Seduta n.232 del 21/07/2011
CCXXXII SEDUTA
(POMERIDIANA)
Giovedì 21 luglio 2011
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 16 e 34.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 13 luglio 2011 (225), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Roberto Capelli, Antonio Cappai, Pietro Cocco, Gianfranco Bardanzellu, Giampaolo Diana, Gian Domenico Gallus, Paolo Maninchedda e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 21 luglio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposta di legge nazionale
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge nazionale:
Giunta regionale:
"Modifiche dello Statuto speciale per la Sardegna, concernenti l'istituzione di una sezione giurisdizionale del Consiglio di Stato e di una sezione giurisdizionale d'appello della Corte dei conti per la Sardegna. (11/NAZ.)
(Pervenuta il 18 luglio 2011 e assegnata alla prima Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani:
"Norme per il sostegno dei gruppi di acquisto solidale (GAS) e per la promozione dei prodotti alimentari da filiera corta e di qualità". (297)
(Pervenuta il 20 luglio 2011 e assegnata alla sesta Commissione.)
Constatata la scarsa presenza di consiglieri in Aula sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 36, viene ripresa alle ore 16 e 47.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.
Comunico che il consigliere Pietro Cocco è rientrato dal congedo.
welfare in Sardegna. (242/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 133 abbinata all'interpellanza numero 242/A.
(Si riporta di seguito il testo della mozione e dell'interpellanza:
Mozione Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Cugusi - Zuncheddu sulla necessità inderogabile di dare attuazione al regime finanziario regionale nel rispetto dell'autonomia e della specialità della Regione e sull'attivazione immediata del conflitto di attribuzioni con lo Stato, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- da quasi due anni la Regione è sottoposta a continue, reiterate e mortificanti azioni da parte del Governo nazionale, che non solo ne limitano la sua prerogativa di autonomia e di specialità, ma tendono a non rispettare gli accordi recepiti con leggi statali e sanciti con la riscrittura dell'articolo 8 dello Statuto;
- inoltre, si è dato corso al taglio progressivo dei fondi FAS regionali e di quelli nazionali di spettanza alla Sardegna, attraverso i quali la nostra Regione aveva programmato il finanziamento di importanti e urgenti infrastrutture;
RISCONTRATO che anche la recentissima manovra finanziaria, attraverso la quale l'Italia intende adempiere agli impegni europei per il rientro del debito pubblico, all'articolo 21, prevede che il contributo a carico delle regioni a statuto speciale per il risanamento della finanza pubblica sarà di 1 miliardo di euro per il 2013 e di 2 miliardi di euro nel 2014 e che i trasferimenti agli enti locali nello stesso periodo verranno ulteriormente ridotti con incidenza negativa sul patto di stabilità per la Sardegna, oltre ai più generali provvedimenti su previdenza e fiscalità che colpiranno imprese e cittadini sardi;
CONSIDERATO che:
- il patto di stabilità non tiene conto del mutamento intervenuto nelle nostre entrate e di fatto quindi impedisce di mettere a frutto i trasferimenti e che ad oggi non solo non sono stati allentati i vincoli, ma addirittura è stata appesantita, con l'ultima manovra approvata dal Consiglio dei ministri, la nostra capacità di spesa;
- fino ad oggi il Presidente della Regione non ha mai voluto aprire un conflitto di attribuzioni nei confronti dello Stato e questo immobilismo ha solo comportato svantaggi e danni per la nostra Regione, evidenziati e aggravati anche in materia di continuità territoriale: la recente vicenda della privatizzazione della Tirrenia esprime in maniera evidente la subordinazione acritica del Governo regionale alle iniziative di quello nazionale e la ripetuta vessazione del popolo sardo rispetto ai propri diritti di libera circolazione e di piena cittadinanza nazionale ed europea;
ATTESO che le nefaste previsioni che seguono l'approvazione della recente manovra economica statale contrastano con la posizione cauta e inerte che esprime il Governo regionale al quale pare sfuggire la reale entità dei tracollo economico e sociale al quale è sottoposta la Sardegna e che è stata evidenziata di recente dalle forze sociali in una importante manifestazione pubblica;
RICHIAMATO l'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale il 7 aprile 2011,
impegna il Presidente della Regione
1) a riferire urgentemente in Aula;
2) ad attivare con immediatezza il conflitto di attribuzioni con lo Stato;
3) ad impegnare fin d'ora la Giunta regionale, qualora il provvedimento "Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria" dovesse diventare legge, a deliberare ai sensi del comma 2, articolo 51, dello Statuto che dispone: "La Giunta regionale quando constati che l'applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa per l'Isola, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica, il quale constatata la necessità e l'urgenza, può provvedervi, ove occorra a norma dell'art. 77 della Costituzione";
ribadisce
la censura politica e morale nei confronti del Ministro delle finanze della Repubblica Italiana, già espressa con l'ordine del giorno del Consiglio regionale approvato il 7 aprile 2011, in quanto persiste ad adottare provvedimenti che sono lesivi dell'autonomia e della specialità della Regione Sardegna. (133)
Interpellanza Espa - Bruno - Meloni Valerio - Corda - Lotto - Manca - Cocco Pietro - Agus - Porcu - Solinas Antonio - Mariani contro la politica di tagli prevista dalla recente manovra Tremonti per le politiche sociali, per reclamare al Governo nazionale misure economiche e finanziarie in tal senso e sulla necessità inderogabile di dare attuazione al regime finanziario regionale e sull'attivazione immediata del conflitto di attribuzioni con lo Stato anche per promuovere adeguatamente il welfare in Sardegna.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- il drastico ridimensionamento dei fondi statali di carattere sociale deciso da questo governo ha comportato l'agonia nonché la fine di importanti politiche socio assistenziali;
- la stessa Conferenza delle regioni e delle province autonome ha espresso in data 5 maggio 2011, in un documento ufficiale molta preoccupazione e disagio "per l'andamento che hanno assunto i finanziamenti nazionali a favore delle Politiche Sociali e della Famiglia: a partire dal mancato rifinanziamento del Fondo per le non Autosufficienze, che sta creando gravi problemi a tutte le regioni ma soprattutto ai non autosufficienti, al Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS), già fortemente penalizzato con i tagli alla finanza regionale del 2010, che ha subito una ulteriore decurtazione di 55 milioni di euro, rendendolo pari al 47 per cento di quanto è stato erogato nel 2010, a sua volta già molto decurtato rispetto alle precedenti annualità Stessa sorte hanno subito i Fondi per la Famiglia, già dimezzati rispetto al 2010, ed ora ulteriormente ridotti di 25 milioni di euro. Anche per le Politiche Giovanili a fronte di un Accordo Quadro che doveva garantire un triennio (2010/2012) i finanziamenti del 2011 e 2012 non sono oggi reperibili nel bilancio statale. Anche se tecnicamente i "tagli" citati, sono considerati accantonamenti, è certo che oggi tali finanziamenti non sono disponibili e non possono essere erogati alle Regioni e da queste ai Comuni. Ciò, provoca gravi disagi alle Amministrazioni ma soprattutto, ridurrà le prestazioni a favore delle fasce deboli, in un momento, dove non è difficile osservare che i problemi sociali e delle famiglie sono in aumento e non in diminuzione";
- il taglio più significativo riguarda il FNPS di cui all'articolo 20 della legge n. 328 del 2000, passato da 2,5 miliardi del 2008 ai 538 milioni di quest'anno: un taglio dell'80 per cento;
- le risorse del FNPS, che rappresenta la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, contribuiscono in misura decisiva al finanziamento della rete integrata dei servizi sociali territoriali;
CONSIDERATO che la manovra di bilancio per il 2011 ha cancellato, poi, ogni stanziamento per il fondo per la non autosufficienza istituito dall'articolo 1, comma 1264, della legge finanziaria per il 2007 finalizzato a garantire su tutto il territorio nazionale l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali, in favore delle persone non autosufficienti: passiamo dai 400 milioni di euro nel 2010 a zero euro nel 2011;
RILEVATO che per l'invalidità paesi come la Svezia (4,5 per cento), la Danimarca (4,2 per cento), l'Olanda (2,3 per cento), il Regno Unito (2,2 per cento), il Portogallo (2,4 per cento), la Polonia (1,7 per cento), la Slovenia (1,9 per cento), l'Ungheria (2,15 per cento), la Francia (81,8 per cento), la Germania (81,7 per cento), il Belgio (1,8 per cento) stanziano una percentuale maggiore del proprio PIL rispetto all'Italia (1 per cento), che si colloca sotto la media dell'Unione Europea (2 per cento). (fonte: Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese, Ministero dell'Economia, 2010);
CONSIDERATO che:
- tutti i fondi di carattere sociale sono stati tagliati: il fondo politiche per la famiglia, per le politiche giovanili, per il piano nidi, per l'affitto, per il servizio civile, per l'infanzia e l'adolescenza; per l'inclusione sociale degli immigrati, per le pari opportunità;
- sul tema del rispetto dei ruoli fra livelli istituzionali e sussidiarietà orizzontale, per quanto riguarda la sperimentazione della social card, non vengono rispettate le competenze, "bypassando" la programmazione regionale e il principio di "leale collaborazione" tra livelli istituzionali, già introdotto dalle modifiche del titolo V della Costituzione e maggiormente sottolineato dalla legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale e amministrativo;
- la Regione con fondi propri stanzia per il solo fondo per la non autosufficienza più di 160 milioni di euro con risorse proprie, e che lo Stato in virtù degli accordi a seguito della notoria vertenza entrate ha ancora un grave debito con la Regione di oltre 1.500 milioni di euro, che impediscono lo sviluppo di politiche sociali adeguate e realmente rispondenti ai bisogni dei sardi,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se ritengano inderogabile dare attuazione al regime finanziario regionale e sull'attivazione immediata del conflitto di attribuzioni con lo Stato, ed aprire una vertenza perché il Governo:
ASSUMA misure economiche e finanziarie affinché le politiche sociali nel loro complesso tornino ad essere una priorità per questo Governo ed i fondi sociali precedentemente decurtati abbiano le risorse economiche e finanziarie adeguate ad una reale e concreta politica di inserimento sociale delle fasce più bisognose;
DEFINISCA in tempi rapidi, in collaborazione con la Regione sarda, le altre regioni e con gli altri enti interessati, "livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali", come previsto dalla nostra Costituzione (articolo 117), al fine di poter offrire ai cittadini più vulnerabili, le risposte dovute ai loro bisogni per una partecipazione vera ed attiva alla società civile, garantendo diritti di cittadinanza omogenei in tutto il territorio nazionale;
ASSUMA misure precise ed urgenti (il ripristino del fondo) in relazione alla problematica della non autosufficienza considerato che il Governo italiano ha azzerato il fondo nazionale con un taglio di ben 400 milioni di euro, mentre la Regione, di risorse proprie, stanzia oltre 160 milioni di euro, ma si vede comunque privata delle dovute assegnazioni statali;
ATTIVI un forte investimento nelle politiche sociali, attraverso un congruo aumento delle risorse destinate al sociale, all'educazione e alla scuola, da connettere alla reale esigibilità dei livelli essenziali;
DIA una reale e concreta applicazione del principio di sussidiarietà previsto dalla Costituzione (articolo 118), che dia un effettivo riconoscimento di pari dignità alle organizzazioni della società civile;
METTA in campo una misura universalistica di sostegno al reddito contro la povertà e un concreto aiuto a ridurre i rischi di vulnerabilità sociale;
PONGA in essere la definizione del Piano Nazionale per la Famiglia e il suo adeguato finanziamento;
DIA attuazione al rilancio del Servizio civile nazionale, quale esemplare esperienza di cittadinanza attiva dei giovani, con investimenti coerenti. (242/A).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, le comunico che il Gruppo dei Riformatori, per motivazioni di carattere politico, stasera non parteciperà ai lavori dell'Aula.
(I consiglieri del Gruppo dei Riformatori abbandonano l'Aula)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, le ho dato la parola dopo avere chiesto chi illustrava la mozione. Dopo il suo intervento verificheremo il numero legale.
BRUNO (P.D.). Lei mi ha chiesto chi dovesse presentare la mozione e io le ho risposto.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, lei avrebbe dovuta richiedere la verifica del numero legale prima che il Presidente le desse la parola per illustrare la mozione.
BRUNO (P.D.). Presidente, lei ha chiesto chi dovesse illustrare la mozione e io mi sono alzato per chiedere la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, la prego di illustrare la mozione.
BRUNO (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, in assenza del Presidente della Regione, in una situazione di difficoltà della maggioranza, con la decisione assunta dal Gruppo dei Riformatori di non partecipare ai lavori odierni, così come è avvenuto stamattina in occasione della legge che è stata approvata e che vedeva l'assessore dei Riformatori, Sannitu, come proponente, noi parleremo di argomenti, importanti e strategici, per la nostra isola.
La mozione prende spunto e origine dalla manovra del Governo, la "manovra Tremonti", attraverso la quale anche l'Italia ha partecipato e partecipa agli impegni europei per il rientro del debito pubblico. Il contributo delle Regioni a Statuto speciale al risanamento della finanza pubblica è un contributo notevole: 1 miliardo di euro per il 2013, 2 miliardi per il 2014, a cui aggiungiamo i tagli nei trasferimenti agli enti locali, nel biennio, che verranno ulteriormente ridotti con incidenza negativa sul Patto di stabilità, oltre agli altri interventi che conosciamo.
Per la Sardegna si tratta di tagli per circa 600 milioni complessivi, tra diretti ed indiretti, tra Regione ed enti locali, nel biennio in considerazione, che colpiranno imprese e cittadini. Una manovra, quindi, noi l'abbiamo detto immediatamente, che colpisce e "uccide" la specialità della Sardegna e sulla quale, in un primo momento, vi è stato un atteggiamento di attesa da parte della Giunta regionale; ma in tempi brevi, invece, vi è stata la conferma della gravità della manovra per le casse regionali.
Una manovra, ripeto, che uccide la specialità, che non tiene in considerazione l'autonomia della Sardegna, ma che, soprattutto, incide pesantemente sul quadro delle entrate già fortemente incerto. Ricordiamo la battaglia portata avanti anche in occasione della finanziaria 2010 e della finanziaria 2011, l'incongruenza fra l'ammontare delle entrate che la Regione iscrive in bilancio e quanto invece la finanziaria e il bilancio dello Stato assegnano.
Stiamo parlando di circa 3 miliardi e 200 milioni lordi l'anno, circa 2 miliardi netti, che sarebbero dovuti entrare a regime nelle casse della Regione dal 2010 e che invece ancora non ci sono riconosciuti. Un percorso a ostacoli che ha visto la Giunta regionale andare a traino del Governo, dapprima seguendo le dichiarazioni del fantomatico Viceministro Vegas e, poi, la strada delle norme di attuazione che ancora attendono di essere approvate dal Governo. Un percorso dilatorio che lo Stato o, meglio, il Governo Berlusconi sta mettendo in essere quasi certamente in attesa dell'attuazione del federalismo fiscale e, quindi, dell'annullamento e dell'azzeramento dei benefici conquistati con la vertenza entrate.
Io credo, pertanto, che bene abbia fatto la Sardegna a porre, prima della fase di trattativa sul federalismo fiscale, il tema della vertenza entrate; ma credo anche che la Giunta regionale abbia fatto male ad andare a traino del Governo, in maniera passiva e subalterna. Però, prima di entrare nella fase attuativa del federalismo, prima di considerare queste due partite importanti come una sorta di compensazione, ritengo occorra porre in essere con forza tutte le azioni dal punto di vista giuridico e politico che ci consentano di arrivare al risultato.
Sul Patto di stabilità, che questa "manovra Tremonti" appesantisce, non è stato fatto, ormai in due anni e mezzo, nessun passo avanti nella trattativa col Governo per allentarne i vincoli; un altro schiaffo che va a sommarsi a quelli che la Sardegna ha preso in questi due anni e mezzo, e lo ribadisco ancora una volta, sui fondi FAS, quelli nazionali già persi, già destinati altrove; circa 4 miliardi che dovevano essere inseriti nelle casse della Regione e altri 2 miliardi e 250 milioni, in origine, che oggi sono diventati meno di 2 miliardi che ancora non sono all'attenzione del CIPE.
Una "manovra Tremonti" che incide ancora una volta sulle prerogative di autonomia e di specialità della Sardegna, che mortifica la nostra autonomia e i nostri diritti, perché stiamo parlando di diritti dei sardi.
In questo contesto si inserisce, ne abbiamo parlato brevemente anche stamattina, la questione relativa alla Tirrenia, perché è un'altra partita di autonomia, di specialità che riguarda il rapporto con lo Stato e che non vorremmo fosse trattata, anche questa, come una compensazione sulla base delle altre questioni aperte tra la Regione autonoma della Sardegna e lo Stato.
Questione Tirrenia che ha visto una subordinazione, anche in questo caso acritica, da parte del Governo regionale alle iniziative che hanno riguardato la privatizzazione della stessa Tirrenia e la ripetuta vessazione del popolo sardo rispetto ai propri diritti di libera circolazione e di piena cittadinanza. A mio avviso esiste una "questione Sardegna", una "vertenza Sardegna" da portare all'attenzione attraverso una politica contestativa che non può essere rimandata. La continuità territoriale marittima non può non riguardare la gara con gli oneri di servizio, così come si fa per la continuità territoriale aerea, ma soprattutto non può non riguardare il peso, la funzione della Regione quando in gioco ci sono i diritti dei sardi. Insomma, la questione Tirrenia non poteva e non può essere affrontata, ignorando i diritti dei sardi, semplicemente per "fare cassa" da parte dello Stato.
C'è un altro problema che riguarda la continuità territoriale aerea, siamo in proroga, le compagnie aeree fanno quello che vogliono, non tutelano gli interessi della Sardegna, c'è una cancellazione continua di voli in regime di continuità, proprio perché noi abbiamo lasciato questa porta aperta, perché le Conferenze di servizi, che ci hanno occupato per diversi mesi negli anni scorsi, non hanno portato a un risultato se si eccettua quei decreti pubblicati dal Governo, dal ministro Matteoli, e che hanno visto come reazione da parte nostra quella della richiesta di ritiro, come poi è avvenuto.
Allora, complessivamente il Governo sta uccidendo la nostra specialità, e c'è un disegno: la specialità di tutte le Regioni interessate è vista come un'anomalia fastidiosa, ma quella della Sardegna in particolare, forse perché è l'unica, vera, Regione speciale. Anomalia fastidiosa anche in vista dell'attuazione del federalismo fiscale che incombe.
E la Sardegna è un'isola, e quando noi, come avviene, siamo fuori da tutti i programmi infrastrutturali perché non ci sono autostrade, i tratti di doppio binario sono rarissimi, non arriva il metano, i costi per le imprese sono notevolmente superiori rispetto a quelli affrontati sulla penisola, i costi dell'energia sono maggiori rispetto al resto del Paese, il nostro diritto di cittadinanza, il nostro principio di uguaglianza si scontra con i limiti inevitabili, geografici e con i costi dei trasporti, è molto difficile per noi tollerare di venire indicati come un'anomalia, come un'anomalia fastidiosa, collocata in una situazione di privilegio.
Allora attraverso questa mozione noi vogliamo che ci sia un cambio di passo, assessore La Spisa, avremmo gradito la presenza del presidente Cappellacci accanto a lei, perché riteniamo che in un momento così drammatico per l'economia della nostra Isola, in un momento così drammatico in cui è in gioco la specialità della Sardegna, in cui è in gioco una storia di oltre sessant'anni, in cui è in gioco il destino dei sardi, il Presidente della Regione che è il rappresentante politico, e direi anche legale, della Sardegna, non può tirarsi indietro, deve essere qui, deve essere qui con il Consiglio regionale, la massima Assemblea dei sardi.
Evidentemente ha scelto altri luoghi, che non conosciamo, magari una televisione, per indicare ai sardi che cosa pensa. Noi riteniamo che debba fare l'uno e l'altro, che qualche volta debba presentarsi anche in Consiglio regionale per dire come la pensa e per ricevere dal Consiglio regionale gli indirizzi, così come normalmente avviene in un'articolazione democratica.
Nel dispositivo della mozione noi chiediamo al Presidente della Regione di riferire urgentemente in Aula sulla trattativa con lo Stato, sulle ripercussioni negative della "manovra Tremonti", sul perché ancora oggi non abbiamo definito (non c'è una traccia neanche nel pre Consiglio dei Ministri) le norme di attuazione che sono state approvate in Commissione paritetica. Qual è l'orientamento del Governo, qual è l'orientamento del ministro Tremonti, al quale ancora una volta ribadiamo la censura politica e morale, in quanto persiste ad adottare provvedimenti lesivi dell'autonomia e della specialità della Regione sarda.
Vi chiediamo di sollevare una volta per tutte il conflitto di attribuzioni, al di là di quello che ci avete detto e scritto anche in risposta a una nostra interrogazione sullo stesso tema. Conflitto di attribuzioni significa aprire veramente una vertenza con lo Stato, significa utilizzare tutte le armi, anche quelle giuridiche, che abbiamo a disposizione, perché se la diplomazia non l'avete esercitata in due anni e mezzo, quando volete esercitarla?
Vi chiediamo di dar vita a una politica veramente contestativa, assessore La Spisa; lei nei giorni scorsi ci ha chiamato in causa con una richiesta di coesione sociale, di coesione politica necessaria alla quale noi non diciamo no, non c'è Napolitano che ce la indica in Sardegna, bene ha fatto lei a richiamarci su questo. Però noi crediamo che ci siano degli atti che bisogna mettere in essere in maniera pregiudiziale, sono elementari e riguardano il conflitto di attribuzioni, riguardano una trattativa vera con lo Stato per ottenere quelle risorse, che poi abbiamo iscritto in bilancio nel quadro delle entrate, per realizzare veramente tutti gli interventi nella disponibilità della Regione.
Noi avevamo indicato, nel dispositivo della mozione, che è stata presentata prima dell'approvazione finale della manovra, e quindi anche prima del richiamo alla coesione formulato dal Presidente della Repubblica, l'articolo 51, 2 comma dello Statuto come un ulteriore strumento messo a disposizione della Giunta regionale qualora constati che l'applicazione di una legge, di un provvedimento dello Stato in materia economica e finanziaria risulti manifestamente dannoso per l'Isola. A quel punto la richiesta di sospensione da parte della Regione al Governo della Repubblica diventa quasi automatica e, vista la necessità e l'urgenza, la Giunta può provvedervi, ove occorra, anche a norma dell'articolo 77 della Costituzione.
Credo che il tema relativo alla specialità sia da porre con urgenza all'ordine del giorno dei nostri lavori, credo che la specialità della Sardegna non sia da considerare una astratta questione istituzionale, di rapporto tra enti, ma una questione di diritti; per questo ribadisco ancora una volta che se vogliamo affrontare nel corso di questa legislatura, avendo di fronte una legislatura, quella parlamentare che probabilmente non avrà ancora molto tempo a disposizione, il tema del nuovo patto costituzionale con lo Stato diventa urgentissimo farlo, diventa urgentissimo anche per aspetti che per noi sono importanti.
Per esempio, se noi vogliamo diminuire il numero dei consiglieri regionali, una norma anche questa statutaria, non possiamo farlo se non modificando lo Statuto, che poi è chiamato a una doppia lettura in Parlamento, e i tempi sono strettissimi. Questo è solo un esempio per dire che, se questa vuole diventare, ormai mi pare che i tempi non ci siano più, una legislatura costituente per l'importanza che ha il nuovo patto costituzionale per la specialità, per l'autonomia, non abbiamo molto tempo a disposizione. Dobbiamo quindi al più presto porre all'ordine del giorno di questo Consiglio i risultati dei lavori che la Commissione, presieduta dall'onorevole Pittalis, mi auguro porterà al più presto alla nostra attenzione, così come abbiamo chiesto sulla base dell'ordine del giorno unitario, mi pare, dello scorso novembre.
Ed è importantissimo, perché noi vogliamo ribadire allo Stato, lo avevamo chiesto anche attraverso un ordine del giorno voto, la nostra autonomia, la nostra autonomia sicuramente diversa rispetto a quella che c'è stata in questi sessant'anni, un'autonomia che porta a riconoscere i diritti e che porta a indicare una via per lo sviluppo. Tutto questo diventa, però, un'astrazione se non siamo in grado di tutelare lo Statuto che è in vigore da sessant'anni, con i miglioramenti che abbiamo apportato anche nella scorsa legislatura attraverso la revisione e la modifica dell'articolo 8.
Dobbiamo dire con chiarezza che noi siamo sicuramente per l'attuazione del federalismo fiscale, sicuramente per riconoscere a coloro che hanno la responsabilità politica anche la responsabilità della decisione finanziaria, e questo lo diciamo perché c'è un elettore, c'è un cittadino che deve avere un interlocutore chiaro, considerando che poi il prelievo fiscale grava sui suoi redditi, sui redditi della sua impresa, anche sulla base del livello istituzionale che prende la decisione finale.
E' chiaro che vogliamo anche noi andare verso la spesa standard, il fabbisogno standard, che non vogliamo più accettare la logica della spesa storica, questo è chiarissimo. Però riteniamo che occorra innanzitutto dire con chiarezza che il nostro rapporto con lo Stato parte dal riconoscimento di diritti già acquisiti, a cominciare da quelli relativi alla vertenza entrate. Il nostro sistema di entrate in questi anni è stato ridisegnato, si è stabilito un recupero di entrate sottratteci dallo Stato negli anni, ci sono state attribuite nuove funzioni, abbiamo contrattato, forse prima di altre Regioni, con lo Stato la nostra funzione, ponendo a nostro carico oneri relativi al sistema sanitario, alla continuità territoriale, al trasporto pubblico locale. Lo abbiamo fatto avendo di fronte, però, la certezza che nell'equilibrio complessivo la Regione sarda avrebbe incassato circa 2 miliardi netti di entrate in più.
Noi riteniamo insieme a lei, assessore La Spisa, che sia stata una scelta importante, felice, per questa Regione, così come lei ha attestato anche nella risposta che è stata data alla nostra interrogazione; quindi la vertenza entrate diventa principalmente ancora oggi l'oggetto della trattativa con lo Stato.
Ci attendiamo, dopo tante parole, qualche fatto concreto, e su questo io credo che dobbiamo insistere, dobbiamo insistere in maniera forte, anche attraverso una mobilitazione che, in maniera anche autonoma, ci sarà, a partire dallo sciopero generale che è stato già indetto dai sindacati nei prossimi mesi. Occorre quindi una reazione forte, ed è per questo che vi chiediamo, che chiediamo all'intero Consiglio regionale, anche al centrodestra, alla maggioranza, di votare con noi la mozione, di arrivare a un ordine del giorno che porti veramente ad attivare un conflitto con lo Stato finora rimandato, e rimasto solo nelle intenzioni della Giunta regionale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Espa per illustrare la sua interpellanza.
ESPA (P.D.). Presidente, con i colleghi del centrosinistra componenti della Commissione sanità, più altri colleghi, abbiamo presentato un'interpellanza al Presidente della Regione (e all'Assessore della sanità e politiche sociali) che, per quanto presumo sia stato da lei convocato, è ovviamente assente, per cui non potrà rispondere ai quesiti che noi poniamo nella interpellanza medesima. Speriamo che, in assenza del Presidente, l'onorevole La Spisa non ci dica che purtroppo non può rispondere, ma possa darci qualche delucidazione.
Noi abbiamo presentato questa interpellanza perché (anche le considerazioni espresse dal mio Capogruppo hanno evidenziato questo problema) sta nascendo una "emergenza povertà" che colpirà la Sardegna nei prossimi due anni, in gran parte derivata dall'ultima manovra approvata dal Governo, la cosiddetta "manovra Tremonti".
Sappiamo benissimo che è stato fatto tutto con spirito di responsabilità e che ci si è mossi cercando di avere una posizione bipartisan sui tempi; però, sul merito, io chiedo che cosa aspettiamo, parlando di sociale e di politiche sociali, a cercare di recuperare le nostre risorse, più di 1.500 milioni di euro, nostri, e che Roma non ci dà. Perché dico questo? Perché la situazione proprio per noi, Regione sarda, e soprattutto per i nostri sindaci, sta per diventare pericolosissima.
Non entro nel merito, adesso, della notizia del giorno: il ticket di un euro. Io dico che potremmo permetterci tanti lussi se avessimo, come è nostro diritto, la disponibilità dei nostri soldi in Sardegna. Che cosa sarebbero 10 milioni di euro se noi potessimo avere a disposizione le nostre risorse ? Quindi, non entro nel merito del ticket, perché stabilire un ticket vuol dire che la spesa è senza controllo, si ha paura, questo è quello che noi crediamo rispetto alla sanità, a come sta andando il governo della spesa sanitaria in Sardegna. Non lo diciamo solo noi, lo dicono forze politiche che oggi sono assenti dall'Aula per motivi politici, lo dicono altre forze politiche di maggioranza che anche da poco hanno contestato una visione della spesa sanitaria rosea, cosiddetta, nel senso che qualcuno si è messo gli occhiali rosei cercando di vedere rosa quello che invece è molto nero.
Il tempo è breve, ma voglio dare comunque due dati relativi sia alla "manovra Tremonti", che alla precedente manovra finanziaria. Voglio ricordare che il Fondo nazionale per le politiche sociali (non sono spese sanitarie che noi abbiamo scelto di pagarci, per fortuna, io ormai dico così dato che sul sociale prenderemo delle botte spaventose) è passato dai 2 miliardi e 500 milioni di euro del 2008 ai 538 milioni di quest'anno, un taglio dell'80 per cento. La manovra di bilancio del 2011 ha cancellato totalmente il Fondo nazionale per la non autosufficienza, passando dai 400 milioni di euro del 2010 a zero euro del 2011.
Ricordo che la Sardegna da sola, sulla base di una tradizione iniziata nel 2000, continuata con i governi del centrosinistra che hanno raddoppiato i fondi, e che sta in qualche maniera, forse con qualche taglio, continuando ancora adesso, stanzia 160 milioni di euro. Il Governo nazionale zero. La Sardegna quest'anno prenderà quindi 15 milioni in meno da parte del Governo nazionale sul Fondo per la non autosufficienza. Questi sono alcuni dati.
Ricordiamo poi, per chi ha caro il tema della famiglia, ne abbiamo parlato e sto per arrivare a conclusione, quanto è successo in merito al Fondo nazionale per la famiglia. Ricordate che l'onorevole Giovanardi aveva detto: "Mi dimetto, se portate il Fondo da 150 milioni di euro a 25 milioni di euro, questa è la fine".
Devo concludere, ma chiedo che cosa aspettiamo, per evitare che grandi risorse non arrivino in Sardegna (i poveri poi se li troveranno prima di tutto i sindaci, perché arriveranno migliaia e migliaia di persone in difficoltà, e non solo alla Regione), a convocare un Consiglio regionale a Roma?
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
Chiedo scusa, onorevole Porcu. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedere la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno e Salis sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 35 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Biancareddu - Bruno - Campus - Contu Felice - De Francisci - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Mariani - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 15, viene ripresa alle ore 17 e 46.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Sanna Giacomo)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Diana Mario è presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 12 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Artizzu - Biancareddu - Dessì - Diana Mario - Lombardo - Mariani - Meloni Marco - Mulas - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Steri.)
Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo la seduta per trenta minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 48, viene ripresa alle ore 18 e 20.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.
E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, ringrazio i colleghi della maggioranza e della minoranza che gentilmente sono tornati in Aula e daranno un contributo a questo importante dibattito che, sono certo, sia anche molto in alto nelle priorità dell'agenda politica della vostra maggioranza. Non posso non osservare, Presidente, non è retorica, non è insistere su uno spartito già scritto, che su un tema così importante avremmo gradito la presenza del Presidente della Regione
Presidente della Regione che, tra l'altro, in una circostanza delicata, importante, sofferta, inusuale, critica come un'occupazione dell'Aula, che i consiglieri di questa minoranza avevano messo in atto a malincuore per segnalare l'urgenza e la rilevanza degli stessi temi che trattiamo oggi, cioè le entrate, i diritti della nostra Regione, avere risorse certe per poter programmare e pianificare il proprio futuro, diede un contributo fattivo, offrendoci la possibilità, col suo intervento e con quello dell'assessore La Spisa che ringrazio, almeno lui, di essere in Aula, di scrivere un ordine del giorno che, a nostro avviso, poteva rappresentare una pagina importante di questa legislatura.
Quindi, il mio richiamo all'assenza del Presidente della Regione non è un richiamo retorico, ma è un richiamo politico, che deriva dal ruolo che svolge, dalle responsabilità che ha. Non voglio dire che è il capo della maggioranza, perché questa è una maggioranza che capi non ne vuole, è un po' ribelle, spezzettata, ma ha un ruolo che poteva essere importante anche nel condurre la nostra discussione in un'ottica non di contrapposizione sterile, ma di spirito unitario con il quale riprendere quel cammino comune che più volte abbiamo cercato di avviare, che più volte si è interrotto, e lo richiamerò nel corso del mio intervento.
E credo che l'assenza dall'Aula dei colleghi Riformatori sia, in qualche modo, collegata all'assenza del Presidente. Quando il Presidente manca, quando il Presidente della Regione non dà l'esempio con la sua presenza e con la sua assunzione di responsabilità, è logico che anche parti della maggioranza, magari quelle più in sofferenza, si allontanino.
Io penso che sia una sofferenza anche nobile, non concordo in questo caso, non del tutto, con le parole del collega Gian Valerio Sanna, del quale condivido solitamente gran parte degli interventi, e ritengo che i colleghi Riformatori abbiano fatto sostanzialmente un errore, probabilmente di scelta politica. Poichè sono animati, insieme a molti di noi, da uno spirito riformista, soffrono il fatto che questa legislatura rischia di essere una legislatura inconcludente, che non affronta i problemi dei sardi, è un trascorrere il tempo in modo inutile e insulso, con il rischio che la Sardegna si trovi indietro.
Pertanto, in questo mio intervento, non me ne vogliano i colleghi della maggioranza, o non so dove si possano collocare, come il collega Matteo Sanna, se in maggioranza, se in stand-by, se con i centristi, se con il Terzo polo, però vorrei chiedere anche a lui, al collega Matteo Sanna, che significato dobbiamo dare a quei tentativi che abbiamo fatto di mettere in campo un percorso comune in materia di entrate.
Presidente Lombardo -onorevole Uras, lei abbia pazienza, ma ho bisogno dell'attenzione della Presidente perché mi ispira, è una figura positiva in quest'Aula - vorrei capire che senso dobbiamo dare, lo dico a lei che tutela i diritti di questa Assemblea, agli ordini del giorno, alcuni anche approvati, che dovevano consentire di avviare un percorso comune .
E, a questo punto, denuncio anche un'altra assenza, quella del Presidente della Commissione bilancio che ha contribuito a scrivere alcuni di quegli ordini del giorno. Io credo che questa sia un'altra assenza grave perché, in assenza del Presidente della Regione, in assenza del Presidente della Commissione, rischiamo di dare vita a una discussione sterile, tra sordi, che ripete stereotipi che a noi non interessano più perché, lo dico una volta per tutte, noi non siamo interessati a ripetere cliché già scritti.
Vorremmo invece, almeno in questa materia, contribuire attivamente a far valere i diritti dei sardi e a far sì che, chiunque governerà la prossima legislatura, possa avvalersi di quelle risorse che sono fondamentali. Ribadisco, quindi, che le assenze che registro oggi, l'assenza dei colleghi Riformatori che evidentemente manifestano sofferenza (condivido la loro sofferenza ma mi dispiace che non siano in Aula), l'assenza del Presidente della Commissione bilancio, che ci richiama spesso a un dialogo all'interno di questo Parlamento, ma poi in un momento così delicato lascia discutere una mozione che riguarda strettamente i temi della sua Commissione senza essere presente, e quella del Presidente della Regione, spero non ci costringano a un dibattito sterile.
Presidente, vorrei richiamare il percorso comune che abbiamo svolto in materia perché su questo noi ci siamo impegnati più volte nel corso di questa legislatura ; ma il problema è che, costantemente, quei percorsi comuni non vengono attuati ed applicati e quindi anche la nostra buona volontà, il nostro senso di responsabilità verso i destini di questa Regione, e verso l'evitare che la battaglia politica possa in qualche modo minare i diritti dei sardi, rischiano di essere vani.
Presidente, richiamo alla sua memoria, innanzitutto, l'ordine del giorno numero 34, approvato il 14 ottobre 2010, che impegnava la Giunta regionale ad avviare un confronto politico con il Governo, anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione del Consiglio regionale, affinché si potesse pervenire rapidamente a norme di attuazione della legge numero 42 del 2009, articolo 27. Stiamo parlando del federalismo fiscale e di un lavoro da fare anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione del Consiglio regionale.
Avete visto, voi, dopo l'approvazione di quella risoluzione e di questo ordine del giorno, un coinvolgimento e una partecipazione del Consiglio regionale a quel percorso sul federalismo fiscale che riguarda certamente anche la materia delle entrate, perché è la pagina successiva o la pagina correlata? Avete visto un coinvolgimento del Consiglio regionale? Perché chiariva, questo ordine del giorno, che solo con un percorso comune, e solo scrivendo quelle norme, si poteva in qualche modo porre le premesse per contrastare e superare i divari esistenti tra la Regione e il resto d'Italia in materia di diritti sociali, di lavoro, di mobilità, di istruzione, di sanità.
Sempre in questo ordine del giorno poi si chiedeva, (Presidente, sono cose che non sono successe) di riferire mensilmente all'Aula sul confronto politico da aprire con il Governo, nonché sullo stato di attuazione dei lavori della Commissione paritetica in materia di federalismo e, in genere, visto che le norme di attuazione sulle entrate le abbiamo approvate, anche in materia di definitiva approvazione di quelle norme di attuazione.
Io non mi dilungo perché il tempo scorre, ma poi abbiamo approvato altri ordini del giorno a dicembre, altri in aprile, sempre o con il vostro voto o con la nostra astensione, e non sono mai stati applicati. Allora, il tema qual è? Che cosa volete fare? Volete andare avanti per conto vostro? Volete assumervi tutta questa responsabilità? La nostra impressione è che da soli non ce la farete mai, ma probabilmente ormai la vostra solitudine è una solitudine politica per cui non c'è soluzione, ma se non c'è soluzione assumetevi fino in fondo le vostre responsabilità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas).Presidente, è evidente la tensione e l'attenzione di questo Consiglio, della maggioranza e, soprattutto, della Giunta e del suo Presidente su argomenti che sono, come dire, non fondamentali, ben più che fondamentali per l'esistenza della Regione ma anche per la resistenza della Sardegna (e del suo popolo) a una condizione tragica alla quale sta venendo condannata dall'incapacità, pressoché totale, della Giunta regionale, del suo Presidente e dalla prepotenza, anche questa pressoché incalcolabile, del Governo nazionale.
Un Governo nazionale che fa incetta delle risorse di tutti, le recupera, le rastrella e le orienta, sulla base di pressioni veramente "politicamente indecenti", verso le parti più ricche del Paese; quelle parti che da sempre hanno avuto di più, da sempre hanno utilizzato al meglio le intelligenze, le capacità di lavoro del popolo italiano e anche del popolo sardo per il loro sviluppo e per la costruzione di una condizione di vantaggio.
Io mi chiedo, lo chiedo all'Assessore se è pensabile che il Presidente della Regione scompaia, diventi contumace su un argomento di questo genere, cioè sulla manovra del Governo che penalizza il Mezzogiorno e la Sardegna, del cui significato nei confronti dell'Isola anche voi vi siete accorti dato chela denuncia sulla iniquità di quella manovra è venuta anche da parte vostra.
E' pensabile, ripeto, che il Presidente della Regione scompaia dopo che la Corte dei conti ci annuncia che c'è una "piccola riduzione" nel trasferimento di risorse dello Stato alla Regione, che è oltre il 60 per cento per cui, praticamente, la quota parte di trasferimenti, di contributi dello Stato, si riduce al 7 per cento; dopo che la partita delle entrate agonizza nel letto di morte dove, avendo optato per le norme di attuazione, l'avete voluta "ficcare" voi insieme al Presidente della Regione; dopo il disastro dal punto di vista della capacità di spesa, non parliamo poi di quella di accertamento di riscossione delle entrate, di questa Regione che non siete stati capaci di governare neppure nelle strutture burocratiche; dopo il persistere di una illegittimità diffusa nelle procedure di applicazione delle norme, anche di quelle che riguardano il funzionamento della Regione, anche di quelle che dovrebbero essere più attente verso i cittadini, soprattutto quelli delle fasce di popolazione più bisognose.
Di fronte a questa realtà che abbiamo davanti agli occhi, il Presidente della Regione scompare, diventa contumace. Non si presenta davanti a questo Consiglio regionale per rispondere delle sue iniziative quando il Governo annuncia: "O mangiate di questa minestra o saltate dalla finestra", togliendoci il diritto alla mobilità, cioè limitando un diritto costituzionale ai sardi, a questo popolo che vive in un'isola e che ha bisogno, necessità, diritto a un sistema di trasporti avanzatissimo.
E invece delega il sistema dei trasporti tutto al privato e quando lo delega al privato, perché non c'è stata mai la capacità di opporsi a questa ottica, lo delega a un privato che ne fa cartello e ne fa cartello per impedire che ci sia un'influenza di questo popolo nello stabilire le tariffe, nello stabilire i percorsi, le rotte, nello stabilire il numero di corse necessarie al trasferimento delle merci e alla mobilità dei passeggeri, dei cittadini.
E quando fa tutto questo? Lo fa dopo aver cancellato i traghetti delle Ferrovie dello Stato, cioè dopo aver cancellato tutto, che sono messi in discussione perché non reggono sotto il profilo economico, perché non c'è il sostegno giusto. E questo discorso vale anche per le rotte di continuità territoriale aerea, dato che le nostre società di gestione aeroportuale sono, tutte quante, sotto l'occhio vigile non solo dell'Unione europea ma anche degli organi e delle autorità di questo Paese preposti alla verifica dei comportamenti.
A fronte di questi problemi il Presidente che fa? Sparisce? Il Presidente della Regione che fa? Forse parte all'estero? Il Presidente della Regione che fa? Non dà segno di vita? Ma dove deve stare il Presidente della Regione, se non qua dentro, se non nel suo ufficio, se non a rispondere ai sardi? Ma l'ha capito che è stato votato perché si è candidato? Non l'hanno votato perché l'hanno cercato, anche scavando per trovarlo perché senza di lui noi non avremmo potuto vivere, perché senza di lui questo popolo non si sarebbe potuto affrancare dal bisogno. No, lui si è candidato e ha detto: "Risolvo io i problemi, mi candido a risolvere i problemi che avete voi, comunità". "Mi candido a risolvere i problemi della comunità dei sardi". Dopodiché sparisce!
Ma quanti problemi ha risolto? Ma quali problemi ha risolto sulle entrate, sul bilancio, sulle dotazioni finanziarie? Io ho fatto un po' di conti. A parte il fatto che abbiamo un bilancio fasullo, un Pinocchio viaggiante con un naso lungo che non finisce più, bugiardo nell'anima, che parla di 9 miliardi e mezzo in conto competenze, che parla di miliardi e miliardi ancora in conto residui già impegnati, pronti al pagamento, scopriamo che se proprio potessimo funzionare al massimo in ragione delle riscossioni che abbiamo, di poco superiori ai 2 miliardi di euro, forse ne potremmo avere altri 2 miliardi, 2 miliardi e mezzo e, quindi, mancano almeno 10 miliardi al conto consuntivo delle somme che scriviamo. Ma continuiamo ad avere 1 miliardo e 700 milioni di debito fasullo, e una autorizzazione a contrarre mutui per dare copertura a "spese della fantasia" perché non si faranno mai!
Vi abbiamo chiesto di fare un assestamento di bilancio ragionando sulle cose. Nulla, nulla. Il Presidente dov'è? Avrà anticipato le vacanze? Sarà sotto l'ombrellone? E' stato colpito da malattia? Non c'è stato un intervento farmaceutico diciamo immediato per evitare che ci fosse un aggravamento? E'impegnato da altre parti? Sta parlando con il Presidente del Consiglio? Parla con i responsabili politici del Parlamento italiano per risolvere i problemi? Non si sa e non si sa perché non lo sapete neppure voi, perché ormai questa Regione è priva di governo, è priva di Presidente! Vada a casa e si facciano le elezioni!
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). La materia oggetto di questa mozione è la "materia delle materie" per quest'isola e per questa Regione. E' la sostanza sulla quale si dovrebbe concentrare la Giunta regionale, certamente il suo Presidente perché dipendono da questa partita, lo diciamo da due anni e mezzo ormai, il presente e il futuro della Sardegna, la possibilità che quest'isola possa dare risposte ai sardi e ai loro bisogni e perché si possa davvero scrivere un qualsiasi programma regionale di sviluppo che poi possa essere sostanziato dalle successive azioni concrete; e con il termine concreto intendo oltre che azioni rispondenti ai vari bisogni anche sostanziate dalle risorse a disposizione per poi realizzarle.
Presidente, però, qui è evidente che l'indifferenza, che sta accompagnando l'azione della Giunta regionale su questo tema da due anni e mezzo, è arrivata veramente al massimo; ecco perché noi pensiamo che, rispetto a questo tema, effettivamente non ci sia più la via d'uscita e anche che la discussione odierna lasci veramente uno spazio enorme all'interrogativo su quale senso abbia discuterne ancora di fronte a una Giunta regionale sorda, inerte, sottomessa ai diktat del governo Berlusconi-Tremonti; una Giunta che non ha coraggio e non può affermare il diritto dei sardi.
Noi, pertanto, abbiamo davvero poca speranza ma, con senso di responsabilità, continuiamo a richiamarvi alle vostre responsabilità e questi richiami, rimasti inascoltati per anni e per mesi da quando state governando, oggi ci portano a dire, per questa ma anche per altre questioni, che mentre "Sagunto brucia" in quest'Aula ci si appresta a varare una legge per giocare a golf, mentre "Sagunto brucia" si discutono collegati senza significato e per certi versi dannosi per la stessa Isola, mentre "Sagunto brucia" il Presidente della Regione non c'è e la maggioranza che ha il dovere di garantire il numero legale in quest'Aula non lo garantisce, indifferente al tema che si sta trattando.
Ancora, mentre "Sagunto brucia" una coalizione, quella del centrodestra, salta per aria, un pezzo va via, un altro critica un giorno sì e l'altro pure sollevando i problemi, sottolineando l'inerzia e l'inefficacia di questo governo regionale a iniziare dalla gestione della sanità che costerà lacrime e sangue a questo bilancio regionale che, come si diceva prima, è un bilancio già fasullo che non può contare e non potrà contare sulle nuove entrate ma sarà falcidiato, ulteriormente, dalla "manovra Tremonti-Berlusconi".
Però, mentre "Sagunto brucia" il Presidente è assente. Ma, presidente Lombardo, io non le chiederò di prodigarsi per capire dove sia finito il Presidente della Regione, per andare a cercarlo, per scovarlo, per portarlo qui in Aula magari preso per un orecchio, perché che sia assente o che sia presente in quest'Aula non fa alcuna differenza.
Anche quando è presente fisicamente lui non c'è, lui non esiste; lui non esiste come Presidente della Regione e lo ha dimostrato con la sua inefficacia, lo ha dimostrato con la sua codardia, lo ha dimostrato con la sua incapacità di affrontare non solo i problemi ma anche quest'Aula, perché ogni volta che è stato richiamato in quest'Aula, per discutere problemi strategici come questo per la Sardegna, ha avuto una paura da morire e ha tirato fuori la scusa della malattia. Credo di non averlo mai fatto neanche in prima elementare: una vergogna.
Quindi che venga o che non venga è assolutamente indifferente perché rispetto a quello che potrà fare, o che può fare, la fiducia ormai è pari a zero, ma non soltanto dentro quest'Aula, è un fatto palese ormai in lungo e in largo per la Sardegna. E questo accade nonostante vada in giro, presentandosi a inaugurare i lavori per una diga e promettendo risorse che mai ci saranno.
Sapete, colleghi, anche da poco lo hanno visto comparire presso una diga nel mio territorio, nel nuorese, promettendo una marea di risorse per terminare quell'opera pubblica così importante. C'è da chiedere a questo "Presidente fantasma" dove prenderà quelle risorse che, anche l'altro giorno, ha promesso al sindaco di Orgosolo. C'è da chiedere dove le andrà a prendere, perché se lui non si concentra (e non può concentrarsi perché non ha la capacità di farlo), su questa partita così importante, dovrà spiegare fra qualche tempo alla comunità di Orgosolo, al suo sindaco, e a tutto quel territorio, che dovrà essere servito da questa diga, dove caspita sarà andata a finire quella promessa.
Insomma siamo di fronte veramente a uno sfascio, ma è anche una questione alla fine di dignità personale della quale, da parte di questo Presidente non vediamo neanche un rigurgito, neanche un brivido, non soltanto di ordine politico. Quindi che ci sia o che non ci sia, sinceramente, per quel che mi riguarda, è indifferente; per cui, Presidente, per quel che mi riguarda interrompa pure le ricerche.
La gravità della situazione è d'altra parte talmente allarmante, che sono anche inutili gli appelli dell'onorevole La Spisa. Quando la minoranza, che è sensibile anche agli appelli dell'Assessore, come ha ben detto il mio Capogruppo, si è resa totalmente disponibile a una battaglia seria nei confronti dello Stato per portare a casa un termine ultimo, finale, su questa famosa battaglia delle entrate, noi abbiamo avuto in risposta la sottoscrizione e l'approvazione di vari ordini del giorno; ma, lo richiamava poc'anzi il collega Porcu, c'è da chiedersi dove sono andati a finire gli impegni di quegli ordini del giorno, ai quali non è seguito assolutamente alcunché.
Quindi mi chiedo che senso ha, anche oggi, ma credo che lo faremo, perché lo faremo probabilmente, o bocciare la mozione se non si addiviene a un ordine del giorno, oppure sottoscrivere un ordine del giorno congiuntamente, che rimarrà ancora una volta lettera morta. C'è infatti un problema politico serio, non sono i rapporti che possono intercorrere in questa sede fra maggioranza ed opposizione, e anche quelli congiunti fra maggioranza ed opposizione, che potranno risolvere i problemi della Sardegna, perché manca una credibilità che non è mai stata costruita, che non è mai stata affermata, la vostra credibilità, nei confronti del Governo nazionale, del governo Berlusconi, tant'è che siamo allo smacco finale, più totale, di un vergognosissimo ricatto. Il ricatto che mette in relazione la possibilità che noi possiamo avere le nostre risorse, che ci spettano di diritto, con lo stare zitti e cucirsi la bocca, non fare niente, accettando il sopruso sulla continuità territoriale e sul diritto alla mobilità marittima.
Ma io non mi sono neanche sorpresa di questo ennesimo schiaffo, di questo ennesimo insulto del governo Berlusconi nei confronti di Cappellacci e della sua Giunta. Perché d'altronde sono abituati ad avere a che fare con persone che, pur avendo il dovere di rappresentare un popolo, invece non lo rappresentano; sono abituati e quindi facilmente possono anche permettersi schiaffi di questo genere, tanto ogni volta, schiaffo dopo schiaffo, questa Giunta ha sempre porto al Governo nazionale l'altra guancia, fino all'insulto finale di un ricatto vergognoso che, naturalmente, pagheranno i sardi.
E oggi siamo di fronte anche a un danno ulteriore, rappresentato dalla "manovra Tremonti" che, come sappiamo, incide negativamente su tutte le Regioni, sugli enti locali, e specificatamente sulle Regioni a Statuto speciale. Una manovra, si diceva, che "uccide" la specialità della Sardegna, beh, ci vuole a dire il vero ben poco sforzo per uccidere ormai la specialità della Sardegna (considerato che questa specialità è ormai decisamente moribonda a causa del vostro modo di governare quest'isola, quindi a causa vostra), con trasferimenti, e questo ce l'ha ricordato la Corte dei conti da poco, da parte dello Stato nei confronti della Regione che hanno toccato il picco più basso che sia stato mai toccato nella storia della Sardegna.
Allora, se di fronte a tutto questo noi abbiamo una Giunta regionale che continua imperterrita a non fare gli atti, quelli veri, quelli sostanziali, quelli formali, che ci possano garantire il trasferimento delle entrate, io mi chiedo che cosa ci stiamo a fare qui ad approvare leggi che non avranno mai copertura. Credo che tra breve dovremo anche andare a una rivisitazione del bilancio regionale per togliere e per ridisegnare tutto quello che è stato scritto nella finanziaria e nel bilancio, perché quelle entrate iscritte noi non le avremo, e sarà veramente una disfatta totale. Un rigurgito di dignità politica e personale vorrebbe che ci si dimettesse immediatamente, e si liberasse la Sardegna da questa vergogna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Cari colleghi, caro Presidente, non abbiamo ricevuto ancora risposta in merito alle vicende sulle entrate di competenza della nostra Isola, nonostante i giuristi interpellati dalla Regione sostengano che le norme di attuazione non siano necessarie per dare effettività all'articolo 8 dello Statuto. Questo significa che si è perso del tempo prezioso per l'economia della nostra isola attanagliata da una crisi senza precedenti; questo significa che per questo Governo il mondo delle cose diventa il sostituto dell'immagine, tutto questo sempre a delimitare il problema veramente centrale di un'educazione politica riflessiva nell'attuale fase storica.
Forse si può dire che una buona società potrebbe nascere anche senza l'investitura statale, questa è la vera autonomia di cui parlava anche Adorno. Cari colleghi, la libertà autonomista non fiorisce, in fondo, dall'istituzionalismo trascendentale. Se una teoria della giustizia ha un obiettivo, questo non coincide col narcisismo e la retorica della fondazione, o la co-fondazione. Davanti a questo Governo latitante bisogna assumere la democrazia come una pratica, e il processo del diritto all'autonomia come un concreto farsi della giustizia.
Come è possibile fare fronte alle difficoltà che attraversa qualsiasi settore vitale dell'economia, senza poter usufruire delle risorse che ci spettano di diritto? La Sardegna rischia di perdere 1 miliardo e 400 milioni di euro da parte dello Stato. L'Isola potrebbe perdere parte delle risorse che avrebbe dovuto avere già dopo l'entrata in vigore del nuovo regime di compartecipazione della Regione alle entrate dello Stato, e a oggi ci dovremo assumere tutti gli oneri del nuovo articolo 8 dello Statuto sardo, senza i vantaggi che l'applicazione di quell'articolo avrebbe comportato.
E credo che la Giunta Cappellacci abbia fatto un grave errore nell'accedere alla proposta del Governo di subordinare l'entrata a regime del nuovo ordinamento regionale finanziario. Il Governo in tutta questa vicenda tace, non risponde alle richieste delle parti sociali, e pare non accorgersi neppure di quella della Giunta regionale.
Non riconosce dunque la specificità dei diversi diritti della Sardegna e pare che lo stesso Governatore non abbia alcuna risposta da dare. Il Governatore gioca "alla Godot", e sembra aver perso per sempre la geografia del territorio, il senso del contesto, del testo, e anche dell'architesto. Eppure i temi ai quali dobbiamo dare urgente risposta sono diversi, esigenze e diritti che si chiamano insularità, costo della mobilità delle persone e delle merci, energia, strategie di rilancio dell'industria e dell'attività produttiva, accordo di programma dentro l'intesa istituzionale, finalizzato sia all'industria, sia a settori nuovi, strategici per lo sviluppo dell'Isola.
Occorre dare avvio a una nuova fase di crescita partendo dalla vertenza entrate, finanziando un nuovo piano di rinascita, costituzionalmente vigente e purtroppo rimosso sul versante politico e istituzionale. Credo che, pur con enorme ritardo, dobbiamo portare delle risposte ai sardi; siamo arrivati al paradosso per cui lo Stato pretende dalle aziende sarde circa 3 miliardi di euro mentre deve erogarne alla Regione almeno 10, nel frattempo la finanziaria Tremonti, si è abbattuta come una scure sull'economia sarda. Non è altro che il colpo di grazia, dopo anni di tasse non rese, investimenti in infrastrutture non effettuati.
C'è da chiedere ai sardi per quanto ancora riusciranno a riconoscersi in coloro che devono rappresentarli. Se ci soffermiamo a osservare oltre la contingenza, a Roma scorrono i governi, scorrono i parlamentari, ma rimane lo Stato italiano con le sue logiche che qua in Sardegna sono ormai patologiche; e questo è dovuto evidentemente anche a una buona dose di nostra colpa e complicità, non so se per connivenza o per paura di essere diversi, ma in buona parte per pigrizia mentale e spirito di sudditanza come del resto dimostra la stessa idea di "governo amico". Mi fermo qui.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sanna Gian Valerio. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, scusate se vi disturbiamo; vi chiedo scusa, davvero, perché ci mancherebbe altro, avete ben dire "lasciateci in pace perché già dobbiamo tenere insieme i cocci che ci sono rimasti e siamo affaticati". Avete ragione a lamentarvi contro di noi: siamo sempre qui a "rompervi". Però, a pensarci bene, ogni tanto mi verrebbe da dire: non eravate voi quelli che dovevano far sorridere la Sardegna? Un po' all'inizio ci avete fatto sorridere ma, adesso, non ce la facciamo più, anche noi siamo disperati e in pianto.
Voglio dire, però, che non siete neanche voi i responsabili di questa bella idea che avete messo in giro, quindi, ovviamente, noi siamo anche alla ricerca di un capro espiatorio. Sembra quasi una favola un po' in stile evangelico: Berlusconi si fece candidato ed elesse Cappellacci a Presidente della Regione, dopo tanta fatica si rese conto ben presto che non era cosa buona e giusta, infatti egli era un po' schivo, mite ma leggermente misantropo; fu allora che Berlusconi pensò bene di regalargli Mariani e Serra, fior fiore rispettivamente del pensiero non troppo alto e di parole mai corrispondenti alla realtà sotto forma di comunicati stampa. Dopo tanta fatica Berlusconi fu molto occupato per molto tempo e perciò dopo averlo creato egli si dimenticò ben presto di Cappellacci.
Questa è un po' la storia, tant'è che alcuni di noi, visto che eravamo in questo clima si stavano convincendo che forse Cappellacci si sarebbe potuto trasfigurare in quel di Suelli, e stanno lì ad aspettare per vedere se dal cielo ci sia qualche segnale. Ma così non è. Io mi sono fatto un'idea. Io sono sempre stato favorevole in grande misura all'elezione diretta, al fatto che i cittadini si approprino della capacità di indicare chi li deve governare; non è solo un problema di recuperare, come era nell'idea iniziale, una sorta di efficienza che poi non si recuperò, ma l'elezione diretta offre la possibilità di avere sempre chiara anche la persona alla quale tu ti devi riferire nel giudizio per dire che ha fatto bene o ha fatto male o, meglio, come in questo caso, dire che non ha fatto praticamente niente!
Vedete, la regola democratica che esprime la nostra Costituzione la dovreste spiegare un po' meglio a Cappellacci, non è molto complicata, è semplice! Una maggioranza governa non perché ha ragione, voi vi dovete mettere in testa che dovete governare non perché avete la ragione dalla vostra parte, ma dovete governare perché dovreste avere ragione per legittimare il vostro essere maggioranza dettato dagli elettori. Non vi rendete nemmeno conto che con questo andazzo state delegittimando i vostri voti, non tanto quelli di Cappellacci, lui ormai se l'è giocata, ma i vostri voti, la vostra credibilità, la vostra storia personale, la vostra appartenenza, la vostra serietà, la vostra rispettabilità che noi siamo i primi a riconoscere ma che, poi, dobbiamo per forza rimettere insieme in una responsabilità collettiva, perché la politica oggi ci chiede questo.
Ecco perché, a questo punto, quando sarà il tempo di qualche riforma, dovremo seriamente, memori di questa esperienza, che vale per tutti, perché quando capitano queste cose non è piacevole per nessuno, perché noi siamo degli intermediari rispetto al popolo che sta fuori, pensare a qualche istituto di garanzia che liberi, a favore del popolo, l'inerzia, l'inutilità e la passività di alcune istituzioni come, nel nostro caso, il Presidente della Regione.
A lui dobbiamo un grande merito: il fatto che, e non era neanche tanto scontato né tanto semplice, ci sta consentendo la cancellazione della nostra specialità per via ordinaria. Non è certo una cosa facile! Abbiamo un regime di entrate, abbiamo fatto di tutto per dirgli: "Stai attento, se qui non si apre un confronto duro e aspro con lo Stato, lo Stato già si trova in una condizione non congeniale!", questo non era un modo di insultare, sarebbe stato intanto un atto unitario della Regione, che non è una cosa di secondo piano per una Regione autonoma, ma un atto di unità volto a stabilire i limiti entro i quali lo Stato può intervenire solo nel tentare di ridimensionare la nostra specialità, perché di parole ne diciamo tante, ma quando dobbiamo rinunciare in questo momento a una partita di entrate, sulla quale si consuma l'idea di un bilancio ordinario, del tutto ordinario, di cui non disponiamo (non so se ve lo fanno vedere o ve lo andate a vedere), quando noi al 30 giugno abbiamo i livelli di spesa che abbiamo potuto registrare qualche giorno fa, quando noi a metà dell'anno finanziario non sappiamo come, da chi e per che cosa viene gestito il plafond del Patto di stabilità, forse lo sa lui! Forse! Non lo so, ma è giusto che lo sappia solo lui? E' giusto che noi qui facciamo le riunioni, decidiamo le leggi, e lo sappia solo lui? Noi che cosa siamo, marionette?
Voi, lo dico a voi, non dateci niente, toglieteci anche qualche diritto, siete stati voi, la maggioranza, ma siete marionette? Lo deve sapere solo lui? L'idea è che in questa Regione a oggi, bene o male, ci serviranno non meno di 600-700 milioni per essere legittimati a parlare, per toglierci dai debiti, ne avete un'idea? E rispetto alle cose che si stanno trattando mancano, in via corrente, per quello che lo Stato ha dichiarato, che non è esattamente quello che noi abbiamo chiesto, di due esercizi manca quasi un miliardo e mezzo, più altri 600-700, e più quelli che questa manovra di Tremonti produrrà.
Io non so se tutto questo che si è maturato in questi due anni e mezzo potrebbe miracolosamente ritorcersi tutta a favore nostro, non lo so! Una cosa importante sarebbe stato che alcune rassicurazioni, alcuni punti fermi, alcune tutele che sono dovute per fatto elettivo, il contumace sarebbe dovuto venire a dircele in quest'Aula, e invece dove è? Dove è? A gettare cemento in una diga che non dispone neanche dei progetti oltre che delle risorse per costruire le adduzioni, cioè una diga che raccoglie l'acqua della sua prosopopea e non è in grado di spostarla di un metro perché non ha né i soldi né i progetti per distribuirla, cioè è a seminare balle per la Sardegna.
Voi siete qui a incassare una difficoltà politica che parrebbe sia definita non so da chi, ma in politica si dice di tutto, senza ritorno, e non pretendete che quel signore contumace venga qua? Guardate, non è una nostra soddisfazione, è in gioco la dignità della Sardegna e noi vi tormenteremo fino a quando deciderete di rimanere a galla; vi tormenteremo con questo, perché questo è il più grande e il più alto tradimento che sessant'anni di autonomia regionale, nel silenzio più totale, nell'acquiescenza colpevole della classe politica, stanno subendo. Non è una partita da niente e non c'entra la crisi, perché a una crisi occorre sempre opporre una strategia che bisogna avere il coraggio di saper presentare, che sarà modesta, che sarà non risolutiva, ma che è il segno di una vitalità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Io ho l'impressione che molti, per la verità non tutti, anziché guardare la luna, per parafrasare un vecchio detto, si soffermino a parlare del dito. E ho l'impressione che ci sia questa pervicace, direi ostinata, voglia, desiderio, di fare della politica una sorta di duello rusticano. La politica, colleghi, non è un duello rusticano, e l'ostinazione sicuramente non è una virtù.
Ancora una volta le opposizioni cercano di creare un casus belli su un aspetto che, per come viene da voi rappresentato in questa Aula, meriterebbe veramente non certo il dialogo o un dibattito ma di rispedirvelo a casa senza nessun tipo di confronto. Perché? Perché voi a parole invocate la coesione ma nei fatti dimostrate di essere la prova vivente della divisione politica. La vostra naturale vocazione è il dividere anche su materie complesse, materie di questa portata dove invece sarebbe necessario un richiamo alla unità, quella vera, perché si tratta di una battaglia che avrebbe dovuto vedere tutti noi partecipare al confronto con lo Stato.
Vi soffermate, invece, a parlare della diga di Orgosolo, e mi dite che incidenza ha? Ancora, evocate il fantasma del presidente Cappellacci, che sicuramente è in buona compagnia dell'onorevole Soru (come si chiama di nome? Perché ho dimenticato anche il nome), perché se l'onorevole Cappellacci ha qualche giustificazione che gli deriva dall'impegno istituzionale certamente non altrettanto si può dire del consigliere Soru sistematicamente assente in questa Aula. E dunque il presidente Cappellacci è, da questo punto di vista, in buona compagnia.
Vedete, e lo dico con toni dimessi, voi invocate la presenza del presidente Cappellacci ed è legittimo, come era legittimo farlo nella scorsa legislatura quando l'assenza dell'allora presidente Soru, sistematica e cronica,portava a reagire, e avrebbe richiesto da questo punto di vista anche da parte vostra forse un sussulto, quel sussulto di dignità che oggi invocate da questa parte. Quella sì che era un'assenza cronica, sistematica, assenza di dialogo tra il Presidente della Giunta e questo Consiglio che era sbeffeggiato un giorno sì e l'altro pure e su ogni questione non si poteva neppure discutere. Noi almeno discutiamo.
Noi dobbiamo riconoscere alla Presidente del Consiglio almeno la convocazione sistematica del Consiglio regionale per dibattere delle vostre interrogazioni, delle vostre interpellanze, delle vostre mozioni; ma quante in questa legislatura, quante non si è mai visto in nessuna legislatura nella storia dell'autonomia sarda! Di che cosa vi lamentate, quindi? Vi lamentate del fatto che il Presidente della Giunta regionale si occupi, forse più convenientemente, di andare a Orgosolo, perché finalmente ha sbloccato un'opera che voi non eravate riusciti a sbloccare, che altre Giunte del passato anche di centrodestra probabilmente non erano riuscite a sbloccare per i contenziosi in atto ma che, vivaddio, è una delle cose positive sulle quali trovare una coesione, trovare un consenso.
Ma, spiegatemi, lo dico all'onorevole Barracciu che ha posto la questione ed è assorta a parlare con la Presidente del Consiglio, vivaddio, sono ripresi i lavori della diga di Cumbidanovu, qual è il motivo dello scandalo? Forse il fatto che il Presidente sia andato ad assicurare alla comunità di Orgosolo che si sarebbero potute trovare anche le giuste compensazioni per il comune che pone a disposizione vaste aree di quel territorio? Dov'è lo scandalo, che cosa c'entra con il problema delle entrate, perché richiamare, in negativo l'azione del Presidente della Giunta regionale anche quando presenta aspetti di positività?
Colleghi, dobbiamo dirci a verità: non so se stiamo utilizzando al meglio il nostro tempo, forse fa bene qualcuno a non esserci; d'altra parte è ciò che succede alla Camera e al Senato dove, quando si illustrano le interrogazioni, le mozioni o le interpellanze, non è obbligatorio essere presenti, non è assolutamente obbligatorio garantire il numero legale, perché spesso si sentono cose intelligenti, ma spesso ancora si sentono cose assolutamente inutili, soprattutto strumentali, pretestuose, dettate solo dalla necessità di contrastare, di opporre una reazione.
In questa situazione, pertanto, io ritengo sia venuto il momento di sottrarsi a queste inutili e stanche liturgie, inutili e stanchi dibattiti, dettati - ripeto - solo dalla necessità di contrastare purché sia, di infangare purché sia, tanto qualcosa rimarrà.
Vedete, io penso che si possano abbattere i costi della politica proprio evitando di far diventare il Consiglio regionale un "mozionificio", un creatore di mozioni, appunto, alla cui discussione ci state costringendo, ormai, in maniera sistematica e sistemica. Eviteremmo forse di far apparire le istituzioni come un danno, come uno spreco, come una cosa inutile. E, di fronte a quel sentimento di indignazione popolare, alimentato da chi ha fatto dell'antipolitica una professione, forse la risposta migliore sarebbe il buon esempio.
Colleghi, se su un argomento, su una materia, qual è quella oggetto del dibattito evitiamo gli scontri forzati, evitiamo l'inutilità dei richiami, dei riferimenti che nulla hanno a che vedere con la materia; se riportiamo il dibattito alla sua giusta dimensione, allora possiamo trovare anche punti di convergenza e d'incontro, ma la strada maestra non è quella di infangare e di ingiuriare, o anche di farsi consigliare sulla risposta più appropriata a osservazioni che, vi assicuro, nascono dall'intento di raggiungere insieme un obiettivo a seguito di una vertenza dura nei confronti dello Stato.
Io ho visto che la Giunta regionale, il Presidente e l'Assessore non hanno abbassato la guardia, anzi, su questo noi li sollecitiamo ad andare avanti, ma per questa ragione dobbiamo recuperare un clima vero e serio di unità vera, non di unità fasulla, non di lacerazione. Qual è il confronto con il ministro Tremonti se non un confronto che deve nascere con una rappresentazione unitaria…
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, ora io mi iscrivo al partito di Pittalis sperando di dire cose intelligenti, o comunque con un minimo di buon senso. Onorevole Pittalis, a me non pare, quando (e non è il caso stasera) si svolge un dibattito non col fioretto, ma anche in "punta di forchetta", che si venga meno al rispetto reciproco e soprattutto al rispetto di ciò che rappresentiamo.
Io davvero non capisco questo atteggiamento di sorpresa da parte sua e dei colleghi della maggioranza, ma in particolare da parte di alcuni di voi, perché credo che vadano interpretati anche i silenzi. Poi, ovviamente, ognuno di noi li interpreta come vuole, però c'è un'interpretazione di massima che accomuna un po' tutti. Perché vi scandalizzate se l'opposizione chiede, a gran voce, la presenza del Presidente della Regione per affrontare temi di vitale importanza per il presente e il futuro di quest'isola? E' un'assenza continua (non voglio usare nessun altro aggettivo per definirla), che certamente non rassicura quest'Aula ma, cosa ancora più grave, non rassicura la Sardegna.
Caro onorevole Pittalis, con tutto il rispetto che le devo e che vi devo, io spero non sfugga a nessuno la preoccupazione che pervade questa Regione, tutti gli strati sociali di quest'isola. Non sono preoccupate soltanto le organizzazioni sindacali che hanno proclamato uno sciopero, come ricordava Mario Bruno, per l'autunno, è preoccupata anche la Confindustria (e non mi pare sia un covo di bolscevichi), è preoccupata la Coldiretti. E' una preoccupazione viva, è esasperato il popolo, cosiddetto, delle partite Iva.
Martedì riprenderemo i lavori in quest'Aula e, per l'ennesima volta, avremo una manifestazione dei pastori. Tutto ciò dimostra che c'è preoccupazione, c'è paura, c'è ansia, in tutte le componenti economiche e sociali di quest'isola rispetto alla crisi e all'incapacità di affrontarla. La crisi preoccupa tutti, preoccupa i mercati, preoccupa gli Stati più forti di questo pianeta, ma in qualche modo si cerca di affrontarla, anche con misure coraggiose.
La paura, l'ansia, l'incertezza sovrastano invece tutti quanti noi quando, chi ha il dovere di affrontare la crisi, anche con misure coraggiose che richiedono sacrifici, onorevole Pittalis, quando chi ha questo dovere politico e istituzionale, e io aggiungo anche morale, non la affronta, non è qui a confrontarsi con quest'Aula, con i partiti politici, su come intervenire in questa situazione drammatica; di questo stiamo parlando. Per queste ragioni noi insistiamo, reiteriamo la richiesta di avere in quest'Aula il Presidente della Regione, perché con lui vorremmo un confronto di merito sulle misure da adottare.
Questa preoccupazione, d'altronde, non è inventata, non c'è indicatore macroeconomico che non giustifichi questa preoccupazione e questa denuncia, non ce n'è uno. Io non voglio citare i soliti, per carità, ne cito solo uno: quello relativo al tasso di fiducia delle imprese. Questo indicatore, che è molto importante perché è attraverso le imprese che si produce ricchezza, che si produce crescita, segnala che nel resto del Paese, seppure timidamente, quel tasso di fiducia riprende a crescere. In Sardegna, lo ha testimoniato la Confindustria non più tardi di quindici giorni fa con molta preoccupazione, invece il tasso di fiducia delle imprese cala, ed è l'unica Regione in cui, come Confindustria denuncia, questo avviene.
Non stiamo parlando di una organizzazione che non ha interesse ad avere una politica di sostegno all'economia, e soprattutto all'impresa, se denuncia questo fatto (io l'ho riportato per proporre una riflessione), vuol dire che in questa Regione evidentemente non ci sono misure efficaci che intervengono in quella direzione. C'è in questa Regione una crescita costante del malessere sociale. Noi nei giorni scorsi, lo dico ai due Assessori presenti, abbiamo discusso la seconda parte del collegato e, attraverso gli emendamenti, si è parlato di famiglie che non possono pagare il canone degli IACP, abbiamo parlato di casi estremi. C'è però una situazione sociale preoccupante, per usare un eufemismo, che determina malessere sociale.
Allora, attenzione, e vale per tutti, il malessere sociale non sempre è riconducibile all'interno degli schemi di un confronto normale. Attenzione, attenzione a tutti noi a non sottovalutare queste situazioni: non possiamo permetterci questo lusso. Attenzione, ci sono manifestazioni che sono lo specchio di questa disperazione, che talvolta rischiano di minare le fondamenta del sistema democratico del nostro Stato.
Attenzione, io lo dico con preoccupazione. In tanti qua dentro ci conosciamo, io vengo da un'esperienza diversa rispetto a quella attuale, e questo è un momento in cui c'è questo rischio, e questo rischio coinvolge e investe tutti, e tutti abbiamo la responsabilità di indicare una soluzione. Noi indichiamo soluzioni attraverso gli strumenti che abbiamo, non siamo al governo, e cosa dovremmo fare? Dovremmo aspettare messianicamente, che cosa? Abbiamo il dovere politico e morale di incalzare chi governa affinché intervenga in maniera decisa, coraggiosa, perentoria, puntuale, di fronte a una vessazione continua.
Su questo, sì, onorevole Pittalis, noi dovremmo indignarci e reagire, perché quest'Isola, questa Istituzione, da alcuni anni a questa parte, è vessata continuamente. Quando ci si negano diritti, quando viene meno il rapporto tra Stato e Regione, quando una parte nega diritti, di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di dignità che viene meno. Badate, chi non sente lesa la dignità, vuol dire che non ha dignità; però noi non possiamo permetterci il lusso di non averne, non per noi stessi ma perché rappresentiamo qualcosa e, attenzione, quel qualcosa si sta rivoltando, si sta rivoltando contro di noi.
Io sono molto preoccupato per questa situazione, ripeto, sono molto preoccupato perché rischia di sfuggire di mano a tutti. Io vengo dall'organizzazione sindacale, il sindacato, è un'istituzione di straordinaria importanza in questo Paese perché media anche conflitti, contraddizioni, ma oggi nemmeno quella parte è in grado, di fronte a questa crisi, di assolvere a questa funzione.
Noi abbiamo posto alcune questioni, le ha ricordate il nostro Capogruppo nell'illustrare la mozione, risponderà l'assessore La Spisa, immagino. Vorremmo sapere infatti come vorrete affrontare questa crisi: la manovra del Governo, i tagli alle Regioni a Statuto speciale, ancora di più ai comuni, la situazione pregressa dell'articolo 8, dei fondi Fas, le cose che hanno ricordato i colleghi, e soprattutto l'onorevole Maninchedda che ci ricorda puntualmente che questo nostro bilancio non ha più margini di manovra; e non c'è corrente di pensiero che non dica che la crisi si affronta innanzitutto immettendo risorse pubbliche nel sistema economico.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, è tutto il giorno, tra stamattina e questo pomeriggio, che molti colleghi si chiedono che fine abbia fatto il presidente Cappellacci. Questa assenza ingiustificata del nostro Presidente a me ricorda un po' una vecchia lettura sulla storia della rivoluzione russa di Trockij, dove si diceva: "Mentre la rivoluzione bussa alle porte, lo Zar, ben lontano e inconsapevole, naviga in un laghetto con una camicia color lampone".
Qui sta succedendo di tutto; ieri ci sono state delle mobilitazioni molto importanti sugli sfratti nel Comune di Carbonia, c'è stata un'altra fortissima mobilitazione di pastori a Quirra, contro Equitalia e in altre sedi la mobilitazione delle partite Iva, ci sono state ancora mobilitazioni contro l'installazione dei radar, continua a imperversare lo scandalo del materiale bellico che, in modo veramente folle, ha viaggiato chissà verso quali circuiti su navi di linea. Insomma, c'è una situazione in generale molto delicata; pertanto, a fronte di questo contesto, la scomparsa del presidente Cappellacci dall'Aula è particolarmente preoccupante.
Oggi, con il caso Tirrenia, a prescindere dal problema della vertenza entrate, il Governo italiano ha sferrato l'ennesimo attacco alla cosiddetta "specificità regionale" e allo Statuto speciale; vogliono rendere i sardi sempre più limitati e incapaci di affrancarsi, assoggettati e privati di qualsiasi processo di autonomia reale, di autogoverno e di autodeterminazione, e meno male che c'è stato in quest'Aula chi ha anche portato il tema dell'indipendenza, parola tanto usata e poi altrettanto bistrattata e vilipesa.
Comunque, finché la Regione sarda assurge a un ruolo di appendice burocratica dallo Stato italiano, in territorio sardo, c'è da chiedersi a chi spetti il compito istituzionale e politico di raccogliere le aspirazioni del riscatto di rappresentanza e di tutela dei diritti dei sardi. Certo è che con questo ruolo politico il presidente Cappellacci e la sua Giunta, notoriamente assente - meno male che c'è la presidente Lombardo a cui dobbiamo dare veramente atto della serietà con cui prende parte allo svolgimento dell'Assemblea - concorrono all'ennesimo scippo dei diritti e delle aspettative dei sardi.
Forse non ci siamo accorti, anche per quanto riguarda il problema in materia di federalismo fiscale, che il Governo Berlusconi, già da tempo, con il cosiddetto federalismo fiscale, che ben sappiamo di federalismo ha ben poco e di fiscale ha solo nuove imposizioni e balzelli per i sardi, sta cercando di eliminare, anche da un punto di vista legislativo, la cosiddetta "specificità" e autonomia regionale, anche se, a dirla tutta, l'autonomia regionale politicamente non è mai stata esercitata, se non in termini subalterni all'Italia.
Questo è un centrodestra palesemente arrivato, anche su questi temi, alla resa dei conti, incapace di difendere i diritti inalienabili dei sardi alla propria sovranità e di elaborare le più elementari strategie economiche per superare il momento di pesante crisi, creando contemporaneamente strategie di benessere per i sardi e per la nostra economia. Credo sia assolutamente irrinunciabile la richiesta della presenza del presidente Cappellacci in Aula per relazionare, bene, su quanto è avvenuto in merito alla vertenza della Tirrenia, così come ci dovrebbe essere anche il nostro assessore Solinas, perché noi vorremmo saperne di più, vorremmo sapere che cosa è successo, cosa sta succedendo, e non mi sembra neanche corretto, da un punto di vista etico, che la fonte di informazione, per la stessa classe politica, sia la stampa.
L'incalzare della crisi economica, sempre più violenta, e la pericolosa perdita di tempo in quest'Aula, oggi ne è un esempio eclatante, con dibattiti inutili e inconcludenti, normalmente, sino a oggi, attorno a giochi clientelari, genereranno ovviamente un ulteriore disorientamento a questa classe politica sempre più in crisi e sempre meno capace di trovare soluzioni per affrontare e risolvere la sofferenza economica e politica delle nostre collettività.
Oggi la situazione drammatica ci richiede, senza mezzi termini, di rimettere al centro del dibattito in Aula innanzitutto le nostre sorti, cioè le sorti del popolo sardo, il tema della sovranità e delle relazioni con lo Stato italiano, che sono assolutamente da ridefinire. Vorrei anche ricordare all'Aula, a distanza di tanto tempo, che sulla rivendicazione delle entrate fiscali (soldi nostri, soldi dei sardi), portata avanti dall'opposizione che arrivò addirittura a occupare l'Aula il 20 dicembre, il presidente Cappellacci promise che si sarebbe appellato alla Corte costituzionale per sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti dello Stato italiano. Sulla base di questa promessa cessammo la protesta e l'occupazione dell'Aula.
L' impegno assunto dal Presidente è però caduto nel nulla, con la giustificazione iniziale che questa scelta avrebbe creato enormi danni sul piano politico (questa era stata la prima giustificazione), e così rassegnandosi a fare della Sardegna un'autorimessa dello Stato italiano. Ma per quanto ci riguarda, per noi non finirà così, non finirà con atti di rinuncia e atti di rassegnazione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugusi. Ne ha facoltà.
CUGUSI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Ho molto apprezzato, sotto il profilo squisitamente accademico, la coraggiosissima difesa dell'onorevole avvocato Pittalis; non sapevo fosse avvocato, ma l'ho immaginato subito. E' una buona difesa, perché anche le cause perse è giusto che vengano difese, mi sembra più che legittimo; sicuramente noi del centrosinistra dobbiamo fare in modo che con questa causa, oggettivamente persa, non venga poi rovesciato il verdetto quando l'elettorato dovrà decidere. Quindi, centrosinistra, attenzione perché penso che ci attenda un duro lavoro da fare in mezzo alla gente per dare piena dimostrazione di quello che l'istituzione sta facendo e sta dicendo.
Io ho firmato il documento perché in effetti alcuni segnali, alcuni spunti importanti li fornisce, in modo sereno e in senso autocritico so che è il pensiero anche di molti consiglieri del centrodestra (e molte assenze di oggi lo denunciano) che risentono di quel servilismo tutto nostro verso questa classe dirigente che vive in pieno questo "forte senso di italianità" che ci ha colpito ormai da decenni (e non sempre colpisce soltanto il centrodestra), come è ormai decennale quell'incapacità di attivare tavoli di concertazione Stato-Regione sui trasferimenti, per esempio.
Io capisco che il richiamo, forte, all'articolo 77 sia un fatto significativo, ma probabilmente segnala proprio la grave situazione di questa istituzione. Ora, egoisticamente, io potrei essere uno di coloro che si augura che questa agonia duri ancora due anni e mezzo, ma questo desiderio mi rattristerebbe e me ne vergognerei, quindi io penso e spero che questa agonia finisca. Io non so quali tempi vi stiate dando; mi auguro che nei prossimi mesi si chiuda questa legislatura per una questione di decoro, di dignità, perché concordo con il consigliere Diana quando dice, frase pesantissima ma giusta, che chi non sente lesa la propria dignità forse non ha dignità.
E' un richiamo forte e giusto; quindi immagino che il gioco delle parti richiamato dall'avvocato d'ufficio del centrodestra porti anche a "un voto delle parti"; però, mentre votate, almeno dentro il vostro cuore date un voto vero, quello che effettivamente vorreste esprimere, e almeno di qualche punto di questa mozione cercate di cogliere la forza dei sentimenti, l'oggettività.
A me dispiace che il Presidente abbia deciso di abdicare perché, soprattutto in chiusura dei lavori, sarebbe stata più corretta una presenza dato che "il coraggio" credo vada anteposto a tutto. Pertanto avrei apprezzato anche un mea culpa del Presidente, avrei apprezzato il tentativo di ridare un senso alla sua maggioranza; invece questo fuggire, questo non dare neanche una delega a qualcuno degli Assessori per dare un segnale di presenza, rende ancora peggiore questo stato angoscioso. A me dispiace di essere entrato un mese fa in un luogo in cui mi sto vergognando di venire. Mi sento veramente molto, molto a disagio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io non mi voglio arruolare nel plotone della schiera delle truppe dell'antipolitica, però vorrei dire al collega Pittalis che spesso l'antipolitica viene generata dai comportamenti della stessa politica, dei partiti, dalla loro incapacità di intervenire nel momento giusto ad affrontare i problemi che la società pone. Faccio un esempio. Ieri è scoppiato un forte contrasto tra le forze dell'ordine, che tutti noi rispettiamo, e decine e centinaia di cittadini mobilitati in difesa di una famiglia sottoposta al pignoramento della propria azienda, delle proprie case.
Questa famiglia che aveva acceduto alle provvidenze della legge 44/88 avrebbe avuto necessità, insieme ad altre migliaia di famiglie, così come hanno certificato oltre che il Movimento pastori sardi, la CIA, la Coldiretti, tutto il movimento agropastorale sardo, di un intervento risolutivo già anni fa. Questo non è avvenuto. L'azienda della famiglia Sariu, del valore di 1 milione e mezzo di euro, è stata pignorata per 153 mila euro, a causa dell'insipienza della politica sarda, la politica sarda dell'88 che ha promulgato una legge senza che l'Unione europea…
(Interruzione del consigliere Pittalis)
SALIS (I.d.V.). Non m'interessa, Pittalis. Non faccia l'errore di attaccare etichette. Il problema è complessivamente della politica sarda e lei non è esente da queste colpe! Non può scaricare le colpe sugli altri! E quando due anni fa ponemmo il problema, in anticipo rispetto a tutte le grida di allarme successive, della necessità di un intervento su questa bomba a orologeria che stava per scoppiare sulle campagne sarde, c'è stata data una risposta con sufficienza, con sottovalutazione, con spocchia.
Adesso il problema si sta riproponendo, così come si sta riproponendo il tema, ed è allarme, delle servitù militari e dei danni che stanno creando. Il problema di Quirra è stato posto esattamente nel 1993. Il problema dell'inquinamento dei siti militari a Quirra come a Teulada, come a Capo Frasca, come in tutte le servitù militari sarde, che sono oggetto del lancio di ordigni di qualsiasi genere - l'80 per cento delle bombe e degli ordigni per esercitazioni militari viene esploso in Sardegna -è stato posto in tempo, ma è stato sottovalutato.
Anche sul problema delle entrate, sul fatto che ci fosse un Governo nazionale che nonostante l'accordo sul recupero di entrate da parte della Sardegna - non stiamo parlando di nuove entrate, di provvidenze, ma di recupero di quanto la Sardegna non ha ricevuto negli anni precedenti e che era dovuto in base a una legge costituzionale, cioè lo Statuto autonomo dalla Sardegna - avevamo posto in allarme dicendo che stavano tentando di "fregarci"!
Onorevole Pittalis, noi non veniamo in quest'Aula per perdere tempo. Non vogliamo inchiodare il Consiglio regionale tanto per fare gazzosa, parliamoci chiaro. Io sono molto interessato a sentire quello che dirà stasera l'assessore La Spisa al quale, in vari momenti, in Commissione, in Aula, abbiamo detto che siamo al suo fianco, non dico al fianco del presidente Cappellacci. Io sto al suo fianco se lui risponde alle esigenze della Sardegna e le esigenze della Sardegna, per stare alla mozione che il centrosinistra ha presentato in Aula, sono quelle di far rispettare un accordo, una legge.
L'assurdità, e quello che alimenta l'antipolitica, caro Pittalis, è che noi siamo qui a impegnarci per far rispettare una legge dello Stato. Badate, l'assurdità è questa! Che per far rispettare una legge dello Stato dobbiamo chiedere di fare mozioni, interventi, sollecitare le presenze più disparate, mentre in un Paese normale una legge si applica e basta, a maggior ragione in un territorio come quello della Sardegna che, in termini di servitù, in termini di tutto quello che vogliamo, ha dato abbastanza e che sta chiedendo semplicemente di avere il rispetto degli accordi e delle leggi.
Stamattina, assessore La Spisa, apprendo dalla stampa che sembrerebbe, lo dico con il condizionale, che il Governo nazionale abbia posto su un piatto della bilancia la partita delle entrate e sull'altro, a fare da contrappeso, l'assenso della Sardegna al via libera dell'accordo per consegnare le rotte da e per la Sardegna a dei privati con la cessione della Tirrenia.
Io aspetto che questa notizia, se vera, venga smentita; domani c'è un ulteriore incontro al Ministero, ma ho paura che il ministro Matteoli e il sottosegretario Letta stiano lavorando non per noi, non per la Sardegna, ma per la cordata dei privati; ma questa può essere anche una mia errata valutazione delle cose, però ritengo che ci siano situazioni assolutamente pericolose per l'autonomia e per l'economia della Sardegna.
Collega Pittalis, mi rivolgo sempre a lei: "Ma se noi avessimo avuto non un miliardo di euro ma anche cinquecento milioni di euro in più, rispetto alla striminzita dotazione finanziaria di cui disponiamo, a quanti problemi avremmo potuto dare una risposta più precisa invece che accapigliarci su emendamenti che prevedono spese per 10.000 o per 50.000 euro?" Ma ci rendiamo conto del danno che il mancato rispetto della modifica dell'articolo 8 dello Statuto sta portando ai sardi? Quanti interventi avremmo potuto fare a sostegno dei pastori, dell'agricoltura, dell'industria, dell'artigianato e siamo invece costretti ad accapigliarci per emendamenti da 10.000 euro? Questo è il problema.
Noi faremmo volentieri a meno di riportare in Aula queste problematiche ma non vediamo la luce, non vediamo la via d'uscita da questo nostro continuo scontrarci con le resistenze del Governo nazionale. E che cosa possiamo fare come opposizione? Possiamo solamente e semplicemente porre il problema, non possiamo farne a meno, violeremmo il nostro dovere di opposizione democratica e sensibile a quello che sta succedendo fuori da quest'Aula.
Il 26 per la vertenza del latte saranno di nuovo sotto il palazzo del Consiglio regionale i pastori. E non è un caso che manifestino sotto il Palazzo, perché il Consiglio regionale ormai è stato individuato da tutti i nostri interlocutori come l'unico organismo politico in grado di dare risposte. Ormai i sardi, tutti, dagli OS agli infermieri dell'ASL 8 fino a tutte le categorie sanno che manifestare sotto villa Devoto non serve a niente e quindi vengono sotto il Consiglio regionale.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Onorevole Sanna, io la ascolto sempre con molto interesse e, anche quando non condivido le sue idee, le do atto che sono sempre fonte e spunto di riflessione e di critica. Quindi quando lei parla è solo un piacere, per quanto mi riguarda, ascoltarla. Quindi non ci sarà mai nessun fastidio nell'ascoltarla.
Detto questo, Presidente, rilevo che l'ordine del giorno, sostanzialmente, doveva vertere sulle entrate, invece più che altro è stata mossa una critica all'azione della Giunta e, quindi, l'attenzione, il baricentro del discorso si è spostato; si è parlato poco, di entrate e si è parlato di recente anche di legge numero 44. Sicuramente questo è un argomento da approfondire, anche a seguito della recentissima decisione del Presidente della Repubblica che ha rilevato una violazione dell'affidamento che ha creato la Regione. Ripeto, è un argomento che entro brevissimo tempo dovremo affrontare in quest'Aula perché si aprono dei nuovi campi per intervenire in quella norma di legge. Ma non è questo l'argomento. L'argomento è quello sulle entrate.
Per quanto ci riguarda la nostra posizione nei confronti del Governo è ben chiara; ovviamente, è una posizione differente da quella del P.d.L., atteso che a livello nazionale ci troviamo in posizione differenziata. Non ripeto tutte le critiche che sono state mosse, tutte le critiche che a livello nazionale il nostro partito e il F.L.I. hanno avanzato rispetto a questa manovra, anche recente, del Governo. Così come non ripeto la nostra posizione sulle entrate, è ben nota, ne ho parlato più volte.
La situazione della Sardegna, lo sappiamo tutti, è una situazione pesante anche per fattori congiunturali internazionali oltre che nazionali; sappiamo tutti che mediamente abbiamo un trend di entrate pari a 6 miliardi e quattro milioni di euro, ma sappiamo anche che lo Stato ci accredita subito 4 miliardi e mezzo e il resto in ritardo. E' ugualmente risaputo che ci blocca il Patto di stabilità. Abbiamo numerose fonti di debiti, Abbanoa per tutte, per non parlare dei consorzi e quant'altro.
In questo contesto è evidente che c'è il problema della partita delle entrate, ma c'è anche un altro aspetto importantissimo che riguarda gli strumenti da mettere in campo per aumentare il PIL. Questo cosiddetto federalismo fiscale, che è tutto fuorché solidale, dice che io posso spendere solo quello che produco, non solo, mi mette in condizione di avere meno ricchezza perché prevede una serie di meccanismi di vantaggio fiscale che dragheranno tutte le risorse verso il nord dell'Italia.
La situazione, pertanto, soprattutto in una prospettiva futura, è semplicemente disastrosa. Possiamo salvarci solo creando nuove occasioni per produrre ricchezza e reddito. Per avviare questo processo, però, per esempio nel settore turistico, mi servono le infrastrutture; ovviamente, la Lombardia e il Veneto hanno le infrastrutture, noi no. Perché? Perché lo Stato ce le ha negate. Ecco una serie di battaglie, importantissime, che dobbiamo e possiamo affrontare solo tutti insieme.
Partita delle entrate. E' una questione che oramai, rispetto a tutti gli altri problemi che l'evoluzione legislativa nazionale, deprecabile e deprecata, ci ha posto davanti, sembra essere meno importante, però dobbiamo continuare a occuparcene. Non voglio svolgere argomenti né di critica né di plauso della Giunta, non mi interessa. Il problema è che lo Stato italiano, il Governo italiano a fronte delle norme di attuazione approvate dal Consiglio a oggi è inerte. Ebbene la Corte costituzionale mi insegna che il conflitto di attribuzione lo posso sollevare anche contro un comportamento omissivo (non so a che punto sono le trattative, ora l'assessore La Spisa ci darà sicuramente delle informazioni); se lo Stato non ci risponde ci sono tutti gli estremi per sollevare finalmente il conflitto di attribuzione contro il comportamento omissivo, in violazione dei principi di leale collaborazione, da parte dello Stato.
In questa situazione io pregherei l'opposizione di valutare la possibilità di lasciare da parte la critica nei confronti della Giunta regionale al fine di giungere congiuntamente ad avviare, con l'impegno che da parte nostra ci sarà sicuramente, un'azione forte, fortissima nei confronti del Governo italiano. Se c'è questa volontà, come ritengo che ci sia, alla fine della discussione generale si può sospendere e, concordemente, scrivere l'ordine del giorno da approvare martedì mattina.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Collega Steri mi permetta di dirle, se accetta la battuta, che il vostro problema è non la collocazione a Roma ma in Sardegna. Credo di poter dire che siamo favorevoli a trovare un'intesa su un ordine del giorno, però gli ordini del giorno poi vanno rispettati. Vanno rispettati perché, l'hanno detto i colleghi prima di me, potremmo mettere in fila un insieme di ordini del giorno che il Presidente della Regione, per primo, non ha rispettato; e ci sono scambi di lettere tra la Presidenza della Regione e la Presidenza del Consiglio che attestano questa tendenza della Giunta regionale.
A mio parere occorre un ordine del giorno che dica delle cose molto forti a partire dal dispositivo, che noi abbiamo inserito nella mozione, che parla per l'ennesima volta di conflitto di attribuzioni con lo Stato. Se l'U.D.C., come ha affermato adesso il suo Capogruppo, intende andare avanti nella direzione di avviare, di questo stiamo parlando, una politica contestativa nei confronti dello Stato, credo ci possa essere lo spazio per poter concordare un ordine del giorno.
Riteniamo però che la situazione, intanto, della maggioranza abbia necessità, poi sentiremo le parole del vicepresidente La Spisa, di un chiarimento urgente su che cosa si vuole fare in merito al rapporto tra Stato e Regione. E ve lo chiedo nel momento in cui la credibilità purtroppo è bassissima; nel momento in cui emerge, si è visto anche stasera, un rapporto difficilissimo all'interno della maggioranza: c'è un Gruppo politico che parla di una Giunta regionale e di una maggioranza ormai alla deriva, che parla quasi di un punto di non ritorno.
Ritengo che la credibilità di questa maggioranza dipenda soprattutto dai fatti, e non tanto dalle parole che ha la possibilità e la capacità di dire; e credo che dipenda anche dalla presenza in Aula del presidente Cappellacci. Certo, la diga di Orgosolo ritengo sia importante, però i temi che stiamo trattando in questo momento necessitano sicuramente di un interesse, che non può mancare, da parte del Presidente della Regione. Poi, in altri momenti, ci sono altre cose da fare, anche importanti, ma non importanti come questa, secondo me.
Il Consiglio regionale, onorevole Pittalis, sta diventando un "mozionificio"? Il Consiglio regionale credo stia diventando un luogo di produzione di leggi, quelle che state portando voi, che non producono alcunché, un vuoto assoluto, otto mesi dedicati a niente: finanziaria snella e vuota, collegato altrettanto vuoto, collegato che abbiamo approvato oggi che non porta nessun beneficio per la Sardegna, un disegno di legge numero 71 che conosciamo bene. Se questo è il vostro modo di far lavorare il Consiglio regionale, potremo collezionare tante sedute ma non produrremo risultati.
Le mozioni sono uno strumento attraverso il quale il Consiglio regionale esprime l'indirizzo dell'Aula, indirizzo che poi dovrebbe essere recepito dall'Esecutivo. Se noi utilizziamo questi strumenti non come una palestra, non per dare vita a un duello rusticano, ma per far capire all'Esecutivo qual è l'opinione del legislatore, quindi del Consiglio, e quindi dei cittadini sardi che io e lei e tutti noi rappresentiamo, credo che facciamo il nostro dovere.
Il Consiglio non è quindi un "mozionificio", non siamo qui soltanto per mettere le nostre opinioni le une di fronte alle altre, siamo qui per tentare di realizzare, e dico probabilmente un termine forse abusato, per tentare di realizzare il bene comune, che è qualcosa, forse, di più grande rispetto a noi e alle nostre parti politiche. Ne siamo capaci in un momento drammatico come questo? Possiamo riuscire ad andare oltre le parole? Possiamo chiedere la realizzazione degli impegni, che sono scritti nel dispositivo, da parte della Giunta regionale?
Io sono in attesa di conoscere il parere dell'assessore La Spisa, col quale mi sono confrontato più volte, anche ultimamente in un convegno a Olbia alla presenza del professor Antonini, Presidente della Commissione paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale, e abbiamo anche condiviso un'impostazione secondo la quale viene prima la vertenza entrate, poi l'attuazione del federalismo fiscale; ma non è una partita scontata.
Il Governo sta lavorando perché non sia così, perché questa tendenza in realtà porti in ordine di tempo e di valore a far emergere il federalismo fiscale, a far rientrare la Sardegna senza nessuna specialità, senza nessuna autonomia, nell'alveo delle altre Regioni italiane. Ve lo dico perché è una tendenza che io registro, e la registro universalmente, non è propria solo della vostra parte politica, ma probabilmente lo è anche di alcune parti politiche vicine a noi, di altre regioni d'Italia, che vedono la specialità non come un valore, ma come un privilegio fastidioso.
Allora riusciamo insieme (oggi siamo opposizione, domani mi auguro al governo) ad avere lo stesso atteggiamento e la stessa conflittualità nei confronti dello Stato, chiunque stia a Palazzo Chigi, Berlusconi, Prodi, Bersani, perché la Sardegna va messa al primo posto? Questo è il senso della nostra mozione, che va ben al di là delle parti politiche e dei duelli rusticani.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Innanzitutto, una precisazione per sgombrare il campo da ogni dubbio, che è meglio fugare, in risposta a chi chiedeva se vi fosse un nesso tra la questione dei trasporti e quella delle entrate. Io rispondo sinceramente: per quanto ci riguarda no. D'altra parte il ritardo nell'applicazione del regime finanziario derivante dalla modifica dello Statuto non è di soli tre mesi, e d'altra parte la questione trasporti ha una natura molto diversa, e va affrontata facendo valutazioni sulla politica dei trasporti, sulle prerogative della nostra Autonomia speciale, ma rimanendo in quel campo.
Noi non vogliamo assolutamente che ci sia un nesso tra le due cose, anche se è innegabile che un nesso temporale vi sia perché le questioni sono sul tavolo nello stesso momento. Dei condizionamenti possono derivare solo dal fatto che queste e altre questioni (Piano per il Sud, infrastrutture, federalismo fiscale), sono tutte presenti allo stesso tavolo e, credetemi, non è neanche semplice tenerle distinte.
Io condivido l'opinione, e continuo a dirlo, che la questione delle entrate deve essere chiusa prima di affrontare e definire la questione del federalismo fiscale. Sono ancora convinto di questo, più passa il tempo più le questioni però si intrecciano, e questo è un problema. Quindi la discussione odierna, introdotta dalla mozione dell'opposizione, è certamente attualissima, al di là dei contenuti polemici presenti in alcune parti della stessa, comprensibili, che penso possano essere superabili.
Anch'io spero che il Consiglio regionale termini questa discussione con un documento unitario, su cui magari si può lavorare nelle prossime ore, nei prossimi giorni, da qui alla prossima seduta, immagino; ma, prima di arrivare a questa conclusione cerchiamo di fare un'analisi della situazione.
Noi crediamo che sia ancora possibile chiudere la vertenza entrate; e io credo che sia forse ancora possibile chiuderla per via diplomatica, cioè per raggiungere un obiettivo e non per innescare un conflitto; si rischia sempre di più, infatti, man mano che cresce la crisi finanziaria dello Stato, che le istituzioni chiamate eventualmente a giudicare un conflitto di attribuzioni non diano partita vinta a una Regione, e tantomeno a una Regione a Statuto speciale, rispetto a uno Stato che si trova oggettivamente in condizioni drammatiche, e sappiamo che è così.
Qual è il motivo del ritardo? Non si può certamente ignorare che vi sia diciamo così, eufemisticamente, una certa distrazione politica da parte del Governo centrale rispetto alla Sardegna; però, possiamo negare che esistono due fattori oggettivi? Il primo è la crisi finanziaria sia dello Stato italiano che degli Stati sovrani europei. Una crisi finanziaria degli Stati del sistema occidentale che stanno pagando oggi uno sviluppo passato basato sul debito con uno sviluppo attuale e futuro molto più pesante e più difficile.
Ora, possiamo negare che questa questione dei trasferimenti, del riconoscimento dell'autonomia finanziaria di una Regione speciale non venga oggi condizionata da un'esigenza tremenda da parte del nostro Stato di far quadrare il proprio bilancio per raggiungere quel tanto agognato risultato dell'avanzo pieno, cioè dell'uguaglianza fra entrate e spese non al netto ma comprendente anche il costo del debito, cioè la spesa pubblica dello Stato italiano per gli interessi sul debito che grava per più di 70 miliardi, ogni anno, e che ci porta oggi a tremare come stiamo tremando in questi giorni, tutti, per le conseguenze sul piano economico e sociale che potrebbero derivare per l'Italia è quindi anche per la nostra terra se la situazione diventasse più drammatica.
Possiamo non aver presente anche in quest'Aula l'appello del Presidente della Repubblica? Io credo di no; d'altra parte però non possiamo neanche non analizzare e giudicare la posizione dello Stato e del Governo quindi che di fronte a questa emergenza sceglie, che cosa? Sceglie di contenere la spesa per raggiungere nel 2014 la parità piena e non essere quindi con il cappio al collo a opera dei mercati finanziari per l'andamento del tasso di interesse sui nostri titoli.
Ma per non aver più questo problema che cosa fa? Cerca di tagliare le spese e noi nel confronto all'interno della Conferenza delle Regioni, l'hanno detto tutte le Regioni, in particolare l'abbiamo detto noi Regioni speciali, avendo la Sardegna anche una funzione di coordinamento, abbiamo detto che il Governo sta sbagliando nell'individuare le Regioni come i centri di costo più irresponsabili. Ancora di più sbaglia quando individua nelle Regioni speciali quei centri di costo più irresponsabili. Quanto meno sbaglia perché non riconosce tra l'altro che la specialità non è uguale fra le Regioni speciali del Nord e le Regioni speciali del Sud, che non è uguale neanche tra le stesse regioni insulari. Noi ci troviamo in questo momento difficilissimo in cui la scure dei tagli oggi, diversamente dall'anno scorso in cui la manovra finanziaria quella del 2010, ha gravato più sulle Regioni ordinarie che su quelle speciali e dobbiamo riconoscerlo, è calata soprattutto sulle autonomie speciali.
Quindi credo che la discussione sia utile anche per avere dei dati, dei dati certi. Ciò che noi possiamo dire, è doveroso fare il punto anche su questo, è che sommando gli effetti della manovra della legge numero 220/2010 e della manovra della legge appena approvata in Parlamento, la "111" del 2011, porterà una riduzione della capacità di spesa per la nostra Regione, complessivamente, di circa 460 milioni di euro. Pertanto, dall'attuale livello di capacità di spesa derivante dai limiti del Patto di stabilità di circa 3 miliardi, saremo chiamati a scendere nel 2014 a una spesa di circa 2 miliardi e 700 milioni al netto della sanità.
Ci rendiamo conto di che cosa significa questo? Pensate soltanto agli emendamenti approvati oggi, ieri, avantieri e la settimana scorsa e se le spese che stiamo prevedendo nelle nostre leggi oggi sono compatibili con questo livello imposto dal Patto di stabilità. Poi c'è l'effetto sugli enti locali, lo dico a tutti, che avranno, sempre per i limiti posti dal Patto di stabilità, una contrazione dei fondi pari a circa 150 milioni di euro complessivamente. Il dato preciso lo comunicheremo in un documento che trasmetteremo, correttamente, ai consiglieri e alla Commissione.
Va anche detto, in merito all'ultima manovra, che nel passaggio dal decreto-legge alla conversione in legge c'è stato un alleggerimento della posizione dei comuni, ma non di quella delle regioni. Possiamo ignorare questo fatto? Io credo di no. Ugualmente non possiamo neanche ignorare che siamo ancora, se questa legislatura nazionale proseguirà, nel pieno dell'applicazione della legge numero 42, quella sul federalismo fiscale in base alla quale due Regioni speciali del Nord, la Valle d'Aosta e il Friuli, e le due province autonome di Trento e Bolzano hanno già chiuso l'accordo con il Governo, mentre non l'hanno ancora concluso Sicilia e Sardegna.
Non possiamo certo trascinare oltre un certo limite questo accordo, stante le condizioni istituzionali e politiche con l'attuale Parlamento in carica; ci dovremo arrivare e credo che sia opportuno che ci si arrivi avendo ben presente qual è il peso che la Sardegna può far valere in questo confronto. Chiaramente la crisi economica e la crisi finanziaria incidono e noi dobbiamo porci un interrogativo, se possiamo cioè onestamente riconoscere, da destra a sinistra, che l'incremento delle entrate della Regione sarda fu deciso (posso essere smentito ma ritengo che i dati possano essere letti in questo modo) sulla base di un accordo tacito: le entrate in questo periodo potevano essere incrementate prioritariamente e sostanzialmente, quasi unicamente, per azzerare il disavanzo del debito, non per incrementare le spese.
E' evidente, permettetemi di esprimere anche qualche valutazione non soltanto un riconoscimento di quello che di positivo c'è stato, che ho già fatto d'altra parte in tutte le sedi, che l'accordo, quanto meno l'accordo politico, aveva questo contenuto. Di conseguenza non possiamo pensare, con un livello del Patto di stabilità che continua ad aggravarsi, di poter fare bilanci prevedendo spese in conto competenza che non siano allineate con le spese consentite in termini di cassa. Questa è la sfida che dovremo raccogliere tra qualche settimana, tra qualche mese, quando potremo esaminare la manovra finanziaria del 2012.
Tutto questo credo ci debba portare in primo luogo ad accelerare il più possibile l'ultima possibile azione diplomatica fattibile in queste settimane, magari approfittando anche della debolezza del sistema parlamentare e del sistema di governo attuali. In questo momento possiamo sperare, forse, di ottenere qualche risultato positivo, quanto meno una certezza nei metodi di calcolo che ci permetta di conoscere su quali entrate contare e su quali no.
Immediatamente dopo si deve affrontare la questione dell'applicazione del federalismo fiscale e, se su questo non arrivasse un risultato, sollevare immediatamente il conflitto di attribuzioni che, come ricorderete, da parte nostra è stato legato a una non approvazione, in tempi ragionevolmente accettabili, da parte del Consiglio dei Ministri dello schema di norme di attuazione approvato in Commissione paritetica. Siamo in questa fase, non vogliamo cioè rinnegare la scelta di sollevare il conflitto di attribuzioni, ma dobbiamo almeno verificare sino all'ultimo (è l'ultimo tentativo che dobbiamo cercare di fare) se una positiva soluzione di questa vertenza possa avvenire con l'approvazione delle norme di attuazione.
In ogni caso dobbiamo tenere conto che oggi lo Stato, il Governo, sono sconquassati da tensioni formidabili per cui un ricorso, in questo momento, non avrebbe molte possibilità di successo. Evidentemente, se saremo costretti, lo faremo; questa è la posizione che intendiamo mantenere e ancora verificare in questi giorni, per andare poi a una decisione comune.
Un appello all'unità del Consiglio regionale in questo momento difficile credo sia doveroso; doveroso perché non ritengo sia utile rinfocolare in questo momento tensioni interne che possono essere invece lette, analizzate, valutate, vissute quando si approvano testi di legge, così come è accaduto in questi giorni, così come accadrà prossimamente, ma non nel corso di una discussione su un tema come questo.
Un tema sul quale non bisogna indulgere in polemiche che, alla fine, sono inutili. Non credo serva, lo dico sinceramente, l'irrisione di un Presidente che non è in Aula senza chiedersi se magari non esistono validi motivi istituzionali per questa assenza. Non credo che serva questo per il rispetto che ci dobbiamo reciprocamente, e che dobbiamo a tutti, se questa Aula vuole continuare a essere il cuore dell'autonomia regionale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Uras)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
PRESIDENTE. Sono presenti 49 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Campus - Cocco Daniele - Cucca - Cuccu - Cugusi - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire i lavori.
Ha domandato di replicare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, assessore La Spisa, siamo quindi sostanzialmente fermi al 10 dicembre dell'anno scorso, giorno in cui lei insieme al presidente Cappellacci in quella stanzetta ci chiedeste venti giorni di tempo per risolvere in via diplomatica la questione della vertenza entrate e della trattativa con lo Stato. Sono trascorsi ben più di venti giorni, la soluzione alternativa o perlomeno complementare era quella del ricorso alla via giudiziaria quindi del conflitto di attribuzioni.
Avete preferito seguire i pareri di Onida e di Chessa, tra l'altro quello del professor Onida mai consegnato, per giustificare la via diplomatica che, però, stanno passando i mesi, non ha portato al momento risultati e temo che non ne porterà. Eppure, l'ha detto anche lei, non c'è tempo da perdere: il federalismo fiscale avanza, c'è ormai la consapevolezza che il Governo voglia andare in quella direzione e ricomprendere anche la Sardegna nell'unico calderone, senza garanzie, neanche quelle del fondo di perequazione.
Certamente c'è una via diplomatica, ma intanto io credo ci sia una via giudiziaria che dobbiamo mettere in campo, perché anche quella è una via politica, e si deve tener conto del fatto che non c'è la leale collaborazione tra lo Stato e la Regione; non c'è, l'abbiamo visto, non solo non si risolve la vertenza entrate ma questa manovra colpisce in maniera profonda proprio le Regioni speciali, in particolare quelle più povere. E' un atteggiamento, come diciamo spesso, da un Robin Hood alla rovescia. Riteniamo, pertanto, la via diplomatica non solo insufficiente, quasi impercorribile.
La crisi, soprattutto, non può essere l'alibi per non far rispettare i nostri diritti, non può esserlo; abbiamo una nostra legge fondamentale, abbiamo stipulato un accordo che è stato poi trasferito nella riscrittura di un articolo del nostro Statuto, non possiamo permettere che lo Stato, che il Governo ci trattino in questo modo, non c'è crisi che lo possa giustificare.
L'appello al Presidente della Repubblica, oltre l'unità che garantiamo se ci sarà una risposta seria da parte della Giunta, da parte del Consiglio regionale su questa materia, lo faremo nei prossimi giorni con una lettera, per spiegare al presidente Napolitano in che modo è trattata la Sardegna; e faremo l'elenco, anche delle ultime promesse (fondi FAS, il Patto di stabilità, vertenza entrate, continuità territoriale, compresa quella marittima), per denunciare il fatto che ai sardi non viene garantito il principio di uguaglianza.
Pertanto, secondo me, è necessario l'intervento del Presidente della Repubblica visto che non abbiamo altre garanzie; il nostro appello al presidente Cappellacci non è sistematico, noi chiediamo la sua presenza nei momenti importanti, in cui è importante per la Sardegna esserci, non è strumentale la nostra richiesta di porre il suo impegno e la sua presenza in maniera dialettica nei confronti del Consiglio regionale. Chiediamo che il Presidente della Regione faccia il Presidente della Regione, questo credo sia legittimo, e quindi che si ponga a guida della sua coalizione e anche credo a guida di un popolo, perché per questo è stato votato.
Per cui non condivido per niente l'opinione dell'assessore La Spisa in merito alla vertenza entrate; ritengo che l'abbattimento del disavanzo sia già di per sé un valore che da solo giustificherebbe la riscrittura dell'articolo 8, però non è stato e non era quello il senso dell'accordo.
Questo Consiglio regionale,in queste ore, penso possa capire se c'è una convergenza; naturalmente noi porremo delle condizioni, non ci allontaneremo dal dispositivo della mozione e cercheremo di valutare se veramente ci può essere un'unità che faccia il bene dei sardi, oppure se si vuole andare avanti in maniera disomogenea, tenendo conto del fatto che c'è una situazione, anche all'interno della vostra maggioranza, che probabilmente non consente un'unità sostanziale del Consiglio regionale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Espa per dichiarare se è soddisfatto.
ESPA (P.D.). Assessore, ovviamente non posso che dichiararmi insoddisfatto perché nessuna risposta è venuta dalla Giunta in merito a questa vicenda che attiene alle risorse della Sardegna.
In base ai dati forniti dagli Uffici, rispetto al fabbisogno, che è di 326 milioni di euro, lo Stato garantisce solamente 26 milioni di euro, e quest'anno sono stati tolti altri 15 milioni di euro alle risorse per le politiche sociali.
Io, Assessore, la prego di interessarsi della vicenda, visto che il suo collega manca, perché questi tagli alle politiche sociali, previsti nei prossimi due anni, saranno una mazzata che si ripercuoterà sui sardi in termini gravi. Sulle politiche sociali, anche quelle gestite direttamente dallo Stato, si parla di pensioni, si parla degli assegni di accompagnamento che verranno stravolti, si parla di impostare un welfare caritatevole per cui i comuni saranno spinti a reperire risorse attraverso il supporto del volontariato.
Questo, però, significherà creare uno schema all'interno del quale i diritti non c'entreranno più niente, c'entrerà semplicemente il fatto che le persone che hanno delle difficoltà si dovranno arrangiare: attraverso la Regione, o attraverso i comuni. Vivremo altrimenti una situazione come quella, drammatica, presente nella scuola, dove qualcuno nel Governo immagina per esempio di privatizzare il servizio pubblico fornito dagli insegnanti di sostegno. In questa ipotesi, alla fine saranno le famiglie a pagare, e le famiglie che non potranno pagare ovviamente rimarranno senza servizio; avremo quindi una scuola pubblica di serie A) e una scuola pubblica di serie B).
Quindi, Assessore, io la invito veramente a prendere in mano la situazione, non perché manca il suo collega ma perché è una questione che la riguarderà, perché in questi due anni ci sarà una vera e propria, io credo, macelleria sociale, per cui bisognerà stare attenti dato che ogni euro sarà veramente importante per creare un maggior benessere per i cittadini. In conclusione, l'insoddisfazione è veramente totale, ma questo non dipende, forse, neanche da lei.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Colleghi, è pervenuta una richiesta di sospensione per valutare la predisposizione di un ordine del giorno.
Se non vi sono opposizioni, la seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 26, viene ripresa alle ore 20 e 28.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, poiché ci sembra di registrare un atteggiamento quasi fatalista, e che non ci siano di conseguenza i margini per un ordine del giorno unitario, chiediamo che si voti la mozione numero 133.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, io sono preoccupato, sconcertato, dispiaciuto per le cose che oggi l'Assessore ci ha detto, ma anche per come le ha dette. L'Assessore oggi ci dice che ci dobbiamo arrendere, che non c'è speranza, che il Patto di stabilità cancellerà altri 500 milioni della spesa; spesa che scenderà da 3 miliardi e 200 milioni di euro a 2 miliardi e 700, quindi rendendo la spesa totale della Regione, compresa la spesa sanitaria, intorno ai 5 miliardi e 700 milioni, un miliardo in meno di quanto stanziamo in bilancio.
Ci ha detto che non avremo né la cancellazione del disavanzo né nuova possibilità di spesa, e ci ha detto sostanzialmente che, se non cambia il quadro politico nazionale, non c'è speranza. Ci ha detto sostanzialmente che dobbiamo morire senza neanche lottare, che dobbiamo vedere cancellare un diritto senza neanche provare a lottare. Io credo, Assessore, che ogni popolo, ogni rappresentante istituzionale debba lottare prima di accettare un sopruso, e io credo che se lo Stato vuole negare alla Sardegna i diritti lo deve fare per la via maestra.
E la via maestra è che il ministro Tremonti, visto che lo può fare, abbia il coraggio di cancellare o cambiare l'articolo 8 dello Statuto; è un articolo decostituzionalizzato, per cui lo possono fare anche unilateralmente sentito, o facendo finta di sentire, il parere del presidente Cappellacci. Tremonti cambi l'articolo 8, abbia il coraggio di farlo, ma se non lo fa quella legge va applicata, e va applicata per intero, sancisce un diritto sacrosanto e non dobbiamo aspettare un minuto a impugnare ogni legge, ogni provvedimento che non ne tenga conto pienamente.
Oggi abbiamo sentito parole di resa, da parte di un Assessore e di una maggioranza che non hanno più neanche voglia di lottare. Io voterò a favore di questa mozione, ma spero ancora che le coscienze si scuotano, e che anche da questo Governo e da questa maggioranza emerga questa voglia di lottare per i diritti dei sardi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, io sono passato un attimo in sala stampa e non c'era nessuno, due giornalisti delle agenzie. In altri tempi, su una vicenda di questo genere, che chiamava la Regione a confrontarsi unitariamente con le parti sociali nei confronti di uno Stato tiranno, colonialista, nord-centrico, che cosa ci sarebbe stato? Movimento, televisioni, interviste, una mobilitazione. Tutto questo non c'è perché non c'è Governo.
Assessore, io ho grande comprensione umana nei suoi confronti, ma la realtà è che non ci siete più, avete fallito, e ogni minuto in più che questa "specie di roba" sta in piedi, cioè la vostra Giunta, il vostro Governo, la vostra maggioranza così com'è, e anche questo Consiglio regionale condannato all'inconcludenza, è un minuto perso per affrontare i problemi. Ha ragione l'onorevole Porcu: abbiamo alzato bandiera bianca. Noi ci siamo fidati, ma ogni volta c'è sempre un motivo per il quale non si va avanti sull'unica strada che abbiamo, quella di alzare la voce senza pietà nei confronti di chi vuole il nostro male.
Ma, Presidente, io ho un ulteriore dispiacere. In questi due anni e mezzo io mi sono convinto che non dobbiamo eleggere il Presidente della Regione a suffragio universale, non lo dobbiamo fare più, è sbagliato. I Presidenti così eletti non rispondono a nessuno, non rispondono al popolo perché il popolo non lo vedono, non rispondono a questo Consiglio perché non gli riconoscono l'autorevolezza, non rispondono alle organizzazioni sociali e politiche perché le bypassano. Sono un peso per i sardi e la Sardegna quando sono eletti in questo modo.
Questo Presidente è l'inconcludenza fatta persona, incarna l'incapacità a esercitare il ruolo, sparisce. Ma è lui che deve dire: "Oggi non ci sono, ci sono domani perché sono impegnato qua, perché sto andando là". Io lo devo chiedere? Deve venire con la giustificazione, possibilmente accompagnato.
PRESIDENTE. Metto in votazione la mozione numero 133.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 133.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri:Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Uras - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri:Amadu - Artizzu - Campus - De Francisci - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 50
votanti 49
astenuti 1
maggioranza 25
favorevoli 22
contrari 27
(Il Consiglio non approva).
Il Consiglio è riconvocato per martedì 26 luglio alle ore 9 e 30. Vi ricordo che nello stesso giorno si terrà la manifestazione dei pastori; vi invito a essere puntuali perché potrebbero esserci difficoltà per raggiungere il Palazzo.
La seduta è tolta alle ore 20 e 36.
Allegati seduta
CCXXXII SEDUTA
(POMERIDIANA)
Giovedì 21 luglio 2011
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 16 e 34.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 13 luglio 2011 (225), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Roberto Capelli, Antonio Cappai, Pietro Cocco, Gianfranco Bardanzellu, Giampaolo Diana, Gian Domenico Gallus, Paolo Maninchedda e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 21 luglio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposta di legge nazionale
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge nazionale:
Giunta regionale:
"Modifiche dello Statuto speciale per la Sardegna, concernenti l'istituzione di una sezione giurisdizionale del Consiglio di Stato e di una sezione giurisdizionale d'appello della Corte dei conti per la Sardegna. (11/NAZ.)
(Pervenuta il 18 luglio 2011 e assegnata alla prima Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani:
"Norme per il sostegno dei gruppi di acquisto solidale (GAS) e per la promozione dei prodotti alimentari da filiera corta e di qualità". (297)
(Pervenuta il 20 luglio 2011 e assegnata alla sesta Commissione.)
Constatata la scarsa presenza di consiglieri in Aula sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 36, viene ripresa alle ore 16 e 47.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.
Comunico che il consigliere Pietro Cocco è rientrato dal congedo.
welfare in Sardegna. (242/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 133 abbinata all'interpellanza numero 242/A.
(Si riporta di seguito il testo della mozione e dell'interpellanza:
Mozione Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Cugusi - Zuncheddu sulla necessità inderogabile di dare attuazione al regime finanziario regionale nel rispetto dell'autonomia e della specialità della Regione e sull'attivazione immediata del conflitto di attribuzioni con lo Stato, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- da quasi due anni la Regione è sottoposta a continue, reiterate e mortificanti azioni da parte del Governo nazionale, che non solo ne limitano la sua prerogativa di autonomia e di specialità, ma tendono a non rispettare gli accordi recepiti con leggi statali e sanciti con la riscrittura dell'articolo 8 dello Statuto;
- inoltre, si è dato corso al taglio progressivo dei fondi FAS regionali e di quelli nazionali di spettanza alla Sardegna, attraverso i quali la nostra Regione aveva programmato il finanziamento di importanti e urgenti infrastrutture;
RISCONTRATO che anche la recentissima manovra finanziaria, attraverso la quale l'Italia intende adempiere agli impegni europei per il rientro del debito pubblico, all'articolo 21, prevede che il contributo a carico delle regioni a statuto speciale per il risanamento della finanza pubblica sarà di 1 miliardo di euro per il 2013 e di 2 miliardi di euro nel 2014 e che i trasferimenti agli enti locali nello stesso periodo verranno ulteriormente ridotti con incidenza negativa sul patto di stabilità per la Sardegna, oltre ai più generali provvedimenti su previdenza e fiscalità che colpiranno imprese e cittadini sardi;
CONSIDERATO che:
- il patto di stabilità non tiene conto del mutamento intervenuto nelle nostre entrate e di fatto quindi impedisce di mettere a frutto i trasferimenti e che ad oggi non solo non sono stati allentati i vincoli, ma addirittura è stata appesantita, con l'ultima manovra approvata dal Consiglio dei ministri, la nostra capacità di spesa;
- fino ad oggi il Presidente della Regione non ha mai voluto aprire un conflitto di attribuzioni nei confronti dello Stato e questo immobilismo ha solo comportato svantaggi e danni per la nostra Regione, evidenziati e aggravati anche in materia di continuità territoriale: la recente vicenda della privatizzazione della Tirrenia esprime in maniera evidente la subordinazione acritica del Governo regionale alle iniziative di quello nazionale e la ripetuta vessazione del popolo sardo rispetto ai propri diritti di libera circolazione e di piena cittadinanza nazionale ed europea;
ATTESO che le nefaste previsioni che seguono l'approvazione della recente manovra economica statale contrastano con la posizione cauta e inerte che esprime il Governo regionale al quale pare sfuggire la reale entità dei tracollo economico e sociale al quale è sottoposta la Sardegna e che è stata evidenziata di recente dalle forze sociali in una importante manifestazione pubblica;
RICHIAMATO l'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale il 7 aprile 2011,
impegna il Presidente della Regione
1) a riferire urgentemente in Aula;
2) ad attivare con immediatezza il conflitto di attribuzioni con lo Stato;
3) ad impegnare fin d'ora la Giunta regionale, qualora il provvedimento "Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria" dovesse diventare legge, a deliberare ai sensi del comma 2, articolo 51, dello Statuto che dispone: "La Giunta regionale quando constati che l'applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa per l'Isola, può chiederne la sospensione al Governo della Repubblica, il quale constatata la necessità e l'urgenza, può provvedervi, ove occorra a norma dell'art. 77 della Costituzione";
ribadisce
la censura politica e morale nei confronti del Ministro delle finanze della Repubblica Italiana, già espressa con l'ordine del giorno del Consiglio regionale approvato il 7 aprile 2011, in quanto persiste ad adottare provvedimenti che sono lesivi dell'autonomia e della specialità della Regione Sardegna. (133)
Interpellanza Espa - Bruno - Meloni Valerio - Corda - Lotto - Manca - Cocco Pietro - Agus - Porcu - Solinas Antonio - Mariani contro la politica di tagli prevista dalla recente manovra Tremonti per le politiche sociali, per reclamare al Governo nazionale misure economiche e finanziarie in tal senso e sulla necessità inderogabile di dare attuazione al regime finanziario regionale e sull'attivazione immediata del conflitto di attribuzioni con lo Stato anche per promuovere adeguatamente il welfare in Sardegna.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- il drastico ridimensionamento dei fondi statali di carattere sociale deciso da questo governo ha comportato l'agonia nonché la fine di importanti politiche socio assistenziali;
- la stessa Conferenza delle regioni e delle province autonome ha espresso in data 5 maggio 2011, in un documento ufficiale molta preoccupazione e disagio "per l'andamento che hanno assunto i finanziamenti nazionali a favore delle Politiche Sociali e della Famiglia: a partire dal mancato rifinanziamento del Fondo per le non Autosufficienze, che sta creando gravi problemi a tutte le regioni ma soprattutto ai non autosufficienti, al Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS), già fortemente penalizzato con i tagli alla finanza regionale del 2010, che ha subito una ulteriore decurtazione di 55 milioni di euro, rendendolo pari al 47 per cento di quanto è stato erogato nel 2010, a sua volta già molto decurtato rispetto alle precedenti annualità Stessa sorte hanno subito i Fondi per la Famiglia, già dimezzati rispetto al 2010, ed ora ulteriormente ridotti di 25 milioni di euro. Anche per le Politiche Giovanili a fronte di un Accordo Quadro che doveva garantire un triennio (2010/2012) i finanziamenti del 2011 e 2012 non sono oggi reperibili nel bilancio statale. Anche se tecnicamente i "tagli" citati, sono considerati accantonamenti, è certo che oggi tali finanziamenti non sono disponibili e non possono essere erogati alle Regioni e da queste ai Comuni. Ciò, provoca gravi disagi alle Amministrazioni ma soprattutto, ridurrà le prestazioni a favore delle fasce deboli, in un momento, dove non è difficile osservare che i problemi sociali e delle famiglie sono in aumento e non in diminuzione";
- il taglio più significativo riguarda il FNPS di cui all'articolo 20 della legge n. 328 del 2000, passato da 2,5 miliardi del 2008 ai 538 milioni di quest'anno: un taglio dell'80 per cento;
- le risorse del FNPS, che rappresenta la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, contribuiscono in misura decisiva al finanziamento della rete integrata dei servizi sociali territoriali;
CONSIDERATO che la manovra di bilancio per il 2011 ha cancellato, poi, ogni stanziamento per il fondo per la non autosufficienza istituito dall'articolo 1, comma 1264, della legge finanziaria per il 2007 finalizzato a garantire su tutto il territorio nazionale l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali, in favore delle persone non autosufficienti: passiamo dai 400 milioni di euro nel 2010 a zero euro nel 2011;
RILEVATO che per l'invalidità paesi come la Svezia (4,5 per cento), la Danimarca (4,2 per cento), l'Olanda (2,3 per cento), il Regno Unito (2,2 per cento), il Portogallo (2,4 per cento), la Polonia (1,7 per cento), la Slovenia (1,9 per cento), l'Ungheria (2,15 per cento), la Francia (81,8 per cento), la Germania (81,7 per cento), il Belgio (1,8 per cento) stanziano una percentuale maggiore del proprio PIL rispetto all'Italia (1 per cento), che si colloca sotto la media dell'Unione Europea (2 per cento). (fonte: Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese, Ministero dell'Economia, 2010);
CONSIDERATO che:
- tutti i fondi di carattere sociale sono stati tagliati: il fondo politiche per la famiglia, per le politiche giovanili, per il piano nidi, per l'affitto, per il servizio civile, per l'infanzia e l'adolescenza; per l'inclusione sociale degli immigrati, per le pari opportunità;
- sul tema del rispetto dei ruoli fra livelli istituzionali e sussidiarietà orizzontale, per quanto riguarda la sperimentazione della social card, non vengono rispettate le competenze, "bypassando" la programmazione regionale e il principio di "leale collaborazione" tra livelli istituzionali, già introdotto dalle modifiche del titolo V della Costituzione e maggiormente sottolineato dalla legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale e amministrativo;
- la Regione con fondi propri stanzia per il solo fondo per la non autosufficienza più di 160 milioni di euro con risorse proprie, e che lo Stato in virtù degli accordi a seguito della notoria vertenza entrate ha ancora un grave debito con la Regione di oltre 1.500 milioni di euro, che impediscono lo sviluppo di politiche sociali adeguate e realmente rispondenti ai bisogni dei sardi,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se ritengano inderogabile dare attuazione al regime finanziario regionale e sull'attivazione immediata del conflitto di attribuzioni con lo Stato, ed aprire una vertenza perché il Governo:
ASSUMA misure economiche e finanziarie affinché le politiche sociali nel loro complesso tornino ad essere una priorità per questo Governo ed i fondi sociali precedentemente decurtati abbiano le risorse economiche e finanziarie adeguate ad una reale e concreta politica di inserimento sociale delle fasce più bisognose;
DEFINISCA in tempi rapidi, in collaborazione con la Regione sarda, le altre regioni e con gli altri enti interessati, "livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali", come previsto dalla nostra Costituzione (articolo 117), al fine di poter offrire ai cittadini più vulnerabili, le risposte dovute ai loro bisogni per una partecipazione vera ed attiva alla società civile, garantendo diritti di cittadinanza omogenei in tutto il territorio nazionale;
ASSUMA misure precise ed urgenti (il ripristino del fondo) in relazione alla problematica della non autosufficienza considerato che il Governo italiano ha azzerato il fondo nazionale con un taglio di ben 400 milioni di euro, mentre la Regione, di risorse proprie, stanzia oltre 160 milioni di euro, ma si vede comunque privata delle dovute assegnazioni statali;
ATTIVI un forte investimento nelle politiche sociali, attraverso un congruo aumento delle risorse destinate al sociale, all'educazione e alla scuola, da connettere alla reale esigibilità dei livelli essenziali;
DIA una reale e concreta applicazione del principio di sussidiarietà previsto dalla Costituzione (articolo 118), che dia un effettivo riconoscimento di pari dignità alle organizzazioni della società civile;
METTA in campo una misura universalistica di sostegno al reddito contro la povertà e un concreto aiuto a ridurre i rischi di vulnerabilità sociale;
PONGA in essere la definizione del Piano Nazionale per la Famiglia e il suo adeguato finanziamento;
DIA attuazione al rilancio del Servizio civile nazionale, quale esemplare esperienza di cittadinanza attiva dei giovani, con investimenti coerenti. (242/A).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, le comunico che il Gruppo dei Riformatori, per motivazioni di carattere politico, stasera non parteciperà ai lavori dell'Aula.
(I consiglieri del Gruppo dei Riformatori abbandonano l'Aula)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, le ho dato la parola dopo avere chiesto chi illustrava la mozione. Dopo il suo intervento verificheremo il numero legale.
BRUNO (P.D.). Lei mi ha chiesto chi dovesse presentare la mozione e io le ho risposto.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, lei avrebbe dovuta richiedere la verifica del numero legale prima che il Presidente le desse la parola per illustrare la mozione.
BRUNO (P.D.). Presidente, lei ha chiesto chi dovesse illustrare la mozione e io mi sono alzato per chiedere la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, la prego di illustrare la mozione.
BRUNO (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, in assenza del Presidente della Regione, in una situazione di difficoltà della maggioranza, con la decisione assunta dal Gruppo dei Riformatori di non partecipare ai lavori odierni, così come è avvenuto stamattina in occasione della legge che è stata approvata e che vedeva l'assessore dei Riformatori, Sannitu, come proponente, noi parleremo di argomenti, importanti e strategici, per la nostra isola.
La mozione prende spunto e origine dalla manovra del Governo, la "manovra Tremonti", attraverso la quale anche l'Italia ha partecipato e partecipa agli impegni europei per il rientro del debito pubblico. Il contributo delle Regioni a Statuto speciale al risanamento della finanza pubblica è un contributo notevole: 1 miliardo di euro per il 2013, 2 miliardi per il 2014, a cui aggiungiamo i tagli nei trasferimenti agli enti locali, nel biennio, che verranno ulteriormente ridotti con incidenza negativa sul Patto di stabilità, oltre agli altri interventi che conosciamo.
Per la Sardegna si tratta di tagli per circa 600 milioni complessivi, tra diretti ed indiretti, tra Regione ed enti locali, nel biennio in considerazione, che colpiranno imprese e cittadini. Una manovra, quindi, noi l'abbiamo detto immediatamente, che colpisce e "uccide" la specialità della Sardegna e sulla quale, in un primo momento, vi è stato un atteggiamento di attesa da parte della Giunta regionale; ma in tempi brevi, invece, vi è stata la conferma della gravità della manovra per le casse regionali.
Una manovra, ripeto, che uccide la specialità, che non tiene in considerazione l'autonomia della Sardegna, ma che, soprattutto, incide pesantemente sul quadro delle entrate già fortemente incerto. Ricordiamo la battaglia portata avanti anche in occasione della finanziaria 2010 e della finanziaria 2011, l'incongruenza fra l'ammontare delle entrate che la Regione iscrive in bilancio e quanto invece la finanziaria e il bilancio dello Stato assegnano.
Stiamo parlando di circa 3 miliardi e 200 milioni lordi l'anno, circa 2 miliardi netti, che sarebbero dovuti entrare a regime nelle casse della Regione dal 2010 e che invece ancora non ci sono riconosciuti. Un percorso a ostacoli che ha visto la Giunta regionale andare a traino del Governo, dapprima seguendo le dichiarazioni del fantomatico Viceministro Vegas e, poi, la strada delle norme di attuazione che ancora attendono di essere approvate dal Governo. Un percorso dilatorio che lo Stato o, meglio, il Governo Berlusconi sta mettendo in essere quasi certamente in attesa dell'attuazione del federalismo fiscale e, quindi, dell'annullamento e dell'azzeramento dei benefici conquistati con la vertenza entrate.
Io credo, pertanto, che bene abbia fatto la Sardegna a porre, prima della fase di trattativa sul federalismo fiscale, il tema della vertenza entrate; ma credo anche che la Giunta regionale abbia fatto male ad andare a traino del Governo, in maniera passiva e subalterna. Però, prima di entrare nella fase attuativa del federalismo, prima di considerare queste due partite importanti come una sorta di compensazione, ritengo occorra porre in essere con forza tutte le azioni dal punto di vista giuridico e politico che ci consentano di arrivare al risultato.
Sul Patto di stabilità, che questa "manovra Tremonti" appesantisce, non è stato fatto, ormai in due anni e mezzo, nessun passo avanti nella trattativa col Governo per allentarne i vincoli; un altro schiaffo che va a sommarsi a quelli che la Sardegna ha preso in questi due anni e mezzo, e lo ribadisco ancora una volta, sui fondi FAS, quelli nazionali già persi, già destinati altrove; circa 4 miliardi che dovevano essere inseriti nelle casse della Regione e altri 2 miliardi e 250 milioni, in origine, che oggi sono diventati meno di 2 miliardi che ancora non sono all'attenzione del CIPE.
Una "manovra Tremonti" che incide ancora una volta sulle prerogative di autonomia e di specialità della Sardegna, che mortifica la nostra autonomia e i nostri diritti, perché stiamo parlando di diritti dei sardi.
In questo contesto si inserisce, ne abbiamo parlato brevemente anche stamattina, la questione relativa alla Tirrenia, perché è un'altra partita di autonomia, di specialità che riguarda il rapporto con lo Stato e che non vorremmo fosse trattata, anche questa, come una compensazione sulla base delle altre questioni aperte tra la Regione autonoma della Sardegna e lo Stato.
Questione Tirrenia che ha visto una subordinazione, anche in questo caso acritica, da parte del Governo regionale alle iniziative che hanno riguardato la privatizzazione della stessa Tirrenia e la ripetuta vessazione del popolo sardo rispetto ai propri diritti di libera circolazione e di piena cittadinanza. A mio avviso esiste una "questione Sardegna", una "vertenza Sardegna" da portare all'attenzione attraverso una politica contestativa che non può essere rimandata. La continuità territoriale marittima non può non riguardare la gara con gli oneri di servizio, così come si fa per la continuità territoriale aerea, ma soprattutto non può non riguardare il peso, la funzione della Regione quando in gioco ci sono i diritti dei sardi. Insomma, la questione Tirrenia non poteva e non può essere affrontata, ignorando i diritti dei sardi, semplicemente per "fare cassa" da parte dello Stato.
C'è un altro problema che riguarda la continuità territoriale aerea, siamo in proroga, le compagnie aeree fanno quello che vogliono, non tutelano gli interessi della Sardegna, c'è una cancellazione continua di voli in regime di continuità, proprio perché noi abbiamo lasciato questa porta aperta, perché le Conferenze di servizi, che ci hanno occupato per diversi mesi negli anni scorsi, non hanno portato a un risultato se si eccettua quei decreti pubblicati dal Governo, dal ministro Matteoli, e che hanno visto come reazione da parte nostra quella della richiesta di ritiro, come poi è avvenuto.
Allora, complessivamente il Governo sta uccidendo la nostra specialità, e c'è un disegno: la specialità di tutte le Regioni interessate è vista come un'anomalia fastidiosa, ma quella della Sardegna in particolare, forse perché è l'unica, vera, Regione speciale. Anomalia fastidiosa anche in vista dell'attuazione del federalismo fiscale che incombe.
E la Sardegna è un'isola, e quando noi, come avviene, siamo fuori da tutti i programmi infrastrutturali perché non ci sono autostrade, i tratti di doppio binario sono rarissimi, non arriva il metano, i costi per le imprese sono notevolmente superiori rispetto a quelli affrontati sulla penisola, i costi dell'energia sono maggiori rispetto al resto del Paese, il nostro diritto di cittadinanza, il nostro principio di uguaglianza si scontra con i limiti inevitabili, geografici e con i costi dei trasporti, è molto difficile per noi tollerare di venire indicati come un'anomalia, come un'anomalia fastidiosa, collocata in una situazione di privilegio.
Allora attraverso questa mozione noi vogliamo che ci sia un cambio di passo, assessore La Spisa, avremmo gradito la presenza del presidente Cappellacci accanto a lei, perché riteniamo che in un momento così drammatico per l'economia della nostra Isola, in un momento così drammatico in cui è in gioco la specialità della Sardegna, in cui è in gioco una storia di oltre sessant'anni, in cui è in gioco il destino dei sardi, il Presidente della Regione che è il rappresentante politico, e direi anche legale, della Sardegna, non può tirarsi indietro, deve essere qui, deve essere qui con il Consiglio regionale, la massima Assemblea dei sardi.
Evidentemente ha scelto altri luoghi, che non conosciamo, magari una televisione, per indicare ai sardi che cosa pensa. Noi riteniamo che debba fare l'uno e l'altro, che qualche volta debba presentarsi anche in Consiglio regionale per dire come la pensa e per ricevere dal Consiglio regionale gli indirizzi, così come normalmente avviene in un'articolazione democratica.
Nel dispositivo della mozione noi chiediamo al Presidente della Regione di riferire urgentemente in Aula sulla trattativa con lo Stato, sulle ripercussioni negative della "manovra Tremonti", sul perché ancora oggi non abbiamo definito (non c'è una traccia neanche nel pre Consiglio dei Ministri) le norme di attuazione che sono state approvate in Commissione paritetica. Qual è l'orientamento del Governo, qual è l'orientamento del ministro Tremonti, al quale ancora una volta ribadiamo la censura politica e morale, in quanto persiste ad adottare provvedimenti lesivi dell'autonomia e della specialità della Regione sarda.
Vi chiediamo di sollevare una volta per tutte il conflitto di attribuzioni, al di là di quello che ci avete detto e scritto anche in risposta a una nostra interrogazione sullo stesso tema. Conflitto di attribuzioni significa aprire veramente una vertenza con lo Stato, significa utilizzare tutte le armi, anche quelle giuridiche, che abbiamo a disposizione, perché se la diplomazia non l'avete esercitata in due anni e mezzo, quando volete esercitarla?
Vi chiediamo di dar vita a una politica veramente contestativa, assessore La Spisa; lei nei giorni scorsi ci ha chiamato in causa con una richiesta di coesione sociale, di coesione politica necessaria alla quale noi non diciamo no, non c'è Napolitano che ce la indica in Sardegna, bene ha fatto lei a richiamarci su questo. Però noi crediamo che ci siano degli atti che bisogna mettere in essere in maniera pregiudiziale, sono elementari e riguardano il conflitto di attribuzioni, riguardano una trattativa vera con lo Stato per ottenere quelle risorse, che poi abbiamo iscritto in bilancio nel quadro delle entrate, per realizzare veramente tutti gli interventi nella disponibilità della Regione.
Noi avevamo indicato, nel dispositivo della mozione, che è stata presentata prima dell'approvazione finale della manovra, e quindi anche prima del richiamo alla coesione formulato dal Presidente della Repubblica, l'articolo 51, 2 comma dello Statuto come un ulteriore strumento messo a disposizione della Giunta regionale qualora constati che l'applicazione di una legge, di un provvedimento dello Stato in materia economica e finanziaria risulti manifestamente dannoso per l'Isola. A quel punto la richiesta di sospensione da parte della Regione al Governo della Repubblica diventa quasi automatica e, vista la necessità e l'urgenza, la Giunta può provvedervi, ove occorra, anche a norma dell'articolo 77 della Costituzione.
Credo che il tema relativo alla specialità sia da porre con urgenza all'ordine del giorno dei nostri lavori, credo che la specialità della Sardegna non sia da considerare una astratta questione istituzionale, di rapporto tra enti, ma una questione di diritti; per questo ribadisco ancora una volta che se vogliamo affrontare nel corso di questa legislatura, avendo di fronte una legislatura, quella parlamentare che probabilmente non avrà ancora molto tempo a disposizione, il tema del nuovo patto costituzionale con lo Stato diventa urgentissimo farlo, diventa urgentissimo anche per aspetti che per noi sono importanti.
Per esempio, se noi vogliamo diminuire il numero dei consiglieri regionali, una norma anche questa statutaria, non possiamo farlo se non modificando lo Statuto, che poi è chiamato a una doppia lettura in Parlamento, e i tempi sono strettissimi. Questo è solo un esempio per dire che, se questa vuole diventare, ormai mi pare che i tempi non ci siano più, una legislatura costituente per l'importanza che ha il nuovo patto costituzionale per la specialità, per l'autonomia, non abbiamo molto tempo a disposizione. Dobbiamo quindi al più presto porre all'ordine del giorno di questo Consiglio i risultati dei lavori che la Commissione, presieduta dall'onorevole Pittalis, mi auguro porterà al più presto alla nostra attenzione, così come abbiamo chiesto sulla base dell'ordine del giorno unitario, mi pare, dello scorso novembre.
Ed è importantissimo, perché noi vogliamo ribadire allo Stato, lo avevamo chiesto anche attraverso un ordine del giorno voto, la nostra autonomia, la nostra autonomia sicuramente diversa rispetto a quella che c'è stata in questi sessant'anni, un'autonomia che porta a riconoscere i diritti e che porta a indicare una via per lo sviluppo. Tutto questo diventa, però, un'astrazione se non siamo in grado di tutelare lo Statuto che è in vigore da sessant'anni, con i miglioramenti che abbiamo apportato anche nella scorsa legislatura attraverso la revisione e la modifica dell'articolo 8.
Dobbiamo dire con chiarezza che noi siamo sicuramente per l'attuazione del federalismo fiscale, sicuramente per riconoscere a coloro che hanno la responsabilità politica anche la responsabilità della decisione finanziaria, e questo lo diciamo perché c'è un elettore, c'è un cittadino che deve avere un interlocutore chiaro, considerando che poi il prelievo fiscale grava sui suoi redditi, sui redditi della sua impresa, anche sulla base del livello istituzionale che prende la decisione finale.
E' chiaro che vogliamo anche noi andare verso la spesa standard, il fabbisogno standard, che non vogliamo più accettare la logica della spesa storica, questo è chiarissimo. Però riteniamo che occorra innanzitutto dire con chiarezza che il nostro rapporto con lo Stato parte dal riconoscimento di diritti già acquisiti, a cominciare da quelli relativi alla vertenza entrate. Il nostro sistema di entrate in questi anni è stato ridisegnato, si è stabilito un recupero di entrate sottratteci dallo Stato negli anni, ci sono state attribuite nuove funzioni, abbiamo contrattato, forse prima di altre Regioni, con lo Stato la nostra funzione, ponendo a nostro carico oneri relativi al sistema sanitario, alla continuità territoriale, al trasporto pubblico locale. Lo abbiamo fatto avendo di fronte, però, la certezza che nell'equilibrio complessivo la Regione sarda avrebbe incassato circa 2 miliardi netti di entrate in più.
Noi riteniamo insieme a lei, assessore La Spisa, che sia stata una scelta importante, felice, per questa Regione, così come lei ha attestato anche nella risposta che è stata data alla nostra interrogazione; quindi la vertenza entrate diventa principalmente ancora oggi l'oggetto della trattativa con lo Stato.
Ci attendiamo, dopo tante parole, qualche fatto concreto, e su questo io credo che dobbiamo insistere, dobbiamo insistere in maniera forte, anche attraverso una mobilitazione che, in maniera anche autonoma, ci sarà, a partire dallo sciopero generale che è stato già indetto dai sindacati nei prossimi mesi. Occorre quindi una reazione forte, ed è per questo che vi chiediamo, che chiediamo all'intero Consiglio regionale, anche al centrodestra, alla maggioranza, di votare con noi la mozione, di arrivare a un ordine del giorno che porti veramente ad attivare un conflitto con lo Stato finora rimandato, e rimasto solo nelle intenzioni della Giunta regionale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Espa per illustrare la sua interpellanza.
ESPA (P.D.). Presidente, con i colleghi del centrosinistra componenti della Commissione sanità, più altri colleghi, abbiamo presentato un'interpellanza al Presidente della Regione (e all'Assessore della sanità e politiche sociali) che, per quanto presumo sia stato da lei convocato, è ovviamente assente, per cui non potrà rispondere ai quesiti che noi poniamo nella interpellanza medesima. Speriamo che, in assenza del Presidente, l'onorevole La Spisa non ci dica che purtroppo non può rispondere, ma possa darci qualche delucidazione.
Noi abbiamo presentato questa interpellanza perché (anche le considerazioni espresse dal mio Capogruppo hanno evidenziato questo problema) sta nascendo una "emergenza povertà" che colpirà la Sardegna nei prossimi due anni, in gran parte derivata dall'ultima manovra approvata dal Governo, la cosiddetta "manovra Tremonti".
Sappiamo benissimo che è stato fatto tutto con spirito di responsabilità e che ci si è mossi cercando di avere una posizione bipartisan sui tempi; però, sul merito, io chiedo che cosa aspettiamo, parlando di sociale e di politiche sociali, a cercare di recuperare le nostre risorse, più di 1.500 milioni di euro, nostri, e che Roma non ci dà. Perché dico questo? Perché la situazione proprio per noi, Regione sarda, e soprattutto per i nostri sindaci, sta per diventare pericolosissima.
Non entro nel merito, adesso, della notizia del giorno: il ticket di un euro. Io dico che potremmo permetterci tanti lussi se avessimo, come è nostro diritto, la disponibilità dei nostri soldi in Sardegna. Che cosa sarebbero 10 milioni di euro se noi potessimo avere a disposizione le nostre risorse ? Quindi, non entro nel merito del ticket, perché stabilire un ticket vuol dire che la spesa è senza controllo, si ha paura, questo è quello che noi crediamo rispetto alla sanità, a come sta andando il governo della spesa sanitaria in Sardegna. Non lo diciamo solo noi, lo dicono forze politiche che oggi sono assenti dall'Aula per motivi politici, lo dicono altre forze politiche di maggioranza che anche da poco hanno contestato una visione della spesa sanitaria rosea, cosiddetta, nel senso che qualcuno si è messo gli occhiali rosei cercando di vedere rosa quello che invece è molto nero.
Il tempo è breve, ma voglio dare comunque due dati relativi sia alla "manovra Tremonti", che alla precedente manovra finanziaria. Voglio ricordare che il Fondo nazionale per le politiche sociali (non sono spese sanitarie che noi abbiamo scelto di pagarci, per fortuna, io ormai dico così dato che sul sociale prenderemo delle botte spaventose) è passato dai 2 miliardi e 500 milioni di euro del 2008 ai 538 milioni di quest'anno, un taglio dell'80 per cento. La manovra di bilancio del 2011 ha cancellato totalmente il Fondo nazionale per la non autosufficienza, passando dai 400 milioni di euro del 2010 a zero euro del 2011.
Ricordo che la Sardegna da sola, sulla base di una tradizione iniziata nel 2000, continuata con i governi del centrosinistra che hanno raddoppiato i fondi, e che sta in qualche maniera, forse con qualche taglio, continuando ancora adesso, stanzia 160 milioni di euro. Il Governo nazionale zero. La Sardegna quest'anno prenderà quindi 15 milioni in meno da parte del Governo nazionale sul Fondo per la non autosufficienza. Questi sono alcuni dati.
Ricordiamo poi, per chi ha caro il tema della famiglia, ne abbiamo parlato e sto per arrivare a conclusione, quanto è successo in merito al Fondo nazionale per la famiglia. Ricordate che l'onorevole Giovanardi aveva detto: "Mi dimetto, se portate il Fondo da 150 milioni di euro a 25 milioni di euro, questa è la fine".
Devo concludere, ma chiedo che cosa aspettiamo, per evitare che grandi risorse non arrivino in Sardegna (i poveri poi se li troveranno prima di tutto i sindaci, perché arriveranno migliaia e migliaia di persone in difficoltà, e non solo alla Regione), a convocare un Consiglio regionale a Roma?
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
Chiedo scusa, onorevole Porcu. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedere la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno e Salis sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 35 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Biancareddu - Bruno - Campus - Contu Felice - De Francisci - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Mariani - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 15, viene ripresa alle ore 17 e 46.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Sanna Giacomo)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Diana Mario è presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 12 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Artizzu - Biancareddu - Dessì - Diana Mario - Lombardo - Mariani - Meloni Marco - Mulas - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Steri.)
Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo la seduta per trenta minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 48, viene ripresa alle ore 18 e 20.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.
E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, ringrazio i colleghi della maggioranza e della minoranza che gentilmente sono tornati in Aula e daranno un contributo a questo importante dibattito che, sono certo, sia anche molto in alto nelle priorità dell'agenda politica della vostra maggioranza. Non posso non osservare, Presidente, non è retorica, non è insistere su uno spartito già scritto, che su un tema così importante avremmo gradito la presenza del Presidente della Regione
Presidente della Regione che, tra l'altro, in una circostanza delicata, importante, sofferta, inusuale, critica come un'occupazione dell'Aula, che i consiglieri di questa minoranza avevano messo in atto a malincuore per segnalare l'urgenza e la rilevanza degli stessi temi che trattiamo oggi, cioè le entrate, i diritti della nostra Regione, avere risorse certe per poter programmare e pianificare il proprio futuro, diede un contributo fattivo, offrendoci la possibilità, col suo intervento e con quello dell'assessore La Spisa che ringrazio, almeno lui, di essere in Aula, di scrivere un ordine del giorno che, a nostro avviso, poteva rappresentare una pagina importante di questa legislatura.
Quindi, il mio richiamo all'assenza del Presidente della Regione non è un richiamo retorico, ma è un richiamo politico, che deriva dal ruolo che svolge, dalle responsabilità che ha. Non voglio dire che è il capo della maggioranza, perché questa è una maggioranza che capi non ne vuole, è un po' ribelle, spezzettata, ma ha un ruolo che poteva essere importante anche nel condurre la nostra discussione in un'ottica non di contrapposizione sterile, ma di spirito unitario con il quale riprendere quel cammino comune che più volte abbiamo cercato di avviare, che più volte si è interrotto, e lo richiamerò nel corso del mio intervento.
E credo che l'assenza dall'Aula dei colleghi Riformatori sia, in qualche modo, collegata all'assenza del Presidente. Quando il Presidente manca, quando il Presidente della Regione non dà l'esempio con la sua presenza e con la sua assunzione di responsabilità, è logico che anche parti della maggioranza, magari quelle più in sofferenza, si allontanino.
Io penso che sia una sofferenza anche nobile, non concordo in questo caso, non del tutto, con le parole del collega Gian Valerio Sanna, del quale condivido solitamente gran parte degli interventi, e ritengo che i colleghi Riformatori abbiano fatto sostanzialmente un errore, probabilmente di scelta politica. Poichè sono animati, insieme a molti di noi, da uno spirito riformista, soffrono il fatto che questa legislatura rischia di essere una legislatura inconcludente, che non affronta i problemi dei sardi, è un trascorrere il tempo in modo inutile e insulso, con il rischio che la Sardegna si trovi indietro.
Pertanto, in questo mio intervento, non me ne vogliano i colleghi della maggioranza, o non so dove si possano collocare, come il collega Matteo Sanna, se in maggioranza, se in stand-by, se con i centristi, se con il Terzo polo, però vorrei chiedere anche a lui, al collega Matteo Sanna, che significato dobbiamo dare a quei tentativi che abbiamo fatto di mettere in campo un percorso comune in materia di entrate.
Presidente Lombardo -onorevole Uras, lei abbia pazienza, ma ho bisogno dell'attenzione della Presidente perché mi ispira, è una figura positiva in quest'Aula - vorrei capire che senso dobbiamo dare, lo dico a lei che tutela i diritti di questa Assemblea, agli ordini del giorno, alcuni anche approvati, che dovevano consentire di avviare un percorso comune .
E, a questo punto, denuncio anche un'altra assenza, quella del Presidente della Commissione bilancio che ha contribuito a scrivere alcuni di quegli ordini del giorno. Io credo che questa sia un'altra assenza grave perché, in assenza del Presidente della Regione, in assenza del Presidente della Commissione, rischiamo di dare vita a una discussione sterile, tra sordi, che ripete stereotipi che a noi non interessano più perché, lo dico una volta per tutte, noi non siamo interessati a ripetere cliché già scritti.
Vorremmo invece, almeno in questa materia, contribuire attivamente a far valere i diritti dei sardi e a far sì che, chiunque governerà la prossima legislatura, possa avvalersi di quelle risorse che sono fondamentali. Ribadisco, quindi, che le assenze che registro oggi, l'assenza dei colleghi Riformatori che evidentemente manifestano sofferenza (condivido la loro sofferenza ma mi dispiace che non siano in Aula), l'assenza del Presidente della Commissione bilancio, che ci richiama spesso a un dialogo all'interno di questo Parlamento, ma poi in un momento così delicato lascia discutere una mozione che riguarda strettamente i temi della sua Commissione senza essere presente, e quella del Presidente della Regione, spero non ci costringano a un dibattito sterile.
Presidente, vorrei richiamare il percorso comune che abbiamo svolto in materia perché su questo noi ci siamo impegnati più volte nel corso di questa legislatura ; ma il problema è che, costantemente, quei percorsi comuni non vengono attuati ed applicati e quindi anche la nostra buona volontà, il nostro senso di responsabilità verso i destini di questa Regione, e verso l'evitare che la battaglia politica possa in qualche modo minare i diritti dei sardi, rischiano di essere vani.
Presidente, richiamo alla sua memoria, innanzitutto, l'ordine del giorno numero 34, approvato il 14 ottobre 2010, che impegnava la Giunta regionale ad avviare un confronto politico con il Governo, anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione del Consiglio regionale, affinché si potesse pervenire rapidamente a norme di attuazione della legge numero 42 del 2009, articolo 27. Stiamo parlando del federalismo fiscale e di un lavoro da fare anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione del Consiglio regionale.
Avete visto, voi, dopo l'approvazione di quella risoluzione e di questo ordine del giorno, un coinvolgimento e una partecipazione del Consiglio regionale a quel percorso sul federalismo fiscale che riguarda certamente anche la materia delle entrate, perché è la pagina successiva o la pagina correlata? Avete visto un coinvolgimento del Consiglio regionale? Perché chiariva, questo ordine del giorno, che solo con un percorso comune, e solo scrivendo quelle norme, si poteva in qualche modo porre le premesse per contrastare e superare i divari esistenti tra la Regione e il resto d'Italia in materia di diritti sociali, di lavoro, di mobilità, di istruzione, di sanità.
Sempre in questo ordine del giorno poi si chiedeva, (Presidente, sono cose che non sono successe) di riferire mensilmente all'Aula sul confronto politico da aprire con il Governo, nonché sullo stato di attuazione dei lavori della Commissione paritetica in materia di federalismo e, in genere, visto che le norme di attuazione sulle entrate le abbiamo approvate, anche in materia di definitiva approvazione di quelle norme di attuazione.
Io non mi dilungo perché il tempo scorre, ma poi abbiamo approvato altri ordini del giorno a dicembre, altri in aprile, sempre o con il vostro voto o con la nostra astensione, e non sono mai stati applicati. Allora, il tema qual è? Che cosa volete fare? Volete andare avanti per conto vostro? Volete assumervi tutta questa responsabilità? La nostra impressione è che da soli non ce la farete mai, ma probabilmente ormai la vostra solitudine è una solitudine politica per cui non c'è soluzione, ma se non c'è soluzione assumetevi fino in fondo le vostre responsabilità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas).Presidente, è evidente la tensione e l'attenzione di questo Consiglio, della maggioranza e, soprattutto, della Giunta e del suo Presidente su argomenti che sono, come dire, non fondamentali, ben più che fondamentali per l'esistenza della Regione ma anche per la resistenza della Sardegna (e del suo popolo) a una condizione tragica alla quale sta venendo condannata dall'incapacità, pressoché totale, della Giunta regionale, del suo Presidente e dalla prepotenza, anche questa pressoché incalcolabile, del Governo nazionale.
Un Governo nazionale che fa incetta delle risorse di tutti, le recupera, le rastrella e le orienta, sulla base di pressioni veramente "politicamente indecenti", verso le parti più ricche del Paese; quelle parti che da sempre hanno avuto di più, da sempre hanno utilizzato al meglio le intelligenze, le capacità di lavoro del popolo italiano e anche del popolo sardo per il loro sviluppo e per la costruzione di una condizione di vantaggio.
Io mi chiedo, lo chiedo all'Assessore se è pensabile che il Presidente della Regione scompaia, diventi contumace su un argomento di questo genere, cioè sulla manovra del Governo che penalizza il Mezzogiorno e la Sardegna, del cui significato nei confronti dell'Isola anche voi vi siete accorti dato chela denuncia sulla iniquità di quella manovra è venuta anche da parte vostra.
E' pensabile, ripeto, che il Presidente della Regione scompaia dopo che la Corte dei conti ci annuncia che c'è una "piccola riduzione" nel trasferimento di risorse dello Stato alla Regione, che è oltre il 60 per cento per cui, praticamente, la quota parte di trasferimenti, di contributi dello Stato, si riduce al 7 per cento; dopo che la partita delle entrate agonizza nel letto di morte dove, avendo optato per le norme di attuazione, l'avete voluta "ficcare" voi insieme al Presidente della Regione; dopo il disastro dal punto di vista della capacità di spesa, non parliamo poi di quella di accertamento di riscossione delle entrate, di questa Regione che non siete stati capaci di governare neppure nelle strutture burocratiche; dopo il persistere di una illegittimità diffusa nelle procedure di applicazione delle norme, anche di quelle che riguardano il funzionamento della Regione, anche di quelle che dovrebbero essere più attente verso i cittadini, soprattutto quelli delle fasce di popolazione più bisognose.
Di fronte a questa realtà che abbiamo davanti agli occhi, il Presidente della Regione scompare, diventa contumace. Non si presenta davanti a questo Consiglio regionale per rispondere delle sue iniziative quando il Governo annuncia: "O mangiate di questa minestra o saltate dalla finestra", togliendoci il diritto alla mobilità, cioè limitando un diritto costituzionale ai sardi, a questo popolo che vive in un'isola e che ha bisogno, necessità, diritto a un sistema di trasporti avanzatissimo.
E invece delega il sistema dei trasporti tutto al privato e quando lo delega al privato, perché non c'è stata mai la capacità di opporsi a questa ottica, lo delega a un privato che ne fa cartello e ne fa cartello per impedire che ci sia un'influenza di questo popolo nello stabilire le tariffe, nello stabilire i percorsi, le rotte, nello stabilire il numero di corse necessarie al trasferimento delle merci e alla mobilità dei passeggeri, dei cittadini.
E quando fa tutto questo? Lo fa dopo aver cancellato i traghetti delle Ferrovie dello Stato, cioè dopo aver cancellato tutto, che sono messi in discussione perché non reggono sotto il profilo economico, perché non c'è il sostegno giusto. E questo discorso vale anche per le rotte di continuità territoriale aerea, dato che le nostre società di gestione aeroportuale sono, tutte quante, sotto l'occhio vigile non solo dell'Unione europea ma anche degli organi e delle autorità di questo Paese preposti alla verifica dei comportamenti.
A fronte di questi problemi il Presidente che fa? Sparisce? Il Presidente della Regione che fa? Forse parte all'estero? Il Presidente della Regione che fa? Non dà segno di vita? Ma dove deve stare il Presidente della Regione, se non qua dentro, se non nel suo ufficio, se non a rispondere ai sardi? Ma l'ha capito che è stato votato perché si è candidato? Non l'hanno votato perché l'hanno cercato, anche scavando per trovarlo perché senza di lui noi non avremmo potuto vivere, perché senza di lui questo popolo non si sarebbe potuto affrancare dal bisogno. No, lui si è candidato e ha detto: "Risolvo io i problemi, mi candido a risolvere i problemi che avete voi, comunità". "Mi candido a risolvere i problemi della comunità dei sardi". Dopodiché sparisce!
Ma quanti problemi ha risolto? Ma quali problemi ha risolto sulle entrate, sul bilancio, sulle dotazioni finanziarie? Io ho fatto un po' di conti. A parte il fatto che abbiamo un bilancio fasullo, un Pinocchio viaggiante con un naso lungo che non finisce più, bugiardo nell'anima, che parla di 9 miliardi e mezzo in conto competenze, che parla di miliardi e miliardi ancora in conto residui già impegnati, pronti al pagamento, scopriamo che se proprio potessimo funzionare al massimo in ragione delle riscossioni che abbiamo, di poco superiori ai 2 miliardi di euro, forse ne potremmo avere altri 2 miliardi, 2 miliardi e mezzo e, quindi, mancano almeno 10 miliardi al conto consuntivo delle somme che scriviamo. Ma continuiamo ad avere 1 miliardo e 700 milioni di debito fasullo, e una autorizzazione a contrarre mutui per dare copertura a "spese della fantasia" perché non si faranno mai!
Vi abbiamo chiesto di fare un assestamento di bilancio ragionando sulle cose. Nulla, nulla. Il Presidente dov'è? Avrà anticipato le vacanze? Sarà sotto l'ombrellone? E' stato colpito da malattia? Non c'è stato un intervento farmaceutico diciamo immediato per evitare che ci fosse un aggravamento? E'impegnato da altre parti? Sta parlando con il Presidente del Consiglio? Parla con i responsabili politici del Parlamento italiano per risolvere i problemi? Non si sa e non si sa perché non lo sapete neppure voi, perché ormai questa Regione è priva di governo, è priva di Presidente! Vada a casa e si facciano le elezioni!
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). La materia oggetto di questa mozione è la "materia delle materie" per quest'isola e per questa Regione. E' la sostanza sulla quale si dovrebbe concentrare la Giunta regionale, certamente il suo Presidente perché dipendono da questa partita, lo diciamo da due anni e mezzo ormai, il presente e il futuro della Sardegna, la possibilità che quest'isola possa dare risposte ai sardi e ai loro bisogni e perché si possa davvero scrivere un qualsiasi programma regionale di sviluppo che poi possa essere sostanziato dalle successive azioni concrete; e con il termine concreto intendo oltre che azioni rispondenti ai vari bisogni anche sostanziate dalle risorse a disposizione per poi realizzarle.
Presidente, però, qui è evidente che l'indifferenza, che sta accompagnando l'azione della Giunta regionale su questo tema da due anni e mezzo, è arrivata veramente al massimo; ecco perché noi pensiamo che, rispetto a questo tema, effettivamente non ci sia più la via d'uscita e anche che la discussione odierna lasci veramente uno spazio enorme all'interrogativo su quale senso abbia discuterne ancora di fronte a una Giunta regionale sorda, inerte, sottomessa ai diktat del governo Berlusconi-Tremonti; una Giunta che non ha coraggio e non può affermare il diritto dei sardi.
Noi, pertanto, abbiamo davvero poca speranza ma, con senso di responsabilità, continuiamo a richiamarvi alle vostre responsabilità e questi richiami, rimasti inascoltati per anni e per mesi da quando state governando, oggi ci portano a dire, per questa ma anche per altre questioni, che mentre "Sagunto brucia" in quest'Aula ci si appresta a varare una legge per giocare a golf, mentre "Sagunto brucia" si discutono collegati senza significato e per certi versi dannosi per la stessa Isola, mentre "Sagunto brucia" il Presidente della Regione non c'è e la maggioranza che ha il dovere di garantire il numero legale in quest'Aula non lo garantisce, indifferente al tema che si sta trattando.
Ancora, mentre "Sagunto brucia" una coalizione, quella del centrodestra, salta per aria, un pezzo va via, un altro critica un giorno sì e l'altro pure sollevando i problemi, sottolineando l'inerzia e l'inefficacia di questo governo regionale a iniziare dalla gestione della sanità che costerà lacrime e sangue a questo bilancio regionale che, come si diceva prima, è un bilancio già fasullo che non può contare e non potrà contare sulle nuove entrate ma sarà falcidiato, ulteriormente, dalla "manovra Tremonti-Berlusconi".
Però, mentre "Sagunto brucia" il Presidente è assente. Ma, presidente Lombardo, io non le chiederò di prodigarsi per capire dove sia finito il Presidente della Regione, per andare a cercarlo, per scovarlo, per portarlo qui in Aula magari preso per un orecchio, perché che sia assente o che sia presente in quest'Aula non fa alcuna differenza.
Anche quando è presente fisicamente lui non c'è, lui non esiste; lui non esiste come Presidente della Regione e lo ha dimostrato con la sua inefficacia, lo ha dimostrato con la sua codardia, lo ha dimostrato con la sua incapacità di affrontare non solo i problemi ma anche quest'Aula, perché ogni volta che è stato richiamato in quest'Aula, per discutere problemi strategici come questo per la Sardegna, ha avuto una paura da morire e ha tirato fuori la scusa della malattia. Credo di non averlo mai fatto neanche in prima elementare: una vergogna.
Quindi che venga o che non venga è assolutamente indifferente perché rispetto a quello che potrà fare, o che può fare, la fiducia ormai è pari a zero, ma non soltanto dentro quest'Aula, è un fatto palese ormai in lungo e in largo per la Sardegna. E questo accade nonostante vada in giro, presentandosi a inaugurare i lavori per una diga e promettendo risorse che mai ci saranno.
Sapete, colleghi, anche da poco lo hanno visto comparire presso una diga nel mio territorio, nel nuorese, promettendo una marea di risorse per terminare quell'opera pubblica così importante. C'è da chiedere a questo "Presidente fantasma" dove prenderà quelle risorse che, anche l'altro giorno, ha promesso al sindaco di Orgosolo. C'è da chiedere dove le andrà a prendere, perché se lui non si concentra (e non può concentrarsi perché non ha la capacità di farlo), su questa partita così importante, dovrà spiegare fra qualche tempo alla comunità di Orgosolo, al suo sindaco, e a tutto quel territorio, che dovrà essere servito da questa diga, dove caspita sarà andata a finire quella promessa.
Insomma siamo di fronte veramente a uno sfascio, ma è anche una questione alla fine di dignità personale della quale, da parte di questo Presidente non vediamo neanche un rigurgito, neanche un brivido, non soltanto di ordine politico. Quindi che ci sia o che non ci sia, sinceramente, per quel che mi riguarda, è indifferente; per cui, Presidente, per quel che mi riguarda interrompa pure le ricerche.
La gravità della situazione è d'altra parte talmente allarmante, che sono anche inutili gli appelli dell'onorevole La Spisa. Quando la minoranza, che è sensibile anche agli appelli dell'Assessore, come ha ben detto il mio Capogruppo, si è resa totalmente disponibile a una battaglia seria nei confronti dello Stato per portare a casa un termine ultimo, finale, su questa famosa battaglia delle entrate, noi abbiamo avuto in risposta la sottoscrizione e l'approvazione di vari ordini del giorno; ma, lo richiamava poc'anzi il collega Porcu, c'è da chiedersi dove sono andati a finire gli impegni di quegli ordini del giorno, ai quali non è seguito assolutamente alcunché.
Quindi mi chiedo che senso ha, anche oggi, ma credo che lo faremo, perché lo faremo probabilmente, o bocciare la mozione se non si addiviene a un ordine del giorno, oppure sottoscrivere un ordine del giorno congiuntamente, che rimarrà ancora una volta lettera morta. C'è infatti un problema politico serio, non sono i rapporti che possono intercorrere in questa sede fra maggioranza ed opposizione, e anche quelli congiunti fra maggioranza ed opposizione, che potranno risolvere i problemi della Sardegna, perché manca una credibilità che non è mai stata costruita, che non è mai stata affermata, la vostra credibilità, nei confronti del Governo nazionale, del governo Berlusconi, tant'è che siamo allo smacco finale, più totale, di un vergognosissimo ricatto. Il ricatto che mette in relazione la possibilità che noi possiamo avere le nostre risorse, che ci spettano di diritto, con lo stare zitti e cucirsi la bocca, non fare niente, accettando il sopruso sulla continuità territoriale e sul diritto alla mobilità marittima.
Ma io non mi sono neanche sorpresa di questo ennesimo schiaffo, di questo ennesimo insulto del governo Berlusconi nei confronti di Cappellacci e della sua Giunta. Perché d'altronde sono abituati ad avere a che fare con persone che, pur avendo il dovere di rappresentare un popolo, invece non lo rappresentano; sono abituati e quindi facilmente possono anche permettersi schiaffi di questo genere, tanto ogni volta, schiaffo dopo schiaffo, questa Giunta ha sempre porto al Governo nazionale l'altra guancia, fino all'insulto finale di un ricatto vergognoso che, naturalmente, pagheranno i sardi.
E oggi siamo di fronte anche a un danno ulteriore, rappresentato dalla "manovra Tremonti" che, come sappiamo, incide negativamente su tutte le Regioni, sugli enti locali, e specificatamente sulle Regioni a Statuto speciale. Una manovra, si diceva, che "uccide" la specialità della Sardegna, beh, ci vuole a dire il vero ben poco sforzo per uccidere ormai la specialità della Sardegna (considerato che questa specialità è ormai decisamente moribonda a causa del vostro modo di governare quest'isola, quindi a causa vostra), con trasferimenti, e questo ce l'ha ricordato la Corte dei conti da poco, da parte dello Stato nei confronti della Regione che hanno toccato il picco più basso che sia stato mai toccato nella storia della Sardegna.
Allora, se di fronte a tutto questo noi abbiamo una Giunta regionale che continua imperterrita a non fare gli atti, quelli veri, quelli sostanziali, quelli formali, che ci possano garantire il trasferimento delle entrate, io mi chiedo che cosa ci stiamo a fare qui ad approvare leggi che non avranno mai copertura. Credo che tra breve dovremo anche andare a una rivisitazione del bilancio regionale per togliere e per ridisegnare tutto quello che è stato scritto nella finanziaria e nel bilancio, perché quelle entrate iscritte noi non le avremo, e sarà veramente una disfatta totale. Un rigurgito di dignità politica e personale vorrebbe che ci si dimettesse immediatamente, e si liberasse la Sardegna da questa vergogna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Cari colleghi, caro Presidente, non abbiamo ricevuto ancora risposta in merito alle vicende sulle entrate di competenza della nostra Isola, nonostante i giuristi interpellati dalla Regione sostengano che le norme di attuazione non siano necessarie per dare effettività all'articolo 8 dello Statuto. Questo significa che si è perso del tempo prezioso per l'economia della nostra isola attanagliata da una crisi senza precedenti; questo significa che per questo Governo il mondo delle cose diventa il sostituto dell'immagine, tutto questo sempre a delimitare il problema veramente centrale di un'educazione politica riflessiva nell'attuale fase storica.
Forse si può dire che una buona società potrebbe nascere anche senza l'investitura statale, questa è la vera autonomia di cui parlava anche Adorno. Cari colleghi, la libertà autonomista non fiorisce, in fondo, dall'istituzionalismo trascendentale. Se una teoria della giustizia ha un obiettivo, questo non coincide col narcisismo e la retorica della fondazione, o la co-fondazione. Davanti a questo Governo latitante bisogna assumere la democrazia come una pratica, e il processo del diritto all'autonomia come un concreto farsi della giustizia.
Come è possibile fare fronte alle difficoltà che attraversa qualsiasi settore vitale dell'economia, senza poter usufruire delle risorse che ci spettano di diritto? La Sardegna rischia di perdere 1 miliardo e 400 milioni di euro da parte dello Stato. L'Isola potrebbe perdere parte delle risorse che avrebbe dovuto avere già dopo l'entrata in vigore del nuovo regime di compartecipazione della Regione alle entrate dello Stato, e a oggi ci dovremo assumere tutti gli oneri del nuovo articolo 8 dello Statuto sardo, senza i vantaggi che l'applicazione di quell'articolo avrebbe comportato.
E credo che la Giunta Cappellacci abbia fatto un grave errore nell'accedere alla proposta del Governo di subordinare l'entrata a regime del nuovo ordinamento regionale finanziario. Il Governo in tutta questa vicenda tace, non risponde alle richieste delle parti sociali, e pare non accorgersi neppure di quella della Giunta regionale.
Non riconosce dunque la specificità dei diversi diritti della Sardegna e pare che lo stesso Governatore non abbia alcuna risposta da dare. Il Governatore gioca "alla Godot", e sembra aver perso per sempre la geografia del territorio, il senso del contesto, del testo, e anche dell'architesto. Eppure i temi ai quali dobbiamo dare urgente risposta sono diversi, esigenze e diritti che si chiamano insularità, costo della mobilità delle persone e delle merci, energia, strategie di rilancio dell'industria e dell'attività produttiva, accordo di programma dentro l'intesa istituzionale, finalizzato sia all'industria, sia a settori nuovi, strategici per lo sviluppo dell'Isola.
Occorre dare avvio a una nuova fase di crescita partendo dalla vertenza entrate, finanziando un nuovo piano di rinascita, costituzionalmente vigente e purtroppo rimosso sul versante politico e istituzionale. Credo che, pur con enorme ritardo, dobbiamo portare delle risposte ai sardi; siamo arrivati al paradosso per cui lo Stato pretende dalle aziende sarde circa 3 miliardi di euro mentre deve erogarne alla Regione almeno 10, nel frattempo la finanziaria Tremonti, si è abbattuta come una scure sull'economia sarda. Non è altro che il colpo di grazia, dopo anni di tasse non rese, investimenti in infrastrutture non effettuati.
C'è da chiedere ai sardi per quanto ancora riusciranno a riconoscersi in coloro che devono rappresentarli. Se ci soffermiamo a osservare oltre la contingenza, a Roma scorrono i governi, scorrono i parlamentari, ma rimane lo Stato italiano con le sue logiche che qua in Sardegna sono ormai patologiche; e questo è dovuto evidentemente anche a una buona dose di nostra colpa e complicità, non so se per connivenza o per paura di essere diversi, ma in buona parte per pigrizia mentale e spirito di sudditanza come del resto dimostra la stessa idea di "governo amico". Mi fermo qui.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sanna Gian Valerio. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, scusate se vi disturbiamo; vi chiedo scusa, davvero, perché ci mancherebbe altro, avete ben dire "lasciateci in pace perché già dobbiamo tenere insieme i cocci che ci sono rimasti e siamo affaticati". Avete ragione a lamentarvi contro di noi: siamo sempre qui a "rompervi". Però, a pensarci bene, ogni tanto mi verrebbe da dire: non eravate voi quelli che dovevano far sorridere la Sardegna? Un po' all'inizio ci avete fatto sorridere ma, adesso, non ce la facciamo più, anche noi siamo disperati e in pianto.
Voglio dire, però, che non siete neanche voi i responsabili di questa bella idea che avete messo in giro, quindi, ovviamente, noi siamo anche alla ricerca di un capro espiatorio. Sembra quasi una favola un po' in stile evangelico: Berlusconi si fece candidato ed elesse Cappellacci a Presidente della Regione, dopo tanta fatica si rese conto ben presto che non era cosa buona e giusta, infatti egli era un po' schivo, mite ma leggermente misantropo; fu allora che Berlusconi pensò bene di regalargli Mariani e Serra, fior fiore rispettivamente del pensiero non troppo alto e di parole mai corrispondenti alla realtà sotto forma di comunicati stampa. Dopo tanta fatica Berlusconi fu molto occupato per molto tempo e perciò dopo averlo creato egli si dimenticò ben presto di Cappellacci.
Questa è un po' la storia, tant'è che alcuni di noi, visto che eravamo in questo clima si stavano convincendo che forse Cappellacci si sarebbe potuto trasfigurare in quel di Suelli, e stanno lì ad aspettare per vedere se dal cielo ci sia qualche segnale. Ma così non è. Io mi sono fatto un'idea. Io sono sempre stato favorevole in grande misura all'elezione diretta, al fatto che i cittadini si approprino della capacità di indicare chi li deve governare; non è solo un problema di recuperare, come era nell'idea iniziale, una sorta di efficienza che poi non si recuperò, ma l'elezione diretta offre la possibilità di avere sempre chiara anche la persona alla quale tu ti devi riferire nel giudizio per dire che ha fatto bene o ha fatto male o, meglio, come in questo caso, dire che non ha fatto praticamente niente!
Vedete, la regola democratica che esprime la nostra Costituzione la dovreste spiegare un po' meglio a Cappellacci, non è molto complicata, è semplice! Una maggioranza governa non perché ha ragione, voi vi dovete mettere in testa che dovete governare non perché avete la ragione dalla vostra parte, ma dovete governare perché dovreste avere ragione per legittimare il vostro essere maggioranza dettato dagli elettori. Non vi rendete nemmeno conto che con questo andazzo state delegittimando i vostri voti, non tanto quelli di Cappellacci, lui ormai se l'è giocata, ma i vostri voti, la vostra credibilità, la vostra storia personale, la vostra appartenenza, la vostra serietà, la vostra rispettabilità che noi siamo i primi a riconoscere ma che, poi, dobbiamo per forza rimettere insieme in una responsabilità collettiva, perché la politica oggi ci chiede questo.
Ecco perché, a questo punto, quando sarà il tempo di qualche riforma, dovremo seriamente, memori di questa esperienza, che vale per tutti, perché quando capitano queste cose non è piacevole per nessuno, perché noi siamo degli intermediari rispetto al popolo che sta fuori, pensare a qualche istituto di garanzia che liberi, a favore del popolo, l'inerzia, l'inutilità e la passività di alcune istituzioni come, nel nostro caso, il Presidente della Regione.
A lui dobbiamo un grande merito: il fatto che, e non era neanche tanto scontato né tanto semplice, ci sta consentendo la cancellazione della nostra specialità per via ordinaria. Non è certo una cosa facile! Abbiamo un regime di entrate, abbiamo fatto di tutto per dirgli: "Stai attento, se qui non si apre un confronto duro e aspro con lo Stato, lo Stato già si trova in una condizione non congeniale!", questo non era un modo di insultare, sarebbe stato intanto un atto unitario della Regione, che non è una cosa di secondo piano per una Regione autonoma, ma un atto di unità volto a stabilire i limiti entro i quali lo Stato può intervenire solo nel tentare di ridimensionare la nostra specialità, perché di parole ne diciamo tante, ma quando dobbiamo rinunciare in questo momento a una partita di entrate, sulla quale si consuma l'idea di un bilancio ordinario, del tutto ordinario, di cui non disponiamo (non so se ve lo fanno vedere o ve lo andate a vedere), quando noi al 30 giugno abbiamo i livelli di spesa che abbiamo potuto registrare qualche giorno fa, quando noi a metà dell'anno finanziario non sappiamo come, da chi e per che cosa viene gestito il plafond del Patto di stabilità, forse lo sa lui! Forse! Non lo so, ma è giusto che lo sappia solo lui? E' giusto che noi qui facciamo le riunioni, decidiamo le leggi, e lo sappia solo lui? Noi che cosa siamo, marionette?
Voi, lo dico a voi, non dateci niente, toglieteci anche qualche diritto, siete stati voi, la maggioranza, ma siete marionette? Lo deve sapere solo lui? L'idea è che in questa Regione a oggi, bene o male, ci serviranno non meno di 600-700 milioni per essere legittimati a parlare, per toglierci dai debiti, ne avete un'idea? E rispetto alle cose che si stanno trattando mancano, in via corrente, per quello che lo Stato ha dichiarato, che non è esattamente quello che noi abbiamo chiesto, di due esercizi manca quasi un miliardo e mezzo, più altri 600-700, e più quelli che questa manovra di Tremonti produrrà.
Io non so se tutto questo che si è maturato in questi due anni e mezzo potrebbe miracolosamente ritorcersi tutta a favore nostro, non lo so! Una cosa importante sarebbe stato che alcune rassicurazioni, alcuni punti fermi, alcune tutele che sono dovute per fatto elettivo, il contumace sarebbe dovuto venire a dircele in quest'Aula, e invece dove è? Dove è? A gettare cemento in una diga che non dispone neanche dei progetti oltre che delle risorse per costruire le adduzioni, cioè una diga che raccoglie l'acqua della sua prosopopea e non è in grado di spostarla di un metro perché non ha né i soldi né i progetti per distribuirla, cioè è a seminare balle per la Sardegna.
Voi siete qui a incassare una difficoltà politica che parrebbe sia definita non so da chi, ma in politica si dice di tutto, senza ritorno, e non pretendete che quel signore contumace venga qua? Guardate, non è una nostra soddisfazione, è in gioco la dignità della Sardegna e noi vi tormenteremo fino a quando deciderete di rimanere a galla; vi tormenteremo con questo, perché questo è il più grande e il più alto tradimento che sessant'anni di autonomia regionale, nel silenzio più totale, nell'acquiescenza colpevole della classe politica, stanno subendo. Non è una partita da niente e non c'entra la crisi, perché a una crisi occorre sempre opporre una strategia che bisogna avere il coraggio di saper presentare, che sarà modesta, che sarà non risolutiva, ma che è il segno di una vitalità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Io ho l'impressione che molti, per la verità non tutti, anziché guardare la luna, per parafrasare un vecchio detto, si soffermino a parlare del dito. E ho l'impressione che ci sia questa pervicace, direi ostinata, voglia, desiderio, di fare della politica una sorta di duello rusticano. La politica, colleghi, non è un duello rusticano, e l'ostinazione sicuramente non è una virtù.
Ancora una volta le opposizioni cercano di creare un casus belli su un aspetto che, per come viene da voi rappresentato in questa Aula, meriterebbe veramente non certo il dialogo o un dibattito ma di rispedirvelo a casa senza nessun tipo di confronto. Perché? Perché voi a parole invocate la coesione ma nei fatti dimostrate di essere la prova vivente della divisione politica. La vostra naturale vocazione è il dividere anche su materie complesse, materie di questa portata dove invece sarebbe necessario un richiamo alla unità, quella vera, perché si tratta di una battaglia che avrebbe dovuto vedere tutti noi partecipare al confronto con lo Stato.
Vi soffermate, invece, a parlare della diga di Orgosolo, e mi dite che incidenza ha? Ancora, evocate il fantasma del presidente Cappellacci, che sicuramente è in buona compagnia dell'onorevole Soru (come si chiama di nome? Perché ho dimenticato anche il nome), perché se l'onorevole Cappellacci ha qualche giustificazione che gli deriva dall'impegno istituzionale certamente non altrettanto si può dire del consigliere Soru sistematicamente assente in questa Aula. E dunque il presidente Cappellacci è, da questo punto di vista, in buona compagnia.
Vedete, e lo dico con toni dimessi, voi invocate la presenza del presidente Cappellacci ed è legittimo, come era legittimo farlo nella scorsa legislatura quando l'assenza dell'allora presidente Soru, sistematica e cronica,portava a reagire, e avrebbe richiesto da questo punto di vista anche da parte vostra forse un sussulto, quel sussulto di dignità che oggi invocate da questa parte. Quella sì che era un'assenza cronica, sistematica, assenza di dialogo tra il Presidente della Giunta e questo Consiglio che era sbeffeggiato un giorno sì e l'altro pure e su ogni questione non si poteva neppure discutere. Noi almeno discutiamo.
Noi dobbiamo riconoscere alla Presidente del Consiglio almeno la convocazione sistematica del Consiglio regionale per dibattere delle vostre interrogazioni, delle vostre interpellanze, delle vostre mozioni; ma quante in questa legislatura, quante non si è mai visto in nessuna legislatura nella storia dell'autonomia sarda! Di che cosa vi lamentate, quindi? Vi lamentate del fatto che il Presidente della Giunta regionale si occupi, forse più convenientemente, di andare a Orgosolo, perché finalmente ha sbloccato un'opera che voi non eravate riusciti a sbloccare, che altre Giunte del passato anche di centrodestra probabilmente non erano riuscite a sbloccare per i contenziosi in atto ma che, vivaddio, è una delle cose positive sulle quali trovare una coesione, trovare un consenso.
Ma, spiegatemi, lo dico all'onorevole Barracciu che ha posto la questione ed è assorta a parlare con la Presidente del Consiglio, vivaddio, sono ripresi i lavori della diga di Cumbidanovu, qual è il motivo dello scandalo? Forse il fatto che il Presidente sia andato ad assicurare alla comunità di Orgosolo che si sarebbero potute trovare anche le giuste compensazioni per il comune che pone a disposizione vaste aree di quel territorio? Dov'è lo scandalo, che cosa c'entra con il problema delle entrate, perché richiamare, in negativo l'azione del Presidente della Giunta regionale anche quando presenta aspetti di positività?
Colleghi, dobbiamo dirci a verità: non so se stiamo utilizzando al meglio il nostro tempo, forse fa bene qualcuno a non esserci; d'altra parte è ciò che succede alla Camera e al Senato dove, quando si illustrano le interrogazioni, le mozioni o le interpellanze, non è obbligatorio essere presenti, non è assolutamente obbligatorio garantire il numero legale, perché spesso si sentono cose intelligenti, ma spesso ancora si sentono cose assolutamente inutili, soprattutto strumentali, pretestuose, dettate solo dalla necessità di contrastare, di opporre una reazione.
In questa situazione, pertanto, io ritengo sia venuto il momento di sottrarsi a queste inutili e stanche liturgie, inutili e stanchi dibattiti, dettati - ripeto - solo dalla necessità di contrastare purché sia, di infangare purché sia, tanto qualcosa rimarrà.
Vedete, io penso che si possano abbattere i costi della politica proprio evitando di far diventare il Consiglio regionale un "mozionificio", un creatore di mozioni, appunto, alla cui discussione ci state costringendo, ormai, in maniera sistematica e sistemica. Eviteremmo forse di far apparire le istituzioni come un danno, come uno spreco, come una cosa inutile. E, di fronte a quel sentimento di indignazione popolare, alimentato da chi ha fatto dell'antipolitica una professione, forse la risposta migliore sarebbe il buon esempio.
Colleghi, se su un argomento, su una materia, qual è quella oggetto del dibattito evitiamo gli scontri forzati, evitiamo l'inutilità dei richiami, dei riferimenti che nulla hanno a che vedere con la materia; se riportiamo il dibattito alla sua giusta dimensione, allora possiamo trovare anche punti di convergenza e d'incontro, ma la strada maestra non è quella di infangare e di ingiuriare, o anche di farsi consigliare sulla risposta più appropriata a osservazioni che, vi assicuro, nascono dall'intento di raggiungere insieme un obiettivo a seguito di una vertenza dura nei confronti dello Stato.
Io ho visto che la Giunta regionale, il Presidente e l'Assessore non hanno abbassato la guardia, anzi, su questo noi li sollecitiamo ad andare avanti, ma per questa ragione dobbiamo recuperare un clima vero e serio di unità vera, non di unità fasulla, non di lacerazione. Qual è il confronto con il ministro Tremonti se non un confronto che deve nascere con una rappresentazione unitaria…
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, ora io mi iscrivo al partito di Pittalis sperando di dire cose intelligenti, o comunque con un minimo di buon senso. Onorevole Pittalis, a me non pare, quando (e non è il caso stasera) si svolge un dibattito non col fioretto, ma anche in "punta di forchetta", che si venga meno al rispetto reciproco e soprattutto al rispetto di ciò che rappresentiamo.
Io davvero non capisco questo atteggiamento di sorpresa da parte sua e dei colleghi della maggioranza, ma in particolare da parte di alcuni di voi, perché credo che vadano interpretati anche i silenzi. Poi, ovviamente, ognuno di noi li interpreta come vuole, però c'è un'interpretazione di massima che accomuna un po' tutti. Perché vi scandalizzate se l'opposizione chiede, a gran voce, la presenza del Presidente della Regione per affrontare temi di vitale importanza per il presente e il futuro di quest'isola? E' un'assenza continua (non voglio usare nessun altro aggettivo per definirla), che certamente non rassicura quest'Aula ma, cosa ancora più grave, non rassicura la Sardegna.
Caro onorevole Pittalis, con tutto il rispetto che le devo e che vi devo, io spero non sfugga a nessuno la preoccupazione che pervade questa Regione, tutti gli strati sociali di quest'isola. Non sono preoccupate soltanto le organizzazioni sindacali che hanno proclamato uno sciopero, come ricordava Mario Bruno, per l'autunno, è preoccupata anche la Confindustria (e non mi pare sia un covo di bolscevichi), è preoccupata la Coldiretti. E' una preoccupazione viva, è esasperato il popolo, cosiddetto, delle partite Iva.
Martedì riprenderemo i lavori in quest'Aula e, per l'ennesima volta, avremo una manifestazione dei pastori. Tutto ciò dimostra che c'è preoccupazione, c'è paura, c'è ansia, in tutte le componenti economiche e sociali di quest'isola rispetto alla crisi e all'incapacità di affrontarla. La crisi preoccupa tutti, preoccupa i mercati, preoccupa gli Stati più forti di questo pianeta, ma in qualche modo si cerca di affrontarla, anche con misure coraggiose.
La paura, l'ansia, l'incertezza sovrastano invece tutti quanti noi quando, chi ha il dovere di affrontare la crisi, anche con misure coraggiose che richiedono sacrifici, onorevole Pittalis, quando chi ha questo dovere politico e istituzionale, e io aggiungo anche morale, non la affronta, non è qui a confrontarsi con quest'Aula, con i partiti politici, su come intervenire in questa situazione drammatica; di questo stiamo parlando. Per queste ragioni noi insistiamo, reiteriamo la richiesta di avere in quest'Aula il Presidente della Regione, perché con lui vorremmo un confronto di merito sulle misure da adottare.
Questa preoccupazione, d'altronde, non è inventata, non c'è indicatore macroeconomico che non giustifichi questa preoccupazione e questa denuncia, non ce n'è uno. Io non voglio citare i soliti, per carità, ne cito solo uno: quello relativo al tasso di fiducia delle imprese. Questo indicatore, che è molto importante perché è attraverso le imprese che si produce ricchezza, che si produce crescita, segnala che nel resto del Paese, seppure timidamente, quel tasso di fiducia riprende a crescere. In Sardegna, lo ha testimoniato la Confindustria non più tardi di quindici giorni fa con molta preoccupazione, invece il tasso di fiducia delle imprese cala, ed è l'unica Regione in cui, come Confindustria denuncia, questo avviene.
Non stiamo parlando di una organizzazione che non ha interesse ad avere una politica di sostegno all'economia, e soprattutto all'impresa, se denuncia questo fatto (io l'ho riportato per proporre una riflessione), vuol dire che in questa Regione evidentemente non ci sono misure efficaci che intervengono in quella direzione. C'è in questa Regione una crescita costante del malessere sociale. Noi nei giorni scorsi, lo dico ai due Assessori presenti, abbiamo discusso la seconda parte del collegato e, attraverso gli emendamenti, si è parlato di famiglie che non possono pagare il canone degli IACP, abbiamo parlato di casi estremi. C'è però una situazione sociale preoccupante, per usare un eufemismo, che determina malessere sociale.
Allora, attenzione, e vale per tutti, il malessere sociale non sempre è riconducibile all'interno degli schemi di un confronto normale. Attenzione, attenzione a tutti noi a non sottovalutare queste situazioni: non possiamo permetterci questo lusso. Attenzione, ci sono manifestazioni che sono lo specchio di questa disperazione, che talvolta rischiano di minare le fondamenta del sistema democratico del nostro Stato.
Attenzione, io lo dico con preoccupazione. In tanti qua dentro ci conosciamo, io vengo da un'esperienza diversa rispetto a quella attuale, e questo è un momento in cui c'è questo rischio, e questo rischio coinvolge e investe tutti, e tutti abbiamo la responsabilità di indicare una soluzione. Noi indichiamo soluzioni attraverso gli strumenti che abbiamo, non siamo al governo, e cosa dovremmo fare? Dovremmo aspettare messianicamente, che cosa? Abbiamo il dovere politico e morale di incalzare chi governa affinché intervenga in maniera decisa, coraggiosa, perentoria, puntuale, di fronte a una vessazione continua.
Su questo, sì, onorevole Pittalis, noi dovremmo indignarci e reagire, perché quest'Isola, questa Istituzione, da alcuni anni a questa parte, è vessata continuamente. Quando ci si negano diritti, quando viene meno il rapporto tra Stato e Regione, quando una parte nega diritti, di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di dignità che viene meno. Badate, chi non sente lesa la dignità, vuol dire che non ha dignità; però noi non possiamo permetterci il lusso di non averne, non per noi stessi ma perché rappresentiamo qualcosa e, attenzione, quel qualcosa si sta rivoltando, si sta rivoltando contro di noi.
Io sono molto preoccupato per questa situazione, ripeto, sono molto preoccupato perché rischia di sfuggire di mano a tutti. Io vengo dall'organizzazione sindacale, il sindacato, è un'istituzione di straordinaria importanza in questo Paese perché media anche conflitti, contraddizioni, ma oggi nemmeno quella parte è in grado, di fronte a questa crisi, di assolvere a questa funzione.
Noi abbiamo posto alcune questioni, le ha ricordate il nostro Capogruppo nell'illustrare la mozione, risponderà l'assessore La Spisa, immagino. Vorremmo sapere infatti come vorrete affrontare questa crisi: la manovra del Governo, i tagli alle Regioni a Statuto speciale, ancora di più ai comuni, la situazione pregressa dell'articolo 8, dei fondi Fas, le cose che hanno ricordato i colleghi, e soprattutto l'onorevole Maninchedda che ci ricorda puntualmente che questo nostro bilancio non ha più margini di manovra; e non c'è corrente di pensiero che non dica che la crisi si affronta innanzitutto immettendo risorse pubbliche nel sistema economico.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, è tutto il giorno, tra stamattina e questo pomeriggio, che molti colleghi si chiedono che fine abbia fatto il presidente Cappellacci. Questa assenza ingiustificata del nostro Presidente a me ricorda un po' una vecchia lettura sulla storia della rivoluzione russa di Trockij, dove si diceva: "Mentre la rivoluzione bussa alle porte, lo Zar, ben lontano e inconsapevole, naviga in un laghetto con una camicia color lampone".
Qui sta succedendo di tutto; ieri ci sono state delle mobilitazioni molto importanti sugli sfratti nel Comune di Carbonia, c'è stata un'altra fortissima mobilitazione di pastori a Quirra, contro Equitalia e in altre sedi la mobilitazione delle partite Iva, ci sono state ancora mobilitazioni contro l'installazione dei radar, continua a imperversare lo scandalo del materiale bellico che, in modo veramente folle, ha viaggiato chissà verso quali circuiti su navi di linea. Insomma, c'è una situazione in generale molto delicata; pertanto, a fronte di questo contesto, la scomparsa del presidente Cappellacci dall'Aula è particolarmente preoccupante.
Oggi, con il caso Tirrenia, a prescindere dal problema della vertenza entrate, il Governo italiano ha sferrato l'ennesimo attacco alla cosiddetta "specificità regionale" e allo Statuto speciale; vogliono rendere i sardi sempre più limitati e incapaci di affrancarsi, assoggettati e privati di qualsiasi processo di autonomia reale, di autogoverno e di autodeterminazione, e meno male che c'è stato in quest'Aula chi ha anche portato il tema dell'indipendenza, parola tanto usata e poi altrettanto bistrattata e vilipesa.
Comunque, finché la Regione sarda assurge a un ruolo di appendice burocratica dallo Stato italiano, in territorio sardo, c'è da chiedersi a chi spetti il compito istituzionale e politico di raccogliere le aspirazioni del riscatto di rappresentanza e di tutela dei diritti dei sardi. Certo è che con questo ruolo politico il presidente Cappellacci e la sua Giunta, notoriamente assente - meno male che c'è la presidente Lombardo a cui dobbiamo dare veramente atto della serietà con cui prende parte allo svolgimento dell'Assemblea - concorrono all'ennesimo scippo dei diritti e delle aspettative dei sardi.
Forse non ci siamo accorti, anche per quanto riguarda il problema in materia di federalismo fiscale, che il Governo Berlusconi, già da tempo, con il cosiddetto federalismo fiscale, che ben sappiamo di federalismo ha ben poco e di fiscale ha solo nuove imposizioni e balzelli per i sardi, sta cercando di eliminare, anche da un punto di vista legislativo, la cosiddetta "specificità" e autonomia regionale, anche se, a dirla tutta, l'autonomia regionale politicamente non è mai stata esercitata, se non in termini subalterni all'Italia.
Questo è un centrodestra palesemente arrivato, anche su questi temi, alla resa dei conti, incapace di difendere i diritti inalienabili dei sardi alla propria sovranità e di elaborare le più elementari strategie economiche per superare il momento di pesante crisi, creando contemporaneamente strategie di benessere per i sardi e per la nostra economia. Credo sia assolutamente irrinunciabile la richiesta della presenza del presidente Cappellacci in Aula per relazionare, bene, su quanto è avvenuto in merito alla vertenza della Tirrenia, così come ci dovrebbe essere anche il nostro assessore Solinas, perché noi vorremmo saperne di più, vorremmo sapere che cosa è successo, cosa sta succedendo, e non mi sembra neanche corretto, da un punto di vista etico, che la fonte di informazione, per la stessa classe politica, sia la stampa.
L'incalzare della crisi economica, sempre più violenta, e la pericolosa perdita di tempo in quest'Aula, oggi ne è un esempio eclatante, con dibattiti inutili e inconcludenti, normalmente, sino a oggi, attorno a giochi clientelari, genereranno ovviamente un ulteriore disorientamento a questa classe politica sempre più in crisi e sempre meno capace di trovare soluzioni per affrontare e risolvere la sofferenza economica e politica delle nostre collettività.
Oggi la situazione drammatica ci richiede, senza mezzi termini, di rimettere al centro del dibattito in Aula innanzitutto le nostre sorti, cioè le sorti del popolo sardo, il tema della sovranità e delle relazioni con lo Stato italiano, che sono assolutamente da ridefinire. Vorrei anche ricordare all'Aula, a distanza di tanto tempo, che sulla rivendicazione delle entrate fiscali (soldi nostri, soldi dei sardi), portata avanti dall'opposizione che arrivò addirittura a occupare l'Aula il 20 dicembre, il presidente Cappellacci promise che si sarebbe appellato alla Corte costituzionale per sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti dello Stato italiano. Sulla base di questa promessa cessammo la protesta e l'occupazione dell'Aula.
L' impegno assunto dal Presidente è però caduto nel nulla, con la giustificazione iniziale che questa scelta avrebbe creato enormi danni sul piano politico (questa era stata la prima giustificazione), e così rassegnandosi a fare della Sardegna un'autorimessa dello Stato italiano. Ma per quanto ci riguarda, per noi non finirà così, non finirà con atti di rinuncia e atti di rassegnazione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugusi. Ne ha facoltà.
CUGUSI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Ho molto apprezzato, sotto il profilo squisitamente accademico, la coraggiosissima difesa dell'onorevole avvocato Pittalis; non sapevo fosse avvocato, ma l'ho immaginato subito. E' una buona difesa, perché anche le cause perse è giusto che vengano difese, mi sembra più che legittimo; sicuramente noi del centrosinistra dobbiamo fare in modo che con questa causa, oggettivamente persa, non venga poi rovesciato il verdetto quando l'elettorato dovrà decidere. Quindi, centrosinistra, attenzione perché penso che ci attenda un duro lavoro da fare in mezzo alla gente per dare piena dimostrazione di quello che l'istituzione sta facendo e sta dicendo.
Io ho firmato il documento perché in effetti alcuni segnali, alcuni spunti importanti li fornisce, in modo sereno e in senso autocritico so che è il pensiero anche di molti consiglieri del centrodestra (e molte assenze di oggi lo denunciano) che risentono di quel servilismo tutto nostro verso questa classe dirigente che vive in pieno questo "forte senso di italianità" che ci ha colpito ormai da decenni (e non sempre colpisce soltanto il centrodestra), come è ormai decennale quell'incapacità di attivare tavoli di concertazione Stato-Regione sui trasferimenti, per esempio.
Io capisco che il richiamo, forte, all'articolo 77 sia un fatto significativo, ma probabilmente segnala proprio la grave situazione di questa istituzione. Ora, egoisticamente, io potrei essere uno di coloro che si augura che questa agonia duri ancora due anni e mezzo, ma questo desiderio mi rattristerebbe e me ne vergognerei, quindi io penso e spero che questa agonia finisca. Io non so quali tempi vi stiate dando; mi auguro che nei prossimi mesi si chiuda questa legislatura per una questione di decoro, di dignità, perché concordo con il consigliere Diana quando dice, frase pesantissima ma giusta, che chi non sente lesa la propria dignità forse non ha dignità.
E' un richiamo forte e giusto; quindi immagino che il gioco delle parti richiamato dall'avvocato d'ufficio del centrodestra porti anche a "un voto delle parti"; però, mentre votate, almeno dentro il vostro cuore date un voto vero, quello che effettivamente vorreste esprimere, e almeno di qualche punto di questa mozione cercate di cogliere la forza dei sentimenti, l'oggettività.
A me dispiace che il Presidente abbia deciso di abdicare perché, soprattutto in chiusura dei lavori, sarebbe stata più corretta una presenza dato che "il coraggio" credo vada anteposto a tutto. Pertanto avrei apprezzato anche un mea culpa del Presidente, avrei apprezzato il tentativo di ridare un senso alla sua maggioranza; invece questo fuggire, questo non dare neanche una delega a qualcuno degli Assessori per dare un segnale di presenza, rende ancora peggiore questo stato angoscioso. A me dispiace di essere entrato un mese fa in un luogo in cui mi sto vergognando di venire. Mi sento veramente molto, molto a disagio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io non mi voglio arruolare nel plotone della schiera delle truppe dell'antipolitica, però vorrei dire al collega Pittalis che spesso l'antipolitica viene generata dai comportamenti della stessa politica, dei partiti, dalla loro incapacità di intervenire nel momento giusto ad affrontare i problemi che la società pone. Faccio un esempio. Ieri è scoppiato un forte contrasto tra le forze dell'ordine, che tutti noi rispettiamo, e decine e centinaia di cittadini mobilitati in difesa di una famiglia sottoposta al pignoramento della propria azienda, delle proprie case.
Questa famiglia che aveva acceduto alle provvidenze della legge 44/88 avrebbe avuto necessità, insieme ad altre migliaia di famiglie, così come hanno certificato oltre che il Movimento pastori sardi, la CIA, la Coldiretti, tutto il movimento agropastorale sardo, di un intervento risolutivo già anni fa. Questo non è avvenuto. L'azienda della famiglia Sariu, del valore di 1 milione e mezzo di euro, è stata pignorata per 153 mila euro, a causa dell'insipienza della politica sarda, la politica sarda dell'88 che ha promulgato una legge senza che l'Unione europea…
(Interruzione del consigliere Pittalis)
SALIS (I.d.V.). Non m'interessa, Pittalis. Non faccia l'errore di attaccare etichette. Il problema è complessivamente della politica sarda e lei non è esente da queste colpe! Non può scaricare le colpe sugli altri! E quando due anni fa ponemmo il problema, in anticipo rispetto a tutte le grida di allarme successive, della necessità di un intervento su questa bomba a orologeria che stava per scoppiare sulle campagne sarde, c'è stata data una risposta con sufficienza, con sottovalutazione, con spocchia.
Adesso il problema si sta riproponendo, così come si sta riproponendo il tema, ed è allarme, delle servitù militari e dei danni che stanno creando. Il problema di Quirra è stato posto esattamente nel 1993. Il problema dell'inquinamento dei siti militari a Quirra come a Teulada, come a Capo Frasca, come in tutte le servitù militari sarde, che sono oggetto del lancio di ordigni di qualsiasi genere - l'80 per cento delle bombe e degli ordigni per esercitazioni militari viene esploso in Sardegna -è stato posto in tempo, ma è stato sottovalutato.
Anche sul problema delle entrate, sul fatto che ci fosse un Governo nazionale che nonostante l'accordo sul recupero di entrate da parte della Sardegna - non stiamo parlando di nuove entrate, di provvidenze, ma di recupero di quanto la Sardegna non ha ricevuto negli anni precedenti e che era dovuto in base a una legge costituzionale, cioè lo Statuto autonomo dalla Sardegna - avevamo posto in allarme dicendo che stavano tentando di "fregarci"!
Onorevole Pittalis, noi non veniamo in quest'Aula per perdere tempo. Non vogliamo inchiodare il Consiglio regionale tanto per fare gazzosa, parliamoci chiaro. Io sono molto interessato a sentire quello che dirà stasera l'assessore La Spisa al quale, in vari momenti, in Commissione, in Aula, abbiamo detto che siamo al suo fianco, non dico al fianco del presidente Cappellacci. Io sto al suo fianco se lui risponde alle esigenze della Sardegna e le esigenze della Sardegna, per stare alla mozione che il centrosinistra ha presentato in Aula, sono quelle di far rispettare un accordo, una legge.
L'assurdità, e quello che alimenta l'antipolitica, caro Pittalis, è che noi siamo qui a impegnarci per far rispettare una legge dello Stato. Badate, l'assurdità è questa! Che per far rispettare una legge dello Stato dobbiamo chiedere di fare mozioni, interventi, sollecitare le presenze più disparate, mentre in un Paese normale una legge si applica e basta, a maggior ragione in un territorio come quello della Sardegna che, in termini di servitù, in termini di tutto quello che vogliamo, ha dato abbastanza e che sta chiedendo semplicemente di avere il rispetto degli accordi e delle leggi.
Stamattina, assessore La Spisa, apprendo dalla stampa che sembrerebbe, lo dico con il condizionale, che il Governo nazionale abbia posto su un piatto della bilancia la partita delle entrate e sull'altro, a fare da contrappeso, l'assenso della Sardegna al via libera dell'accordo per consegnare le rotte da e per la Sardegna a dei privati con la cessione della Tirrenia.
Io aspetto che questa notizia, se vera, venga smentita; domani c'è un ulteriore incontro al Ministero, ma ho paura che il ministro Matteoli e il sottosegretario Letta stiano lavorando non per noi, non per la Sardegna, ma per la cordata dei privati; ma questa può essere anche una mia errata valutazione delle cose, però ritengo che ci siano situazioni assolutamente pericolose per l'autonomia e per l'economia della Sardegna.
Collega Pittalis, mi rivolgo sempre a lei: "Ma se noi avessimo avuto non un miliardo di euro ma anche cinquecento milioni di euro in più, rispetto alla striminzita dotazione finanziaria di cui disponiamo, a quanti problemi avremmo potuto dare una risposta più precisa invece che accapigliarci su emendamenti che prevedono spese per 10.000 o per 50.000 euro?" Ma ci rendiamo conto del danno che il mancato rispetto della modifica dell'articolo 8 dello Statuto sta portando ai sardi? Quanti interventi avremmo potuto fare a sostegno dei pastori, dell'agricoltura, dell'industria, dell'artigianato e siamo invece costretti ad accapigliarci per emendamenti da 10.000 euro? Questo è il problema.
Noi faremmo volentieri a meno di riportare in Aula queste problematiche ma non vediamo la luce, non vediamo la via d'uscita da questo nostro continuo scontrarci con le resistenze del Governo nazionale. E che cosa possiamo fare come opposizione? Possiamo solamente e semplicemente porre il problema, non possiamo farne a meno, violeremmo il nostro dovere di opposizione democratica e sensibile a quello che sta succedendo fuori da quest'Aula.
Il 26 per la vertenza del latte saranno di nuovo sotto il palazzo del Consiglio regionale i pastori. E non è un caso che manifestino sotto il Palazzo, perché il Consiglio regionale ormai è stato individuato da tutti i nostri interlocutori come l'unico organismo politico in grado di dare risposte. Ormai i sardi, tutti, dagli OS agli infermieri dell'ASL 8 fino a tutte le categorie sanno che manifestare sotto villa Devoto non serve a niente e quindi vengono sotto il Consiglio regionale.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Onorevole Sanna, io la ascolto sempre con molto interesse e, anche quando non condivido le sue idee, le do atto che sono sempre fonte e spunto di riflessione e di critica. Quindi quando lei parla è solo un piacere, per quanto mi riguarda, ascoltarla. Quindi non ci sarà mai nessun fastidio nell'ascoltarla.
Detto questo, Presidente, rilevo che l'ordine del giorno, sostanzialmente, doveva vertere sulle entrate, invece più che altro è stata mossa una critica all'azione della Giunta e, quindi, l'attenzione, il baricentro del discorso si è spostato; si è parlato poco, di entrate e si è parlato di recente anche di legge numero 44. Sicuramente questo è un argomento da approfondire, anche a seguito della recentissima decisione del Presidente della Repubblica che ha rilevato una violazione dell'affidamento che ha creato la Regione. Ripeto, è un argomento che entro brevissimo tempo dovremo affrontare in quest'Aula perché si aprono dei nuovi campi per intervenire in quella norma di legge. Ma non è questo l'argomento. L'argomento è quello sulle entrate.
Per quanto ci riguarda la nostra posizione nei confronti del Governo è ben chiara; ovviamente, è una posizione differente da quella del P.d.L., atteso che a livello nazionale ci troviamo in posizione differenziata. Non ripeto tutte le critiche che sono state mosse, tutte le critiche che a livello nazionale il nostro partito e il F.L.I. hanno avanzato rispetto a questa manovra, anche recente, del Governo. Così come non ripeto la nostra posizione sulle entrate, è ben nota, ne ho parlato più volte.
La situazione della Sardegna, lo sappiamo tutti, è una situazione pesante anche per fattori congiunturali internazionali oltre che nazionali; sappiamo tutti che mediamente abbiamo un trend di entrate pari a 6 miliardi e quattro milioni di euro, ma sappiamo anche che lo Stato ci accredita subito 4 miliardi e mezzo e il resto in ritardo. E' ugualmente risaputo che ci blocca il Patto di stabilità. Abbiamo numerose fonti di debiti, Abbanoa per tutte, per non parlare dei consorzi e quant'altro.
In questo contesto è evidente che c'è il problema della partita delle entrate, ma c'è anche un altro aspetto importantissimo che riguarda gli strumenti da mettere in campo per aumentare il PIL. Questo cosiddetto federalismo fiscale, che è tutto fuorché solidale, dice che io posso spendere solo quello che produco, non solo, mi mette in condizione di avere meno ricchezza perché prevede una serie di meccanismi di vantaggio fiscale che dragheranno tutte le risorse verso il nord dell'Italia.
La situazione, pertanto, soprattutto in una prospettiva futura, è semplicemente disastrosa. Possiamo salvarci solo creando nuove occasioni per produrre ricchezza e reddito. Per avviare questo processo, però, per esempio nel settore turistico, mi servono le infrastrutture; ovviamente, la Lombardia e il Veneto hanno le infrastrutture, noi no. Perché? Perché lo Stato ce le ha negate. Ecco una serie di battaglie, importantissime, che dobbiamo e possiamo affrontare solo tutti insieme.
Partita delle entrate. E' una questione che oramai, rispetto a tutti gli altri problemi che l'evoluzione legislativa nazionale, deprecabile e deprecata, ci ha posto davanti, sembra essere meno importante, però dobbiamo continuare a occuparcene. Non voglio svolgere argomenti né di critica né di plauso della Giunta, non mi interessa. Il problema è che lo Stato italiano, il Governo italiano a fronte delle norme di attuazione approvate dal Consiglio a oggi è inerte. Ebbene la Corte costituzionale mi insegna che il conflitto di attribuzione lo posso sollevare anche contro un comportamento omissivo (non so a che punto sono le trattative, ora l'assessore La Spisa ci darà sicuramente delle informazioni); se lo Stato non ci risponde ci sono tutti gli estremi per sollevare finalmente il conflitto di attribuzione contro il comportamento omissivo, in violazione dei principi di leale collaborazione, da parte dello Stato.
In questa situazione io pregherei l'opposizione di valutare la possibilità di lasciare da parte la critica nei confronti della Giunta regionale al fine di giungere congiuntamente ad avviare, con l'impegno che da parte nostra ci sarà sicuramente, un'azione forte, fortissima nei confronti del Governo italiano. Se c'è questa volontà, come ritengo che ci sia, alla fine della discussione generale si può sospendere e, concordemente, scrivere l'ordine del giorno da approvare martedì mattina.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Collega Steri mi permetta di dirle, se accetta la battuta, che il vostro problema è non la collocazione a Roma ma in Sardegna. Credo di poter dire che siamo favorevoli a trovare un'intesa su un ordine del giorno, però gli ordini del giorno poi vanno rispettati. Vanno rispettati perché, l'hanno detto i colleghi prima di me, potremmo mettere in fila un insieme di ordini del giorno che il Presidente della Regione, per primo, non ha rispettato; e ci sono scambi di lettere tra la Presidenza della Regione e la Presidenza del Consiglio che attestano questa tendenza della Giunta regionale.
A mio parere occorre un ordine del giorno che dica delle cose molto forti a partire dal dispositivo, che noi abbiamo inserito nella mozione, che parla per l'ennesima volta di conflitto di attribuzioni con lo Stato. Se l'U.D.C., come ha affermato adesso il suo Capogruppo, intende andare avanti nella direzione di avviare, di questo stiamo parlando, una politica contestativa nei confronti dello Stato, credo ci possa essere lo spazio per poter concordare un ordine del giorno.
Riteniamo però che la situazione, intanto, della maggioranza abbia necessità, poi sentiremo le parole del vicepresidente La Spisa, di un chiarimento urgente su che cosa si vuole fare in merito al rapporto tra Stato e Regione. E ve lo chiedo nel momento in cui la credibilità purtroppo è bassissima; nel momento in cui emerge, si è visto anche stasera, un rapporto difficilissimo all'interno della maggioranza: c'è un Gruppo politico che parla di una Giunta regionale e di una maggioranza ormai alla deriva, che parla quasi di un punto di non ritorno.
Ritengo che la credibilità di questa maggioranza dipenda soprattutto dai fatti, e non tanto dalle parole che ha la possibilità e la capacità di dire; e credo che dipenda anche dalla presenza in Aula del presidente Cappellacci. Certo, la diga di Orgosolo ritengo sia importante, però i temi che stiamo trattando in questo momento necessitano sicuramente di un interesse, che non può mancare, da parte del Presidente della Regione. Poi, in altri momenti, ci sono altre cose da fare, anche importanti, ma non importanti come questa, secondo me.
Il Consiglio regionale, onorevole Pittalis, sta diventando un "mozionificio"? Il Consiglio regionale credo stia diventando un luogo di produzione di leggi, quelle che state portando voi, che non producono alcunché, un vuoto assoluto, otto mesi dedicati a niente: finanziaria snella e vuota, collegato altrettanto vuoto, collegato che abbiamo approvato oggi che non porta nessun beneficio per la Sardegna, un disegno di legge numero 71 che conosciamo bene. Se questo è il vostro modo di far lavorare il Consiglio regionale, potremo collezionare tante sedute ma non produrremo risultati.
Le mozioni sono uno strumento attraverso il quale il Consiglio regionale esprime l'indirizzo dell'Aula, indirizzo che poi dovrebbe essere recepito dall'Esecutivo. Se noi utilizziamo questi strumenti non come una palestra, non per dare vita a un duello rusticano, ma per far capire all'Esecutivo qual è l'opinione del legislatore, quindi del Consiglio, e quindi dei cittadini sardi che io e lei e tutti noi rappresentiamo, credo che facciamo il nostro dovere.
Il Consiglio non è quindi un "mozionificio", non siamo qui soltanto per mettere le nostre opinioni le une di fronte alle altre, siamo qui per tentare di realizzare, e dico probabilmente un termine forse abusato, per tentare di realizzare il bene comune, che è qualcosa, forse, di più grande rispetto a noi e alle nostre parti politiche. Ne siamo capaci in un momento drammatico come questo? Possiamo riuscire ad andare oltre le parole? Possiamo chiedere la realizzazione degli impegni, che sono scritti nel dispositivo, da parte della Giunta regionale?
Io sono in attesa di conoscere il parere dell'assessore La Spisa, col quale mi sono confrontato più volte, anche ultimamente in un convegno a Olbia alla presenza del professor Antonini, Presidente della Commissione paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale, e abbiamo anche condiviso un'impostazione secondo la quale viene prima la vertenza entrate, poi l'attuazione del federalismo fiscale; ma non è una partita scontata.
Il Governo sta lavorando perché non sia così, perché questa tendenza in realtà porti in ordine di tempo e di valore a far emergere il federalismo fiscale, a far rientrare la Sardegna senza nessuna specialità, senza nessuna autonomia, nell'alveo delle altre Regioni italiane. Ve lo dico perché è una tendenza che io registro, e la registro universalmente, non è propria solo della vostra parte politica, ma probabilmente lo è anche di alcune parti politiche vicine a noi, di altre regioni d'Italia, che vedono la specialità non come un valore, ma come un privilegio fastidioso.
Allora riusciamo insieme (oggi siamo opposizione, domani mi auguro al governo) ad avere lo stesso atteggiamento e la stessa conflittualità nei confronti dello Stato, chiunque stia a Palazzo Chigi, Berlusconi, Prodi, Bersani, perché la Sardegna va messa al primo posto? Questo è il senso della nostra mozione, che va ben al di là delle parti politiche e dei duelli rusticani.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Innanzitutto, una precisazione per sgombrare il campo da ogni dubbio, che è meglio fugare, in risposta a chi chiedeva se vi fosse un nesso tra la questione dei trasporti e quella delle entrate. Io rispondo sinceramente: per quanto ci riguarda no. D'altra parte il ritardo nell'applicazione del regime finanziario derivante dalla modifica dello Statuto non è di soli tre mesi, e d'altra parte la questione trasporti ha una natura molto diversa, e va affrontata facendo valutazioni sulla politica dei trasporti, sulle prerogative della nostra Autonomia speciale, ma rimanendo in quel campo.
Noi non vogliamo assolutamente che ci sia un nesso tra le due cose, anche se è innegabile che un nesso temporale vi sia perché le questioni sono sul tavolo nello stesso momento. Dei condizionamenti possono derivare solo dal fatto che queste e altre questioni (Piano per il Sud, infrastrutture, federalismo fiscale), sono tutte presenti allo stesso tavolo e, credetemi, non è neanche semplice tenerle distinte.
Io condivido l'opinione, e continuo a dirlo, che la questione delle entrate deve essere chiusa prima di affrontare e definire la questione del federalismo fiscale. Sono ancora convinto di questo, più passa il tempo più le questioni però si intrecciano, e questo è un problema. Quindi la discussione odierna, introdotta dalla mozione dell'opposizione, è certamente attualissima, al di là dei contenuti polemici presenti in alcune parti della stessa, comprensibili, che penso possano essere superabili.
Anch'io spero che il Consiglio regionale termini questa discussione con un documento unitario, su cui magari si può lavorare nelle prossime ore, nei prossimi giorni, da qui alla prossima seduta, immagino; ma, prima di arrivare a questa conclusione cerchiamo di fare un'analisi della situazione.
Noi crediamo che sia ancora possibile chiudere la vertenza entrate; e io credo che sia forse ancora possibile chiuderla per via diplomatica, cioè per raggiungere un obiettivo e non per innescare un conflitto; si rischia sempre di più, infatti, man mano che cresce la crisi finanziaria dello Stato, che le istituzioni chiamate eventualmente a giudicare un conflitto di attribuzioni non diano partita vinta a una Regione, e tantomeno a una Regione a Statuto speciale, rispetto a uno Stato che si trova oggettivamente in condizioni drammatiche, e sappiamo che è così.
Qual è il motivo del ritardo? Non si può certamente ignorare che vi sia diciamo così, eufemisticamente, una certa distrazione politica da parte del Governo centrale rispetto alla Sardegna; però, possiamo negare che esistono due fattori oggettivi? Il primo è la crisi finanziaria sia dello Stato italiano che degli Stati sovrani europei. Una crisi finanziaria degli Stati del sistema occidentale che stanno pagando oggi uno sviluppo passato basato sul debito con uno sviluppo attuale e futuro molto più pesante e più difficile.
Ora, possiamo negare che questa questione dei trasferimenti, del riconoscimento dell'autonomia finanziaria di una Regione speciale non venga oggi condizionata da un'esigenza tremenda da parte del nostro Stato di far quadrare il proprio bilancio per raggiungere quel tanto agognato risultato dell'avanzo pieno, cioè dell'uguaglianza fra entrate e spese non al netto ma comprendente anche il costo del debito, cioè la spesa pubblica dello Stato italiano per gli interessi sul debito che grava per più di 70 miliardi, ogni anno, e che ci porta oggi a tremare come stiamo tremando in questi giorni, tutti, per le conseguenze sul piano economico e sociale che potrebbero derivare per l'Italia è quindi anche per la nostra terra se la situazione diventasse più drammatica.
Possiamo non aver presente anche in quest'Aula l'appello del Presidente della Repubblica? Io credo di no; d'altra parte però non possiamo neanche non analizzare e giudicare la posizione dello Stato e del Governo quindi che di fronte a questa emergenza sceglie, che cosa? Sceglie di contenere la spesa per raggiungere nel 2014 la parità piena e non essere quindi con il cappio al collo a opera dei mercati finanziari per l'andamento del tasso di interesse sui nostri titoli.
Ma per non aver più questo problema che cosa fa? Cerca di tagliare le spese e noi nel confronto all'interno della Conferenza delle Regioni, l'hanno detto tutte le Regioni, in particolare l'abbiamo detto noi Regioni speciali, avendo la Sardegna anche una funzione di coordinamento, abbiamo detto che il Governo sta sbagliando nell'individuare le Regioni come i centri di costo più irresponsabili. Ancora di più sbaglia quando individua nelle Regioni speciali quei centri di costo più irresponsabili. Quanto meno sbaglia perché non riconosce tra l'altro che la specialità non è uguale fra le Regioni speciali del Nord e le Regioni speciali del Sud, che non è uguale neanche tra le stesse regioni insulari. Noi ci troviamo in questo momento difficilissimo in cui la scure dei tagli oggi, diversamente dall'anno scorso in cui la manovra finanziaria quella del 2010, ha gravato più sulle Regioni ordinarie che su quelle speciali e dobbiamo riconoscerlo, è calata soprattutto sulle autonomie speciali.
Quindi credo che la discussione sia utile anche per avere dei dati, dei dati certi. Ciò che noi possiamo dire, è doveroso fare il punto anche su questo, è che sommando gli effetti della manovra della legge numero 220/2010 e della manovra della legge appena approvata in Parlamento, la "111" del 2011, porterà una riduzione della capacità di spesa per la nostra Regione, complessivamente, di circa 460 milioni di euro. Pertanto, dall'attuale livello di capacità di spesa derivante dai limiti del Patto di stabilità di circa 3 miliardi, saremo chiamati a scendere nel 2014 a una spesa di circa 2 miliardi e 700 milioni al netto della sanità.
Ci rendiamo conto di che cosa significa questo? Pensate soltanto agli emendamenti approvati oggi, ieri, avantieri e la settimana scorsa e se le spese che stiamo prevedendo nelle nostre leggi oggi sono compatibili con questo livello imposto dal Patto di stabilità. Poi c'è l'effetto sugli enti locali, lo dico a tutti, che avranno, sempre per i limiti posti dal Patto di stabilità, una contrazione dei fondi pari a circa 150 milioni di euro complessivamente. Il dato preciso lo comunicheremo in un documento che trasmetteremo, correttamente, ai consiglieri e alla Commissione.
Va anche detto, in merito all'ultima manovra, che nel passaggio dal decreto-legge alla conversione in legge c'è stato un alleggerimento della posizione dei comuni, ma non di quella delle regioni. Possiamo ignorare questo fatto? Io credo di no. Ugualmente non possiamo neanche ignorare che siamo ancora, se questa legislatura nazionale proseguirà, nel pieno dell'applicazione della legge numero 42, quella sul federalismo fiscale in base alla quale due Regioni speciali del Nord, la Valle d'Aosta e il Friuli, e le due province autonome di Trento e Bolzano hanno già chiuso l'accordo con il Governo, mentre non l'hanno ancora concluso Sicilia e Sardegna.
Non possiamo certo trascinare oltre un certo limite questo accordo, stante le condizioni istituzionali e politiche con l'attuale Parlamento in carica; ci dovremo arrivare e credo che sia opportuno che ci si arrivi avendo ben presente qual è il peso che la Sardegna può far valere in questo confronto. Chiaramente la crisi economica e la crisi finanziaria incidono e noi dobbiamo porci un interrogativo, se possiamo cioè onestamente riconoscere, da destra a sinistra, che l'incremento delle entrate della Regione sarda fu deciso (posso essere smentito ma ritengo che i dati possano essere letti in questo modo) sulla base di un accordo tacito: le entrate in questo periodo potevano essere incrementate prioritariamente e sostanzialmente, quasi unicamente, per azzerare il disavanzo del debito, non per incrementare le spese.
E' evidente, permettetemi di esprimere anche qualche valutazione non soltanto un riconoscimento di quello che di positivo c'è stato, che ho già fatto d'altra parte in tutte le sedi, che l'accordo, quanto meno l'accordo politico, aveva questo contenuto. Di conseguenza non possiamo pensare, con un livello del Patto di stabilità che continua ad aggravarsi, di poter fare bilanci prevedendo spese in conto competenza che non siano allineate con le spese consentite in termini di cassa. Questa è la sfida che dovremo raccogliere tra qualche settimana, tra qualche mese, quando potremo esaminare la manovra finanziaria del 2012.
Tutto questo credo ci debba portare in primo luogo ad accelerare il più possibile l'ultima possibile azione diplomatica fattibile in queste settimane, magari approfittando anche della debolezza del sistema parlamentare e del sistema di governo attuali. In questo momento possiamo sperare, forse, di ottenere qualche risultato positivo, quanto meno una certezza nei metodi di calcolo che ci permetta di conoscere su quali entrate contare e su quali no.
Immediatamente dopo si deve affrontare la questione dell'applicazione del federalismo fiscale e, se su questo non arrivasse un risultato, sollevare immediatamente il conflitto di attribuzioni che, come ricorderete, da parte nostra è stato legato a una non approvazione, in tempi ragionevolmente accettabili, da parte del Consiglio dei Ministri dello schema di norme di attuazione approvato in Commissione paritetica. Siamo in questa fase, non vogliamo cioè rinnegare la scelta di sollevare il conflitto di attribuzioni, ma dobbiamo almeno verificare sino all'ultimo (è l'ultimo tentativo che dobbiamo cercare di fare) se una positiva soluzione di questa vertenza possa avvenire con l'approvazione delle norme di attuazione.
In ogni caso dobbiamo tenere conto che oggi lo Stato, il Governo, sono sconquassati da tensioni formidabili per cui un ricorso, in questo momento, non avrebbe molte possibilità di successo. Evidentemente, se saremo costretti, lo faremo; questa è la posizione che intendiamo mantenere e ancora verificare in questi giorni, per andare poi a una decisione comune.
Un appello all'unità del Consiglio regionale in questo momento difficile credo sia doveroso; doveroso perché non ritengo sia utile rinfocolare in questo momento tensioni interne che possono essere invece lette, analizzate, valutate, vissute quando si approvano testi di legge, così come è accaduto in questi giorni, così come accadrà prossimamente, ma non nel corso di una discussione su un tema come questo.
Un tema sul quale non bisogna indulgere in polemiche che, alla fine, sono inutili. Non credo serva, lo dico sinceramente, l'irrisione di un Presidente che non è in Aula senza chiedersi se magari non esistono validi motivi istituzionali per questa assenza. Non credo che serva questo per il rispetto che ci dobbiamo reciprocamente, e che dobbiamo a tutti, se questa Aula vuole continuare a essere il cuore dell'autonomia regionale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Uras)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
PRESIDENTE. Sono presenti 49 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Campus - Cocco Daniele - Cucca - Cuccu - Cugusi - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire i lavori.
Ha domandato di replicare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, assessore La Spisa, siamo quindi sostanzialmente fermi al 10 dicembre dell'anno scorso, giorno in cui lei insieme al presidente Cappellacci in quella stanzetta ci chiedeste venti giorni di tempo per risolvere in via diplomatica la questione della vertenza entrate e della trattativa con lo Stato. Sono trascorsi ben più di venti giorni, la soluzione alternativa o perlomeno complementare era quella del ricorso alla via giudiziaria quindi del conflitto di attribuzioni.
Avete preferito seguire i pareri di Onida e di Chessa, tra l'altro quello del professor Onida mai consegnato, per giustificare la via diplomatica che, però, stanno passando i mesi, non ha portato al momento risultati e temo che non ne porterà. Eppure, l'ha detto anche lei, non c'è tempo da perdere: il federalismo fiscale avanza, c'è ormai la consapevolezza che il Governo voglia andare in quella direzione e ricomprendere anche la Sardegna nell'unico calderone, senza garanzie, neanche quelle del fondo di perequazione.
Certamente c'è una via diplomatica, ma intanto io credo ci sia una via giudiziaria che dobbiamo mettere in campo, perché anche quella è una via politica, e si deve tener conto del fatto che non c'è la leale collaborazione tra lo Stato e la Regione; non c'è, l'abbiamo visto, non solo non si risolve la vertenza entrate ma questa manovra colpisce in maniera profonda proprio le Regioni speciali, in particolare quelle più povere. E' un atteggiamento, come diciamo spesso, da un Robin Hood alla rovescia. Riteniamo, pertanto, la via diplomatica non solo insufficiente, quasi impercorribile.
La crisi, soprattutto, non può essere l'alibi per non far rispettare i nostri diritti, non può esserlo; abbiamo una nostra legge fondamentale, abbiamo stipulato un accordo che è stato poi trasferito nella riscrittura di un articolo del nostro Statuto, non possiamo permettere che lo Stato, che il Governo ci trattino in questo modo, non c'è crisi che lo possa giustificare.
L'appello al Presidente della Repubblica, oltre l'unità che garantiamo se ci sarà una risposta seria da parte della Giunta, da parte del Consiglio regionale su questa materia, lo faremo nei prossimi giorni con una lettera, per spiegare al presidente Napolitano in che modo è trattata la Sardegna; e faremo l'elenco, anche delle ultime promesse (fondi FAS, il Patto di stabilità, vertenza entrate, continuità territoriale, compresa quella marittima), per denunciare il fatto che ai sardi non viene garantito il principio di uguaglianza.
Pertanto, secondo me, è necessario l'intervento del Presidente della Repubblica visto che non abbiamo altre garanzie; il nostro appello al presidente Cappellacci non è sistematico, noi chiediamo la sua presenza nei momenti importanti, in cui è importante per la Sardegna esserci, non è strumentale la nostra richiesta di porre il suo impegno e la sua presenza in maniera dialettica nei confronti del Consiglio regionale. Chiediamo che il Presidente della Regione faccia il Presidente della Regione, questo credo sia legittimo, e quindi che si ponga a guida della sua coalizione e anche credo a guida di un popolo, perché per questo è stato votato.
Per cui non condivido per niente l'opinione dell'assessore La Spisa in merito alla vertenza entrate; ritengo che l'abbattimento del disavanzo sia già di per sé un valore che da solo giustificherebbe la riscrittura dell'articolo 8, però non è stato e non era quello il senso dell'accordo.
Questo Consiglio regionale,in queste ore, penso possa capire se c'è una convergenza; naturalmente noi porremo delle condizioni, non ci allontaneremo dal dispositivo della mozione e cercheremo di valutare se veramente ci può essere un'unità che faccia il bene dei sardi, oppure se si vuole andare avanti in maniera disomogenea, tenendo conto del fatto che c'è una situazione, anche all'interno della vostra maggioranza, che probabilmente non consente un'unità sostanziale del Consiglio regionale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Espa per dichiarare se è soddisfatto.
ESPA (P.D.). Assessore, ovviamente non posso che dichiararmi insoddisfatto perché nessuna risposta è venuta dalla Giunta in merito a questa vicenda che attiene alle risorse della Sardegna.
In base ai dati forniti dagli Uffici, rispetto al fabbisogno, che è di 326 milioni di euro, lo Stato garantisce solamente 26 milioni di euro, e quest'anno sono stati tolti altri 15 milioni di euro alle risorse per le politiche sociali.
Io, Assessore, la prego di interessarsi della vicenda, visto che il suo collega manca, perché questi tagli alle politiche sociali, previsti nei prossimi due anni, saranno una mazzata che si ripercuoterà sui sardi in termini gravi. Sulle politiche sociali, anche quelle gestite direttamente dallo Stato, si parla di pensioni, si parla degli assegni di accompagnamento che verranno stravolti, si parla di impostare un welfare caritatevole per cui i comuni saranno spinti a reperire risorse attraverso il supporto del volontariato.
Questo, però, significherà creare uno schema all'interno del quale i diritti non c'entreranno più niente, c'entrerà semplicemente il fatto che le persone che hanno delle difficoltà si dovranno arrangiare: attraverso la Regione, o attraverso i comuni. Vivremo altrimenti una situazione come quella, drammatica, presente nella scuola, dove qualcuno nel Governo immagina per esempio di privatizzare il servizio pubblico fornito dagli insegnanti di sostegno. In questa ipotesi, alla fine saranno le famiglie a pagare, e le famiglie che non potranno pagare ovviamente rimarranno senza servizio; avremo quindi una scuola pubblica di serie A) e una scuola pubblica di serie B).
Quindi, Assessore, io la invito veramente a prendere in mano la situazione, non perché manca il suo collega ma perché è una questione che la riguarderà, perché in questi due anni ci sarà una vera e propria, io credo, macelleria sociale, per cui bisognerà stare attenti dato che ogni euro sarà veramente importante per creare un maggior benessere per i cittadini. In conclusione, l'insoddisfazione è veramente totale, ma questo non dipende, forse, neanche da lei.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Colleghi, è pervenuta una richiesta di sospensione per valutare la predisposizione di un ordine del giorno.
Se non vi sono opposizioni, la seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 26, viene ripresa alle ore 20 e 28.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, poiché ci sembra di registrare un atteggiamento quasi fatalista, e che non ci siano di conseguenza i margini per un ordine del giorno unitario, chiediamo che si voti la mozione numero 133.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, io sono preoccupato, sconcertato, dispiaciuto per le cose che oggi l'Assessore ci ha detto, ma anche per come le ha dette. L'Assessore oggi ci dice che ci dobbiamo arrendere, che non c'è speranza, che il Patto di stabilità cancellerà altri 500 milioni della spesa; spesa che scenderà da 3 miliardi e 200 milioni di euro a 2 miliardi e 700, quindi rendendo la spesa totale della Regione, compresa la spesa sanitaria, intorno ai 5 miliardi e 700 milioni, un miliardo in meno di quanto stanziamo in bilancio.
Ci ha detto che non avremo né la cancellazione del disavanzo né nuova possibilità di spesa, e ci ha detto sostanzialmente che, se non cambia il quadro politico nazionale, non c'è speranza. Ci ha detto sostanzialmente che dobbiamo morire senza neanche lottare, che dobbiamo vedere cancellare un diritto senza neanche provare a lottare. Io credo, Assessore, che ogni popolo, ogni rappresentante istituzionale debba lottare prima di accettare un sopruso, e io credo che se lo Stato vuole negare alla Sardegna i diritti lo deve fare per la via maestra.
E la via maestra è che il ministro Tremonti, visto che lo può fare, abbia il coraggio di cancellare o cambiare l'articolo 8 dello Statuto; è un articolo decostituzionalizzato, per cui lo possono fare anche unilateralmente sentito, o facendo finta di sentire, il parere del presidente Cappellacci. Tremonti cambi l'articolo 8, abbia il coraggio di farlo, ma se non lo fa quella legge va applicata, e va applicata per intero, sancisce un diritto sacrosanto e non dobbiamo aspettare un minuto a impugnare ogni legge, ogni provvedimento che non ne tenga conto pienamente.
Oggi abbiamo sentito parole di resa, da parte di un Assessore e di una maggioranza che non hanno più neanche voglia di lottare. Io voterò a favore di questa mozione, ma spero ancora che le coscienze si scuotano, e che anche da questo Governo e da questa maggioranza emerga questa voglia di lottare per i diritti dei sardi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, io sono passato un attimo in sala stampa e non c'era nessuno, due giornalisti delle agenzie. In altri tempi, su una vicenda di questo genere, che chiamava la Regione a confrontarsi unitariamente con le parti sociali nei confronti di uno Stato tiranno, colonialista, nord-centrico, che cosa ci sarebbe stato? Movimento, televisioni, interviste, una mobilitazione. Tutto questo non c'è perché non c'è Governo.
Assessore, io ho grande comprensione umana nei suoi confronti, ma la realtà è che non ci siete più, avete fallito, e ogni minuto in più che questa "specie di roba" sta in piedi, cioè la vostra Giunta, il vostro Governo, la vostra maggioranza così com'è, e anche questo Consiglio regionale condannato all'inconcludenza, è un minuto perso per affrontare i problemi. Ha ragione l'onorevole Porcu: abbiamo alzato bandiera bianca. Noi ci siamo fidati, ma ogni volta c'è sempre un motivo per il quale non si va avanti sull'unica strada che abbiamo, quella di alzare la voce senza pietà nei confronti di chi vuole il nostro male.
Ma, Presidente, io ho un ulteriore dispiacere. In questi due anni e mezzo io mi sono convinto che non dobbiamo eleggere il Presidente della Regione a suffragio universale, non lo dobbiamo fare più, è sbagliato. I Presidenti così eletti non rispondono a nessuno, non rispondono al popolo perché il popolo non lo vedono, non rispondono a questo Consiglio perché non gli riconoscono l'autorevolezza, non rispondono alle organizzazioni sociali e politiche perché le bypassano. Sono un peso per i sardi e la Sardegna quando sono eletti in questo modo.
Questo Presidente è l'inconcludenza fatta persona, incarna l'incapacità a esercitare il ruolo, sparisce. Ma è lui che deve dire: "Oggi non ci sono, ci sono domani perché sono impegnato qua, perché sto andando là". Io lo devo chiedere? Deve venire con la giustificazione, possibilmente accompagnato.
PRESIDENTE. Metto in votazione la mozione numero 133.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 133.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri:Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Uras - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri:Amadu - Artizzu - Campus - De Francisci - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 50
votanti 49
astenuti 1
maggioranza 25
favorevoli 22
contrari 27
(Il Consiglio non approva).
Il Consiglio è riconvocato per martedì 26 luglio alle ore 9 e 30. Vi ricordo che nello stesso giorno si terrà la manifestazione dei pastori; vi invito a essere puntuali perché potrebbero esserci difficoltà per raggiungere il Palazzo.
La seduta è tolta alle ore 20 e 36.