Seduta n.136 del 13/09/2010
CXXXVI Seduta
Lunedì 13 settembre 2010
(POMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 17 e 08.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 3 agosto 2010 (129), che è approvato.
Congedi
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesco Meloni, Francesco Mula, Giorgio Oppi, Onorio Petrini, Antioco Porcu, Teodoro Rodin ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 13 settembre 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Poiché è ancora in corso l'incontro dei Capigruppo con i rappresentanti delle associazioni di categoria sospendo i lavori che riprenderanno alle ore 17 30.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 10, viene ripresa alle ore 17 e 46.)
Discussione generale sulle dichiarazioni dell'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale sulla profonda crisi che colpisce l'agricoltura e la pastorizia in Sardegna.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del punto all'ordine del giorno.
E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Grazie Presidente. Presidente, Assessori, onorevoli colleghi, ci saremmo aspettati, Assessore, in relazione ad una vicenda che va avanti da tanto, troppo tempo, dopo le tante manifestazioni che hanno visto la partecipazione di migliaia e migliaia di persone in tutte le province della Sardegna e provenienti da tutte le province della Sardegna, dopo i tanti incontri che si sono svolti, dopo che è trascorso un anno e mezzo dall'inizio della legislatura regionale, e quindi non si può sostenere la tesi di non conoscere il problema, di non aver avuto tempo, di averne bisogno di nuovo e ancora di molto. Dopo aver creato false illusioni circa la disponibilità del Governo nazionale, Assessore, il Governo che si tinge di colore verde sempre più e non sono il verde dei prati, il verde dei pascoli, delle nostre campagne….
PRESIDENTE. Prego onorevole Zedda…
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Sì, altrimenti…visto che stanno entrando i colleghi in questo momento…
PRESIDENTE. Stanno entrando però non stanno disturbando e lei può perfettamente fare il suo intervento.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ma… camminano e parlano contemporaneamente, sono dotati di queste due capacità e riescono insieme a…
Si tinge, dicevo Assessore, di colore verde, non è quello dei prati, non è quello dei pascoli e non è neanche quello delle nostre campagne, ma è il colore verde della Lega - che si è appropriata di un colore che dovrebbe essere della natura, dell'ambiente - perché è un Governo concentrato su altri temi, le intercettazioni, care a tutti, altre e altre ancora e dimentica la Sardegna, su questa vicenda come per tante altre vicende.
Dopo aver avuto il tempo, Assessore, tanto tempo, qual è l'idea? Qual è la strategia? Qual è l'obiettivo che si vuole raggiungere e quali sono le modalità attraverso le quali raggiungere l'obiettivo per la risoluzione di questo problema? Dopo aver sprecato tanto tempo - una parte di questo impegnato ad escludere associazioni di cooperative dai tavoli - lei Assessore, dopo tutto questo tempo, non ci ha ancora detto - se non nell'intervento di questa mattina, poche, pochissime cose - ma non ci ha ancora detto come intenda affrontare la crisi del settore della pastorizia, del costo del latte, e tutto ciò che sono i problemi relativi al settore, ha voluto invece giustificare la sua posizione, o per meglio dire, per usare gli stessi termini che lei ha usato, i suoi errori, le sue sottovalutazioni. Ha voluto distribuire colpe a tutti - al Governo, al Consiglio, al Governo nazionale, all'Europa, ai pastori, alle grandi imprese -, insomma, un po' di colpa a tutti perché poi alla fine mal comune mezzo gaudio, in modo tale cioè da sollevare se stesso e la sua Giunta dalle responsabilità.
Qual è l'idea? E' vero che voi vi siete presentati dicendo di non avere alcuna idea sullo sviluppo e che le idee sarebbero nate dal basso e dal territorio, eppure sarebbe necessario su queste questioni avere una strategia, alcuni obiettivi, delle idee forti insomma da mettere in campo per la risoluzione dei problemi. Non saranno sufficienti l'educazione alimentare, come da lei detto, o un esercito di rappresentanti in giro per il mondo per risolvere questi problemi.
Diversi suggerimenti sono arrivati stamattina dai banchi dell'opposizione: aiutare le esportazioni; rafforzare il mercato interno, per quanto debole esso sia; abbattere i costi energetici o, come ha detto il collega Lotto, essere a conoscenza dei dati per poter conoscere meglio il settore e i suoi problemi; ancora, come ha ripetuto l'onorevole Sechi, unire la nostra debolezza e fare di questa debolezza una forza in modo tale da poter dialogare con altri Paesi del bacino del Mediterraneo per fare di alcuni prodotti tipici un marchio quasi mediterraneo da esportare nel mondo. L'ambiente da valorizzare, le campagne da non sfruttare, dove non sarebbe bene costruire seconde case ma invece utilizzare le campagne proprio per essere messe a frutto ed essere utilizzate per i fini dell'agroalimentare. Ebbene, tutti questi suggerimenti sono arrivati, come altri, come quello del presidente Soru che le ha detto che la cosa più importante sarebbe la creazione di un cartello dei produttori, facendo l'esempio calzante dei produttori di petrolio e di coloro che lo raffinano e che devono stare loro, coloro che lo raffinano, alle esigenze di coloro che invece lo producono. Ebbene, questa sarebbe un'idea forte perché non si tratta di mettere insieme multinazionali del petrolio che fanno cartello tra loro, ma si tratterebbe invece di mettere insieme deboli, perché l'unione fa la forza, e attraverso quella forza dell'unità tra i produttori potrebbe essere l'unico strumento che hanno i deboli per mettersi insieme e per essere tutti insieme più forti. Non si può fare; è vero che in parte lei, la Giunta, vi muovete col piede su due staffe: da un lato si vorrebbe aiutare i pastori, alzando il costo del latte, dall'altro si vorrebbero aiutare gli industriali, o meglio non li si vorrebbe deludere, non li si vorrebbe mortificare, insomma li si vorrebbe accontentare in qualche modo. Le due cose non stanno insieme, perché da un lato ci sono i forti che si difendono da soli - da che mondo è mondo si sono sempre difesi da soli e hanno il potere, i mezzi, gli strumenti per difendersi -, dall'altro ci sono invece i deboli che difficilmente si difendono se non aiutati, e difficilmente riescono a mettersi insieme se non appunto spronati in quella direzione; ebbene, tra queste due scelte bisogna andare, senza voler eliminare le industrie di coloro che lavorano il latte e di coloro che poi lo vendono lo esportano, ma in questo specifico caso la nostra attenzione deve andare ai pastori, a coloro che vivono le campagne, a coloro insomma che soffrono di più di questo stato di cose. A lei la scelta e a lei anche, Assessore, se non vuole cogliere alcune delle sollecitazioni, alcuni dei suggerimenti emersi, suggerire un'altra strada che non può essere solo ed esclusivamente quella dell'educazione alimentare o dell'esercito di rappresentanti da mandare in giro per l'Italia, quasi che questi due soli strumenti, insieme a un po' di pubblicità in più, siano sufficienti per far crescere il settore, rilanciare la Sardegna e aiutare i pastori in questa battaglia. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cappai. Ne ha facoltà.
CAPPAI (U.D.C.). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, manca il Presidente della Giunta, adesso anch'io comincio a richiamarlo in Aula, così come facevo con il presidente Soru che più volte ho definito latitante. Perché il problema che stiamo discutendo è di tale e tanta importanza che merita anche la presenza del Presidente della Giunta.
Colleghi e colleghe, non è solo il comparto lattiero caseario ovicaprino che sta attraversando una gravissima crisi, ma l'intero sistema agropastorale sardo. Concordo con l'onorevole Lotto: in Commissione, in occasione dell'esame del disegno di legge, avevamo chiesto dei documenti, dei dati per meglio discutere il tema, e naturalmente alcuni dati erano necessari per cui io ho provato a cercarli.
Per valutare l'importanza del comparto ovicaprino nell'ambito dell'economia agricola regionale è sufficiente richiamare alcuni dati. Nel comparto sono presenti circa 17.500 aziende con tra 3 milioni e 3 milioni e mezzo di capi allevati. Il comparto lattiero caseario ovicaprino presenta molti punti di debolezza che in parte sono dell'intero settore agricolo sardo. Possiamo ricordare, tra i punti di debolezza del settore agricolo, un'insufficiente infrastrutturazione del territorio agricolo, la presenza di aziende di ridotte e ridottissime dimensioni, la frammentazione della base terriera col conseguente aumento dei costi, il susseguirsi di calamità naturali, il pesante indebitamento delle aziende agricole e le difficoltà per le stesse di reperire risorse finanziarie a costi compatibili con la ridotta redditività aziendale, i costi aggiuntivi derivanti dal fattore di essere isola, l'eccessivo individualismo degli imprenditori agricoli sardi che non favorisce l'aggregazione necessaria per una moderna organizzazione di filiera, in particolare nelle fasi della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti, da cui dipende anche l'eccessiva frammentazione dell'offerta. Sono altresì evidenti ritardi nella diversificazione produttiva e nella multifunzionalità dell'azienda agricola, nella maggiore diffusione delle pratiche agricole che tutelano l'ambiente in tutti i suoi aspetti. Altro punto di grande debolezza, Assessore, è quello della ricerca, dell'innovazione e della sperimentazione.
La crisi del comparto e certamente non di oggi, è di lungo periodo, e ha tutte le caratteristiche di una crisi strutturale che richiede una politica che affronti i nodi irrisolti dell'agricoltura sarda nei tre stadi fondamentali della filiera che sono la produzione, la trasformazione e la commercializzazione. C'è bisogno di una politica che crei i presupposti per l'affermazione di livelli più avanzati di competitività, che aumenti, è vero, i valori aggiunti dei nostri prodotti, la cui ricaduta però non vada solo in una direzione ma vada soprattutto a favore dei produttori, cioè a coloro che lavorano, si impegnano, si sacrificano e che poi però non vedono pagato nessuno di questi servizi, e che da sempre risulta essere l'anello più debole della filiera.
L'agricoltura sarda, compreso il comparto lattiero caseario, ormai è giunta ad un bivio: o riesce a superare i propri ritardi strutturali e diventare competitiva, o è esposta, nel breve e nel medio periodo, ad un pericolo reale di ulteriore marginalità nel panorama italiano e internazionale.
Vede, onorevole Soru, sono d'accordo con lei quando afferma che non ci sarà futuro per la Sardegna senza agricoltura. Però non sono d'accordo con lei quando dice di essersi appassionato al tema, di aver sempre esaminato, di aver voluto seguire da vicino con passione - ha detto stamattina - il problema del settore ovicaprino lattiero caseario in Sardegna.
Alla sua Giunta già dall'ottobre del 2004 venne consegnata una relazione dove si affrontavano i vari punti di critica, i vari punti di crisi, i vari punti di forza, si suggeriva quali potevano essere le strade da seguire per dare linfa a questo settore. Io la sfida a dirmi se lei ha mai presentato, anzi la sua Giunta, un solo disegno di legge a favore del settore. Dal 2004 al 2009 non ha mai presentato una proposta di legge il suo Gruppo, la sua maggioranza e mai un disegno di legge la sua Giunta. Ma questo non è che lo dico perché voglio difendere Prato, che critico, lo critico perché non ho condiviso neanche la relazione stamattina, anzi l'ho condivisa in parte perché il settore agricolo agro pastorale in Sardegna ha bisogno di forza, ha bisogno di impegno, ma ha bisogno di forza da parte di tutte le componenti di questa Aula non c'è maggioranza e non c'è minoranza quando si deve esaminare un tema di si grande importanza qual è quello di questo che viene definito il settore primario.
La nuova (PAC), il mediterraneo come area di libero scambio, le rivendicazione dei Paesi emergenti per la commercializzazione libera e non sostenuta dei prodotti agricoli sono solo alcuni degli elementi costitutivi di uno scenario europeo ed internazionale con il quale il comparto lattiero caseario deve essere in grado di competere puntando soprattutto sulla tipicità dei prodotti e sul loro rapporto con il territorio, sulla compatibilità e qualità ambientale, sulla tracciabilità di filiera e sulla qualità certificata anche a garanzia della sicurezza alimentare.
In questi ultimi anni, e su questo concordo con Prato, nei consumatori dei Paesi sviluppati è cresciuta e si va consolidando una nuova cultura alimentare sempre più attenta ed esigente rispetto alla qualità e alla salubrità del cibo.
Nell'immediato per poter mettere in qualche modo il settore e rimettere il settore in cammino potremmo dire che si rende necessario mettere in campo tutti gli sforzi per raggiungere un accordo tra i diversi soggetti della filiera: produttori, trasformatori e commercianti. In questo senso è positivo già che la Giunta abbia presentato il disegno di legge si è attivata questo disegno di legge che vuole concedere un corrispettivo, passatemelo di 4 centesimi di euro al litro per l'ovicaprino. Non è sufficiente, Assessore, non può essere sufficiente 4 centesimi, non possono essere sufficienti 5 milioni di euro per incidere positivamente a favore del comparto lattiero caseario e ovicaprino della nostra Regione. Bisogna avere quei dati, io ho provato a fare un calcolo stamattina se è vero come è vero che ci sono 3 milioni e mezzo di capi e se è vero che un capo mediamente produce 100 litri siamo 350 milioni di litri di latte, 4 centesimi al litro impongono una somma ben superiore ai 5 milioni di euro.
Non condivido neanche le richieste fuori luogo, oserei dire, delle associazioni di categoria, ma come si sa seduti attorno a un tavolo loro, la politica e l'impresa probabilmente si arriverebbe a una mediazione e allora si arriverebbe a quella mediazione che darebbe certezza a tutti, sia al settore industriale che al settore primario che produce il latte. L'accordo sul prezzo del latte può essere raggiunto se viene salvaguardato in primo luogo il reddito degli allevatori che producono la materia prima su cui si costruisce l'intera filiera. Oggi il prezzo varia...
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Grazie Presidente, vorrei ricordare che il presidente Cappellacci già nelle sue dichiarazioni programmatiche prospettò il rilancio dell'edilizia come volano di sviluppo della nostra economia, fu un esordio politico molto infelice e fallimentare; così pure oggi non possiamo non considerare volano di sviluppo il turismo, quel turismo così decantato se questo non è supportato da una forte economia tradizionale. Per cui ritengo necessario produrre e difendere i prodotti sardi di qualità buoni per natura i frutti della nostra terra. Tutto questo anche in nome della sovranità alimentare sarda per cui chiediamo interventi per salvaguardare il lavoro, il reddito ai produttori e nello stesso tempo i costi ai consumatori.
Ma gli unici segnali che ci giungono a distanza di un anno e mezzo, assessore Prato mi rivolgo a lei, sono quelli della sua inadeguatezza, e il suo disegno di legge la dice lunga. Tutti noi oggi siamo chiamati a prendere seri provvedimenti per sostenere l'economia agro pastorale, stritolata dalla globalizzazione mondiale da un sistema di sviluppo che ha alla base solamente il profitto di pochi e non ha alcuna remora a delocalizzare le produzioni e a ridurre in schiavitù economica intere popolazioni condannandole alla miseria. Ciò vuol dire che la classe politica sarda ha fallito il proprio compito e questo chiaramente non da oggi.
Ci sarebbe da chiedersi che fine hanno fatto i fiumi di soldi di ben due piani di rinascita e gli interessi di chi ha agevolato. Qualcuno dei presenti sicuramente potrebbe anche fare nomi e cognomi in quanto dispensatore ad alcuni di fortune da dividere tra tutto il popolo sardo. Sicuramente tra i fortunati non ci sono le popolazioni delle nostre campagne, della nostra filiera alimentare, dell'allevamento.
In questa sede oggi tutti noi abbiamo una grande opportunità ovvero la classe politica sarda deve scegliere chiaramente se sta con i pastori e gli agricoltori sostenendoli con provvedimenti economici e progetti reali oppure se sta con le multinazionali del settore permettendo il perpetuarsi della rapina sulle nostre risorse economiche.
La Sardegna per poter continuare ad esistere e a vivere non può oggi rinunciare a nessun posto di lavoro nei settori dell'economia tradizionale su cui si basa parte dell'identità e dell'etnia di noi sardi che hanno il diritto di non scomparire e di non essere annientati e distrutti. Nessuna azienda agro pastorale può essere chiusa o messa all'asta, non si può essere più ricattati dallo strapotere delle banche e dai baroni del latte, dagli industriali che perseguono esclusivamente il proprio interesse impoverendo i pastori e l'economia totale della Sardegna. Il latte non può essere più venduto all'industria casearia a meno di quello che costa produrlo ai pastori. Bisogna rompere questo privilegio economico che arricchisce gli industriali del latte, che permette in barba e con la compiacenza benevola delle leggi comunitarie di trasmigrare il latte ovunque in Europa per poi lavorarlo e spacciarlo come prodotto sardo e in questo modo opprimere e ridurre ai minimi termini economici i nostri produttori.
E' in atto per l'ennesima volta ai danni del popolo sardo un nuovo tentativo di genocidio economico e culturale condotto dal colonialismo globale ma la classe politica sarda di oggi se ha veramente a cuore l'interesse economico attuale e il futuro dei sardi deve sconfiggere questo disegno, deve scongiurarlo e deve fermarlo.
La classe politica sarda deve scegliere chiaramente se sta con i pastori e gli agricoltori sostenendolo, ripeto con provvedimenti economici e progetti reali oppure se sta con le multinazionali. Questo bisogna sottolinearlo. Oggi abbiamo l'opportunità di sostenere il diritto dei pastori e di tutto il mondo agricolo ad esistere, sostenendo le loro rivendicazioni e piattaforme economiche, sociali e culturali. Dobbiamo, al contrario delle prediche, per chi va a Roma per non essere neppure ricevuto e ritornare in quest'Aula a sprecare sterili parole sul proprio fallimento, e chiedere in nome della casta di essere tutti uniti in quest'Aula nel piangere il funerale della nostra economia. Assessore Prato, i sardi sono stufi di andare a piangere con il cappello in mano, di non raggiungere alcun risultato, e di essere, nello stesso tempo, derisi. La nostra dignità di popolo e di nazione non può più essere vilipesa. E' ora di chiedere al Governo dei colonialisti italiani, così vicini al nostro governatore Cappellacci, e anche a lei, Assessore, di riappropriarsi, insieme alla maggioranza di centrodestra che lo sostiene, di un minimo di dignità istituzionale e di dichiarare, con conseguenti azioni, lo stato di crisi del settore pastorale e agroalimentare. Gli enti pubblici di ogni ordine e grado, quindi mi riferisco allo Stato italiano, alla Regione, alle province, ai comuni, ai consorzi, devono assumersi le proprie responsabilità e impegnarsi affinché trovino oggi, nel breve e medio termine, tutte quelle risorse economiche sarde, italiane e comunitarie atte al superamento dell'emergenza nelle campagne e nel settore del latte; al contrario di qualche accabadora, che stamattina cantava le lodi della necessità della riduzione dei capi ovini, della produzione del latte, delle imprese agricole, e quindi degli occupati in agricoltura, prospettando questa svendita dell'economia tradizionale come un risultato per essere sostituita da altre attività non meglio definite, ma che garantiscano migliori introiti, non si sa per chi. Noi non solo non ci crediamo, ma ci opponiamo. La distruzione delle economie tradizionali sarde comporta la distruzione della cultura, dell'identità e dell'etnia del nostro popolo. Senza popolo, senza terra e senza identità non c'è nazione, e mi riferisco a quella nazione di cui in questa sede troppo spesso si parla in termini superficiali, ma comunque c'è anche spazio per sproloquiare d'indipendenza. Di certo, oggi, non è tempo in cui, con la chiusura di un settore economico, si crea occupazione in un nuovo settore fantasma, la crisi dell'industria sarda né è un triste esempio con i suoi disoccupati e cassaintegrati non riconvertibili.
La nostra mozione unitaria di solidarietà con i pastori e di risoluzione dei problemi immediati del settore non può prescindere dalla piattaforma presentata dal Movimento dei Pastori Sardi e da tutti i movimenti e sindacati del settore agropastorale, dall'aiuto de minimis, 15 mila euro per azienda, e teniamo conto che lo stesso Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, dice che è attuabile in tempi ragionevoli, ma è necessario un impegno preciso delle istituzioni regionali con il reperimento dei fondi certi in grado di soddisfare tutte le richieste. Così pure un altro punto che mettono in una posizione prioritaria è l'inserimento dei comuni, cosiddetti avvantaggiati, nell'elenco dei comuni svantaggiati, per dare a questi la possibilità di beneficiare dei provvedimenti summenzionati. Un altro punto è la rimodulazione del piano di sviluppo rurale, quindi spostando le risorse dell'Asse 1 all'Asse 2, dagli investimenti produttivi agli interventi delle misure agro-ambientali. Il ritiro immediato dal mercato delle eccedenze del pecorino romano: l'Assessore ritiene che la produzione di latte ovino, così dice il Movimento Pastori in Sardegna, sia elevata, e che bisognerebbe ridurla, ma i pastori sono convinti del contrario, il latte ovino è una risorsa di primaria importanza per l'economia sarda, per cui il problema reale è quello che riguarda il pecorino romano. Impedire a tutti coloro che hanno ricevuto agevolazioni finanziarie per la trasformazione del latte ovino-caprino e i prodotti derivati, quindi formaggi, ricotte, panna, eccetera, l'utilizzo dei propri impianti per lo stoccaggio e la bonifica del latte ovino-caprino destinati all'esportazione, e così via. I pastori sostengono, e noi siamo d'accordo, che si possa dare a una serie di problemi e di domande che hanno posto una risposta immediata.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az.). Grazie Presidente, colleghe e colleghi consiglieri. Ci troviamo ancora una volta a consumare il rito stanco e distratto della parola. Questo emiciclo non assiste più a un dibattito dal quale, posta l'analisi di un problema, si giunge a sintesi risolutive, ma mi pare di dover rilevare che in modo piuttosto rassegnato stiamo sprofondando nel teatro, dove ciascuno recita a soggetto, ed ognuno di noi interpreta un ruolo, fuori dal tempo e della storia, sempre uguale a se stesso, pur nel mutare degli attori. C'è chi deve difendere e chi deve attaccare, aprioristicamente e acriticamente, anche su un tema come quello odierno, che investe un comparto produttivo fondamentale della nostra Isola, qual è il mondo agropastorale, un mondo indelebilmente, cromosomicamente iscritto nella nostra storia di popolo, e verso il quale numerosissimi sono stati gli attentati, proprio per la sua portata fortemente identitaria.
Io credo, ma questa sede non ci consente un dibattito così specifico e approfondito, che si debba partire da un recupero culturale e della dignità professionale di chi oggi è eroicamente rimasto a tenere in piedi quel che resta del comparto primario in Sardegna. Per anni siamo andati avanti con la chimera di emancipare dalla terra i nostri figli, quasi che fosse ipotizzabile una società di soli medici, avvocati, ingegneri. Lavorare la terra, allevare gli animali, rappresentava un'onta sociale, una vergogna degna della peggior censura, e allora non si capì che l'istruzione poteva e doveva coniugarsi con l'agricoltura e la pastorizia in un connubio virtuoso, per fare degli agricoltori e degli allevatori imprenditori di se stessi, capaci di leggere il mercato e valorizzare il proprio lavoro. Invece, il delirio della chimica prima, del posto fisso salariato nell'industria, la neocultura della dipendenza e la massificazione delle università classiche hanno creato scadimento del settore da un lato, abbiamo disimparato a fare quello che sapevamo fare, perdendo l'opportunità di aggiornarlo alla modernità, e dall'altro lato la disoccupazione intellettuale di schiere di giovani e meno giovani che con la propria laurea in tasca hanno abbandonato la campagna per la città, ma affollano la periferia della città e della società, non potendo capitalizzare i propri studi. E la Regione cosa ha fatto? La politica non ha saputo governare questi processi. E' mancata una vera programmazione, e le campagne sono state ingannate dal fin troppo facile specchietto dei contributi indiscriminati e improduttivi degli anni '70 e '80. Il comparto è fittiziamente cresciuto nel tempo, senza che vi fosse alle spalle un coerente sviluppo. Ora siamo dinanzi ad una congiuntura internazionale che, in un'economia globalizzata, finisce per stritolare i sistemi più deboli, e allora dobbiamo interrogarci sulle ragioni della debolezza di questo sistema. Prima di tutto, mi sia consentito, sulla veridicità ed affidabilità dei numeri. Io ricordo con precisione un convegno a Sassari, sul finire dell'anno scorso, dove tutte le parti concordavano su un dato: negli ultimi cinque anni, in Sardegna, il patrimonio ovino ha perso 380 mila capi, al ritmo di quasi 80 mila capi all'anno; 40 milioni di litri di latte sono rimasti senza padrone. Ora, qualcuno mi deve e ci deve spiegare, con 380 mila capi in meno e 40 milioni di litri di latte che non sono stati trasformati, come sia possibile che la produzione del 2008-2009 sia stata di 266 mila quintali di formaggio, e quella del 2009-2010 è addirittura cresciuta a 274 mila quintali, ovverosia, meno latte, più formaggio. C'è un problema abbastanza evidente: o i numeri non sono veritieri, e sarebbe grave, o nel segmento della trasformazione sta entrando qualcos'altro, mi auguro, non come accertato dai NAS nel Lazio, quel latte in polvere estero, che creerebbe grossissimi problemi al nostro sistema. Andando oltre, è il sistema che risulta perverso, perché se le cooperative stesse vendono agli industriali direttamente il formaggio sottocosto, drogano essi stessi il mercato, sprofondando questi e sgravandoli dal rischio imprenditoriale, trasformando gli imprenditori in semplici commercianti che non avranno più interesse a comprare la materia prima per trasformarla se non a prezzi irrisori. D'altro canto, l'industrializzazione progressiva e l'economia di processo fa sì che la produzione possa essere delocalizzata ovunque, proprio perché ha reso ripetibili e riproducibili i processi di lavorazione per l'ottenimento del prodotto. Ora, se avere un caseificio qui o in qualsiasi parte del mondo non è più un fattore necessario, è chiaro che l'industria si sposterà nel mondo alla ricerca delle migliori condizioni per la produzione, sia in termini di costi, costo del lavoro in primo luogo, sia in termini di agevolazioni, siano essi sgravi fiscali, contributivi o sovvenzioni, ed è questo il caso dei Paesi di nuova adesione all'Unione europea, Romania e Ungheria in primis, o addirittura extracomunitari. Il tutto senza voler considerare che questo mercato si regge da decenni su una scelta storica degli Stati Uniti, che non avevano mai pensato all'autoproduzione di formaggi sul modello del pecorino romano, cosa che, nelle attuali condizioni, potrebbe verificarsi prima di quanto si possa immaginare. D'altro canto, anche l'agricoltura americana è in crisi e cerca nuovi sbocchi e riconversioni possibili. In un interessante volume curato da Andrew Kimbrell, "Fatal harvest.The tragedy of industrial agriculture", la situazione è ben esemplificata; col declino dell'agricoltore americano indipendente, trasformato ormai in un impiegato delle grandi corporation fornitrici di beni strumentali e padroni della distribuzione, finisce silenziosamente un pezzo di storia degli Stati Uniti e, soprattutto, viene meno un pilastro della democrazia americana. Il carattere intimamente monopolistico, negli ultimi tempi si è aggiunta anche la proprietà dei brevetti delle sementi, a cui tende l'agricoltura dei Paesi industriali più avanzati, mostra con anticipo i rischi politici che ci attendono nel prossimo avvenire. Certo, oggi occorrono misure emergenziali, ma queste non possono più essere le sole, non possono oggi esserci interventi straordinari che non si accompagnino ad una riforma organica e strutturale del sistema, che abbia come pilastri la diversificazione e la caratterizzazione del prodotto; la qualità di nicchia piuttosto che l'industrializzazione esasperata dei processi produttivi. Allevatori, produttori e commercializzatori del prodotto finale devono tutti compartecipare agli utili della filiera trovando un nuovo punto di equilibrio tra le diverse ipostasi della stessa filiera. E qui il ruolo della Regione non può che essere di mediatore all'interno di questi processi. In questo noi crediamo possa risiedere la richiamata rivoluzione espressa con l'accattivante equazione: "il formaggio deve stare al latte come la benzina al petrolio", diceva qualcuno stamattina. In vero, purtroppo, al di là del fascino immediato della metafora, dovremmo poi registrare che ben altre sono le dinamiche petrolifere mondiali. Noi riteniamo che comunque solo la diversificazione e la valorizzazione della qualità di nicchia, con controlli attenti su tutti i passaggi della filiera, possa rappresentare la via maestra sulla quale anche la Regione potrà fare la sua parte, soprattutto per favorire la commercializzazione su nuovi e più ampi mercati, dalla continuità territoriale merci, alla promozione. E fornisce materia di riflessione un curioso fenomeno, in atto in vari angoli del mondo, della cosiddetta "urban agriculture", l'agricoltura urbana. Da Calcutta a Berlino, nelle periferie delle città, anche nelle aree industriali dismesse, vanno sorgendo, per iniziativa spontanea, dei piccoli orti che sono in grado di rifornire i consumatori cittadini con prodotti freschi, naturali, dotati di caratteri organolettici ormai introvabili negli articoli dei supermercati. La qualità, a lungo repressa, rinasce incontenibile dove meno c'è da aspettarsi. Gli orti che per secoli hanno circondato le mura cittadine riprendono vecchi spazi, ora che è ormai tramontata l'epoca dell'industrializzazione storica. Certo, mi si dirà che è un fenomeno di nicchia, come si dice nel gergo economico, benché tutto questo in Brasile, ad esempio, appaia svolgere una funzione alimentare importante per milioni di persone. Ma le trasformazioni culturali mostrano la loro forza e profondità quando si manifestano anche nelle piccole cose, e ripartendo dalle piccole cose della piccola Sardegna, potremmo ridare una prospettiva e una speranza al settore. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Grazie, Presidente, Assessori, Presidente della Regione, colleghi. Onorevole Solinas, se lei si sente ridotto al ruolo di teatrante, questo devo dire che è un problema suo, di certo, da questi banchi, ognuno di noi cerca di svolgere il proprio ruolo, quello di rappresentante del popolo sardo, forse a volte non riusciamo a farlo bene, e lo facciamo credendoci seriamente in questo ruolo e, soprattutto, nella responsabilità che ci portiamo appresso. Però, è anche vero che la sensazione di essere dei teatranti a volte può venire a galla quando si è di fronte ad una Giunta regionale che, nonostante anche gli indirizzi di questo Consiglio, continua a fare come se niente fosse, ad andare avanti senza curarsi del Consiglio regionale stesso. Tant'è che il suo intervento, Assessore, quello di stamattina, ha dell'incredibile. Dopo 18 mesi di governo e anche di guida da parte sua dell'Assessorato all'agricoltura, 18 mesi, le campagne allo sfascio, i pastori che protestano, le loro famiglie allo stremo, le zone interne della Sardegna, quelle nelle quali soprattutto hanno sede le aziende agricole, quelle zone interne che sono praticamente moribonde, tant'è che la vertenza dei pastori corrisponde anche a una vertenza totale delle zone interne della Sardegna, e lei qui, dopo 18 mesi, di fronte a tutto questo viene a fare un'analisi del passato, che le serve, come abbiamo sentito, per autoassolversi, a prefigurare un futuro futuribile, molto, molto spostato in avanti, che le serve per disegnare uno scenario esaltante, e forse per convincere la sua maggioranza che lei è il migliore degli Assessori possibili, pertanto forse è il caso che rimanga al suo posto, ma niente, neanche una parola rispetto alle richieste del movimento dei pastori, delle associazioni di categoria, le domande per il presente e per il futuro, per dare risposte al malessere di oggi e a quello che, se non si mette mano, sarà il malessere di domani. Dovremmo essere miglia in avanti, assessore Prato, invece prendiamo atto che forse la sveglia per lei non è suonata neanche oggi, con tutto ciò che succede fuori di qui e dopo 18 mesi. Questa seduta straordinaria nasceva dall'esigenza di capire, dopo 18 mesi, appunto, quale idea di politica agricola esista nella Giunta Cappellacci, ammesso che ne esista una, e quale strategia avete, se ne avete una, contro la crisi della pastorizia, speravamo che almeno oggi non si sarebbe attardato, come ha fatto, a ripetere che la crisi è ormai insostenibile; non mi sembra che ci fosse bisogno di questo, non è per questo che ci siamo riuniti oggi, ce l'hanno già ricordato i pastori, i disoccupati, le famiglie sarde, ogni giorno testimoniano che la crisi è insostenibile. Pensavamo che almeno oggi, almeno per senso di pudore, avrebbe portato qualche risposta per l'emergenza, ma non soltanto per l'emergenza, avremmo voluto sentire di strategie concrete e strutturali di lungo periodo per la valorizzazione del settore, avremmo voluto capire come intende inchiodare il Governo Berlusconi alle sue responsabilità e avremmo voluto capire come mai più si farà possibilmente umiliare dal Ministro. La strategia per mettersi in marcia avremmo voluto sentire, nel senso della produzione finalizzata allo sbocco sul mercato. Assessore Prato, se esiste una volontà simile, se esiste, ma riteniamo che ciò non sia, ed una capacità politica, serve che queste siano contraddistinte, sostanziate da investimenti ragionati e concreti nel settore. Lei si è trovato, tra l'altro, Assessore, ad operare in una situazione di vantaggio determinata dall'approvazione del programma di sviluppo rurale, che è stato anche giudicato eccellente da Bruxelles, forse ha necessità di essere modificato, ci sono delle richieste in tal senso dal movimento dei pastori e dalle associazioni, ma anche noi riteniamo che alcune cose possano essere modificate, un programma di sviluppo rurale con una dotazione finanziaria di 1252 milioni di euro, una cifra superiore a tutta la programmazione, come lei ben sa, al 2000-2006 i programmi POR, leader e PSR. Certo, la situazione sarebbe stata anche migliore se potesse la Giunta, se potesse la Sardegna fare affidamento anche sulle risorse finanziare che il Governo nazionale ci deve e che ci nega, mi riferisco alla vertenza delle entrate, ci nega con supporto della vostra legittimazione. Anche perché, come si sa benissimo, e come sanno i pastori, da oltre un anno si registra una contrazione dei consumi, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada, che rappresentano il nostro mercato di sbocco. Cosa è stato fatto, Assessore, avremmo voluto sentire e si spera che potremo sentire nella sua replica, per incentivare i consumi dei prodotti sardi? Cosa è stato fatto, in tutto questo tempo, per ridurre gli effetti negativi del mercato? Nell'attesa di avere una sua cortese risposta, le ricordo che proprio negli Stati Uniti, la legge quinquennale per l'agricoltura ha disposto sussidi e sostegni per i 2 milioni di agricoltori per oltre 70 miliardi di dollari e anche nel luglio del 2009 sono state varate misure per il ritiro dei formaggi dal mercato per quasi 800 milioni di dollari. Semplicemente un esempio per dire che serve agire con tempestività e con strumenti concreti. Certo è che il punto di rottura a cui siamo arrivati oggi si sarebbe potuto evitare se si fossero prese misure adeguate per rivitalizzare i comparti, se non si fossero persi 18 mesi di tempo, se si fosse insistito, così come ben diceva stamattina il presidente Soru, per aggregare l'offerta evitando la polverizzazione degli operatori, che è una delle maggiori cause della loro marginalità economica. Quella per noi è ancora una strada maestra, quella che abbiamo tracciato nella passata legislatura: aiutare, consolidare, incentivare le OP. E ancora mi domando: come intende affrontare la sfida dell'incremento dimensionale del profilo organizzativo dei produttori? Non è un mistero, infatti, che il livello della competizione è cresciuto in un contesto di progressiva apertura dei mercati e di minor supporto accordato alle politiche di sostegno. Credo anche di non sbagliarmi di molto dicendo che a fronte di 135-140 milioni di litri di latte ovino annualmente consegnati agli industriali, i produttori riescono a controllarne forse una decina di milioni. La legislazione vigente prevede già la possibilità di addivenire a contratti di filiera, accordi quadro, contratti tipo che impongono regole certe agli industriali e qui sta il punto politico dirimente sul quale lei, Assessore, deve dare una risposta. Da quale parte sta? La normativa consente di portare avanti questa politica in favore dei produttori, ma lei deve spiegare da quale parte sta, da quella dei suoi consimili industriali o da quella dei produttori? Questo è il punto principale perché il resto viene da sé, una volta che lei chiarisce qual è la sua posizione.
Sappiamo anche, inoltre, che ci sono distorsioni nella catena alimentare a scapito dei produttori e dei consumatori. Nel 2009 il reddito degli agricoltori è diminuito di oltre il 12 per cento nell'Unione europea e quindi gli agricoltori non traggono più un'entrata remunerativa dal loro lavoro. Sa cosa significa questo? Quando un lavoratore non trae la remunerazione adeguata al proprio sforzo, al proprio investimento, alla propria fatica, significa che si sta avvicinando alla condizione di schiavo, esattamente di schiavo. Esistono molteplici misure che sono state avanzate dal movimento dei pastori e dalle associazioni di categoria che possono essere prese in considerazione e vorremmo che stasera desse alcune risposte su quei punti precisi per capire dov'è che ci possiamo ritrovare. Mi riferisco ai centri di stoccaggio, alla continuità per le merci, al de minimis agricolo, ne hanno parlato i colleghi e non voglio tornarci. Mi riferisco all'alleggerimento dell'imposizione contributiva, che è ritenuta esagerata, così come ha fatto per esempio la Francia. Ci sono delle misure sulle quali si può agire, ma lei deve spiegare da quale parte sta. Lei deve spiegare da quale parte sta, Assessore. Servirebbero per dare una boccata di sollievo agli operatori del settore, però oltre all'immediato, all'emergenza di oggi, dobbiamo dare anche una prospettiva di più ampio respiro, dobbiamo tracciarla, la deve tracciare, Assessore. Come si sta preparando la Sardegna, infatti, alle grandi sfide che ci attendono in Europa? Sappiamo che la politica agricola europea si trasforma, nel senso di abbandonare sempre più il carattere di mercato protetto e assumere i caratteri del libero mercato. Questo ci prepara l'Europa. Noi saremo lì dentro, in quel contesto, i nostri produttori saranno in quel contesto. Se stare in quel contesto succubi oppure trainanti dipende anche e soprattutto dalle scelte che questa Giunta farà e da quali accordi riuscirà a trovare e quale sostegno riuscirà a trovare dal Governo nazionale. Il passo è troppo lento. Recuperare dodici mesi di vuoto è necessario. Assessore Prato, noi speriamo di no, ma se la lasceranno a cavallo - per stare in tema della manifestazione di domani - è arrivata l'ora di galoppare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, io stamattina dopo aver sentito l'intervento dell'assessore Prato ho capito che dopo tanti anni che uno frequenta le aule del parlamento sardo, e che quindi è massimamente convinto che non si possa mai raggiungere dentro quest'aula un livello di indecenza, stamattina mi sono reso conto che invece questo è possibile, e lei l'ha impersonificato in maniera perfetta, una posizione di un Governo regionale di fronte a un problema colossale a dir poco indecente sul piano dell'inadeguatezza della percezione, inadeguatezza delle soluzioni e soltanto vuoto di idee e di responsabilità, purtroppo. Perché? Perché lei ci deve spiegare e deve spiegare all'opinione pubblica se è parte di questo governo o di un suo governo, perché una settimana fa questa Giunta ha detto a quest'Aula, in materia di entrate, che bisogna fidarsi del Governo nazionale e lei oggi ci dice che una politica nazionale così debole, inconsistente, zero interlocutori. Se l'è presa con tutti, facendo un ruolo di sindacalista e per di più non dandoci una risposta su un aspetto importante. Non serve sa, Assessore, fare appelli di unità alle organizzazioni perché bisogna, cari amici, che ci poniamo il problema e diamo una risposta a un fenomeno antropologico che si è verificato in queste settimane e in questi mesi, perché quando il movimento dei pastori, superando e scavalcando il loro naturale sistema di organizzazione di comparto, sente la necessità di organizzarsi al di fuori di questi comparti, qualcuno deve dare una spiegazione di quello che è accaduto e cominciare a indagare se dentro questo fenomeno, che non può produrre unità sulla base di un semplice appello, non si sia realizzato un concatenamento di conflitti di interesse che hanno radicato e hanno peggiorato questa condizione, a cominciare dal conflitto di interessi che riguarda l'Assessore. Diceva bene la collega: lei da che parte sta? Compra latte o vende latte? Che cosa fa? Da che parte gioca? E credo che le istruttorie, dopo 17 mesi, dei conflitti di interesse su un Governo regionale che deve affrontare un momento difficile devono essere chiari e risolti, e io dico anche una cosa: qui siamo venuti per dare solidarietà alla drammaticità di una situazione, ma - domanda - colleghi, ci può essere vera solidarietà senza sincerità di pensiero, senza serietà e buona fede nelle azioni? Datevi una risposta. E quando partiamo dalla considerazione che in quest'Aula, che è chiamata a dibattere su proposte che devono essere portate dal Governo regionale, stamattina dopo 8 ore e passa io non ho spento quest'eco. Io non sono stato chiamato a dare un giudizio sulla proposta dell'Assessore perché l'Assessore proposte non ne ha fatto. Vuole fare, ho capito, una camera di compensazione, che in tecnica meccanica assomiglia all'ammortizzatore. E' un ammortizzatore, non è una soluzione. E' un modo per dire "faccio qualcosa", e a favore di chi? Se vendiamo le scorte, se facciamo diventare la regione Sardegna un grande discount, abbiamo risolto i problemi dei pastori?
Io credo che ci sia, invece, da affrontare il problema da un punto di vista di chiarezza. Noi abbiamo almeno tre punti sui quali dobbiamo fare chiarezza. Domanda: in Sardegna nel mercato del latte esiste secondo voi, esiste secondo l'opinione complessiva, il libero mercato? Non esiste, lo sapete bene. La Sardegna vive in questo comparto una condizione di monopolio e di cartello industriale. Che si fa? Come ci muoviamo? La comunità europea può accettare, lei, che pone le leggi per evitare che venga costretto e in qualche modo limitato il libero mercato, non dice nulla su questo terreno? Qualcuno gli ha rappresentato questa condizione. Nessuno di noi vuole prendersela con gli industriali, ma gli industriali vanno tolti dalla condizione di comodità nella quale tengono paralizzato il sistema. E questo lo può fare la Regione se avesse idee. Punto secondo. Bisogna tenere conto che noi ci troviamo, colleghi, a discutere di questo problema dell'agricoltura dentro un incrocio incredibilmente gravoso che è quello della crisi globale e strutturale dell'economia e dei mercati che non possono oggi chiedere a noi di risolvere il problema dell'agricoltura secondo i canoni normali come se nulla fosse perché questa crisi ha cambiato e cambierà gli stili di vita nostri e del mondo. Cambierà perfino le abitudini alimentari e se non c'è un governo che è in grado di interpretare dove va il mondo e riorganizzare, riscrivere, riformare, parola difficile, davvero la professione del pastore e dell'agricoltore secondo i canoni che oggi questa crisi che ci ha portato al fondo del barile, a raschiare il fondo del barile ci impone perché proprio quando arrivano queste crisi così profonde è il momento di ripensare nuove forme in maniera tale che i Paesi emergenti dell'Asia e dell'India non ce li ritroviamo già fra qualche mese più avanti di noi in termini di uscita da una visione arcaica del sistema dell'agricoltura e della pastorizia e che come tali ci faranno i saluti più calorosi quando ci troveremo nei mercati a rendere competitivi i nostri prodotti. Per riformare la professione del pastore e dell'agricoltore servirà anche riorientare l'ammissione dell'assistenza tecnica storicamente legata all'ambizione autonomistica che ha avuto la Regione, bisogna aggiornarla, bisogna riorientarla, essere più esigenti perché spendiamo soldi anche lì e bisogna soprattutto che anche i pastori accettino un piano di rigore dentro una scelta per la qualità delle produzioni perché solo così noi possiamo essere competitivi. E questa idea di andare avanti su una strada tracciata delle organizzazioni dei produttori deve avere come punto centrale il superamento ex ante del potenziale conflitto di interessi cioè le organizzazioni devono essere dentro la filiera in maniera paritaria e paritetica a tutti gli altri soggetti, diversamente il gioco non funziona. Allora, tutto questo si può fare, si può fare con le promesse, si può fare anche in malafede, si può fare anche in malafede parlando di soldi in una Regione che poco tempo fa si è cancellato 400 milioni e non intende assolutamente rivendicare i soldi che le spettano dallo Stato.
Non a caso si parla di un problema così gravoso con una richiesta di decisioni soprattutto da parte del Consiglio più che della Giunta in assenza dell'Assessore al bilancio che può essere più o meno significativo, ma è il senso della responsabilità con la quale vogliamo dare alle nostre parole un senso compiuto. Dove li trovate i soldi per promettere, perché di questo si tratterà, dove li trovate? Come riusciamo a riscrivere un capitolo nuovo del settore agricolo? Io credo che i soldi che prometterete per il momento se non accompagnati da un vero programma ahimè potrebbero rappresentare la definizione del costo pubblico che costerà alla collettività sarda il mantenimento dell'assessore Prato come assessore. Io non vorrei che si cadesse in questo assurdo, assurdo e incomprensibile corto circuito della politica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Assessore Prato, lei stamane ha pronunciato una sequela di assurdità con una semplicità disarmante, imbarazzanti per la sua stessa maggioranza. Ha pronunciato una sorta di j'accuse ma peccando di modestia e mi permetta anche di onestà intellettuale ha dimenticato di far ciò di fronte a uno specchio. L'accusato, Assessore, poi riprenderò alcune cose dell'onorevole Christian Solinas, l'accusato è lei, la prego, non si convinca che ciò è strumentale, deve rendersi conto che in 18 mesi lei si è distinto soprattutto per tre cose. La prima. Ha lavorato per dividere il comparto, ne ha dato testimonianza poc'anzi Gian Valerio Sanna, non è stato capace ancora oggi, Assessore la prego di ascoltarmi e poi di replicare, stia attento e abbia rispetto a questa Aula visto che non ne ha avuto finora per i suoi interlocutori, non ha presentato uno straccio di proposta nemmeno nella sua reprimenda di stamane, non è stato capace nonostante la mobilitazione dell'intero comparto di impegnare il Ministro, di impegnare il Ministro nell'affrontare i nodi non solo strutturali di questo comparto. Le chiedo Assessore: "Lei conosce cos'è l'etica della responsabilità istituzionale?" A me non pare. Se ne avesse un minimo stamane non avrebbe scaricato sul mondo intero le responsabilità che innanzitutto sono sue.
Non è vero che le responsabilità dei produttori, assessore Prato, quali che siano le loro associazioni, sono le stesse degli industriali, lei deve smetterla di trasmettere questo messaggio perché se continua a trasmettere questo messaggio è vero come sono convinto che sia vero, siano vere le cose che ho detto poc'anzi. Non è vero assessore Prato, lo dico anche a lei presidente Cappellacci, che le responsabilità dei politici come li ha chiamati lei stamattina assessore Prato, sono le stesse di chi ha responsabilità di governo a partire da quelle che ha lei assessore Prato e lei presidente Cappellacci. C'era attesa per questa riunione del Consiglio regionale, ci aspettavamo da parte sua un'analisi compiuta delle ragioni della crisi, ci aspettavamo da parte sua proposte capaci di essere attuate immediatamente per rispondere all'emergenza e altre per tentare di trovare soluzioni a questioni, è vero, irrisolte da tempo e non soltanto da un anno e mezzo a questa parte. Ho ascoltato Assessore con molta attenzione come tutti quanti noi il suo intervento e lo abbiamo anche riletto, non c'è traccia di proposta, è stato detto anche da chi mi ha preceduto.
E' vero, questo comparto oggi vive una crisi grave e direi pericolosa per l'intera economia di questa Regione. E' una crisi pericolosa per l'intera economia di questa Regione non soltanto per il comparto di cui stiamo discutendo. Nonostante questo la crisi, nonostante la crisi è un comparto come sapete, come ci hanno ricordato le associazioni di categoria in queste ultime settimane che ha diversi punti di forza, pensiamo al radicamento del comparto lattiero caseario nel contesto socio-economico e aggiungerei culturale e storico di quest'isola, penso al peso che ha questo settore che rappresenta oltre il 50 per cento del comparto nazionale, all'ottimo livello tecnologico e professionale delle imprese che operano in questo settore, alla qualità delle nostre produzioni, solo per citarne alcuni, Assessore. Ecco, nonostante ciò il comparto vive la crisi più acuta che si ricordi. E io so che gli Assessori sono capaci almeno di fare due cose contemporaneamente, qualcuno anche tre, parlare, ascoltare e scrivere, ve ne do atto, anche ai presenti. Oggi il Consiglio data la leggerezza dell'Assessore e della Giunta è chiamato ad assumere alcuni impegni da trasformare in misure immediate per affrontare l'emergenza, misure capaci anzitutto com'è stato ricordato di far lievitare il reddito dei produttori, il Consiglio non può che perseguire questo obiettivo. Nel far questo dobbiamo avere la consapevolezza che va posto fine al ricatto degli industriali nei confronti dei produttori. Come farlo, con quali risorse, con quali misure, con quali strumenti Assessore? Queste sono domande alle quali lei deve tentare di dare una risposta. Come aumentare il reddito dei produttori? Il primo passo che è da fare noi pensiamo sia quello della dichiarazione di crisi del comparto. La dichiarazione di crisi del comparto è necessaria per poter affrontare alcune altre questioni vitali per questo comparto nell'immediato. Serve innanzitutto per abbattere i contributi previdenziali per gli imprenditori e per i loro dipendenti, così come è necessario per sospendere i pagamenti di ordine fiscale e tributario. Assessore, presidente Cappellacci, voi lo sapete, sono misure ordinarie che si sono adottate in altri settori in crisi, francamente non comprendo la vostra inconcludenza nell'ottenere un risultato minimale come questo. E ancora, avete valutato se e come attivare il regime de minimis? E' una misura indispensabile, per noi è indispensabile attivarlo - scusate il bisticcio -, vi chiedo, con quali risorse? Presidente Cappellacci, mi fa piacere che sia presente, saranno le risorse contenute nella lettera, che ci ha letto qualche giorno fa, del sottosegretario Vegas? Risponderemo a quella richiesta, che forse supera i 250 milioni, o i 240, in ragione d'anno, con la letterina che ci ha letto, del sottosegretario Vegas, la scorsa settimana nel dibattito sulle entrate erariali? Come rispondiamo a questa richiesta? Ci volete dire, ripeto, con quali strumenti e con quali risorse? E così, con quali misure e con quali risorse intendete smaltire le giacenze del pecorino invenduto? Cosa ci vuole affinché la prossima settimana, non fra un mese, assessore Prato mi rivolgo soprattutto a lei perché è stato una delle cause in negativo, cosa ci vuole affinché quest'Aula legiferi in materia di energie rinnovabili, mettendo a disposizione risorse e credito agevolato in particolare per questo settore, che rappresenterebbe un respiro nell'economia e nel reddito di questo settore? Siamo mesi, per responsabilità vostra, a discutere in maniera inconcludente anche di questa materia. Queste sono alcune delle misure da mettere in essere immediatamente per dare una prospettiva al settore intero, al comparto. Il tutto per risolvere un'equazione di cui si è parlato stamattina, ne hanno parlato autorevoli rappresentanti della maggioranza, e qualcuno anche dei nostri, per realizzare quell'equazione, latte uguale reddito, di cui ha parlato Maninchedda e di cui ha parlato Soru. E a proposito di redistribuire il reddito, assessore Prato, di redistribuire il reddito al latte, ai produttori, le chiedo Assessore, che fine ha fatto il piano latte-qualità, che doveva gestire l'ARA, e che prevedeva anche pagamenti per la qualità? Lo dico anche all'onorevole Cappai, che ha accusato la precedente amministrazione regionale di non aver fatto nulla, ma non lo dico per difendere chi non ne ha bisogno, le chiedo soltanto che fine ha fatto quello strumento che, per quanto mi riguarda, era comunque uno strumento importante? Qual è, Assessore, la sua proposta per spezzare il cartello dei pochi industriali che ricattano 17 mila imprese? Le chiedo questo.
Da noi si consuma una vergogna unica al mondo, sono i trasformatori che ricattano i produttori, lo dicevano stamattina Cuccu e Soru. Mi dispiace, Pittalis e Christian Solinas, noi non stiamo recitando una parte!
Il tempo sta per finire. Assessore, io le chiedo questo, è evidente che c'è una sua inadeguatezza, vede la sua maggioranza la difenderà per ovvie ragioni, lei però se ha un minimo di responsabilità e vuol bene a questo settore, non pretendo alla Sardegna, liberi anche la sua maggioranza dalla sua presenza, nell'interesse di questo comparto e dell'intera Regione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Grazie Presidente, colleghi, Assessori, Presidente della Giunta, ero indeciso fino all'ultimo se intervenire, ma ho scelto di farlo per porre alcune questioni politiche su questa discussione odierna. Io non mi sarei mai voluto al suo posto, assessore Prato, in questa situazione, e credo che con me condividano diversi colleghi. Per quanto mi riguarda non sono neanche interessato a succederle, ma io sono un po' imbarazzato, per il fatto che poche sono state le voci della maggioranza, richiamata poc'anzi dal collega Diana, che ha cercato, trovato, argomenti per sostenere la tesi che non c'è. Così come credo che questo atto di delegittimazione, che si protrae ormai da mesi, non faciliti il suo compito, e lo dico a lei con stima ed affetto. Per questo non mi sarei voluto al suo posto, così come tempo fa non ho apprezzato lo stesso comportamento nei confronti di chi l'ha preceduta, un Assessore delegittimato nei fatti, che nulla ha dato all'agricoltura sarda, perché nulla ha potuto dare. Perché per guidare questa Regione, politicamente ovviamente parlo, oggi abbiamo necessità di recuperare autorevolezza, e riconquistare una legittimazione che c'è stata data dal Popolo a grande maggioranza, ma che via via abbiamo perso. E chi ci sta ad ascoltare non è venuto qui per parlare, o sentir parlare di possibili terapie, ed esternazioni di soluzioni estemporanee. Un po' tutti ci siamo avventurati nel dire la nostra di quale può essere la soluzione, senza denigrare nessuna di queste proposte, dagli orti di vicinato, al petrolio, al contenimento dei costi, e quant'altro. Non è questa la sede, a mio avviso, questa è la sede per discuter eventualmente su una proposta. La Commissione è una sede per elaborare proposte, parlare di proposte di legge, di cose reali, fattive. Ognuno di noi potrebbe dire la sua dal suo punto di vista, ma troppo spesso ci avventuriamo nel cercare soluzioni, soltanto perché abbiamo il ruolo di Consigliere regionale, come se il Consigliere regionale debba sapere di tutto. Io ho bisogno di confrontarmi con chi ne sa, io bisogno di confrontarmi con esperti, ho bisogno di confrontarmi con le associazioni di categoria, o bisogno di confrontarmi con i pastori. E io non dico "pastori nel termine nobile del termine", per me è un termine nobile comunque, perché ne esiste un altro? E' quello che usano magari oltre Tirreno, cercando magari di offendere questa terra, ma credo che sia per noi motivo di orgoglio.
Allora se noi non dobbiamo fare, mi scusi collega Barracciu, ma io un po' condivido quanto diceva il collega Solinas, se noi non dobbiamo fare la "scena", e quindi cercare soltanto il consenso di quei pochi che ci ascoltano, e che vorremmo conquistare dicendo loro quello che loro si aspettano che diciamo, non è così, non è serio! E non è serio però arrivare senza una proposta concreta, non è serio, a mio avviso, accusare il Governo centrale, quello che io potrei attaccare, io, non chi lo difende. Non è serio pensare che, noi, soltanto la Regione possa risolvere questo problema, senza un coinvolgimento diretto del Governo centrale, che con i fondi FAS paga le quote latte del Nord. Non è serio che noi non apriamo una vertenza anche su questo, forte, unita, unitaria, per difendere il principe dei nostri prodotti, la maggior produzione locale, la nostra migliore materia prima. Nel mercato è ovvio, mi hanno insegnato questo, quando c'è un eccesso di produzione, a volte, la si paga per toglierla dal mercato, lo fanno con le produzioni del pomodoro. Avremo problemi, non c'è solo il latte nel mondo dell'agricoltura, è sicuramente il più importante, ma non c'è soltanto quello e non lo possiamo dimenticare. E allora, perché andare avanti a sensazioni, alla conquista del consenso di Floris, o di altri. Noi il consenso insieme lo possiamo avere se facciamo qualcosa di concreto per un settore importantissimo della nostra economia che è nella storia di quest'Isola. Allora esistono due momenti: un momento contingente che va risolto trovando i denari, non c'è altro da discutere! Da noi, da questa Assemblea, ci si aspetta che si trovino i denari per coprire un momento contingente di povertà avanzante. Dopodiché ritroviamoci per un programma serio, basato su dati, basato su reali prospettive, basato su reali conoscenze nel mondo della campagna che non la si conosce soltanto andando occasionalmente a fare spuntini in campagna. La realtà della campagna è un'altra, non possiamo pensare di rendere meno difficile il lavoro del pastore, più redditizio, il lavoro del pastore sarà sempre e comunque difficile perché si munge comunque alle 5! In ogni caso, diamo almeno soddisfazione di questo lavoro! La Comunità Europea con le sue norme non ci agevola, lo Stato italiano non ci agevola, io credo che siamo vicini ad atti seri, concreti di disobbedienza civile! E' l'unico modo perché la Sardegna si possa far sentire nel mondo. Il patto dei produttori può esistere solo ed esclusivamente se c'è un cartello europeo perché non basta che i nostri produttori si mettano d'accordo, perché ci sono gli industriali che comprano altrove se non glielo danno i produttori sardi.
Il cartello, come l'OPEC, è molto più vasto! Se io sono l'unico che produce petrolio allora possono dettare il prezzo, ma se ce ne sono altri centomila - e ce ne sono di nuovi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo per produrre ulteriormente - allora non potrò essere competitivo! Io mi vorrei soffermare su un fatto contingente e chiedere è una diretta responsabilizzazione anche del Governo centrale, insieme la nostra Amministrazione, perché si sani e si affronti il momento contingente che ha dei risvolti sociali che non devono essere dimenticati. Certo, ci possiamo riempire la bocca dei nostri pastori che hanno salvaguardato l'ambiente, che ci hanno regalato questo stupendo ambiente, per andare a far visita, ogni tanto, in quelle fantastiche zone interne. Viveteci e forse affronterete il problema con maggiore serietà tutti, affronteremo il problema con maggiore serietà tutti!
Non è serio, Giunta, quando da questi banchi viene proposta una legge dal Gruppo dell' U.D.C., il 7 maggio del 2009 perché si intervenga sui divieti di pascolo sui terreni percorsi da incendi e ancora non avete aperto quel cassetto in Commissione per poterne discutere. Quelli sono danni reali, che incidono sull'allevamento e sulla produzione però ancora non se ne vuole parlare, allora oggi forse non potendo cambiare alcuni ruoli guida di questa Regione è necessario legittimare e dare autorevolezza a nuove, a nuove professionalità, persone e politica che debba avere l'onere e l'onore, ma soprattutto l'onere, di traghettare l'agricoltura sarda verso un nuovo progetto rispetto ad un altro che purtroppo non abbiamo potuto vedere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Grazie Presidente. Presidente della Giunta, Assessori e onorevoli colleghi e colleghe, oggi siamo chiamati ad un importante riflessione, e ci auguriamo deliberazione - visti gli appelli che mi sembra i colleghi da più parti abbiano fatto - che tolga al comparto ovino sardo dal limbo del sottosviluppo in e, concorso con l'agricoltura in generale, assurga finalmente a comparto primario dell'Isola per alto valore storico e sociale che ancora oggi rappresenta, fondamenta della sua stessa identità. L'agricoltura e l'allevamento certamente non dovranno più essere considerate marginali e, tanto meno, comparto dell'economia assistita.
Dobbiamo imparare ad osservare le migliaia di aziende agricole anche da altra angolatura, non solo ed esclusivamente in termini di puro rendimento economico ma, penso, importante per una storica inversione di tendenza anche in termini di benefici e di ricchezza sociale. Occorre fare scelte politiche che indirizzino i sistemi agricoli verso forme di organizzazione, che assolvano anche a complesse funzioni extra-aziendali per entrare nell'ottica di una più ampia operatività, funzione del territorio e della sua complessa gestione e tutela. Credo non ci sia bisogno di particolari analisi per comprendere che senza la funzione dell'agricoltore e del pastore si rischia di perdere la campagna e di conseguenza un'ampia opportunità per la tutela e conservazione del paesaggio che deve essere considerato patrimonio di tutti, in stretta integrazione del patrimonio - Artistico e culturale della Sardegna. E'certamente una sfida culturale, è una rivoluzione storica, il richiamarci alle origini dell'Isola per fare del comparto agricolo e zootecnico la sfida del futuro.
Più di una volta in questo Parlamento ci siamo interrogati, maggioranza e opposizione, sul futuro dell'Isola, in particolare dopo il tracollo industriale, con gli ultimi baluardi in profonda crisi del petrolchimico e del metallifero, non fanno presagire nulla di buono per il futuro. Abbiamo accarezzato l'idea di una possibile inversione guardando al comparto agro-zootecnico, integrato al turismo culturale e tutela dell'ambiente, perché diventi il fulcro di uno sviluppo socio-economico basato sulla storia e sulle tradizioni.
L'interessante e favorevole posizione geografica dell'Isola, al centro del Mediterraneo, si è opportunamente valorizzata e ci consentirebbe inoltre di candidarsi a diventare lo snodo economico e sociale fra il Nord e Sud d'Europa, quindi per stare all'argomento, in particolare sul comparto ovino che vede come simbolo purtroppo emblematico della difficoltà e crisi dell'impresa il prezzo del latte di 0,60 centesimi di euro al litro ancora fermo agli anni '90, uno degli elementi che su quest'Aula ha rimbalzato, nella scorsa stagione le condizioni meteorologiche hanno creato una grave situazione di calamità naturale che ha interessato tutto il comparto agricolo, in particolare il comparto zootecnico ha patito la scarsità e la qualità delle produzioni alimentari non sufficienti al fabbisogno delle aziende, ricorrendo in conseguenza ad un forte uso di mangimi e foraggi i cui prezzi nel periodo sono cresciuti in maniera esponenziale causando anche una riduzione della produzione del latte di circa il 20 per cento. La Giunta regionale mi risulta presentò lo scorso anno una richiesta al Ministero delle politiche agricole e forestali per il riconoscimento della calamità naturale ma non so quali siano poi stati gli sviluppi. Per il comparto agricolo, altrettanto si dovrebbe fare oggi per il comparto ovino, ai sensi della legge numero 71 del 2005, onde consentire alle imprese tutta una serie di interventi, quali appunto le agevolazioni in materia di versamento di contributi previdenziali e assicurativi, la proroga delle scadenze delle rate di credito, la sospensione dei pagamenti in ordine fiscale e tributario, l'immediato espletamento alle autorizzazioni per impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, misure a favore dello smaltimento delle giacenze di pecorino vendute, richiesta al Consiglio agricolo dell'Ue per il ripristino del contributo per la (…) dei formaggi e così via…
Quindi cose immediate, si è chiesto che c'è un'immediatezza e c'è una prospettiva quindi quest'oggi speriamo ci possano essere, al termine di quest' Assise, alcune proposte, quelle immediate, e si possa così guardare al futuro. Da tempo ormai si parla dell'assenza di liquidità che genera preoccupazione nelle aziende ma anche del sostegno al pecorino romano, perché possa godere degli stessi diritti e attenzioni che hanno caratterizzato il Parmigiano reggiano e il Grana padano. I costi dell'energia elettrica e del gasolio incidono non poco sull'economia aziendale ed è quasi naturale che si debba concorrere a queste spese con progetti incentivanti per la costruzione e integrazione di impianti di energia alternativa. Certamente va incoraggiata la filiera del latte, dalla produzione all'arrivo sulla tavola del consumatore, con un'industria di trasformazione che consenta non solo la produzione per il fabbisogno interno ma guardi all'esportazione con una maggiore diversificazione per i vari mercati del nord e del sud d'Europa. E non solo, bisogna aprire il mercato alla libera concorrenza che consenta ai produttori in forme associate la trasformazione diretta o la commercializzazione collettiva di vendita.
Certamente ci vuole un salto di qualità, e anche un salto culturale che tolga le aziende sarde dal retaggio dell'isolamento. Quante volte abbiamo sentito pronunciare dalle bocche dei titolari delle aziende chiamati a uno sforzo associativo "po mei mi ddu fàidi", per me è sufficiente quanto faccio, ossia non nutre nessun desiderio o fiducia di mettere a disposizione la propria azienda in relazione con gli altri per migliorarsi e muoversi meglio sul mercato.
Al settore latte e formaggi deve essere affiancato il settore carne. Anche qui un processo di filiera che garantisca alle aziende il massimo profitto, senza il passaggio di intermediari, per cui è necessario che si crei una piattaforma che si occupi delle carni sarde e in particolare si creino le condizioni per favorire il consumo della carne locale: accordi di filiera, consigli al consumatore perché scelga carni locali e prodotto regionale, sostegno alla certificazione quali agnello e carni IGP. A oggi, per esempio, non esiste un borsino di andamento della vendita degli agnelli, procedura che ormai fa parte in misura ordinaria in altre specie animali che vanno alla vendita e alla produzione.
Si continua a parlare di continuità territoriale ma non si sviluppa nessuna azione a integrazione dei maggiori costi che le aziende sarde devono affrontare, e che le costringono spesso a rinunciare a una commercializzazione più vasta per affidarsi invece ad intermediari, cedendo partite preziose di carni a costi irrisori. Senza parlare del mercato della pecora, già limitato internamente ma che potrebbe aprirsi alle aree del Nord Africa dove la richiesta è elevata e la scarsa produzione locale non soddisfa il mercato. Allora, sviluppo sostenibile non può più essere uno slogan, si può dare concretezza partendo proprio dal mondo agropastorale, dal recupero ambientale, dalle vaste opportunità che l'Isola ci consente, per esempio sviluppando la catena dei prodotti biologici e di alta qualità. Una timida esperienza, che potrebbe essere estesa all'interno dell'Isola, ha preso piede nella piccola provincia del Medio Campidano che, con ridotti investimenti, ha avviato un processo endogeno di un possibile sviluppo sostenibile denominato "vivere la campagna" e che vede nel mondo agropastorale il motore per un sistema sostenibile che valorizzi la campagna partendo proprio dai veri artefici della tutela del paesaggio e del suo risanamento sino agli utilizzatori del territorio, appunto i contadini e gli allevatori. Ispirandosi al modello giudicale delle domus, fattorie autosufficienti sparse nel territorio che, garantendo la viva presenza delle popolazioni nelle campagne, permettevano produzioni agricole in grado di essere commercializzate in tutto il Mediterraneo, la figura dell'operatore agropastorale va riconsiderata in chiave moderna, in un diverso rapporto etico e culturale tra città e campagna, tra abitanti e territorio libero. Il progetto "vivere la campagna" può segnare un primo passo verso il ripensamento della politica agraria regionale che punti alla salvaguardia del territorio rurale, alla sua valorizzazione e al suo sviluppo integrato con il paesaggio, oggi elemento di alto richiamo culturale e che può diventare sistema economico integrato all'interno dell'isola di Sardegna. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Grazie, Presidente. Io ho seguito diversi interventi, tra questi anche quello dell'onorevole Solinas, e non mi ha scandalizzato, onorevole Barracciu: credo che sia una constatazione facile quella di ritenere, per chi ha seguito il dibattito di oggi, una gran parte di ritualità e qualche idea devo dire interessante, e comunque innovativa.
Io ho dovuto studiare sulla materia, mi trovo sicuramente maggiormente a mio agio a parlare di enti locali, di turismo, di pesca, meno di agricoltura, per cui mi sono posto, devo dire con umiltà, il problema di imparare, sentendo il Movimento dei pastori (oggi ma anche in altre occasioni), altri produttori, coloro che operano… ci sono pochissimi allevatori a Castelsardo, li ho sentiti, li ho incontrati, alcuni fanno parte anche del Movimento dei pastori, per capire meglio il problema.
Allora, io credo che sia utile capire le cause della crisi, e non pontificare sugli effetti e su come risolvere gli effetti, perché se la risoluzione degli effetti, costosissima, è temporanea, tra qualche mese saremo nuovamente qui a riparlare degli stessi problemi. Allora, mi pare che sia accertato che in Sardegna si producono 280 milioni di litri di latte ovino, che significano 550.000 quintali di formaggio, di questi 275.000 sono il pecorino romano, quindi non è vero che il pecorino romano è il 95 per cento della produzione, è la metà, più o meno la metà. Dove sta il vero problema, qual è la causa dei problemi che andiamo ad affrontare oggi? Sta nel fatto che dei 275.000 quintali di pecorino romano, 80-90.000 quintali vengono assorbiti dal mercato italiano e da quello del resto del mondo, 130.000 vengono assorbiti dal mercato americano, ma 3 anni fa erano 180 mila quintali. Abbiamo un esubero di 50-60.000 quintali di pecorino, abbiamo, come diceva bene l'onorevole Solinas, 60 milioni di litri di latte senza padrone, o se preferite senza mercato. Allora, cosa è successo negli Stati Uniti? E' successo che improvvisamente si è smesso di consumare formaggio? No, non è successo questo; il pecorino romano è un pecorino che si utilizza per la grattugia, si è semplicemente sostituito come formaggio da grattugia il pecorino romano con dei formaggi vaccini e in parte, in piccola parte, per il 10 per cento, con un pecorino francese. Perché è avvenuto questo? Perché è crollato il prezzo del latte vaccino a livello internazionale. Quello che noi dobbiamo fare è confidare nel fatto che il latte vaccino riacquisisca valore: se il latte vaccino continua ad essere pagato 0,19-0,20 dollari negli Stati Uniti, è chiaro che il formaggio vaccino sostituirà via via il consumo di pecorino. I dati che vi ho dato, i 130.000 quintali, sono riferiti al 2009, nel primo semestre 2010 c'è ancora un'ulteriore decremento che fa immaginare che quest'anno il mercato del pecorino romano negli Stati Uniti si attesterà tra i 120 e 122.000 quintali consumati. C'è un forte sostegno del Governo americano alla produzione e al prezzo del latte vaccino, e presumibilmente a partire dal 2012, con l'incremento del latte vaccino, diventerà nuovamente competitivo il pecorino romano. Quindi, la fase di transizione 2010-2011 potrebbe essere sufficiente se ci sono azioni forti, non per sostenere il mercato sardo del pecorino romano - che non esiste, che per quanto possiamo sostenerlo o possiamo incrementare il consumo è di livelli minimali, millesimali -, ma per sostenere il consumo negli Stati Uniti: le azioni promozionali dobbiamo farle lì, dove noi riusciamo a venderle, dove c'è il nostro mercato.
Anch'io sono rimasto un po' sorpreso dal parallelismo fatto dall'onorevole Soru tra OPEC e il prezzo del latte: l'OPEC sono 25 sceicchi che controllano la produzione e il prezzo del petrolio che è un bene finito, qui abbiamo 17.000 allevatori in Sardegna che si confrontano con il prezzo del latte di tutto il mondo, o quanto meno del bacino del Mediterraneo. Sapete in Sicilia quanto vale un litro di latte ovino, oggi? 0,45. Sapete quanto vale in Francia? 0,50. Sapete quanto vale in Spagna? 0,52. Questo è il prezzo di oggi del latte ovino nel nostro bacino. Ora, quali sono le possibili soluzioni? La soluzione Soru è già fallita, l'abbiamo già sperimentata ed è fallita: ha aggregato l'offerta e delle dieci cooperative alcune hanno già chiuso, altre sono fallite. Perché? Perché aggregando una quantità grossa di latte e di formaggio hanno dovuto abbassare il prezzo per riuscire a piazzarla, e non sono riusciti a piazzarla. E oggi è il sistema delle cooperative quello che più sta condizionando: gli industriali ancora riescono a pagare, perché pagano in anticipo, qualcosa, chi non ha pagato, perché non ha dato dividendi o ha dato solo anticipazioni, è il sistema delle cooperative, il cancro che si sta trascinando anche piccoli imprenditori che purtroppo hanno fallito. Cancedda per esempio è un imprenditore che è fallito perché è stato condizionato dal sistema della cooperazione che paga ancora molto meno di quanto che pagano gli industriali.
Quindi io credo che crisi cicliche come quelle che stiamo affrontando noi, che sta affrontando gli Stati Uniti che ha affrontato il parmigiano, che ha affrontato il grana padano non è solo il problema del pecorino romano, possono essere superate se non ci sono soluzioni semplicistiche, aggregare l'offerta serve a poco dobbiamo sostenere le azioni sui mercati in cui vi sono.
Io molto rapidamente volevo accennare ad alcuni aspetti, avevo preso l'impegno con Felice Floris e con alcuni rappresentanti che abbiamo incontrato di sentire il Presidente del mio partito relativamente alla possibilità di un ripristino immediato delle restituzioni dei cosiddetti aiuti alle esportazioni. Presidente del mio partito la senatrice Polibortone che è stata Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo ma anche Ministro dell'agricoltura, abbiamo sentito i funzionari in più occasioni, credo che anche l'Assessore abbia fatto le stesse verifiche al momento non esiste la possibilità né per il pecorino romano né per nessun altra tipologia di formaggio di ripristinare quello strumento. E quindi gli strumenti sono necessariamente quelli che anche l'Assessore ci ha elencato il ritiro dal mercato la destinazione ad altri Paesi gli ammassi o i premi di stagionatura, sono forme diverse ma sono le uniche forme attraverso le quali è possibile con una forte pressione dell'Italia non solo della Regione Sardegna ottenere questi benefici economici.
Però io credo che la soluzione al momento unica praticabile sia quella di vendere il latte, non vendere il formaggio, se noi non riusciamo a piazzare, se i produttori non riescono a piazzare al di là dei sistemi di acquisto da parte dei trasformatori questi 60 milioni di litri il problema sussisterà. Io non credo che sia possibile ridurre la produzione e non credo che sia neppure utile ridurre la produzione; credo che sia importante piazzare il latte.
Quindi la battaglia sulla continuità territoriale, sull'abbattimento delle tariffe bisogna farla ma chi acquista, chi acquista oggi in Europa il nostro latte è solo la Grecia e badate bene la Grecia non lo acquista più per la feta che è fatta in parte (85 per cento di latte ovino, 15 per cento latte caprino) non lo può più acquistare per la feta perché è una DOP e quindi deve essere prodotta con latte ovino e caprino greco. Lo si acquista per i prodotti di minore pregio, quindi non sicuramente per le produzioni di pregio ma per le produzioni di livello inferiore.
Credo che questa si possa oltre che con nuove risorse i 750 milioni di euro obbiettivamente mi sembrano difficilmente alla portata di questa Regione in questo momento; però credo che ci voglia un'iniezione finanziaria ma bisogna anche puntare a questo: vendere il latte, vendere le eccedenze di latte non trasformare più...
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Per chiedere la verifica del numero legale, Presidente.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
Verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Risultato della verifica
PRESIDENTE. Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.
E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Grazie signora Presidente. Io non voglio assolutamente sminuire l'importanza e l'impegno di ciascun consigliere in questa sessione straordinaria, lo voglio ricordare, del Consiglio regionale della Sardegna sui problemi del settore agropastorale. Badate, noi dobbiamo anzi non dovremmo dobbiamo anzi ringraziare il movimento pastori sardi e le associazioni di categoria che nel mese di agosto, nel mese di agosto hanno attivato una mobilitazione straordinaria che ha portato la Sardegna e il comparto e i problemi del comparto dell'agro industriale in Sardegna e nel meridione d'Italia all'attenzione non solo della Sardegna e dell'Italia ma di tutta l'Europa.
Badate, è successo un avvenimento che probabilmente la cui portata probabilmente ancora non comprendiamo appieno; cioè questa rivolta, perché di rivolta si è trattato, dal basso, rivolta dal basso intelligente e matura che si è presentata alla politica e alle istituzioni non solo come un corpus di protesta e di lamentazioni ma si è presentata di fronte alla politica e alle istituzioni regionali, nazionali ed europee con delle proposte serie che vanno nella direzione di un intervento preciso nell'immediato, cioè sul disagio, sulle difficoltà, spesso sulla vera e propria disperazione che vivono centinaia di famiglia legandola però ad un discorso di prospettiva in una visione moderna del settore primario del comparto dell'agricoltura e della pastorizia in un momento in cui questo settore sta vivendo una sorta di rivalutazione complessiva a livello mondiale.
Io voglio seguire, ecco perché in primis ho voluto ringraziare le categorie che nel comparto hanno via via in maniera positiva, graduale ma positiva, stanno riuscendo a recuperare una capacità unitaria nel proporre le loro piattaforme, e questa visione unitaria dei problemi è un patrimonio importantissimo su cui questo Consiglio regionale deve basare la propria iniziativa. Anche perché da questo Consiglio regionale, e io lo auspico, il Gruppo dell'Italia dei Valori lo auspica fortemente, dobbiamo essere capaci di uscire stasera, stasera con una proposta che concretamente, al di là delle parole belle o brutte che siano e che esprimeremo e che abbiamo espresso, auspico che siamo in grado di uscire con una proposta che immediatamente dia risposta ai due, tre, quattro punti programmatici che immediatamente siano in grado di aggredire i problemi che nelle nostre campagne vengono vissute dai nostri produttori. Assessore Prato, mi dispiace non ci sia il presidente Cappellacci ma mi ascolterà da qualche parte o spero che glielo riferirà lei, assessore Prato, qui è necessario oggi uscire dalle parole criticabilissime o da sostenere a spada tratta, ma uscire dalle parole e passare ai fatti, e passare ai fatti.
E io non voglio assolutamente assurgere al ruolo di tecnico del settore, inventarmi soluzioni perché non è necessario che nessuno di noi lo faccia. Abbiamo il lavoro di anni svolto da chi queste attività le svolge storicamente nelle nostre campagne che ha prodotto un programma di governo e quello che mi sorprende, assessore Prato, è che di questo programma di governo presentato dagli operatori del settore sardo e che è diventato base anche per le rivendicazioni di operatori della penisola e di altre Regioni lei abbia fatto una menzione assolutamente insufficiente nella sua relazione, assolutamente insufficiente. Lei non può mostrare di essere indispettito, perché questo movimento è spontaneamente sorto dalle campagne e ha posto un problema atavico nelle nostre campagne, ma che è assurto, ora, a livelli assolutamente insopportabili. Badate bene, poi, ho sentito dire che il tentativo c'è stato, soprattutto nell'intervento dell'onorevole Pittalis, di richiamare responsabilità man mano sempre più elevate: Governo nazionale, Europa, eccetera. Il problema ce lo abbiamo noi, il problema è nostro. L'Unione europea, assessore Prato, ha già deliberato. Lei lo richiama nel documento che ci ha trasmesso: linee di azione per la filiera del latte ovi-caprino. Il Parlamento europeo ha già deliberato all'unanimità, il 29 maggio del 2008, su una relazione della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, una risoluzione molto importante, che lei richiama, nella sua relazione al Consiglio regionale, dicendo: "Nonostante le indicazioni fornite dal Parlamento, la Commissione europea ha completamente abbandonato il comparto, e non ha portato avanti le misure di sostegno individuale". Cominciamo a vedere dove stanno le responsabilità, perché dal 29 maggio 2008, dopo un'indicazione unanime della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, la Commissione europea - mi perdonerà quest'Aula il termine - se n'è strabattuta di questa relazione che contiene - io l'ho letta con attenzione - con estrema precisione tutte le indicazioni che sono venute dai nostri produttori locali. La Commissione europea da chi è formata? Qui cominciamo a verificare le responsabilità. Io non so se lei, Assessore, ha ancora simpatie leghiste, ma quando la Commissione europea, che è composta dai governi, se ne strabatte di risoluzioni del Parlamento europeo, perché magari è più preoccupata di far recuperare un miliardo e mezzo di euro ai produttori del latte vaccino, un miliardo e mezzo nella finanziaria di quest'anno inserito per non far pagare ai produttori di latte vaccino delle aree del nord-est, a scapito dei produttori locali del Meridione, e questo già comincia a far capire quali sono le responsabilità. Il Governo nazionale non ha nessun interesse a difendere il Meridione, perché è sottoposto al ricatto della politica leghista. Di questo dobbiamo essere molto convinti, badate, altrimenti la battaglia non la possiamo vincere. Quindi, Governo nazionale-Governo regionale. Nell'emergenza noi non possiamo pensare di risolvere il problema con i tavoli romani, a pallone li possiamo vincere 5 a 1, possiamo fare il miracolo nei campi di calcio, ma, nei campi di Roma ministeriali, lasciamo perdere.
Lei ha fatto un'interessante disamina dei vari tavoli: europeo, nazionale, regionale. Io dico che le proposte che lei ha fatto sulla parte regionale della risoluzione del problema sono assolutamente insufficienti. Riportiamo tre, quattro temi che io mi sono segnato, e che tenteremo di riportare. Vorremmo, auspichiamo una risoluzione unitaria, un ordine del giorno unitario stasera, però che richiami gli impegni formali, perché a tre, quattro punti della piattaforma delle associazioni e del Movimento Pastori Sardi, a questi punti venga data risposta già da oggi, anche perché poi vorrei che lei, insieme all'Assessore del bilancio, che purtroppo non c'è oggi, verificasse nel bilancio regionale la possibilità di individuare alcuni capitoli. E' già stato fatto richiamo alla legge numero 28, ex legge 28, e il sostegno che la Regione ha dato, è stato fatto un richiamo alle leggi da applicare, ne abbiamo due.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Salis, è scaduto il tempo.
E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, intanto per che cosa ci siamo riuniti io vorrei spiegarlo, lo vorrei spiegare all'Assessore, che non lo ha capito. Vorrei ricordarlo a noi che abbiamo convenuto, su richiesta di autorevolissimi Capigruppo, di fissare questo appuntamento il più ravvicinato possibile, per affrontare il tema della crisi del nostro sistema agricolo, in modo particolare del comparto ovi-caprino. Abbiamo fatto questa seduta straordinaria, quindi non prevista nel calendario dei lavori del Consiglio, per ipotizzare soluzioni, per concretizzare un'azione del Governo regionale su sollecitazione della massima Assemblea dei sardi. E quindi che cosa mi sarei aspettato, Assessore? Non banalità, luoghi comuni, un "sono innocente, siete tutti colpevoli, anche i produttori". No, mi sarei aspettato una proposta concreta, in ragione delle piattaforme che sono state presentate, mi sarei aspettato una bozza di ordine del giorno ben istruita con la Commissione consiliare, resa disponibile ai Gruppi prima dell'inizio del dibattito, resa disponibile al confronto con le parti sociali. Cosa siamo? Sembriamo all'oratorio, sembra che dobbiamo parlare di come dover giocare una partita tra scapoli ammogliati. Ma di che cosa stiamo parlando, questo è il livello della classe dirigente? Assessore, lei fa una critica così pesante al suo Governo nazionale, quello che non fa altro che produrre ministri dell'agricoltura, delle politiche agricole, sempre padani, quasi sempre veneti. E poi che tipo di critica: "Abbiamo finanziato i vitelli francesi. Sì, sarei voluto essere un transalpino anch'io, perché il nostro Paese ha ormai smarrito il senso delle proporzioni, difende con lo stesso ardore tutte le cause, ma promuove solo quelle dei soliti furbi". Sono parole sue, sta dicendo che il suo Governo nazionale, il suo partito, quello che ha la maggioranza relativa anche alla Regione, è assolutamente inadeguato a svolgere funzioni di Governo. Ma non solo: "Sarei voluto essere francese" - io non sarei voluto essere mai francese, sono contento di essere sardo - "Sarei voluto essere francese, anche perché questa nazione ha stanziato soldi veri per l'ovi-caprino, 130 milioni di euro, mentre l'Italia ne voleva destinare solo cinque". E allora che cosa avete fatto, lei e l'onorevole presidente Cappellacci? Avete fatto un appello a tutti coloro che potevano incidere. Io mi sto chiedendo, ma chi sono quelli che possono incidere: qualche chirurgo, qualche veterinario? Chi è che può incidere se non il suo partito, la Giunta di cui lei fa parte, e che è presieduta dal suo Presidente? Chi può incidere ha inciso negativamente. Ma la spiegazione è semplice: in Italia la pecora non andava di moda, forse andavano di moda le vacche. Questa è la tragedia alla quale noi dobbiamo dare una risposta. La tragedia si consuma qua, sulla inadeguatezza di chi rappresenta un settore così importante, così importante per questa Regione. Lei non è all'altezza di svolgere quella funzione, fa bene se si dimette, fa bene il suo Presidente, che sta trattando la formazione della nuova Giunta, se inizia a pensare che forse quel dicastero deve essere affidato a qualcun altro, almeno per omogeneità politica, perché non provenga da lei quella critica così nefasta per la sua maggioranza, per il suo partito, per il suo Governo. Nel frattempo però i problemi rimangono inalterati; noi abbiamo la gente per strada, ce l'avremmo domani, ce l'abbiamo da ieri, non ce l'abbiamo solo in questo settore, ce l'abbiamo in tanti settori, e non si viene qua a raccontare storie, si viene a proporre soluzioni: cosa mettiamo sulla bilancia?. Ci sono 250 milioni di euro per rispondere subito a un'emergenza di sostegno al reddito, di interventi per l'acquisizione e l'acquisto delle giacenze, ci sono i soldi per sostenere le organizzazioni dei produttori, ci sono i fondi, a chi li dovete chiedere; se li dovete chiedere al vostro Governo, che vi diano almeno quello che hanno dato per i vitelli francesi, oppure che almeno diano i soldi che hanno dato i francesi all'ovicaprino: 130 milioni di euro li mette lo Stato?... Io sono perché altrettanti li metta la Regione! Però, qua, abbiamo bisogno di volare alto, onorevole Diana, lo dico perché so che lei è sensibile su questi argomenti, che sa anche dei problemi di tutto il comparto agricolo, del fatto che non si esaurisce la questione con questa o quella vertenza, che noi abbiamo il dovere di mettere in campo una politica, che le istituzioni sono al servizio del cittadino, non sono al servizio dei problemi interni di un partito, di una maggioranza o di un gruppo di potere, ma sono al servizio del cittadino. Noi presenteremo un ordine del giorno, è possibile che voi ne facciate un altro, è possibile che noi ci differenziamo su alcuni giudizi, io credo che se si darà una lettura approfondita all'intervento dell'Assessore, molti saranno uguali, ma quello che riguarda le organizzazioni degli allevatori, quello che riguarda il settore ci deve vedere uniti, ci deve vedere uniti nell'affrontare il problema, nel dare le indicazioni che dobbiamo dare alla Giunta. La soluzione, che è articolata, che è una sorta di piano d'emergenza che non deve cancellare l'ipotesi di un lavoro sui temi dello sviluppo, perché questi settori hanno bisogno di essere sostenuti per emanciparsi, per crescere, per svilupparsi in modo armonico, rispetto ai problemi che abbiamo di fronte. Noi abbiamo una cultura, abbiamo anche una tradizione, abbiamo anche una vocazione produttiva, siamo nel Mediterraneo, vogliamo stare nel Mediterraneo e vogliamo sostenere le nostre possibilità di crescita in questo bacino, e l'ovicaprino, ma tutta l'agricoltura, è un settore chiave per essere protagonisti della nostra identità. E per fare questo, bisogna mettere mano anche al Governo regionale, bisogna dare più autorevolezza a questo Governo, non bisogna dimenticare di fare il proprio dovere, bisogna essere trasparenti. Noi abbiamo fatto una legge che veniva ricordata stamattina sui consorzi di bonifica, neanche quella riusciamo ad applicare, le delibere sono oscurate, non si sa chi li governa, se i bilanci sono approvati, siamo nel disordine, nel caos dal punto di vista burocratico, e ci sono responsabilità! Ma, insomma, onorevole Cappellacci, anche se non c'è, si assuma la responsabilità di Presidente; la Sardegna doveva tornare a sorridere, sta invece piangendo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Milia. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Grazie, Presidente, colleghi del Consiglio, Assessori. In questo dibattito, chi mi ha preceduto ha, in qualche maniera, voluto evidenziare la negatività che avanza su quest'Aula e su questo comparto. Ma il problema di questo dibattito è scaturito da una decisione comune, che è quella di combattere, o di tentare di intervenire, da una parte sull'emergenza, e dall'altra parte sulla ristrutturazione globale di un comparto che versa in gravi difficoltà. Noi non dobbiamo tornare indietro e far le critiche, però un piccolo accenno alle responsabilità di tutti questi anni di cattivo governo, non solo nei confronti del settore specifico, ma di cattivo governo nei confronti del credito… faccio un rapido accenno alle casse di credito agrario del Banco di Sardegna, che erano a cassa continua per i nostri agricoltori, e faccio un rapido accenno al fatto che la banca dei sardi sia stata regalata da una politica miope, per non usare altri termini, e che in questo momento è il più grande nemico degli agricoltori e degli allevatori, con tutto quello che ne discende e anche le responsabilità di una politica che non ha mai voluto combattere con le armi che questo Consiglio regionale poteva avere e le Giunte che si sono succedute potevano avere, una battaglia reale col credito, non solo con quello allora amministrato dai sardo, oggi dagli emiliani, che raccolgono in Sardegna e investono in altre parti d'Italia, ma con tutti quelli che hanno avuto a che fare con la Regione autonoma della Sardegna e con i forzieri che in altri tempi sono stati pingui. Oggi arriviamo a discutere non su una non proposta dell'assessore Prato, e su questo vorrei che ci soffermassi. L'Assessore Prato ha portato un disegno di legge in Commissione, la Commissione ha deciso di soprassedere, e allora la domanda che faccio io, a nome del mio Partito e del Gruppo che rappresento all'Assessore è questa, molto semplicemente. Caro Assessore, questo disegno di legge lei l'avrà concordato, non credo che abbia portato un disegno di legge senza un'interlocuzione con le associazioni, senza un'interlocuzione con le parti sociali, e da qua ne discende allora il problema, e mi riallaccio con l'intervento appassionato, come sempre, del collega Uras che mi ha preceduto, e la domanda è questa: siamo qua, ancora una volta, per giocare al rialzo sulla pelle o non sulla pelle di qualcuno in cerca di un consenso che deve arrivare e in cerca di una contrapposizione che in quest'Aula, su questi argomenti, non ci deve essere? Questa è la domanda, perché ormai, dopo tanti anni, il gioco al rialzo sulle alluvioni, sulla siccità, sulla lingua blu, beh, credo che chi ha un po' di esperienza di quest'Aula l'abbia vissuto con un dispendio di risorse che certamente potevano forse essere indirizzate in altri versi e, soprattutto, utilizzate meglio. E per questo che chiedo all'assessore Prato, che certamente nella sua replica ci dirà, di che cosa abbiamo bisogno, di che cosa ha bisogno il comparto, se ha bisogno dei 250 milioni così come ci sono stati richiesti all'unanimità dalle associazioni nell'incontro del pomeriggio con i Capigruppo, se ha bisogno dei 5 milioni che erano iscritti come norma finanziaria nella legge presentata dalla Giunta, o se ha bisogno di altri interventi, come quello del ritiro di 80, 100.000 quintali, così come dicono alcuni, che potrebbero dare ristoro a quello che è un momento di difficoltà e riaprire la campagna del latte, ecco, di queste cose, caro Assessore, vorremmo sentire dalla sua voce, al di là delle lamentazioni che sono le nostre, per un settore che è il settore cardine della Sardegna, è la colonna sonora delle nostre feste patronali, è la colonna sonora delle nostre feste religiose, è la colonna sonora delle nostre feste folcloristiche, il settore agropastorale però non può rimanere una colonna sonora, caro Assessore, e lo dico col cuore in mano, perché tutti siamo legati alle nostre tradizioni, e non possiamo vedere un settore che poi produce quello che produce per il Pil interno della Sardegna, andare nella direzione in cui sta andando. Noi crediamo che, come in tutte le altre parti del mondo, l'agricoltura debba essere assistita. In Sardegna assistiamo un po' tutto, e gli ammortizzatori sociali, che siano per la forestazione, che siano per l'antincendio, che siano per le industrie decotte, esistono, ma occorre da parte di questa Giunta, che è stata votata e che è supportata dalla nostra parte politica, un progetto di ristrutturazione globale coraggioso che abbia un'inversione di rotta rispetto ai progetti sbagliati che si sono alternati fino a questo momento. E' per questo che con grande attenzione ascolteremo la sua replica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, colleghe e colleghi, Assessore, quando mi sono permesso di chiedere al Presidente del Consiglio la convocazione straordinaria per questa giornata pensavo a un contributo che il Consiglio regionale poteva e può dare alla politica regionale in agricoltura in Sardegna. Ovviamente non pensavo che poteva essere l'occasione per mettere sotto accusa l'Assessore, cosa che comunque si è puntualmente verificata. Un po' se l'è cercata, un po' credo sia immotivata perché in nessuno dei documenti che ho letto, che è stato presentato da tutte le organizzazioni, movimento dei pastori sardi compreso, in nessuno di questi documenti appare una critica feroce nei confronti dell'assessore Prato, segno evidente questo che il comparto agricolo regionale ha voluto sollevare dei problemi, ancora una volta, certamente a noi Consiglio regionale, alla Giunta regionale, al Governo nazionale. C'era la volontà di far sentire la propria voce. Molti dei problemi che sono stati posti alla nostra attenzione erano per molti di noi conosciuti, almeno per molti di noi. Dalla discussione che ne è venuta fuori mi pare di capire che forse non tutti quanti abbiamo il quadro chiaro della situazione e il mio intervento non serve a fare chiarezza, il mio intervento serve per cercare di far capire all'Assessore, che credo lo abbia già capito e forse male ha fatto a non trasferirlo al Consiglio regionale nel suo intervento, quelle che sono in questo momento le necessità immediate di questo comparto, e quindi nell'immediato, quelle che sono le cose che dovremo fare a breve e a medio termine, e quelli che sono gli interventi strutturali che possono avere un tempo più lungo. Quindi non è una cosa che si può risolvere con un unico provvedimento, con un unico ordine del giorno, con una discussione, così come stiamo facendo noi e che vorremmo continuare a fare. Dieci minuti sono certamente molto pochi e se dovessi replicare a tutte le accuse che sono venute fuori oggi in questa discussione potrei parlare credo per 6-7 ore. Parlerei pochissimo, invece, con il presidente Soru che è stato molto chiaro oggi - non se ne abbia a male, forse è la prima volta -, però credo che abbia centrato il problema. Non glielo dico perché le voglio fare un elogio, perché l'ho criticata tanto, lei e la sua Giunta, che... non si deve spaventare neanche l'assessore Prato perché le cose che le hanno detto non sono né di più né peggiori di quelle che io ho detto al suo predecessore, per cui... magari le motivavo meglio le questioni, cercavo di portare sempre un ragionamento un po' più compiuto. La realtà è che oggi ci troviamo qui, dopo aver ascoltato le organizzazioni, li abbiamo sentiti con i Capigruppo. La cosa più semplice da fare è tirar fuori 250 milioni di euro all'anno per tre anni e questo sembrerebbe soddisfare le esigenze di quasi tutti. Mi sono permesso di ricordare agli amici delle organizzazioni che il comparto ovino in Sardegna rappresenta nella produzione lorda vendibile circa il 35 per cento, cioè a dire, fatto 100 il comparto agricolo, il 35 per cento è fatto da questo comparto. Il restante 65 per cento non è che vive una stagione felice, vive una stagione pessima, sia per le questioni meteorologiche sia perché c'è una crisi complessiva del mondo agricolo in Sardegna, ma non solo in Sardegna, per cui anche a quel mondo dobbiamo pensare. Non è che possiamo pensare solo a una parte. Certo è che dobbiamo cercare di aggredire questa crisi con le modalità che ci sono permesse. Alcune ci sono permesse, altre hanno bisogno di risorse, e tantissime, altre non si possono proprio fare e che non si possano fare non lo decide il Consiglio regionale o l'assessore Prato o il presidente Cappellacci o il Governo Berlusconi. Non si possono proprio fare! Sono finiti i tempi degli aiuti a pioggia, così come si faceva una volta, quindi noi dobbiamo entrare in una logica diversa. E' necessario, ed ecco questo doveva essere l'aiuto, e spero che sia l'aiuto del Consiglio regionale, disegnare una nuova agricoltura. Non è più possibile pensare come si pensava dieci anni fa, quindici anni fa, vent'anni fa, per quanto io debba riconoscere al movimento dei pastori sardi che in qualche maniera ha anticipato il problema e guarda caso, presidente Soru, l'aveva anticipato già quando c'era lei. Io non dimentico quella grande manifestazione all'aeroporto di Elmas con il blocco del traffico, quando lei promise, ingenuamente credo, i famosi 14 centesimi sul prezzo del latte. Non li hanno mai avuti i pastori sardi perché non li potevano avere con quelle modalità con cui erano chiesti, ma ancora di più perché non era nella disponibilità della Regione Sardegna riconoscere i 14 centesimi sul prezzo del latte. Quindi noi ci troviamo davanti a dei problemi che sono di difficile soluzione. Non ci dobbiamo lasciar trascinare in un immaginario collettivo che è quello di mettere la cooperazione contro il mondo industriale.
Presidente Soru, lei ha fatto un'affermazione, voglio dire l'ha fatta lei e l'hanno ripresa anche molti colleghi della maggioranza e dell'opposizione, che ci sarebbe un cartello degli industriali in Sardegna. Bene, le do per un secondo la possibilità di affermare anch'io che c'è un cartello. Quanto vale questo cartello, visto che il mondo degli industriali trasforma il 30 per cento del latte prodotto in Sardegna? E allora, mi chiedo: se si può fare cartello con il 30 per cento del latte prodotto in Sardegna, l'altro 70 per cento, che non è in mano agli industriali, è in mano a delle strutture cooperativistiche che certamente soffrono e soffrono tanto, ma non si può pensare che con il 30 per cento si determini anche il prezzo di conferimento ai pastori che hanno aderito alla cooperazione. Allora, il ragionamento del presidente Floris qual è? Io mi scelgo i miei amici, i miei pastori, seleziono 10, 12, 15 milioni di litri di latte all'anno e me li vendo dove voglio, portandoli fuori dalla Sardegna per anni, mi pare, e quindi alleggerendo anche quell'eventuale pressione che ci sarebbe oggi di 300 milioni di litri di latte prodotti in Sardegna, dato che non è ancora quantificato esattamente, ma siamo tra i 290 e i 300 milioni di litri di latte, 300 milioni di litri di latte che vanno trasformati per il 60 per cento in un unico prodotto, che è il guaio che ci stiamo trascinando appresso da oltre un secolo. Non è una cosa di oggi. Purtroppo su questo dobbiamo ragionarci tutti. Nella crisi del '29 gli industriali sardi ci hanno rimesso una marea di soldi - del '29 sto parlando - e in quegli anni con la crisi del dollaro l'esportazione del pecorino romano, delle pelli e della lana (quelli erano i mercati di riferimento) creò una tragedia in Sardegna, e si è ripetuta, si è ripetuta ciclicamente. Mai con questa virulenza probabilmente e mai con la situazione che noi stiamo attraversano nelle campagne. Perché se fosse solo il prezzo del latte ancora ancora, il problema è che poi i pastori, gli allevatori, coloro che presidiano il territorio si ritrovano oggi a dover conferire le materie prime, non parlo solo del latte, parlo del grano, parlo dell'orzo, parlo dell'avena, parlo del foraggio, parlo di tutte quelle produzioni che oggi sono diversificate, del mais, del riso, beh, tutti quanti soffrono. Stamattina qualcuno ha ricordato il prezzo di riferimento, 13 euro, per il grano, a livello nazionale il prezzo sarebbe - sarebbe - 24 euro. Certo, mettere sotto accusa gli industriali è fin troppo facile. Io non li voglio difendere, però è fin troppo facile anche mettere sotto accusa quegli altri industriali che importano il grano dal Canada a 12,50 e il grano sardo rimane invenduto. Allora mettiamoci d'accordo: se vale per il latte deve valere anche per il grano, deve valere per il mais, per il (...), per il foraggio, per l'erba medica, per tutto ciò che serve per un comparto che oggi soffre tutto. E allora o siamo chiari e affrontiamo il problema non per accusare l'assessore Prato, che di accuse ne prende già troppe in casa sua e non ha bisogno delle accuse vostre. Ma non bisogna vergognarsi di dire le cose, in ogni casa c'è la libera dialettica e c'è dialettica anche nel P.d.L. e c'è dialettica anche all'interno della Giunta regionale. E' proibito forse? Non credo, non può essere proibito! La realtà è che soluzioni al problema a parte la soluzione proposta dal presidente Soru che è compresa da molti, anche dalle organizzazioni e anche da me, ma credo anche dall'Assessore con le modalità semmai diverse di capire come si arriva a quantificare il prezzo del latte...
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Vargiu.)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Risultato della verifica
PRESIDENTE. Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.
E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente del Consiglio, signori Assessori, colleghi consiglieri, io capisco la difesa d'ufficio del Capogruppo del P.d.L., la capisco però oggi non era il giorno delle parole, non era neanche il giorno delle promesse assessore Prato, era il giorno dei fatti e pochi fatti lei ci ha raccontato, potevamo leggere i giornali di qualche giorno fa dove sostanzialmente ci ha detto: "Da Roma arrivano ancora poche risposte concrete", si riferiva all'esito del tavolo sulle problematiche del settore ovicaprino dove ha partecipato persino pensate il Capo della segreteria di un ministro, perfino il Capo della segreteria di un ministro. Lo ha ripetuto stamattina e siamo ancora più preoccupati, non arrivano risposte concrete sulle risorse finanziarie da mettere in campo, sugli strumenti da adottare, tutti compreso l'Assessore ci ha detto sui giornali: "Servono misure concrete, certe e adeguate" e nei giorni scorsi, oggi non lo ha ripetuto ci ha fatto anche l'elenco della spesa. Io ve lo ricordo. Acquisto di pecorino per indigenti, ci ha detto che è di competenza dell'ARGEA, fiscalizzazione degli oneri previdenziali, gabinetto del Ministro, incremento del regime de minimis, incremento delle indennità compensative, il Ministero delle Regioni, miglior accesso al credito, ISMEA, incremento degli aiuti sulla qualità del latte, articolo 68 agricoltura, ripristino del benessere animale, restituzione all'export Ministero dell'agricoltura. Un elenco, un elenco della spesa. Ora, io credo che non basta alle aziende agropastorali chiedere con cortesia al segretario, al Capo della segreteria del Ministro, non basta chiedere con cortesia al governo ciò che serve, occorre una vertenza, è stato richiamato più volte oggi una vertenza forte, fortissima perché forte e fortissimo è il disagio, forte e fortissima è stata la protesta, il grido di allarme dei pastori. Vede assessore Prato, la scorsa settimana noi abbiamo con una mozione chiesto al presidente Cappellacci di non accontentarsi delle parole di un Viceministro, di un sottosegretario, le abbiamo detto che per quanto riguarda il nuovo regime di compartecipazione alle entrate, un miliardo e seicento milioni all'anno a partire da quest'anno, è compito, è dovere di un Presidente della Regione mettersi a capo di una mobilitazione vasta, imponente, determinata capace di rappresentare i sardi a testa alta con fierezza, con autorevolezza, capace di interpretare il sentimento dei sardi, capace di interpretare la nostra legge fondamentale, il nostro statuto della Sardegna. Ma se il governo in una vertenza così importante per la nostra Isola, per lo sviluppo dell'isola si presenta con il Capo della segreteria di un ministro significa che non ha capito la gravità della situazione, significa che questo governo regionale non è riuscito a far percepire la gravità della situazione. E ve lo diciamo insomma da 18 mesi ormai, le uniche attenzioni del presidente Berlusconi per quest'isola sono quelle che ha riversato in campagna elettorale e quelle delle sue poche visite in Costa Smeralda. Allora, noi stiamo parlando di un unico argomento, la settimana scorsa, oggi, stiamo parlando di entrate, stiamo parlando di risorse, non è qui l'assessore La Spisa, non solo è l'Assessore al bilancio ma è il mega Assessore e il presidente del comitato di crisi e oggi non è presente. Non è presente neanche il presidente Cappellacci che evidentemente ha altri problemi, c'è una Giunta da rimettere in piedi, c'è una trattativa non sul prezzo del latte ma su quali consiglieri far entrare, su quali Assessore tecnici tenere, sono qui. Allora io credo che le manifestazioni imponenti di quest'estate, noi dobbiamo ringraziare il movimento pastori sardi, ha veramente posto al centro della nostra politica il tema della pastorizia in crisi però lo hanno ricordato prima di me altri colleghi con una mozione presentata nel mese di luglio e discussa solamente agli inizi di quest'anno, il centrosinistra aveva già posto intanto un tema che riproponiamo, la messa in stato di crisi del settore. Noi riteniamo che sia importante, che sia importantissimo e che a questo riconoscimento da parte del Ministero delle politiche agricole e forestali discenda poi tutta una serie di misure di sostegno economico e finanziario a favore delle imprese, non le elenco perché le conosciamo. Quindi è indispensabile la messa in stato di crisi del settore. Noi queste settimane abbiamo ascoltato, siamo stati anche nelle manifestazioni dei pastori, abbiamo ascoltato, abbiamo imparato, abbiamo tentato anche un dialogo, un confronto, come Partito Democratico abbiamo presentato una bozza di proposta che guarda all'emergenza, che guarda il medio e lungo termine, ci siamo confrontati con le organizzazioni, col mondo della cooperazione e con il movimento pastori con una proposta aperta capace insomma di affrontare e giungere possibilmente ad alcune soluzioni. E' vero che si tratta di una crisi ciclica, verissimo, però diciamo, lo diciamo tutti che forse è persino peggiore di quella dell'86, di quella del 2004 e siamo di fronte ad una situazione che se non si affronta già con provvedimenti immediati rischia insomma di creare un danno irreparabile all'intero tessuto produttivo sardo. Con quella mozione che non è stata approvata da questo Consiglio regionale nello scorso febbraio noi abbiamo tentato insomma di far emergere la gravità della situazione. Questo Consiglio regionale, non dico il centrodestra, questo Consiglio regionale ha votato un ordine del giorno che diceva alcune cose inattuate, gliele ricordo: "L'esigenza di una legge quadro di settore, impegnava la Giunta a una legge quadro di settore, immagino non sia quella leggina che ha presentato l'assessore Prato qualche giorno fa a individuare e promuovere con la massima urgenza una giornata speciale da dedicare al comparto dell'agricoltura, a impegnarsi perché l'agricoltura tornasse ad essere un settore primario per l'economia dell'isola, a condividere una strategia di breve, medio e lungo termine che restituisca prospettive al comparto, a permettere il rilancio delle zone interne attraverso il connubio tra agricoltura, turismo ed energie rinnovabili". Parole, parole, parole. Credo che invece occorrano oggi risorse, che occorrano strumenti, non ordini del giorno che non producono effetti. Anche se un ordine del giorno noi vorremmo proporlo e magari concordarlo, condividerlo perché sia una voce autorevole di questo Consiglio regionale. Noi siamo fortemente contrari all'impostazione della leggina in particolare dell'articolo 1, 4 centesimi di litro di latte prodotto sino ad un massimo di 1.000 euro ad azienda che sulla base di un apposito atto delegano la commercializzazione del latte alle organizzazioni professionali del settore agricolo riconosciute dal CNEL. Un'elemosina, 1.000 euro è un insulto. Noi siamo per elevare intanto quell'importo relativo al de minimis, siamo per farlo tenendo conto del nuovo regime di entrate, siamo per impegnare e anche dire chiaramente al governo: "Noi pretendiamo quelle risorse perché sono scritte nel nostro Statuto all'articolo 8, pretendiamo quelle risorse perché ci impegniamo con un pacchetto di soluzioni ad aggredire la crisi, la crisi che c'è in Sardegna e che grazie anche all'azione del movimento pastori ha avuto un effetto mediatico nazionale". La crisi c'è e si affronta anche con una serie di misure che contengono delle risorse. Stanziamo fin dalla prossima finanziaria, prendiamo oggi l'impegno, 200-220 milioni, che servano a partire da quest'anno per intanto soddisfare le esigenze delle imprese, inserendole appunto nel regime de minimis. Lo facciamo però tentando di ancorare quella misura al fatto stesso che ciascuna azienda debba trovare il modo di concorrere, con le organizzazioni dei produttori, inserendosi nell'organizzazione dei produttori, a fronteggiare il cartello degli industriali con un cartello appunto dei pastori, dei produttori. E allora cerchiamo di ancorare quella misura, quel contributo, effettivamente ad una forma di incentivo all'inserimento nelle OP. Rimane quello il punto centrale della nostra proposta. Le OP che, fenomeno aggregativo proposto dalla Giunta Soru, che questa Giunta ha bloccato, noi riteniamo che siano strumento essenziale insieme all'Agenzia per la promozione dei prodotti sardi, e crediamo che occorra agire soprattutto nel settore della promozione, come ha fatto tra l'altro - non inventiamo niente - la Regione Toscana, con un piano anticrisi, agendo sia sul versante della promozione, tra l'altro inventando, dopo di noi, Toscana Promozione, sia sul…
PRESIDENTE. Grazie onorevole Bruno. La parola alla Giunta…
Onorevole Bruno, su che cosa intende intervenire?
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Per chiedere una sospensione, per concordare eventualmente un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Di quanto?
BRUNO (P.D.). Un quarto d'ora.
PRESIDENTE. Sospendo i lavori, riprenderanno alle ore 20 e 30.
(Interruzione)
Onorevole Bruno, la richiesta è prima o dopo la replica della Giunta?
BRUNO (P.D.). Dopo la replica della Giunta!
PRESIDENTE. Poiché non vi sono altri iscritti a parlare, ha facoltà di replicare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Presidente, onorevoli consiglieri, Assessori, se oggi venisse in Sardegna un marziano e ascoltasse gli interventi che si sono succeduti da parte dell'opposizione, ad eccezione dell'ultimo intervento dell'onorevole Bruno, dell'onorevole Soru e dell'onorevole Salis, qualcuno potrebbe pensare seriamente che negli ultimi 18 mesi abbiamo trovato una Sardegna agricola perfetta, dove andava tutto bene, e solo negli ultimi 18 mesi siamo stati capaci di rovinare tutto, questo meraviglioso giardino che abbiamo trovato.
Bene, signori cari, i sardi sono troppo maturi per credere a queste storielle, e credo che sia il caso di fare chiarezza. Intanto io ho inoltrato alla presidente Lombardo, nei giorni scorsi, dei documenti dove non si parlava del ddl agricoltura, o del libro dei sogni, ma si parlava di una piattaforma di proposte, figlia degli stati generali delle organizzazioni agricole, che per me sono un momento sacro per quanto riguarda l'agricoltura, e per le rivendicazioni del movimento dei pastori. E abbiamo condensato i vari documenti, le varie richieste, cercando di creare una proposta unitaria per aprire un dibattito forte in Sardegna, a Roma e a Bruxelles, in merito alla vertenza agricola. E quindi siccome questo documento, mi pare, mi risulta che lo abbiate ricevuto, anziché parlare e dire che vi aspettavate delle proposte, vi aspettavate delle richieste e non abbiamo detto nulla, io credevo e speravo che si volesse discutere di questo. Io ho apprezzato l'onorevole Salis, che ha letto alcune considerazioni e non le condivide, questo fa parte del gioco giusto della dialettica delle parti, ma criticare per criticare in un momento così difficile, guardate che non serve veramente a nulla. E a questo proposito, in questi fatidici 18 mesi in cui abbiamo rovinato il giardino fiorito che abbiamo trovato, e per il quale - e lo ripeto ancora - non è certamente solo colpa di chi ha governato negli ultimi cinque anni, ma è colpa di una stratificazione di scelte sbagliate, che mi pare più di un esponente del centrodestra ha ben rappresentato. E dico solo che questa Giunta, in questi 18 mesi, ha prodotto più atti amministrativi di quanti ne abbia prodotto il precedente Assessore in tutto il suo periodo. Poi è giusto, non basta, perché è talmente grave questa crisi che, nonostante si sia lavorato molto e in modo instancabile, non basta, perché questa crisi è veramente drammatica ed è peggiore delle precedenti. Io non voglio tediarvi con la lista dei 123 provvedimenti adottati, però ce n'è qualcuno di particolarmente importante, tra i quali quello di non aver restituito più soldi all'Unione Europea, cosa che succedeva normalmente nelle precedenti legislature, perché ci siamo messi in linea col PSR, l'abbiamo trovato a spesa zero, e abbiamo speso 250 milioni, e per fortuna - anche se con ritardo - quest'anno finalmente abbiamo pagato indennità compensative, e altre misure, quasi in modo civile. E come questi sono tanti gli altri provvedimenti, ma siccome fanno parte del passato, preferisco metterli via e pensare a quello che dobbiamo fare.
Ci sono dei provvedimenti nazionali e dei provvedimenti regionali, e poiché questa crisi ha bisogno di soluzioni immediate, perché se noi non interveniamo subito, da qui a dicembre, rimettendo in moto il motore del sistema di trasformazione cooperativo, che in questo momento è fuso, c'è il rischio concreto che più di una cooperativa non riapra. E quando non riaprono delle cooperative il latte non ha padrone, e quando il latte non ha padrone il latte non ha prezzo, questa è la situazione che abbiamo adesso. Quindi se noi, da qui a dicembre, non troviamo il modo di rimettere in moto questo sistema, il sistema implode, e la cooperazione che va difesa trascina i pastori e gli industriali. Perché non è più un mondo in cui ci possiamo permettere queste contrapposizioni, perché ormai siamo tutti dentro una barchetta piccola piccola, e basta che qualcuno vada male, che andiamo tutti a fondo. Quindi basta soltanto che poche cooperative non riaprano, e il sistema implode, e questa è la situazione reale, o perlomeno quella che io considero tale. Per questo motivo abbiamo creato un insieme di provvedimenti, e definire che vogliamo risolvere il problema dell'agricoltura attraverso un ddl di quattro articoli è una falsità, perché c'è un insieme di documenti, un insieme di provvedimenti, alcuni con delibera di Giunta, altri con decreto, altri col ddl, proprio perché non sempre bisogna necessariamente andare in Aula, qualora ci siano dei provvedimenti alla base giuridica, e serve solo mettere dei denari dentro un contenitore che giuridicamente già esiste. E su questo, a scanso di equivoci, e per non raccontare che nostro Signore è morto di freddo, vi ricordo cosa abbiamo scritto, e dovreste averlo letto. Ma, al di là del fatto che forse in tre l'hanno letto, mi sembra che da parte dei banchi dell'opposizione non l'abbiate neanche letto.
Il primo punto sul disegno di legge riguarda l'aggregazione, poi può piacere, non può piacere, noi riteniamo che sia giusto creare un momento di aggregazione perché come gli industriali decidono in 10, 11, 9, 7 qual è il prezzo del latte che verrà pagato, vogliamo un mondo nel quale anche i pastori siano in grado di avere un sindacato che li rappresenta in fase di trattazione del prezzo del latte. Vorremmo vedere 9 persone da un lato, e 9 persone dall'altro. Invece negli ultimi almeno quarant'anni abbiamo 9 persone da un lato, e un Assessore di turno, al quale viene chiesto di incidere sul prezzo del latte, che chiede un prezzo del latte adeguato, ma poi gli industriali vanno a prendersi uno a uno il latte dai pastori, e il prezzo si fa in questa maniera, un sistema medievale che nessuno è riuscito a combattere, e non ho detto che non ci abbiano provato, ma nessuno c'è riuscito. E quindi nessuno si deve permettere, secondo me, oggi di sparare sulla Croce Rossa, perché non c'è riuscito nessuno! E qua possiamo discutere che sia poco, almeno noi stiamo scrivendo 4 centesimi, e siamo sicuri di poterli dare, e forse potremmo, qualora ci fosse un accordo in Consiglio, anche pensare a degli importi diversi, ma nella nostra cultura se è scritto 4, è perché 4 vogliamo e possiamo darlo, è inutile scrivere 14, 10, 3 o una cifra qualunque e poi non darla. Poi, sugli strumenti attuativi si sono sentite un sacco di barzellette, tipo quella che i soldi andavano alle organizzazioni. Il provvedimento è destinato esclusivamente ai pastori, poi le modalità di accesso saranno oggetto di una deliberazione di Giunta e, ovviamente, ci sarà tempo e modo di raggiungere un accordo, come nel nostro spirito e nel nostro stile. Ma altri interventi che non sono per la pastorizia dentro e (…) l'agricoltura, si attueranno attraverso altri mezzi che sono l'azione 2: 5 milioni di euro per l'accesso al credito per aziende agricole, perché attualmente il fondo di rotazione inserito in SFIRS non può dare supporto per accesso al credito al primario; quindi mettiamo 5 milioni, sulla base giuridica già esistente, su SFIRS per garantire i crediti che chiederanno gli agricoltori.
L'azione 3 sono all'interno di quei 238 milioni perché lì invece possiamo agire con soldi non dell'agricoltura per sostenere il credito delle aziende di trasformazione perché anche qui - diciamocelo senza mezzi termini - il mondo cooperativo e qualche industria, in questo momento, rischiano di arrivare alla fine dell'anno che avranno, di fila, 2 campagne agrarie che non riescono a restituire col formaggio in casa, quindi o noi diamo un nuovo credito, delle nuove garanzie, non ci sarà del nuovo credito e quindi è importante, lo strumento è operativo.
Abbiamo messo, sempre attraverso strumenti già in possesso dell'Assessorato all'agricoltura 2 milioni sui consorzi fidi agricoli per far sì che possano attivare la garanzia e la contro garanzia nel momento in cui si fa partire il procedimento con SFIRS. Abbiamo inserito, sempre nella stessa logica, 5 milioni per la ricapitalizzazione delle cooperative in difficoltà che è un'azione fortemente richiesta dal mondo produttivo proprio per far sì che attraverso dei piani di ricapitalizzazione delle nostre aziende li rimettiamo in moto, anche qui la base giuridica esiste, non c'è bisogno di portarlo in Consiglio.
Sono strumenti importanti, sono risorse importanti. Soprattutto in momenti di ristrettezza come questa. E poi c'è la famosa stanza di compensazione, onorevole Soru, il suo tentativo nobile di muoversi attraverso gli OP era un tentativo da fare ed è un tentativo che ha fatto vedere luci ed ombre perché dietro ci vuole un imprenditore. Allora, se un OP è fatta da un bravo imprenditore sarà una buona OP, se una OP è fatta da un imprenditore che non è buono non che perché è OP non lasci i (…), perché, scusatemi… ma proprio nel nuorese una OP molto importante ha lasciato 13 miliardi di debiti verso..
PRESIDENTE. Assessore il tempo è scaduto!
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Posso continuare?
PRESIDENTE. Se l'Aula è d'accordo…
L'Aula glielo consente, prego.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltuura e riforma agro-pastorale. Allora, io sto provando a fare un ragionamento, se vi interessa…
(Interruzione)
PRESIDENTE. Onorevole Uras, io ho visto… Onorevole Uras, lei sa che io sono per il rispetto delle regole, ho visto che tutti hanno fatto l'assenso, anche l'onorevole Bruno, adesso lei mi sta facendo presente che lei non è d'accordo. Va bene.
Non è possibile Assessore.
PRATO, Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Grazie.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Scusate, non è il caso, onorevole Uras, non è il caso di aprire una discussione su questo.
Dichiaro chiusa la discussione.
Sospendo i lavori.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 23, viene ripresa alle ore 22 e 20.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, prego i colleghi di prendere posto.
Sono stati presentati 2 ordini del giorno, se ne dia lettura.
CAPPAI, segretario:
ordine del giorno n.1
ordine del giorno n.2
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Sì, per illustrare a grandissime linee, il contenuto principale…
PRESIDENTE. Non può illustrare l'ordine del giorno, può fare solo la dichiarazione.
LOTTO (P.D.). Per dichiarare e motivare il voto favorevole a questo ordine del giorno, firmato da tutti, e vorrei che venisse preso atto che la firma non è solo di coloro che sono nell'intestazione ma di tutti i consiglieri del centrosinistra e vorrei che gli uffici ne prendessero atto. Per sostenere il voto favorevole ad un ordine del giorno che tende a voler fare un intervento organico sul settore agro-pastorale, oggi abbiamo discusso a lungo la crisi che sta vivendo, per la valorizzazione delle organizzazioni dei produttori, del loro rapporto contrattuale con la parte industriale della trasformazione del latte, per sostenere concretamente una predisposizione di misure di finanziamenti ad hoc nel comparto, per tutti quegli operatori agro-pastorali che aderiscono alle organizzazioni dei produttori operanti nell'Isola e a tutte quelle che eventualmente si vorranno costituire nel futuro. L'obiettivo è di utilizzare fino al massimo dei 15 mila euro previsti dalle norme attuali comunitarie, il finanziamento in regime de minimis onde dare ristoro alla situazione attuale delle aziende agricole.
Serve intervenire, infine, e dobbiamo assolutamente sostenerlo con delle richieste di rifinanziamento all'azione del benessere animale, ampliandola e portandola ai prossimi 5 anni, con la richiesta di sospensione del pagamento dei tributi previdenziali ed assicurativi. Serve il sostegno della SFIRS alla ristrutturazione finanziaria dei caseifici sociali e la rimodulazione dei debiti delle aziende agricole, serve cioè un intervento organico che consenta al mondo a agro-pastorale di uscire dalle secche in cui si è venuto a trovare per responsabilità non certo dei pastori ai quali è dovuto un intervento che salvi la situazione attuale e costruisca le prospettive per la costruzione di un futuro che non sia simile a quella attuale ma che dia la possibilità a coloro che svolgono questo lavoro di continuare a svolgerlo, anche nei prossimi anni, per questo ritengo che questo ordine del giorno vada votato e dichiaro il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Sì, per dichiarazione di voto signor Presidente. Io voto l'ordine del giorno numero uno, chiaramente, esprimo però un rammarico, lo devo fare, perché l'impegno che avevamo tentato di assumere con le associazioni di categoria e il movimento dei pastori sardi, di tentare di definire con un documento unitario le priorità, dopo un dibattito anche molto ampio e preciso, io sinceramente non ho capito le ragioni per cui non si è pervenuti al raggiungimento di questo obiettivo. Il documento della maggioranza prende atto delle dichiarazioni dell'Assessore, ascolta gli interventi dei consiglieri regionali e poi dà mandato alla Giunta regionale di fare non si sa bene cosa. "…portare avanti mediante l'azione della Giunta regionale che dovrà individuare gli interventi e le necessarie risorse". "Atteso che nel momento attuale occorre dare un segnale forte unitario con un atto di impegno unitario dell'intero Consiglio regionale… tutto ciò premesso impegna la Giunta regionale ad integrare la piattaforma di interventi sul comparto, eccetera, eccetera". Cioè, siamo tornati, un po' come nel gioco dell'oca, alla casella di partenza, senza che usciamo dal Consiglio regionale con delle indicazioni precise, ed è quello che abbiamo tentato di fare con l'ordine del giorno numero 1, che noi voteremo con convinzione e che rispondeva e risponde alle indicazioni che sono venute dal movimento unitario delle associazioni dei pastori sardi, per tentare di individuare cinque, sei punti che potevano essere affrontati, definiti e messi in agenda senza dover aspettare ulteriori decisioni della Giunta che magari delegherà il tutto ad ulteriori decisioni del tavolo romano.
Mi sembra che la montagna di questo dibattito importante, soprattutto dell'iniziativa importantissima degli operatori del comparto, abbia partorito in questo Consiglio regionale un topolino e che il dibattito meritasse altra conclusione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, molto brevemente per dichiarare il voto del mio Gruppo a favore dell'ordine del giorno numero 1 e il voto contrario sull'ordine del giorno numero 2, e per sottolineare questo: io non smetterò mai di pensare… e del resto questo Consiglio regionale, lo dico anche all'onorevole Diana, questo Consiglio regionale è in grado, nonostante un esito non soddisfacente, perché avremmo potuto produrre un ordine del giorno unitario che contenesse le proposte che sono state avanzate e anche vagliate nell'incontro dei Capigruppo con le associazioni di categoria, io penso che però la questione non termina oggi, penso che noi dovremmo riprenderla, penso che noi dovremmo lavorare a trovare e sostenere soluzioni con concretezza, penso e spero che la conclusione della crisi politica che attraversa la maggioranza si risolva con un passo avanti rispetto all'attuale qualità e consistenza di proposta della Giunta regionale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Grazie, Presidente. Per esprimere il voto a favore sull'ordine del giorno numero 1. Mi dispiace che non si sia arrivati all'unità del Consiglio regionale, perché i dieci punti che noi abbiamo inserito come misure urgenti da adottare sono a mio avviso condivisibili, ma credo sia anche emerso nel corso del dibattito.
Noi prevediamo risorse certe: un'erogazione per singola azienda di 15.000 euro per l'anno 2010, ancorato ad una misura di finanziamento per quelle aziende che aderiranno alle O.P. operanti o che si costituiranno in seguito. E poi chiediamo la dichiarazione dello stato di crisi del comparto agropastorale. E' un insieme insomma di misure che mi sembra diano alla Giunta regionale e al Consiglio stesso la misura dell'emergenza; e poi discutiamo, discuteremo della prospettiva, del medio e lungo termine.
Credo insomma che sia un'occasione mancata, una Giunta regionale e un Consiglio regionale che vede nei banchi della maggioranza una crisi nei fatti, l'assenza del Gruppo Sardista, e che trova in un ordine del giorno, quello numero 2, che dà una delega totale all'assessore Prato, una delega totale sulle misure da adottare, sull'integrazione della piattaforma, sulle risorse da individuare, che non dà invece risposte certe alla crisi della pastorizia. Ecco, mi sembra un'occasione mancata, e noi quindi convintamente voteremo a favore dell'ordine del giorno numero 1.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Mi sono iscritto a parlare per dichiarare il mio voto favorevole all'ordine del giorno e anch'io per recriminare come si sia mancata l'occasione di riconoscersi dietro un impegno unitario di dare una mano a questo comparto, e non solo di dare una mano ma soprattutto di utilizzare l'opportunità di questa crisi per segnare la possibilità di fare finalmente un passo in avanti cercando di modernizzare il sistema di mercato.
Ma intervengo anche perché vorrei puntualizzare alcune cose sentite nella replica dell'Assessore e che non mi va bene di lasciare non commentate. Lei si è vantato, Assessore, di essere, tra le tante cose fatte, finalmente riuscito a spendere per tempo i fondi del nuovo PSR 2007-2013, diversamente da quello che si faceva nel passato laddove i soldi si restituivano a Bruxelles. Mi sembra ingiusta questa cosa perché lei si ricorderà, Assessore, che al momento del passaggio dei poteri, l'assessore Foddis le consegnò un importante e vasto documento dove, tra le altre cose, c'era tutta la rendicontazione del PSR per il 2009; quindi, a febbraio del 2009 era già fatta tutta la rendicontazione fino al 31 dicembre 2009, semplicemente perché erano fondi già spesi con il trascinamento delle misure del benessere animale del periodo precedente. E ancora, sugli altri fondi da lei dichiarati non spesi, per togliere i luoghi comuni che ogni tanto rimbalzano in quest'Aula soprattutto in tarda serata, vale la pena ricordare che al 31 dicembre 2007 per circa 35 milioni di euro improvvisamente l'Unione europea non accetto più le spese rendicontate, ancorché eseguite, fatturate ma non ancora collaudate; ci capitò quindi che non venissero accettati collaudi per circa 35 milioni, ma era tutto rendicontato, e la bontà dell'opera di rendicontazione viene poi confermata dal fatto che invece sul PSR rendicontammo prima e meglio di tutte le altre Regioni e ci prendemmo oltre 40 milioni di euro di overbooking: 35 milioni in meno, 40 milioni in più, chi l'ha preceduta ha speso di più di tutte le risorse europee, e non di meno. Quindi, sicuramente avrà altri meriti ma non il merito di aver fatto meglio rispetto alle spese del passato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Grazie, Presidente. Per dichiarare il mio voto favorevole su quest'ordine del giorno e per manifestare anche la mia delusione sulla replica dell'Assessore: nella sua replica, Assessore, nessuna presa d'atto, una sfida non solo nei confronti del Consiglio ma nei confronti della sua maggioranza, che le ha fatto molti appunti sul suo operato. E'costretto a ricordare i suoi 123 provvedimenti adottati: Assessore, l'averlo ricordato è per lei una sconfitta, perché vuol dire che il mondo delle campagne non si è accorto di questi 123 provvedimenti; se lei è costretto a dirlo qua è perché questo Consiglio, perché la sua maggioranza non si è accorta di questi 123 provvedimenti.
E' allora, Assessore, un po' di responsabilità; noi la invitiamo, e invitiamo tutta l'Aula, a recepire quello che c'è in quest'ordine del giorno che non fa altro che prendere atto di quelle che sono le sollecitazioni che ci vengono dall'esterno, che ci vengono da questo mondo, che vengono incontro anche a lei che deve avere un supporto da parte del Consiglio regionale per portare avanti queste iniziative. Si tratta essenzialmente di dichiarare lo stato di crisi, si tratta essenzialmente di dare un contributo de minimis fino a 15.000 euro nel 2010 alle aziende in crisi, si tratta di un rilancio finanziario delle organizzazioni dei produttori per aggregare la produzione (quello che stiamo dicendo oggi), si tratta di erogare immediatamente quanto dovuto e scaduto per le indennità compensative, si tratta di sospendere i pagamenti dei contributi previdenziali e assicurativi: che cosa c'è di così scandaloso in quest'ordine del giorno, di così eversivo che non possa essere votato dalla maggioranza? Me lo dovete spiegare voi. Sono le proposte che stanno venendo da fuori e che tutti quanti voi avete detto di voler sostenere.
La risposta dell'assessore Prato non era in linea e non era conforme a quello che si aspetta il mondo agricolo, io penso che invece il Consiglio regionale debba essere più responsabile dell'Assessore e votare quest'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Milia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Sì brevemente per dichiarare il voto di astensione sull'ordine del giorno numero 1, un voto di astensione che vuole essere una manifestazione di intenti identica a quella dei proponenti dell'ordine per quello che deve essere il risultato. Diversa è la forma che noi abbiamo concordato perché riteniamo che l'ordine del giorno numero 2 sia più completo nelle azioni indicate alla Giunta nella rivendicazione della piattaforma e quindi crediamo che questo segnale che seguirà con la nuova azione che la Giunta porterà avanti porterà quei risultati che il mondo delle campagne aspettano concordemente.
SALIS (I.d.V.). Voto elettronico palese.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
(Il Consiglio approva).
In conseguenza dell'approvazione di questo ordine del giorno decade l'ordine del giorno numero 2. Il Consiglio verrà riconvocato a domicilio. La seduta è tolta.
La seduta è tolta alle ore 22 e 36.