la faccio lunga sarebbero tanti i temi, ma il tempo ovviamente non consente di sviluppare ogni tema. Sulla sanità si sa c'è un dibattito aperto. Io sono dell'opinione che si debba porre con attenzione al Governo anche una serie di questioni, si debbano porre una serie di questioni strettamente connesse anche alla spesa che riguarda noi tutti in relazione a una serie di patologie che sono endemiche e che addirittura caratterizzano in negativo, purtroppo, per la presenza di quelle patologie la Sardegna in relazione a pochissimi altri luoghi nel mondo, pochissimi altri luoghi nel mondo. L'anemia mediterranea, la sclerosi multipla, il favismo e tanto altro sono elementi sui quali noi dobbiamo concentrare risorse ma in un binario parallelo che pure trova convergenze in questo parallelismo è necessario che si conduca la battaglia perché queste spese non possano ricadere sulle cittadine e i cittadini sardi in relazione a caratteristiche purtroppo negative di presenza di queste patologie ma sicuramente non strettamente connesse a problemi creati da sardi. E quindi su questo si chieda anche nell'ambito della vertenza entrate un ragionamento complessivo della vertenza entrate che i Comuni hanno con lo Stato e così le province e gli enti di secondo livello, la Città metropolitana si mette insieme la battaglia con la vertenza entrate che riguarda invece…

PRESIDENTE. Sì andiamo a concludere.

ZEDDA MASSIMO, Sindaco di Cagliari. Termino, Presidente, grazie. Si discute in questi giorni in queste ore di produzione di debito pubblico ulteriore… ho terminato… ho terminato.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare Antonio Satta, Sindaco di Padru.

SATTA ANTONIO, Sindaco di Padru, Presidente, io non sono candidato sarò più breve, quindi necessariamente, quindi no, no perché l'hai già detto tu, quindi condivido. Saluto il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta e gli Assessori e tutti i Consiglieri, tutti i colleghi Sindaci qui presenti. Credo intanto di poter dire una cosa io condivido pienamente l'impostazione del nostro Presidente del CAL per quanto riguarda un po' il quadro generale dei rapporti fra Comune e Regione. Però non soltanto alcune considerazioni su alcuni aspetti perché ho detto che condivido le cose sentite questa mattina. La Regione a nostro avviso deve essere ente di indirizzo, di programmazione, di controllo le risorse vanno assegnate alle autonomie locali perché è lì che la gente va a bussare per avere risposte dove ci sono situazioni paradossali, dove c'è la gente che sta male, che soffre, che non ha lavoro, che non ha terapie insomma tutta una serie di situazioni che pongono le famiglie in una situazione davvero, davvero impossibile. Allora le amministrazioni comunali devono essere messi in condizione di poter essere vicini a queste famiglie.

E allora da subito credo che sia importante questo incremento del fondo unico, però per quanto riguarda la questione delle risorse io credo che una legge vada fatta, un tempo c'è stata la legge "25", mi onoro di essere stato un proponente, che ha tolto proprio i soldi ai comuni per darlo ai Comuni senza vincoli di destinazione salvando molti Comuni dalla bancarotta e molti Sindaci oggi sono contenti di avere vissuto quel momento poi dopo tre anni che noi andammo via fu cancellata quella legge. E allora lascio a voi. Però bisogna anche riconoscere che queste risorse ai Comuni arrivano sotto tanti aspetti, bisogna sottolineare l'impegno dell'Assessorato alla programmazione per quanto riguarda il piano di sviluppo territoriale regionale che ha messo in condizione i Comuni di avere e gestire le risorse importanti per strutture importanti dei loro territori. Io su questo ne do atto all'assessore Paci di questo impegno. Allora credo che anche le altre situazioni, il REIS, Lavoras sono sicuramente situazioni molto importanti. Un aspetto voglio dire a tutta la Giunta regionale e al Consiglio regionale: dobbiamo sconfiggere la burocrazia non è pensabile, non è pensabile che per avere un'approvazione di un progetto si deve impiegare non una settimana, un mese anche un anno e di più e ogni volta viene approvato uno ce ne vuole un altro. Allora su questo dobbiamo essere estremamente forti perché senza la burocrazia, che deve riguardare anche i comuni per quanto li riguarda, ma se non viene cacciata la burocrazia noi non possiamo andare da nessuna altra parte e non faccio altri commenti. La seconda cosa che voglio dire riguarda le autonomie locali ancora, io devo dire grazie a nome di tutti i ventisei sindaci della Gallura, grazie intanto ai presentatori della legge per l'autonomia e la creazione della provincia del nord-est, agli onorevoli Meloni, Zanchetta, Fasolino e Satta per una proposta di legge che è stata approvata all'unanimità da tutti i ventisei Consigli comunali della Gallura, che è stata approvata all'unanimità dalla prima Commissione, in prima istanza ringrazio il presidente Agus e i componenti della Commissione, che è stata approvata all'unanimità dal Consiglio del CAL, e che adesso aspetta un'ultima approvazione all'unanimità, l'approvazione del Presidente del Consiglio regionale. Io credo, Presidente del Consiglio e Assessore degli enti locali, che questo debba essere un gesto importante verso un territorio che ha dato molto, ma che adesso deve avere questo riconoscimento che ormai è stato dato da tutti, dalla base, dal Consiglio regionale, dalle autonomie in generale, e quindi chiediamo che prima che questo Consiglio venga sciolto ci sia la risposta definitiva sempre all'unanimità, ci auspichiamo. Io ringrazio questo, che è quello che sta avvenendo, quindi noi speriamo in questa approvazione definitiva.

Un ultimo aspetto - mi dispiace non ci sia il mio amico e concittadino assessore dei trasporti Carlo Careddu, che saluto ugualmente - riguarda i trasporti. Vedo che la Sardegna è impegnata nel creare e potenziare i collegamenti con tutte le città più importante d'Italia, con tutte le città più importanti d'Europa, magari fra poco anche col Qatar e con tanti altri Stati stranieri, però io credo che il Consiglio regionale, la Giunta regionale, i consiglieri regionali debbano fare uno sforzo importante, noi dobbiamo unire prima di tutto la Sardegna. Cari consiglieri regionali, quando tanti anni fa arrivò l'Aga Khan in Sardegna creò, su istanza proprio dei territori, una compagnia che si chiamava Alisarda, che collegava Olbia con Cagliari mattina e sera, univa le due estremità, e allora era possibile derogare continuamente, ci sentivamo anche coinvolti, si diceva, scherzando, che finalmente c'era la Sardegna unita al Nordafrica, era il fatto che aveva unito tutti quanti con questi aerei che andavano. Poi è arrivata Meridiana: ebbene qua si parla di tutto tranne che riprendere questo collegamento che è essenziale per tutto. Ma voi capite che un sindaco che viene da Olbia, se gli va bene, sono cinque, sei ore di viaggio per andare a tornare, se viene da Santa Teresa sono sette, otto ore, da La Maddalena non se ne parla lo stesso, e così di seguito, quello di La Maddalena non arriva neppure. Queste sono le situazioni vere di un'isola che deve crescere, e cresce se ci sono i collegamenti anche interni, anche interni. Allora, chiedo veramente all'Assessore dei trasporti, ma al Presidente della Giunta che si faccia carico di questo problema che è molto sentito. Io credo che l'Aga Khan, che è ancora comunque socio di maggioranza di Air Italy, se sensibilizzato possa sicuramente intervenire per riprendere qualcosa che lui, con grande generosità ed intuizione, mise in campo. Io ricordo bene quei tempi e devo dire che è stata una fortuna per la Sardegna, cioè poter andare da Olbia a Cagliari in 25 minuti, mezz'ora, e poter andare e tornare così, credo che sia stato un grande bene. Allora la Regione non è più un qualcosa che è lontana, che è asettica, che è fuori, che bisogna andare a cercare e non la trovi mai, invece così ci sarebbe un contatto diretto. Allora, io chiedo questo sforzo, Assessori, al Presidente, lo chiedo al Presidente del Consiglio, che anche lui non vive dietro al palazzo del Consiglio regionale, quindi sente anche lui quel territorio. Io lo dico qua, io sono orgoglioso di aver avuto l'onorevole Ganau guardia medica nel mio giovane comune, quindi, di questo lo ringrazio e lo consideriamo un nostro concittadino. Allora, ancora di più, chiediamo anche a lui un maggiore impegno perché è un problema che riguarda tutti, non è pensabile che oggi un funzionario di un comune debba venire qua per una pratica, arrivare qui dopo sei ore di viaggio, andata e ritorno, e poi arrivare: "Scusi, il funzionario ha avuto un imprevisto, è dovuto partire non so dove", quindi va e se ne ritorna a casa. Avviene anche questo, e invece se ci sono i rapporti diretti questo non avviene. Un tempo, lo dico all'Assessore dell'urbanistica, un tempo, Assessore, per evitare questi viaggi, per un confronto, della cosiddetta speranza, si erano istituiti i punti di riferimento nelle città di tutta la Sardegna, ogni mese i tecnici dell'Assessorato dell'urbanistica andavano e ricevevano lì i tecnici dei comuni che andavano nell'arco di un quarto d'ora, dieci minuti di macchina, e si confrontavano, evitando questi viaggi. Questa è una cosa che io suggerisco, assessore Erriu, se lo ritiene, di ripristinare, perché occorre riportare la Regione in mezzo ai cittadini, in mezzo ai comuni, in mezzo a coloro i quali hanno bisogno, in mezzo agli imprenditori, non è possibile accettare questi ritardi per questi motivi. Allora, io ringrazio di questa occasione che ci viene data, questo confronto credo che sia molto utile fra, diciamo così, la Camera legislativa della Sardegna, il Consiglio regionale, e coloro i quali poi devono attuare i risultati di queste leggi che vengono fatte qua dentro. Noi vogliamo essere partecipi, vogliamo contribuire a fare queste leggi, che siano leggi ancora più vicine alla gente. Io sono certo che i consiglieri regionali sentono questo bisogno al di là dei colori, perché tutti insieme possiamo davvero mettere in campo delle leggi che possano aprire l'orizzonte e una speranza ancora per un futuro migliore per tutti quanti i cittadini della Sardegna. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie. Passiamo agli interventi dei Capigruppo.

Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.

CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Il saluto del Gruppo dei Riformatori Sardi al Presidente del CAL, agli amici amministratori. Quando il presidente Soddu si rivolge a quest'Aula e alla Giunta regionale portando il proprio ringraziamento, usa le parole del garbo istituzionale, quando il presidente Soddu si rivolge ai consiglieri regionali, in modo particolare a chi ha gestito e dominato l'Aula in questi cinque anni, si riferisce evidentemente alla maggioranza di centrosinistra e usa giustamente garbo istituzionale. Eppure, il CAL è stato protagonista delle peggiori censure nell'attività svolta, appunto, da questo Consiglio regionale. Richiamare facilmente la legge urbanistica, o l'altra grande occasione di censura da parte del CAL e quindi degli amministratori, soprattutto dei piccoli territori, su quella che era la legge che apriva la stagione riformista arrivata con grande ritardo, che è quella della sanità, significa che nel garbo istituzionale il Presidente del CAL ha voluto dimenticare quali sono le responsabilità del Consiglio regionale, ma soprattutto della Giunta regionale, nei confronti del territorio regionale della Sardegna, in modo particolare di quei territori che hanno fatto sentire alta la loro voce di dissenso, soprattutto in occasione dell'approvazione della legge sanitaria. E quando ricordo molto bene e con grande chiarezza che l'Assessore replicava a quella censura adottata appunto dal CAL, in cui lui diceva e contrastava quel tipo di ragionamento certamente condiviso e condivisibile, l'Assessore replicava dicendo che il CAL non aveva una visione d'assieme e che mancavano i presupposti per poter ragionare sui singoli territori, ma che bisognava avere invece prospettiva. Io credo che quello sia esemplificativo del grande errore, del gravissimo errore compiuto appunto dalla Giunta regionale e soprattutto a quella parte che ha voluto votare favorevolmente quel tipo di legge. Quando la Giunta regionale o quando il Consiglio, quando i suoi uomini eletti nel Parlamento sardo dimenticano di ascoltare dove vi è la radice di ciò che rappresenta identità e soprattutto territorialità, ed è una voce che arriva dai piccoli comuni, dai piccoli territori che hanno ben altri problemi rispetto alla città metropolitana di Cagliari, io credo che quello sia il momento del maggiore ascolto, credo sia quello il momento in cui vadano alte le riflessioni e vadano portate all'attenzione del Consiglio regionale in una condivisione autentica, che non può essere esclusivamente di parte o addirittura di politica partitica, dove si fanno interessi di altro genere che non sono quelli esattamente dei sardi. In quel caso è la sconfitta dei lavori del Consiglio regionale, ma ancora una volta mi pare proprio della Giunta regionale, che ha voluto procedere ostinatamente in una direzione che non è stata rappresentativa del grido d'allarme che più di una volta è stato lanciato dai sindaci dei piccoli territori, delle piccole amministrazioni, e soprattutto di quei sindaci che soffrono un isolamento terribile, al quale però mi pare non sia stata data alcuna risposta. Io ricordo molto bene i Sindaci delle zone interne della Sardegna, qui quest'oggi presenti, che hanno combattuto per mesi, per anni, per poter vedere assicurato loro il diritto alla mobilità, per se stessi e per i propri cittadini amministrati, eppure non è stata data una risposta. Come non è stata data risposta quando ci sono stati interventi che hanno reclamato prontezza da parte della Giunta regionale per poter assicurare fondi e soprattutto abolire e abbattere quell'odioso muro, che purtroppo i sindaci conoscono, che si chiama burocrazia. È diventato l'elemento che accompagna l'attività amministrativa oramai di ogni singolo sindaco, di ogni amministratore di quei piccoli territori, e che deve soffrire maledettamente rispetto a leggi e bandi, a tutta una serie di azioni che invece sono ostative rispetto alla legittima aspettativa di quel sindaco e del suo staff all'interno della piccola amministrazione. Ecco che allora quando si richiama una giusta attenzione e una giusta condivisione rispetto ai problemi di chi in periferia soffre maledettamente la lontananza da Cagliari, dalla sua potenza, dalla sua centralità, anche amministrativa e anche politica, allora a quel punto credo che potrebbe essere compiuta la riflessioni e l'auspicio che faceva il Presidente Soddu, di condivisione aperta, di riflessione autentica, e soprattutto di messa a disposizione di tutti quegli strumenti che sono certamente oggi ancora di più necessari per poter assicurare una qualità amministrativa nel proprio ambito, per i propri cittadini, per le proprie popolazioni, ma anche nelle relazioni fra stesse amministrazioni vicine, cose che mi pare fino ad oggi non sono certamente avvenute. Ecco perché, in chiusura di questa giornata, ma anche in chiusura di questa legislatura, io credo che rimarrà nell'idea, ma soprattutto nell'animo, nel cuore degli amici amministratori, una fatica immane in questi ultimi cinque anni, una fatica dove anche i tentativi probabilmente fatti più sulla stampa, sui media, e spesso anche con le parole spese in quest'Aula, nei tentativi di poter dare ristoro con la parola magica, che credo potrebbe mettere d'accordo tutti quanti: "Lavoro". Beh, materia davvero difficile, però se il Sindaco di Cagliari poc'anzi richiamava elementi che avrebbero potuto permettere a tutta una serie di operatori, orgogliosi e qualificati, di poter allungare la propria stagione, che essi fossero a Cagliari o che fossero nelle zone interne della Sardegna, in quello stesso momento probabilmente sarebbe stata necessaria una legge coraggiosa…

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere regionale Daniele Cocco

COCCO DANIELE (SDP). Grazie, Presidente. Quella bacchetta magica che non c'è stata in questi cinque anni sicuramente non c'è stata neanche nei dieci anni precedenti, perché ci dimentichiamo troppo spesso come abbiamo trovato questa Regione cinque anni fa, ma non voglio fare il mio breve intervento facendo dietrologia perché non servirebbe a nessuno, e tanto meno ai colleghi sindaci e amministratori presenti qui oggi. Si parla di presente e di futuro, e il presente è la legge finanziaria che stiamo andando a discutere questo pomeriggio, e credo che quella legge finanziaria possa dare qualche risposta rispetto alle domande pressanti che arrivano dai Sindaci, che arrivano soprattutto dai contesti delle zone interne, che più di altre zone soffrono le critiche e le emergenze di situazioni rispetto alle quali si è cercato di dare risposta, ma questa risposte evidentemente non sono state sufficienti, ma credo che la responsabilità di questo non sia da addebitare esclusivamente alla Regione Sardegna, perché sappiamo e sapete bene quelle che sono le risposte che non arrivano da troppo tempo dallo Stato centrale, a prescindere dai Governi che siano stati lì a Roma a governare il nostro Stato. E credo che su questo non possiamo rimproverarci niente, perché la nostra Giunta e questo Consiglio intero e il nostro Presidente, a più riprese ha portato avanti quella vertenza che riguarda gli accantonamenti, che sono il problema numero 1 di tutta la situazione che oggi ci vede in gravi difficoltà. E possiamo dirlo tranquillamente, se non ci saranno risposte a quelle vertenze credo che poche cose ancora potranno cambiare anche nel prossimo futuro. Non è più sopportabile, è l'ennesima volta che lo diciamo, che lo Stato trattenga quello che trattiene tutti gli anni, in proporzione alle altre regioni d'Italia e in proporzione a quello che da altre parti è congiunturale e che da noi è strutturale, in confronto a quello che da altre parti è straordinario e da noi ordinario credo che noi non possiamo più tollerare e permettere questo stato di cose, ma riusciremo probabilmente ad avere qualche risposta se tutti insieme avremo la forza di chiedere, a chi ci rappresenta oltre il Tirreno, quello che vorremmo. Al Ministro Salvini, che è stato in Sardegna in questi giorni, probabilmente non per risolvere i problemi della nostra Isola ma per fare altro, avreste dovuto tutti chiedere, voi soprattutto, voi che gli siete più vicini: "Mah, sugli accantonamenti, è l'unica cosa che chiediamo, non vogliamo altro, una risposta riesce a darcela o no?

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere regionale Pierfranco Zanchetta.

ZANCHETTA PIERFRANCO (Cristiano Popolari Socialisti).Grazie onorevole Presidente, signor Presidente del CAL, signore Sindache e signori Sindaci, colleghe e colleghi. Mah, noi ci troviamo in quest'Aula, che io considero quella del più alto, il massimo confronto in Sardegna, confronto politico su temi vitali della nostra Regione, in quest'Aula si esercita la critica, sì va però verso la risoluzione dei problemi, in quest'Aula si cercano di risolvere i problemi. Io ritengo che non sia stato soltanto formale l'intervento del Presidente del CAL quando ha fatto un apprezzamento, onorevole Crisponi, all'Aula per l'atteggiamento che ha sempre avuto quando in discussione di finanziaria si cerca non solo di risolvere i problemi, ma di postare risorse e da non sottrarle al Fondo unico. È vero, c'è una richiesta che mi trova assolutamente d'accordo, quella che è stata avanzata soprattutto dalle sindache di implementare il Fondo unico, ma bisogna dire che non è stata fatta alcuna sottrazione, e che le sottrazioni, le detrazioni sono avvenute da parte dello Stato, i tagli sono avvenuti da parte dello Stato non della Regione. Detto questo non giustifichiamo certamente atteggiamenti che oggi ci vengono in qualche modo richiamati puntualmente e che dobbiamo, proprio perché già nel pomeriggio noi cominciamo la sessione dedicata alla finanziaria, cercare di trovare soluzioni adeguate alle richieste dei sindaci e dei territori. Sentendo i primi cittadini mi è venuto in mente un provvedimento recente del Governo inglese che ha istituito il Ministero alla solitudine, questo per far fronte a difficoltà rappresentate dalla comunità inglese, che vive questo problema come lo vivono tutte le comunità importanti, e non solo, però ho pensato alla solitudine dei sindaci, e non è retorica quella che voglio fare, ma la solitudine che è rappresentata dalle difficoltà che in quest'Aula sono state rappresentate ma che io condivido pienamente, e noi quella solitudine dobbiamo cercare di sgombrarla, di affievolirla, di annientarla, con provvedimenti consoni a far sì che quella solitudine diventi invece una forza e una capacità di risoluzione di molti problemi che in quest'Aula sono stati portati a conoscenza dai Sindaci. Allora, il fondo unico così come le riforme degli enti locali, importanti argomenti già citati con richiamo anche a riprendersi ciò che è stato sottratto, lo ha fatto l'onorevole Satta richiamando l'istituzione della Provincia del Nord Est che, Presidente, dobbiamo mettere in calendario e portare prima della conclusione della legislatura. Riforma e riordino degli enti locali significa anche dare maggiori garanzie di manovra ai Comuni, ai territori, con lo smaltimento dell'apparato regionale, con lo sblocco di quella ferruginosità che oggi ancora impedisce, con meccanismi un po' bizantini, normativi e legislativi di avere agilità nelle manovre, quello che i Sindaci ci rimproverano e che io credo dobbiamo fare nostri per incidere in maniera positiva con una modernità, come veniva richiamata dal Sindaco della Città metropolitana di Cagliari, che oggi ancora noi non abbiamo adeguato nelle nostre norme. Quella modernità è importante, basti pensare che il nostro Statuto purtroppo non prevede il turismo come voce e quindi dobbiamo ancora recuperare del tempo. Io credo che noi possiamo fare anche in questo scorcio, in questo…

PRESIDENTE. Onorevole Zanchetta, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha facoltà di parlare il consigliere Paolo Truzzu.

TRUZZU PAOLO (Fratelli d'Italia). Presidente, un saluto ai Sindaci, ai colleghi consiglieri, alla Giunta, al Presidente della Giunta, io ho ascoltato con piacere le affermazioni dei Sindaci ma anche con un po' di preoccupazione, un po' di preoccupazione perché non sono dissimili da quelle che abbiamo sentito gli anni scorsi. L'unica che mi ha, in qualche modo, invece fatto un po' cambiare opinione è stata quella del sindaco Satta e adesso cerco di spiegare perché. I Sindaci hanno detto una cosa importante: ci hanno detto che non riescono a fare le cose, ma non perché non le vogliono fare, perché sono nell'impossibilità di farle molto spesso, ed è una sensazione, colleghi, che penso che ognuno di noi in quest'Aula abbia provato, perché tante volte abbiamo fatto un buon lavoro in questo Consiglio, abbiamo approvato delle leggi che poi non hanno trovato le gambe per camminare. È la sensazione che io ho, e penso che abbiano anche i colleghi Sindaci, è quella dell'impotenza che per chi fa politica è la negazione, perché la politica è l'affermazione della volontà di potenza, di poter fare qualcosa. Allora forse noi dovremmo interrogarci sul perché questo accada, perché ci troviamo in questa situazione, perché ogni volta continuano a parlare del mostro burocratico, delle difficoltà che ci sono, della volontà di cambiarlo, ma ogni volta ci scontriamo e rimaniamo fermi. Io penso che la colpa sia la nostra, non la nostra nel senso di ogni singolo consigliere, di ogni singolo Sindaco, di ogni singolo amministratore che, anzi, ci mette la faccia, va a cercare i voti, li conquista, convince le persone a fare una scelta, racconta loro un sogno e cerca di metterlo in pratica. La colpa è nostra nel senso che la politica in questi anni, negli anni passati, non ha dato sicuramente grandi esempi e in virtù di questo fatto si è trovata debole e ha abdicato. La colpa è nostra perché abbiamo deciso che le decisioni non le prendiamo più noi, ma le prendono gli altri. La dimostrazione plastica è quello che è successo in questi cinque anni perché abbiamo abdicato al ruolo della politica, ci siamo rivolti ad altri soggetti, sono loro che hanno fatto le scelte. Allora forse noi dobbiamo rimettere al centro la politica. Come si rimette al centro la politica? Con la capacità di costruire sogni, con quello che ci ha raccontato il sindaco Satta, con l'Aga Khan, con la capacità di attrarre investimenti di chi vuole farci crescere, di chi rinuncia a pensare al Reis, al Rei e a Lavoras e magari pensa che sia opportuno garantire a quest'Isola uno sviluppo, con i sogni, perché se noi non abbiamo la capacità, tutti assieme, di costruire un'idea di Sardegna differente, differente da quella che abbiamo vissuto in questi anni, e non abbiamo la volontà di metterla in pratica, non andremo da nessuna parte, comanderanno sempre i burocrati, saremo sempre schiavi della macchina burocratica, saremo schiavi delle leggi che non riusciremo a cambiare e delle cose che non riusciremo a fare. Se non facciamo questo scatto di reni, non cerchiamo di recuperare e riportare la politica al centro, non avremo alcuna possibilità e i sardi puniranno noi e puniranno tutti. Allora dobbiamo tutti cercare di recuperare quella capacità di costruire i sogni e di raccontare un'Isola che ce la può fare, perché non possiamo certo pensare di cambiare questa Regione con un programma per combattere il…

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Anna Maria Busia. Ne ha facoltà.

BUSIA ANNA MARIA (Gruppo Misto). Prima di passare la parola all'onorevole Agus, vorrei approfittare di questa seduta solenne per ricordare una persona, un Sindaco, Matteo Aledda, che ci ha lasciato un paio di giorni fa e quindi pregherei di fare un minuto di silenzio.

PRESIDENTE. Un minuto di silenzio, prego.

(I consiglieri si levano in piedi e osservano un minuto di silenzio)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Francesco Agus.

AGUS FRANCESCO (Gruppo Misto). Presidente, credo che l'intervento del presidente Soddu in apertura, delle Sindache e dei Sindaci che sono intervenuti dopo abbiano ben fotografato la situazione per quello che c'è, parlo del Reis, delle misure contenute in Iscol@, del progetto Lavoras, delle misure contenute in finanziaria riguardo i comuni e le province e per quello che non c'è e quindi per i temi su cui questo Consiglio, anche nei prossimi giorni, sarà chiamato a un'ulteriore riflessione. Parlo delle spese sociali, per esempio, credo che in questa fase della legislatura, al termine della legislatura, sia nostro compito principale assicurare che nemmeno un euro di quelle spese che gli Assessorati considerano indispensabili per assicurare le pari opportunità ai nostri cittadini venga tolto dal bilancio e destinato ad altre spese più urgenti, perché niente è più urgente delle spesa riservata ai servizi sociali. Si è poi discusso, mi fa piacere che ci sia stata questa discussione, dello stato d'attuazione delle riforme, in particolare delle riforme seguenti alla legge 56 di riforma degli enti locali a livello statale, quindi della legge 2. Credo però che a monte di questo tema ci sia una riflessione sui bilanci, i più hanno citato lo stato dei trasferimenti dal fondo unico. Ebbene, mi fa piacere in questa occasione segnalare due cose: in primo luogo il fatto che i trasferimenti statali considerino, quindi a Roma viene considerato il fatto che la Sardegna elargisca 600 milioni, 550 milioni ai Comuni sardi come fondo unico, non un merito ma un qualcosa da sanzionare, perché nei criteri utilizzati per la ripartizione dei fondi statali, l'autonomia finanziaria e quindi la percentuale di entrate nel bilancio legate alla tassazione è considerata come un qualcosa di positivo. Quindi i Comuni sardi che godono dei trasferimenti del fondo unico hanno un'autonomia finanziaria molto più bassa dei comuni del resto del Paese che non godono appunto di questo strumento, questo diminuisce in automatico gli stanziamenti statali e scopriamo infatti che i comuni sardi sono all'ultimo posto per finanziamenti statali erogati. Ancora più grave la situazione delle province, lo abbiamo detto più volte, non ci ripetiamo in questa occasione ma anche in questa Finanziaria verranno presentati appositi emendamenti se non altro per sancire una volta per tutte il fatto che con quei trasferimenti alle province e quindi quei 50 milioni di fondo unico, 40 milioni mal contati di trasferimento, la Regione non sta delegando alle province funzioni regionali, non sta chiedendo alle province di costruire localmente sviluppo e lavoro, sta pagando stipendi pubblici di dipendenti non regionali e sta portando avanti funzioni e servizi non regionali in deroga assoluta, anzi in violazione di un principio statutario che è quello contenuto dall'articolo 8 che fissa un livello di entrate e fissa su legge costituzionale un livello di funzioni che la Regione deve assicurare. Tagliando rispetto a quello che si è detto riguardo alla legge numero 56, quindi alla legge cosiddetta Delrio, ancora oggi siamo in attesa di qualche segnale dal Governo statale riguardo alla possibilità di modifiche di quella norma. E' stata presentata una proposta di legge, non rientra però nella comunicazione, quantomeno del Governo nazionale, un intervento normativo. Questo per noi è due volte importante perché è vero che noi come Regione a Statuto speciale abbiamo una prerogativa in materia di ordinamento degli enti locali, siamo però sottoposti al rispetto delle norme di grande riforma economica e sociale come lo è la legge Delrio.

Senza una modifica a livello statale per noi è impossibile mettere mano al sistema regionale, un sistema che purtroppo risente di una vulgata, di un modo di affrontare le tematiche che è quello che in questi anni ha portato a livello nazionale il legislatore a legiferare a colpi di hashtag, di trend, topic, di applausi. Purtroppo per le riforme istituzionali serve un altro spirito. L'altro tema è il trattamento economico dei sindaci, un qualcosa che ha a che vedere con la democrazia, la Sardegna ha il maggior numero di Comuni commissariati, è allarmante anche la crescita del numero dei comuni in cui si è presentata un'unica lista, non vedere un problema è impossibile, parallelamente è ai primi posti nella classifica degli atti intimidatori verso gli amministratori locali. Non è difficile immaginare che tra i due dati, quindi ormai la scarsa propensione alla candidatura e l'alto numero di intimidazioni, ci sia una correlazione diretta. Sta diventando sempre più difficile agire in prima persona a favore delle comunità locali, si mette a rischio la propria incolumità e la tranquillità della propria famiglia, si sottrae tempo al proprio lavoro e alle finanze della propria casa. Se è già complicato per una madre o per un padre spiegare ai propri figli che ci sarà qualche weekend in meno da passare a casa e ci sarà qualche serata in meno da passare in famiglia, diventa impossibile spiegare che l'esercizio della funzione pubblica dovrà avvenire a scapito delle finanze familiari. Segnalo che la legge numero 2 attuale contiene già degli automatismi che potrebbero consentire di superare il problema almeno per consentire a tutti gli amministratori di dotarsi di un'assicurazione per evitare qualche mal di testa e per evitare che per i tanti ormai sia impossibile portare avanti le funzioni politiche. E' stato predisposto in prima Commissione un Regolamento, sarebbe un bellissimo segnale se il Regolamento venisse condiviso da tutte le forze politiche e portato in Aula poco prima o subito dopo l'approvazione della norma finanziaria.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidenti, colleghi, Assessori, Sindaci, diciamo che questa è l'ultima riunione di questa legislatura per quanto riguarda il rapporto annuale o semestrale che viene svolto con il Consiglio delle autonomie locali e dagli interventi che si sono, come dire, susseguiti durante la mattinata, sia l'intervento del Presidente sia gli interventi degli amministratori locali, dei sindaci, hanno raccontato un fatto che io ritengo importante e voglio evidenziare.

La questione è che nei confronti degli enti locali c'è stata sempre moltissima attenzione ed è diciamo così il motivo portante che ci ha guidato anche nel presentare le proposte normative, trasformarle in leggi e così le riforme che hanno cercato di caratterizzare questa legislatura e entrerò anche un po' più nello specifico nei pochi minuti a disposizione per dire di che cosa sto parlando. Non trascurando anche di dire alcune questioni relativamente al fatto che non si tratta di garbo istituzionale soltanto, perché il garbo istituzionale e quello va bene, si tratta di sostanza delle questioni delle quali dobbiamo discutere perché il garbo va da sé che c'è tutto, così come garbatamente dico a Crisponi ad esempio che i dati sul turismo nel 2012 erano 10.400.000 le presenze in Sardegna, nel 2017 le presenze sono diventate quasi 15 milioni, cioè una crescita importante, consistente che è frutto del lavoro di questa Amministrazione di centro sinistra. Ma questo soltanto perché è intervenuto sull'argomento e Crisponi non è uno che è passato così in maniera silenziosa, è stato amministratore pubblico, Assessore della Giunta regionale precedente, per cui quando interviene bisogna che ognuno abbia coscienza anche del lavoro che ha fatto, del lavoro che ha lasciato e di quello di cui parliamo. Detto questo, sulle amministrazioni pubbliche e sugli enti locali che cosa si è detto? Sono state fatte riforme importanti che riguardano il lavoro, ad esempio la questione del cosiddetto reddito di cittadinanza che aldilà della divagazione lessicale della quale parliamo, il REIS lo abbiamo inventato qua in Sardegna, abbiamo messo risorse importanti da destinare ai comuni che sono integrate con il REI nazionale, per cui somme che si possono sommare per fronteggiare le povertà nei luoghi pubblici, cose che si conoscono perché gran parte di noi, io pure ho fatto l'amministratore locale e avendo fatto il sindaco so bene di che cosa sto parlando. Così dicasi per Lavoras, 124 milioni di euro messi a disposizione, gran parte per gli enti locali, 50 milioni di questi, quest'anno integrati ulteriormente in finanziaria che servono per assumere per otto mesi disoccupati soprattutto nei Comuni e dare la possibilità dopo di prendere anche 4-5 mesi di NASPI di disoccupazione che consente di andare avanti. E' la soluzione ai problemi del lavoro? Certo che no, sono interventi che però aiutano ad affrontare le situazioni di difficoltà e così per dire come fa il sindaco di Fonni, a dire che non devono venire a casa tua a cercarti perché tu non hai fatto interventi, ecco queste cose sono state in qualche modo messe a punto. Così come va detto che la Regione non ha fatto tagli al Fondo unico, non ne ha fatto, sono 600 milioni di cui 550 agli enti locali, i tagli li ha fatti lo Stato nei confronti degli enti locali, Agus poco fa ha raccontato molto bene la questione, 3 miliardi di euro in cinque anni, 450 milioni di euro di minori trasferimenti agli enti locali che si sono ridotti da 450, ovvero 400 milioni in meno, a 50 milioni di euro raccontano che cosa sono le risorse messe a disposizione dei Comuni. Così come la questione dei bandi, noi abbiamo fatto molti bandi per gli enti locali ed è vero che c'è anche un accavallarsi di provvedimenti che si stenta a seguire, le difficoltà sono tante soprattutto quando questi sono a sportello, quindi il problema non sono i bandi che vanno fatti perché l'alternativa non è non fare bandi, il problema è che vanno rinforzati gli uffici tecnici dei comuni che soprattutto in quelli piccoli sono fortemente inadeguati ad affrontare le situazioni che devono essere, non solo quelle dei bandi ma anche quelle di seguire semplicemente le autorizzazioni edilizie o le cose semplici che vengono portate avanti nelle amministrazioni pubbliche. Così ancora la questione di Forestas, e concludo perché vedo che il tempo scade, Forestas è una legge di riforma che noi abbiamo fatto pensando a quello che doveva essere il ruolo del vecchio Ente foreste trasformato in una moderna struttura con tantissimi operai e tantissime professionalità in grado di collaborare con gli enti locali sia nella Protezione civile che nei rapporti per incendi, neve, eccetera eccetera.

Questo è lo strumento che abbiamo sublimato anche con una modifica contrattuale che adesso in qualche modo dà la possibilità di far funzionare meglio l'ente e consentire a tutti di utilizzare i mezzi e fare i capi cantiere nei luoghi e soprattutto in cui quelli non potevano più fare il loro lavoro. Anche io voglio testimoniare a nome del mio gruppo la necessità di intervenire sugli enti locali, sui Comuni, per quanto riguarda il lavoro che svolgono e la necessità di rendere gli amministratori pubblici in grado di affrontare le elezioni e di presentarsi..

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA ALESSANDRA (FI). Presidente, esprimo intanto a nome mio e del Gruppo di Forza Italia un caro saluto al Presidente del CAL, a tutte le Sindache e i Sindaci presenti. Anche quest'anno celebriamo questa giornata a ridosso della Finanziaria, e noi speriamo che con il coinvolgimento anche di questa minoranza si possa scrivere una finanziaria più incisiva, fare una buona legge, un buon bilancio, che riesca appunto anche a tradurre i desiderata, ma soprattutto le esigenze delle nostre Amministrazioni locali. Questa maggioranza è ovviamente a fine corsa probabilmente, è ovvio, anche questo Consiglio. In tutto questo tempo si sono perse occasioni importanti, non voglio dire 5 anni, perché forse occorrerebbero cinque finanziarie per recuperare un sistema di gravissima difficoltà, ma certamente noi dal nostro punto di vista diciamo molti errori. Il mondo cerca la globalizzazione, soprattutto dei mercati, un po' meno, anzi forse quasi mai, la globalizzazione dei diritti, quelli in particolare di donne e di uomini, ed ecco perché spesso e volentieri le imprese sono portate a delocalizzare e quindi a calpestare soprattutto i diritti dei lavoratori, e noi di questo subiamo le maggiori conseguenze. Però credo anche, è emerso anche questa mattina in quest'aula, la grandissima difficoltà dovuta anche appunto alla ricerca di questa continua globalizzazione, che esiste tra il nostro Stato centrale e le nostre Amministrazioni locali e la nostra Regione. E dico che in questo purtroppo non abbiamo fatto un esercizio che è andato più a sostegno delle nostre Amministrazioni locali, perché spesso e volentieri mamma Regione, accentratrice, ha dato ordini, ha imposto, invece che accompagnare, invece che rispettare. Altre volte, soprattutto nelle situazioni più difficili, mi riferisco purtroppo agli eventi calamitosi e agli eventi di Protezione civile, abbiamo spesso scaricato, io dico abbiamo, poi le responsabilità ognuno di voi le ritrova, oggi forse per buonismo anche nel rispetto del Sindaco che è venuto a mancare io voglio essere più buona, più clemente, però certamente non possiamo non sottolineare gli errori, e soprattutto le difficoltà nelle fasi più critiche, quelle in cui abbiamo mollato le amministrazioni locali. E dico ancora basta con la parola "vertenza", oggi anche in quest'Aula si respira uno stato di sottomissione, di inerzia, e invece io voglio dire basta perché serve uno shock, un impegno straordinario, una convinta mobilitazione di tutto il popolo sardo, serve una rivoluzione culturale, una rivoluzione politica economica, sociale che appunto deve contrastare le conseguenze negative anche di questi cinque anni, chiamiamoli inoperosi, e forse che non hanno raggiunto ciò che vi eravate prefissati. Oggi la strada da percorrere per la nostra Sardegna è un'altra, è una sfida che dobbiamo fare insieme agli enti locali, ma io dico ancora una sfida nella ricerca della propria autonomia alla luce della modernità. Credo che dobbiamo ridefinire totalmente i rapporti istituzionali con lo Stato e con l'Unione europea. Ancora dobbiamo attuare un nuovo modello di sviluppo, lo diciamo tante volte, ma oggi i tempi e la situazione ce lo impongono, e allora io dico nuova crescita, generazione di ricchezza endogena, e nuova occupazione stabile. La Sardegna ha un suo peculiare capitale territoriale, distinto da quello di tutte le altre aree, e io aggiungo del mondo, e su questo si deve costruire il nostro vantaggio competitivo, generando elevati ritorni per le nostre specifiche tipologie di investimento, che meglio si devono adattare alle nostre caratteristiche e potenzialità. Si parla dell'insularità, ma l'insularità senza un modello di sviluppo che la sorregga è un esercizio inutile, oltreché dannoso anche per noi politici. La battaglia dell'insularità non è una battaglia di tipo tecnico giuridico, ma è anch'essa rivoluzionaria, e deve unificare il popolo sardo, e deve far diventare la Sardegna luogo ideale per attrarre dal resto del mondo investimenti orientati alla ricerca, all'innovazione, in un contesto di eccellenza ambientale favorevole allo sviluppo di imprese green, alla valorizzazione delle nostre vocazioni e del nostro turismo, parola che non può essere se non fondamentale per i prossimi anni. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.

ERRIU CRISTIANO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Presidente, signori Consiglieri, signori Sindaci, colleghi della Giunta, il dibattito di questa mattina ancora una volta ha consentito di focalizzare l'attenzione sui tanti fronti aperti nella vita delle amministrazioni locali e nel rapporto tra queste e la Regione. Io credo che sia utile piuttosto che ribadire alcune questioni, sottolinearle, tutte cose importanti che sono state già dette, sia utile soprattutto fare il punto di quelle piattaforme comuni, di quella nuova consapevolezza che ci ha consentito, a tutti quanti noi, Regione e sistema delle Autonomie locali, di fare un passo in avanti, di porre delle piattaforme, dei punti fermi, utili per ragionare del futuro. Perché questa transizione infinita, questo quadro economico a tinte forti, che ormai da dieci anni a questa parte ha trasformato la natura giuridica, lo status degli amministratori locali, il corretto e ordinato rapporto tra i livelli istituzionali, solo nominalmente equiordinati, ci deve portare a ragionare con una certa capacità di focalizzazione, ma anche guardando al futuro con consapevolezza del presente. Certamente la crisi economica passerà, ma sarebbe un errore attendere quel momento come la fine dei nostri problemi, perché siamo entrati in un quadro di trasformazione continua dei rapporti sociali, dei rapporti politici, che non prevede ritorni all'indietro. IL Presidente della Repubblica ha detto recentemente che il rigore non è stata una scelta, ma è tuttora una necessità, noi questo l'abbiamo affrontato in questi cinque anni con consapevolezza del presente, ponendo questi punti fermi, alcuni li voglio ribadire. Intanto il problema riguardante l'adeguatezza dei livelli istituzionali e la loro disponibilità di risorse, e quindi l'adeguatezza finanziaria se così possiamo dire, che era fortemente in crisi cinque anni fa. Non è stata una scelta scontata quella di aver consolidato i 600 milioni di euro del Fondo unico che sono stati una costante in tutti questi cinque anni in presenza di una contrazione di risorse che ha visto la stessa Amministrazione regionale combattere sulle questioni che sono state riportate, sugli accantonamenti eccetera. Io voglio ricordare solamente quello che è successo sul versante dei rapporti tra i Comuni e lo Stato, perché anche solo dieci anni fa lo Stato trasferiva ai Comuni più di 450 milioni di euro, oggi ne trasferisce poco più di 50, è una riduzione netta di risorse per lo svolgimento, la realizzazione delle funzioni fondamentali a cui la Regione ha risposto tenendo ferma, ripeto, con un regime di contrazione decisa di risorse trasferite alla Regione, assicurando agli enti locali, Comuni ma anche Province, rispetto alle quali, ça va sans dire, il trasferimento è addirittura azzerato, ed è stato azzerato da anni, che ha consentito a la Regione, obbligata, a sostituire lo Stato finanziariamente nel mantenimento di questo livello finanziario. I comuni sono il front office delle politiche che riguardano la vita quotidiana della gente, va dato atto a tutti quanti voi che questo rapporto e questa credibilità ha rappresentato e rappresenta per certi versi un argine all'antipolitica pericolosissima che si rischia di tradurre anche in un danno permanente alle istituzioni in quanto tali. Ecco il motivo per cui io penso che vi siano almeno tre buoni motivi per proseguire sulla strada che poi brevemente anche elencherò di buone pratiche, di buone prassi di collaborazione tra la Regione e sistema degli enti locali. Il primo l'ho detto, cioè questo permanente e continuo apprezzamento, positivo apprezzamento che i cittadini hanno nei confronti dei Sindaci, nei confronti delle autonomie locali, il gran fiorire di liste elettorali basate sull'esperienza politica dei sindaci è la testimonianza che a questo bacino di credibilità tutti vogliono cercare di attingere. Il secondo motivo è che nei Comuni noi possiamo individuare delle buone prassi di risposta alle difficoltà, di riorganizzazione all'interno delle comunità, e nel rapporto tra le comunità ed altri soggetti alle stesse all'interno delle stesse comunità, tutte buone prassi che possono rappresentare dei fattori critici di successo. Voglio dire anche che si tratta di buone prassi a cui la Regione è stata sollecitamente e assiduamente presente, con dispositivi di sostegno, voglio citare prima fra tutte le risorse della programmazione territoriale, ma non solo, voglio citare anche altre questioni, certamente diciamo non sottacendo le criticità, di Lavoras e della Reis è stato detto, di tutte le politiche a supporto delle fasce deboli della popolazione gestite ed erogate dai comuni, con tutte le difficoltà che sono state rappresentate dal Sindaco di Quartu e dal sindaco di Cagliari, legate soprattutto a tempi di trasferimento di risorse che non hanno consentito ancora una perfetto allineamento dato da i limiti dei bilanci armonizzati che obbligano diciamo a scorciatoie non sempre perfettamente sincronizzabili, il tema del potenziamento dell'istruzione scolastica attraverso il primo grande, decisivo lavoro di costruzione di un progetto regionale di potenziamento attraverso Iscol@attraverso le risorse imponenti messe a disposizione, senza trascurare l'ordinaria difficoltà, la criticità finanziaria vissuta da molti Comuni della Sardegna che hanno portato anche un intervento straordinario già da questo esercizio con la legge di assestamento e anche nella finanziaria che come tutti quanti loro sanno, senza trascurare gli investimenti infrastrutturali, la fibra, la posa della fibra ultralarga in tutti i Comuni della Sardegna, gli impianti di videosorveglianza, tutti i progetti che vedono la Regione Sardegna all'avanguardia a livello nazionale, progetti strategici con su cui tutti quanti abbiamo investito molto e su cui abbiamo messo la faccia, la lotta alla peste suina e quindi l'idea che è un problema endemico che sembrava insuperabile possa essere risolto e affrontato con decisione, sono recenti le notizie che arrivano dall'Unione europea che dicono della disponibilità di sbloccare, sia pure all'interno di aree in cui la mancanza della malattia sia certificata la possibilità di un rilancio delle esportazioni, dei prodotti derivati dalla carne suina, una battaglia una battaglia che si è potuta affrontare e gestire, quasi vincere tutti quanti insieme, voglio parlare anche della Protezione Civile, io quando facevo il Sindaco, forse non come adesso, periodo in cui diciamo i cambiamenti climatici hanno ci hanno portato praticamente costantemente una situazione di emergenza ma noi vivevamo una condizione di assoluto caos, disordine legato all'incapacità di un coordinamento di un sistema della Protezione civile che lasciava da soli i sindaci, naturalmente al netto delle difficoltà e delle criticità di nell'evoluzione di un sistema ancora migliorato e migliorabile, credo che passi in avanti giganti siano stati fatti, mai come in questi anni abbiamo operato azioni di trasferimento di beni patrimoniali dalla Regione ai Comuni, la Regione aveva ed ha una quantità di cespiti immobiliari e patrimoniali abnorme, enorme, che non era stata mai gestita, adesso abbiamo cercato in parte di sostenere economicamente con 40 milioni del mutuo infrastrutture la rinascita e la riqualificazione attraverso il sostegno ad opere di rigenerazione urbana su base locale, e poi attraverso il trasferimento dei beni ai comuni, che riguarda alberghi riguarda immobili delle ex bonifiche, azione che proseguirà anche nelle prossime settimane da qui alla fine della legislatura, certo rimangono e permangono criticità soprattutto sulle leggi di settore come è stato affermato, ma su molte decisive questioni riguardanti i diritti dei cittadini, diritti di cittadinanza, il welfare generativo e la capacità di rispondere in modo adeguato, efficiente ed efficace ai bisogni dei cittadini abbiamo fatto dei passi in avanti. Non riconoscerlo sarebbe sbagliato e ingeneroso anche perché non rispondente alla realtà dei fatti che hanno la sempre la testa dura e quindi non si prestano a manipolazioni e questo è dovuto, badate, nel rapporto con i Sindaci in assenza di qualsiasi orientamento ideologico, nel rispetto di principi di pari opportunità e di trasparenza che hanno assicurato ed assicurano a tutti eguale accesso alle opportunità. Ci sono problemi di semplificazione? Certamente sì. Abbiamo cercato di rispondere? Certamente sì, all'interno della legge urbanistica c'erano delle risposte e credo che una parte decisiva e importante di quelle risposte che erano contenute nella legge possano essere adeguatamente traslata all'interno della legge di semplificazione che era discussione era in discussione nelle Commissioni competenti e che possono essere riprese, mi riferisco essenzialmente alla realizzazione delle condotte urbanistiche, cioè di quegli strumenti che consentono di acquisire nuove professionalità, da utilizzare all'interno dei territori, di qualità elevata, nel sostenere quei progetti di pianificazione, dico alla Sindaca di Buggerru che non è tanto un problema di risorse, se è vero come è vero che per la pianificazione urbanistica e non solo la Regione ha messo a correre in questi anni più di 46 milioni di euro e che le risorse che i Comuni sono stati capaci di spendere sono poco più della metà, quindi diciamo risorse e ce ne sono, mancano quegli strumenti di coordinamento che consentano di spendere e utilizzarli nel migliore dei modi possibili, tutto questo naturalmente senza dimenticare le emergenze, una di queste riguarda il tema della ristoro dei danni subiti dagli agricoltori, ricordo che proprio nella Giunta di oggi se non ricordo male è stata iscritta all'ordine del giorno da parte dell'assessore competente una voce di bilancio che integra i 15 milioni già messi a disposizione di ulteriori risorse, adesso se ricordo bene sono un milione e mezzo ma potrei sbagliarmi, proprio per venire incontro a queste a queste le esigenze. Insomma, io penso che queste nuove infrastrutture immateriali, date da un rapporto di collaborazione, ne devo dare atto, sempre disponibile, con uno strumento, la Conferenza permanente Regioni-Enti locali, che ha messo la Regione e il sistema delle Autonomie locali di fronte alla disponibilità di discutere tutte le questioni che, sul lato dell'Esecutivo naturalmente quindi non entro nel merito delle questioni che riguardano il rapporto tra l'organo legislativo e il sistema delle Autonomie locali, ma sull'Esecutivo noi abbiamo utilizzato uno strumento che pressoché settimanalmente è convocato per discutere approvare le questioni che riguardano il sistema delle Autonomie locali, tutti i criteri di riparto delle risorse sono sottoposti a preventiva intesa col sistema delle autonomie locali, nel senso che la Regione non decide se i Comuni non sono d'accordo, e attraverso una costante e continua acquisizione di idee e di strumenti che consentono di migliorare il sistema. Insomma io penso che trovare le dimensioni giuste per l'efficienza deve portarci un po' a smetterla di comportarci ogni volta come se di fronte a un problema dovessimo resettare tutto e ripartire da capo. Provare a capire dove sta il problema e cercare di risolverlo è buona norma e buona prassi amministrativa, ma che ci siano le condizioni perché da questi punti fermi si possa ripartire nell'immediato futuro con la finanziaria, ma soprattutto nella legislatura che verrà, facendo tesoro di queste buone prassi, grazie.

PRESIDENTE. Grazie. La seduta è tolta, auguri a tutti e buon lavoro.

Il Consiglio è convocato questo pomeriggio alle ore 16, c'è Capigruppo alle 16 ma facciamo in fretta.

La seduta è tolta alle ore 13 e 31.