Seduta n.36 del 18/09/2009
XXXVI SEDUTA
Venerdì 18 settembre 2009
Presidenza della Presidente LOMBARDO
Indi
del Vicepresidente COSSA
Indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 23.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 28 luglio 2009 (29), che è approvato.
Commemorazione dei caduti nell'attentato di Kabul
PRESIDENTE. Colleghi, oggi è un'altra giornata di lutto per noi sardi e per l'Italia intera. Con la morte del caporalmaggiore della Folgore, Matteo Mureddu, e di altri cinque giovani militari caduti a Kabul, si allunga l'elenco delle vittime degli attentati alle Forze armate impegnate in missioni di pace all'estero. Proviamo un dolore immenso, difficile da sopportare. E' un lutto enorme, aggravato dal fatto che ci sentiamo impotenti davanti a un atto folle e cieco che colpisce senza distinzione militari e civili, uomini e donne, bambini e anziani. Ancora una volta la Sardegna paga un tributo altissimo in termini di vite umane. Troppe croci! Dal 2003 a oggi ben tre volte la Sardegna ha dovuto piangere i suoi ragazzi, che sono morti in attentati in missioni in altri Paesi.
La morte di Matteo Mureddu è l'ennesima tragedia. Il Consiglio regionale e il popolo della Sardegna si stringono intorno alla sua famiglia: alla mamma Greca, al padre Augusto, ai fratelli, alle sorelle. Matteo Mureddu, 26 anni, di Solarussa, è l'esempio dell'abnegazione di un giovane che ha creduto fino in fondo al valore della Patria, al concetto di libertà e di democrazia. La sua vita è stata stroncata nel più vile dei modi, in un attentato terroristico. L'esplosione ha portato via numerose vite umane, tra cui sei nostri soldati, e ferito decine di persone tra militari e civili. Ma non solo. Questo gesto ha tentato di minare quel concetto di fratellanza che deve essere alla base della convivenza civile tra i popoli.
Matteo Mureddu sarà ricordato come un ragazzo allegro, ligio al dovere, attaccato alla famiglia e alla sua terra. Ma sarà anche rammentato come esempio per la sua alta professionalità e per il suo spirito di sacrificio. Il Consiglio regionale e, sono sicura, tutti i sardi ricorderanno per sempre questo nostro concittadino che ha sacrificato la sua vita per la pace nel mondo. In un momento di lutto così stretto e di dolore così profondo esprimiamo la più dura condanna verso ogni forma di violenza, e l'Assemblea sarda ribadisce che il terrorismo è un atto vile che deve essere punito con grande severità. Sono certa che la Sardegna intera non dimenticherà mai questo figlio della nostra terra strappato troppo presto ai suoi affetti.
Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 27, viene ripresa alle ore 10 e 44.)
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Daniele Secondo Cocco, Giuseppe Luigi Cucca, Silvestro Ladu, Giovanni Mariani, Pietro Pittalis, Adriano Salis, Giacomo Sanna e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 18 settembre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 4 agosto 2009, è stata presentata, primo firmatario il consigliere Massimo Zedda, la "Richiesta di istituzione di una commissione speciale di inchiesta sulla sicurezza sul lavoro" ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento interno. Ai sensi del comma 5 dell'articolo 125 del Regolamento entro trenta giorni dalla data di presentazione la richiesta è iscritta all'ordine del giorno del Consiglio che deve provvedere alla nomina o all'eventuale delega della stessa al Presidente del Consiglio.
Comunico inoltre che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977, numero 1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 17, 24, 26 e 31 marzo 2009; 7, 14, 20, 23 e 28 aprile 2009; 5, 12, 13, 19 e 26 maggio 2009; 3, 9, 19, 25 e 30 giugno 2009; 3 e 15 luglio 2009.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Rassu - Fois - Tocco - Dessi' - Pitea - Rodin - Capelli - Zedda Alessandra - Mulas: "Riequilibrio economico e finanziario del comparto produttivo sardo per settori: artigianato, commercio, alberghiero, servizi, piccola e media industria". (57)
(Pervenuta il 4 agosto 2009 e assegnata alla sesta Commissione.)
Cuccu - Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Sabatini: "Norme in materia di riordino fondiario". (58)
(Pervenuta il 4 agosto 2009 e assegnata alla quinta Commissione.)
Rassu: "Nuove norme sull'attività venatoria in Sardegna. Modifiche alla legge regionale 29 luglio 1998, n. 23". (59)
(Pervenuta il 24 agosto 2009 e assegnata alla quinta Commissione.)
Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Milia - Obinu: "Disposizioni in materia di riconoscimento della funzione educativa e sociale svolta mediante attività di oratorio o attività similari". (60)
(Pervenuta il 2 settembre 2009 e assegnata alla settima Commissione.)
Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu: "Norme in materia di organizzazione e personale. Accorpamento e razionalizzazione delle disposizioni regionali relative al funzionamento degli apparati amministrativi dell'amministrazione centrale, degli enti e delle agenzie della Regione". (61)
(Pervenuta il 7 settembre 2009 e assegnata alla prima Commissione.)
Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Milia - Obinu: "Disposizioni di adeguamento della legge regionale 8 maggio 1985, n. 11, già modificata con la legge regionale 14 settembre 1993, n. 43, contenente norme per le provvidenze a favore dei neuropatici". (62)
(Pervenuta l'8 settembre 2009 e assegnata alla settima Commissione.)
Zedda Alessandra - Contu Mariano Ignazio - Piras - Sanna Matteo - Stochino: "Modifiche alla legge regionale 7 agosto 2009, n. 3". (63)
(Pervenuta l'8 settembre 2009 e assegnata alla sesta Commissione.)
Sanna Giacomo - Dessi' - Maninchedda - Planetta - Solinas Christian: "Rapporti pubblicitari con vettori aerei". (64)
(Pervenuta il 10 settembre 2009 e assegnata alla quarta Commissione.)
Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Milia - Obinu: "Consulta di garanzia regionale". (65)
(Pervenuta il 10 settembre 2009 e assegnata alla prima Commissione.)
De Francisci - Diana Mario: "Promozione di un sistema di formazione continua". (66)
(Pervenuta il 10 settembre 2009 e assegnata all'ottava Commissione.)
Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Soru: "Disposizioni urgenti e straordinarie volte alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente ed al rilancio dell'economia". (67)
(Pervenuta il 10 settembre 2009 e assegnata alla quarta Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposta di legge nazionale
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge nazionale:
De Francisci - Diana Mario: "Diritto allo studio: detrazioni fiscali per l'acquisto di libri e materiale scolastico". (6/NAZ)
(Pervenuta il 10 settembre 2009 e assegnata all'ottava Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Porcu - Espa sui ritardi dell'ANAS nella realizzazione dei lavori della nuova strada statale n. 195 Cagliari-Santa Margherita di Pula". (22)
(Risposta scritta in data 6 agosto 2009.)
"Interrogazione Diana Giampaolo sulla selezione pubblica inerente il conferimento della carica di direttore della Struttura complessa di nefrologia dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu". (74)
(Risposta scritta in data 6 agosto 2009.)
"Interrogazione Cuccu - Moriconi sulla necessità che la Regione intervenga affinché l'Inail riconosca la malattia professionale di un tecnico radiologo dell'Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari". (23)
(Risposta scritta in data 24 agosto 2009.)
"Interrogazione Dedoni sulla salvaguardia del patrimonio ecologico-ambientale della Sardegna ed in particolare a ridosso delle arterie stradali". (40)
(Risposta scritta in data 25 agosto 2009.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interrogazione Rassu - Petrini, con richiesta di risposta scritta, sugli interventi atti alla prevenzione degli incendi e salvaguardia della fauna selvatica". (91)
"Interrogazione Milia - Capelli - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Steri, con richiesta di risposta scritta, sulla modifica del bando "Master and Back" 2009 - Alta formazione". (92)
"Interrogazione Diana Giampaolo, con richiesta di risposta scritta, sull'accesso alla stazione della metropolitana leggera di Cagliari sita nella via Mercalli". (93)
"Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sugli indennizzi per i danni causati dagli incendi verificatisi in Sardegna nel luglio 2009". (94)
"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sulla legittimità dell'attribuzione di incarichi alla ASL 6 di Sanluri". (95)
"Interrogazione Zedda Alessandra - Contu Mariano Ignazio - Piras - Stochino, con richiesta di risposta scritta, sul concorso per titoli per l'assunzione a tempo indeterminato nell'AREA di 12 unità lavorative della categoria B - livello retributivo Bl, ai sensi dell'articolo 52, comma 1, lettera b). della legge regionale n. 31 del 1998". (96)
"Interrogazione Lai, con richiesta di risposta scritta, sui danni che hanno colpito i vitigni del nord Sardegna, nel mese di luglio, determinati dalle ondate di calore, anche a seguito dei violenti incendi che hanno colpito l'area". (97)
"Interrogazione Lai, con richiesta di risposta scritta, sui disagi determinati da gravi disservizi causati da carenti infrastrutture di depurazione delle acque reflue, nella zona ad alta densità turistica di Baja Sardinia (Comune di Arzachena), il cui impianto, andando in avaria, si è rivelato inadeguato ad affrontare la stagione estiva". (98)
"Interrogazione Bruno, con richiesta di risposta scritta, sul rischio di cancellazione delle rotte Ryanair da e per l'aeroporto di Alghero". (99)
"Interrogazione Mula - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Pittalis - Ladu - Maninchedda, con richiesta di risposta scritta, sull'inquinamento delle acque del rio Cedrino e sul mancato funzionamento dei depuratori di competenza di Abbanoa Spa presenti nella provincia di Nuoro e sul relativo monitoraggio". (100)
"Interrogazione Cossa, con richiesta di risposta scritta, sulla pericolosa situazione di trascuratezza in cui versa la segnaletica nelle strade di competenza dell'ANAS". (101)
"Interrogazione Cossa, con richiesta di risposta scritta, sullo stato di abbandono delle aree a ridosso delle grandi arterie stradali sarde". (102)
"Interrogazione Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani, con richiesta di risposta scritta, sulla partecipazione della Regione Sardegna al Meeting di Rimini". (103)
"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, sul mancato contributo per l'organizzazione di pubblici spettacoli, ai sensi della legge regionale 22 gennaio 1990 n. 1, articolo 56, e successive integrazioni". (104)
"Interrogazione Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sull'istituzione, da parte della ASL n. 8 di Cagliari, del Dipartimento di prevenzione, sulla sua organizzazione e sulle relative nomine di direzione e referenza". (105)
"Interrogazione Cuccu, con richiesta di risposta scritta, sulla paventata cancellazione dei fondi per la realizzazione del nuovo ospedale di San Gavino Monreale". (106)
"Interrogazione Diana Giampaolo - Agus, con richiesta di risposta scritta, in merito alle deliberazioni n. 34/20 del 20 luglio 2009 e n. 37/7 del 30 luglio 2009 relative all'area mineraria in località Santu Miali nei Comuni di Furtei e Serrenti". (107)
"Interrogazione Petrini, con richiesta di risposta scritta, sulla istituzione della Consulta regionale della disabilità, prevista dalla legge regionale 30 maggio 2008, n. 7". (108)
"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sui finanziamenti ATO-RAS (Autorità d'ambito comparto acque - Regione autonoma della Sardegna) assegnati al Comune di Sassari nell'anno 2004 per la realizzazione di reti idriche e fognarie in diverse borgate, revocati dalla Giunta regionale a seguito della costituzione della società Abbanoa e riassegnati a seguito di istanza del Comune di Sassari con determinazioni ATO n. 56, 57 e 58 del 9 luglio 2007 - Utilizzo ribasso d'asta". (109)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interpellanza Zedda Massimo - Ben Amara - Uras - Sechi - Zuncheddu, sull'esternalizzazione delle funzioni relative al bando per l'attribuzione degli assegni di merito". (33)
"Interpellanza Tocco - Zedda Alessandra - Sanjust, sulla situazione verificatasi nel sito fra via Peschiera e via Castelfidardo, relativamente allo stato di pericolo a persone e cose dovuto al cedimento del fondo stradale, causato da vuoto carsico nel sottosuolo". (34)
"Interpellanza Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani, sullo stato attuale della strada Abbasanta-Olbia, tratto Alà dei Sardi". (35)
"Interpellanza Sechi - Uras - Zedda Massimo, sulla stipula di un accordo di programma della Regione con il Comune di Arzachena per l'ampliamento di quattro importanti strutture alberghiere della Costa Smeralda". (36)
"Interpellanza Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu, sulla pesante situazione dei lavoratori dell'Ente di formazione professionale scuola edile". (37)
"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani, sulla vertenza sugli stagni oristanesi". (38)
"Interpellanza Ben Amara - Uras - Zuncheddu - Zedda Massimo - Sechi sulla condizione del progetto Master&back". (39)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Mozione Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta - Solinas Christian sulla scuola sarda e sull'accordo stipulato tra la Regione sarda e il Governo nazionale". (18)
"Mozione Bruno - Uras - Salis - Zedda Massimo - cuccu - meloni valerio - solinas Antonio - Espa - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - sechi - soru - zuncheddu sull'accordo tra il Ministero dell'istruzione, università e ricerca e la Regione Sardegna, "per la realizzazione di interventi finalizzati all'integrazione e al potenziamento dell'offerta di istruzione" sottoscritto dal Ministro Gelmini e dall'Assessore Baire in data 31 luglio 2009, e sulla drammatica situazione della scuola in Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (19)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, chiedo una inversione dell'ordine del giorno per discutere prima la richiesta di istituzione di una Commissione speciale di inchiesta sulla sicurezza sul lavoro.
PRESIDENTE. Metto in votazione la richiesta dell'onorevole Uras. Chi la approva alzi la mano.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della richiesta di istituzione di una Commissione speciale di inchiesta sulla sicurezza sul lavoro.
E' pervenuto un ordine del giorno a firma Uras e più, sulla nomina della Commissione di inchiesta sulla sicurezza sul lavoro. Se ne dia lettura.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
ORDINE del giorno Uras - Bruno - Capelli - Diana Mario - Cuccureddu - Vargiu - Maninchedda sulla nomina della Commissione d'inchiesta sulla sicurezza sul lavoro.
IL CONSIGLIO REGIONALEa conclusione della discussione del documento relativo alla richiesta di istituzione di una Commissione d'inchiesta sulla sicurezza sul lavoro (Commissione d'inchiesta n. 1), presentata ai sensi del comma 4 dell'articolo 125 del Regolamento interno;
PRESO ATTO del dibattito,
delega
il Presidente del Consiglio regionale a nominare i componenti della Commissione d'inchiesta che entro tre mesi riferisca al Consiglio sui seguenti punti:
1) l'organizzazione delle strutture pubbliche regionali o sottoposte al controllo della Regione competenti in materia di prevenzione degli incidenti e infortuni sul lavoro, il loro funzionamento e coordinamento e la piena attuazione delle diverse disposizioni normative in materia di sicurezza sul lavoro e salubrità degli ambienti di lavoro dell'ordinamento regionale, nonché per la valutazione sullo stato della spesa pubblica regionale destinata alle attività di prevenzione;
2) ogni elemento utile a valutare la qualità della formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, e di quella degli addetti pubblici e privati alla sicurezza nei luoghi di lavoro, in funzione della prevenzione degli infortuni e ai fini della corretta applicazione delle vigenti disposizioni regionali in materia;
3) le effettive disponibilità tecniche nelle dotazioni organiche delle strutture pubbliche del sistema amministrativo e sanitario regionale preposte alle attività ispettive per un efficace contrasto degli incidenti sul lavoro e degli illeciti ad essi connessi;
4) lo stato di attuazione delle disposizioni regionali di cui alla legge regionale n. 8 del 2008 (Interventi urgenti a favore dei familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro in Sardegna e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro) e quelle di cui alle leggi regionali n. 3 del 2008, articolo 8, comma 5, e n. 1 del 2009, articolo 2, comma 18, e, conseguentemente, predisporre un'organica relazione da presentare all'approvazione del Consiglio regionale, al fine di rendere operative e migliorare le azioni regionali di prevenzione e controllo e quelle di aiuto ai lavoratori colpiti e alle loro famiglie. (1) )
(E' approvato)
Richiesta di procedura abbreviata
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signor Presidente, signori consiglieri, chiedo a nome del Presidente della Giunta regionale, ai sensi dell'articolo 101 del Regolamento, l'adozione della procedura abbreviata in riferimento al disegno di legge numero 53 del 23 luglio 2009 recante: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza storica per lo sviluppo". Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, vorrei chiedere cinque minuti di sospensione, rimanendo in aula.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti. I lavori riprenderanno alle ore 11 e 10.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 05, viene ripresa alle ore 11 e 10.)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. Riprendiamo la seduta. Chiedo ai consiglieri Segretari di recarsi al banco della Presidenza, grazie.
Metto in votazione la richiesta di procedura abbreviata.
Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Chiedo il voto elettronico palese.
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, quando il Regolamento prevede espressamente la votazione per alzata di mano non si può fare la votazione elettronica.
Ha domandato di parlare il consigliere Moriconi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MORICONI (P.D.). Presidente, esprimo il voto contrario rispetto alla richiesta illustrata dall'assessore Asunis in relazione, voglio dire, anche a una riconosciuta, evidente, chiara disponibilità collaborativa ad affrontare un tema così delicato e anche controverso rispetto al quale, in sede di discussione in Commissione, sono stati rappresentati ed evidenziati molti aspetti che attendono di essere approfonditi e sviluppati e che meritano chiaramente una disponibilità - da parte della maggioranza e anche della Giunta - nei confronti della minoranza, del Gruppo che io rappresento in questo momento, che chiede più tempo, chiede una settimana in più, chiede di poter andare in Consiglio non la settimana prossima, ma la settimana successiva. E' un tema che, per la complessità che è stata rappresentata, merita di poter concedere qualche giorno in più rispetto alla richiesta fatta.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare sulla richiesta di proceduta abbreviata avanzata dalla Giunta, la metto in votazione. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, in ragione dell'annunciata rimodulazione dell'accordo tra lo Stato e la Regione Sardegna in materia di scuola, rimodulazione a cui il Partito Sardo intende partecipare, come credo altri soggetti della società sarda, il Partito Sardo ritira la mozione presentata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 19.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Bruno - Uras - Salis - Zedda Massimo - Cuccu - Meloni Valerio - Solinas Antonio - Espa - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Zuncheddu sull'accordo tra il Ministero dell'istruzione, università e ricerca e la Regione Sardegna, "per la realizzazione di interventi finalizzati all'integrazione e al potenziamento dell'offerta di istruzione" sottoscritto dal Ministro Gelmini e dall'Assessore Baire in data 31 luglio 2009, e sulla drammatica situazione della scuola in Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALEPREMESSO che, a seguito della drastica riduzione delle cattedre determinata dal nuovo regolamento emanato dal Governo nazionale per l'anno scolastico 2009/2010, migliaia di insegnanti precari storici della Sardegna sono esclusi dagli incarichi annuali di insegnamento, chiudendo classi ed aule nei paesi di montagna e nelle zone urbane delle città a più alto rischio di emarginazione, tagliando posti di sostegno contro i diritti degli alunni con disabilità e delle loro famiglie e limitando la possibilità di realizzazione di attività extrascolastiche;
CONSIDERATO che, alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale del 2 luglio 2009 che ha dichiarato incostituzionali alcune norme previste nel decreto, tra cui proprio il ridimensionamento della rete scolastica sul territorio, la richiamata riduzione delle cattedre e il previsto aumento del numero di studenti per classe, il possibile accorpamento delle classi e chiusura di scuole, la riduzione del tempo pieno, oltre alla perdita delle opportunità di lavoro per gli insegnanti precari, determinano un preoccupante deterioramento della qualità della scuola, con gravi minacce per i diritti essenziali dell'istruzione pubblica in Sardegna e generano enormi disagi agli alunni stessi e alle loro famiglie, riportando la scuola sarda indietro di qualche decennio attraverso l'incontestabile riduzione del "tempo scuola";
RILEVATO che la drammatica situazione degli insegnanti precari e la tensione generalizzata del mondo scolastico sono aggravate in Sardegna dall'inerzia della Giunta regionale nell'affermare subito con forza ed efficacia di fronte al Governo nazionale la peculiarità evidente della situazione sarda, non solo culturale ed identitaria, ma legata anche alla distribuzione della popolazione e alla difficile viabilità;
VISTO l'accordo tra il Ministero dell'istruzione, università e ricerca (MIUR) e la Regione Sardegna, "per la realizzazione di interventi finalizzati all'integrazione e al potenziamento dell'offerta di istruzione" sottoscritto dal Ministro Gelmini e dall'Assessore Baire in data 31 luglio 2009;
CONSIDERATO che in tale accordo, avvenuto senza alcuna consultazione dei sindacati e delle parti sociali, degli studenti, delle famiglie e delle loro associazioni, la Giunta regionale "appalta" di fatto al Governo nazionale la gestione delle politiche sulla scuola in Sardegna, sottraendo 20 milioni di euro di risorse proprie regionali già stanziati dal Consiglio regionale con la legge finanziaria 2009, mentre il Governo, causa dei pesanti tagli che producono gravissimi costi sociali per la popolazione sarda e si appropria della maggioranza assoluta del comitato paritetico previsto nell'accordo, in modo da poter controllare e determinare, a prescindere dalla volontà delle istituzioni sarde, qualunque soluzione strategica sul sistema scolastico sardo;
RILEVATO, inoltre, che nulla si dice nell'accordo stipulato sulle eventuali nomine e che pertanto il personale della scuola e i suoi sindacati manifestano gravi rilievi sulle discriminazioni e i possibili favoritismi discrezionali di eventuali chiamate che non rispettino le procedure adottate fino ad oggi sugli incarichi del personale;
CONSIDERATO che:
- i 20 milioni di euro di fondi regionali previsti nell'accordo Gelmini - Baire sono insufficienti a coprire il reale fabbisogno delle scuole dell'Isola e vengono sottratti alle scuole per i progetti finalizzati a combattere la dispersione scolastica e a sostenere l'autonomia organizzativa e didattica in favore degli studenti e agli alunni con disabilità, creando un danno alle scuole che saranno costrette a ridurre la loro offerta formativa ad anno scolastico iniziato;
- comunque, in ogni caso, le altre regioni italiane che hanno raggiunto accordi con il Governo, ad esempio Lombardia e Sicilia, hanno ottenuto cospicui finanziamenti dal Ministero al momento della stipula degli accordi MIUR - regioni,
impegna la Giunta regionale
1) ad annullare, anche unilateralmente, l'accordo tra il Ministero dell'istruzione, università e ricerca e la Regione Sardegna "per la realizzazione di interventi finalizzati all'integrazione e al potenziamento dell'offerta di istruzione" sottoscritto dal Ministro Gelmini e dall'Assessore Baire in data 31 luglio 2009, e a non procedere a qualunque delibera, ratifica o atto attuativo ai sensi dell'accordo in oggetto;
2) a procedere con la massima urgenza all'apertura di una forte vertenza con il Governo nazionale al fine di assicurare il diritto allo studio dei giovani sardi attraverso l'adozione di un piano generale per la riqualificazione del sistema regionale della pubblica istruzione, che impedisca la chiusura delle scuole e che, nell'individuazione dei criteri, riconosca il carattere speciale dei territori interni e montani della Sardegna e la peculiarità delle aree urbane a maggior rischio di emarginazione;
3) ad assumere iniziative per sostenere le rivendicazioni del personale docente e non docente precario, in particolare per coloro che sono entrati quest'anno in stato di disoccupazione, al fine di assicurare la loro stabilizzazione occupazionale nell'ambito della riqualificazione del sistema scolastico e formativo della nostra Regione;
4) a tutelare il diritto allo studio degli studenti sardi con disabilità, attraverso provvedimenti il più possibile rispondenti alle reali esigenze di ciascuno e non rispondenti a meri calcoli ragionieristici, perché non si rischi di fare passi indietro sui diritti essenziali acquisiti, affinché non si creino gravi discriminazioni e si garantiscano pari opportunità per tutti. (19) )
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signori Assessori, colleghi consiglieri, il 16 luglio scorso con una mozione firmata da tutti i consiglieri regionali del centrosinistra avevamo già invitato questo Consiglio regionale e la Giunta regionale all'apertura di un confronto con il Governo nazionale, un confronto tra lo Stato e la Regione per difendere la scuola in Sardegna e per salvaguardare la nostra specificità... Le chiederei, Presidente, se si può fare un po' di silenzio in aula!
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Bruno. Chiedo ai colleghi di fare silenzio.
BRUNO (P.D.). Erano passate poche ore dall'aver invocato l'unità politica di tutti i sardi in quest'Aula e in particolare il senso di responsabilità delle minoranze per la giusta battaglia a favore dell'industria, presi in giro dalle promesse elettorali di qualche mese prima, e la risposta del centrodestra, proprio nei giorni dell'unità sulla chimica, di una unità che spesso diventa parola vuota di fronte ai colori politici, di fronte alle casacche che indossiamo, è stata la bocciatura, a mio avviso, irresponsabile, della nostra proposta al solo fine di difendere i Ministri romani, di difendere la Gelmini e Tremonti.
Sulla scuola si è deciso, questo Consiglio regionale - questa maggioranza - ha preferito difendere d'ufficio i Ministri di Roma e ha detto "no" esattamente due mesi fa alla mozione che censurava le politiche del Governo con tagli consistenti alla scuola pubblica sarda. Successivamente, il 31 luglio, si è deciso di sottoscrivere, a nome della Sardegna, da parte della Giunta regionale, un accordo sbagliato, inapplicabile, ritenuto indecente da tutti gli operatori della scuola, dai sindacati e non solo dall'opposizione in questo Consiglio regionale e lo si è fatto, ancora una volta, senza ascoltare nessuno. Vi sareste risparmiati la rimodulazione con la consultazione tardiva, ad anno scolastico iniziato, con le forze sindacali e le autonomie scolastiche.
Un accordo che oggi, con questa mozione, vi chiediamo di cancellare, non ci basta l'annuncio sulla rimodulazione, abbiamo manifestato tutta la nostra indignazione per una riforma fatta di tagli, di razionalizzazione delle spese, attenta più alle politiche di bilancio che alla centralità della scuola. Una centralità che abbiamo gradito, assessore Baire, nelle sue parole, nella lettera di auguri che ha rivolto oggi all'inizio dell'anno scolastico, ma che deve tradursi in un'azione politica coerente, altrimenti rimangono parole.
E' vero, occorre un disegno strategico per la scuola sarda, per la scuola italiana, ed è urgente un progetto di legge di riforma da parte di questo Consiglio regionale, legge di riforma dell'istruzione, del diritto allo studio sul quale dovremo confrontarci ed è anche una nostra colpa, probabilmente, non averlo fatto nella precedente legislatura, ma occorre soprattutto ora contrastare la politica dei tagli.
Le notizie di questi giorni, in coincidenza con l'apertura dell'anno scolastico, vedono insegnanti precari ritrovarsi improvvisamente senza lavoro, manifestare nelle piazze, nelle strade della nostra isola, con la disperazione di chi non avrà più un posto di lavoro ed è senza prospettive. Lavoratori, molti dei quali con un'alta professionalità, pluriabilitati, che lo Stato non ha mai immesso in ruolo e che ha utilizzato invece per anni, per decenni in alcuni casi. Il sindacato ha reso noto in questi giorni: 1838 docenti e 609 tra ausiliari, tecnici e amministrativi, rimarranno senza occupazione; l'Ufficio scolastico regionale immediatamente ci ha detto che invece i posti tagliati saranno "solo" 1692. Poco cambia, 1700 posti di lavoro in meno solo in Sardegna, soppressione di classi e scuole, istituzione di pluriclassi, riduzione delle attività integrative, aule più numerose, trasferimento forzato di studenti. E' il quadro di un notevole abbassamento della qualità dell'istruzione nella nostra Isola a cui si aggiungono risvolti di carattere sociale che non possiamo in alcun modo, come Consiglio regionale, sottovalutare.
La Sardegna paga un prezzo altissimo, è la Regione più colpita dai tagli in termini proporzionali al numero degli abitanti. Il Governo non tiene conto delle sue specificità, per l'accorpamento delle scuole i criteri utilizzati sono gli stessi sia che si tratti di un hinterland metropolitano, sia di sedi lontane decine di chilometri tra i nostri paesi dell'interno della Sardegna, separati magari, come capita, da strade dissestate. La Sardegna è, lo sappiamo, tra le regioni italiane quella in cui è più forte la dispersione scolastica, lo spopolamento delle aree interne ha già portato a una razionalizzazione della rete scolastica già fortemente penalizzante per le famiglie, per gli studenti.
Di fronte a questa situazione, la Giunta regionale decide, con l'accordo del 31 luglio, di fatto, di appaltare al Governo nazionale la gestione delle politiche scolastiche. Sottrae 20 milioni di euro di risorse dal proprio bilancio già stanziati con la finanziaria del 2009 per progetti a sostegno dell'autonomia organizzativa e didattica, 20 milioni già previsti contro la dispersione scolastica e il rafforzamento della didattica nelle nostre autonomie scolastiche.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue BRUNO.) Tra l'altro sono 20 milioni che non risolvono il problema per i precari, servono solo per fornire occasioni di impiego per un periodo limitato, un anno, a una minima parte degli insegnanti rimasti senza posto. Non è chiaro per niente in che modo si intende procedere alle nomine e giustamente gli insegnanti manifestano preoccupazione per le possibili discrezionalità di eventuali chiamate.
Altre regioni italiane nel frattempo, dopo il 31 luglio, hanno chiuso accordi con lo Stato, ad esempio la Lombardia e la Sicilia, ottenendo sicuramente risorse, ulteriori fondi, un accordo più vantaggioso. Il Governo per la Sardegna invece taglia, taglia in modo indiscriminato, non mette un euro, incassa la maggioranza nel Comitato paritetico previsto dall'accordo del 31 luglio e quindi sarà il Ministero a determinare le strategie del sistema scolastico sardo. Comitato paritetico Regione-Ministero che prevede, lo ricordo, solo due componenti designati dalla Regione più l'Assessore, lo Stato piazza il capo dipartimento della programmazione del Ministero, il direttore dell'ufficio scolastico regionale e altri due esperti designati. Decideranno loro per noi.
Prendiamo atto dell'annuncio di ieri del presidente Cappellacci, che avremmo gradito magari in aula a illustrarci i contenuti di questa rimodulazione. Ma non basta, prendiamo atto ma ci chiediamo quale rimodulazione; non mi sembra, anche dalle parole dell'assessore Baire di ieri in Commissione, che si voglia cambiare impostazione, onorevole Maninchedda, che si voglia fare battaglia, attendiamo le sue parole, Assessore, se ritiene anche dopo il mio intervento, se l'aula è d'accordo, anche per dare maggiori elementi per la discussione di oggi.
Noi proponiamo con forza non la rimodulazione ma l'annullamento, anche unilaterale, di quell'accordo del 31 luglio. Ribadiamo l'urgenza di procedere all'apertura di una forte vertenza con lo Stato, l'adozione di un piano generale per la riqualificazione dell'istruzione, del sistema regionale della pubblica istruzione che impedisca la chiusura di scuole e che riconosca il carattere speciale della Sardegna. Il 16 luglio scorso, l'assessore Baire, nella replica alla nostra prima mozione, ci aveva assicurato che, in sede di conferenza unificata Stato-Regione, negli incontri con il ministro Gelmini svolti al Ministero con i suoi rappresentanti, aveva già posto i temi della specificità della Sardegna, delle peculiarità locali, dell'insularità, dei comuni montani, delle minoranze linguistiche che, sono sue parole testuali, sarebbero stati motivi di deroga alle normative nazionali. Ci aveva annunciato il protocollo d'intesa, già allora in fase di perfezionamento; ma, nei criteri applicati, non vediamo traccia di alcuna deroga.
Chiediamo che vengano assunte iniziative, atti concreti per sostenere le rivendicazioni dei precari, la loro stabilizzazione. Chiediamo in particolare di tutelare il diritto allo studio degli studenti, in particolare degli studenti sardi con disabilità, assessore Baire, attenti alla personalizzazione, attenti alle reali esigenze di ciascuno e non a meri calcoli ragionieristici. Chiediamo insomma pari opportunità per tutti. La Regione deve fare la sua parte, ma la crisi del comparto scuola deve trovare risposte soprattutto da parte dello Stato. Questo Consiglio regionale è tenuto a dare indirizzo alla Giunta perché, una volta annullato l'accordo, realizzate ampie anche se tardive consultazioni col mondo della scuola, partecipando e dialogando anche nelle assemblee povere, assessore Baire, si arrivi a una presa di posizione decisa, autorevole, da parte della Regione.
E' necessario convocare quanto prima la seconda Conferenza regionale sulla scuola in Sardegna, lo faccia al più presto Assessore. Siamo convinti che l'investimento nella scuola sia doveroso e sia doveroso proprio in un momento di crisi come quello che attraversiamo; in un momento di crisi, lavorare per accrescere le competenze dei nostri giovani è indispensabile. La scuola sarda oggi è a rischio. Questo Consiglio regionale è chiamato innanzitutto a difendere i lavoratori sardi di tutti i comparti e quindi anche quelli della scuola. I docenti, i precari, le famiglie, gli studenti, in particolare quelli con disabilità. Diciamo con forza a Roma, aprendo una vertenza seria, autorevole, che la Sardegna non è la pianura padana, non abbiamo bisogno solo di aggiustamenti e di accordi, occorre un confronto alto, autorevole, serio, che garantisca la riqualificazione della nostra scuola e migliori complessivamente in Sardegna la qualità dell'istruzione. Per questo chiediamo, dopo averla sentita magari, assessore Baire, e dopo aver discusso in questa Aula, un'approvazione unanime della nostra mozione, che sia espressione alta di questo Consiglio regionale che vuole farsi carico dei problemi della scuola e che vuole, una volta per tutte, dire allo Stato che non siamo subalterni e che vogliamo un rapporto paritario che tenga conto della nostra specialità e delle nostre specificità.
Presidente, le chiederei, se l'aula è d'accordo, che dopo il mio intervento possa intervenire l'assessore Baire per dare maggiori elementi al dibattito che seguirà sulla base anche dell'annuncio della rimodulazione dell'accordo. Mi rendo conto che non è rituale, ma se l'aula è d'accordo, credo che si possa fare. La ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bruno, anche per aver contenuto l'intervento. Vorrei chiedere all'Assessore della pubblica istruzione se ritiene di intervenire, se no procediamo col dibattito.
Ha domandato di parlare l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Ne ha facoltà.
BAIRE, Assessore tecnico della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Io credo che questa sia l'occasione per poter procedere a un dibattito tra tutte le parti. Quale migliore occasione? Se voi siete d'accordo, io mi riserverei di rispondere alla fine del dibattito.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, devo dire che probabilmente avrei accettato la proposta del collega Mario Bruno, mi sembra che poteva dare veramente più produttività al nostro dibattito avere di prima mano notizie dall'Assessore rispetto alla ventilata modifica dell'accordo, poteva essere utile per tutti noi. Comunque credo che poi in dichiarazione di voto avremo modo democraticamente di poter esprimere i nostri pareri. L'impostazione è stata già data dal mio Capogruppo, da Mario Bruno, io vorrei partire da alcune questioni.
Devo dire, Assessore, che io la conosco come una persona estremamente seria, in più la conosco anche come precaria, quindi sarò sincero, sarò diretto, cercherò di essere diretto rispetto alle considerazioni che voglio fare. Partendo da considerazioni di carattere generale che riguardano il ruolo dello Stato nelle politiche dell'istruzione in Sardegna e sugli effetti devastanti per la nostra Regione, io sono convinto, Assessore, che lei non possa essere favorevole alla riforma Gelmini così come è stata concepita dal Ministro. Ne sono convinto perché quello che molte volte veramente ci irrita, se possiamo usare istituzionalmente questo termine, è proprio la filosofia, la filosofia di questo strumento nel quale viene considerata l'istruzione, l'industria della conoscenza, come se fosse, come dire, una strada da costruire o meno oppure un costo superfluo in più o in meno, cioè ormai siamo entrati nella questione che l'industria della conoscenza di base è diventata un momento opzionale; ecco, questa è la questione. Quindi se le scuole mancano nei centri di montagna, se ci sono, se non ci sono o se ci sono problemi nei grandi centri urbani è un fatto secondario.
Io questo lo ricordo a lei e le dico che non può essere favorevole perché a me viene da ricordare che noi sardi in modo particolare abbiamo sempre combattuto per una difesa di un'istituzione che, in tempo di crisi come questo, non può che essere rafforzata, incentivata in presenza e qualità perché dobbiamo permettere ai nostri figli di essere pronti e preparati quando ci sarà la ripresa e non essere superati in competenza e preparazione dai coetanei di tutto il mondo. Noi non ci dobbiamo dimenticare la saggezza sociale dei nostri padri, dei nostri nonni, spesso pastori, agricoltori, analfabeti, i quali, pur di darci un futuro migliore, hanno da sempre lottato per avere più scuola, per l'istruzione delle nuove generazioni, per la loro emancipazione da povertà e sottosviluppo. Questo a me viene proprio come un sentimento. Su queste cose noi sappiamo i sacrifici che sono stati fatti nei piccoli paesi di montagna per avere la scuola, per avere questa prospettiva e non può essere un calcolo ragionieristico.
Devo dire che, l'altro giorno, ingenuamente, stupidamente, ho sentito una dichiarazione, per questo dico che lei non può accettare questa filosofia, della ministra Gelmini: "Bisogna avere un tetto per gli studenti stranieri"; io ho capito che finalmente il Piano casa ci avrebbe permesso di dare casa agli stranieri, perché ho pensato che gli alunni stranieri dovessero avere, insieme alle loro famiglie, un tetto. Invece no! Il senso della dichiarazione è che gli alunni stranieri devono avere un tetto, cioè non ci possono essere più di tanti alunni stranieri. Io lo posso capire come ragionamento che piace in certe zone del Paese, ma allo stesso tempo cito un altro esempio, per il quale io dico, Assessore, che lei non può essere d'accordo: a Vercelli, in una classe di venti alunni sono stati inseriti sette alunni con disabilità. Lì i tetti non li mettiamo, vero? Lì invece cerchiamo di ridurre il personale, cerchiamo di togliere, prima c'era il tetto che ne prevedeva uno, massimo due, adesso non c'è più il tetto, adesso siamo tranquilli, adesso possono essercene sette, che è un disastro; ovviamente stiamo tornando verso le classi differenziali.
Certo che risparmiamo su un po' di insegnanti di sostegno, ci mancherebbe! E' ovvio che qualche stipendio in meno ci sarà, ma vi sembra che stiamo salvaguardando i diritti delle persone in situazione di difficoltà? Vi sembra che stiamo facendo un atto civile? Sinceramente, devo dire che credo di no. Vorrei lanciare pertanto un appello: dobbiamo ragionare su questa questione. A me viene da dire per le comunità che ci ascoltano, per i sindaci, per i piccoli paesi, cerchiamo di organizzare una resistenza democratica per salvaguardare la nostra scuola, sperando che anche l'assessore Baire non dica "no", anzi che lasci fare, anzi che la promuova, magari non lo può fare ufficialmente. Iscriviamo gli anziani nelle scuole elementari dei piccoli paesi e impediamo così la loro chiusura. Cioè facciamo in modo che i numeri salgano, in maniera forse artificiale, ma facciamo resistenza, impediamo che l'istituto "scuola" sparisca dai piccoli paesi, facciamo in modo che alcuni anziani si iscrivano e salvino le classi.
Questo può essere un sistema per salvaguardare nei centri piccoli la possibilità di mantenere una classe. Lo dico perché oggi - c'è anche sui giornali - si parla del caso di Birori. A Birori, per la riforma, era stata accorpata una classe, quindi cos'è stato fatto? Dalla prima alla quinta elementare, tutti in un'unica classe, una cosa incredibile, voi potete capire, dalla prima alla quinta! Ovviamente c'è il problema demografico, nessuno vuole nascondere che bisogna trovargli soluzione, ma non si può creare una soluzione inserendo nella stessa classe, dalla prima alla quinta, gli alunni, in Sardegna, e nel frattempo togliere la copresenza di insegnanti. Posso capire che si possono fare accorpamenti, ma!
Quindi Birori che cosa ha deciso? Ha deciso: "No a questa soluzione, andiamo a Macomer". Ovviamente la scuola sparisce da Birori. Questo è il problema, e parlo di un paese, per non parlare di altri paesi in cui sappiamo che ci sono tanti problemi. Tra l'altro, il trasferimento degli alunni a Macomer costa, costerà alla Regione ovviamente, nel senso che il trasporto deve essere pagato dalla Regione, e l'accompagnatore deve essere pagato dal Comune, ecco che la riforma Gelmini continua imperterrita a dispiegare i suoi effetti in Sardegna.
Assessore, ho voluto dire tutto questo perché appunto, come bene ha detto il mio Capogruppo, ritengo che, al di là delle parti, al di là dell'aspetto politico, che noi rivendichiamo con orgoglio, e al di là anche delle motivazioni, sappiamo che vengono da tanto tempo, quest'anno è successo qualcosa di grave, cioè è successo che improvvisamente, con decisione esplicita, è stato stabilito di fare un taglio di personale, di una risorsa che è stata ritenuta a livello nazionale normale, cioè come se, tagliando il 7 per cento, non è che si stia facendo chissà che cosa, visto che in tutti i comparti c'è questo momento di crisi, senza pensare che la cultura, come la sanità, fa parte dei diritti degli uomini, fa parte dei processi di non discriminazione, non fa parte di un fatto commerciale, cioè che noi compriamo una cosa piuttosto che un'altra, questa spesa è una spesa che noi dobbiamo tenerci cara, soprattutto in un momento di crisi.
Ripeto, ancora una volta, che in questo momento il Governo nazionale ha deciso, non è solo un fatto retorico quello che sto dicendo, di comprare 131 caccia bombardieri e spendere 16 miliardi di euro. Che ne compri 100! Cioè, 16 miliardi di euro sono un sacco di soldi, come sappiamo, ne compri 100 e risparmiamo 3 o 4 miliardi di euro, che mettiamo nella scuola. Che bisogno c'è di questa drasticità, che bisogno c'è, cosa vogliamo giustificare?
Ecco perchè io sono molto attento e sono convinto che qui dentro, in quest'aula, tanti, non solo l'Assessore, ma tanti di noi non sono su questa filosofia, sulla filosofia dei tetti per le persone che vengono da paesi stranieri, sulla filosofia dei tetti che non si fanno per garantire l'integrazione e la qualità degli alunni con disabilità, su tanti altri processi, ovviamente, che permetteranno di chiudere le scuole nei paesi di montagna, e di chiudere la scuola lì dove chiaramente c'è un processo, come nelle grandi aree urbane, dove ci sono grandi difficoltà. Questo noi chiediamo di annullare, anche in maniera unilaterale, ecco, quello che noi fondamentalmente chiediamo è l'apertura di una vertenza con lo Stato. La parola "vertenza" non deve essere vista come una parola terribile, la vertenza è dare alla Sardegna il suo ruolo, noi siamo qui a rivendicare per la Sardegna il nostro ruolo, la nostra specificità, la nostra identità, lo facciamo anche con le leggi, lo facciamo con la nostra autonomia, lo facciamo con tutte le forme che ci fanno battere, perché noi abbiamo diritto alla nostra autonomia. Però, quando noi vediamo un accordo, e lo ripeto qui dentro, tra l'altro eravamo in piena discussione del collegato alla finanziaria e alcuni colleghi della maggioranza, penso al Presidente della Commissione cultura onorevole Maninchedda, preparavano degli emendamenti che cercavano…
PRESIDENTE. Onorevole Espa, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, Assessori, onorevoli colleghi, la drastica riduzione, la contrazione dei posti nel mondo della scuola e la drammatica situazione della scuola nell'intero paese meritano qualche minuto di attenzione e alcune considerazioni. In questo paese si sostiene più volte che fondamento, motore dello sviluppo, così come avviene d'altronde in altri paesi, sia la formazione, la maggiore cultura, la scuola, l'università, la ricerca, insomma una competizione basata sulla conoscenza. Questo viene detto, affermato, in documenti, in dichiarazioni di intenti, in articoli di giornale, da più parti. Eppure in altri paesi si dà forza e gambe a questi intenti, a queste idee, facendo diventare, questi, fatti concreti. Solo nel nostro Paese sistematicamente la scuola viene mortificata, avvengono tagli e in continuazione si sottraggono risorse.
Insomma, lo smantellamento sistematico, la cosiddetta riforma Gelmini, che riforma non è, è un taglio all'organico, un taglio di risorse, uno smantellamento sistematico della scuola pubblica, dicevo, oggi ha le sue ricadute. Abbiamo avuto il colpo di coda di questa riforma, che riforma non è. In particolar modo nella scuola sarda e per la scuola sarda, abbiamo la drammatica situazione che è sotto gli occhi di tutti. Insomma non si riesce a cogliere dai documenti, dalle affermazioni, la preoccupazione per i dati che abbiamo, e gli interventi, le risorse, la serietà e la denuncia rispetto all'affrontare un tema e al chiedere che la riforma Gelmini venga semplicemente ritirata.
Non si capisce perché, se noi sosteniamo che la scuola sarda ha delle difficoltà, difficoltà maggiori rispetto alla scuola delle altre regioni del nostro Paese, e se consideriamo che le regioni del mezzogiorno d'Italia e le isole, compresa quindi la Sardegna, si collocano tra le regioni d'Europa all'ultimo posto per competitività, per livello di conoscenza, per tasso di comprensione dei testi, per numero di diplomati e di laureati eccetera eccetera, forse andrebbero messe a correre maggiori risorse chiedendo ai docenti non di stare a casa e ai precari di non lavorare, ma chiedendo di lavorare meglio, incentivati e senza una mortificazione continua per il loro lavoro che è fondamento di sviluppo, di scontro e vittoria in termini di contrapposizione con gli altri paesi, in termini di pace, cooperazione e di una, diciamo, competizione basata sulla cultura, l'innovazione e la crescita culturale.
Bene, quello che abbiamo invece notato e potuto verificare in questi giorni è che, rispetto a ciò che veniva garantito anche sui giornali a maggio ("Garantiremo il posto a tutti"), le preoccupazioni dei precari, dei docenti di ruolo, dei sindacati, dei genitori, degli alunni, sono, né più né meno, le solite preoccupazioni che si hanno poco prima dell'estate, in prossimità dell'inizio del futuro anno scolastico. Così non è stato. Perché ieri, non mesi fa, in Commissione pubblica istruzione, sia il direttore dell'ufficio scolastico regionale che l'Assessore ci hanno detto che le poche risorse, la rigidità nella formazione delle cattedre, il numero massimo che è salito per la formazione delle classi, il tempo pieno che diventa più difficile (perché bisogna avere adesso l'accordo di tutti i genitori che hanno i figli presenti in una classe), insomma questo, tutto sommato, ha comportato qualche difficoltà in più, ha comportato né più né meno che - rispetto alla dichiarazione: "Garantiremo il posto a tutti, non ci sarà nessuna persona che rimarrà a casa" - abbiamo alcune migliaia di persone che non lavoreranno quest'anno.
Persone che, se vivevano già una condizione di vita precaria, perché si ha una mortificazione se si ha una condizione di precarietà nel lavoro e quindi nella sicurezza economica, hanno avuto da noi non la precarietà ma la certezza del non lavoro, la certezza di una vita senza una speranza per il domani e abbiamo dato agli alunni e ai genitori una certezza di scuola che invece di puntare alla migliore qualità, a sanare quel deficit che segnalavo in premessa, è lasciata al suo destino che, cinico e baro, la costringerà a essere l'ultima ruota del carro in Europa.
Questi i dati forniti l'altro giorno, a cui si aggiunge - vado per flash, sui quali però bisognerà anche ritornare e concentrare un attimo l'attenzione - il federalismo fiscale che dice, né più né meno, da una prima bozza, che noi dovremo pagare tutta la scuola pubblica in questa Regione e quindi si aggiungerà un altro problema a breve: la bozza di Piano regionale di sviluppo che va in direzione completamente opposta rispetto alle dichiarazioni fatte in questi giorni perché c'è, tra le righe lo si legge, qualche volta è perfino esplicitato, una volontà di smantellamento dell'istruzione pubblica per ritornare all'obbligo formativo, a un diritto-dovere della formazione professionale, che non mi risulta sia sancito dalla Costituzione, mentre c'è un diritto-dovere all'istruzione pubblica garantita a tutti, a prescindere dal censo, eccetera eccetera.
Non mi risulta che ci sia una formazione professionale privata da dover garantire a tutti. Mentre andrebbero dirottate risorse, messe a correre intelligenze, energie, per una scuola migliore, per una qualità migliore, si stipulano accordi, per fortuna che durano poche ore, grazie però non al ripensamento di se stessi, grazie alle battaglie e alle lotte fatte dagli alunni, dai docenti, dai precari, da una parte della classe politica, e da tanti altri che si sono uniti al coro e alle preoccupazioni verso una scuola pubblica che arretra invece che essere ai primi punti dell'agenda politica in questi giorni. Si intrecciano altre scelte in questi giorni: il cosiddetto Piano casa, abbiamo sentito poco fa una accelerazione di questo Piano casa, che poi viene chiamato Piano per il rilancio dell'edilizia, giustamente; così come un Piano di formazione professionale che vede 100 milioni di euro impegnati sulla formazione.
Ebbene, Assessore, noi le chiediamo attenzione su questi punti che, guardi, non sono slegati rispetto al punto che stiamo trattando oggi, perché il rilancio dell'edilizia vuol dire anche recuperare l'edilizia scolastica, i dati ci dicono che l'edilizia scolastica nella nostra Regione compromette perfino l'attività didattica, visto che rischiamo di non poter consentire l'accesso in alcune aule, in alcuni edifici, per via della situazione degli edifici stessi. Anche in quel caso c'è il rilancio dell'edilizia se mettiamo a correre, in una direzione di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, risorse pubbliche facendo lavorare magari imprese private e non per costruire seconde case, ma per valorizzare e riutilizzare e poter garantire l'abbattimento delle barriere architettoniche eccetera eccetera eccetera negli istituti scolastici di questa Regione. Non mi sembra di chiedere troppo.
Così come sulla formazione professionale invece che i tanti corsi che fiorivano nel passato e che poca occupazione hanno dato, poco sviluppo hanno garantito, per tante figure professionali che mai hanno trovato sbocco nel mondo del lavoro, magari un po' di formazione in più per docenti, persone della scuola, forse aiuterebbe in una direzione di impegno per una maggiore qualità della politica, dei docenti e del personale della scuola; queste per noi sono alcune delle…
PRESIDENTE. Onorevole Zedda, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, signor Assessore e onorevoli colleghi, credo di ricordare bene se dico che da quando è iniziata questa quattordicesima legislatura non c'è stato momento in questo Consiglio, durante le sedute consiliari, che non si sia discusso della situazione della scuola sarda. L'abbiamo fatto durante la discussione sulla finanziaria, sul collegato, lo abbiamo fatto durante il dibattito sullo sviluppo, lo abbiamo fatto con le interrogazioni, con una mozione con la quale chiedevamo alla Giunta di assumere iniziative forti per sostenere le rivendicazioni del personale docente e non docente e in particolare degli insegnanti precari. In quella stessa mozione chiedevamo alla Giunta di aprire con urgenza una vertenza forte con il Governo nazionale per impedire la chiusura delle scuole cercando il riconoscimento del carattere speciale dei territori montani della Sardegna, mozione che voi come maggioranza naturalmente avete bocciato solo perché era stata presentata dalla minoranza consiliare o forse non vi eravate resi conto che la situazione stava precipitando.
Da quel momento in poi abbiamo assistito a ulteriori tagli da parte del Governo nazionale, tagli ai bilanci scolastici, agli organici, al sostegno all'handicap, al tempo scuola, all'aumento dei finanziamenti delle scuole private. In Sardegna, la Giunta regionale ha assistito, in questo periodo, allo smantellamento del sistema scolastico in assoluto silenzio, un sistema scolastico sardo dove sono a rischio 300 edifici scolastici considerati semivuoti, sono a rischio 225 autonomie scolastiche su 426, in quanto costituite con meno di 500 alunni, e intere zone della Sardegna desertificate e private dell'ultimo baluardo della presenza statale. Si prevede inoltre, a breve termine, l'eliminazione di 80 autonomie scolastiche che, sul versante occupazionale, significherà dirigenti scolastici in meno, 80 direttori in meno, meno collaboratori scolastici, meno assistenti amministrativi. La Giunta regionale inoltre in queste ultime settimane ha deciso di finanziare con 22 milioni di euro le scuole materne private, riducendo i finanziamenti alla scuola pubblica.
La risposta della Giunta regionale a questa drammatica situazione è quella di andare a Roma per sottoscrivere un accordo con il Ministro della pubblica istruzione, a mio avviso umiliante per i sardi e per la Sardegna intera, e in particolar modo però umiliante per il personale precario della scuola; un accordo sottoscritto senza alcuna consultazione, né dei sindacati, né delle parti sociali. Con un accordo, di norma, ciascuno mette a disposizione dell'altro un qualcosa, come è successo con le altre Regioni italiane, come la Sicilia e la Lombardia, che hanno sì sottoscritto un accordo con il Ministero della pubblica istruzione ma hanno ottenuto cospicui finanziamenti al momento della stipula. Con questo accordo invece la Regione Sardegna impegna 20 milioni di euro di risorse proprie per la gestione delle politiche della scuola in Sardegna, che è di competenza statale, senza nulla dire sulle modalità delle eventuali nomine, creando preoccupazione tra i sindacati e il personale precario per l'eventuale discriminazione nel rispetto delle procedure. Dato per scontato che 20 milioni di euro sono certamente insufficienti per coprire il reale fabbisogno delle scuole dell'Isola, va rimarcato che sono fondi sottratti alle scuole sarde per i progetti contro la dispersione scolastica, creando un danno alle scuole che saranno costrette a ridurre la loro offerta formativa ad anno scolastico iniziato.
Per tutte queste ragioni, io credo che sia opportuno che la Giunta regionale decida di annullare l'accordo sottoscritto il 31 luglio ultimo scorso, umiliante, come ho detto prima, per tutti i sardi e cerchi di aprire immediatamente, come avevamo chiesto con la mozione che era stata bocciata mesi fa in quest'Aula, una vera vertenza con il Governo nazionale che abbia forti caratterizzazioni: l'adozione di un piano generale per la riqualificazione del sistema regionale della scuola che impedisca la chiusura delle scuole e che, nell'individuazione dei criteri, riconosca il carattere speciale dei territori interni e montani della Sardegna e delle aree urbane a maggior rischio di emarginazione e che riconosca inoltre iniziative finalizzate a sostenere le rivendicazioni del personale docente e non docente, al fine di assicurare la loro stabilizzazione occupazionale nel sistema scolastico formativo della nostra Regione.
Su queste rivendicazioni, Assessore, non sarà da solo e non sarà da sola la maggioranza, su queste rivendicazioni siamo disponibili a essere con voi a fare la battaglia che è una battaglia non di parte ma di tutti i sardi. Noi parliamo spesso di crescita e di sviluppo della nostra Isola, mi chiedo, chiedo a lei, Assessore, e chiedo a voi, consiglieri della maggioranza, quale crescita, quale sviluppo ci potrà essere per tutti i giovani sardi se a questi non garantiamo un diritto fondamentale che è quello dell'istruzione.
Io mi auguro che l'Assessore, al termine di questo dibattito, ci dia delle rassicurazioni e che non sottovaluti, come è stato fatto al momento della discussione dell'altra mozione, un problema che allora era urgente e oggi è urgentissimo e rischia di creare danni irreparabili all'intero sistema scolastico sardo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Signor Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghi, noi sardisti discutiamo di scuola con un'impostazione sconosciuta ai partiti italiani: per noi la scuola è un argomento istituzionale, cioè da sottrarre alle contrapposizioni strumentali degli schieramenti. Voglio dire, anche ai colleghi del P.D. e del P.D.L., che per noi la scuola è argomento da grandi riforme e che per essere stabili, queste riforme, hanno bisogno di larga intesa tra le parti; viceversa in Italia ogni maggioranza di governo ha ritenuto di avere l'obbligo di promuovere la sua riforma e il risultato è stato che il sistema scolastico è instabile da decenni.
La nostra posizione parte dalla volontà di contribuire a creare il perimetro normativo più opportuno per riformare e rendere efficiente la scuola sarda, non siamo interessati alle schermaglie tra la destra e la sinistra italiana, non vi partecipiamo. Di che cosa ha bisogno la scuola in Sardegna? Lo dico per sommi capi. Noi abbiamo bisogno di aumentare e diversificare l'offerta formativa: non abbiamo il potere di farlo, come Regione; noi abbiamo bisogno di passare dalla didattica fondata sulle classi a quella fondata sui moduli: non abbiamo il potere di farlo; noi abbiamo bisogno di integrare fortemente nel curriculum la lingua e la cultura sarda, che sono il paradigma con cui gli allievi si introducono e aggrediscono la realtà, leggono la realtà: non abbiamo il potere di farlo; noi abbiamo bisogno di istituzionalizzare le passerelle dal mondo della scuola al mondo della formazione professionale e del lavoro; noi abbiamo bisogno di trasformare l'ultimo anno scolastico in un anno di preparazione agli studi universitari, attraverso la scelta di percorsi formativi più specialistici: oggi la Regione non ha un potere di questo tipo.
Allora, come tutti sappiamo, il mancato perseguimento di questi obiettivi è alla base del disastro culturale che sta colpendo le giovani generazioni sarde e, in particolare, quella maschile delle zone rurali orientata all'istruzione tecnica e professionale.
Quindi, per noi il primo punto di discussione all'ordine del giorno è da dove deve partire uno Stato (per noi lo Stato è la Sardegna, sia chiaro) quando affronta il problema della scuola. Per noi deve partire dall'emergenza educativa e formativa, cioè dalla risposta che si dà prioritariamente a questo bisogno; per il Governo italiano, direi per i Governi italiani degli ultimi dieci anni, si deve partire dal bilancio dello Stato, bilancio che, come tutti sappiamo, è fortemente in crisi. Fa ridere leggere oggi che la finanziaria del Governo italiano ammonta a 4 o 5 miliardi di euro (neanche una finanziaria della Regione Sardegna!) e che gli impegni di spesa obbligati sono: missioni internazionali, prosecuzione degli interventi per la ricostruzione, proroghe fiscali per agricoltura e trasporti. Lo Stato italiano, io lo ripeto, è in una situazione disastrosa e parte, nell'affrontare i problemi sociali, dalle sue emergenze di bilancio, non dai diritti, non dai bisogni, qualunque sia il colore del Governo che abbiamo la ventura, o la sventura, di avere sulla testa.
E allora, come costruisce lo Stato italiano l'alibi per le sue riforme finanziarie? Diventa immemore, lo Stato non si chiede, e pretende che non gli si chieda, chi ha dilatato gli organici, chi ha eliminato i concorsi, chi ha fatto le SIS e poi le ha chiuse, non si chiede niente! Queste domande non si possono fare, non vuole che gli si chieda chi ha sbagliato i programmi scolastici, chi ha ucciso le lingue minoritarie, chi ha scaricato i costi degli edifici scolastici sugli enti locali, chi ha aumentato le spese dei Ministeri mentre si parlava di federalismo fiscale; non vuole che gli si chiedano queste cose, a parte gli aspetti di colore, e non vuole che si rilevi la grande continuità nelle politiche scolastiche tra i Governi di centrodestra e di centrosinistra, posto che la grande spallata ai lavoratori della scuola venne data dal piano Padoa Schioppa-Prodi (mi ricordo la circolare del febbraio 2008: disastrosa!).
Non vuole tutto questo ma ha anche un'altra pretesa: chiama i bilanci regionali a coprire i costi sociali delle sue scelte e li chiama in diversi settori, ancor prima di discutere del federalismo fiscale, cioè di decidere quanta parte della ricchezza nazionale è di competenza delle Regioni. Guardate che in Commissione bilancio si sta discutendo il federalismo fiscale e i colleghi dovrebbero venire ad ascoltare gli esperti, per capire come su scuola, sanità, trasporti, acqua, il bilancio regionale è a rischio di crack finanziario, bisogna stare molto attenti quando si parla di questi temi, alla luce di ciò che lo Stato dice di voler fare.
Allora, perché abbiamo chiesto una rimodulazione dell'accordo? Vorrei dire all'opposizione che, quando la Giunta annuncia la rimodulazione dell'accordo in un'Italia ideologicizzata dove si deve dire sempre il contrario di ciò che dice l'avversario, abbiamo una Giunta che dice che abbiamo ottenuto una rimodulazione perché ci sono stati nuovi eventi. Ma non è più produttivo chiedere che, in vista di questa rimodulazione, ci si confronti e si facciano proposte positive che il Governo regionale possa portare all'attenzione del Governo nazionale e rimodulare l'accordo, anziché dividerci oggi in Aula perché si tiene caparbiamente una mozione? Si può chiedere onestamente di poter dialogare quando chi dice che vuole dialogare, lo dice convintamente? Si può chiedere? Nessuno rinuncia alle sue posizioni, ma se vi si dice: dialoghiamo, ma perché non dialoghiamo? Perché si deve votare comunque una mozione? Io non lo capisco.
Perché noi avevamo delle perplessità sull'accordo firmato? Perché l'accordo aveva una forte impostazione di attenzione che riguardava il sistema del precariato, mentre quelli di altre Regioni, maturati successivamente, riguardavano l'intero sistema scuola. Allora noi vorremmo che si potesse ragionare sull'intero sistema scuola con il Governo nazionale. Noi non vogliamo essere messi in imbarazzo come Sardisti con accordi che non discutono con la Regione Sardegna sul sistema dei poteri che regola la scuola e ne discute, invece, con Regioni a statuto ordinario. Se la Sardegna ha aperto, e questo è stato il suo merito, la stagione del metodo degli accordi bilaterali e poi il Governo ha scoperto di poter dar di più, ha fatto bene la Giunta regionale a dire: "Bene, alla fine di questo percorso riparli con me". Ma allora riparliamo anche dei poteri, riparliamo di come ci organizziamo le sperimentazioni, e questo spazio c'è, perché non ci inseriamo lì? Io vorrei che si parlasse anche di lingua, di tecnologie.
Allora per noi non può essere accettabile che il primo accordo sulla scuola con il Governo italiano non affronti i temi, appunto, del potere dell'organizzazione, del numero degli allievi e quant'altro in Regioni a forte vocazione rurale come la Sardegna. Se stiamo tutti dietro al Governo regionale su questi temi, noi strappiamo quella possibilità, dopo che il Governo si dichiara disponibile a trattare su questi temi. Noi non possiamo accettare un accordo della subordinazione e della debolezza della visione istituzionale della scuola.
Una parola sui precari: noi siamo d'accordissimo a tutelare il reddito e il lavoro, non solo dei precari della scuola. Con lo Stato vogliamo ragionare chiaramente su chi fa che cosa e chi mette soldi e per che cosa. Il Consiglio dei Ministri ha dichiarato di avere un decreto da inserire in una più ampia normativa che dovrebbe andare a coprire parte di questi costi, vediamo cosa fa lo Stato e vediamo cosa può fare la Regione. Su questi temi, come per i chimici, come per i tessili, noi siamo e saremo sempre disponibili.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, cari colleghi, cari Assessori, oggi si cominciano a subire materialmente i danni di quella legge Gelmini killer, i primi a essere colpiti sono gli insegnanti della scuola superiore, che si trovano di fronte a un vero e proprio licenziamento di massa, 57 mila unità per quest'anno tra docenti e personale tecnico e amministrativo e 200 mila unità in tre anni. Noncurante di quello che accade nella scuola di mezza Italia e costretta al chiuso del suo ufficio, il ministro unico Gelmini continua a ribadire, come un disco rotto, che questi sacrifici lei li sta facendo per il bene della scuola. Non ci crede nessuno: tagliare risorse alla scuola è un suicidio collettivo, è un'emergenza sociale. E questa è la condizione del sapere dell'Italia del "Mister B.": Università e scuole, stessi tagli stessa precarietà. Docenti che erano a un passo dall'assunzione vedono sfumare i loro progetti, il loro futuro, privati anche del pane quotidiano. In Sardegna, il Governo ha tagliato ben 2448 posti, c'è da aggiungere che in Sardegna sono a rischio chiusura 300 edifici considerati semivuoti e 225 autonomie scolastiche su 426 in quanto costituite con meno di 500 studenti. Perderanno il posto 80 dirigenti scolastici, un centinaio di segretari. Assistiamo dunque a una vera implosione, tagli indiscriminati, licenziamenti di massa, più alunni per classe, istituti senza soldi e senza speranza.
Noi davanti a questo sfascio voluto da un Governo che disprezza la cultura, il sapere, l'informazione e la ricerca, ribadiamo con forza e piena convinzione l'abolizione immediata dei tagli previsti dalla legge numero 133 e un'indennità di disoccupazione per tre anni ai precari a cui non sarà rinnovato il contratto, un'accurata definizione di accordi tra la Regione e lo Stato e sicuramente l'abolizione delle norme sul maestro unico convinti del valore interdisciplinare del sapere e della conoscenza che è anche co-nascita e rinnovazione.
Chiediamo anche la valorizzazione dell'aggiornamento continuo dei nostri insegnanti, con fondi speciali ricavati soprattutto dall'Unione Europea, come si fa in tutti i Paesi dell'Europa. Noi rifiutiamo il maestro unico, il pensiero unico e le strade a senso unico. Insistiamo a dire che il ministro Gelmini e il suo collettivo non sono in grado di spiegare il loro operato, non riescono a legittimare le azioni intraprese e a collegarle a una visione della società e del sapere complesso.
L'intelligenza politica, cari colleghi, non è un lusso che si acquista, ma è una materia che si plasma, si coltiva. La materia di cui sono fatte le società. In oriente, per esempio, quando il bambino deve essere svezzato, la madre non si tinge di rosso i capelli, ma si tinge di nero il seno, perché sarebbe riprovevole che essa apparisse ancora deliziosa quando il bambino non la deve toccare. Così il bambino crede che il seno è mutato, ma la madre, Gelmini, è la medesima. Il suo sguardo è tenero come sempre. Quando il bambino si deve svezzare, la madre gli porge un cibo più forte perché il bambino non muoia. Pensando alla Gelmini direi che noi conosciamo bene le condizioni di ogni politico insoddisfatto di sé, nutre disprezzo a causa dei propri limiti e si rapporta ai limiti altrui, volontà di rovina nella continuità, direbbe sicuramente Nietzsche: il disegno di legge Gelmini è lo sterminio per eccellenza di ogni pianta del sapere. Quale riflessione possiamo trarre da questa storia dolorosa della scuola: D'Onofrio, la Iervolino, Berlinguer e altri. Come implorare che si metta fine al massacro degli alberi della conoscenza, l'albero della conoscenza è al centro della simbologia della vita; Cristo stesso era un grande albero della conoscenza. Quale occhio impietoso sigla quell'ordine insalubre di falciare senza pietà i nostri insegnanti, quale cura, quale sistemazione può essere finalizzata alla distruzione della scuola pubblica. Herman Melville direbbe che, in questo regime di menzogna, la verità è costretta alla macchia come un daino braccato, niente di quanto accade appartiene a ciò che si chiama informazione, una nuova vita verbale è già cominciata.
Cari colleghi della maggioranza, bisogna studiare il potere laddove la sua intenzione è investita in pratica reale ed effettiva, in relazione diretta e immediata con il suo oggetto, con il suo bersaglio, il suo campo di applicazione, laddove si impianta e produce i suoi effetti concreti e il potere non è qualcosa che si divide tra coloro che lo detengono come proprietà esclusiva e coloro che non l'hanno e lo subiscono. Noi non siamo il vis-à-vis del potere; il valore e il senso in cui ciascuno si riconosce, si costituisce sempre in un quadro di relazioni con le altre di natura storico-sociale. E quando penso a tutti i precari, e soprattutto ai nostri insegnanti, persone colte, raffinate e impegnate, mi viene difficile pensare che il venir meno di un riconoscimento sociale del proprio lavoro non abbia una ricaduta complessiva sulla persona, impoverendola non solo nella retribuzione e nella tutela, ma anche nell'identità e nella sorgente stessa della sua creatività spirituale. Quando Hegel parla di lavoro, intende non soltanto il lavoro in senso strettamente economico, ma la generale attività intersoggettiva di formare le cose nell'ambito della dialettica del riconoscimento. Lavorare significa dunque formare le cose con durevolezza. Aggiungerei che, nella legge numero 30 del 2003, ahimè, il lavoro cessa di essere momento di integrazione sociale e luogo di definizione di sé, non ha quella protezione nel futuro. Che questo Governo faccia dunque la sua scelta filosofica.
Consideriamo l'accordo tra la Gelmini e la Baire un accordo incompleto, inutile, una furbizia e una deviazione dei veri problemi della scuola, ed è anche un accordo sottratto all'autonomia del sistema scolastico sardo. Si tratta di un puro dirottamento della spesa prevista per i progetti finalizzati a combattere la dispersione scolastica e a sostenere l'autonomia organizzativa e didattica in favore di studenti e alunni con disabilità. Chiediamo di affrontare seriamente il problema, coinvolgendo tutti i protagonisti del mondo scolastico, assumendo iniziative mirate alla stabilizzazione occupazionale dei precari e per tutelare il diritto allo studio di tutti gli studenti sardi, anche quelli con disabilità, rivendicando il diritto della Regione sarda ad attivare una riforma integrata, inglobante, globalizzante, fatta su misura per la nostra realtà territoriale e umana.
Nessuno potrebbe negare il fatto che il grande manipolatore, immune, "Mister B.", sa giocare bene con il potere, col sapere, l'informazione, la conoscenza e la ricerca. La Gelmini sa bene come avvilire la professionalità, minare al fondamento la fondazione dell'edificio della formazione, odiare la cultura e ripudiare la centralità dell'istruzione pubblica. Io vorrei far notare al collega Paolo (che voleva dialogare) che forse se ne è reso conto dopo aver ritirato la sua mozione, perché anche voi avete presentato una mozione, dunque bisogna accorgersi prima.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, assessore Baire, colleghe e colleghi consiglieri, oggi discutiamo in quest'Aula sulla drammatica crisi, ne stiamo parlando, che investe il mondo della scuola. Per l'ennesima volta, ci troviamo a discutere sulle prospettive di una qualche soluzione, trattando questo problema con un approccio, mi dispiace dirlo, che ormai sta diventando rituale e perciò logoro, direi quasi buono per qualsiasi occasione. E' noto a noi tutti, e non da oggi, che il sistema scolastico sardo è stato progressivamente smobilitato, avvilito (tutto questo a colpi di riforme dello Stato calate dall'alto), smobilitato e avvilito senza che ne venisse pensato e ristrutturato uno nuovo, capace di garantire la reale esigibilità dei diritti allo studio da parte dei nostri giovani.
Allora mi pare onesto riconoscere che andiamo a sommare, alle emergenze congiunturali e strutturali derivate dalle cattive gestioni del passato, quella emergenza derivata ancora dall'ultima riforma ministeriale. Insomma, voglio dire che la crisi del sistema scolastico della nostra Isola ha assunto ormai caratteristiche endemiche, ed è bene riconoscerle. In questo momento non esistono soluzioni comode, certe e soprattutto efficaci che si possano adottare da subito per risolvere questa ennesima emergenza che attanaglia la nostra Isola.
Sappiamo che la scuola da tempo naviga in acque difficili, aggiungo da tempo naviga a vista, col rischio concreto di affondare spesso in un mare di chiacchiere. Ecco, le chiacchiere! Come voler tappare una falla dopo l'altra, ma non guardare allo stato del legno della barca, un legno tagliato irrimediabilmente e che continua a imbarcare acqua da tutte le parti. Perché è nel legno il problema, non è nel timoniere di turno, ed è al legno che bisogna guardare. Insomma, credo, cari colleghi, che in Sardegna si possa parlare senza più reticenze di una sola crisi, una crisi sistemica, strutturale, che è anche e soprattutto una crisi di una classe politica che si rivela ancora incapace di esercitare appieno il proprio ruolo, le proprie funzioni, le proprie prerogative.
Ieri parlavamo della chimica, oggi parliamo della scuola, domani parleremo dell'agricoltura, non accorgendoci o proprio fingendo di non vedere la complessa interdipendenza dei fenomeni politici, economici, amministrativi e quelli altrettanto complessi, a essi correlati, di tutti i nostri problemi. E' questa la nostra chiave di lettura, che punta alla radice del problema e ne contempla i singoli aspetti in una logica puramente sistemica. Chiave di lettura che (siamo convinti essere la sola a garantire un reale processo di cambiamento) ci consenta di non rimanere in bilico tra una posizione di modello centrale, l'assetto istituzionale, e uno pseudo federale, l'assetto reale, che finisce per condizionare l'efficacia di qualsiasi politica di riforma. La radice del problema è ancora una volta sotto gli occhi di tutti, è la nostra subordinazione a un Governo centrale, la nostra subordinazione a uno Stato esattore e avaro, lo stesso che inventa e tira le fila dei sedicenti comitati paritetici a maggioranza garantita. E' ancora l'incapacità e la debolezza di osservare ed esercitare compiutamente gli obblighi e le prerogative della nostra autonomia, è l'asservimento o la comodità di non rivendicare maggiore sovranità del nostro popolo. E' la paura perfino, consentitemi di dirlo, di pronunciare la parola "indipendenza".
Ora, noi sardisti siamo convinti, lo abbiamo scritto a chiare lettere, che la scuola deve rappresentare l'infrastruttura culturale, formativa, educativa, più importante e strategica per il futuro della Sardegna. Io penso che questa possa essere una considerazione davvero totalmente condivisibile da tutti qui in quest'Aula, da tutti i presenti di tutte le forze politiche che qui rappresentano il nostro territorio. Se è così, allora mi domando come sia possibile questo ennesimo disastro; disastro, badate bene, che non nasce oggi, ma pone le sue radici nel tempo, e che ha determinato, per citare qualche dato, un tasso di dispersione scolastica che tocca in Sardegna il 25 per cento, mentre quello nazionale si ferma al 23 per cento.
Credo che sia bene ricordare che legati alla dispersione sono anche i tassi di bocciatura. Questi ultimi nelle scuole elementari rappresentano un fenomeno quasi inesistente, agli esami di scuola media salgono improvvisamente al 12 per cento, per poi differenziarsi nelle superiori, dove si registrano tassi di bocciatura che vanno dal 6 al 7 per cento dei licei, 18 per cento degli istituti tecnici, sino al 30 per cento di quelli professionali con punte del 45 per cento nel biennio. Dico questo, perché? L'attenzione generale appare oggi maggiormente focalizzata sul rilevante costo sociale determinato dall'elevato numero di perdenti posto tra il personale scolastico docente e non docente, ma esiste un costo sociale che ha radici antiche ed è egualmente drammatico e che credo, purtroppo, saremo costretti ancora a sobbarcarci; mi riferisco a quello determinato dai numeri che ho elencato poc'anzi e che ho l'impressione che oggi sia focalizzato molto e molto di meno, perché forse dà l'impressione, a mio giudizio, di riguardare meno il presente e forse di più il futuro.
Credo che, però, sicuramente questo riguardi una fascia sociale maggiormente vulnerabile, spesso incapace di qualsiasi difesa, che rappresenta la ragione stessa della scuola e di cui dobbiamo assolutamente farci carico. Questa, tra le altre, è una ragione fondante, affinché la Regione sarda eserciti finalmente il proprio diritto-dovere di sviluppare pienamente con le sue risorse una propria politica scolastica, sul versante dell'aumento della diversificazione dell'offerta formativa, del bilinguismo, della lotta all'insuccesso scolastico, dell'integrazione, istruzione e formazione, dell'inserimento nel mondo del lavoro, dell'innovazione dei metodi e delle tecnologie della scuola.
Noi Sardisti, insomma, siamo qui, in questo Consiglio, in questa maggioranza di governo per argomentare oggettivamente e con equilibrio le nostre proposte e le nostre ragioni. Siamo qui soprattutto pronti a prospettare possibili soluzioni al problema, lontani dalla ricerca preconfezionata e deresponsabilizzante di un colpevole, meglio se questo colpevole sia della parte avversa.
Noi ribadiamo con forza che la crisi occupazionale del comparto scuola deve essere affrontata dallo Stato italiano che l'ha prodotta, secondo metodologie e provvedimenti non difformi da quelli adottati per la crisi degli altri comparti. Credo che sarebbe intellettualmente onesto, e mi rivolgo in particolar modo ai colleghi dell'opposizione, saper riconoscere che questi tagli dipendono da una storica e cronica situazione che nel tempo ha progressivamente incrementato il debito pubblico, dipendono dalla crisi in essere, ma anche dalle conseguenze derivanti dalle errate previsioni di entrate delle due recenti finanziarie del 2007 e del 2008; quelle, per capirci, del tesoretto e delle entrate non verificate.
Ma questa per noi è storia, non sono motivazioni, non sono ragioni sufficienti da giustificare anche per la Sardegna le politiche di contenimento della spesa pubblica di questo Stato. Stato che tende a trasferire sempre di più sui bilanci regionali i costi dei servizi legati ai diritti essenziali come la salute e l'istruzione, e la stessa ritualità di questa discussione mostra l'evidenza delle differenze temporali…
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, ormai è evidente a tutti, dentro e fuori le istituzioni, dentro e fuori il mondo della scuola, l'assoggettamento acritico di questa Giunta regionale alle politiche del Governo, anche ove queste siano gravemente lesive dell'autonomia e dei diritti dei sardi. Viviamo in uno Stato in cui l'investimento pubblico per l'istruzione è già al di sotto della media OCSE, ed è previsto che scenderà ancora. Io non ci sto a dire che il ministro Gelmini non sa quel che fa; lo sa e come! Lo sa bene! Mette in atto ciò che è indispensabile più di ogni altra cosa per dare corpo al modello di società fondato sulla disuguaglianza, proprio della destra, mette in atto, cioè, con la politica, un disegno politico preciso, l'annullamento della scuola pubblica, ma pretende, con facile paternalismo, e abbiamo sentito le parole del ministro Gelmini, che le vittime di questo disegno politico smettano di protestare, perché la protesta è politica e a scuola non si deve fare politica.
La politica, cioè, smantella la scuola pubblica, il Governo attua un enorme licenziamento di massa mai visto prima e nessuno deve protestare. Se è vero che precedenti riforme anche del centrosinistra vanno riviste in alcuni punti, è anche vero che quelle riforme mai hanno prodotto un licenziamento come quello che abbiamo oggi in Sardegna e nell'intero Paese. E il Ministro su questo chiede che non si faccia politica; si metta l'anima in pace il ministro Gelmini come la Giunta regionale, se non ci sarà un'inversione di tendenza, la politica scenderà in campo sempre di più. Usare il cemento impoverito per edificare le fondamenta di un Paese, come sanno bene i mafiosi, è foriero di grandi e immediati guadagni, ma altrettanto bene si sa quale sia l'immane portata dei disastri che a ciò consegue. L'istruzione sono le fondamenta del nostro Paese, non si può prescindere da questo postulato.
In Italia si declassa la scuola pubblica, la si priva di risorse e questa non è una riforma, ha ragione l'onorevole Maninchedda quando dice che c'è bisogno di una grande riforma e questa, spero concordi con me, non è una riforma, anche se si tenta di far passare come tale. Invece questa è l'estrema conseguenza della sottrazione e dei tagli al cordone della spesa. L'istruzione pubblica, per questo Governo, lungi dall'essere una priorità, evidentemente è uno spreco di risorse, uno spreco di risorse a cui porre rimedio. Ma distogliere risorse, ovvero minare le potenzialità delle nuove generazioni, dovrebbe essere un reato, così come è un reato costruire edifici con materiali poveri nel solo intento di risparmiare. Dovrebbe essere un reato, perché la Sardegna ha primati tristissimi in termini di dispersione scolastica, edilizia scolastica e qualità dell'offerta formativa.
Rispetto alla politica di forte sostegno alla scuola e all'istruzione degli scorsi anni fatta dal centrosinistra, a dispetto di tutti gli investimenti in termini monetari, progettuali, organizzativi, di comunicazione e formazione per ovviare ai desolanti dati emersi dall'indagine OCSE- Pisa, state retrocedendo, obbedienti ai diktat del Governo. Ma fate anche di peggio: spianate la strada al Governo. Erano 33 i milioni di euro che la Giunta Soru destinava alle autonomie scolastiche, ovvero in ultima istanza al recupero dei saperi fondanti e delle conoscenze di base. Per prima cosa, Assessore, con lei i 33 milioni diventano 20, più di un terzo in meno, oltretutto, questi 20, di fatto, sono ceduti al Governo. Si vola a Roma non per discutere e aprire una vertenza, ma per offrire a Berlusconi i soldi dei sardi e senza risolvere il problema dei precari, che il Governo, dopo aver utilizzato e sfruttato, getta via.
Il Governo abdica al suo compito e, grazie alla sua abnegazione, Assessore, i contribuenti sardi si sostituiscono a esso e pagano di tasca propria. E' davvero inaccettabile! Un paradosso inaccettabile di cui c'è poco da gloriarsi. E non ci conforta per nulla la sua dichiarazione di ieri, Assessore. Dichiarare di voler rimodulare l'accordo, alla luce dell'evoluzione delle iniziative governative messe in atto, da un lato in materia di welfare per la tutela dei redditi e dell'impiego dei precari, dall'altro in materia di sperimentazione e trasferimento di funzioni alle Regioni, non ci rende assolutamente sereni.
Allora perché non dialogare (chiede Maninchedda), se c'è un accordo in campo? Non si può dialogare anche perché il dialogo, Assessore, l'avrebbe dovuto aprire prima di firmare e di sottoscrivere quell'accordo, non ha cercato il dialogo non soltanto con il mondo della scuola, ma neanche con il Consiglio regionale. Abbiamo appreso dai giornali di quell'accordo e ancora oggi non è possibile verificarne l'esatto contenuto attraverso l'accesso a Internet.
Non ci conforta quell'accordo, con il suo dichiarato atteggiamento di disponibilità ad adattarsi alle iniziative di Governo; lo stesso atteggiamento a cui ho assistito a Ottana, di fronte ai cancelli della Equipolymers, quando l'assessore Farris ha dichiarato: "Ci facciano sapere che cosa intendono fare", e oggi sappiamo cosa intendono fare a proposito della Equipolymers, dimostra l'incapacità propositiva di questa Giunta, che si limita a recepire le istanze e le iniziative degli altri, preoccupata solo di adeguarsi in un modo o nell'altro. Noi vorremmo invece che fosse percorsa la strada della progettualità fattiva e determinata, vorremmo che, per l'istruzione, così come per gli altri settori dell'economia e della società sarda, si fosse in grado di elaborare un progetto che, ricco delle risorse, guardasse al futuro con capacità, intelligenza e lungimiranza.
Tutto questo purtroppo non c'è nell'istruzione, non c'è negli altri settori dell'economia. Eppure l'OCSE prevede che il peggio deve ancora arrivare. Nel 2010 saranno 1,1 milioni senza lavoro in più rispetto al 2007, con contraccolpi più pesanti proprio sui giovani e sui precari. Allora io vorrei sapere dal nostro Presidente, oggi purtroppo assente, come spesso accade, come la Sardegna intende prepararsi ad affrontare questa sfida che ormai nuova non è. Nelle sue dichiarazioni programmatiche il presidente Cappellacci dichiarava: "Parlare di persona, persona con la P maiuscola, significa in primo luogo investire sul capitale umano e in particolare investire sui giovani, sul loro livello di istruzione e sulla loro formazione". "Un elevato" - continuava il Presidente - "e qualificato livello di conoscenza rappresenta, infatti, la condizione essenziale per poter parlare di innovazione adattandola alle nuove tecnologie e investendola poi sull'autonomia scolastica" e via dicendo. Bene, queste sono le parole del presidente Cappellacci, parole sulle quali oggi chiediamo conto visto che i giovani, la conoscenza, l'istruzione, la scuola non sono di fatto nelle sue priorità, dato che, invece che attribuire risorse, le sottrae.
Il centrosinistra aveva, nella passata legislatura, fatto coincidere le priorità del programma, dichiarate, con interventi chiari, forti, sostanziali, oggi sottratti al beneficio delle scuole. Noi vogliamo che si torni a investire sulle autonomie scolastiche e sulla formazione dei docenti, vogliamo che vengano messe a disposizione della conoscenza e dell'istruzione risorse tali da permettere un cambiamento senza precedenti nella scuola sarda, vogliamo risorse che siano un antidoto alla dispersione scolastica e che innalzino la qualità dell'offerta formativa, un percorso intrapreso nella scorsa legislatura, ci teniamo a ricordarlo. La stampa specializzata citava solo l'anno scorso la Sardegna davvero quale Regione guida in Italia sotto questo aspetto - naturalmente la stampa specializzata nazionale, dico - e non basta citare soltanto i numeri che riguardano la dispersione e la soppressione di posti di lavoro importanti, già citati anche dal Capogruppo del P.D.
Ci tengo in particolar modo a citare altri numeri drammatici che riguardano soprattutto i piccoli comuni della Sardegna. Bisogna dire, infatti, che in Sardegna su 377 comuni ben 215 sono delle zone interne o di montagna; sono comuni caratterizzati da un trend di spopolamento che sembra irreversibile, sono comuni in cui difficilmente purtroppo nascono i bambini, sono comuni piagati dall'impossibilità del lavoro e dalle difficoltà della mobilità e da servizi sempre, sempre più precari. Ebbene, in questi comuni, sono 560, di cui 277 dell'infanzia, le scuole sotto i 50 alunni che rischiano di ricadere sotto la falcidia della cosiddetta riforma Gelmini.
Ecco per che cosa si dovrebbe battere, Assessore, si dovrebbe battere per questo. Abbia il coraggio! Per mantenere aperte le scuole nei piccoli comuni. Stia al fianco dei sindaci, Assessore, è una richiesta anche in questo senso, per evitare che lo Stato dismetta, anche in questi piccoli paesi, presidi fondamentali per una qualità della vita accettabile, per evitare anche la desertificazione delle zone interne, per garantire agli oltre 4400 bambini disabili del nostro territorio il diritto al sostegno.
La delibera con cui si formalizza l'accordo tra il Ministero e la Regione non è ancora comparsa sul sito, sino a ieri sera no, perlomeno. Questo ci fa se non altro sperare, così come dichiarato da lei, che probabilmente questa rivisitazione dell'accordo c'è, ma deve esserci nella sostanza, nell'assoluta sostanza. Certo, è una cosa gravissima già la portata dell'accordo stesso, come altrettanto grave è il significato simbolico, perlomeno per chi ha caro il tema dell'autonomia. Per questo…
PRESIDENTE. Le diamo ancora alcuni secondi, onorevole Barracciu, però la prego di avviarsi alla conclusione.
BARRACCIU (P.D.). Velocemente. Noi chiediamo l'annullamento dell'accordo oppure, che è lo stesso, una rimodulazione che compia una svolta copernicana perché la scuola sarda possa davvero riprendere fiducia nel presente, ma soprattutto nel futuro. Abbia il coraggio, Assessore, di rimandare al mittente quell'accordo, di ritirarlo, di aprire un dialogo vero, a partire dal Consiglio regionale, con le parti sociali. Se metterà in campo questo coraggio, noi ci saremo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, chiedo, se è possibile, una sospensione di cinque minuti, rimanendo in aula.
PRESIDENTE. Perché, onorevole Maninchedda?
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Perché avremmo necessità di interloquire minimamente con la Giunta e non voglio essere additato dai colleghi come colui che non ascolta. Vorrei poter parlare con la Giunta di ciò che mi è stato detto. Tutto qua.
PRESIDENTE. I lavori sono sospesi per cinque minuti. Prego i colleghi di rimanere in aula perché riprenderemo immediatamente i lavori.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 33, viene ripresa alle ore 12 e 44.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.
E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
Prego i colleghi di prendere posto per consentire all'onorevole Capelli di svolgere tranquillamente il suo intervento.
CAPELLI (U.D.C.). Signor Presidente, si è definito questo dibattito da qualche collega rituale e non posso che concordare, ma la cosa che salta agli occhi a un attento osservatore e ascoltatore del dibattito è che, per l'ennesima volta, quando si parla di scuola, in questo periodo, quando si parla di sanità, richiamando i diversi interventi fuori da quest'aula, dove ognuno di noi mette al centro della propria azione politica, e tutti i Governi lo fanno, la persona (nel caso della sanità il malato, nel caso della scuola i nostri giovani, la formazione dei nostri giovani), di questo non se ne è assolutamente parlato. Oggi si parla, purtroppo, di scuola per i tagli, dovuti, non dovuti, magari si dovrebbe parlare del perché, da che cosa sono generati nel corso del tempo, la necessità che un Ministro dell'economia trasmette di rivedere la struttura organizzativa e quindi provvedere ai tagli. Così come in sanità, si pensa ai tagli, sempre dal basso, degli ausiliari prima di tutto, di tutte quelle figure cosiddette marginali o intese come marginali, per riequilibrare i conti, però nei nostri convegni e nei nostri dibattiti poniamo al centro la persona, "persona" assente in questo dibattito.
Mi verrebbe da dire ai colleghi dell'opposizione qui in Consiglio regionale che noi potremmo seguire, secondo il vostro schema, quanto è avvenuto nella formazione professionale, quanto avete sostenuto nei tagli alla formazione professionale. Su una cosa concordavamo tutti: non funziona. E' stato un serbatoio per collocazioni politiche, per assunzioni politiche, ma sicuramente è una formazione che non funziona. Bene, voi cosa avete deciso? Avete deciso di tagliarla. Totalmente! Ricordo che feci un intervento in quel caso e cercai di richiamare l'attenzione dell'allora Presidente chiedendo: "Qual è il compito della politica e di un buon Consiglio regionale o di una buona Assemblea legislativa?". "Noto la necessità di chiudere, di eliminare alcuni sprechi, ma siccome dobbiamo pensare anche alle conseguenze sociali di quei tagli, mentre abbasso una serranda devo immediatamente sollevarne un'altra che funga da contrappeso". Questo per il sistema del welfare, per il sistema dell'occupazione, perché non possiamo mandare a casa così, per gli errori del passato, migliaia di persone. Voi avete rigettato quel metodo. L'avete rigettato e vi porterete sempre appresso e sulle spalle la responsabilità di quei tagli indiscriminati senza nessuna proposta alternativa di sostituzione, di miglioramento di quel tipo di formazione.
Così, purtroppo, devo dire, anche in questo caso il Governo centrale sta seguendo le vostre indicazioni. I fatti parlano di tutto questo. La storia dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese ci ha insegnato che i Governi senza idee peccano, cadono sui grandi problemi sociali. Non vorrei ricordarvi Fioroni, l'esperienza di Fioroni nel Governo precedente, credo che la ricordino i precari, credo che la ricordino molto bene tutti gli attori della scuola.
Dicevo, i Governi senza idee cadono sui grandi problemi. Perché? Perché noi non dobbiamo pensare a una riforma seria che metta al centro dell'attenzione la didattica, la formazione del giovane, del bambino, del giovane studente, dell'alunno, dello studente universitario. E' una riforma che non può essere portata avanti dalla parte politica che governa in quel momento. Infatti cosa succede? Che ci ritroviamo ogni legislatura a ridiscutere la proposta di riforma del Governo in carica, che nega la precedente. Ci siamo dimenticati che le grandi riforme sono quelle che durano negli anni, nei decenni, con i dovuti adeguamenti, così ci ritroviamo a dover riparlare ogni legislatura della riforma sanitaria perché chi governa deve controllare e molto spesso queste riforme iniziano non dalla parte giusta, non dalla base di proposta di riforma, ma dai tagli, dalle sostituzioni e quant'altro. Questo è un errore! Noi possiamo arrivare in quest'Aula a una proposta unitaria, nessuno di noi, nessuno del mio partito, dell'U.D.C., pensa che possano essere indiscriminatamente portati avanti i tagli nella scuola, nessuno! L'abbiamo sostenuto, l'abbiamo sostenuto in Parlamento, lo sosteniamo qua e, se dobbiamo andare contro quel Governo, come spesso ci capita, nel confronto costruttivo noi sapremo cosa dire, sappiamo portare avanti le nostre proposte, non necessariamente pregiudizialmente contro.
Abbiamo parlato dei precari della scuola, non abbiamo parlato del personale ATA, per esempio, di quella marea di gente che svolge un servizio essenziale nella scuola. Non so se qualcuno di voi ha letto (purtroppo mi capita di richiamarlo spesso in quest'Aula) il libro di Gian Antonio Stella, La Casta, per intenderci, che richiama con dati straordinariamente efficaci al lettore la situazione della scuola in quell'ambito del personale ATA. Il mansionario si è inventato la "scodellatrice" perché alcuni bidelli, ovviamente per contratto, non possono scodellare il cibo per gli alunni e siamo pieni di dipendenti, di bidelli nelle scuole che non servono, che non fanno nulla! Uno spreco immane.
Ma proprio riferendosi a questo passaggio, il presidente Napolitano, Presidente della Repubblica, ha richiamato la politica a fare i conti nel modo giusto e quindi, indirettamente, mi rivolgo a quanto porta avanti il ministro Tremonti che ha delle ricadute immediate nell'azione del ministro Gelmini, immediate. Qual è la posizione? Bisogna tagliare perché bisogna risanare. Il presidente Napolitano richiama tutta la politica con attenzione a riconquistare e a comprendere, cerca di richiamarci nel comprendere le ragioni della disaffezione, del disincanto verso la politica e per gettare un ponte di comunicazione e di dialogo con le nuove generazioni. Il riferimento a che cosa è? Al fatto che noi continuiamo o, meglio, che questo Governo, come altri Governi, anzi tutti i Governi senza idee che si sono succeduti alla guida del Paese richiamano gli altri ai tagli, perciò segano i precari, tagliano nelle parti deboli della nostra società, tutti i Governi, dimenticando però o facendo una legge così improvvisata il 23 febbraio 2006 dove si riconosce che, in caso di scioglimento anticipato del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, il versamento delle quote annuali e dei relativi rimborsi è comunque effettuato.
Milioni, decine di milioni di euro che producono questo risultato, i soldi del finanziamento pubblico ai partiti per le legislature defunte, quelle che si chiudono anticipatamente si sommano ai soldi del finanziamento pubblico e questo avviene nel 2008, 2009 e nel 2010 perché è prevista la stessa entrata per i partiti per le legislature entranti. Milioni, decine di milioni che portano diversi partiti di destra, di sinistra, da Rifondazione ai Verdi ad A.N., all'U.D.C. stessa, eccetera, ad avere vagonate di milioni per continuare il loro esercizio politico, sostenuti dalle casse dello Stato. Come facciamo a dare una risposta ai precari richiamandoli al fatto che è necessario riequilibrare i conti quando i partiti sono delle...
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, prima dell'intervento dell'onorevole Capelli pensavo che questo dibattito stesse delineando alcune posizioni e anche si cominciasse a fare uno sforzo per capire a cosa può portare. Poi l'onorevole Capelli ha introdotto altri temi, dalla riproposizione del modo con cui si fanno le riforme, immagino, al ruolo di un grande centro che su quelle riforme magari vuole poter dare un contributo.
Io tornerei al tema del dibattito di oggi, credo che ci siano alcune cose dove le posizioni di quest'Aula sono assolutamente nette, divise. Certamente non è nelle nostre possibilità cambiare la riforma Gelmini, sulla riforma Gelmini abbiamo idee profondamente diverse, noi non riteniamo e non crediamo valida una riforma che, per la stessa voce del ministro Tremonti, parte dal presupposto non di colmare le lacune e le differenze nel livello di competenze e di istruzione dei nostri studenti, ma dalla necessità di raggiungere degli obiettivi di contenimento di spesa, 8 miliardi sembra che sia il numero assegnato dal ministro Tremonti da raggiungere complessivamente con la riforma della scuola. Credo che, su quella riforma, non ci sia punto di contatto. Gli stessi dati e indicatori ci dicono che l'Italia è certamente tra i Paesi OCSE più indietro nel campo dell'istruzione, soltanto un ragazzo su due raggiunge il livello di istruzione media superiore, ha un diploma di scuola media superiore, contro il 70 per cento della media OCSE, e la Sardegna è una delle ultime regioni tra le regioni italiane, seconda soltanto alla Sicilia.
Ecco, credo che, su questo punto, su questo aspetto del dibattito, cioè sugli obiettivi della riforma Gelmini, su quelli che dovrebbero essere gli obiettivi invece di una riforma del sistema scolastico che certamente vuole o dovrebbe far crescere le competenze dei nostri ragazzi per restituire loro un futuro migliore, maggiori prospettive di incamminarsi nel sentiero della vita potendo scegliere in maniera autonoma quale lavoro fare, quale attività svolgere, le differenze siano profonde.
Mentre credo che emerga, mi è sembrato dal dibattito in quest'Aula, un punto di contatto che forse può essere più utilmente materia di discussione oggi. Il punto di contatto è che l'accordo del 31 luglio tra Regione e Ministero della pubblica istruzione è un accordo che va rivisto. Lo ammette la stessa Assessora in qualche modo riproponendo una rimodulazione, l'ha richiamato il collega Maninchedda, siamo in disaccordo sulla legge Gelmini e sugli obiettivi della legge Gelmini, su come è stata proposta, non è quella riforma che serve all'Italia, ma su quella non possiamo incidere, concordiamo invece sul fatto che quell'accordo tra Ministero della pubblica istruzione e Regione Sardegna vada profondamente rivisto. E perché va profondamente rivisto? Credo che forse, se vogliamo dare un senso al dibattito in quest'Aula, esso abbia un senso, abbia un merito, Assessore, lei stessa l'ha richiamato, per ora non si era discussa in Aula, cioè nel luogo proprio dove si dovrebbe discutere, la riorganizzazione del sistema scolastico regionale, si è discussa in altre sedi e spesso in quelle sedi non si è allargata la discussione anche alle rappresentanze del mondo della scuola.
Io credo che questo sia un aspetto positivo del dibattito e che sia un elemento di riflessione che va portato perché certamente un accordo col Ministero della pubblica istruzione che imposta un federalismo al rovescio proprio mentre ci incamminiamo a parlare di federalismo fiscale (ne abbiamo parlato con l'assessore La Spisa nei giorni scorsi), che in qualche modo inaugura e propone un federalismo al rovescio dove si riportano competenze in capo allo Stato... Presidente, io le chiederei proprio la bontà di intervenire perchè ci sono alcuni colleghi che capisco debbano discutere, ma il brusio in Aula è veramente insostenibile, poi non utilizzerò neanche i dieci minuti.
Dicevo, io credo che un accordo che non rimetta al centro il tema della qualità del sistema sardo dell'istruzione che, in qualche modo, riporta a competenze, abbiamo parlato della Commissione paritetica che ha la maggioranza di componenti indicati dallo Stato, che affida risorse nostre che avevano una diversa destinazione nell'assistenza degli studenti disabili o nell'allungamento del tempo scolastico, nel combattere la dispersione, nel promuovere attraverso laboratori linguistici e scientifici un miglior livello di competenze (sappiamo che gli indicatori OCSE ci dicono che la Sardegna è tra le ultime regioni d'Italia per competenze scientifiche), ecco che non chiede risorse allo Stato e non chiede allo Stato di fare la sua parte nell'intervenire per la qualificazione del sistema dell'istruzione, ma addirittura affida risorse nostre allo Stato e quindi competenze e risorse, sia un percorso criticabile, non sia utile, non sia corretto, non riporti e non richiami lo Stato alle sue responsabilità, non apre poi una discussione più profonda su quella che deve essere la situazione di una regione come la Sardegna dove chiudere una scuola equivale a chiudere un paese delle aree rurali, delle periferie urbane.
Io credo che questo debba essere il solco sul quale riavviamo il dibattito senza steccati. Condivido il fatto che sarebbe molto difficile e contraddittorio oggi votare una mozione e andare a impegnare l'Assessore su qualcosa quando ancora non sappiamo quello che può essere l'oggetto di questa rimodulazione. Per cui ritengo che sia auspicabile, accoglibile, quello che credo sia un orientamento che sta prevalendo in questa Aula che magari, sentite le dichiarazioni dell'Assessore, si possa rinviare un voto a martedì, magari arricchendo quel voto, lasciando chiaramente ogni parte politica libera di fare le sue scelte, ma arricchendolo nella valutazione delle posizioni secondo quello che succederà oggi e quello che succederà nei prossimi giorni.
Con questo non vogliamo fare un pastrocchio ricompattandoci su cose per le quali non ci possiamo ricompattare perché certamente abbiamo posizioni diverse sul ruolo della scuola e della scuola pubblica in Italia e in Sardegna. Certamente abbiamo posizioni diverse sul ruolo della formazione professionale e sui disastri che ha causato quel sistema della formazione professionale che abbiamo promosso in Sardegna in questi anni. Ma io credo che responsabilmente le forze politiche in quest'aula possano più modestamente concorrere a una rimodulazione di un accordo che, limitatamente a quell'accordo e alle cose su cui quell'accordo può incidere, possa dare risposte migliori di quello esistente, Assessore, diciamoci la verità, assolutamente inadeguato, contraddittorio e anche sbagliato, sbagliato nel principio perché non possiamo andare verso un federalismo alla rovescia dove deleghiamo lo Stato con risorse nostre, dobbiamo fare il contrario semmai. Dobbiamo fare il contrario, chiedere allo Stato risorse per poter arricchire e completare il sistema dell'istruzione in Sardegna.
Quindi, se riportiamo il dibattito all'accordo e se ascoltiamo l'Assessore su quelli che devono essere gli obiettivi di questa rimodulazione, io condivido il fatto che gli obiettivi di questa rimodulazione non devono soltanto tappare i buchi e non possono soltanto affrontare il problema, importantissimo anche, dei lavoratori precari, degli insegnanti precari, che oggi si vedono brutalmente da un giorno all'altro tagliare classi, tagliare posti di lavoro, ma devono trovare un accordo che metta le basi per una rivisitazione, per una riflessione più organica magari del sistema dell'istruzione in Sardegna, certamente l'istruzione pubblica, e degli obiettivi che deve avere questo sistema in una Regione che è agli ultimi posti in Italia, in un'Italia che è agli ultimi posti tra i Paesi OCSE.
Certamente non possiamo che ripartire dagli obiettivi di questo sistema, dalla qualificazione del sistema dell'istruzione e da un arricchimento e un accrescimento delle competenze dei nostri ragazzi. Quindi ben venga questo dibattito, credo che sia stato un merito del Partito Democratico e del centrosinistra averlo sollevato, ma credo che esso possa essere compiutamente concluso arrivando a un ordine del giorno (che ci veda anche discuterlo e possibilmente condividerlo) e, aspettando le risposte dell'Assessore, giungere magari a martedì per un esito definitivo.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera De Francisci. Ne ha facoltà.
DE FRANCISCI (P.d.L.). Presidente, Assessori, colleghi, entrando nel merito delle polemiche anche aspre che in questi giorni hanno caratterizzato questo difficile avvio di anno scolastico, credo sia opportuno, anche alla luce dei tanti interventi sentiti sin qua, fare alcune riflessioni. I momenti di crisi possono essere affrontati in due modi: o subendoli e con essi tutte le conseguenze che si portano appresso e li caratterizzano o affrontandoli attivamente per farli diventare momenti di crescita e di rilancio. Anche la situazione della scuola in Sardegna come nel resto d'Italia, è stato detto più volte questa mattina, attraversa un processo di crisi che ormai da decenni ne ha caratterizzato le alterne fortune. Non esiste nuovo giorno d'apertura di anno scolastico in cui i media non riportino all'attenzione tutti i problemi fatti il più delle volte da inadeguatezza di mezzi, strutture, risorse.
Io da giornalista ho seguito, ho fatto la cronaca di decine di sit in e di manifestazioni contro il Ministro di turno, sia esso Berlinguer, Moratti, Fioroni, Gelmini, con conseguenze in termini negativi sulla preparazione dei nostri figli chiamati un domani a essere protagonisti dello sviluppo della nostra Regione.
I principali osservatori internazionali, lo dicevano anche i colleghi poco fa, quelli della scuola, considerano quella italiana al di sotto della media dei principali partners europei e occidentali. Abbiamo parlato molto di questo in Commissione ottava, in questi mesi abbiamo affrontato, da maggio ormai, il tema della scuola, il presidente Dedoni ne è testimone. Persino Paesi fino a poco tempo fa considerati del terzo mondo, quali l'India, vantano oggi livelli di qualificazione e di eccellenza che li pongono senza dubbio all'avanguardia sulla scena internazionale col risultato che i tassi di crescita economica di tali Paesi conseguenti alla principale fonte di promozione dello sviluppo, la valorizzazione appunto delle risorse umane, cui faceva riferimento l'onorevole Capelli prima, sono di gran lunga superiori al nostro. Lo Stato italiano spende per la scuola, rispetto ai nostri pari concorrenti occidentali, troppo e male.
Sono queste le considerazioni che sono state poste a base di recenti interventi a opera del ministro Gelmini e del Governo Berlusconi così come evidentemente fecero il presidente Prodi e il ministro Fioroni. L'onorevole Maninchedda ha definito quella riforma "un disastro", ieri sono stati diffusi i dati relativi a quel periodo, non è certamente con una guerra tra poveri che ci si consola, però insomma 1200 furono i tagli un anno, 900 furono negli anni successivi, nella riforma Fioroni. Dobbiamo costruire le premesse per una scuola realmente formativa e al passo con i tempi, su questo credo siano d'accordo tutti, capace di accompagnare la crescita dei nostri figli in modo che un giorno non possano sfigurare nel confronto con i loro coetanei di tutti gli altri Paesi del mondo occidentale. Ha ragione l'onorevole Capelli quando dice che in quest'aula stamattina si è parlato molto di scuola e poco di studenti; la sfida sul mercato globale la si vince innanzitutto ponendo in campo i migliori strumenti per la valorizzazione delle risorse umane, è l'uomo infatti con le sue capacità e la sua intraprendenza a dare senso e valore ai beni presenti in questa terra. E tanto più avanzata è la sua formazione, tanto più efficaci saranno le conseguenze sui risultati di crescita economica della società in cui si opera.
Certo, nei momenti di crisi occorre innanzitutto cercare di salvaguardare i livelli occupativi come sa bene l'assessore Baire, ma occorre farlo dando una vera valenza di utilità e crescita al lavoro. Occorre farlo in maniera intelligente come peraltro stiamo già operando. Lo richiede innanzitutto la stessa dignità di chi lavora, di chi si impegna concretamente e fattivamente per il raggiungimento dei risultati a cui tutti siamo chiamati a contribuire, possibilmente insieme, colleghi, senza lacerazioni, posizioni differenti, steccati, strumentalizzazioni, ce ne sono state tante in queste settimane, e occorre partire da una seria analisi e riflessione su quelli che sono considerati i punti di debolezza per trasformarli invece in momenti di spinta e di forza.
In questo senso occorre interpretare il rapporto con lo Stato, anche nel settore della formazione scolastica e culturale, utilizzare ogni risorsa a nostra disposizione per colmare necessità, ritardi, mancanze e limiti. Ho qui un elenco di come le altre Regioni d'Italia si sono comportate, in maniera molto simile alla Sardegna, però evidentemente penso che tutti siate al corrente di questo quindi vado oltre. La Sardegna deve fare la sua parte sfruttando al meglio le risorse economiche e umane, utilizzando questo momento di crisi come un'opportunità per dare risposta ai problemi che ci trasciniamo da decenni. E' stato più volte richiamato. L'assessore Baire, la Giunta, il P.d.L. e questa maggioranza hanno interpretato l'esigenza predisponendo e proponendo la discussione di alcuni provvedimenti, di alcune proposte, volte ad affrontare concretamente alcuni aspetti ancora irrisolti in tema di scolarizzazione e di formazione continua.
Ecco perché l'intesa Gelmini-Baire, pur con qualche rimodulazione, con qualche apertura che è stata data ieri dalla Giunta, deve essere considerata un punto di partenza importante. Partiamo dal concetto forte che le attività scolastiche ottengono maggiori risultati in un ambiente sociale in cui formazione e cultura spingono alla crescita delle nuove generazioni e che sviluppo e qualità della vita dipendono dal livello complessivo di formazione di un'intera società. I numeri ci dicono che abbiamo delle potenzialità per porre in essere un processo capace di dare un impulso diverso alla società sarda, proprio partendo dalla nostra scuola. Tutto è perfettibile, colleghi, però davvero è ingeneroso non riconoscere che questo accordo è stato fatto con l'obiettivo di aiutare centinaia di famiglie sarde.
Voglio chiudere con l'auspicio di Monsignor Ignazio Sanna, arcivescovvo di Oristano, che nei giorni scorsi ha voluto rivolgere un invito agli studenti che iniziavano l'anno scolastico, ma evidentemente era un invito rivolto a tutti, soprattutto alla classe politica. Il senso è che per una buona istruzione serve l'impegno di tutti, come dicevo prima, evidentemente senza strumentalizzazioni, lacerazioni e posizioni di parte. Non bisogna arrendersi al pessimismo. Questo è il senso dell'intervento di Monsignor Sanna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, diciamo che l'anno scolastico, che è iniziato ieri, sicuramente non si è aperto sotto i migliori auspici, con il clima sereno che invece meriterebbe. In Sardegna, oltretutto, alla drammaticità della crisi del settore industriale, della chimica, dell'agricoltura, dell'edilizia, come di tutti i settori produttivi, aggiungiamo anche la perdita di oltre duemila posti di lavoro nel sistema della scuola. Anche sui posti di lavoro che stiamo perdendo, bisogna fare finalmente verità, bisogna dirle tutte le cose, perché a fronte - è vero - di 560 precari che non vengono confermati sul posto, come ci dice il dottor Pietrella in audizione, abbiamo però anche 250 o 300 unità del personale ATA precario che non viene riconfermato, abbiamo anche oltre mille pensionamenti; sono complessivamente duemila posti di lavoro del sistema scuola che in Sardegna non ci sono più. Oltre a dire tutto ciò, dobbiamo fare anche un'operazione verità sui numeri, perché se ne raccontano tante: nel sistema scuola mancano duemila posti di lavoro. E' di questo che stiamo parlando. E duemila posti lavoro mi sembra che meritino senz'altro attenzione, senz'altro una grande mobilitazione, meritino senz'altro, Assessore, l'unità di intenti che lei ieri ha auspicato in audizione, meritino l'apertura di una vera e propria vertenza con lo Stato, perché è il Governo la nostra controparte. Mentre la Regione, tutta la Regione, tutto il sistema Regione deve essere a fianco e dalla parte delle famiglie, degli studenti, del personale della scuola, dei precari, deve essere con loro.
Mi soffermo un attimo sui precari. Ormai, l'ha detto qualche collega quando è intervenuto, il fenomeno ha assunto i contorni di una vera e propria emergenza sociale. Il Governo sta mettendo in campo il più grande licenziamento di massa della storia. E non si tratta di persone che lavorano da alcuni mesi e magari vengono definiti precari giusto perché c'è in campo un processo di stabilizzazione, no, stiamo parlando di professionisti che lavorano anche da oltre vent'anni e che improvvisamente si trovano senza lavoro. Lo Stato sta trattando la scuola come una qualsiasi altra azienda, taglia i rami secchi, taglia i settori che ritiene non siano produttivi.
Ma attenzione, anche qui dobbiamo fare un'operazione verità, perché è vero adesso dire che è un processo iniziato da anni, ma l'operazione verità è anche quella di dire che, negli ultimi otto anni, voi avete governato per sei anni, è questa l'operazione verità. L'operazione verità è anche quella di dire che comunque il precedente Governo aveva messo in campo un piano di assunzione di 150 mila precari, di cui 75 mila sono stati assunti, per gli altri lo scioglimento anticipato della legislatura non l'ha consentito, questo Governo ne ha assunto 10 mila, sui 150 mila che erano stati programmati. Aveva messo in campo, il precedente Governo, un piano di aggiornamento per gli insegnanti, per oltre 300 milioni di investimento, non se n'è fatto nulla, insomma, sarebbe lunga la storia, comunque è bene che non confondiamo neanche le responsabilità.
Quelle che sta mettendo in campo questo Governo sono scelte scellerate e sono quelle che stanno alla base di una situazione che è diventata e sta diventando esplosiva. Sono le scelte sul maestro unico, che è stato bocciato dalle famiglie italiane; checché ne dica il ministro Gelmini, solo il 2 per cento delle famiglie ha scelto il maestro unico. Oppure il presunto aumento del tempo pieno. Il presunto aumento del tempo pieno maschera invece il ritorno all'ormai dimenticato, defunto e accantonato doposcuola, che non è la stessa scuola del tempo pieno, è solo un parcheggio per i ragazzi, è un'altra cosa. Per non parlare poi dell'inglese nella scuola elementare: sono stati soppressi in tutta Italia oltre 12 mila posti di lavoro di insegnanti specializzati, agli insegnanti unici si pretende che, dopo 150 ore di formazione, diventino tuttologi e possano anche insegnare l'inglese alle nuove generazioni. Quindi, ho paura che, alle tre "I" di berlusconiana memoria, bisogna sommarne un'altra, la "I" di "Ignoranza" che sta aggiungendo nella scuola italiana il Governo Berlusconi, perché sta impoverendo la qualità dell'offerta formativa; noi non possiamo diventare complici.
Queste scelte avranno effetti devastanti anche sulla scuola sarda. I parametri OCSE, l'hanno ricordato molti colleghi, ci collocano ben sotto la media del resto d'Italia. Noi pensiamo che la nostra situazione insediativa e quella demografica debbano indurci a pretendere per la Sardegna parametri specifici di dimensionamento della nostra scuola, di offerta formativa, non possono essere gli stessi parametri del Nord Italia. Anzi, ritengo che la nostra situazione demografica, il nostro calo demografico, il nostro spopolamento devono indurci a imporre parametri diversi, non deve essere il calo demografico lo strumento, il paravento dietro il quale ci nascondiamo, o nascondiamo i tagli nelle scuole. Anzi, la scuola deve essere e deve rimanere in certi comuni (come è stato in questi anni e per decenni, l'ultimo e l'unico presidio dello Stato) il presidio che deve contrastare lo spopolamento, la soppressione di quel presidio non deve essere invece mascherata e giustificata con lo spopolamento.
Ecco perché, Assessore, io le ho detto anche in Commissione che questo accordo non ci convince. Non ci convince perché non tratta nello specifico le nostre questioni, non ci convince il fatto che destiniamo 20 milioni che erano già della scuola senza che lo Stato metta una lira, un centesimo di euro più che una lira. Io penso che stiamo impoverendo il nostro sistema scolastico regionale. L'anno scorso avevamo 30 milioni di euro destinati alla scuola sarda, quest'anno ne abbiamo 20 milioni, però ci vengono a mancare anche le risorse che venivano dallo Stato per pagare quei duemila posti di lavoro che mancano e la scuola sarda complessivamente comunque si impoverisce. In questo accordo non ci sono risorse dello Stato, non ci sono impegni veri dello Stato nei confronti della Sardegna.
Quindi, noi abbiamo accolto in maniera positiva la dichiarazione della Giunta sulla disponibilità a una rimodulazione dell'accordo e anche negli interventi che si sono levati da questi banchi in quest'aula c'è un'apertura di credito nei confronti della Giunta, noi non chiuderemo la porta al dialogo mettendo ai voti la mozione, l'hanno annunciato anche i colleghi, andremo a vedere quali saranno i termini di questa modulazione. Noi non ci sottraiamo al dialogo, la mozione ha avuto il pregio di portare il dialogo in quest'Aula, ha avuto il pregio di consentire ai consiglieri di concorrere con le proposte, con la propria sensibilità, alla scrittura dell'accordo. Mi rammarico che non ci abbiate consentito di fare la stessa cosa in altri momenti, c'è stato l'appello dell'onorevole Maninchedda al dialogo, al concorso, al confronto, io ricordo solo che, a chiusura dei lavori estivi, con un blitz è stata fatta una riforma mascherata, una falsa riforma della sanità senza che ci sia stato consentito di confrontarci.
Ecco, io chiedo, vi chiediamo anche un atteggiamento lineare da questo punto di vista, confronto sempre, noi non ci sottraiamo, non vogliamo sottrarci, ci attendiamo che, nell'accordo, si affrontino con rigore e serietà i veri nodi e i problemi specifici della scuola sarda.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai . Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Signor Presidente, assessori, colleghe e colleghi, il mio intervento sarà breve. Desidero intervenire anche per dimostrare interesse verso questo importantissimo problema che viene affrontato nell'Aula. Dico subito che nessuno mette in discussione che i problemi della scuola sarda siano specifici e contemplino anche il fatto che non abbiamo purtroppo ancora una legge sull'istruzione, c'è un sistema, quello attuale, che sta subendo grandi mutamenti ma ritengo di riprendere questa osservazione, fatta da altri: appare ineluttabile considerare che purtroppo non ci sono risorse inesauribili per far fronte alle spese davvero ingenti che caratterizzano questo settore.
Si possono però fare osservazioni, condivise, sui parametri adottati a livello nazionale e sui problemi relativi alla scuola nelle nostre zone interne e allo spopolamento. A questo proposito, ritengo che occorra però dire che ci sono oltre 400 classi con meno di 15 alunni, quindi non è vero che non sono state applicate deroghe a quelli che sono i criteri nazionali; occorre dire ancora che i tagli non hanno inciso sull'assetto organizzativo e strutturale delle scuole di tutti i territori, salvo qualche sporadico caso di pluriclasse come quello segnalato dall'onorevole Espa su cui certamente è doveroso e opportuno intervenire. Esistono gli ammortizzatori sociali per gli insegnanti precari che, nell'anno scolastico 2009-2010, resteranno in carica e non si deve dimenticare che gli uffici del Provveditorato sono scoperti del 66 per cento rispetto all'organico effettivamente necessario a riprova che ci troviamo davanti a una crisi generalizzata di un intero settore.
Il protocollo d'intesa firmato a Roma dall'assessore Baire è stato un primo passo importante seguito dall'incontro recente del presidente Cappellacci e dello stesso Assessore con il ministro Gelmini a Roma durante il quale si è convenuto sull'opportunità di rimodulare l'accordo stesso nell'ottica dell'apertura. Ritengo che l'Assessore potrà confermare l'apertura e naturalmente dialogo e necessità di recepire proposte, come sollecitato in particolare anche dall'onorevole Maninchedda nel suo intervento.
Sono iniziative in atto, in evoluzione, da un lato in materia di welfare per la tutela dei redditi e dell'impiego di precari, dall'altro in materia di sperimentazione e trasferimento di funzioni alle regioni, così configurate in alcuni degli accordi stipulati con altre regioni dopo la data del taglio. Quindi, migliorare, implementare, arricchire questo accordo, anche alla luce delle proposte pervenute in Aula, penso che sia una delle opportunità che l'Assessore saprà cogliere, in particolare per quanto riguarda il coordinamento delle politiche scolastiche nazionali e regionali, questo nello spirito di una valutazione dell'accordo, infatti la prima preoccupazione è stata quella di tutelare appunto i redditi dell'impiego dei precari. Il fatto poi che saranno consultate le forze sindacali e le stesse autonomie scolastiche sottolinea la sensibilità che esiste nei riguardi di questo delicato momento che attraversa la scuola sarda, si darà vita a una cabina di regia che supporterà l'elaborazione dei progetti, avremo l'attribuzione di un punteggio per i precari, siamo in sostanza davanti a un percorso in itinere che potrà essere sicuramente perfezionato come già ha dimostrato la Giunta nell'ultimo incontro tenuto appunto a Roma.
Non ci sono dubbi quindi, a mio parere, sulla volontà di questa maggioranza di adoperarsi al meglio per ridurre il più possibile, per il mondo scolastico sardo, l'impatto negativo dei tagli alla scuola che sono stati imposti a livello nazionale, nella stessa direzione, conformemente agli obiettivi di Lisbona, e per valorizzare e sviluppare il capitale umano nell'Isola in questa legislatura, al fine di migliorare la qualità complessiva del sistema scolastico regionale per mezzo di una più efficace offerta integrata di istruzione e di formazione. Anche in considerazione dell'alta dispersione scolastica che caratterizza la Sardegna e che è sempre in aumento, è di tutto rilievo il fatto che, già nell'accordo di luglio, che prevedeva un diffuso potenziamento dell'offerta di istruzione e formazione, anche attraverso programmi specifici di recupero dell'abbandono scolastico, sono state adottate appunto queste linee di intervento. Nessuno potrà negare quindi che esista da parte della maggioranza e dell'Assessorato della pubblica istruzione la volontà precisa di adoperarsi in ogni modo per determinare l'innalzamento del livello della qualità della scuola in Sardegna attraverso specifiche attività didattiche.
E' con tale spirito che la Giunta si è adoperata a stanziare per l'annualità 2009-2010 la somma di euro 20 mila ai sensi della legge regionale 29 maggio 2007. Occorre dire a questo proposito che verrà utilizzata naturalmente con congruità, attenzione e severità e penso che debbano essere fatte anche delle osservazioni circa i precedenti interventi, quello per l'anno scolastico 2007-2008 in cui, a fronte di un contributo assegnato di 29 milioni di euro, ne sono stati utilizzati 19 milioni 395 mila; in quell'intervento vennero però coinvolti 4319 professionisti esterni al mondo della scuola, questo per dire che il nostro intervento previsto sarà naturalmente più severo anche sotto questo profilo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, onorevoli colleghi, Assessori, la scuola è un bene prezioso, penso, al cospetto del bene della salute, uno dei cardini fondamentali e dei principi fondamentali e credo che ci debba tenere uniti. Si è spesso in questi giorni parlato, anche in quest'Aula, di crisi del comparto scuola, io credo che sia un termine che non si addice, che non si può usare appunto per il comparto scuola: il comparto scuola non è un prodotto che va fuori mercato, parliamo di uomini, si è parlato di mettere al centro dei nostri discorsi gli uomini, gli uomini del futuro peraltro, le nuove generazioni. Noi andiamo a incidere sulla fascia dei nostri ragazzi, dei giovani e quindi di una fetta importante della futura società alla quale non possiamo addurre problemi di crisi, non esiste che questo termine sia usato e abusato per discutere sulla scuola.
Non è possibile, appunto, che uno Stato solidale gestisca la formazione dei propri amministrati con mera ripartizione ragionieristica; vi sono delle cose alle quali uno Stato solidale non può anteporre altri argomenti, se non quelli di ottenere il massimo possibile per questa funzione, perché appunto abbiamo a che fare con le future generazioni. Allora, è pur vero che la diminuzione degli alunni porta inesorabilmente a una contrazione delle classi, ma se poi aggiungiamo anche l'accorpamento degli istituti scolastici e di conseguenza chiaramente delle classi, il dramma per i precari diventa insuperabile. Mentre devo sottolineare il grande forzo che questo Consiglio ha profuso per il precariato in generale con il collegato che abbiamo discusso nei giorni scorsi, un risultato importante che dà speranza e che dà prospettive di vita a molti giovani che, da questa nostra decisione, attendevano concrete risposte.
Questo spirito solidaristico non può venir meno proprio nella scuola: il precariato scolastico, credo che a tutti sia noto, non nasce ieri, ci sono insegnanti precari da anni, che hanno consolidato la propria vita nell'attesa del passaggio in ruolo che, a queste condizioni, purtroppo non avverrà mai.
In questa occasione mi pare corretto riportare all'attenzione del Consiglio anche le preoccupazioni di molti insegnanti di ruolo, perché non è solo un problema di insegnanti precari. Ricordo che molti insegnanti di ruolo non sono più certi di mantenere le loro sedi in quanto l'accorpamento degli istituti e delle classi ha contribuito a far saltare molte sedi e molte cattedre degli insegnanti considerati stabili e quindi hanno ripreso la mobilità con l'assegnazione di cattedre in più sedi.
Con questa riforma lo Stato pone molti alunni a grave rischio di sicurezza, già sono numerose le scuole non in linea con le norme sulla sicurezza appunto, ma l'accorpamento delle classi ha prodotto un'altra anomalia, cioè la formazione di classi con numerosi alunni in aule non adeguate, perché l'aumento degli alunni spesso non coincide con la capacità e la superficie idonea per la sicurezza degli alunni. A questa grave anomalia si somma il non rispetto del numero degli alunni per classe nel caso di presenza di portatori di handicap: non c'è più rispetto, è di tutti i giorni, parlo con dati di fatto, conosco personalmente situazioni in cui ci sono 23 o 25 alunni e la presenza di un portatore di handicap, oppure laddove si riesce a stare sotto i 20 ci sono due portatori di handicap; è difficile poi garantire la qualità della formazione. Chiaro è che, con queste anomalie, è vero che si economizzano risorse come ho detto prima, ma chi è in grado di quantificare i danni formativi che i nostri ragazzi subiscono? Danni che immancabilmente si ripercuotono nella nostra comunità regionale. L'accorpamento delle classi e degli istituti porta allo sradicamento dalle proprie comunità dei ragazzi in una fase delicata della loro crescita con grave danno al tessuto culturale che, nelle nostre comunità, trova ancora le proprie radici e la specificità regionale.
Pertanto condivido l'invito dell'onorevole Maninchedda perché la mozione si trasformi in opportunità di dialogo e di nuova intesa, per una scuola sarda che non contrasti con quella nazionale ma che acquisisca quegli spazi di sperimentazione e di caratterizzazione, che crei valore aggiunto alla cultura nazionale e recuperi la propria identità. Certamente partendo dal recupero della lingua, la Regione può concorrere a sostenere il tempo scuola con progetti che consentano allo Stato di trasformare il precariato in stabilizzazione definitiva; le nostre risorse devono supportare, devono essere utilizzate per supportare la stabilizzazione del precariato, non pagarlo, perché questo è compito dello Stato, ma finanziare le attività del tempo pieno e le attività extrascolastiche che utilizzano i docenti in formazione aggiuntiva per i ragazzi in difficoltà, invece di utilizzare i voucher dell'INPS che possono invece essere utilizzati per la disoccupazione che purtroppo è ancora in crescita; sono dati anche di oggi sulla stampa.
Allora, alla luce anche di quest'ultimo aspetto, pongo all'attenzione di questo Consiglio quest'ultimo dramma che ha colpito la Nazione e la Sardegna tutta, con la morte di Matteo. Credo, anzi sono certo che, se cominciassimo a responsabilizzare le Nazioni in difficoltà, ad aiutarle non con gli eserciti, dati di questi giorni parlano di un'enorme quantità di danaro che avrebbe potuto realizzare ospedali e scuole in tutta Italia, cominciando ad attivare una corretta cooperazione internazionale che ponga in relazione gli uomini e le loro culture, avremmo risorse sufficienti per una scuola che punti realmente alla formazione dei cittadini, ove le scuole del paesino di montagna con pochi alunni, non assurga a scandalo se si decide di garantirne il funzionamento e quindi l'istruzione dei pochi alunni presenti. In questa maniera, credo che contribuiremo in maniera fattiva ad arginare lo spopolamento dei centri minori perché, sinché si mantengono le scuole primarie, oltre che dare dignità alle piccole comunità, si legano le famiglie al luogo e radica, come detto, la cultura e la speranza che i giovani, dopo il percorso formativo, anche lontano dal proprio paese, tornino nei luoghi natii con il bagaglio formativo; del resto questo Consiglio stanzia fondi perché i nostri giovani possano recarsi all'estero, acquisire informazioni e poi tornare nel luogo natio, anche in quei piccoli centri, per essere protagonisti di una nuova rinascita.
Io credo che questo potrà avvenire se noi sapremo utilizzare le nostre risorse per il bene delle nostre comunità, per il bene dei nostri figli, e credo che la Sardegna possa giocare un ruolo importante anche sotto il profilo del grande arricchimento culturale della Nazione.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, Assessore, consiglieri, il pregio del dibattito odierno è che si è superato l'argomento che era inserito come cardine di discussione, cioè l'accordo siglato tra il ministro Gelmini e l'assessore Baire, che riguardava però un solo campo, quello dell'utilizzo dei 20 milioni di euro per far sì che i precari della scuola trovassero in qualche modo una tutela. Il pregio, dicevo, è quello di aver allargato il ragionamento alla scuola nel suo complesso, verificando se la scuola italiana, e in particolare quella sarda, risponda alle esigenze di un popolo che ha la necessità di costruirsi un futuro attraverso i giovani che apprendono nella scuola.
Ora, credo che si sia enfatizzato, più di quel che si doveva, l'accordo Gelmini-Baire, tenendo a mente che qualche preoccupazione l'ha creata piuttosto il dibattito nell'ultima fase dei lavori del Consiglio, prima delle ferie estive, quando si discuteva di come utilizzare i 20 milioni di euro, c'era qualche preoccupazione: vivaddio il Consiglio ha saputo inserire, all'interno del collegato, delle opportunità e dei precisi vincoli di utilizzo, facendo scemare quelle preoccupazioni che da alcune parti sindacali sono pervenute. Pur tuttavia io non parlo di modifica o di varianti sull'accordo Gelmini-Baire, ma dico che va allargato a un discorso più ampio di quello che interessa la scuola sarda, un confronto Governo-Regione, e mi parrebbe vedere tutto questo Consiglio unito in un dibattito che certamente tocca numerosissimi cittadini sardi che possono perdere il posto, vorrei dire che duemila e rotti erano quelli che hanno visto questo Consiglio unito nella difesa della chimica in Sardegna, e oltre duemila sono quelli che vedono la scuola sarda perdenti posto.
Noi dobbiamo trovare soluzioni di concerto con il Governo, in prospettiva, ma vi è la necessità di ricordare che questa crisi viene da lontano, è troppo facile, troppo comodo, dire che è l'ultimo Ministro quello che ha deciso di sbaraccare la scuola. Già trent'anni fa si è iniziato, colpevolmente da parte delle forze politiche, ma anche delle organizzazioni sindacali, ad accettare che ci fossero degli accorpamenti in classe formando classi numerose come se fossimo nel Lombardo-Veneto, dimenticando che la Sardegna orograficamente, per viabilità, per trasporti, è un'altra cosa, è un'altra entità. Poi hanno continuato tutti i Ministri di qualunque colorazione. Vorrei ricordare: Berlinguer, Di Mauro, Moratti, Fioroni, Gelmini oggi. Ma non è una riforma quella della Gelmini, è una prosecuzione di un'attività che Ministri di altri Governi hanno iniziato, non è una cosa che avviene oggi, è una continuazione. Basta vedere i dati, basta considerare quello che abbiamo visto passare nella scuola nazionale di questi tempi.
Ecco dove dobbiamo avere un confronto serio con il Governo, ecco dove bisogna incidere anche per modificare sostanzialmente quella che è la scuola in Sardegna. Non possiamo accettare che si faccia una considerazione, che si parli di 19 alunni per classe, come se le classi fossero tutte uguali; a me risulta che ci siano classi con minimo di 26, quando hanno potuto accorpare, ma anche di 27 e di 28 fuori dalle norme.
Allora bisogna considerare quale applicazione ha avuto in Sardegna la direttiva della Gelmini. Bisogna considerare che, dei perdenti posto, sono anche i posti non coperti dei pensionati, circa 1200, dei 250-300 ATA, oltre i 560 che sono perdenti posto effettivi in quest'annualità.
Però non si poteva enfatizzare come si è enfatizzato questo protocollo, vi sono momenti significativi di dibattito interni al Consiglio e di supporto al Governo regionale perché si vada a un dibattito serio, proficuo e profondo con il Governo nazionale. Ricordando proprio le peculiarità della nostra Isola.
Si è detto che si è parlato poco dei fruitori della scuola, ed è la verità. Noi dobbiamo considerare che la scuola dà un servizio, il servizio è educare, far crescere civilmente e socialmente e inserire economicamente il giovane nel mondo del lavoro, è un percorso. Se lo si fa bene, come si diceva in altri tempi, il maestro era considerato il primo operatore della Repubblica o del Regno, anche allora c'erano queste considerazioni. Quindi andava remunerato giustamente; probabilmente la scuola nazionale ha qualche difetto, quello di non remunerare bene i docenti, ma facendo sì che i docenti siano valutati come valutato deve essere il sistema, non per quanti promuove o quanti boccia, ma per considerare che cosa proficuamente si realizza nel cursus educativo, quali sono i risultati effettivi che il nostro Paese ha dall'avere dato un'educazione proficua ai nostri giovani, che sono la futura classe dirigente, che sono coloro i quali hanno il futuro davanti e a cui noi ci dobbiamo affidare.
L'onorevole Ben Amara, che è andato via, ha letto la sua predicuzza forse fatta prima di conoscere anche quelli che erano gli intendimenti di un dibattito più articolato, ha pensato che si possa ragionare solo in termini ideologici. Io credo che bisogna essere laici nel vero senso della parola, nessuno in questa Aula credo voglia togliere niente alla scuola pubblica, anzi la scuola pubblica deve essere la prima da mantenere in tutta la sua essenza. Ma non si può neanche andare a combattere chi ha dato un servizio alternativo o chi può offrire servizi alternativi. Anche perché è occupazione anche quella. Allora se si è laici, non si guarda con occhi ideologici verso la scuola, si cerca di trovare insieme un punto d'arrivo, che è quello importante, quello di offrire educazione in maniera proficua per far crescere dei cittadini degni di questo mondo per il domani.
Certo nella scuola sarda va rivisitato l'insieme delle applicazioni delle regole: prima di tutto bisogna considerare il fatto che abbiamo meno natalità, meno figli e quindi ci sono condizioni oggettive per cui, non avendo dei ragazzi, si riducono il numero degli insegnanti; ma è anche vero che bisogna applicare per la Sardegna tutte le eccezionalità previste. Dove si dice che minimo 500, massimo 900 alunni per plesso scolastico o per autonomia scolastica, è vero anche che, per le comunità montane e per le zone svantaggiate, c'è un minimo di 300 e un massimo di 500.
Qual è l'applicazione che si è avuta in questa circostanza? Mi pare che si siano rispettati meno i parametri dove c'era una passività e si sia piuttosto sviluppato nell'accorpamento e nell'accentramento. Il tempo sfugge e quindi non è consentito entrare nel merito. Ma credo che ci saranno momenti di dibattito in cui potremo entrare e credo che uno di quei momenti sarà quello per cui affideremo un percorso, una strada, una tavola, nei confronti dell'assessore Baire, perché faccia un serio confronto con il Governo nazionale per chiedere legittimamente una piena autonomia, dove è possibile, il massimo...
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.
Sospendo i lavori e convoco una breve Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 48, viene ripresa alle ore 13 e 59.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori proseguendo con la discussione della mozione numero 19.
E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Sarò molto breve. Intervengo solamente per dare qualche dato che venga un po' in aiuto alla situazione anche tutto sommato costruttiva che si è venuta a creare in quest'Aula e che credo l'assessore Baire sicuramente chiarirà in maniera più dettagliata.
Volevo soltanto precisare una cosa che sanno tutti, che il problema del precariato in Italia, come è già stato detto, data da circa trent'anni, non è certo cosa delle ultime settimane o degli ultimi mesi. La Gelmini non ha fatto altro che certificare quelli che sono gli esuberi e, in Sardegna, mi risulta che gli esuberi siano 1692. Quindi, a questo punto, l'accordo che è stato fatto con il Ministero della pubblica istruzione dal nostro assessore Baire ha raggiunto il risultato di poter ottenere il famoso "punteggio" per i precari, a fronte di un utilizzo di 20 milioni di euro per poter impiegare una quota di persone che dovrebbe essere addirittura superiore alle duemila unità. Quindi, le risorse che ci sono per affrontare questa emergenza sarebbero sufficienti per circa 2200 precari.
Questo per affrontare l'emergenza. Poi, certo, finita l'emergenza, sono d'accordo, bisognerà sedersi attorno a un tavolo per cercare di trovare una soluzione possibilmente comune, possibilmente condivisa per creare i presupposti per una scuola di qualità e di livello che credo la Sardegna si meriti. Però ho voluto dire questo per cercare di sgombrare il campo dalla facile demagogia, perché il problema dei precari è un problema purtroppo atavico.
Voglio dare altri due dati e poi ho finito. Il primo riguarda il fatto che sono stati immessi in ruolo, nel 2009-2010, 242 nuovi docenti; l'altro dato si riferisce alle supplenze annuali, devo dire che sono state confermate 889 supplenze. Tutto ciò a dimostrazione che l'accordo, portato avanti e chiuso dal nostro assessore Baire, tutto sommato serve in maniera efficace ad affrontare l'emergenza occupazionale dei nostri precari, però deve essere chiaramente una base, un punto di partenza per poter fare un accordo sicuramente di prospettiva e che venga incontro alle esigenze dei nostri precari e della nostra scuola, anche perché, e credo di interpretare comunque la volontà del Gruppo che rappresento, noi siamo a favore della scuola pubblica senza "se" e senza "ma".
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà. Poiché è assente, è decaduto.
E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Assessore, lei, credo anche facendo bene, ha rivolto il suo messaggio... non c'è l'Assessore?... ha rivolto il suo messaggio dicendo nel titolo: "Il sapere è il nostro tesoro più grande"; non si può che essere d'accordo con questa affermazione. Mi spiace, perché so che c'è la replica dell'Assessore, quindi, magari mi siedo...
PRESIDENTE. Onorevole Diana, la stiamo facendo chiamare. Prego, onorevole Diana. Il tempo sta ripartendo.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Assessore, mi dispiaceva parlare di lei in sua assenza. Lei, stamane, rivolgendo il suo messaggio agli studenti ha definito il sapere il nostro tesoro più grande; non possiamo che essere d'accordo con lei, le chiediamo, ovviamente, di essere consequenziale con questa affermazione. Stamane, in quest'aula, è echeggiato di tutto.
Io, per formazione, evito di fare riferimenti al passato o di puntare il dito addosso a responsabilità pregresse. Credo che noi abbiamo la responsabilità di affrontare i problemi che stanno dinnanzi a noi, in quest'oggi. Io non voglio, come hanno fatto altri colleghi, con puntualità quasi maniacale, ricordare a lei, che credo conosca, la situazione degli insegnanti, dei precari, del personale ATA, del ridimensionamento della rete scolastica eccetera, voglio soltanto chiederle e chiedervi se c'è, essendo anche consequenziale con quel messaggio, la disponibilità, ripeto, indipendentemente dalle responsabilità pregresse, perché noi non ci autoassolviamo indicando le responsabilità pregresse di chicchessia, noi ci assolviamo se sappiamo intercettare i bisogni del sistema dell'istruzione di quest'Isola e sappiamo, rispetto a questi bisogni, indicare una prospettiva e affrontare contestualmente alcune emergenze.
Mi interessa sottolineare questi aspetti e capire qual è la volontà in relazione ai suddetti. In Sardegna, per fortuna io dico, a differenza di altri momenti, abbiamo provato indignazione un po' tutti rispetto a ciò che sta avvenendo nel sistema dell'istruzione per volontà delle scelte governative. Questa indignazione mi pare attraversi tutti, in una qualche misura, se proprio non è indignazione, c'è, anche da parte vostra, un tentativo di rigettare, almeno parzialmente, questi provvedimenti; non si capirebbe diversamente questa volontà di rimodulare l'accordo che finora è in essere. Se c'è una volontà di rimodulare un accordo intervenuto qualche tempo fa, è perché ci si rende conto che quell'accordo sottoscritto evidentemente non risponde alle aspettative e alle attese del sistema dell'istruzione nella nostra Regione.
Ben venga, comunque, questa riconsiderazione, io credo che noi dovremmo, a questo punto, concentrarci sul come rimodulare quella intesa. Allora, Assessore, io credo, glielo dico con grande rispetto, mi perdoni per la franchezza, credo che lei avrebbe fatto bene a prendere la parola a inizio di questa apertura, perché avrebbe messo nelle condizioni l'Aula, tutti i Partiti presenti in quest'Aula, di apprendere quali siano gli intendimenti della Giunta regionale per affrontare questi temi e consentire un dibattito sulla base di quegli intendimenti.
Comprendo le ragioni, non le giustifico, le capisco, non sono d'accordo, ed è chiaro che, non essendosi resa disponibile a far ciò, il dibattito che ne è scaturito è viziato anche da quella volontà che spesso cerchiamo di stigmatizzare. Io credo che, per evitare anche in futuro, lo dico ai colleghi della maggioranza e a noi tutti, che ognuno di noi ricordi chi governava prima, chi ha avuto responsabilità eccetera, se c'è un problema, è responsabilità innanzitutto di chi governa, e in questo caso della Giunta e della maggioranza, indicare quali sono le soluzioni. Se c'è un'idea per risolvere un problema, io credo che la cosa migliore sia quella di informare l'Aula innanzitutto, perché l'Aula, scusate, diventi anche un luogo e una fucina di confronto tra le forze politiche per tentare, se non altro, di capire se c'è la volontà di discutere di merito e semmai dividerci sul merito e non dividerci spesso su un qualcosa che non è nemmeno il merito, perché quando si fa questo, davvero, badate, riguarda tutti, è proprio la sconfitta della politica e anche il venir meno delle prerogative di chi siede qua dentro. Io non volevo fare un sermone, tanto meno una predica a nessuno, credevo e credo però che fosse necessario dire tutte queste cose.
A questo punto, Assessore, ritengo che sia indispensabile che voi ci diciate esattamente cosa volete fare. Se la maggioranza si riconosce nelle preoccupazioni espresse dall'onorevole Maninchedda, io credo che la Giunta debba dire, con molta chiarezza, che ruolo vuole attribuire al confronto Stato-Regione su un tema così delicato come quello dell'istruzione. Io personalmente non sono d'accordo sull'enfasi che dà l'onorevole Maninchedda relativamente al ruolo dello Stato sardo nella politica dell'istruzione. Penso a un'istruzione che abbia un carattere uniforme per tutto il territorio nazionale, penso a un'istruzione pubblica che dia occasioni eguali a tutti, indipendentemente dal censo sociale, dalle condizioni economiche e dalla residenza geografica in cui uno vive.
Assessore, voi dovete dirci qual è la vostra proposta. Io non vorrei, Assessore, che voi vi stiate preparando a rimodulare quell'accordo sulla falsa riga dell'accordo che è intervenuto recentemente tra la Regione Lombardia e lo Stato, il Governo. E' vero che quell'accordo dà una risposta, parziale, io dico, a chi ha una sofferenza lavorativa nel sistema dell'istruzione, ma quell'accordo non affronta il bisogno di riqualificare la qualità del sistema dell'istruzione.
Allora io vorrei iniziare a capire dalla sua replica, Assessore, la prego davvero di utilizzare qualche secondo in questa direzione, fin da oggi quali sono le reali intenzioni che avete per rimodulare quell'accordo. Glielo dico con altrettanta chiarezza, se l'intendimento è quello di, mi scusi per il termine, "scimmiottare" l'accordo della Lombardia, sarebbe un palliativo che non affronta i problemi veri e reali che abbiamo in Sardegna nel nostro sistema. Abbiamo bisogno d'altro, Assessore, lei lo sa bene, a partire dalle attese, dalle ansie, dalle paure che permeano anche le persone che stanno assistendo a questo dibattito in aula. Sarebbe un segnale importante se lei nella sua replica tenesse conto di queste ansie e di queste paure per il futuro, proprio di queste persone, ma anche per la qualità del sistema dell'istruzione sardo, e iniziasse a dire fin da oggi, ripeto, quali sono le intenzioni.
Le chiedo, per finire, qual è la proposta sulla rete scolastica, sugli organici, sulla necessità di investire nella scuola privata, sulla qualità della scuola sarda. Badate, non bastano i primati negativi sui laureati, sui diplomati, sulla percentuale di dispersione. Le ricordo un altro dato che non appare: noi, in questi giorni, abbiamo assistito ai test per l'ammissione alle facoltà; ebbene, in Sardegna, si è registrato il tasso più basso di superamento di quei test, sono per la prima volta test nazionali, questo dimostra che la scuola media superiore è davvero in una condizione critica, la qualità dei nostri ragazzi non è la qualità attesa da un mondo che scommette sull'istruzione. Volevo dire queste cose, Assessore, e spero che, nella sua replica…
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Io chiederei di intervenire, perché mi sono allontanato un attimo per discutere con l'Assessore su questioni inerenti l'argomento all'ordine del giorno. Quindi chiedo all'Aula se c'è la possibilità di intervenire.
PRESIDENTE. Se i colleghi sono d'accordo. Onorevole Bruno?
BRUNO (P.D.). Va bene.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bruno.
E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente, partirò proprio dall'ultimo intervento dell'onorevole Giampaolo Diana. Stiamo parlando di primati negativi che ovviamente non sono una cosa che si è verificata negli ultimi sei mesi, è un primato che ci portiamo appresso ormai probabilmente da diverso tempo, quindi dico questo, onorevole Diana, perché non vorrei che fossimo chiamati - con tutta la disponibilità che mi pare sia stata dimostrata dalle parti che sono intervenute - a dover arrivare a un accordo solo ed esclusivamente se si tratta l'argomento con un raggio un po' più ampio di quello per il quale siamo stati chiamati a ragionare.
Capisco il suo ragionamento, sono d'accordo che c'è da mettere mano veramente alla questione "scuola", alla questione "istruzione", però limitiamoci un attimino a ciò che in questo momento tutti quanti siamo chiamati a discutere, cioè l'accordo che la Regione Sardegna per prima in Italia ha sottoscritto con il Governo.
Un accordo che, è bene dirlo perché non ce ne dobbiamo dimenticare, non è mai stato un accordo chiuso, è sempre stato un accordo sul quale è rimasta sempre in piedi la possibilità di intervenire; cosa che, voglio dire, è servita e servirà, spero molto, alla Regione Sardegna, ma devo dire che è servita molto ad altre Regioni d'Italia. Noi abbiamo fatto un pochino da apripista. Non siamo qui per scimmiottare né la Regione Lombardia, né la Regione Toscana o la Campania, che è un'altra di quelle Regioni che ha sottoscritto l'accordo. Io credo che ci sarà una volontà in questa Aula, e potrà scaturire a seguito delle dichiarazioni che farà certamente l'Assessore; io immagino che esse saranno molto puntuali, ma potrebbero anche non essere totalmente esaustive di quello che è il dibattito in corso, dibattito che, se dobbiamo chiudere con un ordine del giorno unitario, è chiaro che terrà conto anche di altri fattori. Questo non vuol dire che l'ordine del giorno potrà essere pedissequamente seguito nell'accordo perché poi ci dobbiamo misurare con lo Stato, con il Governo, con il Ministro.
Io voglio fare questo ragionamento per cercare di manifestare la volontà nostra di arrivare comunque a un accordo perché questo darebbe maggiore forza anche in un tavolo diverso. Per cui, convinto come sono che l'intervento dell'Assessore potrà servire, forse è stato un bene che l'intervento dell'Assessore non sia stato fatto in apertura di seduta, onorevole Diana, perché, vede, ciascuno di noi in queste settimane, in questi giorni, ha avuto modo anche di elaborare un suo ragionamento, ci sono stati dei colleghi che hanno ovviamente studiato la materia, si sono preparati, insomma vanificare il tutto credo che non sia corretto, non era neanche corretto vanificare il suo intervento, che io ritengo sia stato un intervento puntuale e importante, così come lo sono stati altri interventi dei colleghi del centrosinistra.
Per cui ritengo che abbiamo seguito la strada più corretta, più giusta, che è quella che l'Assessore replichi ascoltata l'Aula, ascoltato il dibattito e seguito anche le indicazioni arrivate dalle parti politiche che la sostengono, ma anche io credo le sollecitazioni giunte da parte della minoranza.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.
BAIRE, Assessore tecnico della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Presidente, onorevoli consiglieri, colleghi Assessori, ho ascoltato, con molta attenzione, le osservazioni, le perplessità e le preoccupazioni che sono emerse in quest'Aula oggi, che sono oggetto di tutte le contestazioni di questi giorni circa la situazione dell'istruzione nella nostra Regione sarda. Non voleva essere una mancanza di rispetto a quest'Aula e alle sollecitazioni di poter intervenire prima di questo momento, ho avuto rispetto delle metodologie che ho appreso in quest'Aula, e soprattutto mi interessava sentire i pareri e le osservazioni che sono state proposte. E' questo il motivo per cui adesso mi viene data la parola, vedrò sinteticamente di esporre quello che è stato l'iter di questo accordo e quello che è l'impegno, in questo breve arco di tempo, dell'Esecutivo regionale e dell'Assessorato che io dirigo.
La preoccupazione di quest'Aula è su questo tema così importante, su questa scuola sarda, che è sempre e dovrebbe essere sempre considerata il cuore di una comunità, il cuore di uno Stato, è una preoccupazione intensa, accompagnata da un senso di responsabilità. Un senso di responsabilità che, vi assicuro, non prescinde, come deve essere, da un ampio e costante confronto col Governo nazionale.
Fin dai primi giorni del suo insediamento, la Giunta regionale ha rivolto un grande interesse, una grande attenzione, a questo settore, con l'obiettivo primario di un miglioramento della qualità dell'istruzione e dell'offerta formativa, senza tralasciare l'attenzione necessaria, indispensabile, per tutto il mondo degli operatori che agiscono all'interno di questo settore. In particolare, ha rivolto la sua attenzione alla formazione dei docenti, ha rivolto l'attenzione alla preoccupazione di tutto il sistema scolastico riguardante il mondo del precariato della scuola, sia per quanto riguarda il personale docente, che il personale ATA, pensando che, da un miglioramento delle condizioni del personale, si potesse trovare giovamento per andare a migliorare la qualità dell'istruzione.
Per cercare di affrontare, e dico "affrontare" perché la risoluzione del problema della scuola isolana è ancora lontana, ma non vengo a dirvi niente di nuovo che voi ben non conosciate, a cui voi sicuramente avete già rivolto il vostro impegno a vario titolo e a seconda degli schieramenti politici che si sono succeduti, allora, dicevo, per affrontare, per cominciare a studiare, per cominciare a intervenire, considerando questi gravi problemi, si è ipotizzato il percorso dell'intesa col Ministero, proprio perché già nei primissimi momenti dell'insediamento di questa Giunta, col presidente Cappellacci, abbiamo attivato tutte le interlocuzioni necessarie col ministro Gelmini.
Siamo stati più volte dal Ministro; i funzionari, il Capogabinetto, i dirigenti dei vari uffici sono stati dai nostri, si sono confrontati anche gli uffici tecnici del Ministero e dell'Assessorato e abbiamo raggiunto l'accordo il 31 luglio 2009. Un accordo che, nell'immediato (dico nell'immediato perché com'è stato già sottolineato è stata la Sardegna la prima Regione ad aver raggiunto questo accordo col Ministero), riconosceva, a coronamento di quello che era il desiderio della Giunta di utilizzare gli operatori della scuola per gli interventi contro la dispersione scolastica e anche quello che alcuni sindacati avevano posto come problema insormontabile, offrendo un grande stimolo a questo, il punteggio a tutti i lavoratori precari interessati da questi progetti per aumentare la loro valutazione nelle graduatorie permanenti.
Questo è ciò che è stato fatto nell'immediato. Ovviamente è un aspetto di questo accordo, un accordo che, ho detto da subito, è perfettibile, un accordo che ha bisogno di altre valutazioni, di altri tavoli, di altre discussioni, perché possa essere migliorato, possa veramente incidere e non sicuramente con un intervento limitato, ma possa veramente essere un elemento che incide nel riordino e in tutti quegli aspetti che, per l'istruzione sarda, sono basilari e indispensabili.
L'accordo sottoscritto il 31 luglio è un accordo di massima, come tale ancora ha necessità di essere riempito anche di altri contenuti. Non è un accordo che vogliamo rinnegare, no, è un accordo che ci permette di andare avanti, è un accordo che va integrato e che può essere migliorato. Nello stesso è previsto anche il coinvolgimento dell'Ufficio scolastico regionale, che dovrà concorrere a creare un progetto operativo da sottoporre alle parti sociali per le dovute consultazioni. La materia è molto complessa, risulta difficile da dettagliare e quindi è necessario anche un documento tecnico successivo, è necessaria anche una scansione dell'accordo, ed è necessaria una relativa contrattazione con i sindacati e con tutte le parti sociali. Su alcuni aspetti siamo già intervenuti, mi riferisco per esempio al comitato paritetico, non c'è alcuna difficoltà, sicuramente, a migliorare anche questo aspetto nel quale sembrava, anzi effettivamente emergeva qualche sbilanciamento a favore della componente ministeriale. Quindi, a questo proposito è già stata verificata la disponibilità a modificarlo, in modo da renderlo effettivamente paritetico a tutto vantaggio del sistema scolastico della Sardegna.
Ma questi sono, potrei dire, anche aspetti di dettaglio. In un'interlocuzione tra il ministro Gelmini e il presidente della Regione Cappellacci, a cui io ho partecipato, si è convenuto di rimodulare l'accordo, alla luce anche dell'evoluzione delle iniziative governative messe in atto in questo periodo. Vi ripeto che questa è la prima Regione che ha firmato l'intesa, dal 31 luglio, e se i tempi potevano sembrare frettolosi è perché si voleva o si aveva il desiderio di arrivare al primo settembre per poter dare delle risposte concrete e perché tutti gli operatori, tutti i lavoratori, potessero non perdere lo stipendio di quei mesi e anche il punteggio.
Io spero e prendo atto anche della disponibilità di quest'Aula, della quale sono rimasta colpita favorevolmente, e penso che, grazie a questa disponibilità, quel problema possa anche essere risolto nel più breve dei tempi, in modo tale che non si perda e lo stipendio e il punteggio, o comunque non venga decurtato, ma possano i precari raggiungere comunque i dodici punti, e soprattutto che tutto questo non vada a scapito del buon funzionamento dell'anno scolastico e della qualità della formazione.
Ripeto, stiamo parlando del 31 luglio, data nella quale alcuni accordi tra i Ministri ancora non esistevano. Ce ne avevano parlato, erano in itinere; oggi, certo, le Regioni che poi hanno utilizzato anche lo schema firmato dalla Regione Sardegna possono usufruire di queste ulteriori situazioni. Allora credo che, se da un lato, in materia di welfare, per la tutela dei redditi (sappiamo che il salario d'attesa è a carico dello Stato, che ci sono già delle proposte chiare) e dell'impiego dei precari e dall'altro anche in materia di sperimentazione e trasferimento delle funzioni, così appunto come configurati anche in alcuni accordi con altre Regioni che sono stati però stipulati posteriormente al nostro, ecco, in tale prospettiva, sarà avviata - ripeto - un'intensa attività di consultazione, di un'interlocuzione che non è mai stata fermata, che non si è mai interrotta. La firma di quell'atto aveva solo la necessità o l'impellenza di poter avviare questo discorso dell'utilizzo delle somme contro la dispersione scolastica, con indicazioni peraltro date da quest'Aula con un emendamento in collegato che è stato approvato, voleva solo fare in modo che questo potesse avvenire il primo di settembre.
Ecco, su questo, così come sull'oggettivazione di tutti i problemi inerenti l'istruzione sarda, io credo che non ci possano essere ancora dei malintesi e sono disponibilissima, io, ma la Giunta regionale, a rivedere questa intesa e ad apportare modifiche a tutte le parti che sono necessarie per un migliore funzionamento e perché questa intesa sia condivisa su un problema che non può essere di parte; un problema che raggiunge tante famiglie, per non dire tutte, della nostra Sardegna, è un problema che sicuramente riguarda tutte le parti sociali e tutte le parti politiche.
Sono a disposizione ancora per qualsiasi confronto, per qualsiasi chiarimento io sia in grado di dare e per continuare tutte le trattative di largo respiro sia col Governo, che con tutte le parti sociali.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente, intanto credo che la discussione di questa mozione sia stata utile e quindi bene abbia fatto il centrosinistra a proporla. Qualche giorno fa il rappresentante del coordinamento dei precari a Sassari, sulla base anche di una domanda di un giornalista, esprimeva tutta la paura, dicendo di essere stato lasciato da solo, solo insieme a centinaia di colleghi, nelle mani del Ministro, alla mercé di una politica, secondo lui, inesistente, con una strategia che in Sardegna vede la mancanza di forza nella difesa dell'autonomia regionale. Ora, io credo che l'invito che è stato fatto da più parti al dialogo sia corretto e noi non ci tiriamo indietro, anche se credo che abbiamo perso almeno due mesi. Il 16 luglio in quest'aula abbiamo presentato una mozione, c'è stato un dibattito, ma forse, se avessimo avuto un'informativa puntuale anche da parte della Giunta sui termini di un protocollo che, comunque, era in fase di definizione col Ministero, probabilmente avremmo evitato un accordo sbagliato, Assessore, inapplicabile per molti tratti, sicuramente poco vantaggioso per la scuola sarda, che non tiene conto della sua specificità, com'era anche nelle sue intenzioni, ricordo il suo intervento in Aula. Però prendiamo atto di questa marcia indietro, che sicuramente è dovuta anche al movimento che c'è stato e che c'è, alle proteste che sono arrivate dagli operatori, dagli enti locali, dai sindacati, dalla stessa opposizione in questo Consiglio regionale.
Ora, noi non abbiamo molti elementi per sapere su che cosa verrà basata questa rimodulazione. Abbiamo le sue dichiarazioni, abbiamo un comunicato stampa, quello del presidente Cappellacci, che tra l'altro noi attendiamo ancora in aula, almeno martedì, per dirci qual è la volontà della Giunta sulla scuola, al di là di quello che abbiamo letto (e che, devo dire, ci conforta poco) nella bozza di Programma regionale di sviluppo su questo tema. Abbiamo però due annunci. Uno riguarda il fatto che volete rimodulare quell'accordo sulla base dell'evoluzione delle iniziative del Governo in materia di welfare per la tutela dei redditi e dell'impiego dei precari. Noi lo leggiamo come, non dico più risorse, ma come risorse che dovranno arrivare da parte dello Stato, non possiamo leggerlo in altro modo. L'altro annuncio è quello della sperimentazione e trasferimento di funzioni alle Regioni così come configurati in alcuni degli accordi stipulati con altre Regioni dopo la data di luglio. Noi lo leggiamo come più poteri per la nostra Regione.
Risorse e poteri. E' questo, mi sembra, anche il senso della nostra mozione e lo era anche di quella dei colleghi sardisti. Quindi, da un lato il riconoscimento della specificità della nostra Regione, se rimodulazione vuol dire questo, noi ci siamo, e dall'altro lato maggiori poteri per la Regione, risorse adeguate per la scuola sarda, cioè non può essere che il Governo taglia e la Regione sottrae soldi già destinati per le autonomie scolastiche. Utilizzare bene quei fondi per l'offerta formativa contro l'abbandono scolastico, insomma, inserire nuovamente nei capitoli di bilancio specifici quei 20 milioni di euro, vuol dire batterci insieme per garantire il posto a tutti i precari, vuol dire aumentare concretamente l'offerta formativa nella nostra isola. Ci confronteremo su quella bozza di Programma regionale di sviluppo. Vuol dire classi adeguate per numero di alunni, vuol dire compatibilità, istruzione seria, vuol dire restituire qualità alla formazione di base che, nel nostro Paese, prima della riforma cosiddetta Gelmini, era fra le migliori del mondo e restituire così al mittente, lo abbiamo detto un po' tutti, questa idea falsa di federalismo, di federalismo che scarica gli oneri sulle Regioni, anche gli oneri della formazione.
In Commissione programmazione stiamo affrontando l'argomento, devo dire con alcune preoccupazioni che riguardano la scuola, ma che riguardano anche la sanità e il sociale e il fatto che dobbiamo comunque attenerci su un benchmark che sarà probabilmente lo standard di qualità della Regione migliore, magari della Lombardia, con tutte le difficoltà che questo poi comporta.
Per cui noi vi chiediamo di sospendere il voto su questa mozione, di ritornare in aula martedì e nel frattempo verificare se ci sono i presupposti per un ordine del giorno unitario che tenga conto di queste richieste che ho appena fatto, che tenga conto dell'esigenza di un rapporto più forte, non subalterno col Governo, che tenga conto del fatto che questo accordo deve essere completamente rivisto e deve essere rivisto tenendo conto naturalmente del parere di tutti i protagonisti, in particolare, appunto, delle autonomie scolastiche.
Quindi ritornare in aula martedì, ci auguriamo anche alla presenza del presidente Cappellacci, verificare l'opportunità e comunque la convergenza su un ordine del giorno e di conseguenza arrivare al voto. La ringrazio.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
I lavori si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato martedì 22 settembre 2009 alle ore 16 e 30.
La seduta è tolta alle ore 14 e 38.
Allegati seduta
XXXVI SEDUTA
Venerdì 18 settembre 2009
Presidenza della Presidente LOMBARDO
Indi
del Vicepresidente COSSA
Indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 23.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 28 luglio 2009 (29), che è approvato.
Commemorazione dei caduti nell'attentato di Kabul
PRESIDENTE. Colleghi, oggi è un'altra giornata di lutto per noi sardi e per l'Italia intera. Con la morte del caporalmaggiore della Folgore, Matteo Mureddu, e di altri cinque giovani militari caduti a Kabul, si allunga l'elenco delle vittime degli attentati alle Forze armate impegnate in missioni di pace all'estero. Proviamo un dolore immenso, difficile da sopportare. E' un lutto enorme, aggravato dal fatto che ci sentiamo impotenti davanti a un atto folle e cieco che colpisce senza distinzione militari e civili, uomini e donne, bambini e anziani. Ancora una volta la Sardegna paga un tributo altissimo in termini di vite umane. Troppe croci! Dal 2003 a oggi ben tre volte la Sardegna ha dovuto piangere i suoi ragazzi, che sono morti in attentati in missioni in altri Paesi.
La morte di Matteo Mureddu è l'ennesima tragedia. Il Consiglio regionale e il popolo della Sardegna si stringono intorno alla sua famiglia: alla mamma Greca, al padre Augusto, ai fratelli, alle sorelle. Matteo Mureddu, 26 anni, di Solarussa, è l'esempio dell'abnegazione di un giovane che ha creduto fino in fondo al valore della Patria, al concetto di libertà e di democrazia. La sua vita è stata stroncata nel più vile dei modi, in un attentato terroristico. L'esplosione ha portato via numerose vite umane, tra cui sei nostri soldati, e ferito decine di persone tra militari e civili. Ma non solo. Questo gesto ha tentato di minare quel concetto di fratellanza che deve essere alla base della convivenza civile tra i popoli.
Matteo Mureddu sarà ricordato come un ragazzo allegro, ligio al dovere, attaccato alla famiglia e alla sua terra. Ma sarà anche rammentato come esempio per la sua alta professionalità e per il suo spirito di sacrificio. Il Consiglio regionale e, sono sicura, tutti i sardi ricorderanno per sempre questo nostro concittadino che ha sacrificato la sua vita per la pace nel mondo. In un momento di lutto così stretto e di dolore così profondo esprimiamo la più dura condanna verso ogni forma di violenza, e l'Assemblea sarda ribadisce che il terrorismo è un atto vile che deve essere punito con grande severità. Sono certa che la Sardegna intera non dimenticherà mai questo figlio della nostra terra strappato troppo presto ai suoi affetti.
Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 27, viene ripresa alle ore 10 e 44.)
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Daniele Secondo Cocco, Giuseppe Luigi Cucca, Silvestro Ladu, Giovanni Mariani, Pietro Pittalis, Adriano Salis, Giacomo Sanna e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 18 settembre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 4 agosto 2009, è stata presentata, primo firmatario il consigliere Massimo Zedda, la "Richiesta di istituzione di una commissione speciale di inchiesta sulla sicurezza sul lavoro" ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento interno. Ai sensi del comma 5 dell'articolo 125 del Regolamento entro trenta giorni dalla data di presentazione la richiesta è iscritta all'ordine del giorno del Consiglio che deve provvedere alla nomina o all'eventuale delega della stessa al Presidente del Consiglio.
Comunico inoltre che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977, numero 1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 17, 24, 26 e 31 marzo 2009; 7, 14, 20, 23 e 28 aprile 2009; 5, 12, 13, 19 e 26 maggio 2009; 3, 9, 19, 25 e 30 giugno 2009; 3 e 15 luglio 2009.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Rassu - Fois - Tocco - Dessi' - Pitea - Rodin - Capelli - Zedda Alessandra - Mulas: "Riequilibrio economico e finanziario del comparto produttivo sardo per settori: artigianato, commercio, alberghiero, servizi, piccola e media industria". (57)
(Pervenuta il 4 agosto 2009 e assegnata alla sesta Commissione.)
Cuccu - Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Sabatini: "Norme in materia di riordino fondiario". (58)
(Pervenuta il 4 agosto 2009 e assegnata alla quinta Commissione.)
Rassu: "Nuove norme sull'attività venatoria in Sardegna. Modifiche alla legge regionale 29 luglio 1998, n. 23". (59)
(Pervenuta il 24 agosto 2009 e assegnata alla quinta Commissione.)
Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Milia - Obinu: "Disposizioni in materia di riconoscimento della funzione educativa e sociale svolta mediante attività di oratorio o attività similari". (60)
(Pervenuta il 2 settembre 2009 e assegnata alla settima Commissione.)
Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu: "Norme in materia di organizzazione e personale. Accorpamento e razionalizzazione delle disposizioni regionali relative al funzionamento degli apparati amministrativi dell'amministrazione centrale, degli enti e delle agenzie della Regione". (61)
(Pervenuta il 7 settembre 2009 e assegnata alla prima Commissione.)
Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Milia - Obinu: "Disposizioni di adeguamento della legge regionale 8 maggio 1985, n. 11, già modificata con la legge regionale 14 settembre 1993, n. 43, contenente norme per le provvidenze a favore dei neuropatici". (62)
(Pervenuta l'8 settembre 2009 e assegnata alla settima Commissione.)
Zedda Alessandra - Contu Mariano Ignazio - Piras - Sanna Matteo - Stochino: "Modifiche alla legge regionale 7 agosto 2009, n. 3". (63)
(Pervenuta l'8 settembre 2009 e assegnata alla sesta Commissione.)
Sanna Giacomo - Dessi' - Maninchedda - Planetta - Solinas Christian: "Rapporti pubblicitari con vettori aerei". (64)
(Pervenuta il 10 settembre 2009 e assegnata alla quarta Commissione.)
Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Milia - Obinu: "Consulta di garanzia regionale". (65)
(Pervenuta il 10 settembre 2009 e assegnata alla prima Commissione.)
De Francisci - Diana Mario: "Promozione di un sistema di formazione continua". (66)
(Pervenuta il 10 settembre 2009 e assegnata all'ottava Commissione.)
Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Soru: "Disposizioni urgenti e straordinarie volte alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente ed al rilancio dell'economia". (67)
(Pervenuta il 10 settembre 2009 e assegnata alla quarta Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposta di legge nazionale
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge nazionale:
De Francisci - Diana Mario: "Diritto allo studio: detrazioni fiscali per l'acquisto di libri e materiale scolastico". (6/NAZ)
(Pervenuta il 10 settembre 2009 e assegnata all'ottava Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Porcu - Espa sui ritardi dell'ANAS nella realizzazione dei lavori della nuova strada statale n. 195 Cagliari-Santa Margherita di Pula". (22)
(Risposta scritta in data 6 agosto 2009.)
"Interrogazione Diana Giampaolo sulla selezione pubblica inerente il conferimento della carica di direttore della Struttura complessa di nefrologia dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu". (74)
(Risposta scritta in data 6 agosto 2009.)
"Interrogazione Cuccu - Moriconi sulla necessità che la Regione intervenga affinché l'Inail riconosca la malattia professionale di un tecnico radiologo dell'Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari". (23)
(Risposta scritta in data 24 agosto 2009.)
"Interrogazione Dedoni sulla salvaguardia del patrimonio ecologico-ambientale della Sardegna ed in particolare a ridosso delle arterie stradali". (40)
(Risposta scritta in data 25 agosto 2009.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interrogazione Rassu - Petrini, con richiesta di risposta scritta, sugli interventi atti alla prevenzione degli incendi e salvaguardia della fauna selvatica". (91)
"Interrogazione Milia - Capelli - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Steri, con richiesta di risposta scritta, sulla modifica del bando "Master and Back" 2009 - Alta formazione". (92)
"Interrogazione Diana Giampaolo, con richiesta di risposta scritta, sull'accesso alla stazione della metropolitana leggera di Cagliari sita nella via Mercalli". (93)
"Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sugli indennizzi per i danni causati dagli incendi verificatisi in Sardegna nel luglio 2009". (94)
"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sulla legittimità dell'attribuzione di incarichi alla ASL 6 di Sanluri". (95)
"Interrogazione Zedda Alessandra - Contu Mariano Ignazio - Piras - Stochino, con richiesta di risposta scritta, sul concorso per titoli per l'assunzione a tempo indeterminato nell'AREA di 12 unità lavorative della categoria B - livello retributivo Bl, ai sensi dell'articolo 52, comma 1, lettera b). della legge regionale n. 31 del 1998". (96)
"Interrogazione Lai, con richiesta di risposta scritta, sui danni che hanno colpito i vitigni del nord Sardegna, nel mese di luglio, determinati dalle ondate di calore, anche a seguito dei violenti incendi che hanno colpito l'area". (97)
"Interrogazione Lai, con richiesta di risposta scritta, sui disagi determinati da gravi disservizi causati da carenti infrastrutture di depurazione delle acque reflue, nella zona ad alta densità turistica di Baja Sardinia (Comune di Arzachena), il cui impianto, andando in avaria, si è rivelato inadeguato ad affrontare la stagione estiva". (98)
"Interrogazione Bruno, con richiesta di risposta scritta, sul rischio di cancellazione delle rotte Ryanair da e per l'aeroporto di Alghero". (99)
"Interrogazione Mula - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Pittalis - Ladu - Maninchedda, con richiesta di risposta scritta, sull'inquinamento delle acque del rio Cedrino e sul mancato funzionamento dei depuratori di competenza di Abbanoa Spa presenti nella provincia di Nuoro e sul relativo monitoraggio". (100)
"Interrogazione Cossa, con richiesta di risposta scritta, sulla pericolosa situazione di trascuratezza in cui versa la segnaletica nelle strade di competenza dell'ANAS". (101)
"Interrogazione Cossa, con richiesta di risposta scritta, sullo stato di abbandono delle aree a ridosso delle grandi arterie stradali sarde". (102)
"Interrogazione Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani, con richiesta di risposta scritta, sulla partecipazione della Regione Sardegna al Meeting di Rimini". (103)
"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, sul mancato contributo per l'organizzazione di pubblici spettacoli, ai sensi della legge regionale 22 gennaio 1990 n. 1, articolo 56, e successive integrazioni". (104)
"Interrogazione Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sull'istituzione, da parte della ASL n. 8 di Cagliari, del Dipartimento di prevenzione, sulla sua organizzazione e sulle relative nomine di direzione e referenza". (105)
"Interrogazione Cuccu, con richiesta di risposta scritta, sulla paventata cancellazione dei fondi per la realizzazione del nuovo ospedale di San Gavino Monreale". (106)
"Interrogazione Diana Giampaolo - Agus, con richiesta di risposta scritta, in merito alle deliberazioni n. 34/20 del 20 luglio 2009 e n. 37/7 del 30 luglio 2009 relative all'area mineraria in località Santu Miali nei Comuni di Furtei e Serrenti". (107)
"Interrogazione Petrini, con richiesta di risposta scritta, sulla istituzione della Consulta regionale della disabilità, prevista dalla legge regionale 30 maggio 2008, n. 7". (108)
"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sui finanziamenti ATO-RAS (Autorità d'ambito comparto acque - Regione autonoma della Sardegna) assegnati al Comune di Sassari nell'anno 2004 per la realizzazione di reti idriche e fognarie in diverse borgate, revocati dalla Giunta regionale a seguito della costituzione della società Abbanoa e riassegnati a seguito di istanza del Comune di Sassari con determinazioni ATO n. 56, 57 e 58 del 9 luglio 2007 - Utilizzo ribasso d'asta". (109)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interpellanza Zedda Massimo - Ben Amara - Uras - Sechi - Zuncheddu, sull'esternalizzazione delle funzioni relative al bando per l'attribuzione degli assegni di merito". (33)
"Interpellanza Tocco - Zedda Alessandra - Sanjust, sulla situazione verificatasi nel sito fra via Peschiera e via Castelfidardo, relativamente allo stato di pericolo a persone e cose dovuto al cedimento del fondo stradale, causato da vuoto carsico nel sottosuolo". (34)
"Interpellanza Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani, sullo stato attuale della strada Abbasanta-Olbia, tratto Alà dei Sardi". (35)
"Interpellanza Sechi - Uras - Zedda Massimo, sulla stipula di un accordo di programma della Regione con il Comune di Arzachena per l'ampliamento di quattro importanti strutture alberghiere della Costa Smeralda". (36)
"Interpellanza Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu, sulla pesante situazione dei lavoratori dell'Ente di formazione professionale scuola edile". (37)
"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani, sulla vertenza sugli stagni oristanesi". (38)
"Interpellanza Ben Amara - Uras - Zuncheddu - Zedda Massimo - Sechi sulla condizione del progetto Master&back". (39)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Mozione Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta - Solinas Christian sulla scuola sarda e sull'accordo stipulato tra la Regione sarda e il Governo nazionale". (18)
"Mozione Bruno - Uras - Salis - Zedda Massimo - cuccu - meloni valerio - solinas Antonio - Espa - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - sechi - soru - zuncheddu sull'accordo tra il Ministero dell'istruzione, università e ricerca e la Regione Sardegna, "per la realizzazione di interventi finalizzati all'integrazione e al potenziamento dell'offerta di istruzione" sottoscritto dal Ministro Gelmini e dall'Assessore Baire in data 31 luglio 2009, e sulla drammatica situazione della scuola in Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (19)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, chiedo una inversione dell'ordine del giorno per discutere prima la richiesta di istituzione di una Commissione speciale di inchiesta sulla sicurezza sul lavoro.
PRESIDENTE. Metto in votazione la richiesta dell'onorevole Uras. Chi la approva alzi la mano.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della richiesta di istituzione di una Commissione speciale di inchiesta sulla sicurezza sul lavoro.
E' pervenuto un ordine del giorno a firma Uras e più, sulla nomina della Commissione di inchiesta sulla sicurezza sul lavoro. Se ne dia lettura.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
ORDINE del giorno Uras - Bruno - Capelli - Diana Mario - Cuccureddu - Vargiu - Maninchedda sulla nomina della Commissione d'inchiesta sulla sicurezza sul lavoro.
IL CONSIGLIO REGIONALEa conclusione della discussione del documento relativo alla richiesta di istituzione di una Commissione d'inchiesta sulla sicurezza sul lavoro (Commissione d'inchiesta n. 1), presentata ai sensi del comma 4 dell'articolo 125 del Regolamento interno;
PRESO ATTO del dibattito,
delega
il Presidente del Consiglio regionale a nominare i componenti della Commissione d'inchiesta che entro tre mesi riferisca al Consiglio sui seguenti punti:
1) l'organizzazione delle strutture pubbliche regionali o sottoposte al controllo della Regione competenti in materia di prevenzione degli incidenti e infortuni sul lavoro, il loro funzionamento e coordinamento e la piena attuazione delle diverse disposizioni normative in materia di sicurezza sul lavoro e salubrità degli ambienti di lavoro dell'ordinamento regionale, nonché per la valutazione sullo stato della spesa pubblica regionale destinata alle attività di prevenzione;
2) ogni elemento utile a valutare la qualità della formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, e di quella degli addetti pubblici e privati alla sicurezza nei luoghi di lavoro, in funzione della prevenzione degli infortuni e ai fini della corretta applicazione delle vigenti disposizioni regionali in materia;
3) le effettive disponibilità tecniche nelle dotazioni organiche delle strutture pubbliche del sistema amministrativo e sanitario regionale preposte alle attività ispettive per un efficace contrasto degli incidenti sul lavoro e degli illeciti ad essi connessi;
4) lo stato di attuazione delle disposizioni regionali di cui alla legge regionale n. 8 del 2008 (Interventi urgenti a favore dei familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro in Sardegna e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro) e quelle di cui alle leggi regionali n. 3 del 2008, articolo 8, comma 5, e n. 1 del 2009, articolo 2, comma 18, e, conseguentemente, predisporre un'organica relazione da presentare all'approvazione del Consiglio regionale, al fine di rendere operative e migliorare le azioni regionali di prevenzione e controllo e quelle di aiuto ai lavoratori colpiti e alle loro famiglie. (1) )
(E' approvato)
Richiesta di procedura abbreviata
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signor Presidente, signori consiglieri, chiedo a nome del Presidente della Giunta regionale, ai sensi dell'articolo 101 del Regolamento, l'adozione della procedura abbreviata in riferimento al disegno di legge numero 53 del 23 luglio 2009 recante: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza storica per lo sviluppo". Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, vorrei chiedere cinque minuti di sospensione, rimanendo in aula.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti. I lavori riprenderanno alle ore 11 e 10.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 05, viene ripresa alle ore 11 e 10.)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. Riprendiamo la seduta. Chiedo ai consiglieri Segretari di recarsi al banco della Presidenza, grazie.
Metto in votazione la richiesta di procedura abbreviata.
Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Chiedo il voto elettronico palese.
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, quando il Regolamento prevede espressamente la votazione per alzata di mano non si può fare la votazione elettronica.
Ha domandato di parlare il consigliere Moriconi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MORICONI (P.D.). Presidente, esprimo il voto contrario rispetto alla richiesta illustrata dall'assessore Asunis in relazione, voglio dire, anche a una riconosciuta, evidente, chiara disponibilità collaborativa ad affrontare un tema così delicato e anche controverso rispetto al quale, in sede di discussione in Commissione, sono stati rappresentati ed evidenziati molti aspetti che attendono di essere approfonditi e sviluppati e che meritano chiaramente una disponibilità - da parte della maggioranza e anche della Giunta - nei confronti della minoranza, del Gruppo che io rappresento in questo momento, che chiede più tempo, chiede una settimana in più, chiede di poter andare in Consiglio non la settimana prossima, ma la settimana successiva. E' un tema che, per la complessità che è stata rappresentata, merita di poter concedere qualche giorno in più rispetto alla richiesta fatta.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare sulla richiesta di proceduta abbreviata avanzata dalla Giunta, la metto in votazione. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, in ragione dell'annunciata rimodulazione dell'accordo tra lo Stato e la Regione Sardegna in materia di scuola, rimodulazione a cui il Partito Sardo intende partecipare, come credo altri soggetti della società sarda, il Partito Sardo ritira la mozione presentata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 19.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Bruno - Uras - Salis - Zedda Massimo - Cuccu - Meloni Valerio - Solinas Antonio - Espa - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Zuncheddu sull'accordo tra il Ministero dell'istruzione, università e ricerca e la Regione Sardegna, "per la realizzazione di interventi finalizzati all'integrazione e al potenziamento dell'offerta di istruzione" sottoscritto dal Ministro Gelmini e dall'Assessore Baire in data 31 luglio 2009, e sulla drammatica situazione della scuola in Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALEPREMESSO che, a seguito della drastica riduzione delle cattedre determinata dal nuovo regolamento emanato dal Governo nazionale per l'anno scolastico 2009/2010, migliaia di insegnanti precari storici della Sardegna sono esclusi dagli incarichi annuali di insegnamento, chiudendo classi ed aule nei paesi di montagna e nelle zone urbane delle città a più alto rischio di emarginazione, tagliando posti di sostegno contro i diritti degli alunni con disabilità e delle loro famiglie e limitando la possibilità di realizzazione di attività extrascolastiche;
CONSIDERATO che, alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale del 2 luglio 2009 che ha dichiarato incostituzionali alcune norme previste nel decreto, tra cui proprio il ridimensionamento della rete scolastica sul territorio, la richiamata riduzione delle cattedre e il previsto aumento del numero di studenti per classe, il possibile accorpamento delle classi e chiusura di scuole, la riduzione del tempo pieno, oltre alla perdita delle opportunità di lavoro per gli insegnanti precari, determinano un preoccupante deterioramento della qualità della scuola, con gravi minacce per i diritti essenziali dell'istruzione pubblica in Sardegna e generano enormi disagi agli alunni stessi e alle loro famiglie, riportando la scuola sarda indietro di qualche decennio attraverso l'incontestabile riduzione del "tempo scuola";
RILEVATO che la drammatica situazione degli insegnanti precari e la tensione generalizzata del mondo scolastico sono aggravate in Sardegna dall'inerzia della Giunta regionale nell'affermare subito con forza ed efficacia di fronte al Governo nazionale la peculiarità evidente della situazione sarda, non solo culturale ed identitaria, ma legata anche alla distribuzione della popolazione e alla difficile viabilità;
VISTO l'accordo tra il Ministero dell'istruzione, università e ricerca (MIUR) e la Regione Sardegna, "per la realizzazione di interventi finalizzati all'integrazione e al potenziamento dell'offerta di istruzione" sottoscritto dal Ministro Gelmini e dall'Assessore Baire in data 31 luglio 2009;
CONSIDERATO che in tale accordo, avvenuto senza alcuna consultazione dei sindacati e delle parti sociali, degli studenti, delle famiglie e delle loro associazioni, la Giunta regionale "appalta" di fatto al Governo nazionale la gestione delle politiche sulla scuola in Sardegna, sottraendo 20 milioni di euro di risorse proprie regionali già stanziati dal Consiglio regionale con la legge finanziaria 2009, mentre il Governo, causa dei pesanti tagli che producono gravissimi costi sociali per la popolazione sarda e si appropria della maggioranza assoluta del comitato paritetico previsto nell'accordo, in modo da poter controllare e determinare, a prescindere dalla volontà delle istituzioni sarde, qualunque soluzione strategica sul sistema scolastico sardo;
RILEVATO, inoltre, che nulla si dice nell'accordo stipulato sulle eventuali nomine e che pertanto il personale della scuola e i suoi sindacati manifestano gravi rilievi sulle discriminazioni e i possibili favoritismi discrezionali di eventuali chiamate che non rispettino le procedure adottate fino ad oggi sugli incarichi del personale;
CONSIDERATO che:
- i 20 milioni di euro di fondi regionali previsti nell'accordo Gelmini - Baire sono insufficienti a coprire il reale fabbisogno delle scuole dell'Isola e vengono sottratti alle scuole per i progetti finalizzati a combattere la dispersione scolastica e a sostenere l'autonomia organizzativa e didattica in favore degli studenti e agli alunni con disabilità, creando un danno alle scuole che saranno costrette a ridurre la loro offerta formativa ad anno scolastico iniziato;
- comunque, in ogni caso, le altre regioni italiane che hanno raggiunto accordi con il Governo, ad esempio Lombardia e Sicilia, hanno ottenuto cospicui finanziamenti dal Ministero al momento della stipula degli accordi MIUR - regioni,
impegna la Giunta regionale
1) ad annullare, anche unilateralmente, l'accordo tra il Ministero dell'istruzione, università e ricerca e la Regione Sardegna "per la realizzazione di interventi finalizzati all'integrazione e al potenziamento dell'offerta di istruzione" sottoscritto dal Ministro Gelmini e dall'Assessore Baire in data 31 luglio 2009, e a non procedere a qualunque delibera, ratifica o atto attuativo ai sensi dell'accordo in oggetto;
2) a procedere con la massima urgenza all'apertura di una forte vertenza con il Governo nazionale al fine di assicurare il diritto allo studio dei giovani sardi attraverso l'adozione di un piano generale per la riqualificazione del sistema regionale della pubblica istruzione, che impedisca la chiusura delle scuole e che, nell'individuazione dei criteri, riconosca il carattere speciale dei territori interni e montani della Sardegna e la peculiarità delle aree urbane a maggior rischio di emarginazione;
3) ad assumere iniziative per sostenere le rivendicazioni del personale docente e non docente precario, in particolare per coloro che sono entrati quest'anno in stato di disoccupazione, al fine di assicurare la loro stabilizzazione occupazionale nell'ambito della riqualificazione del sistema scolastico e formativo della nostra Regione;
4) a tutelare il diritto allo studio degli studenti sardi con disabilità, attraverso provvedimenti il più possibile rispondenti alle reali esigenze di ciascuno e non rispondenti a meri calcoli ragionieristici, perché non si rischi di fare passi indietro sui diritti essenziali acquisiti, affinché non si creino gravi discriminazioni e si garantiscano pari opportunità per tutti. (19) )
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signori Assessori, colleghi consiglieri, il 16 luglio scorso con una mozione firmata da tutti i consiglieri regionali del centrosinistra avevamo già invitato questo Consiglio regionale e la Giunta regionale all'apertura di un confronto con il Governo nazionale, un confronto tra lo Stato e la Regione per difendere la scuola in Sardegna e per salvaguardare la nostra specificità... Le chiederei, Presidente, se si può fare un po' di silenzio in aula!
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Bruno. Chiedo ai colleghi di fare silenzio.
BRUNO (P.D.). Erano passate poche ore dall'aver invocato l'unità politica di tutti i sardi in quest'Aula e in particolare il senso di responsabilità delle minoranze per la giusta battaglia a favore dell'industria, presi in giro dalle promesse elettorali di qualche mese prima, e la risposta del centrodestra, proprio nei giorni dell'unità sulla chimica, di una unità che spesso diventa parola vuota di fronte ai colori politici, di fronte alle casacche che indossiamo, è stata la bocciatura, a mio avviso, irresponsabile, della nostra proposta al solo fine di difendere i Ministri romani, di difendere la Gelmini e Tremonti.
Sulla scuola si è deciso, questo Consiglio regionale - questa maggioranza - ha preferito difendere d'ufficio i Ministri di Roma e ha detto "no" esattamente due mesi fa alla mozione che censurava le politiche del Governo con tagli consistenti alla scuola pubblica sarda. Successivamente, il 31 luglio, si è deciso di sottoscrivere, a nome della Sardegna, da parte della Giunta regionale, un accordo sbagliato, inapplicabile, ritenuto indecente da tutti gli operatori della scuola, dai sindacati e non solo dall'opposizione in questo Consiglio regionale e lo si è fatto, ancora una volta, senza ascoltare nessuno. Vi sareste risparmiati la rimodulazione con la consultazione tardiva, ad anno scolastico iniziato, con le forze sindacali e le autonomie scolastiche.
Un accordo che oggi, con questa mozione, vi chiediamo di cancellare, non ci basta l'annuncio sulla rimodulazione, abbiamo manifestato tutta la nostra indignazione per una riforma fatta di tagli, di razionalizzazione delle spese, attenta più alle politiche di bilancio che alla centralità della scuola. Una centralità che abbiamo gradito, assessore Baire, nelle sue parole, nella lettera di auguri che ha rivolto oggi all'inizio dell'anno scolastico, ma che deve tradursi in un'azione politica coerente, altrimenti rimangono parole.
E' vero, occorre un disegno strategico per la scuola sarda, per la scuola italiana, ed è urgente un progetto di legge di riforma da parte di questo Consiglio regionale, legge di riforma dell'istruzione, del diritto allo studio sul quale dovremo confrontarci ed è anche una nostra colpa, probabilmente, non averlo fatto nella precedente legislatura, ma occorre soprattutto ora contrastare la politica dei tagli.
Le notizie di questi giorni, in coincidenza con l'apertura dell'anno scolastico, vedono insegnanti precari ritrovarsi improvvisamente senza lavoro, manifestare nelle piazze, nelle strade della nostra isola, con la disperazione di chi non avrà più un posto di lavoro ed è senza prospettive. Lavoratori, molti dei quali con un'alta professionalità, pluriabilitati, che lo Stato non ha mai immesso in ruolo e che ha utilizzato invece per anni, per decenni in alcuni casi. Il sindacato ha reso noto in questi giorni: 1838 docenti e 609 tra ausiliari, tecnici e amministrativi, rimarranno senza occupazione; l'Ufficio scolastico regionale immediatamente ci ha detto che invece i posti tagliati saranno "solo" 1692. Poco cambia, 1700 posti di lavoro in meno solo in Sardegna, soppressione di classi e scuole, istituzione di pluriclassi, riduzione delle attività integrative, aule più numerose, trasferimento forzato di studenti. E' il quadro di un notevole abbassamento della qualità dell'istruzione nella nostra Isola a cui si aggiungono risvolti di carattere sociale che non possiamo in alcun modo, come Consiglio regionale, sottovalutare.
La Sardegna paga un prezzo altissimo, è la Regione più colpita dai tagli in termini proporzionali al numero degli abitanti. Il Governo non tiene conto delle sue specificità, per l'accorpamento delle scuole i criteri utilizzati sono gli stessi sia che si tratti di un hinterland metropolitano, sia di sedi lontane decine di chilometri tra i nostri paesi dell'interno della Sardegna, separati magari, come capita, da strade dissestate. La Sardegna è, lo sappiamo, tra le regioni italiane quella in cui è più forte la dispersione scolastica, lo spopolamento delle aree interne ha già portato a una razionalizzazione della rete scolastica già fortemente penalizzante per le famiglie, per gli studenti.
Di fronte a questa situazione, la Giunta regionale decide, con l'accordo del 31 luglio, di fatto, di appaltare al Governo nazionale la gestione delle politiche scolastiche. Sottrae 20 milioni di euro di risorse dal proprio bilancio già stanziati con la finanziaria del 2009 per progetti a sostegno dell'autonomia organizzativa e didattica, 20 milioni già previsti contro la dispersione scolastica e il rafforzamento della didattica nelle nostre autonomie scolastiche.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue BRUNO.) Tra l'altro sono 20 milioni che non risolvono il problema per i precari, servono solo per fornire occasioni di impiego per un periodo limitato, un anno, a una minima parte degli insegnanti rimasti senza posto. Non è chiaro per niente in che modo si intende procedere alle nomine e giustamente gli insegnanti manifestano preoccupazione per le possibili discrezionalità di eventuali chiamate.
Altre regioni italiane nel frattempo, dopo il 31 luglio, hanno chiuso accordi con lo Stato, ad esempio la Lombardia e la Sicilia, ottenendo sicuramente risorse, ulteriori fondi, un accordo più vantaggioso. Il Governo per la Sardegna invece taglia, taglia in modo indiscriminato, non mette un euro, incassa la maggioranza nel Comitato paritetico previsto dall'accordo del 31 luglio e quindi sarà il Ministero a determinare le strategie del sistema scolastico sardo. Comitato paritetico Regione-Ministero che prevede, lo ricordo, solo due componenti designati dalla Regione più l'Assessore, lo Stato piazza il capo dipartimento della programmazione del Ministero, il direttore dell'ufficio scolastico regionale e altri due esperti designati. Decideranno loro per noi.
Prendiamo atto dell'annuncio di ieri del presidente Cappellacci, che avremmo gradito magari in aula a illustrarci i contenuti di questa rimodulazione. Ma non basta, prendiamo atto ma ci chiediamo quale rimodulazione; non mi sembra, anche dalle parole dell'assessore Baire di ieri in Commissione, che si voglia cambiare impostazione, onorevole Maninchedda, che si voglia fare battaglia, attendiamo le sue parole, Assessore, se ritiene anche dopo il mio intervento, se l'aula è d'accordo, anche per dare maggiori elementi per la discussione di oggi.
Noi proponiamo con forza non la rimodulazione ma l'annullamento, anche unilaterale, di quell'accordo del 31 luglio. Ribadiamo l'urgenza di procedere all'apertura di una forte vertenza con lo Stato, l'adozione di un piano generale per la riqualificazione dell'istruzione, del sistema regionale della pubblica istruzione che impedisca la chiusura di scuole e che riconosca il carattere speciale della Sardegna. Il 16 luglio scorso, l'assessore Baire, nella replica alla nostra prima mozione, ci aveva assicurato che, in sede di conferenza unificata Stato-Regione, negli incontri con il ministro Gelmini svolti al Ministero con i suoi rappresentanti, aveva già posto i temi della specificità della Sardegna, delle peculiarità locali, dell'insularità, dei comuni montani, delle minoranze linguistiche che, sono sue parole testuali, sarebbero stati motivi di deroga alle normative nazionali. Ci aveva annunciato il protocollo d'intesa, già allora in fase di perfezionamento; ma, nei criteri applicati, non vediamo traccia di alcuna deroga.
Chiediamo che vengano assunte iniziative, atti concreti per sostenere le rivendicazioni dei precari, la loro stabilizzazione. Chiediamo in particolare di tutelare il diritto allo studio degli studenti, in particolare degli studenti sardi con disabilità, assessore Baire, attenti alla personalizzazione, attenti alle reali esigenze di ciascuno e non a meri calcoli ragionieristici. Chiediamo insomma pari opportunità per tutti. La Regione deve fare la sua parte, ma la crisi del comparto scuola deve trovare risposte soprattutto da parte dello Stato. Questo Consiglio regionale è tenuto a dare indirizzo alla Giunta perché, una volta annullato l'accordo, realizzate ampie anche se tardive consultazioni col mondo della scuola, partecipando e dialogando anche nelle assemblee povere, assessore Baire, si arrivi a una presa di posizione decisa, autorevole, da parte della Regione.
E' necessario convocare quanto prima la seconda Conferenza regionale sulla scuola in Sardegna, lo faccia al più presto Assessore. Siamo convinti che l'investimento nella scuola sia doveroso e sia doveroso proprio in un momento di crisi come quello che attraversiamo; in un momento di crisi, lavorare per accrescere le competenze dei nostri giovani è indispensabile. La scuola sarda oggi è a rischio. Questo Consiglio regionale è chiamato innanzitutto a difendere i lavoratori sardi di tutti i comparti e quindi anche quelli della scuola. I docenti, i precari, le famiglie, gli studenti, in particolare quelli con disabilità. Diciamo con forza a Roma, aprendo una vertenza seria, autorevole, che la Sardegna non è la pianura padana, non abbiamo bisogno solo di aggiustamenti e di accordi, occorre un confronto alto, autorevole, serio, che garantisca la riqualificazione della nostra scuola e migliori complessivamente in Sardegna la qualità dell'istruzione. Per questo chiediamo, dopo averla sentita magari, assessore Baire, e dopo aver discusso in questa Aula, un'approvazione unanime della nostra mozione, che sia espressione alta di questo Consiglio regionale che vuole farsi carico dei problemi della scuola e che vuole, una volta per tutte, dire allo Stato che non siamo subalterni e che vogliamo un rapporto paritario che tenga conto della nostra specialità e delle nostre specificità.
Presidente, le chiederei, se l'aula è d'accordo, che dopo il mio intervento possa intervenire l'assessore Baire per dare maggiori elementi al dibattito che seguirà sulla base anche dell'annuncio della rimodulazione dell'accordo. Mi rendo conto che non è rituale, ma se l'aula è d'accordo, credo che si possa fare. La ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bruno, anche per aver contenuto l'intervento. Vorrei chiedere all'Assessore della pubblica istruzione se ritiene di intervenire, se no procediamo col dibattito.
Ha domandato di parlare l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Ne ha facoltà.
BAIRE, Assessore tecnico della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Io credo che questa sia l'occasione per poter procedere a un dibattito tra tutte le parti. Quale migliore occasione? Se voi siete d'accordo, io mi riserverei di rispondere alla fine del dibattito.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, devo dire che probabilmente avrei accettato la proposta del collega Mario Bruno, mi sembra che poteva dare veramente più produttività al nostro dibattito avere di prima mano notizie dall'Assessore rispetto alla ventilata modifica dell'accordo, poteva essere utile per tutti noi. Comunque credo che poi in dichiarazione di voto avremo modo democraticamente di poter esprimere i nostri pareri. L'impostazione è stata già data dal mio Capogruppo, da Mario Bruno, io vorrei partire da alcune questioni.
Devo dire, Assessore, che io la conosco come una persona estremamente seria, in più la conosco anche come precaria, quindi sarò sincero, sarò diretto, cercherò di essere diretto rispetto alle considerazioni che voglio fare. Partendo da considerazioni di carattere generale che riguardano il ruolo dello Stato nelle politiche dell'istruzione in Sardegna e sugli effetti devastanti per la nostra Regione, io sono convinto, Assessore, che lei non possa essere favorevole alla riforma Gelmini così come è stata concepita dal Ministro. Ne sono convinto perché quello che molte volte veramente ci irrita, se possiamo usare istituzionalmente questo termine, è proprio la filosofia, la filosofia di questo strumento nel quale viene considerata l'istruzione, l'industria della conoscenza, come se fosse, come dire, una strada da costruire o meno oppure un costo superfluo in più o in meno, cioè ormai siamo entrati nella questione che l'industria della conoscenza di base è diventata un momento opzionale; ecco, questa è la questione. Quindi se le scuole mancano nei centri di montagna, se ci sono, se non ci sono o se ci sono problemi nei grandi centri urbani è un fatto secondario.
Io questo lo ricordo a lei e le dico che non può essere favorevole perché a me viene da ricordare che noi sardi in modo particolare abbiamo sempre combattuto per una difesa di un'istituzione che, in tempo di crisi come questo, non può che essere rafforzata, incentivata in presenza e qualità perché dobbiamo permettere ai nostri figli di essere pronti e preparati quando ci sarà la ripresa e non essere superati in competenza e preparazione dai coetanei di tutto il mondo. Noi non ci dobbiamo dimenticare la saggezza sociale dei nostri padri, dei nostri nonni, spesso pastori, agricoltori, analfabeti, i quali, pur di darci un futuro migliore, hanno da sempre lottato per avere più scuola, per l'istruzione delle nuove generazioni, per la loro emancipazione da povertà e sottosviluppo. Questo a me viene proprio come un sentimento. Su queste cose noi sappiamo i sacrifici che sono stati fatti nei piccoli paesi di montagna per avere la scuola, per avere questa prospettiva e non può essere un calcolo ragionieristico.
Devo dire che, l'altro giorno, ingenuamente, stupidamente, ho sentito una dichiarazione, per questo dico che lei non può accettare questa filosofia, della ministra Gelmini: "Bisogna avere un tetto per gli studenti stranieri"; io ho capito che finalmente il Piano casa ci avrebbe permesso di dare casa agli stranieri, perché ho pensato che gli alunni stranieri dovessero avere, insieme alle loro famiglie, un tetto. Invece no! Il senso della dichiarazione è che gli alunni stranieri devono avere un tetto, cioè non ci possono essere più di tanti alunni stranieri. Io lo posso capire come ragionamento che piace in certe zone del Paese, ma allo stesso tempo cito un altro esempio, per il quale io dico, Assessore, che lei non può essere d'accordo: a Vercelli, in una classe di venti alunni sono stati inseriti sette alunni con disabilità. Lì i tetti non li mettiamo, vero? Lì invece cerchiamo di ridurre il personale, cerchiamo di togliere, prima c'era il tetto che ne prevedeva uno, massimo due, adesso non c'è più il tetto, adesso siamo tranquilli, adesso possono essercene sette, che è un disastro; ovviamente stiamo tornando verso le classi differenziali.
Certo che risparmiamo su un po' di insegnanti di sostegno, ci mancherebbe! E' ovvio che qualche stipendio in meno ci sarà, ma vi sembra che stiamo salvaguardando i diritti delle persone in situazione di difficoltà? Vi sembra che stiamo facendo un atto civile? Sinceramente, devo dire che credo di no. Vorrei lanciare pertanto un appello: dobbiamo ragionare su questa questione. A me viene da dire per le comunità che ci ascoltano, per i sindaci, per i piccoli paesi, cerchiamo di organizzare una resistenza democratica per salvaguardare la nostra scuola, sperando che anche l'assessore Baire non dica "no", anzi che lasci fare, anzi che la promuova, magari non lo può fare ufficialmente. Iscriviamo gli anziani nelle scuole elementari dei piccoli paesi e impediamo così la loro chiusura. Cioè facciamo in modo che i numeri salgano, in maniera forse artificiale, ma facciamo resistenza, impediamo che l'istituto "scuola" sparisca dai piccoli paesi, facciamo in modo che alcuni anziani si iscrivano e salvino le classi.
Questo può essere un sistema per salvaguardare nei centri piccoli la possibilità di mantenere una classe. Lo dico perché oggi - c'è anche sui giornali - si parla del caso di Birori. A Birori, per la riforma, era stata accorpata una classe, quindi cos'è stato fatto? Dalla prima alla quinta elementare, tutti in un'unica classe, una cosa incredibile, voi potete capire, dalla prima alla quinta! Ovviamente c'è il problema demografico, nessuno vuole nascondere che bisogna trovargli soluzione, ma non si può creare una soluzione inserendo nella stessa classe, dalla prima alla quinta, gli alunni, in Sardegna, e nel frattempo togliere la copresenza di insegnanti. Posso capire che si possono fare accorpamenti, ma!
Quindi Birori che cosa ha deciso? Ha deciso: "No a questa soluzione, andiamo a Macomer". Ovviamente la scuola sparisce da Birori. Questo è il problema, e parlo di un paese, per non parlare di altri paesi in cui sappiamo che ci sono tanti problemi. Tra l'altro, il trasferimento degli alunni a Macomer costa, costerà alla Regione ovviamente, nel senso che il trasporto deve essere pagato dalla Regione, e l'accompagnatore deve essere pagato dal Comune, ecco che la riforma Gelmini continua imperterrita a dispiegare i suoi effetti in Sardegna.
Assessore, ho voluto dire tutto questo perché appunto, come bene ha detto il mio Capogruppo, ritengo che, al di là delle parti, al di là dell'aspetto politico, che noi rivendichiamo con orgoglio, e al di là anche delle motivazioni, sappiamo che vengono da tanto tempo, quest'anno è successo qualcosa di grave, cioè è successo che improvvisamente, con decisione esplicita, è stato stabilito di fare un taglio di personale, di una risorsa che è stata ritenuta a livello nazionale normale, cioè come se, tagliando il 7 per cento, non è che si stia facendo chissà che cosa, visto che in tutti i comparti c'è questo momento di crisi, senza pensare che la cultura, come la sanità, fa parte dei diritti degli uomini, fa parte dei processi di non discriminazione, non fa parte di un fatto commerciale, cioè che noi compriamo una cosa piuttosto che un'altra, questa spesa è una spesa che noi dobbiamo tenerci cara, soprattutto in un momento di crisi.
Ripeto, ancora una volta, che in questo momento il Governo nazionale ha deciso, non è solo un fatto retorico quello che sto dicendo, di comprare 131 caccia bombardieri e spendere 16 miliardi di euro. Che ne compri 100! Cioè, 16 miliardi di euro sono un sacco di soldi, come sappiamo, ne compri 100 e risparmiamo 3 o 4 miliardi di euro, che mettiamo nella scuola. Che bisogno c'è di questa drasticità, che bisogno c'è, cosa vogliamo giustificare?
Ecco perchè io sono molto attento e sono convinto che qui dentro, in quest'aula, tanti, non solo l'Assessore, ma tanti di noi non sono su questa filosofia, sulla filosofia dei tetti per le persone che vengono da paesi stranieri, sulla filosofia dei tetti che non si fanno per garantire l'integrazione e la qualità degli alunni con disabilità, su tanti altri processi, ovviamente, che permetteranno di chiudere le scuole nei paesi di montagna, e di chiudere la scuola lì dove chiaramente c'è un processo, come nelle grandi aree urbane, dove ci sono grandi difficoltà. Questo noi chiediamo di annullare, anche in maniera unilaterale, ecco, quello che noi fondamentalmente chiediamo è l'apertura di una vertenza con lo Stato. La parola "vertenza" non deve essere vista come una parola terribile, la vertenza è dare alla Sardegna il suo ruolo, noi siamo qui a rivendicare per la Sardegna il nostro ruolo, la nostra specificità, la nostra identità, lo facciamo anche con le leggi, lo facciamo con la nostra autonomia, lo facciamo con tutte le forme che ci fanno battere, perché noi abbiamo diritto alla nostra autonomia. Però, quando noi vediamo un accordo, e lo ripeto qui dentro, tra l'altro eravamo in piena discussione del collegato alla finanziaria e alcuni colleghi della maggioranza, penso al Presidente della Commissione cultura onorevole Maninchedda, preparavano degli emendamenti che cercavano…
PRESIDENTE. Onorevole Espa, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, Assessori, onorevoli colleghi, la drastica riduzione, la contrazione dei posti nel mondo della scuola e la drammatica situazione della scuola nell'intero paese meritano qualche minuto di attenzione e alcune considerazioni. In questo paese si sostiene più volte che fondamento, motore dello sviluppo, così come avviene d'altronde in altri paesi, sia la formazione, la maggiore cultura, la scuola, l'università, la ricerca, insomma una competizione basata sulla conoscenza. Questo viene detto, affermato, in documenti, in dichiarazioni di intenti, in articoli di giornale, da più parti. Eppure in altri paesi si dà forza e gambe a questi intenti, a queste idee, facendo diventare, questi, fatti concreti. Solo nel nostro Paese sistematicamente la scuola viene mortificata, avvengono tagli e in continuazione si sottraggono risorse.
Insomma, lo smantellamento sistematico, la cosiddetta riforma Gelmini, che riforma non è, è un taglio all'organico, un taglio di risorse, uno smantellamento sistematico della scuola pubblica, dicevo, oggi ha le sue ricadute. Abbiamo avuto il colpo di coda di questa riforma, che riforma non è. In particolar modo nella scuola sarda e per la scuola sarda, abbiamo la drammatica situazione che è sotto gli occhi di tutti. Insomma non si riesce a cogliere dai documenti, dalle affermazioni, la preoccupazione per i dati che abbiamo, e gli interventi, le risorse, la serietà e la denuncia rispetto all'affrontare un tema e al chiedere che la riforma Gelmini venga semplicemente ritirata.
Non si capisce perché, se noi sosteniamo che la scuola sarda ha delle difficoltà, difficoltà maggiori rispetto alla scuola delle altre regioni del nostro Paese, e se consideriamo che le regioni del mezzogiorno d'Italia e le isole, compresa quindi la Sardegna, si collocano tra le regioni d'Europa all'ultimo posto per competitività, per livello di conoscenza, per tasso di comprensione dei testi, per numero di diplomati e di laureati eccetera eccetera, forse andrebbero messe a correre maggiori risorse chiedendo ai docenti non di stare a casa e ai precari di non lavorare, ma chiedendo di lavorare meglio, incentivati e senza una mortificazione continua per il loro lavoro che è fondamento di sviluppo, di scontro e vittoria in termini di contrapposizione con gli altri paesi, in termini di pace, cooperazione e di una, diciamo, competizione basata sulla cultura, l'innovazione e la crescita culturale.
Bene, quello che abbiamo invece notato e potuto verificare in questi giorni è che, rispetto a ciò che veniva garantito anche sui giornali a maggio ("Garantiremo il posto a tutti"), le preoccupazioni dei precari, dei docenti di ruolo, dei sindacati, dei genitori, degli alunni, sono, né più né meno, le solite preoccupazioni che si hanno poco prima dell'estate, in prossimità dell'inizio del futuro anno scolastico. Così non è stato. Perché ieri, non mesi fa, in Commissione pubblica istruzione, sia il direttore dell'ufficio scolastico regionale che l'Assessore ci hanno detto che le poche risorse, la rigidità nella formazione delle cattedre, il numero massimo che è salito per la formazione delle classi, il tempo pieno che diventa più difficile (perché bisogna avere adesso l'accordo di tutti i genitori che hanno i figli presenti in una classe), insomma questo, tutto sommato, ha comportato qualche difficoltà in più, ha comportato né più né meno che - rispetto alla dichiarazione: "Garantiremo il posto a tutti, non ci sarà nessuna persona che rimarrà a casa" - abbiamo alcune migliaia di persone che non lavoreranno quest'anno.
Persone che, se vivevano già una condizione di vita precaria, perché si ha una mortificazione se si ha una condizione di precarietà nel lavoro e quindi nella sicurezza economica, hanno avuto da noi non la precarietà ma la certezza del non lavoro, la certezza di una vita senza una speranza per il domani e abbiamo dato agli alunni e ai genitori una certezza di scuola che invece di puntare alla migliore qualità, a sanare quel deficit che segnalavo in premessa, è lasciata al suo destino che, cinico e baro, la costringerà a essere l'ultima ruota del carro in Europa.
Questi i dati forniti l'altro giorno, a cui si aggiunge - vado per flash, sui quali però bisognerà anche ritornare e concentrare un attimo l'attenzione - il federalismo fiscale che dice, né più né meno, da una prima bozza, che noi dovremo pagare tutta la scuola pubblica in questa Regione e quindi si aggiungerà un altro problema a breve: la bozza di Piano regionale di sviluppo che va in direzione completamente opposta rispetto alle dichiarazioni fatte in questi giorni perché c'è, tra le righe lo si legge, qualche volta è perfino esplicitato, una volontà di smantellamento dell'istruzione pubblica per ritornare all'obbligo formativo, a un diritto-dovere della formazione professionale, che non mi risulta sia sancito dalla Costituzione, mentre c'è un diritto-dovere all'istruzione pubblica garantita a tutti, a prescindere dal censo, eccetera eccetera.
Non mi risulta che ci sia una formazione professionale privata da dover garantire a tutti. Mentre andrebbero dirottate risorse, messe a correre intelligenze, energie, per una scuola migliore, per una qualità migliore, si stipulano accordi, per fortuna che durano poche ore, grazie però non al ripensamento di se stessi, grazie alle battaglie e alle lotte fatte dagli alunni, dai docenti, dai precari, da una parte della classe politica, e da tanti altri che si sono uniti al coro e alle preoccupazioni verso una scuola pubblica che arretra invece che essere ai primi punti dell'agenda politica in questi giorni. Si intrecciano altre scelte in questi giorni: il cosiddetto Piano casa, abbiamo sentito poco fa una accelerazione di questo Piano casa, che poi viene chiamato Piano per il rilancio dell'edilizia, giustamente; così come un Piano di formazione professionale che vede 100 milioni di euro impegnati sulla formazione.
Ebbene, Assessore, noi le chiediamo attenzione su questi punti che, guardi, non sono slegati rispetto al punto che stiamo trattando oggi, perché il rilancio dell'edilizia vuol dire anche recuperare l'edilizia scolastica, i dati ci dicono che l'edilizia scolastica nella nostra Regione compromette perfino l'attività didattica, visto che rischiamo di non poter consentire l'accesso in alcune aule, in alcuni edifici, per via della situazione degli edifici stessi. Anche in quel caso c'è il rilancio dell'edilizia se mettiamo a correre, in una direzione di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, risorse pubbliche facendo lavorare magari imprese private e non per costruire seconde case, ma per valorizzare e riutilizzare e poter garantire l'abbattimento delle barriere architettoniche eccetera eccetera eccetera negli istituti scolastici di questa Regione. Non mi sembra di chiedere troppo.
Così come sulla formazione professionale invece che i tanti corsi che fiorivano nel passato e che poca occupazione hanno dato, poco sviluppo hanno garantito, per tante figure professionali che mai hanno trovato sbocco nel mondo del lavoro, magari un po' di formazione in più per docenti, persone della scuola, forse aiuterebbe in una direzione di impegno per una maggiore qualità della politica, dei docenti e del personale della scuola; queste per noi sono alcune delle…
PRESIDENTE. Onorevole Zedda, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, signor Assessore e onorevoli colleghi, credo di ricordare bene se dico che da quando è iniziata questa quattordicesima legislatura non c'è stato momento in questo Consiglio, durante le sedute consiliari, che non si sia discusso della situazione della scuola sarda. L'abbiamo fatto durante la discussione sulla finanziaria, sul collegato, lo abbiamo fatto durante il dibattito sullo sviluppo, lo abbiamo fatto con le interrogazioni, con una mozione con la quale chiedevamo alla Giunta di assumere iniziative forti per sostenere le rivendicazioni del personale docente e non docente e in particolare degli insegnanti precari. In quella stessa mozione chiedevamo alla Giunta di aprire con urgenza una vertenza forte con il Governo nazionale per impedire la chiusura delle scuole cercando il riconoscimento del carattere speciale dei territori montani della Sardegna, mozione che voi come maggioranza naturalmente avete bocciato solo perché era stata presentata dalla minoranza consiliare o forse non vi eravate resi conto che la situazione stava precipitando.
Da quel momento in poi abbiamo assistito a ulteriori tagli da parte del Governo nazionale, tagli ai bilanci scolastici, agli organici, al sostegno all'handicap, al tempo scuola, all'aumento dei finanziamenti delle scuole private. In Sardegna, la Giunta regionale ha assistito, in questo periodo, allo smantellamento del sistema scolastico in assoluto silenzio, un sistema scolastico sardo dove sono a rischio 300 edifici scolastici considerati semivuoti, sono a rischio 225 autonomie scolastiche su 426, in quanto costituite con meno di 500 alunni, e intere zone della Sardegna desertificate e private dell'ultimo baluardo della presenza statale. Si prevede inoltre, a breve termine, l'eliminazione di 80 autonomie scolastiche che, sul versante occupazionale, significherà dirigenti scolastici in meno, 80 direttori in meno, meno collaboratori scolastici, meno assistenti amministrativi. La Giunta regionale inoltre in queste ultime settimane ha deciso di finanziare con 22 milioni di euro le scuole materne private, riducendo i finanziamenti alla scuola pubblica.
La risposta della Giunta regionale a questa drammatica situazione è quella di andare a Roma per sottoscrivere un accordo con il Ministro della pubblica istruzione, a mio avviso umiliante per i sardi e per la Sardegna intera, e in particolar modo però umiliante per il personale precario della scuola; un accordo sottoscritto senza alcuna consultazione, né dei sindacati, né delle parti sociali. Con un accordo, di norma, ciascuno mette a disposizione dell'altro un qualcosa, come è successo con le altre Regioni italiane, come la Sicilia e la Lombardia, che hanno sì sottoscritto un accordo con il Ministero della pubblica istruzione ma hanno ottenuto cospicui finanziamenti al momento della stipula. Con questo accordo invece la Regione Sardegna impegna 20 milioni di euro di risorse proprie per la gestione delle politiche della scuola in Sardegna, che è di competenza statale, senza nulla dire sulle modalità delle eventuali nomine, creando preoccupazione tra i sindacati e il personale precario per l'eventuale discriminazione nel rispetto delle procedure. Dato per scontato che 20 milioni di euro sono certamente insufficienti per coprire il reale fabbisogno delle scuole dell'Isola, va rimarcato che sono fondi sottratti alle scuole sarde per i progetti contro la dispersione scolastica, creando un danno alle scuole che saranno costrette a ridurre la loro offerta formativa ad anno scolastico iniziato.
Per tutte queste ragioni, io credo che sia opportuno che la Giunta regionale decida di annullare l'accordo sottoscritto il 31 luglio ultimo scorso, umiliante, come ho detto prima, per tutti i sardi e cerchi di aprire immediatamente, come avevamo chiesto con la mozione che era stata bocciata mesi fa in quest'Aula, una vera vertenza con il Governo nazionale che abbia forti caratterizzazioni: l'adozione di un piano generale per la riqualificazione del sistema regionale della scuola che impedisca la chiusura delle scuole e che, nell'individuazione dei criteri, riconosca il carattere speciale dei territori interni e montani della Sardegna e delle aree urbane a maggior rischio di emarginazione e che riconosca inoltre iniziative finalizzate a sostenere le rivendicazioni del personale docente e non docente, al fine di assicurare la loro stabilizzazione occupazionale nel sistema scolastico formativo della nostra Regione.
Su queste rivendicazioni, Assessore, non sarà da solo e non sarà da sola la maggioranza, su queste rivendicazioni siamo disponibili a essere con voi a fare la battaglia che è una battaglia non di parte ma di tutti i sardi. Noi parliamo spesso di crescita e di sviluppo della nostra Isola, mi chiedo, chiedo a lei, Assessore, e chiedo a voi, consiglieri della maggioranza, quale crescita, quale sviluppo ci potrà essere per tutti i giovani sardi se a questi non garantiamo un diritto fondamentale che è quello dell'istruzione.
Io mi auguro che l'Assessore, al termine di questo dibattito, ci dia delle rassicurazioni e che non sottovaluti, come è stato fatto al momento della discussione dell'altra mozione, un problema che allora era urgente e oggi è urgentissimo e rischia di creare danni irreparabili all'intero sistema scolastico sardo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Signor Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghi, noi sardisti discutiamo di scuola con un'impostazione sconosciuta ai partiti italiani: per noi la scuola è un argomento istituzionale, cioè da sottrarre alle contrapposizioni strumentali degli schieramenti. Voglio dire, anche ai colleghi del P.D. e del P.D.L., che per noi la scuola è argomento da grandi riforme e che per essere stabili, queste riforme, hanno bisogno di larga intesa tra le parti; viceversa in Italia ogni maggioranza di governo ha ritenuto di avere l'obbligo di promuovere la sua riforma e il risultato è stato che il sistema scolastico è instabile da decenni.
La nostra posizione parte dalla volontà di contribuire a creare il perimetro normativo più opportuno per riformare e rendere efficiente la scuola sarda, non siamo interessati alle schermaglie tra la destra e la sinistra italiana, non vi partecipiamo. Di che cosa ha bisogno la scuola in Sardegna? Lo dico per sommi capi. Noi abbiamo bisogno di aumentare e diversificare l'offerta formativa: non abbiamo il potere di farlo, come Regione; noi abbiamo bisogno di passare dalla didattica fondata sulle classi a quella fondata sui moduli: non abbiamo il potere di farlo; noi abbiamo bisogno di integrare fortemente nel curriculum la lingua e la cultura sarda, che sono il paradigma con cui gli allievi si introducono e aggrediscono la realtà, leggono la realtà: non abbiamo il potere di farlo; noi abbiamo bisogno di istituzionalizzare le passerelle dal mondo della scuola al mondo della formazione professionale e del lavoro; noi abbiamo bisogno di trasformare l'ultimo anno scolastico in un anno di preparazione agli studi universitari, attraverso la scelta di percorsi formativi più specialistici: oggi la Regione non ha un potere di questo tipo.
Allora, come tutti sappiamo, il mancato perseguimento di questi obiettivi è alla base del disastro culturale che sta colpendo le giovani generazioni sarde e, in particolare, quella maschile delle zone rurali orientata all'istruzione tecnica e professionale.
Quindi, per noi il primo punto di discussione all'ordine del giorno è da dove deve partire uno Stato (per noi lo Stato è la Sardegna, sia chiaro) quando affronta il problema della scuola. Per noi deve partire dall'emergenza educativa e formativa, cioè dalla risposta che si dà prioritariamente a questo bisogno; per il Governo italiano, direi per i Governi italiani degli ultimi dieci anni, si deve partire dal bilancio dello Stato, bilancio che, come tutti sappiamo, è fortemente in crisi. Fa ridere leggere oggi che la finanziaria del Governo italiano ammonta a 4 o 5 miliardi di euro (neanche una finanziaria della Regione Sardegna!) e che gli impegni di spesa obbligati sono: missioni internazionali, prosecuzione degli interventi per la ricostruzione, proroghe fiscali per agricoltura e trasporti. Lo Stato italiano, io lo ripeto, è in una situazione disastrosa e parte, nell'affrontare i problemi sociali, dalle sue emergenze di bilancio, non dai diritti, non dai bisogni, qualunque sia il colore del Governo che abbiamo la ventura, o la sventura, di avere sulla testa.
E allora, come costruisce lo Stato italiano l'alibi per le sue riforme finanziarie? Diventa immemore, lo Stato non si chiede, e pretende che non gli si chieda, chi ha dilatato gli organici, chi ha eliminato i concorsi, chi ha fatto le SIS e poi le ha chiuse, non si chiede niente! Queste domande non si possono fare, non vuole che gli si chieda chi ha sbagliato i programmi scolastici, chi ha ucciso le lingue minoritarie, chi ha scaricato i costi degli edifici scolastici sugli enti locali, chi ha aumentato le spese dei Ministeri mentre si parlava di federalismo fiscale; non vuole che gli si chiedano queste cose, a parte gli aspetti di colore, e non vuole che si rilevi la grande continuità nelle politiche scolastiche tra i Governi di centrodestra e di centrosinistra, posto che la grande spallata ai lavoratori della scuola venne data dal piano Padoa Schioppa-Prodi (mi ricordo la circolare del febbraio 2008: disastrosa!).
Non vuole tutto questo ma ha anche un'altra pretesa: chiama i bilanci regionali a coprire i costi sociali delle sue scelte e li chiama in diversi settori, ancor prima di discutere del federalismo fiscale, cioè di decidere quanta parte della ricchezza nazionale è di competenza delle Regioni. Guardate che in Commissione bilancio si sta discutendo il federalismo fiscale e i colleghi dovrebbero venire ad ascoltare gli esperti, per capire come su scuola, sanità, trasporti, acqua, il bilancio regionale è a rischio di crack finanziario, bisogna stare molto attenti quando si parla di questi temi, alla luce di ciò che lo Stato dice di voler fare.
Allora, perché abbiamo chiesto una rimodulazione dell'accordo? Vorrei dire all'opposizione che, quando la Giunta annuncia la rimodulazione dell'accordo in un'Italia ideologicizzata dove si deve dire sempre il contrario di ciò che dice l'avversario, abbiamo una Giunta che dice che abbiamo ottenuto una rimodulazione perché ci sono stati nuovi eventi. Ma non è più produttivo chiedere che, in vista di questa rimodulazione, ci si confronti e si facciano proposte positive che il Governo regionale possa portare all'attenzione del Governo nazionale e rimodulare l'accordo, anziché dividerci oggi in Aula perché si tiene caparbiamente una mozione? Si può chiedere onestamente di poter dialogare quando chi dice che vuole dialogare, lo dice convintamente? Si può chiedere? Nessuno rinuncia alle sue posizioni, ma se vi si dice: dialoghiamo, ma perché non dialoghiamo? Perché si deve votare comunque una mozione? Io non lo capisco.
Perché noi avevamo delle perplessità sull'accordo firmato? Perché l'accordo aveva una forte impostazione di attenzione che riguardava il sistema del precariato, mentre quelli di altre Regioni, maturati successivamente, riguardavano l'intero sistema scuola. Allora noi vorremmo che si potesse ragionare sull'intero sistema scuola con il Governo nazionale. Noi non vogliamo essere messi in imbarazzo come Sardisti con accordi che non discutono con la Regione Sardegna sul sistema dei poteri che regola la scuola e ne discute, invece, con Regioni a statuto ordinario. Se la Sardegna ha aperto, e questo è stato il suo merito, la stagione del metodo degli accordi bilaterali e poi il Governo ha scoperto di poter dar di più, ha fatto bene la Giunta regionale a dire: "Bene, alla fine di questo percorso riparli con me". Ma allora riparliamo anche dei poteri, riparliamo di come ci organizziamo le sperimentazioni, e questo spazio c'è, perché non ci inseriamo lì? Io vorrei che si parlasse anche di lingua, di tecnologie.
Allora per noi non può essere accettabile che il primo accordo sulla scuola con il Governo italiano non affronti i temi, appunto, del potere dell'organizzazione, del numero degli allievi e quant'altro in Regioni a forte vocazione rurale come la Sardegna. Se stiamo tutti dietro al Governo regionale su questi temi, noi strappiamo quella possibilità, dopo che il Governo si dichiara disponibile a trattare su questi temi. Noi non possiamo accettare un accordo della subordinazione e della debolezza della visione istituzionale della scuola.
Una parola sui precari: noi siamo d'accordissimo a tutelare il reddito e il lavoro, non solo dei precari della scuola. Con lo Stato vogliamo ragionare chiaramente su chi fa che cosa e chi mette soldi e per che cosa. Il Consiglio dei Ministri ha dichiarato di avere un decreto da inserire in una più ampia normativa che dovrebbe andare a coprire parte di questi costi, vediamo cosa fa lo Stato e vediamo cosa può fare la Regione. Su questi temi, come per i chimici, come per i tessili, noi siamo e saremo sempre disponibili.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, cari colleghi, cari Assessori, oggi si cominciano a subire materialmente i danni di quella legge Gelmini killer, i primi a essere colpiti sono gli insegnanti della scuola superiore, che si trovano di fronte a un vero e proprio licenziamento di massa, 57 mila unità per quest'anno tra docenti e personale tecnico e amministrativo e 200 mila unità in tre anni. Noncurante di quello che accade nella scuola di mezza Italia e costretta al chiuso del suo ufficio, il ministro unico Gelmini continua a ribadire, come un disco rotto, che questi sacrifici lei li sta facendo per il bene della scuola. Non ci crede nessuno: tagliare risorse alla scuola è un suicidio collettivo, è un'emergenza sociale. E questa è la condizione del sapere dell'Italia del "Mister B.": Università e scuole, stessi tagli stessa precarietà. Docenti che erano a un passo dall'assunzione vedono sfumare i loro progetti, il loro futuro, privati anche del pane quotidiano. In Sardegna, il Governo ha tagliato ben 2448 posti, c'è da aggiungere che in Sardegna sono a rischio chiusura 300 edifici considerati semivuoti e 225 autonomie scolastiche su 426 in quanto costituite con meno di 500 studenti. Perderanno il posto 80 dirigenti scolastici, un centinaio di segretari. Assistiamo dunque a una vera implosione, tagli indiscriminati, licenziamenti di massa, più alunni per classe, istituti senza soldi e senza speranza.
Noi davanti a questo sfascio voluto da un Governo che disprezza la cultura, il sapere, l'informazione e la ricerca, ribadiamo con forza e piena convinzione l'abolizione immediata dei tagli previsti dalla legge numero 133 e un'indennità di disoccupazione per tre anni ai precari a cui non sarà rinnovato il contratto, un'accurata definizione di accordi tra la Regione e lo Stato e sicuramente l'abolizione delle norme sul maestro unico convinti del valore interdisciplinare del sapere e della conoscenza che è anche co-nascita e rinnovazione.
Chiediamo anche la valorizzazione dell'aggiornamento continuo dei nostri insegnanti, con fondi speciali ricavati soprattutto dall'Unione Europea, come si fa in tutti i Paesi dell'Europa. Noi rifiutiamo il maestro unico, il pensiero unico e le strade a senso unico. Insistiamo a dire che il ministro Gelmini e il suo collettivo non sono in grado di spiegare il loro operato, non riescono a legittimare le azioni intraprese e a collegarle a una visione della società e del sapere complesso.
L'intelligenza politica, cari colleghi, non è un lusso che si acquista, ma è una materia che si plasma, si coltiva. La materia di cui sono fatte le società. In oriente, per esempio, quando il bambino deve essere svezzato, la madre non si tinge di rosso i capelli, ma si tinge di nero il seno, perché sarebbe riprovevole che essa apparisse ancora deliziosa quando il bambino non la deve toccare. Così il bambino crede che il seno è mutato, ma la madre, Gelmini, è la medesima. Il suo sguardo è tenero come sempre. Quando il bambino si deve svezzare, la madre gli porge un cibo più forte perché il bambino non muoia. Pensando alla Gelmini direi che noi conosciamo bene le condizioni di ogni politico insoddisfatto di sé, nutre disprezzo a causa dei propri limiti e si rapporta ai limiti altrui, volontà di rovina nella continuità, direbbe sicuramente Nietzsche: il disegno di legge Gelmini è lo sterminio per eccellenza di ogni pianta del sapere. Quale riflessione possiamo trarre da questa storia dolorosa della scuola: D'Onofrio, la Iervolino, Berlinguer e altri. Come implorare che si metta fine al massacro degli alberi della conoscenza, l'albero della conoscenza è al centro della simbologia della vita; Cristo stesso era un grande albero della conoscenza. Quale occhio impietoso sigla quell'ordine insalubre di falciare senza pietà i nostri insegnanti, quale cura, quale sistemazione può essere finalizzata alla distruzione della scuola pubblica. Herman Melville direbbe che, in questo regime di menzogna, la verità è costretta alla macchia come un daino braccato, niente di quanto accade appartiene a ciò che si chiama informazione, una nuova vita verbale è già cominciata.
Cari colleghi della maggioranza, bisogna studiare il potere laddove la sua intenzione è investita in pratica reale ed effettiva, in relazione diretta e immediata con il suo oggetto, con il suo bersaglio, il suo campo di applicazione, laddove si impianta e produce i suoi effetti concreti e il potere non è qualcosa che si divide tra coloro che lo detengono come proprietà esclusiva e coloro che non l'hanno e lo subiscono. Noi non siamo il vis-à-vis del potere; il valore e il senso in cui ciascuno si riconosce, si costituisce sempre in un quadro di relazioni con le altre di natura storico-sociale. E quando penso a tutti i precari, e soprattutto ai nostri insegnanti, persone colte, raffinate e impegnate, mi viene difficile pensare che il venir meno di un riconoscimento sociale del proprio lavoro non abbia una ricaduta complessiva sulla persona, impoverendola non solo nella retribuzione e nella tutela, ma anche nell'identità e nella sorgente stessa della sua creatività spirituale. Quando Hegel parla di lavoro, intende non soltanto il lavoro in senso strettamente economico, ma la generale attività intersoggettiva di formare le cose nell'ambito della dialettica del riconoscimento. Lavorare significa dunque formare le cose con durevolezza. Aggiungerei che, nella legge numero 30 del 2003, ahimè, il lavoro cessa di essere momento di integrazione sociale e luogo di definizione di sé, non ha quella protezione nel futuro. Che questo Governo faccia dunque la sua scelta filosofica.
Consideriamo l'accordo tra la Gelmini e la Baire un accordo incompleto, inutile, una furbizia e una deviazione dei veri problemi della scuola, ed è anche un accordo sottratto all'autonomia del sistema scolastico sardo. Si tratta di un puro dirottamento della spesa prevista per i progetti finalizzati a combattere la dispersione scolastica e a sostenere l'autonomia organizzativa e didattica in favore di studenti e alunni con disabilità. Chiediamo di affrontare seriamente il problema, coinvolgendo tutti i protagonisti del mondo scolastico, assumendo iniziative mirate alla stabilizzazione occupazionale dei precari e per tutelare il diritto allo studio di tutti gli studenti sardi, anche quelli con disabilità, rivendicando il diritto della Regione sarda ad attivare una riforma integrata, inglobante, globalizzante, fatta su misura per la nostra realtà territoriale e umana.
Nessuno potrebbe negare il fatto che il grande manipolatore, immune, "Mister B.", sa giocare bene con il potere, col sapere, l'informazione, la conoscenza e la ricerca. La Gelmini sa bene come avvilire la professionalità, minare al fondamento la fondazione dell'edificio della formazione, odiare la cultura e ripudiare la centralità dell'istruzione pubblica. Io vorrei far notare al collega Paolo (che voleva dialogare) che forse se ne è reso conto dopo aver ritirato la sua mozione, perché anche voi avete presentato una mozione, dunque bisogna accorgersi prima.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, assessore Baire, colleghe e colleghi consiglieri, oggi discutiamo in quest'Aula sulla drammatica crisi, ne stiamo parlando, che investe il mondo della scuola. Per l'ennesima volta, ci troviamo a discutere sulle prospettive di una qualche soluzione, trattando questo problema con un approccio, mi dispiace dirlo, che ormai sta diventando rituale e perciò logoro, direi quasi buono per qualsiasi occasione. E' noto a noi tutti, e non da oggi, che il sistema scolastico sardo è stato progressivamente smobilitato, avvilito (tutto questo a colpi di riforme dello Stato calate dall'alto), smobilitato e avvilito senza che ne venisse pensato e ristrutturato uno nuovo, capace di garantire la reale esigibilità dei diritti allo studio da parte dei nostri giovani.
Allora mi pare onesto riconoscere che andiamo a sommare, alle emergenze congiunturali e strutturali derivate dalle cattive gestioni del passato, quella emergenza derivata ancora dall'ultima riforma ministeriale. Insomma, voglio dire che la crisi del sistema scolastico della nostra Isola ha assunto ormai caratteristiche endemiche, ed è bene riconoscerle. In questo momento non esistono soluzioni comode, certe e soprattutto efficaci che si possano adottare da subito per risolvere questa ennesima emergenza che attanaglia la nostra Isola.
Sappiamo che la scuola da tempo naviga in acque difficili, aggiungo da tempo naviga a vista, col rischio concreto di affondare spesso in un mare di chiacchiere. Ecco, le chiacchiere! Come voler tappare una falla dopo l'altra, ma non guardare allo stato del legno della barca, un legno tagliato irrimediabilmente e che continua a imbarcare acqua da tutte le parti. Perché è nel legno il problema, non è nel timoniere di turno, ed è al legno che bisogna guardare. Insomma, credo, cari colleghi, che in Sardegna si possa parlare senza più reticenze di una sola crisi, una crisi sistemica, strutturale, che è anche e soprattutto una crisi di una classe politica che si rivela ancora incapace di esercitare appieno il proprio ruolo, le proprie funzioni, le proprie prerogative.
Ieri parlavamo della chimica, oggi parliamo della scuola, domani parleremo dell'agricoltura, non accorgendoci o proprio fingendo di non vedere la complessa interdipendenza dei fenomeni politici, economici, amministrativi e quelli altrettanto complessi, a essi correlati, di tutti i nostri problemi. E' questa la nostra chiave di lettura, che punta alla radice del problema e ne contempla i singoli aspetti in una logica puramente sistemica. Chiave di lettura che (siamo convinti essere la sola a garantire un reale processo di cambiamento) ci consenta di non rimanere in bilico tra una posizione di modello centrale, l'assetto istituzionale, e uno pseudo federale, l'assetto reale, che finisce per condizionare l'efficacia di qualsiasi politica di riforma. La radice del problema è ancora una volta sotto gli occhi di tutti, è la nostra subordinazione a un Governo centrale, la nostra subordinazione a uno Stato esattore e avaro, lo stesso che inventa e tira le fila dei sedicenti comitati paritetici a maggioranza garantita. E' ancora l'incapacità e la debolezza di osservare ed esercitare compiutamente gli obblighi e le prerogative della nostra autonomia, è l'asservimento o la comodità di non rivendicare maggiore sovranità del nostro popolo. E' la paura perfino, consentitemi di dirlo, di pronunciare la parola "indipendenza".
Ora, noi sardisti siamo convinti, lo abbiamo scritto a chiare lettere, che la scuola deve rappresentare l'infrastruttura culturale, formativa, educativa, più importante e strategica per il futuro della Sardegna. Io penso che questa possa essere una considerazione davvero totalmente condivisibile da tutti qui in quest'Aula, da tutti i presenti di tutte le forze politiche che qui rappresentano il nostro territorio. Se è così, allora mi domando come sia possibile questo ennesimo disastro; disastro, badate bene, che non nasce oggi, ma pone le sue radici nel tempo, e che ha determinato, per citare qualche dato, un tasso di dispersione scolastica che tocca in Sardegna il 25 per cento, mentre quello nazionale si ferma al 23 per cento.
Credo che sia bene ricordare che legati alla dispersione sono anche i tassi di bocciatura. Questi ultimi nelle scuole elementari rappresentano un fenomeno quasi inesistente, agli esami di scuola media salgono improvvisamente al 12 per cento, per poi differenziarsi nelle superiori, dove si registrano tassi di bocciatura che vanno dal 6 al 7 per cento dei licei, 18 per cento degli istituti tecnici, sino al 30 per cento di quelli professionali con punte del 45 per cento nel biennio. Dico questo, perché? L'attenzione generale appare oggi maggiormente focalizzata sul rilevante costo sociale determinato dall'elevato numero di perdenti posto tra il personale scolastico docente e non docente, ma esiste un costo sociale che ha radici antiche ed è egualmente drammatico e che credo, purtroppo, saremo costretti ancora a sobbarcarci; mi riferisco a quello determinato dai numeri che ho elencato poc'anzi e che ho l'impressione che oggi sia focalizzato molto e molto di meno, perché forse dà l'impressione, a mio giudizio, di riguardare meno il presente e forse di più il futuro.
Credo che, però, sicuramente questo riguardi una fascia sociale maggiormente vulnerabile, spesso incapace di qualsiasi difesa, che rappresenta la ragione stessa della scuola e di cui dobbiamo assolutamente farci carico. Questa, tra le altre, è una ragione fondante, affinché la Regione sarda eserciti finalmente il proprio diritto-dovere di sviluppare pienamente con le sue risorse una propria politica scolastica, sul versante dell'aumento della diversificazione dell'offerta formativa, del bilinguismo, della lotta all'insuccesso scolastico, dell'integrazione, istruzione e formazione, dell'inserimento nel mondo del lavoro, dell'innovazione dei metodi e delle tecnologie della scuola.
Noi Sardisti, insomma, siamo qui, in questo Consiglio, in questa maggioranza di governo per argomentare oggettivamente e con equilibrio le nostre proposte e le nostre ragioni. Siamo qui soprattutto pronti a prospettare possibili soluzioni al problema, lontani dalla ricerca preconfezionata e deresponsabilizzante di un colpevole, meglio se questo colpevole sia della parte avversa.
Noi ribadiamo con forza che la crisi occupazionale del comparto scuola deve essere affrontata dallo Stato italiano che l'ha prodotta, secondo metodologie e provvedimenti non difformi da quelli adottati per la crisi degli altri comparti. Credo che sarebbe intellettualmente onesto, e mi rivolgo in particolar modo ai colleghi dell'opposizione, saper riconoscere che questi tagli dipendono da una storica e cronica situazione che nel tempo ha progressivamente incrementato il debito pubblico, dipendono dalla crisi in essere, ma anche dalle conseguenze derivanti dalle errate previsioni di entrate delle due recenti finanziarie del 2007 e del 2008; quelle, per capirci, del tesoretto e delle entrate non verificate.
Ma questa per noi è storia, non sono motivazioni, non sono ragioni sufficienti da giustificare anche per la Sardegna le politiche di contenimento della spesa pubblica di questo Stato. Stato che tende a trasferire sempre di più sui bilanci regionali i costi dei servizi legati ai diritti essenziali come la salute e l'istruzione, e la stessa ritualità di questa discussione mostra l'evidenza delle differenze temporali…
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, ormai è evidente a tutti, dentro e fuori le istituzioni, dentro e fuori il mondo della scuola, l'assoggettamento acritico di questa Giunta regionale alle politiche del Governo, anche ove queste siano gravemente lesive dell'autonomia e dei diritti dei sardi. Viviamo in uno Stato in cui l'investimento pubblico per l'istruzione è già al di sotto della media OCSE, ed è previsto che scenderà ancora. Io non ci sto a dire che il ministro Gelmini non sa quel che fa; lo sa e come! Lo sa bene! Mette in atto ciò che è indispensabile più di ogni altra cosa per dare corpo al modello di società fondato sulla disuguaglianza, proprio della destra, mette in atto, cioè, con la politica, un disegno politico preciso, l'annullamento della scuola pubblica, ma pretende, con facile paternalismo, e abbiamo sentito le parole del ministro Gelmini, che le vittime di questo disegno politico smettano di protestare, perché la protesta è politica e a scuola non si deve fare politica.
La politica, cioè, smantella la scuola pubblica, il Governo attua un enorme licenziamento di massa mai visto prima e nessuno deve protestare. Se è vero che precedenti riforme anche del centrosinistra vanno riviste in alcuni punti, è anche vero che quelle riforme mai hanno prodotto un licenziamento come quello che abbiamo oggi in Sardegna e nell'intero Paese. E il Ministro su questo chiede che non si faccia politica; si metta l'anima in pace il ministro Gelmini come la Giunta regionale, se non ci sarà un'inversione di tendenza, la politica scenderà in campo sempre di più. Usare il cemento impoverito per edificare le fondamenta di un Paese, come sanno bene i mafiosi, è foriero di grandi e immediati guadagni, ma altrettanto bene si sa quale sia l'immane portata dei disastri che a ciò consegue. L'istruzione sono le fondamenta del nostro Paese, non si può prescindere da questo postulato.
In Italia si declassa la scuola pubblica, la si priva di risorse e questa non è una riforma, ha ragione l'onorevole Maninchedda quando dice che c'è bisogno di una grande riforma e questa, spero concordi con me, non è una riforma, anche se si tenta di far passare come tale. Invece questa è l'estrema conseguenza della sottrazione e dei tagli al cordone della spesa. L'istruzione pubblica, per questo Governo, lungi dall'essere una priorità, evidentemente è uno spreco di risorse, uno spreco di risorse a cui porre rimedio. Ma distogliere risorse, ovvero minare le potenzialità delle nuove generazioni, dovrebbe essere un reato, così come è un reato costruire edifici con materiali poveri nel solo intento di risparmiare. Dovrebbe essere un reato, perché la Sardegna ha primati tristissimi in termini di dispersione scolastica, edilizia scolastica e qualità dell'offerta formativa.
Rispetto alla politica di forte sostegno alla scuola e all'istruzione degli scorsi anni fatta dal centrosinistra, a dispetto di tutti gli investimenti in termini monetari, progettuali, organizzativi, di comunicazione e formazione per ovviare ai desolanti dati emersi dall'indagine OCSE- Pisa, state retrocedendo, obbedienti ai diktat del Governo. Ma fate anche di peggio: spianate la strada al Governo. Erano 33 i milioni di euro che la Giunta Soru destinava alle autonomie scolastiche, ovvero in ultima istanza al recupero dei saperi fondanti e delle conoscenze di base. Per prima cosa, Assessore, con lei i 33 milioni diventano 20, più di un terzo in meno, oltretutto, questi 20, di fatto, sono ceduti al Governo. Si vola a Roma non per discutere e aprire una vertenza, ma per offrire a Berlusconi i soldi dei sardi e senza risolvere il problema dei precari, che il Governo, dopo aver utilizzato e sfruttato, getta via.
Il Governo abdica al suo compito e, grazie alla sua abnegazione, Assessore, i contribuenti sardi si sostituiscono a esso e pagano di tasca propria. E' davvero inaccettabile! Un paradosso inaccettabile di cui c'è poco da gloriarsi. E non ci conforta per nulla la sua dichiarazione di ieri, Assessore. Dichiarare di voler rimodulare l'accordo, alla luce dell'evoluzione delle iniziative governative messe in atto, da un lato in materia di welfare per la tutela dei redditi e dell'impiego dei precari, dall'altro in materia di sperimentazione e trasferimento di funzioni alle Regioni, non ci rende assolutamente sereni.
Allora perché non dialogare (chiede Maninchedda), se c'è un accordo in campo? Non si può dialogare anche perché il dialogo, Assessore, l'avrebbe dovuto aprire prima di firmare e di sottoscrivere quell'accordo, non ha cercato il dialogo non soltanto con il mondo della scuola, ma neanche con il Consiglio regionale. Abbiamo appreso dai giornali di quell'accordo e ancora oggi non è possibile verificarne l'esatto contenuto attraverso l'accesso a Internet.
Non ci conforta quell'accordo, con il suo dichiarato atteggiamento di disponibilità ad adattarsi alle iniziative di Governo; lo stesso atteggiamento a cui ho assistito a Ottana, di fronte ai cancelli della Equipolymers, quando l'assessore Farris ha dichiarato: "Ci facciano sapere che cosa intendono fare", e oggi sappiamo cosa intendono fare a proposito della Equipolymers, dimostra l'incapacità propositiva di questa Giunta, che si limita a recepire le istanze e le iniziative degli altri, preoccupata solo di adeguarsi in un modo o nell'altro. Noi vorremmo invece che fosse percorsa la strada della progettualità fattiva e determinata, vorremmo che, per l'istruzione, così come per gli altri settori dell'economia e della società sarda, si fosse in grado di elaborare un progetto che, ricco delle risorse, guardasse al futuro con capacità, intelligenza e lungimiranza.
Tutto questo purtroppo non c'è nell'istruzione, non c'è negli altri settori dell'economia. Eppure l'OCSE prevede che il peggio deve ancora arrivare. Nel 2010 saranno 1,1 milioni senza lavoro in più rispetto al 2007, con contraccolpi più pesanti proprio sui giovani e sui precari. Allora io vorrei sapere dal nostro Presidente, oggi purtroppo assente, come spesso accade, come la Sardegna intende prepararsi ad affrontare questa sfida che ormai nuova non è. Nelle sue dichiarazioni programmatiche il presidente Cappellacci dichiarava: "Parlare di persona, persona con la P maiuscola, significa in primo luogo investire sul capitale umano e in particolare investire sui giovani, sul loro livello di istruzione e sulla loro formazione". "Un elevato" - continuava il Presidente - "e qualificato livello di conoscenza rappresenta, infatti, la condizione essenziale per poter parlare di innovazione adattandola alle nuove tecnologie e investendola poi sull'autonomia scolastica" e via dicendo. Bene, queste sono le parole del presidente Cappellacci, parole sulle quali oggi chiediamo conto visto che i giovani, la conoscenza, l'istruzione, la scuola non sono di fatto nelle sue priorità, dato che, invece che attribuire risorse, le sottrae.
Il centrosinistra aveva, nella passata legislatura, fatto coincidere le priorità del programma, dichiarate, con interventi chiari, forti, sostanziali, oggi sottratti al beneficio delle scuole. Noi vogliamo che si torni a investire sulle autonomie scolastiche e sulla formazione dei docenti, vogliamo che vengano messe a disposizione della conoscenza e dell'istruzione risorse tali da permettere un cambiamento senza precedenti nella scuola sarda, vogliamo risorse che siano un antidoto alla dispersione scolastica e che innalzino la qualità dell'offerta formativa, un percorso intrapreso nella scorsa legislatura, ci teniamo a ricordarlo. La stampa specializzata citava solo l'anno scorso la Sardegna davvero quale Regione guida in Italia sotto questo aspetto - naturalmente la stampa specializzata nazionale, dico - e non basta citare soltanto i numeri che riguardano la dispersione e la soppressione di posti di lavoro importanti, già citati anche dal Capogruppo del P.D.
Ci tengo in particolar modo a citare altri numeri drammatici che riguardano soprattutto i piccoli comuni della Sardegna. Bisogna dire, infatti, che in Sardegna su 377 comuni ben 215 sono delle zone interne o di montagna; sono comuni caratterizzati da un trend di spopolamento che sembra irreversibile, sono comuni in cui difficilmente purtroppo nascono i bambini, sono comuni piagati dall'impossibilità del lavoro e dalle difficoltà della mobilità e da servizi sempre, sempre più precari. Ebbene, in questi comuni, sono 560, di cui 277 dell'infanzia, le scuole sotto i 50 alunni che rischiano di ricadere sotto la falcidia della cosiddetta riforma Gelmini.
Ecco per che cosa si dovrebbe battere, Assessore, si dovrebbe battere per questo. Abbia il coraggio! Per mantenere aperte le scuole nei piccoli comuni. Stia al fianco dei sindaci, Assessore, è una richiesta anche in questo senso, per evitare che lo Stato dismetta, anche in questi piccoli paesi, presidi fondamentali per una qualità della vita accettabile, per evitare anche la desertificazione delle zone interne, per garantire agli oltre 4400 bambini disabili del nostro territorio il diritto al sostegno.
La delibera con cui si formalizza l'accordo tra il Ministero e la Regione non è ancora comparsa sul sito, sino a ieri sera no, perlomeno. Questo ci fa se non altro sperare, così come dichiarato da lei, che probabilmente questa rivisitazione dell'accordo c'è, ma deve esserci nella sostanza, nell'assoluta sostanza. Certo, è una cosa gravissima già la portata dell'accordo stesso, come altrettanto grave è il significato simbolico, perlomeno per chi ha caro il tema dell'autonomia. Per questo…
PRESIDENTE. Le diamo ancora alcuni secondi, onorevole Barracciu, però la prego di avviarsi alla conclusione.
BARRACCIU (P.D.). Velocemente. Noi chiediamo l'annullamento dell'accordo oppure, che è lo stesso, una rimodulazione che compia una svolta copernicana perché la scuola sarda possa davvero riprendere fiducia nel presente, ma soprattutto nel futuro. Abbia il coraggio, Assessore, di rimandare al mittente quell'accordo, di ritirarlo, di aprire un dialogo vero, a partire dal Consiglio regionale, con le parti sociali. Se metterà in campo questo coraggio, noi ci saremo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, chiedo, se è possibile, una sospensione di cinque minuti, rimanendo in aula.
PRESIDENTE. Perché, onorevole Maninchedda?
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Perché avremmo necessità di interloquire minimamente con la Giunta e non voglio essere additato dai colleghi come colui che non ascolta. Vorrei poter parlare con la Giunta di ciò che mi è stato detto. Tutto qua.
PRESIDENTE. I lavori sono sospesi per cinque minuti. Prego i colleghi di rimanere in aula perché riprenderemo immediatamente i lavori.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 33, viene ripresa alle ore 12 e 44.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.
E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
Prego i colleghi di prendere posto per consentire all'onorevole Capelli di svolgere tranquillamente il suo intervento.
CAPELLI (U.D.C.). Signor Presidente, si è definito questo dibattito da qualche collega rituale e non posso che concordare, ma la cosa che salta agli occhi a un attento osservatore e ascoltatore del dibattito è che, per l'ennesima volta, quando si parla di scuola, in questo periodo, quando si parla di sanità, richiamando i diversi interventi fuori da quest'aula, dove ognuno di noi mette al centro della propria azione politica, e tutti i Governi lo fanno, la persona (nel caso della sanità il malato, nel caso della scuola i nostri giovani, la formazione dei nostri giovani), di questo non se ne è assolutamente parlato. Oggi si parla, purtroppo, di scuola per i tagli, dovuti, non dovuti, magari si dovrebbe parlare del perché, da che cosa sono generati nel corso del tempo, la necessità che un Ministro dell'economia trasmette di rivedere la struttura organizzativa e quindi provvedere ai tagli. Così come in sanità, si pensa ai tagli, sempre dal basso, degli ausiliari prima di tutto, di tutte quelle figure cosiddette marginali o intese come marginali, per riequilibrare i conti, però nei nostri convegni e nei nostri dibattiti poniamo al centro la persona, "persona" assente in questo dibattito.
Mi verrebbe da dire ai colleghi dell'opposizione qui in Consiglio regionale che noi potremmo seguire, secondo il vostro schema, quanto è avvenuto nella formazione professionale, quanto avete sostenuto nei tagli alla formazione professionale. Su una cosa concordavamo tutti: non funziona. E' stato un serbatoio per collocazioni politiche, per assunzioni politiche, ma sicuramente è una formazione che non funziona. Bene, voi cosa avete deciso? Avete deciso di tagliarla. Totalmente! Ricordo che feci un intervento in quel caso e cercai di richiamare l'attenzione dell'allora Presidente chiedendo: "Qual è il compito della politica e di un buon Consiglio regionale o di una buona Assemblea legislativa?". "Noto la necessità di chiudere, di eliminare alcuni sprechi, ma siccome dobbiamo pensare anche alle conseguenze sociali di quei tagli, mentre abbasso una serranda devo immediatamente sollevarne un'altra che funga da contrappeso". Questo per il sistema del welfare, per il sistema dell'occupazione, perché non possiamo mandare a casa così, per gli errori del passato, migliaia di persone. Voi avete rigettato quel metodo. L'avete rigettato e vi porterete sempre appresso e sulle spalle la responsabilità di quei tagli indiscriminati senza nessuna proposta alternativa di sostituzione, di miglioramento di quel tipo di formazione.
Così, purtroppo, devo dire, anche in questo caso il Governo centrale sta seguendo le vostre indicazioni. I fatti parlano di tutto questo. La storia dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese ci ha insegnato che i Governi senza idee peccano, cadono sui grandi problemi sociali. Non vorrei ricordarvi Fioroni, l'esperienza di Fioroni nel Governo precedente, credo che la ricordino i precari, credo che la ricordino molto bene tutti gli attori della scuola.
Dicevo, i Governi senza idee cadono sui grandi problemi. Perché? Perché noi non dobbiamo pensare a una riforma seria che metta al centro dell'attenzione la didattica, la formazione del giovane, del bambino, del giovane studente, dell'alunno, dello studente universitario. E' una riforma che non può essere portata avanti dalla parte politica che governa in quel momento. Infatti cosa succede? Che ci ritroviamo ogni legislatura a ridiscutere la proposta di riforma del Governo in carica, che nega la precedente. Ci siamo dimenticati che le grandi riforme sono quelle che durano negli anni, nei decenni, con i dovuti adeguamenti, così ci ritroviamo a dover riparlare ogni legislatura della riforma sanitaria perché chi governa deve controllare e molto spesso queste riforme iniziano non dalla parte giusta, non dalla base di proposta di riforma, ma dai tagli, dalle sostituzioni e quant'altro. Questo è un errore! Noi possiamo arrivare in quest'Aula a una proposta unitaria, nessuno di noi, nessuno del mio partito, dell'U.D.C., pensa che possano essere indiscriminatamente portati avanti i tagli nella scuola, nessuno! L'abbiamo sostenuto, l'abbiamo sostenuto in Parlamento, lo sosteniamo qua e, se dobbiamo andare contro quel Governo, come spesso ci capita, nel confronto costruttivo noi sapremo cosa dire, sappiamo portare avanti le nostre proposte, non necessariamente pregiudizialmente contro.
Abbiamo parlato dei precari della scuola, non abbiamo parlato del personale ATA, per esempio, di quella marea di gente che svolge un servizio essenziale nella scuola. Non so se qualcuno di voi ha letto (purtroppo mi capita di richiamarlo spesso in quest'Aula) il libro di Gian Antonio Stella, La Casta, per intenderci, che richiama con dati straordinariamente efficaci al lettore la situazione della scuola in quell'ambito del personale ATA. Il mansionario si è inventato la "scodellatrice" perché alcuni bidelli, ovviamente per contratto, non possono scodellare il cibo per gli alunni e siamo pieni di dipendenti, di bidelli nelle scuole che non servono, che non fanno nulla! Uno spreco immane.
Ma proprio riferendosi a questo passaggio, il presidente Napolitano, Presidente della Repubblica, ha richiamato la politica a fare i conti nel modo giusto e quindi, indirettamente, mi rivolgo a quanto porta avanti il ministro Tremonti che ha delle ricadute immediate nell'azione del ministro Gelmini, immediate. Qual è la posizione? Bisogna tagliare perché bisogna risanare. Il presidente Napolitano richiama tutta la politica con attenzione a riconquistare e a comprendere, cerca di richiamarci nel comprendere le ragioni della disaffezione, del disincanto verso la politica e per gettare un ponte di comunicazione e di dialogo con le nuove generazioni. Il riferimento a che cosa è? Al fatto che noi continuiamo o, meglio, che questo Governo, come altri Governi, anzi tutti i Governi senza idee che si sono succeduti alla guida del Paese richiamano gli altri ai tagli, perciò segano i precari, tagliano nelle parti deboli della nostra società, tutti i Governi, dimenticando però o facendo una legge così improvvisata il 23 febbraio 2006 dove si riconosce che, in caso di scioglimento anticipato del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, il versamento delle quote annuali e dei relativi rimborsi è comunque effettuato.
Milioni, decine di milioni di euro che producono questo risultato, i soldi del finanziamento pubblico ai partiti per le legislature defunte, quelle che si chiudono anticipatamente si sommano ai soldi del finanziamento pubblico e questo avviene nel 2008, 2009 e nel 2010 perché è prevista la stessa entrata per i partiti per le legislature entranti. Milioni, decine di milioni che portano diversi partiti di destra, di sinistra, da Rifondazione ai Verdi ad A.N., all'U.D.C. stessa, eccetera, ad avere vagonate di milioni per continuare il loro esercizio politico, sostenuti dalle casse dello Stato. Come facciamo a dare una risposta ai precari richiamandoli al fatto che è necessario riequilibrare i conti quando i partiti sono delle...
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, prima dell'intervento dell'onorevole Capelli pensavo che questo dibattito stesse delineando alcune posizioni e anche si cominciasse a fare uno sforzo per capire a cosa può portare. Poi l'onorevole Capelli ha introdotto altri temi, dalla riproposizione del modo con cui si fanno le riforme, immagino, al ruolo di un grande centro che su quelle riforme magari vuole poter dare un contributo.
Io tornerei al tema del dibattito di oggi, credo che ci siano alcune cose dove le posizioni di quest'Aula sono assolutamente nette, divise. Certamente non è nelle nostre possibilità cambiare la riforma Gelmini, sulla riforma Gelmini abbiamo idee profondamente diverse, noi non riteniamo e non crediamo valida una riforma che, per la stessa voce del ministro Tremonti, parte dal presupposto non di colmare le lacune e le differenze nel livello di competenze e di istruzione dei nostri studenti, ma dalla necessità di raggiungere degli obiettivi di contenimento di spesa, 8 miliardi sembra che sia il numero assegnato dal ministro Tremonti da raggiungere complessivamente con la riforma della scuola. Credo che, su quella riforma, non ci sia punto di contatto. Gli stessi dati e indicatori ci dicono che l'Italia è certamente tra i Paesi OCSE più indietro nel campo dell'istruzione, soltanto un ragazzo su due raggiunge il livello di istruzione media superiore, ha un diploma di scuola media superiore, contro il 70 per cento della media OCSE, e la Sardegna è una delle ultime regioni tra le regioni italiane, seconda soltanto alla Sicilia.
Ecco, credo che, su questo punto, su questo aspetto del dibattito, cioè sugli obiettivi della riforma Gelmini, su quelli che dovrebbero essere gli obiettivi invece di una riforma del sistema scolastico che certamente vuole o dovrebbe far crescere le competenze dei nostri ragazzi per restituire loro un futuro migliore, maggiori prospettive di incamminarsi nel sentiero della vita potendo scegliere in maniera autonoma quale lavoro fare, quale attività svolgere, le differenze siano profonde.
Mentre credo che emerga, mi è sembrato dal dibattito in quest'Aula, un punto di contatto che forse può essere più utilmente materia di discussione oggi. Il punto di contatto è che l'accordo del 31 luglio tra Regione e Ministero della pubblica istruzione è un accordo che va rivisto. Lo ammette la stessa Assessora in qualche modo riproponendo una rimodulazione, l'ha richiamato il collega Maninchedda, siamo in disaccordo sulla legge Gelmini e sugli obiettivi della legge Gelmini, su come è stata proposta, non è quella riforma che serve all'Italia, ma su quella non possiamo incidere, concordiamo invece sul fatto che quell'accordo tra Ministero della pubblica istruzione e Regione Sardegna vada profondamente rivisto. E perché va profondamente rivisto? Credo che forse, se vogliamo dare un senso al dibattito in quest'Aula, esso abbia un senso, abbia un merito, Assessore, lei stessa l'ha richiamato, per ora non si era discussa in Aula, cioè nel luogo proprio dove si dovrebbe discutere, la riorganizzazione del sistema scolastico regionale, si è discussa in altre sedi e spesso in quelle sedi non si è allargata la discussione anche alle rappresentanze del mondo della scuola.
Io credo che questo sia un aspetto positivo del dibattito e che sia un elemento di riflessione che va portato perché certamente un accordo col Ministero della pubblica istruzione che imposta un federalismo al rovescio proprio mentre ci incamminiamo a parlare di federalismo fiscale (ne abbiamo parlato con l'assessore La Spisa nei giorni scorsi), che in qualche modo inaugura e propone un federalismo al rovescio dove si riportano competenze in capo allo Stato... Presidente, io le chiederei proprio la bontà di intervenire perchè ci sono alcuni colleghi che capisco debbano discutere, ma il brusio in Aula è veramente insostenibile, poi non utilizzerò neanche i dieci minuti.
Dicevo, io credo che un accordo che non rimetta al centro il tema della qualità del sistema sardo dell'istruzione che, in qualche modo, riporta a competenze, abbiamo parlato della Commissione paritetica che ha la maggioranza di componenti indicati dallo Stato, che affida risorse nostre che avevano una diversa destinazione nell'assistenza degli studenti disabili o nell'allungamento del tempo scolastico, nel combattere la dispersione, nel promuovere attraverso laboratori linguistici e scientifici un miglior livello di competenze (sappiamo che gli indicatori OCSE ci dicono che la Sardegna è tra le ultime regioni d'Italia per competenze scientifiche), ecco che non chiede risorse allo Stato e non chiede allo Stato di fare la sua parte nell'intervenire per la qualificazione del sistema dell'istruzione, ma addirittura affida risorse nostre allo Stato e quindi competenze e risorse, sia un percorso criticabile, non sia utile, non sia corretto, non riporti e non richiami lo Stato alle sue responsabilità, non apre poi una discussione più profonda su quella che deve essere la situazione di una regione come la Sardegna dove chiudere una scuola equivale a chiudere un paese delle aree rurali, delle periferie urbane.
Io credo che questo debba essere il solco sul quale riavviamo il dibattito senza steccati. Condivido il fatto che sarebbe molto difficile e contraddittorio oggi votare una mozione e andare a impegnare l'Assessore su qualcosa quando ancora non sappiamo quello che può essere l'oggetto di questa rimodulazione. Per cui ritengo che sia auspicabile, accoglibile, quello che credo sia un orientamento che sta prevalendo in questa Aula che magari, sentite le dichiarazioni dell'Assessore, si possa rinviare un voto a martedì, magari arricchendo quel voto, lasciando chiaramente ogni parte politica libera di fare le sue scelte, ma arricchendolo nella valutazione delle posizioni secondo quello che succederà oggi e quello che succederà nei prossimi giorni.
Con questo non vogliamo fare un pastrocchio ricompattandoci su cose per le quali non ci possiamo ricompattare perché certamente abbiamo posizioni diverse sul ruolo della scuola e della scuola pubblica in Italia e in Sardegna. Certamente abbiamo posizioni diverse sul ruolo della formazione professionale e sui disastri che ha causato quel sistema della formazione professionale che abbiamo promosso in Sardegna in questi anni. Ma io credo che responsabilmente le forze politiche in quest'aula possano più modestamente concorrere a una rimodulazione di un accordo che, limitatamente a quell'accordo e alle cose su cui quell'accordo può incidere, possa dare risposte migliori di quello esistente, Assessore, diciamoci la verità, assolutamente inadeguato, contraddittorio e anche sbagliato, sbagliato nel principio perché non possiamo andare verso un federalismo alla rovescia dove deleghiamo lo Stato con risorse nostre, dobbiamo fare il contrario semmai. Dobbiamo fare il contrario, chiedere allo Stato risorse per poter arricchire e completare il sistema dell'istruzione in Sardegna.
Quindi, se riportiamo il dibattito all'accordo e se ascoltiamo l'Assessore su quelli che devono essere gli obiettivi di questa rimodulazione, io condivido il fatto che gli obiettivi di questa rimodulazione non devono soltanto tappare i buchi e non possono soltanto affrontare il problema, importantissimo anche, dei lavoratori precari, degli insegnanti precari, che oggi si vedono brutalmente da un giorno all'altro tagliare classi, tagliare posti di lavoro, ma devono trovare un accordo che metta le basi per una rivisitazione, per una riflessione più organica magari del sistema dell'istruzione in Sardegna, certamente l'istruzione pubblica, e degli obiettivi che deve avere questo sistema in una Regione che è agli ultimi posti in Italia, in un'Italia che è agli ultimi posti tra i Paesi OCSE.
Certamente non possiamo che ripartire dagli obiettivi di questo sistema, dalla qualificazione del sistema dell'istruzione e da un arricchimento e un accrescimento delle competenze dei nostri ragazzi. Quindi ben venga questo dibattito, credo che sia stato un merito del Partito Democratico e del centrosinistra averlo sollevato, ma credo che esso possa essere compiutamente concluso arrivando a un ordine del giorno (che ci veda anche discuterlo e possibilmente condividerlo) e, aspettando le risposte dell'Assessore, giungere magari a martedì per un esito definitivo.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera De Francisci. Ne ha facoltà.
DE FRANCISCI (P.d.L.). Presidente, Assessori, colleghi, entrando nel merito delle polemiche anche aspre che in questi giorni hanno caratterizzato questo difficile avvio di anno scolastico, credo sia opportuno, anche alla luce dei tanti interventi sentiti sin qua, fare alcune riflessioni. I momenti di crisi possono essere affrontati in due modi: o subendoli e con essi tutte le conseguenze che si portano appresso e li caratterizzano o affrontandoli attivamente per farli diventare momenti di crescita e di rilancio. Anche la situazione della scuola in Sardegna come nel resto d'Italia, è stato detto più volte questa mattina, attraversa un processo di crisi che ormai da decenni ne ha caratterizzato le alterne fortune. Non esiste nuovo giorno d'apertura di anno scolastico in cui i media non riportino all'attenzione tutti i problemi fatti il più delle volte da inadeguatezza di mezzi, strutture, risorse.
Io da giornalista ho seguito, ho fatto la cronaca di decine di sit in e di manifestazioni contro il Ministro di turno, sia esso Berlinguer, Moratti, Fioroni, Gelmini, con conseguenze in termini negativi sulla preparazione dei nostri figli chiamati un domani a essere protagonisti dello sviluppo della nostra Regione.
I principali osservatori internazionali, lo dicevano anche i colleghi poco fa, quelli della scuola, considerano quella italiana al di sotto della media dei principali partners europei e occidentali. Abbiamo parlato molto di questo in Commissione ottava, in questi mesi abbiamo affrontato, da maggio ormai, il tema della scuola, il presidente Dedoni ne è testimone. Persino Paesi fino a poco tempo fa considerati del terzo mondo, quali l'India, vantano oggi livelli di qualificazione e di eccellenza che li pongono senza dubbio all'avanguardia sulla scena internazionale col risultato che i tassi di crescita economica di tali Paesi conseguenti alla principale fonte di promozione dello sviluppo, la valorizzazione appunto delle risorse umane, cui faceva riferimento l'onorevole Capelli prima, sono di gran lunga superiori al nostro. Lo Stato italiano spende per la scuola, rispetto ai nostri pari concorrenti occidentali, troppo e male.
Sono queste le considerazioni che sono state poste a base di recenti interventi a opera del ministro Gelmini e del Governo Berlusconi così come evidentemente fecero il presidente Prodi e il ministro Fioroni. L'onorevole Maninchedda ha definito quella riforma "un disastro", ieri sono stati diffusi i dati relativi a quel periodo, non è certamente con una guerra tra poveri che ci si consola, però insomma 1200 furono i tagli un anno, 900 furono negli anni successivi, nella riforma Fioroni. Dobbiamo costruire le premesse per una scuola realmente formativa e al passo con i tempi, su questo credo siano d'accordo tutti, capace di accompagnare la crescita dei nostri figli in modo che un giorno non possano sfigurare nel confronto con i loro coetanei di tutti gli altri Paesi del mondo occidentale. Ha ragione l'onorevole Capelli quando dice che in quest'aula stamattina si è parlato molto di scuola e poco di studenti; la sfida sul mercato globale la si vince innanzitutto ponendo in campo i migliori strumenti per la valorizzazione delle risorse umane, è l'uomo infatti con le sue capacità e la sua intraprendenza a dare senso e valore ai beni presenti in questa terra. E tanto più avanzata è la sua formazione, tanto più efficaci saranno le conseguenze sui risultati di crescita economica della società in cui si opera.
Certo, nei momenti di crisi occorre innanzitutto cercare di salvaguardare i livelli occupativi come sa bene l'assessore Baire, ma occorre farlo dando una vera valenza di utilità e crescita al lavoro. Occorre farlo in maniera intelligente come peraltro stiamo già operando. Lo richiede innanzitutto la stessa dignità di chi lavora, di chi si impegna concretamente e fattivamente per il raggiungimento dei risultati a cui tutti siamo chiamati a contribuire, possibilmente insieme, colleghi, senza lacerazioni, posizioni differenti, steccati, strumentalizzazioni, ce ne sono state tante in queste settimane, e occorre partire da una seria analisi e riflessione su quelli che sono considerati i punti di debolezza per trasformarli invece in momenti di spinta e di forza.
In questo senso occorre interpretare il rapporto con lo Stato, anche nel settore della formazione scolastica e culturale, utilizzare ogni risorsa a nostra disposizione per colmare necessità, ritardi, mancanze e limiti. Ho qui un elenco di come le altre Regioni d'Italia si sono comportate, in maniera molto simile alla Sardegna, però evidentemente penso che tutti siate al corrente di questo quindi vado oltre. La Sardegna deve fare la sua parte sfruttando al meglio le risorse economiche e umane, utilizzando questo momento di crisi come un'opportunità per dare risposta ai problemi che ci trasciniamo da decenni. E' stato più volte richiamato. L'assessore Baire, la Giunta, il P.d.L. e questa maggioranza hanno interpretato l'esigenza predisponendo e proponendo la discussione di alcuni provvedimenti, di alcune proposte, volte ad affrontare concretamente alcuni aspetti ancora irrisolti in tema di scolarizzazione e di formazione continua.
Ecco perché l'intesa Gelmini-Baire, pur con qualche rimodulazione, con qualche apertura che è stata data ieri dalla Giunta, deve essere considerata un punto di partenza importante. Partiamo dal concetto forte che le attività scolastiche ottengono maggiori risultati in un ambiente sociale in cui formazione e cultura spingono alla crescita delle nuove generazioni e che sviluppo e qualità della vita dipendono dal livello complessivo di formazione di un'intera società. I numeri ci dicono che abbiamo delle potenzialità per porre in essere un processo capace di dare un impulso diverso alla società sarda, proprio partendo dalla nostra scuola. Tutto è perfettibile, colleghi, però davvero è ingeneroso non riconoscere che questo accordo è stato fatto con l'obiettivo di aiutare centinaia di famiglie sarde.
Voglio chiudere con l'auspicio di Monsignor Ignazio Sanna, arcivescovvo di Oristano, che nei giorni scorsi ha voluto rivolgere un invito agli studenti che iniziavano l'anno scolastico, ma evidentemente era un invito rivolto a tutti, soprattutto alla classe politica. Il senso è che per una buona istruzione serve l'impegno di tutti, come dicevo prima, evidentemente senza strumentalizzazioni, lacerazioni e posizioni di parte. Non bisogna arrendersi al pessimismo. Questo è il senso dell'intervento di Monsignor Sanna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, diciamo che l'anno scolastico, che è iniziato ieri, sicuramente non si è aperto sotto i migliori auspici, con il clima sereno che invece meriterebbe. In Sardegna, oltretutto, alla drammaticità della crisi del settore industriale, della chimica, dell'agricoltura, dell'edilizia, come di tutti i settori produttivi, aggiungiamo anche la perdita di oltre duemila posti di lavoro nel sistema della scuola. Anche sui posti di lavoro che stiamo perdendo, bisogna fare finalmente verità, bisogna dirle tutte le cose, perché a fronte - è vero - di 560 precari che non vengono confermati sul posto, come ci dice il dottor Pietrella in audizione, abbiamo però anche 250 o 300 unità del personale ATA precario che non viene riconfermato, abbiamo anche oltre mille pensionamenti; sono complessivamente duemila posti di lavoro del sistema scuola che in Sardegna non ci sono più. Oltre a dire tutto ciò, dobbiamo fare anche un'operazione verità sui numeri, perché se ne raccontano tante: nel sistema scuola mancano duemila posti di lavoro. E' di questo che stiamo parlando. E duemila posti lavoro mi sembra che meritino senz'altro attenzione, senz'altro una grande mobilitazione, meritino senz'altro, Assessore, l'unità di intenti che lei ieri ha auspicato in audizione, meritino l'apertura di una vera e propria vertenza con lo Stato, perché è il Governo la nostra controparte. Mentre la Regione, tutta la Regione, tutto il sistema Regione deve essere a fianco e dalla parte delle famiglie, degli studenti, del personale della scuola, dei precari, deve essere con loro.
Mi soffermo un attimo sui precari. Ormai, l'ha detto qualche collega quando è intervenuto, il fenomeno ha assunto i contorni di una vera e propria emergenza sociale. Il Governo sta mettendo in campo il più grande licenziamento di massa della storia. E non si tratta di persone che lavorano da alcuni mesi e magari vengono definiti precari giusto perché c'è in campo un processo di stabilizzazione, no, stiamo parlando di professionisti che lavorano anche da oltre vent'anni e che improvvisamente si trovano senza lavoro. Lo Stato sta trattando la scuola come una qualsiasi altra azienda, taglia i rami secchi, taglia i settori che ritiene non siano produttivi.
Ma attenzione, anche qui dobbiamo fare un'operazione verità, perché è vero adesso dire che è un processo iniziato da anni, ma l'operazione verità è anche quella di dire che, negli ultimi otto anni, voi avete governato per sei anni, è questa l'operazione verità. L'operazione verità è anche quella di dire che comunque il precedente Governo aveva messo in campo un piano di assunzione di 150 mila precari, di cui 75 mila sono stati assunti, per gli altri lo scioglimento anticipato della legislatura non l'ha consentito, questo Governo ne ha assunto 10 mila, sui 150 mila che erano stati programmati. Aveva messo in campo, il precedente Governo, un piano di aggiornamento per gli insegnanti, per oltre 300 milioni di investimento, non se n'è fatto nulla, insomma, sarebbe lunga la storia, comunque è bene che non confondiamo neanche le responsabilità.
Quelle che sta mettendo in campo questo Governo sono scelte scellerate e sono quelle che stanno alla base di una situazione che è diventata e sta diventando esplosiva. Sono le scelte sul maestro unico, che è stato bocciato dalle famiglie italiane; checché ne dica il ministro Gelmini, solo il 2 per cento delle famiglie ha scelto il maestro unico. Oppure il presunto aumento del tempo pieno. Il presunto aumento del tempo pieno maschera invece il ritorno all'ormai dimenticato, defunto e accantonato doposcuola, che non è la stessa scuola del tempo pieno, è solo un parcheggio per i ragazzi, è un'altra cosa. Per non parlare poi dell'inglese nella scuola elementare: sono stati soppressi in tutta Italia oltre 12 mila posti di lavoro di insegnanti specializzati, agli insegnanti unici si pretende che, dopo 150 ore di formazione, diventino tuttologi e possano anche insegnare l'inglese alle nuove generazioni. Quindi, ho paura che, alle tre "I" di berlusconiana memoria, bisogna sommarne un'altra, la "I" di "Ignoranza" che sta aggiungendo nella scuola italiana il Governo Berlusconi, perché sta impoverendo la qualità dell'offerta formativa; noi non possiamo diventare complici.
Queste scelte avranno effetti devastanti anche sulla scuola sarda. I parametri OCSE, l'hanno ricordato molti colleghi, ci collocano ben sotto la media del resto d'Italia. Noi pensiamo che la nostra situazione insediativa e quella demografica debbano indurci a pretendere per la Sardegna parametri specifici di dimensionamento della nostra scuola, di offerta formativa, non possono essere gli stessi parametri del Nord Italia. Anzi, ritengo che la nostra situazione demografica, il nostro calo demografico, il nostro spopolamento devono indurci a imporre parametri diversi, non deve essere il calo demografico lo strumento, il paravento dietro il quale ci nascondiamo, o nascondiamo i tagli nelle scuole. Anzi, la scuola deve essere e deve rimanere in certi comuni (come è stato in questi anni e per decenni, l'ultimo e l'unico presidio dello Stato) il presidio che deve contrastare lo spopolamento, la soppressione di quel presidio non deve essere invece mascherata e giustificata con lo spopolamento.
Ecco perché, Assessore, io le ho detto anche in Commissione che questo accordo non ci convince. Non ci convince perché non tratta nello specifico le nostre questioni, non ci convince il fatto che destiniamo 20 milioni che erano già della scuola senza che lo Stato metta una lira, un centesimo di euro più che una lira. Io penso che stiamo impoverendo il nostro sistema scolastico regionale. L'anno scorso avevamo 30 milioni di euro destinati alla scuola sarda, quest'anno ne abbiamo 20 milioni, però ci vengono a mancare anche le risorse che venivano dallo Stato per pagare quei duemila posti di lavoro che mancano e la scuola sarda complessivamente comunque si impoverisce. In questo accordo non ci sono risorse dello Stato, non ci sono impegni veri dello Stato nei confronti della Sardegna.
Quindi, noi abbiamo accolto in maniera positiva la dichiarazione della Giunta sulla disponibilità a una rimodulazione dell'accordo e anche negli interventi che si sono levati da questi banchi in quest'aula c'è un'apertura di credito nei confronti della Giunta, noi non chiuderemo la porta al dialogo mettendo ai voti la mozione, l'hanno annunciato anche i colleghi, andremo a vedere quali saranno i termini di questa modulazione. Noi non ci sottraiamo al dialogo, la mozione ha avuto il pregio di portare il dialogo in quest'Aula, ha avuto il pregio di consentire ai consiglieri di concorrere con le proposte, con la propria sensibilità, alla scrittura dell'accordo. Mi rammarico che non ci abbiate consentito di fare la stessa cosa in altri momenti, c'è stato l'appello dell'onorevole Maninchedda al dialogo, al concorso, al confronto, io ricordo solo che, a chiusura dei lavori estivi, con un blitz è stata fatta una riforma mascherata, una falsa riforma della sanità senza che ci sia stato consentito di confrontarci.
Ecco, io chiedo, vi chiediamo anche un atteggiamento lineare da questo punto di vista, confronto sempre, noi non ci sottraiamo, non vogliamo sottrarci, ci attendiamo che, nell'accordo, si affrontino con rigore e serietà i veri nodi e i problemi specifici della scuola sarda.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai . Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Signor Presidente, assessori, colleghe e colleghi, il mio intervento sarà breve. Desidero intervenire anche per dimostrare interesse verso questo importantissimo problema che viene affrontato nell'Aula. Dico subito che nessuno mette in discussione che i problemi della scuola sarda siano specifici e contemplino anche il fatto che non abbiamo purtroppo ancora una legge sull'istruzione, c'è un sistema, quello attuale, che sta subendo grandi mutamenti ma ritengo di riprendere questa osservazione, fatta da altri: appare ineluttabile considerare che purtroppo non ci sono risorse inesauribili per far fronte alle spese davvero ingenti che caratterizzano questo settore.
Si possono però fare osservazioni, condivise, sui parametri adottati a livello nazionale e sui problemi relativi alla scuola nelle nostre zone interne e allo spopolamento. A questo proposito, ritengo che occorra però dire che ci sono oltre 400 classi con meno di 15 alunni, quindi non è vero che non sono state applicate deroghe a quelli che sono i criteri nazionali; occorre dire ancora che i tagli non hanno inciso sull'assetto organizzativo e strutturale delle scuole di tutti i territori, salvo qualche sporadico caso di pluriclasse come quello segnalato dall'onorevole Espa su cui certamente è doveroso e opportuno intervenire. Esistono gli ammortizzatori sociali per gli insegnanti precari che, nell'anno scolastico 2009-2010, resteranno in carica e non si deve dimenticare che gli uffici del Provveditorato sono scoperti del 66 per cento rispetto all'organico effettivamente necessario a riprova che ci troviamo davanti a una crisi generalizzata di un intero settore.
Il protocollo d'intesa firmato a Roma dall'assessore Baire è stato un primo passo importante seguito dall'incontro recente del presidente Cappellacci e dello stesso Assessore con il ministro Gelmini a Roma durante il quale si è convenuto sull'opportunità di rimodulare l'accordo stesso nell'ottica dell'apertura. Ritengo che l'Assessore potrà confermare l'apertura e naturalmente dialogo e necessità di recepire proposte, come sollecitato in particolare anche dall'onorevole Maninchedda nel suo intervento.
Sono iniziative in atto, in evoluzione, da un lato in materia di welfare per la tutela dei redditi e dell'impiego di precari, dall'altro in materia di sperimentazione e trasferimento di funzioni alle regioni, così configurate in alcuni degli accordi stipulati con altre regioni dopo la data del taglio. Quindi, migliorare, implementare, arricchire questo accordo, anche alla luce delle proposte pervenute in Aula, penso che sia una delle opportunità che l'Assessore saprà cogliere, in particolare per quanto riguarda il coordinamento delle politiche scolastiche nazionali e regionali, questo nello spirito di una valutazione dell'accordo, infatti la prima preoccupazione è stata quella di tutelare appunto i redditi dell'impiego dei precari. Il fatto poi che saranno consultate le forze sindacali e le stesse autonomie scolastiche sottolinea la sensibilità che esiste nei riguardi di questo delicato momento che attraversa la scuola sarda, si darà vita a una cabina di regia che supporterà l'elaborazione dei progetti, avremo l'attribuzione di un punteggio per i precari, siamo in sostanza davanti a un percorso in itinere che potrà essere sicuramente perfezionato come già ha dimostrato la Giunta nell'ultimo incontro tenuto appunto a Roma.
Non ci sono dubbi quindi, a mio parere, sulla volontà di questa maggioranza di adoperarsi al meglio per ridurre il più possibile, per il mondo scolastico sardo, l'impatto negativo dei tagli alla scuola che sono stati imposti a livello nazionale, nella stessa direzione, conformemente agli obiettivi di Lisbona, e per valorizzare e sviluppare il capitale umano nell'Isola in questa legislatura, al fine di migliorare la qualità complessiva del sistema scolastico regionale per mezzo di una più efficace offerta integrata di istruzione e di formazione. Anche in considerazione dell'alta dispersione scolastica che caratterizza la Sardegna e che è sempre in aumento, è di tutto rilievo il fatto che, già nell'accordo di luglio, che prevedeva un diffuso potenziamento dell'offerta di istruzione e formazione, anche attraverso programmi specifici di recupero dell'abbandono scolastico, sono state adottate appunto queste linee di intervento. Nessuno potrà negare quindi che esista da parte della maggioranza e dell'Assessorato della pubblica istruzione la volontà precisa di adoperarsi in ogni modo per determinare l'innalzamento del livello della qualità della scuola in Sardegna attraverso specifiche attività didattiche.
E' con tale spirito che la Giunta si è adoperata a stanziare per l'annualità 2009-2010 la somma di euro 20 mila ai sensi della legge regionale 29 maggio 2007. Occorre dire a questo proposito che verrà utilizzata naturalmente con congruità, attenzione e severità e penso che debbano essere fatte anche delle osservazioni circa i precedenti interventi, quello per l'anno scolastico 2007-2008 in cui, a fronte di un contributo assegnato di 29 milioni di euro, ne sono stati utilizzati 19 milioni 395 mila; in quell'intervento vennero però coinvolti 4319 professionisti esterni al mondo della scuola, questo per dire che il nostro intervento previsto sarà naturalmente più severo anche sotto questo profilo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, onorevoli colleghi, Assessori, la scuola è un bene prezioso, penso, al cospetto del bene della salute, uno dei cardini fondamentali e dei principi fondamentali e credo che ci debba tenere uniti. Si è spesso in questi giorni parlato, anche in quest'Aula, di crisi del comparto scuola, io credo che sia un termine che non si addice, che non si può usare appunto per il comparto scuola: il comparto scuola non è un prodotto che va fuori mercato, parliamo di uomini, si è parlato di mettere al centro dei nostri discorsi gli uomini, gli uomini del futuro peraltro, le nuove generazioni. Noi andiamo a incidere sulla fascia dei nostri ragazzi, dei giovani e quindi di una fetta importante della futura società alla quale non possiamo addurre problemi di crisi, non esiste che questo termine sia usato e abusato per discutere sulla scuola.
Non è possibile, appunto, che uno Stato solidale gestisca la formazione dei propri amministrati con mera ripartizione ragionieristica; vi sono delle cose alle quali uno Stato solidale non può anteporre altri argomenti, se non quelli di ottenere il massimo possibile per questa funzione, perché appunto abbiamo a che fare con le future generazioni. Allora, è pur vero che la diminuzione degli alunni porta inesorabilmente a una contrazione delle classi, ma se poi aggiungiamo anche l'accorpamento degli istituti scolastici e di conseguenza chiaramente delle classi, il dramma per i precari diventa insuperabile. Mentre devo sottolineare il grande forzo che questo Consiglio ha profuso per il precariato in generale con il collegato che abbiamo discusso nei giorni scorsi, un risultato importante che dà speranza e che dà prospettive di vita a molti giovani che, da questa nostra decisione, attendevano concrete risposte.
Questo spirito solidaristico non può venir meno proprio nella scuola: il precariato scolastico, credo che a tutti sia noto, non nasce ieri, ci sono insegnanti precari da anni, che hanno consolidato la propria vita nell'attesa del passaggio in ruolo che, a queste condizioni, purtroppo non avverrà mai.
In questa occasione mi pare corretto riportare all'attenzione del Consiglio anche le preoccupazioni di molti insegnanti di ruolo, perché non è solo un problema di insegnanti precari. Ricordo che molti insegnanti di ruolo non sono più certi di mantenere le loro sedi in quanto l'accorpamento degli istituti e delle classi ha contribuito a far saltare molte sedi e molte cattedre degli insegnanti considerati stabili e quindi hanno ripreso la mobilità con l'assegnazione di cattedre in più sedi.
Con questa riforma lo Stato pone molti alunni a grave rischio di sicurezza, già sono numerose le scuole non in linea con le norme sulla sicurezza appunto, ma l'accorpamento delle classi ha prodotto un'altra anomalia, cioè la formazione di classi con numerosi alunni in aule non adeguate, perché l'aumento degli alunni spesso non coincide con la capacità e la superficie idonea per la sicurezza degli alunni. A questa grave anomalia si somma il non rispetto del numero degli alunni per classe nel caso di presenza di portatori di handicap: non c'è più rispetto, è di tutti i giorni, parlo con dati di fatto, conosco personalmente situazioni in cui ci sono 23 o 25 alunni e la presenza di un portatore di handicap, oppure laddove si riesce a stare sotto i 20 ci sono due portatori di handicap; è difficile poi garantire la qualità della formazione. Chiaro è che, con queste anomalie, è vero che si economizzano risorse come ho detto prima, ma chi è in grado di quantificare i danni formativi che i nostri ragazzi subiscono? Danni che immancabilmente si ripercuotono nella nostra comunità regionale. L'accorpamento delle classi e degli istituti porta allo sradicamento dalle proprie comunità dei ragazzi in una fase delicata della loro crescita con grave danno al tessuto culturale che, nelle nostre comunità, trova ancora le proprie radici e la specificità regionale.
Pertanto condivido l'invito dell'onorevole Maninchedda perché la mozione si trasformi in opportunità di dialogo e di nuova intesa, per una scuola sarda che non contrasti con quella nazionale ma che acquisisca quegli spazi di sperimentazione e di caratterizzazione, che crei valore aggiunto alla cultura nazionale e recuperi la propria identità. Certamente partendo dal recupero della lingua, la Regione può concorrere a sostenere il tempo scuola con progetti che consentano allo Stato di trasformare il precariato in stabilizzazione definitiva; le nostre risorse devono supportare, devono essere utilizzate per supportare la stabilizzazione del precariato, non pagarlo, perché questo è compito dello Stato, ma finanziare le attività del tempo pieno e le attività extrascolastiche che utilizzano i docenti in formazione aggiuntiva per i ragazzi in difficoltà, invece di utilizzare i voucher dell'INPS che possono invece essere utilizzati per la disoccupazione che purtroppo è ancora in crescita; sono dati anche di oggi sulla stampa.
Allora, alla luce anche di quest'ultimo aspetto, pongo all'attenzione di questo Consiglio quest'ultimo dramma che ha colpito la Nazione e la Sardegna tutta, con la morte di Matteo. Credo, anzi sono certo che, se cominciassimo a responsabilizzare le Nazioni in difficoltà, ad aiutarle non con gli eserciti, dati di questi giorni parlano di un'enorme quantità di danaro che avrebbe potuto realizzare ospedali e scuole in tutta Italia, cominciando ad attivare una corretta cooperazione internazionale che ponga in relazione gli uomini e le loro culture, avremmo risorse sufficienti per una scuola che punti realmente alla formazione dei cittadini, ove le scuole del paesino di montagna con pochi alunni, non assurga a scandalo se si decide di garantirne il funzionamento e quindi l'istruzione dei pochi alunni presenti. In questa maniera, credo che contribuiremo in maniera fattiva ad arginare lo spopolamento dei centri minori perché, sinché si mantengono le scuole primarie, oltre che dare dignità alle piccole comunità, si legano le famiglie al luogo e radica, come detto, la cultura e la speranza che i giovani, dopo il percorso formativo, anche lontano dal proprio paese, tornino nei luoghi natii con il bagaglio formativo; del resto questo Consiglio stanzia fondi perché i nostri giovani possano recarsi all'estero, acquisire informazioni e poi tornare nel luogo natio, anche in quei piccoli centri, per essere protagonisti di una nuova rinascita.
Io credo che questo potrà avvenire se noi sapremo utilizzare le nostre risorse per il bene delle nostre comunità, per il bene dei nostri figli, e credo che la Sardegna possa giocare un ruolo importante anche sotto il profilo del grande arricchimento culturale della Nazione.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, Assessore, consiglieri, il pregio del dibattito odierno è che si è superato l'argomento che era inserito come cardine di discussione, cioè l'accordo siglato tra il ministro Gelmini e l'assessore Baire, che riguardava però un solo campo, quello dell'utilizzo dei 20 milioni di euro per far sì che i precari della scuola trovassero in qualche modo una tutela. Il pregio, dicevo, è quello di aver allargato il ragionamento alla scuola nel suo complesso, verificando se la scuola italiana, e in particolare quella sarda, risponda alle esigenze di un popolo che ha la necessità di costruirsi un futuro attraverso i giovani che apprendono nella scuola.
Ora, credo che si sia enfatizzato, più di quel che si doveva, l'accordo Gelmini-Baire, tenendo a mente che qualche preoccupazione l'ha creata piuttosto il dibattito nell'ultima fase dei lavori del Consiglio, prima delle ferie estive, quando si discuteva di come utilizzare i 20 milioni di euro, c'era qualche preoccupazione: vivaddio il Consiglio ha saputo inserire, all'interno del collegato, delle opportunità e dei precisi vincoli di utilizzo, facendo scemare quelle preoccupazioni che da alcune parti sindacali sono pervenute. Pur tuttavia io non parlo di modifica o di varianti sull'accordo Gelmini-Baire, ma dico che va allargato a un discorso più ampio di quello che interessa la scuola sarda, un confronto Governo-Regione, e mi parrebbe vedere tutto questo Consiglio unito in un dibattito che certamente tocca numerosissimi cittadini sardi che possono perdere il posto, vorrei dire che duemila e rotti erano quelli che hanno visto questo Consiglio unito nella difesa della chimica in Sardegna, e oltre duemila sono quelli che vedono la scuola sarda perdenti posto.
Noi dobbiamo trovare soluzioni di concerto con il Governo, in prospettiva, ma vi è la necessità di ricordare che questa crisi viene da lontano, è troppo facile, troppo comodo, dire che è l'ultimo Ministro quello che ha deciso di sbaraccare la scuola. Già trent'anni fa si è iniziato, colpevolmente da parte delle forze politiche, ma anche delle organizzazioni sindacali, ad accettare che ci fossero degli accorpamenti in classe formando classi numerose come se fossimo nel Lombardo-Veneto, dimenticando che la Sardegna orograficamente, per viabilità, per trasporti, è un'altra cosa, è un'altra entità. Poi hanno continuato tutti i Ministri di qualunque colorazione. Vorrei ricordare: Berlinguer, Di Mauro, Moratti, Fioroni, Gelmini oggi. Ma non è una riforma quella della Gelmini, è una prosecuzione di un'attività che Ministri di altri Governi hanno iniziato, non è una cosa che avviene oggi, è una continuazione. Basta vedere i dati, basta considerare quello che abbiamo visto passare nella scuola nazionale di questi tempi.
Ecco dove dobbiamo avere un confronto serio con il Governo, ecco dove bisogna incidere anche per modificare sostanzialmente quella che è la scuola in Sardegna. Non possiamo accettare che si faccia una considerazione, che si parli di 19 alunni per classe, come se le classi fossero tutte uguali; a me risulta che ci siano classi con minimo di 26, quando hanno potuto accorpare, ma anche di 27 e di 28 fuori dalle norme.
Allora bisogna considerare quale applicazione ha avuto in Sardegna la direttiva della Gelmini. Bisogna considerare che, dei perdenti posto, sono anche i posti non coperti dei pensionati, circa 1200, dei 250-300 ATA, oltre i 560 che sono perdenti posto effettivi in quest'annualità.
Però non si poteva enfatizzare come si è enfatizzato questo protocollo, vi sono momenti significativi di dibattito interni al Consiglio e di supporto al Governo regionale perché si vada a un dibattito serio, proficuo e profondo con il Governo nazionale. Ricordando proprio le peculiarità della nostra Isola.
Si è detto che si è parlato poco dei fruitori della scuola, ed è la verità. Noi dobbiamo considerare che la scuola dà un servizio, il servizio è educare, far crescere civilmente e socialmente e inserire economicamente il giovane nel mondo del lavoro, è un percorso. Se lo si fa bene, come si diceva in altri tempi, il maestro era considerato il primo operatore della Repubblica o del Regno, anche allora c'erano queste considerazioni. Quindi andava remunerato giustamente; probabilmente la scuola nazionale ha qualche difetto, quello di non remunerare bene i docenti, ma facendo sì che i docenti siano valutati come valutato deve essere il sistema, non per quanti promuove o quanti boccia, ma per considerare che cosa proficuamente si realizza nel cursus educativo, quali sono i risultati effettivi che il nostro Paese ha dall'avere dato un'educazione proficua ai nostri giovani, che sono la futura classe dirigente, che sono coloro i quali hanno il futuro davanti e a cui noi ci dobbiamo affidare.
L'onorevole Ben Amara, che è andato via, ha letto la sua predicuzza forse fatta prima di conoscere anche quelli che erano gli intendimenti di un dibattito più articolato, ha pensato che si possa ragionare solo in termini ideologici. Io credo che bisogna essere laici nel vero senso della parola, nessuno in questa Aula credo voglia togliere niente alla scuola pubblica, anzi la scuola pubblica deve essere la prima da mantenere in tutta la sua essenza. Ma non si può neanche andare a combattere chi ha dato un servizio alternativo o chi può offrire servizi alternativi. Anche perché è occupazione anche quella. Allora se si è laici, non si guarda con occhi ideologici verso la scuola, si cerca di trovare insieme un punto d'arrivo, che è quello importante, quello di offrire educazione in maniera proficua per far crescere dei cittadini degni di questo mondo per il domani.
Certo nella scuola sarda va rivisitato l'insieme delle applicazioni delle regole: prima di tutto bisogna considerare il fatto che abbiamo meno natalità, meno figli e quindi ci sono condizioni oggettive per cui, non avendo dei ragazzi, si riducono il numero degli insegnanti; ma è anche vero che bisogna applicare per la Sardegna tutte le eccezionalità previste. Dove si dice che minimo 500, massimo 900 alunni per plesso scolastico o per autonomia scolastica, è vero anche che, per le comunità montane e per le zone svantaggiate, c'è un minimo di 300 e un massimo di 500.
Qual è l'applicazione che si è avuta in questa circostanza? Mi pare che si siano rispettati meno i parametri dove c'era una passività e si sia piuttosto sviluppato nell'accorpamento e nell'accentramento. Il tempo sfugge e quindi non è consentito entrare nel merito. Ma credo che ci saranno momenti di dibattito in cui potremo entrare e credo che uno di quei momenti sarà quello per cui affideremo un percorso, una strada, una tavola, nei confronti dell'assessore Baire, perché faccia un serio confronto con il Governo nazionale per chiedere legittimamente una piena autonomia, dove è possibile, il massimo...
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.
Sospendo i lavori e convoco una breve Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 48, viene ripresa alle ore 13 e 59.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori proseguendo con la discussione della mozione numero 19.
E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Sarò molto breve. Intervengo solamente per dare qualche dato che venga un po' in aiuto alla situazione anche tutto sommato costruttiva che si è venuta a creare in quest'Aula e che credo l'assessore Baire sicuramente chiarirà in maniera più dettagliata.
Volevo soltanto precisare una cosa che sanno tutti, che il problema del precariato in Italia, come è già stato detto, data da circa trent'anni, non è certo cosa delle ultime settimane o degli ultimi mesi. La Gelmini non ha fatto altro che certificare quelli che sono gli esuberi e, in Sardegna, mi risulta che gli esuberi siano 1692. Quindi, a questo punto, l'accordo che è stato fatto con il Ministero della pubblica istruzione dal nostro assessore Baire ha raggiunto il risultato di poter ottenere il famoso "punteggio" per i precari, a fronte di un utilizzo di 20 milioni di euro per poter impiegare una quota di persone che dovrebbe essere addirittura superiore alle duemila unità. Quindi, le risorse che ci sono per affrontare questa emergenza sarebbero sufficienti per circa 2200 precari.
Questo per affrontare l'emergenza. Poi, certo, finita l'emergenza, sono d'accordo, bisognerà sedersi attorno a un tavolo per cercare di trovare una soluzione possibilmente comune, possibilmente condivisa per creare i presupposti per una scuola di qualità e di livello che credo la Sardegna si meriti. Però ho voluto dire questo per cercare di sgombrare il campo dalla facile demagogia, perché il problema dei precari è un problema purtroppo atavico.
Voglio dare altri due dati e poi ho finito. Il primo riguarda il fatto che sono stati immessi in ruolo, nel 2009-2010, 242 nuovi docenti; l'altro dato si riferisce alle supplenze annuali, devo dire che sono state confermate 889 supplenze. Tutto ciò a dimostrazione che l'accordo, portato avanti e chiuso dal nostro assessore Baire, tutto sommato serve in maniera efficace ad affrontare l'emergenza occupazionale dei nostri precari, però deve essere chiaramente una base, un punto di partenza per poter fare un accordo sicuramente di prospettiva e che venga incontro alle esigenze dei nostri precari e della nostra scuola, anche perché, e credo di interpretare comunque la volontà del Gruppo che rappresento, noi siamo a favore della scuola pubblica senza "se" e senza "ma".
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà. Poiché è assente, è decaduto.
E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Assessore, lei, credo anche facendo bene, ha rivolto il suo messaggio... non c'è l'Assessore?... ha rivolto il suo messaggio dicendo nel titolo: "Il sapere è il nostro tesoro più grande"; non si può che essere d'accordo con questa affermazione. Mi spiace, perché so che c'è la replica dell'Assessore, quindi, magari mi siedo...
PRESIDENTE. Onorevole Diana, la stiamo facendo chiamare. Prego, onorevole Diana. Il tempo sta ripartendo.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Assessore, mi dispiaceva parlare di lei in sua assenza. Lei, stamane, rivolgendo il suo messaggio agli studenti ha definito il sapere il nostro tesoro più grande; non possiamo che essere d'accordo con lei, le chiediamo, ovviamente, di essere consequenziale con questa affermazione. Stamane, in quest'aula, è echeggiato di tutto.
Io, per formazione, evito di fare riferimenti al passato o di puntare il dito addosso a responsabilità pregresse. Credo che noi abbiamo la responsabilità di affrontare i problemi che stanno dinnanzi a noi, in quest'oggi. Io non voglio, come hanno fatto altri colleghi, con puntualità quasi maniacale, ricordare a lei, che credo conosca, la situazione degli insegnanti, dei precari, del personale ATA, del ridimensionamento della rete scolastica eccetera, voglio soltanto chiederle e chiedervi se c'è, essendo anche consequenziale con quel messaggio, la disponibilità, ripeto, indipendentemente dalle responsabilità pregresse, perché noi non ci autoassolviamo indicando le responsabilità pregresse di chicchessia, noi ci assolviamo se sappiamo intercettare i bisogni del sistema dell'istruzione di quest'Isola e sappiamo, rispetto a questi bisogni, indicare una prospettiva e affrontare contestualmente alcune emergenze.
Mi interessa sottolineare questi aspetti e capire qual è la volontà in relazione ai suddetti. In Sardegna, per fortuna io dico, a differenza di altri momenti, abbiamo provato indignazione un po' tutti rispetto a ciò che sta avvenendo nel sistema dell'istruzione per volontà delle scelte governative. Questa indignazione mi pare attraversi tutti, in una qualche misura, se proprio non è indignazione, c'è, anche da parte vostra, un tentativo di rigettare, almeno parzialmente, questi provvedimenti; non si capirebbe diversamente questa volontà di rimodulare l'accordo che finora è in essere. Se c'è una volontà di rimodulare un accordo intervenuto qualche tempo fa, è perché ci si rende conto che quell'accordo sottoscritto evidentemente non risponde alle aspettative e alle attese del sistema dell'istruzione nella nostra Regione.
Ben venga, comunque, questa riconsiderazione, io credo che noi dovremmo, a questo punto, concentrarci sul come rimodulare quella intesa. Allora, Assessore, io credo, glielo dico con grande rispetto, mi perdoni per la franchezza, credo che lei avrebbe fatto bene a prendere la parola a inizio di questa apertura, perché avrebbe messo nelle condizioni l'Aula, tutti i Partiti presenti in quest'Aula, di apprendere quali siano gli intendimenti della Giunta regionale per affrontare questi temi e consentire un dibattito sulla base di quegli intendimenti.
Comprendo le ragioni, non le giustifico, le capisco, non sono d'accordo, ed è chiaro che, non essendosi resa disponibile a far ciò, il dibattito che ne è scaturito è viziato anche da quella volontà che spesso cerchiamo di stigmatizzare. Io credo che, per evitare anche in futuro, lo dico ai colleghi della maggioranza e a noi tutti, che ognuno di noi ricordi chi governava prima, chi ha avuto responsabilità eccetera, se c'è un problema, è responsabilità innanzitutto di chi governa, e in questo caso della Giunta e della maggioranza, indicare quali sono le soluzioni. Se c'è un'idea per risolvere un problema, io credo che la cosa migliore sia quella di informare l'Aula innanzitutto, perché l'Aula, scusate, diventi anche un luogo e una fucina di confronto tra le forze politiche per tentare, se non altro, di capire se c'è la volontà di discutere di merito e semmai dividerci sul merito e non dividerci spesso su un qualcosa che non è nemmeno il merito, perché quando si fa questo, davvero, badate, riguarda tutti, è proprio la sconfitta della politica e anche il venir meno delle prerogative di chi siede qua dentro. Io non volevo fare un sermone, tanto meno una predica a nessuno, credevo e credo però che fosse necessario dire tutte queste cose.
A questo punto, Assessore, ritengo che sia indispensabile che voi ci diciate esattamente cosa volete fare. Se la maggioranza si riconosce nelle preoccupazioni espresse dall'onorevole Maninchedda, io credo che la Giunta debba dire, con molta chiarezza, che ruolo vuole attribuire al confronto Stato-Regione su un tema così delicato come quello dell'istruzione. Io personalmente non sono d'accordo sull'enfasi che dà l'onorevole Maninchedda relativamente al ruolo dello Stato sardo nella politica dell'istruzione. Penso a un'istruzione che abbia un carattere uniforme per tutto il territorio nazionale, penso a un'istruzione pubblica che dia occasioni eguali a tutti, indipendentemente dal censo sociale, dalle condizioni economiche e dalla residenza geografica in cui uno vive.
Assessore, voi dovete dirci qual è la vostra proposta. Io non vorrei, Assessore, che voi vi stiate preparando a rimodulare quell'accordo sulla falsa riga dell'accordo che è intervenuto recentemente tra la Regione Lombardia e lo Stato, il Governo. E' vero che quell'accordo dà una risposta, parziale, io dico, a chi ha una sofferenza lavorativa nel sistema dell'istruzione, ma quell'accordo non affronta il bisogno di riqualificare la qualità del sistema dell'istruzione.
Allora io vorrei iniziare a capire dalla sua replica, Assessore, la prego davvero di utilizzare qualche secondo in questa direzione, fin da oggi quali sono le reali intenzioni che avete per rimodulare quell'accordo. Glielo dico con altrettanta chiarezza, se l'intendimento è quello di, mi scusi per il termine, "scimmiottare" l'accordo della Lombardia, sarebbe un palliativo che non affronta i problemi veri e reali che abbiamo in Sardegna nel nostro sistema. Abbiamo bisogno d'altro, Assessore, lei lo sa bene, a partire dalle attese, dalle ansie, dalle paure che permeano anche le persone che stanno assistendo a questo dibattito in aula. Sarebbe un segnale importante se lei nella sua replica tenesse conto di queste ansie e di queste paure per il futuro, proprio di queste persone, ma anche per la qualità del sistema dell'istruzione sardo, e iniziasse a dire fin da oggi, ripeto, quali sono le intenzioni.
Le chiedo, per finire, qual è la proposta sulla rete scolastica, sugli organici, sulla necessità di investire nella scuola privata, sulla qualità della scuola sarda. Badate, non bastano i primati negativi sui laureati, sui diplomati, sulla percentuale di dispersione. Le ricordo un altro dato che non appare: noi, in questi giorni, abbiamo assistito ai test per l'ammissione alle facoltà; ebbene, in Sardegna, si è registrato il tasso più basso di superamento di quei test, sono per la prima volta test nazionali, questo dimostra che la scuola media superiore è davvero in una condizione critica, la qualità dei nostri ragazzi non è la qualità attesa da un mondo che scommette sull'istruzione. Volevo dire queste cose, Assessore, e spero che, nella sua replica…
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Io chiederei di intervenire, perché mi sono allontanato un attimo per discutere con l'Assessore su questioni inerenti l'argomento all'ordine del giorno. Quindi chiedo all'Aula se c'è la possibilità di intervenire.
PRESIDENTE. Se i colleghi sono d'accordo. Onorevole Bruno?
BRUNO (P.D.). Va bene.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bruno.
E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente, partirò proprio dall'ultimo intervento dell'onorevole Giampaolo Diana. Stiamo parlando di primati negativi che ovviamente non sono una cosa che si è verificata negli ultimi sei mesi, è un primato che ci portiamo appresso ormai probabilmente da diverso tempo, quindi dico questo, onorevole Diana, perché non vorrei che fossimo chiamati - con tutta la disponibilità che mi pare sia stata dimostrata dalle parti che sono intervenute - a dover arrivare a un accordo solo ed esclusivamente se si tratta l'argomento con un raggio un po' più ampio di quello per il quale siamo stati chiamati a ragionare.
Capisco il suo ragionamento, sono d'accordo che c'è da mettere mano veramente alla questione "scuola", alla questione "istruzione", però limitiamoci un attimino a ciò che in questo momento tutti quanti siamo chiamati a discutere, cioè l'accordo che la Regione Sardegna per prima in Italia ha sottoscritto con il Governo.
Un accordo che, è bene dirlo perché non ce ne dobbiamo dimenticare, non è mai stato un accordo chiuso, è sempre stato un accordo sul quale è rimasta sempre in piedi la possibilità di intervenire; cosa che, voglio dire, è servita e servirà, spero molto, alla Regione Sardegna, ma devo dire che è servita molto ad altre Regioni d'Italia. Noi abbiamo fatto un pochino da apripista. Non siamo qui per scimmiottare né la Regione Lombardia, né la Regione Toscana o la Campania, che è un'altra di quelle Regioni che ha sottoscritto l'accordo. Io credo che ci sarà una volontà in questa Aula, e potrà scaturire a seguito delle dichiarazioni che farà certamente l'Assessore; io immagino che esse saranno molto puntuali, ma potrebbero anche non essere totalmente esaustive di quello che è il dibattito in corso, dibattito che, se dobbiamo chiudere con un ordine del giorno unitario, è chiaro che terrà conto anche di altri fattori. Questo non vuol dire che l'ordine del giorno potrà essere pedissequamente seguito nell'accordo perché poi ci dobbiamo misurare con lo Stato, con il Governo, con il Ministro.
Io voglio fare questo ragionamento per cercare di manifestare la volontà nostra di arrivare comunque a un accordo perché questo darebbe maggiore forza anche in un tavolo diverso. Per cui, convinto come sono che l'intervento dell'Assessore potrà servire, forse è stato un bene che l'intervento dell'Assessore non sia stato fatto in apertura di seduta, onorevole Diana, perché, vede, ciascuno di noi in queste settimane, in questi giorni, ha avuto modo anche di elaborare un suo ragionamento, ci sono stati dei colleghi che hanno ovviamente studiato la materia, si sono preparati, insomma vanificare il tutto credo che non sia corretto, non era neanche corretto vanificare il suo intervento, che io ritengo sia stato un intervento puntuale e importante, così come lo sono stati altri interventi dei colleghi del centrosinistra.
Per cui ritengo che abbiamo seguito la strada più corretta, più giusta, che è quella che l'Assessore replichi ascoltata l'Aula, ascoltato il dibattito e seguito anche le indicazioni arrivate dalle parti politiche che la sostengono, ma anche io credo le sollecitazioni giunte da parte della minoranza.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.
BAIRE, Assessore tecnico della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Presidente, onorevoli consiglieri, colleghi Assessori, ho ascoltato, con molta attenzione, le osservazioni, le perplessità e le preoccupazioni che sono emerse in quest'Aula oggi, che sono oggetto di tutte le contestazioni di questi giorni circa la situazione dell'istruzione nella nostra Regione sarda. Non voleva essere una mancanza di rispetto a quest'Aula e alle sollecitazioni di poter intervenire prima di questo momento, ho avuto rispetto delle metodologie che ho appreso in quest'Aula, e soprattutto mi interessava sentire i pareri e le osservazioni che sono state proposte. E' questo il motivo per cui adesso mi viene data la parola, vedrò sinteticamente di esporre quello che è stato l'iter di questo accordo e quello che è l'impegno, in questo breve arco di tempo, dell'Esecutivo regionale e dell'Assessorato che io dirigo.
La preoccupazione di quest'Aula è su questo tema così importante, su questa scuola sarda, che è sempre e dovrebbe essere sempre considerata il cuore di una comunità, il cuore di uno Stato, è una preoccupazione intensa, accompagnata da un senso di responsabilità. Un senso di responsabilità che, vi assicuro, non prescinde, come deve essere, da un ampio e costante confronto col Governo nazionale.
Fin dai primi giorni del suo insediamento, la Giunta regionale ha rivolto un grande interesse, una grande attenzione, a questo settore, con l'obiettivo primario di un miglioramento della qualità dell'istruzione e dell'offerta formativa, senza tralasciare l'attenzione necessaria, indispensabile, per tutto il mondo degli operatori che agiscono all'interno di questo settore. In particolare, ha rivolto la sua attenzione alla formazione dei docenti, ha rivolto l'attenzione alla preoccupazione di tutto il sistema scolastico riguardante il mondo del precariato della scuola, sia per quanto riguarda il personale docente, che il personale ATA, pensando che, da un miglioramento delle condizioni del personale, si potesse trovare giovamento per andare a migliorare la qualità dell'istruzione.
Per cercare di affrontare, e dico "affrontare" perché la risoluzione del problema della scuola isolana è ancora lontana, ma non vengo a dirvi niente di nuovo che voi ben non conosciate, a cui voi sicuramente avete già rivolto il vostro impegno a vario titolo e a seconda degli schieramenti politici che si sono succeduti, allora, dicevo, per affrontare, per cominciare a studiare, per cominciare a intervenire, considerando questi gravi problemi, si è ipotizzato il percorso dell'intesa col Ministero, proprio perché già nei primissimi momenti dell'insediamento di questa Giunta, col presidente Cappellacci, abbiamo attivato tutte le interlocuzioni necessarie col ministro Gelmini.
Siamo stati più volte dal Ministro; i funzionari, il Capogabinetto, i dirigenti dei vari uffici sono stati dai nostri, si sono confrontati anche gli uffici tecnici del Ministero e dell'Assessorato e abbiamo raggiunto l'accordo il 31 luglio 2009. Un accordo che, nell'immediato (dico nell'immediato perché com'è stato già sottolineato è stata la Sardegna la prima Regione ad aver raggiunto questo accordo col Ministero), riconosceva, a coronamento di quello che era il desiderio della Giunta di utilizzare gli operatori della scuola per gli interventi contro la dispersione scolastica e anche quello che alcuni sindacati avevano posto come problema insormontabile, offrendo un grande stimolo a questo, il punteggio a tutti i lavoratori precari interessati da questi progetti per aumentare la loro valutazione nelle graduatorie permanenti.
Questo è ciò che è stato fatto nell'immediato. Ovviamente è un aspetto di questo accordo, un accordo che, ho detto da subito, è perfettibile, un accordo che ha bisogno di altre valutazioni, di altri tavoli, di altre discussioni, perché possa essere migliorato, possa veramente incidere e non sicuramente con un intervento limitato, ma possa veramente essere un elemento che incide nel riordino e in tutti quegli aspetti che, per l'istruzione sarda, sono basilari e indispensabili.
L'accordo sottoscritto il 31 luglio è un accordo di massima, come tale ancora ha necessità di essere riempito anche di altri contenuti. Non è un accordo che vogliamo rinnegare, no, è un accordo che ci permette di andare avanti, è un accordo che va integrato e che può essere migliorato. Nello stesso è previsto anche il coinvolgimento dell'Ufficio scolastico regionale, che dovrà concorrere a creare un progetto operativo da sottoporre alle parti sociali per le dovute consultazioni. La materia è molto complessa, risulta difficile da dettagliare e quindi è necessario anche un documento tecnico successivo, è necessaria anche una scansione dell'accordo, ed è necessaria una relativa contrattazione con i sindacati e con tutte le parti sociali. Su alcuni aspetti siamo già intervenuti, mi riferisco per esempio al comitato paritetico, non c'è alcuna difficoltà, sicuramente, a migliorare anche questo aspetto nel quale sembrava, anzi effettivamente emergeva qualche sbilanciamento a favore della componente ministeriale. Quindi, a questo proposito è già stata verificata la disponibilità a modificarlo, in modo da renderlo effettivamente paritetico a tutto vantaggio del sistema scolastico della Sardegna.
Ma questi sono, potrei dire, anche aspetti di dettaglio. In un'interlocuzione tra il ministro Gelmini e il presidente della Regione Cappellacci, a cui io ho partecipato, si è convenuto di rimodulare l'accordo, alla luce anche dell'evoluzione delle iniziative governative messe in atto in questo periodo. Vi ripeto che questa è la prima Regione che ha firmato l'intesa, dal 31 luglio, e se i tempi potevano sembrare frettolosi è perché si voleva o si aveva il desiderio di arrivare al primo settembre per poter dare delle risposte concrete e perché tutti gli operatori, tutti i lavoratori, potessero non perdere lo stipendio di quei mesi e anche il punteggio.
Io spero e prendo atto anche della disponibilità di quest'Aula, della quale sono rimasta colpita favorevolmente, e penso che, grazie a questa disponibilità, quel problema possa anche essere risolto nel più breve dei tempi, in modo tale che non si perda e lo stipendio e il punteggio, o comunque non venga decurtato, ma possano i precari raggiungere comunque i dodici punti, e soprattutto che tutto questo non vada a scapito del buon funzionamento dell'anno scolastico e della qualità della formazione.
Ripeto, stiamo parlando del 31 luglio, data nella quale alcuni accordi tra i Ministri ancora non esistevano. Ce ne avevano parlato, erano in itinere; oggi, certo, le Regioni che poi hanno utilizzato anche lo schema firmato dalla Regione Sardegna possono usufruire di queste ulteriori situazioni. Allora credo che, se da un lato, in materia di welfare, per la tutela dei redditi (sappiamo che il salario d'attesa è a carico dello Stato, che ci sono già delle proposte chiare) e dell'impiego dei precari e dall'altro anche in materia di sperimentazione e trasferimento delle funzioni, così appunto come configurati anche in alcuni accordi con altre Regioni che sono stati però stipulati posteriormente al nostro, ecco, in tale prospettiva, sarà avviata - ripeto - un'intensa attività di consultazione, di un'interlocuzione che non è mai stata fermata, che non si è mai interrotta. La firma di quell'atto aveva solo la necessità o l'impellenza di poter avviare questo discorso dell'utilizzo delle somme contro la dispersione scolastica, con indicazioni peraltro date da quest'Aula con un emendamento in collegato che è stato approvato, voleva solo fare in modo che questo potesse avvenire il primo di settembre.
Ecco, su questo, così come sull'oggettivazione di tutti i problemi inerenti l'istruzione sarda, io credo che non ci possano essere ancora dei malintesi e sono disponibilissima, io, ma la Giunta regionale, a rivedere questa intesa e ad apportare modifiche a tutte le parti che sono necessarie per un migliore funzionamento e perché questa intesa sia condivisa su un problema che non può essere di parte; un problema che raggiunge tante famiglie, per non dire tutte, della nostra Sardegna, è un problema che sicuramente riguarda tutte le parti sociali e tutte le parti politiche.
Sono a disposizione ancora per qualsiasi confronto, per qualsiasi chiarimento io sia in grado di dare e per continuare tutte le trattative di largo respiro sia col Governo, che con tutte le parti sociali.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente, intanto credo che la discussione di questa mozione sia stata utile e quindi bene abbia fatto il centrosinistra a proporla. Qualche giorno fa il rappresentante del coordinamento dei precari a Sassari, sulla base anche di una domanda di un giornalista, esprimeva tutta la paura, dicendo di essere stato lasciato da solo, solo insieme a centinaia di colleghi, nelle mani del Ministro, alla mercé di una politica, secondo lui, inesistente, con una strategia che in Sardegna vede la mancanza di forza nella difesa dell'autonomia regionale. Ora, io credo che l'invito che è stato fatto da più parti al dialogo sia corretto e noi non ci tiriamo indietro, anche se credo che abbiamo perso almeno due mesi. Il 16 luglio in quest'aula abbiamo presentato una mozione, c'è stato un dibattito, ma forse, se avessimo avuto un'informativa puntuale anche da parte della Giunta sui termini di un protocollo che, comunque, era in fase di definizione col Ministero, probabilmente avremmo evitato un accordo sbagliato, Assessore, inapplicabile per molti tratti, sicuramente poco vantaggioso per la scuola sarda, che non tiene conto della sua specificità, com'era anche nelle sue intenzioni, ricordo il suo intervento in Aula. Però prendiamo atto di questa marcia indietro, che sicuramente è dovuta anche al movimento che c'è stato e che c'è, alle proteste che sono arrivate dagli operatori, dagli enti locali, dai sindacati, dalla stessa opposizione in questo Consiglio regionale.
Ora, noi non abbiamo molti elementi per sapere su che cosa verrà basata questa rimodulazione. Abbiamo le sue dichiarazioni, abbiamo un comunicato stampa, quello del presidente Cappellacci, che tra l'altro noi attendiamo ancora in aula, almeno martedì, per dirci qual è la volontà della Giunta sulla scuola, al di là di quello che abbiamo letto (e che, devo dire, ci conforta poco) nella bozza di Programma regionale di sviluppo su questo tema. Abbiamo però due annunci. Uno riguarda il fatto che volete rimodulare quell'accordo sulla base dell'evoluzione delle iniziative del Governo in materia di welfare per la tutela dei redditi e dell'impiego dei precari. Noi lo leggiamo come, non dico più risorse, ma come risorse che dovranno arrivare da parte dello Stato, non possiamo leggerlo in altro modo. L'altro annuncio è quello della sperimentazione e trasferimento di funzioni alle Regioni così come configurati in alcuni degli accordi stipulati con altre Regioni dopo la data di luglio. Noi lo leggiamo come più poteri per la nostra Regione.
Risorse e poteri. E' questo, mi sembra, anche il senso della nostra mozione e lo era anche di quella dei colleghi sardisti. Quindi, da un lato il riconoscimento della specificità della nostra Regione, se rimodulazione vuol dire questo, noi ci siamo, e dall'altro lato maggiori poteri per la Regione, risorse adeguate per la scuola sarda, cioè non può essere che il Governo taglia e la Regione sottrae soldi già destinati per le autonomie scolastiche. Utilizzare bene quei fondi per l'offerta formativa contro l'abbandono scolastico, insomma, inserire nuovamente nei capitoli di bilancio specifici quei 20 milioni di euro, vuol dire batterci insieme per garantire il posto a tutti i precari, vuol dire aumentare concretamente l'offerta formativa nella nostra isola. Ci confronteremo su quella bozza di Programma regionale di sviluppo. Vuol dire classi adeguate per numero di alunni, vuol dire compatibilità, istruzione seria, vuol dire restituire qualità alla formazione di base che, nel nostro Paese, prima della riforma cosiddetta Gelmini, era fra le migliori del mondo e restituire così al mittente, lo abbiamo detto un po' tutti, questa idea falsa di federalismo, di federalismo che scarica gli oneri sulle Regioni, anche gli oneri della formazione.
In Commissione programmazione stiamo affrontando l'argomento, devo dire con alcune preoccupazioni che riguardano la scuola, ma che riguardano anche la sanità e il sociale e il fatto che dobbiamo comunque attenerci su un benchmark che sarà probabilmente lo standard di qualità della Regione migliore, magari della Lombardia, con tutte le difficoltà che questo poi comporta.
Per cui noi vi chiediamo di sospendere il voto su questa mozione, di ritornare in aula martedì e nel frattempo verificare se ci sono i presupposti per un ordine del giorno unitario che tenga conto di queste richieste che ho appena fatto, che tenga conto dell'esigenza di un rapporto più forte, non subalterno col Governo, che tenga conto del fatto che questo accordo deve essere completamente rivisto e deve essere rivisto tenendo conto naturalmente del parere di tutti i protagonisti, in particolare, appunto, delle autonomie scolastiche.
Quindi ritornare in aula martedì, ci auguriamo anche alla presenza del presidente Cappellacci, verificare l'opportunità e comunque la convergenza su un ordine del giorno e di conseguenza arrivare al voto. La ringrazio.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
I lavori si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato martedì 22 settembre 2009 alle ore 16 e 30.
La seduta è tolta alle ore 14 e 38.