Seduta n.64 del 02/02/2015
LXIV SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
Lunedì 2 febbraio 2015
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 11 e 02.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 7 gennaio 2015 (61), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Angelo Carta, Lorenzo Cozzolino, Roberto Desini, Luigi Lotto, Valter Piscedda, Gavino Sale, Emilio Usula e Paolo Zedda hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 2 febbraio 2015.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977, numero 1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 10, 14, 21, 27 e 28 ottobre 2014; 7, 11, 21 e 25 novembre 2014; 2, 9, 16, 20, 23 e 29 dicembre 2014.
Annunzio di presentazione di disegno di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:
"Norme per la ricerca, la coltivazione e l'utilizzo delle acque minerali naturali, di sorgente e termali". (178)
(Pervenuto il 21 gennaio 2015 e assegnato alla quarta Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Arbau - Ledda - Azara - Perra:
"Disciplina relativa all'introduzione di animali vivi nel territorio regionale". (179)
(Pervenuta il 27 gennaio 2015 e assegnata alla sesta Commissione.)
Moriconi - Pietro Cocco - Comandini - Cozzolino - Forma - Demontis - Deriu - Lotto - Gavino Manca - Meloni - Rossella Pinna - Piscedda - Tendas - Agus - Arbau - Ledda - Rubiu - Paolo Zedda:
"Istituzione dell'Autorità per l'energia Sardegna e disciplina in materia di politiche energetiche". (180)
(Pervenuta il 28 gennaio 2015 e assegnata alla quinta Commissione.)
Risposta scritta a interrogazione
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alla seguente interrogazione:
"Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sulle dichiarazioni rese in audizione, davanti alla Commissione industria del Senato, dall'amministratore delegato della SOGIN, circa la paventata possibilità che la Sardegna venga scelta come sito di stoccaggio di scorie radioattive". (202)
(Risposta scritta in data 26 gennaio 2015.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Lai - Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Arbau sullo stato di attuazione del Piano regionale dei rifiuti". (250/C4)
"Interrogazione Truzzu, con richiesta di risposta scritta, sull'attuazione della deliberazione della Giunta regionale 49/22 del 9 dicembre 2014 'Direttive per il rilascio delle concessioni demaniali marittime nel Golfo di Olbia'". (251)
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'annullamento dell'esenzione del bollo per le auto e moto d'epoca". (252)
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito al taglio delle corse ed alla situazione debitoria dell'Azienda regionale sarda trasporti (Arst)". (253)
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'attività di pesca e sui rigidi controlli sugli operatori in Sardegna". (254)
"Interrogazione Pittalis - Tedde - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, in relazione all'intervento economico denominato "Bonus famiglia" deliberato dalla Giunta regionale a favore delle famiglie numerose per l'annualità 2014". (255)
"Interrogazione Ledda - Arbau - Azara - Perra, con richiesta di risposta scritta, sull'impossibilità di procedere alla presentazione delle domande per il bando OSS conseguenti alla richiesta della certificazione ISEE 2015". (256)
"Interrogazione Unali, con richiesta di risposta scritta, sul risanamento dei debiti della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe". (257)
"Interrogazione Unali, con richiesta di risposta scritta, sulla soppressione della linea ferroviaria Sassari-Nulvi". (258)
"Interrogazione Carta, con richiesta di risposta scritta, sullo stato dei lavori della diga di Cumbidanovu in agro del Comune di Orgosolo". (259)
"Interrogazione Meloni, con richiesta di risposta scritta, sull'effettiva necessità dello svuotamento degli invasi e laghetti collinari in capo all'Ente foreste e sulle ripercussioni sulla campagna antincendi e sul benessere della fauna selvatica". (260)
"Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, sulla soppressione dal 1° febbraio 2015 della tratta ferroviaria TPL Sassari - Nulvi e sulla sorte del progetto di riqualificazione della medesima linea per la quale è stato stanziato un finanziamento di 5 milioni euro che rischia di andare perduto". (261)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interpellanza Zedda Alessandra - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Tedde - Locci - Fasolino - Peru - Randazzo - Tocco - TuNIS sul Teatro lirico". (97)
"Interpellanza Cherchi Oscar - Pittalis - Cappellacci - Peru - Tocco - Zedda Alessandra - Fasolino - Locci - Randazzo - Tedde - Tunis sui criteri restrittivi inseriti nel bando per gli assegni di merito per gli studenti universitari sardi". (98)
"Interpellanza Pinna Giuseppino sul drammatico susseguirsi di incidenti avvenuti nel tratto della SS n. 131 di "Scala di Giocca"". (99/C4.)
"Interpellanza Forma sulla corretta interpretazione della "decisione di esecuzione della Commissione del 9 ottobre 2014 recante misure di protezione contro la peste suina africana in taluni Stati membri e che abroga la decisione di esecuzione 2014/178/UE della Commissione (2014/709/UE)" relativamente alla possibilità di movimentazione di taluni sottoprodotti di origine suina destinati allo smaltimento". (100/C6.)
"Interpellanza Pinna Giuseppino - Rubiu sul drammatico susseguirsi di incidenti avvenuti nel tratto della SS n. 131 di "Scala di Giocca"". (101)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Mozione Dedoni - Cossa - Pittalis - Solinas Christian - Oppi - Tocco - Carta - Truzzu - Rubiu - Orrù - Crisponi - Pinna Giuseppino - Fasolino - Tunis - Floris - Cappellacci - Tedde - Peru - Randazzo - Fenu - Tatti - Cherchi Oscar - Zedda Alessandra sulla stabilizzazione dei precari della scuola, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (110)
"Mozione Rubiu - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti - Pittalis - Dedoni - Truzzu - Tedde - Solinas Christian - Tocco - Orrù - Crisponi - Carta - Cappellacci - Fasolino - Randazzo - Fenu - Locci - Tunis - Cherchi Oscar sulla contrarietà al progetto sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (111)
"Mozione Busia - Desini - Arbau - Azara - Ledda - Perra - Cherchi Augusto - Usula - Zedda Paolo Flavio - Cocco Daniele Secondo - Agus - Sale - Cozzolino - Deriu - Moriconi - Pinna Rossella - Tendas sulla richiesta di adempimento degli obblighi del Governo, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (112)
PRESIDENTE. Poiché numerosi consiglieri, a causa delle cattive condizioni metereologiche, hanno difficoltà a raggiungere il Consiglio, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 08, viene ripresa alle ore 11 e 59.)
Discussione generale del disegno di legge: "Istituzione dell'Ente di governo dell'ambito della Sardegna ai sensi dell'articolo 2, comma 186 bis della legge 23 dicembre 2009, n. 191 e del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152". (134/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 134/A.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Salvatore Demontis, relatore di maggioranza.
DEMONTIS SALVATORE (PD), relatore di maggioranza. La quarta Commissione consiliare permanente ha approvato, a maggioranza, con il voto di astensione dei componenti dei Gruppi di minoranza, il disegno di legge numero 134/A, recante la: "Istituzione dell'Ente di governo dell'ambito della Sardegna ai sensi dell'articolo 2, comma 186 bis della legge 23 dicembre 2009, numero 191", la Finanziaria del Governo, "e del decreto legislativo 3 aprile 2006, numero 152", Testo unico sull'ambiente.
L'approvazione definitiva da parte della Commissione costituisce un primo passaggio determinante dell'azione riformatrice di questo Governo, anche nella consapevolezza del notevole ritardo, certamente non addebitabile a questo Consiglio regionale in carica, con cui si perviene a una riforma tra le più urgenti.
È, infatti, doveroso ricordare che con il disegno di legge in argomento si inizia a portare a compimento un processo di riforma che, secondo quanto stabilito dall'articolo 4 della legge regionale numero 1 del 2009 (legge finanziaria dell'anno 2009), e anche il primo testo normativo approvato nel corso della precedente legislatura, si sarebbe dovuto completare entro lo stesso anno 2009.
Ma così non è stato, non solo per il 2009 ma per tutta la precedente legislatura.
Non lo si evidenzia con spirito polemico, evidentemente, ma invece per sottolineare l'importanza del disegno di legge all'attenzione dell'Aula. Perché le conseguenze giuridiche e politiche di una situazione, che potremmo definire di stallo, sono state rilevanti e hanno minato l'effettiva funzionalità dell'intera governance del sistema idrico della Regione.
A fronte, peraltro, di tale immobilismo regionale, gli anni scorsi sono stati caratterizzati da una continua produzione normativa statale che ha sempre più innovato il settore e che ha evidenziato ulteriormente il ritardo di cui si è detto.
E senza una programmazione strategica e un vero e doveroso controllo analogo, senza un ciclo di programmazione, gestione e valutazione delle performance del soggetto gestore, che non poteva, a nostro avviso, svolgere un Commissario, non poteva neppure esserci una buona gestione della risorsa idrica. E con questo non si vuole certo sollevare il management di Abbanoa dalle proprie gravi responsabilità, ma una cosa sono le responsabilità e le competenze del soggetto gestore, un'altra quelle che attengono alla programmazione e al controllo di competenza della classe politica che, a nostro avviso, non sono state meno gravi.
Peraltro, la reiterata gestione commissariale ha ulteriormente acuito i già delicati rapporti…
(Brusio in Aula)
Presidente, è difficile.
PRESIDENTE. Per cortesia, invito i consiglieri a riprendere posto perché così è difficile seguire. Grazie, prego onorevole Demontis.
DEMONTIS SALVATORE (PD), relatore di maggioranza. Peraltro, la reiterata gestione commissariale ha ulteriormente acuito i già delicati rapporti istituzionali tra la Regione e il sistema degli enti locali, in un settore che è di stretta competenza degli enti locali, come espressamente sancito dal decreto legislativo numero 152 del 2006.
Tant'è che la stessa precedente Amministrazione regionale ha cercato di ovviarvi con la legge regionale numero 3 del 2013 e con le successive modifiche.
In tutta onestà però anche il testo recentemente approvato dalla Commissione sconta un ritardo temporale significativo, sebbene di altro ordine di grandezza, parliamo di settimane o qualche mese se vogliamo, perché le ultime modifiche del decreto legislativo numero 152 del 2006 risalgono al novembre 2014, quindi stiamo parlando di un ritardo di mesi e non di anni in questo caso; è noto infatti che il termine era il 31 dicembre 2014 e che è stato superato.
Comunque, tutto ciò premesso, è certamente arrivato il momento, per l'intera Regione, di dotarsi di un moderno strumento legislativo in un settore strategico come quella della gestione delle risorse idriche. Il voto di astensione, espresso in Commissione dai rappresentanti dei Gruppi di minoranza, va certamente in questa direzione.
Sul disegno di legge: la Commissione ha sostanzialmente accolto l'impostazione di fondo proposta dalla Giunta regionale, apprezzandone in particolare l'equilibrio tra il ruolo previsto per la Regione e quello del sistema degli enti locali. Si ritiene, infatti, che la disciplina legislativa sul servizio idrico integrato in Sardegna debba tenere conto della particolare situazione in cui versa il nostro sistema, al quale mal si attaglia l'applicazione tout court della disciplina statale. Infatti, come si è detto, è indiscutibile annoverare il servizio idrico integrato nell'alveo tipico degli enti locali; non si può non considerare che, con il sistema imperniato un tempo sull'ESAF e, successivamente, con l'organizzazione scaturita dalla legge regionale numero 29 del 1997, sono stati realizzati grandi schemi intercomunali acquedottistici e i relativi impianti di potabilizzazione, così come grandi schemi intercomunali di collettamento reflui e relativi impianti di depurazione, che hanno una rilevanza strategica regionale (e non può essere considerato diversamente), finanziati nel passato, ma anche a tutt'oggi, con risorse pubbliche regionali, statali e comunitarie.
Un sistema infrastrutturale, insomma, caratterizzato da una grande estensione territoriale e complessità dei tracciati per via delle caratteristiche orografiche dell'Isola, che ha una rilevanza strategica regionale. Il ruolo della Regione è altresì indispensabile per assicurare una gestione sostenibile delle risorse idriche, individuando e finanziando gli interventi strategici ovviamente di interesse regionale, che altrimenti andrebbero però a ricadere interamente sui cittadini: il ciclo integrato delle risorse idriche è "la tariffa" al pari del ciclo integrato dei rifiuti, quindi gli investimenti vanno coperti con la tariffa, andrebbero coperti con la tariffa se non vi fosse il ruolo che proponiamo della Regione Sardegna.
Si ritiene, con il presente disegno di legge, di aver risolto l'apparente antinomia tra i due livelli di governance, quello regionale e quello del sistema degli enti locali, riducendo il rischio di contrapposizioni.
La Commissione ha concordato su alcuni aspetti particolarmente rilevanti del testo proposto, quali, a titolo di esempio, l'individuazione dell'ambito unico ma anche la procedura per procedere a una eventuale modifica degli ambiti, qualora ne venisse dimostrata una maggiore efficacia, efficienza ed economicità, fermo restando ovviamente il carattere solidaristico della gestione delle risorse idriche; l'individuazione degli organi dell'ente d'ambito e delle loro funzioni; la disciplina della gestione delle acque meteoriche; la normativa concernente la gestione sostenibile delle risorse idriche; il processo di progressiva cessione delle quote della Regione a favore dei comuni del pacchetto azionario dell'attuale gestore del servizio idrico, Abbanoa in questo caso, al fine di assicurare, con la progressiva cessione appunto, effetti calmieranti sulla tariffa a carico dei cittadini.
La stessa Commissione ha ritenuto, però, di introdurre alcune modifiche, peraltro di indiscutibile rilievo, a nostro avviso indispensabili, per consentire una efficace e continua azione amministrativa. In particolare: una puntuale disciplina transitoria, all'articolo 2, obbligata dal superamento del termine ultimo del 31 dicembre 2014, quello a cui si faceva riferimento poc'anzi, per l'approvazione della riforma. La norma contenuta in tale articolo, nell'attribuire al nuovo ente le funzioni del servizio idrico, di cui al Titolo III del decreto legislativo numero 152 del 2006, prevede la successione del nuovo ente a decorrere dal 1° gennaio 2015, quindi senza soluzione di continuità, alle funzioni da ultimo esercitate dal commissario straordinario previsto dalla legge regionale numero 3 del 2013, che ha soppresso la vecchia Autorità d'ambito. In tal modo è assicurata la piena e completa continuità giuridica e amministrativa tra i vari enti responsabili.
Una più articolata disciplina della normativa relativa alla natura dell'ente di governo d'ambito della Sardegna, del quale sono previste sia la disciplina dello statuto interno, sia la previsione delle quote di rappresentatività, individuandone altresì la tipologia del patrimonio; termini stringenti per le procedure di costituzione degli organi, in considerazione dell'estrema urgenza dell'approvazione della riforma; un più preciso raccordo tra le funzioni di proposta delle conferenze territoriali con quelle di pianificazione del comitato istituzionale; il collegio dei revisori dei conti; le disposizioni transitorie che, nelle more dell'insediamento del comitato istituzionale, consentono di individuare un centro di responsabilità amministrativa capace di gestire immediatamente, ma per un tempo brevissimo, l'ente appena costituito.
Tale nuova figura commissariale è designata dal Consiglio delle autonomie locali tra i sindaci dei comuni capoluogo in carica. La norma consente, infatti, l'immediata operatività del nuovo ente, evita il pericolo che si creino vuoti di responsabilità amministrativa, assegna al sistema degli enti locali la scelta da effettuarsi all'interno dello stesso sistema e consente di assumere tutti gli atti amministrativi eventualmente necessari a decorrere dal 1° gennaio 2015.
Infine, è stata introdotta una norma che colma una vistosa lacuna giuridica relativa all'organo di governo di ENAS. Per tale ente, attualmente privo di disciplina normativa ad hoc, è prevista la figura di un amministratore unico, peraltro in coerenza con gli atti di indirizzo già adottati a seguito degli esiti del referendum regionale consultivo del 6 maggio 2012.
In conclusione, il testo esitato dalla Commissione appare assai equilibrato, coerente e, soprattutto, consente alla Regione di adempiere a un processo di riforma troppo a lungo disatteso e oltremodo urgente.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Ignazio Tatti, relatore di minoranza.
TATTI IGNAZIO (UDC), relatore di minoranza. La quarta Commissione consiliare permanente ha approvato, a maggioranza, con il voto di astensione dei componenti dei Gruppi di minoranza, il disegno di legge numero 134, recante la "Istituzione dell'Ente di governo dell'ambito della Sardegna ai sensi dell'articolo 2, comma 186 bis della legge 23 dicembre 2009, numero 191, e del decreto legislativo 3 aprile 2006, numero 152".
L'esito della votazione finale dimostra in pieno il senso di responsabilità dei Gruppi di minoranza che, pur differenziandosi da quelli di maggioranza, hanno espresso comunque apprezzamento per l'approvazione di una importante riforma per uno dei settori più delicati per la Sardegna. Il voto di astensione è però giustificato da alcune lacune e manchevolezze che il testo approvato presenta, pur nella constatazione che la meritoria opera di approfondimento svolta dalla Commissione ha ridotto i profili di dubbio, incertezza e lacunosità ampiamente presenti nel testo proposto dalla Giunta regionale.
Sotto l'aspetto del metodo seguito, va indubbiamente criticata l'azione della Giunta regionale che, dopo aver aspettato diversi mesi per presentare al Consiglio un testo normativo adeguato, non ha in alcun modo stimolato la Commissione e i Gruppi consiliari a una sua rapidissima discussione, salvo imporre un'approvazione "sulla fiducia" del testo proprio in prossimità delle feste di fine anno. Ciò, oltre a rendere impossibile un attento esame da parte della Commissione, ha posto dei termini ristrettissimi al Consiglio delle autonomie locali per l'espressione del parere, la cui mancanza ha impedito il completamento del blitz della Giunta. Una più attenta valutazione delle priorità politiche da parte dell'Esecutivo avrebbe evitato le innegabili forzature effettuate.
Sotto il profilo del contenuto delle norme approvate, è opportuno segnalare come tale ritardo nell'approvazione del testo da parte della Commissione ha consentito di ovviare a evidenti lacune e genericità presenti nella proposta della Giunta regionale; ciò anche se qualche aspetto discutibile continua a rimanere.
Appare, in primo luogo, criticabile che la Commissione non abbia tenuto conto in alcun modo delle indicazioni contenute nel parere del Consiglio delle autonomie locali, neppure di quelle il cui accoglimento avrebbe comportato una migliore stesura del testo. Sotto questo aspetto non trova giustificazione il mancato accoglimento della modifica della norma di cui al comma 3 dell'articolo 6 che delinea l'esercizio dell'attività tecnico-amministrativa degli organi dell'ente d'ambito. Tale norma, se non modificata nel corso della discussione in Aula, certamente determinerà incertezze applicative; infatti viene sovrapposto a un dirigente scelto da tale ente un soggetto (il segretario del Comitato istituzionale) che è il direttore generale dell'Agenzia del distretto idrografico della Regione. In breve, un dirigente regionale controlla il vertice di un ente appartenente all'ambito degli enti locali. Soluzione molto criticabile che potrebbe avere effetti negativi anche sul concreto esercizio del controllo analogo.
In secondo luogo è criticabile che la Commisione non abbia seguito il suggerimento del CAL sulla modifica dell'articolo 14 che disciplina le modalità di progressiva cessione, da parte della Regione, delle quote di Abbanoa Spa ai comuni. Pur nella delicatezza della questione, non sembrano giustificabili sia il rifiuto di ridurre da cinque anni a due anni il termine per cedere ai comuni le azioni della Regione sia il mantenimento, sempre in capo alla Regione, del limite massimo del 49 per cento del capitale sociale, a fronte del 10 per cento proposto dal CAL.
Sempre sotto il profilo del ruolo degli enti locali, mentre è apprezzabile la norma sul Comitato istituzionale che attibuisce un ruolo predominante agli enti locali, dubbi e perplessità sussistono sull'articolo 8 che disciplina le conferenze territoriali. Infatti, la loro operatività è bloccata fino alla definizione del nuovo assetto territoriale degli enti locali, più volte anticipato dalla Giunta regionale e ancora in cantiere. Infatti, non è disciplinato il numero e le modalità di formazione di tali conferenze; ciò impedirà l'entrata in vigore di una parte importante della riforma del servizio idrico integrato e rischia di vanificare l'obiettivo della giusta considerazione del ruolo degli enti locali. Anche sull'efficacia del ruolo di tale conferenze è lecito formulare alcuni dubbi. Infatti, pur constatando un miglioramento nel testo così come approvato dalla Commissione, la disposizione di cui ai commi 3 e 4 dell'articolo 8 appare troppo generica e fumosa e rischia di limitarsi a profili meramente formali, senza che gli enti locali rappresentati abbiano un effettivo ruolo.
In conclusione, i Gruppi di minoranza auspicano un ulteriore impegno per pervenire a una legge che soddisfi i profili di criticità sopra evidenziati; e si riservano di presentare in Aula gli emendamenti suggeriti nel parere espresso dal Consiglio delle autonomie locali, perché su un argomento di così stretta pertinenza dei comuni è inammissibile che il Consiglio regionale non presti alcuna attenzione ai suggerimenti ricevuti e che non si esprima in merito, attraverso il voto in Aula.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
È iscritto a parlare il consigliere Gianmario Tendas. Ne ha facoltà.
TENDAS GIANMARIO (PD). Presidente, esprimo solo alcune brevi considerazioni di carattere generale, riservandomi poi la possibilità di entrare nel merito quando si discuterà l'articolato.
Il disegno di legge numero 134, a mio parere, consente di superare l'attuale gestione commissariale per la regolazione del servizio idrico integrato, e quindi già questo è un aspetto importante, anche se, a onor del vero, la legge di riforma dell'ormai soppressa Autorità d'ambito doveva essere già cosa fatta sulla base delle disposizioni normative durante la precedente legislatura, esattamente nel 2009; invece, come è stato già evidenziato dai relatori, parecchi ritardi ne hanno rallentato l'iter.
Credo tuttavia che al momento risulti poco utile rivolgere lo sguardo al passato per cercare eventuali responsabilità, mentre invece si rende necessario rivolgere lo sguardo in prospettiva e cercare quanto prima di superare l'attuale situazione commissariale. Io ritengo che la costituzione dell'Ente di governo d'ambito, costituisca un elemento importante, anche grazie a un'articolazione sicuramente più rappresentativa e più funzionale.
La composizione, così come è già stato evidenziato dai relatori, con una sufficiente rappresentatività dei comuni sulla base della loro dimensione, dovrebbe certamente consentire di creare un rapporto più funzionale e diretto tra Regione ed enti locali. Non saprei dire al momento se i criteri utilizzati per la composizione del Comitato istituzionale d'ambito, composto da tre Assessori e da otto Sindaci, ripartiti sulla base delle dimensioni demografiche, sia la soluzione migliore, sicuramente credo che sia comunque una soluzione che in linea di massima consente di avere una rappresentatività sufficientemente idonea delle esigenze e delle istanze anche dal punto di vista gestionale e operativo.
Non è questo, però, l'aspetto principale sul quale mi interessa soffermare l'attenzione. Io credo che nella presentazione del testo legislativo che è stato predisposto per la Giunta dall'Assessore, siano rappresentate, in maniera anche molto precisa, tredici tipologie di attività, di funzioni che ricadono appunto in capo all'Ente di governo dell'ambito; e ovviamente per questioni di tempo non mi soffermo sulle tredici funzioni, che sono declinate credo sufficientemente bene.
Mi preme invece cercare di evidenziare quello che, a mio avviso, costituisce un aspetto ancora critico e sul quale è necessario porre l'attenzione. Nello specifico, nella presentazione che fa l'Assessore, è indicata se non ricordo male al punto decimo una di queste funzioni, cioè quella di effettuare "il controllo della gestione del servizio integrato al fine di verificare il rispetto, da parte del gestore, dei livelli quantitativi minimi dei servizi che devono essere garantiti nell'ambito e nel rispetto degli standard economici e tariffari stabiliti nella convenzione di gestione". Ecco, io credo che sia questo il nocciolo della questione.
L'attuale gestore del servizio idrico integrato, per quanto ultimamente abbia certamente migliorato l'efficacia del servizio, e lo dico in modo particolare da quando c'è il dottor Ramazzotti, opera ancora con un'attenzione non sufficientemente idonea rispetto alle esigenze e alle istanze che arrivano dai cittadini e dai comuni; ha ereditato una situazione difficile, e questo dobbiamo dircelo per tutta onestà e per chiarezza, però è anche altrettanto vero che oggi come oggi l'Ente di gestore unico dovrebbe seguire la Carta dei servizi; Carta dei servizi che, ricordo, è uno strumento operativo introdotto dalla direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla quale devono uniformarsi le società che gestiscono il servizio idrico integrato.
Ovviamente Abbanoa ne è provvista, Abbanoa nella sua gestione anzi ha portato avanti diverse revisioni di questo strumento fondamentale, l'ultima è datata 21 ottobre 2014 e si tratta di diciotto paginette nelle quali sono contenuti i criteri ai quali Abbanoa dovrebbe ispirarsi per creare un servizio il più possibile rispondente alle esigenze e alle istanze che arrivano sia dai cittadini che dai comuni.
Dico questo non per muovere una critica, e anzi ho evidenziato che notevoli passi avanti sono stati fatti ultimamente, però rimane ancora parecchio da fare, e io chiederei proprio un'attenzione particolare su questo aspetto, perché è su questi aspetti che si misura poi sostanzialmente la qualità e la gestione del servizio. E' inutile, per essere chiari, che quando consulto la Carta dei servizi e, leggendo uno dopo l'altro gli articoli, all'articolo 6 leggo che la fatturazione deve essere fatta entro una data minima di due mesi con un massimale di sei mesi quando, sostanzialmente, non siamo in grado di gestire tutti questi aspetti e creiamo un servizio poco rispondente alle esigenze.
Lo stesso identico discorso può essere fatto per ciò che riguarda le tempistiche di attesa agli sportelli, lo stesso identico discorso può essere esteso alle richieste di intervento per rotture di tubazioni, per esempio, per cui si prevede che i tempi devono essere limitati a 24-48 ore. Io mi soffermo su questi aspetti perché il testo a mio avviso è fatto sufficientemente bene, e di questo bisogna darne atto all'Assessore e alla Commissione per il lavoro che hanno svolto, però la qualità e la gestione del servizio idrico integrato si misurano soprattutto sui sistemi gestionali che, oggi come oggi, è inutile che sia io soltanto a dirlo, ma sono i dati e gli elementi concreti, basta leggere i giornali tutti i giorni, ancora si trova in una situazione che richiede interventi sostanziali, soprattutto per ciò che riguarda l'attività gestionale da parte dell'Ente unico.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, io ritengo che questo disegno di legge si inserisca in un quadro sotto certi versi patologico, sicuramente problematico, e credo che le patologie di questo disegno di legge siano rappresentate in modo oltremodo efficace da due elementi che caratterizzano questo iter. Il primo elemento è sicuramente la relazione di maggioranza, che costituisce una censura nei confronti dell'Assessore e dei ritardi con i quali questo disegno di legge viene esitato, e l'altro aspetto caratterizzante il quadro patologico, quanto meno claudicante, è il parere del CAL.
Per quanto attiene al primo elemento è evidente che anche la maggioranza ritiene che si arrivi colpevolmente in ritardo in quest'Aula a discutere questo provvedimento, ed è chiaro, anche se non è espresso, ma la condanna, la censura tagliente, pungente è quasi esplicita, anche perché, tra le altre cose, questi ritardi non sono giustificati da una sorpresa che la maggioranza o il Governo regionale ha incontrato in corsa, no! Questi ritardi non sono giustificati perché nel programma di Governo c'era già il quadro problematico, cioè il Governo regionale conosceva nel dettaglio quello che avrebbe trovato, e quindi questi ritardi non sono giustificati, laddove nel programma del Presidente Pigliaru si parla di "cambiare modalità di gestione del servizio idrico integrato, ricomponendo le fratture fra Autorità d'ambito, gestore unico Abbanoa, i comuni e i cittadini, è necessario affrontare i nodi aperti e portare a compimento la riforma dell'Autorità d'ambito".
Quindi questi problemi erano ben noti a gennaio, ben noti a dicembre, ben noti anche in precedenza, ed ecco che la maggioranza, quindi, due tratti di penna rossa, in modo molto elegante, riesce a darli a questo disegno di legge, o quanto meno all'iter procedurale di questo disegno di legge. L'altro aspetto singolare, e che comunque caratterizza la situazione claudicante del disegno di legge, è il parere del CAL. Il parere del CAL è fenomenale; è un parere assolutamente negativo, che però in buona sostanza dice: "Il parere potrebbe essere positivo se la legge ricomprendesse anche queste proposte di emendamento", quindi il CAL non dà il parere sul disegno di legge, ma dà il parere sulla legge, una legge che è condizionata risolutivamente, cioè se la legge è fatta come diciamo noi, questo parere sul disegno di legge è positivo.
Al di là di questi aspetti singolari, di questi espedienti dialettici il parere del CAL è completamente negativo, e il CAL propone degli emendamenti che sono in larga misura condivisibili, perché vanno veramente a toccare la sostanza dei problemi che si pongono in questa materia, materia nella quale il Governo regionale si pone l'obiettivo di ricomporre fratture fra Autorità d'ambito, gestore unico, comuni e cittadini, però queste fratture si cerca di ricomporle imponendo pagamenti arretrati, imponendo cauzioni; cauzioni che a nostro modo di vedere, così come abbiamo già avuto modo di sostenere, dovrebbero essere pagate da Abbanoa ai cittadini sardi, per i disservizi, per i ritardi, per la scarsità del servizio che viene offerto ai cittadini medesimi.
E ancora, c'è un piccolo problema che probabilmente non è stato neanche esaminato, un piccolo problema che probabilmente rischia di affliggere ulteriormente questo disegno di legge ed è il problema della incompatibilità o, meglio, il problema della coerenza di questa norma col decreto legislativo numero 39 del 2013 in tema di incompatibilità. Perché dico questo? Dico questo perché comunque, essendo il decreto legislativo numero 39 una norma sovraordinata, nel momento in cui c'è un conflitto di norme deve prevalere quella norma lì e in questo disegno di legge c'è qualche problemino, perché c'è qualche sindaco di un comune oltre i 15 mila abitanti che rischia di diventare membro di questo governo dell'ente gestore e c'è anche qualche altro soggetto che è previsto dal decreto legislativo numero 39 come incompatibile. Mi riservo poi in sede di discussione degli articoli di esplicitare meglio la mia, le nostre posizioni e di illustrare, laddove fosse necessario, gli emendamenti che proporremo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Roberto Deriu. Ne ha facoltà.
DERIU ROBERTO (PD). Signor Presidente, un ringraziamento all'eccellente lavoro del nostro relatore di maggioranza che ha sintetizzato l'opinione della maggioranza alla quale si uniforma il Gruppo del Partito Democratico. Due osservazioni intendo invece farle a titolo personale in quanto ho condotto per molti anni una battaglia politico culturale che riguarda la gestione del sistema idrico e su questo farò una critica e una lode a questa proposta.
La critica riguarda il meccanismo di governance; le funzioni previste dalla legge Galli (la legge quadro) sono tre: indirizzo, gestione e controllo. Per quanto concerne l'indirizzo questo deve essere affidato agli enti locali, la gestione al gestore che vince la gara e il controllo alla Regione. La Regione invece per antica abitudine, per irrefrenabile istinto e per tragica circostanza si insinua in ogni funzione, pervasivo Moloch, raffigurazione casareccia e in sedicesimo dello Stato centralista e dirigista malato di gigantismo diseconomico. Perché la diseconomia è la necessaria e meccanica conseguenza del gigantismo fuori dimensione di apparati che noi in continuazione alleviamo, innaffiamo e ricostruiamo.
Per questo è contraddittoria la soluzione della legge e dello stesso parere del CAL che mercanteggia su uno, due o tre Assessori. Non è questo il punto. O c'è o non c'è la Regione. O è dentro o è fuori. O si occupa di controllare o si occupa di gestire o indirizzare. Sono tre funzioni che devono rimanere distinte e devono promanare da distinti soggetti o gruppi di soggetti.
Passo invece adesso alla lode. C'è finalmente in questo disegno di legge una definizione scientifica dell'ambito ottimale. L'articolo 4 contiene una vera riforma, anzi una rivoluzione copernicana: il ritorno alla lettera dell'oggetto trattato "ambito ottimale". Il concetto di "ottimalità" è un concetto tecnico ed economico, onorevoli colleghi, non ideologico o istituzionale e politico. Va definito tramite un'analisi scientifica ancorata a standard oggettivi. Non è un problema che possiamo risolvere noi in questa sede facendo una riunione dei Capigruppo o la sintesi dei gusti o delle intuizioni o della elaborazione o del distillato delle nostre idee. È un fatto oggettivo, è il punto preciso e definito nel quale a una certa dimensione un bene o un servizio sono prodotti o distribuiti al costo unitario più basso possibile. Questo perché questi beni sono pagati con la tariffa e la tariffa deve essere la più bassa possibile.
L'ambito ottimale è la tutela e la difesa del contribuente e del cittadino che in questo caso è utente, cioè paga direttamente il servizio che viene fornito dall'ente gestore. Allora, se noi facciamo saltare la "ottimalità", noi facciamo saltare la tutela del contribuente e dell'utente. Questo è il punto fondamentale. Ecco perché non c'è da avere alcun rimpianto nel fatto che la finanza generale non possa più intervenire a sanare i buchi di questi gestori, perché la gestione deve essere pagata dalla tariffa che deve essere la più bassa possibile perché la gestione si impianta su un ambito ottimale. Questo è il presidio e la tutela dell'utente.
Voglio quindi dilungarmi ancora per qualche secondo per dire che questa è una norma coraggiosa e moderna ed è frutto di un itinerario scientifico, di una riflessione scientifica nel dibattito contemporaneo più aggiornato e più innovativo ed è destinata quindi, questa norma, in quanto coraggiosa e moderna, in quanto rivoluzionaria, signor Presidente, a essere osteggiata e oltraggiata dalle burocrazie centraliste, dagli idolatri del dirigismo gigantista e bulimico che affligge la nostra Regione. Quindi, prepariamoci, io mi preparo, signor Presidente, a difendere l'attuazione di questa norma da chi invece vorrà metterla nel museo dei buoni propositi e incapsularla dentro il triste precipitare degli eventi verso un centralismo che tutto divora e tutto distrugge.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Sardegna). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, dobbiamo prendere atto, come è stato sollecitato e richiamato da alcuni colleghi, che arriviamo a questo provvedimento con notevole ritardo. Un ritardo che ha portato anche a decretare la fine di altri provvedimenti che, a mio giudizio, andavano invece valutati con ponderazione e con acume politico per trovare soluzioni migliorative rispetto al testo. Mi riferisco in particolare al Piano casa, al Piano paesaggistico regionale, alla soppressione delle agenzie governative, solo per fare alcuni esempi. Così facendo noi non curiamo gli interessi della Sardegna ma ci arrocchiamo su convinzioni di parte che frenano e danneggiano ogni prospettiva di crescita e di sviluppo della nostra Isola. La stessa relazione della Giunta regionale certifica questo ritardo che solo oggi viene portato all'attenzione dell'Assemblea con una procedura eccezionale, pur trovandoci nella sessione di bilancio.
Approvato dalla Giunta il 5 novembre scorso il provvedimento poteva, anzi, a mio giudizio, doveva essere licenziato dalla Commissione di merito con procedura d'urgenza e portato in Aula nell'immediatezza, come è stato fatto tante altre volte in presenza di esigenze di urgenza, tenuto conto che la gestione commissariale straordinaria per la regolazione del servizio idrico integrato della Sardegna sarebbe decaduta il 31 dicembre del 2014, come certifica la relazione della Giunta regionale. Le modalità e tempi con i quali un provvedimento così complesso giunge alla nostra attenzione non consentono un esame attento, puntuale e approfondito come la delicatezza delle questioni che sono in ballo meriterebbe.
Va anche tenuto conto che il contenzioso sul tema dei servizi idrici investe tutta la Sardegna e tutti i cittadini attraverso il sistema degli enti locali la cui partecipazione obbligatoria al governo dell'ambito avviene mediante trasferimento di competenze e con pretese di semplificazioni amministrative che invece, come abbiamo visto nelle esperienze vissute, sono divenute complicate e oltremodo onerose rispetto alla qualità stessa dei servizi.
L'obiettivo che la proposta in esame si pone è quello di costruire una efficiente collaborazione, come è scritto, tra la Regione e i comuni per il governo delle attività programmatiche e gestionali del Servizio idrico integrato e di realizzare un'articolazione del nuovo soggetto adeguata a garantire un'interlocuzione diretta con le rappresentanze delle esigenze territoriali e locali. E' qui, io credo, il vero nodo della questione perché finora a soffrire del governo d'ambito dei servizi idrici sono state le esigenze locali, le famiglie, le imprese che hanno dovuto fare i conti con una gestione lontana, sorda, esosa, tale da rimpiangere le gestioni precedenti quando i singoli comuni governavano i servizi in totale autonomia, sufficienza ed economicità e i cittadini avevano un interlocutore vicino, sensibile; aspetti che non possono essere certamente soddisfatti con le semplici disposizioni che richiamano ai principi di sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza e come tali, ovvero nel contesto della drammaticità di molte situazioni che vivono territori e comunità, non possono certo sopperire alle deficienze e alle carenze non solo strutturali ma anche organizzative dei servizi idrici dell'isola.
La Giunta affida a questo disegno di legge una missione che è una speranza alla quale potremo fare credito, quella di costruire un'efficiente collaborazione tra la Regione e i comuni attraverso una diversa e adeguata articolazione del nuovo ente che affermi il ruolo della Regione e quello degli enti locali, che eviti sovrapposizioni, semplifichi le procedure, renda rapidi ed efficaci i provvedimenti a garanzia dei diritti dei cittadini e delle imprese. Vorremmo dar credito a queste enunciazioni, abbiamo invece molti e fondati dubbi confortati in queste valutazioni dalle continue e dure prese di posizione delle associazioni dei comuni sardi e del Consiglio delle autonomie che lamentano il comportamento dirigistico della Regione, l'accentramento di poteri, il taglio delle risorse proprio per i servizi primari, primo fra tutti quello dei servizi idrici dove la soppressa Autorità d'ambito e Abbanoa hanno mostrato tutti i limiti organizzativi e gestionali originali che hanno un'evidente responsabilità politica.
L'auspicio è che si ponga finalmente mano a dare un'organizzazione efficiente, efficace, equilibrata economicamente che non siano i cittadini a pagare oltremisura, non solo con le imposizioni fiscali e con tariffe esose ma anche con esborsi al limite della legittimità, come sta avvenendo in questi giorni, con richieste di varia natura per depositi cauzionali e adeguamenti tariffari retroattivi che stanno aggravando la crisi delle nostre comunità.
Io non entro nel merito, perché non ho neanche il tempo, dell'articolato, ma limito il mio intervento a queste considerazioni per fare riferimento alle istanze degli enti locali e delle rappresentanze istituzionali. Mi auguro e auspico che la Giunta e la maggioranza siano sensibili a queste istanze, istanze che devono essere ascoltate e valutate ma soprattutto dovrebbero portarci a decisioni condivise.
Un dato comunque è certo, signor Assessore, è un provvedimento che nasce imperfetto perché a monte, o quantomeno in contemporanea, avrebbe dovuto avere la riforma del sistema degli enti locali, anche questo provvedimento è in grave ritardo sulla tabella di marcia della riforma costituzionale in atto, ritardo che rischia di vedere il commissariamento dei comuni forzatamente e inconsapevolmente inadempienti rispetto alla legge numero 56, alla legge Delrio.
Con la riforma degli enti locali e con l'accorpamento dei servizi primari dei comuni secondo aree e territori omogenei anche il servizio idrico integrato sarebbe dovuto essere incardinato su un sistema per essere più funzionale e rispondente alle esigenze del territorio e delle comunità e a un tempo più organico e più rispondente ai criteri di economicità. Così purtroppo non è, ne prendiamo atto, e le responsabilità sono tutte qui presenti. La preoccupazione di ulteriori carrozzoni e sperpero di risorse pubbliche è fortemente presente e ciò che è ancora più emblematico e preoccupante è là dove la Giunta regionale assume con questo provvedimento di voler procedere alla definitiva riorganizzazione del sistema di governo del servizio idrico integrato in Sardegna.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dei lavori pubblici.
MANINCHEDDA PAOLO, Assessore tecnico dei lavori pubblici. Presidente, la Giunta ringrazia sentitamente per il lavoro svolto dal Consiglio regionale in Commissione, che ha notevolmente contribuito a migliorare il testo. Si è detto nella discussione generale che si sono scontati dei ritardi, io chiederei ai consiglieri regionali di dare uno sguardo attento alla cronotassi degli atti legislativi che incidono sulla materia. Vorrei ricordare a tutti loro che la legge numero 191 del 2009, che aveva abrogato l'ambito e che aveva determinato la gestione commissariale disciplinata con due leggi del Consiglio regionale, non aveva proceduto a emendare il decreto legislativo numero 152 del 2006. E che il decreto numero 152 del 2006 è stato emendato dallo "Sblocca Italia" nel novembre del 2014.
Quindi io ritengo che ci si possa anche confrontare sui contenuti, su quel che si vuole, la Giunta non obietta alcunché sui ritmi di lavoro del Consiglio e li rispetta perché questa è la sede della sovranità della Sardegna; però obiettare sui tempi, con questo cadenzamento del quadro normativo, mi pare che sia un fatto strumentale che non ha senso data la gravità dei problemi che abbiamo di fronte. Il tema della legge va inserito nel quadro dell'insieme delle iniziative che la Giunta regionale sta mettendo in campo per rendere sostenibile tutto il ciclo dell'acqua.
Vorrei ricordare loro l'iniziativa assunta dalla Giunta sui bacini e sulle dighe che oggi ha consentito di costituire, di fronte al Tribunale delle acque, un contenzioso con ENEL che è strategico per noi e che può arrivare a comporsi in un accordo oppure no, ma che comunque produrrà vantaggi nell'utilizzo dell'idroelettrico per la Sardegna e produrrà gli introiti che possono consentire di mettere in equilibrio il multisettoriale. Va inquadrato nella strategia di risanamento della società Abbanoa che ha visto il tribunale fallimentare recedere dalla richiesta, anzi la Procura della Repubblica recedere dalla richiesta di fallimento dato il miglioramento dei conti, ha visto ulteriormente migliorare l'efficienza della società posto che la società, proprio per iniziativa della precedente Giunta, è sottoposta al controllo di un revisore accreditato (come la società Deloitte) che certifica praticamente trimestralmente il grado di rispetto dell'attività di ristrutturazione a cui era stata condizionata dalla precedente Giunta e che sta rispettando.
Si fa un gran dire della funzione di questo disegno di legge eccessivamente limitato rispetto all'emergenza, però le emergenze vanno aggredite per parti, io ho detto all'inizio di questa avventura assessoriale che la vicenda Abbanoa è come un elefante che si mangia a morsi, allora nella fattispecie oggi non stiamo parlando del gestore, oggi stiamo parlando dell'ente d'ambito. E guarda caso, è bene che lo sappiano i colleghi perché ho sentito delle cose veramente, per essere cortesi, non fondate.
Il problema tariffario, il problema delle cauzioni, onorevole Tedde, il problema della cauzione richiesta, come se si trattasse di un ministero, a una parrocchia non è un problema di Abbanoa, è un problema di una delibera della gestione commissariale del 2011 che ha assimilato le onlus ai ministeri e agli ospedali, non di Abbanoa, il gestore non c'entra niente. E se facciamo una verifica vediamo che il tema della tariffa riguarda sempre l'ente d'ambito, che avrebbe dovuto adeguarla ogni anno ordinariamente, e straordinariamente ogni tre anni; ha mancato tutti gli appuntamenti e oggi siamo arrivati a un conguaglio obbligatorio di 106 milioni che non dipende dal gestore. Gestore che, se non fatturasse, sarebbe perseguibile penalmente, dipende da chi non ha adeguato le tariffe a suo tempo, cioè dipende dall'ente che oggi noi stiamo riformando.
Questo è il quadro che occorre avere presente; e in questo quadro la norma di legge che viene presentata individua, nel rispetto delle funzioni di programmazione, organizzazione e controllo, una modalità assolutamente e totalmente nelle mani degli enti locali. Sia chiaro, se questo Consiglio regionale ritiene che nell'ente istituzionale la Giunta non ci debba essere la Giunta non c'è, non c'è nessun problema, non c'è alcun problema, il tentativo è di mettere nello stesso soggetto, lasciando la totale responsabilità in mano ai Comuni, e su questo gli emendamenti annunciati ci vedono assolutamente favorevoli, tutti i soggetti che hanno competenza per scegliere al meglio, secondo il modello per esempio dell'Autorità di bacino. Questo è lo scopo, e ogni decisione che il Consiglio regionale vorrà assumere per migliorare questa funzione vedrà la Giunta assolutamente aderente a questa posizione.
Come pure si deve ricordare che questo disegno di legge mette fine a una grande ipocrisia, perché il sistema idrico della Sardegna non è fatto dalla sommatoria dei sistemi idrici locali, peraltro tutti inefficienti, perché se il gestore dovesse far l'indagine di ciò che produce perdita dovrebbe tornare indietro a quegli amministratori che hanno fatto male gli impianti, e li hanno fatti molto male, e li hanno consegnati come capitale a una società che aveva bisogno sia di capitale infrastrutturale che di capitale finanziario, mentre questa Regione non ha mai dato un soldo, se non l'ultima capitalizzazione varata dalla precedente Giunta.
Quegli impianti sono fatiscenti e hanno necessità di interventi, ma il sistema idrico della Sardegna non è fatto dalla sommatoria dei sistemi comunali, è fatto dalle connessioni, da quello che un tempo aveva fatto l'ESAF. Possiamo ritenere che le connessioni e il costo delle manutenzioni e degli interventi su quelle infrastrutture debbano andare su tariffa? Lo chiedo a loro, lo chiedo ai consiglieri regionali. Innoviamo il sistema infrastrutturale e lo carichiamo in tariffa? Oppure è più giusto, come prevede la Giunta, che il sistema infrastrutturale intercomunale sia sostenuto dalla fiscalità regionale e sottratto alla tariffazione? Lo dicano loro, la Giunta dice un'altra cosa, dice che quel sistema infrastrutturale deve essere finanziato dalla fiscalità regionale, non deve andare a tariffa, non deve entrare nel sistema del total cost recovery che oggi guida il metodo tariffario idrico.
Questo è lo scopo del disegno di legge e siccome le leggi sono assolutamente perfettibili, e grazie a Dio che esistono ancora le assemblee parlamentari che controllano il lavoro delle giunte e lo migliorano, certamente anche questa legge è perfettibile, ma è perfettibile in un quadro, quale quello che si diceva, di alleanza istituzionale. L'idea di creare una polemica artificiosa tra Comuni e Abbanoa, tra Comuni e Regione è un'idea contro l'idea di Stato, contro l'idea della risposta ordinaria e ordinata ai bisogni. Non si guadagna nulla politicamente nell'accensione del conflitto. Io sono assolutamente d'accordo con chi dice che la Regione non deve essere centralista, ne sono assolutamente convinto.
Oggi l'ambito farà tariffa, adeguamenti tariffari, programmerà gli interventi che andranno a tariffa e che sono sostenuti da tariffa, la Regione a parte farà gli interventi infrastrutturali e la Regione onorerà l'impegno preso dai precedenti governi, cioè quello di capitalizzare questa società e di portarla in pareggio, dopodiché ne uscirà. Questa è un'idea di Stato. Non c'è una politica che viva del contrasto istituzionale, il contrato istituzionale produce debito e produce incremento tariffario sulle famiglie. Il disegno di legge è nella vostra disponibilità, ma queste sono le reali intenzioni.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Comunico che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso che gli emendamenti potranno essere presentati fino alle ore 15 e 30.
Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 del pomeriggio.
La seduta è tolta alle ore 12 e 55.
Allegati seduta
Risposta scritta a interrogazione
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sulle dichiarazioni rese in audizione, davanti alla Commissione industria del Senato, dall'amministratore delegato della SOGIN, circa la paventata possibilità che la Sardegna venga scelta come sito di stoccaggio di scorie radioattive. (202)
Presso l'Assessorato della Difesa dell'Ambiente non ci si è interessati nel passato della problematica della scorie radioattive in quanto non è gestita dal D.Lgs 152/06 e finora l'argomento, per quanto riguarda il contrasto all'ubicazione del sito di stoccaggio delle scorie radioattive, è stato trattato a livello di Presidenza della Giunta.
La Regione Sardegna già nelle precedenti legislature ha affermato con forza il proprio dissenso alla realizzazione di un sito di raccolta per le scorie nucleari nel suo territorio. Si ricorda come nel 2003 allorché l'ipotesi di ubicare il sito di raccolta presso la regione Sardegna si stava concretizzando, vi era stata una vera e propria sollevazione popolare con decine e decine di comuni che avevano dichiarato il proprio dissenso preventivo in merito.
Ma inequivocabilmente con il referendum consultivo popolare regionale del 15 e 16 maggio 2011 recante il seguente quesito: "Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?" le popolazioni con 848.634 di "SI" corrispondente al 95% dei votanti, hanno sicuramente affermato la volontà di non vedere il territorio isolano interessato da questo genere di installazioni.
L'ISPRA nel giugno scorso ha reso consultabili nuovi criteri per l'ubicazione del sito di raccolta (Guida Tecnica n. 29 - Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività) per la cui formulazione, con riferimento alle raccomandazioni elaborate dagli organismi internazionali ed in particolare dall'IAEA, si è tenuto conto dei seguenti aspetti:
• stabilità geologica, geomorfologica ed idraulica dell'area al fine di garantire la sicurezza e la funzionalità delle strutture ingegneristiche da realizzare secondo barriere artificiali multiple;
• confinamento dei rifiuti radioattivi mediante barriere naturali offerte dalle caratteristiche
idrogeologiche e chimiche del terreno per contrastare il possibile trasferimento di radionuclidi nella biosfera;
• compatibilità della realizzazione del deposito con i vincoli normativi, non derogabili, di tutela del territorio e di conservazione del patrimonio naturale e culturale;
• isolamento del deposito da infrastrutture antropiche ed attività umane, anche di prevedibile insediamento nel lungo periodo, tenendo conto dell'impatto reciproco derivante dalla presenza del deposito e dalle attività di trasporto dei rifiuti;
• isolamento del deposito da risorse naturali del sottosuolo;
• protezione del deposito da condizioni meteorologiche estreme.
L'ISPRA I 13 criteri di esclusione individuati dall' sono Sono da escludere le aree:
CE1. vulcaniche attive o quiescenti
CE2. contrassegnate da sismicità elevata
CE3. interessate da fenomeni di fagliazione
CE4. caratterizzate da rischio e/o pericolosità geomorfologica e/o idraulica di qualsiasi grado e le fasce fluviali
CE5. contraddistinte dalla presenza di depositi alluvionali di età olocenica
CE6. ubicate ad altitudine maggiore di 700 m s.l.m.
CE7. caratterizzate da versanti con pendenza media maggiore del 10%
CE8, sino alla distanza di 5 km dalla linea di costa attuale oppure ubicate a distanza maggiore ma ad altitudine minore di 20 m s.l.m.
CE9. interessate dal processo morfogenetico carsico o con presenza di sprofondamenti catastrofici improvvisi (sinkholes)
CE10. caratterizzate da livelli piezometrici affioranti o che, comunque, possano interferire con le strutture di fondazione del deposito
CE11. naturali protette identificate ai sensi della normativa vigente
CE12. che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati
CE13. che siano a distanza inferiore a 1 km da autostrade e strade extraurbane
CE14. caratterizzate dalla presenza nota di importanti risorse del sottosuolo
CE15. caratterizzate dalla presenza di attività industriali a rischio di incidente rilevante, dighe e sbarramenti idraulici artificiali, aeroporti o poligoni di tiro militari operativi principali e da linee ferroviarie fondamentali e complementari
Da quanto appreso dai mass-media, in quanto finora l'Assessorato della difesa dell'Ambiente della regione Sardegna non è stato coinvolto a qualche titolo, l'ISPRA ha ricevuto in questi giorni la proposta di Carta dette Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico da parte della Sogin e avrà due mesi di tempo per verificare la corretta applicazione dei Criteri e validare la Carta. Successivamente il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell'Ambiente e della Tutela dei Territorio e del Mare avranno un mese di tempo per comunicare il nulla osta alla Sogin per la pubblicazione della Carta.
Qualora sia ipotizzabile individuare possibili siti in Sardegna sulla base dei requisiti contenuti nella Guida Tecnica dell'ISPRA, occorrerà vigilare e assumere ogni utile iniziativa per contrastare tale evenienza con ogni mezzo in considerazione delle gravi ripercussioni che potrebbe avere sul territorio isolano e dei seguenti fattori:
- estensioni notevoli di territorio già dedicato in Sardegna alle servitù militari (circa 35 mila gli ettari) impegno di territorio più alto in Italia, con conseguente penalizzazione e grave compromissione ambientale come già attestato nella base di Perdasdefogu interessata da un pesante inquinamento dovuto alle esercitazioni militari;
- insularità che crea da sempre una situazione di penalizzazione per le popolazioni legate alla difficoltà dei trasporti e che potrebbe creare difficoltà per l'individuazione di idonee misure di emergenza e di sicurezza nei trasporti come già definito a suo tempo da Enea; infatti la problematica legata al trasporto via nave delle scorie radioattive potrebbe arrecare possibili implicazioni catastrofiche in caso di incidente;
- pesanti pregiudizi che si potrebbero determinare in relazione al dichiarato impegno da parte della Giunta regionale di valorizzazione del patrimonio ambientale e naturalistico dell'isola,
- effetto negativo ai fini turistici considerato che con la grave crisi industriale in atto l'industria turistica e della valorizzazione dell'ambiente rappresenta sicuramente una delle principali ipotesi di sviluppo;
- possibili effetti negativi sanitari sulle popolazioni.
Tutto ciò premesso si ritiene di dover condividere le preoccupazioni rappresentate dall'interrogazione con l'impegno da parte e del dell'Assessore della Difesa dell'ambiente di assumere tutte le azioni necessarie per avviare assieme al Presidente un confronto con il governo perché sia data attuazione a quanto rappresentato dai cittadini con il recente referendum ed evitare pertanto che la Sardegna venga inserita tra le aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.
Testo delle interrogazioni, interpellanze e mozioni annunziate in apertura di seduta.
Interrogazione Lai - Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Arbau sullo stato di attuazione del Piano regionale dei rifiuti.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- il decreto legislativo n. 152 del 2006 (Norme in materia ambientale) prevede da parte delle regioni la predisposizione di "Piani regionali di gestione dei rifiuti", assicurando adeguata pubblicità e la massima partecipazione dei cittadini;
VALUTATO che:
- il decreto legislativo n. 22 del 1997, all'articolo 49, impone la soppressione della tassa e il passaggio alla tariffa, che deve coprire integralmente i costi legati alla gestione dei rifiuti urbani;
- per tale motivo i costi di smaltimento sono a totale carico dei cittadini;
PRESO ATTO che il Piano regionale dei rifiuti solidi urbani della Regione (2008-2012), adottato con deliberazione della Giunta regionale n. 21/59 dell'8 aprile 2008, aveva tra i suoi obiettivi la diffusione della raccolta domiciliare e il raggiungimento di una quota di raccolta differenziata al 70 per cento, nel rispetto della puntuale informazione dei cittadini, e con lo scopo di ridurre i costi complessivi di smaltimento;
CONSIDERATO che:
- le scelte strategiche che delineavano il Piano regionale avevano come fondamento la riduzione dei rifiuti prodotti nel territorio regionale, l'istituzione di un unico ambito territoriale ottimale coincidente con l'intero territorio regionale e la presa in carico degli impianti di trattamento/smaltimento dei rifiuti da parte della predetta autorità d'ambito e l'affidamento della gestione degli stessi mediante procedure ad evidenza pubblica;
- uno degli strumenti per il raggiungimento di tale obiettivo era considerata l'attivazione della tariffa unica regionale;
REGISTRATO che:
- a tutt'oggi in Sardegna sussiste una varietà di tariffe per il conferimento dei rifiuti che non rientra tra le linee del piano regionale;
- si assiste contemporaneamente a un notevole aumento dei costi per lo smaltimento del "rifiuto secco indifferenziato" e dei rifiuti biodegradabili;
- nello specifico, il costo per lo smaltimento del rifiuto secco indifferenziato al Tecnocasic è passato da euro 121,56 per tonnellata (luglio 2009) a euro 163,20 (aprile 2013), mentre il costo dello smaltimento dei rifiuti biodegradabili è passato da euro 68,68 (2010) a euro 92,00 (2013);
OSSERVATO che:
- tale situazione comporta notevoli disagi per i comuni, che si trovano a dover prendere atto degli incrementi senza avere voce nella contrattazione degli stessi, considerato, inoltre, che tali aumenti hanno spesso effetto retroattivo;
- non risulta quale siano le motivazioni che comportano l'aumento dei costi di smaltimento,
chiede di interrogare l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere:
1) quali siano le motivazioni che comportano l'aumento dei costi di smaltimento, in particolare per la frazione "secco indifferenziato";
2) se corrisponda al vero il fatto che la Regione ha sostenuto delle sanzioni da parte dell'Unione europea per la gestione dell'impianto del Tecnocasic;
3) quali provvedimenti intenda assumere per verificare lo stato di attuazione del Piano regionale dei rifiuti;
4) in quali tempi ritiene di pervenire all'attivazione di una Tariffa unica di smaltimento;
5) quali interventi ritiene di attivare per limitare gli aumenti dei costi di smaltimento;
6) quali informative intende fornire ai cittadini sullo stato di gestione del servizio complessivo di raccolta. (250)
Interrogazione Truzzu, con richiesta di risposta scritta, sull'attuazione della deliberazione della Giunta regionale 49/22 del 9 dicembre 2014 "Direttive per il rilascio delle concessioni demaniali marittime nel Golfo di Olbia".
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1965, n. 1627, sono conferite all'Amministrazione regionale le funzioni amministrative concernenti le concessioni di pesca nel demanio marittimo e nel mare territoriale, previo parere favorevole da parte della competente autorità statale;
- sulla base delle disposizioni di cui al comma 18, dell'articolo 15 della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione - legge finanziaria 2007) sono state attribuite all'Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale le funzioni in materia di pesca e acquacultura, tra cui le competenze per l'adozione dei provvedimenti concernenti le concessioni di specchi acquei nel demanio marittimo e nel mare territoriale a favore di operatori esercenti in forma imprenditoriale attività di molluschicoltura;
- con la deliberazione n. 48/51 del 1° dicembre 2011, la Giunta regionale ha disposto che il rilascio delle concessioni demaniali per attività di molluschicoltura sia avviato dal servizio competente tramite bandi che abbiano ad oggetto le aree già classificate ai fini della produzione e della stabulazione dei molluschi bivalvi vivi ai sensi del regolamento (CE) n. 854/2004;
- con successiva deliberazione della Giunta regionale n. 5/43 dell'11 febbraio 2014 è stato altresì disposto, nello specifico, che gli indirizzi per l'avvio delle procedure per il rilascio delle nuove concessioni per attività di mitilicoltura nel Golfo di Olbia tengano conto delle esigenze rappresentate dagli operatori del settore e dell'esigenza di riassetto delle concessioni all'interno del Golfo di Olbia nel rispetto dei diversi interessi e competenze concorrenti secondo il parere preliminare dell'Autorità portuale;
CONSIDERATO che:
- le concessioni di specchi acquei ai fini di pesca e acquacoltura nel mare territoriale del Golfo interno di Olbia, già in essere alla data del 29 dicembre 2008, in virtù delle leggi regionali n. 29 del 2012, n. 40 del 2013 e n. 14 del 2014 sono efficaci sino al 31 dicembre 2014 e pertanto con la deliberazione di Giunta regionale n. 49/22 del 9 dicembre 2014 si è provveduto a individuare le direttive per il rilascio delle concessioni demaniali marittime;
- come riportato anche dalla deliberazione della Giunta regionale n. 49/22 le concessioni demaniali marittime sarebbero dovute essere assentite mediante procedura ad evidenza pubblica, secondo i principi comunitari di libera concorrenza, di trasparenza e di parità di trattamento, entro il 31 dicembre 2014;
VISTO che:
- dalla sopraccitata delibera si evince che la Giunta regionale intende dare avvio ad un piano di riassetto delle concessioni all'interno del Golfo di Olbia, che consenta nello specifico il riordino delle concessioni in parola, nel rispetto dei diversi interessi e competenze concorrenti, fatti salvi i limiti derivanti dalle esigenze connesse alla sicurezza della navigazione e dal parere dell'Autorità portuale;
- a tale fine l'Amministrazione regionale si propone di riorganizzare le concessioni relative al settore della molluschicoltura e consentire una precisa e razionale gestione delle aree adibite a tale attività nel Golfo di Olbia;
APPURATO che:
- la deliberazione della Giunta regionale n. 49/22 si propone di raggiungere tale finalità da un lato assicurando una durata delle concessione pari a 15 anni, anche al fine di favorire gli opportuni investimenti, e dall'altro attraverso la concessione dell'area complessivamente considerata, al fine di consentire una gestione unitaria da parte di un unico concessionario;
- la Giunta regionale ritiene che la carenza di una gestione unitaria delle attività, con conseguente eventuale parcellizzazione delle concessioni degli specchi acquei, può costituire un limite alla migliore utilizzazione degli stessi e alla valorizzazione produttiva;
CONSIDERATO che:
- il rispetto dei principi comunitari di libera concorrenza, di trasparenza e di parità di trattamento, richiamati dalla deliberazione della Giunta regionale n. 49/22 sembrano confliggere con la concessione dell'area complessivamente considerata a un unico concessionario, in quanto emergerebbe una condizione di sostanziale monopolio;
- dall'allegato 2 alla deliberazione si evince che l'interno del Golfo di Olbia è stato suddiviso in 6 aree, a ognuna delle quali corrisponde uno specchio acqueo perimetrato;
- nelle stesse aree, nel mare libero e nei corridoi di separazione fra un vivaio di cozze e l'altro, da sempre centinaia di persone, munite di licenza regionale, esercitano l'attività di pesca a rete e non, e tanti altre praticano, nel rispetto del quantitativo di pescato (massimo 5 kg), l'attività di pesca amatoriale e sportiva;
- il Consiglio regionale della Sardegna, in data 18 giugno 2014 ha approvato un ordine del giorno, più precisamente il n. 10, con oggetto "sull'opportunità, ai sensi del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, cosi come modificato dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, di favorire l'accesso delle piccole-medie imprese al sistema degli appalti pubblici";
- tale ordine del giorno, approvato all'unanimità, richiamava la piena applicazione dell'articolo 2 del codice degli appalti, che prevede che le stazioni appaltanti devono, ove possibile ed economicamente conveniente, suddividere gli appalti in lotti funzionali, stabilendo inoltre che nella determina a contrarre le stazioni appaltanti indichino la motivazione circa la mancata suddivisione dell'appalto in lotti e impegnava tra l'altro la Giunta regionale:
1) a favorire l'accesso delle piccole-medie imprese al sistema degli appalti pubblici, ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 2006, così come modificato dalla legge n. 98 del 2013;
2) a inviare apposita comunicazione ai direttori generali degli assessorati della Regione, nonché ai direttori generali di tutte le società, agenzie, aziende ed enti controllati dalla Regione, affinché prendano in considerazione le indicazioni contenute nella legge n. 98 del 2013 per rilanciare l'economia e attribuire la giusta importanza a tutti gli operatori economici, piccoli compresi, e in ogni caso affinché indichino nei futuri bandi le ragioni che hanno determinato la gestione unitaria;
3) a predisporre apposite iniziative informative indirizzate a tutte le stazioni appaltanti operanti nell'Isola nel comparto degli enti locali;
- il sistema degli appalti a lotti funzionali consente di avere un maggiore controllo sul dilagante fenomeno corruttivo, attraverso una maggiore trasparenza sulle compagini sociali e sulle condizioni di lavoro delle imprese che operano localmente;
- in data 24 dicembre 2014, in seguito all'adozione della determinazione n. 26530/2375 del 23 dicembre 2014, è stato pubblicato on line, con scadenza 24 febbraio 2015, l'Avviso pubblico per la concessione demaniale marittima per attività di mitilicoltura nel Golfo di Olbia;
CONSTATATO che:
- la stessa Giunta regionale, con la deliberazione della Giunta regionale n. 49/22 del 9 dicembre 2014, è dell'opinione che le concessioni di aree demaniali devono essere trattate come veri e propri appalti, poiché con la concessione di area demaniale marittima si fornisce un occasione di guadagno a soggetti operanti sul mercato, tale da imporre una procedura competitiva ispirata ai ricordati i principi di trasparenza e non discriminazione;
- le aree interessate al bando sono ad esclusivo utilizzo del socio assegnatario e vincitore, escludendo quindi anche gli appassionati sportivi e hobbisti o operatori di arsellicoltura, anguille, triglie, cefali, orate, sparlotti, saraghetti, spigole, seppie, calamari, ghiozzi ed altri tipi di pescato,
chiede di interrogare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere:
1) se, in considerazione del giro d'affari e del forte interesse economico per la produzione e commercializzazione delle rinomate "Cozze di Olbia", non vi sia il rischio che un intero comparto, una importante risorsa economica del territorio, che fino ad oggi ha garantito occupazione e reddito a centinaia di famiglie, attirando gli appetiti di soggetti nazionali e internazionali, possa essere posta in mano a soggetti economici insensibili ai legittimi interessi dei sardi;
2) se nell'avviso di concessione dell'area del Golfo di Olbia si sia tenuto conto della volontà espressa, in maniera unitaria dal Consiglio regionale della Sardegna, per tutelare i piccoli e medi produttori con la suddivisione in lotti funzionali degli appalti e quindi anche delle concessioni e in caso contrario quali siano i motivi per cui la le indicazioni della massima assemblea legislativa sarda non sono state tenute in debita considerazione;
3) se non ritenga che per garantire la massima trasparenza, concorrenza e partecipazione, non permettere l'instaurarsi di un monopolio di fatto e non incorrere in infrazione della normativa comunitaria, non sia opportuno mettere a bando le concessioni almeno per ognuno degli specchi acquei, impedendo che un unico concessionario concorra all'ottenimento di più appezzamenti di mare;
4) se e come si vogliano garantire le centinaia di persone, munite di licenza regionale, che esercitano l'attività di pesca a rete e non, e le tante altre che praticano, nel rispetto del quantitativo di pescato (massimo 5 kg), l'attività di pesca amatoriale e sportiva all'interno del Golfo di Olbia, e che a volte trovano, in quel mare, sostentamento per le proprie famiglie;
5) se nella determinazione n. 26530/2375 del 23 dicembre 2014 sia stato rispettato il dettato dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 163 del 2006, che prevede che le stazioni appaltanti debbano indicare la motivazione circa la mancata suddivisione dell'appalto in lotti. (251)
Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'annullamento dell'esenzione del bollo per le auto e moto d'epoca.
Il sottoscritto,
PREMESSO che con la legge di stabilità 2015, legge n. 190 del 2014, pubblicata nella Gazzetta ufficiale lo scorso 29 dicembre 2014, è stata annullata l'esenzione della tassa di proprietà sulle automobili e moto d'epoca;
accertato che il provvedimento suddetto all'articolo 44, comma 28, abroga i commi 2 e 3 dell'articolo 63 della legge n. 342 del 2000, determinando che il parco veicolare rappresentato dai veicoli di particolare interesse storico esentato dal pagamento della tassa di proprietà o obbligato al pagamento ridotto, nei 13 anni dell'entrata in vigore del provvedimento di esonero è costituito, al 31 dicembre 2013, da 501.000 veicoli e non già da altre entità; di questi veicoli, peraltro, il 15 per cento è stato demolito poiché non meritevole di conservazione e un altro 10 per cento esentato poiché nel frattempo ha raggiunto i 30 anni e, come tale, non meritevole del beneficio anche se non storico. Ne consegue che i veicoli esentati, in seguito a provvedimento Asi, al 31 dicembre 2013 risultano essere 375.000;
CONSTATATO che, dunque, tale disposizione prevede che dovranno pagare il bollo tutti i veicoli che hanno dai 20 ai 30 anni dalla data di produzione, e non di immatricolazione, che sino a oggi sono stati esentati grazie all'Asi. La nicchia dei veicoli storici rappresenta una vetrina turistica ed economica di immenso valore per il nostro Paese, con una grande fetta di auto e moto storiche anche in Sardegna. Secondo le stime, nell'Isola, sarebbero presenti circa 4000 vetture e motociclette immatricolate dal 1985 in avanti che, dunque, dovranno versare la tassa automobilistica, in aggiunta a quella per l'eventuale circolazione. Si tratta di una stangata illogica e incomprensibile. Un ulteriore mazzata del Governo, dopo i tagli e le sforbiciate, anche a livello regionale, su cultura e sport;
RILEVATO che occorre tenere conto dei risvolti che tale misura determinerebbe sul piano economico generale per il settore legato ai veicoli storici. Si avrebbe, infatti, la perdita di circa 300/325.000 veicoli d'interesse storico-collezionistico con un mancato esborso per le spese di manutenzione di tali mezzi. Una sottrazione che colpirebbe piccoli riparatori, carrozzieri, distributori di benzina, ricambisti, settori già particolarmente colpiti per la diminuzione di lavoro;
VALUTATO che si aggiungerebbero a questo anche i danni provocati al comparto turistico, con raduni di appassionati che verrebbero meno determinando una perdita di circa 12.500.000 euro;
ANNOTATO che nel settore dei veicoli storici sono applicate tariffe assicurative agevolate, considerato il chilometraggio ridotto e il poco rilevante rischio, legato all'uso attento del veicolo. Anche questo privilegio risulta essere annullato. L'applicazione delle tariffe piene ai veicoli ultraventennali, determinerebbe l'antieconomicità di tali contratti e, pertanto, anche la demolizione dei veicoli stessi oppure l'incremento dei veicoli non assicurati;
DATO ATTO che non può essere dimenticato che il veicolo storico è stato beneficiato dal legislatore perché il pregio culturale superava la perdita per l'erario e tale particolare ha favorito la crescita numerica e un forte incremento patrimoniale che ora di punto in bianco viene annullato senza contropartita;
APPURATO che il rischio è di una rottamazione senza precedenti dei veicoli, con il venir meno dei mezzi che andrebbe a danneggiare quanti operano nell'ambito del settore dai meccanici ai restauratori, e di una vendita di tali esemplari storici all'estero; un danno incalcolabile per l'Isola, visto il patrimonio storico e culturale di tale nicchia;
APPRESO che la riscossione del bollo è affidata alle Regioni, non resta che aspettare e verificare come sarà interpretata la norma dalla Giunta regionale della Sardegna;
CONSTATATO che diverse Regioni, ad esempio Emilia Romagna e Veneto, hanno già contestato la norma, altre realtà come Lombardia e Liguria potrebbero schierarsi contro l'applicazione del provvedimento. Si tratta, comunque di enti che hanno istituito un ufficio di riscossione delle tasse automobilistiche regionali, che consente di emendare provvedimenti a livello regionale, anche in contrasto con la legge nazionale;
OSSERVATO che, dunque, c'è la necessità di dotarsi di ufficio di riscossione delle tasse automobilistiche a livello sardo;
SOTTOLINEATO, peraltro, che l'annullamento dell'esenzione per le auto storiche andrebbe ad azzerare una serie di iniziative che si propongono annualmente in occasione di sagre ed eventi culturali, legati anche all'aspetto turistico, con la mancanza di un importante vetrina per le associazioni e i club motoristici della Sardegna;
RIMARCATO che si considera il computo come una grande opportunità per l'indotto che gravita attorno alle associazioni ed ai movimenti che raggruppano centinaia di appassionati. La nuova misura determinerebbe il taglio al personale occupato nelle tante associazioni di settore e la cancellazione di una fetta del patrimonio storico e culturale,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio:
1) per verificare se la Regione, considerata l'importanza del settore anche nell'ottica turistica, ha deciso di opporsi alla decisione del Governo;
2) per conoscere il numero di tali veicoli presenti in Sardegna, che pare assai elevato e se per questo si consideri di istituire un ufficio di riscossione delle tasse automobilistiche regionale;
3) per conoscere se la misura non provochi dei danni sul settore che gravita attorno ai veicoli storici e da collezione, con una perdita ingente che toccherebbe piccoli riparatori, carrozzieri, distributori di benzina e ricambisti;
4) per verificare la possibilità di salvaguardare gli impatti positivi del settore dei veicoli storici (auto e moto d'epoca) tutelando altresì le associazioni di appassionati e il loro personale. (252)
Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito al taglio delle corse ed alla situazione debitoria dell'Azienda regionale sarda trasporti (Arst).
Il sottoscritto,
PREMESSO che con gli ultimi provvedimenti finanziari sono stati tagliate diverse risorse di bilancio all'Arst quantificate dall'Assessorato regionale dei trasporti in euro 20.000.000. Una situazione che ha portato alla soppressione di diverse tratte già coperte dai collegamenti garantiti attraverso i treni, vedi ad esempio l'eliminazione delle corse per Sassari e l'aeroporto di Elmas;
DATO ATTO che gli scorsi giorni è stata inscenata l'ennesima manifestazione di protesta sui continui ritardi nel pagamento degli stipendi da parte delle imprese di pulizia delle strutture e dei pullman che hanno in appalto la gestione dei servizi dell'Arst. Gli operai da mesi non percepiscono gli stipendi;
ACCERTATO che la società Arst Spa - Azienda regionale sarda trasporti - è stata istituita mediante la legge regionale n. 3 del 1970. Tale ente rappresenta la principale azienda di trasporto pubblico in Sardegna, totalmente controllata dall'Amministrazione regionale. L'azienda, con sede principale a Cagliari, conta circa 2500 dipendenti e gestisce la quasi totalità delle autolinee extraurbane dell'Isola, il trasporto urbano su gomma in alcuni comuni, oltre alla rete ferroviaria a scartamento ridotto sarda e alla metrotranvie di Cagliari e di Sassari. Nel 2008, in seguito a diversi disegni, è stato poi definito il progetto per la costituzione di un unico soggetto per la gestione dei trasporti pubblici suburbani ed extraurbani. In tale ottica, l'Arst ha quindi accorpato a sé le ex gestioni governative di FdS e FMS;
RILEVATO che la funzione istituzionale dell'azienda è quella relativa all'impianto ed alla gestione, nell'Isola, dei servizi di trasporto di persone e bagagli. Dunque la società rappresenta la maggior azienda di trasporto pubblico locale in Sardegna e una delle più importanti a livello nazionale; opera in tutta la Sardegna prevalentemente con servizi extraurbani, nonché con servizi urbani nelle città di Alghero, Carbonia, Iglesias, Macomer e Oristano. Nei comuni di Cagliari e Sassari gestisce inoltre due linee di metrotranvia, Metrocagliari e Metrosassari, destinate peraltro ad allargarsi all'interno delle rispettive aree metropolitane. La società opera, tra l'altro, anche nell'ambito ferroviario e nel comparto dei trasporti turistici attraverso il Trenino Verde della Sardegna;
VALUTATO che negli scorsi mesi si è tenuto un summit tra i vertici dell'azienda regionale di trasporto ed i sindacati, da cui sarebbe scaturito fuori un quadro patrimoniale allarmante. Una situazione che desta grande preoccupazione per le prospettive dell'azienda, anche alla luce della cancellazione delle corse che potrebbe provocare un ridimensionamento consistente del personale. Di fatto, ai rappresentanti dei lavoratori sono state confermate, le indiscrezioni, addirittura in peggio, sulla drammatica situazione finanziaria dell'azienda che, in meno di un anno - tra novembre 2013 e settembre 2014 - è passata da un credito vantato nei confronti della Regione di 70 milioni di euro all'attuale di oltre 90 milioni di euro;
ANNOTATO che appare ingiustificato il forte ritardo di non erogazione dei contributi in conto esercizio. Non basta. Sembra assurdo che non vengano assegnate le risorse necessarie per gli investimenti su infrastrutture e materiale rotabile;
ANALIZZATO che, proseguendo in questa direzione, potrebbe essere a forte rischio il pagamento dei fornitori, con il pericolo che non vengano più garantite le manutenzioni dei mezzi e degli impianti dell'azienda. Sembra inoltre in pericolo il pagamento delle retribuzioni al personale;
APPRESO che la cancellazione delle corse verso alcuni centri già coperti da servizio ferroviario e il ritardo nei pagamenti dei lavoratori delle pulizie sembrano connessi alla situazione di grave deficit dell'azienda, vista la mancanza di risorse trasferite dalla Regione;
CONSTATATO che il servizio dei trasporti - così come i comparti sanità e istruzione - dovrebbe vedere priorità nella garanzia dei flussi economici;
OSSERVATO che vanno presi i necessari provvedimenti in grado di salvaguardare e favorire l'efficacia e l'efficienza del trasporto pubblico in Sardegna, con collegamenti adeguati in tutti i territori dell'Isola, assicurando così un servizio efficiente a studenti, lavoratori pendolari e turisti;
SOTTOLINEATO peraltro che l'attuale sistema dei trasporti non è in grado di togliere dall'isolamento molti centri isolani, forniti di un servizio di collegamento inadeguato, con gli utenti che richiedono insistentemente il potenziamento dei trasporti anche verso le altre zone della Sardegna, con particolare attenzione verso Cagliari dove sono distribuiti gran parte dei servizi essenziali dell'Isola;
RIMARCATO che si considera il settore dei trasporti come un ulteriore presupposto per favorire il decollo di una moderna industria turistica, visto che numerosi vacanzieri che arrivano in Sardegna utilizzano i mezzi pubblici senza però trovare un'adeguata copertura dei territori, privi in gran parte dei collegamenti necessari,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti:
1) per sapere in base a quali criteri e/o parametri si è deciso di sopprimere diverse corse dei mezzi dell'Arst;
2) per conoscere il motivo dei ritardi nei pagamenti verso il personale addetto alla pulizia delle strutture dell'ente e dei pullman;
3) per comprendere la situazione finanziaria e patrimoniale dell'Arst anche in seguito alle sforbiciate da parte della Regione;
4) per verificare la possibilità di salvaguardare i posti di lavoro e garantire gli stipendi ai dipendenti dell'azienda, assicurando così un ruolo di primo piano al personale;
5) per esaminare la possibilità di un incremento delle corse verso i centri dell'area vasta di Cagliari e un efficiente collegamento dei mezzi con le località turistiche più gettonate dall'esercito dei vacanzieri. (253)
Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'attività di pesca e sui rigidi controlli sugli operatori in Sardegna.
Il sottoscritto,
PREMESSO che, gli scorsi giorni, nel mercato ittico di viale La Playa, ci sono stati diversi controlli delle forze dell'ordine con il monitoraggio della Guardia di finanza e della Capitaneria di Porto, finalizzati al controllo della pesca abusiva del tonno e dei prodotti ittici rinvenuti. Nell'operazione sono state sequestrate diverse cassette di merce pescate illegalmente, con sanzioni salate agli operatori del settore ittico;
ACCERTATO che una serie di controlli delle forze dell'ordine sono stati, altresì, effettuati nel lungomare di Cagliari per evitare la pesca illegale dei ricci. Una serie di verifiche è stata svolta anche in altri territori dell'Isola;
RILEVATO che i controlli sono sfociati in una protesta generalizzata degli operatori del mercato di viale La Playa, con i commercianti che sono usciti dalla struttura abbandonando sul posto i pesci e fermandosi nella strada;
VALUTATO che il malcontento diffuso è stato accentuato dalle norme europee relative alla meticolosa e dettagliata etichettatura che il pescato deve riportare. I pescatori hanno auspicato una maggiore elasticità e un incontro urgente con le istituzioni per affrontare la questione;
ANNOTATO che le verifiche si sono incentrate sull'etichettatura della merce, sulla qualità e il rispetto delle norme sanitarie dei prodotti venduti;
DATO ATTO che gli operatori presenti nel mercato si sono ribellati anche per i troppi balzelli e le esorbitanti tasse per mandare avanti la loro attività all'interno dell'impianto e poter esercitare la pesca secondo le modalità previste e, soprattutto, c'è stata la protesta per la crisi economica che sta attanagliando il settore, costretto a sopravvivere tra mille difficoltà;
APPRESO che, visto il grave momento di difficoltà attraversato dal settore ittico in Sardegna, occorre un adeguamento urgente della normativa regionale in materia di pesca, con l'obiettivo di favorire l'elasticità nell'attività di pesca e tutelare così la specificità della nostra Isola, anche contro le rigidità dell'Unione europea, vista anche la conformazione territoriale della Sardegna. Una particolare attenzione va riservata, altresì, alla pesca dei ricci e del tonno, che vantano una loro storia anche in merito alle particolarità di alcune zone dell'Isola;
CONSTATATO che appare opportuno che la Regione possa rivedere con degli aggiustamenti il piano regionale per pesca ed acquacoltura, con la previsione e l'aggiornamento dei distretti per la pesca, aiuti agli investimenti e un fondo di solidarietà in caso di eventi eccezionali per venire incontro agli operatori del comparto;
OSSERVATO che, dunque, è necessario prevedere lo sviluppo sostenibile delle risorse marine e la tutela delle biodiversità delle acque isolane, con una forte attenzione anche alle opportunità occupazionali che possano arrivare dal comparto che, sebbene in forte sofferenza, potrebbe garantire un futuro per tanti giovani attualmente senza occupazione, attraverso l'associazionismo tra le imprese del settore;
SOTTOLINEATO, peraltro, che l'adeguamento della normativa regionale in materia di pesca dovrebbe contenere anche la tutela dei consumatori grazie alla valorizzazione della qualità del pescato, assicurata dalla professionalità e dal continuo aggiornamento degli operatori del settore;
RIMARCATO che dovrebbe essere riconosciuta, in modo opportuno, la rilevanza dell'imprenditore ittico, con una diversificazione delle attività, con le iniziative di pesca turismo e ittioturismo, con l'incremento della qualità dei prodotti e degli allevamenti ittici. A tal proposito occorre prevedere dei sostegni finanziari adeguati per l'ammodernamento dei pescherecci e delle attrezzature di pesca o per la commercializzazione del pescato,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale:
1) per esaminare, mediante un tavolo di confronto con gli operatori del settore e le forze dell'ordine, Capitaneria di Porto, Guardia di finanza ecc., la possibilità che vengano evitati nuovi controlli sull'effettivo rispetto delle normative europee sull'etichettatura, visto che appaiono troppo rigide per tantissimi operatori isolani;
2) per conoscere se i controlli nei confronti degli operatori del settore ittico possano essere scongiurati mediante norme più elastiche da parte della Regione, considerata la specificità di alcuni distretti;
3) per valutare la possibilità di un riconoscimento finanziario adeguato alle imprese che operano nel comparto ittico, con finanziamenti per l'adeguamento dei dispositivi per la pesca;
4) per conoscere i dati relativi alla pesca in Sardegna e ai commercianti dei prodotti ittici che operano nelle diverse zone dell'Isola;
5) per verificare la possibilità di salvaguardare gli impatti positivi del settore mediante norme che tutelino gli operatori del settore ittico e la specificità della Sardegna. (254)
Interrogazione Pittalis - Tedde - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, in relazione all'intervento economico denominato "Bonus famiglia" deliberato dalla Giunta regionale a favore delle famiglie numerose per l'annualità 2014.
I sottoscritti,
PREMESSO che con atto n. 48/26 del 2 dicembre 2014 la Giunta regionale ha deliberato di erogare per l'anno 2014 l'intervento economico denominato "Bonus famiglia" a favore dei nuclei familiari con 5 o più figli a carico, residenti nel territorio regionale, a condizione che questi ultimi abbiano un età compresa tra zero e venticinque anni e che il nucleo familiare dichiari un reddito ISEE non superiore a euro 30.000;
PREMESSO altresì che in precedenza, ovvero nel triennio 2010-2013, la Regione ha assicurato un bonus famiglia annuale, del valore compreso tra i 1.000 e 5.000 euro;
ACCERTATO che al verificarsi di tali condizioni è riconosciuto un contributo economico pari a euro 375 per 5 figli a carico; euro 500 per 6 figli a carico; euro 750 per 7, euro 1.250 per 8 e più figli a carico;
RILEVATA l'esiguità delle risorse pari a euro 270.000 destinate alla realizzazione del programma "Bonus famiglia" che consentirà di riconoscere un modesto contributo economico alle famiglie con non meno di 5 figli ovvero di sostenere circa seicento famiglie sarde: 400 composte da 5 figli, 130 da 6, 40 da 7 e 40 di 8 e più figli;
RILEVATO, altresì, che la risorsa destinata a tale importante sostegno economico-sociale è stato inspiegabilmente e drasticamente ridotta dai 3.000.000 del 2013 a 270.000 del 2014 e che per tale ragione il numero di famiglie aiutate passerà da 2.767 del 2013 a 600 nel 2014, con incremento del numero minimo di figli a partire dal quale si ha diritto al sostegno passato da 4 figli nel 2013 a 5 nel 2014;
CONSIDERATO che:
- secondo l'assessore competente la riduzione dei fondi è dovuta "alla necessità di riqualificare la spesa, unita alle poche risorse a disposizione per le tante emergenze che l'assessorato deve affrontare"; peraltro lo stesso assessore avrebbe aggiunto: "Dal prossimo anno, saremo in grado di riallargare le maglie di accesso ai bonus famiglia: scomparsi i vincoli alla spesa dati dal Patto di stabilità, potremo ripristinare i fondi destinati alle famiglie con più di quattro figli, escluse dalla delibera approvata il 2 dicembre";
- secondo un'indagine dell'Osservatorio dell'Associazione famiglie numerose un figlio costerebbe 9.000 euro l'anno e il contributo economico deliberato dalla Regione è pari a 375 euro l'anno per i nuclei familiari con non meno di 5 figli;
PRESO ATTO:
- della irrisorietà e della inadeguatezza della misura deliberata dalla Giunta regionale che denota un deficit di sensibilità verso una problematica sociale particolarmente sentita, specie in un territorio come quello sardo in cui la disoccupazione e la povertà hanno raggiunto livelli allarmanti;
- altresì, dell'incomprensibile riduzione delle risorse destinate al sostegno alle famiglie numerose che per la misura raggiunta rappresenta un atto lontano dalle esigenze della comunità isolana ed in controtendenza rispetto alle politiche di sostegno e di incentivo alla proliferazione adottate dalle precedenti amministrazioni, in una Regione in cui il saldo demografico è costantemente negativo;
CONSIDERATO che le rassicurazioni di prammatica fatte dall'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale non sono sufficienti a tranquillizzare le 2.517 famiglie con 4 figli che nel 2013 hanno beneficiato del contributo deliberato dalla Giunta Cappellacci e che oggi si vedono escluse,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione per conoscere:
1) quali siano le azioni che l'Amministrazione regionale intende porre in essere al fine d'integrare le risorse destinate alla erogazione del contributo economico previsto dal programma "Bonus famiglia", previste con deliberazione n. 48/26 del 2 dicembre 2014;
2) quali siano le ulteriori iniziative che la Giunta regionale intenda intraprendere per sostenere le famiglie sarde numerose. (255)
Interrogazione Ledda - Arbau - Azara - Perra, con richiesta di risposta scritta, sull'impossibilità di procedere alla presentazione delle domande per il bando OSS conseguenti alla richiesta della certificazione ISEE 2015.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- la pubblicazione dei tanto attesi bandi per operatore socio sanitario (OSS), rischia di bruciare, già nella fase di presentazione delle domande, le speranze e le aspettative di lavoro per migliaia di giovani e meno giovani;
- tra i requisiti richiesti infatti figura la dichiarazione "del reddito certificato ai fini ISEE 2015";
CONSIDERATO che:
- le nuove regole in vigore da 1° gennaio per ottenere l'ISEE, l'indicatore della situazione economica equivalente, prevedono che la certificazione reddituale sia il risultato degli incroci dei dati dell'Agenzia delle entrate, come il reddito complessivo ai fini Irpef, dell'INPS, come trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari erogati dall'istituto previdenziale e degli istituti di credito per i dati relativi ai conti correnti bancari; la procedura risulta molto più complessa e richiede tempi molto più lunghi rispetto alla precedente per cui i CAF hanno richiesto all'INPS un aumento di onorario stimato in 3 o 4 euro a pratica, per la compilazione della dichiarazione sostitutiva unica (DSU), in base alla quale viene calcolato l'ISEE;
- la nuova convenzione con l'INPS, che riguarda 6 milioni di richiedenti, passerebbe dal costo di 70 milioni del 2014, a 100 milioni di euro nel 2015;
- a tutt'oggi l'accordo non è stato raggiunto per cui i CAF, in assenza della convenzione con l'INPS non possono procedere alla compilazione dell'ISEE 2015;
EVIDENZIATO che risulta impossibile per migliaia di sardi che aspirano a partecipare al bando OSS, procedere alla presentazione dell'ISEE 2015 nel termine di scadenza delle domande,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere:
1) se sia a conoscenza dell'improcedibilità alla presentazione delle domande relative ai corsi OSS, data la perdurante impossibilità per gli aspiranti corsisti ad acquisire il dato relativo al reddito ISEE 2015;
2) quali immediate iniziative intenda assumere al fine di consentire il regolare ed equo svolgimento del bando OSS, evitando che tantissimi cittadini in attesa di occupazione vedano infrangersi su un nuovo ostacolo, frapposto dalla burocrazia, le aspettative e le speranze di conquistare un posto di lavoro. (256)
Interrogazione Unali, con richiesta di risposta scritta, sul risanamento dei debiti della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- la Fondazione San Giovanni Battista, nata a Ploaghe oltre vent'anni fa, è un'importante Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza (IPAB), convenzionata con il sistema sanitario nazionale, che offre sia al paese che ai centri urbani limitrofi un'ampia gamma di servizi in differenti aree di intervento (riabilitazione, residenza sanitaria assistenziale, comunità terapeutica psichiatrica e casa protetta);
- l'articolo 44 della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23 "Sistema integrato dei servizi alla persona. abrogazione della legge regionale n. 4 del 1988 (Riordino delle funzioni socio-assistenziali)", prevede la trasformazione delle IPAB in aziende pubbliche di servizi alla persona o in enti morali di diritto privato, al fine di garantire l'obiettivo di una efficace ed efficiente gestione, assicurando autonomia statutaria, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica, compatibile con il mantenimento dei vincoli posti dalle tavole di fondazione e dagli statuti;
- nel 2012 la Regione, tenuto conto della grave situazione debitoria in cui verteva la fondazione, ha destinato 25 milioni di euro a favore di quest'ultima e per la sua successiva trasformazione in ASP;
CONSIDERATO che:
- la struttura accoglie circa quattrocento utenti, affetti da gravi patologie neurologiche, che vengono assistiti quotidianamente da numerosi professionisti;
- grazie alla professionalità dei lavoratori ed al loro impegno, l'IPAB può vantare eccellenti prestazioni socio-sanitarie;
PRESO ATTO che:
- nella relazione, stilata dall'attuale commissario straordinario, relativa alla situazione economico-finanziaria dell'ente è stato evidenziato che le attività svolte consentono ricavi della produzione pari ad euro 7.320.605 mentre i costi della produzione ammontano ad euro 9.011.226, con una differenza tra ricavi e costi di euro -1.690.621 e una perdita di bilancio riferita al 2013 di euro 2.686.970;
- la situazione gestionale della fondazione è ormai giunta alla paralisi, che si riflette inevitabilmente sui dipendenti dell'ente, creditori verso questo di diverse mensilità.
- anche le ditte esterne, come le cooperative che lavorano per l'ente, si sono viste negare il pagamento delle fatture;
- tuttora l'IPAB non è stata trasformata in ASP, come previsto dalla legge regionale n. 23 del 2005,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se non ritengano di dover intervenire urgentemente per risanare la situazione debitoria della Fondazione San Giovanni Battista permettendo ai lavoratori di ricevere le dovute retribuzioni e consentendo agli utenti di continuare ad usufruire dei servizi che l'ente ha sinora garantito. (257)
Interrogazione Unali, con richiesta di risposta scritta, sulla soppressione della linea ferroviaria Sassari-Nulvi.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- è stata recentemente appresa la notizia dell'imminente soppressione della linea ferroviaria Sassari - Nulvi, unico tratto residuo della celebre tratta Sassari - Tempio - Palau;
- il trasporto è stato per oltre ottant'anni un importante mezzo pubblico per centinaia di studenti e di lavoratori pendolari che viaggiano dal paese al capoluogo sassarese;
- la tratta, attraversata in alcuni mesi dell'anno dal Trenino verde della Sardegna, rappresenta un'affascinante realtà turistica sia per le sue bellezze turistiche che per l'inestimabile patrimonio archeologico;
CONSIDERATO che:
- dal 31 gennaio 2015 i lavoratori e gli studenti saranno costretti a raggiungere il capoluogo sassarese, viaggiando con mezzi gommati su strade vetuste ed anacronistiche;
- i lavori della strada dell'Anglona, che una volta finita consentirà di raggiungere Sassari in tempi minori rispetto a quelli attuali, non sono ancora giunti a conclusione;
- a causa dei tagli, inflitti dalla finanziaria regionale al Trenino verde della Sardegna, non potranno più essere garantite le corse a calendario della tratta turistica che avevano permesso di accogliere numerosi visitatori;
EVIDENZIATO che:
- la scomparsa delle attuali quattro corse sulla Sassari - Nulvi sarebbe causa di un ulteriore invecchiamento della linea, determinandone il definitivo abbandono e impedendo il passaggio dei treni verso la Gallura;
- con questi presupposti si prospetta la fine della tratta che avrà, perciò, anche enormi difficoltà a funzionare come linea turistica,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti per sapere se non intendano:
1) posticipare la soppressione della tratta ferroviaria Nulvi - Sassari almeno sino al completamento dei lavori della strada dell'Anglona, al fine di consentire ai pendolari di raggiungere più velocemente il capoluogo sassarese;
2) intraprendere azioni che permettano alla tratta di continuare a funzionare come linea turistica. (258)
Interrogazione Carta, con richiesta di risposta scritta, sullo stato dei lavori della diga di Cumbidanovu in agro del Comune di Orgosolo.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- la diga di Cumbidanovu ubicata sul corso principale dell'alto Cedrino in agro del Comune di Orgosolo, rappresenta per il sistema idrico multisettoriale regionale un'infrastruttura importante che consentirà l'accumulo di un volume totale di invaso pari a 13,32 milioni di mc ed un volume di regolazione pari a 10,59 milioni di mc, tale da consentire l'irrigazione di circa 2810 ettari di terreno in agro di Orgosolo, Oliena, Nuoro, Orune, Lula e Dorgali, oltre alla derivazione di 50 litri al secondo a servizio della zona industriale di Oliena;
- i comuni su ricordati attendono la conclusione di quest'opera sulla quale fanno affidamento per l'irrigazione di vaste aree di territorio a destinazione agricola fondamentale per lo sviluppo di queste aree in un settore, quello agricolo appunto, definito strategico in ogni intervento della Giunta regionale;
- l'opera è stata avviata nel 1989 e dopo ben 27 anni ancora non è conclusa e i lavori sono attualmente bloccati;
- l'ultima causa del fermo lavori è addebitata ad un contenzioso insorto fra la stazione appaltante, il Consorzio di bonifica della Sardegna centrale, e la società affidataria Itinera Spa;
- a causa del fermo lavori gli operai in forza rischiano di perdere il loro posto di lavoro;
- in un convegno dibattito sulla diga di Cumbidanovu tenutosi a Orgosolo il 19 gennaio 2015, sono intervenuti fra gli altri anche il Consorzio di bonifica della Sardegna centrale (stazione appaltante) e la società Itinera Spa (affidataria dei lavori) i quali hanno dichiarato la volontà di procedere ad un confronto per la definizione del contenzioso sottolineando che nessuno intende arroccarsi in posizioni meno che ragionevoli e che possano condurre alla soluzione con una pronta ripresa dei lavori;
- tale volontà appare importante e da accogliere con favore nonché da utilizzare con un immediata convocazione delle parti e pervenire all'accordo e alla ripresa dei lavori,
chiede di interrogare l'Assessore regionale dei lavori pubblici:
1) per conoscere se l'Esecutivo abbia contezza di quanto più su esposto;
2) per conoscere la natura del contenzioso in essere fra la stazione appaltante e la società affidataria;
3) per conoscere quali interventi abbia posto in essere per superare questa situazione e procedere con il riavvio dei lavori e scongiurare il licenziamento degli operai;
4) per sapere se ritenga di dover convocare e nel caso quando, le parti in causa per approfittare della loro volontà, come dichiarata nel ricordato convegno di Orgosolo, di chiudere il contenzioso. (259)
Interrogazione Meloni, con richiesta di risposta scritta, sull'effettiva necessità dello svuotamento degli invasi e laghetti collinari in capo all'Ente foreste e sulle ripercussioni sulla campagna antincendi e sul benessere della fauna selvatica.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- la legge regionale n. 12 del 2007 (Norme in materia di progettazione, costruzione, esercizio e vigilanza degli sbarramenti di ritenuta e dei relativi bacini di accumulo di competenza della Regione Sardegna) pone in capo ai proprietari e/o gestori dei serbatoi alcune attività finalizzate a consentire alla Regione il riordino della materia e la verifica della sicurezza dei bacini medesimi;
- l'Ente foreste ha rilevato nelle aree da esso gestite la presenza di oltre 40 serbatoi e, per gran parte di questi, (circa 30) sono state avviate le procedure previste dalla citata legge regionale n. 12 del 2007 per la prosecuzione dell'esercizio;
- a seguito dei sopralluoghi congiunti con i tecnici della Regione sono state rilevate numerose criticità per superare le quali gli uffici regionali competenti hanno imposto diverse prescrizioni;
- l'adeguamento alle prescrizioni suddette comporta tuttavia un onere finanziario al momento non sostenibile dell'Ente foreste e, pertanto, per una parte degli invasi verificati, è stato proposto l'immediato svaso;
- alla luce di quanto esposto, attese le informazioni in possesso dello scrivente, nonché le recenti notizie apparse sulla stampa, relativamente al presunto o imminente svuotamento di alcuni serbatoi siti nel territorio della Provincia di Olbia-Tempio,
chiede di interrogare l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per conoscere se:
1) dette notizie siano fondate e, nel caso, quali siano le azioni che la Giunta e/o l'Assessore intendano intraprendere al fine di evitare gli svasi, mettere in sicurezza i bacini e consentire all'Ente foreste la prosecuzione dell'esercizio, posto che detti invasi, ormai parte dell'ecosistema, svolgono una funzione importantissima sia per la sopravvivenza della fauna selvatica e soprattutto per il controllo degli incendi durante la stagione estiva, essendo peraltro previsti dal Piano regionale antincendi, quali punti di attingimento agevolmente raggiungibili dagli elicotteri in servizio;
2) non sia opportuno, in sede di discussione della proposta di legge finanziaria, prevedere appositi stanziamenti, finalizzati alla messa in sicurezza degli invasi con le caratteristiche sopradescritte, che mettano l'Ente in condizione di poterne proseguire la gestione preservandone la stabilità e la funzione. (260)
Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, sulla soppressione dal 1° febbraio 2015 della tratta ferroviaria TPL Sassari - Nulvi e sulla sorte del progetto di riqualificazione della medesima linea per la quale è stato stanziato un finanziamento di 5 milioni euro che rischia di andare perduto.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- risulta che dal prossimo 1° febbraio sarà soppressa la storica tratta ferroviaria TPL Sassari - Nulvi, che in 80 anni ha contribuito allo sviluppo economico e sociale del territorio dell'Anglona;
- altresì, a tutt'oggi la tratta TPL tra Sassari e Nulvi, lunga 35 Km, offre un servizio che soddisfa giornalmente la richiesta di mobilità di quasi tutta l'utenza scolastica nulvese e di numerosi lavoratori, con oltre 90 abbonamenti e, specie nei periodi di alta stagione, la linea ferroviaria in questione fa registrare un notevole traffico di turisti e visitatori per la suggestività dei panorami e dei paesaggi che dal treno si possono scorgere;
CONSIDERATO che nel 2011 l'Arst aveva predisposto un progetto di riqualificazione della linea Sassari -Nulvi che completava il processo di standardizzazione delle linee facenti parte della rete Arst di trasporto pubblico locale, uniformando l'armamento impiegato e le caratteristiche geometriche e prestazionali a quello di tutte le linee TPL, così com'era stato realizzato su tutte le altre linee TPL (Sassari - Sorso, Sassari - Alghero, Macomer - Nuoro e Cagliari - Isili);
RILEVATO che per tali ragioni l'Arst aveva investito circa 5 milioni di euro per acquistare 70.000 metri di rotaie che ad oggi risultano giacere presso i magazzini di deposito dell'azienda, pronte per essere installate e che, invece, rischiano di diventare inutilizzabili;
OSSERVATO che il progetto di riqualificazione predisposto dall'Arst prevedeva il rinnovo del binario ed il risanamento totale della massicciata finalizzato alla riqualificazione del servizio di trasporto pubblico locale in esercizio sulla linea Sassari - Nulvi, facente parte della ferrovia Sassari - Tempio - Palau, gestita dall'Arst attraverso l'adozione dell'armamento con rotaie 36 UNI, su traverse biblocco sull'intera estensione delle linee TPL;
PRESO ATTO che con il progetto Arst si prefiggeva di raggiungere i seguenti obiettivi:
- migliorare i principali parametri prestazionali (velocità di fiancata, peso assiale e qualità del trasporto);
- elevare gli standard di sicurezza;
- predisporre la linea per successivi interventi tecnologici e per il transito di rotabili di nuova fornitura;
- garantire requisiti di durabilità e stabilità dei binari per l'ottimizzazione degli interventi manutentivi;
- garantire la percorribilità ferroviaria ai treni della linea "Trenino verde";
PRESO ATTO, altresì, che il costo totale dell'investimento era stato quantificato in circa 13 milioni di euro con una durata lavorativa di 365 giorni e che l'intervento era stato dichiarato immediatamente cantierabile, trattandosi di lavori di rinnovo su sede propria Arst per i quali non necessitano particolari permessi;
VALUTATO che quanto appena rappresentato è sufficiente a dimostrare che l'Arst riteneva ancora utile e strategicamente importante la tratta ferroviaria TPL Sassari - Nulvi, e che oggi non è dato comprendere quali siano le ragioni che abbiano indotto l'azienda a "fare marcia indietro" ed a rilasciare il proprio parere favorevole all'Assessorato regionale dei trasporti affinché si proceda alla soppressione della tratta;
RILEVATO che risulta difficile ritenere che non vi siano le risorse per la realizzazione di un progetto che, oltre a soddisfare la richiesta di mobilità, determinerebbe anche indubbie ed immediate ricadute benefiche in termini economici ed occupazionali sul territorio, non solo nel breve periodo, ma anche nel lungo termine, garantendo nel tempo la funzionalità della tratta anche per il passaggio del Trenino verde,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione per conoscere:
1) quali siano le reali motivazioni che hanno indotto l'Assessorato regionale dei trasporti e l'Arst a decidere la soppressione della storica tratta ferroviaria TPL Sassari - Nulvi a fronte delle risorse già investite e del progetto predisposto nel 2011 per riqualificarla;
2) quali siano gli sforzi e le azioni che l'Amministrazione regionale ha compiuto o tentato di compiere al fine di mantenere la tratta TPL Sassari - Nulvi, proseguendo nel processo di riqualificazione iniziato ed inspiegabilmente interrotto;
3) se non ritenga di attivarsi affinché l'improvvido provvedimento di soppressione della storica tratta venga ritirato. (261)
Interpellanza Zedda Alessandra - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Tedde - Locci - Fasolino - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis sul Teatro lirico.
I sottoscritti,
PRESO ATTO che:
- la Regione è socia della Fondazione Teatro lirico di Cagliari unitamente al Comune di Cagliari e al Ministero dei beni e delle attività culturali;
- il teatro di Cagliari è uno dei 14 teatri dello Stato inquadrato come Fondazione lirico sinfonica che ha il compito di promuovere la cultura musicale al massimo livello in primis l'opera lirica, poi i concerti di musica sinfonica, quindi il balletto classico e infine la musica camerale, il Teatro è anche un luogo di produzione di allestimenti scenici;
- la stagione 2014 è stata molto positiva sia sotto il profilo artistico che dal punto di vista dei risultati ottenuti al botteghino, portando ad un risanamento del teatro e della sua immagine;
CONSIDERATO che:
- oggi il teatro è bloccato nelle sue attività artistiche e gestionali in genere, unico tra tutte le fondazioni a non aver rinominato il sovrintendente in carica;
- è opportuno ricordare che la legge n. 112 del 2013 e il vigente statuto della Fondazione riconoscono quale unico organo di gestione il sovrintendente e ad esso demandano, sulla base di indirizzi di gestione economica e finanziaria del CDI, la predisposizione della programmazione artistica;
- si apprende dalla stampa che il CDI del Teatro lirico, riunitosi venerdì 16 gennaio 2014 ha approvato un bilancio previsionale 2015 con relativa stagione per complessivi 19 milioni di euro;
- tale cifra rappresenta un taglio di oltre 4 milioni rispetto al valore della produzione del 2014, riportando le lancette dell'orologio alla modestissima stagione del 2011;
- ciò quasi certamente procurerà una diminuzione della produzione e del relativo finanziamento ministeriale in quanto i contributi di derivazione MIBACT sono legati - ai sensid ella legge 7 ottobre 2013, n. 112 - alla qualità e alla quantità della produzione;
- in merito all'avviso pubblico per ricoprire il ruolo di sovrintendente, preoccupano il limitato lasso temporale (una settimana) per la presentazione delle domande, il fatto che non sia vincolante essere inseriti nell'elenco citato dal bando ed inoltre che tale bando sia poco chiaro in ordine al soggetto che di fatto nominerà il sovrintendente (in quanto sarà il MIBACT a nominare il sovrintendente e non il CDI come sembrerebbe dallo stesso bando);
RITENUTO che:
- tutto ciò sta creando un danno di immagine al teatro che si traduce nel mancato rinnovo degli abbonamenti che nella stagione passata avevano avuto un notevole incremento;
- questa situazione penalizzante finanziariamente per il teatro non consente allo stesso di potersi avvalere di figure altamente professionali, non potendo garantire il rinnovo dei contratti e o la stipulazione di nuovi,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione, la Giunta regionale e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per conoscere:
1) se siano a conoscenza della situazione di criticità sia amministrativa che della produzione del Teatro lirico, di cui alla premessa, come denunciato più volte dai lavoratori e dai rispettivi sindacati;
2) quali siano gli indirizzi che la Regione ha dato al proprio rappresentante, per quanto di propria competenza, sia in ordine alla stagione approvata dal CDI in data 16 gennaio 2015, che per la gestione amministrativo-finanziaria;
3) chi abbia proposto la stessa stagione lirico sinfonica, considerata l'assenza del sovrintendente, in quanto la legge n. 112 del 2013 e il vigente statuto della fondazione riconoscono quale unico organo di gestione il sovrintendente e ad esso demandano, sulla base di indirizzi di gestione economica e finanziaria del CDI;
4) se sarà reintegrata in bilancio la posta del contributo al Teatro lirico per l'annualità 2015 pari ad euro 750.000, così da ripristinare il contributo regionale dell'annualità precedente, pari a euro 6.500.000. (97)
Interpellanza Cherchi Oscar - Pittalis - Cappellacci - Peru - Tocco - Zedda Alessandra - Fasolino - Locci - Randazzo - Tedde - Tunis sui criteri restrittivi inseriti nel bando per gli assegni di merito per gli studenti universitari sardi.
I sottoscritti,
PREMESSO che la legge regionale 5 marzo 2008, n. 3, per mezzo dell'articolo 4, comma 1, lettera b), ha istituito gli assegni di merito, al fine di rendere efficace il diritto allo studio dei capaci e meritevoli a raggiungere i gradi più alti degli studi.
TENUTO CONTO che:
- gli assegni di merito sono istituiti per investire nella crescita del capitale umano, in quanto risorsa fondamentale per uno sviluppo duraturo e sostenibile e per superare le carenze delle competenze in materie tecnico-scientifiche;
- negli anni, gli stessi, sono sempre stati destinati a tutti gli studenti residenti in Sardegna da almeno cinque anni al 31 dicembre 2013 o figli di genitori residenti in Sardegna da almeno cinque anni alla medesima data, iscritti presso atenei con sede nel territorio regionale e nazionale, con la sola precedenza nelle graduatorie, di quegli studenti iscritti a corsi di laurea di area scientifica ovvero:
- Agraria
- Architettura
- Biotecnologie
- Farmacia
- Informatica
- Ingegneria
- Medicina e chirurgia
- Medicina veterinaria
- Scienze della Vita e dell'ambiente
- Scienze della terra
- Scienze matematiche fisiche e naturali
- Scienze motorie
- Scienze statistiche;
CONSIDERATO che:
- il bando concernente l'attribuzione degli assegni di merito per l'anno 2014, pubblicato in seguito alla determinazione n. 577, prot. 15842 del 29 dicembre 2014, esclude la possibilità per tutti gli studenti di poter richiedere gli assegni di merito in quanto riservato esclusivamente agli studenti iscritti ai corsi di laurea di area scientifica;
- nell'articolo 2 del suddetto bando, per coloro che intendano fare domanda, è stato inserito per la prima volta un limite massimo di ISEE di 35.000 euro, snaturando le finalità dello strumento che sono, appunto, quelle di incentivare studenti capaci e meritevoli non quello di garantire il diritto allo studio (per il quale gli ERSU erogano già borse di studio),
chiedono di interpellare l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere se:
1) non ritenga discriminatorie e selettive le clausole introdotte per la prima volta nel bando per gli assegni di merito;
2) intenda revisionare il suddetto bando eliminando e modificando i sopracitati parametri, in quanto contrastano con le disposizioni istitutive degli assegni di merito. (98)
Interpellanza Pinna Giuseppino sul drammatico susseguirsi di incidenti avvenuti nel tratto della SS n. 131 di "Scala di Giocca".
Il sottoscritto,
APPRESO che, in poco più di dieci giorni, sono avvenuti diversi incidenti nel tratto della SS n. 131 denominato "Scala di Giocca"; esattamente nella semicurva antecedente l'ex cementificio in direzione di Sassari;
PRESO ATTO che anche nel recente passato tale tratto della SS n. 131 è diventato teatro di gravi incidenti, diventando uno dei più pericolosi dell'intera quattro corsie che collega Cagliari e Sassari;
RITENUTO che una così alta frequenza di incidenti non può essere imputata esclusivamente all'alta velocità, bensì allo stato del manto stradale e alla particolare pendenza e inclinazione della curva,
chiede di interpellare l'Assessore dei lavori pubblici al fine di conoscere se non ritenga opportuno intraprendere delle iniziative per scongiurare le tragiche conseguenze causate dal precario stato di sicurezza della SS n. 131 nel tratto denominato "Scala di Giocca", risolvendo definitivamente le cause di così gravi incidenti. (99)
Interpellanza Forma sulla corretta interpretazione della "decisione di esecuzione della Commissione del 9 ottobre 2014 recante misure di protezione contro la peste suina africana in taluni Stati membri e che abroga la decisione di esecuzione 2014/178/UE della Commissione (2014/709/UE)" relativamente alla possibilità di movimentazione di taluni sottoprodotti di origine suina destinati allo smaltimento.
La sottoscritta,
PREMESSO che:
- la Sardegna è l'unica regione italiana dove è presente la peste suina africana;
- nel territorio regionale sono in attività numerosi stabilimenti di trasformazione per la produzione di alimenti a base di carni suine e che la loro attività genera una quantità importante di sottoprodotti che devono essere gestiti secondo i criteri stabiliti dalla normativa di settore;
- la Commissione europea il 9 ottobre 2014 ha emanato la decisione n. 2014/709/UE con la quale introduce nuove misure di protezione contro la peste suina africana rinnovando, fra l'altro, i criteri relativi alla movimentazione dei prodotti a base di carni suine e dei sottoprodotti residuo delle lavorazioni di tale filiera produttiva;
APPRESO che numerosi operatori del settore lamentano che le disposizioni introdotte dalla decisione sopra citata non appaiono di immediata e chiara comprensione circa i vincoli posti alla spedizione delle partite dei prodotti e dei sottoprodotti al di fuori dei confini regionali;
CONSIDERATO che:
- il sistema regionale di smaltimento dei sottoprodotti di origine animale rappresenta un elemento di forte criticità nella filiera della lavorazione delle carni a causa del monopolio che impone agli operatori tariffe non calmierate dalla concorrenza e, quindi, superiori a quelle medie corrisposte nel resto del territorio nazionale;
- risulta pertanto di vitale importanza per la vita delle imprese della trasformazione delle carni suine della Sardegna il chiarimento di ogni dubbio interpretativo sulla decisione 2014/709/UE al fine di definire o meno la possibilità di spedire le partite di carni suine al di fuori del territorio regionale in modo da aprire il mercato ad altri operatori del settore dello smaltimento,
chiede di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se intendano richiedere l'interpretazione autentica della "decisione di esecuzione della Commissione del 9 ottobre 2014 recante misure di protezione contro la peste suina africana in taluni Stati membri e che abroga la decisione di esecuzione 2014/178/UE della Commissione (2014/709/UE)" nella parte relativa ai divieti introdotti per la spedizione di sottoprodotti di origine suina provenienti da animali di origine regionale ed extraregionale. (100)
Interpellanza Pinna Giuseppino - Rubiu sul drammatico susseguirsi di incidenti avvenuti nel tratto della SS n. 131 di "Scala di Giocca".
I sottoscritti,
APPRESO che, in poco più di dieci giorni, sono avvenuti diversi incidenti nel tratto della SS n. 131 denominato "Scala di Giocca" esattamente nella semicurva antecedente l'ex cementificio in direzione di Sassari;
PRESO ATTO che anche nel recente passato tale tratto della SS n. 131 è diventato teatro di gravi incidenti, diventando uno dei più pericolosi dell'intera quattro corsie che collega Cagliari e Sassari;
RITENUTO che una così alta frequenza di incidenti non può essere imputata esclusivamente all'alta velocità, bensì allo stato del manto stradale e alla particolare pendenza e inclinazione della curva,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale dei lavori pubblici al fine di conoscere se non ritenga opportuno intraprendere delle iniziative per scongiurare le tragiche conseguenze causate dal precario stato di sicurezza della SS n. 131 nel tratto denominato "Scala di Giocca", risolvendo definitivamente le cause di così gravi incidenti. (101)
Mozione Dedoni - Cossa - Pittalis - Solinas Christian - Oppi - Tocco - Carta - Truzzu - Rubiu - Orrù - Crisponi - Pinna Giuseppino - Fasolino - Tunis - Floris - Cappellacci - Tedde - Peru - Randazzo - Fenu - Tatti - Cherchi Oscar - Zedda Alessandra sulla stabilizzazione dei precari della scuola, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che il personale docente della scuola italiana vive una situazione di drammatico e perdurante precariato: sono oltre centoquarantamila gli insegnanti con contratti a termine rinnovati più volte e anche da molti anni; le vigenti modalità di reclutamento hanno determinato la contemporanea costituzione di abilitati delle graduatorie a esaurimento (GAE, SISS e vincitori di concorso), abilitati in graduatoria di istituto di II fascia (diplomati magistrali, congelati SISS, PAS, TFA) e docenti in graduatoria di istituto di III fascia (non abilitati in possesso di titolo di studio valido per l'accesso all'insegnamento);
CONSIDERATO che tali docenti, indipendentemente dalla collocazione nelle tre fasce di precariato, lavorano da molti anni a pari condizioni rispetto ai colleghi stabilizzati, essendo presenti nel collegio dei docenti, nei consigli di classe, nei consigli di istituto, nei progetti scolastici e, in alcuni casi, come collaboratori o vicari del dirigente scolastico;
RISCONTRATO che, nel recente rapporto stilato dal Ministero dell'istruzione, propedeutico all'attuazione del piano del Governo nazionale "La buona Scuola", permangono elementi poco chiari circa l'assorbimento di tutto il precariato della scuola e del precariato "storico", in quanto non sono presi in considerazione i docenti abilitati nelle graduatorie di istituto di II fascia;
CONSTATATO, inoltre, che agli abilitati di II fascia viene proposto, dopo anni di insegnamento, di partecipare a un concorso senza tenere in adeguata considerazione l'anzianità di servizio;
VISTO che, il 26 novembre 2014, la Terza sezione della Corte di giustizia europea si è pronunciata in via pregiudiziale sulla conformità della normativa italiana in materia di contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola, stabilendo che l'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato di cui alla direttiva n. 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 non ammette una normativa nazionale come quella italiana che, in attesa dell'espletamento delle procedure concorsuali dirette all'assunzione di personale di ruolo delle scuole statali, autorizzi il rinnovo di contratti a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti e di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, senza indicare tempi certi per l'espletamento di dette procedure concorsuali ed escludendo il risarcimento del danno subito a causa di un siffatto rinnovo;
RISCONTRATO che l'attuale normativa italiana, a giudizio della Corte europea, non prevede criteri obiettivi e trasparenti al fine di verificare se il rinnovo risponda a un'esigenza reale, sia idoneo a conseguire l'obiettivo perseguito e sia necessario a tal fine; essa non contempla neanche altre misure dirette a prevenire e a sanzionare il ricorso abusivo a siffatti contratti;
RILEVATO che il fenomeno del precariato è presente in modo massiccio anche nel mondo scolastico sardo e, pertanto, a seguito della citata sentenza della Corte di giustizia europea, numerosi docenti residenti nella nostra Regione potranno chiedere il risarcimento dei danni al Ministero dell'istruzione per gli anni di precariato trascorsi;
RITENUTO che il precariato cronico sia una patologia che affligge ormai da troppo tempo il mondo scolastico sia regionale che nazionale e vada, pertanto, data una risposta urgente in grado di stabilizzare il personale docente e ausiliario tecnico amministrativo (ATA) che abbia prestato servizio per un congruo periodo, che potrebbe quantificarsi in almeno 36 mesi;
CONSIDERATO, infine, che il precariato storico non è rispettoso dei diritti dei lavoratori e può incidere negativamente sulla qualità dell'offerta formativa e sul corretto funzionamento della scuola, stanti i continui cambiamenti di insegnanti e assistenti scolastici,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
ad attivarsi con urgenza presso il Governo e il Ministero dell'istruzione al fine di predisporre un piano di assunzioni affinché, in tempi e modi adeguati, assorba tutto il precariato del personale docente e ATA, che abbia prestato servizio per un congruo periodo, quantificabile in almeno 36 mesi, non limitandosi a considerare le sole graduatorie a esaurimento, ma immettendo direttamente in ruolo, a titolo esemplificativo, anche i precari abilitati in graduatoria di II fascia. (110)
Mozione Rubiu - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti - Pittalis - Dedoni - Truzzu - Tedde - Solinas Christian - Tocco - Orrù - Crisponi - Carta - Cappellacci - Fasolino - Randazzo - Fenu - Locci - Tunis - Cherchi Oscar sulla contrarietà al progetto sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che gli scorsi giorni è stata resa nota una comunicazione dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) in merito al deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, secondo cui emerge che lo scorso 2 gennaio l'ISPRA ha ricevuto dalla SO.G.I.N. Spa la proposta della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) alla localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Nei 60 giorni previsti dalla legge, l'Istituto effettuerà una verifica di coerenza con i criteri della Guida tecnica n. 29 "Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività", emanata nel giugno 2014 e dei criteri dell'A- genzia internazionale per l'energia atomica (IAEA), unitamente ad una validazione dei risultati cartografici. Lo stesso istituto predisporrà una relazione che sarà trasmessa ai ministeri competenti (Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e Ministero dello sviluppo economico) sulla cui base, nei successivi 30 giorni, gli stessi potranno comunicare alla SO.G.I.N. il proprio nulla osta, con eventuali rilievi, alla pubblicazione della Carta secondo quanto stabilito al comma 3 dell'articolo 27 del decreto legislativo n. 31 del 2010, e successive modifiche;
CONSIDERATO che in base alle indicazioni contenuti nei documenti dell'ISPRA, la Sardegna potrebbe essere una tra le regioni ad ospitare il deposito permanente delle scorie nucleari, rifiuti delle vecchie centrali nucleari italiane. Di fatto una relazione dell'istituto, pur non ufficializzando ancora la Sardegna, l'ha implicitamente indicata come regione ideale e priva di rischi per il deposito delle scorie nucleari. Il deposito dovrebbe sorgere in Italia nei prossimi anni con lo scopo di conservare i resti delle scorie, in attesa dello smaltimento. Gli studi indicano tutte le aree geologiche a rischio d'Italia arrivando alla conclusione che la terra più sicura per le scorie nucleari sarebbe la nostra Isola;
ANALIZZATO che dopo la consegna della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI), l'ISPRA avrà 60 giorni per verificare la corretta applicazione dei criteri da parte della SO.G.I.N. e validare la Carta; successivamente è previsto che entro un mese il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'ambiente comunichino il loro nulla osta affinché SO.G.I.N. pubblichi la CNAPI. Seguirà quindi una fase di consultazione pubblica e di condivisione che culminerà in un seminario nazionale. Sembra dunque evidente che la Sardegna debba fare di tutto per evitare che la scelta del sito unico per il deposito delle scorie ricada nel territorio isolano;
ESAMINATO che in base al progetto è prevista la dislocazione sul deposito unico di 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, di cui il 60 per cento deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari e il 40 per cento dalle attività di medicina nucleare, industriale e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro;
RIMARCATO che la Sardegna soffre per l'enorme peso delle servitù militari, visto che sono oltre 35 mila gli ettari di territorio sardo sotto il vincolo di tali servitù, negando di fatto la possibilità di ottenere utilità da enormi fette di territorio regionale, per cittadini e produttori. Ciò rimarca il caro prezzo che la Sardegna sta pagando nei confronti dello Stato per mantenere la piattaforma di difesa dell'Italia e che pertanto i cittadini e le imprese sarde, sono contrari a cedere pezzi di territorio per nuove attività che possano portare danno alla Regione;
RICORDATO che, con l'ordine del giorno n. 6 - approvato il 28 maggio 2014 - a conclusione della mozione n. 32, il Consiglio regionale ha approvato all'unanimità un documento che ha sancito la contrarietà ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Il provvedimento impegna il Presidente della Regione a respingere la possibilità che la Sardegna venga inserita tra le aree idonee ad ospitare il sito;
APPURATO che il 15 e 16 maggio 2011 è stato indetto un referendum consultivo, proposto dai movimenti indipendentisti, sull'eventuale costruzione di centrali elettronucleari o deposito di scorie nell'Isola, con il decreto n. 1 del 30 gennaio 2011. Il quorum veniva raggiunto con il 33 per cento degli aventi diritto richiesto dalla legge regionale n. 20 del 1957 di un terzo degli elettori. Il quesito era incentrato sull'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti. Il 97,13 per cento degli elettori si è espresso senza tentennamenti contro il deposito delle scorie nucleari in Sardegna. Una consultazione che deve essere presa in forte considerazione dal Governo;
CONSTATATO che già nella XII legislatura di questo Consiglio regionale è stata peraltro approvata la mozione n. 110 sul reale pericolo che alcuni territori della Sardegna fossero identificati come siti idonei a conservare le scorie radioattive provenienti dagli impianti nucleari della penisola, con l'impegno di ricorrere (qualora le informazioni confermassero la scelta del territorio della Sardegna quale sede del deposito unico delle scorie nucleari) in tutte le sedi legali contro la violazione delle prerogative statutarie della Regione;
PRESO ATTO che:
- in data 16 aprile 2014 il Ministro dell'ambiente Galletti ha ripercorso, nel rispondere ad un'interpellanza del Deputato Pili, tutto il processo sulla via della definizione dei criteri per l'individuazione del sito unico, ricordando altresì come, su incarico del Ministero dello sviluppo economico, l'ISPRA avesse predisposto già nel dicembre 2012, una versione preliminare dei criteri richiesti, elaborandoli in una guida tecnica, sottoposta poi al vaglio dei Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e a un processo di revisione internazionale, affermando che la versione aggiornata della guida tecnica è stata trasmessa nel dicembre 2013 ai Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e agli altri enti coinvolti e che le ultime osservazioni sono giunte alla fine di marzo 2014;
- è stata avanzata la procedura di mappatura dei territori atti ad ospitare il deposito unico delle scorie radioattive. Le linee guida propedeutiche ed i criteri sono stati elaborati tenendo conto che il sito dovrà essere sismicamente stabile, lontano dalle dighe e dalle falde acquifere, al di fuori dalle aree naturali protette, al almeno dieci chilometri dalle coste marine e dalle grandi città. Peraltro lo stesso Istituto per la protezione e la ricerca ambientale ha ribadito - davanti alle Commissioni permanenti 10° e 13° del Senato - i criteri in base a cui sarà effettuata la scelta del sito ovvero: stabilità geologica, geomorfologica ed idraulica; confinamento dei rifiuti radioattivi mediante barriere naturali offerte dalle caratteristiche idrogeologiche e chimiche del terreno; compatibilità della realizzazione del deposito con i vincoli normativi di tutela del territorio e di conservazione del patrimonio naturale e culturale; isolamento del deposito da infrastrutture antropiche e attività umane, da risorse naturali del sottosuolo già sfruttate o di prevedibile sfruttamento, protezione del deposito da condizioni meteorologiche estreme;
ASSODATO che appare chiaro il tentativo di dislocare il deposito unico delle scorie radioattive in Sardegna; un progetto che va ostacolato in ogni modo, viste le strategie dell'Isola che puntano su un rafforzamento della vocazione turistica per uscire dall'attuale crisi economica, anche con la promozione delle attività produttive. La Sardegna rischierebbe di trasformarsi nella pattumiera nucleare dell'Italia, un piano che pregiudicherebbe in modo deleterio e senza via d'uscita l'immagine della nostra Isola, come meta preferita dall'esercito di vacanzieri;
CONDIVISE le preoccupazioni per la possibile individuazione del territorio isolano come sito unico delle scorie radioattive, visto l'immenso patrimonio naturalistico, ambientale e culturale presente in tutti gli angoli della Sardegna. L'intero territorio del Sulcis Iglesiente è peraltro ancora gravato dalle ferite provocate dalla dismissione delle miniere, che hanno lasciato interi angoli incontaminati senza la necessaria bonifica, il Campidano interessato da un patrimonio agricolo senza eguali, il Nuorese lacerato dalla chiusura delle fabbriche, la Gallura che vanta un immenso tesoro paesaggistico dato dai paradisi marini. Insomma, appare chiaro che nessuno spazio della Sardegna possa essere idoneo ad ospitare il sito unico delle scorie radioattive. Non è un caso che in questi giorni si stiano verificando diverse manifestazioni di dissenso generalizzato portate avanti da diversi comitati spontanei,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente
1) a salvaguardare e tutelare con ogni mezzo possibile la specificità e specialità derivante dallo Statuto sardo e dalle peculiarità geografiche tipiche della Regione, per preservare le diverse aree della Sardegna da un possibile rischio e pericolo di tipo ambientale e sanitario;
2) a predisporre in tempi certi un progetto per contrastare eventuali assalti del Governo attraverso le decisioni dell'ISPRA e della SO.G.I.N. - al territorio isolano;
3) a mettere in campo tutte le azioni necessarie - anche con un tavolo di confronto con il Governo - per scongiurare che il deposito unico delle scorie radioattive sia localizzato in Sardegna, anche mediante le necessarie azioni legali. (111)
Mozione Busia - Desini - Arbau - Azara - Ledda - Perra - Cherchi Augusto - Usula - Zedda Paolo Flavio - Cocco Daniele Secondo - Agus - Sale - Cozzolino - Deriu - Moriconi - Pinna Rossella - Tendas sulla richiesta di adempimento degli obblighi del Governo, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- dai dati emersi dalla rilevazione SVIMEZ 2014 (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno), continua a registrarsi, nella Regione, una tendenza fortemente negativa che si riassume con i seguenti dati: diminuzione del PIL rispetto all'anno 2013 pari al 4,4 per cento, tasso di natalità inferiore di due punti percentuale rispetto al tasso di mortalità, ripresa delle emigrazioni con un saldo migratorio (-1,2 per cento), occupazione diminuita del 7,3 per cento nel biennio 2012- 2013, tasso di disoccupazione ufficiale pari al 17,5 per cento con tasso di disoccupazione giovanile (giovani con meno di 24 anni) pari al 54 per cento, un aumento della percentuale di laureati emigrati (21,6 per cento), percentuale di famiglie povere pari al 24,8 per cento, saldo fortemente negativo nell'immediato, ma con una pesante tendenziale conferma per quel che concerne il numero di cessazioni di imprese, procedure fallimentari e aziende avviate alla liquidazione;
- i dati suindicati, comuni peraltro alle regioni del centro sud dell'Italia, si inseriscono in una realtà già gravemente pregiudicata dalla mancata risoluzione di vertenze aperte da troppo tempo con lo Stato italiano e non ancora risolte;
- la situazione in cui versa la Regione è anche il frutto della mancanza, in passato, di una strategia e di un'idea di Sardegna;
- le responsabilità della classe dirigente sarda non possono però nascondere le colpe dello Stato italiano nella gestione e risoluzione di questioni centrali per l'economia isolana.
CONSIDERATE le seguenti vertenze:
- vertenza entrate: a fronte del riconoscimento statutario di quote di compartecipazione alle entrate erariali spettanti alla Sardegna, persistono tuttora difformità di interpretazione in merito ad alcuni tributi erariali e residua un debito statale da saldare nei confronti della Regione, ancora più insopportabile in un momento di forti tagli alla spesa pubblica e tenuto conto che la Sardegna è l'unica Regione che attuerà il pareggio di bilancio contribuendo al debito dello Stato per oltre 570 milioni di euro - anni 2013-2014. Lo Stato, su questo punto, è inadempiente e sarebbe necessario trovare urgentemente una soluzione condivisa che detti criteri certi di suddivisione delle quote e determini un maggior rafforzamento del ruolo della Regione per risolvere, anche per il futuro, la vertenza;
- vertenza servitù militari: in Sardegna oltre 30.000 ettari di territorio sono di proprietà dello Stato e sono impegnati dal Demanio militare, 13.000 ettari sono gravati da servitù militari, oltre 80 km di costa non sono accessibili ad alcuna attività produttiva, sono dislocati 3 poligoni di tiro (Capo Teulada, Capo Frasca e Salto di Quirra); i poligoni di Capo Teulada e Perdasdefogu sono i più vasti d'Europa, in essi si articola l'attività esercitativa, addestrativa e sperimentale più intensa di tutta Italia. La necessità di una riduzione della presenza militare nell'Isola è ormai stata riconosciuta in tutte le sedi. Il Consiglio regionale, con ordine del giorno n. 9 del 17 giugno 2014, ha impegnato la Giunta regionale a chiedere, tra gli altri punti, un riequilibrio in termini di compensazione economica rispetto ai danni ambientali, sanitari ed economici subiti nel corso degli anni a causa del gravame militare nell'isola e la progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la dismissione dei poligoni. Tuttavia, anche su questo tema, il Governo appare arroccato sulle sue posizioni, ritenendo prevalenti i supremi interessi nazionali rispetto agli interessi del territorio;
- Isola di Santo Stefano, rinnovo servitù militare: il Ministro della difesa Roberta Pinotti ha imposto, unilateralmente, per altri 5 anni i vincoli su Santo Stefano. Il Presidente Pigliaru ha presentato ricorso contro l'imposizione della servitù militare su Guardia del Moro alla Maddalena e chiesto al Consiglio dei ministri un riesame del decreto impositivo della servitù, ma resta il dato di fatto: nonostante la Regione, attraverso il suo Consiglio regionale e la sua popolazione, siano apertamente contro le servitù militari, nonostante il mancato rinnovo della servitù nei tempi consentiti e nonostante il contenzioso in atto con il Comune di La Maddalena, il Governo è andato avanti unilateralmente, anteponendo ancora una volta i supremi interessi della "difesa nazionale" alle esigenze dei territori. La procedura della reimposizione sarebbe, dal punto di vista amministrativo, improponibile in quanto lesiva dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione introdotti dalla modifica del titolo V della Costituzione. Anche il TAR della Sardegna, con una pronuncia del 2012, ha stabilito che l'interesse alla Difesa non è superiore all'interesse della comunità locale, definendo entrambi di massimo rilievo e di natura sensibile e ricordando che " le servitù hanno carattere temporaneo proprio perché legate all'esigenza di valutare e rivalutare le situazioni, tenendo conto dei cambiamenti che vive il territorio su cui sono calate'';
- vertenza ambiente - bonifiche La Maddalena: lo Stato italiano non ha adempiuto ai propri impegni in occasione del G8 della Maddalena, privando, dapprima l'Isola della possibilità di una vetrina a livello internazionale trasferendo d'ufficio il meeting in altra Regione e, successivamente, non adempiendo agli obblighi di bonifica del territorio - impedendo conseguentemente la realizzazione dell'accordo del 2009 con imprese private (di recente, a causa di tale inadempimento la Protezione civile è stata condannata a pagare alla società aggiudicatrice circa 36 milioni di euro). Attualmente, pertanto, le acque che dovevano essere bonificate risultano ancora inquinate e le strutture costruite in stato di abbandono. In generale, il tema dell'ambiente è uno di quelli maggiormente colpiti dall'incuria statale in quanto sono diversi i siti inquinati che dovrebbero essere oggetto di attenzione da parte del governo italiano, anche attraverso un serio progetto di grandi bonifiche - si pensi anche alle aree del Sulcis, di Porto Torres e di Ottana;
- costruzione impianti e stoccaggio di scorie nucleari: nonostante il risultato del referendum consultivo del 2011, caratterizzato da un tasso di affluenza altissimo (il 97 per cento dei sardi votanti ha detto no al nucleare in Sardegna), considerati il sacrificio attuale in termini di sfruttamento da parte dello Stato italiano del territorio sardo (questione servitù militari), l'ordine del giorno n. 6 del 28 maggio 2014 del Consiglio regionale e la vocazione turistica dell'isola, il Governo non ha mai preso una posizione netta tale da escludere la Sardegna dal novero delle regioni in cui è possibile lo stoccaggio delle scorie nucleari e anche di recente - la decisione è attesa per gennaio 2015 - si è riparlato della Sardegna come possibile sede del deposito unico nazionale, nell'operazione di selezione delle aree possibili per ospitare il sito unico, portata avanti dalla Sogin (Società gestione impianti nucleari);
- trivellazioni Arborea - decreto sblocca Italia: l'articolo 38 del decreto legge n. 133 del 2014, rubricato "Misure per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali", ha tolto di fatto agli enti locali, non solo sardi, il potere di veto su ricerca di petrolio e trivellazioni, trasferendo la competenza delle valutazioni di impatto ambientale su attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e di stoccaggio sotterraneo di gas naturale dalla Regione allo Stato. In Sardegna, l'effetto della norma si avrà sulla zona di Arborea, interessata dal cosidetto Progetto Eleonora, rispetto al quale gran parte della popolazione è contraria. In un'area di eccezionale interesse naturalistico, a forte vocazione agricola, si vorrebbe autorizzare la trivellazione per la ricerca di giacimenti di gas naturale;
- le carceri e il trasferimento dei detenuti sottoposti al regime dell'articolo 41 bis della legge sull'ordinamento penitenziario: la Sardegna, con la difficoltà di visite per i familiari e le vie di fuga limitate dal mare, è sempre stata la destinazione ideale per il trasferimento dei detenuti pericolosi. Tale idea si è rafforzata con il pacchetto sicurezza del 2009 che vede le isole come territorio preferibile per scontare la pena detentiva, con le dichiarazioni dell'ex Ministro della giustizia Severino che confermava gli istituti di Sassari e Cagliari come idonei alla detenzione dei soggetti sottoposti al cosiddetto carcere duro e, infine, con i primi trasferimenti avvenuti nel corso dell'anno. Lo scenario è che la Sardegna sarà caratterizzata dal più alto rapporto tra detenuti e popolazione residente: 2.700 posti detentivi su un milione e seicentomila abitanti (per centomila sardi, a celle piene, ci saranno 168 detenuti, mentre nel resto del Paese post piano carceri la quota si fermerà a 97 (dati tratti da un'inchiesta del quotidiano Repubblica). Tuttavia, per riempire le quattro nuove carceri sarde moltissimi detenuti saranno trasferiti dalla Penisola, in contrasto con il principio della territorializzazione della pena sancita dall'ordinamento penitenziario, e quindi di un'espiazione giusta. Ancora una volta, gli interessi nazionali prevalgono sugli interessi del territorio e ancora una volta un nuovo peso si aggiunge a quelli già presenti sul territorio sardo;
- alluvione del 18 novembre 2013: lo Stato deve rispettare i propri impegni anche su tale versante tenuto conto che, a oggi, si registrano ritardi nei tempi e nelle entità dei risarcimenti dovuti. Spiace, peraltro, constatare una diversità di trattamento rispetto ad altre regioni che purtroppo hanno dovuto affrontare la stessa problematica, ad esempio, in Emilia Romagna lo Stato è intervenuto con il decreto legge n. 74 del 2014 recante disposizioni urgenti per l'Emilia Romagna. A fronte della catastrofe che ha colpito duramente il territorio sardo (19 morti, 2.700 sfollati e circa 700 milioni di danni) lo stesso Presidente della Regione ha pubblicamente ricordato che lo Stato non ha praticamente dato nulla alla causa sarda e che mancherebbero all'appello circa 474 milioni di euro; di recente la Commissione bilancio della Camera non ha approvato un emendamento presentato dall'On. Pili che prevedeva l'esclusione dal patto di stabilità di tutti gli stanziamenti per opere e interventi legati all'evento alluvionale del 18 novembre scorso, compresi i fondi avuti dai comuni in beneficenza, disposizione fondamentale se si considera che, a esempio, il sindaco di Olbia, pur avendo a disposizione 50 milioni, non può far partire alcuna opera per via dei limiti del patto di stabilità;
- concessioni di utilizzo delle centrali idroelettriche: in Sardegna la produzione di energia dall'uso idroelettrico è piuttosto diffusa e si concentra sui bacini dei fiumi principali, con modeste attività in alcune altre piccole centrali periferiche. La Regione, con legge regionale n. 19 del 2006 è subentrata nella titolarità delle concessioni inerenti l'utilizzo dell'acqua, ma la procedura di subentro non è stata completata per gli invasi sfruttati dall'Enel per uso idroelettrico. L'Enel continua a gestire impropriamente le centrali, confidando sull'applicazione del decreto legislativo n. 79 del 1999 che ha prorogato le concessioni fino al 2029. Le parti sembrerebbero vicine a un accordo per la gestione comune delle acque per evitare un contenzioso dovuto, ancora una volta, a una contraddizione, almeno lamentata da una delle parti, tra una legge statale e regionale. Occorre che lo Stato, anche su questo punto riconosca i torti subiti fino a oggi dalla Regione.
- vertenza energia - riconoscimento del regime di essenzialità: la Regione per soddisfare esigenze non proprie sta diventando una grande piattaforma di produzione di energia attraverso la costruzione di enormi impianti fotovoltaici, di enormi impianti eolici, lo scavo di pozzi marini per la ricerca del gas naturale. Ferme restando le responsabilità regionali per la mancanza di un piano energetico, la questione del costo dell'energia resta un problema irrisolto, trascurato che compromette pesantemente lo sviluppo economico dell'Isola. Sul punto spicca la questione del riconoscimento del regime di essenzialità per gli impianti di produzione sardi, in particolare per quello di Ottana: infatti, la Regione è in attesa della proroga anche per il 2015 e del parere dell'Autorità per l'energia e il gas. Il riconoscimento dell'essenzialità è fondamentale per permettere ai gestori delle centrali sarde di vedersi riconosciuti da Terna i costi di produzione dell'energia e garantire pertanto alle imprese sarde di poter fruire di prezzi dell'energia più bassi. Questo avviene in un contesto segnato dalla mancata metanizzazione e da costi per energia altissimi; occorre, infatti, ricordare, che la Sardegna è l'unica regione a non avere il metano (a seguito anche dell'uscita dal progetto Galsi, società sostenuta oltre che dalla Regione anche da Enel ed Edison) e che l'energia ha il costo più elevato d'Italia, 15 per cento in più, Paese peraltro in cui l'energia ha già un costo maggiore rispetto al resto d'Europa;
- vertenza trasporti: la mobilità è un diritto ancora non pienamente riconosciuto alla nostra Regione. Il diritto alla mobilità, riconosciuto dall'articolo 16 della Costituzione, deve essere inteso come garanzia per ogni cittadino di potersi muovere liberamente, indipendentemente dalla realtà geografica nella quale vive; la continuità territoriale deve eliminare gli svantaggi delle aree del Paese dovute a distanze o insularità. L'articolo 53 dello Statuto sardo dispone che la Regione sia rappresentata nella elaborazione delle tariffe ferroviarie e nella regolamentazione dei servizi nazionali di comunicazione e trasporti terrestri, marittimi ed aerei che possano direttamente interessarla. Fino a oggi, invece, anche su questo punto si deve registrare un atteggiamento poco rispettoso delle competenze regionali tanto che la Corte Costituzionale, in materia di trasporto marittimo, ha riconosciuto recentemente fondato il ricorso proposto dalla Regione volto al riconoscimento del diritto a una partecipazione effettiva al procedimento in materia di trasporto marittimo. Occorre, inoltre, vigilare, per evitare, come accaduto in passato, la creazione di pericolosi monopoli nei trasporti marittimi (si deve registrare il caso recente di una pericolosa scalata da parte del gruppo Moby all'interno della società CIN). Si deve, inoltre, ricordare che la Regione, a seguito dell'accordo stipulato con lo Stato, nel 2006 si è accollata interamente le spese sul trasporto pubblico locale che in altre regioni sono finanziate attraverso compartecipazioni a tributi erariali. La Provincia di Nuoro, insieme a quella di Matera. è l'unica provincia italiana non servita dalla linea principale a scartamento ordinario delle Ferrovie di Stato essendo coperta solo da un tratto a scartamento ridotto, gestito attualmente dall'Arst, società pubblica regionale e non rientrando nel novero delle grandi opere infrastrutturali dello Stato;
- vertenza lavoro: in questa materia le responsabilità non sono solo politiche in quanto è evidente che la produzione industriale rientra in un contesto di mercato e di competitività; sul punto, tuttavia, occorre ricordare l'assenza di una strategia nazionale industriale e il fatto che la chiusura di molti stabilimenti è la conseguenza degli alti costi di produzione (per tutti si cita il caso del silo industriale di Portovesme, uno dei più grandi poli di metallurgia non ferrosa, gestito fino a poco tempo fa da società private come Alcoa, leader mondiale nella produzione di alluminio, la quale ha comunicato la chiusura dello stabilimento sardo nel 2012);
- vertenza Meridiana: a oggi la soluzione positiva della vertenza appare ancora lontana e pertanto il rischio del licenziamento per i circa 1600 dipendenti del gruppo Meridiana (di cui fanno parte oltre la compagnia aerea anche Meridiana Maintenance, società di manutenzione, Geasar spa, società di gestione dell'aeroporto di Olbia) è sempre più alto; anche in questo caso l'atteggiamento del Governo italiano è apparso diverso da quello tenuto in situazioni analoghe; di fronte a un atteggiamento così irresponsabile del management (che ricordiamo continua ad assumere nell'ambito di un'altra controllata, Air Italy), il Governo potrebbe assumere un atteggiamento più duro, ad esempio si è suggerito già in altre sedi di rivedere o almeno minacciare di rivedere le concessioni sulle tratte aeree date a Meridiana o le concessioni sulle gestioni aeroportuali alle società partecipate anche da Meridiana.
- agricoltura, nuovo ciclo di refresh: anche in questo settore non sono state tenute in debita considerazione le specificità sarde, comuni peraltro anche ad altre regioni. AGEA, ente nazionale, incurante delle procedure stabilite e validate precedentemente, con un atteggiamento vessatorio verso le peculiarità della nostra agricoltura ha dato indicazioni operative ai suoi tecnici rilevatori per una riclassificazione che ha comportato per la Sardegna e per le altre regioni interessate dalla "Macchia Mediterranea'', la perdita di migliaia di ettari di superficie, 280.000 ettari circa di superficie coltivabile e finanziabile precedentemente riconosciuti, con la conseguenza che in tantissime domande presentate a valere sul PSR e sulla PAC oggi sono riscontrabili gravi anomalie particellari e, di conseguenza, il rischio reale che centinaia o migliaia di operatori del settore debbano restituire somme già percepite. Si è richiesto già al Governo, sia con mozione parlamentare che con mozione consiliare, un intervento presso l'organismo pagatore AGEA affinché sospenda gli effetti del nuovo ciclo di refresh evitando in particolare iscrizioni massive nella banca dati debitori di aziende che invece presentano titoli e requisiti per l'accesso ai premi comunitari;
- dimensionamento scolastico: il decreto legge n. 98 del 2011 ha fissato l'obbligo di fusione degli istituti comprensivi delle scuole dell'infanzia, elementari e medie con meno di 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche; tale provvedimento ha causato la cancellazione in Italia di oltre 1.700 scuole, è stato dichiarato "costituzionalmente illegittimo" dalla Consulta con la sentenza 147 del 2012 e censurato dai tribunali che si stanno pronunciando in senso negativo contro la legge. Occorre, tuttavia, in questa sede rilevare come la legge non solo contrasta con ogni criterio didattico-pedagogico comportando la creazione di istituti scolastici abnormi, di difficile gestione e governabilità, ma che ha effetti ancora più negativi nel nostro territorio, costringendo a gravosi spostamenti intere famiglie e rappresentando un ulteriore deterrente alla prosecuzione del cammino scolastico degli studenti sardi;
- chiusura di presidi dello Stato: a fronte degli oneri e delle servitù gravanti sul territorio sardo, lo Stato italiano continua a dismettere presidi importanti per il territorio (caserme, uffici dei giudici di pace, Tribunali, uffici della motorizzazione civile, presidi di polizia), proponendo accorpamenti che ancora una volta non tengono conto delle specificità del territorio isolano, costituito da aree con scarsa densità di popolazione e da collegamenti molto spesso difficili.
- "Attentato" alla specialità sarda: l'emendamento presentato di recente al disegno di legge di riforma costituzionale in discussione alla Camera con il quale si è chiesta la cancellazione della specialità sarda rappresenta la degna conclusione del comportamento fin qui tenuto dallo Stato italiano nei confronti della Regione, che di fatto non ha mai visto riconosciuta pienamente tale specialità. La riproposizione odierna delle tante vertenze in atto e la presa d'atto della contrapposizione degli interessi dimostra, al contrario, la validità delle ragioni che ieri e ancora oggi giustificano la specialità sarda, della quale comunque i sardi stessi devono essere maggiormente e responsabilmente all'altezza;
RILEVATO che:
- gran parte delle problematiche parzialmente illustrate dimostrano la sussistenza di interessi pubblici spesso diversi e contrapposti;
- la persistente prevalenza dell'interesse nazionale rispetto a quello territoriale segna profondamente il modo di essere di una Regione e in taluni casi rischia di decretare la fine della sua vocazione naturale, turistica e culturale;
- sussiste pertanto una ''specificità" Sardegna che deve essere affrontata autonomamente e inserita con urgenza nell'Agenda dei lavori dal Governo italiano in modo tale da risolvere definitivamente problematiche che durano da troppo tempo, anche attraverso un ripensamento delle attuali competenze;
TENUTO CONTO che:
- nelle vertenze richiamate lo Stato non ha mostrato la sensibilità dovuta agli interessi territoriali e non ha contribuito a superare le criticità esistenti, lasciando di fatto irrisolte le grandi questioni in cui è coinvolta la Regione e violando in taluni casi il principio della leale collaborazione tra enti;
- con l'intervento in oggetto non si pretende un'attenzione diversa in termini di maggiore trasferimento di risorse rispetto ad altre regioni (fatte salve quelle legittimamente dovute e quelle collegate intrinsecamente alla condizione di insularità), ma un'attenzione "particolare" in termini di assunzione delle proprie responsabilità e di riconoscimento delle specificità della realtà e delle problematiche della Sardegna;
- la pendenza delle questioni suindicate compromette la possibilità di ripensare un nuovo modello di Regione, valorizzare le vocazioni principali, orientare e programmare conseguentemente la spesa,
impegna il Presidente della Regione
1) a pretendere dal Governo il rispetto dei propri obblighi, il rispetto degli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione autonoma della Sardegna e l'immediata assunzione delle proprie responsabilità;
2) a inserire nell'agenda di lavoro del Governo la questione Sardegna, anche attraverso l'istituzione di un tavolo di lavoro congiunto per l'esame urgente delle vertenze ancora aperte e per definire, in particolare, tutte le iniziative utili a garantire la loro risoluzione in tempi certi. (112)