Seduta n.199 del 05/05/2011
CXCIX SEDUTA
Giovedì 5 maggio 2011
(POMERIDIANA)
Presidenza del Vicepresidente CUCCA
La seduta è aperta alle ore 16 e 36.
CAPPAI, Segretario,dà lettura del processo verbale della seduta del 7 aprile 2011 (192), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pietro Cocco, Simona De Francisci, Franco Mula, Edoardo Tocco, Massimo Zedda e Claudia Zuncheddu hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 5 maggio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del disegno di legge numero 222/A - Parte prima.
E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, colleghi e colleghe, gli Assessori non ci sono,anche questo è un appuntamento importante, come tutti quelli che abbiamo affrontato nei tempi scorsi; sono snodi cruciali per una inversione di tendenza e un vero rilancio economico e sociale della Sardegna. Purtroppo debbo prendere atto che la storia si ripete, anche questo disegno di legge non si scosta dai precedenti già esaminati in quest'aula. Anche per il disegno di legge numero 222 trattasi di legge diciamo omnibus, nella quale troviamo un po' di tutto ma nulla che dia concretezza a una ipotesi reale di sviluppo, forse anche a uno o più settori definiti dai quali partire per una impostazione organica, per esempio come sostegno ai settori produttivi, così come evidenziato in sesta Commissione, in particolare artigianato, commercio e turismo, ma aggiungerei sicuramente anche agricoltura.
La stessa relazione di maggioranza evidenzia una difficoltà politica per una proposizione, come ho detto, non organica, infatti risulta essenziale e burocratica, manca l'anima politica per una manovra seria e incisiva, anche per quanto riguarda la comunicazione. Preoccupano le affermazioni del presidente Maninchedda sulle entrate in diminuzione, eppure questo Consiglio, con la vertenza entrate, ha messo in atto una rivendicazione forte e, credo, fondamentale per garantire sufficienti risorse per un serio sviluppo, ma attendiamo dal Consiglio dei Ministri un'approvazione delle norme di attuazione che mi pare dovranno essere ulteriormente sollecitate. Questa manovra è adombrata da una pesante censura politica, visto e considerato che la proposta della Giunta è stata di fatto fortemente modificata, ben 15 articoli su 28 sostituiti; nel merito non è possibile un ragionamento organico, sono costretto a fare un'analisi riflessiva su articoli scollegati da un minimo comune denominatore. Prendiamo come esempio l'articolo 1, da un lato possiamo salutare con favore l'alienazione del patrimonio regionale inutilizzato (anche se le procedure sembrano ancora farraginose), in carenza di entrate possiamo dire che quei beni possono essere una risorsa, ma dall'altro c'è anche la salvaguardia di un patrimonio immobiliare, sovente parte integrante di un percorso storico e culturale importante per la stessa Sardegna.
Nel contesto delle concessioni demaniali marittime dell'articolo 2, credo che, rifacendosi anche alle discussioni di ieri sulla continuità territoriale, sia importante e fondamentale (per ragioni diverse che non sto a elencare) recuperare totalmente il governo del demanio isolano che deve essere totalmente in capo alla Regione Sardegna.
In prima Commissione abbiamo condiviso anche il sostegno finanziario alla copertura delle sofferenze finanziarie degli enti locali i quali, spesso, a causa di iter farraginosi, in particolare negli espropri, vengono chiamati con difficoltà a risanare danni e sentenze spesso a loro sfavorevoli. E' un tema che va oltre il sostegno finanziario ai comuni, forse servono norme più chiare e procedure certe.
A grandi linee rilevo ancora una volta l'intervento di risorse regionali per le bonifiche ambientali e il ripristino ambientale delle aree dismesse. Un tema che ho avuto altre volte modo di affrontare, per il quale a novembre è stata presentata anche un'interpellanza alla quale ancora attendo risposta. Eppure non è un tema semplice, noi sappiamo che, per anni, per oltre 150 anni, una buona parte della Sardegna è stata sottoposta a discariche incontrollate relative alle estrazioni minerarie e tutte queste aree, grazie all'impegno anche della Regione Sardegna, sono state inserite dal Ministero dell'ambiente all'interno del disegno di legge numero 468, nel 18 settembre 2001 venne stilato il programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio dichiarò e riconobbe il Sulcis Iglesiente e il Guspinese quali siti di bonifica di interesse nazionale, disponendo un primo finanziamento con uno stanziamento di 63 miliardi e 600 milioni ripartiti nei tre anni: 2001, 2002, 2003.
Di tutte queste risorse non se ne sono spese che una minima parte, per il conflitto, più volte denunciato, nella situazione ancora labile, di un accordo istituzionale, quindi con lo Stato, relativo all'affidamento di queste risorse a una società, a un'ATI che non disponeva e non dispone del patrimonio immobiliare, quindi terriero, dei luoghi inquinanti che sono oggetto del disinquinamento. Questo ha portato per oltre dieci anni a non operare all'interno di queste aree e ha consentito esclusivamente all'ATI di utilizzare solo le risorse regionali che, anche oggi, troviamo nel dispositivo legislativo: 30 milioni in tre anni da assegnare per le bonifiche ambientali, quando noi invece dovremmo disporre di risorse nazionali sino al completamento delle bonifiche, e ancora non agiamo, non ci adoperiamo!
Io suggerii, nell'interpellanza, la ritrattazione di queste risorse affinché venissero assegnate, visto e considerato che il Presidente della Giunta è il commissario ad acta per le bonifiche ambientali, alla Regione Sardegna grazie alle società in house, di cui oggi si è parlato, che sono delle voragini di denaro pubblico, in questa maniera io credo che, almeno una delle società in house potrebbe essere pagata con i soldi dello Stato e non con i soldi della Regione Sardegna, proprio perché incaricate di operare all'interno delle aree minerarie; quindi quelle bonifiche per 20 o 30 anni sicuramente impegnerebbero la società in house e forse anche altre maestranze, comprese quelle che oggi definiamo del Geoparco, che altro non fanno che operare come operatori nei lavori socialmente utili.
Io credo che bisognerà tornare su questo tema, bisognerà prendere una decisione perchè è una risorsa economica importantissima; così come bisognerà tornare a discutere del Parco Geominerario per dargli gambe e uscire dall'impasse. Il Parco Geominerario,ancora controllato con un commissario, non svolge le sue funzioni e invece potrebbe essere un valido strumento per il recupero di tutto quel patrimonio immobiliare sardo che era indicato come patrimonio da riconvertire, non solo, si sarebbero potute avviare le stabilizzazioni dei famosi 480 lavoratori socialmente utili, oggi dispersi in vari rivoli in operazioni che non hanno nulla a che vedere con il recupero del Parco geominerario.
Quindi un tema importantissimo, scottante per certi versi, perché oggi noi parliamo di aree militari inquinate ma, prima delle aree militari, io ricordo che aree inquinate sono anche le aree ex minerarie; e vi sono purtroppo molti dati, li porterò anche all'attenzione di questo Consiglio, che testimoniano come i materiali diffusi nelle acque correnti rischiano di intaccare le falde acquifere, anzi in qualche ambito le hanno anche già intaccate. Vi ricordo che i pozzi minerari spesso sono trivellati oltre il livello del mare e raggiungono i 300 o 400 metri sotto il livello del mare. Quindi capite benissimo che tutto il sistema idrico sotterraneo viene influenzato in quelle zone dalle dispersioni di sostanze inquinanti, non foss'altro in queste aree si registrano le più alte percentuali di affezioni tumorali e di morti tumorali. E' un tema per il quale, ripeto, dobbiamo sicuramente riprendere il filo e aggiornare le scelte politiche di questa Regione; è importantissimo perché è un segmento importante della Regione Sardegna.
Mi soffermo su un altro tema importante oltre alle bonifiche, non foss'altro perché è un tema, così come le bonifiche, che ho vissuto in prima persona, nella costituzione del Parco geominerario, per quanto riguarda la rivendicazione delle aree minerarie dismesse all'interno del Piano nazionale delle bonifiche. Parlo del segmento sanitario, il vasto crogiuolo della sanità regionale che assorbe oltre 3 miliardi di finanze regionali e rispetto al quale da questo Consiglio si alza forte la voce per un ridimensionamento strutturale che abbatta gli alti costi dando sufficienti risposte ai bisogni delle nostre comunità.
Mi riferisco al riordino del Ministero che, nel mese scorso, ha presentato il Quaderno della salute numero 8, con riferimento al sistema di riabilitazione territoriale. Si parla tanto di riduzione dei posti letto per acuti in favore del post-acuto, in Sardegna si è tentato di sostenere questo orientamento al di là delle Residenze sanitarie assistite e sono nate due strutture extra ospedaliere che sono, perlomeno per l'esperienza personale che mi riguarda, in perfetta linea con le disposizioni ministeriali. Parlo dell'esperienza della struttura di riabilitazione ad alta intensità che si trova nel comune di Guspini e che oggi soffre fortemente della sua difficoltà economica dovuta al fatto che si sono fatte prestazioni ad alta riabilitazione non riconosciute; oggi tutto quel patrimonio rischia di essere disperso e dispersa persino l'attività importantissima che ha dato notevoli risultati, invertendo la tendenza dei viaggi della speranza. In quella struttura, oggi, ancora sono ferme le liste d'attesa della riabilitazione pediatrica, cioè di ragazzi e bambini che, dal Continente, hanno chiesto di venire in Sardegna nel Centro di Guspini per attuare questa riabilitazione.
Ebbene, il Quaderno del Ministero inizialmente ci ricorda che questa disposizione è soprattutto riferita alle Regioni soggette a piano di rientro e credo che la Regione Sardegna sia una di quelle soggette a piano di rientro. Mi dispiace che non ci sia l'Assessore della sanità, spero che la sua sensibilità non faccia franare questa importante esperienza che nella sua attività di due anni ha sicuramente consentito di economizzare oltre 20 milioni di euro, ovverosia 10 milioni all'anno, che in sanità non è cosa di poco conto, in funzione del fatto che un posto ospedaliero costa 800 euro al giorno mentre nella struttura sanitaria di Guspini costava e costa 200 euro al giorno. Quindi con una forte economia, come è prevista appunto dal Quaderno delle linee di indirizzo del Ministero, numero 8, perché venga attuata, in tutte le aree della Sardegna, la rete riabilitativa.
Credo che il Centro di Guspini si possa considerare uno dei centri in perfetta linea con il disegno del Ministero, Ministero che, ripeto, mette a disposizione questo Quaderno numero 8 sulla riabilitazione nel quale è scritto che è soprattutto riferita alle Regioni soggette a piano di rientro; nella presentazione sul tema afferma: "Un capitolo altrettanto degno di interesse è quello dedicato alla ricerca, nel quale si affrontano il futuro, gli attori e i luoghi della stessa, con esempi ben precisi e con l'indicazione delle prospettive future (robotica, realtà virtuale e teleriabilitazione)". Ricordo che il Centro di cura di Guspini, di cui parlo, è già dotato di robotica ad alta tecnologia e di una palestra polifunzionale con l'esoscheletro per la deambulazione robotica chiamato "Lokomat", sia per adulti che per uso pediatrico, uno dei pochi in Italia, inoltre è dotato del REO, per la riabilitazione degli arti superiori, ha una dotazione per la terapia strumentale antalgica e tutta l'attrezzatura per la riabilitazione respiratoria, il circuito Isotecnica, apparecchiature per la valutazione posturale, il circuito cardio-isotonico più funzionale nonché quattro vasche di riabilitazione di cui una iperbarica.
Quindi un potenziale strutturale e di attrezzature unico in Sardegna a rischio, ripeto, per la lentezza, perché c'è stata un'intesa di trasferimento alla Regione Sardegna e da dieci mesi non si fa un passo avanti, si fa operare esclusivamente il commissario ad acta che, non sapendo che pesci pigliare, presenta una relazione alla Regione Sardegna perché venga sciolta quell'attività e venga risanato il debito, quando - a mio avviso - molto dovrebbe fare la Regione Sardegna, perché quella è fonte di occupazione ma è anche fonte, ripeto, di servizi di alta tecnologia, tanto che il Centro è dotato di un sistema, di proprietà, unico in Sardegna, estensibile, quindi per l'uso in tutta la Sardegna, di telemedicina e teleriabilitazione ad alta risoluzione di immagine e movimento fra i più avanzati.
Io non credo che, su queste cose, visto che parliamo di bilancio, la Regione Sardegna non debba soffermarsi e cercare di trovare una soluzione, anche perché è l'unico centro pubblico, quindi di interesse pubblico, che può dare, incominciare a dare risposte anzi, sul quale si potrebbe realizzare una rete riabilitativa regionale con il "Santa Maria Bambina", che saluto con gioia perché mi pare che qui l'Assessore abbia dato le giuste risposte e quindi il Centro si sta risollevando e riorganizzando, dando quindi la possibilità di recupero dei posti di lavoro e di servizi. Ma i centri devono essere di più, proprio perché l'attività extra ospedaliera ci consente di abbattere quel trend, che peraltro anche in Sardegna deve essere applicato, della riduzione dei post-acuti nelle strutture ospedaliere regionali verso l'extraospedaliero.
Quindi ci sono segmenti, anche dell'attività in corso, che possono aiutare il bilancio regionale, si tratta di fare le scelte e di attuare le volontà concrete di operare. Io credo che si possano recuperare risorse, ho fatto solo due esempi ma credo importanti e utili, e non stiamo parlando di piccole risorse, stiamo parlando di risorse importanti, non solo economiche ma risorse di servizi estremamente di grande interesse; parlo della salute, per stare all'ultimo esempio fatto, ma parlo anche di recupero ambientale e di riqualificazione urbana delle nostre aree minerarie. Queste ultime sono uno degli esempi più alti di insediamenti minerari in Europa e non hanno nulla di che vergognarsi rispetto ad altre realtà europee che oggi hanno migliaia e migliaia di visite tutti i giorni e che quindi creano un volano economico di grande portata.
Ripeto, credo che su questi due temi si possa tornare e si possa davvero affrontarli con determinazione. Per tornare alle bonifiche, si deve fare in modo che quelle aree che sono state inquinate dall'ENI, che ci ha mollato tutto il vasto patrimonio extra minerario, siano recuperate; oggi lo Stato, anzi ieri, lo Stato nel 2001 le ha riconosciute come luogo dove destinare risorse tutti gli anni per il recupero ambientale. Io credo che la Sardegna non possa stare a guardare e debba adoperarsi perché si recuperino al patrimonio locale e si possa dare la possibilità, ripeto, anche del risanamento di una delle tante società in house, che oggi vive con le risorse esclusivamente regionali, investendo anche su quei territori che invece sono stati deteriorati, danneggiati e abbandonati appunto dalla società nazionale, Eni.
Credo che su queste cose si possano e si debbano fare delle riflessioni profonde e si possono fare delle scelte, ripeto, a beneficio di recuperi importanti, come detto, non solo dal lato economico ma anche ambientale e a beneficio della comunità regionale sarda.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghi, credo che il comune denominatore, mi sembra, degli interventi in tutta la giornata di oggi sia stato quello di aver affermato, a iniziare dal Presidente della Commissione bilancio, che la situazione della Sardegna è veramente drammatica e che la sua soluzione non può essere rinviata oltre. Oggi la situazione è quella che è delle nostre aziende, grandi, medie e piccole, i sindacati ormai stanno arrivando allo sciopero generale; questo è un segno di crisi drammatica che chiama tutti quanti a una grande responsabilità.
Responsabilità che sono di tutti, naturalmente ognuno si deve assumere quelle proprie del ruolo che è stato chiamato a svolgere. Non c'è dubbio però che, da due anni a questa parte, la situazione sia notevolmente peggiorata, questo non significa, e non voglio assolutamente dirlo, che nella passata legislatura la crisi non c'era o non esisteva, la differenza però sta nel fatto che, nella passata legislatura, c'era un progetto di sviluppo, c'era un'idea su come affrontare l'emergenza e la crisi economica della Sardegna. Oggi purtroppo dobbiamo ammettere che c'è il nulla, non c'è un progetto, non c'è un'idea per risolvere un problema della Sardegna.
Ancora una volta, ancora oggi, confermate che la vostra unione elettorale non era basata sui programmi, sulle cose da fare per il bene della Sardegna, ma era solo ed esclusivamente un collante contro qualcuno o qualcosa. Badate, però, questo non vuol essere assolutamente gioco delle parti; tutto questo, lo sapete meglio di me, è confermato, è certificato dagli atti politici e amministrativi che questa maggioranza (che governa oggi la Sardegna) ha compiuto in questi due anni.
I giovani, i disoccupati, le famiglie sarde sono disperati, la situazione è talmente grave che è a rischio il già fragile sistema economico della Sardegna; faccio solo l'esempio della Provincia di Oristano, nella quale la media della chiusura delle aziende del nostro territorio ammonta a cinquanta aziende al mese in un sistema economico già fragile da sempre. Non c'è oggi in Sardegna un settore economico sul quale poter dire che qualcosa si muove, che qualcosa va bene.
Avete presentato con grande enfasi il lavoro dell'Assessorato del turismo, ho ricordato quando, in giovane età, avevo ricoperto come primo incarico il ruolo di presidente della pro loco del mio paese. Ebbene, andando a rivedere il programma di allora, in un paese carico di tradizioni, vi erano previsti i falò, i balli sardi in piazza, i riti della Settimana Santa e le feste patronali. Uguale e preciso a ciò che è stato messo in campo dall'Assessorato con l'Agenzia Sardegna Promozione, ci manca solo che, finiti i riti della Settimana Santa, ci proponga adesso la valorizzazione delle feste patronali! Sarebbe importante, Assessore, capire quanto sono costati questi tre interventi di Sardegna Promozione e soprattutto qual è stato il risultato dal punto di vista dell'attrazione turistica.
Per quanto riguarda il settore dell'agricoltura, lo scorso anno avete approvato la legge regionale numero 15, convinti (forse non ci credevate neanche voi, ma il messaggio esterno era quello) che la legge regionale numero 15 avrebbe risolto i problemi dell'agricoltura sarda; oggi il mondo delle campagne rischia di essere ancora più esplosivo di quanto lo era lo scorso anno, i consorzi di bonifica sono una bomba che rischiano di esplodere da un momento all'altro. Tra l'altro avete nominato i commissari ad acta che tutto stanno facendo tranne che quello per il quale erano stati nominati. Metteteci mano, decidete che cosa volete fare dei consorzi di bonifica! Dopo due anni non avete fatto altro che dire, dal primo giorno, che la legge regionale numero 6 del 2008 di modifica dei consorzi di bonifica era una cattiva legge; dopo due anni, ancora continuate a dire queste cose, non l'avete voluta applicare, non l'avete saputa applicare, il risultato è che i consorzi sono nell'immobilismo totale sia dal punto di vista amministrativo, ma soprattutto dal punto di vista contabile.
Qual è la vostra risposta a questo dramma che vive oggi la Sardegna? Non avete voluto, e ancora oggi lo confermate, aprire un confronto serio, duro, di pari dignità e non di subordinazione nei confronti del Governo nazionale e i risultati, dal punto di vista finanziario, sono sotto gli occhi di tutti. La vostra risposta è stato questo collegato, tra l'altro dimezzato nella Commissione bilancio, che manovra 60 milioni di euro, 17 milioni e 6 dei quali vanno tutti al sistema minerario ancora una volta, cioè Carbosulcis, IGEA, Sotacarbo, Sigma Invest, Fluorite di Silius, bonifica aree minerarie dismesse, siti inquinati. Questo nel collegato alla finanziaria del 2011; non ho i dati della finanziaria del 2011 per fare una somma, però sarebbe importante, assessore Cherchi, lo chiedo a lei come Assessore dell'industria, avere una situazione di quanto, come amministrazione regionale, abbiamo speso negli ultimi cinque anni per quanto riguarda il sistema minerario in generale.
Infine, Assessori, ogni tanto assistiamo a qualche gita da parte del presidente Cappellacci nei vari territori dell'isola; l'ultima è stata nei compendi ittici dell'oristanese; a dire il vero, era stato sollecitato anche dal tavolo delle concertazioni dell'oristanese per due anni a presentarsi a discutere dei problemi economici della Provincia di Oristano, non l'ha mai voluto fare, ma ha fatto la gita - dicevo - per rendersi conto finalmente, dopo due anni, di una grande ricchezza economica dell'oristanese, che versa però in una grave situazione dal punto di vista ambientale ed economico. In quell'occasione, il Presidente, accompagnato da qualche Assessore e dai consiglieri regionali di maggioranza dell'oristanese, perché i consiglieri della minoranza non dovevano essere invitati, ha preso impegni precisi, impegni precisi che erano urgenti e che richiedevano risposte celeri per evitare il perdurare del tracollo del settore pesca nella Provincia di Oristano.
Bene, presa visione ed esaminato il collegato, che è oggi in discussione, ci rendiamo conto che, al suo interno, non c'è traccia del settore pesca, molto probabilmente il Presidente avrebbe fatto bene a non prendere impegni di alcun tipo in quell'occasione, perché, illudere la gente e poi non adempiere, è peggio che non promettere.
Noi siamo convinti, Assessore, che la situazione in cui versa la Sardegna oggi richieda un'azione straordinaria di tutto il Consiglio regionale, ripeto, rispettoso ciascuno del ruolo assegnato dagli elettori; ma siamo disponibili a lavorare tutti assieme solo ed esclusivamente nell'interesse dei sardi e non dei singoli gruppi o delle singole lobbies.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Poiché non è in aula, decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Poiché non è in aula, decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Rinuncio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, il mio sarà un intervento breve. In quest'Aula, oggi, sono state spese parole pesanti su questo disegno di legge collegato, quasi che esso dovesse essere la panacea di tutti i mali. Si è arrivati a travisare le parole, che erano di una chiarezza esemplare, del consigliere Maninchedda. Mi sembra quindi opportuno fare due brevissime riflessioni per porre una serie di punti, per lo meno citare quello che è il nostro punto di vista, del Gruppo che rappresento. E' indubbio che la Sardegna si trovi ad affrontare una crisi gravissima, una crisi che non è nata oggi, ma è risalente nel tempo, crisi di cui noi tutti, sia chi c'è in questa legislatura e non c'era nella precedente, e viceversa, ci possiamo fare colpa; crisi che è in buonissima parte addebitabile anche alla situazione di crisi internazionale e al comportamento del Governo italiano, che sicuramente non è un Governo, non dico "amico" perché è una parola che non mi piace, non dovrebbero esistere i governi amici o nemici, ma è un Governo che non ha prestato attenzione alla Sardegna, così come non l'ha prestata a molte delle regioni meridionali. Sappiamo tutti che è un Governo in cui oggi è predominante la posizione leghista, in cui sta prevalendo una serie di spinte centrifughe che mette a rischio la stessa unità dello Stato italiano. Questa è la situazione generale in cui ci troviamo a operare, la conosciamo tutti, è inutile negarla.
In presenza di questa situazione, noi ci dobbiamo rendere conto che siamo soli, che non possiamo fare affidamento su aiuti che provengono dall'Italia, e quindi dobbiamo rimboccarci le maniche e, per quanto possibile, cercare di porre una serie di punti fermi e stabilire politiche di sviluppo che consentano alla Sardegna di crescere, di consentire un aumento del nostro PIL, di creare nuovi posti di lavoro e ridurre i fenomeni di disoccupazione. Questo dobbiamo farlo noi! In questo clima, in quest'ottica, ferme rimanendo le distinzioni "maggioranza" e "opposizione", si sono spesso svolti confronti con l'opposizione che, per lo meno in buona parte, ha dimostrato di essere un'opposizione costruttiva e si è andati ad affrontare insieme, a prescindere dalle ideologie (che si dice che non esistono, ma secondo me ancora esistono, perché le scelte politiche economiche determinano una netta distinzione tra una parte politica e l'altra parte politica, ma è un discorso troppo lungo per essere sviluppato in cinque minuti), una serie di problemi cercando soluzioni che spesso sono state condivise o talora non sono state condivise. Ecco, questo è il clima in cui ci troviamo a lavorare, questo è il clima in cui tutti noi dobbiamo lavorare.
Non mi sento per niente colpito da tutti gli appunti che sono stati fatti sulla scarsa presenza, sulla scarsa produttività o quant'altro. Dico semplicemente che non basta essere presenti, bisogna essere presenti e bisogna essere presenti dopo aver studiato e approfondito gli argomenti, la mera presenza non serve a nulla! Così come io direi che è solo demagogia il continuare a spararci addosso e a parlare del Palazzo che non funziona. Quando si parla di tutte le spese effettuate da questa istituzione e dalle altre istituzioni per poter svolgere il proprio lavoro, non possiamo dire che sono spese inutili, non possiamo seguire l'onda della casta, le spese per le istituzioni sono tutte spese utili, l'importante è che l'istituzione dia una risposta! Allora non dobbiamo andare a vedere quanto prende o meno un consigliere regionale, o cos'altro, noi dobbiamo intervenire con una serie di norme legislative per far sì che l'apparato amministrativo dia delle risposte ai cittadini e non sia un apparato antagonista ai cittadini stessi.
Quando noi mettiamo l'Assessorato degli enti locali in condizione di non lavorare, di non dare i nullaosta paesaggistici, non stiamo facendo il nostro lavoro. Ma non facciamo il nostro lavoro, perché siamo pagati troppo, non lo facciamo perché non studiamo e non troviamo una soluzione al problema, soluzione che non è stata trovata dalla maggioranza, soluzione che, in sede costruttiva, oggi non ha proposto neanche l'opposizione.
Quindi, bisogna essere molto chiari e al di fuori della demagogia. Ci siamo detti che avremmo stralciato questi problemi della funzionalità dell'apparato amministrativo nel collegato con l'intesa che li avremmo affrontati nel disegno di legge numero 71, il quale, all'unanimità, si è deciso di portare in aula, in questo Consiglio, ancorché non fosse stata approvata la legge numero 31, perché sappiamo benissimo che, in Commissione, tutte le forze politiche hanno detto che il disegno di legge numero 71 sarà affrontato dopo le riforme. Quindi nel disegno di legge numero 71, noi potremo cominciare ad affrontare questi problemi. Abbiamo iniziato a porre qualche cosa nel collegato.
Il collegato, pur essendo un provvedimento di legge che si propone come manutenzione legislativa, presenta alcune norme sicuramente rilevanti che sono state citate da Maninchedda e da altri colleghi, non le cito io, ma ce ne sono anche altre. Richiamo l'attenzione sulla circostanza che l'articolo 1 è un articolo di impostazione di rapporti nei confronti dello Stato, perché col primo articolo il Consiglio regionale sta dicendo alla Giunta regionale di far predisporre norme di attuazione perché lo Stato ci dia tutte le somme che ci competono per le funzioni trasferite e che non ci vengono retribuite.
Stiamo parlando di cose fondamentali, nessuno lo ha citato. Però, quando si parla, bisogna prestare attenzione. C'è la norma sulle edicole: mi dispiace per il collega che l'ha definita "follia". Lo inviterei a studiare la disciplina delle altre Regioni; la legge della Regione Lazio addirittura prevede che nelle edicole si vendano tutti i prodotti, a esclusione di quelli alimentari. Questa è più limitata, è una norma pensata, che va a fronte dei problemi delle edicole. Conoscete tutti il sistema del contratto estimatorio: nel contratto estimatorio, per quanto riguarda la stampa quotidiana, c'è la resa e non si paga; per la stampa periodica, anche per quella che non viene venduta, l'edicola anticipa e poi se va bene ha la resa, con grosse difficoltà economiche. Lo sappiamo tutti, così come sappiamo che questa norma, proprio per gli studi che sono stati fatti a livello internazionale, è una norma che consente lo sviluppo della stampa, quindi è una norma pensata, organica e riduttiva rispetto alle altre Regioni, mi spiace che venga definita "follia". Tutti possono dissentire, però c'è modus e modus di dire le cose. Moltissime di queste norme sono state fatte concordemente da tutte le forze politiche, anche l'emendamento sulle edicole, non è un emendamento mio, è un emendamento trasversale di tutte le forze politiche.
C'è poi tutta una serie di norme rilevantissime per quanto riguarda per esempio l'agricoltura; pensiamo alla norma che prevede la possibilità di rifinanziare il fondo per consentire la regolarizzazione dell'intestazione dei terreni, la norma che consente definitivamente di risolvere il problema della riforma fondiaria. Sono norme estremamente rilevanti.
Come quelle sul precariato: dissento dall'onorevole Sanna, il problema "lavoro" non si risolve cacciando i precari e assumendo altre persone, il problema "lavoro" si risolve creando nuovi posti di lavoro. Sui precari, le stabilizzazioni, è vero quello che dice l'articolo 97, ma è anche vero che una società civile non può consentire che persone che, da cinque, sei o sette anni, lavorano essendo sottopagati proseguano in questo rapporto, dovendo andare sempre a chiedere o a non chiedere. Quelle persone vanno stabilizzate. Contestualmente è nostro compito non contestare le stabilizzazioni, ma creare nuove occasioni di lavoro.
Ecco, è un collegato che sicuramente ha delle norme rilevanti, estremamente importanti. Per l'Università, non lo ripeto, ci sono quelle che vengono chiamate "marchette". Consentitemi, molte di queste "marchette" sono tipo quella che riguarda la Provincia di Nuoro per i detenuti in affido; non era un emendamento mio, io l'ho difeso perché era una cosa giusta e sacrosanta. Ci sono "marchette" e "marchette"! In questa ipotesi, sono tutte questioni che vanno a risolvere per lo più problemi concreti, tipo quello di Nuoro che ho appena citato.
Ritengo che, in questo spirito, anche richiamando tutti, come ha detto l'onorevole Maninchedda, ferma rimanendo la distinzione tra maggioranza e opposizione, ferme rimanendo le responsabilità che si deve assumere la maggioranza tutta, al di là di preclusioni ideologiche, dobbiamo rimboccarci le maniche e confrontarci per trovare, per quanto possibile, soluzioni unitarie ai problemi che stiamo affrontando. Sicuramente una risposta unitaria andrà data nei confronti della lotta allo Stato per ottenere le risorse per funzioni trasferite e non corrisposte.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, interverrò molto, ma molto brevemente. Mi sento di condividere gran parte dell'ultimo intervento del collega Steri, perché di fatto ha toccato elementi che non mi pare siano stati neanche sfiorati nel dibattito che c'è stato. Mi pare che ci sia una ricerca smodata di risorse all'interno di questo collegato e invece ci sono articoli che, al di là delle risorse impegnate, portano delle modifiche sostanziali al nostro ordinamento, quindi bisogna assolutamente tenerne conto. Questo collegato non può e non deve essere la soluzione di tutti i problemi; accoglie parzialmente alcune esigenze e alcune istanze e porta all'attenzione del Consiglio alcuni articoli, come l'articolo 1, che è un articolo di grandissima rilevanza. Forse è sfuggito a tutti ciò che è contenuto nell'articolo 1.
Ora, durante questo dibattito, io ho ascoltato con attenzione il ragionamento dell'onorevole Gian Valerio Sanna, che certifica comunque una differenza politica, ed è giusto che lo faccia, come ho sentito l'intervento del collega Maninchedda che auspica in questa sede un diverso scenario politico, che può essere la futura maggioranza di quest'Isola. Insomma, è legittimo tutto, ci mancherebbe altro! Peraltro, il Partito Sardo d'Azione non è un partito che si sia mai ritenuto assolutamente organico al centrodestra; ha fatto un passo importante, ed è legittimo che auspichi qualcosa di diverso. Io mi permetto di dissentire, ci mancherebbe altro.
Anche noi siamo alla ricerca di un qualcosa di diverso, vorremmo farlo in maniera forse diversa. C'è la necessità, comunque, che si riprenda tutti quanti a fare politica; so che non è facile, so che è molto difficile, ci fermiamo tutti quanti alle risorse che sono impegnate, sono 59 milioni e 600 mila euro, sembrano bazzecole, sembrano noccioline, certamente non sono cifre importanti. Ho sentito stamattina una proposta nella quale si diceva che avremmo dovuto destinare 20 milioni per risolvere tre problemi; guardate che i grossi problemi della Sardegna non si risolvono con 20 milioni, perché con 20 milioni non avremmo risolto il problema di alcun comparto produttivo della Sardegna.
Perché dico questo? Perché quando non sono sufficienti le risorse che abbiamo stanziato con la legge numero 15 sull'agricoltura, quando sappiamo che ancora non sono stati spesi 220 milioni di euro di fondi Por dell'agricoltura, quando sappiamo che 186 milioni di euro sono ancora fermi per i Gal, ma di che cosa stiamo parlando? Parliamo di 20 milioni? Parliamo di un ammontare che è pari a circa 600 o 700 milioni solo per un comparto agricolo, e sappiamo che non sono sufficienti. Questa è la realtà che noi stiamo vivendo in Sardegna! E non responsabilità nostra, come non è responsabilità neanche di chi ci ha preceduto. C'è una crisi che attanaglia tutto il mondo produttivo, sappiamo benissimo che tipo di interventi fortissimi stiamo facendo per cercare di limitare i danni di un'industria collassata, questo stiamo facendo! Per quanto potremo continuare ancora, questo io non lo so.
Anche oggi abbiamo ricevuto gli operai della Carbosulcis, tutti i giorni siamo assediati da dipendenti di industrie decotte che vengono a protestare; ma non è che vengono a protestare oggi che ci siamo noi, venivano a protestare nella precedente legislatura, venivano a protestare in tutte le legislature precedenti, e quindi quello che noi ci dobbiamo chiedere è se questo è il modo che può risolvere il problema della Sardegna. Ci può essere un segnale nuovo che noi vogliamo dare? Credo che sia questa la ricerca che noi dobbiamo fare, vedere di trovare una soluzione ai problemi antichi della Sardegna. Allora, quando abbiamo parlato di turismo, quando abbiamo parlato di trasporti, quando parliamo di agricoltura, perché quelli sono! Lo ribadisco per l'ennesima volta, guardate, non andiamo a cercare altre strade, perché le altre strade o sono tecnologicamente avanzatissime, allora è un discorso che ci sfugge e sul quale si potrebbe anche lavorare molto, altrimenti i comparti che ci possono risolvere gran parte dei problemi sono quelli. Ovviamente tenendo conto di questa grandissima difficoltà che noi abbiamo nel settore della sanità. L'hanno citata tutti, la sanità assorbe quasi il 50 per cento del nostro bilancio; non è una colpa nostra se siamo una popolazione vecchia, non è colpa nostra…
(Interruzioni)
Può essere una colpa nostra se c'è una mobilità interregionale per cui le persone scappano dalla Sardegna per farsi curare e noi paghiamo decine e decine di milioni di euro all'anno. Certo, questo è un grosso problema, e allora: dobbiamo investire nella sanità o non dobbiamo investire? Io dico che dobbiamo investire nella salute pubblica, dobbiamo investire certamente, non è possibile continuare in questo modo. Però, sul collegato alla finanziaria, pensare di poter trovare la risposta alla pesca negli stagni dell'oristanese, pensare di poter trovare la risposta a comparti che certamente sono importanti… insomma! Collega Solinas, troverà un emendamento della Giunta, anzi, è un emendamento che mi vede come primo firmatario, dove si parla anche del mondo della pesca, quindi non è che non siamo attenti al problema, siamo attenti al problema!
E forse io non devo sollevare il problema di un articolo che noi abbiamo approvato nell'ultima finanziaria, quando abbiamo definanziato moltissimi interventi strutturali in Sardegna? Me ne rendo conto oggi della difficoltà nella quale abbiamo messo i comuni e le province, me ne sto rendendo conto oggi che ci sono amministrazioni che hanno 10, 15 milioni a disposizione, anzi avevano! E per 10 giorni, per 15 giorni non mandano in appalto i lavori! Assessore, è una cosa sulla quale dobbiamo ragionare, non è assolutamente possibile che noi abbiamo finanziato queste opere e poi, per esigenze, giustissime, perché è chiaro che dobbiamo accelerare la spesa, quando si tratta di opere che hanno superato tutti gli ostacoli, che stanno andando in appalto, per quei 45 giorni mettiamo le amministrazioni comunali nella circostanza di non poter continuare e quindi, passati 45 giorni, teoricamente queste risorse dovrebbero essere rientrate già nell'amministrazione regionale; abbiamo bloccato progetti, progettazioni, interessi, espropri e tutto quanto! E le amministrazioni si trovano in questa situazione.
Io ho presentato un emendamento limitatamente a due interventi che conosco, ma credo che non sia corretto neanche questo, non vorrei che passasse come una "marchetta"; non deve essere una "marchetta". Sono due grossi interventi nella Provincia di Oristano, io ho posto il problema oe credo che questo Consiglio dovrebbe aggiungere qualche mese a quei famosi 45 giorni che abbiamo messo nella finanziaria per poter dare la possibilità, questa volta ultima, in maniera che non ci sia da ritornarci sopra, di mandare almeno in appalto queste opere. Mi risulta che siano almeno 70 o 80 milioni di lavori in tutta la Sardegna, che ricadono in questa circostanza. Le amministrazioni erano pronte a mandarli in appalto, forse se modifichiamo quella norma. si dà la possibilità di spendere questi soldi. Ripeto, sono soldi impegnati, sono soldi che non vanno persi, certamente le opere possono essere rifinanziate successivamente, ma io credo che l'opera primaria sia quella di allungare appena appena i termini e dare una risposta a tutti quanti.
Per il resto, credo che questo collegato abbia già detto le cose che doveva dire, volevo solo ricordare che questo non è il collegato della Giunta, questo è un parziale collegato della Giunta, perché il collegato della Giunta era ben altro, siamo noi che l'abbiamo in qualche maniera stravolto, siamo noi che abbiamo eliminato tutte le norme sul personale, siamo noi che abbiamo fatto così questo collegato. Il collegato presentato dalla Giunta era ben altro, lo affronteremo con successivi disegni di legge, nella prosecuzione di questa legislatura, e credo che qualcosa di produttivo si potrà certamente portare alla nostra attenzione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, vi dirò, spero brevemente, cercherò di essere breve, che cosa penso di questo collegato. E' un disegno di legge che è in giro, nel senso che è stato approvato dalla Giunta, mi pare, nel mese di novembre dello scorso anno e che abbiamo quindi portato in Commissione programmazione, la quale le ha dedicato diciassette sedute; questo provvedimento è stato modificato sostanzialmente, direi che è stato praticamente sostituito dalla Giunta regionale, dalla maggioranza in particolare, in corso d'opera, sono stati abrogati quasi tutti gli articoli del primo disegno di legge ed è stato presentato un altro disegno di legge. Le chiederei, Presidente, se è possibile avere un minimo di agibilità in quest'Aula, se poi non interessa neanche a lei, io rinuncio all'intervento!
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, parlavamo di quello che andremo a fare dopo.
BRUNO (P.D.). Capisco che a volte la logica è quella del mercato, però è difficile intervenire e cercare di dire qualcosa.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Bruno.
Colleghi, vi prego di far terminare l'intervento all'onorevole Bruno.
BRUNO (P.D.). Sul disegno di legge della Giunta giustamente sono state avviate in Commissione le audizioni, su questo disegno di legge della Giunta si sono espresse le parti sociali, così come la nostra legge di contabilità, tra l'altro, dice, dopodiché, in Commissione, la Giunta regionale e la maggioranza hanno deciso di presentare un altro disegno di legge e su quest'altro disegno di legge, perché così è, le stesse audizioni, il parere delle parti sociali, il parere della società sarda non è stato chiesto, così come non è stato chiesto al Consiglio delle Autonomie locali, io ritengo che invece sia dovere farlo, nella prima e nella seconda fase.
Allora, che dignità ha questo provvedimento? Io credo che non affronti minimamente la crisi sia nella versione della Giunta, quella precedente, sia nella nuova versione emersa dalla Commissione. L'unica dignità che gli possiamo dare è quella della manutenzione legislativa, del tentativo di fare manutenzione legislativa, che non si nega, forse è anche importante, in momenti ordinari della vita del Consiglio regionale, però questo non è un momento ordinario ed è un modo di legiferare veramente sbagliato, forse è anche scorretto. Si presenta una finanziaria snella più o meno nei tempi, la si approva, tra l'altro con un quadro delle entrate ancora incerto, dopodiché si presenta un collegato che ha altri scopi, scopi diversi rispetto a quelli dichiarati. Non si aggredisce così la crisi, forse non è neanche negli obiettivi.
Si cerca insomma con pochi provvedimenti, da un lato, di fare manutenzione e, dall'altro, di intervenire non solo in decine di settori, ma in materie diverse, direi che è fatto proprio come una serie di leggine all'interno di una legge organica. Penso al piano delle edicole, è una leggina, è una legge; penso al precariato, è un'altra legge. In diciassette riunioni di Commissione! Impegna, nell'arco di tre anni, oltre 145 milioni di euro; quindi non stiamo neanche parlando di noccioline, stiamo parlando di 145 milioni di euro! Interviene su aspetti settoriali diversi, interviene probabilmente anche per tutelare la geografia politica dei collegi elettorali dei consiglieri regionali. Io dico che è un modo di legiferare sbagliato! E' un provvedimento probabilmente inutile e noi invitiamo a bocciarlo, ma l'invito che io rivolgo a lei, assessore La Spisa, è quello di ritirarlo. E' una legge che non farà fare neanche un passo avanti all'isola, è una legge che non serve, che ha impegnato per diciassette sedute la Commissione, che probabilmente impegnerà per altrettanto tempo il Consiglio (vedo la mole di emendamenti) quando invece probabilmente potremmo occuparci di altro, di materie un po' più importanti, di aggredire la crisi.
Insomma si chiede alla minoranza, come ha fatto stamattina il relatore Maninchedda, di approvarlo in fretta perché poi serve altro, giustamente, serve che quest'Aula si occupi d'altro, ma probabilmente possiamo fare ancora più in fretta e ritirarlo. Si presenta un collegato con il titolo "Disposizioni nei vari settori di intervento…", quindi è un'altra legge omnibus, il collega Capelli ce ne parla spesso, e si dice ogni volta che dobbiamo superare questo modo di legiferare, però ogni volta ci ricadiamo. C'è tutto e il contrario di tutto! Poi arriverà probabilmente, assessore La Spisa, un assestamento di bilancio, c'è necessità.
Io penso alla sanità, penso al deficit della sanità; penso ad Abbanoa; dovremo comunque intervenire sulla sanità e su Abbanoa, dovremo intervenire in maniera pesante. Siete quasi a metà legislatura, Assessori, e quindi è giunto anche il tempo di cominciare a rendere conto di quello che si è fatto e di quello che non si è fatto. In questi giorni, anche i sindacati vi chiedono conto del Programma regionale di sviluppo, che è un programma regionale, così come noi lo abbiamo scritto nella legge di contabilità, che elenca, con una strategia, così dovrebbe essere, e con alcuni punti, che sono quelli del Documento unico di programmazione, gli interventi che la Giunta regionale vuole portare a termine in una legislatura; e poi c'è un DAPEF, così lo abbiamo chiamato a livello regionale, che anno per anno va a verificare i passi avanti fatti e quali altri passi, che poi devono trovare puntualità nei capitoli di bilancio, possiamo fare nell'arco dell'anno successivo.
Mi sembra, assessore La Spisa, che ci sia necessità, lo dico per la Sardegna, per gli interessi della Sardegna, di una svolta, e anche che non possiamo accontentarci di provvedimenti di questo tipo per esempio per quanto riguarda il tema della sanità, ne ha parlato poco fa il collega Diana, sul quale c'è necessità probabilmente anche di mettere un punto. C'è una riforma infinita che, in Commissione, onorevole Contu, si trascina stancamente, insieme alle vostre divisioni. Con un collegato analogo, voi avevate inserito un tentativo di riforma della sanità (stiamo parlando del 2009, sono passati due anni!) che in realtà è servito per commissariare le ASL, per fare lo spoil system, per arrivare al marzo di quest'anno e sostituire i commissari con direttori generali, ma della riforma, che è servita per nominare quei commissari e che ha dato e doveva dare anche la veste giuridica per poter sostituire quei direttori generali con commissari, neanche l'ombra! Avete proceduto con la nomina illegittima di direttori generali, avete preso possesso di centri di potere, ma i risultati non si vedono! Non c'è la riforma, c'è la triplicazione delle liste di attesa, c'è un deficit mostruoso al quale bisogna porre rimedio e soprattutto manca il diritto alla salute in questa Regione.
Allora vogliamo affrontare almeno un tema per volta, assessore La Spisa? Vogliamo tentare di aggredirlo? Vogliamo dedicare il lavoro delle Commissioni, dell'Aula, a sostegno di una Giunta regionale che deve comunque proporre dei disegni di legge organici coerenti con una strategia che in quel Programma regionale di sviluppo doveva trovare ispirazione? Niente di tutto questo!
Il lavoro. Si dice che il lavoro è la priorità delle priorità ed è sicuramente così, ma anche sotto questo profilo, sotto il profilo delle politiche di sviluppo, non c'è una mezza idea, al di là del microcredito, del prestito d'onore e al di là di quello che è contenuto in questo provvedimento che sostanzialmente va ad assorbire, in un unico centro regionale, le funzioni di INSAR, di Sviluppo Italia Sardegna, in maniera devo dire anche confusa e probabilmente anche con disparità di trattamento tra le stesse agenzie regionali e quella che, fino a qualche tempo fa, era invece emanazione del Ministero del tesoro.
Credo che bisognerà intervenire perché probabilmente ci sarà anche da prendere delle decisioni. Penso a ciò che può rappresentare, per il Nord Sardegna, l'incubatore d'imprese di Porto Torres, sul quale bisogna dire qualcosa, bisogna dire se quell'apporto che porta con sé Sviluppo Italia Sardegna può servire a questa Regione o se qualcun altro, invece, può utilizzarlo mettendolo a frutto per il territorio. Bisogna dare delle risposte, Assessore! Bisogna fare in modo che questa miriade, ormai, di agenzie (che dovrebbero occuparsi di lavoro in Sardegna) trovi una regia unica, una strategia unica e che esse svolgano veramente ed effettivamente, nel territorio, la loro azione, che è di assistenza, probabilmente anche di orientamento; in questo senso credo che dobbiamo anche ripensare il ruolo dell'Agenzia regionale del lavoro; ripensare complessivamente se queste risorse, che dovrebbero essere al servizio del lavoro nell'isola, siano capaci realmente di costituire un supporto. Penso soprattutto ai giovani e al ruolo che abbiamo attribuito, con una legge di riforma del 2005, ai centri dei servizi per il lavoro gestiti dalle province. Allora, il lavoro, le politiche del lavoro, le politiche attive del lavoro rappresentano un altro filone che deve tenere conto di quello che è già stato fatto anche a livello legislativo da questa Regione e devono trovare un momento di sintesi.
Abbiamo parlato ieri dei trasporti e ne riparleremo, ma credo che il modo con il quale si è affrontato (l'abbiamo detto ieri), anche in maniera episodica, occasionale, estemporanea, la questione del caro traghetti non trova e non ha trovato neanche ieri un tentativo di soluzione definitiva. Neanche ieri il presidente Cappellacci ci ha detto come vuole risolvere definitivamente, strutturalmente il problema, per noi la soluzione è quella della continuità territoriale marittima che vuol dire gara, che vuol dire oneri di servizio. Mancano politiche di ampio respiro, si cerca la propaganda e qualche volta, come fa Berlusconi, il miracolo, il miracolo! Caro traghetti: lo stesso modello di Lampedusa, lo stesso modello di Napoli, lo stesso modello de L'Aquila e poi chi si è visto si è visto! Mancano le soluzioni strutturali, si cerca la propaganda.
E' la stessa situazione che abbiamo nella continuità territoriale aerea, un pasticcio, assessore La Spisa! Per un anno e mezzo ci avete detto: "Arriveremo alla tariffa unica, arriveremo a rendere paritaria la tariffa per residenti e non residenti", ci avete quasi convinto, protocolli di intesa con Matteoli, conferenze di servizio per due mesi, in realtà poi è arrivato, a sessanta giorni dalla scadenza della continuità territoriale, un decreto che non prevedeva la tariffa unica, e lo stesso Presidente, che ha indetto, come dice il Regolamento comunitario, e presieduto, anche tramite un suo delegato, quelle conferenze di servizio, ha chiesto di ritirare quei decreti e giustamente il ministro Matteoli ha detto: "Ma avete chiesto voi questo regime di continuità territoriale!". Allora è un pasticcio, è una confusione con la quale viene gestito il settore. Pensiamo a Meridiana: non possiamo permetterci altri mille posti di lavoro a rischio, non possiamo permettercelo! Credo che, da questo punto di vista, occorra ancora una volta sollecitare il Governo, perché parliamo del secondo vettore aereo italiano, perché parliamo di quella stessa holding che ha il controllo dell'aeroporto di Olbia con una concessione quarantennale, con risorse pubbliche destinate alle infrastrutture di quell'aeroporto. Non si può pretendere che quella stessa holding abbia gli utili dall'aeroporto e poi voglia dismettere la sua presenza in Sardegna.
Per quanto riguarda il tema della scuola, dobbiamo affrontarlo seriamente con una legge organica che riguardi la pubblica istruzione, che riguardi la formazione in quest'Isola e dobbiamo farlo in maniera meno episodica, anche andando in continuità con le proposte che poi hanno trovato soluzione legislativa, penso al Master & Back. Il Master & Back è stato snaturato, assessore La Spisa, in questi due anni. Penso agli assegni di merito, dov'è finito il merito? Dove sono finiti gli assegni? Penso alla possibilità di rendere peculiare quest'Isola anche per l'istruzione e quindi intervenire anche nel rapporto col Governo chiedendo i nostri diritti che riguardano la nostra insularità, la vicinanza tra i comuni e la densità della nostra Isola.
Insomma, credo che questi due anni siano trascorsi senza una vera strategia e questo provvedimento è un po' lo specchio della vostra situazione. Non c'è una strategia, si mettono insieme, come un collage, provvedimenti spesso inutili e, poi, non c'è un orizzonte, non c'è un obiettivo. Il Piano casa probabilmente è stato l'elemento che vi ha unificato, è forse l'unica vera politica. Un Piano casa che è andato in deroga a tutto, che è intervenuto per stravolgere il Piano paesaggistico regionale senza la via ordinaria, che passa per l'intesa con i beni culturali, con l'amministrazione statale dei beni culturali, che ha prodotto un "Piano casa due" bocciato dai franchi tiratori e che tentava di porre rimedio a una prima edizione andata male e che oggi è arrivato semplicemente a ottenere una proroga, perché non siete ancora riusciti, neanche su una materia per voi fondamentale, forse prioritaria, a trovare un'intesa per rendere questo provvedimento capace di incidere nella società sarda e nelle politiche di sviluppo.
Mi avvio a concludere, anche se ci sarebbero tante cose da dire, ma forse dobbiamo trovare un altro momento. Per quello che sta avvenendo sul sociale, penso prima di tutto alla vostra politica che tende a reintrodurre il principio della istituzionalizzazione, parlo delle persone con disabilità, dei tagli alla legge numero 162, della revisione dei criteri sulla "162", dell'eliminazione della centralità del PLUS (Piano Locale Unitario dei Servizi), dei Piani di zona, come si chiamavano nella "328" del 2000, oggi non più centrali nelle politiche dei distretti sociosanitari. Anzi, nel vostro disegno di legge di riforma, il distretto sociosanitario diventa facoltativo, non è più un elemento centrale nella politica di integrazione tra il sociale e il sanitario.
Insomma, quello che vedo è un disastro, è un'assenza di politica, è un'assenza di strategia, è un passo indietro continuo per la Sardegna. Allora, probabilmente, bisogna rivedere quel Piano regionale di sviluppo, assessore La Spisa; bisogna rivederlo, probabilmente riportarlo in Aula, ammettere di aver sbagliato, ammettere che, per la Sardegna, forse c'è bisogno di altro e soprattutto c'è bisogno di coerenza tra quello che si enuncia, magari in maniera plateale, e quello che poi si riesce a concretizzare.
Credo che anche il lavoro che la prima Commissione sta portando avanti, probabilmente con grande e colpevole ritardo, che riguarda le riforme, che riguarda lo Statuto, che riguarda una nuova legge statutaria e una nuova legge di organizzazione, ma soprattutto la revisione del patto costituzionale, rappresenti un modo non tanto e non solo per affrontare un tema che ci trasciniamo da decenni, ma per impostare politiche di sviluppo: un nuovo Statuto, un nuovo patto con lo Stato ci serve per avere la possibilità di intervenire con politiche di sviluppo, non può servire ad altro.
Allora, anche da questo punto di vista, dobbiamo recuperare forse più coraggio, più autorevolezza, dobbiamo fare in modo che ciò che avete annunciato sin dalla prima riunione di questo Consiglio regionale, con le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione, cioè coinvolgimento dei comuni, coinvolgimento dei cittadini, partecipazione, nuovo modello, trovi riscontro nei fatti, altrimenti non siete credibili, non siete credibili! Come non siete credibili presentando un provvedimento di questo tipo, modificandolo, sostituendolo in corso d'opera e presentando a quest'Aula veramente una legge, un disegno di legge che non farà fare passi avanti alla Sardegna. Un provvedimento di legge vuoto che porta giustamente il Presidente della Commissione Maninchedda a dire che bisogna superare anche questo quadro politico, io credo che questa legislatura, non lo dico in questo caso semplicemente da esponente dell'opposizione, sia conclusa da tempo e che probabilmente ci trasciniamo in un'agonia. Non c'è un'idea, non c'è un progetto di sviluppo, non c'è un'unità, non c'è una maggioranza! La maggioranza si ritrova semplicemente quando ha da spartire qualcosa, qualche incarico, direttori generali e poco altro.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. E' vero, onorevole Bruno, ci sarebbero molte cose da dire, ma non è proprio questa l'occasione. Questo è un semplicissimo disegno di legge che tende, nelle intenzioni iniziali della Giunta, a presentare alcuni interventi di modifica legislativa su alcune materie, un contenitore legislativo per autorizzare alcune spese che non era opportuno o non si è fatto in tempo ad autorizzare nella legge finanziaria e, come accade in qualunque casa, ci sono i momenti in cui si fanno lavori straordinari o grandi pulizie, ma ci sono anche i momenti in cui quotidianamente o periodicamente si fanno interventi di manutenzione ordinaria o di pulizia ordinaria. Non ci si può scandalizzare di questo, non si può accusare chi fa questi lavori di non mettersi l'abito della festa o di non fare grandi investimenti.
Stiamo facendo una legge che ci serve per vivere, cioè per andare avanti quotidianamente su alcune cose normali. Sarebbe veramente il caso che questa Regione e anche questo Consiglio regionale diventassero una cosa normale.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori. Chiedo ai colleghi un attimo di attenzione. Colleghi, qualora si votasse adesso il passaggio all'esame degli articoli, loro sanno che scadrebbe simultaneamente il termine per la presentazione degli emendamenti. Non mi risulta che alcuni colleghi non abbiano considerato questa eventualità quindi la proposta che vorrei fare al Presidente, sempre che sia condivisa dall'Aula, è sospendere la seduta per consentire, a chi ancora non lo avesse fatto, un'ora per la presentazione degli emendamenti e poi...
(Interruzioni)
Colleghi, sul tempo decida la Presidenza come ritiene opportuno, e poi procedere al voto per il passaggio all'esame degli articoli.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, intanto le chiedo di verificare se alla Presidenza del Consiglio è arrivata una...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Porcu, non si è sentito che cosa ha detto.
PORCU (P.D.). Presidente, volevo approfittare di questa richiesta del Presidente della Commissione per chiederle di valutare se non sia opportuno rinviare il voto sul passaggio all'esame degli articoli al 18 maggio prossimo. Il motivo è che mi risulta che sia arrivata alla Presidenza una nota del Presidente del Consiglio delle Autonomie in cui si lamenta il fatto che, in questo collegato, ci sono materie attinenti anche alle competenze degli enti locali; io avevo sollevato la questione anche stamattina ma non c'era ancora questa lettera di richiesta ufficiale della Presidenza del Consiglio delle Autonomie, in particolare per quello che riguarda le norme che hanno a che fare anche con gli strumenti urbanistici dei comuni, quindi il cosiddetto "Piano edicola".
La mia richiesta non cambia nulla, la discussione generale è chiusa, non c'è alcun intendimento di dilatare i tempi di approvazione del provvedimento, ma sarebbe buon senso istituzionale, garbo istituzionale e consentirebbe ai colleghi sia di presentare altri emendamenti sia di far trascorrere i dieci giorni necessari per far pervenire anche il parere del Consiglio delle Autonomie.
Ripero avremmo così riparato o evitato un possibile conflitto istituzionale e ci troveremmo tra dieci giorni nelle condizioni di non perdere tempo, di consentire ai colleghi di presentare gli emendamenti e anche di tenere conto della giusta e comprensibile richiesta della Presidenza del Consiglio delle Autonomie di poter esprimere un parere su questo provvedimento, che potrebbe anche esserci utile per il proseguo dei lavori.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, posto che, se non ricordo male il Regolamento, non è la votazione per il passaggio all'esame degli articoli che determina la scadenza in sé ma addirittura sarebbero le ore 14 del giorno precedente a tale votazione, credo che poi si possano presentare con più o meno firme, ma ritengo che la situazione che si è venuta a creare sia tale che si possa, se la Presidenza è d'accordo, addivenire alle richieste avanzate, dare tempo per la presentazione di emendamenti nei limiti che decide la Presidenza, come ha proposto il Presidente della Commissione, e votare il passaggio all'esame degli articoli e, nello stesso tempo, sapendo che abbiamo del tempo davanti, acquisire il parere - se è giusto acquisirlo - del Consiglio delle Autonomie, in questo periodo prima che gli emendamenti vengano posti in discussione e al voto.
Credo che si possa addivenire, con l'interpretazione della Presidenza, a un accordo che soddisfi tutti, però, anziché ritardare la votazione del passaggio all'esame degli articoli, la votazione si può fare adesso, con un accordo, dando un termine di scadenza per la presentazione degli emendamenti.
PRESIDENTE. Onorevole Campus, sul limite per la presentazione degli emendamenti, il comma 9 dell'articolo 84 dispone che la Giunta, cinque consiglieri o un Presidente di Gruppo possono sempre presentare emendamenti fino al momento del passaggio all'esame degli articoli.
Invece sull'argomento che è stato proposto dall'onorevole Porcu, la Presidenza ha già risposto con lettera che mi stanno portando, pertanto mi riservo di rispondere. Intanto ci sono altre richieste di intervento.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Intervengo per segnalare a quest'Aula, non ai Capigruppo che hanno partecipato evidentemente alle riunioni, che c'è un luogo nel quale si prendono decisioni la cui efficacia ormai è valutata in termini di minuti, neanche più di ore, nel senso che ogni decisione assunta viene smentita dopo pochissimo. Vorrei ricordare che, durante la Conferenza dei Capigruppo fatta ieri in tarda mattinata (in quella della mattinata si era deciso di lavorare sia il venerdì che la prossima settimana), si condizionò, il non lavorare domani e la prossima settimana, al fatto che oggi, a conclusione della discussione generale, si sarebbe passati agli articoli, per una ragione semplicissima, per capire, in queste settimane, in questi dieci giorni, che ci separano dalla discussione sugli articoli, qual è la materia che dobbiamo trattare, quali sono gli emendamenti in campo, cioè prepararci sulla vera materia che ci troveremo a trattare. Questa era la ragione.
Passiamo agli articoli, l'abbiamo deciso ieri in Conferenza dei Capigruppo; ora, serve una mezz'ora in più perché forse i Capigruppo non hanno comunicato le risultanze a tutti i componenti dei loro Gruppi? Una mezz'ora in più?
(Interruzione)
E' così Mario!
BRUNO (P.D.). Non è così, Franco, poi te lo spiego.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Serve una mezz'ora in più? Va bene una mezz'ora in più, ma che si cristallizzi, che si sappia quali sono le materie ulteriori che vengono inserite. Mezz'ora, quarantacinque minuti, ma poi si voti e la prossima settimana si sappia che cosa dobbiamo trattare.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Intervengo per ribadire le considerazioni che ha fatto il collega Cuccureddu. La Conferenza dei Capigruppo si è espressa in questo senso: entro stasera la votazione per il passaggio all'esame degli articoli. Io credo di poter accedere alla richiesta che è stata avanzata dal collega Maninchedda, di sospensione dei lavori per mezz'ora o tre quarti d'ora, dopo di che votiamo il passaggio all'esame degli articoli.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Io non ne farei una tragedia perché anche le decisioni che prendono i Presidenti di Gruppo possono essere cambiate; ho partecipato ieri pomeriggio alla Conferenza dei Presidenti in sostituzione di Luciano Uras, si è raggiunta una decisione, però adesso emerge una nuova proposta, un nuovo orientamento che mi pare non sia condiviso. Non è lesa maestà, anche perché la sollecitazione viene dal Consiglio delle Autonomie, forse alzano i toni quando fanno riferimento a sindaci e a presidenti di province esclusi dalla finanziaria regionale, perché non si è incominciato a parlarne questa mattina, si sapeva già da tempo.
Però, se una richiesta viene avanzata, a mio avviso, è opportuno prenderla in considerazione. Tra l'altro, la proposta che viene dai banchi del P.D. non è così rivoluzionaria, praticamente sposta la votazione sul passaggio all'esame degli articoli alla data in cui noi riprenderemo a lavorare sul collegato; il voto ha una sua influenza, infatti gli emendamenti avrebbero maggior tempo per essere presentati (cosa per la quale mi pare ci sia la richiesta di tutti i Gruppi) se si rinviasse la votazione a quella data. Tutto qui.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, mi ha già preceduto il collega Cuccureddu, ma anche io intervengo per dire che non tutti i Capigruppo hanno trasferito ai componenti dei Gruppi, anche a quello Misto, la comunicazione circa le scadenze per la presentazione degli emendamenti, confidando soprattutto su una cosa. Vede, si svolge una discussione generale, sulla base della quale dovrebbero emergere delle valutazioni, se non si è perso tempo ovviamente, e anche la significativa replica dell'Assessore dà delle indicazioni. Per cui gli emendamenti si fanno a ragion veduta, non per parte presa. No? Allora io credo che sia quantomeno poco rispettoso della legge stessa che si possa pensare di presentare gli emendamenti in mezz'ora, cioè è proprio come non farli, non farli in maniera seria, in maniera cosciente, edotta insomma.
Per cui è chiaro che l'Aula sarà convocata, ne prendo atto adesso da qualche Capogruppo, se non sbaglio, mi è sembrato di capire, da qui a una settimana, cioè il giorno 18; allora, se questo è, che cosa osta a che si presentino gli emendamenti entro le ore 12 del giorno 17, che la mattina del 18 sia dedicata ai lavori della Commissione per visitare gli emendamenti, sappiamo che il lavoro è molto veloce in Commissione, c'è tempo di vederli, oppure si dica a venerdì o quando si vuole, il 18 pomeriggio si va in Aula, si iniziano i lavori, si vota il passaggio all'esame degli articoli e si va avanti. Non capisco dov'è il problema, se non quello di dare la possibilità a chi non l'ha avuta, a colui al quale è stata negata, anche sapendo che il testo definitivo della Commissione è a disposizione dei consiglieri da tre o quattro giorni e noi, in questi tre o quattro giorni, abbiamo anche fatto altro, non solo visto questo testo. Se si vuole rispettare il lavoro di tutti, credo che sia corretto dare questo tempo.
Per esempio, alla luce della discussione, io intendo presentare emendamenti che non avevo pensato di presentare. Perciò, in mezz'ora, non posso fare un lavoro serio e siccome abbiamo una settimana, durante la quale magari saranno convocate le Commissioni o quant'altro, ma abbiamo una settimana di tempo per studiare, è utile che questa sia concessa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, anch'io ho ricevuto una telefonata per quel che riguarda l'argomento posto dal collega Porcu: aspettiamo la risposta. Pongo solo un problema, Presidente, che è argomento di discussione nella nostra riflessione sull'autonomia della Regione, giustamente si è posto in evidenza il fatto che la Regione deve incentivare l'istituto della partecipazione al cosiddetto federalismo interno e deve manifestare una maggiore attenzione nei confronti delle autonomie locali, mi rivolgo anche al dirigente nazionale dell'ANCI, il collega Cuccureddu, questo è elemento - a mio avviso - qualificante della nostra azione di governo. Per cui, su leggi che sono importanti, quale quella del collegato alla finanziaria, a mio parere, non si può prescindere dal coinvolgimento delle autonomie locali. La Presidenza può autonomamente e autorevolmente fare quello che vuole in questo senso, però io richiamerei il fatto che, verso le autonomie locali, bisogna manifestare un'attenzione maggiore rispetto al coinvolgimento delle stesse.
Per quel che riguarda la presentazione degli emendamenti, io mi rifaccio a quello che è stato detto; in Conferenza dei Capigruppo abbiamo previsto una programmazione, ma ove venga espressa con autorevolezza, con forza e motivatamente, la necessità di dare ai consiglieri la possibilità di esprimersi al meglio con emendamenti per migliorare anche questo provvedimento di legge, io penso che non ci si debba, l'ho detto anche ieri, "impiccare" per forza alle scadenze improrogabili. Avendo la possibilità, con un congruo periodo di tempo maggiore, di esprimerci al meglio con emendamenti per perfezionare la manovra, penso che non ci sia alcun problema ad accedere alla richiesta fatta dal collega Capelli, se la Presidenza lo ritenesse opportuno, cioè di verificare che (fatto salvo che il giorno 18 si torna in Aula), sino al termine del giorno 17, si possano presentare degli emendamenti, in modo che poi la Commissione, anche prima del Consiglio, possa esprimersi sugli stessi, e poi dare la possibilità dal "18" fino al tempo che sarà necessario, presumo anche abbastanza in tempi ragionevoli, di dare attuazione e approvazione alla manovra prevista, al collegato alla finanziaria.
Presidente, mi devo scusare per il fatto che, pur essendomi iscritto alla discussione generale, non sono potuto essere presente perché ero impegnato nella verifica del numeroso elenco dei sottosegretari che il Governo Berlusconi ha nominato, quindi ho perso un po' di tempo nel contare i sottosegretari. Chiedo scusa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, esprimo la contrarietà alla richiesta di rinvio alla prossima tornata del Consiglio regionale, nessuna difficoltà al rinvio di mezz'ora e un'ora. Abbiamo già dato una pessima immagine all'esterno decidendo…
(Interruzioni)
Va bene, chiedo scusa, io dico quello che ritengo, se mi permetti, non gradisco questi commenti, se mi permetti!
Allora, Presidente, abbiamo dato una pessima immagine non portando in Aula il collegato. Noi siamo qui pagati per lavorare. Tutti sapevamo che il collegato andava in decisione questa settimana, tutti sapevamo che il collegato e gli emendamenti andavano preparati. Io ho lavorato sino a mezzanotte, e lo stesso hanno fatto altri colleghi, così sono sicuro hanno fatto tutti, siamo tutti in condizione di presentare gli emendamenti. Mi oppongo alla richiesta!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cossa sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, intervengo molto brevemente perché mi pare che questa discussione si stia prolungando oltre misura. Per quanto riguarda il discorso del Consiglio delle Autonomie locali, sollevato già stamattina dal collega Porcu, non è che il Consiglio delle Autonomie locali si è visto cadere questo provvedimento sulla testa come un fulmine a ciel sereno. Il Consiglio delle Autonomie locali può far pervenire tutte le osservazioni e i pareri che ritiene, a prescindere dal fatto che noi lo consultiamo o meno, quindi il Consiglio delle Autonomie locali aveva tutto il tempo per formulare le osservazioni che riteneva. Quindi tutta questa esigenza oggi francamente mi pare che sia un pochino forzata.
Poi voglio esprimere un'altra considerazione: questo provvedimento è in fase di gestazione da molti mesi ormai, quindi non si può dire che per noi sia una cosa sconosciuta e neanche che non si sappia che cosa c'è dentro. Io condivido le argomentazioni che sono state addotte dai colleghi Cuccureddu e Mario Diana, abbiamo la necessità di mettere un punto fermo e credo che oggi sia necessario farlo.
PRESIDENTE. Voglio far presente che, dopo le iscrizioni a parlare, che continuano una sull'altra, convocherò una Conferenza dei Presidenti di Gruppo dopo aver dato lettura della lettera che è pervenuta dal Consiglio delle Autonomie locali e del testo della risposta che è stata predisposta dalla Presidenza e dall'Ufficio di Presidenza.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.)., Presidente, chiedo di intervenire sul Regolamento perché qui si fa scempio delle regole del Regolamento. Siccome qui non c'è unanimità rispetto all'ipotesi di andare alle calende greche, chiedo che venga rigorosamente applicato lo spirito e la lettera dell'articolo 84 del Regolamento, che prevede: "1. Terminato l'intervento della Giunta regionale di cui al comma 1 dell'articolo 83, il Presidente pone in votazione il passaggio all'esame degli articoli...". Allora accediamo eventualmente alla richiesta, come ha ricordato il Presidente del nostro Gruppo, come ha ricordato l'onorevole Giulio Steri, come è nella proposta del Presidente della Commissione, di una sospensione di 30 o 45 minuti, altrimenti Presidente chiediamo il rispetto del Regolamento.
PRESIDENTE. Certo, onorevole Pittalis, rispettiamo senz'altro il Regolamento.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Adesso l'onorevole Pittalis, che è il nostro Presidente della Commissione delle riforme, ha parlato di 30 o 45 minuti. Possiamo anche darci l'appuntamento alle 19 o alle 19 e 15. Personalmente, parlo a titolo esclusivamente personale, ho partecipato a una Conferenza dei Presidenti di Gruppo nella quale ho chiesto formalmente che il Consiglio regionale non si riunisse per discutere questo provvedimento, articolo per articolo, nel corso della settimana preelettorale, perché nel corso della settimana preelettorale l'esito di un provvedimento come questo sarebbe stato molto ma molto condizionato da quell'evento. Noi avremmo avuto le nostre stanze invase da coloro che aspettano la soluzione ai loro problemi, ci saremmo trovati ad affrontare una discussione con sospensioni e aggiustamenti, un provvedimento che invece noi non rinunciamo a pensare che possa essere un provvedimento che risolva qualche problema.
Nel corso della Conferenza dei Capigruppo, personalmente, io ho dato la disponibilità a chiudere la discussione generale e anche a provvedere al voto sul passaggio all'esame degli articoli, perché questa richiesta sosteneva anche quella di sospendere i lavori per la giornata di domani, che invece è interessata da un evento di natura sociale che, per noi, per il centrosinistra, ha assoluta rilevanza, è lo sciopero generale della CGIL.
Personalmente non intendo spostarmi da questa decisione, per lealtà nei confronti della Conferenza dei Presidenti di Gruppo. Pertanto, chiedo che non ci si riveda alle ore 18 e 45 ma ci si possa tranquillamente rivedere per il voto sul passaggio all'esame degli articoli, per esempio, alle ore 19 e 15, cioè un'ora di tempo.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, come dicevo prima, sospenderò i lavori per cinque minuti e convocherò una brevissima Conferenza dei Presidenti di Gruppo, poi vedremo come procedere. Nel frattempo, do lettura della lettera che è pervenuta al Presidente del Consiglio Regionale da parte del Consiglio delle Autonomie locali. Il testo è questo: "Il Consiglio Regionale risulta convocato in data odierna per l'esame del disegno di legge numero 222/A, collegato alla manovra finanziaria 2011-2013, per il quale non è pervenuta a questo Consiglio alcuna richiesta di parere.
Qualora dovesse risultare che tra i contenuti vi siano aspetti riconducibili alle materie oggetto della funzione consultiva obbligatoria del Consiglio delle Autonomie locali, si prega di voler dare corso alla procedura prevista dall'articolo 9 della legge regionale numero 1 del 17 gennaio 2005."
La Presidenza ha risposto con questa nota: "Con riferimento alla sua nota numero 170 del 5 maggio 2011, desidero ribadire quanto già evidenziato in data 27 luglio 2009, con la nota numero 8759 in merito alle materie oggetto della funzione consultiva obbligatoria, assegnata al Consiglio delle Autonomie locali dall'articolo 9 della legge regionale numero 1 del 2005, Istituzione del Consiglio delle autonomie locali nella Conferenza permanente Regione-Enti locali, infatti, anche in questo caso, ci troviamo in presenza di un disegno di legge che, pur collegato alla legge finanziaria e con i caratteri della multisettorialità e della molteplicità degli interventi, non rientra tra quelli per i quali la normativa prevede un parere obbligatorio da parte del Consiglio delle Autonomie locali, in quanto non si tratta di un progetto di legge finanziaria e non ha per oggetto, esclusivo o principale, l'ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni, o la determinazione e le modificazioni delle competenze degli enti locali. Per quanto siano presenti nel disegno di legge alcune norme che possono essere ascritte a tali ambiti, queste riguardano profili di non particolare rilievo che non modificano il carattere del testo. Il caso in esame, data la molteplicità delle materie trattate e la natura varia e frammentata degli interventi previsti, si profila piuttosto come uno di quelli in cui il Consiglio delle Autonomie locali può utilizzare il potere, di cui al comma 4 del citato articolo 9, e proporre osservazioni di propria iniziativa che in tal caso saranno attentamente valutate dal Consiglio.
In conclusione, come già evidenziato dalle interlocuzioni anche verbali tra la scrivente e la S.V., e come dimostrato in occasione del recente esame del disegno di legge "Disposizioni urgenti in materia di enti locali", le assicuro che questa Presidenza non intende tradire in alcun modo lo spirito della legge numero 1 del 2005 ma, anzi, continuerà a garantire il massimo rispetto del ruolo e delle funzioni degli Enti locali e del Consiglio degli Autonomie locali.".
Questo è il testo della lettera che è stata spedita e a questo punto sospendo i lavori per cinque minuti e convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
(Interruzione)
Onorevole Pittalis, io direi che è più opportuno che sia la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ad assumere questa decisione o, in alternativa, arrivare in Aula e votare.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Vorrei chiedere la verifica del numero legale.
(Appoggiano la richiesta i consiglieri Bruno e Uras)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
PRESIDENTE: Prendo atto che i consiglieri Dessì, Ladu, Rassu e Vargiu sono presenti.
Risultato della verifica
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
Sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 12, viene ripresa alle ore 18 e 28 .)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.
Comunico che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha stabilito prima di tutto che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per martedì 17 alle ore 14 e poi di rinviare al 18 maggio la votazione sul passaggio all'esame degli articoli.
Il Consiglio è pertanto convocato mercoledì 18 maggio alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 18 e 29.