Seduta n.82 del 12/01/2010
LXXXII Seduta
Martedì 12 gennaio 2010
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
INDICE
La seduta è aperta alle ore 10 e 25.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 10 dicembre 2009 (75), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Rosanna Floris, Antonio Pitea, Adriano Salis, Matteo Sanna, Renato Soru e Claudia Zuncheddu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 12 gennaio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di accelerare le opere di consolidamento e sistemazione di un tratto della strada provinciale n. 9 che collega Florinas (SS) con La Rimessa e la strada statale n. 131. (83)
(Risposta scritta in data 18 dicembre 2009)
Interrogazione Zedda Alessandra - Contu Mariano Ignazio - Piras - Stochino, con richiesta di risposta scritta, sul concorso per titoli per l'assunzione a tempo indeterminato nell'AREA di 12 unità lavorative della categoria B - livello retributivo Bl, ai sensi dell'articolo 52, comma 1, lettera b). della legge regionale n. 31 del 1998. (96)
(Risposta scritta in data 18 dicembre 2009)
Interrogazione Mula, con richiesta di risposta scritta, sulle lungaggini burocratiche che ritardano l'avvio dei lavori per la realizzazione di argini e canali di raccolta e messa in sicurezza del territorio della bassa Baronia. (118)
(Risposta scritta in data 18 dicembre 2009)
Interrogazione Lai - Sanna Matteo - Bardanzellu, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione del Consorzio di bonifica della Gallura e sui provvedimenti da adottare per superare le difficoltà del Consorzio medesimo, conseguenti all'applicazione della riforma della legge regionale 6 dicembre 2006, n.19 (Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici), deliberata nella precedente legislatura, in attuazione di alcune disposizioni della parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006 quali il recepimento della direttiva comunitaria n. 2000/60/CE. (145)
(Risposta scritta in data 18 dicembre 2009)
Interrogazione Bruno - Lotto - Manca - Meloni Valerio, con richiesta di risposta scritta, sull'attuazione del piano di azione per il superamento del digital divide e sulla mancanza di copertura ADSL nelle borgate agricole di Sassari. (174)
(Risposta scritta in data 18 dicembre 2009)
Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sulla programmazione delle risorse destinate dalla legge regionale n. 3 del 2009 alla valorizzazione e potenziamento del sistema aeroportuale minore. (159)
(Risposta scritta in data 21 dicembre 2009)
Interrogazione Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata stabilizzazione dei 21 manovratori della metropolitana leggera di Cagliari. (167)
(Risposta scritta in data 21 dicembre 2009)
Interrogazione Mula, con richiesta di risposta scritta, sulle lungaggini burocratiche che ritardano l'avvio dei lavori per la realizzazione di argini e canali di raccolta e messa in sicurezza del territorio della bassa Baronia. (118)
(Risposta scritta in data 31 dicembre 2009)
Interrogazione Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sulle drammatiche conseguenze causate dagli incendi del 23 e 24 luglio 2009 nel territorio isolano. (121)
(Risposta scritta in data 31 dicembre 2009)
Interrogazione Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta - Solinas Christian, con richiesta di risposta scritta, sulla selezione pubblica bandita dall'ARST per l'assunzione di operatori di esercizio. (148)
(Risposta scritta in data 31 dicembre 2009)
Interrogazione Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata attuazione delle leggi vigenti in materia di trasporto pubblico non di linea nella parte relativa alle competenze regionali per la redazione dei criteri per l'istituzione del ruolo. (161)
(Risposta scritta in data 31 dicembre 2009)
Interrogazione Meloni Marco - Diana Giampaolo - Cocco Pietro, con richiesta di risposta scritta, sul ritardo nella trasmissione dei decreti di concessione provvisoria delle agevolazioni previste dai bandi 2008 PIA industria, artigianato, servizi e turismo. (179)
(Risposta scritta in data 31 dicembre 2009)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interrogazione Planetta, con richiesta di risposta scritta, sugli interventi immediati finalizzati a garantire le attività di educazione fisica, motoria e sportiva dei giovani, riferita anche alla partecipazione ai Giochi sportivi studenteschi nelle scuole di primo e secondo grado della Sardegna." (198)
"Interrogazione Stochino - Diana Mario - Peru - Piras - Contu Mariano Ignazio - Sanna Matteo - Petrini - De Francisci - Zedda Alessandra - Pitea - Tocco - Randazzo, con richiesta di risposta scritta, sui disagi causati dal nuovo piano di riorganizzazione dei servizi di trasporto pubblico in Ogliastra elaborato dall'azienda ARST Spa." (199)
"Interrogazione Bruno sull'annunciata chiusura delle tratte italiane Ryanair negli aeroporti di Cagliari e Alghero." (200)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di ripristinare con urgenza l'entità dei finanziamenti previsti dalla legge n. 162 del 1998." (201)
"Interrogazione Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sulle tariffe praticate da Abbanoa per il conferimento dei liquami zootecnici provenienti dalle aziende di Arborea." (202)
"Interrogazione Ladu - Bardanzellu - Floris Rosanna - Petrini - Randazzo - Rassu - Sanna Paolo Terzo - Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sull'importazione di latte da Paesi esteri che non rispetterebbe la normativa sulla tracciabilità e sulle gravi conseguenze nel mercato lattiero-caseario locale." (203)
"Interrogazione Bruno - Sabatini, con richiesta di risposta scritta, sul trasferimento alla Regione della società Sviluppo Italia Sardegna e la riattivazione dell'incubatore d'impresa con sede a Porto Torres." (204)
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Comunico che, in data 29 dicembre 2009, l'onorevole Roberto Capelli ha rassegnato le dimissioni da Presidente del Gruppo consiliare Unione di centro (U.D.C.).
Comunico inoltre che, in data 30 dicembre 2009, è pervenuta una nota con la quale il Presidente della Regione comunica di aver nominato, con decreto numero 124 del 29 dicembre 2009, il dottor Giuliano Uras Assessore regionale della difesa dell'ambiente.
Commemorazione di ex consigliere
PRESIDENTE. Scompariva poco più di un anno fa l'onorevole Giuseppe Serra, per tutti amichevolmente Pinuccio. E' stato consigliere regionale per sei legislature, più volte Assessore regionale, parlamentare, sindaco nella sua Sinnai. Esponente di spicco della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare Italiano per oltre quarant'anni, Pinuccio Serra ha rappresentato nel corso di tutta la sua azione politica e istituzionale un importante punto di riferimento nella costruzione dell'autonomia regionale nei difficili decenni del dopoguerra e ha contribuito attivamente, in modo anche decisivo e sempre in linea con i più alti valori democratici ed etici, alla rinascita di una Sardegna ancora alle prese con il sottosviluppo, con la povertà e con l'analfabetismo.
L'onorevole Serra fu eletto per la prima volta in seno al Consiglio regionale nella quinta legislatura, nel giugno del 1965, all'età di 31 anni, lasciando la carica di primo cittadino di Sinnai. Il suo impegno istituzionale è stato fin da subito intenso e concretamente attento all'imperativo del fare. Componente delle Commissioni consiliari bilancio, agricoltura e successivamente autonomia, ha dedicato da subito la propria azione verso i settori dell'agricoltura e del turismo, intravedendo già in quegli anni come agroalimentare e turismo potessero rappresentare due cardini dello sviluppo della Sardegna.
Sempre attento alla condizione di debolezza di molti territori dell'Isola, soprattutto delle zone interne, diede un decisivo contributo all'indagine della Commissione per la rinascita delle zone interne.
Fu riconfermato consigliere nella sesta legislatura, nel 1969, entrando a far parte delle Commissioni autonomia e industria. Tra il 1971 e il 1973 cominciò anche l'esperienza di governo, dapprima come Assessore del turismo nelle Giunte Giagu e Spano e poi Assessore degli enti locali nella Giunta Del Rio.
Il suo nome è legato a numerose iniziative legislative e atti di carattere ispettivo nei settori dell'industria, in particolare nel settore minerario (Emsa ed Egam).
Nel 1974 vi fu la riconferma in Consiglio dell'onorevole Serra, che venne eletto Vicepresidente del Consiglio regionale, incarico che ricoprì dal gennaio '77 al dicembre '78. E' stato anche Capogruppo della Democrazia Cristiana per pochi mesi, fino all'assunzione dell'incarico di Assessore del lavoro nella Giunta Soddu.
In quel periodo fu componente delle Commissioni industria e programmazione. Fra i progetti di legge che recano la sua firma si ricordano numerose iniziative a favore del comparto agricolo e agroindustriale, con le provvidenze straordinarie ai produttori e i premi di insediamento per i giovani imprenditori agricoli. Grande attenzione inoltre, con numerose interpellanze, interrogazioni e mozioni, alle situazioni più complesse, a cominciare dalla programmazione organica dei trasporti interni dell'Isola, fino alle situazioni socioeconomiche dei singoli territori, senza distinzioni di carattere geografico.
Nell'ottava legislatura, Pinuccio Serra fu eletto Presidente della Commissione finanze e bilancio. Legò il suo nome a importanti iniziative legislative: dalle norme sul diritto allo studio, alla protezione e conservazione dei boschi, alla riclassificazione delle aziende ricettive. Nel campo dell'attività ispettiva, significativi gli interventi in materia di editoria, sulla situazione nelle università, nel campo dei trasporti aerei, ma soprattutto sulla necessità di rilancio della programmazione per far fronte alla crisi industriale.
Fu rieletto anche nella nona legislatura, ricoprendo l'incarico di Vicepresidente del Consiglio regionale, fino a quando si dimise per presentarsi candidato alle elezioni politiche in Parlamento. Ma non fu eletto.
Dopo due anni rientrò in Consiglio regionale, era il 1989, e fu di nuovo Capogruppo della Democrazia Cristiana. Ma nel luglio 1990 lasciò definitivamente il Consiglio regionale perché proclamato deputato alla Camera, quale primo dei non eletti al posto del dimissionario onorevole Felicetto Contu. Fu rieletto alla Camera nella successiva legislatura tra le fila del Partito Popolare.
Allo scadere di questo mandato, Pinuccio Serra si ritirò dalla politica attiva.
"E' stato uno degli uomini dell'autonomia", si è scritto di lui. Quell'autonomia che, in momenti di forte tensione politica fra l'Isola e il potere romano, Pinuccio Serra non esitò a difendere anche in contrasto con i vertici nazionali del suo partito. Erede della tradizione politica e culturale democratico-cristiana del dopoguerra, è sempre stato leader politico di mediazione, attento a guardare avanti e cogliere quei mutamenti sociali e culturali che altri non riuscivano ancora a individuare, ma politico fortemente fedele e rispettoso delle istituzioni, continuamente alla ricerca di obiettivi utili alla Sardegna in un clima di confronto democratico e non di scontro, nel riconoscimento reciproco di tutte le posizioni politiche.
E' stato infatti uno di quegli uomini politici capaci, ove utile e opportuno, di conciliare esigenze e istanze fra loro contrapposte, senza tuttavia scendere mai nel deteriore compromesso. Ed è probabilmente grazie alla sua grande carica di umanità, mutuata anche dalla sua formazione cristiana che, pur nei momenti di conflitti e contrasti ideologici e sociali che ogni epoca porta con sé, ha posto sempre al centro del suo fare politica i valori vissuti e non semplicemente enunciati.
Alla moglie Cecilia, ai figli Gianmarco e Paolo, a tutti i familiari, ai tanti amici e compagni di partito che sono voluti essere presenti oggi rivolgo il più sentito cordoglio del Consiglio regionale e mio personale in ricordo dei profondi sentimenti di affetto e amicizia che Pinuccio Serra ha sempre saputo suscitare in tutti coloro che lo hanno conosciuto nella vita privata e nella lunga militanza politica.
In segno di lutto sospendo la seduta. I lavori riprenderanno alle ore 11.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 38, viene ripresa alle ore 11 e 35.)
PRESIDENTE. Il Consiglio regionale deve procedere alla designazione di una terna di nomi per il rinnovo del Comitato di indirizzo della Fondazione Banco di Sardegna, secondo quanto disposto dall'articolo 27 dello Statuto della medesima Fondazione e dall'articolo 4 del relativo Regolamento di attuazione per le nomine.
Ricordo che, secondo il disposto dell'articolo 16 del medesimo Statuto, i componenti degli organi della Fondazione sono scelti tra i cittadini italiani di piena capacità civile, di specchiata moralità e di probità indiscussa. La maggioranza dei componenti deve risiedere in Sardegna da almeno tre anni; non si può essere nominati componenti degli organi della Fondazione per più di due mandati consecutivi. Non possono ricoprire cariche negli organi della Fondazione coloro che versino nelle condizioni di ineleggibilità e di decadenza previste dall'articolo 2382 del Codice civile; coloro che abbiano riportato condanna con sentenza irrevocabile, o ai quali sia stata applicata una pena su richiesta delle parti per diritti non colposi, coloro che siano stati sottoposti a misure di prevenzione disposte dall'autorità giudiziaria ai sensi della legge numero 1423 del 1956, o dalla legge numero 575 del 1965; coniugi, parenti e affini, sino al terzo grado, di componenti degli organi della Fondazione; dipendenti della Fondazione di imprese da essa controllate, nonché il coniuge di detti dipendenti e i loro parenti e affini fino al secondo grado; coloro che esercitino funzioni di governo, i membri del Parlamento nazionale, del Parlamento europeo o di consigli e giunte regionali, provinciali e comunali, compresi i presidenti e il sindaco, nonché dei relativi organi di controllo; gli amministratori degli enti che abbiano il potere di designare componenti del Comitato di indirizzo e quanti siano legati a tali enti da rapporti di dipendenza gerarchica o di collaborazione non occasionale; coloro che ricoprono cariche negli organi statutari di altre fondazioni; il direttore generale della società bancaria conferitaria; gli amministratori e i dipendenti di soggetti che risultino destinatari in modo non saltuario degli interventi della Fondazione; gli amministratori di enti pubblici o privati con i quali la Fondazione abbia rapporti non contingenti di collaborazione; coloro che abbiano causato danno alla Fondazione o abbiano lite con essa.
Secondo quanto previsto dall'articolo 27 dello Statuto della Fondazione, ogni consigliere esprime due preferenze. Coloro che avranno ottenuto il maggior numero di voti costituiranno la terna di nominativi da comunicare alla Fondazione.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per schede per l'elezione di una terna di nomi per la costituzione del Comitato di indirizzo della Fondazione Banco di Sardegna. Invito i consiglieri Segretari a procedere all'appello.
(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)
Salutiamo gli alunni e gli insegnanti della scuola elementare Santa Caterina di Cagliari, oggi presenti per assistere ai lavori del nostro Consiglio regionale.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 70
votanti 69
astenuti 1
schede bianche 1
schede nulle 1
Hanno ottenuto voti: Serra Antonio, 40; Canu Salvatore, 19; Barranu Benedetto, 18; Tortu Alberto, 2; Cocco Ortu Alberto, 13.
Vengono proclamati eletti Serra Antonio, Canu Salvatore, Barranu Benedetto.
(Applausi)
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.
Si è astenuta la Presidente Lombardo.)
Sospendo i lavori dell'Aula e convoco la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 04, viene ripresa alle ore 12 e 20.)
PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di sospendere l'esame della mozione numero 17, Salis e più, per l'assenza dovuta a motivi di salute del primo firmatario, di mettere questa mozione in coda ai lavori del Consiglio e di procedere all'esame del testo unificato numero 9/31/37/A.
dei prodotti agricoli regionali" (37)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione generale del testo unificato numero 9-31-37/A. Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Maninchedda, relatore.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore. Onorevoli colleghi, il progetto di legge oggi in discussione è accompagnato da un dato politico che è molto importante e va rispettato anche con la brevità degli interventi, io credo. Questa legge è stata approvata nelle Commissioni di merito all'unanimità; è la prima volta che ciò accade in questa legislatura e c'è bisogno che accada ancora.
L'intesa tra le parti politiche non è stata negoziata da nessuno, non è stata annunciata sui giornali, non è stata oggetto di complicati assestamenti degli assetti di potere e di governo. L'intesa politica nasce dalla volontà dei consiglieri regionali di difendere un interesse nazionale della Sardegna. Questo, a mio avviso, è il modo migliore di fare le riforme: unirsi intorno alla soluzione dei problemi; scoprire che i nostri interessi svelano quanto siano fittizie e inutili le divisioni aprioristiche che importiamo dal sistema politico italiano in virtù di contraddizioni irrisolte della storia italiana; imparare che per riformare la Sardegna servono più molti uomini col senso importante dello stato sardo che un eroe solitario dotato di grandi poteri istituzionali; infine, essere certi che un Parlamento che funziona allontana la ricorrente tentazione del popolo di cercare un comandante piuttosto che un ottimo ed efficiente Capo del Governo, tentazione che torna a diffondersi nel conformismo italiano ostile a ogni fatica per la verità, per la giustizia e per il cambiamento.
Questa è, dopo cinquant'anni di autonomia, la prima legge che promuove il consumo dei prodotti agroalimentari di qualità; promuove l'informazione ai consumatori sull'origine dei prodotti; promuove la libertà dell'offerta e l'incremento della vendita diretta dei prodotti agricoli regionali; istituisce l'Osservatorio della concorrenza per fornire alle istituzioni tutte le informazioni sulle posizioni dominanti nel mercato, non solo nel settore agroalimentare, ma anche in quello dei trasporti, dell'energia e in qualsiasi altro; promuove nella ristorazione pubblica la salute alimentare e l'approvvigionamento degli alimenti in loco, secondo i principi della filiera corta e dei "chilometri zero" e nel rispetto dell'articolo 2, comma 2, del cosiddetto Codice degli app[s1] alti; favorisce la presenza dei prodotti locali nei siti e nei luoghi della grande distribuzione organizzata, senza violare le disposizioni europee sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato; lega stabilmente la rete degli agriturismi al sistema dei produttori locali.
Questa è una delle prime leggi che la Sardegna avrebbe dovuto varare nel corso della sua grigia storia autonomistica. Lo fa dopo cinquant'anni e questo Consiglio regionale può essere orgoglioso di varare questa legge, dimostrando come si possa amare il proprio paese concretamente, senza retorica, senza calcoli egemonici, ma solo con la responsabilità di garantire un futuro di libertà e di dignità a chi ha una lunga storia e un grandissimo desiderio di compimento di sé.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariano Contu. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione dell'intervento dell'onorevole Contu, il quale ha a disposizione venti minuti.
CONTU MARIANO (P.d.L.). Signora Presidente, signori della Giunta, colleghi del Consiglio, credo che quanto il relatore ha appena attestato sia confermato dal lavoro e dall'impegno profuso dalle Commissioni quinta e sesta nella redazione del testo di legge in esame, che ha trovato l'apporto dei componenti di maggioranza e minoranza delle citate Commissioni sulla base di tre proposte di legge che erano state fatte pervenire a più voci.
Credo di poter affermare, signora Presidente, che noi andiamo a compiere un atto di legittimità soprattutto rispetto a quelli che sono i bisogni manifestati non solo dal mondo agricolo, ma da tutto il mondo impegnato nella produzione e nella trasformazione dei prodotti agroalimentari, in un momento di crisi che tocca questi settori e complessivamente l'economia della Sardegna. Credo di poter affermare che in questa legge si prevedono dei percorsi volti a soddisfare le esigenze della nostra collettività, soprattutto attraverso la creazione di canali preferenziali rispetto all'utilizzo dei prodotti agroalimentari della Sardegna.
Che fosse doveroso procedere a una verifica dei percorsi che i prodotti agricoli fanno prima di arrivare sui tavoli dei consumatori è vero, così come è vero che si è cercato di formulare una proposta che vede soprattutto negli agriturismi, ma non solo in essi, la via preferenziale per il consumo dei prodotti agricoli sardi. Credo che da questo testo di legge possa derivare il riavvio delle produzioni che caratterizzano il mondo agricolo della Sardegna, ma soprattutto le imprese di trasformazione potranno far uscire i nostri prodotti dalla stagionalità, destinandoli a un consumo dispiegato nell'arco di dodici mesi. Di conseguenza credo che sia importante l'apporto dato dalla Commissione industria, teso a far sì che il settore della trasformazione dei prodotti agricoli riprenda vigore e anche a trovare le risorse perché ciò accada, garantendo l'uscita delle produzioni dalla stagionalità e nello stesso tempo la presenza dei prodotti trasformati, sulle tavole dei cittadini sardi, in tutti i dodici mesi dell'anno.
L'istituzione dell'elenco dei produttori e dei trasformatori credo sia una garanzia rispetto all'utenza. La materia viene regolamentata e finalmente potremo dire ai nostri imprenditori, soprattutto a quelli del settore turistico, che stabiliamo uno spartiacque tra chi vuole fare ristorazione e il mondo agricolo, dove viene incentivato il concetto di multifattorialità rispetto alla gestione delle imprese agricole. Anche il provvedimento che riguarda il commercio dei prodotti agricoli, cioè l'incentivazione ai comuni per realizzare il 30 per cento di appositi siti in cui possano essere commercializzati i prodotti cosiddetti "a chilometri zero", penso sia utile al mondo produttivo al fine di trovare le vie, i percorsi che regolamenteranno i consumi.
Esserci spesi anche in un articolo sull'educazione alimentare, rivolto prevalentemente al mondo della scuola, ma soprattutto al mondo della ristorazione collettiva, è un altro punto che avvalora i concetti precedentemente espressi. L'aver poi elaborato l'istituzione di due osservatori, quello degli agriturismi e soprattutto quello della concorrenza, credo sia un'altra responsabilità che il Consiglio regionale si assume rispetto ai principi che regolamentano il mercato, ma soprattutto rispetto alle norme europee che sono di salvaguardia e vigilanza, che comunque sia devono essere rese a garanzia del cittadino e dei consumi.
Con molta soddisfazione devo dire che il lavoro che è stato compiuto in Commissione e il successivo esame in Aula certamente porteranno a un miglioramento del testo proposto. Credo che i colleghi potranno trovare nelle righe di questo testo di legge la risposta a tutti i problemi che sono stati analizzati e portati all'attenzione della Commissione dalle rappresentanze di categoria, ma soprattutto dai consiglieri che hanno partecipato ai lavori, i quali avranno la soddisfazione di poter dire che è stato compiuto di sicuro un atto di buona programmazione e, come dire, di riattivazione di un volano per l'economia della Sardegna, appunto il settore agricolo, al quale si dà ossigeno, ma soprattutto si danno gli strumenti perché torni ad avere fiducia nel fatto che il frutto del lavoro che giornalmente si compie sui campi della Sardegna sarà presente nei mercati. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori Assessori, il primo dato politico che vorrei sottolineare è che la legge in discussione è il frutto di tre proposte di legge consiliari, è una legge che quindi nasce in Consiglio e il Consiglio è stato capace, nelle Commissioni, di instaurare un proficuo e sinergico rapporto con la Giunta, la quale ha dato il suo contributo per assemblare il testo che è arrivato in Aula e contemporaneamente migliorarlo.
Da cosa nascono il testo di legge in esame e la proposta di legge di cui sono firmatario, unitamente ai colleghi Cocco, Lotto e Antonio Solinas, componenti della Commissione agricoltura? Negli ultimi anni si è sviluppata una nuova consapevolezza, che ha portato a riporre grande attenzione sui consumi alimentari. Grande attenzione finalizzata a che cosa? Finalizzata alla ricerca del benessere attraverso il consumo degli alimenti, finalizzata ad arricchire gli alimenti anche di ulteriori elementi che non siano solamente quelli organolettici. Ormai c'è un'attenzione che non bada solamente alle caratteristiche organolettiche degli alimenti, ma anche alla loro provenienza, che sta assumendo sempre più grande valore, nonché ovviamente alla salubrità e alla possibilità di conoscere l'origine dei prodotti e tracciarne tutto il percorso. Ecco che in quest'ambito il consumo di prodotti locali risponde alla necessità di rinsaldare un'identità con il territorio d'origine degli alimenti. Sta assumendo grande significato il fatto di poterne conoscere la provenienza e nelle singole realtà c'è proprio un consolidamento del rapporto legato all'identità del territorio: l'alimento, cioè, spesso è un elemento che caratterizza un determinato territorio. Addirittura ci sono prodotti che assumono il nome del territorio di provenienza. Allo stesso tempo si soddisfa la curiosità di scoprire la storia, la cultura di quel territorio da parte di chi ad esso si avvicina per la prima volta: un turista, un visitatore, uno straniero.
Questo testo di legge assume, dunque, questi significati, ovvero nasce dall'esigenza di promuovere e sostenere l'agricoltura sarda. Un ulteriore significato che assume la proposta di legge è rappresentato dall'obiettivo di promuovere l'agricoltura sarda favorendo, attraverso adeguati programmi, la commercializzazione e il consumo di prodotti agroalimentari regionali. Pare opportuno, quindi, introdurre norme di questo tipo per fare in modo che i nostri prodotti abbiano la forza di contrastare l'invasione dei nostri mercati da parte di prodotti provenienti da Paesi stranieri e che non sempre sono caratterizzati da standard qualitativi riconosciuti, proprio per quelle caratteristiche enogastronomiche che invece noi pensiamo debbano essere presenti nei prodotti agroalimentari.
Un altro obiettivo è quello di far conoscere le peculiarità dei prodotti locali e sostenerne, come abbiamo detto, il consumo con misure adeguate, volte a favorire un rapporto diretto tra produttori e consumatori attraverso una maggiore offerta di tali prodotti nella rete commerciale, sia nella piccola che nella grande distribuzione. Nella legge sono state introdotte misure che agevolano la distribuzione - piccola, media e grande - e destinano spazi adeguati sugli scaffali ai prodotti locali. L'obiettivo è anche quello di porre un freno, per quanto possibile, a un aumento dei costi dei prodotti alimentari, perché senz'altro accorciando la distanza che separa il consumatore dal produttore - mi riferisco ai famosi prodotti "a chilometri zero", di cui tanto si parla ultimamente - si abbattono i costi legati al trasporto dei prodotti, ma non è da sottovalutare l'abbattimento dei costi che sono legati all'intermediazione nel cosiddetto settore terziario.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue CUCCU) Ecco perché le norme contengono misure che mirano a favorire la diffusione dei prodotti dei mercati dei contadini, i cosiddetti farmers' mark[s2] ets, che vedono i produttori e le loro aziende proporre i loro prodotti direttamente al consumatore, così come avviene da decenni in Germania e negli Stati Uniti. C'è l'idea, quindi, di aprire i mercati agli agricoltori di fatto, per cui insieme alle misure sui prodotti "a chilometri zero", volte a favorire i mercati dei contadini e il collocamento dei nostri prodotti sugli scaffali della distribuzione, ci sono altre misure tendenti a favorire la consumazione dei prodotti locali.
Noi pensiamo che i tempi siano maturi per mettere le mani alla normativa che riguarda le aziende agrituristiche. Ormai ciascuno di noi ha avuto la possibilità di verificare quanto in queste aziende il consumo dei prodotti locali sia ridotto all'osso. E' vero che negli anni scorsi c'era maggiore difficoltà a intervenire in questo settore, perché spesso l'azienda agrituristica veniva utilizzata per superare il blocco che esisteva nel rilascio delle licenze per le aziende di ristorazione, e comunque c'era una certa remora a intervenire per far sì che ci fossero vere e proprie aziende agrituristiche che utilizzassero prodotti locali, oggi però questa remora non possiamo e non dobbiamo più averla. Oggi chiunque abbia i requisiti per la vendita di alimenti può aprire un qualsiasi ristorante, non c'è il limite del contingentamento delle licenze e sicuramente i tempi sono maturi per introdurre ulteriori rigidità nel consumo dei prodotti locali da parte delle aziende agrituristiche.
Quindi le norme introdotte nella legge, nello specifico all'articolo 3, sicuramente consentono di caratterizzare l'azienda agrituristica sarda come un'azienda che utilizza esclusivamente prodotti di origine regionale. Questo termine non possiamo utilizzarlo per le note ragioni che riguardano le norme sulla concorrenza, ma attraverso l'istituzione dell'elenco regionale dei fornitori delle aziende agrituristiche sicuramente si può dare la possibilità alle aziende che vogliono fregiarsi del marchio di azienda agrituristica in Sardegna di utilizzare esclusivamente prodotti locali.
Ecco, io penso che queste siano alcune misure, insieme a quella di cui dicevo prima per la vendita diretta e la commercializzazione dei nostri prodotti anche attraverso la grande distribuzione, che possono dare un aiuto importantissimo alla fragile economia agricola della nostra Isola. Poi, senz'altro, si possono introdurre altre misure o modificare quelle previste, ma io sottolineerei il fatto che per la prima volta abbiniamo l'obiettivo di introdurre dei meccanismi di salubrità degli alimenti che favoriscano il consumo dei prodotti locali con quello di dare un aiuto al settore turistico, perché consentiamo al settore dell'agriturismo e a quello della ristorazione di potersi fregiare di un marchio di origine per il consumo di prodotti locali, che possono essere collocati nel mercato turistico in maniera sicuramente proficua per la nostra economia.
Mi sembra che questi siano gli aspetti salienti di questa legge, che ha trovato il consenso in origine con la presentazione di tre distinte proposte di legge e successivamente, in Commissione, con l'approvazione di un testo di legge unificato. Ritengo, quindi, che ci siano le condizioni politiche per approvare speditamente la legge, affinché la Giunta poi provveda a darne attuazione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S. d'Az.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghi, vorrei esprimere alcuni concetti, perché secondo me questo testo unificato può rappresentare qualcosa che va oltre quello che è stato espresso nell'articolato. Sappiamo che il cibo, la terra, le persone devono tornare al centro dell'attenzione; le politiche pubbliche devono avere la funzione di tutelare i cittadini in quanto produttori e consumatori, devono difendere la terra. Inoltre, intorno al cibo si gioca una battaglia di civiltà enorme: il modo in cui verranno gestite le risorse naturali, ad esempio l'acqua, che per il 70 per cento soddisfa bisogni agricoli; il valore che il lavoro avrà nei campi; la sostenibilità del settore primario in termini energetici e ambientali; la difesa delle colture, delle colture tradizionali della terra e della biodiversità. Dunque non è posta in discussione la necessità di promuovere con efficacia la qualità dei prodotti della Sardegna, nel senso che si sono dette e sprecate a questo proposito parole su parole, in buona e in cattiva fede. Ma oggi, com'è stato già detto, costruiamo un atto concreto, qualcosa che rimane, che serve agli operatori di un settore fragile e assieme fondamentale dell'economia della Sardegna: promuovere, attraverso iniziative politiche adeguate, un indirizzo di mercato che incentivi il consumo dei prodotti agroalimentari locali di qualità a filiera corta. Questo significa innanzitutto una giusta remunerazione per gli agricoltori e per i nostri pastori, ma significa soprattutto un'equa e più giusta distribuzione della ricchezza lungo tutta la filiera di produzione. Significa anche cercare di proteggere i nostri mercati dai prodotti importati a basso prezzo.
Non voglio qui dilungarmi nel fare esempi, non voglio rivendicare niente, perché questo testo unificato oggi rappresenta certo un fatto positivo, un premio all'impegno di molti, che hanno creato la sensibilità generale e anche l'esigenza di una legge che volgesse in tal senso verso la tutela del comparto agrozootecnico della Sardegna. Voglio ripetere che questo testo va oltre quanto contenuto nell'articolato. Mi spiego meglio: è un testo che rappresenta un punto di svolta nel metodo, nell'approccio alla risoluzione dei problemi. Per intenderci, caro Assessore, cari colleghi, credo che il nostro impegno e le nostre azioni conseguenti debbano partire da un punto fermo, e questo punto si chiama sovranità. E allora, anche la promozione dei nostri prodotti, dei nostri sistemi agricoli sostenibili, della nostra delicata economia di settore può e deve agevolmente ricondursi a questo concetto.
Colleghi, capisco che più di uno fra voi penserà che il mio parlare sia niente più che un giro largo per ricondurre tutto al richiamo all'indipendenza della nostra terra, ma non è così. Il mio, infatti, non è un richiamo di matrice ideologica, è piuttosto una riflessione molto pratica e anzi ovvia. Desidero richiamare l'attenzione sua, Assessore, e vostra, colleghi del Consiglio, su tre punti in particolare. Primo punto: le crisi, come quella che stiamo attraversando, non arrivano all'improvviso e questo vale anche per il sistema produttivo sardo. Non sono frutto di sfortunati eventi, ma sono una conseguenza precisa di politiche commerciali di aggiustamento strutturale messe in campo da differenti organismi internazionali e anche di una crescente riduzione del sostegno all'agricoltura. Secondo punto: esiste un nesso preciso tra crisi alimentare, crisi finanziaria e speculazione finanziaria, che rende sempre più vulnerabile il settore. Terzo punto: secondo queste dinamiche i prezzi aumentano senza che si verifichi un'effettiva carenza dell'offerta rispetto alla domanda.
Ho parlato di sovranità alimentare perché il testo oggi in discussione va in questa giusta direzione, perciò trovo opportuno mettere in evidenza tale connessione. Voglio oggi, colleghi, evidenziarla e conclamarla in questa sede istituzionale, nell'esercizio delle nostre prerogative e delle nostre funzioni, perché favorire il rispetto dell'ambiente, la qualità e la sicurezza degli alimenti significa saper andare oltre, dimostrare la capacità di proclamazione in prospettiva. E sempre parlando di sovranità, si ripropone all'interno di questo Consiglio una seconda questione. Allora voglio domandare a voi: chi ha deciso che la nostra Assemblea legislativa, il Consiglio regionale della Sardegna, debba adempiere sempre ai suoi compiti comunque subordinando la sua azione agli indirizzi culturali e anche ideologici del Governo nazionale di turno? E poi, chi ha detto che non si possa invece eccepire, mettere in discussione, proporre ed elaborare, condividere o non condividere, e quindi difendere propri intendimenti e prerogative, se li si reputa convenienti, saggi e giustificati? E allora, il testo unificato non può forse rappresentare la traccia di una chiara direzione politica e di governo delle nostre risorse e dei nostri comparti produttivi? Tutto, badate bene, nell'ottica della sovranità alimentare, che è poi, più semplicemente, il diritto di tutti i popoli a decidere della propria politica agricola e alimentare, a fissare criteri di qualità degli alimenti adeguati alle preferenze e necessità della gente, a stabilire meccanismi di controllo di qualità degli alimenti in modo che seguano giuste regole ambientali, giuste regole sociali, sanitarie e fitosanitarie.
Voglio ricordarvi il vero e proprio disastro che ha causato ai serricoltori e agli orticoltori la famosa Tuta absoluta. E allora dico che la sovranità alimentare è un concetto e un metodo che favorisce anche un adeguato controllo della proliferazione di epidemie e malattie come quella che ho appena citato. E tale controllo deve saperlo favorire, garantendo nello stesso tempo la sicurezza e la non nocività degli alimenti, appoggiando pratiche agricole sostenibili e programmi di riforme agrarie che siano realmente utili alla Sardegna e non alle multinazionali, ai tanti speculatori, ai tanti sciacalli che hanno da sempre lucrato sulle nostre disgrazie!
Ma per noi Sardisti sovranità alimentare significa anche garantire l'accesso alle risorse produttive, riconoscendo e facendo valere i diritti giuridici e le consuetudini delle comunità sulle decisioni riguardo all'uso delle risorse locali e tradizionali, soprattutto precedentemente, quando non si è ancora goduto di quei privilegi giuridici. E ancora: garantire l'accesso equo alla terra, alle sementi, all'acqua, al credito e alle altre risorse produttive; lavorare sull'asse produzione-consumo, sviluppando sistemi agroalimentari sostenibili e in grado di favorire i consumi tramite i mercati locali e la diffusione dei prodotti a filiera corta e "a chilometri zero", concetto ben espresso in questo testo unificato.
Auspico che molto presto sia ulteriormente tutelato, anche attraverso la trasparenza dell'informazione e la garanzia dell'etichettatura chiara e precisa degli alimenti per il consumo umano e animale, il diritto dei consumatori e degli agricoltori di conoscere l'origine e i contenuti dei prodotti. Rimettere questi elementi al centro significa dare futuro alle persone, soprattutto a quelle persone che vivono realtà economiche e sociali colpite da un impoverimento crescente, come quello in particolare delle nostre zone interne.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Signor Presidente, la legge che ci apprestiamo a discutere è una legge per l'agricoltura, è una legge per i prodotti dell'agricoltura sarda, è una legge per gli agricoltori della nostra Isola. L'agricoltura è un settore in grandissima difficoltà, in un panorama in cui tutto il settore economico e produttivo della nostra Isola è ancor più in difficoltà; un settore che vive forse una delle crisi più difficili nella storia della nostra autonomia. Non possiamo neanche dire che sia un settore dove non si è speso nel corso di tantissimi anni; si è speso, forse anche molto, e si è prodotto poco. E forse ancora oggi si spende molto anche nel sostenere un'imponente struttura al servizio del settore agricolo. Si spende in contributi: negli ultimi anni oltre il 50 per cento del valore aggiunto, una percentuale elevatissima rispetto alla ricaduta e al ritorno di tale spesa. Se questo è, significa che noi non siamo solo di fronte al problema di quante risorse mettere a disposizione dell'agricoltura; è anche quello, ma non solo quello. Serve che agli agricoltori sardi arrivi una risposta anche di altra natura.
Questa è una legge che tenta di muoversi in questa direzione; è nata dalla collaborazione di tutte le forze politiche consiliari presenti nelle Commissioni agricoltura e industria e dalla collaborazione della Giunta regionale stessa. Certamente non risolve tutti i problemi, anzi ne lascia tantissimi ancora irrisolti, però affronta un tema assolutamente importante, ovvero il tema della valorizzazione e del consumo dei prodotti della nostra agricoltura, creando le condizioni per agevolarne la vendita e incoraggiarne il consumo. Certamente questo non è sufficiente, si creano però le condizioni affinché in Sardegna si inizi a fare sistema e il sistema dell'agricoltura venga vissuto come una parte importante che può contribuire a migliorare l'intero sistema economico. Le nostre produzioni devono diventare un'opportunità, non possono essere solo un problema. L'agricoltura non può non ricevere la necessaria attenzione da parte nostra, del Consiglio, della Giunta e delle istituzioni, però non può non prestarle attenzione anche l'intero sistema delle imprese, nonché l'opinione pubblica. Attorno a questo settore primario è necessario che la società sarda faccia squadra più di quanto non abbia fatto fino a oggi.
La vendita e il consumo dei prodotti agricoli rappresenta l'aspetto fondamentale; vendita, bisogna sempre aggiungere, a prezzi remunerativi. Non è un'affermazione secondaria, è anzi un'affermazione, secondo me, assolutamente fondamentale. I costi di produzione negli anni sono lievitati fino all'inverosimile; il costo della stessa manodopera, laddove, come in Sardegna, viene remunerata così come deve essere remunerata, è cresciuto enormemente negli anni. Ebbene alla crescita dei costi di produzione e della manodopera non è corrisposto un parallelo aumento dei prezzi di vendita. Questo ha portato le imprese agricole a essere tutte indistintamente, salvo rarissime eccezioni, in grandissima difficoltà. Certamente all'interno delle imprese agricole bisogna promuovere l'efficienza, la professionalità, l'attenzione alla qualità dei prodotti, però bisogna anche creare le condizioni affinché gli agricoltori intravedano una degna prospettiva per il frutto del loro lavoro e una certezza sullo sbocco commerciale dei loro prodotti.
Con questa legge si tenta di contribuire a migliorare le condizioni attuali - pessime - rispetto a questo aspetto. Certamente il lavoro nei campi, i colleghi lo sanno, è duro e pesante e in tantissime regioni, in parte anche nella nostra, molti non lo vogliono più fare. Però è anche vero che è un lavoro creativo, che può dare grandissime soddisfazioni. Che cos'è che spaventa oggi gli agricoltori? La durezza del loro lavoro, le difficoltà, gli inverni troppo rigidi? No, quello che spaventa oggi gli agricoltori è il fatto che manca una prospettiva e non ci sono le condizioni per uno sbocco dignitoso del loro lavoro. Nessuno può immaginare cosa significa per un agricoltore che ha realizzato dieci ettari di colture vedere che, alla fine, l'unica soluzione affinché una minima parte del prodotto ottenuto possa essere venduta è che la gran parte venga distrutta. E' un paradosso che da anni colpisce le nostre aziende agricole. Con questa legge, quindi, noi cerchiamo di dare risposta a questo aspetto fondamentale.
Stiamo anche andando - ne siamo sempre più consapevoli - verso un'agricoltura multifunzionale, il cui obiettivo non è solo il prodotto agricolo. L'attività agrituristica ne rappresenta, infatti, uno degli aspetti fondamentali. La Sardegna, dove l'agriturismo è un settore importantissimo, è una delle prime quattro regioni in Italia quanto a numero di aziende agrituristiche. Serve una razionalizzazione di questo settore e con questa legge si cerca di dare risposta anche a questo aspetto. Probabilmente non è una legge esaustiva, però cerca di eliminare quell'alone di imbroglio - passatemi il termine, seppur non consono a quest'Aula - di cui spesso viene ammantata l'attività agrituristica. Serve dare certezza di qualità anche in questo settore e allora promuovere nei mercati, nella ristorazione collettiva e negli agriturismi innanzitutto i prodotti delle nostre aziende agricole è, oltre che importante, doveroso; significa dare alla nostra agricoltura il segnale che vogliamo che sopravviva, che superi la gravissima emergenza in cui si sta dimenando. E noi, con questi articoli di legge, cerchiamo - con il contributo, ripeto, di tutti i commissari che hanno partecipato alla discussione - di dare risposte ad aspetti fondamentali. Si è cercato di evitare di introdurre norme che potessero cadere sotto le forche caudine delle norme comunitarie e quindi si è cercato di evitare che il desiderio del Consiglio regionale potesse, poi, non essere messo in pratica. Ci siamo posti il problema della tutela del consumatore, della promozione dei prodotti tipici e di qualità della nostra Isola; ci siamo posti il problema di affiancare al grande patrimonio di aziende agrituristiche e l'ancor più grande patrimonio dell'intero sistema delle imprese agricole, al fine di creare tra questi due patrimoni un legame inscindibile.
Sono certo che da questa legge potranno venire risultati positivi per il mondo dell'agricoltura e sono anche consapevole che non basterà approvarla, ma occorrerà farla diventare un patrimonio di costante utilizzo da parte delle imprese agricole e di coloro che vengono chiamati in causa: le amministrazioni locali, il sistema delle imprese della ristorazione, la grande impresa di vendita, la grande distribuzione organizzata. Serve che ciascuno, per quel che gli compete, dia le risposte a cui viene chiamato. E' una scommessa che questo Consiglio regionale, in maniera unitaria e con spirito di grande collaborazione, ha voluto mettere in piedi. Mi auguro che la legge riesca ad andare in porto e che la discussione che si farà in Aula, con la presentazione di eventuali emendamenti, possa contribuire a migliorarla. Sono convinto, comunque, che approvando questa legge e ponendo al centro della nostra attività il frutto del lavoro degli agricoltori stiamo rendendo un servizio non solo a loro, ma all'intera società sarda. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Rassu. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghi, bene ha fatto il collega Maninchedda a dare al suo intervento un taglio politico e chiaramente autonomistico. Questa è effettivamente una legge che avrebbe dovuto avere i suoi natali qualche decennio fa, perché si tratta principalmente di una legge autonomistica vera e identitaria, che avrebbe dovuto essere promulgata da questo Consiglio subito dopo l'entrata del nostro Paese nella Comunità europea, appunto per tutelare, almeno in parte, i nostri prodotti agricoli, o meglio, come ha giustamente precisato la Giunta, i nostri prodotti agroalimentari.
Due Commissioni consiliari, la quinta e la sesta, hanno operato all'unisono, con l'unanimità conclamata, concreta delle forze politiche in esse presenti, a dimostrazione che dall'unità di intenti può nascere qualcosa di buono. E qualcosa di buono è nato, proprio perché questa legge va in difesa dei nostri prodotti agroalimentari, va in difesa di una categoria, quella agropastorale, che da decenni subisce oltre all'inclemenza del tempo, l'inclemenza dei mercati e anche della Comunità europea. Quindi è una legge che dà sollievo, in qualche maniera, al settore agropastorale.
Avrei voluto sentir dire dal collega Planetta, che è piuttosto "sanguigno" nelle sue espressioni tipicamente sardiste, che questa legge è nata dall'unità, quindi fortza paris! Avrei voluto sentire questo, perché è dimostrato che in questo momento i sardi, di fronte a un'esigenza non più procrastinabile, hanno approvato all'unisono questa legge. Bando alla retorica, questa è una legge fortemente voluta dal Consiglio regionale e dal Governo regionale; è una legge fortemente voluta dal sistema economico della Sardegna, dal settore agricolo e pastorale sino al settore commerciale.
Le incentivazioni che la legge prevede e gli obblighi che impone danno un taglio netto. L'ho detto in Commissione, saremmo voluti essere anche più impositivi e costrittivi, quasi obbligando gli esercizi commerciali che possono usufruire delle agevolazioni previste dalle leggi regionali a utilizzare o vendere principalmente - dico principalmente perché non tutti gli alimenti sono prodotti in Sardegna - i nostri prodotti, cosa che fanno altre regioni e altre nazioni. Questo vuol dire tutelare e anche incentivare il sistema, vuol dire tutelare la nostra economia. Se è vero come è vero che la Sardegna ha le massime superfici coltivate con il sistema biologico in Europa, se è vero come è vero che i nostri prodotti dal punto di vista biologico sono all'avanguardia a livello europeo, se è vero come è vero che siamo stimati, almeno sotto questo aspetto, per la bontà e la salubrità dei nostri prodotti, questo è uno dei business che bisogna seguire. Questa legge sulla tracciabilità dei prodotti a corto raggio dà un forte impulso a questo riconoscimento e dà un forte impulso anche ai sardi affinché riconoscano una volta per tutte che i nostri prodotti sono uguali o anche migliori come qualità degli altri prodotti, che spesso sono made in China, perché non tarderemo, anzi probabilmente sono già sul mercato, ad avere magari salumi di puro suino sardo, però prodotti in Cina o chissà dove. Ecco, quindi, il perché dell'utilità, della necessità e dell'inderogabilità dell'approvazione di questa legge. Peraltro la legge incentiva, se non costringe, i comuni, gli esercizi commerciali nonché i titolari di aziende agrituristiche a intervenire in questo senso. Tanto è vero che i comuni hanno la possibilità di concedere il 30 per cento in più degli spazi destinati nei mercati civici ai produttori diretti, quindi agli agricoltori e allevatori che vendono direttamente i loro prodotti. Questa è un'incentivazione molto consistente per il settore. La legge prevede inoltre la possibilità che la Regione finanzi i comuni fino al 50 per cento della spesa per l'acquisto degli spazi negli esercizi commerciali di vicinato e nelle grandi e medie strutture di vendita che potranno e dovranno essere dedicati alla distribuzione dei prodotti che provengono direttamente dalle nostre campagne.
Io sono abbonato a una rivista agricola e la domenica, quando sono a casa, seguo "Linea verde", una di quelle trasmissioni che di tanto in tanto si occupano anche delle iniziative che vengono avviate in Sardegna, e devo dire che mi stupisce la veemenza, l'insistenza, la professionalità con cui molte volte vengono pubblicizzati determinati prodotti "continentali", prodotti che abbiamo anche noi. Ebbene, nonostante i nostri prodotti siano migliori, superiori e più garantiti, non riusciamo a inculcare nella mentalità del sardo che i nostri prodotti provengono dalle nostre campagne, sono coltivati dai nostri agricoltori e venduti a un prezzo spesso più competitivo.
Ecco, quindi, qual è il messaggio educativo di questa legge, oltre che il messaggio economico e sociale. Questa legge è una conquista per la Sardegna che, come ha ben detto il presidente Maninchedda, sarebbe dovuta arrivare qualche decennio fa e probabilmente oggi la nostra regione sarebbe in questo settore senz'altro meglio organizzata, ma c'è ancora tempo per intervenire ed è ciò che stiamo facendo. La nostra economia agropastorale necessita di questo tipo di interventi. Magari si potesse intervenire sui prezzi finali di vendita dei nostri prodotti al fine di dare un sostegno al settore agricolo per quanto riguarda il costo di produzione che attualmente deve sostenere e che non gli consente di competere con i sistemi continentali o europei, gravato com'è dal costo dei trasporti, dal costo del denaro, dai cosiddetti fattori che concorrono alla formazione del prezzo e dai costi di produzione che incidono notevolmente sulla nostra economia, principalmente sull'economia agropastorale, tanto che oggi questo settore è indebitato per oltre il 60 per cento della produzione lorda vendibile e quindi è difficile provvedere alla sua ristrutturazione finanziaria ed è quasi impossibile sostenerlo in determinate parti.
Credo che questa legge sia un messaggio chiaro e positivo che il Consiglio regionale della Sardegna oggi sta dando non solo al settore agropastorale, ma a tutta la Sardegna. Ben vengano altre iniziative di questo genere, iniziative che nascano dall'unità di intenti del Consiglio regionale, sempre badando all'interesse principale della nostra regione, perché ognuno di noi ha nel cuore la Sardegna, ognuno di noi, ne sono sicuro, avverte delle vibrazioni quando sente pronunciare la parola Sardegna o quando sente dire: "Siamo noi sardi che produciamo". Questo è un ideale che deve accompagnarci per tutta questa legislatura, badando prima all'interesse dei sardi, contro tutto e contro tutti, proprio nell'insegnamento del politico che ha commemorato stamane la presidente Lombardo, l'onorevole Pinuccio Serra, che quando è stato il momento non ha esitato ad andare contro i vertici del suo partito e dello Stato per difendere e tutelare la nostra Sardegna. Oggi più che mai il popolo sardo ha necessità di questo. Attraversiamo un periodo difficilissimo dal punto di vista economico, sociale, politico e storico. Non riusciamo a reggere sul mercato perché abbiamo una struttura economica debole. La Sardegna ha bisogno dei suoi uomini, e i suoi uomini siamo noi e tutti coloro a cui i sardi hanno conferito il mandato ad amministrare.
Questa legge è un primo passo che non può rimanere unico. Noi abbiamo il dovere principale di badare all'interesse economico e sociale della nostra Isola. Continuiamo su questa strada e questo Consiglio regionale avrà motivo di considerarsi veramente uno strumento autonomistico nelle mani dei sardi.
Giustamente l'onorevole Maninchedda ha parlato di unità di intenti, ecco perché ho citato poc'anzi il collega Planetta dicendo che nel suo discorso mancava il motto fortza paris che ha sempre unito noi sardi e che idealmente deve continuare a unirci, al di là di tutte le differenze interne ai Gruppi o tra un Gruppo e l'altro, senza mai dimenticare l'obiettivo. E l'obiettivo è la tutela del lavoro, la tutela della nostra economia, ma principalmente della nostra identità che, non dimentichiamolo, è fondamentalmente un'identità agricola e pastorale, dalla quale discende la nostra storia, la nostra cultura e questo stesso Consiglio della Regione autonoma della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Uras.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Dedoni risulta presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 56 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Ben Amara - Biaancareddu - Bruno - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Obinu - Oppi - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo procedere con i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' stato detto che questa legge la si sarebbe dovuta approvare qualche decennio fa. Non lo si è fatto, in ogni caso lo facciamo oggi e con piena convinzione, direi quasi all'unanimità, così come all'unanimità si sono espressi i componenti delle Commissioni che hanno istruito questo testo di legge. E questo è comprensibile dal momento che discutiamo una legge che punta alla valorizzazione dei prodotti agroalimentari, consapevoli del fatto che larga parte di noi proviene da una società di forte tradizione agricola e pastorale, e aggiungerei anche marinara, per rispettare la città e il luogo da cui provengo. Lo dico anche per recuperare un concetto, quello della valorizzazione dei prodotti ittici, che va tenuto presente in momenti come questi.
Prima di entrare nel merito della legge, credo che dobbiamo affermare intanto un principio che è, come dire, nell'aria, e cioè che cibo buono e genuino, prodotti agroalimentari genuini e di stagione significano salute. Di questo credo siamo tutti convinti ed è un aspetto che tutti cerchiamo di curare, anche in momenti difficili dal punto di vista economico come quello che stiamo vivendo. L'altro dato che bisogna evidenziare, come tutti ben sappiamo e per primo l'assessore Prato, è che non siamo autosufficienti. E' un dato che emerge soprattutto dalle indagini statistiche che vengono fatte: la Sardegna non è autosufficiente in termini di produzione agroalimentare. Larga parte dei prodotti che vengono consumati dai sardi sono di importazione. La cosa a volte porta ad assumere atteggiamenti quasi scandalistici, però è un dato di fatto. Probabilmente la crisi complessiva dell'agricoltura e del sistema agropastorale in generale, all'interno del quale inseriamo anche il settore frutticolo, ci mette in una condizione di sofferenza rispetto a quello che è il fabbisogno della popolazione sarda residente e del largo movimento turistico momentaneamente presente nella nostra regione.
PRESIDENTE. Colleghi, vorrei pregarvi di consentire all'onorevole Sechi di svolgere tranquillamente il suo intervento.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). La legge punta soprattutto a difendere la qualità del prodotto agroalimentare ed è per questo che, anche se è arrivata in Aula in ritardo, sarà licenziata, mi auguro, con il consenso di tutti e comunque potrà essere migliorata e soprattutto puntualizzata attraverso altri interventi che puntino alla valorizzazione del prodotto locale, che vuol dire anche ritorno economico per i nostri produttori e le nostre aziende, cosa che probabilmente andrebbe promossa anche in altri settori. Per esempio si è parlato dell'incentivazione del consumo dei prodotti agroalimentari sardi, ma lo stesso discorso lo possiamo fare, per esempio, per tutti i prodotti dell'edilizia che gli enti locali e la Regione dovrebbero preoccuparsi di tutelare e valorizzare nella realizzazione delle opere pubbliche, a iniziare dai prodotti di cava. Le nostre città incominciano a essere addobbate, pavimentate, lastricate con una quantità di materiali che vengono persino dalla lontana Cina, di qualità decisamente scadente rispetto ai prodotti delle nostre cave. Ma questo è un tema che ci porterebbe lontano e ci farebbe abbandonare un discorso che invece è più puntuale in un momento come questo, che mette al centro la qualità dei prodotti e la salute del cittadino e soprattutto la qualità dell'offerta nei confronti del settore turistico e della ristorazione.
Altro dato che è bene ricordare è che il via vai quotidiano dei traghetti che arrivano dal continente con a bordo mezzi che trasportano prodotti agroalimentari provenienti dal Nord Italia e in particolare dalla Romagna, è il segnale che c'è una lacuna nell'offerta complessiva del mondo della ristorazione in primo luogo e persino - come ha ricordato il collega Lotto - del settore agrituristico, che dovrebbe essere il primo a valorizzare ed esaltare la qualità dei prodotti delle piccole aziende sarde.
L'altro discorso, quindi, è rivolto ai settori della ristorazione e alberghiero, nei confronti dei quali vanno attivate iniziative finalizzate a stimolare l'offerta di prodotti locali e probabilmente a ridurre la forbice tra la ricaduta economica nel mondo della produzione, che è sempre più in sofferenza, e la ricaduta economica nel mondo del commercio in generale, per il quale il beneficio della vendita di un prodotto è sempre più alto e vantaggioso, tant'è che i commercianti sono quelli che dettano la politica dei prezzi, ovvero è il settore commerciale che impone il prezzo dei prodotti ortofrutticoli e agroalimentari della Sardegna.
Il settore della ristorazione svolge, quindi, un ruolo importante, occorre però che ci sia un intervento pubblico, perché le istituzioni non possono, come dire, confidare sul buon senso e la buona volontà dei ristoratori. Non aspettiamoci questo, perché la logica dell'industria turistico-alberghiera è oggi volta a ricavare il massimo profitto. Questo è un dato di fatto, togliamoci dalla testa che ci possa essere da parte degli operatori di questo settore un atteggiamento di attenzione, anche in termini di qualità e quindi di ritorno di immagine per le proprie aziende, se non ci sono norme che in qualche modo li vincolino a difendere i nostri prodotti.
Un ruolo importante ce l'ha la ristorazione, ma un ruolo altrettanto importante ce l'ha la scuola. Badate, io insisto su quello che può essere fatto all'interno del mondo della scuola per la valorizzazione dei prodotti locali, in primo luogo attraverso un discorso che deve puntare alla valorizzazione dei prodotti stagionali, senza la quale non ci può essere fragranza e qualità nel prodotto che si consuma. Questo è un aspetto fondamentale anche per la qualità medio alta dell'offerta che la Sardegna propone nei settori dell'ospitalità e della ristorazione. Altrettanto può essere fatto attraverso l'impegno delle istituzioni pubbliche per promuovere il consumo dei prodotti dell'agroalimentare sardo nelle mense, a iniziare dalle mense scolastiche e da quelle ospedaliere.
Abbiamo esempi oggi molto importanti e significativi soprattutto nel Piemonte, in particolare nell'astigiano, dove le mense ospedaliere consumano solo ed esclusivamente prodotti "a chilometri zero". Torno a dire che, a parte la qualità degli interventi di tipo medico-sanitario, a sostegno di un più celere recupero dei malati ricoverati presso le strutture sanitarie c'è anche un'alimentazione di qualità, che comporta inoltre un risparmio, perché la riduzione delle giornate di ricovero determina una riduzione della spesa sanitaria, con doppio vantaggio per gli uni e per le altre.
L'altro discorso che va fatto sulla stagionalità, mi preme sottolinearlo, riguarda l'utilizzo delle materie prime, perché credo che non sfugga a nessuno, oggi, per esempio il fatto che per la produzione delle specialità di pane tipicamente sardo non sempre si utilizzano materie prime di produzione nostrana. Le farine che vengono utilizzate in Sardegna per la produzione del pane e delle paste in generale non sempre sono prodotte in Sardegna. Potrei fare questo discorso per mille altri prodotti, per esempio per un prodotto simbolo della Sardegna, il torrone, che dovrebbe essere fatto prevalentemente, anzi direi esclusivamente, con miele e mandorle sarde, eppure sappiamo che la gran parte delle materie prime utilizzate nella produzione del torrone sardo viene dal Canada, dall'Australia e da altri Paesi extraeuropei. Anche questo è un discorso che va fatto a tutela e garanzia dei nostri prodotti. Lo sottolineo perché, badate, questa legge, raccolto il consenso unanime, poteva essere approvata senza discussione. Credo, però, che sia doveroso e corretto da parte nostra evidenziare gli aspetti che sono da riprendere per approfondire il discorso nel prosieguo.
Allo stesso modo deve essere affrontato anche il discorso delle varietà sarde, considerata l'invasione dei mercati da parte di ibridi o varietà continentali o extraeuropee. Nel settore ortofrutticolo, così come in quello dell'allevamento, va fatta una campagna seria, puntuale e determinata per il recupero delle varietà sarde, perché l'offerta del prodotto di varietà sarda è sicuramente più accattivante nei confronti di chi consuma in loco, ma anche nei confronti dei turisti.
Un altro aspetto che mi preme sottolineare per quanto riguarda la valorizzazione dei prodotti locali riguarda i punti vendita. Purtroppo in questi anni si è fatta la scelta di cancellare quasi in toto le piccole attività commerciali e di rivendita a favore della grande distribuzione. La grande distribuzione segue altre strade, ciò non toglie che anch'essa a volte dedichi attenzione ai prodotti locali, però è più complicato. Per esempio è importante che vi sia attenzione da parte dei comuni a favore della vendita nei mercati civici di prodotti locali, che può assolvere alla doppia funzione di calmierare i prezzi e garantire la qualità organolettica, la genuinità e la stagionalità del prodotto, perché la piccola distribuzione non può utilizzare i sistemi di conservazione della grande distribuzione e quindi garantisce la fragranza e la freschezza del prodotto che mette in circolazione.
Quindi occorre approntare e pubblicizzare appositi punti di riferimento per la vendita della frutta, della verdura e delle carni locali. Qualche esempio si incomincia a intravedere nella vendita del pane, della pasta, dei dolci e anche del pesce. Badate che oggi la qualità del pescato la si garantisce solo attraverso la tutela della piccola pesca. E' dimostrato che l'invasione nei nostri mercati di pesci dell'Atlantico, che non hanno sempre la qualità, la freschezza, la fragranza, la genuinità del prodotto pescato nel Mediterraneo, va contrastata attraverso gli incentivi alla piccola pesca, sulla quale mi concedo una parentesi per fare un appello: assessore Prato, ricordi che in questo momento la piccola pesca sta subendo il fermo biologico e le condizioni climatiche avverse hanno da oltre quaranta giorni impedito a chi pratica la piccola pesca di uscire in barca. Teniamolo presente, per evitare di attuare un fermo biologico anche in primavera, quando magari le condizioni climatiche potrebbero consentire a un settore in difficoltà di riprendersi con il ritorno in mare dei pescatori e il riavvio della loro unica o primaria attività.
Un discorso andrebbe fatto sulla esaltazione e valorizzazione dei prodotti di qualità. Penso al settore della produzione del vino, che è riuscito comunque a difendersi, mentre il settore oleario ancora stenta, non riesce a far raggiungere all'olio d'oliva sardo il prezzo che per la sua alta qualità potrebbe rivendicare. Probabilmente questo settore va sostenuto, va adeguatamente pubblicizzato perché possa trovare nel mercato italiano ed europeo un'attenzione maggiore.
Su questi aspetti possiamo sicuramente fare discorsi più puntuali; sono aspetti che probabilmente vanno oltre il testo di legge che è oggi in discussione, ma è bene tenerli presenti soprattutto nell'interesse di un comparto che è in crisi da troppi anni e che occorre sostenere per avviarne la ripresa economica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, credo che il testo di legge unificato che oggi abbiamo in esame sia un buon testo, sia perché sancisce all'interno dell'Aula e delle Commissioni un clima positivo per la discussione di un progetto di legge, sia perché entra nel merito di una problematica che è importante per la nostra Isola e che non può essere limitata allo stretto sostegno delle produzioni alimentari e agricole della nostra terra, ma sicuramente va inquadrata in un contesto più ampio.
E il contesto più ampio in cui noi Riformatori crediamo debba essere inquadrata questa problematica è il contesto del valore aggiunto che noi vorremmo venisse dato a tutto ciò che è prodotto in Sardegna. Cioè noi pensiamo, fondamentalmente, che una delle strategie più importanti per il rilancio dell'economia della nostra terra passi attraverso la caratterizzazione della Sardegna e dei suoi prodotti. Siamo convinti che se non c'è una forte identità della Sardegna, e quindi di tutto ciò che viene prodotto in Sardegna, è difficilissimo che la nostra regione possa conquistare i mercati. Perché? Perché sappiamo perfettamente che i nostri prodotti agricoli spesso hanno costi di produzione superiori a quelli di prodotti similari provenienti da altre regioni italiane e sappiamo altrettanto bene che il discorso non vale soltanto per le produzioni agricole, ma vale per molte altre nostre produzioni. Siamo perciò convinti che il modo migliore per poter vendere la nostra produzione all'estero o comunque nei mercati nazionali fuori dai confini della Sardegna sia quello di rendere riconoscibile l'immagine della Sardegna, di renderla identificabile con la qualità dei suoi prodotti. Per cui sia la nostra offerta turistica sia la nostra offerta agricola, artigianale e delle produzioni di nicchia che stiamo in tutti i modi tentando di incrementare possono essere vendute in quanto sono caratterizzate dal generale marchio di qualità che questa terra riesce a garantire a tutto ciò che a essa è legato.
E' evidente che se il ragionamento è questo la prima cosa che dobbiamo fare è crederci noi stessi, cioè dimostrare quando utilizziamo il mercato di consumo interno che siamo convinti di questo, perché è difficile convincere i giapponesi o gli svedesi a consumare olio sardo se poi l'olio sardo, per motivi spesso legati alla produzione, alle difficoltà della distribuzione e al sottodimensionamento delle nostre aziende, non viene consumato nel mercato sardo.
Io direi che questa proposta di legge è addirittura tardiva rispetto a esigenze che abbiamo sempre riconosciuto e ritenuto prioritarie. Il ragionamento che ho fatto è, quindi, sicuramente utile e noi Riformatori diamo a questa nostra legge l'assenso più ampio possibile dal punto di vista del principio e siamo anzi convinti che lo stesso ragionamento valga in altri settori della produzione isolana. Abbiamo dei dubbi su alcuni aspetti della legge e li abbiamo esternati attraverso una serie di emendamenti che abbiamo presentato e stiamo tuttora presentando esclusivamente con l'idea di ragionarci su insieme all'intero Consiglio, perché questo è lo spirito con cui la legge è arrivata in Aula. Sono emendamenti che noi poniamo alla riflessione del Consiglio regionale per cercare di capire se la strada che il testo della legge propone è la più funzionale rispetto agli obiettivi che si intendono raggiungere. Ad esempio, è sicuramente importante soppesare con attenzione l'intervento che viene fatto nel settore agrituristico. E' stato detto da diversi colleghi che sono intervenuti prima di me, che il settore degli agriturismi, come tutti i settori microeconomici che in tutte le maniere stiamo cercando di promuovere in Sardegna, è un settore delicato. Perché? Perché da un lato è una ciambella di salvataggio per la produzione, ma dall'altro lato è anche un elemento di concorrenza a forme più strutturate di commercio. Non possiamo negare, è stato detto prima di me da altri colleghi, che qualche volta si ha la sensazione che gli agriturismi esercitino un ruolo che non è esattamente quello proprio. L'agriturismo, infatti, dovrebbe promuovere il consumo di prodotti di produzione propria. Esiste una legge che impone alle aziende agrituristiche di consumare una parte certificata di prodotti che vengono direttamente forniti dalle aziende stesse e consente loro soltanto per una quota parte modesta e residuale di approvvigionarsi all'esterno. Siamo sicuri che effettivamente tutti i bonus di cui oggi godono gli agriturismi siano puntualmente soddisfatti dalla certificazione che effettivamente al loro interno viene consumato ciò che è prodotto nell'azienda agricola per la quota parte disposta dalla legge? Perché se questo fosse forse non avremmo nessun particolare problema a dire, così come diciamo nella legge, che consentiamo all'agriturismo di passare dalla previsione di 80 coperti quotidiani, che sono quelli che consentono l'esercizio dell'attività giornaliera, alla previsione di 1.800 coperti mensili. Una previsione che però rischia di snaturare l'attività agrituristica, la quale anziché esercitare la propria funzione d'accoglienza quotidiana finisce col diventare una sorta di concorrente per i grandi eventi della ristorazione comune. Infatti i 1.800 coperti che noi consentiremmo attraverso la nuova lettura della legge potrebbero essere spalmati su due, tre o quattro giornate in cui, di fatto, non si fa più accoglienza aziendale con i prodotti che vengono forniti dall'azienda, ma si fa una concorrenza fuori mercato, favorita da leggi che esistono soltanto per gli agriturismi, alla ristorazione tradizionale. Quindi fermiamoci un attimo per comprendere. Probabilmente, assessore Prato, sarebbe utile comprendere se l'ulteriore norma, che dice che i prodotti che possono essere acquistati all'esterno devono essere comunque acquistati all'interno di un circuito certificato, riguarda soltanto la parte che noi sappiamo può essere oggi acquisita dagli agriturismi fuori da quella quota che invece deve essere prodotta all'interno dell'azienda. Se riguarda soltanto la quota eccedente ovviamente va tutto bene, se invece fosse una sorta di autorizzazione all'agriturismo ad acquistare dal circuito certificato anche quella quota parte che invece è obbligatorio per legge che venga prodotta in azienda ovviamente ci sarebbe qualche perplessità aggiuntiva. Mi sembra di capire che invece la norma si configuri esclusivamente per la quota parte che già oggi la legge dispone che possa essere acquisita all'esterno.
Un altro problema che vorremmo sollevare, perché se ne faccia oggetto di discussione, non perché si snaturi il testo di legge, riguarda la promozione dell'offerta di prodotti agricoli attraverso il riutilizzo e l'allargamento degli spazi disponibili all'interno degli esercizi di vendita, cosa che in linea di principio è ovviamente condivisibile, ma che va a incidere sulle norme che riguardano le autorizzazioni commerciali per le medie e grandi strutture di vendita. Autorizzazioni che oggi sono, come tutti ben sappiamo, contingentate per problematiche complessive che riguardano la concorrenza nel settore del commercio e che, quindi, assecondano in qualche misura la scelta che la Regione ha comunque effettuato di difendere anche il piccolo commercio e la piccola attività commerciale. In questo caso andremmo a incidere comunque sulle superfici di vendita delle medie e grandi strutture. Allora ragioniamo un attimo su quali possano essere gli effetti collaterali di questa nostra azione, che rischia di determinare conseguenze sui problemi del commercio. Forse sarebbe opportuno introdurre un'autorizzazione che anziché essere delegata direttamente alla Regione fosse delegata al comune, che è probabilmente l'istituto più vicino alla situazione locale e più in grado di cogliere eventuali sofferenze che potrebbero determinarsi nel piccolo commercio nel tentativo di favorire la distribuzione e l'acquisto di prodotti regionali.
L'ultima considerazione la voglio fare sull'articolo 8, e cioè sulla promozione della libertà dell'offerta e l'istituzione dell'Osservatorio regionale della concorrenza. Credo che non ci sia in questa Regione il problema di dover creare istituzioni aggiuntive rispetto a quelle che già esistono. Credo che i compiti dell'Osservatorio regionale della concorrenza, che sono affidati peraltro dalla legge istitutiva, possano essere tranquillamente svolti nell'ambito della struttura dell'Assessorato, magari anche attraverso la creazione di un'unità che si occupa di seguire specificamente il problema. Mi sembra che rischiamo di dotarci dell'ennesimo carrozzone non funzionante prevedendo un organismo eletto dal Consiglio regionale - e noi sappiamo bene quali sono le difficoltà di tutte le elezioni che passano attraverso l'espressione del Consiglio regionale - e composto da tre rappresentanti particolarmente esperti nell'ambito del settore delle produzioni alimentari. Sappiamo bene quanto la lista degli esperti di evidenza pubblica prevista nell'articolo 8 sia difficile da realizzare. Se vogliamo far funzionare un Osservatorio della concorrenza forse è meglio ribadire che questi compiti sono già in capo a una struttura regionale, che può dotarsi eventualmente di una figura, di un ufficio, di un'attività responsabile di questo controllo, senza dover istituire una nuova commissione, un nuovo osservatorio, un nuovo carrozzone con gettoni di presenza, secondo la legge e così via, di cui oggi francamente non si sente il bisogno.
Pertanto noi Riformatori proporremo, se il Consiglio è d'accordo, l'abolizione dell'articolo 8 e il mantenimento dei compiti di controllo all'interno delle istituzioni regionali a tal fine preposte. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente, intanto prima di entrare brevissimamente nel merito della proposta di legge, così come ha fatto il relatore in apertura, credo che si debba sottolineare il valore del lavoro che è stato fatto dalle Commissioni quinta e sesta e anche il significato che noi diamo a questa legge. L'onorevole Maninchedda ha parlato di intesa politica. Io credo che il dialogo, il confronto di cui si parla anche in questo momento politico parta sempre da proposte alternative. In questo caso parte da tre proposte di legge che probabilmente avevano un unico obiettivo e dalle quali, con il lavoro svolto in Commissione, mettendo al centro gli interessi della Sardegna, è derivato il testo di legge unificato che stiamo adesso discutendo. Questo per dire che, secondo noi, non servono gli inciuci, neanche gli "inciuci positivi" di cui ha parlato il presidente Cappellacci a Capodanno. Servono invece proposte, anche quelle di un'opposizione che si confronta con la maggioranza e ricerca sempre il bene dei sardi e della Sardegna, come stiamo tentando di fare noi in questo caso.
Affrontiamo oggi il tema dell'agricoltura ed era all'ordine del giorno una mozione sulla crisi del comparto agrozootecnico, che sarà discussa nei prossimi giorni; temi drammatici, unitamente alla crisi dell'industria e dei servizi. L'agricoltura presenta oggi sicuramente aspetti che ci parlano di una crisi profonda e allora credo che partire non da una discussione sulla crisi dell'agricoltura, ma da una proposta concreta, come quella che oggi ci accingiamo ad approvare, sia un bene, perché indica già una possibilità di soluzione.
Accanto alla drammatica crisi dell'industria, ai problemi dei lavoratori della Vinyls, di cui si parla in questi giorni (entro oggi dobbiamo risolvere il problema di dieci lavoratori a contratto a termine che devono necessariamente essere confermati, quindi bisogna fare pressione sul Ministero dello sviluppo economico perché dia indicazioni in tal senso ai commissari), ai problemi drammatici dei lavoratori dell'ALCOA, che non possiamo liquidare semplicemente parlando delle responsabilità da attribuire alla multinazionale, vi sono i problemi dell'agricoltura, quelli pressanti, legati alle aste delle aziende agricole coinvolte nella legge regionale numero 44 del 1988. Dobbiamo cercare di dare esecutività, per esempio, all'ordine del giorno che è stato approvato al Senato, e quindi mettere nuovamente a lavoro la Commissione a suo tempo istituita dal Parlamento, insomma dobbiamo cercare di dare risposte concrete. Su questo credo che l'assessore Prato ci potrà dare delle risposte, ma entreremo nel merito di questi argomenti durante la discussione della mozione che ho richiamato.
La legge che invece discutiamo oggi, che ha incontrato il parere unanime delle due Commissioni, si inserisce nell'ambito di un progetto più ampio, che da tempo anche il Partito Democratico cerca di porre all'attenzione della politica regionale e sul quale dobbiamo continuare a lavorare e a insistere. Mi riferisco a un progetto che valorizzi la vocazione della Sardegna, le potenzialità della Sardegna, la qualità organolettica, la specificità, la tipicità di origine delle sue produzioni; dobbiamo mettere a frutto quello che è un vero e proprio patrimonio agroalimentare. Esistono, è stato già detto in questo dibattito, punti di eccellenza riconosciuti, pensiamo all'olio, al vino, all'allevamento, all'ortofrutta, e tuttavia ci scontriamo con un modello che non è il nostro, un modello di globalizzazione, un modello di industria alimentare nel quale la grande distribuzione la fa da padrona. Questo modello continua a pesare sulle scelte commerciali, sulla stessa impostazione commerciale che punta al consumo di prodotti omologati, a discapito probabilmente della qualità. Questa legge, quindi, è quanto mai opportuna e rilevante, perché si inserisce nell'ambito di attività come la ristorazione collettiva, l'agriturismo, il turismo rurale, e incentiva l'incremento dell'offerta di prodotti agricoli sardi da parte del settore della distribuzione e della ristorazione, agevola nell'interesse dei consumatori l'informazione sull'origine e la specificità dei prodotti agricoli regionali, favorisce l'incremento della vendita diretta dei prodotti agricoli regionali da parte degli stessi imprenditori agricoli e, non ultimo aspetto, promuove il consumo di alimenti privi di OGM. E' una legge che finalmente valorizza la specificità sarda, che è una ricchezza, dal punto di vista biologico, del nostro saper fare, della nostra cultura, della nostra offerta turistica. Si parla tanto di "turismi" e quindi anche del turismo enogastronomico.
Questa legge si inserisce bene in quelle che sono ormai chiaramente le priorità dell'agricoltura di qualità: la sostenibilità ambientale, il mantenimento delle culture rurali, cibi sani, sviluppo di identità distintive. I sapori, dicevamo, sono una ricchezza unica della nostra terra. Il settore del vino ha già mostrato che vi sono in Sardegna esempi di produzioni di qualità; il comparto enologico sardo è un modello per l'intero settore agricolo. L'enologia varietale è già un grande patrimonio della Sardegna; i vini basati sulle varietà autoctone presenti in Sardegna da secoli sono la nostra risposta all'omologazione del gusto anche dei grandi vitigni internazionali. Altrettanto possiamo dire, anche se con caratteristiche diverse, dell'olio extravergine d'oliva di alta qualità, dell'allevamento, dell'ortofrutta e delle moltissime aziende in grado di puntare sulle produzioni territoriali e di grande qualità. Con questa legge dobbiamo anche fare in modo che le nostre aziende, anche quelle piccole e medie, riescano ad affrancarsi da una logica che le vede in competizione e perdenti rispetto al modello di agricoltura intensiva. E' nota la debolezza della commercializzazione dei prodotti sardi: l'80 per cento di ciò che arriva nei nostri mercati, come tutti sappiamo, proviene dall'esterno. Importiamo l'80 per cento di frutta e verdura, il 65 per cento delle carni, 100 mila quintali di olio d'oliva, 100 mila quintali di formaggi freschi, circa 3 milioni di quintali di mangimi e foraggi. E allora dobbiamo necessariamente, con gli strumenti legislativi che abbiamo a disposizione, tentare di correggere il tiro. Contemporaneamente è nostro dovere aiutare la crescita dei consumatori, far loro apprezzare le colture territoriali, imprimere una svolta nella formazione di una nuova cultura alimentare, a cominciare proprio da un'attività di sensibilizzazione scolastica, fino a dar vita a iniziative che forse possiamo prevedere maggiormente anche con qualche emendamento al testo di legge sulla base di azioni precise di comunicazione sui media, sulla base di azioni legate al mondo dell'associazionismo giovanile. Dobbiamo certamente intervenire, come fa il testo che discutiamo, per rinsaldare i legami fra il settore agricolo e quello gastronomico; dobbiamo favorire una nuova ruralità guidata da tante piccole aziende autosufficienti.
In questo senso l'obiettivo di questa legge non può che essere anche quello di favorire il ritorno alla campagna dei giovani, e anche dei meno giovani, attraverso forme di riconversione lavorativa e contemporaneamente lavorare al recupero della qualità del nostro paesaggio, un elemento basilare per lo sviluppo di un turismo rurale e professionale funzionale a un'agricoltura di qualità.
Credo che quello in discussione sia un buon testo di legge. Possiamo tuttavia migliorarlo e a tal fine abbiamo predisposto degli emendamenti che vorremmo condividere con voi per arrivare ad approvare una legge che possa, con le competenze legislative che abbiamo, alimentare un settore agricolo oggi in forte crisi e consentirgli di rilanciare una produzione che sicuramente rafforza l'origine e la specificità della nostra terra.
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30.
La seduta è tolta alle ore 13 e 57.
Allegati seduta
LXXXII Seduta
Martedì 12 gennaio 2010
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
INDICE
La seduta è aperta alle ore 10 e 25.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 10 dicembre 2009 (75), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Rosanna Floris, Antonio Pitea, Adriano Salis, Matteo Sanna, Renato Soru e Claudia Zuncheddu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 12 gennaio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di accelerare le opere di consolidamento e sistemazione di un tratto della strada provinciale n. 9 che collega Florinas (SS) con La Rimessa e la strada statale n. 131. (83)
(Risposta scritta in data 18 dicembre 2009)
Interrogazione Zedda Alessandra - Contu Mariano Ignazio - Piras - Stochino, con richiesta di risposta scritta, sul concorso per titoli per l'assunzione a tempo indeterminato nell'AREA di 12 unità lavorative della categoria B - livello retributivo Bl, ai sensi dell'articolo 52, comma 1, lettera b). della legge regionale n. 31 del 1998. (96)
(Risposta scritta in data 18 dicembre 2009)
Interrogazione Mula, con richiesta di risposta scritta, sulle lungaggini burocratiche che ritardano l'avvio dei lavori per la realizzazione di argini e canali di raccolta e messa in sicurezza del territorio della bassa Baronia. (118)
(Risposta scritta in data 18 dicembre 2009)
Interrogazione Lai - Sanna Matteo - Bardanzellu, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione del Consorzio di bonifica della Gallura e sui provvedimenti da adottare per superare le difficoltà del Consorzio medesimo, conseguenti all'applicazione della riforma della legge regionale 6 dicembre 2006, n.19 (Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici), deliberata nella precedente legislatura, in attuazione di alcune disposizioni della parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006 quali il recepimento della direttiva comunitaria n. 2000/60/CE. (145)
(Risposta scritta in data 18 dicembre 2009)
Interrogazione Bruno - Lotto - Manca - Meloni Valerio, con richiesta di risposta scritta, sull'attuazione del piano di azione per il superamento del digital divide e sulla mancanza di copertura ADSL nelle borgate agricole di Sassari. (174)
(Risposta scritta in data 18 dicembre 2009)
Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sulla programmazione delle risorse destinate dalla legge regionale n. 3 del 2009 alla valorizzazione e potenziamento del sistema aeroportuale minore. (159)
(Risposta scritta in data 21 dicembre 2009)
Interrogazione Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata stabilizzazione dei 21 manovratori della metropolitana leggera di Cagliari. (167)
(Risposta scritta in data 21 dicembre 2009)
Interrogazione Mula, con richiesta di risposta scritta, sulle lungaggini burocratiche che ritardano l'avvio dei lavori per la realizzazione di argini e canali di raccolta e messa in sicurezza del territorio della bassa Baronia. (118)
(Risposta scritta in data 31 dicembre 2009)
Interrogazione Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sulle drammatiche conseguenze causate dagli incendi del 23 e 24 luglio 2009 nel territorio isolano. (121)
(Risposta scritta in data 31 dicembre 2009)
Interrogazione Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta - Solinas Christian, con richiesta di risposta scritta, sulla selezione pubblica bandita dall'ARST per l'assunzione di operatori di esercizio. (148)
(Risposta scritta in data 31 dicembre 2009)
Interrogazione Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata attuazione delle leggi vigenti in materia di trasporto pubblico non di linea nella parte relativa alle competenze regionali per la redazione dei criteri per l'istituzione del ruolo. (161)
(Risposta scritta in data 31 dicembre 2009)
Interrogazione Meloni Marco - Diana Giampaolo - Cocco Pietro, con richiesta di risposta scritta, sul ritardo nella trasmissione dei decreti di concessione provvisoria delle agevolazioni previste dai bandi 2008 PIA industria, artigianato, servizi e turismo. (179)
(Risposta scritta in data 31 dicembre 2009)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interrogazione Planetta, con richiesta di risposta scritta, sugli interventi immediati finalizzati a garantire le attività di educazione fisica, motoria e sportiva dei giovani, riferita anche alla partecipazione ai Giochi sportivi studenteschi nelle scuole di primo e secondo grado della Sardegna." (198)
"Interrogazione Stochino - Diana Mario - Peru - Piras - Contu Mariano Ignazio - Sanna Matteo - Petrini - De Francisci - Zedda Alessandra - Pitea - Tocco - Randazzo, con richiesta di risposta scritta, sui disagi causati dal nuovo piano di riorganizzazione dei servizi di trasporto pubblico in Ogliastra elaborato dall'azienda ARST Spa." (199)
"Interrogazione Bruno sull'annunciata chiusura delle tratte italiane Ryanair negli aeroporti di Cagliari e Alghero." (200)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di ripristinare con urgenza l'entità dei finanziamenti previsti dalla legge n. 162 del 1998." (201)
"Interrogazione Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sulle tariffe praticate da Abbanoa per il conferimento dei liquami zootecnici provenienti dalle aziende di Arborea." (202)
"Interrogazione Ladu - Bardanzellu - Floris Rosanna - Petrini - Randazzo - Rassu - Sanna Paolo Terzo - Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sull'importazione di latte da Paesi esteri che non rispetterebbe la normativa sulla tracciabilità e sulle gravi conseguenze nel mercato lattiero-caseario locale." (203)
"Interrogazione Bruno - Sabatini, con richiesta di risposta scritta, sul trasferimento alla Regione della società Sviluppo Italia Sardegna e la riattivazione dell'incubatore d'impresa con sede a Porto Torres." (204)
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Comunico che, in data 29 dicembre 2009, l'onorevole Roberto Capelli ha rassegnato le dimissioni da Presidente del Gruppo consiliare Unione di centro (U.D.C.).
Comunico inoltre che, in data 30 dicembre 2009, è pervenuta una nota con la quale il Presidente della Regione comunica di aver nominato, con decreto numero 124 del 29 dicembre 2009, il dottor Giuliano Uras Assessore regionale della difesa dell'ambiente.
Commemorazione di ex consigliere
PRESIDENTE. Scompariva poco più di un anno fa l'onorevole Giuseppe Serra, per tutti amichevolmente Pinuccio. E' stato consigliere regionale per sei legislature, più volte Assessore regionale, parlamentare, sindaco nella sua Sinnai. Esponente di spicco della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare Italiano per oltre quarant'anni, Pinuccio Serra ha rappresentato nel corso di tutta la sua azione politica e istituzionale un importante punto di riferimento nella costruzione dell'autonomia regionale nei difficili decenni del dopoguerra e ha contribuito attivamente, in modo anche decisivo e sempre in linea con i più alti valori democratici ed etici, alla rinascita di una Sardegna ancora alle prese con il sottosviluppo, con la povertà e con l'analfabetismo.
L'onorevole Serra fu eletto per la prima volta in seno al Consiglio regionale nella quinta legislatura, nel giugno del 1965, all'età di 31 anni, lasciando la carica di primo cittadino di Sinnai. Il suo impegno istituzionale è stato fin da subito intenso e concretamente attento all'imperativo del fare. Componente delle Commissioni consiliari bilancio, agricoltura e successivamente autonomia, ha dedicato da subito la propria azione verso i settori dell'agricoltura e del turismo, intravedendo già in quegli anni come agroalimentare e turismo potessero rappresentare due cardini dello sviluppo della Sardegna.
Sempre attento alla condizione di debolezza di molti territori dell'Isola, soprattutto delle zone interne, diede un decisivo contributo all'indagine della Commissione per la rinascita delle zone interne.
Fu riconfermato consigliere nella sesta legislatura, nel 1969, entrando a far parte delle Commissioni autonomia e industria. Tra il 1971 e il 1973 cominciò anche l'esperienza di governo, dapprima come Assessore del turismo nelle Giunte Giagu e Spano e poi Assessore degli enti locali nella Giunta Del Rio.
Il suo nome è legato a numerose iniziative legislative e atti di carattere ispettivo nei settori dell'industria, in particolare nel settore minerario (Emsa ed Egam).
Nel 1974 vi fu la riconferma in Consiglio dell'onorevole Serra, che venne eletto Vicepresidente del Consiglio regionale, incarico che ricoprì dal gennaio '77 al dicembre '78. E' stato anche Capogruppo della Democrazia Cristiana per pochi mesi, fino all'assunzione dell'incarico di Assessore del lavoro nella Giunta Soddu.
In quel periodo fu componente delle Commissioni industria e programmazione. Fra i progetti di legge che recano la sua firma si ricordano numerose iniziative a favore del comparto agricolo e agroindustriale, con le provvidenze straordinarie ai produttori e i premi di insediamento per i giovani imprenditori agricoli. Grande attenzione inoltre, con numerose interpellanze, interrogazioni e mozioni, alle situazioni più complesse, a cominciare dalla programmazione organica dei trasporti interni dell'Isola, fino alle situazioni socioeconomiche dei singoli territori, senza distinzioni di carattere geografico.
Nell'ottava legislatura, Pinuccio Serra fu eletto Presidente della Commissione finanze e bilancio. Legò il suo nome a importanti iniziative legislative: dalle norme sul diritto allo studio, alla protezione e conservazione dei boschi, alla riclassificazione delle aziende ricettive. Nel campo dell'attività ispettiva, significativi gli interventi in materia di editoria, sulla situazione nelle università, nel campo dei trasporti aerei, ma soprattutto sulla necessità di rilancio della programmazione per far fronte alla crisi industriale.
Fu rieletto anche nella nona legislatura, ricoprendo l'incarico di Vicepresidente del Consiglio regionale, fino a quando si dimise per presentarsi candidato alle elezioni politiche in Parlamento. Ma non fu eletto.
Dopo due anni rientrò in Consiglio regionale, era il 1989, e fu di nuovo Capogruppo della Democrazia Cristiana. Ma nel luglio 1990 lasciò definitivamente il Consiglio regionale perché proclamato deputato alla Camera, quale primo dei non eletti al posto del dimissionario onorevole Felicetto Contu. Fu rieletto alla Camera nella successiva legislatura tra le fila del Partito Popolare.
Allo scadere di questo mandato, Pinuccio Serra si ritirò dalla politica attiva.
"E' stato uno degli uomini dell'autonomia", si è scritto di lui. Quell'autonomia che, in momenti di forte tensione politica fra l'Isola e il potere romano, Pinuccio Serra non esitò a difendere anche in contrasto con i vertici nazionali del suo partito. Erede della tradizione politica e culturale democratico-cristiana del dopoguerra, è sempre stato leader politico di mediazione, attento a guardare avanti e cogliere quei mutamenti sociali e culturali che altri non riuscivano ancora a individuare, ma politico fortemente fedele e rispettoso delle istituzioni, continuamente alla ricerca di obiettivi utili alla Sardegna in un clima di confronto democratico e non di scontro, nel riconoscimento reciproco di tutte le posizioni politiche.
E' stato infatti uno di quegli uomini politici capaci, ove utile e opportuno, di conciliare esigenze e istanze fra loro contrapposte, senza tuttavia scendere mai nel deteriore compromesso. Ed è probabilmente grazie alla sua grande carica di umanità, mutuata anche dalla sua formazione cristiana che, pur nei momenti di conflitti e contrasti ideologici e sociali che ogni epoca porta con sé, ha posto sempre al centro del suo fare politica i valori vissuti e non semplicemente enunciati.
Alla moglie Cecilia, ai figli Gianmarco e Paolo, a tutti i familiari, ai tanti amici e compagni di partito che sono voluti essere presenti oggi rivolgo il più sentito cordoglio del Consiglio regionale e mio personale in ricordo dei profondi sentimenti di affetto e amicizia che Pinuccio Serra ha sempre saputo suscitare in tutti coloro che lo hanno conosciuto nella vita privata e nella lunga militanza politica.
In segno di lutto sospendo la seduta. I lavori riprenderanno alle ore 11.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 38, viene ripresa alle ore 11 e 35.)
PRESIDENTE. Il Consiglio regionale deve procedere alla designazione di una terna di nomi per il rinnovo del Comitato di indirizzo della Fondazione Banco di Sardegna, secondo quanto disposto dall'articolo 27 dello Statuto della medesima Fondazione e dall'articolo 4 del relativo Regolamento di attuazione per le nomine.
Ricordo che, secondo il disposto dell'articolo 16 del medesimo Statuto, i componenti degli organi della Fondazione sono scelti tra i cittadini italiani di piena capacità civile, di specchiata moralità e di probità indiscussa. La maggioranza dei componenti deve risiedere in Sardegna da almeno tre anni; non si può essere nominati componenti degli organi della Fondazione per più di due mandati consecutivi. Non possono ricoprire cariche negli organi della Fondazione coloro che versino nelle condizioni di ineleggibilità e di decadenza previste dall'articolo 2382 del Codice civile; coloro che abbiano riportato condanna con sentenza irrevocabile, o ai quali sia stata applicata una pena su richiesta delle parti per diritti non colposi, coloro che siano stati sottoposti a misure di prevenzione disposte dall'autorità giudiziaria ai sensi della legge numero 1423 del 1956, o dalla legge numero 575 del 1965; coniugi, parenti e affini, sino al terzo grado, di componenti degli organi della Fondazione; dipendenti della Fondazione di imprese da essa controllate, nonché il coniuge di detti dipendenti e i loro parenti e affini fino al secondo grado; coloro che esercitino funzioni di governo, i membri del Parlamento nazionale, del Parlamento europeo o di consigli e giunte regionali, provinciali e comunali, compresi i presidenti e il sindaco, nonché dei relativi organi di controllo; gli amministratori degli enti che abbiano il potere di designare componenti del Comitato di indirizzo e quanti siano legati a tali enti da rapporti di dipendenza gerarchica o di collaborazione non occasionale; coloro che ricoprono cariche negli organi statutari di altre fondazioni; il direttore generale della società bancaria conferitaria; gli amministratori e i dipendenti di soggetti che risultino destinatari in modo non saltuario degli interventi della Fondazione; gli amministratori di enti pubblici o privati con i quali la Fondazione abbia rapporti non contingenti di collaborazione; coloro che abbiano causato danno alla Fondazione o abbiano lite con essa.
Secondo quanto previsto dall'articolo 27 dello Statuto della Fondazione, ogni consigliere esprime due preferenze. Coloro che avranno ottenuto il maggior numero di voti costituiranno la terna di nominativi da comunicare alla Fondazione.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per schede per l'elezione di una terna di nomi per la costituzione del Comitato di indirizzo della Fondazione Banco di Sardegna. Invito i consiglieri Segretari a procedere all'appello.
(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)
Salutiamo gli alunni e gli insegnanti della scuola elementare Santa Caterina di Cagliari, oggi presenti per assistere ai lavori del nostro Consiglio regionale.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 70
votanti 69
astenuti 1
schede bianche 1
schede nulle 1
Hanno ottenuto voti: Serra Antonio, 40; Canu Salvatore, 19; Barranu Benedetto, 18; Tortu Alberto, 2; Cocco Ortu Alberto, 13.
Vengono proclamati eletti Serra Antonio, Canu Salvatore, Barranu Benedetto.
(Applausi)
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.
Si è astenuta la Presidente Lombardo.)
Sospendo i lavori dell'Aula e convoco la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 04, viene ripresa alle ore 12 e 20.)
PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di sospendere l'esame della mozione numero 17, Salis e più, per l'assenza dovuta a motivi di salute del primo firmatario, di mettere questa mozione in coda ai lavori del Consiglio e di procedere all'esame del testo unificato numero 9/31/37/A.
dei prodotti agricoli regionali" (37)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione generale del testo unificato numero 9-31-37/A. Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Maninchedda, relatore.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore. Onorevoli colleghi, il progetto di legge oggi in discussione è accompagnato da un dato politico che è molto importante e va rispettato anche con la brevità degli interventi, io credo. Questa legge è stata approvata nelle Commissioni di merito all'unanimità; è la prima volta che ciò accade in questa legislatura e c'è bisogno che accada ancora.
L'intesa tra le parti politiche non è stata negoziata da nessuno, non è stata annunciata sui giornali, non è stata oggetto di complicati assestamenti degli assetti di potere e di governo. L'intesa politica nasce dalla volontà dei consiglieri regionali di difendere un interesse nazionale della Sardegna. Questo, a mio avviso, è il modo migliore di fare le riforme: unirsi intorno alla soluzione dei problemi; scoprire che i nostri interessi svelano quanto siano fittizie e inutili le divisioni aprioristiche che importiamo dal sistema politico italiano in virtù di contraddizioni irrisolte della storia italiana; imparare che per riformare la Sardegna servono più molti uomini col senso importante dello stato sardo che un eroe solitario dotato di grandi poteri istituzionali; infine, essere certi che un Parlamento che funziona allontana la ricorrente tentazione del popolo di cercare un comandante piuttosto che un ottimo ed efficiente Capo del Governo, tentazione che torna a diffondersi nel conformismo italiano ostile a ogni fatica per la verità, per la giustizia e per il cambiamento.
Questa è, dopo cinquant'anni di autonomia, la prima legge che promuove il consumo dei prodotti agroalimentari di qualità; promuove l'informazione ai consumatori sull'origine dei prodotti; promuove la libertà dell'offerta e l'incremento della vendita diretta dei prodotti agricoli regionali; istituisce l'Osservatorio della concorrenza per fornire alle istituzioni tutte le informazioni sulle posizioni dominanti nel mercato, non solo nel settore agroalimentare, ma anche in quello dei trasporti, dell'energia e in qualsiasi altro; promuove nella ristorazione pubblica la salute alimentare e l'approvvigionamento degli alimenti in loco, secondo i principi della filiera corta e dei "chilometri zero" e nel rispetto dell'articolo 2, comma 2, del cosiddetto Codice degli app[s1] alti; favorisce la presenza dei prodotti locali nei siti e nei luoghi della grande distribuzione organizzata, senza violare le disposizioni europee sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato; lega stabilmente la rete degli agriturismi al sistema dei produttori locali.
Questa è una delle prime leggi che la Sardegna avrebbe dovuto varare nel corso della sua grigia storia autonomistica. Lo fa dopo cinquant'anni e questo Consiglio regionale può essere orgoglioso di varare questa legge, dimostrando come si possa amare il proprio paese concretamente, senza retorica, senza calcoli egemonici, ma solo con la responsabilità di garantire un futuro di libertà e di dignità a chi ha una lunga storia e un grandissimo desiderio di compimento di sé.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariano Contu. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione dell'intervento dell'onorevole Contu, il quale ha a disposizione venti minuti.
CONTU MARIANO (P.d.L.). Signora Presidente, signori della Giunta, colleghi del Consiglio, credo che quanto il relatore ha appena attestato sia confermato dal lavoro e dall'impegno profuso dalle Commissioni quinta e sesta nella redazione del testo di legge in esame, che ha trovato l'apporto dei componenti di maggioranza e minoranza delle citate Commissioni sulla base di tre proposte di legge che erano state fatte pervenire a più voci.
Credo di poter affermare, signora Presidente, che noi andiamo a compiere un atto di legittimità soprattutto rispetto a quelli che sono i bisogni manifestati non solo dal mondo agricolo, ma da tutto il mondo impegnato nella produzione e nella trasformazione dei prodotti agroalimentari, in un momento di crisi che tocca questi settori e complessivamente l'economia della Sardegna. Credo di poter affermare che in questa legge si prevedono dei percorsi volti a soddisfare le esigenze della nostra collettività, soprattutto attraverso la creazione di canali preferenziali rispetto all'utilizzo dei prodotti agroalimentari della Sardegna.
Che fosse doveroso procedere a una verifica dei percorsi che i prodotti agricoli fanno prima di arrivare sui tavoli dei consumatori è vero, così come è vero che si è cercato di formulare una proposta che vede soprattutto negli agriturismi, ma non solo in essi, la via preferenziale per il consumo dei prodotti agricoli sardi. Credo che da questo testo di legge possa derivare il riavvio delle produzioni che caratterizzano il mondo agricolo della Sardegna, ma soprattutto le imprese di trasformazione potranno far uscire i nostri prodotti dalla stagionalità, destinandoli a un consumo dispiegato nell'arco di dodici mesi. Di conseguenza credo che sia importante l'apporto dato dalla Commissione industria, teso a far sì che il settore della trasformazione dei prodotti agricoli riprenda vigore e anche a trovare le risorse perché ciò accada, garantendo l'uscita delle produzioni dalla stagionalità e nello stesso tempo la presenza dei prodotti trasformati, sulle tavole dei cittadini sardi, in tutti i dodici mesi dell'anno.
L'istituzione dell'elenco dei produttori e dei trasformatori credo sia una garanzia rispetto all'utenza. La materia viene regolamentata e finalmente potremo dire ai nostri imprenditori, soprattutto a quelli del settore turistico, che stabiliamo uno spartiacque tra chi vuole fare ristorazione e il mondo agricolo, dove viene incentivato il concetto di multifattorialità rispetto alla gestione delle imprese agricole. Anche il provvedimento che riguarda il commercio dei prodotti agricoli, cioè l'incentivazione ai comuni per realizzare il 30 per cento di appositi siti in cui possano essere commercializzati i prodotti cosiddetti "a chilometri zero", penso sia utile al mondo produttivo al fine di trovare le vie, i percorsi che regolamenteranno i consumi.
Esserci spesi anche in un articolo sull'educazione alimentare, rivolto prevalentemente al mondo della scuola, ma soprattutto al mondo della ristorazione collettiva, è un altro punto che avvalora i concetti precedentemente espressi. L'aver poi elaborato l'istituzione di due osservatori, quello degli agriturismi e soprattutto quello della concorrenza, credo sia un'altra responsabilità che il Consiglio regionale si assume rispetto ai principi che regolamentano il mercato, ma soprattutto rispetto alle norme europee che sono di salvaguardia e vigilanza, che comunque sia devono essere rese a garanzia del cittadino e dei consumi.
Con molta soddisfazione devo dire che il lavoro che è stato compiuto in Commissione e il successivo esame in Aula certamente porteranno a un miglioramento del testo proposto. Credo che i colleghi potranno trovare nelle righe di questo testo di legge la risposta a tutti i problemi che sono stati analizzati e portati all'attenzione della Commissione dalle rappresentanze di categoria, ma soprattutto dai consiglieri che hanno partecipato ai lavori, i quali avranno la soddisfazione di poter dire che è stato compiuto di sicuro un atto di buona programmazione e, come dire, di riattivazione di un volano per l'economia della Sardegna, appunto il settore agricolo, al quale si dà ossigeno, ma soprattutto si danno gli strumenti perché torni ad avere fiducia nel fatto che il frutto del lavoro che giornalmente si compie sui campi della Sardegna sarà presente nei mercati. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori Assessori, il primo dato politico che vorrei sottolineare è che la legge in discussione è il frutto di tre proposte di legge consiliari, è una legge che quindi nasce in Consiglio e il Consiglio è stato capace, nelle Commissioni, di instaurare un proficuo e sinergico rapporto con la Giunta, la quale ha dato il suo contributo per assemblare il testo che è arrivato in Aula e contemporaneamente migliorarlo.
Da cosa nascono il testo di legge in esame e la proposta di legge di cui sono firmatario, unitamente ai colleghi Cocco, Lotto e Antonio Solinas, componenti della Commissione agricoltura? Negli ultimi anni si è sviluppata una nuova consapevolezza, che ha portato a riporre grande attenzione sui consumi alimentari. Grande attenzione finalizzata a che cosa? Finalizzata alla ricerca del benessere attraverso il consumo degli alimenti, finalizzata ad arricchire gli alimenti anche di ulteriori elementi che non siano solamente quelli organolettici. Ormai c'è un'attenzione che non bada solamente alle caratteristiche organolettiche degli alimenti, ma anche alla loro provenienza, che sta assumendo sempre più grande valore, nonché ovviamente alla salubrità e alla possibilità di conoscere l'origine dei prodotti e tracciarne tutto il percorso. Ecco che in quest'ambito il consumo di prodotti locali risponde alla necessità di rinsaldare un'identità con il territorio d'origine degli alimenti. Sta assumendo grande significato il fatto di poterne conoscere la provenienza e nelle singole realtà c'è proprio un consolidamento del rapporto legato all'identità del territorio: l'alimento, cioè, spesso è un elemento che caratterizza un determinato territorio. Addirittura ci sono prodotti che assumono il nome del territorio di provenienza. Allo stesso tempo si soddisfa la curiosità di scoprire la storia, la cultura di quel territorio da parte di chi ad esso si avvicina per la prima volta: un turista, un visitatore, uno straniero.
Questo testo di legge assume, dunque, questi significati, ovvero nasce dall'esigenza di promuovere e sostenere l'agricoltura sarda. Un ulteriore significato che assume la proposta di legge è rappresentato dall'obiettivo di promuovere l'agricoltura sarda favorendo, attraverso adeguati programmi, la commercializzazione e il consumo di prodotti agroalimentari regionali. Pare opportuno, quindi, introdurre norme di questo tipo per fare in modo che i nostri prodotti abbiano la forza di contrastare l'invasione dei nostri mercati da parte di prodotti provenienti da Paesi stranieri e che non sempre sono caratterizzati da standard qualitativi riconosciuti, proprio per quelle caratteristiche enogastronomiche che invece noi pensiamo debbano essere presenti nei prodotti agroalimentari.
Un altro obiettivo è quello di far conoscere le peculiarità dei prodotti locali e sostenerne, come abbiamo detto, il consumo con misure adeguate, volte a favorire un rapporto diretto tra produttori e consumatori attraverso una maggiore offerta di tali prodotti nella rete commerciale, sia nella piccola che nella grande distribuzione. Nella legge sono state introdotte misure che agevolano la distribuzione - piccola, media e grande - e destinano spazi adeguati sugli scaffali ai prodotti locali. L'obiettivo è anche quello di porre un freno, per quanto possibile, a un aumento dei costi dei prodotti alimentari, perché senz'altro accorciando la distanza che separa il consumatore dal produttore - mi riferisco ai famosi prodotti "a chilometri zero", di cui tanto si parla ultimamente - si abbattono i costi legati al trasporto dei prodotti, ma non è da sottovalutare l'abbattimento dei costi che sono legati all'intermediazione nel cosiddetto settore terziario.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue CUCCU) Ecco perché le norme contengono misure che mirano a favorire la diffusione dei prodotti dei mercati dei contadini, i cosiddetti farmers' mark[s2] ets, che vedono i produttori e le loro aziende proporre i loro prodotti direttamente al consumatore, così come avviene da decenni in Germania e negli Stati Uniti. C'è l'idea, quindi, di aprire i mercati agli agricoltori di fatto, per cui insieme alle misure sui prodotti "a chilometri zero", volte a favorire i mercati dei contadini e il collocamento dei nostri prodotti sugli scaffali della distribuzione, ci sono altre misure tendenti a favorire la consumazione dei prodotti locali.
Noi pensiamo che i tempi siano maturi per mettere le mani alla normativa che riguarda le aziende agrituristiche. Ormai ciascuno di noi ha avuto la possibilità di verificare quanto in queste aziende il consumo dei prodotti locali sia ridotto all'osso. E' vero che negli anni scorsi c'era maggiore difficoltà a intervenire in questo settore, perché spesso l'azienda agrituristica veniva utilizzata per superare il blocco che esisteva nel rilascio delle licenze per le aziende di ristorazione, e comunque c'era una certa remora a intervenire per far sì che ci fossero vere e proprie aziende agrituristiche che utilizzassero prodotti locali, oggi però questa remora non possiamo e non dobbiamo più averla. Oggi chiunque abbia i requisiti per la vendita di alimenti può aprire un qualsiasi ristorante, non c'è il limite del contingentamento delle licenze e sicuramente i tempi sono maturi per introdurre ulteriori rigidità nel consumo dei prodotti locali da parte delle aziende agrituristiche.
Quindi le norme introdotte nella legge, nello specifico all'articolo 3, sicuramente consentono di caratterizzare l'azienda agrituristica sarda come un'azienda che utilizza esclusivamente prodotti di origine regionale. Questo termine non possiamo utilizzarlo per le note ragioni che riguardano le norme sulla concorrenza, ma attraverso l'istituzione dell'elenco regionale dei fornitori delle aziende agrituristiche sicuramente si può dare la possibilità alle aziende che vogliono fregiarsi del marchio di azienda agrituristica in Sardegna di utilizzare esclusivamente prodotti locali.
Ecco, io penso che queste siano alcune misure, insieme a quella di cui dicevo prima per la vendita diretta e la commercializzazione dei nostri prodotti anche attraverso la grande distribuzione, che possono dare un aiuto importantissimo alla fragile economia agricola della nostra Isola. Poi, senz'altro, si possono introdurre altre misure o modificare quelle previste, ma io sottolineerei il fatto che per la prima volta abbiniamo l'obiettivo di introdurre dei meccanismi di salubrità degli alimenti che favoriscano il consumo dei prodotti locali con quello di dare un aiuto al settore turistico, perché consentiamo al settore dell'agriturismo e a quello della ristorazione di potersi fregiare di un marchio di origine per il consumo di prodotti locali, che possono essere collocati nel mercato turistico in maniera sicuramente proficua per la nostra economia.
Mi sembra che questi siano gli aspetti salienti di questa legge, che ha trovato il consenso in origine con la presentazione di tre distinte proposte di legge e successivamente, in Commissione, con l'approvazione di un testo di legge unificato. Ritengo, quindi, che ci siano le condizioni politiche per approvare speditamente la legge, affinché la Giunta poi provveda a darne attuazione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S. d'Az.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghi, vorrei esprimere alcuni concetti, perché secondo me questo testo unificato può rappresentare qualcosa che va oltre quello che è stato espresso nell'articolato. Sappiamo che il cibo, la terra, le persone devono tornare al centro dell'attenzione; le politiche pubbliche devono avere la funzione di tutelare i cittadini in quanto produttori e consumatori, devono difendere la terra. Inoltre, intorno al cibo si gioca una battaglia di civiltà enorme: il modo in cui verranno gestite le risorse naturali, ad esempio l'acqua, che per il 70 per cento soddisfa bisogni agricoli; il valore che il lavoro avrà nei campi; la sostenibilità del settore primario in termini energetici e ambientali; la difesa delle colture, delle colture tradizionali della terra e della biodiversità. Dunque non è posta in discussione la necessità di promuovere con efficacia la qualità dei prodotti della Sardegna, nel senso che si sono dette e sprecate a questo proposito parole su parole, in buona e in cattiva fede. Ma oggi, com'è stato già detto, costruiamo un atto concreto, qualcosa che rimane, che serve agli operatori di un settore fragile e assieme fondamentale dell'economia della Sardegna: promuovere, attraverso iniziative politiche adeguate, un indirizzo di mercato che incentivi il consumo dei prodotti agroalimentari locali di qualità a filiera corta. Questo significa innanzitutto una giusta remunerazione per gli agricoltori e per i nostri pastori, ma significa soprattutto un'equa e più giusta distribuzione della ricchezza lungo tutta la filiera di produzione. Significa anche cercare di proteggere i nostri mercati dai prodotti importati a basso prezzo.
Non voglio qui dilungarmi nel fare esempi, non voglio rivendicare niente, perché questo testo unificato oggi rappresenta certo un fatto positivo, un premio all'impegno di molti, che hanno creato la sensibilità generale e anche l'esigenza di una legge che volgesse in tal senso verso la tutela del comparto agrozootecnico della Sardegna. Voglio ripetere che questo testo va oltre quanto contenuto nell'articolato. Mi spiego meglio: è un testo che rappresenta un punto di svolta nel metodo, nell'approccio alla risoluzione dei problemi. Per intenderci, caro Assessore, cari colleghi, credo che il nostro impegno e le nostre azioni conseguenti debbano partire da un punto fermo, e questo punto si chiama sovranità. E allora, anche la promozione dei nostri prodotti, dei nostri sistemi agricoli sostenibili, della nostra delicata economia di settore può e deve agevolmente ricondursi a questo concetto.
Colleghi, capisco che più di uno fra voi penserà che il mio parlare sia niente più che un giro largo per ricondurre tutto al richiamo all'indipendenza della nostra terra, ma non è così. Il mio, infatti, non è un richiamo di matrice ideologica, è piuttosto una riflessione molto pratica e anzi ovvia. Desidero richiamare l'attenzione sua, Assessore, e vostra, colleghi del Consiglio, su tre punti in particolare. Primo punto: le crisi, come quella che stiamo attraversando, non arrivano all'improvviso e questo vale anche per il sistema produttivo sardo. Non sono frutto di sfortunati eventi, ma sono una conseguenza precisa di politiche commerciali di aggiustamento strutturale messe in campo da differenti organismi internazionali e anche di una crescente riduzione del sostegno all'agricoltura. Secondo punto: esiste un nesso preciso tra crisi alimentare, crisi finanziaria e speculazione finanziaria, che rende sempre più vulnerabile il settore. Terzo punto: secondo queste dinamiche i prezzi aumentano senza che si verifichi un'effettiva carenza dell'offerta rispetto alla domanda.
Ho parlato di sovranità alimentare perché il testo oggi in discussione va in questa giusta direzione, perciò trovo opportuno mettere in evidenza tale connessione. Voglio oggi, colleghi, evidenziarla e conclamarla in questa sede istituzionale, nell'esercizio delle nostre prerogative e delle nostre funzioni, perché favorire il rispetto dell'ambiente, la qualità e la sicurezza degli alimenti significa saper andare oltre, dimostrare la capacità di proclamazione in prospettiva. E sempre parlando di sovranità, si ripropone all'interno di questo Consiglio una seconda questione. Allora voglio domandare a voi: chi ha deciso che la nostra Assemblea legislativa, il Consiglio regionale della Sardegna, debba adempiere sempre ai suoi compiti comunque subordinando la sua azione agli indirizzi culturali e anche ideologici del Governo nazionale di turno? E poi, chi ha detto che non si possa invece eccepire, mettere in discussione, proporre ed elaborare, condividere o non condividere, e quindi difendere propri intendimenti e prerogative, se li si reputa convenienti, saggi e giustificati? E allora, il testo unificato non può forse rappresentare la traccia di una chiara direzione politica e di governo delle nostre risorse e dei nostri comparti produttivi? Tutto, badate bene, nell'ottica della sovranità alimentare, che è poi, più semplicemente, il diritto di tutti i popoli a decidere della propria politica agricola e alimentare, a fissare criteri di qualità degli alimenti adeguati alle preferenze e necessità della gente, a stabilire meccanismi di controllo di qualità degli alimenti in modo che seguano giuste regole ambientali, giuste regole sociali, sanitarie e fitosanitarie.
Voglio ricordarvi il vero e proprio disastro che ha causato ai serricoltori e agli orticoltori la famosa Tuta absoluta. E allora dico che la sovranità alimentare è un concetto e un metodo che favorisce anche un adeguato controllo della proliferazione di epidemie e malattie come quella che ho appena citato. E tale controllo deve saperlo favorire, garantendo nello stesso tempo la sicurezza e la non nocività degli alimenti, appoggiando pratiche agricole sostenibili e programmi di riforme agrarie che siano realmente utili alla Sardegna e non alle multinazionali, ai tanti speculatori, ai tanti sciacalli che hanno da sempre lucrato sulle nostre disgrazie!
Ma per noi Sardisti sovranità alimentare significa anche garantire l'accesso alle risorse produttive, riconoscendo e facendo valere i diritti giuridici e le consuetudini delle comunità sulle decisioni riguardo all'uso delle risorse locali e tradizionali, soprattutto precedentemente, quando non si è ancora goduto di quei privilegi giuridici. E ancora: garantire l'accesso equo alla terra, alle sementi, all'acqua, al credito e alle altre risorse produttive; lavorare sull'asse produzione-consumo, sviluppando sistemi agroalimentari sostenibili e in grado di favorire i consumi tramite i mercati locali e la diffusione dei prodotti a filiera corta e "a chilometri zero", concetto ben espresso in questo testo unificato.
Auspico che molto presto sia ulteriormente tutelato, anche attraverso la trasparenza dell'informazione e la garanzia dell'etichettatura chiara e precisa degli alimenti per il consumo umano e animale, il diritto dei consumatori e degli agricoltori di conoscere l'origine e i contenuti dei prodotti. Rimettere questi elementi al centro significa dare futuro alle persone, soprattutto a quelle persone che vivono realtà economiche e sociali colpite da un impoverimento crescente, come quello in particolare delle nostre zone interne.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Signor Presidente, la legge che ci apprestiamo a discutere è una legge per l'agricoltura, è una legge per i prodotti dell'agricoltura sarda, è una legge per gli agricoltori della nostra Isola. L'agricoltura è un settore in grandissima difficoltà, in un panorama in cui tutto il settore economico e produttivo della nostra Isola è ancor più in difficoltà; un settore che vive forse una delle crisi più difficili nella storia della nostra autonomia. Non possiamo neanche dire che sia un settore dove non si è speso nel corso di tantissimi anni; si è speso, forse anche molto, e si è prodotto poco. E forse ancora oggi si spende molto anche nel sostenere un'imponente struttura al servizio del settore agricolo. Si spende in contributi: negli ultimi anni oltre il 50 per cento del valore aggiunto, una percentuale elevatissima rispetto alla ricaduta e al ritorno di tale spesa. Se questo è, significa che noi non siamo solo di fronte al problema di quante risorse mettere a disposizione dell'agricoltura; è anche quello, ma non solo quello. Serve che agli agricoltori sardi arrivi una risposta anche di altra natura.
Questa è una legge che tenta di muoversi in questa direzione; è nata dalla collaborazione di tutte le forze politiche consiliari presenti nelle Commissioni agricoltura e industria e dalla collaborazione della Giunta regionale stessa. Certamente non risolve tutti i problemi, anzi ne lascia tantissimi ancora irrisolti, però affronta un tema assolutamente importante, ovvero il tema della valorizzazione e del consumo dei prodotti della nostra agricoltura, creando le condizioni per agevolarne la vendita e incoraggiarne il consumo. Certamente questo non è sufficiente, si creano però le condizioni affinché in Sardegna si inizi a fare sistema e il sistema dell'agricoltura venga vissuto come una parte importante che può contribuire a migliorare l'intero sistema economico. Le nostre produzioni devono diventare un'opportunità, non possono essere solo un problema. L'agricoltura non può non ricevere la necessaria attenzione da parte nostra, del Consiglio, della Giunta e delle istituzioni, però non può non prestarle attenzione anche l'intero sistema delle imprese, nonché l'opinione pubblica. Attorno a questo settore primario è necessario che la società sarda faccia squadra più di quanto non abbia fatto fino a oggi.
La vendita e il consumo dei prodotti agricoli rappresenta l'aspetto fondamentale; vendita, bisogna sempre aggiungere, a prezzi remunerativi. Non è un'affermazione secondaria, è anzi un'affermazione, secondo me, assolutamente fondamentale. I costi di produzione negli anni sono lievitati fino all'inverosimile; il costo della stessa manodopera, laddove, come in Sardegna, viene remunerata così come deve essere remunerata, è cresciuto enormemente negli anni. Ebbene alla crescita dei costi di produzione e della manodopera non è corrisposto un parallelo aumento dei prezzi di vendita. Questo ha portato le imprese agricole a essere tutte indistintamente, salvo rarissime eccezioni, in grandissima difficoltà. Certamente all'interno delle imprese agricole bisogna promuovere l'efficienza, la professionalità, l'attenzione alla qualità dei prodotti, però bisogna anche creare le condizioni affinché gli agricoltori intravedano una degna prospettiva per il frutto del loro lavoro e una certezza sullo sbocco commerciale dei loro prodotti.
Con questa legge si tenta di contribuire a migliorare le condizioni attuali - pessime - rispetto a questo aspetto. Certamente il lavoro nei campi, i colleghi lo sanno, è duro e pesante e in tantissime regioni, in parte anche nella nostra, molti non lo vogliono più fare. Però è anche vero che è un lavoro creativo, che può dare grandissime soddisfazioni. Che cos'è che spaventa oggi gli agricoltori? La durezza del loro lavoro, le difficoltà, gli inverni troppo rigidi? No, quello che spaventa oggi gli agricoltori è il fatto che manca una prospettiva e non ci sono le condizioni per uno sbocco dignitoso del loro lavoro. Nessuno può immaginare cosa significa per un agricoltore che ha realizzato dieci ettari di colture vedere che, alla fine, l'unica soluzione affinché una minima parte del prodotto ottenuto possa essere venduta è che la gran parte venga distrutta. E' un paradosso che da anni colpisce le nostre aziende agricole. Con questa legge, quindi, noi cerchiamo di dare risposta a questo aspetto fondamentale.
Stiamo anche andando - ne siamo sempre più consapevoli - verso un'agricoltura multifunzionale, il cui obiettivo non è solo il prodotto agricolo. L'attività agrituristica ne rappresenta, infatti, uno degli aspetti fondamentali. La Sardegna, dove l'agriturismo è un settore importantissimo, è una delle prime quattro regioni in Italia quanto a numero di aziende agrituristiche. Serve una razionalizzazione di questo settore e con questa legge si cerca di dare risposta anche a questo aspetto. Probabilmente non è una legge esaustiva, però cerca di eliminare quell'alone di imbroglio - passatemi il termine, seppur non consono a quest'Aula - di cui spesso viene ammantata l'attività agrituristica. Serve dare certezza di qualità anche in questo settore e allora promuovere nei mercati, nella ristorazione collettiva e negli agriturismi innanzitutto i prodotti delle nostre aziende agricole è, oltre che importante, doveroso; significa dare alla nostra agricoltura il segnale che vogliamo che sopravviva, che superi la gravissima emergenza in cui si sta dimenando. E noi, con questi articoli di legge, cerchiamo - con il contributo, ripeto, di tutti i commissari che hanno partecipato alla discussione - di dare risposte ad aspetti fondamentali. Si è cercato di evitare di introdurre norme che potessero cadere sotto le forche caudine delle norme comunitarie e quindi si è cercato di evitare che il desiderio del Consiglio regionale potesse, poi, non essere messo in pratica. Ci siamo posti il problema della tutela del consumatore, della promozione dei prodotti tipici e di qualità della nostra Isola; ci siamo posti il problema di affiancare al grande patrimonio di aziende agrituristiche e l'ancor più grande patrimonio dell'intero sistema delle imprese agricole, al fine di creare tra questi due patrimoni un legame inscindibile.
Sono certo che da questa legge potranno venire risultati positivi per il mondo dell'agricoltura e sono anche consapevole che non basterà approvarla, ma occorrerà farla diventare un patrimonio di costante utilizzo da parte delle imprese agricole e di coloro che vengono chiamati in causa: le amministrazioni locali, il sistema delle imprese della ristorazione, la grande impresa di vendita, la grande distribuzione organizzata. Serve che ciascuno, per quel che gli compete, dia le risposte a cui viene chiamato. E' una scommessa che questo Consiglio regionale, in maniera unitaria e con spirito di grande collaborazione, ha voluto mettere in piedi. Mi auguro che la legge riesca ad andare in porto e che la discussione che si farà in Aula, con la presentazione di eventuali emendamenti, possa contribuire a migliorarla. Sono convinto, comunque, che approvando questa legge e ponendo al centro della nostra attività il frutto del lavoro degli agricoltori stiamo rendendo un servizio non solo a loro, ma all'intera società sarda. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Rassu. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghi, bene ha fatto il collega Maninchedda a dare al suo intervento un taglio politico e chiaramente autonomistico. Questa è effettivamente una legge che avrebbe dovuto avere i suoi natali qualche decennio fa, perché si tratta principalmente di una legge autonomistica vera e identitaria, che avrebbe dovuto essere promulgata da questo Consiglio subito dopo l'entrata del nostro Paese nella Comunità europea, appunto per tutelare, almeno in parte, i nostri prodotti agricoli, o meglio, come ha giustamente precisato la Giunta, i nostri prodotti agroalimentari.
Due Commissioni consiliari, la quinta e la sesta, hanno operato all'unisono, con l'unanimità conclamata, concreta delle forze politiche in esse presenti, a dimostrazione che dall'unità di intenti può nascere qualcosa di buono. E qualcosa di buono è nato, proprio perché questa legge va in difesa dei nostri prodotti agroalimentari, va in difesa di una categoria, quella agropastorale, che da decenni subisce oltre all'inclemenza del tempo, l'inclemenza dei mercati e anche della Comunità europea. Quindi è una legge che dà sollievo, in qualche maniera, al settore agropastorale.
Avrei voluto sentir dire dal collega Planetta, che è piuttosto "sanguigno" nelle sue espressioni tipicamente sardiste, che questa legge è nata dall'unità, quindi fortza paris! Avrei voluto sentire questo, perché è dimostrato che in questo momento i sardi, di fronte a un'esigenza non più procrastinabile, hanno approvato all'unisono questa legge. Bando alla retorica, questa è una legge fortemente voluta dal Consiglio regionale e dal Governo regionale; è una legge fortemente voluta dal sistema economico della Sardegna, dal settore agricolo e pastorale sino al settore commerciale.
Le incentivazioni che la legge prevede e gli obblighi che impone danno un taglio netto. L'ho detto in Commissione, saremmo voluti essere anche più impositivi e costrittivi, quasi obbligando gli esercizi commerciali che possono usufruire delle agevolazioni previste dalle leggi regionali a utilizzare o vendere principalmente - dico principalmente perché non tutti gli alimenti sono prodotti in Sardegna - i nostri prodotti, cosa che fanno altre regioni e altre nazioni. Questo vuol dire tutelare e anche incentivare il sistema, vuol dire tutelare la nostra economia. Se è vero come è vero che la Sardegna ha le massime superfici coltivate con il sistema biologico in Europa, se è vero come è vero che i nostri prodotti dal punto di vista biologico sono all'avanguardia a livello europeo, se è vero come è vero che siamo stimati, almeno sotto questo aspetto, per la bontà e la salubrità dei nostri prodotti, questo è uno dei business che bisogna seguire. Questa legge sulla tracciabilità dei prodotti a corto raggio dà un forte impulso a questo riconoscimento e dà un forte impulso anche ai sardi affinché riconoscano una volta per tutte che i nostri prodotti sono uguali o anche migliori come qualità degli altri prodotti, che spesso sono made in China, perché non tarderemo, anzi probabilmente sono già sul mercato, ad avere magari salumi di puro suino sardo, però prodotti in Cina o chissà dove. Ecco, quindi, il perché dell'utilità, della necessità e dell'inderogabilità dell'approvazione di questa legge. Peraltro la legge incentiva, se non costringe, i comuni, gli esercizi commerciali nonché i titolari di aziende agrituristiche a intervenire in questo senso. Tanto è vero che i comuni hanno la possibilità di concedere il 30 per cento in più degli spazi destinati nei mercati civici ai produttori diretti, quindi agli agricoltori e allevatori che vendono direttamente i loro prodotti. Questa è un'incentivazione molto consistente per il settore. La legge prevede inoltre la possibilità che la Regione finanzi i comuni fino al 50 per cento della spesa per l'acquisto degli spazi negli esercizi commerciali di vicinato e nelle grandi e medie strutture di vendita che potranno e dovranno essere dedicati alla distribuzione dei prodotti che provengono direttamente dalle nostre campagne.
Io sono abbonato a una rivista agricola e la domenica, quando sono a casa, seguo "Linea verde", una di quelle trasmissioni che di tanto in tanto si occupano anche delle iniziative che vengono avviate in Sardegna, e devo dire che mi stupisce la veemenza, l'insistenza, la professionalità con cui molte volte vengono pubblicizzati determinati prodotti "continentali", prodotti che abbiamo anche noi. Ebbene, nonostante i nostri prodotti siano migliori, superiori e più garantiti, non riusciamo a inculcare nella mentalità del sardo che i nostri prodotti provengono dalle nostre campagne, sono coltivati dai nostri agricoltori e venduti a un prezzo spesso più competitivo.
Ecco, quindi, qual è il messaggio educativo di questa legge, oltre che il messaggio economico e sociale. Questa legge è una conquista per la Sardegna che, come ha ben detto il presidente Maninchedda, sarebbe dovuta arrivare qualche decennio fa e probabilmente oggi la nostra regione sarebbe in questo settore senz'altro meglio organizzata, ma c'è ancora tempo per intervenire ed è ciò che stiamo facendo. La nostra economia agropastorale necessita di questo tipo di interventi. Magari si potesse intervenire sui prezzi finali di vendita dei nostri prodotti al fine di dare un sostegno al settore agricolo per quanto riguarda il costo di produzione che attualmente deve sostenere e che non gli consente di competere con i sistemi continentali o europei, gravato com'è dal costo dei trasporti, dal costo del denaro, dai cosiddetti fattori che concorrono alla formazione del prezzo e dai costi di produzione che incidono notevolmente sulla nostra economia, principalmente sull'economia agropastorale, tanto che oggi questo settore è indebitato per oltre il 60 per cento della produzione lorda vendibile e quindi è difficile provvedere alla sua ristrutturazione finanziaria ed è quasi impossibile sostenerlo in determinate parti.
Credo che questa legge sia un messaggio chiaro e positivo che il Consiglio regionale della Sardegna oggi sta dando non solo al settore agropastorale, ma a tutta la Sardegna. Ben vengano altre iniziative di questo genere, iniziative che nascano dall'unità di intenti del Consiglio regionale, sempre badando all'interesse principale della nostra regione, perché ognuno di noi ha nel cuore la Sardegna, ognuno di noi, ne sono sicuro, avverte delle vibrazioni quando sente pronunciare la parola Sardegna o quando sente dire: "Siamo noi sardi che produciamo". Questo è un ideale che deve accompagnarci per tutta questa legislatura, badando prima all'interesse dei sardi, contro tutto e contro tutti, proprio nell'insegnamento del politico che ha commemorato stamane la presidente Lombardo, l'onorevole Pinuccio Serra, che quando è stato il momento non ha esitato ad andare contro i vertici del suo partito e dello Stato per difendere e tutelare la nostra Sardegna. Oggi più che mai il popolo sardo ha necessità di questo. Attraversiamo un periodo difficilissimo dal punto di vista economico, sociale, politico e storico. Non riusciamo a reggere sul mercato perché abbiamo una struttura economica debole. La Sardegna ha bisogno dei suoi uomini, e i suoi uomini siamo noi e tutti coloro a cui i sardi hanno conferito il mandato ad amministrare.
Questa legge è un primo passo che non può rimanere unico. Noi abbiamo il dovere principale di badare all'interesse economico e sociale della nostra Isola. Continuiamo su questa strada e questo Consiglio regionale avrà motivo di considerarsi veramente uno strumento autonomistico nelle mani dei sardi.
Giustamente l'onorevole Maninchedda ha parlato di unità di intenti, ecco perché ho citato poc'anzi il collega Planetta dicendo che nel suo discorso mancava il motto fortza paris che ha sempre unito noi sardi e che idealmente deve continuare a unirci, al di là di tutte le differenze interne ai Gruppi o tra un Gruppo e l'altro, senza mai dimenticare l'obiettivo. E l'obiettivo è la tutela del lavoro, la tutela della nostra economia, ma principalmente della nostra identità che, non dimentichiamolo, è fondamentalmente un'identità agricola e pastorale, dalla quale discende la nostra storia, la nostra cultura e questo stesso Consiglio della Regione autonoma della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Uras.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Dedoni risulta presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 56 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Ben Amara - Biaancareddu - Bruno - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Obinu - Oppi - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo procedere con i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' stato detto che questa legge la si sarebbe dovuta approvare qualche decennio fa. Non lo si è fatto, in ogni caso lo facciamo oggi e con piena convinzione, direi quasi all'unanimità, così come all'unanimità si sono espressi i componenti delle Commissioni che hanno istruito questo testo di legge. E questo è comprensibile dal momento che discutiamo una legge che punta alla valorizzazione dei prodotti agroalimentari, consapevoli del fatto che larga parte di noi proviene da una società di forte tradizione agricola e pastorale, e aggiungerei anche marinara, per rispettare la città e il luogo da cui provengo. Lo dico anche per recuperare un concetto, quello della valorizzazione dei prodotti ittici, che va tenuto presente in momenti come questi.
Prima di entrare nel merito della legge, credo che dobbiamo affermare intanto un principio che è, come dire, nell'aria, e cioè che cibo buono e genuino, prodotti agroalimentari genuini e di stagione significano salute. Di questo credo siamo tutti convinti ed è un aspetto che tutti cerchiamo di curare, anche in momenti difficili dal punto di vista economico come quello che stiamo vivendo. L'altro dato che bisogna evidenziare, come tutti ben sappiamo e per primo l'assessore Prato, è che non siamo autosufficienti. E' un dato che emerge soprattutto dalle indagini statistiche che vengono fatte: la Sardegna non è autosufficiente in termini di produzione agroalimentare. Larga parte dei prodotti che vengono consumati dai sardi sono di importazione. La cosa a volte porta ad assumere atteggiamenti quasi scandalistici, però è un dato di fatto. Probabilmente la crisi complessiva dell'agricoltura e del sistema agropastorale in generale, all'interno del quale inseriamo anche il settore frutticolo, ci mette in una condizione di sofferenza rispetto a quello che è il fabbisogno della popolazione sarda residente e del largo movimento turistico momentaneamente presente nella nostra regione.
PRESIDENTE. Colleghi, vorrei pregarvi di consentire all'onorevole Sechi di svolgere tranquillamente il suo intervento.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). La legge punta soprattutto a difendere la qualità del prodotto agroalimentare ed è per questo che, anche se è arrivata in Aula in ritardo, sarà licenziata, mi auguro, con il consenso di tutti e comunque potrà essere migliorata e soprattutto puntualizzata attraverso altri interventi che puntino alla valorizzazione del prodotto locale, che vuol dire anche ritorno economico per i nostri produttori e le nostre aziende, cosa che probabilmente andrebbe promossa anche in altri settori. Per esempio si è parlato dell'incentivazione del consumo dei prodotti agroalimentari sardi, ma lo stesso discorso lo possiamo fare, per esempio, per tutti i prodotti dell'edilizia che gli enti locali e la Regione dovrebbero preoccuparsi di tutelare e valorizzare nella realizzazione delle opere pubbliche, a iniziare dai prodotti di cava. Le nostre città incominciano a essere addobbate, pavimentate, lastricate con una quantità di materiali che vengono persino dalla lontana Cina, di qualità decisamente scadente rispetto ai prodotti delle nostre cave. Ma questo è un tema che ci porterebbe lontano e ci farebbe abbandonare un discorso che invece è più puntuale in un momento come questo, che mette al centro la qualità dei prodotti e la salute del cittadino e soprattutto la qualità dell'offerta nei confronti del settore turistico e della ristorazione.
Altro dato che è bene ricordare è che il via vai quotidiano dei traghetti che arrivano dal continente con a bordo mezzi che trasportano prodotti agroalimentari provenienti dal Nord Italia e in particolare dalla Romagna, è il segnale che c'è una lacuna nell'offerta complessiva del mondo della ristorazione in primo luogo e persino - come ha ricordato il collega Lotto - del settore agrituristico, che dovrebbe essere il primo a valorizzare ed esaltare la qualità dei prodotti delle piccole aziende sarde.
L'altro discorso, quindi, è rivolto ai settori della ristorazione e alberghiero, nei confronti dei quali vanno attivate iniziative finalizzate a stimolare l'offerta di prodotti locali e probabilmente a ridurre la forbice tra la ricaduta economica nel mondo della produzione, che è sempre più in sofferenza, e la ricaduta economica nel mondo del commercio in generale, per il quale il beneficio della vendita di un prodotto è sempre più alto e vantaggioso, tant'è che i commercianti sono quelli che dettano la politica dei prezzi, ovvero è il settore commerciale che impone il prezzo dei prodotti ortofrutticoli e agroalimentari della Sardegna.
Il settore della ristorazione svolge, quindi, un ruolo importante, occorre però che ci sia un intervento pubblico, perché le istituzioni non possono, come dire, confidare sul buon senso e la buona volontà dei ristoratori. Non aspettiamoci questo, perché la logica dell'industria turistico-alberghiera è oggi volta a ricavare il massimo profitto. Questo è un dato di fatto, togliamoci dalla testa che ci possa essere da parte degli operatori di questo settore un atteggiamento di attenzione, anche in termini di qualità e quindi di ritorno di immagine per le proprie aziende, se non ci sono norme che in qualche modo li vincolino a difendere i nostri prodotti.
Un ruolo importante ce l'ha la ristorazione, ma un ruolo altrettanto importante ce l'ha la scuola. Badate, io insisto su quello che può essere fatto all'interno del mondo della scuola per la valorizzazione dei prodotti locali, in primo luogo attraverso un discorso che deve puntare alla valorizzazione dei prodotti stagionali, senza la quale non ci può essere fragranza e qualità nel prodotto che si consuma. Questo è un aspetto fondamentale anche per la qualità medio alta dell'offerta che la Sardegna propone nei settori dell'ospitalità e della ristorazione. Altrettanto può essere fatto attraverso l'impegno delle istituzioni pubbliche per promuovere il consumo dei prodotti dell'agroalimentare sardo nelle mense, a iniziare dalle mense scolastiche e da quelle ospedaliere.
Abbiamo esempi oggi molto importanti e significativi soprattutto nel Piemonte, in particolare nell'astigiano, dove le mense ospedaliere consumano solo ed esclusivamente prodotti "a chilometri zero". Torno a dire che, a parte la qualità degli interventi di tipo medico-sanitario, a sostegno di un più celere recupero dei malati ricoverati presso le strutture sanitarie c'è anche un'alimentazione di qualità, che comporta inoltre un risparmio, perché la riduzione delle giornate di ricovero determina una riduzione della spesa sanitaria, con doppio vantaggio per gli uni e per le altre.
L'altro discorso che va fatto sulla stagionalità, mi preme sottolinearlo, riguarda l'utilizzo delle materie prime, perché credo che non sfugga a nessuno, oggi, per esempio il fatto che per la produzione delle specialità di pane tipicamente sardo non sempre si utilizzano materie prime di produzione nostrana. Le farine che vengono utilizzate in Sardegna per la produzione del pane e delle paste in generale non sempre sono prodotte in Sardegna. Potrei fare questo discorso per mille altri prodotti, per esempio per un prodotto simbolo della Sardegna, il torrone, che dovrebbe essere fatto prevalentemente, anzi direi esclusivamente, con miele e mandorle sarde, eppure sappiamo che la gran parte delle materie prime utilizzate nella produzione del torrone sardo viene dal Canada, dall'Australia e da altri Paesi extraeuropei. Anche questo è un discorso che va fatto a tutela e garanzia dei nostri prodotti. Lo sottolineo perché, badate, questa legge, raccolto il consenso unanime, poteva essere approvata senza discussione. Credo, però, che sia doveroso e corretto da parte nostra evidenziare gli aspetti che sono da riprendere per approfondire il discorso nel prosieguo.
Allo stesso modo deve essere affrontato anche il discorso delle varietà sarde, considerata l'invasione dei mercati da parte di ibridi o varietà continentali o extraeuropee. Nel settore ortofrutticolo, così come in quello dell'allevamento, va fatta una campagna seria, puntuale e determinata per il recupero delle varietà sarde, perché l'offerta del prodotto di varietà sarda è sicuramente più accattivante nei confronti di chi consuma in loco, ma anche nei confronti dei turisti.
Un altro aspetto che mi preme sottolineare per quanto riguarda la valorizzazione dei prodotti locali riguarda i punti vendita. Purtroppo in questi anni si è fatta la scelta di cancellare quasi in toto le piccole attività commerciali e di rivendita a favore della grande distribuzione. La grande distribuzione segue altre strade, ciò non toglie che anch'essa a volte dedichi attenzione ai prodotti locali, però è più complicato. Per esempio è importante che vi sia attenzione da parte dei comuni a favore della vendita nei mercati civici di prodotti locali, che può assolvere alla doppia funzione di calmierare i prezzi e garantire la qualità organolettica, la genuinità e la stagionalità del prodotto, perché la piccola distribuzione non può utilizzare i sistemi di conservazione della grande distribuzione e quindi garantisce la fragranza e la freschezza del prodotto che mette in circolazione.
Quindi occorre approntare e pubblicizzare appositi punti di riferimento per la vendita della frutta, della verdura e delle carni locali. Qualche esempio si incomincia a intravedere nella vendita del pane, della pasta, dei dolci e anche del pesce. Badate che oggi la qualità del pescato la si garantisce solo attraverso la tutela della piccola pesca. E' dimostrato che l'invasione nei nostri mercati di pesci dell'Atlantico, che non hanno sempre la qualità, la freschezza, la fragranza, la genuinità del prodotto pescato nel Mediterraneo, va contrastata attraverso gli incentivi alla piccola pesca, sulla quale mi concedo una parentesi per fare un appello: assessore Prato, ricordi che in questo momento la piccola pesca sta subendo il fermo biologico e le condizioni climatiche avverse hanno da oltre quaranta giorni impedito a chi pratica la piccola pesca di uscire in barca. Teniamolo presente, per evitare di attuare un fermo biologico anche in primavera, quando magari le condizioni climatiche potrebbero consentire a un settore in difficoltà di riprendersi con il ritorno in mare dei pescatori e il riavvio della loro unica o primaria attività.
Un discorso andrebbe fatto sulla esaltazione e valorizzazione dei prodotti di qualità. Penso al settore della produzione del vino, che è riuscito comunque a difendersi, mentre il settore oleario ancora stenta, non riesce a far raggiungere all'olio d'oliva sardo il prezzo che per la sua alta qualità potrebbe rivendicare. Probabilmente questo settore va sostenuto, va adeguatamente pubblicizzato perché possa trovare nel mercato italiano ed europeo un'attenzione maggiore.
Su questi aspetti possiamo sicuramente fare discorsi più puntuali; sono aspetti che probabilmente vanno oltre il testo di legge che è oggi in discussione, ma è bene tenerli presenti soprattutto nell'interesse di un comparto che è in crisi da troppi anni e che occorre sostenere per avviarne la ripresa economica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, credo che il testo di legge unificato che oggi abbiamo in esame sia un buon testo, sia perché sancisce all'interno dell'Aula e delle Commissioni un clima positivo per la discussione di un progetto di legge, sia perché entra nel merito di una problematica che è importante per la nostra Isola e che non può essere limitata allo stretto sostegno delle produzioni alimentari e agricole della nostra terra, ma sicuramente va inquadrata in un contesto più ampio.
E il contesto più ampio in cui noi Riformatori crediamo debba essere inquadrata questa problematica è il contesto del valore aggiunto che noi vorremmo venisse dato a tutto ciò che è prodotto in Sardegna. Cioè noi pensiamo, fondamentalmente, che una delle strategie più importanti per il rilancio dell'economia della nostra terra passi attraverso la caratterizzazione della Sardegna e dei suoi prodotti. Siamo convinti che se non c'è una forte identità della Sardegna, e quindi di tutto ciò che viene prodotto in Sardegna, è difficilissimo che la nostra regione possa conquistare i mercati. Perché? Perché sappiamo perfettamente che i nostri prodotti agricoli spesso hanno costi di produzione superiori a quelli di prodotti similari provenienti da altre regioni italiane e sappiamo altrettanto bene che il discorso non vale soltanto per le produzioni agricole, ma vale per molte altre nostre produzioni. Siamo perciò convinti che il modo migliore per poter vendere la nostra produzione all'estero o comunque nei mercati nazionali fuori dai confini della Sardegna sia quello di rendere riconoscibile l'immagine della Sardegna, di renderla identificabile con la qualità dei suoi prodotti. Per cui sia la nostra offerta turistica sia la nostra offerta agricola, artigianale e delle produzioni di nicchia che stiamo in tutti i modi tentando di incrementare possono essere vendute in quanto sono caratterizzate dal generale marchio di qualità che questa terra riesce a garantire a tutto ciò che a essa è legato.
E' evidente che se il ragionamento è questo la prima cosa che dobbiamo fare è crederci noi stessi, cioè dimostrare quando utilizziamo il mercato di consumo interno che siamo convinti di questo, perché è difficile convincere i giapponesi o gli svedesi a consumare olio sardo se poi l'olio sardo, per motivi spesso legati alla produzione, alle difficoltà della distribuzione e al sottodimensionamento delle nostre aziende, non viene consumato nel mercato sardo.
Io direi che questa proposta di legge è addirittura tardiva rispetto a esigenze che abbiamo sempre riconosciuto e ritenuto prioritarie. Il ragionamento che ho fatto è, quindi, sicuramente utile e noi Riformatori diamo a questa nostra legge l'assenso più ampio possibile dal punto di vista del principio e siamo anzi convinti che lo stesso ragionamento valga in altri settori della produzione isolana. Abbiamo dei dubbi su alcuni aspetti della legge e li abbiamo esternati attraverso una serie di emendamenti che abbiamo presentato e stiamo tuttora presentando esclusivamente con l'idea di ragionarci su insieme all'intero Consiglio, perché questo è lo spirito con cui la legge è arrivata in Aula. Sono emendamenti che noi poniamo alla riflessione del Consiglio regionale per cercare di capire se la strada che il testo della legge propone è la più funzionale rispetto agli obiettivi che si intendono raggiungere. Ad esempio, è sicuramente importante soppesare con attenzione l'intervento che viene fatto nel settore agrituristico. E' stato detto da diversi colleghi che sono intervenuti prima di me, che il settore degli agriturismi, come tutti i settori microeconomici che in tutte le maniere stiamo cercando di promuovere in Sardegna, è un settore delicato. Perché? Perché da un lato è una ciambella di salvataggio per la produzione, ma dall'altro lato è anche un elemento di concorrenza a forme più strutturate di commercio. Non possiamo negare, è stato detto prima di me da altri colleghi, che qualche volta si ha la sensazione che gli agriturismi esercitino un ruolo che non è esattamente quello proprio. L'agriturismo, infatti, dovrebbe promuovere il consumo di prodotti di produzione propria. Esiste una legge che impone alle aziende agrituristiche di consumare una parte certificata di prodotti che vengono direttamente forniti dalle aziende stesse e consente loro soltanto per una quota parte modesta e residuale di approvvigionarsi all'esterno. Siamo sicuri che effettivamente tutti i bonus di cui oggi godono gli agriturismi siano puntualmente soddisfatti dalla certificazione che effettivamente al loro interno viene consumato ciò che è prodotto nell'azienda agricola per la quota parte disposta dalla legge? Perché se questo fosse forse non avremmo nessun particolare problema a dire, così come diciamo nella legge, che consentiamo all'agriturismo di passare dalla previsione di 80 coperti quotidiani, che sono quelli che consentono l'esercizio dell'attività giornaliera, alla previsione di 1.800 coperti mensili. Una previsione che però rischia di snaturare l'attività agrituristica, la quale anziché esercitare la propria funzione d'accoglienza quotidiana finisce col diventare una sorta di concorrente per i grandi eventi della ristorazione comune. Infatti i 1.800 coperti che noi consentiremmo attraverso la nuova lettura della legge potrebbero essere spalmati su due, tre o quattro giornate in cui, di fatto, non si fa più accoglienza aziendale con i prodotti che vengono forniti dall'azienda, ma si fa una concorrenza fuori mercato, favorita da leggi che esistono soltanto per gli agriturismi, alla ristorazione tradizionale. Quindi fermiamoci un attimo per comprendere. Probabilmente, assessore Prato, sarebbe utile comprendere se l'ulteriore norma, che dice che i prodotti che possono essere acquistati all'esterno devono essere comunque acquistati all'interno di un circuito certificato, riguarda soltanto la parte che noi sappiamo può essere oggi acquisita dagli agriturismi fuori da quella quota che invece deve essere prodotta all'interno dell'azienda. Se riguarda soltanto la quota eccedente ovviamente va tutto bene, se invece fosse una sorta di autorizzazione all'agriturismo ad acquistare dal circuito certificato anche quella quota parte che invece è obbligatorio per legge che venga prodotta in azienda ovviamente ci sarebbe qualche perplessità aggiuntiva. Mi sembra di capire che invece la norma si configuri esclusivamente per la quota parte che già oggi la legge dispone che possa essere acquisita all'esterno.
Un altro problema che vorremmo sollevare, perché se ne faccia oggetto di discussione, non perché si snaturi il testo di legge, riguarda la promozione dell'offerta di prodotti agricoli attraverso il riutilizzo e l'allargamento degli spazi disponibili all'interno degli esercizi di vendita, cosa che in linea di principio è ovviamente condivisibile, ma che va a incidere sulle norme che riguardano le autorizzazioni commerciali per le medie e grandi strutture di vendita. Autorizzazioni che oggi sono, come tutti ben sappiamo, contingentate per problematiche complessive che riguardano la concorrenza nel settore del commercio e che, quindi, assecondano in qualche misura la scelta che la Regione ha comunque effettuato di difendere anche il piccolo commercio e la piccola attività commerciale. In questo caso andremmo a incidere comunque sulle superfici di vendita delle medie e grandi strutture. Allora ragioniamo un attimo su quali possano essere gli effetti collaterali di questa nostra azione, che rischia di determinare conseguenze sui problemi del commercio. Forse sarebbe opportuno introdurre un'autorizzazione che anziché essere delegata direttamente alla Regione fosse delegata al comune, che è probabilmente l'istituto più vicino alla situazione locale e più in grado di cogliere eventuali sofferenze che potrebbero determinarsi nel piccolo commercio nel tentativo di favorire la distribuzione e l'acquisto di prodotti regionali.
L'ultima considerazione la voglio fare sull'articolo 8, e cioè sulla promozione della libertà dell'offerta e l'istituzione dell'Osservatorio regionale della concorrenza. Credo che non ci sia in questa Regione il problema di dover creare istituzioni aggiuntive rispetto a quelle che già esistono. Credo che i compiti dell'Osservatorio regionale della concorrenza, che sono affidati peraltro dalla legge istitutiva, possano essere tranquillamente svolti nell'ambito della struttura dell'Assessorato, magari anche attraverso la creazione di un'unità che si occupa di seguire specificamente il problema. Mi sembra che rischiamo di dotarci dell'ennesimo carrozzone non funzionante prevedendo un organismo eletto dal Consiglio regionale - e noi sappiamo bene quali sono le difficoltà di tutte le elezioni che passano attraverso l'espressione del Consiglio regionale - e composto da tre rappresentanti particolarmente esperti nell'ambito del settore delle produzioni alimentari. Sappiamo bene quanto la lista degli esperti di evidenza pubblica prevista nell'articolo 8 sia difficile da realizzare. Se vogliamo far funzionare un Osservatorio della concorrenza forse è meglio ribadire che questi compiti sono già in capo a una struttura regionale, che può dotarsi eventualmente di una figura, di un ufficio, di un'attività responsabile di questo controllo, senza dover istituire una nuova commissione, un nuovo osservatorio, un nuovo carrozzone con gettoni di presenza, secondo la legge e così via, di cui oggi francamente non si sente il bisogno.
Pertanto noi Riformatori proporremo, se il Consiglio è d'accordo, l'abolizione dell'articolo 8 e il mantenimento dei compiti di controllo all'interno delle istituzioni regionali a tal fine preposte. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente, intanto prima di entrare brevissimamente nel merito della proposta di legge, così come ha fatto il relatore in apertura, credo che si debba sottolineare il valore del lavoro che è stato fatto dalle Commissioni quinta e sesta e anche il significato che noi diamo a questa legge. L'onorevole Maninchedda ha parlato di intesa politica. Io credo che il dialogo, il confronto di cui si parla anche in questo momento politico parta sempre da proposte alternative. In questo caso parte da tre proposte di legge che probabilmente avevano un unico obiettivo e dalle quali, con il lavoro svolto in Commissione, mettendo al centro gli interessi della Sardegna, è derivato il testo di legge unificato che stiamo adesso discutendo. Questo per dire che, secondo noi, non servono gli inciuci, neanche gli "inciuci positivi" di cui ha parlato il presidente Cappellacci a Capodanno. Servono invece proposte, anche quelle di un'opposizione che si confronta con la maggioranza e ricerca sempre il bene dei sardi e della Sardegna, come stiamo tentando di fare noi in questo caso.
Affrontiamo oggi il tema dell'agricoltura ed era all'ordine del giorno una mozione sulla crisi del comparto agrozootecnico, che sarà discussa nei prossimi giorni; temi drammatici, unitamente alla crisi dell'industria e dei servizi. L'agricoltura presenta oggi sicuramente aspetti che ci parlano di una crisi profonda e allora credo che partire non da una discussione sulla crisi dell'agricoltura, ma da una proposta concreta, come quella che oggi ci accingiamo ad approvare, sia un bene, perché indica già una possibilità di soluzione.
Accanto alla drammatica crisi dell'industria, ai problemi dei lavoratori della Vinyls, di cui si parla in questi giorni (entro oggi dobbiamo risolvere il problema di dieci lavoratori a contratto a termine che devono necessariamente essere confermati, quindi bisogna fare pressione sul Ministero dello sviluppo economico perché dia indicazioni in tal senso ai commissari), ai problemi drammatici dei lavoratori dell'ALCOA, che non possiamo liquidare semplicemente parlando delle responsabilità da attribuire alla multinazionale, vi sono i problemi dell'agricoltura, quelli pressanti, legati alle aste delle aziende agricole coinvolte nella legge regionale numero 44 del 1988. Dobbiamo cercare di dare esecutività, per esempio, all'ordine del giorno che è stato approvato al Senato, e quindi mettere nuovamente a lavoro la Commissione a suo tempo istituita dal Parlamento, insomma dobbiamo cercare di dare risposte concrete. Su questo credo che l'assessore Prato ci potrà dare delle risposte, ma entreremo nel merito di questi argomenti durante la discussione della mozione che ho richiamato.
La legge che invece discutiamo oggi, che ha incontrato il parere unanime delle due Commissioni, si inserisce nell'ambito di un progetto più ampio, che da tempo anche il Partito Democratico cerca di porre all'attenzione della politica regionale e sul quale dobbiamo continuare a lavorare e a insistere. Mi riferisco a un progetto che valorizzi la vocazione della Sardegna, le potenzialità della Sardegna, la qualità organolettica, la specificità, la tipicità di origine delle sue produzioni; dobbiamo mettere a frutto quello che è un vero e proprio patrimonio agroalimentare. Esistono, è stato già detto in questo dibattito, punti di eccellenza riconosciuti, pensiamo all'olio, al vino, all'allevamento, all'ortofrutta, e tuttavia ci scontriamo con un modello che non è il nostro, un modello di globalizzazione, un modello di industria alimentare nel quale la grande distribuzione la fa da padrona. Questo modello continua a pesare sulle scelte commerciali, sulla stessa impostazione commerciale che punta al consumo di prodotti omologati, a discapito probabilmente della qualità. Questa legge, quindi, è quanto mai opportuna e rilevante, perché si inserisce nell'ambito di attività come la ristorazione collettiva, l'agriturismo, il turismo rurale, e incentiva l'incremento dell'offerta di prodotti agricoli sardi da parte del settore della distribuzione e della ristorazione, agevola nell'interesse dei consumatori l'informazione sull'origine e la specificità dei prodotti agricoli regionali, favorisce l'incremento della vendita diretta dei prodotti agricoli regionali da parte degli stessi imprenditori agricoli e, non ultimo aspetto, promuove il consumo di alimenti privi di OGM. E' una legge che finalmente valorizza la specificità sarda, che è una ricchezza, dal punto di vista biologico, del nostro saper fare, della nostra cultura, della nostra offerta turistica. Si parla tanto di "turismi" e quindi anche del turismo enogastronomico.
Questa legge si inserisce bene in quelle che sono ormai chiaramente le priorità dell'agricoltura di qualità: la sostenibilità ambientale, il mantenimento delle culture rurali, cibi sani, sviluppo di identità distintive. I sapori, dicevamo, sono una ricchezza unica della nostra terra. Il settore del vino ha già mostrato che vi sono in Sardegna esempi di produzioni di qualità; il comparto enologico sardo è un modello per l'intero settore agricolo. L'enologia varietale è già un grande patrimonio della Sardegna; i vini basati sulle varietà autoctone presenti in Sardegna da secoli sono la nostra risposta all'omologazione del gusto anche dei grandi vitigni internazionali. Altrettanto possiamo dire, anche se con caratteristiche diverse, dell'olio extravergine d'oliva di alta qualità, dell'allevamento, dell'ortofrutta e delle moltissime aziende in grado di puntare sulle produzioni territoriali e di grande qualità. Con questa legge dobbiamo anche fare in modo che le nostre aziende, anche quelle piccole e medie, riescano ad affrancarsi da una logica che le vede in competizione e perdenti rispetto al modello di agricoltura intensiva. E' nota la debolezza della commercializzazione dei prodotti sardi: l'80 per cento di ciò che arriva nei nostri mercati, come tutti sappiamo, proviene dall'esterno. Importiamo l'80 per cento di frutta e verdura, il 65 per cento delle carni, 100 mila quintali di olio d'oliva, 100 mila quintali di formaggi freschi, circa 3 milioni di quintali di mangimi e foraggi. E allora dobbiamo necessariamente, con gli strumenti legislativi che abbiamo a disposizione, tentare di correggere il tiro. Contemporaneamente è nostro dovere aiutare la crescita dei consumatori, far loro apprezzare le colture territoriali, imprimere una svolta nella formazione di una nuova cultura alimentare, a cominciare proprio da un'attività di sensibilizzazione scolastica, fino a dar vita a iniziative che forse possiamo prevedere maggiormente anche con qualche emendamento al testo di legge sulla base di azioni precise di comunicazione sui media, sulla base di azioni legate al mondo dell'associazionismo giovanile. Dobbiamo certamente intervenire, come fa il testo che discutiamo, per rinsaldare i legami fra il settore agricolo e quello gastronomico; dobbiamo favorire una nuova ruralità guidata da tante piccole aziende autosufficienti.
In questo senso l'obiettivo di questa legge non può che essere anche quello di favorire il ritorno alla campagna dei giovani, e anche dei meno giovani, attraverso forme di riconversione lavorativa e contemporaneamente lavorare al recupero della qualità del nostro paesaggio, un elemento basilare per lo sviluppo di un turismo rurale e professionale funzionale a un'agricoltura di qualità.
Credo che quello in discussione sia un buon testo di legge. Possiamo tuttavia migliorarlo e a tal fine abbiamo predisposto degli emendamenti che vorremmo condividere con voi per arrivare ad approvare una legge che possa, con le competenze legislative che abbiamo, alimentare un settore agricolo oggi in forte crisi e consentirgli di rilanciare una produzione che sicuramente rafforza l'origine e la specificità della nostra terra.
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30.
La seduta è tolta alle ore 13 e 57.