Seduta n.256 del 29/09/2011
CCLVI SEDUTA
GIOVEDI' 29 SETTEMBRE 2011
(POMERIDIANA)
Presidenza del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 17.
CAPPAI., Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 20 settembre 2011 (249), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara e Paolo Dessì hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 29 settembre 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Onorevoli colleghi, apprezzate le circostanze, rinvio i lavori di quindici minuti. La seduta riprenderà alle ore 17 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 02, viene ripresa alle ore 17 e 59.)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
Sardegna) (7/NAZ)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dell'articolato del testo unificato numero 1-7/NAZ/A.
Passiamo all'esame del titolo, al quale sono stati presentati due emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo del titolo e dei relativi emendamenti:
Modifica dell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna) concernente la composizione del Consiglio regionale
Emendamento sostitutivo totale Cuccureddu
Titolo
Il titolo è così sostituito:
Modifiche ed integrazioni della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna). (9)
Emendamento aggiuntivo Barracciu - Meloni Marco
Titolo
Nel titolo, dopo le parole "articolo 16" sono aggiunte le seguenti:
"e dell'articolo 15". (1).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Signora Presidente, riprendendo il discorso di questa mattina, noi riteniamo che questo Consiglio abbia la possibilità, e io aggiungo la volontà, di approvare in tempi brevi sia la legge statutaria sia la legge elettorale. Consentendo che la prima Commissione possa riunirsi, in deroga a quanto previsto dal Regolamento, durante il periodo in cui sarà discussa in Aula la legge finanziaria, si può arrivare a esitare un testo da portare in Aula entro il termine dei lavori sulle leggi finanziaria e di bilancio, cioè a gennaio, a febbraio o quando sarà, un mese in più o in meno non fa differenza.
Riteniamo anche che l'evoluzione della possibile crisi di Governo a livello nazionale e l'eventuale scioglimento del Camere ci consentirà di riaprire i termini per arrivare all'approvazione anche del nuovo Statuto, che noi auspichiamo, avvenga con legge costituzionale. E' infatti evidente che se le Camere venissero sciolte entro breve tempo e si andasse a votare a marzo del 2012, l'approvazione dello Statuto in Consiglio a marzo o ad aprile consentirebbe che lo stesso fosse preso in carico dal Parlamento appena eletto, che avrebbe quindi davanti a sé un arco di cinque anni per giungere alla sua approvazione.
Detto questo, ribadisco che con gli emendamenti presentati a questa legge intendiamo rivendicare l'autonomia e la facoltà decisionale della Regione sarda. Ecco perché abbiamo presentato l'emendamento numero 7 ed ecco perché connesso e alternativo a questo emendamento c'è l'emendamento numero 12, in cui si propone la riduzione del numero dei consiglieri a trenta. Se vogliamo abdicare alla volontà di decidere e rimetterci allo Stato, sappiamo che il Governo ci ha già detto che il numero dei consiglieri regionali sarà trenta. Ecco il perché del secondo emendamento.
Riteniamo tra l'altro che proprio la scelta di demandare alla legge statutaria la decisione sul numero dei consiglieri regionali in un range che noi indichiamo tra ottanta e cinquanta sia la più democratica possibile, in quanto in tal modo consentiamo anche ai cittadini, con il possibile esercizio del referendum, di dirci se concordano o meno con la volontà che noi andiamo a esprimere.
Questa è la giustificazione, in poche parole, dei nostri emendamenti e sin d'ora sugli emendamenti numero 7 e 8 chiedo il voto segreto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Credo che mai il titolo di un progetto di legge abbia avuto importanza come in questo caso, nel senso che mi pare che la Presidenza si stia orientando tra il discutere di qualcosa che abbia senso per i sardi o discutere di qualcosa che abbia senso solo per noi e per coloro che si candideranno (un candidato ogni 50 mila sardi). Siccome ci sono argomenti di strettissima attualità, che se vengono posti all'attenzione del Parlamento oggi possono avere delle chance di essere discussi, altrimenti non ne avranno, io le anticipo, Presidente, e la pregherei di prenderne nota, la richiesta di voto segreto sull'emendamento numero 9 al titolo di questa legge, perché se dovesse passare il titolo si potranno discutere i successivi emendamenti, altrimenti la discussione riguarderà pochissimi emendamenti o addirittura nessuno.
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, si è iscritto in ritardo.
E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, nella discussione sul titolo ovviamente si apre una questione che, come abbiamo avuto modo di rilevare in Commissione, non riguarda tanto il passaggio che definisce il nostro ordine dei lavori per stasera (non vorrei che passasse questa semplicistica visione), quanto il fatto che dentro questo argomento sta esattamente la decisione che il Consiglio deve prendere, ovvero se contraddire o meno il proprio ordine del giorno sul mandato unitario e organico di revisione dello Statuto e di tutto il corredo legislativo di riforma. Con quell'ordine del giorno avevamo unitariamente deciso di trattare all'interno dei nostri rispettivi Gruppi la materia che riguarda, per esempio, il sistema proporzionale, di ragionare su come vogliamo interpretare il dovere della rappresentatività nel futuro Consiglio regionale, anziché rimettere il tutto a dei blitz, come quello attuato con questo testo unificato, che in qualche modo interviene sulla complessa materia dello Statuto.
Anche qui la decisione è presto presa: avevamo approvato un ordine del giorno, ritenete opportuno negarne l'esistenza? Basta decidere che si parla di tutto, però a questo punto è chiaro che il Consiglio regionale si sta ponendo su una prospettiva di disgregazione. La disgregazione istituzionale non produce riformismo, così come la disgregazione sociale non produce un clima idoneo alle riforme economiche e sociali. Basta decidere. Noi vogliamo che venga rispettato quell'ordine del giorno che ha in sé in prima Commissione, indipendentemente dall'assetto della Commissione stessa, un'impostazione già consolidata in due sottocommissioni che pertanto devono poter continuare a lavorare, e io lascerei a questa strada la discussione della più complessa organizzazione della nostra Carta statutaria, posto che l'accelerazione sul tema concernente il numero dei consiglieri è stata limitata a questo argomento. E proprio quella discussione, che è stata da qualcuno definita assurda e paradossale, dimostra che qualcosa non ha funzionato, lo dico con la massima chiarezza, ovviamente per la percezione personale, e non politica, che ho della questione.
La Commissione non ha deliberato un'accelerazione di quel livello. La Commissione - è a verbale - ha deliberato che quella riforma andasse consegnata alla sua organicità. Poi qualcuno ha deciso e se ne assume la responsabilità. Ovviamente questo va detto perché non siamo tutti in egual modo responsabili del fatto che ci troviamo a decidere in un clima surreale una legge di questo tipo. Dopo di che ho sentito tante cose, ma spero caldamente, Presidente, che questo clima di teatralità spinta della nostra istituzione finisca rapidamente, perché a quel punto i nostri discorsi e i nostri atteggiamenti daranno verità a quello che abbiamo pensato e non abbiamo mai detto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Signora Presidente, essendo stata anticipata la richiesta di voto segreto, che potrebbe inibire parzialmente la discussione, voglio semplicemente informare l'Aula che l'emendamento numero 7, sul quale è stato appunto chiesto il voto segreto, di fatto equivale a un rinvio in Commissione dell'argomento oggi in discussione, perché tutto viene rinviato alla discussione sulla legge elettorale.
Così come ho avuto modo di dire in Commissione questo pomeriggio, noi non stiamo consentendo allo Stato di decidere quanti consiglieri debba avere questo Consiglio regionale, perché lo stiamo decidendo noi. Norme costituzionali sanciscono che la ratifica di quanto deciso da noi debba passare al vaglio delle due Camere in doppia lettura, ma non credo che questo sia molto diverso dal dire che la composizione del Consiglio può essere modificata in riduzione fino a cinquanta. Con questa formula stiamo di fatto riconoscendo che comunque, facendo parte dello Stato italiano, salvo insurrezioni, che non credo siano avvenute in questi ultimi giorni, noi dobbiamo soggiacere o sottostare o adempiere a quelle che sono le norme che la Costituzione dello Stato italiano prevede, e quindi al doppio passaggio in Parlamento delle modifiche del nostro Statuto. Ma scegliere oggi un numero che questo Consiglio ritiene rappresentativo di tutta la Sardegna, che può essere cinquanta piuttosto che sessanta (questo è affidato alla discussione, al Consiglio; io ho già espresso il mio parere favorevole alla proposta di riduzione a cinquanta e lo confermo), non credo sia diverso dal proporre l'emendamento numero 7. Ribadisco, però, che sostenere che la discussione che abbiamo fatto finora non ha senso, che rimandiamo tutto in Commissione e se ne riparlerà, sarà sentito dai cittadini come un'incapacità da parte nostra di prendere per una volta per tutte una decisione che può essere impolitica, impopolare oppure demagogica, ma è comunque una decisione.
Sottolineo, infine, per chi fosse distratto, che l'emendamento numero 8 ripristina in Sardegna il sistema elettorale a doppio turno con attribuzione dei seggi su base proporzionale. Questo perché sia chiaro che chi, a voto segreto, voterà a favore di questo emendamento avrà votato per il sistema proporzionale a doppio turno. Questo lo dico ai colleghi per chiarezza. Può darsi che qualcuno obietti: "Non ne abbiamo bisogno, lo avevamo capito da soli". Per carità sicuramente i presentatori lo sanno, però a volte la piazza spinge, la platea ascolta male, e io ci tengo a ribadire che l'emendamento numero 8, su cui è stato chiesto il voto segreto, ripristina in Sardegna il sistema elettorale proporzionale a doppio turno e credo che francamente tutto ci possano chiedere i nostri elettori, i cittadini sardi, tranne che spendere ulteriori risorse per mantenere aperti i seggi elettorali una seconda volta per decidere chi deve rappresentarli in Consiglio.
Credo che queste cose debbano essere tenute presenti perché, come ho detto, l'argomento di cui oggi stiamo parlando non può essere conculcato o imbrigliato in scelte di maggioranza, di partito o di gruppo. E' un argomento che tocca la coscienza e la responsabilità di ogni singolo componente di questo Consiglio che non potrà dire fuori di qui semplicemente: "Ho dovuto votare così perché me l'ha detto il mio Gruppo", o perché l'ha detto la maggioranza o perché così ha scelto l'opposizione. Credo che questa volta, su questo argomento tutti i cittadini sardi staranno molto, ma molto attenti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, le devo chiedere una sospensione dei lavori per il tempo necessario per esaminare questi emendamenti, che non sono di portata limitata e sui quali tra l'altro è stato chiesto il voto segreto, evidentemente perché qualcuno deve nascondersi. Io non mi nascondo! Credo che questi emendamenti dobbiamo valutarli anche come centrosinistra, avendone notato adesso la portata: tornare al sistema proporzionale! Il rinvio in Commissione lo si poteva disporre stamattina, se questa era la volontà del Consiglio.
Presidente, chiedo una sospensione per il tempo necessario ad esaminare questi emendamenti.
OPPI (U.D.C.), Assessore della difesa dell'ambiente. Cosa vuol dire "tempo necessario"?
BRUNO (P.D.). Quello che serve.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, propongo di terminare la discussione sul titolo, poi l'Aula si esprimerà sulla richiesta di sospensione, prima di passare alla votazione. Accede a questa proposta, onorevole Bruno? Sì. Grazie.
3 (Statuto speciale per la Sardegna). (7/NAZ)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io torno agli accordi presi in Commissione. Sarò forse fuori moda, ma quando si prendono degli accordi a me piace rispettarli e mi aspetterei che tutti fossero mossi dagli stessi intendimenti e dallo stesso comportamento.
Quando in Commissione abbiamo approvato all'unanimità, con la sola astensione del collega Cuccureddu, questo testo unificato, abbiamo anche deciso che la riforma della legge elettorale sarebbe stata il compito immediatamente susseguente o meglio contemporaneo all'impegno della prima Commissione e dell'Aula. Tant'è che avevamo detto che l'unico argomento che sembrava essere maturo per una decisione era la riduzione del numero dei consiglieri regionali, sulla quale erano state presentate delle apposite proposte di legge. Il Consiglio regionale già nel 1993 aveva deliberato all'unanimità la riduzione a sessanta del numero dei consiglieri. Sembrava, ripeto, che in Commissione ci fosse su questo l'unanimità dei consensi. I trucchi devono essere chiamati col loro nome. Il voto segreto, pur legittimo, a cui fanno spesso ricorso le minoranze per cercare di contrastare il fatto che i numeri sono sempre contro di loro, in questo caso in cui si credeva che ci fosse un accordo tra gentiluomini nell'affrontare questa materia è assolutamente inopportuno e deve essere definito - e così io lo definisco - un trucco. Infatti sia l'emendamento numero 9 che gli emendamenti numero 7 e 8, diciamolo francamente, puntano a scardinare l'intesa che era stata assunta in Commissione, perché ripristinano addirittura una legge del 1979 e imprimono, in questo modo sì, un'accelerazione assolutamente inaccettabile all'accordo preso tra le forze politiche per definire le proprie proposte in tema di riforma elettorale. Inoltre precostituiscono una soluzione che sembrerebbe assolutamente minoritaria all'interno del Consiglio regionale, ma soprattutto puntano a scardinare l'unica proposta fattibile in questo momento, cioè la riduzione del numero dei consiglieri regionali a cinquanta.
Siamo in presenza di un trucco. Quest'Aula è affetta da quello che il collega Pierpaolo Vargiu ha definito "benaltrismo" o "benaltrite" acuta. Questo è il problema. Del numero dei consiglieri regionali se ne discute in tutte le riunioni di tutti i partiti della Sardegna da anni: la riduzione va bene, però "ben altri" e "ben più importanti" sono i temi da affrontare!
Siccome, signora Presidente, il meglio o l'ottimo è nemico del bene, io preferirei fare bene una cosa e farla subito, per dare il segnale che ci vogliamo muovere nella direzione di riformare veramente questa Regione, altrimenti daremo il segnale di aver scelto la "capacità di riforma sotto zero", così come l'ha definita il collega Gian Valerio Sanna nel dibattito della settimana scorsa. Questo Consiglio regionale per due o tre legislature ha dimostrato di avere una capacità di riforma sotto zero e continuerà con questo andazzo. Noi non ci stiamo e ci appelliamo ai colleghi del Consiglio perché tutti insieme evitiamo di dare un segnale negativo in questa direzione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Io mi chiedo se le volontà di una Commissione possano condizionare così tanto l'Aula da non dover quasi nemmeno discutere e da approvare a scatola chiusa ciò che è stato esitato dalla Commissione stessa, seppure a maggioranza dei presenti. Tra l'altro ci si dimentica sempre di precisare "a maggioranza dei presenti", perché non eravamo tutti presenti in prima Commissione. Io ad esempio non c'ero, di conseguenza non mi si può caricare la volontà manifestata dal resto della Commissione.
Detto questo, mi fa specie che la libertà di coscienza nel voto segreto ci sia quando lo chiedete voi dell'opposizione, mentre quando lo chiedono gli altri non è libertà di coscienza e diventa invece un trucco. Noi non stiamo parlando di trucchi o di quant'altro, stiamo cercando di fare una legge nel migliore dei modi, anche per le aspettative che ci sono, che non possono essere tutte identiche. Per far sì che coincidano qualcuno può pensare che gli altri debbano stare zitti, ma non funziona così! Noi abbiamo discusso gli emendamenti sino a poco fa in Commissione, adesso mi accorgo che per qualche parte politica questi emendamenti sono una novità e si chiede una sospensione. Forse è questo il trucco, come una sospensione chiesta l'altro giorno sull'ultima legge che abbiamo approvato: in tarda mattinata qualcuno ha chiesto una sospensione per cercare chissà quale accordo. Poi abbiamo visto quale tipo di accordo si è trovato!
Gli emendamenti sono disponibili dal primo mattino, c'è tutto il tempo di prenderne visione e di valutarli, né più né meno come ha fatto la Commissione questa sera. Ecco perché dico che un'ulteriore perdita di tempo, Presidente, non fa bene a quest'Aula e non fa bene alla legge. Credo sia il momento di arrivare alle giuste conclusioni con il pronunciamento dell'Aula, perché siamo qua per poterci pronunciare liberamente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, è in discussione il titolo, però noi dimentichiamo da dove ha origine questo progetto di legge e dimentichiamo, nel titolo, il contenuto di questo provvedimento che arriva in Aula come testo unificato delle proposte di legge nazionale numero 1 e 7, presentate la prima dall'onorevole Carlo Sechi, dal sottoscritto e dall'onorevole Chicco Porcu, l'altra dal Gruppo dei Riformatori. Se andassimo a leggere queste proposte scopriremmo che esse contenevano alcune scelte correttamente indicate per la formazione del Consiglio regionale che riguardavano il numero: sessanta consiglieri proponevamo noi, sessanta consiglieri proponevano i Riformatori, tutti e due i provvedimenti si riferivano alla garanzia di rappresentanza dei territori. Sì, c'era anche un disegno di legge della Giunta, che è intervenuto successivamente e che purtroppo non fu preso in carico dalla Commissione. Io sto parlando delle proposte prese in carico dalla Commissione, che davano una garanzia a tutte le circoscrizioni provinciali di essere partecipi di questo Consiglio regionale. La nostra proposta introduceva elementi di garanzia anche ai fini della rappresentanza di genere all'interno del Consiglio regionale.
Questo lo dico, Presidente, perché noi li ricordiamo i patti; io li ricordo, sono scritti in un ordine del giorno che è stato violato, ma che era stato approvato all'unanimità da questo Consiglio dopo una trattativa estenuante tra tutte le componenti, tra tutte le sensibilità qui presenti. Alla Commissione fu dato un incarico preciso che non è stato neppure preso in considerazione, di fatto; l'incarico, cioè, di definire un percorso costituente che riguardasse tutti i livelli del sistema istituzionale e organizzativo dell'amministrazione regionale e del sistema delle autonomie locali, che doveva favorire la partecipazione di tutti i soggetti della società, che non si doveva chiudere all'interno di questo Consiglio, ma che si doveva aprire alla sofferenza di questa nostra regione. Quell'ordine del giorno è stato considerato in modo non adeguato, io dico in modo assolutamente insufficiente, ed è difficile che quel percorso possa essere ricostruito in queste ore o nei prossimi giorni. Si farà, forse, un patto tra le formazioni politiche più…
Onorevole Ladu, onorevole Rassu, stiamo parlando di una cosa che conta poco, ce ne siamo accorti! Adesso, e questo lo dico perché riguarda il titolo, c'è la possibilità di ammettere qualcosa che è stata portata via in una riunione di Commissione - ha ragione l'onorevole Gian Valerio Sanna - in cui è stato approvato un testo di legge senza neppure pensare che mancavano i proponenti delle due proposte di legge unificate. E' una cosa che rende difficile capire come funzioni il Regolamento, che da una parte richiama al rigore e dall'altra lascia situazioni comunque poco comprensibili, poco funzionali alla costruzione della discussione che ci deve essere su questi temi. Per tagliare la testa al toro lo dico chiaramente: io credo che questa legge, al di là delle nostre fatiche, finirà in uno scaffale polveroso e non verrà mai discussa da questo Parlamento nazionale che io spero, vivamente spero venga sciolto nel più breve tempo possibile. E spero che a ruota venga sciolto anche questo Consiglio regionale, perché quando si discute di questi argomenti - lo dico con grande rispetto nei confronti dei rappresentanti della Giunta presenti, cioè degli assessori Floris e Rassu - dovrebbe essere presente il Presidente della Regione, ed è indecoroso che oggi non ci sia. Indecoroso! Stiamo parlando del futuro della rappresentanza politica del popolo sardo: può il Presidente, anziché mettersi un cappellino insieme all'Aga Khan, essere assente nella discussione di queste cose, di queste partite? Ma di quale Regione è Presidente?
E' stato chiesto il voto segreto, io avrei voluto invece che il voto fosse palese su tutto. Io, l'ho detto, sono per la riduzione del numero dei consiglieri, l'ho proposta nel 2007, difenderò questo numero, che non è neppure il numero che ho chiesto, e lo farò anche con grande rispetto nei confronti della collega Zuncheddu che, giustamente, ci richiama a forme diverse di organizzazione della rappresentanza politica, più ampia e meno onerosa per la società, perché si può tagliare di più qualche indennità e consentire una partecipazione politica più ampia. Tuttavia, siccome ho anche questa opinione, io difenderò quel numero, però sarà un'azione sbagliata, assolutamente ingiusta, che defrauda chi ha proposto questi provvedimenti del diritto di rappresentare anche altre questioni in questa norma, perché alle prossime elezioni si voterà con la legge che c'è oggi. Se è quello il titolo che è stato proposto, che almeno consente la discussione di tutto, sarà bocciato. E se sarà bocciato non consentirà la discussione di tutto e la lesione che abbiamo già commesso si ripeterà anche in quest'Aula.
TPRESIDENTE. L'onorevole Bruno ha chiesto una sospensione per poter consentire al Gruppo del P.D. di approfondire gli emendamenti. Possono intervenire un oratore a favore e uno contro. Se nessuno chiede di intervenire procediamo alla votazione.
OPPI (U.D.C.), Assessore della difesa dell'ambiente. Quali sono i tempi? Mezz'ora, un'ora?
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, espliciti meglio la sua richiesta.
BRUNO (P.D.). Trenta minuti.
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire procediamo alla votazione. Prego i consiglieri Segretari di stare al banco della Presidenza, grazie.
Per agevolare il computo dei voti, il Presidente si avvale dell'articolo del Regolamento che stabilisce che le votazioni che devono aver luogo espressamente per alzata di mano possano essere effettuate mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi.
Dispongo, ai sensi dell'articolo 92, comma 3, del Regolamento la votazione mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, della proposta di sospensione.
(Segue la votazione)
La proposta non è approvata, quindi proseguiamo con i lavori.
3 (Statuto speciale per la Sardegna). (7/NAZ)
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare sul titolo, per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.
PITTALIS (P.d.L.), relatore di maggioranza. Sugli emendamenti numero 9 e 1 il parere è contrario.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. La Giunta si rimette all'Aula.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 9.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 71
votanti 69
astenuti 2
maggioranza 35
favorevoli 25
contrari 44
(Il Consiglio non approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu.
Si sono astenute: la Presidente Lombardo - Zuncheddu.)
Pertanto l'emendamento numero 1 decade.
Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale sono stati presentati diciotto emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti:
Art. 1
Modifiche all'articolo 16 della
legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3
1. Nell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), come sostituito dall'articolo 3, comma 1, lettera d) della legge costituzionale 31 gennaio 2001, n. 2 (Disposizioni concernenti l'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano), la parola "ottanta" è sostituita dalla parola "cinquanta".
Emendamento sostitutivo totale Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo
Articolo 1
Il testo dell'articolo 1 è così sostituito:
Articolo 1
1. Nell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), come sostituito dall'articolo 3, comma 1, lettera d) della legge costituzionale 31 gennaio 2001, n. 2 (Disposizioni concernenti l'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano), dopo il comma 1 è inserito il seguente comma 2:
"2. Il numero di consiglieri regionali previsto al comma 1 può essere modificato in riduzione sino al numero di cinquanta consiglieri regionali con la legge regionale di cui all'art. 15 che precede.". (7)
Emendamento all'emendamento numero 7 soppressivo parziale Porcu
Articolo 1
Al comma 2 dell'articolo 1 le parole "in riduzione sino al numero di cinquanta consiglieri regionali" sono soppresse. (19)
Emendamento sostitutivo totale Capelli - Cuccureddu
Articolo
L'articolo 1 è sostituito dal seguente:
Articolo 1
1. Il Consiglio regionale della Sardegna è composto:
a) dal Presidente e dal Vicepresidente della Regione indicati dalla lista o dalla coalizione di liste che ha ottenuto il maggior numero di voti validi su base regionale, nonché dal candidato alla carica di Presidente indicato dalla lista o dalla coalizione che ha ottenuto la seconda cifra elettorale in ordine di grandezza;
b) da sessanta consiglieri la cui elezione è effettuata in ragione proporzionale mediante riparto nelle singole otto circoscrizioni elettorali, corrispondenti alle province di istituzione statale o regionale esistenti alla data del 01 gennaio 2011, e recupero dei voti residui all'interno del collegio in cui sono stati prodotti.
2. Il Consiglio regionale dura in carica cinque anni. (13)
Emendamento sostitutivo parziale Capelli - Steri
Articolo 1
Al comma 1 dell'articolo 1 la parola "cinquanta" è sostituita dalla parola "trenta". (12)
Emendamento all'emendamento numero 12 sostitutivo parziale Meloni Francesco - Dedoni - Mula - Fois
Articolo 1
All'emendamento numero 12 la parola "trenta" è sostituita dalla parola "sessanta". (20)
Emendamento aggiuntivo Barracciu - Meloni Marco
Articolo 1
Dopo il comma 1 dell'articolo 1 sono aggiunti i seguenti commi:
2. All'articolo 15 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), dopo il secondo comma, è inserito il seguente periodo:
"La legge regionale di cui al secondo comma, in attuazione del principio delle pari opportunità tra donne e uomini, prevede che le norme sulla modalità di elezione del Consiglio regionale, sulla nomina degli enti strumentali della Regione, contengano disposizioni che promuovano la presenza paritaria di entrambi i generi, anche disponendo azioni e misure specifiche a favore del sesso sottorappresentato".
3. La legge elettorale può prevedere di assicurare la rappresentanza di zone storiche dell'Isola geograficamente omogenee e interessate da fenomeni di forte calo demografico. (2)
Emendamento aggiuntivo Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo
Articolo 1
All'articolo 1 sono aggiunti i seguenti commi 2 e 3:
2. Nell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), come sostituito dall'articolo 3, comma 1, lettera d) della legge costituzionale 31 gennaio 2001, n. 2 (Disposizioni concernenti l'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano), al comma 1 dopo le parole "uguale e segreto" sono inserite le seguenti parole:
"libero e personale, e con sistema proporzionale, secondo le norme stabilite con la legge regionale di cui all'articolo 15 che precede.".
3. Sino all'approvazione della legge di cui all'articolo 15 che precede e delle successive norme applicative si applica la legge regionale 6 marzo 1979, n. 9, così come successivamente modificata. (8)
Emendamento aggiuntivo Uras - Cugusi - Sechi
Articolo 1
Dopo il comma 1 dell'articolo 1 sono aggiunti i seguenti commi:
2. fino all'entrata in vigore della legge di cui all'articolo 15 dello Statuto speciale della Sardegna, come modificato dal comma 1 dell'articolo 3 della legge costituzionale 31 gennaio 2001, n. 2, il Consiglio regionale viene eletto in tutti i suoi componenti sulla base di collegi elettorali provinciali, a suffragio universale, diretto, uguale e segreto.
3. Il premio di maggioranza è attribuito alla lista regionale che abbia conseguito i maggior numero di voti, nella misura di un decimo della composizione del Consiglio regionale.
4. Il numero dei consiglieri regionali, fissato dalla presente legge, non può essere esteso in alcun modo.
5. Ogni circoscrizione elettorale provinciale esprime almeno 2 consiglieri regionali.
6. Le liste elettorali e le modalità di voto dovranno assicurare la parità di genere. (10)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente articolo 2:
Articolo 2
Specialità insulare: Competenza primaria in materia di continuità territoriale.
1. Nell'articolo 3 dello Statuto speciale della Sardegna, approvato con la legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 e successive modifiche ed integrazioni, è aggiunta la seguente lettera:
r) collegamenti aerei e marittimi fra la Sardegna e la restante parte del territorio della Repubblica italiana e dell'unione europea. (3)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente articolo 2:
Articolo 2
Competenza in materia di ordinamento finanziario e di patto di stabilità
1. Nell'articolo 3 dello Statuto speciale della Sardegna, approvato con la legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 e successive modifiche ed integrazioni, dopo la lettera b) è aggiunta la seguente lettera:
b1) ordinamento finanziario della regione, degli enti strumentali e degli enti locali, vincoli di spesa e patto di stabilità. (4)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente articolo 2:
Articolo 2
Accertamento e riscossione dei tributi propri e di quelli per i quali spetta alla Regione una compartecipazione al gettito superiore a quella dello Stato
1. Il primo comma dell'articolo 9 dello Statuto speciale della Sardegna, approvato con la legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 e successive modifiche ed integrazioni, è sostituito dal seguente:
"La Regione può affidare agli organi dello Stato, per il tempo necessario all'organizzazione di una propria autonoma struttura, l'accertamento e la riscossione dei tributi propri e di quelli per i quali spetti alla Regione una quota del gettito non inferiore ai cinque decimi". (5)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente articolo 2:
Articolo 2
Revisione dello Statuto
1. All'articolo 54 dello Statuto speciale della Sardegna, approvato con la legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 e successive modifiche ed integrazioni, sono apportate le seguenti modifiche:
- al secondo comma dopo la frase "che esprime il suo parere" è aggiunta la parola "vincolante";
- alla fine del secondo comma dopo "entro due mesi" è aggiunta la frase "comunque prima della seconda lettura parlamentare";
- alla fine del terzo comma, dopo il punto, è aggiunta l seguente frase "Qualora anche l'esito del referendum consultivo sia sfavorevole alla proposta approvata dal Parlamento, il Presidente della Repubblica non potrà procedere alla promulgazione e dovrà rinviare alle Camere il provvedimento per le necessarie modiche, da apportare a seguito di procedimento patrizio fra Consiglio regionale e Parlamento;
- l'ultimo comma è soppresso. (6)
Emendamento aggiuntivo Uras - Cugusi - Sechi
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente 1.bis:
L'articolo 54, comma 1, della legge costituzionale n.3 del 1948 è così modificato:
Per le modificazioni dello Statuto Speciale della Sardegna si applica il procedimento stabilito dalla Costituzione per le leggi costituzionali. L'iniziativa di modificazione può essere esercitata dal Consiglio regionale della Sardegna, o da almeno 150.000 elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni della Sardegna, o da una Assemblea eletta sulla base della legge regionale di cui all'articolo 15 dello statuto speciale della Sardegna con funzioni costituente. (11)
Emendamento aggiuntivo Capelli - Cuccureddu
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:
Art.
Collegi elettorali
1. Il territorio della Regione è ripartito in collegi elettorali provinciali, corrispondenti alle province istituite con legge nazionale o regionale ed esistenti alla data del 01 gennaio 2011.
2. La ripartizione dei seggi fra i collegi provinciali è stabilita, prima della convocazione dei comizi elettorali, con decreto del Presidente della Regione.
3. Il numero dei seggi spettanti a ciascun collegio provinciale è calcolato dividendo per sessanta la cifra della popolazione residente nella Regione, quale risulta dagli ultimi dati ufficiali dell'Istituto nazionale di statistica, ed assegnando ad ogni collegio provinciale tanti seggi quante volte il quoziente è contenuto nella cifra della popolazione residente nel collegio. I seggi eventualmente rimanenti sono attribuiti all'interno del collegio in cui sono stati prodotti. (14)
Emendamento sostitutivo totale Capelli - Cuccureddu
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:
Articolo 1 bis
Presidente della Regione
1. Il Presidente della Regione è indicato al momento dell'elezione del consiglio regionale ed è confermato dall'Assemblea regionale, nella seduta successiva a quella di elezione del Presidente del Consiglio a seguito dell'approvazione del programma di governo con il quale si propongono al Consiglio le linee politiche ed amministrative per la legislatura.
2. Il Presidente e il Vicepresidente della Regione vengono confermati dal Consiglio regionale, con votazione per appello nominale, a maggioranza assoluta dei componenti.
3. Dalla data di proclamazione del Presidente da parte dell'Assemblea regionale cessano la Giunta regionale e il Presidente in carica.
4. Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 26, la decadenza del Presidente della Regione a seguito di approvazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti, comporta le dimissioni della giunta e lo scioglimento del Consiglio. In tal caso si procede all'indizione di nuove elezioni.
5. In caso di dimissioni, rimozione, impedimento permanente o morte del Presidente, la carica di Presidente è assunta dal Vicepresidente, il quale nomina a sua volta un Vicepresidente tra i componenti della Giunta.
6. Chi ha ricoperto per due mandati la carica di Presidente non è rieleggibile alla stessa carica, allo scadere del secondo mandato. A tal fine, non si tiene conto di eventuali mandati di durata inferiore a due anni e sei mesi, ove le cause non siano state dimissioni volontarie. (15)
Emendamento aggiuntivo Capelli - Cuccureddu
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:
Articolo 1 bis
Funzioni del Presidente
1. Il Presidente rappresenta la Regione; è membro del Consiglio regionale; dirige la politica della Giunta e ne è responsabile; promulga le Leggi, emana i regolamenti e indice i referendum previsti dallo Statuto; dirige te funzioni amministrative delegate dallo Stato alla Regione, conformandosi alle istruzioni del Governo della Repubblica; convoca e presiede la Giunta regionale e ne stabilisce l'ordine del giorno; dirime i conflitti dì attribuzione tra gli Assessori; indice le elezioni regionali; è responsabile della pubblicazione delle leggi e dei regolamenti della Regione; esercita ogni funzione non espressamente riservata dallo Statuto al Consiglio o alla Giunta.
2. Il Presidente, entro dieci giorni successivi all'elezione, nomina i componenti della Giunta e si presenta dinanzi al Consiglio per esporre il programma del Governo regionale, che è approvato a maggioranza assoluta.
3. Il Presidente della Regione ha facoltà di revocare uno o più componenti delta Giunta dandone comunicazione al Consiglio entro 48 ore.
4. Il Consiglio regionale può esprimere, a maggioranza assoluta, la sfiducia nei confronti di un singolo Assessore. In tal caso, il Presidente delta Regione provvede atta sua sostituzione entro i successivi dieci giorni.
5. Entro il mese di marzo di ogni anno il Presidente presenta al Consiglio una relazione sullo stato di attuazione del programma e ne illustra l'aggiornamento, che viene approvato a maggioranza assoluta. (16)
Emendamento aggiuntivo Capelli - Cuccureddu
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:
Articolo 1 bis
Sistema elettorale
I . Il Consiglio regionale è eletto a suffragio universale con voto diretto, libero e segreto attribuito a liste di candidati concorrenti in collegi provinciali corrispondenti atte province istituite con legge nazionale o regionale ed esistenti alla data del 01 gennaio 2001
2. Ciascuna lista indica un proprio candidato alla Presidenza e atta Vice Presidenza della Regione.
3. Più liste concorrenti che indichino gli stessi candidati alle cariche di Presidente e di Vicepresidente detta Regione possono accorparsi in coalizioni. in tal caso, le liste devono presentare un medesimo programma ed un contrassegno comune e si considerano fra toro collegate.
4. La non ammissione, la mancata presentazione o l'esclusione di una lista in un collegio provinciale non comporta la decadenza delle liste presentate dal medesimo partito o gruppo politico negli altri collegi provinciali, purché la non ammissione, la mancata presentazione o l'esclusione non riguardino più di due ottavi dei collegi.
5. Ciascun elettore, votando per una lista provinciale, esprime automaticamente la preferenza per i candidati alla carica di Presidente e di Vicepresidente della Regione da essa indicati.
Alla coalizione che ha riportato la maggior cifra elettorale regionale è garantita comunque, calcolando il Presidente ed il Vicepresidente della Regione, una rappresentanza complessiva nell'Assemblea di almeno 37 seggi attribuiti al Consiglio regionale.
7. I consiglieri assumono le funzioni all'atto della proclamazione. (17)
Emendamento sostitutivo totale Capelli - Cuccureddu
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:
Articolo 1 bis
Clausola di sbarramento.
1. Non sono ammesse all'assegnazione dei seggi le coalizioni che abbiano ottenuto, nell'insieme dei collegi provinciali, meno del 10 per cento dei voti validi, a meno che siano composte da almeno un gruppo di liste che ha ottenuto nell'insieme dei collegi provinciali più del 3 per cento dei voti validi. (18).)
PRESIDENTE. L'emendamento numero 2 è decaduto mentre gli emendamenti numero 3, 4, 5, 6 e 11 sono inammissibili.
E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione dell'intervento dell'onorevole Ladu, il quale ha a disposizione dieci minuti.
LADU (P.d.L.). Io mi ero iscritto a parlare prima della precedente votazione, ma posso intervenire anche adesso perché le cose che intendo dire hanno lo stesso valore che avrebbero avuto se le avessi dette in precedenza.
Per quanto riguarda l'emendamento numero 7 dico subito, in modo che si sappia qual è la nostra posizione, che non si possono fare tante discussioni e alla fine decidere di rimandare tutto alla legge elettorale. Come ho detto questa mattina e anche nei giorni scorsi, io ritengo che le scelte che sono state fatte siano opportune e giuste, pertanto rinviare tutto alla legge elettorale significa non prendere nessuna decisione. Certamente questo Consiglio regionale non fa una bella figura non decidendo nulla, non fa passi avanti, anzi devo dire che in questo modo fa dei passi indietro e non so come potrà giustificare una cosa del genere.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda un altro emendamento, non dico quale perché è stato chiesto il voto segreto, però credo che la modifica totale del sistema elettorale per tornare al sistema proporzionale, e quindi al doppio turno, non sia nella volontà di questo Consiglio regionale. Almeno per quanto mi riguarda non è una scelta giusta, non si può tornare indietro. Pertanto invito il Consiglio regionale ad assumere delle determinazioni che siano in linea con gli orientamenti su queste disposizioni, che certamente non prevedono che si torni indietro. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Signora Presidente, colleghi consiglieri, i Riformatori ritengono che questo Consiglio regionale, forse un po' distrattamente, rischi di incamminarsi in una strada che è incredibile e che lo mette in una condizione di incomunicabilità con l'intera Sardegna. Voglio appellarmi alle libere coscienze dei singoli consiglieri regionali e ricordare loro il percorso che abbiamo fatto e che ci ha portato in Aula. E' un percorso che i Riformatori hanno fatto, lo ripeto per la centesima volta, senza nessuna demagogia e senza nessuna forzatura. Noi abbiamo proposto la riduzione del numero dei consiglieri regionali quindici anni fa; l'abbiamo riproposta in tutte le legislature, abbiamo detto che il numero giusto di consiglieri per garantire funzionalità al Consiglio regionale è sessanta e abbiamo avuto il coraggio di ribadirlo in un emendamento, il numero 20, che è affidato all'Aula, perché riteniamo, come in tanti hanno detto, che queste non siano riforme che si possano fare sotto la spinta dell'emotività della piazza, ma non è neanche possibile che questo Consiglio regionale sia sordo a quello che pensano i cittadini fuori di qui. Questo non è pensabile, colleghi, è cioè impossibile pensare di prendere in giro l'intera Sardegna! Guardate, non siamo stati noi Riformatori ad approvare all'unanimità in Commissione un apposito progetto di legge, pure presentato dal Gruppo dei Riformatori, nel 2009, nel 2007, nel 2002 e nel 1998. Non siamo stati noi! Sono stati i componenti della Commissione, tra cui autorevoli esponenti di quasi tutti i partiti rappresentati in Consiglio regionale. Non è stato il Capogruppo dei Riformatori a chiedere che questo testo unificato venisse iscritto d'urgenza all'ordine del giorno; sono stati i Capigruppo che all'unanimità hanno deciso di inserirlo immediatamente al primo punto dell'ordine del giorno, proprio perché era urgente.
Scusate, colleghi, di queste cose la stampa e le televisioni hanno dato amplissima comunicazione; i siti web si sono riempiti di commenti al riguardo e il Consiglio regionale ha fatto una buona figura perché ha mandato alla Sardegna il messaggio che per autoriformarsi, trovando finalmente il coraggio di fare un'autoriforma, era disponibile alla riduzione del numero dei consiglieri regionali. Di questo noi abbiamo dato comunicazione all'intero mondo che è fuori di qui, per cui se oggi venisse approvato l'emendamento numero 7, sul quale è stato chiesto lo scrutinio segreto, manderemmo il seguente messaggio: cari cittadini sardi, scusateci abbiamo scherzato, anzi vi abbiamo preso in giro. La nostra volontà di autoperpetuazione è tale per cui dopo aver annunciato che la Commissione e i Capigruppo all'unanimità chiedevano urgenza, velocità, perché si trattava di un segnale indispensabile da dare ai sardi, un segnale di migliore funzionamento della politica, un segnale anche - io dico anche e non soprattutto - di riduzione di certi costi che riteniamo non funzionali all'efficacia dell'attività del legislatore, dopo aver annunciato questo tutti insieme, battendo la grancassa, siamo adesso a quello che il consigliere Gian Valerio Sanna chiama - e io sono d'accordo con lui, forse partendo da presupposti diversi - "clima di teatralità spinta". Cos'altro è questo luogo se non un teatro, dove ci si riempie la bocca di belle parole su tutto e poi, ovviamente a scrutinio segreto, incappucciati, in modo che non si venga riconosciuti dai cittadini, si ventila l'ipotesi di mettere una pietra tombale su questa legge, vincolandola alla riforma elettorale? Riforma elettorale che non è stata fatta nei dieci anni precedenti e che nessuno garantisce che verrà fatta nei dieci successivi.
Colleghi, fate quello che desiderate, ogni consigliere regionale risponde alla propria coscienza, a chi lo ha eletto, ai cittadini e alla propria dignità. Quindi ognuno faccia, a scrutinio palese, come io avrei preferito, o a scrutinio segreto, quello che ritiene, quello che desidera, quello che crede corrisponda meglio alle esigenze di chi lo ha espresso. Però, guardate, se si ragiona in termini di sacralità del Consiglio chiedendo che venga rispettato all'esterno di questo palazzo il parlamento dei sardi, e poi proprio questo parlamento decide di prendere in giro o rischia di prendere in giro chi sta fuori di qui, la nostra credibilità raggiungerà veramente il minimo storico. Nel senso che saremo indifendibili, nel senso che sarà impossibile per ciascuno di noi andare a una riunione di partito o in mezzo alla gente perché quello che avremo fatto ci verrà rinfacciato a ogni piè sospinto.
Badate, io vi chiedo veramente di riflettere se valga la pena di far correre al parlamento dei sardi, di cui ciascuno di voi dice di comprendere e di voler difendere la sacralità, il rischio della perdita totale di credibilità che ci sarebbe con una marcia indietro a 180 gradi su un provvedimento come questo. Noi Riformatori vi chiediamo di non fare un errore che non sarebbe soltanto dei singoli consiglieri che sbagliando decidessero di seguire questa strada, ma che ricadrebbe sicuramente sull'intera istituzione e renderebbe davvero impossibile saldare quel clima di credibilità tra società e "palazzo" che è indispensabile per gestire la difficilissima crisi sociale che abbiamo di fronte e le immense responsabilità che gravano su di noi.
Non ho altro da aggiungere, sto facendo veramente un appello alla coscienza di ogni singolo consigliere regionale. L'unica cosa che posso aggiungere, signor Presidente del Consiglio, è che, ovviamente, se passasse l'emendamento numero 7 i Riformatori non si riconoscerebbero nel modo più assoluto nella legge che verrà fuori da quest'Aula, pertanto nell'istante successivo all'eventuale approvazione, che spero non ci sarà, dell'emendamento numero 7 i Riformatori abbandoneranno l'aula.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, oggi è giovedì, domani sarà venerdì, giorni in cui anticamente si giocava al lotto. Credo che visti i numeri che stanno venendo fuori in questa Assemblea giocherò una cinquina sulla ruota di Cagliari. Da queste proposte vengono infatti fuori cinque numeri: trenta è il numero proposto dal Governo; cinquanta è il numero proposto nel testo esitato dalla Commissione; sessanta è il numero previsto nelle due proposte di legge nazionale unificate nel testo in esame e in alcuni emendamenti ad esso presentati; quaranta è il numero di consiglieri eletti nei territori nel caso in cui rimanesse in vigore l'attuale legge elettorale e passasse il testo della Commissione che prevede cinquanta consiglieri, perché dieci proverrebbero dal listino; ottantacinque è il numero di consiglieri raggiunto nella XIII legislatura in virtù delle modifiche costituzionali del 2001 che hanno reso variabile il totale dei consiglieri da ottanta a ottantacinque in funzione del premio di maggioranza. E' una bella cinquina: trenta, cinquanta, sessanta, quaranta e ottantacinque.
Allora, credo che possiamo cambiare idea su tutto, l'ha appena fatto il collega Vargiu il quale stamattina sosteneva, in maniera decisa, che cinquanta fosse il numero giusto, mentre stasera ha detto che quel numero non va più bene. Possiamo ancora cambiare idea e indicare altri numeri, ma credo che al di fuori di quest'Aula sia molto difficile capire come una modifica così semplice richieda una lunga e complessa discussione e, anche in funzione degli emendamenti che abbiamo presentato e che sono adesso decaduti, riguardanti legge elettorale, forma di governo e sistema proporzionale, possa allontanare dalla decisione sull'opportunità o meno di diminuire il numero dei consiglieri regionali.
L'emendamento numero 7 introduce una nuova variabile che potrebbe suggerirci infinite cinquine da giocare al lotto sulla ruota di Cagliari! Di fatto questo emendamento rende possibile rinviare la decisione a una legge rinforzata, cioè alla legge statutaria, come ricordava anche il collega Vargiu, stabilendo solo un minimo e un massimo. Dice infatti che il numero di consiglieri previsto nello Statuto rimane ottanta, ma può essere diminuito fino a cinquanta, cioè mette dei paletti estremi e in mezzo valgono tutte le combinazioni. Potremmo esercitarci, nelle prossime settimane, a prevedere la combinazione vincente!
Io credo che anche l'emendamento numero 7, non me ne vogliano i presentatori, dilazioni i tempi. Ne capisco la ratio, che forse tende ad affrontare un nodo, cioè il fatto che abbiamo cominciato dalla coda, come è stato rilevato anche nella discussione generale, mentre sarebbe stato forse opportuno fare prima la legge elettorale, ma è anche vero che di questa chimera delle riforme, di questo percorso riformista che avremmo dovuto avviare ne parliamo spesso, ma non andiamo oltre. Anche l'assessore Floris ne ha parlato oggi come di una cosa urgente e impellente; urgente e impellente come la riscrittura dello Statuto, di cui parliamo da anni e che non facciamo mai. Ecco, credo che i nostri ritardi ci impongano in questa circostanza di essere chiari rispetto alle nostre intenzioni e di decidere se anche simbolicamente oggi vogliamo attuare questa modifica, dando il nostro contributo, anche generoso se vogliamo, alla semplificazione degli organismi di rappresentanza politica.
Ecco perché se non siamo pronti a fissare un numero, se non ce ne vogliamo assumere la responsabilità e intendiamo rinviare le decisioni al futuro, con quello che considero un bizantinismo politico, io ho presentato provocatoriamente l'emendamento numero 19 - decideranno i miei colleghi di Gruppo se dargli corso - che è un emendamento all'emendamento numero 7 che dice molto semplicemente che forse è meglio non decidere nulla e rinviare il tutto alla discussione sulla legge elettorale, senza quindi fissare alcun numero adesso. E' un emendamento provocatorio, ripeto, e mi rendo perfettamente conto che se venisse approvato l'accusa sarebbe che la montagna ha partorito un topolino. Ma questo emendamento dice semplicemente - e credo che in questo raccolga le simpatie degli amici sardisti e le loro rivendicazioni - che di fronte al Governo ci assumiamo la responsabilità di fissare in maniera autonoma, con semplice legge rinforzata, il numero dei consiglieri regionali. Ce ne assumiamo noi stessi la responsabilità, non in funzione di una legge costituzionale per la quale è prevista una doppia lettura e nemmeno in funzione di un'azione del Governo. Ce ne assumiamo la responsabilità politica fino in fondo, come forse avremmo potuto fare prima, anche perché autorevoli costituzionalisti (in un certo senso l'emendamento numero 19 segue quella scuola di pensiero) sostengono che l'articolo 15, che ci dà mandato per decidere se l'elezione del Presidente debba essere diretta o indiretta, per decidere quindi in merito alla forma di governo, al numero degli Assessori e al rapporto Giunta-Conssiglio, già oggi ci dà anche la facoltà di decidere il numero dei consiglieri regionali.
Allora, delle due l'una, lo dico ai colleghi Steri e Vargiu e agli altri colleghi che hanno sollevato il tema: o decidiamo di far diventare oggi l'approvazione di questa proposta di legge nazionale un gesto simbolico, con il quale prendiamo l'impegno solenne di ridurre il numero dei consiglieri regionali a cinquanta (non so se sono mutati altri pareri, oltre a quello dei colleghi del Gruppo dei Riformatori, che si sono riportati sul numero sessanta) e poi sulla base di questo numero costruiamo una legge elettorale, la migliore possibile, oppure facciamo altro. Probabilmente cinquanta consiglieri significano un rappresentante ogni 35 mila abitanti; l'originaria Assemblea sarda aveva previsto un rappresentante ogni 20 mila abitanti e infatti il primo Consiglio regionale, eletto nel 1949, contava esattamente sessanta consiglieri regionali. Nelle successive legislature quel numero diventò variabile in funzione della popolazione, secondo un criterio di rappresentanza che stabiliva un consigliere ogni 20 mila abitanti ed è rimasto variabile sino al 1986, quando delle modifiche costituzionali hanno introdotto il numero fisso di ottanta, poi indebolito dalla riforma costituzionale del 2001 che di fatto l'ha reso infinito.
Allora delle due l'una, ripeto: o fissiamo oggi un numero forte (è la soluzione che preferisco, ma sono pronto ad analizzarne altre nell'ottica di fare veramente le riforme, a cominciare da quella elettorale) intorno al quale costruire una nuova legge elettorale oppure diciamo una cosa diversa, cioè ci assumiamo fino in fondo la responsabilità e diciamo che nell'ambito del nostro Statuto questa Assemblea si assumerà la responsabilità di determinare con semplice legge rinforzata il numero dei consiglieri regionali. Dobbiamo decidere se la tentazione fa l'uomo ladro o la virtù fa l'uomo santo. Ci sono diverse impostazioni che riflettono certamente sia l'esigenza di dare segnali simbolici all'esterno sia i nostri orientamenti politici, ma riflettono anche l'ampia discussione che c'è stata sull'autonomia e la sovranità. Io dico che dobbiamo prenderci la massima autonomia e sovranità possibile sulle nostre cose, ma certamente non dobbiamo adottare soluzioni bizantine e pasticciate che seguono le vie di mezzo. Si scelga una delle due strade: o fissare oggi il numero dei consiglieri regionali o assumersi fino in fondo la responsabilità politica di determinare senza l'intervento del Parlamento il numero dei componenti questa Assemblea.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Vorrei per un momento lasciare da parte i numeri cinquanta, sessanta od ottanta, perché effettivamente, onorevole Porcu, qui si stanno giocando le cinquine, e ricordare invece, lo dico soprattutto per l'I.d.V., che allora non esisteva, che noi Riformatori siamo nati come referendari e su temi come la rappresentanza del popolo sardo abbiamo promosso referendum con i quali abbiamo stravinto. Siccome qui si parla di gentlemen's agreement, ma non c'è nessuno stupido Chamberlain che partecipi nella circostanza, vorrei anche ricordare a qualcuno della sinistra che pensa di fare aggio su una posizione particolare, che non si vinceranno le prossime elezioni abbassando o aumentando dei numeri senza avere riferimenti sociali, e soprattutto che non si può giocare sulla sorte degli altri pensando che i "forconi" sistemeranno il tutto. Occorre avere coscienza e un programma serio. I numeri, come diceva l'onorevole Porcu, li dobbiamo adattare a quelle che sono le strutture che devono governare il Paese e la Regione, quindi le istituzioni, anche richiamandoci a quella sovranità, a quell'autonomia che reclamiamo a ogni piè sospinto in quest'Aula.
Riprendendo alcuni temi toccati stamattina dall'assessore Floris voglio chiedere semplicemente questo: sapete da dove viene la decisione di ridurre per forza il numero dei consiglieri pensando che tutto si giochi su questa riduzione? Sappiate che io sono favorevole a che questo numero sia ridotto a sessanta, ho firmato una proposta in tal senso e resto fermo a quella proposta che parlava anche dei territori e tendeva a garantirne la rappresentanza, cosa che non avviene con il testo in esame. Avrebbe fatto bene la Commissione ad analizzare un po' di più l'argomento anziché correre, perché, come dice il proverbio, la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. Se si fosse approfondito l'argomento un po' di più probabilmente avremmo avuto termini di riferimento più puntuali e precisi.
L'onorevole Floris diceva stamattina: "Occorrono tempi di decisione rapidi. All'Unione europea si parla per due o cinque minuti, il tempo è denaro, prestate attenzione!". Io ricordo che il Parlamento europeo è un'assise dove comandano solo i burocrati, decidono loro, e che uno parli lì per cinque, dieci o venti minuti è ininfluente, perché è un Parlamento che non conta, almeno sino a quando non ci sarà una seria rivoluzione anche in quella direzione, cioè una riforma che faccia sì che il Parlamento europeo rappresenti davvero i popoli e le regioni. Tempi di decisione rapidi, dicevo: basta una persona che decida per tutti noi. Ma questa è la via maestra per il fascismo, per il nazismo, per il comunismo. Se questo è io non ci sto, non condivido quella ideologia. Il tempo è denaro? Ma ci stiamo interrogando sui tempi che stiamo vivendo? Parliamo di crisi economiche e di crisi sociali. L'economia? E' un'economia finanziarizzata, massivamente indirizzata al profitto senza limiti e al di là dello stesso sistema capitalistico e liberistico. E' un sistema sfrenato che radicalizza, anzi oltrepassa ogni formulazione oggi conosciuta, mentre tutti sostengono che bisogna tornare all'economia reale, quella del lavoro, perché è sul lavoro e sul capitale che si realizza la vera liberaldemocrazia. Su questa base sono cresciute in altri tempi le società occidentali e si è diffuso uno spirito innovativo. Tutto il resto è massificazione in una direzione o nell'altra.
Se questo è, mi vorreste far dire che il numero fa la decisione e la decisione presa in fretta fa denaro? Forse che i signori del capitale finanziario (mi preme ricordare ancora una volta in quest'Aula che il PIL mondiale è di circa 63 trilioni di dollari a fronte di bond circolanti pari a 640 trilioni di dollari) non hanno preso la decisione in solitudine? George Soros aspetta a prendere le proprie decisioni al di là e al di sopra degli Stati, pensando che si debba prima pronunciare il Parlamento europeo o questo Consiglio regionale?
Allora, noi siamo rappresentanti di territori, di popolazioni, di cittadini e dovremmo essere un po' più responsabili nell'elaborare una riforma seria per la regione, a iniziare da ciò che ci eravamo prefissi di realizzare, cioè un'Assemblea costituente che desse la parola ai sardi, che riconciliasse il Consiglio con i sardi. Questa era l'aspettativa del popolo sardo, tradita probabilmente da noi in questa e in altre circostanze, e non la proposta di ridurre a cinquanta o a trenta i consiglieri regionali perché così "sono più bravo e appaio sui giornali"! E' questo che vogliamo? Così non risolviamo i problemi della gente. Se sulla riduzione a sessanta tutti in quest'Aula si sono dichiarati d'accordo, non ho capito perché in commissione si sia voluto giocare al ribasso. A chi conveniva? Quale interesse nascosto vi era? Quello di dimenticare che esiste l'Ogliastra o di diminuire altre rappresentanze territoriali a pro dei grassi e concentrati centri urbani che ben conosciamo?
Allora occorre che ci impegniamo a fare riforme serie. Noi dicevamo che bisognava proseguire la discussione per migliorare la legge, per stabilire in sessanta il numero dei consiglieri e dare così un input per poter fare le altre riforme. Ma è vero quello che è stato detto da più parti: se questo provvedimento cade, cade tutta la volontà riformistica che vi è all'interno di questo Consiglio, per questo non si è fatto nessuno sforzo per trovare una comunione di vedute.
Gentlemen's agreement: ma come si può essere d'accordo con chi dice una cosa oggi e poi convoca la conferenza stampa e gioca al ribasso? Si è persone serie comportandosi così? Bisogna essere onesti con sé stessi, la Sardegna ha bisogno di riforme serie, di leggi che parlino di economia, di persone che rispondano con dignità a quella rappresentanza popolare per cui vengono elette qui.
Pertanto io confermo che la proposta di sessanta consiglieri, con la distribuzione territoriale prevista, è la soluzione adeguata su cui noi ancora una volta chiediamo al Consiglio di esprimersi favorevolmente affinché si avvii un serio percorso, a iniziare da questa riforma, per portare a compimento le altre riforme istituzionali che il popolo aspetta.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu . Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Signora Presidente, per quanto riguarda questa farsa nella relazione allegata al provvedimento in esame si legge che "il testo approvato dalla Commissione propone una autoriduzione nella composizione del Consiglio regionale in linea con le tendenze attuali di sobrietà e snellezza degli organi istituzionali". Tutto questo mentre la Sardegna sprofonda in una crisi tremenda, una crisi non osteggiata dall'Unione europea e ancor meno dal Governo italiano, che fino a oggi ha aumentato la povertà in Sardegna. Si parla di più di 370 mila sardi oltre la soglia di povertà. Qui, totalmente staccati dalla realtà, si parla di sobrietà e di snellezza! La filosofia demagogica che aleggia in quest'Aula è la stessa che durante il mese di agosto ha fatto sì che Berlusconi e gli amici suoi varassero cinque diverse proposte di manovra finanziaria, ovviamente per ridurre i costi della politica senza però toccare, come abbiamo ben visto, alcun privilegio di senatori e deputati e di noi consiglieri regionali, compresi gli apparati istituzionali. Tutto ciò per mettere le mani in tasca ai salariati, ai ceti più deboli, alle piccole imprese, ai piccoli commercianti, a tutte le nostre aziende in fallimento, lasciate sole e in balia dello strapotere delle banche e di Equitalia, ovviamente la "mano lunga" dello Stato. Questo scempio avviene sotto gli occhi di tutti, senza alcuna possibilità di nuova produzione di reddito e quindi di nuova ricchezza da distribuire. Questo avviene senza nessun sostegno quindi da parte del sistema del credito, che è fondamentale in questa situazione di crisi economica che rischia di sfociare nella recessione.
L'articolo 1 è così sobrio e snello da non tener conto neppure dell'esigenza di garantire la diversità di genere, prevista dalla stessa Costituzione. Mentre nella proposta del centrosinistra, seppure molto vagamente e a parole, si garantisce il diritto di rappresentanza, è un vero peccato che nella coalizione di centrosinistra la presenza delle donne sia "molto" più ampia rispetto al centrodestra: due donne! Come impone l'ideologia berlusconiana, le donne sanno ubbidire spostandosi e lasciando il posto agli uomini, peccato che per avere tre donne in Giunta il TAR abbia dovuto imporre al presidente Cappellacci il rispetto delle leggi, dietro richiesta delle due donne dell'opposizione. Come ben sapete siamo solo due, alla faccia del diritto della rappresentanza di genere!
Il finale è che tutta questa farsa demagogica vede l'efficienza dei consiglieri nella riduzione del numero, non nella partecipazione attiva e produttiva all'interno del Consiglio, arrivando a dire, come sostiene il centrodestra, senza che il lo centrosinistra smentisca nella sua proposta, che gli ottanta componenti del '48 erano tali per permettere la comunicazione fra eletto ed elettore, come se la stampa, l'informazione non esistesse, o forse esisteva in maniera più libera di oggi, oppressa com'è da monopoli e lobby televisive e di carta stampata che con la loro sudditanza hanno permesso l'esclusione della maggioranza dei cittadini sardi dall'informazione sulle stanze del potere. Questo sì è deficit di democrazia. Io credo proprio che sia arrivato il momento di fare delle riflessioni profonde su questa proposta di legge e di incominciare a fare i consiglieri seri e al servizio del popolo. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Vorrei soltanto capire quali criteri la Presidenza segue nell'interpretare l'articolo 84, perché evidentemente si crea un precedente e tutti noi dobbiamo sapere in che termini possiamo presentare emendamenti e in che termini non dobbiamo invece presentarne. L'articolo 84, comma 4, testualmente recita: "Gli emendamenti devono riguardare argomenti già considerati nel testo del provvedimento o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione". Escludiamo questa seconda parte perché non ci è stato dato il tempo di presentare emendamenti in Commissione, non ci è stato notificato il testo unificato, non è stato trasmesso ai Gruppi, non è stato dato un termine e non è stata aggiornata una riunione per la presentazione degli emendamenti. Resta in piedi la prima parte del comma 4, cioè gli emendamenti devono riguardare argomenti già considerati nel testo del provvedimento. Il testo del provvedimento è molto scarno: si parla dell'articolo 16, cioè del numero dei consiglieri, e si fa rimando alla legge elettorale. Io vorrei capire (benché li abbia firmati, ma la mia è una firma tecnica, evidentemente) perché alcuni emendamenti sono stati dichiarati ammissibili e altri no. Ne leggo uno: "Il Presidente rappresenta la Regione, nei giorni successivi all'elezione nomina i componenti della Giunta". C'è tutta una serie di emendamenti contenenti norme che non hanno niente a che vedere con il numero dei consiglieri o con la legge elettorale che sono stati dichiarati ammissibili; ci sono emendamenti che prevedono, per esempio, l'istituzione del Vicepresidente della Regione che viene eletto in ticket, viene indicato dal Consiglio regionale. Insomma per quanto esistano l'interpretazione estensiva e quella per analogia, per quanto si possa ricorrere a tutte le forme interpretative previste dalle preleggi, non riesco a trovare una forma di interpretazione che possa indicare un criterio tale per cui possano essere ammessi alcuni argomenti in materia statutaria per i quali il riferimento al testo normativo evidentemente non c'è.
Posto che oggi si sta creando un precedente, al prossimo provvedimento presenterò argomenti "in bilico" per capire quando le funzioni del Presidente possono essere oggetto di discussione in questo Consiglio. Chiederei che fossimo edotti sui criteri che da parte della Presidenza, ed evidentemente degli Uffici che la supportano, determinano la scelta di ammissibilità o inammissibilità, posto che la norma è estremamente chiara, estremamente precisa e restrittiva.
Lei, Presidente, ci ha detto che se non passa l'articolo 1 la norma sarà applicata rigorosamente. Io chiedo appunto un'applicazione rigorosa e quindi che decadano tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, il Regolamento stabilisce che sull'ammissibilità degli emendamenti presentati in Aula decide il Presidente sulla base dell'articolo 88, che dichiara inammissibili gli emendamenti estranei all'oggetto della discussione o formulati in termini sconvenienti o in contrasto con precedenti deliberazioni adottate dal Consiglio sulla stessa discussione. Pertanto gli emendamenti che sono stati dichiarati decaduti sono tali in funzione del fatto che l'emendamento da lei proposto, che allargava l'oggetto…
(Interruzione del consigliere Cuccureddu)
PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, non mi interrompa, io l'ho ascoltata, mi lasci finire il ragionamento.
L'estensione da lei proposta con la modifica del titolo è stata bocciata da quest'Aula. La riduzione del numero dei consiglieri regionali è strettamente connessa alla materia elettorale, mentre gli altri emendamenti da lei proposti, unitamente a quello dell'onorevole Uras, riguardavano invece materie che non avevano nulla a che vedere con la riduzione del numero dei consiglieri e la materia elettorale. Questa è la ratio che ha guidato la scelta del Presidente nell'applicare l'articolo 88 del Regolamento.
3 (Statuto speciale per la Sardegna). (7/NAZ)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, vorrei trovare le parole adatte, ma non è facile. Una sola volta è successo che il Consiglio regionale si sia trovato in sintonia con l'opinione pubblica, lo ricordo perfettamente, ed è stato nel momento in cui il Consiglio unitariamente ha aperto la vertenza con lo Stato sulle entrate. Abbiamo ottenuto una vittoria consistente, dopodiché il Governo ci ha fatto tornare indietro rispetto agli entusiasmi iniziali per la vittoria conquistata e ora ci ritroviamo con un pugno di mosche.
Sulla riduzione a cinquanta del numero dei consiglieri regionali l'opinione pubblica si trova in sintonia con il Consiglio regionale della Sardegna, ma stavolta, a differenza della vertenza entrate, rischiamo di dover fare macchina indietro non per volontà di un Governo nemico della Sardegna, come si è dimostrato il Governo Berlusconi, bensì per una scelta autonoma dello stesso Consiglio regionale che, lo ribadisco, tante volte ha parlato di riforma delle istituzioni, di riduzione del numero dei consiglieri, di risparmio e così via. Vorrei fare un'esortazione: io penso che siamo a un bivio, siamo in un momento cruciale della discussione di questa legge e siamo nelle condizioni di rispettare gli impegni assunti con l'opinione pubblica, peraltro annunciati la settimana scorsa dagli organi di informazione, ma con questo trucco (questo è il mio concetto sullo scrutinio segreto chiesto su questi emendamenti) faremo ancora una volta macchina indietro su una delle pochissime riforme che siamo in grado di fare subito.
Badate, io non condivido il pessimismo cosmico che aleggia in quest'Aula, nel senso che voglio sperare che non sia vero quello che tanti colleghi dicono e cioè che questo parlamento dei sardi, questo Consiglio regionale, non sarebbe in grado di fare nessuna riforma. La giustificazione che si adduce è che la riduzione a cinquanta del numero dei consiglieri, come proposto nel testo di legge oggi in discussione, non sarebbe assolutamente possibile per l'incapacità di questo Consiglio regionale di approvare in questa legislatura una legge elettorale moderna e decisa dai sardi. Io mi rifiuto di accettare questa dichiarazione di impotenza! Badate, rinviare questa modifica al Parlamento, a una legge rinforzata, a tutti questi bizantinismi strani per evitare di prendere una decisione oggi o rinviarla sine die sarebbe una sconfitta che i sardi non ci perdonerebbero. Ha ragione il collega Vargiu: cerchiamo di evitare che l'autorevolezza già scarsa di questo Consiglio regionale possa essere affossata ulteriormente da una decisione che i sardi non capirebbero. E parlo dei sardi, non degli elettori di questo o di quel partito di centrodestra o di centrosinistra; parlo di tutti i sardi, perché sarà affossata la credibilità dell'istituzione Consiglio regionale.
Ribadisco la fiducia nella capacità di questo Consiglio di approvare una legge elettorale moderna, che dia garanzie di stabilità, di rappresentatività dei territori e delle forze politiche e tenga conto del dibattito avanzato in corso tra le forze politiche. Bastano solamente pochissimi ulteriori accordi per portare in quest'Aula e approvare la nuova legge elettorale. Non possiamo abdicare alle nostre funzioni di legislatori e soprattutto al nostro impegno per la riforma di questa regione disastrata! Io non vorrei dovermi vergognare di aver costretto i sardi a votare anche alle prossime elezioni regionali sulla base di una legge non voluta da noi. E' successo già due volte e vorrei che non succedesse una terza volta.
Inoltre non è possibile che non riusciamo ad approvare la legge statutaria. Quella approvata nella scorsa legislatura è stata poi affossata per volontà dello stesso Consiglio regionale, o di una parte di esso che pure aveva contribuito ad approvarla. Di fronte a queste cose, di fronte a questa necessità, di fronte a questo impegno alto e nobile che abbiamo, mi associo all'appello di chi ha richiamato al senso di responsabilità e anche di fiducia nelle nostre capacità. Evitiamo di scrivere un'altra pagina nera della storia della Sardegna e soprattutto evitiamo di confermare che questa istituzione è assolutamente incapace di muoversi sul terreno delle riforme.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, io nutro stima personale, considerazione e affetto nei confronti del collega Salis, e ho anche grande attenzione per l'esercizio di ottimismo che egli fa sul fronte delle riforme, ma sono un pessimista e sono dunque convinto che non faremo nessuna legge elettorale, nessuna legge statutaria, nessuna legge di riorganizzazione dell'Amministrazione regionale. E sono altrettanto convinto che non faremo nessuna legge di sistemazione dell'ordinamento degli enti locali. Non faremo nulla e ha ragione chi autorevolmente ha presieduto a suo tempo il Consiglio e ricoperto incarichi in Giunta a dire che qua non è solo difficile parlare; qualche volta, anzi spesso, è anche inutile perché non ci ascoltiamo reciprocamente. Le opinioni che ciascuno di noi trasmette o tenta di trasmettere agli altri per fare un passo avanti non sono neppure sentite. Si parte da un presupposto, in quel presupposto si rimane e si pensa sempre a gestire la relazione politica più per la convenienza anche cinica e cinicamente ricercata, personale, di parte, particolare, piuttosto che per coltivare, diciamo così, l'interesse generale e anche il buon funzionamento della macchina amministrativa pubblica. Di questo non importa niente a nessuno!
Mi pare che sia del 2001 - se sbaglio mi corregga l'onorevole Cuccureddu, che è persona dotta - la legge che consente alla Regione di approvare una legge statutaria, di definire la forma di governo e di fare una legge elettorale. Sono passati dieci anni, vi sono state due presidenze forti in virtù di un sistema presidenziale di grande valore riformatore che ha prodotto decisionismo, la macchina amministrativa regionale ha prodotto una quantità enorme di provvedimenti, tutti utili, tant'è che la Sardegna gode di una salute economica e sociale invidiabile!
Noi abbiamo vissuto due legislature penose! Il sistema elettorale presidenziale è un fallimento, l'unica cosa che ha prodotto è il depotenziamento dell'Assemblea parlamentare dei sardi, cioè del Consiglio regionale, e delle sue leggi. Questo sistema ha creato confusione e anarchia delle fonti, ha inventato circolari e deliberazioni che producono norme di legge e leggi che invece dovrebbero produrre solo interpretazioni autentiche per funzionari idioti! Questo è il lavoro che è stato fatto in queste due legislature. Noi dovremmo parlare di forme di governo, lo dice uno, badate, che è stato difensore della statutaria, che è stato tra quelli che hanno partecipato al referendum e lo hanno perso, perché gli altri, quelli più intelligenti di me, quelli più preparati, anche grazie ai pareri sofisticati di grandi costituzionalisti locali, regionali e nazionali (se n'erano trovati anche di internazionali!), sconsigliavano di partecipare al referendum, perché se non si partecipa non si raggiunge il quorum e se non si raggiunge il quorum il referendum non vale. Per cui noi saremmo stati salvi e la statutaria sarebbe rimasta in vigore.
Se io dovessi ridiscutere quella legge statutaria, la forma di governo che era in essa indicata non la voterei, perché sono convinto che tornare a un sano parlamentarismo serva al Paese per il suo sviluppo. Non solo il parlamentarismo non è un impedimento, ma è una necessità. Il Paese ha bisogno di costruire una classe dirigente, ha bisogno cioè di corpi che siano espressi da strati sociali differenti, non ha bisogno di una persona forte. L'abbiamo visto a livello nazionale, regionale e locale: le persone forti sono un disastro! Sono un disastro sotto il profilo del governo: hanno sempre ragione loro, decidono su tutto, scambiano cappellini con alte personalità, utilizzano le casse della Regione come se fossero di loro proprietà! Ma non c'è problema, si fa una bella dichiarazione sulla stampa: "Garantiti 40 milioni di euro per rilanciare…". Procedure, regolamenti, discussioni, approfondimenti, verifiche, piani industriali: nulla di tutto questo!
Non si partecipa, il Consiglio regionale è una dépendance di Villa Devoto: la stanza del bagno, quella che si ha vergogna di frequentare! E il Presidente della Regione quando si discute del sistema istituzionale di questa Regione autonoma - autonoma, retta da uno statuto speciale! - se ne sta a casa. Ha l'influenza, per caso, onorevole Floris? Ce lo comunichi, mandi qualche volta un certificato medico, cerchi qualche curatore da qualche parte, perché i medici delle ASL sarde non sono idonei a curare malattie così frequenti! In ogni caso il Presidente è assente e noi discutiamo di una cosa che più o meno tutti sanno finirà in una grande bolla di sapone, perché tutti pensano che non verrà mai affrontata in doppia lettura dal Parlamento e che giustamente non bisogna intervenire sul sistema elettorale, sulla forma di governo nel modo più diretto, più immediato, secondo il percorso che avevamo concordato.
Ricordate l'ordine del giorno sul percorso costituente? Quell'ordine del giorno sarebbe servito, se fosse stato rispettato, per la finalità che aveva, cioè per fare chiarezza proprio su queste questioni. Noi finiremo (lo dico perché c'è qualche emendamento che si è salvato dall'inammissibilità; per fortuna, onorevole Cuccureddu, i criteri che sono stati adottati hanno salvato alcuni emendamenti) per andare a votare per la prossima legislatura con questo Statuto speciale non modificato, eleggeremo cioè ottanta consiglieri, e con una legge elettorale, quella per le Regioni a statuto ordinario che hanno esse stesse cambiato e che rende elastico il numero dei consiglieri regionali. Per cui magari saremo novanta o novantacinque, vi sarà confusione aggiuntiva e avremo un Presidente anche lui dedito a malattie, viaggi o altro, che non sarà presente in quest'Aula e gestirà le cose come se fossero questioni personali piuttosto che questioni politiche della comunità sarda.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.
PITTALIS (P.d.L.), relatore. Sull'emendamento numero 7 il parere è favorevole; sugli emendamenti numero 19, 13, 12, 20, 8, 10, 14, 15, 16, 17 e 18 il parere è contrario.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della regione.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. La Giunta si rimette all'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Chiedo quindici minuti di sospensione. Abbiamo bisogno di parlare tra di noi, se ce lo consentite.
(Segue la votazione)
La proposta è approvata, per cui sospendo la seduta sino alle ore 19 e 50.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 35, viene ripresa alle ore 19 e 50.)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento numero 19.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, nel corso dell'intervento sull'articolo 1 ho spiegato che questo emendamento aveva una natura provocatoria, cioè tendeva a portare l'attenzione sulla qualità del nostro lavoro e sulla nostra difficoltà di essere chiari rispetto a chi ci guarda. Quindi ritiro l'emendamento numero 19 e dichiarerò poi il mio voto contrario all'emendamento numero 7.
PRESIDENTE. L'emendamento numero 19 è stato ritirato.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 7.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 57
votanti 56
astenuti 1
maggioranza 29
favorevoli 32
contrari 24
(Il Consiglio approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Ladu - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pitea - Planetta - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.)
Decadono quindi gli emendamenti numero 13, 20 e 12, nonché il terzo comma dell'emendamento numero 14.
Passiamo all'emendamento numero 8.
Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). L'emendamento è ritirato, Presidente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo una sospensione di cinque minuti, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, abbiamo appena ripreso i lavori!
Ha domandato di parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, desidero semplicemente confermarle che il Gruppo dei Riformatori per motivi politici abbandona l'aula, in quanto non condivide più la discussione su questa legge e non intende avere nessuna responsabilità su ciò che il Consiglio deciderà. Grazie.
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, un attimo di attenzione, non abbiamo concluso i nostri lavori. Poiché è stata chiesta una sospensione di cinque minuti, sospendo la seduta sino alle ore 20.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 54, viene ripresa alle ore 19 e 58.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Sull'ordine dei lavori. Intervengo per comunicare, Presidente…
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prendere posto, siamo tutti stanchi. La seduta volge al termine, vi chiedo un attimo di pazienza.
Prego, onorevole Bruno.
BRUNO (P.D.). Presidente, comunico che il Gruppo del P.D. abbandona l'aula. E' stata snaturata una legge che era stata approvata all'unanimità in Commissione e che indicava un percorso lineare per la riduzione a cinquanta del numero dei consiglieri regionali. Era questo l'intendimento che tra l'altro tutti i Capigruppo e tutti i commissari della prima Commissione avevano indicato con il testo di legge che è arrivato in Aula. Si è deciso di fare altro e di farlo nella maniera sbagliata, nascondendosi dietro il voto segreto. Quindi credo che dobbiamo lasciare alla responsabilità di chi ha votato, di chi ritiene che questa sia una legge che vada incontro agli interessi della Sardegna, la prosecuzione della discussione. Noi non ci stiamo a questo modo di fare. Riteniamo di non aver reso un bel servizio alla Sardegna e complessivamente al Consiglio regionale.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Bruno. Colleghi, assessore Rassu, prendete posto, grazie.
Prego, onorevole Bruno.
BRUNO (P.D.). Ho finito, Presidente. Noi abbandoniamo l'aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Anche noi abbandoniamo l'aula e lo facciamo con molto rammarico, signora Presidente, perché abbiamo sperato fino alla fine che questo Consiglio regionale potesse comportarsi diversamente. Vedo molte facce sorridenti in entrambi gli schieramenti, purtroppo.
Noi abbiamo tentato di far capire che questo Consiglio regionale aveva l'opportunità di dare una risposta seria alla richiesta di modernizzazione e di rinnovamento proveniente dalla società. Ancora una volta, a scrutinio segreto, com'è successo in passato per la proposta di legge elettorale regionale, la maggioranza ha affossato la legge, perché l'emendamento numero 7 e la difesa in Commissione di questo emendamento sono responsabilità della maggioranza. La Commissione, compreso il presidente Pittalis, a differenza di tutti gli altri emendamenti ha espresso parere favorevole su questo emendamento, quindi questa è una responsabilità ascrivibile completamente (a parte qualche eccezione coraggiosa e lineare anche da parte del P.d.L.) alla maggioranza, P.d.L. e U.D.C. in prima fila.
Non parliamo più di riforme e di voler riformare, noi siamo una casta ed è giusto che ci trattino come una casta, perché vogliamo difendere numero, condizione e privilegi. Per questa ragione, signora Presidente, e volendo marcare una differenza rispetto a questi comportamenti noi abbandoniamo l'aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, intervengo solo per dire che le motivazioni addotte dal Capogruppo del P.D., Mario Bruno, coincidono integralmente con le motivazioni mie e del mio Gruppo, che pertanto abbandona l'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, vorrei far notare ai colleghi del centrosinistra, che mi dispiace abbandonino l'aula, che probabilmente nel momento in cui abbiamo votato non era assolutamente sufficiente il voto dei consiglieri di centrodestra presenti, per cui l'emendamento numero 7 è passato col voto determinante del centrosinistra.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, vorrei dire ai colleghi che sono rimasti in aula che una legge di questo tipo non può essere portata avanti senza il contributo di tutte le forze politiche. Credo che sia opportuno sospendere l'esame di questo provvedimento, rispettando le posizioni di tutti, perché una legge di rango costituzionale non può essere approvata solo da una parte del Consiglio. Non è possibile! Questo è un tipo di legge che necessita del contributo dei partiti, oltre che dei gruppi politici, che necessita di confronti all'esterno del Consiglio, e non solo delle decisioni dei consiglieri. Le ragioni le hanno tutti, bisogna trovare una sintesi, ma che la legge sia fatta da una parte sola delle rappresentanze politiche della Sardegna sarebbe veramente sbagliato.
Prendiamo un impegno reale, perché io ho sentito davvero stasera le migliori esibizioni da "teatro della politica", non coerenti con tutti gli anni passati qui dentro da molti di noi, e mi riferisco ai Gruppi politici e all'espressione partitica dei Gruppi. Perciò chiedo di trovare il modo di partecipare tutti, chiedo ausilio anche a lei, Presidente, perché non vorrei si arrivasse al caso estremo di bocciare la legge per poi rifarla. Rimandiamola in Commissione, troviamo un modo per farla tutti insieme, visto che tutti siamo d'accordo sulla riduzione del numero dei consiglieri non credo sia opportuno approvarla in questo modo. Prendiamo atto delle posizioni legittime degli amici degli altri partiti, delle altre componenti politiche, e non usiamo il braccio di ferro, ma usiamo la testa.
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, lei si è appellato anche alla Presidenza, però si è dato la risposta da solo, perché l'unica possibilità per il coinvolgimento delle forze politiche, che hanno fatto una scelta politica nell'abbandonare l'aula quando praticamente la sostanza della legge era stata già approvata, è proprio quella di bocciare la legge. Non c'è margine di trattativa sulla base di quello che è stato approvato. Ci sono cinque emendamenti aggiuntivi che non modificano la sostanza, quindi l'unica possibilità, e la decisione può essere presa solo dalla maggioranza, è quella, ripeto, di bocciare la legge.
Pertanto sospendere i lavori in questo momento francamente potrebbe essere inutile, visto e considerato che è stata espressa una posizione politica dissociandosi da quanto è stato testé approvato dal Consiglio. Non so se qualche collega voglia intervenire.
(Interruzione del consigliere Cuccureddu)
PRESIDENTE. Onorevole cuccureddu, non è un problema legato ai congedi.
3 (Statuto speciale per la Sardegna). (7/NAZ)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Signora Presidente, ho già espresso il mio parere sull'emendamento numero 7, così come l'avevo espresso in Commissione, votando contro, perché ritengo che sia necessario prendere oggi una decisione. Sono però del parere che, in questo momento, a parte l'immagine assolutamente non bella che questo Consiglio oggi ha dato di sé dimostrando di non essere capace di decidere, e al di là di quelle che sono le posizioni chiare di alcuni partiti - mi riferisco al Partito Sardo d'Azione, che ha espresso in Commissione una posizione chiaramente contraria a tutto l'articolato, che poi è molto breve e semplice -, bocciare questa legge significherebbe davvero sancire la nostra totale incapacità.
Invito i presentatori degli emendamenti successivi a ritirarli, perché sono completamente inutili. Stiamo di fatto rimandando il testo in Commissione, ma stiamo aprendo la strada per poter comunque avere una chance. Non so se dal punto di vista morale e della nostra dignità il popolo sardo questa chance ce la riconoscerà. Noi ce la prenderemo perché siamo qui dentro e possiamo sfruttare il fatto di essere qui dentro sino a che uno di noi non deciderà che dobbiamo andare a casa, oppure tutti insieme decideremo che attraverso quell'uno ce ne possiamo andare tutti a casa. Ma non credo che la dimostrazione che abbiamo dato oggi possa far capire ai sardi che noi siamo disposti anche ad andare a casa pur di tutelare i loro interessi.
Comunque una seconda chance l'avremo con la legge elettorale, perciò dico all'onorevole Capelli che bocciare questa legge significa poter riparlare di questo argomento solo tra sei mesi, e dovremo comunque fare una legge di rango costituzionale che deve avere la doppia lettura di Camera e Senato. Per cui, rosso di vergogna, io rimango in aula e voterò a favore di questa legge, perché davvero la mia dignità sicuramente oggi non ha avuto un'iniezione di supporto. Non mi sento di aver svolto in maniera degna il mio compito perché non sono riuscito a difendere quello che - è inutile nascondercelo, in maniera più o meno demagogica - ci chiede la gente, alla quale abbiamo sostanzialmente risposto: non ci interessa, abbiamo comunque deciso di difenderci, non di difendervi. Però se bocciamo questa legge mettiamo davvero una pietra tombale su questo Consiglio. Possiamo anche smettere di legiferare, perché non saremo più credibili.
E allora se vogliamo ancora lasciare al popolo sardo la speranza di non aver mandato persone che vogliono difendere solo la loro posizione, dobbiamo obtorto collo approvare questa legge rinviando la battaglia e sperando che la coscienza di tutti sia tale da portarci il prima possibile a discutere la legge elettorale.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento numero 10.
Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, io sono uno di quelli che hanno votato a favore dell'emendamento numero 7. In quest'Aula ho portato proposte di riduzione dei costi della politica, di modifica delle leggi che regolano i nostri rapporti, da quella elettorale a quelle costituzionali, ho votato per la Costituente e, diversamente da molti di voi in quest'Aula, ho votato quei provvedimenti in maniera palese e pubblica. Continuo a dire che non accetto che una legge di questo rango venga fatta solo da una maggioranza "muscolare".
Io sottoscrivo l'emendamento numero 7, sono un proporzionalista e rimango tale, non voglio il presidenzialismo, non voglio trenta consiglieri regionali, ma ne voglio da cinquanta a sessanta sicuri, perché con la legge che voi avete proposto si va almeno a settantacinque con il premio di maggioranza. Se no tutto il resto è teatro! Perciò, siccome voglio essere coerente con ciò che penso, non consentirò che si approvi questa legge con i soli voti di una maggioranza tra l'altro poco chiara.
Condivido l'emendamento presentato dai colleghi dell'U.D.C., l'ho votato. Non ho nulla di cui vergognarmi e non mi nascondo dietro niente e nessuno, diversamente da molti altri, perciò se sarò determinante per il numero legale io non parteciperò alle votazioni e spero che non ci sia il numero legale per non continuare con l'esame di questa legge.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 10. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.
Metto in votazione l'emendamento numero 14. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.
Metto in votazione l'emendamento numero 15.
Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Cuccureddu.)
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 15.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Contu Felice e Sanna Matteo hanno votato contro.
Risponde sì il consigliere: Mulas.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Milia - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Steri - Stochino - Tocco.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Cuccureddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 37
votanti 35
astenuti 2
maggioranza 18
favorevoli 1
contrari 34
Poiché non c'è il numero legale…
(Interruzioni)
Onorevoli Contu e Matteo Sanna, siamo in 37, il numero legale è 40.
Poiché manca il numero legale, il Consiglio è riconvocato alle ore 10 di sabato 1° ottobre. Si procederà prima alla votazione del testo unificato numero 1-7/NAZ/A e si proseguirà con l'ordine del giorno che era stato stabilito per la seduta statutaria.
La seduta è tolta alle ore 20 e 14.