Seduta n.134 del 07/09/2010
CXXXVI Seduta
Lunedì 13 settembre 2010
(POMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 17 e 08.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 3 agosto 2010 (129), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesco Meloni, Francesco Mula, Giorgio Oppi, Onorio Petrini, Antioco Porcu, Teodoro Rodin ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 13 settembre 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Poiché è ancora in corso l'incontro dei Capigruppo con i rappresentanti delle associazioni di categoria del mondo agricolo sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 10, viene ripresa alle ore 17 e 46.)
Sardegna, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento
PRESIDENTE. Colleghi, ricordo che l'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sulle dichiarazioni dell'Assessore regionale dell'agricoltura sulla crisi del comparto agro-pastorale sardo.
E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, Assessori, onorevoli colleghi, Assessore, a fronte di una vicenda che va avanti da troppo tempo, dopo le tante manifestazioni che hanno visto la partecipazione di migliaia e migliaia di persone, espressione ditutte le province della Sardegna , dopo il susseguirsi di numerosi incontri, dopo che è trascorso un anno e mezzo dall'inizio della legislatura regionale, non si può sostenere di non conoscere il problema e di avere bisogno di ulteriore tempo, non avendone avuto a sufficienza, per esaminarlo.
E questo, Assessore, anche dopo aver creato false illusioni circa la disponibilità del Governo nazionale. Un Governo che si tinge sempre più di colore verde; e non è il verde dei prati, il verde dei pascoli, il verde delle nostre campagne, ma è il verde della Lega, che si è appropriata di un colore che dovrebbe essere della natura, dell'ambiente. Un Governo concentrato su altri temi: le intercettazioni, care a tutti, e altri ancora e che dimentica la Sardegna, su questa come su tante altre vicende.
Dopo aver avuto tempo, Assessore, tanto, qual è l'idea? Qual è la strategia? Qual è l'obiettivo che si vuole raggiungere e quali sono le modalità attraverso le quali raggiungere l'obiettivo: la risoluzione di questo problema? Assessore, dopo aver sprecato tanto tempo - una parte di questo impegnato a escludere associazioni di cooperative dai tavoli - lei non ci ha ancora detto, se non poche, pochissime cose nell'intervento di questa mattina, come intende affrontare la crisi del settore della pastorizia, il costo del latte, e l'insieme dei problemi relativi al settore.
Invece, ha voluto giustificare la sua posizione o, per meglio dire, per usare gli stessi termini che lei ha usato, i suoi errori, le sue sottovalutazioni. Ha voluto distribuire le colpe fra tutti:Esecutivo, Consiglio, Governo nazionale, Europa, pastori, grandi imprese, insomma, un po' di colpa a tutti perché poi alla fine "mal comune mezzo gaudio", in modo tale cioè da sollevare se stesso e la sua Giunta dalle responsabilità.
Qual è l'idea? E' vero: voi vi siete presentati dicendo di non avere alcuna idea sullo sviluppo e che le idee sarebbero nate dal basso e dal territorio; però sarebbe necessario su queste questioni avere una strategia, alcuni obiettivi, delle idee forti da mettere in campo per la risoluzione dei problemi perchè non saranno sufficienti l'educazione alimentare, come da lei detto, o un esercito di rappresentanti in giro per il mondo.
Diversi suggerimenti sono arrivati stamattina dai banchi dell'opposizione: aiutare le esportazioni; rafforzare il mercato interno, per quanto debole esso sia; abbattere i costi energetici o, come ha detto il collega Lotto, essere a conoscenza dei dati per poter comprendere meglio il settore e i suoi problemi; o, ancora, come ha ripetuto l'onorevole Sechi, fare della nostra debolezza una forza attraverso il dialogo con altri Paesi del bacino del Mediterraneo per assegnare ad alcuni prodotti un marchio di tipicità da esportare nel mondo. Tra i suggerimenti anche la valorizzazione dell'ambiente, il non sfruttamento delle campagne, dove non sarebbe bene costruire seconde case ma incentivare invece l'utilizzo delle campagne esclusivamente ai fini dell'agroalimentare.
Dall'opposizione sono arrivati questi, come altri suggerimenti, tra cui quello del presidente Soru relativo alla creazione, sarebbe la cosa più importante, di un cartello dei produttori sull'esempio, calzante, dei produttori di petrolio e di coloro che lo raffinano che devono stare alle esigenze dei produttori. Questa sarebbe un'idea forte perché si tratta di mettere insieme non multinazionali del petrolio, che fanno cartello,bensì categorie deboli che, proprio attraverso quella unità possono essere tutti, insieme, più forti.
Non si può fare; è vero che lei, la Giunta, vi muovete in parte col piede in due staffe, da un lato si vorrebbero aiutare i pastori, alzando il costo del latte, dall'altro si vorrebbero aiutare gli industriali o, meglio, non li si vorrebbe deludere, non li si vorrebbe mortificare, insomma li si vorrebbe accontentare in qualche modo. Le due cose non stanno insieme, perché da un lato ci sono i forti che si difendono da soli - da che mondo è mondo si sono sempre difesi da soli e hanno il potere, i mezzi, gli strumenti per farlo - dall'altro ci sono invece i deboli che difficilmente si difendono se non aiutati, e difficilmente riescono a mettersi insieme se non appunto spronati in quella direzione.
Ebbene, tra queste due scelte, senza voler eliminare le industrie che lavorano il latte e quelle che poi lo vendono e lo esportano, in questo specifico caso la nostra attenzione deve andare ai pastori, a coloro che vivono le campagne, a coloro insomma che soffrono maggiormente questo stato di cose. Assessore, a lei compete la scelta, a lei, se non vuole cogliere alcune delle sollecitazioni e dei suggerimenti emersi, suggerirei un'altra strada che non può essere solo ed esclusivamente quella dell'educazione alimentare o dell'esercito di rappresentanti da mandare in giro per l'Italia, quasi che questi due soli strumenti, insieme a un po' di pubblicità in più, siano sufficienti per far crescere il settore, rilanciare la Sardegna e aiutare i pastori in questa battaglia.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cappai. Ne ha facoltà.
CAPPAI (U.D.C Signor Presidente del Consiglio, manca il Presidente della Regione, adesso anch'io comincio a richiamarlo in Aula, così come facevo con il presidente Soru che più volte ho definito latitante, perché il problema che stiamo discutendo è di tale e tanta importanza da meritare anche la sua presenza.
Colleghi e colleghe, non è solo il comparto lattiero caseario ovicaprino che sta attraversando una gravissima crisi, ma l'intero sistema agropastorale sardo. Concordo con l'onorevole Lotto, in Commissione, in occasione dell'esame del disegno di legge, avevamo chiesto dei documenti per meglio discutere il tema, e poichè alcuni dati erano necessari ho provato a cercarli personalmente.
Per valutare l'importanza del comparto ovicaprino nell'ambito dell'economia agricola regionale è sufficiente evidenziare che nel comparto sono presenti circa 17.500 aziende e 3 milioni, 3 milioni e mezzo di capi allevati. Il comparto lattiero caseario ovicaprino presenta molti punti di debolezza che in parte, come ho già detto, sono propri dell'intero settore agricolo sardo.
Possiamo ricordare, tra i punti di debolezza, un'insufficiente infrastrutturazione del territorio agricolo, la presenza di aziende di ridotte e ridottissime dimensioni, la frammentazione della base terriera col conseguente aumento dei costi, il susseguirsi di calamità naturali, il pesante indebitamento delle aziende agricole e le difficoltà per le stesse di reperire risorse finanziarie a costi compatibili con la ridotta redditività aziendale, i costi aggiuntivi derivanti dal fattore di essere isola, l'eccessivo individualismo degli imprenditori agricoli sardi che non favorisce l'aggregazione necessaria per una moderna organizzazione di filiera, in particolare nelle fasi della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti, da cui dipende anche l'eccessiva frammentazione dell'offerta.
Ritardi sono altresì evidenti nella diversificazione produttiva e nella multifunzionalità dell'azienda agricola, nella maggiore diffusione delle pratiche agricole che tutelano l'ambiente in tutti i suoi aspetti. Altro punto di grande debolezza, Assessore, è quello della ricerca, dell'innovazione e della sperimentazione.
La crisi del comparto certamente non è di oggi, è di lungo periodo, e ha tutte le caratteristiche di una crisi strutturale che richiede una politica che affronti i nodi irrisolti dell'agricoltura sarda nei tre stadi fondamentali della filiera: produzione, trasformazione e commercializzazione. C'è bisogno di una politica che crei i presupposti per l'affermazione di livelli più avanzati di competitività, che aumenti, è vero, il valore aggiunto dei nostri prodotti, la cui ricaduta però vada soprattutto a favore dei produttori, cioè di coloro che lavorano, si impegnano, si sacrificano e che poi però non vedono pagato nessuno di questi servizi, e che da sempre risultano essere l'anello più debole della filiera.
L'agricoltura sarda, compreso il comparto lattiero caseario, ormai è giunta ad un bivio: o riesce a superare i propri ritardi strutturali e quindi a diventare competitiva, o è esposta, nel breve e nel medio periodo, ad un pericolo reale di ulteriore marginalità nel panorama italiano e internazionale.
Vede, onorevole Soru, sono d'accordo con lei quando afferma che non ci sarà futuro per la Sardegna senza agricoltura. Però non sono d'accordo con lei quando dice di essersi appassionato al tema, di aver sempre voluto seguire da vicino con passione - ha detto stamattina - il problema del settore ovicaprino lattiero caseario in Sardegna.
Alla sua Giunta, già dall'ottobre del 2004, venne consegnata una relazione nella quale si esaminavano sia i vari punti di crisi che i vari punti di forza, e si suggerivano quali potevano essere le strade da seguire per dare linfa a questo settore. Io la sfido a dirmi se lei ha mai presentato, anzi la sua Giunta, un solo disegno di legge a favore del settore. Dal 2004 al 2009 nè il suo Gruppo, nè la sua maggioranza hanno mai presentato una proposta di legge, nè mai un disegno di legge la sua Giunta. Ma questo non lo dico perché voglio difendere Prato che critico; non ho condiviso, se non in parte, la relazione svolta stamattina, perché il settore agropastorale in Sardegna ha bisogno di forza, ha bisogno di impegno, ma da parte di tutte le componenti di questa Aula. Quando si deve esaminare un tema di cosi grande importanza, qual è quello di questo che viene definito il settore primario, non c'è maggioranza e non c'è minoranza.
La nuova Politica agricola comunitaria (PAC), il Mediterraneo come area di libero scambio, le rivendicazioni dei Paesi emergenti per la commercializzazione libera e non sostenuta dei prodotti agricoli sono solo alcuni degli elementi costitutivi di uno scenario europeo ed internazionale con il quale il comparto lattiero caseario deve essere in grado di competere puntando soprattutto sulla tipicità dei prodotti e sul loro rapporto con il territorio, sulla compatibilità e qualità ambientale, sulla tracciabilità di filiera e sulla qualità certificata anche a garanzia della sicurezza alimentare.
In questi ultimi anni, e su questo concordo con Prato, nei consumatori dei Paesi sviluppati è cresciuta e si è andata consolidando una nuova cultura alimentare sempre più attenta ed esigente rispetto alla qualità e alla salubrità del cibo.
Nell'immediato per poter in qualche modo rimettere il settore in cammino potremmo dire che si rende necessario mettere in campo tutti gli sforzi per raggiungere un accordo tra i diversi soggetti della filiera: produttori, trasformatori e commercianti. In questo senso è positivo che la Giunta si sia già attivata e abbia presentato questo disegno di legge che vuole concedere un corrispettivo, passatemelo, di 4 centesimi di euro al litro per l'ovicaprino. Non è sufficiente, Assessore, 4 centesimi non possono essere sufficienti, non possono essere sufficienti 5 milioni di euro per incidere positivamente a favore del comparto lattiero caseario e ovicaprino della nostra Regione.
Bisogna avere quei dati, io ho provato a fare un calcolo stamattina; se è vero come è vero che ci sono 3 milioni e mezzo di capi, e se è vero che un capo mediamente produce 100 litri arriviamo a 350 milioni di litri di latte, 4 centesimi al litro impongono una somma ben superiore ai 5 milioni di euro.
Non condivido neanche le richieste fuori luogo, oserei dire, delle associazioni di categoria; ma, come si sa, seduti attorno a un tavolo (loro, la politica e l'impresa) probabilmente si arriverebbe a una mediazione, quella mediazione che darebbe certezza a tutti, sia al settore industriale che al settore primario che produce il latte. L'accordo sul prezzo del latte può essere raggiunto se viene salvaguardato in primo luogo il reddito degli allevatori che producono la materia prima su cui si costruisce l'intera filiera. Oggi il prezzo varia...
PRESIDENTE. Onorevole Cappai, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, vorrei ricordare che il presidente Cappellacci, già nelle sue dichiarazioni programmatiche, prospettò il rilancio dell'edilizia come volano di sviluppo della nostra economia. Fu un esordio politico molto infelice e fallimentare. Così pure oggi non possiamo non considerare volano di sviluppo il turismo, quel turismo così decantato, se non è supportato da una forte economia tradizionale.
Ritengo pertanto necessario produrre e difendere i prodotti sardi di qualità, i frutti della nostra terra buoni per natura. Tutto questo anche in nome della sovranità alimentare sarda per cui chiediamo interventi per salvaguardare il lavoro, il reddito ai produttori e nello stesso tempo per limitare i costi per i consumatori.
Ma gli unici segnali che ci giungono a distanza di un anno e mezzo, assessore Prato mi rivolgo a lei, sono quelli della sua inadeguatezza, e il suo disegno di legge la dice lunga. Tutti noi oggi siamo chiamati a prendere seri provvedimenti per sostenere l'economia agropastorale, stritolata dalla globalizzazione mondiale, da un sistema di sviluppo che ha alla base solamente il profitto di pochi e non ha alcuna remora a delocalizzare le produzioni, a ridurre in schiavitù economica intere popolazioni condannandole alla miseria. Ciò vuol dire che la classe politica sarda ha fallito il proprio compito e questo chiaramente non da oggi.
Ci sarebbe da chiedersi che fine hanno fatto i fiumi di soldi di ben due Piani di rinascita e gli interessi di chi hanno agevolato. Qualcuno dei presenti sicuramente potrebbe anche fare nomi e cognomi in quanto dispensatore ad alcuni di fortune da dividere tra tutto il popolo sardo. Sicuramente tra i fortunati non ci sono le popolazioni delle nostre campagne, chi si occupa della nostra filiera alimentare, dell'allevamento.
In questa sede oggi tutti noi abbiamo una grande opportunità: la classe politica sarda deve scegliere chiaramente se sta con i pastori e gli agricoltori, sostenendoli con provvedimenti economici e progetti reali, oppure se sta con le multinazionali del settore permettendo il perpetuarsi della rapina sulle nostre risorse economiche.
La Sardegna per poter continuare ad esistere e a vivere non può oggi rinunciare a nessun posto di lavoro nei settori dell'economia tradizionale su cui si basa parte dell'identità e dell'etnia di noi sardi, settori che hanno il diritto di non scomparire, di non essere annientati e distrutti. Nessuna azienda agropastorale può essere chiusa o messa all'asta, non si può essere più ricattati dallo strapotere delle banche e dai baroni del latte, dagli industriali che perseguono esclusivamente il proprio interesse impoverendo i pastori e l'economia totale della Sardegna.
Il latte non può essere più venduto all'industria casearia a meno di quello che costa produrlo ai pastori. Bisogna rompere questo privilegio economico che arricchisce gli industriali del latte, che permette in barba e con la compiacenza benevola delle leggi comunitarie di trasmigrare il latte ovunque, in Europa, per poi lavorarlo e spacciarlo come prodotto sardo e, in questo modo, opprimere e ridurre ai minimi termini economici i nostri produttori.
E' in atto per l'ennesima volta ai danni del popolo sardo un nuovo tentativo di genocidio economico e culturale condotto dal colonialismo globale, ma la classe politica sarda di oggi se ha veramente a cuore l'interesse economico attuale e futuro dei sardi deve sconfiggere questo disegno, deve scongiurarlo e deve fermarlo. La classe politica sarda deve scegliere chiaramente se sta con i pastori e gli agricoltori sostenendoli, ripeto, con provvedimenti economici e progetti reali, oppure se sta con le multinazionali. Questo bisogna sottolinearlo.
Oggi abbiamo l'opportunità di sostenere il diritto dei pastori e di tutto il mondo agricolo ad esistere, sostenendo le loro rivendicazioni e le loro piattaforme economiche, sociali e culturali. Assessore Prato, invece delle prediche per chi va a Roma per non essere neppure ricevuto e ritornare in quest'Aula a sprecare sterili parole sul proprio fallimento, e chiedere in nome della casta di essere tutti uniti in quest'Aula nel piangere il funerale della nostra economia, diciamo che i sardi sono stufi di andare a piangere con il cappello in mano, di non raggiungere alcun risultato, e di essere, nello stesso tempo, derisi. La nostra dignità di popolo e di nazione non può più essere vilipesa.
E' ora di chiedere al Governo dei colonialisti italiani, così vicini al nostro governatore Cappellacci, e anche a lei, Assessore (riappropriandosi, insieme alla maggioranza di centrodestra che sostiene la Giunta, di un minimo di dignità istituzionale), di dichiarare, con conseguenti azioni, lo stato di crisi del settore pastorale e agroalimentare. Gli enti pubblici di ogni ordine e grado, quindi mi riferisco allo Stato italiano, alla Regione, alle province, ai comuni, ai consorzi, devono assumersi le proprie responsabilità e impegnarsi al fine di trovare oggi, nel breve e medio termine, tutte quelle risorse economiche sarde, italiane e comunitarie atte al superamento dell'emergenza nelle campagne e nel settore del latte; al contrario di qualche accabadora, che stamattina cantava le lodi della necessità della riduzione dei capi ovini, della produzione del latte, delle imprese agricole, e quindi degli occupati in agricoltura, prospettando questa svendita dell'economia tradizionale come un risultato per essere sostituita da altre attività non meglio definite, ma che garantiscano migliori introiti, non si sa per chi. Noi non solo non ci crediamo, ma ci opponiamo.
La distruzione delle economie tradizionali sarde comporta la distruzione della cultura, dell'identità e dell'etnia del nostro popolo. Senza popolo, senza terra e senza identità non c'è nazione, e mi riferisco a quella nazione di cui in questa sede troppo spesso si parla in termini superficiali, ma c'è anche spazio per sproloquiare d'indipendenza. Di certo, oggi, non è tempo in cui, con la chiusura di un settore economico, si crea occupazione in un nuovo settore fantasma, la crisi dell'industria sarda né è un triste esempio con i suoi disoccupati e cassaintegrati non riconvertibili.
La nostra mozione unitaria di solidarietà con i pastori e di risoluzione dei problemi immediati del settore non può prescindere dalla piattaforma presentata dal Movimento dei pastori sardi e da tutti i movimenti e sindacati del settore agropastorale. Nella piattaforma è richiesto l'aiuto de minimis, 15 mila euro per azienda; lo stesso Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, dice che è attuabile in tempi ragionevoli, ma è necessario un impegno preciso delle istituzioni regionali con il reperimento di fondi certi in grado di soddisfare tutte le richieste. Un'altra richiesta prioritaria è l'inserimento dei comuni, cosiddetti avvantaggiati, nell'elenco dei comuni svantaggiati, per dargli la possibilità di beneficiare dei provvedimenti summenzionati. E' richiesta poi la rimodulazione del Piano di sviluppo rurale, con lo spostamento delle risorse dell'Asse 1 all'Asse 2, dagli investimenti produttivi agli interventi delle misure agro-ambientali.
Si chiede inoltre il ritiro immediato dal mercato delle eccedenze del pecorino romano; l'Assessore ritiene che la produzione di latte ovino, così dice il Movimento pastori in Sardegna, sia elevata e che bisognerebbe ridurla, ma i pastori sono convinti del contrario, il latte ovino è una risorsa di primaria importanza per l'economia sarda, per cui il problema reale è quello che riguarda il pecorino romano. Impedire a tutti coloro che hanno ricevuto agevolazioni finanziarie per la trasformazione del latte ovino-caprino e i prodotti derivati, quindi formaggi, ricotte, panna, eccetera, l'utilizzo dei propri impianti per lo stoccaggio e la bonifica del latte ovino-caprino destinati all'esportazione, e così via. I pastori sostengono, e noi siamo d'accordo, che si possa dare a una serie di problemi e di domande che hanno posto una risposta immediata.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az.). Presidente, colleghe e colleghi consiglieri, ci troviamo ancora una volta a consumare il rito stanco e distratto della parola. Questo emiciclo non assiste più a un dibattito dal quale, posta l'analisi di un problema, si giunge a sintesi risolutive, ma mi pare di dover rilevare che in modo piuttosto rassegnato stiamo sprofondando nel teatro, dove ciascuno recita a soggetto, e ognuno di noi interpreta un ruolo, fuori dal tempo e della storia, sempre uguale a se stesso, pur nel mutare degli attori. C'è chi deve difendere e chi deve attaccare, aprioristicamente e acriticamente, anche su un tema come quello odierno, che investe un comparto produttivo fondamentale della nostra Isola, qual è il mondo agropastorale, un mondo indelebilmente, cromosomicamente iscritto nella nostra storia di popolo, e verso il quale numerosissimi sono stati gli attentati, proprio per la sua portata fortemente identitaria.
Io credo, ma questa sede non ci consente un dibattito così specifico e approfondito, che si debba partire da un recupero culturale e della dignità professionale di chi oggi è eroicamente rimasto a tenere in piedi quel che resta del comparto primario in Sardegna. Per anni siamo andati avanti con la chimera di emancipare dalla terra i nostri figli, quasi che fosse ipotizzabile una società di soli medici, avvocati, ingegneri. Lavorare la terra, allevare gli animali, rappresentava un'onta sociale, una vergogna degna della peggior censura, e allora non si capì che l'istruzione poteva e doveva coniugarsi con l'agricoltura e la pastorizia in un connubio virtuoso, per fare degli agricoltori e degli allevatori imprenditori di se stessi, capaci di leggere il mercato e valorizzare il proprio lavoro.
Invece, il delirio della chimica prima, del posto fisso salariato nell'industria, la neocultura della dipendenza e la massificazione delle università classiche hanno creato scadimento del settore da un lato, abbiamo disimparato a fare quello che sapevamo fare, perdendo l'opportunità di aggiornarlo alla modernità, e dall'altro lato la disoccupazione intellettuale di schiere di giovani e meno giovani che, con la propria laurea in tasca, hanno abbandonato la campagna per la città ma, non potendo capitalizzare i propri studi, affollano la periferia della città e della società. E la Regione che cosa ha fatto?
La politica non ha saputo governare questi processi. E' mancata una vera programmazione, e le campagne sono state ingannate dal fin troppo facile specchietto dei contributi indiscriminati e improduttivi degli anni '70 e '80. Il comparto è fittiziamente cresciuto nel tempo, senza che vi fosse alle spalle un coerente sviluppo. Ora siamo dinanzi a una congiuntura internazionale che, in un'economia globalizzata, finisce per stritolare i sistemi più deboli e, allora, dobbiamo interrogarci sulle ragioni della debolezza di questo sistema.
Prima di tutto, mi sia consentito, un appunto sulla veridicità ed affidabilità dei numeri. Io ricordo con precisione un convegno a Sassari, sul finire dell'anno scorso, dove tutte le parti concordavano su un dato: negli ultimi cinque anni, in Sardegna, il patrimonio ovino ha perso 380 mila capi, al ritmo di quasi 80 mila capi all'anno; 40 milioni di litri di latte sono rimasti senza padrone. Ora, qualcuno mi deve e ci deve spiegare, con 380 mila capi in meno e 40 milioni di litri di latte che non sono stati trasformati, come sia possibile che la produzione del 2008-2009 sia stata di 266 mila quintali di formaggio, e quella del 2009-2010 sia addirittura cresciuta a 274 mila quintali, ovverosia, meno latte, più formaggio.
C'è un problema abbastanza evidente: o i numeri non sono veritieri, e sarebbe grave, o nel segmento della trasformazione sta entrando qualcos'altro; mi auguro non, come accertato dai NAS nel Lazio, quel latte in polvere estero che creerebbe grossissimi problemi al nostro sistema. Andando oltre, è il sistema che risulta perverso, perché se le stesse cooperative vendono agli industriali direttamente il formaggio sottocosto, drogano il mercato, "sprofondando" questi e sgravandoli dal rischio imprenditoriale, trasformandoli in semplici commercianti che non avranno più interesse a comprare la materia prima per trasformarla se non a prezzi irrisori.
D'altro canto, l'industrializzazione progressiva e l'economia di processo fa sì che la produzione possa essere delocalizzata ovunque, proprio perché ha reso ripetibili e riproducibili i processi di lavorazione per l'ottenimento del prodotto. Ora, se avere un caseificio qui (o in qualsiasi parte del mondo) non è più un fattore necessario, è chiaro che l'industria si sposterà nel mondo alla ricerca delle migliori condizioni per la produzione, sia in termini di costi, costo del lavoro in primo luogo, sia in termini di agevolazioni, siano esse sgravi fiscali, contributivi o sovvenzioni; ed è questo il caso dei Paesi di nuova adesione all'Unione europea, Romania e Ungheria in primis, o addirittura extracomunitari.
Il tutto senza voler considerare che questo mercato si regge da decenni su una scelta storica degli Stati Uniti, che non avevano mai pensato all'autoproduzione di formaggi sul modello del pecorino romano, cosa che, nelle attuali condizioni, potrebbe verificarsi prima di quanto si possa immaginare. D'altro canto, anche l'agricoltura americana è in crisi e cerca nuovi sbocchi e riconversioni possibili. In un interessante volume curato da Andrew Kimbrell "Fatal harvest. The tragedy of industrial agriculture", la situazione è ben esemplificata; col declino dell'agricoltore americano indipendente, trasformato ormai in un impiegato delle grandi corporation fornitrici di beni strumentali e padrone della distribuzione, finisce silenziosamente un pezzo di storia degli Stati Uniti e, soprattutto, viene meno un pilastro della democrazia americana.
Il carattere intimamente monopolistico (negli ultimi tempi si è aggiunta anche la proprietà dei brevetti delle sementi), a cui tende l'agricoltura dei Paesi industriali più avanzati, mostra con anticipo i rischi politici che ci attendono nel prossimo avvenire. Certo, oggi occorrono misure emergenziali, ma queste non possono più essere le sole, non possono oggi esserci interventi straordinari che non si accompagnino a una riforma organica e strutturale del sistema, che abbia come pilastri la diversificazione e la caratterizzazione del prodotto; la qualità di nicchia piuttosto che l'industrializzazione esasperata dei processi produttivi. Allevatori, produttori e commercializzatori del prodotto finale devono tutti compartecipare agli utili della filiera trovando un nuovo punto di equilibrio tra le diverse ipostasi della stessa filiera. E qui il ruolo della Regione non può che essere di mediatore all'interno di questi processi.
In questo noi crediamo possa risiedere la richiamata rivoluzione espressa con l'accattivante equazione "il formaggio deve stare al latte come la benzina al petrolio", diceva qualcuno stamattina. Invero, purtroppo, al di là del fascino immediato della metafora, dovremmo poi registrare che ben altre sono le dinamiche petrolifere mondiali. Noi riteniamo che, comunque, solo la diversificazione e la valorizzazione della qualità di nicchia, con controlli attenti su tutti i passaggi della filiera, possa rappresentare la via maestra sulla quale anche la Regione potrà fare la sua parte, soprattutto per favorire la commercializzazione su nuovi e più ampi mercati, dalla continuità territoriale merci, alla promozione.
E fornisce materia di riflessione un curioso fenomeno, in atto in vari angoli del mondo, quello della cosiddetta "urban agriculture", l'agricoltura urbana. Da Calcutta a Berlino, nelle periferie delle città, anche nelle aree industriali dismesse, vanno sorgendo, per iniziativa spontanea, dei piccoli orti che sono in grado di rifornire i consumatori cittadini con prodotti freschi, naturali, dotati di caratteri organolettici ormai introvabili negli articoli dei supermercati. La qualità, a lungo repressa, rinasce incontenibile dove meno c'è da aspettarsi. Gli orti che per secoli hanno circondato le mura cittadine riprendono vecchi spazi, ora che è ormai tramontata l'epoca dell'industrializzazione storica.
Certo, mi si dirà che è un fenomeno di nicchia, come si dice nel gergo economico, benché tutto questo in Brasile, ad esempio, appaia svolgere una funzione alimentare importante per milioni di persone. Ma le trasformazioni culturali mostrano la loro forza e profondità quando si manifestano anche nelle piccole cose; e ripartendo dalle piccole cose della piccola Sardegna, potremmo ridare una prospettiva e una speranza al settore.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, Assessori, Presidente della Regione, colleghi, onorevole Solinas, se lei si sente ridotto al ruolo di teatrante, questo devo dire che è un problema suo, di certo, da questi banchi, ognuno di noi cerca di svolgere il proprio ruolo, quello di rappresentante del popolo sardo. Forse, a volte, non riusciamo a farlo bene, ma lo facciamo credendoci seriamente e, soprattutto, consci della responsabilità che abbiamo. Però, è anche vero che la sensazione di essere dei teatranti a volte può venire a galla quando si è di fronte a una Giunta regionale che, nonostante gli indirizzi di questo Consiglio, continua a fare come se niente fosse, ad andare avanti senza curarsi del Consiglio regionale stesso.
E in effetti il suo intervento di stamattina, Assessore, ha dell'incredibile. Dopo 18 mesi di governo e anche di guida da parte sua dell'Assessorato dell'agricoltura, 18 mesi, le campagne allo sfascio, i pastori che protestano, le loro famiglie allo stremo, le zone interne della Sardegna, quelle nelle quali soprattutto hanno sede le aziende agricole, o praticamente moribonde, tant'è che la vertenza dei pastori corrisponde anche a una vertenza totale delle zone interne della Sardegna, lei di fronte a tutto questo fa in quest'Aula un'analisi del passato.
Un'analisi che le serve, come abbiamo sentito, per autoassolversi, per prefigurare un futuro futuribile, molto, molto spostato in avanti, che le serve per disegnare uno scenario esaltante, e forse per convincere la sua maggioranza che lei è il migliore degli Assessori possibili, pertanto forse è il caso che rimanga al suo posto. Non dice niente, però, neanche una parola rispetto alle richieste del Movimento dei pastori, delle associazioni di categoria, alle domande per il presente e per il futuro per dare risposte al malessere di oggi e a quello che, se non si mette mano, sarà il malessere di domani. Dovremmo essere miglia in avanti, assessore Prato, invece prendiamo atto che forse la sveglia per lei non è suonata neanche oggi, con tutto ciò che succede fuori di qui e dopo questi 18 mesi.
Questa seduta straordinaria nasceva dall'esigenza di capire, dopo 18 mesi, appunto, quale idea di politica agricola esista nella Giunta Cappellacci, ammesso che ne esista una, e quale strategia avete, se ne avete una, contro la crisi della pastorizia; speravamo che almeno oggi non si sarebbe attardato, come ha fatto, a ripetere che la crisi è ormai insostenibile. Non mi sembra che ci fosse bisogno di questo, non è per questo che ci siamo riuniti oggi, ce l'hanno già ricordato i pastori, i disoccupati, le famiglie sarde (lo testimoniano ogni giorno), che la crisi è insostenibile.
Pensavamo che almeno oggi, almeno per senso di pudore, avrebbe portato qualche risposta per l'emergenza, ma non soltanto per l'emergenza; avremmo voluto sentire di strategie concrete e strutturali di lungo periodo per la valorizzazione del settore, avremmo voluto capire come intende inchiodare il Governo Berlusconi alle sue responsabilità e avremmo voluto capire come mai più, possibilmente, si farà umiliare dal Ministro. Avremmo voluto sentire la strategia per mettersi in marcia, nel senso della produzione finalizzata allo sbocco sul mercato. Assessore Prato, se esiste una volontà simile, se esiste, ma riteniamo che ciò non sia, e una capacità politica, serve che queste siano contraddistinte, sostanziate da investimenti ragionati e concreti nel settore.
Lei tra l'altro, Assessore, si è trovato a operare in una situazione di vantaggio determinata dall'approvazione del Programma di sviluppo rurale; un Programma che è stato giudicato eccellente anche da Bruxelles ma che forse ha necessità, e noi siamo d'accordo su questo, di essere modificato (ci sono delle richieste in tal senso dal Movimento dei pastori e dalle associazioni). Un Programma di sviluppo rurale con una dotazione finanziaria di 1252 milioni di euro, una cifra superiore a tutta la programmazione, come lei ben sa, al 2000-2006 dei programmi POR, Leader e PSR.
Certo, la situazione sarebbe stata migliore se la Giunta , se la Sardegna potessero fare affidamento anche sulle risorse finanziare che il Governo nazionale ci deve e che ci nega, mi riferisco alla vertenza delle entrate, con il supporto della vostra legittimazione. Come si sa benissimo, e come sanno i pastori, da oltre un anno si registra una contrazione dei consumi, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada, che costituiscono il nostro mercato di sbocco. Che cosa è stato fatto, Assessore (avremmo voluto sapere e si spera che potremo saperlo dalla sua replica), per incentivare i consumi dei prodotti sardi? Che cosa è stato fatto, in tutto questo tempo, per ridurre gli effetti negativi del mercato?
Nell'attesa di avere una sua cortese risposta le ricordo che, proprio negli Stati Uniti, la legge quinquennale per l'agricoltura ha disposto sussidi e sostegni per i 2 milioni di agricoltori per oltre 70 miliardi di dollari, e anche nel luglio del 2009 sono state varate misure per il ritiro dei formaggi dal mercato per quasi 800 milioni di dollari. Semplicemente un esempio per dire che serve agire con tempestività e con strumenti concreti. Certo è che il punto di rottura a cui siamo arrivati oggi si sarebbe potuto evitare se si fossero prese misure adeguate per rivitalizzare i comparti, se non si fossero persi 18 mesi di tempo, se si fosse insistito, così come ben diceva stamattina il presidente Soru, per aggregare l'offerta evitando la polverizzazione degli operatori, che è una delle maggiori cause della loro marginalità economica. Quella che abbiamo tracciato nella passata legislatura per noi è ancora una strada maestra: aiutare, consolidare, incentivare le Organizzazioni dei produttori, le OP.
E ancora mi domando come intende affrontare la sfida dell'incremento dimensionale del profilo organizzativo dei produttori. Non è un mistero, infatti, che il livello della competizione è cresciuto in un contesto di progressiva apertura dei mercati e di minor supporto accordato alle politiche di sostegno. Credo anche di non sbagliarmi di molto dicendo che, a fronte di 135-140 milioni di litri di latte ovino annualmente consegnati agli industriali, i produttori riescono a controllarne forse una decina di milioni. La legislazione vigente prevede già la possibilità di addivenire a contratti di filiera, accordi quadro, contratti tipo che impongono regole certe agli industriali, e qui sta il punto politico dirimente sul quale lei, Assessore, deve dare una risposta: da quale parte sta?
La normativa consente di portare avanti questa politica in favore dei produttori, ma lei deve spiegare da quale parte sta, da quella dei suoi consimili industriali o da quella dei produttori? Questo è il punto principale perché il resto viene da sé, una volta che lei chiarisce qual è la sua posizione.
Sappiamo anche, inoltre, che ci sono distorsioni nella catena alimentare a scapito dei produttori e dei consumatori. Nel 2009 il reddito degli agricoltori è diminuito di oltre il 12 per cento nell'Unione europea e quindi gli agricoltori non traggono più un'entrata remunerativa dal loro lavoro. Sa cosa significa questo? Quando un lavoratore non trae la remunerazione adeguata al proprio sforzo, al proprio investimento, alla propria fatica, significa che si sta avvicinando alla condizione di schiavo, esattamente di schiavo.
Esistono molteplici misure che sono state avanzate dal Movimento dei pastori e dalle associazioni di categoria che possono essere prese in considerazione e vorremmo che stasera desse alcune risposte su quei punti precisi per capire dov'è che ci possiamo ritrovare. Mi riferisco ai centri di stoccaggio, alla continuità per le merci, al de minimis agricolo, ne hanno parlato i colleghi e non voglio tornarci. Mi riferisco all'alleggerimento dell'imposizione contributiva, che è ritenuta esagerata, così come ha fatto per esempio la Francia.
Ci sono delle misure sulle quali si può agire, ma lei deve spiegare da quale parte sta. Lei deve spiegare da quale parte sta, Assessore! Sono misure che servirebbero per dare una boccata di sollievo agli operatori del settore. Però oltre all'immediato, all'emergenza di oggi, dobbiamo dare anche una prospettiva di più ampio respiro, dobbiamo tracciarla, la deve tracciare, Assessore. Come si sta preparando la Sardegna, infatti, alle grandi sfide che ci attendono in Europa?
Sappiamo che la politica agricola europea si trasforma, nel senso di abbandonare sempre più il carattere di mercato protetto e assumere i caratteri del libero mercato. Questo ci prepara l'Europa. Noi saremo, in quel contesto, i nostri produttori saranno in quel contesto. Se stare in quel contesto succubi oppure trainanti dipende anche e soprattutto dalle scelte e dagli accordi che questa Giunta farà e da quale sostegno riuscirà a trovare presso il Governo nazionale.
Il passo è troppo lento. Recuperare dodici mesi di vuoto è necessario. Assessore Prato, noi speriamo di no, ma se la lasceranno a cavallo - per stare in tema della manifestazione di domani - è arrivata l'ora di galoppare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, dopo tanti anni di frequentazione delle aule del Parlamento sardo, per cui uno è massimamente convinto che non si possa mai raggiungere dentro quest'Aula un livello di indecenza, stamattina dopo aver sentito l'intervento dell'assessore Prato mi sono reso conto che invece questo è possibile; e lei ha personificato in maniera perfetta una posizione di un Governo regionale, di fronte a un problema colossale, a dir poco indecente sul piano dell'inadeguatezza della percezione, inadeguatezza delle soluzioni e soltanto vuoto di idee e di responsabilità, purtroppo. Perché? Perché lei deve spiegare a noi e all'opinione pubblica se è parte di questo governo o di un suo governo. Una settimana fa questa Giunta ha detto a quest'Aula, in materia di entrate, che bisogna fidarsi del Governo nazionale, mentre lei oggi ci rappresenta una politica nazionale debole, inconsistente, zero interlocutori; se l'è presa con tutti, svolgendo un ruolo di sindacalista e, per di più, non dandoci una risposta su un aspetto importante.
Non serve, Assessore, rivolgere appelli all'unità alle organizzazioni perché, cari amici, bisogna che ci poniamo il problema, e diamo una risposta, a un fenomeno antropologico che si è verificato in queste settimane e in questi mesi.Mi riferisco al fatto che se il Movimento dei pastori sente la necessità di organizzarsi al di fuori del proprio naturale sistema di organizzazione di comparto,, qualcuno deve dare una spiegazione di questo e cominciare a indagare se all'interno di questo fenomeno, che non può produrre unità sulla base di un semplice appello, non si sia realizzato un concatenamento di conflitti di interesse che ha radicato e peggiorato questa condizione, a cominciare dal conflitto di interessi che riguarda l'Assessore.
Diceva bene la collega: lei da che parte sta? Compra latte o vende latte? Che cosa fa? Da che parte gioca? E, dopo 18 mesi, credo che i conflitti di interesse in un Governo regionale che deve affrontare un momento difficile devono essere chiari e risolti. E io aggiungo anche che siamo venuti qui per dare solidarietà alla drammaticità di una situazione, ma - domanda - colleghi, ci può essere vera solidarietà senza sincerità di pensiero, senza serietà e buona fede nelle azioni? Datevi una risposta.
E quando partiamo dalla considerazione che in quest'Aula, che è chiamata a dibattere su proposte che devono essere portate dal Governo regionale, stamattina dopo otto ore e passa io non ho spento quest'eco: non sono stato chiamato a dare un giudizio sulla proposta dell'Assessore perché l'Assessore proposte non ne ha fatto. Vuole fare, ho capito, una camera di compensazione, che in tecnica meccanica assomiglia all'ammortizzatore. E' un ammortizzatore, non è una soluzione. E' un modo per dire "faccio qualcosa", e a favore di chi? Se vendiamo le scorte, se facciamo diventare la regione Sardegna un grande discount, abbiamo risolto i problemi dei pastori?
Io credo che occorra, invece, affrontare il problema con chiarezza. Noi abbiamo almeno tre punti sui quali dobbiamo fare chiarezza. In primo luogo, in Sardegna nel mercato del latte esiste secondo voi, esiste secondo l'opinione complessiva, il libero mercato? Non esiste, lo sapete bene. La Sardegna vive in questo comparto una condizione di monopolio e di cartello industriale. Che si fa? Come ci muoviamo? La Comunità europea, che delibera per evitare che il libero mercato venga costretto e in qualche modo limitato, non dice nulla su questo terreno, qualcuno le ha rappresentato questa condizione? Nessuno di noi vuole prendersela con gli industriali, ma gli industriali vanno tolti dalla condizione di comodità grazie alla quale tengono paralizzato il sistema. E questo lo può fare la Regione se avesse idee.
Punto secondo. Bisogna tenere conto che noi ci troviamo, colleghi, a discutere di questo problema dell'agricoltura dentro un incrocio incredibilmente gravoso che è quello della crisi, globale e strutturale, dell'economia e dei mercati che non possono oggi chiedere a noi di risolvere il problema dell'agricoltura secondo i canoni normali, come se nulla fosse, perché questa crisi ha cambiato e cambierà gli stili di vita nostri e del mondo; cambierà perfino le abitudini alimentari. Di conseguenza ci deve essere un governo che sia in grado di interpretare dove va il mondo e, quindi, di riorganizzare, riscrivere, riformare, parola difficile, davvero la professione del pastore e dell'agricoltore secondo i canoni imposti oggi da questa crisi che ci ha portato a raschiare il fondo del barile. Proprio quando arrivano queste crisi così profonde è il momento, infatti, di ripensare nuove forme in maniera tale da non ritrovarci i Paesi emergenti dell'Asia e dell'India, fra qualche mese, più avanti di noi in termini di uscita da una visione arcaica del sistema dell'agricoltura e della pastorizia e che ci faranno i saluti più calorosi quando ci troveremo nei mercati a rendere competitivi i nostri prodotti.
Per riformare la professione del pastore e dell'agricoltore servirà anche riorientare la missione dell'assistenza tecnica storicamente legata all'ambizione autonomistica della Regione, bisogna aggiornarla, bisogna riorientarla, essere più esigenti, perché spendiamo soldi anche in quel settore, e bisogna soprattutto che anche i pastori accettino un piano di rigore all'interno di una scelta che punti sulla qualità delle produzioni, perché solo così possiamo essere competitivi.
Questa idea di andare avanti su una strada tracciata dalle organizzazioni dei produttori deve avere come punto centrale il superamento ex ante del potenziale conflitto di interessi; cioè le organizzazioni devono essere dentro la filiera in maniera paritaria e paritetica a tutti gli altri soggetti, diversamente il gioco non funziona. Allora, tutto questo si può fare, si può fare con le promesse, si può fare anche in malafede, parlando di soldi in una Regione che poco tempo fa ha cancellato 400 milioni e non intende assolutamente rivendicare i soldi che le spettano dallo Stato.
Non a caso si parla di un problema così gravoso con una richiesta di decisioni, soprattutto da parte del Consiglio più che della Giunta, in assenza dell'Assessore del bilancio, fatto che può essere più o meno significativo, ma è il senso della responsabilità con la quale vogliamo dare alle nostre parole un senso compiuto. Dove trovate i soldi per promettere, perché di questo si tratterà, dove li trovate? Come riusciamo a riscrivere un capitolo nuovo del settore agricolo? Io credo che i soldi che prometterete per il momento, se non accompagnati da un vero programma, ahimè potrebbero rappresentare la definizione del costo pubblico che costerà alla collettività sarda il mantenimento dell'assessore Prato come Assessore. Io non vorrei che si cadesse in questo assurdo, assurdo e incomprensibile, corto circuito della politica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Assessore Prato, lei stamane ha pronunciato una sequela di assurdità, imbarazzanti per la sua stessa maggioranza, con una semplicità disarmante. Ha pronunciato una sorta di j'accuse ma peccando di immodestia e, mi permetta, anche di onestà intellettuale ha dimenticato di far ciò di fronte a uno specchio. L'accusato, Assessore, poi riprenderò alcune cose dell'onorevole Christian Solinas, l'accusato è lei; la prego, non si convinca che ciò è strumentale, deve rendersi conto che in 18 mesi lei si è distinto soprattutto per tre cose.
La prima: ha lavorato per dividere il comparto, ne ha dato testimonianza poc'anzi Gian Valerio Sanna (Assessore la prego di ascoltarmi e poi di replicare, stia attento e abbia rispetto per questa Aula visto che non ne ha avuto finora per i suoi interlocutori), non ha presentato uno straccio di proposta nemmeno nella sua reprimenda di stamane, non è stato capace nonostante la mobilitazione dell'intero comparto di impegnare il Ministro ad affrontare i nodi, e non solo quelli strutturali, di questo comparto. Le chiedo Assessore: "Lei sa che cos'è l'etica della responsabilità istituzionale?" A me non pare. Se lo sapesse e ne avesse un minimo stamane non avrebbe scaricato sul mondo intero le responsabilità che innanzitutto sono sue.
Non è vero che le responsabilità dei produttori, assessore Prato, quali che siano le loro associazioni, sono le stesse degli industriali; lei deve smettere di trasmettere questo messaggio perché non è vero come sono convinto che siano vere le cose che ho detto poc'anzi. Non è vero assessore Prato (lo dico anche a lei presidente Cappellacci), che le responsabilità dei politici, così li ha definiti lei stamattina, sono le stesse di chi ha responsabilità di governo, a partire da quelle che ha lei assessore e, con lei, il presidente Cappellacci.
C'era attesa per questa riunione del Consiglio regionale, ci aspettavamo da parte sua un'analisi compiuta delle ragioni della crisi, ci aspettavamo da parte sua proposte da attuare immediatamente per rispondere all'emergenza e altre finalizzate al tentativo di trovare soluzioni a questioni, è vero, irrisolte da tempo e non soltanto da un anno e mezzo a questa parte. Assessore, ho ascoltato con molta attenzione, l'abbiamo fatto tutti, il suo intervento; è stato anche riletto, non c'è traccia di proposta, come ha sottolineato anche chi mi ha preceduto.
Indubbiamente questo comparto oggi vive una crisi grave e, direi, pericolosa per l'intera economia di questa Regione. Nonostante la crisi questo è un comparto come sapete, come ci hanno ricordato le associazioni di categoria in queste ultime settimane, che ha diversi punti di forza; pensiamo al radicamento del comparto lattiero caseario nel contesto socio-economico e aggiungerei culturale e storico di quest'isola, penso al peso che ha questo settore che rappresenta oltre il 50 per cento del comparto nazionale, all'ottimo livello tecnologico e professionale delle imprese che operano in questo settore, alla qualità delle nostre produzioni, solo per citarne alcuni, Assessore. Ecco, nonostante ciò il comparto vive la crisi più acuta che si ricordi. E io so che gli Assessori sono capaci almeno di fare due cose contemporaneamente, qualcuno anche tre, parlare, ascoltare e scrivere, ve ne do atto, anche ai presenti.
Oggi il Consiglio, data la leggerezza dell'Assessore e della Giunta, è chiamato ad assumere alcuni impegni da trasformare in misure immediate per affrontare l'emergenza, misure capaci anzitutto come è stato ricordato di far lievitare il reddito dei produttori, il Consiglio non può che perseguire questo obiettivo. Nel far questo dobbiamo avere la consapevolezza che va posta fine al ricatto degli industriali nei confronti dei produttori. Come farlo, con quali risorse, con quali misure, con quali strumenti, Assessore? Queste sono domande alle quali lei deve tentare di dare una risposta.
Come aumentare il reddito dei produttori? Il primo passo da fare, noi pensiamo, sia la dichiarazione dello stato di crisi del comparto che è necessaria per poter affrontare nell'immediato altre questioni vitali sempre per questo comparto. Serve innanzitutto per abbattere i contributi previdenziali per gli imprenditori e per i loro dipendenti, ma anche per sospendere i pagamenti di ordine fiscale e tributario. Assessore, presidente Cappellacci, voi lo sapete, sono misure ordinarie che si sono adottate in altri settori in crisi, francamente non comprendo la vostra inconcludenza nell'ottenere un risultato minimale come questo.
E ancora, avete valutato se e come attivare il regime de minimis? E' una misura indispensabile, per noi è indispensabile attivarlo, ma vi chiedo: con quali risorse? Presidente Cappellacci, mi fa piacere che sia presente, saranno le risorse contenute nella lettera che ci ha letto qualche giorno fa del sottosegretario Vegas? Risponderemo alla richiesta del de minimis, che forse supera i 250 milioni, o i 240, in ragione d'anno, con la letterina che ci ha letto, del sottosegretario Vegas, la scorsa settimana nel dibattito sulle entrate erariali? Come rispondiamo a questa richiesta? Ci volete dire, ripeto, con quali strumenti e con quali risorse?
Ugualmente, con quali misure e con quali risorse intendete smaltire le giacenze del pecorino invenduto? Cosa ci vuole affinché la prossima settimana, non fra un mese, assessore Prato mi rivolgo soprattutto a lei perché è stato una delle cause in negativo, quest'Aula legiferi in materia di energie rinnovabili, mettendo a disposizione risorse e credito agevolato che rappresenterebbero un grande respiro nell'economia e nel reddito di questo settore? Sono mesi che, per responsabilità vostra, discutiamo in maniera inconcludente anche di questa materia. Queste sono alcune delle misure da mettere in essere immediatamente per dare una prospettiva all'intero settore.
Il tutto per risolvere un'equazione di cui si è parlato stamattina, ne hanno parlato autorevoli rappresentanti della maggioranza, e anche qualcuno dei nostri, per realizzare quell'equazione, latte uguale reddito, di cui ha parlato Maninchedda e di cui ha parlato Soru. E a proposito di redistribuizione del reddito, assessore Prato, ai produttori, le chiedo che fine ha fatto il Piano latte-qualità, che doveva gestire l'ARA, e che prevedeva anche pagamenti per la qualità. Lo dico anche all'onorevole Cappai, che ha accusato la precedente amministrazione regionale di non aver fatto nulla, ma non lo dico per difendere chi non ne ha bisogno.
Comunque chiedo soltanto che fine ha fatto quello strumento che, per quanto mi riguarda, era comunque uno strumento importante. Qual è, Assessore, la sua proposta per spezzare il cartello dei pochi industriali che ricattano 17 mila imprese? Le chiedo questo.
Da noi si consuma una vergogna unica al mondo, sono i trasformatori che ricattano i produttori, lo dicevano stamattina Cuccu e Soru. Mi dispiace, Pittalis e Christian Solinas, noi non stiamo recitando una parte!
Il tempo sta per finire. Assessore, è evidente che c'è una sua inadeguatezza, è evidente che la sua maggioranza la difenderà per ovvie ragioni, però se lei ha un minimo di responsabilità e vuole bene a questo settore, non pretendo alla Sardegna, liberi anche la sua maggioranza dalla sua presenza, nell'interesse di questo comparto e dell'intera Regione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Presidente, colleghi, Assessori, Presidente della Regione, ero indeciso fino all'ultimo se intervenire, ma ho scelto di farlo per porre alcune questioni politiche su questa discussione odierna. Io non avrei mai voluto essere al suo posto, assessore Prato, in questa situazione, e credo che diversi colleghi condividano questa posizione. Per quanto mi riguarda non sono neanche interessato a succederle, ma sono un po' imbarazzato per il fatto che poche sono state le voci della maggioranza, richiamata poc'anzi dal collega Diana, che hanno cercato e trovato argomenti per sostenere la tesi che non c'è. Così come credo che questa delegittimazione, che si protrae ormai da mesi, non faciliti il suo compito, e lo dico a lei con stima e affetto.
Per questo non vorrei essere al suo posto, così come tempo fa non ho apprezzato lo stesso comportamento nei confronti di chi l'ha preceduta: un Assessore delegittimato nei fatti, che nulla ha dato all'agricoltura sarda perché nulla ha potuto dare. Perché per guidare questa Regione, ovviamente parlo politicamente, oggi abbiamo necessità di recuperare autorevolezza, e riconquistare una legittimazione cheè stata data dal popolo a grande maggioranza, ma che via via abbiamo perso. E chi ci sta ad ascoltare non è venuto qui per parlare, o sentir parlare di possibili terapie, ed esternazioni di soluzioni estemporanee.
Un po' tutti ci siamo avventurati nel dire la nostra su una possibile soluzione, senza denigrare nessuna di queste proposte: dagli orti di vicinato, al petrolio, al contenimento dei costi, e quant'altro. Non è questa la sede, a mio avviso, questa è la sede per discutere eventualmente su una proposta. La Commissione è una sede per elaborare proposte, parlare di proposte di legge, di cose reali, fattive. Ognuno di noi potrebbe dire la sua dal suo punto di vista, ma troppo spesso ci avventuriamo nel cercare soluzioni soltanto perché abbiamo il ruolo di consigliere regionale, come se il consigliere regionale debba sapere di tutto.
Io ho bisogno di confrontarmi con chi ne sa, ho bisogno di confrontarmi con esperti, ho bisogno di confrontarmi con le associazioni di categoria, ho bisogno di confrontarmi con i pastori. E io non dico "pastori nel termine nobile del termine", per me è un termine nobile comunque, perché ne esiste un altro? E' quello che usano oltre Tirreno, magari per offendere questa terra, ma credo che sia per noi motivo di orgoglio.
Allora, mi scusi collega Barracciu, ma io un minimo condivido quanto diceva il collega Solinas, se noi non dobbiamo fare la "scena" e quindi cercare soltanto il consenso di quei pochi che ci ascoltano, e che vorremmo conquistare dicendo loro quello che loro si aspettano che diciamo, non è serio! E non è serio però arrivare senza una proposta concreta, non è serio, a mio avviso, accusare il Governo centrale, quello che io potrei attaccare, io, non chi lo difende. Non è serio pensare che soltanto la Regione possa risolvere questo problema senza un coinvolgimento diretto del Governo centrale, che con i fondi FAS paga le quote latte del Nord.
Non è serio che noi non apriamo una vertenza anche su questo, forte, unita, unitaria, per difendere il principe dei nostri prodotti, la maggiore produzione locale, la nostra migliore materia prima. Nel mercato è ovvio che, mi hanno insegnato questo, quando c'è un eccesso di produzione, a volte, la si paghi per toglierla dal mercato, lo fanno con le produzioni del pomodoro. Avremo problemi, non c'è solo il latte nel mondo dell'agricoltura, è sicuramente il più importante, ma non c'è soltanto quello e non lo possiamo dimenticare. E allora, perché andare avanti a sensazioni, alla conquista del consenso di Floris, o di altri?
Noi il consenso lo possiamo avere se facciamo qualcosa di concreto per un settore importantissimo della nostra economia, un settore che è nella storia di quest'Isola. Esistono pertanto due momenti. Uno è il momento contingente che va risolto trovando i denari, non c'è altro da discutere! Da noi, da questa Assemblea, ci si aspetta che si trovino i denari per coprire un momento contingente di povertà avanzante. Dopodiché ritroviamoci per un programma serio, basato su dati, basato su una reale conoscenza del mondo della campagna, conoscenza che non può derivare soltanto da spuntini occasionali.
La realtà della campagna è un'altra, non possiamo pensare di rendere meno difficile il lavoro del pastore, il lavoro del pastore sarà sempre e comunque difficile perché si munge sempre alle 5 del mattino! Diamo almeno soddisfazione a questo lavoro! La Comunità Europea con le sue norme non ci agevola, lo Stato italiano non ci agevola, io credo che siamo vicini ad atti seri, concreti, di disobbedienza civile! E' l'unico modo perché la Sardegna si possa far sentire nel mondo. Il patto dei produttori può esistere solo ed esclusivamente se c'è un cartello europeo perché non basta che i nostri produttori si mettano d'accordo, perché gli industriali potranno sempre comprare altrove.
Il cartello, come l'OPEC, è molto più vasto! Se io sono l'unico che produce petrolio allora posso dettare il prezzo, ma se ce ne sono altri centomila - e ce ne sono di nuovi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo per produrre ulteriormente - allora non potrò essere competitivo! Io mi vorrei soffermare sul fatto contingente e chiedere una diretta responsabilizzazione anche del Governo centrale, insieme alla nostra Amministrazione, perché si sani e si affronti il momento contingente che ha dei risvolti sociali che non devono essere dimenticati.
Certo, ci possiamo riempire la bocca dei nostri pastori che hanno salvaguardato l'ambiente, che ci hanno regalato questo stupendo ambiente, quelle fantastiche zone interne dove si va a "far visita", ogni tanto. Viveteci e forse affronterete il problema con maggiore serietà, tutti, affronteremo il problema con maggiore serietà, tutti!
Non è serio, Giunta, che non sia stato ancora aperto in Commissione il cassetto in cui giace, dal 7 maggio del 2009, una proposta di legge dal Gruppo dell' U.D.C., sui divieti di pascolo sui terreni percorsi da incendi. Quei divieti costituiscono danni reali, che incidono sull'allevamento e sulla produzione, però ancora non se ne vuole parlare. Allora, oggi, forse non potendo cambiare alcuni ruoli guida di questa Regione è necessario legittimare e dare autorevolezza a nuove professionalità, persone, politica che debbono avere l'onere e l'onore, ma soprattutto l'onere, di traghettare l'agricoltura sarda verso un nuovo progetto rispetto ad un altro che, purtroppo, non abbiamo potuto vedere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Presidente della Regione, Assessori e onorevoli colleghi e colleghe, oggi siamo chiamati a una importante riflessione, e ci auguriamo conseguente deliberazione - visti gli appelli che i colleghi da più parti mi sembra abbiano rivolto - che tolga il comparto ovino sardo dal limbo del sottosviluppo per, in concorso con l'agricoltura in generale, consentirgli di assurgre finalmente a comparto primario dell'Isola per l'alto valore storico e sociale che ancora oggi rappresenta, fondamenta della sua stessa identità. L'agricoltura e l'allevamento certamente non dovranno più essere considerati marginali e, tanto meno, comparto a economia assistita.
Dobbiamo imparare a osservare le migliaia di aziende agricole anche da altra angolatura, non solo ed esclusivamente in termini di puro rendimento economico ma, penso importante per una storica inversione di tendenza, anche in termini di benefici e di ricchezza sociale. Occorre fare scelte politiche che indirizzino i sistemi agricoli verso forme di organizzazione che assolvano anche a complesse funzioni extra-aziendali per entrare nell'ottica di una più ampia operatività, funzione del territorio e della sua complessa gestione e tutela. Credo non ci sia bisogno di particolari analisi per comprendere che senza la funzione dell'agricoltore e del pastore si rischia di perdere la campagna e di conseguenza un'ampia opportunità per la tutela e conservazione del paesaggio che deve essere considerato patrimonio di tutti, in stretta integrazione del patrimonio storico, artistico e culturale della Sardegna. E'certamente una sfida culturale, è una rivoluzione storica il richiamarci alle origini dell'Isola per fare del comparto agricolo e zootecnico la sfida del futuro.
Più di una volta in questo Parlamento ci siamo interrogati, maggioranza e opposizione, sul futuro dell'Isola, in particolare dopo il tracollo industriale e con gli ultimi baluardi del petrolchimico e del metallifero in profonda crisi che non fanno presagire nulla di buono per il futuro. Abbiamo accarezzato l'idea di una possibile inversione guardando al comparto agro-zootecnico come possibile opportunità, ma nulla di concreto è stato programmato. Allora perché non cogliere questo alto momento istituzionale e avviare un processo endogeno che consenta di far assurgere a industria primaria il vasto comparto agro-zootecnico che, integrato al turismo culturale e al recupero dell'ambiente, diventi il fulcro di uno sviluppo socio-economico basato sulla storia e sulle tradizioni? L'interessante e favorevole posizione geografica dell'Isola al centro del Mediterraneo, se opportunamente valorizzata, ci consentirebbe inoltre di candidarci a diventare lo snodo economico e sociale fra il Nord e il Sud d'Europa.
Per stare all'argomento, nella scorsa stagione le condizioni metereologiche hanno creato una grave situazione di calamità naturale che ha interessato tutto il comparto agricolo; in particolare il comparto ovino, che vede come simbolo purtroppo emblematico della difficoltà e crisi delle imprese, il prezzo del latte, 0,60 centesimi di euro al litro, ancora fermo agli anni '90 (uno dei dati che su quest'Aula è rimbalzato), ha patito, come tutto il comparto zootecnico, la scarsità e la qualità delle produzioni alimentari non sufficienti al fabbisogno delle aziende, ricorrendo in conseguenza a un forte uso di mangimi e foraggi i cui prezzi nel periodo sono cresciuti in maniera esponenziale causando anche una riduzione della produzione del latte di circa il 20 per cento.
La Giunta regionale mi risulta presentò lo scorso anno una richiesta al Ministero delle politiche agricole e forestali per il riconoscimento della calamità naturale ma non so quali siano poi stati gli sviluppi per il comparto agricolo; altrettanto si dovrebbe fare oggi per il comparto ovino, ai sensi della legge numero 71 del 2005, onde consentire alle imprese una serie di interventi, quali appunto le agevolazioni in materia di versamento di contributi previdenziali e assicurativi, la proroga delle scadenze delle rate di mutuo, la sospensione dei pagamenti di carattere fiscale e tributario, l'immediato espletamento delle autorizzazioni per impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, misure a favore dello smaltimento delle giacenze di pecorino invendute, richiesta al Consiglio agricolo dell'Ue per il ripristino del contributo per l'ammasso dei formaggi e così via. Quindi richieste a cui rispondere nell'immediato per dare una prospettiva futura; quest'oggi speriamo pertanto ci possano essere, al termine di questa Assise, alcune proposte in questa direzione.
Da tempo ormai si parla dell'assenza di liquidità che genera preoccupazione nelle aziende ma anche del sostegno al pecorino romano, perché possa godere degli stessi diritti e attenzioni che hanno caratterizzato il Parmigiano reggiano e il Grana padano. I costi dell'energia elettrica e del gasolio incidono non poco sull'economia aziendale ed è quasi naturale che si debba concorrere a queste spese con progetti incentivanti per la costruzione e integrazione di impianti di energia alternativa. Certamente va incoraggiata la filiera del latte, dalla produzione all'arrivo sulla tavola del consumatore, con un'industria di trasformazione che consenta non solo la produzione per il fabbisogno interno ma guardi all'esportazione con una maggiore diversificazione per i vari mercati del nord e del sud d'Europa. E non solo, bisogna aprire il mercato alla libera concorrenza che consenta ai produttori in forme associate la trasformazione diretta o la commercializzazione collettiva di vendita.
Certamente ci vuole un salto di qualità, e anche un salto culturale che tolga le aziende sarde dal retaggio dell'isolamento. Quante volte abbiamo sentito pronunciare dalle bocche dei titolari delle aziende chiamati a uno sforzo associativo "po mei mi ddu fàidi", per me è sufficiente quanto faccio, ossia non si nutre nessun desiderio o fiducia di mettere a disposizione la propria azienda in relazione con gli altri per migliorarsi e muoversi meglio sul mercato.
Al settore latte e formaggi deve essere affiancato il settore carne con l'istituzione di una filiera che garantisca alle aziende il massimo profitto, senza il passaggio di intermediari; è necessario pertanto che si crei una piattaforma che si occupi delle carni sarde e, in particolare, che si creino le condizioni per favorire il consumo della carne locale: accordi di filiera, consigli al consumatore perché scelga carni locali e prodotto regionale, sostegno alla certificazione quali agnello e carni IGP. A oggi, per esempio, non esiste un borsino di andamento della vendita degli agnelli, procedura ordinaria ormai per altre specie animali.
Si continua a parlare di continuità territoriale ma non si sviluppa nessuna azione a integrazione dei maggiori costi che le aziende sarde devono affrontare, e che le costringono spesso a rinunciare a una commercializzazione più vasta per affidarsi invece a intermediari, cedendo partite preziose di carni a costi irrisori. Senza parlare del mercato della pecora, già limitato internamente ma che potrebbe aprirsi alle aree del Nord Africa dove la richiesta è elevata perchè la scarsa produzione locale non soddisfa il mercato. Allora "sviluppo sostenibile" non può più essere uno slogan, si può dare concretezza partendo proprio dal mondo agropastorale, dal recupero ambientale, dalle vaste opportunità che l'Isola ci consente, per esempio sviluppando la catena dei prodotti biologici e di alta qualità.
Una timida esperienza, che potrebbe essere estesa all'interno dell'Isola, ha preso piede nella piccola provincia del Medio Campidano che, con ridotti investimenti, ha avviato un processo endogeno di un possibile sviluppo sostenibile denominato "vivere la campagna", e che vede nel mondo agropastorale il motore per un sistema sostenibile che valorizzi la campagna partendo proprio dai veri artefici della tutela del paesaggio e del suo risanamento sino agli utilizzatori del territorio, appunto i contadini e gli allevatori. Ispirandosi al modello giudicale delle domus, fattorie autosufficienti sparse nel territorio che, garantendo la viva presenza delle popolazioni nelle campagne, permettevano produzioni agricole in grado di essere commercializzate in tutto il Mediterraneo, la figura dell'operatore agropastorale va riconsiderata in chiave moderna, in un diverso rapporto etico e culturale tra città e campagna, tra abitanti e territorio libero.
Il progetto "vivere la campagna" può segnare un primo passo verso il ripensamento della politica agraria regionale che punti alla salvaguardia del territorio rurale, alla sua valorizzazione e al suo sviluppo integrato con il paesaggio, oggi elemento di alto richiamo culturale e che può diventare sistema economico integrato all'interno dell'isola di Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (GRUPPO MISTO). Presidente, io ho seguito diversi interventi, tra questi anche quello dell'onorevole Solinas, e non mi ha scandalizzato, onorevole Barracciu. Credo che sia una constatazione facile quella di ritenere che vi sia, per chi ha seguito il dibattito di oggi, una gran parte di ritualità e qualche idea devo dire interessante e comunque innovativa.
Io ho dovuto studiare la materia, mi trovo sicuramente maggiormente a mio agio a parlare di enti locali, di turismo, di pesca, meno di agricoltura, per cui mi sono posto, devo dire con umiltà, il problema di imparare sentendo il Movimento dei pastori (oggi ma anche in altre occasioni), altri produttori, coloro che operano nel settore; ci sono pochissimi allevatori a Castelsardo, li ho sentiti, li ho incontrati (alcuni fanno parte anche del Movimento dei pastori), per capire meglio il problema.
Allora, io credo che sia utile capire le cause della crisi, e non pontificare sugli effetti e su come risolvere gli effetti, perché se la risoluzione degli effetti, costosissima, è temporanea, tra qualche mese saremo nuovamente qui a riparlare degli stessi problemi. Allora, mi pare che sia accertato che in Sardegna si producono 280 milioni di litri di latte ovino, che significano 550.000 quintali di formaggio, di questi 275.000 sono costituiti dal pecorino romano; quindi non è vero che il pecorino romano rappresenta il 95 per cento della produzione, è la metà, più o meno la metà.
Dove sta il vero problema, qual è la causa dei problemi che andiamo ad affrontare oggi? Sta nel fatto che dei 275.000 quintali di pecorino romano, 80-90.000 quintali vengono assorbiti dal mercato italiano e da quello del resto del mondo, 130.000 vengono assorbiti dal mercato americano, ma 3 anni fa i quintali erano 180 mila. Abbiamo un esubero di 50-60.000 quintali di pecorino; abbiamo, come diceva bene l'onorevole Solinas, 60 milioni di litri di latte senza padrone, o se preferite senza mercato.
Allora, che cosa è successo negli Stati Uniti? E' successo che improvvisamente si è smesso di consumare formaggio? No, non è successo questo; il pecorino romano è un pecorino che si utilizza per la grattugia, si è semplicemente sostituito come formaggio da grattugia il pecorino romano con dei formaggi vaccini e in parte, in piccola parte, per il 10 per cento, con un pecorino francese. Perché è avvenuto questo? Perché è crollato il prezzo del latte vaccino a livello internazionale. Quello che noi dobbiamo fare è confidare nel fatto che il latte vaccino riacquisisca valore: se il latte vaccino continua ad essere pagato 0,19-0,20 centesimi di dollaro negli Stati Uniti, è chiaro che il formaggio vaccino sostituirà via via il consumo di pecorino. I dati che vi ho dato (i 130.000 quintali venduti negli Stati Uniti) sono riferiti al 2009, nel primo semestre 2010 si è verificato ancora un ulteriore decremento che fa immaginare che quest'anno il mercato del pecorino romano negli Stati Uniti si attesterà tra i 120 e 122.000 quintali consumati.
C'è un forte sostegno del Governo americano alla produzione e al prezzo del latte vaccino, e presumibilmente a partire dal 2012, con l'incremento del latte vaccino, diventerà nuovamente competitivo il pecorino romano. Quindi, la fase di transizione 2010-2011 potrebbe essere sufficiente se vengono avviate azioni forti, non per sostenere il mercato sardo del pecorino romano - mercato che non esiste, che per quanto possiamo sostenerlo o possiamo incrementare il consumo è di livelli minimali, millesimali - ma per sostenere il consumo negli Stati Uniti: le azioni promozionali dobbiamo farle lì, dove noi riusciamo a vendere, dove c'è il nostro mercato.
Anch'io sono rimasto un po' sorpreso dal parallelismo fatto dall'onorevole Soru tra OPEC e il prezzo del latte; l'OPEC è costituito da 25 sceicchi che controllano la produzione e il prezzo del petrolio che è un bene finito. In Sardegna abbiamo 17.000 allevatori che si confrontano con il prezzo del latte di tutto il mondo, o quanto meno del bacino del Mediterraneo. Sapete in Sicilia quanto vale un litro di latte ovino, oggi? 0,45 centesimi. Sapete quanto vale in Francia? 0,50. Sapete quanto vale in Spagna? 0,52. Questo è il prezzo del latte ovino nel nostro bacino.
Quali sono le possibili soluzioni? La soluzione Soru è già fallita, l'abbiamo già sperimentata ed è fallita: ha aggregato l'offerta e delle dieci cooperative alcune hanno già chiuso, altre sono fallite. Perché? Perché aggregando una quantità grossa di latte e di formaggio hanno dovuto abbassare il prezzo per riuscire a piazzarla, e non ci sono riusciti. Oggi è il sistema delle cooperative che sta maggiormente condizionando; gli industriali riescono ancora a pagare, perché pagano in anticipo, chi non ha pagato, perché non ha dato dividendi o ha dato solo anticipazioni, è il sistema delle cooperative: il cancro che sta trascinando anche piccoli imprenditori che, purtroppo, hanno fallito. Cancedda per esempio è un imprenditore che è fallito perché è stato condizionato dal sistema della cooperazione che paga molto meno di quanto pagano gli industriali.
Quindi io credo che crisi cicliche come quelle che stiamo affrontando noi, che stanno affrontando gli Stati Uniti, che ha affrontato il parmigiano, che ha affrontato il grana padano (non è solo il problema del pecorino romano), possono essere superate se non si adottano soluzioni semplicistiche: aggregare l'offerta serve a poco, dobbiamo sostenere le azioni sui mercati in cui si opera.
Io molto rapidamente volevo accennare ad alcuni aspetti. Avevo preso l'impegno, con Felice Floris e con alcuni rappresentanti che abbiamo incontrato, di sentire il Presidente del mio partito relativamente alla possibilità di un ripristino immediato delle restituzioni dei cosiddetti aiuti alle esportazioni. Presidente del mio partito è la senatrice Poli Bortone che è stata Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo ma anche Ministro dell'agricoltura, abbiamo sentito i funzionari in più occasioni, credo che anche l'Assessore abbia fatto le stesse verifiche: al momento non esiste la possibilità né per il pecorino romano né per nessun altra tipologia di formaggio di ripristinare quello strumento.
Gli strumenti sono necessariamente quelli che anche l'Assessore ci ha elencato: il ritiro dal mercato, la destinazione ad altri Paesi, gli ammassi o i premi di stagionatura, sono forme diverse ma sono le uniche attraverso le quali è possibile con una forte pressione dell'Italia non solo della Regione sarda ottenere questi benefici economici.
Però io credo che al momento l'unica soluzione praticabile sia quella di vendere il latte, non il formaggio, se i produttori non riescono a piazzare, al di là dei sistemi di acquisto da parte dei trasformatori, questi 60 milioni di litri il problema sussisterà. Io non credo che sia possibile ridurre la produzione e credo che non sia neppure utile farlo; credo che sia importante piazzare il latte.
Quindi la battaglia sulla continuità territoriale, sull'abbattimento delle tariffe bisogna farla ma chi acquista, chi acquista oggi in Europa il nostro latte è solo la Grecia; e, badate bene, la Grecia non lo acquista più per la feta (85 per cento di latte ovino, 15 per cento latte caprino) perché è un formaggio DOP e quindi deve essere prodotto con latte ovino e caprino greco. La Grecia lo acquista per i prodotti di minore pregio, per le produzioni di livello inferiore.
Credo che siano necessarie nuove risorse (i 750 milioni di euro obbiettivamente mi sembrano difficilmente alla portata di questa Regione in questo momento); credo che ci voglia un'iniezione finanziaria ma bisogna anche puntare a questo: vendere il latte, vendere le eccedenze di latte, non trasformare più.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Campus, Cappai, Cappellacci, Manca, Moriconi e Pittalis sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 58 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Cappai - Cappellacci - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cossa - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Manca - Maninchedda - Mariani - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, non voglio assolutamente sminuire l'importanza e l'impegno profusi da ciascun consigliere in questa sessione straordinaria, lo voglio ricordare, del Consiglio regionale della Sardegna sui problemi del settore agropastorale. Noi anzi dobbiamo ringraziare il Movimento pastori sardi e le associazioni di categoria che, nel mese di agosto, hanno attivato una mobilitazione straordinaria che ha portato la Sardegna e i problemi del comparto dell'agro industriale in Sardegna e nel meridione d'Italia all'attenzione non solo della Sardegna e dell'Italia ma di tutta l'Europa.
E' successo un avvenimento la cui portata, probabilmente, ancora non comprendiamo appieno; siamo di fronte a una rivolta, perché di rivolta si è trattato, dal basso, intelligente e matura, che si è presentata alla politica e alle istituzioni regionali, nazionali ed europee non solo come un corpus di proteste e di lamentazioni ma con delle proposte serie nella direzione di un intervento preciso, nell'immediato, per venire incontro al disagio, alle difficoltà, spesso alla vera e propria disperazione di centinaia di famiglia; un intervento comunque legato a un discorso di prospettiva, in una visione moderna del comparto dell'agricoltura e della pastorizia in un momento in cui questo settore primario sta vivendo una sorta di rivalutazione complessiva a livello mondiale.
In primis pertanto ho voluto ringraziare le categorie che in maniera graduale ma positiva stanno riuscendo a recuperare una capacità di proporre unitariamente le loro piattaforme, e questa visione unitaria dei problemi è un patrimonio importantissimo su cui questo Consiglio regionale deve basare la propria iniziativa. Anche perché da questo Consiglio regionale, il Gruppo dell'Italia dei Valori lo auspica fortemente, dobbiamo essere capaci di uscire, stasera, con una proposta che concretamente (al di là delle parole belle o brutte che siano che abbiamo espresso, e che esprimeremo) con una proposta che dando risposta a due, tre, quattro punti programmatici immediatamente sia in grado di aggredire i problemi che nelle nostre campagne vivono i nostri produttori.
Assessore Prato, mi dispiace non ci sia il presidente Cappellacci (mi starà ascoltando da qualche parte o spero che riferirà lei), in quest'Aula oggi occorre passare dalle parole, criticabilissime o da sostenere a spada tratta, ai fatti, ripeto, passare ai fatti.
Non voglio assolutamente assurgere al ruolo di tecnico del settore, inventarmi soluzioni, non è necessario che alcuno di noi lo faccia. Chi queste attività le svolge storicamente nelle nostre campagne ha stilato un programma di governo; quello che mi sorprende, assessore Prato, è che di questo programma di governo presentato dagli operatori del settore sardo (diventato base anche per le rivendicazioni di operatori di altre Regioni) lei nella sua relazione abbia fatto una menzione assolutamente insufficiente, assolutamente insufficiente. Lei non può mostrare di essere indispettito per il fatto che questo movimento sia sorto spontaneamente e abbia posto all'attenzione un problema atavico delle nostre campagne, che ha raggiunto ormai livelli assolutamente insopportabili. C'è stato il tentativo, soprattutto nell'intervento dell'onorevole Pittalis, di richiamare responsabilità man mano sempre più elevate: Governo nazionale, Europa, eccetera. Il problema lo abbiamo noi, il problema è nostro.
L'Unione europea, assessore Prato, ha già deliberato. Lei lo richiama nel documento che ci ha trasmesso relativo alle "Linee di azione per la filiera del latte ovi-caprino". Il Parlamento europeo ha già deliberato all'unanimità, il 29 maggio del 2008, su una relazione della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, una risoluzione molto importante, che lei richiama nella sua relazione al Consiglio regionale dicendo: "Nonostante le indicazioni fornite dal Parlamento, la Commissione europea ha completamente abbandonato il comparto, e non ha portato avanti le misure di sostegno individuate".
Cominciamo a vedere dove stanno le responsabilità perché dal 29 maggio 2008, dopo un'indicazione unanime della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, la Commissione europea (mi perdonerà quest'Aula il termine) se n'è "strasbattuta" di questa relazione che contiene - io l'ho letta con attenzione - con estrema precisione tutte le indicazioni fornite dai nostri produttori locali. La Commissione europea da chi è formata? Qui cominciamo a verificare le responsabilità. Io non so se lei, Assessore, ha ancora simpatie leghiste, ma se la Commissione europea, che è composta dai rappresentanti dei governi, se ne "strasbatte" di risoluzioni del Parlamento europeo, è perché magari è più preoccupata di far recuperare un miliardo e mezzo di euro ai produttori del latte vaccino. Un miliardo e mezzo inserito nella finanziaria di quest'anno per non far pagare ai produttori di latte vaccino delle aree del nord-est le multe, a scapito dei produttori del Meridione; da questo già si comincia a capire di chi sono le responsabilità.
Il Governo nazionale non ha alcun interesse a difendere il Meridione, perché è sottoposto al ricatto della politica leghista. Di questo dobbiamo essere molto convinti, altrimenti non possiamo vincere la battaglia. Quindi, Governo nazionale-Governo regionale, ma non possiamo pensare di risolvere il problema con i tavoli romani nel momento dell'emergenza, se giochiamo a pallone possiamo vincere 5 a 1, possiamo fare il miracolo nei campi di calcio, ma, nei campi ministeriali di Roma lasciamo perdere.
Lei ha fatto un'interessante disamina dei vari tavoli: europeo, nazionale, regionale. Io sostengo che le sue proposte sulla risoluzione del problema da parte della Regione sono assolutamente insufficienti, e riporo tre, quattro temi che ho sottolineato. Auspichiamo la presentazione di un ordine del giorno unitario, stasera, che richiami gli impegni formali, e che dia risposte ai tre, quattro punti della piattaforma delle associazioni e del Movimento pastori sardi.
Io però vorrei che lei, insieme all'Assessore del bilancio, che purtroppo oggi non c'è, verificasse la possibilità di individuare alcuni capitoli nel bilancio regionale. E' già stato fatto un richiamo alla ex legge 28, e il sostegno che la Regione ha dato, è stato fatto un richiamo alle leggi da applicare, ne abbiamo due.
PRESIDENTE. Onorevole Salis il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, intanto io vorrei spiegare per che cosa ci siamo riuniti, vorrei spiegarlo all'Assessore, che non l'ha capito. Vorrei ricordarlo a noi che abbiamo convenuto, su richiesta di autorevolissimi Capigruppo, di fissare questo appuntamento il più ravvicinato possibile, per affrontare il tema della crisi del nostro sistema agricolo, in modo particolare del comparto ovi-caprino. Abbiamo convocato questa seduta straordinaria, quindi non prevista nel calendario dei lavori del Consiglio, per ipotizzare soluzioni, per concretizzare un'azione del Governo regionale su sollecitazione della massima Assemblea dei sardi.
Quindi, Assessore, che cosa mi sarei aspettato? Non banalità, luoghi comuni, un "sono innocente, siete tutti colpevoli, anche i produttori". No, mi sarei aspettato una proposta concreta, in ragione delle piattaforme che sono state presentate; mi sarei aspettato una bozza di ordine del giorno ben istruita con la Commissione consiliare, resa disponibile ai Gruppi prima dell'inizio del dibattito, resa disponibile al confronto con le parti sociali. Cosa siamo? Sembriamo all'oratorio, sembra che dobbiamo parlare di come dover giocare una partita tra scapoli e ammogliati. Ma di che cosa stiamo parlando, è questo il livello della classe dirigente?
Assessore, lei fa una critica così pesante al suo Governo nazionale, quello che non fa altro che produrre Ministri dell'agricoltura, delle politiche agricole, sempre padani, quasi sempre veneti. E poi che tipo di critica: "Abbiamo finanziato i vitelli francesi. Sì, sarei voluto essere un transalpino anch'io, perché il nostro Paese ha ormai smarrito il senso delle proporzioni, difende con lo stesso ardore tutte le cause, ma promuove solo quelle dei soliti furbi". Sono parole sue, sta dicendo che il suo Governo nazionale, il suo partito, quello che ha la maggioranza relativa anche alla Regione, è assolutamente inadeguato a svolgere funzioni di governo.
Ma non solo: "Sarei voluto essere francese" - io non sarei voluto essere mai francese, sono contento di essere sardo - "Sarei voluto essere francese, anche perché questa nazione ha stanziato soldi veri per l'ovi-caprino, 130 milioni di euro, mentre l'Italia ne voleva destinare solo cinque". E allora che cosa avete fatto, lei e l'onorevole presidente Cappellacci? Avete fatto un appello a tutti coloro che potevano "incidere". Io mi sto chiedendo, ma chi sono quelli che possono incidere: qualche chirurgo, qualche veterinario? Chi è che può incidere se non il suo partito, la Giunta di cui lei fa parte, e che è presieduta dal suo Presidente? Chi può incidere ha inciso negativamente. Ma la spiegazione è semplice: in Italia la pecora non andava di moda, forse andavano di moda le vacche. Questa è la tragedia alla quale noi dobbiamo dare una risposta.
La tragedia si consuma in questi luoghi, sulla inadeguatezza di chi rappresenta un settore così importante, così importante per questa Regione. Lei non è all'altezza di svolgere quella funzione, fa bene se si dimette, fa bene il suo Presidente, che sta trattando la formazione della nuova Giunta, se inizia a pensare che forse quel dicastero deve essere affidato a qualcun altro, almeno per omogeneità politica, perché non provenga da lei quella critica così nefasta per la sua maggioranza, per il suo partito, per il suo Governo.
Nel frattempo però i problemi rimangono inalterati; noi abbiamo la gente per strada, l'avremo domani, l'abbiamo da ieri, non l'abbiamo solo in questo settore, l'abbiamo in tanti settori, e non si viene qui a raccontare storie, si viene a proporre soluzioni: cosa mettiamo sulla bilancia?. Ci sono 250 milioni di euro per rispondere subito a un'emergenza di sostegno al reddito, di interventi per l'acquisizione e l'acquisto delle giacenze, ci sono i soldi per sostenere le organizzazioni dei produttori, ci sono i fondi? A chi li dovete chiedere? Se li dovete chiedere al vostro Governo, che vi diano almeno quello che hanno dato per i vitelli francesi, oppure che almeno diano i soldi che hanno dato i francesi all'ovi caprino: 130 milioni di euro, li mette lo Stato? Io sono perché altrettanti li metta la Regione!
Però, qua, abbiamo bisogno di volare alto, onorevole Diana, lo dico perché so che lei è sensibile su questi argomenti, che conosce anche i problemi di tutto il comparto agricolo, che sa che non si esaurisce la questione con questa o quella vertenza, che noi abbiamo il dovere di mettere in campo una politica, che le istituzioni sono al servizio del cittadino, non sono al servizio dei problemi interni di un partito, di una maggioranza o di un gruppo di potere, ma sono al servizio del cittadino.
Noi presenteremo un ordine del giorno, è possibile che voi ne facciate un altro, è possibile che noi ci differenziamo su alcuni giudizi, io credo che se si darà una lettura approfondita dell'intervento dell'Assessore, molti giudizi saranno uguali; ma sui problemi che riguardano le organizzazioni degli allevatori, il settore nel suo complesso, dobbiamo essere uniti nell'affrontarli, nel dare le indicazioni, che dobbiamo dare, alla Giunta sulla soluzione, che è articolata, che è una sorta di piano d'emergenza che non deve cancellare l'ipotesi di un lavoro sui temi dello sviluppo. Questi settori hanno bisogno di essere sostenuti per emanciparsi, per crescere, per svilupparsi in modo armonico, rispetto ai problemi che abbiamo di fronte.
Noi abbiamo una cultura, abbiamo anche una tradizione, abbiamo anche una vocazione produttiva, siamo nel Mediterraneo, vogliamo stare nel Mediterraneo e vogliamo sostenere le nostre possibilità di crescita in questo bacino; e l'ovi-caprino, ma tutta l'agricoltura, è un settore chiave per la nostra identità. E per fare questo, bisogna mettere mano anche al Governo regionale, bisogna dare più autorevolezza a questo Governo, non bisogna dimenticare di fare il proprio dovere, bisogna essere trasparenti.
Noi abbiamo esitato una legge, che veniva ricordata stamattina, sui consorzi di bonifica, neanche quella riusciamo ad applicare, le delibere sono oscurate, non si sa chi li governa, se i bilanci sono approvati, siamo nel disordine, nel caos dal punto di vista burocratico, e ci sono responsabilità! Ma, insomma, onorevole Cappellacci, anche se non c'è, si assuma la responsabilità di Presidente: la Sardegna doveva tornare a sorridere, sta invece piangendo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Milia. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Presidente, colleghi del Consiglio, Assessori, nel corso di questo dibattito chi mi ha preceduto ha voluto evidenziare, in qualche maniera, la negatività che avanza su quest'Aula e su questo comparto. Ma il problema oggi all'ordine del giorno è scaturito da una decisione comune: tentare di intervenire, da una parte, sull'emergenza e, dall'altra parte, sulla ristrutturazione globale di un comparto che versa in gravi difficoltà.
Noi non dobbiamo tornare indietro negli anni per muovere delle critiche, però un piccolo accenno alle responsabilità di tutti questi anni di cattivo governo, non solo nei confronti del settore specifico, ma di cattivo governo anche nei confronti del credito va fatto. In proposito accenno brevemente alle Casse di credito agrario del Banco di Sardegna (servizio di cassa continua per i nostri agricoltori), e al fatto che quella che era la banca dei sardi, regalata da una politica miope, per non usare altri termini, in questo momento è il più grande nemico degli agricoltori e degli allevatori, con tutto quello che ne discende, comprese le responsabilità di una politica che non ha mai voluto combattere, con le armi che questo Consiglio regionale poteva avere e le Giunte che si sono succedute potevano avere, una battaglia reale nei confronti del sistema del credito. E mi sto riferendo non solo alla parte allora amministrata dai sardi, oggi dagli emiliani che raccolgono in Sardegna e investono in altre parti d'Italia, ma a tutte quelle componenti del sistema che hanno avuto a che fare con la Regione autonoma della Sardegna e con i suoi forzieri che in altri tempi sono stati pingui.
Oggi arriviamo a discutere non su una non proposta dell'assessore Prato, su questo vorrei che ci soffermassimo. L'Assessore Prato ha portato un disegno di legge in Commissione, la Commissione ha deciso di soprassedere, e allora la domanda che rivolgo all'Assessore, a nome del mio Partito e del Gruppo che rappresento è questa, molto semplicemente. Caro Assessore, questo disegno di legge lei l'avrà concordato perchè non credo che abbia portato un disegno di legge senza un'interlocuzione con le associazioni, senza un'interlocuzione con le parti sociali; per cui, e mi riallaccio all'intervento appassionato, come sempre, del collega Uras che mi ha preceduto, le domando se siamo in quest'Aula, ancora una volta, per giocare al rialzo sulla pelle o non sulla pelle di qualcuno in cerca di un consenso che deve arrivare e in cerca di una contrapposizione che in quest'Aula, su questi argomenti, non ci deve essere. Chi ha un po' di esperienza di quest'Aula ormai, dopo tanti anni, il gioco al rialzo sulle alluvioni, sulla siccità, sulla lingua blu, credo l'abbia già vissuto e con un dispendio di risorse che, certamente, potevano essere indirizzate verso altre direzioni e, soprattutto, utilizzate meglio.
Pertanto all'assessore Prato chiedo, e certamente nella sua replica lo chiarirà, di che cosa ha bisogno il comparto; ha bisogno dei 250 milioni che ci sono stati richiesti all'unanimità dalle associazioni nell'incontro del pomeriggio con i Capigruppo, ha bisogno dei 5 milioni che erano iscritti come norma finanziaria nella legge presentata dalla Giunta, o ha bisogno di altri interventi quale il ritiro di 80, 100 mila quintali di formaggio, come richiedono alcuni, che potrebbe dare ristoro in un momento di difficoltà e riaprire la campagna del latte?
Caro Assessore, su queste domande vorremmo sentire la sua voce, al di là delle lamentazioni, che sono le nostre, per un settore cardine dell'economia della Sardegna. Un settore che è la colonna sonora delle nostre feste patronali, la colonna sonora delle nostre feste religiose, la colonna sonora delle nostre feste folcloristiche. Il settore agropastorale però non può rimanere una colonna sonora, caro Assessore, e lo dico col cuore in mano, perché tutti siamo legati alle nostre tradizioni, però non possiamo vedere un settore che produce una quota importantissima del Pil interno della Sardegna, andare nella direzione in cui sta andando.
Noi crediamo che, come in tutte le altre parti del mondo, l'agricoltura debba essere assistita. In Sardegna assistiamo un po' tutto, e gli ammortizzatori sociali, che siano per la forestazione, che siano per l'antincendio, che siano per le industrie decotte, esistono, ma da parte di questa Giunta, che è stata votata e che è supportata dalla nostra parte politica, occorre un progetto di ristrutturazione globale coraggioso che inverta la rotta rispetto ai progetti sbagliati che si sono alternati fino a questo momento. E' per questo che con grande attenzione ascolteremo la sua replica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, colleghe e colleghi, Assessore, quando mi sono permesso di chiedere al Presidente del Consiglio la convocazione straordinaria di questa seduta pensavo alla possibilità che il Consiglio regionale poteva e può dare, in termini di un proprio contributo, alla politica regionale in materia di agricoltura in Sardegna. Ovviamente non pensavo che poteva essere l'occasione per mettere sotto accusa l'Assessore, cosa che si è puntualmente verificata. Un po' se l'è cercata, un po' credo sia immotivata perché in nessuno dei documenti che ho letto, che è stato presentato da tutte le organizzazioni, Movimento dei pastori sardi compreso, appare una critica feroce nei confronti dell'assessore Prato, segno evidente questo che il comparto agricolo regionale ha voluto porre dei problemi, ancora una volta, certamente a noi Consiglio regionale, alla Giunta regionale, al Governo nazionale.
C'era la volontà di far sentire la propria voce. Molti dei problemi che sono stati posti alla nostra attenzione erano conosciuti, almeno per molti di noi. Dalla discussione fin qui svolta mi pare di poter cogliere che forse non tutti abbiamo il quadro chiaro della situazione e il mio intervento non serve a fare chiarezza, il mio intervento serve per cercare di far capire all'Assessore, che credo lo abbia già capito e forse male ha fatto a non trasferirlo al Consiglio regionale nel suo intervento, quali sono in questo momento le necessità immediate di questo comparto, e quindi quali sono le cose che nell'immediato dovremo fare a breve e a medio termine, e quali invece gli interventi strutturali che possono avere un tempo più lungo.
Non è una questione che si può risolvere con un unico provvedimento, con un unico ordine del giorno, con una discussione, così come stiamo facendo noi e come vorremmo continuare a fare. Dieci minuti per un intervento sono certamente molto pochi, e se dovessi replicare a tutte le accuse che sono emerse dalla discussione odierna potrei parlare credo per 6-7 ore. Parlerei pochissimo, invece, con il presidente Soru che è stato molto chiaro oggi - non se ne abbia a male, forse è la prima volta - però credo che abbia centrato il problema. Non glielo dico perché voglio farle un elogio, perché ho criticata tanto lei e la sua Giunta; non si deve spaventare neanche l'assessore Prato perché le cose che hanno detto a lui non sono né di più né peggiori di quelle che io ho detto al suo predecessore, magari motivavo meglio le questioni, cercavo di portare sempre un ragionamento un po' più compiuto.
La realtà è che oggi ci troviamo in quest'Aula, dopo aver sentito come Capigruppo le organizzazioni. La cosa più semplice da fare sarebbe tirar fuori 250 milioni di euro all'anno per tre anni e questo sembrerebbe soddisfare le esigenze di quasi tutti. Mi sono permesso di ricordare agli amici delle organizzazioni che il comparto ovino in Sardegna rappresenta il 35 per cento della produzione lorda. Cioè, fatto 100 il settore agricolo, il 35 per cento è costituito da questo comparto. Il restante 65 per cento non è che viva una stagione felice, vive una stagione pessima, sia per le questioni meteorologiche sia perchéè in atto una crisi complessiva del mondo agricolo in Sardegna, ma non solo. Di conseguenza dobbiamo pensare anche a quel mondo, non possiamo pensare solo a una parte.
Un dato certo è che dobbiamo cercare di aggredire questa crisi con le modalità che ci sono permesse. Alcune ci sono permesse, altre hanno bisogno di risorse, e tantissime altre non si possono proprio fare; e che non si possano fare non lo decide il Consiglio regionale o l'assessore Prato o il presidente Cappellacci o il Governo Berlusconi. Non si possono proprio fare! Sono finiti i tempi degli aiuti a pioggia: dobbiamo entrare in una logica diversa.
E' necessario, ed ecco questo doveva essere l'aiuto, e spero che sia l'aiuto del Consiglio regionale, disegnare una nuova agricoltura. Non è più possibile pensare come si pensava dieci anni fa, quindici anni fa, vent'anni fa, per quanto io debba riconoscere al Movimento dei pastori sardi di avere in qualche maniera anticipato il problema e guarda caso, presidente Soru, l'aveva anticipato già quando c'era lei.
Io non dimentico quella grande manifestazione all'aeroporto di Elmas con il blocco del traffico, quando lei promise, ingenuamente credo, i famosi 14 centesimi sul prezzo del latte. I pastori sardi non li hanno mai avuti perché non li potevano avere con le modalità con cui erano stati chiesti, ma ancora di più perché non era nella disponibilità della Regione sarda riconoscere i 14 centesimi sul prezzo del latte. Quindi noi ci troviamo davanti a dei problemi che sono di difficile soluzione. Non ci dobbiamo lasciar trascinare in un immaginario collettivo nel quale la cooperazione va contro il mondo industriale.
Presidente Soru, lei ha fatto un'affermazione, voglio dire l'ha fatta lei e l'hanno ripresa anche molti colleghi della maggioranza e dell'opposizione, che ci sarebbe un cartello degli industriali in Sardegna. Bene, le do per un secondo la possibilità di affermare anch'io che c'è un cartello. Quanto vale questo cartello, visto che il mondo degli industriali trasforma il 30 per cento del latte prodotto in Sardegna? E se si può fare cartello con il 30 per cento del latte prodotto in Sardegna, l'altro 70 per cento, che non è in mano agli industriali, è chiaramente in mano a delle strutture cooperativistiche che certamente soffrono e soffrono tanto, ma non si può pensare che con il 30 per cento si determini anche il prezzo di conferimento ai pastori che hanno aderito alla cooperazione.
Allora, il ragionamento del presidente Floris qual è? Io mi scelgo i miei amici, i miei pastori, seleziono 10, 12, 15 milioni di litri di latte all'anno e li vendo dove voglio, portandoli fuori dalla Sardegna per anni, mi pare, e quindi alleggerendo anche quell'eventuale pressione che ci sarebbe oggi di 300 milioni di litri di latte prodotti in Sardegna, dato che non è ancora quantificato esattamente, ma siamo tra i 290 e i 300 milioni di litri di latte che vanno trasformati per il 60 per cento in un unico prodotto, che è il guaio che ci stiamo trascinando appresso da oltre un secolo. Non è una cosa di oggi. Purtroppo su questo dobbiamo ragionarci tutti.
Nella crisi del '29 gli industriali sardi ci hanno rimesso una marea di soldi - sto parlando del '29- e in quegli anni con la crisi del dollaro l'esportazione del pecorino romano, delle pelli e della lana (quelli erano i mercati di riferimento) creò una tragedia in Sardegna che e si è ripetuta, si è ripetuta ciclicamente. Mai con questa virulenza probabilmente e mai con la situazione che oggi stiamo attraversando nelle campagne. Perché il problema non è solo il prezzo del latte, il problema è che i pastori, gli allevatori, coloro che presidiano il territorio si ritrovano oggi a dover conferire le materie prime: non solo latte, ma grano, orzo, avena, foraggio, mais, riso, produzioni che oggi sono diversificatee che sono in sofferenza. Stamattina qualcuno ha ricordato il prezzo di riferimento, 13 euro, per il grano, a livello nazionale il prezzo sarebbe, ripeto sarebbe 24 euro.
Certo, mettere sotto accusa gli industriali è fin troppo facile. Io non li voglio difendere, però è fin troppo facile allora mettere sotto accusa quegli altri industriali che importano il grano dal Canada a 12,50 mentre il grano sardo rimane invenduto. Pertanto mettiamoci d'accordo: se vale per il latte deve valere anche per il grano, deve valere per il mais, per il foraggio, per l'erba medica, per tutto ciò che serve per un comparto che oggi è in sofferenza per tutto. Cerchiamo di essere chiari e affrontiamo il problema non per accusare l'assessore Prato, che di accuse ne riceve già troppe in casa sua e non ha bisogno delle vostre, ma non bisogna vergognarsi di dire le cose, in ogni casa c'è la libera dialettica e c'è dialettica anche nel P.d.L. e c'è dialettica anche all'interno della Giunta regionale. E' proibito forse? Non credo, non può essere proibito! La realtà è che soluzioni al problema, a parte la soluzione proposta dal presidente Soru che è compresa da molti, anche dalle organizzazioni e anche da me, ma credo anche dall'Assessore, adottando semmai modalità diverse per capire come si arriva a quantificare il prezzo del latte...
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Vargiu.)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Campus e Cappai sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 65 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente del Consiglio, signori Assessori, colleghi consiglieri, io capisco la difesa d'ufficio del Capogruppo del P.d.L., la capisco, però oggi non era il giorno delle parole, non era neanche il giorno delle promesse, assessore Prato, era il giorno dei fatti e pochi fatti lei ci ha raccontato. Ha ripetuto quanto detto sui giornali, qualche giorno fa, e cioè sostanzialmente che da Roma arrivano ancora poche risposte concrete; si riferiva all'esito del tavolo sulle problematiche del settore ovi caprino al quale ha partecipato persino, pensate, il Capo della segreteria di un ministro. Stamattina lo ha ripetuto e siamo ancora più preoccupati: non arrivano risposte concrete sulle risorse finanziarie da mettere in campo, sugli strumenti da adottare.
Tutti, compreso l'Assessore, ci hanno detto attraverso i giornali che servono misure concrete, certe e adeguate; e l'Assessore nei giorni scorsi, oggi non lo ha ripetuto, ha fatto anche l'elenco della spesa. Ve lo ricordo. Acquisto di pecorino da destinare agli indigenti (competenza dell'AGEA), fiscalizzazione degli oneri previdenziali (Gabinetto del Ministro), incremento del regime de minimis, incremento delle indennità compensative (Ministero delle Regioni), miglior accesso al credito (ISMEA), incremento degli aiuti sulla qualità del latte, articolo 68 del Regolamento 73/2009 (Ministero dell'agricoltura), ripristino del benessere animale, restituzione all'export (Ministero dell'agricoltura). Un elenco della spesa.
Ora, credo che non basti alle aziende agropastorali chiedere con cortesia al segretario, al Capo della segreteria del Ministro, al Governo ciò che serve, occorre una vertenza, è stato richiamato più volte oggi, una vertenza forte, fortissima perché forte e fortissimo è il disagio, forte e fortissima è stata la protesta, il grido di allarme dei pastori.
Assessore Prato, la scorsa settimana con una mozione abbiamo chiesto al presidente Cappellacci di non accontentarsi delle parole di un Viceministro, di un Sottosegretario, gli abbiamo detto che per quanto riguarda il nuovo regime di compartecipazione alle entrate, un miliardo e seicento milioni all'anno a partire da quest'anno, è compito, è dovere di un Presidente della Regione mettersi a capo di una mobilitazione vasta, imponente, determinata, capace di rappresentare i sardi a testa alta con fierezza, con autorevolezza, capace di interpretare il sentimento dei sardi, capace di interpretare la nostra legge fondamentale: il nostro Statuto.
Ma se il Governo, in una vertenza così importante per la nostra Isola, per lo sviluppo dell'isola, si presenta con il Capo della segreteria di un Ministro significa che non ha capito la gravità della situazione, significa che questo governo regionale non è riuscito a far percepire la gravità della situazione. Ve lo stiamo dicendo ormai da 18 mesi: le uniche attenzioni del presidente Berlusconi per quest'isola sono quelle che ha riversato in campagna elettorale e quelle delle sue poche visite in Costa Smeralda.
Noi la settimana scorsa, oggi, abbiamo parlato e stiamo parlando di un unico argomento: stiamo parlando di entrate, stiamo parlando di risorse. Ma non è presente l'assessore La Spisa che non solo è l'Assessore del bilancio ma è il mega Assessore, è il presidente del comitato di crisi; ugualmente non è presente il presidente Cappellacci che evidentemente ha altri problemi, c'è una Giunta da rimettere in piedi, c'è una trattativa non sul prezzo del latte ma su quali consiglieri far entrare, su quali Assessore tecnici tenere.
Le manifestazioni imponenti di quest'estate, dobbiamo ringraziare il Movimento pastori sardi, hanno veramente posto al centro della nostra politica il tema della pastorizia in crisi, però (lo hanno ricordato prima di me altri colleghi) il centrosinistra, con una mozione presentata nel mese di luglio e discussa solamente agli inizi di quest'anno, aveva già posto un tema che riproponiamo: la dichiarazione dello stato di crisi del settore. Un atto che riteniamo importante, importantissimo perchè da questo riconoscimento da parte del Ministero delle politiche agricole e forestali discende poi una serie di misure di sostegno economico e finanziario a favore delle imprese, non le elenco perché le conosciamo.
Nel corso di queste settimane siamo stati alle manifestazioni dei pastori, abbiamo ascoltato, abbiamo imparato, abbiamo tentato anche un dialogo, un confronto; come Partito Democratico abbiamo presentato una bozza di proposta che guarda all'emergenza, che guarda il medio e lungo termine, ci siamo confrontati con le organizzazioni, col mondo della cooperazione e con il Movimento pastori con una proposta aperta, capace di affrontare i problemi e giungere possibilmente ad alcune soluzioni. E' vero che si tratta di una crisi ciclica, verissimo, però diciamo tutti che forse è persino peggiore di quella dell'86 e di quella del 2004; siamo di fronte a una situazione che se non si affronta con provvedimenti nell'immediato rischia di creare un danno irreparabile all'intero tessuto produttivo sardo.
Con quella mozione che non è stata approvata da questo Consiglio regionale nello scorso febbraio noi abbiamo tentato di far emergere la gravità della situazione. Questo Consiglio regionale, non dico il centrodestra, questo Consiglio regionale ha votato un ordine del giorno che richiedeva alcune cose, ancora inattuate. Si prospettava l'esigenza, e si impegnava la Giunta in tal senso, di una legge quadro di settore, e immagino non sia quella leggina che ha presentato l'assessore Prato qualche giorno fa, si impegnava ancora la Giunta a individuare e promuovere con la massima urgenza una giornata speciale da dedicare al comparto dell'agricoltura, perché l'agricoltura tornasse a essere un settore primario per l'economia dell'isola, a condividere una strategia di breve, medio e lungo termine per restituire prospettive al comparto, a permettere il rilancio delle zone interne attraverso il connubio tra agricoltura, turismo ed energie rinnovabili. Parole, parole, parole.
Credo che oggi, invece, occorrano risorse, occorrano strumenti, non ordini del giorno che non producono effetti. Anche se un ordine del giorno noi vorremmo proporlo e magari concordarlo, condividerlo perché sia una voce autorevole di questo Consiglio regionale. Siamo fortemente contrari all'impostazione della leggina, in particolare all'articolo 1: 4 centesimi a litro di latte prodotto sino ad un massimo di 1.000 euro ad azienda; a quelle aziende che, sulla base di un apposito atto, deleghino la commercializzazione del latte alle organizzazioni professionali del settore agricolo riconosciute dal CNEL. Un'elemosina: 1.000 euro costituiscono un insulto.
Noi siamo per elevare intanto quell'importo relativo al de minimis, siamo per farlo tenendo conto del nuovo regime di entrate, siamo per impegnare e anche per dire chiaramente al governo: "Noi pretendiamo quelle risorse perché sono scritte nel nostro Statuto all'articolo 8, pretendiamo quelle risorse perché ci impegniamo con un pacchetto di soluzioni ad aggredire la crisi, la crisi che c'è in Sardegna e che grazie anche all'azione del Movimento pastori ha avuto un riscontro mediatico nazionale".
La crisi c'è e si affronta anche con una serie di misure sostenute dalle risorse. Prendiamo l'impegno, oggi, di stanziare fin dalla prossima finanziaria 200-220 milioni, che servano per intanto a soddisfare le esigenze delle imprese, inserendole appunto nel regime de minimis. Però tentiamo di ancorare quella misura al fatto che ciascuna azienda debba trovare il modo di concorrere a fronteggiare il cartello degli industriali creando un cartello appunto dei pastori, dei produttori. Cerchiamo di ancorare quella misura, quel contributo, effettivamente ad una forma di incentivo all'inserimento nelle Organizzazioni dei produttori (OP). Rimane questo il punto centrale della nostra proposta. Le OP, fenomeno aggregativo proposto dalla Giunta Soru, che questa Giunta ha bloccato, riteniamo siano uno strumento essenziale insieme all'Agenzia per la promozione dei prodotti sardi; crediamo infatti che occorra agire soprattutto nel settore della promozione, come ha fatto tra l'altro - non inventiamo niente - la Regione Toscana, con un piano anticrisi, agendo sia sul versante della promozione, tra l'altro inventando, dopo di noi, Toscana Promozione, sia sul…
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, il tempo a sua disposizione è terminato.
BRUNO (P.D.). Presidente, in conclusione dell'intervento chiedouna sospensione, per concordare eventualmente un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. A conclusione dell'intervento dell'Assessore ci sarà la sospensione richiesta dal consigliere Bruno.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Presidente, onorevoli consiglieri, Assessori, se oggi venisse in Sardegna un marziano e ascoltasse gli interventi che si sono succeduti da parte dell'opposizione, a eccezione dell'ultimo intervento dell'onorevole Bruno, e degli interventi dell'onorevole Soru e dell'onorevole Salis, potrebbe seriamente pensare che abbiamo trovato una Sardegna agricola perfetta, dove andava tutto bene, e che in questi 18 mesi siamo stati capaci di rovinare questo meraviglioso giardino.
Signori cari, i sardi sono troppo maturi per credere a queste storielle, e credo che sia il caso di fare chiarezza. Intanto io ho inoltrato alla presidente Lombardo, nei giorni scorsi, dei documenti dove non si parlava del disegno di legge sull'agricoltura, o del libro dei sogni, ma si parlava di una piattaforma di proposte, figlia degli stati generali delle organizzazioni agricole, che per me sono un momento sacro per quanto riguarda l'agricoltura, e per le rivendicazioni del Movimento dei pastori.
Abbiamo condensato i vari documenti, le varie richieste, cercando di creare una proposta unitaria per aprire un dibattito forte in Sardegna, a Roma e a Bruxelles, in merito alla vertenza agricola. E quindi siccome questo documento, mi pare, mi risulta che lo abbiate ricevuto, anziché parlare e dire che vi aspettavate delle proposte, vi aspettavate delle richieste e non abbiamo detto nulla, io credevo e speravo che si volesse discutere di questo. Io ho apprezzato l'onorevole Salis che, dopo aver letto alcune considerazioni ha dichiarato di non condividerle, questo fa parte del gioco giusto della dialettica delle parti, ma criticare per criticare in un momento così difficile non serve veramente a nulla. A questo proposito la Giunta in carica, in questi fatidici 18 mesi oltre ad aver rovinato il giardino fiorito (certamente non ha colpe solo chi ha governato negli ultimi cinque anni, si tratta di scelte sbagliate stratificate, che mi pare più di un esponente del centrodestra ha ben rappresentato), ha prodotto più atti amministrativi di quanti ne abbia prodotto il precedente Assessore in tutto il periodo in cui è stato in carica.
Questo lavoro, è giusto dirlo, nonostante si sia lavorato molto e in modo instancabile, non basta, perché questa crisi è veramente drammatica ed è peggiore delle precedenti. Io non voglio tediarvi con la lista dei 123 provvedimenti adottati, però ce n'è qualcuno particolarmente importante; per esempio non abbiamo più restituito soldi all'Unione Europea, cosa che succedeva normalmente nelle precedenti legislature, perché ci siamo messi in linea col Piano di Sviluppo Rurale: l'abbiamo trovato a spesa zero, e abbiamo speso 250 milioni, e per fortuna - anche se con ritardo - quest'anno finalmente abbiamo pagato indennità compensative, e altre misure, quasi in tempi civili. E come questo tanti altri provvedimenti che, poichè fanno parte del passato, preferisco mettere via per pensare a quello che dobbiamo fare.
Ci sono dei provvedimenti nazionali e dei provvedimenti regionali cui fare riferimento perchè questa crisi ha bisogno di soluzioni immediate, se noi non interveniamo subito, da qui a dicembre, rimettendo in moto il motore del sistema di trasformazione cooperativo, che in questo momento è fuso, c'è infatti il rischio concreto che più di una cooperativa non riapra. E quando non riaprono delle cooperative il latte non ha padrone, e quando il latte non ha padrone non ha neanche prezzo, questa è la situazione attuale. Quindi se noi, da qui a dicembre, non troviamo il modo di rimettere in moto questo sistema, il sistema implode, e la cooperazione che va difesa trascina via i pastori e gli industriali.
Non è più un mondo in cui ci possiamo permettere queste contrapposizioni perché ormai siamo tutti dentro una barchetta piccola piccola: basta pertanto che qualcuno vada male che andiamo tutti a fondo. Quindi basta soltanto che poche cooperative non riaprano, e il sistema implode: questa è la situazione reale o, perlomeno, quella che io considero tale. Per questo motivo abbiamo proposto un insieme di provvedimenti, e dire che vogliamo risolvere il problema dell'agricoltura attraverso un disegno di legge di quattro articoli è una falsità, perché esistono appunto diversi provvedimenti (delibere di Giunta, decreti, disegni di legge), perché non sempre bisogna necessariamente passare in Aula, qualora ci siano dei provvedimenti giuridicamente perfezionati che possono fungere da contenitori delle risorse.
A scanso di equivoci, e per non raccontare che "nostro Signore è morto di freddo" vi ricordo, ma dovreste averlo letto, (forse l'hanno letto in tre, ma non i rappresentanti dell'opposizione ), i punti principali. Il primo punto del disegno di legge riguarda l'aggregazione; può piacere o non piacere, noi però riteniamo che sia giusto creare un momento di aggregazione perché come gli industriali decidono in 10, 9, 7 quale sarà il prezzo del latte che verrà pagato, vorremmo un mondo nel quale anche i pastori abbiano un sindacato che li rappresenti in fase di trattazione del prezzo del latte. Vorremmo vedere 9 persone da un lato, e 9 persone dall'altro.
Almeno negli ultimi quarant'anni, invece, abbiamo 9 persone da un lato, e un Assessore di turno al quale viene chiesto di incidere sul prezzo del latte, che chiede un prezzo del latte adeguato. Gli industriali vanno però a prendere il latte dai singoli pastori, e il prezzo si fa in questa maniera, un sistema medievale che nessuno è riuscito a combattere, e non ho detto che non ci abbiano provato, ma nessuno c'è riuscito. Nessuno si deve permettere, secondo me, oggi di "sparare sulla Croce Rossa", perché non c'è riuscito nessuno! Noi perlomeno stiamo scrivendo una cifra: 4 centesimi, possiamo discutere sul fatto che sia poco, ma siamo sicuri di poterli dare e, forse, potremmo, qualora ci fosse un accordo in Consiglio, anche pensare a degli importi diversi, ma nella nostra cultura se è scritto 4, è perché 4 vogliamo e possiamo dare, è inutile scrivere una cifra qualunque e poi non darla.
Sugli strumenti attuativi si sono sentite un sacco di barzellette, tipo quella che i soldi erano destinati alle organizzazioni. Il provvedimento è destinato esclusivamente ai pastori, poi le modalità di accesso saranno oggetto di una deliberazione di Giunta e, ovviamente, ci sarà tempo e modo di raggiungere un accordo, come è nel nostro spirito e nel nostro stile. Ma altri interventi che non sono per la pastorizia, all'interno del disegno di legge per l'agricoltura, si attueranno attraverso altri strumenti, e precisamente l'azione 2 che prevede l'istituzione di un fondo presso la Sfirs pari a 5 milioni di euro per l'accesso al credito da parte delle aziende agricole; attualmente il fondo di rotazione inserito in SFIRS non può dare supporto al primario per l'accesso al credito.
L'azione 3 pevede il finanziamento di nuove linee di credito, con garanzia a valere sul fondo di rotazione regionale di 238 milioni di euro, a favore delle aziende di trasformazione. Anche in questo caso - diciamocelo senza mezzi termini - il mondo cooperativo e qualche industria, in questo momento, rischiano di arrivare alla fine dell'anno senza riuscire a restituire il credito perchèper due campagne agrarie di fila hanno formaggio invenduto. Quindi noi dobbiamo darenuovo credito, delle nuove garanzie, è importante, lo strumento è operativo.
Abbiamo messo a disposizione, sempre attraverso strumenti già operativi dell'Assessorato dell'agricoltura, 2 milioni per i Consorzi fidi agricoli per far sì che possano attivare la garanzia e la contro garanzia nel momento in cui si fa partire il procedimento con Sfirs. Sempre nella stessa logica, abbiamo stanziato 5 milioni per la ricapitalizzazione delle cooperative in difficoltà; questa azione è stata fortemente richiesta dal mondo produttivo proprio per far sì che attraverso dei piani di ricapitalizzazione delle nostre aziende si rimettano in moto. Anche qui lo strumento giuridica esiste, non c'è bisogno di portarlo in Consiglio.
Sono strumenti importanti, sono risorse importanti, soprattutto in un momento di ristrettezza come l'attuale. C'è infine la famosa "stanza di compensazione"; onorevole Soru, il suo tentativo nobile di muoversi attraverso le OP era da fare e ha rivelato luci ed ombre, soprattutto ha dimostrato la necessità di un imprenditore. Allora, se una OP è fatta da un bravo imprenditore sarà una buona OP, se una OP è costituita da un imprenditore che non è valido non è che solo perché è una OP non lascia "buffi"; scusatemi, ma voglio ricordarvi che proprio nel nuorese una OP molto importante ha lasciato 13 miliardi di debiti
PRESIDENTE. Assessore Prato, il tempo a sua disposizione è terminato.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Posso continuare?
PRESIDENTE. Se l'Aula è d'accordo.può proseguire.
Prego, assessore Prato.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Io sto cercando di svolgere un ragionamento, se vi interessa…
(Interruzione)
PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa che io sono per il rispetto delle regole, ho visto che tutti hanno fatto un cenno di assenso, anche l'onorevole Bruno, mentre adesso lei mi sta facendo presente di non essere d'accordo.
Assessore, non è possibile proseguire.
Dichiaro chiusa la discussione generale. Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 23, viene ripresa alle ore 22 e 19.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, prego i colleghi di prendere posto.
Sono stati presentati due ordini del giorno:
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1 e numero 2
Ordine Del Giorno Bruno - Uras - Salis - Lotto - Cocco Pietro - Cocco Daniele Secondo - Solinas Antonio - Zuncheddu - Agus - Barracciu - Caria - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Soru - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Mariani sulla crisi del comparto agro-pastorale e sulle misure più urgenti per il rilancio del settore.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione delle dichiarazioni dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale sulla profonda crisi che colpisce l'agricoltura e la pastorizia in Sardegna b;
PREMESSO che:
- all'indomani di un lungo periodo caratterizzato da importanti ed impegnativi investimenti nelle aziende ovicaprine, sia nelle strutture sia nella miglioramento genetico e nella salute animale, ed a seguito di un lungo periodo di stagnazione della contrattazione tra le parti per la determinazione del prezzo del latte, il comparto agro-pastorale sardo versa oggi in una crisi gravissima, con la gran parte delle aziende agro-pastorali che producono praticamente in perdita;
- da lungo tempo il punto debole della filiera è rappresentato dalla gestione del mercato e dalla programmazione delle produzioni certificando così il sostanziale fallimento dell'operato dei soggetti che, operando a valle delle aziende pastorali, sovraintendono alla trasformazione del latte, alla commercializzazione dei formaggi ed alla programmazione delle produzioni;
- negli ultimi 10 anni il sistema delle imprese di trasformazione è stato destinatario di un consistente piano di investimenti finalizzati soprattutto alla modernizzazione degli impianti e alla diversificazione produttiva, senza che si riuscisse a riammodernare anche l'intero sistema di mercato e con ciò si facesse registrare alcuna ricaduta positiva, diretta o indiretta, sul sistema delle imprese agro-pastorali che, anzi, hanno assistito ad un costante calo del prezzo del latte;
- in questi ultimi anni le aziende hanno potuto sopravvivere solo grazie agli aiuti comunitari, mentre il miglioramento del prezzo si è registrato nel momento della nascita e strutturazione delle organizzazioni dei produttori, secondo quanto previsto dalla normativa comunitaria e gli orientamenti al mercato, e l'abbandono della strategia di valorizzazione del ruolo delle organizzazioni dei produttori (OP), perseguito negli ultimi tempi, ha coinciso con il riacutizzarsi della crisi del settore;
- il sistema cooperativo della trasformazione lattiero-casearia necessita di una significativa azione di rilancio e di ammodernamento, specie nelle sue strutture tecniche di gestione e commerciali;
- assistiamo all'assenza di qualsiasi banca dati affidabile e certificata relativa alle produzioni di latte ed alle trasformazioni nelle diverse tipologie di formaggio da parte degli stabilimenti operanti nell'Isola;
- per uscire da una situazione di costante penalizzazione degli interessi dei pastori è necessario, altresì, spingere tutti gli attori in campo a contribuire affinché il prezzo del latte venga determinato sulla base dei prezzi di mercato delle quattro maggiori categorie merceologiche dei formaggi pecorini (pecorino romano quotazione USA, pecorino romano quotazione Italia, pecorino sardo e altre specialità tipiche semistagionate, formaggi a pasta molle) e da un sistema di calcolo che tenga conto dei costi di produzione, delle rese e dei cali di peso delle diverse tipologie;
- l'assenza nell'Isola di una adeguata politica del credito in agricoltura ha portato alla attuale situazione di debolezza finanziaria delle aziende pastorali che sono pertanto esposte al ricatto di chi può erogare caparre di campagna e rafforza il ruolo dei mediatori e accaparratori di latte con nessun beneficio dei pastori e con danno evidente del sistema;
- le proposte di intervento regionale nel settore devono mirare a produrre effetti diretti e immediati nel sistema pastorale comportando una ricaduta positiva sulla formazione del prezzo del latte e degli altri prodotti aziendali (carne e lana); ogni altro intervento che non consegua questo obiettivo può essere proposto in via del tutto emergenziale nella consapevolezza che servono rimedi di prospettiva e ad effetto duraturo sui bilanci delle imprese agro-pastorali;
- gli interventi che prevedono integrazione di reddito (produzione di energia ed altre attività in ottica di multifunzionalità) vanno incentivati in misura diffusa tra tutte le aziende affinché migliorino i risultati di bilancio delle aziende, ma non sono da considerare parte sostitutiva del prezzo del latte, che non può essere pagato sottocosto,
indica alla Giunta regionale le misure più urgenti da adottare per permettere al comparto agro-pastorale sardo di superare l'emergenza attuale e creare le premesse per un suo rilancio su nuove basi
1) la dichiarazione dello stato di crisi dal comparto agro-pastorale, nonché la predisposizione, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati di un accordo di comparto che preveda quanto segue;
2) la predisposizione di una misura di finanziamento alle aziende del comparto che aderiscono alle OP operanti nell'Isola e ad altre che si costituiranno; finanziamento da erogare in regime di "de minimis" secondo quanto previsto dal regolamento CE n. 1535/2007, tenendo conto che gli attuali limiti per la Regione impongono l'esigenza di aprire una interlocuzione con il Governo nazionale per poter ampliare tale plafond e venire incontro alle aziende agro-pastorali con provvedimenti significativi e vicini agli attuali limiti delle erogazione previste per singola azienda di euro 15.000 per l'anno 2010;
3) un intervento sullo stock delle giacenze attraverso azioni di solidarietà sociale in Italia e all'estero;
4) un intervento di rilancio e finanziamento dei piani di azione delle OP, sia per l'offerta del latte tal quale sia per la trasformazione, unica forma capace di aggregare produzioni e di conseguenza di organizzare il mercato dei prodotti lattiero-caseari, ma anche la contrattazione comune per i mezzi tecnici e finanziari di produzione; uno speciale finanziamento va previsto per favorire l'accesso ai consorzi fidi degli operatori della filiera agro-alimentare;
5) la costituzione di un tavolo che, ad inizio campagna, coinvolgendo le OP del latte tal quale e le OP dei trasformatori (caseifici sociali) e gli industriali, porti alla determinazione del prezzo del latte tenendo conto dei prezzi di vendita di tutte le tipologie di formaggio, dei costi di trasformazione, delle rese e dei cali di peso;
6) l'erogazione immediata di quanto dovuto e scaduto per le indennità compensative e azione per il benessere animale ecc., e l'erogazione immediata di quanto dovuto per il 2010 concordando con AGEA l'anticipazione di qualche mese;
7) la richiesta del rifinanziamento dell'azione per il benessere animale per almeno altri cinque anni con potenziamento sia finanziario sia tecnico;
8) la richiesta di sospensione del pagamento dei contributi previdenziali e assicurativi e la rateizzazione al minimo;
9) il sostegno della SFIRS alla ristrutturazione finanziaria dei caseifici sociali e la rimodulazione dei debiti aziendali. (1)
Ordine Del Giorno Diana, Milia, Cuccureddu, Vargiu sulla crisi del comparto agropastorale.
Il Consiglio Regionale della Sardegna
Riunito nella seduta straordinaria del 13 settembre 2010 con il seguente ordine del giorno "dichiarazioni dell'Assessore regionale all'Agricoltura e Riforma Agro pastorale sulla profonda crisi che colpisce l'agricoltura e la pastorizia in Sardegna;
Udita la relazione introduttiva dell'Assessore Regionale all'agricoltura Andrea Prato; uditi gli interventi dei signori Consiglieri Regionali;
preso atto che l'intenzione manifestata dall'unanimità degli intervenuti appare orientata verso l'individuazione e attuazione di una piattaforma di interventi di breve medio e lungo periodo, a valere sulle risorse Regionali, Statali e Comunitarie per affrontare l'emergenza e rilanciare l'intero comparto ovicaprino della Regione Sardegna;
atteso che la Giunta Regionale ha presentato presso il Mdpaaf una piattaforma di interventi per il rilancio del settore, condivisa con le varie associazioni di categoria della Sardegna;
appurato che tale piattaforma deve essere integrata con alcune proposte di immediata attuazione da portare avanti mediante l'azione della Giunta regionale che dovrà individuare gli interventi e le necessarie risorse;
atteso che in un momento delicato come quello attuale occorre dare un segnale forte al mondo agropastorale e alla Sardegna tutta, con un atto di impegno unitario dell'intero consiglio regionale;
tutto ciò premesso
impegna la Giunta regionale
ad integrare la piattaforma di interventi sul comparto ovicaprino sardo prevedendo e quantificando le risorse necessarie per portare avanti i provvedimenti in esso contenuti, attivandosi con forza presso il governo centrale e l'Unione Europea affinché si concretizzino le proposte previste nel documento che si allega al presente per farne parte integrante e sostanziale.
Cagliari, 13 settembre 2010 (2)
Linee di azione per la filiera del latte ovi-caprino
INTERVENTI NAZIONALI
AZIONI A CARATTERE NAZIONALE
INTERVENTI IMMEDIATI
1. Acquisto di formaggio pecorino da destinare agli indigenti
Coordinatore: AGEA
2. Acquisto di formaggio pecorino da destinare ai paesi in via di sviluppo
Coordinatore:MAE
3. Sostenere operazioni di ristrutturazione del debito delle imprese.
Coordinatore:ISMEA
4. Dichiarazione stato di crisi del settore
Coordinatore: MIPAAf
5. Anticipazione dei pagamenti comunitari del I° pilastro della PAC
Coordinatore: AGEA
6. Ripristinare la fiscalizzazione degli oneri previdenziali per le zone montane e svantaggiate.
Coordinatore: GAB. MIN.
7. Informazione sulle dinamiche di mercato
Coordinatore: ISMEA
8. Garanzie per consentire alle imprese di accedere al credito
Coordinatore: ISMEA
9. Monitoraggio dei costi della filiera e della catena del valore.
Coordinatore: ISMEA
10. Istituzione dell'etichetta d'origine per tutti i prodotti ovicaprini
Coordinatore:MIPAAF
AZIONI A CARATTERE NAZIONALE
INTERVENTI DI MEDIO PERIODO
11. Incremento degli aiuti dell'Articolo 68 del Reg. 73/2009. Sostegno alla qualità latte ovicaprino fino a 30 milioni di euro.
Coordinatore: MIPAAF
12. Restituzioni all'export, ammasso privato e premi alla stagionatura
Coordinatore: MIPAAF
13. Attività di promozione e di sostegno della domanda di formaggio pecorino sul mercato interno
Coordinatore: MIPAAF
14. Valorizzazione dell'agnello italiano
Coordinatore: MIPAAF
AZIONI A CARATTERE NAZIONALE
INTERVENTI DI LUNGO PERIODO
15. Revisione del disciplinare e della classificazione dei formaggi pecorini DOP
Coordinatore: MIPAAF - REGIONE
16. Costituzione di un tavolo nazionale permanente per il settore ovicaprino
Coordinatore: MIPAAF - REGIONE
17. Piano nazionale di settore
Coordinatore: MIPAAF
18. Avviare una campagna di educazione alimentare per il rilancio del consumo di latte e derivati.
Coordinatore: MIPAAF
19. Avviare un'attenta riformulazione delle norme e degli strumenti a rafforzamento dell'export e difesa delle produzioni tutelate.
Coordinatore: MIPAAF
20. Misure di sostegno al reddito nell'ambito della PAC
Coordinatore: MIPAAF
- Evoluzione della PAC e comparto ovicaprino
Nei Paesi dell'Europa mediterranea l'allevamento ovicaprino viene praticato prevalentemente in aree agricole marginali, laddove cioè i pascoli rappresentano molto spesso l'unica forma di utilizzazione produttiva dei suoli. Tali attività hanno avuto da sempre una ricaduta importante sulla preservazione dei ruoli all'interno delle comunità e dei valori sociali, culturali, ambientali e paesagistici.
Ne consegue che le prospettive di sopravvivenza della zootecnia ovicaprina risultino, oggi più che in passato, profondamente legate alle misure di politiche agricole predisposte a livello comunitario (PAC) pena un inarrestabile quanto non auspicabile declino.
La riforma della PAC ha subito fino ad oggi diverse modifiche a seconda del periodo e delle necessità. Le diverse riforme hanno portato alla definizione di un modello di agricoltura europeo basato sulla "multifunzionalità dell'attività agricola" e sul ruolo centrale delle aree rurali per la diversificazione delle attività economiche degli agricoltori, hanno definito nuovi strumenti che legano le politiche di mercato a comportamenti "virtuosi" degli agricoltori in materia ambientale, paesaggistica e di produzione di alimenti sani e di qualità, hanno portato alla regolamentazione del mercato e gli aiuti diretti e all'aumento della spesa destinata a sostenere lo Sviluppo Rurale. Con queste riforme si è raggiunto anche l'obiettivo della riduzione delle eccedenze e delle sovvenzioni all'esportazione, della diminuzione del divario tra i prezzi del mercato comunitario e i prezzi del mercato mondiale e l'aumento del valore delle esportazioni.
Il comparto ovicaprino non è sicuramente tra quelli che - nell'evoluzione e attuazione di queste riforme - hanno ricevuto un buon livello di tutela e di sostegno.
Infatti, le Politiche intraprese dall'Unione Europea fino ad oggi per il sostegno al comparto ovicaprino non hanno tenuto conto di diverse specificità di alcune regioni italiane che si differenziano per tipologia di allevamento e per condizioni geografiche e fisiche da quelle di altri contesti territoriali europei.
In Europa vi sono poco più di 700 mila aziende in cui si allevano oltre 100 milioni di ovini. Più del 40% dei capi è allevato nel solo Regno Unito, nel quale è localizzato l'11% circa delle aziende. In questo Paese gli allevamenti sono specializzati nella produzione della carne e si caratterizzano per dimensioni medie estremamente elevate (510 capi/azienda) rispetto alla media europea (144 capi/azienda). Le caratteristiche strutturali che contraddistinguono gli allevamenti dei Paesi del bacino mediterraneo sono ben diverse da quelle del Regno Unito, fondamentalmente in ragione delle differenti condizioni fisicoclimatiche.
Nell'Europa mediterranea si concentra complessivamente circa il 70% delle aziende, con poco meno del 50% dei capi ovini. Le condizioni strutturali esistenti nelle diverse realtà nazionali presentano rilevanti differenze: a titolo di esempio si può considerare il divario esistente tra la dimensione media degli allevamenti spagnoli (pari a quasi 200 capi) e quella del confinante Portogallo (pari ad appena 40 capi). In ogni caso, è attualmente in atto un intenso processo di ristrutturazione aziendale, dato che l'ampliamento della consistenza del gregge e della base territoriale dell'azienda sono condizioni indispensabili alla realizzazione delle cosiddette economie di scala.
Gli allevamenti "mediterranei" generalmente traggono reddito non solo dalla carne ma anche e soprattutto dalla produzione del latte ed eventualmente dalla sua trasformazione. Spesso accanto a capi ovini essi ospitano anche caprini. L'allevamento caprino potrebbe definirsi complementare e secondario rispetto a quello ovino: gli 11 milioni di caprini esistenti in Europa, sono praticamente tutti concentrati nei Paesi del Mediterraneo. Questi animali, infatti, sono ancor più rustici e adattabili rispetto agli ovini, per cui possono essere allevati in condizioni territoriali particolarmente sfavorevoli.
Proprio la grande adattabilità degli allevamenti ovi-caprini, ma anche il limitato potenziale di remunerazione rispetto alla maggior parte delle altre attività agro-zootecniche, ha fatto sì che la pastorizia sia "sopravvissuta" nelle aree marginali ed economicamente svantaggiate dei Paesi mediterranei dell'UE, dove ad essa non vi erano valide alternative produttive. In tali contesti essa diventa allora una sorta di presidio per la conservazione di valori sociali-culturali, ambientali e paesaggistici. Questo significato più ampio e complesso è stato a lungo poco considerato nelle politiche agricole e solo recentemente sembra essere diventato in qualche modo una priorità.
- Anche l'Unione Europea invoca più attenzione al comparto ovicaprino
Anche l'Unione Europea ha provato ad individuare misure di politica agricola comunitaria corrispondenti alle esigenze del comparto attraverso la Risoluzione del Parlamento europeo del 19 giugno 2008 sul "Futuro del settore ovicaprino in Europa".
Tale Risoluzione, considerando che il settore ovicaprino nell'Unione europea:
? è formato in massima parte da aziende agricole tradizionali che consentono la sopravvivenza di migliaia di produttori (…..),
? svolge un ruolo ambientale fondamentale, tra cui la preservazione naturale di zone meno fertili e la salvaguardia del paesaggio e di ecosistemi sensibili (……),
? sta subendo, in quanto concentrato nelle zone svantaggiate, un grave declino in termini di produzione e di esodo dei produttori e denota un'assenza totale di attrattiva per i giovani allevatori ovicaprini,
? è caratterizzato da bassi redditi per i produttori, da un declino della produzione interna e da una flessione dei consumi, soprattutto tra le giovani generazioni, ed è esposto a una crescente concorrenza sul mercato interno
? risulta caratterizzato da un rialzo dei prezzi degli input di produzione che produce un aumento dei costi ed esercita ulteriore pressione sul settore che già versa in una situazione critica sul piano della competitività,
? (…...)
considerando inoltre che nell'Unione la carne e il latte ovino non beneficia in modo significativo dei fondi comunitari per la promozione dei prodotti agricoli e che occorre una campagna di promozione sostenuta che consenta di far evolvere le preferenze dei consumatori;
considerando infine che l'imminente valutazione dello stato di salute della politica agricola comune (PAC) offre l'opportunità di considerare idonei strumenti di intervento e un sostegno della PAC al settore ovicaprino,
(…..)
? riconosce la necessità urgente che il Consiglio dei ministri dell'agricoltura e la Commissione prendano delle misure per garantire un futuro redditizio e sostenibile della produzione di latte e di carni d'origine ovicaprina nell'Unione, per rilanciare il consumo dei prodotti in questione e mantenere e attirare giovani allevatori ovicaprini verso tale settore; sostiene inoltre la necessità di preservare queste aziende di allevamento tradizionali e rispettose dell'ambiente che hanno la funzione di rifornire il mercato comunitario e di assicurare una fonte di approvvigionamento di prodotti dell'allevamento ovicaprino nell'Unione europea;
? invita il Consiglio dei ministri dell'agricoltura e la Commissione a prevedere un ulteriore sostegno finanziario urgente per i produttori di latte e di carni d'origine ovicaprina dell'Unione europea, al fine di sviluppare nell'Unione europea una produzione ovicaprina dinamica, autosufficiente, orientata al mercato e al consumatore; invita inoltre il Consiglio dei ministri dell'agricoltura e la Commissione a pensare al futuro di tali settori nell'ambito della valutazione dello stato di salute della PAC, attraverso l'attuazione di una serie di misure che consentano agli Stati membri una certa flessibilità di scelta tra le seguenti opzioni di finanziamento:
- introduzione di un nuovo piano ambientale di mantenimento della produzione ovina per capo che sia a) finanziato direttamente dai fondi comunitari, oppure b) cofinanziato dall'Unione e dai governi nazionali, al fine di arrestare la flessione della produzione; tali finanziamenti sarebbero legati ai benefici ambientali associati alla produzione ovina, oltre che al conseguimento di obiettivi tecnici e qualitativi delle zone di produzione,
- analisi della disponibilità e dell'uso dei fondi inutilizzati nell'ambito del primo e del secondo pilastro della PAC, al fine di riassegnare tali fondi al settore ovicaprino,
- modifica dell'articolo 69 del regolamento (CE) n. 1782/2003 del Consiglio, del 29 settembre 2003, che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto nell'ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori nel quadro della valutazione dello stato di salute della PAC, affinché gli Stati membri possano destinare fino al 12 % dei loro pagamenti nazionali a interventi di sostegno delle filiere in difficoltà e a misure di mantenimento dell'attività agricola nelle zone svantaggiate,
- inclusione delle misure a favore dei produttori ovicaprini fra le nuove sfide emerse dalla valutazione dello stato di salute della PAC nell'ambito del secondo pilastro, misure alle quali potranno essere destinate le risorse risultanti dalla modulazione;
(…..)
? sottolinea che la produzione di latte ovicaprino deve essere incoraggiata al pari della produzione di carni ovicaprine, soprattutto al fine di garantire l'esistenza dell'intera catena di trasformazione del latte e la produzione di formaggi la cui tipicità e qualità sono ampiamente riconosciute;
(…..)
? sottolinea che gli strumenti più efficaci e sostenibili per aiutare il settore consistono nello sviluppare il mercato e nel comunicare con i consumatori mettendo in evidenza i benefici nutritivi e salutari dei prodotti e promuovendo i consumi;
(…..)
? invita la Commissione e gli Stati membri a predisporre programmi che incoraggino i produttori a riunirsi in consorzi di produzione e commercializzazione, a praticare la commercializzazione diretta nonché a produrre ed etichettare determinate qualità di carni e prodotti lattieri ovicaprini (ad esempio produzioni biologiche o specialità regionali);
(…..)
? invita la Commissione a includere il settore ovicaprino nel secondo programma comunitario in materia di salute (2008-2013) ( 1 ) al fine di persuadere i consumatori, e soprattutto i giovani che sono scarsi consumatori di prodotti ovicaprini, in merito ai benefici per la salute e all'apporto proteinico assicurato da tali prodotti, e a svolgere negli Stati membri un'attiva campagna d'informazione sui prodotti ovini e caprini e loro derivati
(…..)
Nonostante le indicazioni fornite dal Parlamento, la Commissione Europea ha completamente abbandonato il comparto e non ha portato avanti le misure di sostegno individuate. Anche nell'attuale fase di discussione della nuova PAC, le esigenze e le problematiche connesse al comparto ovicaprino non sembrano essere al centro delle tematiche agricole in discussione.
- Azioni e interventi urgenti per il rilancio del comparto ovicaprino richiesti dalle regioni al governo nazionale ed all'Unione Europea
Si chiede al Governo nazionale e, attraverso esso, alla Commissione dell'Unione europea di adottare misure urgenti finalizzate a:
1) Acquisto di formaggio pecorino da destinare agli indigenti
2) Acquisto di formaggio pecorino da destinare ai paesi in via di sviluppo
3) Sostenere operazioni di ristrutturazione del debito delle imprese.
4) Dichiarazione stato di crisi del settore
5) Anticipazione dei pagamenti comunitari del I° pilastro della PAC
6) Ripristinare la fiscalizzazione degli oneri previdenziali per le zone montane e svantaggiate.
7) Informazione sulle dinamiche di mercato
8) Garanzie per consentire alle imprese di accedere al credito
9) Garanzie per consentire alle imprese di accedere al credito
10) Istituzione dell'etichetta d'origine per tutti i prodotti ovicaprini
11) Incremento degli aiuti dell'Articolo 68 del Reg. 73/2009 sostegno alla qualità latte ovicaprino fino a 30 milioni di euro
12) Restituzioni all'export, ammasso privato e premi alla stagionatura
13) Attività di promozione e di sostegno della domanda di formaggio pecorino sul mercato interno
14) Valorizzazione dell'agnello italiano
15) Revisione del disciplinare e della classificazione dei formaggi pecorini DOP
16) Costituzione di un tavolo nazionale permanente per il settore ovicaprino
17) Piano nazionale di settore
18) Avviare una campagna di educazione alimentare per il rilancio del consumo di latte e derivati.
19) Avviare un'attenta riformulazione delle norme e degli strumenti a rafforzamento dell'export e difesa delle produzioni tutelate.
20) Misure di sostegno al reddito nell'ambito della PAC
Potrebbe essere presa in considerazione la possibilità di incrementare il plafond delle risorse messe a disposizione della Sardegna per le erogazioni in regime de minimis (attualmente circa 16,8 milioni di euro) attingendo alla "riserva" nazionale
Anche il settore del latte ovino ha beneficiato negli anni ante Riforma della PAC di restituzioni all'esportazione. Tali restituzioni hanno riverberato effetti positivi sul mercato del latte ovino, tonificando il prezzo del latte prodotto. La fine delle restituzioni ha generato, di converso, un effetto equivalente alla riduzione dei prezzi istituzionali che, quando prevista da una specifica O.C.M., è di norma compensata da un aiuto al reddito avente la funzione di lasciare inalterato il reddito dei produttori agricoli. Infatti nel bilancio comunitario, ad una riduzione delle spese causata dalla prevista riduzione dei prezzi istituzionali corrisponde un aumento delle spese destinate a sostenere i redditi degli imprenditori agricoli. Nel settore del latte ovino questo non è avvenuto e ad una riduzione delle restituzioni all'esportazione del Pecorino Romano (o meglio, all'azzeramento delle stesse…) non ha corrisposto un intervento compensativo a sostegno dei redditi degli allevatori, ed infatti il settore, anche per il verificarsi di altre cause, attraversa una crisi così profonda da mettere in discussione anche l'ordine sociale.
Nel considerare la riorganizzazione del settore ovino, secondo le linee strategiche sotto evidenziate, si ritiene che debba essere considerato irrinunciabile l'obiettivo di richiedere l'inclusione della produzione lattiera ovina all'interno degli interventi di politica agricola comunitaria già previsti da alcuni decenni a favore del latte bovino, chiedendo quindi l'inclusione del settore ovino all'interno dell'O.C.M. del Latte e dei prodotti lattiero caseari.
In virtù di quanto sopra e alla luce della risoluzione del Parlamento, risulta irrinunciabile per la Sardegna avanzare alla Commissione Europea, attraverso le vie istituzionali nazionali, la richiesta di introduzione del latte ovino nella specifica O.C.M. del settore latte e dei prodotti lattiero caseari per assicurare ai produttori storici di latte ovino, nelle regioni dove la produzione di Pecorino Romano è tradizionale, un intervento compensativo delle mancate restituzioni rapportato a capo ovino adulto.
- Il comparto ovicaprino in Sardegna
La crisi del comparto ovino sardo s'inserisce per alcune sue caratteristiche nell'ambito più generale della crisi dell'agricoltura sarda, che in questi anni sta colpendo in modo non più sostenibile il reddito degli agricoltori, mettendo seriamente in discussione l'esistenza stessa di migliaia di aziende con tutte le conseguenze prevedibili sull'occupazione e la coesione sociale.
In Sardegna la crisi del comparto ovino, che rappresenta circa il 45% del PLV dell'agricoltura sarda, colpisce il cuore del sistema agricolo in termini economici ed occupazionali e la cultura stessa di un popolo, mettendo in discussione alcuni tratti fondamentali della sua identità.
Il comparto ovino sardo soffre di una crisi strutturale che ciclicamente si riacutizza in relazione ai fattori di crisi del mercato internazionale e nazionale dei prodotti lattiero-caseari, con particolare riferimento a quello del Pecorino Romano. Mentre i costi di produzione aziendali sono praticamente raddoppiati negli ultimi dieci anni, il prezzo del latte, principale voce attiva del bilancio, è praticamente fermo (0,60 €/lt) ai livello dei primi anni '90.
In Sardegna la zootecnia ovicaprina da carne e da latte, è costituita da circa 17.000 allevamenti con oltre 2.600.000 di capi ovini e da circa 3.000 allevamenti con oltre 330.000 caprini, e rappresenta il principale aggregato zootecnico della Sardegna, con un'incidenza sulla PLV agricola regionale del 25% circa (45% il peso dell'intero settore zootecnico). La Sardegna è il più importante produttore nazionale di latte ovino e caprino, più dei due terzi del latte ovino italiano ed oltre la metà del latte caprino vengono prodotti in Sardegna (rispettivamente il 68% ed il 52% circa della produzione nazionale).
Ognuno di questi capi ovini produce annualmente oltre 100 litri di latte, per cui la produzione complessiva del comparto si attesta intorno ai 300.000.000 di litri di latte, che trasformati hanno portato ad una produzione totale di formaggi pari a circa 590.000 quintali che hanno mosso un fatturato di circa 350 milioni di euro, pari al 22% del fatturato agro-industriale regionale. L'export ha raggiunto il valore di circa 100 milioni di euro
Il valore del prodotto venduto fuori i confini nazionali è pari a oltre 100 milioni di euro (media 2005-2008), quasi integralmente derivante dalla vendita di Pecorino Romano. Il principale mercato di riferimento del prodotto lattiero caseario esportato sono gli USA seguiti dal Canada, dalla Francia, dalla Germania, dalla Grecia e dalla Spagna. In particolar modo, la destinazione delle produzioni vede il Pecorino Romano fortemente orientato verso il mercato USA nel quale viene prevalentemente venduto come formaggio grattugiato utilizzato nelle miscele con altri formaggi. Tale mercato assorbe circa il 70% delle produzioni di Pecorino Romano ma iI valore delle esportazioni risulta in calo. La restante quota viene venduta per circa il 90% nel mercato Italiano e per il 10% in mercati europei e del resto del mondo. Le altre tipologie di formaggio(pecorino sardo e fiore sardo) vengono vendute prevalentemente sul mercato italiano.
Il comparto si caratterizza per la specializzazione produttiva regionale di latte ovino, per la prevalente produzione di formaggi a denominazione d'origine e si rileva una diffusa presenza di caseifici specializzati nella lavorazione di latte ovino. Il 60% dei formaggi è costituito da pecorini DOP (55% Pecorino Romano, 4% Pecorino Sardo, 1% Fiore Sardo). La produzione di formaggi avviene in circa 80 caseifici (la maggioranza dei quali lavora solo latte ovino), di cui circa 30 di forma cooperativa, ed è stimata in 350 milioni di euro, circa il 22% del fatturato agro industriale regionale. Inoltre, si stima la presenza di circa 100 minicaseifici di cui 48 afferenti al sistema Fiore Sardo.
La richiesta di mercato per le carni tipiche regionali è crescente, in particolare quelle della carne di qualità (Agnello Sardo). L'attività di macellazione di capi ovini (agnelli) risulta in espansione e si rileva la presenza di interessanti percorsi alternativi di diversificazione dell'offerta. Dal 2005 la carne di Agnello Sardo si può fregiare della denominazione IGP, importante traguardo che ha aperto la strada alla completa valorizzazione di uno dei prodotti di maggiore importanza e differenziazione dell'economia agro-pastorale dell'isola. Il cinquanta per cento dei capi ovini macellati viene esportato nella penisola, principalmente nel Nord Italia, dove le qualità organolettiche della carne ovina sarda sono largamente apprezzate.
Nel comparto sono presenti da lungo tempo e ermangono fattori di debolezza quali il prezzo del latte all'origine non remunerativo, la fragilità del settore aggravata dall'abolizione degli aiuti alle esportazioni di Pecorino Romano, la gestione non sempre razionale degli allevamenti e la diffusione di epidemie sanitarie oltre alla scarsa diversificazione della produzione casearia (prevalente orientamento alla produzione di formaggi a pasta dura e semidura). Pesano inoltre sul comparto l'insufficiente qualificazione degli addetti, lo scarso ricambio generazionale oltre alle carenze infrastrutturali e dei servizi che devono essere tenuti in adeguata considerazione nell'implementazione di adeguate strategie di marketing atte a supportare percorsi alternativi di consolidamento e diversificazione dell'offerta.
Nonostante l'elevato potenziale di sviluppo nel comparto caprino si rileva una complessiva debolezza derivante dal suo ruolo subordinato rispetto al comparto ovino. In particolare non e' stata colta l'opportunita di accrescere l'allevamento caprino da latte che ad oggi e' l'unico deficitario in italia rispetto alla domanda interna.
L'analisi del comparto ha evidenziato problematiche legate principalmente al basso prezzo del latte ed alla stagionalità delle produzioni:
? il basso prezzo del latte all'origine determina la riduzione dei costi di produzione, la limitazione nell'acquisto di alimenti extra aziendali, l'aumento della pressione di pascolamento, inadeguate condizioni di allevamento e conseguenti fenomeni di diffusione delle epidemie sanitarie; la stagionalità delle produzioni con la concentrazione dei parti in autunno impone il soddisfacimento delle maggiori esigenze nutritive in inverno, ricorrendo alla coltivazione di erbai anche in superfici non idonee;
? la fase della commercializzazione dei formaggi ovini risulta prevalentemente gestita dalla componente industriale privata, in quanto la cooperazione non ha sviluppato, in linea generale, una propria capacità di commercializzazione e vende il proprio prodotto per lo più agli industriali privati. Il canale commerciale maggiormente rappresentativo del Pecorino Romano è quello dei grossisti che trattano il prodotto quasi alla stregua di una commodity.
A seguire vengono esposti gli interventi per il rilancio del settore agropastorale che sono stati già individuati dalla Regione Sardegna e inseriti in un apposito disegno di legge.
1) Creazione di processi di governance associati per l'aggregazione dell'offerta, la commercializzazione sui circuiti lunghi e le politiche di marketing
2) incremento indennità compensative del PSR
3) Nuova misura agroambientale e/o benessere degli animali nel PSR per la zootecnia ovi-caprina estensiva
4) Rilancio dei consumi interni: sviluppo filiera corta, utilizzo del formaggio pecorini nelle mense scolastiche e ospedaliere
5) Acquisto di riproduttori in regime de minimis, per la conversione da ovini da latte a ovini da carne o ovicaprini
6) Revisione del disciplinare e della classificazione dei formaggi pecorini DOP
7) Costituzione di un tavolo nazionale permanente per il settore ovicaprino
8) Attivazione della Misura 124 del PSR "Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti …" finalizzata alla diversificazione e alla ricerca di prodotti innovativi a base di latte ovi-caprino.
Interventi di rilancio del settore agropastorale della Regione Sardegna
Azione 1
DISEGNO DI LEGGE SULL'AGRICOLTURA (approvato in Giunta il 29 luglio)
Il disegno di legge "Disposizioni in materia di agricoltura" approvato dalla Giunta lo scorso 29 luglio prevede quattro articoli a sostegno di diversi comparti.
- Il primo articolo è finalizzato a concentrare l'offerta del latte ovi-caprino:
1. La Regione, al fine di favorire la concentrazione dell'offerta del latte ovi-caprino, eroga 4 centesimi di euro a litro di latte prodotto, sino a un massimo di 1.000 euro, alle aziende agricole che sulla base di un apposito atto delegano la commercializzazione del latte alle Organizzazioni professionali del settore agricolo riconosciute dal Cnel.
2. Il premio è erogato, per un triennio, secondo le disposizioni del Regolamento (CE) n. 1535/2007 della Commissione del 20 dicembre 2007 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato CE agli aiuti de minimis nel settore della produzione dei prodotti agricoli.
3. La spesa è determinata in euro 5.000.000 annui per il triennio 2010/2012.
4. La Giunta regionale, con deliberazione, definisce le condizioni di erogazione del premio.
- L'articolo 2 riguarda il rilancio del comparto cerealicolo attraverso la valorizzazione del grano duro prodotto in Sardegna, attraverso la sottoscrizione di accordi di filiera fra i rappresentanti degli agricoltori e i rappresentanti dei trasformatori (mugnai e pastai). Per favorire l'adesione dei cerealicoltori agli accordi che saranno stipulati si ritiene utile l'erogazione di un aiuto sotto forma di un premio per ettaro coltivato. Il premio è erogato, per un triennio, secondo le disposizioni del Regolamento (CE) n. 1535/2007 della Commissione del 20 dicembre 2007 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis nel settore della produzione dei prodotti agricoli. La spesa è determinata in euro 1.250.000 annui per il triennio 2010/2012.
- L'articolo 3 prevede l'erogazione di aiuti a favore delle aziende suinicole della Sardegna, con priorità per quelle situate nella zona da alto rischio come definita dal Piano di eradicazione delle pesti suine, per il miglioramento, l'adeguamento o la realizzazione delle strutture aziendali di allevamento, nel rispetto delle norme sanitarie vigenti. Obiettivo dell'intervento è favorire il miglioramento dello stato sanitario degli allevamenti suini, tutelare la salute pubblica garantendo la sicurezza alimentare e contrastare il fenomeno del pascolo brado nelle terre pubbliche.
- L'articolo 4 riguarda il finanziamento delle Università della Sardegna per attività di supporto dell'Assessorato dell'Agricoltura nell'elaborazione di strategie di politica agricola funzionali allo sviluppo della competitività delle aziende agro-zootecniche e alla diversificazione delle fonti di reddito. Il contributo annuo è determinato in euro 200.000 e sarà erogato sulla base di un programma approvato dalla Giunta regionale.
ALTRI INTERVENTI PER IL RILANCIO DEL COMPARTO AGRICOLO SARDO
Azione 2
Istituzione di un fondo presso la Sfirs di € 5.000.000 per agevolare l'accesso al credito da parte delle aziende agricole. Con l'utilizzo della regola de minimis la Sfirs erogherà controgaranzie ai consorzi fidi. L'intervento ha bisogno di due deliberazioni, di cui una sarà proposta dall'Assessore della Programmazione e finalizzata ad estendere, con le opportune modifiche, quanto già operante per gli altri settori compresa la trasformazione; l'altra sarà proposta dall'Assessore dell'Agricoltura per la definizione e individuazione delle risorse finanziarie da destinare al Fondo di Garanzia.
Azione 3
Finanziamento di nuove linee di credito per le aziende che aderiscono al progetto della stanza di compensazione con garanzia a valere sul fondo di rotazione regionale di € 238.000.000 di cui alla Delib.G.R. n. 25/26 del 1.7.2010 "Legge regionale 14 maggio 2009 n. 1, art. 4, comma 18. Costituzione presso SFIRS S.p.A. di un Fondo regionale finalizzato a sostenere progetti di reindustrializzazione
Azione 4
Sostegno finanziario ai Consorzi fidi (Agrifidi e Fidicop) per rafforzarne la struttura patrimoniale e per facilitare l'accesso al credito da parte delle aziende del settore primario. È già disponibile la somma di 2.000.000 di euro.
Azione 5
Ricapitalizzazione imprese agroalimentari di trasformazione attraverso l'istituzione di un fondo di 5.000.000 di euro.
Azione 6
Istituzione della "stanza di compensazione" quale organismo che tenderà a stabilizzare i rapporti della filiera del latte attraverso la pianificazione dei ruoli e la negoziazione del prezzodel latte e deciderà sulle sorti del latte prima della sua produzione, prevedendo:
- il versamento di un capitale di euro 2.500.000;
- il stanziamento di euro 10.000.000 per un intervento di razionalizzazione delle scorte giacenti presso le aziende di trasformazione;
- il coordinamento commerciale delle cooperative in crisi;
- rafforzamento della struttura commerciale, con venditori orientati ai mercati USA, Canada, Europa e Italia;
- promozione di attività formative per lo sviluppo delle figure professionali commerciali necessarie al sistema
- l'acquisto dei prodotti dalle cooperative in crisi;
- la commercializzazione dei prodotti a rischio di inflazione;
- la gestione e vendita del latte crudo nel caso in cui vi sia una diminuzione della produzione;
- la pianificazione produttiva delle cooperative in crisi, con l'introduzione di nuovi formaggi per i mercati italiano ed europei;
- l'orientamento delle OP presenti nel settore verso la costituzione di una Unione di OP.
In particolare con la "stanza di compensazione", si vuole arrivare a:
- pianificare la produzione annua (con l'obiettivo di controllare nel corso degli anni le quantità prodotte e lavorate);
- gestire le eccedenze della produzione di latte, vendendo il latte crudo anche in altri mercati oppure destinandolo alla trasformazione in prodotti alternativi alla caseificazione (es. latte in polvere)
- lavorare insieme ai centri di ricerca pubblici e privati per promuovere la diversificazione delle produzioni e l'incremento di tipologie non concorrenti;
- concorrere alla gestione programmata delle quantità di materie prime lavorate e alla gestione delle eccedenze, al fine di garantire un reddito di campagna adeguato;
- favorire la gestione delle eccedenze del prodotto finito per una immissione programmata sul mercato e la promozione mirata di tali produzioni.
Date le caratteristiche, questo soggetto è stato identificato nel CONSORZIO LATTE. Considerata l'esperienza maturata e le competenze acquisite, nell'implementazione delle attività connesse all'attuazione della "Stanza di Compensazione del settore lattiero caseario ovino, il Consorzio Latte si propone di estendere i servizi a favore degli operatori sia privati che cooperativi operanti nel comparto secondo le seguenti linee di attività:
1.pianificazione delle produzioni nella "Stanza di compensazione"
Nell'attuale congiuntura di crisi globale, la presenza di eccedenze determina una concorrenza che deprime eccessivamente i prezzi; la dinamica si trasferisce anche al settore primario, rendendo sempre più marginale l'economia rurale e concorrendo ad alimentare l'esodo; il fenomeno non si limita a questo particolare periodo, ma è ciclico, e richiede perciò soluzioni strutturali.
La stanza di compensazione è uno strumento che permetterà in collaborazione con il Consorzio di Tutela del Formaggio Pecorino Romano, di fornire un servizio di organizzazione e gestione di quantitativi importanti di Pecorino Romano, pianificando e diversificando la produzione e governando gli eventuali esuberi di produzione della DOP.
Verranno regolamentati e disciplinati tempi e modi nell'immissione nel mercato del formaggio Pecorino Romano.
Gli operatori si impegneranno a concordare il prezzo di mercato, ma qualora non fosse possibile chiudere una transazione al valore per kg nel mercato di riferimento, lo stesso quantitativo dovrà essere venduto/ceduto anche in via temporanea al Consorzio Latte che potrà immettere il formaggio detenuto nel mercato al valore prefissato e detratte le spese di gestione dello stesso per il periodo di stoccaggio ed eventuale manipolazione oppure lo stesso prodotto potrà essere riacquistato dal produttore al valore di vendita detratte le spese sostenute dal Consorzio per la sua gestione.
2.Commercializzazione delle eccedenze della produzione di latte
Il Consorzio Latte potrà operare nella commercializzazione diretta del latte tal quale in mercati europei per produzioni non direttamente concorrenti con i nostri prodotti oppure destinandolo alla trasformazione in prodotti alternativi alla caseificazione (es. latte in polvere).
A tal fine dovrà dotarsi di strutture, anche eventualmente preesistenti, in grado di gestire la parte d'intervento tecnologico necessaria per l'esportazione del latte in mercati diversi da quello italiano, garantendo in questo modo, il governo delle produzioni di latte da trasformare in formaggi.
3.Commercializzazione del prodotto finito
Il contesto competitivo del settore lattiero-caseario è purtroppo attualmente caratterizzato, come tutto il macroscenario economico mondiale, da fattori di forte incertezza e instabilità.
In particolare, si assiste in questa fase ad una complessiva contrazione dei consumi, accompagnata da un'accelerazione delle dinamiche di penetrazione nelle tradizionali aree mercato da parte di nuovi operatori fortemente concorrenziali.
Gli effetti della crisi economica conseguente a quella finanziaria USA risultano in questa fase difficilmente contrastabili dal singolo operatore. Tuttavia, proprio in questo contesto congiunturale, la persistenza e la differenziazione di strategie commerciali assume carattere rilevante e decisivo: un'efficace azione di marketing può infatti contrastare gli attuali trend negativi, determinando nel medio e lungo termine favorevoli opportunità per il Consorzio e i suoi associati.
In particolare risulteranno certamente favoriti quegli operatori che sapranno attuare azioni coordinate e preventive volte a garantire stabilità e continuità delle forniture, attraverso un adeguato sostegno al posizionamento qualitativo dell'offerta.
Si è portati a concludere che il sistema produttivo necessiti di un intervento per costruire un futuro dal punto di vista economico alternativo rispetto a quello statunitense puntando a rafforzare la presenza del Pecorino Romano D.O.P. nel mercato domestico e a realizzare iniziative commerciali su quei mercati in cui la presenza è tutt'altro che massiva.
La produzione di Pecorino Romano D.O.P. si è attestata nel 2009 in 267.000 quintali.
Come sopra evidenziato la maggior parte della produzione, pari al 50%, è destinata al mercato statunitense; 35% al mercato domestico; il 10% al mercato europeo e il 5% ad altro.
Il Consorzio Latte potrà intervenire direttamente nella commercializzazione delle produzioni lattiero casearie ovine che grazie alla sua organizzazione sarà in grado di aggregare per poi ricollocare nei mercati alternativi il rispetto a quello statunitense.
Oltre all'individuazione di nuovi sbocchi commerciali il Consorzio tenterà di fungere da supporto nei confronti delle strutture di trasformazione cooperative, in particolare di quelle che non hanno sviluppato una propria capacità di commercializzazione.
Per definire in modo puntuale gli interventi che verranno adottati in favore della Stanza di compensazione e per individuare i compiti e gli obblighi del Consorzio Latte nella gestione della Stanza di compensazione, viene stilato un protocollo d'intesa tra Assessorato dell'Agricoltura, Consorzio Latte e SFIRS SpA, in allegato al presente documento.
Per operare secondo gli orientamenti sopra indicati e al fine di dare attuazione all'ampliamento della gamma dei servizi a favore del comparto, al soggetto di secondo livello dovrà essere garantita una adeguata dotazione finanziaria, da realizzarsi attraverso interventi sui capitali permanenti (capitale proprio), sui capitali di terzi da acquisire sotto forma di indebitamento a medio-lungo termine e sui capitali circolanti da acquisire sotto forma di indebitamento a breve termine. In particolare è previsto
1. l'allargamento della base sociale del Consorzio Latte, in modo tale che il Consorzio sia maggiormente rappresentativo del comparto delle diverse componenti che ne fanno parte;
2. l'ingresso della SFIRS SpA nella compagine sociale del Consorzio Latte attraverso la sottoscrizione di una quota minoritaria del capitale sociale per un importo non inferiore a 2,5 milioni di euro. il Consorzio Latte si impegna a riscattare l'importo del capitale versato da Sfirs concordandone le modalità.
3. l'acquisizione dal sistema bancario e quindi da terzi, di un finanziamento a medio lungo termine dell'importo non inferiore a 4,5 milioni di euro;
- l'acquisizione dal sistema bancario, di risorse finanziarie a breve termine ed auto liquidanti, che permettano di intervenire sulle situazioni di difficoltà che espongono il comparto a variazioni mercantili in termini di valore e/o di quantità;
Azione 7
Attuazione del progetto qualità del latte ovino e acquisto di latto-prelevatori per rilevare in tempo reale le caratteristiche del latte conferito. Previsione di spesa euro 2.500.000
Azione 8
AGROENERGIE
Una delle soluzioni possibili per combattere la crisi delle aziende agricole è rappresentata dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, che consentiranno una integrazione del reddito agricolo e un abbattimento dei costi legati agli investimenti, con un conseguente rilancio del settore e incremento occupazionale.
L'attività di produzione e cessione dell'energia da Fonti di Energia Rinnovabile per le imprese agricole è un esempio di diversificazione dell'azienda agraria e, pertanto, parte del reddito agricolo, ai sensi del D. Lgs 228/01.
Anche l'Agenzia delle entrate ha chiarito, con la circolare n. 32 del 6 luglio 2009 che "le attività effettuate dagli imprenditori agricoli di produzione e cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agro forestali e fotovoltaiche costituiscono attività connesse ai sensi dell'art 2135 del Codice Civile e, pertanto, si considerano produttive di reddito agricolo.
Con Delibera di GR. n.25/40 del 1.07.2010 sono state attribuite all'Assessorato all'Agricoltura le competenze per il rilascio delle autorizzazioni uniche in materia di serre fotovoltaiche effettive, con l'obiettivo di fornire un sostegno agli agricoltori nella fase di predisposizione delle istanze e di monitorare lo sviluppo delle serre fotovoltaiche nel territorio regionale, con l'intento di realizzare 500 MW in agricoltura.
Per rispondere all'esigenza di adeguamento delle nostre norme a quelle comunitarie sull'utilizzo delle FER è intenzione dell'assessorato negoziare con la Commissione europea un percorso che consenta di modificare ed integrare le misure del Programma di Sviluppo Rurale allo scopo di finanziare investimenti oltre la logica dell'autoconsumo. Le autorizzazioni in itinere dovrebbero beneficiare di un percorso più celere rispetto alle nuove richieste.
Azione 9
SEMPLIFICAZIONE E SNELLIMENTO PROCEDURE BUROCRATICHE
Approvazione Delibera di istituzione dell'Organismo Pagatore e successiva attività di riconoscimento in sede comunitaria;
Apertura vertenza con il Ministero delle Politiche Agricole per analizzare le criticità operative e i ritardi accumulati.
Attivazione di una riorganizzazione delle agenzie agricole regionali per migliorare il livello di efficienza del personale che deve seguire maggiormente le esigenze concrete degli imprenditori.
Azione 10
EVENTI CALAMITOSI
Stanziamento delle risorse necessarie per affrontare i danni causati dalla TBC Bovina;
Previsione di spesa euro 300.000. Stanziamento già disponibile con bozza di delibera in fase di predisposizione.
Azione 11
INCREMENTO DEI CONSUMI INTERNI
Le politiche di rilancio dei consumi interni attraverso i circuiti di "filiera corta", i gruppi di vendita diretta, le mense scolastiche, le mense ospedaliere , campagna di rieducazione alimentare, progetto frutta sarda nelle scuola, rappresentano un'altra priorità dell'Assessorato Regionale all'Agricoltura, in linea con quanto stabilito con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole in vigore dal 2008, relativo alla realizzazione dei mercati cittadini per la vendita diretta, e in linea con quanto stabilito dall'Unione Europea sui prodotti a Km zero, si stanno predisponendo una serie di azioni per la concreta attuazione del progetto, attraverso il coinvolgimento dei Comuni, dell'ANCI, delle Aziende USL, e dei produttori sardi.
Azione 12
RILANCIO DELLA FILIERA ORTOFRUTTICOLA
È fondamentale per la filiera dell'ortofrutta avere un'ulteriore, importante, fonte di reddito come quella che proopone il quinto comma dell'azione 6 relativo alle agroenergie.
Il costo del lavoro in questo comparto infatti è fortemente determinante. Si tratta di coltivazioni comunque intensive, si svolgano esse in pieno campo e ancor più in serra e sono così caratterizzate da un forte impiego di manodopera. Anche le possibilità di meccanizzazione dei lavori sono relative. Inoltre il costo del lavoro è l'unica cosa che assolutamente ed inequivocabilmente si rivaluta continuamente nel tempo.
La conclusione è che se non si vuole essere nel tempo sempre più dipendenti dall'estero o arrivare a pagare l'ortofrutta cifre che la nostra società non può già ora permettersi è necessario dotare questo tipo di coltivazioni di redditi diversi oppure di sostegni al reddito.
Una grossa azienda di ortofrutta che operasse in parte a pieno campo ed in parte in serre avrebbe un bisogno di mano d'opera tale che l'impresa troverebbe difficoltà a reperire perché non in condizione di pagare i salari legali. Ciò potrebbe diventare possibile qualora coadiuvate da reddito derivante da energie fotovoltaiche.
Inoltre è opportuna la creazione di consorzi dedicati a una adeguata presentazione della produzione oltre che per una opportuna e capace aggregazione dell'offerta.
E'necessario ipotizzare, alla pari del comparto ovino, un aiuto alle aggregazioni di prodotto, affinché il rilancio del comparto venga colto come nuova opportunità per processi di incremento e diversificazione della produzione.
Aggregazione non significa solamente costituirsi forza contrattuale, ma anche offrire quantità di prodotto sufficienti a sostenere i consumi che nel periodo estivo, alla luce dei flussi turistici possono rappresentare un nuovo punto di forza.
L'aiuto si sostanzierebbe attraverso erogazioni di incentivi verso strutture economiche che sappiano offrirsi come punto di riferimento per le imprese singole.
Azione 13
RILANCIO DELLA FILIERA VITIVINICOLA
Il comparto vitivinicolo risente di diverse criticità: anche in questo comparto è prevista l'istituzione della stanza di compensazione per gestire e programmare la produzione. In Sardegna si importa più di quanto si produce, tuttavia si importano più vini comuni che vini a D.O.C. perché il nostro mercato interno ha necessità di limitare anche le spese relative al vino. Inoltre il contenimento dei costi di produzione induce molte aziende all'importazione.
Le rese in termini di qli/ha in Sardegna sono bassissime (25.000 Ha per 900.000 qli di uva) e rappresentano una minima parte di quanto producano percentualmente altre regioni del nostro Paese, dove peraltro coltivazioni anche più estensive rendono più agevole la meccanizzazione.
La conclusione è che acquistare fuori dall'Isola dei prodotti a prezzi migliori dei nostri stessi costi di produzione offre vantaggi alle aziende commerciali e mette anche le cooperative in condizione di abbassare i costi complessivi del prodotto finito. Ma se lo fanno in tanti e smisuratamente, si inflaziona il mercato e si finisce per vendere male il prodotto. Prolificano allora le aziende commerciali e soprattutto vitivinicole che nascono e cercano di completare la filiera con la commercializzazione; e se il vino "comune " non è sufficientemente pagato allora diventa D.O.C. Oggi infatti assistiamo a quantitativi di produzioni di vini a D.O.C. difficili da esitare.
Come venirne a capo?
- Se possibile facendo in modo che ogni genere di "aiuto" privilegi chi non ha importazioni se non in misura limitatissima, necessaria per "tagli diversi".
- Con una importante azione di controllo sugli impianti ma anche sui reimpianti.
Non dovrà essere concesso di impiantare ad es. Cannonau se nelle annate immediatamente precedenti si sono manifestate quantità di invenduto oltre il fisiologico. Oppure se il prezzo medio di vendita non sia stato remunerativo per l'azienda e soprattutto per il viticoltore.
Si intende di produrre per il mercato e, se non vale la pena produrre ciò che non si venderà si potranno forse produrre, più convenientemente per tutti , altre varietà.
Per superare il momento negativo, ma anche per una migliore aggregazione dell'offerta sarà importante favorire sia gli accorpamenti aziendali che la creazione di Consorzi commerciali da gestire con capacità e mentalità imprenditoriali.
Và da sé che questo necessiterà di importanti aiuti economici perché un settore fortemente sottocapitalizzato difficilmente sarebbe in condizioni di condurre.
In ultimo sarebbe molto importante aiutare la commercializzazione con azioni dedicate, con l'apertura di Wine bar negli aeroporti o nelle più importanti città del mondo (anche con altri prodotti dell'agroalimentare, ma anche del turismo e dell'artigianato) o con quant'altro. In tutta questa programmazione potranno essere estremamente importanti quelle risposte che debbono essere chieste ai Consorzi di Tutela e da questi fornite.
Azione 14
RILANCIO DELLA FILIERA DELLE CARNI
Sono allo studio azioni finalizzate a rilanciare la filiera locale delle carni attraverso la riduzione del costo degli alimenti per il bestiame, il finanziamento di centri di ingrasso e la valorizzazione delle produzioni sarde.
La sinergia fra le diverse linee d'intervento dovrebbe consentire il recupero dell'economicità di questo tipo di allevamento con nuove occasioni di reddito per i produttori sardi.
Si ipotizza l'inserimento all'interno del PSR di alcune misure specifiche per il finanziamento di mattatoi mobili finalizzati a garantire l'approvvigionamento dei mercati locali di carne ovina prodotta localmente.
Azione 15
RILANCIO DELLA FILIERA CEREALICOLA
E' ormai assodato che la produzione del comparto cerealicolo è giunta negli ultimi anni ai minimi storici anche a seguito degli effetti prodotti dalla riforma della PAC (politica agricola comune). In tale contesto appare indispensabile realizzare percorsi che valorizzino la materia prima locale.
La Regione ha allo studio una serie di importanti azioni fra le quali l'avvio delle procedure per il riconoscimento della DOP per il grano sardo, per i malloreddus, la spianata e il carasau. In linea generale l'azione della Regione è tesa alla creazione di una filiera certificata e alla crescita del modello associazionistico capace di condurre ad una maggiore capacità contrattuale delle strutture di ammasso di riferimento del mondo agricolo, potendo contare sulla disponibilità di quantitativi maggiori di prodotto che tale processo determinerebbe.
Linee di azione per la filiera del latte ovi-caprino
AZIONI REGIONALI
AZIONI REGIONALI
INTERVENTI DI MEDIO PERIODO
1. Creazione di processi di governance associati per l'aggregazione dell'offerta, la commercializzazione sui circuiti lunghi e le politiche di marketing
Coordinatore: REGIONE
2. Incremento indennità compensative del PSR
Coordinatore: REGIONE
3. Nuova misura agroambientale e/o benessere degli animali nel PSR per la zootecnia ovi-caprina estensiva
Coordinatore: REGIONE
4. Rilancio dei consumi interni: sviluppo filiera corta, utilizzo del formaggio pecorini nelle mense scolastiche e ospedaliere
Coordinatore: REGIONE
5. Acquisto di riproduttori in regime de minimis, per la conversione da ovini da latte a ovini da carne o ovicaprini
Coordinatore: REGIONE
AZIONI REGIONALI
INTERVENTI DI LUNGO PERIODO
6. Revisione del disciplinare e della classificazione dei formaggi pecorini DOP
Coordinatore: MIPAAF - REGIONE
7. Costituzione di un tavolo nazionale permanente per il settore ovicaprino
Coordinatore: MIPAAF - REGIONE
8. Attivazione della Misura 124 del PSR "Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti …" finalizzata alla diversificazione e alla ricerca di prodotti innovativi a base di latte ovi-caprino.
Coordinatore: REGIONE. (2). )
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Vorrei illustrare a grandissime linee il contenuto principale…
PRESIDENTE. Non può illustrare l'ordine del giorno, onorevole Lotto, perché è stato presentato dopo la chiusura della discussione. Può fare solo la dichiarazione di voto.
LOTTO (P.D.). Intervengo per dichiarare e motivare il voto favorevole a questo ordine del giorno, e vorrei anche che gli uffici prendessero atto che l'ordine del giorno reca le firme non solo di coloro che figurano nell'intestazione ma di tutti i consiglieri del centrosinistra.
Esprimo pertanto il voto favorevole a un ordine del giorno che contiene disposizioni volte a favorire un intervento organico nel settore agro-pastorale (oggi abbiamo discusso a lungo sulla crisi che sta vivendo), per la valorizzazione delle Organizzazioni dei produttori e del loro rapporto contrattuale con gli industriale della trasformazione del latte, per sostenere concretamente la predisposizione di misure di finanziamenti ad hoc nel comparto, per tutti gli operatori agropastorali che aderiscono alle organizzazioni dei produttori operanti nell'Isola e a tutte quelle che eventualmente si vorranno costituire nel futuro. L'obiettivo è quello di utilizzare fino al massimo dei 15 mila euro previsti dalle attuali norme comunitarie, il finanziamento in regime de minimis, onde dare ristoro alla situazione attuale delle aziende agricole.
Serve intervenire, infine, e dobbiamo assolutamente sostenerla con delle richieste di rifinanziamento, sull'Azione del benessere animale, estendendola ai prossimi 5 anni, con la richiesta di sospensione del pagamento dei tributi previdenziali e assicurativi. Serve il sostegno della SFIRS relativamente alla ristrutturazione finanziaria dei caseifici sociali e alla rimodulazione dei debiti delle aziende agricole; serve cioè un intervento organico che consenta al mondo agropastorale di uscire dalle secche in cui si è venuto a trovare per responsabilità non certo dei pastori. A questi è dovuto un intervento che salvi la situazione attuale e costruisca le prospettive per un futuro diverso che gli dia la possibilità di continuare a svolgere questo lavoro anche nei prossimi anni. Ritengo pertanto che questo ordine del giorno vada votato e dichiaro il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, io chiaramente voto l'ordine del giorno numero uno,ma esprimo il rammarico per il mancato raggiungimento dell'obiettivo(sinceramente non ne ho capito le ragioni) di tentare di definire con un documento unitario le priorità, dopo un dibattito anche molto ampio e preciso; questo era l'impegno che avevamo tentato di assumere con le associazioni di categoria e il Movimento dei pastori sardi.
Il documento della maggioranza prende atto delle dichiarazioni dell'Assessore, ascolta gli interventi dei consiglieri regionali e poi dà mandato alla Giunta regionale di fare non si sa bene cosa. "…portare avanti mediante l'azione della Giunta regionale che dovrà individuare gli interventi e le necessarie risorse". "Atteso che nel momento attuale occorre dare un segnale forte con un atto di impegno unitario dell'intero Consiglio regionale"" tutto ciò premesso impegna la Giunta regionale ad integrare la piattaforma di interventi sul comparto, eccetera, eccetera".
Siamo tornati, un po' come nel gioco dell'oca, alla casella di partenza, senza uscire dal Consiglio regionale con delle indicazioni precise; è quello che in effetti abbiamo tentato di fare con l'ordine del giorno numero 1, che noi voteremo con convinzione e che risponde alle indicazioni pervenute dal Movimento e dalle associazioni dei pastori sardi, tese a individuare cinque, sei punti che potevano essere affrontati, definiti e messi in agenda senza dover aspettare ulteriori decisioni della Giunta che, magari, delegherà il tutto ad ulteriori decisioni del tavolo romano.
Mi sembra che questo dibattito importante, soprattutto l'iniziativa importantissima degli operatori del comparto, abbia partorito in questo Consiglio regionale un topolino mentre avrebbe meritato ben altra conclusione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, molto brevemente per dichiarare il voto del mio Gruppo a favore dell'ordine del giorno numero 1 e il voto contrario sull'ordine del giorno numero 2, e per sottolineare (io non smetterò mai di pensarlo) che questo Consiglio regionale, lo dico anche all'onorevole Diana, nonostante un esito non soddisfacente, avrebbe potuto produrre un ordine del giorno unitario che contenesse le proposte che sono state avanzate e anche vagliate nell'incontro dei Capigruppo con le associazioni di categoria.
Io penso che la questione non termini oggi, penso che noi dovremmo riprenderla, penso che noi dovremmo lavorare per trovare e sostenere soluzioni con concretezza, penso e spero che la conclusione della crisi politica che attraversa la maggioranza si risolva con un passo avanti rispetto all'attuale qualità e consistenza di proposta della Giunta regionale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, esprimo il voto a favore sull'ordine del giorno numero 1. Mi dispiace che non si sia arrivati a condividere una posizione unitaria del Consiglio regionale, perché i dieci punti che abbiamo inserito come misure urgenti da adottare sono a mio avviso condivisibili, come credo sia anche emerso nel corso del dibattito.
Noi prevediamo risorse certe: un'erogazione per singola azienda di 15.000 euro per l'anno 2010, ancorata a una misura di finanziamento per quelle aziende che aderiranno alle OP operanti o che si costituiranno in seguito. E poi chiediamo la dichiarazione dello stato di crisi del comparto agropastorale. E' un insieme di misure che mi sembra diano alla Giunta regionale e al Consiglio stesso la misura dell'emergenza; e poi discuteremo della prospettiva, del medio e lungo termine.
Credo sia un'occasione mancata per un Consiglio regionale che vede nei banchi della maggioranza una crisi nei fatti, l'assenza del Gruppo Sardista, e che dà nell'ordine del giorno numero 2, una delega totale all'assessore Prato sulle misure da adottare, sull'integrazione della piattaforma, sulle risorse da individuare, ma che non dà invece risposte certe alla crisi della pastorizia. Ribadisco che mi sembra un'occasione mancata, e noi quindi convintamente voteremo a favore dell'ordine del giorno numero 1.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Ho domandato di parlare per dichiarare il mio voto favorevole all'ordine del giorno numero 1 e per recriminare, anch'io, sull'occasione mancata di riconoscersi in un impegno unitario per dare una mano a questo comparto, e non solo dare una mano, ma soprattutto per utilizzare l'opportunità offerta da questa crisi per fare finalmente un passo in avanti nella modernizzazone del sistema di mercato.
Ma intervengo anche perché vorrei puntualizzare alcune cose sentite nella replica dell'Assessore che non mi va bene di lasciare non commentate. Lei si è vantato, Assessore, tra le tante cose fatte, di essere finalmente riuscito a spendere per tempo i fondi del nuovo PSR 2007-2013, diversamente da quello che si faceva nel passato laddove i soldi si restituivano a Bruxelles. Mi sembra ingiusta questa affermazione perché lei si ricorderà, Assessore, che al momento del passaggio dei poteri l'assessore Foddis le consegnò un importante documento dove, tra le altre cose, c'era tutta la rendicontazione del PSR per il 2009; quindi, a febbraio del 2009 era già fatta tutta la rendicontazione fino al 31 dicembre 2009, semplicemente perché erano fondi già spesi con il trascinamento delle misure del benessere animale del periodo precedente.
E, ancora, sugli altri fondi da lei dichiarati non spesi, per togliere i luoghi comuni che ogni tanto rimbalzano in quest'Aula soprattutto in tarda serata, vale la pena ricordare che al 31 dicembre 2007 improvvisamente l'Unione europea non accettò più le spese rendicontate, ancorché eseguite, fatturate ma non ancora collaudate; ci capitò quindi che non venissero accettati collaudi per circa 35 milioni di euro, ma era tutto rendicontato, e la bontà dell'opera di rendicontazione viene poi confermata dal fatto che invece sul PSR rendicontammo prima e meglio di tutte le altre Regioni e ci prendemmo oltre 40 milioni di euro di overbooking: 35 milioni in meno, 40 milioni in più, chi l'ha preceduta ha speso di più di tutte le risorse europee, e non di meno. Quindi, sicuramente avrà altri meriti ma non quello di aver speso meglio rispetto al passato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, dichiaro il mio voto favorevole su questo ordine del giorno numero 1 e manifesto anche la mia delusione in merito alla replica dell'Assessore. Nella sua replica, Assessore, nessuna presa d'atto, una sfida non solo nei confronti del Consiglio ma nei confronti della sua maggioranza, che ha espresso molti appunti sul suo operato. E'costretto a ricordare i 123 provvedimenti adottati; Assessore, l'averlo ricordato è per lei una sconfitta, perché vuol dire che il mondo delle campagne non si è accorto di questi 123 provvedimenti; se lei è costretto a dirlo è perché questo Consiglio, perché la sua maggioranza non si è accorta di questi 123 provvedimenti.
E' allora, Assessore, un po' di responsabilità; noi la invitiamo, e invitiamo tutta l'Aula, a recepire quello che c'è in questo ordine del giorno che non fa altro che prendere atto delle sollecitazioni provenienti dall'esterno, da questo mondo, che vengono incontro anche a lei che deve avere un supporto da parte del Consiglio regionale per portare avanti queste iniziative.
Si tratta essenzialmente di dichiarare lo stato di crisi, si tratta essenzialmente di dare un contributo de minimis fino a 15.000 euro nel 2010 alle aziende in crisi, si tratta di attivare un rilancio finanziario delle organizzazioni dei produttori per aggregare la produzione (quello che stiamo dicendo oggi), si tratta di erogare immediatamente quanto dovuto e scaduto per le indennità compensative, si tratta di sospendere i pagamenti dei contributi previdenziali e assicurativi.
Che cosa c'è di così scandaloso in questo ordine del giorno, di così eversivo che non possa essere votato dalla maggioranza? Me lo dovete spiegare voi. Sono le proposte che stanno venendo da fuori e che tutti quanti voi avete detto di voler sostenere. La risposta dell'assessore Prato invece non era in linea e non era conforme alle attese del mondo agricolo. Pertanto io penso che il Consiglio regionale debba essere più responsabile dell'Assessore e votare questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Milia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Intervengo brevemente per dichiarare il voto di astensione sull'ordine del giorno numero 1, un voto di astensione che vuole essere una manifestazione di intenti identica a quella dei proponenti dell'ordine del giorno per quello che deve essere il risultato. Diversa è la forma che noi abbiamo concordato perché riteniamo che l'ordine del giorno numero 2 sia più completo nelle azioni indicate alla Giunta nella rivendicazione della piattaforma. Crediamo che la nuova azione che la Giunta porterà avanti darà quei risultati che il mondo delle campagne aspetta concordemente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale dell'ordine del giorno numero 1.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Cuccureddu - Floris Mario - Mulas.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Fois - Lai - Locci - Milia - Murgioni - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Sanjust - Sanna Paolo - Steri - Vargiu - Zedda Alessandra.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 30
astenuti 26
maggioranza 16
favorevoli 27
contrari 3
(Il Consiglio approva).
A seguito dell'approvazione dell'ordine del giorno numero 1 decade l'ordine del giorno numero 2. Il Consiglio verrà riconvocato a domicilio.
La seduta è tolta alle ore 22 e 37.
Allegati seduta
CXXXVI Seduta
Lunedì 13 settembre 2010
(POMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 17 e 08.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 3 agosto 2010 (129), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesco Meloni, Francesco Mula, Giorgio Oppi, Onorio Petrini, Antioco Porcu, Teodoro Rodin ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 13 settembre 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Poiché è ancora in corso l'incontro dei Capigruppo con i rappresentanti delle associazioni di categoria del mondo agricolo sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 10, viene ripresa alle ore 17 e 46.)
Sardegna, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento
PRESIDENTE. Colleghi, ricordo che l'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sulle dichiarazioni dell'Assessore regionale dell'agricoltura sulla crisi del comparto agro-pastorale sardo.
E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, Assessori, onorevoli colleghi, Assessore, a fronte di una vicenda che va avanti da troppo tempo, dopo le tante manifestazioni che hanno visto la partecipazione di migliaia e migliaia di persone, espressione ditutte le province della Sardegna , dopo il susseguirsi di numerosi incontri, dopo che è trascorso un anno e mezzo dall'inizio della legislatura regionale, non si può sostenere di non conoscere il problema e di avere bisogno di ulteriore tempo, non avendone avuto a sufficienza, per esaminarlo.
E questo, Assessore, anche dopo aver creato false illusioni circa la disponibilità del Governo nazionale. Un Governo che si tinge sempre più di colore verde; e non è il verde dei prati, il verde dei pascoli, il verde delle nostre campagne, ma è il verde della Lega, che si è appropriata di un colore che dovrebbe essere della natura, dell'ambiente. Un Governo concentrato su altri temi: le intercettazioni, care a tutti, e altri ancora e che dimentica la Sardegna, su questa come su tante altre vicende.
Dopo aver avuto tempo, Assessore, tanto, qual è l'idea? Qual è la strategia? Qual è l'obiettivo che si vuole raggiungere e quali sono le modalità attraverso le quali raggiungere l'obiettivo: la risoluzione di questo problema? Assessore, dopo aver sprecato tanto tempo - una parte di questo impegnato a escludere associazioni di cooperative dai tavoli - lei non ci ha ancora detto, se non poche, pochissime cose nell'intervento di questa mattina, come intende affrontare la crisi del settore della pastorizia, il costo del latte, e l'insieme dei problemi relativi al settore.
Invece, ha voluto giustificare la sua posizione o, per meglio dire, per usare gli stessi termini che lei ha usato, i suoi errori, le sue sottovalutazioni. Ha voluto distribuire le colpe fra tutti:Esecutivo, Consiglio, Governo nazionale, Europa, pastori, grandi imprese, insomma, un po' di colpa a tutti perché poi alla fine "mal comune mezzo gaudio", in modo tale cioè da sollevare se stesso e la sua Giunta dalle responsabilità.
Qual è l'idea? E' vero: voi vi siete presentati dicendo di non avere alcuna idea sullo sviluppo e che le idee sarebbero nate dal basso e dal territorio; però sarebbe necessario su queste questioni avere una strategia, alcuni obiettivi, delle idee forti da mettere in campo per la risoluzione dei problemi perchè non saranno sufficienti l'educazione alimentare, come da lei detto, o un esercito di rappresentanti in giro per il mondo.
Diversi suggerimenti sono arrivati stamattina dai banchi dell'opposizione: aiutare le esportazioni; rafforzare il mercato interno, per quanto debole esso sia; abbattere i costi energetici o, come ha detto il collega Lotto, essere a conoscenza dei dati per poter comprendere meglio il settore e i suoi problemi; o, ancora, come ha ripetuto l'onorevole Sechi, fare della nostra debolezza una forza attraverso il dialogo con altri Paesi del bacino del Mediterraneo per assegnare ad alcuni prodotti un marchio di tipicità da esportare nel mondo. Tra i suggerimenti anche la valorizzazione dell'ambiente, il non sfruttamento delle campagne, dove non sarebbe bene costruire seconde case ma incentivare invece l'utilizzo delle campagne esclusivamente ai fini dell'agroalimentare.
Dall'opposizione sono arrivati questi, come altri suggerimenti, tra cui quello del presidente Soru relativo alla creazione, sarebbe la cosa più importante, di un cartello dei produttori sull'esempio, calzante, dei produttori di petrolio e di coloro che lo raffinano che devono stare alle esigenze dei produttori. Questa sarebbe un'idea forte perché si tratta di mettere insieme non multinazionali del petrolio, che fanno cartello,bensì categorie deboli che, proprio attraverso quella unità possono essere tutti, insieme, più forti.
Non si può fare; è vero che lei, la Giunta, vi muovete in parte col piede in due staffe, da un lato si vorrebbero aiutare i pastori, alzando il costo del latte, dall'altro si vorrebbero aiutare gli industriali o, meglio, non li si vorrebbe deludere, non li si vorrebbe mortificare, insomma li si vorrebbe accontentare in qualche modo. Le due cose non stanno insieme, perché da un lato ci sono i forti che si difendono da soli - da che mondo è mondo si sono sempre difesi da soli e hanno il potere, i mezzi, gli strumenti per farlo - dall'altro ci sono invece i deboli che difficilmente si difendono se non aiutati, e difficilmente riescono a mettersi insieme se non appunto spronati in quella direzione.
Ebbene, tra queste due scelte, senza voler eliminare le industrie che lavorano il latte e quelle che poi lo vendono e lo esportano, in questo specifico caso la nostra attenzione deve andare ai pastori, a coloro che vivono le campagne, a coloro insomma che soffrono maggiormente questo stato di cose. Assessore, a lei compete la scelta, a lei, se non vuole cogliere alcune delle sollecitazioni e dei suggerimenti emersi, suggerirei un'altra strada che non può essere solo ed esclusivamente quella dell'educazione alimentare o dell'esercito di rappresentanti da mandare in giro per l'Italia, quasi che questi due soli strumenti, insieme a un po' di pubblicità in più, siano sufficienti per far crescere il settore, rilanciare la Sardegna e aiutare i pastori in questa battaglia.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cappai. Ne ha facoltà.
CAPPAI (U.D.C Signor Presidente del Consiglio, manca il Presidente della Regione, adesso anch'io comincio a richiamarlo in Aula, così come facevo con il presidente Soru che più volte ho definito latitante, perché il problema che stiamo discutendo è di tale e tanta importanza da meritare anche la sua presenza.
Colleghi e colleghe, non è solo il comparto lattiero caseario ovicaprino che sta attraversando una gravissima crisi, ma l'intero sistema agropastorale sardo. Concordo con l'onorevole Lotto, in Commissione, in occasione dell'esame del disegno di legge, avevamo chiesto dei documenti per meglio discutere il tema, e poichè alcuni dati erano necessari ho provato a cercarli personalmente.
Per valutare l'importanza del comparto ovicaprino nell'ambito dell'economia agricola regionale è sufficiente evidenziare che nel comparto sono presenti circa 17.500 aziende e 3 milioni, 3 milioni e mezzo di capi allevati. Il comparto lattiero caseario ovicaprino presenta molti punti di debolezza che in parte, come ho già detto, sono propri dell'intero settore agricolo sardo.
Possiamo ricordare, tra i punti di debolezza, un'insufficiente infrastrutturazione del territorio agricolo, la presenza di aziende di ridotte e ridottissime dimensioni, la frammentazione della base terriera col conseguente aumento dei costi, il susseguirsi di calamità naturali, il pesante indebitamento delle aziende agricole e le difficoltà per le stesse di reperire risorse finanziarie a costi compatibili con la ridotta redditività aziendale, i costi aggiuntivi derivanti dal fattore di essere isola, l'eccessivo individualismo degli imprenditori agricoli sardi che non favorisce l'aggregazione necessaria per una moderna organizzazione di filiera, in particolare nelle fasi della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti, da cui dipende anche l'eccessiva frammentazione dell'offerta.
Ritardi sono altresì evidenti nella diversificazione produttiva e nella multifunzionalità dell'azienda agricola, nella maggiore diffusione delle pratiche agricole che tutelano l'ambiente in tutti i suoi aspetti. Altro punto di grande debolezza, Assessore, è quello della ricerca, dell'innovazione e della sperimentazione.
La crisi del comparto certamente non è di oggi, è di lungo periodo, e ha tutte le caratteristiche di una crisi strutturale che richiede una politica che affronti i nodi irrisolti dell'agricoltura sarda nei tre stadi fondamentali della filiera: produzione, trasformazione e commercializzazione. C'è bisogno di una politica che crei i presupposti per l'affermazione di livelli più avanzati di competitività, che aumenti, è vero, il valore aggiunto dei nostri prodotti, la cui ricaduta però vada soprattutto a favore dei produttori, cioè di coloro che lavorano, si impegnano, si sacrificano e che poi però non vedono pagato nessuno di questi servizi, e che da sempre risultano essere l'anello più debole della filiera.
L'agricoltura sarda, compreso il comparto lattiero caseario, ormai è giunta ad un bivio: o riesce a superare i propri ritardi strutturali e quindi a diventare competitiva, o è esposta, nel breve e nel medio periodo, ad un pericolo reale di ulteriore marginalità nel panorama italiano e internazionale.
Vede, onorevole Soru, sono d'accordo con lei quando afferma che non ci sarà futuro per la Sardegna senza agricoltura. Però non sono d'accordo con lei quando dice di essersi appassionato al tema, di aver sempre voluto seguire da vicino con passione - ha detto stamattina - il problema del settore ovicaprino lattiero caseario in Sardegna.
Alla sua Giunta, già dall'ottobre del 2004, venne consegnata una relazione nella quale si esaminavano sia i vari punti di crisi che i vari punti di forza, e si suggerivano quali potevano essere le strade da seguire per dare linfa a questo settore. Io la sfido a dirmi se lei ha mai presentato, anzi la sua Giunta, un solo disegno di legge a favore del settore. Dal 2004 al 2009 nè il suo Gruppo, nè la sua maggioranza hanno mai presentato una proposta di legge, nè mai un disegno di legge la sua Giunta. Ma questo non lo dico perché voglio difendere Prato che critico; non ho condiviso, se non in parte, la relazione svolta stamattina, perché il settore agropastorale in Sardegna ha bisogno di forza, ha bisogno di impegno, ma da parte di tutte le componenti di questa Aula. Quando si deve esaminare un tema di cosi grande importanza, qual è quello di questo che viene definito il settore primario, non c'è maggioranza e non c'è minoranza.
La nuova Politica agricola comunitaria (PAC), il Mediterraneo come area di libero scambio, le rivendicazioni dei Paesi emergenti per la commercializzazione libera e non sostenuta dei prodotti agricoli sono solo alcuni degli elementi costitutivi di uno scenario europeo ed internazionale con il quale il comparto lattiero caseario deve essere in grado di competere puntando soprattutto sulla tipicità dei prodotti e sul loro rapporto con il territorio, sulla compatibilità e qualità ambientale, sulla tracciabilità di filiera e sulla qualità certificata anche a garanzia della sicurezza alimentare.
In questi ultimi anni, e su questo concordo con Prato, nei consumatori dei Paesi sviluppati è cresciuta e si è andata consolidando una nuova cultura alimentare sempre più attenta ed esigente rispetto alla qualità e alla salubrità del cibo.
Nell'immediato per poter in qualche modo rimettere il settore in cammino potremmo dire che si rende necessario mettere in campo tutti gli sforzi per raggiungere un accordo tra i diversi soggetti della filiera: produttori, trasformatori e commercianti. In questo senso è positivo che la Giunta si sia già attivata e abbia presentato questo disegno di legge che vuole concedere un corrispettivo, passatemelo, di 4 centesimi di euro al litro per l'ovicaprino. Non è sufficiente, Assessore, 4 centesimi non possono essere sufficienti, non possono essere sufficienti 5 milioni di euro per incidere positivamente a favore del comparto lattiero caseario e ovicaprino della nostra Regione.
Bisogna avere quei dati, io ho provato a fare un calcolo stamattina; se è vero come è vero che ci sono 3 milioni e mezzo di capi, e se è vero che un capo mediamente produce 100 litri arriviamo a 350 milioni di litri di latte, 4 centesimi al litro impongono una somma ben superiore ai 5 milioni di euro.
Non condivido neanche le richieste fuori luogo, oserei dire, delle associazioni di categoria; ma, come si sa, seduti attorno a un tavolo (loro, la politica e l'impresa) probabilmente si arriverebbe a una mediazione, quella mediazione che darebbe certezza a tutti, sia al settore industriale che al settore primario che produce il latte. L'accordo sul prezzo del latte può essere raggiunto se viene salvaguardato in primo luogo il reddito degli allevatori che producono la materia prima su cui si costruisce l'intera filiera. Oggi il prezzo varia...
PRESIDENTE. Onorevole Cappai, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, vorrei ricordare che il presidente Cappellacci, già nelle sue dichiarazioni programmatiche, prospettò il rilancio dell'edilizia come volano di sviluppo della nostra economia. Fu un esordio politico molto infelice e fallimentare. Così pure oggi non possiamo non considerare volano di sviluppo il turismo, quel turismo così decantato, se non è supportato da una forte economia tradizionale.
Ritengo pertanto necessario produrre e difendere i prodotti sardi di qualità, i frutti della nostra terra buoni per natura. Tutto questo anche in nome della sovranità alimentare sarda per cui chiediamo interventi per salvaguardare il lavoro, il reddito ai produttori e nello stesso tempo per limitare i costi per i consumatori.
Ma gli unici segnali che ci giungono a distanza di un anno e mezzo, assessore Prato mi rivolgo a lei, sono quelli della sua inadeguatezza, e il suo disegno di legge la dice lunga. Tutti noi oggi siamo chiamati a prendere seri provvedimenti per sostenere l'economia agropastorale, stritolata dalla globalizzazione mondiale, da un sistema di sviluppo che ha alla base solamente il profitto di pochi e non ha alcuna remora a delocalizzare le produzioni, a ridurre in schiavitù economica intere popolazioni condannandole alla miseria. Ciò vuol dire che la classe politica sarda ha fallito il proprio compito e questo chiaramente non da oggi.
Ci sarebbe da chiedersi che fine hanno fatto i fiumi di soldi di ben due Piani di rinascita e gli interessi di chi hanno agevolato. Qualcuno dei presenti sicuramente potrebbe anche fare nomi e cognomi in quanto dispensatore ad alcuni di fortune da dividere tra tutto il popolo sardo. Sicuramente tra i fortunati non ci sono le popolazioni delle nostre campagne, chi si occupa della nostra filiera alimentare, dell'allevamento.
In questa sede oggi tutti noi abbiamo una grande opportunità: la classe politica sarda deve scegliere chiaramente se sta con i pastori e gli agricoltori, sostenendoli con provvedimenti economici e progetti reali, oppure se sta con le multinazionali del settore permettendo il perpetuarsi della rapina sulle nostre risorse economiche.
La Sardegna per poter continuare ad esistere e a vivere non può oggi rinunciare a nessun posto di lavoro nei settori dell'economia tradizionale su cui si basa parte dell'identità e dell'etnia di noi sardi, settori che hanno il diritto di non scomparire, di non essere annientati e distrutti. Nessuna azienda agropastorale può essere chiusa o messa all'asta, non si può essere più ricattati dallo strapotere delle banche e dai baroni del latte, dagli industriali che perseguono esclusivamente il proprio interesse impoverendo i pastori e l'economia totale della Sardegna.
Il latte non può essere più venduto all'industria casearia a meno di quello che costa produrlo ai pastori. Bisogna rompere questo privilegio economico che arricchisce gli industriali del latte, che permette in barba e con la compiacenza benevola delle leggi comunitarie di trasmigrare il latte ovunque, in Europa, per poi lavorarlo e spacciarlo come prodotto sardo e, in questo modo, opprimere e ridurre ai minimi termini economici i nostri produttori.
E' in atto per l'ennesima volta ai danni del popolo sardo un nuovo tentativo di genocidio economico e culturale condotto dal colonialismo globale, ma la classe politica sarda di oggi se ha veramente a cuore l'interesse economico attuale e futuro dei sardi deve sconfiggere questo disegno, deve scongiurarlo e deve fermarlo. La classe politica sarda deve scegliere chiaramente se sta con i pastori e gli agricoltori sostenendoli, ripeto, con provvedimenti economici e progetti reali, oppure se sta con le multinazionali. Questo bisogna sottolinearlo.
Oggi abbiamo l'opportunità di sostenere il diritto dei pastori e di tutto il mondo agricolo ad esistere, sostenendo le loro rivendicazioni e le loro piattaforme economiche, sociali e culturali. Assessore Prato, invece delle prediche per chi va a Roma per non essere neppure ricevuto e ritornare in quest'Aula a sprecare sterili parole sul proprio fallimento, e chiedere in nome della casta di essere tutti uniti in quest'Aula nel piangere il funerale della nostra economia, diciamo che i sardi sono stufi di andare a piangere con il cappello in mano, di non raggiungere alcun risultato, e di essere, nello stesso tempo, derisi. La nostra dignità di popolo e di nazione non può più essere vilipesa.
E' ora di chiedere al Governo dei colonialisti italiani, così vicini al nostro governatore Cappellacci, e anche a lei, Assessore (riappropriandosi, insieme alla maggioranza di centrodestra che sostiene la Giunta, di un minimo di dignità istituzionale), di dichiarare, con conseguenti azioni, lo stato di crisi del settore pastorale e agroalimentare. Gli enti pubblici di ogni ordine e grado, quindi mi riferisco allo Stato italiano, alla Regione, alle province, ai comuni, ai consorzi, devono assumersi le proprie responsabilità e impegnarsi al fine di trovare oggi, nel breve e medio termine, tutte quelle risorse economiche sarde, italiane e comunitarie atte al superamento dell'emergenza nelle campagne e nel settore del latte; al contrario di qualche accabadora, che stamattina cantava le lodi della necessità della riduzione dei capi ovini, della produzione del latte, delle imprese agricole, e quindi degli occupati in agricoltura, prospettando questa svendita dell'economia tradizionale come un risultato per essere sostituita da altre attività non meglio definite, ma che garantiscano migliori introiti, non si sa per chi. Noi non solo non ci crediamo, ma ci opponiamo.
La distruzione delle economie tradizionali sarde comporta la distruzione della cultura, dell'identità e dell'etnia del nostro popolo. Senza popolo, senza terra e senza identità non c'è nazione, e mi riferisco a quella nazione di cui in questa sede troppo spesso si parla in termini superficiali, ma c'è anche spazio per sproloquiare d'indipendenza. Di certo, oggi, non è tempo in cui, con la chiusura di un settore economico, si crea occupazione in un nuovo settore fantasma, la crisi dell'industria sarda né è un triste esempio con i suoi disoccupati e cassaintegrati non riconvertibili.
La nostra mozione unitaria di solidarietà con i pastori e di risoluzione dei problemi immediati del settore non può prescindere dalla piattaforma presentata dal Movimento dei pastori sardi e da tutti i movimenti e sindacati del settore agropastorale. Nella piattaforma è richiesto l'aiuto de minimis, 15 mila euro per azienda; lo stesso Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, dice che è attuabile in tempi ragionevoli, ma è necessario un impegno preciso delle istituzioni regionali con il reperimento di fondi certi in grado di soddisfare tutte le richieste. Un'altra richiesta prioritaria è l'inserimento dei comuni, cosiddetti avvantaggiati, nell'elenco dei comuni svantaggiati, per dargli la possibilità di beneficiare dei provvedimenti summenzionati. E' richiesta poi la rimodulazione del Piano di sviluppo rurale, con lo spostamento delle risorse dell'Asse 1 all'Asse 2, dagli investimenti produttivi agli interventi delle misure agro-ambientali.
Si chiede inoltre il ritiro immediato dal mercato delle eccedenze del pecorino romano; l'Assessore ritiene che la produzione di latte ovino, così dice il Movimento pastori in Sardegna, sia elevata e che bisognerebbe ridurla, ma i pastori sono convinti del contrario, il latte ovino è una risorsa di primaria importanza per l'economia sarda, per cui il problema reale è quello che riguarda il pecorino romano. Impedire a tutti coloro che hanno ricevuto agevolazioni finanziarie per la trasformazione del latte ovino-caprino e i prodotti derivati, quindi formaggi, ricotte, panna, eccetera, l'utilizzo dei propri impianti per lo stoccaggio e la bonifica del latte ovino-caprino destinati all'esportazione, e così via. I pastori sostengono, e noi siamo d'accordo, che si possa dare a una serie di problemi e di domande che hanno posto una risposta immediata.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az.). Presidente, colleghe e colleghi consiglieri, ci troviamo ancora una volta a consumare il rito stanco e distratto della parola. Questo emiciclo non assiste più a un dibattito dal quale, posta l'analisi di un problema, si giunge a sintesi risolutive, ma mi pare di dover rilevare che in modo piuttosto rassegnato stiamo sprofondando nel teatro, dove ciascuno recita a soggetto, e ognuno di noi interpreta un ruolo, fuori dal tempo e della storia, sempre uguale a se stesso, pur nel mutare degli attori. C'è chi deve difendere e chi deve attaccare, aprioristicamente e acriticamente, anche su un tema come quello odierno, che investe un comparto produttivo fondamentale della nostra Isola, qual è il mondo agropastorale, un mondo indelebilmente, cromosomicamente iscritto nella nostra storia di popolo, e verso il quale numerosissimi sono stati gli attentati, proprio per la sua portata fortemente identitaria.
Io credo, ma questa sede non ci consente un dibattito così specifico e approfondito, che si debba partire da un recupero culturale e della dignità professionale di chi oggi è eroicamente rimasto a tenere in piedi quel che resta del comparto primario in Sardegna. Per anni siamo andati avanti con la chimera di emancipare dalla terra i nostri figli, quasi che fosse ipotizzabile una società di soli medici, avvocati, ingegneri. Lavorare la terra, allevare gli animali, rappresentava un'onta sociale, una vergogna degna della peggior censura, e allora non si capì che l'istruzione poteva e doveva coniugarsi con l'agricoltura e la pastorizia in un connubio virtuoso, per fare degli agricoltori e degli allevatori imprenditori di se stessi, capaci di leggere il mercato e valorizzare il proprio lavoro.
Invece, il delirio della chimica prima, del posto fisso salariato nell'industria, la neocultura della dipendenza e la massificazione delle università classiche hanno creato scadimento del settore da un lato, abbiamo disimparato a fare quello che sapevamo fare, perdendo l'opportunità di aggiornarlo alla modernità, e dall'altro lato la disoccupazione intellettuale di schiere di giovani e meno giovani che, con la propria laurea in tasca, hanno abbandonato la campagna per la città ma, non potendo capitalizzare i propri studi, affollano la periferia della città e della società. E la Regione che cosa ha fatto?
La politica non ha saputo governare questi processi. E' mancata una vera programmazione, e le campagne sono state ingannate dal fin troppo facile specchietto dei contributi indiscriminati e improduttivi degli anni '70 e '80. Il comparto è fittiziamente cresciuto nel tempo, senza che vi fosse alle spalle un coerente sviluppo. Ora siamo dinanzi a una congiuntura internazionale che, in un'economia globalizzata, finisce per stritolare i sistemi più deboli e, allora, dobbiamo interrogarci sulle ragioni della debolezza di questo sistema.
Prima di tutto, mi sia consentito, un appunto sulla veridicità ed affidabilità dei numeri. Io ricordo con precisione un convegno a Sassari, sul finire dell'anno scorso, dove tutte le parti concordavano su un dato: negli ultimi cinque anni, in Sardegna, il patrimonio ovino ha perso 380 mila capi, al ritmo di quasi 80 mila capi all'anno; 40 milioni di litri di latte sono rimasti senza padrone. Ora, qualcuno mi deve e ci deve spiegare, con 380 mila capi in meno e 40 milioni di litri di latte che non sono stati trasformati, come sia possibile che la produzione del 2008-2009 sia stata di 266 mila quintali di formaggio, e quella del 2009-2010 sia addirittura cresciuta a 274 mila quintali, ovverosia, meno latte, più formaggio.
C'è un problema abbastanza evidente: o i numeri non sono veritieri, e sarebbe grave, o nel segmento della trasformazione sta entrando qualcos'altro; mi auguro non, come accertato dai NAS nel Lazio, quel latte in polvere estero che creerebbe grossissimi problemi al nostro sistema. Andando oltre, è il sistema che risulta perverso, perché se le stesse cooperative vendono agli industriali direttamente il formaggio sottocosto, drogano il mercato, "sprofondando" questi e sgravandoli dal rischio imprenditoriale, trasformandoli in semplici commercianti che non avranno più interesse a comprare la materia prima per trasformarla se non a prezzi irrisori.
D'altro canto, l'industrializzazione progressiva e l'economia di processo fa sì che la produzione possa essere delocalizzata ovunque, proprio perché ha reso ripetibili e riproducibili i processi di lavorazione per l'ottenimento del prodotto. Ora, se avere un caseificio qui (o in qualsiasi parte del mondo) non è più un fattore necessario, è chiaro che l'industria si sposterà nel mondo alla ricerca delle migliori condizioni per la produzione, sia in termini di costi, costo del lavoro in primo luogo, sia in termini di agevolazioni, siano esse sgravi fiscali, contributivi o sovvenzioni; ed è questo il caso dei Paesi di nuova adesione all'Unione europea, Romania e Ungheria in primis, o addirittura extracomunitari.
Il tutto senza voler considerare che questo mercato si regge da decenni su una scelta storica degli Stati Uniti, che non avevano mai pensato all'autoproduzione di formaggi sul modello del pecorino romano, cosa che, nelle attuali condizioni, potrebbe verificarsi prima di quanto si possa immaginare. D'altro canto, anche l'agricoltura americana è in crisi e cerca nuovi sbocchi e riconversioni possibili. In un interessante volume curato da Andrew Kimbrell "Fatal harvest. The tragedy of industrial agriculture", la situazione è ben esemplificata; col declino dell'agricoltore americano indipendente, trasformato ormai in un impiegato delle grandi corporation fornitrici di beni strumentali e padrone della distribuzione, finisce silenziosamente un pezzo di storia degli Stati Uniti e, soprattutto, viene meno un pilastro della democrazia americana.
Il carattere intimamente monopolistico (negli ultimi tempi si è aggiunta anche la proprietà dei brevetti delle sementi), a cui tende l'agricoltura dei Paesi industriali più avanzati, mostra con anticipo i rischi politici che ci attendono nel prossimo avvenire. Certo, oggi occorrono misure emergenziali, ma queste non possono più essere le sole, non possono oggi esserci interventi straordinari che non si accompagnino a una riforma organica e strutturale del sistema, che abbia come pilastri la diversificazione e la caratterizzazione del prodotto; la qualità di nicchia piuttosto che l'industrializzazione esasperata dei processi produttivi. Allevatori, produttori e commercializzatori del prodotto finale devono tutti compartecipare agli utili della filiera trovando un nuovo punto di equilibrio tra le diverse ipostasi della stessa filiera. E qui il ruolo della Regione non può che essere di mediatore all'interno di questi processi.
In questo noi crediamo possa risiedere la richiamata rivoluzione espressa con l'accattivante equazione "il formaggio deve stare al latte come la benzina al petrolio", diceva qualcuno stamattina. Invero, purtroppo, al di là del fascino immediato della metafora, dovremmo poi registrare che ben altre sono le dinamiche petrolifere mondiali. Noi riteniamo che, comunque, solo la diversificazione e la valorizzazione della qualità di nicchia, con controlli attenti su tutti i passaggi della filiera, possa rappresentare la via maestra sulla quale anche la Regione potrà fare la sua parte, soprattutto per favorire la commercializzazione su nuovi e più ampi mercati, dalla continuità territoriale merci, alla promozione.
E fornisce materia di riflessione un curioso fenomeno, in atto in vari angoli del mondo, quello della cosiddetta "urban agriculture", l'agricoltura urbana. Da Calcutta a Berlino, nelle periferie delle città, anche nelle aree industriali dismesse, vanno sorgendo, per iniziativa spontanea, dei piccoli orti che sono in grado di rifornire i consumatori cittadini con prodotti freschi, naturali, dotati di caratteri organolettici ormai introvabili negli articoli dei supermercati. La qualità, a lungo repressa, rinasce incontenibile dove meno c'è da aspettarsi. Gli orti che per secoli hanno circondato le mura cittadine riprendono vecchi spazi, ora che è ormai tramontata l'epoca dell'industrializzazione storica.
Certo, mi si dirà che è un fenomeno di nicchia, come si dice nel gergo economico, benché tutto questo in Brasile, ad esempio, appaia svolgere una funzione alimentare importante per milioni di persone. Ma le trasformazioni culturali mostrano la loro forza e profondità quando si manifestano anche nelle piccole cose; e ripartendo dalle piccole cose della piccola Sardegna, potremmo ridare una prospettiva e una speranza al settore.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, Assessori, Presidente della Regione, colleghi, onorevole Solinas, se lei si sente ridotto al ruolo di teatrante, questo devo dire che è un problema suo, di certo, da questi banchi, ognuno di noi cerca di svolgere il proprio ruolo, quello di rappresentante del popolo sardo. Forse, a volte, non riusciamo a farlo bene, ma lo facciamo credendoci seriamente e, soprattutto, consci della responsabilità che abbiamo. Però, è anche vero che la sensazione di essere dei teatranti a volte può venire a galla quando si è di fronte a una Giunta regionale che, nonostante gli indirizzi di questo Consiglio, continua a fare come se niente fosse, ad andare avanti senza curarsi del Consiglio regionale stesso.
E in effetti il suo intervento di stamattina, Assessore, ha dell'incredibile. Dopo 18 mesi di governo e anche di guida da parte sua dell'Assessorato dell'agricoltura, 18 mesi, le campagne allo sfascio, i pastori che protestano, le loro famiglie allo stremo, le zone interne della Sardegna, quelle nelle quali soprattutto hanno sede le aziende agricole, o praticamente moribonde, tant'è che la vertenza dei pastori corrisponde anche a una vertenza totale delle zone interne della Sardegna, lei di fronte a tutto questo fa in quest'Aula un'analisi del passato.
Un'analisi che le serve, come abbiamo sentito, per autoassolversi, per prefigurare un futuro futuribile, molto, molto spostato in avanti, che le serve per disegnare uno scenario esaltante, e forse per convincere la sua maggioranza che lei è il migliore degli Assessori possibili, pertanto forse è il caso che rimanga al suo posto. Non dice niente, però, neanche una parola rispetto alle richieste del Movimento dei pastori, delle associazioni di categoria, alle domande per il presente e per il futuro per dare risposte al malessere di oggi e a quello che, se non si mette mano, sarà il malessere di domani. Dovremmo essere miglia in avanti, assessore Prato, invece prendiamo atto che forse la sveglia per lei non è suonata neanche oggi, con tutto ciò che succede fuori di qui e dopo questi 18 mesi.
Questa seduta straordinaria nasceva dall'esigenza di capire, dopo 18 mesi, appunto, quale idea di politica agricola esista nella Giunta Cappellacci, ammesso che ne esista una, e quale strategia avete, se ne avete una, contro la crisi della pastorizia; speravamo che almeno oggi non si sarebbe attardato, come ha fatto, a ripetere che la crisi è ormai insostenibile. Non mi sembra che ci fosse bisogno di questo, non è per questo che ci siamo riuniti oggi, ce l'hanno già ricordato i pastori, i disoccupati, le famiglie sarde (lo testimoniano ogni giorno), che la crisi è insostenibile.
Pensavamo che almeno oggi, almeno per senso di pudore, avrebbe portato qualche risposta per l'emergenza, ma non soltanto per l'emergenza; avremmo voluto sentire di strategie concrete e strutturali di lungo periodo per la valorizzazione del settore, avremmo voluto capire come intende inchiodare il Governo Berlusconi alle sue responsabilità e avremmo voluto capire come mai più, possibilmente, si farà umiliare dal Ministro. Avremmo voluto sentire la strategia per mettersi in marcia, nel senso della produzione finalizzata allo sbocco sul mercato. Assessore Prato, se esiste una volontà simile, se esiste, ma riteniamo che ciò non sia, e una capacità politica, serve che queste siano contraddistinte, sostanziate da investimenti ragionati e concreti nel settore.
Lei tra l'altro, Assessore, si è trovato a operare in una situazione di vantaggio determinata dall'approvazione del Programma di sviluppo rurale; un Programma che è stato giudicato eccellente anche da Bruxelles ma che forse ha necessità, e noi siamo d'accordo su questo, di essere modificato (ci sono delle richieste in tal senso dal Movimento dei pastori e dalle associazioni). Un Programma di sviluppo rurale con una dotazione finanziaria di 1252 milioni di euro, una cifra superiore a tutta la programmazione, come lei ben sa, al 2000-2006 dei programmi POR, Leader e PSR.
Certo, la situazione sarebbe stata migliore se la Giunta , se la Sardegna potessero fare affidamento anche sulle risorse finanziare che il Governo nazionale ci deve e che ci nega, mi riferisco alla vertenza delle entrate, con il supporto della vostra legittimazione. Come si sa benissimo, e come sanno i pastori, da oltre un anno si registra una contrazione dei consumi, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada, che costituiscono il nostro mercato di sbocco. Che cosa è stato fatto, Assessore (avremmo voluto sapere e si spera che potremo saperlo dalla sua replica), per incentivare i consumi dei prodotti sardi? Che cosa è stato fatto, in tutto questo tempo, per ridurre gli effetti negativi del mercato?
Nell'attesa di avere una sua cortese risposta le ricordo che, proprio negli Stati Uniti, la legge quinquennale per l'agricoltura ha disposto sussidi e sostegni per i 2 milioni di agricoltori per oltre 70 miliardi di dollari, e anche nel luglio del 2009 sono state varate misure per il ritiro dei formaggi dal mercato per quasi 800 milioni di dollari. Semplicemente un esempio per dire che serve agire con tempestività e con strumenti concreti. Certo è che il punto di rottura a cui siamo arrivati oggi si sarebbe potuto evitare se si fossero prese misure adeguate per rivitalizzare i comparti, se non si fossero persi 18 mesi di tempo, se si fosse insistito, così come ben diceva stamattina il presidente Soru, per aggregare l'offerta evitando la polverizzazione degli operatori, che è una delle maggiori cause della loro marginalità economica. Quella che abbiamo tracciato nella passata legislatura per noi è ancora una strada maestra: aiutare, consolidare, incentivare le Organizzazioni dei produttori, le OP.
E ancora mi domando come intende affrontare la sfida dell'incremento dimensionale del profilo organizzativo dei produttori. Non è un mistero, infatti, che il livello della competizione è cresciuto in un contesto di progressiva apertura dei mercati e di minor supporto accordato alle politiche di sostegno. Credo anche di non sbagliarmi di molto dicendo che, a fronte di 135-140 milioni di litri di latte ovino annualmente consegnati agli industriali, i produttori riescono a controllarne forse una decina di milioni. La legislazione vigente prevede già la possibilità di addivenire a contratti di filiera, accordi quadro, contratti tipo che impongono regole certe agli industriali, e qui sta il punto politico dirimente sul quale lei, Assessore, deve dare una risposta: da quale parte sta?
La normativa consente di portare avanti questa politica in favore dei produttori, ma lei deve spiegare da quale parte sta, da quella dei suoi consimili industriali o da quella dei produttori? Questo è il punto principale perché il resto viene da sé, una volta che lei chiarisce qual è la sua posizione.
Sappiamo anche, inoltre, che ci sono distorsioni nella catena alimentare a scapito dei produttori e dei consumatori. Nel 2009 il reddito degli agricoltori è diminuito di oltre il 12 per cento nell'Unione europea e quindi gli agricoltori non traggono più un'entrata remunerativa dal loro lavoro. Sa cosa significa questo? Quando un lavoratore non trae la remunerazione adeguata al proprio sforzo, al proprio investimento, alla propria fatica, significa che si sta avvicinando alla condizione di schiavo, esattamente di schiavo.
Esistono molteplici misure che sono state avanzate dal Movimento dei pastori e dalle associazioni di categoria che possono essere prese in considerazione e vorremmo che stasera desse alcune risposte su quei punti precisi per capire dov'è che ci possiamo ritrovare. Mi riferisco ai centri di stoccaggio, alla continuità per le merci, al de minimis agricolo, ne hanno parlato i colleghi e non voglio tornarci. Mi riferisco all'alleggerimento dell'imposizione contributiva, che è ritenuta esagerata, così come ha fatto per esempio la Francia.
Ci sono delle misure sulle quali si può agire, ma lei deve spiegare da quale parte sta. Lei deve spiegare da quale parte sta, Assessore! Sono misure che servirebbero per dare una boccata di sollievo agli operatori del settore. Però oltre all'immediato, all'emergenza di oggi, dobbiamo dare anche una prospettiva di più ampio respiro, dobbiamo tracciarla, la deve tracciare, Assessore. Come si sta preparando la Sardegna, infatti, alle grandi sfide che ci attendono in Europa?
Sappiamo che la politica agricola europea si trasforma, nel senso di abbandonare sempre più il carattere di mercato protetto e assumere i caratteri del libero mercato. Questo ci prepara l'Europa. Noi saremo, in quel contesto, i nostri produttori saranno in quel contesto. Se stare in quel contesto succubi oppure trainanti dipende anche e soprattutto dalle scelte e dagli accordi che questa Giunta farà e da quale sostegno riuscirà a trovare presso il Governo nazionale.
Il passo è troppo lento. Recuperare dodici mesi di vuoto è necessario. Assessore Prato, noi speriamo di no, ma se la lasceranno a cavallo - per stare in tema della manifestazione di domani - è arrivata l'ora di galoppare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, dopo tanti anni di frequentazione delle aule del Parlamento sardo, per cui uno è massimamente convinto che non si possa mai raggiungere dentro quest'Aula un livello di indecenza, stamattina dopo aver sentito l'intervento dell'assessore Prato mi sono reso conto che invece questo è possibile; e lei ha personificato in maniera perfetta una posizione di un Governo regionale, di fronte a un problema colossale, a dir poco indecente sul piano dell'inadeguatezza della percezione, inadeguatezza delle soluzioni e soltanto vuoto di idee e di responsabilità, purtroppo. Perché? Perché lei deve spiegare a noi e all'opinione pubblica se è parte di questo governo o di un suo governo. Una settimana fa questa Giunta ha detto a quest'Aula, in materia di entrate, che bisogna fidarsi del Governo nazionale, mentre lei oggi ci rappresenta una politica nazionale debole, inconsistente, zero interlocutori; se l'è presa con tutti, svolgendo un ruolo di sindacalista e, per di più, non dandoci una risposta su un aspetto importante.
Non serve, Assessore, rivolgere appelli all'unità alle organizzazioni perché, cari amici, bisogna che ci poniamo il problema, e diamo una risposta, a un fenomeno antropologico che si è verificato in queste settimane e in questi mesi.Mi riferisco al fatto che se il Movimento dei pastori sente la necessità di organizzarsi al di fuori del proprio naturale sistema di organizzazione di comparto,, qualcuno deve dare una spiegazione di questo e cominciare a indagare se all'interno di questo fenomeno, che non può produrre unità sulla base di un semplice appello, non si sia realizzato un concatenamento di conflitti di interesse che ha radicato e peggiorato questa condizione, a cominciare dal conflitto di interessi che riguarda l'Assessore.
Diceva bene la collega: lei da che parte sta? Compra latte o vende latte? Che cosa fa? Da che parte gioca? E, dopo 18 mesi, credo che i conflitti di interesse in un Governo regionale che deve affrontare un momento difficile devono essere chiari e risolti. E io aggiungo anche che siamo venuti qui per dare solidarietà alla drammaticità di una situazione, ma - domanda - colleghi, ci può essere vera solidarietà senza sincerità di pensiero, senza serietà e buona fede nelle azioni? Datevi una risposta.
E quando partiamo dalla considerazione che in quest'Aula, che è chiamata a dibattere su proposte che devono essere portate dal Governo regionale, stamattina dopo otto ore e passa io non ho spento quest'eco: non sono stato chiamato a dare un giudizio sulla proposta dell'Assessore perché l'Assessore proposte non ne ha fatto. Vuole fare, ho capito, una camera di compensazione, che in tecnica meccanica assomiglia all'ammortizzatore. E' un ammortizzatore, non è una soluzione. E' un modo per dire "faccio qualcosa", e a favore di chi? Se vendiamo le scorte, se facciamo diventare la regione Sardegna un grande discount, abbiamo risolto i problemi dei pastori?
Io credo che occorra, invece, affrontare il problema con chiarezza. Noi abbiamo almeno tre punti sui quali dobbiamo fare chiarezza. In primo luogo, in Sardegna nel mercato del latte esiste secondo voi, esiste secondo l'opinione complessiva, il libero mercato? Non esiste, lo sapete bene. La Sardegna vive in questo comparto una condizione di monopolio e di cartello industriale. Che si fa? Come ci muoviamo? La Comunità europea, che delibera per evitare che il libero mercato venga costretto e in qualche modo limitato, non dice nulla su questo terreno, qualcuno le ha rappresentato questa condizione? Nessuno di noi vuole prendersela con gli industriali, ma gli industriali vanno tolti dalla condizione di comodità grazie alla quale tengono paralizzato il sistema. E questo lo può fare la Regione se avesse idee.
Punto secondo. Bisogna tenere conto che noi ci troviamo, colleghi, a discutere di questo problema dell'agricoltura dentro un incrocio incredibilmente gravoso che è quello della crisi, globale e strutturale, dell'economia e dei mercati che non possono oggi chiedere a noi di risolvere il problema dell'agricoltura secondo i canoni normali, come se nulla fosse, perché questa crisi ha cambiato e cambierà gli stili di vita nostri e del mondo; cambierà perfino le abitudini alimentari. Di conseguenza ci deve essere un governo che sia in grado di interpretare dove va il mondo e, quindi, di riorganizzare, riscrivere, riformare, parola difficile, davvero la professione del pastore e dell'agricoltore secondo i canoni imposti oggi da questa crisi che ci ha portato a raschiare il fondo del barile. Proprio quando arrivano queste crisi così profonde è il momento, infatti, di ripensare nuove forme in maniera tale da non ritrovarci i Paesi emergenti dell'Asia e dell'India, fra qualche mese, più avanti di noi in termini di uscita da una visione arcaica del sistema dell'agricoltura e della pastorizia e che ci faranno i saluti più calorosi quando ci troveremo nei mercati a rendere competitivi i nostri prodotti.
Per riformare la professione del pastore e dell'agricoltore servirà anche riorientare la missione dell'assistenza tecnica storicamente legata all'ambizione autonomistica della Regione, bisogna aggiornarla, bisogna riorientarla, essere più esigenti, perché spendiamo soldi anche in quel settore, e bisogna soprattutto che anche i pastori accettino un piano di rigore all'interno di una scelta che punti sulla qualità delle produzioni, perché solo così possiamo essere competitivi.
Questa idea di andare avanti su una strada tracciata dalle organizzazioni dei produttori deve avere come punto centrale il superamento ex ante del potenziale conflitto di interessi; cioè le organizzazioni devono essere dentro la filiera in maniera paritaria e paritetica a tutti gli altri soggetti, diversamente il gioco non funziona. Allora, tutto questo si può fare, si può fare con le promesse, si può fare anche in malafede, parlando di soldi in una Regione che poco tempo fa ha cancellato 400 milioni e non intende assolutamente rivendicare i soldi che le spettano dallo Stato.
Non a caso si parla di un problema così gravoso con una richiesta di decisioni, soprattutto da parte del Consiglio più che della Giunta, in assenza dell'Assessore del bilancio, fatto che può essere più o meno significativo, ma è il senso della responsabilità con la quale vogliamo dare alle nostre parole un senso compiuto. Dove trovate i soldi per promettere, perché di questo si tratterà, dove li trovate? Come riusciamo a riscrivere un capitolo nuovo del settore agricolo? Io credo che i soldi che prometterete per il momento, se non accompagnati da un vero programma, ahimè potrebbero rappresentare la definizione del costo pubblico che costerà alla collettività sarda il mantenimento dell'assessore Prato come Assessore. Io non vorrei che si cadesse in questo assurdo, assurdo e incomprensibile, corto circuito della politica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Assessore Prato, lei stamane ha pronunciato una sequela di assurdità, imbarazzanti per la sua stessa maggioranza, con una semplicità disarmante. Ha pronunciato una sorta di j'accuse ma peccando di immodestia e, mi permetta, anche di onestà intellettuale ha dimenticato di far ciò di fronte a uno specchio. L'accusato, Assessore, poi riprenderò alcune cose dell'onorevole Christian Solinas, l'accusato è lei; la prego, non si convinca che ciò è strumentale, deve rendersi conto che in 18 mesi lei si è distinto soprattutto per tre cose.
La prima: ha lavorato per dividere il comparto, ne ha dato testimonianza poc'anzi Gian Valerio Sanna (Assessore la prego di ascoltarmi e poi di replicare, stia attento e abbia rispetto per questa Aula visto che non ne ha avuto finora per i suoi interlocutori), non ha presentato uno straccio di proposta nemmeno nella sua reprimenda di stamane, non è stato capace nonostante la mobilitazione dell'intero comparto di impegnare il Ministro ad affrontare i nodi, e non solo quelli strutturali, di questo comparto. Le chiedo Assessore: "Lei sa che cos'è l'etica della responsabilità istituzionale?" A me non pare. Se lo sapesse e ne avesse un minimo stamane non avrebbe scaricato sul mondo intero le responsabilità che innanzitutto sono sue.
Non è vero che le responsabilità dei produttori, assessore Prato, quali che siano le loro associazioni, sono le stesse degli industriali; lei deve smettere di trasmettere questo messaggio perché non è vero come sono convinto che siano vere le cose che ho detto poc'anzi. Non è vero assessore Prato (lo dico anche a lei presidente Cappellacci), che le responsabilità dei politici, così li ha definiti lei stamattina, sono le stesse di chi ha responsabilità di governo, a partire da quelle che ha lei assessore e, con lei, il presidente Cappellacci.
C'era attesa per questa riunione del Consiglio regionale, ci aspettavamo da parte sua un'analisi compiuta delle ragioni della crisi, ci aspettavamo da parte sua proposte da attuare immediatamente per rispondere all'emergenza e altre finalizzate al tentativo di trovare soluzioni a questioni, è vero, irrisolte da tempo e non soltanto da un anno e mezzo a questa parte. Assessore, ho ascoltato con molta attenzione, l'abbiamo fatto tutti, il suo intervento; è stato anche riletto, non c'è traccia di proposta, come ha sottolineato anche chi mi ha preceduto.
Indubbiamente questo comparto oggi vive una crisi grave e, direi, pericolosa per l'intera economia di questa Regione. Nonostante la crisi questo è un comparto come sapete, come ci hanno ricordato le associazioni di categoria in queste ultime settimane, che ha diversi punti di forza; pensiamo al radicamento del comparto lattiero caseario nel contesto socio-economico e aggiungerei culturale e storico di quest'isola, penso al peso che ha questo settore che rappresenta oltre il 50 per cento del comparto nazionale, all'ottimo livello tecnologico e professionale delle imprese che operano in questo settore, alla qualità delle nostre produzioni, solo per citarne alcuni, Assessore. Ecco, nonostante ciò il comparto vive la crisi più acuta che si ricordi. E io so che gli Assessori sono capaci almeno di fare due cose contemporaneamente, qualcuno anche tre, parlare, ascoltare e scrivere, ve ne do atto, anche ai presenti.
Oggi il Consiglio, data la leggerezza dell'Assessore e della Giunta, è chiamato ad assumere alcuni impegni da trasformare in misure immediate per affrontare l'emergenza, misure capaci anzitutto come è stato ricordato di far lievitare il reddito dei produttori, il Consiglio non può che perseguire questo obiettivo. Nel far questo dobbiamo avere la consapevolezza che va posta fine al ricatto degli industriali nei confronti dei produttori. Come farlo, con quali risorse, con quali misure, con quali strumenti, Assessore? Queste sono domande alle quali lei deve tentare di dare una risposta.
Come aumentare il reddito dei produttori? Il primo passo da fare, noi pensiamo, sia la dichiarazione dello stato di crisi del comparto che è necessaria per poter affrontare nell'immediato altre questioni vitali sempre per questo comparto. Serve innanzitutto per abbattere i contributi previdenziali per gli imprenditori e per i loro dipendenti, ma anche per sospendere i pagamenti di ordine fiscale e tributario. Assessore, presidente Cappellacci, voi lo sapete, sono misure ordinarie che si sono adottate in altri settori in crisi, francamente non comprendo la vostra inconcludenza nell'ottenere un risultato minimale come questo.
E ancora, avete valutato se e come attivare il regime de minimis? E' una misura indispensabile, per noi è indispensabile attivarlo, ma vi chiedo: con quali risorse? Presidente Cappellacci, mi fa piacere che sia presente, saranno le risorse contenute nella lettera che ci ha letto qualche giorno fa del sottosegretario Vegas? Risponderemo alla richiesta del de minimis, che forse supera i 250 milioni, o i 240, in ragione d'anno, con la letterina che ci ha letto, del sottosegretario Vegas, la scorsa settimana nel dibattito sulle entrate erariali? Come rispondiamo a questa richiesta? Ci volete dire, ripeto, con quali strumenti e con quali risorse?
Ugualmente, con quali misure e con quali risorse intendete smaltire le giacenze del pecorino invenduto? Cosa ci vuole affinché la prossima settimana, non fra un mese, assessore Prato mi rivolgo soprattutto a lei perché è stato una delle cause in negativo, quest'Aula legiferi in materia di energie rinnovabili, mettendo a disposizione risorse e credito agevolato che rappresenterebbero un grande respiro nell'economia e nel reddito di questo settore? Sono mesi che, per responsabilità vostra, discutiamo in maniera inconcludente anche di questa materia. Queste sono alcune delle misure da mettere in essere immediatamente per dare una prospettiva all'intero settore.
Il tutto per risolvere un'equazione di cui si è parlato stamattina, ne hanno parlato autorevoli rappresentanti della maggioranza, e anche qualcuno dei nostri, per realizzare quell'equazione, latte uguale reddito, di cui ha parlato Maninchedda e di cui ha parlato Soru. E a proposito di redistribuizione del reddito, assessore Prato, ai produttori, le chiedo che fine ha fatto il Piano latte-qualità, che doveva gestire l'ARA, e che prevedeva anche pagamenti per la qualità. Lo dico anche all'onorevole Cappai, che ha accusato la precedente amministrazione regionale di non aver fatto nulla, ma non lo dico per difendere chi non ne ha bisogno.
Comunque chiedo soltanto che fine ha fatto quello strumento che, per quanto mi riguarda, era comunque uno strumento importante. Qual è, Assessore, la sua proposta per spezzare il cartello dei pochi industriali che ricattano 17 mila imprese? Le chiedo questo.
Da noi si consuma una vergogna unica al mondo, sono i trasformatori che ricattano i produttori, lo dicevano stamattina Cuccu e Soru. Mi dispiace, Pittalis e Christian Solinas, noi non stiamo recitando una parte!
Il tempo sta per finire. Assessore, è evidente che c'è una sua inadeguatezza, è evidente che la sua maggioranza la difenderà per ovvie ragioni, però se lei ha un minimo di responsabilità e vuole bene a questo settore, non pretendo alla Sardegna, liberi anche la sua maggioranza dalla sua presenza, nell'interesse di questo comparto e dell'intera Regione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Presidente, colleghi, Assessori, Presidente della Regione, ero indeciso fino all'ultimo se intervenire, ma ho scelto di farlo per porre alcune questioni politiche su questa discussione odierna. Io non avrei mai voluto essere al suo posto, assessore Prato, in questa situazione, e credo che diversi colleghi condividano questa posizione. Per quanto mi riguarda non sono neanche interessato a succederle, ma sono un po' imbarazzato per il fatto che poche sono state le voci della maggioranza, richiamata poc'anzi dal collega Diana, che hanno cercato e trovato argomenti per sostenere la tesi che non c'è. Così come credo che questa delegittimazione, che si protrae ormai da mesi, non faciliti il suo compito, e lo dico a lei con stima e affetto.
Per questo non vorrei essere al suo posto, così come tempo fa non ho apprezzato lo stesso comportamento nei confronti di chi l'ha preceduta: un Assessore delegittimato nei fatti, che nulla ha dato all'agricoltura sarda perché nulla ha potuto dare. Perché per guidare questa Regione, ovviamente parlo politicamente, oggi abbiamo necessità di recuperare autorevolezza, e riconquistare una legittimazione cheè stata data dal popolo a grande maggioranza, ma che via via abbiamo perso. E chi ci sta ad ascoltare non è venuto qui per parlare, o sentir parlare di possibili terapie, ed esternazioni di soluzioni estemporanee.
Un po' tutti ci siamo avventurati nel dire la nostra su una possibile soluzione, senza denigrare nessuna di queste proposte: dagli orti di vicinato, al petrolio, al contenimento dei costi, e quant'altro. Non è questa la sede, a mio avviso, questa è la sede per discutere eventualmente su una proposta. La Commissione è una sede per elaborare proposte, parlare di proposte di legge, di cose reali, fattive. Ognuno di noi potrebbe dire la sua dal suo punto di vista, ma troppo spesso ci avventuriamo nel cercare soluzioni soltanto perché abbiamo il ruolo di consigliere regionale, come se il consigliere regionale debba sapere di tutto.
Io ho bisogno di confrontarmi con chi ne sa, ho bisogno di confrontarmi con esperti, ho bisogno di confrontarmi con le associazioni di categoria, ho bisogno di confrontarmi con i pastori. E io non dico "pastori nel termine nobile del termine", per me è un termine nobile comunque, perché ne esiste un altro? E' quello che usano oltre Tirreno, magari per offendere questa terra, ma credo che sia per noi motivo di orgoglio.
Allora, mi scusi collega Barracciu, ma io un minimo condivido quanto diceva il collega Solinas, se noi non dobbiamo fare la "scena" e quindi cercare soltanto il consenso di quei pochi che ci ascoltano, e che vorremmo conquistare dicendo loro quello che loro si aspettano che diciamo, non è serio! E non è serio però arrivare senza una proposta concreta, non è serio, a mio avviso, accusare il Governo centrale, quello che io potrei attaccare, io, non chi lo difende. Non è serio pensare che soltanto la Regione possa risolvere questo problema senza un coinvolgimento diretto del Governo centrale, che con i fondi FAS paga le quote latte del Nord.
Non è serio che noi non apriamo una vertenza anche su questo, forte, unita, unitaria, per difendere il principe dei nostri prodotti, la maggiore produzione locale, la nostra migliore materia prima. Nel mercato è ovvio che, mi hanno insegnato questo, quando c'è un eccesso di produzione, a volte, la si paghi per toglierla dal mercato, lo fanno con le produzioni del pomodoro. Avremo problemi, non c'è solo il latte nel mondo dell'agricoltura, è sicuramente il più importante, ma non c'è soltanto quello e non lo possiamo dimenticare. E allora, perché andare avanti a sensazioni, alla conquista del consenso di Floris, o di altri?
Noi il consenso lo possiamo avere se facciamo qualcosa di concreto per un settore importantissimo della nostra economia, un settore che è nella storia di quest'Isola. Esistono pertanto due momenti. Uno è il momento contingente che va risolto trovando i denari, non c'è altro da discutere! Da noi, da questa Assemblea, ci si aspetta che si trovino i denari per coprire un momento contingente di povertà avanzante. Dopodiché ritroviamoci per un programma serio, basato su dati, basato su una reale conoscenza del mondo della campagna, conoscenza che non può derivare soltanto da spuntini occasionali.
La realtà della campagna è un'altra, non possiamo pensare di rendere meno difficile il lavoro del pastore, il lavoro del pastore sarà sempre e comunque difficile perché si munge sempre alle 5 del mattino! Diamo almeno soddisfazione a questo lavoro! La Comunità Europea con le sue norme non ci agevola, lo Stato italiano non ci agevola, io credo che siamo vicini ad atti seri, concreti, di disobbedienza civile! E' l'unico modo perché la Sardegna si possa far sentire nel mondo. Il patto dei produttori può esistere solo ed esclusivamente se c'è un cartello europeo perché non basta che i nostri produttori si mettano d'accordo, perché gli industriali potranno sempre comprare altrove.
Il cartello, come l'OPEC, è molto più vasto! Se io sono l'unico che produce petrolio allora posso dettare il prezzo, ma se ce ne sono altri centomila - e ce ne sono di nuovi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo per produrre ulteriormente - allora non potrò essere competitivo! Io mi vorrei soffermare sul fatto contingente e chiedere una diretta responsabilizzazione anche del Governo centrale, insieme alla nostra Amministrazione, perché si sani e si affronti il momento contingente che ha dei risvolti sociali che non devono essere dimenticati.
Certo, ci possiamo riempire la bocca dei nostri pastori che hanno salvaguardato l'ambiente, che ci hanno regalato questo stupendo ambiente, quelle fantastiche zone interne dove si va a "far visita", ogni tanto. Viveteci e forse affronterete il problema con maggiore serietà, tutti, affronteremo il problema con maggiore serietà, tutti!
Non è serio, Giunta, che non sia stato ancora aperto in Commissione il cassetto in cui giace, dal 7 maggio del 2009, una proposta di legge dal Gruppo dell' U.D.C., sui divieti di pascolo sui terreni percorsi da incendi. Quei divieti costituiscono danni reali, che incidono sull'allevamento e sulla produzione, però ancora non se ne vuole parlare. Allora, oggi, forse non potendo cambiare alcuni ruoli guida di questa Regione è necessario legittimare e dare autorevolezza a nuove professionalità, persone, politica che debbono avere l'onere e l'onore, ma soprattutto l'onere, di traghettare l'agricoltura sarda verso un nuovo progetto rispetto ad un altro che, purtroppo, non abbiamo potuto vedere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Presidente della Regione, Assessori e onorevoli colleghi e colleghe, oggi siamo chiamati a una importante riflessione, e ci auguriamo conseguente deliberazione - visti gli appelli che i colleghi da più parti mi sembra abbiano rivolto - che tolga il comparto ovino sardo dal limbo del sottosviluppo per, in concorso con l'agricoltura in generale, consentirgli di assurgre finalmente a comparto primario dell'Isola per l'alto valore storico e sociale che ancora oggi rappresenta, fondamenta della sua stessa identità. L'agricoltura e l'allevamento certamente non dovranno più essere considerati marginali e, tanto meno, comparto a economia assistita.
Dobbiamo imparare a osservare le migliaia di aziende agricole anche da altra angolatura, non solo ed esclusivamente in termini di puro rendimento economico ma, penso importante per una storica inversione di tendenza, anche in termini di benefici e di ricchezza sociale. Occorre fare scelte politiche che indirizzino i sistemi agricoli verso forme di organizzazione che assolvano anche a complesse funzioni extra-aziendali per entrare nell'ottica di una più ampia operatività, funzione del territorio e della sua complessa gestione e tutela. Credo non ci sia bisogno di particolari analisi per comprendere che senza la funzione dell'agricoltore e del pastore si rischia di perdere la campagna e di conseguenza un'ampia opportunità per la tutela e conservazione del paesaggio che deve essere considerato patrimonio di tutti, in stretta integrazione del patrimonio storico, artistico e culturale della Sardegna. E'certamente una sfida culturale, è una rivoluzione storica il richiamarci alle origini dell'Isola per fare del comparto agricolo e zootecnico la sfida del futuro.
Più di una volta in questo Parlamento ci siamo interrogati, maggioranza e opposizione, sul futuro dell'Isola, in particolare dopo il tracollo industriale e con gli ultimi baluardi del petrolchimico e del metallifero in profonda crisi che non fanno presagire nulla di buono per il futuro. Abbiamo accarezzato l'idea di una possibile inversione guardando al comparto agro-zootecnico come possibile opportunità, ma nulla di concreto è stato programmato. Allora perché non cogliere questo alto momento istituzionale e avviare un processo endogeno che consenta di far assurgere a industria primaria il vasto comparto agro-zootecnico che, integrato al turismo culturale e al recupero dell'ambiente, diventi il fulcro di uno sviluppo socio-economico basato sulla storia e sulle tradizioni? L'interessante e favorevole posizione geografica dell'Isola al centro del Mediterraneo, se opportunamente valorizzata, ci consentirebbe inoltre di candidarci a diventare lo snodo economico e sociale fra il Nord e il Sud d'Europa.
Per stare all'argomento, nella scorsa stagione le condizioni metereologiche hanno creato una grave situazione di calamità naturale che ha interessato tutto il comparto agricolo; in particolare il comparto ovino, che vede come simbolo purtroppo emblematico della difficoltà e crisi delle imprese, il prezzo del latte, 0,60 centesimi di euro al litro, ancora fermo agli anni '90 (uno dei dati che su quest'Aula è rimbalzato), ha patito, come tutto il comparto zootecnico, la scarsità e la qualità delle produzioni alimentari non sufficienti al fabbisogno delle aziende, ricorrendo in conseguenza a un forte uso di mangimi e foraggi i cui prezzi nel periodo sono cresciuti in maniera esponenziale causando anche una riduzione della produzione del latte di circa il 20 per cento.
La Giunta regionale mi risulta presentò lo scorso anno una richiesta al Ministero delle politiche agricole e forestali per il riconoscimento della calamità naturale ma non so quali siano poi stati gli sviluppi per il comparto agricolo; altrettanto si dovrebbe fare oggi per il comparto ovino, ai sensi della legge numero 71 del 2005, onde consentire alle imprese una serie di interventi, quali appunto le agevolazioni in materia di versamento di contributi previdenziali e assicurativi, la proroga delle scadenze delle rate di mutuo, la sospensione dei pagamenti di carattere fiscale e tributario, l'immediato espletamento delle autorizzazioni per impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, misure a favore dello smaltimento delle giacenze di pecorino invendute, richiesta al Consiglio agricolo dell'Ue per il ripristino del contributo per l'ammasso dei formaggi e così via. Quindi richieste a cui rispondere nell'immediato per dare una prospettiva futura; quest'oggi speriamo pertanto ci possano essere, al termine di questa Assise, alcune proposte in questa direzione.
Da tempo ormai si parla dell'assenza di liquidità che genera preoccupazione nelle aziende ma anche del sostegno al pecorino romano, perché possa godere degli stessi diritti e attenzioni che hanno caratterizzato il Parmigiano reggiano e il Grana padano. I costi dell'energia elettrica e del gasolio incidono non poco sull'economia aziendale ed è quasi naturale che si debba concorrere a queste spese con progetti incentivanti per la costruzione e integrazione di impianti di energia alternativa. Certamente va incoraggiata la filiera del latte, dalla produzione all'arrivo sulla tavola del consumatore, con un'industria di trasformazione che consenta non solo la produzione per il fabbisogno interno ma guardi all'esportazione con una maggiore diversificazione per i vari mercati del nord e del sud d'Europa. E non solo, bisogna aprire il mercato alla libera concorrenza che consenta ai produttori in forme associate la trasformazione diretta o la commercializzazione collettiva di vendita.
Certamente ci vuole un salto di qualità, e anche un salto culturale che tolga le aziende sarde dal retaggio dell'isolamento. Quante volte abbiamo sentito pronunciare dalle bocche dei titolari delle aziende chiamati a uno sforzo associativo "po mei mi ddu fàidi", per me è sufficiente quanto faccio, ossia non si nutre nessun desiderio o fiducia di mettere a disposizione la propria azienda in relazione con gli altri per migliorarsi e muoversi meglio sul mercato.
Al settore latte e formaggi deve essere affiancato il settore carne con l'istituzione di una filiera che garantisca alle aziende il massimo profitto, senza il passaggio di intermediari; è necessario pertanto che si crei una piattaforma che si occupi delle carni sarde e, in particolare, che si creino le condizioni per favorire il consumo della carne locale: accordi di filiera, consigli al consumatore perché scelga carni locali e prodotto regionale, sostegno alla certificazione quali agnello e carni IGP. A oggi, per esempio, non esiste un borsino di andamento della vendita degli agnelli, procedura ordinaria ormai per altre specie animali.
Si continua a parlare di continuità territoriale ma non si sviluppa nessuna azione a integrazione dei maggiori costi che le aziende sarde devono affrontare, e che le costringono spesso a rinunciare a una commercializzazione più vasta per affidarsi invece a intermediari, cedendo partite preziose di carni a costi irrisori. Senza parlare del mercato della pecora, già limitato internamente ma che potrebbe aprirsi alle aree del Nord Africa dove la richiesta è elevata perchè la scarsa produzione locale non soddisfa il mercato. Allora "sviluppo sostenibile" non può più essere uno slogan, si può dare concretezza partendo proprio dal mondo agropastorale, dal recupero ambientale, dalle vaste opportunità che l'Isola ci consente, per esempio sviluppando la catena dei prodotti biologici e di alta qualità.
Una timida esperienza, che potrebbe essere estesa all'interno dell'Isola, ha preso piede nella piccola provincia del Medio Campidano che, con ridotti investimenti, ha avviato un processo endogeno di un possibile sviluppo sostenibile denominato "vivere la campagna", e che vede nel mondo agropastorale il motore per un sistema sostenibile che valorizzi la campagna partendo proprio dai veri artefici della tutela del paesaggio e del suo risanamento sino agli utilizzatori del territorio, appunto i contadini e gli allevatori. Ispirandosi al modello giudicale delle domus, fattorie autosufficienti sparse nel territorio che, garantendo la viva presenza delle popolazioni nelle campagne, permettevano produzioni agricole in grado di essere commercializzate in tutto il Mediterraneo, la figura dell'operatore agropastorale va riconsiderata in chiave moderna, in un diverso rapporto etico e culturale tra città e campagna, tra abitanti e territorio libero.
Il progetto "vivere la campagna" può segnare un primo passo verso il ripensamento della politica agraria regionale che punti alla salvaguardia del territorio rurale, alla sua valorizzazione e al suo sviluppo integrato con il paesaggio, oggi elemento di alto richiamo culturale e che può diventare sistema economico integrato all'interno dell'isola di Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (GRUPPO MISTO). Presidente, io ho seguito diversi interventi, tra questi anche quello dell'onorevole Solinas, e non mi ha scandalizzato, onorevole Barracciu. Credo che sia una constatazione facile quella di ritenere che vi sia, per chi ha seguito il dibattito di oggi, una gran parte di ritualità e qualche idea devo dire interessante e comunque innovativa.
Io ho dovuto studiare la materia, mi trovo sicuramente maggiormente a mio agio a parlare di enti locali, di turismo, di pesca, meno di agricoltura, per cui mi sono posto, devo dire con umiltà, il problema di imparare sentendo il Movimento dei pastori (oggi ma anche in altre occasioni), altri produttori, coloro che operano nel settore; ci sono pochissimi allevatori a Castelsardo, li ho sentiti, li ho incontrati (alcuni fanno parte anche del Movimento dei pastori), per capire meglio il problema.
Allora, io credo che sia utile capire le cause della crisi, e non pontificare sugli effetti e su come risolvere gli effetti, perché se la risoluzione degli effetti, costosissima, è temporanea, tra qualche mese saremo nuovamente qui a riparlare degli stessi problemi. Allora, mi pare che sia accertato che in Sardegna si producono 280 milioni di litri di latte ovino, che significano 550.000 quintali di formaggio, di questi 275.000 sono costituiti dal pecorino romano; quindi non è vero che il pecorino romano rappresenta il 95 per cento della produzione, è la metà, più o meno la metà.
Dove sta il vero problema, qual è la causa dei problemi che andiamo ad affrontare oggi? Sta nel fatto che dei 275.000 quintali di pecorino romano, 80-90.000 quintali vengono assorbiti dal mercato italiano e da quello del resto del mondo, 130.000 vengono assorbiti dal mercato americano, ma 3 anni fa i quintali erano 180 mila. Abbiamo un esubero di 50-60.000 quintali di pecorino; abbiamo, come diceva bene l'onorevole Solinas, 60 milioni di litri di latte senza padrone, o se preferite senza mercato.
Allora, che cosa è successo negli Stati Uniti? E' successo che improvvisamente si è smesso di consumare formaggio? No, non è successo questo; il pecorino romano è un pecorino che si utilizza per la grattugia, si è semplicemente sostituito come formaggio da grattugia il pecorino romano con dei formaggi vaccini e in parte, in piccola parte, per il 10 per cento, con un pecorino francese. Perché è avvenuto questo? Perché è crollato il prezzo del latte vaccino a livello internazionale. Quello che noi dobbiamo fare è confidare nel fatto che il latte vaccino riacquisisca valore: se il latte vaccino continua ad essere pagato 0,19-0,20 centesimi di dollaro negli Stati Uniti, è chiaro che il formaggio vaccino sostituirà via via il consumo di pecorino. I dati che vi ho dato (i 130.000 quintali venduti negli Stati Uniti) sono riferiti al 2009, nel primo semestre 2010 si è verificato ancora un ulteriore decremento che fa immaginare che quest'anno il mercato del pecorino romano negli Stati Uniti si attesterà tra i 120 e 122.000 quintali consumati.
C'è un forte sostegno del Governo americano alla produzione e al prezzo del latte vaccino, e presumibilmente a partire dal 2012, con l'incremento del latte vaccino, diventerà nuovamente competitivo il pecorino romano. Quindi, la fase di transizione 2010-2011 potrebbe essere sufficiente se vengono avviate azioni forti, non per sostenere il mercato sardo del pecorino romano - mercato che non esiste, che per quanto possiamo sostenerlo o possiamo incrementare il consumo è di livelli minimali, millesimali - ma per sostenere il consumo negli Stati Uniti: le azioni promozionali dobbiamo farle lì, dove noi riusciamo a vendere, dove c'è il nostro mercato.
Anch'io sono rimasto un po' sorpreso dal parallelismo fatto dall'onorevole Soru tra OPEC e il prezzo del latte; l'OPEC è costituito da 25 sceicchi che controllano la produzione e il prezzo del petrolio che è un bene finito. In Sardegna abbiamo 17.000 allevatori che si confrontano con il prezzo del latte di tutto il mondo, o quanto meno del bacino del Mediterraneo. Sapete in Sicilia quanto vale un litro di latte ovino, oggi? 0,45 centesimi. Sapete quanto vale in Francia? 0,50. Sapete quanto vale in Spagna? 0,52. Questo è il prezzo del latte ovino nel nostro bacino.
Quali sono le possibili soluzioni? La soluzione Soru è già fallita, l'abbiamo già sperimentata ed è fallita: ha aggregato l'offerta e delle dieci cooperative alcune hanno già chiuso, altre sono fallite. Perché? Perché aggregando una quantità grossa di latte e di formaggio hanno dovuto abbassare il prezzo per riuscire a piazzarla, e non ci sono riusciti. Oggi è il sistema delle cooperative che sta maggiormente condizionando; gli industriali riescono ancora a pagare, perché pagano in anticipo, chi non ha pagato, perché non ha dato dividendi o ha dato solo anticipazioni, è il sistema delle cooperative: il cancro che sta trascinando anche piccoli imprenditori che, purtroppo, hanno fallito. Cancedda per esempio è un imprenditore che è fallito perché è stato condizionato dal sistema della cooperazione che paga molto meno di quanto pagano gli industriali.
Quindi io credo che crisi cicliche come quelle che stiamo affrontando noi, che stanno affrontando gli Stati Uniti, che ha affrontato il parmigiano, che ha affrontato il grana padano (non è solo il problema del pecorino romano), possono essere superate se non si adottano soluzioni semplicistiche: aggregare l'offerta serve a poco, dobbiamo sostenere le azioni sui mercati in cui si opera.
Io molto rapidamente volevo accennare ad alcuni aspetti. Avevo preso l'impegno, con Felice Floris e con alcuni rappresentanti che abbiamo incontrato, di sentire il Presidente del mio partito relativamente alla possibilità di un ripristino immediato delle restituzioni dei cosiddetti aiuti alle esportazioni. Presidente del mio partito è la senatrice Poli Bortone che è stata Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo ma anche Ministro dell'agricoltura, abbiamo sentito i funzionari in più occasioni, credo che anche l'Assessore abbia fatto le stesse verifiche: al momento non esiste la possibilità né per il pecorino romano né per nessun altra tipologia di formaggio di ripristinare quello strumento.
Gli strumenti sono necessariamente quelli che anche l'Assessore ci ha elencato: il ritiro dal mercato, la destinazione ad altri Paesi, gli ammassi o i premi di stagionatura, sono forme diverse ma sono le uniche attraverso le quali è possibile con una forte pressione dell'Italia non solo della Regione sarda ottenere questi benefici economici.
Però io credo che al momento l'unica soluzione praticabile sia quella di vendere il latte, non il formaggio, se i produttori non riescono a piazzare, al di là dei sistemi di acquisto da parte dei trasformatori, questi 60 milioni di litri il problema sussisterà. Io non credo che sia possibile ridurre la produzione e credo che non sia neppure utile farlo; credo che sia importante piazzare il latte.
Quindi la battaglia sulla continuità territoriale, sull'abbattimento delle tariffe bisogna farla ma chi acquista, chi acquista oggi in Europa il nostro latte è solo la Grecia; e, badate bene, la Grecia non lo acquista più per la feta (85 per cento di latte ovino, 15 per cento latte caprino) perché è un formaggio DOP e quindi deve essere prodotto con latte ovino e caprino greco. La Grecia lo acquista per i prodotti di minore pregio, per le produzioni di livello inferiore.
Credo che siano necessarie nuove risorse (i 750 milioni di euro obbiettivamente mi sembrano difficilmente alla portata di questa Regione in questo momento); credo che ci voglia un'iniezione finanziaria ma bisogna anche puntare a questo: vendere il latte, vendere le eccedenze di latte, non trasformare più.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Campus, Cappai, Cappellacci, Manca, Moriconi e Pittalis sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 58 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Cappai - Cappellacci - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cossa - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Manca - Maninchedda - Mariani - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, non voglio assolutamente sminuire l'importanza e l'impegno profusi da ciascun consigliere in questa sessione straordinaria, lo voglio ricordare, del Consiglio regionale della Sardegna sui problemi del settore agropastorale. Noi anzi dobbiamo ringraziare il Movimento pastori sardi e le associazioni di categoria che, nel mese di agosto, hanno attivato una mobilitazione straordinaria che ha portato la Sardegna e i problemi del comparto dell'agro industriale in Sardegna e nel meridione d'Italia all'attenzione non solo della Sardegna e dell'Italia ma di tutta l'Europa.
E' successo un avvenimento la cui portata, probabilmente, ancora non comprendiamo appieno; siamo di fronte a una rivolta, perché di rivolta si è trattato, dal basso, intelligente e matura, che si è presentata alla politica e alle istituzioni regionali, nazionali ed europee non solo come un corpus di proteste e di lamentazioni ma con delle proposte serie nella direzione di un intervento preciso, nell'immediato, per venire incontro al disagio, alle difficoltà, spesso alla vera e propria disperazione di centinaia di famiglia; un intervento comunque legato a un discorso di prospettiva, in una visione moderna del comparto dell'agricoltura e della pastorizia in un momento in cui questo settore primario sta vivendo una sorta di rivalutazione complessiva a livello mondiale.
In primis pertanto ho voluto ringraziare le categorie che in maniera graduale ma positiva stanno riuscendo a recuperare una capacità di proporre unitariamente le loro piattaforme, e questa visione unitaria dei problemi è un patrimonio importantissimo su cui questo Consiglio regionale deve basare la propria iniziativa. Anche perché da questo Consiglio regionale, il Gruppo dell'Italia dei Valori lo auspica fortemente, dobbiamo essere capaci di uscire, stasera, con una proposta che concretamente (al di là delle parole belle o brutte che siano che abbiamo espresso, e che esprimeremo) con una proposta che dando risposta a due, tre, quattro punti programmatici immediatamente sia in grado di aggredire i problemi che nelle nostre campagne vivono i nostri produttori.
Assessore Prato, mi dispiace non ci sia il presidente Cappellacci (mi starà ascoltando da qualche parte o spero che riferirà lei), in quest'Aula oggi occorre passare dalle parole, criticabilissime o da sostenere a spada tratta, ai fatti, ripeto, passare ai fatti.
Non voglio assolutamente assurgere al ruolo di tecnico del settore, inventarmi soluzioni, non è necessario che alcuno di noi lo faccia. Chi queste attività le svolge storicamente nelle nostre campagne ha stilato un programma di governo; quello che mi sorprende, assessore Prato, è che di questo programma di governo presentato dagli operatori del settore sardo (diventato base anche per le rivendicazioni di operatori di altre Regioni) lei nella sua relazione abbia fatto una menzione assolutamente insufficiente, assolutamente insufficiente. Lei non può mostrare di essere indispettito per il fatto che questo movimento sia sorto spontaneamente e abbia posto all'attenzione un problema atavico delle nostre campagne, che ha raggiunto ormai livelli assolutamente insopportabili. C'è stato il tentativo, soprattutto nell'intervento dell'onorevole Pittalis, di richiamare responsabilità man mano sempre più elevate: Governo nazionale, Europa, eccetera. Il problema lo abbiamo noi, il problema è nostro.
L'Unione europea, assessore Prato, ha già deliberato. Lei lo richiama nel documento che ci ha trasmesso relativo alle "Linee di azione per la filiera del latte ovi-caprino". Il Parlamento europeo ha già deliberato all'unanimità, il 29 maggio del 2008, su una relazione della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, una risoluzione molto importante, che lei richiama nella sua relazione al Consiglio regionale dicendo: "Nonostante le indicazioni fornite dal Parlamento, la Commissione europea ha completamente abbandonato il comparto, e non ha portato avanti le misure di sostegno individuate".
Cominciamo a vedere dove stanno le responsabilità perché dal 29 maggio 2008, dopo un'indicazione unanime della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, la Commissione europea (mi perdonerà quest'Aula il termine) se n'è "strasbattuta" di questa relazione che contiene - io l'ho letta con attenzione - con estrema precisione tutte le indicazioni fornite dai nostri produttori locali. La Commissione europea da chi è formata? Qui cominciamo a verificare le responsabilità. Io non so se lei, Assessore, ha ancora simpatie leghiste, ma se la Commissione europea, che è composta dai rappresentanti dei governi, se ne "strasbatte" di risoluzioni del Parlamento europeo, è perché magari è più preoccupata di far recuperare un miliardo e mezzo di euro ai produttori del latte vaccino. Un miliardo e mezzo inserito nella finanziaria di quest'anno per non far pagare ai produttori di latte vaccino delle aree del nord-est le multe, a scapito dei produttori del Meridione; da questo già si comincia a capire di chi sono le responsabilità.
Il Governo nazionale non ha alcun interesse a difendere il Meridione, perché è sottoposto al ricatto della politica leghista. Di questo dobbiamo essere molto convinti, altrimenti non possiamo vincere la battaglia. Quindi, Governo nazionale-Governo regionale, ma non possiamo pensare di risolvere il problema con i tavoli romani nel momento dell'emergenza, se giochiamo a pallone possiamo vincere 5 a 1, possiamo fare il miracolo nei campi di calcio, ma, nei campi ministeriali di Roma lasciamo perdere.
Lei ha fatto un'interessante disamina dei vari tavoli: europeo, nazionale, regionale. Io sostengo che le sue proposte sulla risoluzione del problema da parte della Regione sono assolutamente insufficienti, e riporo tre, quattro temi che ho sottolineato. Auspichiamo la presentazione di un ordine del giorno unitario, stasera, che richiami gli impegni formali, e che dia risposte ai tre, quattro punti della piattaforma delle associazioni e del Movimento pastori sardi.
Io però vorrei che lei, insieme all'Assessore del bilancio, che purtroppo oggi non c'è, verificasse la possibilità di individuare alcuni capitoli nel bilancio regionale. E' già stato fatto un richiamo alla ex legge 28, e il sostegno che la Regione ha dato, è stato fatto un richiamo alle leggi da applicare, ne abbiamo due.
PRESIDENTE. Onorevole Salis il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, intanto io vorrei spiegare per che cosa ci siamo riuniti, vorrei spiegarlo all'Assessore, che non l'ha capito. Vorrei ricordarlo a noi che abbiamo convenuto, su richiesta di autorevolissimi Capigruppo, di fissare questo appuntamento il più ravvicinato possibile, per affrontare il tema della crisi del nostro sistema agricolo, in modo particolare del comparto ovi-caprino. Abbiamo convocato questa seduta straordinaria, quindi non prevista nel calendario dei lavori del Consiglio, per ipotizzare soluzioni, per concretizzare un'azione del Governo regionale su sollecitazione della massima Assemblea dei sardi.
Quindi, Assessore, che cosa mi sarei aspettato? Non banalità, luoghi comuni, un "sono innocente, siete tutti colpevoli, anche i produttori". No, mi sarei aspettato una proposta concreta, in ragione delle piattaforme che sono state presentate; mi sarei aspettato una bozza di ordine del giorno ben istruita con la Commissione consiliare, resa disponibile ai Gruppi prima dell'inizio del dibattito, resa disponibile al confronto con le parti sociali. Cosa siamo? Sembriamo all'oratorio, sembra che dobbiamo parlare di come dover giocare una partita tra scapoli e ammogliati. Ma di che cosa stiamo parlando, è questo il livello della classe dirigente?
Assessore, lei fa una critica così pesante al suo Governo nazionale, quello che non fa altro che produrre Ministri dell'agricoltura, delle politiche agricole, sempre padani, quasi sempre veneti. E poi che tipo di critica: "Abbiamo finanziato i vitelli francesi. Sì, sarei voluto essere un transalpino anch'io, perché il nostro Paese ha ormai smarrito il senso delle proporzioni, difende con lo stesso ardore tutte le cause, ma promuove solo quelle dei soliti furbi". Sono parole sue, sta dicendo che il suo Governo nazionale, il suo partito, quello che ha la maggioranza relativa anche alla Regione, è assolutamente inadeguato a svolgere funzioni di governo.
Ma non solo: "Sarei voluto essere francese" - io non sarei voluto essere mai francese, sono contento di essere sardo - "Sarei voluto essere francese, anche perché questa nazione ha stanziato soldi veri per l'ovi-caprino, 130 milioni di euro, mentre l'Italia ne voleva destinare solo cinque". E allora che cosa avete fatto, lei e l'onorevole presidente Cappellacci? Avete fatto un appello a tutti coloro che potevano "incidere". Io mi sto chiedendo, ma chi sono quelli che possono incidere: qualche chirurgo, qualche veterinario? Chi è che può incidere se non il suo partito, la Giunta di cui lei fa parte, e che è presieduta dal suo Presidente? Chi può incidere ha inciso negativamente. Ma la spiegazione è semplice: in Italia la pecora non andava di moda, forse andavano di moda le vacche. Questa è la tragedia alla quale noi dobbiamo dare una risposta.
La tragedia si consuma in questi luoghi, sulla inadeguatezza di chi rappresenta un settore così importante, così importante per questa Regione. Lei non è all'altezza di svolgere quella funzione, fa bene se si dimette, fa bene il suo Presidente, che sta trattando la formazione della nuova Giunta, se inizia a pensare che forse quel dicastero deve essere affidato a qualcun altro, almeno per omogeneità politica, perché non provenga da lei quella critica così nefasta per la sua maggioranza, per il suo partito, per il suo Governo.
Nel frattempo però i problemi rimangono inalterati; noi abbiamo la gente per strada, l'avremo domani, l'abbiamo da ieri, non l'abbiamo solo in questo settore, l'abbiamo in tanti settori, e non si viene qui a raccontare storie, si viene a proporre soluzioni: cosa mettiamo sulla bilancia?. Ci sono 250 milioni di euro per rispondere subito a un'emergenza di sostegno al reddito, di interventi per l'acquisizione e l'acquisto delle giacenze, ci sono i soldi per sostenere le organizzazioni dei produttori, ci sono i fondi? A chi li dovete chiedere? Se li dovete chiedere al vostro Governo, che vi diano almeno quello che hanno dato per i vitelli francesi, oppure che almeno diano i soldi che hanno dato i francesi all'ovi caprino: 130 milioni di euro, li mette lo Stato? Io sono perché altrettanti li metta la Regione!
Però, qua, abbiamo bisogno di volare alto, onorevole Diana, lo dico perché so che lei è sensibile su questi argomenti, che conosce anche i problemi di tutto il comparto agricolo, che sa che non si esaurisce la questione con questa o quella vertenza, che noi abbiamo il dovere di mettere in campo una politica, che le istituzioni sono al servizio del cittadino, non sono al servizio dei problemi interni di un partito, di una maggioranza o di un gruppo di potere, ma sono al servizio del cittadino.
Noi presenteremo un ordine del giorno, è possibile che voi ne facciate un altro, è possibile che noi ci differenziamo su alcuni giudizi, io credo che se si darà una lettura approfondita dell'intervento dell'Assessore, molti giudizi saranno uguali; ma sui problemi che riguardano le organizzazioni degli allevatori, il settore nel suo complesso, dobbiamo essere uniti nell'affrontarli, nel dare le indicazioni, che dobbiamo dare, alla Giunta sulla soluzione, che è articolata, che è una sorta di piano d'emergenza che non deve cancellare l'ipotesi di un lavoro sui temi dello sviluppo. Questi settori hanno bisogno di essere sostenuti per emanciparsi, per crescere, per svilupparsi in modo armonico, rispetto ai problemi che abbiamo di fronte.
Noi abbiamo una cultura, abbiamo anche una tradizione, abbiamo anche una vocazione produttiva, siamo nel Mediterraneo, vogliamo stare nel Mediterraneo e vogliamo sostenere le nostre possibilità di crescita in questo bacino; e l'ovi-caprino, ma tutta l'agricoltura, è un settore chiave per la nostra identità. E per fare questo, bisogna mettere mano anche al Governo regionale, bisogna dare più autorevolezza a questo Governo, non bisogna dimenticare di fare il proprio dovere, bisogna essere trasparenti.
Noi abbiamo esitato una legge, che veniva ricordata stamattina, sui consorzi di bonifica, neanche quella riusciamo ad applicare, le delibere sono oscurate, non si sa chi li governa, se i bilanci sono approvati, siamo nel disordine, nel caos dal punto di vista burocratico, e ci sono responsabilità! Ma, insomma, onorevole Cappellacci, anche se non c'è, si assuma la responsabilità di Presidente: la Sardegna doveva tornare a sorridere, sta invece piangendo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Milia. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Presidente, colleghi del Consiglio, Assessori, nel corso di questo dibattito chi mi ha preceduto ha voluto evidenziare, in qualche maniera, la negatività che avanza su quest'Aula e su questo comparto. Ma il problema oggi all'ordine del giorno è scaturito da una decisione comune: tentare di intervenire, da una parte, sull'emergenza e, dall'altra parte, sulla ristrutturazione globale di un comparto che versa in gravi difficoltà.
Noi non dobbiamo tornare indietro negli anni per muovere delle critiche, però un piccolo accenno alle responsabilità di tutti questi anni di cattivo governo, non solo nei confronti del settore specifico, ma di cattivo governo anche nei confronti del credito va fatto. In proposito accenno brevemente alle Casse di credito agrario del Banco di Sardegna (servizio di cassa continua per i nostri agricoltori), e al fatto che quella che era la banca dei sardi, regalata da una politica miope, per non usare altri termini, in questo momento è il più grande nemico degli agricoltori e degli allevatori, con tutto quello che ne discende, comprese le responsabilità di una politica che non ha mai voluto combattere, con le armi che questo Consiglio regionale poteva avere e le Giunte che si sono succedute potevano avere, una battaglia reale nei confronti del sistema del credito. E mi sto riferendo non solo alla parte allora amministrata dai sardi, oggi dagli emiliani che raccolgono in Sardegna e investono in altre parti d'Italia, ma a tutte quelle componenti del sistema che hanno avuto a che fare con la Regione autonoma della Sardegna e con i suoi forzieri che in altri tempi sono stati pingui.
Oggi arriviamo a discutere non su una non proposta dell'assessore Prato, su questo vorrei che ci soffermassimo. L'Assessore Prato ha portato un disegno di legge in Commissione, la Commissione ha deciso di soprassedere, e allora la domanda che rivolgo all'Assessore, a nome del mio Partito e del Gruppo che rappresento è questa, molto semplicemente. Caro Assessore, questo disegno di legge lei l'avrà concordato perchè non credo che abbia portato un disegno di legge senza un'interlocuzione con le associazioni, senza un'interlocuzione con le parti sociali; per cui, e mi riallaccio all'intervento appassionato, come sempre, del collega Uras che mi ha preceduto, le domando se siamo in quest'Aula, ancora una volta, per giocare al rialzo sulla pelle o non sulla pelle di qualcuno in cerca di un consenso che deve arrivare e in cerca di una contrapposizione che in quest'Aula, su questi argomenti, non ci deve essere. Chi ha un po' di esperienza di quest'Aula ormai, dopo tanti anni, il gioco al rialzo sulle alluvioni, sulla siccità, sulla lingua blu, credo l'abbia già vissuto e con un dispendio di risorse che, certamente, potevano essere indirizzate verso altre direzioni e, soprattutto, utilizzate meglio.
Pertanto all'assessore Prato chiedo, e certamente nella sua replica lo chiarirà, di che cosa ha bisogno il comparto; ha bisogno dei 250 milioni che ci sono stati richiesti all'unanimità dalle associazioni nell'incontro del pomeriggio con i Capigruppo, ha bisogno dei 5 milioni che erano iscritti come norma finanziaria nella legge presentata dalla Giunta, o ha bisogno di altri interventi quale il ritiro di 80, 100 mila quintali di formaggio, come richiedono alcuni, che potrebbe dare ristoro in un momento di difficoltà e riaprire la campagna del latte?
Caro Assessore, su queste domande vorremmo sentire la sua voce, al di là delle lamentazioni, che sono le nostre, per un settore cardine dell'economia della Sardegna. Un settore che è la colonna sonora delle nostre feste patronali, la colonna sonora delle nostre feste religiose, la colonna sonora delle nostre feste folcloristiche. Il settore agropastorale però non può rimanere una colonna sonora, caro Assessore, e lo dico col cuore in mano, perché tutti siamo legati alle nostre tradizioni, però non possiamo vedere un settore che produce una quota importantissima del Pil interno della Sardegna, andare nella direzione in cui sta andando.
Noi crediamo che, come in tutte le altre parti del mondo, l'agricoltura debba essere assistita. In Sardegna assistiamo un po' tutto, e gli ammortizzatori sociali, che siano per la forestazione, che siano per l'antincendio, che siano per le industrie decotte, esistono, ma da parte di questa Giunta, che è stata votata e che è supportata dalla nostra parte politica, occorre un progetto di ristrutturazione globale coraggioso che inverta la rotta rispetto ai progetti sbagliati che si sono alternati fino a questo momento. E' per questo che con grande attenzione ascolteremo la sua replica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, colleghe e colleghi, Assessore, quando mi sono permesso di chiedere al Presidente del Consiglio la convocazione straordinaria di questa seduta pensavo alla possibilità che il Consiglio regionale poteva e può dare, in termini di un proprio contributo, alla politica regionale in materia di agricoltura in Sardegna. Ovviamente non pensavo che poteva essere l'occasione per mettere sotto accusa l'Assessore, cosa che si è puntualmente verificata. Un po' se l'è cercata, un po' credo sia immotivata perché in nessuno dei documenti che ho letto, che è stato presentato da tutte le organizzazioni, Movimento dei pastori sardi compreso, appare una critica feroce nei confronti dell'assessore Prato, segno evidente questo che il comparto agricolo regionale ha voluto porre dei problemi, ancora una volta, certamente a noi Consiglio regionale, alla Giunta regionale, al Governo nazionale.
C'era la volontà di far sentire la propria voce. Molti dei problemi che sono stati posti alla nostra attenzione erano conosciuti, almeno per molti di noi. Dalla discussione fin qui svolta mi pare di poter cogliere che forse non tutti abbiamo il quadro chiaro della situazione e il mio intervento non serve a fare chiarezza, il mio intervento serve per cercare di far capire all'Assessore, che credo lo abbia già capito e forse male ha fatto a non trasferirlo al Consiglio regionale nel suo intervento, quali sono in questo momento le necessità immediate di questo comparto, e quindi quali sono le cose che nell'immediato dovremo fare a breve e a medio termine, e quali invece gli interventi strutturali che possono avere un tempo più lungo.
Non è una questione che si può risolvere con un unico provvedimento, con un unico ordine del giorno, con una discussione, così come stiamo facendo noi e come vorremmo continuare a fare. Dieci minuti per un intervento sono certamente molto pochi, e se dovessi replicare a tutte le accuse che sono emerse dalla discussione odierna potrei parlare credo per 6-7 ore. Parlerei pochissimo, invece, con il presidente Soru che è stato molto chiaro oggi - non se ne abbia a male, forse è la prima volta - però credo che abbia centrato il problema. Non glielo dico perché voglio farle un elogio, perché ho criticata tanto lei e la sua Giunta; non si deve spaventare neanche l'assessore Prato perché le cose che hanno detto a lui non sono né di più né peggiori di quelle che io ho detto al suo predecessore, magari motivavo meglio le questioni, cercavo di portare sempre un ragionamento un po' più compiuto.
La realtà è che oggi ci troviamo in quest'Aula, dopo aver sentito come Capigruppo le organizzazioni. La cosa più semplice da fare sarebbe tirar fuori 250 milioni di euro all'anno per tre anni e questo sembrerebbe soddisfare le esigenze di quasi tutti. Mi sono permesso di ricordare agli amici delle organizzazioni che il comparto ovino in Sardegna rappresenta il 35 per cento della produzione lorda. Cioè, fatto 100 il settore agricolo, il 35 per cento è costituito da questo comparto. Il restante 65 per cento non è che viva una stagione felice, vive una stagione pessima, sia per le questioni meteorologiche sia perchéè in atto una crisi complessiva del mondo agricolo in Sardegna, ma non solo. Di conseguenza dobbiamo pensare anche a quel mondo, non possiamo pensare solo a una parte.
Un dato certo è che dobbiamo cercare di aggredire questa crisi con le modalità che ci sono permesse. Alcune ci sono permesse, altre hanno bisogno di risorse, e tantissime altre non si possono proprio fare; e che non si possano fare non lo decide il Consiglio regionale o l'assessore Prato o il presidente Cappellacci o il Governo Berlusconi. Non si possono proprio fare! Sono finiti i tempi degli aiuti a pioggia: dobbiamo entrare in una logica diversa.
E' necessario, ed ecco questo doveva essere l'aiuto, e spero che sia l'aiuto del Consiglio regionale, disegnare una nuova agricoltura. Non è più possibile pensare come si pensava dieci anni fa, quindici anni fa, vent'anni fa, per quanto io debba riconoscere al Movimento dei pastori sardi di avere in qualche maniera anticipato il problema e guarda caso, presidente Soru, l'aveva anticipato già quando c'era lei.
Io non dimentico quella grande manifestazione all'aeroporto di Elmas con il blocco del traffico, quando lei promise, ingenuamente credo, i famosi 14 centesimi sul prezzo del latte. I pastori sardi non li hanno mai avuti perché non li potevano avere con le modalità con cui erano stati chiesti, ma ancora di più perché non era nella disponibilità della Regione sarda riconoscere i 14 centesimi sul prezzo del latte. Quindi noi ci troviamo davanti a dei problemi che sono di difficile soluzione. Non ci dobbiamo lasciar trascinare in un immaginario collettivo nel quale la cooperazione va contro il mondo industriale.
Presidente Soru, lei ha fatto un'affermazione, voglio dire l'ha fatta lei e l'hanno ripresa anche molti colleghi della maggioranza e dell'opposizione, che ci sarebbe un cartello degli industriali in Sardegna. Bene, le do per un secondo la possibilità di affermare anch'io che c'è un cartello. Quanto vale questo cartello, visto che il mondo degli industriali trasforma il 30 per cento del latte prodotto in Sardegna? E se si può fare cartello con il 30 per cento del latte prodotto in Sardegna, l'altro 70 per cento, che non è in mano agli industriali, è chiaramente in mano a delle strutture cooperativistiche che certamente soffrono e soffrono tanto, ma non si può pensare che con il 30 per cento si determini anche il prezzo di conferimento ai pastori che hanno aderito alla cooperazione.
Allora, il ragionamento del presidente Floris qual è? Io mi scelgo i miei amici, i miei pastori, seleziono 10, 12, 15 milioni di litri di latte all'anno e li vendo dove voglio, portandoli fuori dalla Sardegna per anni, mi pare, e quindi alleggerendo anche quell'eventuale pressione che ci sarebbe oggi di 300 milioni di litri di latte prodotti in Sardegna, dato che non è ancora quantificato esattamente, ma siamo tra i 290 e i 300 milioni di litri di latte che vanno trasformati per il 60 per cento in un unico prodotto, che è il guaio che ci stiamo trascinando appresso da oltre un secolo. Non è una cosa di oggi. Purtroppo su questo dobbiamo ragionarci tutti.
Nella crisi del '29 gli industriali sardi ci hanno rimesso una marea di soldi - sto parlando del '29- e in quegli anni con la crisi del dollaro l'esportazione del pecorino romano, delle pelli e della lana (quelli erano i mercati di riferimento) creò una tragedia in Sardegna che e si è ripetuta, si è ripetuta ciclicamente. Mai con questa virulenza probabilmente e mai con la situazione che oggi stiamo attraversando nelle campagne. Perché il problema non è solo il prezzo del latte, il problema è che i pastori, gli allevatori, coloro che presidiano il territorio si ritrovano oggi a dover conferire le materie prime: non solo latte, ma grano, orzo, avena, foraggio, mais, riso, produzioni che oggi sono diversificatee che sono in sofferenza. Stamattina qualcuno ha ricordato il prezzo di riferimento, 13 euro, per il grano, a livello nazionale il prezzo sarebbe, ripeto sarebbe 24 euro.
Certo, mettere sotto accusa gli industriali è fin troppo facile. Io non li voglio difendere, però è fin troppo facile allora mettere sotto accusa quegli altri industriali che importano il grano dal Canada a 12,50 mentre il grano sardo rimane invenduto. Pertanto mettiamoci d'accordo: se vale per il latte deve valere anche per il grano, deve valere per il mais, per il foraggio, per l'erba medica, per tutto ciò che serve per un comparto che oggi è in sofferenza per tutto. Cerchiamo di essere chiari e affrontiamo il problema non per accusare l'assessore Prato, che di accuse ne riceve già troppe in casa sua e non ha bisogno delle vostre, ma non bisogna vergognarsi di dire le cose, in ogni casa c'è la libera dialettica e c'è dialettica anche nel P.d.L. e c'è dialettica anche all'interno della Giunta regionale. E' proibito forse? Non credo, non può essere proibito! La realtà è che soluzioni al problema, a parte la soluzione proposta dal presidente Soru che è compresa da molti, anche dalle organizzazioni e anche da me, ma credo anche dall'Assessore, adottando semmai modalità diverse per capire come si arriva a quantificare il prezzo del latte...
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Vargiu.)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Campus e Cappai sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 65 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente del Consiglio, signori Assessori, colleghi consiglieri, io capisco la difesa d'ufficio del Capogruppo del P.d.L., la capisco, però oggi non era il giorno delle parole, non era neanche il giorno delle promesse, assessore Prato, era il giorno dei fatti e pochi fatti lei ci ha raccontato. Ha ripetuto quanto detto sui giornali, qualche giorno fa, e cioè sostanzialmente che da Roma arrivano ancora poche risposte concrete; si riferiva all'esito del tavolo sulle problematiche del settore ovi caprino al quale ha partecipato persino, pensate, il Capo della segreteria di un ministro. Stamattina lo ha ripetuto e siamo ancora più preoccupati: non arrivano risposte concrete sulle risorse finanziarie da mettere in campo, sugli strumenti da adottare.
Tutti, compreso l'Assessore, ci hanno detto attraverso i giornali che servono misure concrete, certe e adeguate; e l'Assessore nei giorni scorsi, oggi non lo ha ripetuto, ha fatto anche l'elenco della spesa. Ve lo ricordo. Acquisto di pecorino da destinare agli indigenti (competenza dell'AGEA), fiscalizzazione degli oneri previdenziali (Gabinetto del Ministro), incremento del regime de minimis, incremento delle indennità compensative (Ministero delle Regioni), miglior accesso al credito (ISMEA), incremento degli aiuti sulla qualità del latte, articolo 68 del Regolamento 73/2009 (Ministero dell'agricoltura), ripristino del benessere animale, restituzione all'export (Ministero dell'agricoltura). Un elenco della spesa.
Ora, credo che non basti alle aziende agropastorali chiedere con cortesia al segretario, al Capo della segreteria del Ministro, al Governo ciò che serve, occorre una vertenza, è stato richiamato più volte oggi, una vertenza forte, fortissima perché forte e fortissimo è il disagio, forte e fortissima è stata la protesta, il grido di allarme dei pastori.
Assessore Prato, la scorsa settimana con una mozione abbiamo chiesto al presidente Cappellacci di non accontentarsi delle parole di un Viceministro, di un Sottosegretario, gli abbiamo detto che per quanto riguarda il nuovo regime di compartecipazione alle entrate, un miliardo e seicento milioni all'anno a partire da quest'anno, è compito, è dovere di un Presidente della Regione mettersi a capo di una mobilitazione vasta, imponente, determinata, capace di rappresentare i sardi a testa alta con fierezza, con autorevolezza, capace di interpretare il sentimento dei sardi, capace di interpretare la nostra legge fondamentale: il nostro Statuto.
Ma se il Governo, in una vertenza così importante per la nostra Isola, per lo sviluppo dell'isola, si presenta con il Capo della segreteria di un Ministro significa che non ha capito la gravità della situazione, significa che questo governo regionale non è riuscito a far percepire la gravità della situazione. Ve lo stiamo dicendo ormai da 18 mesi: le uniche attenzioni del presidente Berlusconi per quest'isola sono quelle che ha riversato in campagna elettorale e quelle delle sue poche visite in Costa Smeralda.
Noi la settimana scorsa, oggi, abbiamo parlato e stiamo parlando di un unico argomento: stiamo parlando di entrate, stiamo parlando di risorse. Ma non è presente l'assessore La Spisa che non solo è l'Assessore del bilancio ma è il mega Assessore, è il presidente del comitato di crisi; ugualmente non è presente il presidente Cappellacci che evidentemente ha altri problemi, c'è una Giunta da rimettere in piedi, c'è una trattativa non sul prezzo del latte ma su quali consiglieri far entrare, su quali Assessore tecnici tenere.
Le manifestazioni imponenti di quest'estate, dobbiamo ringraziare il Movimento pastori sardi, hanno veramente posto al centro della nostra politica il tema della pastorizia in crisi, però (lo hanno ricordato prima di me altri colleghi) il centrosinistra, con una mozione presentata nel mese di luglio e discussa solamente agli inizi di quest'anno, aveva già posto un tema che riproponiamo: la dichiarazione dello stato di crisi del settore. Un atto che riteniamo importante, importantissimo perchè da questo riconoscimento da parte del Ministero delle politiche agricole e forestali discende poi una serie di misure di sostegno economico e finanziario a favore delle imprese, non le elenco perché le conosciamo.
Nel corso di queste settimane siamo stati alle manifestazioni dei pastori, abbiamo ascoltato, abbiamo imparato, abbiamo tentato anche un dialogo, un confronto; come Partito Democratico abbiamo presentato una bozza di proposta che guarda all'emergenza, che guarda il medio e lungo termine, ci siamo confrontati con le organizzazioni, col mondo della cooperazione e con il Movimento pastori con una proposta aperta, capace di affrontare i problemi e giungere possibilmente ad alcune soluzioni. E' vero che si tratta di una crisi ciclica, verissimo, però diciamo tutti che forse è persino peggiore di quella dell'86 e di quella del 2004; siamo di fronte a una situazione che se non si affronta con provvedimenti nell'immediato rischia di creare un danno irreparabile all'intero tessuto produttivo sardo.
Con quella mozione che non è stata approvata da questo Consiglio regionale nello scorso febbraio noi abbiamo tentato di far emergere la gravità della situazione. Questo Consiglio regionale, non dico il centrodestra, questo Consiglio regionale ha votato un ordine del giorno che richiedeva alcune cose, ancora inattuate. Si prospettava l'esigenza, e si impegnava la Giunta in tal senso, di una legge quadro di settore, e immagino non sia quella leggina che ha presentato l'assessore Prato qualche giorno fa, si impegnava ancora la Giunta a individuare e promuovere con la massima urgenza una giornata speciale da dedicare al comparto dell'agricoltura, perché l'agricoltura tornasse a essere un settore primario per l'economia dell'isola, a condividere una strategia di breve, medio e lungo termine per restituire prospettive al comparto, a permettere il rilancio delle zone interne attraverso il connubio tra agricoltura, turismo ed energie rinnovabili. Parole, parole, parole.
Credo che oggi, invece, occorrano risorse, occorrano strumenti, non ordini del giorno che non producono effetti. Anche se un ordine del giorno noi vorremmo proporlo e magari concordarlo, condividerlo perché sia una voce autorevole di questo Consiglio regionale. Siamo fortemente contrari all'impostazione della leggina, in particolare all'articolo 1: 4 centesimi a litro di latte prodotto sino ad un massimo di 1.000 euro ad azienda; a quelle aziende che, sulla base di un apposito atto, deleghino la commercializzazione del latte alle organizzazioni professionali del settore agricolo riconosciute dal CNEL. Un'elemosina: 1.000 euro costituiscono un insulto.
Noi siamo per elevare intanto quell'importo relativo al de minimis, siamo per farlo tenendo conto del nuovo regime di entrate, siamo per impegnare e anche per dire chiaramente al governo: "Noi pretendiamo quelle risorse perché sono scritte nel nostro Statuto all'articolo 8, pretendiamo quelle risorse perché ci impegniamo con un pacchetto di soluzioni ad aggredire la crisi, la crisi che c'è in Sardegna e che grazie anche all'azione del Movimento pastori ha avuto un riscontro mediatico nazionale".
La crisi c'è e si affronta anche con una serie di misure sostenute dalle risorse. Prendiamo l'impegno, oggi, di stanziare fin dalla prossima finanziaria 200-220 milioni, che servano per intanto a soddisfare le esigenze delle imprese, inserendole appunto nel regime de minimis. Però tentiamo di ancorare quella misura al fatto che ciascuna azienda debba trovare il modo di concorrere a fronteggiare il cartello degli industriali creando un cartello appunto dei pastori, dei produttori. Cerchiamo di ancorare quella misura, quel contributo, effettivamente ad una forma di incentivo all'inserimento nelle Organizzazioni dei produttori (OP). Rimane questo il punto centrale della nostra proposta. Le OP, fenomeno aggregativo proposto dalla Giunta Soru, che questa Giunta ha bloccato, riteniamo siano uno strumento essenziale insieme all'Agenzia per la promozione dei prodotti sardi; crediamo infatti che occorra agire soprattutto nel settore della promozione, come ha fatto tra l'altro - non inventiamo niente - la Regione Toscana, con un piano anticrisi, agendo sia sul versante della promozione, tra l'altro inventando, dopo di noi, Toscana Promozione, sia sul…
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, il tempo a sua disposizione è terminato.
BRUNO (P.D.). Presidente, in conclusione dell'intervento chiedouna sospensione, per concordare eventualmente un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. A conclusione dell'intervento dell'Assessore ci sarà la sospensione richiesta dal consigliere Bruno.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Presidente, onorevoli consiglieri, Assessori, se oggi venisse in Sardegna un marziano e ascoltasse gli interventi che si sono succeduti da parte dell'opposizione, a eccezione dell'ultimo intervento dell'onorevole Bruno, e degli interventi dell'onorevole Soru e dell'onorevole Salis, potrebbe seriamente pensare che abbiamo trovato una Sardegna agricola perfetta, dove andava tutto bene, e che in questi 18 mesi siamo stati capaci di rovinare questo meraviglioso giardino.
Signori cari, i sardi sono troppo maturi per credere a queste storielle, e credo che sia il caso di fare chiarezza. Intanto io ho inoltrato alla presidente Lombardo, nei giorni scorsi, dei documenti dove non si parlava del disegno di legge sull'agricoltura, o del libro dei sogni, ma si parlava di una piattaforma di proposte, figlia degli stati generali delle organizzazioni agricole, che per me sono un momento sacro per quanto riguarda l'agricoltura, e per le rivendicazioni del Movimento dei pastori.
Abbiamo condensato i vari documenti, le varie richieste, cercando di creare una proposta unitaria per aprire un dibattito forte in Sardegna, a Roma e a Bruxelles, in merito alla vertenza agricola. E quindi siccome questo documento, mi pare, mi risulta che lo abbiate ricevuto, anziché parlare e dire che vi aspettavate delle proposte, vi aspettavate delle richieste e non abbiamo detto nulla, io credevo e speravo che si volesse discutere di questo. Io ho apprezzato l'onorevole Salis che, dopo aver letto alcune considerazioni ha dichiarato di non condividerle, questo fa parte del gioco giusto della dialettica delle parti, ma criticare per criticare in un momento così difficile non serve veramente a nulla. A questo proposito la Giunta in carica, in questi fatidici 18 mesi oltre ad aver rovinato il giardino fiorito (certamente non ha colpe solo chi ha governato negli ultimi cinque anni, si tratta di scelte sbagliate stratificate, che mi pare più di un esponente del centrodestra ha ben rappresentato), ha prodotto più atti amministrativi di quanti ne abbia prodotto il precedente Assessore in tutto il periodo in cui è stato in carica.
Questo lavoro, è giusto dirlo, nonostante si sia lavorato molto e in modo instancabile, non basta, perché questa crisi è veramente drammatica ed è peggiore delle precedenti. Io non voglio tediarvi con la lista dei 123 provvedimenti adottati, però ce n'è qualcuno particolarmente importante; per esempio non abbiamo più restituito soldi all'Unione Europea, cosa che succedeva normalmente nelle precedenti legislature, perché ci siamo messi in linea col Piano di Sviluppo Rurale: l'abbiamo trovato a spesa zero, e abbiamo speso 250 milioni, e per fortuna - anche se con ritardo - quest'anno finalmente abbiamo pagato indennità compensative, e altre misure, quasi in tempi civili. E come questo tanti altri provvedimenti che, poichè fanno parte del passato, preferisco mettere via per pensare a quello che dobbiamo fare.
Ci sono dei provvedimenti nazionali e dei provvedimenti regionali cui fare riferimento perchè questa crisi ha bisogno di soluzioni immediate, se noi non interveniamo subito, da qui a dicembre, rimettendo in moto il motore del sistema di trasformazione cooperativo, che in questo momento è fuso, c'è infatti il rischio concreto che più di una cooperativa non riapra. E quando non riaprono delle cooperative il latte non ha padrone, e quando il latte non ha padrone non ha neanche prezzo, questa è la situazione attuale. Quindi se noi, da qui a dicembre, non troviamo il modo di rimettere in moto questo sistema, il sistema implode, e la cooperazione che va difesa trascina via i pastori e gli industriali.
Non è più un mondo in cui ci possiamo permettere queste contrapposizioni perché ormai siamo tutti dentro una barchetta piccola piccola: basta pertanto che qualcuno vada male che andiamo tutti a fondo. Quindi basta soltanto che poche cooperative non riaprano, e il sistema implode: questa è la situazione reale o, perlomeno, quella che io considero tale. Per questo motivo abbiamo proposto un insieme di provvedimenti, e dire che vogliamo risolvere il problema dell'agricoltura attraverso un disegno di legge di quattro articoli è una falsità, perché esistono appunto diversi provvedimenti (delibere di Giunta, decreti, disegni di legge), perché non sempre bisogna necessariamente passare in Aula, qualora ci siano dei provvedimenti giuridicamente perfezionati che possono fungere da contenitori delle risorse.
A scanso di equivoci, e per non raccontare che "nostro Signore è morto di freddo" vi ricordo, ma dovreste averlo letto, (forse l'hanno letto in tre, ma non i rappresentanti dell'opposizione ), i punti principali. Il primo punto del disegno di legge riguarda l'aggregazione; può piacere o non piacere, noi però riteniamo che sia giusto creare un momento di aggregazione perché come gli industriali decidono in 10, 9, 7 quale sarà il prezzo del latte che verrà pagato, vorremmo un mondo nel quale anche i pastori abbiano un sindacato che li rappresenti in fase di trattazione del prezzo del latte. Vorremmo vedere 9 persone da un lato, e 9 persone dall'altro.
Almeno negli ultimi quarant'anni, invece, abbiamo 9 persone da un lato, e un Assessore di turno al quale viene chiesto di incidere sul prezzo del latte, che chiede un prezzo del latte adeguato. Gli industriali vanno però a prendere il latte dai singoli pastori, e il prezzo si fa in questa maniera, un sistema medievale che nessuno è riuscito a combattere, e non ho detto che non ci abbiano provato, ma nessuno c'è riuscito. Nessuno si deve permettere, secondo me, oggi di "sparare sulla Croce Rossa", perché non c'è riuscito nessuno! Noi perlomeno stiamo scrivendo una cifra: 4 centesimi, possiamo discutere sul fatto che sia poco, ma siamo sicuri di poterli dare e, forse, potremmo, qualora ci fosse un accordo in Consiglio, anche pensare a degli importi diversi, ma nella nostra cultura se è scritto 4, è perché 4 vogliamo e possiamo dare, è inutile scrivere una cifra qualunque e poi non darla.
Sugli strumenti attuativi si sono sentite un sacco di barzellette, tipo quella che i soldi erano destinati alle organizzazioni. Il provvedimento è destinato esclusivamente ai pastori, poi le modalità di accesso saranno oggetto di una deliberazione di Giunta e, ovviamente, ci sarà tempo e modo di raggiungere un accordo, come è nel nostro spirito e nel nostro stile. Ma altri interventi che non sono per la pastorizia, all'interno del disegno di legge per l'agricoltura, si attueranno attraverso altri strumenti, e precisamente l'azione 2 che prevede l'istituzione di un fondo presso la Sfirs pari a 5 milioni di euro per l'accesso al credito da parte delle aziende agricole; attualmente il fondo di rotazione inserito in SFIRS non può dare supporto al primario per l'accesso al credito.
L'azione 3 pevede il finanziamento di nuove linee di credito, con garanzia a valere sul fondo di rotazione regionale di 238 milioni di euro, a favore delle aziende di trasformazione. Anche in questo caso - diciamocelo senza mezzi termini - il mondo cooperativo e qualche industria, in questo momento, rischiano di arrivare alla fine dell'anno senza riuscire a restituire il credito perchèper due campagne agrarie di fila hanno formaggio invenduto. Quindi noi dobbiamo darenuovo credito, delle nuove garanzie, è importante, lo strumento è operativo.
Abbiamo messo a disposizione, sempre attraverso strumenti già operativi dell'Assessorato dell'agricoltura, 2 milioni per i Consorzi fidi agricoli per far sì che possano attivare la garanzia e la contro garanzia nel momento in cui si fa partire il procedimento con Sfirs. Sempre nella stessa logica, abbiamo stanziato 5 milioni per la ricapitalizzazione delle cooperative in difficoltà; questa azione è stata fortemente richiesta dal mondo produttivo proprio per far sì che attraverso dei piani di ricapitalizzazione delle nostre aziende si rimettano in moto. Anche qui lo strumento giuridica esiste, non c'è bisogno di portarlo in Consiglio.
Sono strumenti importanti, sono risorse importanti, soprattutto in un momento di ristrettezza come l'attuale. C'è infine la famosa "stanza di compensazione"; onorevole Soru, il suo tentativo nobile di muoversi attraverso le OP era da fare e ha rivelato luci ed ombre, soprattutto ha dimostrato la necessità di un imprenditore. Allora, se una OP è fatta da un bravo imprenditore sarà una buona OP, se una OP è costituita da un imprenditore che non è valido non è che solo perché è una OP non lascia "buffi"; scusatemi, ma voglio ricordarvi che proprio nel nuorese una OP molto importante ha lasciato 13 miliardi di debiti
PRESIDENTE. Assessore Prato, il tempo a sua disposizione è terminato.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Posso continuare?
PRESIDENTE. Se l'Aula è d'accordo.può proseguire.
Prego, assessore Prato.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Io sto cercando di svolgere un ragionamento, se vi interessa…
(Interruzione)
PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa che io sono per il rispetto delle regole, ho visto che tutti hanno fatto un cenno di assenso, anche l'onorevole Bruno, mentre adesso lei mi sta facendo presente di non essere d'accordo.
Assessore, non è possibile proseguire.
Dichiaro chiusa la discussione generale. Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 23, viene ripresa alle ore 22 e 19.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, prego i colleghi di prendere posto.
Sono stati presentati due ordini del giorno:
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1 e numero 2
Ordine Del Giorno Bruno - Uras - Salis - Lotto - Cocco Pietro - Cocco Daniele Secondo - Solinas Antonio - Zuncheddu - Agus - Barracciu - Caria - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Soru - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Mariani sulla crisi del comparto agro-pastorale e sulle misure più urgenti per il rilancio del settore.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione delle dichiarazioni dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale sulla profonda crisi che colpisce l'agricoltura e la pastorizia in Sardegna b;
PREMESSO che:
- all'indomani di un lungo periodo caratterizzato da importanti ed impegnativi investimenti nelle aziende ovicaprine, sia nelle strutture sia nella miglioramento genetico e nella salute animale, ed a seguito di un lungo periodo di stagnazione della contrattazione tra le parti per la determinazione del prezzo del latte, il comparto agro-pastorale sardo versa oggi in una crisi gravissima, con la gran parte delle aziende agro-pastorali che producono praticamente in perdita;
- da lungo tempo il punto debole della filiera è rappresentato dalla gestione del mercato e dalla programmazione delle produzioni certificando così il sostanziale fallimento dell'operato dei soggetti che, operando a valle delle aziende pastorali, sovraintendono alla trasformazione del latte, alla commercializzazione dei formaggi ed alla programmazione delle produzioni;
- negli ultimi 10 anni il sistema delle imprese di trasformazione è stato destinatario di un consistente piano di investimenti finalizzati soprattutto alla modernizzazione degli impianti e alla diversificazione produttiva, senza che si riuscisse a riammodernare anche l'intero sistema di mercato e con ciò si facesse registrare alcuna ricaduta positiva, diretta o indiretta, sul sistema delle imprese agro-pastorali che, anzi, hanno assistito ad un costante calo del prezzo del latte;
- in questi ultimi anni le aziende hanno potuto sopravvivere solo grazie agli aiuti comunitari, mentre il miglioramento del prezzo si è registrato nel momento della nascita e strutturazione delle organizzazioni dei produttori, secondo quanto previsto dalla normativa comunitaria e gli orientamenti al mercato, e l'abbandono della strategia di valorizzazione del ruolo delle organizzazioni dei produttori (OP), perseguito negli ultimi tempi, ha coinciso con il riacutizzarsi della crisi del settore;
- il sistema cooperativo della trasformazione lattiero-casearia necessita di una significativa azione di rilancio e di ammodernamento, specie nelle sue strutture tecniche di gestione e commerciali;
- assistiamo all'assenza di qualsiasi banca dati affidabile e certificata relativa alle produzioni di latte ed alle trasformazioni nelle diverse tipologie di formaggio da parte degli stabilimenti operanti nell'Isola;
- per uscire da una situazione di costante penalizzazione degli interessi dei pastori è necessario, altresì, spingere tutti gli attori in campo a contribuire affinché il prezzo del latte venga determinato sulla base dei prezzi di mercato delle quattro maggiori categorie merceologiche dei formaggi pecorini (pecorino romano quotazione USA, pecorino romano quotazione Italia, pecorino sardo e altre specialità tipiche semistagionate, formaggi a pasta molle) e da un sistema di calcolo che tenga conto dei costi di produzione, delle rese e dei cali di peso delle diverse tipologie;
- l'assenza nell'Isola di una adeguata politica del credito in agricoltura ha portato alla attuale situazione di debolezza finanziaria delle aziende pastorali che sono pertanto esposte al ricatto di chi può erogare caparre di campagna e rafforza il ruolo dei mediatori e accaparratori di latte con nessun beneficio dei pastori e con danno evidente del sistema;
- le proposte di intervento regionale nel settore devono mirare a produrre effetti diretti e immediati nel sistema pastorale comportando una ricaduta positiva sulla formazione del prezzo del latte e degli altri prodotti aziendali (carne e lana); ogni altro intervento che non consegua questo obiettivo può essere proposto in via del tutto emergenziale nella consapevolezza che servono rimedi di prospettiva e ad effetto duraturo sui bilanci delle imprese agro-pastorali;
- gli interventi che prevedono integrazione di reddito (produzione di energia ed altre attività in ottica di multifunzionalità) vanno incentivati in misura diffusa tra tutte le aziende affinché migliorino i risultati di bilancio delle aziende, ma non sono da considerare parte sostitutiva del prezzo del latte, che non può essere pagato sottocosto,
indica alla Giunta regionale le misure più urgenti da adottare per permettere al comparto agro-pastorale sardo di superare l'emergenza attuale e creare le premesse per un suo rilancio su nuove basi
1) la dichiarazione dello stato di crisi dal comparto agro-pastorale, nonché la predisposizione, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati di un accordo di comparto che preveda quanto segue;
2) la predisposizione di una misura di finanziamento alle aziende del comparto che aderiscono alle OP operanti nell'Isola e ad altre che si costituiranno; finanziamento da erogare in regime di "de minimis" secondo quanto previsto dal regolamento CE n. 1535/2007, tenendo conto che gli attuali limiti per la Regione impongono l'esigenza di aprire una interlocuzione con il Governo nazionale per poter ampliare tale plafond e venire incontro alle aziende agro-pastorali con provvedimenti significativi e vicini agli attuali limiti delle erogazione previste per singola azienda di euro 15.000 per l'anno 2010;
3) un intervento sullo stock delle giacenze attraverso azioni di solidarietà sociale in Italia e all'estero;
4) un intervento di rilancio e finanziamento dei piani di azione delle OP, sia per l'offerta del latte tal quale sia per la trasformazione, unica forma capace di aggregare produzioni e di conseguenza di organizzare il mercato dei prodotti lattiero-caseari, ma anche la contrattazione comune per i mezzi tecnici e finanziari di produzione; uno speciale finanziamento va previsto per favorire l'accesso ai consorzi fidi degli operatori della filiera agro-alimentare;
5) la costituzione di un tavolo che, ad inizio campagna, coinvolgendo le OP del latte tal quale e le OP dei trasformatori (caseifici sociali) e gli industriali, porti alla determinazione del prezzo del latte tenendo conto dei prezzi di vendita di tutte le tipologie di formaggio, dei costi di trasformazione, delle rese e dei cali di peso;
6) l'erogazione immediata di quanto dovuto e scaduto per le indennità compensative e azione per il benessere animale ecc., e l'erogazione immediata di quanto dovuto per il 2010 concordando con AGEA l'anticipazione di qualche mese;
7) la richiesta del rifinanziamento dell'azione per il benessere animale per almeno altri cinque anni con potenziamento sia finanziario sia tecnico;
8) la richiesta di sospensione del pagamento dei contributi previdenziali e assicurativi e la rateizzazione al minimo;
9) il sostegno della SFIRS alla ristrutturazione finanziaria dei caseifici sociali e la rimodulazione dei debiti aziendali. (1)
Ordine Del Giorno Diana, Milia, Cuccureddu, Vargiu sulla crisi del comparto agropastorale.
Il Consiglio Regionale della Sardegna
Riunito nella seduta straordinaria del 13 settembre 2010 con il seguente ordine del giorno "dichiarazioni dell'Assessore regionale all'Agricoltura e Riforma Agro pastorale sulla profonda crisi che colpisce l'agricoltura e la pastorizia in Sardegna;
Udita la relazione introduttiva dell'Assessore Regionale all'agricoltura Andrea Prato; uditi gli interventi dei signori Consiglieri Regionali;
preso atto che l'intenzione manifestata dall'unanimità degli intervenuti appare orientata verso l'individuazione e attuazione di una piattaforma di interventi di breve medio e lungo periodo, a valere sulle risorse Regionali, Statali e Comunitarie per affrontare l'emergenza e rilanciare l'intero comparto ovicaprino della Regione Sardegna;
atteso che la Giunta Regionale ha presentato presso il Mdpaaf una piattaforma di interventi per il rilancio del settore, condivisa con le varie associazioni di categoria della Sardegna;
appurato che tale piattaforma deve essere integrata con alcune proposte di immediata attuazione da portare avanti mediante l'azione della Giunta regionale che dovrà individuare gli interventi e le necessarie risorse;
atteso che in un momento delicato come quello attuale occorre dare un segnale forte al mondo agropastorale e alla Sardegna tutta, con un atto di impegno unitario dell'intero consiglio regionale;
tutto ciò premesso
impegna la Giunta regionale
ad integrare la piattaforma di interventi sul comparto ovicaprino sardo prevedendo e quantificando le risorse necessarie per portare avanti i provvedimenti in esso contenuti, attivandosi con forza presso il governo centrale e l'Unione Europea affinché si concretizzino le proposte previste nel documento che si allega al presente per farne parte integrante e sostanziale.
Cagliari, 13 settembre 2010 (2)
Linee di azione per la filiera del latte ovi-caprino
INTERVENTI NAZIONALI
AZIONI A CARATTERE NAZIONALE
INTERVENTI IMMEDIATI
1. Acquisto di formaggio pecorino da destinare agli indigenti
Coordinatore: AGEA
2. Acquisto di formaggio pecorino da destinare ai paesi in via di sviluppo
Coordinatore:MAE
3. Sostenere operazioni di ristrutturazione del debito delle imprese.
Coordinatore:ISMEA
4. Dichiarazione stato di crisi del settore
Coordinatore: MIPAAf
5. Anticipazione dei pagamenti comunitari del I° pilastro della PAC
Coordinatore: AGEA
6. Ripristinare la fiscalizzazione degli oneri previdenziali per le zone montane e svantaggiate.
Coordinatore: GAB. MIN.
7. Informazione sulle dinamiche di mercato
Coordinatore: ISMEA
8. Garanzie per consentire alle imprese di accedere al credito
Coordinatore: ISMEA
9. Monitoraggio dei costi della filiera e della catena del valore.
Coordinatore: ISMEA
10. Istituzione dell'etichetta d'origine per tutti i prodotti ovicaprini
Coordinatore:MIPAAF
AZIONI A CARATTERE NAZIONALE
INTERVENTI DI MEDIO PERIODO
11. Incremento degli aiuti dell'Articolo 68 del Reg. 73/2009. Sostegno alla qualità latte ovicaprino fino a 30 milioni di euro.
Coordinatore: MIPAAF
12. Restituzioni all'export, ammasso privato e premi alla stagionatura
Coordinatore: MIPAAF
13. Attività di promozione e di sostegno della domanda di formaggio pecorino sul mercato interno
Coordinatore: MIPAAF
14. Valorizzazione dell'agnello italiano
Coordinatore: MIPAAF
AZIONI A CARATTERE NAZIONALE
INTERVENTI DI LUNGO PERIODO
15. Revisione del disciplinare e della classificazione dei formaggi pecorini DOP
Coordinatore: MIPAAF - REGIONE
16. Costituzione di un tavolo nazionale permanente per il settore ovicaprino
Coordinatore: MIPAAF - REGIONE
17. Piano nazionale di settore
Coordinatore: MIPAAF
18. Avviare una campagna di educazione alimentare per il rilancio del consumo di latte e derivati.
Coordinatore: MIPAAF
19. Avviare un'attenta riformulazione delle norme e degli strumenti a rafforzamento dell'export e difesa delle produzioni tutelate.
Coordinatore: MIPAAF
20. Misure di sostegno al reddito nell'ambito della PAC
Coordinatore: MIPAAF
- Evoluzione della PAC e comparto ovicaprino
Nei Paesi dell'Europa mediterranea l'allevamento ovicaprino viene praticato prevalentemente in aree agricole marginali, laddove cioè i pascoli rappresentano molto spesso l'unica forma di utilizzazione produttiva dei suoli. Tali attività hanno avuto da sempre una ricaduta importante sulla preservazione dei ruoli all'interno delle comunità e dei valori sociali, culturali, ambientali e paesagistici.
Ne consegue che le prospettive di sopravvivenza della zootecnia ovicaprina risultino, oggi più che in passato, profondamente legate alle misure di politiche agricole predisposte a livello comunitario (PAC) pena un inarrestabile quanto non auspicabile declino.
La riforma della PAC ha subito fino ad oggi diverse modifiche a seconda del periodo e delle necessità. Le diverse riforme hanno portato alla definizione di un modello di agricoltura europeo basato sulla "multifunzionalità dell'attività agricola" e sul ruolo centrale delle aree rurali per la diversificazione delle attività economiche degli agricoltori, hanno definito nuovi strumenti che legano le politiche di mercato a comportamenti "virtuosi" degli agricoltori in materia ambientale, paesaggistica e di produzione di alimenti sani e di qualità, hanno portato alla regolamentazione del mercato e gli aiuti diretti e all'aumento della spesa destinata a sostenere lo Sviluppo Rurale. Con queste riforme si è raggiunto anche l'obiettivo della riduzione delle eccedenze e delle sovvenzioni all'esportazione, della diminuzione del divario tra i prezzi del mercato comunitario e i prezzi del mercato mondiale e l'aumento del valore delle esportazioni.
Il comparto ovicaprino non è sicuramente tra quelli che - nell'evoluzione e attuazione di queste riforme - hanno ricevuto un buon livello di tutela e di sostegno.
Infatti, le Politiche intraprese dall'Unione Europea fino ad oggi per il sostegno al comparto ovicaprino non hanno tenuto conto di diverse specificità di alcune regioni italiane che si differenziano per tipologia di allevamento e per condizioni geografiche e fisiche da quelle di altri contesti territoriali europei.
In Europa vi sono poco più di 700 mila aziende in cui si allevano oltre 100 milioni di ovini. Più del 40% dei capi è allevato nel solo Regno Unito, nel quale è localizzato l'11% circa delle aziende. In questo Paese gli allevamenti sono specializzati nella produzione della carne e si caratterizzano per dimensioni medie estremamente elevate (510 capi/azienda) rispetto alla media europea (144 capi/azienda). Le caratteristiche strutturali che contraddistinguono gli allevamenti dei Paesi del bacino mediterraneo sono ben diverse da quelle del Regno Unito, fondamentalmente in ragione delle differenti condizioni fisicoclimatiche.
Nell'Europa mediterranea si concentra complessivamente circa il 70% delle aziende, con poco meno del 50% dei capi ovini. Le condizioni strutturali esistenti nelle diverse realtà nazionali presentano rilevanti differenze: a titolo di esempio si può considerare il divario esistente tra la dimensione media degli allevamenti spagnoli (pari a quasi 200 capi) e quella del confinante Portogallo (pari ad appena 40 capi). In ogni caso, è attualmente in atto un intenso processo di ristrutturazione aziendale, dato che l'ampliamento della consistenza del gregge e della base territoriale dell'azienda sono condizioni indispensabili alla realizzazione delle cosiddette economie di scala.
Gli allevamenti "mediterranei" generalmente traggono reddito non solo dalla carne ma anche e soprattutto dalla produzione del latte ed eventualmente dalla sua trasformazione. Spesso accanto a capi ovini essi ospitano anche caprini. L'allevamento caprino potrebbe definirsi complementare e secondario rispetto a quello ovino: gli 11 milioni di caprini esistenti in Europa, sono praticamente tutti concentrati nei Paesi del Mediterraneo. Questi animali, infatti, sono ancor più rustici e adattabili rispetto agli ovini, per cui possono essere allevati in condizioni territoriali particolarmente sfavorevoli.
Proprio la grande adattabilità degli allevamenti ovi-caprini, ma anche il limitato potenziale di remunerazione rispetto alla maggior parte delle altre attività agro-zootecniche, ha fatto sì che la pastorizia sia "sopravvissuta" nelle aree marginali ed economicamente svantaggiate dei Paesi mediterranei dell'UE, dove ad essa non vi erano valide alternative produttive. In tali contesti essa diventa allora una sorta di presidio per la conservazione di valori sociali-culturali, ambientali e paesaggistici. Questo significato più ampio e complesso è stato a lungo poco considerato nelle politiche agricole e solo recentemente sembra essere diventato in qualche modo una priorità.
- Anche l'Unione Europea invoca più attenzione al comparto ovicaprino
Anche l'Unione Europea ha provato ad individuare misure di politica agricola comunitaria corrispondenti alle esigenze del comparto attraverso la Risoluzione del Parlamento europeo del 19 giugno 2008 sul "Futuro del settore ovicaprino in Europa".
Tale Risoluzione, considerando che il settore ovicaprino nell'Unione europea:
? è formato in massima parte da aziende agricole tradizionali che consentono la sopravvivenza di migliaia di produttori (…..),
? svolge un ruolo ambientale fondamentale, tra cui la preservazione naturale di zone meno fertili e la salvaguardia del paesaggio e di ecosistemi sensibili (……),
? sta subendo, in quanto concentrato nelle zone svantaggiate, un grave declino in termini di produzione e di esodo dei produttori e denota un'assenza totale di attrattiva per i giovani allevatori ovicaprini,
? è caratterizzato da bassi redditi per i produttori, da un declino della produzione interna e da una flessione dei consumi, soprattutto tra le giovani generazioni, ed è esposto a una crescente concorrenza sul mercato interno
? risulta caratterizzato da un rialzo dei prezzi degli input di produzione che produce un aumento dei costi ed esercita ulteriore pressione sul settore che già versa in una situazione critica sul piano della competitività,
? (…...)
considerando inoltre che nell'Unione la carne e il latte ovino non beneficia in modo significativo dei fondi comunitari per la promozione dei prodotti agricoli e che occorre una campagna di promozione sostenuta che consenta di far evolvere le preferenze dei consumatori;
considerando infine che l'imminente valutazione dello stato di salute della politica agricola comune (PAC) offre l'opportunità di considerare idonei strumenti di intervento e un sostegno della PAC al settore ovicaprino,
(…..)
? riconosce la necessità urgente che il Consiglio dei ministri dell'agricoltura e la Commissione prendano delle misure per garantire un futuro redditizio e sostenibile della produzione di latte e di carni d'origine ovicaprina nell'Unione, per rilanciare il consumo dei prodotti in questione e mantenere e attirare giovani allevatori ovicaprini verso tale settore; sostiene inoltre la necessità di preservare queste aziende di allevamento tradizionali e rispettose dell'ambiente che hanno la funzione di rifornire il mercato comunitario e di assicurare una fonte di approvvigionamento di prodotti dell'allevamento ovicaprino nell'Unione europea;
? invita il Consiglio dei ministri dell'agricoltura e la Commissione a prevedere un ulteriore sostegno finanziario urgente per i produttori di latte e di carni d'origine ovicaprina dell'Unione europea, al fine di sviluppare nell'Unione europea una produzione ovicaprina dinamica, autosufficiente, orientata al mercato e al consumatore; invita inoltre il Consiglio dei ministri dell'agricoltura e la Commissione a pensare al futuro di tali settori nell'ambito della valutazione dello stato di salute della PAC, attraverso l'attuazione di una serie di misure che consentano agli Stati membri una certa flessibilità di scelta tra le seguenti opzioni di finanziamento:
- introduzione di un nuovo piano ambientale di mantenimento della produzione ovina per capo che sia a) finanziato direttamente dai fondi comunitari, oppure b) cofinanziato dall'Unione e dai governi nazionali, al fine di arrestare la flessione della produzione; tali finanziamenti sarebbero legati ai benefici ambientali associati alla produzione ovina, oltre che al conseguimento di obiettivi tecnici e qualitativi delle zone di produzione,
- analisi della disponibilità e dell'uso dei fondi inutilizzati nell'ambito del primo e del secondo pilastro della PAC, al fine di riassegnare tali fondi al settore ovicaprino,
- modifica dell'articolo 69 del regolamento (CE) n. 1782/2003 del Consiglio, del 29 settembre 2003, che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto nell'ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori nel quadro della valutazione dello stato di salute della PAC, affinché gli Stati membri possano destinare fino al 12 % dei loro pagamenti nazionali a interventi di sostegno delle filiere in difficoltà e a misure di mantenimento dell'attività agricola nelle zone svantaggiate,
- inclusione delle misure a favore dei produttori ovicaprini fra le nuove sfide emerse dalla valutazione dello stato di salute della PAC nell'ambito del secondo pilastro, misure alle quali potranno essere destinate le risorse risultanti dalla modulazione;
(…..)
? sottolinea che la produzione di latte ovicaprino deve essere incoraggiata al pari della produzione di carni ovicaprine, soprattutto al fine di garantire l'esistenza dell'intera catena di trasformazione del latte e la produzione di formaggi la cui tipicità e qualità sono ampiamente riconosciute;
(…..)
? sottolinea che gli strumenti più efficaci e sostenibili per aiutare il settore consistono nello sviluppare il mercato e nel comunicare con i consumatori mettendo in evidenza i benefici nutritivi e salutari dei prodotti e promuovendo i consumi;
(…..)
? invita la Commissione e gli Stati membri a predisporre programmi che incoraggino i produttori a riunirsi in consorzi di produzione e commercializzazione, a praticare la commercializzazione diretta nonché a produrre ed etichettare determinate qualità di carni e prodotti lattieri ovicaprini (ad esempio produzioni biologiche o specialità regionali);
(…..)
? invita la Commissione a includere il settore ovicaprino nel secondo programma comunitario in materia di salute (2008-2013) ( 1 ) al fine di persuadere i consumatori, e soprattutto i giovani che sono scarsi consumatori di prodotti ovicaprini, in merito ai benefici per la salute e all'apporto proteinico assicurato da tali prodotti, e a svolgere negli Stati membri un'attiva campagna d'informazione sui prodotti ovini e caprini e loro derivati
(…..)
Nonostante le indicazioni fornite dal Parlamento, la Commissione Europea ha completamente abbandonato il comparto e non ha portato avanti le misure di sostegno individuate. Anche nell'attuale fase di discussione della nuova PAC, le esigenze e le problematiche connesse al comparto ovicaprino non sembrano essere al centro delle tematiche agricole in discussione.
- Azioni e interventi urgenti per il rilancio del comparto ovicaprino richiesti dalle regioni al governo nazionale ed all'Unione Europea
Si chiede al Governo nazionale e, attraverso esso, alla Commissione dell'Unione europea di adottare misure urgenti finalizzate a:
1) Acquisto di formaggio pecorino da destinare agli indigenti
2) Acquisto di formaggio pecorino da destinare ai paesi in via di sviluppo
3) Sostenere operazioni di ristrutturazione del debito delle imprese.
4) Dichiarazione stato di crisi del settore
5) Anticipazione dei pagamenti comunitari del I° pilastro della PAC
6) Ripristinare la fiscalizzazione degli oneri previdenziali per le zone montane e svantaggiate.
7) Informazione sulle dinamiche di mercato
8) Garanzie per consentire alle imprese di accedere al credito
9) Garanzie per consentire alle imprese di accedere al credito
10) Istituzione dell'etichetta d'origine per tutti i prodotti ovicaprini
11) Incremento degli aiuti dell'Articolo 68 del Reg. 73/2009 sostegno alla qualità latte ovicaprino fino a 30 milioni di euro
12) Restituzioni all'export, ammasso privato e premi alla stagionatura
13) Attività di promozione e di sostegno della domanda di formaggio pecorino sul mercato interno
14) Valorizzazione dell'agnello italiano
15) Revisione del disciplinare e della classificazione dei formaggi pecorini DOP
16) Costituzione di un tavolo nazionale permanente per il settore ovicaprino
17) Piano nazionale di settore
18) Avviare una campagna di educazione alimentare per il rilancio del consumo di latte e derivati.
19) Avviare un'attenta riformulazione delle norme e degli strumenti a rafforzamento dell'export e difesa delle produzioni tutelate.
20) Misure di sostegno al reddito nell'ambito della PAC
Potrebbe essere presa in considerazione la possibilità di incrementare il plafond delle risorse messe a disposizione della Sardegna per le erogazioni in regime de minimis (attualmente circa 16,8 milioni di euro) attingendo alla "riserva" nazionale
Anche il settore del latte ovino ha beneficiato negli anni ante Riforma della PAC di restituzioni all'esportazione. Tali restituzioni hanno riverberato effetti positivi sul mercato del latte ovino, tonificando il prezzo del latte prodotto. La fine delle restituzioni ha generato, di converso, un effetto equivalente alla riduzione dei prezzi istituzionali che, quando prevista da una specifica O.C.M., è di norma compensata da un aiuto al reddito avente la funzione di lasciare inalterato il reddito dei produttori agricoli. Infatti nel bilancio comunitario, ad una riduzione delle spese causata dalla prevista riduzione dei prezzi istituzionali corrisponde un aumento delle spese destinate a sostenere i redditi degli imprenditori agricoli. Nel settore del latte ovino questo non è avvenuto e ad una riduzione delle restituzioni all'esportazione del Pecorino Romano (o meglio, all'azzeramento delle stesse…) non ha corrisposto un intervento compensativo a sostegno dei redditi degli allevatori, ed infatti il settore, anche per il verificarsi di altre cause, attraversa una crisi così profonda da mettere in discussione anche l'ordine sociale.
Nel considerare la riorganizzazione del settore ovino, secondo le linee strategiche sotto evidenziate, si ritiene che debba essere considerato irrinunciabile l'obiettivo di richiedere l'inclusione della produzione lattiera ovina all'interno degli interventi di politica agricola comunitaria già previsti da alcuni decenni a favore del latte bovino, chiedendo quindi l'inclusione del settore ovino all'interno dell'O.C.M. del Latte e dei prodotti lattiero caseari.
In virtù di quanto sopra e alla luce della risoluzione del Parlamento, risulta irrinunciabile per la Sardegna avanzare alla Commissione Europea, attraverso le vie istituzionali nazionali, la richiesta di introduzione del latte ovino nella specifica O.C.M. del settore latte e dei prodotti lattiero caseari per assicurare ai produttori storici di latte ovino, nelle regioni dove la produzione di Pecorino Romano è tradizionale, un intervento compensativo delle mancate restituzioni rapportato a capo ovino adulto.
- Il comparto ovicaprino in Sardegna
La crisi del comparto ovino sardo s'inserisce per alcune sue caratteristiche nell'ambito più generale della crisi dell'agricoltura sarda, che in questi anni sta colpendo in modo non più sostenibile il reddito degli agricoltori, mettendo seriamente in discussione l'esistenza stessa di migliaia di aziende con tutte le conseguenze prevedibili sull'occupazione e la coesione sociale.
In Sardegna la crisi del comparto ovino, che rappresenta circa il 45% del PLV dell'agricoltura sarda, colpisce il cuore del sistema agricolo in termini economici ed occupazionali e la cultura stessa di un popolo, mettendo in discussione alcuni tratti fondamentali della sua identità.
Il comparto ovino sardo soffre di una crisi strutturale che ciclicamente si riacutizza in relazione ai fattori di crisi del mercato internazionale e nazionale dei prodotti lattiero-caseari, con particolare riferimento a quello del Pecorino Romano. Mentre i costi di produzione aziendali sono praticamente raddoppiati negli ultimi dieci anni, il prezzo del latte, principale voce attiva del bilancio, è praticamente fermo (0,60 €/lt) ai livello dei primi anni '90.
In Sardegna la zootecnia ovicaprina da carne e da latte, è costituita da circa 17.000 allevamenti con oltre 2.600.000 di capi ovini e da circa 3.000 allevamenti con oltre 330.000 caprini, e rappresenta il principale aggregato zootecnico della Sardegna, con un'incidenza sulla PLV agricola regionale del 25% circa (45% il peso dell'intero settore zootecnico). La Sardegna è il più importante produttore nazionale di latte ovino e caprino, più dei due terzi del latte ovino italiano ed oltre la metà del latte caprino vengono prodotti in Sardegna (rispettivamente il 68% ed il 52% circa della produzione nazionale).
Ognuno di questi capi ovini produce annualmente oltre 100 litri di latte, per cui la produzione complessiva del comparto si attesta intorno ai 300.000.000 di litri di latte, che trasformati hanno portato ad una produzione totale di formaggi pari a circa 590.000 quintali che hanno mosso un fatturato di circa 350 milioni di euro, pari al 22% del fatturato agro-industriale regionale. L'export ha raggiunto il valore di circa 100 milioni di euro
Il valore del prodotto venduto fuori i confini nazionali è pari a oltre 100 milioni di euro (media 2005-2008), quasi integralmente derivante dalla vendita di Pecorino Romano. Il principale mercato di riferimento del prodotto lattiero caseario esportato sono gli USA seguiti dal Canada, dalla Francia, dalla Germania, dalla Grecia e dalla Spagna. In particolar modo, la destinazione delle produzioni vede il Pecorino Romano fortemente orientato verso il mercato USA nel quale viene prevalentemente venduto come formaggio grattugiato utilizzato nelle miscele con altri formaggi. Tale mercato assorbe circa il 70% delle produzioni di Pecorino Romano ma iI valore delle esportazioni risulta in calo. La restante quota viene venduta per circa il 90% nel mercato Italiano e per il 10% in mercati europei e del resto del mondo. Le altre tipologie di formaggio(pecorino sardo e fiore sardo) vengono vendute prevalentemente sul mercato italiano.
Il comparto si caratterizza per la specializzazione produttiva regionale di latte ovino, per la prevalente produzione di formaggi a denominazione d'origine e si rileva una diffusa presenza di caseifici specializzati nella lavorazione di latte ovino. Il 60% dei formaggi è costituito da pecorini DOP (55% Pecorino Romano, 4% Pecorino Sardo, 1% Fiore Sardo). La produzione di formaggi avviene in circa 80 caseifici (la maggioranza dei quali lavora solo latte ovino), di cui circa 30 di forma cooperativa, ed è stimata in 350 milioni di euro, circa il 22% del fatturato agro industriale regionale. Inoltre, si stima la presenza di circa 100 minicaseifici di cui 48 afferenti al sistema Fiore Sardo.
La richiesta di mercato per le carni tipiche regionali è crescente, in particolare quelle della carne di qualità (Agnello Sardo). L'attività di macellazione di capi ovini (agnelli) risulta in espansione e si rileva la presenza di interessanti percorsi alternativi di diversificazione dell'offerta. Dal 2005 la carne di Agnello Sardo si può fregiare della denominazione IGP, importante traguardo che ha aperto la strada alla completa valorizzazione di uno dei prodotti di maggiore importanza e differenziazione dell'economia agro-pastorale dell'isola. Il cinquanta per cento dei capi ovini macellati viene esportato nella penisola, principalmente nel Nord Italia, dove le qualità organolettiche della carne ovina sarda sono largamente apprezzate.
Nel comparto sono presenti da lungo tempo e ermangono fattori di debolezza quali il prezzo del latte all'origine non remunerativo, la fragilità del settore aggravata dall'abolizione degli aiuti alle esportazioni di Pecorino Romano, la gestione non sempre razionale degli allevamenti e la diffusione di epidemie sanitarie oltre alla scarsa diversificazione della produzione casearia (prevalente orientamento alla produzione di formaggi a pasta dura e semidura). Pesano inoltre sul comparto l'insufficiente qualificazione degli addetti, lo scarso ricambio generazionale oltre alle carenze infrastrutturali e dei servizi che devono essere tenuti in adeguata considerazione nell'implementazione di adeguate strategie di marketing atte a supportare percorsi alternativi di consolidamento e diversificazione dell'offerta.
Nonostante l'elevato potenziale di sviluppo nel comparto caprino si rileva una complessiva debolezza derivante dal suo ruolo subordinato rispetto al comparto ovino. In particolare non e' stata colta l'opportunita di accrescere l'allevamento caprino da latte che ad oggi e' l'unico deficitario in italia rispetto alla domanda interna.
L'analisi del comparto ha evidenziato problematiche legate principalmente al basso prezzo del latte ed alla stagionalità delle produzioni:
? il basso prezzo del latte all'origine determina la riduzione dei costi di produzione, la limitazione nell'acquisto di alimenti extra aziendali, l'aumento della pressione di pascolamento, inadeguate condizioni di allevamento e conseguenti fenomeni di diffusione delle epidemie sanitarie; la stagionalità delle produzioni con la concentrazione dei parti in autunno impone il soddisfacimento delle maggiori esigenze nutritive in inverno, ricorrendo alla coltivazione di erbai anche in superfici non idonee;
? la fase della commercializzazione dei formaggi ovini risulta prevalentemente gestita dalla componente industriale privata, in quanto la cooperazione non ha sviluppato, in linea generale, una propria capacità di commercializzazione e vende il proprio prodotto per lo più agli industriali privati. Il canale commerciale maggiormente rappresentativo del Pecorino Romano è quello dei grossisti che trattano il prodotto quasi alla stregua di una commodity.
A seguire vengono esposti gli interventi per il rilancio del settore agropastorale che sono stati già individuati dalla Regione Sardegna e inseriti in un apposito disegno di legge.
1) Creazione di processi di governance associati per l'aggregazione dell'offerta, la commercializzazione sui circuiti lunghi e le politiche di marketing
2) incremento indennità compensative del PSR
3) Nuova misura agroambientale e/o benessere degli animali nel PSR per la zootecnia ovi-caprina estensiva
4) Rilancio dei consumi interni: sviluppo filiera corta, utilizzo del formaggio pecorini nelle mense scolastiche e ospedaliere
5) Acquisto di riproduttori in regime de minimis, per la conversione da ovini da latte a ovini da carne o ovicaprini
6) Revisione del disciplinare e della classificazione dei formaggi pecorini DOP
7) Costituzione di un tavolo nazionale permanente per il settore ovicaprino
8) Attivazione della Misura 124 del PSR "Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti …" finalizzata alla diversificazione e alla ricerca di prodotti innovativi a base di latte ovi-caprino.
Interventi di rilancio del settore agropastorale della Regione Sardegna
Azione 1
DISEGNO DI LEGGE SULL'AGRICOLTURA (approvato in Giunta il 29 luglio)
Il disegno di legge "Disposizioni in materia di agricoltura" approvato dalla Giunta lo scorso 29 luglio prevede quattro articoli a sostegno di diversi comparti.
- Il primo articolo è finalizzato a concentrare l'offerta del latte ovi-caprino:
1. La Regione, al fine di favorire la concentrazione dell'offerta del latte ovi-caprino, eroga 4 centesimi di euro a litro di latte prodotto, sino a un massimo di 1.000 euro, alle aziende agricole che sulla base di un apposito atto delegano la commercializzazione del latte alle Organizzazioni professionali del settore agricolo riconosciute dal Cnel.
2. Il premio è erogato, per un triennio, secondo le disposizioni del Regolamento (CE) n. 1535/2007 della Commissione del 20 dicembre 2007 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato CE agli aiuti de minimis nel settore della produzione dei prodotti agricoli.
3. La spesa è determinata in euro 5.000.000 annui per il triennio 2010/2012.
4. La Giunta regionale, con deliberazione, definisce le condizioni di erogazione del premio.
- L'articolo 2 riguarda il rilancio del comparto cerealicolo attraverso la valorizzazione del grano duro prodotto in Sardegna, attraverso la sottoscrizione di accordi di filiera fra i rappresentanti degli agricoltori e i rappresentanti dei trasformatori (mugnai e pastai). Per favorire l'adesione dei cerealicoltori agli accordi che saranno stipulati si ritiene utile l'erogazione di un aiuto sotto forma di un premio per ettaro coltivato. Il premio è erogato, per un triennio, secondo le disposizioni del Regolamento (CE) n. 1535/2007 della Commissione del 20 dicembre 2007 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis nel settore della produzione dei prodotti agricoli. La spesa è determinata in euro 1.250.000 annui per il triennio 2010/2012.
- L'articolo 3 prevede l'erogazione di aiuti a favore delle aziende suinicole della Sardegna, con priorità per quelle situate nella zona da alto rischio come definita dal Piano di eradicazione delle pesti suine, per il miglioramento, l'adeguamento o la realizzazione delle strutture aziendali di allevamento, nel rispetto delle norme sanitarie vigenti. Obiettivo dell'intervento è favorire il miglioramento dello stato sanitario degli allevamenti suini, tutelare la salute pubblica garantendo la sicurezza alimentare e contrastare il fenomeno del pascolo brado nelle terre pubbliche.
- L'articolo 4 riguarda il finanziamento delle Università della Sardegna per attività di supporto dell'Assessorato dell'Agricoltura nell'elaborazione di strategie di politica agricola funzionali allo sviluppo della competitività delle aziende agro-zootecniche e alla diversificazione delle fonti di reddito. Il contributo annuo è determinato in euro 200.000 e sarà erogato sulla base di un programma approvato dalla Giunta regionale.
ALTRI INTERVENTI PER IL RILANCIO DEL COMPARTO AGRICOLO SARDO
Azione 2
Istituzione di un fondo presso la Sfirs di € 5.000.000 per agevolare l'accesso al credito da parte delle aziende agricole. Con l'utilizzo della regola de minimis la Sfirs erogherà controgaranzie ai consorzi fidi. L'intervento ha bisogno di due deliberazioni, di cui una sarà proposta dall'Assessore della Programmazione e finalizzata ad estendere, con le opportune modifiche, quanto già operante per gli altri settori compresa la trasformazione; l'altra sarà proposta dall'Assessore dell'Agricoltura per la definizione e individuazione delle risorse finanziarie da destinare al Fondo di Garanzia.
Azione 3
Finanziamento di nuove linee di credito per le aziende che aderiscono al progetto della stanza di compensazione con garanzia a valere sul fondo di rotazione regionale di € 238.000.000 di cui alla Delib.G.R. n. 25/26 del 1.7.2010 "Legge regionale 14 maggio 2009 n. 1, art. 4, comma 18. Costituzione presso SFIRS S.p.A. di un Fondo regionale finalizzato a sostenere progetti di reindustrializzazione
Azione 4
Sostegno finanziario ai Consorzi fidi (Agrifidi e Fidicop) per rafforzarne la struttura patrimoniale e per facilitare l'accesso al credito da parte delle aziende del settore primario. È già disponibile la somma di 2.000.000 di euro.
Azione 5
Ricapitalizzazione imprese agroalimentari di trasformazione attraverso l'istituzione di un fondo di 5.000.000 di euro.
Azione 6
Istituzione della "stanza di compensazione" quale organismo che tenderà a stabilizzare i rapporti della filiera del latte attraverso la pianificazione dei ruoli e la negoziazione del prezzodel latte e deciderà sulle sorti del latte prima della sua produzione, prevedendo:
- il versamento di un capitale di euro 2.500.000;
- il stanziamento di euro 10.000.000 per un intervento di razionalizzazione delle scorte giacenti presso le aziende di trasformazione;
- il coordinamento commerciale delle cooperative in crisi;
- rafforzamento della struttura commerciale, con venditori orientati ai mercati USA, Canada, Europa e Italia;
- promozione di attività formative per lo sviluppo delle figure professionali commerciali necessarie al sistema
- l'acquisto dei prodotti dalle cooperative in crisi;
- la commercializzazione dei prodotti a rischio di inflazione;
- la gestione e vendita del latte crudo nel caso in cui vi sia una diminuzione della produzione;
- la pianificazione produttiva delle cooperative in crisi, con l'introduzione di nuovi formaggi per i mercati italiano ed europei;
- l'orientamento delle OP presenti nel settore verso la costituzione di una Unione di OP.
In particolare con la "stanza di compensazione", si vuole arrivare a:
- pianificare la produzione annua (con l'obiettivo di controllare nel corso degli anni le quantità prodotte e lavorate);
- gestire le eccedenze della produzione di latte, vendendo il latte crudo anche in altri mercati oppure destinandolo alla trasformazione in prodotti alternativi alla caseificazione (es. latte in polvere)
- lavorare insieme ai centri di ricerca pubblici e privati per promuovere la diversificazione delle produzioni e l'incremento di tipologie non concorrenti;
- concorrere alla gestione programmata delle quantità di materie prime lavorate e alla gestione delle eccedenze, al fine di garantire un reddito di campagna adeguato;
- favorire la gestione delle eccedenze del prodotto finito per una immissione programmata sul mercato e la promozione mirata di tali produzioni.
Date le caratteristiche, questo soggetto è stato identificato nel CONSORZIO LATTE. Considerata l'esperienza maturata e le competenze acquisite, nell'implementazione delle attività connesse all'attuazione della "Stanza di Compensazione del settore lattiero caseario ovino, il Consorzio Latte si propone di estendere i servizi a favore degli operatori sia privati che cooperativi operanti nel comparto secondo le seguenti linee di attività:
1.pianificazione delle produzioni nella "Stanza di compensazione"
Nell'attuale congiuntura di crisi globale, la presenza di eccedenze determina una concorrenza che deprime eccessivamente i prezzi; la dinamica si trasferisce anche al settore primario, rendendo sempre più marginale l'economia rurale e concorrendo ad alimentare l'esodo; il fenomeno non si limita a questo particolare periodo, ma è ciclico, e richiede perciò soluzioni strutturali.
La stanza di compensazione è uno strumento che permetterà in collaborazione con il Consorzio di Tutela del Formaggio Pecorino Romano, di fornire un servizio di organizzazione e gestione di quantitativi importanti di Pecorino Romano, pianificando e diversificando la produzione e governando gli eventuali esuberi di produzione della DOP.
Verranno regolamentati e disciplinati tempi e modi nell'immissione nel mercato del formaggio Pecorino Romano.
Gli operatori si impegneranno a concordare il prezzo di mercato, ma qualora non fosse possibile chiudere una transazione al valore per kg nel mercato di riferimento, lo stesso quantitativo dovrà essere venduto/ceduto anche in via temporanea al Consorzio Latte che potrà immettere il formaggio detenuto nel mercato al valore prefissato e detratte le spese di gestione dello stesso per il periodo di stoccaggio ed eventuale manipolazione oppure lo stesso prodotto potrà essere riacquistato dal produttore al valore di vendita detratte le spese sostenute dal Consorzio per la sua gestione.
2.Commercializzazione delle eccedenze della produzione di latte
Il Consorzio Latte potrà operare nella commercializzazione diretta del latte tal quale in mercati europei per produzioni non direttamente concorrenti con i nostri prodotti oppure destinandolo alla trasformazione in prodotti alternativi alla caseificazione (es. latte in polvere).
A tal fine dovrà dotarsi di strutture, anche eventualmente preesistenti, in grado di gestire la parte d'intervento tecnologico necessaria per l'esportazione del latte in mercati diversi da quello italiano, garantendo in questo modo, il governo delle produzioni di latte da trasformare in formaggi.
3.Commercializzazione del prodotto finito
Il contesto competitivo del settore lattiero-caseario è purtroppo attualmente caratterizzato, come tutto il macroscenario economico mondiale, da fattori di forte incertezza e instabilità.
In particolare, si assiste in questa fase ad una complessiva contrazione dei consumi, accompagnata da un'accelerazione delle dinamiche di penetrazione nelle tradizionali aree mercato da parte di nuovi operatori fortemente concorrenziali.
Gli effetti della crisi economica conseguente a quella finanziaria USA risultano in questa fase difficilmente contrastabili dal singolo operatore. Tuttavia, proprio in questo contesto congiunturale, la persistenza e la differenziazione di strategie commerciali assume carattere rilevante e decisivo: un'efficace azione di marketing può infatti contrastare gli attuali trend negativi, determinando nel medio e lungo termine favorevoli opportunità per il Consorzio e i suoi associati.
In particolare risulteranno certamente favoriti quegli operatori che sapranno attuare azioni coordinate e preventive volte a garantire stabilità e continuità delle forniture, attraverso un adeguato sostegno al posizionamento qualitativo dell'offerta.
Si è portati a concludere che il sistema produttivo necessiti di un intervento per costruire un futuro dal punto di vista economico alternativo rispetto a quello statunitense puntando a rafforzare la presenza del Pecorino Romano D.O.P. nel mercato domestico e a realizzare iniziative commerciali su quei mercati in cui la presenza è tutt'altro che massiva.
La produzione di Pecorino Romano D.O.P. si è attestata nel 2009 in 267.000 quintali.
Come sopra evidenziato la maggior parte della produzione, pari al 50%, è destinata al mercato statunitense; 35% al mercato domestico; il 10% al mercato europeo e il 5% ad altro.
Il Consorzio Latte potrà intervenire direttamente nella commercializzazione delle produzioni lattiero casearie ovine che grazie alla sua organizzazione sarà in grado di aggregare per poi ricollocare nei mercati alternativi il rispetto a quello statunitense.
Oltre all'individuazione di nuovi sbocchi commerciali il Consorzio tenterà di fungere da supporto nei confronti delle strutture di trasformazione cooperative, in particolare di quelle che non hanno sviluppato una propria capacità di commercializzazione.
Per definire in modo puntuale gli interventi che verranno adottati in favore della Stanza di compensazione e per individuare i compiti e gli obblighi del Consorzio Latte nella gestione della Stanza di compensazione, viene stilato un protocollo d'intesa tra Assessorato dell'Agricoltura, Consorzio Latte e SFIRS SpA, in allegato al presente documento.
Per operare secondo gli orientamenti sopra indicati e al fine di dare attuazione all'ampliamento della gamma dei servizi a favore del comparto, al soggetto di secondo livello dovrà essere garantita una adeguata dotazione finanziaria, da realizzarsi attraverso interventi sui capitali permanenti (capitale proprio), sui capitali di terzi da acquisire sotto forma di indebitamento a medio-lungo termine e sui capitali circolanti da acquisire sotto forma di indebitamento a breve termine. In particolare è previsto
1. l'allargamento della base sociale del Consorzio Latte, in modo tale che il Consorzio sia maggiormente rappresentativo del comparto delle diverse componenti che ne fanno parte;
2. l'ingresso della SFIRS SpA nella compagine sociale del Consorzio Latte attraverso la sottoscrizione di una quota minoritaria del capitale sociale per un importo non inferiore a 2,5 milioni di euro. il Consorzio Latte si impegna a riscattare l'importo del capitale versato da Sfirs concordandone le modalità.
3. l'acquisizione dal sistema bancario e quindi da terzi, di un finanziamento a medio lungo termine dell'importo non inferiore a 4,5 milioni di euro;
- l'acquisizione dal sistema bancario, di risorse finanziarie a breve termine ed auto liquidanti, che permettano di intervenire sulle situazioni di difficoltà che espongono il comparto a variazioni mercantili in termini di valore e/o di quantità;
Azione 7
Attuazione del progetto qualità del latte ovino e acquisto di latto-prelevatori per rilevare in tempo reale le caratteristiche del latte conferito. Previsione di spesa euro 2.500.000
Azione 8
AGROENERGIE
Una delle soluzioni possibili per combattere la crisi delle aziende agricole è rappresentata dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, che consentiranno una integrazione del reddito agricolo e un abbattimento dei costi legati agli investimenti, con un conseguente rilancio del settore e incremento occupazionale.
L'attività di produzione e cessione dell'energia da Fonti di Energia Rinnovabile per le imprese agricole è un esempio di diversificazione dell'azienda agraria e, pertanto, parte del reddito agricolo, ai sensi del D. Lgs 228/01.
Anche l'Agenzia delle entrate ha chiarito, con la circolare n. 32 del 6 luglio 2009 che "le attività effettuate dagli imprenditori agricoli di produzione e cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agro forestali e fotovoltaiche costituiscono attività connesse ai sensi dell'art 2135 del Codice Civile e, pertanto, si considerano produttive di reddito agricolo.
Con Delibera di GR. n.25/40 del 1.07.2010 sono state attribuite all'Assessorato all'Agricoltura le competenze per il rilascio delle autorizzazioni uniche in materia di serre fotovoltaiche effettive, con l'obiettivo di fornire un sostegno agli agricoltori nella fase di predisposizione delle istanze e di monitorare lo sviluppo delle serre fotovoltaiche nel territorio regionale, con l'intento di realizzare 500 MW in agricoltura.
Per rispondere all'esigenza di adeguamento delle nostre norme a quelle comunitarie sull'utilizzo delle FER è intenzione dell'assessorato negoziare con la Commissione europea un percorso che consenta di modificare ed integrare le misure del Programma di Sviluppo Rurale allo scopo di finanziare investimenti oltre la logica dell'autoconsumo. Le autorizzazioni in itinere dovrebbero beneficiare di un percorso più celere rispetto alle nuove richieste.
Azione 9
SEMPLIFICAZIONE E SNELLIMENTO PROCEDURE BUROCRATICHE
Approvazione Delibera di istituzione dell'Organismo Pagatore e successiva attività di riconoscimento in sede comunitaria;
Apertura vertenza con il Ministero delle Politiche Agricole per analizzare le criticità operative e i ritardi accumulati.
Attivazione di una riorganizzazione delle agenzie agricole regionali per migliorare il livello di efficienza del personale che deve seguire maggiormente le esigenze concrete degli imprenditori.
Azione 10
EVENTI CALAMITOSI
Stanziamento delle risorse necessarie per affrontare i danni causati dalla TBC Bovina;
Previsione di spesa euro 300.000. Stanziamento già disponibile con bozza di delibera in fase di predisposizione.
Azione 11
INCREMENTO DEI CONSUMI INTERNI
Le politiche di rilancio dei consumi interni attraverso i circuiti di "filiera corta", i gruppi di vendita diretta, le mense scolastiche, le mense ospedaliere , campagna di rieducazione alimentare, progetto frutta sarda nelle scuola, rappresentano un'altra priorità dell'Assessorato Regionale all'Agricoltura, in linea con quanto stabilito con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole in vigore dal 2008, relativo alla realizzazione dei mercati cittadini per la vendita diretta, e in linea con quanto stabilito dall'Unione Europea sui prodotti a Km zero, si stanno predisponendo una serie di azioni per la concreta attuazione del progetto, attraverso il coinvolgimento dei Comuni, dell'ANCI, delle Aziende USL, e dei produttori sardi.
Azione 12
RILANCIO DELLA FILIERA ORTOFRUTTICOLA
È fondamentale per la filiera dell'ortofrutta avere un'ulteriore, importante, fonte di reddito come quella che proopone il quinto comma dell'azione 6 relativo alle agroenergie.
Il costo del lavoro in questo comparto infatti è fortemente determinante. Si tratta di coltivazioni comunque intensive, si svolgano esse in pieno campo e ancor più in serra e sono così caratterizzate da un forte impiego di manodopera. Anche le possibilità di meccanizzazione dei lavori sono relative. Inoltre il costo del lavoro è l'unica cosa che assolutamente ed inequivocabilmente si rivaluta continuamente nel tempo.
La conclusione è che se non si vuole essere nel tempo sempre più dipendenti dall'estero o arrivare a pagare l'ortofrutta cifre che la nostra società non può già ora permettersi è necessario dotare questo tipo di coltivazioni di redditi diversi oppure di sostegni al reddito.
Una grossa azienda di ortofrutta che operasse in parte a pieno campo ed in parte in serre avrebbe un bisogno di mano d'opera tale che l'impresa troverebbe difficoltà a reperire perché non in condizione di pagare i salari legali. Ciò potrebbe diventare possibile qualora coadiuvate da reddito derivante da energie fotovoltaiche.
Inoltre è opportuna la creazione di consorzi dedicati a una adeguata presentazione della produzione oltre che per una opportuna e capace aggregazione dell'offerta.
E'necessario ipotizzare, alla pari del comparto ovino, un aiuto alle aggregazioni di prodotto, affinché il rilancio del comparto venga colto come nuova opportunità per processi di incremento e diversificazione della produzione.
Aggregazione non significa solamente costituirsi forza contrattuale, ma anche offrire quantità di prodotto sufficienti a sostenere i consumi che nel periodo estivo, alla luce dei flussi turistici possono rappresentare un nuovo punto di forza.
L'aiuto si sostanzierebbe attraverso erogazioni di incentivi verso strutture economiche che sappiano offrirsi come punto di riferimento per le imprese singole.
Azione 13
RILANCIO DELLA FILIERA VITIVINICOLA
Il comparto vitivinicolo risente di diverse criticità: anche in questo comparto è prevista l'istituzione della stanza di compensazione per gestire e programmare la produzione. In Sardegna si importa più di quanto si produce, tuttavia si importano più vini comuni che vini a D.O.C. perché il nostro mercato interno ha necessità di limitare anche le spese relative al vino. Inoltre il contenimento dei costi di produzione induce molte aziende all'importazione.
Le rese in termini di qli/ha in Sardegna sono bassissime (25.000 Ha per 900.000 qli di uva) e rappresentano una minima parte di quanto producano percentualmente altre regioni del nostro Paese, dove peraltro coltivazioni anche più estensive rendono più agevole la meccanizzazione.
La conclusione è che acquistare fuori dall'Isola dei prodotti a prezzi migliori dei nostri stessi costi di produzione offre vantaggi alle aziende commerciali e mette anche le cooperative in condizione di abbassare i costi complessivi del prodotto finito. Ma se lo fanno in tanti e smisuratamente, si inflaziona il mercato e si finisce per vendere male il prodotto. Prolificano allora le aziende commerciali e soprattutto vitivinicole che nascono e cercano di completare la filiera con la commercializzazione; e se il vino "comune " non è sufficientemente pagato allora diventa D.O.C. Oggi infatti assistiamo a quantitativi di produzioni di vini a D.O.C. difficili da esitare.
Come venirne a capo?
- Se possibile facendo in modo che ogni genere di "aiuto" privilegi chi non ha importazioni se non in misura limitatissima, necessaria per "tagli diversi".
- Con una importante azione di controllo sugli impianti ma anche sui reimpianti.
Non dovrà essere concesso di impiantare ad es. Cannonau se nelle annate immediatamente precedenti si sono manifestate quantità di invenduto oltre il fisiologico. Oppure se il prezzo medio di vendita non sia stato remunerativo per l'azienda e soprattutto per il viticoltore.
Si intende di produrre per il mercato e, se non vale la pena produrre ciò che non si venderà si potranno forse produrre, più convenientemente per tutti , altre varietà.
Per superare il momento negativo, ma anche per una migliore aggregazione dell'offerta sarà importante favorire sia gli accorpamenti aziendali che la creazione di Consorzi commerciali da gestire con capacità e mentalità imprenditoriali.
Và da sé che questo necessiterà di importanti aiuti economici perché un settore fortemente sottocapitalizzato difficilmente sarebbe in condizioni di condurre.
In ultimo sarebbe molto importante aiutare la commercializzazione con azioni dedicate, con l'apertura di Wine bar negli aeroporti o nelle più importanti città del mondo (anche con altri prodotti dell'agroalimentare, ma anche del turismo e dell'artigianato) o con quant'altro. In tutta questa programmazione potranno essere estremamente importanti quelle risposte che debbono essere chieste ai Consorzi di Tutela e da questi fornite.
Azione 14
RILANCIO DELLA FILIERA DELLE CARNI
Sono allo studio azioni finalizzate a rilanciare la filiera locale delle carni attraverso la riduzione del costo degli alimenti per il bestiame, il finanziamento di centri di ingrasso e la valorizzazione delle produzioni sarde.
La sinergia fra le diverse linee d'intervento dovrebbe consentire il recupero dell'economicità di questo tipo di allevamento con nuove occasioni di reddito per i produttori sardi.
Si ipotizza l'inserimento all'interno del PSR di alcune misure specifiche per il finanziamento di mattatoi mobili finalizzati a garantire l'approvvigionamento dei mercati locali di carne ovina prodotta localmente.
Azione 15
RILANCIO DELLA FILIERA CEREALICOLA
E' ormai assodato che la produzione del comparto cerealicolo è giunta negli ultimi anni ai minimi storici anche a seguito degli effetti prodotti dalla riforma della PAC (politica agricola comune). In tale contesto appare indispensabile realizzare percorsi che valorizzino la materia prima locale.
La Regione ha allo studio una serie di importanti azioni fra le quali l'avvio delle procedure per il riconoscimento della DOP per il grano sardo, per i malloreddus, la spianata e il carasau. In linea generale l'azione della Regione è tesa alla creazione di una filiera certificata e alla crescita del modello associazionistico capace di condurre ad una maggiore capacità contrattuale delle strutture di ammasso di riferimento del mondo agricolo, potendo contare sulla disponibilità di quantitativi maggiori di prodotto che tale processo determinerebbe.
Linee di azione per la filiera del latte ovi-caprino
AZIONI REGIONALI
AZIONI REGIONALI
INTERVENTI DI MEDIO PERIODO
1. Creazione di processi di governance associati per l'aggregazione dell'offerta, la commercializzazione sui circuiti lunghi e le politiche di marketing
Coordinatore: REGIONE
2. Incremento indennità compensative del PSR
Coordinatore: REGIONE
3. Nuova misura agroambientale e/o benessere degli animali nel PSR per la zootecnia ovi-caprina estensiva
Coordinatore: REGIONE
4. Rilancio dei consumi interni: sviluppo filiera corta, utilizzo del formaggio pecorini nelle mense scolastiche e ospedaliere
Coordinatore: REGIONE
5. Acquisto di riproduttori in regime de minimis, per la conversione da ovini da latte a ovini da carne o ovicaprini
Coordinatore: REGIONE
AZIONI REGIONALI
INTERVENTI DI LUNGO PERIODO
6. Revisione del disciplinare e della classificazione dei formaggi pecorini DOP
Coordinatore: MIPAAF - REGIONE
7. Costituzione di un tavolo nazionale permanente per il settore ovicaprino
Coordinatore: MIPAAF - REGIONE
8. Attivazione della Misura 124 del PSR "Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti …" finalizzata alla diversificazione e alla ricerca di prodotti innovativi a base di latte ovi-caprino.
Coordinatore: REGIONE. (2). )
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Vorrei illustrare a grandissime linee il contenuto principale…
PRESIDENTE. Non può illustrare l'ordine del giorno, onorevole Lotto, perché è stato presentato dopo la chiusura della discussione. Può fare solo la dichiarazione di voto.
LOTTO (P.D.). Intervengo per dichiarare e motivare il voto favorevole a questo ordine del giorno, e vorrei anche che gli uffici prendessero atto che l'ordine del giorno reca le firme non solo di coloro che figurano nell'intestazione ma di tutti i consiglieri del centrosinistra.
Esprimo pertanto il voto favorevole a un ordine del giorno che contiene disposizioni volte a favorire un intervento organico nel settore agro-pastorale (oggi abbiamo discusso a lungo sulla crisi che sta vivendo), per la valorizzazione delle Organizzazioni dei produttori e del loro rapporto contrattuale con gli industriale della trasformazione del latte, per sostenere concretamente la predisposizione di misure di finanziamenti ad hoc nel comparto, per tutti gli operatori agropastorali che aderiscono alle organizzazioni dei produttori operanti nell'Isola e a tutte quelle che eventualmente si vorranno costituire nel futuro. L'obiettivo è quello di utilizzare fino al massimo dei 15 mila euro previsti dalle attuali norme comunitarie, il finanziamento in regime de minimis, onde dare ristoro alla situazione attuale delle aziende agricole.
Serve intervenire, infine, e dobbiamo assolutamente sostenerla con delle richieste di rifinanziamento, sull'Azione del benessere animale, estendendola ai prossimi 5 anni, con la richiesta di sospensione del pagamento dei tributi previdenziali e assicurativi. Serve il sostegno della SFIRS relativamente alla ristrutturazione finanziaria dei caseifici sociali e alla rimodulazione dei debiti delle aziende agricole; serve cioè un intervento organico che consenta al mondo agropastorale di uscire dalle secche in cui si è venuto a trovare per responsabilità non certo dei pastori. A questi è dovuto un intervento che salvi la situazione attuale e costruisca le prospettive per un futuro diverso che gli dia la possibilità di continuare a svolgere questo lavoro anche nei prossimi anni. Ritengo pertanto che questo ordine del giorno vada votato e dichiaro il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, io chiaramente voto l'ordine del giorno numero uno,ma esprimo il rammarico per il mancato raggiungimento dell'obiettivo(sinceramente non ne ho capito le ragioni) di tentare di definire con un documento unitario le priorità, dopo un dibattito anche molto ampio e preciso; questo era l'impegno che avevamo tentato di assumere con le associazioni di categoria e il Movimento dei pastori sardi.
Il documento della maggioranza prende atto delle dichiarazioni dell'Assessore, ascolta gli interventi dei consiglieri regionali e poi dà mandato alla Giunta regionale di fare non si sa bene cosa. "…portare avanti mediante l'azione della Giunta regionale che dovrà individuare gli interventi e le necessarie risorse". "Atteso che nel momento attuale occorre dare un segnale forte con un atto di impegno unitario dell'intero Consiglio regionale"" tutto ciò premesso impegna la Giunta regionale ad integrare la piattaforma di interventi sul comparto, eccetera, eccetera".
Siamo tornati, un po' come nel gioco dell'oca, alla casella di partenza, senza uscire dal Consiglio regionale con delle indicazioni precise; è quello che in effetti abbiamo tentato di fare con l'ordine del giorno numero 1, che noi voteremo con convinzione e che risponde alle indicazioni pervenute dal Movimento e dalle associazioni dei pastori sardi, tese a individuare cinque, sei punti che potevano essere affrontati, definiti e messi in agenda senza dover aspettare ulteriori decisioni della Giunta che, magari, delegherà il tutto ad ulteriori decisioni del tavolo romano.
Mi sembra che questo dibattito importante, soprattutto l'iniziativa importantissima degli operatori del comparto, abbia partorito in questo Consiglio regionale un topolino mentre avrebbe meritato ben altra conclusione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, molto brevemente per dichiarare il voto del mio Gruppo a favore dell'ordine del giorno numero 1 e il voto contrario sull'ordine del giorno numero 2, e per sottolineare (io non smetterò mai di pensarlo) che questo Consiglio regionale, lo dico anche all'onorevole Diana, nonostante un esito non soddisfacente, avrebbe potuto produrre un ordine del giorno unitario che contenesse le proposte che sono state avanzate e anche vagliate nell'incontro dei Capigruppo con le associazioni di categoria.
Io penso che la questione non termini oggi, penso che noi dovremmo riprenderla, penso che noi dovremmo lavorare per trovare e sostenere soluzioni con concretezza, penso e spero che la conclusione della crisi politica che attraversa la maggioranza si risolva con un passo avanti rispetto all'attuale qualità e consistenza di proposta della Giunta regionale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, esprimo il voto a favore sull'ordine del giorno numero 1. Mi dispiace che non si sia arrivati a condividere una posizione unitaria del Consiglio regionale, perché i dieci punti che abbiamo inserito come misure urgenti da adottare sono a mio avviso condivisibili, come credo sia anche emerso nel corso del dibattito.
Noi prevediamo risorse certe: un'erogazione per singola azienda di 15.000 euro per l'anno 2010, ancorata a una misura di finanziamento per quelle aziende che aderiranno alle OP operanti o che si costituiranno in seguito. E poi chiediamo la dichiarazione dello stato di crisi del comparto agropastorale. E' un insieme di misure che mi sembra diano alla Giunta regionale e al Consiglio stesso la misura dell'emergenza; e poi discuteremo della prospettiva, del medio e lungo termine.
Credo sia un'occasione mancata per un Consiglio regionale che vede nei banchi della maggioranza una crisi nei fatti, l'assenza del Gruppo Sardista, e che dà nell'ordine del giorno numero 2, una delega totale all'assessore Prato sulle misure da adottare, sull'integrazione della piattaforma, sulle risorse da individuare, ma che non dà invece risposte certe alla crisi della pastorizia. Ribadisco che mi sembra un'occasione mancata, e noi quindi convintamente voteremo a favore dell'ordine del giorno numero 1.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Ho domandato di parlare per dichiarare il mio voto favorevole all'ordine del giorno numero 1 e per recriminare, anch'io, sull'occasione mancata di riconoscersi in un impegno unitario per dare una mano a questo comparto, e non solo dare una mano, ma soprattutto per utilizzare l'opportunità offerta da questa crisi per fare finalmente un passo in avanti nella modernizzazone del sistema di mercato.
Ma intervengo anche perché vorrei puntualizzare alcune cose sentite nella replica dell'Assessore che non mi va bene di lasciare non commentate. Lei si è vantato, Assessore, tra le tante cose fatte, di essere finalmente riuscito a spendere per tempo i fondi del nuovo PSR 2007-2013, diversamente da quello che si faceva nel passato laddove i soldi si restituivano a Bruxelles. Mi sembra ingiusta questa affermazione perché lei si ricorderà, Assessore, che al momento del passaggio dei poteri l'assessore Foddis le consegnò un importante documento dove, tra le altre cose, c'era tutta la rendicontazione del PSR per il 2009; quindi, a febbraio del 2009 era già fatta tutta la rendicontazione fino al 31 dicembre 2009, semplicemente perché erano fondi già spesi con il trascinamento delle misure del benessere animale del periodo precedente.
E, ancora, sugli altri fondi da lei dichiarati non spesi, per togliere i luoghi comuni che ogni tanto rimbalzano in quest'Aula soprattutto in tarda serata, vale la pena ricordare che al 31 dicembre 2007 improvvisamente l'Unione europea non accettò più le spese rendicontate, ancorché eseguite, fatturate ma non ancora collaudate; ci capitò quindi che non venissero accettati collaudi per circa 35 milioni di euro, ma era tutto rendicontato, e la bontà dell'opera di rendicontazione viene poi confermata dal fatto che invece sul PSR rendicontammo prima e meglio di tutte le altre Regioni e ci prendemmo oltre 40 milioni di euro di overbooking: 35 milioni in meno, 40 milioni in più, chi l'ha preceduta ha speso di più di tutte le risorse europee, e non di meno. Quindi, sicuramente avrà altri meriti ma non quello di aver speso meglio rispetto al passato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, dichiaro il mio voto favorevole su questo ordine del giorno numero 1 e manifesto anche la mia delusione in merito alla replica dell'Assessore. Nella sua replica, Assessore, nessuna presa d'atto, una sfida non solo nei confronti del Consiglio ma nei confronti della sua maggioranza, che ha espresso molti appunti sul suo operato. E'costretto a ricordare i 123 provvedimenti adottati; Assessore, l'averlo ricordato è per lei una sconfitta, perché vuol dire che il mondo delle campagne non si è accorto di questi 123 provvedimenti; se lei è costretto a dirlo è perché questo Consiglio, perché la sua maggioranza non si è accorta di questi 123 provvedimenti.
E' allora, Assessore, un po' di responsabilità; noi la invitiamo, e invitiamo tutta l'Aula, a recepire quello che c'è in questo ordine del giorno che non fa altro che prendere atto delle sollecitazioni provenienti dall'esterno, da questo mondo, che vengono incontro anche a lei che deve avere un supporto da parte del Consiglio regionale per portare avanti queste iniziative.
Si tratta essenzialmente di dichiarare lo stato di crisi, si tratta essenzialmente di dare un contributo de minimis fino a 15.000 euro nel 2010 alle aziende in crisi, si tratta di attivare un rilancio finanziario delle organizzazioni dei produttori per aggregare la produzione (quello che stiamo dicendo oggi), si tratta di erogare immediatamente quanto dovuto e scaduto per le indennità compensative, si tratta di sospendere i pagamenti dei contributi previdenziali e assicurativi.
Che cosa c'è di così scandaloso in questo ordine del giorno, di così eversivo che non possa essere votato dalla maggioranza? Me lo dovete spiegare voi. Sono le proposte che stanno venendo da fuori e che tutti quanti voi avete detto di voler sostenere. La risposta dell'assessore Prato invece non era in linea e non era conforme alle attese del mondo agricolo. Pertanto io penso che il Consiglio regionale debba essere più responsabile dell'Assessore e votare questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Milia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Intervengo brevemente per dichiarare il voto di astensione sull'ordine del giorno numero 1, un voto di astensione che vuole essere una manifestazione di intenti identica a quella dei proponenti dell'ordine del giorno per quello che deve essere il risultato. Diversa è la forma che noi abbiamo concordato perché riteniamo che l'ordine del giorno numero 2 sia più completo nelle azioni indicate alla Giunta nella rivendicazione della piattaforma. Crediamo che la nuova azione che la Giunta porterà avanti darà quei risultati che il mondo delle campagne aspetta concordemente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale dell'ordine del giorno numero 1.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Cuccureddu - Floris Mario - Mulas.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Fois - Lai - Locci - Milia - Murgioni - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Sanjust - Sanna Paolo - Steri - Vargiu - Zedda Alessandra.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 30
astenuti 26
maggioranza 16
favorevoli 27
contrari 3
(Il Consiglio approva).
A seguito dell'approvazione dell'ordine del giorno numero 1 decade l'ordine del giorno numero 2. Il Consiglio verrà riconvocato a domicilio.
La seduta è tolta alle ore 22 e 37.