Seduta n.68 del 19/02/2015
LXVIII SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
Giovedì 19 febbraio 2015
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 10 e 31.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 2 febbraio 2015 (64), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Augusto Cherchi, Salvatore Demontis, Gavino Sale e Paolo Zedda hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 19 febbraio 2015.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'immediata riduzione delle tariffe Saremar in adeguamento al calo del prezzo dei carburanti sui mercati". (275)
"Interrogazione Dedoni - Cossa - Crisponi, con richiesta di risposta scritta, sull'applicazione del cosiddetto "split payment", introdotto dall'articolo 1, comma 629, lettera b) della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità)". (276)
"Interrogazione Agus - Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Lai - Usula - Unali, con richiesta di risposta scritta, sul riordino e la razionalizzazione degli assetti organizzativi degli uffici dell'Amministrazione regionale, in particolar modo per ciò che concerne la transizione nel ruolo unico regionale del personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento al 31 dicembre 2008 ai sensi della legge regionale n. 3 del 2008, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989". (277)
"Interrogazione Ledda - Azara - Perra - Arbau, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di provvedere con urgenza alla messa in sicurezza della tratta stradale Bono-Buddusò". (278)
"Interrogazione Pizzuto, con richiesta di risposta scritta, sulla possibilità di fruizione da parte dei disabili psichici di tutti gli strumenti di collocamento mirato disposti dalla legge n. 68 del 1999". (279)
"Interrogazione Carta, con richiesta di risposta scritta, sullo stato dei pagamenti ai lavoratori cassintegrati". (280)
"Interrogazione Carta, con richiesta di risposta scritta, sul piano di dimensionamento scolastico e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015/2016". (281)
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sul possibile instaurarsi di posizioni dominanti nella gestione del trasporto marittimo tra la Sardegna e la penisola italiana". (282)
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito alla procedura comparativa pubblica per titoli e colloqui di n. 24 esperti in materia di monitoraggio, gestione e controllo di interventi cofinanziati con fondi FSC". (283)
"Interrogazione Rubiu, con richiesta di risposta scritta, in merito alle difficoltà di accesso ai benefici della legge n. 162 del 1998 (di cui all'articolo 34 della legge regionale n. 2 del 2007 "Fondo per la non autosufficienza") in seguito alle modifiche dei parametri dell'Isee". (284)
"Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, sulla legittimità delle delibere con le quali sono stati nominati i facenti funzioni del direttore amministrativo e del direttore sanitario della Azienda ospedaliera universitaria di Sassari, con previsione di stipula di contratti di diritto privato coi predetti". (285)
"Interrogazione Arbau - Azara - Ledda - Perra, con richiesta di risposta scritta, sui gravi problemi causati alle pubbliche amministrazioni e alle imprese a seguito dell'introduzione dello "split payment", nuovo meccanismo per il pagamento dell'IVA prevista dalla legge di stabilità 2015". (286)
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito all'ipotesi di chiusura dell'aeroporto militare di Decimomannu". (287)
Discussione generale congiunta del "Programma regionale di sviluppo 2014-2019" (Doc. n. 4/A), del disegno di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2015)" (170/S/A) e del disegno di legge: "Bilancio di previsione per l'anno 2015 e bilancio pluriennale per gli anni 2015-2017". (171/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione generale congiunta del Documento numero 4/A e dei disegni di legge numero 170/S/A e 171/A.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Francesco Sabatini, relatore di maggioranza.
SABATINI FRANCESCO (PD), relatore di maggioranza. Presidente, ho depositato una relazione, allegata alla manovra finanziaria, dove sono dettagliati gli elementi che caratterizzano la manovra stessa per cui, visto il poco tempo a disposizione, farò solo alcuni accenni sul testo in discussione. . Vorrei innanzitutto ringraziare tutti i componenti della Commissione per il lavoro fatto in queste settimane, in modo particolare i colleghi dell'opposizione per l'atteggiamento collaborativo e la disponibilità al confronto, nel tentativo di affrontare e risolvere i problemi. Come pure voglio ringraziare l'assessore Paci per la disponibilità a raccogliere le osservazioni e le integrazioni che sono scaturite dal dibattito e dal confronto in Commissione. Chiedo scusa se qualche volta ho detto una parola in più, ma questi sono i limiti del mio carattere.
La finanziaria è sempre la conseguenza di un programma, è l'ultimo anello di un progetto che una coalizione, che una Giunta, quando si appresta ad amministrare una Regione ha ben chiaro davanti a sé, e allo stesso tempo è la conseguenza della lettura attenta di una realtà socio-economica; io credo che siano questi gli elementi che devono guidare la scrittura di una manovra finanziaria. E allora da queste riflessioni nascono i due punti cardine su cui, secondo me, poggia questa manovra finanziaria. Il primo è lo sviluppo, la crescita, favorire lo sviluppo, la crescita, la creazione di occupazione, il lavoro, e l'altro è l'attenzione alle fasce più deboli, alle povertà.
Sullo sviluppo, sulla crescita in questo primo anno abbiamo lavorato, la Giunta in modo particolare ha lavorato ad attivare lo sblocco di tutti i finanziamenti con i quali si è dato seguito a una serie di opere pubbliche, attraverso l'intervento su Abbanoa, attraverso la pressione su Anas che in questi giorni ha appaltato numerose infrastrutture stradali, su Area, sul pagamento dei residui, quindi debito commerciale presso gli enti locali, le agenzie, gli enti strumentali della Regione.
Voglio ricordare anche il bando sul multisettoriale, che ha contribuito ad avviare negli enti locali una serie di opere pubbliche, e lo stesso progetto "Iscola". Opere pubbliche che sono state avviate e che per alcuni osservatori economici danno già alcuni segnali positivi di ripresa. Io credo che quest'anno si avvierà la ripresa della crescita dell'economia in Sardegna proprio attivata dal lavoro per le imprese e dai lavori pubblici che saremo in grado di mettere in campo.
Su questa traccia in questa finanziaria si persegue sullo sviluppo e sulla crescita autorizzando la contrazione di un mutuo di 700 milioni che finalmente consentirà di avviare una seria programmazione infrastrutturale. Noi abbiamo un gap infrastrutturale vergognoso con alcune comunità che riversano le proprie fogne sui corsi d'acqua senza nessuna depurazione, abbiamo dei porti in una situazione drammatica, abbiamo una rete stradale inefficiente, abbiamo un gap infrastrutturale che continua a bloccare lo sviluppo. Allo stesso tempo il recupero della mancata infrastrutturazione della Sardegna ci consente, appunto, di finanziare le imprese, di far lavorare le nostre imprese, di mettere in circolo nella nostra economia risorse, quindi è un aiuto concreto assolutamente necessario, una scelta che condividiamo in pieno e che sosteniamo con fermezza.
Attenzione alle povertà. Stiamo confermando, come abbiamo annunciato in una conferenza stampa l'altro ieri, il Fondo per la non autosufficienza. Lo voglio dire con chiarezza: non è la risposta a Salvatore Usala. È un'attenzione alle fasce più deboli, a tutte le persone più deboli che in questo momento soffrono nella nostra isola; e ci siamo soffermati su questo punto non per fare tagli, ma per operare una riflessione attenta perché quelle risorse vanno spese con più attenzione, sulla base di un principio di giustizia e di equità. Ci sono segnali sempre più forti e più pressanti di famiglie che si trovano in difficoltà e che non vengono aiutate da questa Regione. Noi dobbiamo avere attenzione per tutti i deboli, per tutti i poveri di questa Sardegna.
Abbiamo ripristinato, quindi, il Fondo per la non autosufficienza, ma abbiamo ripristinato il Fondo per le estreme povertà. Voglio anche ricordare alcuni interventi, ad esempio la concessione di contributi a favore degli inquilini morosi, di tutte le fondazioni e le associazioni che si occupano di disagio sociale e di tossicodipendenza, della Caritas, del Banco alimentare. È un'attenzione particolare che abbiamo voluto dare, un segnale che abbiamo voluto dare. Quindi sviluppo, crescita e occupazione e attenzione alle fasce più deboli.
Ma voglio guardare anche con occhi critici a questa manovra finanziaria. Le leggi finanziarie devono diventare più efficaci, ma per diventare più efficaci noi dobbiamo liberarci dai vincoli e per liberarci dai vincoli dobbiamo perseguire e attivare una forte azione riformatrice, a partire dalla riforma sanitaria. Noi non possiamo più sostenere questo livello di spesa in campo sanitario che, ormai, sta ingessando il nostro bilancio regionale. Abbiamo fatto un pezzo di quella riforma, bisogna portarla avanti, ma bisogna perseguire un controllo serio della spesa nelle ASL della Sardegna.
Abbiamo poi di fronte una burocrazia disarmante. È necessario avviare subito la riforma sul personale, sull'organizzazione della Regione, perché non è tollerabile una macchina amministrativa che non è più rispondente a una società moderna. Occorre poi mettere mano alle società controllate da questa Regione, mettere fine alle gestioni commissariali e liquidatorie, visto che ogni anno viene annunciata la chiusura di queste società e ogni anno ci ritroviamo a rifinanziarle.
Voglio anche fare cenno agli enti in agricoltura. Il costo degli enti e delle agenzie che operano in agricoltura supera il valore aggiunto del comparto agricolo. Questo non è più tollerabile. Le nostre sedi regionali, lo voglio dire, sono stipate di dipendenti, quasi a farci intendere che la via Roma, la via Manno, il largo Carlo Felice siano coltivate a patate, ma così non è. I tecnici devono ritornare nelle campagne e devono affiancare e assistere i nostri agricoltori. Come è incomprensibile che mentre abbiamo un'agenzia che dovrebbe occuparsi di assistenza tecnica, poi dobbiamo finanziare altre società che fanno, ad esempio, l'assistenza agli allevatori perché le agenzie regionali non sono in grado di farla.
Questa finanziaria poi lancia due sfide. La prima è la vertenza entrate. Noi dobbiamo riprendere il discorso dell'applicazione dell'articolo 8 del nostro Statuto e chiedere allo Stato che ci dia quanto dovuto; il livello delle compartecipazioni non è sufficiente e non è rispondente alle esigenze di questa Sardegna, e allo stesso tempo dobbiamo recuperare in capacità di spesa dei fondi comunitari. Qualcuno mi dice che lo si è sempre fatto, da sempre si sono affiancati i bilanci regionali e i fondi comunitari. Credo che lo sforzo che l'Assessorato del bilancio sta facendo in questi mesi sia qualcosa di più.
È stata costituita una cabina di regia, è stata fatta, nella discussione della manovra finanziaria, un'attenta analisi di ciò che poteva essere utilizzato come fondi europei per realizzare programmi, attività di spesa che solitamente vengono inopportunamente realizzati con l'utilizzo dei fondi regionali. Due sfide difficili, ma assolutamente necessarie: vertenza entrate e spesa dei fondi comunitari.
Voglio fare anche un accenno sugli enti locali. Abbiamo previsto il Fondo unico, come dicevo prima abbiamo ripristinato il Fondo per le estreme povertà, abbiamo riconosciuto interamente il Fondo sulle accise dell'energia che per 49 milioni verranno trasferite interamente ai comuni. Voglio anche ricordare che nella contrazione del mutuo una parte, 40 milioni, viene dedicata alle opere pubbliche di interesse comunale, come voglio ricordare gli interventi per le opere strategiche territoriali che partiranno con gli incontri che la Giunta opererà nei territori per decidere, insieme alle comunità locali, insieme ai comuni, quali opere portare avanti e finanziare attraverso le risorse che si libereranno con la contrazione del mutuo.
La Regione e i comuni giocano, a mio avviso, la stessa partita, l'ho detto più volte in queste settimane, hanno gli stessi obiettivi, hanno l'obiettivo di portare la Sardegna alla crescita e allo sviluppo e a una piena occupazione, non possiamo sopportare di vedere le due parti contrapporsi. Certo, abbiamo un obiettivo che è davanti a noi e che è l'assunzione da parte della Regione della finanza locale. Noi dobbiamo farci carico della finanza locale perché così come questa Regione si è liberata dei vincoli del Patto di stabilità, anche gli enti locali devono avere la possibilità di operare senza vincolo alcuno.
Esprimo, quindi, in conclusione, un giudizio positivo sulla manovra 2015, una manovra che, tenuto conto degli accantonamenti imposti dallo Stato e dai vincoli imposti dall'imponente spesa sanitaria, come dicevo prima, segna un punto importante, un passo in avanti per il rilancio della nostra Regione che per la prima volta non stanzia promesse, ma finanzia interventi, programmi, opere pubbliche, cose concrete, reali che potranno trovare effettiva realizzazione e che sono convinto già in quest'anno produrranno effetti positivi per la nostra economia.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la consigliera Alessandra Zedda, relatrice di minoranza.
ZEDDA ALESSANDRA (FI), relatrice di minoranza. Presidente, onorevoli colleghi, la legge finanziaria e il bilancio del 2015 nascono con un vincolo fondamentale che, nonostante i vostri rapporti idilliaci col Governo Renzi, influenza pesantemente le misure di politica finanziaria che la nostra Regione può e deve mettere in campo in questi anni difficili, sia per contrastare la crisi che per realizzare le condizioni di sviluppo e di crescita. Non è solo il nostro pensiero; da ieri anche diciassette consiglieri della vostra maggioranza finalmente evidenziano come Roma stia arrecando un gravissimo danno alla nostra terra e certificano in sostanza il fallimento delle azioni intraprese in questi mesi dalla Giunta. Entrate, trasporti, infrastrutture e servitù militari, macigni che ci mettono oramai agli ultimi posti.
Per la Sardegna le mancate entrate, lo ha appena sottolineato anche l'onorevole Sabatini, sono fondamentali; siamo penalizzati e da anni le casse regionali sono indebitamente depauperate a causa di restrittive interpretazioni unilaterali delle disposizioni statutarie e degli svantaggiosi meccanismi di calcolo adottati dall'amministrazione statale. Con la modifica dell'articolo 8 dello Statuto e con la rivisitazione delle compartecipazioni erariali, dall'anno 2010 non è stato però mai adeguato il vincolo di spesa stabilito allora dal Patto di stabilità.
La vigente normativa stabilisce che lo Stato e le Regioni a Statuto speciale "concordano" annualmente l'obiettivo programmatico regionale che deve tenere conto delle peculiari condizioni degli enti ad autonomia rafforzata e, in osservanza del principio di leale collaborazione che lo Stato fa sempre venire meno, dovrebbe rispettare quei principi della contabilità pubblica richiamati anche nelle varie sentenze della Corte costituzionale, primo fra tutti, visto che parliamo di bilancio, quello della stretta correlazione tra il livello delle entrate e delle spese. Oggi dopo l'accordo di luglio 2014, lo ricordiamo, assolutamente un accordo capestro per la nostra Regione, ma certamente di grande sollievo per lo Stato, si arriva all'eliminazione del vincolo del Patto, certamente importante, ma di fatto nessun miglioramento per la vertenza entrate.
È infatti di chiara evidenza che proprio il principio inderogabile dell'equilibrio, in sede preventiva del bilancio di competenza, comporta che non possono rimanere indipendenti e non coordinati, nel proprio ambito, i profili della spesa e dell'entrata.
Avete scelto di sottoscrivere un accordo che chiede di
rinunciare ai ricorsi contro lo Stato. Ci chiediamo: ma in ragione
di quale beneficio? Proprio il presidente Pigliaru nel 2014, a
settembre, dichiarava che ancora la Regione avanza 604 milioni di
entrate dal 2010 al 2013. Aggiungiamo il 2014 e il 2015 e capiamo
che al netto dei 300 milioni di euro accertati e ottenuti come
anticipo della vertenza entrate, la partita complessiva è comunque
pari a circa 900 milioni, che è esattamente ciò che la Giunta
Cappellacci ha sempre sostenuto di dover introitare dallo Stato,
senza se e senza ma! Quindi il vostro meraviglioso accordo
risolutore ha avuto un'unica valvola di respiro ovvero solo per la
Regione, e non per gli enti locali, l'eliminazione del Patto di
stabilità, ma dal
2015. Sottolineo dal 2015 perché nel 2014 avete accettato
un'imposizione sulla spesa impegnata e pagata che ha messo un forte
limite al bilancio regionale. Alla fine è stato certificato anche
dal Ministero dell'economia e delle finanze che la Regione ha
rispettato il Patto negli anni in cui qualcuno, appena arrivato, ha
voluto far credere che i conti fossero falsati e non in ordine. In
particolare preciso che tutte le entrate della Regione Sardegna
sono state sempre iscritte correttamente.
Per l'anno 2014 il tetto di spesa derivante dalla legislazione vigente ai fini del Patto di stabilità interno è stato di 320 milioni, quindi avete accettato un limite pari a 2 miliardi 696 milioni in termini di Patto di stabilità. Ancora, vi siete obbligati a conseguire, sempre per l'anno 2014, un livello di spesa corrente, al netto della spesa per la sanità, non superiore all'importo annuale minimo dei corrispondenti impegni effettuati nell'ultimo triennio. Ci chiediamo se tali vincoli siano stati rispettati, visto che sino a ieri abbiamo provato a verificare se il Patto fosse stato rispettato, ma nel sistema di bilancio non siamo riusciti ad avere un dato perché è tutto a zero, sono spariti questi conti.
Nel 2014, tra l'altro, non avete applicato la legge numero 2 del 2013 che ci risulta ancora vigente, visto che non siete stati conseguenti, meno male, e non l'avete abrogata come lo Stato vi ha chiesto. Ciò ha comportato un grave danno ai bilanci degli enti locali, che non hanno avuto tutto il pagamento del Fondo unico nel corso del 2014, così come invece era avvenuto nel 2013. Tale inosservanza ha prodotto ancora aumento di debiti verso le imprese e le famiglie sarde, e il bilancio della Regione ha registrato, che vi piaccia o no, una spesa di 300 milioni in meno. Ecco perché siamo convinti che le mancate entrate e la vostra azione di subordinazione allo Stato nell'anno 2014 abbiano generato una manovra di bilancio, questa, fortemente al di sotto delle aspettative e di ciò che ancora occorre alla nostra economia.
Avete fatto annunci e dichiarazioni quasi da crisi finita:
avremo tutti i nostri soldi e siamo la prima Regione ad avere il
pareggio di bilancio.
Assessore, il principio del pareggio è uno dei fondanti in materia
di bilancio pubblico ma è da apprezzare solo se lo Stato ci
riconosce interamente tutte le nostre entrate e, sottolineo, quelle
di competenza. Siccome nel caso dei 300 milioni delle entrate, che
ricordo a me per prima sono già stati accertati o contabilizzati,
per capirci meglio, si parla di residui attivi che sono soldi della
Regione Sardegna, ergo dei sardi, e che di fatto non producono
nuova finanza in materia di entrate.
Il presente provvedimento di legge entra in Consiglio regionale in un clima che ha visto la maggioranza e la Giunta poco disponibili ai suggerimenti, alle segnalazioni, ai gridi di allarme della minoranza, soprattutto relativamente agli interventi qualificanti e di aiuto ai più in difficoltà: il sociale, il sistema produttivo, i sofferenti, le politiche sul lavoro, sulla formazione, l'occupazione, gli alluvionati, i servizi più importanti degli enti locali. Poiché in passato però la logica dei fronti contrapposti sempre e comunque ha causato non pochi danni alla nostra terra, l'auspicio è che nel corso di questo dibattito in Aula si possano aprire i canali del dialogo, del confronto proprio sui temi appena citati.
Ogni azione destinata al sistema produttivo è stata rinviata all'utilizzo di fondi comunitari. Sulla fiscalità di sviluppo e sull'alleggerimento dell'imposizione fiscale per ora nessuna apertura da parte della maggioranza. Ci si è nascosti dietro una diminuzione dell'IRAP al 25 per cento, abbinata al 10 per cento che il signor Renzi, che cento ne pensa ma nessuna ne fa, come a livello nazionale sottolineano anche i vostri partiti alleati, non trovi il sistema per vanificare anche tale elemosina. Una misura che sarà strutturale e che per i prossimi cinque anni sarà azzerata per le nuove imprese. Ma allora ci chiediamo: avete capito quanto è difficile oggi aprire una nuova impresa? Se siete tanto convinti di questa misura, perché l'avete decisa solo per cinque anni e non l'avete resa strutturale? L'abbattimento dell'IRAP è una minore imposta, ma le nuove imprese ne beneficeranno dal secondo anno di attività e non è certo un aiuto ad aprire le iniziative produttive. La maggioranza riapra il dialogo su questo capitolo, chiuso frettolosamente dalla Giunta, sull'IRAP, è il nostro appello e non solo il nostro, considerate anche le lamentele di tante associazioni produttive.
Nella scorsa legislatura abbiamo condiviso insieme la riduzione del 70 per cento di questo odioso balzello e le ragioni non sono venute meno. Il taglio era proiettato anche per i tre anni successivi, quella decisione non deve essere cancellata, doveva essere un punto di partenza. Si potrebbe, ad esempio, rilanciarla stabilendo un legame più stretto tra lo sgravio e la maggiore occupazione. Avete chiesto di dialogare? Proviamo a dialogare su questo, si può trovare un punto di incontro nell'interesse della collettività e della Sardegna che produce o che almeno vorrebbe farlo.
Confindustria ha sottolineato la posizione netta di contrasto all'aumento dell'IRAP evidenziando con dei fatti che tale misura danneggia fortemente le imprese che, fidandosi ovviamente del principio della continuità istituzionale, avevano già programmato l'alleviamento fiscale sui propri preventivi. Le nuove misure non sembrano adeguate per supportare il rilancio del sempre più fragile sistema produttivo regionale né ci appaiono sufficientemente appetibili per attrarre sul territorio isolano nuovi investimenti, così come invece voi pensate di fare, per altro danneggiano fortemente, indebolendole ulteriormente, le imprese sarde esistenti, compromettendone ulteriormente la competitività. La nuova aliquota ordinaria forse è la più bassa fra le Regioni, ma due Province (Trento e Bolzano) sono più avanti di noi, e appena un anno fa invece noi siamo stati i pionieri in questo settore. Ma non ci appassiona particolarmente la gara fra i piccoli punti percentuali, il dato vero è che voi prelevate dal sistema produttivo 80-100 milioni di euro, così come ha rilevato anche il dato di Confindustria.
È assolutamente inaccettabile il taglio di 35 milioni di euro al Fondo sulla non autosufficienza, e non è certo una constatazione della sola minoranza perchè fuori da questo Palazzo ve l'hanno urlato in tanti. Forse, a dire il vero, durante i lavori della Commissione all'interno della maggioranza qualcuno ha iniziato a ravvedersi e si è parlato di dover reintervenire, da ieri si svegliata anche la Giunta, ne prendiamo atto. Poi vedremo concretamente di che cosa si tratta.
I criteri di ripartizione e di assegnazione della legge 162 devono essere migliorati ma non col taglio dei fondi, o col taglio dei servizi, ma soprattutto non bisogna fare processi a chi non è certo responsabile di questi meccanismi oramai superati. Se i tagli saranno confermati, ci saranno meno piani personalizzati, meno piani "Ritornare a casa", in sostanza, meno assistiti e più licenziati. Tutti i progetti di sostegno invece sono stati, proprio nel settore del sociale, un fiore all'occhiello nelle politiche sociali della nostra Regione. Ricordo che nel 2014 il fondo era di 199 milioni più i 30 milioni per le povertà estreme. Vi abbiamo proposto noi da subito il reintegro, ma c'è stato un secco no. Anzi, diciamo che nel corso del dibattito in Commissione vi abbiamo presentato tanti emendamenti su questo settore ma da parte vostra nessuna opportunità è stata colta.
Avete i numeri comunque per affermarvi nel confronto fra queste quattro mura del Consiglio, ma certamente non sarete apprezzati dall'intera comunità sarda se non correggerete subito la manovra nelle poste più incidenti della nostra economia. Quali risposte intendete dare al sindaco che vede definanziata, che ha visto definanziata un'opera nel proprio paese? Avete introdotto la logica del rinvio, in assestamento avete rinviato al bilancio 2015 e ora parlate dell'indebitamento col mutuo e dei fondi comunitari. Ci domandiamo, e siamo pure in buona compagnia, viste proprio in questi giorni le osservazioni del segretario del Partito Democratico (non si devono chiudere le scuole), quali entrate reali avremo per il 2015 al netto degli accantonamenti e delle riserve più o meno vincolate? Perché indebitarci e non pretendere i nostri soldi, circa 700 milioni ancora, dallo Stato?
Siete certi che le pur valide politiche keynesiane, Assessore, fortemente incisive quando si poteva però godere di bilanci più certi, di bilanci più corposi e soprattutto quando i tempi e gli appalti della burocrazia erano certi e veloci, diano risultati a breve termine? O, meglio, in un tempo rispondente alle impellenti esigenze del sistema Sardegna? Noi crediamo di no sia per quanto già argomentato, perché le risorse sono insufficienti, e soprattutto perché di fatto nessuna riforma è giunta a termine, lo sottolineava anche il presidente Sabatini.
Cito la vertenza entrate, la riforma della Regione, il rilancio dell'edilizia e sul Piano casa vi avevamo avvisato e sollecitato; ciò che è passata per una riforma, quella sulla sanità, è di fatto per noi un aumento di costi e lo vedremo a breve, di strutture, di confusione ed è tuttora inapplicata e non sarà certamente rispondente a quanto sottoscritto col patto della salute, e tanto meno alla necessità di riduzione della spesa e, ancora meno, ai bisogni e alle aspettative dei sardi in un settore, quello della sanità, dove ogni errore può costare davvero tanto.
Un esempio per tutti. Sul San Raffaele sembrava tutto in ordine compresa la demagogia risolutrice del vostro presidente Renzi: "Ci penso io"; non avete neppure stanziato i 54 milioni del bilancio, fateci capire, non se ne fa più nulla? I soldi dei sardi quando li incassiamo? Quando le imprese saranno ancora più decotte e non avremo più tempo per investirli nel sociale e nel lavoro? Se non si invertirà la rotta rischiamo di produrre danni gravissimi alla Sardegna, perché mentre qui si invita alla calma il Governo continua a sfornare decreti "scippa Sardegna" a partire da quelli sugli accantonamenti.
Tutto questo ci consente di affermare la pochezza della proposta di una manovra finanziaria che avrebbe dovuto dare uno scossone alla crisi e porre le basi solide per le politiche di sviluppo. La nostra passione non è certo però quella di ispirarci agli arcani maggiori della colpa, vogliamo ribadire il nostro forte interesse e impegno per alcune azioni e fatti che proprio il Consiglio regionale all'unanimità ha portato a compimento riscontrandone la bontà.
Battaglie comuni che unendo maggioranza e opposizione possano operare per il bene dei sardi e della Sardegna. È di fondamentale importanza far capire ai nostri conterranei, non tanto a noi stessi, quanto stiamo destinando davvero alla Sardegna, come stiamo destinando queste risorse alle economie di impresa, alle fasce deboli, ai trasporti, al mondo della cooperazione, al volontariato, alla scuola che non può essere fatta solo di edilizia scolastica. Tra l'altro oggi...
PRESIDENTE. Prego, concluda.
ZEDDA ALESSANDRA (FI), relatrice di minoranza. Chiedo qualche minuto in più visto che abbiamo anche il documento strategico. Non che questo sia negativo, sia a fin di bene, ma per le proposte della minoranza nessuna risorsa era disponibile mentre in questi giorni spuntano maggiori entrate, si intacca il fondo perenzioni, si può prelevare dal disavanzo per la sanità. Allora, Assessore, le dico una cosa, stia ben attento anche ai 50 milioni di entrata che avete previsto per la vendita del patrimonio regionale: una bufala. Tra l'altro i 70 milioni del bando a sportello, aspetto da lei sottolineato, sono una vergogna, pur di mettere la vostra bandierina avete annullato le graduatorie delle opere cantierabili già assegnate ai comuni, avete attivato un meccanismo di partecipazione che grida allo scandalo facendo ripresentare progetti già valutati con la misura citata e, in poco tempo, ne sono spuntati degli altri quasi per incanto.
Io ho stima di lei e sono certa che è stato mal consigliato, ma conosciamo i tempi di preparazione dei progetti definitivi ed esecutivi. Mi avvio a concludere. In molti settori dite di voler reintervenire ma per noi sono piccole gocce in un mare in tempesta. I settori strategici sono ancora quelli vitali della sanità, dei mezzi di trasporto, di comunicazione, le infrastrutture energetiche (attendiamo ancora il tanto fantomatico piano energetico), le scuole, le strade, l'istruzione e il lavoro. Ci pare davvero che dopo grandi inviti a nozze vi siete accontentati dei fichi secchi e sapete bene come finiscono tali nozze per tutti gli invitati. Purtroppo gli invitati sono loro malgrado ancora i sardi.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
È iscritto a parlare il consigliere Fabrizio Anedda. Ne ha facoltà.
ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Presidente, Sinistra sarda con gli amici del CID, Centro iniziativa democratica, ha sviluppato alcune riflessioni sul Documento distribuito dalla Giunta regionale per illustrare i dati del bilancio 2015 che fa riferimento alla situazione di profonda crisi economica e sociale che attanaglia la nostra Isola, ricorda i numeri drammatici relativi ai disoccupati e ai giovani in cerca di prima occupazione e si dilunga incolonnando cifre e presentando grafici.
Noi dopo averlo letto ci siamo chiesti se questo programma di lavoro rappresenti una risposta adeguata all'emergenza che stiamo attraversando. Intendiamoci, il Documento presentato contiene delle differenze qualitative rispetto alle impostazioni e ai risultati degli anni precedenti, ma a noi pare che ci si proponga di operare ancora all'interno dello schema che si è andato consolidando nel corso di decenni, e non sempre in conseguenza di politiche virtuose.
Ci sembra di poter dire che ci troviamo dinanzi a un bilancio ingessato nel quale le spese obbligatorie ipotecano la stragrande maggioranza delle risorse disponibili. Ci sembra di poter dire, insomma, che non si è capito quanto sia grave la situazione oppure che non si sappia da che parte cominciare per venirne a capo. Secondo il Documento presentato le spese obbligatorie rappresentano 5 miliardi e 319 milioni di euro su un totale di 7 miliardi e 783 milioni di entrate. I fondi da utilizzare per creare sviluppo e occupazione dovrebbero arrivare per circa la metà da risorse europee e per l'altra metà da un mutuo di 700 milioni da accendere per finanziare interventi nelle infrastrutture.
Il Documento parla di una disponibilità di 1300 milioni a cui andrebbero aggiunti i fondi impegnati ma non spesi nelle annualità precedenti. Vista l'importanza che nella nostra economia assumono i finanziamenti europei e vista l'inefficienza dimostrata nel recente passato ci pare obbligatorio guardare con scetticismo ai propositi dichiarati. I 1300 milioni prospettati inoltre ci sembrano spalmati su un fronte tanto vasto da far diventare dispersivo tutto l'intervento.
Appare chiaro che la preoccupazione è stata quella di non dimenticare nessuno ma, per ottenere risultati che incidano, è certamente più proficuo concentrare la spesa su poche scelte coraggiose in grado di produrre velocemente dei risultati tangibili. Le risorse da destinare agli investimenti andrebbero impiegate con intelligenza e facendo scelte coraggiose, anche perché sono drammaticamente poche. Sono anche meno di quelle che dichiara il Documento di bilancio perché una quota di risorse, incolonnata tra le voci finalizzate a creare sviluppo e occupazione, serve a tutt'altro scopo, ci riferiamo per essere chiari alle cifre destinate alla gestione delle partecipate IGEA, Carbosulcis, eccetera, a quelle che vanno sotto il titolo di "ricerca e sviluppo", a quelle destinate a finanziare gli enti regionali che praticano l'agricoltura "di città", cioè LAORE, ARGEA e simili.
I soldi spesi in questa direzione sono destinati prevalentemente a pagare il personale di aziende che sono da anni fuori dal circuito produttivo, e i dipendenti degli enti pubblici che, negli anni passati, hanno visto gonfiati i loro organici più per rispondere all'esigenza di far clientela che a quella di supportare l'economia. Raccontare che queste siano spese destinate a sostegno di imprese richiede una buona dose di ipocrisia, comprendiamo quanto sia difficile liberare gli armadi dagli scheletri accumulatisi in decenni di gestione sconsiderata, ma dire la verità è almeno un buon modo di cominciare.
Scorrendo le pagine del Documento abbiamo cercato invano le linee di una strategia capace di indicare i settori merceologici che si intendono aggredire e i gruppi sociali che si vogliono chiamare a esercitare il loro ruolo di protagonisti. Abbiamo cercato di capire da dove potrebbero arrivare i nuovi posti di lavoro e quale input la Giunta regionale intenda proporre al mondo produttivo per stimolare la ripresa. Nel Documento abbiamo approvato la proposta di mutuo da dedicare alle infrastrutture e quella di far pagare l'Irap più bassa d'Italia, ma non bastano queste misure ad affrontare l'emergenza e a stimolare le imprese e gli imprenditori.
Le imprese soffrono ogni giorno di più per il mancato accesso al credito, per il costo del lavoro, per l'indebitamento con le banche e l'Erario, sono al collasso e con le imprese che chiudono non c'è sviluppo e non c'è occupazione. Umilmente ci sembra di poter dire che occorra più coraggio; se davvero vogliamo bloccare l'esodo delle forze migliori, se vogliamo che i giovani accettino la sfida di rilanciare l'agricoltura e di valorizzare le risorse esistenti nel territorio, deve essere la classe dirigente per prima a mostrare coraggio; se vogliamo che i nostri artigiani e imprenditori nel loro insieme resistano alle tentazioni di abbassare le serrande, deve essere la classe dirigente a dare l'esempio, a mostrare coraggio.
Intanto vorremmo sapere perché nel Documento programmatico non si fa nessun riferimento ad alcune attività umane che potrebbero movimentare l'economia senza dover ricorrere a investimenti proibitivi, perché l'idea di rilanciare l'edilizia promuovendo il ripristino e il riuso di migliaia di case abbandonate non viene riproposta? Forse perché i palazzinari che guardano con preoccupazione al loro invenduto non sarebbero d'accordo? Perché non si fa nessun accenno all'idea di sfruttare al massimo gli oltre 200 mila ettari di bosco di proprietà pubblica creando alcune migliaia di posti di lavoro forestale, lavoro precario ma ugualmente benedetto, forse per non dare un dispiacere ai cacciatori che su questo bene pubblico vantano un riservato dominio?
Perché non si fa alcun accenno all'opportunità di riprendere l'idea del Parco nazionale nella zona più interna dell'Isola e perché ci si è dimenticati, nello stendere il Documento, della possibilità che attorno ai principali porti isolani sorgano agglomerati capaci di attirare investimenti italiani e forestieri grazie alla fiscalità di vantaggio? Insomma, dopo tante sciocchezze sulla Zona franca ci si attenderebbe una decisa iniziativa per istituire i porti franchi.
Sul credito ci pare che le imprese abbiano bisogno di una vera politica del credito e non del microcredito. Il 7 febbraio il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, parlando al Congresso Assiom Forex tenuto a Milano ha proposto la creazione di una bad bank, un istituto finalizzato a liberare le banche italiane dai cosiddetti incagli che impediscono agli istituti di credito di rispondere alla domanda delle imprese. Visco ha definito ineludibile la misura proposta e noi riteniamo di trovarci di fronte all'esempio di un servitore dello Stato che affronta la situazione con competenza e coraggio; ci domandiamo se non sia possibile, per una volta, che la Regione anticipi lo Stato chiamando le due banche specialiste in incagli che operano sul nostro territorio, a studiare una misura che consenta alle imprese sane di riprendere a operare normalmente, una misura questa che se si realizzasse aiuterebbe molto di più del taglio dell'Irap.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Sardegna). Presidenti, signori del Consiglio, mi dispiace ma io ritengo questa manovra finanziaria inadeguata e insufficiente, inadeguata e insufficiente nei confronti dello Stato e sul piano interno. Nei confronti dello Stato si è voluta perdere la partita delle entrate su due fronti: sul fronte della quantità e sul fronte delle procedure dell'accertamento e del trasferimento; non solo si è tornati indietro rispetto alle vertenze che avevano contraddistinto la precedente Giunta regionale ma si è tornati indietro rispetto all'accordo del presidente Soru e addirittura della Giunta Palomba.
Si è abbandonata la strada del confronto partendo dai risultati acquisiti, si è preferito abbandonare i giusti contenziosi aperti e accontentarsi di un piatto di lenticchie, tale è infatti la differenza tra la quantità delle risorse che spettano alle Sardegna e che ci vengono sottratte, o meglio non riconosciute sulla base delle norme vigenti. Per non andare nella notte dei tempi basta riferirsi alla Giunta Palomba che aveva avviato uno studio complessivo della questione entrate (studio che prendeva il nome del suo estensore, il professor Orlando) attraverso il quale si era fatto il punto di tutte le risorse finanziarie che in base allo Statuto spettano a tutte le Regioni speciali e in particolare alla Sardegna. Un ottimo lavoro che io, come Presidente della Regione, avevo fatto mio per portarlo avanti e perfezionarlo.
Oggi vediamo che si è preferito percorrere una nuova strada con risultati penalizzanti per la Sardegna, soprattutto perché si è pervenuti a un accordo al ribasso abbandonando del tutto la vertenza delle accise sui prodotti petroliferi e sulle procedure di accertamento e di riscossione. Da tempo, non da oggi, andiamo dicendo che tutte le accise sulle lavorazioni della SARAS devono rimanere in Sardegna, così come da tempo sosteniamo che la riscossione dei tributi propri della Regione, nelle percentuali previste dalle leggi vigenti, deve essere competenza diretta della Tesoreria regionale, e non passare tramite la Tesoreria generale dello Stato, come avviene in Friuli e in altre parti d'Italia.
Da tempo ancora andiamo dicendo che non solo dobbiamo adeguare lo Statuto di autonomia ma anche scrivere e pretendere tutte le norme di attuazione dello Statuto vigente; su questo fronte abbiamo una Giunta debole se non addirittura inesistente e una Commissione paritetica inadeguata sotto il profilo della contrattazione politica. Non sono in discussione evidentemente le persone chiamate a questo incarico, tutte competenti e qualificate sotto il profilo morale, tecnico e professionale, ma il loro essere non idonee sotto il profilo del confronto politico.
Dobbiamo assolutamente modificare il tiro e affidare alla politica l'interlocuzione col Governo, solo così potremmo sperare di vincere una battaglia che è fondamentale per il futuro della Sardegna. Ma le norme di attuazione bisogna anche praticarle, così come dobbiamo difendere con i denti le nostre prerogative autonomistiche; così non è stato (mi dispiace che il Presidente sia uscito forse non ha piacere di ascoltare certe cose); per esempio non lo è stato in materia ambientale sulla quale ci siamo fatti passare sulla testa le norme inserite nella legge cosiddetta "sblocca Italia" che interferiscono, sia nel campo ambientale sia in quello urbanistico, con le prerogative proprie delle nostre competenze statutarie.
Come è avvenuto e avviene nel settore del commercio con l'estero che sta penalizzando l'economia della Sardegna; mentre il decreto legislativo che attua l'articolo 52 dello Statuto attribuisce una presenza determinante, obbligatoria alla Regione Sardegna nella stipula degli accordi internazionali in materia di commercio, di tutto il commercio, che l'Italia stipula. Ma la caratterizzazione di questa Giunta è quella di mettere una pietra tombale sul passato per intraprendere un cammino proprio diverso, legittimo ma, a mio giudizio, sbagliato sul piano politico e programmatico oltre che nel metodo per i risultati, soprattutto sulle questioni che riguardano il rapporto Stato-Regione e l'essenza stessa dei poteri autonomistici.
Come abbiamo detto anche altre volte mentre siamo a fianco della Giunta regionale, di qualsiasi orientamento essa sia, nelle battaglie per la difesa dell'autonomia a noi, che siamo per l'autodeterminazione dei popoli e del popolo sardo, non piace l'accondiscendenza della Giunta regionale nei confronti del Governo, non piace e non è piaciuta tutta la partita giocata dal Governo Renzi e dalla sua maggioranza sulle riforme della Costituzione, così come non piace la riforma del sistema degli enti locali regolata dalla legge numero 56 del 2014 avendo, l'una e l'altra, l'obiettivo di scardinare la precedente riforma del Titolo V della Costituzione che aveva riconosciuto pari dignità costituzionale, come hanno detto i sindaci ieri, agli organi istituzionali della Repubblica: Stato, Regione, province, città, comuni, gerarchicamente parificati con propri poteri e responsabilità.
Oggi si vuole passare da una parità istituzionale a una rinnovata subordinazione e, se non si sta all'erta e in vigile attenzione, riemerge la tentazione tutti i giorni di dare una limatura alle autonomie speciali se non di arrivare addirittura alla loro soppressione. È in atto un accentramento, che tutti possono vedere, dei poteri che nulla ha a che vedere con le esigenze di contenere e ridurre la spesa pubblica improduttiva, perché con le riforme proposte non sarà alla fine così, e lo vedremo nei consuntivi.
Un accentramento dei poteri delle Regioni verso lo Stato e degli Enti locali verso la Regione, la riforma della legge Del Rio e quella proposta dalla Giunta regionale, che ancora non ha disegnato nulla di particolare, presentano un quadro preoccupante sotto il profilo delle garanzie democratiche di base, e la semplificazione del quadro istituzionale e costituzionale rischia di far esplodere la tenuta sociale degli Enti locali prima e delle Regioni poi, in particolare di quei territori più deboli che non potranno più trovare punti di riferimento, di prossimità soprattutto sul piano dei servizi che risulteranno sempre più lontani dal cittadino, facendo perdere credibilità alle stesse Istituzioni.
Signor Presidente, su L'Unione Sarda di martedì 17 febbraio, a pagina 6, leggiamo testualmente: "il segretario regionale del PD, Renato Soru, ha raccomandato che si riprenda la vertenza entrate e che se le politiche sono keynesiane - come sostiene la Giunta regionale - devono funzionare domani non fra tre anni". Ma Soru non l'ha detto solo l'altro ieri, lo ha detto da subito quando ha preso la guida del PD spronando, dicono le cronache, "la Giunta Pigliaru a farsi azione, non solo pensiero". Quell'azione che sollecitano le organizzazioni dei comparti produttivi, delle parti sociali, del sindacato, sollecitando politiche per il lavoro, per le imprese, per il comparto agricolo, per il territorio, per il comparto energetico, per i trasporti, per il turismo, per l'agricoltura, per le infrastrutture, per l'artigianato. Tutte attività che meritano specificatamente una puntuale segnalazione perché sono i cardini della nostra autonomia e del nostro lavoro in Sardegna.
Io non voglio, per il momento, entrare nel merito del Piano di sviluppo rurale, che tante polemiche sta suscitando per le osservazioni fatte in sede europea, mi limito a osservare che le terre più fertili della Sardegna non possono essere coltivate "a canne e a cardi" per favorire la produzione di bioetanolo. L'articolo di domenica "Canne al Sulcis" è una denuncia che attende risposte anche perché sotto la fotografia del presidente Pigliaru, in seconda pagina, Muroni chiede "vorremmo sapere cosa ne pensa il Presidente della Regione che però ancora non ha dato alcuna risposta".
A me non interessa sapere perché Guido Ghisolfi, patron dell'azienda che dovrebbe costruire la centrale biomasse a Portovesme, abbia donato, come scrive Muroni, centomila euro alla fondazione Big Bang di Matteo Renzi, a me interessa sapere se oltre al "piano canne", che devasterebbe i territori più fertili del Sulcis, la Giunta regionale è intenzionata o meno a dare il parere favorevole di valutazione ambientale, posto che una tale centrale non produce solo benzina biologica, ma produce anche elementi dannosi per la salute dell'uomo.
Ecco perchè noi del Consiglio regionale, e con noi le popolazioni, gli operatori agricoli e quelli turistici, non solo del Sulcis ma dell'intera Sardegna, vogliamo avere risposta alle domande che il direttore Muroni ha posto al presidente Pigliaru, alla Giunta regionale e alla maggioranza che lo sostiene, non solo sulle biomasse ma su tutta l'economia della Sardegna che sta andando a rotoli unitamente a quella dell'intero Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Presidente, consiglieri, la discussione sulla finanziaria è una discussione importante che impegna su un tratto di strada importante questa nostra maggioranza che, non più tardi di qualche mese fa, con l'assestamento, ha detto ai suoi corpi sociali e a tutta la Sardegna: con la finanziaria inizieremo a sperimentare il nostro modello di governo. Lo abbiamo fatto approvando il Piano di sviluppo regionale che, per questioni di tempo, la Commissione ha affrontato in modo molto ma molto veloce, e lo facciamo oggi con la costruzione della finanziaria. Per quanto mi riguarda è la prima finanziaria vera a cui partecipo perché le altre due sono state finanziarie nelle quali ho fatto da spettatore interessato, da persona che era lì umilmente a capire come funziona il meccanismo, devo dire anche seguendo l'attività di consiglieri che lavoravano molto, erano capaci e non a caso hanno individuato soluzioni bipartisan intelligenti, come la questione relativa all'IRAP.
Ma parliamo della finanziaria di oggi. Questa non è, come dice l'opposizione, una finanziaria di rinvio, ma è una finanziaria di passaggio, ed è una finanziaria di passaggio perché ha due cose importanti da definire: la riforma della sanità e la riforma degli enti locali. Due riforme che sono importanti e determinanti per far sì che questa maggioranza con il suo progetto politico ambizioso, che si vede in questa finanziaria, ottenga dei risultati importanti. Se noi non mettiamo in sicurezza la sanità e cerchiamo di razionalizzare la spesa continueremo a fare gli errori che sono stati fatti nel passato, e se allo stesso tempo non diamo la missione agli enti locali di programmare, progettare e spendere sul territorio, secondo compiti definiti, perdiamo tempo e risorse.
Questi due passaggi sono determinanti e la finanziaria è di passaggio in questo senso. Tuttavia, è una finanziaria ambiziosa che affronta le questioni. Parlo subito del problema che è stato sottolineato, la questione più importante che ci mette in difficoltà rispetto alle critiche dell'opposizione: la questione IRAP. Oggettivamente non potevamo fare di più, perché tutti noi saremmo stati molto contenti di confermare la misura IRAP dell'anno scorso che, però,, è stata decisa in uno scenario diverso, col Patto di stabilità, quindi in una situazione in cui eravamo interessati a lasciare i soldi nelle tasche delle imprese. Oggi non ci potevamo permettere di confermare quel taglio dell'IRAP perché non potevamo impegnare quelle cifre.
Questa situazione ci porta però a una riforma dell'IRAP dotandola dell'aliquota ordinaria più bassa d'Italia, non c'è nessuna impresa italiana che pagherà di meno delle imprese sarde, questo è un dato di fatto, bisogna continuare a ripeterlo. Poi che in Trentino Alto Adige, dove hanno ben altre risorse, spendano qualche centesimo di meno è una cosa di poco rilievo, però le imprese sarde rispetto a quelle del meridione e anche di tutta l'Italia pagheranno di meno. È un dato di fatto e sarebbe anche utile dircelo, perché è un merito di tutto il sistema regionale. Tra l'altro, è prevista anche l'iniziativa di sgravio totale per le nuove imprese per cinque anni, perché è giusto che dopo cinque anni le imprese diventate imprese adulte stiano alle regole degli altri, quindi c'è un intervento importante.
È poi una finanziaria che inizia ad abbozzare iniziative importanti sulle questioni turistiche, tra l'altro con un buon lavoro anche in Commissione, e con l'accoglimento di proposte dell'opposizione che devono essere prese in considerazione che sono importanti; e l'opposizione lavora a queste iniziative mettendo assieme, finalmente ce lo siamo detti in modo continuo, i fondi regionali ma soprattutto i fondi europei, dicendo al mondo e soprattutto ai nostri burocrati "spendiamo prima i soldi europei, quelli che sono fastidiosi, quelli per cui dobbiamo fare le rendicontazioni, tutte quelle risorse che devono essere messe a correre però con un programma predefinito".
Potevamo fare di più? Sì. Però ci sono già degli abbozzi di novità; ad esempio in campo industriale stiamo attivando le cosiddette aree di crisi, dimostrazioni di una politica concreta che costringe lo Stato alle sue responsabilità, alle sue leggi, a metterci le risorse, ma lo fa con una Regione che a testa alta ci mette pure le sue risorse e lo fa con le risorse del mutuo. Il mutuo in questo momento è un qualcosa di necessario, di utile, forse l'unica possibilità per mettere dei soldi in circolazione. Tutte queste paure sull'utilizzo del mutuo! Certo, anche a me sarebbe piaciuto fare una operazione a favore solo ed esclusivamente degli enti locali, ma oggettivamente è complicato spezzettare tutta questa iniziativa sui singoli comuni. Le risorse derivanti dal mutuo avranno comunque una regia regionale e della Commissione che avrà la possibilità di entrare nel dettaglio delle singole opere e analizzare le priorità.
Questa è una finanziaria, per altro, che ripristina e mantiene i fondi sul sociale, che interviene su diverse iniziative importanti e passa da un'idea di rivendicazione, che è una cosa fallita, morta, da seppellire, e tutto questo livore verso il Governo Renzi! Uno che non ha sede politica a Roma, che vive qua nel suo habitat identitario, tranquillo e sereno senza direttive, e si vede anche nelle dinamiche consiliari, credo, vi dice che non ha senso tutta questa paura verso Renzi, Renzi e ancora Renzi! Ma perché noi non iniziamo a pensare a quello che vogliamo fare, Renzi sta pensando di fare le macroregioni e la Sardegna rimarrà Regione a Statuto speciale. Fosse per me la battaglia che noi dobbiamo fare è quella di evolverci in una comunità autonoma e prenderci questa responsabilità e utilizzare anche la sperimentazione del pareggio di bilancio per dire che noi vogliamo autogovernarci.
Questa parola dell'autogoverno è una cosa bella da sentire però implica responsabilità, implica dire alle associazioni che quei soldi vanno rendicontati: ti tagliamo queste somme, non possiamo darti tutti questi soldi perché autogoverno significa che il padre di famiglia deve fare delle scelte. In fondo c'è la questione delle entrate perché noi abbiamo l'obbligo del pareggio di bilancio però abbiamo meno risorse, cosa dobbiamo fare per le maggiori entrate?
Due cose fondamentali; una in uscita che è quella che accennava il collega Sabatini sull'idea, che ho già detto anche in Commissione, che i comuni dipendano completamente dalla finanza regionale. Si è parlato non solo di un accordo in merito ma di inserire questa disposizione nello Statuto, è un'idea buona, fare sì quindi che la finanza regionale sia completamente nostra così da superare il Patto di stabilità anche per i comuni.
Sarà pur vero che i comuni in Italia sono quelli che prendono più soldi, ma sono anche gli unici soggetti che stanno dando risposte. La domanda, e me la faccio continuamente, è che cosa fa la Regione per i cittadini, che cosa fa, perché a parte la sanità noi siamo impalpabili sul territorio ma non la nostra maggioranza, la Regione, da tanto tempo.
E chiudo dicendo, appunto, come dobbiamo lavorare sulle entrate. Noi abbiamo una proposta molto chiara, che è stata indicata come una possibile soluzione dall'onorevole Anedda, quella relativa alle zone franche doganali; ragioniamo per far sì che la Zona franca doganale di Cagliari sia estesa anche gli stabilimenti SARAS e quindi a Sarroch, non è una forzatura, sono territori che sono sotto l'egida amministrativa dell'autorità portuale di Cagliari. Questo ci porta a delle possibili entrate importanti.
Questa è una maggioranza molto ma molto composita, ha delle difficoltà oggettive ad avere una sua linea, l'unica sua linea è rappresentata da Francesco Pigliaru perché il punto di unione di questa maggioranza è Francesco Pigliaru (moriasa issu non semu prusu una coalizione), questa è la realtà. Non ti sto attribuendo un merito, Francesco, perché ad esempio oggi abbiamo depositato una interrogazione dove ti chiediamo di sollecitare l'Assessore della sanità che sta facendo lo sceriffo nel Logudoro e a noi gli sceriffi non piacciono, però siamo persone leali che diciamo le cose in faccia, ti rispettiamo ma senza di te noi non siamo maggioranza.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Edoardo Tocco. Ne ha facoltà.
TOCCO EDOARDO (Sardegna). Presidente, presidente Pigliaru, Assessore, colleghi inizio rimarcando un piccolo dispiacere perché la nostra Commissione, la Commissione sanità, non ha potuto esprimere il proprio parere per dei motivi legati probabilmente a una mancata sintonia tra la Commissione e l'Assessore e questo ci dispiace, però andiamo avanti lo stesso.
Qualche piccola riflessione sui nodi storici che restano intatti e continuano a strangolare l'economia e il popolo sardo; mi riferisco alla dipendenza energetica accentuata dal blocco del Galsi, dalla crisi Russo-Ucraina, da quelle medio orientali dell'Africa settentrionale, da quella libica, che è alle porte di casa nostra. Un sistema di trasporti interni costituito da una rete viaria sostanzialmente pensata e realizzata dagli antichi romani che non riesce ad ammodernare in modo soddisfacente neppure i tratti nevralgici come nel caso, fino a oggi che abbiamo appreso la notizia, della statale 131, che prendo atto qualcosa è stato fatto.
E parlo della centrale sarda, della statale 128, in quest'ultimo caso ferma anche a causa di antiquate beghe di campanile; oppure strade non riclassificate come ci racconta la storia della Nuoro-Siniscola la quale ha quattro corsie a scorrimento veloce e barriere spartitraffico lungo tutto il percorso ma dove il limite di velocità è di 90 chilometri orari perché ancora è considerata una strada statale. E nessuno si è preoccupato di chiederne la riclassificazione, appunto, a scapito di questo e della folla di turisti che ogni estate affollano le spiagge di quelle zone e che spesso devono sopportare salatissime multe e l'esibizione del peggior biglietto da visita per la nostra Isola.
L'inerzia colpevole con la quale si continua a sopportare, in rigoroso silenzio, la nostra penalizzante condizione di insularità senza il convinto sostegno dello Stato sulle tariffe via mare e via aria per le persone e per le merci; la battaglia per la riqualificazione dei trasferimenti statali dovuti alla nostra Isola che sembra sia stata dimenticata o, quantomeno, accantonata. Così come quella che riguarda la Zona franca o i punti franchi per le merci che consentirebbero di abbattere i prezzi di molti beni e di dare un po' di respiro alle aziende e a tutte le famiglie.
Vi faccio un solo esempio; ancora oggi, per dire le cose chiaramente, la bombola di gas acquistata in Sardegna è la più cara in Italia e in Europa. Lo stesso discorso vale per le imprese operanti in Sardegna per costringerle a pagare e lasciare qui le tasse, specie quelle che sono associate a un rilevante rischio di disastro ambientale. Un altro capitolo riguarda l'incapacità, ormai colpevole, di spendere i fondi che l'Unione europea ci mette a disposizione, questione che richiede una profonda revisione della macchina burocratica della Regione; manca la capacità politica di varare e perseguire un progetto pluriennale di progresso partendo da un disegno razionale di opere pubbliche di primaria importanza, strade e ferrovie comprese, che consenta la ripartenza economica e sociale.
Nella legge finanziaria, insomma, manca un po' di respiro strategico. Nulla di concreto è scritto su come affrontare il macigno della dilagante disoccupazione, delle aree industriali in crisi dismesse o in via di dismissione, di quell'aberrante 25 per cento di dispersione scolastica che ci colloca al primo posto in Europa e che lascerà migliaia di giovani senza futuro. Giovani ai quali l'allora Renato Soru sottrasse anche quel poco di ossigeno della formazione professionale.
Se da un lato non è auspicabile il blocco della legge finanziaria, assolutamente no direi, perché così si fermerebbe l'intero sistema e si dilaterebbero i guai che già siamo costretti a sopportare, dall'altra parte c'è da aggiungere che senza un disegno strategico pluriennale, concordato con il sistema politico delle imprese e dei sindacati, alcuni dei quali come è il caso della CGIL perseverano nell'antico ormai scoperto vizio del collateralismo, ci si autocondanna a gestire la miseria della nostra gente, la disoccupazione che ha raggiunto ormai picchi intollerabili, la desertificazione demografica nei piccoli centri delle zone della Sardegna e, non solo, a rincorrere le emergenze evidenti anche nei settori d'eccellenza perchè, come sappiamo, giovani e brillanti ingegni sardi vengono mandati all'estero, con un biglietto di sola andata, ad arricchire con la loro intelligenza e le loro ricerche altre zone dell'Europa e del Nord America sottraendo all'Isola risorse intellettuali e strategiche fondamentali.
Propongo semplicemente questa riflessione: se non sapremo immaginare un futuro noi ci limiteremo a fare, supinamente, gli obbedienti ragionieri di provincia o peggio gli esattori; senza far valere la nostra storia e la sostanza del nostro Statuto speciale della nostra autonomia ci sarà spazio soltanto per una politica semplice, spicciola e per la continua rabbia crescente del nostro popolo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERI LUIGI (PD). Presidente, io credo che questa finanziaria sia evidentemente insufficiente, e lo sarebbe in qualsiasi caso, anche se il presidente Pigliaru entrasse in una cabina telefonica e ne uscisse vestito da Superman, perché è evidente la sproporzione tra le risorse a disposizione e l'operatività che ci è permessa e dall'altra parte la portata, l'ampiezza di questa crisi e l'ampiezza del bisogno della società sarda. Detto questo dobbiamo essere interrogati, evidentemente, sul come le risorse a disposizione si rendono coerenti con gli obiettivi di sostegno alla nostra economia, di sostegno alla nostra società che ci siamo dati, e da questo punto di vista interrogarsi su quali sono gli strumenti che, attraverso la manovra finanziaria e non solo, stiamo mettendo sul tappeto.
Io credo che, a fronte di questi limiti, ci sia un dato che vada riconosciuto prima di tutto a questa amministrazione, ovvero che si muove con un senso di responsabilità che orienta le risorse verso il futuro, non le disperde in situazioni che servono ad accontentare dei bacini elettorali, non gonfia il bilancio di carrozzoni destinati a foraggiare le iniziative più estemporanee, come quelle che abbiamo risolto solo poco tempo fa. È una amministrazione che ci dice invece, con coerenza e con senso di responsabilità, che dobbiamo agire dal punto di vista delle entrate, facendo delle cose che si muovono nel solco della responsabilità e non nel solco del populismo, della demagogia e del non fattibile.
Questo è ciò che risulta dall'accordo che è stato costituito a Roma sulla vertenza delle entrate, che non è un accordo risolutivo, che non significa mancato riconoscimento di quanto ci spetta, ma significa mettere un punto fermo sulle situazioni che hanno una cornice di fattibilità, su quelle ottenere degli acconti importanti che contribuiscono al respiro della nostra cassa, e da quelle partire per ridefinire tutte quelle partite che sono incorniciate nella dimensione dell'iscritto dentro i nostri trattati con lo Stato.
Trattati che, bisogna pur dire, sono stati portati a fatti, sono stati inverati dall'azione della Giunta Soru, dalla vertenza delle entrate che ha un nome e un cognome, anzi ha più di un nome e cognome incardinati in quella Giunta, nomi e cognomi che sono volutamente omessi in maniera colpevole da tutte le ricostruzioni che sul tema vengono effettuate dall'opposizione.
Credo quindi che la partita abbia dei confini molto stretti, perché poi lo sappiamo che ci sono dei limiti collegati alle difficoltà della manovra, a limiti sull'IRAP, vorremmo tutti che l'IRAP fosse più bassa, vorremmo tutti che il fondo sanitario fosse stanziato con maggiore ridondanza di risorse, eppure non possiamo. Allora il problema si sposta da una parte, certo, sulla definizione della partita delle entrate con lo Stato, dall'altra si fonda sulla nostra capacità di spendere meglio; e spendere meglio significa riformare i meccanismi della spesa più ancora di quanto non sia iscritto in finanziaria, al di là di un principio molto significativo, molto valido, che credo ci darà un forte sollievo, quello di iscrivere le somme che rinvengono dai fondi europei, dai vari fondi strutturali, dentro le normali iscrizioni di bilancio.
Penso, però, che sia necessario anche accelerare quei meccanismi di riforma della Regione che garantiscono migliore qualità della spesa; certamente sulla sanità, dove c'è un obiettivo ambizioso, forse troppo, comunque molto ambizioso, dove ci siamo detti che è possibile, attraverso economie collegate ai meccanismi d'acquisto, attraverso economie collegate alle analisi dell'offerta sanitaria, alla ristrutturazione dell'offerta sanitaria più leggera, più territoriale, meno costosa di quella ospedaliera, e non caratterizzata da ridondanze, da sovrapposizioni, arrivare al risparmio che questa manovra quantifica sul dato storico intorno ai 400 milioni. Forse troppo, ma certamente una linea di tendenza che vale la pena di percorrere e di raggiungere come obiettivo, se non annuale, quantomeno di legislatura.
E poi c'è il problema di tutti i fondi e della modalità di spesa di una organizzazione burocratica che va riformata nel profondo, che attendiamo alla prova definitiva delle prossime leggi di riforma; penso anche a quelle che non incidono direttamente sull'organizzazione regionale, ma penso che una legge urbanistica, oppure delle riforme sulla spesa che accorpino tutte le autorità che hanno un parere vincolante sul territorio, siano tutti elementi in grado di accelerare la spesa, di risolvere quei colli di bottiglia su cui anche il tentativo, per esempio, di avviare i finanziamenti per opere immediatamente cantierabili ogni volta si incaglia.
Credo che da questo punto di vista sia molto più efficace una riforma di questi meccanismi piuttosto che non l'ampiezza e la quantità dei singoli appostamenti delle voci di bilancio. È certo che poi una riforma complessiva deve riguardare anche i meccanismi del welfare; non si può, lo dico con tutta la comprensione umana che deriva dalla percezione della sofferenza delle persone che hanno dei bisogni, pensare di mantenere il canale della spesa nel solco del già fatto, e giudicare la qualità dell'assistenza, della risposta a quei bisogni solamente sulla base del metro dell'ampiezza dello stanziamento.
Non si può accettare che oggi un tentativo di riformare la spesa sociale passi per una distinzione in buoni e cattivi dei soggetti che da una parte hanno un atteggiamento vampiresco nei confronti di quelle risorse e dall'altra invece vogliono difendere allo stremo una modalità che, per alcuni aspetti di spesa, non rappresenta altro che la reiterazione di meccanismi che non traducono vantaggi sul bisogno, ma traducono vantaggi sui singoli. Mi riferisco per esempio al fatto che certi sostegni alle condizioni di bisogno non possono prescindere, per un elemento di giustizia, dalla considerazione del reddito dei beneficiari.
E dico anche che noi siamo abituati a percorrere il già detto e il già fatto, siamo abituati non da adesso, e siamo abituati anche perché riconosco che ci sono degli elementi di costrizione esterna molto gravi. Però, quando siamo abituati a sostenere il reddito delle persone sulla base di meccanismi storici che annettono la soddisfazione degli interessi alla capacità di questi interessi di rappresentarsi in forma organizzata, succede che i nostri meccanismi di sostegno al welfare continuano a essere indirizzati da quei soggetti, da quei corpi sociali, da quei gruppi di pressione, che sono gruppi di bisogno poi, e vanno riconosciuti e rispettati per questo, che però sono incardinati intorno a organizzazioni che sono in grado di rappresentarli, perché sono quelli che derivano dalle aree di crisi a tradizione sindacale organizzata, sono quelli che derivano dal parapubblico, dalle società che si muovono nel contesto dei servizi al pubblico, e di cui noi ci facciamo carico.
E lo facciamo anche in questa finanziaria perché dobbiamo rispondere a problemi urgenti e pressanti; ci facciamo carico di soddisfarli a volte andando a ripercorrere la classica risposta che è quella di pubblicizzare certe crisi che nascono invece da esigenze di tipo privato, con un problema, il problema grosso è che non siamo in grado di dare delle risposte di tipo generale a bisogni che sono simili, a bisogni che sono soprattutto delle persone che fuoriescono dal sistema produttivo fatto di piccole, piccolissime imprese, che non trovano sostegno in strumenti di sostegno del reddito, oppure a giovani che dentro il sistema produttivo non riescono a interfacciarsi.
Noi ci troviamo di fronte, e ce lo dicono anche molti temi che sono all'ordine del giorno del dibattito, senza che le pressioni, lo stimolo, la percezione della gravità della situazione sia un elemento di discredito della Giunta, a una condizione di spopolamento. L'Italia è la nazione in Europa che fa meno figli, ha 1,39 figli per donna fertile, la Sardegna ne ha 1,13, è la regione in Italia a fertilità più bassa in tutta l'Europa, questo significa spopolamento, significa che dobbiamo riconvertire evidentemente tutti i sistemi di welfare pensando a uno sguardo lungo, e non sulla base della pressione del gruppo che più è organizzato e più riesce, velocemente, a farsi sentire in Regione.
Credo che se il PD dice queste cose non le dice perché non ha fiducia nell'azione della Giunta, se Renato Soru dice con forza alcune cose lo fa non perché non abbia fiducia nella Giunta, ma perché sente su di sé una responsabilità, e tutti noi sentiamo su di noi una responsabilità per la quale abbiamo sofferenza nel non riuscire a dare una risposta con gli strumenti che abbiamo a disposizione nella maniera più completa…
PRESIDENTE. Onorevole Ruggeri, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Presidente, vorrei richiamare l'onorevole Ruggeri allo spirito del presidente Renzi: ci vuole anche un po' di ottimismo. Capisco che l'aria non sia delle migliori, ma tutti i giorni quantomeno il Presidente del Consiglio ci invita a cambiare atteggiamento. Ieri la stampa simpaticamente titolava: "prima finanziaria dell'era Pigliaru, comincia la danza". È una simpatica metafora senza dubbio, però ormai qui è già passato un anno dall'inizio di questa legislatura, ed è arrivato il momento di provare a rimettere in marcia la Sardegna, e quindi forse è arrivato il momento di smettere di danzare, iniziare a marciare e, francamente, mi dovete consentire che è difficile scorgere da questo documento finanziario come intendiate rimettere in marcia la Sardegna.
Qualcuno potrà pure obiettare, e sono sicuro che, da qui alla fine del dibattito, qualcuno lo farà sicuramente, che un anno è poco e che le responsabilità della situazione attuale sono da ascrivere totalmente al Governo che vi ha preceduto, quindi a questa parte politica, però questa, cari colleghi, sarebbe una lettura di comodo, nessuna parte politica può permettersi di fare un ragionamento di questo genere. Su questo mi piace anche citare De Andrè, che può servire a ciascuno di noi anche per farci un bell'esame di coscienza, che "anche se qualcuno si crede assolto, è comunque lo stesso coinvolto"; quindi, su questo, ogni parte politica deve fare un esame di coscienza sulla situazione che stiamo vivendo e proporsi davvero con uno spirito nuovo.
Prendo spunto dalle parole d'ordine della relazione alla finanziaria del professor Paci, dell'assessore Paci, che dice qual è la vostra idea di Sardegna, prende spunto dalla profonda crisi economica: drastica riduzione del prodotto interno lordo, aumento drammatico della disoccupazione, diminuzione delle entrate. Queste considerazioni, fate anche dai colleghi che mi hanno preceduto, sono considerazioni confermate da tutti. Prendiamo tutti ad esempio le solite relazioni del Crenos che, anche nell'ultima, conferma questa tendenza; la relazione sulla situazione economica della Sardegna redatta dalla Banca d'Italia.
La Sardegna, a giudicare dall'ultimo trimestre, dalle letture dei dati delle rilevazioni Istat non ha potuto godere nemmeno di quel fisiologico rimbalzo che generalmente ha l'economia quando vi è un cambio di Governo. Il cambio di governo regionale, quindi con la vostra entrata in carica, non ha prodotto nemmeno una prospettiva di ottimismo. E andiamo al merito. Quello che viene definito nella relazione un nuovo approccio alle politiche della spesa, quindi la programmazione integrata delle risorse può rappresentare un buon punto di partenza, però, Assessore, viene difficile capire come e quanto sviluppo potrà offrire questo approccio, se pensiamo alle difficoltà che esistono nella gestione di queste risorse.
Mi riferisco ai tempi delle erogazioni, della spendita, della programmazione, e alla complessità delle rendicontazioni di queste, tempi che i sardi, le amministrazioni locali sarde non possono più sostenere. Gli interventi dei sindaci di ieri confermano questo dato. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo accelerare senz'altro sulla semplificazione, dobbiamo accelerare e intensificare la lotta alla burocrazia, noi pensiamo che gli strumenti di ausilio, anche sulla rete, di cui la Giunta si è dotata per ricevere segnalazioni non siano sufficienti. Uno dei presupposti per rilanciare la Sardegna è la guerra, vincere la guerra alla burocrazia, vincere la guerra a tutti quei centri di potere, o di piccolo potere che frenano in qualche modo la voglia di riscatto di questa terra. Non possiamo più consentire a nessuno di mettere zeppe al meccanismo di sviluppo del sistema Sardegna.
Vorrei fare dei flash su quello che ho potuto vivere nella redazione di questo documento finanziario, e faccio riferimento per esempio al raddoppio rispetto all'anno passato del Fondo per le povertà estreme. Noi pensiamo e vogliamo dire che non è un bel segnale quello di dover raddoppiare questa spesa, perché evidentemente c'è in cuor nostro, nel cuore di questo Governo la sensazione che ci siano più persone da aiutare, ci siano probabilmente in prospettiva nuove povertà a cui andare incontro, ed è per questo che forse avete pensato di raddoppiare le risorse piuttosto che magari impegnarle in politiche di sviluppo.
Durante la sessione di bilancio, in Commissione, mi sono permesso per esempio di far presente la necessità di intervenire sulle politiche attive delle pari opportunità, di intervenire con un grande piano sulle scuole materne, di intervenire con un grande piano di servizi alla prima infanzia, da zero a 36 mesi, e questi sono i presupposti per rilanciare un'economia: avere asili nido, metterci in linea con i numeri che ci indica l'Europa, che ci indicano anche Paesi europei più sviluppati di noi in queste politiche, e da questi dobbiamo prendere esempio.
Ancora: la questione della non autosufficienza. Con noi, guardate, su questo si trova assolutamente un'assonanza di vedute, di considerazioni su quello che ha detto anche poc'anzi l'onorevole Ruggeri; siamo pronti a confrontarci su questo tema, lo sappiamo benissimo che molto spesso i gruppi di pressione difendono non solo e soltanto la facciata dell'esigenza del bisogno di più deboli, sappiamo che certi termini "gatti, volpi" qualche volta servono più alla propaganda che non alla risoluzione dei problemi; sappiamo anche però che non dobbiamo utilizzare le direttive e le regole per intervenire su una riduzione di risorse che magari non è dovuta, e lo dobbiamo fare con molta attenzione.
Ancora: la spesa sanitaria. Attenzione! Non può essere ovviamente che oltre la metà della spesa pubblica di questa Regione vada esclusivamente nella spesa sanitaria. Ce lo siamo detti in tutte le salse, ce lo siamo detti in sede di avvio della riforma del sistema sanitario, ce lo diciamo quotidianamente, però è ora di iniziare davvero, colleghi, a intervenire su questo tema e non solo a parole, ma con l'inserimento di politiche vere sui costi standard, politiche di programmazione e budgeting eccetera.
Ancora: la diminuzione delle risorse sulla gestione delle emergenze archeologiche, Assessore, e su questo vorrei porre l'attenzione di tutta l'Aula. Noi da tanti anni gestiamo le emergenze archeologiche con risorse che vengono trasferite agli enti locali, questi trasferimenti per la gestione dei poli archeologici, per la fruibilità, per il mantenimento in sicurezza e anche per l'occupazione ammontano a circa 19 milioni di euro all'anno. Ecco, una riduzione di circa 4 milioni in quel settore rischia di essere davvero un salasso, senza che vi sia per contro un'azione, una prospettiva di modifica del quadro di riferimento di questo tipo di gestione, perché il rischio è che tanti inizino a occuparsi di problemi di disoccupazione, piuttosto che di gestione del nostro tesoro archeologico.
Io credo che il dibattito su questa finanziaria ci possa servire a trovare anche, come abbiamo già fatto, dei momenti di sintesi per la politica regionale per fare delle scelte che servano, veramente, a tutta la collettività sarda, per uscire un po' anche dalla logica delle trincee della guerra di posizione; e questo non solo tra schieramenti politici, ma anche all'interno degli stessi schieramenti politici per trovare delle vie nuove per la Sardegna. Noi siamo molto critici comunque, in conclusione, su questo Documento.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pier Mario Manca. Ne ha facoltà.
MANCA PIER MARIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, è vero che abbiamo attraversato una congiuntura negativa in termini economici a livelli internazionali, ci siamo ancora dentro, siamo dentro questo famoso tunnel; è vero anche che in Sardegna la disoccupazione supera il 18 per cento. Sicuramente le responsabilità non sono nostre, ma esistono responsabilità politiche e, sicuramente, queste responsabilità politiche sono in capo, prima, a chi ha governato anche dentro quest'Aula, a chi ha governato questa Regione.
La politica secondo me esiste perché non bastano i soldi per esaudire tutti i desideri. Se avessimo i soldi non esisterebbe la politica, non si dovrebbero fare scelte, e ogni amministrazione si caratterizza proprio per fare delle scelte; e noi con questo primo bilancio, secondo me, stiamo facendo delle scelte, scelte ponderate, forse a volte discutibili, ma comunque delle scelte che ci stanno portando in una determinata direzione che è quella che noi abbiamo ribadito in campagna elettorale. È una direzione che va verso lo sviluppo e la crescita, non a parole ma nei fatti, di questa Regione.
Certo, sarebbe stato bello stravolgere questo bilancio, fare la rivoluzione, ma la rivoluzione non è possibile; esiste un continuum amministrativo che non ci può permettere di punto in bianco, schioccando le dita, di stravolgere quello che c'è. Siamo partiti da questa realtà e siamo intervenuti, quindi, su situazioni reali che vedevano anche buona parte di questo bilancio ingessato. Dico questo perché l'anima vera, a mio parere, di questo bilancio sta in fatti concreti, nei 700 milioni di mutuo, per la prima volta si fa una scelta difficile, perché poi i soldi vanno anche restituiti, ma è una scelta che ci differenzia dalle vecchie amministrazioni.
Per la prima volta noi diciamo che vogliamo costruire lavoro, vogliamo costruire infrastrutture, basta dare i soldi sempre col vecchio sistema. Tutti vengono qua in questa Regione, ognuno bussa, tutti vogliono soldi. Per la prima volta diciamo: non abbiamo eliminato questo, perché ci sono anche le situazioni che abbiamo ereditato, ma facciamo delle scelte, la scelta verso le infrastrutture e verso la crescita.
Ma questo bilancio si caratterizza anche per altri aspetti. Le battaglie verso il Governo, un Governo che secondo noi, lo dico da sovranista, non è affidabile, un minimo di risultati stanno iniziando a darli: abbiamo già incassato i primi 300 milioni. Molto c'è da fare, Assessore, e spero in lei affinchè mantenga l'attenzione sempre vigile per arrivare comunque a chiudere la partita sui debiti pregressi. È una scelta verso sempre, quello che dico, il lavoro. Anche la scelta dell'IRAP mantenuta al minimo significa che noi stiamo ribaltando un modo di vedere la politica. Stiamo dicendo: il lavoro, la crescita, far circolare i soldi diminuiscono la disoccupazione, non vogliamo dare i soldi a pioggia per accontentare quanti vengono a bussare in questo palazzo.
Che dire quindi? Le scelte le stiamo facendo, ma molto c'è da fare, e su questo siamo d'accordo, ma il bilancio era quello e da quello siamo partiti. C'è molto da fare per ottimizzare la sanità perché la sanità da sola assorbe più del 50 per cento delle risorse di questa Regione, e moltissimo c'è da fare secondo me per quanto riguarda la riorganizzazione burocratica della Regione. Ma, vedete signori, questi secondo me sono i veri argomenti che bisogna sviluppare perché qua stiamo facendo una rivoluzione, permettetemi, copernicana.
Per la prima volta stiamo dicendo: proviamo a cambiare delle regole che si sono incancrenite all'interno di questi palazzi e di questa Regione, cambiamo modo di pensare, facciamo una cosa, utilizziamo nel modo migliore i fondi comunitari, ma fare questo significa mettere mano alla burocrazia, significa rivoluzionare tutto il sistema Regione, ma questo, signori, è un nostro compito che esula da questo bilancio. Oggi siamo chiamati a vedere questo bilancio in una nuova luce, una luce di crescita e di progresso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, Assessore, non è nella mia abitudine criticare o tessere le lodi a priori. È sicuramente nella mia natura, invece, analizzare nei dettagli i programmi e valutare solo sulla base degli atti, delle scelte fatte e dei risultati conseguiti. Ecco perché, in quest'Aula, oggi in particolare che ci accingiamo a discutere ed esaminare la legge finanziaria del 2015, seguirò sicuramente questa forma mentis. Nessuna accusa spietata, nessuna accusa ingenerosa, ma non aspettatevi nessun elogio e neanche alcun riconoscimento a scena aperta. Proverò a mantenere un atteggiamento il più obiettivo possibile senza facili condizionamenti che derivano dalla nostra casacca, dai nostri schieramenti. Sono convinto che questo sia oggi quanto mai necessario, in particolare proprio adesso che siamo chiamati a confrontarci sul bilancio, ad approvare degli stanziamenti e a valutare i numerosi tagli che questa finanziaria presenta, che avranno sicuramente inevitabili ripercussioni nei confronti della società.
È, infatti, un momento sicuramente molto difficile, ma questo oramai lo ripetiamo costantemente ogni anno, è una considerazione che viene sottoscritta da tutti gli intervenuti nella discussione di ogni finanziaria. I problemi sono sicuramente quelli di sempre, ma pare che crescano proporzionalmente però con il passare del tempo. Il malessere sociale è sotto gli occhi di tutti, non ci sono certamente manifestazioni di elogio o azioni di riconoscimento, ma solo manifestazioni di protesta, che sono la cartina di tornasole di questa grave situazione.
La disoccupazione, come sappiamo, non accenna a diminuire, anzi, i dati fotografano uno scenario sempre più inquietante e strettamente legato a questo dato. Ecco, quindi, un esempio di piaga sociale: il disagio sociale giovanile, e ancora le nuove povertà e poi una crisi diffusa e generale che investe i diversi settori dell'industria fino ad arrivare alle piccole imprese. In una fase così delicata spetta a noi dare un forte segnale, capace al tempo stesso di trasmettere sicurezza alla gente. Abbiamo una grandissima responsabilità verso il popolo sardo che ha creduto in noi, tutti indistintamente coloro che sono eletti all'interno di questa Assemblea parlamentare.
Fuori dal Palazzo si aspettano tutti un grande riscatto e userei il condizionale poiché è la vostra prima finanziaria, ma le perplessità nei confronti di questo documento sono veramente numerose. Ci troviamo di fronte a un disegno di legge basato esclusivamente su una rigida filosofia dell'austerità. E mi rivolgo a lei, Assessore, l'unico presente della Giunta - anche questo è un classico degli Assessori tecnici; quando gli Assessori sono politici stanno in Aula e seguono la discussione sulla finanziaria (anche questo credo che sia un ulteriore messaggio di riconoscimento nei confronti di chi è eletto all'interno di quest'Aula), quindi vi siete ispirati a una politica improntata al rigore più severo, però stavolta in pieno contrasto con le dichiarazioni di programma di governo presentate un anno fa durante la campagna elettorale.
Mi sembra di ritornare a dieci anni fa quando l'Assessore della programmazione e bilancio si chiamava Francesco Pigliaru e il Presidente, invece, era Renato Soru. In quella circostanza Renato Soru impose all'allora Assessore un'impronta rigida e severa sulla gestione della finanziaria, ma sicuramente legata a un documento programmatico che era la linea politica dell'allora Presidente. Il risultato ancora una volta è un programma all'insegna di tagli e di riduzioni condizionate. Se la legge finanziaria avessimo avuto la possibilità di farla noi o perlomeno avessimo avuto la possibilità di partecipare, di dare maggiori suggerimenti, io sono certo che sarebbe stata completamente diversa, ma questa sarebbe un'altra storia, un'altra realtà.
Nelle condizioni attuali mi rendo perfettamente conto delle difficoltà che potete avere incontrato nella elaborazione di tale bilancio e mi rendo anche conto delle gravi difficoltà che questa maggioranza deve affrontare. L'intervento dell'onorevole Arbau è stato chiarissimo, esaustivo: non c'è una coalizione, non esiste una coalizione di Governo, esiste un Presidente che ha messo insieme un gruppo di persone che la pensano in modo completamente diverso e stanno tentando di scrivere una norma finanziaria che deve cercare, forse, di accontentare un po' tutti, ma sapete benissimo che così non è.
Sono convinto che sia necessario puntare dritti, certamente, così come avete pensato anche voi, a un risanamento del debito pubblico, ma questo non significa cancellare completamente le esigenze del popolo sardo. Su questo mi sembra che in generale si possa essere d'accordo tutti, da una parte e dall'altra dell'Aula, sono fortemente convinto che questa esigenza sia condivisa, più o meno unanimemente, ma sono certo che non è assolutamente condivisa all'interno della maggioranza. Dove ci unisce infatti la sostanza, certamente ci divide il metodo: tutto e subito.
Signori colleghi, questo punto mi sembra veramente un po' troppo ambizioso, forse è una ambizione eccessiva, in particolare perché questo vostro percorso prima di poter raggiungere lo scopo prefissato si lascerà dietro molte, troppe vittime, anzi, io direi addirittura cadaveri e colpirà duramente, questo è l'aspetto più critico e più grave, le fasce più deboli della popolazione perché chi ha le forze riuscirà a rimanere in piedi. Così come avrebbe detto Niccolò Machiavelli: "Il fine giustifica i mezzi" sostenendo che il famoso principe all'occasione deve imparare a non essere buono; mi sembra che in questa circostanza il vostro "principe" Francesco Pigliaru stia mettendo in pratica la teoria del Machiavelli, che porta e porterà sicuramente a non dare alcun tipo di risposta concreta, chiara, sicura e certa alla nostra terra e al popolo sardo.
Nelle considerazioni generali va comunque tenuto conto anche degli aspetti tecnici di una finanziaria che certifica, nel caso specifico, un fallimento totale della Giunta regionale. Non si intravede, non c'è, una politica rivolta al settore industriale. Non esiste, da un anno a questa parte, una politica energetica. Sui trasporti, assessore Paci, è meglio mettere una pietra sopra e, ahimè, forse il settore più importante su cui si voleva e si vuole richiamare l'attenzione è quello del mondo agricolo. Il futuro della Sardegna passa dal mondo agricolo.
Da un anno a questa parte non abbiamo visto nessun tipo di risultati, anzi, negli ultimi giorni abbiamo letto anche del fallimento della programmazione della politica europea, fallimento quasi totale, e delle critiche della Commissione europea nei confronti di un programma che non dà risposte concrete e non è in linea con le prescrizioni europee. Il fallimento totale di un sistema, quello del mondo dei consorzi di bonifica che avviene dimenticandosi completamente dei lavoratori di SBS; nel 2013 è stata approvata una legge con certezza triennale ma mancano le coperture per poter mantenere in piedi quella dotazione o perlomeno l'utilizzo di quei dipendenti all'interno di SBS. Non c'è, Assessore, non esiste e credo che da questo punto di vista dovremmo davvero metterci mano. Per non parlare poi della riforma delle agenzie agricole, se ne parla, se ne discute, forse perché il mondo dell'agricoltura è completamente in mano alle agenzie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Presidente, certamente la finanziaria che ci viene sottoposta non può che essere figlia di un tempo come quello che stiamo affrontando: una congiuntura internazionale negativa, un periodo buio dove si cerca di illuminare il fondo del tunnel ma, ahimè, di prospettive in questa direzione se ne vedono poche. Una finanziaria quindi che risente certamente della scarsità delle risorse, che risente dei tagli, che risente della congiuntura e che comunque dovrebbe, nelle intenzioni, descrivere una strategia per il futuro che il 24 settembre la Giunta ci diede con il Programma regionale di sviluppo, cioè quel programma nel quale vengono definite le linee che la Giunta intende seguire, un po' la summa di quelle che dovrebbero essere le iniziative da intraprendere. Quindi con l'individuazione di quei settori che poi nella finanziaria devono trovare la loro allocazione.
Io l'ho scorso, l'ho letto e da alcune considerazioni come quelle sul fallimento delle politiche industriali, certamente è una presa d'atto, in quanto voi dite che le politiche industriali che si sono sviluppate negli anni in Sardegna oggi possiamo dire che hanno fallito, la domanda che sorge è: quale alternativa noi cerchiamo di costruire per questi fallimenti?
Parlate della Zona franca, non ne parlate male, ne parlate in maniera positiva perché la individuate come uno strumento; l'istituzione della zona franca e la riforma dei consorzi industriali diventano strumenti strategici in tema di attrazione e localizzazione di nuove imprese e creazione di nuova occupazione. Questo è un punto importante perché comunque sulla zona franca, a parte - come diceva l'onorevole Anedda - le inesattezze che sono state anche dette, noi oggi abbiamo una legge regionale, un decreto legislativo che prevede che si parta dai punti franchi. Quindi la domanda è: perché non c'è nessuna previsione rispetto all'attuazione del decreto legislativo numero 75 del '98, in considerazione del fatto che voi stessi definite le zone franche come strumenti strategici in tema di attrazione e localizzazione di nuove imprese? Un conto è affermare alcuni principi condivisibili, altro è cercare di trasformarli in pratica. Quindi rimane sospesa la domanda perché non si sta procedendo in questa direzione.
Parlate dell'attrazione di investimenti esterni. Io credo che a parte gli investimenti degli Emirati o del Qatar, che dir si voglia, di altri investimenti esterni in Sardegna se ne vedano pochi, a parte quello che sta facendo Onorato per comprarsi tutti i veicoli e tutta la linea di navigazione Tirrenia e Moby, che già l'aveva.
Parlate dell'housing sociale e dite: abbiamo avviato l'housing sociale. Qui devo correggervi. State proseguendo l'housing sociale che è partito con la tanto vituperata Giunta Cappellacci, col sottoscritto Assessore dei lavori pubblici, quando abbiamo avviato un nuovo modo di intendere l'edilizia economica popolare, cercando di fare delle cose attraendo davvero capitali privati e cercando di creare strumenti che su questo potessero poi misurarsi.
Arrivo al punto più importante che mi colpisce particolarmente e che condivido. Parlate del premio Nobel per l'economia, citate spesso premi Nobel, Keynes, in questo caso Elinor Ostrom, che definisce i beni comuni o risorse di uso collettivo "ogni risorsa naturale o/e artificiale che sia sufficientemente grande da rendere costosa ma non impossibile l'esclusione di potenziali beneficiari dal suo utilizzo". Quindi definite il bene comune e dite che solo la comunità di riferimento può assegnare un valore a tale bene. In tale accezione solo le popolazioni residenti possono individuare e definire il vero valore dei propri beni. Concludete dicendo che le comunità hanno la migliore competenza per gestire i loro beni in maniera sostenibile. Giusto e condivisibile.
In finanziaria tutto questo deve trovare una sua traduzione; le comunità locali altro non sono che i comuni, non è che le comunità locali sono delle entità astratte. Ai comuni tagliate il Fondo unico, viene ridotto a 550 milioni. Tagliate 49 milioni per le accise, le ex accise ENEL che vengono portate nel capitolo del bilancio regionale. Individuate nel Fondo unico la copertura per il costo del personale delle ex comunità montane che eventualmente verrà trasferito nei comuni. Sostanzialmente mutilate le comunità locali perché se i comuni non sono messi nelle condizioni di svolgere quel ruolo che voi stessi in modo condivisibile, assolutamente condivisibile gli riconoscete, non capisco come un principio giusto possa tradursi poi in pratica. La verità è che i comuni non hanno più strumenti per poter procedere.
Parliamo del capitolo rifiuti, quindi dell'ambiente, quindi delle aree protette. Io sono un fautore delle aree protette, in particolare dell'area marina protetta. Abbiamo deliberato in consiglio comunale l'istituzione della nostra area marina protetta, vado a guardare il bilancio e vedo che non c'è nulla che incentivi i comuni affinché possano fare scelte di questo genere. Qualcuno ha parlato delle zone interne, come riusciamo a far risollevare le zone interne? L'industrializzazione è fallita, cosa resta nelle zone interne? Neanche le pluriclassi, perché vengono tagliate. Resta quello che la natura gli ha dato.
Allora, se effettivamente c'è la volontà di puntare su un indirizzo strategico a valorizzare le comunità locali, a renderle artefici del loro futuro, a renderle quindi protagoniste, è necessario che la finanziaria qualcosa in questo senso indichi e invece non indica nulla. Il discorso dei rifiuti. Si parla di un piano regionale dei rifiuti, credo che sia un'emergenza della quale la Giunta regionale deve farsi carico. Non è più pensabile che i comuni della provincia di Nuoro paghino per portare alla discarica di Tossilo 220 euro a tonnellata contro la metà che viene pagata in altre aree. Credo che a fronte di una necessità impellente come questa, che ha creato tanti problemi, che ha fatto dimettere sindaci, che ha creato subbuglio nelle comunità che si sono viste aumentare le tariffe, la Regione abbia appunto il dovere di trasformare in pratica quello che si enuncia nel Piano regionale di sviluppo e su questo siamo con voi, siamo d'accordo perché si proceda speditamente perché è un'emergenza sociale.
Nel complesso io posso andare avanti e vedere la rispondenza fra il Piano regionale di sviluppo e la finanziaria, però vorrei segnalare due cose o una cosa che mi ha particolarmente colpito. Noi qui ci siamo riempiti la bocca parlando degli alluvionati, abbiamo parlato di chi ha subito danni, di chi ha perso casa e voi stanziate 1 milione di euro per i privati che hanno subito danni dagli eventi alluvionali. Ora, poiché a seguire questo articolo nel quale individuate per questi alluvionati 1 milione di euro, stanziate per la Conservatoria delle coste, per acquisire i beni dell'ex Bonifiche sarde, 3 milioni, io ho proposto con un emendamento una cosa banalissima: prevedere 3 milioni per gli alluvionati e per il 2015 1 milione per la Conservatoria delle coste, fermi gli stanziamenti per il 2016 e il 2017, ma rispondiamo subito agli alluvionati, rispondiamo subito ai cittadini che hanno avuto danni perché con 1 milione di euro non ne usciamo! Riteniamo che sia un ragionevole indirizzo, non stiamo chiedendo risorse aggiuntive, il mio emendamento non prevedeva che dovessimo tagliare da altre parti, che dovessimo aggiungere soldi...
PRESIDENTE. Onorevole Carta, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Presidente, devo dire che ho intenzione di affrontare con un metodo particolare questa discussione. Voglio depurarla dalla polemica, voglio astrarmi un pochino dal ruolo che dovrebbe mettermi in forte contrapposizione con i colleghi della maggioranza che ci stanno proponendo, attraverso la Giunta, questo provvedimento. E ho apprezzato, inizio così, il pragmatismo con cui il collega Ruggeri ha tracciato le linee di questa proposta che si basa sul fatto che è scadente la manovrabilità che il nostro bilancio offre a chi voglia proporre delle politiche, perchè richiederebbe infatti un livello di dialogo, una perizia nel maneggiarla che vada oltre gli aspetti della polemica, quindi depurata dal giudizio su quanto è avvenuto prima, depurata dalla sterile proposta propagandistica di chi si confronta semplicemente da posizioni differenti senza approfondire dove e perché sono differenti.
Occorre quindi entrare più nel merito, valutare con maggiore attenzione qual è la qualità delle soluzioni proposte. Debbo dire, l'ho già detto nel mio primo intervento sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente, che già allora non si ebbe la sensazione che la ricetta che si intendeva proporre fosse compiuta, non ho avuto la sensazione che il disegno, l'idea che si aveva di Sardegna fosse così delineata come si era preannunciato. Preso atto di questo, anche se credo che nessuno di voi si sogni neppure di dire che non era così, ritengo si sia però anche impiegato male quel tempo che era stato concesso per il fatto che lo scorso esercizio finanziario non era stato predisposto da voi, non era stato programmato da voi.
Io debbo dire che mi sarei aspettato di più; la qualità, anche la riconosciuta professionalità di alcuni esponenti della Giunta mi lasciava sperare che il giudizio potesse essere migliore di quello che mi tocca dare dopo un anno di legislatura. Perché alcuni aspetti, alcuni elementi su cui necessariamente dobbiamo e devo entrare sono assolutamente scollegati dall'attività di questa Giunta. È triste constatare che tutte le politiche del lavoro sono state abbandonate alla sola speranza della youth guarantee della Garanzia giovani, che altro non è che la modalità con cui si intende organizzare il sistema pubblico e privato dei servizi per il lavoro.
È complicato anche paragonare la proposta delle politiche attive di questa amministrazione con risultati già ottenuti, manifestati, goduti dalla cittadinanza nel mandato precedente. È difficile dire che si possa persino osare paragonare quanto fatto nei cinque anni precedenti con una manciata di tirocini che, faticosamente, dopo mesi di istruttoria, probabilmente partono tra il mese di febbraio e il mese di marzo del 2015. È poca cosa rispetto non solamente a quello che, si intuiva dalle vostre parole, poteste proporre, ma anche poca cosa rispetto a quello che semplicemente potevate copiare.
Era sufficiente prendere nota di quanto è avvenuto in materia di TFO, in materia di piani di inserimento professionale, in materia di master and back. Io domando, a chi di voi c'era la scorsa legislatura, quanti da quei banchi si sono stracciati le vesti perché sulla misura più importante della scorsa programmazione c'erano a volte meno di 20 milioni di euro. È impossibile trovarne traccia, è impossibile ricondurre all'azione di questa Giunta purtroppo un solo risultato. Meno male che non state facendo funzionare l'osservatorio del mercato del lavoro, diversamente non so quale statistica si potrebbe fare sui magri numeri di incontro tra domanda e offerta.
Colleghi, il mondo del lavoro è cambiato, e così come è cambiato il mondo del lavoro è cambiato il mondo dei servizi per il lavoro, ciò che voi state cercando di portare a rimedio di tanti anni di precariato che avete offerto ai dipendenti dei CISL è uno schema dei primi anni 2000, è dell'inizio del millennio, è uno schema ormai archiviato; i moderni sistemi di servizio per il lavoro parlano di psicologia sociale, parlano della capacità di placement rivolta prevalentemente all'aspetto psicologico di adattamento di queste risorse umane al mercato di lavoro. Voi state ancora parlando di nuovo impiego, voi state ancora parlando di domanda-offerta per meccanismi istituzionali che sono stati archiviati dalla storia.
Io con benevolenza offro, anche da parte dei colleghi, la disponibilità, come abbiamo fatto in Commissione dove ci viene chiesta costantemente una mano, noi vi diamo una mano, è sufficiente dire: "non ho capito, non lo so fare, non sono in grado"; perché un gesto così alto di umiltà, che sarebbe apprezzato da tutti, non arriva dalla vostra proposta che invece si presenta come confezionata, come una proposta in grado di rivoluzionare le sorti della Sardegna? Nei principali siti industriali non sanno chi siete, nei principali luoghi produttivi della Sardegna ignorano persino la vostra esistenza politica, quando ho chiesto se certe cose fossero state spiegate all'Assessore mi è stato risposto: "purtroppo non abbiamo avuto la sensazione che ci abbia capito".
Devo dire con onestà (queste sono parole riportate da management di alto livello), voi lo sapete, che io non scherzo, voi sapete che io sono molto serio, farò i nomi se necessario, li farò però se li faccio, colleghi, rischiereste di restarci male, perché posso essere più circostanziato. Se volete possiamo ragionare del perché il Segretario del Partito Democratico è andato a Porto Torres a dire che l'esperienza dell'ENI in Sardegna è finita, sdoganando rispetto all'impegno preso di 500 milioni di euro.
Chi è il segretario del PD per dire che 500 milioni di euro, che servono alla Sardegna e che servono al nostro sviluppo, possono essere sdoganati? Chi è il segretario del PD per dire che tutto il sottosviluppo che ci è stato regalato è quello, invece, un dono per la Sardegna? Cari colleghi, non è questo il luogo delle polemiche, questo è il luogo in cui occorre essere costruttivi, il luogo in cui offrire delle soluzioni, ve le stiamo offrendo, puntate su altro; non puntate su un meccanismo di sistemi per il lavoro pubblici e privati, mi spiace se tocco la sensibilità di qualche collega che non ha fatto altro che dare ossigeno a un obsoleto e dimenticato sistema di agenzie formative che si devono trasformare in agenzie per il lavoro, non fermiamoci a questo perché non è il giorno della polemica ma è il giorno in cui essere costruttivi rispetto alle sorti della Sardegna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, il giudizio che noi diamo di questa finanziaria mi sembra che sia in qualche modo chiaro: è una finanziaria totalmente asfittica, priva di nerbo, inadeguata, priva di profondità; credo che il segno tangibile di queste deficienze in questa finanziaria stia anche nell'assenza fra i banchi della Giunta innanzitutto del Presidente ma poi anche di importantissimi Assessori, c'è una distrazione nei confronti di questa discussione che, evidentemente, è in linea con la scarsità degli strumenti messi in campo da questa legislazione per cercare di alleviare le sofferenze di questa Sardegna che, troppo spesso, viene maltrattata.
Credo che le difficoltà partano da una cornice legislativa e finanziaria patologica che è caratterizzata da questi benedetti o maledetti rapporti con lo Stato che sono del tutto insoddisfacenti, per utilizzare un eufemismo, ma se dobbiamo dirla tutta sono rapporti che stanno provocando danni alla nostra Isola, alla Sardegna. Lo diciamo noi, esercitando il ruolo di opposizione, ma lo dicono anche i potentissimi consiglieri di maggioranza, i tanti consiglieri di maggioranza che si sono riuniti e hanno puntato il dito contro l'insufficienza o la dannosità dei rapporti che il Governo regionale oggi ha con lo Stato.
Rapporti che erano già problematici nel 2005 ma anche prima, ma nel 2005 sono sicuramente peggiorati sotto il profilo finanziario, e quando peggiora il profilo finanziario peggiora anche l'economia e peggiora la politica; sono peggiorati a causa di interpretazioni bizzarre dello Statuto fatte da parte dello Stato. Ecco il metro, la matrice, la cifra dei rapporti fra il Governo regionale e il Governo statale: la mancanza di reale collaborazione, non c'è collaborazione e non si vuole cercare da parte dello Stato una reale collaborazione; e continuiamo poi con l'accordo del luglio 2014 che rinuncia ai ricorsi contro lo Stato, ricorsi fondati, azioni giudiziarie legittime e fondate.
E dobbiamo sottolineare che il Governo Cappellacci ha lasciato un bilancio sano, certificato sano tra le altre cose, non dichiarato sano da noi, credo che chi governa la Sardegna oggi debba smetterla di governare con la testa rivolta all'indietro cercando di trovare nelle azioni o nelle mancate azioni del passato la causa dell'incapacità di affrontare i temi che affliggono negativamente la Sardegna: governando col torcicollo si ha difficoltà a vedere l'orizzonte, si ha difficoltà a vedere il piano d'azione, il piano sul quale ci si deve confrontare, si diventa strabici, cerchiamo di guardare avanti.
Mi pare che il tratto saliente di questa finanziaria sia la scarsa attenzione o, meglio, la mancata aggressione nei confronti dei veri nodi dello sviluppo, degli ostacoli strutturali, ciò che veramente impedisce a questa Sardegna di decollare. Sui trasporti, sulla continuità territoriale interna ed esterna, sull'energia, sulla deindustrializzazione, credo che ci sia un'attenzione non sufficiente, molti annunci, annunci di studi, di approfondimenti, di indagini, di attenzione nei confronti dei problemi, però pochi strumenti pragmatici messi in campo, tutto evanescente.
Credo che questa situazione sia aggravata da una chiusura a riccio non tanto del centrosinistra che governa la Regione quanto dell'Assessore, perché abbiamo notato che il centrosinistra comunque in certe frange ha la voglia e la volontà di collaborare con l'opposizione, ha la voglia di condividere dei percorsi mentre il Governo regionale non ha altrettanta voglia. Tutti i contributi della minoranza o quasi tutti sono stati respinti in modo anche brusco, a volte, al mittente, sono stati destinati tutti, o quasi tutti (lo vedremo poi quando discuteremo gli articoli e gli emendamenti), al cassonetto della raccolta indifferenziata della politica, ma li riproporremo in Aula spero con maggiori fortune.
Una cosa poi che balza agli occhi, evidentissima, è la scarsa attenzione nei confronti del mondo produttivo e del mondo dell'impresa, dell'artigianato, del commercio, del turismo, dell'edilizia, dell'agricoltura, che paiono insufficientemente analizzati, visti, approfonditi e per i quali non c'è, all'interno di questa finanziaria, l'attenzione che questi temi meritano. Non parlo dell'IRAP, perché la mia collega Alessandra Zedda e molti di noi hanno già affrontato questo tema, però il nodo dell'IRAP è un nodo che avrebbe avuto necessità di essere affrontato in continuità con gli strumenti messi in campo dalla giunta Cappellacci. Con la condivisione della opposizione di allora per altre cose.
Oggi, le misure dell'IRAP fanno mancare o rischiano di far mancare 80 milioni di euro al settore produttivo e questo, ovviamente, comporterà dei risultati molto dannosi, non soltanto per l'economia, ma anche per la società sarda. Queste sono cose che non diciamo soltanto noi dell'opposizione, ma le dice anche la maggioranza con le relazioni per esempio della quinta Commissione che fa un'analisi spietata, ma lucida, della distrazione di questo Governo regionale nei confronti delle attività produttive.
Avrei voluto evitare di parlare della sanità ma due cenni li voglio fare; abbiamo perso tanto tempo in una finta riforma, una riforma confusa che serviva soltanto per commissariare le aziende. Bene, le aziende sono state commissariate ma, a seguito dei commissariamenti, l'Amministrazione regionale ha fatto una serie di pasticci che in qualche modo gridano vendetta; e ci riferiamo alla nomina dei direttori amministrativi, nomine problematiche non soltanto a Sassari ma in tutta la Sardegna. Nomine che sono esterne mentre secondo l'articolo 9 della riforma avrebbero dovuto essere soltanto interne, con facenti funzioni per le cariche di direttore amministrativo, quelle interne sono fatte nei confronti di soggetti che non hanno i requisiti previsti dalla legge numero 10, io credo che comunque qualcuno debba riflettere su questo problema e credo che questo problema verrà anche analizzato da altri soggetti, purtroppo.
Le politiche sociali che emergono da questa finanziaria poi sono politiche di tagli feroci, politiche veramente devastanti, i tagli per i non autosufficienti, quelli della "162" sono all'ordine del giorno delle polemiche fortissime che vengono condotte non soltanto sulla stampa, ma anche nelle strade, nei territori. Ora, ci sono delle promesse che debbono essere mantenute da parte dell'Amministrazione regionale e noi vigileremo affinché effettivamente in Aula poi questi i fondi vengano ristabiliti e vengano riproposti. Non voglio però strumentalizzare questi temi perché è sempre un fatto antipatico strumentalizzare la sofferenza e il disagio.
Il giudizio quindi non può che essere negativo, non può che essere negativo perché non crediamo che ci siano all'interno di questo strumento gli elementi per dare un nuovo orizzonte alla Sardegna, per risollevarla da una situazione economica e sociale molto difficile, non crediamo assolutamente che vi siano. Ma, nonostante tutto, siamo positivi, sono positivo, io e i miei colleghi siamo positivi, perché credo che la nostra voglia di collaborare, la nostra voglia di starvi a fianco nel cercare di disegnare uno strumento finanziario migliore, possa trovare accoglimento, seppure parziale, quando discuteremo gli articoli e gli emendamenti. Siamo fiduciosi che soprattutto all'interno della maggioranza ci sarà la voglia di ascoltarci e la voglia di sentire i nostri suggerimenti e soprattutto di accoglierli laddove i nostri suggerimenti…
PRESIDENTE. Onorevole Tedde, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Antonello Peru. Ne ha facoltà.
PERU ANTONELLO (FI). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, Assessori, colleghe e colleghi, la prima legge finanziaria del presidente Pigliaru più che il primo atto di un nuovo cammino per la Sardegna rappresenta la prima vera occasione per valutare rendimenti e operato della Giunta e della maggioranza. Mi sembra del tutto evidente che le valutazioni fin qui formulate sulla manovra 2015 sono tutt'altro che positive. Di sicuro il giudizio è ben al di sotto di quello attribuibile a una qualunque delle pluriclassi che vi accingete a chiudere a Gesico, a Escolca o a Santa Maria Coghinas.
Infatti, i giudizi espressi sulla manovra dai sindacati, dalle organizzazioni, dalle imprese, da quelle di categoria, passando per le diverse associazioni interpellate, non lasciano spazio alle interpretazioni e tutti dicono che questo Governo e questa maggioranza dimostrano di non avere un'idea di Sardegna e propongono, dunque, una finanziaria senza una strategia e senza un'anima. A onor del vero, un giudizio positivo la legge finanziaria l'ha però registrato ed è quello formulato all'unisono da Confartigianato e CNA. Con tutta probabilità però i vertici regionali degli artigiani hanno preferito mostrare una qualche riconoscenza ai manovratori piuttosto che entrare nel merito delle misure contenute in una manovra che rischia di affossare un settore che vanta il record italiano delle imprese cessate.
È difficile infatti comprendere come sia possibile che i circa 40 mila operatori dell'artigianato possano dirsi soddisfatti per la cancellazione del taglio dell'IRAP, per la riduzione degli stanziamenti ai fondi di garanzia dei Consorzi fidi, e per il generalizzato blocco dell'edilizia che è stato aggravato dal definitivo affossamento del Piano casa. Di certo dunque l'artigianato, nonostante le dichiarazioni dei dirigenti di categoria, non rappresenta un'isola felice nella palude stagnante del sistema economico sardo. Un sistema economico che difficilmente riuscirà a ritrovare la strada della ripresa con questa legge finanziaria. Mentre è sicuro che il bilancio regionale ritrova invece l'antica pratica dell'indebitamento attraverso il ricorso al mutuo.
Uno strumento mai utilizzato nella passata legislatura in Regione, e rappresentato come un autentico tabù dal centrosinistra che faceva opposizione alla Giunta Cappellacci. Oggi invece il mutuo ci viene riproposto come una buona prassi per favorire gli investimenti e come una irrinunciabile opportunità da cogliere in tempi di scarsità di risorse e degli interventi dei privati. Così abbiamo anche assistito all'incremento dell'importo del mutuo da contrarre che è passato dagli originali 600 milioni di euro agli attuali 700 milioni di euro.
Denari destinati a un non meglio identificato Piano regionale delle infrastrutture, che prevede interventi nell'edilizia scolastica, nel sistema viario, nelle infrastrutture portuali, nel sistema idrico, nel settore dell'idrico multisettoriale, e per le opere di mitigazione del rischio idrogeologico. Cioè questo significa che non c'è un Piano regionale delle infrastrutture, ma siamo davanti soltanto all'indicazione di una serie di generici paragrafi che lasciano alla Giunta l'individuazione delle opere da realizzare.
Sul punto, cari colleghi, mi sento di osservare che a fronte dei 500 euro di debito aggiuntivo, che il mutuo pone in capo a ogni sardo, sarebbe più opportuno allargare la partecipazione alla scelta su come spendere questi 700 milioni di euro. Quindi propongo che non solo il Consiglio regionale, ma anche gli Enti locali abbiano voce in capitolo nell'individuare le opere da realizzare per colmare il gap delle infrastrutture nella nostra isola.
Un divario che, per sua natura, andrebbe colmato con le risorse dello Stato, piuttosto che con l'indebitamento regionale, e che dovrebbe anche portare all'individuazione di una grande opera strategica per scongiurare il rischio di una parcellizzazione degli interventi e di una eccessiva frammentazione delle opere che non si possono tradurre in un contenitore di cantieri, più o meno necessari, o peggio di interventi a chiamata diretta o mediata.
Perché, a essere sinceri, anche di recente abbiamo avuto esempi di discrezionalità nell'attribuzione delle risorse per le opere pubbliche che hanno impedito, tra l'altro, l'assegnazione delle somme necessarie a riparare i guasti dell'alluvione e della calamità naturali di questa isola. Alla Sardegna quindi servono investimenti utili e opere finalizzate a migliorarne la competitività a livello di infrastrutturazione, aiutando così i cittadini e le imprese a ritrovare la strada virtuosa della crescita e del lavoro. Crescita e lavoro che per noi passano per l'unico soggetto che può garantire l'occupazione, lo sviluppo, i consumi, cioè l'impresa.
È quell'impresa che in questa finanziaria vede tradito l'impegno della riduzione dell'IRAP nella misura del 70 per cento, così come era stato stabilito nel 2013 e 2014. Così viene meno anche il taglio della più odiosa delle imposte e si rompe il rapporto di fiducia con le imprese che, fidandosi della continuità istituzionale, avevano programmato anche per l'anno in corso quell'alleviamento fiscale che aveva registrato il consenso bipartisan in questo Consiglio regionale, anzi nel precedente Consiglio regionale.
E quindi energia, credito e trasporti sono i temi sui quali la manovra non incide e la Giunta tentenna, la Giunta cioè non sceglie, non traccia un percorso politicamente credibile e realizzabile in grado di restituire la speranza e la fiducia al popolo sardo. Servono al contrario scelte immediate sull'energia il cui costo in Sardegna supera il 50 per cento della media europea, serve una scelta chiara sul metano e il suo sistema di approvvigionamento sull'Isola e, allo stesso modo, i 5 milioni di euro assegnati al fondo rischi per i Consorzi fidi non sono una misura adeguata per garantire il sostegno alle imprese e dare forza al sistema produttivo isolano dinanzi alle avverse condizioni del mercato creditizio.
Così anche la continuità territoriale merci, che viene dimenticata dalla manovra dalla Giunta, certifica invece l'inadeguatezza della politica dei trasporti fino a oggi promossa dall'esecutivo Pigliaru ormai incapace di fronteggiare i monopoli del mare, i signori dei cieli e anche i collaudatori dei treni. Affrontare i temi dell'energia, del credito e dei trasporti significa davvero mettere le premesse per realizzare in Sardegna un piano straordinario per l'impresa, perché rimettere l'impresa e la produzione al centro del nostro agire è una necessità non più derogabile in tempi in cui il sistema degli ammortizzatori sociali dimostra di non reggere più.
E ai cassaintegrati e ai sardi che sono in mobilità gli diciamo che mancano 174 milioni di euro di sussidi a valere dal 2014, e il dato credo rappresenti più di ogni altra considerazione la drammatica situazione in cui versa l'isola; una situazione che sicuramente ci obbliga a ricercare insieme le più efficaci soluzioni contro la profonda crisi che compromette il futuro economico e sociale della nostra terra.
Ed è per questa ragione, cari colleghi, che ritengo debbano essere ricercati gli opportuni spazi politici per migliorare la manovra finanziaria che ha registrato, questo è necessario dirlo e sottolinearlo, già nel confronto in Commissione alcune importanti modifiche in positivo insieme alla minoranza. E quindi non servono né pezze né rattoppi e neppure forme di discrezionalità eccessiva come quelle che continuano a persistere in alcune parti di questa manovra, figlia di un accordo con lo Stato che è nato già morto.
Quella intesa è già superata perché questa finanziaria ha come premessa la certificata riduzione delle entrate per gli effetti della crisi del sistema economico sardo. Una premessa che porta alla conclusione che la vertenza entrate è tutt'altro che chiusa e che, anzi, deve essere riaperta e rilanciata per garantire alla Regione maggiori spazi di compartecipazione delle entrate che le sono proprie e sono proprie dei sardi. Questo è però il tema che rischia di diventare una questione tutta interna alla maggioranza piuttosto che questione divisiva con l'opposizione. Ed è questa però tutta un'altra storia, cari colleghi, che emergerà con più chiarezza all'indomani dell'approvazione della legge finanziaria, quando cioè la Giunta e il Presidente faranno i conti con il loro azionista di maggioranza, prima ancora che con l'insoddisfazione di tutti i sardi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luca Pizzuto. Ne ha facoltà.
PIZZUTO LUCA (SEL). Presidente, noi pensiamo che nel momento in cui si fanno atti di programmazione di questo tipo sia necessario sempre riflettere e concentrarsi sul contesto in cui siamo vivendo e sulla eredità che, in qualche modo, ci viene lasciata. E viviamo in un contesto globale che è, come dire, terrificante: c'è una guerra verso il lavoro, verso le categorie delle povertà, c'è una guerra verso le autonomie locali, c'è una guerra globale verso tutte quelle strutture di democrazia, di vicinanza al cittadino che tutelano e vogliono agevolare la cultura e la crescita delle persone che è totale, e in tutto questo c'è la Sardegna e l'eredità che la Sardegna riceve dal passato.
E io penso che in qualche modo la nostra condizione siaparagonabile a quella di Elzéard Bouffier, lo straordinario personaggio del libro di Jean Giono "L'uomo che piantava gli alberi" che, trovandosi in mezzo al nulla, in un territorio abbandonato, devastato, dove non cresce nulla, ha il compito di riprendere a seminare, di riprendere a coltivare in modo instancabile.
Io credo che nessuno di noi nella maggioranza, e nemmeno nella Giunta, abbia usato toni trionfalistici sulla finanziaria perché non siamo dei venditori di fumo; abbiamo usato toni di sobrietà nella consapevolezza che questa finanziaria inizia un percorso di semina del futuro e cerca di rimettere in ordine le cose che, in modo abbondantemente disordinato, abbiamo ereditato. Ci sono comunque dei solchi estremamente importanti; la prima cosa è che questi sono soldi veri, perché chiunque ha avuto rapporti nell'ultimo decennio con la Regione Sardegna ha vissuto a credito nei confronti della Regione, perché voi sapete bene che, un po' per il Patto di stabilità un po' perché in alcuni casi i bilanci si sono fatti con soldi non esattamente presenti nel modo in cui dovevano essere presenti, noi abbiamo debiti nei confronti di associazioni, cittadini, scuole su progetti che durano da anni con gente che vive a credito nei confronti della Regione.
Un elemento cardine di questa finanziaria è che ci sono soldi veri che liquidiamo nel giro di poco tempo ed è un elemento estremamente importante che incide nella vita delle persone.
L'altro elemento è che stiamo vivendo in una congiuntura economica dove si deve tagliare la spesa, non si possono fare investimenti, i comuni non hanno i soldi per rifare le strade; noi facciamo una scelta certo complessa, difficile, ma io penso, noi pensiamo, anche coraggiosa che è quella di accendere un mutuo. Ed è questa una misura anti sistema che va contro l'assetto globale che stiamo vivendo, perché ci concentriamo sugli investimenti che possono produrre lavoro e che possono creare infrastrutturazioni importanti nella nostra Regione.
Un altro aspetto attiene al fatto che noi non spendiamo i fondi europei; questa è una nostra vergogna, che ci coinvolge da quando esistono i fondi europei, questa finanziaria li mette al centro e cerca di creare le condizioni all'interno della Regione perché questi soldi possano essere spesi e utilizzati al meglio. Eppure viene descritta da parte di molti colleghi consiglieri come una manovra che non apre prospettive, che non crea speranza, che non dà risposte alle categorie sociali; certo, avrà dei limiti ma delle risposte le dà.
Io voglio citare qualcuna di queste risposte, che ritengo molto importante, perché nella nostra campagna elettorale noi ci siamo concentrati sull'istruzione e sulla scuola, sull'importanza del valore dell'istruzione: la semina più importante che un'istituzione può fare per il futuro della propria terra; e noi rispetto alla situazione che abbiamo ereditato stiamo raddoppiando il finanziamento per le borse di studio universitarie, portando la copertura sopra la media nazionale, e questa è un'innovazione importante, una risposta vera che diamo ai nostri ragazzi nei territori; stiamo reinserendo le borse di studio per gli alunni delle scuole di primo e secondo grado che erano state cancellate, stiamo inserendo i libri di testo gratuiti per chi non se li può permettere, stiamo mettendo a correre soldi per l'abbandono scolastico, che è un cancro feroce presente nella nostra Isola, stiamo mettendo a correre soldi per l'edilizia universitaria per consentire agli studenti universitari di avere poi case dello studente in cui poter andare.
Stiamo investendo in alcuni settori strategici della cultura come il cinema e lo sport perché stiamo incentivando le attività sportive a scuola e stiamo mettendo a correre soldi per dare strumenti alle librerie indipendenti che oggi, soffocate dalla grande distribuzione, stanno chiudendo lentamente e sono presidi culturali importanti soprattutto nelle periferie, stiamo mettendo a correre un milione di euro per scavi archeologici, non c'è mai stata una cifra simile su questo tipo di attività.
E anche in altri settori stiamo cercando di dare dei segnali; per esempio, il settore della piccola pesca e della pesca artigianale che vive una condizione di difficoltà enorme rispetto alla pesca a strascico e a certi sistemi di pesca impattanti, chiede a gran voce che ci siano strumenti per potersi difendere, fa ridere forse ma è la realtà, dai delfini che rompono le reti e non consentono una pesca serena. Noi stiamo prevedendo un fondo che consenta a questi pescatori di avere un rimborso in caso di danno.
Stiamo lanciando la sperimentazione della coltivazione della canapa a basso contenuto di THC nei territori in cui c'è stato uno sfruttamento industriale impattante; stiamo facendo ripartire il Servizio civile regionale, dando un'opportunità a diverse centinaia di giovani nella nostra terra; stiamo dando una risposta concreta e vera ai più di quattrocento lavoratori in utilizzo impiegati nei nostri comuni e in molti enti locali. Stiamo cercando di seminare il cambiamento e di costruire strumenti che ci consentano di poter governare le difficili e feroci emergenze che abbiamo in questo momento, senza toccare i più deboli, perché quell'ipotesi iniziale che c'era di risparmio su alcuni capitoli (come la "162"), dopo una riflessione, dopo l'ascolto che questa Giunta e questa maggioranza danno, è stata cambiata, non ci sarà più questo taglio.
Poi siamo consapevoli di tutti i limiti posti alla spesa; sappiamo di agenzie regionali che andrebbero modificate, di società in house che andrebbero completamente riorganizzate, ma è un lavoro che da questo punto di vista stiamo iniziando e che speriamo ci metterà nelle condizioni di poter cambiare e fornire strumenti ancora più innovativi nel futuro. Noi pensiamo che il prossimo passo, per esempio, dalle azioni che stiamo portando in campo sulla rivisitazione della spesa sanitaria e degli sprechi che ci sono alla Regione, sia quello di creare un reddito minimo di cittadinanza che non c'è in questa finanziaria, ma ci sono altri strumenti e c'è, anche su questo, un percorso di cui spero poi parlerà il Presidente in Aula.
Si mettono in campo quindi strumenti importanti per difendere la nostra gente da questa crisi feroce che non sta dando tregua e non ci sta consentendo un sereno sviluppo delle nostre vite; ci stiamo impegnando per cercare di seminare un cambiamento e per inserire elementi di novità nella vita sarda, contemplando il fatto che non siamo noi in quanto centrosinistra la panacea di tutti i mali, ma ci stiamo mettendo tutto l'impegno possibile e stiamo cercando di programmare il futuro, perché è solo programmando il futuro per tempo, e non con i proclami, come siamo stati abituati per qualche anno, che avremo la capacità di uscire da questa situazione difficile.
Permettetemi poi di ringraziare due persone che su questa finanziaria hanno lavorato molto: l'assessore Paci e il presidente della Commissione, Sabatini, che hanno fatto un importante lavoro di tessitura, hanno ascoltato, hanno creato le condizioni affinché questa finanziaria fosse una buona finanziaria. Di conseguenza discordo un po' da chi dice che noi siamo una coalizione solo perché c'è il presidente Pigliaru; il presidente Pigliaru è l'elemento fondante di questa coalizione, ma noi siamo in questa coalizione perché ci sono affinità politiche con le persone che abbiamo intorno, con le persone con cui stiamo condividendo questo percorso. E non è vero che non stiamo andando nei luoghi del lavoro e nei siti industriali, non è vero che non ci conoscono, perché per esempio gli operai Alcoa sanno perfettamente chi siamo e come abbiamo riaperto quella vertenza, e lo stesso discorso vale su altri settori.
Questa coalizione, che è anche giovane dal punto di vista dell'esperienza politica, perché molti di noi sono alla prima prova e anche alla prima finanziaria, si sta impegnando e sta cercando faticosamente di mettere in atto elementi di innovazione. Noi crediamo che questa finanziaria sia una finanziaria positiva, che inserisce importanti elementi di novità nella vita delle persone, ma siamo consapevoli…
PRESIDENTE. Onorevole Pizzuto, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Luigi Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO LUIGI (PD). Presidente, farò alcune velocissime dichiarazioni su questo Documento che stiamo approvando (la prima finanziaria della maggioranza di centrosinistra), predisposto in un momento di grande difficoltà, all'indomani di una serie di tagli operati a livello regionale nei confronti di tutti gli enti locali e, a monte, nei confronti di tutte le regioni italiane, quindi con una conseguente difficoltà oggettiva a dare risposte a una situazione difficile della nostra economia. Ci sono però, secondo me, molti elementi che vanno subito evidenziati di positività, in particolare di come in questo primo anno questa Giunta ha gestito il suo ruolo di governo della Regione, innanzitutto nel rapporto con il Governo nazionale.
È evidente il taglio diverso che hanno impresso sia il presidente Pigliaru che l'assessore Paci. Voglio solo ricordare che nella riunione di ieri con il CAL, tenuta a cinque anni di distanza da quella di Oristano, si è potuto parlare, seppure in un quadro di difficoltà oggettive e complessive, di un Patto di stabilità che è stato rimesso in discussione, e quindi della possibilità di dare risposte interessanti agli enti locali e al mondo della nostra economia. Cinque anni fa noi, in quella stessa identica riunione, ci trovavamo a discutere del trasferimento del G8 da La Maddalena a L'Aquila, capite la differenza delle situazioni .
Abbiamo quindi una Giunta, un Presidente che interloquiscono con il Governo con la schiena dritta ma, principalmente, con la competenza che è necessaria in questi frangenti. Oggi si stanno predisponendo le condizioni per poter pagare la gran parte di quegli arretrati al mondo economico e alle imprese di cui abbiamo parlato per cinque anni in questa sala. Ci siamo detti tante volte che tante imprese stavano chiudendo per colpa del pubblico che non pagava quanto dovuto per i lavori appaltati e conclusi.
Diciamo che si sta chiudendo con il Patto di stabilità, si stanno creando cioè le condizioni perché i soldi che si hanno si possano spendere, non è un dato di poco conto, è un dato fondamentale che non può assolutamente essere dimenticato. Si sta riducendo il debito della Regione e create quindi le condizioni perché si possa accendere quel mutuo di cui tanto si è parlato; e quel mutuo ha consentito di poter scaricare su quella parte determinati investimenti e liberare risorse per dare risposte a quel problema di cui qualcuno parlava, che pure c'è e non possiamo ignorarlo, delle povertà estreme che aumentano, e della risposta alle emergenze sanitarie che sono comunque assolutamente da affrontare e da non ignorare.
E dispiace sentire certi colleghi in quest'Aula che, dai banchi dell'opposizione, usano toni assolutamente inopportuni, in particolare da parte di chi critica dei propri colleghi. Io che sono seduto su questi banchi da cinque anni, pur avendo da ridire sull'operato di ciascuno, non mi sono mai permesso in quest'Aula di parlare, si direbbe dalle mie parti, a manu tenta, contro qualcuno che lavora in questa Regione. Parlo con l'Assessore e gli dico: "Guarda che in quel settore c'è qualcosa che non funziona, affrontalo", questo non è un posto dove possiamo additare qualcuno, credo che sia assolutamente inaccettabile.
Ed è inaccettabile anche, ma questa è una risposta più politica, che si travisi la posizione del Partito Democratico sulla questione dell'ENI Il segretario del PD con molta forza, e con la sua caratteristica particolare di camminare comunque a schiena dritta davanti agli interlocutori, ha detto: "L'ENI faccia le bonifiche e le faccia subito, non tra qualche anno, e poi discuta con noi che cosa fare in Regione". Discuta con noi che cosa fare in Regione, non decida di andarsene quando vuole lei o di fare quello che le pare, ragioni con noi sullo sviluppo industriale a cui vogliamo dare vita e origine. Quindi, non travisiamo ciò che viene detto, bisogna costruire situazioni politiche di gestione dei rapporti con il Governo da una parte, o con la grande nostra multinazionale dall'altra, che sappiano trovare noi dalla parte di chi sa cosa dire e sa dare indicazioni giuste.
Certo, questa finanziaria ci ha creato tante difficoltà; e noi dobbiamo riflettere molto se l'assessore Paci, quando gli ho detto che servono 5 milioni per i Consorzi di bonifica, perché continui quel settore dell'agricoltura a poter sopravvivere e a non pagare oneri per l'acqua che in altre regioni assolutamente non ci sono, mi risponde che con questa situazione di deficit della sanità noi dobbiamo pensare prima ai malati che agli agricoltori. Ed è difficile rispondere a questa affermazione, è difficile che io possa contestargliela, devo invece invitare lui, invitare la Giunta, me stesso e questo Consiglio a creare le condizioni affinché deficit come quelli della sanità non ci siano.
Perché, io lo ricordo, all'inizio della scorsa legislatura, cinque anni fa, il deficit nella sanità era di 70 milioni, oggi è di 400 milioni, significano 300 milioni "e fruscia" che non possono essere utilizzati per altro, questo non possiamo assolutamente ignorarlo e, in particolare, non è consentito a nessuno dimenticarsene, se ha una minima responsabilità politica nell'averla, questa situazione, realizzata.
Ci aspettano tempi difficili, e dobbiamo esserne tutti consapevoli. Serve la capacità di dare a quel settore della sanità, che è fondamentale per la nostra Isola, maggiore efficienza, razionalità, lungimiranza, abbiamo l'obbligo di considerare questi aspetti non un utile optional, ma un obbligo, una impellente necessità. Gli anni a venire non saranno facili, però io so che dovremo farcela.
Ugualmente daremo risposta anche al settore che è stato definito in quest'Aula come un esempio di inefficienza, quello dei trasporti; però io voglio solo ricordare che negli ultimi due anni la Giunta di centrodestra non ha avuto un Assessore dei trasporti. Io ero vicepresidente della Commissione quarta, negli ultimi due anni non è mai venuto un Assessore dei trasporti a parlare dei problemi di questa Regione, eppure abbiamo avuto il disastro della legge sulla flotta sarda, abbiamo avuto il quasi fallimento, o forse fallimento di Saremar, legato a scelte fatte in quel momento, e oggi abbiamo un Assessore dei trasporti che deve affrontare questi temi e cerca di rabberciare la situazione, e cerca di rimediare. Io sono fiducioso che ce la farà, però l'eredità che abbiamo ricevuto non si può facilmente ignorare.
Un'ultima considerazione, perché vedo che il tempo è passato. Io voglio fare i complimenti per una scelta di fondo che è stata fatta dalla Giunta: la questione della programmazione dei fondi europei regionali da spendere in un'ottica complessiva e unitaria. È una scelta di fondo che ci richiama a una responsabilità enorme, che ci mette in condizioni di dover fare con intelligenza la programmazione delle spese e che ci porta a poter evitare, come è successo negli ultimi tempi, che noi arriviamo alla fine del settennato dei fondi europei avendo per certi settori la metà dei soldi ancora da spendere; e si spendono male quando si spendono in pochi mesi, si spendono male oggettivamente, chiunque sia a spenderli. O si programmano con attenzione e bene fin dall'inizio…
PRESIDENTE. Onorevole Lotto, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Ugo Cappellacci. Ne ha facoltà.
CAPPELLACCI UGO (FI). Presidente, questo è un momento importante, la discussione della legge finanziaria è sempre un momento particolarmente serio, qualificante della programmazione politica e della politica. Questa prima finanziaria della legislatura rappresenta un momento di confronto politico, io mi auguro, nel senso nobile del termine, ancora più importante. E lo è perché le decisioni che vengono assunte in quest'Aula in questo momento hanno poi effetti che sono anche verificabili da parte della comunità, quindi dobbiamo dare il massimo impegno, dobbiamo essere responsabili, perché è su queste scelte che verremo valutati dai nostri cittadini.
È con questo spirito che noi affrontiamo il momento, badando al quotidiano di chi vive fuori dal Palazzo e non alle schermaglie tra schieramenti. E questo, però, comporta un dovere di responsabilità e di verità, e il termine verità lo voglio sottolineare. Il fatto che a un anno di distanza anche una parte non insignificante della maggioranza si renda conto, si sia resa conto che la questione sarda non può essere chiusa e non è stata chiusa da una semplice pacca sulla spalla del Presidente Renzi al Governatore della Sardegna, accende anche in noi una speranza, la speranza che si possa riprendere il tema, si possa arrivare a un dibattito, che sui temi che sono cruciali per il futuro di quest'Isola si possa aprire un dialogo vero.
A noi però è sembrato che la Giunta, in questi dodici mesi, il dialogo su questi temi l'abbia negato, e sembra averlo fatto perché convinta di essere depositaria in esclusiva di serietà, di efficienza, di autorevolezza, persino di onestà. Ma aver ceduto alla tentazione di procedere in solitudine ha causato, a nostro modo di vedere, una serie di errori, errori da matita blu, per restare alla terminologia che a voi è probabilmente familiare. E primo fra tutti richiamo quello che noi abbiamo definito, e non a torto, "accordo fregatura" firmato con il Ministro Padoan, che finora ha prodotto solo effetti negativi per la nostra terra.
Per il 2014, infatti, lo sappiamo bene, la capacità di spesa della Regione è stata non aumentata bensì ridotta di 300 milioni di euro; lo dicono i numeri, e quelli sono oggettivi, lo dicono le risposte mancate a settori importanti della nostra società, della nostra economia. Alcuni mesi fa, in sede di assestamento di bilancio, di fronte alla spietata verità dei numeri e delle sforbiciate, avete detto che si trattava di compiere una traversata nel deserto e che con la finanziaria 2015 si sarebbe recuperato tutto il tempo perduto. Avete ripetuto mille volte che nel 2015, grazie al venir meno del Patto di stabilità, avremmo avuto una maggiore disponibilità di risorse, però temo che mentre voi gonfiavate il petto verso di noi, verso l'opposizione, vi siate distratti e un signore toscano vi abbia sfilato il portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni.
Renzi si è ripreso le riserve erariali, nonostante la sentenza della Corte costituzionale, e non dite che ce le da per qualche anno, perché quelli sono soldi dei sardi, non li doveva proprio toccare, non è che deve prenderli e poi dare una gentile concessione per parte di essi e con vincolo di destinazione. Si prende 84 milioni del Fondo di sviluppo e coesione, ha preso altri 65 milioni per coprire gli 80 euro, e con l'ultima legge di stabilità toglie alla Sardegna 97 milioni di euro ogni anno. Ancora una volta i numeri parlano, ancora una volta le persone che fuori da qui sono sempre più numerose e chiedono risposte dicono il contrario.
E lo dice sottovoce anche qualcuno di voi, anzi, persino il Segretario del Partito Democratico, la persona più lontana dal nostro modo di intendere la politica, non perde occasione per dare giudizi sferzanti nei confronti di questa Giunta. Ecco perché, mi spiace non ci sia il Presidente Pigliaru, perché a lui mi sarei voluto rivolgere, senza nulla togliere naturalmente all'assessore Paci, ma avrei voluto rivolgere delle parole dirette al presidente Pigliaru; ecco perché chiediamo, ancora una volta, di stracciare quell'accordo, di non ritirare i ricorsi.
Il Patto del 2006 è stato tradito, abbiamo preso in carico spese per sanità, continuità territoriale, trasporto pubblico locale, lo Stato centrale non ha onorato i propri doveri. Il presidente Pigliaru ha detto che al primo atto di slealtà avrebbe reagito: siamo qui, stiamo aspettando e aspettiamo non un comunicato stampa serale dell'assessore Paci, ma una presa di posizione del Presidente, perché la controparte è Roma, e la partita non si vince con chi fa la battutina più efficace, ma con chi riesce a mettere effettivamente il Governo spalle al muro.
E, a proposito di quello scellerato Patto, avete dimenticato di proporre al Consiglio regionale l'abrogazione della legge regionale del 2013, l'ha già detto la mia collega Zedda, quella legge che liberava il Fondo unico dal Patto di stabilità già per gli anni scorsi, e dal vostro punto di vista questo è un fatto positivo. Ma, vi chiedo, vi siete ricordati di applicarla sino in fondo? Quella legge è vigente, produce effetti. È stata applicata? Perché sarebbe gravissimo se, per esempio, un imprenditore avesse svolto un lavoro per un ente locale e la legge non avesse reso disponibili per un comune risorse che dovevano essere libere. Capite bene quali sarebbero le responsabilità in capo a Cagliari ove non avesse dato operatività a quella legge rendendo impossibile il pagamento.
Ecco perché invitiamo il presidente Pigliaru ad abbandonare le corse solitarie dentro i vicoli ciechi, ecco perché vi invitiamo a scendere nuovamente dal piedistallo e a proseguire insieme con noi la battaglia, già avviata due legislature fa e proseguita in quella precedente, per ottenere quanto dovuto e vi invitiamo a non dire più bugie, perché non si può sentire quella secondo la quale 300 milioni di euro sarebbero le prime somme arrivate dall'inizio della battaglia sulle entrate. Chiunque negli ultimi otto anni abbia letto mezza riga degli articoli sulla stampa sul tema sa che è una solenne falsità. Se ci basiamo sulle mistificazioni il risultato è lontano.
Devo dire che tra queste scelte la peggiore, a mio modo di vedere, è sicuramente quella del mutuo da 700 milioni che ci riporta alle vecchie pratiche della politica. Questi 700 milioni, lo ribadisco, avrei detto oggi sono il prezzo della codardia, ma ieri in una chiacchierata con il presidente Pigliaru il Presidente mi diceva: "Quando mi date del codardo io la considero un'offesa". Non c'è la volontà di offendere nessuno e di metterla sul personale, quindi non userò il termine codardia. Diciamo che sono il prezzo del timore reverenziale forse, e ricordo a me stesso e a voi, cari colleghi, che il timore reverenziale è lo stato di soggezione psicologica che un soggetto ha nei confronti di un altro soggetto che ai suoi occhi appare come gravemente severo o autorevole. Io credo che la Sardegna meriti qualcosa di più di questo timore reverenziale. Credo che si debba fare altro e di più e si debba avere un atteggiamento diverso.
L'IRAP. Assessore, lei continua a dire che abbiamo l'IRAP più bassa d'Italia, ma vogliamo dire, invece, che abbiamo un'IRAP che dal 2013-2014 a oggi è aumentata quasi tre volte, 2,7 volte? Questo appare irrilevante? Appare irrilevante il grido di protesta delle imprese che stanno soffrendo, che chiedono di essere sul tema conseguenti e di poter arrivare a una soluzione diversa? A me pare di sì e nel momento in cui tante imprese, tanti padri e madri di famiglia si indebitano per pagare le tasse, aumentare l'IRAP è follia, significa non avere la percezione di quello che appare fuori; così come è scelta sbagliata abbandonare e definire un inganno, come è stato detto anche oggi in quest'Aula, quella battaglia per la fiscalità di vantaggio e la Zona franca integrale della Sardegna.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, alla base di questa legge non c'è un'idea di Sardegna. Questo, a nostro modo di vedere, è un bilancio liquidatorio di chi confonde il ruolo di un rappresentante dei sardi con quello di commissario governativo con compiti liquidatori. È una finanziaria che lascia soli i sindaci, gli imprenditori e le famiglie, che uccide le speranze di un popolo. Auspichiamo che nel corso del dibattito ci sia un moto di ribellione anche da parte delle forze di maggioranza. Noi daremo il nostro contributo, operando con rigore ma con spirito costruttivo, però occorre coraggio e il coraggio, diceva Manzoni uno se ce l'ha ce l'ha, se non ce l'ha non se lo può dare.
Allora mi sarebbe venuto da dire, ma non voglio offendere o pensare che il Presidente si possa ritenere offeso, non abbiamo bisogno di Don Abbondio. Non dirò quello, dirò però che abbiamo bisogno di un Presidente.
PRESIDENTE. Il Consiglio è riconvocato questo pomeriggio alle ore 16.
La seduta è tolta alle ore 13 e 23.
Allegati seduta
Testo delle interrogazioni annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'immediata riduzione delle tariffe Saremar in adeguamento al calo del prezzo dei carburanti sui mercati.
Il sottoscritto,
PREMESSO che le comunità delle isole minori sarde, considerata la grave crisi economica e sociale che sta investendo i rispettivi territori, resa evidente da un drastico calo di presenze dei flussi turistici e dalla chiusura di molteplici attività commerciali, da tempo manifestano la necessità di approvare interventi urgenti, volti alla logica dell'efficienza e dell'efficacia del servizio di trasporto marittimo regionale, con particolare riferimento alla politica tariffaria applicata dal gestore del servizio marittimo pubblico;
CONSIDERATO che, come evidenziato dalla nota del Comitato per la continuità territoriale marittima delle isole minori sarde, inviata a fine gennaio 2015 al Presidente della Regione e all'Assessore dei trasporti, la componente tariffaria dovuta al costo del carburante e sintetizzata nei biglietti stampati dalla società Saremar, dalla voce tasse/diversi, incide pesantemente sull'importo finale pagato dall'utente, con percentuali che vanno dal 41 per cento, per un biglietto passeggero residente, fino al 60 per cento, per un passeggero non residente (ordinario, in bassa stagione), nonché dal 43 per cento per un biglietto di un'auto piccola non residente, al 45 per cento per uno scooter;
RILEVATO che il prezzo del carburante sul mercato, nel corso degli ultimi mesi, ha subito una continua e costante discesa verso il basso, in virtù del quale società di navigazione come la Tirrenia hanno adeguato il proprio listino tariffario, con riduzioni variabili dal 5 all'11 per cento;
RITENUTO che, come richiesto dal Comitato suddetto alla Giunta regionale, anche la società di navigazione Saremar, di proprietà della Regione, oggi soggetta a procedura fallimentare di concordato preventivo, dovrebbe procedere al medesimo intervento senza indugio né esitazioni, ritoccando verso il basso il prezzo dei biglietti, andandosi altrimenti a configurare un extra guadagno su un servizio pubblico essenziale, oggi certamente non tollerabile,
chiede di interrogare il Presidente della Regione, la Giunta regionale e l'Assessore regionale dei trasporti, per sapere se, con la massima celerità, intendano attivarsi, per rendere subito operativa, presso Saremar, la riduzione dei livelli tariffari praticati all'utenza in virtù della diminuzione del prezzo del carburante sul mercato, considerando l'incidenza negativa che il caro tariffe ha avuto e continua ad avere sugli arrivi nelle isole minori sarde. (275)
Interrogazione Dedoni - Cossa - Crisponi, con richiesta di risposta scritta, sull'applicazione del cosiddetto split payment, introdotto dall'articolo 1, comma 629, lettera b) della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità).
I sottoscritti,
PREMESSO che l'articolo 1, comma 629, lettera b) della legge 23 dicembre 2014, n. 190, ha introdotto l'articolo 17 ter al decreto del presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, prevedendo il sistema del cosiddetto split payment, in virtù del quale le pubbliche amministrazioni acquirenti di beni e servizi, quando anche non rivestano la qualità di soggetto passivo dell'IVA, debbono trattenere l'importo dell'IVA sul pagamento delle forniture da parte di imprese private e versarla direttamente all'erario;
CONSIDERATO che per effetto di tale norma i fornitori di beni e servizi alla pubblica amministrazione riceveranno l'importo del corrispettivo al netto dell'imposta indicata in fattura;
CONSTATATO che la lettera c) del citato articolo 1 dispone che i soggetti che effettuano prevalentemente operazioni con la pubblica amministrazione e che si possano trovare in frequente eccedenza di credito IVA, potranno richiedere il rimborso dell'eccedenza detraibile, se di importo superiore a 2.585,28 euro direttamente all'Agenzia delle entrate;
VISTO il decreto attuativo del Ministro dell'economia e delle finanze, relativo alle procedure da seguire per la riscossione ed il versamento del tributo;
TENUTO CONTO che numerose imprese private hanno sottoscritto contratti con istituti di credito per la cessione pro soluto delle fatture certificate dalla pubblica amministrazione che inevitabilmente dovranno subire delle modifiche, a partire dal 1° gennaio 2015, quantomeno nell'individuazione del credito ceduto;
VALUTATO che le imprese private che lavorano per la pubblica amministrazione, in seguito all'applicazione della normativa, si troveranno comunque a dover gestire un gap finanziario derivante dal tempo intercorrente tra il mancato incasso dell'IVA ed il rimborso a credito,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione per sapere se:
1) sia a conoscenza di quanto su esposto;
2) non ritenga di dover immediatamente intervenire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per difendere le imprese sarde, che già soffrono per la grave e perdurante crisi economica;
3) non ritenga di dover sollecitare il Governo nazionale affinché adotti un provvedimento correttivo della normativa ed eviti ulteriori sofferenze economiche alle imprese sarde che cercano di resistere e sopravvivere nonostante la difficilissima situazione economica in cui versa il sistema produttivo, anche per la sempre più lontana possibilità di accesso al credito. (276)
Interrogazione Agus - Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Lai - Usula - Unali, con richiesta di risposta scritta, sul riordino e la razionalizzazione degli assetti organizzativi degli uffici dell'Amministrazione regionale, in particolar modo per ciò che concerne la transizione nel ruolo unico regionale del personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento al 31 dicembre 2008 ai sensi della legge regionale n. 3 del 2008, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- ai sensi dell'articolo 6, comma 1, lettera f), della legge regionale 5 marzo 2008, n. 3, al termine di un complesso e articolato processo di governo della formazione professionale e per il definitivo superamento dell'albo regionale del personale docente e non docente con contratto a tempo indeterminato al 31 dicembre 1988, degli enti convenzionati con la Regione per l'attuazione dei piani di formazione professionale ai sensi della legge regionale 1° giugno 1979, n. 47, istituito ai sensi dell'articolo 1 della legge regionale 13 giugno 1989, n. 42, è istituita, presso l'Assessorato competente in materia di formazione professionale, la lista speciale ad esaurimento costituita da n. 343 lavoratori, di cui 31 cessati;
- l'Amministrazione regionale, con effetto dalla data di iscrizione nella lista, è subentrata, senza soluzione di continuità, agli enti di provenienza nelle convenzioni con gli enti locali, nei rapporti giuridici ed economici col personale suddetto, che ai sensi della deliberazione della Giunta regionale n. 33/28 del 10 giugno 2008, è stato assunto con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a decorrere dall'anno 2008;
- al personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento si applica il contratto collettivo di lavoro della formazione professionale e la rispettiva disciplina privatistica, con oneri a carico dell'Amministrazione;
CONSIDERATO che:
- la Giunta regionale, con propria deliberazione n. 33/28 del 2008, ha impartito un atto di indirizzo interpretativo che ha sancito:
a) la duplice valenza della lista ad esaurimento, strumento di politica attiva del lavoro finalizzata alla ricollocazione presso enti pubblici locali e non, e strumento di impiego del personale ad essa iscritto nel settore della formazione professionale;
b) il trattamento economico e contrattuale degli iscritti, che continuano a godere di un rapporto di diritto privato del comparto professionale di riferimento in cui l'Amministrazione regionale subentra negli oneri agli enti di provenienza nel loro rapporto di lavoro;
c) la qualificazione della lista come "speciale ad esaurimento", il che comporta che essa mantenga la propria vigenza ed efficacia sino alla definitiva ricollocazione dell'ultimo degli iscritti alla lista stessa;
d) il termine della lista stessa, certo ma non definito "anche se si può ritenere che essa abbia comunque termine all'ultima data utile per il ricollocamento, ovvero per il collocamento in quiescenza dell'ultimo iscritto alla lista";
e) la copertura finanziaria che, per le caratteristiche succitate, deve essere a tempo indeterminato e deve trovare adeguata copertura nel bilancio regionale quale spesa obbligatoria;
- la Giunta regionale, con deliberazione n. 52/73 del 23 dicembre 2011, nel prendere atto del consolidarsi dell'inserimento operativo di parte del personale iscritto nella lista speciale nell'ambito dell'Amministrazione regionale con funzioni ed incarichi anche non strettamente connessi alla formazione professionale, si è fatta carico di avviare un percorso di omogeneizzazione del trattamento del suddetto personale con quello del ruolo unico dell'Amministrazione regionale, dando mandato all'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale di effettuare una contrattazione con le organizzazioni sindacali al fine di ''regolamentare la flessibilità dell'orario di lavoro, l'istituto della banca delle ore ed ogni altro tema volto ad integrare le prestazioni lavorative del personale della lista speciale a quelle rese dai dipendenti dell'Amministrazione regionale e degli altri enti pubblici in cui detto personale è collocato";
- la legge regionale 2 agosto 2013, n. 22, ha disposto le variazioni di bilancio che portano in diminuzione le spese per il personale suddetto dal Fondo per l'occupazione - spese correnti e in correlativo aumento le spese obbligatorie (elenco n. 1 allegato alla legge di bilancio), riconoscendo, a decorrere dall'anno 2014, i competenti capitoli di spesa di carattere obbligatorio come sancito nella delibera n. 33/28 del 2008;
SOTTOLINEATO che il personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989:
- è assunto dall'Amministrazione regionale con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a decorrere dall'anno 2008, ai sensi dell'articolo 6, comma 1, lettera f) della legge regionale n. 3 del 2008 e successive modifiche ed integrazioni;
- ha avuto il riconoscimento della professionalità e delle competenze maturate nell'ambito del settore della formazione professionale in oltre vent'anni di attività lavorativa attraverso il subentro, senza soluzione di continuità, dell'Amministrazione regionale agli enti di provenienza nei rapporti giuridici ed economici intercorrenti con il personale stesso;
- si è inserito operativamente nell'Amministrazione regionale e svolge le medesime funzioni del personale del ruolo unico regionale con un rapporto di lavoro regolamentato dal CCNL della formazione professionale;
- l'istituzione della lista speciale ad esaurimento non ha comportato per l'Amministrazione regionale oneri aggiuntivi rispetto a quelli che già la medesima Amministrazione non fosse tenuta a sostenere nel comparto della formazione professionale per effetto del disposto della legge regionale n. 42 del 1989;
- in conseguenza della legge regionale n. 22 del 2013, è sottoposto alle disposizioni del decreto legge n. 78 del 2010 per le quali nel trattamento retributivo sono stati sospesi gli aumenti contrattuali, benefit e scatti d'anzianità previsti dal CCNL della formazione professionale 2011/2013,
chiedono di interrogare l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della regione per conoscere quali concrete iniziative abbia intrapreso od intenda intraprendere presso la Giunta regionale, nell'ambito del riordino e della razionalizzazione degli assetti organizzativi degli uffici dell'Amministrazione regionale, per la transizione del personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento al 31 dicembre 2008 ai sensi della legge regionale n. 3 del 2008, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989, nel ruolo unico regionale e la contestuale equiparazione contrattuale giuridica ed economica al medesimo. (277)
Interrogazione Ledda - Azara - Perra - Arbau, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di provvedere con urgenza alla messa in sicurezza della tratta stradale Bono-Buddusò.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- bisogna tornare molto indietro nel tempo, fino all'anno 1979, per risalire alla nascita del progetto della strada a scorrimento veloce Abbasanta-Benetutti-Olbia, che perseguiva l'obiettivo di mettere in comunicazione lo scalo marittimo e aeroportuale di Olbia con il Monte Acuto ed il Goceano, «territori fortemente penalizzati da reti viarie completamente inadatte a sostenere il volume di traffico quotidiano, causa di forti disservizi e disagi in tutto il nord Sardegna;
- il tratto di strada ricade nei territori delle province di Sassari e di Olbia-Tempio, per cui gli interventi, divisi per lotti funzionali, sono stati finanziati ed eseguiti in tempi diversi ed alcuni tratti necessitano di urgentissimi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria;
- nello specifico, le condizioni estremamente precarie, con evidenti pericoli per la circolazione, della strada che collega i due centri del Goceano sono tra le cause principali dei frequenti incidenti, anche mortali, che si susseguono nel tratto stradale;
- ad acuire la pericolosità del collegamento si sommano la presenza di un manto stradale dissestato e disseminato di buche e la gravissima assenza della segnaletica verticale e orizzontale:
EVIDENZIATO che:
- il predetto tratto di strada necessita di urgenti e ormai improrogabili interventi indispensabili per l'adeguamento agli standard di sicurezza;
- il costo sociale sopportato dalle popolazioni del territorio in termini di vite umane, ed i conseguenti costi economici generati dai numerosi incidenti, risultano di gran lunga superiori ai costi necessari per la sistemazione della rete viaria;
- la situazione in cui versa la strada Bono-Buddusò ripropone con urgenza il tema del rafforzamento e dell'adeguamento del sistema viario della Regione,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei lavori pubblici per conoscere:
1) quali provvedimenti intendano assumere, anche intervenendo sugli enti preposti, affinché vengano avviati efficacemente ed in tempi rapidi gli interventi necessari per la manutenzione della strada ed il definitivo ripristino dei tratti stradali non adeguati agli standard di sicurezza;
2) quali azioni intendano adottare, tenendo conto delle reiterate richieste delle amministrazioni locali e delle legittime aspettative delle popolazioni del territorio, al fine di garantire ravvio delle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria del tratto di strada Bono-Buddusò, lungo l'asse viario Abbasanta-Benetutti-Olbia, che presenta le gravi criticità sopra evidenziate. (278)
Interrogazione Pizzuto, con richiesta di risposta scritta, sulla possibilità di fruizione da parte dei disabili psichici di tutti gli strumenti di collocamento mirato disposti dalla legge n. 68 del 1999.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- l'articolo 1 della legge n. 68 del 1999 prevede che le norme sul collocamento dei disabili si applicano alle persone "affette da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali e ai portatori di handicap intellettivo che comportino una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45 per cento. Le persone disabili che aspirano ad un lavoro conforme alle proprie capacità e sono in possesso di una invalidità superiore al 45 per cento devono dunque iscriversi nelle apposite liste tenute presso l'ufficio per l'impiego territorialmente competente che annota in una apposita scheda le capacità lavorative, le abilità, le competenze e le inclinazioni, nonché la natura e il grado della minorazione e analizza le caratteristiche dei posti da assegnare, favorendo l'incontro tra domanda e offerta di lavoro ed il conseguente collocamento delle persone disabili";
- l'articolo 2 della legge n. 68 del 1999 prevede il collocamento mirato delle persone disabili e riconosce, pertanto, una serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le capacità lavorative dei disabili e il loro inserimento nel posto adatto, con la considerazione che non può esistere una aprioristica esclusione dal mercato del lavoro, ma occorre valutare la effettiva capacità lavorativa;
PRESO ATTO che la legge n. 68 del 1999 prevede diversi strumenti di collocamento, tra i quali la chiamata nominativa, la chiamata numerica e la chiamata con avviso pubblico;
ACCERTATO che il comma 4 dell'articolo 9 della legge n. 68 del 1999 prevede che "i disabili psichici vengono avviati su richiesta nominativa mediante le convenzioni di cui all'articolo 11" e pertanto, il legislatore ha previsto per questa categoria di soggetti la sola ed esclusiva possibilità di collocamento attraverso la chiamata nominativa del datore di lavoro attraverso una convenzione con il centro per l'impiego;
CONSIDERATO che la suddetta disposizione legislativa impedisce ai disabili psichici di partecipare all'avviamento al lavoro con richieste numeriche e con avviso pubblico, con graduatoria limitata a coloro che aderiscono alla specifica occasione di lavoro, senza alcuna disamina sulle capacità psico-fisiche dell'inabile rispetto alla mansione specifica dell'offerta di lavoro;
TENUTO CONTO che:
- la sentenza della Corte costituzionale n. 50 del 1990 sanciva l'incostituzionalità dell'articolo 5 della legge 2 aprile 1968, n. 482, nella parte in cui non considerava invalidi civili i soggetti affetti da minoranza psichica con una capacità lavorativa tale da consentirne l'impiego in mansioni compatibili;
- l'articolo 19 della legge n. 104 del 1992 ha stabilito che le disposizioni del collocamento obbligatorio di cui alla legge n. 482 del 1968 si intendono applicabili anche a coloro che sono affetti da minorazione psichica tale da consentire impiego in mansioni compatibili;
CONSIDERATO che allo stato attuale l'applicazione del comma 4 dell'articolo 9 della legge n. 68 del 1999 presenta profili di discriminazione per l'inserimento delle persone con disabilità psichica e occorre ovviare al grave pregiudizio recato alla categoria dei disabili psichici,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e la Giunta regionale per sapere se:
1) siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali provvedimenti di competenza, nel rispetto delle prerogative statutarie della Regione, intendano adottare al fine di favorire l'inclusione dei disabili psichici nel mercato del lavoro attraverso l'utilizzo degli strumenti di cui alla legge n. 68 del 1999;
2) non ritengano opportuno proporre al Parlamento una modifica dell'articolo 9 della legge n. 68 del 1999 per offrire maggiori possibilità di collocamento ai disabili psichici. (279)
Interrogazione Carta, con richiesta di risposta scritta, sullo stato dei pagamenti ai lavoratori cassintegrati.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- in data 11 agosto 2014 è stato sottoscritto l'accordo istituzionale per la prima concessione e la proroga degli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2014 fra l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, la direzione regionale INPS, le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro e delle professioni;
- come ebbe a dichiarare l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, lo stesso giorno della firma dell'accordo istituzionale, tale accordo era "il frutto dell'azione dell'Esecutivo nei confronti del Governo";
- in data 19 agosto 2014 dichiarò altresì che l'accordo in parola rappresentava "un intervento tempestivo della Giunta Pigliaru che rimediava all'eredità pesante lasciata dal precedente Esecutivo";
- in data 17 settembre 2014 dichiarò solennemente che entro ottobre sarebbe stata pagata la mobilità 2013 e si impegnava a chiedere "le ulteriori risorse al Governo per la copertura dell'intero periodo e per tutti i beneficiari";
VISTA:
- la protesta in atto da parte dei lavoratori cassintegrati da mesi senza assegno;
- la mutata posizione di codesto Assessorato che correttamente individua nel Governo italiano, che annuncia e non mantiene gli impegni, il vero colpevole;
CONSIDERATO, infine che, probabilmente, l'Assessore troppo frettolosamente aveva additato responsabilità a chi la precedette in questo incarico visto che, da circa un anno, ha la medesima responsabilità e poco è cambiato, se non in peggio, per i lavoratori in cassa integrazione,
chiede di interrogare l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per:
1) conoscere da quando l'INPS abbia sospeso il pagamento degli assegni ai lavoratori cassintegrati;
2) sapere a quanto ammonti il fabbisogno finanziario per pagare i lavoratori cassintegrati;
3) conoscere quali somme il Governo aveva promesso per la copertura degli arretrati da pagare ai lavoratori sardi in cassa integrazione e per quali periodi;
4) conoscere quali concrete e incisive azioni l'Esecutivo e, per esso, codesto Assessorato abbia messo in atto verso il Governo italiano per ottenere finalmente ciò che promette e che finora non mantiene disconoscendo addirittura un accordo scritto e sottoscritto. (280)
Interrogazione Carta, con richiesta di risposta scritta, sul piano di dimensionamento scolastico e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015/2016.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- con la delibera della Giunta regionale n. 48/24 del 2 dicembre 2014, approvata in via definitiva con la delibera n. 3/9 del 20 gennaio 2015, è stato approvato il documento "Linee Guida per il Dimensionamento della rete scolastica per l'anno scolastico 2015/2016";
- la delega alla Regione di cui al decreto legislativo n. 112 del 1998, all'articolo 138, lettera c), indica chiaramente che la suddivisione del territorio regionale in ambiti funzionali al miglioramento dell'offerta formativa deve essere fatta "sulla base anche delle proposte degli enti locali interessati";
- l'articolo 139 del decreto legislativo n. 112 del 1998 prevede delle attribuzioni ai comuni in relazione all'istruzione primaria ed espressamente alla lettera c) del medesimo articolo 139 prevede che è compito dei comuni "l'istituzione, l'aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole in attuazione degli strumenti di programmazione";
- il combinato disposto dei due articoli indica un ruolo attivo dei comuni abilitati a fare proposte e a darne attuazione;
- questo ruolo dei comuni appare ancora una volta confermato nel regolamento recante norme per il dimensionamento scolastico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998, specificamente all'articolo 2, comma 5, che, esaminando il caso di scuole singole che non raggiungono gli indici di riferimento (di cui ai commi 2 e 3 del medesimo articolo) prevede che l'unificazione orizzontale con le scuole dello stesso grado comprese nel medesimo ambito territoriale deve essere fatta nel "rispetto della progettualità territoriale";
- nelle linee guida approvate con la ricordata delibera della Giunta regionale n. 48/24 del 2 dicembre 2014 testualmente si recita: "Il raccordo fra Enti Locali, protagonisti principali del procedimento del dimensionamento, è basilare per programmare gli investimenti sulla riqualificazione degli edifici scolastici, sulle mense, sugli alloggi e su ogni barriera o ostacolo che impedisca un esercizio concreto del diritto allo studio";
- tali enunciazioni restano di fatto tali senza alcuna manifestazione pratica, avendo codesto Assessorato calato dall'alto le decisioni senza il necessario coinvolgimento dei comuni interessati e senza aver chiesto e ottenuto una programmazione territoriale frutto di una proposta proveniente da chi quei territori li abita e li amministra;
- nessuna norma impedisce alla Regione di poter programmare il dimensionamento perseguendo un coerente criterio volto sia al condivisibile obbiettivo di proporre un'offerta formativa che migliori i risultati ottenuti dagli studenti, ma anche di sostenere quelle comunità in grave crisi a causa dello spopolamento;
- sopprimere l'ultima residua presenza di uno Stato sempre più latitante verso le nostre popolazioni appare tutt'altro che una mirata azione di salvaguardia dell'offerta formativa e tanto meno di sostegno a popolazioni stremate e a comunità in disfacimento;
CONSIDERATO che le pluriclassi erano l'unico strumento possibile per mantenere viva una speranza di sopravvivenza presso i piccoli comuni dell'interno,
chiede di interrogare l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per conoscere se:
1) l'Esecutivo abbia valutato ogni possibile azione che consenta il mantenimento delle pluriclassi nei piccoli comuni dell'interno e, se si, quali siano state queste azioni;
2) siano state coinvolte le amministrazioni interessate e, nel caso, con quali azioni poste in essere dall'Esecutivo regionale;
3) siano pervenute le proposte da parte degli enti locali interessati e, se si, in che misura siano state tenute in considerazione dall'esecutivo nella stesura delle Linee guida per il dimensionamento scolastico. (281)
Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sul possibile instaurarsi di posizioni dominanti nella gestione del trasporto marittimo tra la Sardegna e la penisola italiana.
Il sottoscritto,
PREMESSO che la Compagnia italiana di navigazione Spa, proprietaria della flotta "Tirrenia" operativa su diverse rotte marittime che collegano la Sardegna (oltre che la Sicilia e le isole Tremiti) con la penisola, è posseduta al 40 per cento dalla società Moby Spa, al 35 per cento da L19 Spa (riconducibile al Fondo Clessidra), al 15 per cento dalla società Gip Spa ed al 10 per cento dalla Shipping Investment Srl, e che, operando in regime di continuità territoriale, è beneficiaria di fondi statali dell'ammontare di circa 72 milioni di euro annui;
CONSIDERATO che come evidenziato da diversi organi di stampa, l'armatore che detiene la quota maggioritaria, in capo alla società Moby, ha manifestato la volontà di voler acquisire, entro il 31 luglio 2015, le quote della società Tirrenia non in suo possesso, operazione che, con la detenzione del capitale di maggioranza o totalitario, ne consentirebbe il pieno controllo della gestione;
RILEVATO che la società di navigazione Moby, essendo anch'essa operativa su diverse rotte marittime che collegano la Sardegna con la penisola, in caso di acquisizione della totalità del pacchetto societario di Tirrenia, andrebbe ad occupare una fetta di mercato dominante, distorcendo il mercato e le dinamiche concorrenziali, con particolare riferimento, per le rotte non in convenzione con lo Stato, ai listini tariffari i cui livelli vanno ad incidere profondamente sulle presenze turistiche nell'isola;
RITENUTO che l'operazione intentata da Moby, oltre che concentrare nelle mani di un unico soggetto la quasi totalità delle rotte tra la Sardegna e la penisola, costituendo nei fatti una sorta di monopolio, porterebbe ad esiti incerti e conseguenze sull'efficienza e l'efficacia del servizio non prevedibili, vista la complessità della stessa per quanto attiene l'acquisizione/vendita degli asset societari, l'operatività, il naviglio impiegato, l'occupazione, le tariffe e la suddivisione delle corse,
chiede di interrogare il Presidente della Regione, la Giunta regionale e l'Assessore regionale dei trasporti, affinché:
1) si attivino con urgenza per manifestare contrarietà e mettano in atto efficaci e pronte azioni volte a contrastare il formarsi di qualsiasi forma di monopolio o concentrazioni dominanti nel settore dei trasporti marittimi regionali, come altresì si evince da un ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio regionale in merito, anche considerando l'erogazione di fondi pubblici per garantire la continuità territoriale marittima;
2) si informino prontamente gli organi nazionali e comunitari deputati all'antitrust, oltreché il Governo nazionale, su ogni operazione mirante a finalizzare l'acquisizione del cento per cento di Tirrenia nelle mani di un unico soggetto, allo scopo di scoraggiarla ed ostacolarla, per garantire il funzionamento del mercato con una pluralità di armatori operativi, nell'interesse dei sardi e degli utenti diretti nell'Isola. (282)
Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito alla procedura comparativa pubblica per titoli e colloqui di n. 24 esperti in materia di monitoraggio, gestione e controllo di interventi cofinanziati con fondi FSC.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- con determinazione prot. n. 1919, rep. n. 71 del 30 gennaio 2015, si è provveduto ad aprire la procedura comparativa pubblica per titoli e colloquio di n. 24 esperti in materia di monitoraggio, gestione e controllo di interventi cofinanziati con fondi FSC;
- con tale documento si è proceduto alla modifica della determinazione n. 567 del 14 gennaio 2015, poi modificata con determinazione n. 1694 del 28 gennaio 2015 e rettificato con la suddetta determinazione del Direttore del Servizio affari regionali e nazionali della Direzione generale della Presidenza;
ACCERTATO che:
- con tale documento è così stata indetta una procedura di selezione comparativa pubblica, per titoli e colloquio, finalizzata alla stipula di contratti di collaborazione coordinata e continuativa, ai sensi dell'articolo 6 bis della legge regionale n. 31 del 1998 e successive modifiche e integrazioni;
- tutte le figure professionali selezionate dovranno avere una consolidata esperienza in materia di interventi cofinanziati con risorse comunitarie, nazionali o regionali, ai fini dell'attivazione di un servizio di consulenza e collaborazione della durata di 36 mesi per la Regione;
- il numero delle risorse professionali da individuare, tenuto conto dei carichi di lavoro, è stimato in 24 figure con i profili professionali e le esperienze professionali specificate al successivo articolo 1;
- è stato poi redatto un avviso pubblico per la partecipazione alla selezione lo scorso 30 gennaio;
RILEVATO che, con la presente procedura, vengono selezionate le seguenti figure professionali:
a) profilo "A" giuridico-amministrativo (n. 10 figure), esperto in rendicontazione, monitoraggio o controllo di primo livello di interventi cofinanziati con risorse comunitarie, nazionali o regionali, in particolare con risorse a valere sul Fondo di sviluppo e coesione (FSC); sarà considerato requisito preferenziale il possesso di conoscenze/esperienza nel settore della contrattualistica pubblica;
b) profilo "B" tecnico (n. 14 figure), esperto in monitoraggio, controllo tecnico specialistico o controllo di primo livello di interventi cofinanziati con risorse comunitarie, nazionali o regionali, in particolare con risorse a valere sul Fondo di sviluppo e coesione (FSC), con esperienza nel: B1) settore ambientale (4 figure), B2) settore ambientale/bonifiche (2 figure), B3) settore delle risorse idriche (2 figure), B4) settore viabilità e trasporti (2 figure), B5) settore architettonico-ingegneristico (4 figure); sarà considerato requisito preferenziale il possesso di conoscenze/esperienza nel settore della contrattualistica pubblica;
VALUTATO che:
- si tratta di attività di consulenza e supporto all'attività dell'Amministrazione regionale, visto che i contratti avranno la durata di 36 mesi, eventualmente rinnovabili ai sensi dell'articolo 6 bis della legge regionale n. 31 del 1998 e successive modifiche e integrazioni, fino a un massimo di 72 mesi (36 mesi + 36 mesi);
- l'incaricato svolgerà la propria attività, di carattere continuativo, personalmente e secondo le modalità stabilite nel contratto di collaborazione, usufruendo delle strutture messe a disposizione dagli uffici competenti, anche al fine di garantire il lavoro congiunto con il personale degli uffici medesimi;
ANNOTATO che:
- nei requisiti per la partecipazione alla selezione sembrano prefigurarsi criteri e parametri volti a non assicurare e garantire l'imparzialità e l'efficienza della pubblica amministrazione, con il pericolo di presunti favoritismi;
- per il profilo giuridico- amministrativo si richiedono, infatti, il diploma di laurea nelle discipline giuridiche ed economiche con almeno 4 anni di esperienza (48 mesi anche non continuativi) da cui risulti l'alta professionalità acquisita in materia di programmazione, monitoraggio, gestione o controllo di interventi cofinanziati con fondi comunitari, nazionali o regionali;
- per il profilo tecnico si richiedono, invece, il diploma di laurea nelle materie ingegneristiche o equipollenti e almeno 4 anni di esperienza (48 mesi anche non continuativi) da cui risulti l'alta professionalità acquisita in materia di programmazione, monitoraggio, gestione o controllo di interventi cofinanziati con fondi comunitari, nazionali o regionali;
DATO ATTO che tali requisiti e parametri paiono aprire la strada a parecchi dubbi e incertezze sulla obiettività della selezione, vista la ristrettezza e la rigidità del bando in questione;
APPRESO che le figure che entreranno, poi, a far parte della macchina amministrativa sono poi destinate a essere assunte inizialmente con un contratto di collaborazione, che potrebbe poi essere rinnovato in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, mediante un concorso che vedrebbe coinvolte le figure apicali della dirigenza regionale in qualità di commissione giudicatrice;
CONSTATATO che la procedura per la selezione sembra lasciare spazio a una situazione di arbitrio, con una via preferenziale verso alcune figure rispetto ad altre professionalità, che potrebbe penalizzare diversi giovani interessati al bando, ma impossibilitati a partecipare per la discrezionalità prevista in tale avviso;
OSSERVATO che:
- la disoccupazione in Sardegna ha raggiunto ormai livelli esponenziali, con una grande fetta di giovani, in gran parte laureati, che stentano a entrare nel mondo del lavoro;
- in base alle statistiche sono, tra l'altro, in calo gli occupati nel settore dei servizi;
- occorrerebbe, dunque, incoraggiare nuove formule per favorire il percorso lavorativo di figure professionali qualitativamente elevate, senza prefigurare dubbi nell'obiettività della selezione;
SOTTOLINEATO, peraltro, che con i suddetti criteri non pare essere favorito l'ingresso nell'universo del lavoro dei giovani; anzi, la situazione sembra penalizzare delle professionalità che potrebbero consentire un importante salto di qualità all'Amministrazione regionale;
RIMARCATO che si considerano le consulenze uno strumento utile a intraprendere un percorso lavorativo, se effettivamente accompagnate da criteri di equità ed equilibrio nell'assunzione delle nuove figure professionali,
chiede di interrogare il Presidente della Regione:
a) per sapere in base a quali logiche si è deciso di applicare criteri e/o parametri rigidi e restrittivi per l'accesso alla procedura di selezione comparativa pubblica per titoli e colloqui di n. 24 esperti in materia di monitoraggio, gestione e controllo di interventi cofinanziati con fondi FSC;
b) per valutare la possibilità di una rettifica dei requisiti per la partecipazione al suddetto bando;
c) per conoscere se il progetto dell'amministrazione regionale a seguito dell'assunzione delle figure previste è volto al possibile inserimento dei professionisti in modo stabile;
d) per verificare la possibilità di favorire l'ingresso nella pianta organica di giovani neo-laureati, senza prefigurare possibili dubbi sull'imparzialità della scelta dei professionisti selezionati. (283)
Interrogazione Rubiu, con richiesta di risposta scritta, in merito alle difficoltà di accesso ai benefici della legge n. 162 del 1998 (di cui all'articolo 34 della legge regionale n. 2 del 2007 Fondo per la non autosufficienza) in seguito alle modifiche dei parametri dell'Isee.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- con l'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013 e con il decreto ministeriale 7 novembre 2014, il Governo ha modificato i criteri e parametri per la presentazione dell'Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) e dell'Indicatore della situazione economica equivalente per l'università (ISEEU);
- i cambiamenti sono entrati in vigore lo scorso 1° gennaio, con la modifica degli strumenti utilizzati per valutare, attraverso criteri unificati, la situazione economica dei cittadini che richiedono agevolazioni tariffarie o prestazioni sociali agevolate su alcuni servizi;
ACCERTATO che:
- l'impianto della legge serve principalmente ad attestare la propria situazione economica e patrimoniale per accedere ad agevolazioni e riduzioni di tasse, come quelle universitarie, di tariffe come la mensa e il trasporto scolastico, oltre alla possibilità di poter richiedere un servizio di assistenza domiciliare per persone anziane o disabili, servizi diurni e semiresidenziali e integrazione rette per ricoveri in case di riposo;
- con i nuovi parametri, previsti dalla normativa nazionale, i parametri per accedere a servizi indispensabili, come il fondo per non autosufficienti, i progetti a carattere sociale e di sostegno allo studio, sembrano, di fatto, essere privati delle prestazioni una grande fascia di persone che necessitano di importanti e necessari supporti per una vita dignitosa;
- la filosofia della normativa appare, dunque, restrittiva in base alle reali esigenze della società sarda;
- i nuovi requisiti stanno provocando, infatti, diverse difficoltà, anche per l'accesso alle prestazioni di sostegno agli studenti universitari e per l'accesso al bando per operatori socio-sanitari;
ASSODATO che i nuovi criteri apportati dal Governo stanno provocando una serie di difficoltà e problemi per tanti disabili e soggetti svantaggiati isolani, praticamente tagliati fuori dai benefici della legge n. 162 del 1998 per motivi reddituali;
RILEVATO che:
- in Sardegna è stata varata la legge regionale n. 2 del 2007 che, all'articolo 34, prevede il "Fondo per la non autosufficienza";
- un disegno concepito al fine di sostenere le persone non autosufficienti e chi vive accanto a loro e se ne prende cura;
- il contributo è destinato alla realizzazione di un programma di welfare locale e regionale, in coerenza con quanto previsto dalla legge regionale n. 23 del 2005, dalla proposta di Piano regionale dei servizi sociali e dal Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008 ed è destinato alla concreta realizzazione di un sistema integrato di servizi e interventi a favore delle persone non autosufficienti e dei nuclei di appartenenza;
- si tratta, di fatto, di uno strumento utile per le persone anziane o disabili che non possono provvedere alla cura della propria persona e mantenere una normale vita di relazione senza l'aiuto determinante di altri;
- la valutazione della condizione di non autosufficienza è effettuata con criteri e modalità stabiliti dalla Giunta regionale;
VALUTATO che, in base al comma 8 della legge regionale n. 23 del 2005, la Regione definisce i criteri di accesso agli interventi, anche prevedendo la valutazione della situazione economica del beneficiario, individuata sulla base dell'ISEE, nonché la modalità di monitoraggio e valutazione dei programmi di intervento, anche attraverso un apposito gruppo tecnico regionale;
ANNOTATO che, dunque, in base agli articolo 4 e 5 dello Statuto speciale per la Sardegna, approvato con legge costituzionale n. 3 del 1948 e modificato in seguito all'entrata in vigore della legge costituzionale n. 3 del 2001, che recepisce le modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione, la Regione può emanare norme legislative in materia di assistenza, igiene e sanità pubblica;
DATO ATTO che le finalità della legge sono orientate a promuovere la libertà e l'autonomia delle persone in situazione di handicap grave, ad agevolare la loro piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nella società, a prevenire e a rimuovere le condizioni invalidanti o che impediscono lo sviluppo della persona umana, a perseguire il recupero funzionale e sociale e a superare stati di emarginazione e di esclusione;
APPRESO che si tratta di un enorme passo in avanti nel diritto delle persone disabili a gestire in prima persona i finanziamenti che vengono loro assegnati per gli assistenti personali; si tenta in ogni modo di favorire una vita indipendente dei soggetti deboli;
CONSTATATO che:
- la Regione ha, altresì, adottato altri progetti di legge volti a sostenere una vita dignitosa delle persone deboli, come il programma sperimentale "Ritornare a casa" (legge regionale n. 4 del 2006, articolo 17, comma 1), finalizzato a favorire il rientro in famiglia di persone inserite in strutture a carattere sociale e/o sanitario, promuovendone la deistituzionalizzazione e la permanenza nel proprio domicilio;
- detto progetto si è caratterizzato, negli anni, sempre più come un intervento rivolto a soggetti in condizioni di disabilità estrema, garantendo la continuità dell'intervento e la capacità di dare risposta in tempi rapidi alle situazioni di maggior criticità;
OSSERVATO che, pertanto, occorre correggere quanto prima queste assurde storture derivanti dai nuovi requisiti ISEE, con la modifica della legge regionale n. 2 del 2007 per il Fondo per i non autosufficienti, favorendo così l'accesso ai benefici per centinaia di persone che in Sardegna stanno trovando parecchia difficoltà nell'ottenimento dei contributi;
VERIFICATO che occorre, inoltre, superare gli ostacoli che si frappongono all'erogazione dei fondi sociali a disabili, anziani e studenti;
SOTTOLINEATO, peraltro, che:
- lo scorso 10 dicembre, si è tenuto un incontro tra l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e le associazioni che operano nel campo del sociale;
- nel corso del summit in argomento sono state poste in essere le criticità legate all'erogazione dei fondi e l'inadeguatezza dei contributi;
- da qui la richiesta dei movimenti per una proroga dei progetti della legge n. 162 del 1998, con l'apertura dei nuovi bandi, senza poi dimenticare l'invocazione per un incremento dei finanziamenti sociali;
RIMARCATO che:
- in base al disegno di legge n. 171 (Bilancio di previsione per l'anno 2015 e bilancio pluriennale per gli anni 2015-2017) emergono diverse sforbiciate per il fondo regionale destinato alla non autosufficienza e per altri capitoli a carattere sociale;
- appare, dunque, necessario un adeguamento delle risorse, con la correzione della manovra finanziaria in discussione;
RISCONTRATO che, durante l'incontro dello scorso 10 dicembre, è stato preso l'impegno di pagare il pregresso della legge n. 162 del 1998, ma a oggi non è arrivato nessuno stanziamento ai comuni;
RILEVATO che appare indispensabile aggiornare la legge regionale n. 2 del 2007, correggendo i parametri ISEE per l'accesso ai benefici dei fondi per la non autosufficienza,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale:
a) per verificale la possibilità di apportare urgenti e immediate modifiche alla legge regionale n. 2 del 2007, per scongiurare che centinaia di persone siano tagliate fuori dalle prestazioni per la non autosufficienza in base ai nuovi criteri per l'ISEE;
b) per valutare un nuovo meccanismo da applicare in Sardegna per venire incontro alle famiglie che devono fronteggiare l'emergenza legata a disabili e anziani e favorire anche gli studenti universitari penalizzati dall'applicazione dei nuovi parametri;
c) per conoscere se sia stata già attuata la proroga relativa alla legge n. 162 del 1998, assegnando i relativi finanziamenti ai comuni;
d) per esaminare un'immediata correzione degli stanziamenti previsti nella manovra finanziaria, con l'aumento dei fondi per la non autosufficienza e i progetti a carattere sociale (ad esempio il programma "Ritornare a casa");
e) per conoscere le problematiche che ostacolano la concessione in tempi adeguati, senza lungaggini o ritardi, dei finanziamenti ai comuni, che così non possono procedere alla proroga dei piani personalizzati di sostegno. (284)
Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, sulla legittimità delle delibere con le quali sono stati nominati i facenti funzioni del direttore amministrativo e del direttore sanitario della Azienda ospedaliera universitaria di Sassari, con previsione di stipula di contratti di diritto privato coi predetti.
I sottoscritti,
PREMESSO che la legge regionale n. 29 del 2014, all'articolo 9, comma 7, prescrive che "I commissari straordinari, per il periodo dell'incarico, di durata non superiore a quattro mesi, rinnovabile per una sola volta per non più dello stesso periodo, hanno i poteri e il compenso del direttore generale previsti dalla vigente normativa, ad eccezione dell'emolumento integrativo di risultato" e che "sono coadiuvati nell'esercizio delle loro funzioni da due dirigenti facenti le funzioni di direttore amministrativo e di direttore sanitario, individuati secondo le rispettive norme vigenti in materia. Il commissario straordinario e i dirigenti facenti le funzioni di direttore amministrativo e di direttore sanitario decadono con la nomina del direttore generale";
ACCERTATO, invece, che con deliberazioni del commissario straordinario n. 17 e 18 del 27 gennaio 2015 sono stati nominati "per le funzioni" di direttore amministrativo e sanitario un dirigente di una azienda privata ed un dirigente della medesima AOU con previsione di stipula per entrambi di un contratto di lavoro di diritto privato con un compenso di euro 99.160,32;
RITENUTO che dette delibere paiono assunte in violazione della legge regionale n. 29 del 2014, che in aderenza ai principi di riduzione della spesa pubblica, che oggi informano tutte le dinamiche di governo e amministrative, al comma 7 dell'articolo 9 prevede che nel periodo di commissariamento delle aziende i commissari sono coadiuvati da due dirigenti delle aziende commissariate che svolgono le funzioni di direttore sanitario e amministrativo fino alla scadenza del commissario straordinario;
SOTTOLINEATO che i lavori preparatori della legge ed il programma di governo del Presidente della Regione hanno sempre posto il giusto accento sulla necessità di ridurre le spese della sanità regionale;
OSSERVATO che, alla luce della ratio e della lettera della norma regionale, il commissario straordinario avrebbe dovuto individuare due dirigenti dell'AOU in possesso dei requisiti di cui all'articolo 10, comma 7, della legge regionale n. 10 del 2006, e non affidare incarichi a soggetti esterni e, comunque, non era legittimato a stipulare contratti di diritto privato;
SOTTOLINEATO che la fondatezza di tale interpretazione e la sua aderenza alle regole ermeneutiche del nostro ordinamento sono certificate dal fatto che la norma attribuisce al commissario straordinario i poteri e il compenso del direttore generale previsti dalla vigente normativa, mentre, per converso, per i due dirigenti facenti le funzioni di direttore amministrativo e sanitario si limita a prescrivere che debbono essere individuati "secondo le rispettive norme in materia";
EVIDENZIATO che nonostante la professionalità dei due direttori facenti funzioni, che col presente atto di doveroso sindacato ispettivo non viene messa in discussione, dalla loro errata individuazione potrebbero conseguire gravissime conseguenze a carico dell'ente nell'ipotesi di contestazione giudiziale della loro competenza ad emanare atti;
RILEVATO che le delibere in discussione in funzione delle ripercussioni sulle finanze dell'ente prive di fonte giuridica potrebbero anche essere oggetto di esame della competente magistratura contabile,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione per conoscere quali siano le iniziative e le azioni che l'Amministrazione regionale intende porre in essere con estrema urgenza in sede di autotutela al fine di far ritirare gli atti illegittimi e scongiurare danni per l'ente e per i cittadini sardi. (285)
Interrogazione Arbau - Azara - Ledda - Perra, con richiesta di risposta scritta, sui gravi problemi causati alle pubbliche amministrazioni e alle imprese a seguito dell'introduzione dello "split payment", nuovo meccanismo per il pagamento dell'IVA prevista dalla legge di stabilità 2015.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- al comma 629, lettera b), della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (Legge di stabilità 2015) è previsto un nuovo meccanismo che, a partire dal 1° gennaio 2015, impone alle pubbliche amministrazioni di versare direttamente all'Erario, e non più al fornitore dei beni o servizi, l'IVA sulle prestazioni ricevute;
- l'obiettivo della misura è quello di garantire all'Erario la riscossione dell'IVA sulle prestazioni fatturate attraverso il "versamento diretto" del tributo, a cura dell'ente cessionario, tempi rapidi legati al pagamento della fattura e non ai versamenti IVA dei fornitori e prevenzione dei meccanismi di evasione del tributo;
CONSIDERATO che:
- il meccanismo dello "split payment", va invece a introdurre un ulteriore complicazione per le pubbliche amministrazioni, (gli enti pubblici territoriali, come regioni, province, comuni, città metropolitane, comunità montane e unioni di comuni, le istituzioni scolastiche, camere di commercio, istituti universitari, aziende sanitarie locali, enti ospedalieri non ecclesiastici, enti pubblici di ricerca e cura, enti pubblici di assistenza e beneficenza, enti pubblici di previdenza, come Inps e fondi pubblici di previdenza), costretti a una modifica sostanziale nella contabilizzazione delle fatture d'acquisto per l'attività istituzionale: una fattura, due impegni, due mandati;
- la nuova misura presenta, inoltre, una forte criticità per le imprese che operano con le pubbliche amministrazioni che non potranno più recuperare l'IVA assolta sulle fatture d'acquisto attraverso la compensazione con il tributo addebitato nelle fatture emesse, ma si troveranno a vantare un credito IVA nei confronti dell'erario;
- i tempi lunghi previsti in Italia per il pagamento delle fatture da parte della pubblica amministrazione e per l'ottenimento dei rimborsi IVA comporteranno, pertanto, un ulteriore aggravamento dello stato di crisi per le imprese che operano in Italia e, in particolare, in Sardegna, la cui situazione economico-sociale ha subìto una devastazione di proporzioni insopportabili,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica per sapere:
1) se siano venuti a conoscenza dei gravi problemi derivati alle pubbliche amministrazioni e, in particolare, ai comuni, alle scuole, alla istituzioni sanitarie, la cui attività risulta già gravemente compromessa dalla affannosa rincorsa ad appesantimenti burocratici che ben poco hanno a che vedere con le esigenze crescenti delle persone;
2) quali azioni intendano avviare presso il Governo al fine di ottenere la sospensione o l'annullamento di questa nuova procedura che produrrebbe gravissimi danni alle imprese virtuose, privandole ulteriormente di liquidità, e rallenterebbe pesantemente l'attività delle pubbliche amministrazioni ancora una volta a discapito dei cittadini. (286)
Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito all'ipotesi di chiusura dell'aeroporto militare di Decimomannu.
Il sottoscritto,
PREMESSO che gli scorsi giorni è stata resa nota dai vertici della base Nato - che ospita il Reparto sperimentale al tiro aereo e l'Air weapon training installation, con le forze dell'aeronautica italiana e tedesca - la possibile chiusura dell'aeroporto militare di Decimomannu, intitolato al colonnello pilota Giovanni Farina;
ACCERTATO che il progetto di dismissione è stato determinato dalla richiesta del Presidente della Regione di una chiusura alle attività operative dei poligoni per 4 mesi anziché 2, così come previsto dagli accordi tecnici tra lo Stato italiano e il Governo tedesco;
RILEVATO che l'avamposto è incastonato nei poderi che sorgono tra Decimomannu, Villasor, San Sperate e Decimoputzu; la costruzione della struttura è iniziata nel 1954, sulla stessa area sulla quale era presente il vecchio campo di volo militare utilizzato durante la seconda guerra mondiale ed abbandonato al termine del 1944; i lavori di allestimento della base sono stati completati attraverso l'apporto di fondi Nato; il primo rischieramento dei velivoli tedeschi nella struttura è datato al 24 settembre 1960; è stato così istituito permanentemente il comando dell'aeroporto di addestramento aeronautica militare tedesca in Italia, con il compito di sostenere l'addestramento dei piloti nel tiro aria/suolo e aria/aria nonché per garantire le necessarie abilitazioni per l'impiego delle armi; il centro ha dunque un'importante ruolo nel programmare, coordinare e dirigere le missioni del personale dell'aeronautica militare ad acquisire un'alta professionalità nel tiro e nelle tattiche del combattimento aereo;
VALUTATO che a tale presidio sono stati affidati importanti compiti tra i quali quello di formare gi istruttori di tiro e - grazie al supporto dell'United States Air Force, con la presenza americana che è aumentata nel tempo - di perfezionamento e standardizzazione delle tecniche di combattimento manovrato delle forze aeree Nato; questo ha consentito l'interoperabilità del personale che oggi vede le nazioni occidentali operare in teatri di crisi con equipaggi misti e conseguente risparmio di risorse; la base ha visto così un importante incremento dell'attività di volo che hanno consacrato Decimomannu, per diversi anni, come l'aeroporto con il più alto numero di decolli e atterraggi presente in Europa; significative sono le recenti esercitazioni denominate "Spring Flag"; dal 1998 la configurazione del reparto vede la presenza delle sole aeronautiche militari italiana e tedesca, che continuano nelle attività addestrative, con le più avanzate tecnologie;
ANNOTATO che le condizioni meteorologicamente favorevoli fanno di Decimomannu una base altamente quotata dagli alleati per l'addestramento avanzato, soprattutto con armamento di ultima generazione; attraverso il servizio radar, viene inoltre assicurato il controllo di avvicinamento al traffico aereo civile e militare nell'area del centro-sud Sardegna;
DATO ATTO che dunque si tratta di un complesso storico a livello non solo nazionale, ma anche sul piano internazionale, vista l'importanza dell'attività svolta dall'aeroporto nel corso degli anni che ha visto impegnate le forze armate di diverse nazioni;
APPRESO che, con la paventata chiusura della base, sarebbero a rischio 1.200 lavoratori tra militari e civili per oltre 40 milioni di euro di stipendi; nella struttura inoltre operano ditte esterne a vario titolo con altri 800 lavoratori della zona con un volume d'affari che si aggira sui 6 milioni di euro e investimenti con contratti centralizzati per oltre 15 milioni di euro; la dismissione dell'impianto provocherebbe una devastante crisi economica nella zona e nella Sardegna con la beffa che le buste paga verrebbero dirottate presso altre regioni italiane, così come è successo con il distaccamento aeroportuale di Elmas;
ASSODATO che dunque la Luftwaffe sarebbe pronta a lasciare la Sardegna; la decisione dei vertici dell'aeronautica militare tedesca, ora in fase di valutazione, sarebbe riconducibile ai contenuti dell'accordo tra il Governo e la Regione, che prevede la chiusura del poligono di tiro di Capo Frasca per due mesi in più rispetto agli anni scorsi; da qui l'incertezza legata al futuro della base di Decimomannu; è peraltro da evidenziare che l'aeronautica tedesca paga a quella italiana la metà dei costi di gestione del poligono e quindi pensano di trasferirsi in un altro paese, dove i militari possano addestrarsi con maggiore continuità e trovare un clima più "accogliente"; la chiusura per 4 mesi del poligono renderebbe difficoltoso per i militari addestrarsi, proprio alla luce dell'accordo sulla riduzione delle servitù militari;
ANALIZZATO che lo Stato maggiore dell'aeronautica avrebbe fermato anche i progetti messi in cantiere per la base sarda, alla luce dei risvolti legati all'accordo e in attesa della decisione definitiva dei tedeschi; di recente la notizia del trasloco in Sicilia della più importante esercitazione Nato, la Trade Juncture 2015, che avrebbe visto impegnati 80 aerei e 5.000 uomini, proprio a Decimomannu, con risvolti importantissimi dal punto di vista economico e sociale; l'aeroporto militare dipende dalla partnership tedesca e la chiusura penalizzerebbe personale civile e militare sardo; per la Sardegna la conseguenza sarebbe quella del trasferimento anche dell'80° Gruppo Sar dell'aeronautica, unico che utilizza nell'Isola elicotteri abilitati al volo notturno per i soccorsi, la chiusura dell'ente di controllo dello spazio aereo militare, che gestisce anche il traffico civile (che passerebbe all'Enav), e della pista, spesso utilizzata come alternativa a quella dell'aeroporto "Mameli" di Elmas;
EVIDENZIATO che rischia di ripetersi quanto accaduto con la dismissione del distaccamento aeroportuale di Elmas che, a far data dal 31 dicembre 2015 sarà chiuso definitivamente, nonostante in questo sito si faccia solo manutenzione altamente specializzata e qualificata, e in esso operino i tecnici che danno l'assistenza ai numerosi voli ospedale e trasporto organi che interessano il territorio; una situazione drammatica, senza che si sia data attenzione ai posti di lavoro che rischiano di volare via o predisponendo una valida alternativa allo smantellamento della suddetta struttura;
VERIFICATO che peraltro la maggior parte delle attività manutentive e di ricerca specializzata si trasferiranno in Sicilia e Puglia, che così avranno dei riflessi positivi riguardo le opportunità occupazionali e lavorative nelle basi militari, con investimenti importanti e diverse ditte specializzate impegnate nelle strutture logistiche;
RITENUTO opportuno analizzare il problema a 360°, con una valutazione costi-benefici di queste attività legate alla presenza delle basi militari in Sardegna, cercando di unire le poche risorse e forze disponibili sul territorio e creando un sistema sinergico che potrebbe essere d'esempio anche per altre realtà;
ATTESO che sarebbe dunque necessario un tavolo di concertazione tra le diverse esigenze in campo - ovvero, la necessità di mettere fine alla compromissione di alcuni territori e l'opportunità di implementare le attività di ricerca in alcune basi logistiche dell'Isola - con l'attenta valutazione dei casi e dei vantaggi occupazionali derivanti dal settore militare in Sardegna;
VALUTATO che, con un accordo bilaterale tra istituzioni militari e istituzioni locali, si potrebbe realizzare sul territorio isolano un servizio di elisoccorso H24, che operi per tutta la settimana, all'avanguardia e con alto grado di efficienza, vista la grande professionalità e preparazione e vista la possibilità degli elicotteri dell'Aeronautica militare per i voli anche notturni; oppure si potrebbero utilizzare gli uomini e i mezzi delle istituzioni militari per implementare la macchina antincendi che opera su tutto il territorio regionale, con sicuri risultati di rilievo (vedasi la collaborazione del 2012 tra Aeronautica militare e Canadair con piattaforma nella base di Cagliari - Elmas);
APPURATO che, con tali prospettive, sarebbe il caso di ripensare e rivedere la chiusura del distaccamento aeroportuale di Elmas, anche alla luce di ciò che sta accadendo a Decimomannu, tanto più che in esso si sta strutturando il Nucleo elicotteri dei Carabinieri e già vi opera la sezione aerea della Guardia di finanza; sarebbe anche economicamente importante in periodi di crisi come questo attuare soluzioni che consentano sia il risparmio che l'ottimizzazione delle attività a favore della collettività;
CONSTATATO che venerdì 13 febbraio 2015 i consigli comunali di Decimomannu e Villasor hanno espresso - con un ordine del giorno approvato all'unanimità - le forti preoccupazioni e ribadito la netta contrarietà alla chiusura (o ridimensionamento) della base aerea che gravita nella zona; le assemblee municipali hanno espresso altresì il dissenso totale alla decisione presa dal Presidente della Regione e dal Consiglio regionale volta al ridimensionamento delle servitù militari e, nello specifico, del poligono di Capo Frasca; la battaglia del territorio appare solo all'inizio, visto che la struttura rappresenta una delle uniche attività economiche produttive ancora presenti nella zona con centinaia di buste paga che rischiano di scomparire;
OSSERVATO che peraltro gli scorsi giorni c'è stato un summit tra i vertici della base ed i rappresentanti sindacali; le forze sociali si sono opposte fermamente all'eventuale chiusura dell'impianto ed ai vari trasferimenti del personale fuori dalla Sardegna; appare infatti impensabile chiedere alle famiglie di andarsene dopo anni di lavoro e una vita radicata nel territorio; non basta, la riduzione delle buste paga, in un contesto territoriale già messo a dura prova da una devastante crisi economica e occupazionale, sarebbe insostenibile;
SOTTOLINEATO che la scelta della Giunta regionale - volta ad un ridimensionamento delle attività militari - appare come una scelta davvero scellerata ed illogica, visto che rischia di provocare la cancellazione di un avamposto storico con la scomparsa di tantissimi posti di lavoro; sembra dunque opportuno offrire una reale alternativa economica cercando di contrastare le posizioni ideologiche di una minoranza della società civile e politica, con un'attenta analisi degli impatti sociali ed economici - del tutto negativi - che potrebbero scaturire da un'eventuale chiusura dell'aeroporto militare di Decimomannu;
RIMARCATO che peraltro abbiamo assistito impotenti ed impassibili allo smantellamento della base Usa di La Maddalena - Santo Stefano che, senza i presupposti di un progetto alternativo, vede un intero territorio rimpiangere le opportunità economiche e sociali della struttura; c'è poi in corso la dismissione dell'aeroporto militare di Elmas, che vede l'ormai possibile trasferimento del personale in altri sedi senza che si possa contrastare il piano di smantellamento;
ATTESO che sembra auspicabile una rivalutazione della posizione del Presidente della Regione anche alla luce del potenziale umano e tecnico che l'aeroporto possiede; occorre che si trovi una soluzione tra i vertici Nato, i governi italiano e tedesco, la Regione, volta al salvataggio del presidio militare,
chiede di interrogare il Presidente della Regione:
1) per sapere in base a quali criteri sia stata decisa la chiusura delle attività operative dei poligoni per 4 mesi anziché 2, così come previsto dagli accordi tecnici tra lo Stato italiano e il Governo tedesco;
2) per valutare la possibilità di una revisione di tale decisione che rischia di provocare la dismissione della base militare di Decimomannu;
3) per verificare la possibilità di salvaguardare un impianto storico come l'aeroporto militare di Decimomannu, con una particolare attenzione agli impatti positivi dal punto di vista occupazionale e sociale;
4) per esaminare la possibilità di una convocazione immediata dei vertici del Governo tedesco e italiano per evitare il ripiegamento del presidio militare;
5) per analizzare la possibilità di un cambio di rotta riguardo all'importanza strategica degli avamposti militari, che hanno portato alla Sardegna dei vantaggi dal punto di vista dei posti di lavoro e di una maggiore sicurezza dei territori;
6) per convocare immediatamente una conferenza tra tutti gli enti interessati, anche al fine di evitare la chiusura del presidio di Elmas, rendendo funzionali tali strutture per finalità legate al servizio di elisoccorso e all'attività antincendio. (287)