Seduta n.101 del 24/02/2010
CI Seduta
Mercoledì 24 febbraio 2010
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
del Vicepresidente CUCCA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 01.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 1° febbraio 2010 (94), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pietro Fois, Gavino Manca, Marco Meloni e Paolo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 24 febbraio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Locci - Diana Mario - Peru - Rassu - Greco - Rodin - Campus - De Francisci - Sanna Matteo - Piras - Randazzo - Tocco - Pittalis - Petrini - Bardanzellu - Floris Rosanna - Lai - Gallus - Stochino - Zedda Alessandra - Cherchi - Contu Mariano Ignazio - Murgioni - Pitea - Sanna Paolo Terzo - Amadu - Sanjust: "Norme urbanistiche per l'installazione di impianti eolici e fotovoltaici sul territorio regionale. Disciplina della produzione di energia da fonti rinnovabili". (114)
(Pervenuta il 10 febbraio 2010 e assegnata alla quinta e alla sesta Commissione).
Lotto - Bruno - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Agus - Barracciu - Caria - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Soru: "Norme sulla promozione dell'utilizzo delle fonti di energia rinnovabili nel settore agricolo e agroalimentare". (115)
(Pervenuta il 10 febbraio 2010 e assegnata alla quinta Commissione).
Pittalis - Diana Mario - De Francisci - Amadu - Cherchi - Contu Mariano Ignazio - Gallus - Greco - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Piras - Rodin - Sanna Matteo - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra: "Interventi a favore della famiglia". (116)
(Pervenuta il 17 febbraio 2010 e assegnata alla settima Commissione).
Milia - Capelli - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Oppi - Steri: "Istituto regionale sardo per il cavallo". (117)
(Pervenuta il 19 febbraio 2010 e assegnata alla quinta Commissione).
De Francisci - Diana Mario: "Disciplina delle associazioni di promozione sociale". (118)
(Pervenuta il 19 febbraio 2010 e assegnata alla settima Commissione).
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Bruno - Lotto - Manca - Meloni Valerio sul ripristino, con le necessarie garanzie di sicurezza, confort e puntualità, della linea ferroviaria Sassari-Alghero". (212)
(Risposta scritta in data 10 febbraio 2010.)
"Interrogazione Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Uras sulle modalità di affidamento degli incarichi di docenza a collaboratori esterni per attività corsuali a diretta gestione regionale". (127)
(Risposta scritta in data 11 febbraio 2010.)
"Interrogazione Cuccureddu - Floris Mario - Mulas sulla necessità di inserire la Sardegna fra le sedi abilitate per sostenere l'esame per l'ottenimento della certificazione delle competenze della gente di mare in materia di primo soccorso sanitario e di assistenza medica a bordo di navi mercantili, decreto ministeriale 25 agosto 1997 e successive modificazioni (G.U. n. 215 del 15 settembre 1997)". (160)
(Risposta scritta in data 19 febbraio 2010.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
MARIANI, Segretario:
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sulla chiusura dell'unico ambulatorio nel quartiere San Michele di Cagliari". (231)
"Interrogazione Rassu - Campus - Artizzu - Bardanzellu - Floris Rosanna - Ladu - Petrini - Pitea - Randazzo - Sanna Paolo Terzo - Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata assegnazione all'Università di Sassari da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR), dei contratti per l'anno accademico 2009-2010 per le scuole di specializzazione medica". (232)
"Interrogazione Cuccureddu, con richiesta di risposta scritta, sugli interventi atti alla lotta contro il parassita delle palme Rhynchophorus ferrugineus (punteruolo rosso)". (233)
"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, sul mancato accoglimento della richiesta di formazione degli operatori socio-sanitari nella Provincia del Medio Campidano". (234)
"Interrogazione Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sull'adozione del decreto n. 345/DecA/9 del 4 febbraio 2010 a firma dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale, Andrea Prato, riguardante l'estensione del numero massimo di ricci prelevabili dai pescatori sportivi di Alghero nelle acque del mare territoriale prospicienti il Comune di Alghero". (235)
"Interrogazione Planetta - Sanna Giacomo, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata attivazione del "Piano PET" della Sardegna, approvato nella legislatura 1999-2004, che prevedeva la dotazione di un tomografo PET/TC con un ciclotrone all'Azienda ospedaliera universitaria di Sassari". (236)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sui criteri per l'ammissione ai corsi regionali di formazione professionale". (237)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sull'interruzione dell'applicazione della continuità territoriale agli emigrati sardi". (238)
"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sulle procedure per la richiesta di insegnamento della lingua sarda nelle scuole primaria e secondaria di primo grado". (239)
"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sull'opportunità di valutare la vendita, agli attuali concessionari, degli immobili nel Comune di Golfo Aranci, via dei Caduti, trasferiti, con elenco n. 102 del 2008, in proprietà alla Regione Sardegna". (240)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla notizia di assunzioni nominative all'Azienda mista di Sassari". (241)
"Interrogazione Bruno - Espa - Diana Giampaolo - Cocco Pietro - Cuccu - Meloni Marco - Meloni Valerio - Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sulle criticità del programma Master and back relativamente ai percorsi di rientro". (242)
"Interrogazione Gallus, con richiesta di risposta scritta, sulla messa in sicurezza della Strada statale n. 131 all'altezza dei km 112-113". (243)
"Interrogazione Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sulla richiesta d'incontro inoltrata dal tavolo di crisi della Provincia di Oristano". (244)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
MARIANI, Segretario:
"Interpellanza Uras - Sechi - Zedda Massimo sul blocco delle procedure per l'attivazione da parte di amministrazioni locali, d'intesa con l'Agenzia regionale del lavoro, di tirocini formativi e di orientamento con borsa". (70/C-6-8)
"Interpellanza Cocco Daniele Secondo sulla legge regionale n. 29 del 1998 (Tutela e valorizzazione dei centri storici), annualità 2008, bando Biddas - Invito a presentare proposte di programmi di valorizzazione dell'edificato storico della Sardegna". (71/C-4)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
MARIANI, Segretario:
"Mozione Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu in merito alla cancellazione del Piano per la riorganizzazione degli uffici regionali con sede in Cagliari e alla previsione di acquisto di nuovi immobili, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (38)
"Mozione Zedda Alessandra - Diana Mario - Contu Mariano Ignazio - Piras - Sanna Matteo - Stochino - De Francisci - Tocco - Pittalis - Peru sugli uffici di tutela del paesaggio degli enti locali". (39)
"Mozione Artizzu - Bardanzellu - Campus - Floris Rosanna - Ladu - Petrini - Pitea - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Tocco - Zedda Alessandra - Piras - Stochino - Sanna Matteo - Cherchi - Gallus - Murgioni - Sanna Giacomo - Dedoni - Floris Mario - Cuccureddu - Mulas - Mula - Amadu - Meloni Francesco - Vargiu - Planetta - Solinas Christian - Ben Amara - Sabatini - Manca - Cucca - Rodin sulla predisposizione, nel corrente mese di febbraio 2010, della caccia in regime di deroga". (40)
"Mozione Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Mula - Locci sulle ricadute ambientali e le limitazioni in ordine alle prospettive di sviluppo turistico dell'area del Golfo di Palmas, sito di approdo e del terminale a terra del gasdotto Algeria-Sardegna-Italia (Galsi)". (41)
PRESIDENTE. Poiché non è presente la Giunta, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 11, viene ripresa alle ore 10 e 16.)
del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (17)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 17.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo, Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di adottare misure straordinarie per avviare il superamento della drammatica crisi del comparto agro-zootecnico sardo, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALEPRESO ATTO della drammatica crisi che interessa tutte le aziende agro-pastorali isolane distribuite nella totalità dei comuni sardi ed in particolare della vertenza relativa alla legge regionale n. 44 del 1988, che coinvolge oltre 5.000 aziende agricole distribuite in ben 342 comuni della nostra Regione (pari al 90 per cento), alterando il fragile equilibrio economico delle nostre comunità rurali;
EVIDENZIATO che la crisi in atto ha ormai raggiunto un tale livello di straordinarietà a cui non si possono più contrapporre le risoluzioni utilizzate fino ad ora, dimostratesi totalmente insufficienti ed inadeguate al problema;
FATTE PROPRIE le istanze del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori sardi esecutati, dei vari rappresentanti istituzionali e politici, dei rappresentanti sindacali, recentemente intervenuti nella seduta del Consiglio comunale di Decimoputzu del 29 giugno 2009 e che rappresentano la drammatica crisi che vive l'intero comparto agro-zootecnico isolano;
TENUTO CONTO che finalmente il Governo nazionale ha provveduto alla nomina della commissione di tre esperti prevista dalla legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008) e che la stessa ha iniziato a lavorare solo in data 19 giugno 2009 per proporre una soluzione del gravissimo problema in cui si trovano le aziende agricole sarde, colpite dagli effetti dell'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988;
EVIDENZIATO che lo spirito del provvedimento assunto richiamava direttamente la necessità di lavorare per un arco temporale di almeno sei mesi allo scopo di trovare una soluzione alla crisi, che la commissione era lo strumento operativo per lavorare a definire la proposta di soluzione e che i sei mesi di sospensione delle esecuzioni erano funzionali alla necessità di realizzare questo obiettivo;
CONSIDERATO che presso i tribunali sardi sono purtroppo riprese le aste e le esecuzioni fallimentari, sospese in passato per brevi periodi, per cui appare necessaria ed urgente una comunicazione specifica del Governo ai tribunali stessi che disciplini in maniera inequivocabile la questione per almeno il tempo necessario alla commissione di concludere i lavori;
PRESO ATTO altresì che:
- nel corso della seduta del Consiglio comunale aperto i componenti del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori sardi esecutati hanno annunciato la necessità di mantenere lo stato di agitazione e la mobilitazione in vari territori isolani;
- l'ulteriore agitazione degli agricoltori del comitato muove dalla denuncia dell'aggravamento complessivo della crisi delle aziende sarde che, ben oltre i problemi aperti dalla legge regionale n. 44 del 1988, sono oggi nella condizione generalizzata ed estesa di non poter far fronte a molti degli impegni finanziari assunti con gli investimenti degli anni scorsi, in ragione del venir meno della capacità di fare reddito per gli andamenti sfavorevoli di una troppo lunga fase economica e per ragioni strutturali;
RILEVATO che alla base dello stato di agitazione vengono posti non solo gli obiettivi immediati riferiti alla soluzione della vertenza relativa agli effetti della legge regionale n. 44 del 1988 ma, più generalmente, viene avanzata la richiesta della dichiarazione da parte del Governo nazionale dello stato di crisi socio-economica di tutto il settore agropastorale sardo come condizione prima per adottare (anche in deroga alle regole comunitarie) misure straordinarie, volte a sospendere tutti gli atti esecutivi nei confronti di tutte le aziende agricole sarde e ad assumere un piano urgente di rilancio della loro capacità produttiva anche immettendo risorse finanziarie straordinarie e coordinando e finalizzando l'uso di quelle già esistenti; la dichiarazione dello stato di crisi socio-economico andrebbe assunta nello spirito della proposta avanzata dalla Commissione agricoltura della Camera nel 2007 e delle proposte di piattaforma avanzate alla Commissione agricoltura del Senato l'8 aprile 2009 cui hanno partecipato diversi comuni della Sardegna fra cui quelli di Decimoputzu, Capoterra e Samassi,
chiede al Presidente della Regione
di intervenire presso il Presidente del Consiglio al fine di:
1) garantire l'applicazione piena ed effettiva della norma come prevista dall'articolo 2, comma 126, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, inviando urgentemente una circolare esplicativa ai tribunali della Sardegna chiarendo che la Commissione, insediatasi il 19 giugno 2009, opererà almeno fino al 19 dicembre 2009 e, conseguentemente, per quel periodo, vanno mantenute sospese tutte le esecuzioni in danno delle aziende sarde in cui sia compreso un contenzioso riferibile all'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988;
2) dichiarare lo stato di crisi socio-economica per l'intero settore agro-pastorale sardo al fine di adottare misure urgenti e straordinarie (anche in deroga alle norme comunitarie sulla concorrenza) volte a consentire il rilancio produttivo delle aziende agro-pastorali, scongiurando che gli effetti fortemente negativi derivanti dalla loro crisi possano ripercuotersi sulla tenuta economica e sociale dell'intera Sardegna,
impegna il Presidente della Regione
1) a favorire sollecitamente le migliori condizioni per promuovere queste richieste nelle sedi istituzionali competenti anche in sostegno alle azioni del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori esecutati e delle organizzazioni sindacali che lo sostengono;
2) a promuovere il coordinamento con i comuni e gli enti locali e territoriali che vorranno sottoscrivere gli obiettivi qui assunti, al fine di rafforzare il percorso di sostegno istituzionale alle ragioni degli agricoltori, dei pastori e delle comunità sarde per uscire dalla crisi generale delle campagne e per risolvere i problemi aperti dall'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988. (17).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghi, io faccio riferimento ovviamente alla relazione…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Salis.
Prego gli onorevoli colleghi di prendere posto. Grazie.
SALIS (I.d.V.). Presidente, in apertura di seduta, vorrei proporre ai colleghi consiglieri, di maggioranza e di opposizione, di utilizzare al meglio questa opportunità, perché, senza falsa modestia, il centrosinistra pone oggi all'attenzione del Consiglio regionale - e non abbiamo molte occasioni per farlo - il problema di un settore che non vive certo una crisi inferiore a quella dell'industria, ma che spesso viene ampiamente sottovalutato dalle forze politiche presenti in questo Consiglio, e quindi ampiamente sottovalutato anche dal Consiglio regionale. Per cui io pregherei, con molta umiltà e con senso di responsabilità, di tentare di utilizzare questa occasione, anche perché, approfittando della presenza dell'assessore Prato, che saluto e ringrazio, vogliamo annunciare che Italia dei Valori e tutto il centrosinistra hanno maturato la decisione di portare sempre più spesso i problemi dell'agricoltura e della pastorizia, cioè del settore primario in Sardegna, all'attenzione di quest'Aula. Ribadisco e sottolineo che questo settore, sia per ragioni storiche che per ragioni economiche e, se vogliamo inserirle, anche per ragioni etniche, è un settore che ha assoluta necessità di un intervento, pena il suo depauperamento e, per certi aspetti, anche il rischio di cancellazione di ampie parti della nostra economia.
Per fare questo, assessore Prato, riferendomi alla relazione che ho già tenuto in Consiglio il 23 settembre 2009, vorrei dare oggi voce alle associazioni di categoria che, in maniera unitaria, hanno posto in questi anni, con sempre maggiore allarme di carattere economico e sociale, i problemi degli agricoltori e dei pastori. Mi rivolgo a lei, assessore Prato, come Assessore degli agricoltori e dei pastori, non dell'agricoltura in senso lato, perché spesso si equivoca, anche quando ci si sofferma sulle disponibilità finanziarie per il settore agricolo; spesso vengono confusi, come fondi per gli agricoltori e per i pastori, fondi che invece sono per lo più utilizzati per le strutture regionali, per le spese correnti, e che solo in minima parte vanno a sostenere l'attività iniziale del processo della filiera agricolo-alimentare.
Mi servirò in maniera copiosa del dibattito, molto approfondito, svolto su queste tematiche, partendo dai problemi posti dalla legge numero 44 del 1988; la mozione parte da quel problema, che non è il solo problema dell'agricoltura sarda. Ho letto con molta attenzione i lavori dell'indagine conoscitiva sui problemi dell'agricoltura sarda che la Commissione agricoltura della Camera dei Deputati ha in maniera molto approfondita evidenziato, studiato, e anche le indicazioni che sono state date, sia dai deputati ma anche e soprattutto dai sindacati dell'agricoltura e della pastorizia che hanno attivamente partecipato al dibattito in sede di Commissione agricoltura.
Quindi parto da un dato specifico: rispetto alla mozione presentata a luglio, abbiamo visto che la Giunta ha già provveduto a dare risposta a uno dei punti in essa inseriti, cioè ha provveduto a definire lo stato di crisi del comparto agricolo, in una delibera, se non ricordo male, di novembre, l'ho qua ma non c'è problema perché la ricordiamo tutti. Il problema, Assessore, è che quella delibera non ha alcun effetto pratico se non viene assunta - com'è stato richiesto da tutte le Regioni meridionali - dal Governo come impegno politico e programmatico sostanziale per consentire alle Regioni meridionali, soprattutto all'agricoltura delle Regioni meridionali, di poter, non dico, uscire ma di non essere totalmente soffocate dalla normativa comunitaria che impedisce o impedirebbe il sostegno alle aziende in crisi.
Abbiamo notizie che, nella Conferenza Stato-Regioni, tenutasi martedì o mercoledì scorso, il Governo non ha provveduto a dare risposte in questo senso, quindi le chiederei su questa vicenda se è possibile capire la volontà del ministro Zaia e del Governo nazionale, tenendo anche conto del fatto (spero che non sia uno spot pubblicitario per sostenere la campagna elettorale da governatore del ministro Zaia) che in Commissione agricoltura è rientrata una legge nazionale di sostegno al comparto che purtroppo non riesce ancora a essere esaminata e conclusa nel suo iter in Parlamento.
Mentre si svolge tutta questa discussione, unitariamente le confederazioni dell'agricoltura e le sigle sindacali dell'agricoltura lanciano l'allarme, per il comparto agricolo, di un 2009 di crolli per prezzi e redditi, di costi sempre in crescita, di un quadro drammatico per cereali, frutta, vino e latte,cioè il 90 per cento del comparto agricolo e agropastorale della Sardegna,ossia tutto o quasi tutto il comparto agro pastorale della Sardegna.
Però, tornando alla legge numero 44, vorrei dire (è il problema che noi abbiamo posto) che c'è un'altra urgenza rispetto alle circa 300 aziende che rischiano il pignoramento, perché stiamo parlando di pignoramenti; per inciso, Assessore, in Commissione bilancio abbiamo fatto una audizione molto interessante con il responsabile di Equitalia da cui è risultato che circa 800 mila sardi, 800 mila sardi, sono morosi e, come dire, sono, tra virgolette, "attenzionati" nelle procedure di Equitalia e sappiamo quanto queste procedure siano rigorose e per certi aspetti, anzi per molti aspetti, pericolose per chi le subisce. Sto aspettando, perché li ho chiesti, i dati disaggregati per il settore agricolo e pastorale, perché la paura è che questi 800 mila possano essere una percentuale molto alta di questo dato già di per sé spaventoso per una Regione che ha 1.600.000 abitanti o giù di lì.
Questo è un ulteriore elemento, ecco perché sarebbe necessario un segnale forte relativamente a una risposta certa sui problemi legati alla legge numero 44. Noi le chiediamo, Assessore, che lei e la Giunta attivino una iniziativa precisa e forte perché la Commissione istituita nella finanziaria 2007-2008 venga ricostituita; questa Commissione, che doveva fare una verifica sugli effetti della legge numero 44 del 1988, non ha lavorato, si è insediata, si sono svolti i convenevoli per il suo insediamento, dopodiché si è chiuso lì. Aveva sei mesi di tempo ma ha lavorato sei giorni.
Si pone con forza il problema di richiedere la ricostituzione della Commissione dei "tre" che doveva esaminare la situazione della legge numero 44 del 1988 e verificare quali risposte poter dare sia alle persone che rischiano il pignoramento, sia anche ai tanti che hanno pagato e che spesso hanno pagato caro l'aver pagato (scusate il bisticcio di parole) gli interessi normali a cui si sono dovuti assoggettare per i prestiti richiesti in regime di contributi straordinari, che poi sono stati cancellati, come lei sa e come noi sappiamo.
Quindi c'è da dare una risposta ed è un nostro dovere tentare di darla a pastori e contadini, che non possono salire sulle ciminiere, non possono scendere nelle miniere, qualcuno è salito in qualche campanile preso dalla disperazione, ma è necessario dare una risposta perché le aziende agricole sono tante, sono circa 5400 aziende agricole, sfugge questo dato! Quando sentiamo i problemi delle imprese, per esempio dell'Alcoa, ci impressioniamo e ci mobilitiamo per difenderle, continueremo a farlo, ma non capisco perché non riusciamo ancora a impressionarci per le decine di migliaia di agricoltori che (in questo triennio, sono 30 mila, se non ricordo male) sono stati espulsi, espulsi, dal lavoro in agricoltura.
Questo è un grido d'allarme che vogliamo lanciare in Consiglio regionale. E' ben vero che una Regione non può vivere senza un tessuto industriale ma è ben vero che una Regione non può essere una Regione di soli consumatori e una Regione come la nostra, con il nostro territorio, con le nostre tradizioni, non può abbandonare un comparto qual è quello dell'agro industria e della pastorizia in particolare che è spesso l'unica ragione per il permanere ancora, nelle zone interne della Sardegna, di gran parte del tessuto produttivo e delle forze di lavoro.
Ecco perché, anche per quel che riguarda la coesione territoriale della Sardegna, per evitare l'ulteriore spopolamento delle zone interne, dobbiamo evitare che questo comparto continui a essere ignorato dalla politica nazionale e dalla politica regionale, assessore Prato, non è possibile che la politica regionale sia affidata solamente ai fondi del PSR o ai fondi POR sapendo che la situazione di indebitamento di migliaia di piccole e piccolissime aziende sarde impedisce loro di partecipare a quei bandi. C'è la necessità di un sostegno alla base anche con contributi de minimis per aggirare le tenaglie fiscali o i blocchi dell'Unione Europea perché le piccole e le piccolissime aziende, gli agricoltori e i pastori sardi possano uscire da un'emergenza che sta diventando, assessore Prato, sempre più drammatica.
Io credo che lei, nei suoi giri di consultazione nei vari centri della Regione, abbia colto questo aspetto. Il grido di allarme che proviene da queste categorie, e che è soffocato spesso dall'isolamento e dall'abitudine all'isolamento che hanno agricoltori e pastori, ove venisse superato, in molte realtà potrebbe far arrivare lo stato della convivenza civile fino a una situazione di pericolosità. E' una situazione difficilissima che va gestita, questo è il grido di allarme che noi ci sentiamo di trasferire in questa Aula oggi. Il grido di allarme che noi abbiamo captato fortunatamente e che vogliamo rilanciare con questa iniziativa di oggi, che è una prima iniziativa di riflessione, ma che vogliamo sostanziare con tutta un'altra serie di iniziative che riportino il settore dell'agricoltura e della pastorizia a uno standard di redditività, soprattutto per i produttori e per i pastori, che sia dignitoso. Badate, ecco i prezzi agricoli nel 2009: i cereali hanno avuto un abbattimento dei costi del 28,2 per cento; la frutta fresca e secca del 13,4 per cento; vini e altre bevande di meno 19,5; latte e derivati di meno 11,4. Sono dati (in presenza di una crisi continua che proviene anche dagli anni precedenti, quindi con un accumularsi di dati negativi) che danno il senso dell'urgenza e della necessità di un intervento preciso.
Assessore Prato, noi proponiamo che questi problemi possano essere affrontati e discussi; per esempio, la mancanza in Sardegna di una legge di settore e di sostegno all'agricoltura non ha trovato risposta neanche nella finanziaria che abbiamo appena approvato. Non ci sono fondi! La Regione Sardegna, a parte il PSR, non stanzia fondi per l'agricoltura, tranne per le ingenti spese per la burocrazia regionale. Assessore, apro una parentesi sulla burocrazia regionale: è possibile che i contributi per pastori e agricoltori debbano essere o possano essere erogati con ritardi mediamente di tre anni? Pongo una domanda: che peso hanno in un'azienda agricola questi ritardi? Che peso ha il fatto che una piccola azienda familiare debba ricorrere ai mutui, ai prestiti bancari a tasso ordinario? Anche perché le banche hanno annullato il cosiddetto credito agrario di antica memoria. Che peso hanno? Aiutano ad aumentare i disagi e le difficoltà? Noi crediamo di sì.
Ecco perché chiederemo l'istituzione di un comitato di crisi del settore agricolo e agropastorale e, in più, con i tempi dovuti per prepararlo al meglio, presenteremo un ordine del giorno, che speriamo possa essere accolto anche dal Presidente della Commissione agricoltura e dalla maggioranza, un ordine del giorno che definisca, decida e dia incarico alla Giunta di convocare una conferenza agraria regionale dove gli attori veri possano partecipare alla definizione di una vera politica agricola
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Milia. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Presidente e colleghi, vorrei iniziare questo intervento, su un argomento che non solo scuote le campagne sarde, ma dovrebbe scuotere anche le coscienze in quest'Aula e soprattutto negli uffici regionali, rivolgendomi all'Assessore, che certamente non ha alcuna responsabilità, né di rimbalzo né diretta, rispetto a quanto deriva dall'applicazione della "44" del 1988.
La prima riflessione che vorrei fare nei confronti dell'Assessore è che l'Assessore, pur non avendo alcuna responsabilità diretta, dovrebbe allo stesso tempo, sono convinto che lo faccia, decidere senza i pareri - io ritengo - un po' interessati degli uffici, così come fanno, purtroppo, dico, altri Assessori di questa Giunta. Perché pronuncio questa affermazione, che sembrerebbe temeraria? Perché, in riferimento alla legge "44" del 1988, un gruppo di imprenditori, a proprie spese, ricorse al Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica, riferendosi al parere del Consiglio di Stato, accolse il ricorso nel 2005. Che cosa dice il Consiglio di Stato? Il Consiglio di Stato denuncia l'illegittimità dei provvedimenti impugnati in quanto contrastanti col principio generale dell'affidamento, dichiarando la colpevole negligenza dell'Amministrazione regionale nel venir meno all'obbligo (sancito dall'articolo 93, paragrafo 3, del Trattato comunitario) di notificare le misure di aiuto nella fase di progetto, omettendo inoltre, l'Amministrazione, di evidenziare dei provvedimenti di concessione e l'esistenza di un rischio comportante la precarietà degli aiuti, cioè la possibilità che fossero oggetto di restituzione a causa della scelta dell'Amministrazione.
Ha sancito inoltre il principio che esula dalla normale diligenza e capacità professionale di un imprenditore agricolo, cioè effettuare valutazioni circa la portata e gli effetti degli atti amministrativi che non risultino chiaramente dagli atti stessi. Cosa vuol dire questo? Che abbiamo, da una parte, una politica che evidentemente non ha fatto quello che doveva fare, da un'altra parte, una sentenza nella quale viene richiesta l'ottemperanza, che contrasta, purtroppo, con responsabilità personali di qualcuno che ancora gestisce questa materia. Le responsabilità personali, che noi in quest'Aula non vogliamo assolutamente richiamare, potrebbero portare evidentemente a conseguenze di tipo economico. Questo è il primo punto.
Che cosa ha fatto la politica sarda dal 1988 a oggi? Ricordo una mia interrogazione, presentata nel 1996 all'allora assessore Paba; forse più da uomo di banca che da uomo della politica e da Assessore dell'agricoltura, il professor Paba si affrettò a dire alle banche: "Guardate che noi siamo stati in qualche maniera avvertiti e gli aiuti, così come previsti nel 1988, non sono più possibili, quindi chiedete il rientro". Questa è la storia più recente, dal 1996 a oggi. Poi abbiamo assistito agli assalti al Banco di Sardegna, abbiamo assistito ad agricoltori che si sono indebitati per riuscire a fronteggiare tassi che variavano anche di due punti da provincia a provincia, imposti dalle banche, con la Regione Autonoma della Sardegna che (nonostante ogni tanto venga fuori con qualche convegno molto importante sul credito) non è mai riuscita a interpretare il ruolo della politica, cioè imporre al credito la volontà non solo di questo Consiglio regionale, ma dell'intero comparto agricolo della Sardegna.
Oggi ci troviamo, caro Assessore, in una situazione difficile, difficilissima, con imprese ormai sotto la mannaia del giudice dell'esecuzione, con imprese decotte perché gli sforzi per pagare i mutui a tassi interi ormai hanno fatto sì che non ci siano più risorse perché queste imprese vadano avanti; dall'altro canto, abbiamo una situazione contingente del mondo agricolo, del mondo della campagna, che non fa apparire all'orizzonte nulla di buono rispetto a quella che sarebbe la vocazione della nostra Isola.
Bruxelles. Assessore, a lei mi posso rivolgere, credo che, in quegli anni in cui la Regione autonoma della Sardegna varò la "44", nel 1988, la Germania, la Francia, l'Olanda, il Belgio godessero, come hanno sempre goduto, e come l'agricoltura ha sempre goduto in Europa, di aiuti, cioè di aiuti sotto il profilo dei tassi. Credo che questi tassi agevolati, così come previsti dalla legge numero 44 del 1988, fossero cosa normale nel resto d'Europa per chi intraprendeva la professione e l'impresa agricola. La Regione autonoma della Sardegna, evidentemente, non è riuscita, neanche sotto il profilo motivazionale, ad avere un'interlocuzione forte con la Comunità europea e con Bruxelles per mostrare e per manifestare quello che era un tasso ordinario e non aiuti contro la concorrenza. Noi non viviamo nel terzo mondo, noi sappiamo la forza del mondo agricolo francese; quando il mondo agricolo francese si muove, a Bruxelles si mettono sull'attenti, noi invece sembriamo sempre quelli che arrivano col cappello in mano, anche a Bruxelles, per cercare di ottenere quello che ci è dovuto, perché diversamente non siamo più nella Comunità europea, siamo in un altro continente.
Allora i problemi dell'agricoltura hanno molte sfaccettature, però hanno dei responsabili molto individuabili. I responsabili sono nella storia di questa legge, si trovano, si possono assolutamente identificare, quando si passa dal 2 e mezzo al 3 per cento a tassi a sportello dal 16 al 18 per cento vuol dire che il sistema è impazzito, il sistema è impazzito ma chi perde la testa sono le 5000 aziende che si sono fidate della legge regionale per 118 milioni di euro, una legge regionale che in tre fasi ha permesso a degli imprenditori spregiudicati - perché c'è da dire anche questo - di attingere ai fondi pubblici e di creare dei buchi enormi (faccio un esempio per tutti: l'azienda del prato di Sassari), non si era più passati dagli imprenditori agricoli ma si era arrivati ai grossi - chiamiamoli - imprenditori che, pur avendo poco a che fare con l'agricoltura, hanno attinto a questa legge a piene mani.
Allora, Assessore, io sono convinto che lei abbia ben chiara la situazione, perché credo, e le faccio i miei complimenti, che un attivismo come quello che lei mette in campo da quando è stato nominato ha ben pochi precedenti nella storia dell'autonomia sarda, per questo la ringrazio, anche perché la gente ha bisogno di sentirsi vicino alle istituzioni e lei va vicino alla gente come pochi hanno fatto, però, dobbiamo anche tutti assieme, maggioranza e opposizione, trovare uno sbocco a questa situazione. Non so se lo sbocco sarà quello di seguire la filiera dell'energia , ma dobbiamo accelerare i tempi in riferimento al conto energia; se ancora non si approvano i progetti, i nostri agricoltori non potranno ottenere quella liquidità, quella sorta di stipendio fisso per i prossimi vent'anni, perché arriveremo in ritardo anche su quel versante.
Secondo punto. Credo, mi rivolgo a lei, ma ne parleremo certamente più avanti, che il problema del conto ambientale sarà la scommessa di quest'Isola; quello che è stato permesso negli ultimi vent'anni a chi ha operato o ha mal operato soprattutto in campagna è la desertificazione totale della Sardegna, che certamente non potrà dare sollievo né ai milioni di ovini, né tantomeno alle aziende decotte; quindi, attingere anche dal conto ambientale oltre che dal conto energetico, potrà far sì che si possa riorganizzare un'agricoltura e una filiera agropastorale moderna che allo stesso tempo possa riprendere le tradizioni e la competitività che ormai non esistono più in questa nostra Isola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, egregio Assessore, senza dubbio la questione legata alla legge numero 44 del 1988 è molto rilevante, è la punta di un iceberg di una situazione assolutamente difficile che non va però attribuita tutta a questa legge. Il problema in sé della legge numero 44 e di tutti gli agricoltori, di quelli che hanno risolto il problema con grandissimi sacrifici e a loro spese, ma anche di quelli che non sono riusciti a risolverlo, perché era difficile oggettivamente affrontarlo, è un problema di cui noi come Regione (si intende Consiglio, Giunta, ma anche struttura) non possiamo non farci carico. Vanno trovate soluzioni, coinvolgendo coloro che, da quei contratti di mutuo e di prestito messi in piedi in quegli anni, hanno alla fine, comunque, ricavato un fiume di denaro legato al tasso di interesse dei contratti allora stipulati, che era poco sotto il 20 per cento, davvero considerevole. Non è pensabile allora che proprio gli istituti di credito possano restare indifferenti e tagliati fuori dalla ricerca di una soluzione. Va sfruttata ogni opportunità; la Giunta e gli Uffici devono assolutamente ricercare questa opportunità e vanno assolutamente evitati tutti quegli atteggiamenti che fanno sì che le imprese che si trovano sotto la mannaia della possibile esecuzione giudiziaria siano le uniche a pagare per un qualcosa - questo va detto con chiarezza - che non è di loro responsabilità.
Certo, c'era chi era più forte dal punto di vista economico e anche chi aveva maggiore accortezza imprenditoriale, maggiore capacità di affrontare le situazioni, maggiore previdenza, riuscendo ad affrontare la situazione seppure a costo di enormi sacrifici, a risolverla ed esserne oggi fuori, però, ripeto, a costo di enormi sacrifici, che non è giusto che abbia dovuto affrontare; enormi sacrifici che altri non sono stati in condizioni di affrontare per risolvere il problema per cui oggi stanno definitivamente affogando.
Vi basti pensare al dato del tasso di riferimento dei prestiti allora erogati, era al 18,5 per cento, il tasso a carico era del 2,5, più del 15 per cento di tasso era a carico della Regione ed è stato poi scaricato sulle spalle delle singole imprese per ben 10 anni, perché solo nel 1998-1999 si è andati poi a una rinegoziazione del tasso. Sono numeri molto significativi per un'agricoltura che, non avendo mai avuto grande capacità di affrontare la normalità, si è ritrovata nell'impossibilità di affrontare una situazione che normale non era più.
Quindi, dicevo, va trovata una via d'uscita con gli istituti di credito e con gli uffici regionali e vanno scandagliate tutte le possibili opportunità che pure potrebbero esserci all'orizzonte. Non possono però non farsi carico, proprio gli istituti di credito, di una grande partecipazione alla soluzione del problema delle imprese, non solo loro. C'è una cosa sola che non possiamo fare, quello che un po' in tutti questi vent'anni si è fatto, cioè lasciare gli eventi al loro corso con soltanto gli agricoltori a fronteggiarli.
Il problema non riguarda purtroppo, ribadisco "purtroppo", soltanto le imprese coinvolte nei prestiti con la legge numero 44, questa situazione accade in un clima e in un momento di crisi generale del settore agricolo che non è più sostenibile. Era un settore notoriamente conosciuto come quello più puntuale nell'onorare i propri impegni finanziari, oggi ci si trova con un indebitamento giunto a un livello ormai insostenibile. Serve che la Regione, l'Assessorato, il Consiglio, il mondo organizzato dell'agricoltura, segnino un punto di partenza, traccino una linea di partenza e costruiscano, con momenti di coinvolgimento generale del settore e dell'intera società sarda, punti di riferimento per il mondo agricolo. E' assolutamente necessario dare all'agricoltura - non tanto per il suo peso economico, ma per la sua importanza sociale - il ruolo che le spetta. Essa non può non essere collocata tra i comparti strategici dell'economia isolana, a questa non è stata prestata la sufficiente e necessaria attenzione negli ultimi vent'anni, non solo in Sardegna ma neanche in Italia, a differenza di altri Paesi (Francia, Spagna e Germania, come chi è intervenuto prima di me ha rilevato) dove c'è stata un'attenzione ben diversa e dove i settori sono stati non solo salvaguardati ma rilanciati.
Va detto con chiarezza (e noi dobbiamo esserne in questo Consiglio regionale assolutamente consapevoli) che non si può imporre a nessuno l'affossamento del settore agricolo che non è - bisogna acquisire questa consapevolezza - soltanto produzione di beni agricoli, ma è anche equilibrio rurale, è equilibrio nelle campagne, è salvaguardia del territorio, è società complessiva che vive di cultura, di storia e di economia. La sua incidenza è relativamente bassa sul PIL regionale, ma la sua importanza è assolutamente e nettamente superiore ai numeri. I settori sono tutti toccati da questa situazione di grave crisi, dal più importante di tutti che è quello del comparto ovino-caprino, alla viticoltura, al cerealicolo, all'olivicolo e all'orticolo, piano campo, serre, queste ultime particolarmente toccate dalla legge numero 44/88 che oggi è oggetto di discussione. Bisognerà parlare in maniera concreta di coinvolgimento del mondo della produzione, del mondo della produzione del latte e non solo del mondo della produzione del formaggio, nella discussione su quale debba essere il prezzo con cui deve essere remunerato questo prodotto.
Non può essere che vengano fatti dei ragionamenti che portano a salvaguardare i pur necessari utili d'impresa di tutta la catena e di tutta la filiera, per poi lasciare le briciole a coloro che mettono a disposizione la materia prima con spese concrete e fatica concreta. Non può essere che, nella trattativa per l'individuazione del più giusto prezzo del latte, gli unici a perdere siano i veri protagonisti di questo comparto e cioè quelli che allevano le pecore e producono il latte.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gallus. Ne ha facoltà.
GALLUS (P.d.L.). Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, la mozione sulla necessità di adottare misure straordinarie per avviare il superamento della crisi del comparto agro-zootecnico sardo, al di là delle considerazioni in essa contenute, offre al sottoscritto l'occasione di contribuire a una discussione su un problema molto serio, molto grave per diverse imprese agricole sarde e per le rispettive famiglie. La Regione Sardegna ovviamente non può sottrarsi, come in effetti non si sta sottraendo, a fare tutto quanto è di sua competenza per chiudere col minor danno possibile questa preoccupante quanto intricata vicenda.
Ripercorriamo brevemente l'iter che ha provocato questa spiacevole situazione. La legge regionale numero 44 del 13 dicembre 1988, con l'articolo 5, ha istituito un regime di aiuti a favore delle imprese agricole che avevano subito la compromissione dei bilanci economici a causa di avverse circostanze o eventi. A tal fine si è autorizzata l'Amministrazione regionale a concedere il concorso negli interessi sui mutui bancari, di durata massima quindicennale, da destinare al consolidamento della passività. Ricordo che i beneficiari della legge in questione sono stati circa 5 mila, il contributo erogato è stato di circa 32 milioni di euro.
Il primo agosto 1994, la Commissione europea ha comunicato all'Italia la propria decisione di avviare il procedimento di cui all'articolo 93, paragrafo 2, del Trattato nei confronti degli aiuti previsti dall'articolo 5 della succitata legge numero 44, in quanto le disposizioni in essa contenute non risultavano essere state notificate alla Commissione e, sotto il profilo contenutistico, risultavano incompatibili con i criteri generalmente applicati dalla Commissione agli aiuti nazionali a favore delle aziende agricole in difficoltà.
In seguito alla decisione del 1997, la Commissione europea ha dichiarato gli aiuti in parola "illegali" in quanto concessi senza che la Commissione stessa avesse potuto preventivamente pronunciarsi a loro riguardo in fase di progettazione e inoltre "incompatibili" con il mercato comune per la violazione delle regole della libera concorrenza degli Stati membri.
Conoscete tutti l'evoluzione del problema nel tempo, alcune aziende hanno pagato rate e interessi a tasso ordinario, rimborsando gli interessi agevolati non più riconosciuti, altre no. Una situazione difficile, lunga più di un decennio che oggi si trascina ancora, una situazione che la precedente Giunta non è riuscita a portare verso un lieto fine, sicuramente non per mancanza di volontà da parte dell'allora assessore Foddis, ma perché la vicenda presentava e presenta aspetti molto complessi, vuoi anche per via degli interlocutori coinvolti. L'attuale Assessore dell'agricoltura sin dal suo insediamento ha preso coscienza di questo problema impegnandosi a fondo nel tentativo di portare a una soluzione questa drammatica vicenda. L'ipotesi di rinegoziazione del debito attraverso un soggetto novato, cioè rappresentato dagli eredi degli imprenditori agricoli in sofferenza, è probabilmente l'unica strada realisticamente percorribile, almeno in alcuni casi, comunque credo che ne vadano cercate e percorse anche altre.
Relativamente poi alla richiesta di dichiarare lo stato di crisi socio-economico del comparto agricolo e pastorale, non può che trovarmi d'accordo anche se, lo sottolineo, la richiesta stessa è già stata presentata, come ricordava, appunto, l'onorevole Salis.
Ancora, sin dalla trascorsa legislatura avevo manifestato l'urgenza e l'auspicio di dedicare una speciale attenzione verso il mondo rurale e in maniera particolare verso le aree rurali delle zone interne. Forse oggi un'adeguata e seria riflessione sullo stato di crisi del comparto agropastorale richiede un impegno che va ben oltre una mozione, nobile quanto si vuole, ma molto circoscritta. Lo stato di malessere dell'agricoltura sarda ha radici molto profonde e ramificate, possiamo anche dire che si perde nella notte dei tempi. Tanti per la verità nel passato hanno dedicato molte parole e pochi fatti a questo settore dell'economia sarda, della società sarda. Per ovvie ragioni non vado molto addietro nel tempo, anche se a volte guardare indietro ci distrae dal guardare avanti. Devo comunque per forza ricordarmi che, nella trascorsa legislatura, che coincide con il mio esordio in Consiglio regionale, nel programma politico del presidente Soru, con tanta enfasi, veniva dichiarato e garantito uno straordinario impegno per le zone interne della Sardegna, zone che, salvo qualche eccezione, hanno un tessuto produttivo esclusivamente agropastorale.
Allora, anche nei banchi dell'opposizione alcuni consiglieri avevano riposto qualche speranza, io ero tra quelli, nelle dichiarazioni del presidente Soru; col tempo però di queste nulla è stato portato in quella direzione. Mi preme sottolineare che da noi la speranza è costituita da piccole cose, non necessariamente da grandi opere, ma ripeto, molto è stato detto, nulla è stato fatto. Perché dico questo? Perché l'azione politica della passata legislatura, sicuramente con la complicità di altri fattori esogeni di congiunture internazionali negative, ha contributo in misura significativa ad accrescere il disagio degli operatori agricoli specialmente di quelli che operano nel comparto zootecnico.
Infine considero alquanto singolare, e mi chiedo se ciò sia percorribile, intervenire presso i tribunali della Sardegna per richiedere garanzie in ordine all'applicazione piena ed effettiva dell'articolo 2, comma 126, della legge numero 244 del 24 dicembre 2007. La Commissione prevista nella finanziaria 2007 ha svolto il suo compito senza arrivare a una conclusione, però il periodo di sospensione delle esecuzioni immobiliari è stato osservato dai tribunali, poi - proprio come è stabilito dalla norma citata - le cose hanno ripreso il loro corso. In conclusione condivido l'invito ad attivarsi per coinvolgere gli enti locali territoriali, comuni e province, per mettere in atto azioni condivise unitarie, mirate a rimuovere ogni genere di ostacoli per garantire in futuro un maggiore sviluppo sociale ed economico di tutto il mondo rurale.
Mi permetto infine di ricordare ai colleghi altre partite in corso: sono ancora aperte le vicende sul riconoscimento del prezzo del latte (prezzo ancora fermo ai livelli degli anni '80 in contrasto con la lievitazione dei prezzi dei fattori che concorrono alla sua produzione quali mangimi, fertilizzanti, macchine agricole e quant'altro); non è mai stata avviata una seria riforma fondiaria mirata all'accorpamento della proprietà e quindi alla costituzione di unità aziendali di un certo livello; e ancora, è arrivato il momento per la costituzione dei distretti rurali sostenibili. In tutte queste vicende va dato atto che l'Assessore sta profondendo straordinario impegno che speriamo al più presto porti ai risultati che tutti i sardi attendono.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signor Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, questa mozione, che ha come primo firmatario l'onorevole Salis, rappresenta certamente per noi dei fatti e delle circostanze che definisco grottesche, surreali e forse dire questo è anche troppo poco. Non è per me oggi l'occasione di ripetere storie, concetti e proposte che ho avuto modo di sentire in questa Aula miliardi di volte. Condivido le preoccupazioni, espresse da parte di un po' tutti gli intervenuti, sul mondo rurale, sul mondo agricolo e apprezzo anche la relazione del collega Salis che evidenzia il fatto che anche il problema dell'agricoltura è importante - a mio giudizio - quanto quello dell'industria. Si sente parlare più di industria, ma di agricoltura, di preoccupazioni di questo mondo, poco.
A me pare che, da varie parti, non sia stato ancora definito bene il nocciolo della questione. Abbiamo sentito, e lo ripeto, che questo problema fa parte di una storia pazzesca che ha rappresentato e rappresenta una tragedia irreversibile per molti operatori del mondo delle nostre campagne. Mi rattrista dirlo ma ci troviamo di fronte a una tragedia le cui vittime, la politica e le istituzioni hanno purtroppo difeso, lo dobbiamo dire, solo con parole, spesso e volentieri, prospettando sempre quegli specchietti che sono fatti per le allodole, dilazionando le soluzioni come se fossero miraggi per assetate carovane nel deserto. Questa è la vergogna! E' una storia, ripeto, che ha prodotto migliaia di vittime, storia di persone ridotte sul lastrico che hanno perso l'azienda, hanno perso la casa, si sono imbarcate in improbabili battaglie legali dall'esito scontato o forse addomesticato. Davanti a queste vittime ancora non appare alcun colpevole, soltanto riferimenti velati e conniventi, soltanto appunto evanescenti specchietti per le allodole.
Ebbene, le istituzioni politiche dovrebbero essere il mezzo attraverso il quale le comunità umane riescono a raggiungere una dimensione nuova, superiore, che garantisca giustizia e voce a coloro che ne sono stati privati in un modo o nell'altro. Ma oggi possiamo affermare in coscienza e convintamente che il Consiglio regionale della Sardegna abbia rappresentato e rappresenti questo mezzo? Credo che la risposta la diano i fatti, i tragici fatti di questi anni, di questi giorni, scanditi dalle tante urla e dai tanti silenzi di dolore provenienti non solo dalle nostre campagne, ma da persone e famiglie, solo perché si sono fidate di una legge regionale. Assurdo! Ricordo bene il 13 dicembre del 1988 quando la Regione Autonoma della Sardegna, su proposta dell'allora Assessore dell'agricoltura, varò questa legge, la "44", finanziata dai contributi europei per consentire alle aziende agropastorali di contrarre mutui a tassi agevolati come forma di aiuto alle attività agricole e pastorali della Regione. Moltissimi cittadini decisero di farvi ricorso, fatto molto comune nel mondo dell'agricoltura, è chiaro, un mondo spesso soggetto a crisi dovute ad avversità atmosferiche e calamità naturali. Ma, come tutti sappiamo, gli aiuti vennero revocati nel 1997 con il decreto 97/612 CE nel quale la Commissione europea stabilì l'illegalità e l'incompatibilità con le norme del mercato comune in materia di aiuti di Stato. A monte di tutto non vi fu un ripensamento delle istituzioni europee, ma la clamorosa, nota a tutti, inadempienza della Regione che non notificò preventivamente la sua decisione alla Commissione europea come previsto dal Regolamento CE.
Ora è incredibile che, dopo più di vent'anni dall'approvazione della legge numero 44 del 1988, a pagare le conseguenze gravissime della sua illegittimità siano state solo ed esclusivamente le aziende agricole sarde. Migliaia di aziende che non solo si sono viste revocare gli aiuti, ma hanno anche ricevuto le intimazioni di pagamento dalle banche per la parte dei prestiti prima coperta da garanzia regionale attraverso i contributi europei. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: crisi piena e totale del settore agropastorale, migliaia di famiglie disperate sul lastrico, centinaia di aziende e terreni venduti all'asta agli speculatori di turno. E le aste continuano ancora oggi mentre la Regione e i governi di qualsiasi colore restano a guardare e, ahimè, a continuare a produrre "gazzosa".
Lo voglio dire con chiarezza, se vogliamo che questa discussione abbia un senso, dobbiamo guardare alle effettive responsabilità, agli sciacalli, agli strozzini che, in tutta questa storia, hanno indebitamente lucrato, ad alcuni istituti di credito che hanno continuato a percepire semestralmente il concorso degli interessi da parte della Regione, a differenza di altri, pochi per la verità, che non hanno mai incamerato alcuna somma. Mi riferisco anche a chi, nell'ambito della pubblica amministrazione e del pubblico servizio, ha negligentemente operato determinando di fatto questo disastro e non ha, a vari livelli e con tutta evidenza, adempiuto al proprio dovere.
Colleghi, mettere la Sardegna all'asta significa svendere un intero patrimonio economico, culturale e paesaggistico, un territorio dal valore inestimabile per l'Italia e per l'Europa intera. Questa responsabilità deve pesare sulle spalle dei colpevoli, se vogliamo dare giustizia a chi è stato così profondamente ferito; deve pesare come un macigno! Per quanto mi riguarda, ho ritenuto di fare la mia parte, ho depositato, Assessore, da diverse settimane un'interrogazione urgente, alla quale non ho ancora avuto risposta. L'interrogazione riguarda il recupero del concorso pubblico sugli interessi agli aiuti erogati in favore delle aziende agricole ai sensi della legge numero 44 del 13 dicembre 1988, imposto dalla Commissione europea. La mia interrogazione è anche finalizzata a individuare la responsabilità di chi, nell'ambito della pubblica amministrazione e del pubblico servizio, ha negligentemente omesso di notificare il provvedimento, di quanti, a differenti livelli di responsabilità, non hanno con tutta evidenza adempiuto al proprio dovere.
Ma c'è un altro aspetto che desidero e auspico emerga con forza da quest'Aula, cioè se i palesi e arbitrari vantaggi, conseguiti indebitamente da alcuni istituti di credito ai danni delle casse regionali e delle numerosissime aziende agricole esecutate, debbano essere o no oggetto delle nostre attenzioni, delle attenzioni di questo Consiglio e di questa Giunta regionale. Perciò chiedo che si assuma l'impegno formale di far luce sull'intera vicenda, banche comprese. Insomma, colleghi, sono convinto che non dobbiamo solo guardare alla gentile concessione del Governo italiano, che ha provveduto alla nomina della Commissione dei tre esperti, Commissione che ha peraltro iniziato a lavorare nel giugno del 2009. Credo che, se di una commissione l'agricoltura sarda oggi ha maggiore bisogno, debba essere una Commissione consiliare d'inchiesta da noi appositamente istituita, che faccia finalmente luce su anni di malgoverno e malaffare ai danni delle nostre campagne. E non penso di esagerare se dico…
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Presidente, assessore Prato, io spero di parlare oltre il grottesco e oltre il surreale. Per cominciare, non è passato l'emendamento, proposto dal P.D. a Roma, sulla richiesta di sospensione delle procedure di recupero dei mutui concessi agli imprenditori agricoli della Sardegna. Si trattava, in un momento di gravissima crisi economica del settore primario, solamente di fornire pochi mesi in più per organizzare, da parte delle aziende agricole interessate, le propria liquidità, anche alla luce delle difficoltà connesse alla contrazione del credito, derivante anch'essa dalla crisi. Questo non è grottesco, non è surreale, è un atto di ieri.
Agricoltura e pastorizia, abbiamo detto, settore in crisi profonda. Già da tempo le associazioni di categoria unitariamente rappresentano la drammaticità della situazione che, quasi come un processo ineludibile, sembra non intravedere via di uscita. Nel 2009, decine di imprese agricole sono state costrette a chiudere, molte altre lo faranno sicuramente nel 2010. L'agricoltura, abbiamo detto, sta attraversando una delle più lunghe e difficili crisi della sua recente storia e, agli effetti più generali, come l'accesso al credito, il calo della domanda, la disoccupazione e l'aumento dei costi produttivi, si è aggiunto il crollo dei prezzi all'origine e la caduta dei redditi, meno 25,3 per cento. Le difficoltà sono sicuramente accresciute dall'assenza di un'azione delle istituzioni all'altezza della drammaticità del momento. La crisi economica ha incrinato la capacità di adattamento delle imprese agricole, che traevano forza da una maggiore flessibilità nell'impiego delle risorse, a cominciare dal lavoro e da una rete di solidarietà familiare che contribuiva, e non poco, ad alleviare i problemi di ricorso al credito e ad assicurare una pur minima capacità di spesa.
Per questo motivo credo che sia indispensabile una politica più attenta e propulsiva nei confronti del settore, con interventi mirati e concreti, per abbattere i costi e rivitalizzare i prezzi sui campi che continuano a crollare verticalmente. La maggioranza e l'opposizione, è stato già detto, hanno il dovere insieme di tentare di trovare delle vie di uscita, con dinamiche di sviluppo che siano moderne e che siano diverse, dicevo, rispetto all'agricoltura dell'asinello e dei buoi aggiogati e, come diceva qualche collega che mi ha appena preceduto, ai prestiti taroccati.
Sono tantissimi i problemi che assillano il comparto, non sono sicuramente inferiori a quelli drammatici degli altri comparti dell'economia della Sardegna. Vorrei chiedere all'Assessore, se potrà darmi poi risposte, se sa qualcosa sull'accordo per una strategia di rilancio e sviluppo del comparto ovi-caprino in Sardegna, che era stato siglato nel 2005 e di cui alcuni articoli potevano porre un freno in maniera incisiva al depauperamento delle risorse in tema di agricoltura.
Noi abbiamo assistito insieme, qualche giorno fa ad Alghero, a un convegno organizzato dall'AGRIS sulla presentazione di dieci nuovi tipi di formaggio. Chi era presente sicuramente sarà stato sorpreso dalla presentazione di un articolo del 1913, in cui già si rappresentava quello che sarebbe stato il problema legato al prezzo del latte rispetto alla non diversificazione del formaggio che veniva prodotto. Questo per ricordare a alcuni colleghi che le responsabilità non stanno dietro di 5 anni, di 2 o di 3, ma stanno indietro di molti anni ancora.
E' vero che una mozione non è sufficiente a dare risposte immediate alle emergenze presenti, ma è pur vero che, se non si vedono soluzioni, noi abbiamo il dovere, come rappresentanti del nostro territorio, della nostra Regione, di provare anche con una mozione a scuotere le coscienze, per cercare di dare risposte esaustive ed esaurienti. D'altronde, dicevo prima, le associazioni di categoria già da tempo ci rappresentano, in maniera forte, con manifestazioni e con dati concreti, i dati della crisi. Noi oggi in Sardegna abbiamo circa 86 mila aziende, per una superficie di quasi un milione e 614 ettari, per una dimensione media per azienda di 13,4 ettari di superficie agricola utilizzabile, con un numero di addetti di 37 mila (credo che a oggi siano un po' meno, anzi più che un po' meno), questo corrisponde o, meglio, corrispondeva al 6,2 degli occupati nei vari settori produttivi in Sardegna. Dicevo che le associazioni di categoria da tempo ci rappresentano, da tempo e in maniera unitaria, i problemi, allora è il caso che li fissiamo nella nostra mente per poter dare loro delle risposte.
Abbiamo parlato della questione dell'indebitamento aziendale, è chiaro, lo dicevano i colleghi che mi hanno preceduto, in questo caso davvero bisognerà fare chiarezza, perché non sono per niente chiare le procedure che hanno portato decine e decine di aziende all'indebitamento e all'affossamento. Occorre scrivere la parola "fine" al problema dell'acqua, occorre immettere liquidità alle aziende, occorre creare un piano di gestione delle emergenze agricole, bisogna affrontare in maniera seria, determinata e definitiva, non sarà facile, la crisi del latte ovino; inoltre abbiamo la crisi del settore ortofrutticolo, la crisi delle carni, della filiera cerealicola, del comparto olivicolo, insomma dobbiamo, secondo me, tornare un attimo a rivedere la programmazione delle risorse del PSR, dobbiamo dare più sostegno alla cooperazione, infine, come credo sia nelle intenzioni di tutti, anche di questa maggioranza, bisogna assolutamente studiare una nuova legge quadro per l'agricoltura.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Milia è presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 65 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, i lavori proseguono.
E' iscritto a parlare il consigliere Rassu. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Presidente, ha detto bene il collega Cocco, è necessaria una sessione straordinaria per dibattere sui problemi dell'agricoltura e del settore agro-pastorale. Una mozione non può raccogliere solo in se stessa la problematica (e tanto meno individuarne proposte e soluzioni) di un settore che attualmente rappresenta uno dei settori trainanti dell'Isola al quale quasi, non dico assolutamente,- viene prestata una attenzione un po' diversa da quella data ad altri settori produttivi, mi riferisco all'industria principalmente.
L'agricoltura in Sardegna, come noi sappiamo, è costituita per la maggior parte da piccole imprese. La caratteristica del nostro sistema economico, fortemente condizionato dalla nostra insularità, le ha sempre messe e le mette in grandi difficoltà, penso ad esempio alla esportazione, alla mancanza di continuità territoriale, all'alto costo energetico, alla mancanza di infrastrutture interne e, in più, alla mancanza di una modernizzazione del settore in questi ultimi quarant'anni.
Dall'altra parte, tutto ciò ha causato una forte economia "identitaria" che può però essere un punto di forza per il settore. Ma, pur essendo un settore fortemente "identitario", legato quindi alla storia, alla tradizionale economia agro-pastorale della Sardegna, noi sardi, che siamo quasi tutti di estrazione agro-pastorale, gli prestiamo poca attenzione, intendo poca attenzione, tra virgolette, poiché sappiamo perfettamente che il settore è fortemente condizionato dalle limitazioni imposte dalla Unione europea.
Devo dare atto della presenza dell'Assessore in molteplici incontri ma è necessario pensare seriamente a interventi strutturali. Primo fra tutti la rinegoziazione dei rapporti con l'Unione Europea, perché non è più possibile, l'ho detto altre volte in quest'aula, continuare a essere soggetti a un Trattato siglato cinquant'anni fa per favorire le multinazionali, le grosse industrie del Nord, a scapito dell'agricoltura sarda e delle popolazioni del sud, laddove il sole splende e si produce un'agricoltura, specie in Sardegna, competitiva dal punto di vista biologico e qualitativo con tutte le altre regioni italiane ed europee.
E' necessario pensare a una ristrutturazione vera e propria del settore, ma nel contingente e nelle emergenze è necessario intervenire affinché si possa in qualche maniera alleviare il costo di produzione. Non è possibile! Hanno citato il prezzo del latte, ebbene, ho detto altre volte in quest'aula che un litro di latte nel Lazio costa, come costi di produzione, da 0,50 a 0,55 centesimi, per spuntare poi col prezzo finito da 1 e 05 o 1 e 10, mentre in Sardegna il costo di produzione di un litro di latte oscilla tra 0,65 e 0,70 centesimi e andare a trattare il prezzo finito, con un costo di produzione del genere, vuol dire la fine. Ma forse non ci si rende conto che il crollo di questo settore, perché di questo si tratta, ormai siamo al collasso, non è certamente imputabile a questa Giunta, non è imputabile probabilmente neanche alla Giunta della scorsa legislatura ma, riferendoci alla Giunta della scorsa legislatura, bisogna ricordare che l'unico strumento che veniva incontro alle infrastrutturazioni dell'agricoltura, la legge numero 21, è stato completamente cancellato dai bilanci regionali per cinque anni, per cui per cinque anni non si è potuto intervenire in niente a sollievo sugli investimenti incentivati in agricoltura.
Questo bisogna dirlo! Queste cose bisogna dirle perché non ci si può ricordare oggi di un problema che esiste e che è necessario affrontare, seppure oggi con una mozione, io ritengo, con una sessione straordinaria di questo Consiglio. Se è vero che il settore agro-pastorale produce il 2 per cento del prodotto netto interno, così com'è stato detto da un autorevole esponente della scorsa legislatura, è pur vero che questa economia - che ho definito identitaria e indispensabile - rappresenta il motore trainante stesso dell'intera nostra economia perché, se si ferma l'agricoltura, è inutile parlare di turismo interno, è inutile parlare di agriturismo, è inutile parlare di tutto, è inutile parlare di Sardegna! Il declino e la crisi industriale stanno marcando a fuoco la nostra economia, l'unica speranza che oggi si ha in Sardegna è quella di poter mandare avanti, di poter sostenere l'economia agro-pastorale.
Indebitamento. La mozione verte principalmente sull'indebitamento, ecco perché è parziale, non poteva probabilmente affrontare tutte le problematiche. Ecco perché dico che è necessaria una sessione, è necessario che su questo venga richiamata la sensibilità del Consiglio regionale della Sardegna, è necessario affrontare queste problematiche e trovare assieme le soluzioni. Assessore, è necessario trovare uno strumento che possa in qualche maniera intervenire sull'indebitamento delle aziende agropastorali. Uno strumento che può essere realizzato anche tramite la SFIRS, io ho presentato una proposta di legge, oltre un anno fa e non ne ho saputo più niente, nella quale si propone un soggetto privato con la SFIRS che possa acquistare i debiti, chiaramente transati dalle banche, per esserci poi una rinegoziazione con gli agricoltori a tasso ordinario, chiaramente, nel medio e breve termine; questo consentirebbe alle aziende di sollevarsi dalla spada di Damocle del ricatto delle aste pubbliche, a cui oggi sono soggette tutte o quasi tutte le aziende indebitate non solo per la "44", perché la tragedia della "44", che è venuta dopo tutte le problematiche (le epizoozie, le calamità naturali e quant'altro), ha dato il colpo di grazia alle aziende, le ha fatte scoppiare.
Oggi le nostre aziende non riescono a stare sul mercato perché tutta questa combinazione negativa è avvenuta contemporaneamente all'entrata dell'euro in Italia e alla globalizzazione dei mercati; la nostra economia, specialmente quella agro-pastorale, che non era strutturata, e non è ancora strutturata, non ha retto all'impatto così come si è trovata e indebitata com'era. Allora è necessario trovare una soluzione, ma ci vuole la volontà di farlo; altre nazioni l'hanno già fatto, penso alla Grecia, è necessario farci sentire in Europa e far sì che quella insularità che oggi rappresenta la madre tutti i nostri problemi possa diventare un punto di forza, il riconoscimento costituzionale della nostra insularità risolverebbe buona parte di tutte queste problematiche perché non consentirebbe più all'Unione Europa di intervenire su determinati settori che ritiene sensibili, come l'agricoltura, obbligando quindi a non intervenire incentivamente e a non adottare provvedimenti né strumenti che possano risollevare il settore.
L'idea di cui ho accennato di un soggetto creato dalla SFIRS con un privato che possa acquistare e poi rinegoziare i debiti è uno strumento che è studiato affinché non possa creare concorrenza di mercato, è necessario mandare avanti quello o un altro strumento se vogliamo dare una risposta al mondo agropastorale, altrimenti si continua, come si sta continuando sino a oggi, a sostenere con parole, ma concretamente non riusciremo a salvare nemmeno una delle aziende che sono in pericolo.
Assessore, sollecitiamo il tentativo di poter dare concretamente una risposta al settore agropastorale, ma principalmente si tenti di rinegoziare il rapporto con l'Unione europea, oppure di mandare avanti gli strumenti necessari affinché possa essere studiata la ristrutturazione finanziaria delle nostre aziende agropastorali.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, sappiamo bene che la crisi del settore agricolo è massacrante: non starò qui a elencare i danni ma mi concentrerò su un caso particolare come campione per una lettura della situazione che vive la Sardegna. Il mio discorso forse si inserisce nello stesso itinerario segnato da Milia e da altri colleghi.
Nel 2001, circa 5000 imprenditori agricoli si sono visti recapitare da parte della Regione un'ingiunzione a procedere al rimborso di contributi che erano stati loro erogati per un totale di circa 60 miliardi delle vecchie lire. Ora è necessario parlare del principio del legittimo affidamento: si tratta del principio riconosciuto anche a livello comunitario, secondo il quale un soggetto che si trovi in una determinata situazione giuridica può fare affidamento sulla corrispondenza al diritto della stessa in quanto terzi così gli hanno fatto ragionevolmente credere. Il principio del legittimo affidamento viene definito come - cito - "parte dell'ordinamento giuridico comunitario" da alcune pronunce della Corte di Giustizia (sentenza del 3 maggio 1978, caso Töpfer, in causa 112/77); in alcune ipotesi il suddetto principio è stato usato come eccezione del principio della certezza del diritto il quale implica la conoscibilità a priori delle norme giuridiche da osservare. In ambito comunitario, l'aspetto principale del principio in esame attiene alla trasparenza dell'attività dell'Amministrazione che deve rivolgersi ai cittadini comunitari con una normativa chiara, facilmente comprensibile e prevedibile nella sua applicazione.
Così non è stato con la legge numero 44 del 1988 e a tal proposito si deve sottolineare quanto ha affermato il Presidente della Repubblica in occasione del ricorso straordinario a lui proposto il 18 marzo 2002 da 70 agricoltori della provincia di Sassari. Il Presidente della Repubblica - richiamando il parere del Consiglio di Stato - ha emesso un proprio decreto datato 24 ottobre 2005 con il quale ha dichiarato fondato il ricorso. Secondo il Presidente della Repubblica e il Consiglio di Stato, i provvedimenti con i quali la Regione ha richiesto la restituzione dei contributi agli agricoltori sono illegittimi in quanto contrastanti con il principio generale della tutela e dell'affidamento. I motivi che fondano la decisione sono espliciti nell'individuare nella Regione la responsabile delle omissioni e delle mancanze che hanno portato ai disagi gravissimi inferti agli imprenditori agricoli interessati; si legge infatti nel citato decreto del Presidente della Repubblica che in via di massima non è contestata la sussistenza dell'obbligo di ripetizione degli aiuti di Stato illegittimamente concessi come logica conseguenza della constatazione dell'incompatibilità dell'aiuto con le norme del Trattato.
Tuttavia si evidenzia che, nel caso in cui l'Amministrazione abbia colposamente ingenerato nelle imprese beneficiarie il ragionevole affidamento circa la legittimità dell'aiuto, tale obbligo viene meno essendo prevalente il principio di tutela dell'affidamento stesso, vigente anche nell'ordinamento comunitario. E' indubbio, nella fattispecie, che l'Amministrazione sia stata colpevolmente negligente; avuto riguardo alle peculiarità della fattispecie, la Sezione ritiene pertanto che "sussistano le circostanze di carattere eccezionale per le quali il beneficiario dell'aiuto illegittimamente concesso ha potuto fondare il proprio affidamento sulla natura regolare dell'aiuto e possa, conseguentemente, opporsi alla sua ripetizione. Per le ragioni indicate si ritiene che il ricorso sia meritevole di accoglimento e per l'effetto siano impugnati gli atti".
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue BEN AMARA.) Ora, in virtù di quanto detto, chiedo semplicemente, e in modo anche frammentario, che il Presidente della Regione, l'Assessore dell'agricoltura, la Giunta e tutti i consiglieri si impegnino a far sì che immediatamente venga ricostituita la Commissione di tre esperti per l'approfondimento della complessa situazione che si è creata e che subito venga dichiarato lo stato di crisi socioeconomica dell'intero settore agropastorale sardo, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, numero 225, in modo che venga consentita l'adozione di misure straordinarie come il blocco di tutte le aste.
Bisogna poi attivarsi per realizzare un incontro tra i rappresentanti comunitari e i competenti organismi nazionali e regionali, affinché si trovino le soluzioni. Non si capisce come mai, se entra in crisi la Fiat, lo Stato interviene con fondi pubblici e l'Unione europea non dice niente sugli aiuti di Stato, lo stesso dicasi per i 200 miliardi di lire che, secondo quanto riferiscono gli agricoltori, sarebbero stati sborsati dallo Stato per il rilancio del settore nella Regione Veneto, o come il caso dell'Alitalia per la quale, pur di non farla fallire, sono anche stati utilizzati i fondi che originariamente erano stati assegnati alla Sardegna.
Occorre agire subito: oltre 5000 aziende sono all'asta e 25 mila famiglie stanno perdendo tutto, la crisi riguarda 67 mila aziende agricole nell'Isola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signor Presidente, Assessore e colleghi, la discussione su questa mozione è un momento importante per fare un po' il punto sulla situazione che riguarda il mondo agricolo e pastorale, anche perché dagli spunti che emergeranno nella seduta odierna verrà data la possibilità all'Assessore e alla Giunta di avanzare delle proposte per uscire appunto da questa situazione di crisi.
Devo sottolineare che la mozione è del mese di luglio 2009, quindi stiamo parlando di circa sette o otto mesi fa, probabilmente avremmo dovuto discuterla prima, infatti alcuni contenuti in qualche modo sono cambiati, nel senso che, ad esempio, su alcune richieste in essa inserite, come quella della dichiarazione dello stato di crisi economica e sociale del comparto agricolo e pastorale, devo dire che è stato emanato il relativo provvedimento, anche se bisogna evidenziare che tutto è rimasto come era, cioè questo atto deliberativo non ha cambiato le cose e quindi credo che non basti predisporli ma gli atti debbono avere un certo percorso, altrimenti le situazioni non si risolvono.
Così come per un altro punto importante della mozione, relativo alla situazione determinata dalla legge numero 44 del 1988, per il quale si è arrivati alla fine al Parlamento per vedere di trovare una via d'uscita considerato che l'Unione Europea aveva considerato illegittimi quei provvedimenti e pertanto le banche si stavano preparando anzi hanno già iniziato il pignoramento delle aziende che non riuscivano più a pagare i debiti. Allora su questo bisogna dire che la Commissione di tre esperti nominata dal Parlamento, che avrebbe dovuto trovare una soluzione al problema di queste aziende pignorate o che stavano per essere pignorate, praticamente ha esaurito il suo corso (doveva durare in carica 6 mesi dal luglio 2009) e adesso siamo al punto di partenza, questa Commissione di tre esperti non ha risolto il problema. Il problema non è risolto! Pertanto la Giunta dovrebbe adoperarsi e chiedere o che venga prorogato l'incarico a quella Commissione su citata o che se ne nomini un'altra, per fare in modo che il problema venga ripreso in mano dato che è rimasto così com'era. Questo Governo regionale si deve impegnare per risolverlo.
Dicevo che alcune situazioni sono cambiate in questo lasso di tempo, però non è cambiata lo stato di crisi che colpisce il mondo agro pastorale. E' ovvio che tutta questa situazione di crisi non va addebitata all'attuale Assessore e all'attuale Giunta regionale, però noi oggi dobbiamo parlare in un'ottica diversa, nell'ottica di chi sa che qui deve rimanere altri quattro anni durante i quali deve trovare soluzioni per la soluzione del problema, scusatemi il bisticcio di parole. Io credo che oggi l'obiettivo di questo Consiglio regionale sia quello di verificare i margini entro i quali il Governo della Regione può trovare una via d'uscita alla crisi che riguarda sì la legge numero 44 ma sostanzialmente attanaglia l'intero settore agropastorale.
Le situazioni non sono cambiate nel senso che l'indebitamento in questi anni è andato aumentando, i costi di produzione continuano ad aumentare, la gente sta abbandonando le campagne, Assessore, ormai non sta rimanendo più nessuno, la gente non è più in condizione di rimanere nelle campagne. Le zone agricole si stanno spopolando di giorno in giorno ancor più delle altre zone. Allora la domanda è: quali politiche, Assessore, questo Governo regionale vuole mettere in atto per invertire questa tendenza e per fare in modo che si superi la fase di emergenza e si renda il settore competitivo con le altre Regioni d'Italia e d'Europa? Questo è il punto.
A me pare che, negli anni passati, siano stati fatti degli errori per quanto riguarda il settore agricolo e pastorale, è stata di fatto cancellata la legge numero 21, una legge di settore importante per la soluzione, dal punto di vista infrastrutturale, dei problemi del mondo agricolo e pastorale; noi abbiamo confidato quasi in tutto sulle risorse comunitarie. A parer mio non basta. L'agricoltura si può risollevare, si può riprendere, se anche la Regione impegna risorse importanti, che non siano soltanto le risorse comunitarie.
Anche su questo punto, Assessore, lei sa qual è la mia idea, le risorse comunitarie sono ingenti, il PSR - così come è programmato - ha tante risorse a disposizione, ma siamo noi in grado di risolvere i problemi dell'agricoltura una volta che abbiamo finito il sessennio 2007-2013? Io credo, Assessore, che non cambierà nulla perché questa esperienza noi l'abbiamo già vissuta nel sessennio precedente e non è cambiato nulla, allora io credo che bisogna avere il coraggio di cambiare qualcosa, perché se la situazione non è cambiata nei sei anni precedenti non si può certamente pensare che, con questo stesso sistema, con gli stessi metodi, con le stesse norme, possa cambiare.
Ecco perché dicevo che abbiamo quattro anni di tempo, noi dobbiamo essere nelle condizioni di cambiare, di ricontrattare, anche a livello europeo, la nostra situazione; non possiamo continuare ad andare alla deriva così come stiamo andando, lasciando le cose come stanno. Io riconosco all'Assessore un certo impegno, un certo attivismo in questo periodo, però non basta, la gente vuole risposte perchè si trova nella situazione di non riuscire più a pagare le spese, ad andare avanti, sta abbandonando le campagne e il settore si sta impoverendo. Quindi noi dobbiamo avere un progetto in testa, un progetto che in questi quattro anni ci permetta di uscire da questa situazione di crisi.
Assessore, in questo momento, noi abbiamo alcune vertenze in atto che hanno bisogno di risposte pur sapendo che siamo dentro le norme comunitarie e non è facile dare risposte a tutti perché è chiaro che dobbiamo rispettare le regole; però, io parto dalla madre dell'emergenza che è quella del prezzo del latte, oggi praticamente in Sardegna viene pagato il prezzo del latte a 60 centesimi al litro, prezzo che effettivamente non riesce neanche a coprire le spese di produzione. In altre Regioni d'Italia, dove i costi di produzione sono di gran lunga inferiori, noi abbiamo visto che si spuntano prezzi che sono di 0,90 minimo ma anche di 1 euro e più al litro. Come è possibile?
Bisogna che la politica prenda in mano la situazione. Dico questo, Assessore, perché lo stesso discorso si può ripetere per Alcoa, se per Alcoa si fosse lasciata la situazione in mano agli operai e ai sindacati non si sarebbero risolti i problemi, invece la politica è intervenuta e credo che risolverà il problema. Anche in questo caso la politica deve intervenire e deve risolvere il problema. Assessore, ho presentato due interrogazioni: una per quanto riguarda il prezzo del latte con la richiesta di intervento da parte della Regione e l'altra sulla tracciabilità del latte prodotto in Sardegna, quella che praticamente i consumatori dovrebbero…
PRESIDENTE. Onorevole Ladu, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Assessore, onorevoli colleghi, consigliere e consiglieri, vorrei fare una riflessione ulteriore sulla mozione. Anch'io mi soffermo su un'esperienza, un'esperienza locale che posso rappresentare perché vissuta. Non interverrò in termini particolari, appunto, sulla mozione che ha la sua fondatezza sull'indebitamento e quindi sulla legge numero 44, ma voglio solo porre l'attenzione, peraltro l'ho fatto anche con un'interrogazione, su uno degli aspetti del mondo agro zootecnico, che ci appartiene e che può essere anche elemento di riflessione per guardare davvero al comparto agricolo come a un comparto, così come hanno detto i colleghi, primario anche in virtù delle situazioni che stiamo attualmente vivendo e che probabilmente, in un contesto più generale dell'economia sarda e nel contesto nazionale, può assurgere a diventare davvero industria primaria senza per questo rinunciare all'industrializzazione dell'Isola, a una quota di industria dell'Isola, ma solo a un comparto che sostiene diciamo nella verticalizzazione delle produzioni agricole appunto l'agricoltura regionale.
Sul finire dell'anno scorso, c'è stato un periodo in cui delle aziende sono state poste in crisi dalle intemperie e dalle situazioni meteorologiche che hanno creato gravi problemi, anche di tipo economico. Solo a una parte di queste aziende venivano riconosciuti i danni causati dalle inondazioni, ad altre invece non erano riconoscibili. Per questo, e debbo dare atto anche alla Giunta regionale, all'inizio del novembre 2009 è stata presentata l'istanza per lo stato di crisi dell'agricoltura della Sardegna al Governo nazionale. Io non so se a questa istanza sia susseguita risposta, però era uno degli elementi fondanti per poter sostenere il comparto agricolo in un momento di difficile transizione, ripeto, aggravato ulteriormente dalle situazioni ambientali che in quel periodo stavano interessando praticamente tutta la Sardegna.
Facendo seguito a tutta una serie di manifestazioni, parlo del Medio-Campidano, ma non solo, si stavano promuovendo incontri diffusi un po'in tutti i comuni, per stare nell'ambito del nostro territorio. Ricordo il Comune di Samassi, l'occupazione del Comune di San Gavino, di Villacidro, non ultimo in ordine di tempo il Comune di Guspini, con un ordine del giorno che io ho ripreso anche nell'interrogazione a suo tempo presentata all'Assessore. Considerata l'alta imprenditorialità del settore che l'agro di Guspini può rappresentare nel contesto isolano e sentite le istanze del comitato spontaneo di lotta degli agricoltori e degli allevatori guspinesi in merito alla situazione della crisi del comparto zootecnico, per fare un'esemplificazione vorrei riportare alcuni dati del mio Comune. Faccio riferimento alle aziende che insistono nel territorio di Guspini e che ammontano a 193 unità, tutte iscritte all'INPS, con la consistenza di oltre 50.000 capi ovini, di 3.800 capi caprini, 2.000 capi bovini e 2.100 capi suini. Sono numeri importanti per l'economia del territorio, e non solo, ai quali vanno aggiunti la forza lavoro degli addetti nelle aziende e nell'indotto che vi ruota intorno. Credo che sia una felice realtà ove gli operatori insistono su aziende di media grandezza di circa 40 o 50 ettari e la maggior parte di loro hanno già i terreni accorpati. Comunque molti di loro hanno fatto fronte, con risorse proprie, alla legge numero 44.
Come ho già detto, nella scorsa stagione, tutto il comparto agricolo è stato colpito da condizioni meteorologiche tali da aver creare un grave stato di calamità naturale. In particolare, il comparto zootecnico ha patito la scarsità e la qualità delle produzioni alimentari non sufficienti al fabbisogno delle aziende, dovendo ricorrere di conseguenza a un forte uso di mangimi e foraggi (i cui prezzi nel periodo sono cresciuti in maniera esponenziale), causando così anche una riduzione della produzione del latte del 20 per cento circa; di contro non si è avuto alcun sostegno alle aziende e alle produzioni. Un problema di non poco conto è l'assenza di liquidità che genera preoccupazione nelle aziende agricole e che ha creato difficoltà ad andare avanti nel quotidiano, determinando nel contempo un forte ridimensionamento per i futuri investimenti.
Al suddetto problema occorre anche aggiungere il lento funzionamento della macchina burocratica, sia a livello nazionale che regionale, infatti, a tutt'oggi, molte aziende soffrono ancora e pare che siano tuttora in attesa di pagamenti dell'Asse 2 del Programma di sviluppo rurale, che fanno capo alle annualità 2008-2009, come le domande di aiuto per il miglioramento del benessere degli animali e le indennità compensative. Quindi è necessario, anche sotto questo aspetto, implementare una risposta più rapida, proprio in considerazione del fatto che le aziende sono in sofferenza.
E' necessario, per quanto riguarda il settore zootecnico, che si parli di programmazione sulla filiera del latte, dalla produzione all'arrivo sulla tavola del consumatore. La tenuta del prezzo del latte ovino, materia prima a cui è ancorata quasi la metà dell'economia dell'agricoltura sarda, deve trovare forme e incentivi alla quota latte. Sì, è vero che c'è stata anche di recente una prima intesa sul comparto ovino, ma è anche vero che ha come oggetto più lo studio e la produzione di nuove specialità del pecorino romano e la commercializzazione dei prodotti e meno la questione della quota latte. La Regione Sardegna deve avere un ruolo determinante affinché coordini le azioni propulsive, con proposte e interventi a sostegno del pecorino romano, perché possa arrivare a godere degli stessi diritti e delle attenzioni che hanno caratterizzato il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano.
Per il settore carni, è necessario che si venga a creare una piattaforma che si occupi delle carni sarde, in particolare si dovrebbero creare le condizioni per consigliare e favorire il consumo della carne locale e del prodotto regionale, accordi di filiera, sostegno alla certificazione di agnello e carni IGP. Ad oggi, non esiste per esempio un borsino di andamento della vendita degli agnelli, procedura che ormai fa parte, in misura ordinaria, della vendita di altre specie animali.
Si continua a parlare di continuità territoriale, ma non si sviluppa nessuna azione a integrazione dei maggiori costi che vengono affrontati dagli operatori. I costi dell'energia elettrica e del gasolio incidono non poco sull'economia aziendale ed è quasi naturale che si debba concorrere a queste spese con progetti incentivanti per la costruzione e integrazione di impianti di energia alternativa. Dal punto di vista sanitario, si fanno presenti le problematiche inerenti l'agalassia, la paratubercolosi negli ovini, eccetera, per le quali si chiede un piano di sanificazione delle greggi o comunque il tentativo di debellare questi casi, che non sono più sporadici. L'agricoltura e l'allevamento certamente non devono rappresentare un'economia assistita, la produttività sociale non si può misurare solo in termini di puro rendimento economico, ma anche in termini di benefici sociali, di economie esterne, di ricchezza sociale in senso lato. Occorre fare scelte di politiche pubbliche che indirizzino i sistemi agricoli verso forme di organizzazione che assolvano anche a complesse funzioni extra zootecniche, per entrare nell'ottica del ruolo della gestione del territorio.
E' chiaro che senza la funzione dell'agricoltore e del pastore si rischia veramente di perdere la campagna, la conseguenza sarebbe il rischio della tutela e conservazione del paesaggio, che deve essere considerato come patrimonio di tutti, perché arricchimento strettamente legato al patrimonio artistico e culturale di ogni territorio. Si apre quindi, anche in quest'Aula, la discussione sul futuro economico e sociale della Sardegna. La crisi industriale probabilmente ci consente di fare una riflessione puntuale e, perché no?, anche di valorizzare risorse diffuse in Sardegna; per chiudere, faccio l'esempio del patrimonio regionale in capo all'Azienda Sa Zeppara, un'azienda che venne messa su dalla Bastogi, con infrastrutture per l'allevamento di 6.000 capi ovini…
PRESIDENTE. Onorevole Agus, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI (P.d.L.). Presidente, io credo che la mozione che abbiamo oggi all'ordine del giorno sia una mozione importante, intelligente, in un momento fondamentale come quello che stiamo subendo per ragioni di crisi, così come è stato ricordato più volte, per il grande grido d'allarme, che è giustamente lanciato dal mondo agricolo e dal mondo pastorale. E' chiaro che, da parte di chi presenta la mozione, c'è, oltre che una parte propositiva, anche una grande parte di critica del lavoro fino a oggi svolto da questa amministrazione regionale, e quindi da questa maggioranza. Il fatto che si lanci una proposta di interventi necessari di sostegno maggiori nei confronti del mondo agricolo, chiaramente lascia da parte nostra dei forti dubbi. Perché non bastano i fondi del PSR? Perché non bastano i fondi POR? Perché è necessario il sostegno attraverso contributi de minimis? Perché manca una legge di settore e quindi automaticamente non ci sono fondi nella finanziaria che abbiamo appena approvato. Allora la soluzione di tutti i mali potrebbe essere quella di proporre una conferenza agraria regionale, per dare così un buon contributo e probabilmente trovare anche il modo per uscire dalla crisi agricola. Io non credo che sia questo il sistema, non credo che sia questo il modo e il metodo per arrivare alla soluzione dei problemi.
Io credo che oramai, di queste necessità, di questi momenti, di questa crisi generale, se ne parli da tantissimi anni, forse se andassimo a rivedere verbali di questo Consiglio regionale e interventi svolti in questo Consiglio regionale vent'anni fa, ci renderemmo conto che gli interventi non si discostano molto da quello che stiamo dicendo e ragionando oggi sul problema attuale. E' una necessità che da troppo tempo si trasporta e si trascina negli anni e le varie Amministrazioni che si sono succedute non è che abbiano trovato grandi soluzioni per risolvere il problema. Tanto impegno, su questo credo che sia riconosciuto a tutti, a tutti gli ex assessori che si sono succeduti nelle varie Giunte, ma soprattutto a tutti quelli che hanno tentato in qualche modo di risolvere tali problemi.
Io credo che l'assessore Prato in questo anno di lavoro abbia dimostrato un grande impegno, credo che gli sia riconosciuto da tutti in quest'Aula, penso che sia presente praticamente dappertutto, bisognerebbe chiedergli personalmente come faccia, per il grande lavoro che svolge quotidianamente, e le tante ore di lavoro che lui dedica all'Assessorato dell'agricoltura. Ritengo che nel fondo di questo grande lavoro ci sia la voglia e la necessità di trasformare oltre che dare risposte veloci e urgenti a questo mondo che è in crisi perenne.
Allora, tutti insieme dobbiamo provare a ragionare e a trovare soluzioni perché questo mondo in qualche modo abbia delle risposte concrete. Un anno fa, esattamente un anno fa, eravamo in piena campagna elettorale e nel nostro lavoro di ricerca del consenso elettorale, tutti abbiamo visitato aziende agricole, amici agricoltori, amici del mondo pastorale, e tutti lamentavano una quasi dimenticanza dei ragionamenti dei loro problemi, una quasi totale assenza di chi fino a quel momento aveva governato. Oggi, dopo un anno, forse questa responsabilità ce la stiamo assumendo noi, anche noi abbiamo forse il problema di non essere riusciti a risolvere i problemi relativi al mondo dell'agricoltura. Io credo che insieme dobbiamo provare a seguire una logica per cercare di riemergere, di rinascere, di trovare nuove soluzioni, come per esempio le fonti rinnovabili. Così com'è stato detto per esempio dal collega Gallus nel suo intervento, che è stato un intervento tecnico, oserei dire quasi perfetto, dove ha elencato e in qualche modo sviscerato i reali problemi tecnici che bisogna affrontare nell'immediato.
Un altro esempio che noi abbiamo in questi giorni all'attenzione di tutta la Sardegna sono i consorzi di bonifica, quei consorzi di bonifica che negli anni hanno avuto e hanno creato dei grandi problemi. La famosa riforma, la legge numero 6, che ha avuto da parte di qualcuno grandi consensi, fino a oggi non ha portato a grandi risultati e in realtà credo che abbia necessità di una profonda e radicale modifica. L'esempio dei consorzi di bonifica rappresenta una situazione di difficoltà del mondo dell'agricoltura, lo dicono chiaro i debiti e gli indebitamenti dovuti ai consorzi stessi e che sono legati all'impossibilità di sopportare pagamenti esagerati, da parte degli stessi agricoltori; chiaramente, lo sappiamo, siamo tutti responsabili e consapevoli di questa situazione che essi non possono giustamente sostenere. Allora dobbiamo essere bravi e, tutti insieme, dobbiamo lavorare per trovare una soluzione.
Riconosco ai colleghi Solinas e Sanna di aver giustamente sollevato il problema, di questi giorni, del consorzio di bonifica dell'Oristanese, chiedendo se quella tassa, così chiamata, è legittima e se realmente è applicabile. Non lo faccio io perché sono della maggioranza, per voi che siete dell'opposizione in questo momento è più facile, a situazione rivoltata, quindi invertita, l'avremmo fatto noi e voi avreste risposto oppure sareste intervenuti nello stesso modo in cui io sto cercando di giustificare e difendere quella situazione.
Abbiamo bisogno tutti insieme di una sinergia unica che ci porti definitivamente a risolvere questo problema e abbiamo necessità di una modifica della legge numero 6, urgente! Abbiamo necessità che l'Assessorato, anzi noi stessi ci attiviamo nel più breve tempo possibile per trovare soluzioni, perché in questo modo comunque continueremo a organizzare incontri e convegni sul territorio, ad andare a Decimoputzu a fare un intervento generalizzato sui problemi, eccetera, ma non risolveremo mai i veri problemi del mondo dell'agricoltura. Quindi, la responsabilità è nostra, siamo noi, all'interno di questo Consiglio regionale, che tutti insieme dobbiamo sederci e provare in qualche modo a trovare delle soluzioni.
Non credo, collega, che la conferenza agraria, come l'ha definita lei, regionale sia la soluzione di questi problemi; assolutamente no! Non può essere questo, non può essere questa una proposta che può oggi essere avallata da questa maggioranza, abbiamo necessità di altre risposte ben più importanti. Con il grande lavoro che sta facendo il nostro Assessore, credo che qualcosa già incominci a muoversi, ma non è certamente il frutto di questo lavoro, fatto soltanto nel giro di neanche un anno di lavoro, la risposta al problema, credo che abbia bisogno ancora di tanto lavoro e di un continuare a impegnarsi quotidianamente per il mondo dell'agricoltura.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' evidente che la crisi che attraversa la Sardegna è una crisi complessiva, ma la mozione, che abbiamo posto all'attenzione del Consiglio oggi, vuole porre l'attenzione sulla drammatica situazione che vive il comparto agroalimentare, con particolare riferimento, però, allo stato debitorio delle aziende e il rapporto con gli istituti di credito, mettendo in mora il ruolo che gli istituti di credito hanno avuto. Ci offre però anche l'opportunità di fare un discorso complessivo su un settore, su un comparto, che è quello agro-zootecnico-pastorale, che rappresenta in ogni caso una drammatica crisi della società sarda. Questo va detto e sottolineato, anche se debbo dire che abbiamo riscontrato sentimenti e stati d'animo di drammaticità più forti nei confronti della crisi del comparto industriale o di altri settori in Sardegna, forse perché si è assunto quasi un atteggiamento abitudinario nei confronti di un settore in crisi ormai da lungo tempo.
Io credo che la crisi emerga in tutta la sua gravità per il fatto che in Sardegna, in diversi anni, sono state spese quantità immani di danaro, prima in lire, poi in euro, e consumate una notevole quantità di furbizie. Ritengo che questo abbia portato anche a subire con disinvoltura scelte inopportune fatte a livello europeo e a livello statale, probabilmente con strumenti regionali non adeguati per affrontare nel modo dovuto la crisi del comparto agroalimentare. Il risultato è che oggi (pur volendo sottolineare un aspetto che forse chiede più rapidità nella risposta, cioè il rapporto con le banche) questa situazione ha generato l'abbandono delle zone interne, l'abbandono delle campagne, la chiusura delle stalle, ha indotto le aziende ad abbandonare la loro attività e vocazione e ha esposto il territorio a una pressione speculativa immobiliare brutale, perché in molti hanno visto in questa via, spesso anche fuori dalla legalità e dal rispetto degli strumenti urbanistici, la scappatoia per mettere terre ad alta vocazione agricola nelle mani dei cementificatori che hanno, in alcune realtà, forse tra le più pregiate, allungato le mani approfittando di una situazione di crisi, di difficoltà e di sofferenza.
Tutta questa situazione si è consumata drammaticamente, dobbiamo dire però, in un periodo relativamente breve, praticamente nell'arco di cinquant'anni circa, dal dopoguerra a oggi, ve lo dice uno che milita nei banchi di una formazione politica di sinistra e che quindi ha sostenuto quella campagna "la terra a chi la lavora", quindi la terra ai contadini, le terre vennero date ai contadini...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sechi, vorrei pregare i colleghi di avere un po' di rispetto per l'oratore. Grazie.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Le grandi riforme agrarie permisero la distribuzione della terra a chi la lavorava e che purtroppo oggi non la lavora più. Devo dire che non si è pensato di tutelare con strumenti adeguati (compresi gli strumenti della pianificazione e gli strumenti che facevano riferimento alle zone agricole) il valore che stava nella potenzialità, nella qualità e nella vocazione dei terreni agricoli che avrebbero dovuto dare lavoro ed economia per la nostra Sardegna.
Non si è difesa l'unità culturale e mi viene in mente il maso chiuso sudtirolese che comunque ha impedito il frazionamento che invece da noi è avvenuto soprattutto nelle zone costiere e in quelle ad alta vocazione agricola come per esempio La Nurra di Alghero, Sassari e Porto Torres, che è quella forse più esposta a questo rischio; in quel territorio si è sacrificato, a volte anche con scelte delle istituzioni pubbliche, per esempio penso a un'azienda storica come quella di San Marco che diventa azienda importante e apripista a fine '800 ne la Nurra di Alghero, seguita dalla società industriale italiana di Surigheddu, poi penso alla grande azienda Mamuntanas della famiglia Serra e altre. Pensate che un terreno, considerato come quello a più alta vocazione agricola, in regione San Marco, viene individuato per l'area di sviluppo industriale, che sappiamo tutti in che modo ha drammaticamente fallito, sottraendo terreni a un'agricoltura che era in una fase di crescita, oppure vorrei citare ancora scelte inopportune come l'individuazione di terreni, sempre in quell'area ad alta vocazione agricola, per la realizzazione del depuratore di Alghero o dello stazionamento di compattamento dei rifiuti. Oggi troviamo anche suggestive soluzioni, come quella del Sindaco di Ozieri che pensa di utilizzare 40 ettari del terreno del suo comune per il fotovoltaico e altre cose di questo genere.
Rispetto ai dati che citava il collega Salis riguardanti la crisi, vorrei citare un comparto che rappresenta una realtà fiorente in Sardegna, quello vitivinicolo, ebbene nell'area di Maristella, dove c'erano vigne di alto pregio e di alta qualità, facenti la fortuna della cantina sociale della cooperativa sociale di Santa Maria La Palma, queste sono state abbandonate, perché è più vantaggioso esporre e mettere su un mercato non regolato, non disciplinato da strumenti come quello della pressione immobiliare speculativa.
Allora, partendo dall'incontro di oggi, noi dobbiamo pensare a fare un'analisi più puntuale e attenta su ciò che deve essere fatto nei confronti dell'agricoltura e dell'intero comparto agro-zootecnico in Sardegna. E' vero che esistono difficoltà, è vero che l'agricoltura oggi ha un costo alto, elevato, per quanto riguarda i lavoratori, il bracciantato agricolo, anche rispetto alla difficoltà della commercializzazione del prodotto, del non venduto, o della difficoltà di trasformazione dei prodotti della nostra agricoltura, dei nostri ortaggi oltre che del consumo che non viene fatto di prodotti di qualità e di stagionalità legati al comparto turistico. Nei confronti di quest'ultimo l'assessore Prato ha dato qualche segnale, qualche indicazione, ma evidentemente non è sufficiente, dobbiamo trovare strumenti se vogliamo fare di questa terra un luogo di eccellenza per il flusso turistico e per la produzione di qualità che in qualche modo suggerisca prima e imponga poi un'attenzione per i nostri prodotti.
Faccio adesso riferimento ai ritardi. Qualcuno ha ricordato, se non ricordo male il collega Amadu, i ritardi nell'erogazione del sostegno, dei contributi, dei vantaggi a favore del settore agricolo, ma questo è un malvezzo diffuso in tutti i settori. Un ritardo nell'erogazione di contributi nel settore dello sport, della cultura e dello spettacolo ha come conseguenza la mancata realizzazione di un avvenimento, di una manifestazione sportiva o culturale, di uno spettacolo, che va a impoverire l'offerta e il prodotto culturale in Sardegna, ma la mancata erogazione di un finanziamento a un'azienda agricola in crisi comporta la fame e il fallimento: credo che sia molto più grave.
L'altro aspetto che volevo sottolineare, anche di questo forse qualcuno ha fatto riferimento, è l'eccessiva sudditanza da parte di una Regione speciale come la nostra nei confronti delle politiche comunitarie. L'Europa continentale e l'Europa mediterranea sono due mondi diversi, sono due realtà diverse che non possono subire scelte in materia di politica agricola come se fossero un tutt'uno, questo lo dobbiamo dire e rivendicare con forza. Diversamente noi saremo deboli e soccombenti di fronte agli interessi delle grandi nazioni che hanno vantaggi da scelte comunitarie rispetto al Mezzogiorno, al Sud e all'area mediterranea.
Per concludere, qualche giorno fa Mario Diana, Capogruppo del P.d.L., diceva che lo sviluppo della Sardegna può venire solo dalle nostre idee. Io ne sono convinto. Pertanto inviterei la Giunta e la maggioranza a presentarle in materia di agricoltura, in materia di comparto agroalimentare, noi siamo qui pronti e disposti a confrontarci con le proposte. Credo che un settore come questo, forte di quella tradizione...
PRESIDENTE. Onorevole Sechi, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras Luciano. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Diana Mario.)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Rassu è presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 60 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dessi' - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, i lavori possono proseguire.
E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Presidente, colleghe, colleghi, Assessore, la crisi che ha colpito il settore agro-zootecnico rappresenta almeno in parte una eredità delle politiche agrarie precedenti delle passate Amministrazioni regionali. Dall'inizio di questa legislatura si sta cercando di rilanciare l'intero settore dell'allevamento e quello agricolo, ma non si può trascurare il fatto che la crisi attanaglia il mondo agricolo ed esiste davvero da tanto tempo, da almeno vent'anni questo settore vive una criticità assoluta. Per cui la mozione evidenzia la drammaticità di una situazione che non si può non condividere per quanto riguarda la sensibilità dell'approccio, è necessario che si trovino soluzioni definitive alle gravi conseguenze.
Così come non va sottostimato il fatto che esiste un problema congiunturale al quale ha fatto riferimento anche il presidente Cappellacci in occasione della presentazione della delibera di Giunta firmata dall'assessore Prato, sottoscritta, per la richiesta al Governo dello stato di crisi dell'agricoltura in Sardegna. Si chiedeva appunto di far fronte ai gap infrastrutturali, finanziari, fiscali e previdenziali per venire incontro alle esigenze delle imprese agro-zootecniche dell'Isola col fine di prevedere soluzioni immediate rispetto alle problematiche del mondo agricolo nelle aree marginali, come appunto si configura la nostra Isola, realizzando pienamente lo spirito del tavolo delle Regioni del sud che si è tenuto a Bari nel 2009.
In questo senso si è mossa la Giunta, sempre con l'assessore Prato, nelle sue azioni che certamente, per quanto non siano definitive, hanno il loro significato per bloccare le aste delle aziende agricole coinvolte nella tragica legge numero 44 del 1988 con una richiesta da parte dell'Assessore al Ministro dell'agricoltura Zaia, aspetto quest'ultimo sul quale ci si è molto impegnati in questi ultimi mesi perché la mozione è del luglio 2009, è datata, ci sono stati dei ritardi nella discussione in aula, ma certamente non si possono, nella drammaticità della situazione, sottostimare gli interventi che ci sono stati, come ci si è mossi.
Sicuramente va raccolto il messaggio lanciato intensamente da diversi consiglieri e in particolare dal collega Planetta che ci invita a non sottostimare le innumerevoli e pericolose dinamiche speculative che possono inserirsi. Certamente ha il suo significato la definizione con Equitalia-Sardegna di una piattaforma che può consentire il rientro dai debiti fiscali nel mondo agricolo sardo ed evitare sanzioni esecutive e cautelari con il conseguente blocco dei crediti, soprattutto di quelli comunitari, per chi non esercita appunto un'azione di carattere preventivo e fa richiesta di dilazione. Di questo si è discusso recentemente durante una audizione dell'amministratore delegato di Equitalia che ha comunque invitato il Consiglio regionale a tener conto della potenzialità delle azioni che possono essere messe in atto, in linea con quella azione intrapresa d'intesa con le banche per il rientro del debito delle aziende agricole sarde che hanno contratto i mutui della legge con la creazione di una piattaforma di garanzia fideiussoria che coinvolge direttamente la Regione stessa.
Quindi io penso che sia apprezzabile e condivisibile l'operato in questo senso dell'Assessore e il suo impegno su più fronti, come quello per garantire un prezzo del latte adeguato alla necessità che le nostre aziende non vivano più una condizione di sottocapitalizzazione, così come è significativo che, per quanto riguarda il comparto ovino, ci sia stata una prima intesa tra il mondo della cooperazione, le associazioni di categoria, i consorzi di tutela dei formaggi DOP e il consorzio latte sulla proposta messa in campo dalla Giunta regionale che riassume una serie di interventi che vanno dalla gestione della crisi attuale alla creazione di una stanza di compensazione, dallo studio di prodotti alternativi al pecorino romano alla commercializzazione delle produzioni sui nuovi mercati.
Così come la richiesta, da parte dell'Assessore, di un intervento del Ministro delle politiche agricole nel mese di dicembre 2009 affinché la Commissione interministeriale conoscitiva della legge numero 44 del 1988 prorogasse la sua attività di sei mesi reiterando naturalmente la richiesta di blocco dei procedimenti esecutivi; così come gli investimenti posti in atto dalla Regione segnatamente da questo Assessorato, dall'Assessorato dell'agricoltura, nello stanziamento di 10 milioni di euro a favore del Programma di sviluppo rurale per creare nuovi modelli di aziende turistiche. Va colto anche il significato costruttivo con cui ci si è mossi al Senato dove, primo firmatario Pierluigi Massidda, ma firmato da tutti i senatori sardi, è stato presentato un ordine del giorno bipartisan che impegna il Governo a sospendere i giudizi pendenti e le procedure di riscossione e recupero nonché le esecuzioni forzose a danno degli imprenditori agricoli. La politica sta quindi dimostrando di sapersi muovere oltre gli schieramenti e l'auspicio è quello di proseguire sulla stessa linea anche qui in Consiglio regionale per avere una maggiore efficacia nel cercare di salvare tutte le aziende agricole finite all'asta.
Non dobbiamo inoltre dimenticare il ruolo avuto dalla Regione e dall'Assessore, in particolare, nell'azione politica per sbloccare i 102 milioni di euro da destinare alle 43 mila aziende agricole sarde che rappresentano il premio di sostegno al reddito da parte dell'Unione europea nell'ambito della politica agricola comune. Nessuno può negare dunque il lavoro incessante svolto per affrontare e risolvere tutte le emergenze che hanno colpito il mondo agricolo sardo, ricordiamo gli interventi per quanto riguarda gli eventi calamitosi, gli incendi. Lo dico con una particolare sensibilità per le attenzioni che, nell'emergenza degli incendi e degli eventi calamitosi, si sono manifestate anche nei riguardi del territorio della Gallura.
Il Programma di sviluppo rurale si configura, così come viene portato avanti oggi, quale importante strumento strategico che va oltre le tipiche misure dell'intervento alle quali il mondo agricolo era abituato, chiara testimonianza dell'attuazione del programma di governo regionale nel settore agricolo con la riserva di una parte delle risorse disponibili sulla Misura 121 arrivando a uno stanziamento di 20 milioni di euro ai giovani agricoltori beneficiari del premio di primo insediamento ai sensi della Misura 112.
Colleghi, credo di poter sostenere che, riguardo a questa crisi che ha colpito e colpisce il mondo agricolo sardo, questa Giunta stia operando con tutte le iniziative possibili. Non voglio trascurare comunque una risposta importante che è stata data relativamente alla movimentazione dei bovini attraverso un'attività di sensibilizzazione e in raccordo all'Assessorato della sanità; oggi c'è un programma di movimentazione dei bovini che consente di valorizzare le carni sarde.
Chiudo evidenziando il ruolo fondamentale degli enti locali e in particolare dei comuni che, anche per quanto riguarda l'agricoltura, vivono in presa diretta tutti i problemi e le esigenze cui si deve far fronte di continuo. I comuni sentono più delle altre istituzioni questi problemi perché sono la parte dello Stato più vicina ai cittadini.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariano Contu. Ne ha facoltà.
CONTU MARIANO (P.d.L.). La mozione in discussione, seppur arrivata in Aula con oltre sei mesi di ritardo rispetto al momento in cui il tema è stato sollevato, non ci ha, comunque sia, distolto dalla volontà di continuare a impegnarci. La Corte di giustizia, neanche a farlo apposta, ha emanato una sentenza tanto attesa che riguarda purtroppo circa 2874 nostri imprenditori agricoli. La Commissione europea, fin dal 1994, per la precisione il 1º agosto 1994, aveva comunicato all'Italia la decisione di avviare la procedura di infrazione rispetto agli aiuti di Stato. C'è da dire che la Commissione europea stessa dichiarò, con delibera del 15 aprile 1997, l'incompatibilità per il mercato comune del sostegno derivato dalla legge numero 44 del 1988 e l'infrazione rispetto alla libera concorrenza fra gli Stati membri. Bene, sono trascorsi più di vent'anni, ma credo che il fatto di essere intercorso così tanto tempo dall'emanazione della legge non ci porti a non affrontare, comunque sia, un tema che ha riguardato, e che riguarda complessivamente ancora oggi, circa 2800 aziende oltre che non esimerci dal prendere in considerazione il problema primo, forse oggi, della crisi del comparto agricolo sardo.
Il comparto agricolo sardo non è che entra in sofferenza nei giorni scorsi, o un anno fa, il comparto agricolo sardo soffre uno stato di crisi, di cui siamo pienamente coscienti, e ne soffre perché, nonostante abbiamo a disposizione una normativa così variegata, così vasta (credo che ci siano circa 1200 provvedimenti che interessano il mondo agricolo in tutte le sue articolazioni), questa non è stata sufficiente per dare le risposte necessarie a evitare che questo comparto, tra una crisi e l'altra, arrivasse a uno stato di insofferenza intollerabile. Certo la legge numero 44 non ha aiutato, seppure nelle intenzioni sarebbe dovuto essere un sistema per portare 5900 aziende sarde verso lidi più sicuri, invece ha trascinato tante aziende verso il baratro, un baratro la cui unica risposta che si è riusciti a ottenere è stata quella del sequestro e della messa all'asta delle aziende stesse.
Quali percorsi si sono attivati fin dall'emanazione della sentenza della Corte di Giustizia? Quattro anni fa, noi, come i colleghi della minoranza di oggi, eravamo all'opposizione e chiedevamo interventi, provvedimenti e l'attivazione di procedure sia nei confronti dello Stato, sia nei confronti dell'Unione Europea, perché si trovasse una via di uscita. Purtroppo l'unico dato che ci sembra di poter oggi riportare, giusto per la memoria storica, è il fatto che l'ultima sentenza del Tribunale di Cagliari, datata 27 gennaio 2009, mette definitivamente la parola "fine" alle procedure e ai ricorsi attivati presso il Tar, presso il Tribunale civile, presso la Corte d'appello, presso la Presidenza della Repubblica. Quindi, parola definitiva emanata proprio prima dell'inizio di questa legislatura.
Allora, come qualche collega ha provato già a enunciare, cosa possiamo fare? Quali percorsi possiamo attivare, rispetto a questa crisi, sulla quale è stata posta e si ripone quotidianamente l'attenzione di questa maggioranza? Credo che non solo il sottoscritto, ma tutti i colleghi consiglieri si stiano interessando ai vari provvedimenti che la Giunta ha già emanato, a tutte le iniziative già assunte dall'Assessore dell'agricoltura, ma soprattutto a me sembra importante poter dire oggi che il mondo agricolo non è stato abbandonato in quella caduta libera alla quale era destinato.
Assessore, dopo aver discusso in quest'aula sui temi della crisi industriale, ritengo che oggi sia arrivato il tempo di iniziare, ma non con una mozione, non con un ordine del giorno, un nuovo percorso per il mondo agricolo sardo. Un nuovo percorso che porti questo settore primario dell'economia della Sardegna sotto l'osservazione di tutti, dedicandogli non solo una discussione in Consiglio, che sarà anche importante come la discussione di oggi, ma il tempo necessario per tracciare le linee per oggi e per domani.
Noi abbiamo bisogno di una giornata speciale da dedicare istituzionalmente all'agricoltura sarda che non può essere relegata a settore di periferia riguardante le zone interne, riguardante pochi. Il settore agricolo sardo può avere le sue ricadute per l'intera Isola. E' ora di aprire gli occhi perché siamo certi del fatto che la grande industria per la Sardegna non ha rappresentato e non può rappresentare il futuro.. Allora bisogna avere coraggio e capire che davvero il tessuto delle zone interne, delle zone periferiche, ma anche delle zone costiere, non può che sostenersi sul mondo agricolo, su quello che è il mondo produttivo delle nostre campagne. Possiamo anche provare a predisporre delle leggi di settore che vadano verso la risoluzione di qualche problematica, ma noi siamo anche convinti del fatto che il turismo, altro volano per l'economia della Sardegna, non può sostenersi da solo, pensando che buona parte delle derrate agroalimentari provengono per l'80 per cento dalle importazioni. Questo non è più possibile!
Bisogna attivare tutti i meccanismi necessari perché le nostre campagne tornino davvero a essere animate, non da interventi sollecitati dall'emergenza, ma da interventi strutturali che possano creare nuove opportunità, non solo per le aziende che già esistono, ma soprattutto per la nuova imprenditorialità dei nostri giovani, tracciando dei percorsi che diano un futuro all'economia della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, non le ho contate, però mi pare che questa sia, tra quelle delle ultime legislature, forse la trentesima mozione che parte dall'analisi della situazione delle nostre aziende dal punto di vista debitorio, connessa non solo alla vicenda della legge numero 44, ma anche ad altre vicende relative alla concessione di aiuti finanziari per lo sviluppo del sistema agricolo. A differenza del collega Contu, non voglio soffermarmi sulle cause, le cause sono note, le abbiamo discusse più volte, vorrei invece soffermarmi sulle soluzioni.
Allora, la prima cosa che mi parrebbe non utile opporre (del resto non ho capito se la maggioranza ha questa opinione ormai consolidata) sarebbe la resistenza all'esigenza che è stata manifestata dal mondo agricolo organizzato di avere una sede in cui si faccia una discussione vera e produttiva sulla possibilità di sviluppo del nostro sistema agricolo. Lo dico perché ha ragione chi in questi giorni si sofferma su questa considerazione, il primo fra tutti l'onorevole Diana, il Capogruppo del partito di maggioranza in Consiglio regionale, il quale ci comunica che, pur essendo tragica, difficile e complicata la situazione del sistema industriale, non di meno è complicata e difficile la situazione del mondo agricolo. Sottolinea l'onorevole Diana che si sono perse alcune migliaia, diverse migliaia, di posti di lavoro nell'ambito del settore industriale, molti posti di lavoro, migliaia di posti di lavoro, di possibilità di reddito, si vanno perdendo anche nel settore agricolo.
Allora, perché questa posizione, onorevole Dedoni? Perché questa contrarietà a convocare una Conferenza regionale in materia agricola per disegnare, con la partecipazione degli attori economici, sociali e istituzionali, una prospettiva condivisa di sviluppo di questo settore? Avete paura del confronto? Non sapete reggere il confronto con il mondo agricolo in modo trasparente, esplicito, in una sede visibile a tutti? Vi volete nascondere dentro gli uffici? Amate più le stanze del palazzo piuttosto che la relazione con i lavoratori, gli imprenditori del mondo agricolo? Noi la poniamo come una delle condizioni. Per discutere sui progetti, bisogna che i progetti siano un patrimonio generale, un patrimonio di tutti e ci deve essere una sede in cui questo patrimonio è condiviso. Quindi per noi la promozione di una Conferenza dell'agricoltura in Sardegna è una richiesta essenziale.
Seconda questione: come interveniamo sulle vicende che riguardano l'indebitamento, gli interventi esecutivi da parte dell'autorità giudiziaria? Bisogna che se ne faccia carico il Governo, bisogna cioè che all'agricoltura sarda, come a quella meridionale, sia data la stessa identica attenzione che viene data all'agricoltura lombarda. Non ci possono essere due "Italie" sempre e comunque, per cui ad alcuni si garantisce un percorso privilegiato per la soluzione dei loro problemi, anche nella relazione con l'Europa, e ad altri invece si fa pagare il prezzo di questo privilegio accordato ad alcune Regioni. Il Governo deve uscire allo scoperto, già l'aveva fatto il centrosinistra, lo dico, onorevole Diana, perché lei è autorevole capogruppo della maggioranza molto attento ai problemi dell'agricoltura. Il Governo deve intervenire su questa vicenda, deve intervenire, come peraltro anche in maniera condivisa si era già tracciato nel corso della precedente legislatura politica. Vediamo quali sono le situazioni che possono essere governate e che la Regione non paghi prezzi più alti di quelli che dovrebbe pagare per le sue colpe che pure ha in questa materia, sono colpe datate, appartengono a molti, e sicuramente hanno lasciato traccia non positiva nella storia della nostra autonomia.
Terza questione: è una questione che riguarda tutti i settori. Io non conosco la situazione della rispondenza, ce lo dirà l'Assessore, e dell'efficienza degli uffici delle agenzie e dell'Assessorato; mi dicono gli agricoltori, mi dicono gli imprenditori agricoli, che ci sono procedure bloccate, che c'è una lentezza, che c'è una burocrazia disattenta, che c'è una burocrazia anche in qualche misura arrogante, prepotente, che dimentica le esigenze della comunità, che accascia, ancora di più di quanto meriti, per le inefficienze complessive del sistema, il mondo agricolo; che passano tre anni per ricevere il contributo e dopo tre anni dalla richiesta del contributo il contributo non arriva ancora, parlo per esempio degli interventi in materia di danni, e che anche chi va e svolge funzioni ispettive spesso lo fa con un occhio di riguardo verso alcuni e con un occhio di disprezzo verso altri. Cioè anche quel settore rimane un settore in grave difficoltà operativa, organizzativa e funzionale.
Se mi dicono questo gli agricoltori, se me lo dicono diverse associazioni del mondo agricolo e agro-pastorale, evidentemente ci deve essere qualcosa di vero, quindi io chiederei una comunicazione all'Assessore, anche nella sua replica e comunque che convochi una riunione con la Commissione competente per dire qual è lo stato dell'operatività degli uffici e delle agenzie dell'Assessorato per capire se esiste, come altri da altre parti disegnano, un'emergenza di funzionamento della burocrazia e dell'amministrazione anche regionale, non solo di quella statale.
Conclusione, io penso che la prossima volta noi non dovremo presentare mozioni su questo argomento, noi dovremo fare i conti sulla capacità del Governo regionale di rispondere a queste richieste che non vengono solo dall'opposizione ma soprattutto dagli operatori.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cappai. Ne ha facoltà.
CAPPAI (U.D.C.). Presidente, non so se per fortuna, ma penso di sì, questa è la mia terza legislatura. In questi 11 anni ho sentito tanti discorsi sulla crisi che investe il mondo agricolo, fiumi di parole, incontri, scontri, tavole rotonde, e adesso l'onorevole Uras aggiunge anche la Conferenza permanente sull'agricoltura.
Io dico che si è detto di tutto e di più, si è parlato delle cause dell'indebitamento del settore agricolo, si è parlato su come intervenire per sanare questo indebitamento; ci sono stati accordi sottoscritti da tutte le forze sociali che operano in agricoltura, nel lontano 2001 o 2002, mi pare che allora fosse Assessore dell'agricoltura il mio maestro Felicetto Contu, il quale si pose il problema dell'indebitamento in agricoltura e convocò tutte le parti interessate. Vi leggo alcune delle parti che parteciparono a quel tavolo: il Presidente della Regione, l'Assessore dell'agricoltura, l'allora Assessore della programmazione e attuale Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, la Federazione regionale della Coldiretti, la Confederazione italiana agricoltori, la Confagricoltura, la COPAGRI, l'AGCI (Associazione generale cooperative italiane), la Lega delle cooperative e, chi più ne ha, più ne metta, a questi aggiungiamo anche il sistema bancario, il sistema creditizio. Chiude, questo accordo, dando delle indicazioni che vengono riprese all'inizio della legislatura presieduta dall'onorevole Soru. Ci fu un lungo lavoro della Commissione agricoltura nella tredicesima legislatura, presieduta da un vostro valido rappresentante, l'onorevole Alberto Sanna; agli atti di questo Consiglio è depositata una relazione che parte dallo stato dell'indebitamento, dalle cifre, individua le cause, gli aspetti sociali del fenomeno, le responsabilità degli istituti di credito, gli interventi della Regione e poi lo strumento con cui si potrebbe combattere.
Bene, caro onorevole Salis, questa relazione, come tutte le altre, è rimasta lettera morta, tenga presente che era una risoluzione votata all'unanimità dal centrosinistra e dal centrodestra nel lontano 2005; dal 2005 al 2009 la Giunta Soru e la sua maggioranza poco ha fatto per portarla avanti. Certo, io non attribuisco colpe a nessuno, però una almeno la debbo attribuire perché, quando l'Unione europea ha detto che non potevano essere concessi gli aiuti della legge numero 44, ha spiegato anche perché e noi siamo andati a individuare il motivo per cui la legge non era stata notificata all'Unione europea: la legge era stata chiusa in un cassetto. Io non attribuisco colpe ma certamente una responsabilità all'Assessore, responsabilità che aveva e continuerà ad avere e quell'Assessore non era certamente di centro o di centrodestra, era un Assessore di centrosinistra!
A questo punto dobbiamo dire che la quota più alta di indebitamento in agricoltura è dovuta proprio alla legge numero 44. Un paio di mesi fa ci si chiedeva quali fossero le soluzioni e se chiedere al Governo di prorogare i tempi perché una commissione (allora individuata con la partecipazione di un rappresentante del Ministero dell'economia, uno del Ministero delle politiche agricole e uno in rappresentanza della Regione Sardegna, che identificò - se non sbaglio, Assessore - nel presidente della SFIRS il rappresentante che poteva far parte di questa commissione) potesse finalmente esprimere un giudizio e dire la parola "fine" al problema. So che lei a fine dicembre, primi di gennaio, ha scritto al ministro Zaia dicendogli che bisogna fare in modo che questa commissione riprenda il lavoro e trovi le soluzioni giuste, soluzioni che vengano poi anche accettate dall'Unione europea per mettere fine al problema. Non sappiamo, o almeno non so, che cosa il Governo a oggi abbia fatto, so però che gli interessi continueranno ad aumentare perché i problemi della legge numero 44 sono stati molti e le banche hanno chiesto alle aziende agricole, non solo la quota di finanziamento per l'abbattimento degli interessi, ma l'intera quota interessi, e su questo ha qualche responsabilità la politica.
Abbiamo detto che le aziende che avevano usufruito di questi benefit erano 5000 circa, 4948, oggi di queste ne restano solo 1678 in posizione debitoria e, di queste 1678, ben 1022 sono in capo al Banco di Sardegna, che dovrebbe intervenire a favore del mantenimento di quel po' di sottosviluppo che l'agricoltura ha in Sardegna; le altre 3550 aziende che si erano indebitate in seguito a questa legge sono riuscite, con grandi sacrifici, molte volte levandosi il pane dalla bocca, a pagare i loro debiti e hanno onorato i loro impegni. Sarebbe ingiusto però oggi venire incontro solo a quelle aziende che risultano ancora indebitate e non tener conto delle 3550 aziende che, levandosi il pane dalla bocca, hanno onorato gli impegni assunti.
Io lancio qui una proposta per sanare il debito in agricoltura, mi rivolgo soprattutto ai rappresentanti dei lavoratori, cioè a quel partito che una volta era Rifondazione Comunista e che oggi non c'è più, ricordo che, nel 2002, l'onorevole Cogodi, sfidando questo Consiglio e sfidando anche la maggioranza che allora governava la Sardegna, per salvare 120 buste paga della Mineraria Silius, che sono molto inferiori alle 3000, 4000 o 5000 aziende indebitate nel settore agricolo, predispose un emendamento (lo firmai anch'io) per un importo di 32 miliardi delle vecchie lire. Il credito residuo da recuperare, dietro ordine dell'Unione europea, oggi è pari a 17.827.126 euro, a cui vanno aggiunti gli interessi legali; ebbene, 17 milioni e rotti, diciamo 18 milioni di euro, sono pari a 36 miliardi delle vecchie lire, abbia il coraggio il centrosinistra, questo Consiglio…
PRESIDENTE. Onorevole Cappai, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Ben Amara, Bruno, Meloni Valerio, Sechi e Zedda Massimo sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 53 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, si può esprimere senz'altro apprezzamento per la delibera dell'Assessore, la 50/44 dello scorso novembre, che ha chiesto di dichiarare lo stato di crisi per le aziende agricole sarde e le misure urgenti per fronteggiare le difficoltà economiche e finanziarie. Però, proprio in relazione ai contenuti di questa delibera, così com'è stato detto anche da altri colleghi stamattina, ci piacerebbe conoscere in quale misura il Governo si sta muovendo visto che sono passati praticamente tre mesi dalla richiesta dell'Assessore e della Giunta. Intanto sono riprese da allora le aste, le esecuzioni fallimentari che minacciano i nostri agricoltori e vengono solo sospese per brevi periodi, tenendo sempre sul filo del rasoio chi è impegnato in quel settore primario della nostra economia. Ci chiediamo quindi con quale forza e con quale determinazione lei, Assessore, si stia rivolgendo verso il Governo regionale perché ci sia un segnale di attenzione nei confronti di questo problema così grave.
Non possiamo neanche non domandarci quali altre misure siano in cantiere per tenere su, per rilanciare il settore agricolo sia in ambito nazionale che presso l'Assessorato e per evitare anche che i danni, prodotti da una legge infelice evidentemente, determinino la morte lenta di quello che è il settore secondo noi più tradizionale e peculiare, più sensato si può dire, per la nostra Regione.
Certo è però che la misura non sarà sufficiente per risolvere i grandissimi problemi che vive il comparto agricolo, i quali problemi non si limitano soltanto alle questioni di attualità e delle emergenze e non possono essere quindi risolti con dei provvedimenti una tantum intesi a rattoppare semplicemente le emergenze. Affrontare in maniera concreta il tema dell'agricoltura significa accentrare di nuovo il rapporto tra uomo e territorio, soprattutto la correlazione tra centri rurali e centri abitati, su questo siamo molto preoccupati, preoccupati perché accentrare la correlazione tra i centri urbani e i centri rurali sembra essere l'ultimo dei pensieri della Giunta regionale, posto che, proprio in relazione alle zone interne, alle zone rurali, non si capisce quale sia la politica di sviluppo della Giunta regionale se non dalle poche parole che il presidente Cappellacci pronunciò in questa Aula quando espresse le sue dichiarazioni programmatiche e dichiarò che lo sviluppo delle zone interne dell'Isola e delle zone rurali sarebbe avvenuto senz'altro per effetto diffusivo dello sviluppo creato nelle zone urbane. Questo ci preoccupa non poco.
Una questione diventata di prioritaria importanza per la Sardegna, che alla gravissima situazione del lavoro e dell'industria si accompagna senza mai essere abbastanza sottolineato, è il rischio della scomparsa delle campagne, delle produzioni e dei lavori che sono a esse strettamente connesse. Reale è quindi il rischio della trasformazione della campagna in un'enorme periferia, siamo già più o meno a questi livelli, della perdita delle produzioni locali, della perdita della qualità e della specificità e tipicità delle produzioni che costituiscono il vero patrimonio dell'agroalimentare regionale.
I dati ci dicono che, nel 2008, in Sardegna mille aziende agricole hanno chiuso i battenti, sempre i dati confermano che il settore agricolo non riesce ad affermare una propria peculiarità trainante, anzi sembra essere sopraffatto da tutti i concorrenti europei ed extraeuropei, non solo, conoscerà bene il rapporto SVIMEZ, Assessore, nel 2009 questo rapporto indica che nelle Regioni del Mezzogiorno c'è stato un aumento delle esportazioni agricole con un vero e proprio boom verso i mercati extraeuropei, lo stesso rapporto segnala però che per la Sardegna c'è invece una controtendenza molto preoccupante, un dato che attesta queste esportazioni a meno 60 per cento.
E' evidente allora che la criticità maggiore ruota anche attorno alla cultura contadina che è davvero in declino. Sono d'accordo su alcuni punti che ha toccato il collega Ladu, la scarsa vocazione imprenditoriale in agricoltura delle nuove generazioni, la trasformazione dei nostri agricoltori in ragionieri, ragionieri che inseguono le misure di incentivazione comunitarie, hanno fatto poi perdere, a parte rare efficienti eccezioni, le identità territoriali delle nostre produzioni e rispetto a questo niente si sta facendo.
Il tutto è aggravato da ammortamenti insostenibili riguardanti strutture e mezzi agricoli spesso non consoni alla dimensione delle aziende. Nessuno, né le associazioni di liberi professionisti né la classe politica, devo dire in ritardo su questo, naturalmente ciascuno di noi si assume anche un piccolo pezzo di responsabilità, è stato capace di guidare il settore agricolo - che per secoli ha garantito rilevanti produzioni - verso un'agricoltura moderna e competitiva. Ci siamo rassegnati a non produrre e abbiamo utilizzato spesso gli incentivi per mascherare la crisi strutturale del settore, indebitato e in molti casi espropriato dalle banche creditrici.
Diverso in parte è il discorso che riguarda il settore pastorale, il comparto ovino e caprino (questo è un settore che riguarda peraltro molto direttamente anche il territorio dal quale provengo, certamente anche l'agricoltura) che è trainante con le sue 12.736 aziende che corrispondono al 34 per cento del totale. E' vero infatti che anche in questo settore la realizzazione di strutture e l'acquisto di mezzi agricoli abbiano indebitato le aziende oltre ogni ragionevole necessità organizzativa, ma è anche vero che lo sforzo di ammodernamento non ha minato l'identità produttiva del settore pastorale anzi ne ha esaltato la capacità produttiva sia in termini quantitativi che qualitativi. La Sardegna è leader in Europa e nel mondo per la produzione di latte ovino e ha un sistema di trasformazione diviso a metà tra cooperative e industriali privati che regge il confronto con i competitori globali.
La battaglia del prezzo del latte, qualcuno prima di me diceva che è la madre di tutte le vertenze, sempre l'onorevole Ladu, è una vertenza atavica che tuttora crea dei forti squilibri tra le due parti, i produttori da una parte e gli industriali dall'altra, con lo scontro impari tra i produttori non associati e il mondo industriale che fa cartello sulle decisioni importanti. Cito a riguardo la concorde decisione del luglio scorso presa dal cartello industriale di abbassare il prezzo unico del latte da 75 centesimi a 70 centesimi al litro, come anche il pagamento - sempre concordato - a 60 centesimi per la stagione appena iniziata.
Uno scandalo rispetto al quale, assessore Prato, il suo atteggiamento è quantomeno incredibile, uno scandalo che lei, Assessore, per adesso non ha ritenuto opportuno denunciare e che anzi l'ha visto concorde con l'annunciato piano di sostegno al mondo della trasformazione senza pretendere che, ai finanziamenti, seguisse un patto di filiera con ricadute per tutti i protagonisti del settore.
Peggio ancora: il tavolo verde "sconvocato" e riconvocato nel giro di un giorno mentre lei, Assessore, ci dispiace dirlo, era più interessato a condividere l'assalto industriale al Consorzio "Fiore sardo" mandando degli osservatori regionali per controllare i pastori sovversivi che modificano il proprio statuto per evitare che due industriali decidano per conto di 70 pastori della Barbagia che producono il Fiore sardo nelle proprie aziende. Questo magari in collaborazione con il ministro Zaia ci chiediamo. Sappia, Assessore, sappia la Giunta, che i pastori non sono soli e che il mondo degli enti locali si batterà per difenderli da ogni sopruso.
Non possiamo non constatare che la tattica suicida del "si salvi chi può" sembra anche il leitmotiv dell'azione politica dell'Assessorato dell'agricoltura tanto preso spesso a organizzare eventi che hanno senz'altro una visibilità esterna molto importante ma che evidentemente, rispetto alle proposte del medio e lungo periodo, è decisamente assente.
L'acuirsi dei problemi sul comparto agricolo e su quello pastorale, noi pensiamo che sia determinato anche dall'inversione di tendenza della politica precedente che certo non ha risolto i problemi ma aveva un'idea di sviluppo del settore disegnata nel Piano di sviluppo rurale (rispetto al quale c'è un ritardo insopportabile, vedi i GAL) oltre che dalle riforme che sono state messe in campo. Oggi c'è il silenzio più assoluto, l'inattività più totale. Noi abbiamo avuto il coraggio di dire delle cose agli elettori e, sulla base di quelle cose, noi abbiamo avuto il consenso e abbiamo messo in campo una strategia. Oggi c'è, invece, il silenzio più assoluto e si naviga decisamente a vista.
Quindi, chiediamo per questo motivo che le indicazioni e le richieste che sono dentro la mozione, di cui è primo firmatario l'onorevole Salis, possano avere accoglimento da parte sua e anche del centrodestra e che si metta in campo la possibilità di costruire una strada per il rilancio dell'agricoltura…
PRESIDENTE. Onorevole Barracciu, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Felice Contu. Ne ha facoltà.
CONTU FELICE (U.D.C.). Presidente, colleghi, avevo deciso di non parlare perché, al rito di una discussione in Aula su problemi agricoli, credo di aver partecipato almeno venti o trenta volte. Qualcuno ha detto che questa è la trentesima mozione che parla di problemi agricoli e tuttavia l'agricoltura, purtroppo, continua a essere in stato comatoso. L'agricoltura è in crisi, ma l'agricoltura non è in crisi solo in Sardegna, è in crisi un po' dappertutto, soprattutto nei Paesi occidentali. Perché è in crisi? Diciamoci tutta la verità: perché il nostro contadino, il nostro allevatore, non riesce più a farsi pagare decentemente il suo prodotto. E perché non riesce più a farsi pagare decentemente quello che produce? Perché la concorrenza estera, in un mercato globale come quello che viviamo, porta purtroppo alla conseguenza che un quintale di grano argentino costa esattamente la metà di un quintale di grano sardo. E potrei continuare con questa solfa! Ma mi pare che sia dinanzi agli occhi di tutti che da una parte il contadino produce, ma produce prodotti deprezzati nel mercato, e dall'altra parte invece consuma prodotti per la sua famiglia, anche per la sua azienda, a prezzi che invece ogni anno sempre più aumentano. E' chiaro, quindi, che l'allevatore o il contadino non riescono più a resistere e, pian piano, sono costretti ad abbandonare la campagna.
A me fa piacere che anche oggi, da tutte le parti politiche, si capisca che il comparto agricolo non può essere assolutamente trascurato. Non è stato sempre così, io non ho mai dimenticato la frase di un Presidente di Regione che mi disse: "Contu, non hai ancora capito che l'epoca delle pecore è finita ed è iniziata l'era delle ciminiere". Ben vengano le ciminiere, se poi anche le ciminiere pian piano scompaiono, cerchiamo almeno di non far scomparire le pecore che invece, per fortuna, sono ancora rimaste.
Non vorrei attardarmi molto sulla crisi agricola, perché credo che sia necessario, come è stato proposto da qualcuno, dedicare non una mezza giornata, ma una sessione per affrontare tutti i risvolti della politica agricola. Se vogliamo, va bene anche una conferenza agricola, io non sono contrario, come Cherchi, a una conferenza agricola, a patto che la conferenza agricola non diventi la solita passerella per illustri docenti, ma qualcosa di concreto da realizzare poi in sede legislativa e in sede politica. Quindi, ben venga anche una conferenza regionale agricola o un seminario di studi agricoli, quello che si vuole, perché credo che sia arrivato il momento di fare il punto sulla situazione.
E' vero, c'è un mercato globale che ci uccide, ma ci sono anche dei settori dove noi possiamo agire. Quando io ero Assessore (lo sono stato solo per due anni), ho tentato di capire e di cercare qualche rimedio. Per esempio, ho notato che i francesi, nelle pianure della Provenza, quando hanno capito che non potevano più coltivare il grano, l'hanno sostituito con centinaia e centinaia di ettari di lavanda. Qualcuno riderà, ma, se voi andate in quelle zone, vedrete un'estesa pianura piena di fiori azzurri che comportano una produzione che non viene colpita dai vincoli della CE, perché è una produzione non alimentare, così come la produzione destinata, per esempio, ai prodotti farmaceutici, alle erbe officinali e alla profumeria.
Dico di più, noi eravamo i maggiori produttori di garofani quarant'anni fa, trent'anni fa, eravamo riusciti a diventarlo perché la Lufthansa, una compagnia aerea tedesca, aveva organizzato i cargo tra Monaco di Baviera e la Sardegna. Quando all'improvviso la Lufthansa cessò questo lavoro, l'Italia (che probabilmente con noi è stata molto spesso matrigna più che madre) non ha certamente organizzato quella continuità territoriale che avrebbe consentito al fiore sardo, che è facile coltivare in Sardegna per il nostro clima, di continuare a conquistare i mercati europei. E potrei continuare, ma mi riservo di farlo in una sessione, io spero, agricola, perché è bene che tutti quanti portiamo le nostre opinioni, le nostre idee e le nostre proposte.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(Segue CONTU FELICE.) Voglio dire invece qualcosa per quanto riguarda il debito agricolo. Io l'ho vissuto sulla mia pelle nei due anni (2003 e 2004) in cui sono stato Assessore dell'agricoltura. Bene, vogliamo parlarci con molta franchezza? Io conosco molto bene la questione. Primo: come è nata la legge numero 44? E' nata da un'intuizione di un Assessore, anche bravo, l'onorevole Muledda, il quale era bravo come Assessore, l'abbiamo riconosciuto tutti, però commise un piccolo errore: fu consentito avere i prestiti a chiunque avesse terreni. Per cui, cosa è accaduto? Parliamoci molto chiaro! Solo la metà dei debitori della "44" sono professionali, gli altri non sono contadini! Ho visto anche deputati sardi godere della "44". Si sono rivolti a me quando ero notaio, le banche mi dicevano: "Contu, perché non prendi i soldi della "44", noi te li diamo al 2,50, tanto tu i terreni li hai" - certo che li ho, chi è che non ha terreni in Sardegna? - "poi noi te li reinvestiamo al 15 per cento". Diciamocele tutte queste cose, è bene che le sappiamo! Quindi se si deve fare qualche cosa, andrà fatta una cernita, in quanto non tutti i debitori sono contadini.
Allora, io ho combattuto la battaglia in sede europea, anche perché avevo, per fortuna, l'esperienza di quattro anni, anzi, meglio, di cinque anni come deputato europeo. Però voi non avete idea di che cosa significhi combattere contro la burocrazia dell'Unione europea. Purtroppo, nel 1988, Muledda si dimenticò di mandare alla CE il provvedimento. Pazzi! Nel 1995 e 1994, la Commissione europea improvvisamente ci ingiunse di riesaminare la pratica. Avremmo potuto fare ricorso, non l'abbiamo fatto! L'assessore Paba (io faccio nomi e cognomi, perché è bene che si sappiano queste cose) non fece ricorso perché glielo consigliò il suo Capo di Gabinetto, che era un ex consigliere regionale, dicendogli che il ricorso non doveva essere presentato dall'Assessore, ma dal Consiglio regionale, che era l'autore della legge. Ovviamente, la Presidenza del Consiglio regionale disse: "Noi siamo "legislativo", non siamo "esecutivo", per cui non spetta a noi presentarlo". Fatto sta che il ricorso non venne fatto né dal Consiglio regionale né dall'Amministrazione regionale per cui scaddero i termini. Allora che cosa ho fatto? Sono andato a trattare con il Commissario austriaco, che Dio l'abbia in gloria, un nemico acerrimo dell'Italia, ma soprattutto delle Regioni meridionali, non sono riuscito…
PRESIDENTE. Onorevole Contu, il tempo a sua disposizione è terminato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mula. Ne ha facoltà.
MULA (Riformatori Sardi). Presidente, ricordo che l'illustre docente di cui l'onorevole Contu stava parlando prima, se è lo stesso, fece delle previsioni meno ottimistiche a suo tempo dicendo: "Vedrai che le industrie sarde moriranno e la pecora sopravvivrà". Mi riallaccio ora all'intervento dell'onorevole Uras (che a me è piaciuto tantissimo), nella parte in cui invitava il Consiglio regionale al confronto e la maggioranza a non sottrarsi al confronto, come se questa maggioranza avesse paura; io credo che qui non si abbia nessuna paura, anzi, il confronto quando è costruttivo è sempre auspicabile, soprattutto se serve a risolvere il problema.
Tornando all'argomento all'ordine del giorno, sulla mozione presentata, come primo firmatario, dall'onorevole Salis, purtroppo stiamo parlando di un problema che, se non sbaglio, non è né di ieri né di avantieri, credo che siano passati ventidue anni addirittura, a questo punto mi sembra che sia anche superfluo attribuire colpe all'uno o all'altro, in questi anni si sono avvicendati, nelle diverse legislature, diversi Consigli regionali di destra e di sinistra.
Vorrei citare qualche dato sulla situazione attuale del problema, ancora più aggiornato rispetto agli interventi dei miei colleghi, sempre ricordando che, con il provvedimento legislativo del 1997, dove venivano dichiarati illegittimi, in quanto non notificati alla Commissione europea, gli aiuti di Stato, perché incompatibili appunto con il mercato, la Regione sospende il pagamento, quindi anche le banche, poi l'Amministrazione regionale abroga, con un atto successivo, l'articolo 5 della legge numero 44 e adotta i decreti di revoca degli aiuti già accordati. Le imprese (che, come hanno detto tutti, erano circa 5000 e avevano contratto mutui assistiti poi dal concorso regionale) devono restituire questi aiuti di Stato fino al 1996, maggiorati degli interessi, come si è detto; quindi le banche richiedono ai debitori il pagamento del tasso di interesse pieno. Le aziende agricole che avevano ottenuto il nullaosta e i mutui agevolati sono circa 4948, l'ammontare del debito - legato alla legge numero 44 - è di 118 milioni di euro; l'importo è naturalmente riferito ai mutui originali richiesti dagli agricoltori a valere sulle opportunità previste dall'articolo 5 della legge, che dava la possibilità agli agricoltori con rate scadute e in difficoltà di rimodulare gli importi di un periodo di tempo abbastanza lungo.
Nel 1997, l'Unione europea (che interviene dichiarando illegittima la legge in quanto priva, come si è detto, dell'atto di notificazione) precisava che, se la legge fosse stata notificata e motivata, si sarebbe potuta trovare una soluzione al problema, quindi, probabilmente si poteva renderla compatibile con tale intervento. Alcuni beneficiari hanno già restituito queste somme spontaneamente, i contributi incassati dietro semplice richiesta per un totale di 1.408.000 euro, su un totale di 1678 posizioni debitorie, di cui 1022 sono in capo appunto al Banco di Sardegna. Altre 3550 aziende, che si erano indebitate in seguito alla legge regionale, sono riuscite a pagare le banche e quindi non rischiano alcuna azione esecutiva. A gennaio del 2008, su poco più di 31 milioni di contributi pagati, sono stati recuperati 13 milioni circa; il valore capitale in credito residuo da recuperare, dietro ordine dell'Unione Europea, è pari a circa 18 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti gli interessi legali decorrenti dalla data in cui i contributi sono stati illegalmente percepiti, così come recita il parere dell'Unione Europea stessa. Le sofferenze dichiarate dal Banco di Sardegna, che rappresenta 4784 delle 4900 e passa aziende, ammontano a circa 9 milioni di euro, come quota capitale, a cui vanno aggiunti interessi per circa 9 milioni e 746 mila euro. L'esatta dimensione del contenzioso, a valere sull'articolo 5 della legge numero 44, risulta pertanto pari a circa 19 milioni di euro. Queste sono le considerazioni.
Naturalmente è auspicabile quello che è stato detto, non so se sia legittimo o meno poter chiedere al Consiglio dei Ministri di avere un'ulteriore proroga sul lavoro che sta facendo questa Commissione; in quest'Aula non ho sentito se ci sono degli sviluppi e se si sa qualcosa di preciso del lavoro fatto, ma credo che ci sia silenzio totale sull'argomento.
Io mi trovo perfettamente d'accordo sul fatto che tutte le azioni debbano essere messe in campo per sospendere gli atti contro questi imprenditori che si trovano a vedere il tracollo delle proprie aziende, e che le soluzioni possibili debbano essere studiate da tutti, chiedendo naturalmente di fare il massimo che è possibile in questo preciso momento. Come ha detto l'onorevole Salis, primo firmatario della mozione, il grido di dolore che arriva dal comparto agricolo credo che sia giustificato e sentito da tutti, anche se mi sembra evidente che la soluzione del problema non sia assolutamente facile. E' giusto sottolineare l'attenzione del Presidente della Giunta e dell'Assessore, che io riconosco si sta attivando (lo dico come componente della quinta Commissione) per trovare tutte le soluzioni possibili e immaginabili affinché questo comparto abbia delle risposte importanti. Bisognerebbe capire se esistono ancora dei margini di manovra.
Mi sembra doveroso riconoscere che ci sono stati anche degli errori, ed è giusto, come ha detto qualcuno, capire dove questi errori ci sono stati e di chi sono le colpe; mi sembra che anche le banche non siano immuni in quanto a colpevolezza. Mi pare sensato proporre che questo Consiglio regionale quanto prima si sieda attorno a un tavolo con gli imprenditori del mondo agricolo per studiare un progetto di rilancio del settore, non da qui a brevissimo tempo, ma studiare per i prossimi trent'anni qualcosa di veramente serio e proponibile.
E' inutile stare qui a discutere e approvare mozioni che probabilmente non porteranno ad alcun risultato. Credo che sia pronto un ordine del giorno, chiedo alla minoranza di discuterne affinché si approvi all'unanimità, perché ritengo che, su una problematica così importante, sia indispensabile non dividersi, ma andare comunque uniti ad affrontare il problema.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, oggi discutiamo una mozione presentata sette mesi fa che certamente era di grande attualità allora ma oggi lo è ancora di più; mi auguro solo di non dover ridiscutere, fra altri sette mesi, su un settore così importante dell'economia sarda. Un settore completamente in crisi, è già stato detto, 4 o 5 mila aziende indebitate sulla legge numero 44, 3 o 4 mila aziende indebitate per investimenti realizzati negli anni '90 che, a causa dell'alto costo del denaro, dell'aumento vertiginoso delle materie prime e dei prezzi sempre più bassi dei prodotti agricoli alla produzione, non sono riuscite a stare al passo con il pagamento delle rate dei mutui. Questo dato purtroppo è confermato dal fatto che, nel settore zootecnico, in meno di dieci anni sono sparite circa 6 mila aziende. Diventa, a questo punto, prioritario risolvere il problema dell'indebitamento perché - causa anche le sempre maggiori difficoltà di accesso al credito ordinario e ipotecario - è sempre maggiore il numero di aziende che rinunciano agli investimenti indispensabili per stare sul mercato.
Ecco perché ritengo che abbia fatto cosa giusta, come già è stato detto, la Giunta regionale prendendo posizione e dichiarando lo stato di crisi in un comparto così importante, certo è che però a distanza di mesi ancora il Governo nazionale non ha dato risposte. Dichiarare lo stato di crisi significa anche dare risposte immediate agli agricoltori e ai pastori, per esempio sulle bollette Inps, sugli oneri previdenziali e assistenziali, che devono pagare e non sono in condizioni di pagare. Significa molto probabilmente riuscire a istituire un fondo di solidarietà anche per il comparto agricolo, finanziando magari il microcredito e il prestito di conduzione che consentirà anche in questo modo agli agricoltori e ai pastori in modo particolare di non essere sottoposti al ricatto annuale della caparra.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue SOLINAS ANTONIO.) Gli interventi estemporanei e propagandistici che in questi dodici mesi hanno contraddistinto la sua attività, Assessore, non hanno risolto alcun problema, anzi hanno aggravato la situazione. In questi mesi è riesploso, dopo quasi quattro anni accettabili, il problema del latte ovino. Il tavolo regionale è stato attivato dall'Assessore con un forte ritardo, solo a metà dicembre del 2009, dopo una sua dichiarazione pubblica con la quale dichiarava inaccettabile un prezzo di 70 centesimi. Di fatto, con questa sua dichiarazione, Assessore, ha messo in campo un prezzo di orientamento al mercato con ripercussioni decisamente negative. E' stato presentato un piano decennale per il pecorino romano che di decennale non ha assolutamente nulla, se non la proposta contingente di ammasso di 20 mila quintali di pecorino romano.
Nel 2010, cessa la misura del Piano di sviluppo rurale sul benessere animale e, nel 2013, cesseranno tutte le misure integrative al reddito della Comunità europea. Se non ci si muove subito per un settore così importante, per l'economia agricola sarda sarà una vera tragedia. Le aree interne sono ulteriormente penalizzate ed è proprio qui che si registrano le maggiori crisi produttive e le maggiori criticità. L'azione da svolgere in queste aree è quella di qualificare urgentemente le produzioni tipiche come su casizolu, il bue rosso e la melina, concentrando l'attenzione in quelle che hanno necessità di deroghe alla produzione, sostenendole commercialmente come prodotto di eccellenza e di qualità.
L'altro aspetto è la mancanza di forza contrattuale praticamente in tutti i settori. L'individualismo permane e si va in ordine sparso. Certamente è un fatto culturale, ma bisogna assolutamente porre rimedio. In tutta questa situazione di grave crisi, l'Argea è in forte ritardo nei pagamenti, Laore è in ritardo nell'istruttoria delle pratiche, il rischio in questo momento di dover rendere soldi a Bruxelles è molto alto. Che cosa si sta facendo? C'è un progetto forse di lungo respiro? Non mi sembra. Mi pare che il tutto sia abbandonato all'improvvisazione e all'emergenza.
Il collega Cappai non ha potuto concludere il suo intervento, ma si è capito qual era il suo obiettivo, siamo pronti, come centrosinistra, a confrontarci su un possibile intervento finanziario dell'Amministrazione regionale sulla legge numero 44. Qualcuno diceva: "Fiumi di parole". Certamente si è parlato molto e si è agito poco. Io credo che in passato abbiamo avuto anche alcuni interventi che, seppur limitate e di piccola entità, hanno dato comunque risposte in un settore così importante. Mi riferisco in modo particolare ai GAL, ai Gruppi di Azione Locale, che dovevano, prima entro il 15 giugno 2009 e poi entro il 16 luglio 2009, costituire e presentare i piani di sviluppo locale. Tre, quattro mesi, si diceva, avrebbero consentito di esaminare, approvare e ripartire le risorse sulla base di alcuni criteri che già erano stati stabiliti. Dal luglio scorso purtroppo è calato il silenzio. L'unica novità che abbiamo avuto è che l'Assessorato ha deciso di integrare i consigli di amministrazione dei GAL con tre rappresentanti dell'Amministrazione regionale. Ci auguriamo solo che siano tre funzionari regionali e non di partito. Nel frattempo 160 milioni di euro sono fermi, si tratta esattamente del 15 per cento dell'intera risorsa disponibile all'Asse 3 del Piano di sviluppo rurale. Ulteriori ritardi rischiano in questo settore di non essere più tollerati dall'Unione Europea.
Il collega Cherchi ha citato il Consorzio di bonifica. In questi giorni l'Oristanese è in agitazione per il fatto che il Consorzio di bonifica ha emesso cartelle esattoriali per gli immobili extra agricoli, cercando di far pagare quei cittadini che non usufruiscono di servizi del consorzio. Spaventa, Assessore, la leggerezza con la quale il suo Assessorato ha approvato le delibere del Consorzio. Ieri noi abbiamo presentato un'interrogazione, rivolgendole l'invito, in sede di autotutela, ad annullare quelle delibere e a ristabilire una gestione corretta da parte del Consorzio.
Un'azienda importante, Assessore, nell'economia agricola sarda, ma in modo particolare nel sistema agricolo di Arborea, è la SBS. E' un'azienda che, purtroppo, produce un milione e mezzo di sbilancio annuale che va rimodernata e resa competitiva sul mercato oppure sarete costretti a portare i libri in tribunale. E' un'azienda che, per salvaguardare il suo grande e appetibile patrimonio, ha decine di cause pendenti davanti ai giudici. In proposito sarebbe interessante, Assessore, conoscere lo stato di queste cause e finalmente capire se almeno qualcuna di queste si è conclusa.
In questi ultimi mesi si è discusso molto del ripristino ambientale e della valorizzazione dei compendi lagunari. Nei bilanci 2007-2008 erano stati inseriti 30 milioni di euro. Non sto qui a ricordare come mai, nel bilancio 2009, i residui siano diventati 11 milioni e 600 mila. Nella finanziaria 2010, con un emendamento approvato all'unanimità, tenuto conto di queste risorse disponibili, abbiamo previsto 5 milioni per anno. Però in questi giorni, Assessore, abbiamo scoperto che, dal mese di ottobre, l'allora assessore Oppi - che in quel momento ricopriva la carica di Assessore dell'ambiente - ha trasmesso alla Presidenza e a lei per il parere di concerto, la delibera della ripartizione di questi fondi. Questo parere è stato sollecitato per ben due volte dall'Assessore e da lei nessuna risposta. Il risultato è stato che le somme non sono state impegnate entro il 31 dicembre e quindi non potranno essere nuovamente iscritte a bilancio.
Tutto questo è successo dopo che lei, come ricordava il collega Milia, promettendo risorse per risolvere i problemi, non solo non le ha garantite, ma ha annullato anche quelle che erano state previste. Mi chiedo e chiedo a lei quali sono stati i motivi, Assessore. Forse perché nella ripartizione non c'era il territorio che, ormai, dalle notizie che acquisiamo dalla stampa sembra essere diventato il suo collegio elettorale? Oppure visto che le maggiori risorse sono determinate dalle aree stagnali dell'oristanese, anche in questa occasione, per le contrapposizioni interne al centrodestra, nell'Oristanese avete voluto penalizzare il presidente Onida sapendo però che penalizzavate il territorio dell'oristanese?
Non sono sicuro, Assessore, se gli interventi dei colleghi della maggioranza che in quest'Aula hanno chiesto al presidente Cappellacci di tagliare i rami secchi dell'Amministrazione, si riferissero anche a lei, ma è certo che un settore così fondamentale per l'economia sarda ha necessità di una guida politica diversa, di una maggiore operatività che guardi più agli interessi degli agricoltori e dei pastori che non agli interessi di altri. Per questi motivi, Assessore, non posso, dal punto di vista politico, non chiederle di fare un passo indietro e per il bene della Sardegna presentare le sue dimissioni.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, di fronte alla drammatica situazione del settore agropastorale in Sardegna, direi che non è più tempo di rinvii e, ancor meno, la Regione Sardegna può ignorare la disperazione e la solitudine cui ha condannato migliaia di famiglie, di famiglie sarde che, con l'indebitamento, vivono un dramma senza precedenti.
La RAS, la Regione Autonoma della Sardegna, deve adottare misure concrete, urgenti e straordinarie per salvare tutto il settore agropastorale sardo. La dichiarazione dello stato di crisi socio-economica per le nostre economie tradizionali è la via più percorribile e naturale per salvare le aziende dal fallimento. La Regione Sardegna deve uscire dallo stato comatoso e di assoggettamento e imporre con forza il suo potere contrattuale allo Stato italiano non curante del dramma che si sta consumando anche alla luce del fallimento dell'industria qui in Sardegna. Ci vogliono interventi e misure adeguati alle esigenze locali sia per l'emergenza che per il futuro.
Poi per quanto riguarda la legge numero 44 è necessaria l'istituzione di una Commissione d'inchiesta che si occupi dell'illegittimità nell'applicazione dei contratti stipulati in virtù della legge secondo cui bisogna trovare soluzioni per uscire dai problemi indotti dalla dichiarazione di illegittimità, da parte della Commissione europea, della legge numero 44/88 che salvino sia le aziende che resistono alla vendita all'asta sia quelle che hanno già venduto le proprietà o parte di esse. Di fronte al fallimento e comunque al rischio di fallimento delle nostre aziende dovuto a una legge regionale stravolta e resa illegittima, sono necessarie forme di rimborsi e compensazioni per i danni subiti e una ricontrattazione finanziaria che sostituisca il sistema bancario che, con le connivenze politiche, è responsabile di questo stato. E' necessaria la rateazione del debito e il blocco di tutte le esecuzioni che danneggiano non solo le singole aziende ma tutto il sistema socioeconomico ambientale e territoriale della Sardegna; in nome della sovranità alimentare sarda chiediamo pure misure che tutelino il lavoro, il reddito ai produttori e i costi ai consumatori, oltre alla qualità ovviamente, contro la grande distribuzione e la speculazione, in difesa dei prodotti sardi di qualità, frutto della nostra terra.
Dobbiamo opporci all'introduzione di prodotti agroalimentari non certificati e di origine dubbia importati in Sardegna violando ed eludendo le leggi che regolano la filiera. Dobbiamo opporci a questa globalizzazione gestita dalle multinazionali che ha investito le nostre produzioni. Quindi abbiamo necessità di un piano strategico per lo sviluppo delle nostre attività tradizionali. E' significativo, se n'è parlato in diversi interventi, il fatto che, a tutt'oggi, non si sia arrivati ad alcuna conclusione con il prezzo del latte, affamando i nostri pastori. Noi dobbiamo pretendere, Assessore, pari diritti e pari dignità con le altre Regioni, visto che, nel resto d'Italia, i privilegi riservati a questi settori sono ben altri rispetto a quelli per i sardi. Dobbiamo riflettere, riflettere sull'ingiustificato ritardo nel pagamento delle misure previste dallo stesso Piano di sviluppo rurale, così come dobbiamo riflettere sulle politiche del Governo italiano tese a tagliare ingenti risorse destinate all'agricoltura e addirittura alla soppressione del fondo di solidarietà. Il Governo italiano, con le sue politiche, sta decretando il fallimento delle nostre economie e la desertificazione del nostro territorio con la complicità della nostra Regione. Sono i pastori, gli agricoltori, i disoccupati che urlano: "Ca toccada a s'indi scidai!". Assessore, lei il sardo lo parla, penso che sia sardo. E dobbiamo fare attenzione a quello che sceglie il Governo italiano per la Sardegna oltre a quello che dovrebbe fare e che non fa. Non basta dichiarare che noi sardi siamo il male reale della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, mi era sembrato di comprendere dal senso della mozione presentata dall'onorevole Salis che si volesse- andare incontro a una fase propositiva sui problemi che attanagliano l'agricoltura in Sardegna. Certifico che alcuni degli interventi dei colleghi del centrosinistra miravano solo ed esclusivamente a gettare discredito sull'Assessore, sull'operato dell'Assessorato e su quanto non si sarebbe fatto, anzi si sarebbe contribuito a peggiorare la situazione dell'agricoltura in Sardegna. Insomma! Banalizzare in questo modo una mozione, mi riferisco al collega Antonio Solinas, voglio dire che non giustifica una posizione politica ma non giustifica neanche quell'intendimento che tutti quanti avevamo cercato di comprendere. Anche in riferimento al consorzio di bonifica di Oristano, onorevole Solinas, lei sa benissimo che quella delibera è stata adottata dal commissario da voi indicato ed è stata approvata dall'Assessore da voi sostenuto. Pertanto tutte le considerazioni che possiamo fare qua di tipo territoriale, credo che non abbiano senso. Certo, se ci impegnassimo di più tutti quanti a capire dove debbono andare i consorzi di bonifica, che possono essere un valido sostegno all'agricoltura, allora potremmo anche discutere.
Oggi si sono affrontati pochissimi problemi relativi al mondo dell'agricoltura, soprattutto ci si è fermati sul problema della legge numero 44, una legge chiaramente di centrodestra o no? Nel 1988 governava il centrosinistra, non governava certo il centrodestra, fu una legge certamente utile ma manifestò fin dal primo momento il problema di non essere in sintonia con le norme rigide dell'Unione Europea. Pertanto ci siamo trovati con 5000 e passa imprese sarde che hanno aderito a quel progetto, delle quali una buona parte, cari colleghi, si sono impegnate e, nonostante i cavilli creati dall'Unione Europea, hanno restituito integralmente tutte le somme che avevano percepito. Pongo questo problema, l'ho posto già anche nella precedente legislatura quando voi avete iniziato una grande battaglia, col presidente Soru, che si sviluppò anche sui tavoli romani alla presenza dei vertici del Banco di Sardegna, degli istituti di credito. Non siamo arrivati assolutamente a una soluzione.
Bene, quegli agricoltori e quelle imprese agricole che hanno restituito integralmente quanto hanno percepito, pagando interessi che sono arrivati anche al 17 per cento, si sono privati di quello che avevano, hanno venduto una parte dei loro territori, ma hanno ottemperato a quello che era il dispositivo. Oggi ci troviamo con altre duemila aziende, presumo, non abbiamo i dati certi, sapevo fossero 1500, ma anche se fossero duemila, queste meriterebbero e meritano certamente la massima attenzione da parte nostra. Chiedo allora al Consiglio regionale che attenzione diamo a quei signori di quelle 3000 imprese che hanno restituito integralmente quanto dovevano restituire e che hanno rischiato di saltare per aria, anzi alcuni sono saltati anche per aria, ma non hanno voluto fare la figuraccia di non pagare. Hanno pagato! Hanno venduto i terreni, hanno venduto le case, hanno ipotecato quanto non avevano spesso e volentieri. Ebbene, oggi tutta la battaglia sull'agricoltura la dobbiamo fare sulla legge numero 44? Facciamo anche la battaglia sulla "44", ma non è risolvendo il problema di 2400 aziende fallimentari, perché questo hanno dimostrato in questi anni, che dimostreremo certo che stiamo aiutando l'agricoltura.
L'agricoltura ha bisogno di ben altro, ha bisogno di idee, e io non ho sentito idee se non pochissime. Pochissime idee! E' vero che il problema è internazionale, lo ha detto anche il collega Contu che, grazie a Dio, in fatto di agricoltura credo che abbia anche una certa esperienza. Lui ha la sua esperienza politica però io ho l'esperienza di agricoltore e quindi posso certificare quanto voi e più di voi, e quando si dicono certe cose bisogna stare molto attenti perché, è vero, onorevole Contu, che non è più remunerativo produrre in Sardegna, ma dobbiamo stare molto attenti perché, se oggi il prezzo di riferimento del latte bovino in mezza Europa è sotto i 25 centesimi, chi è in torto, noi che produciamo a 0,33 centesimi, o l'Europa che produce a 0,25 centesimi? Ci dobbiamo porre il problema.
E' un problema di rapporti nostri con l'Unione Europea, non un problema di criticare l'Assessore di turno. Non siamo competitivi, per centomila motivi: perché paghiamo l'acqua troppo, perché il riordino fondiario non è stato fatto, perché le aziende non hanno più la capacità di eseguire neanche i bandi regionali, per tutta una serie di questioni che sfuggono anche alla nostra attività; non bastano i soldi, bisogna saperli spendere, spesso e volentieri non riusciamo a spendere i soldi.
E di quella grande idea, nata dalla mente del presidente Soru, di creare le agenzie in agricoltura, vogliamo dare le responsabilità all'assessore Prato, o a questa Giunta, o a questa maggioranza, di ciò che è stato lo sfascio creato allora? Non che prima si vivesse meglio, ma non è che siamo andati incontro a una stagione di grandissime riforme, perché se Argea, Agris, e Laore non funzionano, è l'impianto complessivo che non funziona, non è colpa dell'amministrazione di turno. Non ha funzionato con voi, e non funziona neanche con noi, allora bisogna che qualcuno pensi a metterci rimedio. Quest'Aula ha la capacità di metterci rimedio, non accusando l'Assessore di turno, non accusando la maggioranza, ma facendo un esame di coscienza tutti quanti, cercando di capire se è utile e produttivo mandare avanti l'agricoltura, come quella famosa pubblicità che ho citato tante volte "ha 5000 anni di storia"? Sono molti certamente 5000 anni di storia, ci hanno insegnato tante cose, però non ci hanno insegnato che il mondo sta cambiando, e il mondo agricolo ha bisogno di un sostegno non solo finanziario, ha bisogno di idee, di mercati stranieri, ha bisogno di produrre prodotti che possano porsi a un prezzo diverso e non competere con il mercato internazionale. Non c'è niente da fare. La battaglia del latte ovino è una battaglia che dobbiamo certamente combattere.
E non mi si venga a dire, come è stato detto la settimana scorsa da una grande organizzazione, che il prezzo del latte ovino in Toscana è 90 centesimi. Sì, è vero che è 90 centesimi, però andate a vedere chi trasforma quei formaggi. Il più grosso produttore di latte ovino in Italia non produce in un anno ciò che un medio trasformatore sardo produce in un mese, allora di che cosa stiamo parlando? Vendere la ricotta a 5 centesimi, a 6 centesimi, e far aumentare il prezzo del latte ovino in continente è un fatto normalissimo. Noi produciamo la ricotta per la Sicilia, eppure la Sicilia qualche pecora ce l'ha, ma la produciamo noi; nonostante la continuità territoriale, i trasporti e tutti i costi più alti che noi abbiamo, lo sappiamo tutti quanti, non ci permettano di andare e "asfissiare" gli industriali, le cooperative e tutto il mondo della trasformazione. Non è assolutamente più possibile, bisogna che inventiamo qualcosa di diverso. L'iniziativa di produrre formaggi diversi è certamente un'iniziativa encomiabile, ma dobbiamo uscire dal prezzo dei 4 euro, dei 3 euro e 70 centesimi, dobbiamo uscire dal mercato americano che un anno ci va bene e tre anni ci va male, e il rapporto dollaro-euro ci fossilizza in una posizione che non è più sostenibile.
Queste sono le cose che bisogna dire e bisogna avere il coraggio di dirle e affrontare così il problema agricolo. Onorevole Salis, lei ha presentato una mozione, non è la prima che discutiamo in quest'aula, ne abbiamo discusso troppe volte, non ho mai sentito da parte vostra una proposta che possa dire una volta per tutte "basta a questo mondo agricolo in questo modo", diciamo qualcosa di diverso, e soprattutto di nuovo. Se non abbiamo questa capacità, fare sterili polemiche su una popolazione di 35 imprese agricole è demagogia, non serve assolutamente a nulla, affossa ulteriormente il mondo agricolo. Questo è quello che volete fare? Se volete parlare di questo, ne parliamo quando volete, una sessione, due sessioni, dieci giorni di fila per parlare dell'agricoltura, però usciamo da qui con le idee chiare, e non con le idee totalmente confuse, come avete dimostrato di averle oggi.
PRESIDENTE. I lavori si concludono a questo punto, riprenderanno alle ore 16 e 30 di questo pomeriggio. E'convocata alle ore 16 la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
La seduta è tolta alle ore 13 e 57.
Allegati seduta
CI Seduta
Mercoledì 24 febbraio 2010
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
del Vicepresidente CUCCA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 01.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 1° febbraio 2010 (94), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pietro Fois, Gavino Manca, Marco Meloni e Paolo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 24 febbraio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Locci - Diana Mario - Peru - Rassu - Greco - Rodin - Campus - De Francisci - Sanna Matteo - Piras - Randazzo - Tocco - Pittalis - Petrini - Bardanzellu - Floris Rosanna - Lai - Gallus - Stochino - Zedda Alessandra - Cherchi - Contu Mariano Ignazio - Murgioni - Pitea - Sanna Paolo Terzo - Amadu - Sanjust: "Norme urbanistiche per l'installazione di impianti eolici e fotovoltaici sul territorio regionale. Disciplina della produzione di energia da fonti rinnovabili". (114)
(Pervenuta il 10 febbraio 2010 e assegnata alla quinta e alla sesta Commissione).
Lotto - Bruno - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Agus - Barracciu - Caria - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Soru: "Norme sulla promozione dell'utilizzo delle fonti di energia rinnovabili nel settore agricolo e agroalimentare". (115)
(Pervenuta il 10 febbraio 2010 e assegnata alla quinta Commissione).
Pittalis - Diana Mario - De Francisci - Amadu - Cherchi - Contu Mariano Ignazio - Gallus - Greco - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Piras - Rodin - Sanna Matteo - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra: "Interventi a favore della famiglia". (116)
(Pervenuta il 17 febbraio 2010 e assegnata alla settima Commissione).
Milia - Capelli - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Oppi - Steri: "Istituto regionale sardo per il cavallo". (117)
(Pervenuta il 19 febbraio 2010 e assegnata alla quinta Commissione).
De Francisci - Diana Mario: "Disciplina delle associazioni di promozione sociale". (118)
(Pervenuta il 19 febbraio 2010 e assegnata alla settima Commissione).
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Bruno - Lotto - Manca - Meloni Valerio sul ripristino, con le necessarie garanzie di sicurezza, confort e puntualità, della linea ferroviaria Sassari-Alghero". (212)
(Risposta scritta in data 10 febbraio 2010.)
"Interrogazione Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Uras sulle modalità di affidamento degli incarichi di docenza a collaboratori esterni per attività corsuali a diretta gestione regionale". (127)
(Risposta scritta in data 11 febbraio 2010.)
"Interrogazione Cuccureddu - Floris Mario - Mulas sulla necessità di inserire la Sardegna fra le sedi abilitate per sostenere l'esame per l'ottenimento della certificazione delle competenze della gente di mare in materia di primo soccorso sanitario e di assistenza medica a bordo di navi mercantili, decreto ministeriale 25 agosto 1997 e successive modificazioni (G.U. n. 215 del 15 settembre 1997)". (160)
(Risposta scritta in data 19 febbraio 2010.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
MARIANI, Segretario:
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sulla chiusura dell'unico ambulatorio nel quartiere San Michele di Cagliari". (231)
"Interrogazione Rassu - Campus - Artizzu - Bardanzellu - Floris Rosanna - Ladu - Petrini - Pitea - Randazzo - Sanna Paolo Terzo - Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata assegnazione all'Università di Sassari da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR), dei contratti per l'anno accademico 2009-2010 per le scuole di specializzazione medica". (232)
"Interrogazione Cuccureddu, con richiesta di risposta scritta, sugli interventi atti alla lotta contro il parassita delle palme Rhynchophorus ferrugineus (punteruolo rosso)". (233)
"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, sul mancato accoglimento della richiesta di formazione degli operatori socio-sanitari nella Provincia del Medio Campidano". (234)
"Interrogazione Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sull'adozione del decreto n. 345/DecA/9 del 4 febbraio 2010 a firma dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale, Andrea Prato, riguardante l'estensione del numero massimo di ricci prelevabili dai pescatori sportivi di Alghero nelle acque del mare territoriale prospicienti il Comune di Alghero". (235)
"Interrogazione Planetta - Sanna Giacomo, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata attivazione del "Piano PET" della Sardegna, approvato nella legislatura 1999-2004, che prevedeva la dotazione di un tomografo PET/TC con un ciclotrone all'Azienda ospedaliera universitaria di Sassari". (236)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sui criteri per l'ammissione ai corsi regionali di formazione professionale". (237)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sull'interruzione dell'applicazione della continuità territoriale agli emigrati sardi". (238)
"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sulle procedure per la richiesta di insegnamento della lingua sarda nelle scuole primaria e secondaria di primo grado". (239)
"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sull'opportunità di valutare la vendita, agli attuali concessionari, degli immobili nel Comune di Golfo Aranci, via dei Caduti, trasferiti, con elenco n. 102 del 2008, in proprietà alla Regione Sardegna". (240)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla notizia di assunzioni nominative all'Azienda mista di Sassari". (241)
"Interrogazione Bruno - Espa - Diana Giampaolo - Cocco Pietro - Cuccu - Meloni Marco - Meloni Valerio - Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sulle criticità del programma Master and back relativamente ai percorsi di rientro". (242)
"Interrogazione Gallus, con richiesta di risposta scritta, sulla messa in sicurezza della Strada statale n. 131 all'altezza dei km 112-113". (243)
"Interrogazione Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sulla richiesta d'incontro inoltrata dal tavolo di crisi della Provincia di Oristano". (244)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
MARIANI, Segretario:
"Interpellanza Uras - Sechi - Zedda Massimo sul blocco delle procedure per l'attivazione da parte di amministrazioni locali, d'intesa con l'Agenzia regionale del lavoro, di tirocini formativi e di orientamento con borsa". (70/C-6-8)
"Interpellanza Cocco Daniele Secondo sulla legge regionale n. 29 del 1998 (Tutela e valorizzazione dei centri storici), annualità 2008, bando Biddas - Invito a presentare proposte di programmi di valorizzazione dell'edificato storico della Sardegna". (71/C-4)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
MARIANI, Segretario:
"Mozione Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu in merito alla cancellazione del Piano per la riorganizzazione degli uffici regionali con sede in Cagliari e alla previsione di acquisto di nuovi immobili, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (38)
"Mozione Zedda Alessandra - Diana Mario - Contu Mariano Ignazio - Piras - Sanna Matteo - Stochino - De Francisci - Tocco - Pittalis - Peru sugli uffici di tutela del paesaggio degli enti locali". (39)
"Mozione Artizzu - Bardanzellu - Campus - Floris Rosanna - Ladu - Petrini - Pitea - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Tocco - Zedda Alessandra - Piras - Stochino - Sanna Matteo - Cherchi - Gallus - Murgioni - Sanna Giacomo - Dedoni - Floris Mario - Cuccureddu - Mulas - Mula - Amadu - Meloni Francesco - Vargiu - Planetta - Solinas Christian - Ben Amara - Sabatini - Manca - Cucca - Rodin sulla predisposizione, nel corrente mese di febbraio 2010, della caccia in regime di deroga". (40)
"Mozione Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Mula - Locci sulle ricadute ambientali e le limitazioni in ordine alle prospettive di sviluppo turistico dell'area del Golfo di Palmas, sito di approdo e del terminale a terra del gasdotto Algeria-Sardegna-Italia (Galsi)". (41)
PRESIDENTE. Poiché non è presente la Giunta, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 11, viene ripresa alle ore 10 e 16.)
del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (17)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 17.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo, Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di adottare misure straordinarie per avviare il superamento della drammatica crisi del comparto agro-zootecnico sardo, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALEPRESO ATTO della drammatica crisi che interessa tutte le aziende agro-pastorali isolane distribuite nella totalità dei comuni sardi ed in particolare della vertenza relativa alla legge regionale n. 44 del 1988, che coinvolge oltre 5.000 aziende agricole distribuite in ben 342 comuni della nostra Regione (pari al 90 per cento), alterando il fragile equilibrio economico delle nostre comunità rurali;
EVIDENZIATO che la crisi in atto ha ormai raggiunto un tale livello di straordinarietà a cui non si possono più contrapporre le risoluzioni utilizzate fino ad ora, dimostratesi totalmente insufficienti ed inadeguate al problema;
FATTE PROPRIE le istanze del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori sardi esecutati, dei vari rappresentanti istituzionali e politici, dei rappresentanti sindacali, recentemente intervenuti nella seduta del Consiglio comunale di Decimoputzu del 29 giugno 2009 e che rappresentano la drammatica crisi che vive l'intero comparto agro-zootecnico isolano;
TENUTO CONTO che finalmente il Governo nazionale ha provveduto alla nomina della commissione di tre esperti prevista dalla legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008) e che la stessa ha iniziato a lavorare solo in data 19 giugno 2009 per proporre una soluzione del gravissimo problema in cui si trovano le aziende agricole sarde, colpite dagli effetti dell'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988;
EVIDENZIATO che lo spirito del provvedimento assunto richiamava direttamente la necessità di lavorare per un arco temporale di almeno sei mesi allo scopo di trovare una soluzione alla crisi, che la commissione era lo strumento operativo per lavorare a definire la proposta di soluzione e che i sei mesi di sospensione delle esecuzioni erano funzionali alla necessità di realizzare questo obiettivo;
CONSIDERATO che presso i tribunali sardi sono purtroppo riprese le aste e le esecuzioni fallimentari, sospese in passato per brevi periodi, per cui appare necessaria ed urgente una comunicazione specifica del Governo ai tribunali stessi che disciplini in maniera inequivocabile la questione per almeno il tempo necessario alla commissione di concludere i lavori;
PRESO ATTO altresì che:
- nel corso della seduta del Consiglio comunale aperto i componenti del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori sardi esecutati hanno annunciato la necessità di mantenere lo stato di agitazione e la mobilitazione in vari territori isolani;
- l'ulteriore agitazione degli agricoltori del comitato muove dalla denuncia dell'aggravamento complessivo della crisi delle aziende sarde che, ben oltre i problemi aperti dalla legge regionale n. 44 del 1988, sono oggi nella condizione generalizzata ed estesa di non poter far fronte a molti degli impegni finanziari assunti con gli investimenti degli anni scorsi, in ragione del venir meno della capacità di fare reddito per gli andamenti sfavorevoli di una troppo lunga fase economica e per ragioni strutturali;
RILEVATO che alla base dello stato di agitazione vengono posti non solo gli obiettivi immediati riferiti alla soluzione della vertenza relativa agli effetti della legge regionale n. 44 del 1988 ma, più generalmente, viene avanzata la richiesta della dichiarazione da parte del Governo nazionale dello stato di crisi socio-economica di tutto il settore agropastorale sardo come condizione prima per adottare (anche in deroga alle regole comunitarie) misure straordinarie, volte a sospendere tutti gli atti esecutivi nei confronti di tutte le aziende agricole sarde e ad assumere un piano urgente di rilancio della loro capacità produttiva anche immettendo risorse finanziarie straordinarie e coordinando e finalizzando l'uso di quelle già esistenti; la dichiarazione dello stato di crisi socio-economico andrebbe assunta nello spirito della proposta avanzata dalla Commissione agricoltura della Camera nel 2007 e delle proposte di piattaforma avanzate alla Commissione agricoltura del Senato l'8 aprile 2009 cui hanno partecipato diversi comuni della Sardegna fra cui quelli di Decimoputzu, Capoterra e Samassi,
chiede al Presidente della Regione
di intervenire presso il Presidente del Consiglio al fine di:
1) garantire l'applicazione piena ed effettiva della norma come prevista dall'articolo 2, comma 126, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, inviando urgentemente una circolare esplicativa ai tribunali della Sardegna chiarendo che la Commissione, insediatasi il 19 giugno 2009, opererà almeno fino al 19 dicembre 2009 e, conseguentemente, per quel periodo, vanno mantenute sospese tutte le esecuzioni in danno delle aziende sarde in cui sia compreso un contenzioso riferibile all'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988;
2) dichiarare lo stato di crisi socio-economica per l'intero settore agro-pastorale sardo al fine di adottare misure urgenti e straordinarie (anche in deroga alle norme comunitarie sulla concorrenza) volte a consentire il rilancio produttivo delle aziende agro-pastorali, scongiurando che gli effetti fortemente negativi derivanti dalla loro crisi possano ripercuotersi sulla tenuta economica e sociale dell'intera Sardegna,
impegna il Presidente della Regione
1) a favorire sollecitamente le migliori condizioni per promuovere queste richieste nelle sedi istituzionali competenti anche in sostegno alle azioni del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori esecutati e delle organizzazioni sindacali che lo sostengono;
2) a promuovere il coordinamento con i comuni e gli enti locali e territoriali che vorranno sottoscrivere gli obiettivi qui assunti, al fine di rafforzare il percorso di sostegno istituzionale alle ragioni degli agricoltori, dei pastori e delle comunità sarde per uscire dalla crisi generale delle campagne e per risolvere i problemi aperti dall'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988. (17).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghi, io faccio riferimento ovviamente alla relazione…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Salis.
Prego gli onorevoli colleghi di prendere posto. Grazie.
SALIS (I.d.V.). Presidente, in apertura di seduta, vorrei proporre ai colleghi consiglieri, di maggioranza e di opposizione, di utilizzare al meglio questa opportunità, perché, senza falsa modestia, il centrosinistra pone oggi all'attenzione del Consiglio regionale - e non abbiamo molte occasioni per farlo - il problema di un settore che non vive certo una crisi inferiore a quella dell'industria, ma che spesso viene ampiamente sottovalutato dalle forze politiche presenti in questo Consiglio, e quindi ampiamente sottovalutato anche dal Consiglio regionale. Per cui io pregherei, con molta umiltà e con senso di responsabilità, di tentare di utilizzare questa occasione, anche perché, approfittando della presenza dell'assessore Prato, che saluto e ringrazio, vogliamo annunciare che Italia dei Valori e tutto il centrosinistra hanno maturato la decisione di portare sempre più spesso i problemi dell'agricoltura e della pastorizia, cioè del settore primario in Sardegna, all'attenzione di quest'Aula. Ribadisco e sottolineo che questo settore, sia per ragioni storiche che per ragioni economiche e, se vogliamo inserirle, anche per ragioni etniche, è un settore che ha assoluta necessità di un intervento, pena il suo depauperamento e, per certi aspetti, anche il rischio di cancellazione di ampie parti della nostra economia.
Per fare questo, assessore Prato, riferendomi alla relazione che ho già tenuto in Consiglio il 23 settembre 2009, vorrei dare oggi voce alle associazioni di categoria che, in maniera unitaria, hanno posto in questi anni, con sempre maggiore allarme di carattere economico e sociale, i problemi degli agricoltori e dei pastori. Mi rivolgo a lei, assessore Prato, come Assessore degli agricoltori e dei pastori, non dell'agricoltura in senso lato, perché spesso si equivoca, anche quando ci si sofferma sulle disponibilità finanziarie per il settore agricolo; spesso vengono confusi, come fondi per gli agricoltori e per i pastori, fondi che invece sono per lo più utilizzati per le strutture regionali, per le spese correnti, e che solo in minima parte vanno a sostenere l'attività iniziale del processo della filiera agricolo-alimentare.
Mi servirò in maniera copiosa del dibattito, molto approfondito, svolto su queste tematiche, partendo dai problemi posti dalla legge numero 44 del 1988; la mozione parte da quel problema, che non è il solo problema dell'agricoltura sarda. Ho letto con molta attenzione i lavori dell'indagine conoscitiva sui problemi dell'agricoltura sarda che la Commissione agricoltura della Camera dei Deputati ha in maniera molto approfondita evidenziato, studiato, e anche le indicazioni che sono state date, sia dai deputati ma anche e soprattutto dai sindacati dell'agricoltura e della pastorizia che hanno attivamente partecipato al dibattito in sede di Commissione agricoltura.
Quindi parto da un dato specifico: rispetto alla mozione presentata a luglio, abbiamo visto che la Giunta ha già provveduto a dare risposta a uno dei punti in essa inseriti, cioè ha provveduto a definire lo stato di crisi del comparto agricolo, in una delibera, se non ricordo male, di novembre, l'ho qua ma non c'è problema perché la ricordiamo tutti. Il problema, Assessore, è che quella delibera non ha alcun effetto pratico se non viene assunta - com'è stato richiesto da tutte le Regioni meridionali - dal Governo come impegno politico e programmatico sostanziale per consentire alle Regioni meridionali, soprattutto all'agricoltura delle Regioni meridionali, di poter, non dico, uscire ma di non essere totalmente soffocate dalla normativa comunitaria che impedisce o impedirebbe il sostegno alle aziende in crisi.
Abbiamo notizie che, nella Conferenza Stato-Regioni, tenutasi martedì o mercoledì scorso, il Governo non ha provveduto a dare risposte in questo senso, quindi le chiederei su questa vicenda se è possibile capire la volontà del ministro Zaia e del Governo nazionale, tenendo anche conto del fatto (spero che non sia uno spot pubblicitario per sostenere la campagna elettorale da governatore del ministro Zaia) che in Commissione agricoltura è rientrata una legge nazionale di sostegno al comparto che purtroppo non riesce ancora a essere esaminata e conclusa nel suo iter in Parlamento.
Mentre si svolge tutta questa discussione, unitariamente le confederazioni dell'agricoltura e le sigle sindacali dell'agricoltura lanciano l'allarme, per il comparto agricolo, di un 2009 di crolli per prezzi e redditi, di costi sempre in crescita, di un quadro drammatico per cereali, frutta, vino e latte,cioè il 90 per cento del comparto agricolo e agropastorale della Sardegna,ossia tutto o quasi tutto il comparto agro pastorale della Sardegna.
Però, tornando alla legge numero 44, vorrei dire (è il problema che noi abbiamo posto) che c'è un'altra urgenza rispetto alle circa 300 aziende che rischiano il pignoramento, perché stiamo parlando di pignoramenti; per inciso, Assessore, in Commissione bilancio abbiamo fatto una audizione molto interessante con il responsabile di Equitalia da cui è risultato che circa 800 mila sardi, 800 mila sardi, sono morosi e, come dire, sono, tra virgolette, "attenzionati" nelle procedure di Equitalia e sappiamo quanto queste procedure siano rigorose e per certi aspetti, anzi per molti aspetti, pericolose per chi le subisce. Sto aspettando, perché li ho chiesti, i dati disaggregati per il settore agricolo e pastorale, perché la paura è che questi 800 mila possano essere una percentuale molto alta di questo dato già di per sé spaventoso per una Regione che ha 1.600.000 abitanti o giù di lì.
Questo è un ulteriore elemento, ecco perché sarebbe necessario un segnale forte relativamente a una risposta certa sui problemi legati alla legge numero 44. Noi le chiediamo, Assessore, che lei e la Giunta attivino una iniziativa precisa e forte perché la Commissione istituita nella finanziaria 2007-2008 venga ricostituita; questa Commissione, che doveva fare una verifica sugli effetti della legge numero 44 del 1988, non ha lavorato, si è insediata, si sono svolti i convenevoli per il suo insediamento, dopodiché si è chiuso lì. Aveva sei mesi di tempo ma ha lavorato sei giorni.
Si pone con forza il problema di richiedere la ricostituzione della Commissione dei "tre" che doveva esaminare la situazione della legge numero 44 del 1988 e verificare quali risposte poter dare sia alle persone che rischiano il pignoramento, sia anche ai tanti che hanno pagato e che spesso hanno pagato caro l'aver pagato (scusate il bisticcio di parole) gli interessi normali a cui si sono dovuti assoggettare per i prestiti richiesti in regime di contributi straordinari, che poi sono stati cancellati, come lei sa e come noi sappiamo.
Quindi c'è da dare una risposta ed è un nostro dovere tentare di darla a pastori e contadini, che non possono salire sulle ciminiere, non possono scendere nelle miniere, qualcuno è salito in qualche campanile preso dalla disperazione, ma è necessario dare una risposta perché le aziende agricole sono tante, sono circa 5400 aziende agricole, sfugge questo dato! Quando sentiamo i problemi delle imprese, per esempio dell'Alcoa, ci impressioniamo e ci mobilitiamo per difenderle, continueremo a farlo, ma non capisco perché non riusciamo ancora a impressionarci per le decine di migliaia di agricoltori che (in questo triennio, sono 30 mila, se non ricordo male) sono stati espulsi, espulsi, dal lavoro in agricoltura.
Questo è un grido d'allarme che vogliamo lanciare in Consiglio regionale. E' ben vero che una Regione non può vivere senza un tessuto industriale ma è ben vero che una Regione non può essere una Regione di soli consumatori e una Regione come la nostra, con il nostro territorio, con le nostre tradizioni, non può abbandonare un comparto qual è quello dell'agro industria e della pastorizia in particolare che è spesso l'unica ragione per il permanere ancora, nelle zone interne della Sardegna, di gran parte del tessuto produttivo e delle forze di lavoro.
Ecco perché, anche per quel che riguarda la coesione territoriale della Sardegna, per evitare l'ulteriore spopolamento delle zone interne, dobbiamo evitare che questo comparto continui a essere ignorato dalla politica nazionale e dalla politica regionale, assessore Prato, non è possibile che la politica regionale sia affidata solamente ai fondi del PSR o ai fondi POR sapendo che la situazione di indebitamento di migliaia di piccole e piccolissime aziende sarde impedisce loro di partecipare a quei bandi. C'è la necessità di un sostegno alla base anche con contributi de minimis per aggirare le tenaglie fiscali o i blocchi dell'Unione Europea perché le piccole e le piccolissime aziende, gli agricoltori e i pastori sardi possano uscire da un'emergenza che sta diventando, assessore Prato, sempre più drammatica.
Io credo che lei, nei suoi giri di consultazione nei vari centri della Regione, abbia colto questo aspetto. Il grido di allarme che proviene da queste categorie, e che è soffocato spesso dall'isolamento e dall'abitudine all'isolamento che hanno agricoltori e pastori, ove venisse superato, in molte realtà potrebbe far arrivare lo stato della convivenza civile fino a una situazione di pericolosità. E' una situazione difficilissima che va gestita, questo è il grido di allarme che noi ci sentiamo di trasferire in questa Aula oggi. Il grido di allarme che noi abbiamo captato fortunatamente e che vogliamo rilanciare con questa iniziativa di oggi, che è una prima iniziativa di riflessione, ma che vogliamo sostanziare con tutta un'altra serie di iniziative che riportino il settore dell'agricoltura e della pastorizia a uno standard di redditività, soprattutto per i produttori e per i pastori, che sia dignitoso. Badate, ecco i prezzi agricoli nel 2009: i cereali hanno avuto un abbattimento dei costi del 28,2 per cento; la frutta fresca e secca del 13,4 per cento; vini e altre bevande di meno 19,5; latte e derivati di meno 11,4. Sono dati (in presenza di una crisi continua che proviene anche dagli anni precedenti, quindi con un accumularsi di dati negativi) che danno il senso dell'urgenza e della necessità di un intervento preciso.
Assessore Prato, noi proponiamo che questi problemi possano essere affrontati e discussi; per esempio, la mancanza in Sardegna di una legge di settore e di sostegno all'agricoltura non ha trovato risposta neanche nella finanziaria che abbiamo appena approvato. Non ci sono fondi! La Regione Sardegna, a parte il PSR, non stanzia fondi per l'agricoltura, tranne per le ingenti spese per la burocrazia regionale. Assessore, apro una parentesi sulla burocrazia regionale: è possibile che i contributi per pastori e agricoltori debbano essere o possano essere erogati con ritardi mediamente di tre anni? Pongo una domanda: che peso hanno in un'azienda agricola questi ritardi? Che peso ha il fatto che una piccola azienda familiare debba ricorrere ai mutui, ai prestiti bancari a tasso ordinario? Anche perché le banche hanno annullato il cosiddetto credito agrario di antica memoria. Che peso hanno? Aiutano ad aumentare i disagi e le difficoltà? Noi crediamo di sì.
Ecco perché chiederemo l'istituzione di un comitato di crisi del settore agricolo e agropastorale e, in più, con i tempi dovuti per prepararlo al meglio, presenteremo un ordine del giorno, che speriamo possa essere accolto anche dal Presidente della Commissione agricoltura e dalla maggioranza, un ordine del giorno che definisca, decida e dia incarico alla Giunta di convocare una conferenza agraria regionale dove gli attori veri possano partecipare alla definizione di una vera politica agricola
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Milia. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Presidente e colleghi, vorrei iniziare questo intervento, su un argomento che non solo scuote le campagne sarde, ma dovrebbe scuotere anche le coscienze in quest'Aula e soprattutto negli uffici regionali, rivolgendomi all'Assessore, che certamente non ha alcuna responsabilità, né di rimbalzo né diretta, rispetto a quanto deriva dall'applicazione della "44" del 1988.
La prima riflessione che vorrei fare nei confronti dell'Assessore è che l'Assessore, pur non avendo alcuna responsabilità diretta, dovrebbe allo stesso tempo, sono convinto che lo faccia, decidere senza i pareri - io ritengo - un po' interessati degli uffici, così come fanno, purtroppo, dico, altri Assessori di questa Giunta. Perché pronuncio questa affermazione, che sembrerebbe temeraria? Perché, in riferimento alla legge "44" del 1988, un gruppo di imprenditori, a proprie spese, ricorse al Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica, riferendosi al parere del Consiglio di Stato, accolse il ricorso nel 2005. Che cosa dice il Consiglio di Stato? Il Consiglio di Stato denuncia l'illegittimità dei provvedimenti impugnati in quanto contrastanti col principio generale dell'affidamento, dichiarando la colpevole negligenza dell'Amministrazione regionale nel venir meno all'obbligo (sancito dall'articolo 93, paragrafo 3, del Trattato comunitario) di notificare le misure di aiuto nella fase di progetto, omettendo inoltre, l'Amministrazione, di evidenziare dei provvedimenti di concessione e l'esistenza di un rischio comportante la precarietà degli aiuti, cioè la possibilità che fossero oggetto di restituzione a causa della scelta dell'Amministrazione.
Ha sancito inoltre il principio che esula dalla normale diligenza e capacità professionale di un imprenditore agricolo, cioè effettuare valutazioni circa la portata e gli effetti degli atti amministrativi che non risultino chiaramente dagli atti stessi. Cosa vuol dire questo? Che abbiamo, da una parte, una politica che evidentemente non ha fatto quello che doveva fare, da un'altra parte, una sentenza nella quale viene richiesta l'ottemperanza, che contrasta, purtroppo, con responsabilità personali di qualcuno che ancora gestisce questa materia. Le responsabilità personali, che noi in quest'Aula non vogliamo assolutamente richiamare, potrebbero portare evidentemente a conseguenze di tipo economico. Questo è il primo punto.
Che cosa ha fatto la politica sarda dal 1988 a oggi? Ricordo una mia interrogazione, presentata nel 1996 all'allora assessore Paba; forse più da uomo di banca che da uomo della politica e da Assessore dell'agricoltura, il professor Paba si affrettò a dire alle banche: "Guardate che noi siamo stati in qualche maniera avvertiti e gli aiuti, così come previsti nel 1988, non sono più possibili, quindi chiedete il rientro". Questa è la storia più recente, dal 1996 a oggi. Poi abbiamo assistito agli assalti al Banco di Sardegna, abbiamo assistito ad agricoltori che si sono indebitati per riuscire a fronteggiare tassi che variavano anche di due punti da provincia a provincia, imposti dalle banche, con la Regione Autonoma della Sardegna che (nonostante ogni tanto venga fuori con qualche convegno molto importante sul credito) non è mai riuscita a interpretare il ruolo della politica, cioè imporre al credito la volontà non solo di questo Consiglio regionale, ma dell'intero comparto agricolo della Sardegna.
Oggi ci troviamo, caro Assessore, in una situazione difficile, difficilissima, con imprese ormai sotto la mannaia del giudice dell'esecuzione, con imprese decotte perché gli sforzi per pagare i mutui a tassi interi ormai hanno fatto sì che non ci siano più risorse perché queste imprese vadano avanti; dall'altro canto, abbiamo una situazione contingente del mondo agricolo, del mondo della campagna, che non fa apparire all'orizzonte nulla di buono rispetto a quella che sarebbe la vocazione della nostra Isola.
Bruxelles. Assessore, a lei mi posso rivolgere, credo che, in quegli anni in cui la Regione autonoma della Sardegna varò la "44", nel 1988, la Germania, la Francia, l'Olanda, il Belgio godessero, come hanno sempre goduto, e come l'agricoltura ha sempre goduto in Europa, di aiuti, cioè di aiuti sotto il profilo dei tassi. Credo che questi tassi agevolati, così come previsti dalla legge numero 44 del 1988, fossero cosa normale nel resto d'Europa per chi intraprendeva la professione e l'impresa agricola. La Regione autonoma della Sardegna, evidentemente, non è riuscita, neanche sotto il profilo motivazionale, ad avere un'interlocuzione forte con la Comunità europea e con Bruxelles per mostrare e per manifestare quello che era un tasso ordinario e non aiuti contro la concorrenza. Noi non viviamo nel terzo mondo, noi sappiamo la forza del mondo agricolo francese; quando il mondo agricolo francese si muove, a Bruxelles si mettono sull'attenti, noi invece sembriamo sempre quelli che arrivano col cappello in mano, anche a Bruxelles, per cercare di ottenere quello che ci è dovuto, perché diversamente non siamo più nella Comunità europea, siamo in un altro continente.
Allora i problemi dell'agricoltura hanno molte sfaccettature, però hanno dei responsabili molto individuabili. I responsabili sono nella storia di questa legge, si trovano, si possono assolutamente identificare, quando si passa dal 2 e mezzo al 3 per cento a tassi a sportello dal 16 al 18 per cento vuol dire che il sistema è impazzito, il sistema è impazzito ma chi perde la testa sono le 5000 aziende che si sono fidate della legge regionale per 118 milioni di euro, una legge regionale che in tre fasi ha permesso a degli imprenditori spregiudicati - perché c'è da dire anche questo - di attingere ai fondi pubblici e di creare dei buchi enormi (faccio un esempio per tutti: l'azienda del prato di Sassari), non si era più passati dagli imprenditori agricoli ma si era arrivati ai grossi - chiamiamoli - imprenditori che, pur avendo poco a che fare con l'agricoltura, hanno attinto a questa legge a piene mani.
Allora, Assessore, io sono convinto che lei abbia ben chiara la situazione, perché credo, e le faccio i miei complimenti, che un attivismo come quello che lei mette in campo da quando è stato nominato ha ben pochi precedenti nella storia dell'autonomia sarda, per questo la ringrazio, anche perché la gente ha bisogno di sentirsi vicino alle istituzioni e lei va vicino alla gente come pochi hanno fatto, però, dobbiamo anche tutti assieme, maggioranza e opposizione, trovare uno sbocco a questa situazione. Non so se lo sbocco sarà quello di seguire la filiera dell'energia , ma dobbiamo accelerare i tempi in riferimento al conto energia; se ancora non si approvano i progetti, i nostri agricoltori non potranno ottenere quella liquidità, quella sorta di stipendio fisso per i prossimi vent'anni, perché arriveremo in ritardo anche su quel versante.
Secondo punto. Credo, mi rivolgo a lei, ma ne parleremo certamente più avanti, che il problema del conto ambientale sarà la scommessa di quest'Isola; quello che è stato permesso negli ultimi vent'anni a chi ha operato o ha mal operato soprattutto in campagna è la desertificazione totale della Sardegna, che certamente non potrà dare sollievo né ai milioni di ovini, né tantomeno alle aziende decotte; quindi, attingere anche dal conto ambientale oltre che dal conto energetico, potrà far sì che si possa riorganizzare un'agricoltura e una filiera agropastorale moderna che allo stesso tempo possa riprendere le tradizioni e la competitività che ormai non esistono più in questa nostra Isola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, egregio Assessore, senza dubbio la questione legata alla legge numero 44 del 1988 è molto rilevante, è la punta di un iceberg di una situazione assolutamente difficile che non va però attribuita tutta a questa legge. Il problema in sé della legge numero 44 e di tutti gli agricoltori, di quelli che hanno risolto il problema con grandissimi sacrifici e a loro spese, ma anche di quelli che non sono riusciti a risolverlo, perché era difficile oggettivamente affrontarlo, è un problema di cui noi come Regione (si intende Consiglio, Giunta, ma anche struttura) non possiamo non farci carico. Vanno trovate soluzioni, coinvolgendo coloro che, da quei contratti di mutuo e di prestito messi in piedi in quegli anni, hanno alla fine, comunque, ricavato un fiume di denaro legato al tasso di interesse dei contratti allora stipulati, che era poco sotto il 20 per cento, davvero considerevole. Non è pensabile allora che proprio gli istituti di credito possano restare indifferenti e tagliati fuori dalla ricerca di una soluzione. Va sfruttata ogni opportunità; la Giunta e gli Uffici devono assolutamente ricercare questa opportunità e vanno assolutamente evitati tutti quegli atteggiamenti che fanno sì che le imprese che si trovano sotto la mannaia della possibile esecuzione giudiziaria siano le uniche a pagare per un qualcosa - questo va detto con chiarezza - che non è di loro responsabilità.
Certo, c'era chi era più forte dal punto di vista economico e anche chi aveva maggiore accortezza imprenditoriale, maggiore capacità di affrontare le situazioni, maggiore previdenza, riuscendo ad affrontare la situazione seppure a costo di enormi sacrifici, a risolverla ed esserne oggi fuori, però, ripeto, a costo di enormi sacrifici, che non è giusto che abbia dovuto affrontare; enormi sacrifici che altri non sono stati in condizioni di affrontare per risolvere il problema per cui oggi stanno definitivamente affogando.
Vi basti pensare al dato del tasso di riferimento dei prestiti allora erogati, era al 18,5 per cento, il tasso a carico era del 2,5, più del 15 per cento di tasso era a carico della Regione ed è stato poi scaricato sulle spalle delle singole imprese per ben 10 anni, perché solo nel 1998-1999 si è andati poi a una rinegoziazione del tasso. Sono numeri molto significativi per un'agricoltura che, non avendo mai avuto grande capacità di affrontare la normalità, si è ritrovata nell'impossibilità di affrontare una situazione che normale non era più.
Quindi, dicevo, va trovata una via d'uscita con gli istituti di credito e con gli uffici regionali e vanno scandagliate tutte le possibili opportunità che pure potrebbero esserci all'orizzonte. Non possono però non farsi carico, proprio gli istituti di credito, di una grande partecipazione alla soluzione del problema delle imprese, non solo loro. C'è una cosa sola che non possiamo fare, quello che un po' in tutti questi vent'anni si è fatto, cioè lasciare gli eventi al loro corso con soltanto gli agricoltori a fronteggiarli.
Il problema non riguarda purtroppo, ribadisco "purtroppo", soltanto le imprese coinvolte nei prestiti con la legge numero 44, questa situazione accade in un clima e in un momento di crisi generale del settore agricolo che non è più sostenibile. Era un settore notoriamente conosciuto come quello più puntuale nell'onorare i propri impegni finanziari, oggi ci si trova con un indebitamento giunto a un livello ormai insostenibile. Serve che la Regione, l'Assessorato, il Consiglio, il mondo organizzato dell'agricoltura, segnino un punto di partenza, traccino una linea di partenza e costruiscano, con momenti di coinvolgimento generale del settore e dell'intera società sarda, punti di riferimento per il mondo agricolo. E' assolutamente necessario dare all'agricoltura - non tanto per il suo peso economico, ma per la sua importanza sociale - il ruolo che le spetta. Essa non può non essere collocata tra i comparti strategici dell'economia isolana, a questa non è stata prestata la sufficiente e necessaria attenzione negli ultimi vent'anni, non solo in Sardegna ma neanche in Italia, a differenza di altri Paesi (Francia, Spagna e Germania, come chi è intervenuto prima di me ha rilevato) dove c'è stata un'attenzione ben diversa e dove i settori sono stati non solo salvaguardati ma rilanciati.
Va detto con chiarezza (e noi dobbiamo esserne in questo Consiglio regionale assolutamente consapevoli) che non si può imporre a nessuno l'affossamento del settore agricolo che non è - bisogna acquisire questa consapevolezza - soltanto produzione di beni agricoli, ma è anche equilibrio rurale, è equilibrio nelle campagne, è salvaguardia del territorio, è società complessiva che vive di cultura, di storia e di economia. La sua incidenza è relativamente bassa sul PIL regionale, ma la sua importanza è assolutamente e nettamente superiore ai numeri. I settori sono tutti toccati da questa situazione di grave crisi, dal più importante di tutti che è quello del comparto ovino-caprino, alla viticoltura, al cerealicolo, all'olivicolo e all'orticolo, piano campo, serre, queste ultime particolarmente toccate dalla legge numero 44/88 che oggi è oggetto di discussione. Bisognerà parlare in maniera concreta di coinvolgimento del mondo della produzione, del mondo della produzione del latte e non solo del mondo della produzione del formaggio, nella discussione su quale debba essere il prezzo con cui deve essere remunerato questo prodotto.
Non può essere che vengano fatti dei ragionamenti che portano a salvaguardare i pur necessari utili d'impresa di tutta la catena e di tutta la filiera, per poi lasciare le briciole a coloro che mettono a disposizione la materia prima con spese concrete e fatica concreta. Non può essere che, nella trattativa per l'individuazione del più giusto prezzo del latte, gli unici a perdere siano i veri protagonisti di questo comparto e cioè quelli che allevano le pecore e producono il latte.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gallus. Ne ha facoltà.
GALLUS (P.d.L.). Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, la mozione sulla necessità di adottare misure straordinarie per avviare il superamento della crisi del comparto agro-zootecnico sardo, al di là delle considerazioni in essa contenute, offre al sottoscritto l'occasione di contribuire a una discussione su un problema molto serio, molto grave per diverse imprese agricole sarde e per le rispettive famiglie. La Regione Sardegna ovviamente non può sottrarsi, come in effetti non si sta sottraendo, a fare tutto quanto è di sua competenza per chiudere col minor danno possibile questa preoccupante quanto intricata vicenda.
Ripercorriamo brevemente l'iter che ha provocato questa spiacevole situazione. La legge regionale numero 44 del 13 dicembre 1988, con l'articolo 5, ha istituito un regime di aiuti a favore delle imprese agricole che avevano subito la compromissione dei bilanci economici a causa di avverse circostanze o eventi. A tal fine si è autorizzata l'Amministrazione regionale a concedere il concorso negli interessi sui mutui bancari, di durata massima quindicennale, da destinare al consolidamento della passività. Ricordo che i beneficiari della legge in questione sono stati circa 5 mila, il contributo erogato è stato di circa 32 milioni di euro.
Il primo agosto 1994, la Commissione europea ha comunicato all'Italia la propria decisione di avviare il procedimento di cui all'articolo 93, paragrafo 2, del Trattato nei confronti degli aiuti previsti dall'articolo 5 della succitata legge numero 44, in quanto le disposizioni in essa contenute non risultavano essere state notificate alla Commissione e, sotto il profilo contenutistico, risultavano incompatibili con i criteri generalmente applicati dalla Commissione agli aiuti nazionali a favore delle aziende agricole in difficoltà.
In seguito alla decisione del 1997, la Commissione europea ha dichiarato gli aiuti in parola "illegali" in quanto concessi senza che la Commissione stessa avesse potuto preventivamente pronunciarsi a loro riguardo in fase di progettazione e inoltre "incompatibili" con il mercato comune per la violazione delle regole della libera concorrenza degli Stati membri.
Conoscete tutti l'evoluzione del problema nel tempo, alcune aziende hanno pagato rate e interessi a tasso ordinario, rimborsando gli interessi agevolati non più riconosciuti, altre no. Una situazione difficile, lunga più di un decennio che oggi si trascina ancora, una situazione che la precedente Giunta non è riuscita a portare verso un lieto fine, sicuramente non per mancanza di volontà da parte dell'allora assessore Foddis, ma perché la vicenda presentava e presenta aspetti molto complessi, vuoi anche per via degli interlocutori coinvolti. L'attuale Assessore dell'agricoltura sin dal suo insediamento ha preso coscienza di questo problema impegnandosi a fondo nel tentativo di portare a una soluzione questa drammatica vicenda. L'ipotesi di rinegoziazione del debito attraverso un soggetto novato, cioè rappresentato dagli eredi degli imprenditori agricoli in sofferenza, è probabilmente l'unica strada realisticamente percorribile, almeno in alcuni casi, comunque credo che ne vadano cercate e percorse anche altre.
Relativamente poi alla richiesta di dichiarare lo stato di crisi socio-economico del comparto agricolo e pastorale, non può che trovarmi d'accordo anche se, lo sottolineo, la richiesta stessa è già stata presentata, come ricordava, appunto, l'onorevole Salis.
Ancora, sin dalla trascorsa legislatura avevo manifestato l'urgenza e l'auspicio di dedicare una speciale attenzione verso il mondo rurale e in maniera particolare verso le aree rurali delle zone interne. Forse oggi un'adeguata e seria riflessione sullo stato di crisi del comparto agropastorale richiede un impegno che va ben oltre una mozione, nobile quanto si vuole, ma molto circoscritta. Lo stato di malessere dell'agricoltura sarda ha radici molto profonde e ramificate, possiamo anche dire che si perde nella notte dei tempi. Tanti per la verità nel passato hanno dedicato molte parole e pochi fatti a questo settore dell'economia sarda, della società sarda. Per ovvie ragioni non vado molto addietro nel tempo, anche se a volte guardare indietro ci distrae dal guardare avanti. Devo comunque per forza ricordarmi che, nella trascorsa legislatura, che coincide con il mio esordio in Consiglio regionale, nel programma politico del presidente Soru, con tanta enfasi, veniva dichiarato e garantito uno straordinario impegno per le zone interne della Sardegna, zone che, salvo qualche eccezione, hanno un tessuto produttivo esclusivamente agropastorale.
Allora, anche nei banchi dell'opposizione alcuni consiglieri avevano riposto qualche speranza, io ero tra quelli, nelle dichiarazioni del presidente Soru; col tempo però di queste nulla è stato portato in quella direzione. Mi preme sottolineare che da noi la speranza è costituita da piccole cose, non necessariamente da grandi opere, ma ripeto, molto è stato detto, nulla è stato fatto. Perché dico questo? Perché l'azione politica della passata legislatura, sicuramente con la complicità di altri fattori esogeni di congiunture internazionali negative, ha contributo in misura significativa ad accrescere il disagio degli operatori agricoli specialmente di quelli che operano nel comparto zootecnico.
Infine considero alquanto singolare, e mi chiedo se ciò sia percorribile, intervenire presso i tribunali della Sardegna per richiedere garanzie in ordine all'applicazione piena ed effettiva dell'articolo 2, comma 126, della legge numero 244 del 24 dicembre 2007. La Commissione prevista nella finanziaria 2007 ha svolto il suo compito senza arrivare a una conclusione, però il periodo di sospensione delle esecuzioni immobiliari è stato osservato dai tribunali, poi - proprio come è stabilito dalla norma citata - le cose hanno ripreso il loro corso. In conclusione condivido l'invito ad attivarsi per coinvolgere gli enti locali territoriali, comuni e province, per mettere in atto azioni condivise unitarie, mirate a rimuovere ogni genere di ostacoli per garantire in futuro un maggiore sviluppo sociale ed economico di tutto il mondo rurale.
Mi permetto infine di ricordare ai colleghi altre partite in corso: sono ancora aperte le vicende sul riconoscimento del prezzo del latte (prezzo ancora fermo ai livelli degli anni '80 in contrasto con la lievitazione dei prezzi dei fattori che concorrono alla sua produzione quali mangimi, fertilizzanti, macchine agricole e quant'altro); non è mai stata avviata una seria riforma fondiaria mirata all'accorpamento della proprietà e quindi alla costituzione di unità aziendali di un certo livello; e ancora, è arrivato il momento per la costituzione dei distretti rurali sostenibili. In tutte queste vicende va dato atto che l'Assessore sta profondendo straordinario impegno che speriamo al più presto porti ai risultati che tutti i sardi attendono.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signor Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, questa mozione, che ha come primo firmatario l'onorevole Salis, rappresenta certamente per noi dei fatti e delle circostanze che definisco grottesche, surreali e forse dire questo è anche troppo poco. Non è per me oggi l'occasione di ripetere storie, concetti e proposte che ho avuto modo di sentire in questa Aula miliardi di volte. Condivido le preoccupazioni, espresse da parte di un po' tutti gli intervenuti, sul mondo rurale, sul mondo agricolo e apprezzo anche la relazione del collega Salis che evidenzia il fatto che anche il problema dell'agricoltura è importante - a mio giudizio - quanto quello dell'industria. Si sente parlare più di industria, ma di agricoltura, di preoccupazioni di questo mondo, poco.
A me pare che, da varie parti, non sia stato ancora definito bene il nocciolo della questione. Abbiamo sentito, e lo ripeto, che questo problema fa parte di una storia pazzesca che ha rappresentato e rappresenta una tragedia irreversibile per molti operatori del mondo delle nostre campagne. Mi rattrista dirlo ma ci troviamo di fronte a una tragedia le cui vittime, la politica e le istituzioni hanno purtroppo difeso, lo dobbiamo dire, solo con parole, spesso e volentieri, prospettando sempre quegli specchietti che sono fatti per le allodole, dilazionando le soluzioni come se fossero miraggi per assetate carovane nel deserto. Questa è la vergogna! E' una storia, ripeto, che ha prodotto migliaia di vittime, storia di persone ridotte sul lastrico che hanno perso l'azienda, hanno perso la casa, si sono imbarcate in improbabili battaglie legali dall'esito scontato o forse addomesticato. Davanti a queste vittime ancora non appare alcun colpevole, soltanto riferimenti velati e conniventi, soltanto appunto evanescenti specchietti per le allodole.
Ebbene, le istituzioni politiche dovrebbero essere il mezzo attraverso il quale le comunità umane riescono a raggiungere una dimensione nuova, superiore, che garantisca giustizia e voce a coloro che ne sono stati privati in un modo o nell'altro. Ma oggi possiamo affermare in coscienza e convintamente che il Consiglio regionale della Sardegna abbia rappresentato e rappresenti questo mezzo? Credo che la risposta la diano i fatti, i tragici fatti di questi anni, di questi giorni, scanditi dalle tante urla e dai tanti silenzi di dolore provenienti non solo dalle nostre campagne, ma da persone e famiglie, solo perché si sono fidate di una legge regionale. Assurdo! Ricordo bene il 13 dicembre del 1988 quando la Regione Autonoma della Sardegna, su proposta dell'allora Assessore dell'agricoltura, varò questa legge, la "44", finanziata dai contributi europei per consentire alle aziende agropastorali di contrarre mutui a tassi agevolati come forma di aiuto alle attività agricole e pastorali della Regione. Moltissimi cittadini decisero di farvi ricorso, fatto molto comune nel mondo dell'agricoltura, è chiaro, un mondo spesso soggetto a crisi dovute ad avversità atmosferiche e calamità naturali. Ma, come tutti sappiamo, gli aiuti vennero revocati nel 1997 con il decreto 97/612 CE nel quale la Commissione europea stabilì l'illegalità e l'incompatibilità con le norme del mercato comune in materia di aiuti di Stato. A monte di tutto non vi fu un ripensamento delle istituzioni europee, ma la clamorosa, nota a tutti, inadempienza della Regione che non notificò preventivamente la sua decisione alla Commissione europea come previsto dal Regolamento CE.
Ora è incredibile che, dopo più di vent'anni dall'approvazione della legge numero 44 del 1988, a pagare le conseguenze gravissime della sua illegittimità siano state solo ed esclusivamente le aziende agricole sarde. Migliaia di aziende che non solo si sono viste revocare gli aiuti, ma hanno anche ricevuto le intimazioni di pagamento dalle banche per la parte dei prestiti prima coperta da garanzia regionale attraverso i contributi europei. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: crisi piena e totale del settore agropastorale, migliaia di famiglie disperate sul lastrico, centinaia di aziende e terreni venduti all'asta agli speculatori di turno. E le aste continuano ancora oggi mentre la Regione e i governi di qualsiasi colore restano a guardare e, ahimè, a continuare a produrre "gazzosa".
Lo voglio dire con chiarezza, se vogliamo che questa discussione abbia un senso, dobbiamo guardare alle effettive responsabilità, agli sciacalli, agli strozzini che, in tutta questa storia, hanno indebitamente lucrato, ad alcuni istituti di credito che hanno continuato a percepire semestralmente il concorso degli interessi da parte della Regione, a differenza di altri, pochi per la verità, che non hanno mai incamerato alcuna somma. Mi riferisco anche a chi, nell'ambito della pubblica amministrazione e del pubblico servizio, ha negligentemente operato determinando di fatto questo disastro e non ha, a vari livelli e con tutta evidenza, adempiuto al proprio dovere.
Colleghi, mettere la Sardegna all'asta significa svendere un intero patrimonio economico, culturale e paesaggistico, un territorio dal valore inestimabile per l'Italia e per l'Europa intera. Questa responsabilità deve pesare sulle spalle dei colpevoli, se vogliamo dare giustizia a chi è stato così profondamente ferito; deve pesare come un macigno! Per quanto mi riguarda, ho ritenuto di fare la mia parte, ho depositato, Assessore, da diverse settimane un'interrogazione urgente, alla quale non ho ancora avuto risposta. L'interrogazione riguarda il recupero del concorso pubblico sugli interessi agli aiuti erogati in favore delle aziende agricole ai sensi della legge numero 44 del 13 dicembre 1988, imposto dalla Commissione europea. La mia interrogazione è anche finalizzata a individuare la responsabilità di chi, nell'ambito della pubblica amministrazione e del pubblico servizio, ha negligentemente omesso di notificare il provvedimento, di quanti, a differenti livelli di responsabilità, non hanno con tutta evidenza adempiuto al proprio dovere.
Ma c'è un altro aspetto che desidero e auspico emerga con forza da quest'Aula, cioè se i palesi e arbitrari vantaggi, conseguiti indebitamente da alcuni istituti di credito ai danni delle casse regionali e delle numerosissime aziende agricole esecutate, debbano essere o no oggetto delle nostre attenzioni, delle attenzioni di questo Consiglio e di questa Giunta regionale. Perciò chiedo che si assuma l'impegno formale di far luce sull'intera vicenda, banche comprese. Insomma, colleghi, sono convinto che non dobbiamo solo guardare alla gentile concessione del Governo italiano, che ha provveduto alla nomina della Commissione dei tre esperti, Commissione che ha peraltro iniziato a lavorare nel giugno del 2009. Credo che, se di una commissione l'agricoltura sarda oggi ha maggiore bisogno, debba essere una Commissione consiliare d'inchiesta da noi appositamente istituita, che faccia finalmente luce su anni di malgoverno e malaffare ai danni delle nostre campagne. E non penso di esagerare se dico…
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Presidente, assessore Prato, io spero di parlare oltre il grottesco e oltre il surreale. Per cominciare, non è passato l'emendamento, proposto dal P.D. a Roma, sulla richiesta di sospensione delle procedure di recupero dei mutui concessi agli imprenditori agricoli della Sardegna. Si trattava, in un momento di gravissima crisi economica del settore primario, solamente di fornire pochi mesi in più per organizzare, da parte delle aziende agricole interessate, le propria liquidità, anche alla luce delle difficoltà connesse alla contrazione del credito, derivante anch'essa dalla crisi. Questo non è grottesco, non è surreale, è un atto di ieri.
Agricoltura e pastorizia, abbiamo detto, settore in crisi profonda. Già da tempo le associazioni di categoria unitariamente rappresentano la drammaticità della situazione che, quasi come un processo ineludibile, sembra non intravedere via di uscita. Nel 2009, decine di imprese agricole sono state costrette a chiudere, molte altre lo faranno sicuramente nel 2010. L'agricoltura, abbiamo detto, sta attraversando una delle più lunghe e difficili crisi della sua recente storia e, agli effetti più generali, come l'accesso al credito, il calo della domanda, la disoccupazione e l'aumento dei costi produttivi, si è aggiunto il crollo dei prezzi all'origine e la caduta dei redditi, meno 25,3 per cento. Le difficoltà sono sicuramente accresciute dall'assenza di un'azione delle istituzioni all'altezza della drammaticità del momento. La crisi economica ha incrinato la capacità di adattamento delle imprese agricole, che traevano forza da una maggiore flessibilità nell'impiego delle risorse, a cominciare dal lavoro e da una rete di solidarietà familiare che contribuiva, e non poco, ad alleviare i problemi di ricorso al credito e ad assicurare una pur minima capacità di spesa.
Per questo motivo credo che sia indispensabile una politica più attenta e propulsiva nei confronti del settore, con interventi mirati e concreti, per abbattere i costi e rivitalizzare i prezzi sui campi che continuano a crollare verticalmente. La maggioranza e l'opposizione, è stato già detto, hanno il dovere insieme di tentare di trovare delle vie di uscita, con dinamiche di sviluppo che siano moderne e che siano diverse, dicevo, rispetto all'agricoltura dell'asinello e dei buoi aggiogati e, come diceva qualche collega che mi ha appena preceduto, ai prestiti taroccati.
Sono tantissimi i problemi che assillano il comparto, non sono sicuramente inferiori a quelli drammatici degli altri comparti dell'economia della Sardegna. Vorrei chiedere all'Assessore, se potrà darmi poi risposte, se sa qualcosa sull'accordo per una strategia di rilancio e sviluppo del comparto ovi-caprino in Sardegna, che era stato siglato nel 2005 e di cui alcuni articoli potevano porre un freno in maniera incisiva al depauperamento delle risorse in tema di agricoltura.
Noi abbiamo assistito insieme, qualche giorno fa ad Alghero, a un convegno organizzato dall'AGRIS sulla presentazione di dieci nuovi tipi di formaggio. Chi era presente sicuramente sarà stato sorpreso dalla presentazione di un articolo del 1913, in cui già si rappresentava quello che sarebbe stato il problema legato al prezzo del latte rispetto alla non diversificazione del formaggio che veniva prodotto. Questo per ricordare a alcuni colleghi che le responsabilità non stanno dietro di 5 anni, di 2 o di 3, ma stanno indietro di molti anni ancora.
E' vero che una mozione non è sufficiente a dare risposte immediate alle emergenze presenti, ma è pur vero che, se non si vedono soluzioni, noi abbiamo il dovere, come rappresentanti del nostro territorio, della nostra Regione, di provare anche con una mozione a scuotere le coscienze, per cercare di dare risposte esaustive ed esaurienti. D'altronde, dicevo prima, le associazioni di categoria già da tempo ci rappresentano, in maniera forte, con manifestazioni e con dati concreti, i dati della crisi. Noi oggi in Sardegna abbiamo circa 86 mila aziende, per una superficie di quasi un milione e 614 ettari, per una dimensione media per azienda di 13,4 ettari di superficie agricola utilizzabile, con un numero di addetti di 37 mila (credo che a oggi siano un po' meno, anzi più che un po' meno), questo corrisponde o, meglio, corrispondeva al 6,2 degli occupati nei vari settori produttivi in Sardegna. Dicevo che le associazioni di categoria da tempo ci rappresentano, da tempo e in maniera unitaria, i problemi, allora è il caso che li fissiamo nella nostra mente per poter dare loro delle risposte.
Abbiamo parlato della questione dell'indebitamento aziendale, è chiaro, lo dicevano i colleghi che mi hanno preceduto, in questo caso davvero bisognerà fare chiarezza, perché non sono per niente chiare le procedure che hanno portato decine e decine di aziende all'indebitamento e all'affossamento. Occorre scrivere la parola "fine" al problema dell'acqua, occorre immettere liquidità alle aziende, occorre creare un piano di gestione delle emergenze agricole, bisogna affrontare in maniera seria, determinata e definitiva, non sarà facile, la crisi del latte ovino; inoltre abbiamo la crisi del settore ortofrutticolo, la crisi delle carni, della filiera cerealicola, del comparto olivicolo, insomma dobbiamo, secondo me, tornare un attimo a rivedere la programmazione delle risorse del PSR, dobbiamo dare più sostegno alla cooperazione, infine, come credo sia nelle intenzioni di tutti, anche di questa maggioranza, bisogna assolutamente studiare una nuova legge quadro per l'agricoltura.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Milia è presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 65 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, i lavori proseguono.
E' iscritto a parlare il consigliere Rassu. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Presidente, ha detto bene il collega Cocco, è necessaria una sessione straordinaria per dibattere sui problemi dell'agricoltura e del settore agro-pastorale. Una mozione non può raccogliere solo in se stessa la problematica (e tanto meno individuarne proposte e soluzioni) di un settore che attualmente rappresenta uno dei settori trainanti dell'Isola al quale quasi, non dico assolutamente,- viene prestata una attenzione un po' diversa da quella data ad altri settori produttivi, mi riferisco all'industria principalmente.
L'agricoltura in Sardegna, come noi sappiamo, è costituita per la maggior parte da piccole imprese. La caratteristica del nostro sistema economico, fortemente condizionato dalla nostra insularità, le ha sempre messe e le mette in grandi difficoltà, penso ad esempio alla esportazione, alla mancanza di continuità territoriale, all'alto costo energetico, alla mancanza di infrastrutture interne e, in più, alla mancanza di una modernizzazione del settore in questi ultimi quarant'anni.
Dall'altra parte, tutto ciò ha causato una forte economia "identitaria" che può però essere un punto di forza per il settore. Ma, pur essendo un settore fortemente "identitario", legato quindi alla storia, alla tradizionale economia agro-pastorale della Sardegna, noi sardi, che siamo quasi tutti di estrazione agro-pastorale, gli prestiamo poca attenzione, intendo poca attenzione, tra virgolette, poiché sappiamo perfettamente che il settore è fortemente condizionato dalle limitazioni imposte dalla Unione europea.
Devo dare atto della presenza dell'Assessore in molteplici incontri ma è necessario pensare seriamente a interventi strutturali. Primo fra tutti la rinegoziazione dei rapporti con l'Unione Europea, perché non è più possibile, l'ho detto altre volte in quest'aula, continuare a essere soggetti a un Trattato siglato cinquant'anni fa per favorire le multinazionali, le grosse industrie del Nord, a scapito dell'agricoltura sarda e delle popolazioni del sud, laddove il sole splende e si produce un'agricoltura, specie in Sardegna, competitiva dal punto di vista biologico e qualitativo con tutte le altre regioni italiane ed europee.
E' necessario pensare a una ristrutturazione vera e propria del settore, ma nel contingente e nelle emergenze è necessario intervenire affinché si possa in qualche maniera alleviare il costo di produzione. Non è possibile! Hanno citato il prezzo del latte, ebbene, ho detto altre volte in quest'aula che un litro di latte nel Lazio costa, come costi di produzione, da 0,50 a 0,55 centesimi, per spuntare poi col prezzo finito da 1 e 05 o 1 e 10, mentre in Sardegna il costo di produzione di un litro di latte oscilla tra 0,65 e 0,70 centesimi e andare a trattare il prezzo finito, con un costo di produzione del genere, vuol dire la fine. Ma forse non ci si rende conto che il crollo di questo settore, perché di questo si tratta, ormai siamo al collasso, non è certamente imputabile a questa Giunta, non è imputabile probabilmente neanche alla Giunta della scorsa legislatura ma, riferendoci alla Giunta della scorsa legislatura, bisogna ricordare che l'unico strumento che veniva incontro alle infrastrutturazioni dell'agricoltura, la legge numero 21, è stato completamente cancellato dai bilanci regionali per cinque anni, per cui per cinque anni non si è potuto intervenire in niente a sollievo sugli investimenti incentivati in agricoltura.
Questo bisogna dirlo! Queste cose bisogna dirle perché non ci si può ricordare oggi di un problema che esiste e che è necessario affrontare, seppure oggi con una mozione, io ritengo, con una sessione straordinaria di questo Consiglio. Se è vero che il settore agro-pastorale produce il 2 per cento del prodotto netto interno, così com'è stato detto da un autorevole esponente della scorsa legislatura, è pur vero che questa economia - che ho definito identitaria e indispensabile - rappresenta il motore trainante stesso dell'intera nostra economia perché, se si ferma l'agricoltura, è inutile parlare di turismo interno, è inutile parlare di agriturismo, è inutile parlare di tutto, è inutile parlare di Sardegna! Il declino e la crisi industriale stanno marcando a fuoco la nostra economia, l'unica speranza che oggi si ha in Sardegna è quella di poter mandare avanti, di poter sostenere l'economia agro-pastorale.
Indebitamento. La mozione verte principalmente sull'indebitamento, ecco perché è parziale, non poteva probabilmente affrontare tutte le problematiche. Ecco perché dico che è necessaria una sessione, è necessario che su questo venga richiamata la sensibilità del Consiglio regionale della Sardegna, è necessario affrontare queste problematiche e trovare assieme le soluzioni. Assessore, è necessario trovare uno strumento che possa in qualche maniera intervenire sull'indebitamento delle aziende agropastorali. Uno strumento che può essere realizzato anche tramite la SFIRS, io ho presentato una proposta di legge, oltre un anno fa e non ne ho saputo più niente, nella quale si propone un soggetto privato con la SFIRS che possa acquistare i debiti, chiaramente transati dalle banche, per esserci poi una rinegoziazione con gli agricoltori a tasso ordinario, chiaramente, nel medio e breve termine; questo consentirebbe alle aziende di sollevarsi dalla spada di Damocle del ricatto delle aste pubbliche, a cui oggi sono soggette tutte o quasi tutte le aziende indebitate non solo per la "44", perché la tragedia della "44", che è venuta dopo tutte le problematiche (le epizoozie, le calamità naturali e quant'altro), ha dato il colpo di grazia alle aziende, le ha fatte scoppiare.
Oggi le nostre aziende non riescono a stare sul mercato perché tutta questa combinazione negativa è avvenuta contemporaneamente all'entrata dell'euro in Italia e alla globalizzazione dei mercati; la nostra economia, specialmente quella agro-pastorale, che non era strutturata, e non è ancora strutturata, non ha retto all'impatto così come si è trovata e indebitata com'era. Allora è necessario trovare una soluzione, ma ci vuole la volontà di farlo; altre nazioni l'hanno già fatto, penso alla Grecia, è necessario farci sentire in Europa e far sì che quella insularità che oggi rappresenta la madre tutti i nostri problemi possa diventare un punto di forza, il riconoscimento costituzionale della nostra insularità risolverebbe buona parte di tutte queste problematiche perché non consentirebbe più all'Unione Europa di intervenire su determinati settori che ritiene sensibili, come l'agricoltura, obbligando quindi a non intervenire incentivamente e a non adottare provvedimenti né strumenti che possano risollevare il settore.
L'idea di cui ho accennato di un soggetto creato dalla SFIRS con un privato che possa acquistare e poi rinegoziare i debiti è uno strumento che è studiato affinché non possa creare concorrenza di mercato, è necessario mandare avanti quello o un altro strumento se vogliamo dare una risposta al mondo agropastorale, altrimenti si continua, come si sta continuando sino a oggi, a sostenere con parole, ma concretamente non riusciremo a salvare nemmeno una delle aziende che sono in pericolo.
Assessore, sollecitiamo il tentativo di poter dare concretamente una risposta al settore agropastorale, ma principalmente si tenti di rinegoziare il rapporto con l'Unione europea, oppure di mandare avanti gli strumenti necessari affinché possa essere studiata la ristrutturazione finanziaria delle nostre aziende agropastorali.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, sappiamo bene che la crisi del settore agricolo è massacrante: non starò qui a elencare i danni ma mi concentrerò su un caso particolare come campione per una lettura della situazione che vive la Sardegna. Il mio discorso forse si inserisce nello stesso itinerario segnato da Milia e da altri colleghi.
Nel 2001, circa 5000 imprenditori agricoli si sono visti recapitare da parte della Regione un'ingiunzione a procedere al rimborso di contributi che erano stati loro erogati per un totale di circa 60 miliardi delle vecchie lire. Ora è necessario parlare del principio del legittimo affidamento: si tratta del principio riconosciuto anche a livello comunitario, secondo il quale un soggetto che si trovi in una determinata situazione giuridica può fare affidamento sulla corrispondenza al diritto della stessa in quanto terzi così gli hanno fatto ragionevolmente credere. Il principio del legittimo affidamento viene definito come - cito - "parte dell'ordinamento giuridico comunitario" da alcune pronunce della Corte di Giustizia (sentenza del 3 maggio 1978, caso Töpfer, in causa 112/77); in alcune ipotesi il suddetto principio è stato usato come eccezione del principio della certezza del diritto il quale implica la conoscibilità a priori delle norme giuridiche da osservare. In ambito comunitario, l'aspetto principale del principio in esame attiene alla trasparenza dell'attività dell'Amministrazione che deve rivolgersi ai cittadini comunitari con una normativa chiara, facilmente comprensibile e prevedibile nella sua applicazione.
Così non è stato con la legge numero 44 del 1988 e a tal proposito si deve sottolineare quanto ha affermato il Presidente della Repubblica in occasione del ricorso straordinario a lui proposto il 18 marzo 2002 da 70 agricoltori della provincia di Sassari. Il Presidente della Repubblica - richiamando il parere del Consiglio di Stato - ha emesso un proprio decreto datato 24 ottobre 2005 con il quale ha dichiarato fondato il ricorso. Secondo il Presidente della Repubblica e il Consiglio di Stato, i provvedimenti con i quali la Regione ha richiesto la restituzione dei contributi agli agricoltori sono illegittimi in quanto contrastanti con il principio generale della tutela e dell'affidamento. I motivi che fondano la decisione sono espliciti nell'individuare nella Regione la responsabile delle omissioni e delle mancanze che hanno portato ai disagi gravissimi inferti agli imprenditori agricoli interessati; si legge infatti nel citato decreto del Presidente della Repubblica che in via di massima non è contestata la sussistenza dell'obbligo di ripetizione degli aiuti di Stato illegittimamente concessi come logica conseguenza della constatazione dell'incompatibilità dell'aiuto con le norme del Trattato.
Tuttavia si evidenzia che, nel caso in cui l'Amministrazione abbia colposamente ingenerato nelle imprese beneficiarie il ragionevole affidamento circa la legittimità dell'aiuto, tale obbligo viene meno essendo prevalente il principio di tutela dell'affidamento stesso, vigente anche nell'ordinamento comunitario. E' indubbio, nella fattispecie, che l'Amministrazione sia stata colpevolmente negligente; avuto riguardo alle peculiarità della fattispecie, la Sezione ritiene pertanto che "sussistano le circostanze di carattere eccezionale per le quali il beneficiario dell'aiuto illegittimamente concesso ha potuto fondare il proprio affidamento sulla natura regolare dell'aiuto e possa, conseguentemente, opporsi alla sua ripetizione. Per le ragioni indicate si ritiene che il ricorso sia meritevole di accoglimento e per l'effetto siano impugnati gli atti".
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue BEN AMARA.) Ora, in virtù di quanto detto, chiedo semplicemente, e in modo anche frammentario, che il Presidente della Regione, l'Assessore dell'agricoltura, la Giunta e tutti i consiglieri si impegnino a far sì che immediatamente venga ricostituita la Commissione di tre esperti per l'approfondimento della complessa situazione che si è creata e che subito venga dichiarato lo stato di crisi socioeconomica dell'intero settore agropastorale sardo, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, numero 225, in modo che venga consentita l'adozione di misure straordinarie come il blocco di tutte le aste.
Bisogna poi attivarsi per realizzare un incontro tra i rappresentanti comunitari e i competenti organismi nazionali e regionali, affinché si trovino le soluzioni. Non si capisce come mai, se entra in crisi la Fiat, lo Stato interviene con fondi pubblici e l'Unione europea non dice niente sugli aiuti di Stato, lo stesso dicasi per i 200 miliardi di lire che, secondo quanto riferiscono gli agricoltori, sarebbero stati sborsati dallo Stato per il rilancio del settore nella Regione Veneto, o come il caso dell'Alitalia per la quale, pur di non farla fallire, sono anche stati utilizzati i fondi che originariamente erano stati assegnati alla Sardegna.
Occorre agire subito: oltre 5000 aziende sono all'asta e 25 mila famiglie stanno perdendo tutto, la crisi riguarda 67 mila aziende agricole nell'Isola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signor Presidente, Assessore e colleghi, la discussione su questa mozione è un momento importante per fare un po' il punto sulla situazione che riguarda il mondo agricolo e pastorale, anche perché dagli spunti che emergeranno nella seduta odierna verrà data la possibilità all'Assessore e alla Giunta di avanzare delle proposte per uscire appunto da questa situazione di crisi.
Devo sottolineare che la mozione è del mese di luglio 2009, quindi stiamo parlando di circa sette o otto mesi fa, probabilmente avremmo dovuto discuterla prima, infatti alcuni contenuti in qualche modo sono cambiati, nel senso che, ad esempio, su alcune richieste in essa inserite, come quella della dichiarazione dello stato di crisi economica e sociale del comparto agricolo e pastorale, devo dire che è stato emanato il relativo provvedimento, anche se bisogna evidenziare che tutto è rimasto come era, cioè questo atto deliberativo non ha cambiato le cose e quindi credo che non basti predisporli ma gli atti debbono avere un certo percorso, altrimenti le situazioni non si risolvono.
Così come per un altro punto importante della mozione, relativo alla situazione determinata dalla legge numero 44 del 1988, per il quale si è arrivati alla fine al Parlamento per vedere di trovare una via d'uscita considerato che l'Unione Europea aveva considerato illegittimi quei provvedimenti e pertanto le banche si stavano preparando anzi hanno già iniziato il pignoramento delle aziende che non riuscivano più a pagare i debiti. Allora su questo bisogna dire che la Commissione di tre esperti nominata dal Parlamento, che avrebbe dovuto trovare una soluzione al problema di queste aziende pignorate o che stavano per essere pignorate, praticamente ha esaurito il suo corso (doveva durare in carica 6 mesi dal luglio 2009) e adesso siamo al punto di partenza, questa Commissione di tre esperti non ha risolto il problema. Il problema non è risolto! Pertanto la Giunta dovrebbe adoperarsi e chiedere o che venga prorogato l'incarico a quella Commissione su citata o che se ne nomini un'altra, per fare in modo che il problema venga ripreso in mano dato che è rimasto così com'era. Questo Governo regionale si deve impegnare per risolverlo.
Dicevo che alcune situazioni sono cambiate in questo lasso di tempo, però non è cambiata lo stato di crisi che colpisce il mondo agro pastorale. E' ovvio che tutta questa situazione di crisi non va addebitata all'attuale Assessore e all'attuale Giunta regionale, però noi oggi dobbiamo parlare in un'ottica diversa, nell'ottica di chi sa che qui deve rimanere altri quattro anni durante i quali deve trovare soluzioni per la soluzione del problema, scusatemi il bisticcio di parole. Io credo che oggi l'obiettivo di questo Consiglio regionale sia quello di verificare i margini entro i quali il Governo della Regione può trovare una via d'uscita alla crisi che riguarda sì la legge numero 44 ma sostanzialmente attanaglia l'intero settore agropastorale.
Le situazioni non sono cambiate nel senso che l'indebitamento in questi anni è andato aumentando, i costi di produzione continuano ad aumentare, la gente sta abbandonando le campagne, Assessore, ormai non sta rimanendo più nessuno, la gente non è più in condizione di rimanere nelle campagne. Le zone agricole si stanno spopolando di giorno in giorno ancor più delle altre zone. Allora la domanda è: quali politiche, Assessore, questo Governo regionale vuole mettere in atto per invertire questa tendenza e per fare in modo che si superi la fase di emergenza e si renda il settore competitivo con le altre Regioni d'Italia e d'Europa? Questo è il punto.
A me pare che, negli anni passati, siano stati fatti degli errori per quanto riguarda il settore agricolo e pastorale, è stata di fatto cancellata la legge numero 21, una legge di settore importante per la soluzione, dal punto di vista infrastrutturale, dei problemi del mondo agricolo e pastorale; noi abbiamo confidato quasi in tutto sulle risorse comunitarie. A parer mio non basta. L'agricoltura si può risollevare, si può riprendere, se anche la Regione impegna risorse importanti, che non siano soltanto le risorse comunitarie.
Anche su questo punto, Assessore, lei sa qual è la mia idea, le risorse comunitarie sono ingenti, il PSR - così come è programmato - ha tante risorse a disposizione, ma siamo noi in grado di risolvere i problemi dell'agricoltura una volta che abbiamo finito il sessennio 2007-2013? Io credo, Assessore, che non cambierà nulla perché questa esperienza noi l'abbiamo già vissuta nel sessennio precedente e non è cambiato nulla, allora io credo che bisogna avere il coraggio di cambiare qualcosa, perché se la situazione non è cambiata nei sei anni precedenti non si può certamente pensare che, con questo stesso sistema, con gli stessi metodi, con le stesse norme, possa cambiare.
Ecco perché dicevo che abbiamo quattro anni di tempo, noi dobbiamo essere nelle condizioni di cambiare, di ricontrattare, anche a livello europeo, la nostra situazione; non possiamo continuare ad andare alla deriva così come stiamo andando, lasciando le cose come stanno. Io riconosco all'Assessore un certo impegno, un certo attivismo in questo periodo, però non basta, la gente vuole risposte perchè si trova nella situazione di non riuscire più a pagare le spese, ad andare avanti, sta abbandonando le campagne e il settore si sta impoverendo. Quindi noi dobbiamo avere un progetto in testa, un progetto che in questi quattro anni ci permetta di uscire da questa situazione di crisi.
Assessore, in questo momento, noi abbiamo alcune vertenze in atto che hanno bisogno di risposte pur sapendo che siamo dentro le norme comunitarie e non è facile dare risposte a tutti perché è chiaro che dobbiamo rispettare le regole; però, io parto dalla madre dell'emergenza che è quella del prezzo del latte, oggi praticamente in Sardegna viene pagato il prezzo del latte a 60 centesimi al litro, prezzo che effettivamente non riesce neanche a coprire le spese di produzione. In altre Regioni d'Italia, dove i costi di produzione sono di gran lunga inferiori, noi abbiamo visto che si spuntano prezzi che sono di 0,90 minimo ma anche di 1 euro e più al litro. Come è possibile?
Bisogna che la politica prenda in mano la situazione. Dico questo, Assessore, perché lo stesso discorso si può ripetere per Alcoa, se per Alcoa si fosse lasciata la situazione in mano agli operai e ai sindacati non si sarebbero risolti i problemi, invece la politica è intervenuta e credo che risolverà il problema. Anche in questo caso la politica deve intervenire e deve risolvere il problema. Assessore, ho presentato due interrogazioni: una per quanto riguarda il prezzo del latte con la richiesta di intervento da parte della Regione e l'altra sulla tracciabilità del latte prodotto in Sardegna, quella che praticamente i consumatori dovrebbero…
PRESIDENTE. Onorevole Ladu, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Assessore, onorevoli colleghi, consigliere e consiglieri, vorrei fare una riflessione ulteriore sulla mozione. Anch'io mi soffermo su un'esperienza, un'esperienza locale che posso rappresentare perché vissuta. Non interverrò in termini particolari, appunto, sulla mozione che ha la sua fondatezza sull'indebitamento e quindi sulla legge numero 44, ma voglio solo porre l'attenzione, peraltro l'ho fatto anche con un'interrogazione, su uno degli aspetti del mondo agro zootecnico, che ci appartiene e che può essere anche elemento di riflessione per guardare davvero al comparto agricolo come a un comparto, così come hanno detto i colleghi, primario anche in virtù delle situazioni che stiamo attualmente vivendo e che probabilmente, in un contesto più generale dell'economia sarda e nel contesto nazionale, può assurgere a diventare davvero industria primaria senza per questo rinunciare all'industrializzazione dell'Isola, a una quota di industria dell'Isola, ma solo a un comparto che sostiene diciamo nella verticalizzazione delle produzioni agricole appunto l'agricoltura regionale.
Sul finire dell'anno scorso, c'è stato un periodo in cui delle aziende sono state poste in crisi dalle intemperie e dalle situazioni meteorologiche che hanno creato gravi problemi, anche di tipo economico. Solo a una parte di queste aziende venivano riconosciuti i danni causati dalle inondazioni, ad altre invece non erano riconoscibili. Per questo, e debbo dare atto anche alla Giunta regionale, all'inizio del novembre 2009 è stata presentata l'istanza per lo stato di crisi dell'agricoltura della Sardegna al Governo nazionale. Io non so se a questa istanza sia susseguita risposta, però era uno degli elementi fondanti per poter sostenere il comparto agricolo in un momento di difficile transizione, ripeto, aggravato ulteriormente dalle situazioni ambientali che in quel periodo stavano interessando praticamente tutta la Sardegna.
Facendo seguito a tutta una serie di manifestazioni, parlo del Medio-Campidano, ma non solo, si stavano promuovendo incontri diffusi un po'in tutti i comuni, per stare nell'ambito del nostro territorio. Ricordo il Comune di Samassi, l'occupazione del Comune di San Gavino, di Villacidro, non ultimo in ordine di tempo il Comune di Guspini, con un ordine del giorno che io ho ripreso anche nell'interrogazione a suo tempo presentata all'Assessore. Considerata l'alta imprenditorialità del settore che l'agro di Guspini può rappresentare nel contesto isolano e sentite le istanze del comitato spontaneo di lotta degli agricoltori e degli allevatori guspinesi in merito alla situazione della crisi del comparto zootecnico, per fare un'esemplificazione vorrei riportare alcuni dati del mio Comune. Faccio riferimento alle aziende che insistono nel territorio di Guspini e che ammontano a 193 unità, tutte iscritte all'INPS, con la consistenza di oltre 50.000 capi ovini, di 3.800 capi caprini, 2.000 capi bovini e 2.100 capi suini. Sono numeri importanti per l'economia del territorio, e non solo, ai quali vanno aggiunti la forza lavoro degli addetti nelle aziende e nell'indotto che vi ruota intorno. Credo che sia una felice realtà ove gli operatori insistono su aziende di media grandezza di circa 40 o 50 ettari e la maggior parte di loro hanno già i terreni accorpati. Comunque molti di loro hanno fatto fronte, con risorse proprie, alla legge numero 44.
Come ho già detto, nella scorsa stagione, tutto il comparto agricolo è stato colpito da condizioni meteorologiche tali da aver creare un grave stato di calamità naturale. In particolare, il comparto zootecnico ha patito la scarsità e la qualità delle produzioni alimentari non sufficienti al fabbisogno delle aziende, dovendo ricorrere di conseguenza a un forte uso di mangimi e foraggi (i cui prezzi nel periodo sono cresciuti in maniera esponenziale), causando così anche una riduzione della produzione del latte del 20 per cento circa; di contro non si è avuto alcun sostegno alle aziende e alle produzioni. Un problema di non poco conto è l'assenza di liquidità che genera preoccupazione nelle aziende agricole e che ha creato difficoltà ad andare avanti nel quotidiano, determinando nel contempo un forte ridimensionamento per i futuri investimenti.
Al suddetto problema occorre anche aggiungere il lento funzionamento della macchina burocratica, sia a livello nazionale che regionale, infatti, a tutt'oggi, molte aziende soffrono ancora e pare che siano tuttora in attesa di pagamenti dell'Asse 2 del Programma di sviluppo rurale, che fanno capo alle annualità 2008-2009, come le domande di aiuto per il miglioramento del benessere degli animali e le indennità compensative. Quindi è necessario, anche sotto questo aspetto, implementare una risposta più rapida, proprio in considerazione del fatto che le aziende sono in sofferenza.
E' necessario, per quanto riguarda il settore zootecnico, che si parli di programmazione sulla filiera del latte, dalla produzione all'arrivo sulla tavola del consumatore. La tenuta del prezzo del latte ovino, materia prima a cui è ancorata quasi la metà dell'economia dell'agricoltura sarda, deve trovare forme e incentivi alla quota latte. Sì, è vero che c'è stata anche di recente una prima intesa sul comparto ovino, ma è anche vero che ha come oggetto più lo studio e la produzione di nuove specialità del pecorino romano e la commercializzazione dei prodotti e meno la questione della quota latte. La Regione Sardegna deve avere un ruolo determinante affinché coordini le azioni propulsive, con proposte e interventi a sostegno del pecorino romano, perché possa arrivare a godere degli stessi diritti e delle attenzioni che hanno caratterizzato il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano.
Per il settore carni, è necessario che si venga a creare una piattaforma che si occupi delle carni sarde, in particolare si dovrebbero creare le condizioni per consigliare e favorire il consumo della carne locale e del prodotto regionale, accordi di filiera, sostegno alla certificazione di agnello e carni IGP. Ad oggi, non esiste per esempio un borsino di andamento della vendita degli agnelli, procedura che ormai fa parte, in misura ordinaria, della vendita di altre specie animali.
Si continua a parlare di continuità territoriale, ma non si sviluppa nessuna azione a integrazione dei maggiori costi che vengono affrontati dagli operatori. I costi dell'energia elettrica e del gasolio incidono non poco sull'economia aziendale ed è quasi naturale che si debba concorrere a queste spese con progetti incentivanti per la costruzione e integrazione di impianti di energia alternativa. Dal punto di vista sanitario, si fanno presenti le problematiche inerenti l'agalassia, la paratubercolosi negli ovini, eccetera, per le quali si chiede un piano di sanificazione delle greggi o comunque il tentativo di debellare questi casi, che non sono più sporadici. L'agricoltura e l'allevamento certamente non devono rappresentare un'economia assistita, la produttività sociale non si può misurare solo in termini di puro rendimento economico, ma anche in termini di benefici sociali, di economie esterne, di ricchezza sociale in senso lato. Occorre fare scelte di politiche pubbliche che indirizzino i sistemi agricoli verso forme di organizzazione che assolvano anche a complesse funzioni extra zootecniche, per entrare nell'ottica del ruolo della gestione del territorio.
E' chiaro che senza la funzione dell'agricoltore e del pastore si rischia veramente di perdere la campagna, la conseguenza sarebbe il rischio della tutela e conservazione del paesaggio, che deve essere considerato come patrimonio di tutti, perché arricchimento strettamente legato al patrimonio artistico e culturale di ogni territorio. Si apre quindi, anche in quest'Aula, la discussione sul futuro economico e sociale della Sardegna. La crisi industriale probabilmente ci consente di fare una riflessione puntuale e, perché no?, anche di valorizzare risorse diffuse in Sardegna; per chiudere, faccio l'esempio del patrimonio regionale in capo all'Azienda Sa Zeppara, un'azienda che venne messa su dalla Bastogi, con infrastrutture per l'allevamento di 6.000 capi ovini…
PRESIDENTE. Onorevole Agus, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI (P.d.L.). Presidente, io credo che la mozione che abbiamo oggi all'ordine del giorno sia una mozione importante, intelligente, in un momento fondamentale come quello che stiamo subendo per ragioni di crisi, così come è stato ricordato più volte, per il grande grido d'allarme, che è giustamente lanciato dal mondo agricolo e dal mondo pastorale. E' chiaro che, da parte di chi presenta la mozione, c'è, oltre che una parte propositiva, anche una grande parte di critica del lavoro fino a oggi svolto da questa amministrazione regionale, e quindi da questa maggioranza. Il fatto che si lanci una proposta di interventi necessari di sostegno maggiori nei confronti del mondo agricolo, chiaramente lascia da parte nostra dei forti dubbi. Perché non bastano i fondi del PSR? Perché non bastano i fondi POR? Perché è necessario il sostegno attraverso contributi de minimis? Perché manca una legge di settore e quindi automaticamente non ci sono fondi nella finanziaria che abbiamo appena approvato. Allora la soluzione di tutti i mali potrebbe essere quella di proporre una conferenza agraria regionale, per dare così un buon contributo e probabilmente trovare anche il modo per uscire dalla crisi agricola. Io non credo che sia questo il sistema, non credo che sia questo il modo e il metodo per arrivare alla soluzione dei problemi.
Io credo che oramai, di queste necessità, di questi momenti, di questa crisi generale, se ne parli da tantissimi anni, forse se andassimo a rivedere verbali di questo Consiglio regionale e interventi svolti in questo Consiglio regionale vent'anni fa, ci renderemmo conto che gli interventi non si discostano molto da quello che stiamo dicendo e ragionando oggi sul problema attuale. E' una necessità che da troppo tempo si trasporta e si trascina negli anni e le varie Amministrazioni che si sono succedute non è che abbiano trovato grandi soluzioni per risolvere il problema. Tanto impegno, su questo credo che sia riconosciuto a tutti, a tutti gli ex assessori che si sono succeduti nelle varie Giunte, ma soprattutto a tutti quelli che hanno tentato in qualche modo di risolvere tali problemi.
Io credo che l'assessore Prato in questo anno di lavoro abbia dimostrato un grande impegno, credo che gli sia riconosciuto da tutti in quest'Aula, penso che sia presente praticamente dappertutto, bisognerebbe chiedergli personalmente come faccia, per il grande lavoro che svolge quotidianamente, e le tante ore di lavoro che lui dedica all'Assessorato dell'agricoltura. Ritengo che nel fondo di questo grande lavoro ci sia la voglia e la necessità di trasformare oltre che dare risposte veloci e urgenti a questo mondo che è in crisi perenne.
Allora, tutti insieme dobbiamo provare a ragionare e a trovare soluzioni perché questo mondo in qualche modo abbia delle risposte concrete. Un anno fa, esattamente un anno fa, eravamo in piena campagna elettorale e nel nostro lavoro di ricerca del consenso elettorale, tutti abbiamo visitato aziende agricole, amici agricoltori, amici del mondo pastorale, e tutti lamentavano una quasi dimenticanza dei ragionamenti dei loro problemi, una quasi totale assenza di chi fino a quel momento aveva governato. Oggi, dopo un anno, forse questa responsabilità ce la stiamo assumendo noi, anche noi abbiamo forse il problema di non essere riusciti a risolvere i problemi relativi al mondo dell'agricoltura. Io credo che insieme dobbiamo provare a seguire una logica per cercare di riemergere, di rinascere, di trovare nuove soluzioni, come per esempio le fonti rinnovabili. Così com'è stato detto per esempio dal collega Gallus nel suo intervento, che è stato un intervento tecnico, oserei dire quasi perfetto, dove ha elencato e in qualche modo sviscerato i reali problemi tecnici che bisogna affrontare nell'immediato.
Un altro esempio che noi abbiamo in questi giorni all'attenzione di tutta la Sardegna sono i consorzi di bonifica, quei consorzi di bonifica che negli anni hanno avuto e hanno creato dei grandi problemi. La famosa riforma, la legge numero 6, che ha avuto da parte di qualcuno grandi consensi, fino a oggi non ha portato a grandi risultati e in realtà credo che abbia necessità di una profonda e radicale modifica. L'esempio dei consorzi di bonifica rappresenta una situazione di difficoltà del mondo dell'agricoltura, lo dicono chiaro i debiti e gli indebitamenti dovuti ai consorzi stessi e che sono legati all'impossibilità di sopportare pagamenti esagerati, da parte degli stessi agricoltori; chiaramente, lo sappiamo, siamo tutti responsabili e consapevoli di questa situazione che essi non possono giustamente sostenere. Allora dobbiamo essere bravi e, tutti insieme, dobbiamo lavorare per trovare una soluzione.
Riconosco ai colleghi Solinas e Sanna di aver giustamente sollevato il problema, di questi giorni, del consorzio di bonifica dell'Oristanese, chiedendo se quella tassa, così chiamata, è legittima e se realmente è applicabile. Non lo faccio io perché sono della maggioranza, per voi che siete dell'opposizione in questo momento è più facile, a situazione rivoltata, quindi invertita, l'avremmo fatto noi e voi avreste risposto oppure sareste intervenuti nello stesso modo in cui io sto cercando di giustificare e difendere quella situazione.
Abbiamo bisogno tutti insieme di una sinergia unica che ci porti definitivamente a risolvere questo problema e abbiamo necessità di una modifica della legge numero 6, urgente! Abbiamo necessità che l'Assessorato, anzi noi stessi ci attiviamo nel più breve tempo possibile per trovare soluzioni, perché in questo modo comunque continueremo a organizzare incontri e convegni sul territorio, ad andare a Decimoputzu a fare un intervento generalizzato sui problemi, eccetera, ma non risolveremo mai i veri problemi del mondo dell'agricoltura. Quindi, la responsabilità è nostra, siamo noi, all'interno di questo Consiglio regionale, che tutti insieme dobbiamo sederci e provare in qualche modo a trovare delle soluzioni.
Non credo, collega, che la conferenza agraria, come l'ha definita lei, regionale sia la soluzione di questi problemi; assolutamente no! Non può essere questo, non può essere questa una proposta che può oggi essere avallata da questa maggioranza, abbiamo necessità di altre risposte ben più importanti. Con il grande lavoro che sta facendo il nostro Assessore, credo che qualcosa già incominci a muoversi, ma non è certamente il frutto di questo lavoro, fatto soltanto nel giro di neanche un anno di lavoro, la risposta al problema, credo che abbia bisogno ancora di tanto lavoro e di un continuare a impegnarsi quotidianamente per il mondo dell'agricoltura.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' evidente che la crisi che attraversa la Sardegna è una crisi complessiva, ma la mozione, che abbiamo posto all'attenzione del Consiglio oggi, vuole porre l'attenzione sulla drammatica situazione che vive il comparto agroalimentare, con particolare riferimento, però, allo stato debitorio delle aziende e il rapporto con gli istituti di credito, mettendo in mora il ruolo che gli istituti di credito hanno avuto. Ci offre però anche l'opportunità di fare un discorso complessivo su un settore, su un comparto, che è quello agro-zootecnico-pastorale, che rappresenta in ogni caso una drammatica crisi della società sarda. Questo va detto e sottolineato, anche se debbo dire che abbiamo riscontrato sentimenti e stati d'animo di drammaticità più forti nei confronti della crisi del comparto industriale o di altri settori in Sardegna, forse perché si è assunto quasi un atteggiamento abitudinario nei confronti di un settore in crisi ormai da lungo tempo.
Io credo che la crisi emerga in tutta la sua gravità per il fatto che in Sardegna, in diversi anni, sono state spese quantità immani di danaro, prima in lire, poi in euro, e consumate una notevole quantità di furbizie. Ritengo che questo abbia portato anche a subire con disinvoltura scelte inopportune fatte a livello europeo e a livello statale, probabilmente con strumenti regionali non adeguati per affrontare nel modo dovuto la crisi del comparto agroalimentare. Il risultato è che oggi (pur volendo sottolineare un aspetto che forse chiede più rapidità nella risposta, cioè il rapporto con le banche) questa situazione ha generato l'abbandono delle zone interne, l'abbandono delle campagne, la chiusura delle stalle, ha indotto le aziende ad abbandonare la loro attività e vocazione e ha esposto il territorio a una pressione speculativa immobiliare brutale, perché in molti hanno visto in questa via, spesso anche fuori dalla legalità e dal rispetto degli strumenti urbanistici, la scappatoia per mettere terre ad alta vocazione agricola nelle mani dei cementificatori che hanno, in alcune realtà, forse tra le più pregiate, allungato le mani approfittando di una situazione di crisi, di difficoltà e di sofferenza.
Tutta questa situazione si è consumata drammaticamente, dobbiamo dire però, in un periodo relativamente breve, praticamente nell'arco di cinquant'anni circa, dal dopoguerra a oggi, ve lo dice uno che milita nei banchi di una formazione politica di sinistra e che quindi ha sostenuto quella campagna "la terra a chi la lavora", quindi la terra ai contadini, le terre vennero date ai contadini...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sechi, vorrei pregare i colleghi di avere un po' di rispetto per l'oratore. Grazie.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Le grandi riforme agrarie permisero la distribuzione della terra a chi la lavorava e che purtroppo oggi non la lavora più. Devo dire che non si è pensato di tutelare con strumenti adeguati (compresi gli strumenti della pianificazione e gli strumenti che facevano riferimento alle zone agricole) il valore che stava nella potenzialità, nella qualità e nella vocazione dei terreni agricoli che avrebbero dovuto dare lavoro ed economia per la nostra Sardegna.
Non si è difesa l'unità culturale e mi viene in mente il maso chiuso sudtirolese che comunque ha impedito il frazionamento che invece da noi è avvenuto soprattutto nelle zone costiere e in quelle ad alta vocazione agricola come per esempio La Nurra di Alghero, Sassari e Porto Torres, che è quella forse più esposta a questo rischio; in quel territorio si è sacrificato, a volte anche con scelte delle istituzioni pubbliche, per esempio penso a un'azienda storica come quella di San Marco che diventa azienda importante e apripista a fine '800 ne la Nurra di Alghero, seguita dalla società industriale italiana di Surigheddu, poi penso alla grande azienda Mamuntanas della famiglia Serra e altre. Pensate che un terreno, considerato come quello a più alta vocazione agricola, in regione San Marco, viene individuato per l'area di sviluppo industriale, che sappiamo tutti in che modo ha drammaticamente fallito, sottraendo terreni a un'agricoltura che era in una fase di crescita, oppure vorrei citare ancora scelte inopportune come l'individuazione di terreni, sempre in quell'area ad alta vocazione agricola, per la realizzazione del depuratore di Alghero o dello stazionamento di compattamento dei rifiuti. Oggi troviamo anche suggestive soluzioni, come quella del Sindaco di Ozieri che pensa di utilizzare 40 ettari del terreno del suo comune per il fotovoltaico e altre cose di questo genere.
Rispetto ai dati che citava il collega Salis riguardanti la crisi, vorrei citare un comparto che rappresenta una realtà fiorente in Sardegna, quello vitivinicolo, ebbene nell'area di Maristella, dove c'erano vigne di alto pregio e di alta qualità, facenti la fortuna della cantina sociale della cooperativa sociale di Santa Maria La Palma, queste sono state abbandonate, perché è più vantaggioso esporre e mettere su un mercato non regolato, non disciplinato da strumenti come quello della pressione immobiliare speculativa.
Allora, partendo dall'incontro di oggi, noi dobbiamo pensare a fare un'analisi più puntuale e attenta su ciò che deve essere fatto nei confronti dell'agricoltura e dell'intero comparto agro-zootecnico in Sardegna. E' vero che esistono difficoltà, è vero che l'agricoltura oggi ha un costo alto, elevato, per quanto riguarda i lavoratori, il bracciantato agricolo, anche rispetto alla difficoltà della commercializzazione del prodotto, del non venduto, o della difficoltà di trasformazione dei prodotti della nostra agricoltura, dei nostri ortaggi oltre che del consumo che non viene fatto di prodotti di qualità e di stagionalità legati al comparto turistico. Nei confronti di quest'ultimo l'assessore Prato ha dato qualche segnale, qualche indicazione, ma evidentemente non è sufficiente, dobbiamo trovare strumenti se vogliamo fare di questa terra un luogo di eccellenza per il flusso turistico e per la produzione di qualità che in qualche modo suggerisca prima e imponga poi un'attenzione per i nostri prodotti.
Faccio adesso riferimento ai ritardi. Qualcuno ha ricordato, se non ricordo male il collega Amadu, i ritardi nell'erogazione del sostegno, dei contributi, dei vantaggi a favore del settore agricolo, ma questo è un malvezzo diffuso in tutti i settori. Un ritardo nell'erogazione di contributi nel settore dello sport, della cultura e dello spettacolo ha come conseguenza la mancata realizzazione di un avvenimento, di una manifestazione sportiva o culturale, di uno spettacolo, che va a impoverire l'offerta e il prodotto culturale in Sardegna, ma la mancata erogazione di un finanziamento a un'azienda agricola in crisi comporta la fame e il fallimento: credo che sia molto più grave.
L'altro aspetto che volevo sottolineare, anche di questo forse qualcuno ha fatto riferimento, è l'eccessiva sudditanza da parte di una Regione speciale come la nostra nei confronti delle politiche comunitarie. L'Europa continentale e l'Europa mediterranea sono due mondi diversi, sono due realtà diverse che non possono subire scelte in materia di politica agricola come se fossero un tutt'uno, questo lo dobbiamo dire e rivendicare con forza. Diversamente noi saremo deboli e soccombenti di fronte agli interessi delle grandi nazioni che hanno vantaggi da scelte comunitarie rispetto al Mezzogiorno, al Sud e all'area mediterranea.
Per concludere, qualche giorno fa Mario Diana, Capogruppo del P.d.L., diceva che lo sviluppo della Sardegna può venire solo dalle nostre idee. Io ne sono convinto. Pertanto inviterei la Giunta e la maggioranza a presentarle in materia di agricoltura, in materia di comparto agroalimentare, noi siamo qui pronti e disposti a confrontarci con le proposte. Credo che un settore come questo, forte di quella tradizione...
PRESIDENTE. Onorevole Sechi, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras Luciano. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Diana Mario.)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Rassu è presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 60 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dessi' - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, i lavori possono proseguire.
E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Presidente, colleghe, colleghi, Assessore, la crisi che ha colpito il settore agro-zootecnico rappresenta almeno in parte una eredità delle politiche agrarie precedenti delle passate Amministrazioni regionali. Dall'inizio di questa legislatura si sta cercando di rilanciare l'intero settore dell'allevamento e quello agricolo, ma non si può trascurare il fatto che la crisi attanaglia il mondo agricolo ed esiste davvero da tanto tempo, da almeno vent'anni questo settore vive una criticità assoluta. Per cui la mozione evidenzia la drammaticità di una situazione che non si può non condividere per quanto riguarda la sensibilità dell'approccio, è necessario che si trovino soluzioni definitive alle gravi conseguenze.
Così come non va sottostimato il fatto che esiste un problema congiunturale al quale ha fatto riferimento anche il presidente Cappellacci in occasione della presentazione della delibera di Giunta firmata dall'assessore Prato, sottoscritta, per la richiesta al Governo dello stato di crisi dell'agricoltura in Sardegna. Si chiedeva appunto di far fronte ai gap infrastrutturali, finanziari, fiscali e previdenziali per venire incontro alle esigenze delle imprese agro-zootecniche dell'Isola col fine di prevedere soluzioni immediate rispetto alle problematiche del mondo agricolo nelle aree marginali, come appunto si configura la nostra Isola, realizzando pienamente lo spirito del tavolo delle Regioni del sud che si è tenuto a Bari nel 2009.
In questo senso si è mossa la Giunta, sempre con l'assessore Prato, nelle sue azioni che certamente, per quanto non siano definitive, hanno il loro significato per bloccare le aste delle aziende agricole coinvolte nella tragica legge numero 44 del 1988 con una richiesta da parte dell'Assessore al Ministro dell'agricoltura Zaia, aspetto quest'ultimo sul quale ci si è molto impegnati in questi ultimi mesi perché la mozione è del luglio 2009, è datata, ci sono stati dei ritardi nella discussione in aula, ma certamente non si possono, nella drammaticità della situazione, sottostimare gli interventi che ci sono stati, come ci si è mossi.
Sicuramente va raccolto il messaggio lanciato intensamente da diversi consiglieri e in particolare dal collega Planetta che ci invita a non sottostimare le innumerevoli e pericolose dinamiche speculative che possono inserirsi. Certamente ha il suo significato la definizione con Equitalia-Sardegna di una piattaforma che può consentire il rientro dai debiti fiscali nel mondo agricolo sardo ed evitare sanzioni esecutive e cautelari con il conseguente blocco dei crediti, soprattutto di quelli comunitari, per chi non esercita appunto un'azione di carattere preventivo e fa richiesta di dilazione. Di questo si è discusso recentemente durante una audizione dell'amministratore delegato di Equitalia che ha comunque invitato il Consiglio regionale a tener conto della potenzialità delle azioni che possono essere messe in atto, in linea con quella azione intrapresa d'intesa con le banche per il rientro del debito delle aziende agricole sarde che hanno contratto i mutui della legge con la creazione di una piattaforma di garanzia fideiussoria che coinvolge direttamente la Regione stessa.
Quindi io penso che sia apprezzabile e condivisibile l'operato in questo senso dell'Assessore e il suo impegno su più fronti, come quello per garantire un prezzo del latte adeguato alla necessità che le nostre aziende non vivano più una condizione di sottocapitalizzazione, così come è significativo che, per quanto riguarda il comparto ovino, ci sia stata una prima intesa tra il mondo della cooperazione, le associazioni di categoria, i consorzi di tutela dei formaggi DOP e il consorzio latte sulla proposta messa in campo dalla Giunta regionale che riassume una serie di interventi che vanno dalla gestione della crisi attuale alla creazione di una stanza di compensazione, dallo studio di prodotti alternativi al pecorino romano alla commercializzazione delle produzioni sui nuovi mercati.
Così come la richiesta, da parte dell'Assessore, di un intervento del Ministro delle politiche agricole nel mese di dicembre 2009 affinché la Commissione interministeriale conoscitiva della legge numero 44 del 1988 prorogasse la sua attività di sei mesi reiterando naturalmente la richiesta di blocco dei procedimenti esecutivi; così come gli investimenti posti in atto dalla Regione segnatamente da questo Assessorato, dall'Assessorato dell'agricoltura, nello stanziamento di 10 milioni di euro a favore del Programma di sviluppo rurale per creare nuovi modelli di aziende turistiche. Va colto anche il significato costruttivo con cui ci si è mossi al Senato dove, primo firmatario Pierluigi Massidda, ma firmato da tutti i senatori sardi, è stato presentato un ordine del giorno bipartisan che impegna il Governo a sospendere i giudizi pendenti e le procedure di riscossione e recupero nonché le esecuzioni forzose a danno degli imprenditori agricoli. La politica sta quindi dimostrando di sapersi muovere oltre gli schieramenti e l'auspicio è quello di proseguire sulla stessa linea anche qui in Consiglio regionale per avere una maggiore efficacia nel cercare di salvare tutte le aziende agricole finite all'asta.
Non dobbiamo inoltre dimenticare il ruolo avuto dalla Regione e dall'Assessore, in particolare, nell'azione politica per sbloccare i 102 milioni di euro da destinare alle 43 mila aziende agricole sarde che rappresentano il premio di sostegno al reddito da parte dell'Unione europea nell'ambito della politica agricola comune. Nessuno può negare dunque il lavoro incessante svolto per affrontare e risolvere tutte le emergenze che hanno colpito il mondo agricolo sardo, ricordiamo gli interventi per quanto riguarda gli eventi calamitosi, gli incendi. Lo dico con una particolare sensibilità per le attenzioni che, nell'emergenza degli incendi e degli eventi calamitosi, si sono manifestate anche nei riguardi del territorio della Gallura.
Il Programma di sviluppo rurale si configura, così come viene portato avanti oggi, quale importante strumento strategico che va oltre le tipiche misure dell'intervento alle quali il mondo agricolo era abituato, chiara testimonianza dell'attuazione del programma di governo regionale nel settore agricolo con la riserva di una parte delle risorse disponibili sulla Misura 121 arrivando a uno stanziamento di 20 milioni di euro ai giovani agricoltori beneficiari del premio di primo insediamento ai sensi della Misura 112.
Colleghi, credo di poter sostenere che, riguardo a questa crisi che ha colpito e colpisce il mondo agricolo sardo, questa Giunta stia operando con tutte le iniziative possibili. Non voglio trascurare comunque una risposta importante che è stata data relativamente alla movimentazione dei bovini attraverso un'attività di sensibilizzazione e in raccordo all'Assessorato della sanità; oggi c'è un programma di movimentazione dei bovini che consente di valorizzare le carni sarde.
Chiudo evidenziando il ruolo fondamentale degli enti locali e in particolare dei comuni che, anche per quanto riguarda l'agricoltura, vivono in presa diretta tutti i problemi e le esigenze cui si deve far fronte di continuo. I comuni sentono più delle altre istituzioni questi problemi perché sono la parte dello Stato più vicina ai cittadini.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariano Contu. Ne ha facoltà.
CONTU MARIANO (P.d.L.). La mozione in discussione, seppur arrivata in Aula con oltre sei mesi di ritardo rispetto al momento in cui il tema è stato sollevato, non ci ha, comunque sia, distolto dalla volontà di continuare a impegnarci. La Corte di giustizia, neanche a farlo apposta, ha emanato una sentenza tanto attesa che riguarda purtroppo circa 2874 nostri imprenditori agricoli. La Commissione europea, fin dal 1994, per la precisione il 1º agosto 1994, aveva comunicato all'Italia la decisione di avviare la procedura di infrazione rispetto agli aiuti di Stato. C'è da dire che la Commissione europea stessa dichiarò, con delibera del 15 aprile 1997, l'incompatibilità per il mercato comune del sostegno derivato dalla legge numero 44 del 1988 e l'infrazione rispetto alla libera concorrenza fra gli Stati membri. Bene, sono trascorsi più di vent'anni, ma credo che il fatto di essere intercorso così tanto tempo dall'emanazione della legge non ci porti a non affrontare, comunque sia, un tema che ha riguardato, e che riguarda complessivamente ancora oggi, circa 2800 aziende oltre che non esimerci dal prendere in considerazione il problema primo, forse oggi, della crisi del comparto agricolo sardo.
Il comparto agricolo sardo non è che entra in sofferenza nei giorni scorsi, o un anno fa, il comparto agricolo sardo soffre uno stato di crisi, di cui siamo pienamente coscienti, e ne soffre perché, nonostante abbiamo a disposizione una normativa così variegata, così vasta (credo che ci siano circa 1200 provvedimenti che interessano il mondo agricolo in tutte le sue articolazioni), questa non è stata sufficiente per dare le risposte necessarie a evitare che questo comparto, tra una crisi e l'altra, arrivasse a uno stato di insofferenza intollerabile. Certo la legge numero 44 non ha aiutato, seppure nelle intenzioni sarebbe dovuto essere un sistema per portare 5900 aziende sarde verso lidi più sicuri, invece ha trascinato tante aziende verso il baratro, un baratro la cui unica risposta che si è riusciti a ottenere è stata quella del sequestro e della messa all'asta delle aziende stesse.
Quali percorsi si sono attivati fin dall'emanazione della sentenza della Corte di Giustizia? Quattro anni fa, noi, come i colleghi della minoranza di oggi, eravamo all'opposizione e chiedevamo interventi, provvedimenti e l'attivazione di procedure sia nei confronti dello Stato, sia nei confronti dell'Unione Europea, perché si trovasse una via di uscita. Purtroppo l'unico dato che ci sembra di poter oggi riportare, giusto per la memoria storica, è il fatto che l'ultima sentenza del Tribunale di Cagliari, datata 27 gennaio 2009, mette definitivamente la parola "fine" alle procedure e ai ricorsi attivati presso il Tar, presso il Tribunale civile, presso la Corte d'appello, presso la Presidenza della Repubblica. Quindi, parola definitiva emanata proprio prima dell'inizio di questa legislatura.
Allora, come qualche collega ha provato già a enunciare, cosa possiamo fare? Quali percorsi possiamo attivare, rispetto a questa crisi, sulla quale è stata posta e si ripone quotidianamente l'attenzione di questa maggioranza? Credo che non solo il sottoscritto, ma tutti i colleghi consiglieri si stiano interessando ai vari provvedimenti che la Giunta ha già emanato, a tutte le iniziative già assunte dall'Assessore dell'agricoltura, ma soprattutto a me sembra importante poter dire oggi che il mondo agricolo non è stato abbandonato in quella caduta libera alla quale era destinato.
Assessore, dopo aver discusso in quest'aula sui temi della crisi industriale, ritengo che oggi sia arrivato il tempo di iniziare, ma non con una mozione, non con un ordine del giorno, un nuovo percorso per il mondo agricolo sardo. Un nuovo percorso che porti questo settore primario dell'economia della Sardegna sotto l'osservazione di tutti, dedicandogli non solo una discussione in Consiglio, che sarà anche importante come la discussione di oggi, ma il tempo necessario per tracciare le linee per oggi e per domani.
Noi abbiamo bisogno di una giornata speciale da dedicare istituzionalmente all'agricoltura sarda che non può essere relegata a settore di periferia riguardante le zone interne, riguardante pochi. Il settore agricolo sardo può avere le sue ricadute per l'intera Isola. E' ora di aprire gli occhi perché siamo certi del fatto che la grande industria per la Sardegna non ha rappresentato e non può rappresentare il futuro.. Allora bisogna avere coraggio e capire che davvero il tessuto delle zone interne, delle zone periferiche, ma anche delle zone costiere, non può che sostenersi sul mondo agricolo, su quello che è il mondo produttivo delle nostre campagne. Possiamo anche provare a predisporre delle leggi di settore che vadano verso la risoluzione di qualche problematica, ma noi siamo anche convinti del fatto che il turismo, altro volano per l'economia della Sardegna, non può sostenersi da solo, pensando che buona parte delle derrate agroalimentari provengono per l'80 per cento dalle importazioni. Questo non è più possibile!
Bisogna attivare tutti i meccanismi necessari perché le nostre campagne tornino davvero a essere animate, non da interventi sollecitati dall'emergenza, ma da interventi strutturali che possano creare nuove opportunità, non solo per le aziende che già esistono, ma soprattutto per la nuova imprenditorialità dei nostri giovani, tracciando dei percorsi che diano un futuro all'economia della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, non le ho contate, però mi pare che questa sia, tra quelle delle ultime legislature, forse la trentesima mozione che parte dall'analisi della situazione delle nostre aziende dal punto di vista debitorio, connessa non solo alla vicenda della legge numero 44, ma anche ad altre vicende relative alla concessione di aiuti finanziari per lo sviluppo del sistema agricolo. A differenza del collega Contu, non voglio soffermarmi sulle cause, le cause sono note, le abbiamo discusse più volte, vorrei invece soffermarmi sulle soluzioni.
Allora, la prima cosa che mi parrebbe non utile opporre (del resto non ho capito se la maggioranza ha questa opinione ormai consolidata) sarebbe la resistenza all'esigenza che è stata manifestata dal mondo agricolo organizzato di avere una sede in cui si faccia una discussione vera e produttiva sulla possibilità di sviluppo del nostro sistema agricolo. Lo dico perché ha ragione chi in questi giorni si sofferma su questa considerazione, il primo fra tutti l'onorevole Diana, il Capogruppo del partito di maggioranza in Consiglio regionale, il quale ci comunica che, pur essendo tragica, difficile e complicata la situazione del sistema industriale, non di meno è complicata e difficile la situazione del mondo agricolo. Sottolinea l'onorevole Diana che si sono perse alcune migliaia, diverse migliaia, di posti di lavoro nell'ambito del settore industriale, molti posti di lavoro, migliaia di posti di lavoro, di possibilità di reddito, si vanno perdendo anche nel settore agricolo.
Allora, perché questa posizione, onorevole Dedoni? Perché questa contrarietà a convocare una Conferenza regionale in materia agricola per disegnare, con la partecipazione degli attori economici, sociali e istituzionali, una prospettiva condivisa di sviluppo di questo settore? Avete paura del confronto? Non sapete reggere il confronto con il mondo agricolo in modo trasparente, esplicito, in una sede visibile a tutti? Vi volete nascondere dentro gli uffici? Amate più le stanze del palazzo piuttosto che la relazione con i lavoratori, gli imprenditori del mondo agricolo? Noi la poniamo come una delle condizioni. Per discutere sui progetti, bisogna che i progetti siano un patrimonio generale, un patrimonio di tutti e ci deve essere una sede in cui questo patrimonio è condiviso. Quindi per noi la promozione di una Conferenza dell'agricoltura in Sardegna è una richiesta essenziale.
Seconda questione: come interveniamo sulle vicende che riguardano l'indebitamento, gli interventi esecutivi da parte dell'autorità giudiziaria? Bisogna che se ne faccia carico il Governo, bisogna cioè che all'agricoltura sarda, come a quella meridionale, sia data la stessa identica attenzione che viene data all'agricoltura lombarda. Non ci possono essere due "Italie" sempre e comunque, per cui ad alcuni si garantisce un percorso privilegiato per la soluzione dei loro problemi, anche nella relazione con l'Europa, e ad altri invece si fa pagare il prezzo di questo privilegio accordato ad alcune Regioni. Il Governo deve uscire allo scoperto, già l'aveva fatto il centrosinistra, lo dico, onorevole Diana, perché lei è autorevole capogruppo della maggioranza molto attento ai problemi dell'agricoltura. Il Governo deve intervenire su questa vicenda, deve intervenire, come peraltro anche in maniera condivisa si era già tracciato nel corso della precedente legislatura politica. Vediamo quali sono le situazioni che possono essere governate e che la Regione non paghi prezzi più alti di quelli che dovrebbe pagare per le sue colpe che pure ha in questa materia, sono colpe datate, appartengono a molti, e sicuramente hanno lasciato traccia non positiva nella storia della nostra autonomia.
Terza questione: è una questione che riguarda tutti i settori. Io non conosco la situazione della rispondenza, ce lo dirà l'Assessore, e dell'efficienza degli uffici delle agenzie e dell'Assessorato; mi dicono gli agricoltori, mi dicono gli imprenditori agricoli, che ci sono procedure bloccate, che c'è una lentezza, che c'è una burocrazia disattenta, che c'è una burocrazia anche in qualche misura arrogante, prepotente, che dimentica le esigenze della comunità, che accascia, ancora di più di quanto meriti, per le inefficienze complessive del sistema, il mondo agricolo; che passano tre anni per ricevere il contributo e dopo tre anni dalla richiesta del contributo il contributo non arriva ancora, parlo per esempio degli interventi in materia di danni, e che anche chi va e svolge funzioni ispettive spesso lo fa con un occhio di riguardo verso alcuni e con un occhio di disprezzo verso altri. Cioè anche quel settore rimane un settore in grave difficoltà operativa, organizzativa e funzionale.
Se mi dicono questo gli agricoltori, se me lo dicono diverse associazioni del mondo agricolo e agro-pastorale, evidentemente ci deve essere qualcosa di vero, quindi io chiederei una comunicazione all'Assessore, anche nella sua replica e comunque che convochi una riunione con la Commissione competente per dire qual è lo stato dell'operatività degli uffici e delle agenzie dell'Assessorato per capire se esiste, come altri da altre parti disegnano, un'emergenza di funzionamento della burocrazia e dell'amministrazione anche regionale, non solo di quella statale.
Conclusione, io penso che la prossima volta noi non dovremo presentare mozioni su questo argomento, noi dovremo fare i conti sulla capacità del Governo regionale di rispondere a queste richieste che non vengono solo dall'opposizione ma soprattutto dagli operatori.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cappai. Ne ha facoltà.
CAPPAI (U.D.C.). Presidente, non so se per fortuna, ma penso di sì, questa è la mia terza legislatura. In questi 11 anni ho sentito tanti discorsi sulla crisi che investe il mondo agricolo, fiumi di parole, incontri, scontri, tavole rotonde, e adesso l'onorevole Uras aggiunge anche la Conferenza permanente sull'agricoltura.
Io dico che si è detto di tutto e di più, si è parlato delle cause dell'indebitamento del settore agricolo, si è parlato su come intervenire per sanare questo indebitamento; ci sono stati accordi sottoscritti da tutte le forze sociali che operano in agricoltura, nel lontano 2001 o 2002, mi pare che allora fosse Assessore dell'agricoltura il mio maestro Felicetto Contu, il quale si pose il problema dell'indebitamento in agricoltura e convocò tutte le parti interessate. Vi leggo alcune delle parti che parteciparono a quel tavolo: il Presidente della Regione, l'Assessore dell'agricoltura, l'allora Assessore della programmazione e attuale Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, la Federazione regionale della Coldiretti, la Confederazione italiana agricoltori, la Confagricoltura, la COPAGRI, l'AGCI (Associazione generale cooperative italiane), la Lega delle cooperative e, chi più ne ha, più ne metta, a questi aggiungiamo anche il sistema bancario, il sistema creditizio. Chiude, questo accordo, dando delle indicazioni che vengono riprese all'inizio della legislatura presieduta dall'onorevole Soru. Ci fu un lungo lavoro della Commissione agricoltura nella tredicesima legislatura, presieduta da un vostro valido rappresentante, l'onorevole Alberto Sanna; agli atti di questo Consiglio è depositata una relazione che parte dallo stato dell'indebitamento, dalle cifre, individua le cause, gli aspetti sociali del fenomeno, le responsabilità degli istituti di credito, gli interventi della Regione e poi lo strumento con cui si potrebbe combattere.
Bene, caro onorevole Salis, questa relazione, come tutte le altre, è rimasta lettera morta, tenga presente che era una risoluzione votata all'unanimità dal centrosinistra e dal centrodestra nel lontano 2005; dal 2005 al 2009 la Giunta Soru e la sua maggioranza poco ha fatto per portarla avanti. Certo, io non attribuisco colpe a nessuno, però una almeno la debbo attribuire perché, quando l'Unione europea ha detto che non potevano essere concessi gli aiuti della legge numero 44, ha spiegato anche perché e noi siamo andati a individuare il motivo per cui la legge non era stata notificata all'Unione europea: la legge era stata chiusa in un cassetto. Io non attribuisco colpe ma certamente una responsabilità all'Assessore, responsabilità che aveva e continuerà ad avere e quell'Assessore non era certamente di centro o di centrodestra, era un Assessore di centrosinistra!
A questo punto dobbiamo dire che la quota più alta di indebitamento in agricoltura è dovuta proprio alla legge numero 44. Un paio di mesi fa ci si chiedeva quali fossero le soluzioni e se chiedere al Governo di prorogare i tempi perché una commissione (allora individuata con la partecipazione di un rappresentante del Ministero dell'economia, uno del Ministero delle politiche agricole e uno in rappresentanza della Regione Sardegna, che identificò - se non sbaglio, Assessore - nel presidente della SFIRS il rappresentante che poteva far parte di questa commissione) potesse finalmente esprimere un giudizio e dire la parola "fine" al problema. So che lei a fine dicembre, primi di gennaio, ha scritto al ministro Zaia dicendogli che bisogna fare in modo che questa commissione riprenda il lavoro e trovi le soluzioni giuste, soluzioni che vengano poi anche accettate dall'Unione europea per mettere fine al problema. Non sappiamo, o almeno non so, che cosa il Governo a oggi abbia fatto, so però che gli interessi continueranno ad aumentare perché i problemi della legge numero 44 sono stati molti e le banche hanno chiesto alle aziende agricole, non solo la quota di finanziamento per l'abbattimento degli interessi, ma l'intera quota interessi, e su questo ha qualche responsabilità la politica.
Abbiamo detto che le aziende che avevano usufruito di questi benefit erano 5000 circa, 4948, oggi di queste ne restano solo 1678 in posizione debitoria e, di queste 1678, ben 1022 sono in capo al Banco di Sardegna, che dovrebbe intervenire a favore del mantenimento di quel po' di sottosviluppo che l'agricoltura ha in Sardegna; le altre 3550 aziende che si erano indebitate in seguito a questa legge sono riuscite, con grandi sacrifici, molte volte levandosi il pane dalla bocca, a pagare i loro debiti e hanno onorato i loro impegni. Sarebbe ingiusto però oggi venire incontro solo a quelle aziende che risultano ancora indebitate e non tener conto delle 3550 aziende che, levandosi il pane dalla bocca, hanno onorato gli impegni assunti.
Io lancio qui una proposta per sanare il debito in agricoltura, mi rivolgo soprattutto ai rappresentanti dei lavoratori, cioè a quel partito che una volta era Rifondazione Comunista e che oggi non c'è più, ricordo che, nel 2002, l'onorevole Cogodi, sfidando questo Consiglio e sfidando anche la maggioranza che allora governava la Sardegna, per salvare 120 buste paga della Mineraria Silius, che sono molto inferiori alle 3000, 4000 o 5000 aziende indebitate nel settore agricolo, predispose un emendamento (lo firmai anch'io) per un importo di 32 miliardi delle vecchie lire. Il credito residuo da recuperare, dietro ordine dell'Unione europea, oggi è pari a 17.827.126 euro, a cui vanno aggiunti gli interessi legali; ebbene, 17 milioni e rotti, diciamo 18 milioni di euro, sono pari a 36 miliardi delle vecchie lire, abbia il coraggio il centrosinistra, questo Consiglio…
PRESIDENTE. Onorevole Cappai, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Ben Amara, Bruno, Meloni Valerio, Sechi e Zedda Massimo sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 53 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, si può esprimere senz'altro apprezzamento per la delibera dell'Assessore, la 50/44 dello scorso novembre, che ha chiesto di dichiarare lo stato di crisi per le aziende agricole sarde e le misure urgenti per fronteggiare le difficoltà economiche e finanziarie. Però, proprio in relazione ai contenuti di questa delibera, così com'è stato detto anche da altri colleghi stamattina, ci piacerebbe conoscere in quale misura il Governo si sta muovendo visto che sono passati praticamente tre mesi dalla richiesta dell'Assessore e della Giunta. Intanto sono riprese da allora le aste, le esecuzioni fallimentari che minacciano i nostri agricoltori e vengono solo sospese per brevi periodi, tenendo sempre sul filo del rasoio chi è impegnato in quel settore primario della nostra economia. Ci chiediamo quindi con quale forza e con quale determinazione lei, Assessore, si stia rivolgendo verso il Governo regionale perché ci sia un segnale di attenzione nei confronti di questo problema così grave.
Non possiamo neanche non domandarci quali altre misure siano in cantiere per tenere su, per rilanciare il settore agricolo sia in ambito nazionale che presso l'Assessorato e per evitare anche che i danni, prodotti da una legge infelice evidentemente, determinino la morte lenta di quello che è il settore secondo noi più tradizionale e peculiare, più sensato si può dire, per la nostra Regione.
Certo è però che la misura non sarà sufficiente per risolvere i grandissimi problemi che vive il comparto agricolo, i quali problemi non si limitano soltanto alle questioni di attualità e delle emergenze e non possono essere quindi risolti con dei provvedimenti una tantum intesi a rattoppare semplicemente le emergenze. Affrontare in maniera concreta il tema dell'agricoltura significa accentrare di nuovo il rapporto tra uomo e territorio, soprattutto la correlazione tra centri rurali e centri abitati, su questo siamo molto preoccupati, preoccupati perché accentrare la correlazione tra i centri urbani e i centri rurali sembra essere l'ultimo dei pensieri della Giunta regionale, posto che, proprio in relazione alle zone interne, alle zone rurali, non si capisce quale sia la politica di sviluppo della Giunta regionale se non dalle poche parole che il presidente Cappellacci pronunciò in questa Aula quando espresse le sue dichiarazioni programmatiche e dichiarò che lo sviluppo delle zone interne dell'Isola e delle zone rurali sarebbe avvenuto senz'altro per effetto diffusivo dello sviluppo creato nelle zone urbane. Questo ci preoccupa non poco.
Una questione diventata di prioritaria importanza per la Sardegna, che alla gravissima situazione del lavoro e dell'industria si accompagna senza mai essere abbastanza sottolineato, è il rischio della scomparsa delle campagne, delle produzioni e dei lavori che sono a esse strettamente connesse. Reale è quindi il rischio della trasformazione della campagna in un'enorme periferia, siamo già più o meno a questi livelli, della perdita delle produzioni locali, della perdita della qualità e della specificità e tipicità delle produzioni che costituiscono il vero patrimonio dell'agroalimentare regionale.
I dati ci dicono che, nel 2008, in Sardegna mille aziende agricole hanno chiuso i battenti, sempre i dati confermano che il settore agricolo non riesce ad affermare una propria peculiarità trainante, anzi sembra essere sopraffatto da tutti i concorrenti europei ed extraeuropei, non solo, conoscerà bene il rapporto SVIMEZ, Assessore, nel 2009 questo rapporto indica che nelle Regioni del Mezzogiorno c'è stato un aumento delle esportazioni agricole con un vero e proprio boom verso i mercati extraeuropei, lo stesso rapporto segnala però che per la Sardegna c'è invece una controtendenza molto preoccupante, un dato che attesta queste esportazioni a meno 60 per cento.
E' evidente allora che la criticità maggiore ruota anche attorno alla cultura contadina che è davvero in declino. Sono d'accordo su alcuni punti che ha toccato il collega Ladu, la scarsa vocazione imprenditoriale in agricoltura delle nuove generazioni, la trasformazione dei nostri agricoltori in ragionieri, ragionieri che inseguono le misure di incentivazione comunitarie, hanno fatto poi perdere, a parte rare efficienti eccezioni, le identità territoriali delle nostre produzioni e rispetto a questo niente si sta facendo.
Il tutto è aggravato da ammortamenti insostenibili riguardanti strutture e mezzi agricoli spesso non consoni alla dimensione delle aziende. Nessuno, né le associazioni di liberi professionisti né la classe politica, devo dire in ritardo su questo, naturalmente ciascuno di noi si assume anche un piccolo pezzo di responsabilità, è stato capace di guidare il settore agricolo - che per secoli ha garantito rilevanti produzioni - verso un'agricoltura moderna e competitiva. Ci siamo rassegnati a non produrre e abbiamo utilizzato spesso gli incentivi per mascherare la crisi strutturale del settore, indebitato e in molti casi espropriato dalle banche creditrici.
Diverso in parte è il discorso che riguarda il settore pastorale, il comparto ovino e caprino (questo è un settore che riguarda peraltro molto direttamente anche il territorio dal quale provengo, certamente anche l'agricoltura) che è trainante con le sue 12.736 aziende che corrispondono al 34 per cento del totale. E' vero infatti che anche in questo settore la realizzazione di strutture e l'acquisto di mezzi agricoli abbiano indebitato le aziende oltre ogni ragionevole necessità organizzativa, ma è anche vero che lo sforzo di ammodernamento non ha minato l'identità produttiva del settore pastorale anzi ne ha esaltato la capacità produttiva sia in termini quantitativi che qualitativi. La Sardegna è leader in Europa e nel mondo per la produzione di latte ovino e ha un sistema di trasformazione diviso a metà tra cooperative e industriali privati che regge il confronto con i competitori globali.
La battaglia del prezzo del latte, qualcuno prima di me diceva che è la madre di tutte le vertenze, sempre l'onorevole Ladu, è una vertenza atavica che tuttora crea dei forti squilibri tra le due parti, i produttori da una parte e gli industriali dall'altra, con lo scontro impari tra i produttori non associati e il mondo industriale che fa cartello sulle decisioni importanti. Cito a riguardo la concorde decisione del luglio scorso presa dal cartello industriale di abbassare il prezzo unico del latte da 75 centesimi a 70 centesimi al litro, come anche il pagamento - sempre concordato - a 60 centesimi per la stagione appena iniziata.
Uno scandalo rispetto al quale, assessore Prato, il suo atteggiamento è quantomeno incredibile, uno scandalo che lei, Assessore, per adesso non ha ritenuto opportuno denunciare e che anzi l'ha visto concorde con l'annunciato piano di sostegno al mondo della trasformazione senza pretendere che, ai finanziamenti, seguisse un patto di filiera con ricadute per tutti i protagonisti del settore.
Peggio ancora: il tavolo verde "sconvocato" e riconvocato nel giro di un giorno mentre lei, Assessore, ci dispiace dirlo, era più interessato a condividere l'assalto industriale al Consorzio "Fiore sardo" mandando degli osservatori regionali per controllare i pastori sovversivi che modificano il proprio statuto per evitare che due industriali decidano per conto di 70 pastori della Barbagia che producono il Fiore sardo nelle proprie aziende. Questo magari in collaborazione con il ministro Zaia ci chiediamo. Sappia, Assessore, sappia la Giunta, che i pastori non sono soli e che il mondo degli enti locali si batterà per difenderli da ogni sopruso.
Non possiamo non constatare che la tattica suicida del "si salvi chi può" sembra anche il leitmotiv dell'azione politica dell'Assessorato dell'agricoltura tanto preso spesso a organizzare eventi che hanno senz'altro una visibilità esterna molto importante ma che evidentemente, rispetto alle proposte del medio e lungo periodo, è decisamente assente.
L'acuirsi dei problemi sul comparto agricolo e su quello pastorale, noi pensiamo che sia determinato anche dall'inversione di tendenza della politica precedente che certo non ha risolto i problemi ma aveva un'idea di sviluppo del settore disegnata nel Piano di sviluppo rurale (rispetto al quale c'è un ritardo insopportabile, vedi i GAL) oltre che dalle riforme che sono state messe in campo. Oggi c'è il silenzio più assoluto, l'inattività più totale. Noi abbiamo avuto il coraggio di dire delle cose agli elettori e, sulla base di quelle cose, noi abbiamo avuto il consenso e abbiamo messo in campo una strategia. Oggi c'è, invece, il silenzio più assoluto e si naviga decisamente a vista.
Quindi, chiediamo per questo motivo che le indicazioni e le richieste che sono dentro la mozione, di cui è primo firmatario l'onorevole Salis, possano avere accoglimento da parte sua e anche del centrodestra e che si metta in campo la possibilità di costruire una strada per il rilancio dell'agricoltura…
PRESIDENTE. Onorevole Barracciu, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Felice Contu. Ne ha facoltà.
CONTU FELICE (U.D.C.). Presidente, colleghi, avevo deciso di non parlare perché, al rito di una discussione in Aula su problemi agricoli, credo di aver partecipato almeno venti o trenta volte. Qualcuno ha detto che questa è la trentesima mozione che parla di problemi agricoli e tuttavia l'agricoltura, purtroppo, continua a essere in stato comatoso. L'agricoltura è in crisi, ma l'agricoltura non è in crisi solo in Sardegna, è in crisi un po' dappertutto, soprattutto nei Paesi occidentali. Perché è in crisi? Diciamoci tutta la verità: perché il nostro contadino, il nostro allevatore, non riesce più a farsi pagare decentemente il suo prodotto. E perché non riesce più a farsi pagare decentemente quello che produce? Perché la concorrenza estera, in un mercato globale come quello che viviamo, porta purtroppo alla conseguenza che un quintale di grano argentino costa esattamente la metà di un quintale di grano sardo. E potrei continuare con questa solfa! Ma mi pare che sia dinanzi agli occhi di tutti che da una parte il contadino produce, ma produce prodotti deprezzati nel mercato, e dall'altra parte invece consuma prodotti per la sua famiglia, anche per la sua azienda, a prezzi che invece ogni anno sempre più aumentano. E' chiaro, quindi, che l'allevatore o il contadino non riescono più a resistere e, pian piano, sono costretti ad abbandonare la campagna.
A me fa piacere che anche oggi, da tutte le parti politiche, si capisca che il comparto agricolo non può essere assolutamente trascurato. Non è stato sempre così, io non ho mai dimenticato la frase di un Presidente di Regione che mi disse: "Contu, non hai ancora capito che l'epoca delle pecore è finita ed è iniziata l'era delle ciminiere". Ben vengano le ciminiere, se poi anche le ciminiere pian piano scompaiono, cerchiamo almeno di non far scomparire le pecore che invece, per fortuna, sono ancora rimaste.
Non vorrei attardarmi molto sulla crisi agricola, perché credo che sia necessario, come è stato proposto da qualcuno, dedicare non una mezza giornata, ma una sessione per affrontare tutti i risvolti della politica agricola. Se vogliamo, va bene anche una conferenza agricola, io non sono contrario, come Cherchi, a una conferenza agricola, a patto che la conferenza agricola non diventi la solita passerella per illustri docenti, ma qualcosa di concreto da realizzare poi in sede legislativa e in sede politica. Quindi, ben venga anche una conferenza regionale agricola o un seminario di studi agricoli, quello che si vuole, perché credo che sia arrivato il momento di fare il punto sulla situazione.
E' vero, c'è un mercato globale che ci uccide, ma ci sono anche dei settori dove noi possiamo agire. Quando io ero Assessore (lo sono stato solo per due anni), ho tentato di capire e di cercare qualche rimedio. Per esempio, ho notato che i francesi, nelle pianure della Provenza, quando hanno capito che non potevano più coltivare il grano, l'hanno sostituito con centinaia e centinaia di ettari di lavanda. Qualcuno riderà, ma, se voi andate in quelle zone, vedrete un'estesa pianura piena di fiori azzurri che comportano una produzione che non viene colpita dai vincoli della CE, perché è una produzione non alimentare, così come la produzione destinata, per esempio, ai prodotti farmaceutici, alle erbe officinali e alla profumeria.
Dico di più, noi eravamo i maggiori produttori di garofani quarant'anni fa, trent'anni fa, eravamo riusciti a diventarlo perché la Lufthansa, una compagnia aerea tedesca, aveva organizzato i cargo tra Monaco di Baviera e la Sardegna. Quando all'improvviso la Lufthansa cessò questo lavoro, l'Italia (che probabilmente con noi è stata molto spesso matrigna più che madre) non ha certamente organizzato quella continuità territoriale che avrebbe consentito al fiore sardo, che è facile coltivare in Sardegna per il nostro clima, di continuare a conquistare i mercati europei. E potrei continuare, ma mi riservo di farlo in una sessione, io spero, agricola, perché è bene che tutti quanti portiamo le nostre opinioni, le nostre idee e le nostre proposte.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(Segue CONTU FELICE.) Voglio dire invece qualcosa per quanto riguarda il debito agricolo. Io l'ho vissuto sulla mia pelle nei due anni (2003 e 2004) in cui sono stato Assessore dell'agricoltura. Bene, vogliamo parlarci con molta franchezza? Io conosco molto bene la questione. Primo: come è nata la legge numero 44? E' nata da un'intuizione di un Assessore, anche bravo, l'onorevole Muledda, il quale era bravo come Assessore, l'abbiamo riconosciuto tutti, però commise un piccolo errore: fu consentito avere i prestiti a chiunque avesse terreni. Per cui, cosa è accaduto? Parliamoci molto chiaro! Solo la metà dei debitori della "44" sono professionali, gli altri non sono contadini! Ho visto anche deputati sardi godere della "44". Si sono rivolti a me quando ero notaio, le banche mi dicevano: "Contu, perché non prendi i soldi della "44", noi te li diamo al 2,50, tanto tu i terreni li hai" - certo che li ho, chi è che non ha terreni in Sardegna? - "poi noi te li reinvestiamo al 15 per cento". Diciamocele tutte queste cose, è bene che le sappiamo! Quindi se si deve fare qualche cosa, andrà fatta una cernita, in quanto non tutti i debitori sono contadini.
Allora, io ho combattuto la battaglia in sede europea, anche perché avevo, per fortuna, l'esperienza di quattro anni, anzi, meglio, di cinque anni come deputato europeo. Però voi non avete idea di che cosa significhi combattere contro la burocrazia dell'Unione europea. Purtroppo, nel 1988, Muledda si dimenticò di mandare alla CE il provvedimento. Pazzi! Nel 1995 e 1994, la Commissione europea improvvisamente ci ingiunse di riesaminare la pratica. Avremmo potuto fare ricorso, non l'abbiamo fatto! L'assessore Paba (io faccio nomi e cognomi, perché è bene che si sappiano queste cose) non fece ricorso perché glielo consigliò il suo Capo di Gabinetto, che era un ex consigliere regionale, dicendogli che il ricorso non doveva essere presentato dall'Assessore, ma dal Consiglio regionale, che era l'autore della legge. Ovviamente, la Presidenza del Consiglio regionale disse: "Noi siamo "legislativo", non siamo "esecutivo", per cui non spetta a noi presentarlo". Fatto sta che il ricorso non venne fatto né dal Consiglio regionale né dall'Amministrazione regionale per cui scaddero i termini. Allora che cosa ho fatto? Sono andato a trattare con il Commissario austriaco, che Dio l'abbia in gloria, un nemico acerrimo dell'Italia, ma soprattutto delle Regioni meridionali, non sono riuscito…
PRESIDENTE. Onorevole Contu, il tempo a sua disposizione è terminato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mula. Ne ha facoltà.
MULA (Riformatori Sardi). Presidente, ricordo che l'illustre docente di cui l'onorevole Contu stava parlando prima, se è lo stesso, fece delle previsioni meno ottimistiche a suo tempo dicendo: "Vedrai che le industrie sarde moriranno e la pecora sopravvivrà". Mi riallaccio ora all'intervento dell'onorevole Uras (che a me è piaciuto tantissimo), nella parte in cui invitava il Consiglio regionale al confronto e la maggioranza a non sottrarsi al confronto, come se questa maggioranza avesse paura; io credo che qui non si abbia nessuna paura, anzi, il confronto quando è costruttivo è sempre auspicabile, soprattutto se serve a risolvere il problema.
Tornando all'argomento all'ordine del giorno, sulla mozione presentata, come primo firmatario, dall'onorevole Salis, purtroppo stiamo parlando di un problema che, se non sbaglio, non è né di ieri né di avantieri, credo che siano passati ventidue anni addirittura, a questo punto mi sembra che sia anche superfluo attribuire colpe all'uno o all'altro, in questi anni si sono avvicendati, nelle diverse legislature, diversi Consigli regionali di destra e di sinistra.
Vorrei citare qualche dato sulla situazione attuale del problema, ancora più aggiornato rispetto agli interventi dei miei colleghi, sempre ricordando che, con il provvedimento legislativo del 1997, dove venivano dichiarati illegittimi, in quanto non notificati alla Commissione europea, gli aiuti di Stato, perché incompatibili appunto con il mercato, la Regione sospende il pagamento, quindi anche le banche, poi l'Amministrazione regionale abroga, con un atto successivo, l'articolo 5 della legge numero 44 e adotta i decreti di revoca degli aiuti già accordati. Le imprese (che, come hanno detto tutti, erano circa 5000 e avevano contratto mutui assistiti poi dal concorso regionale) devono restituire questi aiuti di Stato fino al 1996, maggiorati degli interessi, come si è detto; quindi le banche richiedono ai debitori il pagamento del tasso di interesse pieno. Le aziende agricole che avevano ottenuto il nullaosta e i mutui agevolati sono circa 4948, l'ammontare del debito - legato alla legge numero 44 - è di 118 milioni di euro; l'importo è naturalmente riferito ai mutui originali richiesti dagli agricoltori a valere sulle opportunità previste dall'articolo 5 della legge, che dava la possibilità agli agricoltori con rate scadute e in difficoltà di rimodulare gli importi di un periodo di tempo abbastanza lungo.
Nel 1997, l'Unione europea (che interviene dichiarando illegittima la legge in quanto priva, come si è detto, dell'atto di notificazione) precisava che, se la legge fosse stata notificata e motivata, si sarebbe potuta trovare una soluzione al problema, quindi, probabilmente si poteva renderla compatibile con tale intervento. Alcuni beneficiari hanno già restituito queste somme spontaneamente, i contributi incassati dietro semplice richiesta per un totale di 1.408.000 euro, su un totale di 1678 posizioni debitorie, di cui 1022 sono in capo appunto al Banco di Sardegna. Altre 3550 aziende, che si erano indebitate in seguito alla legge regionale, sono riuscite a pagare le banche e quindi non rischiano alcuna azione esecutiva. A gennaio del 2008, su poco più di 31 milioni di contributi pagati, sono stati recuperati 13 milioni circa; il valore capitale in credito residuo da recuperare, dietro ordine dell'Unione Europea, è pari a circa 18 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti gli interessi legali decorrenti dalla data in cui i contributi sono stati illegalmente percepiti, così come recita il parere dell'Unione Europea stessa. Le sofferenze dichiarate dal Banco di Sardegna, che rappresenta 4784 delle 4900 e passa aziende, ammontano a circa 9 milioni di euro, come quota capitale, a cui vanno aggiunti interessi per circa 9 milioni e 746 mila euro. L'esatta dimensione del contenzioso, a valere sull'articolo 5 della legge numero 44, risulta pertanto pari a circa 19 milioni di euro. Queste sono le considerazioni.
Naturalmente è auspicabile quello che è stato detto, non so se sia legittimo o meno poter chiedere al Consiglio dei Ministri di avere un'ulteriore proroga sul lavoro che sta facendo questa Commissione; in quest'Aula non ho sentito se ci sono degli sviluppi e se si sa qualcosa di preciso del lavoro fatto, ma credo che ci sia silenzio totale sull'argomento.
Io mi trovo perfettamente d'accordo sul fatto che tutte le azioni debbano essere messe in campo per sospendere gli atti contro questi imprenditori che si trovano a vedere il tracollo delle proprie aziende, e che le soluzioni possibili debbano essere studiate da tutti, chiedendo naturalmente di fare il massimo che è possibile in questo preciso momento. Come ha detto l'onorevole Salis, primo firmatario della mozione, il grido di dolore che arriva dal comparto agricolo credo che sia giustificato e sentito da tutti, anche se mi sembra evidente che la soluzione del problema non sia assolutamente facile. E' giusto sottolineare l'attenzione del Presidente della Giunta e dell'Assessore, che io riconosco si sta attivando (lo dico come componente della quinta Commissione) per trovare tutte le soluzioni possibili e immaginabili affinché questo comparto abbia delle risposte importanti. Bisognerebbe capire se esistono ancora dei margini di manovra.
Mi sembra doveroso riconoscere che ci sono stati anche degli errori, ed è giusto, come ha detto qualcuno, capire dove questi errori ci sono stati e di chi sono le colpe; mi sembra che anche le banche non siano immuni in quanto a colpevolezza. Mi pare sensato proporre che questo Consiglio regionale quanto prima si sieda attorno a un tavolo con gli imprenditori del mondo agricolo per studiare un progetto di rilancio del settore, non da qui a brevissimo tempo, ma studiare per i prossimi trent'anni qualcosa di veramente serio e proponibile.
E' inutile stare qui a discutere e approvare mozioni che probabilmente non porteranno ad alcun risultato. Credo che sia pronto un ordine del giorno, chiedo alla minoranza di discuterne affinché si approvi all'unanimità, perché ritengo che, su una problematica così importante, sia indispensabile non dividersi, ma andare comunque uniti ad affrontare il problema.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, oggi discutiamo una mozione presentata sette mesi fa che certamente era di grande attualità allora ma oggi lo è ancora di più; mi auguro solo di non dover ridiscutere, fra altri sette mesi, su un settore così importante dell'economia sarda. Un settore completamente in crisi, è già stato detto, 4 o 5 mila aziende indebitate sulla legge numero 44, 3 o 4 mila aziende indebitate per investimenti realizzati negli anni '90 che, a causa dell'alto costo del denaro, dell'aumento vertiginoso delle materie prime e dei prezzi sempre più bassi dei prodotti agricoli alla produzione, non sono riuscite a stare al passo con il pagamento delle rate dei mutui. Questo dato purtroppo è confermato dal fatto che, nel settore zootecnico, in meno di dieci anni sono sparite circa 6 mila aziende. Diventa, a questo punto, prioritario risolvere il problema dell'indebitamento perché - causa anche le sempre maggiori difficoltà di accesso al credito ordinario e ipotecario - è sempre maggiore il numero di aziende che rinunciano agli investimenti indispensabili per stare sul mercato.
Ecco perché ritengo che abbia fatto cosa giusta, come già è stato detto, la Giunta regionale prendendo posizione e dichiarando lo stato di crisi in un comparto così importante, certo è che però a distanza di mesi ancora il Governo nazionale non ha dato risposte. Dichiarare lo stato di crisi significa anche dare risposte immediate agli agricoltori e ai pastori, per esempio sulle bollette Inps, sugli oneri previdenziali e assistenziali, che devono pagare e non sono in condizioni di pagare. Significa molto probabilmente riuscire a istituire un fondo di solidarietà anche per il comparto agricolo, finanziando magari il microcredito e il prestito di conduzione che consentirà anche in questo modo agli agricoltori e ai pastori in modo particolare di non essere sottoposti al ricatto annuale della caparra.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue SOLINAS ANTONIO.) Gli interventi estemporanei e propagandistici che in questi dodici mesi hanno contraddistinto la sua attività, Assessore, non hanno risolto alcun problema, anzi hanno aggravato la situazione. In questi mesi è riesploso, dopo quasi quattro anni accettabili, il problema del latte ovino. Il tavolo regionale è stato attivato dall'Assessore con un forte ritardo, solo a metà dicembre del 2009, dopo una sua dichiarazione pubblica con la quale dichiarava inaccettabile un prezzo di 70 centesimi. Di fatto, con questa sua dichiarazione, Assessore, ha messo in campo un prezzo di orientamento al mercato con ripercussioni decisamente negative. E' stato presentato un piano decennale per il pecorino romano che di decennale non ha assolutamente nulla, se non la proposta contingente di ammasso di 20 mila quintali di pecorino romano.
Nel 2010, cessa la misura del Piano di sviluppo rurale sul benessere animale e, nel 2013, cesseranno tutte le misure integrative al reddito della Comunità europea. Se non ci si muove subito per un settore così importante, per l'economia agricola sarda sarà una vera tragedia. Le aree interne sono ulteriormente penalizzate ed è proprio qui che si registrano le maggiori crisi produttive e le maggiori criticità. L'azione da svolgere in queste aree è quella di qualificare urgentemente le produzioni tipiche come su casizolu, il bue rosso e la melina, concentrando l'attenzione in quelle che hanno necessità di deroghe alla produzione, sostenendole commercialmente come prodotto di eccellenza e di qualità.
L'altro aspetto è la mancanza di forza contrattuale praticamente in tutti i settori. L'individualismo permane e si va in ordine sparso. Certamente è un fatto culturale, ma bisogna assolutamente porre rimedio. In tutta questa situazione di grave crisi, l'Argea è in forte ritardo nei pagamenti, Laore è in ritardo nell'istruttoria delle pratiche, il rischio in questo momento di dover rendere soldi a Bruxelles è molto alto. Che cosa si sta facendo? C'è un progetto forse di lungo respiro? Non mi sembra. Mi pare che il tutto sia abbandonato all'improvvisazione e all'emergenza.
Il collega Cappai non ha potuto concludere il suo intervento, ma si è capito qual era il suo obiettivo, siamo pronti, come centrosinistra, a confrontarci su un possibile intervento finanziario dell'Amministrazione regionale sulla legge numero 44. Qualcuno diceva: "Fiumi di parole". Certamente si è parlato molto e si è agito poco. Io credo che in passato abbiamo avuto anche alcuni interventi che, seppur limitate e di piccola entità, hanno dato comunque risposte in un settore così importante. Mi riferisco in modo particolare ai GAL, ai Gruppi di Azione Locale, che dovevano, prima entro il 15 giugno 2009 e poi entro il 16 luglio 2009, costituire e presentare i piani di sviluppo locale. Tre, quattro mesi, si diceva, avrebbero consentito di esaminare, approvare e ripartire le risorse sulla base di alcuni criteri che già erano stati stabiliti. Dal luglio scorso purtroppo è calato il silenzio. L'unica novità che abbiamo avuto è che l'Assessorato ha deciso di integrare i consigli di amministrazione dei GAL con tre rappresentanti dell'Amministrazione regionale. Ci auguriamo solo che siano tre funzionari regionali e non di partito. Nel frattempo 160 milioni di euro sono fermi, si tratta esattamente del 15 per cento dell'intera risorsa disponibile all'Asse 3 del Piano di sviluppo rurale. Ulteriori ritardi rischiano in questo settore di non essere più tollerati dall'Unione Europea.
Il collega Cherchi ha citato il Consorzio di bonifica. In questi giorni l'Oristanese è in agitazione per il fatto che il Consorzio di bonifica ha emesso cartelle esattoriali per gli immobili extra agricoli, cercando di far pagare quei cittadini che non usufruiscono di servizi del consorzio. Spaventa, Assessore, la leggerezza con la quale il suo Assessorato ha approvato le delibere del Consorzio. Ieri noi abbiamo presentato un'interrogazione, rivolgendole l'invito, in sede di autotutela, ad annullare quelle delibere e a ristabilire una gestione corretta da parte del Consorzio.
Un'azienda importante, Assessore, nell'economia agricola sarda, ma in modo particolare nel sistema agricolo di Arborea, è la SBS. E' un'azienda che, purtroppo, produce un milione e mezzo di sbilancio annuale che va rimodernata e resa competitiva sul mercato oppure sarete costretti a portare i libri in tribunale. E' un'azienda che, per salvaguardare il suo grande e appetibile patrimonio, ha decine di cause pendenti davanti ai giudici. In proposito sarebbe interessante, Assessore, conoscere lo stato di queste cause e finalmente capire se almeno qualcuna di queste si è conclusa.
In questi ultimi mesi si è discusso molto del ripristino ambientale e della valorizzazione dei compendi lagunari. Nei bilanci 2007-2008 erano stati inseriti 30 milioni di euro. Non sto qui a ricordare come mai, nel bilancio 2009, i residui siano diventati 11 milioni e 600 mila. Nella finanziaria 2010, con un emendamento approvato all'unanimità, tenuto conto di queste risorse disponibili, abbiamo previsto 5 milioni per anno. Però in questi giorni, Assessore, abbiamo scoperto che, dal mese di ottobre, l'allora assessore Oppi - che in quel momento ricopriva la carica di Assessore dell'ambiente - ha trasmesso alla Presidenza e a lei per il parere di concerto, la delibera della ripartizione di questi fondi. Questo parere è stato sollecitato per ben due volte dall'Assessore e da lei nessuna risposta. Il risultato è stato che le somme non sono state impegnate entro il 31 dicembre e quindi non potranno essere nuovamente iscritte a bilancio.
Tutto questo è successo dopo che lei, come ricordava il collega Milia, promettendo risorse per risolvere i problemi, non solo non le ha garantite, ma ha annullato anche quelle che erano state previste. Mi chiedo e chiedo a lei quali sono stati i motivi, Assessore. Forse perché nella ripartizione non c'era il territorio che, ormai, dalle notizie che acquisiamo dalla stampa sembra essere diventato il suo collegio elettorale? Oppure visto che le maggiori risorse sono determinate dalle aree stagnali dell'oristanese, anche in questa occasione, per le contrapposizioni interne al centrodestra, nell'Oristanese avete voluto penalizzare il presidente Onida sapendo però che penalizzavate il territorio dell'oristanese?
Non sono sicuro, Assessore, se gli interventi dei colleghi della maggioranza che in quest'Aula hanno chiesto al presidente Cappellacci di tagliare i rami secchi dell'Amministrazione, si riferissero anche a lei, ma è certo che un settore così fondamentale per l'economia sarda ha necessità di una guida politica diversa, di una maggiore operatività che guardi più agli interessi degli agricoltori e dei pastori che non agli interessi di altri. Per questi motivi, Assessore, non posso, dal punto di vista politico, non chiederle di fare un passo indietro e per il bene della Sardegna presentare le sue dimissioni.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, di fronte alla drammatica situazione del settore agropastorale in Sardegna, direi che non è più tempo di rinvii e, ancor meno, la Regione Sardegna può ignorare la disperazione e la solitudine cui ha condannato migliaia di famiglie, di famiglie sarde che, con l'indebitamento, vivono un dramma senza precedenti.
La RAS, la Regione Autonoma della Sardegna, deve adottare misure concrete, urgenti e straordinarie per salvare tutto il settore agropastorale sardo. La dichiarazione dello stato di crisi socio-economica per le nostre economie tradizionali è la via più percorribile e naturale per salvare le aziende dal fallimento. La Regione Sardegna deve uscire dallo stato comatoso e di assoggettamento e imporre con forza il suo potere contrattuale allo Stato italiano non curante del dramma che si sta consumando anche alla luce del fallimento dell'industria qui in Sardegna. Ci vogliono interventi e misure adeguati alle esigenze locali sia per l'emergenza che per il futuro.
Poi per quanto riguarda la legge numero 44 è necessaria l'istituzione di una Commissione d'inchiesta che si occupi dell'illegittimità nell'applicazione dei contratti stipulati in virtù della legge secondo cui bisogna trovare soluzioni per uscire dai problemi indotti dalla dichiarazione di illegittimità, da parte della Commissione europea, della legge numero 44/88 che salvino sia le aziende che resistono alla vendita all'asta sia quelle che hanno già venduto le proprietà o parte di esse. Di fronte al fallimento e comunque al rischio di fallimento delle nostre aziende dovuto a una legge regionale stravolta e resa illegittima, sono necessarie forme di rimborsi e compensazioni per i danni subiti e una ricontrattazione finanziaria che sostituisca il sistema bancario che, con le connivenze politiche, è responsabile di questo stato. E' necessaria la rateazione del debito e il blocco di tutte le esecuzioni che danneggiano non solo le singole aziende ma tutto il sistema socioeconomico ambientale e territoriale della Sardegna; in nome della sovranità alimentare sarda chiediamo pure misure che tutelino il lavoro, il reddito ai produttori e i costi ai consumatori, oltre alla qualità ovviamente, contro la grande distribuzione e la speculazione, in difesa dei prodotti sardi di qualità, frutto della nostra terra.
Dobbiamo opporci all'introduzione di prodotti agroalimentari non certificati e di origine dubbia importati in Sardegna violando ed eludendo le leggi che regolano la filiera. Dobbiamo opporci a questa globalizzazione gestita dalle multinazionali che ha investito le nostre produzioni. Quindi abbiamo necessità di un piano strategico per lo sviluppo delle nostre attività tradizionali. E' significativo, se n'è parlato in diversi interventi, il fatto che, a tutt'oggi, non si sia arrivati ad alcuna conclusione con il prezzo del latte, affamando i nostri pastori. Noi dobbiamo pretendere, Assessore, pari diritti e pari dignità con le altre Regioni, visto che, nel resto d'Italia, i privilegi riservati a questi settori sono ben altri rispetto a quelli per i sardi. Dobbiamo riflettere, riflettere sull'ingiustificato ritardo nel pagamento delle misure previste dallo stesso Piano di sviluppo rurale, così come dobbiamo riflettere sulle politiche del Governo italiano tese a tagliare ingenti risorse destinate all'agricoltura e addirittura alla soppressione del fondo di solidarietà. Il Governo italiano, con le sue politiche, sta decretando il fallimento delle nostre economie e la desertificazione del nostro territorio con la complicità della nostra Regione. Sono i pastori, gli agricoltori, i disoccupati che urlano: "Ca toccada a s'indi scidai!". Assessore, lei il sardo lo parla, penso che sia sardo. E dobbiamo fare attenzione a quello che sceglie il Governo italiano per la Sardegna oltre a quello che dovrebbe fare e che non fa. Non basta dichiarare che noi sardi siamo il male reale della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, mi era sembrato di comprendere dal senso della mozione presentata dall'onorevole Salis che si volesse- andare incontro a una fase propositiva sui problemi che attanagliano l'agricoltura in Sardegna. Certifico che alcuni degli interventi dei colleghi del centrosinistra miravano solo ed esclusivamente a gettare discredito sull'Assessore, sull'operato dell'Assessorato e su quanto non si sarebbe fatto, anzi si sarebbe contribuito a peggiorare la situazione dell'agricoltura in Sardegna. Insomma! Banalizzare in questo modo una mozione, mi riferisco al collega Antonio Solinas, voglio dire che non giustifica una posizione politica ma non giustifica neanche quell'intendimento che tutti quanti avevamo cercato di comprendere. Anche in riferimento al consorzio di bonifica di Oristano, onorevole Solinas, lei sa benissimo che quella delibera è stata adottata dal commissario da voi indicato ed è stata approvata dall'Assessore da voi sostenuto. Pertanto tutte le considerazioni che possiamo fare qua di tipo territoriale, credo che non abbiano senso. Certo, se ci impegnassimo di più tutti quanti a capire dove debbono andare i consorzi di bonifica, che possono essere un valido sostegno all'agricoltura, allora potremmo anche discutere.
Oggi si sono affrontati pochissimi problemi relativi al mondo dell'agricoltura, soprattutto ci si è fermati sul problema della legge numero 44, una legge chiaramente di centrodestra o no? Nel 1988 governava il centrosinistra, non governava certo il centrodestra, fu una legge certamente utile ma manifestò fin dal primo momento il problema di non essere in sintonia con le norme rigide dell'Unione Europea. Pertanto ci siamo trovati con 5000 e passa imprese sarde che hanno aderito a quel progetto, delle quali una buona parte, cari colleghi, si sono impegnate e, nonostante i cavilli creati dall'Unione Europea, hanno restituito integralmente tutte le somme che avevano percepito. Pongo questo problema, l'ho posto già anche nella precedente legislatura quando voi avete iniziato una grande battaglia, col presidente Soru, che si sviluppò anche sui tavoli romani alla presenza dei vertici del Banco di Sardegna, degli istituti di credito. Non siamo arrivati assolutamente a una soluzione.
Bene, quegli agricoltori e quelle imprese agricole che hanno restituito integralmente quanto hanno percepito, pagando interessi che sono arrivati anche al 17 per cento, si sono privati di quello che avevano, hanno venduto una parte dei loro territori, ma hanno ottemperato a quello che era il dispositivo. Oggi ci troviamo con altre duemila aziende, presumo, non abbiamo i dati certi, sapevo fossero 1500, ma anche se fossero duemila, queste meriterebbero e meritano certamente la massima attenzione da parte nostra. Chiedo allora al Consiglio regionale che attenzione diamo a quei signori di quelle 3000 imprese che hanno restituito integralmente quanto dovevano restituire e che hanno rischiato di saltare per aria, anzi alcuni sono saltati anche per aria, ma non hanno voluto fare la figuraccia di non pagare. Hanno pagato! Hanno venduto i terreni, hanno venduto le case, hanno ipotecato quanto non avevano spesso e volentieri. Ebbene, oggi tutta la battaglia sull'agricoltura la dobbiamo fare sulla legge numero 44? Facciamo anche la battaglia sulla "44", ma non è risolvendo il problema di 2400 aziende fallimentari, perché questo hanno dimostrato in questi anni, che dimostreremo certo che stiamo aiutando l'agricoltura.
L'agricoltura ha bisogno di ben altro, ha bisogno di idee, e io non ho sentito idee se non pochissime. Pochissime idee! E' vero che il problema è internazionale, lo ha detto anche il collega Contu che, grazie a Dio, in fatto di agricoltura credo che abbia anche una certa esperienza. Lui ha la sua esperienza politica però io ho l'esperienza di agricoltore e quindi posso certificare quanto voi e più di voi, e quando si dicono certe cose bisogna stare molto attenti perché, è vero, onorevole Contu, che non è più remunerativo produrre in Sardegna, ma dobbiamo stare molto attenti perché, se oggi il prezzo di riferimento del latte bovino in mezza Europa è sotto i 25 centesimi, chi è in torto, noi che produciamo a 0,33 centesimi, o l'Europa che produce a 0,25 centesimi? Ci dobbiamo porre il problema.
E' un problema di rapporti nostri con l'Unione Europea, non un problema di criticare l'Assessore di turno. Non siamo competitivi, per centomila motivi: perché paghiamo l'acqua troppo, perché il riordino fondiario non è stato fatto, perché le aziende non hanno più la capacità di eseguire neanche i bandi regionali, per tutta una serie di questioni che sfuggono anche alla nostra attività; non bastano i soldi, bisogna saperli spendere, spesso e volentieri non riusciamo a spendere i soldi.
E di quella grande idea, nata dalla mente del presidente Soru, di creare le agenzie in agricoltura, vogliamo dare le responsabilità all'assessore Prato, o a questa Giunta, o a questa maggioranza, di ciò che è stato lo sfascio creato allora? Non che prima si vivesse meglio, ma non è che siamo andati incontro a una stagione di grandissime riforme, perché se Argea, Agris, e Laore non funzionano, è l'impianto complessivo che non funziona, non è colpa dell'amministrazione di turno. Non ha funzionato con voi, e non funziona neanche con noi, allora bisogna che qualcuno pensi a metterci rimedio. Quest'Aula ha la capacità di metterci rimedio, non accusando l'Assessore di turno, non accusando la maggioranza, ma facendo un esame di coscienza tutti quanti, cercando di capire se è utile e produttivo mandare avanti l'agricoltura, come quella famosa pubblicità che ho citato tante volte "ha 5000 anni di storia"? Sono molti certamente 5000 anni di storia, ci hanno insegnato tante cose, però non ci hanno insegnato che il mondo sta cambiando, e il mondo agricolo ha bisogno di un sostegno non solo finanziario, ha bisogno di idee, di mercati stranieri, ha bisogno di produrre prodotti che possano porsi a un prezzo diverso e non competere con il mercato internazionale. Non c'è niente da fare. La battaglia del latte ovino è una battaglia che dobbiamo certamente combattere.
E non mi si venga a dire, come è stato detto la settimana scorsa da una grande organizzazione, che il prezzo del latte ovino in Toscana è 90 centesimi. Sì, è vero che è 90 centesimi, però andate a vedere chi trasforma quei formaggi. Il più grosso produttore di latte ovino in Italia non produce in un anno ciò che un medio trasformatore sardo produce in un mese, allora di che cosa stiamo parlando? Vendere la ricotta a 5 centesimi, a 6 centesimi, e far aumentare il prezzo del latte ovino in continente è un fatto normalissimo. Noi produciamo la ricotta per la Sicilia, eppure la Sicilia qualche pecora ce l'ha, ma la produciamo noi; nonostante la continuità territoriale, i trasporti e tutti i costi più alti che noi abbiamo, lo sappiamo tutti quanti, non ci permettano di andare e "asfissiare" gli industriali, le cooperative e tutto il mondo della trasformazione. Non è assolutamente più possibile, bisogna che inventiamo qualcosa di diverso. L'iniziativa di produrre formaggi diversi è certamente un'iniziativa encomiabile, ma dobbiamo uscire dal prezzo dei 4 euro, dei 3 euro e 70 centesimi, dobbiamo uscire dal mercato americano che un anno ci va bene e tre anni ci va male, e il rapporto dollaro-euro ci fossilizza in una posizione che non è più sostenibile.
Queste sono le cose che bisogna dire e bisogna avere il coraggio di dirle e affrontare così il problema agricolo. Onorevole Salis, lei ha presentato una mozione, non è la prima che discutiamo in quest'aula, ne abbiamo discusso troppe volte, non ho mai sentito da parte vostra una proposta che possa dire una volta per tutte "basta a questo mondo agricolo in questo modo", diciamo qualcosa di diverso, e soprattutto di nuovo. Se non abbiamo questa capacità, fare sterili polemiche su una popolazione di 35 imprese agricole è demagogia, non serve assolutamente a nulla, affossa ulteriormente il mondo agricolo. Questo è quello che volete fare? Se volete parlare di questo, ne parliamo quando volete, una sessione, due sessioni, dieci giorni di fila per parlare dell'agricoltura, però usciamo da qui con le idee chiare, e non con le idee totalmente confuse, come avete dimostrato di averle oggi.
PRESIDENTE. I lavori si concludono a questo punto, riprenderanno alle ore 16 e 30 di questo pomeriggio. E'convocata alle ore 16 la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
La seduta è tolta alle ore 13 e 57.