Seduta n.155 del 16/03/2016
CLV SEDUTA
(POMERIDIANA)
Mercoledì 16 marzo 2016
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 28.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 1° febbraio 2016 (150), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giampietro Comandini e Gianni Lampis hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 16 marzo 2016.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico al Consiglio che è pervenuta la sentenza del Consiglio di Stato in merito ai ricorsi elettorali Lampis contro Consiglio regionale della Sardegna. Pertanto sospendo il Consiglio e convoco immediatamente la Giunta delle elezioni.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 29, viene ripresa alle ore 17 e 58.)
PRESIDENTE. Invito i colleghi a prendere posto, dichiaro aperta la seduta.
Comunico che il consigliere Comandini è rientrato dal congedo.
Comunico che è pervenuta questa mattina la sentenza del Consiglio di Stato e su questa si è riunita la Giunta delle elezioni. Leggo il verbale della Giunta delle elezioni; Sentenza del Consiglio di Stato numero 1050 del 2016: Si comunica che la Giunta delle elezioni nella seduta del 16 marzo 2016 ha preso atto della sentenza numero 1050 del 2016 con la quale viene respinto il ricorso promosso dall'onorevole Gianni Lampis e dal Consiglio regionale della Sardegna per la riforma della sentenza TAR Sardegna sezione seconda numero 1104 del 2015 limitatamente alla parte riguardante l'incompetenza degli organi consiliari ad individuare il consigliere subentrante all'onorevole modesto Fenu con la conseguente decadenza dell'onorevole Gianni Lampis dalla carica di consigliere regionale.
Comunico inoltre che la Giunta ha stabilito di riunirsi domani mattina 17 marzo 2016 alle ore 13 e comunque al termine della seduta antimeridiana dell'Aula al fine di discutere le ulteriori questioni sorte in seguito alla sentenza in particolare e la ricomposizione dell'Ufficio centrale elettorale per l'individuazione del candidato subentrante. Quindi il Consiglio prende atto della sentenza del Consiglio di Stato della decadenza dell'onorevole Lampis.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Prima di prendere atto, Presidente, se è possibile avere copia del verbale della Giunta delle elezioni.
PRESIDENTE. Certo, appena è pronto è a disposizione ovviamente di tutti.
Discussione generale congiunta del "Documento di economia e finanza regionale 2016". (Doc. n. 15/A), del disegno di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l'anno 2016 e per gli anni 2016-2018 (legge di stabilità 2016) e relativi allegati" (297/S/A) e del disegno di legge: "Bilancio di previsione per l'anno 2016 e bilancio pluriennale per gli anni 2016-2018" (298/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione generale congiunta del "Documento di economia e finanza regionale 2016". (Doc. n. 15/A), del disegno di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l'anno 2016 e per gli anni 2016-2018 (legge di stabilità 2016) e relativi allegati" (297/S/A) e del disegno di legge: "Bilancio di previsione per l'anno 2016 e bilancio pluriennale per gli anni 2016-2018" (298/A).
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Francesco Sabatini, relatore di maggioranza.
SABATINI FRANCESCO (PD), relatore di maggioranza. Grazie Presidente, per recuperare il tempo perso in apertura di seduta sarò brevissimo e molto schematico. La manovra finanziaria 2016 che è all'attenzione di questo Consiglio regionale è in perfetta linea con la precedente manovra finanziaria, la prima manovra finanziaria di questa legislatura, quella del 2015, e ha al centro il moto, l'anima della manovra finanziaria che sta tutto nel sostenere la ripresa. Ci sono dei segnali certamente ancora timidi, ancora deboli ma ci sono dei segnali chiari di una ripresa sia del PIL regionale, sia del numero degli occupati che lasciano ben sperare. E l'impegno e l'obiettivo principale è quello, appunto, di sostenere la ripresa della nostra Regione.
Innanzitutto attraverso un piano di investimenti, di infrastrutture che vengono finanziati, che hanno iniziato il percorso di finanziamento nell'anno precedente, continueranno nell'anno in corso, e poi una serie di interventi equilibrati sui vari comparti con le risorse allocate nelle varie strategie, il lavoro, la scuola, l'università, le imprese, lo sviluppo territoriale, l'ambiente.
Gli strumenti che vengono utilizzati, e su cui poggia la manovra 2016, anche qui in modo schematico li elenco, intanto una programmazione unitaria, il mutuo per la infrastrutturazione e la programmazione territoriale. Credo che questi siano tre punti fondamentali, la programmazione unitaria, è stata istituita la cabina di regia, c'è una considerazione generale delle risorse a disposizione di questa Regione cioè le risorse che provengono dall'Unione europea, le risorse nazionale e le risorse del nostro bilancio regionale che vengono impostate in modo unitario e come dicevo prima vengono allocate nelle strategie che la manovra finanziaria prevede.
Il secondo punto è la continuazione di ciò che avevamo iniziato nel 2015 che è la spendita delle risorse che sono state messe a disposizione di questa Regione attraverso la contrazione di un mutuo per l'infrastrutturazione. Finalmente abbiamo predisposto un organico piano di infrastrutturazione nei diversi ambiti che è andato molto bene nel primo anno, speso più di 60 milioni, e l'obiettivo che ci poniamo nel 2016 è quello di spenderne oltre i 130 milioni.
Il secondo punto su cui vorrei soffermarmi è quello della programmazione territoriale, si sta procedendo ad un dibattito nei vari territori della Sardegna riconoscendo la possibilità ai sindaci, alle associazioni di categoria di confrontarsi nei propri territori e di decidere in modo autonomo il futuro, le linee, i processi che si vogliono attivare per lo sviluppo economico. Credo che sia la strada giusta, sarà importante, questa si tratta di una sfida che abbiamo voluto raccogliere, perché troppo spesso abbiamo visto piani territoriali di tutti i tipi, con tutte le sigle che poi non sono andati in porto e di cui non sono state spese le risorse. È un processo in cui la responsabilità è in parte della Regione, in modo particolare dell'Assessorato del bilancio del centro di programmazione, ma molta responsabilità sta negli attori locali, negli amministratori locali, che dovranno decidere bene e spendere velocemente le risorse che gli saranno attribuite. Io credo che questo sia un processo davvero importante, che insieme alla programmazione unitaria e alle spese per l'infrastrutturazione, attraverso il mutuo, sono punti focali di questa manovra, che potranno dare una risposta a sostenere la ripresa. Sostenere la ripresa significa, innanzitutto, consolidare la crescita, e su questo punto non ci sono scorciatoie. Io ritengo che ci sono dei punti su cui bisogna concentrare la nostra attenzione, la crescita non può essere momentanea, ma va strutturata nel tempo, deve consolidarsi, e la cartina di tornasole è una sola, è la crescita dei posti di lavoro, la creazione dei posti di lavoro che segnano se la crescita davvero si consolida nel tempo, si struttura. Su questo punto i segnali ci sono, come dicevo prima, ho qui davanti a me i dati della congiuntura, sia quelli che ci sono messi a disposizione dall'Agenzia regionale del lavoro, ma anche quelli dell'Istat, che danno importanti risultati e importanti segnali di tipo positivo. Ma per raggiungere questo obiettivo credo sia necessario fare bene l'attività programmatoria, avere chiaro il quadro, avere davanti a noi il progetto e le finalità del nostro progetto, quello su cui intendiamo puntare. E anche qui schematicamente propongo tre elementi. Il primo è non aumentare l'imposizione fiscale. Noi sappiamo che a fine del 2015 avevamo previsto un provvedimento con cui veniva ipotizzato l'aumento delle aliquote in modo preventivo per avere modo e più tempo di verificare l'effettiva necessità di incrementare quelle aliquote, abbiamo lavorato in queste settimane per scongiurare quell'ipotesi, ma in quel momento eravamo fortemente spaventati dall'incremento del disavanzo sanitario, che ci ha portato a una scelta cautelativa che poi abbiamo scongiurato, proprio perché ci siamo resi conto che incrementare le aliquote, incrementare l'imposizione fiscale, non è un elemento che poteva aiutare il sostegno alla crescita. Il secondo punto l'ho già detto, è quello degli investimenti pubblici. Sì, si sta facendo un grande sforzo per attivare investimenti di tipo privato, ma in un momento di crisi come questo attivare investimenti privati è molto, molto difficile, quindi è necessario sostenere la crescita attraverso investimenti pubblici. E voglio anche qui ricordare che non c'è solo il mutuo a disposizione, ma si sta velocizzando la spesa ad esempio di Abbanoa, attraverso tutta una serie di appalti che stanno andando ad attivarsi, abbiamo AREA, abbiamo il progetto Iscola, non c'è comune che non sta ristrutturando una scuola, consentendo anche alle nostre piccole imprese di poter trovare lavoro e ristoro in un momento di crisi. Il terzo punto poi sono le riforme strutturali, su cui questo Consiglio sicuramente deve dare un'accelerata, ma le riforme strutturali partono dalla riforma sanitaria. Come dicevo prima il disavanzo della spesa sanitaria ci ha preoccupato, continua a preoccuparci, e la Commissione, la terza Commissione ha voluto affrontare il tema in modo puntuale e specifico audendo in Commissione l'Assessore alla sanità, e poi, a seguire, tutti i Commissari delle ASL per verificare lo stato di attuazione del Piano di rientro, che è lo strumento che la Giunta ha messo in campo per poter mettere sotto controllo la spesa. Qui voglio fare una puntualizzazione. C'è chi ha detto più volte in queste settimane che la Commissione d'Inchiesta si sovrapponeva all'attività della Commissione terza, della Commissione finanza; io credo che le due Commissioni stiano facendo un lavoro diverso, noi ci siamo occupati di verificare la realizzazione del Piano di rientro, la Commissione d'Inchiesta sta valutando ciò che è avvenuto nel passato. Certo è che rimane un tema centrale, che è la questione legata alle entrate. Noi non possiamo più sostenere un accantonamento di questo livello, di 680 milioni annuali. L'articolo 8, la revisione dell'articolo 8, che ha portato la Regione Sardegna a caricarsi delle spese sanitarie, del trasporto pubblico locale, della continuità territoriale, aveva un differenziale positivo… posso concludere, Presidente?
PRESIDENTE. Solo tre minuti, Onorevole Sabatini.
SABATINI FRANCESCO (P.D.). … Dicevo… c'era un differenziale di 980 milioni, oggi quel differenziale è praticamente annullato dagli accantonamenti che lo Stato ci impone. È chiaro che l'articolo 8 se andava bene 10 anni fa, oggi è necessario rimetterlo in discussione, a meno che lo Stato non diminuisca gli accantonamenti che sono davvero una mannaia per questa Regione. Io voglio ricordare anche che dopo 10 anni c'è stato un risultato storico, sono state chiuse le norme di attuazione, che ci consentiranno di incassare 600 milioni aggiuntivi nei 4 anni successivi, e già quest'anno hanno portato 150 milioni di nuovi introiti, che sono un fatto positivo, ma oggi questa cosa va rimessa in discussione e va aperto un confronto. Credo che in queste settimane abbiamo lavorato molto per approvare una manovra finanziaria equilibrata, che dia le giuste risposte ai settori del lavoro, della cultura, dell'università, delle attività produttive, del sociale, e su questo abbiamo lavorato davvero con molta attenzione, e soprattutto dando priorità assoluta ai posti di lavoro che in Sardegna potevano essere a rischio, salvaguardando quindi il lavoro, la vita delle famiglie e delle persone. È un lavoro che ci ha preso qualche settimana di tempo, ma credo che sia stato un lavoro proficuo per portare a compimento una manovra finanziaria che prevede una strategia importante per lo sviluppo e per la ripresa, ma che tiene conto anche delle situazioni contingenti di difficoltà e di crisi. Grazie.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Ignazio Locci, relatore di minoranza.
LOCCI IGNAZIO (FI), relatore di minoranza. Nonostante i proclami del Governo e del relatore di maggioranza, noi siamo convinti che la Sardegna non riesca a uscire, nonostante tutto, da questa fase di recessione che dura ormai da troppo tempo. I timidi segnali di ripresa nazionale non sortiscono effetto nella nostra Terra, se poi teniamo in considerazione i giochetti che il Governo nazionale riesce a fare con i dati della crescita del Pil, possiamo tranquillamente dire che la Sardegna è ferma al palo. Restano catastrofici i dati della disoccupazione: secondo i numeri che fornisce la Giunta nel DEF sono oltre il doppio della media nazionale, ovvero circa il 19 per cento. Nonostante ciò ci troviamo di fronte alla totale assenza di politiche per il lavoro destinate ai non più giovani, a quei sardi espulsi dal mondo del lavoro che occupazione stabile non ne hanno mai ottenuta e che arrancano quotidianamente e si sentono abbandonati dalla politica. Per non parlare poi della disoccupazione giovanile, che mette in luce, semmai, i problemi strutturali in merito alle politiche per il lavoro, nonché l'incapacità di questo Governo di porre freno a un fenomeno che non accenna ad arrestarsi; la fascia 24-29 anni ormai ha raggiunto un livello del 34, 2 per cento di disoccupazione. Il grado di fiducia che i sardi esprimono nei confronti dell'istituzione e dell'Amministrazione regionale è sempre più basso. Secondo i dati Istat del 2015 è ormai ferma al 37 per cento. Altro fenomeno senza controllo è quello dello spopolamento, che non riguarda ormai solamente le zone interne, ma ha investito anche le coste e le grandi città. Denatalità e fuga delle nostre risorse umane migliori sono diventati fenomeni di cui la politica non vuole occuparsi. Ad oggi, nonostante l'approvazione da parte della Commissione paritetica e del Consiglio regionale dello schema delle norme di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto speciale, la situazione finanziaria regionale si manifesta precaria e insufficiente rispetto, appunto, a tutte le innumerevoli questioni che ci sono da affrontare. Gli accantonamenti disposti dallo Stato sulle compartecipazioni e i tributi erariali spettanti alla Sardegna sono pari quest'anno a ben 682 milioni di euro. Unitamente all'obbligo del rispetto dell'equilibrio di bilancio credo che ci sia un forte condizionamento della capacità di spesa della Regione. Il quadro di maggiori risorse che sarebbe dovuto discendere dall'accordo del 2006 tra Renato Soru e Prodi e che avrebbe dovuto assicurare le risorse necessarie a fare fronte agli oneri nuovi in sanità, trasporto pubblico locale e continuità territoriale, non si sono mai compiutamente realizzate, questo vuoi da una parte per la mancata immediata integrale attuazione da parte statale del nuovo regime finanziario, vuoi per altro verso a causa dei limiti sempre più stringenti della capacità di spesa regionale imposti nel corso degli anni dal patto di stabilità interno. La situazione, nonostante i vari entusiasmi che registriamo in questi giorni nella maggioranza per l'approvazione delle citate norme di attuazione, che comunque devono essere, ben inteso, recepite ancora in un decreto legislativo, che non c'è, risulta destinata a peggiorare ulteriormente nel 2007. La legge di stabilità 2016 all'articolo 1, comma 680, ha stabilito, infatti, per ben 3 miliardi e 980 milioni di euro per l'anno 2017 e 5 miliardi e 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019 il concorso alla finanza pubblica per il complesso delle regioni e delle province autonome. Quindi, stando così le cose, colleghi, il contributo che viene richiesto ai sardi per garantire il rientro dal debito pubblico nazionale è troppo alto e deve assolutamente essere rimesso in discussione, anche proprio alla luce delle nuove funzioni che voi stessi mettete alla luce nel DEFR, cioè materia di LEA aggiuntivi, farmaci innovativi, rinnovi contrattuali dei contratti collettivi nazionali che comportano appunto altissimi costi per i quali lo Stato sta contribuendo per le regioni a Statuto ordinario. Per quelle a Statuto speciale e per i sardi, invece, registriamo che non c'è nulla, è inutile sottolinearlo. Per garantire, quindi, questi maggiori spazi finanziari occorre pretendere immediatamente dallo Stato una riduzione degli accantonamenti imposti per la Sardegna attraverso un tavolo tecnico che preveda tempi certi per questa risoluzione, come peraltro hanno fatto già altre regioni. La mancata restituzione da parte dello Stato della cifra di almeno 250 milioni trattenuti a titolo di accantonamento sulle compartecipazioni ai tributi erariali credo che esponga seriamente i sardi per il prossimo anno all'aumento della pressione fiscale regionale, per adesso scampata grazie ad alcuni calcoli diciamo elettorali fatti dai partiti del centrosinistra. Per altro verso questo meccanismo sottrae risorse che possono essere destinate alla fiscalità di sviluppo.
Altri due elementi crediamo che condizionino fortemente questa finanziaria e lo sviluppo della Sardegna, e sono ovviamente i costi della sanità, 3 miliardi e 350 milioni di euro, quindi oltre il 40 per cento, e i servizi generali, la gestione finanziaria che ormai ha raggiunto oltre il 20 per cento, 1 miliardo e 600 milioni di euro. Sulla riqualificazione della spesa sanitaria siamo convinti che va fatta molta attenzione distinguendo tra quella spesa improduttiva da una parte o addirittura poco virtuosa, che va aggredita con forza, e quella spesa, invece, destinata effettivamente ai servizi sanitari e farmaceutici, che va assolutamente difesa e migliorata. Per questo su questo versante abbiamo ancora qualche dubbio rispetto al piano di rientro che la Giunta ha presentato e rispetto alla sua bontà e alla sua applicazione.
Le spese fisse della Regione, quindi quelle obbligatorie, vengono subite dal Consiglio regionale, dalla politica tutta, considerate scontate e non c'è proprio una strategia visibile volta al ridimensionamento. Non esiste nemmeno un processo culturale di moralizzazione della spesa. Siamo certi che sia possibile, attraverso queste due grandi voci, recuperare almeno il 5 per cento da destinare allo sviluppo, alla solidarietà, all'istruzione e valutiamo queste risorse in almeno 200-250 milioni.
Per stare a questo disegno di legge registriamo come anche in questa sessione di bilancio si confermino nei proclami condivisibili obiettivi sulla programmazione unitaria, che peraltro già esiste da alcuni anni, e alla delibera che richiamate del maggio 2014, la 19/9 e seguenti, i quali dovrebbero tendere a una prospettiva di sviluppo intersettoriale, a una visione coordinata delle azioni da intraprendere, con lo scopo di evitare sovrapposizioni e duplicazioni della spesa, e ovviamente mettere in relazione e in strategia unitaria la spesa di derivazione regionale, statale e comunitaria. Ebbene, dopo due anni di Governo Pigliaru possiamo affermare che è stata fabbricata sicuramente una grande montagna di carta, di delibere, di indirizzi, di linee guida, strategie empiriche che nella realtà non hanno ancora prodotto risultati apprezzabili, stiamo ancora aspettando i bandi, e questo ce lo dicono chiaramente tutti gli indicatori economici che avete richiamato voi nel DEFR. Non esiste nemmeno quella valutazione ex ante delle ricadute, degli effetti politici che sono determinati dalla spesa politica e dalla spesa pubblica regionale, valutazione che avete sempre sbandierato, ma di fatto mai messo in opera, mai reso visibile. Non esistono nemmeno nel sito istituzionale relazioni della performance relative ai due anni passati.
Questa finanziaria crediamo che farà pagare ai sardi il prezzo di una visione politica miope, qualche volta addirittura strabica, che non riesce a comprendere la necessità della società sarda. Vi è un'evidente percezione negativa di questa azione di governo. Sulle strategie e i programmi prioritari, su scuola, università, lavoro basta leggere il DEFR per capire che dobbiamo ancora attendere i risultati. È il caso che questo Governo regionale si sintonizzi, se ci riesce, con le reali esigenze dei sardi, in particolare con quelle di chi ancora oggi con coraggio abita i nostri piccoli comuni, le nostre periferie e guarda senza speranza a questo potere che cagliaricentrico.
Come centrodestra abbiamo il dovere di proporre anche altro evidentemente, un'alternativa credibile. Lo facciamo partendo da questa manovra in discussione, lo faremo contrapponendo a una visione che noi riteniamo tecnocratica e accademica una politica un po' più autonoma, più umana, più sociale e vicino alla Sardegna reale, quindi semplificazione non solamente nella piattaforma Sardegna ParteciPA. Bisogna aprire un confronto urgente in questo Consiglio regionale perché non possiamo consentire allo sviluppo di morire sotto il peso della burocrazia.
La famiglia: credo che il bonus bebè del Governo regionale non sia assolutamente sufficiente. Va incentivata la nascita di bambini, questa è una regione esposta la denatalità. Pensiamo che si debba sostenere la famiglia nel percorso di sostegno alla crescita tra zero e 6 anni; pensiamo che un assegno di 200 euro a bambino possa essere una risposta adeguata.
Lavoro: sono certamente necessarie misure volte a creare occupazione immediata. Il modello è quello passato dei cantieri verdi di Sardegna fatti bella, ma sono anche necessari interventi a sostegno della piccola e media impresa, in particolare il settore dell'artigianato, il mondo dei falegnami, degli idraulici, del lavoro vero, quella piccola e media impresa fatta di imprese familiari, di imprese individuali che possono cambiare il corso di questa regione e dare un sostegno concreto e un aiuto alla disoccupazione.
Ancora un ultimo punto, la zona franca al consumo. È un dibattito che va riaperto, che non possiamo abbandonare. Non possiamo accontentarci dei punti franchi così come disegnati e proposti nelle norme del 1998. Va aperto un confronto e non possiamo consentire alle politiche romane di interferire su un dibattito che è tutto in questa regione.
Quindi presenteremo emendamenti in coerenza con questi quattro punti, con la convinzione che possiamo ancora migliorare la manovra di bilancio e soprattutto con la certezza che possiamo ancora offrire ai sardi una politica più attenta alle reali esigenze.
PRESIDENTE. Per accordo con i Capigruppo la seduta è tolta. Il Consiglio è convocato domani alle ore 9 e 30 perché è prevista una sospensione alle ore 13 per la Giunta delle elezioni.
La seduta è tolta alle ore 18 e 25.