Seduta n.239 del 29/07/2011
(CCXXXIX SEDUTA
Venerdì 29 luglio 2011
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 01.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 21 luglio 2011 (232), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Amadu, Roberto Capelli, Gian Domenico Gallus, Silvestro Ladu, Giovanni Mariani, Valerio Meloni, Francesco Mula, Onorio Petrini, Efisio Planetta e Teodoro Venceslao Rodin hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 29 luglio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interrogazione Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio, con richiesta di risposta scritta, sulla soppressione di alcuni treni sulla tratta Oristano-Cagliari". (647)
"Interrogazione Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio, con richiesta di risposta scritta, sull'attività del Centro regionale di formazione professionale Giulio Pastore di Oristano". (648)
"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sullo stato di inquinamento dell'aria a Cagliari e in provincia". (649)
"Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, sulla decurtazione del finanziamento stanziato per la realizzazione della Casa della salute di Giba". (650)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
Mozione Diana Mario - Steri - Vargiu - Sanna Giacomo - Cuccureddu - Maninchedda sulla nota del 28 luglio 2011 della Presidenza del Consiglio dei ministri riguardante i rilievi in ordine all'articolo 3, comma 1, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento)". (139)
PRESIDENTE. Constatata l'assenza della Giunta e anche di numerosi consiglieri sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 04, viene ripresa alle ore 10 e 55.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione della proposta di legge numero 83/A.
Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore del turismo, artigianato e commercio.
CRISPONI, Assessore tecnico del turismo, artigianato e commercio. Presidente, la discussione della proposta di legge odierna arriva in una delle fasi forse più tormentate dell'economia turistica regionale; una fase, come è noto a tutti, difficilissima. Il "filotto" dell'ultimo decennio vede nel 2011 un'interruzione dei segni positivi o, quanto meno, della ripetizione dei numeri che sono stati riportati nel corso degli ultimi anni.
E' una situazione certamente conosciuta, che presenta gravissime problematiche, e il "segno meno" di cui dicevo rimandabile sicuramente alla vicenda (una azione sconsiderata) degli armatori privati. Tutto questo naturalmente in un simile momento comporta l'obbligo di riflettere su come si intenda ragionare in chiave turistica. Mi piace quindi ricordare che il turismo continua a essere, a mio personalissimo giudizio, un diamante grezzo dalle sfaccettature luminose ma non ancora perfettamente lucidate, non utilizzabili da un comparto che comunque dimostra fertilità, intelligenza e operosità. Un comparto che, peraltro, non ha precari da stabilizzare, non ha bonifiche da operare, non ha scorie, sul quale abbiamo fatto importantissime riflessioni in seno alla Giunta regionale.
Qualcuno ieri, nell'ambito della discussione, richiamava l'assenza di un piano strategico, non è vero. Il Piano strategico del turismo è in via di approvazione e ha subito un fortissimo rallentamento stante la situazione contingente del trasporto, a riprova di un concetto fondamentale e importante: il settore del turismo non può essere certamente slegato da un collegamento forte col mercato del trasporto, navale e aereo.
Il Piano strategico del turismo va discusso insieme alle tematiche della portualità turistica, dell'aeroportualità, della governance istituzionale, del rapporto con le amministrazioni provinciali e locali, della legge numero 135/2001, dei Sistemi turistici locali (STL), della formazione, delle leggi e delle provvidenze di settore, su questo ritorneremo, elementi che saranno capaci di confermare infrastrutturazione e servizi di assistenza al turista.
Questi aspetti saranno necessariamente rivisitati all'interno di un Piano strategico del turismo che, a mio giudizio, non potrà mai essere approvato se non si risolverà la tormentata questione della continuità territoriale. Pertanto ci piacerà discutere, anche in seno a quest'Aula, di questioni che riguardano tutti gli elementi capaci di dare sviluppo e certezza a questa terra, che ne ha le potenzialità, "diamante grezzo", per l'appunto. Un diamante sul quale continuare a riflettere attraverso un confronto, ampio, che non deve essere solamente locale, limitato al Mediterraneo.
La Sardegna è una destinazione internazionale, un hub al centro del Mediterraneo, ma che guarda con grandissima attenzione a tutto ciò che accade nel mondo, perché il mondo ci restituisce ogni anno 12 milioni e 300 mila presenze ufficiali classificate, ma valutiamo che ve ne siano altrettante determinate da un mercato abusivo, fuori da ogni logica e da ogni controllo. Quindi 12 milioni e 300 mila presenze a fronte di circa 2 milioni e 400 mila arrivi annui; è su questi dati che dobbiamo fare una riflessione per inquadrare anche la discussione odierna.
Il dato relativo agli arrivi (2 milioni e 400 mila circa) è così strutturato: 70 per cento italiani e 30 per cento stranieri; da questo iniziamo già a intravedere che questa norma in discussione, comportando una riflessione attenta sulla capacità del golf di restituire ulteriore vivacità al nostro turismo, potrebbe essere l'elemento cardine. Infatti la percentuale del 30 per cento imputata al mercato estero è composta per il 15 per cento dal mercato tedesco, per il 18 per cento dal mercato inglese, per il 12 per cento da quello francese, e così via via; è un dato che racconta di un'Isola forte, di grandissima attrattività, di grandissimo richiamo, che vuole mostrare sempre i sui lati migliori, e tra questi ci sono quelli di un comparto turistico, capace di dare 36 mila posti di lavoro, tutti occupati, con medie di valenza nazionale (primi nel Mediterraneo), 14,7 persone occupate solo nel comparto ricettivo alberghiero.
Il comparto turistico, naturalmente, non dispiega tutta la sua forza; gli alberghi sono 901, ma le strutture ricettive che in questa regione vengono destinate ad accogliere un'utenza turistica, nazionale e internazionale, sono in realtà 3 mila e 500. Siamo la prima regione per il tasso di utilizzazione netta nel Mediterraneo - 37,8 per cento, la media nazionale è del 41 per cento - e quindi ci confrontiamo rispetto a colossi autentici che hanno una storia antica nell'ambito del turismo.
Questa regione è relativamente giovane dal punto di vista dello sviluppo turistico, il primo avvio risale agli anni '50-'55 circa, e ci confrontiamo, pur facendolo ad armi pari, con colossi (il Veneto, il Trentino, la Valle d'Aosta) che investono nel settore da oltre 150 anni. Però, quando iniziamo a parlare di invasione da parte dei turisti debbo dire che emergono anche le prime criticità.
Una di queste criticità attiene, purtroppo, alla fortissima stagionalità su cui occorre fare una riflessione, così come devono essere oggetto di riflessione i luoghi dove effettivamente si esercita l'attività turistica con qualità e con professionalità.
Un grande risultato, a mio giudizio, è stato raggiunto: quello per cui la Regione sarda mette a disposizione, in uno scenario incomparabile a livello internazionale, strutture di grande qualità (alberghi a 4 o 5 stelle, alberghi di lusso) che si impongono e primeggiano fra quelle nazionali. Un comparto turistico, quindi, capace di essere realmente attrattivo, non assistito da leggi e provvidenze regionali, che va avanti in maniera spontanea regalando a chi viene in quest'isola sogni, mistero, emozione, ospitalità di altissima qualità, qual è quella erogata in strutture che non hanno paura di essere confrontate con nessun'altra al mondo.
Ripeto, quindi, che è un comparto capace, ma che non è mai stato assistito da leggi e provvidenze regionali di qualità. Allora, se si pensa solamente che quell'8 per cento (percentuale del PIL addebitabile al settore) equivale a un fatturato di 1 miliardo e 600 mila euro, questo significa che questo miliardo e 600 mila euro viene in qualche modo aiutato in una produzione regionale limitatamente a 15 milioni di euro, perché questa è la previsione della legge numero 40 che mette a disposizione le risorse per la infrastrutturazione regionale. E' una cosa che fa ridere!
In una situazione di questo tipo dobbiamo anche riflettere, però, su che cosa c'è dietro quel miliardo e 600 mila euro. C'è un prodotto interno lordo che ha una fortissima capacità di crescita, perché ogni presenza turistica in quest'isola è capace di generare valore aggiunto per oltre 35 euro; e non stiamo parlando del valore che può essere dispiegato e raccontato da chi praticherà il golf, da chi sceglierà una vacanza balneare, o culturale, o enogastronomica, una vacanza con i suoi mille aspetti che questa isola è capace di restituire ai tanti che la amano.
Questo valore ha anche un range di flessibilità che va da 35 a 52 euro, che potrebbe significare un incremento di presenze del 10 per cento, ma considerando le 600 mila presenze attese dal solo movimento golfistico ci potrebbe essere un cambio di passo nel prodotto interno lordo regionale che potrebbe crescere, a colpi di 500 mila presenze, dell'1 per cento annuo. Questa importantissima azione ci permetterebbe di collocarci fra le regioni più virtuose nell'ambito della produzione turistica lorda. Questa produzione turistica lorda a mio giudizio va necessariamente confrontata con il suo territorio e con i suoi abitanti. C'è un indice che vale su tutti.
L'indice a cui noi facciamo spesso riferimento è quello della "turisticità", che è una parola strana che in realtà contiene in sé due elementi. Il primo è la distinzione fra il numero delle presenze in un territorio rispetto al numero dei suoi abitanti; l'altro è quello delle presenze suddivise per territorio. Il nostro indice di turisticità, e quindi di densità di presenza turistica sul territorio, è pari a 85. Siamo agli ultimi posti in Italia.
Pertanto, nel campo turistico, non c'è un appesantimento del territorio regionale per effetto delle presenze che qui vengono richiamate. Cito il Trentino Alto Adige che ha un indice di 542, la Valle d'Aosta di 428, l'Emilia-Romagna di 192 o potrei citare le Marche che hanno un indice pari a 92.
Come potete vedere siamo fortemente indietro come valore di "turisticità", il che significa che i nostri territori sono certamente capaci di accogliere ancora turisti. Anzi, più che capaci perché tra i primi cento comuni d'Italia figurano solo cinque comuni di questa regione che, è facile ricordarli, sono Arzachena, Olbia, Santa Teresa di Gallura, Alghero e Villasimius; c'è un sesto, all'ultimissimo posto, che è Orosei. Attenzione, è un valore per posti letto, non per densità strutturale, quindi non per azienda ricettiva, una di quelle 3 mila e 500 aziende di cui abbiamo parlato. Questo significa che se ragionassimo non in termini di posti letto e di camere ma di sole strutture ricettive arretreremmo agli ultimissimi posti.
Come vedete abbiamo una forbice amplissima all'interno della quale poter immaginare un percorso innovativo, forte, capace di restituire a questa terra, a questa regione, valori ulteriori: il rafforzamento dei segni di identità, di cultura, di orgoglio ma, naturalmente, di una politica del sorriso alla quale noi ci stiamo chiaramente applicando.
Nell'ambito di questo processo che intendiamo realizzare inevitabilmente dobbiamo riflettere su che cosa sta accadendo nel mondo intero, non per piccoli campioni con i quali poterci paragonare e confrontare. Non mi piacciono i paragoni con l'isola di Maiorca, non mi piacciono quelli con la Turchia e con la Tunisia. Mi piace solamente avere ben presente il dettato dell'Organizzazione mondiale del turismo che dice che il turismo cresce ove vi sia razionalizzazione degli interventi, riqualificazione del comparto ricettivo e soprattutto infrastrutturazione.
E come si fa a fare turismo se non vi è infrastrutturazione? Allora mi pare facile anche ricordare che cosa successe in quest'isola nel 1950, quando con grande lungimiranza la Giunta di allora, presieduta dall'onorevole Crespellani, immaginò il posizionamento degli alberghi ESIT, il lancio del turismo in Sardegna in luoghi strategici e, quindi, con una considerazione attenta, ragionata, sui luoghi, eventualmente di grande creatività, di grande prestigio: Santa Teresa di Gallura, Carloforte oppure Sorgono, il Monte Ortobene, tutti luoghi di fascino sui quali fu fatto un ragionamento coraggioso che affrontava temi che potevano essere utili alla nostra terra, temi economici. E non erano sicuramente dei professionisti del turismo quegli uomini che coraggiosamente immaginarono, invece, un futuro anche turistico per quest'isola.
Per venire alla giornata odierna, alla proposta di legge che è in discussione in quest'Aula, è facile dire come non ci possa essere crescita senza infrastrutturazione, come non possa essere immaginato un futuro migliore per questa terra, per i suoi giovani, per i suoi tanti imprenditori, che mai come quest'anno stanno soffrendo, senza infrastrutturazione.
Pertanto va adottata una scelta coraggiosa e, guarda caso, il tipo di iniziativa prevista nella proposta non è del tipo one shot, che si realizza in un posto e finisce lì. E' un'iniziativa intelligente e coerente perché ha il coraggio di rappresentare quello che oggi il turismo chiede: le filiere, le reti, l'armonizzazione coraggiosa e coerente con un paesaggio che certamente va salvaguardato, pur posizionando degli elementi di attrazione; evidentemente il turismo golfistico è per noi importante perché raccoglie in sé tutti quegli aspetti che potrebbero essere utili e necessari a questa terra per parlare, una volta per tutte, di destagionalizzazione, di decongestionamento di alcune aree.
Naturalmente non dipende da questo la risoluzione dei problemi, come non può essere affidata al turismo la risoluzione dei mali di questa terra. E' necessario pensare e parlare di un atteggiamento trasversale; e parlando di quel valore aggiunto nella misura da 32 a 50 euro, che è un PIL aggiuntivo rispetto a quello che viene prodotto, va detto che il turista del golf dà un contributo ancora maggiore. E' un turista high spender, che ha facilità di spesa, che ha un atteggiamento rispettoso verso i beni che utilizza nel territorio in cui trascorre un proprio momento di svago.
Mi piace anche ricordare che il golf non ha una dimensione che attiene solo agli ambiti sportivi, così come non attiene solo ed esclusivamente agli ambiti turistici. E' un po' tutto questo. Rappresenta soprattutto il coraggio di una scelta che interessa una trasversalità di settori, per cui 100 euro spesi da quel turista avranno valenza sul comparto ricettivo strutturato per un 50 per cento, mentre il 18 per cento andrà verso la cultura, così come avviene in tutto il mondo, il 7 per cento andrà verso la moda, il 10 per cento verso l'agro-alimentare.
Questi aspetti, sono certamente utili a questa terra e, legati fra di loro fortemente, appunto con le reti e con il sistema, ci consentiranno solamente di colmare il gap che oggi affligge questa terra; una terra in ritardo su una parametrazione ragionata, ma soprattutto lungimirante.
Io credo sia arrivata l'occasione, grazie a questa norma, di poter scrivere una pagina nuova, perché di fatto lo spontaneismo non è più possibile, perché di fatto il "nanismo", che spesso accompagna le scelte sui territori sofferenti, deve essere dimenticato: dobbiamo fare una scelta di coraggio. E non vi è turismo coraggioso se non è lungimirante, quindi certamente non guarderemo in faccia le questioni relative a questo 2011, e nemmeno quelle del 2012, ma studieremo una proiezione per i 10 anni a venire, perché questa è la "scelta di coraggio" che deve fare il turismo.
E quando si parla di lungimiranza è evidente che deve essere un percorso accompagnato. Abbiamo parlato di una governance istituzionale, nuova, che deve avere naturalmente riflessi sui territori, ma che deve avere anche la capacità di costruire un percorso con gli imprenditori che vanno attratti. In questa terra non si investe, e quindi questa è un'occasione non solo di sviluppo delle reti, della filiera, ma anche di formidabile attrattore di investitori. Dobbiamo immaginare un percorso su questo che forse ci potrà servire, ma è evidente che non potrà essere considerato come la panacea di tutti i mali.
Il turismo va immaginato come un grande mosaico che ha al suo interno i diversi tasselli, uno di questi credo possa essere sicuramente rappresentato dal golf; sport praticato da uomini appassionati che, utilizzando con rispetto la risorsa ambientale, colgono anche l'intelligenza di una destagionalizzazione delle presenze, innanzitutto, ma anche la capacità di cogliere le produzioni migliori della propria terra. Ed è un turista che a noi piace, come ci piacciono i turisti della portualità nautica, del comparto congressuale, del benessere, dell'enogastronomia, della cultura, dell'archeologia.
Questi sono gli elementi alla base della esigenza di scrivere un Piano strategico del turismo in cui tutti questi elementi si incastrino alla perfezione in un mosaico che per quest'Isola è necessario. Quella lungimiranza degli anni '50 credo possa essere ripresa, senza contrasto alcuno, anche in questa sede, credo possa essere ripresa guardando a un domani alla cui costruzione concorrano, ancora una volta, i valori economici, ma anche quelli dell'esperienza professionale e della conoscenza, il poter mettere cioè a disposizione di un territorio tutto ciò di cui una Regione, che nel turismo crede e lo deve dimostrare, necessita. Ecco perché crediamo che la legge sul golf possa rappresentare un'occasione di sviluppo per questo territorio.
Pensiamo, chiaramente, che una legge di questo genere vada accompagnata da altre leggi relative ad altri settori; penso a un provvedimento che consenta di avere una rete viaria interna funzionale, ma soprattutto una rete organizzata del trasporto, perché è proprio dalla circolazione dei giocatori che il turismo gode sino all'ultima goccia della presenza degli uomini che hanno deciso di amare una terra e trascorrervi le proprie vacanze.
In questo comparto credo ci siano tutti gli elementi utili per far rinascere il concetto che la terra, seppure bella, in una fase così tormentata, non può essere lasciata assolutamente al suo destino ma va accompagnata con un progetto complessivo in termini di offerta di servizi, in modo che sappia raccontare attraverso infrastrutture nuove un nuovo modello di sviluppo. La Giunta regionale crede fortemente in questo nuovo modello e auspica l'approvazione di questa norma per noi così importante.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Intervengo per chiedere una breve sospensione della seduta prima della votazione sul passaggio all'esame degli articoli. Presidente, noi stiamo vivendo un momento surreale in questo Consiglio regionale; infatti, mentre sono sotto attacco i nostri diritti, la nostra specialità, le nostre risorse, noi ci occupiamo di golf.
Credo pertanto che sia un bene, prima del passaggio all'esame degli articoli, avere una interlocuzione per capire se questa è veramente la priorità della Regione sarda. Evidentemente l'opposizione si comporterà, nel proseguo dei lavori odierni, anche sulla base degli indirizzi che darà la maggioranza. Le rinnovo pertanto la richiesta di una breve sospensione.
PRESIDENTE. Se non vi sono opposizioni, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 16, viene ripresa alle ore 11 e 25.)
PRESIDENTE. Comunico ai colleghi che il collega Capelli è rientrato dal congedo.
E' in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Il primo iscritto a parlare per dichiarazione di voto è il consigliere Matteo Sanna che, non essendo presente in Aula, decade.
Ha domandato di parlare il consigliere Sanna Gian Valerio per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, confermo il voto contrario sul passaggio all'esame degli articoli di una proposta di legge che, nonostante il precipizio franoso sul quale si trova la Regione sarda, viene ciecamente considerata meritevole di attenzione a fronte di una relazione dell'Assessore che ci dice che il turismo di cui stiamo parlando è qualcosa che, in questo momento, si può sinteticamente definire come una realtà con il segno meno; ha usato questo termine "meno". Che dire?
Vorrei solamente dire, poiché ieri sono stato citato dall'onorevole Meloni, che ho riletto le cose che ho detto e ho verificato di averlo nominato, e dichiaro che non lo nominerò più a proposito di questa proposta di legge perché quando un testo di legge arriva in Aula ritengo che perda i connotati delle personalità che l'hanno ispirato.
Ripeto e riaffermo anche, però, che non ci sono precedenti nella storia di questa autonomia in merito all'acquisto di pagine a pagamento sui giornali sardi per ringraziare la Commissione di un lavoro fatto e per chiedere al Consiglio di comportarsi nella stessa maniera, con celerità ed efficacia. Non ha precedenti!
Ognuno decida come vuole chiamare questa azione, io l'ho definita una questione che non può ricevere il mio consenso dal punto di vista morale e questo ribadisco, chiedo comunque che venga rispettata anche la mia legittima posizione su questa questione. Poi ognuno se la veda a casa sua e con la sua coscienza.
Questa è una proposta di legge fuori dalla storia, fuori dal mercato, fuori dalla logica, fuori dal buon senso e persino non opportuna in un momento nel quale dovremmo essere chiamati, responsabilmente, a trovare non i luoghi della differenziazione ma i luoghi della convergenza; è un fatto gravissimo che dimostra che a chi vuole portare avanti con protervia questa legge non interessa il futuro della Sardegna.
Per questo il nostro voto è doppiamente negativo perché abbiamo di fronte degli interlocutori che, probabilmente, non hanno la esatta consapevolezza della situazione nella quale si trova la Sardegna e con i quali ovviamente non possiamo avere un dialogo molto lungo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, interverrò molto brevemente; onorevole Sanna, in merito a quella pagina sul giornale, che lei ha citato diverse volte, posso anche essere d'accordo sul fatto che non avesse senso, ma io credo che volessero ringraziare non per un lavoro fatto quanto per una particolare attenzione posta a un problema che comunque esiste, se tale lo vogliamo definire. Noi, essendo del parere che si debba andare avanti, voteremo ovviamente a favore del passaggio all'esame degli articoli di questa proposta di legge, ma non abbiamo mai dichiarato che dovesse essere approvata nel testo esitato dalla Commissione: è una proposta di legge che, certamente, ha necessità di essere modificata, aggiornata.
Voglio fare, però, una considerazione. Non vorrei che si ingenerasse in quest'Aula l'idea (e l'avete fatta balenare, anche all'esterno) che il centrodestra, ma in particolare il P.d.L., sia scarsamente attento alle problematiche ambientali; questo è meglio non pensarlo, perché noi siamo molto più attenti di quanto voi non possiate pensare e lo dimostreremo anche con gli emendamenti, lo dimostreremo con i fatti.
Il problema ambientale non riguarda solo il centrosinistra, riguarda anche il centrodestra, riguarda tutti, riguarda la collettività dei sardi;pertanto, tutte le motivazioni che possono indurre, in un momento come questo, a votare contro il passaggio all'esame degli articoli hanno una giustificazione politica. Credo ci siano i tempi per discutere di questo argomento, era all'ordine del giorno, ma subito dopo ritengo sia necessario, invece, affrontare altri problemi e questa Aula sarà molto attenta e rigorosa nel prendere delle decisioni.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Petrini è rientrato dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Matteo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI). Presidente, chiedo scusa all'Aula e a lei personalmente perché, pur essendomi prenotato per la dichiarazione di voto a nome del Gruppo U.D.C.-FLI, non ero presente in Aula quando sono stato chiamato. Chiedo pertanto se l'Aula, cortesemente, mi concede la possibilità di poter effettuare la dichiarazione di voto a nome del Gruppo non essendoci altri iscritti del Gruppo stesso.
PRESIDENTE. Se non vi sono opposizioni, e chiarendo che questa concessione non costituisce precedente, ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna per dichiarazione di voto.
SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI). Io intervengo a nome del Gruppo U.D.C.-FLI per la dichiarazione di voto sulla proposta di legge numero 83; una proposta di legge, come ho avuto modo di definirla anche durante il mio intervento ieri, innovativa (il collega Giampaolo Diana, ieri ha citato quasi stupito questa mia definizione), l'unica proposta di legge innovativa, nuova, importante, che ha il coraggio di sollevare un problema: il calo della presenza turistica in Sardegna che vogliamo affrontare con degli strumenti legislativi.
Molti di voi, nella giornata di ieri e anche stamattina, si sono sorpresi del fatto che il Consiglio regionale si occupi, in un momento di crisi, in un momento particolare per la Sardegna, di una proposta di legge sul golf; io vorrei ricordare ai colleghi dell'opposizione che nella passata legislatura (allora erano in maggioranza), mentre la Sardegna affondava, mentre le aziende chiudevano, mentre l'agricoltura piangeva e urlava, in Consiglio si discuteva della legge sul cinema. Quindi volete dirmi che differenza c'è fra le emergenze che abbiamo ereditato dalla scorsa legislatura e le emergenze attuali?
Noi crediamo in questa proposta di legge, il nostro Gruppo crede in questa proposta di legge, siamo sostenitori convinti del fatto che con questo strumento si possa creare una speranza, una speranza per il futuro dei sardi, una speranza per il nostro turismo che, voglio sottolineare, è l'unica vera industria sulla quale, a mio parere, la Sardegna deve investire nei prossimi anni. Non esistono altre industrie se non quella del turismo.
Ho apprezzato l'intervento dell'Assessore competente, un intervento da esperto del settore, un intervento lungimirante, un intervento devo dire anche molto umile da parte di chi conosce il problema e, soprattutto, vuole affrontarlo con serietà attraverso il confronto. Ieri abbiamo assistito a dei sermoni da parte…
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, noi esprimeremo un voto contrario su questo provvedimento per quello che contiene, per come è stato articolato, per gli interessi che ancora una volta intende tutelare piuttosto che favorire, per i bisogni che invece si accantonano, si marginalizzano, per il tempo sbagliato scelto per la sua discussione e per il suo approfondimento, il tempo dello scontro sociale, della insoddisfazione generale, di un assalto al ceto politico che non fa differenza tra coloro che si applicano ai bisogni e coloro che invece non fanno altro che promuovere particolarismi e corporativismi. Per queste ragioni, che sono politiche e di merito, noi voteremo contro.
Ci sarebbe piaciuto e ci piacerebbe, perché non escludiamo che possa venire un segnale positivo dallo stesso Consiglio, che questo provvedimento, al di là delle differenze di valutazione, subisse una sospensione e lasciasse il posto ad altro tipo di discussioni, ad altri atteggiamenti da assumere nei confronti per esempio dello Stato, a questioni più urgenti, alla ricerca di una unità piuttosto che di una divisione attorno ai grandi temi che interessano l'insieme del popolo sardo; per questo, al di là dell'esito del voto sul passaggio all'esame degli articoli, questa riflessione noi la proponiamo all'intero schieramento di centrodestra.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, prendo la parola per annunciare il mio voto contrario sul passaggio all'esame degli articoli di questa proposta di legge. Innanzitutto perché trovo effettivamente surreale ostinarsi su questa discussione trascurando quello che sta accadendo in Italia e in Sardegna in queste ore, trascurando il fatto che da ieri siamo a conoscenza che le entrate, a fronte delle quali abbiamo programmato gran parte delle nostre spese, semplicemente non esistono più. E noi continuiamo ad attardarci su una proposta di legge che abbiamo chiamato legge sul golf. Voto contro nel merito della legge che ci chiedete di continuare a discutere.
Ho sentito poc'anzi la relazione dell'Assessore del turismo, nonostante questa proposta di legge sia stata discussa nella Commissione urbanistica, perché evidentemente la parte prevalente non è il golf ma sono le cubature, la volontà di trasformare le aree agricole, anche vicine al mare, in aree edificabili, fuori da ogni logica, fuori dal piano Paesaggistico regionale, regalando un premio di cubatura a interessi che evidentemente sono dispiegati in questa Regione.
Una proposta di legge discussa in Commissione urbanistica ma presentata in Aula, discussa in Aula dall'Assessore del turismo, facendo finta che di turismo si tratti.
Nella relazione che ho appena sentito ci è stato ricordato giustamente come il turismo sia un mosaico formato da tante tessere, tanti tipi di turismo - quello enogastronomico, quello culturale, eccetera - oggi però ci stiamo concentrando unicamente sull'unica tessera che ha bisogno di altri metri cubi: ci sono tante altre tessere che hanno bisogno di attenzione, che hanno bisogno di altre infrastrutture, che hanno bisogno di una messa a sistema, che hanno bisogno di sostegno, di aiuto, ma l'unico turismo, l'unica tessera di cui siamo capaci di occuparci è quella che ha bisogno di altri metri cubi regalati e che ha bisogno di trasformare terreni agricoli in terreni edificabili. Questo è il punto.
Mi è piaciuto il richiamo a un'altra Regione, ad altri tempi di maggiore lungimiranza in cui si avviò l'infrastrutturazione degli alberghi in Sardegna (da Sorgono a Tonara, a Santa Caterina di Pittinurri, sopra Cuglieri) con l'ESIT; quegli alberghi li ha costruiti la Regione senza andare a cercare qualcuno che, pur di fare gli alberghi, avesse bisogno di qualche regalo, non è andata a cercare qualcuno a cui fare dei regali che, possibilmente, avrebbero dovuto pagare le future generazioni.
Noi in quest'Aula non ci stiamo comportando con quella lungimiranza, Assessore, non stiamo cercando di governare la nuova infrastrutturazione, stiamo dicendo: fatela voi e in cambio vi diamo quello che non siamo capaci nemmeno di avere il coraggio di riferire in quest'Aula, in cambio vi diamo 50 mila metri cubi…
PRESIDENTE. Onorevole Soru, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto a favore da parte del Gruppo del Partito Sardo d'Azione.
Io ho sentito l'ultimo intervento, dell'onorevole Soru, e, l'ho già detto ieri, siccome non ci riteniamo dei cementificatori, voglio ricordare all'onorevole Soru che in un'intesa per Is Molas su 240 ettari sono stati concessi 426 mila metri cubi; questi sono i dati dell'ufficio urbanistico dell'Assessorato, pertanto non sono una mia invenzione. Nei dieci campi, non venti quindi, che richiedono cento ettari ciascuno, arriviamo a mille ettari, se questa proposta di legge venisse approvata, si potrebbero concedere 500 mila metri cubi, quindi abbiamo un rapporto di 1 a 10. A questo punto vorrei capire perché quando assumono loro delle decisioni non sono cementificatori e noi invece lo siamo.
Detto questo, noi siamo anche convinti che nell'articolato ci sia molto da rivedere. Lo abbiamo sostenuto ieri e lo ripetiamo oggi: saremo critici sui punti in merito ai quali dovremo esserlo, lo faremo apertamente e se questo a qualcuno dovesse dispiacere a me poco importa, perché ognuno deve esercitare e manifestare liberamente il proprio pensiero in quest'Aula: la democrazia ci dà questa opportunità e nessuno ce la potrà mai levare.
A dimostrazione di quanto sto sostenendo, quando parleremo di distanza dalla costa, di eventuali risorse da spendere (per noi ad esempio la Regione non dovrà spendere una lira su questa proposta di legge), manifesteremo il nostro pensiero in assoluta sincerità, come sempre abbiamo fatto visto che, quando non abbiamo condiviso le proposte, anche se provenienti dalla stessa maggioranza, abbiamo votato contro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, intervengo per ribadire, il profondo imbarazzo nel continuare a parlare di questa, pur opportuna, proposta di legge sul golf mentre sull'Aula incombono ben altri problemi, direttamente legati a ciò che l'Assessore del turismo ha detto nella sua relazione; una relazione molto bella, molto precisa, che però poco ha a che fare con il provvedimento in discussione.
Io mi asterrò in questa votazione, semplicemente perché ho fiducia che il testo venga modificato. Ormai siamo in Aula, sono d'accordo, parliamone, è opportuno completare questo tassello di quel mosaico in costruzione, il mosaico dell'intervento e della programmazione turistica in Sardegna. È chiaro, però, che incombe la discussione successiva. Infatti, per portare avanti il progetto di cui lei ha detto, infrastrutturazione e trasporti in modo particolare, abbiamo bisogno delle entrate, abbiamo necessità di poter programmare la spesa, oltre che di controllare la spesa. Ecco la spiegazione del mio profondo imbarazzo.
A me piace parlare del PIL e di quanto il turismo incida sul PIL ma mi è venuto in mente, mentre discutevamo, anche il BIL, il benessere interno lordo, di cui parlò Kennedy anni fa. Perciò la mia astensione è un atto di fiducia, nel senso che spero si rivedano le norme sui premi di volumetrie che vengono concesse, sullo stanziamento inserito a favore della "Sardegna promozione" per spendere ancora in pubblicità, come ho detto precedentemente nel mio intervento, in un settore che non ha necessità di quel tipo di pubblicità.
Confido pertanto sul fatto che l'Aula, la maggioranza, gli stessi proponenti possano accettare le correzioni dovute perché effettivamente si approvi una legge sul golf che semplifichi le autorizzazioni, che dia una mano sotto questo punto di vista, che inviti gli imprenditori a investire in Sardegna, perché funzioneranno i trasporti, perché ci saranno le infrastrutture, ma anche un ambiente da curare e l'attenzione dovuta da parte della pubblica amministrazione agli investimenti. Perciò confido nelle modifiche più che opportune che potremo rappresentare fino dalla prossima settimana, per passare rapidamente agli argomenti che incombono pesantemente su questa Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Prima di impiegare i tre minuti per la dichiarazione di voto, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori e sulla relativa organizzazione degli stessi per sapere, prima della votazione sul passaggio all'esame degli articoli, se il sistema funziona, se il voto di astensione verrà ritenuto negativo o positivo, se ci siamo dotati eventualmente di un pallottoliere di riserva per capire quando e se 31 sono più di 30, perché è evidente che annunciare un eventuale voto di astensione, come ha fatto l'onorevole Capelli, se venisse considerato come due giorni fa sarebbe un voto contrario e io non lo dichiarerei.
Chiedo quindi questi chiarimenti, soprattutto se abbiamo almeno un pallottoliere in maniera tale che se il Consiglio approva anche la Presidenza dichiarerà che la legge è approvata, se il Consiglio non approva dichiarerà che non è approvata e non il contrario. Da queste rassicurazioni dipenderà la mia dichiarazione di voto che farò subito dopo.
PRESIDENTE. La Presidenza ritiene che le sue dichiarazioni non meritino alcuna risposta perché, onorevole Cuccureddu, le ho già detto di lasciare il sarcasmo gratuito fuori da questa Aula.
Ha domandato di parlare il consigliere Ben Amara per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, un bel discorso quello dell'Assessore; un americano direbbe che è stato un discorso cool, lineare, linguisticamente pulito. Ma è stato soprattutto un discorso velato. Come può il golf rafforzare l'identità sarda, come dice lei? In questo caso non si tratta di identità sarda, perché se l'identità non è proiettata verso il futuro è condannata a sparire, rimarrà solo il sentimento identitario. Come reagisce l'Assessore alle due condanne della Commissione europea e, soprattutto, alla proposta di legge Brambilla-Berlusconi? Chi ci garantisce che questa proposta di legge non danneggi le zone protette, come può diventare sviluppo il golf, sviluppo di che cosa? Questo progetto di legge non crea niente, né lavoro né sviluppo. Il mio voto è positivamente negativo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Vargiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, io ho chiesto di intervenire per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, lei è intervenuto sull'ordine dei lavori; si è iscritto nuovamente per la dichiarazione di voto e deve rispettare coloro che si sono iscritti prima di lei. Quindi abbia rispetto, abbia rispetto, non esiste solo lei in questa Aula. Parlerà quando sarà il suo turno.
Ha domandato di parlare il consigliere Vargiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, nell'esprimere a nome dei Riformatori il voto a favore della votazione per il passaggio all'esame degli articoli della proposta di legge in discussione, vorrei fare due precisazioni.
La prima, da parte della maggioranza nessuno credo abbia mai definito questa come "proposta di legge sul golf", definizione invece usata e abusata dagli esponenti della minoranza. Noi non consideriamo questa una "legge sul golf", la consideriamo una proposta di legge di sviluppo economico che agisce sul PIL e, come l'Assessore del turismo, anche noi pensiamo che lo sviluppo economico sia un mosaico complesso, formato da tante parti.
In Sardegna lo sviluppo economico è costruito anche sul turismo, anzi, per il ruolo di filiera che noi gli abbiamo sempre attribuito, probabilmente il turismo è uno degli elementi fondamentali dello sviluppo economico della Sardegna. Il turismo passa anche per il golf, questa è una legge di infrastrutturazione che si rivolge al settore del turismo golfistico ed è pertanto una legge della grande famiglia dello sviluppo economico, della sottofamiglia del turismo, della sottofamiglia della infrastrutturazione turistica, e sceglie di infrastrutturare turisticamente attraverso l'intercettazione di una fascia di turismo presente, che abbiamo bene in mente e che vorremmo fare arrivare in Sardegna: quella del turismo golfistico.
La seconda considerazione attiene al fatto che molti colleghi del centrosinistra, ma anche del centrodestra devo dire, hanno ipotizzato che su questa legge ci possano essere delle modifiche, cosa che noi Riformatori, ma credo l'intera maggioranza, siamo assolutamente disponibili a discutere avendo come punto di riferimento, come deadline, come punto di caduta della proposta di legge la sostenibilità economica degli investimenti.
Pertanto saremmo anche d'accordo con quanto proposto dall'onorevole Soru, cioè che se ci fossero dei soldi si potrebbero abolire le cubature e dare dei soldi agli imprenditori con l'obiettivo di arrivare comunque a una legge che sia sostenibile economicamente e, quindi, che abbia degli investitori che decidano di fare quello che noi riteniamo positivo fare per aumentare il Pil e lo sviluppo economico della Sardegna. Una cosa assolutamente coerente con gli argomenti importanti di cui discuteremo non appena espletata questa votazione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Presidente, effettivamente, quando una legge è unica o quasi unica ogni aggettivo è lecito: è la più bella, è la più brutta, è la migliore, è la peggiore, non c'è paragone, non c'è confronto. Il fatto è che il momento attuale, probabilmente senza colpa di alcuno, non è né il più adeguato né il più opportuno per discutere questa o altri progetti di legge simili, e probabilmente ne avremo testimonianza a breve con la discussione su ben più gravi problemi.
Questa proposta di legge poteva comunque essere migliore, probabilmente era migliore nella sua stesura iniziale e, così come è successo per il Piano casa, la Commissione lavori pubblici e urbanistica invece di migliorarla l'ha peggiorata. Io non so se sarà possibile renderla più spendibile, più accettabile, fare in modo che sia veramente una proposta di legge che guardi più allo sviluppo turistico, in particolare a quello del turismo golfistico, e meno a interessi che invece con questa attività economica niente hanno a che fare.
Se riflettiamo sulle considerazioni che ha appena svolto l'Assessore, che io ho ascoltato molto volentieri e con grande interesse, si ha la conferma che rispetto a questa proposta di legge abbia parlato d'altro, pur svolgendo un ragionamento interessante e che a me è piaciuto, ha parlato d'altro. Infatti, Assessore, questa proposta di legge, del settore di cui lei, ha parlato, non parla e io le dico, purtroppo non parla; speriamo che nel corso della discussione che faremo successivamente, se la faremo, qualcosa possa essere recuperato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, innanzitutto vorrei fare gli auguri all'onorevole Matteo Sanna per il suo rientro in maggioranza; oggi ha fatto un intervento ancora più governativo di quello del Capogruppo del P.d.L. che, in maniera più pacata, ha ammesso che nella proposta di legge ci sono aspetti da migliorare. Vorrei poi ribadire il mio no, il mio no acuito dalla preoccupazione a seguito della replica dell'Assessore.
Assessore, non me ne voglia, ma lei ha fatto una replica diciamo standard, ha fatto un compitino, ha tirato fuori una relazione sul golf che poteva andare bene a prescindere dalla discussione dell'Aula. Adesso può anche consultarsi con i suoi esperti al telefono, ma la sua relazione andava bene comunque, ha praticamente ignorato il dibattito e le considerazioni emerse in quest'Aula, forse perché non ha seguito neanche il dibattito in Commissione; alla fine lei sarà pure un esperto di golf e di turismo golfistico ma, certamente, non ha dimostrato di conoscere questa proposta di legge.
Io non dirò delle cose nel merito, mi sono espresso nel mio intervento nel corso della discussione generale. Voglio invece sottolineare come questa proposta di legge sia, innanzi tutto, inefficace e inapplicabile anche rispetto ai suoi obiettivi, che pure ritengo lodevoli, per cui credo che richiederà un grande impegno sugli emendamenti. La domanda che ci facciamo, e la rivolgo al presidente Cappellacci, è se avremo tempo nei prossimi giorni per dedicarci agli emendamenti e ai miglioramenti di questa proposta in discussione o se dovremo dedicare il nostro tempo ad altro.
E'solo questo il dubbio che mi pongo; quindi riterrei utile, anche dopo il passaggio all'esame degli articoli, se il tempo fosse ridotto o se tutte le battaglie che sappiamo essere all'ordine del giorno (vedi vertenza entrate, grandi mobilitazioni, emergenze della nostra Sardegna, confronto con lo Stato, diritto alla mobilità) dovessero richiamare, come credo dovrebbe essere, ogni minuto della nostra attenzione, impedendoci di dedicare il tempo che comunque meriterebbe a questa legge, una sospensione. Il mio voto pertanto è contrario nella speranza che ci si dia il tempo di migliorare questa proposta di legge al fine di darle più efficacia rispetto al raggiungimento dei suoi stessi obiettivi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V). Signora Presidente, nella fase preliminare di discussione di questa proposta di legge avevamo chiesto il rinvio in Commissione della medesima. Io annuncio pertanto il voto contrario del Gruppo dell'Italia dei Valori, nonostante noi non abbiamo alcuna preclusione a una riflessione attenta e motivata sulla possibilità, in Sardegna, di uno sviluppo del turismo legato alla pratica del golf; assolutamente non abbiamo alcuna preclusione, anzi, lamentiamo il ritardo che in Sardegna, e nel Meridione in particolare, si manifesta nell'ambito di uno dei tanti "turismi possibili". Così come abbiamo anche lamentato la confusione nell'approvazione di questo progetto di legge.
Io in termini non polemici, perché ho apprezzato il suo intervento, assessore Crisponi, dico che non capisco perché sia intervenuto lei a conclusione della discussione generale, mi sarei aspettato infatti che intervenisse l'assessore dell'urbanistica, l'onorevole Rassu; anche perché la sesta Commissione, che si occupa di lavoro, occupazione, turismo, eccetera, si è limitata a una fugace verifica del provvedimento, mentre il lavoro pesante, anche di peggioramento della proposta di legge iniziale, l'ha fatto la quarta Commissione, cioè la Commissione urbanistica.
Questo è la dimostrazione del fatto che questo provvedimento è entrato in Commissione con la possibilità di poter essere migliorato per la necessità, sono i suoi riferimenti, assessore Crisponi, di creare un sistema che deve sostenere il turismo a cinque o a più stelle, e il turismo del golf è quello.
Noi abbiamo già esempi in Sardegna dimostrativi del fatto che, in mancanza di questi servizi connessi all'attività del golf, il golf non va avanti, le strutture golfistiche non vanno avanti. Il campo di Is Arenas, per le mie conoscenze, dal punto di vista sportivo viene considerato uno dei migliori campi in Italia, e l'Italia ha quattrocentosette impianti golfistici, la Sardegna ha gli impianti presenti nella Provincia di Brescia che, considerati i tagli della Federazione italiana golf, ha dodici campi ufficiali mentre la Sardegna attualmente ne ha tredici.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Franco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MELONI FRANCO (Riformatori Sardi). Presidente, potrei quasi rinunciare perché quello che dovevo dire lo ha detto, sicuramente meglio di me, il mio Capogruppo. Consentitemi, comunque, delle brevi considerazioni. Colleghi, non stiamo parlando di una legge sul golf, lo ripeto e lo ribadisco, stiamo parlando di una legge di sviluppo economico, almeno quello che noi speriamo, ci auguriamo, è che sia una legge di sviluppo economico.
Collega Salis, non decido io e neppure lei l'assegnazione dei progetti di legge, è una decisione del Presidente. Non vedo pertanto nulla di strano nel fatto che in un momento difficile, drammatico per la nostra economia, mi riferisco anche alle notizie che arrivano da Roma, noi parliamo di sviluppo economico. Se lo avessimo fatto due anni fa, oggi forse la legge sul golf avrebbe già dato qualche risultato e saremmo in una situazione leggermente migliore rispetto a quella in cui effettivamente ci troviamo. Quindi non trascuriamo nulla, non trascuriamo i problemi, non trascuriamo la gravità della situazione, cerchiamo di fare in buona fede, forse sbagliando, per carità, nessuno è perfetto, gli interessi dei sardi, interessi citati dal presidente Soru poco fa nel suo intervento.
Presidente Soru, lei ieri ha fatto un intervento molto bello, a me è piaciuto molto pur essendo ovviamente in disaccordo, perché lei è nettamente contrario a questa proposta di legge, tuttavia era un intervento sereno. Invece, stamattina si è riferito agli "interessi" con tono spregiativo. Presidente, non è così, non abbiamo interessi particolari; infatti quando la sua Giunta, come le ho già detto ieri, sulla via dell'exitus (exitus in senso medico, non in senso di uscita), ha stipulato accordi di programma per milioni di metri cubi, adesso ricordo quello da 220 mila metri cubi su 16 ettari (più o meno i numeri sono questi) a Tortolì, nessuno di noi ha pensato e pensa che lei fosse in malafede, o avesse interessi, per carità!
Lei stipulò quell'accordo perché era convinto che fosse la cosa migliore da fare, noi questo glielo riconosciamo, e saremmo molto contenti se anche lei, quando parla di noi, usasse lo stesso sistema. Forse stiamo sbagliando, Presidente, nessuno di noi ha l'esclusiva della "cosa più giusta", però stiamo facendo una cosa in buona fede, senza interessi, senza che nessuno ci spinga o ci dia un qualunque genere di retribuzione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). L'intervento del consigliere Soru dà l'idea della differenza che esiste tra le vostre politiche di sviluppo e quelle sul turismo rispetto alle nostre. Nelle vostre politiche prevale una visione conservatrice, una visione chiusa, una visione del turismo che per voi probabilmente si limita con soddisfazione ai due mesi estivi di luglio e di agosto e a qualche sagra paesana.
E vi attaccate ancora all'onorevole Soru, che è il maestro delle politiche dei veti e dei divieti, salvo logicamente le dovute eccezioni; ancora ponete la questione dei cementificatori, dei costruttori, come se dietro questa proposta di legge ci fossero chissà quali speculatori o quale lobby. Onorevole Soru, lei lo sa bene, non c'è da speculare su nulla, perché quelle cubature che esistevano e che erano a disposizione le avete utilizzate tutte voi attraverso quelle intese e a seguito di quelle gite, che non erano gite turistiche, con gli elicotteri che lei ricorda benissimo.
Se lei ci porta su questo piano, è chiaro che non si può assolutamente dialogare, perché noi stiamo soltanto ipotizzando, come è stato detto da tutti, non di inventarci qualcosa di nuovo nel turismo, ma di creare le condizioni perché l'offerta turistica sarda sia aperta e si arricchisca anche di questa specialità che dovrebbe far diventare la Sardegna competitiva e non esclusa dalla grande industria del turismo. Ecco perché votiamo in modo convinto a favore del passaggio all'esame degli articoli, perché riteniamo davvero che questo provvedimento sia un ulteriore volano per arricchire l'offerta turistica e quindi anche le politiche di sviluppo di questa nostra realtà.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Intervengo per annunciare il mio voto contrario sul passaggio all'esame degli articoli e per svolgere, molto sinteticamente, due o tre considerazioni. In primo luogo mi rivolgo all'assessore Crisponi. Assessore, per la prima volta, e bontà sua, lo dice lei, sento dire che nel turismo non ci sono precari, è una novità, la prendo come tale, mi era sembrato invece che fosse uno dei settori in cui la precarietà dei lavoratori è più marcata, forse si chiama stagionalità, ma la sostanza è questa. L'assessore Manca, che è presente, forse potrebbe dirimere questa questione.
Un'altra considerazione la porto all'attenzione del collega Matteo Sanna. Onorevole Sanna, non si può fare un paragone tra la crisi di questi ultimi anni e quella della passata legislatura, badi bene, non per merito, per carità, non solo per merito di chi governava. Chi dice una cosa del genere vuol dire che non sa leggere la realtà, non sto dando titoli a chi ha governato il Paese e questa Regione negli ultimi sette anni; la crisi che è sotto gli occhi di tutti in quest'ultimo periodo non ha paragoni, ahinoi, non soltanto rispetto ai precedenti due lustri, ma anche agli ultimi quattro, cinque, questo lo dicono tutti gli osservatori economici, quindi, per cortesia, non facciamo paragoni che non stanno né in cielo né in terra.
Altra questione; mi rivolgo soprattutto all'onorevole Pittalis per sottolineare che non è vero che non c'è possibilità di nuova cubatura, caro onorevole Pittalis, tanto è vero che voi, in una delle norme, ripristinate la zona F. Perché lo fate? Ieri Vargiu ci diceva: "Insomma, questa legge serve per dare da mangiare a chi ha fame", forse questo è vero quando si costruiscono le case ma, badate, l'edificazione non è mai stata associata a una politica di sviluppo.
Questa è una delle ragioni fondamentali per cui per noi questa normativa è irricevibile. Caro Pittalis, ripeto, voi introducete una norma per realizzare nuova cubatura. Crisponi ha richiamato le direttive della UE sulla ristrutturazione e la riqualificazione del patrimonio; per cortesia, presentate una proposta che riqualifica e ristruttura l'esistente, e poi ne discuteremo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, trovo sconcertante che in quest'Aula si continui ancora a discutere di questa proposta di legge senza prendere minimamente in considerazione ciò che sta avvenendo a Roma. Non possiamo, come classe politica, continuare a far finta di niente e continuare a non sentire il piede dello Stato che sta schiacciando la testa ai sardi.
Quindi invito tutti i colleghi a uscire da questo stato di narcosi; noi dobbiamo discutere di altro, non perché questa proposta di legge non sia degna, come tutte le proposte è degna di essere affrontata e discussa. Io mi sono già espressa, sono contraria, e sinceramente non vorrei ancora perdere tempo a parlare di golf; dobbiamo abituarci invece a capire quali sono le priorità che si presentano, le priorità politiche; ci stanno togliendo la dignità, prima di tutto il resto, ci stanno togliendo la dignità di popolo, ci stanno prevaricando su tutto.
Tutto questo sta avvenendo per qualche ragione, e come classe politica, dovremmo cominciare a chiederci il perché, porci qualche domanda. Forse le relazioni eccessive di amicizia con il Governo Berlusconi non ci hanno fatto bene, per cui oggi noi siamo privi di rappresentanza a Roma, come Consiglio regionale in generale dobbiamo rigorosamente prendere posizione. Noi abbiamo il dovere, oltre che politico anche morale, di dare risposte ai sardi. Per cui io, mi scuso anche con i colleghi Riformatori, rinvierei questo dibattito a un momento successivo e, sinceramente, parlerei di altro. Noi non possiamo far finta di niente, siamo una vergogna!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). E' evidente l'aspetto paradossale che tutti noi abbiamo notato. I presentatori del Gruppo dei Riformatori, Meloni e più, predispongono una proposta di legge dal titolo "provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico", la Giunta ritiene che si parli di turismo, infatti è l'assessore Crisponi che interviene, la legge viene assegnata alla Commissione urbanistica, che naturalmente fa il suo dovere, cioè evidenzia, accentua gli aspetti urbanistici non essendo competente a occuparsi di turismo.
Ma non è il primo caso di errore di questo genere; la proposta di legge sul turismo nautico è stata assegnata alla Commissione dei lavori pubblici, la proposta di legge sul cicloturismo è stata assegnata ai lavori pubblici, è chiaro che questo Consiglio non può avere una Commissione che studi il turismo, nel suo complesso, gli elementi di motivazione delle vacanze, la realizzazione di un progetto strategico, quando l'argomento viene spezzettato e assegnato alle Commissioni che non sono competenti.
Quindi c'è un problema di qualcuno che compie degli errori, e qualcuno che ogni volta e ogni tanto li deve far rilevare, perché tutti noi ci siamo resi conto che il provvedimento è stato assegnato alla Commissione sbagliata; Commissione che ha fatto il suo dovere, l'ha fatto benissimo, evidenziando quegli aspetti. Ora, io credo che attraverso gli emendamenti si possano riportare in evidenza gli aspetti turistici.
C'è stata una disponibilità da parte di qualche esponente della minoranza, mi riferisco in maniera particolare all'onorevole Porcu, a cercare di apportare dei miglioramenti, evitando una contrapposizione ideologica ai campi da golf, al turismo golfistico, al turismo in generale.
Io credo che se ci sono compendi, quindi strutture alberghiere, anche sul mare, e alle spalle di queste viene realizzato un campo da golf, utilizzando finanziamenti pubblici, non aggiuntivi, la legge numero 188, i Pia turismo, perché non si devono poter realizzare campi anche con superfici minime, le club house soltanto, e non seconde case o altro? Io credo che con gli emendamenti potremmo cercare di minimizzare l'impatto volumetrico e ottimizzare invece l'impatto turistico. Per questo voterò favorevolmente, mi sarei anche potuto astenere, ma non mi astengo perché non so ancora come verrebbe considerato il voto di astensione. Quindi il mio voto sarà favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, la legge è stata assegnata alla Commissione giusta, perché la legge va valutata non per il titolo, ma per il contenuto degli articoli, e la materia prevalente era quella urbanistica.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, a me pare, come ho detto più volte nel corso della discussione di questa proposta di legge, che siamo fuori dal mondo, che in questo Consiglio ci parliamo addosso, ma ci sono anche i sardi, non c'è soltanto il Palazzo. Presidente, le cose non si stanno mettendo bene; ora, la discussione in atto vi vede protagonisti nel senso che, avendo vinto le elezioni, scegliete voi le priorità, è giusto così. Però quando si fa un richiamo all'unità e alla mobilitazione congiunta, non solo da parte del Presidente della Regione (oggi ha incontrato anche la minoranza, e lo ringraziamo per questo), ma anche da parte del Capogruppo, l'onorevole Diana, che nei giorni scorsi ha parlato di metterci d'accordo su tre priorità e tra queste vi è questa proposta di legge che secondo voi promuove e risolve lo sviluppo economico della Sardegna, allora noi non siamo d'accordo, noi crediamo che ci siano altre urgenze in una Sardegna sotto attacco e sotto schiaffo da parte del Governo.
Non è il caso pertanto di generare altra confusione richiamando la lottizzazione di Is Molas fatta salva nell'ambito delle norme di salvaguardia. Quella di Is Molas era una lottizzazione già approvata dal centrodestra e, tra l'altro, la Giunta regionale con la stipula dell'intesa ha consentito per una minima parte delle cubature previste quella lottizzazione, situata a 10 chilometri circa dal mare, che riguardava la ristrutturazione e l'ampliamento di alberghi e simili. Quindi, ripeto, non c'è bisogno di aggiungere confusione a confusione.
Presidente Cappellacci, poco fa il Ministro Tremonti ha dichiarato che le Regioni non vivono la sofferenza economica, basta guardare, così ha detto, le loro sedi (forse è stato a Villa Devoto), io credo che la situazione sia grave, e sia grave anche questa dichiarazione. E' necessario, pertanto, parlare al più presto di entrate, parlare di un conflitto che si deve innescare al più presto con lo Stato e smetterla con questa farsa del golf.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Artizzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ARTIZZU (U.D.C.-FLI). Presidente, io voterò a favore del passaggio all'esame degli articoli della proposta di legge, naturalmente tenendo conto di tutti gli emendamenti che saranno presentati; voto a favore in modo convinto, come consigliere regionale e come sardo. E devo dire anche che ritengo questa proposta uno strumento utile per lo sviluppo. Certo, non sarà il colpo di reni, il colpo d'ala di Crespellani, però è un testo di legge importante perché traccia una strada.
Mi dispiace, quindi, sentire da parte degli stimati consiglieri del centrosinistra una presa di posizione che, sostanzialmente, è preconcetta, cioè bisogna votare contro, bisogna inventarsi che c'è la speculazione, bisogna inventarsi che ci sono gli oscuri speculatori e ripensare con nostalgia al regime instaurato nella legislatura precedente.
Certo, vi sono differenze sostanziali nell'impostazione dello sviluppo del riutilizzo territoriale e paesaggistico, ce ne sono tante differenze, ma una mi sta particolarmente a cuore, ed è che qui, comunque la si voglia vedere, colleghi, si fa una legge che traccia delle regole che saranno uguali per tutti, a differenza di ciò che avveniva nella passata legislatura, dove si facevano le leggi uguali per tutti e si prevedevano, all'interno di quelle leggi e di quei regolamenti, le corsie preferenziali per i pochi; corsie che hanno generato le Intese, e cioè le più grandi porcherie che siano state fatte negli ultimi anni da questa Regione: l'istituzionalizzazione dell'intrallazzo e del favoritismo.
Credo sia, pertanto, tempo di scelte coraggiose e, debbo dire, non sia più tempo invece di sentire il Muezzin che ogni tanto arriva, sale sul minareto, fa il suo sermone e poi se ne va, mantenendo questa impostazione di una propria identità politica che potrei riassumere, molto semplicemente e molto rapidamente, con la stessa valutazione che, credo, abbiano dato i sardi: calvinista per sé, khomeinista per gli altri.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Rinuncio per brevità.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dedoni. Onorevole Espa, se anche lei rinuncia ha i ringraziamenti dell'Aula.
ESPA (P.D.). No, non rinuncio.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, è una frase fatta: non pensavo di intervenire, però l'ultimo intervento dell'onorevole Artizzu che, sapendo di avere l'ultima parola, ha rinfocolato un po' la polemica, mi induce a fare alcune considerazioni. Debbo dire che mi ha colpito l'affermazione che il centrosinistra ha istituzionalizzato l'intrallazzo e favorito gli amici.
Io adesso, l'onorevole Artizzu lo sa, non voglio fare il profilo del centrodestra relativamente al favorire gli amici, al "ci pensu deu" che si verificava in tutte le amministrazioni di centrodestra che si sono succedute nell'area di Cagliari, sappiamo benissimo che questo messaggio va respinto totalmente alla vostra coalizione; e mi sembra perlomeno ingeneroso parlare a noi di trasparenza, noi che pubblicavamo immediatamente, mentre voi ancora faticate, le delibere di Giunta, che prima per averle bisognava chiedere l'accozzo a causa di un sistema che, posso dire, avevate contribuito a creare.
Concludo dicendo che il mio voto sarà negativo, ovviamente e, lo voglio dire con molta chiarezza a fronte di alcune risposte rispetto a delle cose che abbiamo detto. Noi abbiamo detto di essere a favore del golf, e anche di tutto quello che riguarda il golf, in maniera chiara. Noi abbiamo semplicemente detto che la Sardegna è consumata, per cui non è il caso di darle un nuovo peso.
Voi di fronte a queste considerazioni vi siete inalberati proponendoci, con grande sorpresa, risposte del tipo: "avete perso le elezioni". Onorevole Artizzu lei sa bene che probabilmente, al prossimo giro, altri perderanno le elezioni ma noi non staremo qui ad attribuire la colpa alla legge sul golf, e non solo, al sistema in generale da voi creato in questi anni.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare passiamo alla votazione del passaggio all'esame degli articoli.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli della proposta di legge numero 83/A.
(Segue la votazione)
Prendo atto che la consigliera Zuncheddu ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri:Artizzu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri:Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Corda - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Capelli.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 67
votanti 65
astenuti 2
maggioranza 33
favorevoli 43
contrari 22
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Passiamo al successivo punto all'ordine del giorno.
Ha domandato di parlare il Presidente della Regione. Ne ha facoltà.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Presidente, chiedo di poter fare una comunicazione all'Aula prima dell'illustrazione della mozione all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono opposizioni da parte dell'Aula il Presidente della Regione renderà le sue comunicazioni. A seguire procederemo con l'ordine del giorno che prevede la discussione congiunta delle mozioni numero 139, e 141, presentata in mattinata e immediatamente inserita all'ordine del giorno, sulla nota del 28 luglio 2011 della Presidenza del Consiglio dei Ministri riguardante i rilievi in ordine all'articolo 3, comma 1 della legge regionale 30 giugno 2011, numero 12.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Presidente, cari colleghi, a momenti inizierà, con l'illustrazione delle mozioni all'ordine del giorno, un dibattito importante su un tema molto delicato che riguarda l'impugnazione, da parte del Governo italiano, di alcune norme del Consiglio regionale sardo. Ma in realtà la discussione sconfina sino all'ambito dei più ampi rapporti che intercorrono tre le due istituzioni: il Governo e Regione autonoma della Sardegna.
L'impugnazione di una serie di punti relativi al collegato è un fatto che di per sé io giudico molto grave; ed è grave - mi voglio riferire in modo particolare all'aspetto che riguarda la questione sulle entrate con la possibilità per la Regione sarda di avviare direttamente o di dettare modalità di accertamento delle entrate compartecipate - perché viola o fa venir meno quel principio di leale collaborazione tra istituzioni.
Noi, negli ultimi tempi, con riferimento alla vertenza entrate ci siamo rigorosamente uniformati a quel principio; abbiamo mantenuto, e io credo correttamente, un profilo alto, abbiamo cercato il dialogo. Lo abbiamo fatto su una base di ampia lealtà e collaborazione, lo abbiamo fatto in un percorso nel quale siamo stati peraltro supportati da eminenti e illustri costituzionalisti. Lo abbiamo fatto con grande serenità, convinti di operare per il meglio.
Io non voglio, in questo momento, di fronte a questa impugnativa, rinnegare il percorso fatto. Certo, arrivati a questo punto mi chiedo anche se, seguendo una linea differente, il risultato sarebbe potuto essere diverso; una linea che in quest'Aula sia esponenti della maggioranza ma anche e soprattutto esponenti della minoranza avevano auspicato. Io sono convinto che la strada che abbiamo seguito è stata quella corretta. Non sono in grado, in tutta onestà, di dire se il risultato poteva essere diverso.
Certo, oggi questa impugnativa, che genera da un lato la mia personale indignazione e dall'altro censura, più forte e determinata, nei confronti del Governo, porta a un disconoscimento molto marcato delle nostre prerogative costituzionali e, peraltro, in ambiti a noi riservati perché nella fattispecie stiamo parlando della competenza legislativa primaria in materia di contabilità; ma poi mina anche il rapporto in corso e che tendeva a definire quel processo al quale tutto il Consiglio regionale ha contribuito, al quale tutto il sistema Sardegna ha contribuito negli anni passati che è quello relativo alla vertenza entrate.
Un'impugnativa che arriva mentre il sottoscritto discuteva con il ministro Tremonti quello schema di decreto, mentre si ragionava sulla possibilità di iscriverlo all'ordine del giorno di un prossimo Consiglio dei Ministri. E questo lavoro si stava svolgendo negli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze. Il ministro Tremonti non è mai venuto in Sardegna, non ha visitato, quindi, Villa Devoto. Quegli uffici del Ministero delle finanze non sono certamente uffici, come dire, alla buona, sono certamente uffici importanti, che hanno anche delle belle caratteristiche di pregio in termini architettonici, però io non credo che il rapporto tra le istituzioni possa ridursi a considerazioni di questo tipo, non credo che il rapporto tra istituzioni possa ridursi a un fatto solo tecnico e di numeri.
E non riprendo chiaramente il discorso che abbiamo appena fatto in merito al quale, approfitto dell'occasione per esprimere vivissimo apprezzamento, l'Aula ha espresso una posizione in modo unitario e condiviso, mi sto riferendo alla questione Tirrenia, che è già di per sé un fatto grave che ha generato la nostra protesta e anche, per certi versi, la nostra indignazione.
Per quanto riguarda questa iniziativa del Governo si inquadra in un momento molto particolare; un paio di giorni fa una serie di provvedimenti, non è stata licenziata dal CIPE; uno in particolare, il Piano per il sud, è stato rinviato al CIPE della prossima settimana. Piano per il sud che comprende, come a tutti quanti voi è noto, delle infrastrutture strategiche nazionali, tra le quali la nostra Sassari-Olbia, e la destinazione, o la liberazione, dei fondi FAS relativi alle infrastrutture per tutto il territorio nazionale. E' un ulteriore stop, un rinvio di una settimana, causato dalla posizione del Ministero dell'economia e delle finanze. Oltre questo arriva l'impugnativa della nostra legge, che in qualche modo dà il senso dell'interruzione di quella corretta e leale collaborazione su una vertenza così importante.
Allora, oggi, di fronte a questa situazione io credo sia mio dovere fare un richiamo a tutti i livelli istituzionali della Sardegna e, quindi, inizio ovviamente dall'Assemblea legislativa, dal Consiglio regionale, massima espressione del popolo sardo, rivolgendomi a maggioranza e opposizione. In modo particolare mi rivolgo all'opposizione, ma estendo questo appello a tutti i parlamentari sardi, agli amministratori pubblici, ai sindaci, ai consiglieri comunali, agli amministratori provinciali, alle rappresentanze sarde dei sindacati, dei datoriali, a tutta la società sarda, perché credo sia arrivato il momento di assumere un'iniziativa forte.
Credo sia arrivato il momento non solo di proporre, come stiamo facendo, gli opportuni ricorsi in tutte le sedi, e sono convinto che sia un percorso che ha grosse speranze di successo per una serie di passaggi che sono intervenuti, da ultimo proprio l'approvazione da parte della Commissione paritetica dello schema di decreto di attuazione, sulla base di un'impostazione condivisa dagli esponenti regionali e nazionali, ma anche che sia importante, oltre le iniziative in campo giuridico, far sentire la nostra voce di protesta, farla sentire forte, in modo determinato e coeso.
Altre volte questo Consiglio regionale ha ricevuto degli appelli, e altre volte quando si è trattato di discutere, di ragionare sull'interesse preminente dei sardi e della Sardegna, questo Consiglio regionale in tutte le sue componenti ha trovato la forza e la capacità, con grande senso di responsabilità, di unire le forze e di trovare una convergenza.
Io, oggi, al di là delle posizioni politiche di appartenenza, questo chiedo a ciascuno di voi. E lo chiedo facendo io, prima di tutto, una azione forte; nella mia qualità di componente di un partito, e cioè del Popolo della Libertà che governa questo Paese, poiché sto chiedendo a tutti di mettere in campo delle iniziative forti, di contrapposizione rispetto a un Governo che è in gran parte espressione proprio di questo partito ho comunicato ieri al mio segretario politico nazionale, l'intenzione nelle prossime ore di rimettere nelle sue mani la mia tessera di adesione al Popolo della Libertà.
Compio questo atto da dirigente nazionale del partito, perché ritengo che prima di tutto debba venire l'interesse della Sardegna e che, sinché l'interesse della Sardegna non sarà rispettato e non saranno rispettati i diritti dei sardi, qualunque altro ragionamento debba essere posto in dubbio; e il primo che io pongo in dubbio è la mia appartenenza a un partito politico, qualora questo partito politico non sia capace di rispettare l'interesse della Sardegna.
Per questo motivo credo sia importante oggi poter arrivare, con la massima serietà e responsabilità, spero fuori dal gioco delle parti, spero pensando prima di tutto all'interesse della Sardegna, a costituire un fronte unico dei consiglieri regionali, dei sindaci, degli amministratori locali, dei sindacati, dei parlamentari, di tutti i livelli istituzionali che, uniti, facciano sentire forte e chiara un'unica voce.
Io credo che questo sia necessario, mi auguro però che nel corso di questo dibattito (mi rendo conto che nel confronto politico probabilmente si raggiungeranno anche dei toni aspri, ed è comprensibile che sia così), noi tutti insieme, nell'interesse preminente della Sardegna, si possa trovare un punto di arrivo, di condivisione, che ci veda forti, determinati e uniti nella rivendicazione dei diritti dei sardi.
PRESIDENTE. Passiamo ora alla discussione congiunta delle mozioni numero 139 e 141.
(Si riporta di seguito il testo delle mozioni:
INSERIRE IL TESTO MOZIONI 139 E 141
Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 139 ha facoltà di illustrarla.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, è sotto gli occhi di tutti che, poiché viviamo un momento drammatico, non possiamo permetterci il lusso della disperazione e, tanto meno, quello della distrazione. Lo Stato italiano è in una condizione istituzionale, economica e sociale di evidente debolezza, ma anche di crescente discredito. Si può essere deboli economicamente, ma credibili politicamente, oggi lo Stato italiano non lo è né in Italia, né all'estero. E dall'estero è in atto un fortissimo attacco che scommette sulla debolezza dell'Europa e dell'Italia. Scommette sulla debolezza dell'euro, attraverso le debolezze dell'Europa, e tra queste l'Italia, l'Irlanda, la Spagna e il Portogallo sono punti molto deboli.
L'Italia è uno Stato invecchiato, che ha ragionato troppe volte di riforme sull'onda di posizioni populistiche e demagogiche. Oggi il suo PIL è bloccato, il suo debito pubblico….
Se il P.d.L. ha bisogno di fare una riunione di Gruppo non c'è problema!
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Maninchedda. Onorevole Locci, per cortesia, prenda posto.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Oggi, dicevo, il PIL dell'Italia è bloccato, il suo debito pubblico è eccessivo e grave, ma la bassa credibilità internazionale dell'Italia rende talmente rischiose le obbligazioni emesse dal Ministero del tesoro da innescare un pericolosissimo aumento del costo del debito contratto per pagare il debito. Oggi lo Stato italiano è il maggior fattore, e l'abbiamo sentito anche dalle parole del Presidente della Giunta, di inibizione dello sviluppo della nostra come di altre regioni ma, paradossalmente, un suo default, una sua implosione sarebbe più dannosa.
Io resto personalmente convinto che sia indispensabile, per parlare di sviluppo, parlare e decidere sulla sovranità, resto convinto che l'Italia così com'è non è una prospettiva positiva per la Sardegna. Ma ora noi sardi dobbiamo muoverci difendendo il nostro diritto ad amministrare le nostre ricchezze, e a costruire il nostro Stato attraverso una battaglia efficace, combattuta tutta ed esclusivamente all'interno dello Stato italiano nell'ordinamento dato. Questo è il perimetro del campo di battaglia.
Dobbiamo avere in testa un grande progetto che leghi l'esercizio della sovranità, possibile e condivisa, e lo sviluppo della libertà e della ricchezza; ma dobbiamo anche, e soprattutto, essere puntuali ed efficaci, non utopistici e non retorici svolgendo il nostro conflitto con lo Stato nelle forme più efficaci che, in genere, sono anche le meno chiassose.
Che cosa significano i rilievi mossi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri all'articolo 3, comma 1 della legge numero 12 del 2011? Mi permetto un breve riepilogo per i colleghi. Nella sostanza il Governo contesta alla Regione la facoltà di effettuare il calcolo delle compartecipazioni erariali sancite dall'articolo 8 dello Statuto, contesta l'autonomia di calcolo, cioè "il come", per contestare subito dopo "il quanto". Ma il Governo si è svegliato tardi; la Regione ha già usato infatti quel metodo per il bilancio 2010; ricordo ai colleghi che la Regione ha già iscritto nel bilancio 2010 le entrate dovute ex articolo 8, e ricordo ancora che aver fatto questo ha significato dimostrare nella pratica l'immediata precettività dell'articolo 8 dello Statuto della Sardegna.
Siamo stati intelligenti: abbiamo accettato il confronto sulle norme d'attuazione ma, senza attenderne il varo, abbiamo contestualmente applicato le disposizioni dell'articolo 8 nel bilancio 2010. Il bilancio preventivo 2010 non è stato impugnato dal Governo, il bilancio consuntivo è stato parificato dalla Corte dei conti. Quei soldi sono ufficialmente nostri, oggi il Governo tardivamente contesta questa nostra norma.
Qual è, allora, il vero obiettivo? Il vero obiettivo, vorrei che fosse chiaro ai colleghi almeno per quello che si è compreso, è allineare l'ammontare di ciò che ci spetta per diritto a ciò che lo Stato ritiene, nelle condizioni fallimentari in cui si trova, di poterci dare: è questo l'obiettivo! E cioè quanto? Esattamente ciò che è previsto dal Patto di stabilità, la differenza è di 800 milioni.
Vorrei ricordare ai colleghi che noi, in forza dell'accordo firmato dal Presidente Soru, siamo stati leali con lo Stato, anche troppo! Anche troppo! Perché con il nostro accordo ci siamo accollati il rischio di pagare i nostri diritti e il nostro sviluppo in base alla ricchezza che produciamo: è questa l'anima di quell'accordo. Noi ci siamo accollati il rischio di adeguare gli standard dei diritti all'ammontare del nostro gettito fiscale, sale il PIL abbiamo più soldi, diminuisce dobbiamo regolarci.
Abbiamo accettato questo rischio, ci siamo accollati sanità e trasporti; lo Stato, viceversa, oggi ci chiede di mantenere invariati i nostri rischi ma di rinunciare ai nostri diritti e a una quota dei nostri soldi, previsti per legge, per finanziare che cosa? Il debito pubblico italiano non maturato in Sardegna, però! Non è accettabile, non è accettabile da parte di uno Stato che nella realtà non ci trasferisce le compartecipazioni e fa gestire a noi il loro utilizzo.
Sia chiaro infatti, colleghi, che la modalità di trasferimento delle risorse è rimasta quella vecchia. Per esempio sulla sanità, lo dico perché bisogna entrare in questi meccanismi, lo Stato non ci trasferisce l'ammontare dell'Iva e dell'Irpef dovuti dicendo alla Regione di amministrarlo, no, sulla sanità ci dice: " La delibera dice che questo è il vostro fabbisogno, la differenza in eccesso la pagate con il direttamente riscosso". Questo è lo Stato italiano! Quello della Tirrenia! Questo è lo Stato italiano!
Non è accettabile questo da un Governo che sulla scuola ha cercato di scippare i fondi regionali, non è accettabile perché un taglio di 800 milioni di euro riduce la Regione a un ruolo da contabile e non di governo. Noi in un'altra occasione, questo è certo, dobbiamo ritornare in quest'Aula per cambiare la nostra politica di spesa, non è possibile continuare con quella attuale, non è possibile!
Oggi però dobbiamo decidere come combattere lo Stato. Si dice che serve una grande unità politica, l'ha chiesta anche il Presidente della Regione, è conseguibile? Non è mio compito valutarne la fattibilità nel contesto politico dato, non sta a me ora valutare se le ragioni del confronto tra maggioranza e opposizione siano ostative oppure no di una forte unità politica. Mi avrebbe fatto veramente piacere che la necessità di questa unità avesse animato sempre l'azione politica di tutti, così non è stato.
Ma il dato certo è il comportamento del Governo italiano che svela tutta l'inconsistenza della retorica istituzionale dell'unità d'Italia. La concretezza della disuguaglianza italiana, delle ingiustizie e dell'inefficacia dello Stato va posta all'attenzione del Presidente della Repubblica che in questi giorni sta continuamente rivendicando il suo ruolo di garante dell'unità, non si può dire a una Regione che sta pariteticamente in uno Stato unitario che, programmaticamente, ne inibisce lo sviluppo. Il Presidente della Repubblica deve constatare il carattere cinico delle politiche del Governo italiano sulla Regione autonoma della Sardegna, non verso tutte le regioni, verso la Regione autonoma della Sardegna.
L'altro dato certo è che non esistono rapporti personali privilegiati capaci di sostituire i giusti rapporti istituzionali, e il nostro giusto rapporto istituzionale con lo Stato è conflittuale. I salotti e le subordinazioni spero che da questo Consiglio vengano definitivamente dichiarati banditi dai costumi della politica sarda e dalle sue istituzioni.
L'ultimo dato certo è che in questa battaglia noi possiamo trovare nel Consiglio una grande occasione di rinnovamento, nella fatica e nel sacrificio prima di tutto nostro, personale, per ergerci come una nazione guidata da persone serie, impegnate, forti e in questo momento capaci di guidare la difficoltà.
Concludo con una nota personale. Io, come Presidente della Commissione bilancio, sul piano politico ho rapporti tesissimi con il Presidente della Regione sarda dai tempi della censura al ministro Tremonti; oggi il Presidente della Regione ha censurato l'intero Governo, mi fa un grandissimo piacere! Da questa parte della barricata c'è spazio per chi vuole combattere, dall'altra parte della barricata non c'era spazio per uno come me che aveva avvertito, già da prima, che lo Stato era in queste condizioni. Io non ho nessuna attitudine a che mi si chieda scusa, però sono contento di non aver visto male quando individuavo nel ministro Tremonti un grande avversario della Sardegna.
Noi sardisti, lo dico in conclusione, in questa battaglia cerchiamo compagni; il lavoro svolto in questi due anni per far dialogare maggioranza e opposizione non nasce da equilibrismi, nasce da passione. Noi lavoriamo a eliminare le fittizie differenze politiche tra i sardi per rendere più forte l'unica vera battaglia che dobbiamo combattere. Noi pensiamo che il Consiglio sia il vero luogo della patria dove l'unità può essere trovata, e intendiamo costruirla. Chiediamo al Presidente della Regione di dimostrare di saper combattere perché questo è il suo dovere e questa è la sua funzione!
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 141 ha facoltà di illustrarla.
BRUNO (P.D.). Presidente, signor Presidente della Regione, Assessori e colleghi consiglieri, noi abbiamo presentato una mozione con la quale impegniamo da un lato il Presidente della Regione, dall'altra il Presidente del Consiglio su due distinte azioni. Denunciamo e condanniamo sia la sistematica ostilità del Governo al riconoscimento dei diritti derivanti ai sardi dallo Statuto di autonomia e, contemporaneamente, la continua inadempienza del Presidente della Regione nella difesa dello Statuto e degli interessi della Sardegna, anche non ottemperando gli ordini del giorno votati, qualche volta all'unanimità, da questo Consiglio regionale.
Nell'illustrare questa mozione entrerò nel merito di tutti i punti e non posso non partire - l'ho fatto più volte e lo devo fare anche in questo momento straordinario e drammatico - dall'origine, dal dire con chiarezza che forse quella bandiera (parlo della bandiera dei quattro mori) doveva restare in Sardegna, non doveva essere consegnata a nessuno e, tantomeno, al Presidente del Consiglio dei Ministri.
Dico anche che abbiamo votato, avete votato su un simbolo con scritto "Berlusconi presidente" e che la campagna elettorale, che ha originato un vizio, una malattia, nasce da questa identificazione tra un candidato, non so in quale stanza scelto, l'attuale Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, e il presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi: una identificazione che abbiamo visto in tutta la campagna elettorale, con una presenza come non mai del premier in Sardegna; ogni comizio lo vedeva occupare tutto lo spazio, lasciare poco spazio all'odierno Presidente della Regione, e dichiarare "della Sardegna me ne occupo io".
Non vi ricordo le telefonate a Putin, a Scaroni, non vi ricordo quella campagna elettorale, dimentichiamola, però quello è il vizio di origine: una identificazione tra un leader di partito, certamente, ma anche Presidente del Consiglio dei Ministri e un leader in quel momento del partito regionale che poi sarebbe diventato Presidente della Regione. Sulla base di quelle promesse, io dico sulla base di quegli inganni, c'è stata questa elezione, è nata questa Giunta regionale. Ora vi direi che è troppo facile dire che l'avevamo previsto, vi direi che è troppo facile venire qui e chiedere l'unità nel momento di maggiore difficoltà.
Fronte unico. Quella alla quale abbiamo assistito è una litania. Il trasferimento, quindi la conseguente perdita, del G8, non è un caso, Il presidente Cappellacci l'ha saputo (e anche noi) forse via fax il giorno dopo l'avvenuto trasferimento, con le scuse del Presidente; sulla Sassari-Olbia si trattava di risorse già stanziate, un'anticipazione di quei fondi FAS che il CIPE aveva già deliberato (c'erano appalti già espletati, otto lotti, ottanta imprese per ciascun lotto già pre-qualificate), tutto inopinatamente interrotto; si arriva infine, anche questo previsto, alle entrate.
C'è voluta un po' di fatica prima che il centrodestra capisse la bontà di quell'accordo poi trascritto nella nostra legge fondamentale, c'è voluta un po' di fatica, ma alla fine l'assessore La Spisa, oggi assente, ha quantificato con l'aiuto degli uffici, e devo dire in maniera corretta, comunicandoci che la vertenza entrate, l'articolo 8, vale per la Sardegna circa 3 miliardi e 2 milioni in più all'anno al netto delle competenze, delle funzioni, degli oneri trasferiti (sanità, trasporto pubblico locale e continuità territoriale); parliamo di 2 miliardi netti all'anno.
Pensate che cosa si può fare con 2 miliardi netti all'anno. E quell'articolo 8 era immediatamente efficace e operativo, doveva entrare a regime nel 2010, lo dicono tutti, compresi gli eminenti costituzionalisti ai quali la Regione si è affidata, lo dicono tutti, quindi era ed è tuttora immediatamente efficace e operativo. Le nuove norme statutarie che prevedono l'attribuzione alla Regione di nuove o maggiori entrate non hanno necessità alcuna di norme di attuazione, se non per casi controversi che bisogna interpretare; e quei giuristi hanno detto che è il caso del lotto, dei giochi, non dell'intero articolo 8. Provate a smentirmi se non è così. Quell'articolo 8 era immediatamente applicabile, precettivo.
Voi avete seguito un'altra strada. quella indicata dal viceministro Vegas che, in maniera devo dire incontrovertibile dal suo punto di vista, aveva messo in discussione, rispondendo a un'interrogazione dell'onorevole Cicu, un voto unanime del Parlamento del dicembre del 2009 su un ordine del giorno (primo firmatario Cicu ma con le firme di tutti i parlamentari sardi) che dichiarava l'articolo 8 immediatamente applicabile. Secondo il viceministro Vegas erano necessarie le norme di attuazione, e questo era ed è il parere del Governo.
Voi, presidente Cappellacci, siete andati a traino e avete sbagliato, ve lo abbiamo detto in tutte le lingue, non occorreva andare a traino del Governo; c'era ancora e direi che c'è, ma forse non c'è più da qualche ora, un rapporto indissolubile con il presidente Berlusconi, con il sottosegretario Letta e con altri di cui non faccio i nomi, però sono nella sua storia politica e anche nella sua storia politica di questi due anni e mezzo.
Allora, dicevo di questo rapporto indissolubile, viziato, che in due anni e mezzo ha messo gli interessi del partito - di questo partito che ora lei sta abbandonando o dal quale comunque si autosospende - prima di quelli della Sardegna. Potrei fare tanti esempi ma li ho fatti nella mozione di sfiducia che invito a rileggere in tutti i suoi contenuti.
Quindi, prima la coalizione, prima quel che dice il mio coordinatore di partito, qualunque cosa mi chieda, e poi la Sardegna. Ma non basta, perché il Patto di stabilità poi ci impedisce di spendere quelle risorse. Siamo arrivati, anche a fatica, all'approvazione di norme di attuazione non necessarie ma poi occorrono altri passaggi, e ve li abbiamo elencati. Primo passaggio in Consiglio dei ministri (ancora non è arrivato e, probabilmente, neanche ci arriverà celermente nel pre Consiglio dei ministri); secondo, la revisione dei vincoli del Patto di stabilità.
Noi, nella mozione, vi chiediamo di ribadire allo Stato che occorre rivedere quel tetto di spesa, ai sensi dell'articolo 8 riscritto, quindi occorre anche capire la risposta dello Stato e del Governo in merito al nostro Patto di stabilità; perché anche in questo caso i costituzionalisti, quelli stessi che voi avete interpellato, vi dicono che bisogna rivedere il Patto di stabilità perché lo Stato deve riconoscere le nuove spese della Regione nell'ambito del tetto di spesa. Non farlo apparirebbe del tutto irragionevole in quanto ignorerebbe le novità finanziarie recate dall'entrata a regime del nuovo assetto determinato dalla riscrittura dell'articolo 8 dello Statuto; quindi, poiché contrasterebbe con lo stesso Statuto, bisognerebbe sollevare il conflitto di attribuzioni.
Quando come centrosinistra siamo stati costretti a occupare l'Aula, nel dicembre dello scorso anno, prima di Natale, vi abbiamo detto che era corretto iscrivere nel bilancio della Regione delle somme, previste da quel quadro delle entrate, sulla base dei vostri calcoli e delle vostre determinazioni che, guarda caso, corrispondevano con quanto la Ragioneria dello Stato aveva indicato in un famoso fax che lei Presidente aveva mostrato. Allora c'era una coincidenza e, giustamente, avevamo iscritto nel bilancio della Regione quelle risorse. Si è sempre fatto e nessuno (né il Governo Prodi prima né il Governo Berlusconi poi) ha mai impugnato le finanziarie.
Però, in un incontro che lei ci ha concesso in quel particolare momento dell'occupazione, le abbiamo chiesto di sollevare immediatamente il conflitto di attribuzioni. Una richiesta formalizzata con un ordine del giorno approvato da quest'Aula, ma lei a quell'ordine del giorno non ha ottemperato, e come giustificazione ci ha fornito due pareri - anzi ne ha fornito uno solo, quello del professor Chessa, l'altro per motivi di opportunità l'ha tenuto riservato - pareri che comunque non ostacolavano la sollevazione del conflitto di attribuzioni, anzi, invitavano a sollevarlo evidenziando, comunque sia l'uno che l'altro, in maniera chiara, l'immediata efficacia e operatività dell'articolo 8. Insomma, anche in quel caso "infischiandosene" del Consiglio regionale, la Giunta regionale e il Presidente hanno preferito andare a traino del Governo. E si arriva alle norme di attuazione.
Ma oltre questo, non viene rivisto il vincolo imposto dal Patto di stabilità, sul quale sarebbe bastato un non pronunciamento del Governo sulla base della nostra richiesta, un diniego del Governo, come mi pare ci sia stato, alla nostra richiesta per sollevare anche sulla base del principio di leale collaborazione un conflitto di attribuzioni.
Poi è arrivata la manovra Tremonti che ha appesantito il nostro Patto di stabilità, in quanto non solo non ci consente di poter spendere le risorse che abbiamo ma ci dà circa 450 milioni in meno; una manovra che uccide la specialità, che attacca il cuore della nostra specialità e della nostra autonomia. Un cuore della nostra specialità e della nostra autonomia tra l'altro già messo sotto attacco in altri casi.
La questione Tirrenia; presidente Cappellacci, non bisogna abusare del nostro senso di responsabilità; noi siamo arrivati al voto unanime su un ordine del giorno in questo Consiglio regionale sul caso Tirrenia perché avete scritto alcune cose in quel documento. La prima cosa che avete scritto è che bisogna cambiare rotta, che la strategia fin qui messa in campo dalla Regione relativamente alla continuità territoriale marittima è fallita e che quindi bisogna cambiarla.
Vi abbiamo detto che bisognava intervenire prima, nel momento in cui si stava scrivendo la convenzione nell'ambito della procedura di privatizzazione, e non a cose fatte. Vi abbiamo detto che occorreva separare da un lato la procedura di privatizzazione dall'altro avviare la gara per la continuità territoriale marittima che prevede, così come avviene per quella aerea, degli oneri di servizio e che richiede la ricerca, la selezione del miglior operatore per un risultato complessivo migliore, migliore possibile per i sardi in termini di tariffe, in termini di frequenza, in termini di rotte, in termini di porti interessati, in termini di qualità del naviglio. E che quindi occorreva necessariamente distinguere gli ambiti.
Vi abbiamo chiesto pertanto di annullare quella gara, di chiedere in tutte le sedi possibili di poter annullare quella gara dal punto di vista giuridico, vi abbiamo chiesto di cambiare il regime, di fare le cose che ordinariamente si devono fare.
Allora, Presidente, noi registriamo in questi anni un fallimento complessivo della sua azione, un fallimento complessivo nel rapporto tra Stato e Regione. La via diplomatica che avete scelto non ha prodotto alcun risultato; ora, si può risolvere tutto con un po' di folclore restituendo tessere? Coerenza vuole che il Presidente della Regione, di fronte a un fallimento della durata di due anni e mezzo, si dimetta: non c'è altra soluzione; certo, può chiamare alla mobilitazione tutti i sindacati, che hanno già annunciato, uno sciopero generale, ma i sindacati insieme a noi vi hanno chiesto risultati, i sardi vi hanno chiesto risultati, in tutti i settori.
Presidente, non si può scrivere ai sindaci invitandoli a destinare il 30 per cento del Fondo per la povertà estrema a Equitalia; non si può, senza pretendere, con forza, le risorse che ci spettano sulla base del nostro Statuto, dire che non applicheremo la misura introdotta dal Governo sui ticket per la sanità, non si può perché non avete le risorse; non si può fare nessuna politica di sviluppo economico, con un rapporto tra le entrate correnti e le spese obbligatorie vicine allo zero quale politica volete fare? Non avete margini di manovrabilità, siamo al disastro.
Ora tutto questo ha delle responsabilità, è responsabilità dell'opposizione, è responsabilità del Consiglio regionale, di una parte del Consiglio regionale, sì, quella che deve dare gli indirizzi alla Giunta, quella che è uno con la Giunta, cioè la maggioranza, ma la maggiore responsabilità credo sia di un Presidente che non ha saputo interpretare il ruolo, che non ha fatto in questi anni gli interessi della Sardegna.
Piano per il sud; ma insomma, Presidente, sono sempre le stesse risorse: 2 miliardi e 250 milioni ora diventati meno di 2 miliardi che girano da due anni e mezzo. Nel novembre del 2008 la Giunta Soru aveva predisposto il Programma attuativo regionale, poi approvato e inviato nel gennaio del 2009 al CIPE; nell'agosto dello stesso anno lei l'ha rimodulato con lievi ma importanti e sostanziali modifiche, ha perso tempo (a suo tempo gliel'aveva detto perfino l'attuale coordinatore Nizzi), ha perso tantissimo tempo in questi mesi e non ha proceduto a far approvare nei termini quel programma attuativo dal CIPE.
Ma quelle risorse, quelle della Sassari-Olbia, quelle dei nostri aeroporti, delle nostre infrastrutture, delle nostre università, i nodi nevralgici di questa Regione mai affrontati, previste in quello che ora chiamate Piano per il sud, sono sempre le stesse risorse. Nel frattempo il Governo Berlusconi continua a tagliare, taglia importanti infrastrutture, non solo la Sassari-Olbia, ma parlo per esempio del primo lotto della Sassari-Alghero rimandato al 2014 al DPEF, solo il 6 per cento di quanto richiesto è stato inserito nell'ultimo documento di programmazione economica e finanziaria per la Sardegna.
Insomma siamo veramente in una situazione disastrosa. A fronte di tutto questo ci chiedete un fronte unico. Noi non abbiamo mai detto di no all'unità, non l'abbiamo mai fatto, perché riteniamo che vengano prima gli interessi della Sardegna, però non possiamo accettare che una maggioranza anche oggi, sulla base di una mia richiesta specifica di sospendere la legge sul golf, di una richiesta specifica formulata dall'opposizione di affrontare le vere priorità della Sardegna, risponda di non essere interessata, che intende andare avanti, che le interessa compattarsi sulle palline da golf, che non è interessata, perché questi sono i fatti concludenti qualcuno direbbe, all'unità del Consiglio regionale ma al golf.
La risposta a una mia precisa richiesta stamattina nell'incontro ufficiale con il Presidente della Regione, e anche in questo Consiglio regionale, è stata questa. Alla domanda: qual è la cosa che vi interessa, vi interessa che affrontiamo due, tre questioni prima di andare al voto la risposta è stata questa. Perché questa legislatura è finita, Presidente, è finita, dobbiamo fissare una data per le elezioni.
Il nostro senso di responsabilità ci richiama a un impegno condiviso su due, tre questioni importanti, su quelle noi possiamo dialogare e magari anche condividerle, ma questa esperienza è finita; è finita perché, non avendo un programma in questa campagna elettorale, dovevate ricercarlo in giro nella politica partecipativa, non avete fatto neanche questo, avete fallito su tutti i fronti. Allora mobilitazione, certamente, ma mobilitazione su un programma chiaro, su una data fissata per le elezioni, su impegni prioritari veri, per favore lasciamo perdere il golf.
PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che intendono parlare che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento e che hanno a disposizione dieci minuti.
E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, le dichiarazioni che il presidente Cappellacci ha reso in quest'Aula, e successivamente gli interventi illustrativi delle due mozioni, credo siano stati tre macigni gettati all'interno di una superficie stagnante. Mi rendo conto che, forse in questo ha anche ragione il collega Bruno, non è questo l'orario, non è questo il giorno, non è questo forse il mese dell'anno in cui più opportunamente si arriva a discutere di certe cose, però a noi casca in testa, non senza preavviso, in un momento particolare, una vicenda sulla quale è importante che tutti i consiglieri regionali prendano atto che si sta giocando il destino della legislatura e quello dell'intera Sardegna.
E'evidente, pertanto, che non potrà essere il momento odierno a esaurire le nostre riflessioni e i nostri ragionamenti, ma è evidente che questo è il primo momento in cui stiamo aprendo un ragionamento e una vertenza. Io provo a esprimere, in maniera forse anche estemporanea, qual è la riflessione dei Riformatori in questo momento, in modo particolare in merito alle dichiarazioni rese all'Aula dal presidente Cappellacci.
Io credo sia davanti a tutti il fatto che in questo momento ci sia una crisi di identità complessiva del sistema Italia, una crisi che l'onorevole Maninchedda ha ricordato anche nel suo intervento di ieri, e credo che, a chi di noi viene da una militanza politica, forse in questo momento possano riecheggiare delle parole che trent'anni fa, due inascoltati rappresentanti del laicismo culturale italiano, Giovanni Malagodi e Ugo La Malfa, continuavano a ripetere, cioè che si metteva in carico al debito pubblico un benessere superiore a quello che era possibile regalare agli italiani, e che prima o poi qualcuno avrebbe pagato il debito.
Bene, noi siamo la generazione che sta governando il momento in cui il debito arriva a pagamento, ed è evidente che i periodi di crisi economica diventano anche periodi di crisi sociale, perché nel momento del benessere e delle vacche grasse tutti tollerano tutto, mentre nei momenti in cui la crisi economica si fa sentire e in cui è più difficile anche gestire società complesse come la nostra, quelli sono i momenti in cui le identità forti ritrovano i valori fondanti, e le identità deboli entrano in crisi.
Ecco, io credo che si stia dimostrando in Italia, in questo momento, quanto noi si sia all'interno di una identità culturale purtroppo debole; e i ragionamenti che abbiamo fatto per tanti mesi in questa Aula appaiono ragionamenti quasi da palestra di dialettica, più che da riflessione reale sulle cose che stavano succedendo. Tante volte in questa Aula abbiamo detto che il federalismo ci avrebbe portato in pochi mesi, in brevissimo tempo in una situazione difficilissima dal punto di vista della gestione delle nostre possibilità future, in questi giorni noi stiamo avendo la certificazione che in Sardegna siamo arrivati al momento del redde rationem, ci siamo arrivati il 29 di luglio, che è forse il giorno meno buono per arrivarci, ma ci siamo, ed è importante, colleghi del Consiglio regionale, che voi ne abbiate consapevolezza, che noi ne abbiamo consapevolezza.
Domani possiamo anche andare al mare, ma lunedì dobbiamo essere qui, e dobbiamo avere consapevolezza del momento drammatico che stiamo vivendo: non è un momento che accetta si pensi che è il mese di agosto, non è un momento che accetta si pensi alle ferie, non è un momento che accetta la distrazione che oggi c'è in Aula, ed è comprensibile, ma che domani non ci potrà più essere nella testa di nessuno di noi.
E il nostro federalismo, quello che ci stanno proponendo, è un federalismo che non va bene perché ha una componente negativa prevalente, quella che voi tutti conoscete, legata al fatto che chi più è ricco ha deciso di non finanziare più chi è in condizioni di minor ricchezza e deve crescere. Certo, ha ragione Maninchedda, tante volte ha detto in questa Aula che la contrazione delle risorse disponibili non sempre è un elemento negativo e basta, qualche volta è anche un elemento che comporta che coloro a cui vengono contratte le risorse disponibili acquisiscono una nuova responsabilità, una nuova etica di governo, una nuova etica di comportamento della burocrazia pubblica, che aiuta quel popolo a modificare i propri comportamenti.
Però mi sembra che siano prevalenti, oggi, gli elementi negativi del quadro di riferimento rispetto a quelli positivi, e allora in questo contesto, che è un contesto di debolezza dello Stato nazionale, che comporta che quotidianamente il Presidente della Repubblica debba intervenire a ricordare le ragioni fondanti dell'unità d'Italia, in questo contesto lo Stato sostanzialmente ci comunica che non rispetterà i patti. Ebbene, io non sono stupito, non sono stupito perché è evidente che questo Stato rischia di trovarsi, in tempi relativamente brevi, in condizioni per cui, anche indipendentemente dalla propria volontà di rispettarli, qualora eventualmente l'avesse, i patti non sono rispettabili con nessuno; questo Stato ha contratto tanti patti, questo Stato rischia di non essere in grado di rispettarli.
E chi sono, colleghi, i primi con cui lo Stato non rispetterà i patti? Sono i più deboli, sono quelli che hanno minor capacità di far valere le proprie ragioni, sono quelli che hanno una minore forza contrattuale, sono quelle regioni che sono poco popolate, che hanno pochi deputati, che hanno pochi senatori, che hanno una classe dirigente esausta che non si rinnova, e non si rinnova non soltanto nella politica, ma non si rinnova neanche nell'imprenditoria, non si rinnova nel giornalismo, non si rinnova nel mondo della cultura, non si rinnova nell'università, che ripete sempre gli stessi nomi da tanti anni, e che non è adeguata alle esigenze di una società che, a sua volta, è esausta perché i migliori vanno via.
A noi, tante volte in questa Aula disuniti, e tante volte in questa Aula imprigionati nella ritualità di una politica che, attraverso il rito, non è più in grado di risolvere alcuno dei problemi sul tappeto, spetta in questi giorni, in queste settimane, di adottare scelte di grandissima importanza, perché noi dobbiamo decidere che cosa fare, e dobbiamo sapere che nel decidere cosa fare l'attenzione sarà verso questo Palazzo, perché a torto o a ragione in questo Palazzo dovrebbero esserci le energie migliori della società sarda.
Io non ho, come nessuno di voi, credo, delle risposte definitive, però sicuramente ho in mente alcune cose, i Riformatori hanno in mente alcune cose. La prima, riteniamo sia necessario che la società sarda si saldi intorno a questo Palazzo, il che non significa soltanto che maggioranza e minoranza siano capaci di trovare un terreno comune, ma significa anche che noi siamo capaci di saldare la nostra sensibilità con quella che è presente fuori da qui, evitando che fuori da qui ci sia un clima che sfugge al controllo della politica, in cui la politica non sia credibile, per chi sta fuori da qui, nel sostenere le ragioni di chi sta fuori da qui.
Pertanto, i ragionamenti sui costi della politica, che tante volte abbiamo fatto in maniera ipocrita, se vogliamo avere credibilità è il momento che quest'Aula li faccia. E c'è sicuramente la necessità di rivendicare i diritti di cittadinanza dei sardi fuori da qui, diritti di cittadinanza che noi crediamo debbano essere rivendicati in Italia e in Europa, con unità anche essi e, soprattutto, c'è da tenere conto che il ruolo dei partiti italiani in questo momento è debole.
Noi Riformatori, Presidente della Regione, visto che lei si autosospende dal P.d.L., le proponiamo la tessera numero uno del partito dei sardi, gliela offriamo con totale generosità, con l'idea che questo partito può essere l'unica risposta che intercetta sensibilità presenti all'interno di tutti partiti e che non pretende di essere un partito sostitutivo rispetto agli altri, ma pretende di essere una sensibilità maggioritaria in Sardegna, sapendo che questo non è più il momento dei partiti nazionali, ma è il momento in cui l'unica rappresentatività dei sardi può essere all'interno di un'entità che con i sardi si collega.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Presidente, interveniamo su un tema così importante con una così scarsa attenzione, e questo dispiace un po'. Io credo che oggi non dobbiamo correre il rischio di fare un esercizio inutile nel parlare di un tema di cui conosciamo tutto: conosciamo i numeri, conosciamo le norme, conosciamo i problemi. La vertenza sulle entrate l'abbiamo sviscerata a fondo, siamo diventati tutti degli esperti. Oggi, sono d'accordo con quanto diceva l'onorevole Vargiu, dobbiamo discutere e decidere soprattutto quali scelte, quali determinazioni vogliamo prendere insieme, questo è il punto.
Vorrei, quindi, non che ci ripetessimo le cose che ci siamo detti tante volte, ma che entrassimo invece nel merito delle decisioni che insieme intendiamo prendere. Voglio subito tranquillizzare, pertanto, i diversi colleghi della maggioranza che mi hanno fermato per dirmi che auspicano da parte nostra un grande senso di responsabilità, un venire incontro a alla ricerca di una collaborazione per dare vita a un fronte comune. Li voglio tranquillizzare perché potremmo alzare i toni di questo dibattito; potremmo, Presidente, denunciare il suo ritardo perché, a nostro avviso, ha sbagliato la strategia del confronto con lo Stato.
Però, alla fine dei conti, detto tutto e di più, noi convergeremo, avendo capito che il momento è difficile, che il momento è grave per la Sardegna, su un fronte comune; dovremo trovare un'azione e dei punti di condivisione. Alla fine faremo questo, responsabilmente. Ma il problema non è quello che faremo noi, lo voglio dire senza sollevare polemiche, il problema è capire che cosa intendete fare voi, che cosa intende fare la Giunta, che cosa intendono fare le forze di maggioranza, cioè qual è il grado di consapevolezza sul fatto che questo Governo ci ha preso a schiaffi ripetutamente.
Dobbiamo capire fino a che punto siamo disposti ad arrivare in questo momento, se siamo disponibili a ridare dignità alla Sardegna, a riprenderci quei livelli di sovranità che ci sono stati derubati dallo Stato, fino a che punto siamo disponibili a sfidarci insieme, reciprocamente, per sfidare uno Stato che ci ha messo in forte difficoltà e che continua a metterci in forte difficoltà.
Allora da parte nostra la decisione è già presa, credo. Fateci capire qual è la vostra decisione e a che livello siete di decisione e di consapevolezza, però vi chiediamo anche un minimo di coerenza tra le cose che si dicono e le cose che si fanno. Perché, guardate, in una giornata come questa fa male leggere sui giornali che parte una nuova sfida: la flotta sarda per le merci. Fa male! Perché dobbiamo renderci conto che non ci sono soldi per una flotta sarda e, soprattutto, che non ci saranno merci da trasportare tra un po' nella flotta sarda, cioè la situazione è di una gravità che non serve rappresentare risultati che non ci sono.
Serve prendere atto di una situazione di forte difficoltà su cui noi dobbiamo trovare unità; decidiamo quindi le cose che dobbiamo fare riportando la centralità del problema all'interno del Consiglio regionale per aprire davvero una vertenza con lo Stato. Allora se questi sono i temi, se queste sono le decisioni, io credo che tutta l'opposizione sposerà questi obiettivi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, presidente Cappellacci, c'è stata una requisitoria precisa e nello stesso tempo cinica da parte dei colleghi che hanno illustrato le mozioni poc'anzi. Non deve far male. Non deve far male perché purtroppo in quelle parole c'è stata, ripeto, molta precisione. Fa male pensare che si arriva a fare questa analisi dopo due anni, anche perché chi ha ruoli di responsabilità, chi fa politica ha il dovere di anticipare i tempi, di saperli leggere. Nello stesso tempo, presidente Cappellacci, io ho molto apprezzato le sue parole di oggi e per coerenza, così come coerentemente io, senza infingimenti, ho attaccato e mi sono allontanato dalla sua guida, da questa maggioranza, oggi le dico benvenuto tra noi, con un po' di ritardo ma poco importa. Abbiamo tempo per poter recuperare.
Dispiace che in un momento così solenne, perché io sento il peso di questa situazione - lo sento, non me ne vergogno, lo vivo con molta intensità - quello che doveva essere, su sua richiesta e su richiesta dei colleghi che hanno presentato le mozioni, un momento solenne per esaminare un altrettanto drammatico momento passi, come lei vede, nella più alta indifferenza di quest'Aula. Un'Aula che, mentre noi cerchiamo di parlare con serietà su come affrontare questo momento, è distratta dai telefoni, da Facebook, dai capannelli, dalle liste (si distribuiscono anche in questo momento) delle concessioni.
Questa è l'Aula e a me dispiace che colleghi come quelli che mi hanno preceduto, di cui conosco l'alto senso di responsabilità, si stiano ancora affannando a ricercare le soluzioni in un'Aula che non si dimostra all'altezza della situazione. Dispiace molto.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue CAPELLI.) Ecco perché, Presidente, pur con i se, con i ma, con i limiti, con le condizioni poste anche dal Capogruppo del P.D., condivido molta parte delle considerazioni espresse su come affrontare questo momento, e spero che non si risponda a quell'esame cinico, ma purtroppo vero, cercando di far correre la mente agli errori del passato, agli errori di chi ci ha preceduto. E' una cosa che dobbiamo mettere da parte, guardare avanti. Ognuno incassi, faccia tesoro, ma guardiamo avanti.
Ecco perché, Presidente, così come tempo fa la rappresentavo come uno degli orchestranti del Titanic che affondava, ma lei in quel momento non si accorgeva che la barca stava affondando, oggi che con l'acqua alla gola, invece, è costretto a prenderne atto, le tendo idealmente la mano. Non arrivo a offrirle la tessera del mio partito, e in qualità di coordinatore regionale esaminerei bene la pratica prima di assumere questa decisione, ma per senso di responsabilità le dico anche (su questa richiesta non concordo) che non è il momento delle dimissioni.
Io che le ho chieste da tempo dico che questo non è il momento delle dimissioni. Non possiamo abbandonare la nave che affonda però, sia chiaro, una volta che la rimettiamo sulla corretta rotta, beh, allora quello è il momento di anticipare nel tempo le prossime elezioni, e concordo su questo. E mentre l'onorevole Steri mi distrae il Presidente che per la prima volta in due anni mi stava ascoltando, sicuramente per cose importantissime e fondamentali per risolvere la situazione, io le tendo idealmente la mano e le dico che però deve essere anche conseguente per i sardi, non per noi.
Vede, io capisco che quando si prendono degli impegni in campagna elettorale bisogna dare risposte. Bene, sospendiamo quel tipo di risposte. Noi dobbiamo rispondere ai sardi. Forse non investiremo molto sul ritorno elettorale, però dobbiamo dare risposte serie, e io credo che il Presidente abbia i migliori consiglieri in quest'Aula, se li avesse ascoltati di più probabilmente avremmo tutti insieme commesso meno errori.
Allora, Presidente, credo che oltre che restituire la tessera, cosa che le fa onore, lei debba anche prendere atto che è il momento (devo in qualche modo rifarmi ad alcuni termini nazionali), di un governo di sanità pubblica, di unità nazionale, e quindi deve volgere il suo sguardo alle forze politiche presenti in quest'Aula. L'unità si dimostra anche in questo.
Siamo di fronte a una svolta, Presidente, ne prenda atto, la sappia gestire, continui in quello che ha detto, sia conseguente; ci sono da riequilibrare le forze che possono unirsi intorno a un progetto a termine, e già questo sarebbe un atto immediatamente conseguente alle sue affermazioni. E, utilizzo una sua frase: "Sollevi l'asticella", abbia il coraggio di farlo, perché ci vuole coraggio nella sua posizione, lo comprendo benissimo.
Se noi avremo però rispetto in egual modo delle esigenze dei sardi, io sarò al suo fianco, perché così come è stato difficile per me riconoscere i miei errori, che in qualche modo la vedono partecipe, credo che sia stato ugualmente difficile per lei asserire quello che ha asserito in Aula quest'oggi. Sicuramente avrebbe aiutato una tonalità più alta, un coinvolgimento maggiore, che a volte nasconde anche un convincimento maggiore.
Allora, Presidente, noi siamo qua, siamo per l'unità dei sardi, non per i faziosi partiti dei sardi, ma siamo per l'unità dei sardi nel coltivare, nel difendere, nel lottare, frase che sta tornando molto di moda, per gli interessi comuni dei sardi. E noi sicuramente ci saremo, ci saremo se ci sarà un percorso chiaro, definito, che porti anche a dei momenti di lotta molto alti, sino alla disubbidienza fiscale, sino a alle forme di lotta della Lega che, ci ha insegnato in questi anni, hanno dato frutti, fino a costringere i nostri rappresentanti in Parlamento a esercitare l'arma democratica del ricatto nei confronti di questo Governo, per far valere non dei privilegi (e spesso così è stata usata) ma dei diritti, perché di diritti stiamo parlando, non di privilegi.
Noi siamo tutti orgogliosamente sardi, e tutti orgogliosamente non vogliamo più di quello che c'è dovuto, questo bisogna dirlo a voce alta, chiara, convinta, in quel di Roma. Ecco perché cambio la mia impostazione, io sono con lei, ci dimostri per cortesia di essere anche lei con noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, signor Presidente della Regione, cari colleghi, siamo arrivati credo al cuore del dibattito, e a un momento anche fondamentale di questa legislatura, di questo tempo vorrei dire, riprendendo anche le parole dei colleghi che mi hanno preceduto, che sono state parole profonde, importanti, e che hanno cercato di richiamare l'Aula, forse ancora non sufficientemente attenta, anzi, ancora non sufficientemente attenta.
Il Presidente della Regione ci ha richiamato all'unità, ci ha richiamato ciascuno personalmente a esercitare al massimo il proprio senso di responsabilità, e quindi anch'io lo farò, e mi richiamerò anch'io all'unità dell'Aula a prescindere dalle nostre divisioni, dalle nostre (qualche volta le definirei così) "disamistade" personali, che fanno sì che ci si attardi spesso in attacchi personali, invece di entrare nel merito delle questioni.
Il collega Vargiu ha parlato del debito pubblico, un debito pubblico enorme che forse presenta definitivamente il conto, un debito pubblico nazionale di 1800 miliardi di euro che diventa una miscela esplosiva associato alla perdita di fiducia dei mercati, dovuta a diversi fatti riguardanti la politica nazionale di questi ultimi mesi, per cui il tasso di interesse è più che raddoppiato da agosto a oggi, 3 punti percentuali. Ogni punto percentuale vale 18 miliardi di euro, poiché il nostro debito vive mediamente 6 anni, impatta subito nel primo anno, cassa, 3 miliardi di euro ogni punto percentuale, 3 punti percentuali (l'aumento degli ultimi mesi) impattano circa 10 miliardi di euro, la metà della manovra.
E' evidente che stiamo combattendo contro un mostro, difficile da domare per la sua dimensione e per la vastità della nostra controparte; controparte costituita dai mercati mondiali che si richiamano, principalmente, anche a dei valori intangibili, come quel senso di fiducia che oggi l'Italia non può più dare. Vorrei parlare anche a Francesca Barracciu, e a tutti quanti, perché penso che sia un momento importante, e ho anche qualcosa di serio da dire, così come sarà serio oggi il contributo di ciascuno.
Vorrei richiamare le parole del presidente Napolitano, ampiamente richiamate sui giornali di stamattina, il quale dice che è il momento che la politica metta da parte le divisioni, e sia capace di fare non qualcosina, l'ordinaria amministrazione, ma una svolta importante perché è in gioco la sopravvivenza del Paese; oggi mi pare sia chiaro, dalle cose che abbiamo sentito, che è in gioco la sopravvivenza del Paese, perché lo dice Napolitano; ma è in gioco la sopravvivenza della Sardegna, non vi sembri eccessivo, è in gioco la sopravvivenza della Sardegna perché tra qualche giorno credo che qualcuno dovrà venire in Aula e dire: "Dobbiamo rifare il bilancio del 2010 e del 2011".
Dobbiamo dire ai sardi che, forse, quelle politiche che gli abbiamo promesso semplicemente non ci sono, dobbiamo dire che è tutto sbagliato quello di cui abbiamo discusso negli ultimi ventiquattro mesi. E' in gioco la nostra coesione sociale, è in gioco la nostra coesione istituzionale, tra Regione, Province, Comuni, è in gioco il nostro vivere quotidiano. E' giusto, è il momento della serietà, è il momento di una svolta, quella che ci chiede Napolitano per il Paese, e credo quella che dobbiamo interpretare noi per la Sardegna.
Il presidente Napolitano in queste ultime settimane, in queste ultime lunghe settimane, ha svolto un ruolo, è stato al centro dell'unità del Paese, è intervenuto nel rassicurare la politica italiana, la società italiana, persino i mercati internazionali, è intervenuto per tenere fermo un punto, che c'è un Paese che esiste, che c'è una politica che si sente responsabile e che vuole reagire, è intervenuto effettivamente spesso riempiendo dei vuoti, spesso cercando di sopperire alla inutilità di alcuni comportamenti istituzionali, alla loro mancanza.
Nella nostra mozione, signor Presidente della Regione, apprezziamo la chiarezza di oggi, ma non di meno non possiamo non ricordarle che altri appelli all'unità, che ci hanno visto rispondere con coerenza e con senso di responsabilità, qualche volta non hanno avuto altrettanta coerenza nelle sue risposte. Altre volte le abbiamo detto che cosa ci saremmo aspettati: ricorrere alla Corte costituzionale, sollevare i conflitti di attribuzione, accorgersi per tempo di quanto stava accadendo.
Ora lei ci chiede ancora aiuto e ciascuno di noi, io certamente, la sosterremo in quello che potremo; però credo sia anche ora che il Presidente del Consiglio regionale, insieme a una delegazione di questo Consiglio, chieda un incontro al presidente Napolitano che ha a cuore la sopravvivenza di questo Paese. Presidente Napolitano al quale possiamo rappresentare, avendo egli un orecchio più attento e più leale, quanto sta accadendo e anche chiedergli che cosa dobbiamo fare, che cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro, se c'è qualcuno che abbia la responsabilità di dirci una parola chiara e non una parola ingannevole o un'altra perdita di tempo come è accaduto in questi ultimi mesi.
Credo che dovremmo semplicemente andare a dirgli che cosa dobbiamo fare delle nostre ultime due leggi finanziarie, che cosa deve fare la nostra istituzione regionale così manifestamente vilipesa. Che cosa dobbiamo fare del nostro stare insieme. Credo che questo confronto sia utile perché, ha ragione l'onorevole Maninchedda, qui non si sta più parlando dei diritti, qui si sta parlando di euro, degli euro che lo Stato italiano è capace di trasferirci ed è disposto a trasferirci e in base a quegli euro ribalta le norme del diritto.
Ora noi possiamo anche capire che gli euro non ci sono, che possono essere ritardati, che possono essere concordate nuove modalità di trasferimento ma è intollerabile che si ribalti il diritto, che si ribalti il presupposto stesso di questa sala in cui noi oggi discutiamo. Di questo occorre ormai andare a parlare non al presidente Berlusconi, non al ministro Tremonti, ma al Presidente della Repubblica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI MARCO (P.D.). Presidente, Assessori, colleghi, ogni volta ci sembra che le cose vadano peggio e, obiettivamente, in questa legislatura abbiamo avuto già occasione di percepire che la possibilità di conseguire dei risultati concreti, a seguito di lotte che hanno coinvolto tutta la Sardegna e tutte le sue istituzioni, negli anni scorsi c'era e c'era tutta. L'ho sentito all'inizio dell'intervento dell'onorevole Maninchedda, in fondo l'approccio principale a questa questione, secondo me, attiene proprio alla natura costituzionale della nostra Regione: siamo un ente territoriale dello Stato, ci dicono vi diamo dei soldi, organizzatevi i servizi, o siamo l'organizzazione istituzionale e politica dei sardi che fa un patto con lo Stato rispetto al quale organizza le proprie politiche autonomamente? Questa è la questione, a mio avviso.
Noi però questo patto l'abbiamo fatto e la risposta ce l'eravamo data; ovviamente poi rispetto a questo patto dobbiamo essere virtuosi, dobbiamo spendere bene i nostri soldi, dobbiamo stare dentro il quadro costituzionale, dobbiamo stare dentro il quadro della finanza pubblica e non sempre lo facciamo; E infatti il rinvio alla Corte costituzionale, che è complesso perché riguarda varie norme, ce lo ricorda. Però il punto è che noi stiamo definendo questa questione centrale in questo momento e quel patto, che è il patto del 2006, è il patto che risponde ad anni e anni nei quali lo Stato ci ha dato meno di quello che ci doveva dare; è un patto che risponde, da un punto di vista finanziario, alla nostra condizione di ritardo infrastrutturale, è un patto che corrisponde a una nostra condizione di insularità che, colpevolmente, il precedente governo Berlusconi non ha consentito che fosse coperta da un intervento comunitario che pure i trattati prevedono.
Quindi era la nostra via attraverso la quale organizzare una stagione dell'autonomia nella quale fossimo autonomi e responsabili. Questo è il primo punto. Il secondo punto è che io credo che quello che sta accadendo, compreso il rinvio alla Corte costituzionale, che è un dovere per il Governo quando ravvisa che delle norme possono essere costituzionalmente illegittime, sia la conseguenza di scelte che sono scelte vostre, a Cagliari come a Roma.
La scelta di accettare il percorso che prevedeva le norme di attuazione che sono probabilmente del tutto inutili; tanto che noi diciamo che si possono quantificare le risorse da mettere nel bilancio della Regione; la scelta di non presentare ricorso per conflitto di attribuzioni che, ancora oggi, Cappellacci dice che va bene, è convinto di aver fatto bene; la scelta da parte del Governo di aspettare mesi e mesi prima di adottare un provvedimento, un decreto legislativo che dovrebbe ratificare lo schema delle norme di attuazione. Sono scelte e, rispetto a queste scelte, io credo che il rinvio alla Corte costituzionale non sia il problema, ma una conseguenza, il problema sono le scelte che l'hanno determinato.
In questi casi, a me non piacciono troppo gli appelli all'unità purchessia, nel senso che noi dobbiamo essere uniti ma dobbiamo essere severi e onesti intellettualmente con noi stessi, non siamo tutti responsabili allo stesso modo, non è possibile che noi consideriamo lo Stato come nemico della Sardegna allo stesso modo, con i partiti nazionali nemici della Sardegna allo stesso modo, perché non è così.
Il Governo Prodi, che era in carica prima del Governo Berlusconi, dal maggio del 2006, che a luglio è venuto a trattare con la Regione, nella sede della Regione, e a settembre approvava una legge finanziaria, che il Parlamento 'ha approvato qualche mese dopo, aveva dato una risposta che qualificava una posizione politica esattamente contraria a quella del governo Berlusconi e del centrodestra.
Allora, non dobbiamo ricordarci queste cose? Io le ricordo perché sino a ieri ho sentito dei colleghi dire che quel lavoro è stato un grande fallimento, non è così! Non siamo tutti uguali! Il centrosinistra in Sardegna, il centrosinistra nazionale ha dato delle risposte, il centrodestra, tanto che ora il presidente Cappellacci ci sta con molto imbarazzo, ha ugualmente dato delle risposte, le prime sono state positive e risolutive, le seconde sono state negative, drammaticamente negative.
Pertanto la base di partenza è assumersi le proprie responsabilità, riconoscere i propri i errori se ce ne sono stati, e ce ne sono stati nella condotta, anche da qui, moltissimi, e provare a proporci qualcosa; perché limitarsi a fare una grande manifestazione del popolo sardo il giorno di Ferragosto al centro della Sardegna (facciamola), non credo che risolverà il problema. Noi dovremo fare sicuramente alcune cose, la prima è comportarci bene nel senso di mostrare attraverso le leggi, nella gestione delle politiche che sappiamo usare bene le risorse. Ma questo non lo facciamo perché il debito sanitario aumenta, perché tendiamo a pensare che possiamo vivere in uno stato di eccezione che ci indebolisce in qualsiasi trattativa con lo Stato. Dobbiamo capire cosa fare, nel senso cioè di che cosa si fa. Il presidente Cappellacci dice che forse ha sbagliato e propone un ricorso per conflitto di attribuzione? L'articolo 8 si può adottare immediatamente tanto che lo mettiamo nel nostro bilancio? Facciamocelo dire dalla Corte costituzionale, no; restituiamo le competenze?
Insomma, se noi dobbiamo essere un ufficio che gestisce le politiche per conto dello Stato non siamo più quello che pensiamo di essere. Non siamo più la Regione autonoma della Sardegna, non c'è nelle proposte che ho sentito dal presidente Cappellacci né la presa d'atto di una responsabilità politica, né qualche via d'uscita che sia capace di reggere una trattativa con lo Stato. Allora, o c'è lealtà con noi stessi e con i sardi o altrimenti, io da questo punto di vista non sono d'accordo con gli auspici del collega Vargiu, non credo che i sardi riconoscano altro se non un nostro tentativo di dare risposte scontate e banali.
La nostra unità la possiamo costruire solo se abbiamo chiaro che cosa è in gioco, cioè la nostra possibilità di essere ancora una Regione che ha uno Statuto effettivo di autonomia; se sappiamo essere capaci di riconoscere che finora, in questi due anni e mezzo, abbiamo sbagliato tutto l'approccio su questa questione, e che c'è stato un governo che è stato il governo nemico per eccellenza della Sardegna.
Se noi partiamo da questo e se capiamo che questa legislatura è stata la legislatura di questo fallimento, possiamo discutere e capire che cosa, insieme, possiamo fare per rappresentare allo Stato, a partire dal Presidente della Repubblica, il fatto che questa Regione rischi di avere minato nel suo complesso il proprio modello di vita, il proprio modello sociale, la propria sopravvivenza.
In caso contrario noi consumeremo ancora le nostre energie in dibattiti incapaci, come finora è stata incapace l'azione della Giunta e di chi governa questa Regione, di dare una qualche risposta che abbia una effettività, una serietà o una capacità di risolvere questo problema che è centrale per il nostro futuro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Mi pare, Presidente, che sia la prima volta che il presidente Cappellacci ha sentito l'esigenza di parlare con le opposizioni; evidentemente qualche ragione c'è, non penso che sia un colpo di fantasia (non ne ha mai avuto tanta, quindi non credo che sia questo), probabilmente ci sono due cose contestuali: una gravità esorbitante della situazione, che non si può più fare a meno di riscontrare, e dall'altra parte il problema vero che va maturando, cioè che c'è un problema dalla vostra parte. Che cosa siete voi oggi? Siete una maggioranza? Una maggioranza formata da persone che denunciano la gravità di una situazione, il malessere, e continuano ad accompagnare imperterrite quel percorso sbagliato si può definire tale?
La mia difficoltà oggi non è altro che capire che ci diciamo delle cose in maniera autoreferenziale, mentre non dovremmo rispondere, in un'Aula che non è capace neanche di ascoltarsi (il Presidente lancia i messaggi poi se ne va, la stragrande maggioranza di noi sono in aspettativa, chi va e chi viene), con solennità in merito alla gravità della situazione della Sardegna? Ma voi pensate che fuori da questo palazzo ci credano? Possono credere a noi che dieci minuti fa ci siamo insultati sulla nostra capacità di gestire correttamente e legalmente le politiche del territorio? E noi oggi dovremmo essere quella entità che rimette in moto le energie autonomistiche?
Può essere, lasciatemi il dubbio fino in fondo; un dubbio che non primeggia mai sulla volontà; perché noi che cosa siamo in questa sede? Siamo quelli che siamo stati eletti il primo giorno, non siamo pregiudizialmente contro, ma per parlare di entrate, colleghi, in quel contesto nazionale, bisogna parlarne avendo le carte in regola. Quando andremo a parlare con chicchessia, avremo la coscienza a posto se facciamo leggi sul personale per intruppare quanta più gente si può intruppare senza che ci serva? Quando ci si scatena sulle promozioni nella sanità e la spesa è fuori controllo? Quando approviamo leggi di inusitata bestialità rispetto alla condizione economica, al lusso che ci possiamo permettere? Non abbiamo le carte in regola, colleghi, non le abbiamo, quindi occhio a non alzare troppo la cresta, perché si alza la cresta quando si hanno le carte in regola.
E noi che cosa abbiamo fatto in questi mesi, se non dirvi queste cose? Abbiamo cercato di dirvele. Però, la crisi di cui parliamo oggi è una crisi che sta chiaramente nella sede politica, nel rapporto tra un Esecutivo e una maggioranza, e la crisi del rapporto con lo Stato è oggi in Sardegna la crisi dell'autorevolezza della rappresentazione del governo autonomistico della Sardegna: noi siamo impresentabili sul terreno delle nostre prerogative autonomistiche! E allora noi non dobbiamo dire ai sardi "state tranquilli, noi ritroviamo l'unità"; da due anni e mezzo, colleghi, approviamo ordini del giorno unitari per farci contenti noi e non far capire niente ai sardi!
Noi abbiamo delle differenze di fondo che attengono alla nostra storia, al giudizio e alle risposte che vogliamo dare ai nostri figli, non in ordine a come lasceremo la Sardegna rispetto al Governo che succederà, ma in ordine ai diritti e ai doveri che dovremo lasciare ai nostri figli. Siamo diversi e, tuttavia, uguali e coerenti nel sostenere le ragioni di quell'autonomia.
Io credo che dovremmo fare una cosa diversa - mi dispiace che di fronte all'importanza di questa discussione non ci sia il Presidente che ci chiede e ci invoca determinate attenzioni - e cioè decidere, aldilà delle questioni riguardanti l'impugnativa su questa legge, di essere uniti sulle cose concrete. Allora, siccome per noi è sempre stato così, l'articolo 8 era da applicare immediatamente e immediatamente andava applicato; di conseguenza, coerentemente, dovremmo sollevare oggi, subito, un conflitto di attribuzione con lo Stato, indipendentemente dalla legge numero 12, che stabilisca che le competenze non corrispondenti a quanto deciso non sono trasferite alla Sardegna: se le riprenda lo Stato, noi esercitiamo le competenze in automatico rispetto alle risorse che ci dà, e se le risorse non ce le dà quelle competenze non ce le prendiamo.
Perché c'è un rapporto biunivoco, non è possibile diversamente! E se è il caso, quegli 800-900 milioni, la cifra che non ci hanno dato, abbiamo il coraggio di decidere che quella quota di sanità gliela fatturiamo e gliela rimandiamo,e approviamo una legge straordinaria che stabilisce questo? L'articolo 8 si applica in automatico, e se non mi dai i soldi non è detto che debba tenere comunque la competenza: questa è autonomia, abbiamo la forza di farlo, di aprire un conflitto di attribuzioni su questo punto, indipendentemente dalla legge 12, e dire che su questo andiamo fino in fondo?
I cittadini della Sardegna, quando sapranno che la sanzione è quella, verranno con noi a Roma, invece di ritrovarci tra di noi, con i sindacati, le solite persone a dire "siamo uniti" e la gente che ci ride in faccia! Noi dobbiamo riscoprire l'autonomia dei fatti e del coraggio; allora dobbiamo avere le condizioni generali di aprire, indipendentemente dalle questioni già avviate sul piano giudiziario, un conflitto autonomo che stabilisca la biunivocità in base alla quale se tu non mi dai i soldi io non esercito le competenze corrispondenti.
Questo significa precisare l'ambito, che noi abbiamo sempre sostenuto, di applicazione dell'articolo 8 così come lo avevamo negoziato, poi venga quel che venga. Se si trova l'unità su questo punto, il Consiglio regionale in qualità di autore, artefice e promotore di questa idea avrà qualcosa da dire al popolo sardo, al posto dell'ipocrisia che io non sopporto più e che, probabilmente, sta cominciando a diventare stretta anche a noi. Avere una differenza politica in questa sede ritengo sia una condizione essenziale per poter fare al meglio il mio lavoro, non la devo annullare, ma devo sapere qual è il limite di questa diversità, e il limite sono i fatti concreti. Oggi, sul recupero di una credibilità dell'autonomia, il Consiglio faccia una norma, un deliberato, una risoluzione.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue SANNA GIAN VALERIO.) Inoltre vorrei dire, colleghi, che all'articolo 51, secondo comma dello Statuto si stabilisce che se una legge non ci "va dritta" noi dobbiamo chiedere che venga disapplicata nell'interesse del popolo sardo. Abbiamo parlato di palline da golf, ma gli attributi qualche volta li riscopriamo avendoli ricevuti in eredità dai nostri padri costituenti? E invece non abbiamo il coraggio, perché, poveretti, non dobbiamo disturbare quelli che approfittano di noi. Questa è l'autonomia, siamo allo snodo: volete l'unità con noi? Allora sui fatti, su queste cose, sul coraggio di prendersi carico insieme di questa sfida e di ciò che comporterà arrivare fino in fondo, qualcuno comincerà a capire che noi facciamo sul serio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, oggi siamo chiamati a ragionare su un tema che non riguarda esclusivamente le entrate della Sardegna, neanche gli 800 milioni di euro che mancano, ma riguarda il destino della Sardegna, le istituzioni sarde, quale valenza abbiano all'interno della Repubblica italiana, la nostra consapevolezza di essere all'altezza o meno di guidare il popolo sardo. Se non ci è chiaro questo, io non credo che un mero presupposto di unitarietà possa risolvere i nostri problemi.
E' vero, anch'io penso che l'elaborazione di un ordine del giorno unitario non ha ragione d'essere se non è permeato di volontà, se non si sostanzia con l'operatività da parte della classe dirigente della Sardegna. La crisi arriva da lontano e il debito pubblico dello Stato italiano non è nato ieri, è un fatto grave, ma proprio per questo motivo non so se basterà l'unità di intenti senza quella operatività che richiedevo prima e, soprattutto, se non si hanno idee forti, innovative che servono a modificare etica, morale, comportamenti, relazioni sociali e sindacali, in definitiva parliamo di una modificazione sostanziale del proprio essere all'interno di una società civile.
Ora, noi stiamo discutendo di un rapporto tra il Governo centrale e la Regione sarda nel centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, della nascita dello Stato italiano anche grazie alla Sardegna, ma mai è stato riconosciuto alla Sardegna quanto le competeva, da sempre i suoi diritti negati, in tutti i sensi. E' inutile che elenchi nuovamente i problemi che sono stati sollevati, che anche in questi ultimi anni hanno fatto da traino a una serie di tematiche che ci hanno accompagnato in un allontanamento da quello che qualcuno poteva identificare come un Governo amico.
Abbiamo sempre sostenuto che non ci sono mai stati, a Roma, governi amici nei confronti della Sardegna se non c'era una forte identificazione nei problemi della Sardegna, se non andavamo insieme a chiedere quello che ci competeva, se non rimarcavamo continuamente le necessità, le urgenze del popolo sardo.
Presidente, il collega Vargiu le ha dato la prima tessera del partito sardo, per me è invece come se gliela abbia ridata, perché voglio ricordarle che nel corso di un meeting dei Riformatori sardi a Cala Serena, prima delle elezioni regionali, le fu proposto di guidare il partito dei sardi inteso non come partito in sé ma come idealità, come prospettiva di affrancamento della Sardegna dai mali atavici, dalle gravi difficoltà e con la messa in campo della forza necessaria per combattere anche il Governo nazionale.
Su queste cose oggi vediamo che lei è nuovamente vicino alle nostre tesi, su queste cose io ritrovo amicizia nei suoi confronti piena e totale, avendola per qualche tempo e in qualche misura persa nel momento in cui non si combatteva per le questioni veramente importanti per la Sardegna, per la ricerca non di una sardità ma di una partecipazione corale dei sardi. Ricordo, in proposito, le parole dette ieri dall'onorevole Maninchedda sulla presenza di troppe espressioni sardiste all'interno di questa Assemblea, fatto che lo spaventava. A me non spaventa, vorrei che ce ne fossero e pienamente identificate come tali in tutte le forze politiche che si esaltano così in un ruolo di difesa degli interessi del popolo sardo che qui dovrebbero rappresentare.
Se noi non "affondiamo" effettivamente in quella sardità che ci deve far differenziare portandoci, forse anche giustamente come proponeva l'onorevole Sanna, a una forte contrapposizione con lo Stato centrale, probabilmente siamo destinati a non avere più un ruolo come Regione, neanche come Regione autonoma. Quell'autonomia che ci è stata già tolta nel momento in cui alle regioni ordinarie sono state concesse più possibilità di organizzarsi anche a livello istituzionale, potendo modificare il proprio statuto a piacere e senza contrattazione con qualsiasi organo dello Stato.
E noi ancora ci attardiamo a non innovare uno Statuto di autonomia sarda che possa essere un giusto patrimonio di confronto con lo Stato centrale e con l'Unione europea? Se non ridiamo dignità alle nostre istituzioni che credibilità avremo presso il popolo sardo, quale capacità di incidere e di guidare questo popolo? Su queste cose dobbiamo confrontarci, su questo dobbiamo andare avanti. E certamente, onorevole Sanna, è importante che si tenga un'assemblea con tutte le forze rappresentative della Sardegna, ma è anche altrettanto importante che la nostra protesta arrivi a Roma, al cuore del Governo se è necessario, e plaudo pertanto alla sua iniziativa di voler rendere testimonianza lasciando la guida di un partito per poter difendere esclusivamente gli interessi dei sardi.
Ma se non ci sentiamo pienamente convinti di questa sardità non faremo grandi passi avanti, saremo come la classe politica che governa lo Stato italiano da qualche tempo e che non ha più credibilità; ma diciamo che tutta la classe politica, da destra a sinistra e non solo quella che governa, ha bisogno di adottare un comportamento etico e morale di identificazione con uno Stato, dove ciascuno partecipa convinto di dare il proprio contributo nell'interesse del Paese, cosa che non avviene. Ci si ricorda solo del "s'arraffa arraffa" d'altri tempi, di su connottu, ma non c'è il concetto di dignità, piena e totale, per cui ciascun parlamentare, sia esso espressione del Parlamento nazionale o di quello sardo, possa rappresentare in tutta onestà gli interessi, le difficoltà, le esigenze, le aspettative per un prossimo futuro dei sardi per sé e per i propri figli.
Figli che, certamente, si ritrovano chiusi, sempre di più, all'interno di un'isola che, guarda caso, quello Stato centrale, che doveva agevolarla, chiude ulteriormente accettando compromessi con chi, fino a ieri, come compagnia delle Indie, ha portato la nostra isola in una situazione di isolamento. Questo vuol dire farci staccare dal Governo centrale, metterci in contrapposizione, ma guarda caso guardare anche qualche prospettiva futura che sia diversa dagli attuali assetti istituzionali e di cui mi piacerà dibattere e approfondire più avanti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sono d'accordo sul fatto che stiamo vivendo un momento drammatico, che a me pare l'epilogo di una stagione drammatica, che dura da troppo tempo. Da due anni e mezzo il Governo ha un atteggiamento vessatorio nei confronti della Sardegna; da due anni e mezzo veniamo umiliati da queste vessazioni e, aggiungo, umiliati anche dall'incapacità da parte del Governo regionale di reagire a queste umiliazioni continue.
Siamo, ripeto, umiliati per due ragioni; da un lato per l'arroganza, la tracotanza del Governo e dall'altro per l'atteggiamento supino del Governo regionale nei confronti del Governo nazionale. Siamo di fronte, lo hanno detto alcuni autorevoli rappresentanti della maggioranza, al fallimento del rapporto tra il Governo e la Giunta regionale. E' entrato in crisi da subito, e quindi equivale a un fallimento, il rapporto tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Presidente della Regione autonoma della Sardegna.
L'Italia, lo ricordava Maninchedda per l'ennesima volta in quest'Aula, precipita nei mercati anche e soprattutto perché non ha un Presidente del Consiglio, un Ministro del Tesoro, un Governo credibili e autorevoli. Se noi avessimo avuto un altro Presidente del Consiglio, un Governo diverso da questo, un Governo credibile per i mercati, per il mondo finanziario, al quale io non guardo con grande fiducia, e abbiamo avuto modo qualche volta di parlarne, credibile di fronte agli altri paesi, con una manovra come quella che abbiamo sopportato nelle scorse settimane, probabilmente l'Italia non sarebbe a rischio come è ancora oggi.
Siamo un Paese, per responsabilità di chi lo rappresenta ai massimi livelli dell'Esecutivo, che rischia di precipitare. L'Italia, per queste ragioni, non è credibile. La Sardegna, l'ho ricordato altre volte, contrariamente ad altre regioni di questo Paese il cui sistema economico, seppure timidamente, recupera fiducia, anche nell'ultimo semestre perde quasi sei punti, il sistema delle imprese perde sei punti di fiducia. La Sardegna perde fiducia perché la Giunta regionale, il Presidente della Regione non è credibile di fronte al suo popolo e, tanto meno, è capace di rappresentarlo e di tutelarne gli interessi.
Per queste ragioni il Presidente della Repubblica, più volte richiamato negli interventi quest'oggi, preoccupato per il futuro di questo Paese, interviene in un esercizio delicato, in punta di piedi per tentare di surrogare un Governo che ha le caratteristiche che tutti quanti conosciamo. Quindi, nel nostro Paese, in Italia, c'è un Presidente della Repubblica che, per nostra fortuna, ha dalla sua una grande autorevolezza, ha prestigio, è credibile per i suoi colleghi Capi di Stato, interviene perché preoccupato per il presente e il futuro del nostro Paese, e noi, molto più modestamente, che cosa facciamo?
Il Presidente della Regione, certamente in maniera diversa rispetto al passato, è stato sottolineato da colleghi della sua maggioranza, si presenta in Aula e lancia un appello all'unità, innanzitutto al Consiglio regionale, ai partiti che lo compongono, alle forze sociali, al sistema delle autonomie locali, insomma, alle forze vive di questa Isola. E in un momento come questo, di fronte a un simile appello, presidente Cappellacci, nessuno credo possa tirarsi indietro, né mi pare che a partire dalle due mozioni, compresa quella dell'opposizione, ci fosse l'intendimento di non accogliere questo appello. Nessuno può tirarsi indietro! Io vorrei chiederle, però, presidente Cappellacci: per fare che cosa?
In passato, talvolta insieme al Consiglio regionale, ricordo il primo dicembre del 2005, abbiamo riempito una nave, sotto una pioggia pesante, e a Roma c'eravamo tutti, non mancava nessuno; innanzitutto c'erano Cgil, Cisl e Uil, innanzitutto c'erano le istituzioni, il Presidente della Regione, il Presidente del Consiglio, tutto il Consiglio regionale, nessuno escluso, e facemmo una grande manifestazione. Mi pare di poter dire che quella manifestazione, e tutto ciò che l'ha preceduta alla fine abbia prodotto anche dei risultati importanti. Pertanto, quali sono i presupposti di questa mobilitazione straordinaria, che pare si voglia mettere in essere, quali sono gli obiettivi, quali sono le controparti?
Quando si mette in piedi una iniziativa si ha sempre un obiettivo, ma dietro un obiettivo c'è chi deve dare risposte per raggiungerlo; l'obiettivo è la Presidenza del Consiglio dei Ministri? Il Governo? Chi è? Come si fa? Facciamo una grande kermesse a Roma? Per fare che cosa? Presidente Cappellacci, io sono stato anche con lei, con il Presidente del Consiglio, insieme ad altri colleghi in più di un'occasione a Roma per partecipare a diverse iniziative, in particolare per l'industria, e ve ne do atto; ma ricordo anche, scusate l'autoironia, parlo per me stesso, per carità, che non ci hanno nemmeno ricevuto dove dovevano riceverci. Ora, sinché non ricevono me, poco male, è un pochino più grave quando non ricevono il Presidente della Regione. Però non voglio soffermarmi su questo.
Allora, si chiede una straordinaria mobilitazione, e credo che nessuno si tiri indietro, una straordinaria mobilitazione conseguente a una straordinaria unità. Stati generali, quindi. In una situazione simile il senatore Pisano, vi ricordate, disse: "Prima di tutto la Sardegna". Presidente, io non credo che una mobilitazione possa avere effetti taumaturgici, però facciamola; invece, penso che dobbiamo appellarci, come è già stato chiesto, al Presidente della Repubblica, e deve farlo il Consiglio regionale per una ragione semplicissima, perché l'Esecutivo nazionale e l'Esecutivo regionale hanno fallito, e allora noi dobbiamo rivolgerci direttamente al Presidente della Repubblica come Consiglio regionale per rappresentare questa drammaticità, perché altrimenti è folclore.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, lei oggi, dopo molti mesi dall'inizio della legislatura, forse per disperazione politica, forse perché con le spalle al muro, arriva esattamente a quelle posizioni che questa minoranza, nel corso degli ultimi dodici mesi, le ha più volte espresso in Aula anche attraverso documenti politici ufficiali. Meglio tardi che mai qualcuno direbbe. Meglio tardi che mai lei oggi si accorge che il rapporto con il Governo nazionale è un rapporto difficile, che il processo innescato dal federalismo fiscale in Italia è un processo che ha carattere di competizione non solidale tra regioni, dove i meccanismi perequativi che vengono richiamati quasi a tacitare, Presidente, la nostra Costituzione, rischiano di rimanere lettera morta e di facciata.
Noi abbiamo provato più volte a ricordarle queste questioni; lo abbiamo fatto attraverso delle interpellanze, alcune di queste hanno un contenuto chiarissimo. Una l'abbiamo presentata a fine luglio del 2010 - ricorda? - in fase di assestamento del bilancio 2010, a seguito delle dichiarazioni del viceministro Vegas. Anche allora, in quella interpellanza, nelle mozioni che seguirono, noi la invitammo a sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale avverso le dichiarazioni del Ministro e avverso ogni altro atto che negasse alla nostra Regione l'immediata disponibilità delle entrate di cui all'articolo 8 dello Statuto di autonomia.
Le proponemmo anche di impugnare l'assestamento di bilancio 2010 e ogni altra legge finanziaria approvata che prevedesse in maniera esplicita, e non in fondi indistinti, le maggiori compartecipazioni fiscali spettanti alla Regione con l'effetto, se questo fosse avvenuto, di disconoscere la legittimità dell'immediata applicazione di un nuovo regime di entrate previsto dallo Statuto di autonomia.
Abbiamo avanzato questa proposta con onestà politica e intellettuale perché abbiamo capito il clima in cui si trova il nostro Paese e anche le difficoltà politiche di una maggioranza di governo tenuta insieme da diversi egoismi e da realtà che non riflettono allo stesso modo la solidarietà e l'unità nazionali.
Nonostante una divergenza di vedute sul percorso, presidente Cappellacci, lei deve dare atto (anche in quei giorni drammatici dell'occupazione, anche quando abbiamo parlato di federalismo fiscale) che questa minoranza si è sempre ritrovata in documenti, in ordini del giorno unitari come quello del 22 dicembre del 2010, che è stato anche richiamato, che potessero darle forza politica, esprimendo la determinazione con cui questo Consiglio vuole battersi per i diritti dei sardi. Lei non ha dato seguito a quegli ordini del giorno.
Io considero le sue dichiarazioni odierne un'autocritica, anche onesta, di chi si accorge di aver sbagliato a non muovere prima dei passi a garanzia dei diritti dei sardi, di chi si accorge che anche quel percorso che aveva intentato, che passava per una leale collaborazione con lo Stato, che passava attraverso norme di attuazione ancorché non indispensabili, si è interrotto per un'arroganza del Governo che né nella forma né nella sostanza dimostra di avere a cuore la Sardegna; e quello delle entrate è ovviamente solo un capitolo, il più importante, di una vicenda che ha diversi capitoli e di alcuni (per esempio la mobilità) ne abbiamo parlato in questi giorni.
Ora, il dubbio che si insinua, presidente Cappellacci, glielo dico con onestà politica, è se lei sia ancora credibile nel guidare questa battaglia. Io cercherò di capirlo anche dalle parole dei colleghi della maggioranza che, come vede, non si spendono in interventi e in parole di sostegno. Gran parte degli interventi sono della minoranza. Io attenderò con ansia le parole del capogruppo Diana per vedere se si riconosce nelle sue parole, anche in quelle coraggiose che lei ha pronunciato, di voler mettere al centro la Sardegna e l'essere sardo prima dell'appartenenza politica, fino alla restituzione della tessera del P.d.L., una tessera che diventa inutile nel momento in cui un Governo a trazione P.d.L. disconosce in maniera così sistematica anche i diritti sanciti costituzionalmente. Staremo a vedere.
Staremo a vedere se la sua maggioranza, per prima, la sosterrà, se i suoi parlamentari per primi la sosterranno, se i suoi parlamentari per primi prenderanno le distanze dal Governo, firmeranno una mozione, un'interpellanza, voteranno contro una prossima legge di stabilità che nel 2012 dovesse continuare a negare quelle risorse alla Sardegna.
Se questo avvenisse in maniera decisa, a cominciare dalle parole che oggi pronuncerà il capogruppo Diana, lei ci aiuterebbe a superare un imbarazzo, un imbarazzo nel capire se questa legislatura è finita politicamente perché lei non ha l'autorevolezza e la credibilità, dopo quanto è successo in questi due anni e mezzo, dopo le continue vessazioni, dopo un atteggiamento che noi abbiamo ritenuto remissivo, per guidare questa grande battaglia di popolo a tutti i livelli o se, invece, come ha chiesto il mio Capogruppo, l'unico scenario possibile sia andare a nuove elezioni.
Io, Presidente, credo che noi nello svolgere il nostro ruolo dobbiamo tentare sempre il meglio per i sardi e su questo dobbiamo trovare unità di intenti. Se c'è uno spazio per rilanciare la vertenza Sardegna, se c'è uno spazio per trovare forza e unità io credo che questo spazio vada perseguito; ma certamente, Presidente, lei si rende conto che qui siamo veramente alle ultime battute, che non ci potranno essere molte altre puntate, che non ci potranno essere molti altri appelli all'unità del popolo se poi quegli impegni che vengono presi, anche attraverso ordini del giorno e atti ufficiali, non vengono mantenuti.
Presidente, lei non potrà chiedere alla minoranza e all'opposizione in questo Consiglio, a un'opposizione che accetta di essere minoranza ma vorrebbe non essere opposizione su tutto, specie quando si parla del bene della Sardegna, ancora molte volte di dimenticare o di sottacere o di passare oltre le sue inadeguatezze, le sue titubanze, la sua remissività, i suoi balbettii nei confronti dello Stato. Noi potremmo e vorremmo essere ancora ben disposti, ma ci aspettiamo atti conseguenti dalla sua maggioranza, dai vostri parlamentari, affinché tirino fuori quel coraggio e quella volontà di battersi per i diritti dei sardi che lei oggi ha indicato.
Ora, se questo avvenisse certamente sarebbe una pagina nuova e diversa per questo Consiglio, certamente sarebbe uno di quei casi in cui i sardi ritroverebbero (e non lo fanno spesso), di fronte a una grande emergenza, di fronte a una minaccia per il futuro, di fronte a una sottrazione di risorse che diventano diritti e che sono tali perché i diritti si esercitano grazie alle risorse, un'unità di intenti e una dignità che io credo possano e debbano diventare patrimonio comune.
Ci aspettiamo però atti coraggiosi; non solo manifestazioni, non solo appelli al Presidente della Repubblica, ma finalmente una impugnativa, in maniera sistematica e coraggiosa, senza titubanze, di ogni atto che sia contrario ai nostri diritti a cominciare dalla privatizzazione della Tirrenia, a cominciare dalla prossima legge di stabilità che non dovesse riconoscere le ragioni della Sardegna, a cominciare dal sollevare il conflitto di attribuzioni contro qualsiasi atto avverso al diritto dei sardi.
Ora, Presidente, anche per i fatti di queste settimane, queste sono veramente le sue ultime possibilità. Ci dimostri, anche accettando un ordine del giorno fortemente rivendicativo, di voler andare fino in fondo; ci dimostri, anche con la compattezza della sua maggioranza e dei vostri parlamentari, che le sue non sono parole al vento, non sono appelli disperati, ma sono il segno di una volontà diffusa di voler continuare un'esperienza di governo che altrimenti sarebbe, ed è per ora, assolutamente e totalmente fallimentare.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, è un po' imbarazzante parlare pressoché da soli in quest'Aula; questo è un atteggiamento molto grave di tutti i consiglieri assenti perché nulla può giustificare la loro assenza di fronte a queste contraddizioni che compromettono il futuro della nostra gente. La situazione politica sta precipitando. Dopo il recentissimo caso Tirrenia lo Stato italiano sferra un ennesimo attacco mortale, è arrivato ieri, per cui con un messaggio dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri impone ordini, in modo anche autoritario, a cui rispondere in tempo reale. Ma di certo non è questione di tempi, né questione di stile.
Lo Stato attacca la nostra specificità, c'è quindi un problema politico che deriva da un conflitto molto profondo e critico. Lo stato delegittima il Governo dei sardi, disconosce la sovranità della massima Assemblea, arrivando a censurare le decisioni democratiche, boccia cinicamente le norme sul precariato. Lo Stato inverte i diritti, per cui stranamente impugna il collegato alla finanziaria per farla franca sulla vertenza delle entrate, mentre avrebbe dovuto portare avanti la vertenza con lo Stato il presidente Cappellacci, se fosse stato meno pauroso. Il Governo italiano in due anni e mezzo in realtà che cosa ha fatto? Ha preso le misure alle nostre debolezze istituzionali…
E lei se la ride, Presidente, però il Governo le ha preso le misure e, di conseguenza, le ha prese ai sardi, e lì l'errore; pertanto oggi si sente autorizzato ad annientarci, a commettere ogni crimine sui nostri diritti, perché la nostra leadership regionale non ha saputo combattere per il diritto dei sardi a esistere come popolo e come Nazione. Siamo nel pieno dei conflitti, però io dico che i conflitti fanno parte delle diversità, e quando i conflitti non si riesce a mediarli esplodono le guerre; la responsabilità, enorme, della nostra classe politica al potere, quella che governa oggi, è stata quella di essere incapace di mediare i conflitti, per cui se oggi siamo in guerra, cara maggioranza, è anche colpa vostra, anzi direi che avete una responsabilità davvero spaventosa.
Noi siamo profondamente in crisi, presidente Cappellacci, sono stati toccati dei valori per noi molto profondi, e stata toccata la nostra sovranità, cancellata in un baleno. C'è stato l'attentato alla nostra specificità, come se non fosse stata mai scritta da nessuna parte. Oggi io dico che dobbiamo sicuramente ridefinire i ruoli di questa Assemblea, i suoi ruoli, presidente Cappellacci, valutare attentamente se sia anche il caso di continuare a guidare e portare avanti il Governo dei sardi. Perché adesso, in termini molto concreti e critici, si pone il problema del suo ruolo; glielo dico in questi termini non perché voglio che si dimetta a ogni costo, ma deve riflettere se c'è una utilità al fine di risolvere i conflitti che sono esplosi in modo davvero inesorabile.
Abbiamo necessità di riacquistare la nostra sovranità urgentemente; e, vista anche l'inaffidabilità dello Stato italiano, la sua ferocia, perché ormai non ci risparmia più nulla, credo sia importante per tutta la classe politica sarda incominciare a ragionare su un possibile percorso che ci porti a un autogoverno reale. Io credo che per il popolo sardo non ci sia altra via di salvezza: siamo davvero alla frutta!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Intervengo, perché mi pare si possa anche rinunciare, dopo, alla replica e arrivare a parlare di cose concrete. Vorrei parlare di cose da fare, di soldi e di potere, possibilmente dando un contributo in termini di concretezza. Condivido perfettamente ciò che hanno detto altri intervenuti circa il fatto che, rispetto alla situazione in cui siamo, si hanno responsabilità differenti; però, siccome noi non scriviamo solo ricette, dobbiamo trovare il modo di uscirne. Provo pertanto a dare un contributo anche all'operato del Presidente della Regione.
Soldi. Noi ci troviamo in questa situazione: non riscuotiamo i tributi che utilizziamo, e quindi in guerra con lo Stato è come avere il rubinetto in casa e l'acquedotto nel campo nemico. Noi siamo in questa situazione, rispetto alla quale dobbiamo essere aggressivi nei tribunali, è evidente, dobbiamo essere molto aggressivi nei tribunali, in tutti i tribunali. Su questo punto mi pare che le due mozioni siano molto sovrapponibili, pertanto mi auguro che si possa arrivare a una integrazione forte.
Abbiamo poi lo scontro sul potere dove abbiamo meno limiti, dove noi possiamo fare molto, e dove possiamo aggredire uno Stato italiano che, essendo in questo momento in grandi difficoltà, non si può permettere un conflitto istituzionale, e la sede per aprire questo conflitto è il Consiglio.
Andiamo a valle. Se decidiamo di aprire questo conflitto, dico se decidiamo perché - torno indietro un attimo - che senso ha in entrambe le mozioni dire che vogliamo andare dal Capo dello Stato, se non siamo subito dopo disponibili, in caso questo Stato patrigno non ci rispetti, a riunirci con obiettivi differenti rispetto a quelli con i quali ci siamo riuniti adesso? Durante la Rivoluzione francese un'Assemblea consultiva è diventata altra cosa. Un Parlamento eletto può riunirsi con obiettivi differenti; noi la partita del potere, del nostro potere, la possiamo giocare tutta in questa sede, abbiamo titolo per farlo.
Io penso che lo si debba fare; penso che, dopo una brevissima pausa estiva, dobbiamo confrontarci sulla vigenza dei rapporti istituzionali con lo Stato e tornare in quest'Aula; per fare che cosa? A mio avviso dovremmo fare tre cose. La prima, rivedere le politiche di spesa, immediatamente, per metterci in sicurezza. E questa classe politica per mettersi in sicurezza deve recuperare una credibilità perduta. La riduzione della parte di spesa corrente deve partire da noi e, nella dimensione a cui io penso, la Presidenza del Consiglio ritengo abbia già elaborato la proposta che ci deve sottoporre per la riduzione dei costi, i cosiddetti costi della politica; ma, per chiamare al sacrificio, dobbiamo iniziare da noi, prima lo facciamo meglio è, non per fermarci ma per iniziare.
Questo impegno comporta, a settembre, avere una manovra di bilancio che libera risorse dalla parte corrente e le mette a protezione di sviluppo e welfare, vuol dire aggredire il "mostro sanità" riconducendo la spesa all'interno e, se è possibile, sotto la soglia individuata anche dal CIPE. Significa semplificare drasticamente la nostra burocrazia, far diventare la Sardegna una zona libera da questo punto di vista. Significa rivedere il patto istituzionale tra Regione e comuni. Un'impostazione di questo tipo significa che questo Consiglio si costituisce in Costituente, e fa cose fondamentali.
Ma, c'è un "ma" grande come una casa che aleggia anche rispetto alla richiesta di unità del Presidente, queste cose si fanno con un Governo regionale che assume un altro volto, quello di un Governo costituente che accetta ciò che accade in Aula, se l'Aula diventa Costituente, se l'Aula fa un patto reciproco in cui dice: "Facciamo le cose che servono comunque alla Sardegna, e il Governo sia garante di questo percorso".
Questo io farei, perché se si pensa di poter fare cose grandi sulla base del perimetro maggioranza e opposizione scaturito dalle elezioni, e poi si viene qui e si dice "andiamo tutti insieme a protestare a Roma" questo meccanismo non è più comprensibile, non è più comprensibile! Non possiamo entrare in Aula per costruire una vera Assemblea costituente della Sardegna e poi invece avere un assetto di dialettica ordinaria. Lo scontro con lo Stato richiede che questa Assemblea divenga completamente un'altra cosa perché a settembre si abbia una grande legge di riforma, un recupero di credibilità, un recupero di cassa.
Se siamo capaci di fare queste cose il percorso odierno è comprensibile all'esterno perché apre un conflitto dei tribunali sulla spesa e apre una stagione di rinnovamento radicale della politica in Sardegna. Viceversa noi ci lasciamo con un ordine del giorno e mercoledì riprendiamo il golf. Non funziona! Per fare cose ordinarie come il golf occorre che il percorso della straordinarietà e della messa in protezione della Sardegna sia politicamente avviato, altrimenti abbiamo un altro scenario, che è il picco della ribellione contro lo Stato e poi la palude dell'ordinarietà quotidiana. Quella palude questa volta ingoia, non si sopravvive.
Se dobbiamo usare questa giornata per segnarla sul calendario la dobbiamo segnare come la giornata in cui il Consiglio regionale della Sardegna diventa il Consiglio costituente della Sardegna che richiede un atteggiamento coraggioso, che richiede un nuovo Governo, che richiede un Presidente super partes, che richiede un Presidente conflittuale con lo Stato. Se facciamo questo realmente io credo che all'esterno, come chiedeva l'onorevole Sanna, si possa essere realmente comprensibili, si capisca cioè che non si sta giocando, che si è all'altezza della crisi; viceversa, da questo scenario che immagino, chiaramente immagino, non sia gradito avremo il fuoco di paglia, cioè un'unità, un'assemblea, una protesta e la palude. Quella palude, ricordatevelo, con un'Italia in fallimento, ci ingoierà.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (P.D.). Presidente, credo che il suo oggi sia stato un atto di coraggio che nasce dalla consapevolezza della gravità del momento e dalle continue umiliazioni che questa Regione, ma un intero popolo, sta subendo. E' da lungo tempo che da parte dello Stato, da parte del Governo per meglio dire, si è schiaffeggiati; lei, Presidente, con le sue affermazioni oggi che manifestano la volontà di far prevalere le ragioni di un popolo sulle ragioni del partito, sulle ragioni di parte, ha dimostrato coraggio. Questo ha detto l'onorevole Porcu e io lo ribadisco, con l'auspicio che questo suo atto di coraggio venga confortato e supportato dall'intera sua maggioranza, dai componenti del Gruppo del suo partito.
Noi abbiamo qualche ragione per dubitarne, Presidente, perché non più tardi di qualche giorno fa lei aveva rivolto lo stesso accorato appello all'unità e sollecitato l'opposizione, l'intera opposizione e il P.D. in particolare, a condividere le ragioni e le preoccupazioni che la portavano a elevare una vibrata protesta nei confronti di un Governo che dimostrava, ancora una volta, la sua naturale inclinazione a negare i diritti dei sardi.
Presidente, a seguito di quella sua invocazione, di quella sua sollecitazione, accolta favorevolmente dall'opposizione e dal P.D. in particolare, ci aspettavamo che la sua parte politica, all'atto della discussione per l'approvazione della mozione, convergesse in modo del tutto naturale, spontaneo, sulla stesura di un documento unitario, invece ha sollevato più di un problema esclusivamente perché l'opposizione pretendeva di censurare in modo più severo l'operato del Governo.
Io spero pertanto che l'appello odierno e la sua presa di posizione, così forte e determinata, inducano i consiglieri della sua maggioranza a convergere, agevolmente, su un documento che finalmente condivida le ragioni, da lei espresse, che l'opposizione e il P.D. fanno proprie, dell'esigenza di una vibrata protesta che deve esprimersi (forse in passato è successo solo poche volte) in modo forte non solo in note di protesta contenute nei documenti, ma nelle manifestazioni e nelle azioni che insieme intenderemo portare avanti.
Lei, Presidente, dovrà davvero essere conseguente alle parole che ha pronunciato in quest'Aula. Si metta alla guida di un popolo sardo che rivendica semplicemente un minimo di giustizia in più; che rivendica risposte che merita e che, mortificandolo, gli vengono continuamente negate.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, penso che oggi la politica sarda, che non si esaurisce in questo Consiglio regionale, abbia perso una grande occasione. La politica sarda ha perso l'occasione, per esempio, di far sentire la sua voce di fronte a un attacco così devastante alle ragioni stesse dell'autonomia: stiamo parlando di autonomia fiscale e finanziaria, certamente, perché senza autonomia finanziaria non vi può essere autonomia di qualsiasi natura.
Ebbene, i nostri senatori o, meglio, i senatori della maggioranza governativa, che governa anche la Regione sarda, oggi hanno dato la fiducia al Governo che sta attentando all'autonomia della Sardegna su un provvedimento che serve al Presidente del Consiglio, cioè il cosiddetto processo lungo. Mi direte: che cosa c'entra questo? C'entra, come c'entra anche il ragionamento, svolto dal presidente Maninchedda due minuti fa, sull'esigenza di "sollevare l'asticella", tentando come classe politica in Sardegna di dare una risposta alla crisi devastante che sta squassando l'economia della nostra Isola. Ecco dove sta la nostra debolezza, Presidente.
Io ho apprezzato, e gliel'ho detto personalmente, il fatto che lei per la prima volta in due anni e mezzo abbia sentito il dovere di informare, su una situazione così delicata e così difficile, i rappresentanti dell'opposizione sulle sue intenzioni. Io le dico, Presidente, che la sconsiglierei vivamente di dimettersi dal P.d.L., almeno in questa fase, io le consiglierei di stare e di tentare di fare una battaglia per cercare di rendere evidente qual è il problema fondamentale che l'Italia sta vivendo in questo momento.
Il problema, posto oggi dal presidente Napolitano e ieri dalla Confindustria e dai sindacati, sul pericolo che l'Italia definitivamente vada a cadere in un baratro da cui non riesca a risollevarsi, sembra un problema non sentito dal Parlamento italiano che si attarda ancora in provvedimenti assolutamente parziali, non capendo che la carenza di fiducia di tutti i mercati, nazionali e internazionali, che stanno attaccando l'economia della nostra Nazione deriva dal fatto che l'ostacolo principale e fondamentale è il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Consigliatelo, è stato autorevolmente consigliato anche da altre personalità politiche, cambiate il Presidente del Consiglio, per cortesia, cambiatelo perché altrimenti non usciamo da questa situazione e, soprattutto, non usciamo da una situazione che vede il Presidente del Consiglio impegnato in una lotta ormai all'ultimo sangue con il Ministro dell'economia, che in tutti i modi sta manifestando la sua ostilità verso il Meridione; adesso è particolarmente toccata la Sardegna, ma è comunque una politica complessivamente ostile verso il Meridione. Le politiche e l'ideologia leghista purtroppo stanno dando il massimo dei risultati.
Collega Maninchedda, io non voglio dare ragione all'onorevole Miccichè per aver fondato una Lega del sud, un partito del sud che intende utilizzare metodi e caratteristiche della battaglia politica della Lega Nord, assolutamente, io vorrei riuscire a combattere e a sconfiggere politicamente gli egoismi della Lega che hanno portato all'abbandono, in questi ultimi 10-15 anni, delle politiche di sostegno al Meridione, e che hanno trovato nel ministro Tremonti un sostenitore fedelissimo. Ecco perché il nostro ordine del giorno di censura al ministro Tremonti, che aveva grandemente scandalizzato parte della maggioranza, in quel momento era storicamente e politicamente attualissimo.
Si parla di sconfitta della politica, di discredito della politica, certamente la politica è screditata, ma è la politica stessa che costringe i cittadini a parlarne male. Tre mesi fa il ministro Tremonti e il Presidente del Consiglio hanno inscenato una polemica fasulla (una vera sceneggiata) sulla riforma fiscale - ve lo ricordate? - in particolare sulla necessità di restituire, tramite la riforma fiscale, i soldi ai cittadini; e non sto parlando di tre anni fa, sto parlando di due mesi e mezzo fa: un imbroglio, che poi si è rivelato tale ora che siamo sul ciglio del burrone, sul ciglio del baratro più totale, alla pari forse della Grecia, del Portogallo o della Spagna.
Allora, come uscire da questa situazione? Certo, io posso anche spingermi, sollecitato dal collega Maninchedda, a verificare e valutare scenari futuri, ma al momento l'obiettivo principale è sventare questo attacco al bilancio della Regione, è sventare l'attacco che vuole cancellare l'autonomia, così come ci è stato chiaro per la verità nel corso di questi due anni e mezzo. Presidente, non voglio fare facili assonanze tra sardi e sordi, ma che ci siano stati in questi anni dei richiami forti alla necessità di attivare un contenzioso forte con lo Stato e con il Governo nazionale e che questi richiami non siano stati ascoltati è ben vero, non si può dimenticare questo; nonostante ciò siamo convinti che per vincere questa battaglia sia necessaria la più ampia unità delle forze politiche sarde, a ognuno le sue responsabilità. Siamo partiti in ritardo, peggio che per la Tirrenia, e scontiamo i guasti di questi ritardi!
E allora, che fare oggi? Certo, a settembre dovremo per forza tagliare le spese; ma avremmo dovuto tagliare sprechi e privilegi anche se non ci fosse stato il pericolo di taglio delle entrate - era un dovere etico e morale di per sé farlo e a maggior ragione dovremmo farlo adesso - ma è fondamentale attivare tutti i mezzi per non perdere questa battaglia. Quindi l'Italia dei Valori è assolutamente d'accordo che si faccia questo passo drammatico ma molto convinto nei confronti della più alta carica dello Stato che è garante dell'unità nazionale, perché tutti gli altri livelli istituzionali ormai hanno perso di credibilità.
Signor Presidente, non esiste più nessun Ministro del tesoro che paga un affitto in nero, non esiste più nessun Presidente del Consiglio sottoposto a una valanga di procedimenti giudiziari da far paura e far provare vergogna nei confronti del mondo, è rimasto solo il Presidente della Repubblica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, colleghi, noi non siamo purtroppo di fronte a una novità, siamo di fronte a un fatto ordinario, ordinarissimo: la Presidenza del Consiglio dei Ministri ci ha notificato, ancora una volta, che una legge regionale è stata impugnata, cioè che è stata sottoposta per conflitto di attribuzioni o per invadenza di ambiti di competenza non propri della Regione all'esame della Corte costituzionale.
Questo è stato fatto nella precedente legislatura, per esempio, in materia di imposizione fiscale, per esempio in materia di gestione di risorse di bilancio, per esempio in materia di personale, per esempio in materia di organizzazione interna o del sistema delle autonomie locali, per esempio in materia di trasporti, per esempio in materia di gestione dei servizi pubblici locali, così è stato fatto in questa legislatura per le stesse ragioni, e viene fatto ancora una volta; nel cosiddetto "collegato" alla finanziaria i rilievi sono stati in materia di definizione delle compartecipazioni erariali, in materia di procedure abilitative per quanto attiene la produzione di energia da fonti rinnovabili, in materia di esenzione e accesso alle agevolazioni di natura fiscale delle onlus, in materia di organizzazione dei consorzi di bonifica, in materia di personale degli enti locali così via.
In definitiva ci troviamo in una situazione nella quale, signor Presidente, questo Consiglio regionale deve fare una cosa soltanto, perché non basta l'impugnazione, noi tutti lo sappiamo che non basta impugnare le leggi, perché le leggi non si applichino, dove però c'è carattere si veerifica questo, ma dove si è conniventi, conniventi, succede il contrario, basta l'impugnazione e tutti si fermano, per primi gli Uffici della Regione, Presidente.
Io ebbi occasione di dire, in merito a questa questione, quanto fosse stata devastante una circolare dell'Assessorato degli enti locali; e lei si ricorderà la discussione tenuta in Conferenza dei Presidenti di Gruppo su quella materia, e di come si fosse sentito particolarmente, diciamo, disturbato dal fatto che io avessi avuto l'ardire di dire che l'Assessore degli enti locali del tempo aveva fatto una cosa illegittima, cioè aveva sospeso una legge solo per l'impugnativa del Governo. Ma la legge che il Governo aveva impugnato, che pure avevamo approvato all'unanimità, era osteggiata nella sua applicazione da un pezzo del suo partito, da una parte dei consiglieri del suo partito che erano ricorsi a un suo Assessore per impedire l'applicazione corretta di quelle norme.
Questo lo sto dicendo, e mi dispiace non ci sia il Presidente della Commissione bilancio, per sottolineare che quando si accetta, una volta, di essere subalterni, quando si accetta, una volta, di essere conniventi, quando si accetta, una volta, di mettere in posizione di sudditanza la capacità normativa, regolatrice di questa Assemblea si mette in discussione il senso stesso di questa Assemblea per tutto; di conseguenza un Governo, questo o l'altro, ne approfitterà sempre, continuamente e in modo malevolo. Questo è il dato. E non c'è pietà.
E allora qual è la natura dell'appello, perché noi nella palude, mi dispiace non ci sia il Presidente della Commissione bilancio, noi nella palude ci siamo, ci stiamo affogando nella palude, e ci siamo per una responsabilità che non è solo di coloro che ci hanno cacciato nella palude (questa è una responsabilità politica gravissima Presidente, del suo partito, del suo schieramento), ma anche responsabilità gravissima di tutti noi che non abbiamo avuto la capacità di reagire sempre e comunque per difendere le nostre prerogative.
Noi nella palude già ci siamo e non ci risolleveremo; ed è difficile unire, che cosa? un ceto politico squalificato assediato di tanto in tanto da movimenti ribellisti, qualche volta anche corporativi. E i politici, cioè questo ceto politico, quello che sta seduto in quest'Aula, è giudicato, bene andando "un gruppo di bastardi"; queste sono le parole dette in interviste rese pubblicamente.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, onorevole Uras, la invito a utilizzare altri termini.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Sto riportando i termini utilizzati in alcune trasmissioni televisive non più tardi di alcuni giorni fa. Sto utilizzando termini con i quali ci giudica, ci giudica, ripeto, ci giudica, il popolo sardo per la nostra capacità di essere sempre e comunque subalterni.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, onorevole Uras siamo in un'Aula parlamentare, onorevole Uras.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Sto riportando, come ho già detto, termini non miei; termini che si è consentito e si consente di utilizzare nei confronti di chi rappresenta il popolo sardo.
PRESIDENTE. Ma non devono essere riportati.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Sono i termini con i quali si disegna una classe politica definendola squalificata; e non si fanno distinzioni tra destra e sinistra, tra chi lavora e chi non lavora, tra chi non ha soldi e chi ne ha, tra chi pretende di utilizzare la funzione pubblica per i propri fini oppure chi la esercita onestamente, non c'è differenza. Questa è una classe politica in proiezione cimiteriale, da funerale.
Allora che cosa dobbiamo unire, Presidente, qual è l'unità che dobbiamo trovare, chiariamolo, perché io ci sto a unire, io ci sto a unire su un patto che sia visibilmente chiaro a tutti e nel quale si ritrovino le parti sociali, i lavoratori, i disoccupati, i precari, coloro che hanno bisogno delle risorse finanziarie che noi rivendichiamo, coloro che abbiamo costretto in condizioni di povertà perché quello è il popolo che ci salva se noi riusciamo a rappresentarlo, non ci sono altri popoli da rappresentare, non ce ne sono altri. La palude si supera se lavoriamo sul fronte dei diritti, dei bisogni, non degli interessi; si supera quando noi solleviamo la testa sempre e comunque.
Lo Stato italiano è in decomposizione avanzata, i ministeri li stanno piano piano trasferendo a Milano perché prevale l'idea di uno Stato privilegiato che, dopo aver rastrellato le risorse di tutti, essersi arricchito, "gonfio" di tutta la sua potenza, lascia, abbandona il resto d'Italia. Questo è l'effetto della inconsistenza di una classe politica capace di rappresentare "popolo".
Io penso che noi potremo unirci come sardi, richiamando quel popolo vero che è fuori da queste mura, avendo il coraggio di fare una cosa: liberare queste poltrone. Si facciano nuove elezioni, scelga questo popolo sardo una classe dirigente autorevole, perché questa non è riconosciuta come tale; nessuna parte è riconosciuta autorevole.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, questo dibattito ha trovato la sua occasione scatenante nella comunicazione del Governo di voler impugnare una serie di disposizioni contenute nella legge numero 12/2011. Tra le varie disposizioni la più rilevante sicuramente è l'impugnazione dell'articolo 3, comma 1 della legge numero 12 che disciplina il meccanismo degli accertamenti delle entrate ai fini della formazione del bilancio. La norma dice che ai fini dell'accertamento, e in attesa delle norme di attuazione, gli accertamenti delle compartecipazioni regionali ai tributi erariali sono effettuati anche sulla base degli indicatori disponibili relativi ai gettiti tributari. Che cosa vuol dire? Vuol dire che l'accertamento noi non siamo tenuti a farlo solo sulla base delle comunicazioni che ci dà il Governo, ma anche sulla base di tutti gli altri elementi che verifichiamo sui vari listini, sui vari mercati delle borse, rilevazioni Istat e quant'altro.
E' ovvio che impugnando questa norma il Governo intende proibire alla Regione di iscrivere nel bilancio le entrate che le competono ai sensi dell'articolo 8. Peraltro, il Governo è anche totalmente incompetente; infatti la legge di contabilità, all'articolo 36, mi dice che gli accertamenti devo farli sulla base delle comunicazioni degli uffici finanziari dello Stato e sulla base degli elementi da assumere a riferimento per la quantificazione, elementi assolutamente indeterminati, che comunque mi consentono di fare riferimento a quanto prevede l'articolo 3 comma 1; è paradossale!
Parliamo con persone che non sanno quello che dicono, che si nascondono dietro un dito pur di ledere gli interessi della Regione. E' una cosa assolutamente vergognosa che raramente mi è capitato di vedere sia nell'ambito della mia attività, sia in questa sede. Il comportamento del Governo deve essere pertanto totalmente rigettato, perché non accettabile, da quest'Aula e dalla Giunta regionale. Noi, questo atteggiamento nei confronti del Governo l'abbiamo assunto dal primo giorno e l'abbiamo assunto anche alla Camera. Ricordo che l'U.D.C. è stato l'unico partito, in sede nazionale, ad aver votato contro la legge delega sul federalismo fiscale; non ci siamo prestati agli ammiccamenti che altri partiti che hanno votato questa norma hanno rivolto nei confronti della Lega sperando chissà che.
La legge delega sul federalismo fiscale e i decreti attuativi, come noi abbiamo denunciato dal primo momento, non solo violano i principi di solidarietà e di uguaglianza, ma pongono in pericolo l'unità della Repubblica. Quello che succede oggi è la più chiara riprova di quello che avevamo detto, ossia che nessuno può darci lezioni. Anche a livello regionale ricordo che sulla partita delle entrate e sulle norme di attuazione siamo stati il primo partito in questa Aula a presentare una mozione, sostenendo che l'articolo 8 doveva trovare attuazione immediata e che le norme di attuazione non servivano. Quindi quanto ci viene chiesto oggi, non può che vederci assolutamente concordi.
Non vogliamo, come in taluni interventi, pur apprezzabili, fare polemica, non ci interessa differenziarci da un partito o dall'altro e parlare di "minori o maggiori responsabilità"; sappiamo assumerci le nostre responsabilità e quando sbagliamo ne traiamo sempre le conseguenze sul piano personale.
La battaglia è nei confronti del Governo, del Governo non dello Stato, perché un altro Governo sono sicuro non avrebbe queste posizioni. La Repubblica è formata dallo Stato italiano, dalle Regioni e dagli altri enti locali; lo Stato italiano è guidato da un Governo eletto e che oggi è legittimamente in carica. Il fatto che sia legittimamente in carica non toglie che noi riteniamo che questo Governo abbia fallito e che abbia compiuto atti illegittimi come il trasferimento dei Ministeri o, meglio, l'istituzione di sedi di rappresentanza non a Milano, onorevole Uras, a Milano ormai il sindaco è vostro, quindi la Lega non lo vuole, bensì a Monza; è ridicolo! Abbiamo bisogno di soldi, la gente muore di fame e buttiamo risorse per questa buffonata.
Bene ha fatto il Presidente della Repubblica a richiamare immediatamente il Governo sulla necessità di porre fine a questi atteggiamenti. Noi dobbiamo svolgere un'azione di contrasto fortissima su vari piani. Il primo piano è quello politico; quindi manifestazione e mobilitazione di massa che deve vedere coinvolti tutti gli enti locali, comuni e province, sindacati, rappresentanze delle forze lavorative. Azione giudiziaria a tutti i livelli, anche a rischio di farci dichiarare inammissibili i ricorsi, rischio purtroppo fondato (non perché non abbiamo ragione) perché chi ha modo di leggere le pronunce di questi ultimi due anni della Corte costituzionale si renderà conto che stiamo attraversando, da parte della Corte appunto, una fase regressiva; una fase che ci riporta indietro agli anni '70, '80 quando, dopo l'emanazione del D.P.R. numero 616 "trasferimento delle funzioni alle regioni ordinarie", la Corte costituzionale fece una corsa per limitare le competenze che erano state trasferite.
Poi nel 2000 c'è stata un'apertura a favore del regionalismo. Oggi, dopo la legge del 2001, che evidentemente non è stata ben digerita, ci ritroviamo in una fase regressiva; la dimostrazione più chiara è la recentissima decisione assunta dalla Corte costituzionale che ha accolto un ricorso del Governo contro la legge con la quale noi siamo intervenuti sul Patto di stabilità degli enti locali. Una sentenza che si qualifica per il fatto che non distingue tra le norme di principio vincolanti e quelle di dettaglio non vincolanti. Ecco perché io ho poca fiducia oggi in questo organo di giustizia, anche se spero che la nuova presidenza dia un segnale di mutamento dell'orientamento.
Dobbiamo comunque ricorrere a questi organi: Tar, Corte costituzionale, Unione europea per quanto di ragione, senza avere paura che ci dichiarino i ricorsi inammissibili o che ci respingano i ricorsi: dobbiamo far sentire la nostra voce. Ovviamente il tutto richiede l'unità di questo Consiglio. Seconda azione, riguarda l'attività che in questo Consiglio regionale deve compiere il Consiglio regionale. Noi abbiamo approvato un ordine del giorno sulle riforme; ebbene, dopo la pausa estiva, se ora non ci sono i tempi, dobbiamo assolutamente accelerare per giungere a una applicazione pratica di questo ordine del giorno.
Anche oggi si è parlato del concetto di sovranità, e di concetti simili, ma la dottrina più attenta oramai ci dice che nell'attuale evoluzione dei rapporti tra Stati, tra comunità, il concetto di sovranità non ha più senso, e consiglia di abolire il termine dal vocabolario giuridico. Il problema non è parlare di sovranità, il problema è parlare di funzioni che dobbiamo svolgere, quali sono i poteri per svolgere queste funzioni, quali sono le risorse disponibili.
Non usiamo etichette, non serve a niente parlare di federalismo, di centralismo, di Stato regionale se non chiariamo i contenuti di questo federalismo, di questo centralismo; dobbiamo andare al concreto, e in questo confronto, ovviamente, si riveleranno le diversità tra di noi, emergeranno le differenze ideologiche perché non è vero che le ideologie non esistono più. Si potrà dire che il comunismo è superato, benissimo! Ma il portato di queste vecchie ideologie oggi noi lo riverberiamo nelle politiche economiche e nelle politiche sociali che mettiamo in campo; la differenza tra le forze politiche, oggi, si misura su questo.
Quindi le diversità ci saranno e dovranno esserci dei compromessi. Noi, dal primo momento, temendo questo comportamento dello Stato, abbiamo fatto valere con forza la richiesta di una Costituente; una Costituente per chiedere al Governo di darci il potere di approvare da sol il nostro Statuto di autonomia nel quale, nei limiti posti dalla Carta costituzionale, dire quali poteri vorremmo, con l'obbligo poi di esercitarli, perché anche nello Statuto vigente ci sono molti poteri che non abbiamo mai esercitato, e questo è colpa nostra. Il Governo in questa prospettiva potrebbe avere solo un potere di verifica della conformità costituzionale del nostro Statuto. Ecco, questa è l'unica scelta che ci avrebbe dato, al di là delle etichette (sovranità e quant'altro), la facoltà di decidere sul nostro futuro.
In conclusione: fortissimo contrasto, azioni giudiziarie, attività di riforma del Consiglio che deve essere fatta nei tempi dovuti. Noi siamo disponibili, e ogni volta che abbiamo preso un impegno, sia in quest'Aula sia in maggioranza, ci siamo sempre attenuti all'impegno medesimo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, non so se iniziare dalla domanda che mi ha posto l'onorevole Porcu relativamente a "come la penso", sì, inizierò da lì per dire che sono esattamente della stessa opinione del Presidente della Regione, anzi, sarei portato a usare anche toni più forti; infatti, e mi pare di averlo sottolineato nel corso della discussione della mozione sui trasporti, se è finita la stagione delle interlocuzioni credo che adesso bisogna affondare i colpi. Il Presidente sa questo, perché sa da molto tempo come la penso.
Ho capito da tempo che si stava creando nei confronti della Sardegna, e non mi occupo delle questioni che riguardano le altre regioni d'Italia, una situazione tale per cui la prima cosa che dovremmo fare, provocatoriamente ma non solo, potrebbe essere la modifica dello Statuto della Regione sarda, il primo articolo in particolare, che probabilmente molti di voi ricordano. Sarebbe però l'estrema ratio che mi porterebbe su posizioni integraliste, di tipo islamico, più che sulle posizioni dell'onorevole Maninchedda (non lo vedo in Aula) che certamente usa spesso toni piuttosto importanti, forti.
Io non voglio arrivare a quelle posizioni, ma siamo arrivati al punto di non dover cercare più il confronto, Presidente, credo che non sia più necessario. Ormai siamo arrivati agli appelli ripetuti, che non vogliono assolutamente dire che dobbiamo stare dalla stessa parte in tutte le vicende che riguardano l'amministrazione regionale, ma l'appello ricordato anche dal presidente Soru al presidente Napolitano io l'ho fatto diverse volte la settimana scorsa. E quando le forze politiche si appellano al Presidente della Repubblica? Si appellano quando ci sono delle emergenze veramente di una gravità inaudita come quelle per le quali ci troviamo noi riuniti oggi; e quando ci si trova in questa situazione bisogna un attimo mettere da parte le discordanze che ci sono nelle situazioni normali, come quella della legge sul golf.
Noi non abbiamo voluto trattare il golf perché non avevamo altro da trattare, ma semplicemente perché era all'ordine del giorno ed era giusto che ne parlassimo; l'abbiamo sospeso, dimostrando grande attenzione per l'argomento che stiamo trattando, lo riprenderemo quando sarà necessario e possibile. E' certo comunque che la situazione è grave.
La situazione è grave per tutte le numerosissime vicende che ci hanno visto in questi giorni, in questi mesi e forse anche negli ultimi anni non soggetti passivi ma soggetti attenti. Non possiamo dire di non aver esaminato le cose, le abbiamo seguite con attenzione e debbo dire che le ha seguite anche il presidente Cappellacci con grandissima attenzione, ma c'è un limite a tutto, Presidente.
Io non sono tra coloro che devono restituire la tessera di un partito perché questa azione, compiuta da me, perlomeno, non credo sarebbe un fatto eclatante, può esserlo di più compiuta dal Presidente della Regione - se può interessare ho peraltro interrotto i contributi volontari al partito, questo sì, l'ho fatto perché mi pare un segnale importante anche questo - però ciò che noi dobbiamo mettere in campo è una sfida con lo Stato, anzi prima con il Governo, ma credo debba essere una sfida anche con noi stessi perché dobbiamo cominciare a pensare che, probabilmente, quello che è stato fatto fino a oggi non è più sufficiente per ottenere quei risultati che tutti auspichiamo, che non attengono solo al capitolo delle risorse.
Le risorse certamente sono un fatto importante, però noi oltre le risorse abbiamo il problema del Patto di stabilità, abbiamo il problema della continuità territoriale, abbiamo il problema di essere un'isola, noi abbiamo il problema (ancora più antico di quello sollevato dall'onorevole Maninchedda) dell'assenza totale di controlli relativamente alla spesa corrente.
Una assenza di controlli che riguarda le amministrazioni locali e che riguarda anche noi, riguarda tutti, una spesa incontrollata che non può più essere sostenuta. Questo non vuol dire che se noi controlliamo la spesa dopo lo Stato ci può dire: "Avete visto che su 800 milioni avete fatto a meno di 400?". Stiamo attenti a non cadere nella trappola! Bisogna stare molto attenti.
Noi dobbiamo fare con forza le nostre rivendicazioni. Con quale forza? Lo ha chiesto, mi pare, l'onorevole Giampaolo Diana. La forza siamo noi, la forza la dobbiamo creare, il consenso lo dobbiamo ricercare, se siamo bravi, in campagna elettorale, noi per la nostra parte e voi per la vostra, ma in questo momento forse è meglio abbandonare quella strada e scendere in piazza con la gente, coinvolgere tutti i soggetti istituzionalmente preposti e non, e fare veramente una grandissima alleanza sarda, che potrebbe anche essere uno slogan per il futuro.
Lo dico in questa sede perché una alleanza in questo caso è necessaria, è della massima importanza per noi e per l'economia della Sardegna. Poi ci possiamo scontrare su tutte le altre vicende. Per arrivare dove? Anche alla disubbidienza istituzionale. Io non credo che ci daranno subito delle risposte, ma anche se noi saremo fermi nel promuovere una grandissima protesta di piazza in Sardegna e a Roma, se ci rivolgeremo come stiamo facendo al Governo e al Presidente della Repubblica, io penso (lo abbiamo scritto nella mozione) che queste azioni non saranno sufficienti. A mio avviso dovremo sollevare il problema anche con le altre cariche istituzionali dello Stato, Presidente del Senato e Presidente della Camera; sono soggetti che comunque debbono conoscere lo stato di disagio e di crisi che attanaglia la Sardegna.
Ci hanno voltato le spalle troppe volte, anche in occasione della manifestazione dei pastori; il Presidente, con la Giunta, in quella circostanza immediatamente chiese lo stato di crisi per quel comparto, ma le risposte sono state vaghe, evanescenti e quasi nulle. Ora si tratta di chiedere lo stato di crisi per tutti i comparti della Sardegna. Non è più possibile andare avanti in questo modo.
La gente soffre, probabilmente ci sta sfuggendo di mano, e qualcuno ha anche accennato al malessere che sta montando. Lo abbiamo constatato anche la settimana scorsa quando i pastori, pochi questa volta per dire la verità, si sono uniti a un'altra componente sociale, il cosiddetto popolo delle partite IVA, e hanno manifestato in maniera ancora più violenta rispetto alla precedente manifestazione, e questo ci deve far aprire gli occhi.
Oggi non c'è un settore dell'economia sarda che si possa dire vada bene. Io non voglio toccare i settori. Io dico che dobbiamo cambiare completamente le nostre strategie. Anche chi ha fatto dei programmi, anche chi si è presentato alle popolazioni per la richiesta del consenso è necessario che cambi. Ciò che abbiamo programmato non vale più, non è più all'attenzione della gente e quindi se dobbiamo riprendere questo ragionamento al di là di questa giornata io credo che dobbiamo venire in quest'Aula per portare eventuali proposte e modifiche per soluzioni immediate che lascino il segno.
Se noi siamo convinti di poter avere la forza, perché non basta solo la forza del Presidente, è necessaria la nostra forza, la forza della gente che è vicino a noi, dei partiti, di tutti, elaboriamo un progetto che abbia una valenza per i prossimi dieci, quindici anni, non so effettivamente per quanti anni, in questo momento è in atto, infatti, un'emergenza.
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Presidente, cari colleghi, devo dirvi, e lo dico senza infingimenti, con grande sincerità, che ho molto apprezzato tutti gli interventi che si sono susseguiti e che tutti, alcuni con toni magari critici, altri con toni di maggiore disponibilità, hanno manifestato una volontà, che sono certo è assolutamente sincera, di andare oltre le eventuali posizioni personali, o comunque di appartenenza politica, per riunire le forze in un momento di grande difficoltà.
Da questo dato voglio partire per ringraziare tutto il Consiglio regionale, e per dirvi che sono certo ci saranno tutte le condizioni perché questo momento difficile che stiamo affrontando lo si possa affrontare mossi tutti, veramente, dallo spirito sincero di ottenere un risultato per la Sardegna. Io non ho molto altro da aggiungere a quello che ho già detto e a quanto ciascuno di voi (tutti voi) ha dichiarato, voglio solo ribadire che il mio è un impegno sincero, che mira a mettere in campo ogni più utile e opportuna iniziativa per ottenere un risultato per la Sardegna.
E quando questo risultato arriverà, come io mi auguro, come sono certo che la nostra capacità, la nostra determinazione, il nostro potenziale può portare a casa, sarà questo sin da oggi, lo voglio dichiarare in termini molto chiari, il risultato della Sardegna, il risultato di questo Consiglio regionale, il risultato di maggioranza e opposizione, il risultato del sistema Sardegna che, come già in passato è successo, sarà stato capace di alzare la voce con dignità, con correttezza, con grande determinazione, e portare a casa un risultato nell'interesse di tutti.
Vi ringrazio quindi per questo contributo, e do sin d'ora la mia totale disponibilità perché alla ripresa dei lavori, in vista dell'approvazione di un ordine del giorno, si possa arrivare a un documento effettivamente condiviso, e che rappresenti in pieno lo spirito che attraversa questo Consiglio, che ha caratterizzato l'intervento di ciascuno, che sono sicuro alberga nel cuore di ciascuno di voi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il consigliere Bruno.
BRUNO (P.D.). Presidente, di fatto non essendoci stata replica, le chiederei se è possibile poter fare un brevissimo intervento martedì alla ripresa dei lavori, anche sulla base delle interlocuzioni che immagino ci saranno nel corso di questi giorni.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, avevamo deciso in Conferenza dei Presidenti di Gruppo di chiudere la fase della discussione nella seduta di stamattina, e di rimandare invece la votazione sull'ordine del giorno a martedì.
BRUNO (P.D.). Interverrò allora per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. Martedì 2 agosto alle ore 10 e 30 è convocata la quarta Commissione. Il Consiglio è convocato martedì 2 agosto alle ore 16.
La seduta è tolta alle ore 15 e 28.
Allegati seduta
Testo delle interrogazioni e mozione annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio, con richiesta di risposta scritta, sulla soppressione di alcuni treni sulla tratta Oristano-Cagliari.
I sottoscritti,
Premesso che con l'entrata in vigore del nuovo orario estivo sono previsti dei tagli sulla linea Oristano-Cagliari sino al 1° settembre 2011; in particolare il treno n. 8861 in partenza da Oristano alle ore 5.40 con arrivo a Cagliari alle ore 6.07, e il treno 8874 in partenza da Cagliari alle ore 20.20 con arrivo ad Oristano alle 21.19 crea notevoli disservizi;
considerato che i sopra citati treni vengono abitualmente usati da molti lavoratori pendolari che, considerati gli orari di partenza e di rientro, utilizzano il treno per raggiungere giornalmente il proprio posto di lavoro;
osservato che gli stessi viaggiatori hanno promosso una raccolta di firme, presentata alla Direzione regionale Sardegna di Trenitalia Spa, per far rilevare gli effetti negativi delle modifiche intervenute;
evidenziato che tale situazione si inserisce in un contesto nel quale in assenza della stipula del contratto di servizio tra Trenitalia Spa e la Regione, caratterizzato da diffuse lamentele sui rilevanti disagi riscontrati nei servizi di trasporto pubblico gestiti da Trenitalia Spa (orari non affidabili, soppressione di corse, coincidenze mal predisposte e non garantite, piani orari non rispondenti alle esigenze dell'utenza), società che sottovaluta le criticità presenti nell'Isola in materia di trasporto su ferro,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale dei trasporti per conoscere:
quali iniziative intenda assumere per risolvere le criticità evidenziate relativamente alle citate corse n. 8861 e n. 8874;
se non ritenga di attivare al più presto un confronto stringente con Trenitalia Spa teso ad arrivare alla stipula del contratto di servizio con la Regione, finalizzato a definire gli obiettivi minimi standard qualitativi e quantitativi del servizio offerto ed a eliminare i disservizi quotidianamente lamentati dall'utenza. (647)
Interrogazione Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio, con richiesta di risposta scritta, sull'attività del Centro regionale di formazione professionale Giulio Pastore di Oristano.
I sottoscritti,
premesso che, per quanto stabilito dalla delibera della Giunta regionale n. 28/6 del 21 luglio 2010, i centri regionali di formazione professionale (CRFP ) non si occuperanno più di formazione, salvo che per il completamento delle attività formative già avviate nella programmazione 2007/2008 e 2008/2009;
evidenziato che ad Oristano è presente il CRFP Giulio Pastore, dove prestano servizio 42 dipendenti, di cui 36 ex legge regionale 13 giugno 1989, n. 42 (Assunzione di personale docente presso i centri degli enti privati e presso i centri regionali di formazione professionale - Modifica degli articoli 5, 6 e 7 della legge regionale 2 marzo 1982, n. 7);
considerato che nell'ambito del Piano annuale di formazione professionale 2008/2009 al CRFP di Oristano, sono stati assegnati 9 corsi per i quali gli allievi si sono iscritti già ad ottobre/novembre 2009, con pubblicazione delle graduatorie definitive nel luglio 2010, e che nell'ambito del piano di formazione professionale 2009/2010 al CRFP di Oristano sono stati assegnati 6 corsi per i quali gli allievi si sono iscritti nei mesi di gennaio/febbraio 2010, con pubblicazione delle graduatorie definitive nel gennaio 2011;
evidenziato che le attività formative in carico al CRFP Giulio Pastore di Oristano, possono essere una importante opportunità per l'occupabilità dei giovani dell'oristanese, i quali premono da tempo per l'avvio dei corsi ad oggi bloccati;
sottolineato che tale situazione di stallo del CRFP, comunque grave in situazioni ordinarie, in contesti come quello dell'oristanese, piegati dalla crisi sociale ed economica di cui i giovani pagano più di altri le spese, rappresenta una inammissibile inefficienza del sistema pubblico chiamato a farsi carico dei problemi della collettività;
valutata l'importanza del ruolo che i CRFP possono e devono svolgere nel sistema delle politiche regionali per la formazione e l'occupazione specie dei giovani e considerata viceversa la scarsa attenzione ad oggi riservata al Centro di Oristano,
chiede di interrogare l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere:
se sia al corrente dello stallo di fatto in cui si trova il Centro regionale di formazione professionale di Oristano Giulio Pastore;
quali azioni intenda intraprendere per conoscere l'avvio dei corsi già programmati per potenziare e rilanciare il CRFP di Oristano. (648)
Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sullo stato di inquinamento dell'aria a Cagliari e in provincia.
La sottoscritta,
premesso che:
già da diversi anni sono state denunciate forti preoccupazioni da associazioni ambientaliste (Amici della Terra e Gruppo d'intervento giuridico) e, recentemente, dagli stessi Medici per l'ambiente (ISDE) sulla situazione dell'inquinamento atmosferico in Sardegna;
l'ARPAS è il soggetto competente a gestire la rete di monitoraggio della qualità dell'aria essendo l'organo tecnico che supporta le autorità competenti non solo in materia di programmazione e autorizzazione ma anche di sanzione nel campo ambientale;
fino al 2008 nelle more dell'istituzione dell'Agenzia la rete di monitoraggio è stata gestita dalle amministrazioni provinciali di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano;
il trasferimento della rete di monitoraggio all'ARPAS è avvenuto nel corso del 2008;
dal 18 febbraio 2008 è stata trasferita dalla Provincia di Cagliari all'ARPAS la gestione della rete di monitoraggio atmosferico per le Province di Cagliari, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano;
dal 4 aprile 2008 è stata trasferita la gestione della rete della Provincia di Oristano;
dal 16 agosto 2008 quella della Provincia di Nuoro e, infine, dal 6 novembre 2008 quella della Provincia di Sassari;
preso atto che:
per quanto ormai sia ben conosciuta la relazione fra le emissioni da traffico da combustione di combustibili fossili, da processi industriali ed effetti nocivi sulla salute, in Sardegna ancora non esiste una attenzione degli enti pubblici ai risultati del monitoraggio della qualità dell'aria così come distribuiti sul territorio nell'atto di programmare, monitorare e sanzionare le attività che risultassero eventuali fonti di incremento di tale inquinamento;
seppure sia ormai consolidata la conoscenza su rapporto tra gli effetti nocivi sulla salute e le dimensioni del particolato (vari studi concordano sull'evidenza che il PM2,5 sia più nocivo del PM10, e che la frazione ultrafine, che include le nano particelle, quelle cioè di dimensioni inferiori a l00 nm, possa indurre una serie di eventi avversi a livello polmonare e cardiocircolatorio e anche a livello di sistemi e organi diversi, incluso il sistema nervoso centrale), timidamente si sta introducendo il rilievo del PM10, mentre del PM2,5, del PUF e delle nano particelle si ignora l'esistenza e quindi non vengono misurate;
sottolineato che:
tutto ciò avviene in violazione delle norme previste dalla stessa Unione europea;
infatti la legislazione europea attuale per il monitoraggio del particolato aereo (PM) è raccolta nella direttiva del Consiglio 1999/30/EC del 22 aprile 1999 che, a parte le norme sul PM10, impone che il PM2.5 debba essere misurato in postazioni rappresentative delle concentrazioni di PM2.5, collocate, dove possibile, insieme alle centraline che misurano il PM10 (articolo 5.2);
per il PM10 valori limite indicativi dal 1° gennaio 2010 sono di 20 µg/m3 annuali (nessuna tolleranza a partire da questa data), 50 µ/m3 nelle 24 ore da non superare più di 7 volte l'anno;
la direttiva europea del maggio 2008 prevede inoltre che, nelle aree urbane, gli stati membri riducano mediamente del 20 per cento l'esposizione al PM2,5 entro il 2020 rispetto ai valori del 2010, obbligandoli a portare i livelli di esposizione in queste zone al di sotto di 20 microgrammi/m3 nel 2015;
considerato che:
la rete comunale (di Cagliari) di monitoraggio dell'inquinamento atmosferico, messa in servizio nel mese di ottobre 2001, è ufficialmente in funzionamento a regime dal 1° gennaio 2002, è costituita da sette cabine di monitoraggio del tipo tradizionale e da due sistemi di rilevamento tragittuale del tipo SANOA;
nel report dell'ARPAS sulla qualità dell'aria del marzo 2011 la centralina CENSA1 (Sarroch - Guardia di finanza) in relazione alle polveri sottili (PM10), ci sono stati 9 superamenti complessivi della media giornaliera, con un valore massimo di 112 microgrammi per metro cubo nella CENSA1 (Sarroch - Guardia di finanza);
nel report dell'ARPAS sulla qualità dell'aria del giugno 2011 nella centralina CENSA8 Cagliari-Macchiareddu in relazione alle polveri sottili (PM1O) ci sono stati 6 superamenti complessivi della media giornaliera, con un valore massimo di 162 microgrammi per metro cubo;
constatato che solo questi ultimi valori relativi al PM10 non corrispondono ai valori della pur non recente direttiva del Consiglio europeo 1999/30/EC e che non si fa riferimento al PM2,5,
chiede al Presidente della Regione, all'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e all'Assessore regionale della difesa dell'ambiente:
quali siano i dati di cui la Regione dispone in merito di inquinamento ambientale in riferimento al caso specifico di Cagliari e provincia;
se e come intendano adeguarsi alla normativa europea in materia di monitoraggio dell'inquinamento atmosferico;
come intendano procedere nelle specifiche realtà come quella del Comune di Cagliari e nei comuni limitrofi, dove l'adeguamento alla suddetta normativa non risulta a tutt'oggi attuato;
quali misure siano state finora adottate per conformarsi alla direttiva europea del maggio 2008 per ridurre nelle area urbana del 20 per cento l'esposizione al PM2,5 entro il 2020 rispetto ai valori del 2010;
quali siano i provvedimenti che intendano adottare per la tutela della salute pubblica in relazione alla grave situazione inerente la qualità dell'aria sia a Cagliari che in provincia;
se la Regione sia in possesso ed eventualmente quali siano i dati inerenti le attività notoriamente inquinanti delle zone a forte pressione ambientale e industriale quali per esempio quelle dell'area vasta interessata dalle attività della raffineria della Saras e del termovalorizzatore del Tecnocasic;
quali misure intendano adottare o se nel frattempo ne abbiano già adottato al fine di verificare eventuali responsabilità dell'industria Saras di Sarroch e del Tecnocasic di Macchiareddu e in quale misura queste realtà industriali incidano nell'inquinamento ambientale di quest'area. (649)
Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, sulla decurtazione del finanziamento stanziato per la realizzazione della Casa della salute di Giba.
Il sottoscritto,
premesso che l'Azienda sanitaria (ASL) n°7 di Carbonia eroga da diversi anni prestazioni di assistenza sanitaria decentrata attraverso il poliambulatorio di Giba che svolge e garantisce, attraverso questa sede ospedaliera, a tutti i comuni del Basso Sulcis un'azione decongestionante grazie ad una efficace opera di intercettazione delle necessità dei pazienti;
considerato che la riforma del Sistema sanitario regionale prevede, tra i suoi obiettivi principali, la deospedalizzazione e l'aumento della disponibilità dei servizi socio sanitari a favore degli anziani anche attraverso la realizzazione di case della salute che meglio riescono a soddisfare i bisogni dei pazienti nella loro comunità di origine;
preso atto che inspiegabilmente, dietro proposta del direttore generale della ASL n. 7, dopo aver inizialmente stanziato un finanziamento di 1.400.000 euro (deliberazione 24 maggio 2011, n. 26/27) per la realizzazione di una casa della salute nel comune di Giba, lo stesso è stato ridotto ad euro 400.000,
chiede di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
se sia a conoscenza della situazione descritta;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare, affinché venga tutelato il diritto alla salute dei cittadini del Basso Sulcis attraverso la realizzazione di una struttura ospedaliera fondamentale per il soddisfacimento di un servizio sanitario adeguato con un bacino di utenza di circa 30.000 abitanti provenienti da undici comuni del territorio circostante;
se non ritenga opportuno intervenire per ripristinare il finanziamento inizialmente previsto attraverso una più attenta analisi dei servizi socio-sanitari dei quali necessita l'intera Provincia del Sulcis. (650)
Mozione Diana Mario - Steri - Vargiu - Sanna Giacomo - Cuccureddu - Maninchedda sulla nota del 28 luglio 2011 della Presidenza del Consiglio dei ministri riguardante i rilievi in ordine all'articolo 3, comma 1, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento).
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
l'articolo 1, comma 834, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), e seguenti, ha novellato l'articolo 8 dello Statuto speciale per la Sardegna prevedendo, a decorrere dall'anno 2010, una nuova compartecipazione della Regione al gettito erariale a fronte dell'accollo integrale da parte della stessa dei costi della sanità, nonché degli oneri relativi al trasporto pubblico locale e alla continuità territoriale;
la Regione, pur ritenendo la immediata precettività del citato articolo 8 dello Statuto, ha acceduto alla richiesta del Governo di pervenire all'approvazione di apposite norme di attuazione che consentano di definire in modo chiaro e condiviso i criteri di determinazione delle singole entrate;
già dal secondo semestre del 2009 competenti uffici finanziari statali e regionali hanno attivato un tavolo tecnico per concordare le regole da utilizzare in sede di determinazione delle quote di spettanza regionale e per predisporre lo schema del decreto legislativo da sottoporre all'attenzione dell'apposita Commissione paritetica di cui all'articolo 56 dello Statuto;
in data 8 marzo 2011 la Commissione paritetica Stato-Regione ha approvato lo schema di decreto legislativo attuativo dell'articolo 8 dello Statuto regionale;
la Regione ha iscritto nel bilancio di previsione per l'anno 2010 le maggiori entrate spettanti ai sensi del novellato articolo 8;
tale bilancio non è stato impugnato dal Governo e, con decisione n. 1/2011, la Corte dei conti per la Sardegna in sezioni riunite, ha dichiarato regolare il rendiconto generale della Regione per l'esercizio 2010;
con nota del 28 luglio 2011 la Presidenza del Consiglio dei ministri ha mosso rilievi in ordine all'articolo 3, comma 1, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento) eccependo asserite illegittimità relative alle modalità di accertamento delle compartecipazioni regionali ai tributi erariali di cui al citato articolo 8 dello Statuto speciale;
a oggi, a fronte dette ripetute sollecitazioni, il Governo, in palese violazione del principio di leale collaborazione, omette di emanare il decreto legislativo recepente le norme di attuazione approvate dalla menzionata Commissione paritetica;
la Regione, al 31 dicembre 2010, vanta residui attivi per una quota superiore ai 4 miliardi di euro;
i mancati trasferimenti da parte dello Stato stanno compromettendo in maniera grave l'efficacia delle politiche economiche e sociali intraprese dalla Regione,
ai sensi dell'articolo 87 della Costituzione il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale,
impegna la Giunta regionale
a promuovere dinnanzi a tutte le sedi giudiziarie tutte le azioni possibili avverso tutti gli atti del Governo lesivi dei propri diritti e delle proprie prerogative, con particolare riguardo alle compartecipazioni ai tributi erariali e alle questioni relative al diritto alla mobilità dei sardi;
a mobilitare il popolo sardo sulla questione sarda,
dà mandato al Presidente del Consiglio
di chiedere al Presidente della Repubblica un'udienza dell'intero Consiglio regionale della Sardegna per riferire sulla gravità della questione sarda nel suo complesso e sul rapporto tra il Governo e la Regione Sardegna;
di riconvocare il Consiglio regionale in data successiva alla predetta udienza ai fini dell'adozione delle opportune iniziative. (139)