Seduta n.218 del 02/03/2017 

CCXVIII Seduta

Giovedì 2 marzo 2017

Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU

La seduta è aperta alle ore 16 e 32.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Ugo Capellacci, Giampietro Comandini, Roberto Deriu, Antonello Peru, Giovanni Satta ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta del 2 marzo 2017.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Seduta congiunta del Consiglio regionale con il Consiglio delle autonomie locali sullo stato del sistema delle autonomie in Sardegna (articolo 10 della legge regionale del 17 gennaio 2005, n. 1).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la seduta congiunta del Consiglio regionale con il Consiglio delle autonomie locali sullo stato del sistema delle autonomie in Sardegna (articolo 10 della legge regionale del 17 gennaio 2005, n. 1).

Comunico che i lavori prevedono l'intervento del Presidente del Consiglio regionale, successivamente del Presidente del Consiglio delle autonomie locali, cui seguiranno gli interventi dei sindaci in rappresentanza del Consiglio delle autonomie locali, che non potranno superare complessivamente i 60 minuti e che saranno articolati sulla base delle indicazioni pervenute dal Consiglio delle autonomie locali . Seguiranno gli interventi dei consiglieri regionali di maggioranza e minoranza, che avranno a disposizione rispettivamente 5 minuti per Gruppo. I lavori si chiuderanno con l'intervento del Presidente della Regione.

Un saluto a tutte e a tutti, al Presidente del Consiglio delle autonomie locali, Andrea Soddu, ai sindaci, al Presidente della Regione, ai rappresentanti della Giunta e a tutti i colleghi consiglieri.

Svolgiamo questo incontro sulla base di una scadenza dovuta, con un Consiglio delle autonomie locali appena rinnovato, e approfitto dell'occasione per rivolgere i miei migliori auguri di buon lavoro al neo Presidente e a tutto il Consiglio. Auspico che questo appuntamento sia l'inizio di un rapporto più stretto tra il Consiglio delle autonomie locali della Sardegna e il Consiglio regionale, con la convinzione che una corretta e continua dialettica tra enti locali e Regione sia alla base di una adeguata gestione delle tante criticità che affliggono la nostra Isola. L'incontro di oggi avviene alla vigilia della discussione della legge di stabilità 2017 che contiene tutti i riferimenti per le politiche di governo dell'anno in corso; una finanziaria che viene definita in una contingenza complessa e che si confronta con le tante difficoltà ed emergenze dell'Isola, emergenze che, se non opportunamente affrontate, si ripercuotono sugli enti locali e sui sindaci che rappresentano il riferimento diretto dei cittadini e dai quali si pretendono risposte. E proprio la mancanza o l'inadeguatezza delle risposte provocano gravissime tensioni sociali in cui i primi cittadini e gli amministratori locali rappresentano purtroppo i terminali, troppo spesso vittime di azioni criminali. Ai sindaci va tutta la nostra solidarietà e supporto, insieme a loro va fatto ogni sforzo per governare al meglio la complessità di questi processi. Per questo da sempre ritengo indispensabile il ruolo del Consiglio delle autonomie locali che rappresenta le nostre autonomie locali ed è il secondo organo costituzionale della Regione, con un compito istituzionale che può e deve essere a mio avviso rafforzato da un confronto costante con il Consiglio regionale e anche da una revisione della legge istitutiva, la n.1 del 2005, che porti ad una modifica dell'attuale meccanismo dei pareri, che preveda per esempio in caso di parere contrario l'obbligo di ritorno in Commissione del provvedimento per una nuova audizione ed una delibera motivata della Commissione.

Abbiamo avviato una stagione di grandi riforme che devono essere portate a compimento ma che per la loro efficacia hanno necessità di una piena condivisione. Mi riferisco alla riforma degli enti locali, ancora lontana dall'essere attuata; alla riforma sanitaria, che trova forti motivi di contrasto nel riordino della rete ospedaliera che viene percepita come un'azione che sottrae servizi ai territori piuttosto che come il decentramento e miglioramento della qualità dei servizi, forse perché non preceduta da quelle risposte di riorganizzazione territoriale e di definizione della rete dell'emergenza che ne giustificano la riorganizzazione. O ancora, la riforma di Forestas, che oggi vive un momento di profonda crisi organizzativa di cui il Consiglio si sta occupando per trovare soluzioni adeguate; crisi che coinvolge direttamente i sindaci, primi interlocutori del malcontento.

Mi limito a questi esempi per sottolineare ancora una volta quanto stretto debba essere il rapporto tra rappresentanza degli enti locali e Consiglio regionale, ma più in generale siamo chiamati ad un confronto sulle criticità di sempre: il tema dell'insularità, non ancora pienamente riconosciuto a livello nazionale ed europeo, principale causa dell'arretratezza della nostra Isola; il tema delle specificità della nostra terra che, a causa della sua dispersione demografica, non consente l'applicazione automatica di parametri nazionali - mi riferisco al ridimensionamento scolastico e alla sanità che, oltre certi limiti di applicazione, favoriscono lo spopolamento delle zone interne anziché combatterlo - ; i temi dell'identità culturale e linguistica, che fanno parte di un patrimonio comune di rivendicazioni che deve affiancarsi ad essere condiviso come vertenza e pretesa di diritti che lo Stato deve riconoscere al pari della vertenza entrate. Anche su questi temi abbiamo l'obbligo di confrontarci per definire una piattaforma comune di riconoscimenti dovuti, che sappia superare le differenze di appartenenza e lanci una vertenza Sardegna.

Auguro a tutti noi un buon lavoro e do ora la parola al Presidente del Consiglio delle autonomie locali.

SODDU ANDREA, Presidente del Consiglio delle autonomie locali. Grazie, Presidente, un caro saluto a lei, al Presidente della Regione, agli Assessori presenti e ai consiglieri tutti che oggi ci ospitano nella sala della massima rappresentanza regionale.

Il Consiglio delle autonomie locali è vero che oggi è convocato per una riunione obbligatoria prevista dalla legge n. 1 del 2005, ma in realtà viene qua per lanciare un messaggio, e il messaggio è un messaggio di cooperazione, di collaborazione, ognuno nel suo ruolo, ognuno per la sua funzione; una collaborazione e una cooperazione necessaria per il bene delle comunità che ci onoriamo di amministrare con spirito di servizio. Intendo cioè dire che il Consiglio delle autonomie locali, costituito dai sindaci qua presenti e da me presieduto, ha l'intenzione di lanciare una stagione di riflessione intorno a temi cruciali per la Sardegna, in cui non si vuole sostituire al Consiglio regionale, non si vuole sostituire, e naturalmente non lo può fare, ai singoli consiglieri regionali, ma vuole costituire una base di dialogo, di approfondimento, di riflessione su questi temi che sono stati individuati dall'opinione pubblica e da noi amministratori come fondamentali per lo sviluppo della Sardegna. È per questa ragione che proprio oggi, prima di venire qui, ci siamo riuniti alle 12 al palazzo della Provincia e abbiamo approvato un nuovo metodo di lavoro del Consiglio delle autonomie locali, che ha istituito sette commissioni, ognuna composta da vari sindaci, che lavoreranno a dei temi specifici, quali ad esempio quello del trasporto pubblico locale, quello dell'ipotesi di riforma della legge sulla scuola per quanto riguarda il dimensionamento scolastico, quello relativo alla protezione civile, quello relativo alla finanza locale, quello relativo alle riforme della Regione, e vorrebbero così costruire, queste Commissioni, una gamma di proposte, di riflessioni, che siano di aiuto, di stimolo non al singolo consigliere regionale, ma al Consiglio regionale nel suo complesso, nella consapevolezza, come diceva il Presidente del Consiglio poc'anzi, che determinati temi non conoscono un colore politico, non conoscono una differenza di schieramento, conoscono semplicemente una necessità di risoluzione di annose tematiche. E solo così pensiamo che si possa dare un contributo istituzionale per mitigare quelle che sono le tensioni sociali, la complessità dei problemi e svolgere così un compito istituzionale che è il compito che la legge attribuisce al Consiglio delle autonomie locali. Un compito difficile, perché molte volte nella dialettica si innescano, tra Consiglio delle autonomie locali e Consiglio regionale, più polemiche che altro, noi non siamo per le polemiche o per la ricerca delle responsabilità, noi siamo per la soluzione dei problemi. Allora, i temi che vorremmo porre all'attenzione del legislatore regionale sono innanzitutto quelli che si richiamano all'assoluta necessità di una riforma strutturale dell'ente regione secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza, cioè la visione comune ai sindaci del Consiglio delle autonomie locali è che l'organizzazione della Regione, così com'è oggi, non sia adatta a soddisfare gli interessi, le esigenze e i bisogni della comunità dell'isola intera. La Regione Sardegna, così come le altre regioni d'altronde, è molto malata di centralismo regionale, e nella nostra ottica bisogna dargli una mano affinché la Regione stessa venga smontata, ne venga costruita un'altra. In questa legislatura si è dato corso al riordino degli enti locali, adesso bisogna dar corso al riordino della Regione, secondo un principio che è appunto quello che vede come maggiori interpreti degli illustri giuristi, Vandelli e altri ad esempio, che sostengono la necessità di attuare nel concreto il principio di sussidiarietà. Un altro tema che si vuole offrire e sul quale il Consiglio delle autonomie locali vuole dare un proprio contributo è quello della finanza locale, in relazione alla quale, già in sede di conferenza Regione-enti locali, si ipotizza, e anzi si sta disegnando un percorso per arrivare a una definizione diversa degli assetti. L'altro tema chiave per gli enti locali, per i comuni, è quello delle risorse, le risorse che necessitano naturalmente un ripensamento, perché non si può pensare di soddisfare bene a fondo, con compiutezza gli interessi dei cittadini amministrati se ci ritroviamo con i comuni in braghe di tela che non hanno la capacità finanziaria non di affrontare l'emergenza e la protezione civile o quant'altro, non hanno la capacità di affrontare, di pagare gli stipendi molte volte. Allora, su questi temi noi vorremmo con coscienza offrire un contributo mediante un'organizzazione interna, mediante un'organizzazione burocratica interna, e avviando un percorso di dialogo costante con il Consiglio regionale, in un continuo confronto che possa portare, così come nello spirito della riforma costituzionale che nel 2001 ha introdotto il Consiglio delle autonomie locali, ad una cooperazione tra soggetti diversi, una cooperazione istituzionale, che alla fine sfoci nel pensare ad un futuro migliore per i nostri cittadini. Quindi, auguro a tutti un buon lavoro nella speranza che anche noi, come sindaci, diamo il massimo per raggiungere le finalità che dicevo prima.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sindaco del Comune di Padru.

SATTA ANTONIO, Sindaco del Comune di Padru. Anch'io porgo un saluto all'assemblea del Consiglio regionale, un saluto al Presidente della Regione, al quale diciamo a chent'annos sa salude e a nois de los contare, e a tutti gli assessori qua convenuti. Il Presidente del CAL ha riassunto i temi che toccano la vita dei comuni, il comune, bisogna ricordarlo sempre, è l'ossatura della democrazia nel nostro Paese. Allora, verso questi comuni bisogna avere un'attenzione tutta particolare, ma con dati ovviamente importanti, con risposte importanti. I sindaci oggi, purtroppo, devono amministrare la disperazione. Allora, vediamo anche alcuni aspetti. Il fondo unico per esempio, certamente nonostante gli sforzi del bilancio regionale non sono risorse che sono sufficienti, tra l'altro per mille motivi arrivano sempre dopo, siamo a marzo e dobbiamo ancora ricevere la fine del 2016, con difficoltà enorme per chiudere il bilancio. Abbiamo anche risorse che dovrebbero aumentare in questo capitolo. Stiamo come Comune rivendicando quello che ci hanno tolto nel 2013, e speriamo di riottenerli perché sono delle risorse importantissime, ci sono diverse centinaia di milioni di euro. Però il problema di fondo rimane che la Regione, come diceva il Presidente, deve, per quanto ci riguarda, essere sempre di più organo legislativo, organo di proposte, l'organo legislativo quindi di programmazione, di indirizzo, di controllo, ma le risorse, signor Presidente, devono essere date agli enti locali, perché lì va la gente a bussare per esporre le loro necessità e i loro drammi, e lì chiedono risposte, e i comuni devono avere la possibilità di poter dare risposte e di dare fiducia nella vita dei nostri cittadini. Ecco perché chiediamo questo sforzo anche del cambiamento per andare, lo diceva il Presidente del CAL, verso una Regione che abbia queste competenze fondamentali, che sono garanzia per la vita democratica della nostra Regione, però occorre sempre di più far sì che il comune sia il riferimento vero, come lo è del cittadino, ed è il riferimento però che deve essere messo in condizioni di poter dare queste risposte. Allora, la legislazione va bene, la programmazione va bene, occorre però riempire questi nomi, questi aggettivi e sostantivi di risorse vere e concrete. È questa la battaglia che tutti insieme dobbiamo fare, e questo Consiglio regionale, nel momento in cui va a legiferare e nel momento in cui la Giunta propone le leggi finanziarie, occorre che il comune sia al centro sempre di più della tensione della classe dirigente regionale. Certo, molto si sta facendo, ma non è sufficiente. Non è colpa dell'Assessore del bilancio, perché altrimenti diremmo all'Assessore del bilancio: "Faccia meglio i conti e ce ne dia di più di soldi". Non è certo colpa dell'Assessore degli enti locali, che vorrebbe che i comuni fossero addirittura pieni di soldi, oltre a dare risposte, altrimenti non sarebbe l'Assessore degli enti locali. Credo che il Presidente abbia l'interesse che le autonomie locali siano davvero fulcro dell'autonomia regionale, che attraverso la loro organizzazione e le loro competenze possano essere un riferimento nel processo di crescita economica, sociale e politica della nostra Regione. Ecco, per questo chiediamo un ulteriore sforzo, Presidente della Regione e Presidente del Consiglio regionale, per le loro competenze, perché davvero su questo indirizzo si vada con forza avanti, e su questo intanto il CAL non vi darà tregua, perché il Sindaco e Presidente del CAL è uno determinato, siccome proviene da una Città che bisogna stare molto attenti quando si pronuncia questa Città, per dire che si è determinati, si è forti, non pronuncio la Città, volevo dire Nuoro, ma non lo volevo dire, per dire che è significato di forza, di convinzione, determinazione per ottenere quelle che sono le nostre prospettive di programma. Detto questo vorrei dire all'Assessore al bilancio anche che nel momento in cui c'è questa difficoltà per i ritardi nell'ottenere le risorse per il fondo unico, per quello che riguarda i tempi, quindi di aprire quanto prima possibile agli spazi finanziari, questa richiesta viene da altri sindaci che mi hanno chiesto di porla, quindi in modo che questo possa anche aiutare il comune a marciare meglio. E poi volevo dire che, per quanto riguarda il resto, la nostra proposta del Consiglio delle autonomie locali rimane un impegno di confronto costante con la Giunta regionale e con il Consiglio regionale, oggi so che sono impegnati i Capigruppo ad intervenire su questo dibattito molto importante, e siamo certi che attraverso questo confronto costante, corretto, dove interloquiscono le diverse proposte e anche quelle che sono le possibilità vere e quelle che possono essere le prospettive per poter aumentare questa nostra risorsa e poter contare di più, noi siamo a disposizione, Presidente, per dare il nostro contributo. La Sardegna ha bisogno di ulteriori risorse per crescere, per aiutare il cambiamento, ha bisogno di maggiori risorse rispetto ad altre legioni che forse sono più privilegiate. Noi siamo una Regione a Statuto speciale e chiediamo, anche su questo, un grosso impegno, perché la nostra specialità e la nostra autonomia vengano sempre di più difese, sostenute da tutti quanti voi, e con voi ci saremo sempre noi al vostro fianco. Grazie.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Sindaco del Comune di Fonni.

FALCONI DANIELA, Sindaco del Comune di Fonni. Per me è un grande onore essere qui oggi, lo è in quanto questa Assemblea è la massima autorità istituzionale della Sardegna, lo è perché ci arrivo da rappresentante di un'istituzione, il mio Comune, che in questi mesi sto imparando con fatica ad amministrare. Il comune è, tra tutte le istituzioni, e non me ne voglia nessuno, l'osservatorio privilegiato sulla vita delle persone, un osservatorio che ti permette non solo di vedere e di ascoltare, ma soprattutto di toccare con mano ogni singolo dolore ed ogni singola gioia delle persone. Questo è il motivo per cui talvolta noi sindaci appariamo così irruenti nel chiedere, perché dalle nostre risposte - o anche dalle mancate risposte -, e dalle nostre decisioni, dipende il futuro delle persone che amministriamo. A volte succede che quando certe speranze vengono disattese o vanificate, per qualsivoglia motivo, anche le responsabilità ricadono sugli amministratori comunali, spesso anche con metodi non proprio convenzionali, l'ha detto poco fa il presidente Ganau, e richiamo anch'io oggi, in quest'Aula, il tema degli attentati agli amministratori locali, che nella nostra Terra sono diventati ormai una prassi ordinaria, l'ultimo è,di questa notte al comune di Sorso, una prassi che rischia di uccidere le forme libere di impegno pubblico. E siccome ritengo che questo incontro di oggi non sia solo un appuntamento annuale obbligatorio, ma un'occasione di confronto vero per valutare lo stato dei rapporti tra Regione ed enti locali, spero sia l'occasione per fare il punto sia sulle criticità, ma anche sulle proposte e sui principali temi politici e di prospettiva programmatica. Facciamo quest'incontro alla vigilia dell'avvio della discussione sulla finanziaria del 2017 che spero, sentite le riflessioni di oggi, si possano prevedere gli opportuni aggiustamenti. Intanto il primo appello che mi sento di fare in quest'Aula è quello ad una maggiore condivisione con i territori delle leggi e delle decisioni che si andranno via via a discutere, perché attraverso quelle leggi e quelle decisioni, cosa che qui dentro sapete tutti meglio di me, state andando ad incidere sulla vita delle persone. Vi dico solo una cosa, non per polemica, per carità, ma a titolo di esempio, che contestualmente all'entrata in vigore della ASL unica, solo nel mio Paese 100 pazienti psichiatrici non hanno più assistenza, e il numero sale sopra i 1000 se si prendono tutti quei paesi che facevano capo all'ospedale di Sorgono. E' una stortura burocratica, non mi interessa in questa fase capire se è colpa o meno del nuovo modello organizzativo, mi interessa la situazione devastante, una situazione che ha destabilizzato la vita a centinaia di persone, persone che sono deboli, esposte, persone che oggi, e non si sa fino a quando, non hanno più nessuna indispensabile assistenza, persone che, fino a prova contraria, hanno avuto solo la sfortuna di nascere e vivere in un luogo disagiato. Quindi il mio appello è questo, un appello alla Giunta, un appello a tutti i consiglieri, ma anche un appello a noi stessi sindaci: prima di votare qualunque provvedimento, accertatevi quali siano le reali ricadute in termini umani, sociali e vitali dei provvedimenti e delle leggi che votate. Si parla tanto di spopolamento di aree interne, di servizi che mancano, mai come in questi ultimi anni il tema è diventato caldo ed attuale, ed allora facciamo sì che non resti solo argomento di discussione, ma che sia materia di sperimentazione di politiche nuove, e di soluzioni che diano opportunità ad ogni angolo più sperduto dell'Isola. C'è, sempre ragionando per esempi, perché non riesco a fare diversamente, nelle nostre montagne il più grande serbatoio d'acqua dell'Isola, acqua che arriva a moltissimi comuni della Sardegna senza bisogno di nessuna stazione di pompaggio; quel serbatoio è la neve, quella stessa neve che un mese fa ha creato tanto rumore quanto è oggi la volontà da parte nostra di partecipare attivamente alla soluzione di tutti i problemi. Basterebbe poco, basterebbe prevedere che il nostro serbatoio, la neve, neve che oggi gestiamo interamente con fondi comunali, possa essere compensato con qualche voce in finanziaria, che preveda dei fondi dedicati almeno sui servizi di sgombero neve, e quindi che si possa vivere serenamente come un evento naturale, e non invece come una catastrofe. Tutti i territori rurali della Sardegna hanno potenzialità enormi di crescita, ma per fare in modo che questo avvenga, serve uno sforzo da parte di tutti. Nei nostri territori è il lavoro che manca, e se tutti insieme riusciamo a creare le condizioni affinché si sviluppi nuova e migliore impresa, abbiamo già fatto il più grande dei passi in avanti, garantendo quell'indispensabile sussidiarietà tra zone metropolitane e zone interne. La Sardegna non esiste senza Cagliari e Sassari, ma Sassari e Cagliari non esisterebbero senza tutti i paesi. Serve, e non è più rinviabile, che il crollo demografico, perché di crollo si tratta, dei paesi e delle città, che stanno appunto subendo i nostri paesi e le nostre città, venga contrastato con politiche fiscali nuove, con lo sviluppo di politiche del lavoro che vadano nella direzione delle peculiarità dei nostri territori, e penso al mio: turismo, ambiente, agricoltura, pastorizia, agroindustria, politica per la famiglia e per le famiglie, per la genitorialità, per combattere la crisi demografica, politiche per armonizzare i tempi delle donne con lavoro, e poi i servizi, un asilo nido in ogni paese, politiche per la casa e per l'abitare che vadano in parallelo con politiche sociali, cultura e istruzione, basta mega investimenti e tamponamenti di emergenze, ma sì a politiche mirate come quelle che si ricercano molto positivamente con la progettazione territoriale alla quale mi auguro che alla tanto entusiasmante fase programmatoria seguano tempi certi di realizzazione ed entrata a regime degli investimenti.

Tutto ciò che ho detto finora vale anche per tutte le questioni che riguardano il riordino e il rapporto tra gli enti locali. Il referendum del 4 dicembre ci ha consegnato un risultato secco e inequivocabile ed è da lì che dobbiamo ripartire, modificando, se serve, anche la legge 2 con le indicazioni che ci sono arrivate dai cittadini. Per ora il dato di fatto è uno: le province esistono e da qui si deve ripartire. E da qui il mio secondo appello a quest'Aula: basta con le gestioni commissariali, si ridia alla politica la sua ragione di essere e la responsabilità di decidere. Se non si possono fare elezioni di primo livello dove i cittadini scelgono i propri rappresentanti, come io personalmente auspicherei, si convochino immediatamente le elezioni di secondo livello già dopo le amministrative in primavera. I consigli comunali saranno sicuramente più democratici di un commissario. Forse è anche per questo che i cittadini sono così disaffezionati e disamorati verso la politica e le istituzioni e se fra le istituzioni i comuni godono del più largo apprezzamento fra i cittadini stessi, molto più dei partiti politici o delle assemblee legislative e dalle funzioni delle province si riparta per ristabilire le priorità. Abbiamo Unioni dei comuni e Comunità montane disperatamente carenti di personale e per favore non ditemi di prendere il personale dai Comuni perché lo sappiamo solo noi sindaci cosa stiamo passando con le nostre piante organiche e con i vincoli di bilancio. Oggi siamo obbligati a gestire funzioni che potrebbero benissimo essere delegate alle province (penso per esempio alle centrali uniche di committenza, ma l'elenco potrebbe essere molto lungo) e con l'alleggerimento di determinate funzioni tra Unione dei comuni e Comunità montane potremo davvero concentrarci a sviluppare tutte quelle funzioni associate e strategiche che i nostri cittadini ci chiedono a gran voce, dai progetti di sviluppo a collaborazioni legate all'ambiente, al ciclo dei rifiuti, alla cultura, al turismo e all'istruzione. Perché è questo che noi amministratori siamo chiamati a fare, dare risposte ai bisogni primari dei cittadini e creare le condizioni pubbliche affinché si creino nuovi e migliori posti di lavoro.

Chiudo. Giovanni Lilliu, che è un cittadino onorario del mio paese, diceva spesso durante i suoi interventi che sarebbe stato utile ogni tanto prendere il palazzo della Regione e girarlo al contrario in modo che non guardi solo il mare come se stesse sempre aspettando che arrivi qualcuno che ci risolva i problemi, ma girarlo affinché guardi anche verso l'interno, intendendo per interno il guardare non solo dentro sé stessi ma verso tutti quei paesi che costituiscono la spina dorsale della regione. Mi chiedo e mi auguro questo: guardiamo sempre il mare perché non si può vivere senza guardare il mare, ma ogni tanto giriamoci e guardiamo anche le montagne.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Sindaco del Comune di Sarroch.

MATTANA SALVATORE, Sindaco del Comune di Sarroch. Presidente del Consiglio, Presidente della Regione, Assessori, signori consiglieri, com'è stato ricordato è un'occasione istituzionale questa, così come previsto dall'articolo 10 della legge 1 del 2005, ma credo sia anche un'occasione per riaffermare il ruolo del Consiglio delle autonomie locali e per discutere dei temi che riguardano il sistema delle autonomie locali. Ho ricordato la legge regionale 1 del 2005 perché ho avuto l'occasione di partecipare alla discussione di questa legge, quindi oggi mi trovo nuovamente a parlarne con un ruolo diverso. È una legge che aveva alimentato grandi aspettative per il ruolo che doveva assumere la seconda camera della Sardegna e anche per la possibilità del sistema dei enti locali di incidere nei processi legislativi e negli atti programmatori della Regione. Devo dire che un po' queste aspettative sono andate deluse per diversi aspetti perché il CAL non esercita come dovrebbe il ruolo di organo di rappresentanza del sistema delle autonomie locali, di contributo al processo decisionale delle leggi. Non è il momento di ricercare responsabilità, è il momento invece di trovare soluzioni perché questo ruolo possa essere esercitato proprio per attuare quel principio di cooperazione di cui parlava il Presidente del Consiglio delle autonomie locali nella sua introduzione e per dare attuazione a questa collaborazione, a questa concertazione tra la Regione e il sistema delle autonomie locali. Sistema delle autonomie locali che rappresentano uno degli elementi essenziali del sistema Paese, anzi potremmo definirlo come la spina dorsale del Paese, soprattutto in questo momento di difficoltà e di crisi nel quale il sistema dei comuni è diventato il primo interlocutore per i cittadini, anche per questioni che non riguardano affatto i comuni e le competenze degli enti locali ai quali sono state trasferite funzioni, competenze, in particolare in materia impositiva e tributaria, senza alcun trasferimento di risorse. Quindi è un sistema che ha creato una serie di vincoli che penalizzano in particolare i comuni, anche l'ultima manovra finanziaria, non come quella del 2016 ha penalizzato e penalizza in primo luogo i comuni, parlo della manovra finanziaria del Governo in primo luogo che, ad esempio, anche per errori nella quantificazione dei trasferimenti, nel passaggio tra ICI e IMU, nella compensazione tra IMU e TASI, che riguarda circa 1800 comuni italiani, sottrae ai comuni dai 600 agli 800 milioni di euro determinando una riduzione dei servizi, nella qualità e nella quantità, che vengono erogati ai cittadini, soprattutto ai bisogni primari dei cittadini, quindi alle fasce più deboli della nostra cittadinanza. Introducendo poi il principio del pareggio di bilancio che ha sostituito il patto di stabilità rendendo ancora più rigido il sistema finanziario, bloccando l'avanzo di amministrazione che era quello che consentiva ai comuni virtuosi in particolare di poter contribuire in ordine in particolare alle spese di investimento, dando anche alimentazione ai cantieri e ricadute dal punto di vista occupazionale perché i comuni devono concorrere agli obiettivi di finanza locale, e i comuni concorrono con oltre il 65 per cento rispetto al sistema Paese al raggiungimento degli obiettivi di finanza locale, senza alcuna considerazione o poca considerazione di quel principio dell'autonomia finanziaria sancito dall'articolo 119 della Costituzione. Quindi è un sistema che crea vincoli, limiti alla programmazione e naturalmente impossibilità di effettuare la spesa in particolare, veniva ricordato, con la redazione di spazi finanziari e al trasferimento di risorse nell'ultima parte dell'anno rendendo quasi inutili gli interventi dei comuni. Sono cose che abbiamo già ricordato, che rileviamo, però sono cose che determinano un blocco del sistema e Regione e Comuni non sono parti distinte, non sono parti contrapposte perché sono due livelli sui quali si riflette la rigidità del sistema. Anche la Regione, nonostante il mantenimento del fondo unico, quest'anno registriamo una riduzione di circa 8 milioni di euro rispetto al 2016, e 8 milioni di euro per i comuni sono vitali. Chiediamo che venga ripristinato quello che era l'importo così come sul quadro generale che riguarda il sistema delle autonomie locali, si riflettono gli accantonamenti sulle partecipazioni ai tributi e le somme destinate dalle ex province allo Stato per concorrere agli obiettivi di finanza locale. Guardate a me è capitato di vedere il bilancio della città metropolitana di Cagliari, è il bilancio di un ente in liquidazione nel quale ci sono somme che vengono trasferite allo Stato che vengono sottratte naturalmente ai territori quindi alla manutenzione sulle strade, all'edilizia scolastica e gli altri interventi importanti per i territori. Quindi per questo motivo deve trovare in primo luogo attuazione il principio di cooperazione e la mancata partecipazione del CAL alla conferenza Regioni-enti locali è un fatto che deve essere assolutamente recuperato e sanato perché è il modo in cui si esercita questa concertazione, questa cooperazione tra enti locali e regioni in primo luogo nel confronto poi con lo Stato e in particolare per le azioni e le rivendicazioni che riguardano il rapporto Stato, Regioni ed enti locali e mi riferisco al tema della fiscalità locale, è quella che afferma proprio la specialità della nostra Regione e anche l'autonomia della Regione, cioè le somme che devono essere destinate agli enti locali attraverso la Regione, non allo Stato. In particolare con la legge di stabilità del 2013 la riserva allo Stato del gettito IMU per la categoria D, quindi opifici, capannoni industriali, strutture produttive per le quali era previsto che temporaneamente il gettito dovesse andare allo Stato, sono stati trasferiti allo Stato centinaia di milioni di euro in questi anni, euro che riguardano e sono di competenza dei comuni, non dello Stato. Comuni che hanno presenze industriali, comuni che hanno attività imprenditoriali, comuni ai quali quei soldi spettano, così come i canoni per le concessioni demaniali, quelle che riguardano gli immobili del demanio, le concessioni demaniali sulle nostre spiagge che vengono trasferiti allo Stato, sono soldi che spettano ai comuni e alle regioni e da ultimo una questione che io credo debba essere posta all'attenzione del Consiglio regionale, riguarda le accise sui carburanti. Anche in quel caso più volte il sistema dei comuni aveva chiesto attraverso anche degli emendamenti che una piccola percentuale di queste somme venisse destinata ai territori, ridistribuita attraverso criteri che possono essere individuati e non è mai accaduto anche in questo caso sottraendo risorse che sono dei comuni e delle Regioni. Quindi io credo che su questa questione, e concludo, che riguarda i comuni ma riguarda la Regione che il modo col quale si può esercitare l'autonomia speciale della Sardegna rispetto alla quale altre regioni hanno fatto passi in avanti, noi dobbiamo condurre una battaglia che è la battaglia dei comuni, è la battaglia della Regione, è un diritto dei nostri cittadini e della comunità della Sardegna, su questo noi saremo a fianco, anzi credo saremmo forse anche se necessario un passo avanti alla Regione per ottenere e rivendicare i nostri diritti e i diritti dei sardi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Sindaco del Comune di Tergu.

SATTA GIANFRANCO, Sindaco del Comune di Tergu. Noi oggi siamo chiamati ad un atto di grande responsabilità che è quello di ridare dignità e ruolo a questo Consiglio delle autonomie, io ricordo che il Consiglio delle autonomie è stato istituito per essere il massimo organo di rappresentanza di quelle che sono le esigenze delle autonomie locali, ma soprattutto come diceva il collega che mi ha preceduto, Tore Mattana, di cooperazione con l'attività normativa del Consiglio regionale. Nell'idea del legislatore doveva diventare quell'istituzione che attraverso le manifestazioni di quelle che sono le esigenze delle autonomie locali, cooperava con il legislatore regionale, era il luogo ideale, naturale, doveva diventare quel luogo esecutivo per cercare di prevenire quel fenomeno, quel distorto fenomeno della politica che è anche rimbalzato nelle cronache di informazione di questi mesi e anche di questi anni dove per le più variegate questioni e problematiche amministrative si costituiscono in maniera improvvisata, improduttiva, comitati di sindaci per le più variegate questioni e problematiche amministrative, lo vediamo tutti i giorni. Ciò nonostante cosa ha fatto la Regione in questi ultimi anni? Ha a mio avviso progressivamente sottratto risorse finanziarie al Consiglio delle autonomie e competenze che al contrario di altre regioni d'Italia le stesse prerogative sono state mantenute sin dal momento della loro costituzione o addirittura sono state rafforzate.

Nello specifico lo diceva anche questo Tore Mattana, non abbiamo più rappresentanza all'interno della conferenza Regione-enti locali, non partecipiamo all'osservatorio regionale, vi ricordo che l'osservatorio regionale ha il compito di disciplinare e semplificare quel passaggio delle funzioni amministrative dalle province ai comuni e alle unioni dei comuni, quello che un po' sosteneva la collega Falconi. In passato noi nominavamo i nostri rappresentanti all'interno di agenzie importanti, anzi enti allora, agenzie importanti che determinano le politiche abitative e rurali dei nostri territori, mi riferisco ad AREA e Forestas. Ebbene oggi noi nominiamo in un comitato territoriale dei nostri rappresentanti che non hanno nessun potere di decidere su quelle che sono le politiche dei detti enti. Tra l'altro vi siete inventati una leggina nella quale siamo incompatibili noi come consiglieri del CAL che siamo nominati per fasce di comuni dai nostri sindaci, siamo incompatibili a partecipare ai comitati territoriali di Forestas e di AREA. A fronte di questo marginalissimo ruolo politico in cui siamo stati relegati è necessaria a mio avviso una inversione di rotta, necessaria per fare in modo che il CAL eserciti quella funzione per cui è stato creato dal legislatore, è stato ideato dal legislatore, di cuscinetto tra la Regione e i comuni. Ma aggiungo, deve partecipare a tutti quegli strumenti di sviluppo che vengono messi in campo da parte della Regione, lo diceva la programmazione territoriale, il piano di sviluppo rurale. Il 31 dicembre 2015 la Regione ha pubblicato il bando a valere sulla misura 19 del piano di sviluppo rurale che riguarda i territori cosiddetti leader ma che leader non sono perché stanno peggio degli altri, quindi detti impropriamente territori leader stiamo parlando del 72 per cento della superficie sarda, stiamo parlando del 32 per cento degli abitanti della Regione Sardegna, di 590 mila abitanti. Allora quel bando che è stato pubblicato il 31 dicembre, hanno partecipato sette aggregazioni territoriali, sette GAL costituiti o in via di costituzione, quattro di questi GAL hanno presentato ricorso al TAR regionale. Cioè significa che qualcosa non ha funzionato, quattro di queste GAL hanno presentato ricorso per la procedura di selezione e di attribuzione dei punteggi, risultato è tutto fermo. E allora non si può mettere i territori gli uni contro gli altri, territori marginali, deboli, insomma non aggiungo altro. Sul nuovo piano di gestione dei rifiuti credo che sia una tematica che interessa il CAL i sindaci, mica la Regione ha messo in atto dei meccanismi di concertazione con le comunità locali, con i contribuenti che sono quelli che determinano se quella gestione ottimale dei rifiuti viene perseguita oppure no. A tal proposito ricordo un passaggio dell'allora sindaco Ganau, oggi Presidente, che unitamente al Consiglio comunale di Sassari, lo ricorderà anche Salvatore, si fece promotore di una modifica, unitamente alla Provincia di Sassari, dell'allora redando Piano regionale di rifiuti, che è stato accettato dalla Regione e ha migliorato quel Piano stesso. Cioè non vedo perché la Regione oggi debba pubblicare un Piano regionale senza sentire le comunità, i territori, i contribuenti, e il CAL avrebbe dovuto essere il portavoce di quei contribuenti. Attualmente il CAL non viene nemmeno interessato a quelle che sono le problematiche di istituzione dei nuovi ambiti territoriali in riferimento alla riforma sugli enti locali, Cristiano lo sa, mi auguro che il CAL venga coinvolto da qua in avanti, però gli vorrei dire all'Assessore Erriu che è molto sensibile su questi temi, io è dal 1990 che leggo i documenti diciamo di sviluppo prodotti dalla Regione Sardegna in riferimento ai territori, dove si fa sempre riferimento alla necessità di perseguire un'integrazione tra la costa, le città e le comunità dell'interno. E allora anche nella costituzione degli ambiti territoriali ottimali io mi auguro che si tenga conto, o comunque si preveda un elemento, un meccanismo di premialità per chi persegue queste politiche di sviluppo, altrimenti abbiamo sbagliato per vent'anni. E non cito l'onorevole Piermario Manca non solo per il fatto che è seduto qui vicino a me, ma perché qualche giorno fa rileggendo un po' gli atti di discussione relativamente ad una mozione, l'onorevole Piermario Manca dichiarava questo: "Stiamo arrivando veramente a costruire una Sardegna come una ciambella. Non esisterà più il problema delle zone interne, esisterà il deserto". Allora in questo quadro, dopo 12 anni è necessaria una inversione di tendenza, dare voce a quelle comunità più deboli e marginali della Sardegna, diversamente continuiamo a procedere come prima, far finta di niente, impoverendo di vita e di speranza il futuro della Sardegna. Grazie.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio delle autonomie locali.

SODDU ANDREA, Presidente del Consiglio delle autonomie locali. Intervengo in sostituzione dell'onorevole Antonio Satta che aveva in animo di riferire al consiglio regionale le preoccupazioni dei sindaci sul tema di FORESTAS e sul tema del rapporto tra la legge istitutiva di FORESTAS e il problema del mansionamento. Tutti i Sindaci nelle varie riunioni che abbiamo affrontato in questi giorni sono molto preoccupati della situazione che si sta venendo a creare, anche in proiezione ed in prospettiva della ventura stagione estiva che vede FORESTAS sempre molto impegnato anche sul fronte della Protezione Civile e della lotta agli incendi, per cui è stato chiesto al Consiglio delle autonomie locali un incontro con l'Assessore competente e con i Capigruppo, incontro che non è avvenuto, e qua devo dire che non ho capito bene perché non c'è stato quest'incontro, probabilmente dobbiamo registrare i meccanismi di comunicazione, però noi ci teniamo molto a dire la nostra e ad esprimere la nostra opinione, non solo la nostra preoccupazione, e a confrontarci con il Consiglio regionale tutto su questo tema specifico sul quale ribadisco tutti siamo molto preoccupati, sia per i lavoratori e per i loro destino, sia per l'ambiente e i territori da noi amministrati.

Un'altra cosa. Oggi è una giornata particolare, perché stamattina, adesso non è presente, però un sindaco componente del CAL, Giuseppe Morghen, sindaco di Sorso, tra l'altro fa parte dell'ufficio di presidenza del Consiglio delle autonomie locali, stamattina proprio mentre stava arrivando ha avuto un ritardo perché stanotte il portone del Comune di Sorso è stato dato alle fiamme. Quindi si tratta di uno degli ennesimi attentati che vengono che vedono le amministrazioni locali e gli amministratori purtroppo vittime. E a lui, alla comunità di Sorso e a tutta l'amministrazione comunale, esprimiamo il più sentito senso di vicinanza.

PRESIDENTE. Grazie, esprimo la solidarietà nei confronti del sindaco Morghen a nome di tutto il Consiglio regionale.

La parola adesso ai rappresentanti dei gruppi consiliari.

Ha facoltà di parlare il consigliere Attilio Dedoni per il Gruppo Riformatori Sardi.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Signori presidenti, signori e signore Sindaci, colleghe e colleghi, le tematiche che sono state poste davanti all'attenzione di quest'Assemblea sono innumerevoli e declamano una condizione, una situazione, una difficoltà emergente in tutti gli strati della popolazione sarda. Ho sentito con particolare attenzione un appello da parte il Presidente delle autonomie locali, il quale dice "facciamo fronte comune". Avrei poca difficoltà, essendo in minoranza, fare una declaratoria delle cose che non vanno bene, così addebitando alla maggioranza le cose che non vanno bene. No, io dico che manca un'idea importante che si senta la Sardegna, e chi rappresenta questa istanza, senta di rappresentare il popolo sardo e il CAL come la seconda istanza del popolo sardo. Se queste cose non si intendono noi possiamo declamare di tutto e di più. Ho sentito bellissimi ragionamenti. La sindachessa di Fonni che ha fatto un'illustrazione perfetta di quelle che sono le condizioni delle zone interne, ma quello che manca è una connessione vera, un insieme che parli della Sardegna univocamente. Vedete, le politiche della Sardegna non esistono più perché non c'è un'idea guida, qualcuno che la conduca e la porti. Forse stiamo ritardando ancora una volta nel fare un'assemblea che unifichi, che porti quelle vere istanze di fronte ad un governo nazionale che non è amico né di destra, né di sinistra e né di centro. Credo che sia ora che si riprenda la vertenza entrate in tutta la sua pienezza, perché i danari che i sindaci reclamano non ci sono e non possono essere dati perché non c'è l'entrata da parte dello Stato, cose dovute nell'applicazione concreta dell'articolo 8 dello Statuto. La rinuncia alle accise che potrebbe portare sino ad un miliardo all'anno nelle casse della Regione. Se queste cose noi non le prendiamo e ce le facciamo concretamente interiora corporis, parte integrante di una grande battaglia politica della Sardegna, unica isola in mezzo al Mar Mediterraneo, noi non faremo mai nessuna strada, se questo non è noi potremmo anche litigare fra di noi e dire che ha più importanza chi può andare a rappresentare più o meno meglio all'interno di un ente, sia Forestas od altro, ma non abbiamo risolto i problemi veri della Sardegna che solo quelli dello sviluppo, quello di dare occupazione dei giovani, quello di dare soddisfazione a chi è malato, che non ha colore e non ha partito, ma necessità di essere messo nelle condizioni di essere guarito e portato all'interno della famiglia, se possibile, allora se queste cose sono vere, come io credo siano vere, bisogna stare molto attenti a come ci porgiamo, alle guerre che si fanno, da cinque anni in cinque anni, a seconda di chi ha amministrato prima, non serve a niente! Questo non aiuta la prospettiva della Sardegna, non aiuta quelle che sono le possibilità di sviluppo del popolo sardo, non si fa la politica seria e convinta nell'interesse della gente. Le aspettative, le attese, le difficoltà continuano ad essere quelle di cinque anni fa, di dieci anni fa e così via. Io vorrei ricordare che il primo fautore non è più il consigliere regionale della legge numero 1, anche se non è stata applicata interamente, era Sergio Pisano che l'aveva depositata, 15 anni e passa fa, eppure non passava, c'era un tormento, quasi che il Consiglio regionale si sentisse depauperato di qualcosa, invece deve essere presa come un'Istituzione che collabora, aiuta, è un afflato comune, è una possibilità di costruire politiche insieme che incidano negli interessi della Sardegna.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Angelo Carta per il Gruppo P.S.d'Az.

CARTA ANGELO (P.S.d'Az.). Grazie Presidente, un saluto al Presidente del CAL, al Presidente della Regione, a tutti i componenti del CAL e ai colleghi sindaci, io credo che oggi nessun sindaco sia venuto a Cagliari per partecipare ad un rito fine a se stesso, perché queste riunioni rischiano a volte di sembrare e di essere uguali a se stesse e ripetiamo sempre le stesse cose, sempre le stesse istanze, senza poi arrivare a fare un passo in avanti. La Costituzione individua fra gli organi dello Stato il Comune come parte fondamentale, le Regioni, le province e i comuni, nel nostro Statuto, lo Statuto speciale della Sardegna l'articolo 3 dà potere alla Regione di decidere qual è l'ordinamento degli enti locali che intende darsi. La domanda che mi viene da porre, a me stesso e al Consiglio, è questo: quando si è affrontata la riforma degli enti locali, quando si è cercato di organizzare gli enti locali in Sardegna, noi ci siamo posti la domanda qual è l'organizzazione che vogliamo dare? Ci siamo posti la domanda qual è il ruolo che i sindaci, che i comuni dovrebbero avere? Che vorremmo che si svolgessero e avessero? Se ce la siamo posti la domanda è che non abbiamo fatto un lavoro come avrebbe dovuto essere fatto, perché già gli interventi di oggi dimostrano una volta ancora che le doglianze dei sindaci sono sempre le stesse, sono sempre uguali e non cambiano mai, perché comunque, come la Regione la sua autonomia l'ha in qualche modo bruciata, perché non esiste autonomia senza l'autonomia finanziaria, senza la capacità di avere la spesa e di poterla gestire insieme alle entrate, così i comuni oggi si trovano nella condizione della Regione nei confronti dello Stato quindi la Regione Sardegna, rispetto ai comuni, si è comportata come lo Stato si è comportato con la Regione Sardegna, quindi uno Stato che non ha dato autonomia, che non ci ha dato gli strumenti per essere effettivamente autonomo, e una Regione che, dal canto suo ai comuni non consente di essere autonomi e di incidere, com'è stato chiesto e com'era ambizione di un sindaco nella vita dei propri cittadini nella struttura del proprio paese, cosa manca per poter fare questo? Sicuramente non la progettualità perché la programmazione negoziata è anche tutte le visite che sono state fatte in questi mesi e in questi tre anni di legislatura hanno chiesto ai sindaci: "Presentate progetti? Perché i soldi non sono un problema ancora, io credo che le province, la Regione e i comuni siano pieni di progetti perché i sindaci hanno dimostrato di saper progettare e di avere un'idea di sviluppo dei loro territori, il problema è che questi progetti rimangono lettera morta perché non c'è un briciolo di potere e di autonomia da parte di uno nei comuni per poter trasformare questi progetti in opere e bisogna aspettare che la Regione bandisca un qualcosa bene indirizzato per andare tutti su quel bando che a volte finisce, come sappiamo finisco i bandi, dove qualcuno fa la parte del leone e qualcun altro rimane a bocca asciutta, quindi credo che il discorso e la riorganizzazione che è stata più parti detta sia partita male e non abbia portato i risultati che invece servono alla Sardegna, il principio di sussidiarietà che credo lo Stato debba applicare nei confronti della Regione e la Regione deve applicarlo nei confronti dei comuni, questo principio non è applicato, non è assolutamente vigente e i sindaci, come stiamo sentendo oggi e come abbiamo sentito in tutte le altre riunioni di questo si lamentano perché comunque quando chiedono di rimettere 8 milioni nel Fondo unico, quando chiedono di aumentare il Fondo unico cosa stanno chiedendo? Stanno chiedendo di avere più risorse, di fare progetti e di trasformarli in opere, finché non arriveremo a questo, a poter ai sindaci la possibilità di essere veramente concreti e di dare alle loro idee corpo e peso noi rimarremmo sempre con riunioni come queste, rituali, che non cambieranno assolutamente il destino dei sindaci, né il destino della Sardegna, né destino dei sardi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Daniele Cocco per il Gruppo SEL.

COCCO DANIELE (SEL). Grazie Presidente, benvenuti colleghi sindaci, non vorrei essere nelle vostre condizioni, io sono vostro collega, sono un vostro collega, io mi trovo d'accordo con il sindaco Falconi, credo che il Palazzo vada ruotato un attimino perché guardi più verso le zone interne, verso le montagne. Io credevo che con l'approvazione della legge numero 2 avessimo iniziato a vedere diversamente quello che il contesto della nostra Regione, perché quella legge ha sancito i principi che sono irrinunciabili, ha sancito il principio della sussidiarietà, della perequazione e dell'equiparazione, dei territori, dei cittadini e dei bisogni, l'abbiamo sancito come principio e hanno ragione i colleghi che mi hanno preceduto, ancora non abbiamo fatto niente di attuativo perché questi risultati possano veramente toccarsi immediatamente per mano, in cinque minuti non si possono affrontare tutte le tematiche toccate dai colleghi e sappiamo benissimo che tutto quello che è stato detto rappresenta purtroppo la vera realtà, ma a questi problemi non può rispondere solo la Regione, forse qualcuno che mi ha preceduto l'ha detto bene, noi dobbiamo aprire una nuova vertenza con lo Stato, perché se lo Stato non ci dà quello che ci deve dare, quello che è il nostro diritto, io credo che ancora una volta se i colleghi stanno un po' in silenzio porteremo un po' di rispetto anche a questa Assemblea che non deve essere la solita liturgia che si consuma come il periodo quaresimale post carnevalesco e dico non potevamo, non si possono affrontare tutte le tematiche che sono state ben rappresentate, ma davvero se non c'è in questo un riconoscimento da parte di uno Stato che sinora è stato patrigno, credo che ancora una volta noi non potremmo rispondere a quelle che sono state le vostre domande di questo pomeriggio. Le vertenze le ha rappresentate bene anche il Presidente del Consiglio delle autonomie locali, le ha presentate bene anche il Presidente Gianfranco Ganau, sono moltissime, alcune sono più emergenziali, altre meno, sono problematiche di prospettiva che comunque dovremo andare e provare a risolvere nel breve periodo. Oggi abbiamo qui presenti i rappresentanti dei cosiddetti patti livelli in parte demansionati delle ultime decisioni della dirigenza dell'ente foreste, c'è stato un problema di comunicazione… Presidente, non riesco a parlare allora rinuncio glielo scrivo e dopo lo distribuirà lei!

PRESIDENTE. Dovrebbe essere abituato a questo mormorio, onorevole.

COCCO DANIELE (SEL). Si, ma oggi, visto che abbiamo ospiti, credo che sarebbe il caso ci comportassimo diversamente. Dicevo, il presidente del CAL ha detto che è stato chiesto un incontro urgente con la presenza dei Capigruppo per il problema Forestas, c'è stato sicuramente un errore di comunicazione e io chiedo al Presidente che, dopo l'Aula, possiamo incontrare il CAL e potremo parlare. Credo che i tempi ci siano. Potremmo farla anche stasera perché è un problema assolutamente urgente, che richiede risposte e noi, nelle diverse commissioni, tra ieri e oggi, in una full immersion abbiamo audito tutti per cercare di capire lo stato dell'arte e ci siamo resi conto, se ce ne fosse stato bisogno, che la situazione è veramente drammatica. Perché abbiamo i cantieri che di fatto non riescono più a svolgere il minimo dell'attività e di tutto questo ne risente tutto il contesto regionale, che vede nell'agenzia Forestas un perno di quella che è la vita non solo economica ma sociale di tutti quei territori. Io mi auguro davvero che rispetto a quello che auspicavamo all'approvazione della legge 2 si possa finalmente dare attuazione a quei principi che noi abbiamo cercato di sancire con l'approvazione della stessa legge. Auspico anche che tutto quello che da oltre Tirreno ci debba essere riconosciuto venga fatto in tempi brevissimi perché di questo si ha indifferibile e urgente necessità.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu per il Gruppo UDC Sardegna.

RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Grazie Presidente, un saluto al Presidente del CAL e ai sindaci qui presenti stasera, colleghe e colleghi. L'esito del voto popolare ha bocciato l'ultima riforma costituzionale, Boschi-Renzi, ha evidenziato che ci troviamo di fronte ad una legge statale di riordino degli enti locali che sarebbe in fortissimo odore di illegittimità costituzionale; stessa sorte per la legge regionale numero 2 del 2016, in forte contrasto con l'articolo 43 dello Statuto sardo che è rimasto invariato. Al di là dei possibili rilievi di incostituzionalità dell'attuale quadro normativo di riordino degli enti locali, vi sono altri aspetti che costituiscono ad aggravare ulteriormente già la complicata situazione del sistema delle autonomie locali in Sardegna e riguarda la scelta dell'enumerazione delle competenze dei riflessi sulla reale natura giuridica degli enti sovracomunali. Ossia la mancanza di una norma di chiusura generale e inclusiva la quale possa effettivamente legittimare la ricostruzione della fattispecie previsti quali enti territoriali. Infatti un ente pubblico è qualificato come territoriale, ogni qualvolta l'ambito spaziale di relatività dello stesso sia accompagnato dalla attitudine dell'ente stesso a rappresentare tutti gli interessi nominati e innominati di una data comunità. In difetto di taluni requisiti gli enti contemplati dalla riforma regionale, che non fa altro che un'elencazione esplicita di competenze attribuite dalla legge, possano considerarli non tanto enti con finalità generale ma bensì enti di autonomia funzionale. In sostanza le città metropolitana, le unione dei comuni immaginate dalla legge regionale numero 2 sono più simili alle camere di commercio che ai comuni, non di meno in merito al sistema di rappresentanza politica di secondo grado adottato. Possiamo affermare che solo un ente elettivo può essere politico e quindi ai fini generali tali sono lo stato, la regione e i comuni; viceversa un ente non elettivo può senz'altro essere autonomo, ma non può essere concepito come avente fini generali, in difetto di una disposizione esplicita in tal senso. Come appena detto, pertanto, la città metropolitana, le reti metropolitane, le unioni dei comuni, così come delineato dalla riforma regionale, saranno messi dotati di semplice autonomia funzionale, come le camere di commercio, gli ordini professionali e le università. E comunque più come le prime che come le altre due organizzazioni, a voler essere fiscali. Preme rimarcare il disordine istituzionale e l'incertezza in cui versa il sistema delle autonomie locali in Sardegna da prima si è iniziato a dismettere le province, poi rimaste nel limbo dopo essere state riabilitate dall'esito del referendum costituzionale; il sistema dell'unione dei comuni non riesce ad andare a regime e di contro comuni si trovano con le risorse dimezzate e non riescono a far fronte ai servizi essenziali. A pagarne le conseguenze di questo disordine istituzionale sono soprattutto i cittadini, soprattutto i sardi. Questa criticità dovuta all'incertezza istituzionale si manifesta in tutta la sua grandezza e drammaticità soprattutto in occasione di eventi calamitosi, dove è più evidente la mancanza di risorse per la gestione dei piani di protezione civile in scala comunale, che si traduce in una mancanza di uomini, mezzi e attrezzature seguito dall'ormai classico scaricabarile delle competenze, la cui conseguenze è che i sindaci e le rispettive comunità sono lasciati soli e abbandonati al proprio destino. Il riordino del sistema delle autonomie locali, deve rispondere a una logica necessaria di razionalizzazione della spesa pubblica, rendendola meno gravosa, di efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa, ma deve rispondere soprattutto ai principi costituzionali di farsi carico dei bisogni della popolazione residenti di un determinato territorio. La Sardegna e i cittadini sardi hanno pertanto bisogno di una vera riforma delle autonomie locali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Pierfranco Zanchetta per il Gruppo Cristiano Popolari Socialisti.

ZANCHETTA PIERFRANCO (Cristiano Popolari Socialisti). Grazie signor Presidente, signori sindache, signori sindaci, Presidente della Giunta, signori della Giunta, colleghe e colleghi. Le istanze rappresentate dai sindaci della Sardegna, presenti attraverso la sua massima rappresentanza, il consiglio delle autonomie locali, sono certamente condivisibili, c'è un richiamo forte alla regione e anche una bacchettata, direi, per la maggiore attenzione che deve avere nei confronti dei territori e quindi dei comuni la richiesta di maggiori risorse, un richiamo anche al ruolo di noi legislatori per la poca sensibilità che c'è stata imputata nei confronti dei comuni e degli amministratori locali. Sono in qualche modo elementi che io faccio miei e dei quali vorrei trarne vantaggio e beneficio perché da quest'Aula deve partire anche il supporto forte e convinto ai comuni della Sardegna, ma questo, quest'Aula non deve essere un luogo del conflitto tra i comuni, tra i sindaci e il Consiglio regionale, tantomeno il conflitto con la Giunta regionale. Questo è un luogo delle rivendicazioni, da qui deve partire o ripartire la rivendicazione della Sardegna nei confronti dello Stato centrale, ma è una partita aperta che riguardano soltanto le entrate, gli accantonamenti, le risorse per le province che c'hanno sottratto, che forse ci ridaranno, le risorse ai pastori e quant'altro. Di qua deve ripartire la rivendicazione più ampia del riconoscimento del nostro Status di isola, della nostra insularità, della nostra specificità. Io credo che noi su questo dobbiamo non solo confrontarci ma marciare assieme e compatti. Siamo tutti, ognuno di noi, sud di qualcun altro, io ho sentito con interesse e attenzione il sindaco di Fonni, la neve di Fonni è una risorsa per tutta la Sardegna, il mare e le coste sono una risonanza per tutta la Sardegna, le campagne della Sardegna formano assieme alla neve, assieme al mare, un unicum che è la risorsa Sardegna, e allora su questa risorse noi dobbiamo lavorare. Quando dicevo che siamo sempre sud o periferia di qualcuno, è vero, e lo è per la Sardegna in particolar modo. Noi abbiamo varato un piano di riforme degli enti locali che è un punto di partenza, con molte criticità ma che deve essere anche questo un elemento straordinario di forza e di capacità soprattutto dei Comuni di trovare nella programmazione territoriale risorse e prospettive di sviluppo. Ma non basta, dobbiamo essere ancora più capaci di disegnare, anche sotto il profilo delle autonomie locali, una nuova fisionomia di questa Sardegna. I consiglieri regionali della Gallura hanno presentato una proposta di legge, non per ritornare ad una vecchia provincia ma perché venga riconosciuta la specificità di un territorio che non può essere frammentato soltanto con le Unioni dei Comuni, su quella proposta credo che si possa ragionare per l'istituzione di un nuovo soggetto istituzionale che non chiameremo Provincia di Olbia-Tempio ma che potrebbe essere quella del nord-est. Non è una provocazione ma un elemento di riflessione sul quale noi ci cimenteremo, tenendo in considerazione le aspettative di tutto il territorio della Sardegna. Grazie.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Gianfranco Congiu per il Gruppo Partito dei Sardi.

CONGIU GIANFRANCO (Partito dei Sardi). Mi associo ai saluti dei rappresentanti delle autonomie locali, al Presidente Soddu, al Presidente della Regione e agli Assessori presenti. Questo è il periodo in cui stanno arrivando al pettine una serie di nodi, Presidente, ad esempio è stata dichiarata incostituzionale la manovra del 2012, l'articolo 16 bis, che ha sottratto agli enti locali risorse ingenti; mi chiedo: l'autore di quella manovra finanziaria è il Governo nazionale o è il Governo regionale? E' di questi giorni anche la declaratoria di illegittimità per mano del Tar Lazio della manovra finanziaria del 2015, sempre vittima gli enti locali; mi chiedo: la controparte degli enti locali è il Governo regionale o è il Governo nazionale?

Vedo anche che nella legislazione regionale vi sono degli inediti, il fondo unico degli enti locali è un inedito in tutto il panorama normativo italiano, inedito del quale la Regione Sardegna si fregia, è quel polmone finanziario che da anni noi dedichiamo agli enti locali nell'ottica di combattere, con questo rimedio finanziario, lo spopolamento, ma è anche un inedito a livello nazionale l'enorme sforzo finanziario che si mette in campo sul welfare. E allora, saluto positivamente la dichiarazione di apertura del presidente Soddu che auspica l'inaugurazione di una nuova stagione; noi veniamo da un percorso di contrapposizione eccessiva che è iniziato con la gestazione della legge n. 2 del 2016, in quel testo di legge vi erano dei principi, richiamati anche dall'onorevole Cocco, che erano quelli della perequazione tra le aree marginali, le aree interne e i due poli urbanizzati, anche quello è un inedito presente nella nostra legislazione regionale che non trova degli analoghi giuridici nelle altre legislazioni italiane. Tutto questo segna quella oggettività di attenzione verso le comunità territoriali, e penso che alle comunità territoriali noi dobbiamo continuare a guardare, nell'ottica di essere parte tutti di un processo di gestazione di norme come quelle che ho citate, migliorabili, se vi sono dei deficit finanziari verranno colmati, ma è anche vero che vedere solo e soltanto un saldo del fondo unico come un saldo che porta su 620 milioni di euro una differenza rispetto al 2016 di 8 milioni di euro, senza guardare a quelli che sono invece i trasferimenti, ad esempio implementati sulle compagnie barracellari - giusto Daniele? - che passano da 1 milione e mezzo 4 milioni….

Allora mi chiedo, se ci sono dei deficit di attenzione, evidenziamoli, ma in un'ottica di ragionamento condiviso, in un'ottica di essere tutti parte di un sistema che ci deve portare al miglioramento della qualità di vita e non a essere controparte, perché se proprio devo cercare una controparte in un rapporto di tensione, ha ragione l'onorevole Zanchetta, questo è il Governo nazionale, che falcidia e che mette a posto il suo deficit di cassa sulle spalle degli enti locali. Noi sino ad oggi abbiamo dato una zavorra a quelle comunità nelle quali io stesso partecipo come amministratore locale oltre che come consigliere regionale, e dichiaro che senza quel polmone finanziario del fondo unico difficilmente i nostri enti locali si sarebbero salvati. Questa è una oggettività che va valorizzata in un'Aula nella quale io prendo sulle spalle il grido d'allarme delle comunità e cerco di interpretarlo al meglio con la mia azione politica, ma è anche vero che l'interpretazione del grido di dolore delle comunità locali deve passare anche attraverso uno oggettività dei comportamenti e una oggettività dei percorsi.

Saluto positivamente le dichiarazioni di apertura del presidente Soddu e mi auguro che da oggi si inauguri veramente una stagione in cui noi siamo parti e non più controparte.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Gaetano Ledda che però non vedo in aula.

Ha facoltà di parlare il consigliere Pietro Cocco per il Gruppo PD.

COCCO PIETRO (PD). Saluto il Presidente del Consiglio, il Presidente del Consiglio delle autonomie locali, il Presidente della Regione, gli Assessori, i colleghi consiglieri regionali e i sindaci tutti. L'incontro di oggi tra Consiglio regionale e Consiglio delle autonomie locali si svolge a distanza di 12 anni dal momento in cui è stato istituito; il CAL fu istituito a seguito di un momento di riflessione approfondito e mirava a rendere partecipi i Comuni, vero motore della nostra Sardegna e del nostro rapporto con i cittadini, coloro che hanno il compito di essere in prima linea su tutte le battaglie, e adesso dirò le questioni sulle quali secondo me occorre intervenire, naturalmente nei 5 minuti che ci rimangono a disposizione. E siccome è stato istituito il CAL, secondo organo costituzionale dopo il Consiglio regionale della Sardegna, io credo che non sia superfluo riunirci a periodi organizzati per fare il punto sulle cose che sono state dette le volte scorse, sulle cose sulle quali dobbiamo intervenire oggi e poi fare una verifica successivamente. È evidentemente che le cose non sono retoriche e superflue soltanto se noi, ognuno per la sua parte, siamo capaci di svolgere sino in fondo il nostro ruolo; condivido in pieno ciò che è stato detto da alcuni colleghi che mi hanno preceduto e cioè che questo è un momento di confronto sulle cose e non di scontro, perché questo è il senso dell'istituzione del Consiglio delle autonomie locali, poi ci sono dei momenti di scontro che ognuno nel ruolo che gli compete deve svolgere, e i sindaci lo fanno, ma il Consiglio delle autonomie locali ha questo compito. E lo dico a ragion veduta perché anch'io ho fatto il sindaco di un Comune per dieci anni e so bene cosa significa fare l'amministratore locale, significa che ogni giorno devi fronteggiare ogni questione, anche quelle che ai sindaci non passa nemmeno lontanamente per la testa di dover affrontare nel momento in cui si presentano alle elezioni e si candidano a guidare le proprie comunità, però questo è il compito. Così come io non sto a dire che questi sono tempi difficili dal punto di vista economico, sociale e finanziario, perché ognuno di noi deve amministrare nel tempo che gli tocca, altrimenti non deve fare altro, quindi ognuno di noi deve svolgere sino in fondo il suo compito e deve cercare di farlo bene. Però mi corre l'obbligo di dire anche alcune cose, ad onor del vero, perché altrimenti passa una verità che non è una verità, è una verità di ognuno di noi che viene raccontata, e le verità vanno raccontate con i numeri, perché se è vero come è vero che dobbiamo trasferire maggiore attenzione ai Comuni, e le cose che i sindaci che sono intervenuti hanno raccontato sono tutte vere a partire soprattutto dai sindaci del centro Sardegna che hanno vissuto una situazione drammatica nell'affrontare l'emergenza della neve, è altrettanto vero che la Regione Sardegna, che ha il compito di legiferare attraverso il Consiglio regionale e attraverso l'Esecutivo di operare nei confronti dei Comuni, trasferisce ogni anno un fondo unico di 620 milioni di euro, è una cifra rilevantissima, credo che nessun'altra Regione d'Italia faccia un'operazione di questo tipo, e lo fa tenendo conto della realtà della Sardegna: 377 Comuni e 50 per cento del fondo unico diviso in parti uguali tra tutti, Cagliari come qualsiasi altro Comune molto più piccolo della Sardegna, con la rimanenza poi suddivisa in proporzione al numero degli abitanti. L'altra questione riguarda i trasferimenti, sempre regionali - poi dirò dei trasferimenti statali, perché lì condivido la presa di posizione di chi mi ha preceduto, il collega Congiu - i trasferimenti sui servizi sociali, anche lì viene trasferito un fondo che oscilla tra i 350 e i 400 milioni di euro ogni anno, è una cifra enorme per un bilancio di 7 miliardi e 500 di euro della Regione Sardegna, enorme, gigantesca, e noi siamo quarti, anche questo lo dobbiamo raccontare con i numeri, perché così come ci dobbiamo rimproverare per le cose che non funzionano, io credo che sia giusto dire anche le cose che vanno bene, che naturalmente possono sempre essere migliorate, noi siamo dietro soltanto, perché siamo quarti nei trasferimenti dei soldi per i servizi sociali, al Trentino Alto Adige, la Valle d'Aosta e il Friuli Venezia Giulia, noi siamo quarti, la Regione Sardegna, la tanto vituperata, maltrattata Regione Sardegna, e queste sono scelte che vengono fatte politiche, al di là di chi amministra adesso, che sia un governo di centrosinistra. Però noi abbiamo cercato in questi anni di fare un lavoro che mirasse a fare le riforme, perché il nostro obiettivo è di specificare in questa consiliatura sulle riforme. Le riforme vanno migliorate, a cominciare da quelle degli enti locali, si è fatta una riforma, quella della sanità, si è fatta e deve essere migliorata, e il CAL in questo deve avere un ruolo, perché la rete ospedaliera, che è quella sulla quale si interverrà realmente per decidere le sorti di tutti i centri della Sardegna, dovrà essere un momento di confronto per decidere come procedere, perché non è l'azienda unica, quella è l'organizzazione, la rete ospedaliera territoriale è quella sulla quale noi dovremo incidere per decidere i destini di ogni singola comunità della Sardegna, perché non ci possono essere cittadini con diritti differenti in nessun luogo della nostra Isola. È questa la nostra battaglia, e questo deve essere il nostro impegno, che ci deve vedere come fronte comune per arrivare a questo risultato.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Pietro Pittalis per il Gruppo Forza Italia.

PITTALIS PIETRO (FI). Mi pare che dal dibattito sia emerso un dato inconfutabile, e senza giro di parole lo dico nel modo più semplice, e cioè uno stato pessimo del rapporto tra il sistema Regione e il sistema degli enti locali. Questo lo hanno testimoniato, se, colleghi consiglieri regionali e signori della Giunta regionale, avete avuto la pazienza di sentire gli interventi dei sindaci, è un dato, è una verità inconfutabile. Così come è un dato inconfutabile la scarsa attenzione, se non anche l'inadeguata consapevolezza probabilmente del ruolo e della funzione del Consiglio delle autonomie locali. Forse siete stati e siamo stati un po' tutti abituati a recitare un ruolo dove ciascuno fa la propria parte, il Consiglio regionale negli organi deputati, soprattutto le Commissioni competenti dove si istruiscono le leggi, quante volte il Consiglio delle autonomie locali è stato invitato a partecipare al procedimento legislativo nel ruolo della Regione, dei singoli assessori, e avete relegato il ruolo dei sindaci ad enti delegati. Questo sì che lo sa fare la Regione che accentra ruoli e funzioni, questo sì che sapete ben imitare lo Stato centralista, di cui oggi voi vi lamentate, perché state esattamente riproponendo nel rapporto col sistema delle autonomie locali gli stessi identici vizi che noi accusiamo e lamentiamo nel rapporto con il Governo centrale. E cos'è, va bene chiamare il comune per le opere delegate, chiamare in causa il comune come ente impositore, chiamare il comune come un ente attuatore, perché nella programmazione, come avviene con i fondi, anche da ultimo dei 40 milioni degli enti locali, no, li programma mamma Regione, voi eseguite, voi attuate. O, come abbiamo sentito da qualche assessore, anche in occasione dell'emergenza neve, scaricare sui sindaci ruoli, responsabilità che non hanno. Dovevate organizzarvi? Sì, caro assessore Spanu, ci si organizza se c'è la messa a disposizione dei mezzi e soprattutto delle risorse. Allora, questo scaricabarile continuo nel ridefinire situazioni, rapporti, vogliamoci bene stasera, no, presidente Soddu, io ho apprezzato la sua elezione per il metodo in cui è avvenuta, perché mi è piaciuto il metodo, mi è piaciuta l'idea che ci sono sindaci anche di altri territori della Sardegna che possono assolvere bene anche la funzione di presidente, ma, se devo dirle la verità, quello che penso realmente è che, prima della sua elezione purtroppo, abbiamo avuto Giunte del CAL che avevano una funzione supina, subordinata, una funzione che non era quella di un insieme di sintesi delle istituzioni locali per misurarsi nel rapporto con la Regione. Allora, sui temi che contano, compreso quello di Forestas, ma di che cosa dobbiamo ancora parlare? Dobbiamo ancora riunirci a fare chiacchiera, è il tempo delle azioni, delle risposte, c'è un progetto di legge che è stato depositato, per questo dobbiamo riunirci, per metterlo domani mattina in calendario, altrimenti stiamo ancora prendendo in giro i dipendenti di Forestas, stiamo prendendo in giro il sistema delle autonomie locali. È ora di finirla con la chiacchiera, sul dimensionamento scolastico, sulla questione degli immigrati, dove il sistema delle autonomie locali è escluso. Questo significa dare ruolo, dare dignità ai sindaci e a tutto il sistema, altrimenti qui davvero celebreremo dibattiti solenni, in pompa magna, ognuno dirà quello che gli pare, però poi dopo questa riunione voi tornerete a casa, le Commissioni permanenti si riuniranno, non vi calcoleranno, la Giunta regionale continuerà a fare quello che ha fatto sinora…

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

ERRIU CRISTIANO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Anche io voglio partire da alcuni dati inconfutabili, inoppugnabili, come invitava a fare l'onorevole Pittalis, e partirei dal fondo unico e dalle modalità e dai tempi di trasferimento delle risorse del fondo unico, nel 2016 è stato pagato a favore dei comuni l'80 per cento dell'intero fondo per un ammontare di 405 milioni di euro, il 100 per cento è stato trasferito ai comuni, ad oggi sono stati pagati tutti i residui degli anni precedenti relativi al fondo unico. Nei prossimi giorni sarà liquidata l'ultima quota del 2016 per un totale nel 2016 di circa 800 milioni di euro, trasferiti dalla Regione ai comuni. Ciò ha consentito e consente ai comuni di superare una volta per tutte il problema di liquidità che era il problema che i comuni hanno sempre vissuto con grande difficoltà nella gestione delle spese correnti soprattutto, e che sono state superate. L'11 novembre c'è stata la grande assemblea autoconvocata, c'è stata qui la riunione dei sindaci e dei consiglieri comunali. Nel documento dei sindaci presentato l'11 novembre veniva manifestata la preoccupazione sui vincoli di bilancio che bloccano i cantieri, le opere pubbliche, le manutenzioni. Questi sono problemi che esistono, sono problemi legati alle difficoltà del bilancio armonizzato e alle difficoltà di governo delle nuove regole, il che ha reso e rende difficoltose molte modalità di risoluzione dei problemi amministrativi e di risposta anche alle cose più banali, più immediate e più urgenti come le emergenze metereologiche, come è stato detto. Abbiamo portato avanti insieme una battaglia, Regione ed enti locali, sui tentativi di scippo, di taglio delle risorse per gli enti intermedi, province e città metropolitane, una battaglia vinta grazie al lavoro di squadra che è stato fatto, coordinato dal sistema delle autonomie locali e dalla Regione Sardegna in sede di Conferenza unificata. Io contesto una lettura, che anche nel corso del dibattito è avvenuta sui tempi di attuazione e sulle modalità di gestione della legge numero 2; è stata ed è una legge fondamentale, che attribuisce ai comuni e alle loro unioni un grande ruolo e un grande potere. Ci sono dei ritardi, dobbiamo dirceli, la Regione si assume le sue responsabilità, ma anche il sistema delle autonomie locali si deve assumere le sue di responsabilità, perché ci sono delle unioni che sono più avanti, che funzionano, che hanno attuato progetti di programmazione territoriale che hanno in dotazione decine di milioni di euro, che gestiscono le stazioni appaltanti, che gestiscono le centrali di committenza, che gestiscono un pacchetto di funzioni associate in modo efficiente, e altre unioni che sono più in ritardo. Io ho avuto molto rispetto delle difficoltà interne all'Anci, recenti, che hanno impedito il regolare svolgimento dei lavori della Conferenza Regione-enti locali, ma credo che i sindaci mi debbano dare atto del fatto che mai la Conferenza Regione-enti locali è stata convocata con tempi di convocazione settimanale, praticamente una riunione ogni settimana, per gestire e governare insieme le tante problematiche amministrative che vedono la Regione Sardegna relazionarsi col sistema delle autonomie locali, su moltissime questioni di carattere programmatico e di carattere amministrativo, mentre non entro nelle dinamiche che attengono al rapporto tra l'Organo legislativo del Consiglio e l'Organo rappresentativo del Consiglio delle autonomie locali. Ci sono moltissime partite aperte, l'attuazione delle politiche sulla diffusione della banda ultra larga nelle zone interne, il grande tema delle zone interne, il tema della sicurezza e legalità nei territori, il tema del mantenimento e del funzionamento delle politiche e delle case dei comuni, cioè le province, prendendo atto dell'evoluzione del sistema e della necessità di aggiustare al meglio le modalità che governano i rapporti tra comuni, loro livelli di cooperazione intercomunale, comprese le province, evidentemente, e concordo sulla necessità di ridare la voce alla democrazia, col nuovo modello di sistema elettorale del secondo livello, che consentirà, da qui a qualche mese, due settimane dopo lo svolgimento delle elezioni comunali, questo è quello che c'è scritto nella legge e questo è quello che verrà fatto, verranno convocate le elezioni per i presidenti delle province e per i consigli provinciali. Con un nuovo assetto politicamente determinato, con i territori governati in questo modo dalle rappresentanze territoriali dei sindaci e dei consiglieri comunali, avremo la possibilità di esplicare, in modo più ordinato e più efficace, la complessa varietà dei temi che sono emersi, con una prospettiva, che è quella di arrivare all'obiettivo della regionalizzazione della finanza locale, e cioè ad un governo delle risorse che governeranno il funzionamento delle spese correnti, delle modalità di organizzazione e di gestione delle funzioni fondamentali, oltre che delle politiche di sviluppo, andando ad individuare anche i punti, le fonti che dovranno essere individuate. Il sindaco di Sarroch faceva riferimento a questo scandalo per cui ci sono le comunità locali dove sono insediate industrie che pagano un prezzo altissimo sui dati ambientali, e i ricavi dell'Imu delle categorie catastali D vengono incamerate dallo stato; questo non può essere, così come è uno scandalo che, a differenza della Sicilia, in Sardegna i ricavi dei canoni delle concessioni demaniali marittime sulle spiagge vadano allo Stato e non alla Regione Sardegna.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio

PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Ha risposto l'assessore Erriu sui temi generali della finanza degli enti locali. Non c'è dubbio che il superamento del patto di stabilità che abbiamo trovato e che creava enormi problemi nel poter trasferire le risorse agli enti locali è una cosa che si sta pian piano portando a compimento; per la prima volta si è riusciti a pagare tutti gli arretrati, ci si sta mettendo in regime per poter pagare nel corso dell'anno l'intera annualità. Dopodiché c'è un tema generale che riguarda la finanza degli enti locali e si sta cercando di aprire il tavolo con il Governo proprio per portare totalmente la finanza locale in capo alla Regione Sardegna. Questa è una strada che è stata condivisa con il CAL, è stata condivisa con l'Anci, e penso che ci debba trovare tutti quanti impegnati nei prossimi mesi proprio per ottenere un maggior grado di autonomia, ovviamente a fronte di un incremento delle aliquote a valere sulle nostre entrate derivate. Questa è una battaglia importante, perché darebbe una piena autonomia a tutto il sistema della Sardegna. Sempre in tema di finanza complessiva, perché poi è evidente, i vincoli di bilancio che ha la Regione Sardegna si riversano sui comuni, ci sono stati vari interventi che hanno ricordato come in Sardegna, e questo è un elemento assolutamente positivo, ci sono forti devoluzioni dal sistema regionale in favore dei comuni; è stato ricordato il fondo unico, sono stati ricordati i fondi per le politiche sociali, ma devo dire tante altre risorse. Su questo dobbiamo fare una battaglia comune, lo richiamavano vari Capigruppo che sono intervenuti, in particolare sugli accantonamenti, come abbiamo detto più volte, il Presidente Pigliaru ha dichiarato in quest'Aula una volta che è stata chiusa la prima fase della vertenza entrate sulle norme di attuazione, che dovevamo aprire adesso la nuova vertenza per quanto riguarda gli accantonamenti. È quello che stiamo facendo in queste settimane, e ovviamente noi puntiamo ad avere una risposta importante, perché non c'è alcun dubbio che se la Sardegna non riesce a poter contare sulle proprie risorse, quelle che spettano a norma di statuto, poi è anche difficile poter dare le risposte adeguate a tutti quanti i territori. Da questo punto di vista mi preme ricordare la politica che la Giunta ha portato avanti per quanto riguarda i territori, la programmazione territoriale che sta avendo un coinvolgimento importante da parte di tutti i territori, ormai copre quasi tutta la Sardegna, le ultime unioni dei comuni si stanno presentando, e in questo modo si sta discutendo molto, a partire dal basso, a partire dalle esigenze dei comuni, si stanno sviluppando importanti progetti di sviluppo locale, soprattutto per quanto riguarda le aree interne, a partire da quelle vocazioni importanti che il nostro territorio certamente ha, in cui deve esserci una maggiore unione tra aree costiere, aree urbane, che hanno le loro caratteristiche, i loro vantaggi, le nuove tecnologie, il turismo eccetera, però le aree interne, le aree interne che hanno enormi ricchezze che riguardano l'agricoltura, l'artigianato, il saper fare locale, e sulla base di questo abbiamo visto come, una volta che le unioni dei comuni vengono messe in gioco stanno dando risposte veramente importanti. Allora, io ritengo che alcune cose le stiamo facendo, adesso la nuova elezione del CAL è un elemento molto importante, di un organismo rinnovato, è stato toccato un tema di rappresentanza, che secondo me va ripreso, di partecipazione, di redifinizione probabilmente dell'organizzazione della Conferenza tra Regione ed enti locali, però c'è piena apertura a capire quali possono essere le istituzioni all'interno delle quali avere un maggior coinvolgimento. Chiudo dicendo che quelle parole che sono state utilizzate dal Presidente del CAL e da molti sindaci che sono intervenuti di collaborazione e di cooperazione sono pienamente recepite dalla Giunta regionale e sono certo che a partire dalla riunione di oggi, a partire da quel protocollo d'intesa che è stato sviluppato in seguito anche alla riunione in quest'aula del novembre scorso, possiamo davvero fare una stagione importante di collaborazione tra Regione ed enti territoriali della Sardegna perché certamente i problemi da affrontare sono problemi che riguardano tutta quanta la nostra comunità.

PRESIDENTE. Dichiaro conclusa la seduta congiunta del Consiglio delle autonomie col Consiglio regionale. Ringrazio tutti nella certezza che ci sarà un proseguo di approfondimento dei temi che abbiamo affrontato e trattato oggi. Invito i consiglieri regionali a mantenere la loro postazione perché procediamo in seduta ordinaria col secondo punto all'ordine del giorno. Grazie a tutti.

La seduta è tolta alle ore 18 e 20.